Vengeance

di guimug
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I sogni muoiono al'alba ***
Capitolo 2: *** Credimi! ***
Capitolo 3: *** Tutti i nodi vengono al pettine ***



Capitolo 1
*** I sogni muoiono al'alba ***


 

VENGEANCE

 
 
 
Prologo
 
Le mani spiegarono ancora il foglio, forse era la centesima volta che lo riguardava ed ogni volta con crescente soddisfazione!
Si, era proprio un capolavoro e avrebbe significato finalmente, dopo tanti anni, la rivincita per la più cocente umiliazione mai subita; presto il suo piano avrebbe cominciato a dare i suoi frutti e la sua vendetta su quell’impudente che aveva osato sfidarlo sarebbe stata completa! Le avrebbe portato via tutto e l’avrebbe costretta a tornare fra i suoi pari, i derelitti ed i reietti, fra gente che non aveva il diritto di trovar posto nella rispettabile società americana.
Riguardò lo scritto, era veramente un piacere leggere quelle poche parole che segnavano una sentenza di condanna, sorrise beffardo e ripiegò il documento infilandolo in una tasca della giacca.
Un lieve bussare venne dall’uscio della stanza-
“Chi è?” chiese l’uomo ed una voce femminile dal vago accento francese rispose “Sono Marie!”
“Entra pure” e la porta si aprì rivelando la figura di una donna bionda accompagnata da un bambino di sette o otto anni, “stavo giusto pensando agli ultimi dettagli del nostro piano, ti ricordi bene la tua parte?”
“Stai tranquillo” rispose Marie “non vedo l’ora di cominciare! Sarà un modo anche per me per prendermi una rivincita su coloro che vogliono usurpare i legittimi diritti dei nobili!” e la bocca le si atteggiò ad un sorriso cattivo mentre la mente correva ad un paese lontano e ad una ragazzina di campagna che l’aveva…ma era passato tanto tempo e adesso aveva una missione da compiere!
“Allora dopodomani si va in scena, mi raccomando…dipende tutto da te!”
“Stai tranquillo, sarò perfetta! Ma poi tu manterrai la tua promessa?”
“Osi dubitare della mia parola? Io mantengo sempre le mie promesse!!” esclamò l’uomo “Nel bene e…nel male!”, ma quest’ultima parte si limitò a pensarla “Ora và svelta, che non devono vederci troppo insieme!”
Marie uscì dalla stanza e si incamminò per le strade di Chicago ormai buie mentre l’uomo la guardava allontanarsi da una finestra atteggiando ancora un sorriso maligno, poi chiuse le tende e si preparò per la notte, il piano aveva inizio e stavolta sarebbe stato lui a ridere!





I sogni muoiono all’alba
 
 
Candy era sdraiata su un divano nell’elegante salotto della villa di Lakewood; le era successo ancora, un momento prima stava benissimo mentre giocava a rincorrere Klin in giardino e all’improvviso l’assalivano questi capogiri che la costringevano a coricarsi per riprendere fiato.
Ormai erano due settimane che le capitava, soprattutto al mattino poco dopo essersi  alzata assieme ad altri malesseri…ad un occhio poco esperto avrebbe potuto sembrare una normale influenza ma lei sapeva bene qual’era la sua malattia, era il miglior morbo che una donna innamorata potesse sperare di contrarre e Candy non poteva fare a meno di sorridere compiaciuta anche quando la nausea le faceva rivoltare lo stomaco.
Accarezzò con dolcezza la sua pancia che era ancora piatta ma che presto sarebbe diventata tondeggiante e sussurrò “Ehi tu, là dentro! Non avrai mica intenzione di fare così per tutti i nove mesi?”
Aveva scoperto di essere incinta da poco e ancora non l’aveva detto a nessuno, tantomeno a Terence che era impegnatissimo con le prove di un nuovo spettacolo che doveva debuttare a Broadway di lì a un mese circa e l’ultima cosa che voleva era offrirgli motivi di distrazione, ma al termine della prima lo avrebbe sorpreso!
“Ancora un mesetto di attesa” sussurrò Candy al suo ventre “e ti presenterò al tuo papà!” e poi si lasciò andare ad un’allegra risata immaginando la faccia che avrebbe fatto il suo Terry apprendendo la notizia.
“Calcolando che sta interpretando Otello non potrà neppure impallidire sotto la tinta scura del volto!” e rise ancora più forte.
Ora si sentiva meglio e decise di alzarsi, la pigrizia non faceva per lei e non sarebbe stata una semplice gravidanza ad impedirle di svolgere le sue abituali occupazioni giornaliere, oggi per esempio aveva intenzione di fare una visita alla prozia Elroy che ormai non vedeva da parecchio tempo.
Da quando era rimasta vedova di Albert la prozia ELroy, che ormai era molto anziana anche se non voleva darlo a vedere, le si era riavvicinata mostrandole una benevolenza che mai le aveva dimostrato; Candy non poteva giurarlo ma sospettava che fosse per il fatto che in lei, che aveva sofferto tanto per le scomparse dei vari membri della famiglia Andrew, poteva trovare una interlocutrice perfetta per ricordare quei cari ragazzi.
Indossò quindi un cappotto, ormai l’aria di ottobre si era fatta freschina, raggiunse la macchina parcheggiata a lato dell’ingresso e si accinse a salire quando vide lungo il viale d’accesso avanzare una maestosa vettura scura.
“Ma chi può essere? Non sembra la macchina della zia Elroy, e nemmeno quella di Archie…Terence è a New York…”
Mentre pensava la vettura venne a fermarsi davanti alla porta d’ingresso e ne scese una donna bionda vestita in maniera appariscente; si guardò intorno e marciò decisa verso l’uscio accompagnata da un bambino che era sceso subito dopo di lei.
“Mi scusi signora, cerca qualcuno?” le gridò Candy raggiungendola.
“Mi chiamo Marie Montbarn, e sto cercando monsieur Terence Granchester!” rispose la sconosciuta con aria dura squadrando Candy con occhi che non celavano il disprezzo.
Candy rimase interdetta, aveva detto che cercava Terence? E che diavolo poteva volere una donna così volgare?
“Il sig. Granchester non è in casa. Posso sapere cosa desidera da lui?”
“Non sono cose che ti riguardano carina, devo parlare con lui e con lui solo! Ho fatto un lungo viaggio per incontrarlo e non me ne andrò senza averlo visto, fammi entrare in casa!
Questo era troppo! Come si permetteva quella maleducata di apostrofarla con quei modi confidenziali? Si meritava una bella lezione e Candy era pronta a dargliela!
“Le ho detto che non è in casa! Si trova molto lontano e non tornerà prima di venerdì sera, e comunque lei chi è, e cosa vuole da Terence?”
“Chi sono?” rise sardonicamente Marie “Te lo dirò chi sono, io sono la legittima moglie di Terence Granchester e questo bambino” e indicò il piccolo che le stava silenziosamente accanto “è suo figlio Auguste!!”
Per Candy fu come se le avessero sferrato un potente schiaffo, la moglie di Terence e quel ragazzino suo figlio?
Ma come si permetteva questa sfacciata a venire a raccontare simili bugie in casa sua, bisognava proprio rimetterla a posto e subito:
“Non so chi sia lei ma sappia che io sono la moglie di Terence e sfido chiunque a dimostrare il contrario!!” sbottò Candy urlando in viso a Marie la quale senza scomporsi aprì la borsetta, ne tirò fuori un foglio di carta spessa dall’aria ufficiale e lo tese a Candy dicendo “Penso che troverai interessante questo documento!”
Candy lo prese con furia e lo aprì, all’inizio non riusciva a capire bene le parole scritte in francese ma poi lesse: “Citè du Quebec” e più sotto “Certificat de Mariage”…un certificato di matrimonio in cui si diceva che Terence Graham Granchester e Marie Montbarn si erano sposati in Canada circa nove anni prima!!
Candy sgranò gli occhi mentre un sorriso di trionfo si disegnava sulle labbra di Marie
“Ora spostati e fammi entrare, se Terence non c’è resterò qui ad aspettarlo! Dopo tutto fra poco questa sarà casa mia!” ed entrò con baldanza.
Candy era rimasta interdetta, fissava ancora il foglio che aveva fra le mani senza saper pronunciare una parola…cosa era successo? Perché Terence non le aveva mai parlato di quella donna?
Doveva fare qualcosa. Doveva assolutamente parlare con Terence ma prima aveva bisogno di aiuto, salì sulla sua auto e si precipitò verso la residenza della prozia Elroy mentre Marie la osservava ridendo dal portone.

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Capitolo 2
*** Credimi! ***


Credimi!

 
Nell’austero salotto di un palazzo di Chicago un’anziana signora si alzò dalla sua monumentale poltrona di pelle, i tratti del viso sebbene segnati dalle rughe lasciavano trasparire uno spirito che ben lungi dall’essere sopito dal peso degli anni denotava una decisione ed un vigore più che giovanile, fissò Candy attraverso le lenti degli occhiali e quindi parlò con voce stentorea
“E tu hai permesso che quella persona si insediasse in casa tua e addirittura accampasse dei diritti? Come hai potuto Candy? Ti ricordo che quella è casa tua, e prima ancora del tuo defunto marito e mio nipote Albert e quindi qualsiasi cosa possa dire quella sgualdrina canadese tu non dovevi permetterle di varcare la soglia!!”
“Ma zia Elroy” rispose Candy con voce incerta “io ero sconvolta…quel documento…Terence e quella Marie…e poi c’era il bambino”
”Già, anche il bambino! Devo dire che la situazione è piuttosto ingarbugliata, fammi vedere ancora quel documento!”
Candy raccolse il certificato che era sul tavolo e lo porse alla zia Elroy che prese ad esaminarlo attentamente
“Sembra un certificato in regola, eppure nutro molti dubbi. Per quel poco che conosco Terence Granchester non mi sembra il tipo che commette reato di bigamia, inoltre l’ho sempre considerato una persona sincera altrimenti non avresti mai accettato di sposarlo!
Qui c’è qualcosa che non mi convince…” e andava rimuginando fra sé e sé.
“Io comunque parto per New York, voglio incontrare Terence e chiedergli conto di questa situazione! Deve guardarmi negli occhi e dirmi cosa c’è veramente fra lui e quella Marie”
“Sei sicura che sia una buona idea? Nelle tue condizioni non dovresti esporti ad emozioni violente”
“Nelle mie…e lei come lo sa?”
“Mia cara” le disse sorridendo la zia Elroy “i capelli grigi stanno a dimostrare che una persona ha visto un bel po’ di mondo, e so riconoscere una donna incinta”
“Allora a maggior ragione capirà perché devo andare a fondo di questa faccenda, partirò col treno di stasera e domattina sarò a New York, lei non si preoccupi. Incontrerò Terence e risolverò la questione!”
“Va bene Candy, io nel frattempo incaricherò George di svolgere qualche ricerca”
“La ringrazio zia Elroy, le telegraferò il mio indirizzo di New York e le farò sapere se ci sono novità”
Candy salutò l’anziana parente ed uscì dalla stanza, la zia Elroy la guardò allontanarsi scuotendo il capo “Possibile” pensò “che riesca sempre a mettersi nei guai?”, poi suonò un campanello ed al domestico prontamente apparso ordinò di chiamarle il sig. George, il fedele segretario factotum della famiglia Andrew.
Quando le fu di fronte la matriarca gli disse:
“E’ capitato un guaio a Candy, come può vedere da questo documento pare che suo marito non sia stato proprio sincero con lei, ma io non mi fido delle apparenze e nei miei anni ne ho viste tante, forse troppe.
Voglio che lei svolga delle ricerche su questa Marie Montbarn, vada a Quebec e cerchi il sindaco, il presidente o chiunque diavolo comandi laggiù ed indaghi sul passato di questa signora.
Voglio sapere tutto, e poi vedremo!!”
George era sbalordito, l’anziana signora si ergeva impettita con una certa aria militaresca e pareva decisa ad intraprendere una guerra, ma del resto sapeva che le questioni che riguardavano i membri della sua famiglia per lei erano di vitale importanza e vederla così accalorata per qualcosa che riguardava Candy beh…se solo ripensava a come la considerava qualche anno prima, ora invece le voleva bene come ad una sua consanguinea.
“Certo milady” rispose George “parto subito per il Canada!” e dopo aver preso in consegna il documento girò sui tacchi ed uscì velocemente dalla stanza lasciando la zia Elroy alle sue riflessioni.
 
Dopo una notte in treno e qualche ora di riposo in albergo Candy era risoluta ad affrontare Terence, non poteva più aspettare ed ogni minuto che passava non faceva che aumentare l’ansia, scese nella hall dell’albergo e chiese all’usciere di chiamarle una carrozza per farsi portare al teatro dove Terence stava provando, durante il tragitto pensò mille volte alle parole da usare…non voleva essere troppo dura ma esigeva la verità da suo marito!
Si accarezzò dolcemente il ventre, la creatura che stava nascendo dentro di lei meritava un futuro sereno con due genitori innamorati, doveva a tutti i costi risolvere la questione per se stessa ma soprattutto per lui o lei.
La vettura si fermò davanti al Winter Garden Theatre, la sala più famosa a New York per le rappresentazioni delle opere di Shakespeare, Candy smontò e si diresse all’ingresso degli artisti posto nel vicolo a lato della costruzione; al custode spiegò di essere la moglie del primo attore della compagnia Stratford e questi, dopo aver controllato i suoi documenti, la fece passare.
Attraversando depositi e locali di servizio Candy giunse dietro le quinte del palcoscenico in tempo per assistere all’inizio della prova di una delle scene più importanti del dramma, quando Otello comincia ad avvertire i primi morsi della gelosia ed il subdolo Iago lo sobilla
 
“Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore!”
 
Già la gelosia, avrebbe dovuto soffrirne anche lei ma non sapeva se quel che provava era veramente quel sentimento…di sicuro provava rabbia e sgomento, ma non poteva fare a meno di pensare che forse Marie ostentava quell’atteggiamento aggressivo perché aveva a cuore il futuro di suo figlio ed agiva così per lui più che per se stessa.
“Una madre di cosa è capace?” si chiedeva Candy pensando che fra non molto anche lei lo sarebbe stata.
Nel frattempo Terence aveva terminato la scena ed il regista aveva annunciato una pausa, il giovane attore si incamminò verso l’uscita del palco e Candy si mosse da dietro la quinta per andargli incontro.
“Candy! Che cosa ci fai qui?” esclamò Terence vedendola apparire e subito le corse incontro per abbracciarla, lei si lasciò stringere da quelle braccia vigorose ma rispose appena.
Terry si accorse di quell’atteggiamento stranamente freddo e chiese “Ehi signorina Tuttelentiggini che cosa succede? C’è qualcosa che non va?”
“Devo parlarti Terence, ma non qui. C’è un posto un po’ più tranquillo dove nessuno ci possa sentire?”
Il ragazzo si rabbuiò in viso, un simile preambolo non era certo foriero di buone notizie “Possiamo andare nel mio camerino, da questa parte” e la guidò lungo una scala che scendeva sotto il palcoscenico dove erano posti i camerini degli attori, si diresse ad una porta che recava attaccata una stella e la aprì
“Camerino con la stella, primo attore!” esclamò con tono gioviale ma si accorse che la sua Candy era rimasta seria e malinconica, la preoccupazione cominciò a farsi strada nella sua mente
“Entra Candy” continuò in tono più sommesso “Che cosa succede?”
Candy entrò e si sedette su un divanetto, chiuse gli occhi un momento per raccogliere le idee, era meglio sparare tutto subito altrimenti non sarebbe riuscita a finire il discorso senza cedere alle emozioni.
“Terry, chi è Marie Montbarn?”
Terence la guardò sbalordito, “Chi è chi?”
“Marie Montbarn” continuò Candy “Una donna canadese che sostiene di conoscerti molto bene, dice che la vostra conoscenza è molto intima e risale a circa nove anni fa!”
Terence era interdetto, la sua mente stava febbrilmente cercando di ricordare quando un lampo lo attraversò “Ma certo! Marie!” aggiunse in un sussurro.
“Allora la conosci?”
“Diciamo che la conoscevo, è una storia di tanto tempo fa, quando vagavo senza meta inseguendo i miei fantasmi e nutrendomi di alcool e commiserazione.
Ero finito a recitare per una compagnia di girovaghi che si esibiva nelle piazze ed eravamo a Quebec, lo spettacolo era molto squallido ed il pubblico era quanto di più eterogeneo si possa immaginare, fra di loro c’era questa donna che mi fissava.
Terminata la rappresentazione io ero in una bettola del porto ad ubriacarmi e lei mi si era avvicinata, mi disse quanto le era piaciuto il mio modo di recitare ed abbiamo cominciato a parlare ed a bere insieme.
Mi raccontò che lei era una nobile francese caduta in disgrazia per colpa di una ragazzina e di sua madre che, a suo dire, le avevano usurpato una proprietà vicino a Quebec e l’avevano fatta cadere in disgrazia agli occhi del patriarca di famiglia, una parola ed un bicchiere ed io non ricordo altro se non che mi sono risvegliato la mattina dopo in una stanza d’albergo che ho scoperto dal concierge essere la sua…lei era sparita.
Ma perché mi chiedi di lei, cosa è successo?”
“Terence, Marie Montbarn si è presentata a casa nostra con un certificato di matrimonio che attesta che tu e lei siete marito e moglie e, come se non bastasse, ha un bambino di nove anni di nome Auguste che dice essere tuo figlio!”
Terence sembrò essere stato colpito da un treno in corsa, voleva dire qualcosa ma le parole non uscivano dalla sua gola…una moglie ed un figlio? E lui non ne sapeva nulla?
No, poteva aver fatto qualche sciocchezza ma una cosa del genere no!
“Im…impossibile!” riuscì alla fine a balbettare “Ci deve essere un errore!”
“Il certificato parla chiaro!” sbottò Candy “Cosa hai da dire!”
“Ti giuro Candy che io non ho mai fatto nulla di scorretto, posso aver passato la notte con quella donna anni fa ma di sicuro non l’ho sposata!”
“Potresti giurarlo?”
“Io...era un periodo strano…ero sempre ubriaco…ho fatto cose di cui non mi ricordavo poi il giorno dopo, ma sposare una donna appena conosciuta…no Candy, non guardarmi così, non c’è nulla fra me e quella Marie, deve essere un terribile malinteso, devi credermi!!”
“Terence basta! Speravo che parlandotene tu avresti potuto darmi delle certezze, invece non sai far altro che farfugliare scuse!
Io me ne vado, devo stare un po’ sola a riflettere…non cercarmi per un po’, devo mettere ordine nelle mie idee, e comunque tu pensa che forse c’è un bambino che deve conoscere suo padre, e prenditi le tue responsabilità!”
Mentre sentiva che le lacrime cominciavano ad inondarle i begli occhi di smeraldo Candy uscì in fretta dal camerino e quindi dal teatro, fermò una carrozza al volo e si fece portare al suo albergo; Terence rimase invece come instupidito a pensare a quella nuova tempesta che veniva a travolgere la loro felicità.

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Capitolo 3
*** Tutti i nodi vengono al pettine ***


Tutti i nodi vengono al pettine

 
 
Lo studio rifletteva severità, alti scaffali pieni di libri e ritratti di antenati alle pareti incutevano soggezione ma mai come l’arcigna figura seduta dietro ad una monumentale scrivania di quercia, le spalle diritte appoggiate allo schienale e due occhi penetranti che fissavano il giovane in piedi al centro della stanza; la prozia Elroy prese un lungo respiro e, come un comando regale, disse:
“Siediti Terence, immagino tu sappia perché ti ho fatto venire qui!”
Per Terence era la prima volta che aveva a che fare con l’anziana matriarca della famiglia Andrew, sapeva dai racconti di Candy che era una donna estremamente forte e volitiva, che riusciva sempre ad ottenere quello che voleva e che in passato le aveva creato non pochi problemi, era quindi comprensibilmente agitato nel trovarsi al suo cospetto. Certo che immaginava il motivo di quella convocazione, il terremoto creato dalla comparsa di Marie e del bambino doveva aver creato non poco scompiglio in una famiglia molto legata all’onore ed alla rispettabilità dei suoi membri sia che fossero di “sangue reale” o semplici figli adottivi, ma lui cosa poteva dire di più che non avesse già detto a Candy.
Da quel confronto a New York era passata una settimana e Candy era scomparsa, a casa non era tornata di sicuro con Marie ancora insediata lì dentro e non era nemmeno nella residenza di Chicago degli Andrew, probabilmente voleva restare sola per un po’ a riflettere ma a Terence questo atteggiamento di fuga dai problemi non era mai piaciuto, lui era un uomo d’azione e i guai li voleva affrontare a viso aperto preferendo un confronto duro ma sincero al macerarsi nel dubbio e nell’ansia.
Candy no, lei quando si presentavano grosse difficoltà tendeva ad isolarsi, a cercare conforto solo in sé stessa come quando era fuggita ad Ellis Island dopo la morte di Albert o come, tanto tempo prima, aveva fatto in una notte di neve sulle scale di un ospedale di New York.
Ora lui era lì, convocato forse a giudizio da parte della zia Elroy; prese posto su una sedia di fronte alla scrivania ed attese.
“Dunque Terence” cominciò l’anziana signora “come avrai capito voglio parlare con te di questa faccenda di Marie e del presunto tuo legame con questa donna.
So che hai già parlato con Candy e che lei è rimasta sconvolta, ora voglio che tu mi racconti tutto ciò che riguarda te e quella canadese!”
“io non ho mai fatto nulla di scorretto nei confronti di Candy, lo giuro!!” esclamò Terence con una punta forse eccessiva di vigore nella voce
“Questo lo giudicherò io!” rispose la donna “Ora voglio solo che tu mi dica esattamente e sinceramente se c’è o c’è stato qualcosa fra te e lei!”
Terence fissò in volto l’anziana signora e cominciò a raccontare di nuovo il suo incontro con Marie Montbarn a Quebec, al termine del racconto stette in silenzio aspettando una reazione.
La zia Elroy rimase pensierosa a lungo, fissando gli occhi del ragazzo quasi a volergli scrutare l’anima per trovare prove della sua sincerità, poi molto lentamente cominciò a parlare:
“Terence Granchester, io conosco la tua famiglia che appartiene alla miglior nobiltà inglese e, anche se tu l’hai rinnegata, i valori di lealtà e di cavalleria che ti sono stati inculcati da piccolo non possono essere rimossi, dopotutto Candy non avrebbe mai potuto innamorarsi di una persona falsa e meschina, lei che fa della sincerità una delle sue ragioni di vita.
Si, io ti credo quando dici di non aver mai commesso nulla di scorretto con quella Marie Montbarn, tanto più che sono in possesso di alcune informazioni molto importanti che il fidato George ha portato dal Canada e che rivelerò al momento opportuno”
“Ma allora perché mi ha sottoposto a questa specie di esame?” chiese Terence che cominciava a sentire la rabbia crescere.
“Perché era proprio un esame Terence, un esame per vedere quanto tu tenessi veramente a Candy, e tu l’hai superato a pieni voti. In passato, lo saprai certamente, sono stata molto ostile a Candy ritenendola indegna, lei semplice orfana, di appartenere ad una famiglia altolocata ma col passare del tempo ho imparato ad apprezzarla per quello che realmente è, una ragazza dal cuore grande e sincero, capace di amare senza volere nulla in cambio se non altro amore e questo me lo fece scoprire Albert ed ora tu me lo hai confermato.
Ora vai pure, ti manderò a chiamare ancora ed allora tutto si risolverà!”
“Sig.ra Elroy, ma Candy dov’è? Da quel giorno non ho più avuto sue notizie!”
“Credo di sapere dove sia, ed ho già incaricato qualcuno di andare a prenderla. Arrivederci Terence!”
Ancora scosso per il colloquio avuto ma rinfrancato dalle parole dell’anziana signora Terence uscì.
 
Seduta su un ramo del grande albero sulla collina Candy guardava la Casa di Pony che ormai era molto diversa dai tempi in cui lei era stata trovata, imponenti lavori di ristrutturazione erano stati eseguiti ed al blocco storico, che si indovinava dove fosse solo perché c’era il piccolo campanile, erano state aggiunte due ali a due piani che ospitavano camerate per i bambini e aule scolastiche, nonché una sala per la musica e, meraviglia delle meraviglie, una sala dove si poteva ammirare una nuova diavoleria moderna: il cinema!
Candy non poteva fare a meno di pensare che il suo vecchio orfanotrofio stava cominciando ad assomigliare ad un college inglese tipo Royal st. Paul School, ma quando si entrava ci si accorgeva che l’atmosfera era molto diversa, i piccoli ospiti erano sempre i poveri derelitti che la società lasciava soli a cui si aggiungevano figli di soldati morti in Europa dopo la guerra e figli di immigrati che non erano riusciti a conquistare la loro fetta di sogno americano.
Però c’erano sempre Miss Pony e suor Maria con qualche acciacco in più ma la stessa allegria e lo stesso entusiasmo nel prendersi cura dei piccoli…e di qualche grande che ogni tanto ripiombava nella malinconia.
Che faccia avevano fatto quando era arrivata, certo erano state felici di vederla ma avevano capito subito che quell’arrivo non annunciato doveva nascondere qualcosa di poco piacevole però, fedeli al loro carattere, non avevano fatto domande limitandosi ad accoglierla come sempre aspettando che fosse lei a parlare.
Confidarsi con le sue benefattrici aveva fatto bene a Candy, loro non avevano voluto giudicare ma si erano limitate ad offrirle il loro sostegno qualsiasi cosa lei avesse deciso, ed a Candy non serviva altro.
Mentre era immersa nei suoi pensieri Candy vide una lussuosa vettura fermarsi davanti alla casa, non poteva non riconoscere l’ammiraglia della famiglia Andrew, del resto se lo aspettava che qualcuno l’avrebbe cercata e di certo la Casa di Pony non era un rifugio così segreto per chi la conoscesse bene; saltò giù dall’albero, trasse un profondo respiro e si incamminò pensando “Vediamo un po’ cosa vogliono!”
Dalla vettura erano scese due persone che Candy, anche da lontano, non fece fatica a riconoscere ed affrettò il passo; Annie le corse incontro e l’abbracciò con foga cominciando, come suo solito, a piangere mentre Archie in maniera più composta si avvicinava salutandola con un “Ciao Candy, finalmente ti abbiamo trovata!”
“Archie, Annie….ma che ci fate qui?”
“Cosa ci facciamo noi? Cosa ci fai tu piuttosto!” urlò Annie tra le lacrime “Sei fuggita senza dirci nulla, ma cosa ti è saltato in mente?”
“Annie…ma cosa dici? Lo sai cosa è successo, Terence a quanto pare ha…”
“Terence a quanto pare cosa? Si, sappiamo tutto!! E sappiamo anche che c’è solo quella donna che sostiene la sua verità, ma non ci sono prove che quel che afferma sia vero!” esclamò Archie e Candy replicò “Ma io ho visto il certificato…”
“Tu hai visto un pezzo di carta che, per quel che sai, potrebbe essere qualsiasi cosa” le disse Annie con un’energia a lei non consueta “ed hai creduto subito alle sue parole, ma la zia Elroy è molto più sospettosa di te ed ha svolto delle indagini e adesso vuole vederti…te e tutti quelli della famiglia perché, sono parole sue, chi tocca uno dei suoi nipoti deve fare i conti con lei!”
“Ma cosa potrebbe aver scoperto? Quel documento…no, no Annie va bene!” disse Candy vedendo il cipiglio dell’amica “Verrò con voi a sentire cosa ha da dire la zia Elroy.”
“Brava Candy!” replicò Archie “Pensa che ci sarà anche Terence con cui la zia ha avuto un, diciamo simpatico, confronto.
Onestamente non ho mai visto Terence così scosso come dopo il colloquio con la nostra capo famiglia!” e fece un sorriso a metà fra il divertito e lo scherno.
Candy rimase pensierosa, se la zia aveva voluto parlare con Terry forse era convinta della sua colpevolezza, o magari cercava altre prove a discapito?
“Basta!” si disse “C’è solo un modo per sapere, devo farmi forza ed affrontare il confronto con la zia e tutta la famiglia”
“Allora Candy, vogliamo andare?” disse Annie, e lei dopo un veloce saluto a Miss Pony e suor Maria ed una carezza a Klin salì sulla vettura.
 
Nell’ampio salone della villa di Lakewood si stava svolgendo una delle riunioni più strane che le vecchie mura avessero mai visto, la zia Elroy seduta come di consueto su di un alto scranno aveva davanti a sé Candy e Terence, che pur essendo vicini non trovavano il coraggio di guardarsi negli occhi, Archie ed Annie, Neal e sua madre (Iriza si trovava in Europa con suo padre) e Marie Montbarn col piccolo Auguste; la ragazza canadese non nascondeva un profondo nervosismo e continuava a cercare uno sguardo che però le veniva ostinatamente negato.
A fianco della signora c’era anche il fidato George con una borsa di pelle.
Quando si fece silenzio la zia Elroy si schiarì la voce e cominciò a parlare:
“Sapete tutti il motivo di questa convocazione, ultimamente un ombra di disonore è stata gettata su un membro di questa famiglia. La qui presente sig.ra Marie Montbarn, canadese di Quebec ma di origine francese, sostiene di essere la legittima consorte del qui presente Terence Granchester, marito di Candy, ed a riprova di questo porta un certificato di matrimonio della città di Quebec che attesterebbe che i due si sarebbero sposati circa nove anni fa”
Dal fondo della sala si udì una risata sardonica ed una voce esclamò “C’era da immaginarsi che una sporca orfana si sarebbe messa nei guai con un poco di buono!”
A parlare era stato Neal ma la zia lo zittì subito dicendo “Taci Neal, potrai esprimere le tue idee quando avrò finito!” Neal ammutolì e la matriarca riprese “Candy è rimasta sconvolta per la rivelazione, del resto la capisco ma io ho visto qualcosa di poco chiaro in questa faccenda ed ho incaricato il fidato George di recarsi a Quebec per svolgere delle indagini, e lui ha scoperto qualcosa di molto interessante.
George, vuole essere così gentile da esporci i fatti nella loro completezza?”
Il segretario annuì, fece qualche passo avanti portandosi al centro della sala e cominciò a parlare.
“Quando sono arrivato a Quebec per prima cosa mi sono informato presso gli uffici competenti sul passato di madame Montbarn ed ho saputo che lei era venuta in Canada da Parigi per perseguire un piano disonesto, ordito dai suoi genitori, al fine di impadronirsi di un ranch di proprietà di altri suoi parenti che, a loro dire, non erano degni di portare il glorioso nome di una nobile famiglia francese. Inutile dire che il piano fallì e che il patriarca della famiglia, il Duca di Montbarn, la diseredò; la sig,ra restò quindi in Canada assumendone la cittadinanza e vivendo di espedienti e dei regali che, sfruttando la sua avvenenza, riusciva ad ottenere da facoltosi uomini d’affari che seduceva,
Essendo una grande appassionata di teatro non si perdeva mai le varie rappresentazioni, sia quelle nei teatri ufficiali sia quelle degli attori girovaghi ed è effettivamente così che conobbe il sig. Granchester”
Terence chinò lo sguardo mentre diverse paia d’occhi si posavano su di lui, si sentiva sporco e colpevole non tanto per la consapevolezza di aver fatto qualcosa di male ma perché nel suo cervello non trovava nessun elemento per confutarlo, nel mentre il sig. George proseguì
“Una sera madame Montbarn incontrò il sig. Granchester in una taverna al termine di una rappresentazione, mi duole dire che il sig. Granchester quella sera non fosse in possesso di tutte le sue facoltà mentali e quindi fu facile per lei portarlo nel suo albergo”
La voce di Neal esplose ancora dal fondo del salone “E di che altro abbiamo bisogno? È ovvio che il damerino si è divertito con la bella francese e poi si è trovato nei guai, matrimonio riparatore di cui però si è vergognato tanto da tenerlo nascosto!” ed accompagnò il discorso con un’altra risata.
“Sig. Legan, se avrà la compiacenza di ascoltare” continuò George “credo che troverà il seguito della storia molto interessante”
A quelle parole sia Candy che Terence alzarono il capo, c’era forse qualche speranza che fosse tutto un terribile malinteso?
“Bene…dicevo? Ah si, madame Montbarn condusse il sig. Granchester nella sua stanza d’albergo che poi era lo stesso dove ho alloggiato io e quindi non mi è stato difficile scoprire quello che era successo, infatti tutti si ricordavano della rabbia e del disappunto di madame quando scese nella hall urlando che era la prima volta che un uomo la rifiutava in quel modo, che quell’attorucolo da quattro soldi non sapeva cosa stava gettando via e che doveva essere pazzo visto che continuava a ripetere che lui amava solo la sua Giulietta e che non l’avrebbe mai tradita.
E se n’era andata dicendo di lasciare che quel bifolco dormisse beato, cosa che probabilmente già stava facendo visti i fumi dell’alcool.
Ecco sig.Grancheter perché lei non ricorda nulla di quella notte, perché in effetti non c’è nulla da ricordare!”
Terence sembrava aver preso uno schiaffo ed al suo fianco anche Candy appariva disorientata, alla fine fu lei a dire
“Ma allora il documento, il certificato di matrimonio e soprattutto il bambino…”
Fu la zia Elroy a risponderle “Qui c’è qualcuno che potrebbe spiegarci tutto “ e i suoi occhi si rivolsero a Marie e ad un’altra persona “ma non voglio privare George del piacere di esporre la sua relazione, continui George!”
“Ormai sicuro dell’innocenza del sig. Granchester sono andato agli uffici dell’anagrafe a vedere se ci fosse qualche spiegazione al documento che sembrava autentico ed ho scoperto che madame Montbarn aveva effettivamente contratto un matrimonio, poi annullato per vizio di forma, con un tale Terence Granchoux…un po’ di scolorina ed una buona penna ed ecco che monsieur Granchoux è diventato mr. Granchester.
Ma non è tutto, in quell’epoca a Quebec c’erano molti uomini d’affari americani che cercavano di ottenere concessioni commerciali sfruttando il fatto che Quebec era porto franco per le merci provenienti dalla Francia ed uno in particolare fu avvicinato da madame Montbarn che si concesse a lui.
Da quell’unione fugace nacque il piccolo Auguste il cui certificato di nascita è qui nella mia borsa” ed estrasse un documento “come potete vedere riporta una data di nascita del 1917 ed i nomi dei due genitori: Marie Montbarn e…”
“Sei solo un bastardo!!!” urlò Marie “Mi avevi promesso che tutto sarebbe andato bene e che poi mi avresti sposata, io ho accettato di partecipare a questo imbroglio solo per nostro figlio!!”
“Taci stupida!” la voce di Neal tremava per la rabbia e per la paura “sarebbe andato tutto bene se tu avessi recitato meglio!”
“Neal?” disse Candy “Sei stato tu ad ordire tutto questo complotto?”
Neal guardò Candy, i suoi occhi tradivano odio e furore “Certo, pensavi che mi fossi rassegnato dopo che tu mi avevi rifiutato in quel modo? Neal Legan non si rifiuta, soprattutto quando si è solo delle sporche orfane.
Ho aspettato tutto il tempo necessario e più aspettavo più l’odio cresceva e quando ho scoperto che Marie aveva conosciuto Terence in gioventù ho colto l’occasione per la mia vendetta; doveva andare tutto bene, tu avresti lasciato Terence e saresti stata scacciata dalla famiglia Andrew, invece la zia Elroy ha preso le tue parti come se tu fossi un vero membro della famiglia invece che una sporca trovatella!!”
“Basta così Neal!” esclamò la zia “Io considero Candy come un membro della famiglia a tutti gli effetti così come Archie e non sarai tu a dirmi come devo agire o pensare!
Adesso preparati ad affrontare le conseguenze delle tue azioni, tua madre ti riporterà a casa e ti terrà sotto sorveglianza finché non vengano a prenderti.
Marie, voi siete stata più vittima che carnefice ed inoltre dovete pensare all’avvenire di vostro figlio; disporrò che vi sia assegnata una piccola rendita così che possiate allevarlo dignitosamente ma questo sarà subordinato alla vostra condotta!
Un solo passo falso e vi sarà revocata!”
Marie guardò l’anziana signora e poté solo mormorare “Grazie, siete troppo buona!”
“Non sono buona, sono solo giusta! Ed ora andate e non ricomparitemi mai più davanti!
E tu Candy, non hai nulla da dire a Terence?”
Candy si riscosse, quelle ultime rivelazioni l’avevano quasi stordita, guardò suo marito negli occhi e fra le lacrime disse solo “Potrai mai perdonarmi?”
Terence l’abbracciò stretta e le disse “Non hai motivo di chiedere perdono, anche la gelosia è indice d’amore!”
Archie ed Annie si precipitarono ad abbracciare i due sposi mentre la zia Elroy si alzava dal suo trono dicendo a George “Qui non abbiamo più nulla da fare, torniamo a Chicago!”

 
 
 
 

Epilogo

 
Terence stava finendo di preparare la valigia, il treno per New York sarebbe partito fra tre ore e lui doveva tornare in teatro per le ultime prove dell’”Otello”, Candy l’aiutava a piegare camicie e giacche scherzando con lui quando vedeva che non sapeva da che parte cominciare.
“Le camicie si piegano con le maniche all’interno, e poi si distende bene il colletto! Ma non imparerai mai?”
“Senti un po’ la brava massaia! E da dove ti viene tutta questa bravura nei lavori domestici?”
“Da anni di bucato e stiratura alla Casa di Pony” disse Candy facendogli una linguaccia “dopotutto sono un’orfana, ed ho dovuto imparare a cavarmela da sola!”
Terence si rabbuiò un po’ a quelle parole, non gli piaceva scherzare su quegli argomenti e si sentì in dovere di farglielo notare
“Non voglio più sentirti parlare così, cosa c’entra essere orfani? Tutta questa storia di Neal mi ha lasciato l’amaro in bocca, ho sentito che è stato arrestato per falso e circonvenzione d’incapace nonché per tentata truffa.
In prigione ha avuto un crollo nervoso, dicono che forse non arriverà nemmeno al processo…ha tentato due volte il suicidio!”
“Povero Neal” sussurrò Candy al che Terence rispose “Ma come fai a provare pietà per lui?
“Non lo so Terry, ma fa parte di me non nutrire rancore e non provare sentimenti di vendetta. Del resto hai visto anche tu a cosa possono portare”
“Già, ma secondo me tu sei troppo buona…un piccolo angelo biondo!” e le accarezzò i capelli.
“Un angelo…beh, se sarà femmina potremmo chiamarla proprio Angie”
A Terence caddero di mano gli indumenti che stava mettendo in valigia “Se sarà femmina…chi?”
chiese con un filo di voce.
Candy non rispose ma lo fissò coi suoi occhi verdi, gli prese una mano e se la posò sul ventre; Terence la guardò mentre una lacrima di gioia sgorgava dal suo ciglio
“Angie…si sarà il nostro piccolo angelo” e sollevato il viso della moglie la baciò.

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