I quattro gatti dell'Apocalisse

di melanita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di rosse in vacanza e battaglie perse ***
Capitolo 2: *** Tra colleghi ci si aiuta... volenti o nolenti ***
Capitolo 3: *** I gatti fanno un'altra vittima... ***
Capitolo 4: *** Non è paranoia, è statistica ***
Capitolo 5: *** Serpenti, gatti e piante non vanno d'accordo ***
Capitolo 6: *** La domanda sarà posta... ***



Capitolo 1
*** Di rosse in vacanza e battaglie perse ***


I QUATTRO GATTI DELL'APOCALISSE

Disclaimer: se possedessi Good Omens probabilmente sentireste i miei strilli di gioia fino all'emisfero opposto, ma visto che le vostre orecchie sono ancora intatte, potete dedurlo... Good Omens ed i suoi personaggi non sono di mia proprietà, e non ricavo alcun guadagno dal loro uso (magari...).
Avviso: in questo capitolo si fa menzione di violenza contro persone e animali. E' moltro breve e non descrittiva, ma mi sembra opportuno avvertire.

 
CAPITOLO 1
 
Guerra era di buonumore. Aveva trascorso una splendida giornata al mare, a prendere il sole sdraiata su un asciugamano, mentre nella spiaggia affollata intorno a lei scoppiavano risse per i posti e posati padri di famiglia tentavano di infilzarsi a vicenda con gli ombrelloni.
Ora, con i lunghi capelli rossi ancora leggermente umidi ed un abito scarlatto, stava sorseggiando un bicchiere di vino bianco seduta ad un tavolo appartato, in un ristorantino caratteristico. Aveva una splendida veduta sul sole che tramontava sul mare proprio di fronte, ed un altrettanto splendida veduta dello scontro a fuoco che si stava svolgendo nel resto del locale. A quanto pare, una faida familiare che era finita anni prima si era appena riaccesa, proprio mentre due fazioni rivali di trafficanti di droga sistemavano i conti. E non era sicura delle motivazioni di quelle donne che poco prima si stavano godendo la loro cena di classe, ma da quello che urlavano mentre cercavano di infilzarsi a vicenda con i coltelli per il pesce, i loro anni al liceo dovevano essere stati affascinanti.
In ogni caso, era ora di andare. Finì di bere il vino, facendo dardeggiare la lingua tra le ultime gocce, lasciò sul tavolo i soldi ed una mancia generosa, e si diresse verso l'uscita. Nessuno dei proiettili, posate o vasi di fiori che attraversavano l'aria in complicate traiettorie incrociate la sfiorò, ed anche se quasi tutti i clienti maschi, ed alcune delle clienti femmine, interruppero temporaneamente la battaglia in corso per guardare la splendida donna in rosso che attraversava il locale, nessuno si avvicinò a lei. Peccato, pensò tra sé con rammarico. Avrebbe davvero voluto coronare quella giornata perfetta con un po' di azione.
Erano passati anni da quello che avrebbe dovuto essere l'Apocalisse, e da allora la sua vita era stata... no, non esattamente noiosa. C'era sempre qualcosa da fare per lei, visto che gli umani erano tornati quasi subito a combattere l'uno contro l'altro, incuranti della fine che li aveva sfiorati. E poi c'erano state quelle riunioni con gli altri. Inquinamento e Carestia erano piuttosto occupati a loro volta, ma stavano facendo del loro meglio per tenersi in contatto e dedicare tempo ad attività insieme, visto che tutto sommato, indipendentemente dal finale, girare in moto era stato divertente. Morte, ovviamente, era sempre dei loro. Non c'era neanche bisogno di chiederlo. Insomma, Guerra non era rimasta con le mani in mano... ma a volte sentiva la mancanza di una bella sfida. Qualcosa che la mettesse davvero alla prova.
Persa nei suoi pensieri, Guerra attraversò le vie della città verso la sua motocicletta, lasciandosi dietro una scia di sguardi languidi e risse. Il parcheggio era quasi deserto, spegnendole ogni speranza di un'eventuale lite per il posto tra automobilisti che tiravano fuori il peggio di sé.
"Quasi", perché qualcuno c'era: un gruppetto di giovani in un angolo in ombra, giacche di pelle e fisici scolpiti in palestra. Guerra si rianimò, notando la spranga di ferro nelle mani di uno di loro. Uno scontro per motivi sentimentali? Una questione d'onore? Una divergenza d'opinione sulla squadra migliore del campionato?
Senza che nessuno degli uomini se ne accorgesse, Guerra era già lì, appoggiata ad un muro, le braccia incrociate ed un sorriso di piacere che aleggiava sulle labbra perfette. Il sorriso si spense in una frazione di secondo, mentre la temperatura scendeva bruscamente, e non solo in modo metaforico. L'ufficio meteorologico della zona si sarebbe interrogato a lungo su quell'anomalia, se non fossero stati troppo impegnati a giocare a carte quando i loro sensori l'avevano segnalata.
A terra, ai piedi del gruppo di giovani, davanti ad una pila di casse, c'era una massa sanguinolenta di pelo e carne maciullata. Ci voleva una certa immaginazione - o l'esperienza di qualcuno che ha visto ogni conflitto della storia umana, e tutte le loro peggiori conseguenze - per riconoscere in quella sagoma immobile il cadavere di una gatta grigia.
No. Quelli non erano dei suoi - la scintilla che ardeva in loro non era quella che lei apprezzava ed incoraggiava, quella gioia feroce che viene dal sangue, dall'adrenalina e dal frastuono dei proiettili. Questi cercavano il sangue, ma non la sfida. Non Guerra, solo Potere - il potere di infierire e mostrare la propria superiorità su una creatura debole ed indifesa.
Se era quello che volevano, era quello che avrebbero avuto.
Il gruppo di giovani si rese conto solo in quel momento della nuova arrivata. Per un attimo rimasero tutti immobili, mentre gli istinti di qualsiasi uomo di fronte ad una rossa mozzafiato con gambe lunghe e curve sinuose si scontravano con altri istinti più primordiali, che in tempi lontani avevano permesso ai loro antenati di fuggire da belve feroci e disastri naturali.
Dopo qualche secondo, il capo della banda si scrollò di dosso l'illogica sensazione che urlava di mettere un paio di quartieri tra sé e la donna di fronte a lui, e fece quello che i suoi amici si aspettavano.
- Ciao, rossa. Hai voglia di divertirti un po'?-
La rossa in questione incurvò le labbra scarlatte in un sorriso, rivelando una selva di denti candidi che per qualche motivo richiamò ai più colti della banda i documentari sugli squali.
- Che coincidenza, ragazzi. Proprio quello a cui stavo pensando.-
In retrospettiva, quello era il momento in cui avrebbero dovuto correre. Quando, una frazione di secondo dopo, il loro capo aveva allungato una mano verso la donna e lei aveva risposto spezzandogli un braccio con una mossa fulminea, era già troppo tardi.
Guerra si ritrovò immobile al centro di un cerchio di corpi distesi a terra. Nessuno di loro era morto, era stata attenta... non voleva certo trovarsi a spiegare a Morte perché si ritrovava ad avere del lavoro aggiuntivo.
In quel momento, mentre si crogiolava nella sottile, fragile soddisfazione del combattimento, sentì un flebile miagolio. Si voltò di scatto: quella creatura era già morta, lo sapeva, ed allora...
Dalla pila di casse era spuntata una piccola testa coperta di pelo candido. Una seconda testa, nera come il carbone, fece capolino, seguita subito dopo dal resto del corpo di un minuscolo gattino. I due cuccioli si avvicinarono al cadavere della gatta grigia, toccandolo piano con le zampe e con le piccole lingue rosa, miagolando con aria confusa. Altri due gattini li raggiunsero, entrambi grigi come la mamma.
In retrospettiva, quello era il momento in cui Guerra avrebbe dovuto correre, prendere la moto ed andarsene. Perché quando il gattino nero smise per un istante il suo miagolio straziante e puntò gli occhi gialli su di lei, soffiando battagliero, il gattino bianco le si avvicinò incuriosito e le posò una zampa soffice sulla gamba, e gli altri due si limitarono a fissarla con immensi occhioni tristi, Guerra sapeva che questa era una battaglia che non poteva vincere.
- Dannazione.- sibilò frustata, poi si ricompose. Era un Cavaliere... Motociclista dell'Apocalisse, aveva una reputazione da difendere. Visto che ormai aveva cominciato, li avrebbe lasciati al primo rifugio per gatti disponibile, giusto per non dover affrontare le ire di Morte. Quello adorava i gatti. Il tempo di arrivare al rifugio, e se ne sarebbe liberata.
Fu così che pochi giorni dopo, quando gli altri Cavalieri dell'Apocalisse si riunirono per commemorare i vecchi tempi e discutere i loro più recenti successi in un bar non meglio definito, si ritrovarono a fissare una cesta imbottita di stoffa mimetica, contenente topini di gomma, palline, e quattro gattini assai soddisfatti, mentre una Guerra assai più rossa del solito era pronta a sparare al primo che avesse osato commentare.







Nel prossimo capitolo, le reazioni degli altri cavalieri ai nuovi adorabili arrivati! Cosa ne pensate? Vale la pena di continuare questa storiella demenziale, oppure è meglio se mi dedico ad altro? Grazie a tutti per aver letto, ed arrivederci a presto ^_^

Melanita


 

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Capitolo 2
*** Tra colleghi ci si aiuta... volenti o nolenti ***


CAPITOLO 2
 
Inquinamento stava fissando l'oggetto sul tavolo con espressione sconcertata e leggermente timorosa, come se potesse esplodere da un momento all'altro (cosa che trattandosi di Guerra era comprensibile). Carestia stava studiando la rossa di fronte a sé, in parte per cercare un indizio su quello strano scherzo, ed in parte per non incoraggiare le zampine grigie che stavano esplorando i bottoni della sua camicia. L'espressione di Morte era come di consueto indefinibile, ma il modo in cui stava solleticando lo stomaco del gattino bianco, che rispondeva con fusa soddisfatte, non denotava particolare sconcerto.
In un'esplosione di impazienza, Guerra esclamò:- Cosa c'è? Non avete mai visto un gatto in vita vostra?-
Intorno a loro c'era un circolo di tavoli vuoti, perché nessuno degli altri clienti voleva sedersi troppo vicino ai quattro. Motociclisti nerboruti e coperti di tatuaggi, dopo una rapida occhiata al gruppetto, decidevano improvvisamente che era da troppo tempo che non andavano a trovare la mamma. I camerieri decidevano chi doveva andare a prendere le loro ordinazioni con la stessa serietà con cui un plotone di soldati avrebbe scelto chi mandare in missione suicida. Nessuno aveva la minima intenzione di dire a quei quattro clienti che quei gatti non avrebbero dovuto stare sul tavolo, anzi la reazione generalmente condivisa era sul tipo di "Gatti? Quali gatti?"
Inquinamento esordì:- Allora... questi sono una nuova arma biologica? Hanno un mitragliatore nelle zampe, o qualcosa del genere?-
Guerra lo guardò come se fosse impazzito, mentre recuperava distrattamente per la collottola il gatto che stava torturando la camicia di Carestia, e lo ficcava di nuovo nella cesta con i fratelli.
Il più giovane chinò il capo, giocherellando con una forchetta già ricoperta di una malsana patina untuosa, e borbottò:- Stavo solo chiedendo. Bei gattini. Molto... pelosi.-
- Come mai non stanno cercando di uccidersi a vicenda?- interloquì Carestia, affascinato suo malgrado dai tentativi del gattino grigio di tornare fuori dalla cesta ed addosso ai suoi bottoni. Il gatto nero lo bloccò con una zampata al naso, facendolo ritirare in un angolo con un brontolio.
- Gli animali non sono facili da manipolare come gli umani.- ribatté Guerra, con una smorfia e con il tono di chi sta rispiegando la scoperta dell'acqua calda:- Questi qui sembrano del tutto immuni al mio potere.-
- Dove li hai presi?-
Guerra scrollò le spalle, fingendo noncuranza:- Mi ero presa una giornata di vacanza, e... me li sono ritrovati in moto. Una pura coincidenza.-
Carestia era in giro da molto tempo, e per parecchio di quel tempo lui e Guerra avevano lavorato in squadra. Al giorno d'oggi lui si era buttato nel mondo degli affari, affascinato dalla capacità degli umani di distruggere da soli i propri corpi (il suo ultimo progetto, un programma televisivo in cui un gruppo di obesi si sfidavano a vicenda a chi dimagriva più in fretta, ma venivano abbandonati dalle telecamere prima che arrivasse l'ambulanza, era un successo internazionale), mentre lei continuava a girare il mondo, scoppiettante ed inarrestabile. Inquinamento era con loro da meno tempo, ma aveva imparato in fretta. Di conseguenza, entrambi sapevano che la loro compagna stava mentendo, ed entrambi sapevano che farlo notare equivaleva a firmare un contratto come cavie per sperimentare l'ultimo armamento pesante su cui Guerra aveva puntato gli occhi. Rappresentazioni antropomorfiche o no, trovarsi sulla traiettoria di una testata nucleare faceva male.
- Le coincidenze possono capitare.- confermò diplomaticamente Inquinamento.
- Già. E non sono più riuscita a liberarmene.-
Ci aveva provato, questo era certo. Ma il suo piano iniziale di lasciare le quattro pelose palle al piede al rifugio per animali più vicino era stato ostacolato dal fatto che tutte le volontarie di turno erano al momento in ospedale o in prigione a causa di qualcosa che era successo durante la loro cena di classe. Guerra aveva preso in considerazione le teorie sul karma, prima di concludere che era probabilmente il senso dell'umorismo di un certo Ineffabile Grande Capo.
Aveva anche tentato di abbandonarli sulla porta di una casa, solo per ritrovarseli tutti in fila sul sedile della moto. Quei maledetti esseri dovevano avere dei poteri di teletrasporto, aveva riflettuto mentre sosteneva i loro sguardi. E quella cosa che facevano con gli occhi avrebbe potuto essere usata come arma in qualche battaglia. Motivo per cui lei, la regina di ogni battaglia, aveva il dovere di studiarli meglio. Il che era l'unica ragione per cui Guerra era entrata in un negozio di animali a comprare una cesta da viaggio, giocattoli per cuccioli, e cibo per gatti.
- Ed ora cosa pensi di farne?- domandò Carestia, osservando con stupore il modo in cui i quattro gattini erano ora riuniti intorno alle mani di Morte, che dispensava grattini ed ignorava ostentatamente la conversazione.
Cadde il silenzio, e durò per qualche secondo.
Poi Guerra inarcò le sopracciglia, accavallò le gambe in un modo che da solo fece alzare la temperatura del locale di dieci gradi (i meteorologi si sarebbero divertiti a studiare l'anomalia, se non fossero stati impegnati nella rivincita della partita a carte dello scorso capitolo), e sbuffò:
- Non è ovvio? Mi aiuterete voi.-
Una rappresentazione antropomorfica non dovrebbe soffocarsi con un salatino. Ci furono pochi secondi di confusione, mentre Carestia batteva sulla schiena di Inquinamento, che tossiva disperato. Quando infine i due Cavalieri (o Motociclisti) dell'Apocalisse riuscirono a riportare l'attenzione sul tavolo davanti a loro, i quattro gattini erano appoggiati sul bordo della cesta e li stavano fissando con espressioni divertite, Guerra li squadrava con aria minacciosa, e Morte era sparito.
- Ho un volo per la Siria tra poche ore. Non posso certo portarli con me.-
- Io ho una riunione!- esclamò improvvisamente Carestia, balzando in piedi e guardando con ostentazione l'orologio che portava al polso:- Ci vediamo!-
Prima che gli altri potessero reagire, si era già fiondato fuori dalla porta. Si sentì il rombo di una motocicletta in partenza. I clienti del bar, che fino a quel momento avevano continuato ad ingozzarsi, si sentirono finalmente pieni.
I due Cavalieri rimanenti si fronteggiarono per una frazione di secondo, poi Inquinamento chinò la testa.
- Non è giusto.- bofonchiò:- Solo perché sono l'ultimo arrivato... questo è nonnismo, ecco che cosa è!-
Guerra gli rivolse un sorriso dolce e comprensivo, poi spinse il cesto verso di lui.
- Sarò di ritorno entro pochi giorni. Se anche uno solo di questi gattini mostra segni da avvelenamento radioattivo o ingestione di scorie tossiche, faremo un piccolo esperimento su come si può davvero uccidere una personificazione immortale.-
Il giovane deglutì, passandosi nervosamente una mano tra i capelli chiari e leggermente untuosi. Poi abbassò lo sguardo sui gattini, che lo ricambiarono con espressione indefinibile.
Pochi minuti dopo, stava uscendo dal locale con una cesta tra le braccia e l'inconfondibile aria di chi è stato incastrato, e si sta chiedendo se ne uscirà vivo.





Nota dell'Autrice:
Ebbene sì, questa idiozia ha un secondo capitolo. Voi speravate di esservene liberati, ed invece sono ancora qui a rompere le scatole. Che poi questo accada perché mi hanno fregato la bicicletta e quindi mi sono sfogata a scrivere è un dettaglio che non interessa a nessuno ma che aggiungo lo stesso giusto per allungare la nota.
Per questa scena, che posso dire? Complici svariate fanfiction in lingua inglese, mi sono affezionata alle dinamiche interne al nostro gruppetto di motociclisti, ed al fatto che Inquinamento, in quanto membro più giovane, sia un po' vittima degli altri... ma in realtà si vogliono tutti tanto bene, ovvio U_U
Gli altri capitoli giungeranno quando l'ispirazione colpirà, e le recensioni fanno miracoli per l'ispirazione, chi ha orecchie per intendere intenda. Arrivederci a tutti, e grazie per aver letto!

Melanita

PS: sono l'unica che si immagina Guerra come Scarlett Johansson in Avengers?

 

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Capitolo 3
*** I gatti fanno un'altra vittima... ***


CAPITOLO 3

 
Era solo una vecchia discarica di automobili a cielo aperto in mezzo ad un deserto, in disuso da molto tempo, lontana chilometri da ogni insediamento umano. Vetture sfasciate oltre ogni possibilità di recupero erano accatastate insieme a mobili, sacchi di spazzatura e pezzi di lamiera. Appollaiato su un sedile in equilibrio precario su una catasta di altri pezzi arrugginiti, Inquinamento stava riflettendo sulla sua vita. Insomma, esistenza. Quello che era. O almeno, era quello che stava cercando di fare, ma il gattino grigio che gli stava facendo le fusa sulla testa aveva un notevole effetto dispersivo.
Inquinamento non aveva molta esperienza con gli animali. Almeno, non con animali in buona salute e privi di strane mutazioni. Non era quindi del tutto sicuro se stare appollaiato senza paura sulla testa di una rappresentazione antropomorfica di uno dei più gravi problemi dell'umanità fosse considerato normale per un gatto, o se semplicemente fossero così abituati a Guerra da non aver paura di lui. Cosa che non lo stupiva, ma che di sicuro non faceva miracoli per i suoi problemi di autostima.
- Forza, scendi da lì.- tentò per la quarta volta negli ultimi dieci minuti:- Non vuoi andare a giocare con i tuoi fratelli?-
Dei fratelli in questione, quello bianco si era infilato in un'automobile arrugginita ed ora stava premendo sul clacson, l'unica parte ancora funzionante dell'automobile. Il gatto grigio si era arrampicato su una catasta di rifiuti, ed ora era impegnato a far rotolare giù i pezzi, che rimbalzavano secondo traiettorie imprevedibili o causavano valanghe sferraglianti. L'ultimo delle piccole pesti invece... era scomparso. Fantastico, rimuginò Inquinamento, ci mancava solo il gatto ninja.
- Ehi, Grigio Uno, dove è finito quello nero?- interpellò stancamente l'animale che ora era sceso dalla testa alla sua spalla. Grigio Uno lo ignorò in favore del tentativo di cavargli un occhio.
- Va bene, adesso basta!- esplose la personificazione, strappandosi di dosso l'animale e tenendolo sospeso per la collottola. Dietro di loro, una pozzanghera di olio esausto prese spontaneamente fuoco, creando un piccolo incendio che si spense subito.
Il gatto si limitò ad inclinare la testa di lato ed a guardarlo perplesso.
Dopo qualche secondo, Inquinamento rimise giù il felino, che prontamente balzò via e rotolò giù dalla montagnola. Non era giusto, mugugnò tra sé, che non riuscisse a farsi rispettare neanche da quattro gatti. Per recuperare un po' di autostima ci sarebbe voluto qualcosa di davvero grosso, tipo una fuga radioattiva da una centrale nucleare... oppure una petroliera guasta. Non si poteva sbagliare con le petroliere: lui poteva spendere anni a far accumulare rifiuti tossici in una regione disagiata senza che nessuno se ne accorgesse, ma bastava una chiazza nera nell'oceano e subito le prime pagine erano sue.
Un miagolio sonoro lo distrasse dai suoi pensieri, salvando la vita a migliaia di pesci innocenti. Il gatto che si era appena allontanato da lui aveva raggiunto l'altro sulla cima della catasta di rifiuti, ed ora stava tentando di strappargli la posizione dominante. Il gattino bianco stava abbandonando la sua posizione di orgoglioso suonatore di clacson per dirigersi verso i fratelli.
Il gatto nero era ancora invisibile, cosa che stava iniziando a preoccupare Inquinamento. Se la piccola calamità naturale fosse riuscita a suicidarsi, Guerra avrebbe di sicuro dato la colpa a lui. Sul serio, quei gatti erano più irritanti di un congresso di ambientalisti: almeno sugli ambientalisti ci si poteva vendicare facilmente. Con un mugugno insoddisfatto, la personificazione si alzò in piedi di scatto e si guardò attorno.
Proprio in quell'istante, la catasta di rifiuti, già messa a dura prova da anni di abbandono e da minuti di arrampicata selvaggia, si arrese alla forza di gravità e crollò miseramente sotto i suoi piedi tra le sferraglianti proteste dei suoi componenti.
Inquinamento rischiò di perdere l'equilibrio e ritrovarsi sepolto, prima di ricordarsi che in quanto non umano non era tecnicamente obbligato a rispettare minuzie come le leggi della fisica. A quel punto si limitò a comparire a qualche metro di distanza, in perfette condizioni... almeno, non più sporco di quanto fosse prima. Non che fosse facile notare qualche differenza, se anche qualcuno si fosse soffermato abbastanza a lungo da provarci.
La personificazione si voltò di nuovo verso i responsabili di tutti i suoi guai più recenti, con una mezza idea di informarli in modo esauriente degli effetti dell'acido solforico sugli organi interni di un mammifero. La mezza idea evaporò all'istante.
A quanto pareva la seconda catasta aveva deciso di seguire la prima sulla strada del disfacimento rumoroso, annegando portando con sé i due gattini che poco prima si trovavano sulla cima e che ora stavano miagolando terrorizzati. Il gatto bianco, che era arrivato a metà della montagna, stava di nuovo rotolando verso terra. Sbatté contro una vecchia portiera, emettendo un piccolo gemito che andò perduto nella confusione, e giacque immobile ed intontito. E sulla traiettoria di una ruota di furgone molto più grossa di lui.
Per la rappresentazione antropomorfica di un concetto fondamentale, per quanto recente esso sia, il tempo scorre in maniera diversa. Un millennio di storia umana può essere poco più di un secondo, ma d'altra parte un secondo può estendersi quanto basta per qualsiasi cosa sia necessario fare, più la pausa per il tè. E' lo stesso principio di elasticità temporale che permette a Babbo Natale di consegnare milioni di regali in una notte, agli studenti di fare in una nottata i compiti che avrebbero dovuto fare in tre mesi di vacanze, ed alle vostre nonne di avere un pranzo di dodici portate per venti persone sul tavolo dieci minuti dopo che avete suggerito una vaga intenzione di passare a trovarle.
In retrospettiva, quindi, Inquinamento avrebbe semplicemente potuto camminare tra ruote, lamiere e corpi contundenti vari, con tutta la calma del mondo, recuperare per la collottola un gatto dopo l'altro, e cercare un altro posto dove meditare sulle ingiustizie della sua esistenza. Magari un posto con meno oggetti potenzialmente letali. O almeno con un po' di alcol.
In retrospettiva, Inquinamento avrebbe sviluppato un'ipotesi secondo cui i miagolii di quei gatti avevano il potere soprannaturale di causare danni cerebrali anche a chi, strettamente parlando, non aveva bisogno di un cervello per pensare.
In retrospettiva, la personificazione avrebbe semplicemente fatto finta che non fosse successo nulla.
Ma la retrospettiva non era molto utile alla figura (più o meno) bianca che si stava già tuffando verso l'animale (ormai altrettanto più o meno) bianco paralizzato dal terrore.
Inquinamento afferrò il micio e continuò a muoversi in un'unica capovolta fluida... che subito corresse con un movimento rotolante di lato, in un disperato tentativo di evitare un pezzo di motore che, come avrebbe più tardi suggerito il ragionamento logico, non c'era in realtà necessità di evitare. Allungò una mano appena in tempo per afferrare per la collottola uno dei gatti grigi che stavano slittando a gran velocità tra la valanga di plastica e metallo. L'altro arrivò una frazione di secondo dopo e si avvinghiò al suo gomito, affondando le unghiette nella stoffa unta della tuta.
I secondi che seguirono furono occupati da contorsioni che avrebbe fatto invidia ad un acrobata del Cirque du Soleil(anche se, onestamente, se un acrobata fosse stato da quelle parti sarebbe stato più impegnato a vomitare o cercare un passaggio verso la civiltà), e parecchie imprecazioni alla realizzazione che essere colpito sulla testa da un automobile disassemblata nei suoi componenti fa meno male che da un'auto intera, ma lo fa ripetutamente. Ed imprecazioni ancora più interessanti quando finalmente Inquinamento realizzò che avrebbe potuto fare tutto nel modo più semplice. Il tempo passato ad osservare le reazioni degli umani ai suoi oleosi capolavori aveva lasciato la personificazione con un'ampia conoscenza di vocaboli adeguati.
Infine, Inquinamento si rese conto dei movimenti tra le sue braccia, ed abbassò gli occhi. Sei occhi sgranati lo fissarono, mentre tre nasini si arricciavano e tre paia di baffi vibravano... stavano facendo le fusa! I tre maledetti quadrupedi che non era autorizzato ad avvelenare e che lo avevano appena in qualche modo costretto, con qualche subdola forma di ipnosi, ad un'esibizione del tutto indegna di lui... ora avevano il coraggio di fare le fusa! A lui! Era umiliante, imbarazzante, era...
... era stranamente rilassante.
Molto rilassante.
Ed il modo in cui i gatti si accoccolavano contro la tuta, muovendo le zampette in aria e continuando a guardarlo con un'espressione di assoluta fiducia e gratitudine sui musi, smuoveva qualcosa che non poteva essere chiamato tenerezza, perché ovviamente un Cavaliere dell'Apocalisse non ha posto per la tenerezza. Piuttosto un calore, ecco. Il calore era qualcosa con cui Inquinamento aveva familiarità, dalla variante "incendio boschivo" a "riscaldamento globale", ed anche se questo era un po' diverso, la definizione dava una parvenza di onore alla sensazione.
E giustificava il fatto che la sua mano libera si fosse mossa di sua volontà ad accarezzare la testa dei gattini, che rispondevano al tocco con fusa ancora più sonore.
Una sensazione soffice e calda un po' più in basso gli fece notare che anche il gatto nero era comparso in tempo per iniziare a strusciarsi contro la sua gamba, chiedendo con miagolii insistenti di essere riunito ai compagni. Inquinamento si chinò, lasciando scendere a terra i tre passeggeri. Tutti e quattro i gatti sollevarono lo sguardo verso di lui e miagolarono all'unisono la loro soddisfazione. Quanto meno, non stavano più tentando di cavargli gli occhi o di fuggire, quindi supponeva che fosse soddisfazione.
Inquinamento si guardò attorno, esaminando la situazione. Gli oggetti che erano caduti, rotolati o in qualche caso esplosi dalla ex-catasta si erano sparsi su tutta la piana circostante, andando a colpire altre cataste e scatenando un fragoroso effetto domino. Al momento, la discarica occupava circa un quarto di spazio in più rispetto a prima, con una notevole quantità di nuove pozze di olio esausto ed un paio di scoppiettanti incendi spontanei.
Mica male, per quattro creature che non avevano poteri soprannaturali... probabilmente.
- Va bene, forse potremmo andare d'accordo.- ammise Inquinamento, vagamente impressionato. Poi un sorriso maligno si dipinse sui suoi lineamenti:- Ora che ci penso, potreste aiutarmi a portarmi avanti con il lavoro... vi va di visitare qualche altra discarica?-
Questa volta, era assolutamente certo che i quattro miagolii coordinati esprimessero profonda soddisfazione. Decisamente, quei gatti non erano male.




Nota dell'Autrice:
Ebbene sì... dopo lunghissimi mesi di abbandono, ho deciso di riprendere in mano questa povera, demenziale fanfiction. In un certo senso credo che voglia essere il mio omaggio a Terry... non riesco ancora a crederci, ma almeno non soffre più.
Comunque, su una nota più allegra, ho un altro capitoletto già pronto ed uno in lavorazione, quindi il prossimo aggiornamento non dovrebbe impiegare un'era geologica ad arrivare. Se c'è ancora qualcuno, grazie per aver letto!

Melanita


 

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Capitolo 4
*** Non è paranoia, è statistica ***


CAPITOLO 4
 

- E quindi, quest'anno il fatturato è salito di un altro...-
Bla bla bla. Normalmente Carestia avrebbe trovato quel rendiconto di fine anno molto divertente, come tutto quello che aveva a che fare con il suo lavoro. Normalmente, però, non era perseguitato da una convinta sensazione di Calamità Imminente. Ed essendo lui stesso una delle più grandi calamità che affliggevano gli umani, la sensazione era qualcosa di notevole.
E la causa di tutto erano, ne era certo, quei quattro esserini pelosi ed imperscrutabili che Guerra aveva deciso di... si guardò intorno con grande cautela per assicurarsi che l'altra non fosse nei dintorni, non si poteva mai essere troppo prudenti, e poi concluse il pensiero: di adottare. Doveva essere la famosa crisi di mezza eternità, o forse lo stress del lavoro. Se non stava attento, si sarebbe ritrovato ad accarezzare un cagnolino prima di rendersene conto. Ed il cagnolino non sarebbe morto di fame entro due ore.
Ed ora Guerra era da qualche parte in Medio Oriente e stava lavorando sodo, almeno a giudicare dai titoli dei giornali, ed i quattro sospetti mucchietti di pelo erano sotto la custodia di Inquinamento. Erano passate almeno dodici ore, ed il più giovane dei Cavalieri non era ancora comparso nel suo ufficio, sgocciolando olio sul pavimento di mogano, per tentare di scaricargli i gatti. O per chiedere aiuto causa avvelenamento radioattivo dei suddetti. In effetti, era un po' inaspettato.
Sarebbe stato un sollievo, se Carestia non fosse stato abbastanza esperto da sapere che un lungo periodo senza cattive notizie significa solo che l'universo stava raccogliendo le energie per una notizia pessima.
I Cavalieri dell'Apocalisse non erano esattamente famosi per l'ottimismo.

***

- E... strike!-
Inquinamento esultò, battendo il cinque al gatto nero che gli porgeva la zampa con aria solenne. L'altra zampetta era ancora premuta su un pulsante rosso sul cruscotto di un camion della spazzatura, il quale aveva appena scaricato il risultato di una notte di solerte raccolta nel giardino di una villa, nella zona più esclusiva della città. Il giorno dopo ci sarebbero state vibranti lettere di protesta, e dita puntate contro chiunque dal sindaco ai centri sociali, il che tutto sommato non sarebbe stato molto diverso dal solito, ma era comunque una piccola soddisfazione.
Il Cavaliere si tolse la divisa da addetto alla nettezza urbana e la lasciò ben ripiegata su un sedile, poi recuperò dall'altro la cesta dei gatti e si diresse fischiettando verso la propria moto, parcheggiata poco distante. Era di buonumore.
I quattro gatti lo seguivano... per modo di dire. Era più un andare nella stessa direzione generale, con le occasionali deviazioni verso  bidoni della spazzatura, cancelli, o muretti. Un coro di latrati accompagnava il loro percorso. Pareva che in quel quartiere i cani andassero di gran moda, ed ognuno dei gatti aveva il suo modo di affrontare la situazione. Il gatto bianco li ignorava e continuava a sfilare con classe sul marciapiede. I due gatti grigi giocavano a chi riusciva a fare arrabbiare di più i musi che sbraitavano dietro le sbarre, balzando avanti ed indietro con miagolii beffardi. Avevano l'aria di divertirsi un mondo. Ed il gatto nero preferiva scomparire tra le ombre, fatto che aveva provocato un modo di terrore in Inquinamento le prime dieci volte, prima di abituarcisi. Aveva deciso di chiamarlo Ninja, nome che avrebbe probabilmente soddisfatto anche Guerra. Di sicuro più di Monossido o Effetto Serra. Stava ancora lavorando sugli altri tre nomi.
La personificazione si sentiva sempre più ottimista sulle sue possibilità di sopravvivere all'esperienza di cat-sitter. Anzi, quasi quasi avrebbe potuto offrirsi per tenerli ancora... in fondo, finora era filato tutto liscio.
Ovviamente, nel momento in cui il pensiero si completò nella sua mente, tutto andò storto. Perché neanche un Cavaliere dell'Apocalisse è immune allo strapotere dell'ironia narrativa.

***

Carestia era arrivato alla trecentoventisettesima ipotesi su cosa stesse per andare storto, comprese un'invasione di zombie (Pestilenza diceva di essere in pensione, ma tutti quei film di Hollywood gli davano strane idee) ed un remake dell'Apocalisse, quando sentì il trambusto in corridoio e le proteste isteriche della sua segretaria. Nello stesso momento, un forte odore di benzina e bruciato arrivò alle sue narici.
Tirò un sospiro di sollievo: almeno poteva smettere di fare ipotesi su cosa fosse andato storto, visto che stava per scoprirlo.
La porta dell'ufficio si aprì con un cigolio che fino a poco prima non emetteva, e la stanza si riempì di gattini miagolanti e di una personificazione sul punto di fare una crisi di nervi.
- Carestia! Stavamo passeggiando e il gatto stava bene e poi tutto ad un tratto ha iniziato a vomitare e non capisco che cosa abbia e ti giuro che non sono stato io li ho tenuti lontani dalle scorie radioattive e da tutto e non capisco ma Guerra mi ammazza aiutami ti prego mi ammaz...-
Carestia, lavorando nel mondo della moda e delle grandi multinazionali, aveva ormai parecchia esperienza sulla gestione delle crisi di nervi. Così si limitò ad assestargli uno schiaffo potente.
- Inquinamento. Fai un respiro profondo, per quanto la respirazione sia superflua nel nostro caso specifico, conta fino a dieci, e poi prova a spiegarmi cosa sta succedendo in termini comprensibili.-
L'altro Cavaliere ubbidì, tirando su con il naso.
- Allora. Uno dei mostriciattoli pelosi si è fatto male?-
- Non sono stato io!- precisò immediatamente l'altro, allungando verso di lui il proprio giubbotto, che teneva in un involto tra le braccia. All'interno della giacca, distinguibile da essa solo perché era di un bianco leggermente più pulito, stava il musetto sofferente di un gatto.
- Si può sapere che cosa ha questo...-
Un momento ed un paio di contorsioni dopo, il gatto in questione aveva vomitato sulle sue scarpe da migliaia di euro. Carestia era quasi sicuro che l'avesse fatto apposta.
- Non lo so!- insistette Inquinamento, ormai sul punto di scoppiare in lacrime:- Stava andando tutto benissimo, stava passeggiando come se niente fosse, non si spaventava neanche per i cani, curiosava dappertutto... ed all'improvviso si è accasciato a terra ed ha cominciato a gemere. Credo che stia per morire!-
- Uhm. Diamo un'occhiata.- borbottò Carestia, infilandosi un paio di guanti sterilizzati che teneva sempre a portata nel cassetto. Non era sicuro se i guanti servissero più per il gatto o per la giacca che lo avvolgeva.
Per fortuna, la diagnosi non era difficile.
- Questo gatto è stato avvelenato. E sì, so che non sei stato tu, non serve ripeterlo di nuovo.-
- Ma... ma...-
- Hai detto che eravate in una zona con dei cani, giusto?-
- Sì, un quartiere da ricconi.-
- Allora, ecco. Probabilmente qualcuno ha lasciato dei bocconcini avvelenati per i cani, ed il gatto li ha mangiati.- ipotizzò Carestia.
- Sei sicuro?- domandò il collega più giovane in tono speranzoso.
- Credo di essere un'autorità in materia di cibo avvelenato.-
- Quindi Guerra non mi ucciderà?-
- No, probabilmente ti ucciderà lo stesso.- ammise Carestia, pensieroso. Fu colto da un altro, orribile pensiero:- Ed ucciderà anche me, appena scoperto che sei venuto qui ed io ho perso tempo a chiacchierare. Non pensavo che avrei mai detto una frase del genere, ma... dobbiamo salvare questo sacco di pulci.-
Il sacco di pulci gli vomitò di nuovo su una scarpa, con mira alquanto sospetta.
- Allora che facciamo? Lo portiamo da un veterinario?- lo sollecitò Inquinamento.
- Pensavo ad una soluzione un tantino più efficiente.- dichiarò l'altro, meditando:- Hai notato che siamo nel mio ufficio di Londra, vero?-



Nota dell'Autrice:
A mia difesa, il mio netbook mi ha abbandonato e con esso tutti i dati che conteneva. Ma sono riuscita a recuperarli, e quindi finalmente anche questa fanfiction va avanti! Nel prossimo capitolo entreranno in scena un paio di altri personaggi che tutti adoriamo U_U A presto!

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Capitolo 5
*** Serpenti, gatti e piante non vanno d'accordo ***


 
CAPITOLO 5:
Serpenti, gatti e piante non vanno d'accordo

 

- Voi volete che io che cosa un che cosa?-
Crowley aveva passato gli ultimi seimila anni a stupirsi molto spesso. Innanzitutto, di tutto quello che gli umani era in grado di inventarsi. In secondo luogo, a stupirsi di tutto quello che lui stesso era in grado di inventarsi per non rimanere senza lavoro, visto che sembravano decisi a far tutto da soli. Ed in terzo luogo, il genere di luogo che per entrare richiede una mappa segreta, una decina di parole d'ordine ed almeno cinque trappole mortali, a stupirsi di quanto concerneva la strana amicizia un certo Nemico con la passione per i libri.
Ma tornando al punto. Quello che si era ritrovato di fronte alla porta del suo appartamento non riguardava umani, demoni o angeli, il che era una novità. Riguardava due Cavalieri dell'Apocalisse, quattro gatti, e la seria possibilità che uno dei gatti in questione gli vomitasse sulle scarpe.
E lui che aveva pensato che fosse una giornata noiosa.
- Ascolta, Crowley, non è difficile.- spiegò con pazienza Carestia, cercando discretamente di pulirsi le scarpe sullo zerbino:- Devi soltanto agitare le dita e rimettere in salute questo esserino. Poi puoi tornare a tramare nell'oscurità, escogitare tentazioni, andare a cena con il tuo angelo o qualsiasi altra cosa tu volessi fare oggi.-
Crowley stava per iniziare ad elencare i motivi per cui un demone non guariva i gattini, ed avrebbero fatto meglio a rivolgersi ad un veterinario. Poi ripercorse l'ultima parte della conversazione e decise che c'era qualcosa di più urgente.
- In che senso il mio angelo?!-
Inquinamento e Carestia si scambiarono un'occhiata esasperata, poi il secondo scrollò le spalle:
- Adesso non cambiare argomento. Sei in grado di salvare il sacco di pulci o no?-
- In realtà non hanno pulci, Guerra ha comprato a tutti e quattro il collarino anti...- iniziò Inquinamento, salvo poi zittirsi di fronte allo sguardo inceneritore del suo collega più anziano, ed ai disperati tentativi di Crowley di non soffocarsi per la sorpresa.
- Guerra?! I gatti sarebbero di Guerra?!-
Carestia si limitò a lanciare un'occhiata significativa all'interno della stanza, dove i tre gattini non avvelenati erano sgattaiolati mentre loro parlavano. E dove un raffinatissimo divano in pelle nera, mai utilizzato fino a quel momento, era già diventato un campo di battaglia grazie ai piccoli ma determinati artigli delle bestioline.
- Andatevene dal mio divano, gatti infern... dannat... cattivi!-
Quando il demone si voltò di nuovo nella loro direzione, dopo uno scatto fulmineo che aveva avuto come unico risultato quello di far scappare i due gattini in mezzo alla giungla di piante lussureggianti che occupava un intero lato dell'appartamento, i  due Cavalieri dell'Apocalisse erano riusciti a riprendere un'espressione seria.
- Avete intenzione di riprendervi questi esseri o di stare lì a fissarmi?-
- Io ho le mani occupate.- fece notare Inquinamento, sollevando il gattino che ormai stava assumendo una sfumatura verdastra:- Certo, se tu guarissi questo micetto potremmo sempre recuperare gli altri ed andarcene...-
Crowley valutò la situazione con la freddezza e rapidità che ci si aspettava da un Agente Operativo dell'Inferno. Da un lato, c'era il rischio che la sua reputazione fosse macchiata... ma che reputazione? Dopo il fiasco dell'Apocalisse-che-non-c'era-stato, era già tanto se era ancora vivo. D'altra parte, poteva sempre essere in credito di un favore con due delle entità più potenti della storia umana, tre se quei due fossero stati costretti a spiattellare tutto a Guerra. Ma se Aziraphale avesse saputo che aveva salvato la vita ad un gattino innocente, non l'avrebbe più finita di ricordarglielo...
La decisione fu presa quando un sonoro crash lo informò che almeno uno dei suoi vasi non era sopravvissuto all'incursione dei gatti dell'Apocalisse.
- Va bene, sistemerò la palla di pelo. Voi tenete gli altri tri lontani dalle mie piante, mi stanno scombinando tutto il programma di crescita.-
Tradotto, non si poteva certo permettere che la giungla da interni più terrorizzata di Londra scoprisse che c'era qualcosa di più terrificante di lui.
La guarigione del gattino dall'avvelenamento richiese un totale di quindici secondi. Il dibattito interiore sull'opportunità di ucciderlo per aver vomitato sulle sue scarpe durante l'operazione ne richieste il doppio, ma alla fine Crowley concluse che non valeva la pena di essere disintegrato da Guerra per un paio di scarpe che aveva evocato due ore prima con uno schiocco di dita.
Fu costretto a ripeterselo svariate volte quando una serie di crash ancora più rumorosi del primo lo avvisò che i due Cavalieri dell'Apocalisse stavano fallendo miseramente nella loro promessa di recuperare gli altri tre diabol... pestiferi animaletti. In compenso alcune accurate composizioni floreali stavano facendo conoscenza con il pavimento. Con un sibilo di frustrazione, il demone si lanciò all'assalto.
Fu così che quando, dieci minuti dopo, la porta dell'appartamento si aprì, il nuovo arrivato si trovò di fronte ad un caotico campo di battaglia, a tre figure umanoidi distese sul pavimento con espressioni tra lo stupefatto e l'agonizzante, ed a quattro gattini che, apparentemente soddisfatti del risultato, stavano facendo le fusa all'unisono in cima allo stereo.
Crowley trovò la forza di sollevarsi su un gomito e fissare l'essere alla porta, mentre con l'altra mano tastava il pavimento alla ricerca dei suoi occhiali.
- Angelo. C'è una spiegazione.-
I gatti scelsero proprio quel momento per scivolare giù dallo stereo, portando con sé cinque metri di cellophane.



NdA:
E rieccomi con un altro capitolo! Stavolta in tempi decenti... viva me! E non possiamo avere una fanfiction di Buona Apocalisse a tutti senza Crowley e Aziraphale, giusto? Quindi, eccoli qui...

 

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Capitolo 6
*** La domanda sarà posta... ***


CAPITOLO 6:
La domanda sarà posta...

 
Aziraphale aveva avuto una giornata molto piacevole, spesa ad andare in estasi di fronte ad un libro particolarmente raro che era riuscito ad acquistare, ed a risistemare la sua libreria senza ritrovarsi tra i piedi clienti indesiderati (ossia qualsiasi cliente volesse comprare qualcosa) o altri intrusi. Solo nel tardo pomeriggio, riemerso finalmente dalla sua beatitudine, si era reso conto di quanto fosse strana l'assenza di intrusi, in particolare di uno specifico intruso che aveva preso l'abitudine di passare nella sua libreria almeno una volta ogni tre giorni, con l'ostentato proposito di lasciare impronte sui suoi libri, fare commenti sarcastici alla vista della cassa antiquata, e scroccare qualcosa da bere.
Così, una volta assicuratosi che tutto il suo piccolo regno fosse in ordine, l'angelo aveva fatto un sospiro profondo e deciso di andare a vedere in che cosa fosse impegnato Crowley quella volta. Ovviamente, lo faceva solo perché era suo preciso dovere scoprire e sventare le trame del Nemico, ed era molto più facile farlo quando il Nemico in questione se ne vantava a cena. Non sarebbe stato professionale non tenerlo d'occhio.
La Bentley era parcheggiata di fronte all'appartamento, rigorosamente posizionata in modo da bloccare il marciapiede sotto al cartello di divieto di parcheggio, e con un'area di rispetto di due metri davanti e dietro. Le automobili che cercavano di parcheggiare troppo vicino a quella di Crowley tendevano ad avere guasti, essere rubate o scomparire nel nulla con notevole frequenza.
Aziraphale sospirò e proseguì, entrando nell'elegante condominio e salutando con cortesia la portinaia, che rispose con un sorriso di complicità ed un gesto di incoraggiamento. L'angelo ed il diavolo sarebbero rimasti molto stupiti se avessero saputo che la portinaia, le due signore delle pulizie ed il tuttofare del condominio avevano in corso una serie di scommesse su quanto ci sarebbe voluto prima che l'ospite regolare del signor A. J. Crowley diventasse un inquilino fisso del palazzo, o quanto meno i due iniziassero a presentarsi con un anello al dito. Neppure il fatto che i volantini di agenzie matrimoniali finissero sempre nella sua posta aveva ancora fatto insospettire Crowley, ma d'altra parte il demone aveva l'abitudine di bruciare la posta con uno schiocco di dita senza neanche aprirla.
Aziraphale era appena arrivato di fronte alla porta dell'appartamento, quando percepì che qualcosa non andava. C'era qualcuno insieme a Crowley, e non era un umano. Ma neppure un angelo o un demone, si rese conto subito. Il che lasciava... lasciava una gran quantità di cose, in effetti, visto che nonostante l'opinione di gran parte dell'umanità la loro posizione come unica specie intelligente... okay, diciamo senziente del pianeta era assai contestata da tutte le altre specie.
Un rumore di vetri rotti lo riscosse dalle sue speculazioni, seguito subito da un... miagolio? Confuso, l'angelo si decise ed aprì di scatto la porta, tenendosi pronto a qualche miracolo di emergenza.
La scena dall'altra parte non fece nulla per chiarire la sua confusione. Crowley era disteso a terra, gli occhiali caduti sul pavimento a circa un metro di distanza ed il completo scuro spiegazzato. Acccanto a lui un giovane albino in tuta bianca da meccanico stava accasciato con lo sguardo al soffitto, mentre un altro uomo assai magro, con un elegantissimo vestito ridotto più o meno come quello del demone, stava appoggiato ad un muro con il naso tra le mani. E c'erano quattro minuscoli, adorabili gattini che facevano le fusa in cima allo stereo.
Crowley sollevò lo sguardo e gracchiò:- Angelo. C'è una spiegazione.-
 
**
 
- Quindi, tu hai guarito questo micetto che stava per morire...- riassunse Aziraphale, con uno scintillio commosso negli occhi.
- Se provi a ripetere che c'è del buono in me, andrò a lavarmi il cervello con l'acido, poi userò lo stesso acido sul libro più prezioso che possiedi.- sibilò minacciosamente Crowley, rendendosi tuttavia immediatamente conto che la minaccia sarebbe stata più efficace invertendo l'ordine delle due azioni.
- … dopodiché un demone e due Cavalieri dell'Apocalisse non sono riusciti a ricatturare queste adorabili bestioline?- completò l'angelo, ignorando la minaccia e continuando ad accarezzare la testa dei due gattini che gli si erano acciambellati sulle gambe. A quanto pareva, ai gatti l'angelo stava molto simpatico, e questo era prevedibile ed accettabile. Quello che non era prevedibile né accettabile era che gli altri due gatti si fossero piazzati sulle gambe di Crowley ed ora stessero facendo le fusa lì, senza accennare a spostarsi nonostante gli sguardi omicidi mandati nella loro direzione. I due Cavalieri dell'Apocalisse sopracitati stavano approfittando del fatto che i gatti avessero trovato delle nuove vittime per riprendere fiato ed una parvenza di dignità.
- Questi gatti non sono normali.- brontolò Crowley:- Guerra li ha recuperati in qualche laboratorio militare, vero? Uno di quei posti dove inventano armi di distruzione di massa?-
Inquinamento e Carestia si scambiarono un'occhiata, poi scrollarono le spalle. Non erano sicuri di avere una risposta soddisfacente, e del resto Guerra non li aveva informati sui dettagli del ritrovamento.
Per loro fortuna, non fu necessario rispondere, visto che in quel momento la porta si aprì di scatto ed un'apparizione in giacca di pelle coperta di sangue fece il suo trionfale ingresso nella stanza. Ovviamente, considerarla una fortuna avrebbe implicato che non stessero contemporaneamente considerando i diecimila motivi per cui Guerra avrebbe potuto prendersela ugualmente (e dolorosamente) con loro.
- Perché i miei gatti sono qui?- domandò la rossa, mentre si gettava su una poltrona libera. Si stiracchiò languidamente e gettò a terra accanto a sé un'elegante borsa griffata che, ad un più attento esame, si sarebbe rivelata piena di bombe a mano piuttosto che di trucchi.
- Me lo sto seriamente chiedendo. Ormai non so più perché ho fatto mettere una porta.- sibilò frustrato Crowley, spingendo giù le prove miagolanti della sua umiliazione, che scivolarono felici sul pavimento per poi precipitarsi a fare le fusa sulle gambe della loro padrona. Gli altri due li seguirono immediatamente, anche se quello bianco si fermò per un attimo a fare qualche fusa di saluto ad Aziraphale.
Se Crowley era convinto che il resto della sua giornata fosse stato strano, vedere Guerra che accarezzava distratta i quattro batuffoli di pelo, con un accenno di sorriso sulle labbra, lo convinse che tutti quei secoli tra gli umani lo avevano definitivamente fatto impazzire. Quello, oppure era tornato all'Inferno e la sua punizione era vivere in un mondo dove nulla aveva più senso. Da un momento all'altro Aziraphale avrebbe tirato fuori un tablet ed annunciato che voleva passare dal cartaceo agli e-book.
Per fortuna, l'angelo sembrava ancora beatamente impegnato ad ammirare con espressione intenerita i gatti in questione. Se quello fosse stato un cartone animato (area in cui entrambe le parti, Sopra e Sotto, investivano grandi sforzi, con frequenti ed imbarazzanti equivoci su chi fosse responsabile di cosa), l'angelo avrebbe sfoggiato cuoricini al posto degli occhi. Eppure qualcosa sembrava turbarlo. Alla fine, dopo qualche tentennamento, Aziraphale si decise a fare la sua domanda.
- E questi adorabili micetti come si chiamano?-
L'innocente interrogativo fu accolto da un profondo silenzio, mentre tutti puntavano lo sguardo su Guerra, che considerò la possibilità di usare una granata flash e sparire prima che gli altri se ne accorgessero... ma non era sicura che avrebbe funzionato contro qualcuno in quella stanza.
- Perché dovrei dare un nome a queste bestie?- domandò, sforzandosi di suonare noncurante, un'operazione particolarmente difficile quando il gatto nero stava cercando di strapparle la cerniera della giacca. Proseguì:- Non è come se intendessi adottarli. O tenermeli. Questa è una...- esitò:- Una situazione temporanea, ecco. Molto temporanea.-
- Credo che loro la pensino diversamente.- borbottò Crowley, osservando uno dei gatti grigi che si infilava dietro la schiena di Guerra e sbucava sulla sua spalla, acciambellandosi lì. La personificazione gli rivolse un'occhiata minacciosa ed allungò una mano verso la borsa con le bombe a mano.
Per fortuna di Crowley, Inquinamento scelse proprio quel momento per intervenire:- Per quello nero io pensavo a Ninja.-
- Avevi già anche cominciato a dare loro i nomi?- mormorò Carestia, sbattendosi una mano sulla fronte.
Il suo collega si difese:- Ehi, non potevo continuare a chiamarli Bianco, Nero, Grigio Uno e Grigio Due per tutto il tempo, ti pare?-
- Ninja non è pessimo.- convenne Guerra, pensierosa, esaminando il gatto nero:- A lui non sembra dispiacere. Per gli altri?-
- I due grigi possono chiamarsi Monossido e Carbonio?- suggerì Inquinamento con scarse speranze.
- Neanche per idea. Proponi dei nomi decenti.- sbuffò subito Guerra:- E voi altri, collaborate allo sforzo! Altrimenti che cosa ci fate qui?-
- Ti dirò, ero convinto di abitarci.- bofonchiò Crowley stringendosi la testa tra le mani.
Gli altri lo ignorarono completamente, così proseguì suggerendo in tono svogliato:- Che ne dite di Vomito per quello bianco? Abbreviazione per Vomito sulle scarpe, ovviamente.-
Carestia assentì vigorosamente, ma gli altri scossero la testa e Guerra gettò all'altro Cavaliere un'occhiata omicida, scandendo:- Ho detto nomi decenti.-
- Palla di neve? Baffetto? Candido?- snocciolò Aziraphale, dimostrando che non erano solo il suo abbigliamento ed il suo arredamento a fare invidia ai novantenni. Ricevette un'ampia gamma di sguardi da “ma sei serio?” a “angelo, mi conforta il fatto che tu sia la mia oasi di normalità in questa giornata assurda, ma non peggiorare la situazione”.
- Però qualcosa sulla neve non era male...- meditò Guerra:- Valanga?-
- Valanga è molto appropriato.- concordò subito Inquinamento, ricordando quanto era successo quando aveva portato quei gattini alla discarica. Avrebbe dovuto pensarci lui... oh beh, almeno aveva trovato il nome a Ninja.
- A questo punto perché non stiamo in tema con Disastro e Catastrofe?- intervenne Carestia, gettando un'occhiata alle tracce che i quattro esseri avevano lasciato in giro per l'appartamento.
Con sua grande sorpresa, la proposta fu accolta da un sorriso radioso di Guerra:- Bravissimo, collega! Sapevo che avresti trovato qualcosa se ti fossi impegnato!-
- Non sono proprio nomi tipici, ma hanno un certo che di appropriato.- concesse Aziraphale, per quanto dubbioso, e leggermente risentito che le sue proposte non fossero state prese in considerazione.
- Sono perfetti, basta che la facciamo finita.- tagliò corto Crowley.
SI', NON MI DISPIACCIONO.
Tutti gli esseri antropomorfi presenti nella stanza sobbalzarono. Quelli a quattro zampe, d'altra parte, non sembravano particolarmente scossi.
- Ma perché nesssssssuno capisssce il concetto di proprietà privata?- sibilò il demone, nascondendosi ancora una volta la testa tra le mani e giurando a se stesso di prendersi una vacanza alle Bahamas appena possibile. Senza lasciarsi dietro un indirizzo.
(Va bene, magari un indirizzo sì. Aziraphale diventava isterico quando non sapeva dove era.)


 
 
 
Nota dell'Autrice:
Ebbene sì... sono ricomparsa. Dopo oltre un anno, questa fanfiction riprende vita, nell'ambito del mio progetto suicida per l'estate "tenta di finire almeno qualcuno dei molteplici progetti di scrittura che hai lasciato in sospeso negli ultimi anni". Non prometto nulla, ma tra questi progetti in sospeso ci sono altre due fanfiction di questo fandom... magari prima o poi vedranno la luce!

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