Alla corte della morte...

di occhi_di_ghiaccio98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Corte della morte: L'alloggio ***
Capitolo 2: *** Tra le mura.. e non solo.. ***



Capitolo 1
*** Corte della morte: L'alloggio ***



Chi dice che la Morte sia solo uno stato?
Chi dice che non possa esistere anche in vita?
Chi dice che non esista anche la Vita in morte?

Sono stato portato in una strana prigione, le sale sono piccole e buie, sembrano fatte con una materiale simile a rocce, ma luccicano, come se fossero delle pietre levigate e lucidate, sono di un colore nero che riflette la soffusa luce proveniente dalle torce che ci sono qua e la in questo lungo corridoio.
Le camere sono totalmente diverse, hanno un unico portone in legno ed acciaio, rifinito con strane incisioni.
Le mura sono anche essa in pietra nera, ma a differenza del corridoio non sono ne levigate, ne lucide, sono mattoni di ossidiana opaca, la poca luce della candela viene assorbita da queste mura.

Io sono in una camera molto distante dall'inizio del corridoio, quasi 200,250 passi, molte delle altre sono vuote, o con dei cadaveri da cui esce un rancido odore di morto, per mia fortuna non sono solo in camera, ma per mia sfortuna il mio compagno non è dei più, come dire, socievoli...


Sono una persona molto riservata, non amo parlare dei miei problemi, ne tanto meno di me, e spesso e volentieri evito di conoscere altra gente, per tanto mi sono seduto in un angolo della camera, al buoi, dove le mura assorbivano più luce,ma lo vedevo, vedevo la sua sagoma, sembrava abbastanza vecchio, o, almeno così era la sua pelle; mi guardava fisso, come se cercasse di spaventarmi o di intimorirmi, dopo qualche attimo, che parvero infiniti in quel silenzio, l'uomo si piegò in avanti e mi chiese con voce seria e tetra:
-Come sei finito qui ragazzo? Hai rubato, ucciso, stuprato?-
Finita la frase si mise a sghignazzare attendendo una mia risposta.
Dopo qualche istante l'uomo si ricompose, rigido come una tavola, così decisi di dare tregua ai suoi pensieri e di dirgli il perché della mia permanenza in questa “dimora”
-Se proprio vuoi saperlo...Si, ho ucciso, ma la mia storia non è affar tuo, perciò calma i pensieri e vedi di non chiedere altro.-
Chiusi freddamente la frase, come ho detto non ho mai amato raccontare le mie storie, e questa ho sempre cercato di scordarla...
Il vecchio si alza lentamente, guardando il pavimento, si avvicina lentamente dondolando ad ogni passo...
Era più o meno alto 1,90 con spalle larghe, e un corpo che pareva scolpito sui muri di quella stessa cella, ma al suo contrario, bianco per l'assenza di luce, era più bianca della sua lunga barba. Aveva degli occhi bianchissimi, se non lo si vedeva muovere pareva ceco, eppure sembrava veder tutto, ad ornare quegli occhi c'erano delle cicatrici, ne era una principale che costeggiava tutta la parte del sopracciglio fino allo zigomo, come se fosse stato tranciato da un qualche animale, o lacerato da una delle lame più affilate che io possa immaginare...
Era impressionante come la cicatrice fosse più scura di quel viso, sporco e magro...Sembrava che non vedesse la luce dal sole da quando la sua testa era ancora piena di capelli.

Arrivatomi a pochi centimetri dalla faccia, il vecchio, mi disse:

-Senti, ragazzo, la prigione è affar mio, se non vuoi rispondere perché sei un rammollito fai pure, ma non osare più dire cosa è e cosa non è affar mio...-
Concluse la frase stringendomi il collo della maglia e scolpendo sul suo viso un ghigno così freddo che riuscirebbe a spegnere la candela(già “viva” di suo...)

Anche se intimorito da quel ghigno lo guardai fisso in quegli occhi opachi, spenti e bianchi e gli afferrai la mano

-Senti vecchio, ho un nome e per tale devi chiamarmi, se ti interessa parlarmi rivolgiti a me come Fuji, fatto sta che ti ho risposto, ho ucciso, se credi che sia un rammollito perché non narri le tue “straordinarie” avventure? Come sei finito, tu, in questo posto? Magari hai rubacchiato? Una lite per una cortigiana?-

Gli tolsi la mano dalla maglia e lo guardai serio in viso, aveva capito che non mi interessava se era spaventoso o meno.

In un primo momento strinse i pugni e il suo viso fece spuntare un espressione di rabbia, dopo però, si sedette e iniziò a raccontare:
-Anche io ho ucciso, ma non ho fatto solo questo, le mie “emozionanti avventure” sono tante; ho rubato a grandi feudatari, ho ucciso sotto ordine di “valorosi” principi, che di valoroso non avevano neanche il titolo...Sono andato a letto con diverse cortigiane, ma questo non mi ha fatto buttare dentro, sono dentro per un unico motivo, mi hanno accusato di aver ucciso un membro della FamigliaNera, cosa assolutamente non vera, anche perché la stessa “vittima” mi ha fatto buttare dentro...-

Finì sedendosi e prendendo da un boccale che era nascosto sotto la panca un sorso di uno strano liquore, molto forte e aspro, ma che dissetava e lasciava un gusto di dolce in bocca, ma cosa più importante, ti riscaldava tutto il corpo.
Siamo fermi in quelle panche, ancora questo vecchio deve dirmi come si chiama, ma mi sta già più simpatico, sembra un duro ma sotto sotto non è male, mi ha offerto un po' di questo liquore, e ne approfitto per bere prima di dormire, si sa, se si dorme a pancia vuota poi si fanno brutti sogni, se invece sei pieno di liquore dovresti crollare giù come un bimbo, o, almeno cadere per terra.
Ero andato per dormire quando vidi i “letti”, sono due letti a castello, avevano il materasso praticamente inesistente e senza cuscino o coperta, per mia fortuna quel liquore riscaldava il corpo...Come primo giorno in “alloggio gratuito” presso la FamigliaNera non è male...anche se di solito non pensano ai condannati a vivere hanno delle celle veramente ben strutturate, le pietre fanno da isolante non permettendo al freddo di entrare...ne alla luce...o all'aria...

Decido di prendermi il letto di sopra, speravo che dopo tutto quel bere sarei crollato...eppure così non fu...sono stato tutta la notte insonnie a pensare...pensare...pensare...

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Capitolo 2
*** Tra le mura.. e non solo.. ***


Mi svegliai dopo una notte di insonnia, avrò dormito massimo 4 ore, la notte non è stata delle migliori, forse il troppo alcool, forse l'aria “nuova”, forse l'ambiente chiuso e tetro di quella camera...o forse, forse solamente stavo impazzendo, sentivo odore di cadavere provenire da fuori, sentivo il raschiare delle spade delle guardie sul portone, era normale che fossi impazzito, ma la pazzia non dura poche ore... Dopo una notte come quella avevo solo il desiderio di lavarmi e di fare palestra, girai un po' per la cella, ma non vidi l'ombra d'acqua, così decisi di vestimi e di bere un altro sorso di quello strano liquore. Svegliatomi mi sistemai per fare palestra, presi due pesi che c'erano in un angolo e mi sedetti su una delle due panche, non capivo il perché...ma mi sentivo osservato, una sensazione brutta in uno spazio così chiuso, come se fossi sorvegliato anche poco prima di morire...guardai in tutta la cella per trovare un qualche spiraglio o un animale, per accorgermi solo dopo che il vecchio mi fissava, o almeno, fissava un punto nel vuoto, sembrava quasi ipnotizzato. Sembrava di guardia alla porta, come se sapesse che doveva entrare un qualcosa, o qualcuno... Non oso immaginare che notti ha passato questo vecchio in queste quattro mura, o cosa abbia sentito al di fuori di esse. Dopo un momento di riflessione decisi di svegliarlo...forse la cosa peggiore che abbia mai fatto, il tempo di appoggiare la mia mano sulla sua spalla e mi sono ritrovato con la schiena rivolta al muro, a venti centimetri d'altezza da terra e la sua mano che stringeva contro il mio collo...in pochi istanti pensai che avevo finalmente ottenuto la libertà, invece dovevo ancora vivere a lungo... Cercai di chiamare il vecchio urlando e colpendolo alle braccia; solo pochi secondi prima di togliermi l'ultimo respiro mi lasciò, facendomi cadere al suolo. Non ero irritato, sapevo che se aveva quei riflessi significava che in quelle celle non si era mai al sicuro, neanche la notte... Quando mi lasciò mi ritrovai a terra, ero in ginocchio, respiravo a fatica, lo fissai... “Oddio, scusami ragazzo; non ho mai avuto compagni di cella che mi svegliassero, pensavo che Lui fosse venuto a prendermi, quel bastardo non avvisa prima di arrivare...” Disse guardando in basso sovrappensiero...a cosa si stava riferendo? A chi si stava riferendo?.. Possibile che parlasse proprio di Lui? Non sapevo che qui fosse conosciuto, ma cosa dovevo aspettarmi da dei prigionieri della FamigliaNera, oramai sono famosi per avere collegamenti col dannato, con Lui...La Morte... Da come ne parlano pare un uomo normale, alto su per giù 1,80 con una corporatura robusta, nulla a che vedere con le favole che mia nonna mi raccontava, nulla a che vedere con lo scheletro che immaginavo da bambino...Lui era di un pallido inesistente, praticamente la sua pelle era priva di colori, come i suoi occhi, senza pupilla, tutte bianche, ma non un bianco normale, no, un bianco acceso, come fossero di pura neve... “Tranquillo, so come ci si sente ad avere paura, ti ricordo che mi hanno condannato a sopravvivere in questa topaia...” Dopo questa frase mi rialzai e mi sedetti su una panca. “Ma non parliamo di Lui, rischieremmo di impazzire...Invece, tu chi sei? Come sei finito qui?” L'uomo che avevo visto ieri non esisteva, non era più grande e possente, oramai era vittima della paura, tremava da quanta paura aveva, ma riuscì a calmarsi e a sedersi... “Hai ragione, io so-sono...Ryuji, o almeno, così da quando mio padre mi tolse il cognome; sono finito qui perché ho ucciso svariate volte, e mi hanno accusato di aver tentato l'omicidio di un componente della FamigliaNera, anche se ciò è falso...” Finita la frase si guardo le scarpe, era visibilmente demoralizzato, spaventato...decisi per tanto di non chiedergli altro...sono stato buona parte della giornata seduto su una panca a pensare; perché Lui è conosciuto in questo posto? Che collegamento ha con la FamigliaNera? Sua sorella c'entra pure? Che potere ha qui?.. Le domande che mi pongo sono forse troppe, almeno per ora... Decido di andare sul letto a riposare, ed eventualmente a rispondermi...

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