A un centimetro dal cuore

di Queila
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In un giorno di sole ***
Capitolo 2: *** Proposta ***
Capitolo 3: *** Ovunque tu vada ***
Capitolo 4: *** TV a schermo piatto ***
Capitolo 5: *** E in silenzio attendo ***
Capitolo 6: *** Sorriso scarlatto ***
Capitolo 7: *** Petunia lo odia ***
Capitolo 8: *** Hallelujah ***
Capitolo 9: *** Riflesso ***
Capitolo 10: *** Oscuri sussurri ***
Capitolo 11: *** Il gelo dell’inverno ***
Capitolo 12: *** L'ultima spiaggia ***
Capitolo 13: *** Pure ***
Capitolo 14: *** Impiccato ***
Capitolo 15: *** Paura mortale ***
Capitolo 16: *** Cane, bestia, traditore ***
Capitolo 17: *** Parlami del mare... ***
Capitolo 18: *** Con tutta l'anima ***
Capitolo 19: *** A un centimetro dal cuore ***
Capitolo 20: *** Farfalla ***
Capitolo 21: *** Profumo di rose ***
Capitolo 22: *** Cuoio ***
Capitolo 23: *** Respiro Nero ***
Capitolo 24: *** Alla sua altezza ***
Capitolo 25: *** Rosa ***
Capitolo 26: *** Promessa di morte ***
Capitolo 27: *** L'ora del tè ***
Capitolo 28: *** Dove fa più male ***



Capitolo 1
*** In un giorno di sole ***


In un giorno di sole

Le lacrime scendevano copiose a bagnarle il volto, più le asciugava e più quelle, caparbie, tornavano con la stessa intensità. Victoire tirò su col naso, strofinandosi la manica della camicia sulle guance per tentare di arrestare il pianto.
“Nessuno dovrebbe piangere in un giorno di sole…”
Lo sguardo della bionda puntò verso l’alto e incontrò il blu: quello del cielo e quello dei capelli del ragazzo che la osservava.
“Tieni” le disse, gli occhi di Victoire si persero in quelli di Teddy. La Corvonero afferrò con incertezza la piccola margherita e sorrise al volto gentile del Tassorosso, sussurrandogli un timido “Grazie”.
All’improvviso le lacrime salate assunsero il dolce sapore dell’amore.

 
[110 parole, titolo escluso]
 
 
 
Coppia: TeddyxVictoire
Prompt: Gentilezza
 
Partecipa al contest “Flash Contest: che vinca la drabble migliore” indetto da PuzzettaInAcqua sul forum di efp.
 
 NdA:
Lo so che il colore di capelli di Ted è variabile, ma io lo immagino sempre con i capelli blu xD non so perchè... buona lettura :*

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Capitolo 2
*** Proposta ***


Proposta

 
Con il cuore martellante e le mani sudate, James si inginocchiò davanti a una Lily in lacrime per l’emozione.
“Lily Evans giuri tu di essermi fedele sempre, tutti…” la proposta fu interrotta dalla risata della giovane che lo guardava dall’alto con aria divertita.
“Che stai facendo, James? Questo lo dice il prete!”
“Non è un’usanza Babbana chiederlo in questo modo?” chiese incredulo, ricontrollando gli appunti in tasca.
“No… questo si dice in chiesa, sei sempre il solito…”
“La storia della fedeltà infatti mi sembrava una cosa più… da… Felpato!”
“Non dire idiozie, falla semplice, dai…” disse stringendo forte le mani dell’amato.
“Ok, mia dolce Lily, vuoi sposarmi?”
“Sì, lo voglio!”

 
[109 parole, titolo escluso]
 
 
Coppia: JamesxLily
Prompt: Fedeltà
 
Partecipa al contest “Flash Contest: che vinca la drabble migliore” indetto da PuzzettaInAcqua sul forum di efp.
 
Solo un piccolo appunto: spero si capisca il collegamento tra fedeltà e Felpato xD
 
 
 

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Capitolo 3
*** Ovunque tu vada ***


Ovunque tu vada
 
Sfiori la sua pelle nella speranza di cadere insieme. I suoi occhi sono spenti, svuotati dell’amore che ti ha confessato con remore… i tuoi la saranno presto: il fascio di luce verde si avvicina famelico, voglioso di strapparti la vita.
Lo guardi ancora una volta, un’ultima volta e sorridi,
Teddy ha il suo sguardo: serio ma dolce, misterioso ma irrimediabilmente gentile. Respiri a fondo e t’inebri per l’ultima volta del ricordo di te e tuo marito raccolti sul piccolo, minuscolo Ted appena nato.
Sei pronta.
Non t’importa di morire, raggiungi la mano di Remus e chiudi gli occhi sapendo che, ovunque tu vada, il suo tocco ti accompagnerà per sempre.
 

[110 parole, titolo escluso]
 
 
 
Coppia: RemusxTonks
Prompt: Ninfadora Tonks
 
Partecipa al contest “Flash Contest: che vinca la drabble migliore” indetto da PuzzettaInAcqua sul forum di efp.
   

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Capitolo 4
*** TV a schermo piatto ***


TV a schermo piatto
 
Il getto di acqua ghiacciata lo riscosse immediatamente.
Ron aprì gli occhi di scatto e vide la figura minuta di sua moglie che lo osservava a braccia incrociate.
“Ronald Weasley, ti sei addormentato un’altra volta sul divano! Questa è la terza notte consecutiva!”
L’espressione di Hermione non lasciava dubbi: era infuriata.
“Perdonami, Mione, ma questa macchina infernale che hai comprato è una droga, miseriaccia! Non riesco a smettere di guardarci dentro…”
“Non dare la colpa alla televisione, sei pigro!”
“Sì, però, sono più innamorato che pigro…”
E prima che la novella sposa potesse replicate, Ron, con uno scatto, si alzò dal divano e le chiude la bocca in un bacio.
 

[110 parole, titolo escluso]
Coppia: RonxHermione
Prompt: Pigrizia
 
Partecipa al contest “Flash Contest: che vinca la drabble migliore” indetto da PuzzettaInAcqua sul forum di efp.
 
Accetto suggerimenti per le prossime coppie :), ditemi pure ^^.
A presto.

 

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Capitolo 5
*** E in silenzio attendo ***


E in silenzio attendo

Applico la firma sotto la tua.
"Per il bene superiore".
"Per il bene superiore" ti faccio eco.
Sfioro involontariamente la tua mano e il mio cuore si ribella: vorrebbe essere libero, vorrebbe pulsare ed esultare con il tuo.
Gelido e silenzioso mi scruti senza pietà, pietrificandomi.
La bestia del sospetto si desta, ringhia, si dibatte: la paura della verità mi invade i sensi, ghermisce le mie membra, annullandomi ogni pensiero coerente, avvelenandomi l'anima di terrore.
Ma i tuoi occhi esulano dall’amore, essi bramano potere, come sempre.
Torno a respirare e il mostro si assopisce, torna quieto per l'ennesima volta.
E in silenzio attendo un altro nostro contatto fortuito.
 
 
[108 parole, titolo escluso]
 
 
La drabble partecipa al contest “All together contest” di Mary Black
Coppia: Albus x Gellert

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Capitolo 6
*** Sorriso scarlatto ***


Sorriso scarlatto

Striscia il serpente al fianco del suo Padrone, i famelici occhi giallognoli lo venerano con cieca e brutale fedeltà.
D’improvviso le squame mutano, la coda si biforca, il veleno coagula in tenebrose iridi nere, lunghi capelli corvini crescono celando appena i seni macchiati da rivoli cremisi.
“È di tuo gradimento, Nagini?”
“Il sangue del Babbano è delizioso…” sibila la donna all’orecchio del mago, mentre si sfiora con la lingua le labbra tinte di rosso.
Affonda i denti nella carne del suo Signore e gli sigilla la bocca in un bacio violento dal sapore metallico.
“Ma il tuo lo è di più, Tom.”
Sentenzia con ostentata lussuria in un sorriso scarlatto.
[110 parole]
 
 
La drabble partecipa al contest “All together contest” II ed. ideato da Mary Black sul forum di EFP.
 
Non posso inserire il pacchetto fino alla fine del contest, ma una volta svelato vi apparirà tutto più chiaro (credo comunque che si intuisca molto ^^). È un what if? in effetti, ma potrebbe anche essere vero e Harry non l’ha mai saputo.
La scena può essere ambientata in qualsiasi momento, dopo che Nagini ha ucciso un Babbano. Ho voluto che lo chiamasse Tom apposta per far capire il rapporto tra i due di complicità, e di come lei fosse la sua seguace più importante proprio perché è stata la prima. Ho immaginato lo conoscesse prima di diventare Voldemort a tutti gli effetti (per capirci prima di chiedere il posto a Silente come insegnante, quando scomparse per anni), quindi ha vissuto con lui tutta la trasformazione da Tom Riddle a Lord Voldemort e gli è stata vicina diventando sua complice e seguace (aiutandolo come nessuno lo avrebbe fatto mai: trasformandosi in Horcrux). L’ultima frase presenta un’allitterazione del suono “s”, è voluto per dare più enfasi e un effetto violento al personaggio.

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Capitolo 7
*** Petunia lo odia ***


Petunia lo odia

Si tortura le mani. Intreccia le dita ancora e ancora in un movimento morboso, indecisa se fare quello che in silenzio brama da tempo.
Petunia lo odia più di ogni altra cosa al mondo, eppure non può che rimanere ipnotizzata dai suoi occhi neri, profondi come la notte, pericolosi come le tenebre.
"Spiegami come diventare una strega," confessa in tono sicuro, senza inclinare la voce, senza mostrarsi debole.
"Non puoi." Severus è schietto, schifato e tremendamente soddisfatto di sé.
Petunia lo odia più di ogni altra cosa, più di sua sorella, più del fatto di essere una Babbana.
Lo odia, ma non riesce a pensare ad altro.
 
 
[109 parole]
 
 
Note:
La drabble è pensata in un momento in cui Lily non è presente. Sappiamo che Petunia desiderava diventare una strega (dal settimo libro, nei ricordi di Severus si capisce che ha scritto una lettera a Silente per essere ammessa a Hogwarts), quindi mi sembra probabile che abbia chiesto o a Lily o a Severus prima di abbandonare del tutto l’idea. Il contest prevedeva di scrivere delle coppie e ho voluto far trapelare un certo interesse di Petunia nei confronti di Piton per rimanere in tema col concorso, interesse che è in bilico tra l’affetto e l’odio (ma si tratta più che altro di invidia e astio, come si capisce). Le ripetizioni sono volute, credo si capisca.
 
6) Coppia: Severus Piton/Petunia Evans, creato da Lalani
Indicazione: nonostante l'iniziale ritrosia, Petunia è affascinata dalla magia e dalle capacità di Lily. Un giorno, approfittando dell'assenza della sorella, Petunia si avvicina a Severus e, vincendo l'astio che prova nei suoi confronti, gli chiede di spiegarle come diventare una strega.

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Capitolo 8
*** Hallelujah ***


Hallelujah
 
Con le mani sudate e le ginocchia tremanti, Severus si avvicina piano al suo viso trattenendo il fiato. Ha le labbra vicine a quelle rosse e piene di Lily che chiude gli occhi e si mette sulle punte per annullare la distanza tra di loro. Le bocche si sfiorano dolcemente, il cuore di Severus esplode, e il bacio gli strappa dalle labbra l'hallelujah.
Quel bacio è tutto ciò che lui ha sempre desiderato, lo urla a gran voce in ogni momento negli spazi segreti e bui della sua mente. Lily si allontana dal volto del giovane e sorride di gioia, con le guance in fiamme. Piton le prende la mano e tutto scompare in una nuvola di fumo, ancora una volta.
 
Severus sbarra gli occhi e dove prima c'era Lily, ora riecheggia silenzioso il vuoto: quel sogno, di nuovo. Si alza dal letto e si sfiora le labbra che sembrano avere il sapore amaro del giglio in fiore, quello che l'uomo da sempre ritiene appartenga a Lily. Il cuore gli palpita incessante, il respiro è affannoso: rivedere i suoi occhi verdi è veleno e miele, tortura e paradiso. Il suo sorriso gli è impresso a fuoco nell'anima, lo porta con lui ovunque vada. I capelli rossi risplendono al vento nei ricordi del Principe e tutto è esattamente come anni fa: la morte ancora non l'ha portata via. Lei è con lui. Sempre. In ogni piccolo gesto, in ogni movimento di bacchetta, lo accompagna a ogni lezione, lo guarda mentre dorme e lo bacia nei sogni. Piton la cerca negli occhi verdi del figlio, negli angoli nascosti del castello e la ritrova ogni notte – e per un attimo della durata dell'infinito, quel muro di ghiaccio e ombre si sgretola e lo porta alla vita, cancellando la morte.
Nella lentezza della sua vana esistenza lei è l'unica donna che ama – dopo tutto questo tempo - e l'unica che non avrà mai. Una lacrima scivola solitaria lungo la guancia, quell’unico frammento del cuore che ancora gli batte in petto, quando pensa a lei si scioglie e si riversa sul suo viso in piccole gocce salate: hanno il gusto dei rimpianti. Ha fatto del suo meglio, ma non è servito a salvarla, non è bastato per riportarla da lui. La sua è un'esistenza costruita su rimorsi e nostalgie di una vita fatta di scheletri e fiele.
Nell'immobilità della notte che lo circonda, Severus asciuga la lacrima e decide di chiudere gli occhi ancora una volta, pronto a ottenere in qualche modo il suo lieto fine, il suo hallelujah.
 
  • 420 parole.
 
 
Note:
Gli strappa dalle labbra l'hallelujah : preso dal testo “Hallelujah” di Cohen. Vorrei dire che ho lasciato volontariamente hallelujah scritto in questo modo, così da farlo ricollegare al testo da cui mi sono ispirata. Ho scritto prima il titolo e poi il resto della Flash. Ancora una volta, ce l'ho come vizio evidentemente, non ho parlato di tutte e due, ma Piton secondo me, è un personaggio talmente complesso che può reggere il confronto anche senza Lily, ma ovviamente sarai tu a giudicare ^^. Avevo deciso di scrivere di questa coppia appena hai detto della seconda edizione, non ero neanche sicura che l'avresti rimessa tra le coppie. Mi tormentava il bacio nel sogno, e ho scritto di questo, anche se potevo fare meglio, lo so, ma è venuta fuori così. Spero di non aver fatto un pasticcio.
Buona lettura. Un bacio.

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Capitolo 9
*** Riflesso ***


Riflesso
 
- E mi fissai d'allora in poi in questo proposito disperato: d'andare inseguendo quell'estraneo ch'era in me e che mi sfuggiva – Luigi Pirandello
 
Lily: la ragazza perfetta, la figlia devota, la strega capace.
Ma il riflesso tradisce le attese.
Gli occhi verdi – estranei a loro stessi, conosciuti dagli altri.
I capelli lucenti – rossi di giorno, corvini di notte.
La mente brillante – acuta tra i banchi di scuola.
Il continuo cercarti, sfuggirti e non trovarti: il futuro incombe, la vita bussa… la paura incalza, sai chi sei?
Nello specchio ti guardi, non ti riconosci, è davvero quello il tuo viso?
Quell'idiota di Potter ti è sempre tra i piedi, ma è nei suoi occhi che hai visto riflesso il verde per la prima volta.
 
Note:
Devo dire mio malgrado, che la citazione non era affatto facile da sviluppare, in più avevo deciso di scrivere su di Lily a prescindere dalla citazione scelta (una mossa azzardata, me ne rendo conto). Comunque, non so, ho scritto di getto, senza pensarci, volevo uno stile veloce (la mancanza dei verbi nella prima parte è, ovviamente, fatta di proposito) e incalzante, spero di essere riuscita nell'intento almeno in piccola parte. Ho pensato che anche Lily avesse le sue crisi di identità e che tutti la vedevano come perfetta, ma lei come si sentiva?
Ho immaginato la drabble ambientata durante il settimo anno di scuola: i primi approcci con  James e la guerra che è sempre più vicina… spero vi piaccia almeno un po'.
Buona lettura.

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Capitolo 10
*** Oscuri sussurri ***



Oscuri sussurri
 
La prima volta che lo vide, Tosca era appena diciassettenne: aveva i capelli corvini che le ricadevano indomiti sulle spalle candide e lo sguardo ancora casto, non deturpato dalle piaghe dell'ossessione.
Al loro primo incontro gli occhi di lui – di un verde denso come il catrame, profondo come l'oblio – le entrarono dentro e destarono in lei qualcosa di selvaggio e primordiale: la bestia dell'amore le attecchì nel petto e cominciò a bisbigliare tetri mormorii nella sua mente – creatura ibrida, nata dal connubio di verginità e perversione.
Il veleno del desiderio le usurpò corpo e spirito: si tesse con la sua carne e con il suo sangue, scorrendole nelle arterie, infettandole gli organi e diventò parte stessa del suo essere, affogandola nei sussurri più oscuri dei suoi pensieri.
Ben presto Salazar Serpeverde divenne la sua unica ragione di vita.
Lo pedinava ovunque andasse, in ogni anfratto e camera del castello* –  piccolo, oscuro segreto tra di loro, sconosciuto persino a Salazar.
Lo osservava ad ogni passo, in ogni gesto o sguardo – quando gli occhi di lui indugiavano su di lei, il cuore le esplodeva e la bestia ululava.
Lo spiava di notte nella viscida umidità dei sotterranei – come un ratto acquattato nel buio in attesa di impadronirsi della sua preda.
 
 
“Mi sono accorto che mi segui”.
Lei sostò muta, immobile a contemplare quel volto dai lineamenti così ruvidi – cosi perfetti.
“Smettila”.
Tosca non si mosse, non rispose, ma la bestia latrò ingiurie e bestemmie.
Sarebbe stato suo prima o poi, e lo sarebbe stato per sempre.
 
Lo aveva capito, Tosca, che lui aveva occhi solo per Godric – quell'infame e insignificante Grifondoro.
Ma lei era paziente, accecata, determinata, vittima volontaria di quel mostro che le destava il cuore con bisbigli mormorati ogni volta che Salazar le era di fronte – giorno e notte, senza sosta, senza freni.
Gli si parò davanti in una sera spettrale senza luna, sbarrandogli la strada, obbligandolo a guardarla mentre famelica si spogliava della sua vestaglia, rimanendo nuda. Il corpo perfetto di lei – opposizione della mente corrosa dalle onde dell'ossessione – aderì a quello di lui.
“Ti avevo detto di smetterla”.
Sembrava convincente nel tono di voce, ma Tosca percepì la lussuria che i suoi occhi saettavano: gli prese il viso, giocò con la sua bocca, conquistò la lingua.
Lui dapprima non rispose al bacio, ma si arrese quando i denti di lei si strinsero sulle sue labbra e quando il bacino si ancorò al suo, facendoli combaciare in un incastro ancestrale.
E il ringhio eccitato della bestia echeggiò nel buio della notte.
Sangue e saliva, le unghie nelle carni a sigillare quel rapporto violento. Gli affondi tra le gambe erano sempre più incalzanti, veloci e brutali. Lo aveva desiderato così a lungo: ora che lo aveva finalmente dentro invocava il suo nome ad ogni spinta – lo voleva sempre di più, sempre più in fondo.
Quando Salazar venne dentro di lei in un urlo selvaggio, Tosca lo sigillò tra le cosce il più a lungo possibile, desiderosa che il suo seme le attecchisse nel ventre.
Con le membra tremanti sorrise soddisfatta: ora lo avrebbe avuto per sempre.

 
 
*riferimento alla camera dei segreti: ho pensato che lei pedinandolo lo potesse scoprire, ma che non lo rivelasse comunque a nessuno.
 

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Capitolo 11
*** Il gelo dell’inverno ***


Il gelo dell'inverno
 
Se le avessero chiesto cosa fosse la cosa più fastidiosa della giornata, non avrebbe potuto dare una risposta. Il vestito le stringeva la vita in una stretta quasi mortale e l'aria umida di inizio agosto la faceva sudare: stava soffocando in una prigione di seta e perline. Poi c'era lui: Draco Malfoy che continuava ad osservarla sottecchi con un sorriso beffardo sul volto, provocando in Daphne conati di sdegno .
 “Noiosette queste riunioni di famiglia, eh?”.
All'ombra dei pini che circondavano il maniero, le mani gelide di Draco la sfiorarono appena; una fitta le trafisse il petto facendola trasalire.
Le iridi grigie di lui catturarono quelle nere di lei.
“Togliti di mezzo.” Lo spostò con veemenza, conscia del fatto che toccarlo sarebbe stato una tortura.
“Un tempo non eri così fredda nei miei confronti” disse giocando con una ciocca dei suoi capelli corvini – ne ricordava ancora la morbidezza e l'odore acre di agrumi.
“Un tempo sognavo, adesso non più”.
Avevano trascorso molte estati insieme, lei e lui, a giocare nel fango, a ridere insieme, a tenersi per mano. Ma la primavera dell'adolescenza era stata spazzata via dal gelo della consapevolezza: lui era promesso ad Astoria. La perfetta Astoria: dagli occhi azzurri, dai capelli lucenti.  E Daphne si era ritrovata in lacrime, soffocando nel cuscino i singhiozzi di un amore nato morto.
“Vorrei riuscire a toglierti un po’ di tristezza dagli occhi…” li sognava la notte quegli occhi scuri, voleva possederli, voleva farli suoi. Si avvicinò a lei respirando il suo profumo come faceva una volta.
“Non dire sciocchezze” lo schiaffo raggiunse la guancia prima che lei potesse accorgersene. Ma lui assestò il colpo.
“Sposerai mia sorella”.
“Lo so, ma tu mi ami”. Lo aveva capito anni addietro, prima lo divertiva, ora lo eccitava.
“Non è vero” mentiva Daphne, perché la verità uccide.
“Certo che è vero” Draco le leggeva dentro. La scrutava, lui e nessun altro poteva decifrare i suoi sguardi schivi, il suo odio radicato negli occhi. Odio nato da un amore cancerogeno.
Capisci di amare una persona solo quando la perdi.
Si era sentita soffocare, quando il giorno del suo sedicesimo compleanno le avevano annunciato il suo fidanzamento.
Si era sentita morire quando il nome che il padre aveva pronunciato non era stato quello di Draco. Era fuggita dalla realtà della sua vita, era fuggita da se stessa e da un amore che non sapeva di provare. In quel momento era mutata, trasformando il suo volto in una maschera perpetua.
“Non possiamo, Draco”.
“Ti voglio da sempre, Daphne”.
Il bacio arrivò d'improvviso e con esso la primavera - forse l’inverno non aveva sterminato tutti i germogli.
Ci si innamora cercando nella persona amata il frammento d'animo a nessuno rivelato, e Daphne vedeva il suo riflesso negli occhi di Draco, lo assaporava mentre possedeva la sua bocca: lui riusciva ad ascoltarla da tutta la vita anche quando rimaneva in silenzio.
 
“Non osare sfiorarlo, Daphne, so come lo guardi...”
 
La felicità muore nell'istante in cui nasce; Astoria anticipò le nozze di mesi, sorprendendo tutti eccetto la sorella.
E l'inverno gelò quell’ultimo fiore sbocciato nel petto di Daphne.
 
 
 

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Capitolo 12
*** L'ultima spiaggia ***


 
L’ultima spiaggia                
 
“Idiota di un Weasley!”. Urlava mentalmente, mentre Ron la accusava di essere troppo gentile. L’acconciatura si stava sfaldando, le lacrime pizzicavano per scendere a rovinarle il trucco. Si era fatta carina… non per Krum, continuava a bisbigliare una voce nella sua testa.

 “La prossima volta invitami prima che lo faccia qualcun altro, non come ultima spiaggia!”. 
 
“Non hai capito nulla!” ma la ragazza stava già sparendo dalla sua visuale… Ron si domandò chi dei due non avesse capito cosa. Si sentì in difetto, perché qualcosa ringhiava nel suo petto. Rimase a bocca aperta con l’eco del suo grido nelle orecchie. Ultima spiaggia… forse, in realtà, non era l’ultima, ma l’unica.
 
 
Specchietto:
 
autore: (Efp/forum, se differente) Queila EFP, S.Elric forum
fandom usato: Harry Potter
rating: Verde
genere/i: Sentimentale, accenni Fluff
avvertimento/i: -----
n. turno: 3
eventuale Jolly: (facoltativo) -----
 
 
Note:
 
Sono anni che non scrivo su loro due. La mia OTP in assoluto, li adoro… ora mentre leggevo il comando del terzo turno (un litigio), ho pensato subito a questo e ok, lo so, sono stata banale. Banalissima, ma ho dovuto, è stato più forte di me. La scena si svolge ovviamente dopo il Ballo del Ceppo, durante questa scena Harry Potter entrerà nel dormitorio e sentirà Ron borbottare “Non ha capito…” mi sono allacciata a quello per la battuta. Per quanto riguarda, invece, la battuta di Hermione, mancano alcune parole, perdonatemi, ma non rientravo nelle 110 della drabble ^^”. Il senso si capisce lo stesso. E nulla, buona lettura. Amateli come io li amo.
 
Idiota di un Weasley è ripreso ovviamente da Gandalf e da “Idiota d’un Tuc”… Ron e Pipino hanno molto in comune xD, o no?
 
 

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Capitolo 13
*** Pure ***


Pure
 
Giglio solitario sulla lapide.
Lacrime nascoste sotto un cappuccio nero.
In silenzio l’uomo la ricorda.
 
“Severus, appena saremo a Hogwarts mi insegnerai il trucco della foglia, promesso?”
“Ma non è un trucco: è magia!”
Lei lo guarda con gli occhi verdi divertiti e ammirati.
Lui ascolta il pulsante battito del cuore, e si lascia cullare da quel dolce suono, così diverso dalle urla disperate della madre…
A undici anni si ama profondamente, in maniera più semplice, più sincera, più pura.
 
Cinque secondi sulla sua tomba, non di più.
E poi un crack a scomparire, unica prova della visita: un fiore bianco sotto il nome di Lily.

 
 
autore: Queila// S.Elric (forum)
fandom usato: Harry Potter
rating: Verde
genere/i:  Triste, Malinconico, Introspettivo
avvertimento/i: -----
n. turno: 5
eventuale Jolly: -----
note:
La drabble mi sembra immediata. Piton ricorda Lily sulla sua tomba. La storia può essere ambientata in qualsiasi momento dalla morte di Lily a quella di Severus. Con il titolo volevo sottolineare la purezza dell’amore infantile, che non ha nulla a che vedere con quello adulto. Severus la ama da quando erano bambini e qui nel suo ricordo spero si capisca. Inoltre anche il giglio (e quindi il nome di Lily stessa) significa purezza, innocenza, ho voluto riferirmi anche a questo sia nell’episodio infantile che nel titolo.

 

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Capitolo 14
*** Impiccato ***


Impiccato
 
Silente vorrebbe dissolversi. Perdersi in un luogo lontano, dimenticare il suo nome.
Quello sfiorarsi era un feto malato concepito dalla sua fantasia.
La mente gli è nemica, confonde la memoria.
I ricordi sono corde appese nella sua testa.
Stringe il laccio al collo ogni volta sempre di più, si lascia penzolare, sospeso nell’assenza di lui che non tornerà.
Non sa se è stato amore. Ma quando chiude gli occhi e appare il suo viso, desidera morire.
Nel terrificante silenzio della notte, la sua voce gli rimbomba nelle orecchie, il suo sorriso gli stupra la mente.
Con un cappio al collo, oscilla immerso nell’odio per Gellert, nutrendosi della speranza di rivederlo…
 
 
 

 
 
 
Autore: Queila // S.Elric
Fandom usato: Harry Potter
Rating: Arancione
Genere: Angst // Introspettivo
Avvertimenti: Contenuti Forti
N Turno: 8 (scelto la seconda opzione – genere angst)
Jolly: -----
Note:
Vorrei spendere due parole per spiegare un attimo la drabble. Silente e Gellert si sono appena separati, non collaborano più per il Bene Superiore. Qui Silente lo ricorda, in realtà lo ricorda spesso, e questo gli conferisce l’idea di essere impiccato. Lo pensa, ma sa che non è mai stato amore. Vorrebbe dimenticarlo, sparire e non tornare. La metafora dell’impiccagione mi è sembrata adatta: sei sospeso tra cioè che la tua mente ti spinge a fare e ciò che ti fa male, ma continui a fare perché costretto. Vorresti dimenticare, ma non puoi, e continui a stringere il laccio intorno al collo. È una specie di suicidio mentale. Non fisico. E con questo non voglio dire che Silente abbia pensato di suicidarsi per Gellert, assolutamente. La mia è una metafora per simboleggiare il ricordo, l’ossessione e la voglia di rivederlo.
Ecco, detto questo, volevo solo aggiungere che i “suo” in corsivo si riferiscono a Gellert. E che i puntini sospensivi finali sono voluti a simboleggiare un amore/non amore che continua nel tempo, immerso nella falsa speranza che un giorno questa condizione posso cambiare, ma che ovviamente non muterà.
Buona lettura.

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Capitolo 15
*** Paura mortale ***


Paura mortale
 
Trattenendo il respiro, affoghi lentamente con la bocca chiusa.
I tuoi occhi e la tua mente si fondono con quelli di un altro.
Tom Riddle è lì davanti a te, a portata di bacchetta.
Lo senti pronunciare quella parola e tremi d’orrore e sgomento. Lo sospettavi da tempo, ma ora ne hai la certezza assoluta: il suo segreto è svelato. Trapiantare brandelli d’anima in altro.
La paura della Morte lo ha portato alla follia, lo ha condotto a una magia più oscura dell’oblio.
Ma è stato troppo poco accorto: il serpente ha lasciato tracce… la sua coda è rimasta impigliata in ricordi altrui.
Ed ora inizi la vera ricerca.
 
Schema:
autore: (Efp/forum, se differente) S.Elric_/Queila
fandom usato: Harry Potter
rating: Verde
genere/i: Introspettivo
avvertimento/i: Missing Moment
n. turno: 9
eventuale Jolly: --------
note:
La drabble è dal punto di vista di Silente mi sembra ovvio. Scopre che Tom vuole usare degli Horcrux tramite il ricordo manomesso di Lumacordo. Ovviamente Albus capisce subito che Lumacorno ha mentito e che Tom ha effettivamente usato degli Horcrux e questo gli dà conferma ai sospetti. La drabble può essere collocata in un momento qualsiasi, non mi ricordo quando Albus in effetti veda questo ricordo per la prima volta, ma attribuisco a questo episodio la consapevolezza che Voldermort abbia creato almeno un Horcrux. Il titolo fa riferimento a Tom e alla sua paura di morire.

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Capitolo 16
*** Cane, bestia, traditore ***


Cane, bestia, traditore
 
Narcissa cammina per i corridoi della sua villa con la testa alta. Percepisce bisbigli nella notte, missioni segrete e sussurri oscuri. Progetti mortali rimbombano tra i muri del maniero, ma lei con indifferenza continua a vagabondare per la casa, lasciando la morte agli uomini e occupandosi della vita che cresce dentro di lei... I tacchi alti degli stivali scandiscono i suoi pensieri. Maschere di fumo si addensano nella sua mente e la rimandano a tempi non del tutto obliati.
 
“Potremmo fuggire. Scomparire per sempre, dimenticare i nostri nomi…”
La donna gli sfiora i capelli arruffati. Lui la allontana delicatamente, ma con decisione.
“Narcissa, sei promessa a lui… è stato solo un capriccio…”.
Nello sguardo dell’uomo, lei vede pietà e preoccupazione – le trafigge il cuore, spezzandolo in due. Come se l’intreccio dei loro corpi non fosse mai avvenuto. Come se quel cercarsi e trovarsi fosse frutto della fantasia di lei e nulla più.
Narcissa non risponde: lo ha capito.
Lo ha capito mesi prima in realtà, ma ha voluto vivere lo stesso in un’illusione.
Lo guarda dritto negli occhi grigi: cane, bestia, traditore.
Forse tutto era iniziato come un esperimento – annoiata principessa in una gabbia d’argento, ma poi si era trasformato in qualcosa di più profondo, di più viscerale: era diventato passione, bisogno… odio.
Un conato di vomito le spezza il respiro.
Prova ribrezzo per se stessa e per le carni di lui che ha assaporato troppe volte... Si vergogna, Narcissa. Per un attimo ha creduto di poter essere felice accanto a un animale che ha abbandonato la sua famiglia e che ha insudiciato il suo sangue.
Un cane non potrà mai essere un lupo – indegno perfino di essere chiamato uomo.  
Gli volta le spalle senza battere ciglio.
“Tu sei morto, Sirius”. Sentenzia a bassa voce prima di uscire dalla stanza e non vederlo mai più.
E lo estirpa dal suo cuore, ne brucia l’immagine radicata nel petto, come aveva fatto Walburga dall’arazzo tempo prima.
Tagliato via dall’anima e dalla famiglia.
Per sempre.
 
Per la dimora sente vociferare di stranieri dai volti coperti. Ombre sconosciute che giocano con la morte e creano distruzione, ma lei è impassibile nel suo ruolo, muta nel suo compito di genitrice. Non si cura di niente e di nessuno, eccetto del frutto del suo ventre. Sfiora la pancia che comincia a crescere con fare apprensivo: l’unica vita che difenderà sarà la sua.
Il marito prenderà parte a una missione contro l’Ordine l’indomani: Narcissa sa che quel randagio dal puzzo pestilenziale ne sarà coinvolto, ma non le importa. Lui è morto anni fa, affogato nella sua stessa arroganza: non esiste pietà per i traditori.
Senza pace attende l’epilogo definitivo del suo ex amante: non vi è perdono per i codardi. E mentre osserva le ultime braci spegnersi nel camino di pietra, prega affinché anche Lucius intraprenda presto quella stessa fine.
-        461 parole
 
 
Note dell'Autore:
Vorrei solo chiarire i due tempi in cui si svolge la storia. La parte con il corsivo è un flash-back, ambientato anni prima, diciamo non troppo prima, ma più o meno quando Sirius aveva 18 anni ed era già stato bandito dalla famiglia. Secondo la mia idea la relazione clandestina tra i due è iniziata verso i sedici anni di Sirius e i venti di Narcissa. Ma poi Narcissa si è dovuta sposare con Lucius. Le parti non in corsivo invece si ambientano un paio di anni dopo (siamo nei primi mesi del 1980). In cui Sirius ha 20 anni e Narcissa è incinta di Draco. Il pacchetto non specificava durante quale guerra far ambientare la flash, così ho deciso per conto mio ^^. Narcissa è disillusa dall’amore, e nella mia testa non ama neanche Lucius: ha sviluppato un odio verso gli uomini e verso il marito, al quale attribuisce una parte di responsabilità nella rottura con Sirius. Buona lettura. Il pacchetto da me sviluppato è stato creato da Lalani (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=32632) per il contest All Together contest 2.0 di Mary Black: Coppia: Sirius Black/Narcissa Malfoy. Indicazione: Narcissa sa che un gruppo di Mangiamorte (tra cui suo marito) sta per stanare alcuni membri dell’Ordine. Non chiederà la grazia per suo cugino Sirius: lui l’ha abbandonata anni prima. E non c’è perdono per chi tradisce la famiglia (e il suo amore).

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Capitolo 17
*** Parlami del mare... ***


Parlami del mare…

Fango.

Sangue.

Sangue.

Fango.

Dean corre disperato nel folto della foresta, è braccato come un animale. Il fiato spezzato. Le gambe che bruciano. Preda spaventata, colpevole di essere se stesso, non si ferma, non si guarda indietro: davanti a lui solo la morte.

Urla, Dean.

Apre gli occhi e la luce lo fa sussultare, gli invade i pensieri aggrovigliati alle tenebre. Non si fida del sole, non più.

Gli incubi lo raggiungono anche di giorno, la mattina lo insegue con la bacchetta alla mano, pronta per la sua Maledizione Senza Perdono.

Foglie, ombre… fango, sangue.

L’oscurità la porta addosso, Dean: gli cammina nella carne, gli stringe il cuore, gli mozza il respiro.

Lo terrorizza.

Qualcuno bussa alla porta - tocco leggero che sembra fatato, irreale.

D’un tratto un profumo di rose riempie la stanza, il ragazzo ne percepisce l’essenza acre, dal retrogusto di morte.

Poi la vede – piccola, fragile… bella.

“Ho sentito gridare… stai bene?”

Luna lo guarda: la testa di lato, la fonte corrugata. La sua voce leggera lo penetra, gli passa attraverso e lo porta tra le nuvole.

Il ragazzo non risponde, non può farlo, non sa dar voce alla notte, non può descrivere il terrore.

Lei si siede sul letto accanto a lui – farfalla in volo che si posa su di un fiore marcio e ne coglie la bellezza che nessuno vede.

“Lo hai visto il mare oggi?”

Dean scuote la testa.

“Invece io ho fatto una nuotata. Mi sono tuffata per volare, volare lontano… lo sai che il mare è blu perché rispecchia il cielo?”

Il ragazzo non muove un muscolo. È stregato dallo sguardo di lei, dalla pace che dorme sulle sue labbra morbide.

“E ieri, ieri sei andato in spiaggia?”

Nega di nuovo. I capelli lunghi di lei, gocciolanti di miele e salsedine, gli sfiorano la mano e qualcosa si muove nel petto del ragazzo – può la dolcezza salata della luce sconfiggere le tenebre che dimorano sotto pelle?

“Ieri ho raccolto molte conchiglie. Ne ho fatto una collana, guarda”.

Gli mostra l’oggetto, Dean sorride appena. Sembra una bambina, Luna: è ingenua, folle, sognante… e Dean sente sciogliersi appena quella materia oscura che gli batte a un centimetro dal cuore.

“Ho lasciato molte impronte sulla spiaggia. Ma stamattina non c’erano più… il mare se le è portate via. Il mare cancella di notte, il mare cancella ogni cosa. Siamo in un posto magico, Dean. Non è terra, non è acqua… è vita che scorre… sono onde che guariscono”.

Le tocca la guancia con la punta delle dita: è reale, eppure sembra un sogno, un sogno con la luce, con il sole, con le stelle e con l’odore di sale.

Luna, senza vergogna, mostra i suoi incubi al ragazzo sotto forma di cicatrici, frammenti di vetro scalfiti a sangue sulle braccia.

“Passerà, Dean. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa... e basta. Fai un bagno nel cielo e vedrai le stelle”.

Luna distratta, Luna che non capisce nulla, eppure comprende tutto. Luna che salva, che ride, che ama.

E mentre lei lo guarda con occhi colmi d’oceano, lui la prega a fior di labbra.

“Parlami del mare…”.








Note Autrice:

Non credo ci siano specifiche da fare. La flash è piuttosto immediata, vorrei solo sottolineare il fatto che Dean non dica nulla durante tutta la narrazione, e l’unica frase che pronuncia è appunto alla fine ed è ripresa dal titolo. I puntini di sospensione sono ovviamente voluti, a sottolineare un dolore che non passa immediatamente, che ha bisogno di attenzioni e cure per scomparire. In questo periodo ho sviluppato una sorta di perversione per Baricco, nella flash potete trovare, spezzata e inserita nei dialoghi, la citazione di Alessandro Baricco tratta da Oceano Mare:

"“Sai cos’è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. […] Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta” .
​L'idea viene direttamente da EsterElle (https://efpfanfic.net/viewuser.php?uid=303181), ho sviluppato il pacchetto creato da lei per il contest All together contest- Freya edition:
Dean Thomas/Luna Lovegood
Indicazione: A Villa Conchiglia gli incubi si fanno vivi sempre al mattino. La luce dall’alba filtra piano nella camera di Dean e lo trova tremante, perso nei ricordi della fuga, della guerra, ricordi che sanno di morte e di sangue. Alle volte continuare a sperare è difficile, troppo. Alle volte il passato remoto gareggia con quello vicino per negare il futuro: gli ideali non bastano più a dare coraggio.
Poi, eccola: leggera, impalpabile Luna, folle Luna, che guarda la vita di scorcio, di sbieco. Ferita, debole Luna che indica il mare e sussurra. Luna che salva.
“Sai cos’è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un’orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. […] Se c’è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. È tempo. Tempo che passa. E basta” (A. Baricco, Oceano mare).
 


 

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Capitolo 18
*** Con tutta l'anima ***


Note dell'Autore: Spendo due parole per il titolo: con tutta l’anima, fa riferimento alla voglia di rinascere e di cambiare di Lily, ma all’incapacità di farlo davvero. E credo che questo si riscontri anche in tutto il senso generale della flash, che può sembrare inconcludente, quasi inutile, ma è proprio questo che volevo trasmettere: ed è proprio come si sente la protagonista. Buona lettura.
 
Con tutta l’anima
Lily lo sente dentro, in fondo al petto. Quando il suo cuore batte, alle orecchie arriva il suono ovattato della sua inutilità.
Sbagliata.
Lily lo percepisce ad ogni passo. L’eco dei suoi pensieri le rimbomba nella mente in ogni ora del giorno.
Incapace.
La prima volta che lo vede il senso d’inadeguatezza le comprime lo stomaco. Il respiro le si mozza. E capisce che non sarà mai suo.
Brutta.
Inizia tutto con un gioco di sguardi. Lysander si accorge delle occhiate della piccola Potter, le ricambia forse per noia, forse per scherzo. Lily sa che la vita la prende in giro ancora una volta, ma negli occhi neri di lui scopre tutto ciò che ha sempre voluto e mai ottenuto: se stessa. Fa finta di nulla, Lily. Cammina a passo ponderato nel castello: come unico interlocutore il rumore delle sue scarpe sul pavimento tirato a lucido. Vaga in silenzio e a testa bassa, fingendo di non esplodere, di non bruciare per lui. Indossa la maschera dell’indifferenza, non parla con nessuno e lentamente dentro muore… lui la guarda di tanto in tanto, ma non fa altro, non percorre quella breve e infinita distanza che intercorre tra di loro. E anche Lily continua a rimanere ferma, congelata dalle sue insicurezze e paure. Bloccata nella ragnatela tessuta dalle sue ansie, dal suo sentirsi inadeguata in ogni istante. Forse avviene tutto nella sua testa. Forse quel lento sfiorarsi con gli occhi è solo un embrione malato concepito dall’unione di speranza e fantasia. Poi, come in un sogno, in un pomeriggio buio dal cielo denso di nubi, Lysander la bacia. Le sue labbra carezzano con estrema dolcezza quelle di Lily che piange. Piange perché vorrebbe sbocciare. Vorrebbe di più di un bacio, vorrebbe essere adatta. Vorrebbe sentirsi normale e sprofondare nelle braccia di Lysander, affogare nel suo profumo e nella sua pelle e cucirla insieme con la sua. Ma il ragazzo si allontana con la stessa facilità con cui si è avvicinato. E Lily non sa se quel pomeriggio sia stato il frutto onirico dei sui pensieri o se quel bacio è accaduto veramente. Si accorge che lui quando la incontra per i corridoi della scuola, le sorride timidamente, le iridi nere la cercano a lezione, ma lei non ricambia lo sguardo… vorrebbe saperlo fare con tutta l’anima, ma non ne è capace. Nessuno le hai insegnato ad amare. Nessuno l’ha mai amata. Lily ha paura di lui… e di ciò che potrebbe fare al suo cuore vergine che più di ogni altra cosa desidera essere violato. E lentamente il tempo le scivola addosso come un mantello, lasciandola esposta alle intemperie della sua mente. Qualcosa è mutato dopo quel breve contatto, ma la ragazza non comprende in pieno cosa: è in balìa delle onde, oscilla tra il desiderio di essere di più e la paura di cambiare e diventare davvero se stessa. E così si trascina senza meta e si spegne lentamente, come un incendio sotto la pioggia.
 

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Capitolo 19
*** A un centimetro dal cuore ***


Nick sul Forum: S.Elric_
Nick su EFP: Queila
Titolo della storia: A un centimetro dal cuore
Pacchetto scelto: 5)Coppia: Scorpius Malfoy/Rose Weasley (Il pacchetto è frutto della fantastica Mary Black)
Indicazione: Scorpius Malfoy è la persona più indisponente che Rose abbia mai conosciuto, e non capisce proprio come sua cugina Lily possa starci insieme da anni. 
Scorpius è freddo, insolente, cronicamente depresso. È intelligente, bello, ci sa fare, eppure ha sempre l’aria di uno a cui non frega di niente e di nessuno, l’aria di uno che preferirebbe non essere al mondo. 
Rose detesta quel suo modo di fare così scostante, eppure una sera si ritrova con quelle mani pallide addosso e Scorpius che sorride del suo sorriso appena accennato mentre la spoglia, e non sembra affatto sbagliato.
Rating: Arancione
Contesto: Nuova Generazione
Genere: Sentimentale
Note/Avvertimenti: Lemon
Note Autrice: Il titolo della storia e il nome della racconta in cui pubblicherò la flash sono uguali, spero non sia un problema. Con la frase finale ho avuto problemi, non mi è venuto nulla di decente in mente! Non scrivo più come una volta, anzi, questa è la mia flash dopo mesi… (credo anche più di sei), ma i tuoi contest mi piacciono e mi spingono e voler provare. Credevo di aver fatto meglio sinceramente, ma spero che ti piaccia lo stesso, volevo scrivere di loro da tempo. Il mio intento è quello di far capire il cambiamento, lo scambio di ruoli: Scorpius non è come Rose lo crede… non è inverno, all’occorrenza può essere estate, e viceversa. Buona lettura!
 
A un centimetro dal cuore

Scorpius Malfoy è inverno. Interminabile freddo che si specchia nei suoi occhi assenti e gelati.
Rose Weasley è estate. Sguardo vivace, capelli ramati e bocca che sa di fragola.
 Lei lo odia da anni – principe solitario, rinchiuso nella sua fortezza di ghiaccio.
Lui in silenzio la osserva da lontano - stella accecante, che illumina ogni cosa.
 Scorpius è fidanzato con Lily da tempo. Rose quando i due si prendono per mano distoglie lo sguardo, fissa un punto lontano. Lui è attraente, brillante, ma lei lo trova irritante e noioso, scappa appena ne sente i passi nel corridoio, ma lo cerca a lezione – paura e desiderio lottano e si uniscono in una danza spietata.
Nelle sue espressioni, vuote e impercettibili, Rose non vede nulla, non percepisce amore, solo arido oblio, ma quando lei gli sfiora per sbaglio il braccio, gli occhi del Serpeverde improvvisamente fioriscono.
 Scorpius Malfoy è primavera. Ha le iridi di un blu cristallino, pacato e brillante.
Rose Weasley è autunno. Carica di rabbia e grinta, alla continua ricerca del tocco di lui, per far sparire le nuvole che le offuscano l’anima.
 Lei lo allontana ogni giorno di più – prova in tutti i modi a disprezzarlo, inveisce contro se stessa, sputa ingiurie e bestemmie alle sue spalle.
Lui le si avvicina, attratto dal suono della sua risata: comprende che è sbagliato, ma la forza che lo spinge tra le braccia di lei è fatale, inarrestabile… e non vuole fermarla.
 La segue, la blocca… la spoglia.
Scorpius sorride e Rose geme.
Il corpo di lui è caldo, quello di lei accogliente, non oppone resistenza, non ferma le mani che le sfiorano le gambe aperte, pronte ad accoglierlo. Non sapeva di desiderarlo fino a quando non le entra dentro… con la carne e con l’anima.
Scorpius spinge e scava in profondità: trova le lacrime, si bagna le guance con la felicità, hanno il sapore del sale e delle fragole.
Rose sospira, gli asciuga il viso con la bocca e fa sue quelle gocce.
Attimo inteso, di limitato infinito.
Le spinte si fanno più intense e qualcosa si muove, prende forma ed esplode: in lui l’amore, in lei l’odio.
 Usciti dallo stanzino il gelo la investe.
“Non succederà mai più, Scorpius”.
Lui annuisce silenzioso, ma non riesce a smettere di sorride.
 Scorpius Malfoy è estate. Ha i capelli scompigliati e il respiro irregolare, gli occhi pieni di luce, le labbra colme di lei.
Rose Weasley è inverno. Nel petto la fredda consapevolezza di non poterlo amare; congela sul nascere il bocciolo che le è fiorito a un centimetro dal cuore.
 

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Capitolo 20
*** Farfalla ***


Farfalla
 
Passi le dita sul tessuto liscio con lo sguardo vuoto. Ti sembra sterile, inconsistente, freddo, come tutto ciò che ti circonda. Sei in un bozzolo in balia del destino, intrappolata nella rete d’odio e dolore dei Black.
“È seta, signorina Black” la commessa di parla, con timore. Al tuo cognome si associa la paura.
“Come se conoscesse la differenza, non riconosce il puzzo dei Mezzosangue, figuriamoci di un tessuto pregiato” sputa con cattiveria tua sorella.
Non la guardi, non guardi nulla in realtà.
Mezzosangue…
“Ti uccideranno se non ti lascio…”
“Morirò comunque senza di te. Andromeda, ti prego.”
“Sposerò Rosier, è deciso. Non posso farci nulla. Non ho scelta.”
“Si ha sempre una scelta.”
 
Ti fa talmente male il petto da essere anestetizzata a qualsiasi altro dolore. Non ti accordi dello stillo che la sarta ti conficca involontariamente nella coscia. Convivi con le spine nel cuore da mesi. Percepisci solo la sua mancanza, il resto ti è estraneo, il resto non esiste: il resto non è lui.
La notte prima delle nozze la trascorri a piangere, a ripetere sottovoce il suo nome, come una preghiera, come per farlo apparire di fronte a te. Ti aggrappi al ricordo dei suoi occhi per sfuggire all’oscurità dei tuoi. E davanti lo specchio, con il tuo candido abito bianco non ti riconosci – sporco vestito di seta. La figura che appare nel riflesso ha profonde occhiaie violacee nonostante il trucco, e capelli spenti nonostante gli incantesimi per acconciarli al meglio. Quella non sei tu. Non sei mai stata tu. Tu non sei spietata come Bellatrix, non hai la mite quietezza di Narcissa o la propensione naturale alla cattiveria di tua madre. Tu sei altro: tu sei lui…
 Ti sciogli i capelli e indossi la divisa dei Tassorosso, quella che Ted ti ha regalato anni fa. L’unica cosa che non ha la puzza dei Black impregnata nel tessuto. Abbandoni il tuo vestito di seta sul pavimento e con esso quella che non hai mai considerato casa. E finalmente voli via.
 

La storia partecipa al contest "Nella mia Libreria" di

Si basa sul pacchetto "Seta" di Alessandro Baricco (Il nome del romanzo ispira la flah).

Farfalla, bozzolo, rete, volare via e seta, prendono spunto proprio dal baco da seta. Andromeda vola via prima di morire effettivamente, da bozzolo diventa farfalla. Buona lettura.
 

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Capitolo 21
*** Profumo di rose ***


Profumo di rose
 
Si erano scontrati per la prima volta in un gelido giorno di febbraio – alle scale piace cambiare
Lui non l’aveva mai vista – oppure sì? Era la puzza di cane bagnato di suo fratello quella che emanava? 
Lei lo riconobbe subito – occhi spenti, divisa verde e sguardo truce, schifato: Black fino al midollo. 
Regulus non chiese nemmeno scusa, non la aiutò a raccogliere i libri – si girò appena e la vide china sui fogli: capelli rossi, occhi verdi. 
Lily lo sfiorò con lo sguardo e a Regulus quegli occhi fecero male, più degli incubi notturni, più delle urla della madre, più degli insulti del fratello – la sincerità lascia sempre il segno, ti marchia più del fuoco. 
Con un singolo sguardo lei capì che lui era tutto quello che non avrebbe mai avuto, ma che aveva sempre desiderato – così diversi, così simili. 
Lesse negli occhi di Regulus l’abbandono che vedeva riflesso ogni sera nei suoi. 

Si erano baciati per la prima volta in un afoso giorno di maggio – gli esami erano vicini, la guerra alle porte… 
Non si sarebbero dovuti amare. 
Erano destinati a perdersi, e non lo capivano – quel gioco di labbra e carne durò per settimane, o forse anni? 
Erano destinati a non trovarsi, eppure s’erano trovati lo stesso e incuranti di tutto continuavano a baciarsi in segreto. 
Lily poi tornava da James. 
Regulus dai suoi incubi. 

Si erano lasciati nei primi giorni di ottobre. Non erano mai stati insieme davvero – il destino li aveva resi nemici, distanti eppure vicini. 
“Tu sei diverso da questo” – dito accusatore verso quel macabro disegno nero. 
La pelle candida di lei si scontrava con quella sporca di lui. 
“Io sono esattamente questo! Lo sapevi fin dall’inizio!” non riusciva ad urlare davvero Regulus – trafiggeva con lo sguardo, non con le parole. 
“No!” si rifiutava di piangere Lily. Sapeva che sarebbe finita ancor prima di iniziare. Lo aveva amato con odio – fino in fondo, fino all’anima. 
“Ci siamo incontrati per lasciarci”. 
A lei non mentiva mai. Non poteva. Ma di notte, tormentato dalle paure, Regulus mentiva a se stesso – immaginava un futuro insieme, fino a quando la cenere e il fumo non si facevano di nuovo realtà. 
L’aveva incontrata per salvarla, l’aveva incontrata per morire - morire per odio e per amore. 

Si era spento in un giorno qualunque, in un luogo qualunque. E mentre annegava solitario nell’oblio, si fece inverno. E finalmente, dopo anni, mentre moriva riconobbe il suo odore: 
profumo di rose.

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Capitolo 22
*** Cuoio ***


Cuoio

L’ultimo anno comincia con il sentore della guerra, la paura si nasconde in ogni angolo del castello: Rabastan la insegue con smania, Alice la combatte con determinazione.
Alice scruta il mondo con i suoi grandi occhi grigi: la divisa in disordine, i capelli scomposti, la pelle candida che splende alla luce ottobrina.
Rabastan la guarda, ma non la sfiora.
Rabastan detesta la perfezione e le regole: le labbra carnose affamate d’odio, i muscoli allenati, la camicia sbottonata che rivela il petto villoso.
Alice lo guarda, ma tace.
Alice percepisce le tenebre ogni volta che lo incontra.
Lui è salvezza e dolore.
Rabastan vede in Alice un mondo che non gli appartiene, ma che desidera.
Lei è caos e perfezione.
 
A Pozioni Alice è la prima della classe. E mentre aggiunge l’ultimo ingrediente, Rabastan è dietro di lei, la squadra, ne imita i gesti. A fine lezione, la pozione di Alice è perfetta, quella di Rabastan un disastro. Uscendo dall’aula la ragazza lo osserva, lui la guarda appena, ma tanto basta per provocarle un sibilo nella testa: in lei qualcosa si scuote, le striscia tra le vene fino a morderle il cuore.
 
Gioco di sguardi persi nel vuoto.
 
Ad Alice marzo è sempre piaciuto. Nel mezzo tra inverno e primavera: al centro tra gelo e fuoco. Sulle rive del lago Nero si specchia la natura selvaggia che circonda Hogwarts: il verde fa capolino, l’azzurro spicca… e poi il nero irrompe all’improvviso.
Gli occhi di Rabastan la osservano indagatori, la studiano. È affascinato dalla forza di lei, dal suo disordine esterno e dalla sua calma interiore.
La vuole.
Scosse saettano sulla pelle di Alice, ma lei non ha paura - non ancora. È eccitata dal suo predatore, lei è la preda, lo capisce da come la guarda: la brama. La Grifondoro fa un passo indietro, ma non distoglie lo sguardo dal viso di lui: barba appena accennata, naso pronunciato. Vuole essere azzannata, il suo cuore la supplica, lo percepisce dai battiti accelerati, dai brividi sulla schiena e dalle gambe tremanti: l’attesa la tortura.
Rabastan è immobile, i muscoli tirati, la mascella contratta. Aspetta con pazienza che lei diventi sua. Alice sembra voler dire qualcosa, la sua bocca si muove appena, ma non esce nessun suono.
Il bacio arriva in modo inaspettato. Alice si muove silenziosamente, quasi fluttua, i suoi passi non fanno rumore sulle foglie che si distendono sul terreno, si avventa sulle labbra di lui e Rabastan sorride appena. Lei ha le labbra screpolate, sente quasi il sapore del suo sangue: ne è eccitato.
 
Marzo, mese di nascita e morte.
 
Sul finire del mese, le illusioni di Alice si infrangono. I baci nei corridoi, le mani sotto la camicetta… il marchio sul braccio.
L’inchiostro scava la pelle olivastra di Rabastan.
Alice lo ha sempre saputo.
Alice ha sempre finto.
Scappa dalle mani di lui che odorano di cuoio con le dita tremanti che sfiorano la bacchetta.
E mentre Alice si allontana, gli occhi di Rabastan scintillano di sfida e crudeltà.
 
Parole: 499

 
La storia ha dei rimandi alla futura tortura che Alice subirà anche da parte di Rabastan: le ultimi due frasi, la parola ”tortura”, il non ancora (riferito ad Alice che non ha paura), il sapore del sangue (che ricorda anche la purezza). Inoltre, anche il cuoio fa riferimento alla tortura – in questo casa Babbana (di solito i lacci, le fruste etc… sono in cuoio). Infine, “un sibilo nella testa: in lei qualcosa si scuote, le striscia tra le vene fino a morderle il cuore.” Vuole riprendere il pacchetto e le spire serpentesche).  E' stata scritta per il contest All Together 2.0 VII edizione, indetto da Mary Black. La storia ha preso ispirazione dal pacchetto di A m e t h y s t : "Coppia: Alice Paciock/Rabastan Lestrange.
Indicazione: è durante il loro settimo anno che comincia tutto. Rabastan è intrigato dalla determinazione d’acciaio nascosta sotto la pelle delicata di lei, Alice cede al fascino ambiguo che lui si porta addosso – finché sono a scuola, può fingere di non sapere che hanno ideali diversi, che la purezza del sangue per lui è tutto. Il cuore di Alice è ormai completamente avviluppato dalle sue spire serpentesche quando scopre il marchio sul suo braccio e la verità le rovina addosso senza alcuna pietà."

 Buona lettura!
 

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Capitolo 23
*** Respiro Nero ***


Respiro nero
 
Il suo respiro nero è alito che si condensa in ombre davanti ai tuoi occhi. Avvelena la tua mente, prende le sembianze dei tuoi incubi, mentre il tuo corpo si scuote senza sosta. Hai sempre avuto paura di tutto, il giudizio degli altri ti logora lo stomaco, ti intossica i polmoni. Quelle occhiate le senti ancora dentro, bruciano nel profondo. Ma li hai battuti tutti.
Non sei mai stata abbastanza.
Il dolore avanza a intermittenza. La vista si appanna. Ti abbandoni al respiro nero, sperando in un aiuto, ma ci sono solo ombre.
Il buio ti avvolge.
Bellatrix scarica il suo peso sul tuo corpo trafitto dal dolore, hai la mente e le membra intorpidite dal freddo e dalla paura, non riesci a fare nulla, il tuo corpo non risponde ai tuoi comandi, ma ai suoi. Vorresti ricordare il volto di tua madre, vorresti ricordare come si sorride, ma non ce la fai – a mala pena riesci ancora a respirare. Il braccio ti va a fuoco, lo senti pulsare senza controllo, vagamente ti accorgi che cola del sangue, ti scorre sull’avambraccio e cade in piccole gocce che si coagulano sul pavimento di marmo. Intravedi forse un marchio – ti infanga il corpo, ma non capisci bene di cosa si tratta: hai i pensieri bloccati dal dolore, l’unica cosa di cui sei certa è la consapevolezza che stai per morire – la morte ha uno strano sapore metallico.
Non sei mai stata abbastanza.
Bellatrix continua a chiederti qualcosa, ma la sua voce è lontana, roca, non riesci a sentire nulla: percepisci solo l’eco della paura che ti rimbomba nella testa e di offusca i pensieri. Sai che per Bellatrix sei solo una sporca Mezzosangue, una rosa da insudiciare con insulti e maledizioni, sei in balia della sua bacchetta e della sua crudeltà. Ad ogni movimento del suo polso ti scuoti, e le scariche elettriche ti incendiano il corpo, non ti muovi, sei ferma ad attendere la fine.
Non sei mai stata abbastanza.
Il respiro nero di Bellatrix si confonde con i tuoi ricordi, trasformandosi in fumo. Un treno fischia in lontananza in un ricordo sbiadito dal tempo. È ora di salire. Sospiri e memoria si cuciono sulla tua pelle, vestendoti di sofferenza. Le lacrime ti bagnano copiose il volto.
Urli senza voce.
Il volto di tua madre è la prima cosa che rammenti, finalmente. Hai gli occhi uguali a lei: pieni di caparbietà e ostinazione, ma la lealtà e l’impegno nella scuola l’hai ereditata da tuo padre. Il primo anno ad Hogwarts non è mai facile per nessuno, ma tu sei una nata Babbana e ogni cosa in quella stazione te lo ricorda - i gufi e i topi, le bacchette, i mantelli, gli sguardi.
Sulla banchina gli occhi sono tutti puntati su di te – li sentivi indagatori, ti giudicano, e i tuoi genitori ti guardano con apprensione.
“Hermione, sei sicura?” tua madre non è mai stata convinta, fin dal primo giorno, fin dalla prima lettera. Ma tu hai insistito. Lo volevi. Volevi con tutta te stessa essere diversa dal resto del mondo – anche da quello Magico.
“Mamma, per favore. Ne abbiamo già parlato. Ci vediamo a Natale” dici con il sorriso, provando ad essere il più convincente possibile, ma dentro qualcosa vacilla - tutti quegli occhi puntati su di voi.
Il treno fischia per un’altra volta e senti l’ansia salire, senza pensarci troppo entri nel treno dopo un ultimo cenno con il capo verso i tuoi. Tuo padre ti bacia veloce la guancia.
“Ci vediamo a Natale” ripete tua madre per tranquillizzare sé stessa. Sai che sta trattenendo le lacrime, lo capisci da come le trema leggermente il labbro inferiore e guardandola vorresti piangere anche tu, ma le sorridi e scompari tra i corridoi del treno.
La locomotiva è semivuota, stanno ancora tutti salutando sulla banchina, alcuni corrono, quasi tutti gridano. Vaghi per il treno cercando di calmare le gambe che tremano e gli occhi che bruciano, giri a vuoto persa nei tuoi pensieri.
Non sei mai stata abbastanza.
Qualcuno ti urta la spalla, quasi inciampi, ma ritrovi l’equilibrio subito ed eviti di ritrovarti con la faccia per terra.
“Stai attenta, stupida ragazzina!” il suo tono rimbomba di disprezzo.
Lo guardi allontanarsi mentre sussurra quella parola. È la prima volta che la senti. Ma sai cosa vuol dire e a chi è rivolta.
Mezzosangue.
Sapevi che prima o poi qualcuno te lo avrebbe detto. L’hai letta su molti volumi, in alcuni è censurata, ma sentirla pronunciare dal vivo, ti ferisce mortalmente. Per molto tempo ascolti solo l’eco dei tuoi pensieri: è rimasta solo quella parola e te sul treno. Non c’è nessun altro, sei sola.
Rimani in silenzio. Immobile. E mentre il mezzo si muove e prende velocità, decidi che li supererai tutti. Che sarei la strega più brillante della tua età e non solo. È una promessa a te stessa e a quel ragazzo che sai che ancora sghignazza in lontananza. Vincerai su tutti loro. Ricominci a camminare, a testa alta, ma poi il dolore torna a trafiggerti il petto.
La bestia si è risvegliata e vuole attenzioni.
Bellatrix urla, sputa ingiurie e insulti.
“Dove l’avete trovata?” sai a cosa si riferisce. Ma non riesci a parlare, hai la mascella bloccata dagli spasmi. La Maledizione Senza Perdono ti trapassa il petto di nuovo, arriva fino ai reni, la schiena si alza di qualche centimetro da terra e tu sai per certo che morirai. Vorresti abbandonarti alla paura e al dolore, sarebbe tutto più facile. Ma sei ostinata, lo sei sempre stata. E continui a respirare, per te, per tua madre, per Harry, per Ron e per quel ragazzo che per primo ti ha chiamata Mezzosangue.
Dopo giorni di buio, però, intravedi una luce in fondo la stanza, nell’oscurità uno spiraglio si apre, qualcuno pronuncia il tuo nome e finalmente torni a respirare.
E la paura si fa più leggera.
 




Nome (Efp e Forum): Queila su efp, S.Elric_ su forum
Titolo: Respiro nero
Introduzione: Bellatrix tortura Hermione. La ragazza in balia del dolore ricorda il suo primo anno, la prima volta che ha preso il treno per Hogwarts. La sua paura più grande viene risvegliata dal dolore che la tortura le procura: non essere abbastanza per il Mondo Magico.
Genere: Introspettivo, Dark
Rating: Verde
Contesto di ambientazione: Durante la tortura subita da Hermione, fatta da Bellatrix.
Beta Reading: No
N.d.A: Secondo il contaparole sono 983 tutto il testo (ma ci sono 4 trattini quindi sarebbero 979, mi pare di aver capito) e quindi 97 la drabble, che è all’inizio della storia (sottolineata), per capirci da “il suo respiro nero” a “il buio t’avvolge”. Buona Lettura!

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Capitolo 24
*** Alla sua altezza ***


Alla sua altezza
 
Anche se la luce entra nella stanza, Regulus continua a vedere solo tenebre: davanti a lui si estende il vuoto. Buio assoluto.
Cerca da tutta la vita una via di fuga da se stesso, Regulus non ha mai trovato un senso nelle cose che ha fatto e in quelle che gli hanno sempre insegnato.
Da qualche mese, però, un’idea si è insinuata nella sua testa, facendosi spazio tra il veleno inoculato per anni: sconfiggere chi lo ha reso solo più di tutti, chi lo ha fatto precipitare nell’abisso senza salvezza; il Signore Oscuro ha corrotto i suoi pensieri, ingannato il suo cuore e si è preso tutto: carne, anima, sangue.
Eliminare Voldemort è diventata man mano la sua ragione di vita: si è infiltrata come acqua nelle rocce serrate della tua mente, un piccolo scopo sempre più grande che ha scatenato una frana inarrestabile. Finalmente ha qualcosa da progettare, un piano ben costruito, un castello da erigere e conquistare per poi distruggere una volta per tutte.
Guardando al passato, ha un unico rimpianto: Sirius, Regulus non ha mai riconosciuto le cose essenziali, è sempre stato cieco.
Ha osservato suo fratello quasi sempre con odio per tutta la vita, eppure a poco dalla fine, vorrebbe guardarlo per l’ultima volta con amore – essere guardato con amore.
In verità ha sempre sottovalutato Sirius – sentimento condiviso, lo ha sempre considerato troppo emotivo, ora invece un suo cenno, un suo sguardo sarebbero vitali per lui – riscatto sul punto di morte.
Lascia che i ricordi dell’infanzia lo cullino un po’, dolcemente, sono miele per tuo cuore infetto: Sirius che ride e lo insegue nel giardino, Sirius che segna l’altezza sulla grande quercia (Regulus è sempre stato più basso), le partite a Quidditch, la cerimonia dello smistamento, i libri, le pozioni… e poi quel segno nero sul braccio.
Marchio infame.
Nonostante tutto, nonostante i suoi errori e orrori vuole provare a salvare Sirius – a salvare se stesso, quelle voci sono sempre più frequenti, mortiferi sussurri di un piano dell’Oscuro Signore – uccidere il bambino nato a luglio e con lui chiunque provi a proteggerlo.
Ormai è deciso a fermarlo, è pronto a sacrificarsi.
Pian piano apre gli occhi e si abbandona alla luce per la prima volta nella tua vita, prende il medaglione, lo stringe con forza e rabbia, si prepara alla morte.
Quando sarà tutto finito spera che Sirius sappia quello che ha fatto per lui - per voi.
Respira forte.
Sei: una vita di nefandezze frantumata in sei malefici frammenti.
Tutto il suo potere custodito in carta, gioielli e bestie– segreto svelato.
Una volta distrutti tutti, il loro creatore cadrà.
Voldemord morirà e Regulus con lui, espiando le sue colpe.
Zittisce la voce nella testa che gli dice di aspettare ancora; o oggi o mai: oggi è pronto a lasciar andare tutto e a dimenticare il male che ha causato, oggi è il giorno in cui perdonerà se stesso per non essere mai stato all’altezza di Sirius: e saranno finalmente alti uguali.

Storia partecipante al contest "Storie Alfabetiche"  ideato da Lady. Palma sul forum.

https://www.freeforumzone.com/d/11747357/Storie-Alfabetiche/discussione.aspx/1

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Capitolo 25
*** Rosa ***


 
Rosa
 
Ninfadora guarda in cielo. Lo cerca, lo individua... sospira.
Sarebbe finito tutto, ancora una volta aveva fallito: non era riuscita per il settimo anno consecutivo a parlargli chiaramente.
Sfigata.


I capelli si tingono di blu.

Charlie atterra sul campo in modo leggiadro, Ninfadora si stupisce ogni volta: lei così goffa.
Lui scende dalla scopa spaesato, le mani tra i capelli, gli occhi tra le nuvole… i muscoli delle braccia in tensione.
Innamorata.


Rosso: ora hanno i capelli dello stesso colore.

Quando Charlie si accorge di Ninfadora urla qualcosa che la ragazza non comprende.
“Cosa?”
Lei si alza in piedi, inciampa, cade.
Charlie scoppia a ridere.
 
E tutto diventa improvvisamente rosa.
 
 


Note: Storia scritta per la challenge “Cento di queste challenge” indetta sul forum Ferisce la penna.
 
Scritta per Maqry
 
 
 
 

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Capitolo 26
*** Promessa di morte ***


Coppia: Helena Corvonero/Barone

Prompt:”Dicono che non c’è niente di più fragile di una promessa”

Generi: Introspettivo, Angst

Rating: Arancione

Note/Avvertimenti: Contenuti forti

 

 

Promessa di morte

 

“Resterai con me?”

“Fino alla fine”

“Non c’è niente di più fragile di una promessa, lo sai,Helena?

 

 

La prima volta che il Barone ti vide, avevi diciassette anni. Si innamorò di te all’istante, ma tu volevi solo sfidare tua madre. Ti seguiva in ogni angolo del castello, ossessionato dalla tua risata, dai sorrisi schivi che gli lanciavi quando tua madre vi fissava attentamente. Ti baciò in una notte d’estate senza luna – senza futuroricambiasti il bacio un po’ per curiosità, un po’ per desiderio – l’inizio della fineNel buio della notte la tua lingua bruciava nella sua bocca, avida d’amore; ti regalò una rosa rossa sangue che quella stessa sera cominciò a sfiorire, appassita come la vostra storia – profezia di morte.

Giocavate ad inseguirvi nella foresta proibita, tu correvi il più lontano possibile da lui - da loro, ma il Barone ti raggiungeva sempre. Tu eri divertita, lui innamorato, ossessionatoAlla fine di tutto, da ladra scappasti ancora più lontano, ma lui ti trovò lo stesso

 

Adesso la lama affilata del coltello ti taglia la carne, lentamente, mortalmente. Respiri a fatica dopo l’incantesimo che ti ha colpito in pieno volto. Non ti muovi, paralizzata dal dolore e dall’odio che provi verso di lui e verso te stessa. E mentre il sangue ti scorre sul collo e scende fino al ventre e ti sporca i vestiti, realizzi che morirai lì tra quelle radici, tra i nodi secolari di quegli alberi stranieri infestati da mostri e ragnatele. Il tuo assassino ti osserva fisso, negli occhi colpa e amore, sulle labbra gelo e veleno. Mentre l’ultimo fiato ti abbandona, ti sussurra profetico all’orecchio: “Insieme moriamo, insieme risorgiamoCoperto di sangue, il Barone si porta la lama al petto suggellando infine la tua promessa.

 

“Resterai con me?”

“Fino alla fine”

Promessa di morte.
 



La storia partecipa alla challenge Citazioni in cerca di autore Oscar edition. Indetto sul forum Ferisce più la penna.

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Capitolo 27
*** L'ora del tè ***


Nickname sul forum: S.Elric
Nickname su EFP: Queila
Titolo della storia: L’ora del tè
Rating: Verde
Contesto: Durante la I guerra magica
Genere: Introspettivo, Slice of life
Note/Avvertimenti: --
Note dell’autore: La storia è ambientata prima della nascita di Draco. 425 Parole.
 
Storia scritta per la Challenge All Together Challenge, indetta da Mary Black sul forum “Ferisce più la penna”.
 
Basata sul pacchetto ideato da blackjessamine: Lucius Malfoy/Narcissa Black. Narcissa è una bellezza algida e compassata, irrigidita in un freddo complesso di regole e doveri sociali che lei rispetta con diligente precisione. Lucius vede solo la freddezza e trova in lei una complice, la compagna perfetta per portare a termine quel dovere che è il matrimonio. La rispetta, ma è incapace di vedere il bisogno di calore che lei nasconde dietro i modi impassibili. Narcissa non sa come chiedere qualcosa in più di un’unione fatta di doveri e cortese distacco, e scivola ogni giorno di più in una gelida solitudine.

 
 
 
 
L’ora del tè
 
 
Diciassette in punto. Lucius osserva distratto l’orologio sulla parete, poi guarda fuori dalla finestra: cielo da neve. L’elfo domestico poggia il vassoio proprio sul tavolino di fronte a lui. Una zolletta di zucchero, poco latte, stessa routine tutti i giorni.
Dobby sa che deve essere puntuale. Ma di Narcissa non c’è ombra.
Lucius prende l’orologio da taschino, cimelio di famiglia, preciso, composto, rigido, proprio come il padrone.
Diciassette e uno. Non si sbaglia: Narcissa è il ritardo. Lucius alza un sopracciglio, impaziente. È sempre precisa, sa bene le regole della casa, la apprezza per questo.
Diciassette e due. Lucius sposta il peso sulla schiena e sposta leggermente la sedia indietro. Il tè si sta freddando, come la sua pazienza.
 
Rosso cremisi. Rossetto sulle labbra. Narcissa si guarda allo specchio, indecisa.
Nero fumo. Matita sugli occhi. Narcissa è di una bellezza fredda, gelida, ma adesso somiglia più a Bellatrix.
Docile, servile. È più una serva che una moglie e lentamente muore nella sua immobilità.
Ma oggi è in ritardo. Chissà se lui lo noterà.
 
Diciassette e tre. Lucius sente dei passi avvicinarsi alla rampa delle scale, finalmente.
Narcissa entra nella stanza in modo silenzioso, passivo come sempre, ma c’è qualcosa di diverso, Lucius non si accorge subito del rossetto, ma percepisce il profumo istantaneamente.
Non è il solito odore delicato di rose bianche. Ma qualcosa di più audace, più caldo. La gola si infiamma, brucia, riscaldata dal nuovo profumo.
Diciassette e quattro. Lucius prende composto la tazza e la porta alle labbra. Tiepido. Fa una smorfia di disgusto. Quando Narcissa fa il primo sorso, Lucius si accorge dello stampo che lascia sulla ceramica. Rosso cremisi.
 
Lo ha notato. Narcissa sorride dentro, perché fuori non può.
Non vuole osare troppo, non deve.
Il liquido caldo la appaga, ma non abbastanza.
Si alza, sfiora appena le spalle del marito con un gesto vagamente malizioso.
Prende dalla credenza il Whiskey Incendiario e ne versa un po’ nelle tazze di entrambi. Finisce il suo tè corretto in un minuto.
Le ci vuole coraggio per infrangere la solita routine. Vuole uscire da quella gabbia fatta di riverenze e merletti perfettamente inamidati.
 
Diciassette e sette. Lucius guarda la moglie bere, incantato. E appena lei si lecca le labbra per asciugarsi una goccia all’angolo della bocca, alza entrambe le sopracciglia spaesato.
Diciassette e otto. Fuori inizia a nevicare, ma Lucius si sente insolitamente rovente.
 
Narcissa incrocia le gambe, scoprendo le caviglie. Forse ha esagerato.
Può sempre dare la colpa all’alcool.
Vede il marito sporgersi in avanti.
Forse stanotte la possederà come lei desidera.
 

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Capitolo 28
*** Dove fa più male ***


La flash partecipa alla Challenge "All together quotes" indetta da Mary e Rosmary sul forum Ferisce la penna.


Pacchetto scelto IDEATO da SeveraCrouch *^*:

59) Coppia: Lily Evans/James Potter/Sirius Black
Citazione: “Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello.” (Cent’anni di solitudine, Gabriel Garcia Marquez
Rating: Giallo
Contesto: Malandrini
Genere: Introspettivo
Note/avvertimenti: Triangolo
Note dell'Autore: La citazione è all’interno della storia, a modo di incipit diciamo. La storia mi sembra piuttosto chiara, è ambientata negli ultimi anni di scuola di Lily, ho immaginato dalla fine del sesto alla fine del settimo. 345 parole.

Dove fa più male

“Si può essere innamorati di diverse persone per volta, e di tutte con lo stesso dolore, senza tradirne nessuna, il cuore ha più stanze di un bordello.”

Il primo bacio con Sirius fu sotto una pioggia incessante. Il primo di tanti. Lily rimase incantata dalle sue lunghe ciglia e dai suoi occhi neri, profondi come l’abisso.
La prima volta con Sirius fu in una giornata afosa. I vestiti impregnati di sudore e lussuria. Lily quasi non voleva, ma gli artigli di lui le afferrarono anima e cuore.

Unghie, lingua, sangue e saliva.

La voglia di stare con Sirius si trasformò pian piano in lei in necessità e ossigeno. Lo cercava giorno e notte, desiderava ogni centimetro del suo corpo. Nascosti nel buio, nascosti da tutti si appartavano in qualsiasi angolo del castello. Urlava in silenzio, Sirius. Amava in silenzio, Lily.

Unghie, lingua, sangue e saliva.

Quando finì con Sirius, Lily si avvicinò a James. Sempre di più. Sempre più a fondo. In modo così naturale che quasi non si accorse del sentimento sbocciato all’improvviso.
Il primo bacio con James fu dolce. A Lily ricordó il miele: denso, appiccicoso, irresistibile.
La prima volta con James fu in un freddo giorno di gennaio. L’uno accanto all’altra, si scaldarono lentamente, corpi bisognosi d’amore e attenzioni.
Lui sapeva di Sirius, ma non gli importava. L’aveva osservata da lontano per anni, e finalmente, l’ultimo inverno dell’ultimo anno, era riuscito ad averla.

Pelle, mani, sorrisi e lacrime.

Ma non finì mai con Sirius. Mai veramente. Mai per lei, almeno. Lo spiava a lezione, seguiva le sue partite di Quidditch. Sperava di incontrarlo nei corridoi del castello.
Più stava con James e più era vicina a Sirius. Un cuore spezzato in due lembi sanguinanti. Dolore moltiplicato. Non sapeva chi amare e allora amava entrambi.
James la accarezzava mentre lei piangeva. Il seno nudo, il cuore esposto.
Lui toccava zone del corpo dove le faceva più male. E il dolore si attenuava, almeno per qualche secondo. Almeno finché le dita affusolate di James la sfioravano delicatamente.
Poi ricominciava.

Pelle, mani, sorrisi e lacrime.

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