Viaggio di sola andata?

di Imbranata09
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuta Alice! ***
Capitolo 2: *** E & B ***
Capitolo 3: *** Alice ***
Capitolo 4: *** La cena ***
Capitolo 5: *** Riflessioni ***
Capitolo 6: *** I Papabili ***
Capitolo 7: *** Pensieri ***
Capitolo 8: *** Di nuovo insieme ***
Capitolo 9: *** Alice Cullen battuta sul tempo ***
Capitolo 10: *** Riflessioni e ricordi ***
Capitolo 11: *** Promessa d'amore ***
Capitolo 12: *** Il grande dilemma ***
Capitolo 13: *** Separati ***
Capitolo 14: *** Pace ***
Capitolo 15: *** Fidanzati ***
Capitolo 16: *** Insicurezze ***
Capitolo 17: *** A spasso per Londra ***
Capitolo 18: *** Follie ***
Capitolo 19: *** Il tempo scorre ***
Capitolo 20: *** E' tutto finito ***
Capitolo 21: *** Ricominciare daccapo ***
Capitolo 22: *** Sempre più a fondo ***
Capitolo 23: *** Emmet, cos'hai combinato? ***
Capitolo 24: *** Ciao ***
Capitolo 25: *** Primi contatti ***
Capitolo 26: *** Piccoli Passi Avanti ***
Capitolo 27: *** Fratelli ***
Capitolo 28: *** Il Risveglio del bell'addormentato ***
Capitolo 29: *** Ti amo ***
Capitolo 30: *** Fine di un'era ***
Capitolo 31: *** Insieme ***
Capitolo 32: *** Il Clan degli Swan ***
Capitolo 33: *** La Mostra ***
Capitolo 34: *** Lavoro ***
Capitolo 35: *** Primo anniversario ***
Capitolo 36: *** Nuove Prospettive ***
Capitolo 37: *** Vita familiare ***
Capitolo 38: *** La lunga attesa ***
Capitolo 39: *** Joshua ***
Capitolo 40: *** ritorni ***
Capitolo 41: *** Claire ***
Capitolo 42: *** Tranquillità in famiglia ***
Capitolo 43: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Benvenuta Alice! ***


Capitolo 1°
Benvenuta Alice!



 
Pov Bella

Gennaio 2014


Ho sempre creduto al colpo di fulmine. Quello che ti fa scoprire innamorata di una persona in pochi istanti.  In quel momento in cui gli occhi di due innamorati si incontrano e non esiste più nulla intorno a loro.  Non ci sono i problemi di lavoro, i colleghi impiccioni, i figli che strepitano per essere ascoltati, le bollette da pagare, … non esiste niente se non la persona amata.

“… e, quindi, mi vuoi dire che Jasper è andato all’aeroporto a prendere questa Alice?” mia cognata Vic annuisce vigorosamente. Entrambe stentiamo a crederlo. Io non ne sapevo niente. O meglio: so dell’esistenza della sua dolce metà e che stavano cercando la soluzione per vivere insieme, ma non immaginavo che l’avrei conosciuta così presto.

Il mio cuginetto Jasper, durante le vacanze estive  trascorse in Svizzera, dove sua madre gestisce un piccolo hotel di montagna, ha conosciuto Alice, ragazza americana dolce e carina e si sono follemente innamorati.  E la magia dell’amore, come la chiama James, il mio fratello maggiore, ha coinvolto anche Lucas, il figlio di Jasper. Perché anche lui è pazzo di Alice!

Hanno passato un mese sempre collegati su skype, in qualsiasi ora del giorno … Addirittura Lucas si alzava la mattina presto per fare i compiti delle vacanze con l’aiuto di Alice, sempre via Skype!

Poi, nel mese di settembre Jasper e suo figlio sono andati a trovarla in America. Hanno trascorso due settimane a giocare alla famigliola felice. Sono rientrati a Londra che sembrava camminavano tre metri sopra il cielo … svampiti e felici! Ma depressi allo stesso tempo a causa della distanza e dell’oceano che li divideva dalla felicità!

L’esperienza l’hanno ripetuta durante le vacanze natalizie perché si sono nuovamente incontrati in Svizzera. Ed in quei giorni hanno deciso che non potevano continuare a vivere in due continenti diversi.  Il tempo di informarsi sulle norme in materia di immigrazione  e  tre settimane dopo, probabilmente solo il tempo per preparare i bagagli e documenti, siamo in attesa di conoscere Alice. La fantastica Alice!

Non abbiamo capito come abbiamo deciso chi doveva trasferirsi. Probabilmente Jasper ha preferito andare più cauto, vista la presenza del figlio.

“Ragazze, cercate di non spettegolare troppo. E siate amichevoli con Alice. Sapete quanto ci tiene Jasper!” ci voltiamo senza parole verso mio fratello che si sta prendendo una birra dal frigo e si accomoda con noi in cucina. Ci guarda e, con fare cospiratore, pone le sue domande.
“Allora, cos’altro sappiamo di lei?” mio fratello, il grande uomo, ci chiede altri pettegolezzi guardandoci con aria angelica!

“Cretino! Ci dici di non spettegolare e, poi, rientri dal lavoro in anticipo per la curiosità di conoscere l’americana!” guardo torva mio fratello mentre i miei nipotini di 5 anni ridono piegati in due e reggendosi la pancia!

“Mamma, zia Bella lo ha chiamato cretino!” James e Vic, sposati praticamente da sempre, hanno una coppia di gemelli, Elionor e John.  Che, adesso, indicano ridendo il padre.

“Se lo merita, Elionor!” sorridiamo tutti alle parole di Vic e James non fa in tempo a ribattere perché la porta di casa si apre.

Ci alziamo tutti velocemente e facciamo finta di lavorare: chi apparecchia, chi cucina,… Il primo ad entrare è Lucas. È un bambino solare, coetaneo di Elionor e John. Viviamo tutti nella stessa casa e stanno crescendo come fratelli. È un piacere per gli occhi e per il cuore vederli ridere e scherzare sempre insieme. Proprio come siamo cresciuti noi: Victoria, Jasper, James ed io. Sempre insieme e la nostra amicizia va avanti dall’infanzia.

“Ragazzi, ci siete tutti?” Jasper urla per farci capire che sono arrivati. Più per fare scena che per necessità. Perché sa perfettamente che siamo tutti in attesa ed in cucina. Anche lui è parecchio agitato, malgrado l’euforia. In questi giorni ha ritinteggiato le pareti di casa, ha acquistato un nuovo divano ed ha fatto spazio nel suo armadio agli oggetti di Alice.

“Jazz, vieni avanti” pochi istanti dopo Alice fa il suo ingresso in cucina e, metaforicamente parlando, nella nostra famiglia.

“Buonasera” non so cosa mi attira di lei. E’ piccolina, moretta con due occhi azzurri come il cielo. Ed un sorriso splendido sulle labbra. Un sorriso solare, aperto alla vita. Si vede che è preoccupata della nostra opinione. 

Mi piace subito. Mi conquista il suo sorriso, mi conquista il sorriso che vedo sulle labbra di Jasper e che sono anni che non vediamo. La deve pensare così anche Victoria perché si alza e le va incontro …

“Ciao, io sono Victoria, la moglie di James, cugino di Jasper. Siamo felici di conoscerti. Jasper e Lucas non fanno altro che parlare di te ed eravamo …” parla a macchinetta e James la blocca e la allontana. Alice ride della scenetta dei due.

“Vic, la stai monopolizzando. Ci siamo anche noi che vogliamo conoscerla. Io sono James. I piccoletti che vedi, invece, sono miei: Elionor, John e la più alta è Isabella, la più rompi! Ma chiamala Bella o ti ringhierà contro! Benvenuta a Londra” ridono tutti della battuta di mio fratello mentre la abbraccia.

“Si, sono solo figli suoi! Perché si è fatto lui 9 ore di travaglio per far uscire le due belve di 3 kg l’una” Vic sbuffa e si appresta a tirare fuori dal forno l’arrosto che è pronto. Con le loro solite scenette, stanno mettendo a loro agio l’ultima arrivata ed, infatti, Jasper le spiega di non far caso ai due, perché sono proprio come li vede in quel momento!

“Io, invece, sono Isabella. Bella per gli amici. James è mio fratello. Perdonalo, è un pagliaccio nato! È un piacere conoscerti, finalmente!” ci abbracciamo e mi trovo subito a mio agio con lei. La invito a togliere il cappotto e mettersi comoda, così potremo cenare tutti insieme.

“Wow! Non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa. Jasper e Lucas mi hanno parlato di voi come delle persone speciali e non posso che concordare con la loro opinione”

In poco tempo nasce una bella amicizia. Abbiamo tutti stampato in faccia lo stesso sorriso che da mesi hanno Jasper e Lucas!

“Sarai stanca dal viaggio e sicuramente accuserai il jet lag. Abbiamo preparato una cena leggera, così andrai subito a riposare” mi dirigo verso il piano cottura e comincio a portare i piatti in tavola, mentre tutti prendono posto chiacchierando allegramente. Osservo Lucas che cambia il suo abituale posto per mettersi vicino ad Alice. Incrocio il mio sguardo con quello di Jasper. Ha occhi solo per Alice. È la prima volta che lo vedo completamente innamorato di una donna. Ha lo stesso sguardo protettivo che finora ha riservato solo al piccolo Lucas. Malgrado questo colpo di testa, lui è una persona molto razionale. E ci tiene alla nostra opinione. E annuisco per fargli capire che Alice mi piace!

“Alice, non ti faremo molte domande. Solo una: raccontaci tutto di te!” Vic è diretta e lei non si risparmia mentre mangiamo allegramente. A fine cena, molto più lunga del solito, sappiamo praticamente tutto di Alice: che è figlia unica, adottata da una coppia di medici benestanti di New York; ha 25 anni ed è laureata in medicina. Il padre le ha dato dei nomi da contattare a Londra per trovare lavoro, ma nulla di certo. E dopo, con occhi sognanti, ci racconta del loro amore …

“… e mentre ero a passeggio tra le bancarelle del mercatino di Berna, mi imbatto in Lucas che si era perso. Si era allontanato da Jasper per andare a vedere lo spettacolo di marionette e non ritrovava il padre. Quello che mi ha colpito era che non piangeva. Era preoccupato ed in ansia, questo si! Allora l’ho accompagnato al posto di raccolta più vicino e gli ho fatto compagnia finché non è giunto Jasper, che avevamo rintracciato al cellulare. Anche questo mi ha colpito. Pur essendo moto piccolo conosceva tutti i riferimenti del padre. E quando Jasper è arrivato era bianco come un cencio. C’è voluto un po’ prima che si riprendesse e, nel frattempo, noi abbiamo bevuto una cioccolata al fondente. Ho scoperto che Lucas ed io abbiamo gli stessi gusti in fatto di cioccolata! Anzi abbiamo deciso che la prossima estate, se torneremo in Svizzera per le vacanze, faremo il corso per diventare maitre chocolatier! Quando eravamo giunti ai saluti è uscito fuori di alloggiare nello stesso hotel e, da allora, non ci siamo più separati … due settimane fantastiche, da sogno!” la guardiamo entrambi con gli occhi a cuoricino e lei ride del nostro stato. Jasper è il primo ad alzarsi e cominciare a sparecchiare mentre i bambini si spostano in soggiorno per giocare liberamente.

“Avete finito con il vostro interrogatorio? La posso portare a vedere la casa in cui abiterà?” Jasper interrompe il nostro momento femminile.
“Figurati, dovete solo andare dall’altro lato del pianerottolo! Alice, viviamo tutti in questa piccola palazzina. Al piano inferiore i ragazzi hanno i loro uffici. Al primo piano abitiamo noi e in mansarda ci vive Bella. Tutto qui!” sappiamo che lei, a New York, vive in una bellissima villa. Qui, dovrà adattarsi. Ma lei sorride e annuisce.
“Mi sembra bellissimo. In pratica vivete tutti insieme in questa villetta” annuiamo tutti e le spieghiamo.
“Ci siamo trasferiti qui dopo l’università. Londra era troppo cara per le nostre tasche. Con quello che pagavamo di affitto, qui siamo riusciti a fare il mutuo e comprare casa. A Dulwich abbiamo trovato la comodità del piccolo paese e della grande città tutto insieme. Con la metro, abbiamo la fermata praticamente sotto casa, ci mettiamo 20 minuti ad arrivare al centro Londra” le spieghiamo la nostra realtà e pare soddisfatta.

“Ho soggiornato a Londra l’ultimo anno di università. Ho fatto una stage di 6 mesi e conosco benissimo il funzionamento della vostra metro. È ottima e permette di fare a meno della macchina, anche la sera raggiunge la periferia ed è molto controllata” annuisce convinta.

Pochi minuti dopo loro si recano nella loro casa ed io rimango ad aiutare Victoria a sistemare casa. Spettegolo con lei e James ed i pareri sono unanimi: Alice ci piace!
E dentro di me penso che anche io vorrei un amore come il loro: come James e Victoria che si capiscono anche con un solo sguardo; come Jasper e Alice che hanno messo meno di un battito di ciglia a capire di voler rivoluzionare la loro vita per stare insieme. Mi siedo sullo sgabello e sospiro.

"Lo troverò mai, io? “  Vic e James mi guardano senza capire.
"Il grande amore! Quello che avete voi ed ora anche loro! “ li vedo sorridere ed entrambi mi stringono in un abbraccio familiare.
“ Arriverà, Bella! E ti farà battere il cuore come nessun altro! “ sorrido e li ringrazio per consolarmi. Poi, anche io, vado nella mia casetta.

Qualche settimana dopo….

“Finalmente ho trovato lavoro!!!” Alice entra in casa saltellando allegramente e sventolando in alto un plico di fogli! Ci stavamo preoccupando che avesse sbagliato linea della metro o fermata. Al telefonino non rispondeva e Jasper stava andando in escandescenza! Il sempre controllato Jasper camminava da un angolo all’altro della casa come un leone in gabbia!

“Alice, perché non rispondi al cellulare? Pensavo ti fossi persa e con la bufera di neve che c’è non sapevo da dove cominciare per ritrovarti!” Jasper non le manda a dire e, malgrado la nostra presenza le chiede spiegazioni. Cerca di non alzare la voce per non innervosire i bambini. È agitato e non lo nasconde. Vic non trattiene le risate. Mi piace il modo in cui Alice gli sorride. Il suo sorriso arriva agli occhi. È amore pure. In queste settimane ho visto come interagiscono. Sembra che si conoscono da sempre. Hanno lo stesso rapporto di Vic e James. E Alice tratta Lucas proprio come se fosse suo figlio. Penso che a breve sarà naturale per tutti che lui la chiami mamma. Lega le sua mani dietro al collo di Jasper e lo abbraccia.
“Infatti, ti immaginava già sperduta su qualche vagone ferroviario, magari in viaggio verso Liverpool, al freddo e al gelo, con una tazza di te in mano per scaldarti, gentilmente offerta dai volontari che in questi giorni si occupano degli homeless!” fortuna che c’è James sempre pronto a sdrammatizzare.
“Ah! Non avrò un gran senso dell’orientamento ma dopo 4 settimane ho imparato a tornare a casa. E il telefonino ha la batteria scarica!” abbraccia Jasper. Ma, come si accorge della presenza di Lucas, lo lascia subito per coccolarsi il bambino.
“Piccolo mio, ho fatto preoccupare anche te?” è bello il modo in cui si guardano. Sono proprio innamorati! Lucas scuote la testa!
“No! Ti conosco. Te la cavi in qualsiasi occasione. Non ti ferma un tacco rotto e un calza smagliata, figuriamoci una metro!” è bravo Lucas!

“Alice raccontaci del lavoro” Vic ci riporta tutti alla realtà. Sistemo in tavola. Stasera siamo a casa mia e ho preparato la pizza per tutti. Di tutti i gusti ed in grande quantità.
“Il distretto sanitario di Dulwich mi ha proposto un contratto di 6 mesi in sostituzione dell’attuale medico che è in Africa per “Medici senza frontiere”. Non è il massimo, ma per cominciare va bene” ci guarda tutta soddisfatta. Ha faticato a trovare un lavoro. Non l’ha aiutata essere cittadina americana. Non è stato facile ottenere il permesso di soggiorno per poter lavorare in Inghilterra e so che sono dovuti intervenire personalmente il console americano. Non so come faccia a conoscerlo. Ma l’ha aiutata.
“Ottimo. Anche vicino casa. Nel frattempo, dovrai continuare a cercare qualcosa di più stabile” annuisce mentre sforno la pizza per i bambini che si accomodano in trepidante attesa. Li seguono anche gli adulti.

“Bella mi devi insegnare a cucinare. Se un giorno deciderai di cambiare lavoro, ti consiglio di puntare sulla ristorazione!” sono tutti d’accordo con Alice e scuoto la testa. Per loro è facile cucinare. Sono di bocca buona e si accontentano di tutto. Basta che sia italiano ed in abbondanza. Poi, si sa. In compagnia si mangia di tutto e senza badare molto a cosa c’è nel piatto.


Ciaoooooooooooooooooo!!!
Sono tornata con una nuova storia!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Allora: innanzitutto ringrazio tutte coloro che in questi mesi mi hanno scritto per sapere che fine avessi fatto!!! Ma come sapete non amo pubblicare qualcosa che non è finito o che non mi soddisfa!
Ora sono pronta e spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto!!!
Attendo i vostri commenti e prometto che questa volta risponderò a tutte!!!

Baciiii
 
 

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Capitolo 2
*** E & B ***


Capitolo 2°
E & B


 

Pov Isabella

Marzo 2014


“Isabella, ne hai ancora per molto? “ alzo la testa e il mio sguardo si incrocia con quello di Madame Leblanc che, ferma sulla porta di ingresso del mio ufficio, mi fissa con uno strano sorriso sulle labbra.
Da oltre un anno lavoro per la sua galleria d’arte. Una delle più importanti d'Europa con una clientela referenziata. Ha avuto fiducia in me ancora prima che mi laureassi in arte quando, dopo un semplice stage, mi ha assunta come  assistente e, dopo la laurea, ha cambiato il mio contratto in art director della galleria; adesso mi sembra il minimo contraccambiare la fiducia lavorando sodo e portando buoni risultati in termini di vendite.

“Ho quasi finito, Madame.  Ho inserito al sistema la descrizione delle opere e dei quadri di Mr Blake ed ora manca solamente la valutazione e vorrei terminare il lavoro perché domani ho diversi appuntamenti in agenda e temo di non fare in tempo per l’incontro con Mr Blake “  sorride. A volte sembro io il capo che non vuole abbandonare il posto di lavoro e lei la dipendente che non vede l’ora di scappare via dalla galleria!

Ho sempre adorato disegnare e una volta giunta all’ università mi è sembrato più che naturale scegliere una carriera basata sull’arte, malgrado i miei familiari temessero che non avrei trovato lavoro facilmente.

“Va bene. Io vado a casa e ricorda che domani sarò fuori tutta la giornata. Ho dato disposizione che in mia assenza hai tu lo scettro del potere!  Se hai bisogno di me, contattami al numero di servizio. E fammi sapere come va con Blake. Dirò a Marcus di inserire l’allarme appena andrai via. Buona serata, Isabella “  si volta e mi lascia lavorare e mi fa sorridere ancora una volta la fiducia che mi ha dato.

“Buona serata Madame Leblanc! “ e torno al mio lavoro.

Attualmente non ho un fidanzato né un "amico speciale" e il mio lavoro è divenuto la mia ragione di vita. Sono laureata in storia dell’arte e già durante lo stage finale del mio corso ho incontrato Madame Leblanc che mi ha appassionato alla sua galleria. Tanto da assumermi il giorno dopo dal rientro dal mio viaggio premio di laurea. Le mie speranze quando mi sono iscritta all’università era la carriera di insegnante. Ma adoro quello che faccio adesso! E, da qualche mese, sto cercando di ritagliarmi un mio spazio all’interno della galleria cercando di di convincere Madame a dare visibilità anche ai giovani emergenti artisti. A dare spazio anche all’arte della fotografia e cercando di aumentare le proposte della galleria attraverso il web. Non è facile perché il mondo dell’arte è statico, legato a certe convenzioni. Riesci a capire quando vali solo se i tuoi clienti ti raggiungono da tutto il mondo e non sei tu che ti rechi da loro a far vedere quello che puoi offrire.

“E con questo, anche per oggi, ho finito!” parlo ad alta voce, conscia che in ufficio sono sola  e sto spegnendo il pc riponendo sottochiave i documenti che ho usato per le valutazioni quando ….

“Miss Swan, all’ingresso c’è un cliente. Ho spiegato che a quest’ora siamo chiusi, ma sta insistendo parecchio e …” capisco al volo l’imbarazzo di Marcus, la nostra guardia di sicurezza. La nostra clientela è eccentrica. Chi entra in una galleria d’arte, ha migliaia di sterline da poter spendere per un quadro, ma pretendono di essere serviti e riveriti.  E Madame, seppur ci tiene a far capire alla clientela che non siamo sempre alle loro dipendenze, difficilmente si lascerebbe sfuggire una probabile vendita.

“Non ti preoccupare, Marcus. Ci penso io” e, dopo aver chiuso tutta la documentazione nella cassaforte del mio ufficio, mi appresto a raggiungere l’ingresso e vedere di cosa ha necessità il cliente.

Appena arrivo nell’atrio noto che non è solo. Ci sono due uomini in completo nero con auricolari che lo affiancano. Capisco immediatamente che sono i suoi body guard, per cui deve essere una persona molto facoltosa e importante. Lo osservo di spalle. È alto, molto alto. Spalle larghe, ma una linea invidiabile. Capelli biondicci.
“Buonasera signore, mi chiamo Isabella. Cosa posso fare per lei?” si volta e rimango senza parole. Non penso di aver mai visto un ragazzo più bello di lui. Ha degli occhi così verdi che ricordano lo smeraldo. Ed il sorriso con cui si rivolge a me, … mai visto nulla del genere. Ci metto qualche istante a riprendere il controllo di me e sono sicura di essere arrossita vistosamente. È tipico di me! Speravo che con il passaggio dall’adolescenza all’età adulta avrei smesso di arrossire in ogni situazione. È  imbarazzante! Il mio interlocutore capisce al volo il mio stato. Fortuna che sono vestita in maniera impeccabile anche io e il trucco regge ancora da stamane.

“Chiedo scusa per l’orario, Isabella. Mi chiamo Edward Masen e sono interessato all’acquisto di un quadro di Hisako Mori. Sono a conoscenza che a Londra solo questa galleria espone i suoi quadri e chiedo scusa per l’orario, ma non ho altri momenti della giornata per venire a scegliere di persona quello da acquistare” dal suo accento capisco che è americano. Probabilmente New York. Ho imparato a riconoscere i vari accenti americani.
“Va bene, Mr Masen. Deve attendere solo che riapriamo le sale” mi volto verso Marcus che ha sentito tutto e non ha bisogno che gli dica niente mentre sta già accendendo le luci e toglie gli allarmi. Sa bene cosa deve fare e chiama un’altra guardia a vigilanza.
“Prego, mi segua. Le posso offrire qualcosa da bere? “ sorride affabile mentre ci avviamo verso il salottino dove posso mostrargli la brochure, in attesa che la galleria sia tutta operativa.
“Non si preoccupi. Le sto facendo perdere anche troppo tempo” sorrido alla sua preoccupazione.

Dieci minuti dopo gli sto mostrando le opere dell’artista che mi ha chiesto.
“Non pensavo ce ne fossero tante” lo vedo in imbarazzo mentre si gratta i capelli e arriccia il naso! È ancora più sexy con quest’aria smarrita!
“E sinceramente non mi piacciono neanche …” lo guardo senza capire. Forse, vedendo il mio viso sorpreso, si affretta a spiegarmi.
“E’ un regalo. Per mia zia “ un fischio di ammirazione mi esce spontaneo.  Deve essere molto ricco per poter regalare ad una zia un quadro del genere.
“Cavoli che regalo! Deve essere una ricorrenza importante” Poi, mi rendo conto della poca professionalità! Lui scoppia a ridere.
“Mi scusi, Mr Masen!” sono nuovamente arrossita e il fatto che mi fissa con i suoi occhioni verdi, complica la situazione.
“Per favore, mi chiamo Edward. Probabilmente siamo coetanei. Ho 28 anni e il regalo è per farmi perdonare un guaio che ho combinato. Ma, in genere, mia zia ha un gusto migliore di questo opere, con tutto il rispetto, Isabella! “ adesso rido anche io.
“Confesso che neanche io vado matta per questo artista” sorridiamo.
“Allora consigliami. Scegli quello che ti convince di più e domattina manderò qualcuno a ritirarlo” gli indico quello che ho pensato di vendergli e annuisce. Non sembra interessargli più di tanto e continua a fissarmi.
Lo invito a seguirmi in ufficio per sistemare la parte burocratica. Sono consapevole che camminandogli davanti mi sta osservando la silhoutte e allora accentuo il mio modo di camminare e sculetto!

Nel compilare la scheda clienti scopro alcune informazioni su di lui. E’ americano e vive a New York. Il mio fiuto non ha sbagliato!  Compie gli anni nel mese di giugno ed, effettivamente, ha solo quattro anni in più di me.
“Se interessa per il data base, sono single!” lo fisso e, ancora una volta, arrossisco. Sa bene che sono informazioni che non gli avrei mai chiesto. Sogghigna del mio rossore e mi sfugge di mano la cucitrice che, al contatto con il pavimento, fa veramente baccano! Ci chiniamo entrambi a raccoglierla e quando le nostre mani si sfiorano rimaniamo imbambolati a fissarci. Ci rialziamo continuando a fissarci. Sono la prima a riprendermi. D'altronde sto lavorando! Osservo che come la maggior parte dei clienti non batte ciglio a sentire il prezzo. Anzi, glielo comunico per dovere perché lui mi aveva già dato la sua carta di credito per effettuare il pagamento. E, come se fosse scontato, è una carta black. Praticamente illimitata!

“Isabella, ti ho fatto fare tardi! il tuo fidanzato si starà preoccupando!” Alzo la testa e sorrido. Scuoto la testa e la mia bocca si apre senza ragionare!
“E’ un modo per chiedermi se sono fidanzata, Mr Masen? Se sono impegnata o anche io single?” lo guardo con occhi da cerbiatta. Sbatto anche le ciglia e poggio i gomiti sul tavolo. Quando voglio so essere anche io sensuale e, penso, che questo sia il momento! Lui scuote la testa e, questa volta, non sono io ad arrossire.
“Colpito e affondato, Isabella! Comunque ti posso invitare a cena per scusarmi di averti fatto fare tardi o rischio che qualche fidanzato o marito geloso mi faccia la pelle?” è diretto, chiaro. Mi fissa seriamente e sembra quasi non respiri in attesa di una mia risposta.
“Non rischi nulla, tranquillo! Ma non c’è bisogno di un invito a cena. È il mio lavoro!” scuote la testa mentre si alza e si avvia verso l’uscita.
“Isabella, voglio cenare con te perché mi fa piacere. E mi rendo conto che mi sto rendendo ridicolo, ma volevo invitarti senza dover confessare che non ho voglia di staccarmi già da te! Ma mi stai rendendo le cose difficili!” rimango in silenzio alle sue parole.  
“ Va bene” rispondo quasi senza rendermene conto. Ma questo ragazzo mi piace proprio.  È bello, affascinante, simpatico e sa stare al gioco. Ed è molto che non esco con un uomo!
“Perfetto! Devo ammettere che non ho mai sudato tanto per un appuntamento” scoppio a ridere alla sua espressione  quasi esausta. 

Si alza e mi attende all’ingresso mentre finisco di riporre i documenti dell’ultima vendita. Prima di raggiungerlo mi reco in bagno per darmi una rinfrescata e una  sistemata al trucco. Ne approfitto anche per  avvisare casa che non rientrerò per cena. Abito da sola da quando ho iniziato l’università. Ma nello stesso stabile di mio fratello sposato e del suo più caro amico.  In pratica è come non essere mai andati via di casa!
“Vic, sono Bella. Volevo avvisarti che non rientro a casa per cena” la sento finire di masticare.
“Come mai?”  Vic è mia cognata. La moglie di mio fratello e sono due pettegoli senza paragoni. Soprattutto da quando sono diventati genitori di una coppia di gemelli e la loro vita sociale si è ridotta praticamente al nulla, vivono delle mie avventure ed esperienze e di quello di nostro cugino, Jasper.
“Senza che parti con la fantasia. Cena di lavoro!” adesso sbuffa.
“Bella devi trovarti un uomo! Sei sempre alla galleria o in giro a valutare artisti! Che, in genere, sono nullafacenti, strafatti e esaltati. Stai perdendo gli anni …” allontano il telefono mentre lei mi ripete sempre la solita solfa e finisco di truccarmi. E, alla fine, mi guardo allo specchio soddisfatta del risultato.
“…. Cugino di un collega di James, single …” non so di cosa stia parlando. Mi sono concentrata sul trucco e non l’ho più sentita. Ma sicuramente mi sta organizzando un appuntamento con qualche loro amico. E' capitato spesso di ritrovarmi a cena, a casa loro, con possibili pretendenti alla mia mano!!!
“Vic, stanno aspettando me. Devo andare”  e chiudo il telefono avviandomi verso l’ingresso dove Edward mi attende pazientemente.

Pov Edward

“Jack, prenota un tavolo al Marianne per le 20.00” mi rivolgo al mio assistente, capo della sicurezza che mi accompagna in ogni momento della giornata e mi metto a curiosare tra le opere d’arte che ci sono nella sala principale della galleria. In realtà il mio pensiero è Isabella. Mai visto ragazza più bella, intelligente e sensuale. Mi sono divertito nei pochi momenti trascorsi con lei. E’ una piacevole compagnia ed è una donna affascinante.
“Jack?”  chiamo nuovamente il mio assistente che mi raggiunge immediatamente.
“Domattina, trovami tutto quello che puoi su Isabella Swan, la tizia del quadro”  mi guarda ma non osa fare domande. Mi accompagna da quando ho preso il posto di mio padre a capo della famiglia, ma non si è mai preso nessuna confidenza personale.  Eppure conosce tutto di me. Annuisce e torna all’ingresso.

Isabella mi raggiunge dopo qualche minuto. La osservo mentre si avvicina e muove il corpo in maniera sensuale.  Noto subito che ha tolto il copri spalle che indossava fino a pochi momenti fa e che rendeva il vestito professionale. Adesso ha le spalle scoperte e mi accorgo subito della profonda scollatura presente sul retro del vestito. Anche davanti il vestito lascia una bella porzione di pelle scoperta. E lo scollo a cuore rende il suo decolleté …. Appetibile!

“Scusa per l’attesa”  sorrido mentre ci avviamo verso l’uscita e l’aiuto a sistemare il cappotto; le cedo il passo e, inavvertitamente, la mia mano finisce sulla sua schiena. Una scarica di elettricità mi attraversa il corpo a quel semplice contatto e mi rendo conto che, invece, lei rabbrividisce.  Mi fa sorridere la situazione. Perché se sono attratto da lei, io non le sono indifferente.

La serata scorre in maniera veramente piacevole. Ridiamo molto e finiamo per raccontarci di tutto. Mi racconta dei suoi studi, dei suoi interessi ed io dei miei. Siamo così in sintonia che quando arriviamo al dolce, dividiamo un profiteroles, mangiando dalla stessa forchetta.
“cavoli, è già mezzanotte” è Isabella che si rende conto dell’ora.
“cos’è, sei una novella Cenerentola? La carrozza torna ad essere una zucca?” la prendo in giro. In verità, ci siamo presi in giro quasi da subito e la cosa mi piace. Non mi è mai capitato di entrare subito in sintonia con nessuno.
“Ah! Hai scoperto il mio segreto! Vuol dire che correrò a prendere un taxi!” sorrido.
“Non ci pensare, Isabella! Mi assicurerò di persona che tu arrivi sana e salva nel tuo castello!” sorride.
“Bella, chiamami Bella. Gli amici mi chiamano così. Solo al lavoro mi chiamano Isabella” sorrido.
“Wow! Non sono più un cliente! Quindi posso invitarti a cena anche domani sera?” spalanca gli occhi e non risponde.
“Sono stato bene in tua compagnia e vorrei ripetere domani sera. Che ne pensi?” annuisce.
“Sono stata bene anche io con te. Va bene per domani”
Continuando a scherzare, usciamo dal ristorante e ci avviamo alla macchina. La riaccompagno a casa e, quando la macchina si ferma, scendo per salutarla. Le lascio un dolce bacio sulla guancia che la fa arrossire.
“Grazie per la piacevole serata. Sono stato veramente bene”  quello che non mi aspetto è che anche lei prende l’iniziativa di lasciarmi un bacio sulla guancia proprio mentre mi volto per osservarla meglio. Ed è così che le nostre labbra  si incontrano per la prima volta. In un semplice bacio a stampo, dove nessuno dei due fa nulla per staccarsi ed ho il tempo di saggiare la morbidezza delle sue labbra. Sono il primo a riprendermi ma non mi allontano. Ne approfitto per accarezzare con la lingua le sue labbra. Ed ho la conferma che sono morbide e calde. La sento irrigidirsi ma non fa nulla per fermarmi o allontanarmi. Ma preferisco fermarmi per evitare di farla agitare.
“Non te l’ho detto, ma sei bellissima” siamo ancora vicini mentre le sussurro all’orecchio ciò che penso di lei.
“Anche tu sei bellissimo” Bella mi stupisce. Il suo rossore mi fa capire che è una ragazza timida. Eppure esprime sempre ciò che pensa.
“Però, adesso è meglio che vada” sospiriamo entrambi.
“Ti chiamo domani per dirti l’orario della cena. Buonanotte, Bella” mi allontano mentre lei si volta per entrare nel palazzo.

Entro in macchina e rifletto che non ho mai passato una serata piacevole come quella appena conclusa.
 
 

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Capitolo 3
*** Alice ***


Capitolo 3°
Alice

 
 
Pov Alice

Gennaio 2014


“mamma, papà? dove siete?” entro in casa come una furia. Ma ho preso la mia decisione e non vedo l’ora di condividerla con i miei genitori.
“Alice, siamo nello studio di papà. Vieni!” la mamma si affaccia sulla porta e mi guarda curiosa.  La bacio e la abbraccio come ogni volta che rientro a casa. Amo i miei genitori.  Sono le colonne della mia vita, i miei punti di riferimento e sono grata per quanto hanno fatto per me. Mi hanno adottata quando ero molto piccola e mi hanno detto la verità appena ho avuto l’età per capire. Mi hanno permesso di conoscere la mia famiglia biologica quando ho avuto la curiosità di scoprire le mie origini. Non mi hanno ostacolato.  Anzi, mi hanno accompagnato e hanno atteso fuori dal bar dove ho preso il caffè con la donna che mi ha partorito. Quando sono uscita non mi hanno fatto domande. Hanno compreso il mio momento di silenzio e, la mamma, mi ha proposto una seduta di shopping. Ho sorriso e l’ho abbracciata tenendola a lungo stretta a me. Sapeva che quello era il mio modo per dirle che di mamma ce n’è solo una e la mia è lei.

“Che hai combinato questa volta?” papà mi guarda di sottecchi senza staccarsi dal pc. Anche se mi prende sempre in giro so che è orgoglioso di me, del fatto che sono divenuta medico come lui. Decido di andare subito al sodo. Non voglio girarci attorno. Voglio che tutto sia chiaro e già sono agitata io per far agitare anche loro!

“Sono stata da  Edward. Ve l’avevo detta la mia idea di chiedergli aiuto per trovare un lavoro a Jasper, qui a New York” adesso ho la loro totale attenzione. Sono rimasti meravigliati del mio innamoramento.

Eravamo in vacanza insieme quando ho conosciuto Jasper ed a loro è subito piaciuto. E non si sono lasciati spaventare dalla presenza di Lucas. Anzi, sono innamorati del mio piccoletto! Papà toglie gli occhiali e si allontana dal pc. La mamma mi fissa in attesa. So che attendono un esito positivo. Anche io mi sarei aspettata un aiuto da parte di mio cugino. Siamo molto legati. Fin da piccoli siamo usciti spesso insieme, in gruppo con gli amici, anche se sono di poco più piccola di lui. E considero Erin, la sua bambina, quasi una figlia per me. Non per niente sono stata la sua madrina.

“Non è andata come speravo…” entrambi mi guardano senza parole.
“Non ha una posizione lavorativa per Jasper nelle sue aziende? Ho letto il curriculum di Jasper  ed è più che qualificato. Conosce tre lingue, ha un master in diritto internazionale e il suo studio a Londra sta divenendo importante …” la mamma è rimasta male per la notizia che gli ho dato, ma la interrompo subito.
“Mamma, non lo ha voluto leggere. Mi ha detto che non ha intenzione di fare favoritismi. Che ha già parecchi problemi con Emmet e non vuole aggiungerne altri assumendo altri parenti”
“Se ti conosco almeno un po’, tu non gli hai detto niente” è papà a chiederlo. Qualche lacrima scende sul mio viso e la mamma, sorridendo, si affretta ad asciugarla.
“Infatti. Ci sono rimasta veramente male. Ho fatto finta di nulla davanti a lui. L’ho comunque ringraziato e dopo un po’ sono andata via” abbasso lo sguardo.
“Thomas, puoi provare tu a parlare con Edward. Tiene sempre in considerazione le tue parole”
“No, mamma. Lasciamo perdere. Se dovesse ripensarci adesso non saprei se lo fa per il curriculum di Jasper oppure per l’intervento di papà. E sai bene che in un momento di nervosismo glielo rinfaccerebbe. Hai detto tu stessa che il cv di Jasper è valido e non se lo meriterebbe” i miei genitori non provano ad insistere. Hanno capito il mio scetticismo e, sono sicura, la pensano come me.
“Va bene, piccola mia. La penso come te. Comunque perché sei tornata a casa correndo e saltando? Cosa ha partorito la tua mente?” sorrido al mio papi e vado a posizionarmi sulle sue gambe, come quando ero piccola.
“Ne ho parlato con Jasper. Non riusciamo a stare lontani. Mi mancano entrambi. Mi manca Lucas come l’aria. Sapete che lo considero mio figlio …”
“Alice, non è un segreto che Jasper e Lucas ci piacciono. Per noi il bambino è un nipote. Così educato, così tenero.  Cosa avete deciso?  Ti trasferirai tu a Londra?” sapevo che ai miei genitori piacciono i miei uomini. Hanno avuto modo di conoscerli. Sono stati ben felici di ospitarli a settembre. E li hanno rivisti con piacere qualche settimana fa. Ed ero consapevole che adorano Lucas.
“si! Ma voi che ne pensate?” lo sussurro appena. Perché non è facile staccarmi da loro.
“Piccola mia, se il tuo cuore ti dice di partire, fallo con il sorriso sulle labbra. Noi saremo sempre dalla tua parte. Saremo felici se tu lo sei. E ci sentiremo spesso. Verremo a trovarti quando ce ne sarà l’occasione e ti chiameremo tutti i giorni” li abbraccio e so che ho il loro appoggio incondizionato.
 
Pov Edward

Marzo 2014


Londra è sempre caotica. Ci sono numerosi eventi in città. Alcuni legati alla famiglia reale che attirano numerosi turisti, altri legati alle sfilate di moda della prossima stagione. L’aria è ancora particolarmente fresca rispetto a Boston.  Sono in pochi ad indossare abbigliamento primaverile. Dal finestrino osservo la città sempre in movimento. Mi piace molto passare del tempo nel vecchio continente ed, in particolare, a Londra. E’ una città cosmopolita. Eppure è a misura d’uomo. Inoltre mi dà l’occasione di rimanere un po’ da solo, senza i problemi familiari ad assillarmi appena apro gli occhi la mattina.

Passiamo nel quartiere di Soho e mi sporgo dal finestrino quando siamo davanti alla galleria d’arte. Spero di vedere Bella che in pochi attimi ha conquistato il mio interesse. Mai mi è capitato di passare del tempo con una donna a ridere e scherzare.  Mai sono stato conquistato dalla dialettica di una donna né ho trovato interessante il suo cervello. Perché Bella, oltre che sensuale e affascinante, è anche intelligente e culturalmente interessante.

“Jack, in mattinata fa recapitare un bouquet di fiori a Miss Swan della galleria d’arte. Qualcosa di fresco e colorato. Le piacciono i tulipani. E avvisa l’hotel che stasera voglio la cena servita in suite e che avrò un ospite. Il menù sceglilo tu. Nulla di complicato. Il dolce, qualcosa al cioccolato ” non aggiungo altro perché Jack mi capisce al volo.
“Va bene, Mr Masen. Cenerà con Miss Cullen?” so che gli da fastidio passare da capo della security a segretario tuttofare. Ma si impegna senza lamentarsi! E pensa che attenda mia cugina per cena. Scuoto la testa.
“No, la cena è con miss Swan. A pranzo mi incontrerò con mia cugina. Mi ha dato il nome di un bar vicino al distretto sanitario in cui lavora. La raggiungeremo per le 13.00” e non aggiungo altro perché siamo giunti nei miei uffici londinesi.

 “ Mr Masen è un piacere averla qui con noi” stringo le mani dei manager che mi si paventano davanti. Sono consapevoli che controllerò il loro lavoro e ci tengono a fare bella figura. Ovunque vada, sempre la stessa scena!
“Grazie per l’accoglienza. Mettiamoci subito al lavoro così definiremo le strategie del prossimo semestre” mi dirigo verso gli uffici e sto per mettermi al lavoro quando squilla il mio telefonino. Sorrido quando leggo il nome del chiamante.

“Principessa, buongiorno!” la immagino mentre, come tutte le mattine, è seduta al bancone della cucina a fare colazione. Sicuramente avrà il viso sporco di cioccolata o di sciroppo d’acero. Ancora in pigiama perché ho imparato che non conviene vestirla prima della colazione. Ed i capelli arruffati.

“Papi buongiorno anche a te! Sto facendo colazione e dopo Mary mi porta a casa della nonna. Anche se non ho tutta questa voglia di andarci. Che dici se chiamo zia Elisabeth e mi faccio venire a prendere?”  sorrido a mia figlia che parla come una macchinetta. Ha 4 anni. Eppure chiacchiera e ragiona come una bambina molto più grande. È il mio orgoglio e la mia ragione di vita. L’unica per la quale valga la pena alzarsi la mattina e sorridere anche se tutto va a rotoli.

“Va bene, Amore mio. Ma solo per questa volta. Sai che la nonna ci tiene a passare del tempo con te…”  ma la mia peste ha l’abitudine di non farmi finire di parlare. Da queste piccole cose capisco che da grande sarà lei a prendere il mio posto a guida delle imprese Masen. Perché ha la mia stessa dialettica e la mia stessa parlantina.

“Ma papà, la nonna ogni volta mi dice che Elionor è più brava di me. Elionor sa stare seduta in tavola ed io no. Elionor è educata! Ed io sono stanca di sentirla!” ha ragione mia figlia. Elionor è la figlia di mia sorella Rosalie ed, effettivamente, è la cocca della nonna. Non è una cattiva bambina. Ma l’atteggiamento dei familiari fa si che non resti simpatica al resto del parentado. Sorrido mentre vedo che i miei interlocutori mi fissano curiosi, forse, di sapere con chi sono al telefono.
“Solo per questa volta chiama zia Elisabeth e vedi se è disponibile. E ricorda a Mary di avvisare la nonna che non andrai a trovarla altrimenti si offende.  Ti mando una bacione forte forte e ci sentiamo più tardi” Penso di essere fortunato perché mia zia Elisabeth, malgrado il mio comportamento con Alice, continua ad aiutarmi nella gestione di Erin. Nessun altro lo avrebbe mai fatto e proprio per questo devo appianare la situazione con mia cugina.
“Papà, sei il migliore del mondo. Ma quando torni?” mi riempiono di orgoglio le parole di mia figlia.
“Fra 4 giorni, amore. Ti manco? Io non vedo l’ora di abbracciarti e sbaciucchiarti tutta” parliamo come due innamorati! Chissà che stanno pensando di me i miei manager.
“Si! Ma sei a Londra come zia Alice?” alla mia piccolina manca la sua zia preferita e farei di tutto per riportarla dietro.
“Si, Principessa. Ma non l’ho ancora vista perché è impegnata al lavoro” sembra credermi perché cambia discorso.
“Ricordati che mi hai promesso un regalone se facevo la brava. E mi sto comportando bene. Ma chiedi a Mary, non alla nonna!” sorrido e chiudo la conversazione.
Ritorno ai miei affari. Anche se ho altro che mi preme fare oggi. Ricordo a Jack di prenotare il pranzo e di assicurarsi che la mia ospite possa essere presente. E passo tutta la mattina in maniera distratta, attendendo l’ora di pranzo e ripensando all’ultimo incontro avuto con Alice.

Flashback

“Edward, c’è Alice Cullen. La posso far passare?” alzo la testa verso la mia assistente Irina e rifletto sul motivo per cui mia cugina sia venuta a farmi visita. Penso che nei miei uffici non sia venuta più di tre volte. Ci frequentiamo molto e devo ringraziarla per l’aiuto che mi da con Erin.
“Certo!” le alzo e le vado incontro. Solare come sempre.
“Ciao, cugino antipatico che sta sempre al lavoro! Ieri tua figlia mi ha fatto una testa  perché non hai mantenuto la promessa di andare a pranzo con lei al Mac!” le sorrido. È vero. Ho dato buca a mia figlia perché mio fratello e vice presidente delle mie industrie ha dato di matto. Sospiro pesantemente.
“Ieri Emmet era fuori di testa. Non era il caso che lo lasciassi solo” ci accomodiamo nel salotto e mi sfogo con lei per i problemi di famiglia. Noto che è sulle spine. Fin quanto non mi spiega i motivi della sua visita.
“Mi sono innamorata” la guardo e sorrido. Ha avuto file di pretendenti. È uscita con diversi uomini. Ma è la prima volta che mi dice che è innamorata. Mi spiega la situazione. Mi racconta di Lucas. E mi trovo vicino alla sua posizione. Un giorno spero anche io di trovare la donna che non solo si innamorerà di me, ma anche di mia figlia. Spesso mi sono reso conto che Erin ha bisogno di una madre, ma non ho mai trovato la donna da presentarle.
“Edward, ho bisogno di un favore. Abbiamo deciso di vivere insieme e Jasper sta cercando lavoro a New York. È un eccellente avvocato, parla tre lingue …” mi porge quello che deve essere il suo curriculum, ma non lo prendo.
“Alice, non mi chiedere di dargli un lavoro. Per favore, non mettermi in questa situazione anche tu. Ho già abbastanza casini con i parenti che lavorano per me. Non voglio che tra noi ci siano situazioni imbarazzanti” forse, sono stato brusco.

Fine flashback


Forse,  dovevo pensare a cosa hanno fatto per me i miei zii. Forse, semplicemente, dovevo aiutare mia cugina …
 
Arriviamo presto davanti al distretto sanitario in cui lavora Alice. Dovevo venire a Londra per affari. Ma sinceramente ho anticipato i tempi perché avevo bisogno di parlare con mia cugina. Non ci vediamo da due mesi e non ha mai risposto alle mie telefonate. Solo qualche sms. Quando l’ho vista l’ultima volta non sono stato molto disponibile con lei. E mi sento in colpa perché l’ho ferita, quando è l’unica persona al mondo che mi ha sempre capito. Ma non pensavo che avrebbe fatto la pazzia di lasciare la sua vita per trasferirsi a Londra per amore. Ci siamo salutati in una cena che i suoi genitori hanno organizzato per lei la sera prima della partenza. Non mi aveva anticipato la sua decisione e ci sono rimasto male. Ho cercato di parlarle la sera stessa, ma lei ha evitato di rimanere sola con me. Sto scendendo dalla macchina quando lei esce dalla struttura medica.

“Ehi, straniera!” si avvicina senza fretta. E mi saluta con un abbraccio che, noto, non è affettuoso come quelli che ci scambiavamo fino a poco tempo fa.
“Ho prenotato ad un bar qui vicino. Ho solo 40 minuti di pausa” annuisco mentre ci avviamo verso il piccolo locale che mi ha indicato. Ordiniamo velocemente e noto imbarazzo nei suoi occhi. Decido di dirle subito la verità. Quello che penso.
“Non avevo capito che per te era importante quel lavoro” mi fissa ed è altrettanto sincera.
“Non me lo aspettavo da te quel comportamento. Mi conosci meglio di chiunque altro e mi hai paragonata a tuo fratello. Non ti ho mai chiesto niente. Ti ho aiutato a crescere Erin e la prima volta che ti chiedo aiuto, mi hai voltato le spalle” nego con la testa.
“Non è così, Alice. Era una giornata particolare. Il giorno prima Emmet aveva avuto un’altra crisi. Comunque, per farmi perdonare, quando vuoi girami il curriculum del tuo ragazzo e avrà subito un lavoro alla Masen” spero sia andata bene.
“Pensi che io non abbia mai avuto giornate nere? La notte che mi hai chiamato per dirmi che avevi messo incinta Mellory, avevo appena conosciuto la donna che mi ha messo al mondo. E mi aveva detto, semplicemente, che ero stata un errore da cancellare. Ma per te sono venuta ed ho messo da parte i miei pensieri. Edward non volevo un lavoro a tutti i costi per Jasper. È veramente un eccellente professionista e volevo solo che tu gli dessi una possibilità. Ma ora non serve più. Abbiamo deciso di vivere a Londra” parliamo ancora a lungo per convincerla a tornare a casa e quasi non mangiamo.
“Ma tu non hai ancora trovato un lavoro stabile qui. Torna a New York, anche gli zii ne sarebbero felici” purtroppo Alice è irremovibile.
“Edward, i miei genitori verranno a Londra tutte le volte che ne avranno la possibilità. Adesso devo andare. Dai un bacio ad Erin” non abbiamo risolto molto.
“Perché ho come l’impressione che noi non torneremo quelli di prima?” la guardo in faccia.
“Mi hai delusa, Edward. Dammi tempo  di metabolizzare” mi abbraccia e va via. Non ho neanche l’occasione di conoscere il suo compagno. Mi dice che è fuori Londra per lavoro e tornerà quando io sarò partito. Dice che non mancherà l’occasione per conoscerlo, ma temo siano parole al vento.

Rimango solo. Finisco di cenare e chiamo Jack.
“Trova informazioni su questo Jasper Hale. Tutto quello che puoi. Voglio capire con chi vive mia cugina” non aggiungo altro mentre torno al lavoro.
Non è una giornata serena. Stranamente è Isabella a far cambiare la rotta dei miei pensieri. Con un sms mi ringrazia per l’omaggio floreale e la mia testa non fa altro che pensare alla serata che ci attende.
 



Ciao a tutte!
Siamo già arrivate al terzo capitolo e Vi ringrazio, ancora una volta, per l'accoglienza che avete riservato alla storia e a quante l'hanno inserita tra le preferite, seguite, ricordate.

Allora che dite: vi piace questo nuovo Edward???? Vi piace il modo in cui si è comportato con la cugina?

Attendo i vostri commenti.

Baci e alla prossima

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Capitolo 4
*** La cena ***


Capitolo 4°
La cena

 

 
Pov Bella

Marzo 2014

Strano. Uscire di casa senza destare sospetti è stato facile. Avevo preparato la strategia per distogliere l’attenzione di Alice e Vic e indirizzarla ai bambini.
Ed, invece, erano impegnate in una discussione su un cugino di Alice che in questi giorni soggiorna a Londra. Pare che i due, oltre ai rapporti familiari, fossero molto legati ma, prima che lei si trasferisse a Londra hanno avuto una discussione e il legame si è raffreddato.

" Sai, Bella, potrebbe essere il tuo tipo! ​" sento la voce di Alice provenire dalla cucina mentre sono quasi pronta per uscire.
​" Colto, bello, interessante, divertente … vi ci vedo proprio insieme! ​" scuoto la testa.
​" Per questa volta passo! Troppa distanza, non mi interessa un rapporto intercontinentale" che bugia che ho detto! Fortunatamente non insiste molto perché Vic chiede ulteriori particolari sulla loro lite.

A sentire Alice, il cugino si è comportato da vero stronzo! Jasper è un ragazzo in gamba e non ha bisogno di raccomandazioni.
" Alice, hai ragione. Tuo cugino è uno stronzo. Però, per noi, è andata bene. Sei venuta a vivere a Londra e abbiamo avuto l’opportunità di conoscerti. Oramai fai parte della nostra famiglia e ne siamo tutti molto felici, non solo Jasper e Lucas. E, anche se li conosco solo tramite skype, devo ammettere che anche i tuoi genitori mi piacciono! E tuo padre è proprio un bell’uomo​"  sorride Alice alle mie parole. E mi abbraccia felice. Non ho detto nulla di particolare, solo la verità. Mi piace e penso che con Jasper siano proprio una bella coppia. 

Neanche i ragazzi sono un problema questa sera. Jasper e James sono fuori città per impegni di lavoro. Hanno acquisito un importante cliente di Liverpool ed in questi giorni sono nella sua filiale ad analizzare dei documenti.
Così, prima di uscire di casa, ho spiegato alle ragazze che avevo una importante cena di lavoro a cui avrei rappresentato Madame Leblanc. Anzi, ho finto un’aria preoccupata e spaventata per l’incarico che mi era stato conferito!
Non hanno avuto da ridire neanche per l’abbigliamento particolarmente curato. Anzi, Alice e Vic mi hanno aiutato con il trucco e l’acconciatura e, prima di uscire di casa, mi hanno pregato di impegnarmi a trovare un uomo, altrimenti alla prima occasione mi avrebbero presentato il cugino di Alice! Se sapessero la realtà non sarei uscita di casa facilmente!

Sotto casa trovo ad attendere la macchina che mi ha messo a disposizione Edward. Oggi mi ha fatto recapitare un bellissimo mazzo di tulipani. Mi ha fatto piacere notare che ha ricordato il mio fiore preferito. Gliel’ho detto quasi per caso durante la cena di ieri sera. Eppure, ha notato anche il piccolo particolare! Nel biglietto che accompagnava il bouquet mi ha ricordato dell’impegno di questa sera e indicato che si sarebbe svolta nell’hotel in cui alloggia, nella sua suite!

La sua suite! Si sente sicuro di concludere il ragazzo? E la cosa non mi dispiacerebbe …

Raggiungiamo velocemente l’hotel e vengo subito dirottata verso gli ascensori. Il body guard che mi ha accompagnato finora, mi lascia salire da sola, dopo aver pigiato il tasto relativo al piano esatto. Per lavoro sono abituata a frequentare ambienti così lussuosi, ma quest’hotel li batte tutti

Trovo Edward ad attendermi non appena metto piede fuori dall’ascensore. Evidentemente è stato avvertito del mio arrivo. Noto il suo sguardo passare in rassegna la mia intera figura ed è piacevole sapere che sta apprezzando l’outfit che ho scelto.

"Buonasera, Isabella"  siamo oramai uno di fronte l’altro e, come un galantuomo di altri tempi, mi afferra la mano e ne bacia delicatamente il dorso. Ammetto che la cosa mi fa sciogliere.
​"Buonasera Edward​" mi avvicino per lasciargli un bacio sulla guancia e noto che sorride soddisfatto.Mi fa spazio per lasciarmi il passo ed entrando non posso non guardarmi intorno.
C’è un salotto veramente bello. Mobilio di antiquariato, preziosi tendaggi, sofa drappeggiati. Madame Leblanc è un’appassionata del genere e più volte mi ha invitato a partecipare a mostre del settore. Per cui conosco il loro valore.
​"Molto bella la suite. Ho cenato spesso al ristorante dell’hotel, ma non avevo mai avuto l’occasione di vedere una suite"
"Se vuoi ti faccio fare un giro per l’appartamento" sorride del mio stupore, ma declino l’offerta.
" Peccato!" è appena un sussurro ma lo sento perfettamente e, dandogli le spalle in modo che non mi possa vedere, sorrido.Siamo ancora in piedi quando entra un cameriere con gli aperitivi.

"Non conoscendo i tuoi gusti sono andata sul sicuro. Ho chiesto anche per te un Martini!"  ed ha fatto bene perché ne vado pazza.
" Mi piace! L’importante è che ci siano 3 olive!"  Stiamo brindando quando squilla il suo telefonino che ha nella tasca posteriore del pantalone. Sembra felice di questa interruzione.

" Scusa un solo minuto" non cambia stanza per rispondere all’interlocutore. Mi fa piacere perché in questa maniera riesco a sentire la conversazione. Altrimenti sarei rimasta con la mia curiosità! Forse, però, era meglio rimanere con la curiosità perché …

"Ciao, Amore mio! Come stai?" rimango basita nel sentire come si rivolge alla sua interlocutrice, perché è evidente che è una donna!
"Anche tu mi manchi e non vedo l’ora di poter tornare a casa per dormire abbracciati stretti, stretti!" sto bevendo il Martini quando capisco il senso delle sue parole e quasi mi strozzo con il liquido! Comincio a tossire e mi allontano dirigendomi in terrazzo per non disturbare la sua conversazione. D'altronde mi pare sia una chiamata molto importante! Ci metto del tempo per riprendermi e, sinceramente, sono sconvolta. Sono in una bellissima suite con un fantastico uomo che, in realtà, è già impegnato ed a casa sua lo attende una donna con cui non vede l’ora di passare la notte! La domanda, a questo punto, è una sola: che ci sto a fare io qui?

Sono talmente assorta nei miei pensieri che non mi rendo conto che la porta finestra si è aperta ed Edward mi ha raggiunto fuori. È ancora sorridente.

"Scusami Isabella! Adesso nessuno più ci disturberà" si è posizionato di fronte a me e il suo sorriso fantastico è fisso sul suo viso. È il più bello che abbia mai visto. Peccato che non sia per me. Starà ancora pensando alla sua donna. Ed i suoi occhi, sono qualcosa di unico. Sento che potrei perdermi dentro se continuo a fissarli.
"Non fa niente. Forse, però, è meglio che adesso vada. Mi sono ricordata di un impegno che ho domattina sul presto e non è bene che rimanga fuori casa così a lungo​" mi fissa intensamente senza dire niente. Poi, finalmente, si decide a parlare.
​"Va bene, Isabella. Se preferisci andare via sei libera di farlo. Ma non inventare palle e abbi il coraggio di dirmi la verità!​" le sue parole sono dirette e senza possibilità di fraintendimento e mi sento in imbarazzo a confessare il motivo per cui voglio andare via. In fondo, non mi deve nessuna spiegazione ed io mi sto comportando come una donna gelosa.
​"Hai ragione… “ sospiro mentre rientro e poggio il bicchiere ancora pieno sul tavolino.

​"Prima, senza farlo di proposito, ho ascoltato la tua conversazione. Non è mia abitudine comportarmi in questa maniera, ma è stato inevitabile. Eri a pochi passi da me e non sapevo che fare. Comunque, hai una donna che ti aspetta a casa e non è giusto che tu adesso noi siamo  qui, insieme. Non è giusto per me, ma anche per colei che ti attende e che, è evidente, per te è molto importante​" per tutto il tempo in cui ho parlato gli ho dato le spalle per non guardarlo in viso.

Rimaniamo per qualche attimo entrambi in silenzio. È lui il primo a riprendersi e noto che il suo tono di voce è cambiato, adesso sembra divertito.
​"È solo questo il motivo per cui preferisci andare via adesso, togliendoci la possibilità di conoscerci?​" mi volto per annuire e lo vedo scuotere la testa, quasi ridendo …
​"Bella, non sono il tipo d’uomo che ha una donna in ogni città in cui si reca per lavoro. Anzi, a dirla tutta, non sono il tipo d’uomo che organizza cene romantiche  o invia fiori ad una donna. Non ti nascondo che, in genere, i miei appuntamenti con le donne cominciano direttamente con il dopo cena. Un cocktail prima di …. " lascia volutamente la frase in sospeso, ma ho ben afferrato a cosa si riferisce mentre, con calma, prende il suo Martini e si accomoda sul sofa ed io arrossisco nuovamente!

​"Ho una figlia che si chiama Erin. Solo lei ed è con Erin che parlavo poco fa. Ha 4 anni e mi aspetta a casa. Da sola, a parte la colf di 50 anni.  Senza moglie, fidanzata, compagna o comunque vuoi chiamarla! È lei la mia famiglia. Per cui, ora che abbiamo chiarito l’equivoco, vuoi ancora andare via o possiamo cenare e passare insieme una serata piacevole? Ti lascio la possibilità di scelta perché, se fosse per me, neanche ne staremmo parlando. E non perché voglio nasconderti l’esistenza di Erin. Te l’avrei detto alla prima occasione​" mi guarda con una faccia da schiaffi! Sa che la mia era solo gelosia e sa di avermi scoperto! Arrossisco come una scolaretta sorpresa a copiare!

​"Scusami. A volte è facile fraintendere le parole. Ci conosciamo da poche ore e pensavo … ecco pensavo che tu .. sono talmente in imbarazzo che non riesco a fare un discorso sensato.
Lui si alza e si avvicina. Mi mette il suo dito indice sulle labbra e mi fa segno di tacere.
​"Bella, rilassati. Ho capito perfettamente il tuo punto di vista​"  alzo lo sguardo e lo fisso negli occhi. Ed è, forse, la cosa più sbagliata che ho fatto finora. Perché nei suoi occhi mi perdo e non capisco più nulla e divento come creta nelle sue mani. Sono talmente concentrata sui suoi occhi che non mi accorgo che, nel frattempo, Edward si sta abbassando verso me e quando la mia attenzione si sposta dai suoi occhi, le sue labbra sono veramente vicine alle mie. Non penso ad allontanarmi, a respingerlo. Penso solo che abbia delle labbra carnose e che mi piacerebbe assaggiarle. E allora, la mia testa, esaudendo il mio desiderio, si avvicina anche lei e pochi istanti dopo sento il calore che emanano le labbra di Edward poggiate sulle mie. Il nostro primo bacio è … delicato. Fatto di piccoli sfioramenti e piccole carezze. È la sua lingua che, prima, accarezza delicatamente il mio labbro inferiore. Non cerca di entrare, anzi si ritrae. Per dare la possibilità a me di saggiare le sue labbra. Le trovo dolci, succulente e decido di spingermi oltre. Di entrare in lui senza chiedere il permesso. È favoloso come la mia lingua gioca a prendersi con la sua. E tutto questo deve piacere anche a lui visto che con il corpo si avvicina ancora più a me e le sue mani mi accarezzano dolcemente i fianchi. È lui il primo a staccarsi. Io non avrei mai avuto tanta forza di volontà. Mi guarda e sorride. Capisco che Edward è una persona che sorride spesso, molto spesso!

"Vieni, sediamoci a tavola prima che la cena si freddi e passiamo direttamente al dopo cena!" mi prende per mano ed, in silenzio, mi trascina dall’altra parte del salotto.
"Ho già ordinato. Spero che sia di tuo gusto" fa anche squillare il telefono di qualcuno perché poco dopo bussano alla porta e due cameriere vengono a servirci gli antipasti.

La cena scorre piacevole. Nessuno dei due accenna al bacio che ci siamo scambiati. Sarà anche per la presenza del personale di servizio. Ma ridiamo e scherziamo parlando in generale. Mi racconta di sé e del suo lavoro. Ma anche di sua figlia Erin che adora e me ne rendo perfettamente conto visto il modo in cui ne parla. Come ogni papà orgoglioso dei propri pargoli ci mette veramente poco a farmi vedere tutte le foto che ha di lei sul suo iphone.

"È veramente bella  e ti somiglia molto anche se non riesco a capire in cosa" glielo dico quando gli restituisco il telefono.
"Quindi è un modo indiretto per dirmi che sono veramente bello!" arrossisco quando calca la mano sulle ultime parole. È la verità e non riesco a smentire le sue parole. Scoppia a ridere.
"Se c’è una cosa che ho imparato di te in queste 24 ore è che sei un libro aperto. Non sei capace di mentire e se ci provi, il tuo corpo e il tuo viso ti contraddicono immediatamente!" fa ridere anche me mentre per l’ennesima volta riempie il mio bicchiere di vino.
"Signor Masen è sua intenzione di farmi ubriacare questa sera? Perché se questa è la sua intenzione le comunico che non reggo granché l’alcool e penso di essere già brilla" scuote la testa divertito.
"È solo il terzo e questo Sauternes ha una gradazione alcolica molto bassa"
"Si, però è così fresco e gradevole che ti viene voglia di bere! Per cui adesso basta!"  in fondo anche la cena è finita.

Poco dopo ci alziamo e ci spostiamo sul terrazzo. L’ambiente è riscaldato ed il cielo è sereno, ci sono le stelle. Penso di non aver mai visto una Londra così bella. Anche per me che sono innamorata della mia città.
Ci accomodiamo su di un divanetto e il cameriere, prima di congedarsi, di porge un piattino ciascuno con una selezione di dolci.

"Non so da quale cominciare. Sono ghiotta di dolci ed in questo piatto ci sono tutti i miei preferiti" sorridiamo entrambi.
"Anche io sono ghiotto. Ma per me, in assoluto, è il cioccolato la mia droga. Per cui lascerò per ultimo la pallina!"  
Sono squisiti. C’è una deliziosa fetta di cheesecake adornata con fragoline di bosco, una divina creme brulee all’arancia ed una pallina di profiterole con crema chantillie.

"Edward, stasera hai attentato in maniera pesante alla mia linea​!"  sorrido mentre lo vedo nuovamente avvicinarsi pericolosamente a me. Penso che voglia  baciarmi ed, invece, si limita ad accarezzarmi la punta del naso con un dito.
​"Ti sei sporcata di rosso!​" arrossisco e abbasso lo sguardo. Ma, con lo stesso dito, mi alza il mento e mi guarda con la testa piegata di lato.
​"Pensavi ti avrei baciato?​" annuisco!
​"Sinceramente non vedo l’ora di rifarlo! Hai delle labbra morbide che invogliano a farsi baciare! E la tua bocca…. Uhm … sublime!​" sospira e, proprio nello stesso momento, una fitta mi colpisce al basso ventre! Edward sa perfettamente cosa mi sta provocando perché lo vedo sogghignare. Forse, è meglio sviare il discorso!
​"Sai quanta attività fisica dovrò fare domani per smaltire la cena di questa sera?​" solo quando ho finito di parlare mi rendo conto del doppio senso della frase.
​"Se vuoi possiamo fare un po’ di attività fisica anche questa sera … ti potrei dare una mano!​" appena capisco il senso della frase mi blocco; il boccone di creme brulee che ho appena ingoiato prende una direzione non prevista nel mio esofago, cerco di non tossire e di non respirare ma raggiungo una tonalità eccessivamente rossa anche per me! Mi alzo di scatto facendo cadere il piattino con i dolci. Edward si spaventa e mi raggiunge all’istante.
​"Bella che succede?​" mi prende per le spalle obbligandomi ad alzare la testa e fissarci. E scoppio in un attacco di tosse. Mi allontano imbarazzata.
​"Scusami … “ non mi fa parlare.
​"Tranquilla. L’importante è che tu stia bene. Mi  hai fatto preoccupare​"
​"No, non sto bene se mi dici certe cose!​"   sono seria e sto entrando in iperventilazione. Mi sventolo con le mani. Lo vedo nuovamente sogghignare e questo mi fa ancora più agitare.
​"Edward … veramente" purtroppo non mi fa finire di parlare perché … poggia nuovamente le sue labbra sulle mie e questa volta il bacio non è delicato e dolce. È passionale, è forte. Non riesco a non farmi coinvolgere. E mentre la sua lingua danza con la sua le mie mani vagano sul suo petto e in pochi istanti si ritrovano a sbottonare la sua camicia.  Il mio cervello mi dice di fermarmi, che non è corretto. Diamine lo conosco solo da 24 ore! Ma il mio basso ventre, sempre più bagnato,  mi dice di andare avanti e di passare alla cintura dei pantaloni. E quando le sue mani, che intanto vagano sul mio corpo, abbassano la zip del mio vestito, metto definitivamente in stand by il cervello e comincio a ragionare unicamente con la mia miceta!

Edward mi sfila il vestito e, quando lo spingo via con i piedi, alzo lo sguardo e mi ritrovo a fissare il petto nudo di Edward.
​"Sei bellissima​" si allontana di qualche centimetro per avere una migliore visuale d’insieme di me, sono vestita solo di intimo e un po’ mi imbarazza. Ma quando mi solleva in braccio non ci penso due volte prima di avvinghiare le mie gambe intorno ai suoi fianchi. Il suo profumo mi manda in fibrillazione.  Mi allontana di pochi centimetri per fissarmi negli occhi.
​"Bella, se vuoi che mi fermi, dimmelo adesso o dubito che tra poco ci riuscirò!​" non rispondo, ho capito il senso delle sue parole. Ma non riesco a fermare me, figuriamoci lui!
Per cui lo bacio e lo sento sogghignare mentre ci chiudiamo in camera da letto. 
 

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Capitolo 5
*** Riflessioni ***


Capitolo 5°
Riflessioni 


 

Pov Edward

Marzo 2014



È l’alba quando apro gli occhi. I primi raggi di sole entrano nella camera attraverso la finestra lasciata aperta. Fatico a prendere coscienza di quello che è successo ieri sera. Certo, una bellissima donna avvinghiata al mio corpo è un bel modo per svegliarsi. E i ricordi della magnifica serata tornano a galla.

Penso di aver passato la più bella notte di tutta la mia vita. E non solo per averlo fatto tre volte e non sentire la stanchezza ma, al contrario,  essere già pronto per ricominciare …  è stata la prima volta in cui ho pensato prima a donare piacere alla mia partner che a me stesso. In genere, mi ritengo abbastanza egoista. Mi piace prendere tutto ciò che la donna di turno può donarmi. Ma con Bella … la voglia di vederla soddisfatta è stata superiore al mio piacere. Sorrido perché il solo pensare a quello che è accaduto poche ore fa, mi fa sentire pronto per un nuovo round. Cerco di non muovermi per non svegliare Bella. Mi ha detto che vive da sola per cui, il fatto che sia rimasta a dormire con me, non dovrebbe aver preoccupato nessuno.

Il pensiero va inesorabilmente a quale potrebbe essere il nostro futuro. Perché non voglio non vederla più dopo questa mattina. Mi ha fatto provare sensazioni mai vissute nella mia vita. Certo, viviamo a migliaia di chilometri di distanza e non è un vantaggio. Ma voglio provarci.

È piacevole anche chiacchierare con lei. E’ una donna colta e indipendente. È ironica quando serve. Non ha paura di dire la sua opinione e sa difendere le proprie idee.

Delicatamente mi volto verso di lei e comincio ad osservarla con calma. Ricordo che questa notte ha “chiacchierato” parecchio. Evidentemente nel sonno ha l’abitudine di parlare. E il mio nome lo ha fatto parecchie volte e con il sorriso sulle labbra.

Scosto le coperte per osservare il corpo nudo. È piccola. Non è molto alta. Però ha delle gambe veramente lunghe che terminano con dei piedini che, penso, siano sensuali anche loro. Con dita lunghe, affusolate e regolari! Anche le unghia sono curate e abbellite con uno smalto color oro. La immagino nel periodo estivo quando indossa sandali e piedi nudi. Deve essere fantastica!

Il mio sguardo torna più su e ricordo che ieri sera sono rimasto piacevolmente sorpreso nello scoprire che “lì” è completamente glabra! Non pensavo fosse quel tipo.  Allungo la mano per sfiorarla delicatamente e noto i brividi che si diffondono sul suo corpo. Sempre delicatamente con un dito proseguo ad accarezzarla mentre salgo più su fino ad arrivare al capezzolo che trovo già turgido. Ha un seno piccolo ma perfetto. Non credo sia una terza eppure mi viene voglia di baciarlo e, sempre delicatamente, lo sfioro con le labbra.

"Già pronto per ricominciare? “ ecco! L’ho svegliata.
​"Diciamo che l’idea mi è passata di mente. Ma la colpa è tua. Sei così bella e sensuale … “ la faccio allungare in posizione supina e mi sposto su di lei e comincio a baciarla. Lascio una lunga scia di baci dal collo fino all’ombelico e durante il percorso lei non si nega. Anzi, alza il corpo e lo spinge verso le mie labbra e, nel frattempo,  le sue mani vagano sul mio corpo eccitandomi sempre più.  Allungo la mano per accarezzarla internamente e il ritmo del suo respiro aumenta.
​"Come fai ad essere già così calda e bagnata appena sveglia?​"  scuote la testa e ride.
​"Forse, perché qualcuno ha provocato il mio corpo accarezzandolo e baciandolo. Anche con gli occhi chiusi sentivo il tuo sguardo su di me​"  lo sussurra al mio orecchio con un tono roco che mi manda in estasi.
E, allora, mi sposto veloce per entrare in un sol colpo dentro di lei. So di non averle fatto male perché è così bagnata che scivolo facilmente in lei e il suo sorriso soddisfatto me lo conferma. E in poche spinte siamo entrambi di nuovo in paradiso.Restiamo abbracciati ed in dormiveglia per un’altra ora. Ma una giornata lavorativa  aspetta entrambi per cui ci alziamo quasi in contemporanea. La invito ad usufruire della doccia e dei miei prodotti mentre ordino la colazione.

"Cosa preferisci? Qui sono buonissimi i pancake alla banana, se accetti il consiglio​" annuisce sorridente.
​"Va bene! E aggiungi anche un cappuccino, se possibile fatto con macchina italiana ed una spremuta di arance fresche, non confezionata!​" e si chiude in bagno. Esigente la ragazza! 

Con piacere prendo atto che Bella non è di quelle donne che passano ore in bagno. In pochi minuti fa doccia, asciuga i capelli ed è vestita per andare via.

​"Chissà che penseranno di me alla reception quando mi vedranno uscire con i vestiti che indossavo ieri sera!​" la vedo imbarazzata e mi dispiace. Effettivamente ha ragione.
​"Bella, se preferisci dico a Jack di portare la macchina davanti l’ingresso laterale. In questa non dovrai passare davanti la reception. Anzi, ti faccio scortare fino all’uscita così non darai nell’occhio​"
​"Non serve. L’unica cortesia che ti chiedo è di prenotare un taxi​" scuoto la testa.
​"Non ci pensare proprio! Jack ti scorterà fino a casa! Ti aspetterà che ti prepari e ti accompagnerà al lavoro. Altrimenti, se dovrai prendere mezzi pubblici, farai tardi​" mi accomodo a tavola e non voglio sentire più ragioni.

Mentre mangiamo la vedo preoccupata.
​"Che succede?​"  non mi risponde subito. Poi …
​"Adesso che succedere fra di noi? Cosa ha rappresentato per te la notte passata insieme?​" non mi guarda in faccia mentre mi parla. Sono cose che mi sto chiedendo anche io da quando mi sono svegliato.
​"Non so dirti cosa succedere fra di noi. E mi sono fatto le tue stesso domande. Il fatto che fra 3 giorni tornerò a Boston non rende la situazione più facile. Ma … la notte appena passata è stata la più bella della mia vita. E non voglio rinunciare a te​" adesso mi fissa e noto che i suoi occhi sembrano sollevati.
​"Quindi proviamo a viverci malgrado la distanza?​" bé non è male come idea.
​"Si, direi di si. Tieni presente che tornerò molto spesso a Londra. Fra dieci giorni sarò nuovamente in città. Potresti venire anche tu a Boston quando avrai ferie o riposi di qualche giorno.  E ci terremo in contatto in tutti i modi possibili: whatapp, messanger, classiche telefonate, skype … “ la mia risposta deve piacerle perché viene a posizionarsi sulle mie gambe.
​"Anche per me la notte scorso è stata fantastica. Non ho mai vissuto una serata come quella passata insieme​"  e mi bacia dolcemente e a lungo.Mezz’ora dopo va via con la promessa di rivederci in serata, dopo il suo lavoro. Non sa, però, che ho intenzione di andarla a trovare anche a pranzo!

Pov Bella

Sono le 08.10 quando varco il portone di ingresso della palazzina in cui vivo. Salgo le scale evitando di fare rumore. Jasper e James sono via per lavoro. In genere, uno dei due va a portare i bambini a scuola mentre l’altro apre l’ufficio. Oggi ci avrà pensato una delle ragazze. Passo velocemente i primi due piani e con delicatezza apro la porta di casa mia.

Tiro un grosso sospiro quando chiudo la porta alle mie spalle. Nessuno mi ha visto rientrare di mattina con gli abiti di ieri sera. Per cui niente spiegazioni! Dovrò trovare solo una scusa per la nuova serata che mi attende!

Mi cambio velocemente perché in strada c’è il body guard di Ed che mi attende e non vorrei destare troppo nell’occhio dei vicini che andrebbero a spifferare i fatti miei nel quartiere.
In particolare, la coppia di sorelle zitelle che abita nella villetta di fronte casa nostra e che sono perennemente affacciate alla finestra a spiare il vicinato! Entro ora di pranzo chiederebbero informazioni a Vic sul motivo per cui una macchina mi attende sotto casa!

Oggi mi sento sportiva e indosso un semplice jeans con una camicia bianca. Indosso uno stivaletto con tacchi alti, che rendono un outfit sempre chic  e una giacca più leggera del solito. L’aria sta riscaldando ed è ora di mettere via i giacconi invernali.

Riesco ad uscire dal palazzo ed infilarmi in macchina senza essere vista. Sono quasi sicura che le tende di casa delle sorelle zitelle non si sono spostate. Quindi, dovrei essere riuscita a mantenere l’anonimato.

La giornata in ufficio è pesante. Sarà la primavera o le vacanze pasquali che sono oramai alle porte, ma in città ci sono numerosi turisti. La galleria per cui lavoro si trova nella zona di Piccadilly con un traffico non indifferente e da qualche giorno siamo presi d’assalto anche da semplici curiosi che non potranno mai comprare un quadro da noi. Malgrado ciò lasciamo liberamente circolare i visitatori che entrano. A volte rimangono così affascinati da quello che vedono esposto che acquistano le brochure illustrative che facciamo stampare pi volte l’anno.

​"Isabella, Madame Leblanc ti aspetta nel suo ufficio​" un mio collega mi distrae dalla valutazione che sto cercando di concludere da questa mattina. Mi alzo e mi reco subito al piano superiore. So perfettamente che la mia direttrice non ama attendere. Busso ed entro direttamente  e la trovo intenta ad osservare un paio di quadri.
​"Che ne pensi?​" non si volta nemmeno per accertarsi chi sia entrato. È un suo modo di fare. Quando è intenta a lavorare non esiste nient’altro per lei.
​"Non mi sembra di riconoscere l’autore. Qualche giovane emergente?​" finalmente toglie gli occhiali e si volta verso di me per raggiungere la sua scrivania.
​"Si, il figlio del nostro primo ministro. Ma, sinceramente, non ci trovo nulla di buono su quelle tele … comunque ti ho fatta chiamare perché un cliente ha richiesto la tua presenza per una visita a Tate Modern Museum per l’ora di pranzo​" si ferma per darmi tempo di metabolizzare la notizia. Sa che non amo fare questo tipo di servizio ed, in genere, anche lei è contraria. Lo facciamo solo con i clienti più importanti e, allora, mi viene da chiedermi chi sia il fortunato.
​"Ci ha contattato lo staff di Mr Masen ed hanno richiesto espressamente di te. Pare sia rimasto compito dalla tua professionalità  l’altra sera​" arrossisco perché sento una nota di sarcasmo nelle parole della mia titolare.
​"Isabella, non mi sembra il caso di ricordarti la principale regola della galleria: non si flirta con i clienti nell’orario di lavoro ...​" non aggiunge altro e mi scruta con attenzione mentre io sono nell’imbarazzo più totale. Spero solo che le guardie armate non le abbiano riferito della mia cena post vendita con Edward.
​"Mi conosce da 2 anni, Madame. Sa che non è il mio modo di comportarmi sul lavoro. Sono stata professionale con Mr Masen malgrado sia venuto oltre l’orario di apertura al pubblico e ci abbia costretto a riaprire lo show room. C ‘erano le … “ non mi fa finire di parlare perché interviene.
​"Isabella, conosco la tua professionalità, non la sto mettendo in discussione e non mi sto preoccupando per la galleria. Mr Masen è americano e ho preso informazioni dopo che è pervenuta la richiesta per oggi. È un bell’uomo, milionario, interessante e affascinante. Ma ripartirà a fine settimana e malgrado gli aerei e le moderne tecnologie hanno abbattuto le distanze, tra Londra e Boston c’è sempre un oceano di mezzo. Ti chiedo solo di stare attenta. Non vorrei ritrovarmi una critica d’arte depressa!​" annuisco.
​"Le chiedo scusa, avevo frainteso le sue parole​"  prima di congedarmi dal suo ufficio mi fornisce i dettagli dell’incontro.
​"Una macchina ti verrà a prendere alle 13.00 e ti porterà al museo. Mr Masen ha prenotato una visita completa e tu sarai la sua guida. A domani, Isabella​"  lascio il suo ufficio in completo imbarazzo.

Mentre sono alla mia scrivania penso che, tutto sommato, mi sia andata bene. So che in passato, sono state fatte diverse lavate di capo a dipendenti usciti con clienti facoltosi. La preoccupazione di Madame è che la fine di una frequentazione extralavorativa allontani i clienti dalla galleria.

Inoltre, penso che Edward doveva avvisarmi della sua intenzione. Non mi piace che vengano fatte le cose a mia insaputa. Potrei aver avuto un impegno per la pausa pranzo che, ora, sono costretta a saltare o, meglio, a passare con lui. invece, malgrado sia quasi ora di incontrarci, non mi è arrivato neanche un sms.

Manca poco alle 13.00 e, velocemente, finisco il lavoro al pc avviato dalla mattina. Sistemo la documentazione in cassaforte e consegno le chiavi ad una delle guardie. Alle 13.00 in punto mi faccio trovare fuori dalla galleria e la macchina è già parcheggiata. Jack mi apre lo sportello posteriore appena mi vede. Lo saluto ed entro velocemente.
Pensavo di essere sola sui sedili posteriori. Invece, Edward è in mia attesa. Mi sorride appena mi vede. E si avvicina per baciarmi.

​"Buongiorno Mr Masen​" cerco di essere fredda come mi ero ripromessa. Ma il suo sorriso e le sue labbra sulle mie fanno sciogliere ogni tensione dentro di me. cerco di resistere. Si scosta e mi fissa sorridendo.
​"Pessima mattinata? La mia è iniziata in maniera così bella che nulla è riuscita a rovinarla​" lo guardo con la sua faccia da schiaffi. Il solo ripensare alle ore passate insieme e a quello che abbiamo fatto, fanno cadere ogni muro che avevo cercato di costruire. Ma non voglio cedere.
​"La mia è stata ottima fino a un’ora fa. Quando la mia titolare mi ha avvisato che avrei dovuto fare da badante ad un dispotico americano!​" scoppia a ridere alle mie parole.
​"Era il solo modo che ho trovato per liberarti dal lavoro. Per portarti a pranzo e, poi, a fare una passeggiata – lo guardo e penso che il suo pensiero sia stato dolce.
​"Ma starei lavorando. Mi sento in colpa a passare del tempo libero con te sapendo che sto imbrogliando la mia direttrice “ mi interrompe con un bacio.
​"Non la stai imbrogliando. Andremo veramente a visitare il Tate Modern; non ci sono mai stato e mi ha sempre incuriosito e ti posso garantire che sto mi ha fatto pagare profumatamente ogni ora che passeremo insieme!​" scuoto la testa. Ho capito il senso della sua frase, ma voglio prenderlo un pò in giro ....

​"Non è elegante dire che stai pagando il tempo che passi con me. Hai idea di quello che voglia dire?​"  lo vedo riflettere e, poi, spalancare gli occhi! Scuote la testa vigorosamente.
​"Non pensare quello che il tuo cervello sta elaborando! Stiamo solo passando del tempo insieme e non faremo sesso fino alle 18.00!​"  alle parole di Edward anche il suo autista, approfittando di essere fermi ad un semaforo, si volta a guardarlo, rosso in viso e con l'evidente voglia di ridere! 
Forse, si accorge del mio imbarazzo perché sorride e mi abbraccia. Alla fine aveva ragione. Abbiamo passato un bel pomeriggio. Dopo un veloce pranzo, siamo stati un paio d’ore al Tate Modern. Abbiamo scoperto di amare entrambi l’arte contemporanea. Anche se i gusti sono un po’ diversi. lui è più per il classicismo. Io sono aperta anche alle novità. Abbiamo discusso così tanto su diverse opere che abbiamo passato l’intero pomeriggio li dentro.
E usciti da lì ci siamo diretti al suo hotel. Senza bisogno di discuterne o di avere dubbi su ciò che entrambi volevamo.
 
 

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Capitolo 6
*** I Papabili ***


Capitolo 6°
I Papabili



 
Aprile 2014

Pov Bella

Come era previsto Edward è tornato a casa sua e alla sua vita da oramai 5 giorni. Tornerà a Londra a breve per impegni lavorativi già programmati e non procrastinabili. Non per me. Io, diciamo, sono il surplus. Quel motivo in più che rende la sua trasferta eccitante.

E’ difficile non pensare ai pochi giorni vissuti insieme.

Durante la sua permanenza a Londra ci siamo visti tutti i giorni e abbiamo avuto modo di scoprire molto l’uno dell’altro. Dopo la prima volta è stato naturale rimanere a dormire con lui nella sua suite e la mattina il suo autista mi scortava a casa, attendeva che mi preparassi per il lavoro e mi scortava fino alla galleria.

Sono anche stata molto fortunata perché nessuno, in quelle mattine in cui è accaduto, mi ha visto scendere dal suv Mercedes e risalirci pochi minuti dopo. Già la macchina era molto vistosa. Se qualcuno avesse notato anche l’autista scendere ed aprirmi la portiera, chissà che avrebbe pensato di me.

Neanche i miei familiari si sono accorti del cambiamento che è avvenuto in me. Non solo emotivamente, visto che sono passata dall’euforia ad una sorta di malinconia negli ultimi giorni. Ed ho giustificato le assenze da casa come lavoro straordinario. D'altronde sanno quando amo il mio impiego e l’impegno che ci sto mettendo per realizzarmi.
Mi manca la routine che si era creata in quei pochi giorni. Fortunatamente il fuso orario non ci danneggia eccessivamente e le 5 ore di differenza  fanno si che riusciamo a sentirci costantemente, senza fare levatacce mattutine. Ed, infatti, poco fa mi è arrivato un sms con cui mi augurava buona cena mentre lui, appena rientrato da un pranzo di lavoro,  si apprestava ad un meeting con gli altri soci. Tra qualche ora, quando io starò per andare a dormire e lui starà rientrando a casa per la cena, ci sentiremo via skype.
Ieri, mi sono lamentata del fatto di non sapere come passa il tempo. Poco dopo mi ha inviato, tramite mail, un link per l'accesso al suo planning online. Per cui, adesso so in ogni istante cosa sta facendo o con chi va a pranzo o a cena!
In questi giorni ho riflettuto sulle mie emozioni per Edward. è ancora presto per parlare di sentimenti quale l’amore. Sento che mi manca, mi manca tutto di lui. Riusciamo a parlare con tutte le moderne tecnologie ma non è la stessa cosa di quando siamo nella stessa stanza. Non riesco a percepire tutte le sfumature del suo viso e le sue espressioni. Non riesco a percepire il profumo del suo dopobarba o il sapore della sua bocca dopo aver bevuto il caffè mattutino. E, soprattutto, mi mancano le lunghe nottate passate insieme.
L'unica mia perplessità riguarda la presenza di una bambina. Dopo avermene accennato la sera della nostra prima volta insieme, Edward mi ha fatto solo dei brevi accenni ad Erin. Ho ascoltato altre telefonate svolte fra di loro ed ho capito che hanno un legame molte forte. Sono stata con lui a scegliere il regalo che le ha portato da Londra ed ha scelto la bambola che piaceva a me. Ma i dubbi ci sono. Già è una relazione a distanza. E se non piacessi alla piccola? Oppure se mi legassi talmente a lei da non riuscire a sopportare la distanza?

"Zia, vieni a cena?" vengo distratta dalle mie elucubrazioni mentali da Elionor che mi avvisa che la cena è pronta. Oggi ceniamo a casa di Vic. È vicino la porta e sorride con aria birichina.
"Arrivo subito, Stellina"  si avvicina e ride nascondendo gli occhi con una manina. Chissà che avrà combinato.
"Zia, io so un segreto che sappiamo tutti. Solo tu non lo sai!"  e continua a ridere e sono sicura che muore dalla voglia di confessare il segreto.
"E tu me lo vuoi dire, vero? In fondo, chi è la tua zietta preferita?"  Elionor è la chiacchierano della famiglia. Annuisce vigorosamente con la testa e comincia a raccontare.
"Sei tu! Ma anche zia Alice è moooltooo simpatica! Però ora ti dico il segretissimo. Mami e zia Alice hanno invitato degli uomini a cena perché devi trovarti il fidanzato o farai la fine delle zitelle che abitano di fronte casa nostra! Dicono che ti manca solo il gatto … " spalanco gli occhi! Non ci posso credere che le mie amiche dicono questo di me. E si fanno sentire anche dai bambini! Ah! Se solo sapessero che bei giorni ho passato con Edward!!!
"Ah! Pensano questo di me? Questa gliela farò pagare!" mi alzo e, con mia nipote per mano, velocemente raggiungo casa di Vic dove Alice sta addobbando il tavolo da pranzo.
"Abbiamo ospiti?" non mi ha sentito arrivare e sobbalza quando si accorge di me, ferma alle sue spalle a pochi centimetri da lei. Per lo spavento ha fatto cadere le posate che aveva in mano facendo un gran fracasso. E facendo ridere i bambini.
"Ah! Bella. Non lo fare mai più se non vuoi farmi la respirazione bocca a bocca!"  lascio perdere le parole e mi avvicino a lei con fare minaccioso. Osservo la tavola ed, effettivamente, ha apparecchiato per molte persone.
"Perché hai apparecchiato per 10?" adesso diviene sfuggente.
"James e Jasper sono in ufficio con dei loro colleghi che si tratterranno per cena"  Vic la chiama dalla cucina, le chiede aiuto ma  ho tanto l’impressione che voglia distrarla da me.
"Ah! Una coppia?" purtroppo per loro le seguo in cucina.
"No, single – poi si volta verso di me e mi scruta con attenzione facendo una faccia quasi schifata -  ma come ti sei vestita? Quei leggins e quella tshirt da dove li hai presi? Sono anni che non li tiravi fuori. Per favore, va subito a casa e indossa qualcosa di meno … casalingo. E truccati che sei pallida e sembri malaticcia. Niente Converse. Non sei più una ragazzina!" la guardo ma non mi muovo. Per il mio abbigliamento ha perfettamente ragione. Ma nei giorni passati con Edward ho trascurato la casa e sono indietro con il bucato. Per cui ho tirato fuori le poche cose che avevo pulite!
"Perché dovrei farlo?" scuotono la testa.
"Gli ospiti sono due bei ragazzi. Uno ha 35 anni, l’altro 37. Affermati professionisti e liberi. Finora hanno pensato solo alla carriera. Ora si stanno guardando intorno alla ricerca di una compagna e … si, insomma, tu sei disponibile! " Vic parla con fare pratico!
"Ma, credete che sia così disperata che non sia capace di trovarmi un uomo da sola? Oppure che sia così sciatta o imbranata che nessuno mi filerebbe?"  adesso mi siedo comoda mentre loro si affrettano a negare.
"No, ma hai già 24 anni, il tempo scorre inesorabile, a breve usciranno le prime rughe  e tu passi tutto il tempo al lavoro. Quanto straordinario hai fatto la settimana scorsa? Hai lavorato anche sabato e fino a sera. Così non va bene. Anche tua madre è preoccupata, mentre Charlie sta pensando di utilizzare i fondi che hanno messo da parte per il tuo matrimonio per ristrutturare casa"  le guardo senza parole. Se sapessero che ho fatto la settimana scorsa non si preoccuperebbero per me!
"Non avevo idea che il mio status sociale fosse fonte di preoccupazione per la mia famiglia"   Comunque non fanno in tempo a ribattere perché arrivano i ragazzi. Vic mi nasconde in cucina e, quando si sono accomodati in sala da pranzo, mi fa sgusciare fuori di casa e mi ordina di cambiarmi. Lo sguardo che mi lancia Alice non lascia dubbi: meglio non sgarrare.Malgrado la poca voglia, indosso un jeans ed una camicetta. Mi hanno detto di non indossare le Converse ma nulla è stato detto per le Hogan, per cui le indosso! Non mi trucco. Mi limito ad un po’ di fard per darmi colore. Faccio appena in tempo a mandare un sms ad Edward, prima di presentarmi e sedermi a tavola:
stasera non sarà una buona cena. Le mie amiche temono che resti zitella e hanno organizzato invitato a cena due papabili … a presto!
 
I due pretendenti, effettivamente, mi squadrano a lungo. Mi viene il dubbio che i miei coinquilini abbiano spiattellato i fatto miei e detto loro che sono libera e in cerca di marito. Si presentano e si comportano come se fossero in competizione ed io fossi il premio! Non sono male, uno in particolare potrebbe anche sembrare simpatico. Ma, dopo aver conosciuto Edward, non è facile essere paragonati a lui. Non hanno la sua conversazione brillante, il suo acume, il suo modo di sorridere o di prendere in giro l’interlocutore. Insomma: non sono lui.

Siamo quasi al dolce quando squilla il mio telefono. Guardo il numero e non lo conosco, ma è internazionale ….
"Scusate, ma è il lavoro. È il diretto di Madame Leblanc …" mi alzo e vado nel pianerottolo. Sembrano aver creduto alla mia bugia. Mentre sento Vic lamentarsi perchè penso solo al lavoro.  E, per questo motivo, rispondo in maniera sgarbata al telefono.
"Pronto?"
"Come sono i due papabili?"  Edward! Il tono di voce è duro. Sarà, forse, geloso??!!
"Da dove stai chiamando?" chiedo spiegazioni per il numero che non conosco e prendo tempo prima di rispondergli.
"Dall’ufficio. Ero in riunione quando ho dovuto sospenderla per il tuo messaggio! Allora, chi sono?" sorrido divertita.
"Ah! Valuti la concorrenza?" mi piace flirtare con lui.
"Non pensavo di averla. Ma se sei alla ricerca di un uomo, mi candido anche io. Anzi, se non te ne fossi accorta, mi sarei già candidato e mostrato le mie qualità" cerco dal trattenermi dal ridere per evitare che da casa mi sentano.
"Veramente hai sospeso la riunione per il messaggio?" ci mette un attimo prima di rispondere.
"Si, quando l’ho letto mi ha mandato in crisi. Pensavo a te circondata da uomini che si pavoneggiavano.  Ho cercato di trattenermi ma mi stavo innervosendo e per poco non ho mandato al diavolo un affare importante" mi piace la sua sincerità.
"Sono Jeff e Barney. Due colleghi di mio fratello e del socio. Si stanno pavoneggiando, come dici tu,  a chi ha il lavoro più gratificante e a chi ha più titoli di studio!  In sostanza le mie amiche sostengono che se non mi cerco un uomo farò la fine delle mie vicine di casa. Due zitelle che passano il tempo a spiare i vicini, bere te e coccolare il gatto! Anzi, secondo mia nipote di 5 anni, mi manca solo il gatto!" lo sento ridere di cuore.
"Sono pazze! Dovresti raccontargli della settimana scorsa!" adesso rido anche io, piano per non farmi.
"È stata proprio la settimana scorsa a portarle a prendere la decisione che devono trovarmi un uomo. Perché ho passato tutto il tempo al lavoro e ho fatto molte ore di straordinario. Addirittura anche sabato sera!"
"Va bene, Piccola. Adesso mi sento meglio. Torno alla mia riunione e penso che riuscirò a concludere il mio affare! Ci sentiamo più tardi" sorridente torno ad accomodarmi a tavola.

Forse sono tornata al tavolo un po’ troppo felice perché Alice ha passato tutto il tempo a scrutarmi. Ed ho imparato che ad Alice Cullen non si può nascondere nulla!
Stiamo aiutando Vic a sistemare la cucina, gli uomini sono tornati in ufficio, i bambini giocano. I due pretendenti, prima di congedarsi, mi hanno chiesto il numero di telefono. Ho cercato di tergiversare ma James, il mio amato fratello, mentre cercavo una scusa per declinare, lo ha inviato loro tramite sms!

Ed ora …
"Come mai ti hanno chiamato dal lavoro ad ora di cena? Ultimamente accade spesso" guardo Alice che, con fare innocuo mi ha posto la domanda. Al volo invento una bugia.
"Non trovavano la valutazione di un vaso che ho fatto stamattina. Stiamo ricevendo parecchi appuntamenti fuori orario. Pensa che la settimana scorsa ci hanno chiesto un appuntamento per accompagnare un cliente al Tate Modern" cerco di non  guardarla in faccia, perché altrimenti mi scoprirebbe. E, in parte, le ho raccontato la verità.
"Ah! Certo che il tuo lavoro è proprio impegnativo. Io che sono un medico ed ho la reperibilità non vengo chiamata quanto te! Anzi, in due mesi è accaduto solo una volta"  alle sue parole, Vic alza la testa e ci osserva.
"Effettivamente negli ultimi giorni ti hanno chiamato di continuo. Oltre le ore di straordinario che hai fatto … " sta riflettendo e questo non è mai un bene. Perché Vic è diabolica.
"Forse, nei prossimi giorni farò una capatina alla galleria. Magari bisogna ricordare alla tua titolare la differenza fra orario di lavoro e schiavitù!"  deglutisco con fatica perché se Vic ha qualcosa in mente, nulla riesce a distrarla e se, poi, Alice la appoggia …. Io sono sei guai!
"Vic, restane fuori" la guardo seria.
"Perché?" 
"È mia la colpa di tutto lo straordinario che sto facendo in questi giorni. Ho avuto problemi con dei clienti e sto cercando di rimediare"  mi guarda scettica. Ha capito ce è una bugia.
"Che tipo di problemi?" anche Alice mi mette sotto pressione.
"Non posso dirvi di più. Fidatevi di me. Sto cercando di recuperare prima che se ne accorgano e …"
"Ma il problema è economico? Devi restituire dei soldi e non li hai? Non siamo ricchi, i ragazzi hanno appena investito in nuovi software ed io sono ancora a part time,  ma possiamo vedere di darti una mano. A meno che non si tratta di una somma elevata. Non dirmi che hai distrutto un Monet?  .. " guardo Vic che sta vaneggiando. In un certo senso le sue parole mi riscaldano il cuore perché capisco che la mia famiglia è sempre pronta a correre in mio soccorso.
"Vic, non ho problemi economici al lavoro. Semplicemente ho avuto problemi con un software e, di conseguenza, ho perso tempo nella valutazione di alcuni autori contemporanei. Preferirei solo che la mia titolare non lo venisse a sapere. C’è parecchia concorrenza alla galleria e 2 nuove stagisti che farebbero di tutto per essere assunti. Tutto qui – penso di essere riuscita a convincerle perché mi lasciano andare nella mia casa senza ulteriori domande. 

E a letto, prima di addormentarmi, mi rendo conto che non posso mantenere a lungo il segreto sulla mia nuova relazione. Solo che prima di renderla ufficiale devo capire cosa provo per Edward e cosa voglio da lui. E, soprattutto, se me la sento di imbarcarmi in una relazione a distanza con un single con figlia a carico!
 

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Capitolo 7
*** Pensieri ***


Cap. 7°
Pensieri


 
Aprile 2014

Pov  Edward

Sono tornato a Boston da soli 4 giorni e il senso di inadeguatezza che provo quando sono a casa è tornato prepotente in me. A volte ho quasi l’impressione di non farcela a reggere tutto lo stress che mi circonda.  Ci sono problemi ovunque mi giri. Quando sono via di casa è come se fossi un’altra persona. Mi sento leggero, pur non facendo nulla di diverso di quello di cui mi occupo dal mio quartier generale. Non ho il mal di stomaco che mi attanaglia continuamente e mi sento un ragazzo come tutti i miei coetanei. Non so da quando non esco a bere una birra con i pochi amici che mi sono rimasti.

Sono seduto sul divano di casa. Erin dorme tranquilla nel suo letto ed io, come al solito, mi stordisco con lo scotch. Oggi anche lei ha avuto una giornata più pesante del solito. E’ stata con mia cognata per l’intera giornata, la quale pretende che si comporti come la bambina perfetta. Perfetta per stare in società. Perfetta per non farla sfigurare. E, malgrado le mie continue rimostranze, la paragona di continuo con la cugina, Angel. Non c’è stato bisogno dello psicologo per capire che mia figlia soffre del mio stesso senso di inadeguatezza e che, in famiglia, non si sente a suo agio. Malgrado continui a dirle che lei, per me, è la figlia che ho sempre desiderato. Che è il mio angelo e che l’adoro. Purtroppo il tempo che passo con lei è minore del tempo che lei passa con la nostra ingombrante famiglia.

Mi scolo un altro bicchiere di scotch e, allungato sul divano, continuo a pensare alla mia vita.

La società, che con tanta fatica ho cercato di salvare dal fallimento, è sempre in pericolo. Troppo frazionato il capitale. Anche se siamo solo in quattro a possedere le quote: mia madre, i miei fratelli ed io. Ma i miei familiari, pur non partecipando attivamente alla gestione, hanno idee diverse dalle mie e si permettono di contrastarmi anche durante le riunioni del consiglio di amministrazione. Sono quello che lavora anche 12 ore al giorno eppure non sono riuscito ad avere la nomina di amministratore delegato. Malgrado passi metà dell’anno a visitare le nostre sedi europee trascurando anche mia figlia. E la situazione mi fa ancora più male perché sono i miei familiari a non darmi la possibilità di emergere. Devo imparare a ricordare loro più spesso che se possono ancora avere una vita piena di agi il merito è solo mio e del mio impegno.

La mia famiglia è l’enigma più grande della mia vita. Thomas, mio padre, ha creato la società dal nulla. Con il solo ausilio di mia madre ci ha portati ad essere una delle famiglie più importanti del mondo finanziario americano. Papà ha cominciato dal basso. Rilevava aziende fallite o quasi. Le ristrutturava se ne valeva la pena e le rivendeva guadagnandoci. Se non valeva la pena ristrutturarle, allora le smembrava e le vendeva a pezzi. Oppure vendeva i macchinari e le attrezzature. Perché, diceva, c’è sempre qualcosa che vale la pena di salvare. Non era ben visto mio padre e non lo siamo neanche noi figli. Gli rimproveravano di non aver studiato in università importanti, di non avere master o titoli importanti da appendere nel proprio ufficio. Ma, i miei genitori, non provenivano da famiglie ricche. Anzi …

Eppure Thomas, dopo aver creato l’azienda Masen e averla portato sullo scenario nazionale, l’ha anche portata ad un passo dal fallimento. E non è riuscito a reggere all’idea di vedersi portare via tutto quello per cui aveva duramente lavorato sotto i suoi stessi occhi.

Non ha sbagliato nel lavoro, papà. Purtroppo, quando dal nulla, ci si ritrova a maneggiare parecchio denaro senza esserci abituati, si viene pervasi dall’euforia e si fanno parecchi errori. Si spende più di quanto si può. E lui, addirittura, aveva acquistato un’isola in Brasile. Di fronte la costa brasiliana. Personalmente non ci sono mai stato. Non ne ho avuto il tempo e, dopo il lutto, la voglia. Ma i miei familiari dicono che è megagalattica. Ha comprato ville ad Aspen, una per ognuno di noi figli,  anche se lui non sapeva sciare. Semplicemente voleva che sua moglie e i suoi figli avessero tutto ciò che i nostri compagni delle scuole private avevano. Non dovevamo essere inferiori alle persone che frequentavamo.

Ed, inoltre, c’era la sfida con il cognato Carlisle. Sfida sentita solo dai miei genitori perché i miei zii sono sempre stati persone semplici ed altruiste. Carlisle, di famiglia ricca, ha sposato mia zia Esme, la sorella di papà e l’ha subito introdotta nell’alta società di Boston. Le ha insegnato a comprendere e valutare l’arte o ad apprezzare un’opera al teatro. Thomas spendeva per Elisabeth tanto solo per dimostrare che erano al pari dei cognati. I miei andavano a teatro pur non capendo l’opera a cui assistevano. Eppure sono molto legati ai miei zii. Non li ho mai incolpati di nulla, né ho mai pensato che fossero socialmente superiori a me. 

Ricordo i giorni del funerale e quelli successivi. Quando la gente veniva per fare le condoglianze e, al contempo, sparlava di noi pensando che non sentissimo.  Addirittura osservavano la villa pensando che finisse all’asta.

E, subito dopo aver seppellito mio padre, abbiamo cominciato a leggere i documenti che ci aveva lasciato.

Mia madre è entrata in depressione ed ancora oggi non è più la donna brillante di un tempo. La donna che ha aiutato a creare un impero non esiste più. Non ha più pensato a noi figli. Non era in grado di farlo. A causa dello scandalo per un periodo si è anche trasferita a vivere a Londra, dove le voci del probabile fallimento non ci aveva ancora travolti. Ha avuto paura di perdere lo status che faticosamente aveva raggiunto dopo anni di duro lavoro e la spaventava l’idea di tornare ad essere povera. È tornata a Boston dopo un anno dalla morte del marito ed ha ripreso la sua vita come se nulla fosse accaduto. Come se il marito le fosse ancora accanto ha ripreso a partecipare ad eventi pubblici e feste private. Apparendo ancora più svampita dei giorni immediatamente successivi all’evento funebre.

Mia sorella Rosalie, di due anni più grande di me, aveva le stesse paure di mia madre e, soprattutto, nessuna voglia di lavorare. Non voleva rinunciare alla tessera del golf club o della palestra più esclusiva di Boston. E non voleva essere allontanata da quelle amicizie che, alle spalle, ridevano della nostra situazione. Proprio in quel periodo fece l’errore più grande della sua vita. Cercò di farsi sposare dal suo fidanzato di allora, di famiglia ricca e benestante. E rimase incinta di proposito. Solo che Royce riconobbe la bambina ma non volle saperne di sposarla. Ed ancora oggi, spesso e volentieri, deve far scrivere dal suo avvocato per ricordargli di avere una figlia e che deve pensare almeno al mantenimento di Angel, anche se si rifiuta di incontrarla. Povera bambina! È una dura. Ha la stessa età di Erin, solo qualche mese più grande, è già si comporta da dura. Ha capito presto che al padre non interessa frequentarla e conoscerla e cerca di essere la migliore in tutto quello che fa. Erin soffre del continuo paragone con lei perché ha un carattere differente dal suo. Se non prevaricata, Erin è una bambina solare e affettuosa. Ma questo lato del suo carattere sta scomparendo troppo velocemente.

Emmet, più grande di me di 5 anni, era già da tempo il braccio destro di papà. Eppure non si era accorto di niente. Né degli ammanchi di denaro nelle casse societarie, né delle vendite sotto valore che effettuava papà. Ho sempre pensato che papà, in qualche modo, aveva cercato di tutelarlo. Di evitargli dei guai giudiziari, per cui non lo aveva messo al corrente della situazione.

Oppure, cosa molto più probabile, non si è accorto di nulla perché era intento a scoparsi ogni stagista che varcava le porte della società mentre Irina, la sua legittima fidanzata, faceva finta di non vedere nulla. D'altronde è sempre un Masen a cui non viene richiesta la fedeltà ma un conto corrente cospicuo. Non ho mai capito cosa  Emmet ci avesse visto in lei da volerla frequentare e, poi, sposare. Le donne non gli sono mai mancate. Anche più belle e brillanti di Irina. Ed infatti la tradiva e continua a tradirla con una certa regolarità.

Ed infine c’ero io, quasi laureato. Mancavano pochi mesi e stavo progettando il mio futuro. Nell’immediato, avevo in programma una vacanza in Europa con gli amici. E, al rientro, era mia intenzione iscrivermi ad un master di finanza aziendale. Avevo intenzione, insomma, di arricchire il mio curriculum. Anche perchè la mia idea di un lavoro futuro mi portava lontano dalla Masen. Volevo costruire da solo il mio futuro, proprio come aveva fatto mio padre. Non volevo essere raccomandato. 

Purtroppo non è andata così. Ancora prima che mi laureassi passavo le mie giornate in ufficio, collaborando con gli organi di giustizia per rendere chiara la situazione amministrativa e partecipando ai consigli di amministrazione dove i membri più anziani hanno provato a portarci via anche quel poco che era rimasto.
Ci sono voluti anni per riportare la situazione ai livelli di oggi. Ed, in fondo, si è realizzato il mio sogno: non essere un raccomandato sul lavoro.

Oggi sono io la Masen Entergroup. Lo sanno gli esperti di mercato, lo sa la concorrenza e lo sanno i miei familiari. Eppure non mi è concesso comportanti da proprietario. Devo giustificare ogni mia decisione. Non posso sbattere fuori Emmet che, anche questa mattina, si è presentato in ufficio con addosso ancora la sbornia della notte precedente.
Gli voglio bene anche se abbiamo preso strade diverse. Davanti alle difficoltà lui si è arreso, io ho alzato la testa e sono andato avanti.

Non riesco a parlarci, a fargli capire che deve cambiare atteggiamento. So che con sua moglie Irina non ha più rapporti da mesi. So che lui è andato via da casa da qualche mese e, ad essere onesti, non ho la minima idea di dove abiti adesso. Probabilmente, in famiglia, nessuno lo sa. Perché mia madre e Rosalie, saputo della separazione e senza conoscerne i motivi, hanno preso le parti di Irina che ha continuato a vivere a villa Masen come se nulla fosse cambiato.

E sono certo che non sono ancora arrivati al divorzio perché lei, come mia madre e mia sorella, è legata allo status raggiunto e non rinuncerà mai ad essere la signora Masen. Soprattutto dopo aver passato anche il periodo più nero accanto ad Emmet, non rinuncerà adesso che siamo nuovamente all’apice.  Finchè hanno convissuto Emmet aveva un freno. Anche se non provo stima né simpatia per mia cognata, devo ammettere che riusciva a controllare il marito e faceva in modo che non si cacciasse nei guai. O, perlomeno, che la gente non si accorgesse dei guai che combinava.
Ora, invece, Emmet è a briglia sciolta. Butta soldi nelle scommesse. A volte anche clandestine. Va nei night dove si apparta con le escort. Addirittura una sera ci ha trascinato un nostro cliente molto importante.
E, di recente, ho dovuto pagare profumatamente il silenzio dell’ultima sua assistente a cui ha messo le mani addosso contro la sua volontà pur di non portare nuovamente la società a fondo con una denuncia per molestie.

Vengo distratto dai  miei tristi pensieri da un sms che mi arriva sul telefonino.

Pronto per skype?

Sorrido al pensiero di Bella. Non so quale stella me l'abbia fatta incontrare. Ma non penso di essere mai stato più fortunato in vita mia. E penso che debba ringraziare il cliente che la sera che l’ho incontrata mi ha fatto fare tardi in ufficio. Magari se mi fossi presentato alla galleria durante il normale orario di apertura neanche l’avrei vista. Sarei stato accompagnato nel mio acquisto da un qualsiasi venditore e addio al mio momento di felicità!

Mi alzo, prendo il notebook e smartphone, chiudo le luci, attivo l’allarme e mi avvio verso la mia camera allungandomi sul letto. Di passaggio mi affaccio nella camera di Erin, dorme tranquilla.

Quando skype si avvia il viso di Bella illumina lo schermo. Sembra stanca. Da lei è notte fonda e so che è rimasta sveglia per me. Abbiamo preso quest’abitudine e mi rilassa.

"Allora hai scelto il biondo o il moro?"  la prendo in giro pensando che le sue coinquiline le hanno organizzato la cena con i pretendenti alla sua mano.
"Ah! Ciao anche a te e non ho scelto nessuno dei due. Tra l’altro entrambi castani. Uno aveva un tic pauroso: ogni tre parole schioccava la lingua! L’altro è troppo impegnato ad elencarmi tutti i benefici di un piano previdenziale misto, basato sull’acquisto sia di azioni su mercati internazioni sicuri, sia di titoli di stato emessi da nazioni sicure. Mi assicurerei una vecchiaia tranquilla" scoppio a ridere di cuore.
"Non ridere di me. Ero riuscita a non dare loro il mio numero di telefono quando mio fratello lo ha inviato per sms ai due bell’imbusti! Adesso sicuramente mi contatteranno e dovrò trovare una scusa valida per mandarli a quel paese con educazione! Che serata" la fisso attraverso lo schermo. È veramente bella.
"La prossima volta che verrò a Londra mi presenterai i tuoi coinquilini così si tranquillizzeranno che non rimarrai zitella! "
"Ma quanto sei simpatico stasera! Non sono zitella, sono felicemente single"  mi caccia la lingua e ride.
"Oddio, spero che non ti consideri ancora single libera di incontrare altre persone ed uscirci. Magari single impegnata. Impegnata con il sottoscritto, per intenderci. Che ne dici?"  mi fissa e aggrotta la fronte prima di rispondermi.
"Che stai cercando di dirmi, Edward? "
"Che siamo impegnati in una relazione a distanza, tesoro! Ti piace l’idea?"  mi allungo mentre attendo la sua risposta.
"Oddio, non è che vado a letto con il primo cliente che passa in galleria. Né passo le notti in hotel con uno appena conosciuto. Si, direi che tra di noi c’è sicuramente qualcosa. Relazione può essere il termine esatto. In fondo una relazione può essere lavorativa, d’amicizia, sentimentale, … si, abbiamo una relazione. Ed è chiaro che tra di noi c’è molta distanza … "  la guardo e sorride.
"Cavoli quanto parli quando sei nervosa! Guarda che volevo semplicemente dirti che mi piaci e che non sei single, perché ci sono io nella tua vita!"  sorrido teneramente a vederla nello schermo.
"Ah! Quanto sei complicato. Non potevi dirlo in maniera semplice come hai fatto ora?"  annuisco.
"Si, ma avrei perso la scena di te che vai nel panico!" ridiamo entrambi e continuiamo a scherzare. Solo quando la vedo sbadigliare con più frequenza la mando a nanna.
"Ciao, tesoro. Ti chiamo domani appena mi sveglio!"
"Ciao Edward, buonanotte"  e chiudiamo la conversazione.Mi sto quasi allungando a letto quando sento Erin giungere in camera mia. Quando ha paura o, semplicemente, si sveglia e non riesce a prendere sonno, viene a dormire nel mio letto.
"Papi?" la guardo e scosto il lenzuolo per farle capire di tuffarsi nel lettone. Sorride e ci mette pochi secondi ad infilarsi nel letto e subito mi abbraccia con le sue manine e le gambine. Stile koala.
"Dormi amore mio" le bacio teneramente la testa.
"Notte papi" e poco dopo entrambi dormiamo profondamente. 



Buongiorno a tutte e buon inizio di settimana.
Ho sistemato nuovamente la storia ed ora sono pronta alla pubblicazione. Come avevo già deciso pubblicherò due volte a settimana. Penso il martedì ed il sabato. Lo so che oggi è lunedì e non è giorno di pubblicazione (!) ma ieri, approfittando del cattivo tempo, ho finito la correzione dei capitoli e volevo farvi una sorpresina. spero gradita!
Allora: che ne pensate di Edward????
Buona giornata a tutte.

 
 

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Capitolo 8
*** Di nuovo insieme ***


Cap. 8°
Di nuovo insieme


 
Aprile 2014

Pov Bella
 
Oggi torna Edward!
Oggi torna Edward!
Oggi torna Edward!

Ok! Sono ufficialmente innamorata e non me ne vergogno.

Sto cantilenando questa frase dentro la mia testa da questa mattina che ho aperto gli occhi. Sono ancora le 15.00 e la giornata lavorativa termina fra due ore. Ho rinunciato alla pausa pranzo per andare via prima e, come mi ha fatto notare Madame, non era mai accaduto. Ha cercato di chiedermi la motivazione, pura curiosità, ma sono rimasta sul vago.

In realtà è da ieri che sono entrata in agitazione. Il tempo sembra non scorrere ed ho dovuto anche far finta di nulla in famiglia. Non è stato facile spiegare perché non andassi anche io a trovare i miei genitori. Soprattutto perché, proprio in questi giorni, i miei zii, i genitori di Jasper, saranno ospiti dei miei genitori. E volevano passare qualche ora anche con me. Mi sono accordata per andare a Peterborough, la cittadina in campagna in cui vivono i miei genitori da quando sono in pensione, per domenica pomeriggio, visto che Edward ripartirà nella mattinata.

So che sembro una bambina che non vede l’ora di andare al lunapark. Ma dopo ben 12 giorni e, soprattutto, notti passate davanti skype per poterlo vedere anche solo virtualmente, non vedo l’ora di poter passare le mie dita fra i suoi capelli e saggiare la morbidezza delle sue labbra. Chissà se le ricordo bene.

Resterà a Londra per soli 3 giorni e mi ha già anticipato che intende passare ogni momento libero con me. Anzi, mi ha garantito che alcune riunioni con il suo staff le terrà in hotel così da poter stare vicino e non perdere tempo negli spostamenti. Mi ha chiesto di preparare un trolley perché in questi giorni sarò sua ospite nella solita suite che ho imparato a conoscere. In realtà, gli ho fatto una controproposta: gli ho spiegato che negli stessi giorni in cui lui sarà a Londra i miei coinquilini saranno in campagna dai miei genitori e, avendo l’intero stabile libero, gli ho proposto di alloggiare in casa mia. Purtroppo, le comodità della suite hanno convinto me a cedere. Quando ha cominciato a parlare di cene a lume di candela nell’enorme vasca hydro oppure della possibilità di accedere alla spa dell’hotel per un massaggio di coppia, ho pensato anche io che fosse meglio alloggiare in hotel. D'altronde abbiamo pochissimi giorni a disposizione. Anzi, potremmo parlare di ore.

Penso a quello che ho messo nel trolley: negli ultimi due giorni, appena uscita dal lavoro, mi sono recata a fare shopping. Ho trovato due completini di Victoria’s Secret che lasceranno Edward senza parole. Non sono i classici nero o bianco. Anzi, uno è rosso brillante. Con un perizoma che non lascia niente all’immaginazione. Non solo è poco più di un filo interdentale ma quel poco di tessuto di cui è composto è composto di pizzi e ricami. E il reggiseno, un modello a balconcino  è tutta una trasparenza. Eppoi un completino verde che, appena visto, mi ha ricordato i suoi occhi. È casto rispetto a quello rosso. Ha una brasiliana ed un corpetto in tulle ricamato con motivi floreali su tutto il ventre. Per rendere la linea perfetta ha anche delle stecche rivestite di raso in una tonalità di verde leggermente più scura del corsetto. Sono soddisfatta dei miei acquisti!

Ho provveduto anche ad un restyling completo del mio corpo: taglio capelli ed ho ravvivato il colore con dei colpi di sole, pulizia del viso, scrub e ceretta integrale. Posso assicurare che non c’è un solo pelo fuori posto! E sono parecchi giorni che faccio massaggi e cammino molto a piedi per rassodare le mie cosce e i miei glutei. Non che ne abbia bisogno ma ho notato che Edward ama particolarmente strizzarmi i glutei e non vorrei avere la pelle a buccia di arancia!

Mancano ancora due ore al termine della mia giornata lavorativa. Edward mi ha promesso che sarà davanti l’ingresso della galleria alle 17 in punto! Ed ho imparato che è una persona di parola. In realtà in questi giorni ho conosciuto tanto di lui.

Proprio ieri sera mi ha raccontato del suicidio del padre avvenuto quando lui era poco più che un ragazzo. Mi ha raccontato che aveva un bel rapporto con il padre e che la cosa che più lo aveva colpito era stato non rendersi conto delle idee suicide del padre.  Del suo disagio interiore. Mi ha detto che pur avendo accettato la morte ed, in particolare, il suicidio ancora oggi si chiede se avesse potuto in qualche modo fare attenzione ai segnali che il padre lanciava e, solo dopo, aver ricollegato a quello che era accaduto. Mi ha spiegato i motivi che hanno indotto il padre al suicidio e di quanto ha dovuto lavorare per salvare le aziende di famiglia. Lo ammiro per quello che ha fatto e gliel’ho anche detto. In quel momento si è imbarazzato. Anche se eravamo davanti al pc mi sono resa conto del suo rossore e del fatto che ha volontariamente cambiato argomento.

Mi ha anche raccontato le dinamiche e i rapporti all’interno della sua famiglia. Ho capito che è una famiglia di stampo matriarcale, dove la genitrice ha molto potere sui figli. Ed ho capito che questa sensazione gli causa disagio. Mi ha espressamente detto che non riesce a sentirsi completamente se stesso con i suoi familiari.
Mi ha anche parlato molto della sua bambina. Anche se non ha mai affrontato il discorso della madre. È la mia curiosità è grande. Mi sono fatta mille idee in testa. La più gettonata è che la donna sia morta, magari di parto. Però Edward mi sembra tranquillo. Non mi sembra un vedovo inconsolabile.

“Isabella, sono le 17.10. Non mi avevi detto di dover andare via in anticipo oggi?” Madame mi guarda curiosa. Effettivamente pensare ad Edward mi fa perdere la cognizione del tempo. Ed oggi non ho reso praticamente nulla sul lavoro. Nei prossimi giorni dovrò recuperare il ritardo che sto accumulando e spero che Madame non se ne accorga.
“Ha  ragione, Madame. Ma stavo riflettendo su una valutazione e non mi sono accorta del tempo che passava. Effettivamente con questo giovane artista non so che pesci prendere” fortunatamente ho sulla scrivania il fascicolo di un giovane scultore in cerca di fortuna. E Madame crede alla mia bugia.
“Chiudi tutto e domattina ne parleremo insieme, non sono convinta neanche io di volerlo esporre da noi. Le sue opere sono ancora un po’ acerbe. Guardandole si ha il senso di incompleto. D'altronde se avrà successo potremmo prenderci il merito di averlo scoperto! Vabbè domani ci ragioneremo e troveremo una soluzione” e mi lascia andare via.

Sono le 17.20 quando mi affretto ad uscire  dalla galleria, tirandomi appresso il mio trolley per il quale, già all’arrivo stamane, ho dovuto dare parecchie spiegazioni; un’enorme BMW è parcheggiata proprio di fronte al mio posto di lavoro. Non ho bisogno di chiedermi se sia lui perché nello stesso istante in cui io esco dalla porta, lui scende dalla macchina e, sorridente, attraversa la strada per venirmi incontro. Sembra quasi che si trattenga per non corrermi incontro.

“Finalmente! Pensavo che ci fosse qualche cliente stronzo che ti avesse reclamato fuori orario!” sorrido mentre ci abbracciamo e ci baciamo. Devo ammettere che la sua bocca è così accogliente ed ha anche un buon sapore. Sempre. Questa è una caratteristica di Edward: in qualsiasi momento lo si bacia, la sua bocca sa di menta! Anche di mattina, quando tutti corriamo in bagno a lavarci i denti per rinfrescare l’alito, lui sa di menta!
Un leggero tossicchiare di Jack, il fidato autista e braccio destro di Edward, ci riporta alla realtà! Mi saluta cordialmente mentre apre lo sportello per farci accomodare in macchina. Effettivamente stiamo dando spettacolo e qualsiasi mio collega potrebbe vedermi in atteggiamenti sconci per strada. E domani sarebbe un problema spiegargli cosa ci facevo abbracciata ad Edward.  Mano nella mano ci avviciniamo alla macchina.

“Non vedevo l’ora di rivederti!” gli sorrido e lui pare esserne felice.
“Anche io! Da ieri non ho fatto altro che contare le ore che ci separavano. Non sai che tortura non averti potuto sentire per due giorni” effettivamente, a causa del fuso orario, del suo volo e degli impegni di lavoro di entrambi, sono quasi 48 ore che non ci sentiamo!

Entriamo veloci in macchina mentre Jack sistema il mio trolley nel comodo bagagliaio.
“Com’è andato il viaggio? “ mi informo. Sembro quasi una …. brava fidanzatina e l’idea mi fa sorridere e arrossire contemporaneamente.
“Tutto bene e appena atterrato mi sono recato subito in ufficio ed ho tenuto la prima riunione. E mentre ti aspettavo ho riordinato i documenti per gli incontri di domani. Così mi sono liberato per questa sera! “ Sorrido della sua affermazione. Non ho mai avuto un ragazzo con tante premure per me. Addirittura modificare gli impegni di lavoro per avere più tempo da passare insieme.
“Quindi stasera sei tutto mio?” quasi incrocio le dita sperando di aver capito bene il senso delle sue parole.
“Tutto tuo e della vasca hydro posizionata sul terrazzo della suite! Il tempo è bello e non mi dispiacerebbe osservare il panorama di Londra con te, nuda, fra le mie gambe. O di fronte con la possibilità di accarezzarti le gambe“ sembra pensieroso su come passare la serata ed io spalanco gli occhi perché mi imbarazza parlare di fatti intimi davanti ad altre persone e con noi c’è Jack. Scuoto la testa per togliermi l’immagine appena descritta da Edward perché non è il momento di pensare al sesso. Potrei avere strani pensieri e fare gesti non consoni alla situazione …

“Tutto bene, Bella? “ evidentemente per lui non è la stessa cosa perché gli indico l’autista per fargli capire il motivo del mio improvviso imbarazzo che lui pare proprio non capire. Stringe gli occhi per cercare di afferrare il concetto … allora gli do un piccolo suggerimento.
“Non siamo soli …“ lo sussurro appena, ma sono fortunata perché finalmente capisce …
“Ahhhh. Tranquilla mi segue dappertutto e conosce tutto di me. Inoltre ha imparato a non ascoltare le mie conversazioni” me lo sussurra all’orecchio e subito dopo comincia ad accarezzarmi il collo con la punta del naso. Un piccolo gesto che mi fa subito dimenticare la presenza di terze persone con noi e l’eccitazione si impossessa di me.  Lentamente traccia una linea immaginaria che dal lobo dell’orecchio scende fin sotto il collo e, per agevolargli il passaggio, alzo la testa. Deve prenderla come un invito ad andare avanti perché adesso anche le sue mani sono impegnate su di me per slacciare i bottoni della mia camicia.

Ancora una volta è Jack che ci riporta alla realtà dicendo che siamo arrivati in hotel. Comincio quasi ad .. odiarlo! Ma, effettivamente, siamo parcheggiati proprio di fronte l’ingresso! E mentre Edward si affretta a scendere e fare il giro dell’auto per aprirmi lo sportello, mi sistemo la camicia ed i capelli.

Il check in è rapido. Grandi sorrisi ad Edward per avere nuovamente scelto il loro hotel. La suite richiesta è già pronta con tutte le richieste che ha fatto pervenire via mail e i bagagli affidati al congierge. Edward congeda anche il suo autista dandogli appuntamento al giorno dopo e, prima di salire, lascia detto alla reception che non vogliamo essere disturbati, per nessun motivo.
Scopro in camera che la richiesta di Edward è un enorme mazzo di rose per me! Dolcissimo.

“Finalmente soli, non sai da quanto attendo questo momento. Ti ho sognata ogni notte” me lo sussurra appena, mentre le sue mani accarezzano il mio corpo e cominciano a scoprirlo.
“Ti ho sognato anche io e ti posso garantire che i miei erano veri e propri sogni erotici!” lo sento sorridere mentre gli tolgo la giacca e comincio a sbottonare la camicia. Abbiamo fretta, siamo appena all’ingresso della suite ed ho fatto solo in tempo ad odorare i fiori. Poi, come attratti da calamite ci siamo buttati l’uno sull’altro.
Edward, come un signore d’altri tempi porta i gemelli in oro che, delicatamente, poggio su una madia.
“Wow! Raccontameli, potremmo metterli in pratica” anche la mia camicia è andata. È il turno della mia gonna che in poco ritrovo ai piedi. Scalcio e la allontano e, al contempo, tiro giù i suoi pantaloni. Facendo leva l’uno sull’altra, sfila le scarpe e scalcia anche lui il pantalone. Ed entrambi siamo in intimo. Annuisco convinta ed Edward me ne chiede spiegazione.
“Noto che nulla in te è lasciato al caso. Gemelli ai polsi, Rolex. Addirittura boxer coordinati con i calzini? “

Sorride anche lui adesso mentre mi solleva in braccio e mi porta in camera da letto. Lasciamo tutto in soggiorno. Poi penseremo a sistemare.
“E se ti dicessi che mi sono fatto bello per te?“ si allontana e si siede sul letto. Mi stuzzica, ma so fare altrettanto. Mi avvicino e mi siedo su di lui. Le nostre intimità sono a contatto.
“Anche io mi sono fatta bella per te! Scrub corpo per avere una pelle liscia come la buccia di una pesca. Ceretta integrale e …” non riesco a finire di parlare perché Edward, ribaltando le posizioni, si è allungato su di me e sta accarezzando il mio corpo.
“Hai perso solo tempo e soldi. Non ti occorre nessun trattamento di bellezza. Tu sei bella al naturale e nessuna imperfezione potrebbe scalfire il tuo fascino” le parole e il modo in cui mi fissa serio negli occhi hanno il potere di mandare in tilt il mio cervello.

Ci stacchiamo un paio d’ore dopo, completamente sopraffatti dal piacere e con i visi sconvolti, ma rilassati. Fare del sesso con Edward è un’esperienza unica. Sorrido mentre lo vedo girare nudo per la camera da letto alla ricerca dei suoi boxer. Ha delle chiappe così belle. Fischietta ed è tranquillo.
“Te li ho tolti in salotto, prova a cercare li” lo aiuto con un piccolo suggerimento. Poco dopo rientra in camera e mi passa il menù del ristorante.
“Ordino la cena. Che preferisci mangiare?” non ho bisogno di sfogliare il menù. La cena è l’ultimo dei miei pensieri.
“Bistecca ed insalata” mi fissa curioso mentre si siede accanto a me.
“Solo? Preferisci uscire e cenare da un’altra parte?” scuoto la testa.
“No, preferisco rimanere in camera. Sinceramente non mi interessa molto la cena. Sto già pensando al dopo cena” so che le mie parole hanno riacceso la sua eccitazione. Ma, ancora una volta, è lui ad affondare …
“E chi ha voglia di aspettare il dopo cena! Ci vogliono almeno 40 minuti prima che la cena venga consegnata ed entrambi abbiamo bisogno di una doccia!” mi strizza l’occhio e afferra il telefono sul comodino per ordinare la cena. Pochi minuti dopo  mi scopre e mi prende in braccio.
“E’ ora di una bella doccia refrigerante!”

Così passiamo i successivi 40 minuti in bagno. Non abbiamo passato molto tempo a lavarci. Non ricordo effettivamente se abbiamo utilizzato il bagnoschiuma, ma l’acqua è scorsa sui nostri corpi e ne abbiamo fatto buon uso.
Mentre sono impegnata a phonare i capelli, Edward si occupa della nostra cena.
“Piccola, preferisci cenare sul terrazzo riscaldato o faccio preparare dentro?” ci penso! Fuori è ancora giorno e l’aria è calda.
“Fuori. Così ci godiamo il panorama di Londra” e anche lui è d’accordo con me.

La cena scorre piacevole. Siamo vestiti in maniera molto informare. Io con la sua camicia che portava fino a poche ore fa e lui con una tshirt e boxer. Entrambi a piedi nudi. Pur essendo un piatto veloce ce lo gustiamo lentamente e accompagnato da una buona bottiglia di vino. Ridiamo e scherziamo parlando di tutto.
Mi racconta di sua figlia, dei suoi impegni a Londra e mi sorprende quando mi invita ad accompagnarlo ad una cena per il giorno dopo. Specifica che è un incontro di lavoro informale, ma gli farebbe piacere avere la mia compagnia. Ed accetto.
“Ok, ma domani, dopo il lavoro, dovrò andare un attimo a casa per prendere qualcosa di carino da indossare” alza la testa e mi fissa seriamente
“riusciresti ad essere carina anche presentandoti con un sacco di juta”  mi imbarazza questa sua affermazione. Capisco dalla serietà che è veramente ciò che pensa.
 
Pov Edward

Ed anche questi 3 giorni sono passati velocemente. Sono di nuovo in partenza per casa e, se da un lato non vedo l’ora di riabbracciare Erin,  questa volta mi è pesato dover lasciare Bella.
Non ho ancora organizzato il prossimo viaggio, ma credo che non farò passare molti giorni prima di atterrare nuovamente qui. Anche solo per qualche giorno di vacanza.
Sono stato bene con lei. Da quando c’è Erin non ho mai avuto donne fisse. Sempre storie di solo letto. Ma con lei è tutto diverso. Non nego che il sesso sia fantastico. Bella si dona a me come nessuna ha mai fatto. Ma anche chiacchierare è fantastico.
Comincio a pensare di provare sentimenti … forti per Bella. Sarà che mi sto innamorando? Bho! Non lo sono mai stato  ma è una strana sensazione quella che provo per lei.  Ho voglia di tenerla sempre con me e sono geloso se penso che qualcun altro possa avvicinarla.
Mi sono goduto ogni istante passato insieme ed è stato veramente piacevole averla al mio fianco in una cena di lavoro. È stata brillante con i miei ospiti e so che tutti gli uomini presenti me l’hanno invidiata. Mi ha riempito di orgoglio.

“Signor Masen abbiamo avuto l’autorizzazione al decollo. Dovrebbe spegnere il telefonino” annuisco allo steward e, prima di spegnere, mando un sms a Bella.
 
I giorni che passo con te hanno il difetto di durare poco. Già mi manchi. Sono stato bene con te e tornerò presto, molto presto A meno ché non sia tu a volermi raggiungere … . Ciao Piccola. Un bacio

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Capitolo 9
*** Alice Cullen battuta sul tempo ***


​Cap. 9°
Alice Cullen battuta sul tempo


 
Ciao a tutte! Grazie per tutte le recensioni ricevute e a tutte coloro che hanno inserito la storia tra le preferite, ricordate e seguite! Siete tantissime.
Non ho fatto in tempo a rispondere alla vostre recensioni, ma lo farò prima della pubblicazione del prossimo capitolo.
E spero che vi piaccia questo di capitolo perchè è tra i miei preferiti. E sono curiosa di sapere cosa ne pensate!
Buon fine settimana di mare!
Baciiii

 

 
Maggio  2014

Pov Edward


Non riesco a stare fermo.

Non riesco a stare seduto sulla poltroncina del mio jet che, dopo oltre un mese, mi sta riportando a Londra, da Bella.
Mi è mancata ogni oltre modo e penso di essere riuscito a dare un nome al sentimento che provo per lei. Penso di essere innamorato. Nel diritto c’è una bellissima frase. Quando una cosa è sicura si dice ogni ragionevole dubbio. Quante sentenze sono state emesse ogni ragionevole dubbio.

Ed io ho pensato a lungo a Bella. L’ho pensata in modo sconcio quando … mi sono masturbato ricordando il suo corpo e il suo modo di donarsi a me. L’ho pensata con un sorriso sulle labbra quando ho ricordato le chiacchierate fatte sulla terrazza dell’hotel dove abbiamo convissuto per alcuni giorni. E l’ho pensata ridendo di cuore quando, tramite skype, mi ha raccontato delle disavventure in casa con i suoi familiari che le stanno cercando un fidanzato. In realtà, dopo aver riso sono stato travolto dal senso della gelosia. Non oso neanche immaginare Bella con un altro. Lei è mia e di nessun altro.

Questa volta non ho impegni di lavoro che mi portano a Londra. In realtà a Boston ho parecchie cose in sospese.  Il grande problema è mio fratello che, non solo ha mandato a puttane un contratto milionario per il quale ho lavorato 8 mesi, ma ha pure comunicato la volontà di separarsi ufficialmente da Irina. Anzi, ha pensato bene di notificarle l’atto di separazione personalmente durante l’ultima cena di famiglia. Si è scatenato il putiferio. Lacrime e scenate da parte di Irina e mancamenti da parte di mia madre.  È stata una serata ed anche una nottata molto lunga quella che è seguita l’uscita di scena di Emmet. E quando lui è andato via, sono rimasto io a raccogliere  cocci, come al solito.

Quello che mi ha fatto andare aventi in questi giorni è stata la presenza costante di Bella. Anche a distanza di migliaia di chilometri  è riuscita a farmi sentire la sua presenza e a tirarmi su quando ero particolarmente depressa.

Così, quando ieri sera sono venuto a conoscenza che Esme e Carlisle avevano programmato una piccola vacanza a Londra per andare a trovare la figlia Alice, non ci ho pensato su due volte prima di accodarmi a loro.

La scusa è che  Erin ha molta nostalgia della sua zietta preferita. La realtà è che ho bisogno, quasi una necessità fisica, di vedere Bella e di poterla stringere tra le mie braccia.
Inoltre, devo chiarire una volta per tutte la situazione con mia cugina e darle tutta la mia disponibilità e il mio sostegno.

Non ho ancora avvisato Bella del mio arrivo. Lo farò in serata. Oggi non potrò vederla perché, dopo esserci sistemati in hotel, siamo attesi da Alice. Neanche lei è a conoscenza della mia presenza e di Erin.
Ed, inoltre, voglio che le mie donne, Erin e Bella, si conoscano e mi auguro con tutto il cuore che vadano d’accordo.

“Papi ci vuole ancora molto prima di arrivare da zia Alice”  la mia piccola mi guarda con gli occhietti da cerbiatta. Mi sporgo per prenderla in braccio.
“Ci vuole ancora un pochino per arrivare a Londra. Poi, dopo essere stati in hotel per rinfrescarci e cambirci, andremo dalla zia. Immagina come sarà sorpresa di vederci!” sorridiamo entrambi.

“vuoi andare a fare un giro nella cabina di comando?” la guardo sapendo che la mia piccola è una grande curiosona e non si lascerà sfuggire l’occasione di vedere come si pilota un aereo. Così scende dalle mie gambe e comincia a saltellare eccitata dall’idea. Mi alzo anche io e ci rechiamo in cabina di pilotaggio dove rimaniamo per un’ora abbondante. Tutti sono cordiali con la figlia del capo e lei si diverte molto. Le spiegano, con termini semplici, l’uso della strumentazione. Si incanta ad osservare il cielo dai grandi finestroni. E si emoziona quando il capitano le cede, seppur sotto controllo, la poltrona del comando. Tanto da dimenticare che il tempo scorre lentamente. Poi, quando torniamo ad accomodarci sulle poltrone, zia Esme riesce a convincerla a schiacciare un pisolino. Perché, altrimenti, sarà stanca per andare dalla zia Alice.

Erin che sosteneva di essere stanca, si addormenta in aereo e non si sveglia neanche quando, in braccio, la porto in macchina e, successivamente, nella suite. La poggio delicatamente sul letto e mi fermo un attimo a guardare la stanza.
Quando l’ultima volta ci sono entrato con Bella mi ha fatto tutt’altro effetto.  E pensarla mi fa venire voglia di sentirla. Non ci rifletto molto prima di comporre il suo numero. Sono le 17.00 e dovrebbe aver finito il lavoro. Risponde velocemente al telefono e la sento agitata.

“ciao Piccola! Disturbo?”  sogghigna
“ciao Straniero! Quando mai disturbi?” sorrido. Ha iniziato a chiamarmi Straniero negli ultimi giorni. E la cosa mi piace!
“Ti sento indaffarata”
“si, lo sono. Ma non così tanto da non poter parlare con te. Sto uscendo adesso dal lavoro ed ho una lista di cose da fare  lunghissima. Stasera pare che abbiamo ospiti importanti a cena e tutti sono impegnati a rendere l’evento memorabile!” nel frattempo la sento salutare i suoi colleghi ed uscire dalla galleria.
“Altri pretendenti alla tua mano?” ho quasi paura della risposta.
“No! Parenti di mio cugino. Pensa che sono talmente importanti che ieri sera mi volevano obbligare a preparare un semifreddo perché oggi non c’era tempo di farlo!” sorrido.
“mi sento più tranquillo adesso. E che hai preparato di  buono?” sono curioso di saperlo. Più volte mi ha raccontato di essere una brava cuoca e di aver frequentato corsi di cake design per migliorare anche la presentazione dei piatti.
“assolutamente niente! Non avevo né il tempo né la voglia! Ho ordinato il dolce ad una pasticceria vicino casa ed ora la vado a ritirare. Toglierò la confezione e la spaccerò per mia!” rido di cuore mentre la sento comprare una composizione floreale da tavola.
“Tu sei matta! Comunque ho una bella notizia per te”
“Dimmi che in questi giorni ho bisogno di novità positive”
“sono a Londra e ci resterò per una settimana!” non sento più nulla dall’altra parte. Non riesco a capire se sia caduta la linea.
“Bella?” provo a chiamarla e fisso il telefono.
“wow! Me lo dici così? Perché non mi hai avvisato? E dal tuo planning non risulta nulla!” sorrido e la sento felice. Da quando ha l'accesso alla mia agendaon line mi chiede di tutti gli incontri di lavoro. Mi fa piacere questa cosa, sembra proprio la mia fidanzata!
“Scusami! L’ho deciso ieri sera all’ultimo momento e, a quel punto, ho pensato di farti una sorpresa. Non sono qui per lavoro. Ho accompagnato i miei zii ed ho portato anche mia figlia. Ti va di conoscerla?” spero che mi risponda positivamente o non so come potrei reagire!
“Ancora wow! Quindi la nostra relazione a distanza si porta ad un livello superiore?” ridiamo entrambi.
“Certo! E ti avviso: resterò qui una settimana. Pretendo di conoscere i tuoi familiari e spiegargli che non sei single e non c’è il rischio che resti zitella!”
“Va bene. Edward, sono veramente felice. Solo che stasera non potremo vederci perché ho questa cena in famiglia …” la sento sospirare.
“Piccola, tranquilla. Anche io oggi ho una cena con i miei zii. Ma da domani, lavoro permettendo, sei mia! Ci sentiamo in tarda serata e ci accordiamo per domani"
“Va bene, capo. Ci sentiamo in serata” mettiamo giù e vado a svegliare la mia principessa più piccola. La quale, dopo essersi resa conto di essere in hotel, non vede l’ora di andare dalla zia.

Ci mettiamo veramente poco a sistemarci e scendere nella hall dove attendiamo gli zii. Mi fa sorridere l’impazienza di Erin. Corre da una parte all’altra della hall e sto per richiamarla quando vengo distratto da Jack.
“Signore, mi concede una parola?” gli faccio segno di parlare mentre continuo a tenere sott’occhio Erin.
“Forse lei non è a conoscenza che sua cugina, Miss Cullen, vive nello stesso stabile di Miss Swan” lo guardo senza capire. Poi, comincio a ricollegare alcuni episodi che mi ha raccontato Bella. La cena di questa sera, suo cugino che si innamora di una ragazza che per lui lascia tutto e si trasferisce a Londra …
“Che vorresti dire, Jack? Hai qualche notizia per me” annuisce e, serio come sempre, continua.
“Dopo che ho verificato che l’indirizzo di residenza delle due ragazze coincide ho fatto qualche ricerca. Ed è emerso che Miss Alice ha una relazione con Jasper Hale, cugino di Miss Swan” non ci posso credere! Mi viene da ridere e sono tentato di chiamare Bella. Ma … preferisco farle una sorpresa!
Fortunatamente i miei zii scendono presto in hall e, saliti in auto, ci avviamo a casa di Alice!

Preparati Bella, sto arrivandoooooooooo
 
Pov Bella

“zia, mamma vuol sapere se ti sei ricordata di passare al fioraio” è l’ennesima chiamata della giornata e sono solo le 18.50.

Ho passato la giornata a rispondere alle loro richieste ed un paio di volte Madame mi ha guardata scocciata. Durante la pausa pranzo sono dovuta andare a fare la spesa per la cena che ho conservato sotto la scrivania. Sono riusciti anche a distrarre i miei pensieri da Edward che non vedo da quasi un mese. Domani, finalmnete, lo vedrò! Non so ancora quanto tempo potrà dedicarmi, con la figlia presente. E, purtroppo, non ho idea di quando potremo rivederci dopo la sua nuova partenza. Edward mi ha anche invitato a raggiungerlo. Anche solo per un fine settimana, dicendo che mi avrebbe messo a disposizione il suo jet. Purtroppo, però, nelle ultime settimane ho lavorato anche di sabato per presenziare ad un paio di vernissage. E questo fine settimana sono impegnata con i parenti di Alice che vengono a trovarla.

Ed ora carica come un mulo, con la spesa, una composizione floreale ed il dolce che vedo pendere pericolosamente, sto rispondendo all’ennesima telefonata. Da un paio d’ore mi fanno chiamare dai bambini per non sentire le mie lamentele.

​“Si e sono quasi a casa. Chiedi a mamma oppure a chi è libero di attendermi davanti il cancello d’ingresso perché sono carica di buste e non penso di riuscire a fare le scale senza aiuto” Lucas mi sbatte il telefono in faccia. Anche lui è eccitato per l’arrivo di coloro che considera dei nonni a tutti gli effetti. Da un po’ di tempo si rivolge ad Alice chiamandola mamma. Devo ammettere che in poco tempo, malgrado i problemi di adattamento, sono divenuti una bella famiglia. Il mio pensiero va, in automatico, ad Edward. Sono veramente felice del suo arrivo a Londra. E sono emozionata di conoscere sua figlia. Mi sono fatta mille film mentali su quel momento. Immagino che la conoscerò nel pomeriggio di domani. Magari ci daremo appuntamento in una sala da te, dove la piccola potrà degustare dei buoni pasticcini e noi goderci la tipica bevanda inglese. E dopo la merenda le farò fare un giro per Hyde Park. Tutti i bambini lo amano, piacerà anche ad Erin.

Sono innamorata di Edward. Adesso ne sono certa. Mi è mancato come l’aria per respirare in questi giorni e sentirlo per sms, telefono o skype sono stati solo palliativi. Mi chiedo fin quando riusciremo ad andare avanti vedendoci pochi giorni al mese. Soprattutto con una relazione che è solo agli inizi.

Pochi minuti dopo sono a pochi metri davanti la piccola villetta. I parenti di Alice sono già arrivati,  tutti davanti al cancelletto ed Alice sta facendo le presentazioni del caso. Nessuno bada a me. Ci sono un paio di persone mature e, da un paio di foto che ho visto, li riconosco come i genitori di Alice.

Accidenti a me! Ed ora come faccio con la torta? Mi guardo intorno per vedere come posso fare. Non abbiamo un ingresso posteriore. E mi viene l’idea di nasconderla vicino la siepe di rose. Giusto il tempo di far entrare tutti in casa e scenderò a riprenderla.

Così  mentre mi abbasso per nascondere la scatola e sistemarla in modo che nessun insetto possa entrarci dentro  una voce mi fa sussultare ….
“Serve aiuto?” mi fermo sul posto perché quella voce io la conosco bene …. Mi volto lentamente per paura di sbagliarmi. Ed, invece di fronte a me, mani in tasca e sorriso a 32 denti….
“Edward!” mi alzo e gli salto addosso. Lo sento ridere mentre mi prende al volo ed evita che entrambi cadiamo. Mi tiene stretta a sé e mi bacia sul collo.
“Quanto mi è mancato tenerti tra le braccia!” mi allontano per fissarlo e poi lo stringo forte e gli riempio il viso di baci.
“Cavoli quanto sei bello! E che buon profumo che hai. Skype non ti rende giustizia..” ridiamo e stiamo per approfondire un nuovo bacio quando due voci ci fanno gelare sul posto.

“Papà!” la voce della bambina è poco più di un sussurro.

“Edward, Bella ma che state facendo???”  ci voltiamo verso di loro e ci accorgiamo che Alice ha il viso sconvolto e ci fissa intensamente. I suoi occhi passano da me ad Edward.
Entrambi. Inoltre, con la sua voce stridula, ha richiamato l’attenzione dell’intero gruppo su di noi. E tutti si voltano a guardarci.

Poi, anche a me cominciano a venire i primi dubbi. Che ci fa Edward qui? E, soprattutto, perché Alice lo conosce?
“Forse è il caso che tu mi faccia scendere …” lo sussurro all’orecchio di Edward che mi aiuta a poggiare i piedi in terra ma non permette che mi allontani da lui. La sua mano è ferma sul mio fianco e siamo molto vicini.
“Ciao Alice! Ti trovo bene” siamo un po’ confusi tutti quanti. Solo lui sorride beffardo.
“Edward, la conosci? Anzi, vi conoscete? E da quando?” lo fisso in attesa di risposta. Annuisce e spiega a tutti quanti l’arcano.
“E’ mia cugina! Ho scoperto meno di un’ora fa che la tua coinquilina è mia cugina! Forte, vero?” sembra entusiasta come un bambino al lunapark mentre ci spiega come Jack abbia collegato i fili che ci legano tutti quanti.
“Quindi lui è il cugino stronzo che volevi presentarmi a tutti i costi?” fisso Alice che annuisce. Lui non è molto felice del modo in cui l’ho definito e, sono convinta, che sappia anche il motivo del termine. Sa che Alice mi ha raccontato tutto del motivo per cui lei è a Londra.
“Si, ma a quanto pare sono stata preceduta dal fato! Non ci posso credere: Alice Cullen battuta sul tempo! Possiamo avere qualche spiegazione, tipo da quando vi conoscete? Come vi siete conosciuti? Dove? Perché, Bella, non ci hai detto di frequentare un uomo ….” sembra incavolata. Sbatte nervosamente un piede in terra ed ha le braccia incrociate sul petto. Se potesse, credo che fumerebbe dalle orecchie! Semplicemente è incavolata perché sono riuscita a nasconderle un fatto così importante della mia vita e lei non si è accorta assolutamente di niente. Dietro di lei, stessa postura, Vic! Questa sera saranno guai per me!
“Ci siamo conosciuti in galleria due mesi fa e ci stiamo frequentando e …” non riesco a finire il discorso perché Edward mi interrompe.
“E non è necessario continuare ad organizzare cene per trovarle fidanzati perché è già felicemente impegnata! Tranquille, non rischia di finire zitella con un gatto come compagnia! ” mentre lo dice fissa intensamente sia Vic che Alice. E da lontano si sente lo sghignazzare di Jasper e James e de bambini!

Mi volto verso la bambina che, per tutto il tempo, è rimasta in silenzio ad osservare sia me che il padre.
“Ciao, io sono Isabella. Ma tutti mi chiamano Bella” le porgo la mano e, come una perfetta donnina, me la stringe. Le guance si imporporano e mi viene da pensare che abbiamo lo stesso problema: quando siamo in al centro dell’attenzione, arrossiamo!
“Io sono Erin” le sorrido e cerco di farla sentire tranquilla. Si avvicina anche Edward che le spiega che sono una sua amica. La prende in braccio e se la spupazza perché ha capito che la piccola è in un momento di imbarazzo. In fondo tutti la stanno fissando. Non da molte spiegazioni e, fortunatamente, interviene Alice attirando l’attenzione della bambina, perché io non saprei cosa dirle.
“Erin, vieni con la zia. Voglio farti conoscere un bambino molto speciale”

Mentre tutto il gruppo si allontana rimango sola con Edward. Da lontano osservo Lucas ed Erin fare amicizia e quello che mi fa sorridere è il fatto che ognuno sembra geloso delle attenzioni che Alice ha per l’altro! Poi, torno a fissare Edward, anche lui intento ad osservare la cugina.
“Allora, sei qui!” non faccio altro che sottolineare l’ovvio. Mi sorride dolcemente mentre si avvicina e mi lascia un casto bacio sulle labbra. Casto perché veniamo disturbati.
“Bella, porta in casa la spesa e ricordati di recuperare la torta prima che venga coperta dalle formiche!” Vic, dall’alto e affacciata alla finestra della cucina, ci urla di andare subito in casa. Mi fa piacere sentire la risata squillante del mio amore.

“Questa è la famosa torta?” annuisco semplicemente mentre, come un vero cavaliere, mi toglie le buste dalle mani e porta in casa la spesa.  Camminando ricordo tutto quello che gli ho raccontato un paio d’ore prima.
“Non dire niente! Fa finta che non ti abbia raccontato nulla al telefono” sogghigna sotto voce.

Siamo sul pianerottolo quando gli indico la casa della cugina. Sono già tutti dentro.
“Alice abita nell’appartamento alla tua destra. Senza che suoni. Entra e basta. Io vado un attimo a casa mia” annuisce mentre ci separiamo, anche solo per poco.

Ed, infatti, pochi minuti dopo sento i bambini entrare nel mio piccolo soggiorno ed Edward chiamarmi. Li raggiungo anche io, quasi cambiata. E lo trovo in imbarazzo.
“Scusami, giù ho detto che volevo vedere il tuo appartamento e i piccoli mi hanno seguito al volo!” sorrido.
“Non ti preoccupare. Loro sono abituati a girare anche da soli da un appartamento all’altro”

Così mentre i bambini si accomodano in soggiorno a vedere la tv, trascino Edward in camera. Ho voglia di baciarlo e di tenerlo stretto a me.
Deve avere lo stesso pensiero perché appena siamo soli mi stringe a se ed inspira profondamente nei miei capelli. Ci baciamo a lungo  profondamente, disinteressandoci dei bambini a pochi metri da noi. Quando ci discostiamo per carenza di ossigeno gli occhi di Edward mi incatenano ai suoi.
“Piccola, dobbiamo trovare il modo di rimanere da soli e presto perché non penso di resistere ancora a lungo senza entrare in te!” eccolo, Edward che riesce a farmi sciogliere anche con le parole!
Mi allontano per evitare che prenda alla lettera le sue parole.
“calmo, straniero! Ci aspetta una cena e penso che non potremmo sottrarci a lungo all’interrogatorio di Vic e Alice” ride ma anche lui sa che le mie parole sono vere!
E, ancora ridendo, ci avviamo verso le iene!
 

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Capitolo 10
*** Riflessioni e ricordi ***


Cap. 10°
Riflessioni e ricordi

Perdonate se non sono riuscita a rispondere a tutte le recensioni, ma ho preferito dare la priorità alla pubblicazione del nuovo capitolo.
Vorrei tanto sapere che ne pensate di questa nuova Alice che viene descritta nel capitolo. Non è la solita figura frivola di cui siamo abituati  a leggere.
Vi annuncio infine che dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della storia ....
baci e a presto.

Maggio 2014
Pov Bella

 
Ed anche questa settimana con Edward è finita. Li ho lasciati poco fa all’aeroporto ed è stato duro voltare loro le spalle. Non penso solo ad Edward ma anche ad Erin.
Mi è piaciuta la piccola. È molto timida e diffidente per la sua età. Non somiglia molto ad Edward e lui stesso ha ammesso che è la copia della madre. Anche caratterialmente non le somiglia. Edward ha un carattere molto aperto e socievole, ama stare in compagnia ed è un leader indiscusso; non mi pare che Erin sia così.
In questi giorni ho colto l’occasione per chiedergli della madre di sua figlia e mi ha spiegato che con Claire, così si chiama la donna,  quando rimase incinta avevano una sorta di “non relazione”.
Non erano una copia, non era nulla di serio per entrambi. Erano degli scopamici e la cosa stava bene ad entrambi. Non vivevano insieme e non si vedevano più di due volte a settimana, impegni di lavoro permettendo. Si conoscono dai tempi del liceo e sono sempre stati molto amici e gli è stato molto vicina quando suo padre si suicidò. 
Decisero comunque di voler diventare genitori continuando a vivere in case separate e a vedersi saltuariamente; insomma hanno continuato a vivere come sempre. Solo che dopo qualche mese dal parto, Claire ha cominciato a mostrare segni di insofferenza alle pappine, pannolini e tutto quello che era divenuto il loro mondo. Erin stessa era sempre nervosa in presenza della madre.

Così, dopo averne parlato a lungo, Claire, con il beneplacito di Edward,  ha preferito levare le tende e tornare alla sua vita. Mi ha raccontato che è un medico molto importante e, proprio in quel periodo di crisi, ha iniziato a collaborare con associazioni umanitarie in Africa. Semplicemente, non è fatta per fare la madre.
Non la vede da oltre tre anni anche se si sentono spesso via mail e lui le invia foto di Erin. Si informa della salute e della crescita emotiva della piccola ma non ha mai mostrato segni di pentimento per averli abbandonati.

Dalle parole di Edward ho capito che, pur non amando questa donna, hanno un legame molto forte e non prova rancore per averlo lasciato a crescere una bambina da solo; non ne capisco il motivo perché non ammetto che si possa lasciare una figlia ed un uomo come lui. Quando gli ho esternato i miei pensieri mi ha provato a spiegare ma vediamo la vita da due punti di vista diversi. Lui è grato per la presenza di Erin nella sua vita. Io gli ho fatto notare che sua figlia è troppo timida ed insicura e, magari, la presenza di una figura femminile costante nella sua breve vita avrebbe potuto evitare questi atteggiamenti. Abbiamo lasciato perdere il discorso perché nessuno dei due riesce a capire il punto di vista dell’altro.

Erin mi è piaciuta veramente. Non solo perché è la figlia di Edward ma ho provato empatia nei suoi confronti. Soprattutto dopo aver saputo la sua storia! È una grande osservatrice e sono sicura che ha capito che tra il padre e me c’è un rapporto che va oltre la semplice amicizia. Edward è stato molto … soft nel spiegargli la mia presenza. Non ha detto molto però con i gesti ha cercato di farle capire che per lui sono importante e potrei entrare a far parte della loro vita in maniera stabile. Così, quando siamo stati a spasso per Londra mi ha preso la mano e incrociato le nostra dita, mi ha baciato tranquillamente davanti Erin ed anche davanti Alice! Che è scoppiata quando si è resa conto del grado di intimità che c’è fra me e il cugino e lei se l’è fatta fare sotto gli occhi!

Erin non ha mostrato gelosia nei miei confronti. Ma neanche si è mostrata particolarmente felice di avermi conosciuto. In pratica: le sono indifferente. E questo comportamento mi ha lasciato basita, perché mi chiedo se la piccola mi accetterà mai come compagna del padre e membro della sua famiglia.
Abituata alla complicità fra Lucas ed Alice, che si è creata fin da subito, mi aspettavo di instaurare un rapporto simile al loro. Invece, mi sono dovuta ricredere. Non mi salterà mai addosso felice di vedermi oppure non architetteremo mai insieme uno scherzo ai danni di Edward!
Edward, invece,  dice che le sono piaciuta. Semplicemente Erin non esterna molto i suoi sentimenti. Se non le fossi piaciuta non mi avrebbe permesso di stare in loro compagnia. Non avrebbe accettato di visitare Londra con me e il padre.

Inoltre, mi ha fatto notare, è venuta a Londra per vedere la zia che le manca molto. Ed ha trovato la sorpresa, sgradita per lei, di saperla circondata da altri bambini.
All’inizio è stata felice di vedere Alice ma è rimasta spiazzata quando ha conosciuto Lucas ed ha capito il tipo di rapporto che c’è fra loro. Probabilmente le ha dato fastidio che Alice, adesso, ha un bimbo tutto suo da coccolare e vezzeggiare e si è sentita tradita dalla zia. Così, dopo il momento iniziale, non ha mostrato particolare felicità di trovarsi nuovamente con lei. Ha legato, però, con i miei nipoti, Elionor e John. Forse perché loro due non rappresentano un ostacolo al suo rapporto con la zia preferita.

Con Edward abbiamo avuto anche l’occasione di passare dei bei momenti insieme e non solo per fare sesso! Malgrado la presenza dei familiari, siamo riusciti a darci da fare, in particolare a casa mia! Abbiamo, in pratica, recuperato il mese trascorso separati. Solo una volta abbiamo temuto per la nostra incolumità!


Flashback
“WOW” mi allungo sul mio letto, distrutta e sudata dopo un’altra sessione pomeridiana di sesso stratosferico con Edward! Ma sono più che felice e il sorriso fisso che mostro ne è la prova.
“WOW anche per me” sorridendo Edward si allunga accanto a me, dopo aver aperto il lucernario sul letto. Giusto per far entrare un po’ d’aria fresca, visto che la camera odora di sesso!
“Mi stai distruggendo. Dovrò fare una cura vitaminica dopo che sarai ripartito” sorrido della mia battuta.
“Senti chi parla! Mi stai prosciugando! Sono dimagrito in questi giorni!” e ridiamo di cuore, mentre mi accoccolo sul petto di Edward. Rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Siamo in armonia con il cosmo intero e il nostro silenzio non è imbarazzante. Anzi.
È Edward a parlare per primo, intraprendendo un discorso serio ma importante.
“Lo so che ci conosciamo da poco e ci siamo frequentati pochissimo, però sento che tu mi sei entrata dentro. Quando sono lontano aspetto con ansia  il momento in cui potremo collegarci su skype. Mi sono scoperto a controllare spesso lo smartphone. Per vedere se mi hai mandato un sms. Mi sveglio pensando di volerti mandare dei fiori solo per farti capire che sei sempre nei miei pensieri. Proprio come un adolescente alla prima cotta. Sei riuscita con un solo sguardo a farmi innamorare di te” mi alzo e lo fisso negli occhi per capire se ho inteso bene il senso delle sue parole. Continua ...
“Bella, ti amo” e, lentamente, mi attira a se per baciarmi con dolcezza. È un bacio pieno di mille promesse quello che ci scambiamo. È un  bacio che sa di futuro, di voglia di stare insieme e frequentarci come qualsiasi altra coppia. Solo quando siamo entrambi senza ossigeno ci stacchiamo ed è il mio turno di confessare.
“Le tue parole mi hanno toccato il cuore. Perché in questi ultimi giorni di lontananza ho pensato tanto a noi. Ed ho capito, innanzitutto, che un noi esiste. Non siamo più due individui separati che si frequentano ma siamo una coppia. Malgrado la distanza. Ed ho capito che anche io sono innamorata di te. Mi sono innamorata del tuo sorriso, della tua gentilezza, del tuo modo di fare sempre attento ad ogni mia esigenza. Mi piace quando arrivo al lavoro e sul tavolo trovo un bouquet di fiori. Ho amato anche il muffin ai mirtilli che ho trovato la settimana scorsa! E ti amo, Edward” ritorniamo a baciarci e ad amarci.

Ci stacchiamo un paio d’ore dopo solo perché in serata è prevista una cena con tutti i nostri familiari presenti a Londra. Edward ha portato con se i vestiti che indosserà per la cena e mentre ci prepariamo, in casa mia, ne approfittiamo per parlare. Proprio come una normale coppia.

“ … quindi in totale avrai 3 settimane di ferie a partire da fine luglio?” annuisco davanti allo specchio dove io mi sto truccando e lui si sta sistemando la cravatta.
“yes, Mister! Tu, invece?” non risponde, lo vedo pensoso!
“Bè, potrei prendermi 3 settimane ad agosto. Senti il mio piano. Potresti passare le prime due settimane di ferie a Boston. Io lavorerei, ma posso organizzarmi per avere qualche ora al giorno libero, ridurrei i miei impegni. La terza settimana potremmo andarcene in vacanza e quando tu rientrerai al lavoro, io potrei trattenermi un altro paio di settimane a Londra. Che ne pensi?” mi fissa speranzoso.
“Direi che si può fare. Ho solo due domande per te” mi abbraccia felice mentre mi allontano per non farmi rovinare il trucco. Lo sento sbuffare mentre rido.
“spara le tue domande!”
“Erin verrà con noi in vacanza? E il tuo piano prevede che non ci rivedremo fino a fine luglio?” riflette prima di parlare.
“Tornerò a Londra fra 2 settimane, a metà giugno, per un impegno già programmato da parecchio. E penso che Erin debba venire con noi. Ma se per te è un peso, parlamene e vedremo di sistemare la situazione” scuoto la testa vigorosamente.
“No, hai capito male. Ho voglia di passare del tempo con tua figlia. Pensavo che tu preferissi tenere la tua vita familiare separata da me” mi guarda ed ho come l’impressione che sia sbiancato.
“Bella, hai capito male. Io voglio che tu ed Erin andiate d’accordo e farò tutto ciò che posso per favorire il vostro rapporto. Ma mi rendo conto che non è facile iniziare una relazione, tra l’altro a distanza, con un uomo single e con pargola a carico! Semplicemente non voglio che tu ti senta obbligata a farle da madre” e gesticola il segno delle virgolette quando dice il termine madre.
“non mi sento obbligata. Ho saputo di lei dal primo istante e di questo ti ringrazio, per la tua onestà. E quando mi sono resa conto di essere innamorata, ho pensato bene alla situazione. Ed ho osservato Alice e Jasper. Per loro il rapporto funziona, perché per noi non dovrebbe andare bene?” si tranquillizza.
“Sei mai stata a Parigi?” annuisco.
“Si, programma Erasmus! Per la mia facoltà quale nazione, a parte l’Italia, poteva essere meglio della Francia?”
“Capito, ma per me che sono americano non è poi così usuale. Per me è usuale andare in Canada! Comunque, potremmo passare una settimana di vacanza in Francia ed approfittarne per passare un paio di giorni ad Eurodisney. Così anche Erin sarà felice! E quando sarai a Boston ti faremo visitare il nostro paese. Ho già in mente un paio di seratine a New York” ci perdiamo nei discorsi su quello che potremmo fare nelle 5 settimane che passeremo insieme.

Il tempo scorre così veloce che non ci rendiamo conto dell’orario e di Alice che è entrata nel mio appartamento. Rimaniamo entrambi di sasso quando la troviamo seduta sul divano del soggiorno e, considerato che avevamo la porta della camera aperta, sicuramente avrà ascoltato i nostri piani per le vacanze.
È seria come non l’ho mai vista.

“Bella, ti posso chiedere un paio di minuti per parlare da sola con Edward?”  so che loro non hanno ancora chiarito i loro problemi; non le rispondo e faccio per uscire, ma è Edward a trattenermi.
“No, Alice. Qualsiasi cosa tu debba dirmi non è necessario che Bella lasci la stanza. Non ho segreti con lei” mi fa piacere questa sua affermazione. Alice lo guarda scettica.
“Sicuro che non hai segreti?” Edward le sorride beffardo.
“Conosce la situazione di Erin. Sa della morte di mio padre. Sa dei casini con Emmet e che mi sono comportato da stronzo con te. Non penso di avere altri segreti. Ed anche se fosse, non è scappata dopo tutto quello che le ho raccontato, non temo nulla!” Alice ci fissa nuovamente entrambi e riflette.
“A quanto pare la vostra non è  una storia di sesso, se le hai raccontato praticamente tutta la tua vita!”
“No, Alice! Non è sesso. Amo Bella. L’amo come non è mai accaduto in vita mia. Cosa ti preoccupa?”
“Edward, voglio molto bene a Bella. Non voglio che lei soffra o che tu la illuda. Che intenzioni hai con lei?” parlano come se io non ci fossi e questa cosa non mi sta bene. Sono adulta e consenziente.
“Non la sto prendendo in giro e non ho intenzione di sparire approfittando della lontananza. La nostra non è una relazione fatta di pochi giorni al mese. Ci sentiamo tutti i giorni, anzi direi più volte al giorno” Edward è risentito delle parole della cugina e comincia ad adirarsi. Capisco che è meglio che intervenga. E lo faccio sedendomi accanto a lei sul divano.
“Alice, anche per me tu sei molto importante. Ho imparato in poco tempo ad apprezzarti e a volerti bene. Però, le tue parole per Edward sono ingiustificate. Ci siamo conosciuti per caso, ma entrambi abbiamo subito capito che la nostra non è la storia di pochi giorni. Anche io sono innamorata di tuo cugino e non mi sta illudendo di nulla. Però, entrambi siamo stati coscienti che la nostra non è una relazione facile, considerato la distanza e ci stiamo impegnando entrambi per farla funzionare” la abbraccio per farle capire la mia presenza e lei sembra rilassarsi.
“Bella, quello che voglio farti capire è che quando sono arrivata qui a Londra, in voi ho subito trovato una famiglia. Lucas in primis. Non pensare che tu avrai lo stesso trattamento nel caso decidessi di trasferirti a Boston. Giusto Edward?” fissa il cugino che non risponde. Ed Alice continua a parlare voltata nei miei confronti.
“Bella, non sono qui per fare l’uccello del malaugurio! Ti ripeto, ti voglio bene e per te vorrei solo il meglio. Se vorrai vivere appieno la tua storia non avrai scelta. Dovrai valutare un trasferimento a Boston. Lui non potrà mai trasferire la sua attività o sua figlia a Londra. E quando sarai lì, Edward non sarà sempre pronto a proteggerti. Voglio solo che pensi bene a quello che rappresenta Edward per te” poi si volta verso Edward.
“E tu, se sei onesto, ammetterai che quello che sto dicendo a Bella è la verità. Non vedo Irina molto propensa a lasciare Erin nelle mani di una tua probabile compagna. O sbaglio?”
“Irina a breve sarà fuori dalla nostra famiglia. Emmet le ha chiesto il divorzio!” Alice spalanca gli occhi.
“Era ora! Forse, si riuscirà a recuperare anche lui adesso che si è sbarazzato della sanguisuga”
“Ed in ogni caso non permetto a nessuno di mettere bocca su chi deve stare vicino a mia figlia. E questo dovresti saperlo bene. Quante volte ho chiesto proprio a te di tenere mia figlia, anziché lasciarla a Irina?”

Purtroppo o per fortuna la discussione viene interrotta dai bambini che ci vengono a chiamare perché tutti sono pronti per uscire di casa. Alice è la prima ad uscire. Noi rimaniamo qualche istante senza parlare. Poi…
“La vita a Boston non sarà proprio come l’ha descritta Alice. È vero che la mia famiglia è ingombrante e non sono accomodanti come la tua, ma accetteranno la mia scelta” mi fissa negli occhi e non posso che credergli. Mi alzo e gli prendo la mano per uscire.
“Penso che tu debba chiarire la situazione con Alice. Finchè non lo farai ti porterà sempre rancore” annuisce.
“Non aver dato una chance a Jasper è un rimorso che mi porterò a vita. Nei giorni scorsi ho anche provato ad offrirgli un lavoro nella mia sede londinese, ma non mi ha neanche fatto finire di parlare che aveva già declinato l’offerta” lo vedo sbattuto e lo abbraccio per consolarlo.
Ma ci vengono nuovamente a chiamare e usciamo anche noi di casa.

Fine flashback

Mentre i miei pensieri hanno ripercorso gli ultimi giorni trascorsi con Edward, mi rendo conto che il taxi si è fermato sotto casa. Pago e scendo.

In giardino ci sono i bambini che giocano. Jasper e James sono intenti a preparare la grigliata di carne per cena. Alice sta sistemando il tavolo. Vic sta sistemando le siepi.
E mi rendo conto che anche io vorrei vivere una vita, semplice e tranquilla, proprio come la loro. Boston o Londra non mi interessa.
 
 
 

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Capitolo 11
*** Promessa d'amore ***


Cap. 11°
"Promessa d'amore"


 
Pubblico oggi perchè per il fine settimana il mio maritino 
ha organizzato un week end a Gardaland!
Festeggiamo  il nostro primo anniversario di matrimonio (e compleanno di nostro figlio!)
Per cui a voi buona lettura ed a me buon divertimento!

Giugno 2014

Pov Edward

Ancora una volta mi  trovo scalpitante sul jet che mi sta riportando a Londra. Pensavo di riuscire a tornare prima da Bella, purtroppo gli impegni  me lo hanno impedito.
Quest’ultimo periodo non è stato facile. Emmet mi sta dando parecchie noie nel privato anche se, devo ammettere, sul lavoro è cambiato. Arriva puntuale, si comporta in maniera professionale, ha smesso di flirtare con le stagiste e alle riunioni è sempre impeccabile e apporta suggerimenti importanti. Ho l’impressione che abbia ripreso il controllo della sua vita e stia prendendo provvedimenti anche per il suo problema con l’alcool. Non so se stia frequentando qualche specialista o gruppo di supporto. Lo osservo ma non mi sono permesso di chiedere.

I problemi insorgono quando si tratta della famiglia. Irina non ha preso bene la richiesta di divorzio e mia madre si è schierata con lei. Dal mio punto di vista lui ha parlato con cognizione di causa, spiegando bene alla moglie i motivi per cui non possono più stare insieme. Le ha fatto presente che se si amassero come un tempo lui non l’avrebbe tradita di continuo e lei, in ogni caso, non avrebbe fatto finta di non vedere. Ha sostenuto che probabilmente pure lei non è più innamorata del marito come un tempo.
Mia madre, invece, ha invitato più volte Emmet a riflettere sulle sue azioni e le relative conseguenze, mi ha chiesto esplicitamente di convincerlo a non andare a fondo con il divorzio. Non ammette il divorzio nella nostra famiglia ed ha paura delle critiche che potrebbero esserci nel nostro ambiente. Con l’occasione mi ha anche esternato le sue perplessità per la mia frequentazione con Bella. Mi ha fatto presente che è una ragazza senza “dote” e che la sua famiglia è gente comune;  mi sono messo a ridere quando l’ho sentita parlare di dote e società!  Si è ritenuta offesa per averla presentata ad Erin, dicendo che avrei potuto creare disagio emotivo in mia figlia e che devo tenere le mie avventure lontano dalla famiglia. Quando si è resa conto che non permetto alla mia famiglia di mettere becco nella mia vita privata, mi ha ribadito di frequentare “questa ragazza” ma di tenere fuori Erin! Non ci ho visto più e per la prima volta mi sono rivoltato contro mia madre. Ed è una settimana che mi rifiuto di parlarle, malgrado i suoi tentativi di mettersi in contatto con me.

Rosalie ha cercato di mediare la frattura che si è creata fra di noi. Mi ha chiesto di concedere a nostra madre il beneficio del dubbio, sostenendo che non si è mai ripresa dalla morte di nostro padre e che è anche scossa dalla situazione di Emmet ed Irina.  In fondo, è sempre nostra madre che, nel bene e nel male, si è occupata di noi. Sinceramente, avrei voluto risponderle che sono anni che l’intera famiglia grava sulle mie spalle e sono io la persona che permette a tutti di andare avanti! Le ho chiesto cosa ne pensa lei delle parole di nostra madre. In fondo è una donna single con figlia e dovrebbe avere una mentalità aperta. Invece, ha approvato le idee della nostra genitrice affermando che io e Bella siamo due persone che provengono da due ambienti e culture diverse e che difficilmente, se vivremo insieme, riusciremo a far funzionare a lungo il nostro rapporto. Secondo Rosalie finora funziona per due ordini di motivi. Il primo è la distanza e il poco tempo che ci permette di frequentarci. Il secondo è che siamo ancora nella fase dell’innamoramento e tendiamo a vedere l’altro perfetto. Diciamo che quando Rosalie ha parlato in maniera razionale, tenendo fuori ceto sociale e dote, l’ho ascoltata veramente e riflettuto sulle sue parole. In altri casi sarei stato concorde con lei, ma solo io so cosa provo per Bella e qual è la verità.

Di tutto quello che è accaduto in famiglia non ho fatto parola con Bella perché certe cose preferisco raccontarle di persona per evitare ogni possibilità di fraintendimento.

Ed oggi, infine, sono partito per Londra senza provare a ricucire lo strappo fra me e la mia famiglia ed ho preferito lasciare Erin da mia zia Esme. Sicuramente vivrà dei giorni in maniera più tranquilla rispetto alla situazione che avrebbe avuto a casa della nonna.  Lei ha bisogno di staccare la spina come ne ho io. Ho anche pensato di portarla con me ma, da quando l’ha conosciuta, non ha mai espresso il desiderio di passare del tempo con Bella. Anche la sera, quando sono collegato con skype e lei ancora è sveglia, non ha mai voluto passare molto tempo a chiacchierare con Bella. E quando l’ha fatto si è limitata a farle le domande di rito. Quasi, quasi sembra più interessata ai suoi nipoti che alla mia donna!

Un po’ mi dispiace questo atteggiamento di mia figlia. Assomiglia molto a sua madre, in questo. Anche lei dà sempre l’impressione di una persona fredda e sicura di se, anche se poi dentro ci sono decine di emozioni in contrasto fra loro. Comunque, ho pensato bene di partire da solo e di godermi in pace questi pochi giorni di quasi libertà. Ne ho bisogno!

Questa volta torno a Londra con un pegno molto importante per Bella. Infatti, dopo l’ultima riunione che ho avuto a New York sono andato alla gioielleria Tiffany; non so se anche Bella è una fanatica del famoso negozio. Le donne della mia famiglia non riescono ad andare via da New York, prima di averci fatto una capatina. Comunque era mia intenzione comprarle un piccolo dono. Volevo prenderle un ciondolo da portare sempre appeso al collo e da accarezzare quando mi pensava. Poi, quando ero li dentro in attesa di un assistente, ho adocchiato un anello che mi ha subito fatto pensare a lei. Non è particolarmente grande. Sono sicuro che Irina e Rosalie possiedano gioielli molto più importanti e sfarzosi. Eppure quell’anello mi ha ricordato la sua semplicità e la sua perfezione. Una sola grande e preziosa pietra. Un diamante puro come lei. Senza pietre di contorno perché lei è proprio così. Non ha bisogno di accessori per brillare. È lei stessa la fonte di luce.

Non è una proposta di matrimonio bensì  una promessa di impegno. Almeno credo! Ma, se ci penso bene, fra proposta di matrimonio e impegno non c’è nessuna differenza. Solo il tempo che scorre. Nel nostro caso l’unica differenza è rappresentata dal fatto che nel momento in cui Bella accetterà di divenire mia moglie, si trasferirà a Boston. E non vedo l’ora di averla sempre con me, fisicamente presente, anche nel quotidiano. Non mi interessa dove ci sposeremo. Londra o Boston non fa alcuna differenza. Così come non mi interessa il genere di matrimonio che avremo.  500 invitati vip o 20 parenti stretti non mi fanno la differenza. Ho solo voglia di saperla per sempre mia.

Ho riflettuto a lungo sulle parole di Alice. Alla fine siamo riusciti a chiarirci. O meglio, lei mi ha perdonato e Jasper non mi porta rancore. Forse, lui non me ne ha mai portato. In fondo, con un bambino di mezzo, avrà pensato che nel caso fosse andata male con Alice, era meglio per lui essere a Londra.
Non penso che con Alice riusciremo ad essere confidenti come lo eravamo fino a qualche mese fa. Anche in questo caso, la distanza gioca il suo ruolo.  Mi sto impegnando per farle ottenere un colloquio di lavoro in uno delle cliniche più importanti di Londra e spero che il mio impegno le faccia capire che sono sempre il suo quasi fratello di sempre. E riproporrò a Jasper un lavoro nei miei uffici londinesi, magari estenderò la proposta anche al fratello di Bella. Ho preso informazioni su di loro e il loro studio è abbastanza quotato a Londra.

L’unica cosa su cui Alice ha insistito è quella di fare attenzione con Bella: è una sua amica intima e non vuole che soffra. Gliel’ho promesso. Ha capito che ho intenzioni serie con lei, ma non l’ho vista molto convinta e solo il tempo potrà dimostrare la bontà delle mie parole.

“Signor Masen tra  20 minuti arriveremo a destinazione. Posso portarle qualcosa da bere prima che inizino le manovre di atterraggio?” lo steward mi riporta alla realtà. Negli ultimi tempi i miei dipendenti mi trovano spesso con la testa tra le nuvole. Oggi sono l’unico passeggero sul volo e non hanno avuto molto daffare.
“si, grazie. Portami un succo d’ananas con poco ghiaccio”



Un paio d’ore dopo sono in hotel. Questa volta non è stato possibile per Bella alloggiare nella mia suite. I suoi familiari, che sanno della mia presenza in città, non avrebbero capito e l’avrebbero tempestata di domande e non voglio metterla nella situazione di dover mediare conflitti fra loro e me. Tra l’altro domani sera conoscerò anche i suoi genitori e, a sentire Alice, non sono entusiasti che la figlia frequenti un americano. Hanno paura che soffra a causa mia. Le ragazze, infatti, scoperta la nostra relazione, l’hanno subito sbandierata ai quattro venti. Non solo i miei familiari sono stati informati, ma anche i suoi. E, soprattutto i primi giorni dalla notizia, non sono stati facili, né per Bella né per me.

In compenso questa sera la porterò a cena in uno dei più bei ristoranti della città, con vista sullo skyline e dove sono necessari abiti eleganti. Anzi, le ho fatto recapitare un vestito da sera proprio in mattinata. So che ha apprezzato molto perché mi ha inviato un sms dove mi annunciava che questa sera mi avrebbe ringraziato a dovere. Ed io fremo al solo pensiero.

Mi spoglio lasciando i vestiti sul divano. Non ho proprio voglia di arrivare in camera. Sto quasi per entrare in doccia ed, infatti, indosso solo i boxer, quando bussano alla porta. Chissà che vorranno!

“Ciao Straniero!” rimango immobile sulla porta incapace di proferire parole, o fare un passo per permetterle di entrare. Osservo quanto è bella la mia donna. Perché di questo si tratta. Il fulcro di tutte le mie emozioni. È mia. Probabilmente quello che indossa è il mio regalo, ma non pensavo che la personal shopper che ho ingaggiato avesse scelto un vestito così sexy e minimal! Non penso sia il suo genere di abbigliamento, eppure sembra perfettamente a suo agio. Non ha il minimo rossore in viso malgrado il corpo praticamente nudo.
La osservo partendo dalla testa, dal trucco più acceso del solito; sulla di ché solo un rossetto particolarmente rosso.  E lo chiffon scompigliato ad arte che le lascia alcuni ricci adornarle il viso. Giusto qualcuno per sottolineare il suo ovale perfetto.

Solo dopo osservo la sua figura per intero; il vestito è corto e aderente. Evidenzia ogni parte di lei. Gambe, cosce, sedere, seno. C’è poco per l’immaginazione. Ed è tutto perfetto. Lei non ha un punto di forza. In particolare. Lei è … perfetta! Ha un’ampia scollatura a cuore. Nessuna bretellina o altro. Spalle e collo completamente scoperti, ad eccezione di una piccola sciarpina di cui non capisco proprio l’utilità!  E le scarpe che indossa. Non so quanti centimetri di tacco siano, ma riesce ad arrivare al mio naso. Per cui sono alte. E sono proprio loro che mi fanno riprendere l’uso della parola. Osservare quanto sembrano ancora più lunghe le sue fantastiche gambe.

“Mi spieghi come riesci a camminare su quei trampoli se, in genere, hai un senso dell’equilibrio pessimo?” sembra un rimprovero il mio. Ma è solo … eccitazione! La vedo sogghignare mentre si avvicina e mi lascia un lieve bacio all’angolo della bocca. Leggero, appena accennato. Poi, si sposta, mi spinge di lato  ed entra in stanza.
“Ciao, mi sei mancato anche tu! E, non chiedermi il perché, ma con i tacchi oppure quando ballo non inciampo o cado! In quei casi ho un equilibrio perfetto” chiudo la porta e mi volto verso di lei oramai giunta davanti al mobile bar.
“Che devo dirti! Sei bellissima e mi hai lasciato senza parole. Quando ho riconnesso il cervello sono le prime parole che mi sono venute in mente” mentre parlo lei inizia a preparare due martini. Ad entrambi piace. Me ne porge uno. E continuo a parlare a vanvera …
“Se è questo il vestito che ti ho regalato, devo prendere nota per la prossima volta. Cioè ricordarmi di dire alla personal shopper che l’abito deve essere lungo, almeno fino al ginocchio e non mettere troppo in mostra. Magari qualcosa di ampio in modo che il sedere non si noti più del dovuto. Sei mia e non voglio che altri guardino ciò che è mio! Anche se devo ammettere che questa sera, quando entrerò al ristorante con te al mio braccio, sarò un uomo molto invidiato! ” bevo e mi siedo sul divano, invitandola con la mano a fare altrettanto.
Lei sorride e, finalmente, la vedo arrossire imbarazzata. Questa è la mia Bella. Sexy ma timida. Pantera capace di prendersi il suo uomo ma anche gattina che fa le fusa.
Quando si siede il vestito va ancora più su e lo sguardo cade automaticamente sul suo sedere che viene perfettamente disegnato dalla stoffa del vestito. Ed ho voglia di vederla arrossire, di far uscire la gattina che è in lei.

“Ho un dubbio e spero che tu me lo chiarisca” mi viene da sorridere per quello che le sto per chiedere. E lei capisce al volo la mia voglia di giocare. È all’erta mentre beve il suo martini e mi fissa intensamente. C’è tensione sensuale nella stanza ed entrambi la avvertiamo.

“Porti un perizoma o non indossi nulla sotto il vestito?” ci fissiamo seriamente faccia a faccia. Non dice nulla mentre si lecca le labbra. Poi, si allunga verso il tavolino per poggiare il suo bicchiere ormai vuoto. Si sporge verso di me per prendere anche il mio bicchiere. E si alza e si siede a cavalcioni su di me.

“controlla tu stesso ” e spengo il cervello per ragionare con il mio amico dei piani bassi mentre la mia mano accarezza la sua intimità completamente scoperta e bagnata.
È erotica. È fantastica. Fortunatamente ho solo un asciugamano a coprire la mia erezione altrimenti sarebbe stata stretta nei pantaloni.
È proprio lei a scostare l’asciugamani e a far scivolare il mio pene dentro di lei. Semplicemente si alza e si impala su di me.

Diecimila emozioni passano nella mia mente mentre godiamo l’uno dell’altra. Immagino come sarebbe avere questo tipo di incontri al rientro a casa dopo una giornata di lavoro. Osservo il suo viso stravolto dal piacere. Probabilmente anche il mio sarà stravolto. Nessuna donna è riuscita a farmi sentire a casa dentro di lei. Nessuna donna è riuscita a farsi desiderare costantemente da me. Neanche la madre di mia figlia, con cui la storia è andata avanti per anni, ha provocato le sue stesse emozioni.

Ed è mentre entrambi arriviamo all’apice del piacere che rifletto su quello che è giusto da fare. Così, quando i respiri si sono regolarizzati, mi allungo sul divano e dalla tasca interna della giacca prendo la preziosa scatolina. È ancora rossa in viso e con lo chignon tutto scombinato quando le metto la scatolina sotto il naso e lei rimane perplessa. Probabilmente ha capito cosa contiene mentre la apro e comincio a parlare e non mi fermo più.

“Non era previsto che te la dessi in questo momento. Pensavo di farlo dopo cena, accompagnato da uo di quei dolci che ci piacciono tanto e da del buon champagne. Ma non ha senso aspettare. E, a dirla tutta, non ho più molta voglia di andare a cena. Anzi, l’unica cosa che vorrei fare è continuare quest’attività sotto la doccia. Mi ero anche preparato un bel discorso. Come quest’anello dovrebbe simboleggiare la promessa di fare sul serio. Oddio, ho anche dimenticato quello che volevo dirti,  l’unica cosa che adesso ho in mente è che desidero che mi sposi, che diventi mia moglie il prima possibile.  Voglio vivere insieme la nostra quotidianità, le nostre difficoltà e i momenti belli. Allora, mi vuoi sposare?” e rimane immobile mentre i suoi occhi vagano da me all’anello.
 


 

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Capitolo 12
*** Il grande dilemma ***


Capitolo 12°
Il grande dilemma 


 
Giugno 2014
Pov Bella
 
Continuo a passare lo sguardo da Edward all’anello incredula di quello che mi ha chiesto.  Non riesco a capire quali siano le sue intenzioni. Ok, l’ultima volta che ci siamo visti ci siamo reciprocamente confessati i nostri sentimenti.  Ma ci conosciamo poco e ci siamo frequentati ancora meno. Da febbraio, pochi giorni al mese. Chiudo gli occhi perché devo raccogliere i miei pensieri e cercare di fargli capire cosa penso della sua proposta.

“Bella, sei sbiancata. Non avevo intenzione di spaventarti” è lui il primo a riprendere l’uso della parola. Mi sorride dolcemente e mi accarezza il viso.

Effettivamente siamo in silenzio da molto e, questa volta, è un silenzio pesante. Riapro gli occhi e scendo dalle sue gambe, incurante che il suo seme stia scendendo sulle mie gambe. Prendo i bicchieri che avevo posato sul tavolino pochi minuti prima e mi avvio verso il mobile bar. Osservo le bottiglie presenti. Annuisco convinta quando vedo che c’è una bottiglia di Bushmills ancora intatta e credo sia l’occasione buona per aprirla e scolarsi un paio di bicchierini. Senza chiedergli niente ne verso anche a lui e torno a sedermi sul divano.  Sto avviandomi quando ci ripenso e mi volto per portare con me l’intera bottiglia. Ho l’impressione che la serata sarà lunga ed è meglio avere qualcosa con cui consolarsi.

“Ti ho così sconvolta che hai necessità di ubriacarti con il whisky?” mi volto verso di lui. È ancora nudo nell’esatta posizione in cui l’ho lasciato poco fa. E l’anello è ancora tra le sue mani.
“Non sono sconvolta. Non riesco a capire cosa vuoi fare con quella cosa li” gliela indico e mi scolo il primo bicchierino.
“Oddio, la mia domanda è stata molto chiara. Cosa non hai capito? Te lo devo spiegare con un disegnino?” il suo sarcasmo mi risveglia dallo stato di trance in cui ero caduta.
“So bene cosa mi hai chiesto. Voglio capire il perché. Le cose tra noi vanno molto bene e ne sono soddisfatta. Non ho mai avuto una relazione così appagante.  Ma ci conosciamo da poco e se a lungo andare non dovesse funzionare? Cioè, ti rendi conto che solo domani sera ti presenterò ai miei genitori?”  annuisce vigorosamente ed ora è lui che versa altro whisky nei nostri bicchieri.
“Quale occasione migliore per dirgli che ci sposiamo? Me li presenti e ci siamo tolti metà pensiero! Dopo rimane solo la mia famiglia” lo guardo scettica mentre mi alzo e comincio a camminare nervosamente nel soggiorno.
“Edward non è uno scherzo! E mio padre è un ex poliziotto che frequenta ancora il poligono con la sua Colt semiautomatica!” lui continua a fissarmi.
“Non era mia intenzione prenderti in giro. Fammi capire. Tu non hai mai immaginato che un giorno potremmo sposarci?” annuisco.
“Certo, ma la parola chiave è un giorno. Non a stretto giro. A proposito, quando ti vorresti sposare?” mi fermo di fronte a lui e lo fisso. Nel frattempo, mi tolgo il vestito e sciolgo i capelli. La cena prevista è, oramai, saltata.
“Oddio, se ti spogli in questa maniera, direi che anche domani sarà troppo tardi! Anche con il broncio sei bellissima” scuoto la testa.
“Edward sono seria. Cerca di esserlo anche tu” comincio ad agitarmi. E,forse, vedendomi in questo stato, ripone la scatolina con l’anello nella tasca interna della giacca. Poi, si alza e mi prende tra le sue braccia. Non è felice e il suo abbraccio non è confortante come al solito.
“Bella, amore, calmati. Se non vuoi sposarmi perché non ti senti pronta, non è un problema” lo dice con le parole ma dal tono capisco che c’è rimasto male. Mi allontano e torno a camminare.
“Edward, ci conosciamo veramente da poco. Di me conosci solo quello che ti ho raccontato e potrebbero essere bugie e …” mi interrompe e comincia a parlare lui.
“No, Bella. Conosco molto di te. So che sai ascoltare le persone perché con me lo fai sempre. Sai dare ottimi consigli, ma non pretendi che li segua alla lettera. Ti piacciono i bambini perché ti ho vista come giochi con i tuoi nipoti e quanto ti sei prodigata con Erin. Ami il tuo lavoro e lo fai con impegno e dedizione. Ti piace passare le serate in compagnia di amici e parenti. Ti piace il cinema e ami andare a ballare. Ami i cani e non sopporti i gatti perché dici che sono animali snob …” lo fisso. Non mi ero resa conto di quanto mi conoscesse bene ed, ora che ci penso, anche io credo di conoscerlo. Sollevo il mio sguardo fino ad incontrare i suoi occhi e vi leggo delusione. Probabilmente pensava che avrei reagito in altra maniera alla sua proposta. Magari pensava che avremmo festeggiato facendo programmi per il futuro. Mi sento così frustrata!
“Edward, ma sei sicuro di quello che mi hai chiesto? E continui a non rispondere all’altra mia domanda: quando vorresti farlo?” annuisce vigorosamente.
“Si, Piccola. Sono sicuro di quello che ti ho chiesto ed è la prima volta in vita mia che ho il desiderio di sposarmi. Ti preciso che neanche la madre di Erin ho mai pensato di sposarla. E, per i tempi, lascio decidere a te. Anche se non voglio far passare molto tempo. Ed ho pensato anche al tuo lavoro. Con il matrimonio otterresti subito la carta verde con la quale potrai lavorare anche in America”
“Ci hai pensato a lungo, tanto da esserti informato anche sui documenti”  vorrei avere anche io il tempo di riflettere bene a ciò che è giusto fare.
“Bella non ti nascondo che è un po’ che penso ad una vita insieme. Sai che non posso spostare la sede della società a Londra altrimenti, ti giuro, lo farei. Ma l’anello l’ho comprato solo in settimana. Anzi, inizialmente pensavo di dartelo senza formulare la frase che ti ha scioccata! Magari sarebbe stato meglio visto la piega che ha preso il discorso. Volevo dartelo in segno dell’impegno che c’è fra noi. Ma oggi mi hai sconvolto. Sei bellissima e fare l’amore con te è stato trascendentale. Tra noi c’è una connessione che non ho mai provato con nessuna e penso che anche tu te ne sia resa conto. Ed ho capito che non mi basta una vita accanto a te! ”

Mi allontano da lui perché ho necessità di riflettere. Edward mi sta facendo dichiarazioni su dichiarazioni. Ogni parola che pronuncia è un inno al nostro amore. La domanda, a questo punto, è solo una: io che provo per lui? Rifletto e comincio a parlare.
“Ti amo. Questo è fuori discussione. Ed anche io ho pensato spesso ad una futura vita insieme. Ho immaginato la nostra futura casa e come vorrei la camera da letto! Mi hai fatto conoscere Erin ed io sono stata felice. Perché era un’altra parte fondamentale di te e che ho imparato ad amare. Solo che per me la situazione è diversa. Hai detto tu stesso che amo il mio lavoro e dovrei lasciarlo dall’oggi al domani per ricominciare daccapo da un’altra parte. Devo lasciare i miei fratelli con i quali ho passato l’intera mia vita. E le parole di Alice sul beneplacito della tua famiglia, spesso mi tornano in mente” mi volto verso di lui e continuo a parlare.
“Edward, quello che voglio farti capire è che non ho dubbi su di te o sul nostro amore, ma non sono ancora pronta a lasciare tutto e tutti per trasferirmi da te. Ho bisogno di tempo e di fare le cose con calma. Non ti sto dicendo no …” sospira e si ributta sul divano chiudendo gli occhi.
“Va bene, Bella. Ho capito” poi, si volta verso di me e …

“Senti, ti spiace se rimandiamo la cena? Non ho più voglia di uscire. Anzi, vorrei restare solo” lo fisso mentre si alza e se ne va in camera. Poco dopo sento lo scrosciare dell’acqua della doccia.
Non mi vuole con se, ha preferito mandarmi via. Non proferisco parola. Mi rivesto alla svelta ed esco dalla suite.

Sono appena le 19.00 quando vado via e Londra è in pieno fermento. In ascensore mi guardo allo specchio. Sono in una condizione pietosa. Il trucco non ha retto all’assalto dei baci di Edward. I capelli sono arruffati ed il vestito è sporco. Mi auguro che ci sia un taxi veloce perché non voglio che la gente pensi male di me. E spero anche di non incontrare nessuno mentre rientrerò a casa.
 
A casa mi comporto come un automa. Ho avuto fortuna con il taxi e non ho incontrato nessuno sulle scale di casa. Cerco di non fare rumore mentre mi spoglio e mi faccio una doccia. Poi, vado direttamente a letto e rifletto su quello che è successo. Cerco di analizzare la situazione dal punto di vista di Edward. Per lui è tutto più semplice. Non stravolgerà la sua vita con il matrimonio. Continuerà ad abitare nella sua casa, a frequentare i suoi amici, manterrà le sue abitudini. Dal suo punto di vista capisco perché ha preso male il mio rifiuto. Avrà dubitato del mio amore. Ma non è così.

Non gliel’ho detto ma  Alice mi ha parlato spesso della famiglia di Edward e non ne sono molto entusiasta. Ed ho problemi anche a relazionarmi con sua figlia. Parliamo spesso tramite skype ma se non sono io a farle domande, lei rimane in silenzio. Non è interessata a me, sembra apatica al mondo che la circonda.

Mi addormento con i miei pensieri e la mattina mi sveglio con un grosso mal di testa. Come immaginavo l’immagine di me riflessa nello specchio non è il massimo. Ho delle belle occhiaie e un colorito pallido. Proprio oggi non ci voleva. I miei mi conoscono molto bene e si renderanno subito conto che c’è qualcosa che non va. Spero solo di non litigare con Edward durante la cena.

“Bellaaaa????  Ci sei???” vengo distratta dai pensieri da Alice che è salita in camera a salutarmi. Sicuramente vuole aggiornamenti sulla cena di ieri sera. È stata lei ad aprire la scatola, eludendo la mia privacy, con il regalo di Edward ed ha fantasticato sul tipo di serata che mi aspettava.
“Sto finendo di prepararmi per il lavoro” La sento trafficare in cucina mentre finisco di vestirmi. Infilo le scarpe, prendo la borsa ed esco dalla camera. Speriamo non mi dica niente.
“Ehi! Sei sola. Pensavo di trovare Edward con te” mi scruta con attenzione e sono sicura che si è accorta che qualcosa non va per il verso giusto.
“No, lavoriamo entrambi stamane ed è stato meglio dormire separati, altrimenti …” lascio la frase in sospeso sperando che si diverta al pensiero di quello che intendo e pare cascarci! Mi passa il mio caffè ed anche lei ne prende una tazza.
“Va bene, lo vedrò stasera. Invece, tra un paio d’ore arrivano i tuoi genitori” sorrido al pensiero.
“Ho preso un permesso dal lavoro per il pomeriggio. Quindi sarò qui per le 13.00. Fai compagnia fino al mio rientro, poi me ne occuperò io” sto accendendo il telefonino mentre parliamo. Ci sono diversi messaggi e mail di lavoro che ho ricevuto ieri sera e che non ho ancora letto. Ma è un sms di Edward ad attirare la mia attenzione. Lo ha mandato alle 06.30 di questa mattina.
“Ok, non è un problema per me. Mi piacciono i tuoi e con tua madre pensavo di andare al negozio di tendaggi qui vicino. Mi ha promesso di cucire delle nuove tende per la cucina. Ma, se vuoi, andiamo insieme nel pomeriggio. Ma Edward verrà presto o direttamente a cena?” avrei voglia di essere ovunque e non di intrattenere questa conversazione. Alzo lo sguardo e faccio di tutto per non piangere.
“Alice, Edward non verrà. È ripartito questa mattina e …” purtroppo mi interrompe.
“Bella cosa è successo?” scuoto la testa.
“Alice, adesso devo andare al lavoro; ti prometto che dopo che i miei saranno andati via ti racconterò tutto. Ma adesso ho bisogno del tuo aiuto. I miei non devono capire che Edward ed io abbiamo litigato” sto per crollare e lei deve accorgersene perchè non mi fa domande e mi abbraccia.

Esco di casa e corro verso la metro. Sono in forte ritardo. E quando mi siedo prendo il telefonino per leggere nuovamente il messaggio di Edward.
In mattinata rientro a Boston. Poi ti chiamo.

Nient’altro che un messaggio sterile, freddo. Poi ti chiamo cosa vuol dire? Ti chiamo appena atterro oppure nei prossimi giorni?
E con questi dubbi che scendo dalla metro, metto su il mio miglior falso sorriso ed entro in galleria.

Pov Alice

Ho lasciato andare Bella e non sono sicura di aver fatto la cosa giusto. Era sull’orlo di una crisi di pianto ed ho la certezza che mio cugino ne abbia fatta una delle sue. Non l’ho mai vista sconvolta come poco fa. Lei è sempre con il sorriso sulle labbra e non so come farà con i suoi genitori. Renee è veramente intuitiva. Sembra leggerti dentro l’anima. Mentre Charlie è un ex detective della polizia a cui non sfugge mai nulla.

Edward è arrivato ieri sera ed oggi riparte ed ho l’impressione che lei l’abbia saputo per sms quando lo ha acceso. Non hanno passato la notte insieme e non penso siano andati a cena fuori.

Sbuffando scendo a casa mia alla ricerca del telefonino e chiamo il testone di Edward ma, come potevo immaginare, non risponde. Anzi, alla seconda chiamata fatta a distanza di pochi minuti dalla prima, fa scattare la segreteria.

“Alice, vado a fare la spesa. Ti serve qualcosa?” Vic è affacciata sull’uscio di casa.
“Si, un cugino migliore!” rimane perplessa dalle mie parole. Poi, la invito a prendere un te e le racconto quello che è successo.
“James lo ucciderà! E penso anche Jasper. Sai, non è rimasto loro molto simpatico” lo so! Edward lo si odia o lo si ama. Non ha mezze misure. Poi, quando è stato con loro, non ha fatto altro che sbandierare sotto il loro naso la sua fantastica società e gli ha offerto un lavoro come se fossero dei disoccupati disperati!
“Per ora pensiamo a sostenere Bella. E acqua in bocca con tutti”
“Già ma ho notato come lo zio sia intuitivo e Bella stamane era veramente distrutta. Si accorgeranno che qualcosa non è andato per il verso giusto” Vic sbuffa e riflette.
“Magari possiamo organizzare al cena in qualche ristorante. Con un po’ di confusione e buona volontà da parte di tutti noi potremmo riuscire a tenere il gioco a Bella” la guardo e penso che sarà molto dura.
“Intanto vai a fare la spesa e tra un po’ andrò ad accoglierli alla stazione. Direi di prendere la situazione come viene. Parla con i ragazzi, penso che l’idea di cenare fuori sia buona. Zio Charlie non potrà alzare la voce in un luogo pubblico!” e pian piano organizziamo la serata che si rivelerà molto, molto lunga.
 
 
allora: piaciuto il capitolo?
cosa pensate accadrà adesso?
Bella volerà a Boston a riprendersi il suo uomo?
Alla prossimaaaaa

 

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Capitolo 13
*** Separati ***


Cap. 13°
"Separati"


Buongiornooooo a tutte! Pubblico il capitolo prima di andare al mare e godere del sole e della frescura che spero di trovare in acqua!
Come saprete, tecnologicamente non sono una cima. Non so che fine abbia fatto il banner e come fare a recuperarlo!
Vabbé, me ne farò una ragione!
Tornando a noi e alla domanda che vi ho posto: siamo tutte d'accordo che Bella non debba partire.
E credo lo pensi anche lei visto che non ha provato neanche a contattarlo!
Vi lascio alla lettura del capitolo e ci sentiamo in fondo!


 
Giugno 2014

Pov Bella


Sono le 15.00 e Madame LeBlanc mi ha praticamente cacciato dal posto di lavoro.  La sento lamentarsi lungo i corridoi degli uffici …
“Isabella, prima mi chiedi i permessi e poi non vuoi andare via! Adesso spegni il computer, riponi i documenti in cassaforte e vai immediatamente a casa tua. Chissà da quanto non vedi i tuoi genitori e con che ansia ti staranno aspettando”

Faccio quello che mi dice e corro fuori. Ma non ho, poi, tutta questa voglia di tornare a casa. Non so come giustificare l’assenza di questa sera di Edward. E mi sto augurando con tutto il cuore che i miei genitori ripartano al massimo domattina altrimenti dovrò trovare giustificazioni plausibili per Edward.

Senza contare che domani dovrò affrontare i miei fratelli e già tremo all’idea! Non l’hanno molto in simpatia. Lo considerano uno sbruffone pieno di soldi e malgrado gli ho espressamente chiesto di dargli un’altra possibilità e di essere di ampie vedute, dopo questa litigata tutto sarà più difficile.

Oggi ho controllato il telefono ogni 5 minuti nella speranza di trovare un sms di Edward. Purtroppo niente. Dopo il messaggio sterile di questa mattina non l’ho più sentito.
Neanche io ho fatto tentativi per chiamarlo. Perché non penso di essermi comportata in maniera così negativa. E, sinceramente, non saprei cosa dirgli. Dovrei chiedergli scusa? Ma di cosa? E non pretendo neanche le sue di scuse. Voglio solo che mi spieghi il suo comportamento ed il perché per lui è così importante stabilire una data. Voglio poter discutere con lui, litigare se occorre, ma alla fine chiarirci. È questo che desidero da una relazione seria, con il probabile compagno di una vita. Pensavo potesse essere Edward ma, evidentemente, ancora una volta ho preso un abbaglio.

Giungo davanti casa troppo presto per i miei gusti! Sono tutti in giardino approfittando del bel tempo.Mia madre, con Alice e Vic, sta sistemando le aiuole e stanno piantando altri bulbi di rose. Mentre mio padre è seduto sul dondolo con un te freddo in mano e sta fissando la strada;  ho quasi il presentimento che mi stia aspettando. Rallento il passo nella speranza di rimandare l’incontro. Ma lui mi scorge e mi viene incontro. Il passo è veloce, gli occhi fissi e lo sguardo alto: è in modalità poliziotto ed io sono nei guai! Non sono mai stata capace di raccontare bugie, soprattutto a lui. 
“Isabella, non dovevi tornare per le 13.00?” come non detto. Lo abbraccio e gli sorrido.
“Ciao papà. Grazie, sto bene. E tu come stai? Fatto buon viaggio?” mi fissa mentre mi avvio a salutare anche la mamma.
“Ciao mamma. Vedo che già ti sei messa all’opera!” la abbraccio e la tengo stretta. Mi è mancata molto. Sono quasi due mesi che non la vedo e quasi mi sono scordata anche il suo odore! Mia madre ama fare giardinaggio ed è uno dei motivi per cui si sono trasferiti a vivere in campagna. Inoltre si occupa del nostro piccolo giardino ogni volta che viene a trovarci.
“Problemi al lavoro? Poco fa, visto che non tornavi, abbiamo chiamato in galleria. E ci hanno detto che sei andata via in ritardo” scuoto la testa. Hanno capito che qualcosa non va. Tutti mi fissano.
“No, solo delle pratiche da finire per domattina, altrimenti Madame Leblanc mi avrebbe fatto una scenata davanti al cliente!” saluto i bambini che mi sono venuti incontro e tutti insieme entriamo a casa di Vic.
Dopo le chiacchiere fra adulti e gli strilli dei bambini felici di stare con i nonni comincia l’interrogatorio.
“Allora, Alice ci ha detto che questo tuo innamorato ha avuto dei contrattempi per cena!” annuisco.
“Si, mi spiace. Sarebbe stata l’occasione buona per farvelo conoscere. Ma ci saranno altri momenti” cerco di sorridere come al solito.
“Oh, Bella. Ma è di Boston, vero? Come la nostra Alice. Non sarà facile organizzare un altro incontro”
“Tranquilla, mamma. Viene abbastanza spesso a Londra” penso di essermela cavata, ma loro insistono e arrivano anche Jasper e James che mi guardano in cagnesco.
“E tu, quando pensi di andare in America per contraccambiare le visite?” James mi fissa con il suo sguardo angelico, ma avrei solo voglia di tirargli una ciabatta in fronte!
“Veramente ci stiamo organizzando per le vacanze di fine luglio. Quindi, vi comunico ufficialmente che non verrò in Svizzera, come ogni anno, a trovare gli zii”  gli sorrido cercando di sembrare tranquilla mentre mi chiedo perché Alice non mi aiuti. In fondo si tratta del cugino.
“Ma tornerà prima che tu lo raggiunga a Boston?” sospiro e cerco di cambiare discorso.
“Ma oggi sono io il centro dell’attenzione? Non avete altro argomento di conversazione? Se è così, penso sia meglio sciogliere la seduta e andare tutti a prepararci per la cena. Tanto penso che anche li, riprenderete il vostro interrogatorio!” fortunatamente mia madre che mi comprende più di tutti, mi prende sottobraccio portandomi via da casa di Vic.

Quando siamo sole nella mia mansarda, la mamma si accomoda in cucina e prepara un te alla menta, il mio preferito. Rimaniamo in silenzio intorno al tavolo finchè non è lei ad interrompere il silenzio.
“Bella non ti chiedo nulla. Ma se hai bisogno di una spalla su cui piangere, la mamma è qui anche per questo” sorrido ma non aggiungo molto alle sue parole.
“E’ veramente impegnato in questi giorni. E ieri c’è stata una piccola scaramuccia tra di noi. Nulla di preoccupante. Ma avrai capito che i ragazzi non lo hanno in simpatia e fanno passare tutto come un problema di stato!” sorrido finalmente e mamma mi abbraccia.
“Va bene. Vedrò di tenere buono tuo padre questa sera” eccola la mia mamma complice! Anche durante l’adolescenza teneva buoni mio padre e mio fratello quando uscivo con il fidanzatino di turno!

Ci vuole parecchio prima che tutti siamo pronti per uscire. I miei genitori si sono sistemati nella camera degli ospiti di mio fratello. Avrei potuto ospitarli io, ma i bambini volevano i nonni vicino.

Prima di scendere al piano inferiore osservo un’altra volta il telefono. Da Edward nessun segnale! A questo punto decido di spegnerlo, così da non avere la tentazione di controllarlo di continuo quando saremo a tavola.

E quando scendo in strada trovo tutti già pronti e accomodati in macchina. Mi affretto per raggiungerli quando inciampo nel tubo dell'innaffatoio e cado bagnandomi tutta! Ridono tutti di cuore e solo mio padre, tra un ghigno e l'altro, mi viene ad aiutare.
"Cominciate ad andare! Mi cambio e vi raggiungo con la mia macchina" mi volto offesa, ma a loro non importa molto perchè continuano a ridere!
 
 
Pov Edward

Mi guardo allo specchio e l’aspetto che dimostro la dice lunga sulla nottata appena trascorsa. Mi sento così frustrato da tutta questa situazione ed anche impotente perché non posso fare nulla per convincerla.

Neanche la doccia è riuscita a far sciogliere i miei muscoli tesi. E fissando l’agenda degli appuntamenti di questa settimana mi vien voglia di mandare tutto al diavolo. In fondo, sono incontri che potevo benissimo rimandare a settembre, dopo le vacanze estive. Li ho anticipati solo per avere una scusa per venire a Londra.
Invece, ora, l’idea di ripartire per Boston immediatamente mi pare come la soluzione migliore alla situazione che si è venuta a creare. E così decido.
Mando subito un sms a Jack per comunicargli il cambio programma e ricordargli di ottenere i permessi di volo, il prima possibile. E, mentre faccio colazione, mi avvisa che il decollo è previsto per il tardo pomeriggio. Non prima.

Fisso il telefono a lungo. Devo avvisare Bella della mia decisione. E lo faccio nel peggiore dei modi: con un sms. Non riuscirei a parlare al telefono o, peggio, incontrarla. Ho bisogno di tempo per metabolizzare il momento ed ho paura di peggiorare la situazione. Ripartire e mettere un po’ di distanza tra di noi è la soluzione migliore. Altrimenti potremmo dirci contro cose che non pensiamo.

Sospiro, non è questo il modo in cui avevo immaginato di trascorrere queste giornate. Anzi, i programmi erano ambizioni ed ora devo disdire anche l’appuntamento con l’agente immobiliare. Avevo intenzione di acquistare una casa a Londra. Poteva essere il mio regalo per Bella. Ci avremmo soggiornato quando saremmo stati in città.
Sono così assorto nei miei pensieri che neanche mi sono reso conto che Jack è entrato in suite. E la colazione è ancora tutta sul tavolo. Si guarda attorno cercando di non farsi notare. Sono sicuro che sta cercando di capire cosa possa essere successo per farmi prendere la decisione di ripartire in giornata. È a conoscenza che, se fosse stato un problema serio, gli avrei fatto chiedere l’autorizzazione urgente.

“Buongiorno, Signor Masen” lo guardo e, forse, per la prima volta da quando lavora per me, lo invito a sedersi e fare colazione insieme. Per lui deve essere imbarazzante ed, infatti, strascina la sedia con forza mentre mi fissa perplesso. Lo invito a prendere quello che vuole dalla tavola, ma si versa solo un caffè.

“Signor Masen penso che sedendomi qui, a questo tavolo, abbiamo rotto il nostro classico modus operandi. Dipendente e boss. Lei ordina ed io eseguo, senza fare domande o tergiversare” parla lentamente e mi osserva cercando di capire cosa nascondo. Effettivamente non si è mai lamentato o commentato una mia richiesta. Neanche quando in piena notte l’ho mandato ad acquistare i preservativi! Ha una propria opinione su tutto e, a volte, in contrasto con la mia e le mie decisioni. Eppure, quando non era in accordo con me, mai si è lamentato oppure ha cercato di farmi cambiare idea. In genere mi accorgo del suo contrasto dalle espressioni del viso. In fondo,come lui conosce me, io conosco lui!
“Per cui mi viene naturale chiederle se è successo qualcosa fra lei e Miss Swan”  va subito al sodo come è suo modo.  Non rispondo, gli pongo io una domanda.
“Cosa pensi di Miss Swan?” la richiesta lo lascia interdetto. Non ho mai chiesto il suo parere. Me ne accorgo da un lampo che gli passa per gli occhi, ma si riprende subito e mi risponde con onestà.
“E’ una persona interessante. Bella, elegante, intelligente. È piacevole parlare con lei. Penso che sia la persona giusta per lei perché quando siete insieme la vedo sorridere come …. quando c’era ancora suo padre ed era spensierato! Inoltre, penso sia la compagna ideale per affiancarla nelle cene e gala cui partecipa per obblighi di società e di lavoro” ottima analisi, come sempre!
“Già, per questo le ho chiesto di sposarmi e mi ha risposto picche!” non faccio in tempo di parlare che mi sputa addosso il caffè che stava bevendo! Si scusa in tutti i modi per il danno che ha causato sulla mia camicia. Poi, quando si riprende ….

“Le ha chiesto di sposarlo?” ha gli occhi spalancati e mi fissa inorridito. Annuisco.
“Si è di trasferirsi a Boston” non parla Jack. È rosso in viso. Mi rendo conto che è parecchio incavolato. Poi, parla. Con un tono di voce contenuto ma ha tanto l’impressione che voglia urlare.

“Ma cosa ha in zucca? Eppure è un manager di chiara fama. Riesce a far girare milioni di dollari come se fosse nulla. Io stesso investo i miei risparmi sui pacchetti azionari che mi consiglia ed ho messo da parte un bel gruzzoletto! Riesce a gestire i suoi fratelli e sua figlia” mi fissa attentamente in attesa di una risposta che non arriva. Poi, prende a camminare per la stanza.
“Ma come le è saltato in mente di chiedere ad una ragazza che ha appena conosciuto di trasferirsi dall’altra parte del globo? Ma si rende conto che lei ha anche una figlia e non tutte sarebbero disposte ad accudirla? Perché, mi permetta, sarà pure la principessa di papà ma Erin caratterialmente somiglia in modo impressionante alla madre. Altezzosa e superba!” capisco che, forse, era meglio non parlare con Jack dei miei problemi. Penso che abbiamo appena oltrepassato una linea immaginaria che non andava oltrepassata.
“Lei lo farebbe mai? Supponiamo la situazione contraria. Si innamora di una ragazza che ha una figlia che, a lei, non la considera proprio. Anzi, malgrado tutte le gentilezze, non accenna mai un sorriso. Ed, inoltre, la famiglia di stile matriarcale non la vede di buon occhio. E la madre in questione ci tiene a tenere i figli sotto il suo controllo e gestirli. Si trasferirebbe lasciando il suo lavoro, i suoi amici e parenti, le sue certezze, per una tizia che conosce da pochi mesi e che ha frequentato per pochi giorni?” adesso attende una risposta. La prima cosa che mi viene in mente è che Jack conosce molto della mia vita e della mia famiglia. Ha capito meglio di noi stessi i nostri rapporti e le nostre relazioni. E, forse, non gli stiamo propriamente simpatici.

“Oddio, esposta in questa maniera tutti i torti non ce li ha! Però a Boston mi occuperei di lei. Potrebbe trasferirsi durante il periodo delle ferie. Io sarei libero dagli impegni di lavoro e potrei aiutarla ad ambientarsi e a fare amicizia con Erin. So che mia figlia è introversa, ma è anche una bambina dolcissima con i suoi familiari più stretti!”
“Signor Masen, sua figlia adesso si rifiuta di parlare con miss Cullen perché ha scoperto che ha un figlio! Pensi cosa succederà quando si accorgerà che il padre ha una compagna stabile e che vivrà con loro! In fondo, tutti i figli di separati sono gelosi della nuova compagna o compagno dei genitori” e questo è anche vero.
“Quindi mi stai dicendo che per me e Bella non c’è alcuna possibilità di un futuro insieme? Allora faccio bene a voler ripartire in giornata?” lo sfido con gli occhi.
“No, ma la possibilità se la deve conquistare con il tempo. Frequentandovi e conoscendovi. Portando sua figlia qui a Londra, come ha già fatto una volta. Portando miss Swan a Boston e facendole conoscere la sua famiglia. Non buttarla sul rogo senza averla adeguatamente preparata. E, per quando riguarda la sua idea di ripartire subito, le dico l’ultima cosa che penso. Poi, non affronteremo più questioni personali, perché il nostro rapporto finora ha funzionato e non penso che dureremmo molto se ogni volta devo dirle cosa penso del suo modo di comportarsi! Se riparte è un emerito idiota e coglione e, quando se ne renderà conto, dovrà supplicare miss Swan in ginocchio di perdonarlo. E penso che per quanto si prostrerà ai suoi piedi, non riuscirà a riprendersela!” e così dicendo va via. Mi ha lasciato senza parole.

Jack, che è stato dipendente di mio padre per vent’anni e quando è morto mi ha affiancato, mi ha dato del coglione! Lo stesso Jack che mi ha visto tenere riunioni con gli sceicchi arabi e portare a casa contratti miliardari, pensa che sia un idiota! È ridicolo. Adesso ogni volta che lo vedrò saprò esattamente cosa pensa di me.

Le parole di Jack mi rimangono ben impresse in mente e mi fanno riflettere. Ho sbagliato? Ho affrettato i tempi? Neanche io ero partito dall’idea di sposarmi così velocemente. Volevo semplicemente farle capire che il mio è un impegno serio. Malgrado la distanza.

Poi, me la sono trovata davanti dopo parecchi giorni. il sorriso bellissimo, gli occhi colmi d’amore e la voglia di farla mia. Ed in quel momento è nata in me l’esigenza impellente di farla mia in ogni senso: sia fisico che giuridico! Ho pensato con le parti basse? Forse!

Passo la giornata a riflettere chiuso nella mia suite. Bella non ha chiamato. Non mi aspettavo che lo facesse. Anzi, mandandola via ieri sera e salutandola con un semplice sms, l’ho offesa. Me ne rendo conto solo ora. A distanza di ore, la mia mente riesce ad essere più razionale e capisco il modo in cui mi sono comportato.
Jack rientra nella suite a distanza di ore. Sono già le 18.00 quando viene a ritirare i bagagli.

“Signore, se è ancora sua intenzione ripartire per Boston dobbiamo lasciare l’hotel fra mezz’ora” mi fissa in attesa di una mia risposta. So che attende il mio ordine di annullare la partenza. Ma non sono pronto.
“Va bene, Jack. I bagagli sono pronti”  

Sospiro e mi preparo per scendere nella hall. Sto ancora firmando le ultime ricevute alla reception quando il mio sguardo cade sull’orario: le 18,30. A quest’ora dovevo essere al fianco di Bella per conoscere i suoi genitori. Ha organizzato la serata in un ristorante fuori Londra, dove ci siamo stati anche con Erin. Con un bel giardino all’aperto in cui i bambini possono giocare senza problemi.
“Perfetto, mister Masen. Speriamo che il suo soggiorno sia stato confortevole e la attendiamo la prossima volta che verrà a Londra” saluto con un cenno della testa ed esco.
Entro in macchina e comunico le ultime disposizioni a Jack.
 
Quindi, riepilogando: Edward è in partenza e Bella non ha accennato a chiamarlo o mandargli un sms.
Quanto li teniamo separati i nostri innamorati??????

 

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Capitolo 14
*** Pace ***


Cap. 14°
"Pace"


 
Buongiorno a tutte!
Scusate se non sono riuscita a pubblicare prima. Ma, fortunatamente, siamo oberati dal lavoro. Per cui può essere che qualche volta non riesca ad essere puntuali con la pubblicazione.
Spero che la riappacificazione tra Bella e Edward, come l'ho pensata io, piaccia anche a voi!
Vi lascio alla lettura del capitolo e, come al solito attendo i vostri commenti!


Pov Edward

Quando la macchina accosta scendo velocemente. Non ho più alcun dubbio o paure. Sono certo delle mie azioni e so esattamente come mi devo comportare d’ora in avanti.  Non so se riuscirò a farmi perdonare, ma devo provarci. Così, camminando a passo svelto, entro nel vialetto e mi appresto a suonare al citofono di Bella.
Aspetto qualche istante, ma nessuno risponde. Guardo l’ora e mi agito: magari si è già avviata, con la sua famiglia, verso il ristorante che ha scelto e, penso, sia il caso di raggiungerla direttamente lì. Anche se avrei preferito parlare prima con Bella in privato e, solo dopo, affrontare la sua famiglia.

Sto quasi per tornare indietro quando il portone si apre e ne esce una Bella trafelata. Non si accorge immediatamente della mia figura. È intenta a controllare il telefono ma quando alza lo sguardo sgrana gli occhi. Per un attimo vi leggo sorpresa e … gioia! Poi, lo sguardo si fa duro e capisco che è parecchio adirata.

 “Che ci fai qui? Non sei tornato a casa tua?” ripone con calma lo smartphone in borsa e rialza lo sguardo in attesa della mia risposta. Penso che la sua sia solo calma apparente, perchè il tono di voce mi sembra incerto. È bellissima ed ho una voglia pazzesca di baciarla, ma non credo sia il caso in questo momento.
“I tuoi genitori sono in casa? Stai uscendo con loro?” scuote la testa.
“No, sono al ristorante e mi stanno aspettando. Anzi, sono in ritardo per cui , io andrei …”  e fa per andarsene, ma la blocco tenendola per un polso.  Devo chiarire con lei e non voglio rimandare.
“Concedimi solo qualche minuti del tuo tempo e, poi, andremo a cena. Se non mi vorrai con te, andrai da sola. Promesso” mi avvicino e poggio entrambe le mie mani sui suoi fianchi. Non si scosta e lo prendo come un buon segno.
“No, non verrai con me. L’altra sera non mi volevi vicino. Adesso sono io che non ti voglio” sospiro e mi tornano in mente le parole di Jack. Non sarà facile farmi perdonare e non è detto che ci riesca. E, forse, me lo merito pure!
“L’altra sera sono stato un coglione. Anzi, un coglione cretino! Ma non ero pronto ad un no anche se le tue ragioni sono più che valide. E, a pensarci bene, il tuo non è un no definitivo. Solo una richiesta di tempo per conoscerci meglio” me ne accorgo che cerca di sorridere ma non vuole cedere. E penso di avere qualche possibilità …
“Senti, se non ti spaventassi mi inginocchierei qui davanti a te e ti chiederei perdono. Ma tu potresti pensare che ti voglia chiedere altro e scapperesti ….” Cerco di farla sorridere e ci riesco. I suoi occhi e il suo sorriso illuminano tutto il viso e ne approfitto per stringerla a me. E me lo lascia fare, non si allontana! Anzi, il suo corpo è rilassato.

“Quanto sei idiota!” sorrido anche io inspirando dai suoi capelli. La tempesta, forse, è passata ed ho l’occasione per spiegarle il mio punto di vista e colgo l’occasione al volo.
“Hai ragione, non lo posso negare. Però fammi spiegare. Ho comprato l’anello 10 giorni fa. Non era mia intenzione chiederti di sposarmi. Volevo farti capire che, malgrado la distanza e il problema di poterci vedere pochi giorni al mese, tu per me sei importante e con te faccio sul serio. Non sei l’avventura di qualche mese. Non sei la donna di Londra, con cui mi accompagno quando sono qui per lavoro. Sei la persona con la quale voglio costruire il futuro. Ed è per questo che ho portato Erin a Londra ed ho preteso che parli con te tramite skype. Voglio che ti conosca e capisca che sei la mia donna che sei importante per me” si allontana e mi fissa.
“Edward anche io penso queste cose di te e farò di tutto per farmi accettare da tua figlia. E voglio sposarti. Però non mettermi fretta! Non ti dico che dovrai aspettare anni. Solo voglio il tempo per farti conoscere la mia famiglia e farti apprezzare anche da loro. Voglio il tempo per lasciare il lavoro e crearmi altre opportunità a Boston. Magari aiutami in queste cose invece di pensare al peggio!”  sorrido e ammetto che ha ragione. Le accarezzo il viso e mi rendo conto solo ora di quanto mi sia mancato farlo.
“Ci metto tempo, ma alla fine arrivo alle giuste conclusioni! Senti, adesso che ci siamo chiariti, ti posso baciare o rischio che mi mordi?” non mi risponde. Si limita ad alzarsi sulla punta dei piedi e avvicinare le labbra. Non ci penso due volte prima di annullare le distanza fra noi. E, dopo quasi 48 ore, riassaporo il sapore che mi manda sempre in tilt! Ci stacchiamo relativamente presto. Siamo in strada e il miagolare di un gatto ci riporta alla realtà.

“Cavoli, le sorelle zitelle! Entro questa sera l’intero quartiere saprà che abbiamo fatto sesso in strada!” rido di cuore, dopo due giorni, alle parole di Bella.
“Dai, andiamo. Non facciamo aspettare oltre i tuoi genitori” fortunatamente sale in macchina senza fare storie. Mentre tiene aperta la portiera vedo un leggero sorriso sulle labbra di Jack. E capisco che ha approvato la mia scelta di rimanere.
“Cosa hai raccontato ai tuoi genitori della mia assenza?” siamo in viaggio verso il ristorante. Ci vorranno pochi minuti e cerco di capire quale accoglienza avrò.
“Che eri impegnato per lavoro” si accoccola sul mio petto. Mi fa piacere. Vuol dire che lei ha le mie stesse voglie!
“Ma tua cugina sa tutta la storia ed è parecchio agitata con te. E, di conseguenza, anche gli altri a cui ha raccontato tutto!” eccole le parole che mi aspettavo! La abbraccio e le bacio la fronte.
“Non ti preoccupare, con lei me la vedo io. E anche con gli altri saprò farmi valere. Saprò riconquistare la loro fiducia. Tu devi solo stare tranquilla. Capito?”
“Ci proverò!” nel frattempo siamo arrivati al ristorante e mentre ci apprestiamo a scendere mi rivolgo a Jack.
“Trovati un albergo per questi giorni, zona Dulwich. Io starò a casa di Bella” poi mi volto verso di lei “Vero che mi ospiti?” mi guarda senza capire.
“Ho lasciato la suite poco fa. Mi ospiti o devo trovare un altro hotel?” sorride e mi si butta addosso!
“Ne sono onorata, ma dovrai rinunciare alle comodità della tua suite”
“Starò benissimo. Quello che desidero è passare tutto il tempo libero con te. E domani mi accompagnerai a vedere delle case in vendita dalle parti di casa tua” la fisso per vedere la sua reazione. E' ferma e senza parole. Forse, non sa se credermi.
“Bella, faccio sul serio con te” e, al sentire le mie parole, mi bacia dolcemente.
 
Quando raggiungiamo il giardino sul retro del ristorante dove hanno preso posto i familiari di Bella, sono i bambini i primi ad accorgersi di noi. Ci vengono subito incontro e si spupazzano la zia.
“Zia, attenzione quando cammini altrimenti cadi di nuovo!” rimango perplesso alle parole di Lucas e chiedo spiegazioni. Allora i bambini, con il loro fare fanciullesco e il loro continuo gesticolare, mi raccontano e mimano quello che è accaduto poco fa a Bella! Che ridere!
“Mi sono perso una scena esilarante, insomma!” e sbuffa di nuovo!

“Bella, ti stavamo aspettando” un uomo che somiglia molto a Bella si avvicina. Abbraccia la figlia. È serio e mi fissa con attenzione.
“Scusa, papà. Ci ho messo più del tempo necessario a cambiarmi” poi, si volta verso di me e ci presenta.
“Edward, ti presento mio padre, Charlie Swan” ci stringiamo la mano, la sua presa è forte.
“Avevo capito che era impegnato nel lavoro. Cosa l’ha convinta, adesso, ad unirsi a noi?” annuisco e da subito mi è chiaro che non sarà una serata facile.
“Ho fatto di tutto per liberarmi. Anzi, mi spiace se questo vi ha causato disagio. Non era mia intenzione mancare a questo incontro” ci avviciniamo a tavola e conosco anche la madre di Bella che è completamente diversa dal marito!
Per 5 lunghi minuti non parla e ci fissa con attenzione. Nessuno fiata, Vic e James sghignazzano ed io sono molto in imbarazzo. Poi alza entrambe le braccia verso la nostra direzione.
“Le vostre auree sono bellissime insieme. Sono così luminose! Edward secondo me tu sei uno scorpione, vero?  Passionale e geloso! Bella, invece, è un leone. Anche lei è passionale. Farete scintille sotto le lenzuola! Wow!” arrossisco alle parole di Renee mentre Bella si strozza con un bicchiere d’acqua. Come pure Charlie.
“Mamma, per favore! Aspetta almeno che ti conosca prima di partire con le tue conoscenza delle stelle!” osservo Charlie e Renee e non capisco come facciano a stare insieme! Bella assomiglia molto al padre e per nulla alla madre! Bella non è sfrontata come lei!

La cena è lunga e difficile. I bambini si allontanano ben presto per andare a giocare e, quindi non veniamo distratti neanche da loro. Ed a tavola i discorsi sono tutti incentrati su di me. E siamo solo agli antipasti. Peccato mi sia passato l’appetito perché tutto sembra succulento.

Sembra di stare in mezzo al fuoco: da una parte c’è Charlie che m pone numerose domande sulla mia vita e la mia attività mentre Renee mi spiega i punti che hanno in comune il mio segno zodiacale e quello di Bella. Entrambi, poi, si concentrano sulla presenza di una figlia nella mia vita anche se per motivi diversi. Renee è più interessata al rapporto che Bella potrebbe instaurare con lei. Charlie vuol sapere i motivi per cui non è stata affidata alla madre e dei rapporti fra questa e me.

Ed, infine, c’è Alice che con le sue battutine sta aizzando contro Bella i fratelli. Non sono propensi alla nostra relazione e non fanno nulla per nasconderla.
“Edward, non mi hai ancora raccontato cosa ne pensa la zia della vostra relazione” guardo Alice che con voce angelica mi mette per l’ennesima volta in difficoltà.
“Ha piacere di conoscere Bella e non si è potuta fare un’idea su di lei, visto che non l’ha vista neanche in fotografia!” spero di aver chiuso l’argomento e la fisso per farle capire che non gradisco questo suo comportamento.
“Alice, la conoscerò durante le vacanze che passerò in parte a Boston” noto che anche Bella è acida con mia cugina. Evidentemente, il suo comportamento sta infastidendo anche la mia bella fidanzata. La mi fidanzata: mi fa quasi tenerezza definirla così!
“Certo, avrai l’occasione di conoscere tutta la famiglia di Edward!” e ci fissa in modo strano.
“Alice ci ha raccontato dei problemi dei tuoi fratelli. Insomma, tuo fratello ha problemi di alcool e tua sorella non è in buoni rapporti con il padre di tua nipote. Giusto?” mentre James parla fisso intensamente Alice. Come si è permessa di raccontare i fatti della mia famiglia? Mi alzo di scatto.
“Alice, vieni un attimo con me” sono serio e deve accorgersene anche lei perché si limita a seguirmi senza ribattere nulla. E, quando siamo distanti da tutto e da tutti, alzo la voce.

“Come ti sei permessa di spiattellare a tutti i fatti della mia famiglia?” la fisso e si mette subito sulla difensiva.
“Bella deve sapere cosa troverà quando sarà a casa tua. E Jasper è come se fosse mio marito. Gli ho semplicemente raccontato di quella che è anche la mia famiglia”
“Alice, come ti sentiresti se raccontassi in giro i fatti tuoi? Ad esempio, se raccontassi a tutti che sei stata adottata perché tua madre ti ha rifiutata?” adesso spalanca gli occhi ed è offesa. Non sono mai stato così adirato con lei e certe cose non gliele ho mai dette. Ma deve capire cosa sto provando in questo momento.
“Loro lo sanno, non è un segreto!”
“Lo immaginavo. Come io ho raccontato a Bella i rapporti con i miei familiari. La differenza fra me e te è che io non vado in giro a farmi i cazzi tuoi. Invece, per te, è divenuto un hobby! Cosa pensavi, che le avessi raccontato la favoletta della famigliola perfetta?” sta per rispondermi quando arriva Bella e ci interrompe.
“Edward, vi sentite fin al tavolo” mi posa un braccio sulla spalla e mi volto verso di lei. È parecchio preoccupata. La sua vicinanza e il contatto con lei riesce a farmi leggermente calmare.
“Alice, torna dentro. Ti aspettano al tavolo. Finite la cena e godetevi la serata. Noi andiamo via” la guardiamo entrambi senza capire.
“Non è una bella cena. Non avete fatto altro che attaccare Edward da quando è arrivato, senza motivo. E, malgrado tutto, lui si è comportato meravigliosamente con voi. Ha risposto in maniera educata a tutte le vostre accuse, anche a quelle più personali.  Al posto suo io sarei andata via. Forse, ho sbagliato a dirti che avevamo litigato! Ma mi ero fidata di un’amica. Non pensavo che ti saresti comportata in questo modo. In questi mesi quante volte ti ho consolata quando hai avevu dei bisticci con Jasper?” per la prima volta in tutta la sera vedo mia cugina parecchio in difficoltà. Ha la testa china e annuisce ad ogni parola di Bella.
“Non so cosa mi sia preso. Hai perfettamente ragione,  non mi sono comportata da amica. Ma conosco Edward da sempre e so che quando si intestardisce a volere qualcosa, fa sembrare tutto meraviglioso. Ed ora sei tu il suo chiodo fisso” sto quasi per mandarla a quel paese quando Bella, capendo le mie intenzioni, mi anticipa.
“Alice, si chiama amore. Ed anche lui, per dirlo a modo tuo, è il mio chiodo fisso!” annuisce sconsolata.
“Va bene. Ho capito. Vi chiedo scusa. Non interferirò più nella vostra relazione” e si allontana lasciandoci soli.

Andiamo via, a casa sua. In auto Bella non fa altro che scusarsi per il comportamento dei suoi familiari. Le ribadisco che sono io a doverle chiedere scusa. In fondo, è stata mia cugina ad fomentare gli animi dei suoi familiari.
Jack mi avvisa che ha trovato alloggio a poche centinaia di metri da casa di Bella e, se ho necessità, in pochi minuti sarà da me.
“Siamo soli in questo momento. Ma domani ti ritroverai di nuovo con i miei familiari” sono le prime parole che mi rivolge Bella da quando siamo entrati in casa.
“Ce la faremo, amore mio. Ma adesso voglio pensare solo a noi” e ci chiudiamo direttamente in camera. Adesso abbiamo solo voglia di ritrovarci lasciando il mondo con tutti i suoi problemi lontano dalla nostra bolla di felicità.
 
 

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Capitolo 15
*** Fidanzati ***


Cap. 16°
"Fidanzati"


 
Giugno 2014
Pov Bella
Questi primi giorni con Edward a casa mia sono stati meravigliosi. Ci ha dato la possibilità di capire come sarebbe la nostra quotidianità se fossimo due persone qualsiasi che si innamorano e decidono di frequentarsi e, poi, andare a convivere. Certo, la consapevolezza che al piano sotto al nostro ci sono tutti i miei parenti rende la situazione surreale.

Mio padre, la mattina successiva alla catastrofica cena, ha cercato di parlarmi venendo alla galleria durante la pausa caffè. La sua intenzione era, probabilmente, di farmi il lavaggio del cervello! Dopo varie allusioni mi ha espressamente detto che non crede sia Edward l’uomo giusto per me. Perché lo vede troppo preso dalla sua famiglia e dai suoi impegni e dedica a me solo del tempo residuale. Ha ribadito le paure di Alice ed ho così capito che i due si sono parlati a lungo. Durante tutto il suo monologo, perché non mi ha dato tempo di ribattere nulla, ho anche capito che nessuno dei miei familiari ha speso parole positive in favore di Edward. Mi ha consigliato di mandarlo subito via da casa mia e di interrompere questa relazione che mi porterà solo problemi. Non è contento di sapere che dovrò accudire una figlia non mia mentre la madre legittima è chissà dove a divertirsi! Insomma, tutti sono preoccupati per la piccola Isabella! Sembra quasi che mi abbia circuita. E non serve a nulla cercare di fargli capire che non sono un’incapace di intendere e di volere!

Edward, in compenso, si sta divertendo molto con mia madre. Da qualche giorno sostiene che un’aurea nera ci circonda! Non le abbiamo fatto notare che, forse, l’aurea negativa è rappresentata dai parenti e lei pare non prendere in considerazione l’idea. Allora si è messa d’impegno per scovare il problema. Ieri sera, al rientro dal lavoro, Edward e mia madre erano al tavolo da cucina a leggere il fondo del caffè della sua tazzina. Lui era divertito e, penso, stia prendendo mia madre per una svitata. Lei si stava impegnando seriamente. Non avendo trovato la risposta che cercava, è passata alla cartomanzia. Purtroppo continuava ad uscire il cinque di spade ed ogni volta sbiancava. Edward è stato al gioco e le ha chiesto il significato della carta. E ci ha spiegato che è la più brutta carta che poteva uscire perché indica castigo, agitazione, sconforto, perdita della ragione, disonore, rimorso e nemici. Non solo. Bisogna anche verificare il verso della carta pescata:  in senso diritto, le sciagure si imbatteranno sui sentimenti della persona, mentre se viene pescata in senso rovesciato, il carattere negativo abbraccia tutti i campi esistenziali, dall’amore agli affetti passando per salute, lavoro e vita sociale. Ed è inutile dire in che verso la pescava Edward!
Visto che non otteneva risultati positivi con Edward, mia madre ha pensato bene di leggerle a me. Ed in quel momento le sciagure sono aumentate! Non solo ho pescato il cinque ma anche l’asso di spada! Renee è saltata in piedi e si è presa una birra dal frigorifero!
“Malattia, Bella! Ed anche seria, finirai in ospedale” in quel momento sono sbiancata io mentre ho notato Edward che si …. toccava lì!!! In quel momento non era più allegro e divertito!
Poco dopo Renee è andata via per studiare meglio la nostra situazione! E per purificare il mazzo di carta dal nostro influsso decisamente negativo!

Dal canto suo, invece, Edward non ha chiarito con Alice. Si salutano a mezza bocca se si incontrano per le scale ma nulla di più. Lei rimane nella sua posizione credendo che soffrirò le pene dell’inferno a causa del cugino!
Anche per me i rapporti con Alice si sono un po’ raffreddati. Capisco la sua voglia di proteggermi, ma se qualcuno lo avesse fatto con lei quando pensava di trasferirsi a Londra, come avrebbe reagito?

Vengo distratta dai miei pensieri da Edward che ride di cuore. Fino a poco fa dormiva profondamente. Oggi è sabato e siamo entrambi liberi. Così ne abbiamo approfittato per dormire un pochino di più senza dover mettere la sveglia!

“Che succede?” non capisco perché rida così sfacciatamente. Forse, stava sognando qualcosa di divertente?
“Ho sognato tua madre che legge i tarocchi! Avrà studiato tutta la notte e magari fatto la macumba per scongiurare le tragedie che potrebbero abbattersi su di noi!” effettivamente non è da tutti avere una genitrice che si impegna tanto per scoprire il futuro della figlia! Scoppio a ridere anche io e non è facile riprendersi.
“Non dire nient’altro, per favore! Mi sento così in imbarazzo!” si volta verso di me e mi abbraccia.
“E perchè? Almeno è simpatica e non ha pregiudizi verso la nostra relazione! Se fosse per tuo padre mi avrebbe già sbattuto fuori di casa tua! Sicura che non possieda armi da fuoco?” gli accarezzo i capelli. È un gesto che mi piace fare e noto che anche lui lo apprezza.
“Sicurissima! Anche quando era ancora in servizio non portava mai la pistola d’ordinanza in casa. Né ho mai saputo dove la custodiva!”

In questi giorni di vita in casa mia abbiamo cementato ulteriormente la nostra unione. Probabilmente, soggiornando nella solita suite d’albergo, questo non sarebbe accaduto. Ed, invece, abbiamo scoperto molto di noi.
Ho scoperto che Edward ama preparare la colazione la mattina perché, sostiene, lo rilassa prendersi cura dei suoi familiari. E devo ammettere che i suoi pan cake sono eccezionali. Ha promesso che appena rientrerà a casa acquisterà e mi spedirà un barattolo del suo sciroppo d’acero preferito. Perché, dice, solo con quello i pancake sono eccezionali.

Mi è piaciuto parecchio preparare la cena per lui e attenderlo in cucina al rientro dopo una lunga giornata. Mentre, ieri sera, pur essendo presente mia madre, mi è piaciuto ritrovare lui a casa in una sera in cui ho fatto tardi al lavoro. E quando è andata via, abbiamo preparato insieme la cena raccontandoci la giornata trascorsa al lavoro e ridendo delle pazzie di Renee.

Insomma, ci siamo vissuti nella quotidianità e ci è piaciuto più del dovuto. Tanto che diverse volte sono stata sul punto di chiedergli di farmi vedere … l’anello! Perché dalla sera in cui mi ha fatto la proposta, l’ha messo via e non abbiamo ripreso più il discorso.
“Come li vuoi i pancake oggi?” mi ridesto nuovamente dai miei pensieri e lo trovo in piedi vicino al letto con indosso i boker.
“Nooo! Perché ti sei già alzato!?” ho messo il broncio come una bimba ma voglio ancora le coccole.
“Non possiamo poltrire ancora e le coccole sono rimandate a stasera. Sono già le 9.30 e fra un’ora ci attende l’agente immobiliare per vedere le case” si china per darmi un bacio e se ne va in cucina. Mi alzo e lo seguo al volo, indossando solo una sua tshirt.

“E questa volta vedi di fare la brava con il tizio dell’agenzia” lo precisa appena mi vede, con aria seria.

Un paio di giorni fa avevamo in programma di incontrare Miss Tanya Denali nel suo ufficio, assistente in una delle più quotate agenzie immobiliari di Londra. Quelle, per intenderci, dove non andrei mai a cercare casa perché loro non trattano mansarde, monolocali o case comuni! Essendo un’agenzia vip non hanno avuto problemi a concederci un appuntamento nel tardo pomeriggio, dopo i nostri impegni di lavoro. Solo che ho fatto un po’ più tardi del previsto e, nel frattempo, Miss Denali ha cercato di intrattenere il mio fidanzato!
Quando sono arrivata all’appuntamento e mi sono resa conto della situazione, ho subito preso le mie contromisure. Ho chiesto di incontrare il responsabile dell’ufficio e ho spiegato la situazione: la sua assistente stava importunando il mio fidanzato ed ho preteso un altro impiegato! Edward è divenuto di tutti i colori ma, quando siamo usciti, è scoppiato a ridere orgoglioso che avessi marcato il mio territorio! Ed, ora, sono due giorni che mi prende in giro.
“Mi comporterò bene se l’agente sarà professionale. Se è donna e pensa di poter mettere i suoi occhi su ciò che è mio dovrà vedersela con la tua gelosa e possessiva fidanzata!” si allunga a darmi un bacio mentre mi passa un piatto con la colazione.
“Mangia, gelosona mia!”

Mezz’ora dopo stiamo uscendo di casa e Jack ci attende pronto con la macchina.

“Sai che potrei anche abituarmi ad avere un’autista sempre a disposizione? Non dover fare più i conti con gli orari della metro e potrei non essere più in ritardo. Un sogno! Non ti nascondo che le migliori lavate di capo da Madame Leblanc le ho prese per l’orario di ingresso” lo faccio sorridere.
“Ogni tuo desiderio è un ordine per me, Piccola! Dopo che avremo fatto il giro delle case andremo alla concessionaria a trovare l’auto giusta per te. Anche se un’idea già l’avrei” lo guardo sconvolta per vedere se mi sta prendendo in giro oppure se parla seriamente e, dal ciglio sul suo viso, opto per la seconda. Poi, si rivolge al suo autista.
“Jack, serve un’autista per Bella. Assumiamo qualcuno a Londra o possiamo distaccare qualche dipendente da Boston?” si, parla seriamente e Jack gli ha anche corda.
“Signore, potremmo distaccare Mike. Inoltre, se miss Swan ha intenzione di trasferirsi a Boston, Mike potrebbe essere utile nella fase del trasloco e nei primi giorni di adattamento nella nuova città” mi rendo conto troppo tardi che quando parlo con Edward devo stare attenta, molto attenta. Perché adesso, io che sono solo un’assistente in una galleria d’arte e che vivo in una mansarda di cui pagherò il mutuo per i prossimi venti anni, avrò a disposizione una macchina e un’autista!
“Ottima idea, Jack. Chiamalo subito e lo voglio a Londra prima che riparta. Voglio spiegargli bene quali saranno i suoi compiti!” eccolo, felice come un bambino, per aver ottenuto quello che vuole!!
Non ho possibilità di spiegargli che la mia era solo una frase senza senso, detta così senza neanche pensarci su. Siamo arrivati alla prima abitazione da visionare e l’agente, una donna sulla sessantina, è già in attesa. Bene, molto bene!

“Signor Masen è un piacere conoscerla. Miss Swan” stringe con vigore le nostre mani e, noto, non guarda in faccia Edward. Evidentemente, ha saputo i motivi della sostituzione della sua collega e vuole tenersi stretta il lavoro e la percentuale che potrà garantirsi dalla vendita della casa!

Passiamo tutta la mattinata a visionare tre bellissime ville. Sono meravigliose ed a poca distanza dalla mia attuale abitazione. In ognuna non c’è nessun lavoro da effettuare se non piccole modifiche per adattarle maggiormente ai nostri gusti. Sono perfette. Dobbiamo solo decidere quale ci soddisfa maggiormente: quella con un’intera parete del salotto occupata dal camino?  Quella con Robert Pattinson quale vicino di casa? Quella con la cabina armadio più grande della mia mansarda?
“Le faremo sapere in giornata” ci congediamo dall’ agente  immobiliare poco prima di pranzo.

Vista la bella giornata, scegliamo di pranzare in un piccolo bistrot. Abbiamo entrambi voglia di pizza. Ne scegliamo di gusti diversi in modo da potercela dividere.
“Sei proprio sicuro di voler comprare casa a Dulwich?”
“Si, sarà comodo quando verremo a Londra. Staremo vicino i tuoi familiari e, al tempo stesso, avremo più spazio con i bambini” lo guardo senza capire.
“Vorrei dei figli da te, un giorno” lo dice come se fosse la cosa più normale e, mentre lo fa, mi fissa intensamente con le sue gemme verdi. Mi sconvolge, non le sue parole, ma quello che leggo nei suoi occhi: amore, passione, futuro … si, è lui l’uomo della mia vita!

Rimaniamo a lungo in silenzio, ma è una pace tranquilla. Senza dire parole ci scambiamo la pizza. Edward mi fa assaggiare, direttamente dalle sue mani, le patatine con una salsa speciale che adora. Ed io faccio lo stesso con l’insalata di noci.  Però molte domande mi frullano in testa e l’argomento è uno solo. Vorrei porle direttamente a lui, ma non so da quale cominciare. Inoltre, tra noi, è un argomento … tabù.
“E quando vorresti sposarti?” la mia domanda lo lascia perplesso. Mi fissa prima di rispondere. Si pulisce le mani e la bocca.  Sembra riflettere attentamente sulla risposta da darmi, forse, per evitare altre liti. Ma quando comincia a parlare per me è difficile non trattenere le lacrime. 

“Non ho in mente un giorno preciso. Per me anche domani andrebbe bene. Così come non sono interessato alla location. Boston o Londra. Non sono particolarmente legato alla mia città o alla mia chiesa. Anzi, in generale, posso dire che non sono interessato ai dettagli del matrimonio. Voglio sposarti perché sono innamorato di te e ogni giorno che passiamo separati è una tortura. Questi giorni trascorsi a casa tua sono stati fantastici. Probabilmente più dei periodi passati nella suite. Ho amato preparare la cena insieme e rassettare subito dopo. Ho amato alzarmi presto per preparare la colazione. E mi ha dato un senso di famiglia quando mi hai stirato la camicia per farmi essere impeccabile al lavoro. È questo che voglio. Per me è questo il matrimonio. Viverti in ogni situazione. La festa, l’organizzazione, oppure i vestiti mi interessanno poco!  Li considero come contorno per avere te. Se vorrai il mio parere per il colore delle tovaglie oppure per i fiori, lo avrai. Ma non intendo passare le mie giornate alla ricerca della bomboniera perfetta” per tutto il tempo in cui ha parlato, calmo e scegliendo ogni singola parola, ha tenuto i suoi occhi incollati ai miei. Era così forte il legame in quel momento che mi ha reso difficile anche distogliere lo sguardo.

Metabolizzo le sue parole. Avrei tanto da dirgli perché mi sono resa conto di desiderare le sue stesse cose. Il rapporto a distanza comincia a starmi stretto. Ho voglio di abbracciarlo tutte le notti. Augurargli buona giornata la mattina, prima di andare al lavoro, con un semplice e volante bacio. Ho voglia di accoccolarmi a lui la sera sul divano mentre guardiamo la tv. Magari anche bisticciare su chi debba scegliere  il programma o il film. Tutti gesti normali tra coppie ma, per noi, resi impossibile dalla distanza. Eppure non riesco a dire niente. I miei pensieri, adesso, si fissano per un solo oggetto che, forse, rappresenta tutti i miei sentimenti.
“Non mi hai più fatto vedere l’anello” il mio è appena un sussurro. Eppure mi sente e mi sembra di vederlo sorridere. Immaginavo lo tenesse in casa, nel suo trolley. Invece lo vedo prendere la scatolina dalla tasca interna della sua giacca sportiva che indossa.

Poggia la scatolina sul tavolo, vicino al mio sorbetto, senza dire nulla. Non penso a quello che dove fare perché le mie mani agiscono da sole prendendo la scatolina e osservo il contenuto. E devo ammettere che è proprio un bell’anello. Non è nulla di appariscente e non posso dire che sia immenso. Soprattutto se si pensa che il promesso sposo è un milionario. Però è bello e mi fa sentire sicura. E quel tipo di anello che in ogni situazione è perfetto. Sia per andare a fare la spesa che per partecipare ad una serata di gala.

Continuando a non parlare lo indosso e ammiro la mia mano. Edward sorride apertamente mentre beve il suo caffè.

“E’ bello, Masen!” scuote la testa.
“Oddio, avevo sperato che sortisse un altro effetto quando te l’ho dato. Ma mi accontento dell’accordo che abbiamo raggiunto!” adesso ridiamo entrambi di cuore. Forse, nota che non ho tolto l’anello e, a dire il vero, non ho proprio voglia di restituirlo. In fondo, è mio!
“Non dovrei essere io a metterlo alla tua mano?” ha alzato un sopracciglio in un gesto che amo particolarmente fatto da lui.

“Si. Penso proprio di si” e lo tolgo per metterlo nella scatolina. Sto per chiuderla quando Edward me la toglie dalle mani, si alza e mi inginocchia davanti la mia sedia. Non parla. La proposta è stata già fatta. Si limita ad infilare l’anello al mio anulare sinistro e baciarmi la mano.
“Ti amo, piccola”

Quando torna al suo posto ci accorgiamo che gli occupanti dei tavoli vicino hanno tutti gli occhi fissi su di noi ed anche diverse persone in strada si sono fermate ad osservarci. Arrossiamo entrambi e, visto che abbiamo finito di pranzare, andiamo via tra gli applausi degli spettatori e i complimenti del cameriere che ci ha portato il conto al tavolo!

E, finalmente, mentre siamo in strada riesco a confidare i miei pensieri ad Edward.
“Anche io voglio le tue stesse cose. Voglio vivere la quotidianità con te. Voglio vivere in maniera straordinariamente normale. Non mi interessa poter passare un fine settimana in una suite fantastica e fare cose che a casa difficilmente potrei realizzare. Preferisco passare un pomeriggio a preparare qualcosa di gustoso per cena. E nei miei piani è compresa anche Erin. Non pretendo di essere sua madre perché c’è e prima o poi tornerà. Ma mi piacerebbe affiancarla ed aiutarla nella crescita” man mano che parlo lo vedo sorridere sempre più.
“Quindi mi stai dicendo che possiamo scegliere la data?” annuisco e riprendo a parlare.
“Certo però, a differenza tua, io ho un luogo particolare dove vorrei sposarmi, qui a Londra” siamo uno di fronte l’altro. Forse non è giusto parlarne per strada, ma ci siamo …
“Spara!”
“La  Chiesa del Cristo Re, qui a Londra. Che ne pensi?”
“Andiamo a vederla e vediamo quando è libera!” e mi trascina in macchina dove Jack ci attende con un sorriso luminoso sul viso!!!
 

 

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Capitolo 16
*** Insicurezze ***


Cap. 16°
"Insicurezze"

 
Innanzitutto mi scuso con tutte voi per essere sparita per mesi. Non era mia intenzione farlo. Anzi, ho iniziato la pubblicazione della storia proprio sapendo che questo periodo per me era tranquillo.
Ed, invece, alcune situazioni mi hanno tenuta lontana per parecchio tempo non solo dal sito, ma da internet in genere.
Ringrazio coloro che mi hanno contattato in privato per avere mie notizie.
Da oggi riprendo la pubblicazione che, come al solito, avverrà di martedì e sabato!

 

Luglio 2016

Pov Edward

“Piccola, ci vediamo tra 16 giorni. Lo so anche io che saranno lunghi ma pensa positivo. Dopo staremo un intero mese insieme in vacanza; poi ci sarà il matrimonio e, da quel momento, nulla ci separerà più!”

Sono in  aeroporto in attesa che vengano sbrigate tutte le pratiche per ottenere l’ok al decollo. Bella  ha deciso di accompagnarmi ed è particolarmente depressa questa volta! Sono rimasto a Londra per ben 10 giorni. Ho approfittato del fatto che lo zio Carlisle e la zia Esme abbiano portato Erin in campeggio per rimanere con Bella.  E siamo riusciti a sistemare molte cose in vista del matrimonio.

Le ho anche comprato una macchina. Malgrado le sue rimostranze e la faccia allibita dei suoi familiari quando l’hanno vista, non ho voluto sentire ragioni. Ha scelto un piccolo suv Mercedes. Carino, personalmente avrei preso qualcosa di più importante, ma non ha voluto strafare ed ho capito, in questi nostri primi acquisti, di andarci cauto.
Ho anche acquistato una casa. Ho firmato tutti gli atti necessari per l’acquisto in questi giorni. Ora sarà compito di Bella finire di compilare le ultime scartoffie e fornire tutti i dati necessari all’agenzia immobiliare. E le ho chiesto anche di collaborare con l’architetto per studiare le poche modifiche che vorremmo apportare alla villetta.
E abbiamo confermato anche la chiesa, quella in cui Bella ha sognato più volte di sposarsi. A fine agosto sarà mia moglie! Da questo momento in poi, sono stato chiaro, dei preparativi se ne occuperà Bella!

“Mi mancherai un casino! Era così bello vivere sotto lo stesso tetto! Andare al lavoro insieme! Ed ora ci andrò con Mike” mi viene da ridere ma conosco la mia fidanzata e so che servirebbe solo ad indispettirla.

Un paio di giorni fa è arrivato Mike che sarà il suo autista finchè vivrà a Londra. Ma non si sono presi particolarmente in simpatia. Bella non ha mai avuto del personale al suo servizio esclusivo e non sa come relazionarsi con loro. Anche con Jack cerca di essere amichevole. Ma, per contro, i miei uomini sono abituati ad avere con noi un rapporto tipico lavorativo, solo comunicazioni di servizio. Per cui quando Bella, la prima sera che Mike era a Londra, ha invitato lui e Jack a cena a casa sua, i miei uomini sono rimasti perplessi. Rifiutare l’invito della fidanzata del capo oppure sedersi al tavolo e chiacchierare amabilmente con i loro datori di lavoro? E il giorno dopo come avrebbero dovuto comportarsi? Spiegare a Bella che c’è un confine immaginario fra capo e dipendente che non può essere oltrepassato non è pensabile! Soprattutto per lei che è una dipendente e Madame Leblanc, malgrado la sua simpatia per Bella, tende sempre a comandare e fare le cose come lei desidera.

“Trattalo bene. Non portargli il caffè la mattina ed evita gli inviti a cena. Vedrai che andrà tutto bene!” la sento sbuffare sul mio petto.
“In pratica mi stai dicendo che non devo essere cordiale con una persona assunta per facilitarmi la giornata ma, anzi, comportarmi come una schiavista?” sorrido.
“No, amore mio. Ti sto dicendo di limitarti a dirgli i tuoi impegni della giornata e lui programmerà la sua giornata e si metterà a tua disposizione per gli spostamenti. Non andrà fuori dagli schemi e ti sarà grato!”  
È pronta per ribattermi quello che pensa ma Jack richiama la nostra attenzione avvisando che siamo pronti per il decollo. La tengo stretta a me per alcuni minuti e, poi, sorridendo ci separiamo.
“Ti chiamo in serata e ti mando un sms appena atterriamo”
“Ok. Dai un bacio ad Erin da parte mia”
Lentamente riusciamo a separarci. Finché, deciso, non mi volto e vado via.

Pov Bella

Sono esausta. Fisicamente e mentalmente. Sul lavoro è stata una giornata pesante, passata a correre per l’intera galleria. Abbiamo avuto dei clienti arabi che, per tradizione, sono quelli che spendono con più facilità ma pretendono il massimo delle accortezze. Per cui, quando prenotano una visita in galleria, siamo tutti a loro disposizione!

Edward doveva essere già a Londra ma alcuni problemi di lavoro lo hanno trattenuto in America. Sono stufa di sentirlo solo per telefono o skype. Oramai, non faccio altro che esporgli le mie lamentele e penso che se continuo su questa strada mi mollerà prima del matrimonio.

Abbiamo optato per un matrimonio intimo, con i soli familiari e qualche amico stretto. La chiesa, quella che mi è sempre piaciuta e il rinfresco in una villa poco distante. Niente ricevimenti pre matrimonio. Niente feste di fidanzamento o book fotografici. Preferiamo qualcosa di intimo e non costruito ad arte.

Purtroppo, però, l’intera mia famiglia ha mal digerito l’idea che a fine agosto saremo marito e moglie. Anzi, stanno cercando in tutte le maniere di boicottare il matrimonio. I miei genitori, mio padre più che mia madre, mi hanno espresso tutte le loro perplessità e, alla fine, anche ad Edward hanno detto che sono contrari alla nostra unione. Mio padre ha detto! Alla fine l’hanno messa anche sul piano economico sostenendo che non ci avrebbero aiutato a sostenere le spese. Edward si è messo a ridere e il giorno stesso ha aperto un conto on line con un cospicuo fondo a cui attingere per tutte le spese!

Non ho ancora inteso se Alice e Vic saranno le mie testimoni. Gliel’ho chiesto quando abbiamo comunicato loro la data e non ho avuto alcuna risposta, né un rifiuto né un’affermazione. Ho provato ad indagare sulle loro intenzioni, ma hanno eluso la domanda.

Mio fratello tutte le sere, dopo cena, mi prende a parte e cerca di farmi capire l’enorme errore che pensa stia commettendo. Ci ha provato anche Jasper. Ma lui è l’ultimo che può permettersi di sollevare critiche vista la sua situazione sentimentale.

Al tempo stesso sono rimasta meravigliata che né la madre né la sorella di Edward, quando sono venute a conoscenza della data del matrimonio, mi abbiano contattato per chiedermi, almeno, se avevo bisogno di aiuto nell’organizzazione. Niente. Nessuna chiamata. Neanche per fornirmi la lista dei loro invitati.

Ho affrontato l’argomento con Edward ed è uscito fuori che anche loro non sono particolarmente felice della nostra intenzione di sposarci in così poco tempo. Gli ho chiesto anche cosa ne pensa Erin dell’idea che il padre si sposi, ma Edward elude ogni mia domanda quando cerco di affrontare l’argomento e farlo a distanza non è molto facile.
Ho provato a parlare con Alice, nel caso avesse notizie in merito, ma lei non si lascia sfuggire nulla.
L’unica che mi ha contattato per porgermi le sue congratulazioni è stata Esme. L’ho trovata molto carina e sincera con me e ne ho approfittato per farle alcune domande.

Flashback

“Esme, ho necessità di chiederti alcune informazioni sulla madre di Edward. So che ci conosciamo da pochi mesi e non abbiamo tutta questa confidenza. Ma, se hai sentito Alice in questi giorni, sai che non ci sono molti sostenitori di questo matrimonio nella mia famiglia. E, mi pare di capire, che anche la famiglia di Edward non sia entusiasta …” lascio volutamente la frase in sospeso per darle la maniera di dirmi ciò che interessa e lei, dopo una lunga pausa, si decide a parlare.
“Effettivamente Edward è stato da noi a cena ieri sera e, dopo un po’ di insistenze, si è confidato con noi. Ci ha raccontato che mia cognata Elisabeth non ha preso bene la notizia e pensa di non  presenziare alla cerimonia. Rosalie ha confermato che non verrà a Londra e non ha nessuna intenzione di accoglierti al tuo arrivo a Boston. Mentre Emmet, attualmente, è impegnato a sistemare la sua vita e non è minimamente interessato alle situazioni del fratello. Non credo sia neanche a conoscenza del matrimonio” rimango in silenzio alle parole di Esme che, gentilmente, mi lascia del tempo per assimilare le notizie che mi ha fornito.
“Wow! Avevo capito che c’erano dei problemi anche per Edward. Ma pensavo che fosse in una situazione migliore della mia”
“Alice mi ha detto che anche la tua famiglia è contraria alle nozze. Alice stessa è contraria”
“Si, Esme. Purtroppo non abbiamo molte persone felici per la nostra unione. Sicuramente la famiglia di Edward pensa che stia cercando di incastrarlo” Esme mi interrompe immediatamente.
“Bella, penso che le paure della tua famiglia siano giustificate. Ti stai per trasferire dall’altra parte del globo con un ragazzo che conosci da pochi mesi e che hai frequentato per pochi soli giorni e …”
“Esme, scusa se ti interrompo. Ma io sono nella stessa situazione in cui si trovata tua figlia alcuni mesi addietro. Anche lei si è trasferita dall’altra parte del globo, lasciando la sua famiglia e i suoi affetti, per vivere con un uomo che, tra l’altro, ha un figlio. La situazione è identica”
“No, Bella. All’apparenza è identica. Ma ci sono alcune sfumature che non dovresti sottovalutare. Noi abbiamo avuto l’opportunità di conoscere e apprezzare Jasper e Lucas. Sono stati a casa nostra e ci siamo incontrati due volte in Svizzera. Abbiamo conosciuto la madre di Jasper e lei ha avuto l’opportunità di conoscere noi e nostra figlia. Diciamo che quando hanno deciso di convivere eravamo tutti felici per loro. Eravamo tutti una famiglia, malgrado le distante. E anche se ci sia costato lasciar andare via Alice, sapevamo che stava andando incontro alla sua felicità. La sentiamo almeno 2 volte al giorno e sappiamo che è felice della quotidianità che hanno creato. So che Lucas l’ama come se fosse sua madre. Ma i tuoi genitori non conoscono Edward e, anzi, alla prima occasione che avevano di conoscerlo, voi avevate litigato. Addirittura non era più previsto il loro incontro. Che opinione pensi che si siano fatti Charlie e Renee di lui? E mia cognata, che neanche ti conosce, cosa può immaginare di te?“ ho ascoltato attentamente le parole di Esme e razionalmente le capisco.
“Esme, ma mio padre non darà mai la sua benedizione alla nostra unione. Ha i preconcetti! Inoltre è ancora più convinto delle sue idee perché Alice, che è la cugina di Edward e che ha imparato ad apprezzare in questi mese, è contraria al matrimonio!” 
“E’ vero e di questo ho più volte parlato con Alice. Ho cercato di farle capire che una buona amica ti sta vicino e ti sostiene anche quando pensa che si stia sbagliando. Se, poi, è effettivamente un errore un’amica è pronta a raccogliere i cocci!” sorrido alle parole di Esme.
“Non è un errore, Esme. Lo amo e sono sicura che mi ama” e adesso la sento sorridere.
“Bella, parla con Edward di tutti i vostri timori. E digli che ci siamo sentite e che sai della situazione che si è creata a Boston. Stellina, l’unico consiglio che mi sento di darti è che in un matrimonio la sincerità viene prima di tutto. Anche prima dell’amore. Perché anche una piccola bugia o un pensiero nascosto possono trasformarsi in un terremoto”

Fine flashback

Ho ben impresse le parole di Esme e attendo con ansia la chiamata su skype perché voglio essere sincera con lui.  Anche perché mi rendo conto che in questi giorni, con molta probabilità, ho aumentato la sua frustrazione lamentandomi di continuo. Mentre lui non ha avuto occasione di sfogarsi. Non ho intenzione di rimandare il matrimonio o, addirittura, rinunciare ad Edward. Voglio semplicemente dividere con lui le nostre ansie e paure.

Sono ancora immersa nei miei pensieri che quando sento il beep del messaggio di Edward che mi chiede di collegarmi su skype.

“Ciao Piccola” sorrido e mi rilasso appena lo vedo sorridente sul video. Noto che è stanco.
“Ciao, sei rientrato prima questa sera?” da lui sono appena le 18.00 e dallo sfondo dietro di lui capisco che è in camera da letto.
“Si, tesoro! Sono il capo e ho deciso che era ora di staccare” sorrido.
“Non solo. Tra un paio d’ore ho una video conferenza che terrò da casa e subito dopo mi attende il volo che mi porterà finalmente a Londra! Ho anche già preparato le valige!” spalanco gli occhi dalla sorpresa.
“Stai scherzando? Domattina sarai qui?” scuote la testa e mi alzo per saltare, da sola, nella cucina. Mi fermo solamente quando sento Edward ridere di cuore.
“Sei veramente così felice di vedermi?” mi accomodo nuovamente al bancone della cucina dove è posizionato il notebook.
“Amore non ci vediamo da 22 giorni. Tu non sei ansioso di vedermi senza tecnologia?” scuote la testa divertito mentre lo vedo allungarsi sul letto con il notebook sul petto.
“Non ne posso più di skype o di whatsapp! Ho voglia di stringerti tra le mie braccia. Baciarti e accarezzarti e fare molte altre cose che …. Non riesco neanche a dirti senza dover correre in bagno per …” questa volta sono io che scoppio a ridere di cuore perché ho capito bene a cosa si riferisce. E quando ci calmiamo entrambi, mi spiega che verrà anche Erin con lui e ne sono felice.

Vorrei raccontargli della mia chiacchierata con Esme ma, in fondo, penso di poter aspettare altre 24 ore per parlarne di persona. Forse sono un po’ troppo pensierosa perché si accorge che non sono proprio attenta a quello che mi sta dicendo. Prova a chiedermi cosa abbia.

“Altri problemi con l’organizzazione del matrimonio?” scuoto la testa.
“Lavoro?” nego nuovamente.
“Non vuoi dirmelo o sei solo stanca? In questo caso ti lascio andare a dormire” ricordo le parole di Esme sulla sincerità e, dopo un lungo sospiro, gli racconto ti quanto ho saputo.
“Oggi mi ha chiamato Esme. È stata molto carina e si è congratulata con noi. Mi è sembrata sincera…” lo guardo e cerco di capire cosa stia pensando.
“Lo è. Ieri sera a cena non ha fatto altro che elogiare le tue qualità”
“Si, mi ha detto della vostra cena e che tu …. hai approfittato dell’occasione per sfogarti con loro …” adesso lo vedo farsi serio.
“Bella, che ti ha raccontato mia zia?”
“Che tua madre e tua sorella sono assolutamente contrarie al matrimonio e non verranno alla cerimonia. È vero?” ho proferito la via della sincerità e ho detto tutto.
“Sicuramente mia sorella Rosalie non ci sarà. Mia madre sta ancora riflettendo sulla decisione più giusta” rimaniamo in silenzio e sono io la prima ad interromperlo.
“Perché non mi hai detto niente?”  adesso è lui che sospira prima di parlare.
“Non volevo assillarti anche con i problemi della mia famiglia. Già la tua ci sta ostacolando in tutto. Mi hai raccontato che Madame Leblanc, da quando ha saputo che a breve andrai via, non ti sta trattando bene. Non volevo aggiungere altre preoccupazioni”  
Sono veramente commossa dalle sue parole. Si è tenuto tutto dentro per non tediarmi.
“Grazie, so che lo hai fatto per me. Però credo sia il caso di dirci sempre tutto. Altrimenti, in un attimo, si potrebbero creare malintesi. Soprattutto con la distanza che c’è fra noi”
“Hai ragione. Più volte sono stato sul punto di dirti di mia madre. Ma ti vedevo già demoralizzata di tuo e non potevo esserti vicino fisicamente. Allora ho  preferito evitare” sorrido.
“Invece Erin che ne pensa del matrimonio?” sospira pesantemente.
“Giorni fa ho scoperto che mia sorella e mia cognata le stavano mettendo in testa strane idee. Del tipo che quando tu sarai qui non avrò più tempo per lei e, addirittura, potrei mandarla a vivere dalla nonna” sono inorridita. Penso ad Erin. Non riesco a crederci che delle persone che dovrebbero amarla le abbiano messo in testa queste idee!
“Per questo la porta a Londra con me. Voglio staccarla dalla mia famiglia e farla stare con noi. Così capirà che lei è parte integrante della famiglia che ci stiamo costruendo” sorrido.
“Mi spiace amore. Ti prometto che farò di tutto per cercare di farmi apprezzare da Erin. Le voglio veramente bene. È uno scricciolo che ne ha già passate tante”

Rimaniamo a lungo a chiacchierare. Anche di argomenti più leggeri. Poi, quando le mie palpebre cominciano a chiudersi e la sua conferenza incombe, ci salutiamo.
Oramai sono poche le ore che si separano.
 
 

 

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Capitolo 17
*** A spasso per Londra ***


Cap. 17°
"A spasso per Londra"

 
 
Agosto 2014

Pov Edward
 
Mi sveglio  madido di sudore. Dicono che per Londra questa sia l’estate più calda degli ultimi 100 anni. Fatto sta che le temperature, anche di notte, scendono raramente sotto i 28° e dormire nella mansarda di Bella è quasi impossibile.
Proprio per questo motivo già da una settimana viviamo nella nostra nuova villetta a pochi passi dai fratelli di Bella. Ma ieri sera i bambini volevano fare un pigiama party in mansarda e abbiamo deciso di accontentarli.

Lei, accanto a me, dorme profondamente. Anche stanotte ci siamo divertiti a coccolarsi e ad amarci. I bambini, una vota addormentati, sono stati tranquilli tutta la notte, così da lasciarci campo libero.  Hanno formato un bel quartetto nel quale mia figlia si è subito inserita. Sta passando molto tempo con Alice e i bambini e, purtroppo, poco con noi.  Anzi, sembra quasi che ci eviti.

Quando usciamo per andare a divertirci noto che con Bella rimane sempre distaccata, malgrado la mia fidanzata si stia facendo in quattro per entrare nelle sue grazie. L’ha portata dappertutto a Londra. Spesso si è tirata dietro anche i nipoti per rendere l’uscita più appetibile, ma Erin rimane nella sua posizione e comincio a preoccuparmi.

Ho parlato spesso con lei in questi giorni. Malgrado abbia solo quattro anni le ho fatto notare che anche il suo amichetto Lucas si è trovato nella sua stessa situazione ed ora è felice più di prima. Ma Erin mi ha fatto notare, dall’alto dei suoi quattro anni, che Lucas una mamma non l’aveva mentre lei si e, prima o poi, tornerà. Sentendo le sue parole mi sono reso conto che qualcuno le ha messo in mente falsità su Bella ed io non sono stato particolarmente bravo a gestire la situazione.

Sto cercando di tranquillizzare Bella dicendone che, quando saremo a Boston e saremo una famiglia a tutti gli effetti vivendo sotto lo stesso tetto, la situazione si sistemerà. Lei sembra perplessa e le ho anche chiesto se pensa di rimandare il matrimonio. Ma, almeno in questo siamo uniti: desideriamo sposarci e niente ci fermerà. E, dopo, farò di tutto affinchè nessuno si intrometta nella nostra neo famiglia.

Sto per alzarmi a fare la doccia quando anche Bella si sveglia.
“Buongiorno” mi avvicina e mi bacia. Un bacio casto e delicato, di quelli che ti mettono ancora più voglia di approfondire. Peccato che lei si allontani.
“Buongiorno anche a te. Ti ho svegliato io?” scuote la testa.
“No, con questo caldo è difficile dormire. Non ne posso più” sorrido.
“Si sta decisamente meglio nella casa nuova! Pensavo che ci avrei messo del tempo ad adattarmi ed, invece, dopo solo una notte mi manca essere lì! Ed oggi porto via tutto di qui così non ci verrà la tentazione di fermarci un’altra notte!” ha ragione. In fondo siamo rimasti qui perché ha ancora tutte le sue cose.
“Ti va una doccia insieme? Ci rinfreschiamo e ci laviamo a vicenda” scuote la testa.
“Con la fortuna che abbiamo le piccole pesti si sveglieranno quando saremo sotto la doccia. Ti ricordi cosa è successo l’ultimo giorno che abbiamo dormito qui? Hanno già raccontato a tutti che dalla camera da letto provenivano strani rumori e quando è arrivata Alice ce ne ha dette di tutti i colori. Non ho voglia di ripetere l’esperienza e finire alla gogna!” sogghigniamo entrambi.
“Però sono stato un gentiluomo: mi sono preso tutta la colpa! Tanto tuo padre già mi odiava, perché togliergli l’idea che la sua adorata figlioletta ami fare sesso con il sottoscritto!” ridiamo come due ragazzini a pensare a quello che è successo. Renee e Charlie sono tornati a Londra in concomitanza con il mio arrivo a Londra per cercare di farci capire l’enorme errore che stiamo per commettere. Diciamo che non passa giorno senza affrontare il discorso matrimonio e quando hanno saputo che i bambini ci stavano scoprendo nel fare sesso …. bé Charlie non l’ha presa molto bene. Ed, infatti, sono due giorni che non mi parla. Renee non dice nulla. Si limita ad annuire quando la figlia le racconta dei preparativi che, tra alti e bassi, procedono. So che non è ostile alla nostra unione, ma non vuole andare contro il parere del marito e del figlio.
Ho chiesto a Charlie di parlare in privato e me lo ha concesso. Volevo un incontro da uomo a uomo e farmi dire tutto ciò che non sopporta di me. E lui è stato molto chiaro. È perplesso dalla nostra volontà di bruciare le tappe e, soprattutto, dal trasferimento della figlia lontano dalla sua famiglia. È preoccupato dall’atteggiamento di mia madre e pensa che possa causare sofferenza a Bella. Paradossalmente le piace Erin (forse perché, proprio come lui, è un osso duro da convincere!) e non ha avuto nulla da ridire su di lei, solo sulla madre che potrebbe apparire da un momento all’altro. Per contro, gli ho espresso i miei sentimenti per Bella. Ho cercato di far capire che non ho intenzione di far soffrire la figlia. E che la madre di Erin non ha nessuna intenzione di rientrare nelle nostre vite e, anche se lo facesse, non è la donna che amo. Ma lui si rifiuta di ascoltare. Non crede in noi e sono arrivato alla conclusione che niente lo convincerà del contrario.
“Edward, dobbiamo fare il punto sul matrimonio”quando torniamo seri, è Bella a prendere il discorso che più ci attanaglia in questi giorni. Ci sediamo entrambi sul letto con le gambe incrociate ed uno di fronte l’altro.
“Hai già confermato il catering?” siamo stati per due giorni con uno chef a comporre il menu della cena. Con un’ottima agenzia di catering. Tutto sembra perfetto. Abbiamo scelto di avere una cerimonia intima. Familiari e amici stretti a cui l’invito è già stato e, oramai, è tutto ufficiale.
“No, non so per quante persone prenotare. I tuoi familiari non verranno. Dei miei non so chi sarà presente. Le mie zie, le sorelle di mio padre, mi hanno fatto sapere che verranno se lui approverà e sarà presente. Ma non ho idea di quello che farà. Per quanti confermiamo?” ha perfettamente ragione.
“Finora l’unica conferma che abbiamo sono i tuoi zii Carlisle e Esme. E penso che venga anche Alice con Jasper e Lucas. Ma tutti gli altri sono un’incognita” si butta all’indietro sul letto sconsolata e subito le sono addosso. Con il mento sul suo torace la fisso seriamente.
“Bella non conterei molto sulla presenza di tuo padre …” so che l’assenza del padre la ferisce, come d’altronde io sono ferito dal comportamento della mia famiglia. Ma mentre io sono abituato alle loro stranezze, per Bella questa è la prima volta che si ritrova senza il loro appoggio. E cerco di spronarla a non pensarci.
“Senti, dopo colazione, ci prepariamo e andiamo insieme all’agenzia di catering e spieghiamo che non siamo in grado di fornire con esattezza il numero dei partecipanti fino ad un paio di giorni prima. Ci giustificheremo con qualche cazzata e gli diremo che pagheremo un giusto compenso per il disagio che stiamo causando. Confermiamo solo il menu. Tovaglie, porcellane e arredi floreali, ci penseranno loro quando confermeremo il numero. E andremo a sistemare tutto quello che è ancora in sospeso nell’organizzazione: addobbo floreale, servizio fotografico, sistemazione alberghiera per gli ospiti che soggiorneranno a Londra. Insomma, tutto quello che serve. Che ne pensi?” sbuffa scocciata. Si alza e comincia a raccattare i nostri vestiti buttati in terra.
“Che non possiamo fare diversamente. Visto che ci sei cerca anche di convincere Erin a venire a scegliere il l’abito da cerimonia. Pare si sia convinta a fare la flowergirl  dopo aver saputo che Elionor sarà una damigella. Magari, se Alice è libera, potrebbe accompagnare le bambine all’atelier e scegliere gli abitini. Ho già avvisato la responsabile e  chiesto di mettere tutto sul tuo conto” 
“Non vuoi farlo tu?” scuote la testa e abbassa il viso.
“Le bambine hanno chiesto espressamente la presenza di zia Alice!” la abbraccio perché so che rimane male ogni volta che mia figlia la mette a parte.
“Bella, è solo l’inizio. Pian piano la situazione migliorerà” ci alziamo e procediamo come programmato.

“Vestiti elegante perchè a pranzo mi accompagni ad un brunch di lavoro. Si terrà in ufficio e i miei collaboratori sono curiosi di conoscere la donna che mi ha fatto capitolare in poche ore! Sei diventata un mito nella filiale di Londra!” ride e annuisce.

Un paio d’ore dopo siamo in giro per Londra. Oggi per lei è il primo giorno di ferie e, al termine, non rientrerà in galleria perché saremo già a Boston. Siamo con Jack e Mike.
Alice si è detta disponibile ad accompagnare le bambine per scegliere i loro abitini. Anzi, ne approfitterà per scegliere anche il suo. È il suo modo di dirci che verrà al matrimonio. Ci ha fatto sorridere il suo modo di fare ma, almeno, cominciamo ad ottenere risultati. Inoltre, dopo mesi, ha salutato anche me con un bacio sulla guancia e questo non avveniva da gennaio. Oggi mi sento fortunato!

“Qual è la prima tappa?” mi volto verso di lei. Sarà un caso  ma quando siamo lontano da casa è tranquilla e rilassata e penso che accada anche a me! Ed è bellissima con un abito a tubino chiaro floreale che le arriva al ginocchio. E con le zeppe alte mi arriva quasi al mento!
“Le fedi” sorride felice e pochi minuti dopo siamo in una gioielleria esclusiva di Londra a scegliere gli anelli che indosseremo a vita. Non so che intenzione abbia Bella. Non penso che vorrà qualcosa di vistoso, magari solo con un brillantino. Ed invece ….

Pensavamo che la scelta fosse difficile. Avevamo messo in preventivo anche di girare più gioiellerie o farle fare da un artigiano orafo. Eppure, entrati nel negozio ed espresso all’assistente che ci ha ricevuto la nostra necessità, ci ha mostrato oltre 20 modelli diversi e entrambi siamo subito stati catturati da un modello particolare e senza influenzarci a vicenda: oro bianco, piatta e senza fronzoli. Semplice come sarà il nostro matrimonio.
“Possiamo richiedere l’incisione interna?” l’assistente annuisce.
“Certo. L’orafo è libero e può farlo anche immediatamente. Così potrete portarle subito via” mi volto verso Bella e le dico quello che vorrei far incidere.
“Che ne dici della frase “Per Sempre E&B”? la vedo riflettere e poi aprirsi in un magnifico sorriso. Confermiamo l’incisione e,  mentre paghiamo e attendiamo il lavoro commissionato, ci offrono un magnifico caffè con dei croissant salati e scherziamo con l’assistente che ci chiede particolari sulla cerimonia.

Il passo successivo è quello dell’agenzia di catering e non è facile. E sono anche consapevole di star chiedendo molto a dei professionisti.
“Signor Masen capisco la vostra impossibilità di  fornirci la lista degli invitati. Ma almeno un numero approssimativo dovremmo averlo. Che le devo dire possiamo predisporre per 50 invitati ed, eventualmente, poi preparare per 70 …” l’uomo mi guarda speranzoso che mi decida a fare un numero qualsiasi. Ma, dubito che ci siamo 50 che vogliano festeggiare il nostro matrimonio. Sbuffo e risolvo nell’unico modo che, in genere, sistema tutto. Prendo il libretto degli assegni, sotto lo sguardo incavolato di Bella, lo firmo apponendo una bella cifra.
“Sono consapevole del disagio che stiamo causando. E proprio per questo motivo le anticipo un compenso extra. Decida lei se distribuirlo fra i dipendenti che lavoreranno al rinfresco o preferisce trattenerlo e metterlo in contabilità …” e con questo il discorso è chiuso!
Usciti fuori Bella mi strilla.  A me viene solo da  ridere e alla fine si calma.
“Vedi il lato positivo. Ho pagato per la tua tranquillità mentale. E, se tu sei tranquilla, io sono felice! Stai sicura che non richiamerà per almeno 10 giorni e, nel frattempo, avremo una situazione chiara su chi verrà alla cerimonia” annuisce convinta.
“Hai ragione. Soldi ben spesi!” e, malgrado siamo su una delle strade più trafficate di Londra, ci baciamo appassionatamente. Ci fermiamo solo dopo aver sentito un fischio di approvazione provenire da un uomo che si è fermato ad osservarci.

“Andiamo che stiamo facendo tardi al brunch”
Il pranzo scorre piacevole. Bella si ambienta facilmente con i mie collaboratori e scherza con loro sulle mie piccole manie. Come quella di toccarmi continuamente i capelli. La ringraziano perché, dicono, da quando è nella mia vita mi faccio vedere più spesso in ufficio e non mi limito a sbraitare su skype. La osservo e sembra divertita dalla situazione.
Devo ammettere che questo brunch sta permettendo ad entrambi di rilassarci. Forse, perché non pensiamo al matrimonio e ai nostri familiari. Però stiamo ridendo come non facevamo da tempo. Noto che si guarda spesso intorno, è la prima volta che viene nei miei uffici ed è curiosa. Diverse volte mi chiede spiegazioni sull’arredamento e rimane piacevolmente sorpresa dal vedere alcune sculture importanti sulla mia scrivania.

“ … e adesso possiamo passare un attimo in chiesa? Devo fare delle foto perché la stilista dell’atelier vuole rendersi conto di quanto è ampia. Sai, mi ha spiegato che l’abito da sposa deve adattarsi anche alla location!” siamo già in ascensore ed è la prima volta che mi parla del suo abito. Pensavo che ancora lo scegliesse.
“Non sapevo lo avessi già scelto!”
“Non l’ho scelto. Ne ho visti diversi e provati un paio più interessanti degli altri, ma nessuno mi ha colpito. Insomma, non mi sono innamorato al primo sguardo! La stilista mi ha proposto di descriverle quello che vorrei e potrebbe crearlo apposta per me. Ma il tempo stringe e non so se la cosa è fattibile”
“Ce la faremo a fare tutto Bella! E visto che ci siamo, dopo la chiesa andremo a scegliere il mio abito. Voglio il tuo parere!”
E mentre siamo in macchina mi viene in mente un‘idea  per porre fine a tutti i nostri problemi ….
 
 

 

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Capitolo 18
*** Follie ***


Cap. 18°
"Follie"



 
Pov Bella

Agosto 2014

“Mi vuoi sposare?”

Fisso Edward che, inginocchiato davanti l’ingresso della chiesa, mi guarda in attesa di una risposta. Con un dolcissimo sorriso sul viso, quello stesso che mi ha fatto innamorare nel giro di pochi istanti. In mano ha il cofanetto contenente le fedi che abbiamo appena acquistato e, da lontano, noto che sia Jack che Mike stanno facendo finta di non guardare nella nostra direzione.

“Oddio, Edward. Questa scena l’abbiamo già vissuta. Vuoi ripeterla perché non è andato tutto secondo le tue previsioni la prima volta? Guarda che, malgrado l’indecisa, alla fine  ho accettato la tua proposta” lo guardo ironica mentre lui scuote la testa.
“Bella, non hai capito” mi fissa e ripete la sua domanda “Vuoi sposarmi oggi? Anzi, adesso? Senza aspettare il 26 agosto?” rimango senza parole.  Si rialza ponendo la scatolina in tasca e mi accarezza il viso. È dolce questo momento. È solo nostro.
“Cavoli! Ci sarà una volta che ti chiederò di sposarmi e tu mi dirai si, come farebbe qualsiasi altra donna su questo pianeta? È dire che sono bello, intelligente e ricco. Le altre donne farebbero pazzie per essere al tuo posto in questo preciso istante” sogghigno perché so che ha perfettamente ragione.
“Vorresti sposarmi oggi? Cioè dovremmo metterci al telefono e pregare i nostri testimoni di arrivare subito? Malgrado tutti i dubbi che hanno e malgrado sia impossibile che i tuoi amici possano arrivare nel giro di qualche ora?” ma, Edward, ancora una volta mi sorprende.
“No, Bella. Sono stufo di pregare la gente di venire al nostro matrimonio. Sono stufo di sentire i motivi per cui siamo sbagliati come coppia e di come stiamo affrettando i tempi. Sono stufo di sentirmi dire che il nostro è un matrimonio a tempo, destinato al fallimento. Voglio sposarti e voglio farlo oggi. Solo tu ed io. Senza nessun uccello del malaugurio presente. Ti amo e credo in noi e nel futuro che ci attende. Ti amo” lo guardo e l’idea mi piace ed anche parecchio.
“Ma come faremo con gli inviti già spediti? Poche ore fa abbiamo confermato il catering, l’addobbo floreale e tutto il resto” lo vedo riflettere.
“Darò incarico al mio ufficio di public relation di sistemare tutte le questioni, di inviare una comunicazione a tutti gli invitati dicendo loro che siamo felicemente sposati e saremo lieti di averli ospiti nella nostra casa di Boston quando vorranno. E per i fornitori pagheremo tutto. Ti prometto che non dovrai pensare a niente. Nessuna chiamata, nessun fornitore ti rovinerà la giornata domani. Ma, adesso, dimmi di si e rendimi l’uomo più felice al mondo” l’idea mi sta sempre più tentando e deve accorgersene anche Edward perché si avvicina sempre più e comincia a lasciarmi una scia di baci sul collo. Sa che è una delle cose che mandano nel pallone il mio cervello!
“Sei sleale se fai così” sogghigniamo entrambi e si limita ad annuire.
"Non vuoi neanche la presenza di Erin? Potremmo andare a prenderla e tornare in meno di un paio d’ore” scuote la testa.
“Solo tu ed io. E Jack e Mike a farci da testimoni. Non ci serve nient’altro” ci penso e, oramai, mi ha convinto.
“Sai che non ce lo perdoneranno?” mi riferisco sia alla mia famiglia che alla sua.
“Sinceramente penso che tuo padre mi sarà grato se non lo obbligheremo ad essere presente! Allora?” adesso si allontana e mi fissa. Riprendendo ancora tra le mani la scatolina con le fedi e ponendomela sotto il naso. E quando lo fa con i suoi occhioni verdi che sembra riescano a leggere anche dentro l’anima, non posso che dire si. Perché voglio essere sua per il resto dei miei giorni ed anche oltre, se ci sarà consentito. Perché mi sembra la cosa più giusta da fare. Perché lui prova i miei stessi sentimenti. Perché semplicemente lo amo e sposarci in questo momento mi sembra la cosa più giusta che ci sia da fare.
“Insomma, vuoi che ci sposiamo mentre io indosso un vestito floreale, scarpe e borsetta rosse e tu un pantalone nero e una polo” annuisce sempre in trepidante attesa.
“Va bene. Facciamolo. Ma ad una sola condizione?” lo vedo che è felice. Si trattiene solo in attesa di conoscere la mia richiesta.
“Sarai tu a fare l’annuncio al parentado!” sorride e, dalla contentezza, mi prende in braccio per farmi volteggiare. Ridiamo contenti e, solo quando ci siamo chiamati, ci avviciniamo ai due bodyguard e chiediamo loro di farci da testimoni. Si guardano tra di loro. Sanno delle perplessità dei nostri familiari e nei giorni precedenti hanno sentito diverse discussioni e, forse, pur pensando che non sia la cosa giusta da fare, acconsentono alla nostra richiesta.

Felici andiamo alla ricerca del parroco. Avevamo fissato un appuntamento per decidere alcuni momenti della cerimonia e rimane perplesso quando gli chiediamo di sposarci senza attendere oltre. Ci chiede le motivazioni e gliele spieghiamo con naturalezza: ci conosciamo da poco, ci siamo frequentati ancora meno a causa della lontananza e vogliamo andare a vivere insieme. Purtroppo, non sono molti i fautori della nostra unione. Ed, in ogni caso, non erano molti gli invitati avendo optato per una cerimonia intima. Il parroco ci fissa perplesso. Poi, guarda i documenti che sono in ordine e, finalmente, ci da il suo consenso. Probabilmente l’unico motivo per cui acconsente è che non ha motivi per cui negarci la cerimonia.
Così, dopo pochi minuti, siamo sull’altare, affiancati dai body guard che, con molta probabilità, avrebbero preferito essere in qualsiasi altro posto che non a farci da testimoni!. Siamo anche fortunati perché nel tardo pomeriggio ci sarà un altro matrimonio e la chiesa è già addobbata. Le parole del parroco, pur non essendo preparate, ci colpiscono in maniera particolare.

(*)“Miei cari Edward e Isabella, siamo su questo Altare per celebrare il sacramento del matrimonio. Quando un uomo e una donna decidono di sposarsi compiono un gesto di grande fiducia. Il matrimonio, infatti, è una scelta di vita basata sulla fiducia. Fiducia in se stessi,  fiducia nell’altro e, cosa più importante, fiducia in Dio. Nessuna di queste forme di fiducia basta, da sola, a garantire la riuscita di un matrimonio e la creazione della famiglia che è la base del sacramento. La fiducia in se stessi può essere un’illusione. Sarò il compagno giusto per l’altro? La fiducia nell’altro può essere ingenuità, infatuazione. Lo amo veramente? O mi piace solo perché è affascinante? E, poi, c’è la fiducia in Dio: gli chiediamo di proteggerci, di renderci sempre felici. Ci affidiamo a Lui, gli deleghiamo la nostra felicità. Quello che dovrete capire, Edward e Isabella, è che non  esiste la ricetta del matrimonio perfetto. Quello che abbiamo imparato a conoscere attraverso i film. Se ci fosse, non avremmo tante unioni allo sfascio. Il matrimonio è amore, ma anche spirito di sacrificio e voglia di mettersi al servizio dell’altro. Il matrimonio è fiducia l’uno nell’altro. Il matrimonio è affidarsi a Dio che, con clemenza,  benedice la vostra unione” sono parole molto belle.

La cerimonia prosegue con lo scambio delle promesse, appena sussurrate a causa delle emozioni che stiamo provando e delle fedi. Nulla di più. E, dopo le congratulazioni di rito del sacerdote e dei body guard, rimaniamo soli e, finalmente, posso baciare mio marito. Un bacio tenero, appena uno sfioramento di labbra. Ma così tenero!

“Ti amo, Isabella Marie Masen” mi sorride mentre lentamente si avvicina per baciarmi e non posso che credere in questo amore splendido. Mi sembra così strano essere chiamata Masen. Per tutta la mia breve vita sono stata Isabella Marie Swan ed ora dovrò imparare a voltarmi anche quando verrò chiamata Masen!
Ritiriamo i documenti che ci dichiarano a tutti gli effetti marito e moglie e andiamo via. Noto che mio marito li passa direttamente a Jack aggiungendo di portarli subito in ufficio e non ne capisco il motivo.
“In pochi giorni arriverà il tuo permesso di soggiorno!”

Pur non avendo progettato nulla per la giornata, Edward ha delle idee interessanti.
“Che ne dici se prenotiamo in una suite del Goring hotel per questa notte? Non sarà una vera e propria luna di miele, ma avremo qualche ora solo per noi”  l’idea mi piace parecchio.
“Come vuoi, marito mio. Voglio solo passare da casa per prendere un paio di cosette” purtroppo non è d’accordo con me.
“No, scordatelo. Non voglio farmi rovinare la giornata da qualche muso lungo o parola detta a mezza bocca. Possiamo acquistare tutto quello che ci serve” ha perfettamente ragione. Ma l’unica cosa che volevo prendere in casa è un completino intimo acquistato qualche giorno fa e che, sono sicura, farebbe impazzire Edward.
“Vada per lo shopping. Ma, visto che è una sorpresa per te, mi devi promettere di non sbirciare quando saremo nel negozio. Anzi, per confonderti le idee, al centro commerciale tu rimarrai al piano terra!” sorride divertito, mio marito!
“Ti aspetterò in macchina se farai veloce. Così non mi rovinerò la sorpresa!” e in pochi minuti raggiungiamo il centro di Londra.

Edward è di parola. Mi attende in macchina mentre entro nel grande centro commerciale. E riesco anche a convincerlo che Jim non deve necessariamente accompagnarmi a fare shopping. D'altronde sarebbe imbarazzante entrare in un negozio La Perla con il mio body guard al seguito!
Così, mentre mio marito (!) è impegnato al telefono a dare  disposizioni al Suo ufficio di public relation,   vado alla ricerca di qualche completino intimo per far perdere la testa al mio maritino. In realtà non ci metto molto. So esattamente cosa lo fa uscire di testa. Edward ama i pizzi e il tulle. Ama il “vedo non vedo”. Soprattutto quando è di colore nero. E, anche se per la prima notte di nozze, è tradizione indossare il bianco, rifletto che nulla c’è stato in tutta la mia relazione con Edward. E, allora, perché non scegliere il colore che più gli piace? D'altronde mi sono sposata in rosso! Mi fermo anche in profumeria a prendere qualche accessorio di make up.

“Già fatto?” annuisco mentre salgo in macchina e, nello stesso momento chiude la comunicazione al telefono.
“Sapevo già cosa acquistare. Tu, hai sistemato tutto?” annuisce e mi spiega.
“Si, i fornitori saranno chiamati in giornata ed entro domani verranno pagati. Ho dato disposizione di dare anche un extra per il caos che abbiamo creato. Per gli invitati, invece, ho dato disposizione di chiamare domani. Così nessuno oggi ci disturberà. Ho chiamato Alice ed ho chiesto di tenerci Erin per un paio di giorni. Entrambe sono contente della mia proposta. Dicono che andranno al cinema e poi a mangiare al Burger King” mi fissa mentre mi sfila dalle mani i sacchetti e cerca di sbirciare dentro. E, temo, abbia già capito di cosa si tratti …
“La Perla?” il suo sguardo si fa seducente, la sue mani scorre sulla mia coscia sollevando il vestito.
“Non avrai altri indizi. Devi attendere solo un pochino e …” non riesco a terminare la frase perché le sue dita hanno spostato di lato la mia mutandina e si sono intrufolate nella mia intimità lasciandomi a bocca aperta.
“O tesoro mio! Non sai che idee mi hai messo in testa solo sbirciando nel sacchetto” e ridendo e scherzando arriviamo in hotel.

La receptionist ci riconosce al volo e, senza farci attendere molto, fornisce subito la tessera della suite.
"Buona permanenza signori Masen!" è la prima che ci chiama in questo modo e noto che anche Edward ne rimane piacevolmente sorpreso. Ed in ascensore, mentre siamo soli, me lo conferma.
"Wow! siamo i signori Masen. L'abbiamo fatto per davvero!" 

Pov Edward

Non ci posso credere! Sono sposato con Bella e ci apprestiamo a passare la prima notte come marito e moglie.

Mentre liquido i miei body guard, Bella si guarda intorno e nota tutto quello che ho già fatto trovare in suite.
Un bellissimo bouquet di rose gialle, rosse e bianche giace al centro del letto.
Tavola già apparecchiata in terrazza con tutti i suoi piatti preferiti pronti per essere degustati.
La piccola torta che ho voluto su un piccolo tavolino accanto alla vasca hydro.



“Certo che non hai tralasciato alcun particolare” mi viene incontro e si ferma a pochi centimetri da me.
“Bé, anche tu hai pensato a come rendere unica questa serata!” e le indico il piccolo sacchetto poggiato sulla poltroncina all’ingresso.
“Me li daresti solo 5 minuti da sola?” annuisco e, dopo avermi lasciato un bacio a fior di labbra, si chiude in bagno con i suoi sacchetti.
Approfitto dei minuti a disposizione per prepararmi anche io. In realtà non faccio altro che togliere scarpe, calzini, pantaloni e maglia e rimanere in boxer. Spengo il telefonino e prendo in borsa anche il suo per fare la medesima cosa. Oggi nessuno ci deve disturbare.
Abbasso le luci e faccio partire la musica. Apro lo champagne e lo verso nei bicchieri. Proprio nel momento in cui Bella esce dal bagno vestita, o meglio svestita, con un completo bellissimo. E' sexy e seducente. Lo sguardo arrapante mi fa capire che questa sarà una di quelle notti in cui dormire sarà l'ultimo dei miei pensieri.


Mentre le porgo il suo bicchiere per cominciare a brindare e dare il via ai nostri festeggiamenti in mente ho un solo pensiero: questa donna, bella e affascinante ma anche colta e intelligente è finalmente mia moglie e nulla al mondo è riuscito a separarci né ci riuscirà mai.




(*) è l'omelia sentita al matrimonio di mio fratello che mi è particolarmente piaciuta.

 
 

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Capitolo 19
*** Il tempo scorre ***


Cap. 19°
"Il Tempo scorre"

 

Pov Bella

Ottobre 2014

“Erin, vogliamo andare a fare una passeggiata? Possiamo arrivare fino al parco e, dopo, andare a prendere un gelato” guardo con occhi speranzosi la bambina impegnata a fare un disegno sul tavolo della cucina. Ma lei, senza neanche perdere tempo a voltarsi, mi risponde per l’ennesima volta in maniera negativa.
“No. Ho chiesto a Mary di chiamare zia Irina e lei sta arrivando. Andrò al parco con lei” sospiro pesantemente mentre la colf quasi si scusa per aver chiamato la zia di Erin.
“… stava iniziando a piangere e so quanto il Signor Masen non voglia che questo accade” scuoto la testa mentre mi appresto a lasciare la stanza. In fondo, ha fatto solo il suo dovere.
“Non fa niente, Mary. Magari la prossima volta andrà meglio” mi allontano dall’immensa cucina e vago per la villa di Edward. Ancora mi abituo alle dimensioni della casa, alla piscina coperta e quella scoperta. Alle stalle e al campo da tennis. Eppure, malgrado tutto, non ho nulla da fare e nessuno con cui passare il tempo.

Il mio permesso di soggiorno è ancora temporaneo e, finché non avrò i documenti in ordine, non potrò mettermi alla ricerca di un lavoro.

Edward è partito questa mattina. Aveva degli incontri di lavoro a Los Angeles e tornerà per il fine settimana. Con lui le cose non vanno male. Ma neanche bene. Siamo in una sorta di limbo in cui non troviamo l’uscita. Quando è a casa e non abbiamo nessuno intorno, ritorniamo quelli che eravamo il giorno del nostro matrimonio. Innamorati e felici. Ridiamo, scherziamo, facciamo progetti per il futuro. Stiamo programmando il Natale a Londra per cercare di ricucire lo strappo con la mia famiglia.

Ma non riusciamo a goderci appieno la nostra vita matrimoniale. Non lo accompagno ad eventi ufficiali che non siano di lavoro perché c’è l’alta probabilità di incontrare qualche membro della sua famiglia e vogliamo evitare sceneggiate. Lo sto incitando a prendere in mano la situazione e parlare chiaro con madre e sorella, chiedendo loro di farsi da parte. Ma tergiversa e ogni occasione è buona per rimandare: un giorno è il compleanno di Erin ed è meglio non rovinarle la giornata, un altro ha impegni sul lavoro, … ed io attendo!

A parte Esme e Carlisle non conosco nessuno a Boston. O meglio: non conosco nessuno che voglia avere a che fare con me. Non ho ancora conosciuto gli amici di Edward perché vorremmo dare una festa in casa nostra per festeggiare la nostra unione. Solo che sembra che ogni momento non sia quello giusto.

La madre e la sorella di Edward non hanno gradito il nostro matrimonio. Non ho avuto piacere di essere accolta in famiglia quando siamo arrivati in America e, attualmente, non sono neanche invitata ai pranzi della domenica che si svolgono a Villa Masen. Ho avuto un solo breve incontro con Elisabeth nel quale mi ha chiarito che non era contenta della scelta del figlio e che non ero ben accetta in casa sua. Al sentire le sue parole mi sono alzata e sono andata via e, dopo aver riferito ad Edward quello che mi era stato detto, è venuto via con me. Nei giorni successivi, poi, è andato a chiedere spiegazioni alla madre la quale non è arretrata dalla sua posizione. E da allora, si parlano poco. Edward, per il bene della figlia, si limita ad andare a Villa Masen per il pranzo domenicale e basta. Ho imparato a conoscere Boston anche grazie alle camminate domenicali con Jim.

Ho incontrato Rosalie dopo oltre due settimane che eravamo giunti a Boston. Esme, gentilmente, aveva organizzato un pranzo invitando noi e Rosalie con la sua bambina, Angel. Pensava fosse una buona idea incontrarci in un terreno neutro. Ma l’essere in casa altrui non ha frenato Rosalie dall’esprimere giudizi negativi su di me. E, soprattutto, era  preoccupata perché non avevo firmato un contratto prematrimoniale.
Irina non capisco che ruolo abbia nella famiglia Masen. È separata da Emmet e stanno discutendo i termini del divorzio. Eppure continua a vivere a Villa Masen e, di fatto, si occupa di Erin con la quale passa tutti i momenti liberi.

“Ho parlato con Edward. Erin resterà con me fino al suo rientro. A casa mia ho diversi cambi per lei” parli del diavolo e questa si presenta! Né un saluto, né una gentilezza. Mi ha raggiunta nello studio di Edward dove sto utilizzando il suo portatile per controllare gli aggiornamenti sui social.
“Buongiorno anche a te, Irina! È sempre un piacere scambiare quattro chiacchiere con te” mi fissa e abbassa lo sguardo. Se lei non ha educazione, a me l’hanno insegnata. Sa di essere stata colta in difetto e cerca di riprendersi. O, meglio, di attaccare. Mi ripete sempre le stesse cose.
“Senti mi dispiace, se Erin preferisce passare il suo tempo lontano da te. D'altronde l’ho cresciuta io ed ho sempre avuto buoni rapporti con la sua madre naturale. In pratica me l’ha affidata. Non puoi pretendere di arrivare qui e scombussolare le sue abitudini” mi fissa decisa, sicura delle sue idee. Ma ho imparato in questi due mesi a non farmi mettere i piedi in testa da nessuno.
“Ah! Pensavo che Edward avesse l’affido esclusivo della figlia dopo che la madre ha preferito abbandonarla per proseguire la sua vita da single. E’ vero, non è colpa tua.  Però potresti non correre subito appena squilla il telefono. Oppure non c’è bisogno che appena Edward si assenta per più di 24 ore, tu corri a prenderla per portarla via dalla matrigna cattiva! ”  la osservo con aria di sfida. So che con Rosalie e anche in presenza di Erin mi hanno definita la matrigna cattiva. Ne godono le due donne! Ed è stato uno dei motivi dei primi litigi con Edward: non ha preso le mie difese!
“Bella, non è colpa mia se da quando l’hai fatta piangere, non vuole stare da sola con te …” questo è un colpo basso. Si riferisce ad un episodio avvenuto oramai un mese fa, quando ho strillato Erin per aver tirato un calcio al suo istruttore di equitazione per non averle permesso di scegliere il cavallo su cui esercitarsi. Mi sono permessa di dirle che si rispettano le persone adulte e di chiedere scusa all’istruttore. Ebbene, Erin dal’alto dei suoi 5 anni, è scoppiata a piangere e non ha smesso finché Mary non l’ha portata via da me ed ha chiamato il padre. Il quale, preoccupato, si è precipitato a casa per sapere cosa era successo. Ecco, questa è stata una delle prime cose che ho imparato su Erin: è molto furba e riesce a manipolare il padre come meglio le fa comodo.
“Penso che Erin debba essere rimproverata quando si comporta da maleducata. E puoi esserne certa che se ricapiterà l’occasione con me presente, mi comporterò alla stessa maniera. Crescere un figlio non vuol dire solo fargli fare solo quello che vuole ma anche educarlo e insegnargli a stare al mondo” devo alzare la voce per finire il mio pensiero perché lei non ha neanche l’educazione di ascoltare fino in fondo prima di andare via. E pretende di educare una bambina!

Sospiro e rimango sola. Ritorno a controllare il portatile. Da Facebook sto sbirciando i profili dei miei familiari con cui non parlo da quando abbiamo lasciato Londra. Ho notato che James ultimamente pubblica numerose foto dei suoi figli. Ingenuamente sto pensando che lo faccia di proposito. Per farmi sapere che stanno bene e farmi constatare quanto crescono! Mi mancano i miei nipotini con i quali ho passato momenti veramente piacevoli. E mi mancano le chiacchierate con Victoria ed Alice. Molte volte sono stata sul punto di chiamarle ma se riferissi loro la situazione che sto vivendo, sarebbe un continuo “te l’avevo detto!” e non ho voglia di sentirmi dire il superfluo. Ho chiesto ad Esme di non raccontare dei miei problemi alla mia famiglia e sono certa che non tradirà la mia fiducia.
Inizialmente  ho chiamato i miei familiari, è successo un paio di volte, ma non sono mai stata contraccambiata e, egoisticamente adesso aspetto che siano loro a farsi avanti. Come non sto più permettendo alla famiglia Masen di mettermi in soggezione, non lo permetto neanche alla mia famiglia.

Trovo on line una mia amica e scambia qualche battuta con lei. Infine, mando una mail a Madame Leblanc per chiederle di inviarmi delle referenze che potranno tornarmi utili nella ricerca di un lavoro.

 “Signora Masen cosa preferisce per cena? Posso prepararle del pesce ai ferri oppure una bistecca di angus?” Mary è in attesa vicino la porta di ingresso allo studio. È una donna intelligente, vicina all’età della pensione che conosce Edward fin da quando era bambino ed è una delle rare persone che sta facendo di tutto per farmi integrare. Quando va a fare la spesa mi porta con se per farmi orientare a Boston. Mi ha indicato parrucchiere ed estetista di cui servirmi e una buona palestra a cui iscrivermi. Mi ha fatto conoscere le sue figlie, Brenda e Jessica, mie coetanee e sono le uniche amiche che abbia in città.
“Non ti preoccupare Mary. Anzi, prenditi la giornata libera. Se non sbaglio domani è il compleanno di Brenda e avrai molte cose da preparare. Anzi, se ti serve aiuto, sai che sono disponibile” mi guarda dubbiosa e so che con poco cederà.
“Mary lo dico veramente. Mi farò un panino e mi butterò a letto a leggere qualcosa. Dirò anche a Jim di prendersi il resto della giornata libera” e con quest’ultima frase si è convinta.
“Signora Masen mi farebbe comodo questa mezza giornata libera. Brenda ha invitato tutti i suoi colleghi d’ufficio, oltre gli amici per il suo compleanno e se mi organizzo oggi con la spesa, domani mi dedicherò solo alla cucina!”
“Allora vai tranquilla. E chiamami Bella. La signora Masen non sono io!” ridiamo e, prima di andare via, mi fa tutte le raccomandazioni del caso: chiamarla in caso di necessità, mi spiega cosa c’è di pronto in frigo e come si inserisce l’allarme.

In realtà non ho intenzione  di rimanere sola in casa perché appena libera  mando un messaggio all’unica persona che mi comprende pienamente e lo invito a cena.

Lasagne, bistecca e insalata. Accompagnate da un buon vino della fornita cantina di Edward. Che ne pensi?  Ci mette veramente poco a rispondermi e comincia un veloce scambio di sms.

Ok per la cena, ma ti porto in un pub che hanno aperto da poco L’idea è carina e ho proprio voglia di vedere gente diversa. Ma lui mangia sempre al ristorante e vive in un hotel. Ha bisogno di una serata in casa.

E rinunceresti ad una cucina casalinga?

Lo faccio per te! Stai facendo la muffa in quella casa. Non esci mai e non oso chiederti da quanto Edward non ti porti a cena fuori! ha ragione. In due mesi sono stata a cena al ristorante con Edward solo tre volte ed erano incontri di lavoro.

Ok mi hai convinto. Abbigliamento casual?

Passo a prenderti per le 20.00 e indossa quello che preferisci

Ci metto impegno nel prepararmi. Non per essere sexy e bella per il mio accompagnatore ma per me stessa. Sono mesi che non passo una serata con amici in un luogo giovanile. Scelgo con cura  cosa indossare e gli accessori da abbinarci. Metto un paio di Louboutin acquistate a Londra prima di partire e che non ho ancora avuto l’occasione di indossare. Mi guardo allo specchio e mi sento bene.

Pochi minuti prima delle 20.00 mi chiama Edward. Questa sera ha fretta perché deve scendere al ristorante dell’hotel per incontrarsi con il suo staff prima della cena di gala. Dentro di me penso che sia una fortuna visto che sto per uscire e, nel mentre che formulo il pensiero, mi sento in colpa. Sto per tradire mio marito? Assolutamente no! Se sapesse con chi esco non avrebbe problemi a lasciarmi andare. Eppure, mi sento in colpa e so per certo che né al telefono né quando rientrerà non gli parlerò di questa serata.
Un veloce ti amo detto da entrambi forse più per abitudine che per dichiararlo all’altro e la telefonata si interrompe.

Non ho il tempo per riflettere su quello che sta accadendo al mio matrimonio perché un beep del telefono mi fa capire che il mio accompagnatore mi attende fuori dal cancello e, dopo aver inserito l’allarme, corro fuori casa. Lui non è sceso dalla macchina né ha spento il motore. Forse, ha paura che ci siano gli attendenti di Edward a controllare la situazione.

“Ciao inglesina Bella!” come al solito Emmet si sporge per darmi un bacio sulla guancia che contraccambio con affetto. Partiamo subito verso il centro di Boston.
“Ciao Cognato! Avevi paura che ti avvelenassi con la mia cucina?” lo faccio ridere.
“No! Volevo solo farti respirare fuori di casa. Dall’ufficio ho saputo che Edward è via per lavoro. Quale occasione migliore per invitare a cena la mia cognatina preferita?” mi lancia un’occhiata eloquente.
“Pensavo fosse Claire la tua cognatina preferita! Sai, riscuote più successo di me!” scuote la testa.
“Ma scherzi? Quella gatta morta è riuscita ad infinocchiare Edward e tutta la famiglia Masen, ma non me! Dovevi vederla come si raggirava la signora Masen!” ride di cuore e mi racconta che tipo fosse la madre di Erin fin quanto non arriviamo al pub e ci accomodiamo ad un tavolo centrale.

“Quindi per farmi apprezzare dalla tua famiglia, basta che mi comporti da stronza, vada in giro ad aprire le gambe e scodelli una figlia e, poi, l’abbandoni!” scoppia a ridere di cuore. Tanto che diversi clienti accomodati ai tavoli vicino al nostro si voltano a guardarci. Faccio segno che Emmet ha bevuto e, capendo la situazione, ognuno torna ai propri affari.

Passiamo una serata veramente carina. Emmet è carismatico e gioviale, mi ricorda James. So che ha fatto uso di droghe ed è un ex alcolizzato. Mi ha anche detto che è in terapia e sono veramente pochi i mesi da cui non tocca neanche un goccio di birra. E, per non metterlo in imbarazzo, bevo anche io una diet coke.

“Quindi, come procede con mia nipote?” scuoto la testa mentre ingoio un boccone di pizza e mi pulisco le mani al tovagliolo.
“Sempre peggio. È furba e riesce ad ottenere dal padre tutto quello che vuole. E non vuole me nei paraggi! Finché non tornerà Edward, rimarrà con tua moglie che, detto fra noi, è una vera stronza!” mi guarda fisso.
“Ex! E concordo con te. È molto stronza!”
“Non è ancora ex. Lei lo ribadisce in ogni istante. Comunque mi spieghi perché è così legata ad Erin”
“Voleva un figlio, ma non è mai arrivato. Io non lo volevo. Ho sempre saputo che sposare Irina era un errore ed anche lei lo ha sempre saputo. Ma mi sono lasciato convincere ed ora ne pago le conseguenze. Quando le è stato chiaro che non le avrei mai dato un figlio, si è attaccata ad Erin. In fondo, ad Edward faceva comodo qualcuno che si occupasse della figlia. Con il suo lavoro non è mai stato molto presente in casa” ascolto attentamente quello che mi racconta Emmet perché è l’unica fonte che ho per conoscere le dinamiche della famiglia Masen.

“E tu perché non sei rimasto a curare gli affari di famiglia?”
“Non potevo. Edward, in primis ma anche Rosalie non si sono mai fidati di me. Ammetto che nel corso dell’adolescenza ho creato numerosi problemi. Quando sono entrato in azienda avevo già la mia bella reputazione e, per confermarla, mi sono fatto quasi tutte le stagiste ed ho cominciato a bere. Sono pochi mesi che ho ripreso il controllo della mia vita e non è facile riconquistare la credibilità. Con loro non ci sono mai riuscito. Anzi, Edward mi ha proposto di cedergli la mia quota societaria e ci sto pensando seriamente” lo vedo pensieroso.
“Non ti ho mai chiesto di cosa ti occupi …” mi guarda e sorride.
“Faccio l’avvocato per uno studio legale del centro. È uno di quelli piccoli che si occupa di cause minori. Però sto mandando il mio cv in giro. Soprattutto ad aziende lontane da Boston. Voglio avere la possibilità di ricominciare e rimanendo in zona sarò sempre il fratello sconsiderato di Edward Masen” lo vedo triste e i discorsi si stanno facendo pesanti.
“Nooo! Non puoi andare via. Non conosco nessun altro in città. Come me la caverò da sola?” ride.
“Magari ti porto via con me! Non so se mio fratello ne sarebbe felice ma, forse, servirebbe a dargli una svegliata!” sorrido.
“Non hai molta considerazione di Edward”
“No, lo ammiro ed ho stima di lui. Dal punto di vista professionale è un grande. Ha saputo ricrearsi un’immagine dopo il crack dell’azienda. Ma, dal punto di vista personale, è una frana e deve imparare ancora molto. In primis, a rendere felice sua moglie e a lasciare il parentado fuori dalla porta di casa. Ecco, quando avrà imparato a vivere, allora potrebbe anche essere il mio modello da seguire!” le parole di Emmet mi fanno piacere. Sono belle e, oltre la stima per il fratello, capisco che si sta affezionando anche a me.

“Ti posso chiedere un favore?” mi riporta alla realtà.
“Venerdì sera ho un incontro alcolisti anonimi. Dovrei portare un familiare per dimostrare che sono 6 mesi che non tocco alcool. Vorresti venire con me?” spalanco gli occhi e sono sorpresa dalla sua richiesta.
“Volentieri!”

Mi riaccompagna a casa che è molto tardi, dandoci appuntamento a venerdì sera.
Sono già sotto le coperte quando rifletto sul fatto che, dopo mesi, ho passato una serata piacevole ma Edward, come accade di frequente, non era presente.
 

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Capitolo 20
*** E' tutto finito ***


Cap. 20°
"E' tutto finito"


Per questo capitolo mi aspetto di conoscere il parere di tutte voi che leggete la storia!


 
Pov Edward
Dicembre 2014

Finalmente siamo atterrati a Boston e velocemente entro nell’auto già pronta a bordo pista. Questi tre giorni lontani da casa sono stati pesanti e il tempo sembrava scorrere più lento del solito. Sono riuscito a sentire poco Bella. Ho avuto diverse riunioni con il mio staff di Los Angeles  e, dopo aver deciso le strategie di vendita, ho incontrato molti potenziali clienti; infine, ieri sera c’è stato il gala alla presenza di numerosi esponenti internazionali per lanciare il nuovo prodotto finanziario della mia società.  Sto lavorando parecchio per riconquistare la credibilità che aveva, una volta, la società di famiglia anche se questo comporta dover lavorare e viaggiare di continuo. Non amo partecipare alle feste e ai gala ma sono momenti di socializzazione importanti e  che mi danno l’occasione di stringere contatti importanti. Mi sono fatto accompagnare da Irina e non penso che la situazione si ripresenterà. Il  suo atteggiamento nel volersi sempre mettere in mostra mi ha infastidito. Le ho parlato durante il rientro a casa. Le ho fatto capire che se tiene ancora ad essere la mia assistente deve avere un atteggiamento più professionale e non prendersi certe confidenze.  Il nostro rapporto, malgrado la quasi parentela, deve rimanere sul piano professionale.
Già da un paio di mesi Irina lavora per me e lo fa anche egregiamente. Da quando il divorzio è divenuto effettivo ha dovuto cercare lavoro perché ha ottenuto da Emmet un assegno di mantenimento veramente esiguo. D'altronde anche lui non naviga nell’oro e lo studio legale dove lavora si occupa solo di cause minori.  Quando Irina si è presentata nel mio ufficio non ero sicuro che assumerla fosse un bene. Non ha un buon rapporto con Bella e diverse volte sono intervenuto in discussioni fra di loro. Però glielo dovevo perché in questi anni mi ha sempre aiutato con Erin. E, devo ammettere, che è professionale e competente.
Come previsto, mia moglie non ne è stata per niente contenta. Anzi, è stato uno dei motivi di discussione che ci hanno portato a non parlarci per circa una settimana. Alla fine ne ha visto solo i lati positivi: con l’impegno lavorativo, Irina non sarebbe stata sempre di mezzo tra lei ed Erin.
In aereo pare abbia capito il mio punto di vista e, soprattutto, che non ho intenzione di discutere con mia moglie ancora per causa sua. Ha storto il muso e sono sicuro che, appena metterà piede in casa, andrà a riferire le mie parole a mia madre e mia sorella.
Da quando il divorzio è diventato definitivo e di Emmet non sappiamo più nulla, è diventata particolarmente attaccata alla mia famiglia. Continua a vivere a Villa Masen pur non capendone i motivi. Ma nessuno, in quella casa, ha avuto da ridire. Per cui lascio perdere. Mi piacerebbe sapere che fine abbia fatto mio fratello e spero che non si stia cacciando nei guai e che non abbia bisogno di aiuto. Prima di sparire del tutto so che si è incontrato con Bella e lei lo ha trovato una splendida persona. Da lei ho saputo che si è completamente disintossicato, ha spesso di bere ed ha un lavoro che gli piace. Sono orgoglioso di lui e del percorso che ha intrapreso e spero che un giorno potrò dirglielo in faccia.
Mi sono reso conto cheIsabella è al limite della sopportazione con mia figlia e la mia famiglia e, della partenza di Emmet, è quella che ne ha risentito maggiormente. Probabilmente è l’unica a sapere dove si sia cacciato, ma non ha mai tradito la sua fiducia, neanche con me.
“Signore, Jim mi ha comunicato che è atteso a villa Masen per una cena fra 20 minuti. Mi reco direttamente li o vuole prima fermarsi a casa?” ricordo solo in questo momento che oggi festeggeremo il compleanno di mia madre. In realtà è stato ieri ma ha preferito rimandare la cena di famiglia a causa della mia assenza.
“Bella ed Erin sono già da mia madre o sono ancora in casa?” sinceramente, avrei preferito passare una serata in tranquillità con mia moglie visto che è da parecchio che non riusciamo a rimanere in intimità. 
“La signorina Erin è già dalla signora Masen, mentre sua moglie è rimasta a casa” aggrotto la fronte alle informazioni che è riuscito a reperire il mio uomo. Perché Bella non è andata da mia madre? Spero non sia successo niente di nuovo in mia assenza.
“Portami a casa e ritieniti libero per la serata. Andrò da solo da mia madre”
“Bene, signore” i minuti che passano sembrano interminabili. Anche se non lo ammetto, in cuor mio sono consapevole che ci sarà stata nuovamente stata maretta in famiglia. Sospiro pesantemente quando il cancello della villa si apre. Osservo dal finestrino che tutte le luci in casa sono spente, tranne una luce soffusa a provenire dalla camera da letto padronale . Evidentemente c’è solo Bella in casa.  La macchina si ferma  direttamente davanti all’ingresso. Jack si affretta ad aprirmi la porta e prendere il mio bagaglio a mano.  Lo lascia all’ingresso, sarà qualcun altro ad occuparsi di portarlo in camera.
“Buona serata, Signore” lo osservo mentre si allontana. Guardo le scale e con il cuore che mi pesa mi affretto a salire.
“Bella?” la chiamo dopo aver aperto la porta della nostra camera. La voce è un po’ tremante perché non so cosa aspettarmi.  La luce è la luce soffusa, come mi ero reso conto dall’esterno e la trovo che è appoggiata alla balaustra della finestra. Mi da le spalle, sicuramente ha sentito la porta e la mia voce ma non si è voltata. Mi avvicino a lei e, di passaggio, noto sul letto la valigia aperta e diversi vestiti tirati fuori dall’armadio. Le lascio un bacio sul collo.
“Ehi! Che succede qui? Sei di partenza?” lentamente si volta verso di me. Ha gli occhi gonfi ed ho conferma che sia successo qualcosa.
“Vado via, Edward. Torno a casa” poche semplici parole che mi fanno fermare il cuore.
“Cos’è successo?”  mi fissa e, per la prima volta, i suoi occhi sono freddi. Non c’è traccia dell’amore che prova per me.
“Cosa ci faccio qui, a parte scaldarti il letto?” spalanco gli occhi. Bella non è mai stata così schietta con me.
“Che cazzo dici?” butto la giacca sul letto e allento il nodo della cravatta. Bella respira pesantemente prima di riprendere a parlare con più calma.
“Edward, sii onesto. Perché mi vuoi in casa tua? Perché hai voluto sposarmi” continua a fissarmi.
“Perché ti amo! Perché voglio costruire una famiglia con te, perché ..” non mi fa finire di parlare che mi aggredisce con un fiume di parole. E sono consapevole che è tutta rabbia repressa a causa mia.
“Quale famiglia, Edward? Se tu sei il primo a vergognarsi di me! Preferisci farti accompagnare ai ricevimenti dalla tua assistente piuttosto dalla donna che dici di amare.  Sono molto belle le foto che mi ha inviato tua sorella ieri sera e, devo ammettere, che con Irina sotto braccio eri molto sorridente. Molto più di quanto sorridi ultimamente quando sei con me, a casa …” le parole di Bella mi colpiscono perché, effettivamente, in quattro mesi che è qui in America non le ho mai chiesto di accompagnarmi negli impegni ufficiali.
“Bella, non pensare male … “
“Non devo pensare male, Edward? Gli unici momenti che passi con me sono quelli in questa camera. Tua figlia non mi sopporta. Tua madre e tua sorella pensano che sia un’approfittatrice” scuoto la testa.
“Bella, parliamone stasera. Andiamo alla cena organizzata e … “ ma ancora una volta mi interrompe per riversarmi addosso altre parole.
“Edward, tua figlia non vuole che venga. Si è fatta venire una crisi isterica e tua sorella l’ha portata via stamane. Tua madre mi ha chiamato per dirmi che non sono ben accetta a casa sua” spalanco gli occhi.
“Bella, dammi tempo per risolvere la situazione. Ti amo e ammetto di aver gestito male il tuo arrivo qui a Boston. Erin non ti odia. Quando siamo insieme non è ostile. Adesso andiamo a cena e poi ne parliamo. Ti prometto che mi impegnerò a cambiare la situazione ed io sarò il primo cercando di essere maggiormente presente in casa ed in famiglia” spero di averla convinta. Il telefono squilla nella mia tasca e sono sicuro che sia mia sorella che sollecita la mia presenza. Ma evito di rispondere. Bella se ne accorge e sembra innervosirsi maggiormente.
“Edward, vai. Non ho intenzione di  venire e farmi maltrattare ancora” sospiro. Non riuscirò a convincerla.
“Bella, devo andare …” la guardo preoccupato. Per la prima volta ho paura di non trovarla al mio rientro. Bella si avvicina al comodino e apre il cassettino. Non so cosa prenda.
“Edward, non penso che sia corretto che continui ad indossarla” poggia nel palmo della mia mano la fede. Non avevo fatto caso che non la indossasse.
“Bella, sistemeremo tutto. Abbi fiducia in me” la bacio. In maniera dolce e, dopo qualche istante, risponde al mio bacio; le infilo nuovamente la fede all’anulare.
“Promettimi di aspettare il mio rientro prima di prendere qualsiasi decisione. Non rimarrò a cena. Mancherò pochissimo. Il tempo di recuperare Erin e sarò a casa” ci fissiamo negli occhi e sbuffa. Sono riuscito a convincerla!
I minuti che seguono sono tremendi. Per la prima volta da anni ho paura del futuro immediato che mi attende.
 
Non posso dire che Bella abbia torto. Da quando è a Boston abbiamo avuto numerosi problemi. Nulla ci è venuto a favore e con Erin è sempre peggio. Carlisle più volte mi ha esortato a prendere la situazione in mano e spero che non sia troppo tardi. Anche Esme ha notato che la presenza e l’influenza di Rosalie e Irina, nella vita di mia figlia, sono deleterie. Anzi, mi ha spronato a servirmi di una tata, se occorre, ma di evitare di portarla a Villa Masen. Avrei dovuto ascoltarla prima e non attendere che la situazione precipitasse!
 
Arrivo a Villa Masen in poco tempo entro velocemente, c’è molta gente ma non mi rendo conto di chi sia già presente. Cerco con gli occhi mia figlia e la trovo a giocare con la cugina. La chiamo ad alta voce e si volta verso di me.
“Erin, vai a prendere il giaccone. Andiamo via” sento gli occhi di tutti  su di me. Probabilmente è la prima volta che parlo a mia figlia con un tono di voce duro e, forse, è proprio questo che la fa scattare e correre subito al guardaroba.
“Edward è questo il modo di comportarsi davanti agli ospiti?” mia madre è adirata ma stasera non è aria. Mi avvicino per risponderle perché, in fondo, non voglio che estranei sappiano delle beghe familiari.
“E’ esattamente la stessa maniera con cui ti sei comportata con mia moglie. Se lei non è gradita alla tua tavola, allora non ci saremo neanche Erin ed io” non si aspettava queste parole da me. Rimane perplessa e, sicuramente, non sa cosa rispondere per non fare scenate davanti gli ospiti.
“Edward, ne parliamo domani” Rosalie si è avvicinata e mi prende per un braccio per portarmi nell’atrio e mi lascio trascinare. Quasi contemporaneamente a noi, arriva anche Erin con il suo giaccone in mano.
“Erin, non andate via adesso. Porta …” Rosalie cerca di gestire la situazione.
“No, non rimarremo a cena”
“E come lo spieghiamo agli ospiti?” Rosalie mi fissa con odio.
“Nella stessa maniera in cui spieghereste l’assenza di Bella” nel frattempo ho aiutato Erin ad indossare il suo giaccone e la prendo in braccio andando via. Sono sull’uscio quando mi volto verso mia sorella.
“Rosalie, questa è l’ultima volta che ci vediamo se non imparate a trattare con il rispetto che le è dovuto Bella. Riferiscilo anche a tua madre” mi volto e vado via.
 
Non so cosa mi aiuti a calmarmi leggermente mentre guido al ritorno a casa. Forse, la presenza di Erin che è palesemente spaventata. Guido con più lentezza e rispetto i limiti di velocità.
“Perché non hai voluto che Bella venisse alla cena della nonna?” il mio tono cerca di essere più dolce ma devo cominciare a far capire anche la situazione. La piccola non mi risponde e vado avanti io a parlare.
“Erin, Bella fa parte della nostra famiglia. Non sarà la tua mamma perché tu una madre ce l’hai. Ma si occuperà anche di te, sia quando io sono presente che quando non lo sono. Capisci quello che voglio dire?” annuisce con la testa.
“Bene, finora non sei stata molto gentile con lei e l’hai offesa spesso. Ma, da adesso, sono sicuro che ti comporterai bene. Altrimenti mi costringi a punirti”
“Va bene, papà”
“Domattina, prima di andare a scuola, voglio che chiedi scusa a Bella e le prometti che non ti comporterai più come hai fatto fino ad oggi”
 
Nel frattempo siamo giunti davanti al cancello di casa ed ho uno strano presentimento. Noto che la luce della nostra camera è ancora accesa. Sospiro pesantemente prima di entrare. Aiuto Erin a togliere il giaccone e la spedisco a dormire, dopo essermi assicurato che avesse già cenato.
 
Mi dirigo direttamente in camera ma di Bella non c’è traccia e mi accorgo subito che i suoi oggetti sono spariti; apro l’anta della cabina armadio e vi trovo appesi solo alcuni vestiti che ha comprato a Boston ma che non ha mai avuto occasione di indossare.  Il suo notebook sempre poggiato sullo scrittoio, adesso non c’è. Il caricabatteria del suo smartphone, sempre sul comodino, non c’è più.
 
Comincio a perdere la calma. Mi tolgo nervosamente la giacca e la cravatta e li butto sul letto.
Faccio un giro completo della casa. Inconsciamente spero solo che abbia cambiato camera. Magari si è spostata in una di quelle per gli ospiti. Ma è tutto vuoto.
 
Torno in camera alla ricerca del mio telefono ma vengo distratto da mia figlia. Non le lascio neanche il tempo di parlare che le urlo contro.
“Erin va subito a letto!” è la prima volta che uso un tono duro con mia figlia ma, per la prima volta, adesso non è lei la mia priorità.
 
Trovato il telefono, chiamo Mary mentre cammino nervosamente per il corridoio e osservo Erin che si lava i denti; purtroppo Mary mi dice di non sapere dove possa essere. Mi dice che Bella le ha concesso la giornata libera, dopo che Erin è andata via con la zia, durante la mattinata. Evidentemente aveva già previsto di andare via.
Provo a chiamare Emmet ma, come al solito, non risponde. Non ho altri numeri da contattare. I miei zii, cui Bella è legata, sono a Londra e la famiglia di Bella non la sento da agosto.
 
Sono così incazzato che sbatto il mio iphone contro il muro. Non mi interessa che si rompa in mille pezzi. In questo momento non mi può essere utile nella mia ricerca.
 
Jim! All’improvviso si accende una lampadina. Lui potrà dirmi  dove l’ha accompagnata: di sera non è mai uscita senza il suo autista e corre nel mio ufficio per chiamarlo con l’interfono. Questa sera è di vigilanza e sarà nel suo ufficio.
 
Ma, una volta avvicinatomi alla scrivania, il mondo si ferma: la fede di Bella è poggiata sopra una cartellina. La apro e dentro ci sono i documenti del divorzio già firmati!
È tutto finito.
 

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Capitolo 21
*** Ricominciare daccapo ***


Cap. 21°
"Ricominciare daccapo"

 
Grazie a tutte per le recensioni. Sono contenta che il precedente capitolo vi sia piaciuto e, sostanzialmente, crediamo tutte che Edward sia un cretino! Ma abbiate pazienza: saprà riscattarsi!
Ed anche per questo capitolo,che è il mio preferito, vorrei conoscere la vostra opinione!

Pov Bella

Marzo 2015


A metà marzo la primavera è già esplosa a San Francisco. Ovunque, i colori sono vivaci e l’odore del mare, quell’odore salmastre, si sente un po’ ovunque.

Il ponte immenso e rosso, il tram su rotaia, la baia bellissima, soprattutto,  illuminata di notte e il saliscendi delle strade costeggiate da case di stile vittoriano mi hanno fatto innamorare di questa città, sicuramente lontana anni luce dalla mia Londra. A tratti dà l’idea di una piccola cittadina. Non ho visto molto di questo vasto paese che è l’America ma, penso, non ci possa essere città più europea di questa.

Non era in programma che mi trasferissi in California.

La sera che sono andata via da casa di Edward mi sono recata in aeroporto con l’intenzione di prendere il primo volto in partenza per Londra. Purtroppo, sulla mia carta di credito la disponibilità residua era di meno di 100 dollari. In tutti i mesi che ho trascorso a Boston non ho chiesto un solo centesimo al mio ex marito. Né lui si è mai preoccupato di chiedere se avessi bisogno di denaro. Già erano tanti le cattiverie che mi venivano rivolte. Non volevo aggiungere anche quella di sfruttarlo economicamente.

Così, quella sera, ho chiamato mio fratello spiegando quello che era successo e della mia necessità che mi ricaricasse la mia carta. Che avevo intenzione di tornare a casa e che mi serviva i soldi per il biglietto. Avrei restituito quanto prima.
Purtroppo nel giro di poco più di un’ora si sono avvicendate diverse telefonate ed ognuna mi ha fatto male. Mio fratello, le mie amiche, i miei genitori. Tutti a dirmi che sapevano come sarebbe andata a finire. Tutti si sono sentiti in dovere di  farmi ramanzine sul mio comportamento, tutti a dirmi che dovevo assumermi le mie responsabilità.

E lì, in quell’atrio dell’aeroporto, sola e con le valige contenenti tutti i miei averi, non ci ho visto più. Nessuno mi ha chiesto come stessi. Nessuno si è preoccupato di informarsi se stavo affrontando quella situazione da sola oppure avevo l’appoggio di qualche amico. Anche semplicemente a tenermi compagnia in attesa della partenza.

Ho semplicemente staccato il telefono e mi sono seduta su una poltroncina con i miei bagagli al seguito.

Sono rimasta tutta la notte a riflettere. In quel momento ero, di fatto, sola e come tale mi sentivo. Non avevo nessuno da chiamare e non volevo tornare indietro. Anche Edward aveva provato a contattarmi diversi volte ma avevo sempre staccato la chiamata.
Il mio cervello viaggiava a mille. Penso di essere riuscita ad elaborare più concetti contemporaneamente.

Ero in America ma il mio permesso di soggiorno mi permetteva di rimanere lì solo perché sposata ad un cittadino americano. Non potevo neanche trovarmi un lavoro che mi permettesse di mantenermi. D’altro canto madame Leblanc, che avevo contattato alcuni giorni prima, mi aveva chiaramente fatto intendere che, qualora fossi tornata a Londra,  non mi avrebbe ridato il mio precedente impiego. Si è impegnata solo a farmi avere delle referenze che, finora, non mi sono servite a nulla!

Nel giro di pochi mesi avevo perso tutte le mie sicurezze: famiglia, amici, lavoro, amore. Non riuscivo neanche a piangere. Forse, perché non riuscivo a decidere per cosa piangere prima.

Non so come abbia fatto Emmet a trovarmi. So che, ad un certo punto, ho voltato lo sguardo alla mia destra e l’ho trovato seduto accanto a me che mi fissava preoccupato. È stato in quel momento che le lacrime hanno cominciato a scendere copiose e non riuscivo a fermarle. Emmet mi ha stretto a se e mi ha fatto sentire, per pochi istanti, nuovamente al sicuro.
Qualche tempo dopo mi ha detto che aveva ricevuto un sms da Edward preoccupato nel non sapere che fine avessi fatto e che era stato parecchio tempo seduto accanto a me prima che me ne accorgessi. Anche Esme ed Alice lo avevano contattato, preoccupate, quando ho smesso di rispondere alle loro telefonate ed ha capito di dover venire immediatamente alla mia ricerca. Fortunatamente era a Boston per firmare gli ultimi incartamenti del divorzio.

Emmet non mi ha fatto domande, né mi ha colpevolizzato. Mi ha messo davanti ad una scelta. Mi avrebbe pagato il biglietto per Londra, se era mia intenzione tornare a casa, oppure seguirlo a San Francisco.

E così ho fatto.  Mi ha accolto in casa sua e mi ha aiutato con i documenti per poter lavorare. Mi ha aiutato anche economicamente. Senza chiedermi niente. Mi ha messo a disposizione tutto ciò che era in suo possesso. Si è occupato di me come un vero fratello. Mi ha fatto conoscere i suoi nuovi amici e mi ha aiutato ad integrarmi nella nuova città.

Non sono riuscita a trovare lavoro nel settore per cui ho studiato. D'altronde si è sempre detto che l’arte e la cultura non pagano!
Sempre Emmet mi ha presentato ad un suo amico che ha un ristorante extra lusso e, anche senza esperienza, mi ha assunto come cameriera di sala. Lo stipendio è buono e lavorando su turni ho la possibilità di cercare anche qualcosa di meglio, nel mio settore.

Non so se tornerò a Londra. Per adesso sto bene in questa città. Vivo con Emmet anche se ci vediamo poco. Ho insistito per pagare la mia parte di affitto ma preferisce che metta da parte i soldi per raggranellare un gruzzoletto e decidere cosa fare della mia vita.
Anche lui, a San Francisco, ha ricominciato una nuova vita. Lavora come consulente legale per una importante società finanziaria ed ha una relazione sentimentale seria con la figlia del proprietario. Mi ha detto che per parecchio non ha saputo chi fosse. Kate, così si chiama la sua ragazza, lavora per la sua stessa azienda e nessuno gli aveva mai detto che era la figlia del capo!

Me l’ha presentata e non penso di esserle rimasta simpatica! Come non penso che abbia reagito bene al fatto che vivo con il suo ragazzo.
In compenso, lui è felice. Sicuramente la sua famiglia gli manca. Eppure qui è sereno. La lontananza gli sta facendo bene. Ed è riuscito a rigenerarsi.

Ed è proprio per questo motivo che questa mattina mi trovo in un bistrot carino con vista sulla baia. Voglio chiarire la questione “Kate” perché voglio il meglio per Emmet e voglio far capire alla sua ragazza che non sarò mai d’intralcio nella loro relazione. Emmet ha già sofferto troppo nella sua vita ed è giunta l’ora che anche per lui la ruota giri.

Sono in anticipo e questo mi permette di riflettere sulla mia vita.

Edward mi manca come potrebbe mancare l’acqua ad un pesce. Mi manca tutto di lui. Le nostre chiacchierate mai banali, mi manca vederlo sorridere, anche se negli ultimi tempi lo faceva poco. Mi manca sentirlo ridere in giro per casa e mi mancano i suoi abbracci, sempre calorosi. Ogni volta che ripenso ai pochi ma bei momenti passati insieme un gruppo si forma sempre alla gola.
Non l’ho più sentito. Accendo di rado il mio vecchio smartphone con il numero che tutti conoscevano. Ed ogni volta trovo un suo tentativo di chiamata. In questi mesi ho inviato solo una mail per sapere se aveva mandato avanti i documenti del divorzio e fornirgli il nome del mio legale. Su consiglio di Emmet ho scelto un suo collega di Boston. Ma lui non ha mai risposto alla mia mail.

Le mie riflessioni si interrompono quando vedo arrivare Kate. Ha un passo ed uno sguardo molto severo.  Mi alzo per salutarla anche se è  guardinga. Ordiniamo una colazione abbondante e parliamo del più e del meno. La conversazione stenta a decollare e penso sia meglio affrontare subito il motivo dell’incontro.

“Kate, sicuramente hai immaginato il motivo per cui ti ho chiesto di incontrarci“ la fisso e lei fa altrettanto.
“In effetti … “ lascio il mio bicchiere, mi pulisco con il tovagliolo e prendo un grosso sospiro.
“Ok. Ti chiedo solo di lasciarmi parlare. Poi, potrai dirmi tutto quello che pensi“ annuisce e si siede comoda.
“Kate,  tengo molto ad Emmet. Non nel senso che starai immaginando, ma per vero affetto fraterno e non voglio che abbia altre delusioni dalla vita. So che ti ha raccontato di Rosalie, della sua famiglia e dei problemi con la Cullen Limited e con le accuse del fratello. Ma, per tutelarmi, non ti ha raccontato la mia storia e, credo, tu ti sia fatta un’idea sbagliata della nostra amicizia“ mi fissa e annuisce.
“Cosa penseresti dell’uomo che dice di amarti ma che vive, si confida ed ha un rapporto molto stretto con un’altra donna? “ rifletto ed ha ragione.
“Arriverei alla tua stessa conclusione! “  Dopo un momento di silenzio comincio a parlare.
“In realtà Emmet è mio cognato. Non so ancora per quanto tempo o se lo sono ancora, ma sono la moglie di Edward“  mi guarda  con gli occhi spalancati.
“Edward Cullen sposato? Ma scherzi! Se lo considerano l’uomo più ambito dello stato! Non è mai trapelato nulla sui giornali! “ sorrido e racconto la mia storia.
“Ci siamo conosciuti l’anno scorso  a Londra, la mia città natale. Una sera, era tardi, durante un suo viaggio di lavoro venne nella galleria in cui lavoravo. Avevamo già chiuso ed ero sola in ufficio. Comunque, lo feci entrare e da li è nata la nostra storia. Quella sera stessa andammo a cena insieme. La scusa era di ringraziarmi per essere rimasta al lavoro malgrado il mio orario fosse già finito. In realtà non avevamo voglia di lasciarci! Lui rimase a Londra per 5 giorni e ci vedemmo tutti i giorni. È stato il classico colpo di fulmine. Quando ritornò a Boston ci sentivamo in ogni momento della giornata e di notte. Lunghe mail, skype,…. Le solite cose insomma! Non c’era giorno che non mi faceva recapitare un suo pensiero: dai mazzi di fiori alla semplice colazione con i muffin del mio bistrot preferito“ mentre parlo ricordo con nostalgia quei momenti magici che ho vissuto e faccio fatica a trattenere le lacrime. Kate se ne accorge e mi sorride gentile. Forse, è la prima volta che le riesce con me.
“Quindi vi siete innamorati. Ma quando vi siete sposati? “ è curiosa.
“Andammo avanti in questo modo per 5  mesi. Edward veniva a Londra almeno spesso, a volte anche per passare una sola notte insieme. Ma stavamo male nel vivere la nostra storia e migliaia di kilometri l’uno dall’altra e a giugno di l’anno mi chiese di sposarlo. Lo abbiamo fatto ad agosto a Londra. Oltre noi, c’erano solo i bodyguard!” adesso, nel ricordare quel momento, non riesco più a trattenere le lacrime e, gentilmente, Kate mi passa un fazzolettino. Continuo il racconto.
“Non era presente nessuno, solo le sue guardie del corpo che ci fecero anche da testimoni. I miei familiari erano contrari ad un matrimonio così affrettato ed i suoi non ne sapevano niente. Tra l’altro era venuto fuori che la mia coinquilina era sua cugina – vado avanti nel racconto. Del mio arrivo a Boston, dei problemi  di Erin, della sua famiglia, del comportamento di Edward.
“… era come se Edward avesse due vite distinte: quella pubblica di cui io non facevo parte e quella strettamente privata, formata solo da noi due, che si consumava in camera da letto o, al massimo, in qualche piccolo ristorante lontano da Boston e da occhi indiscreti“ mi fissa non capendomi.
“Che vuoi dire? “
“Pur essendo sua moglie non facevo parte della sua vita. Se aveva un impegno pubblico andava solo o accompagnato dalla sua assistente o dalla sorella. In 4 mesi mi ha portato a cena fuori solo 3 volte e sempre ha scelto ristoranti fuori Boston e poco frequentati. E’ stata la colf a farmi conoscere la città. Indicarmi a quale coiffeur rivolgermi o quale palestra frequentare. Ed uscivo con Emmet, a volte,  per svagarmi” e neanche questa volta la lacrima riesco a trattenerla.
“Le uniche persone ospitali con me furono Emmet e i genitori di Alice. Per tutti gli altri ero un’arrampicatrice sociale che aveva fatto il colpo della sua vita. E per tutti non intendo solo la sua famiglia, ma anche il personale di servizio e le sue guardie del corpo. Non avevo amici a Boston, non mi aveva presentato a nessuno. Passavo le giornate da sola, in casa e nessuno mi rivolgeva mai la parola”– mi guarda triste.
“Bella, non ne sapevo niente. Hai ragione, Emmet non mi ha detto nulla di te“mi sorprende il gesto di Kate: allunga la mano sulla mia e mi accarezza.
“Malgrado tutte le dicerie non ho mai preso un solo dollaro di Edward. Non ha mai aperto un conto per me, né intestato una carta di credito. Potevo utilizzare la sua e doveva confermare, anche telefonicamente, il mio utilizzo. La sera che sono andata via di casa avevo in tutto 100 $. Avevo dato fondo a tutti i miei risparmi in 4 mesi! Ero all’aeroporto e non sapevo come pagare il biglietto aereo per Londra. Chiesi aiuto ai miei familiari che non vollero sentire nulla di quello che mi stava accadendo.  Avevo chiamato anche al mio precedente datore di lavoro per chiedergli se era disponibile ad aiutarmi, ma aveva assunto un’altra persona. Non conoscevo nessuno a Boston. I genitori di Alice, erano in vacanza. Ero seduta ad una poltroncina della sala d’attesa dell’aeroporto quando è venuto Emmet a recuperarmi! – sorrido ripensando a quel momento.
“È stato quando venne a Boston per definire il divorzio di Rosalie? “ annuisco.
“Si, stava tornando a San Francisco quando ha ricevuto un sms di Edward che non sapeva dove fossi. Parlammo seduti al bar. Raccontai quello che era successo e lui mi raccontò della sua nuova vita e di te, Kate! Quando annunciarono il suo volo, mi fece scegliere: mi avrebbe pagato il volo per Londra oppure potevo seguirlo qui e ricominciare una nuova vita.  Mi disse che, in ogni caso, anche a Londra dovevo ricominciare tutto daccapo e se non mi fossi trovata bene, mi avrebbe messo lui stesso sul primo volo per Londra! “sorride.
“Si, questo è da Emmet“
“Lo hai capito meglio tu in pochi mesi che non la famiglia. Emmet ha un cuore immenso. Non mi avrebbe mai lasciato sola in aeroporto senza mezzi sufficienti a cavarmela. Kate, quello che vorrei farti capire è che non ho secondi fini con Emmet. Gli voglio veramente bene, come ad un fratello. Mi ha aiutato quando tutti mi hanno voltato le spalle. Ed ora che ho trovato un lavoro stabile cercherò un appartamento per lasciarvi i vostri spazi“ scuote la testa.
“Non ce n’è bisogno, Bella. Ammetto che sono stata gelosa di te e del vostro rapporto ma ora capisco molte cose. Anche per Emmet sei importante. Non mi ha mai detto i motivi, ma una volta si è lasciato sfuggire che tu sei stata l’unica, pur non avendo voce in capitolo, a credere in lui nello scandalo della Cullen Limited e mi ha raccontato che lo hai accompagnato a diverse sedute di terapia per smettere di bre” mi guarda e sorride e capisco che ha veramente afferrato quello che volevo dirle.
“Lo penso veramente. Emmet non è capace di far del male ai suoi familiari.
“Una curiosità. Sei scappata da casa di Edward e lui non ti è corso dietro? Ti ha lasciato andare? “ annuisco.
“Mi ha chiamato numerose volte le prime settimane. Ma non mi ha mai scritto mail per sapere dove mi trovassi. Inoltre, con tutti gli investigatori di cui dispone, se solo avesse voluto, ci avrebbe messo meno di mezza giornata a sapere dove mi trovo”
“Non l’hai più sentito? “
“No, non ho sentito più nessuno, neanche i miei familiari. A dire il vero ho staccato il telefono e preso un altro numero. Diciamo che mi sono resa irreperibile. Ho chiamato solo i genitori di Alice ed ho detto loro dove mi trovavo pregando di rassicurare i miei familiari, ma di non dare alcun tipo di informazione. Quando mi sarò ripresa mi farò viva io“annuisce.
“E con Edward sei ancora sposata? “ sorrido amaramente.
“Gli ho mandato una mail chiedendogli di provvedere al divorzio. Prima di andare via di casa avevo scaricato da internet il modulo da compilare da depositare in tribunale e gliel’ho lasciato con l’anello di fidanzamento. Ma non ho più saputo nulla.  Conoscendo la sua famiglia ed il suo entourage penso che abbiamo provveduto subito“scuoto la testa mentre Kate si alza e si avvicina, abbracciandomi.

“Mi dispiace veramente, Bella. Ti conosco poco, ma non meriti di vivere una situazione così brutta“ sono commossa dal suo affetto.
“Senti, per questo fine settimana andiamo tutti nella nostra villa al mare. Scenderemo in spiaggia e ti farò conoscere i nostri amici di famiglia. Saranno 2 giorni da sballo e ti faremo conoscere un sacco di uomini! Ti rimetteremo in carreggiata! “ scuoto la testa divertita alle parole di Kate.
“Kate, verrei volentieri ma oggi ho un appuntamento in ospedale. Credo di essere incinta! – non riesco a finire la frase che Kate fa cadere la tazzina con il caffè dentro. L’ho proprio sconvolta.
“Cazzo!” ecco ha espresso quello che penso anche io. Dopo mesi mi ritrovo a ridere di cuore. Dopo pochi istanti Kate si riprende e la vedo indaffarata al telefono.
“Perfetto! La mia ginecologa ti può ricevere anche subito. E' la migliore in città! Andiamo a scoprire se c’è un baby Cullen in arrivo!” e, dopo aver lasciato una bella banconota sul tavolino, mi trascina via alla scoperta del mio futuro.
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Sempre più a fondo ***


Cap. 22°
“Sempre più a fondo”

Buongiorno ragazze e buon inizio di weekend. Vi ringrazio per tutte le recensioni che avete lasciato sugli ultimi due capitoli. Le ho lette tutte e sono contenta che vi piaccia quello che Edward e Bella hanno da raccontarvi. Come ho detto a qualcuna di voi in un messaggio ho scritto parecchio tempo fa questa storia e, quando ho iniziato la pubblicazione, ho fatto dei tagli e delle aggiunte per cui, ad un certo punto, aveva perso la trama originale. Ci ho rimesso la penna sopra ed ora, anche a leggere le recensioni, capisco di averla "raddrizzata"
 



Pov Edward
Aprile 2015
 
“Sig. Masen, prego, si accomodi”  
“La ringrazio, dottoressa Smith,per aver accettato di incontrarmi a quest’ora dopo aver annullato parecchi appuntamenti” mentre parlo la dottoressa mi indica la poltroncina su cui mi devo accomodare, vicino ad una grande finestra che offre un bel panorama  di Boston.
“Non è un problema. Però mi chiami Ellen. Penso che ci incontreremo per lungo tempo e credo sia il caso di mettere da parte le formalità. Sarà anche più facile affrontare alcuni argomenti” osservo la donna che ho di fronte. Se le stesse parole me le avesse rivolte un’altra donna, avrei giurato che ci stesse provando con me. Ma con lei mi viene difficile pensarlo.
“Va bene. Ma pretendo che anche tu mi chiami semplicemente Edward. Altrimenti mi sentirei in imbarazzo” annuisce e si volta verso il mobile bar.
“Ti posso offrire qualcosa da bere?” sorrido ma nego con la testa.
“Sto bene così” e, con questa frase, abbiamo finito i convenevoli. Osserva l’agenda che ha poggiata sulle  gambe e, poi, inizia a parlare.
“Bene. Andiamo subito al motivo per cui ti ho richiesto un incontro. Premesso che è mia abitudine dialogare con frequenza con i genitori dei miei pazienti, per quelli più piccoli come Erin ho l’abitudine di rapportarmi quasi settimanalmente. Mentre noi, dall’inizio della terapia ci siamo visti solo una volta” da questo primo approccio capisco già che il motivo dell’incontro è per dirmi che sono stato poco presente! Ed ha ragione.
Dall’inizio dell’anno alla mia piccola bambina è stato raccomandato un aiuto psicologico perché il suo carattere chiuso e la nostra situazione familiare l’hanno fatta cadere in depressione.
È stato mio zio Carlisle a suggerirlo dopo aver notato lo stato di apatia cui era caduta mia figlia. Aveva quasi smesso di parlare di sua iniziativa e quasi tutte le notti aveva incubi che la portavano a piangere e strillare nel sonno. Adesso la situazione è solo leggermente migliorata. Nel senso che gli incubi invece di essere quotidiani si presentano un paio di volte a settimana e non posso dire che la loquacità sia una caratteristica di Erin.
“Ellen, mi scuso per la mia poco presenza agli incontri. Cercherò di far coincidere le mie pause lavorative con i momenti in cui Erin è impegnata con te, dalla prossima volta cercherò di accompagnarla personalmente” annuisce e spunta qualcosa sulla sua agenda.
“Perfetto. È molto importante la tua presenza agli incontri. Non ti voglio presente in studio con lei, potrebbe non sentirsi libera. Ma ho necessità di averti a portati da mano. Spesso Erin fa riferimento a fatti o persone di cui io non sono a conoscenza e di cui tu non mi hai accennato nulla nel nostro primo incontro; mi rimane difficile analizzare i suoi comportamenti. La tua presenza mi aiuterà a colmare le lacune e capire cosa la piccola sta cercando di dirmi” annuisco perché ha effettivamente ragione.
“Ancora una volta ti do ragione. Sono qui anche per questo. Ma dimmi, dopo due mesi hai notato miglioramenti in Erin?” è la domanda che più mi preme porre perché ho già perso Bella e non voglio rinunciare anche a mia figlia. La guardo speranzoso.
“Edward, il percorso che tua figlia ha iniziato è solo all’inizio. Sto ancora studiando la bambina e il mio compito è questo per poterle dare gli strumenti che le saranno utili quando si troverà ad affrontare situazioni critiche. Inoltre, vorrei che anche tu entrassi in terapia. Perché alcuni comportamenti di Erin sono una diretta conseguenza dei tuoi” la guardo senza capire.
“Ti faccio un esempio. Spesso ho chiesto ad Erin se passa del tempo con te la sera, dopo cena. Ma la sua risposta è sempre stata “papi lavora”. Ho chiesto conferma anche ad Esme, quando accompagna la bambina e mi ha confermato che sei oberato di lavoro. Magari anche tu devi imparare a prendere del tempo per te stesso in primis  e da dedicare a tua figlia che, di fatto, è la tua famiglia” la guardo e comincio a capire cosa sta cercando di dirmi.
“Si, ma gestisco una società grande e che in questo periodo sta avendo problemi …”
“Potresti imparare a delegare … Nelle grandi imprese il capo ha sempre uno staff a cui delegare. Hai un vice presidente? Un assistente personale?” annuisco.
“Penso che prendano anche una buona retribuzione. Perché non gli affidi quegli incarichi che permetterebbero  a te di prendere del tempo da dedicarti?” rifletto su quanto mi sta dicendo.
“Perché sono sempre stato abituato a contare solo sulle mie forze. Se sbaglio è perché io ho preso delle decisioni sbagliate e non perché qualcun altro ha fatto male il proprio lavoro” Ellen mi sorride.
“Vuol dire che questo è il primo punto che affronteremo nella tua terapia! Delegare non vuol dire non seguire più le problematiche aziendali ma, occuparsene, attraverso il lavoro di altre persone. Perché la parola finale deve essere sempre la tua” e sorride mentre continua ad appuntare sulla sua agenda e quando volta pagina mi vien da ridere. Mi guarda assottigliando lo sguardo perché non capisce la mia ilarità.
“Sto riflettendo che in poco più di 10 minuti ha già riempito una pagina della sua agenda. E vedo che tu scrive fitto!”  scuote la testa ma il momento di ilarità è già passato.
“I disegni di Erin esprimono molto” ne prende alcuni poggiati su di un tavolino vicino alla sua poltrona. Me li mostra spiegandomi cosa Erin abbia voluto rappresentare.
“Premetto che non ho mai visto una bambina di 5 anni disegnare con tanta attenzione. Guardi i particolari e come colora senza uscire dal bordo. Questo è un livello di precisione che si raggiunge intorno alla terza elementare. Forse anche oltre. Mio nipote di 10 anni ancora esce fuori dal rigo quando colora! Ma è un terremoto e non ama studiare!” sorrido dei complimenti rivolti ad Erin.
“Ed anche le proporzioni sono quasi perfette. Guarda la grandezza degli alberi come sono proporzionali con le aiuole e con il sole. Li ho mostrati anche ad un mio collega che ha stentato a credere che l’autrice avesse solo 5 anni! Ti consiglio di coltivare il talento di Erin già da subito. Per evitare che vada perduto” continuo a sfogliare i disegni di Erin quando la dottoressa mi riporta alla realtà indicandomene uno, in particolare.
“Questo mi dice molto di tua figlia e delle dinamiche all’interno della vostra famiglia. Confesso che non riuscendo a parlare con te ho chiesto qualche spiegazione ad Esme che mi ha confermato i miei sospetti” osservo il disegno che mi ha messo sotto il naso ma non ci vedo nulla di strano!
“Cosa vedi rappresentato?”  lei intuisce i miei dubbi e mi pone la domanda.
“Due bambine che giocano sul prato e lontano c’è un cavallo. Probabilmente ha voluto rappresentare il giardino di casa nostra. Più che un giardino abbiamo una prateria, con cavalli, che Erin adora, cani, conigli e gatti. Erin adora passare i pomeriggi all’aperto”
“Bravo. Sono due bambine che giocano. Però quello che colpisce non è il luogo. Prima ti ho fatto vedere che Erin non ha problemi nelle proporzioni. Però in questa immagine una delle due bambine è più grande dell’altra. Inoltre, i giochi sono vicino alla bambina più grande” osservo ed, effettivamente, ha ragione.
“Mi sono fatta l’idea che tua figlia subisca la presenza della cugina Angel con cui, però, passa molto tempo. So che frequentano la stessa scuola e, addirittura, sono nella stessa classe” ancora una volta annuisco.
“E’ stata per mia comodità quella di scegliere la stessa scuola di Angel. Confesso che da casa nostra è anche abbastanza lontana. Molte volte torna a casa con mia sorella e, a volte, è rimasta a casa sua per i week end. Diciamo che approfitto della sua disponibilià”
“Questo è tipico di molte famiglie. Ci si aiuta per evitare che i cuccioli rimangano con tate o baby sitter appena quindicenni. Non è un metodo sbagliato. I familiari pongono più attenzioni alle necessità dei piccoli. Però nel tuo caso avviene con molta frequenza e, forse, non hai fatto caso che le due bambine non sono proprio amiche …” comincio a sbuffare. Non riesco stare ancora seduto, mi sento agitato.
“Attenzione, Edward, non ti sto dicendo che si odiano o che Angel si comporta da bulletta con Erin. Magari hanno gusti o caratteristiche diverse per cui tra le due non c’è sintonia ed Erin, che è ospite a casa della zia, subisce la pressione che si crea”
“Effettivamente non mi sono mai preoccupato di cosa ne pensasse mia figlia. Per me è scontato farla stare da mia sorella quando sono fuori per lavoro o so che farò tardi. Questa sera, ad esempio, dormirà da mia sorella ed io la rivedrò domani sera” e mentre parlo comincio a sentirmi un padre di merda. Non solo ho ampliamente fallito come marito ma anche come padre. Mi avvicino al mobile bar e mi apro una lattina di te. Ci vorrebbe uno scotch, visto lo stato in cui mi trovo. Ma non penso che una psicologa infantile abbia degli alcolici nel suo studio!
“Edward, se vuoi possiamo incontrarci nuovamente in settimana. Per oggi ti ho dato già abbastanza spunti su cui riflettere”  torno a sedermi e faccio segno di continuare. Prima affronterò i miei demoni e prima staremo bene. Ellen mi osserva attentamente prima di riprendere a parlare. Prende un altro gruppo di disegni e me li passa.
“Bene. In un incontro ho chiesto ad Erin di disegnare la sua famiglia. Quella che lei vorrebbe. Per famiglia io intendo quella con i genitori ed i figli. Lasciando fuori cugini, zii e nonni. E lei, come tutti i bambini, ha disegnato un papà ed una mamma. Le tre figure sono molto vicine fra loro e la bambina e fra i genitori. Questo è un classico fra i figli di genitori separati. Però, parlando con Esme, ho saputo che Erin non ha mai conosciuto sua madre” mi osserva in attesa di un mio chiarimento.
“E’ vero. Claire, la madre di Erin, ci ha provato a stare accanto a sua figlia, a fare il genitore. Lei è un medico e aveva messo da parte la sua carriera quando è rimasta incinta. Tra noi c’era una bella amicizia ma non si è mai parlato di matrimonio e di convivenza. Eravamo più di amici ma con i nostri limiti. Ed entrambi la pensavamo alla stessa maniera”
“E quindi ha preferito lasciare la figlia nelle tue mani e riprendere la sua vita” annuisco
“Si, non stava bene e …” ma Ellen mi interrompe.
“Edward non sto giudicando Claire e il suo comportamento. Ma devo capire per poter aiutare te ed Erin. Il mio compito non è giudicarvi” chiudo gli occhi e sospiro.
“Si, quando se n’è andata Erin aveva circa 6 mesi. Aveva cominciato da poco lo svezzamento e Claire non era avvezza e pappine e pannolini. Era sempre nervosa e la bambina ne soffriva. È strano: Claire è un medico eccezionale. Ha ricevuto diverse onorificenze eppure è stata una pessima madre. Pensa che non ha mai chiamato per sentire la figlia. Le mando un paio di mail l’anno per aggiornarla e lei, puntualmente, mi ringrazia di crescere mia figlia. Pensa che le onorificenze più importanti le ha ricevute per il suo prodigarsi nell’aiutare i bambini meno abbienti”
“Si riferisce ad Erin come tua figlia? Non vostra figlia” scuoto la testa e sorrido.
“Esatto! Però Erin non ha mai saputo i motivi per cui la madre non è presente nella nostra vita. Sa che è un medico e che spesso lavora in Africa per aiutare i bambini sfortunati. Quindi non può pensare che sia colpa sua se è andata via di casa” Ellen continua ad appuntare.
“No, Edward. Erin non ha questo tipo di problema con la madre biologica. Vedi, quello che mi ha meravigliato è che nei suoi disegni l’immagine della madre è molto precisa. Quasi l’avesse conosciuta e ne ricordi con esattezza i tratti somatici. Guarda l’onda dei capelli oppure il colore. Sono sempre gli stessi. Precisi.  Proprio come se lei li ricordasse in questa maniera. Poi ho pensato che la donna ritratta fosse la madre che la sua mente ha creato per sopperire alla mancanza. Accade di frequente e poteva essere il suo caso. Insomma, una sorta di madre immaginaria. Però, un paio di giorni fa, è stata molto chiara. Mi ha detto che la sua mamma è Bella ma che adesso è andata via perché è stata molto cattiva. Ed è sempre colpa sua se tu, il suo papà, sei sempre triste e non vuoi più stare con lei” a sentire le parole mi irrigidisco sulla mia poltrona. Non riesco a parlare. Come può la mia bambina pensare che il mio disastro amoroso sia dipeso da lei? Non me ne rendo conto delle lacrime che rigano il mio viso. Me ne accorgo solo quando Ellen mi allunga un pacchetto di fazzolettini di carta. Chiudo il viso tra le mie mani e piango. E, gentilmente, la psicologa mi lascia sfogare. È la prima volta dopo anni che mi capita di piangere.
“Vuoi spiegarmi chi è Bella?” la voce è delicata e mi lascia tutto lo spazio e il tempo di cui ho necessità.
“Bella è mia moglie che è andata via di casa 4 mesi fa” con molta difficoltà racconto la mia storia d’amore, del mio matrimonio e di tutto quello che è accaduto fino alla sera in cui sono rimasto solo. Alla fine Ellen rimane in silenzio.
“Quindi il periodo di apatia di Erin è iniziato quando tua moglie se n’è andata” è la prima volta che anche io giungo a questa conclusione.
“Non credo. Erin ha manifestato più volte uno stato di insofferenza a Bella. Non voleva stare con lei e, se io non ero presente, preferiva passare del tempo con mia cognata. Ora, comunque, anche lei è uscita dalla vita di mia figlia. Si incontrano solo saltuariamente nelle cene a casa di mia madre”
“Edward, credo che tu sbagli. Ho degli appunti di tua cognata Irina. Del fatto che ti ha aiutato a crescerla. Ma  quando ne ho fatto cenno ad Erin non posso dire che le manchi in modo particolare. anzi, sembra quasi sollevata nel non doverla più passarci del tempo. Le manca la zia Alice e, ti posso garantire, le manca Bella” osservo senza capire quello che sta cercando di dirmi la psicologa che mi lascia del tempo per assimilare.
“Sai cosa ho capito in questi mesi di Erin? Che è uno spirito libero. Non voglio lanciarmi in previsioni, ma credo che difficilmente tua figlia prenderà il tuo posto  alla guida della tua azienda. Non ama le costrizioni e non è particolarmente avvezza alla regole. Erin è questa bambina che disegna in maniera spettacolare e su ogni foglio è capace di mettere le sue emozioni. Erin ama Bella. Semplicemente non era forte abbastanza per difendere la sua opinione contro la famiglia che, invece, non la amava”
“Sostanzialmente mi stai dicendo che se io mi fossi comportato in maniera diversa con mia moglie, integrandola con la mia famiglia e facendo in modo che nessuno mettesse in dubbio la sua presenza nella mia vita, mia figlia l’avrebbe accettata?” sono sconvolto. Sono stato io a mandare a monte tutto!
“In parte, si. Quello che voglio farti capire è che quando hai sposato Bella eri pronto a formare una famiglia con lei e con Erin. Punto. La famiglia di Edward Masen. Madre, fratelli e sorelle, cognate, zii e nipoti, ne dovevano rimanere fuori. Sono importanti. Ma non fanno parte della famiglia di Edward, Erin e Bella” annuisco perché finalmente capisco.
“Anche adesso che siete in due, voi siete la vostra famiglia. Sai quanti padri single ci sono al mondo? E tutti se la cavano, tra un ritardo, una pizza a cena e un appuntamento saltato. Hai capito quello che ti sto dicendo?” annuisco.
“Si, tanto che appena uscito da qui andrò a prendere Erin a casa di mia sorella. Non la lascerò più così tanto tempo lontano da casa nostra” annuisce e si alza.
“Bene. E allora possiamo dire concluso il primo incontro. Per oggi penso di averti dato troppi input su cui lavorare. Per cui ti consiglio, per svagare la testa, di uscire di qui, andare a prendere Erin e portarla al cinema. È appena uscito “Alla ricerca di Dory” e i bambini ne vanno pazzi. E se farete tardi non è un problema: domani è sabato e potrete dormire più a lungo!” sorrido e la saluto cordialmente mentre vado via.
Fortuna che Jack mi sta ancora aspettando perché sono troppo sconvolto per guidare. Mando un sms a Rosalie per avvisarla che sto andando a prendere Erin. Penso che la porterò al cinema, come mi è stato suggerito da Ellen.
E prima di scendere dalla macchina, davanti la porta di ingresso di Villa Masen, chiedo a Jack di fare di tutto per rintracciare Bella. È ora di riprendere in mano la mia vita.

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Capitolo 23
*** Emmet, cos'hai combinato? ***


Cap. 23°
Emmet, cos’hai combinato?
 
Pov Bella

Aprile 2015
Sono diventata la sorellina di Kate e Tanya. Tutta la sua famiglia, genitori compresi, mi hanno praticamente adottata e non passa giorno che non riceva un regalino da parte loro. Decine di chiamate e inviti praticamente quotidiani. Ho una stanza tutta mia nella loro villa.

Durante il mio turno di lavoro vengono quasi sempre. Pranzano o cenano e attendono che  non ho finito per accompagnarmi a casa.  Non solo Kate o Tanya, ma anche i loro genitori, Eleazer e Carmen. Devo, però, ammettere che sono persone stupende, discrete e che sanno farsi amare. E, di conseguenza, non posso negarmi alle loro premurose attenzioni.

Oggi sono rientrata in casa ed ho trovato Kate e sua sorella Tanya impegnate a dipingere le pareti dell’ex ufficio di casa di Emmet e che, in comune accordo, è stato destinato a nursey.

Ebbene sì! Sono incinta. Probabilmente è accaduto una delle ultime volte che sono stata con Edward perché a giorni entrerò nel quinto mese. E, quindi, ero da pochissimo incinta quando ho lasciato il padre di mio figlio. Che, per inciso, ancora non sa che sta per divenire di nuovo papà.

Ammetto che per me è stato uno choc quando la dottoressa Fletcher mi ha detto che a metà settembre sarei diventata mamma. Il mio choc era in netto contrasto con l’euforia di Kate che mi ha accompagnato alla visita e, vista la sua disponibilità, le ho chiesto di essere presente durante la visita e all’ecografia! Mi sentivo che non sarebbe stata una semplice visita di controllo. Avevo una fifa e avevo bisogno del supporto morale di un’amica e, in giro, non c’era nessun altro!
Così mentre la dottoressa Fletcher parlava di analisi a cui  avrei dovuto sottopormi nell’immediato futuro io riuscivo sono a pensare che: ero sola, stavo divorziando dal padre del mio bambino, non avevo un soldo e il mio lavoro era precario e non avevo una casa in cui vivere se non l’appartamento di Emmet. E che prima o poi mi avrebbe chiesto di lasciargli i suoi spazi. Bel modo di crescere un figlio!

Fortunatamente, Kate ha capito al volo i miei pensieri. Forse, il mio bianco cadaverico l’ha anche un po’ spaventata. Per cui si è fatta dare dalla dottoressa Fletcher la cartellina con la lista degli esami da fare e le vitamine da prendere quotidianamente, assicurandola che avrei ottemperato! Nel caos del momento ha avuto anche l’accortezza di fissare il prossimo appuntamento con la segretaria della dottoressa. Io non pensavo ad altro che ad uscire dallo studio!

Poi, mi ha portata direttamente a casa sua e ospitata per un’intera settimana.  Lei e Kate, che neanche mi conosceva, si sono occupate di me come di una sorellina più piccola.
Per due giorni non ho fatto altro che piangere. Eppure ho avuto l’occasione di conoscere delle persone stupende che non mi hanno giudicata né commiserata. Kate e Tanya mi hanno viziata per giorni con gelato a raffica e film sdolcinati alla tv. Abbiamo pianto e riso contemporaneamente. Carmen, mi ha dato degli ottimi consigli. Proprio come avrebbe fatto mia madre se l’avessi contattata e Elazer, mi ha fatto ridere di continuo! Mi ha ipotizzato gli scenari più imbarazzanti: io distrutta dalle nottate in bianco con un bambino che non dormiva! Oppure io a rincorrere un piccolo demonietto in giro per la casa!
È inutile sottolineare che non ho detto a nessuno del mio stato. Neanche ad Esme con cui mi sento di frequente. E, solo con lei, mi sento in colpa.
Carmen, da bravo genitore, mi ha ricordato quali alternative ci sono al crescere un figlio da sola. Diciamo che mi ha espresso gli stessi pensieri del marito, solo in forma più seria e delicata. Ha solo accennato all’aborto e ha speso qualche parola in più per l’adozione. Ed è stata quella sera con Carmen che ho capito quanto ero stata fortunata. Con Edward è finita. Eppure lo amo ancora. Penso che avrà per sempre una parte del mio cuore. Ed ora, anche io, avrò una parte sua: avrò suo figlio. E nessuno me lo potrà mai portare via. Spero che il mio bambino erediti dal padre il colore degli occhi e il sorriso. Sarei la donna più felice.

Emmet mi ha confermato che, qualsiasi decisione prenderò, potrò sempre contare su di lui e Kate. Però vorrebbe che parlassi con Edward e con la mia famiglia. Ma non è ancora il momento. Non sono ancora pronta ad affrontare la nuova tempesta che sicuramente si scatenerà.

In questi mesi ho acceso spesso il telefonino e ogni volta ho trovato dei messaggi di Edward e dei miei familiari. L’ultimo messaggio di mio fratello mi ha commossa. Mi ha chiesto perdono per il suo mancato appoggio e che vorrebbe avere l’occasione di abbracciarmi e stringere forte ancora una volta. Anche mio padre ha chiamato, il giorno di Natale. Mi ha fatto gli auguri e invitato a tornare a casa. Lo ha detto in una forma pacata. Ma lui è un uomo di altri tempi non avvezzo a chiedere scusa.
I messaggi di Edward sono un discorso a parte. Sono messaggi brevi. A volte un semplice ti amo o un mi manchi. Altre volte mi ha raccontato la sua giornata o le ansie del momento.
Quella chiacchierata nella cucina di Carmen, per me, è stata fondamentale. Perché mi ha fatto capire di non essere sola e di avere delle persone su cui contare. E mi ha fatto capire che c’è la posso fare anche da sola. Perché, in fondo, sola non sono.

Da qualche giorno, pur mantenendo il mio lavoro da cameriera, sto organizzando una mostra di artisti giovani e semi sconosciuti. È accaduto tutto per caso, sempre grazie alla famiglia Denali, una sera  che ero stata invitata a cena a casa loro, dove i padroni di casa un ricevimento per ospiti di riguardo. E, visto che mi considerano di famiglia, non potevo non mancare.

Flashback
“ Miss Swan, mi ritiene indiscreto se le pongo una domanda personale, sul suo periodo vissuto a Londra?” osservo l’anziano signore che diverse volte ho notato che mi fissava. Sembra una persona distinta per cui la domanda non dovrebbe essere indiscreta! Ed è riuscito ad attirare l’interesse di tutta la tavolata, visto che ora sono tutti in attesa della domanda. Lo invito a parlare posando il bicchiere d’acqua davanti al mio piatto. Devo essere veramente rossa in viso perché mi sento accaldata.
“Lei è la stessa Miss che, a Londra, lavorava alla galleria di Madame Leblanc?” strizzo gli occhi.  Madame Leblanc è un nome conosciuto a livello internazionale tra gli amanti dell’arte. È una vera istituzione e da lei comprerebbero anche spazzatura  facendola passare arte!
“Si, ero io!” non mi fermo a spiegare i motivi per cui ho cambiato radicalmente la mia vita. Adesso mi fissano perché tra gli ospiti c’è anche Mark, il proprietario del ristorante per cui lavoro e, sicuramente, si starà ponendo molte domande.
“Oh! Signori miei, avevo ragione. La signorina qui presente mi ha venduto le opere più belle che ho nella mia personale pinacoteca. La passione che mette nel suo lavoro e la sua preparazione sono anche superiori alle qualità di Madame Leblanc” e si spreca in mille complimenti per me. Io, sinceramente, non lo ricordo in maniera particolare.
Altri commensali mi chiedono pareri su alcune opere d’arte che hanno acquistato o su quale autore punterei, in questo momento, per concludere affari nell’arte.
“Posso chiederle per quale galleria lavora adesso?” un altro invitato vuole maggiori informazioni. Ed è Elazer a rispondere al mio posto.
“Isabella è nostra ospite da poco ed è ancora alla ricerca di un  lavoro nel campo dell’arte, qui a San Francisco. Per adesso si occupa di altro. Ma è solo un lavoro che le permette di mantenersi lontano da casa”
Fine flashback

Ed è stata a quella tavola che un socio di Elazer mi ha lasciato il suo biglietto da visita, invitandomi a contattarlo il giorno successivo per una proposta di lavoro. Cosa che ho fatto non appena mi sono svegliata il giorno dopo!
La proposta consisteva nell’organizzare una mostra di tre giovani artisti contemporanei che cominciavano a farsi conoscere in America ma che avevano bisogno dell’aiuto di un esperto per farsi conoscere spiccare definitivamente il volo.
Ed, in quel momento, ho ringraziato il mio fantastico intuito che, negli ultimi giorni di lavoro da Madame Leblanc, mi ha fatto capire di dover fare un back up di tutti i contatti gestiti dalla galleria: ogni informazione utile di ogni singolo cliente. Da quanto spendeva annualmente ai gusti in fatto di arte. E, per ogni nominativo, tutti i possibili contatti! Sicuramente non è stato legale quello che ho fatto. Ma, in questo caso, la fortuna è stata dalla mia parte.
Di quella lista ho fatto una cernita di chi invitare e chi no. Ed ho deciso di firmare personalmente l’invito. Come ha detto anche Kate, magari qualcuno non verrà per gli artisti esposti ma perché sono io ad averli inviati. Speriamo bene perché io guadagnerò in percentuale alle vendite!
La mostra verrà finanziata da un paio di imprenditori californiani. I fondi non sono molti e sto facendo i salti mortali per far quadrare i conti.
Ho trovato un vecchio magazzino lungo la baia che, ho pensato, si potrebbe adattare benissimo alle nostre esigenze. Soprattutto se la mostra avrà successo e vorranno prolungare di qualche altra settimana l’esposizione. Non pagheremo l’affitto. L’accordo con il proprietario è che faremo alcuni lavori di cui necessita e quando lo restituiremo non ci dovrà nulla. Ed è l’impresa Denali che si sta occupando dei lavori di ristrutturazione. Certo, loro si occupano di grandi opere e questo per loro sono solo briciole.
I ragazzi di cui mi sto occupando sono simpatici. Ognuno di loro ha uno stile diverso e mi hanno sottoposto tutte le loro opere. Mi hanno chiesto il parere e cosa esporre. Hanno accettato anche le critiche che ho fatto ai loro quadri. Su alcune abbiamo discusso. Su altre mi hanno dato pienamente ragione. Con loro ho creato un bel feeling e gli auguro tutto il successo possibile. Non solo perché il loro successo permetterebbe a me di riprendere il lavoro che più amo, ma perché sono veramente bravi.

Vengo distratta dai miei pensieri da Emmet che rientra in casa e osserva il disordine che c’è in giro. Purtroppo Kate e Tanya amano mettere in mezzo, ma difficilmente puliscono!

“Uffa, avevo detto a Kate che dipingere la cameretta era un mio compito! Mi fanno montare solo i mobili. Mai qualcosa di divertente! Volevo disegnare un campo da calcio su una parete!” guardo scioccata Emmet. Pensavo che la faccia scocciata fosse per il disordine, invece, è incavolato con la fidanzata per avergli scippato il divertimento!  La stessa che si affaccia sul soggiorno per aver sentito la voce del ragazzo. In tuta, sporta di pittura eppure sempre bellissima. Così diversa dall’algida Irina. Sono felice che Emmet l’abbia incontrata. Sono innamorati e si vede!
“Ciao amore! Ti abbiamo lasciato un’intera parete. Io ho dipinto quella dove verrà accostata la culla e Tanya ha pensato al soffitto. Ha disegnato il cielo con le stelle. È bellissimo!” scuoto la testa. Li guardo mentre si abbracciano e si baciano. Sono così belli! E mi viene da pensare ad Edward e come si comporterebbe se fosse a conoscenza della notizia. Sarebbe felice? Sinceramente, non lo so. Scuoto la testa e cerco di pensare ad altro.
“Vi ringrazio di cuore! Sono contenta di aver avuto la parola finale anche per il colore delle pareti!”  si allontanano ed è proprio Tanya ad avvicinarsi.
“Bella, ti stanchi già troppo al lavoro. Non potevi pensare anche a dipingere la cameretta. Vogliamo solo aiutarti e, per la nostra nipotina, vogliamo solo il meglio” la abbraccio e le lascio un bacio sulla guancia perché è sempre molto dolce con me.
“Ma lo avete capito che non sappiamo ancora se è una femminuccia o un maschietto?”  e riprendiamo la nostra solita discussione. Emmet è sicuro che sarà un maschietto. Le sorelle Denali sono sicure che sarà una principessina.
“Bella ma può essere che tu non hai nessuna sensazione? Tutte le future mamme hanno delle sensazioni!” guardo Kate perché lei è la più interessata alla notizia. Infatti, con Emmet ha in ballo una scommessa di cui non hanno voluto rivelare i dettagli.
“Voi diteci in cosa consiste la scommessa ed io mi concentrerò sul bambino!” Tanya ride di cuore. Mentre i diretti interessati, dopo essersi fissati con sguardo complice, ci negano di sapere i dettagli!

Rimaniamo a scherzare fino ad ora di cena. Emmet e Kate sono abbracciati sul divano. Io sulla poltrona tantrica che hanno comprato appositamente per me e che è la cosa più scomoda che abbia mai provato! Ed, infatti, i suoi utilizzi sono diversi dal dare sollievo alle donne gravide! E Tanya sul divano a sfogliare cataloghi di abiti per neonati.

“Futura mammina, che vorresti mangiare stasera?”
“Aspetta. Ora ti faccio sapere!” chiudo gli occhi mentre li sento sogghignare e poggio le mani sul mio piccolo pancino che comincia a notarsi. Cerco di capire cosa vuole il mio amorino.
“Ok. Vuole italiano!” apro gli occhi e li vedo scuotere la testa.
“E non potresti chiedergli anche se ha il pisellino oppure una rosellina?” guardo sconvolta Kate mentre tutti gli altri ridono di cuore. Sono sicura di essere rossa in viso.
“kate che modi sono questi! Davanti ad un bambino!”
“Bella tu hai bisogno di fare sesso. Arrossisci solo a sentire la parola pisello o pene! Il prossimo fine settimana organizzeremo una cena con tutti gli scapoli d’oro di San Francisco! Ti troveremo un uomo!” osservo Kate convinta delle sue idee.
“Kate, per questo giro preferirei saltare il turno. Perché non ti concentri su Tanya? Anche lei è una single disperata!” la diretta interessata risponde direttamente.
“Perché per me devono ampliare gli orizzonti. Con gli scapoli d’oro di San Francisco ho già fatto un giro. Con alcuni anche più d’uno!” e mentre Emmet si dà il cinque con la cognata io arrossisco ancora più.
“Si può fare! Emmet potremmo invitare anche  quel  tizio  appena arrivato all’ufficio contabilità. È dell’Oregon e sembra un tipo a posto” Kate si scambia consigli con il ragazzo, mentre Tanya inorridisce all'idea.
“Ah, no! Nessun dipendente di papà. E, poi, i ragionieri sono così prevedibili! Amano farlo solo in poche posizioni. Nessuna fantasia e nessuna voglia di sperimentare!” Tanya è peggio di Emmet!
Le battute tra i due si susseguono finchè l’uomo di casa non si decide ad andare a prendere la cena.

Nel frattempo sistemiamo il disordine nella nursery e cominciamo anche ad apparecchiarfe.

Purtroppo la bella serata non è destinata a proseguire.
Quando, oramai, si sta facendo tardi e di Emmet non ci sono tracce, arriva una chiamata a casa: Emmet ha avuto un incidente.

Pov Edward

Aprile 2015

Sono passate due settimane dal mio incontro con la terapista di Eric e posso finalmente dire di aver dato una svolta alla mia vita.
Jack ha rintracciato Bella. Non c’è voluto molto. È bastato verificare all’ufficio immigrazione e lì abbiamo saputo che si trova a San Francisco e, per lei, ha garantito Emmet. È proprio il caso di dire che con una fava  ho beccato due piccioni. Perché anche di lui avevo perso le tracce, da molto tempo prima di Bella.
Non l’ho chiamata né raggiunta, ancora. Per adesso la mia priorità è Erin.

Non la lascio più allo sbando. Ho assunto una tata con cui sembra andare d’accordo. Ho dato incarico di portarla al parco, a trovare la zia Esme e, a volte, allo zoo. Voglio che esca e stia all’aria aperta. Voglio che inizi a comportarsi come una bambina di 6 anni.
Un paio di pomeriggi li ha passati in ufficio con me e sono stato ben attento affinché non entrasse in contatto con Irina. Si è divertita e ha giocato al pc.
Vado ad accompagnarla e a prenderla a scuola tutti i giorni e, dopo i primi in cui era scettica, ora mi corre incontro e mi prende la mano.
La sera siamo soli in casa. Mary ci lascia la cena pronta e mangiamo insieme e, prima di andare a letto, guardiamo qualche canale tematico per bambini.
Mi piace occuparmi di Erin e mi riempie il cuore vederla ridere. Ha iniziato a disegnare noi durante i normali  momenti di vita quotidiana ed ha ragione Ellen a dire che è veramente dotata.

Sto quasi per andare a letto anche io quando mi squilla il telefono. Non è insolito che mi squilli in tarda serata. Ma non riconosco il chiamante.

“Si?” nessuno risponde e guardo il display per verificare che la telefonata non si sia interrotta.
“Pronto?” ancora nulla. Poi ….
“Edward, sono Bella …..” rimango senza parole. Non so cosa dire. Non mi aspettavo di sentirla. Non sono preparato.
“Ciao” è l’unica cosa che riesco a dire.
“Ciao” poi la sento prendere un respiro profondo.
“Edward, ti chiamo  per Emmet. Siamo a San Francisco  e ha avuto un incidente. Dicono che è grave. Forse è meglio se veniste” rimango di sasso.
“Cos’è successo?” comincia a raccontarmi la dinamica dell’incidente. Nulla di più banale. Stava rientrando a casa con la cena e, per schivare un bambino scappato al controllo del padre, ha sterzato andando a sbattere contro un albero. Ha delle emorragie interne e un trauma cranico. E, i medici, temono per il peggio.
“Bella, avviso gli altri e mi organizzo per partire il prima possibile. Ti posso chiamare a questo numero appena arrivo?” ho ripreso il controllo di me.
“Certamente. Sono in ospedale. Ti chiamerò in caso di novità. Ciao” chiudiamo la conversazione e con il cuore a pezzi mi metto in moto per avvisare i miei familiari. Eppure, malgrado il momento, non posso non essere felice per aver sentito mia moglie.

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Capitolo 24
*** Ciao ***


Cap. 24°

“Ciao”
 
Pov Bella

Aprile 2015

Appena siamo arrivati in ospedale la situazione è apparsa subito critica. Emmet aveva riportato ferite importanti e il medico ci aveva consigliato di avvertire i parenti più prossimi. Di fatto poteva dare informazioni solo a me, visto che sono ancora la cognata.
Ma la famiglia Denali ogni anno fa importanti donazioni al’ospedale per cui Kate è riuscita a vederlo e le hanno permesso di rimanere qualche minuto in stanza con lui. Noi, per lasciargli maggiore intimità, abbiamo preferito vederlo attraverso il vetro, rimanendo lungo il corridoio di terapia intensiva.

Kate è distrutta e, quando ho visto Emmet steso sul letto e con il volto tumefatto, anche io ho avuto paura. Paura che non si riprenda, che resti a lungo nello stato comatoso o peggio ancora. Emmet è la persona più buona al mondo che conosca e non si merita di morire in questa maniera. Soprattutto dopo quello che ha passato negli ultimi anni.

Fuori dalla sua stanza abbiamo conosciuto anche i familiari del bambino che ha evitato di investire. Piangevano disperati e solo grazie a Carmen e alla sua dolcezza sono riusciti a calmarsi. Sono una coppia qualsiasi che si è distratta per un solo attimo e hanno rischiato di perdere il loro bambino. Li ho fissati al lungo accarezzandomi il ventre e pensavo al mio, di bambino. A cosa avrei provato a vivere una tragedia simile stando dalla parte della madre. Sono rimasti con noi e, dicono, non andranno via finché il nostro amico non sarà fuori pericolo. Quando hanno individuato Kate quale fidanzata di Emmet, si sono prodigati per lei andando anche a prenderle una camomilla al bar.

Dopo mesi ho sentito Edward. Quando i medici hanno chiesto di informare i familiari, Kate ha delegato me. A sua volta, Tanya si è offerta di chiamare al posto mio. Soprattutto quando ha notato che non riuscivo neanche a comporre il suo numero. Ma era giusto che una notizia del genere non gli arrivasse da un’estranea.

Sono arrivati diversi amici di Emmet. Il primo è stato Mark il quale mi ha rimproverato nel passare del tempo in ospedale, viste le mie condizioni. Mi ha sistemata su una poltroncina e viene di frequente a chiedermi se ho bisogno di qualcosa.
Anche Elazer e Carmen mi hanno consigliato di andare via. Soprattutto dopo che i medici ci hanno comunicato che non ci daranno aggiornamenti nel breve periodo. Ma ho paura a lasciare quello che ormai considero un fratello. E lo faccio anche per Kate che è distrutta.
Adesso si è accomodata alla poltroncina vicino la mia e l’ho invitata ad allungarsi su di me. Ha il viso sulle mie gambe. Non dorme, la sento piangere. E le massaggio i capelli come tante volte ho visto fare ad Emmet. So che la rilassa.

“Kate, ce la farà! Smettila di piangere o quando aprirà gli occhi la prima cosa che vedrà sarà una fidanzata con gli occhi da panda!” la sento tirare su col naso.
“Ci credi veramente che si sveglierà?” rifletto su cosa rispondere.
“E’ innamorato di te. Certo che si sveglierà! Anche per non darla vinta ai medici che lo danno per spacciato! Sai quanto ama fare scommesse sceme!” rimane in silenzio.
Poi, mi racconta della famosa scommessa.
“Se è un maschio ci sposiamo subito, femmina aspetteremo e andremo a convivere! Sai abbiamo immaginato che se fosse una femmina sarebbe carino averla come flower-girl! L’abbiamo immaginata vestita con un abitino di tulle bianco che cammina lungo la navata della chiesta davanti me e sparge i fiori! Con lo sguardo abbassato e le guance rosse perché è timida. Un sogno!” ha parlato a bassa voce. Ma l’hanno udita tutti.
“Cosa? E me lo dici così che devo accompagnarti all’altare?” Elazer è saltato in piedi. Lui, quando ha saputo della gravidanza, mi ha detto solo “sarà maschio!” ridiamo tutti.
“Comincio a sperare che sia un maschio!” Carmen guarda la figlia sorridente e con queste piccole frasi capisco quanto Emmet sia amato in questa famiglia.
Kate si alza e va ad abbracciare la madre ed io ne approfitto per sgranchire le gambe. 

Passiamo la notte così, tra un divanetto e l’altro. Siamo rimasti solo noi della famiglia. Quando Mark è andato via mi ha proposto di saltare il lavoro oggi, ho il turno del pranzo. Ma ho gentilmente declinato l’offerta. Si prevede che Emmet rimarrà a lungo in ospedale e, magari, ci saranno altri momenti in cui avrò bisogno di permessi.

“Dirai a Masen del bambino?” Elazer mi fissa in attesa di una risposta. Anche se l’argomento interessa tutti.
“Oddio, papà. Non penso che riuscirà a nasconderglielo. Guarda che pancino che si ritrova! Con la sua magrezza si nota ancora di più!”
“Effettivamente, si nota …” anche Carmen è del parere di sua figlia.
“In ogni caso, non gliel’avrei nascosto. Ammetto, però di aver paura della reazione della sua famiglia. Mi viene l’ansia a pensare ad Elisabeth Masen!” e comincio ad agitarmi e devono accorgersene perché Carmen viene a sedersi accanto a me e raccomandandomi di non pensare negativo.
“Hai una famiglia pronta a sostenerti, qui!” la ringrazio e mi appoggio a lei.

All’alba, a turno, scendiamo al bar a fare colazione. Scendo con Kate e ne approfittiamo per sederci al tavolino e mangiare i muffin di cui entrambe siamo golose.
“Quindi sei fidanzata!” mi sorride e arrossisce.
“Bella, lo amo!” sorrido e le stringo la mano.
“S vede, tesoro. E vedrai che Emmet si riprenderà alla grande. E, un giorno, ricorderete queste ore come il momento in cui hai detto ai tuoi che ti sposi!” ridiamo. Rimaniamo entrambe in silenzio a finire la nostra colazione. Ognuna assorta nei suoi pensieri.
“E tu come stai a pensare che tra qualche ora rivedrai tuo marito?” alzo le spalle.
“Adesso il mio pensiero è Emmet. Mi sto rifiutando di pensare a quello che accadrà fra qualche ora” mentre parlo noto che Kate è distratta. Sta fissando qualcuno.
“Vicino la cassa c’è il medico con cui abbiamo parlato. Che dici se ci avviciniamo e chiediamo se ci sono novità? Sono più di 7 ore che non abbiamo notizie” annuisco e, mentre lei avvicina il medico, tolgo i nostri vassoi dal tavolino. Poi, li raggiungo. Il medico è molto disponibile e umano. Ha capito la nostra ansia e ci mette al corrente delle ultime novità. Ci spiega come procederanno nelle prossime ore, quali controlli effettueranno, specificando che non avremo aggiornamenti prima del tardo pomeriggio.

Stiamo avviandoci verso gli ascensori, scortate dal medico, quando passando vicino la reception noto Edward. Bello come sempre quando è vestito casual. Indossa un semplice jeans ed un pull leggero in cotone.
Mi blocco e non riesco ad andare avanti. Kate mi chiede spiegazioni, pensa che non mi senta bene, ma non ha bisogno di risposte quando nota chi sto fissando.
“E’ arrivato!” proprio in quel momento anche Edward si volta verso di noi per recarsi verso gli ascensori e mi nota subito. Rallenta nell’incedere ma si riprende subito. Sospiro, cacciando fuori tutti i pensieri negativi che mi girano in testa.
“Ciao, Bella” rimane a poco più di un metro da noi e mi fissa negli occhi. Quanto mi sono mancati!
“ciao, Edward” non so cos’altro aggiungere. Kate fissa entrambi. Siamo immobili e noto che anche il medico ci osserva curioso. Il plin dell’ascensore mi riporta alla realtà e mi avvio con le presentazioni.
“Dottore, lui è il fratello di Emmet, Edward Masen” e i due uomini si stringono la mano. Edward non perde tempo a chiedere spiegazioni. E fornisce tutte le informazioni del caso. Purtroppo il medico viene chiamato da un’infermiera e ci lascia soli. Ed in ascensore presento i due rimasti con me.
Mentre si stringono la mano preciso che lei è la fidanzata di Emmet e noto Edward strabuzzare gli occhi!
“Ciao, Kate. Ammetto che avrei preferito conoscerti in altre circostanze” Kate ribadisce anche lei lo avrebbe preferito.

Al piano è Kate a presentargli tutta la famiglia e ad accompagnarlo dal fidanzato. Purtroppo non può rimanere a lungo con il fratello perché le infermiere stanno controllando i valori dell’ammalato.
E quando esce fuori dalla camera che mi fissa e nota il mio ventre. Rimane a bocca spalancata. Carmen se ne accorge e con una gomitata spinge il marito verso di lui, per scambiare qualche parola. Ma continua a fissarmi e non credo stia sentendo molto delle parole di Elazer.
Nel frattempo decido di andare via.
“Se vuoi ti posso accompagnare io” mi volto verso Tanya valutando la sua proposta ma rifiuto perché Kate ha bisogno di lei.
“No, rimani con Kate. Magari quando ritorno posso portarvi un cambio d’abiti. Che ne pensi, Kate?” lei, praticamente, vive con noi e posso portare tutto quello che serve.
“Si, magari più tardi ti mando un sms con tutto quello che mi serve. Ora non mi viene in mente niente. Tu lavori a pranzo, vero?” annuisco mentre saluto tutti e mi avvio verso l’ascensore.
Prego che faccia veloce, che non debba rimanere sotto gli occhi di Edward e quando le porte di spalancano credo di avercela fatta. Non ho preso in considerazione l’idea che lui possa seguirmi.

E appena le porte si chiudono e nessun altro può  udirci, si volta verso di me e mi indica la pancia.
“Credo che tu mi debba qualche spiegazione, signora Masen?” oddio, non è il migliore degli inizi per ricominciare a parlare. Sembra abbastanza incavolato ma non intendo soccombere ancora una volta.
“Che spiegazione? Non penso che occorrano parole!” mi fissa e noto il suo viso stanco.
“E’ mio figlio. Almeno una telefonata penso di averne diritto. Giusto per sapere che sarò di nuovo padre”

Nel frattempo usciamo dall’ascensore e mi avvio di gran passo, con Edward al seguito, verso l’uscita. Le sue parole mi stanno riportando alla memoria il suo comportamento nei miei riguardi. E il nervoso mi sale!
“Ti sbagli, è mio figlio e non hai nessun obbligo verso di noi. Non ti ho avvisato perché, sinceramente, non so come avresti appreso la notizia. D'altronde di me ti vergognavi” colpito e affondato. Sono stata cattiva ma sono stanca anche io.

Sono oramai fuori dall’ospedale quando noto la presenza di Jack che mi saluta cordialmente malgrado anche lui abbia spalancato gli occhi notando la mia pancia.  Edward approfitta del mio momento di distrazione per afferrarmi per un braccio e farmi salire in macchina.
“Se volevo un passaggio, mi sarei fatta accompagnare dai Denali!” lo guardo stizzita mentre l’auto parte. Nessuno mi chiede l’indirizzo per cui capisco che sanno benissimo dove abito.

“Primo. Non mi sono mai vergognato di te. Ho sbagliato, è vero. Sono stato un coglione e non lo posso negare. Qualsiasi cosa pensi di me, condivido appieno la tua opinione! Ti amavo e ti amo ed è stata dura, per me, non sapere che fine avessi fatto. Ho ritenuto giusto lasciarti i tuoi spazi e il tempo di sbollire la situazione. Ho scoperto solo due settimane fa che stavi con Emmet. E ti avrei raggiunta a breve per chiedere il tuo perdono. Secondo. È mio figlio e voglio avere la possibilità di far parte della sua vita e di crescerlo. Terzo. Voglio che tu torni a far parte della mia vita perché senza non riesco ad andare avanti” lo guardo senza parlare. Effettivamente è la prima vola che lo sento chiedere scusa. L’uomo tutto d’un pezzo sembra sceso a compromessi! Però non mi raggira con le belle parole, questa volta.

Fortunatamente sono arrivata a casa e mi appresto a scendere senza degnarlo di una risposta.
“Ciao Jack, è sempre un piacere vederti”
“Buona giornata, signora … Masen” scuoto la testa.
“Swan! sabella Marie Swan!”

Pov Edward

Sono arrivatto a San Francisco all’alba di giovedì. Erin ha dormo sulla poltroncina accanto a me, mentre i miei familiari arriveranno in giornata. Era in dormiveglia quando siamo usciti di casa. Non so se ha capito bene cosa stava accadendo. Ha leggermente aperto gli occhi quando siamo entrati nella suite dell’hotel. Giusto il tempo di rimettersi sotto le coperte di un comodo letto!

L’ansia per lo stato di salute mi stava logorando così ho preso tutto quello che mi poteva servire per mia figlia e per lavorare a distanza e sono partito. Non riuscivo ad attendere a casa, senza fare nulla e senza vedere di persona come stesse mio fratello. Non abbiamo avuto un buon rapporto negli ultimi anni e non ci siamo comportati da fratello, ma gli voglio bene e non potrei fare a meno di lui.

L’ansia, probabilmente, era dovuta anche all’idea di poter rivedere Bella dopo mesi. Mi sentivo agitato, ma in senso positivo. Sentivo come se stessi facendo i passi giusti per rimettere a posto il puzzle della mia vita. Forse, l’incidente di Emmet è stato il modo in cui il destino ha deciso per noi. Dobbiamo tornare insieme!
Ho lasciata mia figlia con Mike e sono tornato scappato in ospedale. Mi avvertirà non appena sarà sveglia.

In ospedale vedere Bella è stato un colpo. Ancor prima di vederla, mentre chiedevo informazioni al front office ho sentito il suo odore e quando mi sono voltato verso l’ascensore, sapevo già che lei era li.
Non mi sono accorto subito del suo pancino. Cazzo, diventerò nuovamente padre! Troppe cose mi stavano distraendo dal vederla per davvero. Prima il medico, poi la mia nuova cognata. Finalmente ho visto Emmet e la situazione non è semplice! E, solo dopo aver constatato di persona le condizioni di mio fratello, ho posto la mia attenzione a Bella.

E, bhé … era abbastanza evidente che non fosse ingrassata! Tutti hanno cercato di distrarmi mentre lei cercava di svignarsela!
Ma non gli è riuscito. L’ho raggiunta già in ascensore e, poi, in macchina.

Ed ora sono davanti la porta di casa sua.

“Ma mi stai seguendo?” mentre infila la chiave nella serratura si volta verso di me. Mi passo la mano sul viso e sospiro. Sono veramente stanco.

“Voglio sapere solo come stai e se ti serve qualcosa” non mi risponde nulla ma mi fa entrare in casa.
Mi guardo intorno. È proprio un bell’appartamento. Non è grande ma è luminoso.
“Scusa il disordine. Ma ieri le ragazze hanno dipinto la nursery e quando ci hanno chiamato dall’ospedale siamo corsi subito” adesso capisco l’odore che si sente nell’aria.

Però, se hanno dipinto le pareti allora saranno a conoscenza del sesso del bambino ….
“Che colore hanno scelto? Rosa o azzurro?” mi sorride ma non risponde. Mi fa segno di seguirla.
La camera è veramente piccola. Mi spiega il perchè delle pareti diverse.

“Il soffitto è un’idea di Tanya. Il prato con le farfalle l’ha dipinta Kate e la parete vuota è compito di Emmet. Vuol disegnare un campo da calcio!” sorrido mentre mi guardo intorno. Non ci sono mobili ma diversi vestitini ancora nelle loro scatole. La tenda bianca con disegnati gli orsetti è abbinata al lampadario.
C’è uno strano miscuglio di idee ma l’insieme ha  un bell’effetto. Mi volto verso la porta e mi accorgo di essere solo. Torno verso la cucina dove Bella sta mettendo in tavola il caffè.

“Non dovresti berlo” mi guarda sbuffando.
“Tuo fratello non mi fa sentire neanche l’odore del caffè! Questo è per te. Io prendo una spremuta” lo immagino Emmet che le fa paranoie per quello che mangia o se dorme abbastanza. 

Rimaniamo in silenzio finché non comincio a farle qualche domanda sul bambino. Quando l’ha scoperto e cosa ha provato. Stranamente è una conversazione tranquilla.
“Edward, se non ti spiace adesso avrei da fare. Tra un po’ devo andare al lavoro e prima voglio mettere un po’ a posto” contemporaneamente mi arriva un sms. Mi avvisano che Erin è sveglia.
“Erin si è svegliata ed ha fatto colazione. Posso andare a prenderla” mi guarda senza capire.
“Hai portato anche lei?” annuisco.
“Non la lascio più come facevo prima. Adesso sono io che mi occupo di lei e, per quando sono impegnato, ho assunto una tata” mi osserva ma non dice nulla e mi sento in dovere di darle delle spiegazioni.
“Andiamo entrambi in terapia ed ho imparato molto di me. Sto cambiando e voglio avere l’occasione per dimostrartelo” si volta completamente verso di me.
“Edward, tra noi le cose non hanno funzionato. Non ho mai creduto alle seconde occasioni. Se vorrai vedere il bambino non te lo impedirò. Ma tra noi la situazione è definita. Anzi, spero che la situazione del divorzio sia definita”
“No, per il divorzio non ho fatto nulla. E sì, voglio far parte della vita di nostro figlio. E voglio avere una seconda occasione con te. L’ultima e questa volta non te ne pentirai!” la fisso seriamente negli occhi finché lei non lascia perdere il discorso. Sto per andare via, ma ho ancora una curiosità.
“Che lavoro fai?” alza le spalle
“Cameriera in un ristorante”
Certo nel suo campo non è facile trovare lavoro.
 

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Capitolo 25
*** Primi contatti ***


Cap. 18°
"Primi contatti"

 
Pov Edward
Aprile 2015

Da una settimana siamo tutti al capezzale di Emmet e, purtroppo, senza avere notizie confortanti su un eventuale suo risveglio. Abbiamo un minimo di speranza perché la situazione non peggiora e questo, dicono i medici, è già un buon segno.

Gestire tutto il resto non è facile e devo ringraziare la famiglia Denali se ancora non vado fuori di testa.  Sono veramente affezionati ad Emmet e Bella e, devo ammettere, che sono persone fantastiche. Parlando con Elazer, che conoscevo di fama,  è venuto fuori di aver avuto incontri di lavoro con mio padre quando erano giovani e lo ricorda con affetto. Uno dei pochi, ho pensato!
Kate è una gran donna, la ammiro molto e mi piace stare in sua compagnia. Da quando sono arrivato una settimana fa non l’ho mai vista lontana dalla stanza di Emmet e, mi ha confermato Bella, non è mai uscita dall’ospedale. Ha saputo affrontare Irina, che è voluta essere anche lei presente qui a San Francisco e mia madre. Anche se mi ha avvisato che, non appena Emmet si riprenderà, la caccerà da San Francisco. La stessa Irina che, non solo sta provocando in tutte le maniere Kate, ma sta provando a punzecchiare anche Bella. Fortunatamente, nessuna delle due risponde alle provocazioni e la cosa fa irritare ancora di più Irina!

“Edward, sta arrivando Carlisle con il medico e ci vogliono parlare”
Anche i miei zii sono arrivati a San Francisco e hanno scoperto della gravidanza di Bella. Hanno avuto un incontro privato molto lungo. Da quanto ho capito si è scusata per non avergli detto della novità. Ed è così che ho intuito che hanno sempre saputo dove fosse Bella. Da alcune frasi di conversazione che ho captato so che i miei zii stanno facendo pressione su Bella affinché contatti la sua famiglia. Ma lei ancora tergiversa e, purtroppo, adesso sono l’ultima persona da cui vorrebbe consiglio.

Kate si sta mordicchiando le unghie. Ho imparato a conoscere le sue emozioni e so che è nervosa e preoccupata.
“Kate, sta calma perché non saranno brutte notizie” mi sorride e annuisce. Le prendo la mano e ci posizioniamo davanti la porta della stanza di Emmet. Subito, accortisi del nostro posizionamento, si avvicinano mia madre con Rosalie e Irina.
“Ci sono novità?” mia madre, in questi giorni, sembra invecchiata di 10 anni. Spesso l’ho trovata che fissava il vuoto. Ha un atteggiamento così dimesso che non ricordo neanche quando è morto mio padre.
“Sta arrivando il dottore e vuole parlarci” non aggiungo altro perché non so altro.
“Lei  non dovrebbero essere qui, non è della famiglia” Irina fissa Kate con sguardo provocatorio. Le stringo la mano per farle sentire la mia presenza e trovo questa cosa “divertente”: Emmet per mesi si è preso cura di mia moglie. Adesso io mi occupo della sua fidanzata!
“Irina, basta. Kate è la fidanzata di Emmet ed ha tutti i diritti di ascoltare. Sicuramente sei tu di troppo e, forse, anche noi” sono duro e mia sorella mi guarda meravigliata.
“Edward, non è lei l’estranea …” non lascio finire di parlare mia madre.
“Mamma, qui c’è la fidanzata di  Emmet, il quale, sono sicuro, non vorrebbe vedere l’ ex moglie al suo capezzale!” la conversazione finisce così perché arrivano i medici. Ma a breve la riprenderò.
L’incontro, come speravo, non è andato male. In mattinata hanno fatto nuove tac e i risultati sono buoni. Le emorragie si sono ritirate ed il trauma cranico si sta riducendo. Tanto da sospendere subito il coma farmacologico per vedere come reagisce e attendere che si svegli.
“Fra quanto si sveglierà?” è Esme a chiederlo, appena arrivata con Erin. Fortuna che c’è mia zia che può badare a mia figlia.
“Non sappiamo dirlo. Per ancora 5 o 6 ore sarà sotto l’effetto dei medicinali. Poi, ogni momento è quello buono. Non facciamo previsioni e non createvi speranze”

I medici si allontanano e, mentre Kate e Carlisle rimangono a scambiare opinioni,  prendo Erin in braccio e me la sbaciucchio. Le chiedo se ha già pranzato e mi risponde che è stata al ristorante dove lavora Bella.  Questa è un’altra novità. Erin non fa altro che seguire e spiare Bella! Se viene a sapere che è di turno, allora le viene un’improvvisa fame finché non la porto al ristorante dove lavora mia moglie. Altrimenti cerca di informarsi su dove possa trovarla! Si è accorta che è incinta e, con l’innocenza dei bambini, ha capito che è il suo fratellino o sorellina. Non ne sembra gelosa o preoccupata.
“Edward, se vuoi la prendo io” mi volto verso Irina con ancora Erin ancora in braccio. La quale si aggrappa al mio collo facendomi capire che non vuole passare il suo tempo con la zia.
“Non ti preoccupare. Tra qualche minuto ce ne andiamo in hotel” si allontana sconfitta e non passa inosservato il sospiro di sollievo di Erin. Mi dispiace per Irina. Per anni le ho lasciato la gestione di mia figlia, ma ora è tempo di cambiare e lei stessa deve ripartire con la sua vita. Non più aggrappata ai Masen.

Passo ancora del tempo con Erin e mi guardo intorno in cerca di Bella. Ha finito il suo turno di lavoro da almeno un’ora e, in genere, si precipita in ospedale. Sono preoccupato anche se sono a conoscenza che Tanya è con lei. I Denali difficilmente la lasciano sola.
 “Ti posso parlare un attimo?” alzo lo sguardo verso Kate e le faccio segno di accomodarsi vicino noi.
“So che Bella si incavolerà per quello che sto per dirti. Ma ho imparato a conoscerti in questi giorni e non sei una brutta persona. Devi migliorare in alcuni aspetti, ma … puoi andare!” rimango sorpreso dalle sue parole.
“La amo con tutto il mio cuore. E farò di tutto per farmi perdonare e riconquistarla” mi sorride e si volta verso mia figlia.
“Erin, vuoi venire con me a mangiare un gelato buonissimo?” Erin la guarda ed è tentata. Solo che non la conosce e, con gli occhi, mi cerca per chiedermi l’assenso. Kate mi spiega che nelle vicinanze c’è un parco con, all’interno, un chiosco che fa gelati molto buoni.
“Erin, la zia Kate è fantastica! E se vuoi puoi andare. Sono sicuro che ti divertirai ma, se non ti trovi bene, ti riaccompagnerà subito qui. Io ti aspetterò” ci fissa entrambi e, poi, le prende la mano. Stanno per andare via  quando Kate mi sussurra all’orecchio …..
“Terzo piano, ambulatorio della dottoressa Fletcher. Fra 10 minuti Bella ha l’appuntamento per fare la morfologica e conoscere il sesso del bambino! Non fare altre cazzate perché è la sola è unica occasione che avrai per riconquistarla!” la sento ridere mentre va via e chiacchiera con mia figlia. Inizialmente non connetto. Poi, quando recepisco il messaggio e visto che gli ascensori sono tutti occupati, scendo velocemente le scale e raggiungo lo studio di ginecologia.

E nella sala d’attesa trovo Bella con Tanya. Stanno chiacchierando e ridendo.
“Ciao, ci sono novità?” è Tanya ad informarsi e racconto quello che abbiamo saputo dai medici.
“Hai una visita di controllo!” mi fissa per capire chi ha parlato. La guardo furbo.
“E’ stata Kate, se te lo stai domandando. Non ho capito perché ma sono tutti curiosi di sapere il sesso del bambino” è Tanya, ridendo di cuore, a spiegarmi i termini della scommessa di mio fratello e sorrido quando ne vengo a conoscenza.
“Edward, visto che sei qui, potrei chiederti una cortesia? Potresti fare compagnia a Bella durante la visita? Tra qualche minuto il medico sexy andrà in pausa e vorrei approfittarne per scambiarci quattro chiacchiere!”” mi volto verso Tanya sorpreso dalla sua richiesta e sculettando se ne va senza attendere neanche la risposta. Che tipo!
“Non sei obbligato” le prime parole di Bella.
In questa settimana abbiamo fatto progressi. I primi due giorni ci siamo urlati contro di tutto. Ma ne avevamo bisogno. Io, soprattutto. Perché ho avuto sbattuto in faccia tutte le mie mancanze e tutto quello che lei ha dovuto subire per causa mia. Poi, pian piano, abbiamo cominciato a parlare civilmente e, a volte, abbiamo ritrovato anche la nostra complicità. Ma il percorso è ancora lungo e, adesso, sono io che devo farmi conoscere da lei per quello che sono realmente.
Ho espressamente vietato a mia madre e a mia sorella di avvicinarla e lei me n’è stata grata. E spesso la trovo a chiacchierare e sorridere con Erin. I problemi grossi ce li sta causando Irina che non ha intenzione di lasciare la mia famiglia.
“Non mi sento obbligato. È dove voglio essere” non fa in tempo a ribattere che l’infermiera annuncia il suo turno.
La visita va bene ed anche l’ecografia. Dimensione, peso tutto nella norma. Bella sta bene. Le consiglia solo di rallentare i ritmi perché la trova affaticata. Nei giorni scorsi le ho chiesto di lasciare il lavoro ma lei non ha intenzione di accettare i miei soldi e, questo, mi fa sentire frustrato.
“Ragazzi, mi spiace. Ma è girato. Non posso dirvi il sesso!” scoppio a ridere e le due donne mi guardano.
“Ce l’ha tirato Emmet! Non è ancora pronto a sapere il sesso. Non è pronto  con la fatidica domanda!” Bella scuote la testa ma è d’accordo con me.

“Hai mangiato oggi?” siamo usciti dallo studio e vorrei continuare a rimanere con lei.
“Si, ma ho voglia di dolce” è la prima volta, in questi giorni, che mi chiede qualcosa. Mi guarda mordendosi il labbro e, prendendole la mano, la porto vicino l’ascensore. Mi viene l’idea di raggiungere Kate al parco ed è d’accordo con me.
Le troviamo a giocare all’altalena. Kate spinge Erin sempre più in alto e sembrano divertirsi. Quando si accorgono di noi, ci vengono incontro e andiamo tutti a prendere il gelato.
Noto che Bella accarezza di continuo la pancia e tante volte sono stato sul punto di chiederle di poterlo toccare anche io. Ma è un gesto troppo intimo e non voglio metterla in imbarazzo. Così come muoio dalla voglia di baciarla e abbracciarla. Ma è ancora presto e non so come prenderebbe un gesto del genere.
Erin, con molta nonchalance si infila tra di noi e stringe la mano ad entrambi, mentre cammina soddisfatta e Kate se la ride.

Al chioschetto i gusti sono veramente molti e c’è l’imbarazzo della scelta.
“Papi non vedo…” ha ragione. Dalla sua altezza e non sapendo leggere non è facile scegliere. Sto per prenderla in braccio quando mi precede Bella. Mi preoccupo per il peso ma Kate mi fa segno di lasciar perdere. Ed ha ragione perché stanno chiacchierando come mai le ho viste fare. Si consigliano i gusti da provare e alla fine optano per il classico cioccolato e stracciatella!
E mentre ci sediamo alla panchina ed Erin gioca vicino noi, riprendiamo a parlare.
“E’ cambiata così tanto …” non serve che mi specifichi che sta parlando di Erin!
 “E’ merito della psicologa. Mi ha fatto capire i miei errori con lei. Ti devo girare per mail le relazioni di Ellen e capiresti che padre di merda sono stato” mi guarda e, per la prima volta, mi prende la mano.
“Non lo sei mai stato. La ami e si vede” non mi guarda in faccia perché è rossa.
“Amo anche te”
“Vorrei ricordarvi che il mio fidanzato è in un letto di ospedale e non sono dell’umore giusto per assistere alle coppiette in amore!”ci voltiamo entrambi rossi verso Kate ma il telefono di Bella squilla e nessuno dice più nulla.
La sento parlare di budget e di conti e quando interrompe, mi spiega.
“Un socio di Elazer mi ha ingaggiato per organizzare una mostra. Ma il budget è limitato e le spese sono tante” Mi spiega quello che sta facendo, dei suoi artisti. Ammette che non ci capisce niente di bilancio e ridiamo quando ammette di aver sottratto l’intero database a madame Leblanc e di aver contattato i migliori clienti con cui aveva lavorato.  La ammiro per quello che sta facendo.
“A me l’invito non è arrivato!” glielo dico quasi piccato.
“Non è il tuo genere!” scherzando torniamo verso l’ospedale.
“Se vuoi ti posso aiutare con la parte contabile” mi osserva ma non risponde. Però Kate le consiglia di approfittare perché Emmet, che finora l’aveva consigliata, sarà fuori gioco per un po’.

Ad un certo punto si blocca. Non parla e non cammina. Starà ancora pensando o mi devo preoccupare? Quando mi prende veloce la mano e se la porta sul pancione.
“Lo senti?” la sua voce è emozionata, mio figlio si sta muovendo! Adesso sono anche io senza parole. Forse sarò sdolcinato o un semplice coglione ma piango mentre mi inginocchio e bacio mio figlio. Quando alzo gli occhi e fisso quelli di Bella vedo che anche lei sta piangendo! L’attimo passa troppo velocemente. Kate vuole sentire anche lei e viene subito accontentata. Mentre Erin rimane perplessa.
“Erin vuoi sentire anche tu?” è Bella a proporglielo e lei si avvicina impaurita, ma non so lo fa ripetere due volte. Poggia la sua manina sul pancione e rimane in attesa. Il piccolo colpisce ancora ed Erin spalanca gli occhi. Mi piego alla sua altezza e le spiego.
“Sono i primi calci del tuo fratellino o sorellina” mi sorride e poggia nuovamente la manina sul pancione. Non ci sono altri colpi ma non ne rimane delusa. Bella ha le lacrime agli occhi e decidiamo di sederci un attimo su delle poltroncine all’ingresso dell’ospedale. Kate ci lascia soli.
Sono entrambe sedute vicine ed io inginocchiato davanti loro. Le fisso entrambe, le donne della mia vita ed è in questo momento che giuro a me stesso che le proteggerò e amerò sempre.
Erin si alza in piedi sulla sedia e si avvicina a Bella per abbracciarla e lasciarle un bacio sulla guancia. Forse, è il primo che le da di sua volontà. Sta per allontanarsi quando Bella se la stringe al petto e se la tiene a lungo, dicendole che la ama e scendono le lacrime anche a me.
Rimaniamo così per parecchio.
“Ti amo, amore mio. Farò tutto quello che è umanamente possibile per riportarti da me. So che non sei il tipo che ama le cose materiali, ma sono disposto a darti tutto quello che chiederai” mi guarda. So che anche lei mi ama.
Ed è proprio in questo momento che veniamo interrotti.
“Edward, ti devo parlare” senza voltarmi riconosco la voce e fisso mia moglie ed anche mia figlia. Entrambe aspettano una risposta da me e, questa volta, non tarda ad arrivare.
“Andate su, vi raggiungo subito” stanno per allontanarsi quando Bella si avvicina al mio orecchio.
“Tutto quello che voglio, Edward?” annuisco. È chiaro che si sta riferendo a quello che le ho appena detto.
“Bene, voglio lei fuori dalla nostra vita”  e se ne va.

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Capitolo 26
*** Piccoli Passi Avanti ***


Cap. 26°
" Piccoli Passi  Avanti"



Anche oggi vi lascio un nuovo capitolo. Questo è solo di passaggio ... i prossimi ci sveleranno molti particolari e ..... alla prossima!!!
Pov Bella
Aprile 2015


Sto scherzando con i miei colleghi, in sala c’è ancora poca gente, quando lo vedo entrare con la sua solita aria spavalda. Con lui c’è Erin che ho trovato così cambiata in questi mesi. Mi sorride e mi cerca. Lo fa in maniera soft. Nascondendosi dietro il padre e arrossendo ogni qual volta mi rivolge la parola. Mi fa una tenerezza! Quando si comporta in questa maniera riconosco in lei molti tratti di Edward. Ho passato la notte a leggere le relazioni della psicologa di Erin. Come promesso, Edward me le ha inviate per mail ed ho pianto per ore. Nelle premesse della mail ha specificato che non era un modo per giustificarsi, ma voleva che sapessi che la bambina non mi ha mai odiato e che il suo comportamento derivava dalla manipolazione che subiva in famiglia. La psicologa ha descritto una bambina che stento a riconoscere come quella con cui ho vissuto per mesi. Eppure, adesso che la vedo, penso che sia questo il vero carattere della mia bimba.

Leggendo le relazioni mi sono resa conto che anche io ho commesso i miei errori nei mesi in cui ho vissuto a Boston. Ad esempio, non mi sono mai soffermata a pensare ad Erin come persona e non come
figlia di Edward. Volevo avere una relazione con Erin in quanto figlia di mio marito e non come persona a se. Non ho mai capito che lei non è come una figlia di genitori divorziati. Lei una madre ce l’ha ma, come dice la psicologa, l’ha rinnegata. Come può sentirsi una bambina nel sapere che hai una madre ma si trova dall’altro capo del mondo a preoccuparsi di altri bambini? Mentre lei veniva sballottata a destra e sinistra proprio come un pacco postale.
Inoltre anche Edward, a causa del suo lavoro, è stato parecchio latitante. Lasciarla con Irina e il trio simpatia non è stato il massimo! Senza contare che, da quando ci siamo conosciuti, ha passato anche del tempo con me, a Londra, sottraendolo alla figlia che già vedeva poco.

“Bella, da oggi prendi le ordinazioni e porti gli aperitivi e il conto. Evita di fare sforzi, se vuoi continuare a lavorare. Altrimenti ti metto in astensione per maternità” guardo in cagnesco Mark e i miei colleghi che sghignazzano di nascosto.
“Non sono malata. Sono solo incinta” lo dico irritata perché da quando Emmet è in ospedale tutti mi stanno addosso ancora più di prima. Non esco mai da sola perché c’è sempre qualcuno pronto ad accompagnarmi. Ho chi mi riempie il frigorifero di prodotti sani e nutrienti. Carmen manda addirittura una loro domestica a sistemare la mia casetta almeno tre volte a settimana. A volte mi sembra di soffocare con tutta quest’attenzione!
“Lo sappiamo tutti. Ma mi è giunta voce che ieri sera non ti sei sentita bene” sicuramente è stata Tanya a raccontare del mio piccolo mancamento, in casa c’era solo lei!
“E’ stata una crisi di pianto per Emmet e avevo fame perché avevo saltato il pranzo” mi giustifico mentre con il tablet per le ordinazioni mi avvio verso il tavolo di Edward. Poi, ci ripenso e mi volto verso il mio capo.
“Sai, dovresti approfondire la conoscenza con Tanya. Andreste molto d’accordo ed io sarei più libera!”  con Mark posso permettermi di scherzare. Al lavoro, con tutti, pur essendo intransigente è molto amichevole e ci permette di scherzare.
“Già fatto mia cara! Ma entrambi non siamo tipi da bis!” arrossisco alle parole di Mark mentre arrivo da Edward.

“Ciao Bella. Hai caldo?”  mi salutano entrambi ed Erin si alza per lasciarmi un bacio sulla guancia che contraccambio di cuore. Evito di rispondere alla sua domanda per non dover spiegare il motivo del mio
rossore.
“Ciao, ci sono novità?” durante la mattina Edward si affaccia sempre in ospedale. Sono già tre giorni che attendiamo che Emmet si svegli e, malgrado le sollecitazioni, non ci sono novità. Sono undici giorni che è in ospedale e mi manca il mio fratello acquisito. Mi manca scherzare con lui e mi mancano le nostre chiacchierate. Edward sbuffa e scuote la testa.
“Kate sempre in ospedale?”
“Si, ha avuto una crisi di pianto ma non siamo riusciti a convincerla a lasciare l’ospedale. Vorrebbe che Emmet venisse visitato da altri specialisti ed ho firmato il consenso per lei”
“Più tardi proverò a parlarle anche io. Speriamo bene. Irina?”
“Sempre in ospedale, ma non si è più avvicinata a Kate”
Il giorno dell’ecografia Edward ha parlato chiaramente con l’ex cognata. L’ha ringraziata per l’aiuto e il sostegno per Erin ma le ha fatto presente che non è più sposata con Emmet e, quindi, la sua presenza a San Francisco è superflua. Le ha anche anticipato che al rientro a Boston non sarà più la sua assistente ma la sposterà ad altro settore. Sempre se non preferisce andare via. Lei non ha preso bene le notizie e, quando ha alzato la voce, Rosalie ed Elisabeth, che avevano intuito il motivo della conversazione, hanno preso le sue difese.  Ne è uscito un putiferio, soprattutto quando Elisabeth ha ricordato che anche loro hanno quote della società e non può decidere in autonomia.
A quel punto i toni si sono alzati. Edward, sentendosi ancora giudicato per il suo lavoro, ha minacciato azioni pesanti se le due donne continueranno ad intromettersi nei fatti aziendali e ha minacciato tutte e
tre le donne se solo si avvicineranno ancora ad Erin oppure a me. Non ha potuto fare molto di più e si sente frustrato per la situazione.

Osservo Erin e sembra affamata, visto che ha già mangiato due fettine di pane prese dal cestino di cortesia.
“Ok! Cosa vi porto oggi? Abbiamo una fantastica lasagne con salsa di gamberi. Oppure abbiamo una zuppa di granchi appena pronta. Ma avete mangiato granchio per gli ultimi quattro giorni ….” mi guardano entusiasti. Hanno scoperto entrambi che amano i granchi e ne mangiano a volontà, per la gioia di Mark!
“E 5 minuti di pausa potresti prenderteli?” è Edward a chiedermelo. Ma non posso. Mark ha standard molto alti nel suo ristorante e non vuole assolutamente che durante il nostro turno di lavoro prendiamo troppa confidenza con i clienti. È solito dire che quando i nostri genitori varcano la porta del suo ristorante diventano clienti di tutto riguardo e hanno diritto al miglior trattamento da parte nostra. Sono sicura che se glielo chiedessi me lo concederebbe. Ma non voglio approfittare della sua gentilezza.
“Non è consentito. Quindi che vi porto?” stranamente ordinano entrambi la lasagne e, faccio aggiungere, un semifreddo al pistacchio e cioccolato caldo. L’ho provato in mattinata ed è eccezionale. Appena pronto lo chef me lo ha fatto provare per chiedere il mio parere.  Da quando si è accorto che sono incinta mi fa provare ogni nuovo piatto che inventa. E difficilmente sbaglia.
Li osservo mangiare mentre prendo altre ordinazioni dei clienti che man mano entrano nel locale. Edward è un padre eccezionale con Erin. Le sistema il tovagliolo sulle gambine e taglia in bocconi piccoli la lasagne. Le versa diverse volte l’acqua. Le parla e la fa ridere. È l’uomo di cui mi sono innamorata e che avevo perso. Spero che sia altrettanto bravo con mio figlio. E, soprattutto, spero che voglia essere presente nella vita di mio figlio e che non sia solo la frenesia e l’entusiasmo del momento a farlo parlare.
“Quanto ti manca a finire il turno?” me lo chiede mentre mi firma il conto e guardo l’ora e sorrido.
“Meno di mezz’ora ed anche per oggi è andata”  con Edward, in questi giorni, abbiamo parlato di tutto. Anche del mio lavoro che vorrebbe lasciassi. Ma non ho intenzione di dipendere da nessuno e, soprattutto, voglio essere indipendente per mio figlio.
“Ti spiace se ti aspettiamo? Possiamo andare insieme in ospedale?” vedo Erin già agitarsi felice all’idea!
“No, non vado subito in ospedale. Prima ho un sopralluogo al magazzino e devo controllare un paio di cose per la mostra” lo vedo pensare.
“Erin, ti va di andare a fare una passeggiata sul molo. È una bella giornata è potremmo arrivare fino al mare” e quando la bambina annuisce contenta si volta verso me.
“Anche noi andiamo da quelle parti ….” Riprendo la cartellina con il conto e mi allontano ridendo. È un cretino! Però ne potrebbe uscire qualcosa di buono. Da quando Emmet è in ospedale mi sono arenata con la mostra e, anche se non voglio ammetterlo, mi serve aiuto.

Un’ora dopo siamo nel magazzino che ospiterà la mostra. Gli operai hanno terminato di togliere le impalcature e, anche se spoglio, è proprio quello che desideravo venisse realizzato. Richiamo Edward che si sta guardando intorno.
“Non c’è molto da vedere. È tutto vuoto e così deve restare” mi guarda senza capire e comincio a spiegargli la mia idea.
“L’intero stabile verrà diviso in tre aree, una dedicata ad ogni artista. Le loro opere verranno affisse alle pareti e alcune sospese direttamente dal soffitto. Nessun tavolo con rinfresco, sedie o altro. Ci saranno i camerieri che circoleranno tra i visitatori. Al centro,dall’alto, scenderà un cartellone con il nome della mostra che ancora decidiamo. Luci soffuse in giro e faretti con luce bianca nei pressi delle opere. Che ne pensi” si guarda intorno, probabilmente starà immaginando quello che gli ho detto.
“Mi piace. Molto moderno. Ci sarà musica di sottofondo?” annuisco.
“Si, in ogni ambiente ci sarà la giusta musica. Ma non ho ancora avuto modo di verificare l’acustica” lo vedo interessato mentre si guarda intorno
“ E gli artisti che esporranno sono conosciuti in zona. I loro quadri su che prezzi stiamo? Più o meno di  $ 10000?” wow! Non ho mai parlato con Edward di lavoro e la cosa mi piace. Siamo in sintonia e riusciamo a confrontarci perfettamente.
“Per uno siamo abbondantemente sotto. Non ci avviciniamo per niente a quella somma. Nella migliore delle ipotesi potremmo arrivare a $ 2000. Gli altri due, sono al limite. Sono veramente bravi e le loro opere valgono. Con una buona pubblicità ed un buon agente potrebbero superarlo facilmente” annuisce e mi spiega il motivo della domanda.
“Allora devi rimodulare gli spazi. Devi creare due zona ufficio. Ben distanti tra loro, dove contrattare le vendite. Chi è disposto a spendere $ 10000 per uno sconosciuto non ama farlo sapere in giro. È gente che i soldi li ha ma non li sbandiera ai quattro venti. I quadri faranno parte della sua pinacoteca più o meno importante. Insomma, è un soggetto abituato a trattare grandi cifre e sa gestire ….” Lo interrompo mentre mi spiega.
“Un po’ come chi si presente fuori orario in una galleria e pretende di ricevere tutte le attenzioni del caso!” il riferimento al nostro incontro è chiaro e lo vedo sorridere mentre continua a spiegarmi.
“Mentre chi spende  $ 3000 per un quadro fa parte della classe media che acquista sperando di aver fatto l’affare. Non capisce nulla di arte e si fida dell’esperto sperando che il suo acquisto aumenti di valore in poco tempo e potrà guadagnare rivendendo a prezzo maggiore. Magari pensa che in questa maniera potrà pagare con più facilità la retta universitaria ai figli” lo guardo e lo ringrazio per l’analisi che ha fatto dei probabili acquirenti. Lui ha fatto un’analisi dei probabili acquirenti a cui proprio non avevo pensato. E, ricordando i due anni passati da Madame Leblanc, scopro che ha perfettamente ragione. I clienti importanti venivano ricevuti negli uffici al terzo piano dove gli stagisti o i semplici impiegati non avrebbero mai scoperto quanti soldi avevano speso nella galleria. Mi guardo intorno e mi rendo conto di non ho pensato a creare dei piccoli box dove contrattare i quadri. Non ho pensato alle vendite! Sbuffo scocciata.
“Non riesco a gestire un’intera mostra da sola!”
“Se ti fidi di me, ti aiuto. Fammi vedere la lista degli ospiti. Potrei aggiungere qualche nome. In California ho molti contatti” mi guarda senza pretendere nulla. È solo una mia scelta se fidarmi di lui o lasciare perdere. E quando lo vedo che mi fissa facendo decidere me quale sia la cosa migliore da fare, comincio a capire che, forse, posso fidarmi.
“Va bene. Se sei d’accordo stasera potreste venire a cena a casa mia e potremmo lavorare un po’” Erin accetta subito. E si gira al padre in attesa di una risposta affermativa. Giunge le mani in segno di preghiera e ci fa ridere entrambi!
“Certo. Quando usciamo dall’ospedale, passiamo a prendere la cena e andiamo a casa tua”
“Bella, ma dove sono i quadri?” Erin si avvicina curiosa.
“Vieni con me, tesoro” le prendo la mano e faccio strada verso una zona appartata del magazzino e glieli indico.
“Sono ancora tutti imballati. Saranno le ultime cose che sistemeremo. Perché altrimenti potrebbero rovinarsi” cerca di sbirciare all’interno degli imballi e, allora, comincio ad aprirli per accontentare la sua curiosità. E, nel frattempo, le parlo.
“Sai che papà mi ha mostrato alcuni dei tuoi disegni e ho scoperto che sei bravissima” mi guarda meravigliata. Non è abituata a ricevere complimenti e arrossisce.
“Magari un giorno organizzerò una mostra solo per i tuoi quadri” adesso la vedo proprio interessata.
“Si, però sai dove vorrei farla? In un bellissimo giardino con il prato verde e mettiamo tutti i tavolini sparsi. Mettiamo i quadri sui cavallucci …” è talmente infervorata a raccontare che, mentre parla, immagino quello che sta descrivendo e l’idea mi piace.
“Cavalletti!” Edward la corregge e la figlia lo guarda di sbieco.
“Si, cavallucci! E …”
“E papà li comprerebbe tutti solo perché sono tuoi!” e mi piego per baciarla mentre scoppiamo a ridere.

Poco dopo siamo in ospedale dove, come al solito, troviamo tutta la famiglia Denali e Masen.
Ci viene incontro Kate spiegandoci che finora non ci sono novità di Emmet. Ancora si sveglia e i medici vorrebbero fare una nuova tac.
“Sei sempre dell’idea di un altro consulto?” Edward la fissa in attesa di una sua risposta. Kate è decisa. Mi da quasi fastidio che tutti siano in ascolto di quello che si stanno dicendo.
“Vorrei. Non che non mi fidi di questi medici. Ma oramai siamo a due settimane e vorrei qualche risposta in più” la abbraccio quando comincia a piangere e le dico di rimanere tranquilla.
“Kate, ti ho firmato le autorizzazioni. Fa quello che credi giusto” in questo Edward è stato veramente unico perché ha, di fatto, consentito alla fidanzata di Emmet di decidere il suo futuro. Malgrado tutta la sua famiglia sia stata contraria, ha ribadito più volte che Kate era l’unica a poter prendere decisioni per il suo fidanzato e non loro che per molti mesi non hanno saputo neanche dove fosse.
I due si abbracciano. Kate sta cedendo. Finora è stata lei a tenere tutti noi con il morale su. Ha sempre sostenuto che era solo questione di ore e il suo fidanzato avrebbe ripreso in mano la sua vita.
“Kate, però ho una condizione” si stacca da lui e lo fissa preoccupata. Edward continua a tenerle le mani e le sorride dolcemente.
“Sono due settimane che vivi qui dentro. Voglio che adesso esci di qui e vai a casa, ti riposi. Mangi una sana cena a tavola con la tua famiglia e dormi in un letto vero. E domattina quando tornerai avrai la mente lucida per fare quello che ritieni più opportuno”
“Edward, non posso lasciarlo solo” Kate non ha nessuna intenzione di lasciare l’ospedale. Ma si deve quanto è stanca.
“Rimarrò io questa notte. Non sarà solo e ti prometto che ti chiamerò per ogni più piccola novità” adesso capisco perché Edward è uno scaltro uomo d’affari. Non lascia possibilità di scelta al suo interlocutore! Infatti, alla fine, sbuffando Kate accetta. E tutta la sua famiglia tira un sospiro di sollievo.
“Ti spiace se rimandiamo a domani il nostro lavoro?” Edward si volta verso di me riferendosi all’aiuto che mi aveva promesso per la mostra.
“Non è un problema. Ma Erin con chi starà questa sera?” spero che non mi dica Irina, intenta ad ascoltare tutto, altrimenti lo faccio nero. E la diretta interessata premette che non vuole stare con le zie o la nonna. Lo dice a bassa voce e riusciamo ad udirla solo noi. Tutti e tre ci spostiamo verso la caffetteria, in modo che nessuno ascolti la nostra conversazione. Edward si prende in braccio la figlia e la guarda mentre mi risponde.
“Ci sono Mike e Jack in hotel e dirò loro ..” scuoto la testa.
“Può stare da me” lo fisso in attesa di risposta. Ma non ce n’è bisogno. Erin prende tra le mani il viso del padre e gli spiega.
“Siiii! Dormirò da Bella e tu domattina vieni e ci porti la colazione!” ridiamo tutti e tre.
“Io avrei un’idea migliore. Siamo tutte a villa Denali stasera. Erin faremo un pigiama party fra donne” è Tanya che propone e accettiamo volentieri. Tanya sa farci con i bambini è eccezionale. E mi viene da pensare a quanto si divertirebbero i miei nipoti con lei. Mi mancano. I piccoli più di tutti e vorrei che conoscessero anche il loro cuginetto che tra qualche mese nascerà.
Un’ora dopo, lasciato Edward in ospedale e passate in hotel a prendere un cambio per Erin, siamo a casa Denali a giocare alla wii.
Kate, che non rientrava a casa dalla sera in cui Emmet ha avuto l’incidente, è crollata esausta non appena è entrata in camera sua. Carmen ha preferito non svegliarla. L’ha coperta con un pleid e ha chiuso le imposte.
E guardandola mentre dormo mi auguro che Emmet si riprenda presto o Kate ne resterà distrutta.
 
 
 

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Capitolo 27
*** Fratelli ***


Cap. 27°
“Fratelli”
 

 
Pov Edward
Maggio 2015
Sono andati via tutti ed ora sono nella camera di Emmet, appollaiato su questa poltrona che per giorni è stato il letto di Kate. Le infermiere sono appena passate per l’ultimo controllo prima della notte. Mi hanno spiegato come chiamarle in caso di necessità e mi hanno augurato buon riposo. Ma non ho sonno. Ho solo voglia che Em si svegli e parlare con lui.

Con un piccolo ricatto sono riuscito a convincere Kate, finalmente, ad uscire dall’ospedale. Sono convinto che abbia ceduto perché non ce la faceva più a stare qui dentro e vedere Emmet steso in questo letto. Bianco come il lenzuolo che lo copre. E lui, che è sempre stato una montagna di muscoli, ora sembra veramente piccolo. Sembra stia regredendo e, forse, non è un buon segno.
Fin da quando hanno sospeso la terapia farmacologica ci hanno consigliato di parlare ad Emmet con calma per stimolare il suo cervello ed è la prima volta che mi ritrovo solo con lui. Non è sicuro che ascolti quello che diciamo,ma tentar non nuoce. Ho milioni di fatti da raccontargli.

“Em, devi svegliarti. Io non posso perdere anche te. E, se proprio te ne vuoi andare, prima dobbiamo chiarire la nostra situazione. Si, insomma, noi non ci siamo mai parlati veramente da quando papà è morto. Prima era tutto diverso. Ti ricordi le nuotate notturne in piscina? Era il nostro modo di raccontarci quello che ci era capitato. Mi raccontavi di tutte le conquiste che facevi ed io ti chiedevo consiglio sulle ragazze. Poi, che c’è capitato? Come ci siamo ritrovati ad essere estranei? Come ho fatto a non accorgermi che bevevi troppo? Ero troppo concentrato su di me. Però adesso voglio un’occasione. Solo una per poter ricostruire il nostro rapporto. Voglio indietro mio fratello e…” le mie parole vengono interrotte dalle lacrime. Ci metto un po’ a calmarmi. Forse perché è la prima volta che mi trovo da solo e posso sfogarmi in libertà. In questi giorni c’è sempre stato qualcuno con me ed, inoltre, il mio pensiero costante era Bella e la sua salute.
“Avrei voluto raccontarti di quando ho incontrato Bella. Forse tu mi avresti aiutato ad aprire prima gli occhi e non avrei fatto le stronzate che l’hanno allontanata da me. La conosci pensi anche tu che sia fantastica, vero? È determinata e dolce. Mi diverte parlare con lei di cose serie perché ha una propria opinione e non si lascia influenzare facilmente. È divertente scherzare anche se ci mette un po’ a capire quando la prendo in giro! Da questo punto di vista è un po’ ingenua. Ed ha un fisico …. La prima volta che l’ho vista, da uomo, devo confessare che è stata dura non fissarle costantemente le tette. Lei mi parlava di quadri ed io pensavo a cosa avrei fatto con quel bel davanzale! Tutto finché non ho dato uno sguardo al culo. Parlando di quadri, devo ammettere che è un’opera d’arte! Abbiamo fatto sesso al secondo appuntamento, cioè il secondo giorno della nostra conoscenza. Non era programmato e non l’ho presa per una poco di buono. Mi ero reso conto che era qualcosa di più di un’amicizia da quasi subito e sono sicuro che tu mi puoi capire. Ho avuto l’occasione di conoscere  Kate in questi giorni ed è una gran donna. Probabilmente provi per lei quello che io sento per Bella. Ha classe da vendere ed ha saputo mettere al loro posto le donne Masen in pochi minuti! Non ti ha lasciato un solo attimo solo, Em. Ed è soprattutto per lei che devi muoverti ad aprire gli occhi. È stremata e ti rivuole solo indietro. Vi dovete sposare. Probabilmente a settembre, perché sono sicuro che il mio secondogenito è un maschio. La luna di miele sarà il mio regalo di nozze. Qualunque posto vogliate visitare avrete il meglio. Se decideste per la luna, vi prenoterei una spaceship matrimoniale! Solo per ringraziarvi di quello che avete fatto per Bella in questi mesi”

La mia chiacchierata viene interrotta dall’ingresso del medico venuto a controllare i parametri vitali.
“Perfetto. Tutto nella norma” mi guarda e mi chiede di Kate.
“Era esausta e siamo riusciti a convincerla ad andare a casa. Dottore perché mio fratello non si sveglia” scuote la testa.
“Non siamo in grado di spiegarlo. Dal punto di vista medico è tutto ok. Domani faremo una nuova tac ma l’emorragia è rientrata ed anche il trauma cranico. Gli stiamo somministrando solo alimenti per tenerlo in vita ed idratarlo e un blando antidolorifico. Adesso dobbiamo solo attendere che sia lui a svegliarsi”  in pratica non mi ha dato nessuna risposta, solo quello che già sapevo.
“E se non si risveglia?” è la domanda che più mi fa paura pronunciare.
“Edward, mi permetto di darti del tu perché siamo coetanei, aspettiamo qualche altro giorno. Poi ne riparliamo. Kate mi ha accennato che vorrebbe contattare uno specialista di New York. Le proveremo tutte fin quanto non si deciderà ad aprire gli occhi!” poco dopo mi lascia nuovamente solo con Em.

E riprendo a raccontare.
“Se non fossi qui per te non so quando mi sarei deciso a venire da Bella. Quando è andata via ho provato a contattarla costantemente. Ma non ho mai pensato a farla rintracciare. Non so perché. Forse, semplicemente, sapevo che aveva ragione. Sono stato un coglione e se mi chiedessi la motivazione non saprei cosa risponderti. Ho voluto con tutto me stesso che Bella fosse a Boston con me e, quando ci sono riuscito, non me ne sono più preoccupato. Non mi sono neanche reso conto che non le avevo aperto un conto bancario. In realtà è un’idea che mi è saltata in mente solo qualche giorno fa, durante una delle nostre liti” e racconto ad Em quello che ci siamo rovesciati addosso.

Flashback
“Perché ti ostini a non voler lasciare il lavoro?” mi guarda in maniera ostica mentre è allungata sul divano di casa con i piedi gonfi. È stanca perché oggi ha avuto un doppio turno per sostituire una collega assente.
“E cosa dovrei fare, scusa? Come pensi che possa badare a me stessa ed a mio figlio. Pensi che possiamo campare d’aria?” la guardo cercando di respirare profondamente per non urlare con lei. Quando vuole riesce a farmi perdere la pazienza ed oggi, dopo l’ennesimo battibecco con mia madre, ne ho veramente poca.
“Bella è naturale che voglia occuparmi di voi! Pensi che non sappia quanto costi crescere un figlio? E, come per Erin, voglio il meglio per lui”
“Edward, stai scherzando , vero? Mi stai dicendo che ti occuperesti di me?” mi chiede mimando con le mani la parola “occupare” e non ne capisco il motivo. La vedo che sospira pesantemente, quasi come se volesse calmarsi! E, poi, esplode, proprio come una pentola a pressione … e capisco che non è il caso di provocare mia moglie!
“Edward Masen! Tu sei un cretino patentato. Vieni a farmi la morale, a dirmi che non devo lavorare perché ci sei tu ad occuparti di me! Ma dov’eri a Boston quando quelle poche volte che ho utilizzato la tua carta di credito mi è stata rifiutata perché, il tuo ufficio negava l’autorizzazione?” la guardo senza capire.
“Si! Hai capito bene. Me l’hai data e mi hai detto “utilizzala senza problemi! È mia, ma anche tua”” scimmiotta la mia voce e comincia a camminare per il soggiorno poggiando le mani sui fianchi.
“Benissimo! Tre volte l’ho utilizzata. Solo che ti sei dimenticato di dirmi che la tua assistente doveva confermare l’acquisto, visto che era intestata a te. E per ben tre volte la tizia non sapeva come gestire la situazione. Perché il grande capo era in riunione e non poteva disturbarlo per delle sciocchezze della moglie!” spalanco gli occhi perché non ho mai saputo niente di questa storia e sto per dirglielo ma non me ne da il tempo.
“E sai perché sono a San Francisco invece che a casa mia?” non attende la mia risposta che continua ad urlare.
“Perché quando sono arrivata in aeroporto sulla MIA carta di credito c’erano poche decine di dollari che non erano sufficienti neanche ad arrivare fin qui. È stato Em a pagare il biglietto ed è stato lui ad aiutarmi economicamente e a trovare un lavoro. E lo sta facendo ancora oggi non permettendomi di pagare l’affitto. Ed in tante altre maniere che non sto qui a raccontarti!” continua a camminare per la stanza e si massaggia la pancia.
“Ma dai miei errori ho imparato e non permetterò mai più a nessuno di mettermi in difficoltà. Per cui non ti permettere di dirmi cosa devo fare” si reca in cucina per preparare del te e la raggiungo.
“Bella non ho mai saputo niente delle difficoltà ad usare la carta e se ne fossi venuto a conoscenza avrei chiamato immediatamente la banca per sistemare la situazione. Ma …”
“Ma dal momento in cui siamo arrivati a Boston ti sei dimenticato di me!” scuoto la testa. In ogni lite finiamo con questa frase.
“Non riusciremo ad andare avanti se torniamo sempre al punto di partenza. Ho sbagliato dal momento in cui abbiamo messo piedi in America e mi assumo tutta la responsabilità. Ho permesso a troppe persone di frapporsi fra di noi e tante situazioni, come quella economica, non me la sono proprio poste”
“Edward penso che sia il caso che tu vada. Come hai notato sono stanca e voglio andare a letto”  annuisco perché non posso fare di più.
Fine flashback

Quindi, Em, ti devo ringraziare per quello che hai fatto per la mia famiglia, Bella e il bambino, in questi mesi. In compenso, se ti fa piacere saperlo, in questi giorni mi sto occupando della tua fidanzata. Sai, non riesco a mandare via Irina da qui e non fa altro che punzecchiare sia Kate che Bella. E più volte l’ho rimessa al suo posto. Proprio come avresti fatto tu. Ma non se ne vuole andare. Sostiene che devi essere tu a dirglielo” e gli racconto anche dello scontro più pesante che ho avuto con Irina.

Flashback
“Irina, vieni. Dobbiamo parlare” sono euforico perché ci hanno appena detto che sospenderanno la terapia farmacologica ad Em. Adesso dobbiamo solo attendere che si svegli. Usciamo sul terrazzino vicino le scale per essere lontano da orecchie indiscrete.
“Cosa vuoi dirmi, Edward? Che devo andare via?” diritta al punto.
“Non sei più sua moglie. Non è giusto che tu stia al suo capezzale. Per quanto possa essere brutto dirlo, quel posto spetta di diritto a Kate. È la sua fidanzata ed hanno intenzione di sposarsi” mi guarda stizzita ma non intende cedere.
“Sono stata accanto a tuo fratello quando mi tradiva con tutte le stagista dell’azienda, quando beveva e anche durante lo scandalo che vi ha travolto dopo la morte di vostro padre. Adesso che le cose vanno bene non ho intenzione di lasciare il posto a quella gatta morta” è così nervosa che non riesce neanche ad accendersi la sigaretta.
“Ha divorziato da te. Le vostre strade si sono già divise e se vuole risposarsi non deve chiedere il tuo permesso” ma lei sorride in maniera furba.
“Non è così semplice. Conosco molti segretucci di tuo fratello. Pensa se andassi a spifferare ai giornali che se la faceva anche con la moglie di un giudice, lo stesso che vi ha salvato dal tracollo finanziario, cosa penserebbe l’opinione pubblica di voi?” adesso mi ha proprio rotto.
“Irina, pensi di essere a posto? Mio padre sarà stato anche uno stronzo ma mi ha insegnato a prendere informazioni su ogni persona che entra in contatto con noi. E non sai quanti segretucci so della tua famiglia. Per cui, se vuoi iniziare questa guerra, fa pure! Ma ricordati che trascinerai a fondo la tua famiglia. Noi già ci siamo passati e ne siamo usciti. Ce la faremo anche una seconda volta. Ma i tuoi?” mi guarda inviperita e spero che abbocchi. Perché non ho nulla contro la sua famiglia. Solo le informazioni che farò prendere da oggi in poi a Jack!
“Da questo momento stai lontana da Kate, mio fratello, Bella e Erin. Se ti vedo parlare o interagire con loro, chiederò un’ordinanza restrittiva. Ti avevo detto che al rientro al lavoro ti avrei cambiato ufficio. Adesso penso che sia il caso che tu non lavori più per le industrie Masen” purtroppo proprio in quel momento arrivano Rosalie con mia madre che si oppongono al suo licenziamento.
“Mamma, questa è una situazione da chiarire definitivamente. Sono stato io ad evitare il fallimento del gruppo anni fa. Sono io che la gestisco e, anche se le vostre quote valgono quanto la mia, esigo di gestirla a modo mio. Se la cosa non vi sta bene, uscirò dalla società vendendo la mia quota. Ma vi avviso che non tornerò dietro. A voi la decisione. O comando io o al rientro a Boston ognuno per la sua strada”
Fine flashback

“Lo penso veramente, Em. Non ce la faccio più ad essere sottoposto al controllo per ogni decisione che prendo. Lavoro 15 ore al giorno e durante i cda mettono in discussione il mio operato. Vorrei creare qualcosa di mio. Come stai facendo tu a San Francisco. Hai creato una nuova immagine di te. Ti sei mostrato per il vero Emmet Masen. Elazer mi ha detto che sei un grande lavoratore e che è felice di accoglierti nella sua famiglia”
“Che centra mio padre?” Kate entra nella stanza e mi riporta alla realtà. Si affretta subito a lasciare un bacio sulla guancia di Em e lo accarezza dolcemente.
“Hai la faccia stravolta. Hai dormito un po’ stanotte? Nessun miglioramento, vero?” mi passa un caffè che ha preso al bar, insieme ad un sacchetto con un muffin e la ringrazio.
“Tu, invece, hai il viso rilassato. No, nessun miglioramento e, credo, di aver passato la notte a parlare con Em. Avevo anni di arretrati!” sorride.
“Ti vedo un pochino meglio” annuisce.
“Ero veramente stanca. Sono crollata appena arrivata a casa ieri sera e mi sono svegliata solo questa mattina. Oggi mi sento positiva. Oggi è il  giorno giusto. È il 5 maggio, l’aria è calda ed Em aprirà gli occhi!”
“Bella ed Erin?”
“Le ho lasciate mentre facevano colazione. Questa mattina non verranno in ospedale. Bella ha il giorno di riposo e siamo riusciti a convincerla a starsene in piscina. E mamma le ha fatto anche notare che non è un bene per la bambina passare molte ore in un ambiente così triste. Tua figlia era contenta dell’idea e papà le ha anche trovato alcuni nostri vecchi giochi da piscina. Per cui, se hai da fare, loro hanno la mattinata occupata” sorrido e le lascio il posto.
“Se per i tuoi non è un problema, vorrei andare da loro. Ho promesso ad Erin che sarei andato con la colazione e, anche se non porto nulla, voglio comunque vederla”
“Vai tranquillo. Anzi, fermatevi a pranzo a Villa Denali. Oggi arriva il mio fratellone! Torna in America dopo 4 anni e pensa che lo fa perché gli abbiamo parlato così tanto di Bella, dicendogli che potrebbe essere la donna della sua vita. Era curioso di conoscerla …” lascia la frase in sospeso.
“Kate, mi stai prendendo in giro?” scuote la testa.
“Anche Em era d’accordo!” e ridendo mi accompagna alla porta.
“Divertitevi!”

E prima di andare via mi volto verso mio fratello.
“Ti voglio bene, Em!”
m!”

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Capitolo 28
*** Il Risveglio del bell'addormentato ***


Cap. 28°
"Il Risveglio del bell'addormentato"


Bentrovate! Finalmente Em si decide ad aprire gli occhi e lo fa a modo suo!
Spero che la mia idea vi piaccia e ... al prossimo capitolo per le altre novità!


 
 
Pov Bella

Maggio 2015

 

Dopo tre settimane il bell’addormentato si è svegliato! Ed è stato un risveglio … alla Emmet!
Ha aperto gli occhi in piena mattinata, proprio quando Kate era in stanza con il luminare di New York a cui aveva chiesto un consulto privato. E, per inciso, lo stesso medico aveva appena finito di dire che tutto era nella norma e non era ancora il caso di preoccuparsi! Edward era presente per volontà di Kate perché sono diventati molto amici in queste settimane. Hanno un bel rapporto e sono sicura che si confidano a vicenda le loro preoccupazioni. Non solo di Emmet ma, per rispettare la loro privacy, non chiedo di cosa parlano quando si eclissano insieme. Ero presente anche io,  per richiesta di Edward,
quando Em ha ripreso conoscenza. Nessun altro e fuori abbiamo lasciato alcuni musi lunghi.

Flashback
“Dottore come facciamo a non preoccuparci. Sono 21 giorni che è in questo stato” Kate è alle lacrime, ancora una volta ed Edward si avvicina per abbracciarla e consolarla. Questo loro atteggiamento mi da … quasi fastidio. Poi, ricordo cosa lei ha fatto lei per me in questi mesi, quanto è innamorata di Em e cosa sta facendo Edward per riconquistarmi. Non penso che si farebbe in quattro per me mentre desidera un’altra donna! Ma il suo abbraccio prolungato e il modo di consolarla mi da talmente fastidio che volto lo sguardo verso il medico!

“Signorina Denali, è tutto nella norma. Le tac che sono state effettuate, dalla prima all’ultima, mostrano il normale decorso delle fratture. Oramai, è tutto completamente rientrato. Dopodiché il cervello umano è ancora un’incognita, anche in medicina. Non posso dirle quando il paziente si sveglierà. Ma, ripeto, tutti i valori sono nella norma. Anzi, lo trovo meglio delle previsioni. Pensavo che avesse perso maggior peso. Ed, invece, meno del 5% del peso iniziale. Il tono muscolare non è calato. Ottimo” dalle parole del medico si evince che la situazione, malgrado Em ancora si svegli, è buona.
“E allora perché non si sveglia? Cosa possiamo fare per accelerare il processo di guarigione? Che terapia ci consiglia a parte parlargli, perché non facciamo altro? Ma non mi pare funzioni …” il medico la guarda compassionevole. Non sa più come dire ad una fidanzata innamorata che non può fare nulla. Sta per parlare quando veniamo distratti.
“Potresti portarmi da mangiare perché ho veramente fame. Ma di qualcosa di buono e che non sappia di ospedale. Quest’odore di disinfettante mi è entrato nelle narici e non sento altro!” inizialmente non capiamo chi ha parlato. Edward si volta anche verso la porta, ma nessuno è entrato. Il medico è il primo a riprendersi e si volta subito verso Em. Poi, Kate …
“EMM …” e si precipita da lui, liberandosi in maniera maldestra dell’abbraccio di Edward,  spostando di forza il medico e riempiendo di baci e di lacrime il suo viso. E non sembra voler smettere. Mentre Edward torna ad abbracciare me, con un sorriso finalmente soddisfatto sul viso, sentiamo il ridacchiare che tanto ci era mancato in queste settimane.
“Tesorino non siamo soli e non credo di poter approfondire le coccole. Dammi il tempo di riprendermi” Kate scoppia a ridere e si rialza per fissarlo negli occhi, seria.
“Perché tutto questo tempo? Mi hai fatto morire di paura. Dovevi semplicemente andare a prendere la cena, non fare la cura del sonno!”  tratteniamo a stento le risate, ma il medico ci riporta la realtà.
“Signorina Denali, solo qualche controllo di routine e glielo restituisco” si allontana imbarazzata. Torna da noi per scambiare qualche parere su come troviamo Em e siamo tutti e tre della stessa opinione: è il solito burlone. Poi, attendiamo in religioso silenzio che il medico abbia finito i controlli.

Notiamo Em che ci fissa e sorride. Chissà cosa starà pensando.
“Si ricorda cosa è accaduto?” Em riflette qualche minuto poi parla.
“Stavo tornando a casa con la cena appena acquistata ma un bambino all’improvviso ha attraversato  la strada. Ho sentito le urla del padre ed ho capito quello che stava succedendo; a quel punto, ho sterzato per evitarlo. Ricordo di essermi girato su me stesso e aver visto un albero contro cui stavo finendo, poi, più niente” il medico annuisce.
“Può dirmi in che anno ci troviamo, in che città e che lavoro svolge?” Em aggrotta la fronte e sembra smarrito.
“2015, San Francisco e lavoro nell’ufficio legale del Denali group. Ma sono rimasto addormentato per molto tempo? Perché mi ha chiesto l’anno?” il medico sorride e si affretta a spiegare.
“E’ un controllo di routine per la memoria e mi sembra tutto a posto. Sia la memoria a breve che a lungo termine. Oggi siamo al 13 maggio e lei è rimasto in questo letto per 3 settimane. Sente dolore da qualche parte?”
“Cavoli 3 settimane! Pensavo molto meno. Un paio di giorni al massimo. Non mi sono reso conto del tempo che è passato. Non ho nessun dolore. Solo un po’ alla testa, ma sopportabile”
“E’ tutto nella norma. Se il dolore si intensifica può chiedere un blando antidolorifico. Ma tenga presente che è normale. Dovrà rimanere ancora qualche giorno in osservazione, ma il peggio è passato. Per le prime 48 ore le sconsiglio di sforzare la vista, per evitare che il mal di testa peggiori, niente tv e fonti di luce diretta. Alimentazione leggera. Ed eviti di alzarsi da letto da solo. Potrebbe avere dei giramenti di testa. Questo è tutto. Riferirò io al suo medico la situazione e le mando l’infermiera per le analisi di routine”

Il medico, ci saluta tutti ed esce dalla stanza e Kate non perde tempo a raggiungerlo. Ritorna ad abbracciarlo e si allunga al suo fianco. Mi sento quasi di troppo ed Edward la deve pensare come me perché mi fa segno con la testa di uscire. Lasceremo loro qualche minuto di intimità e, dopo, con calma entreremo per salutarlo.
Stiamo per uscire quando Em, dopo aver stretto a se Kate,  si volta verso di noi. Guarda Edward e, forse, non sa come comportarsi per via della mia pancia! Penserà che non gli abbia detto la verità?
“Bellina, sempre più grande! Maschio o femmina?” scuoto la testa.
“E’ colpa loro che mi fanno mangiare di continuo. Ed ancora sappiamo il sesso. All’ultima ecografia ci ha mostrato solo il sedere!” Mi avvicino anche io a lui e lo abbraccio forte, forte mentre scoppio a piangere. A bassa voce gli raccomando di non farci più uno scherzo del genere. Gli dico che mi ha fatto preoccupare e mi è mancato e lui si limita ad abbracciarmi dicendomi che mi vuole bene. Quando lo lascio andare, si volta verso Kate e la guarda in maniera seria.
 
“Dopo quello che abbiamo passato non penso di poter aspettare a lungo per chiederti di sposarmi. Appena potrò  mettermi in piedi, mi inginocchierò per chiederti ufficialmente la mano!” ridiamo di gusto mentre Kate piange e, questa volta, di felicità.
Per smorzare i toni che sono diventati veramente seri, fissa il fratello e  scherza con lui.
“Ed! E tu che ci fai qui?”
“Mi hai fatto preoccupare, Em! Vedi di non fare più l’eroe e, se proprio devi, con conseguenze meno gravi!”
“Sai, ho ricordi vaghi di quello che è accaduto in questi giorni. Mi sembra di essere stato in un continuo dormiveglia. Ma tu che parli, quello me lo ricordo! Erano anni che non ti sentivo chiacchierare così a lungo” non so cosa Edward gli abbia raccontato, ma i due si fissano intensamente. E come se stessero avendo una conversazione muta.
“E ti voglio bene anche io, Ed!” lo sussurra appena, ma è sufficiente a farci piangere tutti e tre!
“Oddio, ora basta piangere. Anzi, andate a prendermi da mangiare. Prima non scherzavo a dire che ho fame” Em è il solito e di questo ne sono felice. Ricomincio a piangere come una fontana e gentilmente sia Kate che Edward mi passano i fazzolettini.
“Bellina mia smettila di piangere o disidraterai il piccol!” rido e le lacrime scendono ancora più copiose finché non mi avvicino ad Emmet e lo abbraccio forte. E lui contraccambia accogliendomi nel suo di abbraccio.
“Non farmi spaventare mai più! Capito?” e sento che lo promette. Il mio gesto ha fatto sciogliere anche Edward. Anche lui ha gli occhi lucidi e si calma solo quando il fratello comincia a  prenderlo in giro.
“Kate, noi andiamo al self service qui sotto e prendiamo del brodo di pollo. Non penso ci sia altro che può mangiare. L’ora del pranzo è passata e le infermiere non cucineranno appositamente per lui” e, con Edward, esco dalla stanza. Fuori  ci sono Elisabeth con  Rosalie ed Irina e tutte scoppiano a piangere di sollievo quando diamo loro la notizia.

Quando entriamo in ascensore e siamo solo noi, mi lascio andare fra le sue braccia. È la prima volta che accade, che sia io ad avvicinarmi a lui, in queste settimane. E mi rilasso completamente inspirando il suo odore.
“E’ finito un incubo! Mi sembrava sempre di essere in bilico in una situazione surreale” fisso Edward e le sue labbra mentre parlo ed è l’istinto che mi porta a baciarlo. Dapprima mi avvicino lentamente. So che non mi rifiuterà, ma ho voglia di godere del momento. D'altronde sono quasi sette mesi che non assaggio mio marito. All’inizio è solo uno sfioramento a cui lui risponde subito. Poi, mentre con la lingua accarezzo le sue labbra, sento la sua entrare nella mia bocca ed esplorarmi. Ed è come una scintilla. Perché Edward mi ha sempre fatto quest’effetto, mi accende. Le mie mani cominciano ad esplorare il suo petto e, approfittando della tshirt che indossa, vago direttamente sulla sua pelle nuda. Un gemito di Edward mi fa capire che  apprezza la mia intraprendenza ed  ha un'idea altrettanto carina, quando una sua mano finisce sul mio sedere coperto da un semplice leggins. Forse, la nostra conoscenza è durata oltre la corsa dell’ascensore perché quando apro gli occhi, ci sono un paio di infermiere che ci stanno osservando e allontano velocemente le mie mani da Edward.
“Ma perché ….” Forse mi sta chiedendo perché mi sono allontanata. Ma non ha bisogno di spiegazioni dopo aver notato il mio viso rosso e le infermiere. Ci affrettiamo a liberare l’ascensore. Solo quando sfiora una delle due ragazze gli sento dire …
“E’ mia moglie!” quasi a giustificare le nostre azioni. Scoppio a ridere come non accadeva da mesi. E mi fa piacere che la cosa faccia ridere anche lui.
Mano nella mano, dita intrecciate, ci dirigiamo verso il self service. Senza parlare.
“Hai fame? Oggi hai mangiato poco” uff! Mark ha preso l’abitudine di riferirgli tutto quello che faccio al lavoro. Anche quello che mangio. Lo guardo di sbieco.
“Ti va una macedonia con gelato in due?” sa sempre come tentarmi. Sa che ultimamente sono sempre alla ricerca di qualcosa di fresco e la sua idea non è male. Annuisco e mentre lui ordina mi invita ad andare a cercare un tavolino.
Arriva dopo qualche minuto. Nella sportina il pranzo per Emmet. Nel vassoio la nostra macedonia, accompagnata dalla spremuta di arancia fresca.
“Ho preso il pranzo anche per Kate. Non ha mangiato molto a pranzo” rifletto sulle sue parole e mi indispone.
“Oddio, spaghetti allo scoglio, gamberoni arrosto e profiteroles non direi che ha mangiato poco!” mi fissa e scoppia a ridere.
“Per favore, dimmi che non sei gelosa di Kate!” arrossisco ancora una volta e mi rifiuto di rispondere e, allora, ride ancora più forte. Tanto che alcuni clienti si voltano verso di noi.
“Oddio questo glielo devo raccontare! Non ci crederà”  mi indispone così tanto che non ho proprio fame.
“Certo, anche io alla mia amichetta del cuore, raccontavo tutto!” Così mi alzo e faccio per andare via, ma mi blocca quando passo davanti la sua sedia.
“Ehi! Sto scherzando. E devi ancora mangiare la macedonia” gli rispondo mentre vado via.
“Portala a kate, avrà fame!” lo sento imprecare mentre prende al volo le sportine e mi raggiunge. Facendomi fermare davanti delle poltroncine.
“Bella, sei tu quella che mi interessa. La mia è solo gentilezza per Kate. E, per inciso, il suo pranzo l’ho mangiato io” lo guardo mentre mi passa la macedonia e mi invita a mangiarla. Sbuffo mentre la prendo.
“La mangio solo perché tuo figlio ne ha voglia. E non te ne lascerò neanche un cucchiaino!” abbozza un sorriso e si volta per non farsi notare.
“Parlo con Kate non perché le racconto i fatti nostri. Ma, in primis, perché vedendomi con lei, Irina non le rompe le palle e, poi, perché non fa altro che darmi suggerimenti su come riconquistare il tuo cuore. Stop! Non le ho mai chiesto nulla di personale, tranne delle sua storia con Em, nessun appuntamento galante o regalo che si potrebbe fraintendere” mi viene da ridere. Perché l’Edward di qualche mese fa non mi avrebbe mai dato spiegazioni.
“Ok. Un paio di cucchiaini te li sei meritati!” e gli passo la coppetta con la macedonia, la osserva e mi guarda deluso.
“Hai finito tutto il gelato e lasciato solo i pezzi di mela” rido mentre mi alzo e gli spiego.
“Ah! Se ti comportavi bene, ti avrei lasciato il gelato al cioccolato e le fragole! Impara per la prossima volta” scuote la testa mentre finisce la frutta.

Quando torniamo nella stanza troviamo tutte le donne e Kate, forse per spezzare la tensione, ci informa che sono già passati per il controllo medico e infermiere ed è tutto a posto. Le passo il contenitore con il pranzo di Em e si sistema sul letto per farlo mangiare. Non vuole che faccia sforzi! E, tra una smorfia e l’altra, Em ci scherza su.
“Certo che ce ne avete messo di tempo! Sono tre settimane che non mangio” ridiamo mentre Edward gli spiega.
“Bella aveva voglia di macedonia e, con tutto il rispetto, le voglie di mia moglie vengono prima di te! Oramai il tuo risveglio è notizia datata! Un paio di giorni ed esci di qui” si guardano in cagnesco ma, sotto sotto, vedo gli occhi di Edward felici di aver ritrovato il fratello.

Poi si cambia discorso.
“Kate, hai avuto modo di conoscere la mia famiglia in queste settimane?” ha appena finito di pranzare ed ora sembra serio. Lei annuisce e, poi, si volta verso Irina.
“Ti ringrazio di essere venuta e preoccupata per me. Ma non era necessario”
“Emmet, Irina è stata veramente preoccupata per te. Oltre che parte della famiglia è tua moglie …” Elisabeth riprende con la solfa che sta ripetendo da settimane.
“Ex moglie. E farà parte della tua famiglia, ma non della mia. La mia famiglia è la mia fidanzata, a breve mia moglie”
“Emmet, possiamo parlare in privato? Non mi va di tenere questa conversazione davanti tanta gente” forse, Irina ha ragione. E, con Edward, sono la prima ad uscire.

Non sappiamo cosa si sono detti. Kate è rimasta con loro per espressa volontà di Em. Irina non è stata felice dell’idea ma si è dovuta adattare.
La conversazione è durata pochi minuti. Non più di dieci quando abbiamo visto uscire una Irina inferocita.
E le sue ultime parole, prima di andare via, sono state per me.
“Devo ammetterlo, Bella, sei stata più furba di me. Ti sei fatta mettere incinta! L’hai incastrato per sempre” allibisco alle parole della strega la quale se ne va senza permettermi di replicare.
Quello che mi ha meravigliato è stato Edward che le è andato dietro. Pochi minuti ed è ritornato. Non chiedo spiegazioni. Se vorrà, mi dirà lui e lo fa!
“Non ammetto che ti si dicano certe cose. Sei mia moglie e devi avere il rispetto di tutti!” lo dice ad alta voce. in maniera che anche la madre possa sentire; sorrido mentre gli prendo la mano e, senza aggiungere altro, torniamo da Em.
Il quale mi accoglie con una semplice frase.
“Bellina mia, io e te dobbiamo parlare!” e so  che vorrà molte spiegazioni.


Fine flashback

Ed oggi è il giorno delle spiegazioni!

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Capitolo 29
*** Ti amo ***


Cap. 29°
"Ti Amo"


Buongiorno ragazze pubblico con un giorno di anticipo uno dei miei capitoli preferiti. Anzi, il capitolo che riporta Edward e Isabella sulla giusta carreggiata! Spero che vogliate farmi sapere se vi piace quello che ho pensato per la loro definitiva riconciliazione!
Buona lettura!!!


 
Pov Bella

Maggio 2015

Entro in stanza in punta di piedi immaginando di trovare un Emmet che riposa ed, invece, ancora una volta mi sorprende perché è seduto al letto e sta sfogliando alcuni fogli facenti parte di un grosso plico.
“Il medico è stato tassativo. Riposo assoluto nei primi giorni. Per cui metti via il lavoro!” non si era accorto del mio arrivo e le mie parole lo prendono alla sprovvista, tanto da mandare all’aria alcuni dei fogli che teneva in mano.
“Bellina mia, mi sono appena svegliato ma tu mi farai venire un infarto!” sorrido alle sue parole mentre, con calma ed un pò di difficoltà, cerco di raccogliere i fogli caduti in terra e mi accomodo vicino a lui. Lo abbraccio forte e gli lascio un bacio sulla guancia. Poi, mi accomodo sul divano accanto al suo letto.

“Come ti senti oggi?” lo guardo con attenzione per cercare i segni dei piccoli miglioramenti. Il colorito, pian piano sta tornando. Le occhiaie sono del tutto scomparte e noto che tutte le apparecchiature che per giorni lo hanno monitorato non sono più in stanza.
“Molto meglio  e domani mi dimettono. Torno a casa!” sorrido. Il suo rientro a casa vuol dire ritorno alla normalità, è veramente la fine di un incubo.
“Per questo sei solo? Nessuno ti tiene compagnia oggi?” sbuffa. Nei giorni scorsi non lo abbiamo lasciato un attimo solo. Ci siamo alternati tutti, anche di notte.
“Oramai il peggio è passato ed è giusto che ognuno torni alle sue occupazioni. Kate è stata richiamata in ufficio; oggi c’era una riunione del cda e tutta la famiglia Denali è al lavoro. E mi sono fatto portare anche i report di queste settimane per rientrare nei ritmi dell’ufficio. Elizabeth e Rosalie sono a spasso per la città, ma dopodomani ripartiranno per Boston  ed Edward ha approfittato di queste ore per fissare degli appuntamenti di lavoro con dei clienti della zona” mi fissa prima di riprendere a parlare.
“Inoltre, sapevo che saresti venuta e dobbiamo parlare!” sorrido perché so che si sta preoccupando per me, anche se è ancora in convalescenza.
“Lo so.  Hai ragione. Ho bisogno di parlare con qualcuno che in questi giorni sia rimasto fuori dalle mie dinamiche con Edward. Ho bisogno di chiarirmi le idee e decidere cosa fare. Perché sono molto confusa”

“Comincia con il raccontare come stai e come procede la gravidanza” si mette comodo e mi passa un succo di frutta in brick.
“Sto bene. Il bambino cresce ed ha cominciato a scalciare. Sai che lo fa di continuo se sente Erin chiacchierare? Mi fa sorridere questa cosa ed Erin si diverte molto! Invece, quando si accorge che il bimbo è tranquillo, è lei che comincia a cantare delle canzoncine corte e in un paio di minuti il piccolo comincia a scalciare! Ti assicuro che la scenetta è divertente! Comincio ad affaticarmi quando sto per molto tempo in piedi e faccio fatica a gestire il lavoro e la mostra. Ma non posso cedere proprio ora, mancano due settimane all’inaugurazione” lo guardo e mi sorride.
“Da domani ti potrò aiutare con la mostra. Almeno toglierti le piccole incombenze amministrative”
“Veramente, in tua assenza, ci ha pensato Edward. Ed ha avuto anche delle idee a cui io non avevo pensato. Mi ha fatto fare un paio di modifiche al magazzino, praticamente, a costo zero! E mi ha dato i nomi di alcuni suoi clienti da invitare e alcuni hanno già inviato la conferma!” sono entusiasta mentre gli parlo della mostra e lui se ne accorge.
“… e, allora, perché non lasci il lavoro al ristorante? Il tuo futuro è l’arte e, con la gravidanza sempre più avanti, dovresti concentrare le tue energie su quello che veramente vuoi fare e non al ristorante”
“Hai ragione sul futuro. Ma, nell’immediato, l’arte non mi fa arrivare a fine mese e ..” mi interrompe e non mi piace quello che mi dice.
“Ieri mattina Edward mi ha restituito i soldi che ti ho prestato. Ha conteggiato tutto: dal biglietto aereo per venire qui all’affitto della casa. Gli ho detto che non li avrei mai accettati ma, penso, che ieri sera abbia fatto il bonifico” lo guardo interdetta.
“Non voglio i suoi soldi e glieli restituirò” lo vedo scuotere la testa. E, poi, mi fa la domanda che più mi fa male.
“Bella, che vuoi fare da grande? Cosa vuoi dalla vita?” non capisco il senso delle sue domande e, allora, mi spiega.
“Edward è profondamente cambiato che ho stentato a riconoscerlo in questi giorni. Finalmente è diventato un uomo che tiene alla sua famiglia. Cioè e  te e ai suoi figli. L’ho visto, per la prima volta, occuparsi di Erin. L’ho visto prenderla in braccio e non preoccuparsi che gli sporcava la camicia con le mani oleose di patatine. L’ho visto farle solletico e giocarci. L’ho visto quando ti fissa e accarezza il pancione. E, se gliene darai l’occasione, sarà il miglior marito e compagno che tu possa mai immaginare. Edward, è uno stronzo. Sul lavoro è peggio di un rapace e anche con le amicizie è veramente selettivo. Ma ha un pregio che gli ho sempre invidiato: impara dai propri errori e non li commette nuovamente. È innamorato di te e si vede. Non bisogna chiederglielo. Adesso la domanda è una sola. Tu che cosa vuoi dalla vita?” ci penso e, devo ammettere, che non lo so. Prima di parlare rifletto a lungo ad occhi chiusi.

“Em, sono confusa. L’unica cosa che voglio adesso è che il mio lavoro per la mostra dia dei buoni risultati e il bambino nasca sano. Per il resto non so cosa rispondere. Ho visto anche io un Edward nuovo ma non so fino a che punto mi possa fidare. E mi sento così … malgavia a pensare quello che ti ho appena detto!” abbasso lo sguardo perché mi vergogno delle parole appena pronunciate.
“Tu, Edward, non l’hai mai conosciuto, non puoi averne visto uno nuovo. Vi siete incontrati, innamorati e sposati in sei mesi. Siete passati dalla fase dell’innamoramento a quella della separazione nel giro di poco tempo. Senza nessuna fase intermedia. Hai conosciuto solo l’Edward che ti corteggiava con fiori, cioccolatini e gioielli e lui ha conosciuto solo la Bella che si tirava a lucido ogni volta che doveva incontrarsi con lui. Avete fatto vedere all’altro solo quello che volevate. Il vero Edward non è neanche quello che hai conosciuto a Boston, quello messo sotto pressione da troppi problemi e che non aveva tempo neanche di respirare. Come tu non eri la vera Bella. Perché la mia amica, ho imparato, non scappa. La mia amica è quella che si rialza dopo ogni caduta, quella che si rimbocca le maniche e ricomincia daccapo …” le nostre parole vengono interrotte da Edward che, ci accorgiamo, è sulla porta.

“Scusate, non volevo interrompervi e ascoltare. Ma sembravate veramente presi dal discorso …” entra e si accomoda vicino a me, lasciandomi un bacio sulla guancia e mi viene naturale prendere la sua mano.

“Mi pare di capire di essere l'oggetto della vostra discussione …” Edward è il primo che riprende a parlare.
“Non sei tu al centro delle nostre chiacchiere, ma entrambi. Da quando eri sulla porta e cosa hai ascoltato?” glielo chiede Emmet.
“Forse dall’inizio. Quando sono arrivato stavate parlando dei soldi che, ti confermo, ho bonificato ieri” mi fissa in attesa di una mia reazione. Mentre Emmet conferma che ha ascoltato praticamente dall’inizio.
“Non dovevi e nessuno te lo ha chiesto” annuisce e mi spiega le sue motivazioni.
“Non dovevo ma volevo. È questa la differenza. Sto cercando di rimediare ai miei errori ed i soldi sono stati un vero ostacolo di cui non mi ero posto il problema. E farlo, per me, è come un modo di ribadire che sei mia moglie. Perché mi piace occuparmi di te e dei miei figli” mi guarda e, pur capendo le sue motivazioni, non sono d’accordo.  Non è passato inosservato al fratello che Edward continua a definirmi sua moglie.
“Siete ancora sposati? Edward, il divorzio a che punto è?” Emmet, come me, pensava che per  il divorzio fosse quasi tutto definito e rimane perplesso al sorriso beffardo del fratello.
“Sono coglione ma fino ad un certo punto. Me la sono fatta scappare una volta, ma non per il resto della mia vita!” e i due fratelli scoppiano a ridere complici. Poi, Emmet, riprende con le sue domande. Sta facendo più lui in pochi minuti che un terapista in un anno!
“Stavo chiedendo a Bella le sue intenzioni  per il futuro e lei ha parecchi dubbi” entrambi mi fissano.
“Vorrei aiutarti a chiarire i tuoi dubbi. Soprattutto se sono riferiti a me” Edward è chiaro e comincio a sentirmi in trappola. Mi alzo e cammino per la stanza.
“Bella, stiamo solo parlando e credo che voi due, finora, non lo abbiate mai fatto seriamente”
“Non è vero. Abbiamo …”
“Avete litigato fino allo sfinimento su quello che è accaduto fino a dicembre. L’ho saputo da Ed. Ma non avete mai parlato del fatto che aspettate un bambino insieme, che vi amate, che Erin vi considera entrambi i suoi genitori? E che a breve Edward dovrà tornare a Boston? Avete fatto sesso riconciliatore? Almeno, vi siete baciati? ”  lo guardo e non so cosa rispondere. Per la prima volta vedo anche Edward ad arrossire. Almeno non sono solo io!
“Niente sesso! Ci siamo baciati un paio di volte ed è dura staccarsi! Volevo approfondire e andare oltre. Ed anche lei aveva lo stesso desiderio. Non me lo ha detto ma ha allungato le mani prima di me!”
“EDWARD!” lo richiamo urlando mentre Emmet ride di cuore.
“Che cretini che siete! ” ci mette un po’ prima di calmarsi, Em e noi rimaniamo entrambi persi nei nostri pensieri.
“E’ vero. Ti amo. È un fatto innegabile. E ultimamente non riesco ad immaginare la mia vita senza di te. Immagino di crescere nostro figlio in una famiglia nostra, con Erin che adoro. Ma non sono pronta a tornare a casa tua. Ho paura di quello che potrebbe accadere e di rifare gli stessi errori. Siamo stati bene in questi giorni e magari ci stiamo illudendo di aver risolto tutto. Ma non è così. Tua madre non mi sopporta e non lo nasconde. Tua sorella non mi rivolge la parola. So che non mi devo preoccupare di loro perché non sono obbligata a frequentarle, ma sono importanti per te” Edward si alza e si inginocchia davanti me. Mi prende le mani e si assicura che lo guardo bene in viso. C’è determinazione nel suo sguardo, i suoi occhi non mi sono mai sembrati più brillanti di questo momento.
“No, Bella. Tu sei importante per me. Ti amo e  sei quella con cui voglio passare il resto della mia vita. Se Rosalie non ti parla non me ne frega niente. Negli ultimi mesi l’avevo allontanata da  Erin perché anche a lei fa male stare in loro compagnia. Quello che voglio sapere è se vuoi riprovarci oppure pensi che non potremmo avere una seconda occasione” non so cosa rispondergli. Mi limito a buttargli le braccia al collo e a piangere.
“Ragazzi, il vostro è proprio il caso in cui la colpa è a metà. Entrambi avete sbagliato e entrambi avete subito dei torti. E tutto perché ancora vi conoscete veramente” forse, Emmet, ha ragione.

“L’unico consiglio che posso darti è di darvi una possibilità. Male che vada qui hai sempre una casa e una famiglia pronta ad accoglierti” è Kate a parlare, rivolta direttamente a me ed entrata in questo momento nella stanza. Si guarda negli occhi con Emmet e si sorridono prima che lei si precipiti tra le sue braccia per sbaciucchiarselo, incurante della nostra presenza.
E mentre loro si raccontano della giornata passata, fisso a lungo Edward e la voglia di baciarlo torna prepotente in me. E lui deve provare la stessa cosa perché mentre io ancora penso a baciarlo lui lo sta già facendo. Questa volta non è dolce, è … arrapante la sua lingua che esplora la mia bocca, in ogni angolo e anfratto. E le mie mani navigano in autonomia su quel corpo che ho imparato a conoscere e che, noto, non ho dimenticato per niente.
“ehm …. Ci saremmo anche noi in stanza …” Kate è peggio di Emmet! Ci allontaniamo e si risiede accanto a me, attirandomi nel suo abbraccio. E non mi oppongo perché ho bisogno di sentire il calore del suo corpo.
“Quindi torni a Boston?” sia Em che Kate mi guardano speranzosi.
“Non subito” mi volto verso Edward che, adesso, sembra preoccupato e deluso. Allora gli spiego i miei motivi.
“Ho lavorato tanto per la mostra e non voglio lasciarla in mano ad altri proprio adesso che siamo quasi al traguardo” annuisce e si rilassa.
“Hai ragione e, comunque, non ti permetterei mai di rinunciarci. Però a fine settimana devo rientrare a Boston. Non posso più continuare a gestire la società da qui e ho parecchio arretrato. Verrò a San Francisco ogni volta che potrò. Anche semplicemente per passare la notte insieme! ” sorrido del mio dolce Edward!
Le nostre chiacchiere semiserie vengono interrotte dall’infermiera che porta la cena di Em. Sbuffa quando vede per l’ennesima volta la minestrina e il pollo cotto al vapore. E stasera non ci sono neanche le patate!
“Domani per pranzo esigo lasagne e rostbeef. Capito Kate?” guarda la fidanzata e mette in bocca un cucchiaio di brodo.
“Bella, tu mi devi portare dal ristorante, una zuppa di granchio. Fai pure doppia porzione. E, per cena, poi vedremo …” ridiamo tutti. Ma la fame di Em è tangibile. Ci mette un paio di minuti a spazzolare tutto.
“Neanche il budino mi spetta oggi!” sospira mentre noi continuiamo a ridere.

Rimaniamo a scherzare finchè Kate non porta via il vassoio ormai vuoto ed Emmet riprende a parlarmi seriamente.
“Sono felice che abbiate deciso di darvi un’altra possibilità. Ve la meritiate entrambi e si vede che siete veramente una bella coppia” ci fissiamo negli occhi, Edward ed io e scoppiamo a ridere. Mi bacia davanti a suo fratello e sua cognata e non gli frega niente delle loro battutine.
“E, per il nostro matrimonio, vi vogliamo presenti proprio come una famiglia. Intesi?” annuiamo a Kate.
“Avete deciso di sposarvi, allora?” lo chiedo con curiosità.
“Si, dobbiamo solo fissare la data, ma vorremmo farlo entro l’autunno. Ottobre a San Francisco è bellissimo. I colori sono splendidi e la temperatura è mite” Kate è partita con il raccontare tutti i particolari delle nozze quello che vorrebbe. Edward la osserva annoiato, Emmet innamorato!

“C’è solo un particolare che dobbiamo sistemare. Anzi, ci devi pensare tu” entrambi mi fissano ma non capisco a cosa si riferiscano. Sembrano imbarazzati.
“Ti dobbiamo confessare che in questi mesi abbiamo conosciuto telefonicamente tuo fratello, James. Lo abbiamo tranquillizzato perché era veramente preoccupato nel non sapere dove ti trovassi. E vorremmo invitarlo alla cerimonia; inoltre,  ci sarà anche Alice…. Ed è giusto che riprendi i rapporti con la tua famiglia” non riesco a credere alle loro parole. Poi, mi volto verso Edward.
“Anche tu hai rapporti con la mia famiglia?” scuote la testa.
“No, li ho sentiti un paio di volte a dicembre. Pensavo fossi in contatto con loro. Ma, dopo che ho capito che avevi tagliati i ponti anche con loro, non li ho più cercati e la cosa è stata reciproca”mi volto verso i miei amici, adesso. E comincio ad infervorarmi. Mi alzo e cammino avanti e indietro per la stanza prima di cominciare ad urlare.
“Voglio solo sapere come vi siete permessi di parlare con i miei familiari alle mie spalle? Sapevate i problemi che avevo con loro ed, invece, avete pensato di fare comunella con loro. Cos’è gli riferivate anche le mie confidenze?” mi guardano con aria colpevole.
“Non volevamo farlo e non abbiamo riferito nulla di personale. Ci siamo limitati a dirgli dove ti trovavi e di non stare agitati perché ci stavamo prendendo cura di te. E non sai quante volte abbiamo dovuto fermare James ed Alice che volevano venire a chiedere il tuo perdono” mi volto verso Kate e comincio a piangere.

Edward è il primo che si alza e viene in mio soccorso. Mi tiene stretta e non mi lascia finché non mi calmo.
“Ok! Per oggi basta con la terapia di gruppo! Bella per oggi ha subito troppo stress ed ora ce ne andiamo! Em, ti vengo a prendere domani per portarti a casa?” annuisce.
“Bella, non volevo nasconderti nulla. E perdonami se ho eluso la tua privacy. Ma non abbiamo detto nulla di quello che ci hai raccontato. Non sanno neanche che sei incinta. Ma è ora che fai quella telefonata. Perché loro ti amano e anche tu ami la tua famiglia. E penso che li vorresti tutti vicino quando diventerai mamma” mi volto verso Em e non posso fare altro che abbracciarlo. Perché ha ragione su tutto quello che oggi ha cercato di farmi capire.
“Dammi tempo. Non sono ancora pronta” annuisce e mi lascia un bacio sulla guancia.

“Andate a divertirvi stasera. Ad Erin ci penso io” ringraziamo Kate e lasciamo l’ospedale.
Ma non è una serata facile per divertirsi. Siamo seduti in un ristorante all’aperto con vista sulla baia, ma entrambi abbiamo le parole di Em in testa.
“Lo pensi anche tu che dovrei chiamare i miei?” alza le spalle.
“Sono l’ultima persona che può darti suggerimenti sui rapporti familiari. Ma tu li adori. Ami i tuoi nipoti e so che ti mancano. A volte ti sento quando li nomini e ne parli con Erin. E se hai perdonato me, perchè non loro?” mi prende la mano e capisco che devo farlo in questo momento o non avrò mai il coraggio.
“Mi presti il telefono, per favore?” mi sorride mentre mi passa il suo smartphone. Prima, però, mi fa alzare e mi prende sulle sue ginocchia. Mi bacia il collo, dove sa esattamente che mi riesce ad accendere!

E quando ci stacchiamo ho finalmente il coraggio di comporre il numero.  
“Pronto, Edward?” mio fratello pensa che sia l’ennesima chiamata di mio marito.
“Sono Bella, ….”



 
 

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Capitolo 30
*** Fine di un'era ***


Cap. 30°
"Fine di un'era"

 

Pov Bella
Giugno 2015

In questi giorni ci sono state numerose novità a casa Masen – Swan.
La prima è stata il rientro a casa di Emmet, da un paio di giorni e con lui è andata via la calma e l’ordine. Con Kate si sta dando da fare. Diciamo che stanno recuperando il mese di astinenza. Sono così chiassosi che anche  Erin si è svegliata nella notte, impaurita dal rumore persistente proveniente dalla loro camera ed è corsa in camera mia … nostra, mia e di Edward!
E questa è la seconda novità. Tre sere fa …. ho fatto sesso con Edward.  Nella sua camera d’albergo, mentre Kate si era gentilmente offerta di badare ad Erin! L’offerta era valida per la cena ma  abbiamo ripreso a parlare di quello che era uscito nella conversazione con Emmet. E, tra un ti amo e un mi manchi e torna a casa nostra, entrambi abbiamo allungato le mani. Le mie fisse sotto la sua tshirt, perché il torace di Edward è qualcosa di magnifico, anche al tatto. Mentre le sue mani sul mio sedere. Dice che gli fa venire continuamente voglia di suonarlo come un mandolino! Ed eravamo così presi dalla situazione da andare via di fretta dal ristorante, ancora prima di mangiare il dolce. Mentre Jack guidava con urgenza verso l’hotel, come richiesto dal suo capo, io chiamavo Kate e la pregavo di distrarre Erin fino al giorno dopo! Lei ha riso molto! E ci ha dato la sua benedizione a patto di raccontarle tutto al nostro rientro! Ed ha voluto veramente sapere tutto nei minimi particolari! Così come Emmet ha voluto sapere i particolari piccanti da Edward!
Anche noi avevamo molto da recuperare. Così da andare avanti tutta la notte… e il giorno dopo! E, quando ci siamo decisi ad uscire dall’albergo, ho preteso che lo lasciasse in maniera definitiva e si trasferisse a casa mia, cioè di Emmet! Erin è stata felice della novità. Le abbiamo spiegato che abbiamo intenzione di tornare a vivere insieme come una famiglia. E per  due giorni ha saltellato felice per tutta la casa. Non ha nulla della bambina che ho conosciuto quasi un anno fa. In questi giorni si è aperta anche al dialogo. Sembra meno timida del solito. O, forse, aveva solo paura di esprimere le sue opinioni. Quasi venisse sopraffatta.
La sua gioia era lo specchio della felicità di Emmet. Per la prima volta ho notato delle somiglianze fra i due. Erin ha ripreso dallo zio il lato giocoso e burlone che, certamente, non è una caratteristica di Edward.
Ho chiamato la mia famiglia. Dapprima James con il quale abbiamo pianto al telefono, chiedendomi perdono per il comportamento assunto per mesi. E subito dopo l’intera famiglia mi ha contattato. Ora passo metà della mia giornata a rispondere alle loro chiamate.  Vic chiama anche un paio di volte al giorno. Mi passa i bambini che sono quelli di cui più sento la nostalgia. Sento con la stessa frequenza Alice e mia madre. È lei che mi aggiorna sulla vita londinese e sulle nostre amicizie. James e Jasper mi chiamano dal lavoro, nelle pause caffè. Solo con mio padre la situazione è ancora tesa. Ci siamo sentiti una sola volta, mi ha chiesto come stessi e basta. Ma abbiamo lo stesso carattere e lo capisco: orgogliosi e testardi! Parleremo veramente solo in un confronto faccia a faccia. So che non mi chiederà mai scusa per il suo comportamento e non lo pretendo neanche. Ho fatto tesoro di quest’esperienza e ho fatto ammenda sui miei errori. Non scapperò mai più da una situazione spinosa ma ne parlerò e affronterò i problemi che di volta in volta si presenteranno.
In tutti noi, però, c’è la voglia di recuperare i mesi trascorsi in  silenzio. Non solo con Edward. Ci stiamo raccontando tutto quello che è avvenuto nelle nostre vite anche se io, finora, non sono stata del tutto sincera: non ho raccontato loro di essere incinta e ho pregato Edward e tutti i miei amici di non dire nulla. Non sono ancora pronta a rendere pubblica anche questa parte della mia vita.
Da un paio d’ore a questa parte, invece, Erin si nasconde da tutti noi.
E sì, perché Edward deve tornare a Boston per almeno 5 giorni ed Erin non ha intenzione di andarsene. Diciamo che non ha preso bene la notizia. Ha pianto, strillato e battuto i piedi a terra. Poi, quando si è resa conto che Edward non cedeva ai suoi ricatti, ha cominciato a nascondersi per casa. Pensando che se il padre non la trova non possono ripartire! Ora, mentre Edward raccoglie le sue cose, ha pensato bene di nascondersi sotto il grande letto di Em. L’abbiamo scovata quasi subito. Ha lasciato i piedini fuori dal nascondiglio! Ma le stiamo facendo credere che ci stiamo disperando per la sua scomparsa!
Mi dispiace per lei … ed un’idea l’avrei. Ma non so che ne pensa Edward e gliene voglio parlare in privato senza che la piccoletta possa sentire.
“Ti posso parlare?” mi guarda e  annuisce. Entro e chiudo la porta.
“Abbiamo detto che fra noi non ci devono essere più segreti e cose non dette. Per cui, devi parlare!” sorrido mentre si siede sul bordo del letto e mi trascina sulle sue gambe. Quanto mi mancherà in questi 5 giorni! Ritorno con la mente al motivo per cui l’ho distratto dalle valige e mi faccio seria.
“Perché non la lasci qui a San Francisco? Si tratta solo di pochi giorni  e pare che con me si trovi bene” sta per rispondermi quando sentiamo un urlo provenire dall’armadio.
“SIIIIIIIIIIIIII” abbiamo sbagliato: Erin non era nella camera di Emmet, ma nel nostro armadio. Non ci siamo proprio accorti che aveva cambiato nascondiglio. Bussa finchè non apriamo l’anta e la facciamo uscire.
“Uff! Che caldo li dentro! Era ora che mi trovaste” poi, corre dal padre e si fa prendere in braccio e congiunge le mani in segno di preghiera “per favore, fammi restare. Ti prometto che sarò buona buona. Mangerò tutto, anche le verdure e farò tutto quello che Bella, zio Em e zia Kate mi diranno. Andrò anche a letto presto la sera, senza fare i capricci” mi fa ridere perché Erin mette su anche il faccino speranzoso a cui Edward non sa assolutamente dire di no! Quello che  mi sorprende è che Edward non sembra avere problemi. Pensavo che fosse restio all’idea, ma è tranquillo. Mi fissa prima di rispondere alla figlia.
“Sei sicura? Tra lavoro e la gravidanza, Erin non sarà di troppo?” scuoto la testa.
“Con il ristorante ho chiuso e per la mostra posso fare le cose con calma. Quando sarò al magazzino la posso portare con me oppure potrà rimanere con Kate o Tanya” ma Erin scuote la testa.
“No, no. Vengo con te e ti aiuto!”ridiamo di Erin finché Edward non ci da il suo benestare. E lei è così felice che corre a dirlo agli zii, lasciandoci soli.
“Sei sicura? Chiamami per il minimo problema e ….”  Si sposta per prendere dei fogli dalla tasca della sua giacca e che mi passa subito dopo.
“Sono tue. Usale per ogni spesa, nessuno ti controllerà!” rido di cuore. Sono una carta di credito, un bancomat e le credenziali di un conto corrente bancario!
“Meno male. Pensavo mi avresti urlato contro! E resterà anche Mike con te. Fatevi accompagnare ovunque dobbiate andare” lo abbraccio e lo bacio.
“E’ ora di lasciarci il passato alle spalle e ricominciare” annuisce mentre le sue mani finiscono sui miei fianchi. Stiamo approfondendo la conoscenza quando Kate entra in stanza.
“Ancora appiccicati! Che palle! Comunque, Bella che vuoi per cena? Vado a fare la spesa”
“No, se Erin rimane qui, posso ripartire anche sul tardi. E ne approfitto per invitarvi tutti a cena fuori. Che ne dite?” l’idea piace a tutti.
E, dopo una cena con la famiglia Denali al completo, fra chiacchiere e risate, Edward è ripartito. Non è stato facile lasciarlo andare. Per un mese, tra alti e bassi, l’ho avuto sempre intorno. E mi faceva piacere sentire i suoi occhi costantemente su di me. Mi mancherà anche se mi ha lasciato una parte molto importante di se,  sua figlia!
Pov Edward
Giugno 2015
Nove mattine che mi sveglio senza la mia moglie accanto e sto boccheggiando! Il lavoro arretrato che ho trovato sulla scrivania mi ha obbligato a rimanere in ufficio anche l’ultimo weekend e, conseguentemente ho dovuto rinunciare all’idea di tornare a San Francisco.
Sento di continuo le mie donne. Erin ha imparato ad usare lo smartphone di Bella e mi chiama spesso. Oppure mi invia i loro selfie su whatsapp dai quali, noto, si stanno divertendo. La stessa notizia mi arriva da Emmet. Mi racconta delle loro serate passate sul molo a mangiare pesce e delle passeggiate pomeridiane, quando fa più caldo, per gustare i gelati di cui entrambe sono ghiotte.
I miei pensieri vengono distratti dallo squillo del telefonino e, come previsto, è il nome di Bella a lampeggiare sul display.
“Buongiorno, Amore mio!” penso sia Bella ma, come al solito, sbaglio.
“Papino sono io! Bella mi sta preparando il te per colazione! Oggi niente latte perché questa notte sono stata male. Ho avuto  taaantooooo mal di pancia” la notizia mi mette in allarme e mi metto seduto sul letto per ascoltare bene.
“Perché? Cosa è successo?” la sento ridere.
“Papi, quei gamberoni erano prooooprio buoni e non potevo lasciarli andare via! “ scuoto la testa e capisco che mia figlia ha avuto solo una indigestione.
“Ok, ma non stai esagerando con i gamberoni? Quando si esagera anche le cose più sane fanno male!”
“No,no papi! Una sera mangio i gamberoni e l’altra la zuppa di granchio!” mia figlia sta diventando una peste e, anche se la cosa mi fa piacere, mi preoccupo.
“Amore, mi passi Bella? Noi ci sentiamo più tardi!” la sento scappare in cucina e sento la loro conversazione.
Ti vuole papi!
Ma hai chiamato tu? Perché non ho sentito il telefono squillare!” sento ridacchiare mia figlia e uno scrocchio di bacio.
Ho sentito che si era svegliato e ho chiamato!” adesso ridono entrambe.
“Ciao Edward!”
“Ciao, Amore. Che è successo ad Erin? Perché il te?” Bella mi ridacchia mentre risponde.
“Perché la signorina, ieri sera ha mangiato due piatti di gamberoni e Mark, capito che ne va pazza, ha abbondato. Dopo cena, Em l’ha portata a prendere il gelato al molo senza sapere che l’aveva già mangiato nel pomeriggio. Diciamo che ha omesso questo particolare. Stanotte è stato un continuo al bagno. Ma stai tranquillo che si è già ripresa. Solo per precauzione non le ho dato il latte” capisco che, malgrado il caos, è tutto tranquillo.
“Va bene. Tu come stai? Il bambino continua ad agitarsi molto?”  la sento sospirare.
“Di continuo ed ho un forte mal di schiena. Prima che me lo chiedi ho già contattato la dottoressa e dice che è normale con l’aumento del peso. Comunque domani ho la visita di controllo”
“Perfetto, potrò esserci anche io. Parto per l’ora di pranzo e stasera ti riempio di massaggi!” ridiamo.
“Che giornata si prospetta oggi?” ho preso l’abitudine di raccontare tutto a Bella e lei fa altrettanto con me. Non le ho nascosto i problemi aziendali dovuti all’ingerenza di Rosalie e mia madre. Ed è consapevole che Irina soggiorna ancora a casa dei miei.
“Ho indetto una riunione del consiglio. Dovrebbe esserci anche Emmet ma, pare, delegherà. Ma non ho idea da chi sarà rappresentato”
“Non mi ha detto niente. Se vuoi chiedo”
“Lascia perdere. Se non si fida ancora di me non posso fare nulla!”
“Non ti arrabbiare. Non ne vale la pena. Prima o poi capiranno che sei un capo esemplare”
“Lo spero o me ne andrò. L’idea di creare qualcosa di mio da poter lasciare ai miei figli mi sta intrigando molto. Comunque oggi chiederò ufficialmente la nomina ad amministratore delegato e vediamo che ne viene fuori”
“Fammi sapere se ci sono novità. In bocca al lupo”
“Crepi! Ciao Amore e non ti stancare troppo”
Un’ora dopo sono nel mio ufficio a controllare gli ultimi dati prima che la riunione abbia inizio. Ci tengo a che tutto vada secondo i piani. Voglio uscire da questo palazzo, oggi, con la nomina ad amministratore delegato. Penso di meritarlo dopo tanti anni passati tra queste pareti, a qualsiasi ora della giornata e senza quasi pensare a me stesso. È anche per Bella e i miei figli che voglio raggiungere il traguardo, perché voglio che siano orgogliosi di me.
Ed ho preso le mie contromisure nel caso in cui le cose non andranno come spero.
“Edward, sono tutti in sala riunioni. Manchi solo tu” dall’interfono Jennifer mi annuncia che devo andare e, dopo un breve sospiro, mi alzo e raggiungo la sala riunioni. Mia madre e Rosalie sono già accomodate. Emmet, come da previsione, non è presente. Oltre noi della famiglia ci sono l’avvocato della società, Jacob Blake e il vice presidente, Brian Elliott. Entrambi sono stimati professionisti che hanno tutta la mia fiducia. La mia assistente sta finendo di distribuire le cartelline con tutte le informazioni necessarie per l’approvazione del bilancio consuntivo.
“Edward, ben arrivato. Ho saputo che bisogna farti le congratulazioni. Stai per diventare nuovamente padre!” Brian è stato sempre un fervente sostenitore di Bella e, pur sapendo dei nostri problemi, mi ha sempre invitato a non demordere e non andare avanti con i progetti di divorzio.
“Sono io che devo ringraziarti, Brian. Sai che il tuo appoggio è stato fondamentale per me” e, dopo una stretta di mano degna di uomini d’onore (!) ci accomodiamo ed è subito mia sorella ad entrare nel vivo della riunione.
“Jacob, mio fratello Emmet non si è presentato. Chi ha delegato?” la sua domanda mi fa capire che neanche loro sono a conoscenza delle intenzioni di mio fratello.
“Si, tuo fratello due giorni fa ha fatto pervenire al mio studio una procura a rappresentarlo per tutte le questioni aziendali, sottoscritta davanti un notaio di San Francisco. È una procura generale che lascia il più ampio potere decisionale al procuratore. Comprese le operazioni straordinarie quali, solo a titolo di esempio, la vendita della società” rifletto sulle parole di Jacob e sul fatto che Emmet ha, in pratica, deciso di non interessarsi più delle questioni di famiglia.
“Inoltre, a margine della procura, ha auspicato che il consiglio di amministrazione nomini, in data odierna, Edward amministratore delegato” spalanco gli occhi mentre Rosalie emette un verso contrario all’idea.
“Lo ringrazierò appena terminato l’incontro. È un grande gesto di fiducia da parte sua” annuiscono tutti.
“Va bene, andiamo avanti. Chi ha nominato Emmet?” a questo punto Jacob mi guarda.
“Ha stabilito che sia Edward a rappresentarlo. Quindi, a conti fatti, da questo momento in poi Edward ha il controllo sulla metà del patrimonio aziendale. E, secondo lo statuto, per le operazioni di ordinaria amministrazione ha il potere di decidere in autonomia. Dovrà convocare il consiglio di amministrazione solo per le operazioni straordinarie” sono sorpreso dalle novità, tutte positive, che stanno venendo fuori da questo incontro. Mi passa la procura di Emmet e la leggo mentre Brian inforca gli occhiali e  prende la parola.
“Stando alla novità per il bilancio non occorre più l’approvazione del cda. Lo approva Edward con una propria delibera. Stessa cosa per il secondo e terzo punto all’ordine del giorno. Rispettivamente la ratifica dell’accordo con i francesi per l’acquisizione dello stabilimento La Roche e l’accordo raggiunto con l’amministrazione comunale per la realizzazione del centro commerciale alle porte della città” annuiamo tutti.
“In pratica io come pure mia madre siamo del tutto inutili qui! Dovrò ringraziare Emmet per questo regalo!” la stizza di Rosalie è evidente.
È questo il momento per avanzare le mie richieste.
“Visto che siamo in argomento, vorrei chiedere al cda la nomina ad amministratore delegato. Lo trovo un atto dovuto perché sono anni che mi occupo da solo dell’azienda con il solo supporto dei professionisti qui presenti, Jacob e Brian, mentre nessun altro membro della famiglia ha mai messo mani nelle carte e negli atti. Inoltre, se posso decidere sulla gestione ordinaria in piena autonomia e visto che conosco quest’azienda meglio di chiunque e nessuno ha intenzione di venderla, sono pochi gli atti su cui non avrei decisione finale” ho finito la mia arringa. Jacob e Brian hanno annuito mentre parlavo. Peccato non abbiamo diritto di voto.
“Edward, non mi sento di darti il mio voto. Avresti il potere su tutto. Non lavorerò nell’azienda ma questa è anche il futuro di mia figlia. Non voglio che parta svantaggiata rispetto ad Erin o a quello che verrà” fisso mia sorella.
“Rosalie, non stiamo parlando dei nostri figli. Ma di me che mi sto spaccando per l’azienda da anni. Voglio il giusto riconoscimento per quello che ho fatto” comincio ad alterarmi e tutti se ne accorgono.
“Stiamo calmi. Rosalie, nominando Edward non cambia nulla nell’assetto proprietario. Avrai sempre il 25% del capitale. Inoltre, la nomina di un amministratore delegato sarebbe di garanzia per i mercati. L’azienda oramai ha raggiunto una dimensione internazionale. Ha oltre 20.000 dipendenti. Cosa inimmaginabile ai tempi di Thomas. Dovremmo riconoscerne il merito ad Edward”
“Jacob, mi spiace, non cambio idea” Rosalie fissa mia madre. E lo faccio anche io. Sa quanto ci tengo a questa nomina. È stata lei a spingermi ad occuparmi degli affari di famiglia e non può non appoggiarmi.
“Signora Masen il suo voto è decisivo. Edward ha due voti e Rosalie uno solo. Se appoggia la mozione di suo figlio la società avrà il suo amministratore delegato. Se appoggia la decisione di Rosalie e, considerato che in caso di parità, il suo voto vale doppio, le decisioni di straordinaria amministrazione rimarranno in capo al cda” adesso ha tutti gli occhi addosso. Sapevo che il voto di mia madre, da statuto, vale più degli altri. È una forma di garanzia che aveva stabilito mio padre nel caso lui venisse a mancare. Ma, finora, non se n’è mai avvalsa.
“Ancora una volta mi trovo ad essere l’ago della bilancia fra i miei figli. E quello che mi preme è difendere l’unità della famiglia. In questo momento sia Edward che Emmet hanno fatto scelte di vita particolari. Uno si è sposato con una donna che neanche conoscevo. L’altro è andato via di casa da mesi e, se non fosse stato per l’incidente, non ne sapremmo niente. Non siete stabili. Mi spiace” fisso mia madre scioccato. Non può voler dire sul serio.
“Mamma, stai scherzando?” scuote la testa.
“No, Edward. Appoggio Rosalie. Hai la procura di Emmet e puoi prendere in autonomia la maggior parte delle decisioni. Ma non mi sento di andare oltre”
“Signora Masen mi permetta di sottolineare che, aldilà del potere decisionale, è il giusto riconoscimento dell’ottimo e irreprensibile lavoro svolto da Edward per anni. Non ha mai preso ferie o mancato un appuntamento. È diventato un uomo d’affari rispettato ovunque” Brian ancora una volta si batte per me. Ma scuoto la testa.
“Brian, basta cosi. È finita.  Ancora una volta sono stato tradito dalla mia famiglia. Mamma, se la pensi così è giusto che io mi faccia da parte. Per cui rassegno le dimissioni da tutte le cariche aziendali e …”
“Edward non puoi parlare sul serio! Prenditi un paio di giorni per riflettere e riconvochiamo il consiglio per lunedì mattina” mi alzo contrario all’idea di Jacob e mi affaccio alla finestra.
“Questo è un ricatto bello e buono, Edward” le parole di mia sorella mi arrivano ovattate. In realtà sto già pensando al mio futuro.
“No, Jacob. Fra un paio d’ore parto per San Francisco” Brian si affretta a venirmi vicino e parlarmi sottovoce. Ma nulla di quello che mi dice potrà mai sconfiggere l’amarezza di questo momento.
“Signore, sapete che con l’allontanamento di Edward le azioni societarie cadranno a picco? È lui l’azienda. Elisabeth, è stato tuo figlio a ridare lustro all’azienda dopo lo scandalo di Thomas. Sei pronta a vivere nuovamente sotto l’occhio del ciclone? Perché questo succederà non appena la notizia sarà resa pubblica. Per cui vi suggerisco di ritornare sui vostri passi” ma nessuno delle due intende fare retromarcia.
“Potrebbe subentrare Emmet?” scoppio a ridere alla proposta di Rosalie. Tutti vanno bene, ma non io!
“Stiamo raggiungendo il ridicolo. Mi spiace per Emmet ma non sarebbero molti i partner disposti a lavorare con lui!” dopo le voci di droga e alcool che per anni lo hanno accompagnato, ancora nessuno si fida di lui.
“Subentro io!” fisso Rosalie per quello che ha detto e un ghigno si forma sul mio viso.
“Perfetto! Puoi chiedere a Jennifer il planning settimanale. Sei attesa a New York lunedì mattina e a Melbourne da martedì in poi! Entro un’ora avrai l’ufficio libero. Oggi sarà l’ultima volta che utilizzo il jet aziendale” e mi rivolgo verso i miei più stretti collaboratori.
“Brian, Jacob. Grazie di tutto. Per tutti questi anni passati insieme, gomito a gomito. Per tutte le volte che mi avete supportato e spronato a fare meglio” li abbraccio e li ringrazio veramente.
“Elisabeth, ho lavorato con suo marito e questo non lo avrebbe mai permesso. Ritorni sui suoi passi” Jacob sta ancora cercando di far ragionare mia madre quando sono ormai fuori della stanza.
Entro nel mio ufficio e mi siedo alla poltrona. Mi guardo intorno e penso a quello che devo fare. In realtà avevo previsto questa possibilità, era remota nella mia testa ma poteva verificarci.
Mando una mail a tutti i dipendenti della sede e a tutte le filiali. Li ringrazio personalmente per il lavoro svolto per me e li invito a fare sempre del loro meglio. Per alcuni di loro ho firmato l’accredito di piccoli bonus. Ed invio anche un comunicato stampa alle principali agenzie di informazioni internazionali. Poi, chiamo Jennifer che si presenta veloce.
“E’ l’ultimo giorno che lavoriamo insieme” spalanca gli occhi. Pensa di essere licenziata e le sorrido.
“Sono io che vado via!” la vedo sgomenta.
“Jen, grazie per tutti questi anni in cui mi hai sopportato! Sei stata un’ottima assistente e non me ne dimenticherò” la abbraccio mentre lei scoppia a piangere. Capisce subito il motivo e non mi dice nient’altro.
“Che intenzione hai per il futuro?” è Jacob a chiedermelo entrando nel mio quasi ex ufficio mentre Jennifer esce.
“Voglio creare qualcosa di mio da lasciare ai miei figli. Non so se qui o altrove”
“Tienimi aggiornato. Voglio continuare a lavorare con te!” e lo abbraccio prima di andare definitivamente via.
La malinconia e la tristezza che provo mentre mi accingo a lasciare quello che per anni è stata la mia seconda casa vengono in parte mitigate dai tanti collaboratori che si affacciano dai propri uffici per salutarmi e comunicarmi che sono sconcertati dalla notizia.
E, come si dice, per ogni porta che si chiude, si apre un portone. 

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Capitolo 31
*** Insieme ***


Cap. 31°
Insieme 

 
Buongiorno ragazze! Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo volevo ringraziarvi! Mio figlio, andando a curiosare fra i numeri della mia storia, mi ha fatto notare che siete in migliaia che la leggete! Addirittura mi ha fatto notare che a tre ore dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo lo avevate letto in circa 400 (ed era orario scolastico / di lavoro)!
Io non so che dirvi. Grazie è poco!  Aldilà di coloro che hanno messo la storia tra le preferite / ricordate / seguite ci sono tantissime lettrici delle mie storie. 
Sono anche in difetto perchè spesso e volentieri non rispondo alle vostre recensioni. Ma lì è una questione di scelte: il tempo da dadicare al sito non è molto e preferisco aggiornare la  storia e non rispondere alle recensioni. Non è una mancanza di rispetto. Tengo a precisare che le leggo e spesso ho tratto ispirazione da quello che avete espresso. 

Ora vi lascio alla lettura del nuovo capitolo e ancora grazie per passare il vostro tempo libero con me!


Pov Edward
Giugno 2015

papaaaaaaaaa sei arrivato!” non faccio in tempo ad entrare in casa che Erin mi salta addosso, annunciando a tutti il mio ingresso in casa. Kate riesce a spostarsi in tempo, altrimenti nella sua corsa, Erin l’avrebbe investita! La stringo forte a me e mi rendo conto che, in effetti, mi è mancata parecchio e lei mi riempie di baci; rifletto che non ho mai avuto un’accoglienza così calorosa da mia figlia al mio rientro da un viaggio di lavoro.
“Ciao Principessa. Mamma quanto pesi! Mi sa che hai mangiato troppi gelati Oppure granchi!” ride mentre le faccio il solletico sul pancino finché non la rimetto in terra e vedo arrivare Bella con il pancione sempre più grande. Mi viene incontro e mi abbraccia. Per mesi ho sognato un gesto del genere: tornare a casa dopo un viaggio di lavoro e trovare le mie donne felice di avermi di nuovo con loro.
“Ciao! Mi hai fatto stare in ansia, neanche una chiamata da questa mattina. Dimmi che è andato tutto bene perché non ho fatto altro che pensarti!” la bacio e la stringo a me. Ho bisogno di lei oggi più che mai.
“Sono partito subito dopo il cda” si allontana e mi fissa. Sorrido ma non sono felice e questo traspare dal mio viso.
“Che è successo?” per questo è l’amore della mia vita. Mi capisce senza neanche bisogno di parlare.
“Ho lasciato l’azienda. Ho rassegnato le dimissioni da tutte le cariche” mi guarda sconvolta. Ma non possiamo dire altro perché Erin ci reclama e, proprio in quel momento, arriva Emmet e va subito all’argomento del giorno. Sicuramente lo avranno già chiamato.
“Che è successo durante la riunione? La mamma mi ha chiamato raccontandomi alcune cose e parole che hai pronunciato. Ma era parecchio  agitata ed ho capito solo che ti sei dimesso. Rosalie sta facendo squillare il mio cellulare ogni 10 minuti ma non le sto rispondendo perché prima voglio sentire la tua versione dei fatti. Allora che è successo? È vero che ti sei dimesso?” lascio andare Bella e mi butto sul divano. Sfilo la cravatta e allento il colletto della camicia. Avevo così tanta voglia di partire che non mi sono neanche cambiato e, in aereo, i miei pensieri erano altri. Inoltre, ho cominciato a rispondere alle decine di mail pervenute non appena la notizia delle mie dimissioni sono circolate negli ambienti finanziari.
“Quello che immaginavo sarebbe successo! Ho chiesto la nomina ad amministratore delegato ma Rosalie e la mamma non sono state d’accordo. Per tua sorella avrei troppo potere e non me lo merito. Metterei a rischio il futuro di sua figlia a vantaggio dei miei! Assurdo! Ti risulta che ho mai posto in essere azioni tendenti a favorire la futura ascesa al potere di Erin rispetto a nostra nipote?” al solo ricordare le parole di Rosalie mi sale il sangue al cervello e mi innervosisco ancora più; Emmet scuote la testa e sospira pesantemente.
“Edward mi spiace. Io stesso stamattina avevo chiamato la mamma affinché fosse lei a proporlo durante il consiglio. Ma non l’ho sentita negativa per quest’idea e nei giorni scorsi mi ero sentito anche con Rosalie. Sappiamo tutti che, per te, l’azienda di famiglia è qualcosa di più di quello che rappresenta per noi. E, soprattutto, Rosalie non sa neanche chi sono i nostri collaboratori più stretti”
“Ti ringrazio, Em, per tutto. Per la delega, per le parole che hai messo nero su bianco e per la fiducia. Erano anni che non mi sentivo così orgoglioso di me stesso e del lavoro svolto fino a quel momento. E sono orgoglioso di aver ritrovato mio fratello, con cui posso parlare e confidarmi. Sei stato proprio tu e le tue parole a farmi capire che posso farcela anche lontano dalle industrie Masen” mi alzo lo abbraccio. Se non ci fosse nessuno in stanza, forse, mi sarebbe uscita anche qualche lacrima. Perché dopo anni sto tornando a fidarmi di mio fratello e mi sembra di aver recuperato un’altra parte importante di me.
“Forse ti farà bene scrollarti di dosso l’ombra di papà. È stato un grande uomo. Ci ha dato tutto nella vita. Ma professionalmente ci ha marchiato; tutti pensano che io sia un truffatore come lui e non è stato facile trovare un lavoro ed anche di te, finché non ti conoscono, la gente non ha una buona opinione. Ma hai dimostrato di essere grande e di valere. Potrai dedicarti a qualsiasi progetto tu decida e stare sicuro che il successo e i riconoscimenti arriveranno” è la realtà. Fra di noi non ce lo siamo mai detto, ma è questo che per anni hanno pensato gli investitori di noi. Nostro padre era un povero illuso che si è fatto da solo e che non ha retto al peso del successo e di noi si credeva che non ce l’avremmo mai fatta a rialzarci. Eppure …
Quando ci allontaniamo osservo Bella. Sembra preoccupata e, in fondo, non posso darle torto. Abbiamo una figlia ed un altro in arrivo e non ho idea di cosa fare nella vita. Mi avvicino e l’abbraccio.
“Possiamo fare quello che vogliamo. Possiamo vivere dove vogliamo. Se vuoi, possiamo stabilirci a Londra. Li abbiamo una casa e ci siamo stati solo pochissimi giorni” e mi fa piacere che si lascia andare fra le mie braccia.
“Edward, non mi interessa stabilire adesso dove andremo a vivere. Non sono queste le certezze di cui ho bisogno. Mi basta sapere che staremo insieme. Voglio solo che tu stia bene. Prenditi del tempo per pensare a cosa vuoi veramente fare. E, poi, ne riparleremo e prenderemo, insieme, tutte le decisioni che verranno” ed è per questo che, ancora una volta, si dimostra una compagna eccezionale. Sempre pronta ad appoggiarmi e sono le sue parole a farmi capire che ce la posso fare.
“Hai ragione. Possiamo prenderci un periodo di pausa da tutto e da tutti. Economicamente stiamo bene. Potrei anche non lavorare più fino alla fine dei miei giorni e faremmo una vita da nababbi e assicurando un futuro roseo ai nostri figli. Per cui non farti venire pensieri negativi. Possiamo dedicarci alla gravidanza e …” la vedo scuotere la testa.
“Non mi interessano i soldi. Mi interessa il benessere di mio marito” sorrido mentre Kate, gentilmente, porta in soggiorno degli stuzzichini che ha preparato con l’aiuto di Erin.
“Edward, provali! Sei l’unico che ancora non ha avuto l’onore di provare gli stuzzichini ideati da tua figlia!” tutti ridacchiano e non ne capisco il motivo finché non porto alla bocca il piccolo tramezzino e scoppio a ridere anche io.
“Erin, non puoi mangiare solo granchi! Tra un po’ anche tu diventerai un crostaceo!” cerco di rimproverarla ma è difficile farlo mentre la vedo impegnata a fare incetta di tartine dal vassoio nelle mani di Kate.
“Edward, tua figlia ci ha fatto mangiare solo pesce in questi giorni. Per cui stasera ci devi una cena a base di bistecche, meglio fiorentine dal peso minino di 700 grammi! Perché ne ho bisogno. Guarda i miei muscoli, stanno perdendo il loro tono!” è Emmet a parlare ma noto che le ragazze sono pienamente d’accordo con lui.
“Si, organizziamoci per andare alla nuova steak house su Telegraph Hill e …” le idee di Kate vengono interrotte da Erin.
“Siiii e li vicino, papi, c’è una gelateria che fa dei coni immensi.. ti fa scegliere ben tre gusti – e con le mani mi indica il numero tre! – e sopra la panna mette anche gli smarties e le praline di cioccolato!” sorrido. Mentre la piccoletta continua a raccontarmi di tutti i gelati mangiati in questi giorni. Dei nuovi gusti che ha provato e della panna che ha un gusto paradisiaco. Mi incanto ad osservare lei e Bella. Sono così solari che, anche in momenti difficili come quelli che sto vivendo in questi giorni, mi fanno apprezzare quello che di bello ho nella vita. Ho l’amore, la famiglia, gli amici. Probabilmente non sono l’unico ad aver notato il cambiamento di mia figlia perché …
“Ed, la dottoressa ha fatto miracoli con Erin. Forse potremmo fissare degli incontri per l’intera famiglia Masen! Parlaci e vedi di spuntare una buona tariffa oraria. In fondo siamo in tanti e avrebbe l’agenda impegnata per mesi!” rido di cuore dopo una giornata altalenante, passata tra la voglia di avere in mano quella che considero la mia azienda e la consapevolezza che non è mai stata e mai sarà mia.
 
 
 
È veramente tardi quando rientriamo a casa. La cena è stata piacevole con le sorelle Denali e i loro amici. Ho notato che Bella conosceva e aveva confidenza con molti dei presenti e quasi mi ha dato fastidio i baci e gli abbracci con i quali si sono salutati.
Siamo tutti nella casa di Emmet. È piccola ma nessuno si lamenta che mancano le comodità.
“Sistemo Erin e ti raggiungo in camera” la prendo in braccio e la sistemo per la notte. Non lo faccio da parecchio e mi manca questo rituale con la mia piccolina. È uno dei pochi momenti in cui riesco a rendermi effettivamente conto di quanto cresca. Oramai, non chiede più di tenere la lucina accesa durante la notte. Né il suo peluche preferito. La porto in bagno e le faccio lavare le manine e i denti. Le faccio fare i suoi bisogno, così non si sveglierà nella notte. E, in camera, la poggio sul letto e si addormenta mentre le faccio indossare il suo pigiamino.
Prima di uscire dalla sua cameretta, la stessa che Bella sta organizzando per il bambino, la sento chiamarmi.
“Papa?” torno dietro per vedere di cosa ha bisogno.
“Dimmi, stellina” mi siedo sul bordo del letto.
“Ti voglio tanto bene. E ne voglio anche a Bella e al fratellino” sorrido alle sue parole. Sorrido mentre le lascio un bacio sulla fronte.
“Anche noi ti amiamo, stellina” e si addormenta quasi subito, la mia piccolina.
Quando entro in camera, Bella sta uscendo dal bagno. Indossa un semplice pantaloncino e una semplice canottiera. Ha tolto anche il reggiseno e vedere i suoi seni liberi è veramente sublime. Mi avvicino e le alzo subito la canottiera per avere libero accesso a quei seni che già hanno portato la mia eccitazione al limite. Le mie mani li massaggiano e pizzicano. Questa sera non potrò avere contatti intimi con mia moglie perché, in previsione del controllo ginecologico, sta eseguendo  una serie di lavande che precludono i rapporti sessuali, però, qualche coccola ce la possiamo concedere.
“Quanto mi sei mancata!” mi abbasso e li bacio. Mi rendo conto subito che sono cresciuti, forse, di una taglia. E sono così pieni al tatto. Non riesco ad immaginare come potranno essere quando dovrà allattare. Mentre mi dedico a loro, le mani di Bella cominciano a sbottonare la camicia che indosso.  Mi discosto da lei solo per togliere del tutto la camicia e i pantaloni, così da rimanere in boxer davanti lei.
“Sei mancato anche tu. Dio, Edward, sei perfetto” la sento sospirare mentre le sue mani vagano sul mio corpo. È una cosa che ha sempre amato fare e che mi fa  sentire desiderato. Ed è una bella sensazione sapere che la tua donna brama il tuo corpo. Torno ad occuparmi di lei sfilandole del tutto la canottiera.
“I tuoi seni, anche così pieni, non sanno cosa sia la forza di gravità! Sei bellissima, hai un fisico perfetto, ma non riesco a distogliere lo sguardo da loro. E mi viene da penare a cosa saranno quando allatterai nostro figlio. E, ti avverto, che voglio provarti anche io! Chissà che sapore avrà il latte materno” scoppia a ridere per mascherare l’imbarazzo del momento e si allontana allungandosi a letto.
“Sempre il solito sdolcinato! Ma non dovrebbe essere una novità, per te, vedere una donna allattare. Hai già una figlia” sorrido mentre mi allungo accanto a lei.
“Se ti riferisci alla madre di Erin, sappi che non solo non ha allattato ma era addirittura schifata dall’idea. Appena partorito ha subito iniziato una dieta drastica per ritornare al suo peso forma. Inoltre, non mi chiedere il perché, ma nel momento in cui ho saputo che era incinta ho smesso di avere rapporti con lei. Per cui non ho idea di come fosse il suo seno durante la gravidanza” si mette seduta e mi guarda curiosa.
“Stai scherzando? Cioè te la sbattevi di continuo ma, saputo che avevi fatto centro, ti è passata la voglia?” scoppio a ridere di cuore. Non solo per la sua espressione perplessa ma per i modi in cui si è espressa.
“Si. Non so che mi è successo. Ai miei occhi aveva perso il suo fascino e mi disgustava l’idea di avere rapporti con una donna incinta. Siamo rimasti amici ma, forse non te l’ho mai raccontato, non abbiamo convissuto neanche dopo la nascita di Erin”  rimaniamo in silenzio. Io mi vergogno un po’ per la confessione appena fatta. Non è bello quello che accadde alla nascita della mi primogenita e spero che non lo venga mai a sapere. Bella, invece, mi fissa.
“Scusami. Non avevo diritto di chiederti del tuo passato. Ma, confesso, che un po’ sono curiosa ed anche gelosa di lei”
“Bella, fermati un attimo e facciamo alcune precisazioni. Innanzitutto Claire non è mai stata oltre che un’amica con la quale mi intrattenevo a letto. Non paragonare mai quello che abbiamo noi con quello che ho vissuto con lei. Inoltre, Erin una madre non ce l’ha. Perché, anche se non gliene ho mai fatto una colpa, una donna che volontariamente abbandona sua figlia, non è una madre. Non la giudico solo perché un giorno sarà Erin a trarre le conclusioni e decidere se considerarla sua madre o solo la donna che biologicamente l’ha messa al mondo”
“Scusa non volevo insinuare niente. So che a volte vi sentite ancora e pensavo che foste in buoni rapporti” continuo a spiegarle i miei rapporti con Claire. Effettivamente non ne abbiamo mai parlato.
“Da quando è andata via non ci siamo più visti. È stata un paio di volte a Boston in questi anni ma non ha chiesto né di vedere me  né di vedere sua figlia. Due volte l’anno le mando una mail per raccontarle della crescita di Erin. Ma non le dico nulla di più. Non mi dilungo in particolari sulla mia vita, né le ho mai chiesto di ripensare alla sua scelta. In genere lo faccio a Natale e a giugno. Ma quest’anno avevo la mente altrove e non l’ho fatto e lei non si è fatta sentire. Per cui non fartene una paranoia. Non esiste e mai esisterà nelle nostre vite. E, se non ci hai fatto caso, Erin tratta te da madre. Questa sera si è rivolta a te per chiedere se poteva mangiare le patatine fritte ed è a te che ha chiesto se domani può andare al mare con Tania. Pur essendoci anche io” finalmente la vedo sorridere. E, prima di infilarci sotto il leggero lenzuolo, decido che è arrivata l’ora di affrontare anche un altro discorso. Non so se è il momento buono. Ma, forse, non esisterà mai il momento perfetto per parlare della sua famiglia. Per cui è meglio andare direttamente al nocciolo del problema.
“Fra 5 giorni ci sarà l’inaugurazione. Perché non inviti la tua famiglia? È la tua prima mostra e hai lavorato tanto affinché vada tutto bene. So che hai voglia di vederli. Così come loro non aspettano altro che un tuo segnale per precipitarsi qui” la vedo sbiancare. Effettivamente non si aspettava che tirassi fuori il discorso.
“Bella non lo devi fare per me. Io non ci guadagno niente se inviti i tuoi in America o preferisci aspettare. Ma li ami. Tu hai un rapporto splendido con tua madre e, a volte, ti ho indiviato. Dalle la possibilità di viziarti adesso che sei incinta. Sia gli intrugli che preparerebbe per te! Sicuramente ti metterebbe all’ingrasso! Non sarà la classica nonna che sferruzza all’uncinetto. Me l’immagino già intenta ad interrogare le stelle per cercare di capire il suo futuro. Oppure a contare le lune per capire quando partorirai. Certo, ci farà uscire di testa. Però sarebbe bello averli qui, anche solo per qualche giorno”  non ha il tempo di rispondere perché delle lacrime rigano il suo viso e mi viene istintivo abbracciarla e stringerla a me. Rimaniamo qualche secondo in silenzio. Il tempo che le occorre per calmarsi e riflettere sul da farsi.
“Da loro è ora di cena ed oggi sono tutti a casa di Alice per festeggiare il compleanno di Jasper” sorrido mentre le passo il telefono, dopo aver composto il numero di suo fratello. Mentre attendiamo che squilla, mette il vivavoce e lo poggia sul letto, tra di noi.
“Bella, tesoro! Proprio adesso ti abbiamo nominato. La mamma stava dicendo che ha uno strano presentimento su di te” sorridiamo entrambi.
“Che vuoi la mamma è sempre avanti!” scoppiano entrambi a ridere i fratelli, mentre sentiamo che comunica al resto della famiglia che è al telefono con Bella. Mette anche lui il vivavoce e salutiamo tutti.
“Scommetto che hai chiamato per Jasper! Aspetta che tolgo il vivavoce e te lo passo” ma Bella lo ferma subito.
“Nooo! Ci siamo già sentiti con Jasper. Volevo chiedervi una cosa e spero che ci siate tutti a cena” adesso si sente il silenzio dall’altra parte del mondo.
“Si, Bella, ci siamo tutti. È successo qualcosa? Vuoi tornare a casa?” ci fissiamo negli occhi e sorridiamo. È stato suo padre ad aver parlato e nella voce si sente l’ansia di un padre che non vede la figlia da troppo tempo. Prendo la mano di Bella e la invito a parlare.
“No, papà! Volevo invitarvi a San Francisco per la settimana prossima. Ci sarà la prima mostra che ho organizzato da sola e mi piacerebbe avere anche la mia famiglia qui con me” dopo un attimo di silenzio sentiamo delle urla. Inconfondibile la voce.
“Oh Bella, non so gli altri, ma io e Lucas ci saremo sicuramente!” è Alice la prima a dare la conferma. Ma uno ad uno tutti si affrettano a confermare. E l’entusiasmo che stanno mostrando mi fa capire che andrà tutto bene.
“Ho già pensato io alle sistemazioni e al volo. Pensate che possa andare bene partire dopodomani?” Bella mi guarda senza capire. Le faccio segno che le spiegherò dopo aver chiuso la telefonata e prendiamo accordi sull’organizzazione. Forse abbiamo dato poco preavviso per i loro lavoro. Ma tutti ci danno la loro massima disponibilità. Quando chiudiamo Bella è palesemente felice e agitata.
“Pensi che si arrabbieranno per non averglielo detto prima?” indica la pancia e sorrido.
“Sei matta!” la attiro a me per baciarla. Quando si allontana mi fissa seria.
“Avevi già organizzato tutto?” scuoto la testa.
“No! Ho mentito. Domattina faremo tutte le prenotazioni. Ma ho sempre immaginato che la prima volta che la tua famiglia sarebbe venuta a trovarci avremmo pensato noi a tutto. Casa a Boston ha così tante stanze che non sarebbe stato un problema ospitarli. E con il jet aziendale non avrebbero speso un centesimo per il volo! Ma le cose sono andate diversamente e vorrei almeno poter organizzare il loro soggiorno” sorride e sono felice che capisce e appoggia il mio punto di vista.
“Si sistemerà tutto, Edward. Abbi fiducia in te stesso” sono le ultime parole che pronuncia prima di addormentarsi.
 

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Capitolo 32
*** Il Clan degli Swan ***


32°
"Il Clan degli Swan"

 

Pov Edward
Giugno 2015

Sono seduto sul divano della depandance dei Denali con il notebook sulle gambe a consultare le agenzie immobiliare. Sto consultando i vari siti internet alla ricerca di una casa per la mia famiglia visto che confrontandomi con Bella abbiamo deciso di rimanere per un po’ a San Francisco. Non ci siamo dati un termine. Abbiamo deciso di valutare come andranno le cose e poi, prendere una decisione definitiva. Sicuramente attenderemo la nascita del nostro bambino prima di spostarci altrove.
Vedremo come andrà la sua mostra alla quale mancano tre giorni ma ci sono già molti curiosi che la stanno contattando. Un paio di invitati hanno chiesto di poter effettuare una visita privata per avere a disposizione più tempo e meno distrazioni per valutare. Un altro ha già prenotato un quadro provvedendo ad effettuare il pagamento anticipato. Così la sua agenda si sta riempiendo anche per i giorni a seguire l’inaugurazione. E sta valutando anche la possibilità di dare spazio ad altri artisti. È così soddisfatta del suo lavoro che sprizza gioia da tutti i pori! La ciliegina sulla torta sono stati un paio di giornalisti critici d’arte che hanno confermato la loro presenza all’inaugurazione in cambio di un’intervista.
Mentre per me la situazione è stazionaria. In queste ore buona parte dei clienti della Masen mi sta contattando chiedendomi le motivazioni per le quali ho lasciato la guida della società di famiglia e confermandomi il loro appoggio comunicandomi che sono pronti a seguirmi. Ovunque decida di trasferirmi. Sto spiegando loro che non ho ancora preso decisioni per il futuro. Ma un paio di incontri li ho fissati anche io per la settimana prossima. E alcuni sono disposti a raggiungermi a San Francisco solo per avere una consulenza da me.
Non ho ancora deciso cosa fare. L’unica cosa certa è che ieri Elazer mi ha chiesto una collaborazione e, dopo tutto quello che ha fatto per noi, non mi sono tirato dietro. La sua è un’azienda florida, finanziariamente solida ed ha deciso di varcare i confini dello stato della California. Ha chiesto la mia consulenza per avviare rapporti commerciali in tutto il paese e anche all’estero. E non mi sono tirato dietro perché  questo è il lavoro che mi ha sempre gratificato maggiormente. Così fra un paio di giorni ci incontreremo nel suo ufficio e valuteremo la situazione.
Jacob e Brian mi chiamano di continuo per avere informazioni su come gestire il momento. Sono convinti che rientrerò presto. Ma ora che ho assaporato la gioia di non essere più la Masen e avere comunque un nutrito numero di clienti disposti a seguirmi, non sono più tanto sicuro che quello sia il mio futuro. Voglio la mia società da lasciare ai miei figli. Voglio che ogni foglio, ogni singolo contratto, parli di me.

“Questa è perfetta per noi! È nelle vicinanze dei Denali, 6 camere da letto, una bella piscina e una piccola dependance. Potremmo adibirla a studio. Sia per te che per me” alzo la testa e osservo Bella che da ora di pranzo si è fatta prendere dall’agitazione. Guardo l’orologio. Fra circa un’ora l’aereo proveniente da Londra e con a bordo l’intero clan Swan atterrerà a San Francisco! È già pronta per uscire di casa. Indossa un vestitino corto e senza maniche che mette in evidenza la pelle abbronzata e il pancione che porta con orgoglio. Le zeppe veramente alte ai piedi le slanciano ancora di più le lunghe gambe scoperte. Anche se ho i brividi a vederla camminare con quelle cose hai piedi! I capelli raccolti in una coda disordinata incorniciano il viso e rendono l’insieme perfetto. È sensuale senza rendersene conto.
“Smettila di spostare i soprammobili da un lato all’altro della stanza e vieni a sederti accanto a me. Scegliamo insieme la casa e fissiamo qualche appuntamento” sbuffa e mi viene da ridere. Però fa quello che le ho chiesto e appoggia la sua testa sulle mie spalle. Osserva il notebook.
“Quella l’avevo vista anche io. È bella ed è comoda per noi. Avrei anche pensato che Erin potrebbe prendere lezioni di nuoto senza spostarci da casa. Ma hai visto il costo dell’affitto?” la guardo di soppiatto. Mi fa sentire bene quando la sento parlare delle esigenze di Erin. Mi fa capire che siamo proprio una famiglia.
“Si e ce lo possiamo permettere e mi piace l’idea del corso di nuoto per Erin. Mando una mail per chiedere di visionarla?” annuisce.
“Si, non possiamo continuare a rimanere a vita dai Denali. E mi sento anche in colpa per essermi lasciata convincere ad ospitare anche i miei!” sorrido. Quando Carmen ha saputo dell’arrivo della famiglia di Bella era così felice che non ha voluto sentire ragioni. Li avrebbe ospitati tutti lei, come ha fatto con Esme e mia madre nelle settimane addietro.  Ed ha anche preteso che noi lasciassimo casa di Emmet. Per questa sera ha anche organizzato una cena informale in giardino. Giusto per conoscerci tutti! In realtà credo che lo abbia fatto per mettere tutti noi a nostro agio. Non sarà facile rimanere soli i primi momenti. Sicuramente, dopo le parole che sono volate nei mesi addietro, ci sarà imbarazzo.
“Ti vogliono bene, Bella. Ti trattano come un membro della famiglia. E, comunque, se ci piace questa villa, sarà questione di qualche giorno e ci trasferiremo” mi guarda e annuisce. La abbraccio e la sento sospirare.
“Mi agita l’idea di incontrare mio padre. Con tutto quello che ci siamo detti non sarà facile ricostruire il rapporto” sorrido perché ha proprie le mie stesse paure.
“Lo so, Amore mio. Però tuo padre ti vuole bene e non si farà condizionare dal passato. Poi, quello preoccupato dovrei essere io, non tu. Era me che non sopportava. Ora ti rivede e scopre anche che ti ho messa incinta. Secondo te, la prenderà bene? Diventeremo amici e stasera andremo in un pub a bere una birra ricordando i bei tempi?” finalmente la sento ridere.
“Tu sei pazzo!” chiudo il notebook e lo appoggio in terra mentre mi giro con il corpo verso Bella per poterla guardare in faccia mentre le parlo.
“Sarò pazzo ma sei d’accordo che sarà ancora incavolato con me per averti sposato? L’ultima volta che ci siamo sentiti, dopo Natale, mi ha accusato di tutti i problemi che la sua famiglia stava attraversando. Se non ti avessi mai conosciuto, lui aveva ancora una figlia! Mi ha anche accusato della probabile infertilità di Victoria. Perché tuo fratello e tua cognata vorrebbero avere un altro figlio, ma erano talmente stressati da non riuscire a procreare!” spalanca gli occhi incredula delle mie parole.
“Stai scherzando, vero?”  mi viene da ridere. Sono cose che non ho raccontato a nessuno e, sentite ad alta voce, fanno ridere anche me.
“No! È stata la chiacchierata più lunga che abbiamo fatto. Oltre 10 minuti al telefono. E mi ha fatto incazzare parecchio. La parte di James e Victoria, veramente, mi ha fatto sorridere. Io non racconterei a nessuno di non riuscire a fare centro con mia moglie! E, soprattutto, non lo farei diventare un problema di cui tutta la famiglia deve avere un opinione. Magari tua madre avrà preparato anche qualche pozione magica! Però, a mente fredda, ho provato a pensare a come potesse sentirsi in quel momento. Soprattutto in quei giorni di festa che, in ogni parte del mondo, sono dedicati alla famiglia. Non sapeva nulla di sua figlia. Gli ultimi loro dialoghi non erano stati pacifici ed ho anche pensato che se un giorno accadesse a me ed Erin non so come reagirei. Credo che in quel momento l’ho perdonato per le sue parole”  mi sorride e noto che le viene da ridere.
“Non ti prendere gioco di me. Sono molto geloso di te e di Erin. Non sopporto che altri ti abbraccino e ti bacino come è accaduto l’altra sera a cena con Emmet, kate e i loro amici. E tremo al pensiero che, un giorno, Erin mi porterà a casa il suo fidanzatino! Proprio per questi motivi sono felice di aspettare un maschio!” e adesso la faccio ridere di cuore. Ieri siamo stati dalla ginecologa che, oltre ha confermare la data del parto, ha avuto modo di vedere il sesso del bambino e aspettiamo un maschietto.
“Tu sei matto! Erin ha solo 5 anni e ci vorrà ancora molto tempo prima che cominci ad uscire con i ragazzi! E gli amici di Kate oramai li conosco da parecchio e hanno sempre saputo che ero sentimentalmente impegnata. Tra l’altro quello che si chiama Alec mi ha chiesto di organizzare un brunch con te per la settimana prossima perché vorrebbe esporti una sua idea!”
“Va bene. Ma non c’è bisogno di abbracciarlo! Una stretta di mano è più che sufficiente, oltre che professionale!” ridiamo di cuore e, nel frattempo, guardo l’ora.
“Amore, dobbiamo andare” è giunta l’ora per andare all’aeroporto. Per l’occasione ho chiesto a Jack di noleggiare un paio di auto così che James e Jasper potranno essere indipendenti durante il loro soggiorno.
“Ma non è presto?” mi alzo e sorrido. Il suo sguardo è di paura!
“Isabella Marie Masen, alzati immediatamente dal divano e usciamo di casa o faremo tardi! Sei una donna adulta, bella, intelligente, una professionista affermata ed hai ancora paura di mamma e papà?” finalmente sorride e mi allunga la mano.
“Aiutami a tirarmi su! Sembro una balena. Ovunque mi poggio, mi areno!”
“Ma quanto sei scema oggi! Hai sentito la ginecologa. Sei 3 kg sotto il peso ideale!” e mentre lei prende la sua tracolla mi affaccio in giardino per chiamare Erin, impegnata a giocare con Emmet e Kate. Anche lei è ansiosa di rivedere i suoi amichetti. Lucas, Elionor e John che nelle ultime ore ha sentito spesso su skype. Tanto da raccontare loro tutto quello che potranno fare quando sarebbero venuti a trovarla. E mi ha sorpreso il fatto che abbia dato relativa importanza alla notizia che avrebbe rivisto la zia Alice che, dalla nascita, è sempre stata una sorta di surrogato di madre. Quella che più si avvicinava all’idea di madre. È felice di vederla così come lo è di rivedere la zia Esme e lo zio Carlisle.
“Papà, arrivoooo!” e corre direttamente alla macchina dove Jack, sorridendo, la aiuta subito a sistemarsi.
“Signorina Masen l’aria di San Francisco le ha sviluppato una bella parlantina. Ma penso che ci convenga rientrare a Boston altrimenti sarà difficile farla stare zitta, esattamente come una radio rotta!” mi viene da ridere a sentire la conversazione tra il mio autista ed Erin.
“No, Jack! Qui si sta meglio e ci sono tante cose da fare! A casa mi annoio!”
La conversazione prosegue anche in macchina e fa bene a tutti quanti l’aria allegra che si respira. Serve ad Erin per trattenere la gioia che sta provando e a Bella che è sempre più ansiosa. Ed anche a me che non sono così certo che mi vogliano vedere tutti!

L’aeroporto è pieno di persone in partenza per le vacanze. Siamo in perfetto orario. Controllando il tabellone degli arrivi ci accorgiamo che il volo che interessa è atterrato in perfetto orario.
“Raggiungiamo la zona degli arrivi” mentre devo prendere per mano Bella e trascinarla verso la zona degli arrivi, con l’altra mano devo acchiappare Erin che corre dappertutto! Passiamo i minuti più lunghi della nostra breve vita insieme.
“Non è che ci hanno ripensato e non sono partiti?” osservo Bella fare avanti e indietro tra le poltroncine.
“Vuoi dargli il tempo di ritirare i bagagli?” sbuffa sonoramente.
“Papà ma quando arrivano. È tanto che aspettiamo!” eccola l’altra! Ancora più teatrale di Bella, batte il piede in terra e mi fissa imbronciata.
“Amore sono tante persone e devono stare attenti a ritirare tutte le valige. Altrimenti le perderanno per sempre!” speriamo di averla convinta ed, invece, mi guarda curiosa.
“Ma loro non hanno un Jack che gli porta le valige?” scuoto la testa e vorrei scoppiare a ridere. Noto che anche Bella è pronta a ridere.
“Amore, Jack non è una cosa. È l’assistente del tuo papà e ci aiuta quando ci vede in difficoltà” fortunatamente non possiamo approfondire il discorso perché un urlo ci distrae.

“Ziaaaaaaaaaaaaa” sono i nipoti di Bella che, appena scorgono la zia, cominciano a correre verso la nostra direzione. Malgrado i richiami di Victoria e Alice non si fermano. Mi posiziono alle spalle di Bella per evitare che i bambini la facciano cadere. Ma quando i bambini giungono a meno di un metro da noi si fermano e la guardano con gli occhioni spalancati.
“Ziaaaa? Che succede li dentro?” indicano la pancia di Bella che arrossisce all’istante. Mi guarda in cerca di aiuto e sto per rispondere quando l’intero gruppo ci raggiunge.
“Ma…”
“Bella …”
“Com’è possibile …”
Sono tutti senza parole. Renee è la prima che si riprende e reagisce come ci aspettavamo.
“La mia coppietta avrà un altro bambino!!! Sarò di nuovo nonna!” e ci abbraccia tutti e due, parlando a raffica su tutto quello che comporta avere un secondo figlio. Quando si allontana è il turno di Alice, Vic e Jasper fare gli auguri. Fra me e me penso che sta andando meglio del previsto. Buona parte della famiglia è felice della sorpresa e so per certo che non stanno mentendo. Su Renee ed Alice non ho dubbi. Ma, pur non conoscendo Jasper e Victoria, mi sembrano felice.
Anche James allunga la mano per congratularsi con me. È un augurio meno caloroso degli altri, non è un abbraccio, ma non ci vedo cattiveria nel suo gesto. L’incontro con Bella è diverso. Entrambi hanno gli occhi lucidi e quando lui apre le braccia, lei ci mette pochissimo ad andargli incontro. Li capisco in questo momento. È come quando io ho ritrovato mio fratello. È un momento solo loro e, per lasciare loro la giusta intimità, mi allontano di poco con gli altri chiedendogli del volo. Rimane sono Charlie che mi fissa ma non mi dice nulla. È serio. Non so come comportarmi  ma una gomitata nel fianco di Renee lo fa svegliare dallo stato di tranche in cui sembra caduto.
“Charlie, cosa avevamo detto?” sento le parole di Renee anche se pronunciate a bassa voce e lui annuisce e mi viene incontro. Faccio lo stesso e gli allungo la mano.
“Buonasera Charlie e benvenuto in America” annuisce e contraccambia con educazione il mio gesto.
“Edward, grazie per l’ospitalità” le formalità, per noi, si sono chiuse. Fortuna che si avvicina Bella e il padre si concentra su di lei. È emozionato esattamente come Bella.
“Sei bellissima con il pancione” le parole di Charlie fanno si che Bella cominci a piangere rumorosamente, con tanto di singhiozzi. Faccio per avvicinarmi ma Renee, questa volta, fa cenno a me di fermarmi. Ed è un bene perché Charlie si precipita dalla figlia e la stringe forte a se.
“Ah! Gli ormoni! Mi ricordo ancora le crisi di pianto di tua madre quando era incinta di te e di tuo fratello!” le parole di Charlie hanno l’effetto di smorzare la tensione che si era create. Bella sorride come tutti noi. Mi volto verso i bambini che stanno già giocando fra di loro. Che bella la famiglia allargata!
“Vogliamo cominciare ad avviarci?” mi volto verso i ragazzi che annuiscono tutti. Passo le chiavi delle auto a James e Jasper e Bella spiega a tutti la situazione alloggiativa.
“Siamo tutti ospiti della famiglia Denali, non c’è stato verso di convincere Carmen ad andare in hotel!” quasi si scusa ma Renee ci sorprende ancora una volta.
“Si, lo sapevo. Mi sono sentita spesso con Carmen in questi mesi. Anche se non mi ha mai accennato della tua pancia… ” il modo in cui dice quest’ultima frase mi fa capire che … ce la farà pagare caramente non averla messa al corrente! Con Bella ci fissiamo negli occhi e anche a lei viene da ridere. E, per evitare di farlo in faccia a Renee, torniamo ad ascoltare cosa ha da dirci.
“E le ho anche fatto attrezzare un angolo in giardino così la mattina le potrò insegnare alcune tecniche yoga e di auto rilassamento!” scuoto la testa e adesso non è facile rimanere seri mentre vedo Bella arrossire. So che si sta imbarazzando per le idee malsane della madre. Ma questa è Renee ed è sicuramente più madre della mia.
Tutto il gruppo si incammina verso l’uscita dell’aeroporto. Siamo in testa al gruppo sottobraccio di Renee che ci chiede le cose più assurde sul bambino. Fortunatamente il resto del gruppo è occupato: chi controlla i bambini, Charlie scambia qualche parola con Jack, Vic e Alice stanno complottando qualcosa. Ma, quando Renee si informa sull’andamento della nostra vita sessuale, decido che è l’ora di andare a scambiare quattro chiacchiere con mia cugina ed indagare su quello che stanno complottando!

L’accoglienza a Villa Denali è veramente calorosa. Rimango a distanza per osservare come, persone che non si sono mai viste e frequentate, interagiscono fra loro. Carmen e Renee si salutano comee sembra che si conoscano da sempre. Osservo con invidia Emmet salutare e scherzare con James e Jasper, hanno già uno splendido rapporto malgrado sia la prima volta che si trovano a chiacchierare faccia a faccia. Bella sta facendo le sue raccomandazioni ai bambini: devono giocare lontano dalla piscina se non c’è un adulto a sorvegliarli e ricordarsi sempre che siamo ospiti in casa d’altri per cui devono comportarsi bene! Sarà un ottima madre.
Ed è proprio mentre la guardo che alza il suo viso e mi fissa. Mi sorride e si avvicina. Si posiziona con le spalle sul mio petto e prende le mie mani per portarle sul pancione. Sento il bambino scalciare.
“E’ irrequieto?” annuisce.
“Si, come il padre! Che hai? Perché ti sei isolato?” mi conosciamo da un solo anno ma non riesco a nasconderle niente. Indico il gruppo davanti i nostri occhi.
“Sto osservando come interagiscono”
“Pare che tutto stia andando per il meglio. Erin si sta divertendo più del solito. Carmen è un’ottima padrona di casa ed ha già fatto sistemare tutto nelle camere. Ed Emmet parla con Vic, James e Jasper come se li conoscesse da sempre” proprio in quel momento fisso mio fratello che sta scherzando con Charlie. È la prima volta che vedo sorridere mio suocero in mia presenza!
“Imparerà ad apprezzarti, Edward! Certo non ti aspettare grandi pacche sulla spalla né bevute di birra davanti la tv. Ma smetterà di odiarti!” la stringo forte a me. Ha capito perfettamente i miei sentimenti.
“Bella, quello che ho imparato in quest’ultimo anno è che le uniche persone che contano nella mia vita sei tu e i bambini. Vi amo di un amore che va oltre ogni umana ragionevolezza. E voglio passare il resto della mia vita a rendervi felici. Mi piacerebbe che le nostre famiglie appoggiassero il nostro amore. Ma se così non sarà non me ne farò una malattia” e, mentre le parlo, si lascia cullare dal mio abbraccio.
“Sei romantico, Masen! Ma ora basta o mi farai piangere di nuovo!” ridiamo. Poi, la prendo per mano e ci mischiamo al resto del gruppo.
 
 
 
 

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Capitolo 33
*** La Mostra ***


Cap. 33°
"La mostra"



 
Pov Edward
Il giorno dell’inaugurazione della mostra è finalmente arrivato. Mancano solo un paio d’ore all’apertura e noi siamo qui per sistemare gli ultimi dettagli.
I quadri sono esposti e Bella sta dando l’ok definitivo, li sta osservando con occhio professionale e sta effettuando alcuni spostamenti. Tanya sta aiutando a sistemare il buffet. Erin è appiccicata a Bella e dice la sua su ogni quadro. Mi ha meravigliato quando ingenuamente ha suggerito di spostarne uno all’ingresso perché dà molta luce e Bella, dopo averlo osservato attentamente, l’ha fatto.
“Hai ragione. Mi è sfuggito il particolare dei colori!” Erin si è sentita orgogliosa del suo suggerimento.
Kate ha finito di sistemare il notebook di Bella su di una piccola scrivania appartata mentre io, con Emmet, sto togliendo gli ultimi scatoloni che ci sono in giro.
“Ragazzi non li buttate. Serviranno per le spedizioni” è la terza volta che Bella ci dice di non buttare nulla ma di conservare tutto nel magazzino sul retro!
“Agitata tua moglie!” Emmet sussurra appena. Ha paura di Bella e della sua lacrima facile. In questi giorni di maggiore stress è diventato difficile farle qualsiasi appunto perché scoppia a piangere e ci fa sentire in colpa. È successo, in particolare, con la sua famiglia quando abbiamo parlato in maniera seria di quello che è accaduto nei mesi passati.

Flashback
Bella sta parlando da almeno un quarto d’ora per cercare di far capire il suo punto di vista. Jasper ed Alice sono stati i primi a porgerci le loro scuse per essersi immischiati così pesantemente nelle nostre vite. Mentre James sta ancora cercando di giustificarsi.
“Quello che più mi ha fatto male è che nessuno si è fidato del mio giudizio su Edward. Avete dato tutti per scontato che mi stesse prendendo in giro! Come se fossi una ragazzina alla prima cotta” stiamo parlando da ore di quello che è accaduto nei mesi precedenti. I bambini sono a nanna e noi siamo nel piccolo salotto della dependance. Ed in questo momento è evidente il rancore di Charlie nei miei confronti.
“Però i fatti ci hanno dato ragione, Bella!” osservo Charlie che, con parole velate, mi sta di nuovo accusando. Sto per dire la mia quando Bella gli risponde per le rime. E, se non lo avesse fatto lei, Renee era pronta ad intervenire! Adoro sia la madre che la figlia!
“Papà quello che è accaduto fra me e mio marito sono fatti nostri in cui nessuno è autorizzato a metterci bocca. Non ti ho mai visto intervenire nel matrimonio di tuo figlio e pretendo lo stesso rispetto!” cavoli mia moglie. Me lo sta facendo venire duro mentre la fisso tenere testa al padre.
“Hai ragione, ma Vic la conosciamo da quando era una bambina. Conosciamo tutta la sua famiglia. Di tuo marito, per mesi,  non sapevamo neanche che faccia avesse. Ho sempre avuto fiducia in te. Ma è di lui che non mi fido” non mi sfugge che ha parlato al presente e non sfugge neanche a mia moglie.
“Papà mi rende triste il tuo pensiero. Ci tengo a ricostruire il rapporto con te ma non a discapito di mio marito. Se vuoi avere un rapporto con me, devi accettare Edward esattamente come accetti Vic. Per cui la decisione sta a te” Charlie rimane imbambolato alle parole della figlia. È maturata tanto in questi mesi ed anche lui stenta a riconoscerla. Quando eravamo a Londra, pur avendo litigato spesso con lui, non ha mai utilizzato certi termini e frasi. Non lo ha messo mai davanti ad una scelta. E si sta rendendo conto che non è più una ragazzina. Però ci tengo a dire la mia. Ad entrambi. Per cui richiamo la loro attenzione.
“So cosa vuol dire non avere un padre. So cosa vuol dire combattere ogni giorno con la sua assenza e non poter fare nulla per poterci parlare anche un solo istante. Quando abbiamo saputo di aspettare un maschio il mio primo istinto è stato di chiamare mio padre e dirgli che il nome dei Masen avrebbe avuto una nuova generazione. E non voglio che Bella continui a vivere questo dolore perché lei un padre ce l’ha ancora. Charlie non pensare a me. Concentrati su tua figlia. È lei che devi amare e rendere felice non me. Sinceramente vivo bene sia che sia nelle tue grazie, sia che non mi sopporti! E, Bella, per me non è un problema se vuoi incontrare la tua famiglia senza di me. Sono disposto a fare un passo indietro perché non voglio che tu possa provare quello che io sento quotidianamente” mi guardano tutti. Emmet sorride e capisco di aver fatto un buon discorso! Lui solo, fra tutti i presenti, mi può capire e sono veramente soddisfatto di aver recuperato il nostro rapporto.
“Edward, non riesco ad avere un buon rapporto con i miei familiari se tu non ne fai parte. Non riuscirei a godere appieno dei momenti che passo con loro se tu sei tagliato fuori. Papà, pensi veramente di far parte della vita dei miei figli senza andare d’accordo con il loro padre? Pensi che permetterei che ti avvicini a loro con il rischio di poter sparlare del loro padre?” le parole di Bella fanno riflettere tutti.
“Charlie, tua figlia è adulta, oramai. Ha fatto le sue scelte che io approvo in pieno. Guarda che bella famigliola sono? Non è questo che abbiamo sempre desiderato per i nostri figli? Ora sta a te accettare suo marito e continuare a far parte della sua vita. Oppure andare avanti con questa tua guerra assurda. Però, ti invito a riflettere bene prima di prendere la decisione. Edward non è quel mostro che hai sempre pensato che fosse. È semplicemente l’uomo di cui Bella si è innamorata. E, se non fosse stato lui, sarebbe stato un altro a portartela via” Renee si avvicina al marito e parlano fra di loro. Ho sempre saputo di piacergli e spero che le sue parole possano far breccia nel cuore di Charlie. Avvicino Bella a me. È nervosa ed in attesa della decisione del padre. La abbraccio e le lascio un lieve bacio sui capelli. Quando rialzo gli occhi trovo Charlie a fissarmi. Non è un uomo di molte parole e il suo silenzio riesce a mettere ansia anche a me!
“Va bene! Non dirò più nulla contro tuo marito. E sì! Lo accetto. Però alla prima …..” le sue parole si fanno minacciose … ma è sempre Renee ad interromperlo. Non serve che parli, le basta uno sguardo! E mi ricorda tanto Bella quando sparo qualche cazzata e lei non perde tempo neanche a rispondermi, si limita a  fissarmi e capisco che devo stare zitto! Ritorno a fissare Charlie e penso di dover essere il primo a fare un passo per siglare la nostra traballante tregua. Mi allontano da Bella e mi alzo per stringere la mano di Charlie. Il quale ci mette qualche attimo di troppo per alzarsi a sua volta. Ancora una volta è stata una gomitata di Renee a farlo ragionare. Non diciamo nulla. Una stretta di mano è sufficiente.
Purtroppo, per la famiglia Swan, Bella è piena di energie. Per cui si rivolge al resto della famiglia.
“Non è solo papà a dover porgere le sue scuse ad Edward. Ed anche a me!” fissa con insistenza il fratello e Jasper, malgrado ci siamo già chiariti,  è il primo ad alzarsi e venire verso di noi. Ci avvolge entrambi nel suo abbraccio.
“Scusate  di nuovo per non aver creduto in voi. Non ripeterò l’errore un’altra volta” è sincero e non porta rancore. E non ho nessun motivo per non accettare le sue scuse.
“Anche io mi sono comportato male con te, quando Alice mi ha chiesto aiuto. Per cui penso che siamo pari!”
Con James e Victoria non è proprio la stessa cosa. James ha molto del carattere del padre e non è facile per lui chiedere scusa. Ci abbracciamo senza dire nulla e, per me, la storia è chiusa. Spero anche per loro! Egoisticamente sono contento che fra noi ci sia la distanza di un oceano. Non sono sicuro che vivendo vicini la situazione si sarebbe risolta facilmente
Fine flashback

“Ok! È tutto pronto” mi volto verso Bella che, a sua volta, sta guardando ogni singolo dettaglio del capannone. Per l’inaugurazione ha scelto un outfit particolare. Inizialmente voleva indossare un tailleur per avere un’aria professionale. Ma con il pancione nulla le sembrava che stesse bene. C’era sempre qualche difetto: la giacca non si abbottona, la gonna tira. Così ha scelto un outfit non convenzionale: indossa un vestitino corto con una arricciatura sotto il seno e che mette in evidenza il suo pancione di oltre sette mesi. Sulla schiena una scritta simpatica: sono una futura mamma! Come se potesse nasconderlo! Un bel paio di zeppe ai piedi, bijoux vistosa e trucco leggero. Capelli legati in uno chignon disordinato ad arte.
Le ragazze hanno cercato in tutte le maniere di farle acquistare un abito di houte couture per l’occasione ma lei è stata fermamente contraria. Diceva che non era l’ambiente adatto per un Dior o un Valentino. Che  ci voleva qualcosa di più dinamico e giovanile per aprire una mostra di giovani talenti. Ed oggi non posso che darle ragione perché, fra tutte, è quella che più risalta.
I primi ad arrivare sono i suoi familiari con i coniugi Denali. Le belle parole si sprecano e i Denali si meravigliano di come sia riuscita a rendere ospitale il magazzino. Pian piano la mostra si anima. Conosco numerosi ospiti, contatti di lavoro ed ex partner. Con alcuni ho stretto importanti contratti e tutti mi chiedono cosa stia succedendo alla Masen. Cerco di glissare l’argomento. Oggi è il giorno di Bella ed è giusto che io sia semplicemente il … principe consorte!
La vedo andare diverse volte verso il piccolo ufficio creato in una rientranza del magazzino e capisco che anche le vendite stanno andando alla grande.
Gli artisti vengono presi di mira dai visitatori e, anche a distanza, sento che si stanno esprimendo esattamente come Bella ha richiesto loro. Ci sono anche un paio di giornalisti free lance che faranno buona pubblicità all’evento.
“Edward, puoi venire un attimo, per favore?” seguo Bella verso il bagno e mi preoccupo che non si senta bene.
“Che succede” scuote la testa. È agitata.
“Non ci sto capendo più nulla. Ho paura di aver venduto lo stesso quadro a due persone diverse!” sospira e mi avvicino a lei.
“Stai tranquilla. Sta andando alla grande. I ragazzi stanno mostrando le loro opere esattamente come hai spiegato di fare. I camerieri circolano tra i visitatori in maniera discreta” annuisce e spia il centro della sala.
“Sta andando bene?” è dubbiosa e la rassicuro.
“Facciamo una cosa. Dammi la lista del venduto, così su ogni quadro applico la striscia “venduto”. E quando hai più trattative in corso chiamami e ti aiuto” torniamo al centro della sala mano nella mano ma veniamo subito separati. Come previsto ben presto vengo chiamato da Bella e, mentre lei porta a termine le trattative, io inserisco i dati al notebook e termino la transazione.
Sta andando tutto benissimo fino a quando Bella non mi chiama nuovamente in privato.
“Non ti arrabbiare, ma ho visto entrare Rosalie ed Elisabeth” rimango pietrificato sul posto. Non credo siano state invitate. Ma è Bella a chiarirmi il motivo e indicarmele. C’è anche Angel con loro e, stranamente, Erin le si è avvicinata per salutarla.
“Emmet alcune settimane fa ti aveva spedito l’invito in ufficio, in qualità di Presidente della Masen” poco più in la noto anche la presenza dei miei ex preziosi collaboratori, Jacob e Brian.
“Andiamo a salutare?” è la domanda che mi pone Bella. Io ne farei volentieri a meno, ma lei deve andare e trattarli come tutti gli altri visitatori. Annuisco e insieme ci avviamo verso di loro.
“Dobbiamo assolutamente far conoscere Charlie ed Elisabeth. Pensa: hanno molto in comune. Nessuno dei due è felice all’idea del nostro matrimonio!” l’idea mi è venuta osservando Charlie che mi scruta da lontano e mi fa piacere che l’idea fa sorridere mia moglie.
 
“Signora Masen, Rosalie è un piacere avervi alla nostra inaugurazione” Bella cerca di essere educata mentre le due donne, impegnate ad osservare dei quadri, si voltano verso di noi. Lo sguardo di mia madre va subito a Bella. La scruta da capo a piedi. Poi, passa ad osservare me che, a differenza del solito, non indosso la cravatta e la giacca, ma dei pantaloni neri con camicia blu e non mi sfugge la smorfia sul viso.
“Isabella, sei una Masen adesso. Non potevi utilizzare i soldi di tuo marito per acquistare un abito degno del suo livello?” sto già agitandomi quando mia moglie, sorridendo, le risponde a tono.
“Oh, Signora Masen, forse non le è giunta voce ma attualmente Edward è disoccupato. Per cui abbiamo iniziato a fare economia” lo dice con il sorriso sulle labbra e fa ridere anche me! Fortunatamente arriva Emmet a distrarci tutti.
“Edward, dobbiamo parlare noi due” sto per allontanarmi con Rosalie quando Rosalie mi si posiziona davanti. Noto Brian e Jacob annuire nella mia direzione.
“Rose non abbiamo niente da dirci. E questa giornata è di Bella e non voglio che niente e nessuno ce la rovini” ma lei è ostile almeno quanto me.
“Staremo qui fino a domenica sera. Spero che potrai trovare un momento per me” non le rispondo e mi allontano. Bella è stata fermata da altri acquirenti e sta facendo il suo lavoro.
“Edward, come va?” Jacob ne approfitta per scambiare quattro chiacchiere. Ma non ho il tempo di rispondere perché Brian inizia a raccontarmi la situazione aziendale.
“Appena si è diffusa la notizia del tuo allontanamento, siamo stati sommersi di telefonate. I clienti, i partner e i sindacato dei dipendenti vogliono capire che sta succedendo. Ma non abbiamo molto tempo. Sono tutti all’erta. A Rosalie non permettono di lavorare al meglio. Qualsiasi cosa chiede le mettono davanti il tuo nome. Non ha nessuna possibilità” voglio essere sincero con loro e, quindi, dico la verità.
“Non ho intenzione di tornare se è quello che mi state chiedendo. E i clienti più importanti mi hanno contattato per conoscere le mie intenzioni. I partner sono con me e si sono detti disposti a seguirmi ovunque” sorridono entrambi.
“Lo immaginavamo. Sei un grande e lo hai ampliamento dimostrato. Non dovevamo arrivare a questo punto” noto che Bella mi fissa e ci raggiunge. È l’occasione buona per cambiare discorso. Ed, infatti, si concentrano sulla gravidanza.
 
È veramente tardi quando anche l’ultimo invitato, conclusa la transazione di vendita, va via. Siamo rimasti solo noi tre. Erin non è voluta andare via con lo  zio e dorme su una poltroncina.
Bella sta parlando con gli artisti, congratulandosi e dando  loro appuntamento per il giorno successivo per i dettagli delle vendite. Gli raccomanda anche di acquistare i quotidiani per leggere le recensioni dei critici presenti alla serata e li invita a consultare anche le testate on line.
Nel frattempo, sono al notebook a fare i primi bilanci contabili e verificare lo stato dei pagamenti.
“E’ veramente tardi. Erin sta dormendo sulla sedia. Vogliamo andare?” alzo lo sguardo e fisso mia moglie.
“Hai superato le previsioni. Controlla?” si avvicina e la vedo spalancare gli occhi.

Pov Bella

“E’ veramente tardi. Erin sta dormendo sulla sedia. Vogliamo andare?” sono andati quasi tutti via. Oltre noi ci sono solo gli uomini della vigilanza che rimarranno tutta la notte e i camerieri che stanno finendo di pulire. Sono stanca ho i piedi gonfi ed Erin dorme profondamente. Ma sono felice perché è questo il lavoro che amo e, nel corso della serata, mi sono resa conto che mi è mancato in quest’ultimo anno.
“Hai superato le previsioni. Controlla?” mi avvicino ad Edward per controllare quello che mi sta dicendo. C’è stato parecchio movimento. Quasi tutti gli invitati si sono presentati. Inoltre, sono venuti anche parecchie persone che avevano saputo della mostra tramite internet. Diciamo che la pubblicità sui social ha funzionato. Ma non ho idea del totale venduto. Soprattutto perché, ad un certo punto, ho dovuto chiedere il supporto di Edward per concludere le vendite. Ma quello che leggo al pc va oltre ogni previsione.
“No!!! Ci sarà qualche errore. Non può essere. Magari abbiamo messo venduto più volte lo stesso quadro” Edward ride mentre mi siedo in braccio a lui.
“Nessun errore. La prima colonna è il totale delle vendite. La seconda sono le prenotazioni che dovrai richiamare domani. La terza sono gli acquirenti che mi hanno chiesto di essere contattati personalmente da te per delle valutazioni. Sei stata grande!” mi sento orgogliosa del lavoro svolto. Continuo a fissare i numeri e sono parecchi anche coloro che sono interessati a valutazioni. Per me, vuol dire, lavoro.
“Sono felice per i ragazzi. Se lo meritano. Domattina dovrò dire loro di portare altro materiale che hanno pronto. E organizzare le spedizioni. E richiamare quelli che hanno prenotato per perfezionare le vendite. Oddio quanto lavoro mi aspetta! Non so se riuscirò a svolgere tutto da sola” sono quasi spaventata da tutto quello che mi aspetta. Però ho un dubbio che mi assilla.
“Posso farti una domanda?” Edward annuisce.
“Tu sei abituato ad andare ai vernissage. Come ti è sembrata la serata?” riflette prima di parlare.
“E’ stata eccezionale. Non lo dico perché sei mia moglie. Ma l’insieme degli elementi che hai messo insieme è stato un mix perfetto. La location, l’arredamento minimal, la musica, l’idea di servire solo vino con formaggio e prosciutto. Ed anche il tuo outfit. Era tutto molto casual ma curato nei minimi particolari. L’impatto è stato forte ma azzeccato per i tuoi giovani artisti. Non sarà facile riprodurre qualcosa del genere” mi commuovono le parole di Edward.
“Ho sempre sognato di poter organizzare qualcosa completamente mio. Pensavo di non avere quest’occasione prima dei trent’anni ed, invece, …”
“Ho visto che hai parlato a lungo con Tarah e Arthur O’Brian. Lei e il marito sono collezionisti ma, in giro, si dice che sono vicino alla bancarotta” annuisco. Conosco molto bene la soggetta.
“Si, a Londra sono stati miei clienti e mi hanno commissionato di acquistare per loro conto alle aste. Adesso vogliono mettere tutto in vendita e mi hanno chiesto di occuparmene. Tu come li conosci?”
“Ho collaborato con il marito per una acquisizione. Sono brave persone e, se me ne desse l’occasione, potrei attuare un piano di risanamento a cui stavo lavorando per una situazione molto simile alla loro. Sai che abitano a Philadelphia, vero?” decidiamo di andare a casa mentre parliamo. Così mentre Edward prende sua figlia in braccio, raccolgo l’unico mazzo di fiori che ho ricevuto con orgoglio, quello di Edward ed Erin.
“Si e sto già pensando a come organizzarmi per andare a fare la valutazione. Hanno anche fretta” rifletto che non sarà facile gestire la mostra in corso, fare diverse valutazioni e non stressarmi troppo con la gravidanza in corso.
“Dovresti trovare un’assistente per concludere l’esposizione. E avrei anche un’idea” lo guardo curiosa mentre lui sorride.
“Tanya. Non capirà niente di arte ma è un’ottima sales assistant. Sa stare a contatto con la gente che conta. Sa concludere le trattative. Ti consiglio di non fartela scappare” annuisco perché è un’ottima idea.
“Nei giorni scorsi è stata un valido supporto. Potrebbe occuparsi di tutta l’organizzazione fino al termine dell’esposizione. Visto le richieste, pensavo di andare avanti fino a metà luglio. Anche se devo capire quanto materiale hanno ancora disponibile i ragazzi. E, in serata, mi hanno chiesto di organizzare anche un’esposizione fotografica. Non ti nascondo che mi piacerebbe. È un’idea che mi ha sempre affascinato ma a Londra non era possibile. La galleria di Madame Leblanc non era adatta”
Chiacchierando siamo giunti a casa. Edward porta subito la piccola nella sua camera ed io crollo addormentata senza neanche togliermi le scarpe! I miei ultimi pensieri sono rivolti al lavoro svolto. Anche se non riesco ancora a crederci di avercela fatta con le mie sole forze.
 

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Capitolo 34
*** Lavoro ***


Cap. 34°
Lavoro

Capitolo di passaggio ....
Pov Bella
Luglio 2015
Sono passate tre settimane dall’inaugurazione della mostra e le vendite vanno a gonfie vele. Stento quasi a credere di aver ripreso il mio lavoro. Ogni giorno ci sono decide di visitatori e grazie al tam tam dei giornali e dei social, fa piacere notare che stanno venendo anche da altre parti del Paese. Abbiamo avuto anche visitatori europei giunti a San Francisco appositamente per noi e che hanno portato via pezzi importanti della mostra. Oramai, siamo agli sgoccioli. Non c’è molto di nuovo da esporre.
La mia famiglia è ripartita dopo aver passato ben due settimane insieme e hanno promesso che torneranno per la nascita del mio bambino. Mi mancheranno, in particolare la mia mamma che mi ha viziata e coccolata per tutto il tempo. Ha voluto comprare diverse tutine per il bambino ed anche la culla per il suo nipotino. Ha preparato strani intrugli che mi ha lasciato in frigo. E mi ha raccomandata a Carmen a cui ha insegnato alcune ricette dei suoi intrugli! Come ultimo regalo ci hanno aiutato a traslocare perché finalmente abbiamo affittato una casa e abbiamo sloggiato dalla dependance dei Denali. Con Charlie la situazione non è migliorata, nel senso che non ha più fatto parola della sua disapprovazione per Edward ma non ha neanche provato ad instaurare un rapporto con lui. Si è comportato come se non ci fosse. E mi dispiace, particolarmente, perché ha evitato anche Erin, trattandola in maniera diversa dai suoi nipoti. Non ho proprio idea di come uscire da questa situazione che si è creata e più volte ho chiesto aiuto a mia madre.
Come mi ha suggerito Edward, ho chiesto a Tanya di collaborare e lei ne è stata entusiasta. Non ho dovuto insegnarle molto. Ha già lavorato nelle vendite per cui conosce bene il lavoro. E sta prendendo accordi anche con i finanziatori per rendere il magazzino una vera e propria galleria. Siamo un bel team e lavoriamo in armonia. Credo che a breve dovremo assumere una segretaria almeno per gestire l’agenda degli appuntamenti.
In realtà, il nostro finanziatore è uno solo: Edward. Ha acquisito il magazzino dicendo che è stato un vero affare e ce lo ha ceduto in gestione. Il suo è stato un gesto che mi ha messo in difficoltà perché inizialmente l’ho preso come un atto dovuto nei confronti della propria moglie. Ne abbiamo discusso parecchio finché non mi sono convinta che, per qualsiasi motivo lo avesse fatto, il gesto di Edward mi permetterà di continuare la mia avventura nel mondo dell’arte.
Flashback
“Perché lo hai fatto?” mi fissa seriamente. È l’ennesima volta che gli porgo la stessa domanda.
“Perché ci hai messo l’anima per rendere quel luogo unico e non voglio che torni quello che era. Ho visto le foto scattate prima che iniziasse la ristrutturazione e stento a riconoscerlo in quello in cui l’hai trasformato” sorrido emozionata per le sue parole. Ogni volta sa cosa dirmi per farmi arrossire.
“Adesso sta a te decidere. Puoi farne la sede della tua attività oppure solo l’esposizione. Io ti consiglio di utilizzare la dependance come ufficio e tenere il magazzino per l’esposizione. Sarebbe più comodo nelle tue condizioni, non dovresti spostare tutti i giorni, soprattutto con il calura estiva” scuoto la testa e penso a cosa potrei fare. Abbiamo molte idee ma ancora decidiamo il nostro futuro. Edward sta facendo numerose consulenze senza decidersi a prendere una decisione.
“E se decidessimo di andare via da San Francisco?” mi guarda e sorride.
“Ti converrebbe tenere una filiale qui. Perché avete già previsto un’altra esposizione per settembre e i visitatori non mancano. La potrebbe gestire Tanya. E, quando non servirà più, lo venderete” lo fisso e penso che ancora lo metto al corrente di una telefonata ricevuta.
“Oggi, mentre eri in ufficio da Elazer, mi ha chiamato Madame Leblanc. Mi ha offerto un lavoro” l’ho incuriosito, ma non mi fa parlare.
“Aspetta, non dirmi nulla! Vorrebbe aprire una filiale in America e ti ha proposto di gestirla?” annuisco e sorrido anche io.
“Col cazzo, Bella! Ha visto cosa sei stata capace di fare, perché nell’ambiente se ne parla ed ha deciso che è meglio averti dalla sua parte che concorrente! Furba la Madame! Che le hai risposto?” si agita mentre riflette sulla proposta ricevuta e scuote vigorosamente la testa in attesa della mia risposta.
“Che sto bene così e non intendo tornare a fare la dipendente a vita!” mi sorride contento della mia risposta e si avvicina.
“Brava la mia mogliettina in carriera! Così mi piaci. Diritta alla meta senza distrazioni!” sorrido a mio marito.
“Ok. Invece, la tua meta qual è?” adesso l’ho messo in difficoltà ed, infatti, si allontana. Sospira pesantemente e si scombina i capelli con entrambe le mani.
“Rosalie mi ha chiesto di rientrare in azienda. Niente nomina ad amministratore delegato ma aumento dei benefit e premio annuale. Per me, a queste condizioni, non se ne parla. Cosa mi interessa la scuola pagata per i miei figli? O uno stock option più elevato?” sapevo già della richiesta della sorella che, se da una parte non vuole cedere il controlla al fratello, dall’altro non sa come gestire l’azienda.
“Anzi, le ho detto che voglio vendere la mia quota. Non lo faccio subito perché metterei veramente a rischio l’azienda, se si spargesse la notizia. Ma entro l’anno è mia intenzione dissociarmi completamente da loro” lo osservo. Sono sicura che ha riflettuto molto sul da farsi e non posso che appoggiarla.
“E le consulenze che stai facendo? Devo dedurre che hai deciso di metterti in proprio?” in questa settimana ha avuto numerosi contatti oltre i Denali e l’ho visto lavorare veramente molto.
“Si. Ho già una decina di contatti sicuri e sto procedendo a sottoscrivere i contratti. Ho anche contattato un paio di miei ex dipendenti. Gli ho offerto un lavoro, anche se ho precisato che per ora non sono ancora in grado di dire dove saranno gli uffici. San Francisco, Boston o altrove. Ma hanno accettato senza neanche sapere quale sarà il loro compenso e verranno con noi a Philadelphia” sono orgogliosa di mio marito.
“Sai, mi piacerebbe lasciare hai miei figli qualcosa costruito con le mie sole forze. La Masen, in fondo, sono stato io a salvarla e renderla quello che era. Ma i piani, purtroppo, sono cambiati” sospira e si lascia andare ai ricordi.
“Ed ora che intenzione hai?” mi sorride mentre mi spiega le sue idee.
“Voglio continuare a lavorare nella finanza internazionale però in maniera diversa. Voglio spaziare in tutti i campi dell’economia e investire anche nella green economy. Uno dei contratti che sto portando a termine prevede lo sviluppo di un brevetto per una nuova forma di energia alternativa. Se il progetto avrà successo non dipenderemo più dal petrolio o dal gas naturale i cui giacimenti sono in fase di esaurimento. Sarà una bella svolta per l’economia mondiale. E potrei lasciare ai miei figli un’azienda facilmente frazionabile senza però subire svalutazione. In modo che non litigheranno fra loro per decidere chi avrà il comando” lo vedo entusiasta mentre mi parla dei suoi progetti.
“Ok, grande capo! Però per la tua successione ti consiglio di non puntare su Erin! Lei è la mia erede. Ha veramente talento la piccola” sorride ma anche lui ha notato la spiccata tendenza della figlia per l’arte.
Fine flashback
Ed ora siamo quasi giunti in aeroporto, direzione Philadelphia. Erin è con noi. Sembriamo quasi una famiglia pronta alla partenza per le vacanze. Per l’occasione Edward ha noleggiato un aereo privato e mi ha comunicato che i suoi neo dipendenti sono già imbarcati.
 “Edward, è un piacere rivederti” appena saliamo a bordo, gli ospiti ci vengono incontro. E, dopo le strette di mano con il capo, si passa alla presentazioni.
“Ti presento Cody Lewis il mio financial analyst e Dave Walker, avvocato esperto in diritto industriale e internazionale. Ragazzi, loro sono mia moglie Isabella e mia figlia Erin” ci accomodiamo per poter decollare senza perdere ulteriore tempo.
“Edward, dimmi se ho capito bene. Ma stiamo andando a Philadelphia per trattare la situazione di Arthur O’Brian?” vedo Edward annuire mentre accendo il tablet per Erin in modo che non si annoi durante il viaggio. Nei giorni scorsi ho preparato la scheda degli O’Brian e capisco le perplessità dei ragazzi perché, dalle analisi e dalle voci di marcato, sono ad un passo dal baratro.
“Si. Vorrei proporgli un piano di ristrutturazione aziendale. È un azzardo, ma vorrei provarci” i due lo guardano perplessi.
“Capo, si dice in giro che manca veramente poco alla bancarotta” Edward sorride e annuisce.
“Lo so ed è vero. Ho avuto la conferma da fonti sicure. E se guardata i dati che vi ho inviato per mail la situazione è peggio di quanto si possa immaginare. Inoltre, mia moglie è stata contattata per avere una valutazione delle loro opere d’arte ed hanno fretta di liquidarle. Ma vorrei provarci perché quello che ho in mente è qualcosa che potrebbe fare al caso loro. Potremmo rilanciare le loro attività on line che malgrado la situazione, sono ambite da diversi loro concorrenti. Ed hanno in cassaforte un pacchetto di brevetti che fa gola a molti. E se il piano andasse in porto, loro sarebbero salvi ma noi saremmo le vere star della situazione. Manderemmo all’aria l’accordo delle big four*” mentre parla accende il notebook e lo posiziona sul tavolino di fronte ai suoi colleghi. Iniziano a parlare di lavoro. Spiega le sue idee e li invita a presentare le loro obiezioni.  Vanno avanti per tutta la durata del viaggio, ben 5 ore, mentre io mi allungo sul divanetto con Erin e vediamo un film per bambini. Siamo quasi arrivati quanto sentiamo Dave urlare, tanto che Erin si spaventa. Mi fa tenerezza quando si aggrappa al mio collo.
“Ma stai scherzando?” ha gli occhi spalancati come pure il suo collega Cody.
“No. Quello è lo stipendio mensile. Se portiamo a casa il contratto e riusciamo a salvare Arthur O’Brian, avrete un bonus del 5% sul contratto di O’Brian” vedo Edward sorridere alle loro facce incredule. Conosco la proposta di Edward e quando gli ho chiesto perché tanto mi ha spiegato che, oltre ad essere i migliori, sarebbero capaci di lavorare anche 24 ore al giorno per lui.
“Capo, se le cose andranno come speriamo, O’Brian ti dovrà svariati milioni. E tu ci riconoscerai anche una percentuale sul guadagno, oltre il mensile?” anche Cody stenta a credere alle parole di Edward.
“Siete i migliori nel vostro campo e vi sto chiedendo di fare i miracoli. Ebbene, se li farete, vi ricompenserò adeguatamente!” e mentre parla, Edward viene a prendere in braccio la figlia e se la porta al suo posto. Si è accorto dello spavento che si è presa e, da bravo padre premuroso, la coccola per farle capire che non è successo nulla.
“Ok, capo. Passaci le dispense e cominciamo a lavorare. Entro domattina avrai i piani finanziari di rientro” i ragazzi sono entusiasti delle idee di Edward e si mettono subito al lavoro.
“Ed io farò l’inventario dei brevetti e la loro valutazione di mercato. A chi mi posso rivolgere per avere visure e certificati’”
“Cody tranne voi, non ho assunto nessun altro. Questa volta ho un’idea diversa di staff. Qualcosa di più snello. Vorrei pochi collaboratori ma i migliori sul mercato. Qualsiasi informazioni vi serve, per adesso, rivolgetevi direttamente a me. Sul pc ho tutto”
Arriviamo a Philadelphia in perfetto orario. Jack ha noleggiato due macchine e la nostra meta è la villa di Arthur O’Brian. Sa perfettamente che oltre me, ci sarà Edward con alcuni suoi dipendenti e che vogliono parlare con lui di affari.
“Erin, sei sicura che non preferisci che ti lasciamo in hotel? Ci sarà una simpatica ragazza che ti farà compagnia e si occuperà di te fino al nostro rientro” non so per quale motivo ma la piccoletta non  vuole staccarsi da noi e sto cercando di farle capire che parleremo solo di lavoro e non si divertirà per niente.
“Voglio vedere come fai a mettere i prezzi ai quadri” mi guarda come se fosse la cosa più naturale del mondo. Invece di giocare, preferisce starmi ad osservare mentre valuto la merce. Anche a San Francisco viene spesso con me alla galleria e le piace veramente. Addirittura, un pomeriggio si è seduta in terra per copiare un quadro esposto. Ci ha messo tempo ma è stata brava e, per lodarla, ho esposto il suo disegno accanto all’originale. Ne è stata felice, soprattutto quando si è accorta che i visitatori lo osservavano con interesse. Ed ho indicato un prezzo simbolico di 10 dollari al suo lavoro! Ma la sua felicità ha raggiunto le stelle quando un visitatore lo ha acquistato e prima di portarlo via ha preteso anche che lo firmasse. Con il suo piccolo guadagno siamo andate a comprarci il gelato!
“Va bene. Quando ti annoi me lo dici, oppure lo vai a dire a papà!”
La villa degli O’Brian è a poca distanza dall’aeroporto e arriviamo nel giro di pochi minuti. I padroni di casa ci accolgono con amicizia e ci accomodiamo subito  per una  colazione di lavoro.
“Arthur, non starò a girarci intorno. Non sono a Philadelphia solo per compagnia ad Isabella. Nel giro si parla della profonda crisi della tua società e vorrei proporti una collaborazione” Edward scopre subito le carte. Gli uomini si mettono subito a parlare di lavoro.
Pochi minuti dopo si ritirano nell’ufficio del padrone di casa per non uscirne prima del tardo pomeriggio.
“Isabella, vuoi riposarti prima di cominciare il nostro giro?” Tarah è veramente una persona a modo e spero di riuscire ad aiutarla.
“Ti ringrazio, ma Erin ed io abbiamo riposato in aereo!” sorrido ad Erin. Andiamo solo un attimo in bagno e comincio anche io il lavoro.
“Erin, mi vorresti aiutare?”  le passo la fotocamera che utilizzo nel lavoro.
“Per ogni pezzo che guarderemo, mi scatti le foto? Ne servono tante così a casa potremo valutare bene ogni pezzo” sorride contenta dell’incarico che le ho dato. Erin ha talento con la fotocamera in mano e so di potermi fidare. Nel frattempo prendo la mia cartellina e comincio ad annotare quanti pezzi sono e tutte le caratteristiche. Prendo e metto da parte i certificato di autenticità. Alcuni recano la mia firma!
Tutti i pezzi da valutare sono sparsi per casa e ne approfitto per dare uno sguardo anche all’arredamento che è favoloso.
“Tarah, hai una casa meravigliosa” lo penso veramente e mi fa tenerezza l’espressione malinconica che ha sul viso.
“Probabilmente andrà tutto all’asta. Per cui, se ti piace qualcosa, prendi nota!” scuoto la testa.
“Tarah non è ancora detta l’ultima parola. Edward ha un progetto e conosco mio marito: non ci metterebbe la faccia se non avesse delle possibilità di ottenere il risultato. Soprattutto ora che si sta mettendo in proprio e uno scivolone sarebbe letale anche per lui” una lacrima scorre sul suo viso e ci metto poco a raggiungerla e abbracciarla. L’attimo di sconforto dura poco.
“Hai ragione. Ho promesso ad Arthur che non mi farò abbattere facilmente. In fondo sono solo oggetti quelli che perderemo. Noi resteremo sempre insieme”
Passiamo l’intero pomeriggio al lavoro. Finiamo per cenare da loro ed Erin trova un compagno di giochi nel figlio dei padroni di casa, rientrato nel pomeriggio a casa, dopo essere stato al parco con la tata.
“Isabella pensi che sia fattibile una vendita veloce dell’intera collezione?” sto chiacchierando con Tarah quando mi arriva la domanda non dai padroni di casa, ma da Cody. Rimango perplessa dalla richiesta e, per questioni di privacy, non so se rispondere. Fortunatamente, Edward interviene spiegandomi i motivi della richiesta.
“Serve liquidità urgente. Gli immobili di cui sono proprietari sono lussuosi e bellissimi, ma il mercato immobiliare è in un momento di stallo. Pensavamo alle tue vendite per avere liquidità immediata” chiarito il concetto rispondo sinceramente guardando in faccia i proprietari.
“Non è necessario che vi dica che avete pezzi unici. Il vaso della collezione Ming, in ceramica e ferro battuto, è molto più di un pezzo unico. E, se mi autorizzate a procedere, saprei anche a chi proporlo”
“Signora Masen, potrei chiederle di che cifra stiamo parlando?” sorrido alla maniera in cui Dave mi ha chiamato.
“Per favore, chiamatemi Bella. Il vaso vale veramente molto e chi ho in mente di contattare va cercando un pezzo del genere da qualche anno” non voglio sbilanciarmi sui prezzi perché devo ancora ragionarci su.
“Ma stiamo parlando di qualche migliaia di dollari o qualcosa di più?” Dave insiste, ma capisco che è il suo lavoro. Mi viene da sorridere perché adesso si sentirà male nel sentire il prezzo.
“Penso di poterlo vendere per 500.000 dollari. Ma l’intera collezione vale molto e non dovrebbe essere difficile collocarla sul mercato. Anche senza dover fare una mostra. Nei prossimi giorni valuterò ogni singolo pezzo che ho visionato e contatterò dei probabili acquirenti. Nel giro di 10 giorni penso di potervi dare sia una valutazione effettiva che le stime di vendita” ed, infatti, rimangono entrambi senza parole.
Quando la cena è giunta a termine andiamo quasi subito via. Siamo tutti stanchi ed io non vedo l’ora di allungarmi sul letto.
In suite è Edward che si occupa di Erin ma io crollo ancora prima che lui entri in camera.


* Le big four sono le quattro più grandi società di consulenza a livello mondiale.
 

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Capitolo 35
*** Primo anniversario ***


Cap. 35°
"Primo Anniversario"

 
Cap 35

Pov Bella

Agosto 2015
 
Il primo anniversario di matrimonio! Qualche mese fa non pensavo che avrei passato questa giornata di festa con mio marito e tutti i nostri amici. La nottata è stata bellissima. Non ho solo fatto l’amore con mio marito ma ci siamo uniti fisicamente e spiritualmente come poche volte è accaduto. Edward ha amato, adorato e venerato il mio corpo. Con devozione. Ed io ho fatto lo stesso con lui. Questa mattina posso dire di conoscere ogni neo presente sul corpo di Edward. Ho scoperto la sua piccola cicatrice sul polpaccio destro che, mi ha spiegato, si è procurato all’età di 6 anni giocando a calcio con Emmet.

“Sei già sveglia?” il braccio di Edward mi avvolge dolcemente il ventre e la sua mano aperta si posa al centro dove il bambino sta scalciando da qualche ora. Si avvicina al mio corpo e siamo così vicini che il suo respiro mi solletica il collo.
“Si, Joshua scalcia da parecchio” effettivamente il bambino non mi ha lasciato riposare granché. È agitato. Forse, lo abbiamo infastidito con le coccole che ci siamo concessi! O, forse, anche lui è stanco come noi e non ne può più del caldo che da parecchi giorni sta assillando quest’angolo della California. Da qualche giorno abbiamo anche scelto il nome del bambino. In realtà è stata un’idea di Erin. Noi eravamo indecisi fra Matthew e Christian. Anche se nessuno dei due nomi ci convinceva del tutto. E, quando Erin ha suggerito Joshua, ci ha trovati subito d’accordo.
“Che succede? Vuoi andare a fare un controllo in ospedale?” Edward si sveglia al volo e si mette seduto sul letto. Mi perdo ad osservarlo. Con i capelli sconvolti gli occhi ancora lucidi per le ore di sonno perse e uno sbadiglio che cerca di nascondere, si preoccupa sempre troppo. Negli ultimi giorni, inoltre, è aumentata la sua paranoia. Tutto è cominciato quando all’ultimo controllo medico la mia ginecologa ha detto di trovarmi con il viso stanco. Effettivamente nei giorni precedenti avevo lavorato parecchio supportando Tanya nella mostra fotografica che abbiamo allestito e terminando la quotazione dei pezzi degli O’Brian. E, al lavoro, si sono aggiunte le uscite con le ragazze per l’acquisto del corredino del bambino e i preparativi per l’arrivo della mia famiglia. Infatti, ieri sono tornati tutti a San Francisco per passare qui le ferie estive. E questa volta ci sono proprio tutti. Anche Esme e Carlisle, che adoro ed è nuovamente tornata alla carica Rosalie con Elisabeth al seguito. E per la giornata di oggi abbiamo organizzato un bel pranzo in giardino.
“Sta tranquillo, è solo stanchezza. Ed, in ogni caso, mi devo alzare per finire di controllare il contratto di vendita di un paio di quadri degli O’Brian” quelli che inizialmente erano dei clienti per entrambi, nel corso di queste settimane, si sono dimostrati degli ottimi amici. Hanno accettato il piano di salvataggio di Edward e, malgrado i numerosi incarichi che stanno assumendo, mio marito e il suo piccolo staff sta dando l’anima per salvare la loro società.
“Chi li ha acquistati?” anche lui si sta alzando per andare a preparare la colazione.
“Un privato italiano ma non lo conosco. L’offerta è arrivata tramite un avvocato americano e alle 10.00 verrà per sottoscrivere il contratto e ritirare i quadri. Tieni presente che in tarda mattinata Tanya ha organizzato un incontro con l’agente di un pittore emergente. Vorrebbe esporre qui a San Francisco. Per cui mi serve la dependance per tutta la mattinata. Fa in modo che i tuoi scagnozzi stiano alla larga!” lo sento sorridere. Ho instaurato un ottimo rapporto con tutti i collaboratori di Edward. A Cody e Dave si sono aggiunti Mellory, l’assistente che coordina il lavoro di tutti e Theodore, l’esperto dei mercati finanziari.
Per noi sono diventati persone di famiglia. E, se penso all’idea di famiglia tradizionale, mi rendo conto che la mia è veramente stramba: ne fanno parte i nostri fratelli e genitori, ma anche persone, come la famiglia Denali, che ci hanno dimostrato tutto il loro affetto e simpatia in questi mesi.
Abbiamo adibito la dependance ad ufficio come aveva intuito fin dall’inizio mio marito. Ed è stata una buona idea, soprattutto per me, che mi permette di lavorare praticamente da casa.
“Ok! Tanto oggi si lavora solo di mattina e con me ci sarà solo Cody. Ho già detto ai ragazzi di prendersi una pausa fino a  lunedì. Verranno direttamente per il pranzo. E penso che Cody abbia passato la notte con Tanya perché verranno insieme” lo raggiungo in cucina e mi siedo al bancone cercando di capire bene quello che mi sta dicendo.
“C’è qualcosa fra di loro? Hanno una storia?” lo osservo attentamente per vedere se mi dice la verità.
“Storia di sesso, penso proprio di si! Non dico niente perché sono adulti e fuori dall’orario di lavoro ognuno è libero di fare quello che vuole, ma ho notato gli sguardi infuocati che si lanciano quando pensano di non essere visti. Un paio di giorni fa, tu eri alla galleria e Tanya era alla dependance. Ebbene li ho visti mentre, quasi per caso, lei passandogli accanto gli ha accarezzato il pacco!” lo fisso incredula. Conosco Tanya quando è a caccia, ma non immaginavo che Cody fosse quel tipo!
“Non lo conosco bene ma Cody non mi sembra il tipo da cambiare una donna al giorno. Mi sembra più il tipo da storia seria” ed, infatti, esterno la mia sensazione ad Edward.
“Tanya invece è il tipo da sveltina o, al massimo, weekend lungo e poi si cambia!” sorridiamo mentre cominciamo a mangiare le nostre uova strapazzate.
“L’importante è che non mi distragga il ragazzo dal lavoro! Siamo quattro gatti ed averne uno depresso non è il massimo” scuoto la testa.  Mi piace Edward sul lavoro e sto imparando tanto da lui. Non solo come concludere i contratti ma anche come trattare con i propri collaboratori. Seria ma alla mano. Intransigente ma capace di scherzare con loro.

“E’ oggi l’incontro con Rosalie?” mia cognata ha preteso di avere un incontro formare con Edward. Le cose non vanno così bene a Boston e molti clienti hanno seguito Edward nella sua nuova avventura. Per lui è stato un vero trionfo che, forse, in questi anni nessuno gli ha riconosciuto.
“Si, sarà qui alle 9.00 accompagnata da Brian e Jacob. E, sono stato informato da questi ultimi, ci sarà anche Irina!”
“Veramente? E cosa viene a fare?” sembra perplesso quanto me. Con un’alzata di spalle mi fa capire di non saperne molto di più.
“Pare sia diventata il braccio destro di Rose! Ti rendi conto? Il mio lavoro svolto dalle esperte di Louis Vuitton! “ sorrido alla definizione di Edward. Poi, quando torniamo seri, sento la necessità di esporre le mie idee. So quale sarà la sua linea di comportamento per l’incontro di oggi e voglio che sia consapevole che sono dalla sua parte.
“Edward, per me va bene tornare a Boston. Per quello che ho visto sembra una bella città. Il clima un po’ freddo ma sono abituata a Londra. E il mio lavoro lo posso svolgere ovunque” lo guardo fisso negli occhi per far capire che le mie parole sono sincere.
“Non ho intenzione di tornare alla Masen. Oramai ho la mia società. Ma se accetterà la mia proposta potrebbe rendersi necessario tornare a Boston. Almeno per il primo periodo di transizione. Poi, potremmo tornare qui”
“Ricordati che il mese prossimo Erin comincia la scuola elementare e non potremmo farla viaggiare di continuo. E ci sarà Joshua di pochi giorni.  Per cui se pensi di dover rimanere a Boston, noi siamo con te!” sorride alle mie parole e si avvicina per baciarmi.
“Per questo ti amo. Sei unica!”
 
Pov Edward

“Edward, dove hai messo le copie del bilancio trimestrale della Masen?” mi volto verso Cody che è alla ricerca disperata dei documenti che serviranno fra pochi minuti, quando ci sarà l’incontro con mia sorella. Mi vien da ridere perché non avendo una vera e propria sede i miei collaboratori si stanno adattando a lavorare nei luoghi più impensabili per dei seri professionisti. Come oggi che ci siamo barricati nel soggiorno di casa e con Erin che ha pensato bene di disegnare sui prospetti contabili appena stampati! Ma non l’ho sgridata perché ogni volta che la vedo sorridere e saltellare per casa, ricordo la bambina silenziosa e apatica che era fino a pochi mesi fa. E sono così orgoglioso del suo cambiamento che non mi sento di rimproverarla. Inoltre, oggi è agitata anche lei perché le abbiamo detto, per non prenderla alla sprovvista, dell’arrivo della nonna e delle zie. Ed è particolarmente spaventata dall’arrivo di Irina tanto aver vomitato l’intera colazione. Si è calmata solo quando Bella se l’è presa in braccio e le ha parlato con molta calma spiegandole che non avremmo permesso a nessuno di maltrattarla o portarla via da noi. Volgo l’attenzione a Cody che sta rovistando sotto il divano, alla ricerca dei documenti.
“Li sto nuovamente stampando” lo sento sospirare. Ho imparato che quando alza gli occhi al cielo per qualche istante, in realtà sta contando fino a 100 per non aprire bocca e dire tutto quello che gli passa per la mente. E mi fa ridere!
“Pazienta ancora un po’. Appena decidiamo dove fermarci troveremo una sede adeguata” mi guarda speranzoso.
“Ma pensi di decidere entro quest’anno?” scuoto la testa.
“A breve, brevissimo. Ed ascolterò l’idea di ognuno di voi. Avrete voce in capitolo per la scelta della nuova sede. Lo so che vi sto chiedendo l’impossibile ma datemi fiducia”
“Sei sicuro di non voler tornare alla Masen?” mi fissa perché in questi giorni è stato quello che più mi ha fatto riflettere sul mio futuro.
“Si, Cody. Mi piace la piega che ha preso la mia vita professionale. Ho rallentato i ritmi pur svolgendo una mole di lavoro maggiore. Probabilmente se non avessi avuto lo stop da mia sorella, non avrei avuto l’opportunità di vedere oltre la Masen. Ho dovuto sobbarcarmi il fallimento della società che non ero neanche laureato. Volevo fare dei master, ero stato scelto per uno stage in una banca inglese. Ma, poi, tutti i piani sono saltati e da allora, in pratica, mi sono fermato per respirare solo questa primavera”
Il nostro discorso viene interrotto dal campanello della porta. Bella si è già rintanata nella dependance con Tanya per cui vado io ad aprire.
Saluto cordialmente e faccio entrare i miei ospiti. Saluto con affetto Jacob e Brian che mi aggiornano con frequenza sull’andamento della società e sono coloro che, preoccupati dalla piega che ha preso, hanno spinto Rosalie a richiedermi un colloquio.
“Ciao, zio!” rivolgo un caloroso sorriso ad Angel.
“Ciao Piccola!” ci mette poco a saltarmi in braccio. Mi fa molta tenerezza mia nipote visto l’ambiente in cui vive.
“I bambini sono già in piscina a giocare con zio Emmet. Vuoi andare anche tu?” annuisce e sto per accompagnarla quando interviene mia madre di cui non mi ero accorto della presenza.
“Lascia stare, vado io. Almeno saluto quella maleducata di tua figlia che non ha avuto la decenza di farsi trovare in casa. D'altronde noto che neanche la donna che la sta crescendo ha avuto l’educazione di accogliermi nella sua casa! Ah, figlio mio! Non sarà mai all’altezza del nostro nome” sospiro e alzo anche io gli occhi al cielo. Proprio come tante volte ho visto fare a Cody.
“Mia figlia sta giocando con i suoi amichetti e sua nonna dovrebbe essere ben felice dei cambiamenti che ci sono stati in lei. Invece, si lamenta di non averla trovata per fare la riverenza e agghindata come una bambolina. E mia moglie sta lavorando e ti posso assicurare che la sua presenza al mio fianco anche nelle occasioni di lavoro per me è fonte di successo” sento Cody sogghignare mentre mi passa di fianco e mi invita ad accomodarmi ed iniziare la riunione.
“Angel puoi raggiungere anche da sola gli altri bambini. Sono tutti in giardino alla ricerca dei Pokemon con zio Emmet” e lei sgambetta velocemente fuori e la osservo finchè non vedo che salta in braccio ad Emmet.
“La riunione si svolgerà nel salotto di casa?” Rosalie si guarda in viso con Irina e sogghignano mentre Cody li invita ad accomodarsi. Purtroppo rimane anche mia madre.
“Si. È un problema per voi?” scuote la testa e si accomoda. Si guarda intorno. In fondo è la prima volta che viene in casa mia. I convenevoli passano velocemente e subito vengo aggredito da mia sorella che sostiene di aver portato via i clienti alla società di famiglia. Irina sciorina un lungo elenco di clienti che hanno rescisso il contratto e che adesso vengono seguiti dal mio staff. Mi viene da ridere quando rivolge uno sguardo gelido a Cody reo di averle tradite e senza neanche un giorno di preavviso. Mi rivolgo espressamente a mia sorella, tagliando fuori dalla conversazione Irina. Voglio far capire loro che per me c’è un solo interlocutore.
“Rose, moderate il linguaggio. Non ho contattato nessuno. Sono loro che mi hanno chiamato e dato la loro disponibilità a seguirmi. Non li ho pregati né fatto offerte sensazionali. Se vuoi parlare partendo da questi presupposti non c’è nessuna possibilità di dialogo” la guardo seriamente e mi rimanda lo stesso sguardo.
“Edward, in pochi mesi hai fatto cose eccellenti ed acquisito clienti importanti. Non ti nascondo che avrei voluto essere al tuo fianco nel piano di ristrutturazione delle aziende O’Brian. Se ne parla in giro ed in molti hanno scommesso su di te”
“Grazie, Jacob. Ammetto che anche per me gli O’Brian hanno rappresentato una sfida eccitante. Il lavoro è ancora lungo e lo spettro della bancarotta è ancora dietro l’angolo, ma i primi segnali sono incoraggianti. Comunque, non penso che siate qui per avere notizie dei miei affari?”
“No, infatti. Quello che Rosalie voleva proporti è una collaborazione. Da sola non riesce a gestire la società e nessuno la conosce meglio di te” guardo Jacob. Anche lui è imbarazzato dalla proposta che mi ha rivolto. Sa che non accetterò niente di me dell’intero pacchetto.
“E quindi cosa vorreste propormi?” adesso è Irina che riprende la parola.
“Se pensi alla nomina ad amministratore delegato, Rosalie rimane sempre della sua opinione. La nostra proposta è una collaborazione.  Riprendi la tua carica ed noi ti affiancheremo occupandoci dei rami minori. Magari potremmo convincere anche Emmet ad avere un ruolo manageriale, così che l’intera famiglia si occupi dell’azienda e tu possa avere più tempo libero” la guardo e non posso credere che la sua unica proposta sia … che io torni dietro senza avere nulla in cambio.
“Rose, tu hai tutto da guadagnarci. Ma io? Sto creando la mia società. Ho l’appoggio di numerosi partner e nuovi clienti. Che vantaggio avrei a portare soprattutto questi ultimi dentro la Masen? E, sinceramente, sia Erin che Bella si trovano bene a San Francisco e non sentono la mancanza di Boston” Irina, al solo sentire il nome di Bella, comincia a sbuffare. Ma non ha il tempo di dire nulla perché è preceduta da Elisabeth.
“Credo che Erin sia piccola per esprimere la sua opinione e una moglie che si rispetti segua il marito ovunque lui decida di andare. Sono stata al fianco di Emmet anche nei momenti difficili. È questo che si richiede ad una moglie Masen. La tua Bella non ne è capace?” eccola mia madre che torna all’attacco!
“Per me è molto importante il benessere della mia famiglia. E se mia figlia si trova bene qui, allora valuterò un trasferimento definitivo. E mia moglie è pronta a sostenermi su qualsiasi mia decisione. Ma, sinceramente, non capisco ancora dove sia il mio vantaggio nel tornare indietro”
“Tuo padre ha costruito la sua società per voi figli. È per questo che dovresti ritornare sulle tue decisioni”
“No, perché la mia famiglia non ha fiducia in me. Comunque sono io a farvi una controproposta. Sono disposto ad acquistare le vostre quote azionarie al prezzo di mercato del giorno in cui ho lasciato la società. E sono disposto anche a lasciare alla mamma Villa Masen e l’attico sulla Prudential Tower a Rosalie. Inoltre istituirò un fondo fiduciario per garantire gli studi universitari di Angel. Questa è la mia offerta. Prendere o lasciare” sono diretto e fisso negli occhi Rosalie. Ma lei scuote la testa.
“Se posso permettermi di dire la mia. L’offerta di Edward è più che generosa. Dal giorno in cui è andato via abbiamo perso ben 19 contratti importanti e alcuni partner  stanno guardando  il mercato e le alternative che propone. È inutile negarlo e lo sai anche tu, Rosalie, che con l’uscita di Edward la società ne sta risentendo. Ed Emmet non è interessato a tornare a Boston”
“Jacob non ho intenzione di rinunciare all’eredità di mia figlia”
“Va bene. Ma sei pronta ad investire il tuo patrimonio personale? Perché, se il trend negativo che stiamo verificando nelle ultime 8 settimane continuerà, entro un paio di mesi avremo bisogno di liquidità. Edward in un paio di situazioni ha messo mano al proprio portafogli” Rosalie mi guarda scettica.
“Potremmo rivolgerci alle banche. Hanno sempre finanziato la Società” eccola Irina che torna all’attacco.
“Nell’ultimo mese due banche hanno ridotto la linea di credito che abbiamo sempre avuto. Ed un’altra ci ha alzato le commissioni applicate sugli sconfinamenti. Potremmo provarci ma non credo che troveremmo le porte aperte nel caso ci serva liquidità” il pensiero di Brian è sempre stato ascoltato dalla mia famiglia perché uomo di fiducia di mio padre.
“Ci voglio pensare. Riparliamone dopo le ferie!” Rosalie si alza per accendersi una sigaretta e la sua aria da padrona di casa mi dà veramente noia ed è per questo che le rispondo a  muso duro.
“No. La mia offerta è valida fino alla fine della settimana. Poi, acquisterò al valore di mercato. E, per inciso, Emmet mi ha già ceduto la sua quota. Abbiamo firmato il contratto la settimana scorsa”
“Bei fratelli che mi ritrovo!”

Fortunatamente arriva Bella e la riunione si può definire chiusa.
“Isabella sei una di quelle poche donne a cui la gravidanza dona!”
“Brian sei il solito adulatore. Spero che vi fermiate a pranzo con noi. Abbiamo organizzato un barbecue in giardino” e poi saluta il resto degli ospiti anche se non riceve molti sorrisi.
“Edward, ne avete ancora per molto? Emmet ti aspetta per cominciare a grigliare” mi alzo e le vado incontro mentre Cody toglie di mezzo i documenti.
“No, abbiamo finito e ti stavo per raggiungere. Jacob, l’invito è valido anche per te. Sono diventato bravo a grigliare e vi farò assaggiare le mie famose t-bones!” cerco di sdrammatizzare la situazione perché l’aria che si è creata è piuttosto pesante.
“Wow! Il grande Edward Masen con la parannanza. Magari scattiamo anche qualche foto!”
“Jacob ti assicuro che sa cucinare proprio bene! La sua specialità sono le bruschette. Ha fantasia nell’accostare i sapori! Certi giorni, mentre siamo tutti al lavoro, scompare per tornare dopo una mezz’ora con un vassoio pieno di prelibatezze!” Cody racconta ai suoi ex colleghi la mia nuova versione a cui stentano a credere.
“Va bene. Accomodiamoci tutti fuori che ci stanno aspettando. Edward puoi portare il vino? Le altre bevande sono già sui tavoli” osservo Bella che accompagna i nostri ospiti fuori come una vera padrona di casa.
“Isabella, ma non avete domestici?” eccola mia madre che torna all’attacco.
“Non abbiamo dei collaboratori fissi. Abbiamo una colf che viene ad aiutarci per qualche ora al giorno e, per noi, è più che sufficiente” mia madre storce la bocca alla risposta di Bella.
“Si. È sufficiente con il padrone di casa che deve portare da bere ai suoi ospiti” anche Irina dice la sua. Ma Bella non si lascia scappare l’occasione di prenderla in giro.
“Oh, ma non fa solo quello. Dopo che tutti saranno andati via, sistemerà anche il giardino. Perché io sarò stanca per farlo!” e le fa l’occhiolino prima di uscire di casa! Che donna! Scuoto la testa ridendo da sola e mentre Cody mi passa accanto …
“Capo, non sarà il caso di tenere tua moglie lontana da quelle tre? Perché se si azzuffano Bella avrà la meglio ed ho paura di come le possa ridurre!” e ride mentre mi lascia solo in casa. Che cretino!
 

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Capitolo 36
*** Nuove Prospettive ***


36°
"Nuove Prospettive"

 
Pov Bella

Agosto 2015

È finalmente finito uno dei più lunghi weekend degli ultimi tempi. Ho da poco finito di pulire casa con l’ausilio di Edward e, anche, di Erin che ha sistemato tutti i suoi giocattoli. In questi giorni, per varie ragioni, abbiamo avuto casa piena di ospiti. Familiari e amici, pare, si siano dati appuntamento a casa nostra per festeggiare il nostro primo anniversario. È paradossale: al matrimonio nessuno è voluto essere presente mentre al primo anniversario si!
C’è stata la mia famiglia al completo e penso con orgoglio di aver recuperato i rapporti con James e Jasper. Tanto che ho pianto quando, all’aeroporto, li ho visti imbarcare. E penso di essere fortunata perché il mio maritino ha un bel patrimonio e questo mi permetterà di andare a Londra ogni qual volta avrò nostalgia della mia famiglia originaria.
Malgrado tutto sono riuscita a ritagliarmi dei momenti da passare sola con Edward e ne abbiamo approfittato per una cenetta al molo. Soli, soletti come non accadeva da tempo. Abbiamo parlato e riso molto. Abbiamo passeggiato fino a tardi e bevuto un bicchiere di vino più del solito! E siamo stati entrambi felici di constatare che la nostra sintonia è sempre presente. Abbiamo fatto anche l’amore. In maniera dolce e gustandoci ogni coccola. Ed è stato diverso dal solito perché ho avuto quasi la consapevolezza che la prossima volta che accadrà il pancione non ci sarà più.
Edward è ancora più sfinito di me. Tra un pranzo in giardino e un’uscita al pub fra soli uomini, ha avuto incontri ufficiali e alcuni ufficiosi con la sorella e il suo staff. Alla fine hanno raggiunto un accordo. Per cui nel giro di pochissimo tempo torneremo a Boston. Già in settimana, penso.  E non ho capito bene l’atteggiamento di  Edward. Se ne è sollevato per riprendersi ciò che considera suo oppure si sente dispiaciuto nel dover tornare indietro. Effettivamente, malgrado la mole di lavoro, qui siamo tutti molto più distesi e rilassati rispetto a quello che eravamo a Boston. Ha subito comunicato che il suo primo atto sarà la modifica della ragione sociale. Prenderà il suo nome come è giusto che sia.
L’aspetto veramente negativo di questi giorni è stata la presenza di Irina e la sua tenacia nell’approcciarsi ad Erin. Dopo il primo incontro, le abbiamo espressamente vietato di mettere ancora piede in casa nostra. Non l’ha presa bene ed ha alzato la voce davanti i nostri ospiti.
È stata una scena imbarazzante. Per noi, ma anche per Emmet quando l’ex moglie ha iniziato ad elencare tutte le donne con cui l’ha tradita. Più volte Kate è arrossita ed a fine serata sono andati via prima di tutti gli altri. Con i musi che arrivavano fino in terra. Fortunatamente, il giorno successivo erano di nuovo sorridenti e sono venuti a trovarci per chiederci di essere i loro testimoni di nozze. Cosa che ci ha reso felici.
“Ehi, perché sei ancora qui fuori?” alzo lo sguardo e mi volto verso mio marito. Sono così comoda sul dondolo del patio che, forse, non mi sono resa conto del tempo che scorre. Non è ancora mezzanotte ma lui stava dormendo profondamente mentre io non riesco a prendere sonno. Sarà l’afa che a San Francisco la fa da padrona in estate o, forse, il pancione che è veramente grande.
“Non riesco a prendere sonno e qui fuori si sta bene” dopo un rumoroso sbadiglio, si accomoda sul dondolo accanto a me.
“Allungati e poggia i piedi su di me. Ti faccio un bel massaggio” sorrido. Adoro i suoi massaggi e ne usufruire senza sosta. Rimaniamo qualche minuto in silenzio a goderci la quiete della notte.
“Mi mancherà vivere qui” lo guardo e sorrido. È la prima volta che fa una confidenza sulla nostra sistemazione. Mi ha fatto credere, finora, che per lui era indifferente San Francisco o Boston.
“La casa o la città?”
“La casa no. Obiettivamente a Boston siamo messi molto meglio. Inoltre è nostra e non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno per spostare anche solo un mobile. Ma la calma e la tranquillità che si respira a San Francisco mi mancherà. Anche la vicinanza al mare. Non sono mai stato in una città di mare per tutto questo tempo e comincio a capire coloro che ci sono nati e dicono che non potrebbe mai vivere senza. Puoi andarci per prendere il sole, per rinfrescarsi in acqua e anche solo per fare jogging o per pensare. E mi dispiace doverla lasciare così in fretta” ha perfettamente ragione. In questi mesi che ho abitato a San Francisco ogni volta che ho sentito la necessità di riflettere, non c’è stato posto migliore che scendere in spiaggia e sedermi a pensare. Osservare le onde del mare è rilassante e spesso mi ha aiutato a calmare l’ansia che mi assaliva quando pensavo che sarei stata sola a crescere nostro figlio. E mi ha aiutato a riflettere quando Edward è tornato nella mia vita e non sapevo che pesci prendere!
“Torneremo spesso. Ad ottobre saremo qui per il matrimonio di tuo fratello. Ed a dicembre c’è la mostra dedicata all’Egitto. E dobbiamo tornare a Boston con urgenza perché fra dieci giorni comincia il nuovo anno scolastico ed ancora provvediamo all’iscrizione di Erin!” lo sento sorridere finalmente.
“Sei un tesoro e sono fortunato ad averti nella mia vita! Per la scuola di Erin, però, pensavo di farla continuare nello stesso istituto in cui ha frequentato l’infanzia. È la migliore della zona e non è facile essere accettati” ascolto Edward parlare e capisco che in questi giorni ha pensato anche al benessere della figlia. Ed è per questo che è ora di affrontare un discorso che abbiamo rimandato per troppo tempo da quando ci siamo ritrovati. Così, un po’ preoccupata per la risposta, inizio a parlare. Spero di essere chiara perché mi sto agitando, ho quasi paura della sua risposta.
“Edward, vorrei dirti una cosa. Ma non so come comportarmi perché riguarda Erin. Per cui prima di esporre le mie idee voglio sapere che ruolo ho io nell’educazione e nella crescita di Erin. So che non è mia figlia e che una madre ce l’ha. Ma non è presente e, da quello che ho capito, non ha intenzione di essere presente. Ed è proprio …” non riesco a finire di spiegare il mio concetto perché Edward mi interrompe.
“ehi … calmati! Sei riuscita a parlare senza mai riprendere fiato” lo vedo sorridere mentre mi sposta i piedi mettendoli in terra e avvicinandosi a me.
“Chiariamo, prima di tutto, che per me Erin e Joshua sono allo stesso livello. Li amo alla stessa maniera e mi prodigherò per loro alla stessa maniera. E per Erin, se tu sei d’accordo e te la senti, vorrò sempre la tua opinione. Anzi, vorrei che anche per te fossero uguali. Soprattutto quando sarò lontano per lavoro, mi sentirò più tranquillo sapendo che ti occuperai di Erin proprio come se fosse tua. Se fosse per me e tu lo volessi, procederei con le pratiche dell’adozione. Ma conoscendo Claire, non penso che la cosa andrebbe in porto facilmente. Anche se ha rinunciato a tutti i diritti su Erin, si opporrebbe solo per dare noia” annuisco ed in ogni caso sono contenta delle sue parole.
“Non importa, Edward. Non mi servono le formalità. A me basta sapere che saremo insieme a decidere la sua educazione, proprio come per Joshua. Ed è proprio per questo che vorrei suggerire di scegliere un’altra scuola per lei. È vero. Quella che ha frequentato finora è eccellente. È la migliore e, probabilmente, se continuasse a frequentarla fino alla fine del liceo, le permetterebbe di iscriversi alle migliori facoltà universitarie. Però, credo che quell’ambiente le stia stretto. Ricordo che le poche volte che sono andata a prenderla era sempre sola. E penso che soffra la personalità molto espansiva di Angel” mi guarda e so che sta riflettendo sulle mie parole.
“E cosa suggeriresti?”
“Potremmo iscriverla in un’altra scuola dove sarebbe libera di esprimere la sua personalità. Ricomincerebbe daccapo in un ambiente nuovo. Ho chiesto ad Esme. Mi ha confermato che la scuola dove è andata finora è una delle migliori d’America. Non ce n’è una altrettanto blasonata. Ma ce ne sono anche altre private che si potrebbe prendere in considerazione.  Magari non frequentate dall’elite della città ma potrebbero fare al caso nostro” Edward rimane in silenzio.
“Effettivamente a San Francisco ha avuto modo di cambiare ambiente e lei si è comportata diversamente. Potrebbe accadere la stessa cosa con la scuola. Potrebbe passare anche il problema del mal di pancia che l’assale ogni mattina! E, se vediamo che non si trova, possiamo sempre tornare sui nostri passi!” la nostra conversazione viene interrotta dall’arrivo della diretta interessata.
“Piccolina, che succede?” Erin, nel suo pigiamino ed a piedi nudi, si arrampica sul padre e si accoccola sulla sua spalla.
“Ho fatto di nuovo il brutto sogno e mi sono svegliata. Poi, dalla finestra ho sentito le vostre voci e sono corsa qui sotto” le accarezzo i capelli sudati. Anche lei avrà avuto caldo tanto da svegliarsi. Però la questione degli incubi va avanti da qualche giorno. Per la precisione, da quando Irina ci ha fatto visita. Sogna di continuo di essere strappata da noi.
“Sempre il solito incubo?” glielo chiedo per conferma e lei annuisce fissandomi negli occhi.
“Tesoro, è solo un brutto sogno. Sai bene che non permetteremo a nessuno di portarti via. Ci siamo noi che vegliamo sul tuo sonno” annuisce poco convinta. Fisso Edward e parlando sottovoce decidiamo di parlarle del rientro a Boston e della scuola.
“Erin, sai che fra un paio di giorni, torneremo a Boston?” sospira e annuisce di nuovo.
“L’ho capito che stiamo per tornare a casa e mi dispiace tanto. Qui stiamo così bene  e siamo tutti felici”
“E’ vero. Qui si sta proprio bene. Possiamo prendere il sole in spiaggia e andare a mangiare la zuppa di granchio tutte le volte che vogliamo. Ma tra qualche giorno si torna a scuola e tu comincerai la primaria. Inoltre, riprenderai le lezioni di nuoto e di equitazione. Lo so che ti mancano i cavalli.” Edward interrompe il discorso e mi fissa. So che vuole il mio parere. Se dirle dell’idea di cambiare scuola o continuare nella vecchia.
“Sai, con papà, stavamo pensando di iscriverti in un’altra scuola. Anche più vicina alla nostra casa, così la mattina potresti dormire un pochino di più. Tu che ne pensi? Hai qualche amica a cui sei particolarmente legata e da cui non vorresti separarti? Magari vorresti continuare ad essere nella stessa classe della tua cuginetta?” alza le spalle ma non risponde. Si limita a fissarmi negli occhi e, allora, allungo le braccia per prenderla vicino a me.
“Erin, prima di prendere una decisione vorremmo sapere anche cosa ne pensi tu. Sai, io ho avuto l’impressione che la scuola dove sei andata finora a te non piaccia. È così, oppure ho capito male?”
“Non mi piace molto. E non mi piace neanche la mensa. Bisogna sempre mangiare in silenzio, come signorine educate! E c’è sempre il brodino e se mi sporco la maestra mi strilla” sorrido e mi rendo conto che Erin, malgrado sia una bambina piccola, ne ha già passate tante. La stringo a me forte, forte. Come ho capito che le piace essere abbracciata. E le lascio anche un bacio sui capelli.
“Potremmo provare a cambiare. Magari i primi giorni, se le maestre lo consentono, potrei rimanere con te a scuola. E, se non lo permettono, potrei aspettare fuori nell’atrio così, se ci sono problemi, arrivo subito. Che ne dici? Però, se proprio non ti piace, potrai tornare alla vecchia scuola” si sposta per guardare sia il padre che me. Finalmente sembra rassicurata e decido di affrontare anche il secondo problema. Quello degli incubi.
“Erin, per la scuola vogliamo sentire anche il tuo parere. Ma anche per altri aspetti della vita. Pensi che ti lasceremmo passare del tempo con Irina, sapendo che non ti trovi bene con lei?” scuote la testa. Fortunatamente, Edward capisce al volo la mia idea di rassicurare sua figlia e mi viene incontro.
“Sai, le abbiamo detto che non la vogliamo nella nostra casa e, quindi, non corriamo più il rischio di trovarcela davanti all’improvviso come è accaduto l’altro giorno. Però potrà capitare che la incontreremo a casa della nonna. L’importante è che tu capisca che non ti lasceremo più sola con lei” finalmente sorride e ci lascia un bacio sulla guancia ad entrambi.
“Ok, famiglia Masen. È ora di andare a nanna. Domani avremo molto da fare con le valige da preparare” Edward è il primo ad alzarsi e aiuta anche me a tirarmi su. Erin corre in cucina a prendersi un bel bicchiere di latte e la seguo per controllarla.
“Vuoi che te lo scaldi? Lo facciamo tiepido?”  mi guarda e sorride. E fa ridere anche me con le labbra sporche di latte e il sorriso sdentato visto che proprio in questi giorni è passata la fatina del dentino! Prendo il mio telefonino e le scatto una foto. Mi viene naturale metterla come sfondo e, dopo che ho finito, gliela mostro. La mostro anche al padre che scuote la testa divertito e mi chiede di inviargliela sul suo telefonino.
“Sei bella, Erin!” è una delle poche volte che la vedo arrossire. Poi mi fissa seria.
“Posso chiederti due cose?” con le mani mi indica il numero due. Si ferma anche il padre per capire cosa voglia.
“Posso dormire con voi?” glielo consento perché non ci trovo nulla di male e lei non è il tipo che se ne approfitta. In genere, il giorno si stanca così tanto che la sera crolla velocemente senza fare capricci. Abbiamo problemi solo con gli incubi notturni.
“E l’altra domanda?” Edward è curioso quanto me. Osserviamo seri Erin che, prima di parlare, sembra riflettere su quello che ha da dire. Le sue parole, comunque, sono rivolte a me.
“Io ti voglio bene. Proprio tanto, tanto. E pensavo che potrei chiamarti mamma”  l’ultima frase è appena un sussurro ma basta per far rimanere basiti sia me che il padre. Io riesco solo a piangere. Ed anche Edward sembra commosso. Mi accomodo su una delle sedie vicino al tavolo della cucina e invito la piccola ad avvicinarsi. Prima di parlare guardo Edward. Non c’è bisogno di parole e sorridendomi annuisce. Ci siamo capiti perfettamente!
“Erin anche io ti voglio bene. Sei una bambina straordinaria, dolcissima e penso che sarai anche una perfetta sorella maggiore. Ed io sarei fortunata se tu decidessi di chiamarmi mamma. Perché ti voglio bene proprio come sento di volerne a Joshua!” ci mette poco ad allargarsi in uno di quei sorrisi che le illuminano il viso e a buttarmi le braccia al collo.
“Ti voglio bene, mamma”  piango mentre mi rendo conto che è la prima volta che Erin pronuncia la parola mamma. E rimaniamo abbracciate fino a che Edward non ci richiama.
“Signore Masen, è veramente tardi. A dormire!”
Salgo in camera mano nella mano con Erin mentre  Edward si ferma ad inserire l’allarme.
E, malgrado il caldo, dormiamo serenamente abbracciati.
 

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Capitolo 37
*** Vita familiare ***


Cap. 37°
"Vita familiare"

 
Buonasera a tutte! Mi scuso per il ritardo con cui sto pubblicando i capitoli.   Sono stata nuovamente risucchiata dagli impegni lavorativi, familiari e sociali! 
Non mancano molti capitoli al termine della storia e mi sono ripromessa di terminare entro il 2016! Ed è una promessa che intendo mantenere. 
Buona lettura e al prossimo capitolo.


Pov Edward
Settembre 2015

“La colazione è pronta. Volete scendere prima che il caffè si freddi?” sto urlando alle mie donne almeno da un quarto d’ora. Jack è in attesa per uscire e Mary ha scaldato nuovamente il latte di Erin.
Primo giorno di scuola di mia figlia e siamo tutti emozionati. Erin è agitata perché si troverà in una nuova scuola dove non ha nessuna amica né conoscenze. Ma sembra anche determinata a non darsi subito per vinta ed a provarci in questa nuova avventura. E devo ammettere che mi sta rendendo orgoglioso, la piccoletta! Il carattere comincia a somigliare sempre più al mio. Non so se è un bene perché a volte mi rendo conto di essere impossibile, ma sono orgoglioso!
Bella è emozionata perché la sua bambina sta iniziando un nuovo percorso ed io mi sto rendendo conto che Erin sta crescendo. Tra un po’ porterà a casa il primo fidanzatino e non ho idea di come reagirò. In fondo è la mia piccolina e, malgrado sono emozionato per le quotidiane novità, vorrei che restasse per sempre la mia bambina! Soprattutto ora che abbiamo saputo che il prossimo sarà un maschietto.
Abbiamo iscritto Erin in una scuola privata che ci ha suggerito zia Esme. È una buona scuola con ottimi programmi. Non è rigida come quella frequentata finora e, secondo Bella, ha anche ottimi programmi di arte. La direttrice ha subito legato con noi ed ha chiesto a Bella delle consulenze sulle materie artistiche. Oggi lei rimarrà a scuola con Erin. Non sarà nella stessa classe, ma in una attigua dove la piccola potrà trovarla in caso di problemi.
“Mary, per favore, vai tu a chiamarle. O questa mattina non usciremo più di casa!” sto perdendo la pazienza. Caratterialmente amo essere puntuale e non mi piace fare tutto di fretta come in questo momento. La nostra colf sorride alle mie parole. Quando siamo rientrati a Boston è stata la più felice di ritrovarci. Le siamo mancati ed è contenta che con Bella la situazione si è sistemata. Ha anche confessato che ha sempre saputo che saremmo tornati insieme. Mi ha confessato che ha trovato una Erin completamente diversa in pochi mesi e anche lei ne è felice.
“Vado subito, signor Masen. Però vorrei farle notare che un piccolo passo avanti lo abbiamo fatto. Niente mal di pancia questa mattina! Si ricorda l’anno scorso com’è andata il primo giorno di scuola? Pianti, lacrime e grandi mal di pancia già una settimana prima!” sorrido alle parole di Mary. Effettivamente, ad Erin ancora scoppia il classico dolore da ansia.
“Papà stiamo arrivando” sento la piccoletta urlare, quasi infastidita dai miei richiami e subito dopo entra in cucina. La osservo e, non so perché, ma sembra decisamente più grande oggi. Ed è veramente carica con i capelli legati i jeans e le Converse. Niente a che fare con la divisa classica della precedente scuola.
“Papà, mamma mi stava facendo i codini. E tu l’hai fatta agitare e ha dovuto fare il lavoro due volte! Non urlare più, per favore! E guarda! Non devo mettere la divisa con la giacca, la gonna e i calzettoni!” sembra contenta mentre mi indica i vestiti che indossa. Man mano che passano i giorni sta notando le differenze con la precedente scuola e ne è soddisfatta. Si accomoda vicino me e comincia a mangiare la colazione che Mary le mette davanti.
“Vedo! E sei così carina con la tshirt di Violetta!”
“Erin, il tuo papà ha ragione. Ed hai messo le scarpette rosa! Sono sicura che tutte vorranno fare amicizia con te!” sorrido a Mary mentre le chiedo di preparare anche la colazione di Bella che sento scendere le scale. Proprio in quel momento entra in cucina con in mano lo zainetto pronto. Si siede anche lei al tavolo e divora la sua colazione. Osservo anche il suo abbigliamento: con i leggins jeans inseriti negli stivali e la tshirt che le evidenzia il pancione, sembra ancora più piccola dei suoi 25 anni.
“Erin, facciamo un piccolo riepilogo. Se ti servono i fazzoletti, dove li trovi?”
“Tasca esterna dello zainetto. Oppure, se ho già il giubbino indosso, nella tasca di destra!” risponde prontamente mia figlia.
“Perfetto! Il sacchetto con il pranzo che Mary sta preparando, dove lo devi mettere?” e, proprio in quel momento, Mary poggia vicino lo zaino il sacchetto con il pranzo. Per oggi ha voluto abbondare e, oltre i sandwich, le ha preparato dei cupcake con gocce di cioccolato e granelle di zucchero e una vaschetta di fragoline. Non ha saputo regolarsi perché nella precedente scuola c’era la mensa e non dovevamo pensare a nulla da farle portare.
“Lo poggio sulla parte alta dello zaino e, appena sono a scuola, lo sistemo nel ripiano sotto il banco!” sorrido. Ha un’energia stamane che non le ho mai visto per andare a scuola.
“Direi che sei preparata. E anche Bella è pronta. Per cui, salutiamo Mary e andiamo” mi alzo altrimenti non usciremo mai di casa!
La scuola è nel pieno centro di Boston. Vicino al mio ufficio e ai locali in cui Bella aprirà la sua galleria. In pratica, la mattina potremo uscire tutti insieme. E la pausa pranzo la potrò passare con mia moglie. E’ una buona soluzione per tutti e tre.
Mezz’ora dopo sto lasciando Bella ed Erin a scuola. L’ambiente mi pare buono. Il ceto è medio alto, ma nulla in confronto a quella frequentata finora. Dai genitori che mi si parano davanti capisco che la notizia dell’arrivo di una Masen si è subito divulgata ed ha fatto scalpore. E la direttrice mi ha anche fatto presente che alcuni dei miei manager hanno i figli che frequentano questa stessa scuola. Ma, per privacy, non ho chiesto i nominativi.
Sono in molti a venire a presentarsi e alcuni festeggiano quando si rendono conto che i figli saranno in classe proprio con Erin. Speriamo che la curiosità si fermi al portone di ingresso e che i bambini siano più sensati dei genitori!
“Non ci posso credere! Stanno facendo tutto questo show solo perché Erin frequenterà la stessa scuola dei loro figli!” sorrido alle parole di Bella.
“Che vuoi, noi Masen siamo pieni di fascino!” scuote la testa e si avvicina alla maestra mentre io aiuto Erin a togliere il giubbino.
“Papà, ma dove mi devo sedere?” guardo mia figlia preoccupata.
“Non lo so. Adesso andiamo a presentarci alla maestra e chiediamo come funziona la scelta del banco”
Erin, con mia grande gioia, viene subito conquistata dalla maestra che la inserisce in un gruppetto di bambine che, evidentemente, già si conoscono e stanno giocando con le Barbie.
“Tu ce l’hai una Barbie?” sento una piccola rivolgersi a mia figlia.
“Si, ne ho tante. Ma non l’ho portata a scuola” sembra delusa ma l’umore cambia subito quando un’altra bambina le passa una delle sue Barbie.
“Tieni. Io ne ho portate due e oggi puoi tenerne una” sorride e scherza.
Poco dopo la maestra invita i genitori ad andare via e l’ultima volta che mi volto verso Erin si è già accomodata al suo nuovo banco e sta giocando con i suoi vicini. È così tranquilla che penso non avrà problemi.
“Secondo me puoi anche andare via. Non penso che avrà problemi” è la direttrice a rivolgersi a Bella e lei tentenna. Guardiamo entrambi Erin che sorride e chiacchiera con la compagnetta di banco, malgrado la maestra continui a richiamare l’attenzione.
“Bella, forse, la Direttrice ha ragione. Che dici, ce ne andiamo insieme?” la guardo in attesa della sua decisione.
“Lo penso anche io. Ma ho promesso di rimanere e voglio mantenere la parola. Magari ne approfitto per andare a controllare il locale che mi hai indicato e fra un’ora ritorno qui. Che ne dici?” diamo un ultimo sguardo a nostra figlia che non si accorge che siamo andati via e usciamo per strada.
“Hai cinque minuti da dedicarmi?” guardo l’orologio e vedo che è presto. Pensavo di metterci più tempo per lasciare Erin. Immaginavo di doverla consolare e asciugare le sue lacrime. Ed ora ho qualche minuto per mia moglie.
“Si, ti va un mocaccino?” sorride contenta. Mary, in casa, ha abolito il caffè per Bella. Non che ne faccia un abuso, ma ogni tanto un goccio lo vuole assaggiare.
“Si, però prima vieni con me a vedere i locali” in realtà li conosco bene. Sono di mia proprietà e quando Bella mi ha esposto la sua idea di galleria, qualcosa di moderno e con molto spazio a disposizione per le esposizioni, ho subito pensato che potessero fare al suo caso.
Uscire dalla scuola non è facile. Veniamo avvicinati da un paio di mamme che ci spiegano le usanze della comunità scolastica. Come quella di festeggiare l’avvio delle lezioni con una festicciola nel giardino della scuola e dove ogni famiglia porta dei piatti già pronti. Parlano con Bella ma fissano me!
“Saremo felici di partecipare. Questo sabato sei libero, vero Edward?” si volta verso di me e annuisco.
“Certamente e sarò felice di aiutare al barbecue”
Andiamo via sogghignando. Finalmente riusciamo a raggiungere l’auto dove Jack ci attende.
“Andiamo a piedi. Conosco poco il centro di Boston e così comincerò a prendere qualche riferimento e ambientarmi” ha perfettamente ragione. Anche io mi sentirei più tranquillo a saperla in giro capace di tornare a casa!
Pov Bella
“Quindi, mi pare di capire che il primo giorno è andato più che bene e domani hai intenzione di tornarci!” mano nella mano con Erin camminiamo nel centro di Boston per raggiungere l’ufficio di Edward. Siamo uscite da poco dalla scuola e abbiamo deciso di raggiungere Edward per, poi, tornare tutti insieme a casa. Mike ci segue silenzioso.  Mentre Erin, da quando abbiamo lasciato la scuola, non fa altro che parlare.  Sta raccontando, credo minuto per minuto, tutto quello che è accaduto in classe. Delle amichette e dei maschietti. Credo che quest’ultima parte non piacerà al padre! Mi ha precisato che questa sera, quando prepareremo lo zaino, dovremo mettere la Barbie! Così potrà farla vedere alle nuove amiche. E mi racconta di aver diviso il suo pranzo con un bambino a cui la madre aveva preparato dei sandwich con il tonno che a lui non piace!
“Siiiii!!! E quando torniamo a casa devo fare i compiti. Devo disegnare la mia classe. Mamma mi aiuti?” sorrido. Non mi sono ancora abituata ad Erin che mi chiama mamma. Un anno fa di questi tempi si nascondeva appena mi incrociava in casa! il tavolo era il suo nascondiglio preferito.
“Certo che ti aiuto” soddisfatta della mia risposta, riprende a raccontare quello che ha vissuto oggi. Fortunatamente l’ufficio di Edward è dietro l’angolo e l’ascensore lo troviamo già al piano.
“Ciao Mellory, mio marito è libero?” appena ci vede si alza dalla sua postazione e fa il giro intorno al tavolo per venirci a salutare e abbracciare.
“Buongiorno Bella. Ciao Erin. Cavoli che pancione. Sicura che sia solo uno?” mi accarezza la pancia e sorride ironica.
“Si, un solo Masen per volta è più che sufficiente! E lo so anche io che sono veramente grossa ma ti assicuro che non mangio chissaché …” purtroppo non posso finire di parlare che è Erin ad intervenire con il suo faccino da peste.
“Si, solo gelato a cena e al Mac un salto al giorno!” la guardo e mi sembra di vedere il padre! Mellory scoppia a ridere.
“Tesoro somigli sempre più a tuo padre. E non sei simpatica quando mi prendi in giro!” le nostre risate richiamano Edward che si affaccia dalla porta del suo ufficio.
“Allora ho sentito bene! Pensavo di sognare la voce squillante della mia bambina!” ci voltiamo tutte e tre verso Edward ed Erin gli corre incontro e comincia subito a raccontare la sua giornata. Sorrido perché ha iniziato proprio come me: dall’inizio. Faccio segno ad Edward che andrà per le lunghe e sorridendo scuote la testa e mi invita a raggiungerli.
“Mel, ha ancora molto da fare, Edward, per oggi?” sorride e mi dice che non ha nulla di urgente e può anche andare via, se lo desidera.
Quando arriviamo a casa, Erin ha appena finito di raccontare la sua giornata scolastica al padre. Sguscia velocemente fuori dalla macchina ed entra in casa correndo e chiamando a gran voce Mary. E sentiamo che inizia nuovamente il suo racconto!
“Fortuna che non c’è nessun altro in casa o avremmo sentito la storia all’infinito!” sono sincera e faccio ridere anche Edward.
“Però devi ammettere che è precisa nel racconto e la sua versione è unica” ha proprio ragione. Per me che è la terza volta che sento il racconto, devo ammettere che non ha cambiato neanche una parola. E quando mi vedo passare Jack davanti gli occhi, lo prendo in giro!
“ Jack, non sei stato carino con Erin ed  è stato maleducato dirle di avere una telefonata in attesa! Domattina, quando ci accompagnerai, le ricorderò che deve ancora raccontarti del suo primo giorno di scuola” mi guarda in modo truce mentre Edward sorride.
“Signora Masen, neanche lei è carina in questo momento! E vorrei farle sapere che sono stato uno dei pochi a fare il tifo per lei e il suo ritorno con il Signor Masen!” e scoppiamo tutti a ridere!
Poco dopo Edward si rinchiude nel suo ufficio per sbrigare alcune faccende che aveva lasciato in sospeso ed Erin mi requisisce per fare il suo compito.
Ci sistemiamo nella sua cameretta che, osservo, è ancora quella che le hanno preparato alla nascita. Probabilmente solo il lettino è stato cambiato. E mi viene un’idea.
“Erin, sai che stavo pensando?” solleva lo sguardo dal disegno in attesa che le parli.
“Dovremmo cambiare l’arredamento della tua camera” si guarda intorno mentre le spiego la mia idea
“Hai ancora il fasciatoio di quando eri piccina. Ora sei una signorina. Dovremmo creare una cabina armadio e scegliere una bella scrivania. Dei contenitori colorati per sistemare i tuoi giocattoli e…” non riesco a finire il mio pensiero perché lei ha spalancato gli occhi ed è saltata in piedi. E comincia a girare la camera mostrandomi tutto quello che vorrebbe …
“Un letto come quello delle principesse, con il baldacchino e le tende trasparenti. Nella cabina armadio uno specchio enorme dove posso vedermi tutta. Una bella libreria per sistemare i miei giochi ma anche i libri. E una scrivania grande così posso invitare anche le mie amiche e fare i compiti tutte insieme!” mi guarda speranzosa.
“Cavoli, hai le idee chiare! Dobbiamo solo sentire cosa ne pensa tuo padre!” Erin mi prende in parola e raggiunge di gran velocità il padre nello studio. Quando li raggiungo Erin è un fiume in piena. Quando si accorge della mia presenza, Edward alza gli occhi e mi sorride. Non posso che fare altrettanto.
“Se la mamma è d’accordo, va bene” adesso mi fissano entrambi e mi accomodo su una delle poltroncine di fronte la scrivania di Edward.
“Io sono d’accordo. Anzi, se mi dici a chi posso rivolgermi, chiamerei un arredatore così faremo le cose per bene e direi di sistemare anche la camera di Joshua. Oramai la gravidanza è agli sgoccioli!” annuisce mentre sbircia qualcosa al computer.
“Ottima idea. Ti mando per mail il contatto dell’arredatrice che ha fatto diversi lavori per me. Parlaci ma se non ti convince sei libera di rivolgerti ad altri” wow! Quanto mi piace la vita familiare. Certo, è facile dirlo quando tuo marito ha molti, molti, molti soldi. Ma la pace che stiamo vivendo in famiglia non ha nulla a che fare con i soldi. Siamo felici!
“Va bene. Erin sceglieremo insieme i colori della cameretta?” sta per rispondermi quando il padre, gentilmente, ci manda via!
“alt! Ferma! Non rispondere! Non voglio sentire parlare di colori, pareti, coperte e tende. Ho da lavorare, per cui fuori di qui e chiamatemi quando è pronta la cena!” vuole fare il burbero, ma lo vedo benissimo il sorriso sotto i baffi!
E per il resto della giornata siamo tutti occupati con i propri compiti, come una vera famiglia.


 

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Capitolo 38
*** La lunga attesa ***


Cap. 38°
"La lunga attesa"

 
Pov Esterno
Settembre 2015

Sono passate diverse settimane dal rientro a Boston e la famiglia Masen si è subito abituata ai nuovi ritmi giornalieri: scuola, lavoro e lavoro, cene in famiglia e serate nel piccolo soggiorno di casa a chiacchierare e raccontarsi come è passata la giornata.
Edward ed Erin hanno stravolto in toto le loro abitudini e modi di fare. Adesso è Edward che accompagna a scuola la bambina e approfitta di ogni momento in cui hanno la possibilità di stare insieme per parlare con lei. Si interessa dei risultati negli sport che pratica, delle amicizie che sta facendo e della sua crescita, in genere.
Si è reso conto che sua figlia è cambiata: chiacchiera e si è aperta anche nel raccontare le sue emozioni. Racconta dei suoi momenti passati con Bella e di quello che fanno insieme e se sembra entusiasta. E racconta spesso delle sue nuove amiche che l’hanno accolta nella loro cerchia. Dei giochi che fanno durante l’intervallo dalle lezioni ed anche dell’amico speciale con cui adesso condivide il banco!
Nicolas è il bambino che ha conquistato la piccola Erin. Biondino e con gli occhi azzurri, rappresenta il classico principe azzurro che le bambine sognano leggendo le favole! È timido e arrossisce facilmente. Erin lo  ha invitato diverse volte a casa a giocare e Edward lo ha osservato attentamente, inizialmente con odio. Poi, grazie all’intervento di Bella cha gli ha fatto capire che la figlia è ancora lontana dall’idea di innamoramento, il suo sentimento è cambiato ed ora lo trova anche simpatico. Anzi, si è fermato diverse volte a giocare con loro e gli ha permesso di andare a cavallo con la sorveglianza dell’istruttore.
Bella si è integrata nella famiglia.  È madre a tutti gli effetti di Erin. La ama esattamente come sente di amare Joshua. E sta facendo del suo meglio per educarla e  renderla più sicura di sé e delle sue capacità. Non lesina ramanzine quando la piccola se le merita, ma l’amore che l’una prova per l’altra non viene meno per futili motivi.
In queste ore, però, la famiglia Masen sta vivendo un piccolo dramma: Joshua Masen non vuole nascere! Sono passati ben 6 giorni dalla data presunta del parto e le acque sono ancora tranquille!
La situazione è ancora più agitata perché Renee Swan è giunta da Londra per poter stare accanto alla figlia e assisterla nelle ore del travaglio. E, oramai, sono due settimane che è a Boston e il livello di sopportazione di Bella è giunto al limite. Non ne può più delle idee strampalate della madre!
Tutti i giorni si recano in ospedale per verificare la situazione. Ma pochi minuti dopo ne escono rassicurati: è ancora presto! La situazione è tranquilla.
“Perfetto! A domani signori Masen!” la dottoressa anche questa mattina liquida Edward e Bella con una striscia del monitoraggio appena concluso. Tutto tace. Joshua non è ancora pronto a nascere.
La dottoressa sta per andare via quando Bella….
“Ma non potrebbe darci una data entro il quale dovrà per forza uscire?” la dottoressa scuote la testa.
“Bella, la natura umana sa quello che sta facendo. Comunque, oggi è sabato. Se per lunedì la situazione non è cambiata, verrai in ospedale e indurremo il parto” i due , si guardano in viso. Ok. Adesso hanno un termine e la situazione è meno incerta.
“Non potrebbe suggerirci anche qualche rimedio naturale per indurre il parto?” adesso è Edward a rivolgere la domanda al medico.
“Ragazzi, vi ripeto che il parto è un momento del tutto naturale. Noi siamo qui solo a supporto. Indurre un parto vuol dire causare un trauma al bambino. Lui si sente coccolato e amato nel grembo materno e, in un momento in cui non è pronto, si sente spingere fuori! Diamogli i suoi tempi” annuiscono poco convinti e Bella si sente in dovere di spiegare.
“Ha perfettamente ragione, Dottoressa. Ma è il mio primo parto e sono tesa. Ho paura che qualcosa vada storto e che tutto questo ritardo non sia normale. Inoltre, abbiamo mia madre a casa che è fissata con  tarocchi, fondi di tazzine e roba varia e sta sempre a predire qualcosa! Per cui ci scusi se riversiamo su di lei le ansie!” la dottoressa sorride. Ha capito perfettamente lo stato dei coniugi Masen e non può che tranquillizzarli.
“L’avevo capito, Bella. Comunque ci sono alcuni piccoli suggerimenti che posso darvi. Uno è la stimolazione della produzione di ossitocina e ci sono vari metodi. Puoi poggiare un panno caldo sui seni. Oppure, Edward potrebbe stimolare …. manualmente i tuoi capezzoli. Ecco, credo che in questa seconda maniera riuscireste anche a rilassarvi! E, naturalmente, non dimenticatevi il rimedio più naturale che ci sia! Del sano sesso! Perché le contrazioni dell’utero che si sviluppano durante l’orgasmo possono aiutare l’inizio di un travaglio naturale. E lo sperma contiene delle prostaglandine naturali che ammorbidiscono e fanno maturare la cervice. Edward, quando fate sesso, ricordati di introdurre almeno due dita in vagina e cerca di raggiungere la cervice. Quando ci sei, massaggiala per circa 20 minuti. Ma in modo lento e dolce, mi raccomando!” per tutto il tempo in cui la dottoressa ha spiegato dei metodi naturali per stimolare il parto, Edward e Bella, non sapevano dove poggiare lo sguardo, imbarazzati al massimo. La dottoressa ride del loro imbarazzo.
“Ok, attenderemo!” taglia a corto Edward, anche se sicuramente proveranno i suggerimenti della dottoressa!
“Va bene! Comunque controllate anche il calendario. Non  do retta alle credenze popolari e non credo che le fasi lunari influiscano sul parto. Però nei giorni di luna piena c’è un aumento sensibile dei parti!”
Lasciano l’ospedale leggermente frastornati dalle notizie ricevute. Stentano a parlare fino a quando non sono in macchina. Sono soli e possono dirsi le loro opinioni.
“Oggi non possiamo. Fra un paio d’ore avremo la casa invasa da 6 ragazzine urlanti. Ma domani potremmo provarci ….” è Bella la prima a parlare. Edward si volta di lei e un sorriso si forma sulle sue labbra.
“E’ per questo che ti amo! Sei unica. Ma vuoi provare per indurre il parto o …” la moglie arrossisce nuovamente.
“Tutti quei discorsi mi hanno eccitata, signor Masen. E non fare il  furbo con me. Ti conosco e so che mentre la dottoressa parlava, stavi già sognando il massaggio vaginale!” ridono entrambi. Fortunatamente, sono quelle coppie che hanno molta complicità ed in cui si parla tranquillamente anche di fatti intimi.



“Quando arriva Joshua?” appena mettono piede in casa Erin corre loro incontro. Anche lei è in trepidante attesa del fratellino. Fortunatamente non ha mostrato segni di gelosia. Le avevano detto che sarebbe nato pochi giorni dopo l’inizio della scuola, ma il tempo passa e l’attesa si fa sempre più difficile da sopportare.
“la settimana prossima!” sorride. Finalmente anche lei ha una data. Adesso è libera di pensare al pigiama party organizzato per lei e le sue amiche. È la prima volta che si svolge  una festa di sole bambine a casa sua.
Bella e Edward hanno pensato a numerose attività da svolgere. Con la bella giornata autunnale potranno giocare nel vasto parco della villa e andare a cavallo. Pranzeranno all’aperto facendo un picnic e, quando l’aria comincerà a rinfrescare, si spsteranno nella piscina coperta e passeranno il pomeriggio a giocare nell’acqua. Dopo cena, potranno stare in taverna dove Edward accenderà il camino e mangeranno marshmallows scaldati sul fuoco e racconterà loro la storia della buonanotte. Dormiranno in taverna con i sacchi a pelo e, domani, dopo la colazione, i genitori verranno a riprenderle.
“Mami, è tutto pronto per il pranzo di oggi. Mary ha preparato anche il profiteroles” sorridono entrambe.
“Il profileroles di Mary è sublime. Chissà se mi ha lasciato una pallina per assaggiare?” Bella guarda con aria curiosa la bambina la quale sorridendo annuisce.
“Si, gliel’ho ricordato io! Io ho pulito tutte le ciotole che ha utilizzato e questa volta la crema è eccezionale. Però, mi prometti che terrai nonna Renee lontana dai fornelli? Ha detto che per questa sera preparerà una tisana che ci aiuterà ad essere tutte belle! Ma le sue tisane hanno sempre un cattivo odore!” mano nella mano si recano in cucina. Edward le osserva e si rende conto che il dna è importante. Ma noi siamo anche il risultato dell’ambiente che ci circonda e se cresci lontano dalla donna che ti ha dato la vita, a volte, è una fortuna. Perché il destino ti può mettere sulla strada di una donna fantastica che decide di amarti come una madre pur non avendotela data la vita. E ti aiuta a crescere, formare, maturare e, alla fine, assomigli molto di più a colei che ti ha cresciuto e amato e non a quella che ti ha messo al mondo.
“Veloci! Fra dieci minuti dovrebbero arrivare le tue ospiti, Erin!” Edward le avvisa del tempo che stringe. Si reca in giardino, verso le stalle, per verificare che sia tutto pronto ad accogliere le piccole pesti. E viene raggiunto da Renee che sta approfittando di questi giorni per sistemare alcune aree del parco, lasciate incolte, facendo un ottimo lavoro con pochi soldi e tempo.
Per la gioia di Edward, il padre di Bella ha deciso di non arrivare con anticipo a Boston ma raggiungerà la moglie non appena avrà la notizia che il nipote è nato. In un certo senso anche Bella si è sentita sollevata dalla notizia. Ha perdonato il padre per le parole che sono volate durante i mesi neri vissuti l’anno precedente, ma qualcosa si è rotto nel loro rapporto. Ed entrambi ne sono consapevoli.
“Ciao, Edward! Com’è andata, oggi?” si riferisce alla visita in ospedale.
“Come gli altri giorni. Se non succede nulla neanche nel fine settimana, lunedì mattina Bella entrerà in ospedale e indurranno il parto” Renee scuote la testa ed Edward ne era sicuro! In fondo lei è per la medicina tradizionale, figuriamoci se può vedere di buon occhio un parto indotto!
“Tesoro, posso parlarti un attimo in privato, approfittando dell’assenza di Bella?” Renee è decisa, ma Edward non capisce perché vuol parlare senza Bella presente. Che sia preoccupata per la figlia? Ma quando Renee inizia, si rende sempre più conto di quanto sia eccentrica la  suocera.
“Edward, tu mi piaci. Ti ho apprezzato da subito. Da quella sera che sei arrivato alla cena anche se non ti attendevamo più. Ho capito che sei un uomo deciso e che non ti tiri dietro dalle tue responsabilità. Ed è proprio per questo motivo che ti invito a fare la tua parte!” Edward la guarda perplesso.
“Cosa dovrei fare, scusa?” e Renee comincia a dare la sua ricetta per un travaglio veloce! Anzi, glielo urla in faccia …
“Sesso! Stasera rimango io con le bambine. Voi chiudetevi in camera e fatti tua moglie! Assicurati che l’orgasmo sia intenso. Vedrai che le contrazioni arriveranno in quattro e quattr’otto! Altrimenti dovrete aspettare la luna piena prevista per mercoledì prossimo!” Renee è tranquilla. Per lei parlare di sesso o scambiare le ricette con Mary è la stessa cosa. A volte, Edward ammira questo lato del carattere della suocera. Ma adesso,  con i suoi dipendenti a pochi metri da lui e che sicuramente hanno sentito ogni parola, perché Renee ha parlato a voce più che alta, vorrebbe solo scavare una fossa e sprofondare dentro.
“Renee, tranquilla. Tra qualche ora conoscerai Joshua” sono le uniche parole che Edward riesce a pronunciare. Fortunatamente, Jack che ha seguito e sentito tutto, lo raggiunge. Non ne ha necessità urgente. Vuole solo salvare il suo capo.
“Signor Masen, sono arrivate le ospiti e i genitori si stanno intrattenendo. La signora Masen ha richiesto la sua presenza” Edward alza gli occhi al cielo. È libero!
A passo veloce raggiunge la villa e saluta gli ospiti.


La mattinata scorre veloce. Le bambine sono tutte eccitate. Per loro Villa Masen è meglio del luna park. Hanno la possibilità di stare all’aperto e non devono preoccuparsi di estranei, macchine o di perdersi.
A pranzo, il pic nic è un vero successo. Spazzolano via tutto e, approfittando delle ultime ore di sole, improvvisano anche una partita a calcio.
Edward e Bella le controllano dal patio, coccolandosi sul dondolo.
“Non mi dispiacerebbe averne un altro paio, dopo Joshua. Mi piace la casa piena di bambini. Guarda quanta vita c’è oggi!” Bella osserva il marito e si rende conto che parla seriamente.
“Oddio, vediamo prima come ce la caviamo con due e poi ragioniamo se allargare la famiglia!” lei è più pratica del marito.
“E, forse, dovremmo sentire anche il parere di Mary. Oggi l’ho vista parecchio stanca e mi dispiace non poterle dare un giorno libero. Ma se dobbiamo andare in ospedale, ci serve aiuto con Erin” Edward ammette che la moglie ha pienamente ragione.
“Erin potrebbe rimanere con tua madre e …” si blocca nell’esprimere il suo pensiero perché vede la moglie scuotere energeticamente la testa.
“Vuoi metterla in punizione? Cosa ha combinato?” Edward scoppia a ridere di cuore alle parole della moglie. Si rende conto di non essere l’unico a pensare che la suocera sia un tantino …. fuori di testa! Non ha il tempo di rispondere nulla perché vengono interrotti da Mike che annuncia loro l’arrivo di Rosalie Masen.
Sono entrambi perplessi. Dal rientro a Boston non hanno avuto alcuna occasione di incontrarla. Non che l’abbiano cercata. Ma frequentano gli stessi club e ristoranti e l’occasione poteva esserci.
“Va bene, chiedi a Mary di farla accomodare qui, sul patio” è Bella la prima a reagire.
“Ciao, Edward” Rosalie li raggiunge in giardino e saluta con un bacio il fratello. Un bacio che sembra quasi affettuoso … poi si rivolge a Bella e la saluta con un semplice ciao. Con lei c’è anche sua figlia, Angel. Ed è a lei che Bella rivolge l’attenzione.
“Ciao, piccola. Come stai?” la bambina le sorride. Bella ha sempre pensato che, come Erin, anche la piccola Angel è una vittima della situazione familiare dei Masen. Cresciuta in un ambiente pieno di regole e con poche certezze.
“Rosalie, prendi un te con noi?” la  cognata annuisce e si accomoda. È interessante osservare la bambina che segue la madre in ogni azione. E scruta in lontananza la cugina che pare divertirsi con le sue nuove amicizie.
“Edward, vado a chiedere a Mary di preparare il te” e si allontana. In verità poteva avvisarla con l’interfono ma …. di passaggio vuole parlare con sua figlia. Ed, infatti, la chiama in disparte mentre le altre bambine continuano a giocare.
“E’ arrivata Angel” Bella osserva l’espressione sul viso di Erin alla notizia. Ma, pare, non avere alcun interesse per la cugina. Ed è un peccato perché hanno la stessa età. Potrebbero, un giorno, spalleggiarsi a vicenda nella loro grande famiglia. E, allora, prova a far capire il suo pensiero alla figlia.
“Sai, pensavo che potresti invitarla a giocare con voi” mi guarda perplessa.
“Io lo so che non la trovi particolarmente simpatica. E, probabilmente, anche Angel ha lo stesso sentimento per te. Però, …..tu adesso sei cambiata tanto, rispetto a quello che eri qualche mese fa. Non sei più triste e seria. Hai imparato a giocare e fare amicizia anche con persone nuove” annuisce la bambina.
“Si, adesso sono felice. Prima non lo ero!” nella sua spontaneità, Erin ha centrato il problema e Bella sorride.
“Magari per Angel è la stessa cosa. Anche lei non mi sembra felice e ci vorrebbe qualcuno che la aiuti a far uscire la vera Angel”  la bambina riflette e Bella la osserva. È veramente concentrata. Si volta verso il patio e, poi, annuncia.
“Anche a me non sembra felice. La posso aiutare io, come tu hai fatto con me?” e la madre sorride. Perché capisce che sta facendo un buon lavoro con la piccola.
Corre verso il patio e chiama a gran voce il nome della cugina.
“Vieni a giocare con noi?” la domanda è secca e decisa. Al contrario della cugina. Vorrebbe andare ma ha paura del giudizio della madre e tutti e tre gli adulti la stanno osservando. Non le piace stare al centro dell’attenzione. Già è obbligata ogni qual volta la madre o la nonna decidono di esibirla.
“Vai, Angel. Noi rimarremo qui e non ci allontaneremo” le parole dello zio le danno il coraggio di alzarsi e seguire la cugina che, di sua iniziativa, le prende la mano e la presenta alle sue amiche.
“Rosalie, come mai sei venuta oggi? Da San Francisco non ci siamo più visti né sentiti” hanno preso il te in silenzio, osservando le bambine giocare. Edward è il primo a spezzare il silenzio.
“Se credi che debba chiederti qualcosa, ti sbagli. Puoi anche non crederci e il mio comportamento nei mesi scorsi può averti dimostrato il contrario, ma ti voglio bene. E voglio bene ad Erin. Volevo semplicemente vedere come stavate e come si trova Erin nella nuova scuola. Non la vedo più come una volta e ammetto che mi manca” per tutto il suo discorso, Rosalie ha fissato negli occhi il fratello. 
“Rosalie, sai che anche noi vi vogliamo bene. Anche se vediamo la vita in maniera diversa, l’affetto c’è sempre”  parlano per qualche minuto ed Edward racconta della nuova esperienza scolastica. Poi, quando rimangono in silenzio, Rosalie fa un altro passo avanti verso la pacificazione familiare.
“Bella, tu come stai? Quando sono arrivata, Mary mi ha detto che siete tutti in trepidante attesa!” in poco le due donne iniziano una conversazione amichevole e ci scappa anche qualche battuta .
“La mamma ha sempre detto che Edward è nato con due settimane di ritardo. E gliel’ha sempre rinfacciato!”
“Ah! Questa non me l’avevi detta. Adesso sappiamo il perché del ritardo. È ereditario!” ridono e scherzano e quando il sole cala e Rosalie sta per andare via, le bambine …
“zia, Angel può rimanere per il pigiama party?” la richiesta è di Erin ma anche Angel esprime il desiderio di rimanere. Rosalie è combattuta ma alla fine, dopo che anche Bella e Edward hanno dato il loro assenso, accetta.
“Erin, andate in camera tua a cambiarvi. E quando siete pronte, scendete in piscina ma aspettate che arrivi io per entrare in acqua. E prendi uno dei tuoi costumi per Angel” e le bambine vanno via. Edward spiega alla sorella il programma della serata.
“Angel, lo sai che la mamma ha cambiato la mia cameretta? Ora è bellissimissima!” in lontananza si sentono le bambine chiacchierare.
“Sono felice che Erin ti chiami mamma. Ti vuole veramente bene e ci voleva una figura di riferimento per lei. Nella nostra incasinata famiglia quella piccola è, forse, quella che finora ha più sofferto” le parole di Rosalie a Bella. Che si trova a pensare che, forse, per la famiglia Masen c’è una possibilità di essere unita e felice.
E quando Rosalie va via e osserva Edward contento per la visita della sorella ne è consapevole. Così come ha ritrovato e instaurato un vero rapporto con il fratello, Edward vorrebbe avere la possibilità di ritrovare la sorella. 

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Capitolo 39
*** Joshua ***


Cap. 39°
"Joshua"


 
Buongiorno! Sono rientrata a casa per la pausa pranzo e sono corsa a pubblicare. Non sono riuscita a rispondere ancora alle vostre recensioni. Le ho lette tutte e prometto che in serata vi risponderò!

Buona giornata!


Pov Bella
Settembre 2015

Finalmente siamo a domenica sera! Il lungo fine settimana è terminato e ne sono successe di cose in queste ore. Non solo la presenza delle amichette di Erin ma anche dei loro genitori che, quando sono venute a riprendere le bambine, non facevano altro che guardarsi intorno. È una cosa che accade spesso. I primi tempi faceva effetto anche a me vivere in un magione con piscine, campi da tennis ed un parco immenso dove è possibile ammirare non solo cani e gatti ma anche cavalli di razza. Per Edward ed Erin questa è la normalità e ci tengo a far capire a mia figlia che non tutti i bambini sono fortunati come lei.
L’evento certamente più sconvolgente è stata la visita di Rosalie. Certamente, le divergenze fra lei ed Edward non si sono appianate in un solo pomeriggio. Né, di punto in bianco, è divenuta la mia migliore amica con la quale organizzare giornate di shopping o cene fra donne. Ci vorrà tempo per considerarla membro della nostra famiglia. Semplicemente è stato il primo passo per la riappacificazione familiare.
Ciò che ci ha più sorpreso è stata la sintonia fra Erin ed Angel che, al di fuori del loro abituale contesto, sembravano due persone completamente diverse. E mi auguro che nasca, fra loro, una bella amicizia. Come quella che, per anni, ha legato James, Jasper e me. Siamo cresciuti praticamente insieme e ritengo Jasper un fratello, proprio come James. Anche Edward ha notato il rapporto fra le due cugine e sapendo quanto è legato ad Angel, sono sicuro che anche lui si augura che il loro rapporto possa crescere in maniera sana e senza rivalità.
Questa mattina, dopo che le ospiti di Erin sono andate vie, abbiamo dato la giornata libera a Mary. Solo poche ore perché da domani, con il mio ingresso in ospedale, sarà fissa in casa nostra per aiutarci con Erin e con i miei familiari che, a breve, arriveranno da Londra.
Con calma e tutti insieme, abbiamo sistemato casa, riposto i sacchi a pelo in garage e sistemato l’area della piscina; il tutto e con l’allegria di Renee il tempo è volato, senza che neanche ce ne accorgessimo. E per cena Edward ha voluto strafare: si è messo ai fornelli, cosa mai accaduta in vita sua ed ha preparato la pizza seguendo dei tutorial su youtube. E, devo ammettere, che non era per niente male!
Ora sono in camera da letto indossando un  baby doll nero, veramente carino e pieno di fiocchetti in attesa che mio marito mi scarti! Perché mi frullano di continuo in mente le parole pronunciate della dottoressa nell’ultimo incontro e l’idea di mettere in pratica uno dei suoi suggerimenti … è eccitante.
“Wow!” eccolo mio marito che, dopo aver sistemato l’allarme, mi ha raggiunto in camera. Lo osservo mentre con la sua solita eleganza sfila via la tshirt e la poggia su una poltroncina. Non ho avuto molte esperienze amorose ma quello di cui sono sicura è che Edward, in camera da letto, riesce a catalizzare l’attenzione su di se anche senza fare nulla. Proprio come in questo momento che, fermo al centro della stanza e senza distogliere il suo sguardo dal mio, si sta sfilando le scarpe aiutandosi con i talloni. È sexy da fare paura. È un uomo e non un ragazzino ed i suoi atteggiamenti lo dimostrano. Come quando con pochi gesti tira via i pantaloni e, in contemporanea, i boxer che indossa. E senza nessun imbarazzo si ritrova nudo. Lo osservo il suo membro. È già in erezione e arrossisco all’idea che sia così per me.
Il suo sguardo passa in rassegna il mio corpo ed il fischio di approvazione che ne segue è sufficiente a surriscaldarmi; dire che sono eccitata non rende l’idea. Mi vergogno quasi nell’ammettere che sono già bagnata. Perché è questo l’effetto che lui ha su di me.
“Sei fantastica, Bella”
Lentamente si avvicina e, quando la distanza glielo permette, allunga una mano per prendere la mia e portarmi con se. Si siede sul sofa accanto alla finestra  e mi fa accomodare sulle sue gambe. Il mio sedere struscia accanto alla sua erezione. Rimaniamo così, in silenzio. Non servono parole perché i nostri desideri sono simili.
Con una mano accarezza lentamente la mia coscia scoperta. Con l’altra comincia a tirare i fiocchi del baby doll. Ne ha un paio in corrispondenza dei seni e, una volta tirati entrambi, la lingerie si apre lasciando in bella mostra i miei grossi e sodi seni, mettendo subito in evidenza i capezzoli turgidi.
Così, mentre la mano poggiata sulla coscia si sposta verso la mia intimità, incoraggiato dal fatto che come ho capito le sue intenzioni ho subito spalancato le gambe, l’altra prende un capezzolo e lo avvicina alla sua bocca e comincia a stuzzicarlo e mordicchiarlo con i denti. Chiudo gli occhi incapace di osservare quello che sta facendo. È come se fosse troppo ed ho paura di non riuscire a gestire le mie emozioni. Istintivamente porto   le mie braccia dietro al collo di Edward e afferro i suoi capelli. In questa maniera mi sono anche avvicinata ancora più a lui.
Sospiro pesantemente e questo fa fermare Edward e mi fissa cercando di capire se sta sbagliando qualcosa.
“Continua” Spalanco gli occhi e lo incito a riprendere quello che stava facendo. Sorride e riprende, scostando anche le mie mutandine e infilando le mani nella vagina e stuzzicando il clitoride.
Lo sento sogghignare quando apro al limite le gambe. Ma, saranno gli ormoni in subbuglio,  è come se i miei sensi fossero amplificati.
“Sei così bagnata che …. Dio non posso continuare oltre. Non riesco. Devo scoparti ora! ” e si alza con me in braccio e, con una delicatezza esagerata, mi poggia in terra vicino lo scrittoio.
“Poggia gli avambracci sul piano, piegati in avanti  e reggiti forte!” poche e semplici parole che eseguo all’istante. Mi tira anche un piccolo schiaffetto sulla natica destra per farmi capire che ha fretta. E subito dopo sento la sua mano intrufolarsi tra le gambe e, il tempo di spostare le mutandine e lo sento dentro di me. Effettivamente sono bagnata perché, malgrado sia … grande e duro,  è scivolato con molta facilità.
“Come sei calda!” inizia a spingere dentro di me. Adesso è lui in affanno. Spinge, pur cercando di non essere forte.
“Bella … Amore … non riesco a ….” Non finisce di parlare perché lo sento tremare e venire copioso in me. È questo quello che voleva dirmi. Era già al limite. Per trattenersi e non urlare morde la mia spalla. Ci mette un po’ a tornare a respirare regolarmente. Sorride quando si stacca e mi volto a guardarlo. Non l’ho visto spesso sudato e arrossato!
“Ok. Adesso penso a te. Non ti lascerò mai insoddisfatta, amore mio” sono ancora piegata sulla scrivania quando sento la sua lingua giocare con il mio clitoride. Mi volto per guardarlo e lo trovo inginocchiato dietro di me. Ed è una scena così erotica che non mi fa capire più nulla! Poche lappate dopo vengo anche io copiosamente e nella sua bocca!
“Wow! Non so se quello che abbiamo fatto farà venire voglia a tuo figlio di vedere la luce, ma è stato fantastico!” lo sento sorridere mentre si rialza e mi aiuta a rimettermi in posizione eretta.
“A dire il vero non ho pensato a quello che ha suggerito la dottoressa. Vederti vestita in maniera così sensuale e con il pancione non mi ha fatto capire più niente. Sei così donna malgrado tu stia per partorire e sei inconsapevole della tua carica erotica!” lo guardo meravigliata.
“Edward Masen che dice a me che sono erotica? Scusa, ma da quando non ti guardi allo specchio a figura intera?” non attendo la sua risposta, lo prendo per mano e lo porto davanti lo specchio della cabina armadio. Mi posizione alle sue spalle e gli massaggio le schiena.
“Guardati! Hai un corpo muscoloso senza fare sport. Guarda le cosce, si vede chiaramente la linea dei muscoli” mentre parlo sposto le mani sul suo sedere e lo accarezzo e lo palpo con vigore.
“E questo culo! Senti quando è sodo. Hai mai fatto caso che le donne si girano a guardarti il culo al mare? Ne sono così gelosa! Poi, però, penso che loro possono solo osservare ciò che io posso guardare, accarezzare e palpare!” continuo ad  osservarlo attraverso lo specchio, i nostri occhi incatenati. Risalgo con le mani e comincio ad accarezzare il suo addome.
“Sotto le dita sento i tuoi muscoli tesi!” e adesso sogghigna. Vorrei continuare ad accarezzare il corpo di mio marito ed esprimere tutto il mio apprezzamento ma si volta verso di me e, prendendomi in braccio, mi toglie la parola.
“E dopo tutti questi complimenti guarda il mio pene, in completa erezione e così duro che sento la necessità di entrare di nuovo in te. Perché non ho altra soluzione per farlo tornare a posto! Penso che neanche un’oretta sotto il getto d’acqua freddo sortirebbe qualche effetto!” e così mi ritrovo allungata sul letto con mio marito che gattona verso me. Deglutisco a fatica e sto già assaporando quello che verrà quando …. Un forte dolore mi lascia senza respiro.
“Ah!” Edward alza subito lo sguardo verso di me cercando di capire se è un gemito uscito male oppure è un verso di dolore. E deve preoccuparsi veramente se si sbriga a scendere dal letto e a sollevarmi per vedere se è tutto a posto.
“Tranquillo che è stato solo un calcio più forte del solito! Forse, anche Joshua vuole giocare!” sorridiamo e ci rilassiamo.
“Credo che sia il caso di fermarci per stasera. Penso che abbiamo esagerato!” annuisco mentre mi aiuta ad alzarmi.
In pochi minuti ci sistemiamo per la notte e stiamo per sistemarci sotto le coperte quando un’altra fitta mi costringe a piegarmi in due.
“Bella, dobbiamo andare in ospedale. Questi non sono calci di Joshua” lo osservo cercando di capire il senso delle sue parole. Ci metto qualche istante ma ci arrivo anche io mentre Edward comincia a vestirsi cercando nella cabina armadio la sua felpa portafortuna. La stessa che indossava quando è nata Erin.
“No, Edward. Non sono le contrazioni. E’ solo Joshua che non ha spazio per muoversi e tira calci per distendere le gambe! Hai sentito la dottoressa all’ultima eco che abbiamo fatto: il peso dovrebbe superare i 3 kg. Se fossero contrazioni urlerei per il dolore e ….” Non riesco a fine il mio pensiero perché mi sento bagnare le gambe,  come…..  se mi fossi fatta la pipì addosso!
“E queste non sono le acque che si sono rotte. È sempre Joshua che, non avendo spazio per muoversi, sta mandando fuori un po’ di liquido amniotico!” mio marito sogghigna mentre mi prende in giro!
“Oddio! Ci siamo! Sta per nascere!” mi siedo sul letto incredula. Non so cosa fare prima. E sono fortunata perché Edward è tranquillo e cosciente del momento che stiamo vivendo. Ha già sistemato il mio piccolo trolley vicino la porta ed ora sta scegliendo degli abiti comodi da farmi indossare.
Delicatamente mi sfila il pigiama e mi aiuta ad indossare un leggins ed una camicia. Si inginocchia ai miei piedi e mi infila le calzine e le scarpe.
“Pensi che dovremmo svegliare Erin? Potrebbe svegliarsi e non trovarci in casa e si spaventerebbe” mi guarda e nega con la testa.
“No, Amore. La metteremmo solo in agitazione e, visto quanto è stanca, penso che dormirà come un ghiro fino a domattina. Avvertiamo Renee  e andiamo via”
 
 
Meno di un’ora dopo siamo in ospedale. Siamo fortunati perché l’infermiera ci dice che è una serata tranquilla, con poche pazienti e nessuna urgenza. Per cui ci mettono veramente poco a visitarmi e ad assegnarmi una camera.
“Quante contrazioni ha sentito finora?”
“Due ed è passata più di un’ora dall’ultima” è Edward a rispondere per me all’infermiera che sta compilando la mia scheda.
“Il bagno è alla sua destra. Si metta il camice e quando è pronta ci chiami. Effettueremo il monitoraggio per controllare il bambino. Se ha bisogno di aiuto non c’è che da chiedere”
“Grazie mille, signorina. Ci sono io con mia moglie e posso aiutarla” così, come pochi momenti prima mi aveva aiutato a vestirmi, adesso mi spoglia!
Le ore che seguono all’ingresso in ospedale sono veramente frenetiche. Abbiamo appena concluso la visita e il monitoraggio quando le contrazioni cominciano ad essere più forti e ravvicinate. Anche le infermiere si meravigliano.
“Al primo parto il travaglio dura anche 12 ore. Ma con lei in un paio d’ore ce la facciamo!” è l’infermiera più anziana a parlare. Quella con maggiore esperienza e che mi spiega, con fare pratico, quello che devo fare. Anche se, sul momento credo di odiarla.
“Che hai da urlare? Stai svegliando l’intero piano! Pensa che in Africa le donne partoriscono ancora nelle loro capanne e lavorando fino a pochi istanti prima dell’espulsione!”
“Ah! Ragazza mia! Sarai pure istruita, avrai girato il mondo e saprai divertirti. Ma non sopporti neanche un po’ di dolore? Non sarai mica una di quelle che cadono in terra per un prelievo?!”
L’infermiera che mi sta seguendo è riuscita ad innervosire anche Edward. Inizialmente rideva alle sue frasi poco simpatiche. Poi, quando, ha preso di mira lui, l’aria è cambiata …
“Eccolo il papà! Pensa di essere stato bravo, magari! Al primo colpo ed ha avuto il maschio per continuare la stirpe di famiglia. Ed ora è qui a spiegarle come si respira e tenerle la mano! Forza, Bella. Fa come ti dice l’esperto! Vediamo che succede!” ed, infatti, quando esce di stanza e ci lascia soli ….
“Ti giuro che se mi rivolge ancora la parola la mando a quell’altro paese!” mio marito è così agitato che inizia a fare avanti e indietro per la stanza. Sta fumando anche con le orecchie ed io lo conosco … quando è in questo stato potrebbe dire di tutto!
“Non pensare a lei. A momenti conosceremo Joshua. Siamo qui per lui e non possiamo farci rovinare il momento” fortunatamente è della mia stessa opinione.
“Forza, che ci siamo. Due belle spinte energiche e tuo figlio è fuori!” così, mentre io mi appresto a spingere come mai penso di aver fatto in vita mia, lei si poggia delicatamente sul mio stomaco e aiuta a … spingere! Sto vedendo le stelle e riesco a continuare a spingere solo con l’aiuto di mio marito che continua ad incitarmi a dare il meglio di me.
Ed è proprio quando credo di non farcela più che sento la voce di mio figlio.
Non ho pianto e non mi sono commossa. Seguo con attenzione tutto quello che accade intorno a me e, soprattutto, seguo mio figlio e tutto quello che le infermiere stanno facendo. In realtà non molto. Solo il controllo del battito cardiaco, gli puliscono il muco dal viso e lo avvolgono in un telo verde. Mi distraggo solo un attimo per guardare l’ora da una sveglia poggiata vicino al comodino. Sono le 23.55 del 26 settembre quando incontro per la prima volta gli occhi di mio figlio. Ha smesso di piangere e sembra si stia guardando intorno.
“Sono la mamma! Sono quella che piange di continuo e ti ha assillato per tutti e 9 i mesi!”
Devo ammettere che mio figlio è proprio bello, quasi da togliere il fiato! Come ogni neo mamma conto le dita delle mani e dei piedi. Mi sento soddisfatta del lavoro fatto: ho un figlio bello, sano e dolcissimo.  Solo dopo aver lasciato un bacio sulla fronte di Joshua mi ricordo di mio marito! Poverino, è accanto a me e … sta piangendo! 
“Vuoi prenderlo in braccio?” annuisce, tira un bel sospiro e si siede accanto a me. Così, un po’ impacciata e con la paura che mi cada dalle mani, glielo passo.
“Ciao, amore di papà!” anche lui si perde in Joshua ed è solo l’intervento di un’infermiera a farci lasciare il nostro piccolino che deve andare a fare i controlli di routine.
“Penso che abbiamo fatto un capolavoro!” ridiamo entrambi fino a quando mi rendo conto che anche io sto piangendo.
“Ti amo, Isabella Masen. Rifarei tutto daccapo con te, se questo è la meta. E non parlo solo di Joshua ma dell’intera nostra vita insieme e della famiglia che siamo riusciti a costruire” il nostro momento romantico è interrotto da un’infermiera che manda via Edward.
“Va bene. Vado al nido a vedere se hanno finito i controlli al nostro piccolo e dopo ti raggiungiamo in camera” annuisco.
“Manda qualche sms per avvisare i nostri parenti e amici” so che non ci avrebbe pensato perché è completamente fuori di testa.

Pov Edward

Sono passate solo poche ore dalla nascita di Joshua e sono ancora stralunato. Sono rientrato all’alba a casa. Se fosse dipeso da me sarei rimasto in ospedale ad osservare mia moglie e mio figlio dormire beati. Ma le infermiere non hanno acconsentito e potrò tornare a trovarli solo fra poche ore.
Sotto la doccia ho pensato alle analogie e differenze fra la nascita di Erin e quella di Joshua. Anche di Erin ero completamente fuori di testa. Ero giovane e ancora sapevo quale responsabilità comporti essere padre. Con Joshua sento le responsabilità moltiplicarsi. Eppure la tranquillità vissuta in queste ore non l’ho provata con Erin. Con lei era tutto freddo. Claire non ha voluto neanche provare ad allattare la nostra piccola. Voleva tornare quanto prima al suo peso forma e l’allattamento avrebbe rallentato i suoi progressi. Joshua, invece, già nella notte si è attaccato al seno materno. E quante foto ho scattato! E mentre faccio colazione in cucina le osservo tutte.
“Buongiorno, Signor Masen! Come mai già in piedi? C’è stato qualche problema?” mi volto verso Mary, appena arrivata per iniziare il suo lavoro quotidiano. Effettivamente non ho pensato di avvisarla. Gli unici sms che ho inviato sono stati a Renee e Emmet chiedendo loro di avvertire familiari e amici.
“Buongiorno, Mary. Ieri sera, alle 23.50 è nato Joshua!” Mary è subito strafelice per noi.  Di slancio mi abbraccia e mi pone tutte le solite domande: com’è andata? Come sta Bella? È stato un parto lungo? … alla fine le mostro le foto scattate e conviene con me che somiglia molto alla sorellina.
Renee ci raggiunge poco dopo e mi avvisa che Charlie è già in viaggio e che arriverà nel tardo pomeriggio insieme a Jasper, Lucas ed Alice.
“I gemelli hanno preso la varicella e non potranno venire!” sono dispiaciuto quanto lei. Ho iniziato a prendere confidenza con i familiari di Bella e sono persone con le quali è piacevole stare in compagnia. Renee inizia a parlare ed è veramente difficile riuscire ad intervenire nei suoi monologhi. Sta raccontando di quando Bella è nata e le fa effetto pensare che quella bimba nata prematura di meno di un kilogrammo possa essere, a sua volta, madre. Spesso mi trovo a lanciarmi occhiate con Mary. Anche lei ha difficoltà a seguire mia suocera!
“Papà, buongiorno!” fortunatamente arriva Erin a distrarre Renee. Appena la vede sta per dirle la novità ma riesco a bloccarla in tempo. Voglio essere io ad annunciare la nascita di Joshua alla sua sorellina.
La prendo a cavalcioni su di me mentre Mary le poggia la tazza con latte e cereali davanti. Sto per parlare ma è lei a precedermi.
“La mamma dorme ancora?” scuoto la testa.
“No, tesoro. La mamma è in ospedale perché questa notte è nato il fratellino!” mi fissa incredula. Ho quasi paura della sua reazione. Nei mesi scorsi più volte abbiamo avuto il terrore che Erin potesse essere gelosa del fratellino e ne abbiamo parlato anche con la psicologa. Le abbiamo chiesto di suggerirci come comportarci e l’unico consiglio che ci ha dato è di essere il più possibile sinceri e non nascondere nulla ad Erin.
“E perché non mi avete svegliato?” adesso ha assunto il classico cipiglio incavolato di Bella. Non è la sua madre biologica ma riesce ad assumere parecchi dei suoi atteggiamenti!
“Perché dormivi profondamente e sapevamo che ci sarebbero volute molte ore prima della nascita” annuisce anche se poco convinta.
“Ma oggi posso andare a vederlo?” penso che stia andando bene!
“Dopo colazione ti porto” soddisfatta della risposta di volta verso il tavolo per mangiare velocemente la sua colazione e si lascia avvolgere dalle chiacchiere della nonna che, dopo aver assistito alla nostra conversazione commuovendosi, ha ripreso il suo monologo! Nel frattempo ricevo un sms di Bella che mi dice che tutto procede tranquillamente. Joshua ha nuovamente mangiato e dorme tranquillamente nella culla accanto al suo letto.
 
Siamo quasi giunti in ospedale quando Erin mi rivolge una richiesta particolare.
“Papà ci fermiamo da Cou Cou?” la guardo incuriosito dalla sua richiesta. Il negozio che mi ha chiesto di visitare è specializzato in articoli per bambini e lei c’è stata spesso perché adora i giocattoli che vi può trovare.
“Dobbiamo comprare un peluche per Joshua” mi emoziona la sua richiesta e mi rendo sempre più conto della bontà di cuore della mia piccola.
Così ci fermiamo al Cou Cou e mezz’ora dopo ne usciamo con 3 shoppers di regali, per entrambi i miei figli.
 
“Possiamo entrare?” mi affaccio alla porta della camera di Bella e la trovo che sta cullando Joshua. Erin è curiosa e spinge per entrare. Così mi faccio da parte e la faccio passare. È emozionata ma tranquilla.
“Tesoro! Ti aspettavamo. C’è il tuo fratellino che vuole conoscerti!” Bella la accoglie con un bellissimo sorriso sulle labbra e la mia piccola si avvicina subito al suo letto.  Mi avvicino anche io per baciarli entrambi e porgerle il mazzolino di roselline che ho portato.
“Edward, la aiuti a salire sul letto?”
Faccio numerose foto ai miei figli. Erin è estasiata dal fratellino e lui sembra quasi che sorrida quando lo poniamo sulle gambine della sorella.
Il primo piano di Erin che lascia un bacino sulla fronte di Joshua penso diventerà la mia foto preferita.
“Ti somiglia tanto, Erin” è la madre a dirglielo e osservo Erin arrossire!
Il momento familiare dura fin dopo pranzo. Poi, come da copione, iniziano ad arrivare parenti ed amici.
 

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Capitolo 40
*** ritorni ***


Cap. 40°
"Ritorni"

Non ho giustificazioni per la lunga assenza e per avervi abbandonate a pochi, pochissimi, capitoli dalla fine della storia.
Ho vissuto un periodo veramente stressante, dividendomi fra mille impegni. 
Ora, che ho finalmente riacquistato i miei ritmi, terminerò la pubblicazione della storia e vi prometto di farlo entro il mese!



Pov  Edward

Ottobre 2015

Sono già passate 5 settimane dalla nascita di Joshua ed oggi torneremo a San Francisco per il matrimonio di Emmet e Kate. Festeggeremo  anche Halloween lì, così da passare qualche giorno in più  con la famiglia di Bella. Emmet, infatti, ha stretto una salda amicizia con James e Jasper e li ha voluti al suo matrimonio. E va d’amore e d’accordo con Renee, si capiscono al volo!

Queste prime settimane di vita di Johua sono volate. E’  un bambino relativamente buono. Ma è pur sempre un neonato con le sue esigenze e necessità. Quando ha fame piange e non c’è nulla che riesce a calmarlo. Se c’è Erin vicino la sua attenzione viene catturata da lei e, questo, lo distoglie dalla fame. Ma, purtroppo, Erin non può essere sempre presente!
Con il passare dei giorni sono arrivati anche i primi dolori addominali, le classiche coliche neonatali. Le avevo rimosse dai miei ricordi di Erin. Anche lei ne ha sofferto ed è andata avanti fin quasi all’inizio dello svezzamento. Spero che con Joshua i tempi siano più stretti. Soprattutto quando si presentano di notte le sue urla riescono a svegliare veramente tutti.
I primi tempi è stata veramente dura: il lavoro non mi ha permesso di prendere lunghi momenti di pausa ed Erin, giustamente, richiedeva le nostre attenzioni. Inoltre, Bella è stata contattata pochi giorni dopo il parto per allestire una mostra di un autore che ha riscosso un diverso successo in Europa che ha deciso di affacciarsi sul mercato americano. Sono stato orgoglioso che abbiano pensato a mia moglie per questo importante lancio e, malgrado il momento, l’ho incoraggiata ad accettare. Inoltre sta finendo di vendere i quadri della collezione degli O’Brian. Anche con loro è andata molto bene, soprattutto visto l’urgenza che avevano di liquidità da investire nell’azienda e per sanare i debiti.

Fortunatamente abbiamo Mary che è disponibile ad aiutarci con i bambini. Erin è relativamente grande. A volte viene in ufficio con me, soprattutto quando Bella è impegnata. Altre volte preferisce stare alla galleria con la madre. Le piace osservare l’organizzazione di una mostra e cerca di aiutare con piccoli suggerimento. Ed ha stretto parecchie amicizie a scuola creando una bella cerchia di amicizie. Per cui spesso è a casa di amiche oppure sono a casa nostra. Ha piccole attività quotidiane: frequenta un corso di nuoto e ho contattato un istruttore per insegnarle ad andare a cavallo.

L’arrivo di Joshua ha particolarmente incuriosito Erin di quello che è accaduto alla sua nascita. Mi ha fatto  numerose domande: in quale ospedale sono nata? Anche io sono stata allattata? Ero grande o piccolina? Vi ho fatto aspettare tanto prima di nascere? Dormivo o piangevo la notte?
Ad alcune domande è stato facile rispondere. Altre mi hanno messo parecchio in difficoltà, perché hanno riguardato la madre biologica e i sentimenti che provava quando abbiamo saputo della sua presenza.  In un certo senso ha anticipato la domanda che mi aspettavo durante l’adolescenza: sono nata per sbaglio o sono stata voluta? Non è stato facile farle capire che l’abbiamo amata dal primo momento in cui  abbiamo saputo di lei. E che abbiamo atteso con ansia la sua nascita, proprio come accaduto con Joshua. Non so se è stata soddisfatta della mia risposta ma, finora, non ha espresso altre curiosità sulla madre. O meglio. Ha completamente identificato il ruolo della madre con Bella e, oramai, si può definire una bambina serena. Tanto da non frequentare più la psicologa, se non per brevi incontri mensili di controllo e di fare una vita come tante bambine della sua età.

Quando siamo tutti e quattro a passeggio, i miei figli sono un vero spettacolo e mi sento veramente orgoglioso della mia famiglia. Sono orgoglioso quando siamo al centro commerciale ed Erin e Bella sono alla ricerca di vestiti mentre io rimango fuori dal negozio con Joshua.  In attesa seduto su una di quelle panchine in cui gli uomini passano i loro pomeriggi mentre le loro donne fanno shopping. È proprio in quei momenti che si avvicinano signore di ogni età e osservando il piccolo, non possono fare altro che constatare l’evidenza: è bellissimo! Moro come la madre e gli occhi, pare, siano i miei. È ancora presto per stabilirlo. Ed è lungo!  In quelle situazioni Bella diviene una belva. Odia le ragazze che mi avvicinano. Sostiene che lo fanno per arrivare a me! Ed Erin, che osserva tutto ciò che la madre fa, non è da meno mettendo in imbarazzo le ragazze.

“Dio, Edward! Sembra che stiamo traslocando!” mi guardo intorno e osservo tutto quello che Bella ha preparato per passare una settimana a San Francisco.  Vestitini per Erin e Joshua e, poi, pannolini, ciucci e  biberon in abbondanza. Tisane e bavaglini. Passeggino e ovetto.  I nostri bagagli si limitano ad una sola valigia.
“Mami, il mio vestito da damigella lo hai preso?” arriva anche Erin con il suo piccolo trolley dove ha sistemato qualche gioco da portare con se. Bella ha voluto responsabilizzarla e, mentre noi abbiamo sistemato il vestiario, le ha chiesto di preparare un piccolo trolley con i suoi passatempi che potranno servirle a San Francisco, giusto per non annoiarsi.
“No! Ci ha pensato zia Kate ed oggi pomeriggio andremo per le prove”

“Signora Masen, posso cominciare a caricare le valige in macchina?”  nell’atrio ci sono Mike, Jake e Mary. Quest’ultima, credo, non vede l’ora di vederci fuori casa. Avrà una settimana di ferie e sono veramente meritate. Anche perché non sono in grado di dirle quando potrà prendersi qualche altro giorno di pausa! Credo che anche Jack non veda l’ora di vederci fuori dai piedi. Per lui non è stato facile abituarsi alla mia nuova condizione familiare. Prima dell’arrivo di Bella si limitava ad accompagnare me e gestire il team della sicurezza familiare. D'altronde è un ex agente CIA con molta esperienza sulle spalle. Ora, spesso e volentieri, Bella lo incarica delle piccole commissioni, anche di andare a comprare i pannolini con urgenza oppure di scarrozzare Erin e le sue amichette per la città.  Ho provato a spiegare a Bella che lui non è un tuttofare ma è il responsabile della nostra sicurezza con delle qualifiche da far invidia ai migliori bodyguard ma, quando è stanca oppure sta facendo più cose contemporaneamente, non c’è nulla che riesca a farla ragionare.
“Grazie, Jake e sorridi! Tra mezz’ora saremo fuori dai piedi per una settimana! Sono sicura che Edward ti mancherà ma noi tre …. Ti riposerai!” sghignazzo alle parole di mia moglie ma, per rispetto di Jake, mi volto per non farmi accorgere da lui.
“Signora Masen, approfitteremo tutti di questi giorni per ricaricare le batterie!” e con grande classe si avvia verso la macchina per caricare i bagagli!
“Beati voi! Per noi sarà solo maggiore stress! Vero Edward?” concordo perfettamente con mia moglie ma non ho il tempo di risponderle perché mia figlia è impaziente di partire!
 
 


“Papà ma quando partiamo?” siamo in aereo da una mezz’ora. I miei uomini se ne sono andati da un pezzo. Joshua ha appena finito la sua poppata ed adesso lo sto cullando per farlo addormentare. Bella si sta sistemando ed Erin si sta annoiando.
“Tesoro, stiamo attendendo la nonna, zia Rosalie e Angel! E devono arrivare anche zia Esme e zio Carlisle che ha avuto un’emergenza in ospedale e arriverà con un pochino di ritardo” mi guarda scocciata.
“Hai messo fretta alla mamma e a me. Perché non lo hai fatto anche con loro?” Erin, quando ragiona come un’adulta, fa veramente paura! E devo ammettere che questa parte del carattere è tutta mia! Ha perfettamente ragione ma non posso spiegarle che ho già chiamato due volte le nostre ospiti per sollecitarle a fare presto. In realtà Erin non ha molta voglia di vedere la nonna. Con lei ha un rapporto molto duro perché la bambina timida e spaventata di tutto è scomparsa lasciando il posto ad una che risponde con garbo dicendo quello che pensa. Anche quando non è piacevole quello che ha da dire! A volte la devo richiamare. Ma sono così orgoglioso di lei! Tirando fuori il suo carattere mi sono reso conto di quanto mi somigli e già la immagino, un giorno, prendere il mio posto alla guida della mia azienda. È per i miei figli che ho acquisito le azioni dei miei familiari e mi faccio in quattro tutti i giorni per arrivare sempre a nuovi traguardi. Li immagino quando prenderanno il mio posto e ognuno sceglierà la specializzazione che preferisco. Ancora non conosco le inclinazioni di Joshua, ma vedo bene Erin  ad occuparsi dell’aspetto legale dell’azienda.

“Signor Masen, siamo pronti per il decollo” alzo la testa verso il mio pilota e sorrido. Mi conosce da anni e non penso mi abbia mai visto nella mia veste familiare. Con un paio di jeans e un pull leggero. E i capelli scompigliati perché, ora che ci penso, non mi sono pettinato prima di uscire di casa!
“Stiamo aspettando gli ospiti. Appena arrivano ….” ed eccole che, finalmente, sono anche loro a bordo.
“Edward, senza che utilizzi quel tono saccente. Siamo qui e possiamo decollare!” mia madre è a bordo e penso che stiano per cominciare le 5 ore più lunghe della vita di tutti noi! Con Rosalie la situazione sta migliorando. È stato Emmet che, quando è venuto a conoscere Joshua,  mi ha aiutato ad aprire gli occhi su nostra sorella. Certo. il suo carattere è veramente particolare. Ma ho capito perché ha assunto certi atteggiamenti nei miei confronti. In un certo senso noi eravamo simili. Entrambi abbiamo avuto un figlio da single. Non siamo mai stati fortunati nelle nostre storie amorose e siamo stati per anni i pettegolezzi più hot della Boston che conta. Le nostre strade si sono divise quando Bella è entrata nella mia vita ed ho costruito una famiglia.
“Buongiorno Signora Masen. Come sta?” Bella cerca sempre di essere carina con mia madre. Come d'altronde io mi sforzo di essere gentile con suo padre. Ma, entrambi, con  scarsi risultati.
“Isabella, come vuoi che stia? Sto andando al matrimonio del mio figlio maggiore perchè non sono riuscito a fargli capire quale grave errore stia facendo. Ed ha deciso di rimanere a vivere San Francisco e lavorare per la famiglia della futura moglie. Perché qui non ha più niente. Ha venduto la sua parte di società a suo fratello e sono convinta che in questo c’è lo zampino di Kate. Lo vuole lontano dalla sua famiglia” scuoto la testa stanco di sentire sempre la solita solfa. Fortunatamente è Rosalie a rispondere.
“Mamma, ti avevo chiesto di non ripetere più queste parole. Emmet si sta per sposare con Kate che è veramente deliziosa. La donna giusta per lui. E noi tutti parteciperemo al loro matrimonio perché siamo felici di questa unione!” ho visto poche volte Elisabeth senza parole e sono orgoglioso di mia sorella.
Fortunatamente arrivano anche gli zii e spero che l’atmosfera diventi meno tesa. Come Bella, mi avvicino anche io a salutarli.
“E mia nipote non mi viene a salutare?”  ancora una volta mia madre richiama l’attenzione su di se e non è gentile il suo modo di rivolgersi a mia figlia, ma lei non si lascia abbattere.
“Nonna, sarei venuta a salutarti. Ma aspettavo che smettessi di borbottare!” la mia piccola tigrotta! Dovrei intervenire e rimproverarla ma per una volta lascio correre!
“Erin Masen!”  ci pensa la nonna a rimproverarla. Ma mia figlia è già con Angel pronte a scegliere il film che vedranno durante il volo.   
“Questo sarà un viaggio mooooltooo lungo!” sorrido alle parole di Bella pronunciate appena si è accomodata accanto a me. La abbraccio attirandola a me ed insieme scherziamo delle smorfie che fa Joshua mentre dorme.
Fortunatamente Esme e Carlisle intavolano diverse conversazioni leggere e il tempo passa più velocemente di quello che pensassi.


Pov Bella

Sicuramente quello appena concluso è stato il viaggio più esasperanteche abbia mai fatto. Elisabeth ha passato tutto il temp a lamentarsi. Nulla le va bene. Il matrimonio di Emmet è sbagliato. Siamo stati degli incoscienti a cambiare scuola ad Erin. Rosalie non sta facendo nulla per trovare un marito. Io personalmente sono una sciocca a volere un’attività mia. Sono la moglie di Edward e questo è già un lavoro a tempo pieno. Il tempo! Anche il meteo  non è più quello di una volta. Avevano previsto bel tempo a San Francisco per questo fine settimana ed, invece, pare sarà nuvolo! Esme più volte ci fa segno, a tutti noi, di lasciar perdere. Non vale la pena risponderle.
Appena atterriamo e  terminate le procedure di sbarco, noto che abbiamo tutti una gran voglia di allontanarci da Elisabeth!

“Ahhh! Finalmente siete arrivati!” Kate, in attesa con Emmet, ai piedi dell’aereo ci viene incontro sulla scaletta per abbracciarci e baciarci.
“Dov’è la mia bellissima Erin?”
“Ziaaaaa!” Erin vola nelle braccia della zia mentre Emmet, si sbaciucchia Angel rimasta in disparte ed intimorita dalla sua fidanzata che ancora conosce bene.
“Che educazione. Prima si salutano i nipoti e poi la propria madre. La donna che lo ha partorito con 20 ore di travaglio visto che pesava oltre 4 kg!” eccola Elisabeth pronta a far sentire in colpa il figlio, proprio come ha fatto con noi durante tutto il viaggio.
“Tranquillo, Em! In questi giorni sono io il figlio da rinnegare. Ho osato iscrivere Erin ad una scuola quasi pubblica e Bella lavora! La gente penserà che siamo sull’orlo di un tracollo finanziario! E’ difficile che tu riesca a fare peggio di me” sentiamo tutti le parole di Edward, anche se sussurrate e a tutti scappa da ridere.

“Bella, la tua famiglia è già arrivata ed i ragazzi stanno organizzando una serata per soli uomini per questa sera. Così noi faremo una festicciola solo per ragazze. Rosalie, tu sei dei nostri!” Kate è veramente eccitata e devo ammettere che, sentirla parlare, mi fa capire quanto mi manchino le mie amiche. Tanya, per via del lavoro la sento quotidianamente ed è venuta spesso a Boston. Ma con lei gli incontri sono stati pochi.
“La festa è anche per noi? Siamo ragazze!” Erin si avvicina alla zia con aria speranzosa.
“No, Erin. Voi trascorreremo tutte insieme il pomeriggio a provare i vestiti per il matrimonio. Ma questa sera   ci sarà una simpatica baby sitter ad occuparsi di voi! È una festa per sole adulte” le bambine non sembrano convinte ma quando Kate racconta quello che ha previsto per loro, si distraggono e pare non ci pensino più.
 
È inutile sottolineare che non appena mettiamo piedi nella villa Denali, Edward, che ha in braccio Joshua, viene circondato dai nostri parenti ed amici. Tutti, coloro che ancora hanno avuto l’opportunità di conoscerlo e quelli che lo hanno visto solo nelle ore successive al parto, sono curiosi. L’orientamento è unanime: a parte il colore dei capelli è la copia del padre! Ogni tanto, con mio marito, ci fissiamo negli occhi e ridiamo! Ci aspettavamo una scena del genere. Renee è la prima a togliere il bambino dalle braccia di Edward, il quale mi raggiunge e mi abbraccia.

“Mi sembra di essere di troppo! Noi possiamo andare” ridiamo mentre assistiamo al passaggio di Joshua dalle braccia della nonna a quelle di zio James. Che piange!
“Non ci posso credere che la mia sorellina è mamma!”
“Ha fatto sesso, James!” è Emmet a provocarlo facendo ridere la comitiva.

Ad un certo punto, il mio ometto comincia a piangere. E’ l’ora della pappa e riesco a portarlo via dalla confusione dei nostri parenti.
E mentre il gruppo inizia a pranzare nell’immensa taverna dei Denali, mi allontano per sfamare in tranquillità il mio bimbo. Carmen mi suggerisce di appoggiarmi nello studio di Elazer e così faccio. Poco dopo mi raggiunge Tanya che ne approfitta per aggiornarmi delle mostre e delle vendite di San Francisco. Ci scambiamo i pareri sui nuovi contatti ricevuti e sorrido all'idea che siamo in sintonia!
“Edward ha portato anche i documenti per la nostra società” effettivamente, visto l’andamento delle vendite, Edward mi ha suggerito di costituire una società con Tanya. Ho subito ribaltato a lei la proposta. Non è un’esperta di arte. Ma ha un innato senso degli affari. Forse, proprio quello che a me manca e che sopperisco con la presenza sua e di Edward. Inizialmente Tanya è rimasta sorpresa. Non voleva neanche accettare una quota paritaria. Ma sono stata inflessibile. Entrambe gestiamo una sede. Mentre quella di Boston si dedica ad artisti più tradizionalisti che hanno già un loro seguito, la sede di San Francisco è più trendy ed apre anche ad artisti alternativi e futuristici, a mostre fotografiche e cinematografiche. Per cui non ho avuto dubbi nel cederle la metà della società.
“Perfetto. Dopo di ritagliamo un paio d’ore e diamo vita a questa nuova avventura! Inoltre,  un paio di giorni fa mi ha contattato una donna che vorrebbe parlare con te per un affare importante. Solo con te e non ha voluto anticipare niente. Mi ha lasciato il suo numero dicendo che dovresti chiamarla in settimana. Non chiedermi come, ma sapeva che in questi giorni sei a San Francisco” prendo il bigliettino con il numero e noto che non c’è annotato nient’altro.
“Ma come si chiama?” Tanya scuote la testa.
“Non mi ha detto nulla. Ha eluso più volte la domanda” la cosa mi incuriosisce. Così, finito di allattare Joshua e sistemato nel carrozzino dove dorme tranquillo, mi appresto a fare la telefonata.
“Ehi, di la ti stiamo aspettando. Noi abbiamo già finito il primo!” arriva anche Edward preoccupato perché, in genere, ci vuole veramente poco per allattare Joshua.
“Devo fare una telefonata e arrivo” gli spiego della strana cliente che mi cerca e, incuriosito, rimane anche lui ad ascoltare.

Compongo il numero con una strana sensazione e mi avvicino ad Edward perché il suo abbraccio è, per me, confortevole.
“Buongiorno, sono Isabella Masen e mi è stato dato il suo numero di telefono. Non so con chi sto parlando ma, a quanto pare, lei conosce me!” cerco di essere chiara e professionale. La stretta di Edward alla mia mano mi fa capire che sto andando bene. Dall’altra parte del telefono, dopo un attimo di esitazione, sento una breve risata.
“Salve, Isabella. O Bella. So che lo preferisci. Sapevo che mi avresti chiamata non appena ricevuto il mio recapito. Mi hanno parlato di te ed ho imparato a conoscerti” rimango qualche attimo senza parole e anche Edward è perplesso.
“Posso sapere chi le ha parlato di me e cosa posso fare per lei, Signora …?”
“La mia cara amica Irina. Mentre io sono Claire, la madre di Erin. La vera madre!” mio marito è il primo a riprendersi dalle parole appena udite e, togliendomi di mano il telefono, va diritto a ciò che gli interessa.
“Claire, cosa vuoi da Bella?”
“Edward, è parecchio che non ci sentiamo. Non sapevo nulla del tuo matrimonio. E sei di nuovo papà! Congratulazioni” evidentemente Irina l’ha aggiornata su tutto. La domanda che mi faccio, però, è cosa vuole da me!
“Claire, te lo ripeto. Perché hai cercato mia moglie?” questa volta la donna non svia la risposta.
“Voglio conoscerla. Nulla di più. In fondo sta crescendo mia figlia!”
“Tu non hai una figlia. Hai rinunciato a lei senza neanche volerla prendere in braccio” Edward è duro. Penso che se fossero dirette a me quelle parole, mi avrebbe già trafitto il cuore. Ma, pare, non fare effetto su Claire. Me ne rendo conto perché il suo tono non cambia.
“La verità è che voglio solo conoscere la donna  che è riuscita a divenire la signora Masen. Non voglio nient’altro e non avanzerò pretese su Erin. È tua figlia e non ti ringrazierò mai abbastanza per averla presa con te. Oramai vivo in Francia e a fine mese ripartirò per l’Africa. Dopo questo incontro non sentirete più parlare di me” Edward mi fissa e con lo sguardo gli dico che sono favorevole all’incontro. Così gli dà appuntamento in un bar nella zona del molo per il giorno dopo.
Quando chiude la telefonata entrambi siamo senza parole, persi per i nostri pensieri.
“Sei sicuro che non vorrà contatti con Erin? Che non voglia vantare qualche pretesa su di lei?” la mia più grande paura è che possa intromettersi tra me e la mia bambina. Ma Edward sembra sicuro.
“Credimi. È più probabile che voglia soldi che conoscere nostra figlia. Ma quello che veramente voglio sapere è che rapporti abbia con Irina” mi abbraccia per tranquillizzarmi ma non ci vuole volto per intuire che anche lui sia teso.  Torniamo dai nostri parenti facendo finta di nulla ma, ogni tanto, ci guardiamo negli occhi ed in entrambi vi leggiamo timore.

 
 
 

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Capitolo 41
*** Claire ***


Cap. 41°
"Claire"


 
Pov Bella

Raggiungiamo il bistrot dove abbiamo appuntamento con Claire in perfetto orario. Cammino mano nella mano, entrambi siamo agitati ma lui riesce meglio di me a mascherare le emozioni che lo stanno lacerando da ieri, dopo aver parlato con la sua ex. Ha calato la sua maschera da perfetto uomo d’affari a cui nulla sfugge. Tra i familiari nessuno si è accorto di nulla, abbiamo preferito tenere fra noi l’incontro di oggi. Soprattutto per proteggere Erin da chiacchiere e pettegolezzi. È una bambina molto intelligente e ci avrebbe messo poco, nel captare le frasi degli adulti, a capire cosa stava per succedere.
Riesco a riconoscere l’agitazione di Edward da alcuni piccoli segnali. Passare con frequenza la mano fra i capelli. Oppure controllare con costanza l’ora sullo smartphone. Non lo controlla spesso durante la giornata e, quando lo prende in mano con frequenza, vuol dire che qualcosa non va. Ed anche lui è stato abile nel capire il mio stato d’ansia. Soprattutto a casa quando devo essere sembrata distante e distratta ai nostri familiari. Così, diverse volte, mi ha giustificato agli occhi degli altri sostenendo che Joshua non aveva dormito molto durante la notte ed ero stanca ed assonnata.
Il bistrot che abbiamo scelto per l’incontro era uno dei nostri preferiti nei mesi che abbiamo trascorso a San Francisco. Venivamo spesso a colazione perché i suoi muffin sono fantastici. Con Erin ancora li ricordiamo con nostalgia! Se è bel tempo, come oggi, ci si può accomodare ai tavolini all’aperto. Altrimenti, all’interno ha diverse sale dove poter parlare con una certa privacy.
“E’ già arrivata” Edward sussurra appena riportandomi alla realtà e sposta la sua mano, che fino a poco prima stringeva la mia, sulla mia schiena per indicami la direzione da prendere. Mentre raggiungiamo il tavolino, ha scelto il più lontano e appartato, posso osservare colei che ha messo al mondo mia figlia. È intenta a leggere qualcosa al telefonino e non presta attenzione al passaggio delle persone sulla strada. Sembra sorridere.

Indubbiamente è una bella donna. So che ha un paio di anni più di Edward, per cui dovrebbe aver da poco passato la trentina. È vestita casual ma, inrealtà, nulla è lasciato al caso. Le scarpe dello stesso
colore della borsa e della cintura. Le mani ben curate, con uno smalto a riporto degli accessori. Gli orecchini della stessa fattezza di bracciale e collana. Ed il vestito che indossa sembra di alta sartoria. Vedendola così … perfetta non riesco a credere che passi molti mesi all’anno nei campi profughi in Africa. Alza lo sguardo verso di noi quando siamo quasi giunti in prossimità del tavolino che occupa e mi accorgo che, dopo una veloce occhiata ad Edward, fissa i suoi occhi su di me. D'altronde anche lei sarà curiosa di studiarmi, come io sto facendo con lei. E, devo ammettere, che anche il mio look è impeccabile! Curato appositamente per questa occasione. Ed è stato uno dei pochi momenti delle ultime ore in cui Edward ed io abbiamo riso: ha capito subito le mie intenzioni di apparire perfetta con la sua ex ed ha fatto battute cretine sulla rivalità femminile.
Si alza e sorride. Proprio in quel momento mi rendo conto che Erin le assomiglia. Probabilmente sono stata io a voler credere che fosse identica al padre. Quasi a voler cancellare ogni traccia della madre biologica. Che illusa! Erin, di Edward, ha solo il colore degli occhi. Per il resto somiglia alla madre biologica. Stesso colore dei capelli, biondo cenere. Occhi lunghi e stretti, ciglia lunghe e fossette quando sorride. Incontrandole insieme non potrei non capire che è sua madre. E mi rendo conto che Edward guardando la figlia ha costantemente in mente la sua ex.
“Ciao, Edward!” si alza e si sporge per salutare con un bacio mio marito, il quale rimane impassibile al suo gesto. Claire sembra non farci caso e si rivolge verso di me. Presentandosi con una stretta di mano. Sorride ed è a suo agio e capisco che ha preparato a lungo questo momento. A differenza mia che, pur sapendo che un giorno ci saremmo trovate faccia a faccia, non sono pronta al momento.
I primi attimi sono imbarazzanti. Nessuno parla. Sia Edward che io siamo presi ad osservarla e lei non fa da meno con me. Poi, quando un cameriere si avvicina, riprendiamo l’uso della parola e ordiniamo te e caffè.

“Ci tengo a chiarire che non è mia intenzione rovinare la bella famiglia che avete creato. Ero già a San Francisco, relatrice  per una serie di conferenze che si tengono al Children’s Renal Center, quando ho saputo del vostro imminente arrivo in città. Ed ho pensato che fosse l’occasione per rincontrarci e conoscere tua moglie” parla con calma e non sembra per nulla agitata e il suo sguardo è posato principalmente su Edward. Forse, vuole tranquillizzarlo.
“Ti senti spesso con Irina?” Edward pone la prima questione che lo sta preoccupando in queste ore. So che dentro gli sta montando la rabbia nei riguardi di Irina perché, anche a Boston fra le amicizie comuni, non fa altro che sparlare di noi e di me, in particolare.
“Edward, sai che ci siamo sempre sentite in questi anni. Era ed è una mia cara amica” la risposta è chiara e non da adito ad equivoci.
“Quindi saprai anche che l’ho allontanata da mia figlia” non mi sfugge il fatto che Edward ha definito Erin come sua figlia e non loro o nostra. Il suo sguardo continua ad essere duro, lo stesso che adotta negli incontri di lavoro.
“Si e ne sta soffrendo molto. Lei non può avere figli e si considerava una sorte di madre per Erin” adesso guarda me e non riesco a capire se mi stia accusando di aver scavalcato la sua amica. Preferisco non dire nulla perché, proprio in quel momento, il cameriere lascia le nostre ordinazioni.
“Ma non era sua madre. Isabella è sua madre e in questi anni ho commesso l’errore di lasciarle troppa libertà nel crescere Erin. Errore che, quando me ne sono reso conto, ho subito cercato di correggere” Edward è chiaro e mi piace che, ancora una volta, si assuma le sue responsabilità in quello che è accaduto nei mesi passati.
“Edward, perdonami se mi sono espressa male. La mia non voleva essere un’accusa né una critica nei riguardi di Isabella. Quando ti ho lasciato Erin ero consapevole che non avrei più potuto mettere bocca nella sua educazione e nelle tue decisioni e non è quello che intendo fare. Ed ero anche consapevole che non saresti stato sempre solo. Avevo messo in conto che prima o poi avresti trovato la donna della tua vita che sarebbe divenuta la madre di Erin. Però, se mi permettete, vorrei parlarvi da medico” non riesco a capire cosa voglia ma acconsentiamo entrambi alla sua richiesta.
“Irina non può avere figli e il matrimonio con Emmet è andato a rotoli. Anzi, se vogliamo essere reali, non avrebbe mai dovuto sposarlo. Per giunta, lui tra poche ore sarà sposato con un’altra e magari avrà pure dei figli da lei” mentre parla si rivolge a me.
“Che stai cercando di dirci? Che potrebbe avere pretese su nostra figlia?” mi agito man mano che capisco quello che sta cercando di dirci.
“No, Isabella. Non arriverà mai a far del male ad Erin che considera sua figlia. Ma, in questo momento non ragiona lucidamente. E potrebbe fare qualche sciocchezza, farsi del male o far del male. E questo è uno dei motivi per cui ho voluto incontrarti. Sono preoccupata per Irina. La sento spesso e la conosco. Inoltre sono un medico e penso di avere chiaro il suo quadro clinico”
“Claire, sono sinceramente rammaricata per lei. Umanamente mi dispiace. Ma ciò non vuol dire che la farò avvicinare alla mia bambina. Tra l’altro, lei stessa è insofferente alla presenza di quella che una volta era sua zia. E, conoscendo Edward, credo che ora aumenterà la sicurezza su tutti noi” guardo mio marito che mi sorride. Ho interpretato subito il suo primo pensiero!
“Lo capisco, Isabella. Ma era mio dovere rendervi noto lo stato emotivo di Irina. Adesso saprete voi come comportarvi”  annuiamo ed Edward sta per ribattere quando squilla il suo smartphone. Dopo aver visto sul display il nominativo del chiamante si allontana per rispondere e rimango sola con la mia rivale.

“Immagino l’idea che ti sei fatta di me. E non penso che sia lusinghiera” sorseggia lentamente il suo caffè. Quello che mi colpisce è che, finora, non ha mai accennato a sua figlia, se non indirettamente. Non chiede come stia, quanto sia cresciuta, cosa le piace fare o quali sono i suoi hobby. Niente.
“Sono in tanti ad avermi parlato di te. Ma, sinceramente, non ho mai dato peso alle chiacchiere” annuisce e abbassa lo sguardo.
“Qualsiasi cosa ti abbiano detto, che Edward ti ha detto, è vero. Non volevo essere madre e non mi sentivo legata alla bambina. Già quando ho capito di essere incinta, avrei preferito chiudere la questione immediatamente. È stato Edward a farmi cambiare idea. A convincermi a darle una chance. Lui ha sempre rifiutato l’aborto. Diceva meglio darla in affido a genitori che si occuperanno amorevolmente di lei. La situazione con il passare dei mesi non è variata. Non mi sentivo madre e, soprattutto, non volevo esserlo. La notte osservavo Edward che si alzava per darle da mangiare e la cullava, canticchiandole dolci ninne nanne. Io non l’ho mai fatto. Non l’ho neanche allattata al seno. Lui era diventato padre. Suonava il pianoforte per lei e passava ore a coccolarla. Io, invece, mi sentivo oppressa in quella vita. Volevo tornare alla mia realtà di neolaureata e fare le mie esperienze nel campo medico. Così un giorno, ho firmato i documenti ad Edward, è sono andata via poche ore dopo” la osservo e, in quel momento, capisco di non dover avere paura della donna che ho di fronte. Non per l’amore di mia figlia. Forse, visto gli sguardi che lancia ad Edward, per lui qualche pensierino ce lo sta facendo!
“Sostanzialmente quello che mi stai dicendo è ciò che Edward mi ha sempre raccontato. Non ti sentivi madre e sei andata via, senza mai voltarti ad osservare quello che ti eri lasciata alle spalle. Se Erin fosse felice di crescere senza una madre oppure Edward fosse in difficoltà a crescere una figlia da sola” noto che le mie parole non la scalfiscono e questo mi fa agitare. È così fredda ma non se ne fa un problema. Si accetta per quello che è.
“Bella, ti ripeto, non sentivo nessun legame con loro. Noi – ed indica Edward – eravamo amici che …. facevano anche altro. Ma nulla di più. Non eravamo una coppia né abbiamo pensato di esserlo durante l’attesa di Erin. Sono andata a vivere a casa sua, per comodità, dopo  il parto. Ma eravamo meno di due coinquilini. Il più delle volte ci incontravamo nella nursery. E le uniche cose che riuscivo a dirgli, anzi rinfacciargli, era la vita che mi stava costringendo a fare. Sai a cosa si erano ridotti i nostri discorsi? Io gli ricordavo i piccoli impegni quotidiani di Erin, tipo l’incontro del pediatra, e lui mi indicava che poteva portarla!” rimane in silenzio mentre Edward torna tra noi e comprende al volo di cosa stiamo parlando.
“Non ti ho obbligata a vivere a casa mia. Era la situazione più comoda anche per te. Il giorno potevi lasciare Erin alla governante ed andare all’università” Edward è duro nel ricordare gli eventi.
“Siamo diverse, Claire. Mi stai spiegando. Ma pur immedesimandomi in te, non riesco a giustificarti. Hai abbandonato tua figlia. La conosco da meno di due anni, ma non riesco ad immaginarmi senza Erin. Senza la sua allegria ed esuberanza. Per cui l’unica cosa che mi sento di dirti è grazie. Perché la tua scelta, ha aperto la mia strada al futuro con Edward ed Erin”
“Capisco cosa tu voglia dire, ma non siamo tutte uguali al mondo. Tu hai rinunciato alla tua carriera per amore. Io ho rinunciato a mia figlia per la carriera. E, finora, non mi sono mai pentita della mia scelta. Ho la vita che ho sempre sognato. Ho raggiunto i miei traguardi professionali, vivo in Francia e frequento l’alta società. Ho un compagno che capisce le mie esigenze e non mi ostacola. A tutto ciò aggiungi che, tra me ed Edward, non c’è mai stato nulla. Eravamo amici con qualche beneficio e neanche frequente. Non mi ha mai chiesto di sposarlo. La convivenza era solo a beneficio di Erin. Anzi, sospetto che pensasse che se mi lasciava sola con la bambina potessi farle del male. Allora meglio vivere in casa sua dove sarei stata controllata dal personale di servizio” Edward la fissa duramente. Non avevo mai pensato che Claire potesse far scontare il suo malessere alla bambina.
“Devi ammettere, Claire, che più volte mi hai dato l’impressione che avresti potuto farle del male. Quando piangeva e non riuscivi a calmarla, entravi nel panico e cominciavi ad urlare”
“Va bene. Basta parlare del passato. Non ho voluto incontrarvi per rivangare quello che è stato. Volevo solo conoscere la donna che ha fatto capitolare Edward e mettervi al corrente di Irina” sta raccogliendo le sue cose e sta per andarsene quando la fermo.
“Vedi il padre di tua figlia dopo tanti anni e non vuoi sapere niente di lei? Non chiedi neanche di vederla in foto?” la mia domanda è spontanea. Sarà perché sono madre e amo esserlo ma non riesco a concepire il suo comportamento.
“Io so che Erin è in ottime mani. Che sta crescendo in una famiglia dove è amata, coccolata e viziata. Ora so anche che ha una madre fantastica e che per lei ha creato un ambiente sano e felice. Ha un fratello e, magari, ne arriveranno altri. Ed è tutto quello che mi serve sapere. Poi, se è bassa, alta o cicciottella sono informazioni superflue. Volevo conoscerti e sono contenta di averlo fatto perchè ora ho la coscienza completamente a posto” scuoto la testa e ancora non riesco a capacitarmi di questa donna che non ha un briciolo di maternità dentro di se.
“Un giorno, quando comincerà a fare domande, ditele la verità. Sono stata io a scappata perché sono io quella sbagliata. Lei era ed è perfetta. Non è stata un errore. Non ha fatto nulla di male e se mi vorrà conoscere e sentire le stesse parole dalle mie labbra non mi nasconderò. La mia porta sarà sempre aperta per lei e per voi. È il mio modo di amarla. So, Isabella, che non lo capisci ma, ti posso assicurare, che scappando ho fatto meno danni che rimanendo a fare la madre”  si alza e raccoglie le sue cose.
“Mi ha fatto piacere conoscerti e grazie per crescere e amare Erin. Ciao Edward. Buona vita”
Ci lascia al tavolo senza parole. So che al mondo ci sono persone, uomini e donne, prive del senso genitoriale. Non si può obbligare nessuno a prendersi cura dei propri figli. Poi, però, penso alla mia bambina e alla dolcezza che ha dentro di se e non capisco come si possa non amarla.
“Appena torniamo a Boston voglio che tu mi firmi i documenti per adottare legalmente Erin” Edward, finora con lo sguardo perso nel vuoto, mi fissa e sta per dirmi qualcosa ma non gliene do il tempo.
“No. È un punto su cui non transigo. Voglio che Erin sia a tutti gli effetti mia. Se dovesse succedere qualcosa a te, non voglio che venga messo in discussione la mia maternità” annuisce mentre si alza e mi allunga una mano per fare altrettanto. 
“Hai ragione e dopo contatto il mio legale e gli dico di farci trovare pronti i documenti per il nostro rientro”
Andiamo via con la consapevolezza che siamo proprio una bella famiglia!
 

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Capitolo 42
*** Tranquillità in famiglia ***


Cap. 42°
"Tranquillità in famiglia"

 
Pov Edward

Allungato sul letto, mentre Bella dorme ancora, mi trovo a riflettere sugli ultimi eventi riguardanti la mia famiglia. In particolare, ripenso all’incontro con Claire che, come al solito, ho trovato in grande forma. È stata una mia cara amica e confidente ma, seduto al tavolino del bar, mi sono chiesto perché eravamo amici e … altro. Non abbiamo nulla in comune e non solo nello stile di vita. Modi di pensare e obiettivi completamente diversi, eppure ci siamo trovati ad avere una figlia insieme. Mi chiedo se anche io, dieci anni fa, ero come lei: una persona fredda, razionale e anaffettiva. E, penso, che la risposta sia positiva. Solo che nel corso degli anni sono cresciuto e maturato. E per il mio cambiamento devo dire grazie a mia moglie e ai miei figli che mi hanno reso l’uomo che sono oggi.
Bella è stata parecchio tempo a riflettere dopo l’incontro. Tanto che anche i nostri familiari si sono accorti che qualcosa non quadrava. La vedevano in disparte e pensierosa. Pensavano che avessimo litigato ma lei stessa ha negato e spiegato che era solo stanchezza e tutti si sono tranquillizzati.
Poi, con calma, si è confidata con Kate e Tanya e attraverso loro ho capito cosa la turbava. Si è resa conto che Erin somiglia molto alla madre e si è fatta l’idea che, guardando mia figlia, continui a pensare alla mia ex. Ci ho messo un paio di giorni a farle capire che Claire mi viene in mente raramente. E, prima di incontrarla, erano mesi che non pensavo a lei. Ho cercato di farle capire che non l’ho mai amata e non siamo mai stati legati come lo sono con lei.

Fortunatamente si è tranquillizzata anche se mi sta mettendo sotto pressione per avere pronti i documenti per l’adozione di Erin. Sono d’accordo anche io ma ci ho messo un pochino a capire che per lei è veramente un bisogno primario. Così, dopo averli fatti preparare ed inviare per mail, ho pregato Emmet, a cui ho dovuto spiegare i motivi dell’urgenza, di trovare un giudice a San Francisco che autenticasse le nostre firme e dichiarasse Bella la madre di Erin. Mio fratello in poche ore ha trovato il giudice e, con l’aiuto di Kate ha anche organizzato una festa per le mie donne. E mi sono reso conto che anche per Erin è stato un evento importante, dopo che le abbiamo spiegato che con i documenti che abbiamo firmato lei è, ad ogni effetto, figlia di Bella. Proprio come il suo fratellino. Scherzando Bella le ha spiegato che ci sono alcuni figli che arrivano con la cicogna, come Joshua, mentre altri vengono con tanti documenti e carte bollate. Ma la mamma li ama alla stessa maniera.

La festa si è svolta in famiglia. Per evitare ogni equivoco, infatti, abbiamo preferito dire loro dell’adozione, evitando di raccontare la presenza di Claire a San Francisco. Non ne abbiamo parlato, io e Bella, ma so che Charlie ha chiesto più volte alla figlia se fosse convinta di quello che aveva fatto. Ho avuto il sospetto che pensi che l’abbia obbligata. Ammetto che ci sono rimasto male e credo che mia moglie abbia capito bene i miei sentimenti. Tanto che più volte mi ha sottolineato che finalmente eravamo una famiglia a tutti gli effetti. Poi, in privato, senza riferimento a nessuno in particolare, abbiamo deciso di andare avanti per la nostra strada. Senza più interessarci alle opinioni di chi ci sta accanto. Basta rattristarci perché non tutti approvano la nostra necessità di cambiare la scuola ad Erin, oppure pretendere che tutti approvino il fatto che mia moglie lavori. Sono i nostri pareri a contare.
Non abbiamo ritenuto necessario comunicare a Claire la novità. Lei ha rinunciato a sua figlia molti anni fa e non ha diritto di essere aggiornata. Su questo, Bella ed io, siamo stati subito d’accordo.

Siamo al grande giorno. Emmet tra poche ore sarà un uomo sposato felicemente e sono orgoglioso di lui. E della persona che è diventata. Kate è la donna giusta al suo fianco. Sono una coppia nella vita e professionalmente, visto che lavorano fianco a fianco.
Pensavo che il loro fosse un matrimonio in famiglia, con pochi ospiti se non gli amici più intimi. Ma, in questi giorni, mi sono dovuto ricredere. È un grande evento a cui parteciperanno numerose personalità.
Un paio di giorni fa c’è stata la cena di prova con circa cento partecipanti. È stata la prima volta che mi sono presentato ad una cena con moglie e figlia al seguito e mi sono sentito orgoglioso della situazione. Erin, vestita con un bellissimo vestito low cost, perché non approviamo spese folli in abiti per i bambini, è stata al centro delle attenzioni. Ed ho notato che, passata la timidezza iniziale, le piace stare al centro dell’attenzione.

“Papà, sono sveglia da tanto. Posso andare giù e vedere se c’è qualcuno già sveglio in cucina?” la mia signorina si affaccia appena in camera! Sta divenendo una ragazzina solare e sicura di se. Proprio come me!
“No, vieni a sistemarti sotto le coperte con noi. È ancora presto ed oggi sarà una giornata moooltooo lunga. Per cui vediamo di dormire un altro pochino” non risponde ma dallo sguardo che mi ha lanciato capisco che non è contenta della mia spiegazione.
Entra nella camera da letto richiudendo la porta alle sue spalle ma, anziché entrare sotto le coperte va a controllare se il fratellino dorme.
“Ma sei sveglio anche tu ….” Eccoli i miei figli che non ne vogliono più sapere di dormire. Erin gli parla e Joshua emette dei gorgoglii contenti. Noto che allunga la manina per fare solletico sul pancino del fratellino che si agita ancora di più. Mi rende felice vederli giocare insieme. Sono consapevole che non sarà sempre gioiosa la loro convivenza. Litigheranno e si diranno le peggiori parole. Però si amano ed è questa la gioia più grande di un genitore.
“Ma quanto sei belloooo!!!”
“Ma perché siete tutti già svegli? È l’alba!” mi volto verso mia moglie. Anche lei ha aperto gli occhi ma si nota che avrebbe preferito non farlo. Durante la notte Joshua si è svegliato più del solito per mangiare. Durante il giorno, infatti, il suo sonno viene continuamente disturbato da amici e parenti che vogliono prenderlo in braccio e, di conseguenza, è sempre nervoso e non riesce a mangiare e saziarsi. Ed anche la notte risente dell’ansia giornaliera. Questa situazione va avanti da qualche giorno e Bella è veramente stanca.
“Scusaci, Amore. Ma adesso ci rimettiamo tutti a letto e proviamo a dormire un altro pochino. Vero, Erin?” anche se controvoglia Erin ci raggiunge e si infila sotto le coperte. Ma Joshua non è d’accordo ed inizia a piangere. Così mi devo alzare per andare a prenderlo e cullarlo .
“No, Amore. Siamo tutti qui e non ti abbiamo lasciato solo” cullandolo, porto anche lui nel lettone dove Bella sta cercando di dormire ed Erin, abbracciata alla madre, è già in dormiveglia.
“Edward, credo che per il terzo convenga aspettare qualche anno …” mi viene da ridere al pensiero di Bella. Effettivamente, nei giorni scorsi, vedendoci così presi dai bambini, in tanti hanno scherzato sul fatto che ne potremmo fare anche altri. E Bella si era lasciata sfuggire il pensiero che non solo vorrebbe un altro figlio ma che tra tutti e tre non ci fosse molta differenza di età. Inizialmente l’ho guardata sconvolto. Certi giorni non è facile gestire gli impegni di Erin e Joshua che è in piena fase colichette. Poi, però, ho pensato a quanta allegria c’è in casa e quanto è bello sentire dal giardino di casa le urla felici di Erin e le sue amichette e, l’idea  di un altro figlio non mi è sembrata così terribile.
“Dai, Amore, appena Joshua compie un anno ne mettiamo in cantiere un altro” le faccio l’occhiolino e la vedo sorridere mentre torna nel mondo dei sogni.

Pochi minuti dopo anche Joshua si addormenta e lo metto nel suo carrozzino per farlo stare comodo. Scendo in cucina pensando di essere solo, invece lo sposo è intento a fare colazione.
“Ehi, fratello. Già sveglio? L’ansia ti attanaglia lo stomaco e non ti permette di dormire?” lo prendo in giro come facevamo da piccoli.
“Ah! Come sei spiritoso! Ma sì, l’ansia comincia a farsi sentire. Anche se è la mia seconda volta. E, probabilmente, la maniera che hai scelto tu di sposarti era un’idea da non sottovalutare!” sorrido mentre batto una pacca sulla spalla di mio fratello e mi siedo prendendo una tazza di caffè.
“Si. I preparativi non li reggevo più e la lista degli invitati non era lunga quanto la tua. Così abbiamo risolto il problema. Anche se vedendo come Bella è entusiasta dei vostri preparativi comincio a pensare che le sarebbe piaciuto un matrimonio più … tradizionale. Non ci siamo neanche concessi una luna di miele. La nostra è stata una bella vacanza in un lussuoso resort ma con Erin!” effettivamente quello è un pensiero che mi è più volte passato per la testa nelle ultime settimane. Malgrado la distanza, Bella ha partecipato attivamente ai preparativi del matrimonio. Lo ha fatto entusiasta e si è divertita. E, allora, ho capito che le sarebbe piaciuto avere anche lei tutto il trambusto che stanno vivendo Kate ed Emmet. Poi, però, ha ammesso che non ne poteva più delle paranoie del padre e del fratello. Di mia madre che si era rifiutata di partecipare. E dei parenti ed amici che negavano la loro presenza pur di non andare contro i nostri genitori.
“Sarei venuto. Non conoscevo Bella. Ma sarei venuto per te” Sorrido a mio fratello.
“Ne ero sicuro, Em. Ed è per questo che non ti ho mai telefonato in quelle settimane. Ero sicuro che ci saresti stato. Anche se in quel periodo non eravamo proprio in sintonia”
“Organizzala adesso la luna di miele. Noi rimanderemo la nostra fino a Natale. Quindi potete lasciare i bambini qui da noi. Kate, Carmen e Tanya ne sarebbero entusiaste” l’idea non mi sembra malvagia. Anche se …
“Bella non lascerà mai Joshua a qualcun altro, anche se si fida ciecamente di voi. Non è ancora pronta a tagliare il cordone ombelicale!” sorridiamo.
“Dai, Ed. Una settimana al massimo. Non dirmi che non sei in grado di rapire tua moglie! Ti sei proprio rincitrullito, fratello!” scuoto la testa. Ma ha proprio ragione. Solo qualche giorno di mare non ci faranno male. E ne abbiamo bisogno. E Joshua prende prevalentemente latte artificiale … per cui si può fare!
Così, malgrado sia ancora presto, comincio a cercare una meta per la nostra mini luna di miele.
“Magari ha voglia di tornare a casa sua, a Londra!” sogghigno alle parole di mio fratello.
“Em, ti posso assicurare che l’ultimo posto in cui Bella vorrebbe andare, in questo momento,  per una vacanza è Londra. Non riesce a reggere a lungo i suoi genitori. Renee, negli ultimi giorni, sta dando il meglio di sè. Ed hanno anche decido di passare una settimana a Boston prima di tornare a casa. Non sai la felicità di Bella quando glielo hanno comunicato! Alice ha dato loro l’idea! Sì. Dovremmo tornare a Londra perché dobbiamo sistemare alcune cose nella villetta che abbiamo acquistato. Oppure decidere di venderla visto che ci abbiamo abitato per un solo mese. Ma, per ora, non se ne parla” ridiamo entrambi di cuore ed è così che ci trova Rosalie quando entra in cucina.
“Posso unirmi anche io o sono solo chiacchiere fra fratelli?” si accomoda anche lei a fare colazione.
“No, Edward mi stava solo dicendo che Bella non ne può più di sua madre!” non è proprio quello che ho detto e sto per ribadirlo ma non ne ho il tempo.
“Ed, tua suocera è veramente … particolare. Ed è il massimo quando si scontra con nostra madre! Non sapete quanto ho riso vedendole insieme!” ed anche Rose ha ragione.
Rimaniamo qualche minuto in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri. È, forse, la prima volta dopo anni che abbiamo passato dei giorni tutti e tre insieme senza litigare o urlarci contro.
“Em, ti dobbiamo ringraziare per averci dato la possibilità di passare questi giorni insieme. Mi sembra di essere tornato indietro di anni. A quando vivevamo tutti a Villa Masen e il nostro unico pensiero era chi occupava prima la piscina con i propri amici”
“E’ vero! Mi mancano quei giorni. Non per le feste. Oramai non reggeremmo neanche il ritmo! Ma perché parlavo con i miei fratelli! Mi mancate” Rose ci abbraccia entrambi e rimaniamo per qualche istante in quella posizione.
“Oddio, se scende qualcuno e ci vede così penserà che ci siamo rincretiniti!” fortuna che c’è Emmet ad alleggerire il momento.
Passiamo l’ora successiva a rivangare il passato e i nostri momenti goliardici. Fino a che, uno ad uno, tutti gli occupanti la villa entrano in cucina per fare colazione. Bella è tra gli ultimi ad arrivare. Suppongo si sia svegliata solo perché Joshua ha richiesto la sua colazione!

Pov Bella

Ed anche questa giornata lentamente, si avvia verso la fine. In camera sto approfittando per preparare le nostre valige visto che tra un paio d’ore partiremo per tornare a casa. Viaggeremo di notte in modo tale che i bambini dormano e non si annoino ed Edward domattina potrà essere in ufficio.
La cerimonia è stata veramente suggestiva. kate ed Emmet erano emozionati mentre pronunciavano le loro promesse. Ed anche dopo. Tanto da tenersi la mano per quasi tutta la giornata. Sono stati rari i momenti in cui si sono separati. La giornata mite ci ha permesso di passare in giardino quasi tutto il tempo e di entrare nella sala ricevimenti solo a fine giornata, per il taglio della torta. Abbiamo ballato e scherzato per tutto il tempo.  Erin e Joshua non hanno creato alcun problema. Ed Edward, vedendo il mio buon umore, ha preso l’occasione al volo per parlarmi della sua idea di concederci una mini luna di miele. Potrò scegliere la meta, a patto che partiremo non appena i miei genitori torneranno a Londra. Le ragazze mi hanno assicurato che si occuperanno al meglio dei bambini. E ne sono sicura. Mi fido di loro e so che staranno in ottime mani.
Così sto pensando alle decide di posti che mi piacerebbe visitare in compagnia di mio marito.
“Bermuda! Torniamo a San Francisco. Lasciamo i bambini e partiamo!” ecco la mia idea definita. Un magnifico resort in cui Edward è già stato per delle convention di lavoro e di cui mi ha sempre parlato molto bene.  Lascia accanto alla porta i trolley che abbiamo finito di preparare e mi raggiunge per stringermi tra le sue braccia.
“E Bermuda sia! Per me l’importante è staccare la spina e passare qualche giorno in pace con mia moglie. l’ultima volta che siamo stati soli, forse, è stato prima del matrimonio!” annuisco convinta di quello che dice mio marito. Amo i miei figli. Non so come riuscirò a staccarmi da loro. Ma ho necessità di passare qualche giorno sola con Edward. Ho bisogno di coccolarlo e farmi coccolare. Ed anche di fare tanto sesso! Di poter urlare durante l’orgasmo! E di dormire nuda tra le braccia di mio marito invece di dovermi rivestire subito dopo l’amplesso!
Bermuda stiamo arrivando!
 

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Capitolo 43
*** Epilogo ***


Cap. 43°
"Epilogo"


 
Qualche anno dopo ….

Pov Bella

Giro tra i saloni della villa per controllare che tutto sia pronto per la serata che ci attende. È ancora presto ma gli addetti del catering sono tutti impegnati per gli ultimi ritocchi mentre in cucina i primi vassoi cominciano ad essere riempiti e sistemati sui tavoli.
Mary, oggi in veste di ospite e non come nostra dipendente, è in cucina a dare le ultime disposizioni. Le devo molto per come ci ha accuditi tutti quanti in tutti questi anni. Senza di lei che mi ha insegnato ad essere una madre non so se me la sarei cavata.
Anche il giardino è splendido con le lanterne ad illuminare l’esterno. Sento la band che abbiamo scelto per avere musica di sottofondo e ballare, dopo aver mangiato e bevuto, fare  le prove. È un gruppo che piace molto ai nostri figli e l’abbiamo ingaggiata proprio per la loro felicità.
Mentre i nostri body guard si sono già posizionati all’ingresso per controllare che gli ospiti siano nella lista degli invitati.

Oggi è un giorno importante per la mia famiglia. Mia figlia Erin sta tornando a casa dopo aver trascorso ben 4 anni a Londra per frequentare l’università e studiare anche lei in storia dell’arte. La settimana scorsa siamo stati tutti a Londra per assistere alla cerimonia di laurea e non saprei chi, tra me e Edward, si è emozionato di più!
Proprio Edward, insieme a Joshua e Matthew, è andato all’aeroporto ad attendere l’arrivo della primogenita di cui è orgoglioso.

A dire il vero siamo orgogliosi di tutti e tre i nostri figli.

Erin, che ha fatto da apripista per i fratelli, è divenuta una bellissima donna raffinata e di classe. Caparbia come il padre, è dotata di ironia e sarcasmo al punto giusto. Nel corso dell’adolescenza è stata una figlia ribelle e ci ha dato parecchi grattacapi. Come ogni adolescente, ci ha portato a casa ragazzi scapestrati solo per farci arrabbiare. Ha saltato diverse volte la scuola senza avvisare. E molte volte è andata alle feste senza avere il permesso. Tutte fasi, però, che le hanno permesso di divenire la giovane donna, intelligente e sicura di sé che è oggi. Abbiamo avuto momenti di panico quando, in piena fase di contestazione, a 16 anni si è intestardita nel voler conoscere la madre biologica. Edward non era d’accordo. So che aveva paura di farmi un torto. E, soprattutto, non voleva che Claire rientrasse nelle nostre vite. Ci eravamo liberati di lei in quel famoso incontro a San Francisco e non avevamo intenzione di incrociare ancora le nostre strade. Ma, per Erin, non era così. Voleva conoscerla e capire i motivi del suo allontanamento. Inoltre, come ogni figlia che si rispetti, adorava il padre ed era in competizione con me per tutto. E, probabilmente, incontrare la madre biologica, ai suoi occhi, rappresentava un giusto dispetto per me. Così, dopo aver convinto il padre ad acconsentire alla sua richiesta, l’abbiamo accompagnata a Parigi per incontrare Claire. Si sono incontrate tre volte nelle due settimane che abbiamo passato in Francia. Al primo incontro ha chiesto anche al padre di essere presente. Le altre due volte è stata sola con Claire. Hanno passato le giornate insieme e pensavamo che si fosse divertita. Tanto da far pensare a tutti noi e a Claire che potessero instaurare un rapporto, se non filiale, amichevole. Probabilmente Claire ci aveva sperato perché era entusiasta della giovane donna che aveva conosciuto. Ma Erin, quando siamo ripartiti per tornare a casa, ci ha spiegato che era soddisfatta. E le sue parole ci hanno sorpreso.


“Papà, quella non è mia madre e non l’ho mai pensato. Non sono venuta a Parigi per riallacciare un rapporto che non è mai esistito. Io una madre ce l’ho ed  è colei che mi aspetta alzata di notte. Quella che mi urla di continuo perché non avviso quando faccio tardi o non vado a scuola! Bella che mi ha spiegato il ciclo e che mi ha consolato quando il primo ragazzo mi  ha lasciato”
“E, allora, perché l’hai voluta incontrare? È l’ennesimo dispetto a Bella?” Edward, a volte, è privo di tatto!
“No. Volevo conoscerla per assicurarmi di non essere come lei. Almeno caratterialmente. Anche se non sembra, li sento i commenti di chi l’ha conosciuta e dice che sembro il suo ritratto. E le giornate passate con lei mi hanno fatto capire che assomiglio a te, papi! Ora che mi sono tolta questo dubbio, possiamo tornare alla nostra vita” e il nome di Claire non è più stato fatto a casa nostra.

Joshua ha da poco compiuto 16 anni ed è la copia di Edward. Questa estate ha lavorato nell’azienda del padre perché spera che, un giorno, gli lasci le redini. Edward lo ha messo a lavorare nei primi piani dell’azienda. La dove, c’è la manovalanza. Nessuno sapeva che era il figlio del capo e lui si è riuscito a farsi accettare e rispettare da tutti. Hanno saputo la vera identità di Joshua solo il giorno che è andato via quando Edward è sceso a ringraziare i suoi dipendenti per aver trattato bene il figlio e molti hanno raccontato di aver conosciuto un ragazzo umile ma determinato. In questi anni ha sofferto la mancanza della sorella a cui è molto legato. È andato spesso a Londra dove, per diversi anni,  ha anche passato le vacanze. Coccolato da zie, cugini e nonni, oltre che dalla sorella! Ed è anche l’unico a conoscere il fidanzato di Erin che, noi, abbiamo intravisto solo alla cerimonia di laurea.

Ed, infine, c’è Matthew, il nostro terzogenito quattordicenne. E, se con Erin è stata dura, con lui è ancora peggio. Edward sostiene che Erin  ha sottratto tutte le nostre energie per cui, Matthew vince a causa della nostra inerzia! È un ragazzo molto intelligente e dotato ma, anche, iperattivo. Sono numerose le volte che sono stata convocata a scuola perché è finito in punizione. L’estate scorsa, al passaggio al liceo, la scuola che avevamo scelto ci ha rifiutato l’iscrizione leggendo il suo curriculum. E a nulla è valsa la generosa offerta che Edward era disposto a fare alla scuola, in cambio della sua accettazione.
È il primo Masen a frequentare una scuola pubblica! È la pietra dello scandalo per nonna Masen! Anche se, a dire il vero, è il nipote preferito. Erin e Joshua le rispondono a tono. Mentre Matthew ha un modo tutto suo di prenderla. Le fa le moine. Le spiega che nonna Swan non lo comprende quanto lei. Promette di andarla a trovare per prendere un te insieme, anche se non si è mai degnato di andare a Villa Masen e, quando è di vena, gli chiede di raccontargli del nonno che non ha mai conosciuto. Siamo tutti d’accordo nel dire che è il nipote più simile a Emmet Masen. Per cui siamo tutti preoccupati.


“Maaammmaaa” Erin è entrata in casa. Ero così assorta nei miei pensieri da non sentire la macchina fermarsi all’ingresso. E mi affretto a raggiungerla nell’atrio. Ci abbracciamo come se non ci vedessimo da mesi e la sento che respira il mio odore e quello di casa! Erin, malgrado le apparenze, è sempre stata molto coccolona e questa cosa, nel corso degli anni, non è mai cambiata.
“Finalmente a casa!!!” effettivamente, pur amando Londra, ha deciso di rientrare definitivamente a Boston. E ne siamo tutti felici.
“Ma Joshua e Matthew?” mi rivolgo a mio marito che sembra corrucciato mentre indica alle guardie di portare le valige in camera della figlia.
“Sono andati diritti alle stalle. Volevano mostrare i cavalli a Connor!” spalanco gli occhi. Erin ha portato a casa in fidanzato! Cavoli che novità!
“Papà! Josh e Matt lo hanno portato via da te perché lo stavi tartassando di domande. Nel tragitto dall’aeroporto a casa gli hai chiesto di tutto e ad un ritmo serrato: dalla sua famiglia, ai suoi studi e … addirittura le sue intenzioni con me!” quanto mi erano mancati i battibecchi fra padre e figlia! Hanno lo stesso carattere combattivo e tutti e due vogliono avere l’ultima parola.
“Mi sembra il minimo! Sei mia figlia e non vorrei che un malintenzionato si approfittasse di te.  Ed in macchina non poteva scappare. Certo i tuoi fratelli hanno tramato alle mie spalle! Hanno fatto fermare la macchina all’ingresso della villa proprio quando stavano arrivando le domande più interessanti. Che lavoro intende fare in America?” Edward  è proprio incavolato. Ed è il momento di smorzare i toni prima che arrivino alle offese.
“Perché non mi hai avvisato che c’è anche lui!? Avrei fatto preparare una camera!” la vediamo ridere.
“Mamy basterà la mia stanza!” purtroppo la risposta fa agitare ancora di più Edward che la guarda con le braccia incrociate.
“Signorina. Non ci pensare. Camere separate sotto il mio tetto” Edward non si smentisce mai e non ha ancora digerito che la figia sia ormai una donna e che, molto probabilmente, ha già avuto rapporti sessuali. Per lui è un tabù!
“Papà! Abbiamo vissuto insieme per due anni nella tua casa di Londra! Non lo sapevi ufficialmente ma i tuoi scagnozzi sono sicura che ti hanno messa al corrente di ogni mio spostamento in questi quattro anni. Non essere così bigotto!” ha ragione. Quando ha scoperto che Erin e Connor, di fatto, convivevano nella nostra casa di Londra, era sua intenzione andare subito in Europa e riportare a casa la figlia. Senza darle possibilità di scelta. Ci ho messo un intero fine settimana per fargli capire che, prima o poi, sarebbe arrivato un uomo di cui nostra figlia si sarebbe innamorata e, per noi, l’importante era sapere non se avesse un cospicuo conto in banca ma che fosse una persona rispettabile e amasse Erin. Fortunatamente, Edward non è mai stato il tipo che valuta le persone in base al loro portafogli.
“Ed, è grande. Abbiamo già affrontato questa discussione. Sa quello che fa! E se non ci credi, concedi loro il beneficio del dubbio. Prendi questa occasione per osservare Connor e assicurarti che non intenda approfittarsi di lei” lo guardo e capisco di averlo convinto. Erin sogghigna divertita per come sono riuscita a rabbonire il padre.

Pochi minuti dopo entra in casa il mitico Connor e ci accomodiamo tutti in cucina, dove Edward riprende il suo interrogatorio interrotto in macchina. Diciamo che si sta comportando come al lavoro quando cerca di concludere un contratto. Diviene come una macchina che non si ferma finché non straccia l’avversario!
“Connor, prima non ho capito bene che lavoro hai trovato, qui, a Boston!” i due uomini si guardano negli occhi. Devo trattenere Erin per un braccio affinché non si metta di mezzo e non vada ad urlare in faccia al padre.
“Lasciali fare. Stanno marcando il territorio! E tu sei l’oggetto del pretendere!” glielo sussurro. Solo Joshua ci ha sentito e sogghigna mentre abbraccia entrambe.
“Many è a posto e simpatico” mi fido del suo giudizio.
“Sig. Masen ho ottenuto un contratto di primo livello presso una società in città. Lo stipendio non è elevato ma so farmi valere e, spero, di migliorare nel breve termine. Mi è stato detto che il mio primo compito sarà di occuparmi delle clausole vessatorie nei contratti del mercato interno”  risposta sicura che, ad Edward, sembra piacere.
“Connor, per favore, chiamaci semplicemente Bella e Edward. In famiglia odiamo le formalità” è vero che siamo stati sempre molto amichevoli che gli amici dei nostri figli ma l’occhiataccia che mi lancia Edward mi fa capire che non ha apprezzato il mio intervento!
“Quale società?” Connor ed Erin si guardano in modo imbarazzato e non so cosa pensare. Sembra che ci sia qualcosa sotto …
“Oh … una società abbastanza importante in città” Edward insiste con le sue domande.
“E posso sapere qual è? Sai, la mia è la più importante e non solo in città!” Erin sbuffa e risponde al posto del fidanzato.
“Papà lavorerà per te! Ha sostenuto il colloquio a Londra un paio di mesi fa ed è stato un successo tanto che hanno passato il suo curriculum al tuo vice presidente che lo ha subito contattato. Senza raccomandazioni e sotterfugi!” lo guardiamo tutti meravigliati. Poi, Edward sembra avere un lampo di genio.
“Tu saresti l’irlandese di cui mi sta assillando da giorni Brian! Il genio dei contratti che prenderà servizio lunedì. Che non poteva prima per … impellenti impegni familiari! Quello che sa scovare anche una virgola fuori posto!” scuoto la testa e cammina intorno al grande tavolo … speriamo vada a finire bene!
“Oh! Non so se sono così bravo nel mio lavoro ma mi impegnerò al massimo” i ragazzi sorridono notando l’imbarazzo del quasi cognato ed effettivamente la scena è comica!
“Te lo consiglio. Perché non mi piace che mi vengano nascoste le cose” sto quasi per intervenire, di nuovo, quando il ragazzo … con rispetto caccia fuori gli attributi e, con garbo, risponde al quasi suocero.
“Sig. Masen non era mia intenzione nasconderle nulla. Volevo semplicemente fare un colloquio nella sua azienda senza preconcetti su di me. E pensavo di rimanere a Londra. Non ho chiesto io di inviare il mio c.v. sulla sua scrivania! Tutto qui. Ma, se per lei, è un problema, ci sono altri due studi legali che mi vorrebbero nel loro staff. E sono entrambi a Boston. Se pensa che le stia raccontando frottole, può anche verificare. Uno è lo studio legale Peck mentre l’altro è lo Sington & Stern” non serve il mio intervento. Connor sa difendersi da solo e osservo Erin che lo guarda con occhi a cuoricino. Edward si tranquillizza. So che entro un paio d’ore prenderà informazioni da Brian e dai due studi che ha nominato Connor, visto che li conosce.
“Va bene. Nessun pregiudizio al lavoro. Ma ti avviso. Joshua ha lavorato per me ed ha fatto il manovale per non sembrare un raccomandato. E Matthew non ha il permesso di entrare nel mio ufficio finché … bé penso in eterno! Tu non avrai un trattamento migliore di loro”
“Non lo voglio, Signore. Le chiedo solo l’opportunità di farmi conoscere. D'altronde, per rispondere alla sua domanda che mi ha fatto in macchina, ho intenzione serie con Erin. Appena avrò una sicurezza lavorativa ed economica è mia intenzione sposarla”

“Ok. Direi che è ora di andare tutti a prepararci. Erin, prima di salire in camera, fa fare a Connor il giro della villa. Matthew indossa i vestiti che ho lasciato sul tuo letto e tu, Joshua, per cortesia stasera tieni d’occhio tuo fratello affinché non combini guai. Matthew ti ricordo le regole: stasera niente bagno in piscina; non mettere nessun alcolico nei drink della nonna. Non accendere il lancia palle nel campo da tennis. Non portare nessuna delle invitate nelle stalle. E, qualsiasi cosa ti viene in mente di fare, chiedi prima a Joshua o Erin” ridono tutti, tranne il diretto interessato, alle mie raccomandazioni e, finalmente, anche Edward si rilassa.

Pov Edward

Siamo quasi pronti per la festa in onore di Erin che, finalmente, è tornata a casa e sono sconvolto per la presenza di Connor.
“Promettimi che ti comporterai bene con Erin e sarai amichevole e cordiale con Connor” mia moglie mi sta sistemando la cravatta e mi viene solo da sbuffare.
“Mi ha fregato. L’ho assunto senza sapere chi fosse!” è quello che sto rimuginando da un’ora e sarà difficile digerire il fatto.
“Edward, non ti ha fregato. Se avessi saputo chi era non lo avresti trattato come qualsiasi altro potenziale dipendente. Avresti preteso l’impossibile e, comunque, non ti sarebbe mai piaciuto”
“Infatti! Quello si fa nostra figlia, Bella!” solo l’idea di mia figlia avvinghiato a .. Connor, mi fa ribrezzo!
“Edward, ti sei accorto che tua figlia si è innamorata dell’uomo più simile a suo padre che ha incontrato?” mi allontano per fissare mia moglie e capire bene le sue parole.
“Che vorresti dire? Che Connor mi somiglia?” annuisce e sorride.
“E’ testardo e determinato. Ed è vero. Sul lavoro ti ha fregato. Ma lo ha fatto in maniera legale. Come avresti fatto tu. Ed è innamorato di tua figlia e lei ha gli occhi a cuoricino quando lo guarda!”
Ha ragione, cazzo! Il problema è che mia figlia è innamorata di lui e allontanarlo vorrà dire spezzarle il cuore. Che palle! Che palle quando i figli crescono!
“E visto che ti trovi, prepara anche un contratto di lavoro per Erin. Ne ho già parlato con Tanya ed è d’accordo con me nel farla entrare nello staff della galleria. D'altronde c’è cresciuta li dentro!” sorrido al ricordo di mia figlia che passava intere giornate alla galleria. Di lei che, a dodici anni, distingueva un quadro da una patacca!
“Cazzo, Bella! Ti rendi conto che stiamo cominciando a lasciare le redini ai nostri figli? Erin prenderà il tuo posto e Joshua ha talento negli affari. Ci vorrà ancora qualche anno ma già lo immagino al mio posto. Non ci metterà molto a scansarmi appena sarà laureato! E di Connor, Brian è veramente entusiasta!”
“Già! Abbiamo solo un problema. Di Matthew che ne facciamo? Mi rifiuto di farlo entrare in galleria. L’altro giorno ha versato la coca cola su un tappeto persiano originale! Quando gli ho fatto notare che la macchia non sarebbe andata via  mi ha detto che lo avrebbe ricomprato lui … all’Ikea!” sorrido del mio piccoletto! Erin è stata terribile da piccola. Joshua perfetto. Ma Matthew … è fuori da ogni convenzione. Una ne pensa e cento ne fa. Ricordo ancora quando ha spostato la sedia alla nonna mentre si stava per accomodare e si è rotta il femore. Oppure quando è andato a pesca con il nonno Swan e, per la noia, ha pensato bene di agitarsi sulla piccola barca e far cadere entrambi in acqua!
“Ho un piano per lui! Quando sarà il momento lo manderemo da Emmet. Così capirà cosa ho passato io con lui. Lo accoglierà a braccia aperte. Adora il nipote e sono sicuro che molti scherzi glieli ha suggeriti lui. Tipo quello di modificare l’orario di funzionamento al sistema di irrigazione a casa di mia madre! Ti rendi conto che lo ha fatto partire mentre mia madre e le sue amiche prendevano il te in giardino? È machiavellico come Emmet!”

Con Bella passiamo gli ultimi minuti prima della festa a ridere ricordando gli anni passati insieme e le marachelle dei nostri figli.
Malgrado la fretta iniziale siamo riusciti a costruirci una famiglia meravigliosa e i nostri figli ne sono la dimostrazione. Non so cosa accadrà nel futuro ma, insieme, riusciremo a superare tutto!
 
Anche questa storia è giunta al termine. Devo confessare che è molto diversa da quella che avevo inizialmente preso a pubblicare. Non so perchè ma, capitolo dopo capitolo, ho modificato buona parte della storia e ne sono pentita perchè l'originale era veramente bella.  Non sono pienamente soddisfatta e penso si sia  capito anche da alcune risposte che ho dato nelle recensioni.
Ringrazio tutte quelle che mi hanno seguito e recensito. Con quest'ultime mi scuso per non aver sempre risposto. Non è mancanza di rispetto per voi. Semplifemente il tempo è tiranno e i pochi momenti a disposizione ho preferito passarli a pubblicare.

ciaoooo a tutte e .. forse ci risentiremo!
Vi auguro un 

 

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