Seventeen Daedric Tales

di Destyno
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sanguine ***
Capitolo 2: *** Mephala ***
Capitolo 3: *** Azura ***
Capitolo 4: *** Hircine ***
Capitolo 5: *** Hermaeus Mora ***



Capitolo 1
*** Sanguine ***


Sanguine
 
 
Quando apri gli occhi, tutto ti sembra più limpido, brillante, vivido. Eppure i colori sono sfuocati, quasi liquidi.
“Non sarò mica finito a Moonshadow? Diamine, se ho cercato di nuovo di sedurre le ancelle di Azura quella là mi concia male…”
Ma il destino – a te meglio noto come “quel secchione di Herma-Mora” – ti è amico: sono solo i postumi di una sbornia.
 
Giri lo sguardo, ancora confuso. Da quanti secoli non provavi sensazioni così intense?
Fissi la sfocata macchia rosa che ti giace a fianco, finché non si delineano i contorni di una figura.
È un’umana.
Ma non del tutto.
Lo senti, lo sai, che sotto quella folta chioma color fuoco si nasconde un altrettanto ardente spirito selvatico… in tutti i sensi.
Lasci scorrere lascivamente lo sguardo sulla schiena nuda di lei, mentre i ricordi della notte passata ti ritornano alla mente.
“Un bis non sarebbe un’idea così malvagia…”
Ma hai già tirato troppo la corda: un frenetico bussare ed una voce maschile interrompono le tue perverse fantasie.
Scompari nell’aria viziata della stanza da letto di Aela la Cacciatrice, cancellando ogni tuo passaggio della notte precedente. Ma tornerai, o se tornerai.
 
E sicuramente non mancherai di vantarti con Hircine per essere riuscito a strappargli una seguace.
 

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Capitolo 2
*** Mephala ***


Mephala
 
Il gelido metallo della spada la prese di sorpresa.
 
Con stupore misto ad orrore osservò la lama che sporgeva dal petto, e la macchia di sangue che sporcava i suoi bei vestiti, incredibilmente simile ad un fiore color cremisi.
Il dolore arrivò con un istante di ritardo.
Muscoli lacerati, tenera carne squarciata.
Se l’incantesimo di silenzio non gliel’avesse impedito, avrebbe urlato. Ma non sapeva che quello che sarebbe accaduto a breve sarebbe stato peggio.
Immensamente peggio.
 
Colui – o colei, per quanto ne sapeva – alle sue spalle affondò ancora di più la lama nello squarcio creatosi al centro del suo petto.
L’elfa si sentì morire.
A poco a poco, sentiva la sua forza vitale abbandonarla, e risalire lungo la spada, a nutrire il suo assassino.
Sentì il respiro dell’altro – altra? – sul collo.
«Guardami negli occhi» sussurrò la voce.
E lei lo fece.
Con le sue ultime forze, l’elfa si girò.
«Tu!» rantolò «Per… perché…?» sussurrò, iniziando a sentire le palpebre pesanti.
«Non avresti dovuto insultare i miei vestiti.»
 
La Lama d’Ebano abbandonò il corpo di Taarie con un gesto fluido, e il cadavere della donna cadde riverso nella bottega Radiose Vesti.
L’omicida uscì dal negozio di vestiti con un sorriso soddisfatto. Ancora poco, e la Lama sarebbe tornata al suo antico splendore.
Con aria perfettamente innocente, spazzolò le maniche, sulle quali era caduta un po’ di polvere.
Non una singola goccia di sangue aveva macchiato i suoi vestiti.

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Capitolo 3
*** Azura ***


Azura
 
La straniera si tolse un po’ di cenere dal pesante mantello di stoffa nera che indossava. Poi, in religioso silenzio, si sedette su una panca in un angolo ed osservò.
Il sacerdote anziano non diede segno di averla vista, ma il suo più giovane apprendista, un dunmer dagli occhi avidi e dalle dita sottili, le riservò uno sguardo di disprezzo. La donna non se ne curò.
La piccola porta di legno scricchiolò, e un’elfa scura si introdusse nel caldo santuario riscaldato dai bracieri. Il vecchio sacerdote le rivolse un caldo sorriso.
«Benvenuta» disse.
Lei chinò rispettosamente il capo, e si inginocchiò di fronte all’altare della dea dell’alba e del tramonto.
La straniera osservò i tre altari, dedicati a quello che i dunmer chiamavano il Vero Tribunale. Poi sospirò e, con passo felpato, uscì dal tempio.
Il vento freddo di Solstheim sollevò altra cenere: la donna starnutì e si coprì bocca e naso con il tessuto del mantello.
Rimase a lungo in piedi, a guardare il cielo, coperto da una coltre grigio cenere, che i raggi del sole facevano fatica a trapassare.
«Qui vi è ancora la protezione di Azura» sussurrò, «perché anche se la terra ha dimenticato l’alba ed il tramonto, il suo popolo ancora ricorda»
Sorrise, sotto il mantello.
«Anche se ci vorrà ancora molto, perché possa perdonarvi quello che avete fatto.»
Poi si diresse verso le distese di cenere.
Attraversò non vista il cancello, e scomparve in uno sbuffo di vento. Come se non fosse mai stata lì.

Bam! Ce l'ho fatta ad aggiornare.
Urgh. La prossima volta le finisco prima, le raccolte, e poi le posto una alla volta--
Sto un po' blaterando, perché non so bene cosa dire. Uhm...
Beh! Il prossimo è Hermaeus Mora, anche se dovrete aspettare un filino di più perché non ho la minima idea di cosa io abbia scritto.
Inoltre potrei aver accidentalmente incominciato una Human!AU con i principi daedrici ahahaha uccidetemi

 

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Capitolo 4
*** Hircine ***


Hircine
 
Corri piccola preda corri magari riuscirai persino a sfuggirmi
 
La luna rossa tinge la foresta di una luce macabra. Non un fruscio si permette di interrompere questo silenzio rosso sangue.
E poi dagli alberi, senza alcun preavviso, esplode quello.
La Bestia.
L’uomo – la preda – stringe convulsamente le mani, accendendole di una brillante luce arancione. La Bestia è enorme, immensa, e nel cuore dell’uomo si insinua il tarlo del dubbio. Come può affrontare un mostro simile? Come può sfidare il potere di un dio?
 “Un’illusione” si ripete il mago, senza staccare i suoi occhi da quelli gialli e ferini della Bestia “Questa è solo un’illusione. Posso affrontarla”
Il potere della magia, l’ha appreso molto tempo prima, è condizionato unicamente dalla volontà. Se crede  di poterlo sconfiggere, allora potrà farlo.
Ma poi la Bestia ruggisce.
Tutte le sue convinzioni, tutti i suoi piani per sfuggire alla Caccia Selvaggia vengono meno. Il potere del fuoco gli sfugge tra le mani, scivoloso come olio.
Non può combattere. È inerme, di fronte alla Bestia.
E allora fa l’unica cosa che gli viene in mente.
Corre. E poi corre ancora. Corre senza fermarsi e senza rallentare, perché rallentare significa morire.
 
Lo senti piccolo mago lo senti il fiato della Morte sul tuo collo perché è il mio fiato
 
Il lupo mannaro gli è accanto in un istante, e altrettanto rapidamente lo stringe tra i suoi artigli.
La preda lo guarda, nello sguardo il terrore di chi sta per morire. E poi il suo sguardo cambia. Diventa lo sguardo di chi, ormai, non ha più nulla da perdere.
Un’ipnotica luce blu inizia a danzare attorno a lui, e risale sul braccio della Bestia. Gli avvolge la testa, il tronco, le gambe. Presto, sono entrambi avvolti dalla luce blu.
 
Cosa stai facendo piccola preda
 
Ti maledico Cacciatore la tua Caccia Selvaggia è maledetta e così la benedizione che elargisci la tua Caccia fallirà il tuo anello verrà rubato la Congrega di Glenmoril distrutta i Compagni rinnegheranno la tua maledizione il Fuoco dei Precursori tornerà a bruciare Sovngarde accoglierà di nuovo le anime dei tuoi cacciatori maledetti questa è la mia maledizione Hircine Padre degli Uomini Bestia
 
La magia – profezia? Maledizione? – viene bruscamente interrotta da un suono rivoltante. La testa del mago rotola in terra, innaffiando il suolo col sangue. Negli occhi, lo spettro beffardo di un ultimo sorriso.
È troppo tardi, Hircine. Senti la maledizione che ti scorre nelle vene, che scorre all’interno dell’Oblivion. Ha usato tutto il suo potere, la sua stessa vita per lanciare questo incantesimo, e nemmeno tu puoi fermarlo, adesso.
Ci vorrà tempo. Ere intere, forse. Ma ormai è troppo tardi, Cacciatore.
Troppo tardi…

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Capitolo 5
*** Hermaeus Mora ***


Hermaeus Mora

 

Hai sempre detestato il Nirn.

Persino quando Magnus aveva esposto per la prima volta il suo progetto. Certo, allora eri solo scettico. Dopotutto, a cosa sarebbe servito creare un mondo nuovo? Allora possedevi già tutta la conoscenza possibile, a cosa serviva un mondo fisico e degli esseri mortali?

Adesso ti disturba. Troppo caotico, troppo soggetto al cambiamento, troppo veloce. Troppa conoscenza perduta, e troppa conoscenza inutile.

I mortali ti infastidiscono. Ti piace ripetere a te stesso che è per via della loro letteratura, perché, andiamo, a chi interesserebbe un libro su qualcosa che non è mai accaduto? Perché qualcuno dovrebbe anche solo pensare di scriverlo in primo luogo?

No, non è vero che li detesti. Li odi, li odi con tutta l’anima, ammesso che un essere come te possegga un’anima. Tutta quella conoscenza inutile! Tutto quel tempo sprecato! A chi interesserebbe mai leggere le storie di un’argoniana mai esistita che vive avventure, qual era la parola umana, “sconce” con un nobile di qualche genere che non è mai esistito e mai esisterà?!

Hai voglia di scaraventare quel libro in particolare nell’abisso, ma non lo fai. Lo abbandonerai, invece, nell’angolo più remoto dell’infinita biblioteca di Apocrypha, e cercherai di non pensare più ad esso, mentre continuerai ad accumulare la conoscenza di tutti i piani, come un avido collezionista.

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