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di Yume94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Addio. ***
Capitolo 3: *** Un Posto nel mio Cuore. ***
Capitolo 4: *** Un Futuro Insieme ***
Capitolo 5: *** Nuova missione in vista ***
Capitolo 6: *** Vicini da Sempre ***
Capitolo 7: *** Cercavo solo il lieto fine. ***
Capitolo 8: *** Profumo di casa. ***
Capitolo 9: *** Non Potrò Mai Perdonarmelo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


prologo lilia
{Sei Grande, sempre più di me}
{Prologo}

"Presto, corri! Tuo fratello sta male!"
Una voce acuta e preoccupata invase il parco, dove un ragazzo di circa vent'anni, era sdraiato ad osservare il cielo, per riprendersi dalle fatiche che affliggono ogni ninja.
Il giovane, attirato da questo grido terrorizzato, si mi se a sedere. Solo pochi secondi secondi più tardi si rese conto che si trattava della sua ragazza la fonte delle urla.
Ogni persona che si trovava su quel verde prato, si era voltata, spaventata e curiosa.
"Lilia, calmati!" la pregò il ninja.
"Itachi, dobbiamo andare subito in ospedale: Sasuke si è sentito male all'accademia!" rispose, agitata e preoccupata "non so niente, mi hanno solo chiamato, esortandomi a muovermi e a raggiungere l'ospedale. Ma mi sentivo in dovere di dirtelo! Presto, non c'è tempo da perdere!"
I due si misero a correre il più velocemente possibile verso la struttura.
"Spero solo non sia qualcosa di grave" pensò il più grande dei fratelli Uchiha.
"Sasuke resisti, stiamo arrivando!".
Lilia, Jonin del Villaggio della Foglia, era stata il conforto di Itachi e Sasuke Uchiha, dopo la morte dei loro genitori, durante una missione.
Lei era stata compagna di accademia del più grande dei due fratelli, anche se non era mai stata brava come lui. I suoi voti erano sempre stati nella norma, non aveva dato modo a nessuno di complimentarsi con lei per le sue gesta eroiche. Insomma, una ragazza nella norma.
Se non fosse stato per i suoi occhi: color dell'ambra più luminosa. I suoi capelli erano castani, nè troppo chiari nè troppo scuri, il corpo snello, mascherato dal suo abbigliamento: costantemente con pantaloni neri a sigaretta, una maglietta a maniche corte bianca e il giubotto verde da Jonin sopra, a coprire le sue forme.
I due non si erano mai notati durante le lezioni, pur essendo compagni di classe. Tutto era cominciato durante la missione in cui avvenne la tragedia.




{Sproloqui di Yume.}
Eccomi, di nuovo xD
Sto dando sfogo alla mia voglia di scrivere xD
Una mini-long, ma proprio mini. Avrei potuto anche farne una one-shot, ma diventava pesante, così ho optato per questa mini.long =)
Prologo.
Mi ha ispirato la mia one shot " Insieme", dove Itachi ha una ragazza.
Qui spiego chi è questa tipa (così fortunata xD nda Yume).
Ricordimaoci che l'assassinio del clan Uchiha non c'è mai stato.
Domani pubblico il primo capitolo, che sarà la spiegazione della famosa missione!
A prestissimo!
Yume.

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Capitolo 2
*** Addio. ***


storia di lilia e itachi 1
{Come tutto cominciò parte I}
{Addio.}


"Lilia, ora che sei diventata Jonin, diventerai la spalla di Itachi e dei suoi genitori in questa missione. Il capo della spedizione sarà Fugaku Uchiha. Ti prego, dai il meglio di te. E' di fondamentale importanza portare a termine questa faccenda, o potrebbe scoppiare una guerra". Così aveva parlato il Terzo Hokage alla appena promossa Jonin. La ragazza, per niente entusiasta di collaborare con uno che, negli anni della scuola, non l'aveva minimamente considerata, nonostante lei avesse cercato di avere con lui un rapporto per lo meno scolastico.
"Ma è proprio necessario? Insomma, non ci sono altre missioni disponibili?" chiese, speranzosa di una risposta positiva.
"Ma Lilia, tu sei la più in forma, non posso permettermi di far scatenare un nuovo conflitto. Devi andare, punto e basta! Partirete domani mattina all'alba. Ora va, ho delle questioni da sbrigare!".
L'aveva liquidata senza nemmeno darle ascolto. Doveva essere una missione di livello S davvero impegnativa.
In fondo, itachi Uchiha era il migliore dei ninja. Non per niente era uno del clan dello Sharingan.
La mattina della partenza, la Jonin, si presentò davanti alla porta del villaggio in anticipo, per gustarsi l'alba, che da lì aveva un non so che di spettacolare.
Quando giunse là, notò che c'era già un'altra persona che osservava il sorgere del giorno.
Strabuzzò gli occhi, ma aveva visto giusto: era proprio lui, Itachi Uchiha.
Si avvicinò di soppiatto, per verificare quello che stesse facendo e si sorprese non poco, scoprendo che anche lui aveva un lato sentimentale.
"Lilia Takashi, è inutile che ti nascondi, so che sei dietro di me" ghignò l'Uchiha.
"Sempre simpatico, eh? Non ti smentishi mai, Itachi Uchiha" controbattè lei.
Appena il giovane si girò, vide qualcosa di sorprendente, che non aveva mai notato prima: il riflesso del sole, sugli occhi ambrati di lei.
Così, per non lasciar trasparire alcun sentimento, si limitò a ignorarla.
"Possibile che era sempre stata così bella? Di lei ricordavo solo gli occhiali e numerosi brufoli"
"Ma era davvero così carino anche in accademia?"
I due si davano le spalle, l'uno stupito dal cambiamento dell'altra e viceversa.
In quel momento di riflessione, arrivarono i genitori del Jonin, che, dopo essersi presentati alla ragazza, guidarono il gruppo verso il Paese delle Onde.
Stava procedendo tutto per il meglio, quando vennero attaccati da guerrieri ninja molto più potendi di loro, probabilmente Jonin da più tempo e quindi molto più esperti.
Lilia e Itachi sfoderarono le loro abilità nelle arti magiche e illusorie, evitando che i ninja nemici rubassero alla signora Uchiha i prezioni rotoli che l'Hokage aveva loro consegnato.
Ma questo non bastò. Marito e moglie si guardarono, capendosi al volo. Tramite la tecnica della moltiplicazione del corpo, il padre di Itachi, consegnò i preziosi documenti alla ragazza, che rimase impietrita da quel gesto.
"Dobbiamo sacrificarci per il bene della missione. Mi dispiace, figliolo. Il compimento dell'ordine dell'Hokage è molto più importante. Portate la sicuro questi rotoli, e abbiate cura di voi." disse, serio, il capo del clan dello Sharingan.
"Ma signore, cosa state dicendo? State scherzando? Vi uccideranno! Ve ne rendete conto, vero?" replicò Lilia "non potete far.."
"Non c'è tempo, andate! Faremo finta di avere i rotoli originali. Era il nostro destino. Presto, sbrigatevi!" li intimò la signora Uchiha.
"Dai, Lilia, muoviti. Non rendere tutto più difficile. Sei un'abile ninja e un'ottimo Jonin. Sciogli l'illusione e correte il più velocemente possibile! In fondo, non è un vero e proprio addio. Ciao ragazzi, dite a Sasuke che gli abbiamo voluto bene".
"Dagli un bacio da parte mia. Presto, non c'è tempo da perdere!" 
Furono le ultime parole che uscirono dalla bocca di Fugaku Uchiha e di sua moglie Mikoto.
Lilia sciolse l'illusione e corse via. Una lacrima scese dai suoi occhi, colmi di tristezza e impotenza.
Li videro sparire in pochi secondi, perché i due giovani, da buoni ninja, avevano eseguito gli ordini del capo.
-Un ninja deve obbedire, senza par trasparire le sue emozioni- è quello che insegnano come legge fondamentale, ma è davvero così semplice mascherare i sentimenti, dietro una corazza?
Lilia credeva di no, infatti non aveva fatto altro che voltari indietro per almeno tre chilometri, smettendo solo dopo l'ennesimo richiamo da parte del suo compagno, che invece, stava rispettando quella regola senza esitazione alcuna.
La missione venne portata a termine con successo e la guerra non scoppiò.
Durante il viaggio di ritorno, il giovane non ce la faceva più: aveva bisogno di sfogarsi e Lilia lo aveva capito dalle espressioni degli occhi.
"Itachi, fermiamoci per la notte. Non ha senso continuare. Siamo al sicuro qui in questa radura" propose la ragazza.
Lui annì, senza aggiungere altro.
Preparano i sacchi a pelo per la notte. Lilia decise che era il momento giusto e posò il suo proprio accanto a quello di Itachi.
"Sai, mi sento più tranquilla" scherzò, facendogli l'occhiolino.
Lui strabuzzò gli occhi, ma non disse niente.
Era stanca di ascoltare i suoi silenzi, ma decise di lasciar perdere, come aveva sempre fatto fino a quel momento.
Passarono le ore, arrivò la cena, che passò senza che nessuno dei due proferisse parola.
Erano entrambi esausti e la Jonin diede la buona notte al suo compagno che, come risposta, annuì semplicemente.



{Sproloqui di Yume}
Ecco la prima parte della storia di Itachi e Lilia =)
Domani arriva la seconda!
A presto,
Yume.
P.S. Questo capitolo è dedicato a XxX_GiuliaLoveless_XxX, che mi sopporta pazientemente quando parlo di Itachi (ovvero sempre xD)
Grazie gioia <3
E anche a Hikari93, per dirle che non deve scoraggiarsi! Virgilio dice a Dante nell'Inferno: "Non ti curar di loro, ma guarda e passa ".
Tu fregatene e continua così!
A presto di nuovo,
Yume.

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Capitolo 3
*** Un Posto nel mio Cuore. ***


lilia2 {Un Posto nel mio Cuore}

Nel bel mezzo della notte, la ragazza, che aveva il sonno molto leggero, venne svegliata da uno strano rumore. All'inizio non capì cosa fosse, ma poi arrivò ad una conclusione che si verificò corretta: erano singhiozzi.
Si alzò dal sacco a pelo e notò che Itachi non era a letto. Così, si incamminò per scoprire dove fosse andato e lo trovò sotto un grande albero poco lontano.
Lei, comprendendo il momento pensò che era meglio lasciarlo sfogare, ma lui la chiamò, con un sottile "Lilia, aiutami", che le fece sciogliere il cuore.
Così, in preda ad emozioni che mai aveva provato, arrestò il suo passo e cambiò direzione, avvicinandosi con cautela al ninja e si sedendosi accanto a lui .
Non sapeva che fare, le mani le tremavano e il cuore le batteva a mille, come fasse un martello pneumatico.
Sollevò da terra la mano sinistra, ma non aveva idea se era meglio posargliela su una spalla o accarezzargli delicatamente la testa.
Ma non occorse alcun gesto da parte sua: Itachi, appena sentì la sua presenza, lascò cadere il capo sul petto di Lilia, che,  a quel punto, non esitò più e posò le sue dita sottili sui neri capelli del ragazzo, che si strinse ancora di più a lei, sotto quel tocco che gli trasmetteva sicurezza, complicità e comprensione.
"Sei l'unica che puoi aiutarmi" le aveva sussurrato, con voce roca.
Adesso non erano ninja, erano solo due amici, o forse qualcosa di più.
"Finalmente ti sei lasciato andare" pensò sorridendo, forse anche stupidamente, ma era in qualche modo felice che Itachi avesse deciso di sfogarsi proprio con lei, che aveva patito lo stesso destino e sapeva perfettamente cosa si provava in queste situazioni.
I due dormirono in quelle posizioni tutta la notte, l'uno tra le braccia dell'altra.
La mattina parve arrivare molto presto e Lilia aveva lasciato Itachi per riordinare i loro effetti personali per l'imminente partenza.
Non si era però accorta che qualcuno la stava osservando, e che quella persona era proprio l'Uchiha.
"Non vorrei aver frainteso tutto. Magari mi ha semplicemente usata come sfogo. Non sarebbe strano, conoscendo la reputazione che si era costruito all'accademia. Però, mi sembrava sincero quando mi ha detto che ero l'unica a poterlo aiutare. Lilia, ma che cosa dici? Lo conosci da appena una settimana, cosa pretendi?". I pensieri della ragazza erano a dir poco contorti, e il dubbio che la tormentava non sembrava andarsene, nemmeno dopo aver analizzato la situazione cicra un centinaio di volte.
Dopo aver sistemato gli zaini, si recò ad  una piccola sorgente d'acqua che si trovava poco lontano da lì, per sciacquarsi il viso.
Itachi, nel frattempo, l'aveva pedinata e non si era perso nemmeno un suo minimo gesto.
Lilia si legò i lunghi capelli in un'alta coda di cavallo, per evitare che si bagnassero, mentre si rinfrescava e riempiva le borracce con acqua fresca.
Terminato il suo compito, si alzò e voltandosi notò il Jonin che la stava osservando.
"Buongiorno, dormiglione" lo salutò lei, con un dolce sorriso.
"Ciao" rispose lui, un po' freddo.
Lilia si avvicinò: "Come st.." ma non face in tempo a terminare la parola che Itachi le mise le dita sulle labbra dicendo:
"Ascoltami, non so come sia possibile, io non ho mai provato certi sentimenti per una personaa, specialmente per una ragazza, però con te è..insomma..diverso..." era molto titubante.
Lei prese in mano la situaizone in modo molto deciso e lo abbracciò. Per pochi istanti, aveva paura di aver combinato un guaio, ma poi si tranquillizzò, sentendo, per la prima volta dopo molti anni, il calore di due braccia che le circondarono il corpo.
Da quando i suoi genitori erano stati uccisi, non aveva più ricevuto abbracci. Pianse. Pianse di felicità, di malinconia.
Pianse perché non ricordava quanto fosse bello provare ancora delle emozioni. Pianse perché la sua vita stava per cambiare, lo sentiva, in meglio.
Itachi se ne accorse e le ascigò delicatamente le lacrime con le dita, per poi avvolgerle il viso e regalarle un dolce bacio sulle labbra.
Furono degli attimi talmente piacevoli, che nessuno di loro si era reso conto che ormai era passata l'ora per la colazione e che invece era tempo di rientrare.
Si precipitarono al villaggio e ancor prima di recarsi dall'Hokage a far rapporto, Itachi aveva una cosa da fare: avvertire Sasuke.
"Mi devi aiutare, Lilia, non sono certo di saperlgielo dire con tatto..."
"Non ti preoccupare" gli sorrise lei.
Quando arrivarono davanti a casa Uchiha, trovarono Sasuke che giocava in giardino con la zia.
"Fratellone, sei tornato! Ma, dove sono mamma e papà? E chi è lei?"  domandò il bimbo, non appena li vide arrivare.
"Devo, anzi dobbiamo parlarti" iniziò Itachi, con un tono serio e lugubre.
"Io sono Lilia Takashi, molto piacere" si presentò la ragazza "sono una Jonin, proprio come tuo fratello!".
Il suo sorriso e i suoi occhi erano talmente belli e magnetici, che il piccolo non esitò ad andare a stringerle la mano e ad abbracciarla.
"Vedo che avete già fatto amicizia. Vi dispiace rimanere qui, mentre io parlo con la zia?" chiese Itachi.
I due annuirono e Sasuke trascinò Lilia nel punto in cui stava giocando poco prima del loro arrivo, mostrandole le tecniche che aveva imparato dalla zia.
La ragazza rimase stupita: era già in grado di lanciare kunai, anche se di legno, con quella precisione già a quell'età? Sarebbe diventato un ninja quasi ai livelli di suo fratello.
"Vieni, ti faccio vedere una cosa. Mi presteresti quel pezzo di stoffa?" propose Lilia, per distrarre Sasuke.
"Certo!". Il bimbo glielo porte, curioso.
Lei lo usò per coprirsi gli occhi e prese dalla tasca uno shuriken, dicendo:" Attento: ora farò cadere un frutto da quell'albero, e mi dirai com'è!"
"Ma è dall'altra parte del giardino, come farai' a prenderlo?"
"Aspetta e vedrai!"
Lilia si concentrò e lanciò l'arma. Incredibilmente fece cadere una mela, che Sasuke corse a raccogliere e mangiò con gusto.
"Grazie!" le disse, abbracciandola. Si sentiva al sicuro tra le sue braccia, senza sapere il perché. Si sentiva proprio bene.
Un urlo interruppe la quiete e la serenità che si era creata.
Lei prese il piccolo Uchiha per mano e corsero in casa, dove trovarono Itachi in piedi con un'espressione enigamtica sul volto, a metà tra la tristezza e l'indifferenza, mentre la zia dei ragazzi in lacrime.
"Itachi, perché la zia piange? Cosa le hai detto?" chise Sasuke, preoccupato.
Allora i due Jonin si guardaorno negli occhi e annuirono contemporaneamente.
"Vieni con me" gli propose la ninja, porgendogli la mano. Lui la afferrò e la seguì in giardino, entrambi seguiti da Itachi.
Sasuke si sedette su una piccola panchina che si trovava sotto un'albero di ciliegio.
I due ragazzi si inginocchiarono di fronte a lui, tenendogli ognuno una mano.
Quando finirono di raccontare come era veramente andata, il piccolo non resistette e si gettò tra le loro braccia, per cercare un po' di conforto. Le sue amare lacrime bagnarono completamente le loro spalle, da quanto erano copiose. I suoi sonori singhiozzi strapparono il cuore al fratello, che non sapeva più cosa fare, se non stringerlo forte a sè. Lilia si mise a piangere silenziosamente, per non far intristire ulteriormente il bimbo.
La zia li raggiunse, credendo che, nonostante fossero solo le sei di sera, per Sasuke era giunto il momento di andare a letto.
Il piccolo Uchiha, si accomodò tra le braccia della giovane, che lo strinse più forte che potè. Itachi, abbracciò entrambi, regalando un piccolo bacio sulla guancia al fratello.
L'anziana signora indicò a Lilia la stanza di Sasuke. Una volta raggiunto il letto, la Jonin ve lo posò  sopra delicatamente.
"Vi prego, non andatevene..." li pregò il piccolo, con la voce scossa dai singhiozzi.
"Certo che non ce ne andiamo" lo rassicurò Itachi, che si accomodò sul lato destro della branda, mentre Lilia occupò quella sinistra.
Sasuke cercò un contatto, trovando le loro mani, che strinsero le sue, facendgoli capire che non si sarebbero mossi da lì fino al suo risveglio.
Fu così che Lilia entrò nella vita della famiglia Uchiha, facendosi largo nel cuore dei due fratelli, scoprendo che anche loro non avrebbero mai lasciato il suo.

{Sproloqui di Yume}
Ecco la storia di Lilia.
Ho finito la parte storica, dal prossimo capitolo, verrà narrata la vicenda che mi ha spinto a scirvere questa, secondo me, bella storia!
A presto,
Yume.

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Capitolo 4
*** Un Futuro Insieme ***


lilia capitolo 3
Capitolo 3:
Un futuro insieme

Itachi e Lilia arrivarono all'ospedale in meno di due minuti.
Una volta dentro, chiesero indicazioni alla reception e si diressero nella direzione indicata loro dall'inserviente.
Nel mentre, incontrano un'infermiera, una donna di piccola statura, con gli occhiali talmente spessi, da non far nemmeno vedere di che colore avesse le iridi che li squadrò dalla testa ai piedi e li rimproverò:
"Questa è una struttura ospedaliera! Non si corre e non si grida!"
"Mi sembra che quella che sta urlando sia lei, in questo momento!" replicò Lilia, irritata come non mai.
"Farò rapporto all'Hokage! Sei una Jonin molto maleducata! Non dovresti rispondere così!" la minacciò la donna, puntandole l'indice contro.
"Dai, lascia perdere" intervenne l'Uchiha, che trattenne la ninja a forza.
"Che succede qui?", si sentì una voce.
"Maestro Iruka!" esclamò Lilia.
"Dov'è Sasuke?" chiese Itachi, molto preoccupato.
"Ragazzi, non c'è niente di cui allarmarsi. Venite con me- disse, facendo segno di seguirlo - lei può andare, grazie!" concluse, riferendosi all'infermiera, che girò i tacchi e tornò alle su faccende, scocciata e inviperita.
"Ci spiega cosa è successo?" domandò Lilia, mentre, mano nella mano con Itachi, si stavano dirigendo verso la stanza dove era ricoverato Sasuke.
"Molto semplice: Sasuke ha avuto un calo di pressione, dovuto all'eccessivo sforzo. Dovrà rimanere in ospedale per almeno quarantotto, essendo un bambino, i medici hanno voluto prendere tutte le precauzioni del caso. Ma non allarmatevi, è solo la prassi. Ecco, ci siamo" esclamò, terminando il discorso bussando alla porta di legno, che rimbombò per il lungo corridoio.
"Avanti!" rispose una vocina da dentro.
"Sasuke, stai bene?" esclamò Lilia, entrando di corsa nella stanza.
"Lilia! Itachi!", il bambino era entusiasta di vederli.
"Come stai fratellino?" domandò Itachi, scompigliandogli i capelli.
"E dai, sono solo svenuto. Ora sto benissimo! Usciamo?" chiese il piccolo, avviandosi verso la porta.
"Mi dispiace ma non si può, dovrai rimanere qui per almeno due giorni, ma paseranno in fretta, vedrai" sussurrò il fratello maggiore, per paura della reazione di Sasuke.
E aveva ragione, poiché le sue parole furono seguite da un secco e potente "no!" che risuonò per l'intero edificio.
"Dai, Sasuke, non fare il capriccioso! Io e Itachi verremo qui a farti compagnia, non ti lasceremo mica da solo!" cercò di dire Lilia, inginocchiandosi davanti a lui e sorridendo dolcemente. Lui, per tutta risposta, sembrò calmarsi, allungando le braccia verso di lei, che le accolse dolcemente tra le sue.
Amava il suo profumo, uno speciale aroma preparatole da una sua cara amica, che era un mix perfetto di dolcezza e freschezza, non sapeva nemmeno descriverlo, ma era solo suo, solo di Lilia.
Quando la notte, lei gli rimboccava le coperte e gli dava un piccolo bacio sulla fronte, il piccolo Uchiha, poteva ancora riconoscere la sua essenza sul suo delicato collo.

Dopo un momento di fragilità e instabilità, tornò la quiete quando Itachi prese in braccio il fratellino e lo fece sedere sul piccolo balconcino di marmo, da cui si poteva ammiarare un bellissimo paesaggio, che a Sasuke piaceva molto.
"Sasuke, mi raccomando, non farli disperare e torna presto in accademia! Noi ti aspettiamo!" lo salutò il maestro Iruka, spiegando che stava facendo tardi; i due Jonin, molto riconoscenti, gli promisero che lo avrebbero invitato a cena per ringraziarlo a dovere, accompagnandolo alla porta.
"Accompagno il maestro all'accademia e vado a fare un po' di spesa, perché non voglio che ti avvelenino con il cibo dell'ospedale! Vado e torno!" esclamò Lilia, usando un tono di voce come se gli fosse venuta in mente un'idea geniale; i fratelli Uchiha annuirono, senza darle troppa importanza

"Sai, Lilia, non pensavo che una ragazza avesse un potere così grande sul sesso opposto" esclamò Iruka, mentre stavano passeggiando lungo la strada per l'accademia. "Non credo di seguirla, maestro!" disse lei, confusa.
"Invece, dovresti capirmi benissimo: prima che a te e Itachi venisse assegnata quella missione dalle tragiche conseguenze, i due fratelli sembravano un mondo a parte, non parlavano con nessuno, non avevano quasi legami con il mondo esterno, sembravano due persone catapultate in un mondo che non era evidentemente il loro, ma da quando ci sei tu, beh, le cose sono cambiate, sei una donna speciale!".
Lilia si limitò a sorridere, non era mai stata una persona che amava autocelebrarsi, così salutò il maestro e andò al mercato, pensando alle parole che il suo vecchio sensei aveva speso per lei e che, doveva ammetterlo, le avevano fatto davvero piacere.

"Se qualcuno, qui dentro, ha un minimo di gentilezza, potrebbe aiutarmi?" chiese lei, ironica, salendo in camera di Sasuke con quattro gigantesche borse bianche, ma notando che nessuno le veniva incontro, aggiunse: "Ho capito, faccio da sola!" e cominciò a vagare per la stanza, finché non riuscì a trovare un supporto, che le sembrava un tavolino, accanto ad un armadio, su cui appoggiare la spesa.
Solo dopo si accorse che qualcuno stava ridendo di gusto e che, quel qualcuno, era proprio Sasuke, che la stava osservando, seduto comodo sul suo letto.
"Sei così buffa!" ridacchiò il bimbo, non riuscendo a trattenersi.
"Ah sì? Bene, Sasuke salta la cena! E anche Itachi, visto che avete ordito un complotto contro di me!"
"E dai, non farmi fare certe figure" la pregò il maggiore dei fratelli Uchiha, raggiungendola. Le prese il mento e la baciò.
Sul volto di Lilia prese forma un piccolo e dolce sorriso, ma poi tornò a mettere il muso.
"Non mi incanti, giovanotto! Niente cena!" dichiarò la Jonin.
"Ma io ho fame! E poi, c'è un così buon profumino!" intervenne Sasuke, che stava annusando l'aria, cercando di capire da cosa derivasse un così piacevole odore.
Il ragazzino non era certo uno stupido, allora mise in atto il suo ingegnoso e malefico piano. Solo ad una cosa Lilia non sapeva proprio dire no: i suoi grandi occhi dolci.
Così, chiamò la ninja, che si girò di scatto ed esclamò: "Sasuke, smettila! Sai che è un colpo basso! Tanto non cambio idea!" e cominciò a rovistare in mezzo a quegli enormi sacchetti straripanti di vivande, fino a fermarsi, prendere un lecca lecca enorme, tutto colorato, nasconderselo dietro la schiena e dire: "Allora, se mi chiedi scusa e risponderai in modo corretto ad una domanda che ti farò, ti darò un regalino, altrimenti nulla!" concluse Lilia, che fissò il ragazzino con i suoi occhi ambrati.
Lui, curioso, annuì ripetutamente "Scusami, prometto che farò il bravo d'ora in poi, allora, cosa mi vuoi chiedere?"
"Vuoi piùà bene a me o a Itachi?" esordì la Jonin, scoppiando immediatamente a ridere, guardando divertita il fidanzato, che aveva strabuzzato gli occhi per l'assurdità di quella domanda, alla quale non si fece attendere la risposta "A te, ovviamente!" di Sasuke, che voleva sapere quale sorpresa lo stesse aspettando.
Lei, che sapeva già l'esito della questione, tirò fuori il regalino che rese il piccolo Uchiha meno triste per la permanenza in ospedale.

Mentre il lecca lecca veniva divorato, Lilia si avvicinò a Itachi che continuava a scrutare l'orizzonte, vedendo giungere dei nuvoloni neri, segnale che entro pochi giorni sarebbe venuto un'acquazzone; gli prese la mano e lui per tutta rispostale cinse i fianchi, cedendo in un bellissimo abbraccio, interrotto da un'ennesima domanda:
"Itachi, mi prometti che anche quando quelle nuvole arriveranno, tu non lascerai che mi bagni da sola?"
"Lilia, ti prometto che non solo sarò il tuo riparo da quelle nuvole, ma sarò anche quello che asciugherà le lacrime che scenderanno, anche solo per vedere i tuoi occhi sorridere di nuovo!"

La ragazza ripensò alle parole del maestro Iruka, scoprendo che erano vere, che aveva ragione, che quella famiglia così fredda e scostante all'apparenza, era diventata il punto di riferimento che aveva sempre cercato, dandole l'opportunità di ricominciare a vivere, dopo un brutto passato, che grazie a loro, aveva quasi lasciato alle spalle, ma questa è un'altra storia....


[ To be continued..... ]

{ Sproloqui di Yume }
Quanto tempo ragazzi, sembra una vita che non pubblico niente su EFP, e forse è così!
Quante cose sono cambiate, sono cresciuta, diventata maggiorenne, conosciuto nuove persone,
imparato tante nuove e meravigliose storie, ma la passione per la scrittura e per questi personaggi
mica è finita, anzi!
Ho quindi deciso di tornare, non so ancora con quanta cadenza, ma vi prometto che ci sarò!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Alla prossima!!
Yume


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Capitolo 5
*** Nuova missione in vista ***


capitolo 5 lilia
Capitolo 5
Nuova missione in vista   

"Finalmente posso andarmene a casa!" esclamò Sasuke, contento come una pasqua per poter lasciare definitivamente quella orrenda struttura grigia e tetra, tornando nella sua amata villetta immersa nel verde e nel rosa dei ciliegi in fiore, con Itachi e Lilia, che stava firmando le scartoffie delle dimissioni alla reception, carica come sempre, di pacchi e pacchetti vari, oltre che di un grande e spensierato sorriso, che testimoniava il fatto che tutto stava finalmente filando liscio.

"Itachi, mi porti in braccio?" queste parole svegliarono il fratello maggiore, immerso nei suoi pensieri, mentre mano nella mano con la Jonin dagli occhi ambrati, si stavano dirigendo verso casa Uchiha; Lilia non aveva potuto fare a meno che notare quell'improvviso silenzio che era calato subito dopo aver messo piede fuori dall'ospedale, ma non aveva detto nulla, per non allertare Sasuke, cercando di convincersi che non era nulla di grave, ma, guardando meglio l'espressione del ragazzo, capì che non era affatto così, e decise di intervenire: "Itachi ha male alla schiena, ti porto io se vuoi!" "No, posso farlo benissimo" rispose con freddezza l'altro, staccandosi dalla fidanzata e prendendo in braccio il ragazzino, che, come Lilia, fece finta di ignorare quello strano comportamento.

Arrivati a casa, Lilia posò gli effetti di Sasuke in camera del piccolo e si tuffò sotto la doccia, che, sperava, le avrebbe chiarito i pensieri: "Perché Itachi aveva reagito così? Che sia successo veramente qualcosa che non vuole dirmi? Ci siamo sempre confidati, l'uno sa tutto dell'altra e viceversa, proprio non capisco, ma dovrò cercare di scoprirlo prima che la situazione si evolva nel modo sbagliato" pensò la ninja, mentre si insaponava la testa con il suo amato shampoo alla ciliega, odore che faceva impazzire sia lei che Itachi.
Ad un certo punto, sentì bussare, sapeva benissimo chi era, così disse: "Vieni pure", quasi gridando, per superare il tono dell'acqua che scrosciava violentemente, adorava sentire un getto pesante sulla pelle; "che abbia deciso di dirmi la verità?" ipotizzò fiduciosa, ma rimase delusa dalla sua frase: "Ero solo venuto a vedere dove fossi" detto ciò, Itachi, così come era comparso, uscì dalla stanza, chiudendo la porta delicatamente, tanto da far affacciare Lilia dal box doccia per assicurarsi che se ne fosse davvero andato, desiderando che invece, fosse ancora lì, sorridente, rimanendo solo con una grossa delusione in volto, che esplose con un grande pianto, del quale sarebbero stati a conoscenza solo lei e lo scorrere veloce dell'acqua.

La cena passò senza che nessuno dei due rivolgesse una parola verso l'altro, i quali caddero in un clima quasi di imbarazzo, che non poteva nemmeno essere interrotto da Sasuke, il quale aveva accettato l'invito della zia a passare da lei un paio di giorni, mai la casa era stata così priva di vita.
Dopo aver lavato quelle poche stoviglie, Lilia uscì in giardino, ancora illuminato dalla luce del sole al tramonto e, dopo aver acceso una lanterna, si sedette sotto uo dei suoi alberi preferiti e decise di leggere un libro, voleva metterlo alla prova, voleva capire se si sarebbe degnato di raggiugerla, darle un bacio e scusarsi per il suo folle comportamento: ma quelle scuse non arrivarono mai e lei, spazientita, entrò in casa, buttò il libro per terra e disse, alterata e fredda "Io vado a dormire", dirigendosi a passi decisi verso la loro stanza. Indossò il suo pigiama, canotta e pantaloncini e si raggomitolò nella sua parte di letto, aspettando solo un rumore di passi pronti a raggiungerla.

Ma questa volta le sue aspettative venenro rispettate, e i passi felpati di Itachi si fecero attendere solo qualche minuto, che a lei sembrò davvero un'eternità, una stupida eternità. Appena aprì la porta e la vide, raccolta in una posizione da chi sta soffrendo come un cane, da chi tiene le viscere compresse per evitare che si muovano per provocare ancora più dolore, appena vide i suoi lunghi capelli appoggiati delicatamente sul cuscino, non resistette alla tentazione di raggiungerla.
Voleva sentire il suo profumo, voleva tenerla solo per lui, senza Sasuke e senza nessuno tra i piedi, lui e lei, loro e basta, sapeva che se c'era una persona a questo mondo capace di capirlo e di ascoltarlo, quella era Lilia.

La giovane, appena percepì le mani del suo Itachi sfiorarle le lunghezze dei capelli, non resistette un secondo di più, si voltò di scatto e trovò le braccia del ragazzo pronte ad accoglierla, pronte e deisderose solo di un suo abbraccio, che non tardò ad arrivare.
Lilia finalmente lo riconosceva, anche se la preoccupazione era aumentata, sentendo il cuore dell'amato battere sempre più forte, vedere la fronte corrugarsi e gli occhi riempirsi di tristezza, diventando quasi vuoti e grigi.
"Itachi, parla...ti prego...." lo implorò lei "mi stai facendo impazzire con questi tuoi silenzi, cosa ti preoccupa così tanto da non poterne nemmeno parlare?"
Il ragazzo, prese un profondo sospiro poi cominciò: "Ricordi ieri, quando sono uscito per fare una passeggiata? Non era vero, ti ho mentito...sono andato a parlare con l'Hokage, che voleva vedermi..."
Lilia venne colpita da un pesante macigno, proprio sopra il cuore, un gigantesco e ingombrante macigno: "Continua..."
"Mi ha affidato una missione, ma l'ho pregato di non coinvolgerti, solo di spiegarti il perché mi sarei assentato per un paio di giorni, parto domattina. Tu non devi venire, non puoi, è un obbligo che ho imposto, non voglio che rischi nulla.."
"No Itachi! - gridò lei, staccandosi dalle sue braccia - da come parli, la missione è troppo pericolosa, non voglio che parti, oppure dammi l'opportunità di seguirti, voglio starti affianco, ricordi? Ce lo siamo promesso...." concluse, cominciando a piangere.
"Non piangere, non mi accadrà nulla...." la rassicurò lui, prendendo con le dita il suo mento e appiccicando lo sguardo a quello pieni di lacrime della jonin, che si sentiva impotente, sapeva che non lo avrebbe convinto a rimanere né che le avrebbe mai permesso di andare con lui; si fidava ciecamente del suo Itachi, ma aveva paura, tanta paura, terrore, terrore di non vederlo tornare, di non vederlo più varcare le porte di Konoha.
"Promettimi solo una cosa..." cominciò.
"Tutto ciò che vuoi!" rispose il ragazzo, abituato a soffrire in silenzio, ma lasciarla, sarebbe stato un colpo davvero troppo pesante, quasi un k.o. se si fosse trattato di una lotta su un ring, tutto ciò che gli importava era che Sasuke e Lilia fossero al sicuro quando lui sarebbe partito per questa missione di livello S, impegnativa e molto pericolosa.
"Promettimi che tornerai, che tornerai da me Itachi..." lo implorò lei, stringendosi a lui nel modo che più glielo faceva sentire vicino, nel modo più intenso e dolce che conosceva.
"Te lo prometto stella mia, te lo prometto!"
Dopo quelle parole, si strinsero sempre più forte, diventando quasi un'unica cosa, si regalarono dolci sguardi e teneri baci, nessuno dei due riusciva a dormire, ma Itachi doveva riposare, così Lilia si tirò su aiutandosi con le braccia, gli baciò la fronte e gli fece cenno di appoggiare il capo sulla sua spalla, che venne presto occupata dalla chioma nero pece del ninja.

Rimasero così, abbracciati, tutta la notte, le mani le une nelle altre, e tra esse, era stretta la promessa che lui sarebbe tornato, in qualsiasi modo, in qualsiasi tempo, in qualsiasi luogo, lui sarebbe tornato da lei....

{ Sproloqui di Yume }
Sono parecchio ispirata in questi giorni,
Il romanticismo è pane per i miei denti, così come la depressione,
Sarà la vicinanza degli esami? Bah, chi lo sa! La cosa importante è che riesca
a scrivere no?
Al prossimo capitolo bella gente!

Yume.



























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Capitolo 6
*** Vicini da Sempre ***


capitolo 6 lilia
Capitolo 6
Vicini da sempre

Passò la notte, arrivò il dì.
E con l'alba, si levò anche Lilia, che, aspettandosi di trovare Itachi sdraiato affianco a lei, si allungò verso la parte sinistra del letto, non sentendo nessun tipo di claore, solo un freddo lenzuolo; così si voltò di scatto, accorgendosi che il vuoto esisteva per davvero: era già partito.
No, impossibile! Senza salutarla? Non esisteva proprio! C'era un errore, stava ancora dormendo, non avrebbe mai potuto fare una cosa simile.
Corse in giardino, che era già illuminato da una fioca e giallastra luce, che ancora non provocava alcuna ombra nel giardino di casa Uchiha, ma Lilia di ombre ne vedeva tante, vedeva quella del suo ninja immerso nei pericoli, a rischio di tutto, anche della vita e, nonostante si fidasse ciecamente di lui, aveva paura di non poterlo rivedere mai più attraversare il vialetto di casa di ritorno dagli allenamenti, di non sentire più suonare al campanello di casa quando tornava dalle missioni; tutto questi pensieri, mischiati ad un forte dolore al cuore, le fecero crollare le gambe, poiché le ginocchia sembravano non reggere il suo esile corpo, diventato troppo pesante, stracolmo di preoccupazione.

"Itachi, torna presto da me....me lo hai promesso" gridò al cielo, con la voce rotta, incapace di formulare altre frasi.

Appena si riprese, rientrò in casa, trovando appoggiata ad un vassoio pieno di frutta fresca, una lettera, che non esitò a prendere al volo, ma titubante, aveva terrore ad aprirla, temendo che le parole che vi erano scritte, le avessero tormentato l'anima ancora di più; e infatti, così fu:

"Amore mio,
Lo so, non è da me usare nomignoli, ma mi sembra giunto il momento di parlare apertamente di ciò che provo per te. Non ho mai smesso di pensare a come sarebbe cambiata la mia vita se quel giorno, così lontano, ma così vicino, non ci fossi stata tu con me, tu in grado di capire le mie emozioni, tu, capace di ascoltare i miei silenzi e le mie lacrime, tu, Lilia Takashi, capace di sconvolgere la mia esistenza dalle fondamenta.
Non sono sicuro di poter ripsettare la promessa ch ti ho fatto ieri sera, non posso perché non so se mai tornerò, questa missione è davvero rischiosa, ma ti farò a vere spesso mie notizie, in qualunque modo, in qualunque tempo, in qualunque luogo, ricordi? Ce lo dicevamo sempre.
Noi siamo vicini da sempre, siamo lontani da mai.
Perdonami Lilia,
Questo è tutto quello che riesco a scrivere, le lacrime non mi lasciano in pace.
Tutto il peso del mondo su di noi, un mondo che non ci permette di essere felici, non fino in fondo almeno.
Dì a Sas'ke che lo amo più della mia stessa vita.
Siete la mia casa, dove un giorno, vi prometto, tornerò.
Ti amo.
I."

Perché Itachi, perché?
Perché sei partito per una missione così impegnativa? Perché ti vuoi allontanare così tanto da me? Non pensi a tuo fratello? Come farò a dirgli che forse non ti rivedrà mai più?
E a me non pensi? Come farò a sopravvivere senza te che mi ami? Come?

Passarono così le giornate in casa Uchiha, Sasuke non voleva più giocare, non voleva più studiare, non voleva più vedere i suoi amichetti, non parlava quasi più con nessuno, tranne che con lei, che cercava di sorridere, lo ascoltava quando voleva parlare, lo faceva ridere quando lui aveva solo voglia di piangere, e qualche volta, non ne poteva più nemmeno lei, e i loro cuori, stanchi di raccogliere dolore, cedevano, eliminando le scorie dai loro occhi, pieni di sonno arretrato.
E quel sonno non voleva lasciarsi prendere, sembrava una farfalla che scappava ogni volta che la retina la stava pre intrappolare, gli incubi erano frequentissimi e Lilia stava perdendo la ragione: aveva bisogno di lui.
Così, con Sasuke per mano, si diresse verso il palazzo dell'Hokage, per chiedere spiegazioni; quando bussò alla grande porta dell'ufficio del Capo, una voce le disse: "Venite avanti ragazzi miei..."
"Signore, con il massimo rispetto che le devo - cominciò la Jonin senza nemmeno sedersi, con Sasuke per mano, il quale la stringeva forte - mi deve dire dove è in questo momento Itachi Uchiha! Me lo deve dire Signore! E' partito tre mesi fa e abbiamo ricevuto un solo schifosissimo messaggio scritto a macchina con le parole Sto bene, non preoccupatevi che invece mi hanno fatto agitare ancora di pù! Lei ci deve aiutare Hokage!"
"Calmati Lilia, siediti e parliamo con calma. La missione è segreta, non posso rivelarti nulla perché potrebbe andare a monte l'intera vita del Villaggio, ma Itachi sta bene, non preoccuparti, tornerà presto. Ma cara mia, tu hai qualcosa da dirmi che non puoi nascondere sotto un vestito più largo"
Lilia si guardò la pancia, che era notevolmente aumentata di circonferenza, ma non a causa di troppo cibo ingerito in tutto quel tempo, ma da qualcosa di molto più nobile, un legame eterno tra lei e il ninja dello Sharingan.
Sasuke stacco per un attimo la mano dalla ragazza e si posizionò di fronte a lei, per appurare quello che il capo villaggio aveva appena supposto ed era vero: da quella t-shirt che era evidentemente di una taglia di troppo, si poteva intravedere una piccola sporgenza, e un sorrisone, seguito immediatamente da grosse lacrime, si materializzò sul volto del bambino, che non aspettava niente di più.
"Hokage, questa creatura deve vedere suo padre, ci dica dove si trova Itachi, la supplico!" si inginocchiò Lilia al cospetto di Sarutobi che però rimase irremovibile, liquidandola con una carezza e un "tornerà presto, vedrai!" che non la rassicurarono per niente.

{ Sproloqui di Yume }
Insomma, questi esami mi provocano tanto, ma tanto delirio!
Questa che doveva essere una mini ling, si sta rivelando molto ispiratrice,
E mi piace davvero tanto portarla avanti! Spero piaccia anche a voi, nel prossimo capitolo
Ci saranno delle svolte inattese ehehe!
A presto!

Yume.
 















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Capitolo 7
*** Cercavo solo il lieto fine. ***


lieto fine
Cercavo solo il lieto fine

Un mese più tardi.
Ormai Itachi mancava da casa da quattro lunghi, interminabili mesi. Lilia stava cominciando a chiedersi se l'Hokage si stesse prendendo gioco di lei. Forse era già stato ucciso e lui non trovava il modo di dirglielo. Oppure non sarebbe mai più tornato, anche se in realtà le sue condizioni di salute fossero realmente buone. Non lo sapeva. Quello che sapeva era che aveva assoluto bisogno di rivederlo. Perchè la pancia era ulteriormente cresciuta e quel bambino o bambina che fosse, avrebbe dovuto per forza avere uun papà. Zia U, come l'aveva ribattezzata Lilia, si era trasferita nella villa dove i due nipoti vivevano, per poter aiutare al meglio la Jonin che, nello stato in cui si trovava, nonostante la gravidanza fosse ancora a metà strada, non poteva certo essere attiva come prima. Tra voglie improvvise e insaziabili mal di schiena che non trovavano una fine nemmeno con massaggi e medicine, la giovane aveva assoluto bisogno di una spalla su cui contare.

Le amiche la raggiungevano ogni due giorni, per assicurarsi che le condizioni, soprattutto psicologiche, non fossero ulteriormente peggiorate. Ma ci fu un giorno in cui tutti temettero il peggio, perché Lilia non aveva voluto uscire dalla sua stanza. Solo la sera, al suono della parola "Itachi" decise di uscire dal buio. Era giunta alle sue orecchie e Zia U aveva una notizia fresca fresca da consegnarle: l'Hokage aveva fatto sapere che il giovane avrebbe fatto presto ritorno. Ma ormai lei non ci credeva più. Quante volte l'aveva sentito? Troppe. Così, guardò Sasuke e lo prese per mano. Il bimbo, che soffriva di malinconia ancor più di lei, non vedendola uscire dalla camera, si era seduto accanto alla porta chiusa per tutta la giornata. Perché la voleva vicina. Il più possibile. Nessuno dei due aveva mangiato e ora lo stomaco stava facendo i capricci.

"Andiamo a cena fuori" dichiarò la Jonin. Si diressero verso il ristorante preferito di Sasuke, dove il piccolo potè saziarsi con i suoi piatti preferiti. E Lilia potè ritrovare un po' di serenità, guardando il mondo che le era sembrato così orribile, riscoprendolo invece accogliente e non proprio da buttare. Ma lui non c'era. Non più. E questo le fece pensare che in realtà, un posto dove Itachi non esisteva, non valeva la pena di essere chiamato "mondo".

"Zia va pure a dormire a casa questa sera. Mi sento meglio, tu riposati!" le suggerì Lilia, sorridendole. Zia U si stupì. Non tanto per la richiesta, ma per quella smorfia meravigliosa che tanto aveva sognato in questi mesi. Allora sapeva ancora farla sbocciare sul suo viso? Questo le riempì il cuore, e dopo aver dato loro la buona notte con mille baci e una carezza, li lasciò nel loro mondo.
"Sai, Sasuke? Da bambina adoravo scrivere storie. Credo di conservare ancora il primo quaderno dove annotavo tutte le trame possibili. Magari se frughiamo nel cassettone riusciamo ancora a trovarlo. Ma ora non importa. Quello che volevo dirti è che il comune denominatore di quelle storie era la mia continua voglia di cercare il lieto fine. Solo quello cercavo. Perché volevo che i miei personaggi non dovessero patire mai. O meglio, la sofferenza dovevo per forza interpellarla perché è parte della vita, ma alla fine scompariva sempre."
"Riuscirai a trovarlo anche per la nostra di storia? Il lieto fine intendo." chiese il bimbo.
"Ci sto provando, credimi. Ma tu credici con me. Cerchiamolo insieme. Proviamo a scrivere qualcosa. Prendi quei fogli e quel calamaio. Dobbiamo far sapere a Itachi quello che abbiamo fatto in questi mesi in cui lui non c'era. Ma non accenniamo al bimbo o bimba, quello lo capirà da solo." concluse Lilia. Più parlava, più si convinceva che Itachi sarebbe realmente tornato. E questo le faceva solo che bene.

Scrissero tutta la notte, poi si addormentarono in giardino, sull'amaca. Era primavera ancora, ma faceva già abbastanza caldo per irmanere all'aperto anche nelle ore più buie. La mattina li svgliò l'alba. Non era mai stata così bella da che ricordasse. Magari era un segnale. Lo sperava con tutta se stessa.

Giunta lìora di andare in accademia per Sasuke, i due si incamminarono verso uno dei luoghi che segnano irrimediabilmente la vita di un nija. Lilia lo adorava. Lì era cominciata la sua vera vita. Mentre osservava il piccolo Uchiha entrare, le tornarono alla mente tanti ricordi, di quando al suo posto c'era lei. E ora invece, aspettava un figlio da un uomo che non vedeva da quattro mesi e le mancava terribilmente. La lettera che lui le aveva lasciato era consumata, quasi illeggibile. Ma lei la consoceva a memoria, soprattutto il "ti amo". Anch'io ti amo, Itachi Uchiha, pensava ogni giorno che passava.

I suoi pensieri furono interrotti dal rumore di passi. Alzò gli occhi e vide un viso famigliare. E sorrise, di risposta. "Maestro Iruka!" esclamò. "Cara Lilia, seguimi. Ho una cosa per te!" la prese sottobraccio e la condusse sul restro dell'accademia.
"Non ha lezione oggi, maestro?"
"Ho chiesto un permesso, perchè sentivo saresti venuta proprio oggi. Vieni bambina, non manca molto!"
Non sapeva bene il motivo, ma Lilia era sempre stata una delle sue preferite, e al momento di lasciar la scuola, le aveva detto di cercarlo anche al di fuori. Lei non aveva fatto altro che accettare. I due avevano un rapporto splendido, tanto che ricordò con divertimento della scenata di Itachi, quando li aveva visti un giorno seduti al parco a bere un tè in un localino che a Lilia aveva sempre fatto impazzire. Non avrebbe mai immaginato che un tipo come lui sarebbe stato geloso del suo vecchio insegnante. Chiarito l'equivoco, tutto era tornato normale, o quasi. Infatti Itachi aveva sempre uno sguardo torvo ogni volta che Lilia gli diceva che avrebbe incontrato lui. Solo che il legame che lo stringeva a quella ragazza era più di fratellanza o addirittura di paternità, più che da amante. A lui Lilia diceva tutto. E in questi mesi, era stata la sua spalla sinistra, mentre Zia U quella destra.

"Sa, maestro, volevo ringraziarla. Sì insomma, per non avermi lasciata sola" disse improvvisamente lei.
Iruka, spiazzato, rispose con un sorriso. "Ecco, ci siamo. Chiudi gli occhi."
Lilia obbedì. Quando li riaprì trovo una magnolia e un rotolo di pergamena.
"Maestro, che significa?"
"Non hai ancora capito? Questi fiori non li mando certo io"
Lilia sgranò gli occhi. Non ci poteva credere. Erano suoi. Lo sentiva.
"Forza, leggi!" le suggerì il maestro, vedendola impalata.
"Sì, ha ragione!" esclamò la Jonin, risvegliandosi dalla fase di smarrimento. Appena aprì la pergamena, riconobbe la sua calligrafia. Sintetico come sempre, Itachi:

"Lilia, ti amo. Tornerò presto, prima che tu mi possa sognare. Aspettami prima del tramonto, vicino all'albero di quel fiore. Tu sai quale. Porta Sasuke e nessun altro.
Itachi"

Allora era vero, l'Hokage non aveva mentito. Stava tornando. Strinse gli occhi e la lettera al petto. Scoppiò in lacrime. Non poteva crederci. Iruka le toccò una spalla: " Cara Lilia, le sofferenze stanno per finire!"
Lei si voltò e lo abbracciò. "Grazie" gli sussurrò all'orecchio. Era sincero, sentito davvero. Gli sarebbe stata per sempre riconoscente per quello che aveva fatto per lei, per Sasuke.
"Non aspettavo altro. Devo correre da Sasuke!"
"Non si può ora. Sta seguendo le lezioni di arti marziali. Ma se aspetti una mezz'oretta, potrai vederlo. Intanto, guarda chi è arrivato"
Lilia si voltò e chinò il capo. Era l'Hokage.
"Cara mia bimba, finalmente la mia promessa può essere mantenuta. E anche la sua" le disse, sorridendole dolcemente.
"Sì, signore. Non aspettavo altro da troppi giorni. Ormai è tempo che la felicità torni in mezzo a me e Sasuke. Soprattutto accanto a Sasuke. Ha già sofferto troppo per essere un bambino della sua età."
"E tu, giovane Jonin? Non hai sofferto troppo?"
"Signore, soffrirei ancora pur di vedere quel bimbo sorridere come un tempo. Non ha più voluto giocare. Ciò che lo ha tenuto in piedi, è stata questa" e indicò la pancia.
"Capisco. Ma prenditi qualche momento per te, ora che sai tutto. Ti aspetta una mattinata di relax alle terme. Forza figliola, và!" e le indicò la porta.
"Ma signore..."
"L'Hokage ha ragione. Pensa a te e a quella creatura ora" concluse Iruka.
"E' giunto il momento che quella ragazza smetta di patire le sorti di tutto il mondo" concluse il capovillaggio, quando la sua sottoposta fu uscita dalla stanza, abbracciando la pergamena e annusando la magnolia.

Lilia accettò dopo non poche preghiere, ma alla fine passò le ore che la separavano dall'uscita di Sasuke dall'accademia in balia delle dolci carezze delle ragazze che le fecero sciegliere tutti i nodi che aveva alla schiena e anche allo stomaco. Potè sorridere, per qualche momento. Pensò a quelle parole, che erano finalmente vere. E non resistette un momento in più, si diresse il più velocemente possibile a casa della zia e le disse tutto. Si abbracciarono a lungo, piangendo.
"Bambina mia, è tutto finito!"
"Sì, zia. Tornerà, lo riavremo qui. Sarà per sempre, come ci aveva promesso!" disse Lilia, piangendo dalla gioia.
Le due andarono a prendere Sasuke, che appena scoprì tutto, volle correre sotto il fantomatico albero. Lilia lo accontentò, mentre Zia U li salutava, tornando alle proprie faccende, impaziente di riabbracciare il suo nipotino.

Alla fine cenarono con della frutta, perché non avevano fame. Seduti sotto l'albero di magnolie, i due non la smettevano più di sorridere, tenendo occhi e orecchie concentrati. Aspettavano da tempo incalcolabile quel momento. Susuke fantasticava su come sarebbe apparso, in che modo, con che pettinatura, con quali abiti. E Lilia si divertiva ad assecondare la sua immaginazione. Fino a che, non sentì chiaramente un battito in più al suo cuore.
"Sta arrivando Sasuke! Lo sento qui!" disse indicando il petto, e alzandosi di botto. Il piccolo la seguì immediatamente e iniziò a chiamarlo.
"Itachi! Itachi!"

L'albero si trovava sul ciglio di una strada secondaria che conduceva al paese del suono, era uno dei loro luoghi preferiti, dove avevano passato i momenti più spensierati al ritorno dalle missioni. Ad un certo punto, quel sentiero si riempì di una figura ancor alontana. Non poteva che essere lui. Si muoveva con un'eleganza mostruosa, lentamente, ma non troppo. Lilia portò una mano alla bocca, e sentì gli occhi inumidirsi. Era il suo Itachi.

"Fratellone!!!!" esclamò il piccolo. E cominciò a correre. Quando Lilia vide i due abbracciarsi capiì che era vero. Non riusciva a crederci, ma era proprio lui. I due si tenevano per mano e si stavano avvicinando sempre di più, lei non riusciva più a star ferma dall'emozione. Appena si rese conto che di fronte a lei c'era l'uomo della sua vita, non seppe che fare.

Lui abbassò lo sguardo e strabuzzò gli occhi alla vista della pancia. Ma non esitò ulteriormente: la abbracciò. "Amore mio, è tutto finito"
Lei strinse le braccia attorno alle spalle, poi alle scpaole, poi ai fianchi, poi infine strinse il suo petto a quello del ragazzo. Si sentì completa, dopo tanto. "Sì amore, sono di nuovo viva!" La promessa era stata mantenuta e Lilia non la finì più di sorridere.
"Come vedi mi hai lasciato un regalo, prima di andartene. Figlio o figlia che sia, è nostro o nostra! Come tu sei mio e io tua!" disse lei, con la voce interotta irrimediabilmente dai singhiozzi di gioia.
"Non me ne andrò per molto, moltissimo tempo. Te lo prometto, di nuovo!" le giurò, accucciandosi verso la pancia. Lei lo fece alzare e lo baciò, recuperando la linfa vitale che si era fatta portare via dal destino. "Avrai tempo, papà. Ora andiamo a casa. Nostra!"
Si incamminarono, finalmente felici.

"Lilia, me lo avevi promesso!" disse Sasuke.
"Cosa tesoro?"
"Il lieto fine, ricordi?"
"Sì, Sasuke. L'abbiamo cercato insieme e lo abbiamo trovato, ancora una volta!"


Angolo Autrice:
Ma buonasera/notte!
Insomma, come state? Manco da troppo tempo anch'io, com'è mancato Itachi da casa. Che vergogna!
Ma sono tornata, almeno per il momento, e cercherò di non assentarmi per milelnni, un'altra volta!
Spero vi ricordiate di loro. Voglio molto bene a questa storia, spero di portarla avanti con un senso.
Alla prossima ragazzi belli!
Un abbraccio,
Yume

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Capitolo 8
*** Profumo di casa. ***


profumo di casa
Profumo di casa

La strada verso casa era come la ricordava. Né troppo stretta né troppo larga, con a sinistra i negozi e a destra le case. I tetti di legno rosso e le porte nere o bianche. La vista dei lampioni che cominciavano a illuminare la terra che scorreva sotto i suoi piedi, fecero sì che il suo cuore, potesse finalmente respirare. Sentiva calore, alle mani rimaste fredde troppi giorni. Quattro mesi senza vedere tutto ciò, senza vedere loro, erano stati un vero inferno. Sapeva però, dentro di sè, che quella quiete non sarebbe durata per sempre. Ma sperava, forte, che almeno avrebbe potuto assistere alla nascita di suo figlio. Il fianco sinistro faceva male, nonostante le cure del ninja medico della sua formazione. Nonostante il suo intervento tempestivo, per far guarire una ferita simile, ci sarebbe voluto un bel po'. Forse però, la sua convalescenza sarebbe potuta essere la sucsa per rimanere più a lungo con la sua famiglia.

Itachi scosse la testa, in maniera quasi impercettibile. Non era il momento di pensare al futuro. Era il momento di godersi quello splendido presente che aveva lasciato per troppo tempo nelle mani di altri. Sasuke era cresciuto, normale per un bambino metterci poco a diventare grande, ma lui lo vedeva veramente cambiato. E, a guardarlo meglio, si potevano vedere chiaramente due borse sotto gli occhi, troppo profonde per la sua età. Chissà quanto aveva sofferto, a non avere sue notizie. E Lilia? Con quante lacrime avrà bagnato i suoi cuscini. Non poteva certo promettere loro che sarebbe rimasto per sempre, perché era impossibile. Ma quanto avrebbe voluto!

Lilia, accorgendosi dello sguardo pensieroso del compagno, gli strinse più forte la mano, facendolo risvegliare da quel momento di trans in cui era caduto. Appena lui si accorse che gli occhi della jonin si era posati verso i suoi, non potè fare altro che ricambiare lo sguardo, con tutto l'amore che potè trasmetterle in quel momento. Ma lei non sembrava soddisfatta. Sapeva che qualcosa non andava. In fondo, era una ninja anche lei. E quegli occhi neri, così spenti, le ricordarono quella volta, al ritorno da quella maledetta missione. Conosceva Itachi e i suoi vani tentativi di non farla preoccupare. Itachi avrebbe dovuto saperlo, ormai, che lei era meglio di un investigatore privato per quanto riguardava i sentimenti delle perosne che amava. Ma decise di non dire nulla, non davanti a Sasuke, almeno. Avrebbe aspettato uno dei loro momenti di solitudine, quando la luce del mondo stava per spegnersi, ma riservava per loro un raggio bellissimo di intimità e complicità.

Eccola finalmente: casa. Esattamente coem la ricordava. Non aspettava altro che un bel bagno bollente con i sali profumati alla rosa che Lilia ogni settimana andava a prendere all'emporio. Aveva portato via dalla boccetta una manciata di quei granelli profumati e li teneva sotto il cuscino, avvolti in uno dei suoi fazzoletti bianchi, per teneral sempre vicina. E aveva sperato che Sasuke non si fosse minimamente accorto che dalla sua collezione di shuriken ne mancasse uno. Se lo era portato via, nella speranza che fosse un portafortuna. In fondo, aveva funzionato: era di nuovo con loro. A casa.

"Itachi, il bagno è pronto!" gridò Lilia, per richiamare l'attenzione del maggiore dei fratelli Uchiha, intento a raccontare al piccolo qualche dettaglio del viaggio. Non della missione. Gli era stato vietato dal Terzo Hokage. A Lilia lo avrebbe detto dopo. O forse no. Si alzò dai gradini del giardino e si diresse in bagno. Vide il vetro appannato e un'ombra che si muoveva dentro la stanza. Quando fece scorrere il legno, la vide togliersi l'accapatoio e sedersi sul bordo della vasca. Piano piano, aiutandosi con le braccia, la Jonin si accomodò su uno dei gradini e sciolse i capelli color miele scuro. "Sei in ritardo, Itachi Uchiha!" disse in tono severo. Poi si voltò e sfoderò uno di quegli sguardi da attrice professionista che ogni donna possiede per far impazziere il proprio uomo che, in questo caso specifico, deglutì vistosamente e titubò per qualche secondo prima di raggiungere il bordo della vasca. Poggiò le mani sulle spalle della compagna e le face un breve massaggio, che lei parve gradire. "Quanto tempo è passato" sospirò lei, che fece con la mano un gesto verso Itachi per invitarlo a sedere affianco a lei. Lui, lentamente, si infilò nell'acqua calda e si posizionò al suo fianco, accogliendo i suoi capelli sulla sua spalla. "Mi sei mancato Itachi" concluse Lilia, asciugandosi una lacrima. "Ora sono qui, non piangere piccola" le sussurrò il ninja all'orecchio. Poi gettò uno sguardo più in basso e la vide. La pancia già cresciuta, ma non troppo. Poggiò su di essa la mano destra e la accarezzò. La ragazza sorrise e mise la propria mano su quella del ragazzo, sentendosi finalmente viva, dopo moltissimi giorni.

"Quanto avevi intenzione di tenermela nascosta?" lo incalzò Lilia. "Allora l'hai notata?" riprese Itachi, cadendo di nuovo nel mondo cupo. Abbassò lo sguardo, e i suoi occhi vennero coperti dai pelli neri. "Sfogati, Itachi. Ce lo siamo promesso, ricordi? Uno per l'altra. Ora dimmi cosa non va!"
"No. Adesso no. Dobbiamo riprenderci la vita che ci hanno tolto. E questo brutto taglio, lasciamolo per domani"
"Va bene. Ma hai bisogno di medicazioni nuove. Vieni, ho di là delle bende pulite e del liquido cicatrizzante. Me lo ha dato Zia U quando Sasuke si è tagliato con un kunai. Ma tranquillo, non ha nemmeno più il segno. Forza, aiutami ad alzarmi, che questa pancia è sempre più pesante!" disse Lilia, con una lucidità disarmante.
Il Jonin la sollevò e insieme uscirono dalla vasca. "Mi ci voleva, piccola mia. Grazie!"
"Lo sai che puoi sempre contare su di me!" gli strizzò l'occhio lei, dandogli un leggero bacio sulle labbra.
Indossarono accapotoio e biancheria e si diressero in camera da letto, dove Lilia aveva conservato l'occorrente. Non era certo un ninja medico, infatti il giorno dopo avrebbe costretto Itachi ad andare in ospedale, ma per le emergenze, le avevano insegnato le regole base. Disinfettò per bene quel brutto taglio che il compagno aveva riportato sul fianco sinistro e lo massaggiò lentamente con la lozione cicatrizzante, per poi coprire l'intero petto con una garza di cotone pulita e fresca.
"Ora sdraiati, vado a prendere il bollitore e la tisana che ti piace tanto. Quella che scaccia i brutti sogni. Torno subito!" disse Lilia, con un dolce sorriso.

Mentre lei era via, lui diede un'occhiata in giro. La stanza era sempre uguale, ma con parecchie foto in più. I soggetti erano sempre loro tre. E a guardarle tutte, Itachi venne colto da un improvviso sentimento di malinconia. Gli erano mancati veramente troppo in quelle lunghe notti nella foresta, a guardare le cime degli alberi che nascondevano le stelle. Si impose di non pensarci più, almeno per il momento. Almeno fino a che non sarebbe arrivato il momento di parlare con lei, che era giunta sulla porta con una tazza bollente tra le mani. "Eccomi, tesoro!" e gli porse il contenitore pieno di liquido profumato alla ciliegia. Lo sorseggiò, piano piano, mentre lei si era accomodoata sul suo fianco destro. Quando la tisana finì, Itachi si sdraiò e la strinse a sé. "Buona notte, piccola!"
"Sogni d'oro, mio eroe!"
Ma non fecero in tempo a chiudere occhio che qualcuno bussò. Era Sasuke. "Posso...dormire...sì insomma..."
"Vieni qui!" gli fece cenno Itachi, sollevando un lembo del lenzuolo. Il bambino si tuffò in mezzo ai due ragazzi, che lo abbracciarono, tenendosi stretti, glu uni con gli altri. Si addormentarono così, con il sorriso in volto e il cuore, finalmente, a casa.

{Sproloqui di Yume}
Insomma, questa è la storia a cui voglio più bene in assoluto. Adoro questi tre assieme.
Questo è un capitolo un po' di transizione, ma dal prossimo arriverà qualche dato di chiarezza in più.
Che missione è quella di Itachi? E Lilia? Riuscirà a capirlo anche questa volta?
Alla prossima pagina di vita di questa piccola, ma per me meravigliosa, famiglia.
Un abbraccio e tanti auguri di un felice anno nuovo. Che sia un 2015 stellare, pieno di sogni ed emozioni.
Yume, anzi, Giulia ;)

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Capitolo 9
*** Non Potrò Mai Perdonarmelo ***


stanza 23
Non potrò mai perdonarmelo

Strada buia, era notte. Vie deserte e vetrine chiuse. Il vento taceva e la città sembrava essere caduta sotto un sortilegio, per quanto era irreale quella pace. All'improvviso, un'ombra, si stagliò nella via principale. "Dov'è Itachi?" gridò.
"Non lo so! Cosa vuoi da lui?"
Nessuna risposta. All'improvviso sentì un coltello strisciare sotto il suo mento.
"Non mentire, bambina, so che è il padre del marmocchio che porti in pancia" ringhiò la voce.
"Te lo giuro, non so dove sia"
"Non farmi perdere la pazienza, bambina, io mi spazientisco alla svelta. E non mi faccio certo impietosire da una ragazza. Anche se parecchio bella, farei con te un bel giretto, che dici?"
"Non toccarmi...."
"Allora dimmi ciò che voglio sapere" disse la voce, somigliante ad un serpente, per quanto era viscida.
"Ti ho già detto che non so dove sia Itachi. E' andato via molto tempo fa"
All'improvviso sentì una fitta fortissima allo stomaco. Si sfiorò, vide che usciva sangue....

Lilia si alzò di scatto, sudata come se avesse corso una maratona in pieno luglio. Si sedette in maniera più composta sul letto e cercò di normalizzare il respiro. Non poteva certo permettersi sbalzi di pressione, visto lo stato in cui si trovava. Si voltò e vide che Itachi stava comodamente dormendo con Sasuke accanto, e si tranquillizzò. Si alzò per dirigersi in giardino, un po' d'aria le avrebbe fatto solo che bene. Si diresse prima in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, affinché la gola tornasse umida e non secca come il deserto. Aprì la porta che portava in giardino e si sedette sugli scalini, per osservare il movimento del cielo; era quasi l'alba e l'avrebbe vista sorgere. Immersa nei suoi pensieri, non si era accorta che qualcuno di famigliare l'aveva raggiunta.

"Stai bene?" sussurrò una voce, mentre un paio di mani le accarezzavano il collo e il capelli.
Lilia si voltò e lo vide, con la fasciatura leggermente rossa, segno che stava sanguinando, e lo sguardo più dolce che ricordasse di aver visto da mesi.
"Sì, solo un brutto sogno. Non preoccuparti, Itachi, torna a letto che devi riposare. Domani andiamo in ospedale" rispose la jonin, sovrapponendo le sue mani a quelle del compagno.
"Ma è già domani, tanto vale aspettare qui con te il sole" riprese Itachi, cercando di sedersi al suo fianco senza patire le pene dell'inferno che quella ferita gli procurava.
Lei lo vide sofferente, così gli accarezzò la fonte del suo dolore, con una delicatezza quasi impercettibile, per cercare di dedurre la profondità di quel taglio; la lama doveva essere penetrata abbastanza in profondità, Itachi necessitava di un dottore il prima possibile. Eppure, quell'atmosfera, con lui accanto, era quello che aveva sempre sognato da mesi e se la godette, fino a che Itachi chiese: "Cosa hai sognato?"
Lei si sforzò di raccontarglielo e lui la strinse forte a sé: "Piccola, non ti succederà mai niente di male. Te lo prometto." Quelle parole però stavano mascherando forte preoccupazione. Speva, Itachi, che quel farabutto sarebbe arrivato a loro, per vendicare il fratello. Per questo, prima di andare da loro, era stato a colloquio con l'Hokage, per metterlo in guardia e rafforzare i turni di guardia. Mentre questi pensieri affollavano la sua mente e le sue mani erano intrecciate a quelle della compagna, l'alba sorse, ed era strana. Non più bella o più brutta del solito, ma atipica, non avrebbe saputo spiegare perché, eppure era diversa.

Quando Sasuke si svegliò, trovò in cucina la colazione come ogni mattina, ma non voelva andare in accademia, voleva godersi il fratello. "No, Sas'ke. Ti accompagno io a lezione oggi, ma non devi perderne nemmeno una" lo rimbeccò Itachi.
"Bene, io andrò con Zia U a fare la spesa, perché non è rimasto quasi più nulla. Itachi, tu dopo aver portato Sasuke in accademia raggiungimi, così ci aiuterai a portare i sacchetti" concluse Lilia, sorridendo.
Il ninja annuì ricambiando la dolcezza dello sguardo, sapendo perfettamente che lo avrebbe aspettato per andare insieme in ospedale.
I due fratelli uscirono dopo averle dato un bacio a testa sulle guance e chiusero la porta, mentre Lilia si recò in camera per togliere il pigiama e mettere dei vestiti decenti per uscire, che non fossero la divisa da ninja. Mentre sceglieva cosa indossare, Zia U entrò in casa e la aiutò, visto che la pancia ormai abbastanza grande le impediva di svolgere atti semplici come infilare un paio di calze con agilità. Le due uscirono a braccetto da casa Uchiha e presero la strada verso il mercato.

Durante il tragitto, Lilia raccontò alla zia il sogno della notte prima e lei cercò di tranquillizzarla come poteva, anche se la ragazza non era per niente un tipo semplice da convincere di qualcosa che era contrario ai suoi pensieri. Testarda come poche, Lilia Takashi, poche volte scambiava idea e poche volte sbagliava. Zia U sperava con tutto il cuore che quel senimento di brutto presentimento fosse una di quelle volte. Iniziarono ad incontrare più folla e la ragazza potè finalmente ricambiare sinceramente i sorrisi che la gente le rivolgeva.

Ad un certo punto, qualcuno si mise ad urlare. Lilia si allarmò da buona ninja e corse, goffamente, incontro alle grida. "Dove vai Lilia, fermati buon Dio!" la chiamò preoccupata la zia, ma lei ignorò quelle parole e si ritrovo bene presto di fronte alla causa della confusione: qualcuno aveva attaccato il negozio di gioielli, probabilmente per rubare qualcosa. Lilia si affacciò alla porta e all'improvviso qualcosa di velocissimo e pesantissimo la colpì dritta alla pancia, facendola cadere all'indietro. Il peso di ciò che portava in grembo non la fece rimanere in piedi e i suoi riflessi, rallentati evidentemente, non le impedirono di urtare violentemente la terra con la schiena.

"Santo cielo, Lilia!!" gridò la zia, appena la vide immobile a terra, circondata dalla gente che stava cercando di capire come comportarsi. La ragazza, ad un certo punto, urlò dal dolore. La pancia, qualcosa non andava.
"Zia...l'osp..eda..le..." biaschicò Lilia, in mezzo alle grida di dolore. Il bebè, non lo sentiva più. Non disse nulla, per non allarmare la zia, già palesemtne preoccupata. Arrivarono i soccorsi, che caricarono la jonin e si diressero a tutta velocità in ospedale.
"Zia, avverti Itachi...ha portato Sasuke..." disse la ragazza, in preda a dolori mai provati. La donna capì: "Non parlare, bambina mia. Non sofrzarti. Verrò con Itachi all'ospedale". La vide allontanarsi coi medici e si mise a correre nella direzione dell'accademia, sperando di trovare il nipote il rpima possibile.

"Signorina, respiri il più profondo che riesce" disse uno dei soccorritori e pensando che la jonin non stesse ascoltando, scosse la testa e comunicò col collega: "C'è un profondo taglio sulla pancia, la vedo male..."
"Non perdiamo le speranze, ormai siamo arrivati"
Lilia, in stato di semi incoscienza, sperò di aver capito male.

Itachi aveva appena salutato il fratello e si stava dirigendo verso il mercato, quando vide sua zia precipitarsi nella direzione opposta. E Lilia non c'era.
"Itachi!!! Vieni con me, ragazzo mio" lo esortò la donna, non appena lo ebbe raggiunto.
"Che è successo? Dov'è Lilia? Perché hai quella faccia?" insistette il ninja, preoccupato come non mai.
"Non c'è tempo per le spiegazioni, seguimi". Insieme raggiunsero l'ospedale.
"Quella pazza di Lilia era talmente preoccupata per me e per il mio taglio da farti correre così?" disse Itachi, appena raggiunta la destinazione.
"Quale taglio, nipote?"
"Aspetta, non siamo qui per questo? Che è successo zia? Spiegamelo!" gridò il ragazzo, ma non ci fu bisogno di parole, quando vide Lilia su una barella, circondata da infermieri. Preso dalla foga, spostò tutti e la vide dolorante come non mai.
"Si tolga, per Dio, non vede che stiamo lavorando? - lo aggredì un infermiere - questa ragazza ha bisogno di cure immediate, si sposti!"

Cure immediate? Che stava succedendo? Itachi cadde come in trans, mentre la donna della sua vita stava attraversando in barella il corridoio per raggiungere una stanza in fondo alla fila di camere. Zia U lo raggiunse e mentre lui era ancora sotto shock, chiese ad un medico di dare uno sguardo al nipote. Itachi notò che la vista era annebbiata e le gambe stavano tremando e da lì a poo dopo, svenne; aveva perso il controllo e la ferita aveva ricominciato a sanguinare.

Si svegliò sdraiato su un lettino in una stanza vuota, senza però sentire dolore al fianco e vide che la ferita era solo una cicatrice. Ma ora non importava, stava ricordando l'ultima scena che aveva visto prima di perdere i sensi: Lilia su una barella. Si precipitò fuori dalla stanza e vide la zia seduta con le mani a coprire il volto.
"Zia..."
"Itachi...mi dispiace...avrei dovuto impedrglielo...non me lo perdonerò mai..."
"Ma dannazione, impedire cosa?"
La zia scoppiò in lacrime e non seppe rispondere. Itachi, in preda al panico più assoluto, cercò qualcuno che potesse chiarirgli le idee e togliergli quel masso dal cuore, che lo stava facendo soffocare. Vide un medico in camice bianco uscire dalla stanza in fondo al corridoio correre nella sua direzione.
"Lei...lei è il marito della donna che ha avuto l'incidente poco fa?"
"E' lui.. - rispose la zia - non sa ancora nulla..."
"Deve decidere, signor..."
"Itachi, mi chiamo Itachi. Mi dica qualcosa, dottore, la supplico"
"Dicevo, deve decidere Itachi. Possiamo cercare di salvare la bambina o la ragazza...mi dispiace. Faccia in fretta, hanno già perso troppo sangue"
Il ninja sbiancò, ma l'istinto lo guidò: "Salvi Lilia, salvi la ragazza...."
Il medico gli strinse le mani nelle sue e corse dalla sua equipe. Avrebbero tentato l'impossibile.

"Vieni, figliolo, ti spiego tutto io" iniziò Zia U. Quando ebbe finito, Itachi diede un pugno al muro e creò un buco gigantesco nell'intonaco. Chi aveva osato portargli via un pezzo della sua vita? E se Lilia...no, non doveva pensarlo. Lei era forte, ce l'avrebbe fatta. Non avrebbe mai potuto lasciarlo. Era in uno stato di più totale confusione. Le ore passarono, due pe rla precisione, e sembrarono tendenti all'eternità. Fino a che il medico di prima uscì dalla stanza e appena vide Itachi e la zia, corse da loro.
"La ragazza sta bene, se la caverà. Ma per il bambino che portava in grembo, mi creda, abbiamo tentanto l'impossibile. Mi dispiace." e si dileguò, visibilmente provato.
"Ma possiamo vederla?" gridò Itachi.
"Se non mi sveglia l'ospedale, sì, è nella stanza 23" rispose un componente dell'equipe medica che era giunto alle loro spalle. Itachi si mise a correre fino a che non la vide. Stanza 23.

Itachi aprì lentamente la porta, aveva paura di quello che avrebbe trovato. Lui, un ninja sopravvissuto a missioni di qualsiasi livello, non si spiegava questa improvvisa paura a far scattare una serratura piegando una maniglia. La zia gli posò la mano sulla spalla e lo spinse ad entrare. Quando la vide, immobile, sentì un macigno pesante quanto una montagna trascinarlo a terra. Si avvicinò piano piano, senza fare rumore, e si fermò qualche secondo ad osservarla. Sapeva che era sotto effetto di un anestetico, ma quel lenzuolo bianco che le copriva il corpo, eccezion fatta per le spalle e il viso, il suono delle macchine e il suo respiro appena visibile, gli fecero provare terrore: cosa avrebbe fatto se l'avesse persa? Non voleva certo abituarsi all'idea, ma non aveva mai riflettuto su questa eventualità, perché la perdita di Lilia, avrebbe significato una morte prematura anche per lui. Si sedette sul bordo del letto e le accarezzò i capelli, baciandole dolcemente la fronte. Rimasero così per alcune ore, lui a fissare lei, che dormiva in silenzio.

Itachi poi si rese conto che era arrivato il momento in cui Sasuke avrebbe fatto ritorno a casa, da solo perché ormai era grande, e non avrebbe trovato nessuno, così chiese alla zia di andargli incontro e di portarlo nel suo appartamento, senza spiegargli nulla, con la scusa che lui e Lilia volevano rimanere un po' soli. La sorella di sua madre convenì che fosse la soluzione migliore e lasciò il maggire dei nipoti accanto alla sua donna. Poco dopo l'allontanamento della zia, arrivò il primario di reparto per verificare le condizioni della paziente.
"I valori sembrano tornati nella norma. Se vuole seguirmi, le spiego la situazione" disse il medico ad Itachi, e insieme a lui si spostò nella parte opposta della stanza, per evitare che il riposo di Lilia si interrompesse.
"Come purtroppo le ho già comunicato, non abbiamo potuto fare nulla per salvare il feto, che, certo non potrà essere una consolazione, ma non ha sofferto, poichè il taglio che è stato inferto alla sua compagna lo ha ucciso sul colpo. Per quanto riguarda la salute della sua consorte, ora ha bisogno di tanto sostegno, fisico, ma soprattutto morale. Le cure gliele fornirò io nei prossimi giorni, poich dovremmo trattenere la paziente qui per almeno 72 ore, onde evitare il sopraggiungere di complicazioni. Stia tranquillo, potrà riprendere la sua vita da ninja, certo non sarà un percorso facile. Avrete tutto il supporto necessario, se ne avrete bisogno. Le stia vicino, ma non credo ci sia bisogno che glielo dica. Per qualsiasi cosa, le lascio il mio biglietto da visita, non esiti a chiamarmi".
"Grazie dottore" rispose Itachi, non perdendo di vista Lilia per nemmeno un istante.
Quando il medico fu uscito dalla stanza, il ragazzo tornò vicino alla ninja, le strinse la mano e sperò con tutto se stesso che si svegliasse presto, anche se non avrebbe saputo spiegarle la situazione. L'unica cosa che gli importava al momento era lei, che stesse bene.


[Ndr: Buonasera ragazzi! Non tornavo su EFP da veramente tantissimo tempo! Ho ripreso ad aggiornare tutto ciò che era in sospeso, piano piano spero di farcela! Un po' di colpi di scena in questa storia, non finiranno nemmeno nei prossimi capitoli.
A presto,
Yume]

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