Come due gocce di sangue.

di vitalyleto261271
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Mi hanno sempre detto che il modo migliore di superare una delusione è il metodo chiodo schiaccia chiodo, e devo dire che nella mia vivace adolescenza di chiodi ne ho schiacciati abbastanza, forse perché non mi sono mai innamorata veramente.
Dicono che quando t'innamori provi sensazioni contrastanti tra cuore e cervello.
Lo stomaco è pieno di farfalle; una voragine si apre nel petto quando vieni lasciato; i continui litigi; il bello di far pace; gelosia, possessività e tante altre cose.
Ma io queste cose non le ho mai provate... Forse non sono normale, o forse lo sono troppo.
Ma adesso la mia domanda è un'altra: se il metodo C.S.C. funziona in amore, ci sarà un metodo per dimenticare una persona cara che ti ha lasciato per sempre? 
No, non puoi sostituire qualcuno che è morto, qualcuno con cui per anni, precisamentre 20, hai condiviso tutto; anche l'utero.
"Sarà con te per sempre, dentro il tuo cuore. Il suo ricordo vivrà in eterno." questo mi hanno detto. 
"E vedrai -continuavano- che presto troverai conforto in qualcos'altro." ma non è stato così.
Mi chiamo Denise, ho 20 anni e fino a pochi mesi fa avevo un doppione, come lo chiamavo io.
Il mio fratellone, anzi, il mio gemello.
Lo chiamavo doppione perché il nostro viso era identico, ma il suo fisico era il doppio del mio.
Eravamo identici nei colori e nel carattere, anche se lui mi aveva rubato 15 cm.
Beh sì, a lui cresceva la barba e io avevo un po' di trucco.
Il fatto è, che fin da quando siamo nati, non ci siamo mai divisi, e insieme ne abbiamo combinate tante... soprattutto a scuola, quando io non avevo ancora sviluppato i seni.
Prese il mio posto ad un'interrogazione alla quale io ero impreparata, complice la sua voce ancora poco maschile.
Ma adesso tutto questo è finito, la mia vita è cambiata completamente, trasformata.
Sono stata derubata dell'amore più grande che avevo e la cosa che non mi da più pace è che forse la colpa è solo mia, e che sarebbe stato meglio se in quell'incidente fossi morta anche io, o solo io.
Forse lo sono già, perché so che quella voragine di cui parlano che si apre nel petto quando vieni lasciata non si risanerà mai più.
I miei sono distrutti, e cercano di farsi coraggio per questa unica figlia che gli è rimasta, e vedendomi sempre più addolorata e depressa, hanno deciso di mandarmi a studiare in un'altra città.
Non siamo ricchi, ma l'eredità lasciata dai nonni, sia paterni che materni, ci hanno fatto vivere molto agiatamente, per questo i miei possono permettersi di mandarmi a studiare all'estero.
Adesso sto qui, in questa immensa città che conosco come le mie tasche, Londra, dove venivo spesso con i miei genitori e il mio adorato gemello Dennis.
Vado al liceo, l'ultimo anno e ho dei nuovi amici, quelli di Roma ormai non li frequento più, forse perché mi ricordavano la persona con cui li avevo condivisi, e forse nemmeno loro volevano più frequentarmi, ma non per lo stesso motivo.
Sapevano che forse era colpa mia se era successo quell'incidente, anche se per loro la mia sofferenza non era già abbastanza.
L'unica persona che mi era rimasta accanto, insieme ai miei genitori era Kate, l'ultima fidanzata di Dennis, ma presto anche lei mi lasciò senza apparente motivo, per me, anche se avevo capito che era il più valido, per lei.
Ricominciare a vivere, o almeno sopravvivere.
Sì, sopravvivere, è quello che cerco di fare anche io, e non esiste metodo per cimenticare.
Forse è troppo presto, o forse non lo dimenticherò mai.
I miei mi pagano la retta scolastica, l'affitto della casa che divido con altre 2 ragazze... ma per il resto cerco di cavarmela da sola, anche se ogni tanto mi arriva dalòl'Italia un bel pacco con dentro abiti nuovi e altri beni di prima necessità quotidiana; biscotti, pasta e caffè. E ogni tanto una stecca di sigarette, che a Londra costano il triplo che a Roma.
A Londra però è più facile trovare un lavoro che ti permetta di studiare, adesso lavoro saltuariamente in un pub, cosa che non fa felice i miei, ma a me piace.
Mi distrae e vedo ogni genere di persona.
Non mi fermo un attimo, sono stanca, e so che questo è l'unuico modo per non pensare.
Non dimentico ma almeno mi distraggo, e forse anche perché ho capito che voglio vivere anche per lui.
Sono distrutta quando mi fermo, e penso anche al fatto che per colpa del mese trascorso in ospedale per via delle costole incrinate e delle escoreazioni dovute all'incidente non ho ricordo di come sia successo.
Ho solo il vuoto dell'accaduto, ma di quello che è successo dopo ricordo le sirene, le luci blu delle ambulanze e dei pompieri; io distesa sulla barella e mio fratello coperto da un lenzuolo.
Cerco di scacciare quell'immagine dalla mente, ma so che servono per capire o ricordare com'è andata.
So che c'è qualcosa che non torna, e questo mi fa stare ancora peggio.
Finisco di pulire i tavoli, il bancone e sono quasi le 23; il gestore del pub, Leon, sta dividendo le mance.
Mentre alzo le ultime sedie si apre la porta d'ingresso e un gruppo di ragazzi entra, ma Leon gli fa un cenno per dire che è chiuso e loro, infastiditi e già poco sobri se ne vanno sbattendo la porta.
Esco dal pub, fa talmente freddo che riesco a vedere il mio respiro.
La fermata del bus è a 300 m. dal locale; stranamente è in ritardo... perché a Londra non aspetti mai più di 3 minuti ed io, dopo 10 minuti, ero ancora lì, con il mio eBook in mano, a ripassare la lezione per la quale sarei stata interrogata il giorno dopo.
Non mi accorsi che 3 ragazzi si erano avvicinati per attaccare bottone, cosa strana per i londinesi, ma la cosa non mi dispiace.
Sono tutti insolitamente bellissimi e curati, e le ragazze con cui abito mi ucciderebbero se perdessi l'occasione di conoscere degli uomini così.
Loro sono sempre in cerca d'avventure, e forse ne ho bisogno anche io, dopo 8 mesi di solitaria astinenza.
Volevano scortarmi fino a casa, decantandomi i pericoli che ci sono in giro, ma qualcosa nella mia testa mi disse di prendere il bus... ma non prima di aver visto un quarto amico avvicinarsi, e anche lui, visto di sfuggita non doveva essere male, anche se il suo abbigliamento era molto lontano da quello di Sebastian, Raven e Blake.
Forse non faceva nemmeno parte della loro compagnia, ma si salutarono in modo amichevole.
Quando arrivai a casa trovai Eloise davanti a una tazza fumante, accompagnata da un gigantesco libro di epica.
Le raccontai dei cavalieri che avevo avuto come compagnia, e di quanto fossero belli e mi lasciò andare verso il bagno solo dopo essersi assicurata che avessi i loro numeri di cellulare.
Mi tolsi i vestiti e m'infilai sotto la doccia calda, mi asciugai con cura, indossai il pigiama mettendomi a letto quasi subito.
Sognai Dennis, non fu un incubo, e al risveglio ero quasi felice, come non lo ero da tempo.
Mi preparai la colazione all'italiana anche se Eloise, da due mesi a 'sta parte, non faceva altro che lasciarmi il caldo uova con bacon, che poi era sempre consumato da Donna, l'altra coinquilina.
Donna lavora in un grande magazzino, da quando aveva 16 anni, da quando i suoi si erano separati e riaccompagnati.
E per non fare un torto a nessuno, o forse per farlo ad entrambi trovò un lavoro e andò via di casa.
Donna è molto bella, anche Eloise è carina ma non si cura molto.
A suo dire è che non ha tempo, tra studio e lavoro, di andare per negozi o comprare trucchi.
Una sera che non lavoravamo le ho acconciato i capelli e l'ho truccata; Donna le ha fatto provare uno dei suoi vestiti sexy.
Era stupenda, e ci promise che se un giorno saremmo uscite insieme sarebbe passata di nuovo sotto le nostre mani.
Finalmente quella sera è arrivata!
Dopo la scuola ci saremmo dedicate alle nostre facce ed i nostri capelli.
Preparo lo zaino e scendo per andare a prendere il bus... Ripenso al mio sogno, a Dennis, che mi guardava complice come quando ne combinavamo una delle nostre e alle parole che gli avevo sentito pronunciare: "Vivi Denise. Io continuerò a proteggerti. Non darti colpe che non hai, io sono sempre con te."
Il suono della sua voce era così reale, così dolce... Perché non si possono registrare i sogni? Lo avrei visto ed ascoltato in eterno.
Ma era questo che voleva Dennis? No, non voleva che restassi per sempre attaccata al suo ricordo.
Ma io non ero così sicura che non dovessi darmi delle colpe.
Come sempre sono scesa una fermata prima, per attraversare il parco e guardare gli scoiattoli, che fanno le capriole... E penso che non tornerò subito a casa, dopo scuola.
Bensì avrei fatto una passeggiata lì ed avrei comprato noci da gettare agli scoiattoli.
L'interrogazione andò bene, anche se la lezione fu molto lenta e noiosa, e fuori aveva già cominciato a piovere.
Presi il K-way dallo zaino, lo indossai e uscii da scuola.
Mi diressi al parco, comprai le noci in un chiosco e mi sedetti ad aspettare gli scoiattoli che si riparavano dalla pioggia tra i rami degli alberi.
Ad un certo punto ero stufa di aspettare... Nemmeno l'ombra di uno scoiattolo, cosa strana.
Mentre mi dirigevo verso l'uscita qualcosa attirò la mia attenzione: Una coda scodinzolante di un cane veniva fuori da un cespuglio.
Era divertente, sembrava un cespuglio con la coda!
Sorrisi. Ma quando il cane fuggì a zampe levate mi avvicinai al cespuglio e notai che sulle foglie c'erano delle macchie che sembravano di sangue.
Pensai che avrei dovuto dare un'occhiata, e lo feci.
Mi chinai sulle ginocchia, aprii il cespuglio spostando i rami con una mano sola, e tenendo ben lontano la faccia nel ricordo di quando con Dennis scoprimmo un alveare e lui ci mise un occhio vicino per vedere cosa facevano le api.
Lo scoprì presto, portandosi il gonfiore per 10 giorni in ogni parte del corpo.
E da allora stavamo attenti alle cose che potevano nascondere qualche insidia; e quel cespuglio sembrava proprio una di quelle.
La cosa diventò meno divertente quando scoprii che nel cespuglio, ammucchiati uno sopra l'altro, in modo orribile c'erano i cadaveri di una ventina di scoiattoli.
Atterrita indietreggiai da quello spettacolo agghiacciante, con un conato di vomito che saliva su dallo stomaco.
Presi il coraggio, ma soprattutto lo stomaco a due mani e mi rinchiani verso il cespuglio per accertarmi che quello che avevo visto fosse reale. Infatti lo era.
Povere bestiole, che razza di animale può averle ridotte così? Erano smembrate, con la testa rigirata in modo innaturale, come fossero stati strizzati.
Dopo un po' tornò il cane, che aveva il muso sporco di sangue, col padrone a seguito, praticamente quasi trascinato a forza dalla bestia.
E gli dissi: "Bel padrone che ha questo cane! Ma da chi lo ha fatto addestrare, Hannibal Lecter?" Si vergogni, o almeno chiami il guardiano e si scusi."
Il padrone del cane mi guardò visibilmente adirato ed esplose: "Senti, tu, sputa sentenze! Il mio cane non farebbe mai del male a nessuno, e se fossi sicuro che avesse compiuto lui questo scempio l'avrei fatto sopprimere, parola. Anche se amo il mio cane. L'ho cresciuto come fosse un peluche, quasi nemmeno abbiaia." Infatti dopo un po' passò di lì un gatto randagio che mi dette la conferma di quello che aveva detto il padrone. La bestiola si mise la coda tra le zampe e si nascose dietro le gambe del padrone.
"Ha visto? Cosa le dicevo? Comunque ho il cellulare del guardiano." il quale chiamò.
Dopo meno di 5 minuti arrivò Paul, il guardiano, con una busta nera e dei guanti dicendo "Caspita, devo fare qualcosa per catturare questo animale che sta decimando gli scoiattoli. Farò un turno stanotte, e appena lo acciuffo lo impallino."
Chiesi scusa al proprietario, salutai e mi diressi verso casa.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Mentre tornavo a casa mi fermai in un beauty shop, per fare un regalo ad Eloise che non ha mai tempo di comprare trucchi, poi entrai in un bar e comprai delle mini-ciambelle colorate e caloriche. Erano gia le 18:30, ed era buio... E mentre apro il portone di casa un fischio mi fa girare. "Ah, ma allora sei tu! Pensavo di averti confusa... Ti ricordi di me, vero? Ci siamo visti al locale, lì dove lavori. No, sicuro non ti ricordi, vedrai tante di quelle persone tutte le sere! Ma stasera non lavori? Peccato, volevo andare là per vederti. Comunque piacere, io sono Benedict. E tu, come ti chiami?" Ero spaesata, tutte quelle domande fatte insieme da un volto familiare e mani gesticolanti ancora da collocare dove lo avevo visto... "Aspetta,- picchai la mano sulla fronte -Ah sì! Adesso ho capito, due pinte di rossa con dentro le olive, anche io la bevo cosi! E anche... Niente, lascia perdere. Comunque sono Nina e stasera non lavoro. Vado, sono in libera uscita con le amiche." Benedict sconsolato disse: "Volevo invitarti ad uscire... Ma forse hai già qualcuno. Arrivo sempre secondo, ci vediamo." Lo fermai dicendogli: "No, non esco con nessuno, e se magari vuoi unirti a noi ti lascio il mio numero!" Benedict rosso in viso esclamò: "Fantastico! Verso le 21:30 ti chiamo? Oppure è presto? Ok, alle 22, sei proprio carina. Beh, ora vado..." e allontanandosi mi mandò un bacio, soffiandosi sulle dita. Entrai in casa, addentai una stucchevole ciambella e mi versai del thé caldo preparato da Eloise, che si stava asciugando i capelli dopo la doccia. "Hey Elo, ho incontrato un tipo... Cioè, un cliente del pub. Voleva invitarmi ad uscire con lui stasera. Gli ho lasciato il mio numero, e forse mi chiama dopo per raggiungerci, lo so che era una serata tra ragazze ma era così impacciato, intimidito, gesticolante... Ed è anche carino! Sai? Beh, anche lui ha detto che mi trova carina. Ha uno strano accento, sembra scozzese. Vi dispiace?" Eloise spense il phon e disse eccitata: "Ma ti pare! I ragazzi carini sono sempre ben accetti. E poi sembra che Donna stasera abbia intenzioni serie. Vuole rimorchiare qualcuno, ha detto che le fa male stare troppo in astinenza, ne sarà contenta anche lei, vedrai! Caspita, ti dai da fare, romana... Ieri 3, oggi un altro, stai facendo faville, straniera." -rise- "Su dai, aiuitami con la piastra, sennò faccio un pasticcio. Ho comprato le lenti a contatto, che ne dici, come sto senza occhiali?" Avevo notato qualcosa ed esclamai "Wow, ecco cos'era... Le lenti! Ma lo sai che hai gli occhi grandissimi? Dovresti farci l'abitudine, almeno per uscire. Sei bella, e come direbbe mia madre 'una bellezza da quadro antico', quasi come Kate. Se ti avesse conosciuto Dennis gli saresti piaciuta molto." Eloise sorrise dicendomi "E presentamelo allora! Chi è Dennis? E' carino?" Mi rattristai e presi la foto che avevo nella borsa, pensando che non avevo mai parlato di lui alle mie coinquiline. "Ecco, lui è Dennis, mio fratello... Per la precisone mio gemello. Lui era bellissimo, almeno per me." Eloise prese la foto e sgranò gli occhi: "Cazzo, che figo! Ma perchè 'era'?" E portandosi una mano davanti alla bocca, "Oddio, scusami! Che stupida. E'... morto?" Disse infine con un soffio di voce. Mi asciugai gli occhi e risposi: "Sì, Elo. E' morto 8 mesi fa. Abbiamo avuto un incidente e purtoppo il mio doppione è morto. Non potevi saperlo, non ne parlo quasi mai, mi fa troppo male. Avrei dovuto morire io, non lui." Eloise mi prese per il mento e disse: "Non dire così, lui non vorrebbe vederti così. Ti somigliava un casino... A me tempo fa è morta mia madre. E' dura, lo so. Ma presto ti conforterai, vedrai. Non si dimenticano, restano dentro al cuore per sempre." sorridemmo, e ci abbracciammo come due vecchie amiche. In quel momento entrò Donna e vedendoci abbracciate esclamò: "Vi serve un uomo al più presto, care mie! O avete intenzione di mettervi a pomiciare adesso?" Eloise la uccise con lo sguardo e disse: "Sei un'insensibile stronza. Stavamo parlando di... Falle vedere la foto. Bellissimo, vero? Era il fratello gemello di Nina, è morto pochi mesi fa. Ecco perché ci abbracciavamo. E poi sai che c'è? Dov'è il problema? Vieni qua, abbracciamoci in tre. -guardò Donna, indicandomi- Questa ragazzetta conosce uomini a tutto spiano. E' una vera calamita, questa sera sfavilleremo." Donna mi guardò e disse dispiaciuta "Scusa, non lo sapevo. Comunque, veramente bello il tuo gemello. E tornando a stasera... Io di sicuro farò faville, comunque. Ho comprato dei pantaloni aderenti in pelle che mettono in risalto il mio B-side, e un top che sembra un reggiseno, ma metterò un giaccone sopra. Voi cosa indosserete? Volete approfittare del mio guardaroba? Tanto a taglia ci siamo, ho tante di quelle cose mai messe che se vi piacciono ve le regalo volentieri." Eloise accettò dicendo "Cazzo, non posso mica uscire in tuta. Ma col fatto che non esco mai ho dimenticato che ho solo tute e jeans nell'armadio. Accetto l'invito! E scusami per prima, Donna... Non sei né stronza, né insensibile." Donna sorrise, "Non c'è problema. Il mio falso cinismo nasconde la mia vera identità, ma non ditelo in giro, rovinereste la mia reputazione. Adesso finisci di passarti la piastra, che poi ti trucchiamo. Stai bene senza occhiali, semplicemente bella." Aprii la borsa e passai a Eloise i trucchi che le avevo regalato, "A proposito. Questi sono per te, un regalino." Eloise estasiata disse "Dei trucchi tutti per me! Grazie Denise, oggi è la mia giornata fortunata." Dopo un'ora eravamo pronte, sembravamo vestite uguali: pantaloni scuri aderenti e top colorati. Invece del giaccone misi il chiodo di Dennis, che era ancora impregnato del suo profumo. Appena scese dal taxi ci fermammo ad Oxford Street, dove c'era una miriade di persone, e tanti negozi ancora aperti. Cenammo in un messicano, e poi ci dirigemmo verso il Three Pub, dove Donna era abitué. Salutò il proprietario e gli disse che eravamo pronte per un paio di bum bum, lui ci versò della tequila e della tonica in 3 bicchieri davanti a noi, "Al mio 3, bum bum e giù tutto d'un fiato!" disse Donna, piena di voglia di sbornia. E alla quarta tequila eravamo già a metà percorso della sbronza. Presi il cellulare che squillava, era Ben. "Pronto, ciao! Ah, bene... Sì, raggiungici. Siamo al Three Pub. Sì bravo, quello a Piccadilly. Ok, ok, ti aspettiamo." Riagganciai e Paul ci aveva messo davanti altre 3 tequilas. Mentre bevevamo entrò un gruppo di 4 ragazzi, li riconobbi subito da come erano vestiti. Diedi una gomitata a Eloise e dissi "Eloise, sono quelli di ieri sera. Guarda che roba!" Eloise e Donna sgranarono gli occhi e sgranarono ad unisono "Cazzo, chiama subito quel ben di Dio e presentaceli. Che aspetti?" Annuii e chiamai "Sebastian?" lui si girò, aggrottò la fronte e disse "Sana e salva! Bene, ci si rivede. Ci presenti le tue amiche?" baciò la mano ad Eloise, come un antico gentiluomo, e fissandole entrambe negli occhi, riusci ad intimidire anche Donna, che non riusciva a spiccicargli gli occchi di dosso. Beh, in verità era molto difficile non guardarli. Sebastian ed i suoi amici erano a dir poco magneticamente attraenti e i loro sguardi erano quasi inquietanti. Ci presentarono anche il quarto ragazzo, quello che avevo intravisto la sera che li avevo conosciuti. Lui non era bello quanto loro, e neanche ben vestito come loro, ed era anche poco loquace. Si chiamava Damian, non era inglese... Ma da quel poco che parlava si capiva che conosceva bene la lingua. Dopo qualche minuto arrivò Benedict, si unì alla compagnia. Paul ci pulì un tavolo e portò tequila, sale e limone, tonica e quella bottiglia dal nome strano che aveva chiesto Sebastian. Era Champagne, di quello costoso. E Paul ne aveva una scorta per le grandi occasioni. Damian non beveva nulla, ed evitava di guardarmi. La cosa m'infastidiva molto. Rispondeva a tutti guardandoli negli occhi, tranne quando gli parlavo io. Ben aveva adocchiato Eloise e mi disse all'orecchio: "Ti dispiace se chiedo ad Eloise di uscire qualche volta? E' veramente simpatica, bella. Sì, è veramente bella. Pensi che accetterà?" Lo guardai scompigliandogli i capelli con una mano e risposi: "Ma ti pare! Ne sarei felice... E ne ha tanto bisogno di sentirsi dire che è bella." Ben mi guardò con occhi brillanti e disse: "Okay, adesso le chiedo di venire fuori e le parlo un attimo... Io vado a fumarmi una sigaretta, chi..?" non finì nemmeno di dire la frase che Eloise si alzò di scatto e uscì con lui. Dopo un po' anche Donna si alzò per andare al bagno e la seguì Sebastian. Anche Blake e Raven si alzarono e andarono al bancone ad ordinare da bere. Restai al tavolo con Damian, che era in evidente imbarazzo, e per rompere il ghiaccio che si era creato gli chiesi: "Da dove vieni?" Lui glaciale rispose: "Da ovunque. Principalmente dalla romania. Ma ho vissuto gli ultimi due anni della... Vabbè, a Roma, e poi ho girato tutto il mondo." Secco continuò a guardare gli altri e io scoppiai stizzita: "Perché non bevi, almeno ti sciogli un po'? Ma ti sto antipatica, senza conoscermi? Senza motivo? Okay, sarò anche alticcia ma vedo che non ti piace colloquiare con me, e non mi guardi in faccia quando mi rispondi." Lui strinse gli occhi e la bocca in modo odioso, "Io non colloquio con nessuno. E "senza motivo", lo dici tu. Posso scegliere con chi parlare, sono libero di farlo. E tu non mi vai a genio." Mentre cercavo di rispondere tornarono Donna e Sebastian dal bagno e ci trovarono in piena discussione. "Hey, ma chi ti credi di essere? Non ti vado a genio? Figurati tu, mi stai sul... Che idiota." Mi girai verso Sebastian che aveva il rossetto di Donna sbavato sulle labbra, "Dovreste educare il vostro amico per essere alla vostra altezza." Sebastian mi rispose languido e calmo, "E' nuovo ancora... Troppo giovane per domarlo. E' come un cavallo pazzo, e se non gli vai a genio c'è poco da fare. Strano però, di solito è più gentile. Non l'ho mai visto in questo stato." Gli tirò le chiavi dell'automobile, e gli disse di andare a prendere la macchina prima che avesse chiuso il garage, "Almeno ti schiarisci le idee." poi si girò verso di noi e disse "Vorrei portarvi in un posto carino, vi va?" e mentre diceva questo rientravano anche Eloise e Benedict. Lui la cingeva in vita, ma lei ancora aveva il rossetto apposto. "Lunga questa sigaretta, eh!" dissi ironicamente arrabbiata. Benedict ci disse: "Se potete scusarmi... Io domani lavoro, e andrei a casa. Eloise torna con me, cioè, l'accompagno io a casa. E' troppo ubriaca. Ciao, è stato un piacere uscire con voi. Spero di rivedervi ancora, a presto!" Eloise si avvicinò al mio orecchio e disse: "Vuole farmi un ritratto, dice che sono bella. Non so se è l'alcol, ma lo trovo proprio figo. Ciao romana, ci si vede domani, o stanotte... o quando torni, dipende da come va. Ciao ragazzi, ciao a tutti! Fate i bravi." Ben mi diede un bacio sulla guancia e sparirono insieme. Sebastian pagò il conto anche per noi dicendo "Non vorrei mettervi a disagio, ma è buona regola offrire per me." Donna rispose anche per me, "Oh no, no. Non ci imbarazziamo. E se avessimo voluto offrirvi da bere noi sarebbe andato via tutto il mio stipendio... Paga tu, paga tu." Donna si avvicinò per dirmi una cosa all'orecchio, "Mi ha baciato. Come nessuno aveva fatto fino ad oggi, e ti assicuro che ne ho baciati tanti. Ma mai come lui. E' un mostro, avrà tre paia di mani, wow che storia. E dev'essere un mostro anche nelle parti, mh... Ma che maiala che sono, forse ho bevuto troppo. Ho bisogno d'aria." L'accompagnai fuori, dov'era arrivato Damian con un'automobile pazzesca, rossa fuoco. I sedili erano di pelle beige. Elegantissima, quasi quanto loro.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Quando Sebastian, Raven e Blake uscirono dal pub ci aprirono lo sportello e ci fecero salire in macchina, proprio come mi aspettavo, da veri gentiluomini. Erano perfetti, ricchi, intelligenti, bellissimi e galanti. Ci portarono in un parco non lontano da lì, che era aperto anche di notte. Era bellissimo. Poggiammo i plaid sull'erba per sederci, Damian si allontanò dal gruppo e rivolgendomi a Raven e Blake chiesi: "Scusate, ma è sempre così asociale quel tipo?" "Ah, sì. E' sempre così, ma stasera ha dato il peggio di sé -rispose Blake- ma cerca di capire, ha perso la sua famiglia durante un alluvione in Romania e poi ha avuto un incidente in Italia dove è morta la sua ragazza, che aspettava un bambino. Ed è morto, cioè... Insomma, si sente morto anche lui. Ecco perché è così. Nulla di personale, penso. A meno che... Hey Raven, sai altro su Damian?" "Niente di più di quello che sai tu, -rispose Raven- forse Sebastian, è lui che lo ha conosciuto prima di noi." Ero dispiaciuta, ma pensai che anche io avevo perso la persona che amavo di più al mondo, e non mi comportavo così. "Comunque sia... Io che c'entro? Va bene, lasciamo stare. Facciamoci un giro in questo fantastico parco; sicuramente non avrò più occasione di vederlo di notte." "Ottima idea, -disse Raven- tanto se ci allontaniamo, quei due nemmeno se ne accorgono." indicando Sebastian e Donna, che si stavano contorcendo in mezzo all'erba. Girammo per un po' il parco, fermandoci al centro, dove c'era una fontana zampillante, e solo un lampione ad illuminarla. Il resto del parco era tutto buio o in penombra, "Fantastico questo parco! Chissà se ci sono gli scoiattoli, mi piacerebbe tanto vederli. Certo che qui di notte da sola non ci verrei mai." Pensai a quello che avevo visto il pomeriggio al parco vicino scuola e lo raccontai ai ragazzi. Loro quasi in coro dissero "Nella notte qui girano tante volpi. Ecco perché non ci sono scoiattoli, ne ho vista una poco fa." Perplessa risposi: "Di sicuro quelli che ho visto oggi pomeriggio non sono stati uccisi da una volpe. Se fossero stati una volpe o qualsiasi altro animale non sarebbero rimasti resti, loro erano sviscerati. Va bene, parliamo d'altro. Cosa fate nella vita? Cioè, lavorate?" Ed un'altra volta, in coro, Raven e Blake risposero: "Ah sì, lavoriamo per Seb. Tutti e tre, compreso il novizio... Cioè, Damian. Siamo degli scopritori di talenti; li cerchiamo e... A proposito, si è fatto tardi e dobbiamo andare, Raven ed io domani partiamo per la Francia, per fare delle ricerche." ecco perché tanti soldi. "E che genere di talenti?" ma proprio mentre cercavano di rispondere si avvicinò Damian, "Hey, tra un po' dobbiamo rientrare. E' tardi, dobbiamo rientrare e dobbiamo attraversare la città per accompagnare lei e la SUA amica." disse indicandomi con la testa e si incamminò a passo deciso verso Sebastian e Donna. Provai a stargli dietro, per parlargli... Insomma, mi stava un po' antipatico, ma volevo conoscerlo e fargli cambiare idea. "Damian, ascolta. Volevo scusarmi per prima, sono stata un po' sgarbata. No, non è affatto vero! Tu lo sei stato, ed io mi sono difesa. E potresti anche degnarti di scusare." Si fermò e si girò di scatto; e scoprì gli occhi dai capelli arruffati. Caspita, aveva gli occhi color mercurio, e le pupille piccole. Non era perfetto nei lineamenti, ma aveva lo stesso magnetismo dei suoi amici. Si avvicinò al mio viso fissandomi negli occhi, ero stordita. E disse: "Va bene così? Ti sto guardando. Vuoi che ti chieda scusa? Non ne ho voglia. Credi che solo per il fatto che tu sia bella e quei due ti sbavino addosso... Hai capito male, io non sono come loro, non lo sarò mai. E stai attenta, anzi, ti consiglio di... Ah, ma sai che me ne importa? Lasciami stare. E adesso che fai? Hey, ascolta, mi dispiace. Non volevo farti piangere, scusa. Cazzo, vuoi farmi passare dalla parte del torto?" Era rabbia la mia, rabbia che usciva dagli occhi, e mentre asciugavo le lacrime gli dissi "Non sto piangendo, anch'io ho sofferto, ma non tratto male chiunque mi capiti a tiro. E non conto solo per la bellezza, sono anche colta, intelligente e anche ben educata! E tu? Sei solo tempo perso." Notai che il suo viso aveva cambiato espressione, e rispose "Odio vedere piangere qualcuno. Okay è vero, sono tempo perso, oppure perso da tempo. Farò in modo di non uscire più con loro quando ci sarai tu, così non ti sentirai più trascurata. Sembrava ironico, ma non lo era. Anzi, aveva cambiato il tono della voce, adesso era più bassa e profonda. Raven e Blake si guardarono tutta la scena, quasi divertiti. Ma quando videro le lacrime intervennero. "Hey, lo sai che con le donne ci vuole tatto? Sennò diventano ciniche e insensibili. E il cinismo indurisce. Falla finita e scusati. Lui si scusò e si girò, riprendendo a camminare. Avevo sentito uno strano odore venire dalla sua bocca, un misto tra ferro e menta; ma mi sfuggiva cosa mi ricordasse. Arrivammo da Sebastian e Donna, che dall'aspetto spettinato e sbavato di entrambi sembrava avessero consumato il più focoso degli amplessi. "Hey, è tardi -disse Damian- si sta facendo giorno. Ci sbrighiamo a rientrare o volete prendere il sole?" Rientrammo all'automobile mentre Damian si diresse da solo verso casa nostra, senza sapere l'indirizzo. E in meno di dieci minuti eravamo arrivati. Scesero dalla macchina per salutarci, Sebastian diede un bacio che stordì donna, poi risalì in auto insieme agli altri, dalla quale Damian fece solo un cenno con la mano. Entrammo in casa e trovammo Eloise addormentata sul divano, facendo attenzione a non fare rumore ci salutammo e ci dirigemmo nelle nostre camere. Pensai che se non fosse stato per Damian la serata sarebbe stata perfetta. E non riuscivo a capire cosa mi attraesse di lui. La tequila, ecco cos'è che rende le persone più interessanti. Basta così, se lo rivedrò non me lo filerò di striscio. Mi misi a dormire.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Storsi il naso e dissi "No grazie, Ben. Devo fare colazione con caffè e latte anche a qualsiasi ora del giorno, anche se fosse sera. Ho un mal di testa terribile... Ma Donna si è già alzata?" "Sì, è sotto la doccia da mezz'ora. Aveva una faccia... Deve aver fatto scintille ieri sera." rispose Eloise. Mi diressi in cucina a preparare del caffè, poco dopo entrò donna in accappatoio e asciugamano in testa e riusciva ad essere sexy anche quel modo. "Buongiorno romana, e grazie per la serata. Sono sconvolta, però vedo che anche di là si fa seria la cosa" disse indicando il salotto, dove si trovavano Ben ed Eloise. "Chi l'avrebbe mai detto, sai che Seb ha una catena di alberghi in tutto il mondo? Vale a dire soldi a palate. Ed è anche il più bel dio del sesso che abbia mai conosciuto, ma non è che per caso piaceva a te?" La guardai e risposi "E' tutto apposto, è bellissimo... Ma non è il mio tipo." Donna mi guardò incredula e mi chiese: "E quale degli altri tre?" Risposi secca: "Non è che deve piacermi per forza qualcuno, e nel caso volessi domandarmelo: Nemmeno Ben." Lei si rilassò e disse: "Menomale! Anche perché Raven e Blake sono già impegnati. Lo sapevi? L'altro ti sta antipatico... Va bè, caffè all'italiana anche per me, così mi riprendo. Devo fare delle compere, vieni con me?" Dispiaciuta le dissi di no, "Sono di turno al pub stasera, e se non arrivo in tempo Leon... Mi striglierà a dovere." Donna uscì con Eloise che aveva bisogno di una guida agli acquisti, Ben se ne andò al lavoro. Mentre finivo di prepararmi suonarono alla porta: Era il fattorino del negozio di fiori, doveva consegnare un bouquet. "Wow, questi saranno di Donna per la performance di ieri sera. Sebastian è proprio un gentiluomo. Il fattorino mi sorprese facendo il mio nome, perplessa dissi "Sono io", mi lasciò i fiori e se ne andò senza prendere la mancia. Cavolo, erano per me. E da parte di chi? Aprii il biglietto e non potevo credere a ciò che c'era scritto; -Accetta le mie scuse. Damian- Cazzo, il cafone, prima mi tratta di merda e poi mi manda i fiori. Li misi in un vaso e mi sbrigai ad uscire, che ero già in ritardo per il lavoro. Leon aveva aperto da poco quando arrivai. La serata volò, Leon mi pagò e mi disse di stare attenta in giro con tutti quei soldi. Li misi nella tasca dei jeans e mi avviai verso la fermata. Accanto al locale c'era una macchina parcheggiata identica a quella di Sebastian. Di sicuro abiterà da queste parti, e se è uscito con donna a quest'ora saranno già in alta quota. Provai a chiamarli col cellulare, ma erano spenti entrambi. Quella sera la nebbia era fitta, e avevo paura che il bus non mi vedesse, così cercai di farmi notare accendendo la torcia lampeggiante del cellulare, ma attirai qualcos'altro, anzi, qualcun altro. Un gruppo di sbandati mi si avvicinò e iniziarono a girarmi intorno. Composi il numero di Sebastian facendo finta di parlare con qualcuno mi strattonarono e mi scipparono la borsa, facendomi cadere a terra. Volevo alzarmi e rincorrerli, ma avevo sbattuto il ginocchio e non riuscivo a muovermi. Dopo pochi minuti sentii dei passi da dove si era volatilizzata quella banda di balordi e pensai 'Oh mio dio, come faccio? Non posso nemmeno correre' quasi piangevo, ma presi il coraggio a due mani e preparai a difendermi. "Che cazzo volete ancora? Non ho un centesimo". Ma mi sbagliavo, non erano loro, era Damian. "Hey, tutto apposto? Ecco la tua borsa, guarda se manca qualcosa." sbalordita aprii la borsa e c'era tutto. "Grazie... Ma come hai fatto? Non ti ho visto nemmeno passare." Mi guardò e rispose: "Non hai visto la macchina? Ero qui da queste parti e ho visto quei balordi che scappavano con una borsa. Li ho maltrattati un po' e me l'hanno restituita. Tutto qui. Ti sei fatta male? Hai bisogno di cure mediche?" "No grazie. Ah, ecco il bus." "Ma quale bus -disse Damian- ti porto io a casa, almeno Sebastian non mi striglierà se arrivi a casa sana e salva." Accettai e mentre viaggiavamo verso casa gli dissi: "Scusa, non è per niente, ma a cosa è dovuto questo cambiamento? Stamattina i fiori, adesso mi porti a casa... Tu fai il bello e il cattivo tempo, ed io faccio fatica a starti dietro, se non è per Sebastian che fai questo." Lui sbigottito disse "Lo ha fatto ancora? Non posso crederci. Ma perché deve trovarmi per forza una donna? Posso trovarmela anche da solo, magari una che mi piace. Oh scusa, pensavo ad alta voce... Magari nemmeno io sono il tuo tipo, non sono così cafone di solito, ma non voglio seguire le regole della famiglia. Sono un solitario io, e non ho mandato i fiori. Anche se guardandoti così arruffata e sciatta, te li manderei quasi per pietà." Accesi la luce e aprii lo specchietto di cortesia, ero un disastro completo. E dissi: "Senti 'coso. Pensi di essere il meglio sulla piazza? Ho lavorato io, sono sudata e mi si è sciupato il trucco, ma non faccio certo pietà." Lui sorrise e disse "Ascoltami Denise. Tu sei diversa dalle persone che frequentano loro, nulla di personale, non voglio attaccarmi a nessuno. So di piacerti ma presto potresti cambiare idea; siamo tanto diversi io e te. Io non vado bene" Non lo lasciai finire, "Hey, frena! Che ne sai tu di quello che piace a me? Presuntuoso del cazzo, ferma la macchina, chiamerò un taxi." Lui non si fermò nonostante la mia insistenza. Arrivammo sotto casa e mentre mi accompagnavo alla porta inveivo contro di lui. "Stronzo, presuntuoso cafone, montato, cinico e chi più ne ha più ne metta. Spero di avere la fortuna di non vederti più." Lui si fece una risata e nonostante fossi arrabbiata non potevo dire che non fosse bello mentre rideva. "Buonanotte, e lavati i denti; quelle parole ti hanno sporcato la bocca. E ricorda, ti ho portato a casa solo per Sebastian." Ero furiosa, come non lo ero mai stata in tutta la mia vita e dissi "Ascoltami bell'imbusto, sarò anche sboccata, ma solo con chi lo merita. E tu meriti questo ed altro." Lui se la rideva alla grande e sembrava veramente divertito. E ancora di più quando vide il vaso con i fiori; "Cavolo, fiori di campo... Anche Seb ha capito che sei una provinciale. Ma guarda che stronzo, i nontiscordardimé. Questa volta ha proprio esagerato, chi manderebbe fiori di campo a una che vuole corteggiare. Va bè, buonanotte. Vado a dormire, e anche tu ne avresti bisogno, hai le occhiaie che si stanno salutando con i seni. Non va bene per niente, non sei un bel vedere. Il rossore della rabbia non ti dona. Allungò una mano per salutarmi, ma io me ne stavo con le braccia conserte e la faccia girata da un lato. "Addio Damian, era meglio quando non parlavi." Feci per chiudere la porta, ma lui la fermò con un piede. "Caspita, meno male che eri educata! Ah, vero... Solo con chi lo merita. Beh, io stasera l'ho meritato. Preferivi fossero tornati indietro quei ladruncoli? Erano in 5, sai? Potevano darmele di santa ragione, e invece sono stato coraggioso, un cavalier servente. E tu, donzella indifesa, mi tratti così? Non mi offri niente, non mi inviti ad entrare... Scherzo, non ho nessuna voglia di entrare o di colloquiare con te. Lo interruppi subito, "Ascolta, hai ragione. Meriti altro, scusami se non ti ho mandato subito a farti fottere. Adesso puoi andare." E lui con faccia ironica disse "A farmi fottere?" indietreggiò e io chiusi la porta. Avevo bisogno di un bagno caldo e di dormire.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Mi svegliai la domenica mattina, con il cellulare che squillava. Erano i miei. Con voce roca risposi: "Buongiorno mamma. Sì, sì sto reagendo. Sì, tanti. No, no sono solo amici. Davvero? Quando? Certo che sì, c'è una camera in più. Uffa Mà... Tra lavoro e studio non ho tempo per i ragazzi, papà come sta? A scuola va tutto bene, ho la media del 9, tranne per la grammatica... Ok mamma, manda un bacio a papà, e a presto!" Mi alzai dolorante ripensando a quel cafone di Damian, mi diressi in cucina, dove trovai Donna che preparava del caffè italiano. "Buongiorno, volevo portartene una tazza a letto! Così ti raccontavo di ieri sera... Ma quei fiori? Non sei indifferente al cafone, e se li hai tenuti non è indifferente nemmeno per te." Presi il caffè e risposi: "I fiori non sono i suoi, sono uno scherzo del tuo uomo, quando lo becco lo faccio blu. Ieri sera mi sonno successe troppe cose" e raccontai a Donna sia dello scippo, che di Damian. Donna rispose: "Non ci credo, ti ha detto così? Giuro, non sapevo nulla dello scherzo dei fiori... Mi sento così strana, lo so che sono solo due giorni, ho paura. Forse è solo infatuazione, mi sento così presa. Eppure di solito non sono così, ho quasi paura che finisca. Va bè, vado a lavoro, oggi tocca a me. Perché non passi alla boutique con Elo e Ben dopo? A proposito di Ben, hai visto lo schizzo su tela che le ha fatto? E' impressionante: ha quasi riprodotto Eloise come se fosse una foto." Dissi a Donna che dopo sarei andata a guardarlo, e che il mese prossimo sarebbero venuti i miei e se potevamo ospitarli per un fine settimana. "Ma ti pare, senza problemi -rispose Donna- e sicuramente anche Eloise sarà d'accordo, va bè ciao, vado!" Passai il pomeriggio con Ben ed Eloise e a guardarli sembrava stessero in piena sintonia. Comprai una borsa nuova e una tuta. Dopo un po' lasciai Ben e Eloise al centro commerciale, avviandomi verso casa. Mi preparai una caraffa di thé, mi stesi sul divano coperta dal plaid e accesi la TV per guardare qualche notizia. Quello che mi colpì di più furono i volti dei ragazzi che mi avevano scippato, erano proprio mal ridotti. Uno di loro diceva: "Ci ha aggredito senza che noi avessimo fatto nulla, ci ha presi a calci e pugni, nonostante fossimo in 5." Un altro ragazzo con il volto tumefatto e un braccio ingessato disse: "Ci ha picchiati uno per uno, doveva essere indemoniato." Spensi la TV pensando che si fossero picchiati da soli, Damian non avrebbe avuto il tempo materiale di conciarli in quel modo Mi misi scarpe e giubbotto e mi diressi verso KFC, presi del pollo fritto con patatine e lo mangiai strada facendo. Passò così una settimana, con donna sempre più sfinita da Sebastian e Ben ed Eloise sempre più appiccicati. Damian aveva mantenuto la promessa, non si era fatto più vivo. Raven e Blake erano ancora a Parigi, e Leon iniziò ad accompagnarmi a casa tutte le sere; si sentiva in colpa per ciò che era successo. Passarono 3 settimane, e quella sera uscimmo tutti insieme, e conobbi anche Ana e Rose, le compagne di Raven e Blake. Iniziavo a sentirmi in colpa per Damian, che non usciva con i suoi amici per non infastidirmi. E francamente iniziavo a sentirmi di troppo, visto che ero l'unica a non essere in coppia, e me ne tornai a casa prima del previsto. Il taxi partì bruscamente dopo avermi lasciato sotto casa. Mi girai di scatto per lo spavento, aprii il portone e mentre lo chiudevo mi accorsi che c'era qualcuno che mi guardava dal marciapiede di fronte, poco prima non c'era nessuno. Lo riconobbi subito, era Damian... "Hey ciao" e un po' imbarazzata gli dissi "Se vuoi seppellire l'ascia di guerra è la serata giusta, sono di ottimo umore. Dai, su, i nostri amici stanno insieme, è ridicolo che finiamo sempre per litigare, comportiamoci da adulti... Ma scusa, che ci fai da queste parti? Stavi facendo semplicemente un giro o ti ha mandato Sebastian a controllare che fossi sana e salva?" Lui attraversò la strada senza rispondere, aveva una faccia strana. "Hey, ma che ti è successo? Rispondi però. Vuoi entrare? Ecco, ci risiamo, mi stai dando sui nervi." feci per entrare ma lui bloccò la porta. "Mi hai invitato ad entrare o mi sbaglio?" il suo sguardo era profondo, quasi volesse penetrarmi, io abbassai il mio, mi sentivo strana e intimorita. "No, no... Entra pure. Ti preparo qualcosa di caldo, ti sarai congelato fuori. So fare un buon caffè e anche del thé, accomodati dai." Lui entrò e si sedette incrociando le gambe, sul divano. "Che musica ascolti? Hai fame? Vuoi qualcosa?" Lui continuava a guardarsi intorno quasi incuriosito e senza rispondere. "Va bè, pensaci su. Vado a cambiarmi, ci metto un attimo." Appoggiò il braccio sulla testiera del divano, "Non bevo, ho mangiato a sufficienza per oggi, il thé non mi piace, grazie, e per il caffè è tardi, poi non dormo. Magari un po' di musica, e non mi va che ti cambi, quel vestitino mi fa venire in mente che se lo avessi indossato la sera che ci siamo conosciuti sarei stato molto più gentile con te. Scherzo, dai non prendertela. Comunque complimenti, hai delle bellissime gambe." La sua voce sembrava carica d'ironia e mi stava salendo di nuovo la rabbia. Andai in camera a cambiarmi. Quando tornai da lui aveva già scelto la musica e mi fece cenno di sedermi accanto a lui. "Hey, ma non senti che freddo? Perché hai aperto la finestra? Si gela." Lui rispose: "Ho fumato una sigaretta, non volevo rimanesse la puzza. Hey, carino questo pigiama antistupro, non è sexy... Ma tenero, come non sei tu. Hai indossato del profumo?" Stava un'altra volta dando sui nervi, "Ascoltami Damian, non voglio privarmi della compagnia delle mie amiche, e nemmeno privarti di uscire con i tuoi quando ci sono io, quindi possiamo cominciare ad andare d'accordo, o fare finta di niente." Lui sorrise e annuì, e io risposi con un sorriso, "Comunque non ho messo del profumo... Dev'essere il pigiama: l'antisesso di papà. Mamma l'avrebbe scelto diverso, anche nel colore. Puoi offrirmi una sigaretta? Non mi va di salire in camera a prenderle. Cavolo, abbiamo qualcosa in comune! Ti piace questa musica, io l'adoro." Lui prese il telecomando e spense lo stereo. "Ma tu parli sempre così tanto? Ma guardati, sembri una bambina. Cappuccetto rosso. Tuo padre ha azzeccato anche il colore." Faticavo a stare zitta, e infine sbottai "Io parlo molto, ma tu parli troppo. E non vuol dire che sei loquace, ma che parli a sproposito. Ma fai sempre così oppure qualche volta sai essere gentile per più di dieci minuti?" Lui si alzò, incrociò le braccia e si avvicinò con un sorriso ironico: "Sai che c'è, hai ragione, tu mi hai invitato ad entrare ma non sei stato ancora tanto gentile con me, anzi... Mi hai fatto venire in mente il motivo per cui sono qui questa sera." Si avvicinò ancora, abbassò la testa e mi poggiò le labbra sul collo, e anche se la cosa non m'infastidiva lo scansai dicendo "Scusa, ma che vuoi? E che fai? E' per questo che sei qui? Per cosa? Ti sei fatto un'idea sbagliata di me, non sono quel tipo di ragazza che se la tratti di merda ti casca ai piedi. Vattene, che è meglio." Lui si avvicinò e mi tirò a sé, "Che hai capito? Non sono mica io a volerlo, sei tu. E' Sebastian che vuole impormi di trovare una compagna, dice che tu saresti l'ideale per me, visto che anche tu hai perso qualcuno per sempre, visto che anche tu stai soffrendo, e che ti senti in colpa per la sua morte, sono qui per accontentarti, non volevi stare al suo posto? Vedrai, sarà piacevole, ma devi volerlo. Sennò sarà poco soddisfacente. Ero nera, e cercavo di liberarmi dalla presa che iniziava a farmi male, "Ascoltami bene, non so chi vi ha detto queste cose su di me, e nessuno può sostituire Dennis. Lui era speciale. E poi, che pensiero morboso: pensi che il sesso guarisca tutto? Anche la morte di un fratello? Sono schifata, da te e anche dalla banda a cui vai dietro se ti hanno suggerito questo rimedio. Hai esagerato ancora una volta, Damian. Vattene o non rispondo di me." Lui mi lasciò, allargò le braccia e il suo viso era confuso e costernato, "Sesso? Chi ha parlato di sesso? Cioè, non che non ne avessi voglia, ma prima devo prepararti, e forse dopo... Ma tu ci stavi pensando, wow, dev'essere da tempo che non stai con un uomo, eh? Sarai meno dolce, ma va bene lo stesso. Lo diventerai." Ero fuori di me, e risposi a tono "Io non sarei dolce per te, e per informarti, io non sono mai stata con un uomo, sono vergine. Uffa." Gli si illuminò il viso, sembrava felice di quella scoperta, "Questo cambia le cose" disse, "Dobbiamo rimediare, vedrai, sarò dolce come il miele!" Lui si avvicinava e io indietreggiavo, provavo a sfuggire, il cuore mi andava a mille, ma non riuscivo a togliere gli occhi da Damian, che si avvicinava sempre di più. Iniziai a scivolare di lato. Cazzo, ero sola in casa con un uomo che per quanto attraente potesse essere voleva fare di me il suo giocattolo sessuale personale. Ma lui disse "Ascoltami Denise, sarai felice come lo è Donna. Sarai una nuova te. E con il tuo profumo invitante non riesco a contenermi, baciami se ne hai voglia. Io lo farei, ma devi farlo tu, non posso prenderti con la forza." Mi tranquillizzai e cercai di fargli credere che lo stavo assecondando, presi le mie mani e le poggiai sui miei fianchi, ebbi una scossa. Gli accarezzai i capelli e il viso, gli passai il pollice sulle labbra e lui lo baciò, e qualcosa dentro di me mi stava facendo dimenticare il pericolo che stavo correndo poco prima. Ero inebriata, lui mi strinse ancora di più, tanto da poter sentire la sua muscolatura nervosa e dura a contatto col mio corpo. Lo baciai a lungo, non riuscivo a staccarmi, era come se nessuno mi avesse mai baciata, o almeno non così. A fatica lui si staccò con uno strattone e arretrò di un passo, e mi disse: "Sei merce rara e devo maneggiarti con cura. Ma le tue amiche lo sanno che sei vergine? Finalmente anche un po' di fortuna dalla mia parte, e da quando ho perso Lydia, mio figlio e sono diventato ciò che sono non avevo mai incontrato una come te. Mi darai una nuova vita. Forse dovrei dirti di più, ma devo aspettare che sia tu a volerlo sapere, si usa così tra di noi. E spero proprio che tu lo voglia, Denise. Io non sono un ragazzo qualunque, non sono nome gli altri. Hey, il rombo della macchina di Sebastian." Mi avvicinai alla finestra e un po' stupita dissi: "Ma hanno appena parcheggiato." "Lo ha invitato ad entrare?" Mi chiese lui. "Certo, è normale, è il suo ragazzo!" Si tolse la camicia e mi arruffò i capelli, "Hey ma che fai, rivestiti!" Lui mi prese in braccio come per portarmi in camera. "Baciami così non capiranno. Devi essere mia. Se Seb scopre che sei vergine mi darà del filo da torcere. Poi ti spiego, assecondami se vuoi aiutarmi..." Lo baciai appena sentii la porta che si apriva. Donna ci guardò stupita e disse: "Allora era questo il motivo per cui sei tornata a casa. Si scoprono gli altarini!" Seb lo incoraggiò, "Comportati bene, mi raccomando. Siete più simili di quanto crede." Io con fare ironico gli dissi: "Gli darò una bella lezione, ho qualche arretrato. Buonanotte!" Entrammo nella mia stanza, avevo il cuore a mille. "E ora? Vuoi spiegarmi qualcosa oppure devo andare per esclusione facendo delle ipotesi? Per esempio, che significa che Seb ti darà del filo da torcere sapendo che sono vergine? In che cosa devo aiutarti? Di sicuro di Dennis lo avranno raccontato Eloise e Donna a Sebastian. Tu parli in modo strano, Damian. Hai detto che devo volerlo per troppe cose, prima. Devo aver voglia di baciarti, di sapere... Spiegami questa sceneggiata. Devo avere anche voglia di farmi portare a letto da te." Attendevo con ansia delle risposte alle mie mille domande. Lui si leccò le labbra dicendo: "Sei sicura che vuoi che risponda prima alle domande? Non è che poi ti tiri indietro? Non voglio spaventarti, tu vali molto per quelli come noi. E se tu non vuoi io non posso. Io non sono un tipo normale." Iniziavo ad alterarmi di nuovo e non capivo dove volesse andare a parare. "Che non eri normale lo avevo capito! Mi sento spaesata, Damian. Non capisco, perché dovrei volerlo? Non basta frequentarsi, piacersi e innamorarsi? Ammetto che mi piaci e che prima quando ci stavamo baciando ho avuto delle sensazioni meravigliose, hai un torace che farebbe impazzire chiunque, ma da qui a violentarti... Certo, sto un po' indietro con i tempi, ma sono un poco all'antica e vorrei fossi tu a prendere iniziativa. Io non ho esperienza, potrei deluderti... E se poi mi pentissi? E se mi innamorassi?" Damian un po' stordito rispose "L'ultima domanda è la più facile, Ana e Rose erano come te, vergini. E staranno con Blake e Raven per sempre. Anche Seb aveva una vergine, sai? Ma molto tempo fa è morta di vecchiaia. Anche se in verità non è mai stata completamente sua. Non sarete completamente nostre finché non prenderete l'elisir. Ana e Rose lo hanno preso, e anche se non sono come noi, con le nostre abitudini perché Raven e Blake sono nati così, io lo sono diventato. Per me sarà diverso." Sembravo una demente, "Scusa, cosa siete? Una specie di setta? Se è un nuovo modo di spaventarmi ci stai riuscendo benissimo. Elisir? Per sempre? Nulla è per sempre, Damian. E io lo so bene. Caspita, non sapevo che a Seb piacessero le donne attempate. Cosa stai cercando di dirmi?" Mi avvicinai alla finestra e l'aprii per prendere una boccata d'aria. Damian si avvicinò, "Ho un unico modo per farti capire ciò che siamo." Prese le forbici dal comodino, se le passò sulla mano tagliandosi con decisione. Ero impressionata, ma quello che accadde dopo m'impressionò ancora di più. Il taglio si era rimarginato dopo 30 secondi. "Che cazzo fai! Che diavoleria è mai questa? Beh, adesso mi dirai che è l'elisir che prendete che ti fa cicatrizzare le ferite così in fretta, vero? Ascolta, Damian, non hai bisogno di trucchi stupidi da prestigiatore, se vuoi portarmi a letto devi conquistarmi, almeno provarci, si fa così di solito. Comincio ad essere stanca, ho la testa che mi gira e piena di domande ancora senza risposte. Quindi o sei più chiaro o te ne vai." Mentre gli dicevo così prese la mia mano e se la portò verso il torace, posizionando il palmo ben al centro. Era gelato. "Caspita, sei freddo. Vuoi un cardigan? Buon dio!" Ritirai la mano con uno scatto degno di un gatto, lo fissai negli occhi e avevo paura di sapere. La mia curiosità era morta proprio com'era nata, dal momento che sentii, anzi, che non sentii il suo cuore che batteva. Lui abbassò lo sguardo, "Hai paura? Hai capito cosa sono? Cosa siamo? Non urlare, non ti farò alcun male. Non l'ho mai fatto a nessun essere umano." Ero spaventata, che cos'era Damian? Perché il suo cuore non batteva e il suo corpo era freddo? Era un trucco? Stavo dormendo? No, ero sveglia e terrorizzata. Corsi verso la porta ma lui la raggiunse prima di me tappandomi la bocca con la mano, Denise, non urlare. O Seb si accorgerà che sai cosa siamo, e farà in modo che tu non lo sappia più. Mi prometti che se tolgo la mano non urli?" Avevo gli occhi annebbiati dalle lacrime, scossi la testa come per dire "Sì", e lui mi liberò la bocca. "Sei... Non è possibile, tu non sei vivo. Ho paura, non farmi del male, farò ciò che vuoi." Lui scosse la testa, "Non ciò che voglio io, ciò che vuoi tu. Voi non avete idea di ciò che siamo finché non vi concedete. Sei fortunata, puoi scegliere, ma fai in modo che Sebastian non sappia mai che sai cosa siamo, capito?" Ero terrorizzata e nemmeno tanto lucida, "E' un incubo. Tu- tu non sei reale, è sicuro. Io sono morta 8 mesi fa insieme a Dennis e questo è l'inferno, sicuramente. Oppure sono in coma e non sto nemmeno a Londra. -sembravo una folle- Come cazzo fai a parlarmi, se sei morto? Anche Dennis può farlo? Voglio chiedergli perdono per quello che gli ho fatto, voglio prendere il suo posto. Che diavolo sei? Ho paura!" "No Denise, -disse lui- tuo fratello non può parlarti, almeno non come me. Posso assicurarti che è stato fortunato a non incontrare Sebastian. Noi non siamo vivi, non siamo liberi. Siamo solo dei parassiti che si nutrono." chiuse gli occhi, e quando li riaprì ebbi come un battito in meno: due gocce di sangue gli sgorgarono dagli occhi, "Che ti succede, Damian? Stai sanguinando. Cosa sei, Damian." "Io sono il peggior incubo che si possa avere, sono quello che tu tutti pensano o vogliono credere non esista. Vengo dai Carpazi, ricordatelo, dove tutto ebbe inizio. E neanche io, da vivo, ci credevo. Sono un bevitore di sangue, un vampiro. Adesso lo sai." Continuavo a pensare che mi stesse prendendo in giro, e quando glielo dissi il colore dei suoi occhi cambiò, da grigio a scarlatto, mostrandomi poi i suoi canini. Quasi svenni. "No, no, non svenire... Resta con me, spero che dopo la paura torni la ragione, perché sia che diventi la mia compagna o no, io dovrò proteggerti, se non vuoi fare una brutta fine. Un vampiro che svela il segreto senza aver copulato con la persona stessa verrà punito con la morte. Ma non sarò io a morire, sono già morto. Quindi hai più opzioni: metti le tue cose in valigia e scappa con me subito, fingere di non sapere, che per te è difficile, sei come un libro aperto oppure darti a me, farti bere e bermi a tua volta. Io non posso infettare ma posso salvarti. Tu da vergine liberi me, e io da padrone libero te. Ma soltanto dopo l'elisir. Noi non ci uccidiamo a vicenda, sai perché vanno in giro per il mondo, Raven e Blake? Ti hanno raccontato la storia degli scopritori di talenti. Non si allontanano molto dalla realtà: stanno mettendo su un esercito. Questo è un altro segreto di cui non dovresti essere al corrente. Non c'è ancora molto da sapere. Adesso devi solo assecondarmi, decidi tu quello che pensi sia meglio per te. In ogni caso avrai bisogno di una preparazione. Shh, sta salendo qualcuno. Vai sotto le coperte e zitta." Mi sfiorò le labbra con un dito e aprì la porta, e lo sentii che parlava con Sebastian. "Fai piano, sta dormendo. E' tardi, è quasi giorno, dobbiamo sbrigarci." Sebastian s'informò su quello che era successo e Damian rispose: "Questa è una frana completa, prima ti fa credere chissà che e poi si addormenta sul più bello. Ma quanto l'avete fatta bere? Poi, come se non bastasse le arriva il ciclo, come se fosse un problema per me, lei si sentiva a disagio. Devo ammetterlo amico mio, avevi ragione, come sempre." Sebastian parlò soddisfatto dei progressi di Damian, "Stai crescendo, creatura mia. Il nostro esercito avrà un nuovo membro e lei sarà felice con te." Se ne andarono ma io non avevo il coraggio di uscire dalle coperte, restai lì a piangere e maledirmi su quanto fossi stata stupida, fino a che non mi addormentai stremata.

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