Powerless

di LucyaM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Comincio dalla fine. ***
Capitolo 2: *** Ti ho ritrovato. ***
Capitolo 3: *** Cosa avrà voluto dire? ***
Capitolo 4: *** Inutili convenevoli. ***
Capitolo 5: *** Chi è "Laura Palmer"? ***



Capitolo 1
*** Comincio dalla fine. ***


L’effetto farfalla continua a giocarmi brutti scherzi. Eppure con quel tocco di blu, non c’è stata mai bara più bella. È Chloe che mi sta parlando, me lo sento.
Battito di ali. È la scelta giusta.
Battito di ali. Ne è valsa la pena di morire.

La farfalla si alza in volo, sotto gli occhi di tutti. Alla mia sinistra Joyce non fa che avere spasmi e crisi di pianto, David non ha detto alcuna parola. Sulla destra c’è un Warren incredulo, cascato dalle nuvole. Ogni tanto avverto il suo sguardo cadere su di me, lo scorgo ma non mi muovo. Lì dietro l’albero c’è Frank con Pompideau, in fondo loro non sono mai stati nostri nemici. Sono davvero molto felice che siano qui, d’altronde non ne hanno poi passate delle belle.

Il prete continua a parlare, ma ho l’impressione che nessuno lo stia ascoltando con troppa attenzione. Voglio andare via e la verità è che non dovrei essere qui.

“Mi hai regalato la settimana migliore della mia vita, mi hai fatto ridere, mi hai salvata, dopo così tanti anni!”. E no Chloe: sei tu ad aver salvato me e la cosa che più di tutte mi tormenta è che sei morta senza portare con te alcun ricordo di noi. Sono stata una pessima amica, una codarda. Non ti ho chiamata nemmeno al mio arrivo alla Blackwell, insomma, si può fuggire anche quando si ritorna? Sono brava a scappare, e lo dimostrano le volte in cui ho manipolato il tempo. Ne ero la regina, la padrona.
Ho tra le mani la cosa più potente del mondo e non ho potuto fare niente, perché mai avere un dono per non poterlo poi utilizzare?

La farfalla è tornata, è ormai ora di andare.
 

Questi due giorni in dormitorio sono stati lentissimi. Sono rimasta chiusa in stanza per quasi tutto il tempo –ogni tanto la natura chiama e la doccia è all’ordine del giorno-.
I miei genitori sono preoccupati e non fanno che invitarmi a tornare per qualche tempo a Seattle. Sono davvero premurosi, e al momento sono anche gli unici a sapere quanto tenessi a Chloe. Da quando morì il padre, le nostre famiglie un po’ si separarono e di certo non ha agevolato la proposta di lavoro che mio padre ha ricevuto con tanto di trasloco.

Non ce l’ho per nulla con i miei genitori, più volte mi hanno chiesto quanto fosse importante per me restare, sottolineando che non ci fossero problemi a continuare la nostra vita ad Arcadia Bay. Ma mio padre era così entusiasta, e nell’effettivo non c’erano motivi così forti che mi spingessero a non partire. Chloe era cambiata dopo la morte di William, aveva perso la serenità preziosa che avvolgeva l’intera casa Price. Erano così belli e felici e così uniti. Stare con loro mi procurava gioia e calore, mi sentivo davvero come una seconda figlia.
E mi ritrovo di nuovo davanti la scelta di cambiare città per un po’.
 
Il fatto che nessuno bussi alla mia porta è interessante, mi fa riflettere molto sul fatto che sia sempre stata una ragazza solitaria e troppo timida per cercare dei nuovi amici. Qui un po’ tutti fanno a gara per entrare nel Vortex Club, un gruppo di amici in cerca di popolarità e amanti di feste e abbeveraggi. Non li giudico, ma di certo è una cerchia che non fa al caso mio. Se ci ripenso, l’unica persona che mi ha fatto sentire più serena e me stessa è proprio Warren. Incontrarci in giro per il Campus e salutarci come se ci fossimo conosciuti da così poco è assolutamente strange.
In quella settimana “infernale” il suo aiuto è stato davvero prezioso, e non posso nemmeno sognare di ringraziarlo. E pensare che mi sono anche sentita di baciarlo, ma chiaramente -e forse per fortuna- lui non lo ricorderà mai.

Il fatto che nessuno bussi alla mia porta, in fin dei conti, mi rende serena. La verità è che non vorrei vedere nessuno se non di nuovo Chloe.
 
Mio padre è arrivato, pronto per riportarmi alla base. C’è anche la mamma con lui, forse temeva che mio padre si sarebbe addormentato durante il viaggio –si, ha bisogno di qualcuno che gli parli mentre guida in lungo e largo- ma mi piace credere che siano una coppia affiatata. Raggruppo le mie cose con la speranza di non aver dimenticato nulla.

Camminando per la Blackwell si sentono ancora le voci su Mark Jefferson e i Prescott. Quel messaggio di Nathan che udii in auto mi fa sentire compressa e stralunata. Mentre ero lì a terra, durante il fattaccio era davvero sconvolto, non voleva di certo ucciderla ma la sua condotta, in quel periodo, era pericolosa. Jefferson ha studiato i punti deboli di Nathan Prescott in tutto e per tutto e alla fine, hanno fallito entrambi. Ho talmente le “realtà” confuse che non ricordo nemmeno se Mr. Jefferson mi abbia più rapito o meno.
No Max, in questa realtà non ti è stato fatto nulla, non far preoccupare i tuoi.
 
Di certo non sono tranquilli a sapere di avermi mandato in una scuola piena di depravati. Tra l’altro avevo scelto la Balckwell proprio per il tanto amato Mark, ma il prestigio non era di certo calato. Sentivo di dover continuare, non potevo rinunciare alla mia vita ad Arcadia.

Troppe borse mi fanno un po’ impazzire, e l’attrezzatura da fotografa merita il migliore dei trattamenti. Provo a far strisciare il mio trolley dalle ruote un po’ consumate stando attenta al mio prezioso zaino di 2000$ visto e considerato il contenuto. Uscita dal dormitorio femminile becco Warren che subito si mobilita ad aiutarmi.
Non so perché non abbia proliferato parola, ma qualcosa mi dice che è molto meglio così, ha agito bene.
“Grazie mille Warren”, non posso fare a meno di dire dopo il suo aiuto.
“Nessun problema, Mr. Graham al suo servizio, milady”.
È sempre stato buffo, è riuscito a farmi ridere.
“Starai via per molto?” continua lui rompendo la mia risatina un po’ stupida e sforzata.
“Non credo, mi piacerebbe continuare a studiare qui. Abbiamo anche un film in sospeso noi due, o sbaglio?”. Nel momento in cui ho pronunciato quelle parole -e non so nemmeno io perché l’abbia fatto- ho seriamente sperato di non aver di nuovo confuso le realtà. Non potevo proprio fare a meno di continuare a viaggiare indietro nel tempo.
“Uhm..”. Okay, la sua risposta non è per nulla confortante. Più che rimangiare le parole rimedio con un “Starò via solo per qualche giorno! L’anno scolastico è appena cominciato, non posso mica fuggire al primo obstacle”.
“Allora penserò a un bel film da vedere. Magari riusciamo un po’ a rimuovere quel broncio che ti tormenta dal funerale…”
Già, come dimenticare la morte del tuo migliore amico?
“Sei gentile Warren”, concludo, e insieme vediamo arrivare la polizia pronta ripristinare l’utilizzo del bagno che era ormai ornato da scotch di qualsiasi colore.
“Il luogo più elegante in cui morire” sussurrarono dei poliziotti, e un’ala di tristezza scese nuovamente sulla Blackwell.
 
“Tu che farai, Warren?”
“Credo che trascorrerò del tempo in casa e magari potrei dare una mano a Joyce al Two Whales”
In fin dei conti ad Arcadia Bay si conoscevano tutti, ero io quella ad essere scappata- all’inizio si pensava anche di Rachel Amber-.
“Qualcuno te ne renderà merito, sei davvero una brava persona” dissi un po’ imbarazzata e il clackson inconfondibile di mio padre si fece sentire. Si lascia di nuovo Arcadia Bay, ma stavolta non scappo.
 
Il viaggio è stato piacevole, i miei sono bravi a non farti pesare nulla. Mi hanno parlato della loro routine a Seattle e dei nostri nuovi vicini. Le tristi notizie di Arcadia Bay erano giunte anche lì, e la premura di mia madre si riversava sulla preoccupazione per la perdita di una figlia così giovane come Rachel.

Il mio potere poteva aiutarci a salvarla, era questo che pensavamo sempre io e Chloe. E dopo averla abbandonata, nella tristezza più totale, glielo dovevo. Ora che ci penso, almeno Chloe è morta con la speranza che Rachel fosse ancora viva, ma io e Frank ci siamo mobilitati a far scavare la discarica per riavere il suo cadavere.
Ripensai alle parole di quei poliziotti. Tra discariche e bagni, non hanno avuto alcuna dignità le due ragazze, in effetti.
 
Ritornata a casa e la mia stanza era vuota come quella che avevo lasciato in dormitorio. Non ci volle molto a mettere di nuovo i piedi sulla terra e capire che non la vivevo mica più quella cameretta. Certo, sarebbe anche inutile cercare di ripristinare qualcosa che mi ricordasse di essere nel mio regno dal momento che l’avrei lasciato nel giro di poco tempo. Non mi resta che prendere il mio diario.
 
Ho scavato almeno tre borse e non riesco a trovarlo da nessuna parte. Non posso averlo perso, deve essere rimasto alla Blackwell, o almeno spero. Mi tormento un po’. Potrei chiedere a Kate di rovistare in camera mia, non credo sbircerebbe in fin dei conti. Ma il punto non è il leggerlo o meno, dentro ci sono tutte le mie foto e i miei ricordi. E i pensieri che la mia mente sta formulando ora, non saranno più così vividi.
Potrei prendere un quadernetto e scrivere qualcosa, ma osservando la mia attrezzatura da fotografia buttata lì sul letto, la voglia di scattare è sopraggiunta in men che non si dica.

Mi sembra ieri che stavo ad utilizzare la camera di William. Chloe me l’aveva regalata senza troppa preoccupazione, continuava a fidarsi di me, il che mi ha reso felice.
Il giardino della casa nuova era abbastanza grande e molto grazioso. Mia madre è stata molto brava a decorarlo. Diceva sempre che per i miei 18 anni avrebbe voluto organizzare una piccola festicciola lì, con amici e parenti, ma i piani per me sono stati altri e il destino ha assolutamente preso una piega diversa.
Vibrazione: SMS

[Lisa è in buone mani ma l’ho dovuta portare con me. Il preside ha sospeso le lezioni per una settimana e sono tornata anche io a casa. Pregherò per te, Joyce mi ha detto che eravate amiche. Ti saluto, Kate]

Sì, Lisa era assolutamente in buone mani. Kate non sa nulla dei brutti momenti vissuti, e magari non potrà nemmeno sapere che per me è una persona meravigliosa. Il mio potere mi ha permesso di esplorare di più le persone senza che queste se ne possano rendere conto, ora che ci penso. Ma non sarà di certo una spirale su uno schermo in alto a sinistra a impedirmi di vivere al meglio la socialità e l’amicizia con gli altri.

Il confronto con Joyce è stato molto duro, quasi come se covasse la rabbia iniziale della figlia. Mi ha dato delle foto e insieme abbiamo un po’ risfoderato i vecchi ricordi che ci legavano a lei e William. Ma Joyce la voglio ricordare come quella prima volta dopo 5 anni al Two Whales Diner, quando mi rivide con gli occhi colmi di speranza dal momento che, a detta sua, avrei potuto essere la svolta di cui Chloe aveva bisogno. Joyce credeva in me anche più di Rachel, ne sono sicura. Eppure non l’ho salvata.

David mi conosceva di vista a scuola, ma ho potuto constatare solo dopo il funerale che fosse un’anima completamente buona. La “nuova” Chloe l’avrebbe adorato e sono sicura che il loro rapporto si sarebbe in futuro rinforzato. Ma non ci sarà nulla in questa realtà. In questa è tutto completamente svanito.

Si può vivere di ricordi di qualcosa che solo tu hai vissuto ma che sostanzialmente non è mai esistito?
Di certo si può credere nei mondi paralleli.

A cena non sono riuscita a mangiare molto con grande dispiacere di mia madre che essendo strafelice di avermi a casa aveva dedicato molto tempo alla cucina. Il pensiero di Chloe che si è sacrificata non faceva che stritolarmi il cervello –non volevo credere di averlo scelto io.

Come al solito, prima di dormire mi son messa a risfogliare delle vecchie foto che insieme ai miei ho risistemato e riorganizzato. Il desiderio di fare un tuffo nel passato- e fino a prova contraria con un po’ di presunzione sottolineo che io potevo- era così forte, ma dopo aver visto quel tornando non potevo ricominciare tutto da capo.

In realtà qualsiasi contesto mi faceva notare che il destino di Chloe fosse proprio quello di morire per ristabilire la quiete, ma un modo non poteva non esserci.
Forse è proprio questo che mi frega. Il fatto che posso ancora fare qualcosa, il fatto che ci sia la consapevolezza che appena mi riprendo e ci penso, posso trovare una soluzione e ricreare una realtà in cui Chloe è viva. È stata una donna coraggiosa.





Salve a tutti, io sono Lu e questa è la mia prima fan fiction su un gioco che ho amato e che mi ha accompagnato per un intero anno. So di non essere riuscita a rendere giustizia ad una storia che è già da sè meravigliosa, ma il desiderio di vivere ancora la "strange life" di Max Caulfield mi ha portato a cercare di produrre un seguito che ho voluto condividere. Sono pronta alle critiche e i consigli, l'obiettivo della mia pubblicazione è senz'altro quello di migliorare il modo in cui scrivo, ancora troppo immaturo. Vi saluto e grazie mille per il tempo rubato nella lettura di un mio lavoro.

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Capitolo 2
*** Ti ho ritrovato. ***


Le giornate a Seattle sono un po’ volate, e il diario che avevo dimenticato a scuola, incustodito, mi faceva andare in ansia. Era pur sempre il mio migliore amico, o almeno scrivendo, avrei potuto passare il tempo cercando di riflettere meglio su me stessa.
 
Era strano non sentire Warren. In quella strana settimana rafforzammo molto il nostro rapporto, ci sentivamo spesso. Eppure non sarebbe dovuto essere cambiato così tanto visto che il mio potere non influenza di certo le personalità degli altri. Ricordo quell’incubo odioso in cui parlai con me stessa. Ero circondata dalla gente di Arcadia Bay e sentivo addosso tutto il peso della responsabilità di un supereroe. Sono solo le azioni a cambiare, voglio credere che il loro carattere resti integro.
 
Il ritorno alla Blackwell è stato assolutamente asfissiante. Da un po’ girava la notizia che il corpo della discarica non fosse quello di Rachel. È stato come se dentro noi tutti si fosse attivato un esplosivo. E no, non mi trovo. Indagando tra le realtà in nessuna è stata considerata tale possibilità. Rachel è sparita e Nathan per sbaglio l’ha uccisa, è davvero andata così.
Stare a Seattle era come essere fuori dal mondo, ma quando ho rimesso piede alla Blackwell tutte le aspettative positive che la morte di Chloe avrebbe dovuto portare erano quasi come se frantumate, come la realtà precedente che ho vissuto.
Di nuovo i volantini alla ricerca di Rachel Amber. Voglio capirci di più.
Ho provato a cercare Warren o Kate per farmi spiegare meglio cosa stesse accadendo, o perlomeno farmi dare un signor pizzicotto.
La prima persona che avrei chiamato in questi casi è sicuramente Chloe.
Scorgo il Vortex Club in preda allo scompiglio più totale e, lasciando le valigie giù le scale, subito mi reco da loro con la speranza di capire qualcosa.
“Ma allora quel corpo di chi era?”
“Chissà se c’entra con Jefferson lo stesso! Magari anche questo tipo era un drogato”
“Ma tanto è inutile, Amber è morta lo stesso. Non si sparisce per 6 mesi così”
Dopo diversi commenti, anche infantili, noto che non c’è nessuno che conosca così bene come Warren o Kate. C’è Victoria che ormai ha perso la sua vena di cattiveria e sembra stia trascorrendo la maggior parte del tempo nel vuoto. In fondo non è crudele come si possa pensare, e, ancora una volta, anche se lei non lo ricorda, ho avuto modo di indagare anche sulle sue aspirazioni e le sue azioni. Victoria è una persona che al momento stimo.
Finalmente vedo Warren che si muove in modo furtivo, quasi come se stesse scappando. Correre da lui mi fa capire che dopo Seattle, il mio desiderio più grande fosse davvero rivederlo.
“Ehi, mi spieghi che succede?” un po’ affannata riesco a formulare una domanda di senso compiuto (?)
“C’è che è ritornato il caso Rachel Amber”. Me lo dice senza nemmeno guardarmi negli occhi. Si volta con accenno di volersi allontanare per continuare a camminare.
Lo fermo per un braccio. “Dove vai?”, mi sento così dannatamente triste.
“Max Caulfield, lasciami perdere come hai fatto finora”, non credo Warren mi abbia mai parlato così. Scavo ancora tra le realtà. Si gira e cammina via.
Se ne è davvero andato. Ho provato a inseguirlo ma è svanito così rapidamente davanti ai miei occhi, in più il mio corpo non è in vena né di muoversi né di affaticarsi troppo. Si aspettava che lo chiamassi? Cosa ho fatto stavolta?
Mi sono poi ricordata delle valigie e della mia attrezzatura in fondo alle scale. Sono andata subito a recuperare il tutto.
 
Il dormitorio non è mai stato così silenzioso. Un po’a fatica riesco ad arrivare in stanza- destino crudele che hai voluto mi fosse affidata quella in fondo a destra-, cerco di sistemare i bagagli con i vestiti puliti nell’armadio e mi ricordo immediatamente del diario.
 
Non è nemmeno qui. Troppe cose tutte insieme non riesco decisamente a reggerle e per trascorrere il tempo decido di aggiornare la mia parete di foto con scatti di Chloe del passato o di noi due da bambine-e pensare di esser riuscita in quella settimana a creare così tanti ricordi da non poter custodire. Che rabbia.
Scoppio all’improvviso in lacrime, il dolore mi divora sempre di più fino a farmi singhiozzare come una neonata. Rannicchiata su quel letto, circondata tra le foto, mi sono ritrovata a piangere nel bel mezzo della mia passione più grande, tra le vecchie polaroid che il più principiante dei fotografi mai si prefigge di rovinare.
 
Dove sei, Chloe? Sono qui di nuovo, nel mezzo della mia solitudine.
Voglio riprendermi: accappatoio e si corre in doccia, è inutile rimuginare. Potrei creare dei volantini per cercare il mio diario, magari qualcuno lo trova. E se l’avessero rubato mentre la scuola è rimasta incustodita?  Ma cosa se ne fanno le persone di un diario.
È ormai sera e bussano alla porta. “Max si può?”
La inconfondibile vocina di Kate mi riempie di gioia, e c’è Lisa con lei.
“Ti ho riportato la pianta! Non sono stata troppo generosa con l’acqua ed è sana e salva”.
 
Non avrei mai pensato di vedere tale serenità negli occhi di Kate. Però girava per la stanza alquanto agitata, come se le fosse successo qualcosa di brutto.
Mi riprendo dalla posizione pazzoide che avevo assunto e mi risiedo come una persona civile.
 “Ehi Kate, tutto bene, c’è qualcosa che non va?” comincio a parlare.
“Nulla Max, vorrei solo sapere come facevi a conoscere Chloe. Non l’ho mai vista tipa da Max. Studiava qui ma appena Rachel è scomparsa ha cominciato a comportarsi male…”
Kate fissa il muro mentre parla. Ha appena preso il rosario che le penzola sul collo e l’ha stretto forte.
Ho provato a raccontarle della mia storia e quella di Chloe, ma mi sono limitata ai fatti reali che prevedono il non esserci incontrate prima che morisse. Sarebbe stato diverso raccontarle tutto al completo, ma con la sua vena religiosa, non so fino a che punto avrebbe capito.
“Max, Chloe una volta mi ha difesa. Anche se Rachel faceva parte del Vortex Club, lei cercava di mantenerne le distanze. Però si vedeva che aveva una vita difficile, e frequentava rave party ed eventi da sballo.”
Già, non mi piaceva questo lato di Chloe, ma non ero nessuno per biasimare il suo modo di sfogare il dolore.
“Effettivamente a me non piacciono quel genere di feste” rifletto, ricordandomi poi di quella famosa festa a cui Kate prese parte. Ci fu prima o dopo lo sparo di Nathan?
“Ci sono stata ad una di quelle feste, ma quasi obbligata. La mia fede cattolica non mi aiuta a stringere amicizia con gli altri, ma tu sei diversi e hai qualcosa. Una specie di dono che ti rende speciale”.
Mi chiedo se il cattolicesimo preveda un pensiero del genere. Ma tra l’altro anche Jefferson diceva che I had a gift.
Non ho dato tanta soddisfazione a Kate e il mio silenzio l’ha spinta subito ad andare via. La prossima volta sarò più presente, te lo prometto Kate.
 
 
Stamattina riprendono le lezioni e il preside Wells è alquanto confuso. Deve essere frustrante per il buon nome della Blackwell essere inondati da una serie di notizie così negative. Ma su Rachel ne erano in molti a nutrire speranza, soprattutto la famiglia Amber.
La nuova insegnante di fotografia si chiama Leyla Lacroix e sembra davvero una persona seria e preparata. È molto giovane e la sua origine francese si riflette anche nel suo bel taglio corto che va sul mogano, e sui bellissimi occhi nocciola. La lezione di oggi è stata interessante e la sua arte è molto diversa da quella di Jefferson.
Aspetto che tutti lasciano la classe di fotografia per mettermi in cerca del diario. Vane speranze, non è nemmeno lì.
“Allora alla fine ce l’hai fatta, sapevo che prima o poi ti avrei chiamato ‘Super Max’, e dopo aver creato una bomba per sbloccare una porta, non poteva essere altrimenti”.
Mi volto e vedo Warren. È come se per un attimo fossi ritornata in quella realtà. Ci sono ritornata per davvero? Cavoli Max, ti eri promessa di non utilizzare più il potere. Spero di non aver combinato altri guai.
Lo osservo incredula, mi ha spiazzata.
“Non ce l’avrei mai fatta senza il tuo aiuto…” rispondo come se fossimo tornati alla strana settimana. Ho nuovamente viaggiato nel tempo?
“Pensavo di resistere di più, ma non posso di certo tenerti il broncio. Max, dobbiamo parlare”. Mi spaventa il suo tono. Perché sa queste cose?
Warren ha un’espressione un po’ preoccupata, non so precisamente dove voglia andare ma mi porta alla sua auto e mi invita a salire. Il viaggio è colmo di tensione, anche se lui cerca di rompere il silenzio. Arriviamo al Two Whales Diner, e temendo un po’ l’incontro con Joyce, cerco di studiare bene l’ambientazione dal vetro della porta. Come immaginavo, non vi è traccia di Joyce e il locale è abbastanza vuoto.
Warren e io ci accomodiamo proprio al tavolo dove di solito sedevo con Chloe. Ordiniamo due caffè e Warren rovista nel suo zaino.
Mi porge il beneamato diario.
Faccio cenno di alzarmi per andarmene via, questo non avrebbe dovuto farlo.
“Max, fermati, ti prego non andare e parliamone.”
Mentre sono in piedi e lo guardo dall’alto ho la sensazione che abbia sinceramente capito come mi sento.
“L’hai letto?”
“Sì.”
“Divertito?”
Mi siedo di nuovo e istintivamente riprendo quell’oggetto per me tanto prezioso. Non credo di essermi mai sentita così nuda. Non so se mi va di parlare, ho deciso che se ha qualcosa da dirmi comincerà lui.
“Max, per favore, sfoglia il tuo diario” mi dice preoccupato.
“Non capisco, cosa c’è da osservare? Ci sono le mie foto e… la mia vita.” dico con una punta di rabbia osservando la copertina che avevo tra le mani.
Mi fissa e decido di accontentarlo. Sfogliandolo mi rendo conto di una cosa incredula: il diario non era cambiato con le realtà. C’erano le foto di me e di Chloe, c’erano più date in cui delineavo fatti diversi, c’era il mio incubo e il male che mi aveva fatto Jefferson. C’era la foto di me e Warren, quella che per un istante aveva reso il mondo un posto meraviglioso portandomi alla migliore delle realtà. C’erano tutte le mie considerazioni sul tornado che avrebbe distrutto Arcadia Bay, con le date annesse.
Warren penserà che sono una psicopatica, ma avevamo appena fatto una scoperta eclatante. Ciò che scrivevo in quel diario non variava nel momento in cui riavvolgevo il tempo: come ho fatto a non accorgermi mai di una cosa del genere? Riavevo i miei ricordi, ed ero riuscita a scrivere tutto ciò che avevo vissuto.
Fisso Warren spaventata.
“Ti è scivolato prima di entrare in auto con i tuoi. Ho provato a fermarti ma siete fuggiti.” La faccia da cane bastonato di Warren.
“...e quindi l’hai letto.” Continua.
“Pensavo fosse il tuo portafoto ed ero curioso dei tuoi scatti. Sono davvero bellissimi, Jefferson ha fatto bene a credere in te.”
“Jefferson…”
“Ti ha ferita, vero? Questo non è un bel ricordo da custodire”
“Warren, se ci penso è una cosa che non ho vissuto. Non in questa realtà. Io ti ho parlato davvero di tutto ciò che mi è successo, e la sera del tornado tu mi hai creduta. Adesso penserai che racconto fandonie, che sono pazza, come lo penserebbero tutti!”
Sono alquanto agitata –sto pur sempre dichiarando di avere un potere che non ho mai avuto il diritto di sfruttare. Non so nemmeno se sono ancora capace di riavvolgerlo, questo maledetto tempo. Spero che Warren, a questo punto, abbia letto abbastanza e che possa credere a tutte le mie parole, credere che ho vissuto in tutte quelle realtà alternative.
“Max, calmati. Ho letto tutto. Avrei apprezzato un coinvolgimento anche prima della sera del tornado, potevi fidarti” sottolinea.
“Non so se mi avresti creduta, era troppo rischioso! Io e Chloe dovevamo cercare Rachel, potevamo farcela e invece guarda cos’è successo, è stata lei quella a morire!”. L’agitazione decisamente non mi aiuta e mi sto lasciando prendere dal panico. Ora mi proporrà di consultare degli specialisti, crede sicuramente che sia diventata pazza.
“Max, cerca di calmarti e riaccomodati” –non mi sono nemmeno accorta di essermi rialzata nel frattempo.
Mi siedo e cerco di mantenere la calma. Warren guarda fuori la finestra, magari alla ricerca del sole che in quella giornata non si era fatto vivo. Osservandolo ho l’impressione che sia molto calmo, cosa che non ci si aspetta dal Warren impacciato che ho conosciuto nella strana realtà.
Arrivano i caffè, e mentre mi accingo ad assumerne un goccio, Warren subito provvede a spostarmi la tazza. Ha ragione, forse non mi farebbe poi così bene.
Dopo circa 5 minuti di estremo silenzio, finalmente riesce a rompere questa agonia.
“Max, io ci credo”.
Mai parole furono più confortanti. Mi ha detto tutto ciò che pensava con estrema sincerità. Il fatto che ci fossero delle foto che ritraevano me e Chloe gli davano prova del mio “potere”, quello che ha portato me a provare questo estremo dolore e senso di colpa. Perché in sostanza la loro realtà sarebbe dovuta andare così, è il mio mondo che ha subìto gravi alterazioni.
Non mi aspettavo fosse così premuroso. Si è interessato alla storia mia e di Chloe e si preoccupava profondamente del mio stato mentale. Gli ho spiegato come erano andate le cose, tutti gli estremi tentativi effettuati per garantire a Chloe di continuare a vivere. Sapevo della vulnerabilità di Kate e ha anche scoperto, ovviamente, che mi stavo affezionando a lui e ne era felice.
“Peccato che non siamo più in quella realtà” scherzava, e ho potuto constatare di poter contare su di lui nel corso di questa difficile situazione che chissà chi mi ha sottoposto ad affrontare e sopportare.
Tante sono le cose da dire, ma dovevamo tornare alla Blackwell. È stata una giornata strana, ma mi sono potuta aprire molto di più con Warren come non facevo da tempo.
“Non voglio che credi che io non mi fidi di te” me ne uscii durante il viaggio verso la scuola.
“L’hai detto stesso tu, durante il tornado ti sei sentita di rivelarmelo ed è questo che conta. Penso che tu ti fidi di me, non ti preoccupare.”
Sono le sei del pomeriggio, ormai, e ammetto di avere una fame da lupi. Mi mancano i manicaretti della mamma, ora che ci penso. Li mangerei tutti al momento, che gran peccato. Warren parcheggia dopo aver ordinato cena a sacco per entrambi.
“Aggiornerai ancora quel diario?” mi chiede Warren sorridendo maliziosamente.
“Sicuro. È la mia valvola di sfogo. Per noi tipi solitari non c’è cosa migliore.” Rispondo con vistoso imbarazzo.
“Quel diario è speciale!” continua a dirmi Warren, ed effettivamente il potere che aveva era grandioso. Magari non avevo vissuto nulla di tutto questo e sono stata portata a scrivere un qualcosa che fosse totalmente frutto della mia immaginazione.
Quando sono tornata in dormitorio, ho realizzato che il Warren della strana settimana era tornato, e che anche se non l’aveva vissuta e anche se non aveva il potere, era entrato nelle circostanze. Chloe non c’era più e avere qualcun altro con cui condividere –anche se ancora non ho fatto i conti con la mia capacità di riavvolgere il tempo- dei momenti così forti, belli e distruttivi al contempo, era utile.
Ecco un SMS di Warren, torniamo ai “vecchi” tempi mai esistiti.
 
[Però, Battle Royale. Forte la ragazza]
 
Mi strappa un sorriso ma sta un po’ marcando la mano. Mi ha fatto piacere, in fondo. Noto che il mio telefono non ha il dono del mio diario e le vecchie conversazione con Chloe o Kate non ci sono più. Nemmeno quelle con Warren, che sarebbe stato bello rileggere per la pura curiosità di risfogliare il suo vocabolario scientifico da nerd.
Mi ricordo della cena e comincio a mangiare.

 

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Capitolo 3
*** Cosa avrà voluto dire? ***


Questa mattina ho solo il corso di chimica. Mi solleva il fatto che almeno starò con un viso amico. Le ragazze del Vortex Club sono un po’ strane e Victoria mi dà l’impressione di essere totalmente arrabbiata con il mondo. L’arresto di Nathan è stato un duro colpo, e il trovare dei fascicoli con i nostri nomi nella Dark Room ha aumentato ancora di più il nostro stato di inquietudine. Era ammaliata da Mr. Jefferson e anche se siamo in un’altra realtà, sono sicura che l’avrebbe nuovamente “corrotto” per spingere a mandarla a San Francisco. Vedi un po’: niente partecipazione per la Blackwell Academy!
Confabulano come oche starnazzanti che si buttano nello stesso punto di un lago incapaci di delineare un singolo percorso. Mi ricorda qualcosa di strano.
La professoressa Grant è una donna capace di metterti il buon umore. Entrare in classe non diventa pesante e la lezione-che non trovo interessante come quelle di fotografia- sembra filare in modo abbastanza incalzante.
Warren è attentissimo, si sente decisamente a suo agio. Ogni tanto smanetta comunque con il suo smartphone, mi ha pur sempre confidato che attende l’uscita di un fumetto che aspetta da mesi ed è pronto per il suo acquisto online: non cambierà mai.
 
Esco dalla classe per andare in bagno –cavoli, non ci andavo da quella tragedia- e trovo un qualcosa che non mi sarei mai sognata di rivedere sullo specchio: il link al video di Kate.
Faccio i conti con il passato-non passato e mi rendo conto che la festa purtroppo è stata inevitabile e che se magari Jefferson non fosse riuscito a fare quegli scatti macabri, gli studenti della Blackwell erano riusciti lo stesso a far sballare Kate.
Non pensavo avessero potuto mettere online il video di Kate dopo la morte di Chloe e dopo aver conosciuto Victoria e gli altri nella realtà passata. Victoria mi sembrava così dispiaciuta nella precedente realtà, e trovavo assolutamente assurdo tutto ciò che stava accadendo. Esco di scatto dal bagno, devo trovare Kate.
Mi guardo intorno e intuisco che gli altri hanno avuto modo di vedere il video. Warren mi ferma e mi guarda come se avesse capito tutto. -Oddio Max, è successo di nuovo-. Di nuovo per me, ho subito pensato.
-Provvederò ad eliminare quel video dal web, tu va a cercare Kate-. Non me lo faccio ripetere due volte e corro alla ricerca di Kate.
 
Nella sua stanza non c’è, e la montagna di fazzoletti buttata lì sul letto mi fa intuire il suo pessimo stato d’animo. Provo in bagno, magari la trovo. Bad news.
Penso al fatto che Jefferson non l’abbia toccata e che non può aver subito un trauma così forte da spingerla al suicidio. Non mi resta che, con grande dispiacere, andare sul tetto. Temo il peggio, ma per fortuna non era lì e il pensiero di dover alterare nuovamente la realtà mi sta fagocitando internamente. Mi attacco al muro e scendo come una stupida fino a sedermi per terra. Sono stanca e mi ritrovo a lottare con una “nuova” strage. Non posso fare a meno di notare un formicaio: aveva la forma di una spirale. Mi alzo di scatto e come un fulmine a ciel sereno, i miei ricordi ricadono sulle balene e altrettanti disastri ambientali.
Sono ritornata al faro e rivivo l’incubo del tornado. Ho provato a girarmi intorno per trovare Chloe, come la volta passata, ma non la trovo. Il faro sta cadendo a pezzi e corro il rischio che una delle macerie possa crollarmi addosso. Comincio a urlare e a pararmi la testa e all’improvviso vedo Warren.
-Max, cosa ti sta succedendo? Max! - mi dondola avanti e dietro freneticamente, come se volesse farmi riprendere da qualcosa che solo io sto vivendo.
Lo guardo perplessa e disorientata mentre faccio i conti con la realtà che mi ritrovo a vivere. Quella in cui Chloe è morta.
 
Warren mi stringe tra le sue braccia scacciando quella sensazione di pallore e anemia che mi sta dominando e mi sussurra che troveremo insieme una soluzione e che mi posso fidare.
Provo a raccontargli di cosa mi è capitato di vivere e lui stesso mi ricorda che temo ancora il suicidio di Kate.
-È nella tua stanza, ha bisogno di un’amica-. Le sue parole mi fanno credere che adesso la priorità è lei, ma devo assolutamente mostrargli le formiche.
-Warren, tu non puoi ricordare, ma nella realtà in cui ho salvato Chloe da Nathan cominciammo a notare questi strani fenomeni naturali. Ne parlai anche con Brooke, soprattutto della navicata-
-In effetti mi pare di aver letto anche di un’eclissi. Hai notato qualcosa di strano? –
Gli indico le formiche e gli racconto degli uccelli morti e le balene spiaggiate circondate da insetti che si muovevano seguendo uno strano movimento a spirale.
Proviamo a focalizzarci sulla situazione.
-Max, fa strano dirlo, ma mi garantisci che non hai nuovamente alterato il tempo? –
-Te lo garantisco...-
 
La verità è che non ho fatto ancora i conti con questo e non so se il potere io ce l’abbia ancora o meno. L’idea di utilizzarlo di nuovo mi spaventa per il rischio del tornado, per una nuova carneficina. Chi sarebbe stato la vittima stavolta? Ma tutto ci riportava al vecchio futuro-passato.
-.. Non avrei mai potuto farlo dopo una scelta così difficile-.
- In più c’è ancora il caso Rachel. Hai pur sempre detto che era stata ritrovata e che Jefferson stesso ti ha parlato di lei. Hai visto i suoi scatti- aggiunge Warren cercando di ragionare con me sulla situazione.
-Sì, erano spaventosi e Jefferson ha sottolineato che fosse innamorata di lui. Non so fino a che punto credergli-
-Un po’ tutte le studentesse erano invaghite di Mr. Hyde. Sbaglio o anche tu, signorinella, ne eri ammaliata? -
-Non puoi negare che le sue foto fossero belle, Graham. E poi smettila di vantarti del fatto che ormai sai tutto di me per via del diario! – scherzo, ma la cosa non può che risultare a tratti inquietante, alla George Orwell.
 
 
-Penso che ora come ora dovremmo continuare il lavoro che stavi svolgendo con Chloe e ritrovare Rachel. A questo punto mi sembrate legate e magari riesce a delucidarci su altri avvenimenti- aggiunge.
 
Ci alziamo e scendiamo dal tetto. Ora è Kate ad aver bisogno di noi.
 
Mi sembra di rivivere la conversazione in camera di Kate. La scelta di andare o meno alla polizia. Ciò che prova Kate è vergogna allo stato puro, ed è assolutamente palese che non abbia agito di sua spontanea volontà. Victoria mi sente, non la credevo capace di questo anche qui e dopo Jafferson. Kate mi ha fatto vedere il video, ma per fortuna Warren è riuscito a toglierlo dalla circolazione: non sapevo fosse bravo anche ad hackerare.
 
Abbiamo capito che non è stato Nathan a drogarla, ma ragazzi in generale, ed è davvero andata al pronto soccorso. I suoi genitori non sono stati troppo rigidi e le hanno consigliato di evitare le cattive compagnie. Tiro un sospiro di sollievo dal momento che l’altra Kate temeva più di tutti il parere della cristiana famiglia Marsh.
È delusa da sé stessa e per rincuorarla vorrei tanto farle capire che non è successo nulla di che. Semplicemente ha baciato dei ragazzi in maniera alquanto casuale, non mi sembra abbia fatto qualcosa di così sconvolgente.  Nathan stranamente non era alla festa, non ricordavo minimamente che fosse avvenuta prima dell’uccisione di Chloe. Penso ancora a quanto Nathan potesse essere pentito di ciò che ha fatto ed a quanto fosse stato manipolato. Non voglio credere che sia cattivo, è stato mal influenzato senz’altro.
 
-Volevo solo farmi accettare in un contesto così nuovo. Amo l’arte e la fotografia, non voglio essere etichettata come la donna di chiesa a vita! – singhiozza Kate.
-…Non capisco, cosa c’è che non va in me? Cosa dovrei cambiare-
Quegli occhi rossi mi spaventano, portandomi inevitabilmente a quella mattinata di pioggia in cui decise di buttarsi. Ovviamente devo indagare tra le varie realtà per stabilire se si fosse buttata o se fossi riuscita a salvarla.
 
Almeno Jefferson non l’ha sfiorata. Non potevo pensare altro se non che potesse essere la goccia che spingesse Kate a togliersi la vita. Chloe non l’ho salvata, e la sua morte non deve restare vana. Kate deve rimanere viva.
 
Ho deciso di far dormire Kate da me, è al momento troppo vulnerabile. Victoria nel video è apparsa di sfuggita, ma ciò non esclude che ci sarà sicuramente un confronto. Esco dalla stanza per andare a lavare i denti e penso che non mi dispiacerebbe per nulla incontrarla. Il mio potere, in realtà mi ha conferito una maggiore tendenza ad essere una ficcanaso, e cerco di avvicinarmi alla stanza di Dana per cercare un non so cosa.
Vedo Victoria uscire da lì.
-Non ti credevo così vipera, almeno non più- mi lascio scappare.
-Prego? Da quando in qua te la senti di parlarmi? –
-Mi riferisco al video di Kate. –
-L’ho visto ma non ne so niente. –
Balle. La vecchia esperienza mi ha confermato che sia stata lei a pubblicarlo.
-Si vedeva che c’eri tu a riprendere. -  la butto sul vago per vedere come reagisce.
- Magari avrò anche partecipato, ma non sono in vena di recare disturbo agli altri. Senza Nathan non è poi così divertente. –
-Dì la verità, avete convinto voi Kate a partecipare al party. –
-Maxine, è vero. Io e Nathan l’avremmo presa anche in giro, ma ti assicuro che al momento non ho interesse a fare qualcosa del genere. Non sono in vena di scherzi, è anche morta di recente una nostra vecchia compagna. –
Mi domando cosa sappiano gli altri compagni di Chloe. Di certo non posso dimenticare che Vistoria e Rachel sono state grandi amiche, se mi baso su ciò che ho vissuto nel contesto di Chloe viva.
Victoria mi sembra sincera e tantomeno ho prove per controbattere.
-Chloe non era tua amica, cosa dovrebbe mai importarti- sbraito con una punta di gelosia.
-Perché, tu la conosci meglio di me? Ci conoscevamo e mi dispiace lo stesso. - è un po’ triste nell’affermare questo.
-Se dovesse succedere qualcosa a Kate non ve lo perdonerò. E mi riferisco a tutti i membri del Vortex Club. –
-Cosa le dovrebbe mai succedere? Non è successo niente di che, abbiamo solo finalmente visto una Kate più attiva, dovrebbe essere felice di essersi divertita. –
 
Probabilmente questo video è stato meno scandaloso di quello della realtà stravolgente. Victoria mi fa cenno di andarsene e abbasso la testa per ricambiare il saluto in qualche modo. Mi dirigo in bagno- e questa volta per davvero- mi lavo i denti e mi sciacquo la faccia. Quando pensavo che la tranquillità aveva ormai messo piede ad Arcadia Bay e la Blackwell, mi rendo piuttosto conto del fatto che la vita non è per nulla semplice. Ad ogni azione corrisponde una conseguenza, e il mio potere è solo servito a rendermene conto ancora di più. Alla fine siamo ragazzi, e a 18 anni ne succedono di cose. Che dire, life is strange.
 
Mentre torno in camera da Kate, mi arriva un messaggio da Warren.
 
[Guarda fuori]
 
Mi affaccio alla finestra scrutando il calare della notte e restando stupita di nanzi un tale spettacolo: stava nevicando.

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Capitolo 4
*** Inutili convenevoli. ***


Kate si è addormentata dopo essersi girata e rigirata nel letto. Io invece sono sul mio divanetto, dal momento che ho preferito cederle il letto per farla rilassare il più possibile. Se mi ci mettessi accanto potrei interrompere l'espressione angelica che le si è creata in viso.

Ho scritto a Warren che non riesco a dormire e che continuo ad avere la sensazione di vivere in una realtà che non mi appartiene affatto. Essere fuori luogo mi è capitato spesso nel corso di queste settimane, sono fiduciosa e consapevole del fatto che la mia vita non deve andare veramente così, tutto è assolutamente temporaneo.
 
Warren è preoccupato per me e ha proposto di vederci fuori al campus.
Mi è già capitato altre volte di trasgredire le rigide regole della Blackwell Academy, non temo certo qualche punizione in particolare.
Evitando di far troppo rumore, metto una felpa sopra la maglia del pigiama, pantaloni da tuta non troppo pesanti e mi reco verso l’ingresso dei dormitori.
La neve non ha avuto nemmeno il tempo di posarsi sull’erba, visto i 23° nonostante la fine di ottobre.
Warren ha i capelli un po’ scombinati, testimonianza che mi scriveva poggiando la testa sul cuscino. Ha una maglia a maniche lunghe con una t-shirt da sopra e pantaloni larghi. Mi prende la mano e mi porta verso un’entrata secondaria della scuola.
Mi ricorda tanto la “missione” con Chloe nello studio del preside. Spero che quei soldi siano stati davvero utilizzati per una causa positiva.
 
Warren apre la porta principale della  palestra, proprio dov’è la piscina. Ho davvero un bel ricordo in questo luogo, quando ho fatto un bagno notturno con Chloe. Sento che è giusto ricordarla così, ricordarla qui, tra le mura di un posto tanto anomalo quanto divertente, in fin dei conti. La mia trasgressiva Chloe- anche se in fin dei conti si trattava di un bagno notturno in piscina.
 
Warren si toglie i vestiti e si butta. Mi guarda e sorride.

-Se Mad Max non riesce a dormire, il trucco è farla stancare. Tuffati. –

-Ti piacerebbe! Io e Chloe stavamo per essere beccate da David, c’è da fare attenzione! –

-David c’è sempre di meno in giro, recentemente. Sappiamo bene che sta soffrendo anche lui un po’ come tutti coloro affezionati a Chloe. –
Aveva ragione. Tolgo i pantaloni –le mutande nere mi salvano dal leggero imbarazzo- e mi siedo a bordo mentre Warren si diverte a nuotare un po’ qua e là.

-Ti vedo pensierosa, ti va di parlarne? - mi dice Warren mentre si accinge a nuotare per venire da me. Mette una mano sul bordo della grande vasca e mi guarda.

-Kate sta dormendo in camera mia, non volevo lasciarla sola. –

-Sei stata brava con lei. –

-Penso che domani i suoi la verranno a prendere per tenerla un po’ con sé, deve passarle questa vergogna che la ossessiona. - dico preoccupata.

-Per fortuna oggi non l’hanno vista in molti, e nessuno l’ha derisa più di tanto. Hai visto il video? –

-Sì, ma non mi è sembrato così stravolgente come quello scorso. –

-Tanto che è stato diverso? Ah, mi hai anche detto che ci fosse Nathan, ma io non l’ho visto. –

-Sì Warren, è totalmente diverso. Ma ciò non toglie che non sia grave. –

-Questo è normale. Vedrai che Kate si riprenderà, stare con la famiglia la farà riprendere senza alcun dubbio. Non oso immaginare come potrebbe essere vederla gettarsi dal tetto. –

-Ho vissuto il momento in cui si è gettata ma poi ho riavvolto per salvarla. Ma sai…-

- …il tuo potere non ha più funzionato e dovevi sbrigartela da sola. – continua Warren leggendomi nella mente. Gli schizzo dicendogli che deve smetterla di ripetere cose che già so. Ma ripeto, è un bene che sappia cosa ho vissuto e le cose che mi sono ritrovata a scegliere.

-Warren, il tempo atmosferico mi preoccupa. Si stanno verificando gli stessi fenomeni e la timeline, ti giuro, non la sto alterando. – muovo i piedi nell’acqua alternando l’avanzata del destro non il sinistro mentre li fisso.

-Max, qualcosa mi dice che dobbiamo trovare Rachel e capire bene che cosa ha combinato. –
In effetti, mi chiedo se lui abbia avuto il piacere di conoscerla.

-Warren, com’era questa Rachel? L’hai conosciuta? –

-Per essere amica di Chloe, doveva essere una tipa forte. Ma te lo sei molto di più sta tranquilla – ha forse avvertito un pizzico di gelosia?

-Rachel era amata e odiata da tutti. Aveva ottimi voti, bell’aspetto e si prestava sempre a far da modella per qualcuno. Daniel le ha fatto molti ritratti. Più che scattare amava essere fotografata, e tutti i ragazzi del Vortex club erano ammaliati da lei e il suo desiderio di posare per un’agenzia di Los Angeles. Mi pare che avesse sempre voluto andare lì. –

-Non volevo strapparti da bocca cose che già conoscevo. – faccio la dispettosa lanciandogli una linguaccia.

-Come potevo sapere che già sapessi queste cose! Nel diario non hai mica scritto tutto! –

-So anche che aveva rapporti con uno spacciatore di nome Frank con cui aveva una relazione e che si prestava volentieri alle pose di Jefferson. – gli dico per prepararlo al peggio.

-Wow, e chi l’avrebbe detto. Il Vortex clib è proprio schizzato. – commenta Warren, e in effetti non ha tutti i torti, i membri sono abbastanza amanti del pericolo in termini di sostanze da assumere o eventi da organizzare.
Warren mi afferra e finisco in piscina con la maglia e la felpa. Ammetto che non avrebbe dovuto farlo affatto.

-Ma no, Warren, perché l’hai fatto? – sento il cloro che mi assale la pelle. –Yah- emetto questo strano suono ma poi lo guardo e comincio a schizzargli acqua.

Giochiamo un po’ come due cretini ma lo sbattere di una porta ci intimorisce un po’.
Usciamo furtivamente dall’acqua, Warren raccoglie i suoi vestiti e prende i miei pantaloni. Mi sussurra di togliere i vestiti bagnati e mi porge la sua t-shirt. –Prenderai freddo e ti vieto di ammalarti- mi esorta.

-Tanto non è la realtà a cui appartengo, posso pure ammalarmi, non mi interessa! –

-Sei decisa davvero a cambiare le cose allora. Peccato, mi piacerebbe ricordare questa serata in piscina! –
 
Ti prometto che scriverò tutto nel mio diario e che ti farò leggere ciò che stiamo vivendo Warren, stavolta sono io a chiederti di fidarti di me.

Siamo chiusi negli spogliatoi e da dieci minuti alcun rumore si ode. Penso che è arrivato il momento di andare.
Dopo varie domande e discorsi affrontati sulla teoria del caos –dobbiamo pur sempre capirci meglio- ci separiamo verso i nostri dormitori, ancora inzuppati di cloro e con i vestiti quasi da buttare.
Mi lascia la sua maglietta che ho inevitabilmente bagnato e cerco di fare attenzione a non svegliare Kate, che per fortuna è ancora lì –certo, ha cambiato ancora posizione- serena, viva.

Realizzo che Warren ha i miei pantaloni e scrive che me li avrebbe portati appena possibile, quando ci saremmo di nuovo rivisti.
Dopo aver perso venti minuti a sistemarmi e asciugarmi posso finalmente buttarmi sul divanetto. Sono davvero stanca, stare in piscina mi ha risucchiato l’energia, Warren aveva ragione. Warren.
Chloe non faceva che dirmi che fosse stra-cotto di me, mi chiedo se anche in questa realtà sia così. Ma non importa, presto tutto questo sparirà.

Bussano alla porta.
Alzandomi con attenzione mi lascio scappare un “Ma Warren, non c’era bisogno di portare già ora i vestiti, ci saremmo visti doma…”.
Apro la porta è rabbrividisco.

-Ciao… Max! – allunga la mano per porgermi qualcosa.

Ed eccola qui. Rachel Amber in carne e ossa che mi restituisce la foto con la farfalla blu.

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Capitolo 5
*** Chi è "Laura Palmer"? ***


È passata la mezzanotte e dopo aver visto Rachel Amber esco dalla stanza per evitare di svegliare Kate. Faccio un passo avanti tirandomi la porta per chiuderla, prendo la foto dalla sua mano e la osservo. È quella che ho lasciato sul pavimento del bagno mentre sentivo lo sparo fatale. Guardo la foto, guardo Rachel.
È inutile che mi si presenti, ho così tanto sentito parlare di lei. L’ho vista in qualsiasi tipo di foto –belle e tenebrose quali fossero – addirittura è visibile il suo orecchino con la piuma azzurra.
 
Trovo che sia bellissima, impossibile dire che nasconda qualcosa di tremendo o scandaloso alle spalle: come può un viso così angelico esser stato protagonista di affari loschi o malavita?
-Cosa ci fai qui? - possibile che la mia mente non riesca a formulare una frase migliore? Cavolo Maxine, hai la possibilità di conoscere Rachel Amber e non sai dire di meglio?
-Scusami se sono piombata così, ma dovevo vederti ad ogni costo. – si guarda spesso in giro e mentre parla ha la mano destra che le nasconde la bocca di lato.
-Conosci un posto dove possiamo parlare tranquille? – continua scandendo bene le parole, quasi come se parlassimo lingue diverse.
Mi guardo intorno e scruto la vuota stanza di Kate, luogo migliore al momento, visto che nessuno di certo potrà disturbare.
 
La afferro per il polso sinistro guardandomi intorno e la porto con me. Entriamo evitando di fare troppo rumore.
Il fatto che sia qui dovrebbe rendermi serena, dal momento che io e Warren stavamo cercando di pianificare un modo per poterla ritrovare. Quindi un passo avanti è stato fatto, o meglio, ti si è presentato alla porta, cara Max.
 
-È una bella foto. Mi ricorda i capelli di quella scapestrata! - mi dice mentre si accomoda sul letto di Kate cercando di non sgualcire troppo le lenzuola.
 
-Lasciamo perdere. Nasconde momenti tristi…- provo a giustificarmi, ma in fondo sono felice che quella polaroid sia ritornata tra le mie mani. Come la farfalla sulla bara di Chloe, è lei che vuole far parte di me in qualche modo.
 
Riosservo Rachel che sembra si aspetti qualcosa da me.
 
-Sei pallidissima. Sembra quasi che tu stia vedendo un fantasma. – a questa sua affermazione scappa a entrambe un sorriso.
 
-Scusa, ma è che … - “fino a prova contraria la prima volta che ti ho visto eri morta”, mi verrebbe certo da dire, ma sarebbe folle cercare di spiegare una cosa del genere. Forse un “nessuno pensava di rivederti viva” sarebbe più appropriato, ma mentre cerco di pronunciare tali parole, è lei a interrompermi stupendomi in maniera vertiginosa.
 
-È che l’ultima volta che mi hai vista ero in un sacco in una discarica, sì lo so.
Pietrificata.
 
Sorride ma in realtà si vede che è più agitata di me.
 
-Max, hai mai sentito parlare di animali spirituali? –
 
-Sì. – ricordo questo discorso affrontato anche in altre realtà. Quello di Chloe era la farfalla e quello di Rachel un uccellino.
 
-Io credo di essere una cerva. – continua -Come te, del resto. –
 
Era questo forse che ci legava?
 
Mi ricordo di quella cerva alla discarica che non riuscivo a fotografare, così come quella che fissava la scena di me abbracciata ad una Chloe sofferente e realizzante della perdita di una sua grande amica che con tanta fatica ha provato a cercare. In quel momento era come se avessimo fallito.
 
-Vuoi dire che…- provo a far chiarezza, ma per fortuna interviene lei a rivelarmi la notizia del secolo.
 
-Max, io posso viaggiare nel tempo. E so che anche tu puoi. –
 
No, aspetta Max, anche lei ha un potere? Ancora una volta sono sorpresa e ormai non so più cosa aspettarmi: ci manca solo che veda Dana con il pancione in giro per il campus.
Mi siedo sulla sedia da scrivania di Kate con la bocca leggermente spalancata. Possibile che la morte di Chloe porti a tutta queste serie di conseguenze?
-Max ti prego dì qualcosa, fidati che sono anche io confusa da tutta questa situazione- mi dice Rachel alzandosi e piegandosi sulle ginocchia per essere alla mia altezza occhi.
-Max, noi abbiamo un dono e possiamo cambiare tutto questo. –
 
Sono stralunata e ho la furia nel cervello. Continuo a fissarla perché la verità è che non so cosa dirle, di preciso. Dovrei raccontarle tutto? Cosa sa?  Una cosa è certa: non sono più sola.
 
-Cambiare… e cosa? Mi sono ritrovata a dover fare delle scelte difficili, che hanno un po’ inciso sulla vita di tutti. Mi sono ritrovata a imbrogliare, truccare discorsi, fare sotterfugi per comprendere meglio come si stavano svolgendo le cose ad Arcadia Bay e alla Blackwell Academy. –
 
Mentre parlo, tremo ma al contempo mi sento più sicura ad affrontare un discorso del genere, quasi come se ci fosse naturalezza totale nell’esprimermi di fronte al volto di quel rassicurante “fantasma”.
 
-Rachel, sai precisamente di cosa sto parlando? –
 
-Più o meno. –
 
-Voglio solo assicurarmi di essere chiara per farti capire al meglio le circostanze. –
 
-Max, a quanto ho potuto vedere tu sei in grado di riavvolgere il tempo e muoverti tra le foto… giusto? – mentre lo dice lascia la posizione che aveva assunto alzandosi in piedi. Mi alzo anche io notando che è più alta di me di poco.
 
- Sì, posso ritornare indietro e sapere cosa accadrà con certezza. Ritornando ai momenti degli scatti effettuati, posso muovermi diversamente e far variare le conseguenze. –
 
- Scommetto che hai provato a salvare William. L’avrei fatto anche io. – gioco di sguardi.
 
Allora non sapeva proprio tutto alla perfezione, qualcosa semplicemente l’aveva intuito.
 
-E tu cosa sai fare, di preciso? – A questo punto anche io voglio capirci di più.
 
-Beh, a me è capitato qualcosa di diverso. Io viaggio nel vero senso della parola. Cambio realtà, torno indietro e posso vedere cosa succede in lassi di tempo alternativi o nel futuro. –
 
Esagerata, penso. Tutto sommato ha un potere molto più forte del mio.
 
-Ma non posso cambiare le cose. È come se gli altri non mi vedessero. Tutti i miei viaggi temporali, che in realtà ho sempre definito come visioni erano però sempre legati a te. Tu eri sempre lì, e dunque ho scoperto il tuo dono. –
 
Sono troppe le cose che mi stanno passando per la testa, e la curiosità di conoscerla sempre di più mi assale. Che tipo di persona è davvero Rachel Amber? Al momento mi sono fatta un’idea di una persona tranquilla, che rispecchia totalmente la descrizione dei fascicoli della Blackwell. Mi ero fatta un’idea di una sorta di seconda Chloe con qualità più brillanti dal punto di vista sociale, tutto qui.
Tutto ciò che ho scoperto su di lei riavvolgendo il tempo – e si tratta di un dado dalle mille facce contraddittorie-  era andato man mano sfumandosi, non so davvero con chi abbia a che fare, al momento.
 
-Quando mi sono risvegliata nella Dark Room insieme a Nathan dopo quello scatto insieme, Mr. Jefferson ci ha lasciato liberi. Non so perché, ma Nathan non era tranquillo. Diceva di sentirsi in pericolo e che il professore dovesse procurargli una pistola. Sapevamo dei suoi disturbi mentali e ho chiesto a Mark di evitare di somministragli altre droghe per ulteriori scatti futuri. Non so come, Nathan ce l’ha fatta e ha ottenuto una pistola. Jefferson non lo drogava più, come gli avevo chiesto, ma lui ha cominciato ad avvertire sempre di più l’astinenza e così ha fatto la conoscenza di Frank Bowie, un uomo sfortunato che si è ritrovato a spacciare per vivere. In realtà, io Frank lo conoscevo già, e a volte Jefferson mi chiedeva di procurare le droghe per noi proprio da lui. Mi sono legata a Frank, ma ammetto di essermi approfittata di lui per avere sconti sulle droghe, visto che Mark le pagava a spese sue, e non dei Prescott. Insomma, Frank non doveva scoprire che tra me e Nathan ci fosse un legame e che posassimo per un fotografo famoso. Dal momento che ero spaventata di questo, ho deciso di lasciare Frank, anche per evitare di dargli un ulteriore dolore. Nate, una volta, un po’ ubriaco e un po’ drogato mi ha confessato che gli piacevo, ma purtroppo non ricambiavo il suo amore, non era giusto per Frank e poi c’era  Mark Jefferson… - fa un sospiro.
 
- Mr. Jefferson mi faceva sentire bella, e dal momento che come fotografa non sono mai stata un portento, sentirmi dire da un artista così rinomato parole come “brava, il tuo atteggiamento è la cosa che chiunque uomo d’arte vorrebbe cogliere” mi riempiva di adrenalina e mi portava a voler perseguire la carriera di modella, sebbene non mi aspettassi per nulla di seguire tale orma. È come se sotto l’effetto delle droghe mi sentissi legata a lui e credevo di poter essere per sempre la sua musa ispiratrice.  Mi sono sempre impegnata, didatticamente parlando, e non accettavo di non riuscire in qualche campo. La mia ambizione mi portava a voler essere la migliore e il fatto che gli altri lo notassero mi faceva sentire tremendamente popolare e perfetta. –
 
Rachel si siede nuovamente sul letto di Kate e ancora una volta cerca di riposare la voce, quasi come se debba prepararmi al peggio.
 
-La sera in cui ho respinto Nathan per colpa di quella stupida infatuazione per il professore... – Allora Jefferson in quella assurda realtà mi aveva detto la verità: Rachel era davvero invaghita di lui.
 
-… Nathan ha cacciato la pistola e mi ha sparato allo stomaco. Non ricordo molto, ma sono sicura di aver udito la voce di Mark Jefferson. Prima che potessi chiudere gli occhi, mi sono ritrovata a rivivere quella volta nella Dark Room, a quando Nathan cercava disperatamente una pistola. La prima cosa che ho fatto è stata andare a Los Angeles e scappare da lì. In realtà ci sarei tanto voluta andare con Chloe, era il nostro sogno sin da quando eravamo più piccole, ma ho avuto così tanta paura! – si porta le mani in volto per coprirsi gli occhi, sembra disperata.
 
-Max, quella pistola doveva colpire me, non Chloe! – mi siedo sul letto e cerco di rincuorarla, ma in cuor mio soffro per lo stesso motivo. Il suo racconto cominciava a farmi quadrare diverse cose, ma c’erano ancora dei buchi di trama.
 
-A Los Angeles ho cominciato ad avere ancora delle visioni che ritraevano te e Chloe. Ho potuto anche vedere il mio ritrovamento. È stato così weird. Chloe mi aveva parlato di te, nonostante la rabbia che ancora covasse per la tua partenza, ed ero felice di rivedervi insieme, così unite. –
 
Il suo discorso è un po’ confusionario, e ancora mi lascia perplessa.  
 
-Non ho mai detto nulla a Chloe, né delle foto di Jefferson né della mia relazione con Frank. Vedere quanto abbia sofferto per il mio silenzio mi ha fatto sentire ancora di più una persona orribile. Non sono una brava ragazza, Max, e Chloe si è buttata sulle droghe a causa mia. –
 
Non sto ancora percependo dove Rachel voglia arrivare, ma la cosa che al momento mi interessa di più capire è certamente il rapporto che Rachel e Chloe hanno sviluppato. Voglio giusto sentire cosa sta per dire.
 
-Avevo dimenticato di consegnare dei soldi e Frank si presentò proprio alla discarica, mentre ero con Chloe.  Passavamo il tempo in una sorta di rifugio, a parlare di tutto e bere un sorso di birra tranquille.  Quando Chloe vide Frank, ho cominciato a non essere sciolta e tranquilla come al solito, ho finto di conoscerlo solo di vista. Sotto un po’ l’effetto della birra, mi lasciai sfuggire che per vivere faceva lo spacciatore, e dal momento che Jefferson lo pagava anche più del dovuto, Frank si sentì di far provare una canna a Chloe.  Era solo una canna Max, non potevo immaginare tutte queste conseguenze. Sfortuna volle che fosse anche il periodo dell’anniversario dell’incidente di William e per farle compagnia, fumavamo erba insieme. È finita per diventare una cattiva abitudine, tanto che alle volte facevo in modo di metterle più tabacco che altro… ma sì, faceva male lo stesso, che stupida che sono stata. –
 
Praticamente sta ragionando da sola, quasi come se al momento fossi per lei una valvola di sfogo.

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