La Belle Dame sans Merci

di Tide
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Carici appassite ***
Capitolo 2: *** Il raccolto è fatto ***
Capitolo 3: *** Un giglio d'angoscia ***
Capitolo 4: *** Fata dagli occhi selvaggi ***
Capitolo 5: *** Una ghirlanda per il suo capo ***
Capitolo 6: *** Altro non vidi ***
Capitolo 7: *** Miele selvatico ***
Capitolo 8: *** I selvaggi occhi le chiusi con quattro baci ***
Capitolo 9: *** Maledetto l'ultimo sogno ***
Capitolo 10: *** La Belle Dame sans Merci hath thee in thrall ***
Capitolo 11: *** Starved lips ***
Capitolo 12: *** Benchè le carici siano appassite ***



Capitolo 1
*** Carici appassite ***


~~CARICI APPASSITE

Piccolo incipit dell’autore:

Credo sia il modo peggiore di iniziare: in medias res, se non proprio dalla fine. Ma così inizia anche la poesia. Perdonate  l’inizio così brusco, atipico e forse un pochetto OOC, e non rifiutatevi categoricamente di leggere le prossime.

 


'O what can ail thee, knight-at-arms,
Alone and palely loitering?
The sedge is wither'd from the lake,
And no birds sing.*


Non sa cosa lo costringa a restare lì, non se lo chiede nemmeno. Non sa perché resta a guardarla appassire giorno per giorno …
Resta e i suoi demoni gridano, si allontana e il suo cuore si spezza. Non può abbandonarla, non può cercare altrove …
Ma lei non lo guarda, lei non lo ascolta …
L’anello di Clarice è sul comodino, di fianco al letto d’ospedale. Hannibal Lecter la guarda immobile, immaginando il momento in cui lei l’ha lasciato cadere dal dito ormai troppo sottile e un’infermiera l’ha raccolto e l’ha posato lì frettolosa, senza che Clarice vi desse uno sguardo.
“Mi costringi, lo sai.” Le dice fermo. Clarice non si volta, non si muove. Hannibal sa che la donna l’ha sentito. Quello che lo fa esitare è se Clarice l’abbia ascoltato. L’uomo s’avvicina e sa cosa otterrà: gelo, apatia. Sa di non poterle più toccare l’anima, né la mente, eppure s’avvicina a chiederli ancora.
“Non mi lasci altro, Clarice.”
Gli risponde il silenzio. Si siede sulla sedia di fianco al letto e avvicina il volto a quello della donna “Non può essere altrimenti.”
Hannibal aspetta qualche secondo, attento, paziente. Vuole solo che lei gli risponda, non gli importa come: ci sarà tempo per far cambiare quella risposta.
Clarice siede  immobile, abbandonata contro la spalliera e i cuscini, troppo consumata per avere energie fisiche, troppo prostrata per avere energie emotive, troppo disillusa per accendere la mente. Così ha il diritto di non reagire ai gesti dell’uomo, di non rispondere alle sue parole, d’essergli impermeabile.
Il dottor Lecter smette di aspettare, le prende il volto tra le mani, la costringe a fissarlo negli occhi. Se ne pente subito, perché lo sguardo della donna, vuoto, vitreo, gli da la certezza che lei lo guarda e non lo vede, lo sente e non lo ascolta. Che lui la osservi, che lui la ignori, che lui si allontani –e lei ricorda perché- , che lui resti a vegliarla: Hannibal Lecter non può più toccarla.

 

*Traduzione:
Che cosa ti tormenta, armato cavaliere / che indugi solo e pallido?/ Sono appassite le carici del lago / e non cantano gli uccelli.

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Capitolo 2
*** Il raccolto è fatto ***


~~IL RACCOLTO E’ FATTO

O what can ail thee, knight-at-arms,
So haggard and so woe-begone?
The squirrel's granary is full,
And the harvest 's done.*

Sente la sua presenza e non le importa. Sente il proprio corpo magro, eppure per lei così pesante, e non le importa. Sente le parole del marito e sa che nemmeno l’inconscio le trattiene. Se lui cerca i suoi occhi, lei cosa vede, se non due altri occhi? Non sono che una cornea, un’iride castana, screziata di rosso, e una pupilla. Nient’altro. È lontano il tempo in cui erano l’Abisso quegli occhi, dietro le sbarre di una prigione, e forse più ancora remoto quello in cui erano l’anima amata. Ora non riconosce l’immagine che quello specchio le restituisce. Cosa le rimane? Ogni frutto è stato colto, ogni spiga recisa e non li ha colti lei, non l’agente Starling, non la sposa del Cannibale … é tardi per Clarice: per lei non c’è più raccolto.


*Traduzione: ‘Oh cosa ti affligge, cavaliere armato,/Così smunto e così desolato?/Il granaio dello scoiattolo è pieno,/Ed il raccolto è fatto.

 

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Capitolo 3
*** Un giglio d'angoscia ***


~~UN GIGLIO D’ANGOSCIA


Piccolo incipit dell’autore:
Ops … Nuovo personaggio, nato dal mio cervello. Spero di non essere eretica come temo.

 

I see a lily on thy brow
With anguish moist and fever dew;
And on thy cheeks a fading rose
Fast withereth too. *


Il corpo deperito del ragazzo ha un tremito, poi lui socchiude appena gli occhi. È abbastanza per vedere suo padre in piedi, un poco discosto dal letto.
“Hareton …” lo chiama piano Hannibal
Il ragazzo reagisce con un sorriso aspro, con un sarcasmo e un’ostilità del tutto particolari.
“Ti aspettavo, papà.” Dice con un tono quasi cantilenante, una voce stridente
Il padre si limita ad osservarlo per qualche secondo: il viso pallido e scavato, le labbra passate da un colore vivo a un viola malato, le scintille rosse delle iridi che balenano rapide sotto le palpebre.
“Ha chiamato il dottor Cooper. Ha detto che eri grave.” Dice infine
Hareton corruga appena la fronte, con un’espressione seria e amara. Chiude gli occhi e distende il volto, appoggiandosi al cuscino. Un sorriso maligno gli piega le labbra
“Dovresti averci fatto l’abitudine, papà. Tra me e la mamma, ormai vivrai in ospedale, non è così?”
Non lascia tempo al padre di rispondere
“Gigli e viole.” Aggiunge subito aprendo un po’gli occhi “Vedi? Là sul davanzale.” D’improvviso la sua voce è piana e serena.
Hannibal non alza nemmeno lo sguardo e annuisce: ha già visto il piccolo vaso in vetro blu entrando.
“Fori dei morti.” Dice Hareton quieto
“Perché dici questo?”
“Bianco e viola: i colori di un cadavere, no? Oh, lo so: i colori di Charles quando l’avete seppellito in quella piccola bara bianca. Cresceranno viole sul mio fratellino?”
Quelle parole sono un giro di coltello nelle piaghe di entrambi. Hannibal tace osservando granitico il volto malato di Hareton.
Il ragazzo di colpo spalanca gli occhi, con furia 
“Oh, lo so!” esclama con voce acuta drizzandosi seduto nel letto “Non dovrei parlarne, vero? Ma so cosa pensi, ora! Sì, sono i colori anche miei!”
Piano i nervi tesi allo spasimo si rilassano, piano il ragazzo si calma. Gli resta un’espressione severa, davanti all’impassibilità del padre. Ma con Hareton è inutile.
“Ti stupisce?” chiede all’uomo con una sorta di desolazione mista a disprezzo “La mia vita viene dalla morte” spiega aspro “prenditi la larva che meriti. Sono sempre stato un cadavere e l’hai voluto tu.  Ah, non negare: sai che non servirebbe.”
Hareton s’è raddrizzato con un’eleganza austera, puntando gli occhi severi in quelli del padre. Con un sospiro li chiude
“Ora vattene. Ci vediamo qui il mese prossimo. Sarò grave.”
“Perché devi dirmi questo, Hareton?”
Il ragazzo solo scuote lentamente la testa con fare sconsolato
C’e il rosmarino per il ricordo … ” prende a recitare piano. La voce flebile gli muore per un secondo “ … Ricorda” mormora ” e le viole per il pensiero …”
“Rispondimi, Hareton.”
Ma Hareton di scatto lo guarda ferocemente “Per te c’è la ruta e ce n’è anche per me! “ ringhia “Vattene, ho detto!”

 


*Traduzione:Vedo un giglio sulla tua fronte/ Umido di angoscia e rugiada di febbre;/ E sulle tue guance una rosa che appassisce/ E velocemente avvizzisce’

Ps: le frasi in corsivo sono versi dell’Amleto, tratti dal delirio di Ofelia.

 

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Capitolo 4
*** Fata dagli occhi selvaggi ***


~~FATA DAGLI OCCHI SELVAGGI
 

Piccolo incipit dell’autore:
Fin qui la poesia ha introdotto mostrando la situazione finale, mentre da qui espone i fatti avvenuti. Perciò anche io riavvolgo il nastro, fino al primo omicidio del giovane Hannibal Lecter.


'I met a lady in the meads,
Full beautiful - a faery's child,
Her hair was long, her foot was light,
And her eyes were wild.*


È tutto molto chiaro adesso, tornando da Lady Murasaki. Ora sa come sia uccidere. Gli è piaciuto; gli piacerà ancora.
Dietro il volto quieto, il giovane sta considerando con attenzione in cosa stia quel piacere.
È la loro colpa che nutre questo piacere- conclude.
Sì gli piacerà ancora. È tutto molto chiaro adesso. È giusto, necessario che sia quella l’offerta per lei.
Per un momento vede squarciarsi il velo del futuro: sarà quella l’offerta, lo sarà oltre l’incenso della vendetta, oltre …
Un lampo, nient’altro. Non sa ancora come considerarlo.
Un passo alla volta- si dice.
Si concentra sulla sensazione delle squame di pesce sotto le dita, senza guardare.
Fame del corpo e fame dell’anima sono legate.

 

*Traduzione: ‘Incontrai una dama nei prati,/ colma di bellezza, una figlia di fata / I suoi capelli erano lunghi, il suo passo leggero,/ e selvaggi i suoi occhi.

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Capitolo 5
*** Una ghirlanda per il suo capo ***


~~UNA GHIRLANDA PER IL SUO CAPO

'I made a garland for her head,
And bracelets too, and fragrant zone;
 She look'd at me as she did love,
And made sweet moan.*


Perfetto. Dovrà essere sempre così: perfetto il piano, perfetto il crimine, perfetta la recitazione, perfetta la cena, perfetta la musica …
Darà il meglio di tutto, sempre, perché ne partecipi …
Se qualcosa può toccarla, se qualcosa può restituirle un bagliore di vita, il fantasma di un sorriso, è questa perfezione.
Accosta il calice alle labbra e beve un sorso del vino rosso; quel che ne fa avanzare nel bicchiere funge da libagione.
 

*Traduzione:‘Feci un ghirlanda per il suo capo,/ braccialetti, ed una cintura fragrante;/ Lei mi guardò come se mi amasse,/ E gemeva dolcemente.

 

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Capitolo 6
*** Altro non vidi ***


~~ALTRO NON VIDI

'I set her on my pacing steed
And nothing else saw all day long,
For sideways would she lean, and sing
A faery's song.


È una curiosità, solo una singolare curiosità, ma si chiede se riuscirebbe a non detestare quel paziente. L’uomo che parla di fronte a lui ha un aspetto anonimo, normale, ma dopo decine di sedute il dottor Lecter ormai sa di che persona si tratti: il tipo di paziente che viene da lui perché non vuole guarire, ma vuole mettersi l’anima in pace, il tipo di uomo che non saprà e non vorrà mai assumere coscienza e responsabilità di sé. Poi: una persona senza il minimo buon gusto, banale persino nelle sue psicosi. Un uomo meschino.
Ha smesso di ascoltare il paziente e chiudendo per una frazione di secondo gli occhi prova a dimenticare la sentenza che ha ormai formulato a suo riguardo.
Non avrebbe dovuto: subito gli salta alla mente il volto di chi ha ucciso sua sorella, subito il volto di quell’uomo si associa all’immagine …
Aprendo gli occhi sa che il paziente di fronte a lui avrebbe fatto lo stesso: l’avrebbe uccisa …
Lo interrompe con un cenno
“Voglia scusarmi …” dice calmo, alzandosi.
“Certo…” risponde il paziente, mentre il dottor Lecter apre uno dei  cassetti della scrivania e ne estrae il tagliacarte. 


*Traduzione:‘La posi sul mio destriero al passo/ E non vidi altro lungo tutto il giorno,/ Poichè s’era chinata sul fianco, e cantava/ Una canto di fata.

 

 

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Capitolo 7
*** Miele selvatico ***


~~MIELE SELVATICO


 'She found me roots of relish sweet
And honey wild and manna dew,
And sure in language strange she said,
"I love thee true!"

Di solito l‘idea lo lascia indifferente: è una delle tante cose sotto controllo. Ma ogni tanto ci pensa,  quando resta solo nello studio, come devono vederlo gli altri. Non i pazienti: pochi di loro sono attendibili.
Devono vederlo calmo, sereno probabilmente. Calma e serenità non sono la stessa cosa, lui lo sa bene. Ma, sì: è calmo.
Non è mai propriamente arrabbiato: ha raffreddato la rabbia, così che ora è divenuta il piacere stesso  quando la vittima si pone da sé il marchio, quando la mente prende a tessere il piano e quando la mano esegue.
C’è sofferenza, certo, ma è una sofferenza sublime che è diventata l’orgoglio delle sue azioni. E quello che fa è nobile, sì, nobile.  


*Traduzione: Lei mi procurò per me dolci radici,/ miele selvatico e rugiada di manna,/ e in linguaggio straniero poi mi disse:/ - Io t'amo veramente.

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Capitolo 8
*** I selvaggi occhi le chiusi con quattro baci ***


~~I SELVAGGI OCCHI LE CHIUSI CON QUATTRO BACI

'She took me to her elfin grot,
And there she wept and sigh'd fill sore;
And there I shut her wild, wild eyes
With kisses four.

Si sveglia di colpo, le mani sul volto per non vedere altro di quell’incubo, quasi un suo riflesso debba essere lì sospeso nel buio. Gli serve qualche secondo, qualche respiro, prima di capire che nessuno più grida, che nel buio intorno a lui non c’è più nessun immagine. C’è silenzio ora. Si ricorda che lui non ha mai sentito piangere degli agnelli. Avevano tutti la voce di Mischa, insanguinati nella neve.
Torna a coricarsi, ma tiene le mani sul volto e sospira.
Non basta: lei grida ancora. Vendetta, di volta in volta distruggere il male, quel male che l’ha uccisa, quello stesso male sotto forme nuove, in persone, nemici nuovi, non basta più. Non poteva bastare, l’ha sempre saputo. Serve un posto, un posto, un posto … E lui ormai sa quale.
Il pensiero lo solleva; lascia scivolare le mani giù dal viso.
Quel posto e tutto sarà completo, quel posto e anche lei chiuderà gli occhi tranquilla quando Starling li chiuderà …
 

*Traduzione:‘Mi portò alla sua grotta incantata,/ E lì pianse e sospirò addolorata;/ E lì io chiusi i suoi selvaggi, selvaggi occhi/ Con quattro baci.

 

 

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Capitolo 9
*** Maledetto l'ultimo sogno ***


~~MALEDETTO L’ULTIMO SOGNO!

Piccolo incipit dell’autore:
Fin qui mi sono più o meno ispirata ai libri; ora passo a immaginare le tappe successive del percorso, ovvero lavoro di fantasia oltre la materia dei libri.

 

 'And there she lullèd me asleep,
And there I dream'd -- Ah! woe betide!
The latest dream I ever dream'd
On the cold hill's side.*


 Il tempo non torna sui suoi passi, per quanto tu possa figurartelo. Le tazze rotte restano cocci,  per quanto tu possa restaurarle; quelle che pensavi d’aver buttato restano negli angoli del pavimento dove non si guarda.
Così il tempo continua il suo percorso; la tazza torna in mille pezzi; i cocci sbucano dagli angoli della stanza.
La parabola ha toccato il suo punto più alto: ora non può che cadere.
Il cerchio che giunge alla sua fine deve tornare al suo inizio.
Hareton sa d’essere l’ultimo punto: il passato chiede il suo risarcimento per quegli anni felici; il tempo deformato impone il suo prezzo: le lancette girano come intorno a un crocefisso: prima o poi tornano sempre ai chiodi o alle spine.
E suo padre riscrivendo il tempo, decidendo quali tazze dovevano essere integre e quali cocci, ha fatto del piccolo Hareton l’esattore.
 Charles è troppo piccolo per capire qualcosa di tutto questo. Ed Hareton non vuole che debba mai capirlo.
 Stringe forte il fratellino per non sentire che il coltello da cucina affonda nel cuore.  

*Traduzione: ‘E lì lei mi cullò fino al sonno,/ E lì io sognai – Ah! maledetto!/ L’ultimo sogno che ho mai sognato/ Sul fianco del freddo colle

 

 

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Capitolo 10
*** La Belle Dame sans Merci hath thee in thrall ***


~~LA BELLE DAME SANS MERCI HATH THEE IN THRALL


 'I saw pale kings and princes too,
Pale warriors, death-pale were they all;
They cried – “La Belle Dame Sans Merci”
Hath thee in thrall!"*


Si sveglia di colpo. L’angoscia gli resta murata nel cuore: nemmeno un gemito gli sfiora le labbra. Ma lo sgomento gli toglie il fiato. Da molto tempo non sognava sua sorella.
Clarice dorme quieta al suo fianco …
Ha paura di chiedersi cosa significhi questo.
Dalla camera dei bambini sente il piccolo Charles piangere. Di colpo non lo sente più. Hannibal scatta in piedi ancor prima di pensare qualcosa.


*Traduzione: Vidi pallidi re e principi pure,/scialbi guerrieri, mortalmente pallidi erano tutti/ essi gridavano: -La belle dame sans merci/ ti ha fatto schiavo!

 

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Capitolo 11
*** Starved lips ***


~~STARVED LIPS


 'I saw their starved lips in the gloam
With horrid warning gaped wide,
And I awoke and found me here,
On the cold hill's side.


Hareton era semi steso sulla branda con la schiena e la nuca contro il muro. La sua cella, piena di pile di libri e di fogli scritti e disegnati sulla scrivania o accartocciati per terra, giaceva in una penombra pesante, come  avvolta da una coltre. Il profilo affilato del ragazzo si stagliava immobile contro la parete chiara, il suo corpo innaturalmente smagrito giaceva con un abbandono quasi mortifero. Ogni azione doveva costargli uno sforzo. Persino il suo respiro era lento. Si diede il tempo di raccogliere le forze e inspirò profondamente prima di parlare.
“Non ti aspettavo, sai?”
Hannibal  ignorò l’informazione  “Non parli quasi mai per primo.” Osservò dopo un istante.
“meno resti, meno mi stanco, credo. Oggi sono in modalità di risparmio, papà.”
“Me l’hanno detto . Pensano di farti ricoverare.”
Hareton accennò a un gesto noncurante “Non è più grave di molte volte. E tu sei venuto a vedere?”
“Sono venuto tutte le volte.”
“Sì, lo so. Dunque cosa farai?”
 “E tu, Hareton, cosa intendi fare?”
“Ho chiesto a te!” ringhiò di colpo il ragazzo, per poi riprendere più quieto “Tu non cambi approccio, papà. Perché dovrei io?”
Il padre non rispose: non sarebbe stato vantaggioso a nessuno dei due trascinare l’argomento.
Hareton sospirò: capiva suo padre abbastanza da sapere cosa stesse pensando.
“Comunque  io sto facendo qualcosa: sto deperendo.” Aggiunse il ragazzo con maligna ironia.
“Perché?”
“perché chiedi cose che non vuoi sapere?” ribatté stanco e irritato Hareton.
“Sei tu che non hai mai parlato.”
“Non servirebbero parole se tu volessi vedere. Io sto facendo qualcosa. Mi hai scritto da poco, ricordo la lettera. Non mi è piaciuta. Perché mi scrivi a quel modo?”
“So cosa ne pensi.”
“Allora perché continui a scrivermi ?”
“Non ho mai inteso condizionarti.”
“Non chiedevi il mio parere prima di servirmi la carne.”
“Non avevi l’età per capire.”
“Ora l’ho.” Per una frazione di secondo il volto di Hareton s’incupì “Capisco più di quel che credi.”
“Se tu davvero capissi, Hareton, non sarebbe questa la situazione.”
Il ragazzo rimase immobile, granitico. Per un attimo anche il suo respiro parve fermarsi.
“Tu mi dici questo, papà?” disse. Parlava con un risentimento quieto: non aveva voglia di sprecare energie. Continuò quasi in un sibilo via via più tagliente“Ma tu continui a scrivermi, a parlarmi allo stesso modo. Io sto facendo qualcosa e tu non lo vedi. Eppure mi guardi, ci guardi deperire. Dici di capire …”
Hareton volse lentamente lo sguardo stanco su suo padre
Padre mio, ché non mi aiuti?” 
 

*Traduzione: Le loro labbra fameliche vidi nel crepuscolo,/in orribile avvertimento spalancate/ Allora mi svegliai, e mi trovai qui,/ sul fianco del freddo colle.

P.s.: La frase in corsivo è da un verso del trentatreesimo canto dell’ Inferno di Dante: sono le parole che Gaddo morente rivolge al conte Ugolino nella torre della fame. (Ché sta per perché).

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Capitolo 12
*** Benchè le carici siano appassite ***


~~BENCHE’ SIANO APPASSITE LE CARICI DEL LAGO


Piccolo incipit dell’autore:
La poesia si conclude ricollegandosi al tempo e al tema della prima strofa, rispondendo alla domanda. Anch’io torno mi ricollego alla situazione che ho allegato alla prima strofa; si può immaginare che si tratti di poche ore dopo.


 And this is why I sojourn here
Alone and palely loitering,
Though the sedge is wither'd from the lake,
And no birds sing.'*


I corridoi della clinica sono quasi deserti, ha incrociato solo un infermiere.  Rallenta: la stanza di Clarice è vicina. Tornare adesso è una tortura, ma non farlo sarebbe anche peggio , e restare lo strazia allo stesso modo. Le sue mani sono pulite e sanno del sapone germicida degli ospedali. È costretto a pensare che nulla sarebbe diverso se anche fossero sporche ed emanassero l’odore acre del sangue.
Entra nella stanza e si avvicina al letto. Osserva il volto pallido e scavato della donna, sprofondato nel sonno pesante che un corpo denutrito impone. Presto un incubo più violento la sveglierà, lei saprà già che l’uomo è lì, dunque sussulterà, forse, poi darà un sospiro e cadrà sul cuscino, immobile e abbandonata.
Lo spettacolo di ogni sera, l’abitudine di ogni notte: Hannibal torna sempre in tempo.  
Torna sempre a vedere quel suo fiore ormai avvizzito. Non può fare altro.
Sa perché torna sempre lì, non deve chiederselo  nemmeno; sa perché torna a guardarla appassire giorno per giorno, impotente. Resta e i suoi demoni gridano, si allontana e il suo cuore si spezza. Quello è il posto di Mischa e lì ritorna sempre.


*Traduzione: Ecco  perché  rimango qui,/Solo e pallido vagando ,/benchè siano appassite le carici del lago/ e gli uccelli non cantino.

 

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