Say Something

di JackiLoveCatoniss4ever
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Say something, I'm giving up on you ***
Capitolo 2: *** I'll be the one, if you want me to ***
Capitolo 3: *** Anywhere, I would've followed you ***
Capitolo 4: *** And I am feeling so small ***
Capitolo 5: *** It was over my head ***
Capitolo 6: *** I know nothing at all ***
Capitolo 7: *** And I will stumble and fall ***
Capitolo 8: *** I'm still learning to love ***
Capitolo 9: *** Just starting to crawl ***
Capitolo 10: *** I'm sorry that I couldn't get to you ***
Capitolo 11: *** And I will swallow my pride ***
Capitolo 12: *** You're the one that I love ***
Capitolo 13: *** And I'm saying goodbye ***
Capitolo 14: *** And anywhere, I would've followed you ***
Capitolo 15: *** Chapter 15 ***
Capitolo 16: *** Chapter 16 ***
Capitolo 17: *** Chapter 17 ***
Capitolo 18: *** Chapter 18 ***
Capitolo 19: *** Chapter 19 ***
Capitolo 20: *** Chapter 20 ***
Capitolo 21: *** Chapter 21 ***
Capitolo 22: *** Chapter 22 ***
Capitolo 23: *** Chapter 23 ***
Capitolo 24: *** Chapter 24 ***
Capitolo 25: *** Chapter 25 ***
Capitolo 26: *** Chapter 26 ***
Capitolo 27: *** Chapter 27 ***
Capitolo 28: *** Chapter 28 ***
Capitolo 29: *** Chapter 29 ***
Capitolo 30: *** Chapter 30 ***
Capitolo 31: *** Chapter 31 ***
Capitolo 32: *** Chapter 32 ***
Capitolo 33: *** Chapter 33 ***
Capitolo 34: *** Chapter 34 ***
Capitolo 35: *** Chapter 35 ***
Capitolo 36: *** Chapter 36 ***
Capitolo 37: *** Chapter 37 ***
Capitolo 38: *** Chapter 38 ***
Capitolo 39: *** Chapter 39 ***
Capitolo 40: *** Chapter 40 ***
Capitolo 41: *** Chapter 41 ***
Capitolo 42: *** Chapter 42 ***
Capitolo 43: *** Chapter 43 ***
Capitolo 44: *** Chapter 44 ***
Capitolo 45: *** Chapter 45 ***
Capitolo 46: *** Chapter 46 ***
Capitolo 47: *** Chapter 47 ***
Capitolo 48: *** Chapter 48 ***
Capitolo 49: *** Chapter 49 ***
Capitolo 50: *** Chapter 50 ***
Capitolo 51: *** Chapter 51 ***
Capitolo 52: *** Chapter 52 ***
Capitolo 53: *** Chapter 53 ***
Capitolo 54: *** Chapter 54 ***
Capitolo 55: *** Chapter 55 ***
Capitolo 56: *** Chapter 56 ***
Capitolo 57: *** Chapter 57 ***
Capitolo 58: *** Chapter 58 ***
Capitolo 59: *** Chapter 59 ***



Capitolo 1
*** Say something, I'm giving up on you ***


Sto giocando tranquillamente nel Prato, non molto lontano da casa mia. I miei genitori sono all'interno di essa. Mia madre sta per dare alla luce la mia sorellina. Sorrido al pensiero. Questo è uno dei regali di compleanno più belli che mi abbiano mai potuto fare.
Io sono nata l'8 maggio di quattro anni fa. Oggi è il 30 di quello stesso mese, e finalmente avrò una vera compagna di giochi.
Sento già di volerle molto bene. Non so quale sarà il suo nome, ma sono sicura al cento per cento che i miei genitori ne troveranno uno perfetto per lei.
All'improvviso, sento mio padre chiamarmi. - Katniss, Katniss! - Mi alzo di scatto, ansiosa e, devo ammetterlo, parecchio preoccupata, e mi fiondo nella sua direzione.
Tutta la paura che avevo scompare non appena scorgo il sorriso che gli copre mezza faccia. - È nata. Vieni, presto, presto! - Non appena mi avvicino abbastanza a lui, mi prende in braccio e corre all'interno della nostra abitazione, che da questo preciso istante ospita un nuovo membro della famiglia.
Vengo poggiata a terra davanti al letto di mia madre, e subito scatto in direzione della culla: non vedo l'ora di conoscere la mia già amatissima sorella minore.
Mi aggrappo al bordo e mi spingo in su, riuscendo finalmente a scorgere il suo viso, e mi rendo conto che potrei rimanere a fissarla per tutto il resto della mia vita. È incantevole. Assomiglia molto alla mamma: ha i capelli biondi e già molto folti e lunghi, ed i suoi occhi spalancati scrutano il mondo con vivace curiosità ed interesse. Sono azzurri come il cielo. Quando si puntano su di me, è come se venissi paralizzata da una scossa elettrica. Li fisso a mia volta, inizialmente a bocca aperta e poi con un sorriso sempre più grande.
Con mia enorme gioia e sorpresa, la piccola lo ricambia immediatamente, e tende le mani nella mia direzione, emettendo dei piccoli gorgoglii infantili.
- Ehi, a quanto pare tu le sei piaciuta subito! Quando ha visto noi, è immediatamente scoppiata a piangere! - scherza mio padre, prendendomi di nuovo in braccio e scoppiando subito a ridere, contagiando sia me che la mamma con la sua risata. In breve tempo, anche la mia nuova sorellina si unisce a noi, ed il mio cuore si riempie di gioia nel vederla sorridere. È la creatura più stupenda che io abbia mai visto: quello che provo per lei non è minimamente paragonabile a ciò che pensavo potessi sentire nel mio cuore vedendola per la prima volta. Le voglio un bene dell'anima, infinitamente superiore a quel che pensavo di potergliene volere.
- Be', credo che sia ora di scegliere il nome – prende la parola mia madre, con la voce ancora affaticata a causa del parto. - Stavo pensando di chiamarla Saxifrage – propone.
Mio padre storce un po' il naso. - Mmmh… no, non mi piace. Preferisco Wallflowers – ribatte lui.
- Assolutamente no! Daisy!
- Violet!
- Cherry!
- Chamomile!
- Vanilla!
- Dahlia!
- Lilac!
- Periwinkle!
- Cowslip!
- Hydrangea!
- Primrose! - sbotto io alla fine, prima che la mamma possa ribattere con un altro nome.
I miei genitori fissano prima me, poi la bambina ed alla fine si guardano negli occhi, sorridendo.
- E sia. Benvenuta, Prim! - dice mio padre, abbassandosi per darle un bacio. Ne approfitto per farlo anch'io, visto che sono in braccio a lui, e straordinariamente la mia sorellina ricambia.
Papà ci fissa, stupito e piacevolmente sorpreso. - Se avete stretto un legame così forte già adesso, allora chissà come sarete unite da grandi! - esclama, facendomi ridacchiare.
Dà un bacio sulla guancia anche a me e mi appoggia di nuovo per terra.
Sto per uscire dalla stanza quando la voce di mia madre mi richiama. - Ed io non me lo merito un bacio da entrambi? Con tutta la fatica che ho fatto…
Mi lancio sul letto, accanto a lei, e la abbraccio forte, dandole un numero incredibile di baci, e lei non si fa scappare l'occasione per ricambiarli, uno per uno.
Dopodiché, le si avvicina anche mio padre, baciandola stavolta sulla bocca però.
Sorrido maliziosamente ed esco fuori di casa. Se si amano tanto quanto lo dimostrano, allora a breve potrei avere una seconda sorella minore, oppure addirittura un fratellino. Ad essere sincera, la cosa non mi dispiacerebbe del tutto, anzi, proprio per niente. Vado pazza per Prim, e succederà così anche per tutti gli altri figli che i miei genitori avranno, se accadrà.
Mentre cammino per il Distretto 12, vado a sbattere contro qualcuno.
- Oh, ciao, piccola! Auguri per tua sorella! - mi dice il panettiere, sorridendomi.
- Dai, Peeta, andiamo! – esclama in seguito, rivolgendosi ad un bambino della mia stessa età.
 
Angolo dell'autrice: Sono lieta di presentarvi il primo capitolo della mia ottava storia! Stavolta, come vi avevo anticipato nell'angolino autrice di “My Blood Is Burning”, parlerò degli Hunger Games di Katniss, o meglio, di una loro versione in chiave What if? Sinceramente, non so nemmeno perché la scrivo come se fosse una Peetniss, visto che la coppia non mi piace poi moltissimo, anche se la preferisco enormemente alla Galeniss (Cleeta, Catoniss e Galerose a vita!), ma vabbè. Spero che la apprezziate ugualmente. Ci saranno numerosi Missing Moments, come vi ho già annunciato nell'introduzione. Che ne dite di recensire? Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 2
*** I'll be the one, if you want me to ***


Sono emozionatissima. Oggi è il mio primo giorno di scuola, e non vedo l'ora di iniziare ad imparare cose nuove. I miei genitori mi hanno detto che sarà molto interessante. So che parleranno prevalentemente di carbone e robe varie ma, per quanto possa sembrare strano, mi interessa.
La mamma, per questa occasione speciale, ha deciso di farmi due trecce invece di una, come mio solito. Papà mi ha fatto un regalo: un vestito rosso scozzese. Quando gli ho chiesto che significava “scozzese”, lui mi ha raccontato che, una volta, molti anni prima della nascita di Panem, il mondo era pieno di nazioni. Tra queste vi era una, il Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, che era divisa in quattro parti: l'Inghilterra, il Galles, l'Irlanda del Nord ed, appunto, la Scozia. In questa regione si producevano abiti come quello che indosso io adesso, e da lì deriva il nome del tessuto con cui venivano fatti.
Non credo che ne esistano più moltissimi, ora. Mi sarebbe piaciuto di più vivere in quell'epoca in cui erano prodotti.
Mi liscio la gonna dell'abito e mi sistemo le trecce dietro le spalle, sorridendo davanti allo specchio. Mia madre, dietro di me, ricambia il sorriso e mi sussurra all'orecchio: - Sei bellissima, bambina mia. - Io arrossisco e mi volto per abbracciarla. - Grazie – mormoro contro la stoffa della sua maglia.
Una volta, anche mia madre era meravigliosa, o almeno così dice la gente del distretto. Non che adesso sia brutta, ma, dovendosi occupare di ben due figlie, si capisce il perché una parte della sua bellezza sia sfiorita con gli anni. Papà, tuttavia, sembra non farci caso. Per lui, la mamma è la donna più bella del mondo.
Credo che lei provi una sensazione piacevole quando lui glielo rammenta, ma io credo proprio che mi sentirei in imbarazzo. Non sono abituata a tutte queste smancerie dedicate a me.
Prim mi tira per un braccio, distogliendo la mia attenzione dai pensieri che stavo facendo.
- Katniss – dice con la sua vocina. Sorrido. Ancora mi ricordo di quando ha detto la sua prima parola. È stata il mio nome.
- Sì, paperella? - le domando, inginocchiandomi per arrivare alla sua altezza.
- Perché vai via? - mi chiede, fissandomi con due occhioni tristi ed implorandomi tacitamente di restare
Le scompiglio la capigliatura, non ancora folta ma nemmeno rada come i primi tempi, e le rispondo: - Non ti preoccupare, Prim. Devo solo andare a scuola. Tornerò tra poche ore, ed allora faremo un bel gioco, contenta?
L'espressione desolata scompare dal suo viso, venendo rapidamente sostituita da una euforica. Prim batte le mani, deliziata. - Sì, che bello!
Le do un bacio sulla guancia e, proprio in quel momento, mio padre fa il suo ingresso nella stanza. - Allora, Katniss, sei pronta? - mi domanda, tendendomi una mano. Io gliela afferro decisa e mi mostro convinta mentre dico: - Certo che sì -, lasciando che lui mi guidi fuori dalla porta. Mi volto solo un secondo per salutare mia madre e la mia sorellina con la mano.

La scuola non è molto lontana. È un bell'edificio, nonostante in alcuni punti il muro sia scrostato e lasci vedere le fondamenta, ma quel che conta è che qui imparerò un mucchio di cose nuove.
Saluto mio padre e mi affretto ad entrare all'interno della struttura, ma mi sento osservata, così giro la testa a destra ed a sinistra per capire il perché di quella strana ed improvvisa sensazione.
I miei occhi incrociano quasi subito un paio di iridi azzurre come il cielo, esattamente uguali a quelle della mia amatissima sorella minore, che però distolgono immediatamente lo sguardo.
Io aggrotto le sopracciglia e mi accingo a studiare meglio il bambino con cui, per qualche secondo, sono rimasta in contatto visivo. Sussulto una volta che mi rendo conto che si tratta del figlio del panettiere, Peeta. Il padre è lì accanto a lui, e mi fa un sorriso che io ricambio volentieri. È sempre stato gentile con me e la mia famiglia. Mi sta parecchio simpatico.
Alzo timidamente una mano e saluto anche il figlio, che arrossisce tutto e ricambia, sorridendo imbarazzato. Dopodiché, mi volto e faccio il mio ingresso nella scuola.
Fatico un po' a trovare la mia aula, ma per fortuna ci riesco prima che suoni la campanella.
Le lezioni trascorrono in modo piacevole, specialmente quella di musica. La maestra mi fa cantare la canzone della valle davanti a tutta la classe, ed io, per qualche motivo che mi è ancora del tutto oscuro, cerco di lanciare degli sguardi furtivi al figlio del panettiere senza che nessuno se ne accorga.
Quando torno a casa, mantengo la promessa fatta a Prim e giochiamo per tutto il resto della giornata.

Salve a tutti! Questo è il secondo capitolo della storia! Allora, adesso ho bisogno che qualcuno mi spieghi una cosa: ho pubblicato il primo capitolo ieri sera, e dopo non molto tempo, forse un'ora, vado a vedere se l'introduzione ha convinto almeno una persona a dare un'occhiata. Ora, immaginatevi la mia sorpresa quando ho trovato ventisei visualizzazioni, due recensioni ed una persona che ha aggiunto questa fanfiction alle seguite. Ammettetelo che volete che muoia di gioia! Vabbuò, ringrazio le splendide _candyeater03 e pandafiore, e vi invito ad andare a leggere tutte le loro storie. A dopo, carissimi pandacorni! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 3
*** Anywhere, I would've followed you ***


Stanotte non sono riuscita a dormire. Sono eccitatissima. Non riesco a smettere di sorridere, perché il pensiero di cosa farò fra non molto, anzi, fra pochissimi minuti è annidato continuamente nella mia testa, e non ne vuole sapere di uscirne. Non che io lo desideri, sia chiaro. Amo provare questo genere di sensazione.
La porta della mia stanza si apre piano piano, ed un fascio di luce viene proiettato al suo interno.
- Katniss – sussurra mio padre. Io scatto a sedere come una molla e lo fisso, in attesa, mentre lui mi sorride.
- Da quanto tempo sei sveglia? - mi domanda, rimanendo sempre appoggiato allo stipite della porta.
- Ehm… ad essere sincera, non ho dormito poi molto, stanotte – rispondo in modo evasivo, giocherellando con le mie dita.
- Non hai dormito molto o non hai dormito affatto? - ribatte lui con un sorriso sornione stampato sul suo volto.
Alzo il viso e lo fisso con un'espressione a metà tra il divertito ed il colpevole.
Lui sospira ed alza gli occhi al cielo. - Dai, sbrigati a mettere gli stivali. Il tuo primo giorno di caccia deve essere speciale.
Non me lo faccio ripetere due volte. Balzo giù dal letto e corro fuori dalla stanza che occupo con Prim, che, per fortuna, dorme beatamente sopra il suo materasso, senza essersi accorta di nulla.
Mio padre mi precede ma, anche se non posso vedere la sua faccia, so per certo che sta sorridendo, o perlomeno sta provando a trattenere un sorriso.
Io e lui ci siamo sempre capiti al volo. Sarà per la notevole somiglianza che ci accomuna, sia fisica che caratteriale.
Smetto di pensare a queste cose e mi vesto in fretta e furia. Una volta fatto ciò, mi fiondo fuori dalla porta, mentre papà mi chiede di aspettarlo, cercando di non urlare per non svegliare né la mamma né mia sorella.
Percorro il breve tragitto che ci conduce al Prato saltellando al suo fianco, emozionatissima per questa nuova esperienza che sto per affrontare. Credo di attendere questo momento fin dal giorno della mia nascita.Mio padre si osserva attentamente intorno, per essere del tutto certo che non ci sia anima viva in giro, e poi oltrepassa la recinzione che circonda tutto il Distretto 12 attraversando un buco presente in essa. Teoricamente, dovrebbe essere elettrificata, ma questo non accade quasi mai,
esclusa la sera, a volte.

Lo seguo senza esitare, ed in breve tempo mi ritrovo all'interno dei boschi, una delle zone più proibite di Panem. Mi sento invadere da uno strano senso di euforia al pensiero di dove siamo. L'adrenalina mi scorre in tutto il corpo se solo penso alla terribile punizione che ci verrebbe inflitta se venissimo scoperti a cacciare di frodo, anche se, ad essere sinceri, qui i Pacificatori sono molto più permissivi di quel che dovrebbero.
Dal tronco cavo di un albero, papà tira fuori due archi: uno grande per lui ed uno più piccolo per me. Mi porge quest'ultimo, ed io per poco non lo faccio cadere. Le mani i tremano dall'emozione. Lui sorride e me lo rimette in mano, facendomi poi segno di seguirlo.
Ci addentriamo nel folto della foresta, e dopo un po' comincio ad essere leggermente spaventata. Torno ad avvicinarmi a mio padre, ma lui mi dice: - Sta' un attimo ferma lì e guarda. - Io corrugo la fronte, ma poi noto che ha incoccato una freccia all'arco. Seguo la direzione della sua punta, e trovo un coniglio, che non si è ancora accorto della nostra presenza.
Per un momento, provo della pena per lui. Poi, però quando mio padre centra il bersaglio dritto in un occhio, nel momento esatto in cui il malcapitato animale si è voltato e ci ha scorti, batto le mani e chiedo: - Posso provarci anch'io?
Papà sorride e si avvicina. Mi fa imbracciare bene l'arco e posiziona una freccia al suo interno. Guardo nuovamente la sua direzione e trovo uno scoiattolo.
- Al mio tre – mi sussurra all'orecchio, aiutandomi a tendere l'arco.
- Uno. - Socchiudo gli occhi per prendere bene la mira.
- Due. - Le mie braccia sono in tensione, pronte a scattare.
- Tre. - La freccia parte, e lo scoiattolo cade al suolo, morto.
Io lo fisso inebetita per qualche istante, mentre mio padre si china per raccoglierlo.
- Che ne dici di andare dal fornaio a venderglielo? So che a lui piacciono molto gli scoiattoli – mi propone papà. Io accetto senza neanche pensarci, troppo felice per essere riuscita in una simile impresa.
Una volta che giungiamo nella bottega del panettiere, veniamo accolti da lui, che ci offre due pezzi di pane in cambio dell'animale.
Da dietro la sua schiena, vedo i capelli biondi e gli occhi azzurri che ho imparato ad associare a Peeta.


Angolo dell'autrice: Buonsalve a tutti voi, gente! Codesto (?) è il capitolo tre! Spero che sia di vostro gradimento. Volevo precisare che ci saranno ben trentadue capitoli dedicati ai Missing Moments della vita di Katniss prima dei Giochi, e saranno tutti in ordine cronologico. In più, volevo dirvi che riguarderanno i fatti più importanti o interessanti (almeno secondo me) della sua vita. Spero di non deludervi, perché KitKat è il mio secondo personaggio preferito (dopo Cato e prima di Clove e Peeta, si intende). Ringrazio _candyeater03 e pandafiore. Be', buon… ritorno a scuola… a tutti… * piange * Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 4
*** And I am feeling so small ***


Non appena mi alzo, mi stiracchio e mi ricordo immediatamente che oggi è domenica. Un sorriso si apre spontaneo sulle mie labbra al pensiero che trascorrerò tutta la giornata insieme alla mia amatissima sorellina senza dovermi minimamente preoccupare di matematica, storia di Panem, carbone o altre attività inerenti alla cultura che la nostra nazione ci fornisce.
Balzo giù dal materasso e mi appresto a svegliare Prim, ma scopro che il suo letto è già vuoto. Strano. Di solito, non si alza mai così presto, o almeno non prima di me.
Corro in cucina, sapendo che è l'unico luogo in cui posso trovarla, ma al suo interno c'è solo mia madre.
- Ben svegliata, tesoro – dice non appena nota che sono appoggiata allo stipite della porta, venendomi a dare un bacio sulla guancia.
- Mamma, dov'è Prim? - le domando, continuando a guardarmi in giro, nonostante abbia già compreso che non si trova a casa.
- Papà doveva andare a comprare qualcosa su in città, e dato che lei era già sveglia, ha deciso di portarla con sé – mi spiega, arruffandomi scherzosamente i capelli.
- Oh – ribatto semplicemente, non riuscendo ad aggiungere nient'altro.
Probabilmente, mia madre deve aver notato il leggero senso di delusione che provo, perché si sfila il grembiule con cui si apprestava a cucinare e, con un sorriso, mi tende la mano. - Che ne dici se andiamo a cercarli?
Io la afferro ed annuisco immediatamente, piena di gioia. Lei mi porta davanti allo specchio, sceglie un vestito per me dall'armadio e, dopo che l'ho indossato, mi pettina accuratamente.
Cinque minuti dopo, siamo a pochi metri dalla piazza. Osservo tutto ciò che mi circonda con grande curiosità, anche se ci sono stata alcune volte. È tutto così bello, qui… Giù al Giacimento, invece, la polvere di carbone copre praticamente tutti i nostri utensili, in special modo quelli di metallo, rendendoli opachi non appena provavamo a pulire lo sporco che si era annidato sopra.
La mamma dà una veloce occhiata all'interno di ogni negozio per vedere se papà e mia sorella sono al suo interno, ma li scorgiamo solo quando lasciano la farmacia per dirigersi verso il forno.
Attiriamo la loro attenzione richiamandoli, e subito mio padre fa scendere Prim, che corre verso di noi e si getta fra le mie braccia. Io le faccio fare una minuscola giravolta, tendendola stretta a me e ridendo insieme a lei. I nostri genitori ci guardano inteneriti e si prendono per mano.
- Allora, principesse, ci togliamo quest'ultima faccenda dalle scatole e torniamo a casa a preparare un buon pranzetto? - dice papà, indicando con la testa la panetteria proprio dietro il nostro gruppo.
- Sì! - esclamiamo io e la mia sorellina in coro, e cominciamo a correre, dirette verso l'ingresso.
Una volta dentro, ci accorgiamo che è presente un unico cliente. Primrose non sembra minimamente interessata a lui, ma io lo scruto con un insolito interesse, senza sapere nemmeno il perché. Credo però di averlo già visto da qualche parte. Ha un'aria piuttosto familiare.
È abbastanza alto, ha i capelli biondi e lisci che gli arrivano fino alle spalle e gli occhi… Mi sporgo un po' per osservarli meglio, ma proprio in quel preciso istante il suo sguardo incrocia il mio, ed io distolgo immediatamente la mia attenzione dallo sconosciuto. Ho fatto in tempo a vedere che ha le iridi grigie, proprio come le mie.
Il fornaio entra dal retrobottega, molto probabilmente, e ci saluta con un sorriso. - Buongiorno, signorine! - Io e mia sorella ricambiamo ed attendiamo pazientemente che i nostri genitori ci raggiungano, mentre il panettiere si rivolge all'uomo. - Buongiorno anche a te, Haymitch. Cosa ti posso portare?
Aggrotto le sopracciglia. Haymitch… Dove ho già sentito questo nome?
- Mmmh… portami… qualche panino. Tre o quattro, ancora caldi. - Ha una strana voce impastata, e solo ora mi accorgo che le sue gambe traballano un po' e che per questo motivo è costretto ad appoggiarsi al bancone.
Il fornaio torna a rivolgere la nostra attenzione a me ed a Prim, o meglio, a nostro padre ed a nostra madre. - Cosa desiderate?
La mamma si gratta la testa, pensosa. - A dire il vero, non lo so nemmeno io. Ho cambiato idea così tante volte che oramai non ricordo più cosa volevo comprare.
Papà scrolla le spalle e dice: - Vorrà dire che daremo un'occhiata in giro.
- Non voglio che le bambine si annoino.
- Se mi posso permettere – interviene il panettiere – le piccole potrebbero giocare un po' con mio figlio Peeta mentre voi decidete.
Senza nessuna ragione in particolare, sento il viso andarmi a fuoco, e quando i nostri genitori ci chiedono una conferma, è mia sorella a rispondere per entrambe.
Trascorriamo ore intere a divertirci con lui.

Shalve a tutti voi, tributi coraggiosi che avete dovuto sopportarmi per un altro capitolo! Vi avviso che questa storia ne conterrà in tutto 59, quindi, se già vi siete stancati di me (non vi preoccupate, non vi biasimo! XD), non so se vi convenga proseguire con la lettura. (Se non si è capito, sto male perché è ricominciata la scuola, anche se non devo recuperare nessuna materia, per fortuna!) Desidero ringraziare sei sante persone:_candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, missgenius, 5_shells_ e Ball00n, più tutti quelli che visualizzano. Mi riempite di gioia, dico sul serio. Grazie con tutto il cuore. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 5
*** It was over my head ***


Io e la mia famiglia facciamo ritorno molto spesso in città perché, durante quella giornata che io e Prim abbiamo trascorso insieme a Peeta, la mamma ha avuto l'occasione di rincontrare alcuni suoi vecchi amici, visto che, prima di sposare papà, anche lei abitava nella parte più ricca del Distretto 12.
Ogni volta che ci dirigiamo verso la piazza, io e la mia sorellina ne approfittiamo per andare a vedere le torte che vengono messe in bella mostra sulla vetrina della panetteria appartenente alla famiglia Mellark.
Purtroppo, però, Primrose si è ammalata qualche giorno fa, e così è dovuta rimanere a casa, accudita da nostro padre, mentre la mamma ed io ci siamo dirette nell'abitazione di un lontano cugino di lei, quindi una specie di zio per me, di cui non avevo mai sentito parlare. Mia madre mi aveva accennato ad una discussione che il nonno e suo fratello, il padre di quel parente che finalmente conoscerò, avevano avuto anni addietro. Da quel momento in poi, non si erano più parlati, ed erano morti a poca distanza l'uno dall'altro senza aver mai fatto pace. Adesso la mamma ha deciso di voler pareggiare i conti e riappacificarsi, dopo anni ed anni di silenzio, con parte della sua famiglia d'origine.
Io, ad essere del tutto sincera, non ho poi molta voglia di incontrare questi parenti di cui sono venuta a conoscenza solo pochissimi giorni prima, in special modo se Prim non è qui con me, perciò seguo mia madre di malavoglia, sbuffando di tanto in tanto ma senza mai darlo a vedere, mascherando il tutto con qualche finto sbadiglio, visto che le ho detto che stanotte non sono riuscita a chiudere occhio per l'emozione.
Una volta arrivate in piazza, la mamma suona al campanello di una casa a cui non avevo mai fatto caso in precedenza e, pochi secondi più tardi, un uomo alto, magro come un chiodo, dalla carnagione pallida e gli occhi di un marrone spento ci apre la porta.
- Entrate, prego – dice con tono incolore. Non fa nemmeno un accenno di sorriso a mia madre o a me, si limita a squadrarci non troppo attentamente ed a guidarci in soggiorno, dove è presente una moltitudine di gente.
Una giovane donna dai fluenti capelli castani e gli occhi verdi e rassicuranti si alza e ci raggiunge. Deduco che sia sua moglie, ma tra i due non c'è nessuna apparente compatibilità di carattere: lei si mostra aperta e socievole con la mamma ed affettuosa con me, come solo una zia può essere.
- Permettete che vi presentiamo i nostri ospiti, anche se sono abbastanza sicura che li conosciate già. - Detto questo, la trentenne si volta ed indica le persone accomodate sui divani suoi e di suo marito. - La famiglia Mellark.
Il mio cuore perde un colpo quando i miei occhi incontrano quelli di Peeta. Ci facciamo due timidi sorrisi a vicenda ed io vado a sedermi accanto a lui, mentre gli adulti ricominciano a chiacchierare ed i due ragazzi più grandi, i fratelli maggiori dei miei compagni di classe, a scherzare tra di loro.
- Ciao – mi dice alla fine Peeta, con un tono di voce così basso che lo sento a malapena.
- Ciao – ricambio timidamente, guardandolo di soppiatto.
Rimaniamo in silenzio per un altro po' di tempo, mentre tutt'intorno a noi i “grandi” continuano a fare un gran baccano, prima che lui mi chieda: - Qual è il tuo colore preferito?
Un lento sorriso mi compare sulle labbra mentre mi accingo a rispondergli. - Verde. Ed il tuo?
Anche Peeta sorride. - Arancione, come il tramonto.
- Che cibo ti piace di più? - gli domando io, osservandolo incuriosita.
Lui ci pensa un po' su, prima di ribattere: - La torta di mele e fichi. Il tuo?
Apro la bocca, ma mi fermo un attimo prima di dire cose che i miei genitori hanno definito compromettenti: se gli confidassi che amo la carne di cervo e poi lui riportasse queste mie parole in giro, in breve tempo tutti sarebbero a conoscenza del fatto che mio padre caccia, e potrebbe persino venire giustiziato.
Così mi limito a dirgli: - Il dolce di pandispagna.
Peeta annuisce. Per non far piombare di nuovo il silenzio che regnava in precedenza tra di noi, gli chiedo molto frettolosamente la prima cosa che mi viene in mente: - Ami cantare?
Lui ride imbarazzato e si massaggia nervosamente il collo. - Non credo di saperlo fare bene. O almeno, non bene come te.
Gli sorrido di nuovo, lusingata da quell'improvviso complimento. - Se vuoi, uno di questi giorni posso provare ad insegnarti qualche canzone che conosco.
Peeta sgrana gli occhi, come se non credesse alle mie parole, prima di esclamare un – Sì!
Ci diamo appuntamento a domani.


Angolo dell'autrice: Il capitolo cinque! Da qui, inizia il vero e proprio What if? della storia, ovverosia la presunta amicizia che lega la nostra protagonista e Peeta sin da prima dei Giochi. Credo che spenderò il resto di quest'angolino autrice per ringraziare dieci persone: _candyeater03, che recensisce e segue la storia; pandafiore, che recensisce; Queen Elizabeth, che recensisce e segue; Ball00n, che recensisce; katniss03, che recensisce e l'ha aggiunta alle preferite; bella93 e kamura86, che l'hanno messa fra le ricordate; ed infine 5_shells_, AnnaB93, Bata00 e missgenius, che l'hanno inserita fra le seguite. Grazie di cuore a tutti! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 6
*** I know nothing at all ***


Io e Peeta ci siamo messi d'accordo per incontrarci nel Prato, e quando ho detto ai miei genitori che mi sarei incontrata con lui per giocare un po', nessuno dei due ha opposto resistenza, anzi, si sono dimostrati addirittura entusiasti.
Non si può dire lo stesso della madre di Peeta, visto che la sua reazione alla notizia che lui le ha dato è stata un sonoro: - Che cosa?!
Fortunatamente, è intervenuto suo padre, che non solo ha acconsentito, ma si è dimostrato disposto persino ad ospitarmi a casa loro. Nemmeno l'occhiataccia della moglie è servita a farlo desistere, ma io ho gentilmente rifiutato, spiegandogli che volevo far sentire a Peeta anche il modo in cui cantavano le ghiandaie imitatrici, che si trovano sempre nei pressi del Prato.
Prim ha espresso il desiderio di venire con me, ma è ancora troppo malata per uscire fuori, così ha dovuto rinunciare, anche se a malincuore, ed io mi sono impegnata a prometterle che, non appena sarebbe stata un po' meglio, sarebbe uscita a giocare anche lei insieme a me ed al bambino biondo.

Tamburello con le dita sull'erba, in attesa che Peeta si faccia vivo, e, non appena lo scorgo, in lontananza, balzo in piedi, salutandolo con la mano, mentre un enorme sorriso si apre sulla mia faccia.
La felicità che provo è piuttosto strana, particolare. Non mi è mai capitato di sentire una contentezza simile, nemmeno il giorno in cui è nata Primrose.
Rinuncio ad analizzare i miei sentimenti nei confronti del più piccolo dei Mellark e mi incammino verso di lui.
Ci incontriamo a metà strada.
- Buongiorno, Katniss – mi dice suo padre, scompigliandomi i capelli.
- Buongiorno – ribatto io, lasciandomi sfuggire un risolino.
- A che ora posso venire a prendere Peeta? - mi domanda, guardando suo figlio.
Ci penso un po' su prima di rispondere: - Verso le sei, se non ci sono problemi.
L'uomo mi fa l'occhiolino. - Ovvio che no! Sarò puntuale, promesso! Divertitevi! -, e, detto ciò, torna sui suoi passi.
Peeta mi saluta con un timido: - Ciao –, che io ricambio immediatamente, giusto un attimo prima di afferrarlo per la manica della sua maglia e trascinarlo vicino alla recinzione.
I suoi occhi scrutano il folto della vegetazione che si intravede attraverso il buco con un misto di terrore e curiosità. A quanto pare, lui non è mai stato nei boschi. Be', non c'è da stupirsi: la sua famiglia non ha mai avuto bisogno di cacciare di frodo per procurarsi il cibo.
Mi siedo per terra e lo invito a fare lo stesso. - Ti va bene e se iniziamo con una ninna nanna? - gli chiedo, aspettando con ansia una sua risposta.
- Certo che sì! - replica, sorridendomi.
Ricambio e mi schiarisco un po' la voce prima di iniziare:

Là in fondo al prato, all'ombra del pino
c'è un letto d'erba, un soffice cuscino
il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi
quando li riaprirai, il sole avrai davanti.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio,
qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.

Là in fondo al prato, nel folto celato
c'è un manto di foglie di luna illuminato.
Scorda le angustie, le pene abbandona.
Quando verrà mattina, spariranno a una a una.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggono da ogni cruccio.
Qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.

Lo fisso incuriosita, e noto che mi sta osservando a bocca spalancata.
All'improvviso, tutt'intorno a noi, le ghiandaie imitatrici iniziano a ripetere il testo della canzone che ho appena intonato, e solo ora mi accorgo del silenzio quasi irreale che regnava mentre cantavo.
Una volta che i curiosi volatili hanno terminato la ninna nanna, dico a Peeta: - Adesso tocca a te.
Lui diventa paonazzo, ma poi deglutisce e, dopo un leggero colpo di tosse, inizia.
Ha una bella voce, e sembra aver imparato subito a memoria il testo della canzone, o forse lo conosceva già. Fatto sta che le ghiandaie, non appena ha terminato, si accingono a cantare di nuovo, ed io batto le mani ammirata ed estasiata, prima di abbracciarlo di slancio ed esclamargli nell'orecchio: - Sei stato bravissimo!
Lui esita un istante prima di ricambiare l'abbraccio, e rimaniamo in questa posizione per qualche minuto. Dopodiché, decido di portarlo a casa mia per fargli fare merenda con noi, certa che a Prim farà piacere rivederlo. Quel bambino sembra piacerle molto, credo che lo consideri una sorta di fratello maggiore.
Anche a me Peeta piace, ma non credo che sia nello stesso modo in cui piace a lei.


Buonsalve a tutti voi! Ecco il capitolo quattro… no, sei! Pardonnez-moi, ma il mio cervello inizia a connettere bene solo verso sera e, visto che sono solo le cinque del pomeriggio, deve ancora carburare per bene. (?) Detto questa immane cavolata, non mi resta altro se non ringraziare quattordici fantastiche persone: _candyeatear03, pandafiore (piaciuta la scena Peetniss?), Queen Elizabeth, katniss03, Ball00n, the dreamergirl, Eilie, bella93, kamura86, 5_shells_, AnnaB93, Bata00, missgenius e Mockingjay00Forever. Sul serio, non pensavo che, dopo soli cinque capitoli pubblicati, la storia potesse piacere a così tante persone. Ringrazio anche tutti quelli che visualizzano. Mi dileguo. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

 

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Capitolo 7
*** And I will stumble and fall ***


Prim, fortunatamente, è guarita da qualche giorno, e così abbiamo ripreso a giocare insieme come al solito.
Una mattina, mi viene in mente un motivetto che ho sentito intonare da papà mentre eravamo a caccia nei boschi la scorsa domenica. Mi sorprendo nel constatare che ricordo a memoria ogni singola parola e decido di provare ad insegnarlo alla mia sorellina, nonostante la sua tenera età.
Prima di avviarmi da lei, mi metto a cercare due pezzi di corda. Non appena li ho trovati, corro a chiamarla.
- Prim, ti va se giochiamo un po'? - le domando una volta arrivata davanti alla porta della camera da letto che condividiamo.
Lei balza immediatamente in piedi, sorridente. - Certo che sì!
Le afferrò la mano e scendiamo le scale assieme. Dopodiché, usciamo di casa e ci mettiamo sedute proprio davanti all'entrata. Io le allungo una delle corde che tengo in mano.
- Ci serviranno per fare delle collane – le dico a mo' di spiegazione.
Prim non fa domande e si mette subito all'opera.
- Ti va se ti canto qualcosa mentre “lavoriamo”? - le chiedo.
Lei non se lo fa ripetere due volte. Annuisce entusiasticamente e si mette ad ascoltare le parole che fuoriescono dalla mia bocca:

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
cui hanno appeso un uomo che tre ne uccise, o pare?
Strani eventi qui si son verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
là dove il morto implorò l'amor suo di scappare?
Strani eventi qui si son verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
ove ti dissi “Corri se ci vuoi liberare”?
Strani eventi qui si son verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Verrai, verrai,
all'albero verrai,
di corda una collana, insieme a dondolare?
Strani eventi qui si son verificati
e nessuno mai verrebbe a curiosare
se a mezzanotte ci incontrassimo
all'albero degli impiccati.

Non appena termino l'ultima strofa, mi accorgo che tutte e due le collane sono quasi terminate.
All'improvviso, però, ci vengono strappate di mano, e la mamma inizia a gridare: - Chi ti ha insegnato questa canzone?
Spaventata, le rispondo timorosa: - P-papà.
Lei si volta di scatto e lo va a cercare. Io e Primrose li sentiamo discutere animatamente, e le lacrime mi salgono agli occhi. La mamma non ha mai urlato prima d'ora.
Mi alzo in piedi e comincio a correre all'impazzata, facendo però in tempo a notare che Prim ha le guance rigate di lacrime.
Inizialmente, non mi viene in mente nessun luogo in cui nascondermi. Poi, però, nella mia mente appare all'improvviso il volto di Peeta, ed, in men che non si dica, mi ritrovo nei pressi della panetteria, senza sapere né come ci sono finita né quanto tempo ho impiegato per raggiungerla.
Mi appoggio al muro e mi accascio a terra, singhiozzando come non mi era mai capitato di fare prima. Non riesco nemmeno ad entrare. Le gambe mi tremano troppo, ed ho paura che non potranno sostenere il mio peso ancora a lungo.
Ad un certo punto, sento dei passi venire nella mia direzione. Pochi secondi dopo, qualcuno mi stringe timidamente fra le braccia. Alzo a malapena lo sguardo ed incontro i vispi occhi azzurri del più piccolo dei Mellark.
- Shh, Katniss, non piangere – continua a ripetermi sussurrando e cullandomi. Non sa nemmeno quello che mi è capitato e prova ugualmente a consolarmi. Mi sento così felice ad avere una specie di amico come lui. Non sono del tutto sicura che ciò che provo nei suoi confronti sia semplice amicizia, ma per adesso non ho la minima intenzione di pensarci.
Dopo un po', mi calmo quel che basta per ringraziarlo del conforto che mi ha dato e per incamminarmi nel Prato subito dopo averlo salutato.
Corro verso il cespuglio di caprifoglio, che è il mio nascondiglio ufficiale, ed aspetto pazientemente che qualcuno mi trovi. Nel frattempo, mi asciugo il viso col dorso delle mani.
Mio padre non tarda ad arrivare. Non appena mi prende fra le braccia, mormora: - Ehi, piccolina, non preoccuparti, è tutto a posto. È solo che alla mamma non piace molto quella canzone. Credo proprio che non dovresti cantarla più, almeno per un po' di tempo – prova a convincermi.
Io tiro su col naso e faccio un debole cenno d'assenso, appoggiando poi il capo sulla sua spalla e lasciandomi trasportare fino a casa.
Non appena entro, domando dove si trova Prim, e mia madre mi dice che si è addormentata da poco.
Decido di appisolarmi pure io, visto che il pianto ha prosciugato gran parte delle mie forze, e mi dirigo in camera, sdraiandomi accanto a mia sorella.

 

Angolo dell'autrice: Il capitolo sette! Ecco un altro momento estremamente What if? in cui Katniss cerca conforto in Peeta: Peetniss is in the air! Spero che quest'accenno alla coppia vi sia piaciuto. Desidero, come faccio di consueto, ringraziare quattordici meravigliose persone: _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, Eilie, bella93, kamura86, 5_shells_, AnnaB93, Bata00, missgenius e Mockingjay00Forever. Grazie per le vostre splendide recensioni e per aver aggiunto la storia alle preferite, ricordate e seguite. Un doveroso ringraziamento va fatto anche ai cosiddetti “lettori silenziosi”, che hanno permesso al primo capitolo di superare le duecento visualizzazioni praticamente subito. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 8
*** I'm still learning to love ***


Tossisco una, due, tre volte, e la mia mano vaga sul comodino accanto al mio letto, alla ricerca di un fazzoletto.
Dopo Prim, è toccato proprio a me ammalarmi. Ho l'influenza da alcuni giorni, e mi sento uno straccio, una pezza da piedi.
Mi soffio il naso e mi ristendo immediatamente. Non sono riuscita a dormire. Ogni volta che chiudevo gli occhi e provavo ad abbandonarmi nelle braccia di Morfeo, avevo il costante terrore di non riuscire più a respirare. Per questo motivo sono rimasta sveglia, e stamattina mi sento così stanca da non avere neppure le forze necessarie per alzarmi ed andare a fare colazione.
- Prim – chiamo con voce debole, e mia sorella accorre subito accanto a me. - Puoi chiedere alla mamma di portarmi da mangiare qua in camera? Dille che non ce la faccio proprio a scendere.
La mia piccola paperella annuisce e corre in cucina a riferire a nostra madre la mia richiesta.
Una decina di minuti dopo, è mio padre a varcare la soglia della stanza che io e Primrose condividiamo sin dalla sua nascita.
- Ehilà, Katniss! – mi apostrofa, accomodandosi accanto a me e posandosi il vassoio con la mia colazione sulle ginocchia. - Come ti senti oggi? - chiede, apprensivo come solo un genitore può essere.
Scrollo le spalle. - Non tanto bene. Spero di guarire presto, però – gli rispondo.
Lui fa un cenno d'assenso e mi passa il vassoio. Mangio tutto con calma, e nel frattempo lui rimane in camera a fissarmi. Non appena nota che ho terminato di mangiare, porta tutto di nuovo in cucina. Un attimo prima di uscire, si volta e mi dice: - Cerca di riposare, piccolina. Se vuoi tornare nel pieno delle tue forze, un buon sonno ristoratore è un ottimo passo per iniziare. - E se ne va.
Incredibile a dirsi, ma riesco ad assopirmi quasi subito, dopo aver sentito le sue parole.
Quando mi risveglio e do un'occhiata fuori dalla finestra, mi accorgo che è pomeriggio inoltrato. Mi stropiccio gli occhi e scosto le coperte, provando a scendere dal materasso su cui sono stata comodamente adagiata per gran parte della giornata, ma proprio in quel momento la porta della mia stanza si spalanca, rivelando mio padre.
- Ehi, ehi, dove credi di andare? - mi dice, lasciandosi sfuggire una risata e coprendomi di nuovo. - Hai una visita – aggiunge in seguito, indicando l'uscio.
Incuriosita, sposto la mia attenzione da lui al luogo che mi è stato indicato e vedo Peeta.
Sgrano gli occhi, ed un grandissimo sorriso si forma sulle mie labbra, a dispetto della malattia. - Ciao! - esclamo, facendogli cenno di avvicinarsi. Lui mi sorride a sua volta e si accosta al mio letto, e solo a quel punto noto il libro che tiene in mano.
- Che cos'è? - domando, sinceramente interessata, indicandogli il volume.
Lui si siede accanto a me e mi spiega: - Ho pensato che ti annoiassi a passare tutto il giorno a letto, e così ho voluto portarti un libro. Ho fatto bene? - chiede, un po' timoroso di conoscere la risposta.
Lo rassicuro immediatamente. - Certo che sì! Anzi, sai che ti dico? Perché non cominciamo a leggerlo insieme?
Lui solleva un sopracciglio, leggermente stupito, ma subito dopo accetta la mia proposta con entusiasmo.
- Bene. Allora vi lascio soli – ribatte mio padre, prima di uscire.
Peeta si accomoda meglio sul letto ed inizia il prologo: - I primi raggi dei soli svegliarono Grele nel suo letto. Almeno sotto quell'aspetto, la sua vita non era cambiata. La vecchia stanza dove alloggiava al monastero di Messe era esposta a est, in modo che fosse baciata dalla luce fino all'alba, e così era per la sua nuova cella, in quell'agglomerato confuso e precario di capanne in legno che costituiva la sede provvisoria del monastero. L'aveva fatto edificare in tutta fretta, e interamente a sue spese, Megassa, conte di Messe e padre della ragazza responsabile della sua rovina. Non poteva non pensarci ogni volta che sentiva le assi del pavimento scricchiolare sotto i suoi passi. Ogni cosa le parlava di Talitha e dell'affronto che aveva subito da lei.
Leggiamo avidamente le prime sei pagine, prima di fermarci a causa dell'arrivo del signor Mellark, che deve riportare Peeta a casa.
- Tieni, ti lascio il libro, casomai ti venissi voglia di continuarlo – mi comunica il mio compagno di classe, sorridendomi un'ulteriore ed ultima volta e scomparendo dalla mia vista così com'è venuto.
Io appoggio nuovamente la testa sul cuscino, pensando a quanto sono stata fortunata a conoscere il figlio del panettiere ed a diventare sua amica, anche se continuo a credere di provare qualcosa di molto più importante e, sotto certi aspetti, anche pericoloso, dell'amicizia. Non voglio rovinare il nostro rapporto, quindi continuerò a fingere.

 

Sciau (?) a tutti, bella gente! Il capitolo otto è qui per voi! Allora, ho due “importanti” quesiti da rivolgervi: 1) chi sa dirmi il titolo del libro che Katniss e Peeta leggono?; 2) per quanto riguarda gli ship della nuova generazione di Harry Potter, preferite la Scorose (Scorpius/Rose) o la Scorlily (Scorpius/Lily)? Io, ovviamente, Scorose a vita, ma se a voi piacciono Scoralbus, Scorjames o altri che riguardino sempre Scorpius, ben vengano! Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, Eilie, bella93, kamura86, 5_shells_, AnnaB93, Bata00, missgenius e Mockingjay00Forever. Vi amo alla follia, sappiatelo, cari miei! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 9
*** Just starting to crawl ***


Oggi sto molto meglio, quindi mi avvio in direzione della scuola insieme alla mamma, dopo quasi una settimana di assenza.
Mia madre mi lascia davanti alla porta della mia aula, facendomi sempre le stesse raccomandazioni: non abbandonare la classe per nessun motivo, nemmeno se suonano le sirene che indicano che c'è stato un incidente alle miniere di carbone, ed aspettarla fino a quando non arriva a prendermi. Io annuisco, ubbidiente come sempre, e trotterello fino alla mia classe, che è già occupata all'incirca da una ventina di bambini della mia stessa età, ansiosa di rivedere Peeta e di comunicargli che ho letteralmente amato il libro che mi ha prestato. Ce l'ho nello zaino, pronto per essere restituito al legittimo proprietario.
Non appena entro nello stanzone in cui si svolgono le lezioni, faccio scorrere il mio sguardo fino a quando non individuo una riccioluta chioma bionda.
Quasi corro nella direzione in cui l'ho vista, e mi catapulto sulla sedia accanto alla sua. Peeta sobbalza, facendo cadere a terra il suo astuccio.
- Katniss, ciao! Sei tornata! - esclama non appena posa i suoi occhi su di me, dedicandomi un sorriso enorme, che non esito a ricambiare un solo istante.
- Sì, e ti ho riportato il volume che mi avevi dato quando stavo male – gli rispondo, tirando fuori dalla mia cartella l'oggetto in questione.
- Già finito? - Mi fissa, sorpreso ed ammirato. - Come l'hai trovato? - domanda poi, afferrandolo e riponendolo nel suo zaino.
- Semplicemente fantastico! È favoloso, sul serio: non sto scherzando! E poi l'ultima parte ti lascia col respiro mozzato ed il fiato sospeso: “<> rispose l'uomo, sorridendo. <>” - decanto, citando le frasi finali, quelle che mi sono rimaste più impresse e che mi hanno colpito in una maniera incredibile.
- Be', se vuoi ti posso prestare un altro libro. Ne ho molti, a casa – mi propone con la sua consueta timidezza.
- Meraviglioso! Grazie mille! - Mi sporgo in avanti e lo abbraccio. Lui mi stringe a sé praticamente subito.
Mi rendo conto che, da quando il nostro rapporto si è evoluto così tanto, sono cambiata parecchio, almeno con Peeta: prima ero sempre piuttosto solitaria ed anche scontrosa se si trattava di relazionarmi con gli estranei o qualsiasi altra persona che non facesse parte della mia famiglia. Adesso, con il mio coetaneo, ho imparato ad essere più aperta e socievole nei confronti delle altre persone, e credo che sia soprattutto per questo che mi sorprendo piuttosto spesso a pensare di volere al più giovane dei Mellark un bene talmente immenso che può confinare anche col legame che lega i miei e, molto probabilmente, anche se non ne sono del tutto certa, i suoi genitori.
Ci stacchiamo dopo meno di un minuto, ed io mi alzo per andare a raggiungere il mio banco, che si trova proprio in fondo alla classe. Prima che riesca a fare anche solo tre passi, però, sento qualcuno afferrarmi la manica della divisa. Ovviamente, si tratta ancora di Peeta.
- A che ora posso passare per venire a darti il nuovo libro? - mi chiede.
Ci penso un po' su. - Che ne dici se stavolta vengo io a casa tua a sceglierne uno? - gli propongo. Lui non se lo fa ripetere due volte, ed accetta la proposta con entusiasmo.
Proprio in quel momento, entra la nostra insegnate, e tutti quanti corriamo ai nostri posti.
La giornata prosegue come al solito, tra nozioni di matematica e cultura in generale, interrogazioni riguardanti il carbone e la mensile verifica sulla storia di Panem, per vedere quanto abbiamo appreso. Tutto sommato, mi è andata abbastanza bene: ho sempre studiato e mi sono impegnata con costanza. Spero di riuscire a prendere un buon voto.
Non appena scorgo la mamma fuori dalla scuola, mi precipito verso di lei per domandarle se può accompagnarmi momentaneamente a casa di Peeta, visto che lui ha intenzione di prestarmi un altro libro. Lei, con un sorriso, mi fa intendere che è disposta ad accompagnarmi fin lì, e così attendiamo che il bambino di cinque anni con cui sono diventata molto amica convinca anche suo padre.
Meno di un minuto dopo, il piccolo Mellark ci fa cenno di avvicinarci, e tutti insieme ci avviamo a casa sua. I due adulti parlano come se si conoscessero da sempre, e forse e proprio così. Dopotutto, mia madre viveva in città prima di trasferirsi insieme a mio padre al Giacimento.
Io e Peeta parliamo della giornata scolastica appena affrontata e dei risultati che speriamo di aver ottenuto nel test riguardante la storia della nostra nazione.
È bello avere un amico con cui condividere discorsi del genere già da questa età. Quando saremo più grandi, il nostro rapporto si consoliderà definitivamente, lo so.

 

Angolo dell'autrice: Il capitolo nove! Oggi non avevo moltissime idee, per cui vi chiedo scusa in anticipo se dovesse risultare noioso o cose simili. Voi vi meritate i capitoli e le fanfiction migliori che esistano su questo pianeta, ed io non sono del tutto sicura di potervi soddisfare. Nel frattempo, ringrazio con tutto il cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, Eilie, bella93, kamura86, 5_shells_, AnnaB93, Bata00, missgenius e Mockingjay00Forever, e invito tutti voi a leggere le loro meravigliose storie su Hunger Games e tutti gli altri fandom in cui sono presenti. Ci sentiremo domani, spero. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 10
*** I'm sorry that I couldn't get to you ***


Oggi è domenica, il che significa che passerò gran parte della giornata insieme a quello che oramai considero un mio grandissimo amico, ovverosia Peeta. Non vedo l'ora di poterlo incontrare.
Stavolta, anche Prim uscirà con noi, ed io ho tutta l'intenzione di leggerle almeno l'inizio del secondo libro che mi ha prestato il più giovane dei Mellark. Desidero con tutto il cuore che lei si appassioni alla lettura tanto quanto me. Le ho spiegato che è qualcosa di magico, capace di trascinarti in mondi ed epoche lontanissimi, tutti diversi e capaci di entrarti dentro, in un angolo nascosto della tua anima da cui non usciranno mai più. Mi ha ascoltato con la bocca spalancata, meravigliata ed allo stesso tempo emozionata dal fatto che esistesse qualcosa del genere. Quando, dopo averle parlato, mi sono voltata per uscire dalla camera, ho scoperto che i miei genitori ci stavano osservando con gli occhi che trasudavano orgoglio, ed io mi sono sentita fiera per il discorso che avevo appena fatto alla mia sorellina, nonostante avessi solamente cinque anni.
Distolgo i miei pensieri da quel particolare e strabiliante momento non appena noto, in lontananza, che si sta delineando la figura del mio coetaneo.
Inizio a corrergli incontro, completamente travolta da un impulso che non mi era mai capitato di provare in precedenza, mente Primrose rimane ferma dov'era, gridando a squarciagola il mio nome per cercare di farmi tornare indietro.
Non lo farò. Voglio raggiungerlo. È come se avessi paura che, tutt'ad un tratto, il suo profilo svanisse davanti ai miei occhi, rivelandomi che è stato tutto solo un meraviglioso sogno.
Quando rimane solo mezzo metro a dividerci, spicco un salto e finisco direttamente tra le sue braccia.
Cadiamo entrambi a terra, rotolando sull'erba e ridendo come pazzi, mentre suo padre ci osserva con un sorriso bonario ed, in seguito, scruta l'orizzonte con aria nostalgica, come se l'immagine di me e suo figlio che giochiamo e ci divertiamo avesse riportato a galla dei ricordi che custodiva gelosamente nel cuore. Ora che ci penso meglio, ho notato spesso quello sguardo quando gli occhi del fornaio si posavano su mia madre. Sì, oramai è certo: quei due si conoscevano, ed anche piuttosto bene, a mio parere.
Non appena io e Peeta ci rialziamo, lui sembra riscuotersi e, finalmente, parla.
- Katniss, ti piacerebbe se mio figlio, per questa notte, restasse a dormire da te? - domanda, appoggiando le mani sulle ginocchia per abbassarsi, così da non sembrare un gigante in confronto a me.
- Sì! - strillo di gioia, e li conduco entrambi a casa. Una volta arrivata davanti alla porta, prendo Prim per mano e la trascino dentro, chiedendole se sappia dove si trovino i nostri genitori.
- In cucina – risponde lei, lanciandomi un'occhiata confusa.
Non appena scorgo i miei, entro come una furia nella stanza e li prego quasi in ginocchio di lasciare che Peeta rimanga, ribadendo che è solo per stanotte. Non ci metto troppo a convincerli, e quindi corro subito a dare la buona notizia.
Quando ho finito di parlare, mia madre si fa avanti e, rivolgendosi a mia sorella, dice: - Paperella, ti dispiacerebbe dormire con noi, stasera?
Sul volto di Primrose si apre un grande sorriso, segno della sua conferma.
Dopodiché, noi tre usciamo fuori a divertirci, mentre gli adulti rimangono un po' a chiacchierare.
Trascorriamo le ore successive a giocare a nascondino, e quando rientriamo a casa non abbiamo oramai più fiato.
Dopo cena, corriamo tutti nella camera che solitamente io e Prim condividiamo, e che per stavolta sarà invece occupata da me e Peeta.
Ci sediamo sul letto ed io afferro il volume che si trova sul comodino, mentre gli altri due si sistemano uno alla mia sinistra e l'altra alla mia destra.
Lo apro e comincio a leggere: - <> disse Mira. Guardava dritto negli occhi la pallida ragazzina che a sua volta la fissava con uno sguardo vuoto. Le sue labbra si mossero come se cercasse di rispondere, ma anche se aveva detto qualcosa lo aveva fatto così debolmente che Mira non avrebbe potuto sentirlo comunque. Le uniche cose che percepiva erano l'incertezza nella propria voce e il ronzio della macchina da cucire della mamma in cucina.
Dopo nove pagine, chiudo il libro e lo ripongo al suo posto, poiché la mamma è venuta ad informarci che è giunta l'ora di dormire.
Prim se ne va, ed io e Peeta non impieghiamo molto tempo prima di prendere sonno.
Ad un certo punto, gli incubi iniziano a farsi strada nel mio subconscio, tormentandomi e facendomi gridare fino a quando non mi manca il fiato.
Immediatamente, mi sento avvolgere da delle braccia titubanti ma forti.
- Resta con me – sussurro, rivolta al mio carissimo amico.
- Sempre – bisbiglia di rimando lui.

 

Ta-daa! Il capitolo dieci! Spero che vi sia piaciuto (in particolar modo la parte finale)! Come al solito, vi domando nuovamente se riuscite a riconoscere il libro da cui ho estratto il primo paragrafo. In questo capitolo, ho deciso di passare il mio amore per la lettura a Katniss, visto che è un personaggio che sento molto vicino a me per motivi che, se volete, vi spiegherò nelle risposte alle vostre splendide recensioni. Nel frattempo, ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, Eilie, bella93, kamura86, 5_shells_, AnnaB93, Bata00, missgenius e Mockingjay00Forever. Siete magnifici, lo giuro! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 11
*** And I will swallow my pride ***


La mattina, non appena mi risveglio, mi ritrovo ancora avvolta nel caldo e confortante abbraccio di Peeta. Sento il suo respiro a pochi centimetri dal mio volto ed, istintivamente, le mie guance s'imporporano, anche se lievemente.
Ho visto solamente due persone del sesso opposto mantenere una distanza tanto ravvicinata in mia presenza, ovverosia i miei genitori. Ovviamente, non posso paragonare la mia amicizia con il mio coetaneo al loro amore, però sento che i miei sentimenti nei confronti del bambino di cinque anni ancora addormentato accanto a me si stanno facendo sempre più confusi ogni giorno che passa.
Scuoto lievemente il capo, stando bene attenta a non svegliare il più giovane dei Mellark. È ridicolo che io stia pensando a cose simili a questa tenera età. Il mio unico interesse dovrebbe essere costituito dai giochi che faccio assieme a mia sorella ed al mio migliore amico e dallo studio, ed invece mi ritrovo a riflettere sui sentimenti che provo per il bimbo addormentato accanto a me. Chissà allora su cosa mi soffermerò quando sarà un'adolescente a tutti gli effetti!
Non riesco a trattenere una risata non appena quel pensiero mi passa per la mente. Mi tappo la bocca per soffocare il suono, ma oramai è troppo tardi: con un sonoro sbadiglio a precederlo, Peeta alza pigramente le palpebre e si stiracchia, facendomi accoccolare quasi completamente contro il suo petto.
- Buongiorno – dice, la voce ancora impastata dal sonno.
- 'Giorno – dico io di rimando, scostandomi il più in fretta possibile da lui, perché non voglio che intuisca ciò che penso nei suoi confronti, anche se vorrei rimanere in quella posizione ancora per un po' di tempo. - Dormito bene? - aggiungo poi, poggiando delicatamente la testa sul cuscino.
Lui annuisce e mi fa un sorriso. - Mai stato meglio. A casa, i miei fratelli sono soliti tenermi sveglio tutta la notte coi loro stupidi scherzi, il sabato. Gli altri giorni, per fortuna, sono troppo stanchi per via della scuola, visto che sono entrambi più grandi di me, ma nei finesettimana si scatenano come diavoli, ed il bello è che mia madre non li sgrida neppure! L'unico a difendermi è mio padre. - Non appena finisce di parlare, un'ombra offusca i suoi splendidi occhi azzurri.
Io mi appoggio su di un gomito. - Come mai tua madre si comporta così male nei tuoi confronti? - gli chiedo, un po' titubante. L'ultima cosa che voglio è che si arrabbi con me per la troppa invadenza che mostro nei suoi confronti, ma stavolta la curiosità, ed anche una buona dose di preoccupazione, a dirla tutta, hanno avuto il meglio sul mio solito autocontrollo. Va comunque detto che, quando si tratta di qualcosa che riguarda, indirettamente o meno, Peeta, tutti i buoni propositi che faccio per mantenere la calma vanno a farsi benedire senza troppi sforzi.
Lui fa un sospiro e si mette a sedere sul letto, le iride che fissano il muro, inespressive. - Io non sarei neanche dovuto nascere, a dirla tutta. Mia madre aveva deciso che due figli bastavano ed avanzavano, ma una notte si è lasciata andare con mio padre senza usare le sue solite precauzioni e, dopo circa un mese, ha scoperto di essere nuovamente incinta. Inizialmente, voleva abortire, ma papà ha minacciato di andarsene di casa con i miei fratelli se si fosse azzardata a farlo, e così è stata costretta a portare avanti la gravidanza. Ecco perché mi tratta sempre così male, quasi fossi la creatura generata da uno stupro.
Un lieve singhiozzo lo scuote mentre si porta una mano al viso per scacciare le prime lacrime che cominciano a rigargli le guance.
Non riesco a vederlo in questo stato. Mi sporgo in avanti e lo abbraccio con tutta la forza che possiedo, che sta aumentando notevolmente da quando ho cominciato a cacciare con mio padre.
Questo pensiero mi fa balenare un'idea in mente. - Ehi, Peeta, che ne dici se, questo pomeriggio, tu, io e mio padre andiamo nei boschi?
Lui si stacca da me e mi guarda attentamente, piuttosto confuso. Probabilmente crede di non aver capito bene la domanda.
- Dai, ti insegnerò a cacciare. Lo troverai divertentissimo, fidati – provo a convincerlo, stringendogli le mani nelle mie e guardandolo dritto negli occhi, azzurro contro grigio, cielo contro polvere.
Alla fine, Peeta mi fa un debole sorriso. - D'accordo, se proprio ci tieni… Ma ti avviso: sono una frana nei lavori manuali complicati. - Non appena dice ciò, scoppiamo entrambi a ridere, attirando nella camera che stanotte abbiamo condiviso i miei genitori ed una Prim ancora piuttosto assonnata, che ci fissano incuriositi.
Corro verso mio padre e gli domando il permesso di portare anche Peeta con noi.
- Vado subito a chiederlo ai suoi – risponde, facendomi l'occhiolino ed uscendo fuori.

 

Angolo dell'autrice: Il capitolo undici! Volevo informarvi che la parte in cui Peeta dice che non sarebbe dovuto nascere è stata confermata dalla Collins in un'intervista, mentre tutto il resto è frutto di invenzione. Poi volevo condividere con voi il mio dolore per la morte di un attore che ha lasciato un profondo segno in me. R.I.P. Alan, ci mancherai! T_T In più, volevo chiedervi se avevate qualche richiesta di Missing Moments. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, Eilie, 5_shells_, Bata00, bella93, kamura86, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever e miki_nala. Vi amo con tutto il cuore! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 12
*** You're the one that I love ***


Peeta è nervoso, riesco a leggergli questa emozione negli occhi. Oramai lui per me è un libro aperto. Posso affermare con assoluta certezza di conoscere appieno ogni singola sfumatura del suo carattere, e lo stesso può dire lui di me. Anche se la nostra amicizia è nata solo qualche mese fa, sappiamo tutto l'uno dell'altra, ed è proprio per questo motivo che capisco immediatamente che prova una grande paura ad addentrarsi nel bosco, sebbene non sia solo, bensì con me e mio padre. Rallento un po' il passo, permettendogli di raggiungermi, e non appena siamo fianco a fianco, allungo la mano destra ed intreccio le mie dita alle sue. Lo sento rispondere alla mia stretta praticamente subito, e quando alzo lo sguardo dall'intreccio che abbiamo formato, noto che il suo viso è più rilassato e tranquillo rispetto a prima, e sorrido: è bello fare questo genere di effetto su una persona.
Mio padre oltrepassa il buco nella recinzione come fa quasi tutti i giorni ed attende pazientemente che noi due seguiamo il suo esempio.
Peeta è titubante, perciò sciolgo la nostra stretta e gli poso la mano sulla spalla. - Non sarà pericoloso, te lo prometto. L'ho fatto tante volte, e non mi è mai successo niente.
Lui mi dedica un sorriso un po' forzato prima di scavalcare a sua volta la recinzione, che, per fortuna, non è elettrificata nemmeno oggi. Del resto, non lo è quasi mai.
Io lo seguo subito dopo, ed in breve tempo ci ritroviamo tutti e tre in mezzo alla natura.
Papà si avvia verso il tronco cavo in cui lascia sempre le nostre armi e tira fuori due archi: quello più grande è per lui, e quello più piccolo per me. Li ha fatti papà un sacco di tempo fa, ed a volte mi fermo ancora ad ammirare le splendide opere che le sue mani hanno forgiato con incredibile pazienza e notevole maestria.
In seguito, mio padre tira fuori anche un coltello, e lo porge a Peeta. - Sono certo che saprai usarlo nel caso si dovesse rendere necessario il suo utilizzo. Del resto, non potresti tagliare il pane senza, non trovi anche tu? - Gli fa l'occhiolino ed aspetta che il mio migliore amico afferri l'arma.
Peeta non si fa pregare troppo: dopo meno di tre secondi, stringe il coltello tra le mani, osservandolo attentamente ed alla fine annuendo con aria soddisfatta. - È perfetto per tagliare qualsiasi tipo di cosa, non solo pane: anche carne, soprattutto di cinghiale.
A quelle parole, il mio stomaco brontola un po': ho assaggiato la carne di cinghiale una volta sola in tutta la mia vita, ed è stata una delle esperienze più belle di sempre. Oh, quanto vorrei poterne mangiare un altro po'!
- Forza, ragazzi, muoviamoci, prima che Katniss decida che io e te siamo uno spuntino molto più appetitoso degli scoiattoli o dei cinghiali che hai nominato prima! - esclama mio padre, scoppiando a ridere insieme a Peeta. La mia risata li raggiunge a breve: a quanto pare, il basso brontolio proveniente dalla mia pancia non è passato inosservato come speravo. Be', pazienza: almeno il mio coetaneo sembra essere più a suo agio, ora.
Papà ci conduce nel luogo in cui aveva piazzato precedentemente una trappola. Mi ricordo bene il sentiero da seguire, poiché quel giorno ero presente anch'io.
Non appena arriviamo a destinazione, veniamo accolti da un gruppo di scoiattoli, probabilmente una famiglia, appesi ai lacci sapientemente piazzati da mio padre in posizioni strategiche e praticamente impossibili da evitare.
Li osservo attentamente. Papà mi ha insegnato a riconoscere il sesso di uno scoiattolo un po' di tempo fa, e posso affermare con sicurezza che la famiglia degli scoiattoli era composta da un padre, una madre e due figlie, entrambe femmine. Proprio come la mia: papà, mamma, io e Prim.
All'improvviso, mi è passata la fame.
- Non li voglio mangiare – dico.
Mio padre si gira verso di me, stupito. - Perché? - domanda, con un evidente tono di sorpresa nella sua voce. Non era mai accaduto, infatti, che io rinunciassi ad un cibo del quale ero molto golosa, come appunto gli scoiattoli.
- Perché erano una famiglia uguale alla nostra – rispondo. Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi, e cerco di trattenerle il più possibile: non voglio più piangere davanti a Peeta, altrimenti mi giudicherà una bambina debole.
Papà sbatte le palpebre, ed un sorriso comprensivo si fa strada sul suo volto.
Una volta liberati tutti e quattro i corpi senza vita degli scoiattoli, scava un piccola buca non molto lontano dalle trappole e li seppellisce.
Sento la voce di Peeta di fianco a me dirmi: - Almeno sono morti insieme, esattamente come una vera famiglia.
Una lacrima solitaria scivola sulla mia guancia, e lui la raccoglie silenziosamente.

 

Ehilà, bella gente! Ecco a voi il capitolo dodici! Ho deciso di farlo strettamente collegato a quello precedente perché non avevo idee, lo ammetto. XD Ad ogni modo, sono piuttosto soddisfatta del risultato. Vabbuò, adesso passiamo ai ringraziamenti: _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, Eilie, 5_shells_, Bata00, bella93, kamura86, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever e miki_nala, vi adoro alla follia! Non pensavo che questa fanfiction potesse riscuotere tutto questo successo, e soprattutto che potesse attirare così tanta gente dopo pochissimi capitoli pubblicati: siete sedici, ed io ancora stento a crederci! (Rima non voluta! XD) Alla prossima, tesoriH! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 13
*** And I'm saying goodbye ***


Io e Peeta stiamo sfogliando, piuttosto svogliatamente, a dir la verità, un libro che ho trovato in casa mia.
Proprio mentre lo stiamo per richiudere, dopo aver capito entrambi che si tratta di un libro di storia riguardante i secoli precedenti alla nascita di Panem, ci imbattiamo in due parole che attirano la nostra attenzione: “Olocausto” e “Shoah”.
Aggrottiamo le sopracciglia e ci fissiamo dritti negli occhi, confusi e piuttosto smarriti: non ne abbiamo mai sentito parlare.
Ci alziamo contemporaneamente, visto che oramai tra noi non abbiamo più alcun bisogno di parlarci per capire cosa ci passa per la testa, e ci dirigiamo in cucina, dove trovo mia madre intenta a preparare uno dei suoi gustosi manicaretti.
Non appena si accorge della nostra presenza, ci sorride e ci chiede: - Come mai siete qui? Avete forse fame?
Scuotiamo la testa all'unisono ed io faccio un passo avanti. - Volevamo domandarti cosa significano le parole “Olocausto” e “Shoah”. Ce lo puoi spiegare?
Lei sussulta, ed il sorriso abbandona immediatamente il suo volto. Sembra parecchio turbata dalle mie parole. Inizio a preoccuparmi.
- Mamma, cosa c'è? Ho detto qualcosa che non va? Forse non vuoi parlarcene? - comincio a domandarle, ma lei mi ferma con un gesto della mano.
- No, no, tesoro. Tranquilla. Ve ne parlerò, se siete veramente ansiosi di conoscere la risposta, ma vi avverto: è un racconto colmo di violenza, orrore e morte. Non so se, quando arriverò ad un certo punto, vorrete che prosegua. Se desiderate che mi fermi, basta che me lo diciate.
Io e Peeta, in tutta risposta, ci accomodiamo su di due sedie e ci mettiamo in posizione di ascolto.
Lei alla fine sospira, si asciuga le mani sul grembiule e viene a sedersi accanto a noi.
- Dunque, da dove posso iniziare? - comincia, tormentandosi nervosamente le mani. - L'Olocausto indica un tipo di sacrificio riguardante alcune religioni dei tempi antichi di cui voi non avete mai sentito parlare, quella greca, ebraica ed il culto dei Cananei, ed indica anche l'oggetto del sacrificio, che viene completamente arso. In greco antico ed in latino indicava una sorta di sacrificio animale, mentre in italiano arrivò a prendere il significato di “sacrificio estremo”. Diventò un termine frequente nel linguaggio giornalistico britannico durante la Seconda Guerra Mondiale per descrivere le gravi perdite umane militari e civili. Dalla seconda metà del Novecento, il termine “Olocausto” venne utilizzato per indicare lo sterminio subito dagli ebrei d'Europa da parte della Germania nazista di Adolf Hitler, ed anche per indicare massacri o catastrofi su larga scala. Tuttavia, alcuni ebrei, ma non solo loro, giudicarono offensivo paragonare l'uccisione di milioni di connazionali ad un'”offerta a Dio”. Ritenevano infatti che “Shoah”, che in lingua ebraica significa “desolazione, catastrofe, disastro”, fosse un termine molto più appropriato. Questa parola venne usata per la prima volta nel 1940 dalla comunità ebraica in Palestina, in riferimento alla distruzione degli ebrei polacchi. Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica.
- Cos'è la Seconda Guerra Mondiale? - le chiedo, cercando di rendere più chiaro il suo discorso.
La mamma deglutisce a vuoto. - La Seconda Guerra Mondiale fu il conflitto armato più grande della storia, che tra il 1939 ed il 1945 vide contrapporsi nazioni di tutti i continenti. Ebbe inizio il 1° settembre del '39 e terminò in Europa l'8 maggio del '45, mentre in Asia il successivo 2 settembre.
Sobbalzo. - L'8 maggio… - mormoro.
Mia madre mi fissa con uno sguardo triste. - Esatto, piccola mia: proprio il giorno del tuo compleanno. - Si nasconde il viso tra le mani per un momento prima di ricominciare. - È costato all'umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri con un totale di 60 milioni di morti. Il Terzo Reich, ovverosia l'impero tedesco, portò avanti l'Olocausto per annientare la popolazione ebraica e per distruggere o deportare quella slava. Al termine della guerra, l'Europa si ritrovò ridotta ad un cumulo di macerie e perse definitivamente il primato politico-economico mondiale, che fu assunto in buona parte dagli Stati Uniti, la nazione che si trovava un tempo al posto di Panem insieme al resto del Nord America, e dalla Russia.
- Chi era Adolf Hitler? - chiede a sua volta Peeta.
Delle lacrime rigano il volto di mamma. - Un pazzo - esala a mezza voce. - Non saprei descriverlo meglio di così.
Titubante, mi accingo a porle un ultimo quesito: - Come sono morti tutti quegli ebrei?
Lei mi fissa. - Vuoi davvero saperlo, Katniss?
Annuisco, sempre meno convinta e più spaventata dalle sue rivelazioni.
- Venivano deportati in campi di concentramento, o meglio, di sterminio, e lì non c'era che l'imbarazzo della scelta: alcuni venivano portati nelle camere a gas, altri bruciati nei forni crematori…
Corro fuori. Non voglio più sentire niente.

 

Angolo dell'autrice: Il capitolo tredici! So che nessuno di voi se lo aspettava, ma io avevo bisogno di scriverlo. Ieri era il 27 gennaio, la giornata della memoria, e nessuno di noi può dimenticare ciò che è accaduto oramai settantuno anni fa. Prima o poi scriverò una fanfiction ambientata in quell'epoca, anche se non su questa coppia. Spero davvero di esserne all'altezza. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, Eilie, 5_shells_, Bata00, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever e miki_nala. I hope che abbiate comunque apprezzato questo capitolo, nonostante gli accenni Peetniss fossero pressoché inesistenti. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 14
*** And anywhere, I would've followed you ***


La luce tenue del sole fa capolino all'interno della mia camera e si mette a giocherellare sul mio viso, facendomi sollevare pigramente prima una palpebra e poi l'altra.
Mi metto a sedere e mi stiracchio, sbadigliando e dando un'occhiata distratta al resto della stanza.
Prim sta sonnecchiando ancora, e si rigira nel letto, mormorando qualcosa a bassa voce e ridacchiando un po'. Sorrido a mia volta. Probabilmente starà facendo un bel sogno. Decido perciò di fare meno rumore possibile per non destarla. Scendo cautamente dal materasso e mi avvio il più rapidamente e silenziosamente possibile verso la porta. Fortunatamente, ho la caratteristica di avere il passo felpato, e per questo motivo mia sorella non si accorge di nulla, continuando a dormire beatamente.
Una volta che mi trovo davanti alla cucina, mi stropiccio gli occhi ed entro augurando a tutti un buongiorno con la voce ancora impastata dal sonno.
L'ultima cosa che mi aspetto è che mia madre mi corra incontro, mi prenda in braccio e mi schiocchi un bacio sulla guancia, eppure è proprio ciò che accade, e mentre la guardo frastornata lei esclama, sorridendo come non mai: - Buon compleanno, tesoro mio!
All'improvviso, tutta la voglia di dormire mi passa, e mi rendo conto che oggi è proprio l'8 maggio. Sono nata esattamente sei anni fa.
Sul mio volto si fa strada un sorriso sempre più grande, e getto le braccia al collo di mamma, mormorandole un: - Grazie! - che viene attutito dai suoi folti capelli biondi.
Lei mi posa a terra e mi fa cenno di seguirla. Io lo faccio senza esitare un solo istante, ed in men che non si dica mi ritrovo di fronte ad una tavola imbandita di tutto punto, che rimango a fissare a bocca aperta. Non riesco a crederci,
Dopo qualche minuto, mi riscuoto, mi guardo intorno nella stanza e noto che manca qualcosa, o meglio, qualcuno.
- Papà dov'è? - domando, continuando a girare la testa da una parte all'altra, sperando di scorgerlo da qualche parte.
- È uscito fuori a far compere – mi risponde mia madre, abbassandosi al mio livello ed accarezzandomi la chioma. - Tornerà tra poco – aggiunge, tornando alla sua altezza.
Il mio sguardo, a quel punto, si posa sul calendario, su cui è cerchiato proprio il giorno 8 maggio. Tutt'ad un tratto, però, i ricordi del discorso che la mamma aveva fatto a me ed a Peeta mi tornano in mente, e la tristezza prende il sopravvento. Secoli fa, questa giornata aveva come unico significato la fine di una delle guerre più sanguinose che il nostro mondo abbia mai conosciuto.
Mia madre si accorge del mio improvviso e repentino cambio d'umore e mi solleva il viso, facendo incontrare i miei occhi grigi come la polvere ai suoi, azzurri come il cielo.
- Piccola mia, quello che ho narrato a te ed al piccolo Mellark è successo così tanti anni fa… Non crucciarti per questo motivo. Oggi per te deve essere un giorno di festa. Mi prometti che non ti lascerai andare?
Annuisco, inizialmente poco convinta ma poi sempre più sicura di quel che sto facendo.
- Posso uscire per andare a fare un giro? - chiedo, trepidante. Ho voglia di vedere il mio migliore amico e di dimenticarmi di tutte quelle cose orribili avvenute nel '900.
- Non vuoi aspettare Primrose? - mi domanda mia madre, un po' stupita.
- Sta facendo un bel sogno, e non voglio rovinarglielo. In più, ho tanto bisogno di incontrare Peeta… - Mi tormento le mani dopo quest'ultima rivelazione, sentendomi piuttosto in imbarazzo. Chissà cosa starà pensando adesso la mamma!
Quando trovo finalmente il coraggio per guardarla di nuovo negli occhi, il suo sguardo è talmente intenso da ipnotizzarmi.
- Quel bambino sta cominciando a significare davvero molto per te… - mormora, più a sé stessa che a me, prima di recuperare il suo solito cipiglio. Con un ennesimo sorriso, esclama: - In questo caso, certo che puoi, tesoro! Magari incontrerai anche papà, e potrete tornare a casa insieme. Vai pure. - Alla fine, mi fa l'occhiolino, prima di tornare davanti ai fornelli.
Io non me lo faccio ripetere due volte: mi catapulto fuori dalla mia casa e comincio a correre in direzione della città. Mi accorgo, inoltre, che sto diventando sempre più veloce. Questo tipo di “allenamento” mi fa molto bene, a quanto pare.
Quando raggiungo la panetteria, trovo Peeta seduto sui gradini. Sembra piuttosto annoiato. Una volta che i suoi occhi incontrano la mia figura, però, si alza di scatto e mi corre incontro, abbracciandomi forte e facendomi gli auguri.
Suo padre, dalla soglia della porta, mi invita ad entrare un momento. Non appena obbedisco, mi mette tra le mani un pacchetto e mi invita ad assaggiare una fetta di torta. Accetto volentieri.

 

Buondì, gente! Questo è il capitolo quattordici! Ho voluto renderlo più leggero in confronto a quello precedente. Che ne pensate? Nel frattempo, ne approfitto per ringraziare _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, Eilie, Bata00, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever e miki_nala. Mio Dio, ma vi rendete conto che siete sempre di più? Le vostre recensioni ed il fatto che abbiate inserito questa mia storia fra le vostre preferite/ricordate/seguito e che mi abbiate messo tra i vostri autori preferiti mi riempie il cuore di una gioia immensa e, soprattutto, indescrivibile. Vi voglio bene! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 15
*** Chapter 15 ***


Oggi sarà una giornata diversa dalle altre. I miei genitori, infatti, mi hanno comunicato che oramai per me è giunto il momento di assistere ad una delle mietiture degli Hunger Games.
Fino ad ora, non ho sentito molto parlare di questi famigerati giochi, nel distretto. Sembra proprio che i miei concittadini abbiano paura anche solo a pronunciare il titolo di questo reality show. Francamente, non ne capisco il motivo, e non so nemmeno perché non mi è mai stato ancora permesso di vederli in diretta TV, nonostante il nostro televisore trasmetta praticamente tutte le immagini in bianco e nero.
Ad ogni modo, oggi, finalmente, avrò modo di chiarire una volta per tutte cosa sono i giochi della fame.

Inizialmente, ero un po' dispiaciuta dal fatto che Prim non venisse, ma in seguito me ne sono fatta una ragione, o meglio, ci ho provato: una delle pochissime cose che so riguardo agli Hunger Games, infatti, è che sono una cosa per persone molto più mature dell'età della mia sorellina, che infatti ha compiuto da poco più di un mese due anni. Mi sento fiera nel constatare che mio padre e mia madre mi ritengano abbastanza grande per poter almeno osservare da vicino la mietitura.
Prim rimarrà a casa di una famiglia composta da alcuni amici di mio padre, gli Hawthorne, se non sbaglio. Hanno quattro figli: uno di loro ha l'età di mia sorella, mentre altri due sono più piccoli. Il maggiore ha invece otto anni.
Accompagniamo Primrose da loro e ci avviamo in direzione della piazza cittadina, già gremita di gente. Fatichiamo un po' a trovare un posto decente, ma dopo circa dieci minuti sono sulle spalle di mio padre, ed aguzzo la vista più che posso per poter osservare tutti i ragazzi dai dodici ai diciotto anni racchiusi in quella specie di recinto.
All'improvviso, in cima al palco si palesa la figura di una giovane donna che credo di non aver mai visto: indossa un abito dai colori sgargianti, una parrucca intonata ed il suo sorriso smagliante si nota fin qui. Nonostante questo particolare, non sembra parecchio felice di trovarsi su quel palco.
- Benvenuti, benvenuti, benvenuti! Ho qui un filmato molto speciale che viene direttamente da Capitol City! - esclama.
- Lei chi è? - domando a mia madre sottovoce mentre proiettano il video.
- Si tratta di Effie Trinket. È l'accompagnatrice dei tributi del Distretto 12. Quello, invece… - e mi indica un signore dall'aria piuttosto familiare – è Haymitch Abernathy, l'unico vincitore ancora in vita che abbiamo.
Non appena sento quel nome, mi ricordo immediatamente dell'uomo che ho visto nella panetteria gestita dal padre di Peeta quasi un anno fa, quando io ed il più piccolo dei Mellark non eravamo ancora migliori amici.
Ecco perché mi sembrava di conoscerlo: è famoso!
Sono talmente concentrata su di lui che non presto minimamente attenzione al filmato, e sussulto quando la voce stridula della donna capitolina mi riporta alla realtà.
- Dio, quanto mi piace! - quasi strilla, riferendosi al video. - E adesso, è venuto il momento di scegliere un giovane uomo e una giovane donna che avranno l'onore di rappresentare il Distretto 12 ai Sessantaquattresimi Hunger Games! - Detto ciò, si avvicina ad una delle due bocce di vetro situate ai due lati del palco e pesca una strisciolina di carta. Torna al suo posto ad una velocità impressionante e si sbriga ad aprirla.
- Vediamo chi è. - Il suo sussurro viene udito da tutta la popolazione, dato che aveva il microfono davanti quando ha parlato.
Si schiarisce la gola e, con voce alta e chiara, annuncia: - Rose Blue!
Una ragazzina di dodici anni, dai capelli neri e gli occhi verde-marroni, si fa avanti, tutta tremante, e sale i gradini che la conducono fino in cima al palco. È prossima alle lacrime, lo vedo, ed infatti, non appena viene raggiunta da Effie, scoppia a piangere, accasciandosi sul pavimento davanti al Palazzo di Giustizia.
- Non voglio morire! - continua a mormorare tra i singhiozzi. Nel sentire quelle parole, mi si gela il sangue, e rimango con gli occhi sgranati, paralizzata al mio posto.
La Trinket è visibilmente a disagio, perciò è Haymitch ad intervenire: si accosta alla piccola e le sussurra qualcosa nell'orecchio, asciugandole le lacrime e trascinandola accanto all'accompagnatrice.
- Un applauso per il nostro tributo femminile, Rose Blue ! - esclama Effie, e tutti quanti obbediamo.
- E adesso… il giovane uomo! -prosegue, avvicinandosi all'altra boccia di vetro ed estraendo una striscia di carta uguale alla precedente.
- Scorpius Blade! - dice alla fine.
Stavolta, a percorrere la strada verso il palco è un diciassettenne biondo con le iridi azzurre. Dimostra di avere più autocontrollo di Rose, ma il pallore sul suo volto fa dedurre che neanche lui è pronto a “giocare”.

Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Stavolta il Missing Moment che ho voluto descrivere è la prima mietitura a cui la nostra piccola KitKat ha assistito. Per adesso, lei non sa nulla dei Giochi, ma in uno dei prossimi capitoli capirà finalmente che non si tratta di un reality show come tutti gli altri, e potete già immaginare quale sarà la sua reazione. Ringrazio di cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, Eilie, Bata00, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever e miki_nala. Mio Dio, ancora non ci credo che siete in diciotto ad apprezzarla! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 16
*** Chapter 16 ***


Sono passate due settimane dal giorno della mietitura. In questo lasso di tempo, ho guardato gli Hunger Games ogni singola giornata, e tutte le notti sono andata a dormire piena di orrore, con le immagini di tutti quei poveri ragazzi uccisi ancora stampate nella mia mente. Forse i miei genitori mi hanno sopravvalutato nel giudicarmi troppo matura per poter assistere a questo terribile spettacolo. Non riesco ancora a concepire il fatto che, nella capitale di Panem, Capitol City, questo perverso e sadico reality show sia osannato sempre di più ogni anno. Mi vengono i brividi al pensiero di tutti quei poveri morti.
Rose è deceduta il primo giorno, assieme a Scorpius. Con loro se ne sono andati anche Mark Rider, il tredicenne del Distretto 3, Victoria Corona, la diciottenne del 7, il suo compagno di distretto Kristoff Westergaard, i tributi dell'8, Anna Arendelle ed Hiccup Frost, il ragazzo del 9, Goku Saiyan, i due del 10, Astrid Dunbrock e Naruto Uchiha. Col passare delle giornate, tutti gli altri tributi hanno fatto la stessa fine e, durante lo scontro finale, si sono ritrovate a combattere due ex alleate, entrambe Favorite: Chichi Briefs, del Distretto 1, e Sakura Hyuuga, del 2. Quest'ultima è riuscita a spuntarla, ed è stata incoronata vincitrice dei Sessantaquattresimi Hunger Games a soli sedici anni.
Quando l'ho saputo, non ho provato nulla se non pena per quella povera ragazza. Il suo distretto è uno di quelli che ha trionfato più volte, me lo ha spiegato la mamma, ma ciò non vuol dire che lei non avrà incubi ricorrenti ogni singola volta che proverà a dormire.
Tutti, qui al 12, sanno come affronta la cosa Haymitch, e persino noi bambini conosciamo la storia di Lily Lemmon, la prima vincitrice del nostro distretto. È stata ritrovata impiccata nella sua abitazione pochi mesi dopo la su vittoria. Aveva la stessa età di Sakura, e non è riuscita a reggere di fronte alle immagini che popolavano la sua mente una volta che il mondo veniva avvolto dalle tenebre della notte.

In questi giorni, mi sono documentata molto sui giochi della fame, continuando a tempestare di domande i miei genitori sui tributi precedenti che abbiamo avuto.
- Mi ricordo che un po' di tempo fa, prima che tu nascesti, c'era stata una ragazza che era arrivata in finale. Si chiamava Nelly, il cognome non riesco a ricordarlo, ed aveva quindici anni. Ha combattuto fino alla fine, ma purtroppo non è bastato – mi ha raccontato mio padre.
Ne ho parlato con Peeta, e lo stiamo facendo tutt'ora.
- Credi che un giorno toccherà anche a noi? - mi chiede lui.
Lo guardo fisso negli occhi, e ci vedo riflessa la stessa paura che provo io quando penso a cose simili.
Faccio un bel respiro e mi accingo a rispondergli. - No, Peeta, non pensare a queste cose. A noi due non accadrà mai niente di male finché saremo uniti. - Allungo la mano per prendere la sua, e ce le stringiamo a vicenda.
- Facciamo un patto – propone lui all'improvviso, cogliendomi piuttosto impreparata.
- Un patto di che genere? - gli domando, scrutandolo di traverso.
- Dobbiamo giurare che, qualunque cosa accada, noi due ci proteggeremo sempre l'un l'altro, fino a quando la morte non ci separerà.
Mi lascio sfuggire un risolino. - Nell'ultima parte sembra che tu stia recitando la formula del matrimonio.
A questa mia affermazione, lui arrossisce, sorride ed abbassa la testa, ma non la mano, così io la prendo e proclamo: - Lo giuro -, aggiungendo in seguito: - Anche se era sottinteso. Voglio dire, noi due siamo migliori amici, no? - Gli faccio l'occhiolino, e lui diventa sempre più paonazzo. Una risata nervosa fuoriesce dalle sue labbra.
- Era tanto per rendere il tutto più ufficiale – mi dice, a mo' di spiegazione, ed io annuisco. Dopodiché, rimaniamo in silenzio per un po' di tempo, le mani ancora sigillate a formare un patto che nessuno di noi due avrebbe mai osato infrangere.
Non mi è ancora chiaro ciò provo per Peeta, se lo considero il fratello gemello che non ho mai avuto, il mio migliore amico o qualcosa di più, ma una cosa è certa: non cesserò mai di volergli bene, e se un giorno mi domandassero si scegliere tra lui e la mia vita, morirei piuttosto che tradirlo, anche se significherebbe abbandonarlo in questo mondo pieno di orrore e paura. Lo salverei, non ci sono dubbi. Lui è mio ed io sono sua: tutto il resto non ha importanza.

Qualche giorno dopo il patto che abbiamo stretto, le bare con dentro i corpi della piccola Rose e di Scorpius ritornano al Distretto 12. Le loro famiglie vi si accasciano sopra non appena vengono poggiate a terra, mentre noialtri non possiamo fare altro che assistere, impotenti ed amareggiati.

Mais bonjour, mes amis! Dopo il capitolo quindici, viene sempre il sedici, e spero che lo abbiate apprezzato lo stesso, nonostante non sia nulla di particolarmente interessante. C'è una frase che è presente anche nel secondo libro (più o meno), solo che stavolta il destinatario è differente: riuscite a capire di quale si tratta? Nel frattempo, ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, Eilie, Bata00, lindara, luna08, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala e joshiferNali. Dio mio, siete ventuno: cos'ho fatto di bello per meritarvi, amori miei? Vi adoro tutti! Siete spettacolari! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 17
*** Chapter 17 ***


Io e Peeta osserviamo l'enorme scritta che annuncia l'ingresso al Villaggio dei Vincitori.
Una sola delle dodici case che vi sono presenti all'interno è mai stata abitata. La prima coinquilina è stata Lily. Ventiquattro anni dopo, è stata data ad Haymitch.
Il mio migliore amico sposta lo sguardo dall'insegna a me, come per chiedermi “sei proprio sicura di volerlo fare?”.
Senza rispondere alla sua domanda inespressa, faccio un passo avanti e varco la soglia di quella bellissima zona verdeggiante, che è stata teatro del suicidio della giovane vincitrice che è riuscita a sopravvivere agli Hunger Games dopo che, per ventisei anni, nessuno dei precedenti tributi del Distretto 12 ci era mai riuscito.
Peeta mi segue senza proferir parola, ed insieme ci dirigiamo in direzione della casa occupata da Haymitch.
Non appena ci ritroviamo davanti alla soglia, temporeggiamo un po' entrambi, visto che nessuno di noi due è ancora del tutto certo di volerlo disturbare per fargli domande strettamente personali.
Alla fine, chiamo a raccolta tutto il mio coraggio e busso, indietreggiando di alcuni passi ed attendendo pazientemente che la porta si apra.
Trascorre un minuto, ma non succede niente. Ci riprovo, stavolta con più forza, ma il risultato non cambia.
- Forse non è in casa – ipotizza Peeta. Io annuisco, ma non posso fare a meno di dimostrare la mia delusione. Speravo di potergli parlare, cosicché lui mi aiutasse a chiarire alcuni aspetti dei Giochi che considero ancora oscuri, ma a quanto pare è destino che io non debba saperne assolutamente niente, o almeno non oggi.
- Andiamo – dico a Peeta, facendogli cenno di tornare sui nostri passi. Ad un certo punto, però, un rumore proveniente dall'interno dell'abitazione occupata dal mentore fa sobbalzare sia me sia il mio migliore amico. Mi volto di scatto verso la finestra, accorgendomi solo ora che è spalancata, ed osservo i goffi e vani tentativi di un uomo biondo di riuscire a rialzarsi dal pavimento su cui è rovinosamente caduto.
Senza pensarci, mi fiondo in quella direzione, scavalco l'ostacolo ed, in men che non si dica, mi ritrovo all'interno della stanza.
Dappertutto sono sparse schegge di vetro, presumibilmente i resti di una delle tante bottiglie di alcol che compra da Ripper, una donna che ha perduto un braccio lavorando in miniera ma che ha comunque trovato un modo per continuare a sopravvivere. Un liquido rosso sangue si espande piuttosto velocemente al disotto del tavolo che troneggia al centro della cucina, facendomi rabbrividire al ricordo di tutto il sangue versato dai ventitré tributi che ho visto morire nelle scorse settimane.
Haymitch alza faticosamente il viso, ed i suoi occhi grigi incontrano i miei, dello stesso identico colore. - E tu chi diavolo sei? - mi chiede. La puzza del suo alito mi obbliga ad appiattirmi contro il muro ed a tapparmi il naso, ma il trentenne riceve comunque una risposta.
- Katniss! - grida Peeta, rimasto fuori dalla casa. - È tutto ok lì dentro?
Allontano la mano dal mio viso e, cercando di non respirare troppo quel miscuglio di odori così nauseabondo, gli rispondo: - Sì, non ti preoccupare. Adesso vengo ad aprirti.
Scatto verso l'uscita della cucina e mi dirigo verso la porta d'ingresso, spalancandola. Peeta mi raggiunge, ed insieme ci muoviamo nuovamente in direzione della stanza in cui abbiamo lasciato l'uomo, ubriaco fradicio.
Haymitch si appoggia al tavolo per cercare di rimanere in piedi e non crollare nuovamente.
- Riformulo la domanda: chi diamine siete voi due e cosa accidenti ci fate a casa mia? - chiede, riuscendo finalmente a metterci a fuoco.
Il mio migliore amico si fa avanti. - Io sono Peeta Mellark, e lei è Katniss Everdeen. Siamo venuti qui per farti delle domande a proposito dei… be'… - Inizia a tormentarsi nervosamente le mani. Non era mai successo che non trovasse le parole con cui riuscire a spiegare determinate cose, eppure sembra proprio che la presenza di Haymitch lo metta più in soggezione del solito. Un'altra spiegazione plausibile, però, potrebbe essere il fatto che lui conosca già tutte le sofferenze che ha passato Haymitch e che sappia che, nominando i Giochi, non farebbe altro che ricordargli tutti i brutti ricordi che lo tormentano da quando è riuscito a trionfare.
Mi schiarisco la gola e decido di concludere la sua frase. - Degli Hunger Games, ecco a proposito di cosa volevamo farti qualche domanda.
Lui assottiglia gli occhi e ci scruta uno per uno. Il suo sguardo è indecifrabile.
- Ne siete proprio sicuri? - dice alla fine, riacquistando finalmente una posizione eretta e studiandoci dall'alto verso il basso.
Annuisco, decisa, mentre Peeta è un po' più titubante di me.
Alla fine, dopo aver meditato a lungo sulla questione, Haymitch sbuffa: - Be', vi converrà sedervi, allora, perché è una storia piuttosto lunga quella che vi devo raccontare.

 

Angolo dell'autrice: Il capitolo diciassette! Lo so che qui non succede praticamente nulla, ma vi assicuro che il prossimo capitolo sarà senza dubbio più interessante di questo. Intanto, vi ringrazio uno per uno, come sempre, per continuare a sopportarmi nonostante a volte (okay, quasi sempre) io scriva cose davvero assurde (XD): _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_ (che mi ha dato l'idea per questo capitolo e quello che seguirà), Farkas, Eilie, Bata00, lindara, luna08, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala e joshiferNali. Io vi amo di beneeeeenenenenenenenenene (?)! Sul serio, siete semplicemente faGAMMAvolosi! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 18
*** Chapter 18 ***


Io e Peeta ci scambiamo occhiate nervose, mentre Haymitch si scola l'ennesima bottiglia di liquore.
- Allora, queste domande? - sbraita lui all'improvviso, dimostrando di essersi stufato di aspettare.
Prendo un bel respiro e comincio. - Innanzitutto, volevamo chiederti come ti sei sentito quando hanno estratto il tuo nome alla mietitura.
L'ex vincitore rimane in silenzio, perso nei suoi ricordi e con lo sguardo fisso nel vuoto. Poi, all'improvviso, ritrova la sua consueta parlantina. - Quel giorno dovevano essere scelti i tributi che avrebbero rappresentato il Distretto 12 nei Cinquantesimi Hunger Games, la seconda Edizione della Memoria. Stavolta dovevamo essere in quattro. L'accompagnatrice di quel tempo, Suzette Woods, cominciò come di consueto dalle ragazze. Vennero estratte Maysilee Donner, una delle migliori amiche di tua madre – fa un cenno con la testa nella mia direzione – e Celia Travis, una quindicenne magra come un fuscello. In seguito, venne il turno dei maschi. Il primo ad avere l'onore – e qui la nota di sarcasmo nella sua voce è palese – di salire su quel maledetto palco di fianco a quello spaventapasseri dalla voce stridula ed alle altre due condannate a morte fu Erik Blaze, un ragazzino di tredici anni che non sapeva nemmeno tagliarsi la carne nel piatto da solo, figuriamoci uccidere un altro essere umano!
Haymith sospira, afferra un'altra bottiglia, la stappa, ne beve qualche sorso e poi ricomincia a raccontare. - Dopo di lui, fui estratto io. Inizialmente, mi sentii… vuoto. Non provavo nulla, camminavo meccanicamente verso il palco e basta. A metà strada, però, una rabbia che non avevo mai provato si insinuò dentro di me. Strinsi i pugni per cercare di dominarla e raggiunsi i miei tre compagni di distretto senza fiatare. La parte dei saluti fu quella più dolorosa. - Si copre la faccia con una mano, mentre ondate di ricordi lo sommergono e minacciano di affondarlo.
- Chi è venuto? - domanda Peeta, sempre più curioso.
- Prima di tutti, si presentarono ovviamente mia madre ed il mio fratellino. Promisi ad entrambi che sarei tornato per loro, e che non avremmo mai più sofferto la fame. Dopo, entrò la mia ragazza. Restammo abbracciati a lungo senza dire niente. Il suo volto era rigato di lacrime. Piangeva silenziosamente. Solo quando un Pacificatore si presentò per portarla via, mi confessò di essere incinta.
Una lacrima scivola sulla guancia di quell'uomo così temuto dal resto degli abitanti del 12, ma lui si affretta ad asciugarla: non vuole sembrare debole nemmeno per un secondo.
- Io e gli altri tributi salimmo sul treno per Capitol City e ci arrivammo la mattinata seguente. Fummo consegnati prima ai nostri staff di preparatori e poi ai rispettivi stilisti, che fecero, come loro solito, un pessimo lavoro. Dopo esserci assicurati di non avere neanche uno sponsor, fummo condotti negli alloggi che avremmo temporaneamente occupato. Il giorno dopo, cominciammo ad allenarci. Ovviamente, i tributi provenienti dai distretti 1, 2 e 4 si fecero notare subito grazie alle loro incredibili abilità, ed ottennero i punteggi più alti durante la sessione privata con gli Strateghi. Per quanto riguarda le interviste, noi del 12 ce la mettemmo tutta per farci apprezzare, ma con scarsi risultati, nei casi di qualcuno inesistenti. Dei quattro, soltanto io e Maysilee riscuotemmo un certo successo. Dopodiché, iniziarono i Giochi. Per qualche giorno me la cavai abbastanza bene e non dovetti uccidere nessuno, ma poi… venni circondato da tre Tributi Prescelti. Ricordo ancora i loro nomi di due di loro: Gohan e Trunks, del Distretto 2, mentre il terzo, proveniente dall'1, mi è sempre rimasto ignoto. Uccisi Gohan piuttosto facilmente, mentre con Trunks dovetti faticare di più. Lo scontro con lui mi indebolì, così lo sconosciuto provò ad assassinarmi, ma venne fermato da uno dei dardi avvelenati di Maysilee. Da quel momento, io e lei diventammo alleati. Camminammo per giorni interi per riuscire a raggiungere la fine dell'arena. Non appena raggiungemmo il nostro scopo, ci accorgemmo di essere rimasti solo in cinque, e ci separammo. Poco dopo, lei morì, seguita da altri due tributi, lasciandomi solo in finale con Bra, la ragazza del Distretto 1. Il nostro fu uno scontro all'ultimo sangue, ed alla fine, grazie al fatto che lo strapiombo che avevo scoperto rigettava indietro tutto ciò che vi veniva lanciato, riuscì a farla cadere in trappola ed a trionfare. Quando tornai a casa, venni accolto come un eroe, ed immaginai di creare una famiglia con la mia ragazza. Al presidente Snow, però, non piacque il mio trucchetto, visto che lo avevo ridicolizzato davanti a tutta la nazione, e così mi punì, uccidendo mia madre, mio fratello, la mia ragazza ed il bambino che portava in grembo. Adesso sapete perché sono diventato l'uomo cinico che sono oggi – conclude.
Si scrocchia le dita ed aggiunge: - È tardi, tornate a casa -, congedandoci freddamente.

Ma shiao! Codesto (?) è il capitolo diciotto! Qui ho voluto approfondire di più il personaggio di Haymitch e, dato che questa storia è un enorme e gigantesco What if?, ho deciso di rivelare anche delle cose che verranno scoperte dalla nostra eroina solo nel secondo e terzo libro. Concluderò il tutto nei prossimi capitoli, sperando che abbiate apprezzato questi precedenti. ;) Ringrazio di cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_ (che ringrazio ancora per il consiglio), Farkas, Eilie, Bata00, lindara, luna08, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala e joshiferNali. Siete l'ammmore, giuro! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 19
*** Chapter 19 ***


Dopo quel giorno, siamo tornati spesso a fare visita ad Haymitch.
Non gli abbiamo più fatto domande sugli Hunger Games, perché sapevamo che avrebbero risvegliato nuovamente tutti i mostri che puntualmente gli impedivano di dormire la notte.
Tuttavia, ho fatto a mia madre qualche domanda su Maysilee Donner, e lei mi ha confermato che erano grandissime amiche.
- Era la persona con cui mi confidavo di più, l'unica a cui avevo affidato i miei segreti. Aveva giurato che se li sarebbe portati nella tomba, ma ci è finita troppo presto – ha aggiunto, asciugandosi furtivamente una lacrima.
Una volta ripresa, mi ha domandato: - E tu come fai a conoscere la sua storia? Io non te ne ho mai parlato. È stato per caso tuo padre ad accennarti qualcosa?
Ho scosso la testa e le ho confessato di essere andata a trovare Haymitch Abernathy nella sua casa al Villaggio dei Vincitori insieme a Peeta. Lì per lì, pensavo che si sarebbe arrabbiata, ma per fortuna non è stato così. Mi ha semplicemente dedicato un sorriso triste e velato di malinconia ed è tornata ad occuparsi delle faccende domestiche.
Prim, però, ha sentito tutta la nostra conversazione e mia ha letteralmente implorata di portarla con lei. Così adesso siamo entrambe in cammino, mano nella mano, per raggiungere l'abitazione dell'ex vincitore dei Giochi.
Peeta mi sta aspettando seduto sugli scalini della dimora del trentenne, e si sorprende un po' nel vedere che sono accompagnata dalla mia sorellina. Nonostante ciò, ci viene incontro ed abbraccia Primrose come se facesse parte della sua famiglia da sempre, proprio come fa con me, ed assistere a questa scena mi fa un immenso piacere.
Dopo i saluti iniziali, ci avviamo all'interno della casa di Haymitch, e lo troviamo seduto sul tavolo, stranamente sobrio. Non c'è nemmeno una bottiglia in giro e, cosa ancora più sorprendente, il suo sguardo si illumina non appena si posa su di noi.
- Guarda un po' chi è tornato a trovarmi! - esclama, alzandosi dal tavolo e camminando lentamente nella nostra direzione. Quando si accorge che insieme a noi c'è anche Prim, strizza gli occhi per osservarla meglio e le dedica un mezzo sorriso. - A quanto pare, abbiamo una nuova ospite. - Si accovaccia per raggiungere la sua altezza e le chiede: - E tu chi saresti, piccolina? -, scompigliandole leggermente i capelli.
Lei ricambia il sorriso che lui le ha fatto con uno più timido e risponde: - La sorellina di Katniss.
- Mmmh, interessante! E ce l'hai un nome, bimba?
Annuisce e, sentendosi finalmente a suo agio, proclama: - Primrose.
- Primula... È davvero molto bello. L'ha scelto la mamma oppure il papà?
Mi faccio avanti ed annuncio: - Sono stata io.
L'ex vincitore torna a fissarmi e, con uno di quei suoi soliti sorrisi storti, esclama: - Hai buon gusto in fatto di nomi!
Arrossisco leggermente per l'inaspettato complimento proveniente da quel trentenne di cui, tutto sommato, ho imparato a fidarmi, sebbene lo conosca solo da pochi giorni. - Grazie – mormoro quasi sottovoce. Decisamente, non è da me, ma sono stata colta piuttosto alla sprovvista dalle sue parole e dal modo con cui si è atteggiato con Prim. Non mi aspettavo che fosse così affettuoso con lei. Pensavo che si sarebbe dimostrato un po' meno burbero e scontroso, certo, ma non che cambiassi completamente carattere in sua presenza. Forse è a causa della tenera età della mia sorellina, o magari perché incontrare i suoi limpidi occhi azzurri gli ha fatto pensare a come sarebbe stato se suo figlio fosse venuto al mondo. La tristezza che scorgo nei suoi occhi, seppur ben celata, mi fa intuire che la seconda opzione è quella giusta.
Rimaniamo in silenzio per un po', poi Peeta tira fuori dalla sua giacca un pezzo di pane e lo offre al trentenne, che lo osserva sorpreso.
- È la prima cosa che sono riuscito a preparare da solo. Spero che sia buono – bisbiglia, evitando di guardare Haymitch negli occhi.
Sembra molto invitante, ed anche l'ex vincitore e la mia sorellina devono aver pensato la stessa cosa, poiché il primo lo accetta dicendo: - Sono sicuro che è più che buono, anzi, ottimo -, mentre la seconda lo osserva estasiata ed evidentemente affamata.
Il trentenne nota il suo sguardo e spezza il panino in due, dandogliene un pezzo. Primrose lo ringrazia moltissime volte e lo divora in meno di un minuto, facendoci scoppiare a ridere perché, nonostante i suoi due anni, è già molto vorace.
Alla fine, anche la risata della piccola si aggiunge alla nostra, e mi sento meglio di come non sia mai stata, perché credo che io e Peeta abbiamo contribuito a migliorare almeno un po' la vita di quell'uomo all'apparenza rude che si trova davanti a noi, portando finalmente della luce all'interno.

Angolo dell'autrice: Il capitolo diciannove! Okay, so che da un po' di tempo a questa parte gli accenni Peetniss non compaiono parecchio, ma per adesso voglio focalizzarmi un po' di più sui rapporti che Katniss instaura con le altre persone, visto che questa storia è incentrata su di lei e non sulla coppia. Spero che non vi dispiaccia. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, lunao8, Dany76, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala e joshiferNali perché ieri ho scoperto che questa storia è tra le più popolari! Grazie! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 20
*** Chapter 20 ***


I mesi qui al 12 trascorrono abbastanza in fretta, e gli anni non sono da meno. Ne è passato quasi uno e mezzo da quando io, Peeta e Prim abbiamo iniziato ad andare a trovare Haymitch. Adesso io sono una bambina di sette anni, proprio come il mio migliore amico, mentre la mia sorellina ne ha tre. Come vola il tempo! Sembrava ieri il giorno in cui Primrose è nata, ed invece…
Penso a tutte queste cose affacciata alla finestra della mia modesta a tutto sommato confortevole abitazione. La neve si posa sul Prato, coprendolo tutto e lasciandomi estasiata ad ammirare quello spettacolare panorama.
Oggi è Natale, la mia giornata preferita di tutto l'anno, insieme al 31 di dicembre, ovvero Capodanno, che si svolgerà fra sei giorni.
Papà ha promesso a me ed a Prim una grossa sorpresa, ed io e la mia sorellina non stiamo più nella pelle: vogliamo scoprire di cosa si tratta il più presto possibile!
Nostro padre dovrebbe tornare dal suo lavoro alla miniera tra circa mezz'ora, minuto più minuto meno. Primrose scruta attentamente fuori dalla finestra, non lasciando che il paesaggio mozzafiato la distragga dal suo reale obiettivo: scorgere nostro padre, coperto di cenere dalla testa ai piedi, in questo mare bianco.
Appoggio i gomiti sul davanzale e mi sporgo un po' di più fuori. Un fiocco di neve si posa sul mio naso. Lo osservo incuriosita per qualche istante, poi, un po' titubante, allungo la lingua e lo faccio sciogliere all'interno della mia bocca. È gelido, e per un momento rabbrividisco, ma poi sorrido. Da un po' di anni a questa parte, non riesco a smettere di farlo. Ovviamente, sono praticamente certa che il merito di tutto ciò sia di Peeta: prima, quando ancora non lo conoscevo così bene, mi aprivo solo con chi faceva parte del mio nucleo familiare; ora, invece, saluto chiunque incontri per caso in strada. Anche Haymitch è stato di grande aiuto, per quanto riguarda questo aspetto del mio carattere: mi ha sempre dato ottimi consigli, e sono felice che continui a farlo. Oramai per me è come uno zio. Sento di provare molto affetto nei suoi confronti, quasi alla pari con ciò che provo per i miei genitori.
Peeta, invece… non so ancora se è pura è semplice amicizia quel che ci lega, oppure qualcosa di molto più profondo. Questo è un dilemma che probabilmente mi porterò dietro per ancora molto tempo, o almeno credo, e finché non arriverà qualcuno in grado di aiutarmi a sbrogliare la matassa, non sono del tutto certa che riuscirò a comprendere fino in fondo la natura del nostro legame.
- Eccolo! Eccolo! Katniss, eccolo! - Gli strilli di gioia di Prim mi scuotono dal mio momentaneo torpore. Guardo nell'indizione che la mia sorellina mi sta indicando e noto la figura di mio padre venire nella nostra direzione.
Un sorriso ancora più grande si apre sul mio viso, ma la mia espressione cambia radicalmente, diventando sempre più confusa, quando mi accorgo che insieme a lui c'è un altro gruppo di persone, piuttosto folto, a dirla tutta.
Io e Primrose ci scambiamo uno sguardo: è evidente che anche lei pensa che sia strano. Di solito, noi non abbiamo ospiti a casa. Trascorriamo il Natale solo noi quattro. Alcuni potrebbero considerarlo un po' triste, ma a noi è sempre andato bene così.
Quel capannello, però, ha destato in me una curiosità senza precedenti. Mi allontano dal davanzale e mi avvio in direzione della porta, immancabilmente seguita da Prim. La mamma, nel frattempo, continua a preparare l'ultima portata per la cena, ovverosia una delle sue famose torte.
Io e la mia sorellina attendiamo impazienti che la porta d'ingresso si spalanchi, e finalmente, dopo pochi minuti, essa ci ubbidisce, rivelando nostro padre, con un enorme sorriso stampato sul suo volto, e le persone che lo seguono.
Ho un tuffo al cuore quando li riconosco: Haymitch, per la prima volta sobrio fuori di casa, e la famiglia Mellark. La madre esibisce un sorriso tirato, palesemente finto, l'esatto contrario di quello del marito, bonario e sincero come sempre. I due fratelli maggiori di Peeta osservano l'ambiente che li circonda, che, a quanto pare, li incuriosisce parecchio, mentre il mio migliore amico viene direttamente verso me e Primrose, abbracciandoci a turni.
- Avrei voluto che fossero presenti anche gli Hawthorne, ma purtroppo hanno declinato l'invito – dice mio padre dopo aver dato un bacio sulla guancia a mia madre.
- Oh, è un vero peccato! - esclama la piccola di tre anni, prima di rivolgersi a me. - Fidati, Hazelle, suo marito, Gale, Rory e Vick ti sarebbero piaciuti un sacco.
- Non ne dubito – le rispondo, facendole l'occhiolino.- Tanti auguri, bambine mie – mormora nostro padre, stringendoci in un caldo abbraccio. - Spero che la sorpresa vi sia piaciuta.

Salve, gentili lettori! (?) Questo è il capitolo venti, come potete evincere dal titolo che gli ho dato. (???) Lasciando stare le cavolate che scrivo, volevo informarvi che nei capitoli che seguiranno ci saranno vari salti temporali, e si andrà da un anno all'altro quasi sempre, tranne in alcuni casi eccezionali. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala e joshiferNali. Ma… ma vi rendete conto di essere diventate ventitré?! Io sono senza parole, davvero! Grazie mille! Sono veramente troppo contenta! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 21
*** Chapter 21 ***


A volte, mi rifiuto di pensare al corso del tempo perché mi spaventa. Altre, invece, non vedo l'ora che i giorni, le settimane, i mesi, gli anni passino in un lampo solo per poter scoprire cosa mi riserva il futuro.
Sono già trascorsi più di dodici mesi da quel magico Natale che ho passato insieme ad Haymitch, Peeta e la sua famiglia. Abbiamo concordato di festeggiare questa magnifica ricorrenza ogni anno, ed abbiamo rispettato quest'accordo ritrovandoci anche sei giorni fa, il 25 dicembre dell'anno 66 dopo i giorni bui. A dir la verità, nessuno di noi sa che anno sia realmente. Abbiamo iniziato a contare il tempo da quell'importante avvenimento storico che ha comportato anche la nascita degli Hunger Games per non dimenticare quell'ennesima guerra che ha rischiato di sterminare definitivamente il genere umano.
Mi fa ancora un po' impressione sapere che i cittadini di Panem sono gli unici esseri viventi presenti sulla Terra, ma, dopotutto, sono certa che i nostri antenati se lo aspettavano. A scuola, infatti, ho trovato un libro che parlava degli anni che hanno preceduto la nascita della nazione in cui viviamo oggi. Il capitolo finale narrava di una Terza Guerra Mondiale scoppiata a causa di un conflitto fra due Paesi che si sono sempre contrastati l'un l'altro, gli Stati Uniti, che si trovavano nel Nord America, lo stesso luogo in cui ora sorge Panem, e la Russia, che era localizzata in un altro continente, a quel tempo chiamato Europa. Le ragioni per cui guerra ha avuto luogo sono pressoché politiche ed io, avendo solo otto anni, non sono riuscita a comprenderle a fondo mentre leggevo. Spero di poter approfondire l'argomento negli anni a venire.
Uno scoppio vicino al luogo in cui mi trovo mi fa sobbalzare e mi distrae dai miei pensieri. Mi guardo intorno, un po' intimorita, ma tiro un sospiro di sollievo quando scopro che si è trattato solo di un fuoco d'artificio che però, purtroppo, ha avuto vita breve.
Non mi ero accorta di essere già arrivata in città. Ero così assorta nei miei ragionamenti che non mi sono concentrata sulla strada da seguire, ma, siccome oramai frequento più la piazza del Distretto 12 che il Prato o qualsiasi altro posto presente nel Giacimento, mi è venuto automatico camminare senza riflettere su dove mettevo i piedi.
Do un'ultima occhiata al luogo che mi circonda e mi accorgo di non essere molto distante dalla panetteria, verso la quale mi avvio.
Mentre festeggiavamo il nostro secondo Natale insieme, la mia famiglia, quella del mio migliore amico ed Haymitch abbiamo stabilito di trascorrere insieme anche la serata di Capodanno, per dare il giusto addio ad un anno abbastanza tranquillo come se ne vedono pochi. A luglio, durante i famigerati giochi della fame, le persone sono decedute in modo molto meno cruento del solito, il che ha fatto brontolare parecchio gli spettatori di Capitol City ma ha anche, in qualche modo, consolato le famiglie dei tributi, che non hanno dovuto assistere ai soliti spargimenti eccessivi di sangue. A vincere è stata una ragazza del Distretto 5, Alice Fray. Si è ritrovata in finale con due Favoriti, Makoto Lightwood, del Distretto 4, ed un certo Magnus di cui non riesco proprio a rammentare il cognome, proveniente a sua volta dall'1, ed è miracolosamente riuscita a scamparla. C'è da dire, però, che, nonostante la sua indiscutibile scaltrezza ed astuzia, la fortuna le è venuta incontro, poiché entrambi i ragazzi erano molto più forti di lei fisicamente. Comunque sia, sono stata contenta di non veder trionfare uno dei soliti Tributi Favoriti. La cosa stupefacente è che Makoto aveva solo dodici anni, eppure è riuscito ad arrivare in finale. Magnus, invece, ne aveva diciassette, ma la sua corporatura fisica ne suggeriva almeno più di venti. Alice ne ha sedici, e l'agilità di cui Dio l'ha dotata ha innegabilmente giocato a suo favore.
Scuoto la testa per scacciare questi pensieri e concentrarmi sul buon odore proveniente dall'abitazione dei Mellark. I miei genitori, Prim ed Haymitch sono già all'interno, ed io non vedo l'ora di raggiungerli.
Mi catapulto a casa di Peeta, pronta ad assaggiare uno dei deliziosi manicaretti preparati da lui con l'aiuto di suo padre.
Il mio, non appena mi vede fare ingresso nella sala in cui stanno per iniziare a mangiare, mi sorride e si alza in piedi, venendomi incontro. Sta stringendo qualcosa in mano, ma non riesco a scoprire di che si tratta fino a quando non me la mostra: è un'arancia.Non ne ho mai mangiata una prima d'ora, perciò mi soffermo ad ammirarla
per un i
stante prima di decidermi a prenderla. Mio padre, col sorriso ancora sulle labbra, mi scompiglia i capelli e mi accompagna al tavolo, dove mi siedo tra lui e la mamma. Peeta è proprio di fronte a me. Gli sorrido.

Angolo dell'autrice: Hello, everybody! Questo, come avete potuto intuire leggendo il titolo, è il capitolo ventuno! È un Missing Moment molto riflessivo, e spero che non vi dispiaccia se l'unico e quasi invisibile accenno Peetniss si trova nelle ultime due frasi. Ci tengo molto a non deludervi. Ringrazio con tutto il cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali e Piplup. Cristo, voi benedette venticinque persone avete permesso a questa storia di raggiungere il ventesimo posto fra le popolari! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 22
*** Chapter 22 ***


Il canto di una ghiandaia imitatrice mi fa sollevare le palpebre e, non appena i miei occhi sono completamente aperti, mi giro in direzione della finestra, appoggiandomi su di un gomito per sbirciare fuori e vedere se c'è ancora qualche traccia del volatile che mi ha destato dal sonno profondo in cui sono caduta ieri sera alle otto, dopo una sfiancante giornata scolastica.
L'uccello dalle ali bianche e nere gorgheggia dal ramo di un albero vicino alla mia abitazione, e finalmente riesco ad individuarlo.
Mi alzo dal letto e, facendo attenzione a non svegliare Prim, ancora persa nel mondo dei sogni, raggiungo la finestra, la apro delicatamente e mi sporgo fuori per poter ascoltare meglio il suono dolce e melodioso che emette quel particolare ibrido, creato anche grazie alla collaborazione, seppur involontaria, degli scienziati di Capitol City, che, durante i Giorni Bui, avevano dato vita alle ghiandaie chiacchierone, volatili geneticamente modificati che servivano per spiare i ribelli ma che alla fine si sono rivelati una sorta di schiaffo morale per la capitale, che li ha abbandonati nei boschi, credendo che facendo così si sarebbero estinte. Invece si accoppiarono con femmine di mimo e diedero origine ad una specie del tutto nuova, la ghiandaia imitatrice appunto.
Dato che l'uccello non si decide più ad emettere alcun suono, mi faccio coraggio ed intono la prima strofa della ninna nanna che sono solita cantare a mia sorella.
L'animale la ripete subito, con la stessa esatta intonazione utilizzata da me.
Rimango ancora per un po' ad ascoltarlo, poi una folata di vento gelido mi riscuote e mi ricorda che siamo ancora in pieno inverno. Chiudo la finestra e mi avvio fuori dalla porta per fare colazione.
Oggi, tutto sommato, è una bella domenica soleggiata, nonostante il leggero soffio di vento che mi ha investita mi abbia fatto venire la pelle d'oca.
Quando passo davanti al calendario appeso fuori dalla cucina, mi rendo conto che è già il 14 febbraio.
Ancora stento a credere che siano passati più di quattro anni da quando io e Peeta siamo diventati amici. Adesso ne abbiamo entrambi nove, e non possiamo vederci frequentemente come prima a causa della scuola. Di solito, però, il fine settimana siamo entrambi liberi, perciò passiamo il sabato e la domenica quasi sempre insieme.
Stamattina avevamo in mente di fare un giro per il distretto, tanto per sgranchirci un po' le gambe, quindi mi sbrigo a divorare la colazione che mi ha preparato la mamma, ovverosia latte e biscotti al cacao, gentile omaggio del padre del mio migliore amico, dato che la madre non ce li avrebbe mai offerti, o almeno non di sua spontanea volontà.
Una volta terminato il pasto, mi fiondo nuovamente in camera mia per mettermi dei vestiti più pesanti al posto del pigiama che ho indossato ieri sera.
Mi avvicino con passo felpato a Primrose e le do un delicato bacio sulla tempia destra per non svegliarla. Dopodiché, vado all'ingresso, indosso il cappotto più decente che trovo, saluto la mamma ed il papà, che, nel frattempo, mentre io mi stavo vestendo, è sceso per mangiare a sua volta, ed esco, dirigendomi nella parte del Distretto 12 occupata dalla città e non dal Giacimento.

Non appena arrivo di fronte alla panetteria, busso una, due, tre volte, e dopo nemmeno un minuto d'attesa la porta si apre, rivelando un bambino della mia stessa età col volto sporco di farina ed un sorriso enorme stampato sul viso.
- Katniss, ciao! Entra pure! - Si fa da parte e mi lascia passare. Subito dopo, chiude la porta e mi fa cenno di seguirlo nella stanza attigua. Io, incuriosita, faccio come mi è stato chiesto ed, in men che non si dica, mi ritrovo tra le mani un pacchetto decorato personalmente dal più piccolo dei Mellark.
- Che cos'è? - domando, studiandolo attentamente e non trovandovi alcuna imperfezione.
- Ho letto che molto tempo prima della nascita di Panem, il 14 di febbraio era il giorno di una festa chiamata San Valentino. - Arrossisce e si passa la mano sporca di cioccolato tra i capelli, che da biondi diventano castani. Sembra imbarazzato, e credo sia a causa del pensiero di quella festa di cui io non ho mai sentito parlare.
- Grazie mille! - dico comunque, dedicandogli un sorriso e scartando il regalo. Sono dolci fatti in casa. Non mi ci vuole molto a capire che si è svegliato molto presto per prepararli. Lo abbraccio e gliene offro uno, tenendo da parte il resto per la mia famiglia.
Dopo questa breve parentesi, usciamo fuori a fare il giro che ci eravamo prefissati e verso pranzo ci salutiamo, dandoci appuntamento a più tardi.
Quando torno a casa, chiedo a mia madre se sa nulla di San Valentino.
- Era la festa degli innamorati – mi spiega.

Ciao a tutti, lettori carissimi! Ecco il capitolo ventidue, in cui è presente l'ennesimo balzo nel tempo! Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali e Piplup, che hanno permesso a questa storia di rientrare nella categoria delle popolari. Vi amo! Ora devo farvi una domanda importantissima (almeno per me): a qualcuno di voi piace Machine Robo Rescue? Se sì, che coppie shippate? Io vado letteralmente pazza per quell'anime, ma se ne parla troppo poco. Vi prego di rispondere! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 23
*** Chapter 23 ***


Oggi ho detto a Peeta di non voler uscire e mi sono chiusa in camera mia, chiedendo ai miei genitori ed a mia sorella di non entrare per nessun motivo. Ho un disperato bisogno di stare sola e riordinare i miei burrascosi sentimenti.
Sono passati diversi mesi dal fatidico giorno di San Valentino, ed oramai sia io sia il mio migliore amico abbiamo dieci anni. I nostri rapporti si sono un po' raffreddati da quando mi ha dato quel regalo, il 14 di febbraio, perché non ho più saputo cosa pensare dopo che mia madre mi aveva spiegato in cosa consisteva la festa di cui il più piccolo rampollo dei Mellark mi aveva parlato.
Non sono mai stata sicura che ciò che provavo e provo tutt'ora per Peeta sia semplice amicizia, ma credo di non essere ancora pronta per poter mettere a confronto il nostro tipo di legame con quello dei nostri genitori. Ho bisogno di tempo per pensare. Devo riflettere riguardo a quel che significa il mio migliore amico per me, e di certo non sarà una cosa facile.
Non me la sento di domandare a mia madre o a qualsiasi altro essere di sesso femminile di aiutarmi a decifrare i miei sentimenti, poiché li considero la cosa astratta più personale che ognuno di noi ha la fortuna o meno di avere, e desidero riuscire a sbrogliare da sola quella fitta matassa di emozioni che mi avvolge quando mi trovo insieme al giovane Mellark.
Apro la finestra e chiudo gli occhi, lasciando che il venticello che soffia da un po' di giorni a questa parte mi scompigli i capelli, rinfrescandomi il viso e rendendomi in tal modo la mente più lucida. Non posso permettermi distrazioni. Qui c'è in gioco l'amicizia tra me e Peeta, e se, con un passo falso, io fossi la causa della sua rovina, allora non me lo perdonerei mai, e vivrei con un orribile senso di colpa e rimpianto per tutto il resto della mia spero ancora lunga vita.
Cerco di analizzare il comportamento del mio migliore amico nel corso dei cinque anni che abbiamo trascorso insieme. Mi tornano alla mente tanti di quei momenti che non posso impedire ad un sorriso di spuntare sulle mie labbra.
Mi appoggio sul davanzale della finestra e mi affaccio fuori, non smettendo di pensare nemmeno per un istante al più piccolo dei Mellark.
Non mi ha mai fatto capire esplicitamente di provare dei sentimenti più forti dell'amicizia – sentimenti che, tra l'altro, non riesco neppure a nominare – nei riguardi della sottoscritta, ma alcuni suoi atteggiamenti potevano essere interpretati in questo modo, ultimo ma non per questo meno importante il regalo che mi ha fatto il giorno di San Valentino.
Per il mio decimo compleanno, mi ha semplicemente comprato una maglia del mio colore preferito, il verde, che non lasciava il minimo spazio a possibili secondi fini. Il dono precedente, però, mi è sembrato parecchio ambiguo, e non posso nascondere di essermi sentita un bel po' a disagio per ciò. L'ho evitato accuratamente per alcuni giorni perché non sapevo più cosa fare. In seguito, fortunatamente, abbiamo più o meno recuperato il rapporto che avevamo in precedenza, ma il fatto che lui voglia da me qualcosa di più di un'amicizia mi ha totalmente scombussolato.
Non ho fatto parola con nessuno di questi miei tormenti, poiché li definirebbero semplici turbamenti adolescenziali, sebbene io sia ancora nella fase dei pre-adolescenti.
Sospiro e mi allontano dalla finestra, chiudendola, prima di sdraiarmi a pancia in su sul letto e mettermi a guardare il soffitto.
Non ho ancora trovato alcun tipo di risposte che mi facciano intendere che Peeta abbia almeno una piccola cotta per me, perciò è giunto il momento che io analizzi il comportamento che tengo nei suoi confronti. Ripenso a tutti gli abbracci che gli ho dato, ai pomeriggi passati insieme, alla notte in cui lui ha dormito da noi e mi ha cullata fra le sue braccia a causa di un incubo che avevo avuto, a tutte le confessioni che ci siamo scambiati, ai sorrisi, alla gioia che provo ogni qualvolta che lo vedo.
Sono innamorata di lui.
Questa consapevolezza mi sconvolge così tanto che fatico a respirare per qualche secondo, prima di mettermi a sedere ed ansimare un po'. È vero, dunque? Sono innamorata del mio migliore amico? Evidentemente sì, visto che è l'unica spiegazione plausibile che mi sia venuta in mente per giustificare i miei sentimenti nei suoi confronti.
Sono innamorata del minore dei Mellark.
Un enorme ed ampio sorriso si apre sul mio volto. Ora che finalmente sono riuscita a chiarire quel che provo per lui, mi sento più leggera, libera.
Non so se glielo confesserò mai, visto che non credo che riuscirei a sopportare un suo rifiuto, ma di certo la mia vita cambierà per sempre.

Angolo dell'autrice: Salve a tutti, tributi! Questo è il capitolo ventitré. È molto statico e riflessivo, ma spero che leggerlo non vi abbia annoiato, poiché finalmente Katniss riesce a comprendere appieno i suoi sentimenti per il ragazzo del pane. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup ed AllePanda. Ora vorrei chiedervi un favore: ho aperto un nuovo profilo, Fandoms_Are_Life, ed ho pubblicato una Catoniss. Mi piacerebbe che qualcuno di voi decidesse di farmi sapere che ne pensa. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 24
*** Chapter 24 ***


Gli anni continuano a passare inesorabili. Oggi è l'anniversario della nascita dell'amicizia tra me e Peeta. Abbiamo entrambi undici anni ed io ancora non so come fare a dirgli che, oramai, mi sono innamorata di lui. Non ho mai provato questa sensazione prima d'ora, perciò mi riesce piuttosto difficile esprimere concetti del genere. E poi… non sono sicura di come reagirei se ricevessi un suo rifiuto. Quel che è certo è che tra noi niente sarebbe più come prima, ed io non voglio rovinare lo splendido rapporto che si è instaurato fra noi due in tutto questo tempo. So che, se ciò accadesse, mi dannerei per tutto il resto della mia vita per ciò che ho fatto.
Pensieri del genere mi spaventano e mi esortano a lasciar perdere il mio proposito. Quando, però, lo vedo passarmi accanto nei corridoi della scuola e sorridermi, vorrei semplicemente gridare a tutta Panem ciò che provo per lui.
Mentre sono immersa in questi pensieri, la sirena che avvisa che è appena avvenuto un incidente in miniera. Il cuore comincia a battermi all'impazzata.
Papà.
Mi alzo di scatto, facendo cadere la sedia su cui, fino a pochi istanti fa, ero accomodata, e corro fuori dall'aula, lasciandomi dietro buona parte dei miei compagni di classe, compreso lui, il mio migliore amico.
Scatto in direzione della stanza in cui Prim ha lezione tutti i giorni e la trovo seduta al suo posto, con le mani intrecciate, ad aspettare pazientemente il mio arrivo, proprio come le avevo detto di fare in casi del genere.
Non appena mi vede, scende dalla sedia e si infila il suo giaccone. Io, per la fretta, ho dimenticato il mio in classe, ma adesso non c'è tempo per pensarci.
Afferro la mia sorellina per un braccio e la trascino fuori dall'aula.
- Aspetta! - grida qualcuno a pochi passi di distanza da me. Mi volto ed incrocio lo sguardo di una ragazzina di cui, al momento, mi sfugge il nome, ma che frequenta la mia stessa classe. Mi tende il mio giubbetto. Lo afferro e la ringrazio, volatilizzandomi subito dopo con Primrose al seguito.
Corriamo entrambe verso l'entrata della miniera, e lì, non appena intravedo mia madre, capisco che c'è qualcosa di strano. Solitamente, era lei a cercarci in situazioni analoghe. Non è mai avvenuto il contrario, almeno fino ad oggi.
Ci accostiamo a lei, che è aggrappata alla fune che è stata eretta per impedire ai non lavoratori di raggiungere gli ascensori che conducono fuori i minatori, a gruppetti di dieci o dodici persone.
Continuano ad uscirne sempre di più, e tra di loro riconosco molti volti familiari, appartenenti ad amici e conoscenti di mio padre.
Il cuore non accenna a rallentare i battiti, anzi, questi ultimi aumentano sempre di più, tanto che comincio ad avere il timore che mi esploda da un momento all'altro.
Cerco disperatamente di individuare il viso di mio padre tra tutti quelli che mi si presentano davanti, invano.
Cominciano a trascorrere delle ore. Prim è sempre più stanca e spossata, tiene gli occhi aperti a stento. La mamma ha le guance rigate di lacrime, e grida il nome di papà con tutta la voce che ha in corpo. Io, invece, sono stoica, senza emozioni. Questo, però, solo apparentemente. Dentro di me, un turbine di sensazioni mi avvolge e minaccia di soffocarmi.
Mentre il tempo continua a scorrere, la mia facciata cade, ed anch'io mi unisco al coro formato solo dalle voci di chi non ha ancora potuto stringere i suoi cari tra le braccia.
Nel frattempo, le persone che escono fuori dalla miniera sono sempre meno.
I miei occhi sono spalancati, come se, facendo così, riuscissi a vedere mio padre attraverso le pareti di roccia che ci separano. Oh, magari fosse davvero così!
Verso sera, la voce mi si spezza. Non riesco più a continuare quella monotona litania, così lascio che siano gli altri a farlo per me. Mi accascio a terra ed affondo le mani nella cenere che la ricopre, desiderano con tutta me stessa di poter salvare il mio papà.
Le lacrime cominciano a scendere, ed io non cerco affatto di scacciarmi. Perché non torna su? Lui non può essersene andato per sempre. Semplicemente non può.
Qualcuno mi avvolge in una coperta, e riesco a sentire il profumo che emana. Peeta. Lo riconoscerei ovunque. Non lo ringrazio. Non trovo la forza per farlo.
Dove sei, papà? Perché non sei già qui con noi?
La notte trascorre lentamente, e sempre meno persone vengono portate su dall'ascensore. La mattina presto, una ventina di famiglie, compresa la mia, è ancora radunata davanti all'ingresso della miniera. Un uomo si avvicina ad alcune di loro per dire qualcosa, e subite queste scoppiano in lacrime. Quando si accosta a noi, capisco dalla sua espressione che papà non c'è più.

Salve a tutti! Questo è, come potete constatare, il capitolo ventiquattro, e riprende una parte fondamentale della vita di Katniss che viene narrata solo nel terzo libro. Spero di essere riuscita a rendere bene il dolore della povera undicenne, che si vede strappare via il padre senza poter fare nulla per impedirlo. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup ed AllePanda. Posso chiedervi un favore? Potete andare sull'icona “Aggiungi personaggi” e votare per “Nipote di Snow”? Grazie! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 25
*** Chapter 25 ***


Il funerale di nostro padre si svolge insieme a quelli degli altri minatori morti durante l'incidente avvenuto pochi giorni fa. In tutto, siamo una ventina di famiglie a soffrire, chi in silenzio e chi meno, per i nostri cari che ci hanno abbandonato troppo presto.
Al termine della cerimonia funebre, il sindaco consegnerà a tutti i figli primogeniti una medaglia al valore in ricordo dei nostri genitori.
La bara vuota su cui doveva essere adagiato mio padre, di cui credo non sia rimasto nient'altro che un grumo carbonizzato, si trova proprio di fronte a me, alla mamma ed a Prim.
Mia madre, da quel maledetto giorno, è come caduta in uno stato catatonico. Ci rivolge a malapena la parola, mangia solo se è costretta da me e mia sorella, rimane a letto tutto il giorno a fissare il vuoto. Non la riconosco più, e questo mi spaventa. Dov'è finita la donna solare ed allegra che mi ha insegnato tante cose nella vita e che mi ha sempre confortato nei momenti difficili? Perché è diventata così distante? Non si accorge che anche io e Primrose soffriamo?
Non sono certa che queste domande troveranno mai una risposta. So solo che io continuerò a cercarla all'infinito, perché desidero con tutta me stessa che la mamma torni a vivere. Ho già perso papà. Prim ed io non possiamo rimanere completamente sole.

Il funerale è appena terminato, ed il sindaco adesso si trova nel luogo in cui prima vi erano depositate tutte le tombe vuote dei minatori. Accanto a lui, alcuni Pacificatori tengono in mano delle medaglie. Il loro capo porge un foglio al primo cittadino, che comincia a leggere i nomi di tutti i figli più anziani dei deceduti. A mano a mano che li pronuncia, colui o colei che viene chiamato in causa si presenta davanti a lui per farsi appuntare la medaglia al petto.
- Kenneth Towler.
- Vicky Frobisher.
- Eddie Carmicheal.
- Duncan Inglebee.
- Grant Page.
- Jason Samuels.
- Jeremy Stretton.
- Randolph Burrow.
- Megan Jones.
- Wayne Hopkins.
- Herbert Fleet.
- Heidi Macavoy.
- Maxine O'Flaherty.
- Malcolm Preece.
- Anthony Rickett.
- Tracey Davis.
- Peregrine Derrick.
- Lucian Bole.
- Gale Hawthorne. - Non appena sento questo nome mi irrigidisco. Istintivamente, cerco con gli occhi il ragazzino che è stato appena chiamato. Lo trovo quasi subito. Alto, muscoloso, capelli neri ed occhi grigi. Per un attimo, mi passa per la mente la sciocca e totalmente fuori luogo idea di confrontarlo con Peeta. Scuoto la testa per scacciare questo assurdo pensiero dalla mia mente.
Non sapevo che anche l'amico di mio padre se ne fosse andato per sempre. I miei occhi seguono il tredicenne lungo tutto il percorso che compie, fino a quando non torna al suo posto. Ad aspettarlo, noto che ci sono due bambini, di cui uno sembra avere l'età di mia sorella, ed una donna che potrebbe partorire da un momento all'altro. Quest'ultima deve essere Hazelle. L'ho sentita spesso nominare da mio padre e mia sorella, così come ho sentito i nomi di Rory e Vick.
- Katniss Everdeen. - Sobbalzo leggermente. Mi ero quasi del tutto dimenticata della cerimonia di consegna delle medaglie che sta avendo luogo proprio in questo momento, concentrata com'ero ad osservare finalmente da vicino la famiglia Hawthorne, anche se avrei preferito conoscerli in circostanze parecchio diverse da quelle in cui ci troviamo ora.
Mi avvio con passo lento verso il luogo in cui è situata la figura del sindaco. Non mi soffermo su nulla in particolare. Devo ancora realizzare di aver perso mio padre, e desidero arrivare a comprendere questa dolorosa eppure terribilmente vera realtà per provare almeno a superarla, e non a lasciarmi andare come sta facendo mia madre.
Quando mi ritrovo di fronte all'uomo che ha pronunciato il mio nome, alzo lo sguardo per incontrare il suo. Sembra affranto. Mi fissa con una compassione ed una pietà che smuovono qualcosa dentro di me. Non so di cosa si tratta, solo che non è positivo. È un sentimento che assomiglia molto alla rabbia. Da questo momento, decido che nessuno dovrà mai più guardarmi nello stesso modo in cui il sindaco mi sta fissando ora, mentre mi appunta la medaglia all'altezza del cuore. Ho una mia dignità, io, ed esigerò che questa verrà rispettata fino all'ultimo giorno della mia vita.
Torno al mio posto senza variare minimamente la mia andatura. Mia madre e mia sorella sono lì dove le ho lasciate, esattamente nello stesso stato: la prima mi sta guardando in un modo che fa pensare che mi stia trapassando con lo sguardo, mentre la seconda è aggrappata a lei, con delle lacrime silenziose che le rigano il volto.
Afferro delicatamente Primrose per un braccio e la stringo forte, sussurrandole che andrà tutto bene.

Angolo dell'autrice: Ma ciao! Questo è il capitolo venticinque, carissimi! Spero che non vi abbia annoiato o fatto provare emozioni negative. Nel caso fosse così, vi assicuro che non era mia intenzione. Ringrazio dal profondo del mio cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup ed AllePanda. Detto ciò, se avete Paramount Channel, vi invito a guardare la miglior serie TV di tutti i tempi (mia modesta opinione), ovverosia Merlin, dalle 15:30 alle 17:10. Vi voglio bene! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 26
*** Chapter 26 ***


Alzo lo sguardo al cielo per riuscire ad intravedere il sole. Mi darebbe un po' di conforto riuscire a scorgere quell'intensa sfera luminosa in mezzo alla distesa azzurra che si staglia sopra la mia testa. Purtroppo, però, è nuvoloso, e temo proprio che stia per piovere.
Dopo neanche trenta secondi da questo mio presentimento, piccole gocce d'acqua cominciano a cadere sul Distretto 12, bagnando la terra su cui cammino, il mio viso, ancora rivolto all'insù, ed i vestiti che porto tra le braccia, quelli che mia sorella indossava quando era piccola. Oggi sono andata al mercato per provare a venderli e ricavare in tal modo una cifra che servisse per sfamare quel che rimane della mia famiglia almeno per qualche giorno. Non c'è bisogno di dire che la fortuna non è stata a mio favore. Non ne ho venduto nemmeno uno. La gente non li vuole, li considera stracci. Non me l'hanno detto apertamente, ma l'ho scoperto osservando le occhiate che la gente riservava loro quando mi passava davanti ed io invitavo le persone a comprarli.
Dovrei camminare più veloce per sfuggire all'acquazzone, ma non ci riesco. Sono troppo stanca. Da giorni, io, Prim e la mamma mangiamo solo foglie di tè essiccate e bollite che ho trovato sul fondo di un cassetto. Non ho più forze per andare avanti, da quando se ne è andato papà. Nessuno, nel mio piccolo nucleo familiare, ne ha.
All'improvviso, gli abiti mi cadono dalle braccia, finendo dritti dritti in una pozzanghera. Non mi chino per raccoglierli perché, istintivamente, so che non ce la farei più a rialzarmi. Tanto non li vuole nessuno, quei vestiti.
Mi incammino ancora per un po', fino a quando non giungo davanti alla panetteria e fisso con nostalgia quell'edificio in cui ho passato momenti meravigliosi.
Io e Peeta non ci frequentiamo più dal giorno della morte di mio padre, quando lui mi ha messo quella coperta addosso per riscaldarmi e mi ha offerto una tazza bollente di qualcosa che non mi sono neanche data il disturbo di guardare, figuriamoci di bere!
Mi avvicino con passo lento al bidone dell'immondizia che si trova su di un fianco della casa e lo apro, trovandolo immacolato, crudelmente vuoto. Del resto, c'era da aspettarselo. Li hanno appena svuotati tutti.
Improvvisamente, qualcuno si mette a gridare contro di me. Non ho bisogno di guardare per capire che si tratta dell'odiosa signora Mellark, la madre di Peeta con cui lui non ha praticamente nulla in comune. Non mi affatico neanche ad ascoltarla. Semplicemente, mi accascio contro un albero che si trova a poca distanza da lì, desiderando con tutta me stessa di morire per non dover più vedere gli occhi spenti di mia madre o il viso magro di Primrose.
Sento del baccano provenire dal panificio. Alzo a malapena la testa e vedo colui che, un tempo, era il mio migliore amico. La madre lo sta picchiando e gli sta ordinando di fare qualcosa, ma non riesco a sentire bene a causa dello scroscio insistente della pioggia.
La donna se ne va quasi subito, probabilmente per preparare dell'altro pane, dato che quelle che tiene in mano Peeta sono due pagnotte bruciate, quasi sicuramente destinate ai maiali.
La sorpresa che provo quando vedo che le lancia a me è enorme ed indescrivibile. Per un attimo, fisso il cibo che ho di fronte come se non lo avessi mai visto prima, dopodiché mi infilo le due pagnotte sotto la giacca da caccia di mio padre che ho indossato per andare al mercato ed alzo nuovamente gli occhi per incontrare lo sguardo di Peeta. Purtroppo, lui è già rientrato, ed a me non resta altro da fare se non seguire il suo esempio e tornare a casa mia, dove due persone affamate quanto me attendono di riempire i loro stomaci.
Il calore del pane che il più piccolo dei Mellark mi ha generosamente offerto quasi mi ustiona la pelle, ma io sorrido a quel contatto e lo approfondisco ancora di più. A me il fuoco e le cose strettamente collegate ad esso non hanno mai fatto paura, anzi. È come se fossero una parte di me, o viceversa.
Le mie gambe si muovono sempre più veloci sotto la pioggia incessante che batte sul mio cranio e sui miei vestiti, bagnandomi completamente e rischiano di farmi venire una polmonite. Per il momento, però, non mi interessa. L'unica cosa che voglio è vedere la mi famiglia mangiare del pane buono e sano come non accadeva da giorni.
Un sorriso si allarga sulle mie labbra a mano a mano che vado avanti per la mia strada, stavolta non tanto perché ho finalmente del cibo da portare a casa, quanto per il fatto che sia stato Peeta a donarmelo. Dopotutto, neanche lui ha dimenticato i meravigliosi anni che abbiamo trascorso.

Salve a tutti voi, carissimi lettori/lettrici! Questo è, ovviamente, il capitolo ventisei, e parla di un fatto noto a tutti coloro che shippano Peetniss e non. Spero di averlo reso al meglio. ;) Ringrazio vivamente _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x e MelodyCassandrapotter. Adesso voglio farvi una domanda per conoscervi meglio: a quali altri fandom appartenete? I miei ve li scriverò tutti nell'angolino autrice del prossimo capitolo, visto che sono veramente tanti! XD Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 27
*** Chapter 27 ***


Quando mi sveglio, mi stupisco nel constatare che questa mattina mi sento molto più felice e rilassata. È la prima volta che mi capita di provare questo tipo di sensazioni dal giorno della morte di mio padre, e tutto questo grazie a Peeta ed al dono che ha fatto ieri a me ed alla mia famiglia, gettandomi quelle due pagnotte di pane sotto la pioggia, quando oramai anche la più piccola speranza aveva abbandonato il mio corpo e mi ero rassegnata a morire lì, sotto quell'albero, incurante della tempesta che imperversava e dell'ennesimo dolore che avrei provocato a mia madre ed a mia sorella. Adesso, se solo mi viene in mente di aver pensato di poterle abbandonare, un moto di disgusto verso me stessa mi pervade da capo a piedi, e non posso fare a meno di rabbrividire, stavolta, però, per motivi molto pi egoistici. Dopotutto, tengo almeno un po' alla mia vita, ed anche se l'esistenza che conduco qui a Panem è destinata a non essere mai ricordata, desidero non sprecarla inutilmente.
Mi alzo e vado a preparare la colazione per me e ciò che rimane del mio nucleo familiare. Taglio alcune fette del pane avanzato da ieri e corro a svegliare Prim e la mamma: non mi va proprio di gustarmi da sola queste delizie.
Non appena formulo questo pensiero, un sorriso si espande sul mio volto. Allora c'è ancora rimasta qualche traccia della ragazzina spensierata e solare che ero prima che una delle difficoltà insormontabili che la vita è destinata a propinarmi si abbattesse su di me.
Rientro in camera e mi dirigo verso il letto della mia adorata sorellina, scuotendola delicatamente. - Primrose, alzati. Dobbiamo andare a scuola - mormoro dolcemente, attendendo che apra gli occhi. Lei non mi delude e, dopo circa una frazione di secondo, le sue iridi azzurre si spalancano. - Ciao, Katniss - biascica, la voce ancora impastata dal sonno.
Scende dal materasso senza fare storie e si avvia in cucina, mentre io mi soffermo per un attimo davanti alla porta della stanza che, in tempi abbastanza recenti, mia madre era solita occupare con mio padre, avvertendo la prima che la colazione è sul tavolo.
Non ricevo risposta, e per questo motivo, quando torno a fare compagnia a mia sorella, un'ombra di malinconia mi compare sul viso nel ricordare che famiglia felice eravamo fino a qualche mese fa.
Io e Prim finiamo di mangiare piuttosto velocemente e ci affrettiamo a vestirci per non arrivare in ritardo a scuola. Quando usciamo, l'aria sembra quasi profumata. È come se, durante la notte, fosse arrivata la primavera.
Inspiro ed espiro profondamente, lasciandomi invadere da quel buon odore. Quando io e Primrose raggiungiamo l'edificio in cui si tengono le nostre lezioni, il solito buonumore della mia sorellina oramai mi ha completamente contagiata.
Seguo le spiegazioni con vivo interesse, intervenendo piuttosto spesso e lasciando stupiti sia i miei compagni sia i miei insegnati, che si sono abituati al fatto che io sia diventata una bambina solitaria e schiva dopo la morte di mio padre.
Durante la ricreazione, intavolo una discussione con la mia compagna di banco. Credo che il suo nome sia Suzette Woods. Non la conosco molto bene, visto che abita in città, ma scopro che abbiamo più cose in comune di quel che credevo. È simpatica, gentile e disponibile, e devo ammettere che è davvero bello avere di nuovo qualcuno con cui parlare, come quando io e Peeta eravamo praticamente insuperabili.
Quell'ultimo pensiero mi colpisce. Peeta. Devo ringraziarlo. Giro di scatto la testa da una parte e dall'altra, cercando di individuarlo, ma una rapida panoramica della classe mi fa comprendere che lui non è al suo interno. Decido, perciò, di rimandare i ringraziamenti a più tardi.
Quando le lezioni ricominciano, continuo a prendere appunti su appunti, decisa a non perdere una sola parola della professoressa Celia Travis, docente di storia di Panem. Solitamente, non è una materia che cattura facilmente la mia attenzione, ma oggi tutto mi sembra più bello, persino quelle che, di solito, considero scemenze riguardanti ciò che dobbiamo a Capitol City, una città che non ho mai sopportato, sebbene ne abbia solamente sentito parlare.
Una volta suonata la campanella che annuncia il termine di questa giornata scolastica, mi affretto ad infilare tutti i miei libri e quaderni nello zaino per cercare di intercettare Peeta all'uscita.
Non appena fuoriesco dal portone, mi metto a cercare con lo sguardo quella familiare zazzera di capelli biondi di cui sento fin troppo la mancanza. La individuo a pochi metri di distanza da me, e noto che il suo possessore, quando i nostri occhi si incrociano, distoglie i suoi per evitare il mio sguardo. Ciò non mi impedisce, però, di notare il livido presente sul suo zigomo e di provare rabbia nei confronti della madre.

Angolo dell'autrice: Salve, popolo! La vostra regina è tornata! (Ma WTF?!) Okay, tralasciando i miei scleri, che ve ne pare di questo capitolo? Ho reso Kat troppo OOC secondo voi? Comunque sia, ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x e MelodyCassandrapotter. Ah, i miei altri fandom sono Harry Potter, Divergent, Percy Jackson, Maze Runner, Merlin, Inazuma Eleven, Rapunzel, Frozen, Dragon Trainer, Big Four, Dragon Ball, Naruto, Machine Robo Rescue e Shadowhunters. A presto! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 28
*** Chapter 28 ***


Mi mordo il labbro inferiore mentre trascino il carretto giocattolo di mia sorella, l'ultimo regalo che papà le ha fatto per il suo compleanno prima di sparire per sempre dalla nostra vita, in direzione del Palazzo di Giustizia.
Oggi è l'8 maggio. Finalmente, o forse dovrei dire purtroppo, compirò dodici anni, e ciò mi permette di andare ad iscrivermi per ricevere le tessere.
Al Distretto 12 funziona così: se sei povero e non puoi permetterti molto da mangiare, non appena diventi un dodicenne a tutti gli effetti, in cambio di una tua iscrizione ti viene dato del cibo. L'inconveniente, anche se chiamarlo in questo modo è decisamente riduttivo, sta nel fatto che hai questa possibilità solo se hai dai dodici ai diciotto anni, ovvero la fascia d'età in cui puoi essere estratto per la mietitura. Le tessere ti fanno sì guadagnare più roba con cui sfamare la tua famiglia, ma allo stesso tempo diminuiscono le speranze di non essere pescati dalla boccia in cui l'accompagnatrice affonda la mano per scoprire i nomi dei tributi che, a suo dire, avranno l'onore di partecipare agli Hunger Games.
A casa stiamo morendo di fame, perciò sono costretta a prendere le tessere. In tal modo, il mio nome comparirà quattro volte il giorno della mia prima mietitura. In più, oltre al danno, la beffa: le nomine sono cumulative, quindi, quando sarò una diciottenne, ne avrò circa ventuno. Non sembrano molte, eppure una di loro può fare la differenza fra la vita e la morte.
Mi fermo davanti alle scale del Palazzo di Giustizia, faccio un respiro profondo, come a convincermi che sto facendo davvero la cosa giusta, e trascino il carretto fino in cima, nello stesso posto in cui Effie Trinket, la donna dalle parrucche ed i vestiti multicolori si presenta ogni anno ad annunciare i prossimi due ragazzi destinati al macello.
Non manca molto alla mia prima mietitura: più o meno due mesi. Se sono già terrorizzata ora, credo che quel giorno sverrò.
Cerco di scacciare via dalla mente questi pensieri negativi e faccio il mio ingresso nella sala dove ci si deve iscrivere.
Ci sono già altri ragazzi, alcuni della mia stessa età, altri più grandi. Del resto, nel 12 siamo diecimila abitanti: mi sembra ovvio di non essere l'unica a compiere gli anni in questa fatidica giornata.
Scruto attentamente i volti dei presenti, ed individuo quasi immediatamente Erik Blaze, un mio compagno di classe che fino all'anno scorso apparteneva ad una delle famiglie più abbienti. Da qualche mese a questa parte, però, il negozio del padre è fallito, perciò comprendo alla perfezione il motivo per cui si trova qui oggi.Accanto a lui trovo il suo migliore amico da sempre, un ragazzino che abita a poche case di distanza dalla mia, nel Giacimento. Il suo nome è Jude Foster. Ha la fama di essere
un grande rubacuori, ma a me non ha mai attratto più di tanto. Ci sono ben altri tipi di persone che mi interessano.

Scuoto immediatamente la testa non appena una testa bionda e dei magnetici occhi azzurri si palesano nella mia mente e cerco di concentrarmi sul nuovo arrivato, Jordan Sherwind. È un diciottenne alto e robusto. Questo sarà il suo ultimo anno, e spero proprio che non venga scelto.
Insieme a me, c'è solo un'altra ragazza: Jade Redd, di sedici anni. Non mi degna neanche di uno sguardo, concentrata com'è ad iscriversi. Dopo di lei, è il mio turno.
- Nome? - domanda il Pacificatore senza alzare nemmeno gli occhi dal foglio.
- Katniss Everdeen - pronuncio, sperando che il suono della mia voce non contenga alcun tremolio.
- Età? - chiede, continuando ad annotare i miei dati personali.
- Dodici anni – annuncio.
- Numero di tessere richieste?
- Tre, una per ogni membro della mia famiglia.
Non appena termina di scrivere, solleva finalmente il capo, ed io mi ritrovo a fissare due inespressive iridi nere come il carbone sotto cui è rimasto seppellito mio padre.
Batto le palpebre per non lasciare che neanche una lacrima solchi la mia guancia.
Il Pacificatore si alza in piedi e va a prendere quanto gli ho richiesto. Non appena ritorna, io gli indico il carretto giocattolo di Prim, e lui fa scivolare tutto il cibo al suo interno. Dopodiché scribacchia qualcos'altro sul foglio ed esclama: - Avanti il prossimo.
Esco dal Palazzo di Giustizia senza sapere se ciò che ho fatto è stato un bene o un male. L'iscrizione non si può ritirare, perciò posso solamente confidare nella fortuna.
Istintivamente, mi guardo attorno, alla ricerca di un viso amico a cui poter confidare tutti i miei timori. Purtroppo, però, Peeta non c'è. Del resto, non avrebbe avuto motivo di venire: lui e la sua famiglia hanno tutto ciò che serve loro per continuare a sopravvivere a lungo.

Buonasera, lettori e lettrici! Questo è il capitolo ventotto. Mi rendo conto che è parecchio statico. Semplicemente, ci tenevo a descrivere questo momento tutto sommato importante nella vita della nostra ancora piccola protagonista. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter e Liceo_3. Okay, detto questo, scleriamo: DOMANI POMERIGGIO VADO A VEDERE ALLEGIANT! *-* Quali sono i vostri personaggi preferiti della saga di Divergent? I miei Peter, Tris ed Eric. *'* 'Notte, carissimi! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 29
*** Chapter 29 ***


Non appena mi sveglio, mi sento invadere da un tipo di paura che credo di non aver mai provato prima. Il motivo si palesa immediatamente nella mia mente: oggi è il giorno della mia prima mietitura.
Il mio respiro si fa sempre più affannato. Non voglio che questa giornata continui. Nella boccia che contiene i nominativi sono presenti quattro biglietti con su scritto il mio nome. Sono pochi, quindi, tecnicamente, non dovrei preoccuparmi più di tanto, ma negli anni passati sono state mietute persone che ne avevano solo uno, perciò mi sembra più che logico dovermi preoccupare.
Mi alzo a fatica dal letto, desiderando ardentemente di essere incatenata ad esso, e mi incammino in direzione della cucina. Prim e la mamma sono già lì. La prima è pallida in volto e, non appena faccio il mio ingresso nella stanza, mi corre incontro per abbracciarmi. Ricambio la stretta e mi sforzo di non mostrare la paura che provo. La seconda, invece, mi guarda con occhi vitrei, e per un momento, penso con orrore che sia ripiombata nello stato catatonico in cui la morte di mio padre l'aveva trascinata.
- Siediti e mangia, su - mi sprona, facendomi tirare un breve sospiro di sollievo. Non può permettersi di lasciarsi trascinare nell'oblio dal dolore. Se io dovessi essere estratta, non ci sarebbe più nessuno pronto a sfamare quel che resta della nostra famiglia, visto che mi affanno nei boschi da circa tre mesi. Ho imparato a cacciare ed a pescare da sola, e talvolta raccolgo anche bacche, more e lamponi. In pratica, da quel giorno in cui Peeta mi ha regalato il pane, la mia voglia di vivere, o meglio, sopravvivere è tornata. Quel ragazzino ha fatto così tanto per me…
Distolgo subito l'attenzione da pensieri del genere e mangio la colazione. Dopodiché, valuto la possibilità di andare nei boschi anche quest'oggi, ma la escludo subito: meglio non rischiare, visto che i Pacificatori in questa giornata sono praticamente ovunque.
Io e Prim ci rinchiudiamo in camera e, per passare il tempo, balliamo un po', tanto per sciogliere la tensione che mi attanaglia le viscere (anche se non funziona), e chiacchieriamo del più e del meno, evitando l'argomento più spinoso di tutti, ovverosia gli Hunger Games.
Usciamo dalla nostra stanza solo quando è ora di pranzo, e poi, nervosamente, tutte e tre ci fermiamo a fissare l'orologio in attesa che arrivino le due.
Mi mordo il labbro fin quasi a farlo sanguinare e, quando scocca la fatidica ora X, un mal di stomaco tremendo mi colpisce, facendomi quasi piegare in due dal dolore.
Mi alzo dalla sedia, ma traballo talmente tanto che sono costretta ad appoggiarmi ad un tavolo fino a quando il giramento di testa non mi passa. Dopodiché, ci incamminiamo in direzione della piazza del Distretto 12, uno dei pochi posti belli del mio luogo natio che purtroppo è in grado di portare solo brutti ricordi.
Mia madre e Prim si dirigono nella postazione dedicata ai parenti ed ai semplici spettatori, mentre io mi avvio in direzione dei due recinti che contengono innumerevoli ragazzi e ragazze dai dodici anni ai diciotto.
Mi faccio registrare da un Pacificatore e vado verso la mia postazione. La mietitura inizia pochi minuti dopo.
Effie Trinket, spumeggiante come sempre, fa il solito discorso in onore di Capitol City, la capitale di Panem, la città che sta schiavizzando tutti noi abitanti dei distretti.
La mia attenzione si sofferma su Haymitch, che non vedo da tempo, oramai. È ubriaco come al solito, anzi, forse molto di più.
Torno a posare lo sguardo sull'accompagnatrice dei tributi del nostro distretto, che, nei miei pochi secondi di distrazione, si è pericolosamente avvicinata alla boccia che contiene i nomi di tutte le ragazze che mi circondano.
Dopo aver fatto girare per un po' a vuoto la sua mano al suo interno, pesca un biglietto, lo mostra a tutti e, non appena ritorna davanti al microfono, si accinge ad aprirlo.
Il mio cuore batte furioso nel petto, ed ho paura di star per essere colta da un infarto.
La capitolina si schiarisce la gola e pronuncia il nome della povera malcapitata: - Celia Heartland!
Una diciottenne si fa avanti dal fondo del recinto. Non la conosco, credo che venga dalla città.
Sto per tirare un sospiro di sollievo quando mi rendo conto, con mio sommo terrore, che anche Peeta rischia di venire estratto. E, se succederà, cosa farò io a quel punto?
La donna si avvia verso la boccia che contiene, stavolta, i nominativi dei ragazzi che si trovano nel recinto di fianco al nostro e, con la sua voce acuta, esclama: - Riccardo Garcia.
Lo conosco. È un ragazzo che ho visto molto spesso in giro per il Giacimento. Ha la stessa età del tributo femminile.
Respiro, sollevata. Siamo entrambi salvi.

Angolo dell'autrice: Salve a tutti, bella gente! Questo è il capitolo ventinove, e parla della prima mietitura della nostra KitKat. Spero vivamente di non avervi deluso. Oggi sono rimasta a casa perché non mi sentivo molto bene, ed ho deciso di approfittare della situazione per scrivere uno o due capitoli di “Say Something” dopo essermi occupata di “The World Will Be Watching”. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter e Liceo_3. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 30
*** Chapter 30 ***


Mi sveglio di buon'ora. Devono essere circa le sette e mezza di mattina.
Mi affaccio per un momento fuori dalla finestra della camera che io e mia sorella condividiamo e l'aria fredda ed acre di cose morenti di una domenica d'ottobre mi investe, spingendomi ad uscire per andare a caccia.
La mamma e Prim stanno ancora dormendo, perciò mi preparo da sola una veloce colazione prima di indossare gli indumenti che mio padre portava quando usciva nei boschi insieme a me ed andarmene, facendo attenzione a non emettere alcun suono.
Mi affanno nella foresta da sola da sei mesi. È abbastanza difficile orientarmi, ma mi ci sto abituando abbastanza in fretta.
Trascorro la mattina a fare a gara con gli scoiattoli per procurarmi delle nocciole ed il pomeriggio, un po' più caldo, a faticare nello stagno basso per raccogliere katniss, erba saetta da cui prendo il nome. La sola carne che catturo è uno scoiattolo in cerca di ghiande che mi è praticamente passato sui piedi.
Dopo alcune ore, mi accorgo di essermi allontanata più del solito, perciò decido di tornare a casa in fretta, trascinando i miei sacchi di iuta. All'improvviso, però, incappo in un coniglio morto che penzola col collo avvolto da un sottile filo metallico a quaranta centimetri dalla mia testa. Circa quindici metri più in là, ce n'è un altro. Riconosco immediatamente i lacci a scatto, perché sono gli stessi che usava mio padre. Una volta catturata, la preda viene strattonata verso l'alto, fuori dalla portata di altri animali. Per tutta l'estate, ho tentato senza successo di utilizzarli, perciò non riesco a resistere e mi fermo per osservarli più da vicino.
Improvvisamente, una voce dice: - È pericoloso.
Mi volto di scatto e mi ritrovo faccia a faccia con Gale Hawthorne. Devo ammettere che, da vicino, è molto più attraente, ma non potrà mai reggere il confronto con Peeta, nonostante abbia solo quattordici anni ma sembri già un uomo fatto, alto più di un metro ed ottanta.
Questi pensieri mi imporporano le guance, perciò cerco di concentrarmi sul perché anche lui è lì. Solo quando lo vedo slacciare con disinvoltura la trappola ed appendersi il coniglio alla cintura, noto che ne ha appesi molti altri nello stesso luogo, e mi rendo conto di trovarmi al cospetto di un altro giovane cacciatore come me.
- Come ti chiami? - mi chiede.
- Katniss - rispondo con un filo di voce, leggermente intimorita.
- Be', Catnip, il furto è punibile con la morte. O non l'hai mai sentito dire? - dice.
- Katniss - replico, parlando più forte. - E non lo stavo rubando. Volevo solo guardare il laccio. I miei non prendono mai niente.
Aggrotta la fronte. - Allora dove hai preso lo scoiattolo?
- L'ho ucciso. - Mi sfilo l'arco dalla spalla.
Lo sguardo di Gale si fissa su di esso. - Posso vederlo?
Glielo tendo. - Ricordati solo che il furto è punibile con la morte.
Sorride, ma io non contraccambio.
Ci mettiamo a parlare di caccia. Gli dico che posso procurargli un arco se ha qualcosa da barattare. Non cibo. Voglio imparare. Voglio piazzare delle trappole che catturino in un solo giorno una quantità di conigli sufficiente a riempire la mia cintura. È d'accordo: qualcosa si può fare.
Percorriamo la strada del ritorno insieme, nel più completo silenzio, nel caso qualche predatore sia in agguato. I boschi sono pieni di orsi, lupi e cani selvatici. Non ci sono molti esemplari delle prime due specie, poiché mal sopportano la fuliggine che circonda tutto il Distretto 12 ed i dintorni, ma l'ultima categoria frequenta abbastanza spesso la foresta, e mi è capitato alcune volte di imbattermi in degli esemplari. Rabbrividisco al solo pensiero.
Raggiungiamo la recinzione, che ovviamente non è elettrificata, in men che non si dica, e, non appena ci troviamo nel Prato, ci salutiamo. Non so di preciso il perché, ma spero di rincontrarlo presto nei boschi. È la prima volta che mi capita di parlare con qualcun altro che ha i miei stessi problemi familiari. Forse, finalmente, ho trovato un altro amico che riuscirà a non farmi pesare troppo la mancanza di Peeta nella mia vita, sempre che, prima o poi, io e quest'ultimo non ci riavvicineremo. In tutta sincerità, spero vivamente che la seconda ipotesi si avveri il più presto possibile, perché sento davvero molto la sua mancanza, e mi fa male rimanere semplicemente ad osservarlo da lontano, considerando soprattutto il fatto che per lui provo molto più di una semplice amicizia. È ingiusto che il destino ci abbia divisi proprio quando mi ero finalmente accorta di essere perdutamente innamorata del ragazzino che mi ha donato il pane e, di conseguenza, mi ha salvato la vita ancora una volta, prima con la sua amicizia e poi con il suo regalo.

Buenos dias a todos una vez mas, amigos y amigas! (?) Okay, lo ammetto, l'ho fatto con Google Traduttore. Per favore, chi parla spagnolo mi aiuti a correggere questo obbrobrio perché sono praticamente certa che sia sbagliato. Ad ogni modo, questo è il capitolo trenta, e narra il terzultimo Missing Moment prima della mietitura per i Settantaquattresimi Hunger Games. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyn22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter e Liceo_3. Vi amo, tesori! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 31
*** Chapter 31 ***


Cammino in direzione del lago che mio padre mi ha mostrato quando ero ancora una bambina serena e felice e lui mi portava a caccia abbastanza spesso.
Le acque sono calme e placide. Mi piacerebbe fare una nuotata, ma siamo in pieno inverno, e non credo sia salutare tuffarsi in mezzo a quel gelido specchio d'acqua. Non posso permettermi di prendermi un malanno. A quel punto, ciò che è rimasto della mia famiglia dovrà attendere che del buon cibo arrivi in tavola quando sarò guarita, e chi può dire quando, e soprattutto se, accadrà. Nel frattempo, dovremmo arrangiarci con quello che abbiamo, e non è molto, perciò cancello subito dalla mia mente il desiderio di farmi un bagno.
I miei piedi si muovono in direzione del casolare semidistrutto che si trova pochi metri più in là del bacino d'acqua dolce in cui ponderavo di immergermi.
Mi siedo sull'erba fresa ed appoggio la mia schiena al muro scrostato e mezzo divelto di quella che, un tempo, doveva essere stata un'abitazione piuttosto dignitosa e che adesso è ridotta a poco più di un cumulo di macerie, e mi metto a pensare.
Oggi ho incontrato Peeta.
Inizialmente, è stato strano. Eravamo da soli in mezzo al Prato, e non sapevamo cosa dirci. Non ci frequentavamo dal giorno della morte di mio padre, ed io non ero più la bambina socievole che lo aveva invitato a cantare insieme a lei una bella mattina di tanti anni fa. Adesso sono cambiata, sono cresciuta, sono diversa: più cupa, ombrosa e solitaria. Poche volte lascio trasparire le mie emozioni, coprendo tutto con una maschera di indifferenza invariabile per chiunque mi circondi.
Siamo rimasti in silenzio così a lungo che per un lungo istante ho creduto di sognare, oppure di avere le allucinazioni, e che quindi lui, l'unico ragazzino che io sia mai stata capace di amare in questi tredici anni di vita, non era veramente lì, ma si trattava solo di un parto della mia immaginazione, creato per compensare il senso di vuoto che aveva lasciato Peeta quando mi sono volutamente allontanata da tutto e da tutti. Quando mi sono volutamente allontanata da lui.
Poi mi ha sorriso. Mi ha sorriso come faceva prima, quando la vita era ancora bella e valeva la pena di essere vissuta, mi ha sorriso come quando condividevamo ogni idea, ogni pensiero. Mi ha sorriso come se gli anni in cui eravamo migliori amici non fossero mai passati, o almeno non del tutto.
Ed io ho ricambiato. Dopodiché, ho corso e mi sono gettata fra le sue braccia. Ci siamo stretti a vicenda, affamati del contatto l'uno con la pelle dell'altra, anche se di pelle scoperta ce n'era ben poca, visto il rigido freddo che ci circondava e che aleggia anche ora nell'aria.
Ho premuto il viso sulla sua spalla, per nascondermi per non far vedere il sorriso che mi era spuntato sulle labbra e le lacrime che stavano cominciando a scendere lungo le guance, mentre le sue labbra, accostate al mio orecchio, mormoravano un: - Mi sei mancata così tanto, Katniss. Non puoi nemmeno immaginare quanto.-
Anche tu - ho risposto, fregandomene altam
ente della voce rotta dai singhiozzi. - Anche tu - ho ripetuto, abbracciandolo ancora più forte, inspirando avidamente il suo profumo, quel misto di cannella ed aneto che continuo a risentire ogni giorno nei momenti in cui mi capita di pensare a lui.
Peeta mi ha accarezzato la schiena, scossa leggermente a causa del mio pianto, e mi ha domandato perché fossi così triste.
- Io… non lo so. Non so neppure se sono triste o felice. L'unica cosa di cui sono certa è che mi sei mancato talmente tanto… Oh, Peeta, ti giuro, in certi istanti ho creduto di impazzire! Pensavo di averti perso per sempre… Non ce l'avrei fatta a sopportarlo, credimi - gli ho risposto, staccandomi da lui e guardandolo negli occhi per rafforzare il peso delle parole che erano fuoriuscite dalla mia bocca e per far sì che non dubitasse di me neanche per un istante.
Peeta ha tenuto le sue iridi azzurro cielo puntate nelle mie, grigio cenere, e non ha smesso per un attimo di sorridere in mezzo alle lacrime. Sì, anche lui stava piangendo.
Mi ha preso il viso tra le mani e se lo è stretto al petto, accarezzandomi i capelli, mentre io gli ho artigliato la schiena per tenerlo ancora più stretto a me.
- Io non ti lascerò mai, Katniss. Non potrei mai abbandonarti. Farlo sarebbe immensamente doloroso e devastante per entrambi. Sei fin troppo importante per me. Cerca di non dimenticarlo mai.
E, finalmente, mi sono sentita di nuovo al sicuro, protetta dalle insidie che ciò che è rimasto del mondo ha in serbo per me. Tra le sue braccia, tutto stava andando così meravigliosamente bene che, quando mi ha detto di dover andare, mi sono sentita tentata da tre opzioni: scoppiare a piangere disperatamente, aggrapparmi al suo braccio ed implorargli di rimanere per sempre insieme a me o seguirlo, decisa a non abbandonarlo mai più. Mi sono resa conto praticamente subito che erano ognuna più assurda della precedente, ma non sono riuscita a pensare in maniera lucida. Neanche adesso ci riesco molto bene. Se la sua vicinanza riesce a farmi ammattire, la sua lontananza è capace di uccidermi senza troppi problemi. Così continuo a fissare il lago, ripensando all'unico e solo ragazzo che amo.

Angolo dell'autrice: Ma ciao a tutti voi, bei lamacorni e pandacorni! (?) Questo è, ovviamente, il capitolo trentuno, ed ho voluto accontentare i fan sfegatati della Peetniss dedicandolo alla coppia formata da KitKat e Peeta. Spero che vi sia piaciuto come regalo di Pasqua! ;) Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3 e Sherlockstardust. Mio Dio, siete trentatré! Ma vi rendete conto che, facendo così rischiate seriamente di uccidermi, cari? Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 32
*** Chapter 32 ***


Stamattina, quando mi sono svegliata, ho guardato fuori dalla finestra ed ho intravisto un cielo grigio come i miei occhi. Mi sono subito adombrata: non era un buon segno. Forse io e Gale non saremmo dovuti andare a caccia, quest'oggi. Spinta dai morsi della fame, però, ho ignorato ciò che la mia parte razionale mi stava suggerendo ed ho seguito l'istinto, come faccio sempre, d'altronde.
Mi sono alzata dal letto, ho fatto una veloce colazione, ho indossato gli abiti di mio padre e mi sono catapultata fuori dalla porta di casa mia, stringendo i denti per il freddo pungente che mi aveva assalito non appena avevo messo piede all'aperto. Mi sono incamminata in direzione dei miei amati boschi, che oramai da un po' di tempo erano diventati l'unico luogo in cui potevo finalmente essere me stessa, senza dover mostrare la maschera di indifferenza che mi ero cucita addosso in tutti questi anni che hanno seguito la morte di mio padre.
Una volta oltrepassata la recinzione, ho raggiunto il masso su cui, di solito, io e Gale ci diamo appuntamento prima di partire per un'altra giornata di caccia, pesca e raccolta. Oramai, questa routine ci appartiene da ben tre anni, visto che ora siamo rispettivamente una quindicenne ed un diciassettenne.
Ho aspettato per circa mezz'ora che si facesse vivo, e quando alla fine si è degnato di presentarsi, avevo tutte le dita intirizzite ed irrigidite per il freddo. Per tutta la prima ora, non sono stata in grado di maneggiare l'arco come si deve, perciò è stato quasi una perdita di tempo. Quando le mie dita si sono finalmente scongelate, ho cercato di rimediare provando ad uccidere tutti gli animali che io ed il mio fidato compagno di caccia trovavamo sul nostro cammino. Purtroppo, però, siamo stati sorpresi da un'abbondante nevicata che ci ha ricondotti in città. Ed adesso ci troviamo al Forno, affollato di gente in cerca di un riparo, davanti al bancone di Sae la Zozza, a gustarci una zuppa a base di brodo fatto con le ossa di un cane selvatico che avevamo abbattuto la settimana prima. È al di sotto dei soliti standard della cuoca, ma è bollente, e ciò mi basta ed avanza in una giornata del genere.
Accanto a me ed a Gale, si trova un Pacificatore dai capelli rossi. Dal viso, posso intuire che non è un sadico che si diverte a frustare la gente per ogni minimo sbaglio. Piuttosto, sembra una persona simpatica e non molto felice della divisa che indossa.
Non appena si accorge che lo sto osservando, mi sorride, e sento le mie guance colorarsi leggermente di rosso, visto che sono stata scoperta praticamente mentre lo stavo quasi spiando.
L'ho già visto in giro abbastanza spesso, ma non riesco proprio a rammentare il suo nome. Comunque sia, cominciamo a parlare un po'. Dopo poco tempo, mi ritrovo con lui che solletica la mia guancia con l'estremità della treccia che ho trovato il tempo di fare questa mattina prima di uscire. Io continuo a schiaffeggiargli la mano per farlo smettere, e lui, all'improvviso, mi chiede di barattare un coniglio con un bacio.
Inizio a fissarlo con gli occhi spalancati, e lui comincia ad elencarmi ragioni assurde per cui dovrei accettare lo scambio, come ad esempio che gli uomini con i capelli rossi sono più uomini degli altri. Dopodiché, comincia ad indicare varie donne che, a detta sua, aveva pagato ben più di un coniglio per godere delle sue labbra.
- La vedi? Quella con lo sciarpone verde? Va' a chiederglielo, se hai bisogno di referenze.
Io e Sae la Zozza ci teniamo la pancia per il troppo ridere. Vorrei dirgli che non riuscirei mai a baciarlo, visto che l'unica persona che voglio a contatto con le mie labbra è Peeta, ma all'improvviso la voce gelida di Gale mi riscuote.
- Forse dovremmo andare - dice, regalando un'occhiata che non riesco a decifrare al ragazzo e scendendo dalla sua sedia.
Dato che ho finito la zuppa, decido di seguirlo, salutando i due con un cenno della mano.
Una volta fuori dal Forno, mi accorgo che è già buio, nonostante siano solo le quattro del pomeriggio. Mi accosto a Gale, ma lui sembra stranamente arrabbiato. Aggrotto le sopracciglia e sto per chiedergli cosa c'è che non va quando intravedo una testa bionda a pochi metri da me. Nonostante la scarsa luce che illumina le strade, riuscirei a riconoscere quella massa di capelli ondulati ovunque. Il mio cuore comincia a battere sempre più veloce all'interno del mio petto, tanto che sembra impazzito, quasi come se volessi fuoriuscire dalla mia gabbia toracica e raggiungere il mio coetaneo.
Ci siamo riavvicinati molto dopo quell'incontro avvenuto già due anni fa nel bel mezzo del Prato, ed abbiamo ritrovato la splendida amicizia che ci aveva precedentemente unito.

Salve a tutti voi, carissimi! Scusatemi se il capitolo è pessimo, ma non avevo idee per quest'ultimo Missing Moment. Non ce n'è nessuno riguardo ad una Katniss quattordicenne perché non riuscivano a venirmi in mente. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion perché il primo capitolo ha superato le mille visualizzazioni e questa storia è diventata la decima fra le più popolari. Vi ami tutti quanti! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 33
*** Chapter 33 ***


Un urlo mi fa sobbalzare, risvegliandomi dal sonno profondo in cui ero caduta ieri sera. Quando riconosco a chi appartiene la voce, il mio cuore ha un sussulto.
- Prim! - esclamo, balzando fuori dal letto e precipitandomi di fianco a lei. Sta singhiozzando disperatamente. La stringo a me con tutta la forza che possiedo.
- Toccava a me - riesce a mormorare fra le lacrime, ed io capisco subito che cosa intende dire.
- Shhh - comincio. - Era solo un sogno, soltanto un sogno.
La capisco. Oggi è il giorno della sua prima mietitura. Ricordo com'ero spaventata io quando avevo la sua età, e ciò mi spinge ad abbracciarla ancora più forte. Le accarezzo i capelli e le propongo di cantarle la ninna nanna che intonavo quando lei era ancora una bambina incapace di parlare.

Là in fondo al prato, all'ombra del pino
c'è un letto d'erba, un soffice cuscino

Quando la sua voce, oramai calma e tranquilla, inizia ad accompagnare la mia, io le sorrido e le lascio una veloce carezza sulla testa. - Te la ricordi?
Lei annuisce, finalmente rilassata, e mi restituisce il sorriso.
- Bene. Allora cantala. Io devo andare.
- Dove? - mi domanda, e nella sua voce sento una lieve nota di panico.
Le do un bacio sui capelli. - Devo andare e basta. Non ti preoccupare, torno presto. Ti voglio bene.
Indosso la giacca da caccia di mio padre, come faccio oramai da quattro anni, ed esco fuori di casa, attraversando il Giacimento ed oltrepassando la recinzione.
Decido di mettermi a cacciare prima dell'arrivo di Gale, e non appena individuo un cervo quasi non riesco a credere alla mia fortuna. Proprio mentre sto per colpirlo, però, il mio cosiddetto migliore amico esclama, spuntando fuori dal nulla: - Cos'hai intenzione di fare una volta che lo avrai ucciso?
L'animale nota immediatamente la nostra presenza e fugge, mentre io mi giro rabbiosamente in direzione di Hawthorne. Esattamente, non so da quanto tempo ho iniziato a considerarlo come il mio nuovo migliore amico, ma una cosa è certa: non prenderà mai il posto di Peeta nel mio cuore e nella mia mente.
Dopo un battibecco brevissimo, ci nascondiamo per non essere visti dall'hovercraft di Capitol City che sta per atterrare al Distretto 12 e cominciamo a svolgere le quotidiane attività che ci impegnano nelle foreste che circondano il luogo in cui siamo nati.
Terminiamo poco dopo mezzogiorno e ci affrettiamo a tornare nelle nostre abitazioni dopo essere passati per il Forno. Lì acquisto una spilla per Prim con incastonata al suo interno una ghiandaia imitatrice.
Non appena torno a casa, vedo mia sorella indossare una gonna con una camicetta tutta pizzi. Si tratta dello stesso vestito indossato da me quando avevo dodici anni per la stessa identica occasione. Le sta piuttosto grande, e perciò le sistemo il lembo della camicetta all'interno della gonna dopo averle detto che è bellissima.
Mia madre ha preparato per me il suo abito azzurro, che risale ai tempi in cui viveva ancora in città con i suoi genitori, i miei nonni di cui so poco o niente.
Mi preparo in fretta e, subito dopo pranzo, ci incamminiamo tutte e tre in direzione della piazza. La mamma si separa da noi quando giunge il momento di registrarci. Non ne avevo parlato a Prim, ma le prometto che non sentirà alcun tipo di dolore quando verrà il suo turno.
Subito dopo esserci registrate entrambe, mi chino e le dico: - Tu sistemati nella prima fila, insieme alle ragazzine della tua stessa età. Io mi troverò tre file indietro, tra i sedicenni. - Lei annuisce ed obbedisce.
Dopo che tutti i giovani dai dodici ai diciotto anni hanno preso posto all'interno dei due recinti, Effie Trinket, l'accompagnatrice, fa il suo solito discorso di apertura prima di dirigersi verso la boccia che contiene tutti i nomi femminili. Ci sono venti striscioline di carta con su scritto il mio nome, e solo una che contiene quello di mia sorella. Non può essere lei la persona contro cui si accanirà la sorte.
Effie Trinket estrae un biglietto e si piazza davanti al microfono per leggerlo. La sua voce rimbomba tutt'intorno: - Primrose Everdeen.

Angolo dell'autrice: Salve! Questo è il capitolo trentatré, e da qui comincia la storia vera e propria. Prometto che nei prossimi ci saranno molte più scene Peetniss, e spero di rendere soddisfatti coloro che amano questa coppia tanto quanto io amo la Catoniss. Nel frattempo, ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion. Detto ciò, a qualcuno di voi piacciono i Teen Titans e Kung Fu Panda? Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 34
*** Chapter 34 ***


Per un attimo, muoio. Smetto di respirare, il mio cuore cessa di battere, il mio cervello si spegne. Rimango in questo stato per alcuni secondi, senza riuscire a sentire i rumori che emette la gente che mi circonda.
Prim. Hanno chiamato Prim.
Non è possibile. C'era solo un biglietto in quella maledetta boccia che conteneva il suo nome, e migliaia che avevano su scritto quelli di altre ragazze. Eppure la sorte si è accanita proprio contro la mia sorellina.
Improvvisamente, mi rendo conto di aver cominciato ad ansimare da un po'. Le ragazze che mi stanno di fianco mi fissano preoccupate. Probabilmente devo avere gli occhi fuori dalle orbite, tanto sono sconvolta.
Quello che faccio dopo è istintivo, irrazionale. Scosto chiunque mi si pari davanti e raggiungo il corridoio creato in mezzo ai due recinti che separano i ragazzi dalle ragazze.
Primrose si sta avviando in direzione del palco a piccoli passi. Le è uscito nuovamente fuori dalla gonna il lembo della camicetta. Questo minuscolo particolare mi fa rinsavire del tutto.
- Prim! - chiamo a gran voce. - Prim!
Due Pacificatori si avventano su di me, cercando di fermare la mia avanzata.
- No! No! - Cerco di scrollarmeli di dosso, ma non funziona, così faccio l'unica cosa che, in questo momento, mi sembra sensata.
- Mi offro volontaria! Mi offro volontaria! - grido. I due mi lasciano immediatamente, e la piazza del Distretto 12 piomba in un silenzio colmo di sorpresa e stupore. Gli occhi di tutti sono rivolti a me.
- Mi offro volontaria come tributo! - ripeto.- Magnifico! - esclama Effie Trinket, ma io non l'ascolto.
Mi fiondo in dire
zione di Prim, che, pallida in volto, continua a scuotere la testa.
- Prim, vai dalla mamma! - le dico con tono concitato, afferrandola per le spalle e cercando di farla spostare, ma lei non si muove di un millimetro.
- No! No! - continua a ripetere, vicina alle lacrime.
- Prim, va' dalla mamma! - le ordino perentoriamente, ma lei continua a non obbedire.
All'improvviso, veniamo raggiunte da Gale. Il mio migliore amico prende in braccio la mia sorellina, che non smette per un secondo di dimenarsi e di strillare: - No! No, Katniss! No!
- Va' su, Catnip - mi dice lui, e per la prima volta nel suo sguardo noto qualcosa di diverso dalla rabbia accecante e dal pungente sarcasmo che lo contraddistinguono. Tristezza. Ne noto tanta, talmente tanta da faticare a credere che gli occhi che sto osservando sono proprio quelli del mio fidato compagno di caccia.
Sbatto le palpebre e do le spalle ai due, non facendomi ripetere due volte ciò che Gale mi ha detto.
I Pacificatori mi accompagnano fino a sotto il palco. Non appena giungo lì, mi accingo a salire le scale che mi condurranno dritta dritta tra le braccia di Effie Trinket e, quindi, tra le fauci già spalancate di Capitol City e dei suoi dannati Hunger Games.
- Ci vuoi dire il tuo nome, cara? - mi domanda la capitolina una volta che ci troviamo entrambe di fronte al microfono.
- Katniss Everdeen - mormoro, e lei ribatte: - Ci avrei scommesso la testa che quella era tua sorella! Bene, allora: facciamo un applauso a Katniss Everdeen, il primo tributo volontario del Distretto 12!
Nessuno le dà ascolto. Tutta la popolazione mi fissa con gli occhi sbarrati, poi, ad uno ad uno, le persone baciano le tre dita in mezzo delle loro mani e le rivolgono nella mia direzione. È un antico gesto che significa rispetto, ammirazione, addio ad una persona cara. Si vede qualche volta ai funerali.
Non riesco a reggere quella vista, così distolgo lo sguardo. Lo rivolgo alle persone che si trovano dietro di noi ma non incontro, come speravo, le iridi grigie e fredde di Haymitch. Non lo vedo da anni, ed adesso è appena diventato il mio mentore. Probabilmente a quest'ora si troverà già all'interno del treno dei tributi a scolarsi una bottiglia di liquore dopo l'altra per cercare di dimenticare i ricordi che lo assalgono sempre in questa giornata ed il fatto che altri due ragazzi sono condannati a morte. Lui dovrà insegnare a me ed al mio compagno a sopravvivere, combattere ed uccidere, ma dubito ci riuscirà mai.
Rivolgo nuovamente la mia attenzione ad Effie Trinket, che si sta apprestando ad aprire e leggere il biglietto che contiene il nome del tributo maschio. Spero con tutto il cuore che non si tratti di Gale, che ha ben quarantadue nomine in questo suo ultimo anno, o, peggio ancora…
- Peeta Mellark!
Spalanco la bocca, incredula, e cerco con tutta me stessa di trattenere le lacrime. Non può essere vero. Io e Peeta non dovremo realmente combattere fino alla morte. Tutto questo è un incubo, un terribile, spaventoso incubo.

Salve a tutti, tributi e capitolini! (?) Questo è il capitolo trentaquattro, e dai prossimi, come vi ho promesso nell'angolino autrice precedente, ci saranno molte scene Peetniss che spero vi soddisferanno. Ringrazio di tutto cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion. Siete la mia gioia, sul serio. Grazie a voi ho ritrovato sempre il sorriso dopo aver passato una brutta giornata. Vi devo tutto. Grazie ancora. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 35
*** Chapter 35 ***


Peeta mi raggiunge sul palco. Apparentemente, sembra calmo, ma quando Effie Trinket ci ordina di stringerci le mani a vicenda ed io lo guardo negli occhi, ci leggo dentro tutta la paura che, sono sicura, alberga anche nei miei.
Suona l'inno, ed io ed il mio compagno di sventura veniamo portati all'interno del Palazzo di Giustizia per dare gli ultimi saluti ai nostri familiari.
Peeta viene trascinato via da me, in una stanza adiacente a quella in cui io dovrò attendere chiunque si degnerà di farmi visita.
Una volta che la porta si è richiusa dietro di me, mi avvio in direzione della finestra e mi ci appoggio contro, guardando l'orizzonte e ripensando a questa mattina, a quando Gale mi ha chiesto di scappare con lui nei boschi ed io ho categoricamente rifiutato. Tutto sommato, sono felice di averlo fatto: nessun altro si sarebbe offerto volontario per Prim.
Un Pacificatore fa irruzione nella sala in cui mi trovo, dicendo in tono perentorio: - Avete tre minuti.
Mi volto di scatto e mi ritrovo faccia a faccio con mia madre e la mia sorellina, tutto ciò che rimane del mio nucleo familiare.
Corro in direzione di Primrose e la stringo forte a me, proprio come ho fatto questa mattina per confortarla dall'incubo che aveva avuto e che ora si è tramutato in un'orrenda realtà.
Dopodiché, mi inginocchio per arrivare alla sua altezza e le dico: - Prim, ascoltami, calmati! -, riferendomi ai singhiozzi che le scuotono il corpo ed alle lacrime che le scendono giù per le guance.
- Devi essere forte! Gale penserà a portarvi da mangiare! Tu non devi prendere nessuna tessera, mi hai capito? - le spiego, cercando di non mostrare tutta la mia agitazione.
- Tornerai, vero? - mi domanda, gli occhi ancora lucidi.
- Certo! Certo, tornerò! Sono sveglia, lo sai! - La abbraccio ancora una volta prima di alzarmi e raggiungere la mamma.
- Non puoi lasciarti andare di nuovo! Devi essere forte, soprattutto per lei! - le dico in tono duro.
- Lo farò - mi risponde semplicemente, cercando di sostenere il mio sguardo.
La abbraccio di slancio e, mentre la sento ricambiare la mia stretta, mormoro: - Ti voglio bene.
Il Pacificatore di prima rientra, esclamando: - Tempo scaduto.
Prim urla: - No! Katniss, no! No! - con tutte le sue forze, aggrappandosi a me. Mentre la portano via, le prometto: - Vincerò, lo giuro!
Il mio prossimo visitatore non si fa attendere a lungo. Gale irrompe nella sala ed io mi tuffo fra le sue braccia. Cerca di darmi qualche consiglio riguardante l'arena e gli Hunger Games in generale, ed io cerco di memorizzarli tutti.
Quando arriva il momento di andare via per lui, lo imploro di prendersi cura della mia famiglia, ma non riesco ad udire la sua risposta completa poiché il Pacificatore lo trascina via da me.
Non appena ritorna, noto che è accompagnato da un suo collega. Ciò significa che è arrivato il momento di partire in direzione di Capitol City.
Vengo condotta verso una macchina al cui interno noto che si trova Peeta. Proprio nell'attimo in cui spero di riuscire a mettermi accanto al ragazzo del pane, Effie Trinket sale all'interno nell'abitacolo, frapponendosi tra me e lui.
Raggiungiamo il treno senza fare caso alle chiacchiere di colei che, oramai, è diventata la nostra accompagnatrice.
Una volta al suo interno, veniamo raggiunti da Haymitch, sbronzo proprio come me lo immaginavo. Non appena posa lo sguardo su noi tributi, però, la bottiglia di alcol che teneva in mano scivola per terra, rompendosi in mille pezzi. Si vede che ci ha riconosciuto dallo sguardo sconvolto che ci riserva, nonostante non sia del tutto lucido.
La cena si svolge nel più completo silenzio. Dopo di essa, Effie Trinket ci accompagna in sala TV per poter guardare tutte le mietiture e capire con chi avremo a che fare nelle settimane seguenti.
Mi rimangono impressi solo alcuni tributi. Per il Distretto 1, vengono sorteggiati una bellissima diciassettenne di nome Glimmer Belcourt ed un suo coetaneo chiamato Marvel Sanford. Per il 2, viene chiamata una quindicenne, Clove Kentwell, mentre un diciottenne, Cato Hadley, si offre volontario. Per il 4, vengono chiamati la sedicenne Marina Schulse ed il dodicenne Max Eisenstein. Per il 5, dalla boccia di vetro contenente i nomi delle ragazze viene estratto quello di Finch Crossley, una quindicenne. Per il 6, viene sorteggiata una dodicenne, Kate Sullivan, ma sua sorella Sophie, una diciottenne, si offre volontaria, proprio come ho fatto io. Dopodiché, viene chiamato il fratello, William, di sedici anni. Per l'11 vengono estratti i nomi della dodicenne Rue Mathony e del diciottenne Thresh Radioactive. Per il 12, ovviamente, sorteggiano Prim. Vedo me stessa offrirmi volontaria, e subito dopo la chiamata di Peeta.
Lo guardo e gli chiedo se possiamo parlare.

Angolo dell'autrice: Salve, popolo! (?) Questo è, naturalmente, il capitolo trentacinque. Vi chiedo scusa se vi sembra troppo frettoloso. Prometto che rimedierò col prossimo, che sarà molto Peetniss (almeno spero XD). Desidero ringraziare con tutto il mio cuore trentacinque splendide persone: _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, Mockingjay00Forever, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion, e vi invito a leggere tutte le storie che hanno scritto, che si tratti di fanfiction o meno. Adieu! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 36
*** Chapter 36 ***


Non appena Peeta chiude la porta della sua stanza, io mi getto tra le sue braccia e non riesco ad impedire ad una lacrima di solcarmi il viso.
- Perché? - Il mio è un sussurro soffocato dalla maglietta che indossa, quasi inudibile, eppure capisco che lui l'ha sentito, perché mi accarezza i capelli e risponde: - A volte non c'è un perché. Le cose accadono… e basta. Non puoi fare niente per impedirle o fermarle. Ti devi adattare. Sei costretto ad accettare ciò che ti riserva il destino. Non c'è altra scelta.
- Di solito c'è sempre un'alternativa, ma immagino che nel nostro caso… - Lui mi interrompe stringendomi ancora più forte e facendomi inalare il suo odore, un misto di cannella ed aneto a cui avevo fatto l'abitudine molto tempo fa e che ancora adesso mi sembra il profumo più buono del mondo.
Quando ci separiamo, lui mi alza il mento con due dita e mi guarda negli occhi. - Ti ricordi il nostro patto?
Sbatto le palpebre e faccio un cenno di diniego con la testa, guardandolo con espressione confusa.
- Ci siamo giurati a vicenda che, qualunque cosa accada, noi due ci saremmo sempre protetti l'un l'altro, finché morte non ci separi.
La mia mente ripercorre la vasta ondata di ricordi che mi assale, giungendo a quella mattina di dieci anni fa, quando ancora non sapevamo che la vita sarebbe stata tanto crudele con noi. A quel punto, annuisco, rimembrando ogni particolare delle giornate che eravamo soliti trascorrere insieme, tra mille giochi e risate, a volte accompagnati anche dalla mia amatissima sorellina.
Prendo un respiro profondo e gli chiedo: - Posso rimanere a dormire qui stanotte?
Lui, inizialmente, sembra parecchio sorpreso. Sgrana gli occhi e mi guarda incredulo, prima di balbettare un: - S-sei… insomma, ne sicura?
Faccio un cenno d'assenso e gli stringo forte la mano per cercare di fargli capire il bisogno disperato che ho di lui in questo momento.
Peeta mi sorride, ricambia la stretta e mi guida in direzione del letto.
Una volta stesi su di esso, le sue braccia mi circondano, ed io appoggio la testa sul suo petto, per ascoltare il battito regolare del suo cuore.
Un sorriso si apre anche sulla mia faccia, mentre un altro ricordo mi si affaccia alla mente.
- Resta con me - sussurro proprio mentre sto per scivolare nell'oblio.
Faccio appena in tempo a sentirlo rispondere: - Sempre - prima di addormentarmi.

Un insistente picchiettare sulla porta mi desta a fatica dal sonno in cui sono caduta ieri sera.
Sento qualcosa avvolgermi il busto, così apro a malapena gli occhi e scopro di essere in camera di quello che, un tempo, era il mio migliore amico, e che da anni si è trasformato in una delle poche persone che sono in grado di amare senza riserve, con tutta me stessa.
- Sveglia, su! Sarà una grande, grande, grande giornata! - trilla la voce insopportabilmente acuta di Effie Trinket da dietro la porta.
Mi stropiccio gli occhi e scuoto lievemente il più giovane dei Mellark per svegliarlo.
- Peeta… Peeta, alzati. Dobbiamo andare. Oramai siamo quasi arrivati a Capitol City - bisbiglio, cercando di non farmi udire dalla nostra accomoagnatrice. Chissà cosa potrebbe pensare se ci scoprisse così.
Solamente quando sento i tacchi a spillo che indossa di primo mattino - e mi domando come diavolo ci riesca - allontanarsi dalla porta, comincio a chiamarlo con un po' più forza ed insistenza, alzando, seppur non sensibilmente, il mio tono di voce.
Le sue iridi azzurro cielo si spalancano a pochi centimetri dal mio viso, e le mie guance si imporporano leggermente a causa della poca distanza che ci separa.
- Che è successo? - chiede con tono vigile, alzandosi a sedere di scatto e fissandomi dritto negli occhi.
- Effie Trinket è passata per svegliarci. Forse… dovremmo andare a fare colazione… - mormoro, non troppo convinta di ciò che sto dicendo. Qui, accanto a lui, mi trovo così meravigliosamente bene che sono riuscita anche a scordarmi momentaneamente della minaccia costante che, oramai da ieri, incombe su di noi, ovverosia gli Hunger Games. Non voglio rovinare il sottile equilibrio che abbiamo faticosamente ricreato all'intero di questa stanza, ma purtroppo sarebbe sospetto se non ci presentassimo a mangiare, tanto più che dovremmo comunque uscire dalla camera in cui ci troviamo ora per farci “ammirare” dai capitolini assetati del nostro sangue.
Quest'ultimo pensiero risveglia in me tutta la rabbia repressa. Peeta deve leggermelo negli occhi, perché mi prende per mano e mi fa un sorriso rassicurante. - Finché saremo insieme, tutto andrà bene - dice, prima di stringermi in un abbraccio che spero non finisca mai.
Ricambio con tutte le mie forze, cercando di fargli capire che lui è fondamentale per me e che lo amo.

Salve, miei adoratissimi lettori e lettrici! Eccoci giunti, dunque, al capitolo trentasei! Come vi avevo promesso, è una scena molto Peetniss che spero vivamente abbiate apprezzato, perché a me è piaciuto davvero molto scriverla. Questa coppia sta cominciando a piacermi sempre di più, devo ammetterlo, ma resto comunque fedele alle mie amate Cleeta e Catoniss, sappiatelo! Ad ogni modo, ringrazio, _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 37
*** Chapter 37 ***


Stringo i denti mentre Venia mi strappa un'altra striscia depilatoria dalle gambe. Mentre quest'ultima si scusa, Octavia si dedica alle mie unghie e Flavius ai miei capelli, io faccio girare lo sguardo nella sala in cui mi trovo.
È già presente la maggior parte dei tributi femminili.
Glimmer Belcourt, l'avvenente bionda del Distretto 1, si trova, insieme al suo staff di preparatori, a pochi metri dal luogo in cui io ed il mio siamo situati. Decido di osservarla con più attenzione: ha i capelli lunghi fino al fondoschiena, fluenti e leggermente ondulati, due magnetici occhi verde smeraldo ed un sorriso capace di mandare in fissa chiunque rimanga ad osservarlo troppo a lungo.
Nel separé accanto, riesco ad intravedere la figura di Marina Schulse, la mia coetanea del Distretto 4. Ha la pelle piuttosto scura, capelli neri come la notte ed occhi marroni ed indecifrabili. La sua bellezza è diversa da quella della Favorita dell'1, ma ciò non vuol dire che sia meno attraente.
Accanto al rettangolo di spazio che è stato concesso alla mia équipe, è presente quella di Finch Crossley, la quindicenne del 5. I suoi capelli rossi sono sciolti sulle spalle, ed attraggono il mio sguardo come una calamita. Ha un paio di iridi ambrate che scrutano l'ambiente circostante con vivace curiosità ma anche attenzione, come se si trovasse già nell'arena. A quanto pare, sembra davvero molto furba. La prima impressione che ho avuto di lei sul treno è giusta: sarà un'avversaria dura da battere.
Non molto lontano da lei, si trova Sophie Sullivan, la diciottenne volontaria del Distretto 6. Non riesco a fare a meno di ammirare la sua innata bellezza: i capelli, che sono castano scuro, le circondano il viso in maniera perfetta, terminando poco più giù delle spalle, mentre le sue iridi verde-azzurre sono semplicemente spettacolari. Potrei rimanere a fissarle incantate per ora. Per quanto riguarda il carattere, il gesto che ha fatto è stato identico al mio, perciò non posso fare a meno di pensare che abbiamo molte cose in comune.
I miei occhi vengono catturati dall'esile figura di Rue Mathony, la dodicenne dell'11 che mi ricorda la mia adorata sorellina Prim. Ha i capelli ricci e castani, molto scuri, ed un paio d'occhi di un marrone caldo e confortante. Decido che, se continuo a fissarla, non farà altro che farmi sentire ancora di più la mancanza di Primrose, perciò la smetto subito e torno a concentrarmi sui miei preparatori.
- Abbiamo appena terminato, Katniss cara! Adesso seguici: dobbiamo portarti da Cinna, il tuo stilista! - esclama Venia con quel tipico tono affettato della capitale.
Senza opporre alcun tipo di resistenza, li seguo in una stanza adiacente a quella in cui mi hanno letteralmente tolto ogni pelo dal corpo ed attendo pazientemente che questo misterioso Cinna si faccia vivo.
Quando mi compare davanti un giovane di bell'aspetto, con solo un tocco di eyeliner dorato come segno di riconoscimento che è un cittadino di Capitol City, non posso fare a meno di rimanere sorpresa.
- Ciao, Katniss. Io sono il tuo stilista, Cinna - si presenta.
Parliamo un po' prima che lui si decida a trascinarmi nel luogo in cui è situato il costume che dovrà indossare per la Cerimonia di Apertura.
Lo fisso spaventata quando, dopo avermi mostrato la tuta nera come il carbone con cui mi presenterò sul carro, mi comunica che ha intenzione di dare fuoco a mantello e copricapo, ma qualcosa nella sua espressione mi induce a fidarmi di lui. D'altronde, devo seguire l'unico consiglio che Haymitch è stato in grado di dare a me ed a Peeta questa mattina sul treno: dare ascolto ai miei preparatori ed allo stilista.
Così mi presento nell'atrio con quel costume addosso e, non appena individuo Peeta, avanzo nella sua direzione. Non appena lo raggiungo, capisco di essere arrivata appena in tempo, poiché il carro contenente i tributi del Distretto 1 è appena partito, e Glimmer e Marvel sono oramai stati dati in pasto al pubblico.
Io ed il mio compagno di sventura ci sistemiamo sul nostro carro e, senza che nessuno ci dica se possiamo farlo o meno, ci prendiamo per mano.
Un attimo prima di partire, Cinna e Portia, la stilista di Peeta, fanno quello di cui ci avevano già avvisato, ovvero appiccano delle fiamme sui nostri mantelli e copricapi.
Non appena usciamo, la folla va in delirio. La metà del pubblico, composto da ben centomila spettatori, invoca i nostri nomi, mentre l'altra metà è incantata a fissare i fratelli del Distretto 6 e solo una piccola parte è interessata ai tributi del 2. Gli altri concorrenti sono totalmente ignorati.
Io e Peeta alziamo le nostre mani in aria per far vedere a tutti che affronteremo tutto ciò insieme.
Ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. Ce la faremo, sì. Vinceremo entrambi.

Angolo dell'autrice: Mais bonsoir, mes amis! Cette est le chapitre trente-sept! So che ci sono pochissime parti Peetniss, in più presenti solo alla fine, ma è stato necessario fare questo “sacrificio”, poiché la parata dei tributi è un momento molto importante riguardante principalmente i Giochi. Non temete, però. Rimedierò nel prossimo capitolo. ;) Nel frattempo, ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion. Buona Pasqua a tutti! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 38
*** Chapter 38 ***


Non appena io e Peeta scendiamo dal carro dopo aver udito per intero il discorso con cui il presidente Coriolanus Snow accoglieva tutti noi tributi a Capitol City e ci augurava buona fortuna per gli Hunger Games, veniamo circondati dalla nostra équipe, estasiata per la più che ottima impressione che abbiamo fatto col pubblico.
- Ottimo lavoro, dolcezza - mi dice Haymitch, regalandomi un sorriso che mi fa capire quanto sia fiero di me. Poi, però, i suoi occhi si mettono a fissare un punto imprecisato dietro alle mie spalle, ed il leggero sorriso che si era venuto a creare sulle sue labbra scompare, sostituito da una smorfia di disappunto.
Seguo il suo sguardo e mi ritrovo a fissare le iridi azzurro ghiaccio del tributo maschile del Distretto 2, Cato Hadley. Mi sta guardando con un misto di sfida e rabbia, probabilmente perché ci siamo assicurati noi la maggior parte degli sponsor quando invece, di solito, sono i Favoriti del suo distretto ad attrarne la maggior parte. Mi chiedo perché stia fissando proprio me in questo modo e non magari Sophie o William. In fondo, anche loro si sono fatti notare molto più di lui e la sua compagna di distretto, Clove Kentwell.
Non appena i tributi del 6 passano accanto a lui, Cato rivolge una furtiva occhiata alla sua coetanea, che ricambia. Un improvviso rossore si diffonde sulle guance di entrambi, così distolgono lo sguardo e si concentrano sui loro rispettivi team.
Sbatto le palpebre, confusa. D'accordo che si tratta pur sempre di due bei ragazzi, ma… siamo agli Hunger Games! Per quanto riguarda me e Peeta, è diverso: ci conosciamo da anni. Ma Cato e Sophie appartengono a due distretti diversi, ed è contro le leggi spostarsi da un distretto all'altro. Anche se… Il 2 è il distretto favorito da Capitol City, quindi forse questa regola non è valida per loro, proprio come non lo è per i capitolini.
Decido di smettere di pensare a queste sciocchezze e seguo la mia équipe in direzione dell'ascensore che ci farà raggiungere il nostro piano, l'ultimo, ed ignorando le occhiate acide ed amareggiate che mi rivolgono tutti gli altri tributi.

Quando arriviamo a destinazione, io e Peeta rimaniamo estasiati dalla magnificenza dell'appartamento che ci è stato assegnato, ed i nostri stomaci prendono a rumoreggiare entrambi alla vista di tutto il cibo posato sulla tavola.
- Venite, cari: vi mostro le vostre stanze! - esclama Effie Trinket, che non ha smesso un attimo di blaterare da quando io e Peeta siamo scesi dal carro che ci ha portati nell'Anfiteatro.
Fortunatamente, io ed il mio compagno di sventura scopriamo che le nostre stanze sono adiacenti.
Io entro nella mia, mi faccio una doccia cercando di non confondermi con le centinaia di pulsanti presenti per regolare la temperatura dell'acqua e mi cambio, impiegando almeno cinque minuti per decidere cosa diavolo indossare.
Una volta terminati i preparativi, esco e mi incammino in direzione della sala in cui si dovrà svolgere la cena. Sono già tutti presenti.
Ceniamo in silenzio, mentre la TV trasmette la Cerimonia di Apertura ed i commenti di Caesar Flickerman, colui che condurrà anche le interviste a noi tributi, e Claudius Templesmith, il leggendario annunciatore degli Hunger Games.
Non appena termino di mangiare, mi accosto a Peeta senza farmi vedere dagli adulti, fin troppo concentrati sulla trasmissione per poter notare noi ragazzi, e gli chiedo di vederci più tardi nella mia stanza. Lui annuisce impercettibilmente e continua a mangiare la sua zuppa.
Io torno in camera mia e mi stendo sul letto, fissando il soffitto ed aspettando pazientemente che colui che un tempo era il mio migliore amico si faccia vivo.
Peeta non si fa attendere a lungo. Dopo meno di mezz'ora dal momento in cui gli ho dato appuntamento, un lieve bussare alla mia porta mi spinge ad andare ad aprirla.
Quando il mio coetaneo compare nel mio campo visivo, gli getto subito le braccia al collo, incurante del fatto che chiunque potrebbe vederci.
Lo faccio entrare e gli dico: - Vinceremo.
Lui mi guarda confuso e domanda: - Intendi… noi due? Insieme? Sai bene che è impossibile, Katniss.
Scuoto la testa. - Non importa. Io so che ce la faremo. Abbiamo attraversato di tutto, quando eravamo al Distretto 12…
- Sì, ma nessuna situazione era grave quanto questa! - mi interrompe.
Lo zittisco e riprendo il discorso: - Peeta, non possiamo arrenderci così. Dobbiamo almeno tentare. Domani chiederemo qualche consiglio ad Haymitch riguardo all'addestramento e ci comporteremo di conseguenza, osservando i nostri avversari e studiando i loro punti deboli. Alla fine, quando rimarremo solo noi due, ci rifiuteremo di ucciderci a vicenda, e la capitale, piuttosto che ucciderci entrambi ed evitare di avere un vincitore, sarà costretta ad accettarne due.
Sorrido trionfante quando mi dice: - Va bene.

Salve, carissimi! Questo è il capitolo trentotto! Avevo previsto di inserire più scene Peetniss. Cercherò di rifarmi nei prossimi, come vi avevo promesso che avrei fatto. Nel frattempo, spero che continuiate ad apprezzare quesit capitoli, cosa che mi pare state facendo, visto che “Say Something” ha raggiunto il nono posto fra le fanfiction più popolari di quest'anno. Ringrazio per questo _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna06, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 39
*** Chapter 39 ***


La mattina, mi sveglio tra le braccia di Peeta. Non posso evitare ad un sorriso di comparire sulle mie labbra. Niente incubi riguardanti il decesso di mio padre o i vari tipi di morte che potrebbero cogliermi negli Hunger Games.
Ripensandoci meglio, ogni volta che dormo con il mio ex migliore amico non faccio mai brutti sogni. Che sia un segno, questo?
Mi libero a malincuore dalla sua stretta e mi stiracchio, facendo bene attenzione a non svegliarlo. Purtroppo, subito dopo che ho compiuto un movimento poco più brusco degli altri, lui si desta, stropicciandosi gli occhi e guardandosi intorno, ancora assonnato.
- Buongiorno - mormora non appena posa lo sguardo su di me, soffocando a fatica uno sbadiglio ed alzandosi dal letto.
- Forse è meglio se torno in camera mia - lo sento borbottare mentre si avvia in direzione della porta. - A dopo, Katniss.
Non appena esce, io mi dirigo in bagno per farmi una doccia. Effie Trinket aveva detto ieri sera ad entrambi che alle dieci sarebbe iniziato l'addestramento. Non appena torno in stanza per cambiarmi, dunque, do subito un'occhiata all'orologio: le nove e mezza.
I miei occhi si posano su un completo che qualche senza-voce deve aver messo nella mia stanza stanotte, mentre sia io che il più giovane dei Mellark dormivamo. Arrossisco al pensiero che qualcuno ci abbia visti così ma mi sforzo di indossare gli abiti e di presentarmi puntuale a colazione.
Sono tutti già in sala quando io faccio il mio ingresso, compreso Peeta.
Mi siedo accanto a lui e mi servo, ascoltando Haymitch che ci consiglia di non dare troppo nell'occhio e di dimostrarci scarsi per poi sorprendere i nostri avversari combattendo.
Alle dieci in punto io, il mio compagno di distretto e la nostra accompagnatrice entriamo all'interno dell'ascensore, che ci porta nelle vere sale d'addestramento ad un tempo record.
Quando entriamo, ci accorgiamo che sono già tutti presenti, perciò ci limitiamo a raggiungere il cerchio che si è creato al centro della sala senza emettere un solo fiato.
Ascolto attentamente Atala, il capoistruttore, e, non appena lei termina il suo discorso, trascino Peeta nella postazione dedicata alla fabbricazione di trappole. Non impiego molto tempo a preparare la mia, al contrario di lui, perciò, mentre tenta di stringere un nodo decente, ne approfitto per guardarmi intorno.
Glimmer è avvinghiata a Marvel, e sembra non volerlo mollare neanche per un istante. Max e Marina si guardano di sottecchi, scambiandosi ogni tanto dei piccoli sorrisi. Finch sembra concentrata a fissare un punto imprecisato della sala. Quando seguo il suo sguardo e mi accorgo che sta osservando Haymitch parlare con gli Strateghi, cerco di nascondere la sorpresa che rischia di inondarmi il viso. Per questo motivo, distolgo lo sguardo e lo rivolgo a Thresh, che sta aiutando Rue ad impugnare una sciabola, sebbene la ragazzina sembri più interessata alla postazione di lancio dei coltelli. Sophie e Cato stanno conversando a pochi metri dal luogo in cui ci troviamo io e Peeta, e da come confabulano sembrano confermare la mia teoria sul fatto che si conoscessero già. William, non molto in là, sorride in direzione di Clove che, rossa in viso, cerca di concentrarsi sui vari tipi di coltelli che la circondano.
I successivi due giorni passano nello stesso identico modo, senza che io mi avvicini alla postazione di tiro con l'arco. Peeta, invece, ignora sotto mio consiglio l'avviso datoci dal nostro mentore e si dedica, anche se per una sola volta, al sollevamento pesi.
Nel pomeriggio del terzo giorno, si svolgono le sessioni private con gli Strateghi.
A mano a mano che i nostri avversari vengono chiamati, io e Peeta tentiamo di instaurare un dialogo. Parliamo dei vecchi tempi, delle giornate che eravamo soliti trascorrere insieme e delle sensazioni che provavamo in quei momenti.
Quando rimaniamo solo noi due, il silenzio regna sovrano nella sala.
All'improvviso, chiamano il mio nome: - Katniss Everdeen, Distretto 12.
Mentre mi avvio in direzione della sala di addestramento, sento Peeta dirmi: - Centra il bersaglio.
Mi volto verso di lui e gli regalo un debole sorriso.
Una volta dentro, mi dirigo a passo spedito nella postazione di tiro con l'arco. Afferro un'arma ed una freccia e, rivolgendomi agli Strateghi, ripeto ciò che ha detto la donna che mi ha chiamato, ottenendo così tutta la loro attenzione.
Scelgo un bersaglio e scocco la freccia, che però lo manca. L'umiliazione mi invade non appena le risate degli Strateghi raggiungono le mie orecchie, ma non mi arrendo. Continuo a provare e riprovare, ed alla fine centro tutti i bersagli. Quando mi accorgo di non essere stata notata a causa dell'arrivo di un maiale arrosto, furiosa, scocco una freccia nella sua direzione. Non appena tutti mi fissano, dico: - Grazie per la vostra considerazione - e me ne vado sdegnata.

Angolo dell'autrice: Salve, gente! Ecco a voi il capitolo trentanove! Scusate se la qualità della storia continua a calare, ma in questi giorni ho molto da fare e non me la sento comunque di smettere di scrivere. Prometto che cercherò di rimediare col prossimo capitolo. Ringrazio comunque _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust e lady marion per il loro continuo supporto nella stesura della fanfiction qui presente. Vi adoro! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 40
*** Chapter 40 ***


Quando ritorno al mio piano, sono ancora furiosa con gli Strateghi per avermi bellamente ignorato durante la mia sessione privata.
Mi appoggio al muro ed aspetto che la mia rabbia sbollisca. Purtroppo, è ancora lì anche dopo l'arrivo di Peeta.
Non appena lui nota il mio sguardo truce, si accomoda accanto a me e mi poggia una mano sulla spalla, chiedendomi: - Katniss, cos'è successo?
Il suo tono di voce preoccupato fa riaccendere una debole speranza nel mio cuore. Cerco comunque di metterla in secondo piano e gli racconto per filo e per segno quel che è accaduto più o meno mezz'ora fa. Tecnicamente, è vietato parlarne, visto che queste sessioni sono chiamate “private” proprio per questo motivo, ma sinceramente in questo momento non mi interessa. Ho un bisogno disperato di sfogarmi con qualcuno, ed adesso c'è il mio compagno di distretto accanto a me, come sempre, in fondo. L'unica alternativa potrebbe essere rappresentata da Haymitch, visto che probabilmente non rivedrò mai più Gale poiché il mio piano prevede che, se io ed il giovane Mellark non riusciremo a convincere gli Strateghi a farci vincere entrambi, cosa che posso quasi certamente confermare, mi ucciderò, lasciando che il mio amato torni a casa e viva la sua vita. Dubito comunque che il mio mentore sia abbastanza lucido per poter ascoltare il mio sfogo e magari darmi qualche altro consiglio utile, così approfitto della vicinanza di Peeta.
Mentre ci avviamo in sala per consumare la cena, lui cerca di confortarmi e mi dice che l'ho fatto istintivamente, quasi senza pensare, ed è una cosa buona, perché quando mi ritroverò nell'arena non avrò molto tempo per riflettere su ciò che devo o non devo fare.
Gli sorrido, grata per le sue parole, e faccio ingresso nella stanza dove è già presente tutta la nostra équipe.
Quando racconto della mia bravata, tutti mi fissano scioccati, ed Effie sembra una bomba in procinto di esplodere. Ma la cosa che mi sorprende di più è la grassa risata che si fa Haymitch ed i complimenti che mi porge dopo. E non ha bevuto più di due bicchieri di vino!
Dopo aver desinato, ci accomodiamo tutti sul divano per assistere all'assegnazione dei punteggi in TV, diretta da Caesar Flickerman. Decido di ascoltare solo quelli dei tributi che più mi interessano.
- Come sapete, tutti i tributi ricevono un punteggio dopo tre giorni di duro addestramento. Gli Strateghi vogliono sottolineare l'eccezionale qualità dei concorrenti. Ma passiamo ai punteggi… - comincia il presentatore.
- Dal Distretto 1… Marvel Sanford! Con un punteggio di… 9! - C'era da aspettarselo da un Favorito come lui.
- Glimmer Belcourt, con un punteggio di… 8! - Strano, la facevo più debole, ma devo evidentemente aver preso un granchio.
- Dal Distretto 2… Cato Hadley! Con un punteggio di… 10! - Ovviamente il leader del gruppo dei tributi più forti di quest'edizione degli Hunger Games non poteva smentirsi.
- Clove Kentwell, con un punteggio di… 10! - Non c'è da stupirsi. Il loro distretto fornisce sempre ottimi combattenti.
- Dal Distretto 4… Max Eisenstein! Con un punteggio di… 5! - Be', del resto è un ragazzino, seppur Favorito anche lui.
- Marina Schulse, con un punteggio di… 6! - Okay, devo ammettere che mi aspettavo prendesse un punteggio molto più altro, visto che, da quel che ho potuto osservare, non se la cava affatto male con la garrota.
- Finch Crossley, con un punteggio di… 5! - La sua astuzia non deve aver fatto particolare impressione durante la sessione privata che ha svolto con gli Strateghi.
- Dal Distretto 6… William Sullivan! Con un punteggio di… 11! - Rimango a bocca aperta, stupefatta. Non ci posso credere!
- Sophie Sullivan, con un punteggio di… 12! - Perfino Caesar sembra sconvolto da questa rivelazione. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbero stati loro i tributi più forti dei settantaquattresimi giochi della fame?
- Dal Distretto 11… Thresh Radioactive! Con un punteggio di… 10! - La sua forza deve essere stata notata dal folto gruppo degli Strateghi.
- Rue Mathony, con un punteggio di… 7! - Non posso evitare di sorridere. Quella ragazzina si è fatta valere, non c'è alcun dubbio.
- Ed adesso, passiamo al nostro ultimo distretto! Dal Distretto 12… Peeta Mellark! Con un punteggio di… 8! - Mi volto verso di lui e lo abbraccio, sussurrandogli un: - Sapevo che ce l'avresti fatta!
- E per finire, dal Distretto 12… Katniss Everdeen! Con un punteggio di… 11! - Per un attimo, rimango senza fiato, mentre tutti attorno a me esultano, e cerco di metabolizzare quel che ho appena sentito. Ho ricevuto il secondo punteggio più alto, alla pari del tributo maschio del 6!
Mi unisco anche io ai festeggiamenti, felice come non mai di essere riuscita a conquistare un punteggio talmente alto.

Salve, carissimi! Questo è il capitolo quaranta, e devo ammettere di esserne più soddisfatta del precedente! Spero proprio che anche per voi sia così! XD Come al solito, se ci sono errori o incongruenze o, ancora peggio, OOC dei personaggi, ditemelo e provvederò a modificare tutto nei prossimi capitoli. ;) Nel frattempo, ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion ed Abyss_Walker94. Voi trentacinque siete la mia gioia! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 41
*** Chapter 41 ***


Le braccia forti di Peeta mi avvolgono la vita e mi traggono contro il suo petto. Io gli artiglio le spalle e lo stringo forte a me, ancora incredula ed emozionata di aver preso un 11.
Ce l'ho fatta! Ce l'ho fatta! Adesso il nostro sogno potrà finalmente avverarsi sul serio! Vinceremo! Torneremo a casa insieme!
Lacrime di gioia rischiano di sgorgarmi fuori dagli occhi, così, con una scusa, mi congedo mentre la nostra équipe continua a far festa, e trascino il mio compagno di distretto in direzione della mia camera.
- Oh, mio Dio, Peeta, ancora non ci credo! - comincio a blaterare, ma lui mi ferma quasi subito e, rivolgendomi uno sguardo pieno di scuse, mi dice: - Katniss, mi dispiace interromperti, ma ho una cosa piuttosto importante da discutere con Haymitch. Non potrò nemmeno dormire con te stanotte.
Immediatamente, tutta la contentezza che avevo iniziato a provare dall'assegnazione del mio punteggio svanisce, ed io dedico al più giovane rampollo dei Mellark uno sguardo carico di interrogativi. - Oh. D'accordo. Allora… a domani - dico con voce atona. Lui mi fa un cenno con la testa e torna nella sala dove tutti stanno ancora festeggiando.
Non appena entro in camera mia, mi dirigo verso il bagno e mi faccio una lunga doccia prima di cambiarmi e mettermi sotto le coperte.
La notte è meno tranquilla del solito. Gli incubi tornano a farsi sentire e la mattina mi sveglio sudata ed affannata. Il rendermi conto che questo sarà il penultimo giorno ancora tranquillo che trascorrerò non migliora molto la situazione, anzi, semmai la peggiora ancora di più.
A colazione, noto che Peeta non è presente, così chiedo al nostro mentore dove sia finito.
- Ha chiesto di allenarsi separatamente.
A queste parole, il cucchiaio per poco non mi cade di mano. Guardo attentamente in viso Haymitch. Anche se non abbiamo riallacciato il rapporto che avevamo instaurato anni prima - con mio grande rammarico, per giunta -, riesco ancora a capire quando mente e quando invece è sincero, e comprendo subito che non sta affatto scherzando.
Delusa dal comportamento del mio ex migliore amico, passo le prime quattro ore della giornata insieme ad Effie, che mi istruisce riguardo la tecnica della camminata, il modo di sedermi, il portamento, lo sguardo, i gesti delle mani ed il sorriso.
Dopo pranzo, trascorro buona parte del pomeriggio insieme ad Haymitch.
- Allora, Katniss, ho pensato che, come approccio, potresti comportarti come una persona divertente. Te la senti?
Divertente? Io? Haymitch dovrebbe conoscermi e sapere che non lo sono mai stata, nemmeno prima della morte di mio padre. Comunque sia, decido di fare qualche tentativo. Ovviamente, si rivelano tutti disastrosi, perciò decidiamo che è meglio se mi limiti a rispondere alle domande senza far capire ai capitolini quanto li disprezzo.
Il giorno dopo, vengo affidata alle cure del mio staff di preparatori. Venia, Octavia e Flavius non fanno altro che chiacchierare di continuo, così decido di spegnere il cervello e di osservare con asettico disinteresse i cambiamenti che stanno operando sul mio corpo.
Una volta terminato il trattamento completo, devo ammettere che hanno davvero superato loro stessi. Non credo di essere mai stata così bella in tutta la mia vita, anzi, prima d'ora non credevo proprio di essere mai stata bella, ma loro hanno dimostrato il contrario.
Dopo avermi riempita di complimenti, vanno a chiamare Cinna, che si presenta dopo meno di cinque minuti con in mano uno splendido abito costituito interamente da pietre preziose del colore del fuoco.
Lo indosso e, sotto richiesta del mio stilista, compio una giravolta.
- Magnifico! - Applaude e poi si avvicina a me. - Che ne dici di stupire in questo modo anche il resto del pubblico? Sono sicura che lo adoreranno!
Annuisco e faccio un timido sorriso, prima di ricordarmi dell'intervista imminente e di essere completamente sopraffatta dal panico da palcoscenico.
Cinna deve capire come mi sento, perché mi conforta immediatamente: - Sta' tranquilla, andrà tutto bene.
Faccio un altro cenno d'assenso prima di uscire dalla porta e trovarmi faccia a faccia con Peeta. In questi due giorni l'ho visto solo di sfuggita durante l'orario dei pasti, perciò è un po' imbarazzante ritrovarmelo di fronte adesso, soprattutto dopo aver saputo che è stato proprio lui a chiedere che ci allenassimo separatamente.
Ci avviamo in silenzio in direzione di Effie, che ci sta aspettando davanti all'ascensore.
Quando arriviamo nel luogo in cui tutti i tributi aspettano di essere chiamati sul palco, scopriamo di essere di nuovo gli ultimi.
Mi piazzo davanti al mio compagno di sventura ed ascolto con poco interesse le interviste che precedono la mia. Con la coda dell'occhio posso notare Clove che lancia degli sguardi pieni d'ammirazione a Peeta, e non posso fare a meno di esserne gelosa quando lui li ricambia.

Angolo dell'autrice: Salve, miei cari! Eccoci giunti al capitolo quarantuno! I Giochi stanno per iniziare, e, come mio solito, ho cominciato a fare degli accenni ed uno dei miei OTP della sezione, in questo caso la Cleeta. Ciò vuol dire che la Catoniss non sarà presente. Ringrazio con caloroso affetto _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion ed Abyss_Walker94. Tra poco aggiornerò solo per voi, carissimi! ;) *'* Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 42
*** Chapter 42 ***


Il programma inizia, e Caesar Flickerman, l'eterno anfitrione degli Hunger Games, subito dopo aver scaldato il pubblico con alcune battute, non esita a chiamare sul palco la prima concorrente, Glimmer.
- E vediamo se si presenterà a noi splendente come il suo nome! Un bell'applauso per… Glimmer! Allora, Glimmer, sei pronta?
- Certo, Caesar, sono davvero prontissima!
- Bene! Mi piace questa fiducia! È fiducia in sé stessi! Voi che ne dite? Facciamo un grande applauso!
Non ascolto tutte le interviste per intero, finirei solo per agitarmi ancora di più. Così mi limito ad ascoltarne passivamente qualche pezzo.
- Marvel! - esclama dopo un po' il presentatore, ed il ragazzo la cui intervista è appena terminata risponde con un - Uh! - all'ovazione dedicatagli dal pubblico.
- Benvenuta, Clove! - dice Caesar, rivolto alla Favorita del 2. La sua intervista non mi attira affatto, così attendo pazientemente che si concluda.
- È un onore per me rappresentare il mio distretto! - sento dire da Cato dopo un po'.
- Un combattente!
- Sono preparato, cattivo, pronto alla lotta.
Caesar si alza in piedi ed, afferrando la sua mano, la alza in aria. - Cato!
Dopo, perdo completamente l'attenzione fino al momento in cui intervistano Finch.
- Credo che, se riuscirò a concentrarmi sulla situazione presente, sarò in grado di comprenderla!
- Grazie, Finch! È stato un vero piacere! - ribatte Caesar, stringendole la mano e sorridendole.
Mi distraggo nuovamente e recupero l'attenzione solo quando chiamano il tributo femminile del Distretto 11.
- Rue, ti arrampichi sugli alberi, sei molto veloce. E sei una cacciatrice? Una raccoglitrice?
Non posso fare a meno di trovare sempre più similitudini fra quella ragazzina e me.
- E ora dal Distretto 12, Distretto 12, tutti voi la conoscete come la ragazza in fiamme! Ahahahah! Ma per noi è l'incantevole Katniss Everdeen!
Mi irrigidisco improvvisamente non appena odo il mio nome, ma Peeta mi stringe lievemente la mano, e questo suo gesto mi dona il coraggio sufficiente per salire sul palco.
- Allora, Katniss, hai fatto un'entrata spettacolare, l'altro giorno! - mi dice, ma io sono completamente sopraffatta dal panico da palcoscenico.
- Cosa? - è tutto ciò che riesco a dire.
Il pubblico scoppia in una fragorosa risata.
- Ho detto che hai fatto un'entrata spettacolare, l'altro giorno, alla parata dei tributi. Ce ne vuoi parlare? - ripete Caesar.
- Io… stavo solo sperando… di non morire bruciata - mormoro, scatenando nuovamente l'ilarità del pubblico.
– Quando sei apparsa su quel carro, il mio cuore si è fermato. Nessuno di voi si è sentito come me? Il cuore si è fermato!
Cerco di sorridere. - Sì, anche il mio.
– Ahahahahah! Ma parlami delle fiamme. Sono vere? - mi domanda, sinceramente curioso.
- Sì - replico, sconvolgendo gli spettatori. - E le sto indossando anche oggi. Volete vederle? - aggiungo.
Partono le acclamazioni, ma Caesar le interrompe momentaneamente. - Un momento, un momento. È sicuro?
L'auditorium scoppia in una risata uniforme.
- Ahah! Sì! - li informo, prima di alzarmi in piedi e cominciare a fare una giravolta dopo l'altra. Il pubblico impazzisce.
L'intervista si conclude con qualche domanda su Prim, ed il mio umore si abbassa sensibilmente e visibilmente.
Torno dietro le quinte e mi vengono incontro Haymitch ed Effie, che si complimentano per l'abito e per come ho gestito la situazione.
Dopo tocca a Peeta. La sua intervista inizia con una discussione sulle docce capitoline. Poi Caesar gli chiede se c’è una ragazza speciale nella sua vita. Peeta tentenna, risponde di no, ma Caesar non molla, e così, alla fine, confessa che gli piace una ragazza da tantissimo tempo, ma non è ricambiato. Caesar gli dice di vincere per lei. Ma le ultime parole della sua intervista scioccano tutta Panem. – Perché… lei è venuta qui con me.
Fisso lo schermo con la bocca spalancata. Sono io! Sta parlando di me! Peeta… mi ama! Mi ama proprio come lo amo io!
Lacrime di gioia cominciano a rigarmi le guance mentre lui conclude la sua intervista. Mi affretto ad asciugarmele e, senza aggiungere una parola, mi dirigo a passo spedito verso l'ascensore che mi condurrà al dodicesimo piano, l'attico, quello che io e la mia équipe occupiamo.
Arrivo prima di tutti ed attendo che il mio compagno di distretto si faccia vivo, tormentandomi nervosamente le mani.
Quando Peeta compare, gli getto le braccia al collo. Lui mi stringe al petto con tutta la forza che possiede.
- Ti amo anch'io - bisbiglio, emozionata. Non avrei mai pensato di dirglielo in questo modo, eppure è accaduto.
- Pensavo che tue e Gale… - comincia, ma io lo fisso con uno sguardo interrogativo.
- Lui è innamorato di te. Lo sanno tutti, giù al 12 - mi spiega.
- Io amo te, però - ribadisco, tornando ad abbracciarlo.

Salve, carissimi e carissime! Mi siete mancati! Questo è il capitolo quarantadue, e finalmente Katniss e Peeta hanno confessato l'amore che provano l'uno per l'altra. Nel prossimo capitolo, cominceranno i Giochi. Cercherò di scriverlo fra poco. Spero di non avervi deluso con questo. ;) Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion ed Abyss_Walker94, e vi invito a leggere le loro storie su Hunger Games e non. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 43
*** Chapter 43 ***


Io e Peeta abbiamo dormito insieme di nuovo, e la mattina Effie bussa piano alla porta della camera che abbiamo condiviso per destarci.
Quando usciamo dalla porta, ritroviamo la donna che abbiamo sempre considerato superficiale con gli occhi arrossati e gonfi di pianto. Senza dire una parola, ci abbraccia e ci augura tutta la fortuna ed il bene del mondo, nonostante non ne sia rimasto molto.
Noi due ci scambiamo un'occhiata, e silenziosamente concordiamo nell'ammettere di averla giudicata male.
Ci avviamo nella sala dove abbiamo consumato tutti i pasti che ci sono stati offerti dal nostro arrivo a Capitol City e chiediamo ad Haymitch qualche consiglio. Lui, mentre ci scorta in direzione dell'hovercraft che ci condurrà nelle Camere di Lancio, chiamate più comunemente nei distretti Recinti del Bestiame, ci dice di non lasciarci coinvolgere dal bagno di sangue della Cornucopia, di trovare una fonte d'acqua e di fuggire via il più velocemente possibile. Tuttavia, prima di tornare indietro, scambia una breve occhiata con il mio compagno che mi fa intuire che i due mi stiano nascondendo qualcosa di importante.
Il mio coetaneo ignora lo sguardo interrogativo con cui lo sto fissando e prosegue con noncuranza verso l'hovercraft, tenendomi sempre per mano.
Quando vi entriamo e Clove ci scorge, posso benissimo leggere nei suoi occhi la gelosia che prova nel vederci insieme. Strano, però: la credevo più interessata a William che a Peeta. Ad ogni modo, non mi preoccupo più: il più giovane rampollo dei Mellark ha scelto me in diretta televisiva, ed io non potrei esserne più felice.
Ci sediamo vicini ed attendiamo pazientemente la partenza. Ad un certo punto, delle donne si presentano davanti a noi, impugnando grosse siringhe. Confusa, chiedo loro che cosa stanno iniettando a tutti i tributi, e mi viene risposto che si tratta del dispositivo di localizzazione.
Ovvio: non vorrebbero mai perdere uno di noi nella vastità dell'arena.
Dopo poco tempo, il veicolo comincia a muoversi. Aspettiamo una quarantina di minuti prima di scendere e separarci. Io e Peeta ci scambiamo uno sguardo intenso ed un abbraccio, stringendoci come se volessimo unire i nostri due corpi e farli diventare uno solo.
I Pacificatori sono costretti a separarci, ma le nostre menti sono sempre col pensiero rivolto verso l'altro, e contro ciò Capitol City ed i suoi scagnozzi non possono fare nulla.
Nella mia Camera di Lancio, trovo Cinna. Istintivamente, lo abbraccio, ed ascolto distrattamente le raccomandazioni che mi fa, ansiosa di rivedere Peeta e di uscire fuori dall'inferno in cui stiamo per addentrarci il più in fretta possibile.
All'improvviso, però, il mio stilista tira fuori un oggetto che cattura la mia attenzione: la spilla che avevo regalato a Prim come portafortuna, quella raffigurante una ghiandaia imitatrice.
- L'hanno trovata all'interno di una tasca dell'abito che avevi indossato il giorno della mietitura - mi dice, a mo' di spiegazione, e me la appunta sul petto, proprio all'altezza del cuore.
- Buona fortuna - aggiunge poi, ed una gradevole voce femminile mi fa segno di entrare nella Camera di Lancio.
Quando le pareti di vetro si chiudono attorno a me, comincio a sentirmi in trappola. Respiro profondamente. Non posso scordarmi di Peeta. Devo portare in salvo anche lui, e non posso lasciare che l'improvvisa paura che mi ha invaso adesso abbia la meglio su di me.
Il cilindro di vetro in cui mi trovo comincia a salire, e dopo qualche secondo mi ritrovo all'aperto, nel bel mezzo dell'arena.
- Signore e signori, che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio! - tuona la voce di Claudius Templesmith.
I sessanta secondi che dobbiamo trascorrere sopra i nostri cerchi metallici scorrono velocissimi.
10… Il mio sguardo incontra quello sprezzante di Glimmer, già pronta a partire.
9… Marvel, al mio fianco, sembra preoccupato per quel che sta per accadere.
8… Marina non mostra la minima emozione sul suo volto.
7… Max, che si trova qualche pedana più a sinistra della mia, è semplicemente terrorizzato.
6… Finch sembra fissare concentrata un punto davanti a sé.
5… Sophie fa dei respiri profondi per calmarsi.
4… Gli occhi di William saettano da un volto all'altro per studiare le espressioni dei suoi avversari.
3… Thresh è determinato a farsi largo in mezzo alla massa di tributi che si ammucchierà intorno alla Cornucopia.
2… Rue ha i piedi rivolti verso la foresta che, me ne accorgo solo ora, ci circonda, al contrario della maggior parte di noi.
1… Il mio sguardo si intreccia finalmente con quello di Peeta, ed una strana calma mi invade.
0… Cato è il primo a saltare giù dalla sua pedana.
Lo imito subito dopo, cominciando a correre in direzione del grande corno dorato. Vengo affiancata quasi immediatamente da Clove, che mi lancia un'occhiata omicida e mi supera.
Il mio respiro si fa sempre più affannoso. I Giochi sono iniziati.

Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Questo è il capitolo quarantatré! Ne sono rimasti meno di venti alla fine della fanfiction. T_T Comunque, stavo pensando di scrivere una storia fantascientifica originale su Wattpad: secondo voi, dovrei provarci? Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94 ed elsola. Scusate se la qualità di SS sta continuando a calare, ma è un periodo difficile per quanto riguarda la scuola. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 44
*** Chapter 44 ***


Il bagno di sangue è appena iniziato, e già i Tributi Favoriti si distinguono dal resto della massa per la loro incredibile violenza.
Marvel afferra un coltello e trafigge il ragazzo del Distretto 8, Alan, se non sbaglio.
Will, il tributo maschile del 5, si accanisce contro Cara, la ragazzina del 3. Una volta che l'ha uccisa, viene immediatamente assassinato da Glimmer. In seguito, quest'ultima fa fuori anche Kalea, la ragazza del 10, e, dopo essere stata attaccata da Sophie, le sbatte violentemente un mattone sulla testa fino a quando la vita non abbandona il corpo della diciottenne che, come me, si è offerta volontaria alla mietitura per salvare sua sorella.
Tobias, il ragazzo del 7, cerca di fronteggiare Thresh, fallendo miseramente ed ottenendo come ricompensa solo una morte rapida ed indolore, almeno credo.
Io comincio a correre in direzione di uno zaino arancione poco distante da me, ma il ragazzo del 9, di cui al momento mi sfugge il nome, lo afferra contemporaneamente a me.
Proprio quando uno di noi due sta per morire per mano dell'altro, un gemito fuoriesce dalla sua bocca, e lui si accascia a terra. Un coltello è conficcato nella sua schiena.
Alzo lo sguardo ed incontro i freddi e spietati occhi di Clove: stavolta il suo bersaglio sono io.
Sollevo lo zaino, e l'arma che la quindicenne mi aveva lanciato si conficca su di esso.
Decido di non perdere altro tempo e di fuggire immediatamente.
Colgo solo alcune immagini fugaci durante la mia fuga: Cato che salva Glimmer dalla furia di William, assassinandolo; Marvel che infilza con la sua lancia prima Susan, il tributo femminile del 7, e poi Christina, la ragazzina del 9…
Quando raggiungo il limitare dei boschi, mi volto momentaneamente indietro per vedere se sono inseguita, ma mi rendo conto che i Favoriti sono concentrati su Max. Cato lo uccide pochi secondi dopo e, fatto ciò, individua immediatamente Marina. La raggiunge in un batter d'occhio e le fa fare la stessa fine del suo compagno di distretto. Solo ora, io mi accorgo di non avere la più pallida idea di dove sia finito il mio Peeta.
Mi nascondo in mezzo al fogliame per non farmi notare dal folto gruppo dei Tributi Prescelti ed intanto penso a dove possa essersi cacciato, quando all'improvviso lo vedo spuntare alle loro spalle.
La paura mi invade da capo a piedi, e sto già per correre lì a difenderlo e, magari, anche morire al suo posto, quando lui affianca i quattro ragazzi ancora vivi che si trovano sulla piana, in mezzo a quel mucchio di cadaveri.
Discute con loro di qualcosa, gesticolando in direzione della foresta circostante, e loro annuiscono. Gli fanno segno di precederli e Peeta inizia a guidarli in mezzo al gruppo di alberi, con Clove accanto. Quei due sembrano essere in buoni rapporti.
La gola mi si secca del tutto. I miei arti sono come congelati. Non riesco a muovermi, sconvolta dall'unico motivo possibile per cui il mio ragazzo del pane si trova con i carnefici più pericolosi di quest'edizione degli Hunger Games: si è alleato con loro. Mi ha tradito. Peeta mi ha tradito.
Mentre questa consapevolezza si fa pian piano strada dentro di me, un forte senso di nausea mi assale. Ciò che ha confessato ieri, davanti alle telecamere di tutta Panem, era solo una squallida menzogna. Ancora peggio: tutta la nostra amicizia era una squallida menzogna.
Le lacrime premono per uscire, ma io le ricaccio indietro. Non posso permettermi di mostrarmi debole, altrimenti non otterrò nessuna sponsorizzazione.
Però… non posso nemmeno vivere senza Peeta. Oramai ho capito di amarlo con tutta me stessa, e non mi importa se posso sembrare stupida o ingenua, io continuerò a proteggerlo, costi quel che costi. Sarei disposta a sacrificare la mia vita purché lui continui la sua, perché non vorrei mai vivere in un mondo in cui la sua voce non esiste e la luce nei suoi occhi è spenta senza avere la minima possibilità di riaccendersi.
Mi mordo il labbro per trattenere un grido di frustrazione. Non posso essere debole. Non voglio essere debole. Non sono debole.
Cerco di ripetermi queste parole nella mente, quasi come se fossero una sorta di mantra che può aiutarmi a mantenere la calma e la mente lucida.
Abbasso le palpebre per un momento e faccio uno, due, tre respiri profondi, prima di rialzarle nuovamente e dirigermi nel folto del bosco con le poche provviste che sono riuscita a raccattare. Non so ancora cosa farò quando sarò costretta ad affrontare i Favoriti, ma qualcosa m'inventerò.
Il resto della giornata trascorre abbastanza tranquillamente. Quando, la sera, mostrano i volti dei morti, li conto e mi accorgo che sono dodici. Metà di noi è stata già spazzata via.
Sopravvivrò ancora per un po'. Per Prim. Glielo ho promesso.

Ciao, tributi! Questo è il capitolo quarantaquattro! Volevo avvertirvi di una cosa: probabilmente, quando concluderò questa storia, abbandonerò momentaneamente il profilo con cui la pubblico per dedicarmi totalmente a Fandoms_Are_Life. Non so se accadrà, ma ci tenevo a dirvelo. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola ed edvige_everdeen perché “Say Something” è entrata nella classifica delle più popolari di sempre! Grazie di cuore, carissimi! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 45
*** Chapter 45 ***


Continuo a camminare nella foresta fino a quando il buio non si infittisce talmente tanto da costringermi a fermarmi.
Mi guardo furtivamente attorno per accertarmi che non ci sia nessun tributo nemico nei paraggi prima di appoggiare la schiena contro il tronco del primo albero che trovo per riposarmi un po'.
Faccio un respiro profondo e, dopo un'ulteriore occhiata nei dintorni, mi decido a svuotare lo zaino che sono riuscita a raccattare nei pressi della Cornucopia durante il bagno di sangue che ha dato inizio a questi Giochi infernali.
Sono costretta a socchiudere gli occhi per riuscire ad intravedere il contenuto della sacca, che non è poi molto: una borraccia vuota che tenterò di riempire domani mattina, sperando di riuscire a trovare un fiume prima di venire colta dalla disidratazione, un sacco a pelo e qualche provvista sufficiente a sfamarmi per qualche giorno, se riesco a razionarla bene. Per fortuna, le mie doti da cacciatrice mi saranno utili per riuscire a catturare le prede che si aggirano qui intorno, e sono abbastanza convinta che gli sponsor che Peeta mi ha procurato con la sua confessione in diretta televisiva avvenuta solo ieri sera saranno magnanimi con me nel caso dovessi trovarmi in una situazione talmente disperata da richiedere uso di medicinali. Haymitch si impegnerà per procurarmeli, lo so, me lo sento. Ciononostante, i miei piani non cambiano: sopravvivrò e proteggerò il mio compagno di distretto fino a quando non rimarremo solo noi due ed, a quel punto, mi ucciderò, permettendo all'unico ragazzo che io sia mai stata capace di amare di fare ritorno al Distretto 12 e vivere finalmente la sua vita. Perciò domani, subito dopo essermi rifornita d'acqua, dovrò per prima cosa mettermi sulle sue tracce, cercando di non farmi scovare ed uccidere dai miei avversari, soprattutto i Favoriti. Per un singolo istante, rifletto sulla possibilità di unirmi momentaneamente a loro, ma il disgusto che provo è talmente forte da farmi desistere immediatamente da questo progetto.
Scuoto la testa per liberarmi la mente dai troppi pensieri che la affollano e, dopo essermi rimessa lo zaino sulle spalle, comincio a scalare l'albero contro cui, fino a pochi momenti fa, ero appoggiata. Questa prima notte nell'arena la trascorrerò quassù, dove è meno probabile che mi vengano a cercare.
Per i primi tempi tutto va bene, poi, però, comincio a sentire odore di bruciato. Insospettita, mi volto indietro e scopro un accampamento con un fuoco acceso nel cuore della notte.
Mi costringo a restare calma ed a non scendere per fare a fette chiunque sia l'idiota che ha avuto la brillante idea di riscaldarsi proprio ora, quando le fiamme ed il fumo possono essere visibili anche a distanza.
Decido di ignorarlo, almeno per stanotte, ma, dopo alcuni minuti, un grido femminile proveniente proprio da quella zona mi fa gelare il sangue nelle vene. Con il cuore in gola, mi giro lentamente da quella parte e sento risate e schiamazzi seguite da un colpo di cannone. Il mio cuore sembra essersi fermato, proprio come è successo il giorno della mietitura, quando Effie Trinket ha chiamato il nome della mia amatissima sorellina, Primrose.
Cerco di rimanere in silenzio mentre i rumori si fanno sempre più forti e vicini. Alla fine, i Tributi Prescelti sbucano nella radura sottostante all'albero su cui mi trovo. Chiacchierano fra loro, probabilmente della ragazza morta. Ad uno di quei barbari sfugge il nome dell'assassinata: Sarah. Mi sembra che la sedicenne dell'8 si chiamasse così.
Vedo anche Peeta, e non posso fare a meno di fissare la sua chioma bionda, quasi incantata a quella vista. Ad un certo punto, lui alza lo sguardo, ed i nostri occhi si incrociano. Io gelo, incapace di muovere un solo muscolo, aspettando che lui avverta i suoi alleati che io sono qui cosicché mi circondino ad attendano il momento giusto per farmi fuori.
Ma lui, contro ogni mia aspettativa, non fa nulla di tutto ciò. Semplicemente, si gira e se ne va, sparendo dietro ai suoi compagni.
Non riesco a spiegarmi i motivi di questo suo strano comportamento, e per questo motivo decido di non pensarci neanche. Mi appisolo, ripromettendomi di provare a seguire le tracce che quel branco di uccisori si lascerà sicuramente dietro. Dopo tutto, è stata una sorta di fortuna incrociarli, anche se solo di sfuggita.

La mattina, non appena mi sveglio, sento di nuovo odore di bruciato. Ancora assonnata, cerco di capire da dove proviene ma, quando scorgo il muro di fuoco che mi sta per piombare addosso, l'unica cosa a cui riesco a pensare è correre il più lontano possibile da quel luogo.
Mi faccio strada in mezzo alla vegetazione, quando ad un certo punto vengo bersagliata da missili, una trappola degli Strateghi. Faccio del mio meglio per evitarli, rimanendo ugualmente ferita. Sfortunatamente, incappo nei Tributi Favoriti proprio ora.

Angolo dell'autrice: Salve, carissimi! Questo è il quarantacinquesimo capitolo! Scusate infinitamente per l'attesa, ma avevo un blocco dello scrittore che per fortuna (o sfortuna, dipende dai punti di vista XD) mi è passato. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, edvige_everdeen, laragosta, littlestar5115 e Pennottola per essere rimasti comunque. Sappiate che vi voglio un mondo di bene. Siete la mia gioia, dico sul serio. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 46
*** Chapter 46 ***


Inizialmente, sento solo delle risate. A mano a mano che queste si avvicinano, riesco a distinguere qualche frase, e riconosco subito le persone che si stanno dirigendo verso di me. I Favoriti. Del resto, chi altro potrebbe trovare qualcosa di divertente in questo dannato inferno?
Non si accorgono di me immediatamente, così cerco di sgattaiolare via il più in fretta possibile per poi nascondermi e seguirli da lontano. Purtroppo, però, Marvel, il diciassettenne del Distretto 1, mi individua, e ben presto mi sono tutti alle costole, compreso Peeta. Quando lo vedo, sento un tuffo al cuore, ma non mi posso fermare. Devo scappare e rifugiarmi in qualche luogo in cui loro non mi possano vedere.
La ferita alla gamba mi fa male, ma cerco ugualmente di non darlo troppo a vedere. Gli sponsor non saranno compassionevoli con me, bensì spietati come sono sempre.
Volto di scatto la testa a destra ed a sinistra, alla ricerca di un riparo, mentre le urla dei miei nemici si fanno più vicine. Ad un certo punto, vado quasi a sbattere contro un albero, il che mi dà un'idea. Dopo un attimo di esitazione, comincio ad arrampicarmi su di esso, ignorando il dolore che provo. I Tributi Prescelti sono troppo pesanti, non riusciranno mai a raggiungermi quassù.
Non appena il folto gruppetto arriva ai piedi della pianta, io sono già ad oltre sei metri d'altezza. Sento alcune grida d'incoraggiamento ed abbasso lo sguardo: Cato mi sta inseguendo. Cerco di affrettarmi, anche se so che i rami dell'albero non riusciranno a reggere a lungo il suo peso. Infatti, pochi istanti dopo, un gran fragore conferma le mie teorie. Abbasso momentaneamente lo sguardo solo per vedere Cato che si dimena a terra.
Finalmente, decido di fermarmi su di un ramo particolarmente grosso e robusto. Intravedo con la coda dell'occhio Glimmer, la compagna di distretto di Marvel, puntare una freccia nella mia direzione. Quando la scaglia, però, mi manca del tutto, e sono costretta a trattenere una risata di scherno per non aizzarli ancora di più contro di me.
Cato strappa l'arco dalle mani della sua alleata e riprova dove lei ha fallito. Nonostante la sua mira sia significativamente migliore di quella della coetanea del tributo maschile dell'1, riesco comunque a schivare anche la sua freccia. A quel punto, Peeta parla. - Lasciamola là. Dove volete che vada? Ce la vedremo con lei domani mattina.
Le sue parole mi feriscono più di quanto possa aver fatto quel proiettile degli Strateghi che mi è esploso a pochi centimetri di distanza. Mi sforzo di non lasciar uscire le lacrime che il tradimento del ragazzo che amo e che, nonostante tutto, continuo ad amare rischia di farmi versare. Quando, però, lo vedo accostarsi a Clove e parlare amichevolmente con lei, tutto ciò diventa sempre più difficile.
La notte cala piuttosto in fretta, ed i volto che compare in cielo è quello della giovane Sarah. Sospiro e cerco di spremermi le meningi per trovare un piano di fuga. Non voglio morire in questo modo. E poi i Tributi Favoriti hanno usato Peeta solo per arrivare a me. Una volta deceduta io, lo uccideranno senza farsi troppi problemi, e se Clove proverà a difenderlo, faranno fuori anche lei. Succede sempre così, tra loro. In ogni singola edizione degli Hunger Games che ho visto nei miei sedici anni di vita, i tributi dei distretti 1, 2 e 4 ed, occasionalmente, altri che si univano a loro, si sono sempre scannati a vicenda, senza nessuna pietà. Di certo, le cose non cambieranno quest'anno.
Un rumore mai sentito prima mi distoglie da questi tetri e lugubri pensieri. Alzo lo sguardo, confusa, ed individuo un paracadute. Si posa a pochi metri di distanza da dove mi trovo io. Mi arrampico per raggiungerlo e trovo una cura per la mia ferita, accompagnata da un biglietto di Haymitch: “Resta viva”.
- Grazie - mormoro, prima di usufruirne immediatamente. Dopodiché, torno immediatamente al mio posto, accorgendomi con sollievo che nessuno dei tributi che si trovano ai piedi della pianta ha notato i miei spostamenti.

La mattina, qualcuno mi sveglia cercando di attirare la mia attenzione. Ancora assonnata, alzo lo sguardo verso un albero adiacente al mio ed incontro il dolce visino di Rue. Per un momento, mi ricordo di Prim che mi attende a casa, ed il senso di colpa per quel che ho intenzione di fare mi divora, ma cerco di cancellarlo, dicendomi che lei capirà.
La ragazzina dell'11 indica qualcosa sopra la mia testa. Seguo la direzione del suo dito ed i miei occhi individuano un nido di aghi inseguitori. Capisco immediatamente cosa devo fare.
La ringrazio con un cenno del capo e mi arrampico fino a raggiungerlo. Comincio a segare il ramo su cui si trova con un coltello. Quando il nido cade, scoppia l'inferno.

Ciao a tutti voi, carissimi! Questo è il capitolo quarantasei! L'ho scritto piuttosto di fretta perché oggi devo festeggiare la Pasqua bielorussa con i parenti di mia madre, che arriveranno tra poco, e spero che mi capirete. ;) Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, edvige_everdeen, laragosta, littlestar5115 e Pennottola. Grazie a tutti voi, questa storia è la quinta più popolare di quest'anno! Yay! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 47
*** Chapter 47 ***


Le urla dei Favoriti sono assordanti. Immediatamente, il gruppo di ragazzi che progettava di uccidermi non appena avessi messo piede a terra si disperde, correndo nella direzione verso cui potrebbe trovarsi la loro, seppur momentanea, salvezza: li sento gridare – Al lago, al lago! –, perciò posso presumere che stiano parlando del territorio che si snoda attorno alla Cornucopia. A quanto pare, il loro accampamento è lì.
Attendo che si allontanino, cosa non molto facile visto che io stessa sono stata punta due o tre volte dagli aghi inseguitori. Ad un certo punto, però, mi rendo conto che c'è una figura che non riesce ad alzarsi da terra. Non riesco a distinguerla bene nemmeno dalle sue grida, quindi socchiudo gli occhi. Non appena individuo i suoi capelli biondi, capisco subito che si tratta di Glimmer.
La bella Favorita è circondata da quegli orrendi ibridi che io stessa ho fatto cadere sopra lei ed i suoi alleati. Strilla talmente forte da impedirmi di sentire qualunque altro rumore proveniente dalla foresta che ci circonda. Quando, improvvisamente, tace, mi rendo conto che la sua terribile agonia deve essere terminata. Come volevasi dimostrare, il cannone spara un colpo.
Deglutisco a fatica non appena mi rendo conto di essere stata io a causare la sua morte, anche se indirettamente. Titubante, scendo dall'albero su cui mi sono rifugiata per sfuggire alle grinfie dei Tributi Prescelti e mi avvicino con cautela al cadavere di quella che, un tempo, era una delle più affascinanti diciassettenni che mi fosse mai capitato di incontrare. Adesso è irriconoscibile: il suo volto è coperto da enormi bubboni che l'hanno deformata del tutto, e così il resto del suo corpo. Reprimo il conato di vomito che minaccia di sopraffarmi e le sfilo l'arco e la faretra di frecce dalle mani. In questo modo, posso sopravvivere molto più a lungo ed addirittura arrivare in finale. Una volta giunta fin lì, lascerò che sia Peeta a trionfare.
Quando provo ad alzarmi in piedi, un forte giramento di testa mi costringe ad appoggiarmi ad un albero. Sento di stare per svenire e, quando le mie supposizioni si avverano, avverto due braccia forti che mi trattengono per impedire l'impatto del mio corpo col suolo prima che tutto si faccia buio.

Riapro gli occhi a fatica. Sono tutta indolenzita, il che indica che è passato molto tempo da quando le tenebre mi hanno avvolta.
Mi sollevo a fatica su di un gomito e mi guardo intorno. Il resto del mondo, però, si annulla non appena scorgo una figura familiare stesa vicino a me. Sussulto non appena lo riconosco: è Peeta. Sembra ferito gravemente, eppure io rimango impietrita a fissarlo, senza muovere un solo muscolo. E se lui in realtà è morto?
Tremante, allungo una mano e gli sfioro il petto. Quando lo sento alzarsi ed abbassarsi, provo un enorme senso di sollievo.
- Sta bene, per adesso, ma ha bisogno di cure più efficaci - dice una voce alle mie spalle.
Mi volto di scatto, cercando con lo sguardo le armi che ho recuperato dal corpo orrendamente sfigurato di Glimmer, ma, non appena i miei occhi incontrano quelli di Rue, mi rilasso.
- Ci hai aiutati tu? - le domando.
Annuisce. - Purtroppo, non ho potuto fare molto per curare la sua ferita. Ti ha portato qui prima che arrivassero i suoi oramai ex alleati e, non appena mi ha individuato, mi ha chiesto di prendermi cura di te. Dopodiché, è tornato indietro per affrontare i Favoriti. Io ti ho mimetizzata in modo che nessuno ti trovasse e l'ho seguito a distanza. Ho visto Cato, il leader dei Tributi Prescelti, litigare con Peeta e ferirlo. Quando stava per sferrargli il colpo mortale, però, è intervenuta la ragazza del suo distretto, Clove, e l'ha implorato di fermarsi. Ha detto che sarebbe morto comunque, ma dal suo tono di voce si capiva che non sarebbe andata così. Ad ogni modo, il diciottenne del 2 le ha dato retta e se ne è andato con lei ed il loro ultimo alleato rimasto, Marvel, visto che il tipo del 3, Wonder, era rimasto nel loro accampamento a fare la guardia.
Mentre cerco di metabolizzare tutte queste numerose informazioni fornitemi dalla piccola Rue, ringrazio mentalmente Clove per aver salvato la vita a Peeta mentre io ho quasi fallito. Se penso che a quest'ora lui avrebbe potuto essere morto… Scaccio il pensiero dalla testa, ma non posso impedirmi di rabbrividire.
- Bene. - Faccio un cenno d'assenso, prima di provare ad alzarmi. Sono piuttosto malferma sulle gambe, ma decido ugualmente di sforzarmi. - Hai visto degli animali qui intorno? - chiedo alla ragazzina.
- Sì. - Dopo aver coperto Peeta, mi conduce in direzione di uno stormi di fagiani testagrigia. Ne uccido uno, ma credo che basterà. Dopodiché, torniamo immediatamente dal mio compagno.

Angolo dell'autrice: Salve, popolo! (?) Questo è il capitolo quarantasette! Non sono molto convinta del finale, a dire il vero. :/ Domandina su Percy Jackson: qualcuno di voi shippa Perachel? *'* Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, edvige_everdeen, laragosta, littlestar5115 e Pennottola. Voi quarantuno siete eccezionali. Aggiornerò ora solo per voi, prima di andare a guardare “Machine Robo Rescue” e “Pirati dei Caraibi”. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 48
*** Chapter 48 ***


Accendo un piccolo fuoco per cuocere il fagiano, attenta a non far disperdere troppo fumo nell'aria. Rue, dal canto suo, si occupa di Peeta, cambiandogli le fasciature improvvisate che gli ha fatto in precedenza. Non posso fare a meno di guardare con immensa gratitudine la piccola dodicenne che ha salvato la vita al ragazzo che amo. Mentre la osservo, sento una stretta al cuore, e la nostalgia mi assale al pensiero di Prim che mi attende al Distretto 12.
Sapere che il mio compagno di sventura non mi ha tradito, però, ha riacceso in me la scintilla della speranza: potremmo finalmente tornare a casa entrambi e vivere felici, come abbiamo sempre sognato. Per quanto riguarda Rue… La tristezza appanna il mio sguardo. Decido di non pensare alla probabilità che lei muoia, almeno per il momento, e di concentrarmi sui nostri avversari più agguerriti, ovverosia i Tributi Prescelti. Tuttavia, non posso accanirmi contro Clove, visto che è riuscita a salvare il mio amato dalle grinfie di Cato.
Scuoto la testa per cercare di riordinare le idee e mi accorgo che il fagiano è cotto al punto giusto.
Spengo il fuocherello che avevo appiccato in tutta fretta, prima di guardarmi attorno per scorgere eventuali nemici sbucare da una qualsiasi parte della foresta.
Una volta scongiurato ogni pericolo, strappo una coscia del fagiano e mi accosto a Rue per dargliela. Un gemito di dolore, però, cattura la mia attenzione.
A mano a mano che mi avvicino, mi rendo conto che non è stata lei ad emetterlo. Emozionata, mi stendo accanto alla ragazzina e subito gli occhi color cielo di Peeta incontrano i miei, grigi come l'acciaio.
Mi porto una mano alla bocca, sopraffatta da mille emozioni. Per fortuna, Rue riesce ad afferrare la coscia di fagiano prima che ruzzoli sul terreno fangoso direttamente dalle mie mani.
Non riuscendo più a contenermi, mi sporgo in avanti e stringo Peeta in un abbraccio che desidero sia senza fine. Lui, dopo un attimo di esitazione, probabilmente dovuto al fatto che si è appena svegliato dopo uno stato all'apparenza comatoso, ricambia con ancora più fervore di me, trascinandomi sopra di lui nella foga.
Una risata fuoriesce dalla mia gola, mentre alcune lacrime cominciano a sgorgarmi dagli occhi. Ho temuto di perderlo come non mi era mai capitato prima.
I miei singhiozzi sono attutita dalla sua giacca, oramai zuppa. Lui, però, non ci fa caso. Continua a passarmi le mani nei capelli ed ad accarezzarmi una guancia, mormorando quelle che mi sembrano essere parole di conforto ma che non riesco ad udire a causa del mio sfogo.
Non appena mi calmo, mi scosto da Peeta lievemente imbarazzata per la posizione in cui eravamo finiti per trovarci. Rue, a pochi passi di distanza da noi, sorride compiaciuta e felice. Quando noto una scia umida sulla sua guancia, capisco che anche lei deve essere rimasta colpita dal momento dell'incontro tra me e Peeta.
Improvvisamente, mi rendo conto che gli sponsor, avendo visto questa scena, si saranno fiondati da Haymitch per poterci rifornire di tutto ciò di cui abbiamo bisogno.
Quasi come se il mio mentore mi avesse letto nella mente, un paracadute si posa su di un ramo che si trova ad una decina di metri di distanza da noi. Senza più alcuno sforzo, mi arrampico sull'albero e tiro giù il dono. Quando lo apro, mi accorgo, sollevata, che si tratta di una sorta di unguento in grado di guarire la ferita di Peeta.
Scendo immediatamente e glielo spalmo sulla parte lesa, senza nemmeno attendere un suo consenso o cose simili. Semplicemente, mi lascio guidare da quel che mi dice il mio istinto.
Dopo questa breve seppur intensa parentesi della giornata, io, l'altra metà degli Innamorati Sventurati e la nostra piccola alleata cominciamo ad ideare un piano su come eliminare i nostri rivali.
- Se perdessero la loro riserva di cibo, sarebbero più vulnerabili - rifletto ad un certo punto, ed un'illuminazione mi giunge improvvisa ed inaspettata, ma pur sempre ben accolta.
Spiego quello che mi è venuto in mente a Peeta e Rue, che approvano subito. Dopodiché, ci stendiamo tutti quanti per recuperare le energie, visto che si è già fatta notte. Prima di questo, però, la dodicenne ci informa che anche il ragazzo del 10, Jason, è deceduto, stavolta per mano di Cato.
La mattina dopo, dico a Rue di accendere tre fuochi in altrettanti luoghi diversi, e chiedo a Peeta di rimanere con lei. Il fumo attirerà i Favoriti, e mi permetterà di distruggere le loro provviste.
Dopo esserci organizzati, prendiamo due direzioni opposte.
Cammino fino a quando non giungo al campo dei Tributi Favoriti, dove trovo anche Wonder, il ragazzino del 3. Aspetto qualche minuto, e subito capisco che hanno abboccato alla trappola.
Una volta lontani, studio il loro territorio, facendo una scoperta utilissima.

Ehilà, gente! Codesto (?) è il capitolo quarantotto! Come al solito, non ne sono convinta al cento per cento, ma vabbè. Scusate se sono meno presente, ma ho troppe verifiche ed interrogazioni in questo periodo, e devo addirittura recuperare due materie (Dio, quanto odio biologia e matematica! 3:(). Ringrazio comunque _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss:Walker94, elsola, laragosta, littlstar5115 e Pennottola. Je v'adore! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 49
*** Chapter 49 ***


Wonder, il ragazzino del 3, è rimasto a fare la guardia alla piramide di cibo. Evidentemente, i Favoriti hanno il timore che qualche altro tributo si avvicini alle loro preziose scorte in loro assenza. Tuttavia, quando se ne sono andati per cercare di scoprire chi avesse acceso il fuoco ed eventualmente, anzi, quasi sicuramente, ucciderlo, a meno che il malcapitato non si mostri sufficientemente utile per la loro sopravvivenza - in quel caso, potrebbero assassinarlo in seguito - non sembravano parecchio preoccupati.
Fortunatamente, io conosco bene i miei due alleati, e sono praticamente certa che né Rue né Peeta si unirebbero a loro, anche perché Cato ed il suo gruppo li ammazzerebbero senza esitare un solo istante. Inoltre, se Clove proverà ad ostacolarli di nuovo, sono convinta che persino a lei toccherà la stessa sorte delle due vittime, e quel che rimarrà dei Tributi Prescelti si giustificherà del fatto dicendo che prima o poi sarebbe dovuta morire comunque, poiché non sono permessi due o più vincitori degli Hunger Games.
Smetto di rimuginare su questo e torno a concentrarmi sul piano per distruggere le loro provviste. Mentre osservo attentamente la pila di cibo posta accanto alla Cornucopia, Finch sbuca dal folto del bosco, dirigendosi senza esitare un solo istante verso di essa. Ad un certo punto, comincia a saltellare in posti evidentemente ben precisi e studiati con attenzione, poiché non sembra proprio la prima volta che fa un percorso del genere.
Una volta arrivata a destinazione, arraffa alcune scatolette di carne più qualche frutto, poi torna indietro compiendo esattamente gli stessi movimenti, prima di scomparire di nuovo in mezzo alla foresta.
Questo suo modo di fare mi lascia perplessa, perciò comincio a pensare freneticamente: perché ha dovuto ingegnarsi e fare qualcosa di così complicato quando avrebbe potuto benissimo approfittare della momentanea assenza di Wonder, distratto da un rumore alle sue spalle e corso a controllare che cosa l'avesse provocato. È solo a quel punto che noto alcune zolle di terra smosse sia accanto ai piedistalli da cui siamo partiti noi tributi sia attorno alla piramide di provviste dei Favoriti, ed è allora che capisco.
La zona è un campo minato.
A quel punto, un piano si fa strada nella mia mente. Controllo che il ragazzino del 3 non sia nei paraggi, poi azzardo qualche passo allo scoperto ed incocco una freccia al mio arco. I miei occhi individuano un sacco di iuta gonfio di mele: perfetto. Tendo l'arco in quella direzione, calcolando che mi ci vorranno almeno due o tre frecce per fare ciò che mi sono prefissata. Almeno, le sprecherò per un buon motivo.
Lascio andare la prima freccia, che apre uno squarcio nel sacco. Riesco a vedere una mela traballare.
Incocco un'altra freccia e, quando questa parte ed approfondisce ancora di più lo strappo causato dalla prima, il frutto finalmente cade a terra.
Per un attimo, non accade nulla. Poi, una serie di esplosioni a catena mi fanno cadere all'indietro. Quando tento di rialzarmi, mi accorgo di aver distrutto praticamente tutto il loro cibo.
Purtroppo, non faccio in tempo a fare un sorriso soddisfatto che Wonder ed i Tributi Favoriti sono già tutti presenti ad osservare, disperati, lo sfacelo da me compiuto. Clove e Marvel corrono a vedere se sono in grado di salvare qualcosa, mentre Cato, adirato come non mai, inveisce contro il tredicenne, che purtroppo non ha scusanti. Un momento dopo, giace a terra col collo spezzato dal leader dei Tributi Prescelti, mentre il rombo del cannone annuncia la sua morte.
Terrorizzata da ciò a cui ho appena assistito, mi metto immediatamente a correre verso il luogo da cui sono venuta, sperando di non essere stata vista dal gruppo di alleati situati a qualche metro di distanza da me.
Mentre imbocco la strada che mi condurrà al campo da cui io ed i miei compagni di sventura ci siamo separati, non posso fare a meno di pensare a Rue ed a Peeta. Chissà se saranno già tornati nel luogo in cui ci eravamo dati appuntamento.
Quando raggiungo la mia meta, mi accorgo di essere completamente sola. Volto di scatto la testa a destra ed a sinistra, ma non c'è alcuna traccia della mia “squadra”. Preoccupata come non mai, mi azzardo a chiamarli usando il segnale che avevamo prefissato: il fischio della ghiandaia imitatrice. Tutti i volatili presenti nei dintorni rispondono al mio richiamo e lo portano lontano, fino a quando non sento due voci disperate chiamarmi. - Katniss! Katniss! - Sono loro. Sono Peeta e Rue.
Scatto immediatamente nella direzione da cui le ho sentite arrivare, incurante dei pericoli che potrei trovare lungo il percorso. Li trovo in una radura, intrappolati all'interno di una rete. Tiro fuori il mio coltello e mi affretto a liberarli. Lo sguardo di Rue, però, punta dietro la mia schiena.

Angolo dell'autrice: Ehilà, gente! Questo è il capitolo quarantanove, ovviamente! Finalmente sono tornata a scrivere questa storia! Vi giuro che il capitolo in questione è stato un parto: ci ho pensato per molto più di un mese, ma non voglio tediarvi con questi discorsi. Desidero invece ringraziare _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Eilie, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, Bata00, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115 e Pennottola per aver pazientemente atteso l'aggiornamento. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 50
*** Chapter 50 ***


Seguo con lo sguardo il luogo che sta osservando la piccola Rue, e faccio appena in tempo a vedere Marvel, l'unico Favorito rimasto del Distretto 1, prepararsi a tirare una delle sue lance.
Immediatamente, incocco un freccia e la faccio partire nella sua direzione, sperando di colpirlo. Lui, però, con un'abile mossa riesce a schivarla e lancia la sua arma. Quando mi accorgo che è Peeta il bersaglio che il diciassettenne si era prefissato, mi slancio in avanti, cercando di fermare l'avanzata della lancia, ma oramai è troppo tardi.
Proprio quando la vita del ragazzo che amo sta per essere spezzata ed il mio cuore ridotto a brandelli per la sua perdita, la dodicenne dell'11 si frappone tra Peeta e l'arma in questione, che le trafigge lo stomaco.
Per un istante, non sono in grado di pensare a niente. Osservo la ferita di Rue perdere sempre più sangue, e noto l'occhiata terrorizzata ed insieme piena d'orrore di Peeta prima di realizzare che il nostro nemico è a pochi metri di distanza.
Mi volto di scatto, intercettando lo sguardo di Marvel. Lentamente, il ragazzo fa marcia indietro. In una manciata di secondi riesco a comprendere che vuole andare ad avvertire i suoi alleati, che saranno capaci di distruggerci senza problemi, nonostante Clove già una volta abbia risparmiato le vite di entrambi. Non posso lasciarglielo fare.
È disarmato, perciò non temo un ulteriore attacco da parte sua. Mi limito ad incoccare un'altra freccia al mio arco ed a scoccarla dritta contro di lui.
In men che non si dica, Marvel cade in ginocchio, colpito al petto. Boccheggia qualche istante, e mi sembra di capire che stia pronunciando il nome di Glimmer, prima di cadere a terra. Un istante dopo, il cannone spara un colpo.
Torno ad osservare i miei due alleati e li trovo per terra. Rue ha il capo posato sulle gambe di Peeta, ed il suo respiro si sta facendo sempre più pesante. Capisco che non le rimane molto tempo, e questa consapevolezza mi fa crollare al suo fianco.
Non riesco a parlare, né a dirle che va tutto bene. È una ragazzina sveglia, ed ha già compreso che è solo questione di secondi prima che il suo cuore smetta di battere.
La vedo umettarsi le labbra. Fissa alternativamente negli occhi me e Peeta ed alla fine sussurra: - Voi… dovete… vincere.
Io e lui ci scambiamo uno sguardo, e ci troviamo subito d'accordo sul fatto che dobbiamo accontentare la sua richiesta.
Torno a dedicare la mia attenzione unicamente a lei. - Te lo promettiamo - mormoro, cercando di soffocare le lacrime che minacciano di scorrere lungo le mie guance.
Con grande sforzo, la piccola bisbiglia un'altra frase, stavolta solo a me. - Ti va di cantare?
All'improvviso, mi torna in mente la ninnananna che ero solita cantare a Prim nel Distretto 12. Ricordo indistintamente di aver fatto lo stesso anche il giorno della mietitura, per cercare di calmarla dopo che aveva avuto un incubo, quello che poi si è realizzato.
Non mi vengono in mente opzioni migliori, perciò cominciò ad intonare quella canzoncina.
I grandi occhi color cioccolato della dodicenne si fissano sul cielo artificiale prodotto dagli Strateghi. Ascolta attentamente ogni singola parola della canzone. La mia voce, a quella vista, non può fare a meno di incrinarsi. Deglutisco e mi sforzo di terminare a cantare per realizzare l'ultimo desiderio della ragazzina che è riuscita a salvare il mio Peeta proprio mentre io stavo per fallire nei miei propositi.
Non appena ho pronunciato l'ultimo verso, la piccola mormora il nome di Thresh, e meno di un secondo dopo il cannone spara un altro colpo. Anche Rue ci ha lasciati.
Stringo le mani a pugno e mi sforzo di non urlare di dolore e rabbia, mentre le lacrime che mi sono imposta di trattenere mi bagnano le guance. Peeta, d'altro canto, si alza in piedi, poggiando delicatamente il capo di colei che è stata il tributo femminile del Distretto 11 per i Settantaquattresimi Hunger Games, e si incammina in direzione dei boschi. Torna dopo poco tempo, e noto che ha portato con sé dei fiori. Si mette ad intrecciare ghirlande con i capelli della ragazzina, e capisco cosa ha intenzione di fare. Mi unisco a lui, ed in breve tempo terminiamo la nostra opera.
Mi chino per dare un bacio in fronte a Rue prima di alzarmi in piedi ed asciugarmi le guance. Dopodiché, alzo il volto al cielo, mi porto le tre dita centrali della mano sinistra alla bocca e poi le rivolgo in alto. È lo stesso saluto che la gente del 12 mi ha dedicato dopo che mi sono offerta volontaria al posto della mia sorellina.

Al termine della giornata, un annuncio stravolge i nostri piani. Claudius Templesmith dichiara che i vincitori potranno essere due.

Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a scrivere il capitolo cinquanta! Ovviamente la parte finale non mi convince affatto, ma non riesco a pensare a nulla che possa migliorarla. :( Ad ogni modo, ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115 e Pennottola. Non avrei mai pensato che ben quarantadue persone potessero interessarsi a “Say Something”. Siete la mia gioia. Grazie. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 51
*** Chapter 51 ***


Increduli, io e Peeta ci guardiamo negli occhi, così da poter avere una conferma riguardo al fatto che ciò che abbiamo sentito è tutto vero e non frutto della nostra fantasia.
Due enormi sorrisi si aprono sulle nostre labbra mentre ci stringiamo l'uno all'altra. No, le nostre menti non ci hanno affatto giocato un brutto tiro. Per una volta, la realtà supera di gran lunga l'immaginazione.
Io e Peeta potremo vincere gli Hunger Games, tornare a casa e ricostruirci una vita, e tutto questo lo faremo insieme! Mi sembra impossibile, eppure è proprio così.
Una lacrima di pura gioia solca il mio volto. Peeta ferma la sua caduta prendendola su un dito, ed io l'osservo stupita. Non mi era mai capitato di cedere all'emozione così facilmente, sebbene fossi sempre stata più aperta con Peeta che con gli altri, a parte forse la mia amata sorellina. Questo, però, è un altro discorso: siamo in diretta TV, e tutti quanti devono aver assistito al mio momento di debolezza.
Ad ogni modo, non è a questo che ora devo pensare. Ci è stata data la possibilità di essere felici persino in un posto senza speranza come l'arena dei Settantaquattresimi Hunger Games, e non ho alcuna intenzione di lasciarmela sfuggire.
Mi alzo in piedi e gli tendo una mano, che lui afferra subito. - Vieni, dobbiamo trovare un rifugio più sicuro.
Peeta accoglie la mia idea con entusiasmo, quindi ci addentriamo nuovamente all'interno della fitta foresta che ci circonda.
- Hai in mente qualche luogo in cui quel che resta del gruppo dei Favoriti potrebbe trovarci? - gli domando quando oramai è chiaro come il sole che qui intorno non c'è nulla che possa offrirci riparo e protezione.
Peeta comincia a pensare intensamente, prima di scuotere mestamente il capo. - Non ne ho la più pallida idea, Katniss. Mi dispiace.
Annuisco lentamente, un po' scoraggiata, ma subito dopo mi faccio attenta. Inizio ad osservare la zona in cui ci troviamo: non mi sembra di esserci mai stata prima. Affretto il passo, continuando a tenere Peeta per mano.
- Che c'è? Hai visto qualcosa? - mi chiede subito lui, studiando la mia espressione.
- Questa zona del bosco… non ci sono mai stata prima. Magari potrebbe condurci in un luogo sicuro. - L'alternativa sarebbe un posto pieno di insidie dal quale potremmo anche non uscirne vivi, ma preferisco non dirlo ad alta voce e tenerlo per me. Non voglio che anche Peeta cominci a pensare in modo pessimistico. Lui è l'unica cosa che impedisce alla mia sanità mentale di andarsene e lasciarmi preda della follia più totale. Non posso permettermi di perderlo, né di farlo diventare come me.
Dopo alcuni minuti di silenzio assoluto, sento lo scroscio dell'acqua, e capisco che dobbiamo essere arrivati vicino ad un fiume.
Percorriamo gli ultimi metri facendo molta più attenzione ed alla fine sbuchiamo proprio di fianco ad un ruscello che non avevo mai notato prima. Il suo corso prosegue fino ad un raggruppamento di massi, un po' più a valle.
Dopo aver scambiato uno sguardo con Peeta, decido di provare a vedere se almeno lì c'è un luogo in cui potremo metterci almeno momentaneamente in salvo.
Camminiamo nell'acqua, così da mascherare tutti i rumori che potrebbero produrre le suole dei nostri scarponi sul terreno fangoso.
Quando riusciamo finalmente a raggiungere le rocce, ci avviciniamo cautamente, nel caso qualcuno prima di noi avesse trovato questo posto.
Per nostra fortuna, non c'è nessuno dei tributi rimasti in gioco insieme a noi. Subito dopo aver constatato ciò, il mio occhio cade su un'apertura che rivela una grotta. Stringo il braccio di Peeta, troppo emozionata per parlare, e gli indico la caverna, alla cui vista i suoi occhi si illuminano.
Ci affrettiamo ad entrare al suo interno ed a sistemare tutte le nostre cose, non riuscendo a smettere nemmeno per un momento di sorridere.
In men che non si dica, cala la sera. Io e Peeta ci sistemiamo insieme in un sacco a pelo, parlando un po' di come abbiamo vissuto la prima parte dei Giochi, quando siamo rimasti separati.
Mi mordo il labbro prima di porgli una domanda la cui risposta potrebbe causarmi un grande dolore, ma devo sapere. - Peeta, che cosa c'era esattamente tra te e Clove?
Lui medita un attimo prima di rispondere. - L'ho conosciuta meglio quando eravamo alleati. Ti assomiglia molto caratterialmente, sai? Mi è stata di grande aiuto in tutte le giornate che ho passato con i Favoriti. Siamo diventati confidenti, probabilmente anche amici…
- Se non di più - lo interrompo. La mia voce è strozzata, e le lacrime mi offuscano gli occhi. Sapevo che tra loro due c'era del tenero.
Peeta si scosta delicatamente da me e mi prende il viso tra le mani. - L'unica che amo sei tu, ricordalo.

Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Ecco a voi il capitolo cinquantuno (finalmente!)! Piccola domanda random: a quanti di voi interesserebbe leggere una storia originale di genere storico che abbia per protagonisti dei vichinghi? Detto ciò, ringrazio sentitamente _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dremergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edviege_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty ed hilly_spopolates per aver atteso pazientemente questo mio aggiornamento, inoltre di nuovo in ritardo. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 52
*** Chapter 52 ***


Quando, il mattino dopo, mi risveglio, mi trovo avvolta dalle braccia del mio ragazzo del pane, e non posso fare a meno di sorridere: la giornata si preannuncia meravigliosa già da subito, anche se dovrò passarla ancora una volta in questa dannata arena.
Delicatamente, per non svegliare Peeta, mi sciolgo dal suo abbraccio. Non abbiamo quasi niente da mangiare, perciò medito per un attimo se sia il caso di andare a caccia, ponderando con estrema attenzione tutti i pericoli che posso correre se decido di avventurarmi nella foresta che ci circonda da sola. È vero, sarò armata, ma se venissi attaccata rischierei di sprecare tutte le mie frecce, ed in tal modo sarei costretta a rinunciare a mangiare un po' di carne fresca. Oppure potrei non trovare nessun animale nei dintorni che sia appetibile e dovermi allontanare ancora di più dal mio compagno di distretto. Istintivamente, mi volto verso di lui per controllare che la ferita procuratagli in passato da Cato non si sia riaperta, ma quando lo trovo a fissarmi, tutti i miei propositi svaniscono, e mi ritrovo a perdermi ancora una volta in quelle iridi azzurro cielo che il Signore gli ha donato.
- Che stavi facendo? - mi domanda con voce ancora assonnata.
- Nulla, stavo solo pensando… - La mia risposta viene interrotta bruscamente da un annuncio.
- Tributi, durante il tramonto si svolgerà un festino alla Cornucopia. Ciascuno di voi ha un bisogno disperato di qualcosa, e noi intendiamo essere ospiti generosi. Troverete ciò di cui avete bisogno in uno zaino contrassegnato dal vostro numero di distretto. Pensateci bene. Per alcuni di voi, sarà l'ultima possibilità. - Detto ciò, la voce di Claudius Templesmith si zittisce, e capisco che questo era tutto ciò che aveva da dirci.
Scambio uno sguardo con Peeta, che si è completamente svegliato a causa dell'annuncio, prima che io prenda la parola: - Non abbiamo più cibo. Forse è questo che contiene il nostro zaino. Secondo me, vale la pena rischiare. Inoltre, hai sentito cos'ha detto alla fine del discorso. Noi due dobbiamo tornare a casa insieme, e non possiamo permettere alla fame di separarci. Se siamo riusciti ad affrontarla nel Distretto 12, potremo farcela anche qui. - Solo dopo aver concluso mi rendo conto che Peeta deve aver sofferto ben poco riguardo a questioni di cibo: il lavoro svolto dai suoi genitori, infatti, gli permetteva di vivere adeguatamente e di mangiare in abbondanza, al contrario di ciò che succedeva alla mia famiglia ed a quella di Gale. Entrambi privati dei nostri padri, io e lui abbiamo dovuto imparare a cavarcela da soli in ogni situazione. Forse è questa la più grande differenza tra me ed il mio compagno di distretto. Cerco comunque di non darlo a vedere, perché, qualunque siano le nostre diversità, io e lui siamo e resteremo una cosa sola.
Il ragazzo del pane riflette attentamente sulla mia proposta. Dopo più di cinque minuti di meditazione dove nessuno di noi due ha osato emettere un fiato, annuisce con lentezza. - D'accordo, faremo come dici tu. A questo punto, il problema sarà aspettare i tramonto.
Mi mordo il labbro. A questo non avevo pensato. Sollevo lo sguardo, puntando i miei occhi verso il cielo. Saranno circa le undici di mattina, e mancano ancora parecchie ore prima che il Sole cali. Forse dovrei comunque andare a caccia, ed adesso che Peeta è sveglio potrebbe aiutarmi. Ha un coltello, perciò mi basterà insegnarli come scuoiare gli animali ed a quel punto il gioco è fatto. Gli propongo anche quest'altra mia idea e, sebbene lui inizialmente sia un po' riluttante al pensiero di doversi accanire contro degli animali già morti, accetta di buon grado.
Usciamo dalla grotta in cui ci siamo rifugiati solo ieri e ci guardiamo attorno con circospezione. I nostri avversari potrebbero essere ovunque, per quel che ne sappiamo.
Nonostante ciò, però, per diverse ore riusciamo a cacciare in totale tranquillità, riuscendo a catturare un numero di prede che supera qualsiasi mia aspettativa.
A questo punto, potremmo anche non andare al festino, ma avere un'altra scorta di cibo che ci faccia sopravvivere in questo posto non può che farci bene, perciò torniamo nella caverna e, tra un boccone e l'altro, ideiamo un piano per non farci uccidere dai Favoriti o da Thresh, poiché dubito che Faccia di Volpe sarà in grado di attaccarci. È più piccola di entrambi ed, a parte un coltello, almeno credo, è completamente indifesa, perciò tutte le probabilità sono a suo sfavore.
Dopo mangiato, io e Peeta dormicchiamo un po' in attesa del tramonto. Quando questo giunge, ci incamminiamo in direzione del grande corno dorato, stando ugualmente attenti ai pericoli che possono annidarsi nel bosco.
Quando giungiamo nella radura che ospita la Cornucopia, notiamo un grande tavolo contenente tutti gli zaini per i tributi.

Salve a tutti! Ecco il capitolo cinquantadue, anch'esso in estremo ritardo. Scusate, ma ho un po' perso la voglia nello scrivere questa storia, e mi riduco a farlo quando ho davvero molta ispirazione. Ringrazio di cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates e bulmettina. Mio Dio, siete sempre di più: addirittura quarantacinque! Vi adoro alla follia! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 53
*** Chapter 53 ***


Rimaniamo ad osservare il tavolo contenente gli zaini per un lasso di tempo indefinito, riflettendo su come dobbiamo comportarci.
- Forse potremmo attendere fino a quando tutti gli altri tributi non hanno preso la loro sacca e, quando il campo sarà libero, afferrare la nostra e dileguarci - propone Peeta.
Scuoto la testa. - Niente impedirebbe ai nostri nemici di prendere anche il nostro zaino e svignarsela, ed a quel punto noi saremmo costretti ad inseguirli ed ad affrontare uno scontro. Dobbiamo trovare un altro modo per uscire vivi da questa trappola organizzata dagli Strateghi. Dopotutto, sappiamo entrambi che i festini portano solo sangue, no?
Lui annuisce e torna a puntare lo sguardo verso la Cornucopia, cercando di trovare un piano alternativo da quello proposto pochi attimi fa.
All'improvviso, sobbalza, indicandomi qualcuno. Seguo la direzione del suo dito e scorgo Faccia di Volpe, appena sbucata fuori dal corno dorato, intenta ad afferrare il sacco col numero 5, quello del suo distretto, e dileguarsi il più in fretta possibile. In pochi attimi, è già scomparsa dalla nostra vista.
Nessun altro tributo esce allo scoperto, e ciò mi fa credere che siano rimasti tutti più o meno sorpresi dall'astuzia dimostrata da Finch. Sono abbastanza certa che non manchi nessuno all'appello, perciò dobbiamo cercare di afferrare il nostro zaino il più in fretta possibile per non rimetterci la vita. Torneremo a casa insieme, e niente potrà impedircelo.
Mi mordo il labbro prima di esporre la mia idea. - In fondo siamo in due, perciò se ci dovessimo scontrare con Thresh, sono certa che avremmo la meglio, mentre se dovessimo affrontare Cato e Clove… be', in ogni caso sono certa che riusciremo a sfuggire dalle loro grinfie ed a tornare al nostro rifugio. Dopotutto, siamo molto più veloci ed agili di loro.
- Non sottovalutarli, in special modo Clove. Sinceramente, avrebbe potuto benissimo scalare l'albero su cui eri appostata tu la prima volta che ti abbiamo scovata, e mi chiedo ancora come mai non l'abbia fatto. Cato… be', di certo tutti i muscoli che si porta appresso lo rendono meno rapido e scattante di noi due, ma se ci dovesse prendere, sarebbe la fine, e tu lo sai meglio di me.
Stringo la mano sinistra a pugno fino a far sbiancare le nocche. Peeta ha ragione, ma quale alternativa ci rimane?
- O la va o la spacca - esclamo infine, uscendo fuori dal folto della boscaglia e catapultandomi in direzione del grande corno d'oro, certa che il mio compagno di sventure mi seguirà.
Peeta non mi delude né si fa attendere: già pochi istanti dopo l'inizio della mia corsa, è dietro di me, a guardarmi le spalle ed a proteggermi dai pericoli esterni.
Raggiungiamo il tavolo su cui sono posati tutti gli zaini in men che non si dica, e senza subire agguati di nessun genere. Forse Thresh non è interessato a combattere, e Clove è ancora intenzionata a proteggere Peeta. In tal caso, però, non si spiega l'assenza ingiustificata di Cato. Dubito che si sarebbe perso il festino, perciò è probabile che abbia in mente un piano alternativo. I Favoriti non sono dei tipi tutti muscoli e niente cervello, anzi, sono parecchio svegli ed astuti, e questo non gioca a nostro favore.
Afferro lo zaino con il numero 12 stampato sopra e mi dirigo sempre più velocemente verso la foresta, affiancata da Peeta.
- Katniss, attenta! - grida quest'ultimo ad un certo punto, spingendomi a terra e cadendo sopra di me.
Cerco di individuare il motivo che l'ha spinto a comportarsi di conseguenza e scorgo, a pochi metri da noi, una zazzera nera che si muove, venendoci incontro.
Clove stringe un coltello tra le mani, ma l'espressione sul suo volto non sembra né arrabbiata né eccitata, anzi, tutt'altro. È come se fosse assente, insofferente e totalmente indifferente a quello che probabilmente sta per fare.
Immediatamente, io e Peeta ci rimettiamo in piedi. Per un attimo, esito, indecisa se affrontarla o meno, ma poi il mio compagno di distretto mi afferra per un braccio e mi trascina in direzione del bosco, per mettermi in salvo.
A questa vista, Clove assottiglia lo sguardo e si decide a lanciare l'arma che fino a pochi secondi fa aveva in mano, ferendomi di striscio al braccio.
Decido di non continuare a provocarla e di seguire silenziosamente Peeta, sperando di seminarla presto, ma le nostre speranze muoiono non appena la figura di Cato si palesa davanti ai nostri occhi.
Sul volto ha stampato un ghigno feroce, e non sembra affatto intenzionato a lasciarci andare via da dove siamo ora vivi.
- Salve, Distretto 12. Dove correte così di fretta? - Fa un passo verso di noi, e solo a quel punto noto la spada che impugna nella mano destra.
Non c'è alternativa: dovremo affrontarli per fuggire.

Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Ecco (finalmente) il capitolo cinquantatré! Oggi, mentre rileggevo alcuni brani del primo libro di Hunger Games, mi è tornata la voglia di scrivere questa storia, ed eccomi qui. Questo capitolo può considerarsi una specie di prima parte. Pubblicherò il prossimo appena posso. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Eilie, Bata00, lindara, luna06, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates e bulmettina. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 54
*** Chapter 54 ***


Io e Peeta ci scambiamo un'occhiata d'intesa prima di metterci entrambi sull'attenti, pronti a combattere. La mia mano destra impugna l'arco, mentre quella sinistra afferra una freccia dalla faretra. Il mio compagno di distretto tira fuori il suo coltello.
I nostri due avversari ci squadrano in cagnesco per un lasso di tempo indefinito, e noi ricambiamo i loro sguardi senza alcun timore. Sapevamo che prima o poi avremmo dovuto affrontarli, essendo loro i nemici più forti rimasti a contrastarci, perciò siamo mentalmente preparati.
Ad un certo punto, Cato fa per slanciarsi verso di me, ma un grido lo ferma. - No!
Si volta sorpreso e stranito in direzione di Clove, domandandole con lo sguardo cosa diavolo le stia passando per la mente.
- Lei è mia - aggiunge la ragazza del Distretto 2, spostando lo sguardo dal suo alleato a me. La collera che vedo ribollire nei suoi occhi mi inquieta.
Dopo un attimo di smarrimento, un enorme sorriso si apre sul viso di Cato. - Come desideri. Mi accontenterò del Ragazzo Innamorato. - E, prima che io abbia anche solo il tempo di emettere un ulteriore fiato, si è già lanciato in direzione del mio Peeta, pronto ad infilzarlo con la sua spada.
Un ringhio di frustrazione fuoriesce dalle mie labbra mentre prendo la mira e cerco di colpirlo prima che ferisca il Ragazzo del Pane come ha già fatto in passato.
- Non è molto corretto da parte tua, Everdeen. - Clove si posiziona davanti a me. Sta ghignando, e si sta passando il coltello da una mano all'altra.
Con la coda dell'occhio, vedo Peeta e Cato allontanarsi da dove siamo noi due, combattendo in modo sempre più agguerrito. Vorrei seguirli, avere la possibilità di aiutare il ragazzo che amo, ma so che per farlo devo prima neutralizzare la Favorita che si trova a pochi passi di distanza da me.
Proprio mentre sto per prendere la mira, lei si scaglia velocemente nella mia direzione, travolgendomi e facendomi perdere la presa sulle mie armi. Nonostante la sua bassa statura ed il suo fisico minuto, è incredibilmente forte, devo riconoscerlo.
Mi sovrasta, sogghignando in modo sprezzante. Con un movimento imprevisto, ribalto la situazione e tento di afferrare il coltello che ha in mano in modo da poterlo usare contro di lei.
Il sorriso scompare dal suo volto, ed una smorfia rabbiosa prende il suo posto, mentre mi assesta un pugno sotto lo zigomo e mi fa cadere di nuovo a terra.
Mi rialzo appena in tempo, e blocco il braccio che stava per scagliarmi il colpo mortale. Le tiro una ginocchiata sul ventre, e mentre lei si piega in due le do una gomitata in testa.
Clove crolla sul manto erboso che circonda la Cornucopia. Un grido furioso abbandona la sua bocca. Con un calcio, mi fa cadere sopra di lei, e prova a colpirmi dritta al cuore.
- È inutile, 12 - ansima. - Ti ucciderò e, se mi rimarrà del tempo, ti farò a pezzi. Presto rivedrai la tua amichetta, quella ragazzina che avevi preso come tua alleata. Qual era il suo nome? Rue? - Scoppia in una risata sguaiata. - Sai, l'abbiamo uccisa noi Favoriti, ed adesso accadrà lo stesso anche a te.
Con la mano libera afferra i miei capelli e mi fa sbattere la testa contro il terreno. Emetto un urlo strozzato e la vedo sollevare la lama in un bagliore di freddo acciaio.
Improvvisamente, però, è lei a strillare mentre qualcosa la solleva in aria, o meglio, qualcuno.
Thresh la afferra per le spalle e la inchioda contro il freddo acciaio che riveste il grande corno dorato.
- L'hai uccisa tu! - sbraita. Immediatamente, sia io sia Clove capiamo a chi si sta riferendo.
- No! - esclama terrorizzata la quindicenne, cercando in tutti i modi di liberarsi dalla stretta del ragazzo del Distretto 11.
- Ti ho sentito! Hai detto il suo nome! Hai detto il suo nome! - Thresh è furibondo, sembra aver perso il lume della ragione.
Clove è alla stregua di una bambola di pezza nelle sue mani. Viene sbattuta ripetutamente contro il grande corno d'oro, ed alla fine, quando lui la lascia andare, cade ai suoi piedi, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, incapace però di emettere più alcun fiato. Passano pochi secondi, ed il cannone spara.
Alzo lo sguardo in direzione dell'enorme diciottenne che ha appena spaccato la testa alla mia avversaria e, terrorizzata, prego che mi riservi una fine meno violenta.
Mi scruta intensamente con quei suoi strani occhi dorati prima di dichiarare: - Solo stavolta, 12. Per Rue. - Detto ciò, afferra il suo zaino e scompare nel folto della foresta.
Mi rialzo in fretta e furia, correndo da Peeta.
Lui e Cato sono molto distanziati: è l'unica occasione.
- Peeta, andiamo!

Salve a tutti! Ecco il capitolo cinquantaquattro, ovviamente in ritardo. -.-” Vi chiedo nuovamente scusa. Spero comunque che lo abbiate gradito. Fatemi sapere tutti i vostri pareri a riguardo. Nel frattempo, come mio solito, ringrazio calorosamente _candyeater03, pandafiore (a cui il capitolo è dedicato), Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, Rose Horan, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates e bulmettina. Siete delle persone meravigliose! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 55
*** Chapter 55 ***


Corriamo il più velocemente possibile, attraversando la folta boscaglia che ci circonda per riuscire a tornare al nostro rifugio sani e salvi.
Non possiamo rischiare di fermarci: Cato è alle nostre spalle, lo sento. Dobbiamo distanziarlo il più possibile. Io e Peeta siamo ancora provati dagli scontri che abbiamo appena affrontato, e vedere Clove morire in modo così violento davanti ai miei occhi mi ha sconvolto. Ringrazio mentalmente Thresh per il suo gesto, poiché non credo che avrò più occasione di farlo in futuro: sono abbastanza sicura che, una volta persi di vista noi, Cato si metterà sulle sue tracce. Nonostante ciò, però, non posso fare a meno di spaventarmi al ricordo della fine orrenda che il tributo maschile del Distretto 11 ha riservato alla Favorita del 2: nessuno dovrebbe morire in quel modo. Al pensiero che lei, una volta, abbia addirittura salvato la vita al mio compagno di sventura mi si stringe il cuore. Certo, l'ha fatto perché, oramai è evidente, provava qualcosa per lui, ma ha comunque impedito ai suoi alleati di ucciderlo, e questo, già di per sé, è tanto. Devo un ringraziamento anche a Clove, perciò sollevo per un solo istante il volto, giusto il tempo di scorgere uno spicchio di cielo e mormorare un: - Grazie - probabilmente quasi del tutto inudibile prima di tornare a concentrarmi sul percorso davanti a me.
Volto la testa indietro e scorgo Peeta arrancare dietro di me senza troppa difficoltà. Aguzzo lo sguardo più che posso, ma di Cato neanche l'ombra. Siamo salvi, almeno per il momento. Qualcosa mi dice che ci affronteremo ancora, ma non adesso.
Io ed il mio compagno continuiamo a correre. Oramai ho perso la cognizione del tempo: non so se siano trascorsi solo pochi minuti o intere ore da quando siamo fuggiti dalla Cornucopia e dal festino che, prevedibilmente, ha portato solo sangue.
Non si sentono altri colpi di cannone, quindi Cato non ha ancora trovato Thresh, né si è tanto meno imbattuto in Faccia di Volpe: sono praticamente certa che, nonostante tutte le abilità di cui quella quindicenne sia dotata, non sarebbe in grado di riuscire a sopravvivere in uno scontro diretto contro colui che si è sempre prospettato, fin dall'inizio, l'avversario più pericoloso di quest'edizione degli Hunger Games.
Quando scorgo finalmente la caverna, un sorriso si allarga sul mio volto. Con un ultimo scatto, la raggiungo, ed attendo pazientemente che Peeta mi affianchi. Dopo esserci scambiati una rapida occhiata, apriamo lo zaino. Sussultiamo alla vista di tutto quel ben di Dio: panini freschi, formaggio di capra, mele ed una zuppiera di stufato di agnello con riso selvatico. Ricordo distrattamente di averlo assaggiato durante il mio breve soggiorno nella capitale, ma vengo distratta dai miei pensieri a causa del mio stomaco borbottante.
- Be', direi proprio che dovremmo rifocillarci, non trovi anche tu? - dice Peeta con tono scherzoso. Nei suoi occhi, però, scorgo la scintilla della fame, e capisco che è molto più serio di quel che sembra.
Annuisco. - Però dobbiamo prenderne una piccola porzione. Non possiamo sapere per quanto tempo ancora dureranno i Giochi, e non è detto che gli sponsor saranno disposti a mandarci qualcosa.
Scorgo un velo di delusione nel suo sguardo, ma accetta comunque la mia proposta senza discutere.
Cerchiamo di mangiare il più lentamente possibile, ma siamo veramente troppo affamati. In pochi minuti, i nostri piatti sono completamente vuoti, e noi, purtroppo, non siamo ancora sazi. Ci imponiamo comunque di attingere alle nostre scorte solo domani mattina, prima di andare a caccia. Dopo aver stabilito ciò, ci assopiamo l'una nelle braccia dell'altro.
Il sole sorge presto, fortunatamente, e, dopo una veloce ma sostanziosa colazione, siamo nuovamente in piedi fuori dalla caverna, pronti a guardarci le spalle a vicenda dai vari pericoli che sono ancora presenti, in particolare Cato e Thresh. Nonostante quest'ultimo mi abbia salvato la vita, infatti, ha dichiarato che quella sarebbe stata l'unica volta in cui mi avrebbe risparmiato, visto che io, Peeta e Rue avevamo stipulato un'alleanza ed avevamo cercato di proteggerla fino alla fine.
Non appena penso al corpo privo di vita della dodicenne dell'11, il mio stomaco si stringe. Per un attimo, immagino Prim al suo posto, ed il dolore che provo è così forte ed immediato da mozzarmi il respiro. Mi sforzo di concentrarmi sugli animali da cacciare.
Peeta è troppo rumoroso, perciò ci accordiamo in questo modo: lui raccoglierà frutti di bosco, mentre io mi dedicherò alle bestie che popolano questa foresta.
Ci separiamo, sebbene tema la sua lontananza, ed in breve tempo mi procuro un ottimo bottino. Sulla strada del ritorno, però, sento un colpo di cannone. Il mio cuore si ferma per un istante prima di ricominciare a battere all'impazzata.
Corro fino allo sfinimento, gridando il nome del mio Peeta, pregando che sia ancora vivo.

 

Angolo dell'autrice: Salve a tutti! Stavolta sono riuscita a postare un po' prima, e desidero informarvi che questa storia avrà termine entro la prossima settimana o, al massimo, quella dopo. Per quanto riguarda il capitolo, termina con un cliffhanger: Peeta è vivo oppure no? Ringrazio calorosamente _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, Rose Horan, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates e bulmettina. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 56
*** Chapter 56 ***


- Peeta! Peeta! Peeta! - grido, incurante del fatto che i miei avversari mi possano sentire. Voglio solo rivedere la sua zazzera biondo cenere ed i suoi occhi azzurro cielo, ed udire la sua voce che mi sussurra che va tutto bene, che non è successo niente, che lui sarà sempre al mio fianco e non mi abbandonerà mai.
Lacrime di dolore e disperazione mi scorrono lungo le guance, e non mi preoccupo nemmeno di fermarle. Gli spettatori mi potranno pure considerare debole e rifiutarsi di sponsorizzarmi per quel che resta degli Hunger Games, ma non mi importa: se Peeta se ne è andato, allora sono pronta a raggiungerlo.
Prim e la mamma soffrirebbero immensamente per la mia dipartita, ma io non riuscirei a vivere senza di lui. Mi ha sempre sostenuto sin da quando eravamo bambini: la mia vita non sarebbe degna di essere vissuta se non ci fosse la sua presenza al mio fianco.
- Peeta! - urlo ancora con quanto fiato ho in corpo, prima di scontrarmi contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
Lo fisso con la vista annebbiata, ma credo che sia Cato.
Crollo a terra. - Uccidimi, forza! - singhiozzo, oramai certa che Peeta se ne sia andato per sempre, e magari proprio per mano sua. L'istinto mi suggerisce di rialzarmi e vendicarlo, ma non ne ho la forza.
All'improvviso, due braccia forti e robuste mi tirano su. - Katniss, che stai dicendo? Perché dovrei ucciderti?
La sua voce… - Peeta - mormoro, non osando credere che sia ancora qui con me, sano e salvo.
Le mie lacrime vengono spazzate via dalla sua mano, e finalmente riesco a fissarlo in volto: è proprio lui, il mio amato Ragazzo del Pane.
Lo abbraccio di slancio, affondando il mio viso nell'incavo del suo collo. - Sei vivo, sei vivo, sei vivo… - continuo a ripetere come un mantra, azzardandomi a fare un piccolo sorriso che le telecamere non possono riprendere, poiché il mio volto è completamente coperto alla loro vista.
- Sì, Katniss, sono vivo, sono qui. Ti prego, non piangere - sussurra al mio orecchio, accarezzandomi delicatamente i capelli.
Mi stacco da lui, cercando di calmarmi e di riacquistare il mio solito contegno. - Pensavo… che Cato o Thresh… ti avesse ucciso - riesco a dire, ancora con una nota isterica nella voce.
- No, tranquilla, non mi è successo niente. Piuttosto, pensavo che il cannone avesse sparato per segnalare la tua morte. Non sai come mi sono sentito. Grazie al cielo stai bene. - Detto ciò, mi stringe di nuovo a sé, con più vigore di prima.
Dopo qualche altro istante, ci separiamo. - Mi chiedo a chi sia toccato stavolta - dico, più a me stessa che a lui.
Ricevo una risposta dopo una breve camminata. Finch, o Faccia di Volpe, è stesa al suolo, con gli occhi vitrei e delle bacche in mano.
Mi chino per osservarle, e mi rendo conto che si tratta dei morsi della notte che una volta mio padre mi ha mostrato mentre eravamo a caccia. Sono velenosissime.
Nella mia mente, comincia a formarsi un piano che spiego a Peeta: dato che questi frutti uccidono quasi istantaneamente, sarà sufficiente fare in modo che uno dei nostri avversari, preferibilmente Cato, visto che è lui il vero pericolo, le ingerisca.
Continuiamo il nostro percorso in direzione della Cornucopia ma, all'improvviso, il cielo si oscura, sebbene sia più o meno mezzogiorno.
Scambio uno sguardo col mio compagno quando, improvvisamente, un urlo raccapricciante si diffonde per tutta la foresta, seguito da un altro colpo di cannone.
Alzo il viso al cielo solo per scorgervi il volto di Thresh. Adesso siamo solo in tre.
Io, Peeta e Cato.
Il mio alleato sembra intuire i miei pensieri, poiché mi affianca e dice: - Siamo in due, e lui è uno solo. Non importa quanto sia forte, potremmo comunque farcela a batterlo ed a tornare a casa dalle nostre famiglie.
Sentire queste frasi mi rincuora non poco, così gli rivolgo uno dei rari sorrisi e gli stringo la mano per fargli capire che sono pronta ad affrontare qualsiasi cosa se lui è accanto a me.
Peeta ricambia e decidiamo di ripartire. Questi sono gli ultimi minuti di Cato: non lascerò che distrugga tutto ora che siamo così vicini alla vittoria.
- Aaah!
Mi volto di scatto, e noto Peeta a terra. Sopra di lui, c'è uno strano essere che credo di poter definire come lupo pronto ad azzannarlo alla gola.
Immediatamente, incocco una freccia al mio arco e la scocco verso la schiena dell'ibrido, colpendolo. Dopodiché, afferro Peeta e comincio a correre.
Siamo inseguiti da un intero branco di quegli esseri immondi creati dagli Strateghi con l'unico scopo di ucciderci.
Finalmente, raggiungiamo il grande corno dorato e ci arrampichiamo, pronti a tutto pur di sopravvivere.

 

Salve a tutti! Dopo il capitolo cinquantacinque pubblicato due giorni fa, ecco a voi il cinquantasei. Volevo informarvi che oramai ho deciso di dedicarmi unicamente a Fandoms_Are_Life. Qui sarò attiva solo per recensire. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Thresh, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, Rose Horan, Mati_HG, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates e bulmettina. Mio Dio, non riesco a crederci: siete ben quarantanove! Grazie! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 57
*** Chapter 57 ***


Il branco di ibridi si estende a perdita d'occhio tutt'intorno alla Cornucopia. Ad intervalli di tempo regolari, qualche lupo cerca di saltare sul grande corno dorato e prova ad arrampicarsi su di esso, fallendo miseramente a causa del fatto che non riescono a rimanervi aggrappati e perché sto praticamente svuotando la faretra contro di loro.
Ad un certo punto, però, qualcuno mi afferra per la treccia e mi sbatte violentemente contro il grande corno d'oro. Per i primi istanti dopo l'aggressione sono confusa, ma quando scorgo due teste bionde fronteggiarsi a pochi passi di distanza da me capisco tutto.
Cato deve essersi rifugiato sopra la Cornucopia prima del nostro arrivo, poiché sarebbe stato impossibile per noi non notarlo se si fosse fatto strada in mezzo al branco di ibridi. La sua spada cozza contro il metallo del grande corno dorato mentre cerca di colpire Peeta, che fortunatamente riesce a schivare tutti i suoi colpi. Gli attacchi ripetuti del Favorito del Distretto 2, però, gli impediscono di tirare fuori il suo coltello, perciò decido che è giunto il momento di intervenire.
Mi aggrappo alla schiena dell'ex alleato del mio compagno di sventura e lo strattono, facendolo cadere sopra il grande corno d'oro. Gli piombo subito addosso, gridando a Peeta di lanciarmi il suo coltello, ma Cato ribalta le nostre posizioni e cerca di strangolarmi.
All'improvviso, due braccia forti e robuste lo staccano da me, permettendomi di tornare a respirare. Porto nuovamente tutta la mia attenzione in direzione dei combattenti che stanno lottando poco distanti da me.
Incocco una freccia al mio arco ma, proprio quando sto per prendere la mira, Cato stringe Peeta in una morsa ferrea sul collo.
Fisso il Favorito negli occhi con odio, e non posso fare altro che stupirmi quando scorgo che il suo viso coperto di sangue è solcato dalle lacrime, mentre sorride amaramente al mio indirizzo.
- Forza, tira, così moriamo entrambi e tu vinci. - Lo guardo senza sapere cosa dire o fare, così lui prosegue: - Forza, io sono morto comunque... Lo sono sempre stato, giusto? Eppure me ne sono accorto solo ora… - Alza il viso al cielo ed urla: - È questo che vogliono, eh?
È la mia unica occasione per colpirlo senza uccidere Peeta. Purtroppo, Cato si accorge dei miei movimenti ed aumenta la stretta su Peeta, che rischia di soffocare da un momento all'altro.
- Posso ancora farlo - mormora. - Posso ancora farlo. Uccidere ancora una volta. È l'unico modo che conosco per portare onore e gloria al mio distretto. Non che importi.
E mentre gli sfugge dalle labbra una risata carica di rassegnazione, Peeta mi fa segno di colpire la sua mano.
Ho indugiato fin troppo: scocco la mia freccia e colpisco il nostro nemico proprio nel punto indicatomi dal mio innamorato. Cato urla di dolore, lasciando andare Peeta che lo spinge giù dalla Cornucopia.
Gli ibridi lo circondano subito, strappandogli urla e gemiti di dolore.
Ci accostiamo entrambi al bordo del grande corno dorato, e lo stomaco mi si rivolta quando vedo come quegli orrendi mostri stanno straziando la carne di quello che, fino a poco fa, era il mio peggior nemico.
- Ti prego! - sento gridare dal basso, e capisco che Cato mi sta implorando di porre fine a tutte le sue sofferenze.
Incocco un'altra freccia al mio arco e la scocco nella sua direzione, colpendolo alla tempia. Trascorrono cinque secondi, ed il cannone spara.
I lupi si allontanano dal grande corno d'oro: probabilmente gli Strateghi li avranno richiamati per permetterci di scendere.
Solo quando poggiamo entrambi i piedi a terra, mi rendo conto che ce l'abbiamo fatta: siamo i vincitori!
Mi volto verso Peeta mentre un sorriso comincia a farsi strada sulle mie labbra, ma un annuncio di Claudius Templesmith mi fa gelare sul posto: - Un saluto ai concorrenti finali dei settantaquattresimi Hunger Games. La modifica precedente è stata revocata. Un esame più accurato del regolamento ha rivelato che ci può essere soltanto un vincitore. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore.
Io e Peeta ci fissiamo negli occhi, in preda alla disperazione. Non posso vivere senza di lui…
All'improvviso, mi ricordo dei morsi della notte. Li tiro fuori e ne do una manciata a Peeta, che capisce immediatamente ciò che voglio fare.
- Al tre? - domando.
- Al tre - mi risponde.
- Uno. - Penso a Prim ed alla mamma, e chiedo silenziosamente il loro perdono.
- Due. - Peeta mi scosta una ciocca di capelli dal viso.
- Tre. - Inghiottiamo le bacche velenose.
La voce concitata di Claudius Templesmith rimbomba nuovamente per tutta l'arena. - Fermi! Fermi! Signore e signori, sono lieto di presentarvi i vincitori dei Settantaquattresimi Hunger Games, Katniss Everdeen e Peeta Mellark! Ecco a voi… i tributi del Distretto 12!
 

Angolo dell'autrice: Salve, gente! Ecco a voi il capitolo cinquantasette! Non ne sono particolarmente soddisfatta, se devo essere sincera. Desidero informarvi che, se riprenderò a scrivere su questo profilo, la prossima storia sarà su Peeta e si intitolerà “You'll Always Be My Hero”. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Thresh, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, Rose Horan, Mati_HG, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates e bulmettina. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 58
*** Chapter 58 ***


Per un attimo, non riesco a credere a quello che le mie orecchie hanno appena udito. Mi convinco che sia un sogno: insomma, non può essere vero! Quando, però, il mio sguardo si posa sul viso di Peeta e scorgo quel sorriso solare che mi ha fatto innamorare di lui, capisco che tutto questo è reale. Abbiamo appena vinto gli Hunger Games… insieme!
Le bacche mi cadono di mano mentre gli getto le braccia al collo e lo stringo a me, non riuscendo a dire nulla per la troppa emozione. Forse è meglio così: in fondo, non sono mai stata brava con le parole, al contrario del ragazzo biondo che mi sta stringendo a sé proprio in questo momento.
Rimaniamo in questa posizione per un lasso di tempo che non riesco a definire. Fatto sta che veniamo interrotti dall'arrivo di due hovercraft: uno preleva il corpo di Cato, mentre l'altro tira giù una scaletta per far salire me e Peeta a bordo e portarci a Capitol City, dove saremo accolti da una folla festante.
Il pensiero di rivedere nuovamente quegli esseri che si divertono a vedere dei bambini morire in un'arena da ben settantaquattro anni mi attorciglia lo stomaco, ma le dita del Ragazzo del Pane intrecciate alle mie mi ricordano che non sono sola, né lo sarò mai, e che lui affronterà tutto questo con me, proprio come abbiamo sempre fatto.
Saliamo sull'hovercraft, dove veniamo immediatamente circondati da medici capitolini che ci fanno mille domande riguardanti la nostra salute. Io non rispondo: lascio che sia Peeta a parlare per entrambi. Sono troppo concentrata a fissarlo ed a pensare alle persone che mi aspettano a casa per badare a questi sconosciuti che mi stanno rivolgendo la parola.
Prim, la mamma, Gale! Persino il ricordo di Ranuncolo, quel vecchio gatto con cui non sono mai andata d'accordo, mi scalda il cuore, facendomi veramente capire che è tutto finito: sono uscita dall'arena, e nessuno tenterà mai più di farmi del male. Io e Peeta potremo finalmente fare ritorno al Distretto 12 con la consapevolezza di amarci l'un l'altro, e saremo ricchi! Finalmente non mancherà più nulla né alla mia né alla sua famiglia.
Eppure, uno strano senso di inquietudine mi impedisce di gioire appieno di quel che è accaduto. È come se in questo preciso istante qualcuno mi stesse osservando e stesse meditando il modo per farmela pagare a causa di qualcosa che ho fatto.
Scaccio via questi pensieri e seguo l'équipe medica, poiché i dottori insistono per farci un controllo.
Dopo qualche decina di minuti, atterriamo sani e salvi sul tetto del Centro di Addestramento.
Volgo il mio sguardo a sinistra per incontrare gli occhi di Peeta, che brillano di una luce viva che mi fa battere il cuore: riconosco la speranza nelle sue iridi, poiché sono certa che anche le mie riflettono questo sentimento.
Non appena mettiamo piede fuori dall'hovercraft, ci ritroviamo entrambi tra le braccia di qualcuno che, inizialmente, non riconosciamo. Solo quando i due che ci sono venuti incontro si decidono a separarsi da noi, mi rendo conto che si tratta di Haymitch ed Effie.
Il nostro mentore ci fissa come se fosse fiero di noi, cosa che credo proprio che sia, ma nonostante ciò riesco a scorgere il leggero velo di preoccupazione che offusca la sua felicità.
L'accompagnatrice del Distretto 12 sta piangendo a dirotto, blaterando frasi sconnesse riguardanti il fatto che è orgogliosa di noi e che finalmente la sua condizione migliorerà.
Smetto di ascoltarla quando vedo Cinna, Portia ed i nostri staff di preparatori che si avviano verso il luogo in cui ci troviamo ora per darci a loro volta il benvenuto.
In men che non si dica, mi ritrovo avvolta dalle braccia del mio stilista, che si congratula con me e mi informa che sia io sia Peeta dovremo ancora assistere alla proiezione dei Giochi in studio con Caesar Flickerman ed essere intervistati proprio da quest'ultimo.
Immediatamente, parte della mia contentezza scompare. Non riesco a sopportare il fatto che dovrò osservare ancora una volta i miei compagni di sventura morire sotto i miei occhi. Sento un groppo in gola, che scompare non appena Peeta mi avvolge nuovamente con le sue braccia, inebriandomi col profumo di pane che oramai ho imparato ad associare solo e soltanto a lui. Se questo ragazzo è al mio fianco, allora non c'è nulla che io non possa affrontare.
Mi sento una stupida per aver diffidato così a lungo dell'amore quando in realtà è l'unica cosa che mi sta permettendo di andare avanti dopo l'esperienza che ho appena vissuto.
Io e Peeta ci lasciamo condurre docilmente dalla nostra équipe nelle stanze del Centro di Bellezza per prepararci allo show di stasera.
Mi mordo il labbro inferiore, e spero solo di poter rivedere la mia famiglia il prima possibile.

 

Salve a tutti! Questo è il capitolo cinquantotto, il penultimo. Sinceramente, credo che avrei potuto fare di meglio. Ad ogni modo, vi consiglio di ascoltare la canzone “Say Something” degli A Great Big World ft. Christina Aguilera. Ringrazio _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Thresh, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, Rose Horan, Mati_HG, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, MelanyC, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates e bulmettina. Buon inizio scuola a tutti! Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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Capitolo 59
*** Chapter 59 ***


- No! No! Nooooooo!
Le mie urla riempiono la stanza in cui mi trovo. Ansimo in cerca d'aria mentre mi guardo intorno per cercare di riconoscere il luogo che mi circonda. Impiego qualche secondo prima di capire che mi trovo nel mio scompartimento, sul treno diretto al Distretto 12, la mia casa.
Tuttavia, nemmeno questo pensiero riesce a calmarmi. L'unica persona in grado di tranquillizzarmi, fortunatamente, è appena entrata, e scendo immediatamente giù dal letto per rifugiarmi fra le sue braccia forti e solide.
- Ehi, Katniss, shhh! Va tutto bene, è tutto a posto - mormora Peeta al mio orecchio, facendo scorrere il palmo della sua mano sulla mia schiena, mentre con l'altra mi accarezza i capelli.
Singhiozzo disperatamente, scuotendo la testa ed affondando ancora di più il capo nell'incavo del suo collo.
Nulla è come dovrebbe essere. Quando io ed il ragazzo che mi sta stringendo in questo preciso istante abbiamo vinto gli Hunger Games, pensavo che tutto sarebbe andato per il meglio da quel momento in poi. Le nostre famiglie sarebbero state ricche, e noi saremmo tornati al nostro distretto per vivere insieme tutti i restanti anni delle nostre vite. Invece Haymitch, poco prima delle interviste finali, ci ha avvertiti, dicendoci della rabbia delle alte sfere di Capitol City, capeggiate da Snow, che sono furenti con noi. Inizialmente, sia io sia Peeta eravamo confusi e scioccati: insomma, loro avevano ottenuto il dannato spettacolo che tanto anelavano e noi, finalmente, eravamo fuori pericolo! Cosa poteva averli irritati?
Il nostro mentore ce l'ha spiegato subito: il gesto finale che abbiamo compiuto nell'arena è stato visto come una sfida alla capitale, ed il fatto che siamo entrambi ancora vivi dopo ciò preoccupa il presidente di Panem, perché potremmo fungere da istigatori della rivolta.
Non appena Haymitch ha pronunciato quella parola, il mio cuore si è fermato. Non pensavo che il malcontento dei distretti avesse dato luogo a piccole ribellioni, forse perché al 12 non è mai successo niente di simile, ma a quanto pare è proprio così.
Mentre Caesar ci intervistava, siamo stati molto cauti nel rispondere: non ci siamo mai sbilanciati troppo per quanto riguarda la faccenda dei morsi della notte, ed abbiamo fatto tutto il possibile per mostrare all'intera nazione che quel che è accaduto alla fine dei giochi della fame è avvenuto solo perché nessuno dei due poteva sopportare di vivere senza l'altro al suo fianco.
Pronunciando quelle parole, però, mi sono resa conto che la prospettiva di una rivoluzione è allettante. Il governo di Snow e dei suoi predecessori ha sempre privilegiato gli abitanti di Capitol City e denigrato quelli dei distretti: è più che comprensibile che questi ultimi desiderino la libertà più di qualunque altra cosa e che siano capaci di fare di tutto pur di ottenerla.
Da quella notte, il mio cervello è affollato da mille dubbi che non ho mai confidato a nessuno, nemmeno a Peeta. Ora, però, credo proprio che sia giunto il momento di parlarne almeno con lui.
Mi asciugo frettolosamente le lacrime e gli dico: - C'è una cosa importante di cui vorrei discutere con te.
Lui mi fissa allarmato. - Mi devo preoccupare?
Non rispondo. Semplicemente, mi siedo sul letto e lo invito ad accomodarsi accanto a me.
I suoi occhi azzurri scandagliano il mio volto con particolare attenzione, aspettandosi che io mi decida a cominciare il discorso.
Non sono brava con le parole ma, in qualche modo, riesco a mettere insieme delle frasi capaci di trasmettergli tutta la mia preoccupazione a riguardo: - Ti ricordi quel che ci ha detto Haymitch? La voglia di ribellarsi dei distretti, la difficoltà di Capitol City a mantenere l'ordine… Be', ecco, stavo pensando che quest'idea della rivolta… è giusta, in fondo. Snow ci ha sempre bistrattati, togliendoci la libertà di parola e di pensiero. Viviamo in uno Stato molto ingiusto ed autocratico. È il momento di instaurare nuovamente la democrazia, a mio parere. Se quello che dice il nostro mentore è vero, che noi due potremmo essere le scintille della ribellione, allora io… io voglio provarci. Tu sei con me?
Ho mantenuto un tono di voce basso per tutta la durata del discorso, visto che potrebbero esserci telecamere nascoste in questo scompartimento. Adesso, punto le mie iridi in quelle di Peeta, implorandolo di aiutarmi anche in questo frangente così difficile e pericoloso.
Per molto tempo, nella stanza regna il silenzio. Alla fine, però, il mio coetaneo si decide a parlare: - Io sarà sempre al tuo fianco, Katniss, qualsiasi cosa tu voglia fare. Sono pronto a combattere contro tutta Panem, se necessario. Ti sosterrò sempre. Ti amo.
Un sorriso si apre sul mio volto. Gli butto le braccia al collo, inspirando il suo profumo di cannella ed aneto. - Ti amo anch'io - mormoro, pensando al futuro che ci attende.

 

Angolo dell'autrice: Salve! Questo è il capitolo cinquantanove, l'ultimo. Non riesco a credere che questa storia sia finita. Ringrazio dal profondo del mio cuore _candyeater03, pandafiore, Queen Elizabeth, Ball00n, katniss03, the dreamergirl, feffyna22, 5_shells_, Farkas, dandelion10, Mockingjay00Forever, bianca_district2, edvige_everdeen, Libri_StoriaDiUnaVita, Thresh, Eilie, Bata00, lindara, luna08, Dany76, aliisy, magdala, dimenticalitutti, Rose Horan, Mati_HG, bella93, kamura86, _SunMoon_, AnnabethStilinski, MelanyC, AnnaB93, missgenius, miki_nala, joshiferNali, Piplup, AllePanda, Amelia17578, Aphrodite_x, MelodyCassandrapotter, Liceo_3, Sherlockstardust, lady marion, Abyss_Walker94, elsola, laragosta, littlestar5115, Pennottola, Bolty, hilly_spopolates, bulmettina e Vale Lovegood. Un grazie speciale va alle nove splendide persone che mi hanno inserito fra i loro autori preferiti. Baci, JackiLoveCatoniss4ever.

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