Stay with me

di Chiaba
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



Pov Barbara

Mi chiamo Barbara e ho 21 anni. Segno zodiacale? Leone.
Sono nata a Bari, ma per seguire la mia famiglia, mia madre precisamente, tre anni fa mi sono trasferita in una cittadella qualche chilometro distante da Roma terminando il liceo linguistico in zona.
Destinata a vivere qui, per me è stato molto difficile rifarmi una nuova vita lasciando alle mie spalle le due mie migliori amiche e il ragazzo di cui ero innamorata senza mai però dichiararmi.
È bruttissimo lasciare le proprie radici, ciò che abbiamo costruito, all'improvviso. Senza preavviso. Ma purtroppo sono stata costretta.
Sarebbe stato difficile anche restare da sola a Bari senza mia madre e mio fratello.
Ma comunque i miei hobbies sono rimasti sempre gli stessi. Quello di fare shopping, per esempio.
Quando entro in un negozio devo per forza uscirne con una busta tra le mani. Ad ogni acquisto resto sempre soddisfatta, mi sento libera e spensierata.
Un altro mio hobby è di fare volontariato in un canile, gattile o quel che sia (l'importante è che abbia a che fare con gli animali).
Durante le vacanze estive infatti, faccio volontariato. Amo gli animali in generale e non nego il fatto che mi è capitato varie volte di trovarmi nei guai per salvarne uno, ma sono una di quelle che darebbe la vita per loro.
Odio le persone che li maltrattano. Parlo anche degli insetti (lascio intendere che non farei male nemmeno ad una mosca, nel vero senso della parola).
Nel tempo libero mi piace uscire. Odio stare chiusa in casa, ma quando sono costretta so già cosa fare.
Ad esempio cucinare, riparare qualcosa, mettere in ordine (amo l'ordine), ampliare le mie conoscenze sulla tecnologia oppure ascoltare un po' di musica.
Caratterialmente? Bhe, sono una di quelle che evidentemente trasmette fiducia alle persone, tant'è che il 90% degli amici che ho, si sfoga con me raccontandomi i propri problemi.
Ciò mi fa molto piacere e so di saper custodire per bene un segreto.
Inoltre, cerco sempre di sdramatizzare le situazioni, sono molto paziente e indulgente, odio i litigi, non mi arrabbio mai e affronto tutto con ottimismo e un sorriso.
Quindi è raro vedermi giù di morale, ma quando lo sono divento una di quelle depresse croniche che piangono ore e ore a rimpiangere ogni minima foglia che cade, che si convince di essere inutile, dove tutto accade per colpa propria. Anche quando mi arrabbio.
Ecco, posso dire di essere una persona che accumula e accumula, poi arriva il momento che esplode e non si controlla più cominciando a dire o a fare tutto ciò che le passa per la mente.
Ho cercato più volte di controllarmi, ma tutte le volte ho avuto scarsi risultati. Sono fatta così.
Ma adesso passiamo alla mia lista dei sogni. Parecchi li ho da quando ero piccola. Sapete? Da quando nascono i primi gusti, i primi desideri.
No, non parlo di quelli dove si desidera avere una barbie o la sua casa, un cavalluccio bianco plastificato o un orsetto, ma di qualcosa di più grande.
Certamente avrò avuto anche quei desideri, ma posso dire di aver iniziato così. Ve ne elenco alcuni.
Uno di questi per esempio, è quello di comprarmi una villa grandissima con animali randagi, giusto per dargli un tetto e tanto amore.
Poi ci sono altri sogni. Tipo quello di suonare il pianoforte e di fare la ballerina, ma poiché ormai credo di essere un po' grandicella per diventarlo (non avendo mai frequentato nemmeno una lezione poiché i miei non volevano), mi sono rassegnata ed ecco qui che è nato un altro sogno quasi sostitutivo: fare l'attrice.
Ma anche questo mi è stato negato. Perché? Perché "Sai quante persone più brave di te esistono? Non ti prenderebbero mai."
E dopo quella frase, dopo quella pugnalata, mi sono scoraggiata ancora di più.
A 15 anni però, guardando dei programmi sui parti, pian piano mi è nata una nuova passione. Così ho cominciato a guardare dei video su Youtube, a leggere dei libri e il mio sogno è cambiato un'altra volta: fare l'ostetrica.
Mi piace il legame improvviso che si crea tra la madre e questa perfetta estranea. Che in un'attimo può diventare il tuo unico punto fermo, che t'incoraggia, ti dà forza, che ti aiuta a diventare mamma.
Bhe sì, è inutile negarlo. Sono contenta che sia andata a finire così, che questo sia diventato il mio nuovo sogno. Forse diventare ballerina o attrice sarebbe stato meglio, però non importa. Io mi trovo bene così.
Sono dell'idea che qualsiasi cosa accada (bella o brutta), sia scritta nel nostro destino prima ancora della nostra nascita.
Inoltre qui a Roma ho incontrato un ragazzo, Michele. È qualche anno più grande di me. Sto con lui da 18 mesi. È un ragazzo molto dolce, premuroso e giocherellone. Il mio ragazzo ideale.
Molto presto vi racconterò come ha avuto inizio la nostra splendida storia d'amore...

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***



Pov Chiara

Ciao a tutti. Sono Chiara, ho 21 anni e vivo a Bari... ancora per poco però.
Sto per prendere il treno per andare a Roma, dove spero che la mia vita cambi.
Mi sono diplomata al liceo linguistico circa due anni fa e il mio più grande sogno sarebbe quello di andare a New York.
Per il momento però mi accontento più che volentieri di Roma.
Sono una ragazza a cui piace sognare (è il mio passatempo preferito!).
Sogno da sempre di trovare il principe azzurro, l'anima gemella, l'uomo perfetto... o almeno perfetto per me!
Tanto per intenderci: sono l'eterna innamorata, la pessimista di turno e penso di essere strettamente imparentata con Bridget Jones...
Avete presente un'inguaribile romantica con un libro di Nicholas Sparks in mano? 
Ecco. Quella sono io.
Mi piace cucinare di tutto! Ma vi lascio immaginare cosa sono capace di fare in cucina con la mia imbranataggine!
Ho un'altra grande passione però! Forse la più grande. Quella che mi accompagna da quando avevo 12 anni circa: il make-up.
Beh... magari mi riescono di più le ricette di maschere e scrub naturali piuttosto che una torta o dei cupcakes!
Qualcos'altro per cui vado pazza? I bambini. Adoro vederli ridere e farli ridere! Quasi sempre resto incantata a guardarli.
Penso che la miglior terapia per me contro il mal d'amore o la tristezza sia lo shopping! 
Mi basta entrare in un negozio e perdermi tra gli scaffali e abbandonare tutti i pensieri (almeno per qualche ora!).
Appunto per questo penso che Roma non possa farmi altro che bene!
Ho intenzione di restare lì per molto tempo, lavorare e soprattutto dimenticare!
Dimenticare i 3 anni passati con il ragazzo che credevo sarebbe stato l'amore della mia vita: Fabio.
L'ho conosciuto in terzo superiore, è stato con lui che ho avuto la mia prima storia seria, era di lui che credevo di essere davvero innamorata.
Ogni volta che lo vedevo sentivo le farfalle nello stomaco, era il mio porto sicuro, quando lo vedevo improvvisamente ero felice.
E non avrei mai pensato che la causa della mia felicità a quei tempi sarebbe diventata poi il motivo delle mie lacrime e della mia tristezza.
Sono stata un anno a piangermi addosso, non avevo voglia di uscire, né di mangiare.
Un giorno poi ricevetti la notizia di essere stata presa per lavorare part-time all'Hard Rock a Roma e fu grazie a questo che presi la decisione di andare via almeno per un po' dalla mia città.
Volevo solo evadere da tutti quei luoghi in cui ho vissuto le mie emozioni con Fabio, non piangere ogni volta che affiorava un ricordo di noi due insieme.
Perciò ho colto l'attimo e ho accettato l'offerta.
Città nuova, vita nuova!
Oltre ad essere imbranata e sfortunata, se qualcosa mi dà sui nervi posso diventare anche isterica, ma giusto un po' eh!
Apparentemente sono una ragazza timida, riservata, taciturna...
Ma vi posso assicurare che taciturna non lo sono proprio!
Anzi! A volte (molte volte) divento logorroica e non smetto più di parlare!
Però vi assicuro che una cosa la so fare: amare con tutta me stessa.
Quando m'innamoro mi ritrovo a fantasticare sul matrimonio, i figli, la famiglia, il Natale tutti insieme...
E ovviamente mi ritrovo mesi dopo senza fede al dito, senza bimbi da coccolare e a passare il Natale da sola con tanto di cuore spezzato...
Che ci possiamo fare... c'est la vie!
Chissà cosa mi aspetta a Roma...

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***



Pov Barbara

E come mi ero promessa, ho seguito il mio sogno, così adesso mi trovo rimboccata di maniche a studiare nella facoltà di ostetricia sempre qui, a Roma.
Per comodità ho preferito affittare una casa vicino all'università con la quale, qualche mese più tardi, ho deciso di convivere con il mio ragazzo.
Nel frattempo mamma mi manda dei soldi per pagare la mia metà dell'affitto e per arrivare a fine mese.
Michele a volte si lamenta che non abbiamo mai un po' di tempo libero da dedicarci tra corsi universitari e tirocinio.
Ah! Non vi ho ancora detto come l'ho conosciuto? Adesso vi racconto la nostra storia.

Accadde tutto uno dei primi giorni di tirocinio di ostetricia quando, il mio professore ginecologo, un giorno portò con sé suo figlio, Michele, aspirante dottore, ma non in ginecologia, bensì in neurologia.
Non so cosa c'entri e per quale motivo sia venuto (non gliel'ho mai chiesto), però proprio quel giorno è stato l'inizio della nostra storia.
Come si suol dire, il nostro è stato "amore a prima vista".
Da quel giorno in poi, Michele ha partecipato ad ogni lezione del padre pur non entrando nei suoi interessi, infatti mi ero convinta che anche lui facesse parte della mia stessa facoltà.
Ma un ragazzo che fa ostetricia? Era l'unico lì, strano.
Così pensai che fosse un dottore, ma era troppo giovane. Poteva avere massimo 25 anni.
Comunque sia, ci scambiammo sguardi e sorrisi in continuazione.
Poi un giorno, ecco che si avvicinava. Ricordo perfettamente quel momento.
Mi batteva il cuore a mille. Più di un martello pneumatico. Se avessero controllato il mio battito, la macchinetta sarebbe andata quasi sicuramente in tilt.
Mi ripetevo a mente "Viene verso di me, o forse no? Forse c'è qualcun altro alle mie spalle.".
Mi voltai. Nessuno, a parte un muro bianco.
Sentivo le pulsazioni anche sulle dita. Credo, anzi, sono sicura di essere diventata rossa. Rosso semaforo.
Veniva verso di me. In quel momento ero veramente sicura. Mi alzai dal mio posto.
Avete presente quando dovete tenere un esame orale? L'esame di maturità? L'ansia che si presenta nel momento in cui state per entrare nella stanza?
Quel momento in cui vi fate coraggio promettendovi che tutto andrà bene e, per consolarvi al meglio, cominciate a fantasticare sul dopo.
Trovi la tua anima gemella, poi un lavoro, guadagni dei soldi, compri una casa e fai dei figli.
Iniziate a fantasticare all'infinito senza che nessuno v'interrompa o vi scoraggi. Professori e genitori compresi.
Ma perché no? Fantasticate anche su ciò che accadrà dal momento in cui metterete il piede fuori da quella scuola.
Quando vorreste gridare per tutta la città che siete finalmente liberi e vorreste lanciare tutto all'aria. I libri soprattutto.
Bhe, di certo non volevo lanciare nulla appresso a Michele, ma era quella la sensazione in quel momento. Una bomba atomica che stava per esplodere.
Sentirmi libera di fantasticare dopo avergli parlato "Nascerà qualcosa tra noi due? Come sarà? Saremo una di quelle coppie che festeggia in tv i loro 80 anni di matrimonio lasciando tutti a bocca aperta? E i nostri figli? Come saranno? Come si chiameranno?"
Ed eccolo. Era davanti a me. Mi fissava. Pensavo "Forse ho qualcosa fuori posto? Cosa starà pensando?"
Era impacciato. Lo si notava subito. Forse anche lui aveva il cuore a mille? Aveva le sembianze di un soldato teso ma pronto ad andare in guerra. Mi sorrideva imbarazzato e con lo sguardo basso.
E poi? Poi portò la sua mano sulla mie labbra. Pensai subito "Ma come! Vuole già baciarmi? Non so nemmeno come si chiama!"
E invece no. Con un dito lasciò scendere una ciocca che era incollata sulle mie labbra. Non me n'ero per niente accorta.
Successivamente, aprì piano piano la bocca, come se avesse paura di parlare, di sbagliare.
La tipica interrogazione di quando non si è sicuri della risposta, ma poi ti rassegni e pensi "Ma si dai, come va, va". Ed ecco che mi parla.
Credo che mi abbia chiesto se andasse tutto ok e penso proprio di non avergli risposto, infatti me lo richiese e, dopo essermi ripresa dall'incanto, gli risposi vagamente con un si.
Poi lui sorridendo mi disse «La lezione è finita da un bel po'. Sei qui impalata da almeno cinque minuti.».
In effetti ero lì da parecchio tempo a fissarlo, così gli risposi facendo la parte dell'imbranata e dandogli del lei «Si mi scusi, ha ragione. Dobbiamo liberare la stanza noi alunne.».
Corsi verso l'uscita della stanza con lo sguardo basso, ma una sua frase mi interruppe prima che mettessi il piede fuori di lì «Non ci siamo nemmeno presentati.».
Mi voltai subito senza ripensarci due volte e sporsi la mano presentandomi. Le avevamo entrambi bollenti e un po' umide. Si scusò, era teso. Gli risposi che anch'io lo ero.
«Io per l'esame che ho oggi. Studio neurologia. Te? Perché sei tesa?» mi chiese.
Credevo per il fatto che stesse parlando con me, ma non era così. "Ci risiamo, un'altra figuraccia".
Pensai subito di poter rimediare "Dopotutto nessun essere umano è in grado di leggere nei pensieri di un'altra persona, o meglio, se due persone si conoscono da tempo, può anche nascere una telepatia, ma non si può mai avere la certezza di aver indovinato veramente.".
Lui era ancora un estraneo, non poteva mai e poi mai indovinare ciò che stessi pensando.
Così gli risposi con gran sicurezza «Anch'io. Cioè, anch'io sono tesa perché ho un esame di ostetricia.».
Si mise a ridere 'sotto i baffi', poi continuò a rispondermi con ancora un filo di sorriso «Ma impossibile, mio padre oggi non ha alcun esame.».
Si fermò per un attimo su "mio padre" per prendere fiato e forse anche coraggio, non so il perché.
Poi continuò «Lui è il tuo professore.».
Era tutto chiaro, gli avevo dato una risposta errata. Gli avevo già mentito. Un voto in meno.
Ci mancava questa. Adesso per lui ero un'imbranata, sfacciata e bugiarda.
Dopo essere tornata di nuovo rosso semaforo, mi sorrise ancora e continuò «Dai, ad essere sincero sono teso perché sto parlando con una ragazza.». Parlava di me.
«Secondo me anche te sei tesa per questo, o mi sto sbagliando?» continuò.
Improvvisamente scossi la testa per dargli conferma. Non smettevo più di sorridere e arrossire.
Ed ecco che quel bellissimo momento fu interrotto, ma resta comunque il migliore della mia vita. Era il mio professore che lo stava chiamando, nonché suo padre.
Smise di sorridere e io con lui. «Scusa ma devo andare.». Sembrava preoccupato, come se avesse timore di lui.
Uscito dalla porta, spuntò il padre dal corridoio destro che lo afferrò dal braccio mentre mi lanciava uno sguardo fulminante.
Poi senza il minimo pudore di abbassare il tono della voce, il padre gli pose subito una domanda come se fosse schifato e deluso. Mi è rimasta ancora impressa.
«Che ci facevi con una mia alunna?»
Successivamente Michele molto freddamente gli rispose, come se sapesse già cosa dirgli «Nulla, mi ha chiesto un'informazione sul programma. Non te la prendere.», poi gli voltò le spalle e se ne andò avanti per non ricevere risposta.
I giorni passavano e il ragazzo che mi aveva parlato, era sparito nel nulla. Quel posto all'angolo era vuoto.
Mi dicevo "Ci risiamo, un'altra illusione. Ma chi lo sa, si è assentato da qualche giorno, forse ha l'influenza o è partito. Ma non importa, se dovesse andare male chissà quanti altri ragazzi incontrerò. Anche se mi ero già affezionata. Ma si va avanti, no? Ho una vita intera che mi spetta."
Dodici giorni dopo, ecco che si ripresentò in aula. Mi mandò meno occhiate, quasi per niente. Quelle pochissime volte però facevo finta di nulla, abbassavo lo sguardo evitando il suo.
Avevo capito che il padre non voleva che parlasse o che avesse delle storie con le sue alunne, quindi lo facevo anche per evitare che venisse rimproverato ancora.
A fine lezione, fu uno dei primi ad uscire dalla stanza seguendo il padre. Aspettai che uscissero tutti dalla classe.
Poi appena fuori dall'aula, me lo trovai davanti.
Non sapevo cosa fare né cosa dire, ma le prime parole che mi sono uscite di bocca furono «Mi hai spaventata.».
Lui però non mi rispose, ma mi prese dal polso e mi trascinò nello stanzino.
In quel momento mi sono fidata di lui, ma mi sembrava anche ovvio chiedergli perché stessimo lì.
Mi zittì portando l'indice sulle mie labbra e invitandomi a parlare a voce bassa.
Poi sussurrandomi «Devo parlarti.». Credo di averlo fissato per qualche secondo con uno sguardo confuso.
Cosa voleva dirmi? Il motivo della sua assenza? Non ne aveva bisogno, avrà avuto certamente i suoi problemi. Non ero nessuna per poterlo sapere.
«No, ma non devi preoccuparti, non c'è bisogno che tu...», ma venni subito interrotta.
«È bene che sia sincero con te».
Presa dall'idea che mi volesse svelare qualcosa di davvero importante, annuii.
«Mi sono assentato perché ero in lite con mio padre, ma poi abbiamo stretto un patto. Non vuole che ci provi con le sue alunne per non rovinargli la reputazione.».
«Non ti seguo.», gli risposi.
Forse era una risposta inopportuna e inutile, ma se aveva iniziato a spiegarmi qualcosa era giusto che seguissi per bene il suo discorso, altrimenti a cosa sarebbe servito rinchiudersi in uno stanzino senza capire nulla?
Così, molto frettolosamente, cominciò a spiegarmi che la sua ex si era messa con lui solo per essere promossa dal padre conquistando la sua fiducia e simpatia. E così, senza studiare un granché, fu promossa.
In verità la colpa fu del padre, ma è ricaduta sul figlio. Ma comunque ottenuto il suo scopo, lei lo lasciò subito.
Inoltre, si sparse voce nell'università (e non solo) rovinando la reputazione di entrambi, soprattutto del padre "Un professore venduto, corrotto.".
«Mi dispiace.» gli dissi.
«Non importa.» e mi sorrise accarezzandomi il viso. «Adesso però devo scappare. Papà pensa che stia in bagno.». Gli annuii.
Uscì per primo e dopo un paio di minuti anch'io ero fuori da quella stanza.
Adesso conoscevo il motivo della sua assenza, ma non sapevo cosa fare. Recitare con lui per chissà quanto tempo o dirgli di lasciar perdere?
Ma pensai anche che, per avermi svelato quel segreto, forse stava a significare che anche lui ci teneva a me.
I giorni passavano tra chiacchiere, risate e uscite segrete.
Poi, il nostro primo grande giorno, il nostro primo grande bacio di sera, tra quelle luci fioche del Ponte Milvio.
Improvvisamente estrasse un lucchetto dalla tasca. Era già tutto pronto. Con sopra incise le iniziali del nome di entrambi.
Gli chiesi sorridendo «Avevi programmato tutto?».
Lui mi annuì «Ho capito subito che eri la ragazza giusta per me.».
Ma prima che attaccasse il lucchetto, gli feci un'ennesima domanda «Ma sei proprio sicuro?».
Capì perfettamente che non sospettavo affatto del suo amore, ma di ciò che avrebbe detto suo padre appena data la notizia.
«Certo che si.» mi rispose sicuro di sé.
Ed ecco che attaccò il lucchetto quando entrambi recitammo le famose parole del «Per sempre.».
Subito dopo, mi prese la mano e sorridendo mi disse «Parlerò con mio padre, dirò che sei veramente diversa dalle altre. Stai tranquilla.».
Ci baciammo un'altra volta. Due volte in meno di un minuto ed era solo l'inizio.
Mi riaccompagnò a casa, lo feci salire per mostrargli il mio appartamento.
Aperta la porta d'ingresso, appoggiò la mano sulla mia spalla. Un brivido salì per tutta la spina dorsale.
Mi avvolse tra le sue braccia per poi cominciare a baciarmi fino a trascinarmi in camera da letto. Mi sussurrò più volte di amarmi.
Ero incantata dal suo sguardo. Fu la nostra prima volta. A seguire ce ne furono altre...

Questa è solo l'inizio della nostra storia d'amore e come già anticipato, dopo 18 mesi, ci ritroviamo ancora a convivere sotto lo stesso tetto.
Suo padre credo si sia rassegnato dall'idea che stia con suo figlio, anche se a volte mi fa ancora qualche domanda per capire quali siano le mie intenzioni.
Inoltre, ci ha chiesto un piccolo favore, ovvero quello di non dire a nessun alunno o professore dell'università che stiamo insieme altrimenti penserebbero che questa storia vada a finire come la precedente.
Adesso non mi resta altro che finire gli studi, trovare un lavoro e mettere su famiglia passando tutta la vita insieme al mio angelo, al mio più grande amore, alla mia ragione di vita.
Ho trovato il ragazzo perfetto per me. Lo amo tanto quanto lui ama me. Nessuno dei due permetterà mai all'altro di andare via.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Pov Chiara

Sono appena arrivata alla stazione di Roma Termini e non sento quasi più le gambe.
Ho scaricato tutti i miei bagagli ed è bello vedere coppie che si riuniscono, parenti che si accolgono calorosamente, padri che riabbracciano i propri figli...
Ad aspettare me, beh... ci sono le mie innumerevoli valigie!
Quindi a mo' di Torre di Pisa cerco di incastrarle tra loro e sperando di non far cadere nulla, aspetto che arrivi la Metro B (il padrone di casa mi ha suggerito di fare così).
Dopo circa un'oretta, tra metropolitane e bagagli finalmente sono arrivata a destinazione (o almeno lo spero!).
Mi avvicino e suono a quello che dovrà essere il mio citofono per un po' di tempo.
Dopo pochi secondi una voce familiare mi risponde dicendomi di salire.
Quindi con la mia Torre di Pisa tascabile mi sposto nel portone e carico l'ascensore di bagagli.
Arrivata al pianerottolo vengo subito accolta dal padrone di casa che mi mostra l'appartamento: è molto ampio, accogliente e luminoso.
Dopodiché ci accordiamo per il pagamento futuro dell'affitto e torno sul pianerottolo a recuperare tutta la mia roba.
Prendo la prima valigia e la trasporto in casa, stessa cosa con la seconda, ritrovo il mio beauty di cui avevo dimenticato l'esistenza e lascio in casa anche quello, ritorno sul pianerottolo e prendo un borsone.
Dopo averlo lasciato mi precipito a prendere il resto e proprio mentre sono di spalle sento qualcuno schiarirsi la voce.
Mi volto di scatto e vedo un ragazzo medio-alto, castano, con i capelli in ordine e un ciuffo ben curato, occhi verde cervone, un filo di barba incolta.
Mi accorgo di fissarlo forse da troppi secondi ormai, così distolgo velocemente lo sguardo e prendo di colpo un altro borsone incastrato per bene alla valigia, ma incastrato così bene che sembra quasi incollato...
Con un colpo secco lo tiro portandomi dietro la valigia che ovviamente cade e a effetto domino mette KO tutte le altre valigie sul pavimento.
Sospiro e mi chino a raccogliere tutti i bagagli sparsi per il pianerottolo.
Vedo il ragazzo fare la stessa cosa e rimettere a posto la mia roba.
«Grazie...» sorrido leggermente imbarazzata.
«Sei quella nuova?» mi chiede sorridendo.
«Si vede così tanto?» chiedo ridendo imbarazzata.
«Finalmente ho una vicina! Sono Luca...» e mi porge la mano sorridendo.
«Io Chiara, piacere!» ci stringiamo la mano.
«Hai bisogno d'aiuto?» mi chiede guardandomi e sorridendo.
«Oh... non preoccuparti... Grazie comunque!» 
«No, invece mi preoccupo! Questa valigia pesa il doppio di me...» e solleva da terra una valigia.
Rido imbarazzata e mi sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Come mai non c'è nessuno che ti aiuta?» entra in casa mia e lascia due valigie contemporaneamente.
«Lunga storia, lasciamo stare...»
«Quindi... sei single?» mi chiede sorridendo e guardandomi negli occhi, lasciando un altro dei miei bagagli nel mio salotto.
«A quanto pare si...» deglutisco, evito di pensare a Fabio, il mio ex e porto anch'io qualche borsa dentro casa.
Dopo aver portato dentro anche l'ultimo borsone...
«Luca, davvero grazie mille! Non so proprio come sdebitarmi...»  
«Io lo so...» mi guarda...
«Dimmi pure allora...»
«Una pizza da me, stasera.» sorride.
«Ah... non credo che...»
«Essendo arrivata adesso non penso che tu abbia granché da mangiare qui...» m'interrompe.
«Effettivamente hai ragione...» sorrido.
«Ti lascio fare una doccia e ti aspetto di là...» sorride soddisfatto e avanza verso il suo appartamento.
Nel frattempo disfo qualche valigia per trovare l'occorrente per una doccia e un cambio.
In un batter d'occhio mi ritrovo sotto l'acqua.
Asciugo velocemente i capelli lasciandoli mossi, indosso un vestitino sbarazzino, un po' di matita sugli occhi, del mascara, un gloss trasparente e sono pronta.
Così suono il campanello di casa del mio nuovo vicino.
«Buonasera! Prego, entra...» sorride.
«Purtroppo non ho potuto portare niente, ma ti prometto un pezzo di torta il prima possibile!» dico entrando in casa sua.
«Come faccio a dire di no alla torta?» sorride e mi indica la cucina.
Dopo avermi spostato la sedia e avermi fatto accomodare, si siede di fronte a me.
«Come ti sembra qui?» chiede versandosi un po' di birra nel bicchiere.
«Mi trovo abbastanza bene... siete tutti così gentili da queste parti?»
«C'è gente e gente... invece da te? Com'era da quelle parti?» sorride prima di portarsi il bicchiere alla bocca.
Per un attimo resto a guardare quel sorriso che mi sembra perfetto.
Chiacchieriamo per tutta la serata e mi fa sentire a mio agio. Sto bene in sua compagnia.
Verso mezzanotte vado a casa mia per riposare.
«Ancora grazie per la serata!» dico sulla soglia della porta sorridendo.
«Non c'è di che...» ricambia il sorriso.
«Allora buonanotte...» sorrido anch'io e lo saluto con la mano.
«Notte...» sorride ancora e fa un cenno con la testa.
Quindi mi volto per entrare in casa mia.
«Chiara?» mi chiama.
Mi giro e lo guardo aspettando che parli.
«Se hai bisogno di qualcosa, sai dove abito...» scherza sorridendo.
Annuisco ricambiando il sorriso ed entro nel mio nuovo appartamento.
Cerco un pigiama tra le valigie e mi addormento in un attimo sfinita per il viaggio.
Dopo qualche giorno Luca mi invita a fare un giro per il centro commerciale dove compro degli oggetti per l'arredamento della casa.
Un bel pomeriggio decidiamo di arredare la mia nuova casetta.
Luca è qui con me e in questo tempo abbiamo legato tantissimo.
Mentre lui è impegnato a montare un mobiletto per il bagno, io sto cercando di sistemare la tenda nel bastone.
«Come procede lì?» chiedo a Luca intento ad avvitare l'anta del mobile.
Mormora qualcosa e finalmente ho finito di mettere la tenda nel bastone; ora non mi resta che appenderla sulla finestra.
Provo a mettere il bastone sulla finestra un po' più alta di me, però i risultati sono decisamente scarsi.
«Che succede? Non ci arrivi?» mi prende in giro Luca osservando la scena da lontano e ridacchiando.
Mi giro con la tenda in mano facendo una smorfia e lui ride.
«No non aiutarmi... tranquillo!» scherzo sorridendo.
«Perché dovrei aiutarti?» scherza anche lui.
«Beh... perché mi vuoi bene e aiuti la tua vicina più che volentieri!» dico facendo gli occhi dolci e lanciandogli un cuscino preso dal divano.
Lo prende al volo e ridendo me lo lancia contro ma resto ferma con la tenda in mano.
Lo vedo avvicinarsi, prende la tenda dalle mie mani sorridendo e con molta più facilità di me riesce a sistemarla.
«Grazie! Come farei senza di te!!!» sorrido.
Luca mi guarda senza dire una parola e sorride.
Restiamo per un attimo entrambi a guardarci negli occhi senza dire nulla.
«Ok... adesso manca il mobile... e ho finito...» dico provando uno strano imbarazzo e interrompendo quel silenzio.
Quindi mi allontano e vado verso il mobile.
Luca mi ferma prendendomi il polso e mi fa girare verso di lui.
Mi tira verso il suo corpo e mi blocca mettendomi una mano sul fianco.
Mi guarda negli occhi e io non posso fare a meno di guardare i suoi.
Siamo vicini, mi prende il mento tra le sue dita e avvicina pian piano il suo viso al mio.
Mi sfiora la guancia con il suo naso e sento il suo respiro sul mio volto.
Alza lo sguardo dalle mie labbra e mi guarda ancora negli occhi.
Siamo troppo vicini e non c'è tempo per immaginare quello che succederà tra poco.
Poggia le sue labbra sulle mie e mi bacia con trasporto.
Mi abbandono alle mie emozioni e ricambio il bacio.
Le nostre labbra si uniscono, si cercano, si muovono le une sulle altre come se conoscessero perfettamente quel contatto.
Contatto che non dura a lungo poiché Luca si ferma e tenendomi ancora vicina...
«Scusa...» mormora lasciandomi un altro bacio breve sulle labbra.
«Perché?» sussurro quasi sulle sue labbra.
Luca si allontana.
«Non avrei dovuto farlo... ma avevo voglia di baciarti...» mi guarda.
Non so cosa dire, non gli rispondo.
Lo vedo mentre si siede al divano e si mette le mani tra i capelli.
Sembra dispiaciuto così mi avvicino sedendomi accanto a lui sul mio nuovo divano.
«Ehi, che succede?» chiedo prendendogli la mano.
Alza il viso e mi guarda.
«Devo trasferirmi fra tre giorni.» dice guardandomi negli occhi.
Una bella doccia fredda.
«Non avrei dovuto illuderti dandoti quel bacio.» dice strofinandosi le mani sulla faccia.
"Non preoccuparti ci sono abituata" vorrei dirgli invece resto in silenzio a guardarlo.
«Non riesco più a pagare l'affitto e sono già due mesi che rimando il pagamento...» dice guardando dritto davanti a sé.
«E dove andrai a vivere?» chiedo dispiaciuta.
«Non lo so ancora... stavo pensando di condividere la casa con un coinquilino...» dice e mi guarda.
«Capisco...» 
«Non so dove cercare...» dice ancora.
«E se venissi a vivere qui?» gli propongo subito. 
Mi dispiace lasciarlo così e poi è stato molto gentile con me fin da subito.
Credo di essermi innamorata di lui... non voglio perderlo. 
Questo è il vero motivo per cui l'ho proposto.
Luca mi guarda sorpreso.
«Lo faresti davvero?» mi chiede avvicinandosi di più a me.
«Si...» sorrido.
Mi fa tenerezza.
«Ma io non posso permettertelo!» si alza dal divano.
«Prendilo come un ringraziamento per questi giorni e per la tua... amicizia...» dico sperando che mi contraddica riguardo l'amicizia.
«Allora pagherò la mia metà dell'affitto!» dice sorridendo e avvicinandosi di nuovo a me.
Non mi ha contraddetta...
Ecco la mia ennesima illusione.
Annuisco sorridendo e non dico nulla.
«Grazie infinitamente piccola.» mi sorride.
Mi ha chiamata "piccola"... 
"Non illuderti Chiara! Tanto resteremo amici." Continuo a ripetermi nella testa.
«Però dormi sul divano!» dico scherzando.
«Sarà il letto più comodo della mia vita!» sorride.
Sorrido anch'io.
«Allora inizio a portare la mia roba qui...» si avvia alla porta.
«Va bene...» annuisco e gli apro la porta.
«A dopo!» sorride.
Ogni volta che mi sorride perdo la testa.
«A dopo...» ripeto quasi sottovoce guardandolo entrare in casa sua.
Verso le due di notte abbiamo portato gran parte degli effetti personali di Luca a casa mia e siamo entrambi seduti sul divano stanchissimi.
Io sto guardando la luna dalla finestra. Adoro guardare il cielo di notte e ho sistemato il divano di fronte la finestra apposta per questo.
«A cosa stai pensando?» mi chiede Luca guardandomi.
«A nulla... tu?» dico mentendo.
Non voglio dirgli che mi sono illusa con quel bacio. 
«Sto pensando che mi piaci.» mi dice guardandomi.
Non riesco a crederci, mi metto composta sul divano e mi giro a guardarlo.
«C-c-ome?» chiedo leggermente in imbarazzo.
«Mi piaci.» mi ripete scandendo per bene ogni singola lettera con quelle labbra perfette che sembrano disegnate.
Deglutisco e lo guardo senza dire niente.
Luca si avvicina spostandosi e resto bloccata al bordo del divano a guardarlo negli occhi.
"Non è uno scherzo, vero?" mi chiedo mentre Luca mi prende il viso tra le mani e mi lascia un altro bacio.
Ricambio il bacio felice come una bimba il giorno di Natale e gli accarezzo i capelli.
Credo che sarà molto più semplice del previsto dimenticare Fabio.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Tre settimane dopo.

Pov Barbara

Oggi è domenica. Un altro giorno tra le braccia di Michele, proprio come adesso. Si sente ormai che l'inverno è alle porte.
Sposto lo sguardo per vedere l'ora: sono le 11. Io ormai sono sveglia da un'ora o più. Ho paura. Sento che oggi accadrà qualcosa.
Di solito quando ho questi stati d'ansia, resto in silenzio a pensare per un po' con la paura che possa accadermi qualcosa da un momento all'altro, ma poi mi basta guardare Michele e mi passa tutto.
Ho la mano appoggiata sul suo petto mentre lo guardo dormire. Ha dei bellissimi capelli ricci, mi piace tanto giocarci.
Inizialmente si arrabbiava, ma io continuavo a stuzzicarlo. Poi, dopo aver capito che mi divertivo a farlo arrabbiare, ha cominciato a scherzarci su anche lui.
Passa qualche minuto e Michele si sveglia.
Porta una mano sul suo viso assonnato e si gira verso di me per controllare se mi fossi svegliata anch'io.
Gli accarezzo il viso e gli do subito il buongiorno.
«Buongiorno amore mio.», mi sussurra anche lui dandomi un bacio accompagnato da un sorriso.
Gli prendo la mano quando lui mi tira a sé ancor di più.
«Hai freddo?» mi chiede con dolcezza
«Un po'.»
Siamo rimasti abbracciati per altri cinque minuti circa, poi inizio ad accarezzargli i capelli.
«Mi costringerai a farmeli rasare.», mi dice con un sorriso a 36 denti passandosi anche lui una mano tra i capelli per sistemarseli.
Ha un bellissimo sorriso. Potrei stare qui a fissarlo per ore.
Poi finalmente mi disincanto e gli rispondo...
«Spero che i nostri figli prendano almeno i capelli da te.»
«Allora poveri loro... Dirò di stare molto attenti alla loro mamma.» mi risponde scherzando.
Poi ridendo gli do una piccola spinta con il palmo della mano e lui si riavvicina tirandomi dei morsetti dolci sulle labbra alternati da dei baci, ma dopo pochi secondi indietreggio scendendo dal letto.
«Ma dove scappi?» chiede divertito.
Corro nel salone e mi nascondo dietro la tenda dove lui mi ha seguita.
«Chissà dove si nasconde Barbara.» dice gridando e ridendo.
Poi mi acchiappa e cominciamo a baciarci stendendoci un po' sul divano.
Appena smesso, mi guarda dritto negli occhi prima di parlarmi.
«Andiamo a prepararci.»
«Per andare dove?» chiedo incuriosita.
«Ti porto a fare colazione da qualche parte, ti va?» e gli annuisco sorridendo.
Entrati in macchina, cominciamo subito a parlarci.
«Perché a Natale non andiamo a trovare la tua famiglia? Dormiamo lì se ti va»
Ci penso su per un po' prima di rispondergli.
«Si dai, mamma d'altronde sarebbe davvero contenta di stare un po' più tempo con noi. Dopotutto ogni volta che andiamo da lei, non stiamo molto.»
«Direi che è perfetto allora.» e mi sorride voltandosi un po' ma restando concentrato nel guardare la strada.
Porto la mano sulla sua mentre la tiene appoggiata al cambio delle marce.
Scesi dall'auto, camminiamo per un po' e arriviamo davanti ad un bar, ma proprio quando stiamo per entrarci, arriva una telefonata a Michele.
«Aspetta. È papà.», mi dice con aria seccata poco prima di rispondere al telefono.
Annuisco e intanto mi avvicino a qualche negozio lì intorno.
Un paio di minuti dopo, mi volto per avvisarlo che stavo entrando in uno di questi e mi dà l'ok continuando a parlare con il padre.
Dopo aver fatto un piccolo acquisto, Michele mi si avvicina nervosamente e imprecando.
«È successo qualcosa?», gli chiedo subito preoccupata.
«Ti riaccompagno a casa. Scusami, ma devo andare per forza da papà. Mi ha chiesto se potessi andare possibilmente da solo.»
«Si si, tranquillo. Se vai di fretta, resto qui. Torno con la metro, intanto faccio una piccola passeggiata.»
«Sicura?»
«Certo.»
«Va bene.» mi risponde con un sorriso che si vedeva essere sforzato.
«Se ci sono problemi fammi sapere.»
«Anche te.»
Mi lascia un bacio di qualche secondo prima di tornare in macchina.
Poi proseguo per un po' finché gambe mi permettono.
Il mio stomaco comincia a reclamare più volte di essere sfamato.
Mi fermo ad un bar-ristorante. Il primo che trovo davanti.
Ed ecco l'Hard Rock Café. Niente male come posticino.
Noto con piacere che non era nemmeno molto affollato, così approfitto per mettere qualcosa nello stomaco.
Mi avvicino al bancone mentre cerco il portafoglio nella mia super borsa alla Mary Poppins.
«Salve, potrei avere un Classic Club?»
Finalmente alzo lo sguardo. Vedo un volto familiare. Che ci fa lei qui? No, non posso crederci!

Pov Chiara

Resto a guardare quel viso per qualche secondo.
È assurdo: sembra proprio la mia migliore amica.
Non riesco a parlare e mi rendo conto di essere immobile da un bel po' di secondi a guardarla.
«Chiara?»
È proprio lei. Mi sta chiamando.
«B-b-barbara sei tu?» non so cosa dirle. Per l'emozione balbetto.
«Ma che ci fai qui?» dal tono della sua voce sembra felice.
«Ci lavoro, mi sono trasferita da poco a Roma... Oddio quanto tempo che è passato!!!» dico con gli occhi già lucidi.
«Già! Perché non mi hai detto che eri qui?»  mi chiede quella che considero ancora una delle mie migliori amiche.
«Non ci siamo parlate per anni, credevo che non ci saremmo più riviste... Sai, tu eri qui, io a Bari... Mi faceva male la lontananza e non c'era niente da fare... Non era carino chiamarti dopo tutto questo tempo senza nemmeno una spiegazione... Aspetta, volevi un Classic Club, vero?» ed ecco la solita logorroica.
«Capisco... Comunque si, un Classic Club. Ma sei qui da sola? Fabio non è con te?» mi chiede di Fabio...
«Abbiamo avuto dei problemi» dico con le ferite ancora un po' aperte.
«Come mai?» mi chiede interessata.
Dopotutto ha bisogno di spiegazioni... mi ha vista felice per un anno con Fabio.
«Non era quello giusto, diciamo così... Tu invece?» brava Chiara, taglia corto...
«Sto da 18 mesi con un ragazzo conosciuto all'università però sembra che il padre non mi tenga tanto in simpatia...»
La osservo mentre parla e per un momento mi ricordo dei vecchi tempi.
«Perché dici così? Intanto ecco il tuo Classic Club...» le do il panino ormai pronto.
«Grazie... Non so, sembra come se non mi accettasse... Cioè, in un certo senso me l'ha detto anche all'inizio, quando l'ho conosciuto...»
Vorrei proprio conoscerlo suo suocero. Come si fa a non accettare Barbara? Mi sono sempre ritenuta fortunata ad averla avuta come amica. È una persona fantastica. Non c'è dubbio.
«Vabbè ma che t'importa del padre...» le dico. Sembra che questa faccenda le faccia male.
«Lo so, però mi piacerebbe avere un buon rapporto con i miei suoceri. Anche Michele sembra stressato da questa situazione, dall'inizio...» ecco appunto.
«Ah si chiama Michele? E con lui ne hai parlato?» avrei voluto esserci per lei quando ha conosciuto il suo ragazzo.
«Si, ma lui mi ha detto che non gli importa ciò che dice il padre... Comunque, quanto ti devo?»
Sembra che Michele la ami molto.
«Lascia stare, offro io...» è il minimo che possa fare per lei.
«No dai, insisto...» ricordavo che fosse testarda, su questo non è cambiata.
«Barbara, per favore lascia stare, offro io!». Sembriamo le stesse ragazzine di 16 anni.
«Va bene offri tu, ma la prossima volta non sarà così...»
«Comunque è davvero bello rivederti!!! Mi sei mancata un sacco Bà!!!» dico davvero contenta.
«Anche tu mi sei mancata tantissimo! E di Daniela hai più avuto notizie?» Quanto avrei voluto che ci fosse anche lei...
«Daniela ora vive a Forlì, vicino casa di sua sorella...»
«Capisco... Dobbiamo chiamarla un giorno!» Qualcosa mi dice che manca anche a lei.
«Si!»
«Comunque dimmi... Hai già conosciuto qualche bel romano?» Sembra leggermi nel pensiero!
«Se mi avessi detto che qui fossero tutti così, sarei venuta prima anziché perdere tempo con quel cretino...» ops... non sono riuscita a controllarmi stavolta...
«Stai arrossendo e ridendo nervosamente... Qualcosa mi fa intuire che hai conosciuto qualcuno...» mi lascio ingannare dal cuore... non posso mentire...
«Stiamo insieme da poco in realtà, tre settimane circa. Però sta volta sono sicura che sia quello giusto!» lo penso davvero.
«Allora speriamo bene... Com'è caratterialmente?»
«Hum... è un tipo simpatico, giusto un po' pigro, gentile, dolce... sembra il mio ragazzo ideale...» mi mancava parlare con lei dei ragazzi.
«Allora auguri!» mi dice sorridendo.
«Grazie anche a voi! State già progettando qualcosa o è troppo presto?» chiedo curiosa.
«Per adesso no... Viviamo insieme, però niente di più. Frequentiamo ancora l'università, ma chi lo sa in futuro...» dice con un sorriso sulle labbra.
«Quale università frequenti?» voglio sapere cos'è successo in questi anni.
«Ostetricia. Tu quindi ti sei fermata al diploma, no?» 
«Il tuo sogno è rimasto lo stesso, che bello! Comunque si... volevo lasciare un po' i libri... Poi sono stata presa per lavorare qui...ancora non ci credo!» mi piace molto lavorare in questo posto, stare a contatto con la gente, i turisti...
«Si, è rimasto sempre lo stesso! Purtroppo però tra corsi, tirocinio, studio ed esami, sono sempre indaffarata... Ma comunque cercherò di venire qui più spesso» da come parla si vede che le piace molto ostetricia.
«Mi farebbe molto piacere...» dico sincera.
«Che ne dici di uscire una sera di queste? Magari con i nostri fidanzati così ce li presentiamo!» mi propone.
«Si perché no?!?» penso che sarebbe davvero bello.
«È sempre lo stesso il tuo numero?» mi chiede.
«No, ho dovuto cambiarlo... Comunque ti contatto io appena mi libero un momento...» le spiego.
«Vedo che hai da fare, ti lascio lavorare. Non vorrei che il tuo capo se la prendesse con te... Chiamami appena puoi!» si volta a vedere la gente entrare nel locale.
«Va bene, ci sentiamo il prima possibile... Sono contenta di averti ritrovata...» e lo sono davvero.
«Anch'io! Allora a presto!» sorride prima di andarsene.
«Puoi scommetterci! Ciao!» sono contenta di averla ritrovata!
Vedo Barbara uscire dal locale e non vedo l'ora di raccontare tutto a Luca!
In un quarto d'ora circa ho servito già ali di pollo fritte, hamburger, drink, sandwiches e insalatone in perfetto stile americano.
Ed è proprio questo il motivo per cui mi piace lavorare qui.
Mi sento come se fossi a New York, il mio posto preferito.
Chissà se potrò mai andarci con Luca.
È passata solo un'ora e già mi manca.
E pensare che fino a poco tempo fa non lo conoscevo nemmeno!
Sono entrati alcuni turisti, parlano inglese.
Adesso mi sento proprio nella grande mela.
Verso le 14.30 il locale è per metà pieno e continua a entrare altra gente.
Tra mezz'ora finisco il mio turno e non vedo l'ora di correre a casa.
Guardo l'orologio e il tempo sembra non voler passare.
È come quando aspetti la campanella per scappare a casa.
Io aspetto le 15.
Alcuni clienti mi chiamano. Vado a servirli e torno a lavoro.
Dopo un'altra decina di clienti finalmente è suonata la campanella!
Saluto le mie colleghe ed esco dal locale.
Mando un messaggio a Barbara mentre aspetto il semaforo verde.
"Ciao Barbara! Questo è il mio nuovo numero! xoxo"
È scattato il semaforo verde e cammino per tornare a casa.
Dopo circa mezz'ora a passo svelto eccomi a casa.
Suono il campanello impaziente di vedere Luca.
Mi apre la porta dopo qualche secondo.
«Ciao amore mio...» dico sorridendo e buttandogli le braccia al collo.
«Ehi...» ricambia il sorriso e mette le sue mani sui miei fianchi.
«Mi sei mancato tanto oggi...» dico guardandolo negli occhi.
«Tu no...» sorride beffardo.
Faccio la finta offesa e mi allontano da lui.
«Sto scherzando... vieni qui!» mi afferra il polso e mi bacia.
Ci baciamo appassionatamente per un po'.
Mi è mancato davvero.
Mi fermo un attimo.
«Ti amo...» sussurro guardandolo negli occhi.
Mi fa ancora strano dirlo dopo anni.
«Mi ami? Wow ma che bella notizia!» dice sorridendo.
Si allontana e prende il telefono.
Compone qualche numero mentre io appendo la mia giacca.
«Ehm pronto? Si...» lo sento parlare.
Mi chiudo in bagno e mi cambio.
Mentre mi sfilo la maglia ripenso alla reazione di Luca.
Non è esattamente come la immaginavo.
Mi cambio ed esco dopo circa dieci minuti.
«Chi era?» chiedo curiosa mentre mi lego i capelli in una coda di cavallo.
«Ah no niente di che... che mangiamo?» mi chiede deviando l'argomento.
«Cosa vorresti mangiare?» chiedo guardandolo e aprendo il frigorifero.
«Quello che preparerai.» dice sedendosi sul divano con il joystick tra le mani.
«Va bene!» esco qualche verdura e inizio a tagliuzzare.
Mentre Luca gioca con la playstation, io preparo il pranzo.
Mi piace vederlo mentre gioca, mentre fa delle espressioni buffe, oppure quando è contento di aver vinto.
Sorrido. Lascio cucinare le verdure e il pollo e mi siedo sul bracciolo del divano.
«Vuoi provare?» mi chiede guardandomi velocemente prima di spostare lo sguardo di nuovo sulla tv.
«Si. Spiegami solamente quali tasti devo premere...» dico avvicinandomi.
Mi siedo tra le sue gambe e poggio la schiena sul suo petto.
Luca da dietro mi spiega i comandi e con le sue mani sulle mie iniziamo a giocare.
Dopo circa dieci minuti ho finalmente capito come si gioca e Luca sta guardando lo schermo.
«Sto andando bene?» chiedo continuando a premere tasti.
«Certo...» mi dice continuando a vedere.
«Vuoi sfidarmi?» propongo ridendo.
«Che c'è? Vuoi battere il maestro?» mi dice prima di spostarmi.
Mi sposto, lui si alza e prende un altro joystick.
Ritorna sul divano e mi fa rimettere come eravamo prima.
Iniziamo a giocare io contro di lui.
«Chi vince?» chiedo mentre continuo a giocare.
«Non io...» mi dice accanendosi sui tasti.
Inizio a ridere.
«Guarda che ti sto lasciando vincere per non essere scortese...» dice ridendo e guardando la tv.
«A me non sembra...» lo stuzzico un po' ridendo.
«Vuoi vedere?» chiede mentre continua a giocare.
«Va bene...» rispondo mentre guardo il cellulare accanto a me aspettando la risposta di Barbara.
«Sai che oggi ho incontrato una mia vecchia amica di liceo al lavoro?» dico sorridendo e ripensando alla giornata di oggi.
«Ah davvero?» dice guardando lo schermo.
«Si chiama Barbara...» continuo e mi concentro nel gioco.
«Hm-hm...» continua a sfidarmi.
«No dai sei tu in vantaggio non è giusto!!!» mi lamento sorridendo e dandogli una leggera gomitata nella pancia.
«Che ti avevo detto?» sono sicura che stia sorridendo.
«Non vale...» mi giro e spingo qualche pulsante del suo joystick.
«Ferma!!!» dice mentre guarda attentamente lo schermo.
«Ti ho dirottato il personaggio...» scoppio a ridere.
«Questo è poco sportivo, lo sai? Non si dirottano i personaggi...» dice un secondo prima di afferrarmi il controller dalle mani e spingere qualche pulsante.
«Lucaaa!!!» ridendo prendo di nuovo le redini del mio joystick e ritorno a giocare.
Lo sento ridere e dopo qualche secondo sento le sue labbra sul mio collo.
«Così mi fai andare in svantaggio...» sorrido e chiudo gli occhi per godermi quel bacio.
«Appunto...» mormora sul mio collo il mio ragazzo.
Mi giro e lo bacio.
Restiamo a baciarci per un po'.
«Ho vinto...» dice Luca tra un bacio e l'altro prima di lasciare il joystick sul divano e posare la sua mano sulla mia coscia.
«Non è giusto però!!!» mi stacco e guardo lo schermo della tv.
Luca mi gira e mi ribacia.
Continuiamo a baciarci con foga.
Adesso sono a cavalcioni su di lui mentre mi accarezza la coscia e mi bacia con passione.
Quando sono con lui il resto sparisce.
Sembra come se facesse una magia ogni volta.
Sento di amarlo davvero.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Pov Chiara

Sono le 19 circa e mi ritrovo stesa sul letto dopo il mio turno pomeridiano all'Hard Rock.
Riesco a sentire il volume alto del videogioco di Luca.
E una suoneria... la mia.
Allungo la mano sul comodino e prendo il telefono che fortunatamente avevo poggiato lì poco tempo fa.
Scorro l'icona della cornetta verde sullo schermo e rispondo.
«Pronto?»
«Ciao Chiara! Sono Barbara!»
«Ciaooooo! Come va??» dico mettendomi seduta sul letto.
«Tutto ok! Stasera alle 22 all'entrata del Colosseo.» la solita Barbara!
«Ah bene... non so se possiamo...» dico con sorpresa mentre ascolto i suoni provenienti dalla tv.
«No, voi dovete venire.» dice ridendo.
«Eh lo so... io ci sono al 100%.» in effetti ho proprio voglia di uscire.
«E il tuo fidanzato che si chiama...?» ah già... non lo conosce ancora...
«Luca...» dico sorridendo.
«Appunto... e Luca?» mi chiede.
«Sinceramente non lo so... ultimamente è un po' freddino... non penso che venga.» mi accorgo che quando parlo con Barbara riesco a sfogarmi.
«Come mai è freddo? Avete litigato?» mi faccio anch'io le stesse domande da un po' di giorni ormai.
«No, no...» non so neanch'io cosa risponderle.
«Ah... ma non è che...?» dice senza terminare la domanda.
«Che...???» chiedo incuriosita e sulle spine.
«Forse lui ha ripensato su qualcosa, non so...» non riesco ad arrivarci...
«Bà non ti seguo... lo sai che non capisco...» le spine iniziano a pungere.
«Ancora Luca avesse conosciuto un'altra. Sai come sono la maggior parte dei ragazzi..» dice tutto d'un fiato la mia amica.
«No, lui non è quel tipo di ragazzo...» dico non riuscendo a convincere neanche me stessa.
Nel frattempo mi alzo dal letto e sbircio Luca mentre gioca alla sua amatissima playstation.
«Non ti sento tanto convinta, però dai è solo una mia ipotesi! Nemmeno lo conosco, quindi fai finta che non ti abbia detto nulla.» Barbara mi conosce meglio di me.
«Mh... si tranquilla... comunque lo conoscerai presto... stasera verrà con me.» dico sicura che riuscirò a convincere Luca.
«Non vedo l'ora! E se si dovesse comportare male, gli faccio una bella ramanzina.» dice ridendo.
«Vedrai che non ce ne sarà bisogno!» mi lascio contagiare dalla sua risata.
«Va bene allora a dopo» Barbara ride ancora.
«Ok. A dopo... ahh! Barbara...?»
«Dimmi.» sembra leggermente spaventata.
«Come ti vesti?» toccato il tasto dolente.
«Credo di mettermi un vestito... e poi ovviamente i tacchi abbinati alla borsa di Michael Kors. Tu?» ed ecco Barbara che ha già le idee chiare.
«Non lo so ancora... sto per impazzire!!!» dico buttandomi a peso morto sul letto.
«Tanto per cambiare...» dice ridacchiando.
«No, non è vero... pff...» sorrido al pensiero che Barbara ricorda come ero e come sono ancora.
«Vengo da te per aiutarti a scegliere?» mi chiede ridendo.
«Se vuoi... tanto Luca sta giocando alla tv...» dico sbirciando e sperando che abbia smesso di giocare.
Dall'altro capo del telefono sento una voce maschile che richiama la mia amica.
Probabilmente sarà il suo fidanzato.
«Devo andare, il dovere mi chiama... Lo senti?» dice ridendo e con un tono di voce dolce.
«Si... tranquilla vai e divertiti!» rido stuzzicandola un po'.
«Devo solo ascoltarlo per l'esame, non è che ci sia tanto da divertirsi.» ride giustificandosi subito.
«Ah beh... dai allora ci vediamo alle 22! Un bacio! Ciao!» devo assolutamente trovare qualcosa da mettere!
«Ciao, a dopo!» dice prima di chiudere la chiamata.
Lascio il cellulare sul letto e mi alzo in piedi.
Avanzo piano verso la porta e mi appoggio allo stipite.
Osservo Luca per qualche secondo mentre penso all'ipotesi di Barbara che mi ha colpita parecchio.
Pian piano mi avvicino al mio ragazzo che sembra non accorgersi di me.
Sospiro per far notare la mia presenza.
Niente. Sembra ipnotizzato. Bah...
«Lù ma che mi tradisci per caso?» chiedo a bruciapelo senza neanche realizzare quello che ho appena detto.
Lo vedo mentre lascia il joystick sul divano e molto lentamente si gira verso di me.
«Perché dici questo?» mi chiede mentre mi guarda accigliato.
Non so il perché ma inizio a sentirmi in colpa.
«Ultimamente sei distaccato, sembra come se volessi evitarmi tutto il tempo...» dico raschiando lo smalto dall'unghia del pollice ed evitando di guardarlo.
«Saranno tutte tue impressioni...» dice riprendendo in mano l'aggeggio.
«Sei sicuro?» chiedo alzando lentamente lo sguardo.
«Ao' che è? Nun te fidi?» mi guarda e non ci vuole un genio a capire che è visibilmente incavolato.
Adesso mi sento uno schifo.
«No, no... anzi... però... non lo so... sei strano...» manca poco e potrei scoppiare a piangere. Maledetta emotività!
Luca sembra accorgersi di qualcosa e si avvicina a me.
Mi prende il viso tra le mani e sono costretta a guardarlo negli occhi.
«Non pensare mai più una cosa del genere.» sussurra a pochi centimetri di distanza dalle mie labbra.
«Va bene...» rispondo in un sussurro prima di trovarmi le labbra di Luca sulle mie.
Amo questo contatto.
Il nostro bacio si fa sempre più intenso e solo quando la mano di Luca raggiunge l'orlo della mia maglia capisco che non si accontenterà di qualche bacio.
«Luca...» dico interrompendo il bacio e cercando di spiegargli che tra qualche ora dobbiamo essere davanti al Colosseo.
«Che c'è?» mormora quasi infastidito mentre inizia a baciarmi il collo.
«Alle 22 abbiamo un appuntamento...» dico chiudendo gli occhi e accarezzandogli la nuca.
«Lo sai che non mi piacciono ste cose...» dice guardandomi molto infastidito.
«Non vorrai farmi andare da sola...» dico facendo labbruccio e sbattendo le ciglia.
«Uff...» sospira e mi bacia il labbro che sporge.
Ricominciamo a baciarci appassionatamente.
La mano del mio fidanzato è arrivata sulla mia coscia.
«Quindi...?» chiedo interrompendo ancora una volta il bacio.
«Si, si, va bene...» dice frettolosamente e tornando subito sulle mie labbra.
Riprendiamo il bacio interrotto troppe volte e lasciamo che le cose seguano il loro corso.
Qualche minuto più tardi infatti, ci troviamo in camera da letto dove, complice la passione del momento, passiamo allo step successivo.
Ogni volta che succede mi convinco che è proprio con lui che voglio passare il resto della mia vita.
Adesso Luca è sotto la doccia mentre io ancora in intimo, cerco nell'armadio qualcosa di carino da indossare stasera.
La scelta ricade su una gonna a tubino, una blusa semplice e un paio di scarpe col tacco nere.
Siamo in estremo ritardo e velocemente afferro il mio rossetto Mac preferito e una matita nera.
Prendo al volo la mia pochette e corro in macchina dove Luca mi aspetta già da qualche minuto.

Pov Barbara

Vedo finalmente Chiara e Luca arrivare in lontananza a passo lento per inquadrare meglio i volti della gente.
Alzo il braccio per farmi notare da loro, ma non credo che mi abbiano vista.
Li aspettiamo da venti minuti ormai.
Noto con dispiacere che camminano distaccati. Forse hanno fatto tardi perché avranno litigato?
Nel momento in cui si avvicinavano al punto d'incontro stabilito, indico a Michele i due.
«Alla buon ora.» mi dice ridendo e guardando l'orologio.
«Dai smettila, forse non riuscivano a trovare il posto per l'auto.» gli dico giustificandoli.
In risposta, sbuffa poiché stanco di aspettare e mi mette sotto il braccio.
«Ti amo.» gli sussurro dolcemente.
«Anch'io amore mio.» e mi lascia un bacio sulle labbra.
Gli accarezzo il viso fissandolo dritto negli occhi.
Poi mi accorgo che aveva il papillon un po' fuori posto e glielo sistemo.
«E comunque, che mi dici del tuo vestitino?» e di lì riprende a fissarmi con aria di gelosia.
Stessa espressione di quando sono scesa di casa mentre usciva l'auto dal garage, ma senza aver detto nulla.
«Non lo mettevo da tempo, mi mancava...» gli rispondo con uno sguardo dolce per poterlo corrompere.
«Ok allora terrò gli occhi ben aperti. Guai a chi si avvicina!»
«Esagerato!» dico divertita.
Mi piace quando ci mette quel pizzico di gelosia. Mi trasmette sicurezza. Mi fa sentire amata. Per davvero.
«No, no... vedi che lo faccio veramente.», mi avvicina a sé mentre passava una comitiva di nostri coetanei a qualche centimetro di distanza.
Poi improvvisamente, una mano mi tira dal lato facendomi staccare di colpo da lui.
Mi volto. È Chiara. Ci abbracciamo per qualche secondo lasciando scendere liberamente le lacrime.
Fatto ciò, le chiedo immediatamente a voce bassa se andasse tutto ok.
«Hai fatto tardi per il trucco oppure per...?» e lancio uno sguardo verso Luca.
«Poi ti spiego.» mi risponde indicandolo con lo sguardo mentre si avvicina a noi.
«Dobbiamo restare qui oppure ci spostiamo?» ci chiede Luca guardandosi un po' attorno.
«Non ci siamo nemmeno presentati.», s'intromette Michele sorridendogli e porgendogli la mano.
Così, io e Chiara, diamo il via alle presentazioni.
Successivamente facciamo il giro del Colosseo, passiamo dalla Basilica di San Pietro, dall'Altare della Patria e infine arriviamo alla Fontana di Trevi.
Dopodiché entriamo in un bar in una piccola stradina per prenderci qualcosa di caldo da bere.
Continuo ad osservare Luca che finalmente se la mette sotto il braccio mentre assapora la gustosissima cioccolata calda.
Poi Chiara, poggia la tazza sul tavolino e noto che si rallegra subito.
Mi riempie di gioia vederla sorridere.
Lui la bacia giusto un secondo.
Poi, di nuovo il silenzio.
«Da quanto state insieme?» chiede Michele.
Stasera è sempre il primo a prendere i discorsi per colmare i silenzi prolungati.
«Due settimane?!» dice vagamente Luca voltandosi verso Chiara, come se cercasse conferma.
«Ti sei già dimenticato?» gli chiede smettendo di sorridere.
«Sto scherzando», le risponde con un sorriso sghembo.
Chiara poggia una mano sul suo viso e gli lascia un bacio a farfalla comprendendo la sua canzonatura.
«Siete dei cuccioli!» dico sorridendo.
Michele si volta un attimo verso di me annuendo e con un sorriso intenerito, mentre mi prende per mano.
«Perché non andiamo al ristorante o in pizzeria una sera di queste? Tutti e quattro.» propone sempre lui.
«Si, sarebbe fantastico» aggiungo io.
«Certo, perché no?» risponde Chiara voltandosi verso Luca che annuiva a malapena.
Ci risiamo. Smette di nuovo di sorridere.
Devo parlarle urgentemente.
Appena consumate le ordinazioni, mi alzo di scatto prendendo la borsa.
«Chiara, vieni con me in bagno?»
«Va bene.»
«Scommetto che andate lì solo per fare comunella?» ci scherza Michele.
«Può darsi...» e gli lascio un bacio sul collo.
Lasciamo i ragazzi e arriviamo in bagno.
«Ti va di parlare?» chiedo subito a Chiara che pian piano comincia a sorridermi.
«Abbiamo fatto l'amore.»
«Davvero?» chiedo entusiasta.
Lei annuisce abbassando un po' lo sguardo.
C'è dell'altro, come non detto.
Le faccio un'altra domanda.
«E perché prima sembravi giù di morale?»
Non solo prima, ma anche adesso.
«Ci sono rimasta un po' male perché sembrava non volesse starmi vicino.» mi dice con lo sguardo spento.
«In effetti camminavate distaccati. Pensavo che aveste litigato.»
«No, non abbiamo litigato però da qualche giorno si comporta in modo strano.»
«Vuoi che ci parli io?» le chiedo già in direzione della porta, pronta ad uscire di lì per parlare a quattr'occhi con Luca.
«No, lascia stare. Tanto prima o poi passerà... Grazie lo stesso!» mi rassicura sorridendo.
La abbraccio. Per un attimo ho sentito una fitta al cuore. Il suo problema mi apparteneva.
«Dai ora andiamo di là...» mi suggerisce.
Annuisco e torniamo da loro.
Terminata la grande serata intorno a mezzanotte e mezza, ognuno torna a casa propria.
Apro la porta d'ingresso e Michele corre subito in camera lanciando la giacca sul divano.
Tolgo subito i tacchi e lo raggiungo con dei piedi che avevano preso le sembianze di due gommoni.
È steso a pancia in su sul letto senza essersi cambiato.
«Vai prima tu in bagno a lavarti...» gli dico assonnata.
«Mh... aspetta...» si passa una mano sul viso sbadigliando.
«Dai sbrigati..» gli dico passandogli il pigiama.
«Sono stanchissimo, abbi pietà... Tu almeno hai dormito in macchina..» mi dice ridendo e spostando il pigiama dal petto.
È stanchissimo. Più di me. Dopotutto ci alziamo ogni giorno presto.
«Non è vero, non ho dormito in macchina... Ti ho fatto compagnia fino all'ultimo secondo.» gli dico scherzandoci, ma sapendo perfettamente che avesse ragione.
«Si, mi tenevi compagnia con gli occhi chiusi, no?» mi dice ridendo con me.
Ci divertiamo a prenderci in giro.
Mi tira a sé mentre m'infilo la maglia del pigiama.
«Vado a struccarmi.»
«No aspetta..»
Affianca la sua testa alla mia socchiudendo per un attimo gli occhi.
Accarezzo i suoi capelli e lui i miei.
«Cos'hai fatto ieri con tuo padre?» gli chiedo.
«Nulla, mi ha presentato i suoi colleghi. Era una specie d'incontro tra medici e la maggior parte di loro ha portato i figli.»
«Altri aspiranti medici, scommetto.»
«Alcuni si.» mi risponde ridendo e lasciandomi un bacio sulla fronte.
Continuiamo a parlare e a scambiarci le carezze della buonanotte fino ad addormentarci l'uno tra le braccia dell'altro.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Il sabato successivo.

Pov Barbara

Sono in piedi dalle 5.30 per aiutare Michele a mettere nelle valigie le ultime cose.
L'appuntamento è sotto casa dei suoi genitori alle 6.30 per poi raggiungere i colleghi con i loro figli all'aeroporto.
«Dove alloggerete?» gli chiedo mentre gli passo l'ultimo maglione.
«Abbiamo uno chalet lì. Credo anche gli altri.»
«Davvero?» chiedo esaltata.
«Si!» mi conferma sorridendo.
«Oddio è bellissimo! Amo gli chalet!»
Mi sorride. Poi, mi fa appoggiare la testa al suo petto mentre mi abbraccia.
Socchiudo gli occhi e comincio a fantasticare.
Mi piacerebbe passare qualche giorno di neve lì, mano nella mano, sotto una copertina di lana e di fronte a un camino che emana calore per le stanze.
Tutto questo mentre progettiamo il nostro futuro.
«Sarebbe stato un sogno portarti.» mi sussurra sospirando.
Ho annuito abbassando un po' lo sguardo.
«Ho ricattato papà dicendogli che non sarei andato senza te, ma alla fine... Bhe, ha vinto lui... Sa sempre come darmi torto.»
«Non ti preoccupare...» gli ho detto lasciando un sorriso sforzato, giusto per tranquillizzarlo.
In realtà ci resto male ogni volta che vengo rifiutata, ma evito di farglielo capire, anche se lo si intende.
«Fatti sentire.» gli dico sorridendogli.
«Non avrai un minuto libero.» mi dice lasciandomi un bacio sulla fronte e cullandomi un po'.
Restiamo abbracciati per un paio di minuti, poi alzo lo sguardo e vedo l'ora.
Erano le 6.15. Dobbiamo muoverci altrimenti tarda all'appuntamento con i suoi.
«Amore andiamo, è tardi.»
Mi sono staccata, ma lui mi ha tirata di nuovo a sé.
«Possono aspettare... E poi, non voglio nemmeno andarci! Riuscirò a convincere mio padre prima o poi. O noi o nessuno.»
Gli sorrido. Mi basta sentire queste dolci parole per farmi riprendere.
Chiara ha ragione. Che m'importa se suo padre non mi accetta? Io ho fatto il possibile, ma alla fine è Michele ciò che conta.
Arrivati nel parcheggio condominiale, lo aiuto a far scendere una delle sue due valigie dal portabagagli.
«Ovviamente sarebbe inutile dirti che se ti serve la mia auto, puoi benissimo prenderla senza chiedere.», mi dice prima di lasciarmi un bacio.
Sentiamo le voci dei suoi genitori ed entrambi ci giriamo.
«Sei in ritardo di 5 minuti.» sottolinea il padre nervosamente.
Mi avvicino per salutarlo, ma non faccio in tempo che si volta per prendere la valigia.
«Michele prendi l'altra, mettila nella mia auto e andiamocene. Fai presto. Non intrattenerti.»
Intanto, la madre che mi ha già vista, si avvicina a braccia aperte per salutarmi.
Le vado in contro ricambiando l'abbraccio.
È una donna dolcissima. L'opposto di suo marito.
Quelle poche volte che ci siamo viste, mi ha sempre raccontato le avventure di Michele di quanto era piccolo e ogni volta, abbiamo riso un sacco mentre lui la pregava di zittirsi.
«Come sta?» le chiedo sorridendo.
«Bene, te?»
«Bene! È da tanto che non la vedo...»
Mi manca parlare con lei.
«Vieni a trovarci qualche volta!»
Non vedo l'ora!
Torna Michele mettendosi entrambe sotto il braccio.
«Papà è già in macchina. Ha fretta di partire oggi.» dice sbuffando alla madre.
«È nervoso! Guidi te, vero?» gli chiede la madre.
«Si, guido io.»
«Va bene. Intanto che vi salutate, lo trattengo il più possibile.» ci assicura.
La ringrazio salutandola calorosamente prima che Michele ci interrompa per riabbracciarmi.
«Non ci hai fatte salutare adeguatamente.» gli bisbiglio.
«Ma dai! Preferisci perdere tempo per salutarla piuttosto che stare con me?» mi domanda divertito.
«Taci scemo...»
Gli sorrido lasciandogli un bacio.
«Come mi hai chiamato?» mi chiede ridacchiando.
«Vai altrimenti si arrabbiano...»
Mi ribacia per qualche attimo prima di allontanarsi.
Qualche ora più tardi, intorno alle 15, vado a prendere Chiara per farci un giro.
«Ciao Chiara!» la saluto mentre entra in macchina.
«Ciao Bà! Nuova la macchina?» mi dice guardandosi attorno.
«No, no. È di Michele! Me l'ha prestata prima di partire, ma ho intenzione di usarla solo adesso.»
Non devo assolutamente fare un graffio. Gli piacciono un sacco le macchine.
Se mai dovessi perderlo in un ipermercato per esempio, so già dove trovarlo. Nel reparto per le auto o dove vendono i giornalini, sempre sul quel genere lì.
«Dov'è andato di bello?» mi chiede.
«A Cortina d'Ampezzo sempre con i genitori & Co.»
«E perché non sei con lui?»
Questa domanda me la sarei aspettata, ma non so nemmeno io cosa dire.
Per un attimo, fingo di essere troppo concentrata nel guardare la strada.
«Lo sai, il padre...» dico tutto d'un fiato.
«Uff... Comunque dove andiamo di bello?»
«Centro commerciale, ti va? È da tanto che non facciamo shopping insieme.»
«Si dai! Così mi fai conoscere qualche altro posto di Roma dove fare shopping!»
«Con molto piacere!»
È sempre la stessa Chiara. Pazza per lo shopping proprio come me!
Continuiamo a chiacchierare fino ad arrivare finalmente al centro commerciale.
«Molto carino questo posto...» mi dice guardandosi attorno quasi incantata.
«E caldo soprattutto!» dico aspirando un velo di fiato sulle mani.
«Infatti... Che dici resterà qualcosa nel mio portafoglio oggi?»
«Me lo chiedo anch'io...»
Camminiamo per un po' continuando a raccontarci qualcosa. Ridiamo, scherziamo.
È bello passare del tempo assieme alla tua migliore amica. Specialmente quando non la vedi da anni, di argomenti ce ne sono eccome.
Improvvisamente afferro Chiara dal braccio e la trascino subito alla vetrina di un negozio dove c'erano già gli addobbi natalizi.
«Chiara guarda! Babbo Natale nella sfera! Con la neve che cade!» dico indicando l'oggetto come una bambina.
«Che carine anche queste ghirlande!» dice esaltata.
Mi piace il Natale proprio perché fa tornare bambini tutti quanti. Nessuno escluso!
«Dovremmo cominciare a comprare gli addobbi per la casa e soprattutto i regali per Luca e Michele!» annuncio con esaltazione.
«Già da adesso?» mi chiede perplessa e ridendo.
«È metà novembre! Siamo in ritardo! Tu cosa pensi di prendergli?»
Mi piace acquistare i regali molto tempo prima.
«Non ho la più pallida idea... Tu hai pensato a qualcosa?»
«Si più o meno... Sto cercando un Babbo Natale piccolino che cammini per poi lasciargli un regalino nel sacco, ma non so ancora cosa metterci dentro...»
«Oh che carino... Beh io in realtà avrei già un regalo per Luca...»
«Ah davvero? Cosa?» le chiedo fortemente incuriosita.
«Non è niente di sicuro però...»
«Un week-end da qualche parte?»
«Sarebbe bellissimo ma no...»
Alzo lo sguardo e noto che siamo proprio davanti alla Chicco. Si è fermata apposta qui. Adesso è tutto chiaro.
Mi volto verso di lei con le lacrime agli occhi.
«Sei incinta!» dico a voce alta.
Vedo la gente girarsi e una coppietta di anziani le fa gli auguri.
«Può darsi...» mi dice sorridendo e imbarazzata dalle persone girate.
«È fantastico Chiara! Ma non hai ancora fatto il test?» chiedo abbassando un po' la voce adesso.
«No, non ancora. Voglio farlo il prima possibile però.»
Mi prende sotto il braccio facendomi allontanare da quel posto dove tutti ormai sapevano la sua notizia.
«Allora che aspetti? Andiamo a prenderne uno!» le propongo indicandole la Farmacia.
«Andrò a prenderlo lunedì.»
«Perché non adesso?»
«Voglio aspettare ancora qualche giorno.» 
«Va bene!»
Questa volta non mi ha sentito nessuno, ma devo abbassare un altro po' la voce.
«Oddio il mio primo test...» dice emozionandosi.
Sarà bellissimo condividere con lei il momento in cui vedrà la striscetta rosa.
«Si! Ti rendi conto? Diventerò 'zia'!»
Non vedo l'ora di prendere in braccio 'mio nipote', di giocare con lui, di dargli da mangiare, di essere chiamata 'zia'.
Spero di diventare la sua zietta preferita con la quale potrà confidarsi su tutto...
«Si però potrebbe anche essere un semplicissimo ritardo.» mi dice per non illudersi.
«In tal caso ci riprovate, no?» ribatto.
«Mh... si... cioè non credo che a Luca piacerebbe...»
«Non ne avete mai parlato?»
«No, non è mai successo...»
Strano. Non è da Chiara non parlare di bambini con una persona.
«Perché non provi ad accennargli qualcosa? Magari non adesso visto che state da poco. Un conto è che accada tutto 'per errore', un altro è che sia stato desiderato da entrambi.»
«Luca non è il tipo di persona che vuole sistemarsi già da ora.»
«Effettivamente c'è tempo per avere dei bambini. Forse vuole trovare un lavoro migliore.»
«Probabile... Comunque facciamo un salto in questo negozio?» mi propone indicandomi un negozio di make-up.
«Ok!»
Come potrei dirle di no?
«Allora andiamo!»
Dopo essere entrate in qualche negozio di arredamento, di elettronica, di make-up, arriva il momento dell'abbigliamento.
Ci proviamo qualche capo.
Arriva il turno di Chiara.
Esce dal camerino aspettando un mio commento.
La guardo per un po' da testa a piedi e restando a bocca aperta.
«Questo vestito piacerà a Luca!» le dico emozionata.
«Dici?» chiede voltandosi di fronte allo specchio per vedere il retro.
«Si! Perché non lo metti quando festeggerete il vostro primo mese insieme? Sicuramente ti porterà a cena! Anche Michele ha fatto così!»
«Non ne sono convinta... piuttosto gliela porterò io la cena...»
Ecco la solita Chiara. C'è bisogno di tirarle un po' il morale.
«Non essere pessimista! Ti porterà da qualche parte, sicuro.»
«Mi accontenterei anche di una cena a lume di candela a casa nostra!»
«Oh si! Che carine!»
«Già...che ne pensi di questa borsa?»
«Con quel vestito è perfetta!»
Torna nel suo camerino per cambiarsi, poi continuiamo a gironzolare per l'ipermercato.

Pov Chiara        

Siamo in macchina da ormai dieci minuti circa e sono davvero contenta di aver passato un pomeriggio di solo shopping e chiacchiere con Barbara.
Stiamo tornando le stesse ragazze che eravamo un tempo e questo mi fa solo piacere.
Mentre aspettiamo al semaforo rosso, Barbara ne approfitta per mandare un messaggio al suo Michele.
Solo guardando i suoi occhi mentre contatta il ragazzo, si può benissimo notare che è al livello avanzato dell'innamoramento.
Decisamente superiore a quello tra me e Luca... ma ci stiamo lavorando su!
Ad un tratto la mia amica alza il volume della radio e mentre riparte, si gira e mi guarda.
È Jovanotti che canta "Baciami ancora", la canzone che io e Barbara amavamo intonare a squarciagola nei nostri "Sanremo-time" quando eravamo ancora due adolescenti ingenuamente innamorate.
Ricordando i nostri piccoli concerti, la guardo e sorrido in automatico.
Ricambia il sorriso e continuando a guardare la strada si schiarisce la voce.
Ho già capito cosa ha intenzione di fare.
Al ritornello infatti, ecco Barbara che accompagna il mitico Jovanotti nella sua canzone.
Scoppio a ridere vedendo le espressioni buffe che fa e dopo pochi secondi inizio a cantare anch'io.
Mi sembra di aver fatto un piccolo salto indietro nel tempo. Era troppo bello quel periodo.
Purtroppo la canzone finisce troppo presto e scoppiamo entrambe in una fragorosa risata per la nostra performance.
Siamo ferme ad un altro semaforo e riesco a scorgere un'auto a me familiare.
«Bà ma quello è Luca?» dico stringendo gli occhi per guardare meglio.
«Dove?»
Si guarda attorno.
«Nella macchina...» 
«Quale macchina? Ce ne sono minimo cinquanta qui...»
Mi ero dimenticata che non conoscesse la macchina di Luca.
«Si si, è proprio quella...» affermo quasi sicura.
«Bene...» dice continuando a cercare.
«Ecco sta accostando... forse ci ha viste!» dico slacciando la mia cintura di sicurezza.
«E ora Chiara scappa da lui...» asserisce ridacchiando.
«No, no... va bene si... torno a casa con lui!» confesso sorridendo e prendendo la mia borsa. 
«Come previsto...» dice sorridendo.
«Bene allora grazie del pomeriggio! Ci sentiamo dopo!» le comunico impaziente di vedere il mio fidanzato.
«Ok... a dopo! Ciao!» mi saluta sorridendo.
Scendo dalla macchina e tenendo sempre lo sguardo sulla vettura di Luca, continuo a camminare.
Ma mentre sto per attraversare, un numero indefinito di macchine mi taglia la strada.
Perfetto! È buio e non si vede niente.
Finalmente riesco ad attraversare e camminando, cerco l'automobile del mio Luca.
Eccola lì. Sono sicura che sia quella la macchina, infatti lo vedo mentre chiude lo sportello.
Sorridendo mi avvicino a lui.
Che però non sembra avermi vista.
Confusa continuo ad avanzare verso il mio fidanzato.
Gira intorno alla macchina e si ferma dall'altra parte del veicolo.
Sta aprendo l'altro sportello.
In questo momento sto sperando con tutto il mio cuore di vedere male.
Dall'auto è appena scesa una ragazza.
"Calmati Chiara. Forse è solo sua sorella!" mi dico tranquillizzandomi e cercando di essere ottimista.
Le mie gambe si stanno immobilizzando.
Con tutta la forza di volontà che ho, m'impongo di arrivare più vicino.
"Sarà sicuramente sua sorella." mi ripeto quasi convincendomi.
Peccato che Luca stia baciando sua sorella. Sulla bocca.
"Ok, Chiara quella lì non è sua sorella." dico con gli occhi già pieni di lacrime e il cuore quasi rotto.
Sono ferma lì a vedere la scena svilupparsi.
Il bacio si moltiplica in tanti altri baci.
E io sono qui ferma immobile a guardarli tutti.
Quasi quasi do anche una valutazione. Sono molto bravi. Si vede che si amano.
Ed ecco che confusione, rabbia e delusione si uniscono.
Manca solo che inizi a piangere e abbiamo completato.
Ah, ma io sto già piangendo! Non me ne ero neanche accorta.
Perfetto allora è tutto al completo.
Mi sembra tanto un déjà vu...
Asciugo velocemente le lacrime e con tutta la rabbia che ho in corpo in questo momento mi avvicino ai due.
«Luca...» dico mentre ordino in mente tutto ciò che voglio dirgli.
Vedo i due che continuano a baciarsi.
Probabilmente l'ho detto sussurrando e non me ne sono neanche accorta.
Oddio sembra tutto surreale.
«LUCA!» forse adesso ho urlato un po' troppo.
Infatti i due smettono e si girano verso di me.
«Chiara...» dice Luca quasi infastidito mentre si lecca le labbra.
Ah beh... lui è infastidito. Non fa una piega. Certo...
«È una tua amica?» gli chiede all'orecchio la ragazza per non farsi sentire e guardandomi da testa a piedi.
Peccato che io abbia sentito.
«No... è una conoscente...» dice Luca guardandomi male.
Vuole farmi sentire anche in colpa. Mi sembra giusto.
«Si infatti... ci conosciamo appena...» dico trattenendomi le lacrime.
Mi giro e sono pronta per andarmene.
Avrei voluto sentire la tipica frase "Aspetta! Posso spiegarti...", ma sono sicura che non la sentirò.
Mi volto di nuovo e sono ancora fermi lì mentre parlano. Probabilmente parlano di questa "conoscente" che è sbucata fuori dal nulla.
«Ah Luca... dimenticavo!» dico facendo la svampita.
Luca non dice nulla però mi manda un'occhiata truce.
«Tra otto mesi diventerai papà! Sono incinta!» dico fingendo un sorriso.
Non reggo più e senza neanche vedere le reazioni dei due me ne vado facendo fermare la fila di macchine.
Inizio a piangere. O forse continuo a farlo.
Adesso il mio cuore è di nuovo a pezzi. Ma pezzi talmente piccoli che sembrano quasi polvere.
Non so cosa fare né dove andare. Vorrei solo sparire dal mondo.
Sono ferma in mezzo alla strada e sento un clacson vicino a me.
Mi volto e con gli occhi annebbiati dalle lacrime pronte ad uscire, riesco a vedere Barbara.
Salgo velocemente nell'auto e chiudo lo sportello sbattendolo.
«Scusami Bà...» dico tra le lacrime e i singhiozzi indicando lo sportello.
Barbara mi abbraccia e, facendo colare il mascara mentre piango, cerco di spiegarle l'accaduto.
«Che ne diresti di fare un pigiama party?» mi propone esaltata e passandomi un fazzolettino dalla sua borsa.
«Non mi va.» dico soffiandomi il naso.
«Perfetto! Ti presto io il pigiama! Tanto Michele non c'è.» dice mettendo in moto la macchina e ignorando completamente la mia risposta.
«No davvero...» le provo a ripetere che non ho voglia di fare nulla.
«Si, davvero! Quale maschera facciamo?» continua la mia amica mentre guida.
Resto a guardarla per qualche secondo.
Ad un tratto sorrido. So che lo fa per me. Per farmi sentire meglio.
«Hai l'argilla?» chiedo asciugandomi gli occhi e tirando su col naso.
«Certo che si.» dice guardandomi e sorridendo prima di tornare a concentrarsi sulla strada.
«Grazie.» le dico scoppiando di nuovo a piangere ripensando alla scena vissuta prima.
«Dai Chiaretta ora non ti commuovere!» dice sorridendo.
Scoppio a ridere tra le lacrime.
Questo è sempre stato il compito di Barbara.
Dopo qualche minuto arriviamo a casa sua, dove ha inizio il più pazzo pigiama party della mia vita.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Pov Chiara

Dopo una nottata passata tra maschere e musica, ci siamo addormentate entrambe sfinite.
Barbara per la stanchezza, io per il mal di testa.
Infatti non riuscivo a togliermi dalla mente la scena, non riuscivo a dimenticarmi i baci, non riuscivo a rimuovere le parole di Luca e soprattutto non sopportavo l'idea di averlo perso.
Sento un buon profumo di dolce.
Apro gli occhi e la luce del sole mi sveglia completamente.
Mi metto seduta e prendo il mio cellulare dal comodino.
Forse Luca mi ha scritto un messaggio oppure mi ha chiamata.
Accendo il telefono mi rimetto sotto le lenzuola e continuo ad aspettare il suono di qualche notifica.
Vedo Barbara passare dalla mia stanza.
Si affaccia alla porta e cerca di vedere se sono sveglia.
«Chiara?» mi chiama quasi sottovoce.
«Ciao...» le rispondo tenendo gelosamente tra le mani il cellulare.
«Ah sei sveglia! Buongiorno!» dice sorridendo.
Annuisco soltanto e guardo lo schermo del cellulare per controllare i messaggi e le chiamate.
Ancora nulla.
«Non ti ha chiamata?» mi chiede incrociando le braccia e poggiandosi alla porta.
«No...» dico verificando ancora una volta che sia così.
Barbara mi guarda e sospirando si avvicina.
Si siede sulla punta del letto e mi guarda mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
«Chiara...» penso che stia iniziando a farmi un discorso.
«No, Barbara... adesso non mi va di parlarne...» abbasso la testa per non farle vedere che sono arrivata al limite.
«No, no tranquilla... ti ho comprato una cosa!» dice sorridendomi.
«Ah si?» dico sbloccando per l'ennesima volta lo schermo del telefono.
«Si. E adesso vieni. Basta a stare nel letto! Su, su!» dice tirandomi per un braccio.
«Barbara, non mi va...» dico mentre mi aggrappo alla testata del letto.
«"Non mi va", "non mi va", Chiara cambia un po' il disco!» dice continuando a tirarmi.
Sbuffo e mi arrendo.
Quando vuole, Barbara sa diventare una forza della natura.
«Va bene mi alzo, però ora smettila di fratturarmi il braccio...» dico infilandomi le pantofole.
«Oh finalmente!!!» dice con un sorriso che le va da un orecchio all'altro.
Scuoto la testa e mentre mi lego i capelli, la seguo in cucina.
Man mano che ci avviciniamo sento ancora di più quel profumo.
Sul tavolo c'è un vassoio con dei bei croissants ripieni.
«Sono per me?» dico mentre già gusto con gli occhi quella meraviglia sul tavolo.
«No... pensavo di lasciarli lì come soprammobile, che dici?» dice Barbara cercando di fare la seria.
Rido e prendo posto a tavola.
La mia amica fa lo stesso e mi passa un piattino dove inizia a mettere cibo in quantità industriali.
«Barbara basta così, grazie... tra l'altro io la mattina non faccio neanche colazione... o meglio... la preparo e guardo Luca mangiarla...» dico iniziando a fare la logorroica.
Appena realizzo quello che ho detto poggio la testa sulle braccia incrociate sul tavolo.
Non è passato neanche un giorno e Luca mi manca troppo.
Ma come si fa ad affezionarsi così tanto a una persona in così poco tempo?
Ed ecco che mi appaiono uno alla volta tutti i momenti passati con lui e le immancabili lacrime si fanno largo sulle mie guance.
«Chiaretta... basta a piangere...» dice Barbara accarezzandomi un braccio.
«Non ci riesco...» affermo asciugandomi una lacrima e alzando la testa.
«Forza, che devi mangiare...» mi comunica sorridendo intenerita e avvicinandomi il piatto stracolmo.
«Solo il cornetto...» dico afferrando un fazzolettino e soffiandomi il naso.
«Va bene...» sospira e si alza da tavola con il vasetto di marmellata in mano.
Addento il cornetto e la pasta sembra quasi sciogliersi in bocca.
«Ti piace?» mi chiede sedendosi di nuovo al suo posto.
«È delizioso. Grazie!» dico assaporando ogni briciola.
La mia amica sorride. È riuscita a farmi smettere di piangere.
Se non l'avessi incontrata a Roma, probabilmente adesso sarei sotto le coperte a piangermi addosso.
Finito il cornetto squisito, mi pulisco la bocca dallo zucchero a velo.
«Che si fa oggi?» mi chiede Barbara mentre sistema qualche piatto nella credenza.
«Vado a casa... devo preparargli le valigie...» mi passo una mano tra i capelli e sospiro.
«Ma l'hai chiamato?» mi chiede guardandomi.
«No che non l'ho chiamato.»
«In effetti dovrebbe chiamarti lui. Ma se sta a casa? Che fai?» mi chiede spiazzandomi. Non avevo pensato a questo.
«Nel caso lo affronto! Mi ha preso fin troppo in giro.» dico con una tale convinzione che quasi non mi riconosco più.
Barbara resta a guardarmi qualche secondo e pian piano annuisce.
«Tu... potresti accompagnarmi? Sai, non ho la macchina...»
Vedo la mia amica sorridere e scuotere la testa.
«Non dovevi neanche chiederlo...»
Barbara è sempre stata una persona generosa. Basta chiederle qualcosa e lei la fa.
Entrambe iniziamo a prepararci per andare.
Dopo poco, come previsto, Barbara guida verso casa mia.
«Chiara sei in tempo per cambiare idea, sei sicura?» mi chiede mentre guarda dallo specchietto le altre macchine.
«Si, prosegui dritto.» dico con una disinvoltura che non mi appartiene.
Forse potrei chiedere se hanno un posto libero al Teatro dell'Opera. Potrei avere un futuro lì.
Mentre Barbara parcheggia ne approfitto per controllare se c'è la macchina di Luca.
Non dovrebbe essere in casa.
Dopo un grande sospiro scendo dalla macchina e con Barbara dietro, entro nel portone.
Siamo dietro la porta del mio appartamento. Non sento rumori provenienti dall'interno.
«Bà tieni... apri tu...» dico passandole le chiavi con la mano tremante.
«Mi sembrava troppo strano per essere vero...» dice ridacchiando e aprendo la porta.
È tutto buio. Barbara entra e mi lascia passare.
«C'è qualcuno?» chiedo con un filo di voce e guardandomi intorno.
«Via libera!» dice sorridendomi.
Mi dirigo subito in camera, dove alla vista degli indumenti di Luca, mi si annebbiano già gli occhi.
Prima di scoppiare a piangere mi chiudo in bagno e lascio che le lacrime mi righino il viso.
Vicino il lavandino trovo un paio di jeans di Luca.
Li prendo per metterli via ma sento un rumore. Qualcosa di metallo è caduto per terra. Forse è un mio braccialetto.
Guardo per terra e mi abbasso per raccogliere l'oggetto. È una fede.
Ad un tratto collego tutto e la rabbia prende il controllo di me.
Apro la porta e la lascio sbattere rumorosamente al muro.
Barbara mi guarda spaventata.
«È sposato.» dico mostrandole l'anello.
Barbara scioccata si porta una mano alla bocca.
«Questo significa che la tizia che ha baciato ieri era sua moglie!!! Cioè... io sono l'amante!!!» urlo dalla rabbia.
«Chià... calma...» dice Barbara avvicinandosi a me.
«Tanto non sono incinta. Posso urlare e incazzarmi quanto voglio!» continuo a gridare.
Ad un tratto sentiamo un rumore provenire dalla porta che un secondo dopo si spalanca.
Luca è appena rientrato. Tempismo perfetto.
«Noi ce ne stiamo andando. Tu alle 21 devi sparire di casa con tutte le tue cose.» dico in collera e senza guardarlo.
Prendo Barbara dal braccio e la trascino con me verso la porta.
«Perché dovrei andarmene? Pago la mia metà, siamo coinquilini. Non importa se stiamo insieme o no.»
Mi guarda contrariato.
«Luca no... devi andartene...» dico lasciando il braccio di Barbara e cercando di trattenermi le lacrime.
«E dov'è che me ne devo anna'? Me lo spieghi te?» mi urla contro.
Sento Barbara schiarirsi la voce.
«Te ne vai da tua moglie!» gli dico guardandolo negli occhi e lasciando scendere le lacrime.
«E tu come sai che ho una moglie?» mi manda lo sguardo più truce che abbia mai ricevuto in vita mia.
«Ho trovato la fede... sei uno stronzo!!!» gli grido praticamente in faccia.
Continua a guardarmi male e a scuotere la testa.
«Barbara andiamocene. Al mio ritorno non voglio trovare più niente.» dico uscendo dalla porta e tirando su col naso.
«Chiara, aspetta!!!» mi dice il mio ormai ex-ragazzo.
L'ultimo briciolo di speranza che ho mi costringe a girarmi. Lo guardo asciugandomi gli occhi.
«Va bene se facciamo alle 22? Alle 21 non posso...»
Scoppio di nuovo a piangere delusa e ferita. Non riesco a rispondergli.
«Ma io dico... non la vedi come sta? Ma cos'hai nella testa? Me lo spieghi? Boh...»
Risponde molto alterata la mia amica al posto mio.
Non riesco a sentire la risposta di Luca ed esco velocemente di casa.
Barbara continua a discutere con lui prendendo il mio posto.
«Alle 21 sei pregato di lasciarle la casa libera.»
È l'ultima cosa che riesco a sentire prima che Barbara gli chiuda la porta in faccia.
Sono confusa, incazzata, non riesco a capire più nulla.
Mentre scendiamo le scale, ringrazio la mia migliore amica che mi porta il più lontano possibile da Luca.

Pov Barbara

Sono le 21.03 e sto accompagnando Chiara a casa.
L'accordo stretto con Luca doveva terminare alle 21.
«A che ora vai a prendere Michele?» mi chiede improvvisamente.
«Alle 22.15 devo stare sotto casa dei suoi, ma lui potrebbe arrivare anche prima o più tardi.»
Mi manca.
Non vedo l'ora di vederlo, di abbracciarlo, di baciarlo.
«E ti lascia uscire di sera da sola?» mi chiede preoccupata.
«Ma dai! Non vado di certo a piedi. E poi, che vuoi che mi accada? Non è che sia tanto tardi!»
«Fossi stato in lui, mi sarei fatto accompagnare dai suoi a casa.»
«Infatti l'ha proposto più volte...» dico sospirando e con quel sorriso di chi nasconde qualcosa.
«Ma...?» mi chiede incitandomi a continuare la frase.
«Ma ho insistito. Non voglio che li disturbi... Sono anziani, meglio se si ritirano presto!»
Dopo aver parcheggiato, entrambe ci voltiamo in direzione del suo portone.
«Che dici, se ne sarà andato?» mi chiede con timore.
«Penso proprio di si.» le rispondo speranzosa.
Sarebbe meglio non farli incontrare proprio adesso che ha smesso di piangere.
«Vuoi che resti da te stasera?» le chiedo dispiaciuta.
Insisto sul fatto che non posso vederla così. Non voglio lasciarla sola.
«No, tranquilla.»
«Sicura?»
«Si, resta con Michele.»
«E se ti raggiungessi dopo averlo lasciato a casa?» propongo nuovamente.
«Non ti preoccupare, davvero. Sto bene.» mi dice per tranquillizzarmi.
Scendiamo dall'auto e ci avviamo verso la sua palazzina.
«Se devi andare, vai.» prospetta.
«Ti accompagno dietro la porta e poi tolgo il disturbo. Così ti sistemi..»
Poi improvvisamente, mentre apre il portone, si volta.
«Vuoi restare fino a quando devi andare da Michele?» mi chiede nervosamente.
«D'accordo.» rispondo sorridendo.
La mia amica ha bisogno di me. Come posso rifiutare?
Arriviamo all'ascensore che era occupato.
«E se sta scendendo Luca?» mi chiede cominciando a sudare freddo.
«Sono le 21.10. Se n'è sicuramente andato da dieci minuti, se non di più!»
«Si ma quello è un pigrone. Fa tutto a rilento...»
«Stai tranquilla!» le dico un secondo prima che arrivasse l'ascensore.
Ci giriamo curiose di sapere chi stesse uscendo e vediamo solo un vecchietto alto, robusto e con la barba lunghissima.
Rispondiamo al suo saluto mentre entrambe ci scambiamo uno sguardo rasserenato vedendolo uscire di lì da solo.
Ma non appena ci rigiriamo per entrare nell'ascensore, vediamo Luca spuntare dal nulla e con delle valigie.
Ci mettiamo da un lato per farlo passare.
Non appena si ferma accanto a noi per lasciare una valigia, si volta dritto verso di lei lanciandole uno sguardo minaccioso e insistente.
Mi giro anch'io verso Chiara per portarla via da qui, ma non faccio in tempo che la vedo correre per le scale piangendo.
«Adesso sei soddisfatto per essere stato così stronzo con lei?»
È il minimo che possa dirgli, ma mi trattengo.
«Ma fatte un po' de cazzi tua, cogliona!» mi dice gridando e gesticolando.
«E tu cresci!» gli rispondo mentre vado via di lì prima di perdere le staffe.
Raggiungo Chiara e la trovo fuori dalla porta mentre si asciuga le lacrime al maglione.
«Grazie.» mi dice tirando su il naso e abbracciandomi.
Entriamo subito in casa e lei corre a buttarsi nel letto.
La seguo portandole la scatola da 100 di fazzolettini che ha da sempre in bagno.
«Non lo voglio più vedere!» sussurra tra le lacrime mentre verso un po' d'acqua in un bicchiere.
«Ma perché m'illudo facilmente? Perché vengo lasciata da tutti? Ho per caso la scritta sulla fronte 'traditemi'?»
«Troverai il tuo Principe Azzurro.» dico rassicurandola.
«Tanto anche lui mi tradirà. Troverà qualcuna migliore di me... Così come Fabio, Luca...»
«Quei due ormai fanno parte del passato. Adesso devi solo trarre esperienze che ti aiutino a trovare qualcosa di migliore, o meglio, qualcuno migliore di loro!»
«Si magari dopo essermi lasciata da altri dieci ragazzi, trovo il mio ragazzo ideale.» ribatte ironicamente.
«Per quanto possa essere terrificante la storia, l'importante è che trovi un lieto fine.»
Parliamo per un altro po' prima che me ne vada. Giusto il tempo per farla calmare.
Sono le 22.12 e sto ancora per le scale della palazzina di Chiara. Spero solo che non mi stia aspettando.
Lo chiamo per sapere dove sta, ma risponde la segreteria telefonica.
Accelero un po' per cercare di arrivare in orario.
Sono finalmente sul posto dopo 10 minuti e qualche minuto più tardi arrivano anche loro.
Scendo subito dall'auto e vado in contro a Michele.
«Mi sei mancato amore!» gli dico abbracciandolo.
«Anche tu!» mi sussurra.
Ci baciamo per un po' prima che ci raggiungano i genitori per salutarmi.
Si. I genitori. Il padre compreso.
Ci salutiamo. Poi la madre si riavvicina alle loro valigie.
«Tutto ok?» mi chiede il padre con un sorriso a trentasei denti.
«Certo, a lei?» chiedo contenta.
«Tutto ok.» mi dice dandomi una pacca sulla spalla.
Anche Michele è sorpreso dal suo comportamento tant'è che lo guarda con uno sguardo abbastanza confuso. Come se cercasse spiegazioni, come se lo stesse studiando.
«Michele vai ad aiutare tua madre.» comanda il padre mettendomi a braccetto.
«Perché non vai tu?» ribatte preoccupato.
«Posso stare un po' con lei o no?» si volta verso di me con un sorriso sornione.
Michele annuisce e raggiunge la madre continuando a tenere gli occhi puntati su di noi.
«Allora Barbara, stai studiando per il prossimo esame?» mi chiede facendomi girare, per dare le spalle a suo figlio.
«Certo che si. Michele mi ascolta ogni giorno e io ascolto lui. Spero che vada tutto bene! Così tra un po' mi laureo finalmente.» gli rispondo contenta del suo interesse verso me.
«Si, me ne ha parlato varie volte.» mi conferma guardando il pavimento.
«Sono contenta che Michele vi parli di me! O almeno spero che dica cose buone...» gli dico entusiasta.
«Ma non parla solo di te.»
Comincio a non capire. Forse era qui che voleva arrivare.
«Ah, ma non te ne ha ancora parlato?» mi chiede dandomi l'impressione di un finto preoccupato.
Non gli rispondo, ma continuo ad ascoltarlo.
«Non ti ha detto che la figlia di un mio collega ci sta provando con lui? Secondo te perché continua a venire con noi?»
Mi stacco subito da lui. Non gli credo. C'è sicuramente sotto qualcosa.
«Mi dispiace che non te l'abbia detto però adesso sai perché sono sempre arrabbiato con lui. Odio il fatto che non sia fedele nei tuoi confronti. Dopotutto sei una brava ragazza e non meriti ciò. Devi cominciare ad aprire un po' gli occhi.»
Di certo non posso dirgli che non crederò mai a quel che dice. Nemmeno se mi pagasse. Ma cosa posso fare per allontanarmi?
Mi volto un secondo dall'altro lato e Michele e sua madre, stanno tornando al momento giusto.
«Non mi aiutare, mi raccomando!» osa rimproverarlo la moglie.
Intanto Michele mi prende dal braccio e mi allontana da loro facendomi poggiare allo sportello chiuso della sua auto.
«Che ti ha detto?» mi chiede.
«Mi ha chiesto se stessi studiando per l'esame.»
«E basta?»
Annuisco.
Sarebbe inutile dargli altre spiegazioni; inutile farli litigare ancora per colpa mia. Tanto io non credo a suo padre.
«Ti amo amore mio.» mi sussurra lasciandomi dei bacetti dolci sulle labbra.
Michele mi ama, mi amerà sempre.
Infine, mi lascia un orsetto Trudi tra le mani, quello che cercavo da tempo.
Amo i peluches Trudi. Li sto collezionando tutti per poter farci giocare i nostri figli un giorno.
Salutiamo i genitori, poi ci baciamo per qualche minuto in auto prima di chiedergli di lasciarmi a casa della mia amica.
Chiara ha bisogno di me. Non posso lasciarla da sola. Adesso starà sicuramente piangendo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Un mese dopo

Pov Barbara

Qualche giorno fa, io e Chiara, abbiamo telefonato Daniela ed era da tanto che non parlavamo tutte e tre.
«Devi raccontarmi un po' di Francesco!» la incitò Chiara esaltata mentre io organizzavo già il matrimonio mentalmente.
Mi viene naturale fantasticare sul futuro. Mi faccio molti, o forse troppi, cosiddetti 'castelli di sabbia'.
Sarò stata lì a vaneggiare per circa un paio di minuti prima che Chiara schioccasse le dita per farmi tornare nella realtà.
Sentii Daniela ridere sardonicamente «Stava di nuovo fantasticando?»
«Ti pare? Sarà già arrivata al vostro venticinquesimo anno di matrimonio!» rispose lei sghignazzando.
«Stavo pensando a quanti bambini potreste avere!» confermai mantenendo anch'io un'aria divertita.
Notai per un secondo lo sguardo meditabondo di Chiara che cercava di riprendere il filo del discorso prima di interrompermi.
«Daniela! Non cambiare discorso!» urlò improvvisamente sobbalzando dal divano.
«Ripeto, l'anello te lo faccio vedere appena ci vediamo!» esitò lei esasperata.
«Voglio un foto, non resisto!» ribatté Chiara.
Stemmo ben 4 ore o più al telefono.
E adesso eccomi qui. Sono in macchina con Michele per andare all'aeroporto perché oggi viene a trovarci qui a Roma.
«Da quanto non la vedete?» mi chiede Michele.
«Da quando sono andata via dalla mia città...» rispondo con nostalgia.
Siamo arrivati e Michele sosta per farmi scendere.
«Divertitevi!» mi sussurra lui all'orecchio.
«A dopo!» gli dico prima di lasciargli un bacio e di vederlo andare via con la macchina.
Mi dirigo verso l'entrata dell'aeroporto dove ho l'appuntamento con Chiara, ma di lei non si vede ancora l'ombra.
Passano meno di dieci minuti e finalmente la vedo arrivare correndo mentre la sua sciarpa svolazza alle sue spalle a mo' di Superman.
«La metro non è passata in orario...» mi dice boccheggiando.
«...oppure è stata colpa del trucco?» le chiedo conoscendola forse meglio di me.
«Si...» confessa lasciando un sorriso esausto.
«Andiamo, non perdiamo tempo!»
La strattono dal braccio mentre la trascino verso lo sportello dove comincia ad uscire uno sciame di gente.
Tra quelle persone ci sarà Daniela, ma c'è troppa gente per poterla vedere al primo colpo.
Alzo il passo facendo strada in quella marea di corpi con le innumerevoli facce che si stagliavano davanti a noi, stanche per il viaggio, ma con ancora un filo di energia per poter sorridere e abbracciare i loro parenti, i loro amici.
Ci avviciniamo sempre più allo sportello con il cuore che batteva all'impazzata.
«Tieni gli occhi ben aperti!» consiglio a Chiara mentre mi rincorre cercando di togliersi ancora quella sciarpa soffocante.
Improvvisamente mi fermo di colpo per guardarmi meglio attorno e la vedo venirmi addosso.
«Oh! L'hai trovata?» mi chiede entusiasta.
Non faccio in tempo a risponderle che vado in contro a Daniela urlando il suo nome.
Si è appena accorta della nostra presenza e vedendoci correre selvaggiamente verso lei, mette in salvo le valigie.
Entrambe le saltiamo addosso e la abbracciamo fortissimo.
Fortunatamente mantiene l'equilibrio ad una colonna alle sue spalle.
È bellissimo vederci finalmente tutte e tre insieme.
Non ci resta che trascorrere un po' di tempo assieme e passare le nostre giornate come qualche anno fa.

Pov Chiara

Dopo esserci salutate a dovere, prendiamo al volo la prima metropolitana per andare a casa mia, dove Daniela sarà la mia coinquilina per i prossimi giorni.
È strano trovarsi a camminare dopo anni, tutte e tre insieme come una volta.
Mi fermo un attimo a guardare le mie amiche che parlano ininterrottamente tra una risata e l'altra.
Istintivamente sorrido e desidero soltanto fermare il tempo per passarlo insieme alle due.
Con loro sono sempre stata bene, mi sono state vicino quando ne avevo bisogno, nei momenti belli e in quelli brutti.
Grazie a loro ho preso il coraggio per andare avanti e dimenticare il passato.
Sono sempre state la mia seconda famiglia, il mio porto sicuro.
Ecco perché ritrovare Barbara è stato così importante per me e adesso che c'è anche Daniela, il quadretto è al completo!
«Ehi Chià, tutto bene?»
La voce di Daniela mi riporta alla realtà.
«Si, si perché?» le rispondo sorridendo.
«Sei leggermente silenziosa... e questo non è da te...» mi dice un attimo prima di scambiarsi uno sguardo con Barbara e scoppiare a ridere.
«No... tranquilla che va tutto bene! Comunque eccoci arrivate!!!» informo indicando il palazzo.
Aiutiamo Daniela a trasportare i pochi bagagli nel portone.
Mi ricordo ancora quando mi trasferii qui. Sul pianerottolo dove mi trovo adesso, un tempo c'era Luca...
Mi volto dall'altra parte e vedo la porta del suo vecchio appartamento.
«Sicura che vada tutto bene?»
Questa volta è Barbara a chiedermelo e a riportarmi alla realtà.
Caccio via i pensieri che mi attanagliano la mente in questo momento e le sorrido per rassicurarla.
Barbara ricambia il sorriso e si fa spazio per entrare in casa con le valigie di Daniela.
«Quella ragazza è una forza della natura!» mi dice Daniela con il fiatone e ridendo.
«Mi hai letto nel pensiero, sai?» le rispondo ridendo a mia volta.
«Guardate che riesco a sentirvi!» ci urla Barbara probabilmente dalla mia cucina.
Ridendo, entro anche io e do il benvenuto a Daniela in casa mia.
«Fai come se fossi a casa tua, lo sai!» le dico mentre mi tolgo sciarpa e giubbotto.
«D'accordo!» risponde sedendosi sfinita sul divano.
Dopo poco ci raggiunge Barbara in salotto.
«Avete fame?» chiedo mentre penso a cosa potrei offrire alle ragazze.
«Cos'hai da mangiare?» chiede Daniela.
«Cosa vorresti mangiare?» le domando aprendo il frigorifero.
«Hai delle gallette di riso?»
Sia io che Barbara ci giriamo verso di lei guardandola stranite.
«Che c'è?» chiede Daniela cercando di restare seria mentre guarda le nostre facce a forma di punto interrogativo.
«Da quando mangi le gallette di riso?» le chiede Barbara curiosa.
«Non ci vediamo da un po', ho cambiato le mie abitudini alimentari nel frattempo...» risponde Daniela orgogliosa di se stessa.
«In ogni caso... no, non le ho...» rispondo ridacchiando e continuando a cercare nel mobile.
«Ah, ok, non preoccuparti!» risponde Dany togliendosi un pelucchio immaginario dai pantaloni.
«Bà, tu vuoi qualcosa?»
«Cosa intendi con "qualcosa"?»
«Allora, qui ho una tavoletta di cioccolato, gelato al cioccolato, cioccolata calda da preparare, nutella, budino al cioccolato e altra roba come latte, uova, verdure e... ancora cioccolato!»
«Chiaretta mi sa tanto che dobbiamo andare a fare una bella spesa. Lo sai, vero?!?» chiede Daniela ridendo istericamente.
«L'ho capito quando hai parlato delle gallette di riso...» ammetto ridendo.
«Chià, non voglio nulla! Sto bene così!» dice Barbara ridendo e sedendosi accanto a Daniela.
«Ah già... altrimenti ingrassi!» le dico alzando le mani in segno di difesa.
«Esatto... e poi Michele mi lascia!» dice continuando la frase.
«Ah giusto!» dico addentando un pezzetto di cioccolato al latte con nocciole.
«Sono proprio curiosa di conoscere questo Michele...» dice Daniela sorridendo.
Entrambe guardiamo Barbara che inizia ad arrossire.
«Scusate? Mi sento leggermente osservata...» dice guardando prima Daniela e poi me.
Tutte e tre all'improvviso scoppiamo a ridere.
«Lo conoscerai presto, Dany!» dice non appena smettiamo di ridere.
«E il tuo Francesco? Quando lo conosceremo?» le chiedo curiosa e sorridendo.
Daniela abbassa lo sguardo per la timidezza e sorride. Si vede che è davvero innamorata.
«Spero il prima possibile...» ci dice sorridendo e con gli occhi brillanti.
«E fu così che lo conoscemmo al matrimonio...» dice Barbara, facendola ridere.
«Aspetta, aspetta, aspetta!!! A proposito di matrimonio... avevi promesso di farmi vedere l'anello!» la incito e inizio ad assillarla per farmelo vedere.
«Si, si calmati! È in quella valigia! Ora vado a prenderlo!» dice alzandosi e aprendola.
Mentre cerca l'anello, io e Barbara la raggiungiamo.
«Eccolo qua...» si gira mostrandocelo indossato al dito.
All'improvviso mi torna alla mente un momento passato con Luca.
Aveva promesso di comprarmi un anello molto simile a quello per il nostro primo anno insieme.
Eravamo già andati a vederlo e ne avevo parlato la sera stessa a Barbara.
Ero davvero contenta e pensavo già a come sarebbe stato quel giorno.
Ma purtroppo tutto è andato in frantumi...
«Chiara, ti piace?» mi domanda Daniela.
Annuisco senza aggiungere altro.
Sento i loro sguardi su di me.
«Chià che è successo?» mi domanda Daniela dolcemente.
«No, nulla...» rispondo continuando a guardare l'anello.
«È lo stesso anello, no?» mi chiede Barbara.
«No, non è lo stesso...» le rispondo.
«Allora è molto simile...» continua guardando l'anello tra le dita della nostra amica.
«Si, molto...» confermo.
Daniela guarda me e Barbara come se stesse assistendo ad una partita di ping-pong.
«Mi sono persa qualcosa?» chiede leggermente confusa.
«Quell'anello è simile a quello che doveva regalare Luca a Chiara.» dice Barbara spiegandole l'accaduto.
«Aspetta... Luca? Il tuo vicino?» chiede Daniela rivolgendosi a me.
Sospiro. Devo raccontarle tutto quello che è successo.
«Si, Dany. Solo che adesso non è più il suo vicino.» dice Barbara aggiustandosi un braccialetto.
«Potete spiegarmi meglio? Non capisco...»
Io e Barbara ci guardiamo a vicenda e mi accomodo accanto a Daniela sul divano, mentre Barbara mi aiuta a spiegarle tutto.
Così tra un racconto e l'altro trascorriamo delle ore a chiacchierare come non succedeva da tanto tempo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Pov Barbara

Sono circa le 9.30 e tra un'ora e mezza devo stare in chiesa per il battesimo di un parente di Michele.
Con me, per fortuna, ci sono Chiara e Daniela, o meglio, sono in chiamata con loro su Skype mentre cerco di prepararmi... psicologicamente.
«Ragazze, ma vi rendete conto che conoscerò tutti, e sottolineo TUTTI, i parenti di Michele?» dico in una fase di totale crisi.
«Ma stai tranquilla! Anzi, è una cosa positiva! E comunque, non saranno proprio tutti sicuramente.» mi consola Daniela cercando di farmi trovare un po' di serenità.
«"Positiva", perché?» domanda Chiara cercando di capire.
Le sento bisbigliare tra loro e io ne approfitto per allontanarmi e scegliere il vestito.
«Capisco Daniela! Per il grande passo, quindi!» annuncia Chiara appositamente ad alta voce mentre è intenta a cercarmi nel suo schermo.
Corro subito di fronte alla webcam.
«Non vi posso lasciare un attimo sole che iniziate subito a fantasticare!» intervengo scherzosamente.
«Sta parlando lei!» dice Daniela dando una gomitatina all'amica che le dà subito ragione.
Sorrido e, con uno sguardo meditabondo, mi dirigo verso i tre vestiti stesi sul letto.
Li fisso a vuoto per un po' poiché un dubbio comincia ad attanagliarmi.
Se veramente Michele volesse fare questo grande passo?
Ho paura, ma allo stesso tempo mi sento la ragazza più fortunata a questo mondo.
Sarebbe una gioia immensa poter proseguire il resto della mia vita con lui.
Ma ora devo smetterla di delirare. Ho bisogno di concentrarmi su ciò che devo indossare.
Sento Chiara e Daniela chiamarmi ad alta voce. Mi giro.
«Scusate ragazze! Stavo pensando a... quale abito indossare!» dico esitando.
«Facceli vedere!» mi consiglia Chiara allungando il collo, come se potesse vedere le mie spalle attraverso la web.
Corro subito per prenderli e mostrarli.
In contemporanea, Michele entra in stanza.
«Che succede qui? Parli da sola?» chiede con la fronte arricciata.
«Sto scegliendo il vestito per il battesimo con Chiara e Daniela e tu non puoi assolutamente guardare!» rispondo con una risatina mentre lo caccio con forza, verso l'uscita.
«Certo che posso vederlo! Non è mica quello da matrimonio!» ribatte ridendo.
Mi arrendo e lo lascio entrare.
«Anche se...» continua la frase voltandosi verso me, ma si blocca subito.
«Cosa?» gli chiedo incuriosita.
Non risponde.
Continuo a seguirlo con lo sguardo mentre si avvicina al computer per salutare educatamente le mie due amiche.
Subito dopo, torna da me con un altro argomento.
«Non fai colazione?» mi chiede mettendo un braccio attorno al mio bacino.
Faccio finta di nulla e rispondo, anche se avrei preferito sapere la continua di quella sua frase lasciata in sospeso.
«Non ho tempo...» gli sussurro lasciandogli un bacio sfiorato sulle labbra.
«Va bene! Allora torno a vedere le News.» dice staccandosi piano piano.
Annuisco e mi dirigo verso lo schermo piatto.
«Secondo me, Michele le ha detto quale vestito indossare.» bisbiglia Chiara intenerita.
«Può darsi.» conferma Daniela.
Continuano a parlare, ma la connessione è scarsa e si sente poco o niente.
Non credo abbiano sentito qualcosa a causa di questo problema.
«Michele non mi ha detto nulla a proposito del vestito. Secondo voi, quale metto?» domando per verificare che mi sentissero ancora.
Ma la conferma della pessima qualità di connessione, mi viene subito data.
Ripeto la domanda nella speranza che la videochiamata non si interrompa proprio adesso.
E questa volta, rispondono.
«Secondo me ti sta meglio quello rosa cipria a tubino!» risponde Chiara.
«Anche secondo me!» la appoggia l'altra.
«Vada per il tubino rosa cipria allora!» confermo entusiasta.
«Che colore sono i tacchi e la borsa?» chiede Chiara.
Evidentemente sta già pensando al trucco.
«Entrambi neri!» rispondo.
«Allora fai uno smokey sul nero!» mi consiglia mentre ha lo sguardo assente. La sua mente è occupata dal trucco.
«Va bene! Corro a cambiarmi.» dico mentre raccolgo tacchi, borsa, giacca e vestito per spostarmi in bagno e vedere come mi sta questo outfit.
Qualche ora dopo, mi ritrovo in sala vicino a Michele che non riesce a smettere di presentarmi i suoi parenti.
Sono davvero tanti eppure fin'ora ho memorizzato solo in nome del piccolo battezzato.
Si avvicina suo cugino con sua moglie, nonché i genitori del festeggiato.
«Te la stavo portando, ma mi hai battuto sul tempo!» dice Michele mentre mi tira gelosamente al suo petto.
«Siamo lieti di conoscerti finalmente!» annunciano contenti i due genitori mentre ricevo un abbraccio soffocante da parte di entrambi.
«Mi fa piacere essere qui con voi e vi ringrazio per l'invito.» rispondo un po' imbarazzata e lanciando uno sguardo a Michele che, silenziosamente, scoppia a ridere.
Parliamo per un altro po' e per la gioia dei miei poveri piedi, ci accomodiamo.
«Ti hanno uccisa abbracciandoti?» mi sussurra il mio Michele divertito, come se ci fosse già passato anche lui dallo stritolamento di quei corpi.
«Un po'...» confermo finendo di aggiustarmi l'abito.
«Sono tutti un po' così dalla parte di mamma, abituati!» dice rassegnato e mantenendo lo stesso sorriso.
Mi giro un po' attorno per osservare la gente.
Sento dentro me quell'atmosfera festosa che riempie la sala.
Ci sono momenti in cui il chiacchiericcio degli invitati, riesce a superare la musica che sfondava le casse.
«Visto quanta gente?» dice la madre mentre i camerieri cominciano a distribuire gli antipasti.
«Già.» rispondo con un sorriso senza sapere che altro aggiungere.
«Comincio già a stordirmi. C'è sempre troppa gente a ogni festa dei tuoi parenti.» sbuffa il marito.
«Zitto tu! Ti lamenti sempre!» risponde la moglie costantemente sorridente.
Mi volto verso Michele che lo sento ridacchiare.
«Che ti dico a fare di lasciarli perdere? Tanto ormai sai come sono mamma e papà.» mi sussurra rassegnato.
«Si, tranquillo!» gli accerto.
Poco dopo, avvicino timidamente le mie labbra alle sue per potergli dare un tenero bacio, ma lui riesce ad anticiparmi lasciandomene uno per circa mezzo minuto.
Dopodiché, mi sussurra una semplice e dolce frase «Sei bellissima!».
Arrossisco un po' e alzo lo sguardo in direzione del padre dandomi l'impressione che ci stesse guardando male dall'inizio.
Così, mi volto verso sua moglie cercando di prendere un discorso sensato, senza farmi avvolgere dalla timidezza.
Guardo un po' il menù abbandonato sul tavolo e mi viene una mezza idea.
«Questo qui... è un piatto tipico di Roma? Perché a me non è mai capitato di trovarlo nei ristoranti della mia città.» le chiedo intimidita e indicandolo il nome sul menù.
«Si, certo! È anche il mio preferito!» risponde soddisfatta di quella scelta fatta dai suoi nipoti sul menù.
Mi mette sotto il suo braccio e mi avvicina a sé.
«Ascoltami, cara. Devi parlarmi un po' dei tuoi gusti, così quando devo farti dei regali, so cosa prenderti!» dice incitandomi a parlare.
«Non si preoccupi. Può regalarmi tutto quello che vuole! È il pensiero che conta.» rispondo.
Continuiamo a parlare finché ad un tratto vedo Michele e suo padre, alzarsi.
Mi volto per qualche istante verso i due.
«Torno subito. Vado un secondo fuori con papà.» mi sussurra lui prima di allontanarsi.
Annuisco e continuo la conversazione lasciata in sospeso.
Non ci vuole molto all'arrivo del primo piatto e la madre mi chiede la cortesia di chiamarli poiché avevano lasciato entrambi il cellulare a tavola.
È stato facile trovarli visto che non si sono allontanati molto.
Mi avvicino a passo lento per non disturbare il padre che evidentemente lo sta rimproverando.
Appena mi vede però, smette di parlare.
Michele si volta e mi viene in contro mettendomi sotto il braccio.
«Che c'è, amore?» mi domanda come se non gli importasse realmente la mia risposta, come se volesse semplicemente sottolineare la parola "amore".
«Scusatemi se vi ho interrotti... Volevo avvisarvi che stanno servendo il primo, non vorrei che si raffreddasse...» rispondo con un po' di imbarazzo.
«Non ci disturbi, amore» ripete quella parola marcandola un'altra volta.
Ci dirigiamo verso i tavoli dove mi affiora un altro dubbio.
Parlavano di me? Al 99%, si.
Avevano litigato? Si.
Ho fatto qualcosa di sbagliato? Non credo, o forse non me ne sono nemmeno accorta.
«Che è successo? Avete 'na faccia!» domanda preoccupata la madre a tutti e tre, o forse solo a loro due.
Nessuno le risponde.
«Sai perché hanno litigato?» mi chiede sottovoce.
«No, non ne ho idea.» ribatto evitando lo sguardo del padre che ha ripreso a fissarmi.
Dopo aver finito di mangiare il primo piatto, il dj ci invita a ballare a centro pista.
Michele non perde tempo per portarmi tra quelle coppie innamorate che si muovevano lentamente a ritmo di musica.
Noto più volte che durante il ballo, non faceva altro che mandare occhiate a suo padre per convincerlo a girarsi.
«Se papà ti dice qualcosa, non gli credere.» mi sussurra improvvisamente.
Lo guardo per un attimo annuendo.
Approfitto per aprire il discorso e togliermi qualche dubbio.
«Quando sono venuta a chiamarvi, stava parlando di me o sbaglio?» gli domando all'orecchio mentre guardavo i passi di altra gente.
Non risponde. Credo abbia fatto un sospiro pesante per scaricare la tensione.
Taccio. Non vorrei rovinargli la festa.
«Parlava di te, ma non ci pensare. Ignoralo, come faccio io la maggior parte delle volte.» mi risponde.
«Se ho fatto qualcosa di sbagliato, non ci perdo nulla a scusarmi.» continuo io.
«No, tu non hai fatto nulla.» ribatte.
Non continuo. Ormai è diventata un po' ovvia la cosa.
Se parla di me con rabbia senza aver fatto qualcosa di sbagliato, vorrà dire che il problema principale è la mia presenza.
Tornati a casa, mi precipito sul divano.
«Sei stanca, vero?» mi chiede lui.
«Si. Ho i piedi gonfissimi!» gli rispondo scacciando un sospiro di sollievo appena tolgo entrambi i tacchi.
Mentre si allontana, approfitto per controllare i miei messaggi.
Chiara infatti, me ne ha mandato uno su Whatsapp.
"Come sta andando la festa? Appena puoi, chiamami! :)"
Non esito a chiamarla.

Pov Chiara 

È pomeriggio e sono sul divano in compagnia di Daniela che cerca distrattamente qualcosa da vedere in tv.
«Chissà cosa starà facendo Barbara adesso...» dico pensando a voce alta mentre rileggo la conversazione con lei su Whatsapp.
«Sicuramente è con Michele...» dice Daniela sorridendo.
Probabilmente starà pensando al suo ragazzo.
All'improvviso mi squilla il cellulare.
Sono sicura che sia Barbara e rispondo.
«Ehi! Com'è andata la festa?» chiedo tutto d'un fiato.
«Quale festa?» mi chiede una voce che non è quella di Barbara.
«Gaia?!?» sposto il telefono dall'orecchio e leggo il suo nome.
Che figura...
«Si... Chiara, buon pomeriggio! Come stai, cara?» mi chiede ridacchiando la mia collega.
Gaia è stata la prima ragazza che ho conosciuto qui a Roma e ci siamo subito affezionate l'una all'altra.
«Ciao Gaietta, scusami pensavo fosse una mia amica... comunque sto bene, tu?» le spiego.
«Divinamente! Comunque ti chiamo per chiederti una cosa...» mi comunica lasciando la frase in sospeso.
«Dimmi tutto...» aspetto che parli.
«Stasera sei invitata alla festa organizzata dai noi ragazze dell'Hard Rock, al solito pub.» mi dice velocemente.
«Stasera???» chiedo mettendomi composta sul divano.
«Si... e sappi che non accetto un no come risposta! Tanto non hai da fare, vero?» mi chiede la mia amica.
«Allora sono obbligata a venire... comunque per tua fortuna sono libera!» le rispondo ridendo leggermente.
«D'accordo! Allora fatti bella, ci vediamo stasera! Ti passo a prendere alle 21.30! A dopo!» dice frettolosamente Gaia.
«Ok! Un bacio!» rispondo chiudendo la chiamata.
Scendo dal divano e corro in camera dove mi butto a capofitto nell'armadio, alla ricerca di qualcosa di carino da indossare.
Daniela mi raggiunge spaventata.
«Cosa ti è successo?» chiede confusa.
«Stasera devo andare ad una festa e non so che mettere. Cosa faccio adesso?» dico passandomi le mani tra i capelli ed andando già in panico.
«Beh calmati! Ti aiuto a trovare qualcosa...» dice spostando alcuni capi per vederli meglio.
Mentre cerchiamo un vestitino decente, sento la suoneria del mio cellulare.
Corro a prendere il telefono e dopo aver controllato chi fosse, rispondo.
«Ehi ciao Bà!»
«Ciao!» dice con voce stanca.
«Com'è andato il battesimo?» chiedo curiosa e tornando da Daniela che mi mostra una gonna blu a fiorellini che non mettevo da chissà quanto tempo.
Scuoto la testa e metto il vivavoce al cellulare, in modo che anche lei possa sentire Barbara.
«Tutto bene.» risponde con un tono di voce freddo.
Al che io e Daniela ci guardiamo a vicenda.
«E il bimbo com'era???» chiedo incuriosita.
«Bello, era dolcissimo! Alla fine sono riuscita anche a prenderlo in braccio!» dice esaltata.
Adesso riconosco la mia amica.
«Chissà quanti bambini prenderai in braccio quando diventerai ostetrica!» dice Daniela mentre mi mostra un paio di pantaloni verde militare.
«Già!» esclama Barbara soddisfatta.
«Ho un'idea! Barbara, puoi venire con me e Daniela a comprare un vestito? Stasera devo uscire e non so cosa mettermi!» dico buttandomi a peso morto sul letto.
«Chià, verrei volentieri ma sono stanchissima e i miei piedi sembrano due panzerotti!» risponde di nuovo con voce stanca.
Io e Daniela scoppiamo a ridere.
Restiamo ancora qualche minuto al telefono con lei e nel frattempo metto un filo di matita prima di uscire per lo shopping.
Dopo circa un'oretta e mezza, sono ancora alla ricerca del vestito.
Ne ho provati circa una decina e nessuno mi convince particolarmente.
Mentre provo l'ennesimo vestito, sento la voce di Daniela.
«Te ne ho portati alcuni che secondo me ti starebbero bene, vuoi provarli?» mi chiede oltre il camerino.
«D'accordo...» le rispondo mentre mi guardo allo specchio con addosso un vestito scollato.
«Questo che hai provato non è male per niente!» dice mentre mi passa i vestiti.
«Hmmm... non lo so... è scollato... non mi convince!» dico continuando a guardare l'abito.
«Stasera devi fare colpo... è perfetto!» mi dice chiudendo la tenda del camerino.
«Saremo tutte donne, vedrai!» dico ridendo alla mia amica.
Finalmente dopo un'ora siamo di ritorno dallo shopping e tra le mani stringo trionfante la busta con il vestito all'interno.
La scelta alla fine, è ricaduta su un vestito aderente nero con alcuni dettagli in pizzo.
«Dai, inizia a prepararti!» mi suggerisce Daniela guardando l'orologio.
Seguo il suo consiglio e corro in camera per indossare il vestito e iniziare il trucco.
Intorno alle 21.35, mi arriva un messaggio da Gaia che mi avvisa del suo imminente arrivo.
Infatti dopo pochi minuti vedo la sua inconfondibile auto rossa.
Entro in macchina e dopo averla salutata, ci dirigiamo al locale.
Arrivate lì, veniamo travolte da un'ondata di colleghe tutte in tiro che fanno a gara per chi avesse il tacco più alto.
Entriamo in gruppo nel locale già mezzo pieno con la musica a palla.
«Vedrai che ci divertiremo!!!» mi urla all'orecchio Gaia, rassicurandomi.
Pochi minuti dopo alcune nostre amiche iniziano a scatenarsi a ritmo di musica e la mia collega mi trascina con sé per ballare.
Balliamo come pazze finché viene chiamata da alcune amiche.
«Vado da loro, torno tra poco!» urla per coprire la musica.
«Io sono al bar!» le urlo. Probabilmente non mi avrà sentita.
Mi avvicino al bancone e prendo posto di fronte al barista.
«Buonasera, un mojito per favore!» chiedo gentilmente.
Il barman annuisce e si gira per prepararmi il cocktail.
Durante l'attesa, sento uno sguardo su di me.
Mi volto e mi accorgo che il tizio seduto accanto a me, mi sta fissando.
Quando si accorge che ricambio lo sguardo, accenna un sorriso.
Probabilmente mi starà prendendo in giro. Mi volto nuovamente verso il barman che mi porge la bibita.
«Pago io per la signorina!» dice una voce maschile.
Mi giro e m'imbatto nello sguardo dello stesso ragazzo di prima.
Adesso mi sorride ancora.
«Mi dispiace ma non ti conosco, non posso accettare...» dico aprendo la pochette e prendendo il mio portafoglio.
«...piacere, adesso ci conosciamo!» mi dice con un sorriso e sguardo ammiccante.
A causa della musica alta non sono riuscita a sentire il suo nome.
Resto a guardarlo per capire le sue intenzioni e paga al posto mio.
«Allora ti ringrazio...» dico prendendo il mio drink.
Mi risponde con un sorriso.
«E il tuo nome qual è?» mi chiede all'improvviso.
«Chiara...» dico prima di assaggiare il mojito.
Continuo a sentire il suo sguardo su di me.
«Allora, Chiara... che ci fai qui tutta sola?» mi domanda.
«Una festa con le mie colleghe...» rispondo fredda.
Meglio non dargli troppa confidenza; è comunque uno sconosciuto.
«Capisco... e dove lavorate?» mi chiede sorridendo.
Non riesco a rispondere che mi sento tirare da un braccio.
Mi giro e vedo di nuovo la mia amica Gaia che mi porta verso la pista da ballo con lei.
«E quello lì che continua a fissarti chi è?» chiede sorridendo maliziosamente.
«È un ragazzo...» dico sorridendo e guardandolo mentre si dirige verso l'uscita prima di mandarmi un altro sguardo.
«Me n'ero accorta!» continua ridendo la mia amica.
Ridendo torniamo dalle altre e continuiamo a scatenarci a più non posso.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



Pov Chiara

Sono le 8 di mattina e fa un freddo micidiale qui a Roma.
Tiro su fin quanto mi è possibile la cerniera del giubbotto e continuo a camminare per arrivare con comodo al lavoro.
A quest'ora la città inizia a prendere vita, infatti si sentono già i clacson delle auto che circolano per le strade della capitale.
Finalmente riesco a vedere il bar e inizio ad avvicinarmi.
Ci sono delle persone che passeggiano, bambini con gli zaini, pronti per andare a scuola.
Ad un certo punto, credo di vedere un volto conosciuto.
Continuo a guardare in quella direzione ed effettivamente conosco il soggetto.
È Michele, il ragazzo di Barbara che sta fermo all'ingresso del bar mentre parla al telefono.
Provo a salutarlo con la mano, ma non credo mi abbia vista.
Mi avvicino ancora di più.
«Va bene, tesoro...» mormora al telefono.
Mi fermo un attimo, non sembra molto felice di pronunciare quelle parole. Forse avrà litigato con Barbara.
Busso alla spalla del ragazzo che subito si gira con aria perplessa verso di me.
«Ciao Michele! Salutami Barbara!» dico sorridendo e avvicinandomi al telefono.
«Ciao...» mi dice sottovoce e allontanando per un attimo l'orecchio dal telefono.
Aspetto qualche secondo nell'attesa che saluti la mia amica, ma questo non sembra verificarsi.
Continua a parlare al telefono per altri due minuti circa, prima di chiudere la chiamata.
«Buongiorno, stai andando a lavoro?» dice guardando il bar alle nostre spalle.
«Indovinato e tu?» chiedo sorridendo.
«Sono passato a prendere questi...» afferma mostrandomi una busta di cornetti.
Restiamo a chiacchierare ancora un po' finché mi accorgo di essere qualche minuto in ritardo.
È proprio vero che sono una chiacchierona!
Così, su due piedi saluto in fretta Michele e corro nel negozio per iniziare il mio turno.
Sono passate circa due orette e ho già servito a molti tavoli. Oggi il bar è stracolmo di clienti.
Mi avvicino ad un cliente che ha appena preso posto al tavolo.
«Desidera?» chiedo mentre aggiusto il mio block notes.
«Vorrei un'informazione...» dice una voce che conosco fin troppo bene.
Alzo immediatamente la testa e guardo la sua espressione compiaciuta.
«Luca che ci fai qui?» dico sentendo già la rabbia addosso.
«Sono venuto a vedere la madre di mio figlio... vedo che cresce la pancia...» dice con la faccia da stronzo che mi sembra abbia da quando ci siamo lasciati.
«Cosa vuoi?» ripeto ignorandolo e cercando di mantenere la pazienza.
«Cos'è successo? L'hai perso?» chiede continuando a fissarmi.
Non gli rispondo e gli rivolgo lo stesso sguardo truce che mi ha regalato qualche tempo fa.
Lo sento ridere. Sa che sta riuscendo nel suo intento di innervosirmi.
«Allora... che mi racconti?» mi chiede all'improvviso con un sorriso provocatorio stampato sulle labbra.
«Io non ti racconto proprio niente. Ordina qualcosa oppure sparisci da qui.» dico cercando di non alzare troppo la voce.
«D'accordo... non ti va di parlare...» dice sorridendomi divertito.
Non reggo più, così all'improvviso sbotto senza neanche pensare a quello che dico.
«Quando avevi intenzione di dirmi che eri sposato e mi usavi come passatempo, Luca?» 
Mi guarda senza dire nulla.
«Hai detto bene... ero sposato, ora non lo sono più...» aggiunge infine, guardandomi con espressione seria.
Anche se non m'importa più di lui, con quest'affermazione mi ha incuriosita abbastanza.
Adesso vorrei conoscere tutti i dettagli.
Vorrei sapere se è stato lui a lasciarla.
E perché l'avrebbe fatto? 
Gli manco? 
Probabilmente sarà stata lei a lasciarlo.
E ha fatto bene, se lo merita con tutto il cuore.
Scaccio tutti i pensieri che mi assalgono in questo momento.
«E con questo cosa aspetti che ti dica?» chiedo cercando di fare l'indifferente.
«Nulla. Volevo che lo sapessi, tutto qua.» dice continuando a guardarmi insistentemente.
«Non m'importa.» affermo secca.
Ormai non c'è più posto per lui nella mia vita.
«A me si...» dice lasciando la frase in sospeso.
Lo guardo. Voglio capire fin dove vuole arrivare.
«M'importa ancora di te...» dice cercando di prendermi la mano.
«Che c'è??? Ora che non sei più sposato non sai dove andare a vivere? Vuoi aiuto da me? Dopo tutto quello che hai fatto? No, grazie Luca. Adesso vai a prendere per il culo qualcun altro.» sbotto all'improvviso.
Detto questo mi allontano senza lasciarlo replicare e rifletto sulle parole che ho detto. 
Per una volta sono davvero orgogliosa di me stessa!
È inutile: i ragazzi sono tutti uguali!
O forse no... 
Il ragazzo che ho "conosciuto" ieri non mi sembra poi così male. Era carino, gentile, affascinante.
Chissà se lo rivedrò ancora...
Smetto di fantasticare. Guardo l'orologio sulla parete e mi accorgo che tra poco finisce il mio turno.
Ho proprio bisogno di rilassarmi e non pensare a niente!
Adesso devo correre a casa e cambiarmi! 
Oggi è il compleanno di Daniela e gli altri mi aspettano per andare a festeggiare...

Pov Barbara

All'ora di pranzo, ci incontriamo fuori al ristorante.
Oggi con Chiara e Daniela, c'è anche Francesco che è venuto appositamente a trovare la sua fidanzata per festeggiare con lei.
Sembra un ragazzo molto distinto e perbene. Maturo, simpatico, disponibile, premuroso e soprattutto: ama Daniela.
Ci intratteniamo un po' fuori prima di entrare nel locale.
È molto carino. Ci sono un mucchio di persone che sperano di trovare posto. Sui loro visi si specchiano espressioni d'attesa.
Chissà da quanto aspettano e quanto sono affamati. Molti di loro hanno borse da lavoro che apparentemente sembrano pesantissime.
Tra questi ci sono due camerieri esasperati che li invitano ad uscire per non affollare troppo l'entrata.
«Ho letto nelle recensioni di internet che questo ristorante è il migliore della città! Si mangerà davvero bene!» esalta Daniela con vanto mentre il suo ragazzo si fa strada tra la folla per parlare con il caposala.
«Ci vizi bene allora.» interviene Michele con tono spiritoso.
«Siete la mia seconda famiglia. Devo assolutamente trattarvi come si deve!» aggiunge mentre noi ragazze, intenerite, la abbracciamo.
Subito dopo, torna Francesco.
«Adesso arriva il cameriere che ci fa strada.» ci comunica lui.
«D'accordo!» risponde Daniela.
«Fortuna che hai prenotato! Lì c'è gente che litiga per passare avanti!» aggiunge lui lasciandole un bacio all'angolo delle sue labbra.
Poi arriva il cameriere che ci conduce al tavolo.
«Da quanto tempo state insieme?» chiedo io appena ci accomodiamo.
«Da ben due anni.» risponde lui soddisfatto mentre si gira verso la sua amata che ricambia il sorriso.
«Siete dolcissimi! Un'altra bella coppia!» interviene Chiara con un filo di rammarico.
«Manchi solo tu... Quando ci porterai quello giusto?» aggiunge Daniela con un sorriso confortante mentre le dà un colpetto sulla mano.
«Spero il più presto.» risponde sommersa nei pensieri.
Io e Daniela ci guardiamo.
Nasconde qualcosa e ne siamo più che sicure. La conosciamo fin troppo bene.
«Chi hai incontrato ieri?» dico incitandola a parlare.
«Si infatti! Chi hai incontrato alla festa tra colleghe?» aggiunge la mia amica ridacchiando.
«No, nessuno... Ho solo conosciuto uno, ma niente di che... Non ci stavo neanche pensando!» risponde evitando il nostro sguardo per non cedere.
«Secondo me, non ti lasceranno in pace finché non sputi il rospo.» s'intromette Michele sghignazzando.
«Hai perfettamente ragione, fratello!» conferma Francesco stringendogli la mano.
La sua espressione così seria, provoca degli scoppi di risa anche alla malinconica Chiara.
Per tutto il pranzo, Francesco e Daniela si scambiano occhiate rubate e timidi sorrisi. Vedo in loro un amore completamente sincero e puro.
Come quello che vedevo tra me e Michele fino a poco fa...
Per sei volte di seguito ha ignorato la telefonata e adesso sta squillando di nuovo.
«Rispondo altrimenti non smettono più di chiamarmi e mi scaricano il cellulare. Quindi con permesso, scusate.» dice lui con la bocca ancora piena ed un falso sorriso.
Lo vedo allontanarsi nervosamente verso l'uscita.
«Sicuramente sarà il padre.» mi sfogo all'improvviso, senza controllo.
Tutti e tre si girano verso di me e in particolare, Chiara e Daniela restano sorprese dal mio primo sfogo su Michele.
«Niente, lasciate stare...» continuo esitando e scuotendo un po' la testa.
Era il padre, spero.
Adesso sono le 23.04 e lui è uscito da quasi due ore senza dirmi dove stesse andando.
Sono stesa sul divano davanti alla tv e aspetto il suo arrivo sotto una coperta.
Ogni minuto che passa, vale un'ora e ogni ora, un periodo di tempo indescrivibile.
Ho paura. Ma mi fido di Michele.
Lui mi ama.
Si. Lui mi ama. E io amo lui.
Ci amiamo e quindi, ci fidiamo l'uno dell'altro.
Se è andato via senza dirmi dove, un motivo valido ci sarà.
Sento finalmente la chiave infilarsi con cautela nella serratura.
La porta si apre piano piano e io continuo a fingere di guardare la tv.
«Mi hai aspettato?» mi chiede lui con un filo di voce.
Annuisco. Freddamente, senza che lo volessi.
Lo sento avvicinarsi e mi mette il braccio sulle spalle.
Vedo con la punta dell'occhio che sta fissando dei fazzoletti.
«Hai pianto?» mi chiede dispiaciuto.
«Si, per il film.» rispondo di nuovo freddamente, d'istinto.
In realtà ho pianto anche per lui perché ho paura di perderlo.
Lui mi abbraccia e mi lascia dei piccoli bacetti sulla tempia.
«Com'è che non mi hai ancora chiesto dove sono andato?» mi domanda sorpreso e tutto d'un fiato.
Alzo le spalle senza dargli risposta mentre mi stacco da lui e mi dirigo verso la camera.
«Vado a dormire, sono stanca.» gli dico prima di entrare in stanza e tuffarmi tra le coperte.
Passa qualche minuto e dopo essersi cambiato, entra anche lui nel letto.
Mi abbraccia mentre volto le spalle al lato suo.
«Stai dormendo?» mi sussurra mentre affaccia il suo viso per controllare.
«No.»
«Vuoi parlare?» mi chiede mentre mi stringe ancora di più.
«No, voglio dormire.» gli rispondo.
Lo sento staccarsi e voltarsi dall'altro lato.
Scaccia via un lieve sospiro.
«Ti chiedo scusa per aver fatto tardi.» dice improvvisamente.
Sento in quelle parole una vaga tristezza.
Mi volto verso di lui e lo abbraccio.
«Ti amo.» gli sussurro con un lieve sorriso.
Lui si avvicina ancor di più e mi lascia un altro bacio fino a togliermi il fiato.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Pov Chiara

Questa mattina, Barbara ha invitato me e Daniela per prendere un aperitivo.
Al momento siamo sedute sul divano di casa sua ad aspettare mentre finisce di prepararsi.
«Vado un secondo in bagno a mettermi il mascara, torno subito...» ci comunica la nostra amica prima di entrare nella stanza.
Vedo una foto di Barbara e Michele su un tavolino e all'improvviso mi ricordo dell'incontro avvenuto ieri.
«Ieri ho incontrato Michele... stava parlando al cellulare e ad un certo punto ha detto "Ok tesoro" o qualcosa del genere... così ho pensato stesse parlando con Barbara, mi sono avvicinata e gli ho chiesto di salutarmela...» riferisco di getto a Daniela.
«E quindi?» mi chiede leggermente confusa.
«Non l'ha salutata...» dico provando un senso di dispiacere e guardando di nuovo quella foto.
Daniela resta in silenzio per qualche secondo.
«Tu... che pensi di questa storia?» le chiedo guardando la porta chiusa della camera da letto, dove probabilmente adesso Michele starà dormendo.
«Non saprei... da quello che ho potuto constatare in questi giorni, sembra ami Barbara... non so che pensare sinceramente...» confessa la mia amica spostandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Annuisco semplicemente in risposta a Daniela.
«Di cosa state parlando?» chiede Barbara appena esce dal bagno mentre si aggiusta gli orecchini.
Ci voltiamo verso di lei.
«È possibile che abbia sentito Michele parlare al telefono con una ragazza... che non sei tu...» le dico di colpo.
«Cosa?!?» chiede lei ridendo istericamente e guardando verso la camera da letto.
«No, non qui...» le anticipo.
Barbara mi guarda in modo accigliato.
«Può anche essere che sia un enorme fraintendimento...» le spiego.
Lei sospira.
«Come fai a dirlo? Ne sei sicura?» mi chiede con lo sguardo spento.
Le spiego velocemente tutta la scena.
Le mie due amiche non fiatano per qualche minuto.
Nel silenzio più totale, sentiamo una porta cigolare e tutte e tre ci voltiamo in direzione del suono.
Michele ci sorride con i capelli arruffati e si avvicina alla sua fidanzata.
«Buongiorno ragazze e ciao amore mio...» dice prima di avvicinarla a sé e stamparle un bacio dolce sulle labbra.
Barbara sorride forzatamente e ricambia il saluto.
Spero con tutta me stessa di aver capito male, non voglio che la loro storia finisca così.
Si meritano il lieto fine.
«Beh... ora che siete riunite tutte e tre vi lascio sole!» dice il ragazzo accarezzando la schiena della sua fidanzata.
«Ma forse vi abbiamo disturbati... possiamo andare via... ci vediamo oggi pomeriggio!» si affretta a dire Daniela prendendo la sua sciarpa e alzandosi dal divano.
Annuisco e appoggio la sua proposta.
«No, non vi preoccupate sto per uscire! Tanto io e Barbara staremo insieme una vita intera!» esclama Michele con un sorriso che gli va da un orecchio all'altro mentre guarda contento la sua ragazza e indossa la giacca.
Barbara continua a sorridere forzatamente e questa volta evita di guardarlo.
Al suo gesto, io e Daniela ci guardiamo intuendo i nostri reciproci pensieri.
Dopo qualche minuto, siamo di nuovo tutte e tre sole.
«Non state in silenzio però!» ci prega Barbara guardando prima una e poi l'altra.
«Secondo me... ti chiederà di sposarti.» dice Daniela lasciandoci sorprese.
«No, aspetta...» dice la diretta interessata iniziando a sorridere.
Questa volta il suo sorriso è sincero. Conoscendola si starà facendo tremila film mentali.
«Beh... riflettici su... hai sentito quello che ha detto prima, no? Secondo me allude al matrimonio...» spiega la nostra amica.
«Non saprei...» dice Barbara alzandosi di scatto dal divano e iniziando a fare avanti e indietro.
«In ogni caso non trarre conclusioni affrettate!» le dice Daniela, riportandola alla realtà.
Lei annuisce con lo sguardo perso nel vuoto.
Manca poco prima di uscire ed è di nuovo il silenzio il padrone della situazione.
Barbara è impegnata a preparare la sua borsa per uscire mentre Daniela smanetta con il telefonino.
«Luca mi ha chiesto di tornare con lui.» affermo secca per spezzare quel silenzio che non ci appartiene poi così tanto.
Entrambe le mie amiche mi guardano all'improvviso in cerca di spiegazioni.
O almeno credo di dovergliele.
Così inizio a raccontare...

Pov Barbara

Mentre Chiara continua a raccontarci di Luca, ci incamminiamo verso un bar.
Non c'è molta gente, così prendiamo posto al primo tavolino libero che si affaccia sul Corso.
«Voi che prendete?» domanda Daniela sfogliando il menù.
«Consiglierei dei Crodino, dei rustici, un po' di olive e delle patatine.» risponde Chiara.
«Si, dai!» conferma l'altra.
Dopo qualche istante, sento le due chiamarmi ad alta voce.
Mi volto verso di loro.
«Oh Bà, tu che vuoi prendere?» mi chiede Chiara.
«No, non voglio nulla.» rispondo forzatamente.
Mi si è chiuso lo stomaco.
Troppi episodi cominciano a collegarsi tra loro.
Ad esempio, quando il padre mi disse che la figlia di un suo collega ci stesse provando con suo figlio;
Michele che va a Cortina senza me;
lui che si ritira tardi senza darmi alcuna spiegazione;
al compleanno di Daniela che riceveva telefonate a raffica;
ed infine, Chiara che lo incontra per strada al cellulare mentre parlava con un'altra soprannominata da lui stesso "tesoro".
Le mie amiche mi richiamano per la seconda volta.
«Bà, ti trovo pensierosa.» dice Chiara preoccupata.
«È per quel fatto lì di Michele?» chiede Daniela.
«No..» rispondo scacciando un lieve sospiro.
Vedo che si scambiano uno sguardo. Hanno capito che sto solo mentendo.
«Non ci pensare. Forse stava parlando con sua madre.. che ne sai..» aggiunge Chiara senza credere nemmeno lei a quelle parole.
«Si, wow. Che bel rapporto che ha con la madre!» rispondo con tono sardonico.
Cerco di mantenere la calma. Tanto nulla è certo. Potrei sbagliarmi. "Finché non vedo, non credo!", dice Tommaso.
Potrebbero essere tutte coincidenze. Forse lui sta organizzando qualcosa di cui non posso sapere ora, come il matrimonio ad esempio.
Quella ragazza lo sta semplicemente aiutando, ha bisogno del parere di una donna. Di certo non delle mie amiche perché a loro potrebbe sfuggire qualcosa!;
Michele è andato a Cortina da solo per scegliere l'hotel della Luna di Miele;
al compleanno di Daniela ha ricevuto telefonate a raffica perché forse saranno sorti dei problemi che poi si sono risolti;
ed infine, lui si è esercitato con lei nel dialogo in cui mi chiede di sposarmi!
«È probabile, no?» chiedo dopo aver confessato il mio pensiero.
«Si... può darsi...» conferma con insicurezza Chiara mentre scambia uno sguardo dispiaciuto verso l'amica.
«No Barbara.» risponde a secco Daniela.
«Perché no?» domando.
Ho paura della risposta, anche se ormai mi sembra ovvia.
«Michele ha detto al telefono quella parola. Metti da parte il tuo ottimismo e la tua fervida fantasia.» mi risponde guardandomi dritto negli occhi.
Annuisco e senza alcun motivo ben preciso, alzo lo sguardo come se qualcuno in quel momento stesse sussurrando al mio orecchio "Guarda lì!", proprio quel punto preciso fuori dal bar.
Ebbene, tra tanta gente accalcata attorno a tavoli troppo piccoli, seduti su sedie sottratte ad altri clienti, vedo lui.
Michele e una ragazza bionda che si è appena avvicinata per baciarlo sulle labbra. Sono entrambi seduti su un muretto di fronte al bar.
Il dolore intenso, invita il mio corpo a spingersi improvvisamente dal mio posto. Come se avessero piazzato una molla sulla mia sedia.
Sento le mie amiche richiamarmi innumerevoli volte, spaventate. Ma io non mi curo di loro.
Proseguo dritto verso quella terrificante scena, tipo calamita.
Sento le lacrime che cominciano a pungermi gli occhi. Deglutisco nel vano tentativo di tenerle a bada.
La pronuncia del mio nome da parte di Chiara e Daniela che cercano di raggiungermi, fa in modo di attirare l'attenzione di Michele.
Lo osservo con disgusto mentre spinge la ragazza per staccarla. Ha capito che è proprio la "sua" Barbara ad essere tra loro, quella che ha rovinato il momento.
Si gira dritto nella mia direzione e, con uno sguardo smarrito e di puro terrore, si avvicina lentamente verso me.
Purtroppo per lui, in quello stesso momento gli lancio impulsivamente un bicchiere di vetro colmo di vino rosso, rubato da un cliente che era sul punto di berlo.
«Bastardo!» gli urlo con rabbia mentre assaporo le mie salatissime lacrime.
Vedo un mucchio di gente puntare gli occhi su di noi qualche secondo prima di scappare da quel traditore.
Corro dritto verso il Corso affollato.
Entro nella barriera di corpi in continuo movimento e, il richiamo di Michele, si differenzia dall'indistinto rumore della folla.
Mi volto un attimo e lo vedo con disprezzo mentre si fa largo tra la folla.
La camicia celestina che avevo scelto per lui questa mattina, era diventata color vinaccio.
Al sol pensiero che mi stesse seguendo, decido di alzare ancora di più il passo.
Credo di non aver mai corso così tanto, nemmeno quando facevo a gara con mio fratello per prendere l'ultimo dolcetto rimasto nella dispensa.
E quando credo di averlo seminato, ecco che me lo trovo davanti. È stato più veloce di me.
Mi blocca posando le sue gelide mani sudate sui miei avambracci.
«Barbara, ascoltami...» dice pregandomi.
«No! No. Dovevi confessarti prima!» gli urlo scacciando via le sue mani con tutta la forza che ho.
Io continuo a correre, lui a seguirmi.
Sento il cellulare che mi squilla ininterrottamente. Saranno le mie amiche.
Corro per almeno altri due chilometri fino a raggiungere finalmente l'appartamento e a chiudermi in bagno.
Prima di salire le scale, mi ero completamente dimenticata che anche Michele avesse le chiavi di casa.
«Barbara... Ti posso spiegare tutto...» ripete con la voce tremolante.
«Vattene!» gli dico singhiozzando.
Poggio le spalle alla porta e pian piano scivolo a secco sul pavimento.
Credo stia dando dei pugni o dei calci da qualche parte.
Poi d'un tratto, si sente solo l'eco del mio pianto.
«Amore..» ripete da dietro la porta muovendo a malapena la maniglia, come se potesse aprirla.
È ancora qui. Che aspetta ad andarsene?
«Non ti voglio mai più vedere né sentire! Vaffanculo, sei uno stronzo!» urlo con quell'altro po' di fiato che il mio corpo ha riservato, prima di accasciarmi completamente a terra.
Credo mi stia mormorando qualcosa, ma il mio pianto riesce a coprire ogni tipo di suono.
Sicuramente crede di potersi giustificare, come fanno tutti.
"Non è stata colpa mia.", "Ho sbagliato, ma adesso perdonami."
Ma perché l'ha fatto? Perché ha scelto un'altra?
Comincio ad odiarmi perché credo di aver sbagliato tutto.
Sento di essere solo un'idiota perché ho illuso il mio cuore, nonostante le cose passassero davanti ai miei occhi.
Dopo un'ora passata tra i pianti, sento tirare la porta di casa con forza.
Squilla nuovamente il cellulare ed esco dal bagno accertandomi che se ne fosse andato.
Mi avvicino alla borsa lanciata sul divano quando sono entrata e decido di vedere chi mi stesse chiamando. Potrebbero essere le mie amiche, non vorrei farle preoccupare.
Prendo in mano il cellulare e faccio fatica a mettere a fuoco.
Mi asciugo un po' gli occhi e cerco di leggere velocemente prima che si riempiano nuovamente di lacrime.
Quattro messaggi da Daniela e cinque da Chiara. Più tutte le altre chiamate, tra cui alcune da parte di quello lì...
Leggo uno degli ultimi messaggi ricevuti.
"Stai a casa? Stiamo aspettando davanti al portone. Se ci sei, apri."
Mi avvicino con fatica al citofono. Mi tremano le gambe. Riesco appena a fare un passo.
Le mie amiche entrano in casa.
«Quanti anni di allenamento hai dovuto fare per correre così velocemente? Noi abbiamo preso la metro...» domanda Chiara nell'inutile tentativo di tirarmi su il morale.
Non rispondo e corro in camera, tra le coperte che hanno ancora il profumo della sua pelle.
Metto la testa sotto il mio cuscino continuando a piangere.
Ma ora, l'unica cosa che desidero è quella di aprire gli occhi e svegliarmi da questo terribile incubo.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Qualche settimana dopo...

Pov Barbara

Le mie amiche sono rimaste a dormire da me anche questa notte.
Durante questi giorni, Michele mi ha chiamata un miliardo di volte, ma io non gli ho mai risposto.
È venuto a trovarmi e nonostante avesse le chiavi, ha aspettato invano che io gli aprissi.
Non ci siamo né più visti né parlati per ben tre settimane che mi sembrano un'eternità.
Adesso mi sta chiamando un'altra volta.
«Bà, rispondi...» mi incita Chiara.
Sono tentata, ma non voglio cedere.
Sono stanca di perdonare anche chi non se lo merita, di essere sempre considerata da tutti quella che "tanto poi mi perdona".
«Perché non provi ad ascoltare ciò che ti vuole dire?» mi chiede Daniela.
Prendo il cellulare guardando entrambe.
«Fai presto altrimenti chiude.» continua lei.
Rispondo.
«Dimmi.» gli dico mentre comincio a sudare freddo.
«Finalmente...» dice lui sospirando.
Non aggiungo altro. Aspetto che sia lui il primo a parlare.
«Posso venire adesso?» mi domanda.
«Se è per parlare...» gli rispondo prima di essere interrotta.
«No. È per prendere la mia roba.» dice tutto d'un fiato.
Ci resto di stucco. Mi ha chiamata solo per questo? Si è preoccupato della sua roba?
«Va bene.» gli rispondo di nuovo freddamente.
Così poi è libero, la può portare da quella e io non lo vedrò mai più.
«Ok, sono giù. Apri il portone?» mi chiede.
«D'accordo.» dico prima di chiudere la telefonata.
Mi avvicino al citofono per aprire.
«Sta salendo?» chiede Chiara prendendo velocemente le sue cose.
Annuisco e vedo le due prepararsi.
«Ve ne andate?» domando ad entrambe.
«Ovvio che si, dovete parlare! Dopo torniamo.» dice Daniela correndo da una stanza all'altra.
Qualche secondo dopo, le trovo entrambe davanti alla porta d'ingresso.
«Ci facciamo un giro in zona, tu avvisaci quante avete finito!» annuncia Chiara uscendo velocemente di casa spingendo Daniela fuori.
Le raggiungo alla porta per tenerle a conoscenza che Michele stesse venendo solo per prendersi la roba, ma stavano già scendendo le scale.
L'unica persona che trovo davanti è lui e io 'ovviamente' vado a sbattergli di faccia al petto.
«Scusa.» dico abbassando subito lo sguardo ed evitando il suo.
«Ciao...» mi sussurra trattenendosi un sorriso.
Sento ancora le farfalle nello stomaco al suono della sua voce.
«Vado in cucina, tu prenditi tutto il tempo necessario.» gli rispondo dirigendomi velocemente nella stanza.
Socchiudo la porta e preparo la mia prima colazione.
Un minuto più tardi, mi siedo a tavola e accendo la tv cominciando a fare zapping.
Poi d'un tratto, vedo la porta aprirsi lentamente.
Lancio d'istinto uno sguardo, ma subito dopo torno a guardare il noiosissimo schermo piatto.
«Credi davvero che io sia venuto qui per prendermi la roba?» mi domanda con un filo d'imbarazzo.
«Ti stanno bei quei pantaloni.» gli rispondo cambiando discorso.
Lo sento ridacchiare.
Mi manca terribilmente la sua risata.
Si avvicina e si siede di fronte a me.
Continuo a fissare da disinteressata il programma televisivo.
«Possiamo parlare? Per favore...» mi chiede cercando il mio sguardo.
Annuisco e spengo la tv.
Un silenzio assordante si presenta qualche secondo prima che iniziasse a parlare.
«So di essere stato un stronzo, un bastardo, un traditore e... non so... ma io non ho alcuna intenzione di lasciarti andare per dei baci scambiati con quella lì, senza amore.» mi sussurra con voce tremolante.
Cerca di prendermi la mano, ma io la ritiro subito.
«Potevi pensarci prima.» gli rispondo a secco.
«Se te l'avessi detto quando stavamo insieme, avresti avuto la stessa reazione...» continua lui.
Ogni secondo che passa, sento la rabbia crescermi dentro, senza controllo.
Rivedo davanti ai miei occhi la scena del bar e perciò, continuo a ripetermi a mente "Non perdonarlo. Non essere scema.".
«Stavo con quella perché lo desiderava mio padre. È la figlia di un suo collega. L'ho fatto per renderlo fiero di me.» aggiunge.
Queste parole scatenano la mia ira.
Il mio sguardo torvo si sposta immediatamente nei suoi occhi. È stato atroce. Ho sentito abbastanza per oggi.
«Basta. Me ne vado.» gli rispondo a tono alto.
Mi alzo dal mio posto con la stessa forza che ho avuto quel giorno. Questa volta però, cerco di controllarmi.
Vado in camera per prendere un cappotto e la mia borsa.
Lui mi segue.
«Fammi uno squillo appena hai finito.» gli dico spostandolo davanti alla porta della camera.
«Ma non ho finito di parlare.» continua lui pretendendo che continuassi ad ascoltarlo.
Non gli rispondo continuando a camminare a passo svelto verso l'uscita.
«Non vorrai mandare all'aria tutti i nostri progetti, la nostra storia?» mi chiede.
Non gli rispondo e mi volto scrollando le spalle.
«Non lo stai facendo seriamente, vero?» aggiunge lui incredulo.
«Potremmo veramente parlare di una nostra storia quando di mezzo ci saremo solo noi due. Né tuo padre né nessun altro.» ribatto trattenendomi nuovamente le lacrime.
Apro lentamente la bocca per urlargli contro un devastante colpo d'addio, ma sento uscire solo il verso di un criceto.
Lascio alle mie spalle quella casa che ormai per me mette solo terrore e questa volta, non mi segue.
Esco di casa con lo sguardo rivolto verso il basso.
Sento le mie due amiche chiamarmi.
Con gli occhi colmi di lacrime, seguo il suono delle loro voci.
Mi acchiappano e io sfogo il mio pianto tra quelle braccia a me ormai familiari.
Un paio di minuti dopo, ricevo lo squillo da Michele mentre le mie amiche mi annunciano che sta uscendo dal portone.
Noi siamo di fronte, nascoste dietro a delle macchine di un parcheggio.
«Eh no! Mi ha vista!» comunica Chiara nel vano tentativo di nascondersi.
«Se ne sta andando quindi?» chiedo io essendo di spalle alla mia palazzina.
Non voglio guardarlo mentre va via con le sue valigie colme di roba.
«Si.» conferma Daniela affacciandosi anche lei per vederlo.
«Ti sta cercando.» dice Chiara a denti stretti per non farsi accorgere che stesse parlando proprio di lui.
Mi nascondo ancora di più.
«Tanto lo sa che sei qui. Vuole solo vederti.» continua l'altra.
Anch'io voglio vederlo.
«È andato via?» chiedo.
«È appena entrato in macchina.» risponde una delle due.
Esco da quel nascondiglio per guardarlo forse per l'ultima volta.
Lo vedo allacciarsi la cintura di sicurezza.
Si volta un attimo, ma questa volta non mi nascondo.
Accenna un sorriso in cui traspare un filo di tristezza.
Non riesco ancora a realizzare. Questa storia non può essere finita in questo modo.
Questo momento doveva essere totalmente diverso.
Magari adesso dovevamo stare abbracciati nel letto a progettare il nostro futuro e invece, no.
Entriamo subito in casa.
«Non sembra che sia cambiato molto.» dice Chiara guardandosi in giro.
«Ha portato con sé solo l'abbigliamento.» ipotizza Daniela.
Io invece sento un vuoto profondo quanto un abisso.
Faccio un giro attorno al salotto.
Mi soffermo un secondo su un portafoto vuoto con accanto un biglietto.
Mi avvicino subito per leggerlo.
"Scusami se te la rubo. Voglio ricordarmi di noi quando eravamo così...".
Ha portato con sé la foto che ci scattammo l'estate scorsa, quando mi ha portata nella villa di un suo amico per una festa.
È sempre stata la sua foto preferita.
Era un selfie. Rappresentava il momento in cui ero poggiata sulle sue spalle e lui, scatta la foto dal basso.
Sullo sfondo si poteva ben notare un bellissimo prato inglese e un cielo limpido.
Diceva sempre che il riflesso del sole riusciva a valorizzare le mie labbra rosate in contrasto con il colore della mia pelle.
«Ti ha lasciato le chiavi...» mi riferisce Daniela facendomi tornare alla realtà.
Annuisco lasciando il bigliettino sul mobile per prendere le chiavi e metterle in un cassetto.
«Si è preso la foto, vero?» chiede Chiara prima di leggere il bigliettino.
«Si..» confermo.
Mi soffermo un attimo, poi corro in cucina trattenendomi le lacrime per l'ennesima volta.
Mi poggio di spalle ai fornelli e le mie amiche mi raggiungono.
Alzo un attimo lo sguardo verso il calendario rendendomi conto che c'è una data evidenziata.
Mi avvicino incredula.
«Che succede?» mi chiede Daniela preoccupata.
«Ma lì c'è segnata una data! Inizia quella settimana del mese?» domanda Chiara.
«Domani ho l'esame con il padre di Michele!» annuncio terrorizzata e voltandomi verso entrambe.

Pov Chiara

Siamo appena andate via da casa di Barbara. 
Domani ha un esame e lo aveva completamente dimenticato. Così abbiamo deciso di lasciarla studiare in pace.
Chissà magari lo studio potrebbe distrarla dal pensiero di Michele, anche se dubito possa riuscirci.
Personalmente non mi sarei mai aspettata una cosa del genere da lui, figuriamoci Barbara!
Sembrava che l'amasse davvero. Forse ha solo recitato una parte in tutto questo tempo. Sono rimasta delusa, non me lo sarei mai aspettato.
Questa è l'ennesima dimostrazione che prova la mancata esistenza del principe azzurro!
In questo momento mi ritrovo sperduta per le vie di Roma, sola, come la prima volta che arrivai qui.
Ho chiesto a Daniela se potesse uscire con me, ma si era già organizzata per vedersi con Francesco.
Mi ha anche chiesto di aggregarmi a loro, ma ammettiamolo... chi è che vorrebbe avere l'amica della propria fidanzata tra i piedi l'ultima sera a Roma?
Proprio per questo ho deciso di lasciare da soli i piccioncini.
Ultimamente qui inizia a fare un tantino caldo e per questo ho deciso di prendere un gelato, tanto per fare una pausa dallo shopping!
Ne chiedo uno alla nocciola e al bacio poi, con il super mega gelato, mi dirigo verso l'uscita del negozio.
Non li amo particolarmente perché non fai in tempo neanche a mangiarli che già iniziano a sciogliersi. 
Infatti ho la mano praticamente appiccicosa e il mio gelato non smette di colare!
Apro al volo la mia borsa e ci infilo una mano dentro alla ricerca del pacchetto di fazzoletti.
Oggi le strade sono praticamente gremite di gente e non puoi fermarti un secondo, altrimenti vieni travolto dalla marea di persone che camminano.
Finalmente trovo i fazzoletti e a questo punto provo a estrarne uno dal pacchetto.
Con una mano è una bella impresa! 
Non faccio in tempo a tirare fuori il pezzettino di carta che un signore (credo), mi spinge facendo cadere per terra metà del mio gelato.
Accidenti! Per fortuna n'è rimasto un po' alla nocciola!
Mi giro cercando di pulirmi la mano e purtroppo quello che è appena successo, non è poi così bello.
Mi sono scontrata contro il petto di un uomo, anzi... più precisamente, ho fatto scontrare quel poco di gelato che era rimasto sul cono, con il golfino del malcapitato.
«Oh mio Dio, mi dispiace da morire!» dico guardando la macchia ferma sul tessuto del golfino e cercando di pulirla col fazzoletto che sono riuscita a prendere.
Cos'è? Cachemire? Complimenti Chiara!
Adesso è ufficiale! Odio il gelato!
«Non ti preoccupare, tanto questo golfino non mi piace proprio!» dice l'uomo.
Non riesco a staccare gli occhi dal disastro che ho combinato.
«Aspetta ma... noi due non ci conosciamo già?» mi chiede lui.
Alzo la testa e lo guardo in faccia. È il ragazzo che mi ha offerto da bere l'altra sera al pub.
«Si... ciao! Perdonami ma non ricordo il tuo nome...» dico sorridendogli imbarazzata e smettendo di pulirgli la macchia invano.
Sorride anche lui.
«Marco... tu sei Chiara, giusto?» mi chiede sempre sorridendo.
I suoi denti sono bianchi e perfetti. Ho portato l'apparecchio per 5 anni nella vaga speranza che i miei diventassero così.
«Ehi, tutto bene?» mi chiede rivolgendomi un altro sorriso.
Annuisco restando a guardare il ragazzo... voglio dire Marco! 
Mi sento spingere ed effettivamente qualcuno mi ha gentilmente strattonata.
Sono ancora più vicina a lui e con questa luce, riesco a guardare il colore dei suoi occhi che non sono riuscita a vedere bene alla festa.
Sono color nocciola con qualche sfumatura verde. 
E a proposito di nocciola...
«Marco, davvero mi dispiace tantissimo per il gelato... ecco... lascia che ti paghi la lavanderia!» dico all'improvviso facendolo sussultare un momento.
«Non preoccuparti, lascia stare!» continua lui con il sorriso perfetto.
Evito di restarne ammaliata e fare figuracce, o almeno non più di quante sia riuscita a farne in soli dieci minuti.
«No assolutamente! Devo farmi perdonare.» dico continuando a guardare la macchia che mi sembra più grande di prima.
«Esci con me stasera...» mi chiede.
Alzo la testa e mi si presenta davanti ancora quel sorriso sensazionale.
«No.» rispondo sorridendo a mia volta.
In realtà il mio cuore sta insistendo parecchio e le emozioni anche, ma devo ascoltare la testa.
Sicuramente anche lui è uno dei tanti.
«Dai... pagami la cena e ti perdono!» dice accennando una risatina.
No, per favore... la risatina non dovevi farmela!
«No, davvero...» nego scuotendo la testa ed osservando il cono di gelato vuoto e un po' rotto che ho ancora in mano.
«Devi vedere il tuo fidanzato?» mi chiede mentre mi sposta leggermente.
Lo guardo confusa e lui sembra accorgersi della mia espressione dato che m'indica il passeggino alle mie spalle.
«Nessun fidanzato...» dico mordendomi il labbro inferiore.
«Ok. Allora facciamo così! Tu mi paghi la lavanderia così esaudisco il tuo desiderio! Però tu, vieni a cena con me ed esaudisci il mio.» propone sorridendo.
Ancora quel dannatissimo e stupefacente sorriso.
«Sei abbastanza insistente... Quando dovremmo vederci?» chiedo sorridendo.
Mi dispiace testa cara, ma anche questa volta 1 a 0 per le emozioni!
«Stasera alle 21. Passo io a prenderti, dove abiti?» chiede uscendo fuori dalla tasca un Blackberry.
Gli ho spiegato il percorso per arrivare a casa mia e dopo esserci scambiati i numeri di telefono, ci siamo accordati per l' appuntamento.
Spero solo di non correre troppo.
Continuo a camminare per vetrine e nel frattempo mangio quello che resta del mio gelato.
Dopo tre ore circa, eccomi mentre mi vedo riflessa nello specchio.
Ho optato per un vestitino con la manica a tre quarti celeste polvere con gonna a ruota abbinato a scarpe con il tacco beige.
Trucco piuttosto leggero sugli occhi mentre decido di puntare l'attenzione sulle labbra mettendo un bel rossetto.
Controllo il cellulare, prima di sedermi e aprire la boccettina dello smalto.
Mancano 10 minuti, ce la farò.
Inizio a stendere lo smalto sul pollice quando sento il citofono suonare.
Maledizione! 
«Si? Chi è?» chiedo conoscendo perfettamente la risposta.
«Marco...» ecco appunto.
«Si... hem... vuoi salire?» dico guardando il caos attorno a me.
«Ah, non preoccuparti aspetto qui...» mi dice nel citofono.
«D'accordo allora faccio in fretta!» dico chiudendo il citofono e tornando a mettermi velocemente lo smalto.
Mentre agito le mani per farlo asciugare più in fretta, prendo la borsa e la giacca evitando di sporcarli e con il gomito destro abbasso la maniglia della porta per uscire.
Sono sul pianerottolo e infilo la chiave nella serratura per chiudere quando ricordo di aver lasciato la luce accesa.
Riapro la porta, girando la chiave e sempre con il gomito premo l'interruttore della luce per spegnerla.
Mi avvicino all'ascensore per scendere giù ma ovviamente è occupato!
Mi tocca fare le scale con i tacchi. Spero soltanto di non cadere.
Fortunatamente arrivo sana e salva da Marco.
«Scusa il ritardo!» dico leggermente affannata e guardandolo nel suo splendore.
La poca luce dei lampioni circostanti gli fanno luccicare gli occhi.
«Ehi, ciao!» dice sorridendo ed avvicinandosi a me.
Oddio e adesso che vuole fare? Non possiamo baciarci già al primo appuntamento...
Si avvicina sempre più al mio viso tanto che riesco a sentire il suo profumo finché non mi lascia due baci sulle guance.
E io che pensavo volesse baciarmi! Che stupida...
Mi guarda un po' interrogativo dato che sono qui impalata da chissà quanto tempo a guardarlo.
Gli sorrido facendo finta di niente e mi limito ad aspettare che dica qualcosa.
«Andiamo?» dice indicandomi la sua auto.
Annuisco e lo seguo fino alla macchina.
Mi accomodo sul sedile e tiro delicatamente lo sportello.
Non vorrei rompere nulla, dall'aspetto sembra una macchina costosa... 
«Non hai chiuso bene lo sportello, ti aiuto...» dice sorridendo e allungandosi fino al mio sportello e tirandolo.
Non posso fare a meno di ammirarlo ancora, ancora e ancora...
Raggiungiamo in poco tempo un ristorante raffinato e poco affollato.
Prendiamo posto ad un tavolo vicino la finestra, di fronte ad un enorme acquario.
«Allora... che mi racconti di te?» gli chiedo portandomi alla bocca il calice con il vino bianco.
Marco mi racconta brevemente qualcosa di sé, dell'azienda in cui lavora gestita dai suoi genitori e qualcosa a proposito del suo tempo libero.
Gli piace la tecnologia e ama svegliarsi presto al mattino per allenarsi e fare una bella corsa all'aria aperta.  
È un bravo ragazzo e durante la serata mi ha fatto anche ridere abbastanza. 
«Adesso tocca a te a parlare...» dice mentre mangia il filetto di pesce nel suo piatto.
«Cosa vuoi che ti racconti?» dico assaporando la mia ottima tagliata di carne.
«Il motivo per cui sei single...» chiede pulendosi la bocca.
Riesco a capire che sta sorridendo guardando i suoi occhi.
Sospiro prima di iniziare a parlare.
Ho raccontato per tutta la seconda parte della serata di Luca e del tradimento.
Marco è rimasto buona parte del tempo in silenzio ad ascoltare.
Non mi era mai capitata una cosa del genere.
Ogni tanto mi dava qualche consiglio ed esprimeva tranquillamente i suoi pensieri a proposito della mia storia.
Mi ha fatta sfogare e mi ha fatto bene questa lunga chiacchierata.
Adesso si è appena fermato sotto casa mia.
«Scusami! Ho parlato troppo. È che quando inizio a parlare di questa storia non so proprio come smettere!» dico sentendomi in colpa e in imbarazzo.
«A te piace parlare e a me ascoltare! Va tutto bene, tranquilla!» dice sorridendomi e rassicurandomi.
«D'accordo... allora grazie di tutto Marco! Ci vediamo in giro...» dico aprendo lo sportello dell'auto.
Lo vedo alzarsi e venirmi in contro dall'altra parte.
Mi porge una mano per aiutarmi ad uscire.
Non riesco quasi a muovere i piedi talmente mi fanno male. Tutta colpa delle mie amate scarpe!
Poggio la mia mano un po' fredda sulla sua. 
È calda e forte e non posso evitare di guardare le nostre mani.
Scendo dall'auto guardando ancora il contatto fisico che ci lega.
Non voglio illudermi anche questa volta e tolgo bruscamente la mia mano dalla sua.
Pentendomene subito dopo.
Marco mi guarda e chiude lo sportello.
«Ci vediamo ancora, no?» mi chiede guardandomi negli occhi.
«Certo...» dico ricambiando lo sguardo.
Si avvicina di più.
Sta volta credo sia quella buona.
Forse è meglio aspettare ancora. Resta pur sempre il primo appuntamento e poi, ci dobbiamo rivedere... Quindi va bene così!
«Adesso vado! Ancora grazie! Buonanotte!» dico sorridendo e andando verso il mio portone.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Pov Chiara

Sento ancora una volta una fastidiosa canzoncina stamattina.
Apro gli occhi e prendendo il cellulare, mi sposto su un fianco rimettendomi sotto le coperte.
Controllo distrattamente l'ora... cavolo è tardissimo!!!
Ho rimandato la sveglia almeno quattro volte.
Balzo giù dal letto con una velocità che non mi appartiene. Apro l'armadio e prendo l'outfit che per fortuna mi ero preparata per oggi.
In giornata c'è l'esame di Barbara e per questo ho chiesto un'uscita anticipata di un'ora rispetto al solito orario.
Mi faccio una doccia al volo, mi vesto e metto scarpe assolutamente comode.
Prendo velocemente la borsa e con solo un po' di matita e mascara sul viso, corro per arrivare in tempo al lavoro.
Possibile che ogni volta debba andare di fretta?!?
Grazie non so a quale miracolo arrivo in tempo e intravedo in lontananza Gaia, la mia collega che sentendomi affannata anche questa mattina, inizia a ridere a crepapelle.
«Buongio...» non riesco neanche a finire la frase che ho bisogno di ossigeno.
«Dovresti chiamarmi la mattina così corriamo insieme!» ci scherza su la mia collega ridendo.
Entriamo insieme nel bar e dopo aver salutato le altre, prendiamo servizio.
Dopo le prime due ore, noto che l'affluenza qui al bar è diminuita di molto.
Salvo qualcuno in pausa che passa a prendere un caffè con i colleghi.
Mi sembra di conoscere bene questo qualcuno, è Marco.
Lo fisso dal bancone come neanche un'ebete farebbe mai, sperando con tutto il cuore che si accorga di me.
Si Chiara, è proprio la mossa giusta starsene ferma a fissarlo da lontano... non farti notare, eh!
Hanno preso tutti posto ad un tavolo e probabilmente aspettano che qualcuno vada da loro.
«Vai tu, vero?» mi chiede Gaia mentre osserva il gruppo appena arrivato.
«Se proprio insisti...» sorrido e mi avvio al tavolo per prendere le ordinazioni.
«Ciao ragazzi, cosa prendete?» chiedo facendo finta di niente.
«Ce stamo a pensa'...» risponde uno dei ragazzi seduti.
Li guardo velocemente uno ad uno soffermandomi su Marco.
Mi guarda e sorridendo mi fa un occhiolino.
Ricambio il sorriso continuando a guardarlo.
«Ok! Passo dopo.» rispondo tornando al bancone.
Raggiungo Gaia e nel frattempo controllo il cellulare.
«Posso ordinare?» mi chiede qualcuno.
Alzo la testa e mi perdo nei suoi bellissimi occhi.
«Si, certo... Chiara! Torna tra noi!» risponde Gaia dandomi un colpetto sul braccio prima di allontanarsi.
«Si, dimmi...» dico mentre sistemo le bustine di zucchero nel contenitore.
«Cinque caffè e un bacio...» mi dice.
"Cinque caffè e un bacio" ripeto mentalmente l'ordinazione mettendo in fila cinque tazzine.
Cinque caffè e cosa?????
Alzo la testa e lo guardo negli occhi.
«Io... io... non ho...» dico arrossendo e iniziando a balbettare per l'emozione.
Mi si avvicina. Piano. Troppo piano.
Poso lo sguardo sulle sue labbra ormai vicine alle mie.
Resto immobile, mentre dentro di me, sento come se ci fosse una tempesta.
Siamo solo noi due adesso, non c'è Gaia, non ci sono i suoi amici né i turisti intorno.
C'è una strana atmosfera tra noi due che ci separa da tutto tranne dal mio telefono che inizia a suonare senza sosta.
Marco si ferma e si allontana sempre di più.
Avrei voglia di lanciare il mio cellulare in questo momento.
Abbasso gli occhi sul display, è Daniela.
«Dai rispondi...» mi incita il ragazzo passandosi una mano sul viso.
Lo guardo, guardo il telefono, riguardo Marco.
Dio quant'è bello.
«Scusami...» sussurro prima di portarmi il telefono all'orecchio e rispondere.
«Chiara!!! Barbara ha l'esame alle 11! Ce la fai per quell'ora?» chiede la mia amica preoccupata.
Guardo l'orologio che segnano le 10.47.
«Non credo di farcela ad arrivare! Finisco il turno alle 11 e devo arrivare fin lì a piedi...» le ricordo mentre mando un'occhiatina veloce a Marco che mi osserva.
Beccata! Accidenti a me.
«Ah che peccato!» dice Daniela con tono dispiaciuto.
«Se non dovessi arrivare in tempo fai un in bocca al lupo a Barbara da parte mia, ok?» le domando.
Dopo qualche minuto chiudo la chiamata.
Vedo Marco fermo davanti al bancone.
«Dov'eravamo rimasti?» chiedo senza guardarlo negli occhi e facendo finta di niente.
«Cinque caffè... anzi, facciamo sei!» dice guardando le tazze.
Perfetto! Non riuscirò a vedere l'esame della mia amica e tra l'altro Marco ha cambiato idea sul bacio.
Ecco come passare dalle stelle alle stalle in soli cinque minuti!
«Ho sentito che finisci il turno alle 11.» dice Marco interrompendo il silenzio imbarazzante.
«Già, una mia amica si laurea... il problema è che non riuscirò a vederla, arriverò in ritardo e forse sarà anche troppo tardi!»
Chiara-logorroica colpisce ancora!
«Questo non è detto! Posso accompagnarti io.» mi dice tornando a sorridere.
«Lo faresti davvero?» chiedo uscendo dal bancone con i sei caffè da servire.
«Si.» risponde sorridendo e prendendo posto al tavolo.
Sono le 11 in punto e Marco mi sta allacciando il casco.
«Cosa dovrei fare di preciso?» chiedo mentre cerco di sedermi sul motore.
«Tieniti forte a me!» mi consiglia mentre toglie il cavalletto.
Nessun problema! Era proprio quello che mi serviva!
Mi stringo forte a lui.
Lo sento ridere.
«Dobbiamo ancora partire, ma se sei comoda fai pure!» continua a ridere.
Che figura...
In men che non si dica siamo arrivati all'università.
Ringrazio Marco per il passaggio ed entro di corsa nell'edificio.
Non potrei perdermi per nessun motivo al mondo la laurea di Barbara!

Pov Barbara

Sono seduta in un'aula grandissima.
Quando sono sotto tensione comincio a muovere le gambe di qua e di là, proprio come adesso.
Accanto a me ci sono altre ragazze che aspettano il loro turno per dare l'esame. Apparentemente sembrano molto più tranquille.
La gradinata in legno alle mie spalle è colma di gente che non smette mai di commentare sottovoce e ciò, non fa altro che rendermi ancora più nervosa.
Mi volto un attimo per vedere chi stesse di quelli che conosco io.
La mia famiglia, Chiara, Daniela, Francesco ed alcuni amici miei.
Noto subito mia madre mimarmi «Andrà tutto bene!», ma non è abbastanza.
Sento la mancanza di un incoraggiamento più forte da parte di una persona che oggi non è qui.
Torno a guardare la cattedra.
Tra i professori c'è anche il padre di Michele che fino ad ora non si è voltato un attimo verso di me e ciò dovrebbe essere una cosa alquanto positiva.
Non nego il fatto di essere così nervosa anche per paura di lui, che possa stuzzicarmi.
Il tempo sembra non passare mai e più si va avanti, più aumenta la tensione.
Finalmente dopo un bel po' mi chiamano. Sono l'ultima.
La grande aula sembra inghiottirmi poco a poco e le voci invece, vengono completamente ignorate dalle mie orecchie.
Sento solo le pulsazioni del battito cardiaco arrivare fino alle punte delle mie dita.
Mi siedo davanti ai professori mentre ho l'impressione di essere sotto i riflettori con un miliardo di occhi puntati su di me, in particolare quelli del padre di Michele.
Evito di guardarlo e facciamo un piccolo sospiro per scaricare la tensione prima di cominciare.
Sto per aprir bocca, ma vengo interrotta.
«Proporrei di fare una piccola pausa di cinque minuti.» dice lui.
Tutti ci voltiamo in sua direzione.
«Ormai abbiamo chiamato lei. Facciamola parlare. Tanto è l'ultima e poi finiamo.» aggiunge l'altro.
«No, facciamola adesso. Devo far riposare un po' la vista e la mente, altrimenti non riesco a concentrarmi. Sicuramente vale anche per voi.» insiste.
Gli altri si convincono e accettano subito anche loro.
«Ok, piccola pausa e riprendiamo.» annuncia il professore seduto di fronte a me.
«D'accordo.» rispondo cercando di mantenere la calma.
I professori si alzano per prendersi un caffè o un po' d'acqua e io ne approfitto per ripetere, ancora. Fino alla nausea.
Mentre guardo dritto il muro, noto con la punta degli occhi, un'ombra avvicinarsi.
Mi volto ed è il padre, il professore che mi ha appena interrotta.
«Come stai?» mi domanda.
«Nervosa.» rispondo a secco.
«Ma io intendo come stai in generale.» continua lui con una voce irritante.
È chiaro che si riferisca alla storia tra me e Michele.
«Sto bene.». Mento ed è così evidente.
Mi manca terribilmente, ma mi ha profondamente delusa. Non me la sarei mai aspettata una cosa del genere da parte sua. Non riesco ancora a perdonarlo.
All'improvviso lancia una risata sarcastica, senza pudore.
«Si anche lui sta benissimo.» risponde pur non avendogli chiesto nulla.
«Sono contenta per lui...» dico esitando.
Non voglio credergli. Non voglio innervosirmi ancora di più. Ho un esame tra poco.
«Finalmente ha trovato la ragazza giusta. Proprio stamani mi ha ribadito che non la lascerebbe per nessun motivo al mondo. Mi rende fiero di lui! Adesso è con lei e penso che siano andati da qualche parte. Sono proprio una bella coppia.» continua soddisfatto.
Annuisco e sorrido per non scoppiare in lacrime.
«Sono passati cinque minuti!» dico voltandomi.
Fortunatamente un professore che si sta avvicinando, mi sente e con rispetto, si accomoda subito. Poi con lui, anche gli altri.
«Inizia, su!» mi incinta uno di essi sorridendomi.
Parto subito come un razzo.
Comincio a parlare a macchinetta per almeno dieci minuti, senza che nessuno mi interrompa e continuando a tenere lo sguardo fisso nel vuoto.
Credo proprio di non aver sbagliato nulla.
«Bene...» annuncia una professoressa dandomi un cenno di stop.
Mi fermo, ma il padre di Michele interviene subito porgendomi delle domande specifiche. Gli rispondo subito.
«Va bene così, dai.» s'intromette uno all'improvviso.
«Si anche per me. Sembra che da un momento all'altro debba esplodere.» aggiunge il collega con una piccola risatina simpatica.
Tutti danno l'ok e l'ultimo è lui che tentenna, come sempre.
Finalmente adesso non mi resta altro che aspettare qualche minuto prima di sapere il voto.
I professori casualmente invitano proprio lui a dirmelo.
«Lo vuoi sapere adesso?» mi domanda cercando di fare lo spiritoso.
Annuisco senza riuscire a stare al 'gioco', anche per finta. Non vedo l'ora di andarmene di qui.
«E se ti fosse andata male? Cosa faresti?» continua lui.
«Tornerò qui più preparata.» gli rispondo.
«Dai non farla stare sulle spine! Prima l'hai interrotta e le hai fatto un sacco di domande. Poi ti prende in antipatia! Fa' in modo che abbia un bel ricordo di te!» interviene una professoressa con un sorriso stampato sul viso.
«95.» annuncia a denti stretti e tutto d'un fiato.
Mi alzo di scatto salutando velocemente tutti i presenti che occupano quel tavolo e corro dalle mie due amiche abbracciando contemporaneamente entrambe.
Scoppio in lacrime, ma non capisco più s'è per l'esame o per ciò che mi è stato detto su Michele.
Un insieme di emozioni cominciano ad aggrovigliarsi tra loro. Sento i sentimenti confondersi.
Adesso sorrido, un minuto dopo sono triste. Poi di nuovo sorrido, ma allo stesso tempo mi scoppia il cuore.
Alzo un attimo lo sguardo verso l'uscita e vedo Michele. Da quanto tempo è lì?
Poco fa mi è stato riferito dell'uscita con... la sua fidanzata, ma avrà fatto presto e vuole offrire un passaggio al papà, come sua abitudine.
Oppure ha ragione lui, non devo credere a ciò che dice il padre, ma almeno mi ha detto la verità fin dall'inizio sulla storia con la figlia del suo collega, anzi sono io che non gli ho creduto.
Diamine! Quanto sono confusa...
Mi sorride dandomi la buona impressione di volersi complimentare.
Mi giro per capire se stesse guardando me o altre persone, ma qualcuno mi tira dall'altro lato stringendomi forte.
Qualche secondo dopo, mi volto di nuovo verso l'uscita ma è già andato via.
Mi guardo attorno e non c'è più nemmeno suo padre.
Adesso sono più che convinta che sia venuto qui solo per lui e sicuramente stava sorridendo per i fatti suoi.
Un quarto d'ora più tardi, usciamo dall'Università per festeggiare questo grande giorno in un ristorante fuori città.
Vedo gli altri divertirsi un sacco, ma io faccio fatica a liberare la mente dai miei dilemma.
Restiamo qui a pranzare fino alle 16 circa e dopodiché la mia famiglia mi accompagna a casa prima di mettersi di nuovo in viaggio.
Mi lasciano qualche isolato prima poiché devo fare un po' di spesa avendo il frigo completamente vuoto.
E ovviamente al mio ritorno dal supermercato non può mancare l'acquazzone!
Inizio a camminare a passo svelto verso il mio appartamento anche se mi riesce un po' difficile avendo i tacchi...
Arrivo al portone mentre cerco disperatamente le chiavi nella borsa che proprio oggi hanno il capriccio di non farsi trovare.
In momenti come questi mi sento la sfiga in persona.
Finalmente le trovo e avvicino velocemente la chiave alla serratura, ma qualcosa fa in modo da attirare la mia attenzione.
Mi volto un attimo dal lato destro e vedo un cartone rovesciato muoversi, o meglio la scatola completamente inzuppata comincia a camminare.
Corro subito in contro intuendo che sotto ci sia un povero animale che cerca invano di liberarsi.
Lo alzo e trovo un meraviglioso cucciolotto di cane che lancia delle lamentele.
Non ha nessun collare ed è magrissimo. Sembra essere stato davvero abbandonato.
È parecchio infreddolito e dunque non ci penso due volte a portarlo con me.
Arrivata nel mio appartamento, corro subito nella vasca da bagno per sciacquarlo e togliergli un po' di fango dal corpo.
Successivamente, lo asciugo il più presto possibile con il phon.
È un meticcio bellissimo, simile ad un volpino. Ha un pelo né troppo corto né troppo lungo, è di color miele e ha degli occhietti stupendi.
Sarà sicuramente affamato e assetato.
Lo avvolgo in una copertina per tenerlo al caldo e lo lascio sul letto, ma lui preferisce inseguirmi fino in cucina mentre preparo un piccolo pasto per dargli il benvenuto.
Devo scegliere ancora il nome, ma comunque domani lo porto dal veterinario per un piccolo controllo.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Pov Chiara
 
Sono appena le 8.30 del mattino e mi trovo in aeroporto perché purtroppo oggi Daniela e Francesco lasciano Roma per tornare nella loro bella Forlì.
Nonostante l'ora, c'è già molta gente pronta a partire e altra che fa ritorno nella Capitale.
Ovviamente qui con me c'è anche Barbara, non potevamo non salutare la nostra migliore amica.
Non avrei mai pensato di rivedere entrambe le mie amiche proprio qui a Roma.
È stato bello ritrovarci, poterci riabbracciare dopo anni proprio come facevamo una volta, parlare spensieratamente per ore, ridere e scherzare...
Sicuramente mi mancheranno questi momenti.
La voce trasmessa dall'altoparlante mi fa tornare al mondo reale.
«È il nostro volo?» chiede una Daniela timorosa al suo fidanzato.
«Non ancora, amore.» le risponde Francesco sorridendo per rassicurarla.
Più li guardo e più mi è inevitabile sorridere, sono davvero una bellissima coppia.
«Non riesci proprio a stare tranquilla, eh?» le chiede Barbara mentre la osserva camminare avanti e indietro davanti a noi.
«No, infatti!!» conferma l'altra torturandosi le mani.
Ad un tratto sento il mio cellulare vibrare nella tasca.
Lo prendo e controllo. Un messaggio. È di Marco. Leggo immediatamente.
"Buongiorno!"
Mi ha mandato il buongiorno, che carino mi ha pensata... rispondo, no?
"Buondì :)"
Dovrebbe andar bene così... semplice e con una faccina per non far sembrare troppo serio il messaggio...
Lo invio con un sorriso da ebete stampato in faccia.
Ma perché mi succede?!?
Ed ecco il telefono che riprende a vibrare. Leggo.
"Ehi ci vediamo dopo?"
Ovvio. Me lo chiedi anche, Marco???
"Okay! Colazione alle 10 da me?"
Forse ho esagerato un po'... in ogni caso spero in un si! Quasi quasi incrocio anche le dita!
Mentre continuo a fissare lo schermo del telefono sento qualcuno schiarirsi la voce.
Alzo la testa e m'imbatto negli sguardi interrogativi delle mie amiche.
«È tornata sulla Terra!» esclama ridacchiando Francesco.
«Tutto bene?» chiedo alle mie perplesse amiche.
«Si, a noi tutto bene, a te?» mi chiede Barbara alzando un sopracciglio.
«Benissimo...» dico senza trattenermi un sorriso e tornando a guardare il cellulare in attesa della risposta.
Che non tarda ad arrivare.
"Perfetto ;)"
Esulto dentro alla vista di quel messaggio e con un sorriso smagliante guardo le mie amiche che continuano a fissarmi.
«Ha risposto, vero?» mi chiede Daniela ridacchiando e avvicinandosi.
Senza pensarci due volte annuisco.
«Stai confermando!!! Come si chiama???» mi chiede Barbara sorridendo e dandomi una gomitatina sul braccio.
«Marco... ma è un amico!» mi affretto a dire.
Conosco le mie amiche e non oso immaginare i film mentali nelle loro teste!
«Un amico che ti piace...» dice Barbara sorridendo e facendomi l'occhiolino.
«...e anche parecchio, devo dire!» conclude la frase Daniela ridacchiando.
«Non è vero! Non mi piace, siamo solo buoni amici!» ammetto continuando a fissare lo schermo dello smartphone.
A chi la voglio dare a bere?!?
«Si certo, come no! Dai Chiara ammettilo!!!» insiste Barbara con il consenso di Daniela che annuisce.
«Dai non è possibile che si veda così tanto!» dico arrendendomi e sorridendo.
Probabilmente starò anche arrossendo, ma diamo la colpa al blush!
Vedo le due sorridersi reciprocamente e guardarmi con una faccia che tradurrei come un "adesso ti siedi e mi racconti tutto!".
Ma l'annuncio dell'aereo in partenza per Forlì ci distrae portando già qualche sguardo triste.
«Salvata dall'annuncio!» scherza Francesco mentre trascina un trolley.
In effetti...
«No, per niente! Mi racconterai tutto più tardi al telefono!» dice Daniela sistemandosi la borsa.
È già arrivato il momento di partire. Mi mancheranno davvero tantissimo!
«Abbracciatemi!!!» esclama Daniela già con le lacrime agli occhi.
E subito io e Barbara ci fiondiamo tra le sue braccia in un abbraccio collettivo.
«Mi mancherete da morire!» sussurra lasciando scendere qualche lacrima.
Anch'io non riesco a trattenerle e le lascio cadere.
«Tornate presto a trovarci!» dice Barbara con le guance bagnate.
«Anche voi dovete venire a casa nostra eh!» dice Francesco un momento prima di salutarci.
«Allora ci vediamo presto, va bene?» ci chiede la fidanzata mentre si asciuga il viso.
«Sicuramente!» le dico guardando il fazzolettino sporco di mascara.
«Beh, quindi Barbara salutami Charlie e tu, Chià mi raccomando con Marco!» dice Daniela scatenando le risate di tutti.
Dopo un altro abbraccio fugace, la coppia s'incammina verso il loro gate.
«Chi è questo Charlie?» chiedo curiosa a Barbara mentre ci incamminiamo per prendere la metropolitana.
«Oh, lui è il mio nuovo fidanzato e oggi pomeriggio abbiamo il nostro primo appuntamento dal veterinario!» dichiara sorridendo contenta.
«Che animale è?»
«Un... cane...» dice conoscendo perfettamente la mia paura folle verso i cani.
«Ah... bene... d'ora in poi non verrò più a casa tua!»
«Ma no! Ho la sensazione che tu e Charlie avrete un bel rapporto!» dice ridendo tra sé e sé.
«Si... certo...» le rispondo scuotendo la testa.
«Dagli una possibilità! Ti piacerà vedrai!»
Dopo i ripetuti tentativi di Barbara per convincermi a conoscere Charlie faccia a faccia, mi ritrovo a preparare una torta in attesa che Marco arrivi.
Infatti mentre cerco di prendere il barattolo di farina dallo scaffale in alto, sento il suono del citofono.
Corro ad aprire il portone e mi precipito a prendere il barattolo che, dopo essermi caduto addosso, si apre versandomi buona parte di farina addosso.
Suona il campanello della porta e sono costretta a presentarmi a Marco in queste condizioni...
«Cos'è successo?» esclama ridendo mentre mi guarda da testa a piedi ed entra in casa.
«Piccolo incidente di percorso...» annuncio cercando di pulirmi dalla farina e chiudendo la porta.
Vedo Marco avvicinarsi a me.
Allunga una mano.
La posa tra i miei capelli e con il pollice mi toglie qualche residuo di farina dal viso.
Non riesco a smettere di guardarlo negli occhi.
Mi sorride. Accidenti non so se guardare prima gli occhi o il suo bellissimo sorriso.
«Che ne dici di fare colazione da qualche parte?» chiede allontanandosi mentre guarda la farina sparsa per terra.
«Dubiti delle mie capacità culinarie?» chiedo ridendo e guardandolo.
«Nha... dovrei?» mi domanda sorridendo e mostrando due tenere fossette.
«Si, dovresti...» affermo annuendo con un filo d'imbarazzo e ridendo.
Scoppia a ridere anche lui e mi si avvicina scompigliandomi i capelli ricoperti di farina.
Tra le tante risate e dopo una bella doccia, si è fatta l'ora di pranzo.
Abbiamo deciso, o meglio, Marco ha deciso di portarmi a mangiare in un ristorante molto carino gestito da un suo amico.
Stando in sua compagnia ho capito che i miei sentimenti per lui vanno oltre una semplice amicizia e spero con tutto il cuore che almeno questa volta, Cupido me l'abbia
mandata giusta!
 
Pov Barbara
 
Sono in attesa da circa quaranta minuti dal veterinario con il mio piccolo Charlie.
È passata qualche ora da quando Daniela e Francesco hanno preso l'aereo per tornare a Forlì. Sono sicurissima che mi mancheranno le sagge conversazioni con la mia amica. Quelle che dopo averle ascoltate, resta una lezione di vita impossibile da dimenticare. Mi mancherà per un po' vedere tutte e tre mentre ci raccontiamo ogni esperienza vissuta: dalle più piccole gioie alle più grandi delusioni. Mi auguro con tutto il cuore di vederci il più presto possibile, magari prima del matrimonio con il suo principe azzurro. Sono contenta che almeno lei l'abbia trovato. Mi piace vederla contenta e viste le mille attenzioni che il suo amato le dà, sono più che sicura che la renderà la donna più felice al mondo. Francesco è davvero un bravo ragazzo, la ama con tutto il cuore e non credo riuscirà mai a tradirla... anche se onestamente, dall'esperienza vissuta, comincio ad essere un po' diffidente nei confronti di tutti. Rabbrividisco al sol ricordo di me in quel bar. Credo che sia meglio non far tornare la mia mente su certi argomenti.
Il rumoroso cigolio della porta è di grande aiuto per farmi tornare con i piedi per terra.
«Chi è il prossimo? Lei?» chiede la segretaria in mia direzione per conferma.
Annuisco ed entro nell'altra stanza.
«Sera!» mi saluta il veterinario con un po' di enfasi.
È un uomo sulla sessantina apparentemente gioioso ed elegante. Mi aspettavo che indossasse una divisa come la sua segretaria.
«Buonasera.» rispondo con tono educato.
Charlie mi tira dritto verso di lui che lo accoglie a braccia aperte.
«È un nuovo paziente questo bel cagnolino?» mi domanda sganciando il guinzaglio.
«Si, è nuovo! L'ho trovato proprio ieri sotto casa...»
«Ah! Quindi è venuto lui a cercarla, eh?» dice sorridendo.
«Il più bel regalo di laurea.». Ricambio il sorriso.
«Allora congratulazioni sia per la laurea che per il cane! Come l'ha chiamato?». Contemporaneamente lo appoggia su un tavolino d'acciaio.
«Charlie.» rispondo accarezzando il mio cucciolotto.
È il primo animale che adotto da quando sono qui a Roma e dunque, anche il primo di cui devo occuparmene completamente da sola.
«Allora Charlie, sei pronto per la tua prima giornata in uno studio veterinario?» domanda il dottore sorridendogli.
Comincia subito a fargli una serie di controlli cercando difficilmente di tenerlo a bada.
«Quanti mesi ha?» chiedo incuriosita.
«Quattro o cinque mesi.» mi comunica bloccandolo nello stesso momento.
Dopo un po', Charlie si mette finalmente a cuccia guardandosi attorno.
Ha un musetto troppo dolce al quale ovviamente, cedo dandogli dei bacetti sulla sua piccola testolina!
«È un po' troppo magro e raffreddato, ma sono più che sicuro che molto presto tornerà ad essere sano come un pesce grazie a lei!». Mi strizza l'occhio.
«Farò di tutto per lui, davvero.» confermo sicura di me e ricambiando con un sorriso.
Prepara una siringa per il suo primo vaccino. Charlie però, riprende a muoversi e cerca giocosamente di catturare la mia mano che lo stava accarezzando.
«È proprio un giocherellone.» aggiunge il veterinario divertito.
«Mi sa proprio di si!». Coccolo Charlie nel vano tentativo di tranquillizzarlo.
«Dai bello, calmati un pochino così la signorina non farà tardi all'appuntamento con il suo fidanzato!» dice d'un tratto, ridacchiando.
Mi limito ad annuire con un mezzo sorrisetto.
«Lo tenga fermo almeno per qualche secondo.» mi ordina.
«Ci provo.»
Ma Charlie non si ferma...
«Passiamo al piano B!»
C'è un piano B?
Il veterinario raggiunge un armadietto dal quale tira fuori un giocattolo, tipo uno da bambini.
«Mi auguro che adesso stia fermo!» mormora con un filo di esasperazione.
Credo proprio che Charlie sarà un cane difficile da gestire, o almeno per adesso che è ancora un cucciolo...
Restiamo per qualche secondo in silenzio a guardare il cagnolino nella speranza che si fermi.
Charlie si stende per masticarlo lasciandoci scacciar fuori un sospiro di sollievo.
«Suppongo che non lo tratterà a lungo, quindi adesso non perdo tempo.» aggiunge il dottore frettolosamente.
Fatti i dovuti esami e vaccini, usciamo di lì e andiamo in qualche negozio di animali per acquistare dei prodotti consigliati dallo stesso veterinario.
L'ho portato a fare qualche controllo, al parchetto e gli ho comprato tutto il necessario. Adesso, non mi resta che riportarlo a casa e trascorrere un po' di tempo insieme a lui.
Ci dirigiamo verso il nostro appartamento e Charlie non fa altro che fermarsi ogni minuto per odorare un po' intorno. Persone, altri animali, pali, marciapiede, vetrine...
Cosa non ha odorato? Praticamente tutto. Accidenti, credo proprio che questo cane sia eccessivamente guardingo. È così buffo... Il sol pensiero mi fa sorridere.
Siamo quasi arrivati ed improvvisamente spunta Michele. Che ci fa da queste parti?
Abbasso un po' lo sguardo sperando che Charlie cambi strada, ma tra tanta gente, si avvicina a lui che si inginocchia subito per poterlo accarezzare e lancia un fischietto attirando ancora di più la sua attenzione.
«Ciao bello! Come ti chiami?» domanda Michele spostando lo sguardo su di me.
«Charlie.» gli rispondo con un filo d'imbarazzo.
«Che bel nome.» dice coccolandogli la testolina con un filo di sorriso.
Charlie si butta addosso cominciando a leccargli il viso.
«Stai giù!» comanda Michele divertendosi.
Anche Charlie sembra essere davvero contento di vederlo...
Colgo l'occasione per ripassare lo sguardo su ciò che fisicamente caratterizza Michele.
Capelli ricci di un castano ramato, un filo di barba incolta, occhi chiari, labbra carnose, naso dritto... Vorrei osservarlo meglio da vicino, come facevo qualche settimana fa.
Mi abbasso anch'io per accarezzarlo.
«Charlie, non dargli fastidio.» sussurro cercando di spostarlo.
Michele alza un po' lo sguardo verso di me.
«Non mi dà fastidio. Mi piacciono i cani, lo sai..». L'ombra di un sorriso gli sfiora le labbra.
Entrambi riprendiamo ad accarezzarlo mentre continuo a sentire gli occhi puntati su di me. Pare che anche lui stia dando una piccola ripassata ai miei tratti.
Alzo lo sguardo prima di vederlo perdere l'equilibrio poiché Charlie giocando, lo spinge dal petto.
Ci guardiamo per qualche istante prima di scoppiare a ridere uno dopo l'altro.
Cerco di contenermi nascondendo la risata dietro la mano. Accidenti, non devo ridere! Dovrei essere arrabbiata con lui! Ha baciato un'altra!
«La tua risata... Mi fa sempre sentire meglio...» si azzarda a dire, ma più come se stesse parlando tra sé e sé, mentre io non smetto di arrossire.
Mi volto subito verso il cucciolotto rendendomi conto che la mano di Michele sfiora la mia. D'istinto la ritiro e credo che se ne sia accorto.
Piega la testa di lato, verso Charlie. Vedo nuovamente un filo d'angoscia nei suoi occhi, come quando l'ho lasciato.
Abbasso il volto intimidito. Adesso mi sento in colpa, non volevo provocargli questo effetto.
«Hai una padrona stupenda. Prenditi cura di lei. Mi raccomando Charlie, conto su di te.» mormora senza spostare gli occhi dal cagnolino.
Gli lancio uno sguardo furtivo e un sorriso malinconico traspare sulle sue labbra.
Dopo pochi secondi di silenzio, ci rimettiamo in piedi contemporaneamente.
Continua a non guardarmi negli occhi senza neanche fiatare.
Devo intervenire subito. È un silenzio che mette troppo a disagio e poi, è stata colpa mia farlo rattristare.
«Che ci facevi ieri all'università?» gli domando posando lo sguardo su Charlie che non fa altro che fissarci.
«Nulla. Passavo di lì per caso...» risponde voltando lievemente il viso per nascondere un filo di... cosa? D'imbarazzo?
Annuisco semplicemente. Passavi di lì per caso? Quindi sei semplicemente venuto a prendere tuo padre come al solito, no? Perfetto, non eri lì per me...
«Dunque è andato tutto bene?» mi chiede.
«Si.» Tutto bene, a parte...
«Mi devi scusare per il comportamento di mio padre durante l'esame...» borbotta tutto d'un fiato.
«È il suo lavoro.» continuo io. È così infatti, nessuno può dire nulla.
Annuisce mordendosi nervosamente il labbro, senza aggiungere altro su di lui.
Da quanto ha detto, s'intende che mi ha ascoltata per tutto l'esame, ma non dal momento in cui il padre mi ha raccontato di... loro.
«Allora... colgo l'occasione per farti gli auguri...» continua.
«Grazie.» accenno un sorriso. Cosa faccio adesso? Mi devo avvicinare per scambiarci un bacio sulle guance? Deve farlo lui? Credo di non essere l'unica ad avere la tentazione di avvicinarsi all'altro corpo, ma questa volta, nessuno si azzarda.
Restiamo in silenzio per un altro po'. Dio... È così imbarazzante...
Sposto lo sguardo sul suo petto. Ha la maglietta che abbiamo comprato insieme, poco prima di metter fine alla nostra storia...
«Che c'è?» mi domanda con uno sguardo dolce.
Ci risiamo. Non mi ero accorta di avere un sorriso da idiota stampato sul viso.
Poi, segue i miei occhi aumentando l'ampiezza del suo sorriso. Ha ripreso a sorride grazie al cielo! Mi si riempie il cuore di gioia. Credo che anche lui si sia ricordato di quella maglia.
Contemporaneamente mi affiora un ricordo.
«Ti ho fatto male l'altra volta con il bicchiere?». È una domanda che avrei voluto fargli già qualche tempo fa, anche se adesso mi sembra un po' inopportuna...
Fa un rapido sospiro ridacchiando e scuote la testa prima di rispondere, come se volesse schiarirsi le idee.
«No.» risponde cercando nuovamente il mio sguardo.
«Scusami, ho veramente esagerato..». Riconosco di aver sbagliato.
«Me lo sono meritato.» continua alzando un po' gli occhi al cielo, come se si stesse rimproverando anche mentalmente.
Cedo al suo dolce sguardo. Vorrei tanto stare tra le sue braccia, baciarlo.
Dai Barbara, fatti forza! Non arrenderti proprio adesso! Ricordati ciò che è successo.
Mettiamo in chiaro le idee. Io so di amarlo ancora, ma lui? Mi confonde con le sue docili parole. Perché dice frasi del tipo "La tua risata, mi fa sempre sentire meglio." e "Hai una padrona stupenda. Prenditi cura di lei. Mi raccomando Charlie, conto su di te.", se poi ha lei? Perché ha cambiato umore quando ho istintivamente allontanato la mia mano dalla sua? Beh, forse per semplice imbarazzo... Ma lui, vuol essere gentile e mantenere buoni rapporti oppure c'è dell'altro? Che cosa devo fare? Continuare ad essere arrabbiata permettendogli anche di lasciargli vivere la sua vita liberamente oppure perdonarlo e tentare di restare amici? Sono così confusa... Il mio cuore sceglierebbe la seconda perché sa come potrebbe andare a finire dall'essere amici, ma poi mi ricordo che qui c'è una terza persona. Come può aver mandato all'aria tutti i nostri progetti per stare con lei? Cos'ha lei che io non ho? È una lotta tra cuore e ragione. Una delle battaglie più difficili. Abbasso gli occhi e mi rendo conto che sto piangendo. Perché? Perché ogni cosa che faccio, giusta o sbagliata, mi emoziono a tal punto di scoppiare in lacrime? Perché ho sempre questi sensi di colpa? Fortunatamente Charlie comincia a tirarmi, vuole andare via.
«Dobbiamo andare...» annuncio tirando su il naso nel modo più silenzioso possibile per non farmi accorgere. Mi volto di colpo, come per scappare.
«Aspetta.». Mi ferma afferrandomi dolcemente il polso. Mi viene ancora la pelle d'oca al suo tocco.
Continuo a fissarlo incantata mentre estrae un fazzoletto dal pacchetto e me lo passa. Siamo così vicini.
Che imbarazzo! È proprio necessario piangere davanti a lui?
«Allora, lo vuoi o no questo fazzoletto?» sussurra sorridendo. Sento il suo fiato.
Annuisco facendo riattaccare il filo che collega il cervello alla parola.
«Grazie..» gli rispondo lasciandogli un rapido sorriso prima di nascondere il mio rossore.
«Prego, Barbara.» dice lasciando un po' di enfasi nella pronuncia del mio nome. Ha un viso così dolce...
Dopodiché abbassa per un attimo lo sguardo verso i suoi piedi. Vuole aggiungere altro, lo so.
Questa volta è lui a spezzare questo silenzio imbarazzante.
«Dunque...». Non sa cosa aggiungere.
«Allora ci...». Lo aiuto, ma non so neanch'io come continuare o forse perché non voglio andare via da qui, da lui che è a pochi centimetri da me.
«Si allora, ci vediamo in giro?!» i suoi occhi, che per via del tempo appaiono momentaneamente grigio chiaro, mi fissano inquisitori.
Forse sta cercando una mia conferma? Oppure vuol essere contraddetto? "Potremmo uscire un giorno di questi.". Ma non ci prendiamo in giro, lui ha lei ora.
«Si, ci vediamo in giro.» continuo annuendo.
Sembra che si stia avvicinando ancora di più o forse è solo una mia impressione. Charlie mi trascina in tempo.
Mi volto verso di lui e noto che resta immobile a guardarmi mentre vado via.
Ha uno sguardo vuoto, triste. Forse non è poi così bello stare con la sua nuova conquista?
Un attimo prima che io giri l'angolo, mette le mani in tasca e si gira scuotendo leggermente la testa, come se avesse visto una scena surreale. Beh a dire il vero, anch'io non avrei mai immaginato questa situazione tra noi due.
"Spero di rivederti il più presto possibile, Michele..."

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Pov Barbara

Ho appena chiuso la telefonata con l'ospedale chiedendo loro come posso partecipare ai concorsi per diventare ostetrica.
Devo portare dei fogli tra cui quelli che mi hanno dato all'Università qualche tempo fa, ma non ricordo dove li ho messi!
Provo a cercare negli scaffali a muro posti nel salotto, ma niente! Né qui né sulla mia scrivania né in nessun'altra parte! Dove li avrò messi? Mi auguro che... Michele non se li sia portati con sé accidentalmente.
Mi volto un attimo, Charlie per fortuna sta dormendo perciò devo stare attenta a non svegliarlo. Ieri non riusciva a trovare pace, voleva sempre giocare e quando finalmente si è stancato, era l'una di notte o poco più.
Provo a cercare anche nel mio armadio, ma dubito di averli lasciati lì.
Da un lato, qui dentro, ci sono solo libri del primo e secondo anno di ostetricia, ma do comunque un'occhiata tra le pagine.
Anatomia umana, niente. Istologia, niente. Fisiologia, niente. Biochimica, niente. Neonatologia, niente! Semeiotica Neurologica... Un attimo! Cosa?! Seme...che? "Neurologica"!
«Neurologia!» sussurro sottovoce tra me e me.
Michele! Questo libro è suo! Devo portarglielo, potrebbe servirgli. Ma cosa faccio??? Lo chiamo per fissare un appuntamento e darglielo? Un appuntamento!
Mi alzo per riprendere fiato e calmarmi. Mi siedo al letto e faccio un piccolo sospiro. Lo chiamo. Si. Vado adesso a casa dei suoi genitori e glielo lascio. "Coraggio Barbara!".
Prendo il cellulare e con le dita che mi tremano, compongo il numero senza concedere un attimo di tempo ai miei pensieri che potrebbero farmi cambiare idea.
Al terzo squillo risponde.
«Barbara!». Nella sua voce sento che è sorpreso e... contento?!
Oddio! L'ho chiamato davvero!
«Pronto? Barbara, ci sei?»
Sono in silenzio, ha ragione! Devo far assolutamente riconnettere cervello e bocca.
«Ehm... Mi-Michele!», balbetto. Ci ho messo troppa enfasi forse.
«Dimmi!», lui altrettanto.
«Disturbo?» domando esercitandomi a fare una voce più seria.
«No.». Adesso anche lui ha cambiato voce. Scaccia un piccolo sospiro. «Dimmi...»
«Ehm... Ho trovato il tuo libro di... Sem...». Leggo il titolo, ma non riesco a concentrarmi.
«Semeiotica Neurologica?» s'intromette, per fortuna.
«Si, quello.», confermo.
«Credevo di averlo perso in treno.». Immagino si stia passando una mano tra i capelli per il sollievo.
«Lo sto portando dai tuoi genitori, ci vediamo lì tra mezz'ora. A dopo.». Devo cercare di sembrare fredda.
«Aspetta!» si affretta a dire prima che chiuda.
«Dimmi.». "Ti prego, non dire altre frasi tenere... Mi fanno sentire male...".
«Sono contento che tu abbia ancora il mio numero.». Sento un suo sorriso malinconico, credo.
Socchiudo gli occhi e assaporo quelle dolci parole, ma sento come se qualcuno mi stesse pugnalando al petto.
Faccio un piccolo sospiro. «A dopo Michele.»
«A dopo... Barbara.»
Aspetto che chiuda, ma niente.
«Sei ancora in linea?» sussurro, dolcemente.
«Si...», esita.
"Mi manchi!". «Sto arrivando.»
«D'accordo.», fa un piccolo sospiro.
«Adesso chiudo e ti raggiungo.»
«Va bene, a dopo.». Sorride.
Abbasso il cellulare e chiudo coraggiosamente la telefonata.
Alzo la testa e socchiudo gli occhi per un attimo. "Accidenti!". Sembra come se mi avesse appena travolto un treno.
Devo sbrigarmi. Mi tiro su a sedere e corro in bagno per aggiustarmi un po'. Un po' di matita nera, mascara e blush!
Torno in camera e prendo le prime cose che trovo davanti: una camicetta bianca, leggera e degli shorts di un jeans chiaro. Poi, ci abbino delle ballerine beige. Prendo la mia borsa Twin-Set e ci infilo il libro.
Mi avvio verso la macchina e quindi, verso casa dei suoi genitori.
Strada facendo, è inevitabile pensare al comportamento di Michele in quest'ultimo periodo. È rimasto molto dolce nei miei confronti, ma perché? Perché lo fa se ha lei? 
Vuole mantenere dei buoni rapporti forse, sarebbe meglio così? Ma sono sicura che soffrirei.
E se si fosse lasciato perché non le piace più e volesse tornare di nuovo con me? Mi sentirei come una "ruota di scorta".
Pensandoci, quattro giorni fa mi ha raccontato che "Stava con quella perché lo desiderava suo padre. È la figlia di un suo collega. L'ha fatto per renderlo fiero di lui.". Ha detto "Stavo". Quindi adesso, non è più così? Forse sono io che ricordo male?
Avrei dovuto continuare ad ascoltarlo, ma invece sono andata via. Non ce l'ho fatta. La rabbia si era impadronita di me per l'ennesima volta e io... sono scappata. Divento così irrazionale ogni volta che mi arrabbio.
Devo parlargli e chiarire ogni dubbio. Si, oggi lo farò. Gli parlerò.
Sono arrivata. Lascio la macchina a qualche isolato da casa dei genitori. Parcheggio perfetto, sì!
Mi avvicino al citofono. Resto sempre un paio di minuti prima di trovare il cognome. Ci sono così tante palazzine e ad ognuna è attestata una lettera. Per di più, ci sono molti omonimi!
La sua palazzina è la... E? No! La H!
Il cancello si apre prima che trovi anche il cognome.
Impallidisco. È suo padre che punta subito il suo sguardo su di me.
«E tu che ci fai qui?» mi domanda osservandomi da testa a piedi.
«Salve! Cercavo Michele per lasciargli questo.». Tiro fuori il libro di "Semequalcosa" dalla mia borsa.
«Ah, ma Michele non abita più qui.». Fa una piccola pausa e mi si avvicina lentamente a testa alta.
"Cosa? E dove abita?". Beh, non è difficile da indovinare... Vivono già insieme.
Scrolla le spalle, sbuffando. «Non te l'ha detto?»
«No, non lo sapevo.» farfuglio trattenendomi le lacrime.
«Si, adesso abita con Emma.» annuncia mettendo in chiaro tutte le mie idee.
Sposto lo sguardo per nascondere le lacrime che cominciano ad impadronirsi dei miei occhi.
«Non ti ha detto nemmeno questo?» chiede, dispiaciuto. «Nemmeno che lei è in dolce attesa?» continua lui avvicinandosi ancora di più.
Scuote leggermente la testa asciugandomi grezzamente le lacrime con il dorso della mano.
«Mi dispiace che si stia comportando così, con te.» aggiunge.
Tiro su il naso senza farmi accorgere. «Non si preoccupi.»
Mi prende il libro dalle mani. «Questo glielo consegno io, se non ti dispiace. Sicuramente non vorrai vederlo più ora.»
«Si, forse è meglio.» cerco di mantenere un tono sommesso, ma un singhiozzo appare tra le due ultime parole.
Mi abbraccia lasciandomi una carezza tra i capelli. Vorrei piangere tra le sue braccia per non sentirmi momentaneamente sola, ma si stacca immediatamente.
«Dai, adesso vai. Non vorrai farti vedere così e dargliela per vinta?»
Ha ragione, devo andare prima che lui arrivi.
Annuisco. «Si, adesso vado.»
«Ciao!», mi gira leggermente dall'altro lato e mi spinge dalla spalla.
Poi, si avvia verso la sua auto continuando ad avere lo sguardo fisso su di me.
Devo andare via da qui. Faccio un sospiro e mi asciugo tutte le lacrime che giacciono sul mio viso caldo.
Giro sui tacchi e faccio strada indietro.
Alzo lo sguardo. Michele è qui. Sta correndo, ma rallenta appena mi vede.
Mi raggiunge in un batter d'occhio e mi sorride.
«Barbara! Sei già qui?». Controlla l'ora.
«Pare di si.» dico, fredda.
Smette di sorridere. Sta cercando di decifrare il mio umore? Beh, non è dei migliori!
«Scusami se ho fatto tardi, ho trovato traffico. Non abito più qui.» dice lanciando un sorriso timido.
«Si, l'ho saputo.». Metto le braccia conserte. Devo riuscire a tenere testa.
Alza lo sguardo un attimo verso di me, ha ripreso a sorridere di nuovo. Non... devo cedere.
Poi, continua con il suo discorso. «Strada facendo, sono passato da un negozio per prendere questa scatoletta di...». Mette prima una mano in tasca dei suoi pantaloni beige poi, nella sua tracolla.
Non m'importa sapere cosa ha comprato alla sua nuova fidanzata! "Vuoi anche andare al bar così mi parli dei vostri progetti? O di come chiamerete vostro figlio?".
Crede che io sia quel tipo di ex che lo aiuti a flirtare con la sua nuova conquista? Beh, ha sbagliato persona.
Ti prego. Dimmi: che senso ha prenderci in giro, continuare a recitare? Questa storia deve finire una volta per tutte.
«È meglio se non ci rivediamo per un po', davvero.». Sposto lo sguardo verso la strada, sto per cedere!
Lui si blocca con una piccola scatoletta di cioccolatini a mezz'aria e alza lo sguardo, sbalordito.
M'inumidisco le labbra. «Addio Michele.» dico con rabbia e trattenendomi le lacrime che ricominciano a punzecchiarmi gli occhi.
Lo supero e mi allontano a passo svelto mentre mi abbraccio per difendermi, per difendermi da tutte queste cazzate che mi circondano.
«Cosa?» mormora lui, confuso.
Non mi volto. Le lacrime riprendono ad inumidire il mio viso. Sono incontrollabili.
«Barbara!». Mi chiama, ma non mi rincorre.
Mi chiudo in macchina, nella mia unica fortezza. Poggio i gomiti sul volante mentre prendo la testa tra le mani. Emetto singhiozzi gutturali, assordanti che provengono dall'anima.
È una sensazione terribile. Mi sento bruciare dentro, centimetro per centimetro. Mi prende lo stomaco, le gambe, le braccia. Mi sento così... così debole, indifesa, tradita. 
Distrutta.

Pov Chiara

È proprio una bella serata quella di oggi, nell'aria c'è qualcosa di diverso che non so spiegarmi.
Forse è l'arrivo dell'estate, chi lo sa...
Sto aspettando che Marco passi a prendermi, mi ha invitata ad una festa qui a Roma per farmi conoscere più gente dato che sono arrivata qui da poco.
Effettivamente le persone che conosco qui sono davvero poche, ma i miei impegni mi tengono abbastanza occupata.
Finalmente vedo la sua auto fermarsi davanti al portone di casa mia e mi saluta sorridendo dal finestrino aperto.
Ricambio il sorriso e senza perdere altro tempo, salgo in macchina e occupo il sedile accanto al suo.
«Sera!» dico un attimo prima di avvicinarmi e lasciargli due baci sulle guance.
Il suo buonissimo profumo mi entra nelle narici inebriandomi completamente, tanto che riesco a staccarmi da lui a fatica.
Ma in che condizioni mi sono ridotta?!?
In poco tempo raggiungiamo il locale che a prima vista sembrerebbe già gremito di gente.
Nonostante ciò, trovare parcheggio non è stato difficile.
Così io e Marco iniziamo a incamminarci verso l'entrata del locale.
«Vedrai che ci divertiremo!» mi comunica il mio accompagnatore mentre apre la porta e mi fa passare avanti.
Ad accoglierci ci sono alcuni amici di Marco che subito sorridono e lo abbracciano calorosamente.
Mi sento osservata e in leggero imbarazzo, ma uno di questi inizia a fare delle battutine cercando di coinvolgermi.
Mi limito a sorridere e di tanto in tanto partecipo alla conversazione.
«Beh, ragazzi ci vediamo dopo!» li informa Marco sorridendo dopo qualche minuto.
«Fatte vedé!» risponde uno dei suoi amici sorridendo.
Li saluto anch'io e seguo Marco che continua a camminare e si ferma vicino a un gruppetto di persone che saluta amichevolmente.
Sembra che conosca tutti qui.
«A Marco! Chi nun more, se rivede!» esclama un tizio prendendo Marco sotto il braccio.
«Ah ragazzi, lei è Chiara, un'amica!» dichiara presentandomi ai compagni che mi puntano tutti gli occhi addosso.
Che imbarazzo... spero di non essere diventata bordeaux!!!
«Ciao a tutti...» saluto sorridendo il vuoto e non sapendo chi guardare tra quella folla di gente.
Ecco perfetto, adesso ci mettiamo anche a fare le belle figure...
Resto ancora vicino a Marco che continua a salutare amici e conoscenti come neanche un vip farebbe!
Ogni tanto mi cerca nella massa e appena ne ha l'occasione, mi presenta qualche amico nel caos della musica.
È circa l'una e mezza di notte e tra un ballo e l'altro, mi è venuta una sete pazzesca, così mi avvicino al tavolo allestito appositamente per le bibite.
Prendo il primo cocktail che mi si presenta davanti e giro i tacchi per tornare dagli altri.
Ma un ragazzo diretto al banco mi scontra e grazie a non so quale miracolo, sta volta non ho fatto alcun danno!
«Scusa!» si affretta a dire il ragazzo.
Alzo lo sguardo e m'imbatto in due occhi dolcissimi ed espressivi. La poca luce che c'è mi basta per capire che sono chiari.
Automaticamente gli sorrido. Non so il perché. 
«Tranquillo... anzi è colpa mia...» dico mantenendo il sorriso da ebete.
«No è mia perché ti sono venuto addosso!» insiste il ragazzo mostrando il suo sorriso radioso.
«Facciamo che è colpa mia! Basta che ve spicciate!» s'intromette un ragazzo in fila per prendere da bere.
Non riesco a trattenermi una risata e insieme al ragazzo ci spostiamo più in là lasciando spazio agli altri.
Da qui riesco a vedere Marco che fino a due secondi fa avevo perso di vista.
E noto che è in compagnia di alcune ragazze.
Forse sono amiche... anche se, a giudicare da come gli ronzano attorno, non sembrano intenzionate a volerlo come amico.
Ma in fin dei conti le capisco, sono nella loro stessa situazione... e che situazione!
«Ehi, va tutto bene?» mi domanda il ragazzo dagli occhi meravigliosi.
Annuisco e mando un altro sguardo veloce in direzione di Marco e le sue "amiche".
Sospiro e mi volto verso il ragazzo che guarda dal lato in cui guardavo io.
«La ragazza che sta ballando con Marco è la mia ex...» mi rivela portandosi il bicchiere alla bocca.
«Anche tu lo conosci?!?» chiedo stupita e guardandolo.
Annuisce. «Ti ha presentata prima, no?» 
Continuiamo a parlare ancora per poco finché non ci raggiungono alcuni suoi amici, Marco compreso.
«Che ne dici se ti riporto a casa?» mi domanda Marco all'orecchio per via della musica a palla.
Annuisco e dopo poco mi ritrovo a salutare una marea di persone totalmente sconosciute.
Seguo il mio amico "vip" e saliamo in macchina pronti a tornare a casa.
Durante il viaggio però l'auto di Marco è andata in panne.
«Ci sarà un meccanico disponibile adesso?» mi chiede mettendosi una mano tra i capelli.
«Beh... considerando che sono appena le 2.30 di notte, no... non penso.» dico slacciando la cintura di sicurezza.
«Significa che la lascerò qui e andrò a piedi a casa...» mi comunica sollevando le spalle.
«Ma casa tua è distante da qui ed è anche tardi...»
«Già... ma non ci sono altre soluzioni...» dice allentandosi il nodo della cravatta.
Ci penso su qualche istante...
«E se venissi a dormire da me? Ho un divano letto comodissimo e poi casa mia è vicina...» azzardo tutto d'un fiato.
«Mi faresti un favore enorme!» esclama sorridendo e abbracciandomi.
Sento che tra poco mi scioglierò...
Così ci troviamo nel cuore della notte a passeggiare per arrivare al mio appartamento.
«Ho visto che ti sei divertita parecchio con Alessandro...» interviene Marco spezzando un momento di silenzio.
Non sarà mica geloso?!? 
«Si, abbastanza...» annuncio con enfasi e sorridendo.
Mi guarda e annuisce sorridendo.
«Vi vedrei bene come coppia...» ipotizza guardandomi.
«Ah si?!?» dico infilando la chiave nella serratura della porta per aprirla.
Dopo aver chiacchierato ancora un po' sia Marco che io, crolliamo dal sonno.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Pov Chiara

«Chiara... vuoi sposarmi?» mi chiede Marco con gli occhi lucidi mentre è in ginocchio davanti a me.
Siamo a Parigi e stanotte le stelle non smettono di brillare.
Marco sorride e apre emozionato un cofanetto di velluto blu sotto i miei occhi.
Cazzo è un anello di Tiffany!!! Non ci posso credere...
All'improvviso sento una melodia.
Credo sia il quartetto d'archi che accompagna il momento magico.
«Allora?» chiede prendendomi la mano sinistra.
Sembra conoscesse già la risposta.
La melodia continua imperterrita. È abbastanza irritante adesso.
Apro gli occhi di scatto e capisco che quella melodia in realtà è la mia sveglia. Fantastico!
Mi affretto a spegnere il cellulare e per sfortuna realizzo che era solo un sogno. Un bellissimo sogno però che non si realizzerà mai, alla faccia di Cenerentola e "il sogno realtà diverrà!".
Nonostante il letto continui a richiamarmi a sé, mi alzo euforica e di ottimo umore.
Mi trascino a mo' di bradipo verso il soggiorno per andare in bagno.
Alzo lo sguardo verso la finestra e vedo Marco che dorme sul mio divano.
Ha dormito qui stanotte, è vero!!!
Mi aggiusto i capelli alla bell'e meglio e mi passo una mano sul viso per svegliarmi un po'.
Ovviamente ieri sera non mi sono struccata e adesso mi ritrovo gli occhi impiastricciati di mascara.
Provo a rimediare prima che Marco si svegli, nonostante vorrei restare a guardarlo dormire.
Chissà se in futuro, avrò la fortuna di averlo al mio fianco tutte le mattine.
È una bellissima visuale quella che ho stamattina nel salotto.
Dovrei andare a struccarmi, ma non riesco a staccare gli occhi da Marco.
Lo osservo per un po', è bello anche quando dorme con la bocca socchiusa!
Continuo a guardarlo e mi avvicino leggermente a lui per guardarlo meglio.
Il suo petto si muove con il ritmo regolare del suo respiro, il suo viso è perfetto, come il suo naso, le sue labbra...
Ma com'è possibile che questo ragazzo mi faccia quest'effetto?!?
Prima che sia troppo tardi, faccio appello a tutta la mia forza di volontà e mi giro per andare in bagno a risolvere il problema che mi si presenta in faccia.
«Ehi...» dice con voce roca e impastata dal sonno.
Accidenti, troppo tardi!
Mi giro cercando di coprirmi il viso con i capelli...
Mi fissa con un’espressione perplessa, cerca di capire il mio gesto.
Quant'è bello!
«Ho i capelli scompigliati e il trucco talmente sbavato che sembro un panda!» dico tutto d'un fiato per giustificarmi mentre cerco di ripulirmi il pasticcio sotto gli occhi.
Per fortuna, il pigiama che indosso non è quello con gli orsetti ricevuto a Natale da qualche zia.
Almeno la figura di merda per il pigiama l'ho risparmiata! Yee!!
Marco mi guarda e sorride.
«Che hai da ridere?» chiedo sorridendo a mia volta e appoggiandomi al bracciolo del divano.
«Niente... ti dona il trucco da panda!» dice guardandomi serio per poi scoppiare a ridere.
Mi copro il viso con le mani e mi unisco alla sua risata.
«Sei uno scemo!» esclamo tra le risate mentre lo spingo leggermente dal braccio.
A quel gesto lui ricambia tirandomi per il braccio sul divano.
Così finisco praticamente addosso a lui. Fantastico!
Resto a guardarlo per qualche secondo senza dire niente.
Ma dato che non riesco a reggere il suo sguardo senza diventare bordeaux, distolgo il mio e mi alzo dal divano velocemente e controvoglia soprattutto.
Vedo con la coda dell'occhio che si sta stiracchiando e sento il suo sguardo addosso.
Accidenti Marco, non posso continuare così!!!
«Preparo la colazione?» domando girandomi di scatto verso di lui.
Ho un urgente bisogno di guardarlo.
«Visto com'è andata la scorsa volta con la torta, meglio di no...» e torna di nuovo a ridere, mostrandomi il suo sorriso perfetto.
Anche questa volta mi faccio contagiare dalla sua risata cristallina e annuisco dandogli ragione.
«Sto scherzando! Comunque apprezzo lo sforzo, ti ringrazio ma non ho fame!» dice mentre la sua risata si affievolisce.
«Va bene! Non sai che ti perdi!» scherzo guardandolo e andando in cucina.
Mentre mangio qualche biscotto, Marco è in bagno a sistemarsi.
Non mi dispiacerebbe per niente se ogni mattina fosse così.
Sarebbe un sogno ad occhi aperti...
«Verso mezzogiorno verrà il meccanico per aggiustare la macchina e vado via... è un problema per te?» chiede sfoderando un altro dei suoi sorrisi più belli.
"Se me lo chiedi in questo modo... come dirti di no..." vorrei dirgli, ma mi limito a scuotere la testa e ricambiare il sorriso.
Sfortunatamente non si è rotta solo l'auto di Marco, ma da qualche giorno anche il mio pc ha deciso di entrare in coma, perciò l'altro giorno ho chiesto a Barbara di venire a dargli un'occhiata.
Neanche a farlo apposta mi arriva un suo messaggio in cui mi avvisa del suo imminente arrivo!

Pov Barbara

Chiara mi accoglie alla porta con un sorriso a trentadue denti. Cosa le sarà successo?
Corro da lei per abbracciarla e per nascondere il mio volto spento.
«Grazie per essere venuta!» mormora lei, contenta.
«Di nulla Chiara.» sussurro scacciando un sorriso.
Mi volto leggermente per chiudere la porta alle mie spalle e sento subito un rumore provenire dall'altra stanza.
«C'è qualcuno?» domando sottovoce.
Lei annuisce, sorridendo ancora di più. Qualcosa mi dice che c'è un ragazzo... Difatti ne esce uno dalla cucina.
È un bel tipo e chissà perché è già qui a quest'ora. Avranno dormito insieme? Lancio un'occhiatina maliziosa a Chiara che diventa scarlatta mentre con lo sguardo, cerca di mettermi in chiaro le idee.
«Non abbiamo fatto nulla.» sussurra imbarazzata, velocemente.
«Ciao! Piacere Marco!», si avvicina porgendomi la mano.
E quindi è lui il famoso Marco! Sembra davvero un bravo ragazzo, diverso dagli ex di Chiara.
«Barbara.». Ci stringiamo la mano e mi volto nuovamente verso Chiara. «Se vuoi vengo più tardi.»
«No! Non ti preoccupare!». Continua ad arrossire.
«No, forse sono io che devo andare via.» s'immischia Marco.
«No!». Chiara lo ferma dalle braccia. «Resta un altro po'... se ti va.»
Marco annuisce sorridendole e strizzando un occhio.
Si tranquillizza notevolmente. Poi si gira verso me, contenta.
«D'accordo... Mi metto in un angolino così non vi disturbo.» continuo io.
«Quindi sei venuta qui per...» dice Marco invitandomi a completare la frase.
«...per aggiustarle il suo computer.» rispondo guardandomi attorno per trovare il pc. Chiara l'ha appoggiato sul tavolo del salotto. Mi avvio per iniziare subito.
«Potevi dirlo a me, non avresti disturbato la tua amica... Barbara.» mormora lui mentre si avvicina.
Poi, Chiara lo segue come un'ombra.
«Si, scusami. Non ci ho pensato e comunque glielo avevo già detto.» aggiunge lei, incantata.
«Va bene.» risponde lui, sorridendole.
Chiara pende dalle sue labbra. Ma come fa ad innamorarsi così velocemente dei ragazzi?
Accenno un sorriso e mi siedo di fronte al computer.
«No dai, tranquilli. È stata anche un'occasione per rivederci di nuovo, no?» m'intrometto.
Chiara annuisce, poi si distribuiscono mettendosi uno a destra, l'altra a sinistra e fissano anche loro il desktop.
«È anche lento ad accendersi.» sbotta Chiara alzando gli occhi al cielo.
«Possono essere molte le cause. Ad esempio, il grado di deframmentazione dei file di boot, del disco rigido e del registro oppure l'apertura di vari programmi nella barra tray...». Mi volto verso lei che scuote il capo, confusa.
«Lo sai che non ci capisco molto.» sorride leggermente imbarazzata lanciando uno sguardo a Marco probabilmente.
«Si, scusami.». Arrossisco anch'io. Non era mia intenzione farla sentire a disagio. Semplicemente mi viene spontaneo parlare di tecnologia. Come per lei quando comincia ad entrare nei dettagli del mondo dei trucchi.
Mi volto dal lato opposto al suo e Marco ha il viso all'altezza del mio, ma è preso dallo schermo.
Mi scosto drasticamente verso Chiara, spaventata. Quando si è avvicinato? Forse per questo lei stava arrossendo?
«Ti do una mano.» mormora lui, girandosi verso me e quando nota che mi sono allontanata, alza leggermente un sopracciglio.
Arrossisco anch'io. Fortunatamente squilla il mio cellulare.
«Torno subito, vado a leggere il messaggio.»
Mi affretto a prendere il cellulare dalla borsa che ho appoggiato sul divano e mi allontano a passo da gigante quando scopro che il mittente è Michele.
Il cuore mi torna in gola e comincio a sudare freddo, fino alla punta dei piedi.
Il dito trema, ma riesco a premere la scritta "Mostra".
Cosa ci sarà scritto?
"Buongiorno Barbara, spero di non disturbarti.
Ti ho chiamata varie volte, ma probabilmente il cellulare non prende nel posto in cui ti trovi adesso... Avrei preferito fissare un appuntamento per parlarci di persona, ma a quanto pare è meglio così. Sai, quando comincia ad andare male qualsiasi cosa tu faccia? Alla fine molli tutto e dai carta bianca al destino. Ma adesso smetto subito col scriverti queste cazzate.
Inizio col prometterti che non mi dilungherò molto anche perché avrai ben altro da fare.
Ti scrivo perché anche ieri ti ho vista piangere sul volante della tua automobile dopo essere scappata da me. Giuro, è terribile sapere che la causa del tuo dolore, del tuo pianto così disperato e intenso, fossi di nuovo io. Da allora, ho promesso per l'ennesima volta a me stesso che eviterò di scriverti (questo è l'ultimo messaggio che ti scrivo, lo prometto), di chiamarti, di passare infinite volte sotto casa tua per incontrarti, di aspettarti, di guardarti e avvicinarmi per salutarti, di sorriderti, di accarezzare il tuo piccolo Charlie, di farti complimenti davanti a lui. Prometto che ti eviterò perché ho capito che ti fa star male (e fa male anche a me saperlo). L'altro giorno ho notato che stavi cercando di evitarmi, ma Charlie pur non conoscendomi ti ha portato da me. Che strano, vero? Premetto che non ti sto accusando di nulla, ma anzi capisco perfettamente che non vuoi più guardarmi in faccia da quando hai visto quella terribile scena. Immagino che anche sentirmi nominare, ti fa star male.
È passato quasi un mese da quando ci siamo lasciati, eppure non capisco se è ancora l'inizio della nostra storia o è arrivata già la fine, ma forse è ancora troppo presto per capirlo. Comunque, fino ad ora sembrerebbe che la seconda sia la risposta corretta. Non avrei mai immaginato che ci saremmo allontanati in un modo così barbaro, o meglio non avrei mai immaginato che ci saremmo lasciati un giorno. Ma forse la distanza ci farà prendere strade diverse, quelle giuste o forse ci aiuterà a capire che la nostra era quella giusta e ci farà tornare insieme, più forti di prima. Personalmente spero che quest'ultima si avveri. Non credo in quell'addio che mi hai detto ieri, in lacrime. Io tifo per noi, ma lascio a te scegliere per entrambi.
Vorrei dirti tante altre cose, ma come promesso, non mi dilungherò. Ci tengo però a lasciarti chiedendoti scusa, ancora, per tutto.
Ciao Barbara. Buona giornata."
Rileggo il messaggio un'infinità di volte mentre le lacrime compaiono alla base dei miei occhi. Non devo piangere, non qui. Mi passo una mano sul viso.
Questo messaggio mi fa capire che lui mi vuole, dunque si è lasciato con quella lì? Ma l'altro giorno suo padre mi ha detto che non si sarebbero mai lasciati. Dovrei credere a Michele che mi ha tradito o a suo padre che non ha alcun interesse nel dirmi una menzogna?
E anche se si fossero lasciati, è andato via proprio quando ha saputo che è lei incinta? Ma perché si dovrebbe comportare così?
Il Michele che conoscevo era un'altra persona: dolce, romantico, premuroso, altruista, etc., ma adesso? È cambiato?
Lui inoltre, mi sta lasciando scegliere per entrambi, ma non mi sento all'altezza di farlo da sola. Ma se dovessi tornare da lui, sarà mai in grado di cambiare o meglio, di non essere più un traditore? Pare che non ci saranno più incontri "casuali", complimenti e quant'altro. Dunque, da qui si capisce che tra noi sia già finito tutto.
Lui dice di aver capito che mi fa male anche soltanto sentirlo nominare, ma ciò non giustifica il fatto che abbia già mollato tutto. Troppo facile lavarsene le mani e lasciar scegliere solo a me. Forse pensa che con il tempo mi calmi e che lo perdoni? E no, questa volta sono stanca di perdonare tutti, di rincorrere gli altri. Ma io lo amo e lui mi vuole ancora! Potrei fare un'eccezione... Maledette lotte tra cuore e ragione.
Adesso però, devo tornare da Marco e Chiara, mi stanno aspettando. Quando tornerò a casa, avrò tutto il tempo per sfogarmi.
Scaccio un piccolo sospiro e torno dai due.
Entro in stanza e lancio un attimo lo sguardo a Chiara che mi osserva come per chiedermi: "Tutto ok?".
Le annuisco mentre Marco continua a guardare il pc.
«Barbara sto dando un'occhiata, ma non riesco a trovare il problema.» annuncia lui. Deve avermi visto entrare con la punta dell'occhio. Poi, si alza per cedermi il posto.
«Stai tranquillo.» dico invitandolo a sedersi di nuovo. E io stessa, sento in me una voce spezzata.
«No, tranquilla. Siediti.». Mi fissa per studiarmi. Se n'è accorto anche lui. Che figura di merda.
«Ci sono altre tre sedie e un comodo divano su cui si può poggiare il computer sul tavolinetto.». Ridacchia Chiara alzando gli occhi al cielo, disperata.
«Sediamoci al divano allora. È anche più comodo.» propone lui passandomi il portatile.
Loro si accomodano lasciando un posto al centro. Perché non si mettono vicini?
Fisso entrambi che hanno il viso come per dire: "Che aspetti a sederti?". Marco poggia anche una mano al centro, invitandomi a sedermi.
Scuoto il capo per connettere il cervello e mi siedo tra i due.
«Scusate sto un po'...» non continuo, non trovo le parole.
«Se devi andare, vai. C'è Marco qui.» sussurra Chiara mentre mi guarda con commiserazione.
«No, tranquilla.». Accenno un mezzo sorrisetto. «Adesso mi riprendo.»
«È successo qualcosa... che credi sia irrisolvibile?» s'intromette Marco, aggiungendo l'altra parte della frase dopo pochi secondi.
Resto perplessa per la sua domanda inaspettata. Esito un attimo restando a bocca aperta.
«Scusami, sto invadendo la tua privacy.». Qualche attimo dopo, abbassa la guardia sul computer. È evidente che vuole sapere ugualmente il fatto.
«Per adesso sembrerebbe così.», bofonchio rispondendo alla sua domanda.
Lui alza nuovamente il capo, ma non mi fissa.
«D'accordo... E se posso sapere: di che si tratta?» continua lui passandosi la lingua sui denti laterali, mentre pensa.
«Ho ricevuto un messaggio da Michele.» dico rivolgendomi anche a Chiara che ugualmente mi ascolta.
«Michele è...?» chiede giustamente Marco.
«Il mio...». "Ex fidanzato".
«Capito.». Annuisce mentre ha lo sguardo rivolto a Chiara. Forse gli avrà suggerito qualcosa mentre ero distratta.
Non devo parlarne, non sono qui per parlare di lui né per piangere davanti a loro.
Scuoto il capo. Mi volto verso il pc per risolvere il problema del computer.
«Ti va di raccontami qualcosa su di lui?», domanda infine.
È così avido di informazioni?
Mi volto verso Chiara e anche lei aspetta che parli.
Annuisco lasciando nuovamente il portatile sul tavolinetto.
«Ci siamo lasciati da quasi un mese. E dopo vari incontri e telefonate, mi ha mandato un messaggio prima.»
«Cosa c'era scritto?» domanda Chiara.
«Ve lo faccio leggere.» rispondo alzandomi dal divano per riprendere il cellulare dalla borsa
Lo passo a Marco essendo più vicino e poiché Chiara non si avvicina per imbarazzo, lui si volta verso lei.
«Avvicinati.» dice tirandola con delicatezza dal braccio.
Lei si avvicina e leggono insieme il messaggio.
Mi siedo alla sedia ponendola di fronte a loro. Poi mi piego in avanti poggiando i gomiti sulle mie ginocchia e la testa tra le mani mentre passo l'indice alla base degli occhi per asciugarli un po'.
Quando hanno finito di leggere, mi passano il cellulare.
Sposto lo sguardo su Chiara che sembrerebbe si sia commossa, ma crede di poterlo nascondere alzando gli occhi al cielo.
«Mi dispiace.» mormora Marco e sembra esserlo davvero.
Mi stringo nelle spalle.
Chiara sposta lo sguardo su di me, ma non commenta. Sta cercando di smettere di piangere.
«Ma perché vi siete lasciati?» chiede Marco. Accidenti, vuole sapere proprio tutto?
Ma nonostante lo abbia conosciuto pochi minuti fa, mi sento a mio agio, come se stessi parlando con un amico fidato.
«L'ho visto mentre si baciava con una ragazza, ovvero la figlia di un collega di suo padre, che è andata con lui anche a Cortina d'Ampezzo. Lui mi ha detto che l'ha baciata per rendere il padre fiero di lui. E per concludere, ieri ho anche saputo che lei è incinta.»
Chiara sgrana gli occhi e tira su tutte le lacrime alla base dei suoi occhi per lo shock. Non avevo ancora avuto l'occasione di dirglielo.
«Ma dal messaggio sembrerebbe che si sia lasciato.» continuo io mentre le lacrime cominciano a scendermi lentamente.
Lei si avvicina per abbracciarmi fortissimo, come solo una vera amica sa fare.
Poi, anche Marco si alza e ci raggiunge.
«Ti conosco da pochi minuti, ma a pelle si capisce perfettamente che sei una persona seria, che cerca una storia seria. Troverai quello giusto.» aggiunge lui poggiando una mano sulla spalla dandomi una sola pacca.
Annuisco e contemporaneamente Chiara si allontana per portarmi dei fazzoletti.
«Grazie ad entrambi.» sussurro asciugandomi il viso per le lacrime. «E scusatemi per l'interruzione.»
«Ma no, tranquilla.» dice lei sorridendomi. «Per tutte le volte che mi hai sopportata tu e che mi sopporterai.» continua lei, divertita.
Lentamente mi riprendo grazie ad entrambi che cercano in tutti i modi di tirarmi su il morale. Poi, continuo ad aggiustare il computer con l'aiuto di Marco.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Pov Barbara

Sono mentalmente, completamente assente. Continuo a pensare al messaggio ricevuto ieri. Cosa devo dirgli? Chiedergli di vederci e di parlarne?
Il tempo passa e io non gli ho dato ancora una risposta che credo sia desiderata.
«Mi scusi signorina?» grida una tizia, notevolmente incazzata.
Alzo lo sguardo dal distributore di benzina dove mi trovo.
«Mi metta il Diesel.» mi ordina lei mentre scava nella sua borsa probabilmente per trovare il portafoglio.
«Ma non lavoro qui.» dico accennando un sorriso imbarazzato.
«Allora può metterlo anche a me? Non ho idea di come si faccia.» insiste seccata e alzando gli occhi al cielo.
«D'accordo.». Forse se me l'avesse chiesto con più gentilezza, sarebbe stato meglio.
Faccio il giro e mi avvicino per poterla aiutare.
«Se vuole le posso insegnare come metterla.» propongo.
«Non esiste! Odio le auto, le moto e tutto il resto. E poi, non voglio sporcarmi le mani.» dice lei puntando infine, gli occhi su di me.
Sposto la guardia verso le salviettine che potrebbe usare, ma decido di non ribattere.
«D'accordo.»
Quando alzo lo sguardo, noto che mi sta fissando bruscamente. Cerco di ignorarla, ma lei persiste. Sembra quasi voglia parlarmi.
Così, scuoto il capo a mo' di spiegazioni.
«Ma io ti conosco!» commenta lei con gli occhi a fessura, studiandomi da testa a piedi.
«Ah. Lei è...?». Non mi sembra di averla già incontrata.
«Sono Emma. Tu sei la ex fidanzata di Michele che poi ha rincorso, Barbara.» dice puntandomi il dito contro e scuotendolo un po'.
Mi si gela il sangue alla notizia. Effettivamente lei è bionda, ma quel giorno non la vidi di faccia.
Il ricordo di quella scena affiora di nuovo nella mia mente.
Ma come fa a sapere il mio nome? Michele le ha parlato di me?
«Si, sono io.» confermo voltandomi un po', ma sento ancora gli occhi puntati addosso.
Mi giro nuovamente verso lei per osservarla attentamente, come sta facendo con me. È una ragazza bellissima. Alta, bionda con gli occhi di un nocciola chiaro. È notevolmente molto curata esteticamente e credo abbia delle labbra rifatte.
«Dunque vi siete lasciati quel giorno?» mi domanda lei.
Di certo non le risponderò.
«Allora?» insiste, prepotente.
Mi volto verso il distributore. Quanto cazzo ci mette per il pieno?
«Ti ho fatto una domanda, dovresti rispondere per educazione.»
«Per educazione non si dovrebbero fare domande riservate ad un'estranea. Né insistere.», ribatto.
Mi lascia una risata gutturale e si avvicina di più a me.
«Ok cara, allora parlo io. Suo padre mi ha detto che ti ha incontrata e ti ha riferito che sono incinta.»
Taccio nonostante stia bollendo di rabbia dentro me, ma so perfettamente che non devo darle alcuna soddisfazione.
«Michele è molto contento. Non vede l'ora di diventare padre. Oggi mi porterà a cena fuori per festeggiare finalmente.» annuncia lei, contenta.
Cosa??? Stanno ancora insieme? I miei campanelli d'allarme si attivano tutti.
Nel messaggio sembrava che non fosse più così. Dunque gli piacerebbe fare "due piedi in una scarpa"?
Ma che fine ha fatto il Michele che mi ha fatto innamorare di lui? Forse è sempre stato così, ma non me ne sono mai accorta prima d'ora.
«Cara, posso chiederti un altro favore?» domanda lei con un sorrisetto di cui non capisco la vera natura.
Annuisco con le lacrime agli occhi.
«Potresti non immischiarti tra noi? Voglio che nostro figlio cresca felicemente con suo padre, con la nostra famiglia completa.»
«D'accordo.» rispondo con il groppo in gola. Non ci penso due volte a rifiutare. Non di certo per loro, ma per il loro piccoletto. So cosa significa non avere un padre molto presente e di certo non riuscirei mai e poi mai a toglierne uno ad una creatura così innocente la quale non c'entra nulla in questo "pasticcio" di noi adulti.
La colpa ovviamente è anche mia. Ricordo ancora quando suo padre mi mise in guardia dicendomi "Odio il fatto che non sia fedele nei tuoi confronti.". Prima non gli credevo ed ero sicura che lo facesse solo perché mi odiasse. Lui aveva ragione, dovevo ascoltarlo. Tutto ciò che ha detto, si sta avverando lentamente. Forse suo padre stava solamente cercando di allontanarmi per mettermi in salvo. Lui è arrabbiato veramente per ciò che ha fatto suo figlio.
Ora so per certo che Michele non solo mi ha tradita, ma anche delusa profondamente.
Inoltre, mi ha chiesto di fare una scelta per entrambi. Beh, adesso ho una risposta. Sono di troppo tra i due, anzi tra i tre. Non mi metterò in mezzo, ma aspetterò che ciò che provo per lui si trasformi in indifferenza. Dunque non aspetterò che il tempo mi aiuti a dimenticarlo. Il tempo non cancella nulla né aiuta a dimenticare.
Il tempo non è per niente galantuomo, ma spietato. Si prende gioco di chicchessia. Possono passare mesi e anni da una storia, ma basterà udire una canzone, sentire un profumo o il suo nome, capitare in un posto in cui si è stati con lui. Basterà qualsiasi cosa per riaprire quella porticina che pareva finalmente chiusa e farti rivivere in modo intenso e malinconico, ogni istante. Ebbene, penso che il tempo sia stronzo poiché anche i bei ricordi li fa diventare tristi, pieni di nostalgia.
«Svegliati!» mi sgrida lei quasi nell'orecchio.
Mi volto in sua direzione, spaventata dalle urla e tirando bruscamente a me il tubo facendo schizzare quel poco di Diesel rimasto dentro.
«Ma sei pazza?» grida nuovamente. «Mi hai sporcato il vestito!»
Abbasso lo sguardo per vedere la macchia, ma appena vedo che è proprio sulla parte bassa quasi da sembrare pipì, scoppio a ridere.
«Mi dispiace.» dico cercando di soffocare la risata.
Lei resta a bocca aperta continuando a fissarsi la macchia.
«L'hai fatto apposta!» continua ad urlarmi contro, incazzata.
«No.» rispondo continuando a ridere. È impossibile rimanere seri.
«'sta stronza!» borbotta lei. Mi sposta bruscamente ed entra in macchina.
Anch'io torno nella mia auto, ma prima di partire, decido di mandare un brevissimo messaggio a Michele.
"Meglio prendere le distanze."
Invio.
Alle 11 arrivo al bar dove lavora Chiara.
«Eccoti!» dice lei togliendosi il grembiulino. Fa il giro del bancone per poi affiancarsi a me e lasciarmi un suo ampio sorriso. Conosco già quell'espressione.
«Che hai?». Qualcosa mi dice che riguarda Marco.
«Ti va di andare a fare una corsa al parco? Adesso.»
«Stai scherzando, vero?». Resto con gli occhi sgranati. Chiara mi fa una proposta del genere?
Lei scuote leggermente il capo.
«Marco è lì ora per fare footing. Non mi dispiacerebbe incontrarlo...» confessa ridacchiando e arrossendo da testa a piedi.
«Lo sai che mi piace fare sport, ma non sono affatto vestita in modo adeguato.». Di certo non potrei correre con un vestito corto da passeggio. «E nemmeno tu...» dico facendole notare anche il suo abbigliamento.
«In effetti... Però potremmo andare lì per fare una passeggiata o un picnic, no?» propone esaltata, senza curarsi dei clienti che la osservano.
Annuisco alzando gli occhi divertita dalla sua sfacciataggine.

Pov Chiara

Sono circa dieci minuti che camminiamo per il parco e mi guardo intorno ad ogni passo che faccio.
Sarà l'orario ma qui vedo solo bambini, bambini che giocano, mamme con bambini, ragazzini con zaini che si sbaciucchiano su una panchina...
Nessun'ombra di Marco. Non avevo dubbi!!!
«Non c'è... siamo arrivate troppo tardi!!!» mi lamento mentre mi faccio ombra con la mano sugli occhi per poter vedere meglio.
«Siamo appena arrivate, non può di certo sbucare fuori all'improvviso!» dice la mia amica guardandosi attorno.
In effetti ha ragione, però non vedo l'ora di vederlo.
Continuiamo a passeggiare e mentre racconto a Barbara come si è svolta la mia "fantastica" giornata lavorativa sento qualcosa colpirmi alla gamba.
Mi fermo di scatto e mi giro.
Due bambini stanno ridacchiando e mi chiedono di mandargli la palla.
Ahh... come si diverte questa gioventù!!!
Rilancio la palla cercando di eseguire un tiro a cucchiaio. Ma la palla rotola poco distante da me, così i bambini scoppiano in un'altra fragorosa risata e uno dei due viene a riprendersi la palla.
Anche Barbara scoppia a ridere e sbuffando continuo a camminare.
Faccio un baffo a Totti!!! Non sanno apprezzare le mie doti calcistiche! La verità è questa.
La ricerca di Marco procede lenta e senza risultati. Sto pensando davvero di lasciar perdere.
«Lo troveremo, tranquilla!» dice Barbara, notando la mia repressa delusione.
Ma come fa a leggermi nel pensiero?!?
Annuisco e durante la passeggiata c'imbattiamo in dei fiori molto carini, così Barbara mi propone di farci una foto lì vicino. Entrambe ci sistemiamo per farci un selfie con tanto di fiori sullo sfondo.
Sento un leggero solletico sulla spalla... continuo a sorridere per il selfie, ma non riesco a evitare il prurito...
Sposto gli occhi sulla mia spalla e mi ritrovo... un'ape... merdaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!
Inizio a correre sperando e pregando anche in aramaico che vada via.
Ho il terrore delle apiiiiii!!!
Continuo a correre mentre sento degli occhi addosso. Alcuni anziani mi stanno fissando e vedo Barbara ridacchiare e venirmi in contro.
In tutto questo, ho rischiato un infarto per lo spavento e Marco non si è visto da nessuna parte. Fantastico...
«Chiara. Stai ferma.» dice Barbara con espressione seria.
Oddio, che altro sta succedendo adesso???
«C'è un'ape proprio vicino a te... non muoverti...» continua la mia amica....
COOOOOSAAAA???? Riprendo a correre all'impazzata.
Ma perchè ci sono tutte queste apiiii?????
Sento la risata di Barbara in lontanaza. Mi fermo e mi giro a guardarla.
«Giuro che se è uno scherzo, non torni a casa oggi.» le comunico riprendendo fiato.
Lei continua a ridere e avvicinandosi mi abbraccia per farsi perdonare.
E va bene. Un altro infarto.
«Aò belle tutto bene?»
Ci giriamo verso la voce sconosciuta.
Sono due ragazzi in tenuta sportiva che stanno facendo attività fisica.
«Si, tutto bene grazie! Adesso dobbiamo andare...» rispondo cercando di liquidarli su due piedi.
Abbiamo ancora una missione da compiere ed è proprio per questo che siamo qui.
«Perché tutta 'sta fretta?» comincia uno dei due sorridendomi.
Ci mancavano anche i due dongiovanni adesso!!!
«Senti, sul serio... non è il momento ora...» cerco di camminare ancora mentre vedo l'altro ragazzo conversare tranquillamente con Barbara.
«E allora ce vedemo stasera?» chiede lo sfacciato con un sorriso ammiccante.
«Sei anche un bel ragazzo, ma adesso davvero non posso... scusami...» cerco di liquidare la conversazione.
«Nun sai che te perdi!» continua lui facendomi l'occhiolino e raggiungendo il suo amico che saluta Barbara.
Ma che simpatico!
«Hai fatto conquiste?» stuzzico la mia amica.
La vedo ridere e scuotere la testa.
«Non era male...» continuo a stuzzicarla.
«Mi piacevano i suoi capelli...» ammette sorridendo.
«Com'erano?» le chiedo curiosa.
«Castani chiari e ricci...» sorride ancora, ma questa volta il suo sorriso mi sembra più malinconico...
So a cosa sta pensando, o meglio a chi...
«Ti manca?»
Domanda da un miliardo di dollari. Genio che non sono altro.
«Chi?» chiede guardandosi le scarpe.
«Sai benissimo di chi parlo...»
«No, non lo so... ci sono tante persone...» continua a dire mentre avanziamo nel parco.
«Ok... comunque mi rifer....»
«Marco!!!» dice indicando in un punto e interrompendomi.
«Doveeeeee???» chiedo spalancando gli occhi e scrutando ogni persona.
Finalmente lo vedo e a quanto pare lui vede noi, infatti sorride e alza una mano a mo' di saluto.
Sorrido automaticamente e trascino la mia amica verso di lui.
«Ciao Marco!» saluta Barbara.
Lui sorride e si salutano scambiandosi due baci sulle guance.
«Hai fatto la maratona?» chiedo ridacchiando ed avvicinandomi a lui per salutarlo.
Lui ricambia il saluto e il suo profumo mi pervade il naso.
«Certo... e voi che ci fate da queste parti?» ci chiede curioso spostando lo sguardo su me e Barbara diverse volte.
È una visione. Indossa una T-shirt bianca che aderisce leggermente sul petto e lascia ben poco spazio all'immaginazione.
Ok, Chiara. Contegno! Guarda l'albero accanto a Marco.
Con la coda dell'occhio lo vedo mentre si gira e fissa anche lui l'albero.
Subito dopo mi guarda con aria interrogativa. E adesso cosa gli dico?
«Mi piace la natura!» esordisco all'improvviso.
Si, certo. Ma che sto dicendo?!?
Lo vedo annuire dubbiosamente.
Dopo poco, ci siamo spostati in un bar per prendere un aperitivo.
«Che prendete?» ci chiede Marco.
«Per me solo un bicchiere d'acqua, grazie!» chiede Barbara osservando il suo cellulare.
«Tu?»
Oddio quanto è bello...
«Chiara? Ehi?» dice sorridendo e sventolandomi una mano vicino al volto.
«Si! Io... non lo so... quello che prendi tu va bene anche per me...» rispondo dopo una fase di smarrimento.
Annuisce e ordina dei cocktails.
«Quanto viene?» chiede Barbara prima di bere l'acqua.
Mentre io prendo dalla mia borsa il portafoglio.
Marco scuote la testa e poggiando la sua mano sulla mia spinge via il mio portafoglio.
È proprio un ragazzo gentile.
Prendiamo posto a un tavolino accanto l'entrata del bar e consumando le ordinazioni di tanto in tanto chiacchieriamo.
«Che ne dite stasera di venire a vedere la Magica?» chiede portandosi alle labbra il bicchiere con lo spritz.
Quelle labbra sono perfette. Non riesco a smettere di fissarle.
Contegno, Chiara, contegno!
«Certo, mi piacciono le magie...» annuisco cercando in ogni modo di evitare di fissarlo e sgranocchiando qualche patatina.
«Per me va bene!» esclama Barbara.
Sento la risata di Marco. Alzo lo sguardo e lo vedo ridere. Ma che avremmo mai detto?!?
Io e Barbara ci scambiamo uno sguardo.
«Si vede che non siete romane de Roma!». Ride ancora.
Qualcosa mi dice che abbiamo appena fatto una figura di merda.
«La magica sarebbe la Roma... oggi c'è la partita... la volete vedere da me?» chiede ancora una volta, traducendo per noi povere pugliesi.
Accettiamo nuovamente l'invito e dopo poco salutiamo Marco per tornare a casa.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Pov Chiara

Apro lo shampoo e ne verso un po' sul palmo della mia mano, prima di portarmelo sui capelli e massaggiare bene.
Nel frattempo alla radio passano alcune canzoni e mi improvviso cantante per qualche minuto.
Mentre mi esibisco con le mie fantastiche performances usando come microfono il flacone di shampoo, immagino già a cosa potrei indossare.
Infilo velocemente l'accapatoio e mi dirigo in camera.
Apro l'armadio e inizio a cercare. Come ci si veste per andare a vedere una partita?
Se mi vestissi di giallo e rosso?
Non mi piace molto l'accostamento dei due colori...
E questo tubino nero???
Mh, forse è un po' troppo elegante...
Non so davvero cosa scegliere!!! Conoscendomi, a breve mi verrà una crisi di nervi, lo so.
Calmati Chiara, respira e... oh al diavolo!!!
Mi butto a peso morto sul letto e aspetto che mi venga l'ispirazione fissando il soffitto.
Sposto la mano e sento il mio cellulare, così lo afferro e scorro velocemente i miei contatti in rubrica.
Beh, non c'è molto da pensare per cui compongo il suo numero nella speranza che mi dia una mano.

Pov Barbara

Esco dal locale con dei miei amici che conosco da quando sono qui a Roma.
«Vi va di farci una pizza stasera?» propone una.
«Ho un impegno tra poco. Sarà per un'altra volta.» rispondo al mio turno.
Dopo un altro po' di chiacchiere, li saluto e vado via.
Qualche minuto più tardi, vibra il cellulare che ho lasciato nella tasca e rispondo all'istante, nella speranza che sia la persona della quale vorrei sentire la voce...
«Bàà!» dice una voce squillante che mi fa ronzare l'orecchio. Capisco subito che non può altro che essere lei!
«Pronto Chiara?! È successo qualcosa?» chiedo preoccupatissima.
«Si!! Una cosa gravissima! Non so come fare!» piagnucola lei in preda al panico.
«Parla!!» la incito col cuore in gola.
«Non so cosa mettermi!!! E sono sicura che arriverò tardi!» risponde lei, seria, mentre è in preda alla disperazione.
Mi tranquillizzo notevolmente alla notizia, anzi scoppio a ridere.
«Perché ridi? Sono seria!» continua con una voce poco convincente prima di farsi coinvolgere anche lei dalla ridarella.
«Mi hai fatto prendere un colpo!» protesto fingendomi offesa e cerco di soffocare la risata essendo per strada, dove tutti mi fissano.
Faccio finta di nulla e arrivo all'angolo mentre attendo che qualche macchina si fermi per farmi attraversare.
«Beh, allora siamo 1 a 1! Tu mi hai fatto prendere un infarto per l'ape tra i capelli e io adesso...» continua lei.
«D'accordo.» dico alzando gli occhi al cielo mentre continuo a sorridere.
«Allora? Cosa mi metto?» ripete Chiara per tornare all'argomento principale di questa telefonata.
«Non lo so...». Risposta molto soddisfacente Barbara!
«Oh, ti prego! Non puoi dirmi questo.»
Sogghigno ancora mentre aspetto impazientemente di passare dall'altro lato della strada. Sono qui impalata da un secolo.
Grazie al cielo, un motociclista con un casco dal vetro scurissimo, si ferma per farmi passare. Ha una moto blu e nera nuova di zecca. Wow!
Mi fa segno con il capo di passare.
«Grazie.» dico accennando un sorrisetto veloce. "Non immagini quanto te ne sia grata!".
Lui annuisce con il capo a mo' di risposta.
«Perché "grazie"?» mi chiede Chiara dall'altra parte.
Attraverso velocemente la strada e quando mi volto, sta ancora aspettando che arrivi al marciapiede. Infatti, appena raggiunto, gira il capo e riparte.
«Bà?» mi richiama la mia amica.
Mi riprendo immediatamente. «Scusami stavo attraversando.»
«Vestito, gonna o pantaloncini?» mi domanda per non perdere il filo del discorso.
Continuo la conversazione con lei fino ad arrivare sotto casa di Marco, due isolati dopo.
«Ti aspetto?» chiedo alla mia amica.
«Non ti preoccupare. Devo ancora truccarmi, preparare la borsa e asciugare i capelli!» dice lei in piena crisi di nervi.
«Sicura?» insisto.
«Sì Bà! Anzi adesso devo chiudere altrimenti non arrivo più!»
«D'accordo, a dopo.»
«A dop...». Non finisce la parola che ha già chiuso.
Guardo l'orologio e noto che sono le 19.43. Forse è un po' presto? Aspetto che arrivino le 20? Ma dai! Sicuramente sarà arrivato qualcuno!
Suono il campanello e Marco viene ad aprire la porta.
«Weilà!». Mi accoglie con un ampio sorriso.
«Ciao Marco!»
Ci scambiamo due baci sulla guancia.
«Sei la prima.» mi annuncia spostandosi al lato della porta per farmi entrare ed infine per chiuderla alle mie spalle.
«So che Chiara farà un po' tardi.» dico non sapendo minimamente cosa rispondergli.
«Non sarà l'unica.» sogghigna lanciandomi anche un occhiolino.
Annuisco nuovamente senza avere altri argomenti su cui parlare.
Poi, restiamo in silenzio per qualche secondo.
«Vieni, ti mostro la casa.» propone lui spezzando l'imbarazzante situazione.
«D'accordo.»
Poi, lo seguo mentre mi fa strada.
«Vivi da solo?» chiedo guardandomi attorno prima di poggiare nuovamente lo sguardo su di lui.
Si volta verso di me per poi annuire.
Ha una casa grandissima, non è un po' troppo per una sola persona?
«Per un eventuale futuro con una numerosa famiglia.» risponde alla mia domanda inespressa.
«Capito.». Che tenero pensiero! "Per una numerosa famiglia", proprio come la vorrebbe Chiara.
«A cosa pensi?» mi domanda.
«Nulla.». Mi stringo nelle spalle e lo invito a proseguire con lo sguardo.
Mi fa vedere un altro bagno, il secondo. Questo è la metà dell'altro e forse la stanza più piccola.
Infine, mi mostra la cucina. Accende le appliques in led e mi fa entrare per prima.
«È spaziosa anche questa stanza.» commento esprimendo il mio pensiero.
«Già.»
Mi accorgo inoltre che sul bancone, c'è una vaschetta di tartarughe d'acqua.
Mi precipito subito vicino a loro.
«Che carine!» dico osservandole. Sono piccolissime.
«Puoi toccarle.». Si avvicina anche lui al bancone mettendosi accanto.
Accetto subito e allungo un dito per accarezzarle dolcemente sul guscio delicatissimo.
«Hai animali?» mi domanda lui.
«Sì, ho un cagnolino: Charlie.»
«Davvero? La prossima volta portalo.»
«Non credo di poterti accontentare.» dico ridendo poiché immagino ciò che potrebbe combinare.
«Perché?» chiede facendosi coinvongere dall'ilarità del momento.
«Sia perché metterebbe sottosopra anche casa tua, sia perché Chiara ha una paura tremenda soprattutto dei cani. E poiché ho notato che a Charlie piace stuzzicare tutti...» continuo senza finire la frase per lasciare il resto all'immaginazione.
«Ok, hai reso ben chiara l'idea della situazione.» ridacchia lui alzando gli occhi al cielo.
«Già.»
Restiamo nuovamente in silenzio e per l'imbarazzante momento, decido di continuare ad accarezzare le tartarughine.
Ma fin da subito, noto con la punta dell'occhio che mi sta fissando insistentemente.
Cerco di resistere e di fare finta di nulla, ma cedo subito e mi volto.
Scuoto lentamente il capo per invitarlo a parlare.
«Vorrei approfondire la conoscenza.» mormora quasi sottovoce. «...di Charlie intendo.»
«Ah.». Cosa devo rispondergli? «Va bene.»
Sposto lo sguardo sul tavolo e noto che ci sono numerosi stuzzichini ancora imbustati.
«Devo ancora preparare tutto perché sono tornato da poco.»
Mi volto verso di lui, credo abbia seguito il mio sguardo.
Comincio a sentirmi a disagio. Mi sento troppo osservata. Forse era meglio aspettare Chiara giù.
«Qualche problema?». Mi domanda lui come se volesse risolvere un enigma.
«Ti do una mano.» propongo non sapendo che altro dire, per l'ennesima volta.
«Davvero?»
«Certo.»
Mi lavo le mani. Poi, mi avvicino con lui al tavolo per liberare il tutto dalle carte e servirlo nel salone.
Sono arrivate le 20.28. Mentre sistemavo i vassoi, Marco si è allontanato varie volte per accogliere i suoi numerosissimi amici che arrivavano a raffica.
Finalmente finisco di mettere in ordine e mi accorgo che Chiara non è ancora arrivata. Tra l'altro, manca poco all'inizio della partita e l'enorme tv a schermo piatto, è già accesa.
Mi avvicino a Marco e mi accorgo che sta parlando con dei suoi amici. Mi metto da parte aspettando che finisca, ma lui li liquida subito appena s'accorge della mia presenza.
«Dimmi.» dice appoggiandomi una mano sulla spalla.
Mi stacco da lui cercando di non farglielo notare troppo.
«Hai sentito Chiara per caso?» gli domando.
«No, ma credo che manchi solo lei.» dice guardandosi attorno per controllare gli invitati.
Suona il campanello ed entrambi ci voltiamo contemporaneamente nella stessa direzione.
«Non ti preoccupare, vado io.» propongo mentre sono già in moto verso la porta d'ingresso.
«No, sono il padrone di casa. Devo accogliere tutti gli invitati.» ribatte gareggiando con il mio passo.
«Sì, ma voglio aiutarti con la gestione degli invitati.» insisto.
«Sono abituato a certe cose.» insiste anche lui.
«Tanto arrivo prima io.». Infatti, lo supero di un passo e apro la porta prima di lui.
«Hai vinto solo per questa volta.» dice fingendo di guardarmi storto.
Rido, leggermente imbarazzata per la familiarità dei suoi modi. Poi, ci voltiamo verso Chiara che ci fissa estranea della situazione.
«Ciao Chiara!». Mi avvicino a lei, abbracciandola fortissimo.
«Che mi sono persa?» domanda lei appena ci stacchiamo.
«Niente di che.» le rispondo semplicemente.
Marco poi, m'imita abbracciandola anche lui tanto da farla letteralmente sciogliere.
Sono bellissimi insieme!

Pov Chiara

Ok. Marco mi sta abbracciando. Bene. Devo ricordarmi di respirare.
Ovviamente, senza ombra di dubbio ricambio il suo abbraccio e vedo la mia amica che ci guarda e sorride.
Vorrei che non finisse mai questo momento, ma purtroppo Marco si allontana sciogliendo l'abbraccio.
Mi guarda da testa a piedi e sento le mie guance andare in fiamme quindi presumo che sarò diventata bordeaux.
Sposto lo sguardo sulla mia amica che ride sotto i baffi al vedere la situazione.
Marco mi fa segno d'entrare e chiude la porta.
Andiamo in salotto dove ci attendono diverse persone. Riesco a riconoscere qualcuno che era presente alla festa.
Saluto velocemente tutti prima che Marco mi trascini con sé dall'altra parte della sala, la partita sta per cominciare!
Mi accomodo al divano, sedendomi tra Barbara e Marco.
«Cos'è successo prima?» domando sottovoce alla mia amica.
«Niente di che...» risponde lei con un'alzata di spalle.
Annuisco e mi giro verso lo schermo dove la partita è appena iniziata.
Mi guardo attorno e vedo i ragazzi concentrati a non perdersi neanche un passaggio di palla.
Anch'io provo a guardare, ma con scarsi risultati, dato che non capisco niente di calcio.
«Scusa Bà... ma quale sarebbe la nostra porta?» chiedo sottovoce e osservando lo schermo della tv.
«Dovrebbe essere quella di destra...» risponde lei continuando a guardare la partita.
All'improvviso vedo due ragazzi che si alzano di scatto dal divano...
«MA NOOOOOO!!!» urlano contro la tv.
«E che ve urlate? Nun è colpa nostra se c'abbiamo 'sta merda de arbitro!!!» dice un altro.
Vedo Marco che ride, ma immediatamente torna a concentrarsi sulla partita.
«Dai, dai, dai!!!» dice tra sé e sé.
«Dajeeee!!!» dice un altro facendosi più avanti sul divano e sventolando la sua sciarpa.
Il giocatore si avvicina sempre di più alla porta e credo sia sul punto di tirare.
Inaspettatamente Marco mi stringe la mano, oddio...
Non posso evitare di guardare le nostre mani e sorridere...
Si alzano tutti in piedi ed esultano. La Roma ha segnato!
Anche Marco si alza e mi lascia la mano.
Mi unisco ai festeggiamenti ed esulto anch'io.
Nell'euforia del momento Marco si avvicina e mi abbraccia. Ricambio l'abbraccio. Oggi è la seconda volta. Cosa è successo?!?
Fisso incredula Barbara che ancora una volta si ritrova ad osservare la stessa scena; subito dopo Marco continua a festeggiare il gol abbracciando anche lei e cogliendola di sorpresa.
Mentre passa la pubblicità in tv, qualcuno ne approfitta per sgranocchiare qualche stuzzichino, altri commentano il gol.
Appena lo spot termina, con una velocità disarmante tutti riprendono posto e qualcuno canticchia la canzoncina della champions.
Da quel poco che capisco, credo sia iniziato il secondo tempo.
I giocatori riprendono a correre dietro la palla e i ragazzi sono più attenti che mai.
Un'imprecazione risuona nella stanza quando uno dei calciatori cade per terra sofferente.
«Perché non si rialza?» chiedo. Ma che domandona...
«È infortunato...» mi risponde Marco sottovoce senza staccare gli occhi dallo schermo.
«Più che altro direi che è sfortunato!» sussurro osservando il calciatore che viene portato via con la barrella.
Sento Barbara e Marco ridacchiare e un suo amico si sporge dall'altro capo del divano per dirgli qualcosa.
«Ao' a Marco inizia a riscaldarte che mo entri te al posto suo!» esclama il ragazzo ridendo e scatenando qualche risata.
Il mio amico annuisce e sorride mentre si porta un bicchiere di birra alle labbra. Quelle labbra...
Chiara guarda la partita. Non ti distrarre!
Fisso la porta della nostra squadra sulla destra dello schermo e vedo tre giocatori che si accingono a segnare.
Infatti uno dei tre tira la palla e segna un gol!
«Che bel gol...» esclamo ad alta voce.
Un momento... ma perché non esulta nessuno?!?
Guardo velocemente Barbara con la coda dell'occhio e la vedo scuotere la testa. Accidenti...
«...fino!!! È un bellissimo golfino smanicato il tuo, sai?!?» cerco di giustificare la mia figura di merda, indicando un ragazzo e diventando un peperone in faccia.
«Ah... grazie...» risponde guardando il suo capo d'abbigliamento.
Fortunatamente tornano tutti velocemente a guardare la partita.
«Non era nostra la porta di destra?» chiedo sottovoce a Barbara.
«Nel primo tempo... ora siamo nel pieno del secondo e quindi si scambiano le porte...» confessa lei.
Annuisco e forse è meglio tacere per il resto del match. Evitiamo altre figure di merda.
Verso gli ultimi minuti della partita, la Magica segna ancora una volta suscitando la gioia di tutti i presenti.
La Roma vince 2 a 1 contro l'altra squadra e dopo aver mangiato qualcosa, i compagni di Marco ci salutano e vanno via lasciando soli me, Barbara e Marco.
«Chià, vado via... vi lascio soli...» sussurra lei schiacciando una bottiglia di plastica vuota.
«Non preoccuparti, tanto sto per andare via anch'io!» ammetto infilando i bicchieri sporchi uno nell'altro.
Finalmente il padrone di casa torna dalla cucina e ci raggiunge in salotto dove gli stiamo dando una mano a pulire.
«Vi è piaciuta la partita?» chiede buttando tutta la spazzatura nell'apposito sacchetto.
Annuisco mentre loro due giudicano i risultati della gara.
Dopo poco io e Barbara ci sistemiamo per tornare a casa...
«Grazie per essere venute e avermi aiutato a ripulire!» ammette sorridendo.
Ma quant'è tenero?!?
«Grazie a te per averci invitate!» risponde Barbara.
«Ah... mi stavo a dimentica'! Volete venire in Salento con me e gli altri per qualche settimana? Stiamo affittando delle ville al mare lì...» annuncia lui guardando prima la mia amica e poi me.
Qualche settimana con Marco al mare... non male come proposta...
«Certo, perché no!» esclamo subito cercando di contenere il mio entusiasmo.
«Non so... ti faccio sapere...» dice Barbara.
«Dai Bà! Vieni anche tu!!» cerco di incitarla.
«Si, e poi non sei contenta di tornare di nuovo in Puglia?» chiede Marco sorridendo e appoggiandosi al muro.
Barbara sorride.
«E va bene... mi avete convinta!» esclama la mia amica prima di salutare Marco.
Lui ricambia il suo saluto e io mi avvicino per fare la stessa cosa.
«Buonanotte Marco e ancora grazie!» dico lasciandogli un bacio sulla guancia.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Pov Barbara

Entro nel supermercato ed estraggo il cellulare dalla tasca per poi andare sugli appunti.
Dunque cosa devo acquistare oggi? Latte, biscotti, pasta, formaggio. Poi...
«Barbara?». Sento toccarmi la spalla.
Mi volto e trovo Marco dietro di me.
«Ciao Marco!»
Si avvicina lasciandomi due baci sulle guance che io ricambio.
«Come mai in questo supermercato?» mi chiede sorridendomi.
«Abito qui vicino.»
«Abiti vicino casa mia?» dice sorpreso.
«Sì.» rispondo estraniata dalla sua meraviglia. Perché tanto stupore?
«Sono contento!» risponde lui con un sorriso sghembo. «Sei appena arrivata?»
Annuisco.
«Ti va di fare la spesa insieme?» mi domanda passandomi un cestino senza aspettare la mia risposta.
Accetto o no? Chiara potrebbe essere gelosa. Ma cosa dovrei dire a Marco? Inventarmi una scusa e andarmene all'improvviso?
È solo un semplice giro nel supermercato, niente più.
«D'accordo.» rispondo semplicemente.
Poi, prende anche lui un cestino e ci incamminiamo.
«Allora... Raccontami qualcosa.» dice mettendo subito il detersivo nel suo carrello, senza neanche controllare il prezzo o confrontarlo con gli altri.
Mi stringo nelle spalle. «Non ho nulla da raccontare.»
«Non ci credo. Ci sarà qualcosa, per forza.» ribatte appena finisco la frase, come se avesse previsto la mia risposta.
Ci penso su per trovare un argomento. Di cosa potrei parlargli? Di come sono arrivata qui a Roma? Di cosa penso del mio futuro? Dell'Università o... di Michele? No, di lui no.
«A settembre terrò il test per un lavoro in ospedale.» dico di getto.
«Vedi? Ci sono sempre degli argomenti.» risponde sorridendomi.
Annuisco sorridendogli di ricambio mentre mi fermo al bancone della salumeria per ritirare il formaggio che io amo tanto, l'Asiago.
«Comunque, ti auguro una grandissima fortuna.» commenta lui, infine.
«Grazie!»
Restiamo in silenzio per un altro po'. È imbarazzante, ma mi sento quasi in dovere di aprire un discorso, di parlare.
«Tu hai qualcosa da raccontarmi?» chiedo rivoltandogli la domanda.
Giro il capo in sua direzione mentre osserva cosa prendo. Poi, esita un attimo pensando alla risposta da darmi.
Si stringe nelle spalle e ritira anche lui lo stesso formaggio che ho preso.
«Ci sarà qualcosa, per forza.» lo incito imitando la sua voce.
«Mi stai prendendo in giro?» domanda... offeso? Forse mi son presa troppa confidenza.
«Sì, ma sto scherzando.»
«Lo so.». Per fortuna scoppia a ridere. L'ha fatto apposta?
Adesso però gioco io. «Ti stai prendendo gioco di me?» chiedo seria, fingendomi offesa.
Lui ha la stessa reazione che ho avuto nei suoi confronti e si fa più serio.
Ma io non resisto e scoppio a ridere.
Subito dopo, resta a bocca aperta capendo la canzonatura.
«Anvedi 'sta...». Si mette una mano davanti alla bocca senza continuare la frase.
«Scusa?» mi fingo nuovamente offesa, ma cedo subito.
Marco alza gli occhi al cielo divertito.
«Sono seria.» dico cercando di affogare la risata.
«Sì, certo.» mi dà una piccola spinta con la mano sulla spalla.
Continuiamo a parlare del più e del meno e usciti dal supermercato, ci fermiamo davanti.
«Stai andando a casa?» domanda.
Annuisco. Dove vuole arrivare ora?
«Ti accompagno.»
Sposto lo sguardo sulla sua spesa.
«Ma hai due bustoni e io devo andare dall'altro lato.»
«Non sono nulla in confronto a ciò che sollevo in palestra.» insiste, cocciuto.
«Oh adesso fai anche il vanitoso?» dico alzando gli occhi al cielo.
«No.» ribatte confuso. «Era solo per dire.»
«Certo.» lo stuzzico ridacchiando.
Ma lui sembra essere determinato nel svolgere il suo obiettivo. Infatti, mi ruba la busta.
«Grazie, ma posso portar...». Non riesco a terminare la frase che vengo interrotta.
«Ssh! Vengo a conoscere Charlie.» dice strizzando l'occhio.
Inizia a camminare nella direzione giusta e io lo seguo per poi guidarlo.
Vuole salire su? E ora come posso sbarazzarmi di lui?
«Non mi conviene farti vedere casa mia...» dico a denti stretti.
Se dovesse vedermi Michele? Beh, lui è andato anche oltre quindi non dovrei neanche preoccuparmi... Ma se dovesse vedermi Chiara? Cosa penserebbe?
«Hai nascosto un cadavere?» chiede divertito, ancora.
«No, ma...». Cosa gli dico? «Ho tutto in disordine.»
«Allora non mi scandalizzo.»
Cosa potrei dirgli? Continuo a pensarci finché arriviamo sotto casa.
Si appoggia con una spalla al portone e aspetta che lo apra.
Che cosa faccio ora? Devo chiamare assolutamente Chiara. O forse no? E se la chiamassi e pensasse a male?
"No guarda, Marco si è autoinvitato a casa mia!". Non sarebbe tanto credibile anche se sicuramente saprà che il ragazzo che a lei piace, è molto socievole, forse anche troppo e che installa fin da subito un rapporto intimo con tutti.
Cosa cazzo devo fare?
Mi guardo attorno un attimo, sperando che non ci sia nessuno...
«Cosa guardi?» mi chiede lui alzando un sopracciglio.
Cosa guardo? "Barbara, cosa guardi?"
«Ehm... la moto!» ne indico una a caso parcheggiata. «Bella vero?»
«Sì è bella.», ridacchia per non so quale motivo.
Mi rigiro di nuovo verso la moto. È quella di ieri o sbaglio?
Marco mi ruba le chiavi facendo tornare immediatamente la mia attenzione su di sé.
«Sei strana.» commenta mentre apre il portone.
Arrivati su, ad aspettarmi come sempre, c'è Charlie dietro la porta.
Mi inchino davanti a lui e lo accolgo a braccia aperte lasciandogli dei bacetti sulla testolina. Poi, mi rialzo.
«E così sei tu Charlie!» commenta Marco. Poi, lascia le buste per terra e si piega in avanti richiamando il cucciolo col battito delle mani sulle sue ginocchia.
Lui gli abbaia in risposta poi, inizia a correre per la casa.
«Ah, vuol essere rincorso?» chiede Marco rimettendosi composto.
«Non so.»
Charlie torna con un giocattolo tra i denti e poi va nuovamente via, in cucina.
«Vieni.». Lo invito nella stanza e ne approfitto per svuotare la mia busta della spesa.
Poi, Marco tira il giocattolo a Charlie e ovviamente cominciano di lì a poco a giocare.
«Vuoi qualcosa?» chiedo.
«No.». Tira il giocattolo al cagnolino che abbaia scodinzolando.
Infine, mi avvicino al telefono e scrivo un messaggio a Chiara.
"Marco è a casa mia. Quando siamo sole, ti spiego come ci è arrivato. Raggiungici velocemente!".
Invio. Mi auguro che lo legga subito.
«Che poi tutto 'sto disordine non lo vedo proprio.» mormora Marco improvvisamente dietro di me.
Mi giro spaventata. Oddio, non avrà mica scoperto che era solo una scusa?
«Che stavi a fa'?» chiede sorridendo e affacciandosi per vedere cosa stessi facendo.
«Stavo inviando un messaggio.» rispondo rilassandomi notevolmente. Per fortuna ha cambiato argomento.
Lui annuisce, ma con l'espressione di qualcuno che vuole sapere di più. Di più cosa?
Non aggiungo altro. Dopo pochi istante, allunga il braccio per prendere il portafoto sul mobile della cucina dove c'è una foto mia e di Michele che ci baciamo.
Oddio adesso parleremo di lui? No, non voglio. Devo cambiare discorso.
«In realtà ho chiesto a Chiara se volesse venire qui così stiamo insieme tutti e tre.» confesso.
«D'accordo.». Sembra ignorarmi mentre fissa la foto. Poi, la posa di nuovo.
Mi allontano con la scusa di voler versare i croccantini a Charlie.
«È un bel cagnolino.» commenta lui.
Mi sposto dietro la testa di Charlie imitando la "voce da cane". «Grazie! Bau Bau!»
Marco scoppia a ridere e si avvicina per continuare ad accarezzarlo.

Pov Chiara

È da circa due ore che sono al bar ad osservare gli stessi tavoli vuoti.
Non so perché, ma oggi non c'è molta clientela, sarà che fa caldo...
Sento il cellulare vibrare nella mia tasca e immagino sia un messaggio.
Prima di prenderlo dai jeans, controllo che non ci sia nessuno attorno.
Via libera! 
Effettivamente si tratta di un messaggio, è di Barbara e mi avvisa che Marco è lì con lei...
Non posso raggiungerli perché sono bloccata qui per altre due ore circa. Accidenti!
"Verrei volentieri, ma sono di turno! :( " digito velocemente ed invio.
Hanno legato in fretta quei due... sono contenta! 
Chissà che staranno facendo adesso... me li immagino a vedere un film, sgranocchiando pop corn.
Ed io qui, immobile, senza poter fare nulla! Uffa.
Sbuffo talmente forte che persino Gaia, impegnata a pulire la macchinetta del caffè, si gira a guardarmi.
«Non divertirti troppo, eh!» commenta lei ironica, armeggiando con il macchinario.
«Ti sembrerà strano, ma non ho mai desiderato avere dei clienti come lo desidero oggi!» ammetto sventolandomi un po' con un menù.
Gaia annuisce e la sento imprecare in romanesco contro l'aggeggio.
Fortunatamente capisco qualcosa e scoppio a ridere.
«Ti aiuto, dai!» propongo prima di avvicinarmi e aiutarla.
Manca circa un'oretta alla fine del mio turno e sto contando i minuti che mancano come neanche uno studente farebbe l'ultimo giorno di scuola.
Ancora una volta il mio pensiero va ai miei due amici che sicuramente si staranno divertento mentre io potrei morire di noia qui...
Fisso l'ingresso del locale sperando che anche un solo turista abbia voglia di mangiare qualcosa.
Ho talmente tanto sonno che potrei addormentarmi sul bancone...
«Non sbadigliare troppo, altrimenti chi pensa ai clienti?» scherza la mia collega notando il locale quasi vuoto.
«La prossima volta mi porto un cruciverba!» dico picchiettando con le unghie sul marmo del banco.
«Portane uno anche per me!» annuncia lei stiracchiandosi un po'.
Annuisco sorridendo e ripenso a Barbara e Marco. Vorrei essere lì con loro!!!
Ma perché dovevo lavorare proprio oggi?!?
Alzo lo sguardo verso l'ingresso e mi sembra quasi di vederli.
Accidenti, adesso ho anche le allucinazioni!
Mi passo una mano sugli occhi e li vedo per davvero, allora non era un sogno!!!
Sorrido e mi avvicino ai due.
«Buonaseraaa!!!» saluto i miei amici con forse troppa enfasi, ma sono felicissima di vederli.
«Come mai è deserto qui?» chiede Barbara guardandosi attorno.
«Non chiederlo a noi...» interviene Gaia che dal bancone riesce a sentire i nostri discorsi.
Annuisco in risposta e invito i due a prendere posto.
«Perché non ti siedi con noi anche tu?» chiede Barbara.
«Si, dai così parliamo della vancanza!» aggiunge Marco giocando con il portatovaglioli sul tavolino.
«Vorrei, ma non posso stare qui... il capo mi ammazza!» comunico guardando il bancone.
«Stai a scherza'? Non c'è nessuno...» ribatte lui osservando oltre me.
«E che dovresti fare, scusa?» chiede Barbara.
«Osservo i posti vuoti...» annuncio con un'alzata di spalle.
«Piuttosto che guardare i posti vuoti almeno ti siedi e li riempi!» dice la mia amica spostando una sedia dal tavolo.
Sospiro e mi arrendo. Mi siedo accanto a Marco, di fronte a Barbara.
«Se il capo mi dice qualcosa...»
«Ci parlo io con il tuo capo...» dice lui facendomi l'occhiolino.
Che tenero, si preoccupa per me! 
Vedo Barbara che ridacchia e credo di essere diventata un pomodoro anche questa volta.
Ma perché mi fa questo effetto?!?
Iniziamo a parlare della vacanza e Marco ci fornisce tutti i dettagli e ci spiega come sarà organizzata.
Lui parla e io sono incantata a fissare il movimento delle sue labbra...
Di tutto quello che ha detto, ho capito solo la parte in cui ha spiegato che io, lui e Barbara saremo nella stessa villa.
Mi basta questo, stare con i miei amici.
Una vacanza al mare con Marco... chissà che mi aspetta...

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Pov Chiara

È mattina presto, credo di essermi svegliata all'alba...
Questo perché ieri sera mi sono addormentata prima di mettere le ultime cose in valigia e adesso mi tocca fare tutto!!!
Fortunatamente avevo già sistemato qualcosa e Marco passerà a prendermi tra poco.
Sono emozionatissima per il nostro primo viaggio insieme!
Chiudo velocemente la zip del bagaglio e sento il citofono suonare... tempismo perfetto!
Premo il pulsante per aprire il portone e aspetto che salga.
Ed eccolo qua. Sorridente. Dannatamente bello. Più del solito. 
«Buongiorno! Pronta per partire?» mi domanda lui gasato.
Ma si può essere gasati alle 7.30 di mattina?!?
Ci scambiamo due baci sulle guance e lo invito a seguirmi in camera da letto... solo per aiutarmi a prendere le valigie, chiariamoci!
Arrivati lì, Marco si guarda attorno vedendo i miei innumerevoli bagagli e si volta subito a guardarmi...
«Non guardarmi così... ho preso solo l'indispensabile!» spiego in mia difesa.
Scuote la testa e solleva contemporaneamente due valigie.
Osservo le sue braccia forti mentre cerco di sollevare una valigia e il mio sguardo cade sui suoi bicipiti scolpiti...
Chiara, la valigia!!! Guarda quant'è bella la tua valigia! Bellissima...
E il mio sguardo cade ancora una volta sulle sue braccia muscolose, possenti... accidenti, mi sta guardando!!!
Con una disinvoltura disarmante mi giro verso la porta, trascinando la valigia con me...
«Ci riesci?» domanda alle mie spalle.
Sento il suo respiro sul collo e il mio corpo è pervaso da mille brividi...
Annuisco socchiudendo gli occhi e cerco con tutte le mie forze di non farmi colpire ancora una volta dalla freccia di Cupido.
Anche se la vedo davvero dura a questo punto...
Dopo qualche minuto, io e Marco usciamo di casa e raggiungiamo la macchina, nella quale ci aspetta Barbara che non appena ci vede vicini, mi manda un'occhiata maliziosa e divertita.
Seguo il mio amico fino al portabagagli dell'auto e si avvicina all'auto sfiorandomi... 
Con le sue braccia forti, sposta qualche valigia già all'interno del cofano, e ne solleva una mia con una grazia e una semplicità unica!
Mi faccio più vicina a lui per passargli le altre valigie e nello stesso momento lui si gira per prenderle...
Siamo a pochi centimetri di distanza e i suoi occhi sono fissi nei miei, nonostante le altezze diverse...
Oh mio... Ok, respira... sorridi e ignora il fatto che il cuore sta per scoppiarti!!!
Abbasso la testa e mi faccio più indietro per lasciargli lo spazio di muoversi liberamente.
Si prospettano giorni di crepacuore!!!
Salgo in macchina, mentre lui sistema il cofano e saluto Barbara.
«Cos'é successo prima??» domanda lei curiosa.
Apro bocca per risponderle, ma Marco entra in macchina e occupa il posto di guida.
La guardo e scuoto la testa senza aggiungere altro.
«Pronte per partire? Avete preso tutto???» ci chiede il nostro amico mettendo in moto l'auto.
È ancora presto e in teoria vorrei dormire, ma in pratica mi ritrovo a fissare Marco attraverso lo specchietto retrovisore, nella sua assoluta figaggine.
Per questa vacanza ho solo buoni propositi: voglio divertirmi, ridere, rilassarmi, stare con i miei amici e spero di combinare qualcosa con Marco.
Siamo a metà viaggio e io e Marco siamo rimasti in autogrill da soli ad aspettare Barbara che è in bagno.
In realtà so benissimo che l'ha fatto per farci restare soli più che per andare realmente a rinfrescarsi.
Ad ogni modo, la ringrazio davvero tanto.
Lo vedo lì, poggiato sulla macchina con le gambe e le braccia incrociate...
«Sei stanco?» chiedo per rompere il silenzio e avvicinandomi a lui.
Scuote la testa e guarda nella mia direzione.
Spero di avere i capelli in ordine...
«Anche se non sei stanco, adesso guido io!» sento la mia amica parlare e fare il giro dell'auto per mettersi al posto di guida.
«D'accordo, ma ne sei sicura?» chiede lui premuroso e aprendo lo sportello dei sedili posteriori dove sono seduta anch'io.
Barbara annuisce ormai già pronta a prendere le redini della vettura e il viaggio ricomincia! 
Mi sveglio all'improvviso a causa di un clacson e sento qualcosa sulla mia spalla.
Marco si è addormentato ed è poggiato a me, i suoi capelli mi solleticano piacevolmente il collo...
«Ah ti sei svegliata... volevo farvi una foto, eravate troppo teneri!» ammette Barbara guardandomi tramite lo specchietto e ridacchiando.
Giro la testa ancora intontita e il profumo di Marco mi entra nelle narici... è così buono...
«Dove siamo?» chiedo sottovoce per non svegliare il mio amico...
«Siamo quasi arrivati, dovresti svegliarlo...» mi comunica lei, fermandosi ad un semaforo rosso.
Bene... devo svegliarlo...
«Ehi, Marco...» provo dolcemente.
Niente, dorme ancora...
Avvicino una mano ai suoi capelli e l'affondo tra di essi... sono così morbidi...
«Marco...» sussurro accarezzandogli i capelli.
Mugugna qualcosa e si sposta, solleticandomi il collo ancora una volta.
«Tu sei quello che non era stanco!» dico sorridendo e togliendo la mano dai suoi capelli.
Si solleva e lo vedo sbadigliare e ridere subito dopo.
«Siamo arrivati?» domanda lui a Barbara, facendosi più avanti e affacciando la testa tra i due sedili anteriori.
Ebbene sì, dopo circa 6 ore e mezzo siamo finalmente in Puglia!!!
Riesco a vedere la distesa d'acqua cristallina, il cielo azzurro ed il sole splendente che crea un paesaggio mozzafiato! 
Barbara parcheggia l'auto vicino quella che sarà la nostra villa per qualche settimana. Dall'esterno sembra meravigliosa! 
Scendiamo dalla macchina e insieme ad altri amici, ci avviciniamo per vederla meglio.
Siamo subito accolti da un cortile ampio che precede l'ingresso della casa, vi sono delle sdraio sistemate sulla destra, un'amaca e delle piante fiorite; sulla sinistra invece ci sono dei divanetti e una piscina abbastanza grande.
Entriamo in villa e noto immediatamente un arredamento moderno sui toni dell'azzurro e beige che colorano l'ambiente.
Vi è un'enorme cucina con tanto di isola al centro, una zona relax formata da divanetti e poltrone in vimini che attorniano un tavolino dello stesso materiale.
Noto subito uno spazio lavanderia al piano inferiore e prendendo una scala a chiocciola, accediamo al piano superiore dove si trovano le camere da letto e un bagno spazioso completo di doccia e vasca idromassaggio.
La prima camera con un letto a una piazza e mezzo è sui toni del blu e presenta una piccola sdraio in legno.
L'altra stanza invece presenta un grande letto matrimoniale al centro, è sui toni del panna con comodini e armadi in ebano e anche qui ci sono delle poltrone in vimini.
«Allora voi due dormite in questa stanza insieme, mentre io vado nell'altra!» scherza Barbara facendo finta di andarsene.
«Per me non ci sono problemi...» afferma lui.
Ma è serio?!? Non credo di potercela fare...
«...però siccome sono un gentiluomo, non ti lascio dormire su uno scomodo letto di una piazza!» si rivolge a Barbara sorridendo.
«Bene! Allora noi due dormiamo qui, è deciso!» annuncio io prima che Barbara possa aggiungere altro e farmi diventare bordeaux dalla vergogna!
Marco annuisce e iniziamo subito a sistemarci....

Pov Barbara

Finalmente abbiamo stabilito i posti letto. Io e Chiara in quello matrimoniale e Marco nell'altra stanza con il letto singolo.
«Che fate ora?» ci chiede Marco tornando in stanza e appoggiandosi alla porta.
«Credo che svuoterò un po' qui.» risponde la mia amica poggiando la valigia ai piedi del letto e cominciando ad estrarre le cose che ritiene più importanti. In primis, i trucchi.
«Io non so...» dico sbadigliando e slittando sul letto a pancia in giù.
«Ok credo di aver capito.» ridacchia Marco. «Vi lascio in pace.»
Sposto lo sguardo verso Chiara che corre subito verso di lui.
«Se vuoi restare...» dice lei arrossendo.
Alzo gli occhi al cielo mentre ridacchio per la sua sfacciataggine e socchiudo gli occhi giusto per un po'.
«Barbara?». Marco mi chiama scuotendomi.
Apro gli occhi stordita.
«Buon pomeriggio.». Mi sorride mentre mi sollevo lentamente.
«Che ora è?» chiedo sbadigliando.
«Sono le 18.30.». Mi mostra l'orologio al polso per farmi vedere l'ora. È un Rolex?
Ma che m'importa! Mi alzo con gli occhi sgranati e vedo Chiara correre dal bagno alla camera in preda alla disperazione.
Poi si gira verso di me.
«Alle 19.50 dobbiamo andare via!» sbraita sgranando gli occhi.
Sposto immediatamente Marco ad un lato e corro a prendere la valigia.
«Qualcosa mi dice che mi farete impazzire in questi giorni.» ridacchia lui, osservandoci di già esasperato.
Oddio devo prendere il reggiseno e le mutande, ma c'è un ragazzo in camera!
Corro verso di lui mettendomi alle sue spalle e lo spingo fuori dalla stanza.
«Mi cacci?» chiede divertito.
«Sì!». Gli chiudo la porta in faccia.
«Devo ancora truccarmi!». Sclera Chiara mentre sceglie gli ombretti.
«Che hai fatto fino ad ora?» le chiedo mentre tiro fuori velocemente il necessario per farmi la doccia.
«Ho messo in ordine i trucchi, mi sono truccata, messa lo smalto e...»
La interrompo. «Ok ho capito!»
Esco velocemente dalla stanza e trovo Marco a braccia conserte.
«Che devi fa'?». Stacca le spalle dal muro di fronte e si avvicina. 
«Devo lavarmi. Tu?»
«Non so che fare.». Si stringe nelle spalle.
«Se vuoi puoi aiutare Chiara a truccarsi.»
«Vado a vede' che combina.» dice alzando gli occhi al cielo, ridendo. «Fa' presto. Devo lavarmi anch'io.»
Annuisco e corro in bagno chiudendo la porta alle mie spalle.
Quasi quaranta minuti dopo, esco dal bagno con i vestiti puliti addosso: dei pantaloncini a vita alta con i doppi bottoni e una canottiera corta.
Appena entro in stanza, Marco fischietta per complimentarsi.
«Anche tu. Niente male.». Mi strizza l'occhio.
«Grazie.». Gli sorrido di ricambio.
Poi si alza dal letto e mi dà due pacche sulla spalla.
«Vado a lavarmi anch'io.» dice prima di uscire dalla stanza.
Mi volto in direzione di Chiara e noto che mi sta fissando con i suoi occhietti lucidi, di chi vuole ottenere qualcosa.
«Che c'è?» chiedo fissandola, confusa.
«Posso truccarti?» mi domanda con occhi innamorati.
Annuisco passandole subito la mia valigetta per i trucchi che prende all'istante.
Le lascio scegliere i trucchi per circa dieci minuti.
«Chiara... ce la fai a truccarmi in mezz'ora?» chiedo per incitarla a sbrigarsi.
«Mi serve una sedia e una luce che illumini il tuo volto!» dice ignorandomi completamente.
Poi, mi prende dal polso e mi trascina via.
«Scusa, ma dove stiamo andando?» chiedo prima di rendermi conto che stiamo andando...
«In bagno!» risponde lei convinta di sé.
Non faccio in tempo a fermarla che apre già la porta.
Marco si affaccia spaventato oltre la tenda della doccia restando coperto.
«Che è successo?» chiede lui, spaventato.
«Sssh!». Chiara mi spinge sulla sedia facendomi sedere e avvicina la lampada al mio viso.
Poi apre la valigetta e inizia subito a truccarmi senza lasciarmi esitare.
«Ehm... Mi sto lavando. Non so se ve ne siete accorte.» ci informa lui, credo imbarazzato.
Mi sposto per parlare, ma Chiara mi occupa le labbra facendomi mantenere un pennello.
«Zitti!» dice lei, concentrandosi sul trucco e avvicinando ancora di più la lampada.
Comincio a sentire caldo e così avvicino la mano per spostarla, ma lei me la rimanda giù.
Ci riprovo riuscendo poi, a liberarmi la bocca dal pennello.
«Sto morendo di caldo qui sotto.» dico indicandole la lampada sopra la mia testa.
Lei alza gli occhi al cielo seccata e finalmente la sposta.
«Potreste passarmi l'asciugamano?» s'immischia Marco qualche minuto più tardi facendo nuovamente spuntare il viso da dietro la tenda.
Chiara annuisce all'istante e mi lascia con il pennellino in mano per poi correre a prendere l'asciugamano e passarglielo.
Poi si riavvicina a me, ma resta ammaliata dalla sua bellezza.
«Ehm?» scrocchio le dita. Attiro per un secondo la sua attenzione, ma poi sposta nuovamente la guardia su di lui.
Chiara gli sorride come d'incanto e Marco si gira fissando entrambe.
«Tutto ok?» chiede lui passandosi una mano tra i capelli bagnati che gocciolano lungo il suo corpo.
«A me sì. Non so a lei...» dico ridacchiando e poi spostando gli occhi su di lei.
Lei scuote il capo per riprendersi. «No, tutto ok...» dice con un sorriso abbagliante.
Sposto lo sguardo per controllare l'ora all'orologio affisso alla parete. Accidenti!
«Chiaraaa! Fa' presto!» dico voltandola dal gomito verso di me e passandole il pennello.
Marco esce finalmente dal bagno facendo tornare la mia amica coi piedi per terra.
Qualche minuto più tardi, raggiungiamo gli altri amici di Marco per poi festeggiare la nostra prima vacanza insieme.

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Pov Barbara

Siamo finalmente arrivati in spiaggia. Il nostro primo sole di quest'anno è qui, a Torre Lapillo in Puglia. Nella mia Puglia, dove è scritta la mia infanzia.
Lascio ai nostri posti la borsa mare, le mie due espadrillas e mi levo velocemente il prendisole. Poi, mi avvicino al bagnasciuga per poter sentire la temperatura dell'acqua.
Da qui, si sente l'odore buonissimo dell'aria pura del mare. L'acqua è cristallina ed è facile distinguere i pochissimi sassi scivolosi e i vari pesciolini. Alcuni di essi si avvicinano ai miei piedi per poi mordicchiarmi. Credo proprio che se ci fosse stato Charlie, avrebbe giocato con loro, ma adesso è con mia madre e sono sicura che le stia tenendo un'ottima compagnia... almeno finché non le rompe qualcosa...
Mi volto un attimo per vedere i numerosi ombrelloni che colorano la spiaggia e i loro proprietari che da stare all'ombra passano a sotto il sole e così via. Altri invece, praticano kitesurf facendo alcune acrobazie e lasciando tutti a bocca aperta.
Accanto a me, ci sono dei bambini che bisticciano per chi deve usare per primo un piccolo aquilone che sfarfalla nel cielo azzurrino. Dopodiché la loro mamma li raggiunge per cercare di gestire la situazione.
Più avanti, una coppia si tiene per mano e passeggia sulla riva, dove le onde cancellano le loro orme. Lui... assomiglia a Michele, ma quando si gira, ho la conferma che non lo è affatto. Entrambi mi ricordano la nostra prima vacanza in Grecia.
Continuo ad osservare la coppia. Lui la abbraccia, lei lo bacia in risposta. Sembrano essere follemente innamorati l'uno dell'altro e per di più, noto che hanno una fede al dito, ma non è finita! Lei aspetta un bambino! Stanno formando una famiglia. Beati loro...
Chissà Michele cosa starà facendo ora... So solo che mi manca da impazzire.
Ma ora sono qui per divertirmi e non per pensare a lui! Anche se ho avuto l'ennesima conferma che qualsiasi cosa mi ricordi di lui. Accidenti, è proprio vero che ci si può allontanare da un posto, ma non da ciò che si ha dentro.
Per fortuna Marco viene sempre nel momento giusto per farmi tornare alla realtà.
«Tutto bene?» mi chiede poggiando una mano sulla spalla.
Annuisco sorridendogli per assicurarlo al meglio.
Simultaneamente dei suoi amici entrano correndo in acqua e uno di essi lo tira dal braccio.
«Venite a giocare?» domanda lanciandogli la palla che lui prende al volo.
Marco si gira verso di me. «Andiamo?»
«Credo che entrerò lentamente.». L'acqua non è esageratamente fredda, ma preferisco entrare poco per volta.
Marco alza gli occhi al cielo e mi tira a sé.
«Cammina dai!» mi incita spingendomi verso il mare.
L'amico, quello più espansivo e vivace, si avvicina a noi per poi tirarmi anche lui verso gli altri, tanto da farmi staccare da Marco che ci raggiunge subito dopo.
«E giochiamo co' ‘sta palla!» dice un altro componente facendo un tuffo che fa schizzare l'acqua a tutti i presenti.
«Ooh! Sto cojone!» risponde un'altra schizzandogli anche lei.
A seguire, anche gli altri (Marco compreso) cercano di "farlo affogare" riuscendoci quasi, dato che beve un po' d'acqua.
La partita inizia. Nella mia squadra siamo quattro ragazze più Marco, nell'altra quattro ragazzi. Tutti gli altri, come Chiara ad esempio, sono in riva a parlare del più e del meno, ma anche semplicemente ad abbronzarsi.
Giochiamo per almeno mezz'ora e dopo varie pallonate che hanno colpito un po' tutti (persino Marco alla testa), una delle nostre lancia accidentalmente una palla sulla spiaggia.
Marco corre a raccoglierla.

Pov Chiara

Accipicchia quanto scotta il sole a quest'ora!!!
Mi sollevo per cercare la crema, voglio evitare di prendere un'insolazione e rovinarmi la vacanza!
Abbasso leggermente gli occhiali da sole per cercare meglio nella borsa, ma vedo dei piedi e tante goccioline depositarsi sulla sabbia asciutta.
Alzo lo sguardo e vedo Marco illuminato dal sole che contribuisce a renderlo una vera e propria visione.
Gli sorrido dopo una buona mezz'oretta di sola contemplazione.
«Hai visto il pallone?» mi chiede scrutando tra le varie borse.
Scuoto la testa e prendo il flacone di protezione solare tra le mani, aprendolo.
Schiaccio il tubetto per farne uscire un po' sulle dita e spalmo la giusta quantità su braccia, pancia, petto e gambe.
Bene, adesso mi manca la parte posteriore. Metto un altro po' di crema sulle dita e porto la mano sulla schiena, cercando di massaggiare bene e proteggere tutta la zona.
Spero di non lasciare nessuna scia!
Contorcendomi provo a vedermi la schiena per quanto sia possibile farlo.
Ok... non ci riesco!
Sbuffo e lancio rassegnata il tubetto di protezione solare sul telo.
Mi giro a pancia in giù e vedo Marco pronto per tornare a riva con il pallone...
«Marco, aspetta!!!» lo fermo istintivamente.
Ma come mi è saltato in mente di chiamarlo?!?
Si volta e mi guarda in attesa che continui a parlare. E adesso che dico???
«Mi puoi aiutare con...» e termino la frase indicando la confezione di crema.
«Ah...ok, un attimo...» risponde lui correndo verso la riva e lanciando la palla agli altri.

Pov Barbara

Poiché Chiara lo chiama, Marco ci ridà la palla e torna da lei.
Faccio un salto da dentro l'acqua verso l'alto per prenderla al volo, ma me ne pento subito poiché si slaccia il reggiseno.
Che figura! Fortunatamente però ho la prontezza di mantenerlo.
Tutti scoppiano a ridere, me compresa. Un amico, quello più vicino, mi dà una mano per riaggiustarlo con qualche difficoltà.
«Grazie tante...» dico diventando rossa come un peperone.
«Ma figurati!» risponde sorridente.
La prossima volta eviterò di fare tanto spettacolo...

Pov Chiara

Torna da me e si abbassa sulla sabbia, mettendosi in ginocchio alle mie spalle.
Gli passo la crema e prima di girarmi lo vedo mentre ne mette un po' sul suo palmo.
Il freddo della crema contrasta con il calore della sua mano che delicatamente inizia a massaggiare la mia pelle...
Inizia dalle spalle ed è così delicato il movimento delle sue mani che mi rilassa completamente.
Prosegue spalmandomi la crema sulla schiena e per facilitarne la stesura, mi sposto i capelli da un lato.
Il massaggio è lento e sensuale e riesco a percepire il suo respiro caldo sul collo.
Ma perché mi vengono queste geniali idee???
«Fatto!» esclama Marco alzandosi e guardandomi la schiena soddisfatto del suo lavoro.
«Grazie mille!» dico prima di spostarmi nuovamente i capelli e tornare a prendere il sole tranquillamente.
«Perché non vieni a farti un bagno?» chiede lui fermandosi improvvisamente e voltandosi.
Ora che ho messo la crema me lo chiede?!?
«Ehm... vi raggiungo dopo!» annuncio spazzando via con la mano della sabbia finita sul telo.
«Dai, vieni! Il mare è bellissimo!» insiste lui avvicinandosi pericolosamente a me.
Se continua così sarà difficile dirgli di no...
«Davvero, lo faccio tra un po'!» continuo tenendo testa alla sua insistenza.
«Ne sei proprio sicura?!? Guarda come si stanno divertendo gli altri!» dice girandosi verso il mare e indicandomi gli altri amici.
Guardo nella sua stessa direzione e vedo... Barbara?!?! Ma cosa sta facendo?
Aguzzo la vista e mi accorgo di vedere bene, stranamente!
Un ragazzo sta slacciando il costume a Barbara!!!
«Ma che...» penso ad alta voce.
«Bene, vado da loro!» mi comunica Marco prima di correre in acqua e raggiungerli.
Continuo a osservare la scena per cercare di capirci qualcosa in più, ma vengo distratta da un vociare...
Mi giro e vedo alcune ragazze, che mi guardano direi... malissimo e si affrettano a seguire Marco.
Una delle tre si avvicina sorridendomi e simulando una caduta, mi tira addosso buona parte della sabbia che ovviamente si attacca alla crema solare che non si è ancora assorbita facendomi assomigliare ad una cotoletta impanata, grandioso!
«Ops... scusami cara!» dice la st...essa ragazza che mi ha fatto lo scherzetto, sorridendomi e girandosi verso le sue amiche che invece ridono della sua immaturità.
Molto simpatica, devo ammetterlo!
Le seguo con lo sguardo e una delle tre salta sulle spalle di Marco, attaccandosi a lui come una cozza allo scoglio.
Davvero, davvero simpatica...
Non sono gelosa, assolutamente no! Penso solo che sarebbe stato meglio se non fossero venute con noi.
Ma in ogni caso... non m'importa, io al contrario loro, condivido la villa con Marco. La ruota gira per tutti!
Cerco di pulirmi un po' dalla sabbia e mi stendo ancora una volta a prendere questo benedetto sole.
Fa troppo caldo!!!
Mi metto a pancia in giù sull'asciugamano e osservo i ragazzi uscire dal mare.
Ok... rettifico! Osservo Marco uscire dal mare...
Le goccioline d'acqua scendono sul suo corpo e attraversano il suo petto, gli addominali, i bicipiti; se poi vogliamo aggiungerci il suo fantastico sorriso smagliante e il suono della sua risata...
Dannazione non posso farcela!!!
Abbasso la testa guardando di tanto in tanto il mare... sì, solo e unicamente il mare!
«Perché non hai fatto il bagno?» mi chiede Barbara avvicinandosi al suo asciugamano e strizzandosi i capelli bagnati.
Quando è arrivata qui?!?
Alzo le spalle in risposta e torno a guardare per sbaglio Marco, che si avvicina a noi.
«Vi va di venire al bar a prendere qualcosa?» chiede mostrandoci i suoi denti bianchi e perfetti in un sorriso.
«Certo!» esclamo alzandomi e togliendomi di dosso qualche granello di sabbia.
Le parole mi escono spontaneamente di bocca.
«E tu?» si rivolge a Barbara.
«Voglio prima asciugarmi un po' al sole.» ammette lei sedendosi.
Marco annuisce e insieme ad altri ragazzi entriamo nel bar dove resto immediatamente colpita da una spaziosa sala giochi.
«C'è anche il biliardo!» esclamo senza rendermene conto.
«Si, vuoi giocarci?» chiede Marco sorridendomi.
Se sapessi come si fa, volentieri!
«Ok!» accetto con un'alzata di spalle e mi dirigo verso il tavolo da gioco.
Marco mi raggiunge dopo poco con una stecca in mano che mi passa subito dopo.
«Precedenza alle donne!» dice sistemandosi al lato del tavolo.
Non so esattamente come posizionarmi con la stecca, ma dai film americani in cui giocano a biliardo, ricordo che si mette sotto l'ascella... no?
Ok, non so assolutamente cosa devo fare...
Guardo Marco in cerca di suggerimenti, ma lo vedo coprirsi la bocca con il palmo della mano e sorridere.
«Sai che devi fare, vero?» mi chiede lui passandosi una mano tra i capelli ancora bagnati.
«Ovvio, sono un'esperta...» ammetto con nonchalance e maneggiando la stecca senza un senso logico.
Sento in lontananza delle risate e girando la testa m'imbatto nei loro visi: sono sempre le tre ragazze di prima che stanno assistendo alla scena e a quanto pare si stanno anche divertendo un mondo.
Marco si schiarisce la voce e sento il suo petto aderire alla mia schiena.
Sussulto a causa di quel contatto improvviso e provo a concentrarmi sul gioco.
«Devi colpire le biglie in modo tale che entrino nelle sei buche...» sussurra lui vicino al mio orecchio.
Annuisco e mi prende la mano aiutandomi a capire come tenere correttamente la stecca.
Toglie la mano e mi sfiora il braccio ed io non posso fare a meno di rabbrividire al suo tocco.
Lascio andare la stecca e colpisco le biglie con l'aiuto del maestro Marco.
Mi giro contenta e lo abbraccio senza pensarci due volte.
Lui ride e ricambia sollevandomi leggermente da terra.
Guardo in direzione delle tre simpaticone e rivolgo loro un sorriso, stringendomi ancora di più a Marco.
Questa volta la ruota gira nella mia direzione!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Pov Barbara

Michele si sta avvicinando. A chi? A me no? No! A lei!
Adesso la bacia mentre vengo risucchiata alle mie spalle, ma continuo a vederli nonostante la lontananza.
Stanno formando una famiglia numerosa. I loro figli sembrano moltiplicarsi secondo per secondo. Sembrano amarsi per davvero...
Mi sveglio di soprassalto notando che sono le 6.30.
Ci risiamo, un altro incubo in cui è presente Michele...
Giro la testa. Chiara sta beatamente dormendo.
Scendo dal letto e con un passo felpato, attraverso la stanza fino ad uscirne.
La porta di Marco è completamente aperta, quindi devo stare attenta a non far rumore.
Corro furtivamente in cucina chiudendo la porta alle mie spalle.
Infine, mi avvicino alla finestra e aspetto... aspetto che il tempo mi faccia diventare immune a questi sentimenti, tutto mentre la ragione mi incoraggia con la solita parola: "Passerà!". Ma passerà per davvero?
Il tempo trascorre e io sono ancora qui a pensare a lui, come il primo giorno in cui ci siamo lasciati. E il sentimento? È sempre lo stesso dal momento in cui ho scoperto di amarlo. Non riesco ancora a rassegnarmi a tutto ciò.
Abbasso lo sguardo accorgendomi che ho le lacrime alla base dei miei occhi.
«Che ci fai qui?»
Mi volto spaventata e vedo un'ombra sull'uscio della porta con dei pantaloncini bianchi. Focalizzo la sagoma e mi rendo conto che è Marco.
«Faccio spaventare così tanto?» ridacchia lui.
Scuoto il capo. Ma perché appare sempre quando penso a Michele?
Si avvicina lentamente e si appoggia di spalle al bancone della cucina, mi attira a sé e mi abbraccia fortissimo da dietro. Infine, mi asciuga le lacrime con il dito.
«Qualche ladro ti ha rubato la lingua?» domanda continuando a ridere tanto da coinvolgere anche me.
«No, no.» rispondo staccandomi da lui per prendere un fazzoletto.
«Ti va di fare un giro in spiaggia mentre mi racconti cos'hai?» propone.
«D'accordo.»
«Bene...». Si sfrega le mani mentre mi guarda da testa a piedi.
«C'è qualche problema?» chiedo cercando di capire.
«Andiamo in pigiama?» domanda serio.
Scoppio a ridere per la sua buffa serietà e annuisco.
«Okay.». Si morde il labbro inferiore e fa strada verso la porta d'ingresso per poi farmi uscire per prima.
Qualche minuto più tardi, camminiamo lungo la spiaggia, l'uno accanto all'altro mentre entrambi portiamo alle mani le nostre infradito per evitare di bagnarle.
Gli ho raccontato del sogno e del fatto che mi manca ancora Michele.
«Dovresti uscire, fare nuove conoscenze, frequentare più persone che ti aiutino a distrarti e che non ti facciano pensare a lui.» commenta.
«Non credo di riuscirci.» confesso.
«Non puoi dirlo finché non ci hai provato.»
Mi stringo nelle spalle. Beh, ci ho provato qualche volta... ma c'è sempre qualcosa che mi porta a lui.
«Ed infine dovresti incontrare qualcuno che ti aiuti a dimenticarlo definitivamente.» continua.
Annuisco semplicemente, prima di cambiare discorso.
«Tu invece?» chiedo curiosa. Lui non mi ha mai parlato di sé.
«Io... cosa?» domanda facendo il finta vago.
Non vuole parlare dei suoi sentimenti e delle sue ex? Non sarà uno di quelli che dà consigli quando è il primo a voler essere aiutato?
«Va bene, se non vuoi parlarne fa nulla.». Non vorrei imbarazzarlo.
«Ho avuto solo una storia seria.» confessa lui qualche passo dopo.
«Se ti risulta difficile parlarne, cambiamo discorso.» mormoro.
«No, mi fa piacere.» risponde facendo tornare il suo solito sorriso.
«D'accordo.». Posso fargli delle domande o aspetto che sia lui a parlarne?
«Mi sono fidanzato quando avevo appena compiuto i 18 anni. Sono stato insieme a lei per quasi quattro anni finché mi ha confessato di essersi innamorata del mio, ora, ex migliore amico.» dice con tranquillità.
Dunque facendo i conti, si è lasciato quasi 2 anni e mezzo fa.
«Ti manca ancora?» chiedo.
«No, assolutamente.» risponde sincero.
«E dopo di lei niente più storie?»
Arriccia la fronte. Ora sembra leggermente... imbarazzato.
Ok, dopo questa domanda, la smetto. Lo prometto.
«Solo storielle.» risponde diventando scarlatto.
«Ah...». Arrossisco anch'io. Intende solo quelle da una notte e via? Non credevo fosse quel genere di ragazzo.
Si gira verso di me e credo abbia notato il mio rossore sul volto.
«Sì, ma sono cambiato, lo giuro!» si affretta a riparare. «Infatti mi piace una ragazza e ho intenzione di avere una storia seria con lei.» confessa con gli occhi lucidi, come un vero innamorato.
Aguzzo le orecchie. Sta parlando di Chiara?
«Per caso questa ragazza fa parte della comitiva?» chiedo mostrando forse un po' troppo il mio entusiasmo. Ma sbaglio o mi ero promessa di non fargli più domande?
Lui annuisce sorridendomi qualche secondo prima che io scivoli per terra trascinandomi anche lui appresso.
Che figura! È sopra di me!
«Scusami!» dico arrossendo da testa a piedi.
Marco scoppia a ridere e si rimette in piedi, dando una mano anche a me.
«Volevi usarmi come paracadute?» chiede divertito.
«Era più o meno quella l'idea. Ti sei fatto male?» domando preoccupata.
«No, tu?»
Scuoto il capo. Poi, continuiamo a camminare prima di rincasare per metterci i costumi e tornare qui con il resto della comitiva.

Pov Chiara

Siamo appena tornati in villa dopo una giornata di solo sole, mare e salsedine!
Lascio il bikini ancora bagnato di acqua di mare per terra e mi rendo subito conto di essermi abbronzata un po' più di ieri, osservando la pelle bianca che non è esposta al sole.
Guardo la mia immagine riflessa nello specchio e sgrano gli occhi: mi sono completamente bruciata!!!
Ci vorranno minimo due barattoli di crema idratante per avere un po' di sollievo.
Entro velocemente in doccia e apro l'acqua fredda e giurerei di vedere quasi uscire il fumo dalla mia pelle bollente!!!
Sento qualcuno bussare alla porta, dalla voce intuisco sia Marco che giustamente reclama il suo turno in bagno.
Esco dalla doccia e mi asciugo rapidamente, indosso l'intimo e mi ricopro con il telo prima di uscire.
Lo vedo dietro la porta, con le spalle contro il muro ad aspettare.
Gli sorrido colpevole e gli passo velocemente una mano tra i capelli arruffati e resi ispidi dalla salsedine.
Ricambia il sorriso ed entra in bagno.
Io invece vado in camera a prepararmi per la serata di oggi.
Indosso il vestito che ho scelto di mettere e le scarpe.
«Certo che ti sei proprio ustionata!» commenta Barbara entrando in camera ed osservandomi.
Annuisco e confermo guardandomi le braccia abbronzate.
«Comunque adoro il tuo vestito!» ammette sorridendo e prendendo un lembo di stoffa tra le dita.
«Grazie... mi sta bene secondo te?» chiedo facendo una giravolta su me stessa come una bambina.
Lei sorride e annuisce sedendosi al letto.
Asciugo in fretta e furia i capelli, lasciandoli un po' mossi e inizio a truccarmi.
«Secondo te, mi sta meglio un trucco sul grigio o sui toni del nude?» le chiedo mentre provo qualche ombretto sul dorso della mano.
«Nude, credo...» dice lei sporgendosi sul tavolo per vedere i miei ombretti.
«Bà, devi essere sicura! Devo essere impeccabile oggi!» ammetto cercando un pennello da sfumatura.
«Perché?» chiede lei curiosa e sorridente.
Eh già Chiara, perché?
Prima di risponderle guardo fuori dalla porta, per essere sicura che Marco non stesse lì.
«Non lo so... vedo Marco più sorridente, ha uno strano luccichio negli occhi, è diverso!» le confesso sottovoce e sorridendo come un'ebete.
La vedo sorridere e annuire.
«Secondo me, stasera è LA SERA! Succederà qualcosa, lo sento!» esclamo tornando ad occuparmi del trucco.
«Lo spero per te! Sareste proprio una bella coppia!» dice lei con enfasi.
Sorrido e continuo a prepararmi per questo falò in spiaggia.
È bello vedere il cielo stellato e sentire il rumore delle onde del mare infrangersi sulla riva.
A rendere ancora più romantica la situazione, è il leggero bagliore del fuoco che oltre a riscaldarci (e sebbene siamo in piena estate a quest'ora sulla spiaggia fa davvero freschetto!), mi permette di vedere nitidamente Marco intento a suonare la chitarra.
Ammetto che è davvero bravo! Chissà, magari un giorno potrà insegnarmi a suonarla!
«A Marco! Ce stai a stona' le orecchie co' 'sta chitarra!» esclama uno del gruppo ridendo.
«Ma statte un po' zitto!» lo rimprovera la ragazza che ridacchiando si accoccola sotto il suo braccio.
Loro due si sono messi insieme qualche giorno fa e per loro è la prima vacanza da fidanzati. Sono troppo teneri!
Dei ragazzi stanno fumando una sigaretta, altri lanciano sassolini nel mare, alcuni invece ballano a ritmo di chitarra e la maggior parte (me compresa), resta qui seduta attorno al fuoco ad osservare.
«Facciamo un gioco?» propone uno dei due ragazzi che stava fumando.
«Che gioco?» chiedono subito i più curiosi.
«Si chiama "Non ho mai..." lo conoscete?» si rivolge a noi mentre prende qualche alcolico.
Scuoto la testa e vedo alcune facce scettiche.
«Come si gioca?» chiede Barbara incuriosita.
Il ragazzo inizia a spiegarci il gioco: si dispongono dei bicchierini pieni di alcolici al centro, a turno ognuno dovrà dire qualcosa che non ha mai fatto e se nel gruppo c'è qualcuno che al contrario lo ha fatto, dovrà mandare giù il bicchierino.
Sembra un gioco carino, spero solo di reggere l'alcol almeno questa volta! Voglio evitare figure di merda in pubblico e per di più davanti a Marco.
«Sicuramente perderò io!» si lamenta una delle tre spasimanti di Marco, cercando di attirare l'attenzione su di sé.
«Non si vince né si perde! Al limite ti ubriachi!» risponde un'altra ragazza spiazzandola.
«Va bene! Io direi di iniziare! Chi vuol essere il primo?» domanda il "comico" del gruppo sollevando un bicchierino.
Così il gioco comincia...
«Io non ho mai... usato il rossetto!» esclama ridendo un ragazzo e incitando noi femminucce a bere.
Prendo il mio bicchierino e mando giù il contenuto velocemente.
Arriva il turno di Marco. Sono proprio curiosa di sentire ciò che dice.
«Non ho mai fatto un tatuaggio!» esclama lui mentre alcuni amici bevono i loro alcolici.
Ed ecco il turno di Barbara.
«Invece io non ho mai tradito nessuno!» ammette la mia amica un po' triste, mentre due ragazzi bevono.
La guardo per qualche secondo e intravedo i suoi occhi lucidi.
Sono sicura al 100% che alludesse a Michele, è ingiusto ciò che le ha fatto!
La mia attenzione è catturata da qualcuno che ride senza motivo e altri che canticchiano canzoni senza senso.
Fortunatamente, al contrario loro, sono ancora lucida!
«Non ho mai fatto un bagno al mare di notte!» confesso io al mio turno.
«Non ti preoccupare, provvediamo subito!» dice ridendo il ragazzo accanto a Marco che si alza con lui per venire nella mia direzione.
Oddio no.
«No, no. Che volete fare?!?» chiedo allarmata alzandomi in piedi e tirando Barbara con me.
«Ehiii che c'entro io??» dice lei preoccupata mentre la trascino con me cercando di scansare i due malintenzionati.
Ma niente da fare! Ben presto mi ritrovo in acqua con i capelli rovinati ed il trucco sbavato!!!
Proprio stasera che volevo essere perfetta!!! Cazzo!
Per colpa mia anche Barbara adesso si ritrova completamente fradicia; spero mi perdoni!
Torniamo dagli altri che ci accolgono con una risata cristallina.
«Bene, ora ho fatto il bagno di notte!» ammetto unendomi alle loro risate.
Il gioco procede e mi ritrovo a ingurgitare l'ennesimo bicchierino.
Sento la vodka bruciarmi in gola e non riesco più a pensare.
«Io! Non ho mai... fatto sesso sotto la doccia!!!» esclama un amico di Marco ridendo e bevendo.
Alzo la testa e guardo gli altri bere, così istintivamente mi porto il bicchiere alle labbra e ingoio anche questo bicchierino!
Un attimo! Ma io non l'ho mai fatto!!! Perché ho bevuto???
Scoppio a ridere e la mia risata rimbomba nella testa e non riesco più a capire di cosa stiano parlando.
«Non gridate! Grazie!» dico agli altri che come me stanno ancora seduti.
Mi giro verso Barbara e... un attimo!!! Vedo due Barbara... ma com'è possibile?!?

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Pov Chiara

Mi scoppia la testa. Vengo spinta da qualcuno e mi giro d'istinto.
C'è una ragazza che ride seduta sulle spalle di un ragazzo intento a sorreggerla per le cosce e a ballare.
Non so da dove provenga tutta questa musica da discoteca assordante.
La sento risuonare nella mia testa insieme alle voci, le risate e le urla degli altri.
Più in là c'è già chi, non reggendo più l'alcol lo rigetta sulla sabbia. Che schifo.
Sento un conato di vomito fare capolino, ma mi giro prima che sia troppo tardi.
Un'amica della comitiva si avvicina a me e balla scatenatissima.
«Bevilo tu, tra poco vomito...» dice fermandosi a poco a poco e lasciandomi in mano un bicchiere di Martini.
Si allontana e sento la testa girare. Ho bisogno di bere qualcosa... ah ecco, il Martini!
Mando giù velocemente e in lontananza vedo Barbara ballare. La raggiungo facendomi spazio tra la folla.
«Ah eccoti! Ti stavo cercando!» dice lei mentre sul suo viso si fa spazio uno strano sorrisino.
«Sei ubriaca?!?» chiedo servendomi di un momento di lucidità improvviso.
«Anche tu lo sei!» dice ridendo e puntandomi un dito contro.
Praticamente siamo tutti ubriachi, faremmo prima a dire chi ancora non lo è.
Vedo Marco in lontananza e lo riferisco a Barbara.
«Ma tu lo sai che mi ha detto che gli piace una della comitiva?» confessa lei continuando a ballare.
Coooooooooosa?!?!? Oh. Mio. Dio.
«Marco!!! Vieni qui!» lo chiama la mia amica.
No. Perché l'ha fatto!!!
Mi volto di scatto prima che arrivi. Non posso affrontarlo proprio adesso...
Sento ancora una volta qualcuno che si scontra con me.
Alzo la testa anche se immagino già chi è.
«Marco...» dico in un sussurro guardandolo timidamente.
«Mi hai chiamato?» chiede lui rivolgendosi a Barbara con un tono di voce alto.
«Beh adesso ballate, daiiiiii!!!» dice lei ridendo entusiasta e spingendomi leggermente contro di Marco.
Tengo lo sguardo basso ed evito di guardarlo negli occhi. Non voglio diventare un peperone!
«Va bene, balliamo!» dice lui sorridendomi e iniziando a ballare.
Non ce la posso fare. Non ce la posso fare!!!
Passa una ragazza con tre bicchieri in mano. Ne prendo uno e la ringrazio.
Mando giù velocemente e lascio il bicchiere vuoto.
Torno a guardarlo. Quanto è bello.
Adesso ha una sigaretta in mano e sta fumando. Forse qualcuno gliel'ha data mentre prendevo da bere.
«Tutto bene?» chiede scandendo per bene le parole con le sue labbra fottutamente perfette mentre poggia la sigaretta su di esse.
Resto incantata a fissarlo senza rispondere.
Mi scuote leggermente. Guardo la sua mano sul mio braccio.
Annuisco e inizio anch'io a ballare.
Mi avvicino piano piano a lui e sento il Martini di prima fare effetto e l'odore del fumo entrarmi nelle narici.
Vedo Marco diventare sempre meno nitido e chiudo e riapro gli occhi più volte per riavere un'immagine definita.
Sorrido e continuo a ballare. Nel frattempo la stessa ragazza di prima ritorna dagli altri con tre bicchieri... anche se mi odierà, ne dovrà andare a prendere un altro.
Anche questa volta, l'alcol scivola giù velocemente nella mia gola e sento lo stomaco bruciare.
Marco mi dice qualcosa, ma non riesco a sentirlo.
Resto a guardarlo e continuo a ballare.
«Vacci piano con quelli...» sussurra al mio orecchio indicandomi i bicchieri vuoti accanto a noi.
Siamo vicini e poggio le braccia attorno al suo collo.
Mi guarda e intravedo dal fumo un sorrisino sul suo viso.
Continuiamo a ballare e sento le gambe cedere a poco a poco. Mi reggo a Marco, è la mia ancora di salvezza!
Mi poggia una mano sul fianco e mi sorregge mentre continuiamo a muoverci sulle note di questa musica sparata a palla.
Lo guardo. Lui mi guarda e butta fuori il fumo. Sorrido. Anche lui mi sorride. Accidenti...
Prendo la sigaretta dalle sue dita e la porto sulle mie labbra. Faccio un tiro.
Soffio via il fumo lentamente e mentre continuiamo a ballare, lui osserva il fumo.
Gli passo di nuovo la sigaretta. La riporta tra le labbra e fa un altro tiro.
Butta ancora una volta fuori il fumo della sigaretta e d'istinto gli prendo il viso tra le mani e mi avvicino a lui.
Smettiamo di ballare. Non c'è più nessuno attorno, sento solo il suo profumo impregnato di fumo.
Il suo naso solletica il mio e le nostre labbra sono ancora una volta vicine. Si sfiorano.
Non resisto più. Lo bacio. Oddio lo sto facendo per davvero.
Questo bacio sa di fumo ed è difficile distinguere il sapore delle sue labbra. Dovrò baciarlo ancora per scoprirlo.
L'unico problema è che Marco si ferma e mi guarda rapidamente prima di spostare lo sguardo ed allontanarsi.
Resto immobile qui. Scoppio a ridere per non piangere. Ho bisogno di Whisky, Vodka e Tequila adesso.
Così prendendo un ennesimo bicchierino mi giro a guardare Marco.

Pov Barbara

Bevo qualche altro sorso di Mojito e mi prometto che questo sarà l'ultimo!
Mi volto dall'altro lato, dove c'è una parte degli amici nostri.
«Michele!» urlo esaltata, forse troppo, ma che importa!
Poggio la mano e lui si volta del tutto. È un po' diverso, ma forse perché non riesco a focalizzare bene tutto ciò che ho attorno.
«Ma che voi?» mi domanda. Sembra brusco, ma non m'importa nemmeno di questo!
«Michele! Che ci fai qui?» gli chiedo gridando. Non mi ero accorta di lui. Com'è possibile? Ma fa nulla!
Mi avvicino per salutarlo con un abbraccio, ma lui si scosta.
«So' Lorenzo!»
Dice bloccandomi per le braccia prima che mi avvicini a lui di nuovo.
«Marco pijatela!» dice ridacchiando.
Mi sento tirare dalle spalle.
«Barbara andiamo via.»
Mi volto e vedo il mio amico che mi trascina con forza, via da Michele.
«Lasciami!» gli ordino infastidita dal suo comportamento.
Fortunatamente mi libero e torno da Michele che ora è con gli altri amici nostri.
«Barbara!». Marco insiste e mi riprende per il braccio trascinandomi via.
«Raga che succede?» chiede una terza voce, quella di Chiara. Ci ha appena raggiunti, credo.
«Devo andare da Michele!» ribatto incazzata. Perché non me lo lascia fare?
«E vai da Michele!» m'incoraggia Chiara.
«Non è Michele! È Lorenzo!»
Oh cielo! Marco si è messo in testa che non è lui!
Decido di non ribattere, ma solo per questa volta. Ho una strana sensazione...
Cosa mi sta succedendo?
«Marco?» chiedo smarrita.
«Dimmi?!». Mi incita a parlare richiamando la mia attenzione con delle parole tipo "Oh!", "Bà!", ma io lo ignoro per un po'.
Credo passi qualche minuto prima che riesca a rispondere.
«Mi gira tutto.» dico d'un tratto prima di svenire. 

Pov Chiara

Marco lascia Barbara sul letto che sta già dormendo.
Mi sento in imbarazzo, ma ho una tremenda voglia di assaggiare il suo sapore.
Lo guardo velocemente e lo vedo sedersi sulla mia parte di letto. Merda!
«Vuoi dormire?» chiede lui preoccupandosi di doversi alzare dal mio posto.
«Sì, con te!» esclamo sedendomi accanto a lui.
Ha un profumo buonissimo.
Ride e mi poggia una mano sul ginocchio.
Sussulto e lo guardo.
«Allora buonanotte!» dice lui sdraiandosi al centro del letto.
Oddio lo sta facendo davvero?!?
Mi guarda in attesa di una risposta. Sarà sicuramente ubriaco fradicio... meglio approfittarne allora!
Tolgo in un batter d'occhio le scarpe e mi stendo anch'io accanto a lui.
Guardo il soffitto e mi sposto leggermente. Sento il dorso della sua mano accanto alla mia. Che faccio???
Ma perché Barbara dorme?!? Ho bisogno di aiuto!
Timidamente sposto la mia mano sulla sua e pian piano intreccio le mie dita a quelle della sua mano.
Mi giro a guardarlo e osserva il soffitto. Chissà che ci trova d'interessante lì sopra! Bah!
Osservo anch'io il soffitto e aspetto che accada qualcosa...
«Marco...» sussurro. Non voglio svegliare Barbara.
«Mhmh?»
«A proposito... di prima... sai, il bacio...» comincio.
Datemi una medaglia per il coraggio. Adesso.
Forse è l'alcol!!!
«Shhh!!! Notte!» sussurra lui interrompendomi e sbadigliando.

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Pov Barbara

Qualcosa batte contro la finestra. Dovrei alzarmi per andare a controllare, ma scelgo di continuare a tenere gli occhi chiusi altri cinque minuti.
Mi risveglio. Questa volta però, non per il rumore, ma per l'urto del vomito. Cerco di temporeggiare ancora, ma sono costretta ad alzarmi onde evitare di vomitare sulle lenzuola.
Corro in bagno, socchiudo la porta il più veloce che posso prima di inginocchiarmi davanti al water e vomitare anche l'anima.
Ma cos'è successo ieri sera? Sforzo la mia mente a ricordare ciò che è passato, ma nulla. Non ricordo né con chi ho parlato né dove sono stata né quanti bicchieri ho bevuto. Non ricordo praticamente nulla. È come se ci fosse un vuoto, come se quella parte della mia vita non fosse mai esistita.
Appena disincantata, mi rendo conto di aver fissato il cesso per almeno dieci minuti. E cosa c'è di bello nel fissarlo...?
Tiro lo sciacquone e mi avvicino al lavandino per rinfrescare la bocca e bere un po' d'acqua.
Simultaneamente, mi guardo allo specchio. Ho il trucco sciolto e gli indumenti spiegazzati.
Così, mi strucco e torno in camera per scegliere cosa mettermi dopo essermi fatta una doccia.
Entro in stanza e prima di avvicinarmi alla mia valigia, vado alla finestra per spostare ciò che causa questo fastidioso rumore.
Controllo di qua e di là rendendomi conto che è la cinta di Marco, appesa alla sedia, vicino al vetro. Così, la poggio con cautela sul mobiletto.
Camminando, mi accorgo inoltre che per terra ci sono altri vestiti... tutti da uomo!
Un attimo! Che ci fanno le sue cose qui?
Sposto lo sguardo sul letto e mi rendo conto solo ora che al centro c'è Marco. Oddio!
Chiara al lato, in posizione fetale. Lui invece, dorme spaparanzato sul letto, impadronendosi di quel che dovrebbe essere il mio cuscino...
Entrambi hanno solo il costume. Si sono spogliati ieri sera?
Mi avvicino di più. Chiara ha il costume slacciato, ma che la copre ancora.
Sgrano un po' gli occhi. Cos'hanno fatto mentre dormivo accanto a loro? Oh ragazzi, un po' di contegno!
Meglio lasciarli soli...
Prendo velocemente la mia roba e vado a lavarmi.
Uscita dal bagno dopo quaranta minuti, vado in cucina per preparare la colazione.
Apro le dispense. Credo di non aver mangiato nulla prima di andare in spiaggia ed infatti, sto avendo dei dolorosissimi crampi allo stomaco. Dunque mi serve una colazione sostanziosa.
Non c'è molto qui... Apro il frigo e per fortuna ci sono sei uova. Potrei mangiarne due strapazzate, come ho visto fare in Scozia!
Le prendo immediatamente e perché no, riscaldo anche un po' di latte che berrò dopo con qualche biscotto.
Un mix tra cucina italiana e scozzese, ma non m'importa. Ho troppa fame!
Porto il tutto sul bancone e mi siedo allo sgabello, cominciando a sbranare tutto ciò che trovo davanti.
«Da quanti anni non mangi?» chiede ridacchiando una seconda voce.
Mi volto e saluto Marco con la mano sporca di uova e biscotti, prima che si sieda accanto a me.
Mi pulisco velocemente.
«Chiara dorme ancora?» domando.
«Credo di sì.» risponde continuando a fissare il mio pasto.
Poi allunga la mano e ruba un biscotto.
«Ehi! È la mia colazione!» protesto fingendomi offesa.
Continua a ridere e mi afferra delicatamente dal braccio per farmi rigirare verso di lui.
«Lo rivuoi?» domanda mettendoselo tra i denti e avvicinandosi al mio volto.
Alzo gli occhi al cielo.
«No, grazie. Lilli e il Vagabondo lo fate tu e Chiara.» rispondo riprendendo poi a mangiare. Impressionante, non riesco ad appagare la mia fame nonostante abbia mangiato più di quanto mangi normalmente.
Si toglie il biscotto tra i denti. «Che?» chiede confuso.
Sposto lo sguardo verso la porta e vedo entrare Chiara con una corta veste da notte.
«Buongiorno.» dice lei, di già sorridente.
«Come mai tanto sorridente?» chiedo rivolgendo uno sguardo malizioso ad entrambi.
Lei non risponde, ma continua a sorridere.
«Cosa intendi?» domanda Marco, ancora confuso.
«Beh... Stamattina ho trovato i tuoi vestiti sparsi per terra, Chiara con il costume slacciato... Se sapevate di dover fare qualcosa, potevate spostarmi sul divano così avevate più spazio.» dico 
 ridacchiando.
Entrambi sgranano gli occhi.
«No! No! Non abbiamo fatto nulla!» si affretta a rispondere lei.
«No, aspetta! Ricordo di essermi spogliato perché stavo morendo di caldo.» risponde Marco, arrossendo.
«Sì anch'io.» continua Chiara. «Il costume si sarà slacciato durante la notte.»
«Non dovete giustificarvi.» rispondo sorridendo ad entrambi.
«Ma è vero, non abbiamo fatto nulla!» insiste lui facendosi più serio. Sembra quasi infastidito.
Forse si vergognano. Decido di non insistere, dopotutto non m'importa più di tanto. Sono fatti loro.
«D'accordo.» rispondo semplicemente continuando a bere il latte.
«Tu piuttosto... Ieri sei "svenuta" perché hai bevuto fin troppo, signorina.» continua lui.
«Sarebbe un rimprovero?» domando ridacchiando mentre Chiara si siede di fronte a noi.
«Credo proprio di sì, quindi non ridere.» risponde cercando di trattenere il sorriso.
«A lei basta poco per perdere conoscenza.» s'intromette Chiara.
«Esatto.» rispondo confermando l'affermazione.
«D'accordo allora ti terremo sott'occhio la prossima volta. Così evito di portarti via dalle persone forzatamente.» continua lui.
Questa volta, sono io a sgranare gli occhi. «Cosa?»
Marco sposta lo sguardo verso Chiara. Cos'è successo?
«Hai scambiato un tizio per Michele.» risponde lei.
«Credevo anche tu l'avessi scambiato per Michele.» continua Marco rivolgendosi a Chiara.
«Pensavo lo avesse visto veramente! Poi ho visto che era Lorenzo.»
«Ma non l'ho baciato né nulla, vero?». Sento il cuore fermarsi per un attimo.
«No! Ti ho portato via per evitare che combinassi qualche casino.» risponde Marco.
«Grazie.»
«Ma figurati!» dice sorridendo.
«Cos'altro ricordate di ieri sera? In generale...» domando cercando nuovamente di ricordare qualcosa.

Pov Chiara

Aspetto qualche secondo prima di rispondere alla domanda di Barbara.
Ricordo vagamente che c'è stato un bacio... va bene, lo ammetto, lo ricordo nitidamente; il problema è sapere quello che ho combinato dopo...
Non ho a mente l'immagine precisa di ciò che è successo dopo il bacio, ma in ogni caso credo non sia successo niente di tanto importante che non possa rammentare.
Guardo velocemente Marco per capire se a lui affiora qualcosa riguardo ieri sera.
«Io non ricordo niente.» annuncia lui portandosi alle labbra la tazzina con il caffè.
«Niente di niente?» chiedo spontaneamente e aggrappandomi a un briciolo di speranza.
Ma accidenti a me! Perché ho parlato?
Sento già il peso del mondo cadermi addosso.
Lui mi guarda e scuote la testa.
Ok, calma. Non so se questo sia un bene o un male. Respira.
Sento gli occhi annebbiarmi la vista, ma non è un buon motivo per scoppiare a piangere all'improvviso!
Sono tentata a risalire in camera e ficcarmi sotto le coperte fino a domani, ma i miei piedi sono incollati al pavimento e non mi sembra molto carino alzarmi e andarmene senza dare spiegazioni.
Bene... e adesso che faccio?!?
Lo dico o non lo dico?
«Tu invece?» chiede Barbara interrompendo i miei dubbi amletici.
Io invece?
«Nulla.» esclamo con un'alzata di spalle.
Certo, Chiara... spero di sembrare almeno un minimo credibile.
Non so se è la mia impressione, ma avverto un filino di tensione.
«Bene, vado a fare una doccia ci vediamo dopo!» dice Marco alzandosi dalla sedia e dirigendosi verso le scale.
Aspetto qualche minuto e nascondo la testa tra le braccia sul tavolo.
«Non pensare di passarla liscia, almeno non con me. Davvero non ricordi niente?» chiede Barbara sottovoce.
Alzo la testa. 
«Certo che no. Ricordo tutto! Quasi tutto...» confesso in preda al panico e assicurandomi che Marco non possa sentire.
«Ecco... e che è successo di tanto grave per avere quella faccia?» 
A questo punto non oso immaginare la mia faccia... 
«Per te un bacio è una cosa grave?» chiedo abbassando la voce ulteriormente. 
Meglio essere prudenti e sicuri al 200% che non sia presente nessuno.
Barbara spalanca leggermente gli occhi, ma un attimo dopo mi sorride.
«Con Marco, no?»
Annuisco. «E lui ovviamente non lo ricorda! Si può essere più sfigati?!?» chiedo facendo finta che non m'importi più di tanto.
La vedo mentre sposta una sedia e si avvicina al tavolo.
«Che aspetti a raccontarmi tutto?» chiede lei sorridendo.
«Se proprio insisti...» dico cercando di fare l'indifferente e inizio a raccontare ciò che è successo dal fatidico momento.
«Se non fosse stato per il presunto Michele, magari sarebbe andata diversamente...» dice lei dispiaciuta e imbarazzata.
«No,no tranquilla che tanto nemmeno si ricorda niente!» la rassicuro da rassegnata.
Sento l'odore di un'ennesima illusione!
«Vedrai che andrà sicuramente meglio e chissà, magari potrebbe ricordarselo più in là!» cerca di incoraggiarmi la mia amica, ma invano purtroppo.
Annuisco poco convinta e dopo poco decido di tornarmene a letto.
Tipico atteggiamento da persona matura, congratulazioni Chiara!!!
Salgo le scale e non vedo l'ora di sotterrare la testa sotto il cuscino e chiudere gli occhi.
Senza guardare dove metto i piedi continuo a camminare. Ahia!!! Scelta sbagliata...
«Scusami Marco!» dico immediatamente senza guardarlo in faccia e imbattendomi nel suo petto nudo. Perfetto...
«Tranquilla.» mi dice lui.
Non sono neanche sicura di essergli andata addosso, ma non importa!
Giro immediatamente l'angolo, lasciandolo lì in mezzo al corridoio, ma davvero adesso non ho nessuna voglia di parlargli.
Entro in camera velocemente lasciando la porta socchiusa e mi fiondo sotto le lenzuola.
Mi pento immediatamente di non aver chiuso poiché...
«Stai bene?» chiede facendo spuntare la testa dalla porta.
Alzo il braccio e gli mimo un "ok" con il pollice, evitando di parlare.
«D'accor...»
«Posso entrare?» sento una voce maschile provenire da fuori.
«Non lo so... chiediglielo tu...» gli risponde Marco.
Alzo la testa dal cuscino per vedere.
C'è Marco vicino lo stipite della porta, ma non riesco a vedere chi sia il ragazzo.
Marco si gira verso di me. Cazzo!
Sposto lo sguardo verso l'armadio e fingo di non averlo visto.
«Ehi ciao! Posso?» chiede il ragazzo misterioso entrando in camera.
Poco invadente devo dire!
Vedo Marco guardarlo e annuisco in risposta.
Ma chi diamine sarà questo adesso?!?
«Stai bene? Non ti ho vista in spiaggia oggi così mi chied...»
«Scusa Marco, puoi lasciarci soli? Grazie!» dico scontrosa, guardando il pavimento e interrompendo il poveretto.
«Va bene, vi lascio soli!» mi risponde lui chiudendo la porta.
Fantastico non ha nemmeno replicato!
Adesso scoppierei davvero a piangere se non fosse per questo sconosciuto qui seduto sul mio letto. 
«Scusami, dicevi?» gli chiedo mettendomi seduta ed allontandomi un po' da lui.
Quando si è avvicinato così tanto?!?
«No, nulla... mi chiedevo se stessi bene. Non sei venuta in spiaggia...» dice il tipo qui.
Che gentile però!
«In effetti non mi sento tanto bene...» rispondo.
«Posso fare qualcosa per te?» mi domanda dispiaciuto.
«No... grazie lo stesso!» dico sforzandomi di essere il più gentile possibile.
«Sei sicura? Dev'esserci una medicina o un rimedio per farti stare meglio...» ribatte lui.
No, purtroppo non esiste una cura contro il mal d'amore. Non ancora almeno. Forse potrei inventarla io però!
«Non preoccuparti! Mi basta solo riposare...» insisto con gentilezza ed abbandonando i miei stupidi pensieri.
«Va bene! Allora ti lascio dormire! Se ti senti meglio e vuoi raggiungermi in spiaggia, siamo dove abbiamo ballato stanotte!» mi comunica il ragazzo prima di avviarsi alla porta.
Ecco, se c'era qualcosa che non ricordavo di stanotte, ora ho scoperto cos'era!
Annuisco sorridendo forzatamente e aspetto che esca dalla stanza prima di rimettere la testa sotto il cuscino e dormire.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Venti giorni dopo.

Pov Chiara

«Non posso credere che le vacanze siano già finite!» ammetto sbuffando e raccogliendomi i capelli prima di iniziare il mio turno.
«Non ti lamentare tu! Sei pure andata in vacanza in Puglia mentre io ero qui a sgobbare!» mi risponde Gaia ridendo e dandomi una gomitata.
Rido per la sua risposta: in effetti non ha tutti i torti!
«Beh? Chi hai conosciuto lì?» chiede all'improvviso passando lo straccio sul bancone.
«Nessuno... chi avrei dovuto conoscere?!?» rispondo prontamente mentre spengo il cellulare.
«Bah... non so se crederti o meno!» annuncia lei poggiandosi su un gomito al bancone.
«Gaia, credimi! Ti avrei portato qualcuno altrimenti!» scherzo sapendo dove vuole andare a parare.
Ride e mentre controlla l'orologio, guarda l'ingresso del locale.
«È di nuovo qui...» dice aggrottando le sopracciglia e sbuffando.
Di che sta parlando?!? Sarà il suo spasimante, ne sono certa! Mi giro a guardare, sono curiosa!
Ma che accidenti...
«È già venuto altre volte?» chiedo alla mia amica.
«Credo tre volte... qualcosa del genere... non ha mai ordinato... bah! Vado io...» confessa Gaia.
«No ferma, ci penso io!!! Tu hai finito il turno, fossi in te starei già fuori!» le dico velocemente prendendo un menù in mano.
«Va bene...» dice lei guardandomi strano.
Le sorrido e aspetto vada via prima di capire cosa ci faccia Michele qui.
«Dai, su dimmelo!!! Chi è???» dice fermandosi all'improvviso ed avvicinandosi a me.
Ah, Gaia!
«Non è nessuno! Lo faccio per te, davvero!» insisto.
Mi dispiace mentirle, ma quando ci vuole... ci vuole!
«D'accordo! Buon lavoro allora!» mi dice facendomi un occhiolino e mandando ancora sguardi verso Michele.
Mi avvicino a lui: lo trovo diverso.
È più magro, ha due occhiaie scure sotto gli occhi che andrebbero corrette con del buon correttore aranciato... accidenti ha visto che fissavo le sue occhiaie!
«Ciao Michele.» lo saluto gentilmente.
Chissà perchè è venuto proprio qui!
«Ciao.» risponde guardandomi con degli occhi stanchi.
«Vuoi ordinare qualcosa?»
Si guarda attorno.
«No. Ho bisogno di parlare con te di un cosa.»
Mah... chissà di cosa o meglio, di chi, vorrà parlarmi!
Alzo lo sguardo verso gli altri tavoli e... accidenti c'è il mio capo!!!
«Non posso adesso. Ci sono altri clienti.» dico velocemente e fredda.
Mi allontano dal suo tavolo e mi dirigo verso altri clienti.
«Solo un secondo. Sono disperato.» dice fermandomi per un braccio.
Cazzo! Non ci voleva questo. Grande capo continua a guardarci.
Mi libero della presa, ignoro Michele e mi fermo ad un altro tavolo.
«È per Barbara!!!» dice a voce alta per richiamare la mia attenzione.
Ah ma davvero?!? Non ci avrei mai pensato, pff!!!
«Cosa è successo?» chiedo tenendo d'occhio il mio superiore e sparecchiando un tavolo.
«Devo parlarti di una cosa!» ribadisce il concetto.
Però mi fa tanta tenerezza! Che provi ancora qualcosa per lei? Non avrebbe avuto senso tradirla però. Oh, accidenti questi ragazzi!!!
«Ora non posso, vorrei tanto ascoltarti, ma ho appena iniziato il turno e non vorrei perdere l'unico lavoro che ho. Scusami...» liquido Michele velocemente.
«Posso aspettarti fuori.» continua ancora.
Guardo il capo, poi mi giro velocemente verso Michele. Quanto mi sta costando questa chiacchierata!!!
«Finisco tra quattro ore!» spiego lasciandolo lì.
Lo vedo ricomparire immediatamente.
«Non importa, ho tempo.»
È proprio un osso duro!!! Dio... voglio aiutarlo, ma come posso fare?!?
«Va bene. Ti aspetto fuori! Tra quattro ore, per parlare di Barbara!» sussurro facendo finta di non parlare con lui.
Mi sento una spia in missione segreta, accidenti!
«Ok. Grazie!» dice facendo spuntare un sorriso sul suo volto.
«Però adesso devi andartene, altrimenti mi trovi tu un posto di lavoro!» continuo a parlare sottovoce sperando di passare inosservata.
«Sì! Ma sta bene vero???» chiede preoccupato.
«Certo che sta bene! È con Marco in questo momento!» dico velocemente osservando il volto di Michele farsi scuro.
Chissà che staranno facendo...

Pov Barbara

Siamo seduti al divano, l'uno di fronte all'altro e abbiamo appena finito di ripetere per il test di ammissione che terrò tra qualche giorno. Chiara non è potuta venire ad ascoltarmi poiché doveva lavorare. Così mi ha consigliato di chiedere a Marco che non ci ha pensato due volte a darmi una mano.
«Sono agitata.» confesso.
«Andrai sicuramente bene! Non hai fatto alcun errore.» risponde sorridendomi.
«Sì, però...». Sposto lo sguardo sui libri. Riuscirò a ricordarmi tutto e a mantenere la calma?
«Però nulla!» dice appoggiando una mano sulla mia e stringendomela. «Sei stata bravissima, lo passerai sicuramente!»
Annuisco spostando la mia mano sul libro mentre i ricordi mi assalgono ancora una volta: fino a qualche mese fa era Michele a consolarmi. Lui mi ascoltava ad ogni pre-esame e così facevo io per lui. A fine ripetizione, ci abbracciavamo, ci baciavamo infinite volte fino ad arrivare a fare l'amore, quando eravamo poco stanchi. E oggi? Beh, oggi non c'è. Oggi c'è un amico che pian piano sta diventando come un fratello per me.
Mi spaparanzo sul divano e socchiudo gli occhi. Vorrei trovare Michele appena li riapro, ma si sa già: lui non ci sarà.
Chissà dove si trova adesso. Forse è in compagnia, forse sta facendo la spesa per lei, forse... sta vedendo cosa prendere per il bambino.
«Che hai?» mi chiede scuotendomi leggermente il braccio.
Riapro gli occhi. Michele non c'è, a parte nella foto accanto a me. Lì c'è il ricordo di noi due che ci baciamo.
«Smettila di guardarle.». Marco si alza per abbassare in primis il portafoto accanto a me. Poi, tutti gli altri sul mobiletto.
«No, Marco non farlo.». Mi metto in piedi.
Lui mi raggiunge per poi ostacolarmi il passaggio. Mi blocca dai polsi e resta di fronte a me.
«Devi cominciare a togliere un po' di roba inutile.» mormora lui al mio orecchio.
Decido di non ribattere. «L'ho fatto...» mento.
Sospira alzando gli occhi al cielo prima di rispondermi. «Non è vero. Non stai facendo granché per dimenticarlo.» risponde facendomi notare i portafoto e altri oggettini da lui regalati.
Ha ragione. Non sto facendo molto per voltare pagina.
«Non è facile.» confesso infine.
«Lo so.» dice lui, appoggiandomi.
Mi lascia un bacio sulla fronte e continua ad abbracciarmi.
Sposto lo sguardo su Charlie che ha appena aperto gli occhi, dopo una lunga dormita. Quanto vorrei essere lui in questo momento.
Mi viene incontro scondinzolando e io lo raggiungo.
«Che ne dici se andassimo a mettere qualcosa sotto i denti?» chiede Marco alle mie spalle.
«Sì, adesso cucino qualcosa.» dico alzandomi da terra per poi raggiungerlo.
«No, intendo fuori.» aggiunge lui.
«D'accordo. Chiamo Chiara per chiedere se vuole venire anche lei.». Prendo il telefono dal tavolinetto.
«Non credo verrebbe. È stanca. Me l'ha scritto poco fa.» dice togliendomi l'oggetto dalle mani per poi rimetterlo a posto.
"Credo che per vederti farebbe un'eccezione!". Vorrei dirglielo, ma so che Chiara mi ucciderebbe.
Esito un attimo mentre lui si riavvicina.
«È stanca dai, non diamole fastidio.» insiste.
Beh, forse ha ragione... E poi comunque non ci vorrà molto. Andremo giusto in un fast food a mangiare qualcosa, anche se a me non piacciono tanto...
«Ok vado a cambiarmi.» mormoro.
Annuisce e si siede al divano mentre cerca di attirare l'attenzione di Charlie.

Pov Chiara

Che fatica! Ho finalmente finito il turno e ho un mal di testa assurdo.
Quanto vorrei essere in vacanza adesso...
Esco dal bar e saluto le altre colleghe.
Giro la testa e vedo Michele seduto su un gradino, sotto l'insegna di un negozio.
«Di cosa volevi parlarmi?» chiedo distogliendolo dai suoi pensieri.
A cosa starà pensando? Forse sta cercando di capire chi sia Marco. Quanto vorrei vederlo!
«Lei vive ancora qui... a Roma, vero???» chiede un tantino preoccupato.
«Perché? Dove dovrebbe stare?» domando a mia volta.
«Quindi è un sì?» chiede alzandosi in piedi e guardandomi con gli occhi che gli brillano.
Caspita! Ma perché l'ha tradita allora???
«Sì, ma perché vuoi saperlo?» lo sollecito a parlare.
«Nulla. Per curiosità.» dice rapidamente.
Mentire non è il suo forte!
«Michele! Se devi fare un'altra cazzata e devi farle altro male, prima parliamone.» dico esortandolo a sputare il rospo una volta per tutte.
Lo sento sospirare e con la poca luce che c'è mi pare stia fissando la strada.
«Non c'è tempo! Adesso devo andare... grazie ancora!» annuncia prima di allontanarsi.
«No!!! Adesso devi rispondermi come io ho fatto con te. Cosa hai intenzione di fare?» dico fermandolo.
«Non le farò del male. Mi credi?» chiede.
«Come posso crederti ed essere sicura di questo dopo quello che le hai fatto?» procedo con l'interrogatorio.
Ma in che guaio mi sono messa?!?
«Voglio solo parlare con lei e vederla. Tutto qui.» ammette finalmente.
Ma Barbara? Se solo lo sapesse...
«Michele non fare stronzate.» gli ripeto ancora una volta mimando un "ti osservo".
«Promesso!» dice mostrando un sorriso a sessantaquattro denti prima di scomparire nel buio.

Pov Barbara

Scendiamo di casa e ci avviamo verso... la sua macchina?
«Non andiamo lì?» indico il fast food vicino casa.
«Certo che no.» dice lui ridacchiando, ma smette subito. «Tranne se vuoi andarci...»
Scuoto il capo. «Dove vuoi andare?»
Mi sorride di nuovo. «Adesso vedi.»
Dopo un quarto d'ora arriviamo di fronte ad un locale. Sembra essere raffinato. Troppo.
Sta per uscire dalla portiera, ma lo fermo in tempo dal gomito.
Si volta all'istante verso me.
«Che c'è?» chiede allarmato.
«Ehm... Non credi che sia un po' troppo... costoso?» domando imbarazzata.
«Offro io la cena.» risponde sorridendo.
«Sì ma ugualmente...». M'interrompe.
«Non devi preoccuparti di nulla.» ribatte.
Esce dall'auto e viene ad aprirmi la portiera.
Quando siamo a tavola, parliamo del più e del meno fino ad arrivare a fine serata con l'argomento della vacanza.
«Credo che se ne sia andato con la ragazza alla fine.» dice fermandosi alla macchina.
Come posso introdurre il bacio con Chiara?
«E tu ricordi qualcosa di ciò che hai fatto?» domando mantenendo la simpatia del momento.
«Sì...» risponde esitando. «Qualcosa.» aggiunge infine.
«Ammettilo! Ci hai provato con qualcuna...» dico mantenendo un tono di familiarità.
«Non lo so, può darsi.» dice dando risposte vaghe.
«Con la ragazza che ti piace?» insisto cercando di tirargli le parole di bocca.
Credo stia sospettando qualcosa, devo cambiare metodo...
«Ero anch'io ubriaco. Non ricordo molto.» accenna un sorriso e mi apre la portiera per farmi entrare.
Entriamo in macchina.
«Quindi no?» continuo la mia indagine con nonchalance.
Lui sbuffa quasi seccato. Devo smetterla dopo questa domanda.
«Potrei aver fatto qualche cazzata. Te l'ho detto, non ricordo tutto.» risponde secco prima di mettere in moto la macchina e di accompagnarmi a casa.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Pov Barbara

Chiudo la telefonata con Marco. Charlie si sta comportando bene con lui.
Qualche istante dopo parcheggio l'auto, ma non appena metto piede fuori, mi rendo conto di aver dimenticato le chiavi e i documenti dentro.
Aah, sto perdendo troppo tempo!
Controllo l'orologio: è tardissimo!
«Cazzo!»
Prendo rapidamente la borsa e butto tutto dentro.
Corro verso la porta automatica, ma ovviamente è rotta...
Mi sposto rapidamente all'altra che si apre all'istante.
A passo svelto raggiungo l'ascensore pubblico che sta per chiudersi. Difatti appena davanti, capisco che dovrò aspettare l'altro.
Mi complimento da sola per la giornata di merda, ma figuriamoci il test come andrà!
Un briciolo di fortuna lo ricevo qualche secondo dopo, quando una signora mette la mano sui sensori dell'ascensore per farli riaprire.
...e solo quando sto per ringraziarla con tutto il cuore mi rendo conto che la "signora" è proprio la mamma di Michele.
Mi precipito nell'ascensore di fronte a lei.
Vedo il suo sorriso spegnersi un attimo dopo averla ringraziata.
Non mi sembra corretto chiederle come sta... Lo si capirebbe lontano un miglio.
Ma perché è qui e perché è di cattivo umore?
Di mia sorpresa, è lei ad attaccare il discorso.
«Sta facendo dei controlli. Dovresti raggiungerlo verso le 11.»
La guardo confusa. Di chi parla?
«Non sei qui per Michele?» chiede arrossendo.
Scuoto il capo.
«Ah perdonami.»
«Che è successo?» chiedo senza pensarci due volte.
Arrivo al mio piano. Mi giro dall'altro lato e trovo una mia amica che appena mi vede, mi viene incontro. Anche lei farà il test oggi.
«Ha avuto un incidente, ma adesso sta un po' meglio. È nel reparto di chirurgia.» m'informa la madre.
Vengo tirata da un braccio fuori dall'ascensore.
«Sei in ritardo, lo sai?» mi ricorda la mia amica.
Non faccio in tempo a rigirarmi che le porte dell'ascensore si chiudono.
Cos'è successo a Michele? Un flusso bollente attraversa il mio corpo fino a concentrarsi nel mio petto.
«Che fai, non mi rispondi?» mi domanda la mia amica ridacchiandomi nell'orecchio. «Lo so, si respira solo molta tensione in questa stanza.» continua lei trascinandomi tra gli altri.

Pov Chiara

Ho appena mandato un messaggio a Barbara. Voglio sapere cos'ha detto Michele ieri!
«Ah, l'amore!» rifletto a voce alta, mentre metto in borsa il cellulare e prendo il carrello per fare questa benedetta spesa.
«Eh già...» risponde Gaia che si è gentilmente proposta per accompagnarmi.
«Ma fammi capire... di cosa ti lamenti tu?!?» le chiedo guardandola mentre spingo il carrello.
Ha praticamente ai suoi piedi tutti i ragazzi che vorrebbe ed ha anche il coraggio di lamentarsi?!? Bah...
«Non riesco a trovare il mio ragazzo perfetto!» mi spiega ridacchiando.
«Ah beh, pensa che c'è chi, peggio di te, non riesce a trovare proprio il ragazzo!» le annuncio di getto.
«Prima o poi lo troverai! Oppure lo hai già trovato e semplicemente non te ne sei accorta...» continua a spiegarmi lei.
«Sì, il problema è che, io li trovo, ma poi... chissà per quale strano motivo mi ritrovo ad essere semplicemente un'amica! Non capisco dove sbaglio...» le racconto.
Entriamo nel supermercato e ci dirigiamo entrambe nel reparto della cioccolata!
«Secondo te... quale dovrei prendere?!?» le domando osservando la miriade di cioccolata davanti ai miei occhi.
«Nessuna.» risponde lei secca.
Mi volto a guardarla esterefatta.
«Ebbene si, io fossi in te partirei dall'alimentazione...» dice la mia amica alzando un sopracciglio ed allontanandosi dal reparto dei dolciumi.
Forse ha ragione... però la cioccolata è l'arma migliore per combattere la solitudine, no?
Prendo una tavoletta di cioccolato alle nocciole, la mia preferita e la nascondo per bene nel carrello.
Raggiungo Gaia nell'altro reparto e la trovo intenta a fissare... un adone greco...
«Gaia...» la chiamo mentre contemplo... voglio dire, osservo disinteressata, lo sconosciuto nel reparto ortofrutta.
«Vorrei essere quella lattuga...» dice mentre osserva rapita l'uomo che tasta la verdura.
«Io invece vorrei essere la sua fidanzata... guarda un po'...» le indico con la testa in direzione della ragazza che lo ha appena raggiunto.
«Ah, fantastico...» dice Gaia sbuffando.
«Siamo due sfigate del cavolo...» annuncio mettendo nel carrello uno scatolo di uova.
«Parla per te, scusa!» si riprende lei, ridendo e seguendo il ragazzo.
Non si arrende...
«Grazie, eh!» rispondo alzando gli occhi al cielo e seguendola a mia volta.
Perfetto, siamo due pazze che inseguono un tizio x, rincorrendolo con due carrelli nel bel mezzo del supermercato, passeremo sicuramente inosservate!
«Vedi, dobbiamo aspirare a diventare come lei!» dice indicando la ragazza al fianco dell'adone.
Bell'impresa! Ha delle gambe chilometriche, capelli che le arrivano quasi sotto il sedere, due Louboutin ai piedi e una bella borsa di Prada che le oscilla al braccio.
«Dovrei farmi trapiantare due gambe nuove...» le tengo presente mentre continua a pedinare il poveretto.
«Mannò! Ci sono sempre i tacchi...» esclama convinta.
Mi sembra di sentire parlare Barbara!
«E poi, dovrei diventare bionda, mettermi lenti a contatto chiare, avere capelli perfetti, una pelle altrettanto perfetta, accidenti guarda le unghie...» le dico guardando la manicure in questione.
«Va bene, ho capito... dov'era la cioccolata in offerta?» chiede lei deviando il percorso del carrello e tornando al primo reparto.
«Pensa che io mi sento così quasi ogni giorno da quando sono tornata...» le racconto ridendo e sospirando mentre prendo un'altra barretta di cioccolato.
«Wow, tu si che hai una vita amorosa intensa!» ci scherza su Gaia.
«Già...» le rispondo con un'alzata di spalle, mentre controllo nuovamente il telefono.

Pov Barbara

Non ho idea di come sia andato il test né ho intenzione di pensarci.
L'unica cosa che m'importa è... sapere come sta Michele.
Sono le 11.52 e tra pochissimo chiudono il reparto.
Mi affaccio alla stanza sperando che non ci sia... lei.
Ma per fortuna c'è soltanto lui e un altro signore sulla sessantina. Nessun altro.
Penso proprio che entrambi stiano riposando, quindi entro.
Mi volto un attimo verso il suo compagno di stanza che contemporaneamente apre gli occhi in modo quasi inquietante.
«Buongiorno signorina.» mi saluta sorridendo a fiato corto.
Gli sorrido di ricambio. «Salve.»
Sposto nuovamente la guardia verso Michele che fortunatamente continua a dormire.
Fa un certo effetto avvicinarsi a lui dopo così tanto tempo e sapere che non è più mio.
Basta! Non devo pensare a ciò, ma SOLO a come sta! Ha qualche gesso qua e là e dei graffi sul viso.
Sposto lo sguardo e noto che il cassetto del suo comodino leggermente aperto, contiene delle foto.
La prima, quella che m'incuriosisce è una sua, su una moto molto familiare.
Un attimo! Il "Ragazzo della moto blu e nera" è lui? Quindi era Michele che passava più volte sotto casa!
I dubbi cominciano ad impadronirsi della mia mente: non si è mai arreso veramente come scrisse nel suo ultimo messaggio? Ma perché?
«È qui perché ha fatto un incidente con la sua nuova moto, ma per fortuna n'è uscito quasi illeso.» mi suggerisce l'altro.
E così Michele adesso è appassionato anche di moto? Sorrido all'idea continuando a fissarlo.
«Tu sei la sua ex?» mi chiede appena è accanto a me.
«Sì.» dico sussurrando. Come fa a saperlo?
«Ha una vostra foto nel cassetto che mi ha mostrato proprio l'altra sera.» risponde alla mia domanda inespressa.
Mi rigiro verso il comodino per vedere le altre foto, ma forse sta per svegliarsi.
«Devo andare. Grazie mille.» mormoro con un filo di voce.
«Non dovresti andartene.» mi consiglia.
Mi fermo per qualche attimo "fatale". Che ne sa lui?
«Barbara?». È la voce di Michele. Si è svegliato.
L'anziano mi sorride invitandomi a girarmi e così faccio.
«Ciao Michele.» accenno un sorriso forse azzardato.
«Stavi andando via?» mi domanda lui.
Annuisco. Cosa devo fare?
«Fortuna che mi sono svegliato allora.» dice sorridendomi come uno scemo. Ha gli occhi lucidissimi che non smettono di fissarmi.
Si alza molto lentamente dal letto e noto che fa molta attenzione alla gamba.
«Se ti vedesse il dottore...» s'immischia l'altro scuotendo il capo.
Non commenta e si avvicina un po' zoppicando verso me.
L'anziano, più veloce di lui, esce dalla stanza lasciandoci completamente soli. E ora cosa faccio?
«Sto sognando?» mi domanda con lo sguardo fisso su di me. Continua a sorridermi.
«Michele siediti.» gli chiedo andandogli in contro.
«Andiamo a farci un giro.» propone, continuando a tenere quei suoi occhi lucidi, immobilizzati su di me.
«No, Michele siediti.». Poso leggermente la mano sul petto per evitare che vada oltre.
Al tocco, sento le farfalle liberarsi per tutto il corpo.
Lui resta lì, immobile. Per lo meno l'ho fermato.
Sposto lo sguardo e metto giù la mano mentre indietreggio di qualche passo.
«Siediti.» sussurro con voce rotta.
Finalmente si siede, ma non si arrende all'idea di tenermi lontana. Infatti, mi blocca dal braccio e mi fa sedere accanto.
«Perché sei qui?» domanda sorridendomi, ancora.
È impossibile restare impassibili. Sorrido anch'io.
«Ho saputo che eri qui...»
Alzo lo sguardo, ma lo riabbasso subito. Non riesco a guardarlo.
«Non mi sembra vero.» mormora sottovoce. Sembra quasi tra sé e sé.
Perché adesso è dolce? Perché quando è davanti ai miei occhi sento che è il Michele di sempre, quello che mi ha fatto innamorare perdutamente di lui?
Confermo annuendo.
«Sei qui.» ripete. Si avvicina lentamente con il suo viso a me spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Credo di sapere perfettamente cosa stia per fare.
«Michele...» sussurro. Metto una mano sulla sua, pronta a spostarla.
Se qualcuno dovesse entrare in stanza e ci trovasse così?
Una parte di me desidera un altro suo bacio, ma un'altra mi blocca. Di nuovo una lotta tra cuore e ragione. Il cuore lo desidera, lo ama. La ragione mi allerta che lui sta per diventare papà.
Mi rimetto in piedi di colpo, nonostante il dolore dentro me sia peggio di una ceretta vicino ad una ferita aperta.
«No!». Michele si volta verso me. Ha un volto spaventato, sperduto. Lo stesso che ho visto quel giorno... «Scusami, ti prego.» aggiunge alzandosi in piedi anche lui.
«Michele siediti.» dico pregandolo.
«Non andare via.» insiste inseguendomi, zoppicando un po'. Sembra come se abbia ignorato la mia richiesta.
«Michele... siediti.» ripeto.
Sento un tossicchiere discreto sulla soglia della porta.
Mi volto, è un giovane dottore che sta fissando malissimo Michele.
«Salve.». Lo saluto gentilmente.
«Buongiorno.» dice il dottore lasciando un saluto generale.
Poi, sposta la guardia nuovamente su Michele. «Perché stai in piedi? Dovresti stare completamente disteso, lo sai.». È notevolmente arrabbiato.
Michele continua a fissarmi, non si volta né risponde.
Il dottore si avvicina a lui tirandolo lentamente all'indietro in modo da farlo almeno sedere e sembrerebbe che abbia fatto un po' di resistenza.
«Dobbiamo fare un altro esame. Ricordi?» domanda il dottore.
Michele però continua a non dare segni di lucidità.
«Michele?». Scrocchia le dita davanti ai suoi occhi, ma nulla. Lui non si muove.
Sto distraendo Michele. Non so esattamente com'è possibile, ma lo sto facendo.
«Devo andare.». Prendo la borsa che avevo appoggiato al letto.
«Sì, credo che sia meglio.» continua il dottore fissando il suo paziente, allibito.
«No!» dice lui, riprendendo improvvisamente a parlare.
«Se fai ciò che dico io, ti dimettiamo prima.» dice lui sussurrandogli all'orecchio. «E potrai uscire con la tua fidanzata.»
Di chi parla? Di me o di lei?
Abbasso lo sguardo.
«Vado via.» ripeto.
«Tornerai?» mi domanda lui.
"Non lo so". Mi stringo nelle spalle senza lasciargli risposta.
Poi, mi segue con lo sguardo a ogni spostamento che faccio.
«Con permesso.»
«Arrivederci signorina.» mi saluta il dottore avvicinandosi con me alla porta e appoggiando una mano sulla mia spalla.
Finalmente Michele sposta lo sguardo anche su di lui.
«Ciao Michele.» lo saluto.
«Ciao Barbara.» mormora deglutendo prima di vedermi andare via.
Fuori, affacciato alla finestra c'è il suo compagno di stanza.
Mi avvicino per salutarlo.
«Sto andando via. Grazie mille.»
Lui si volta verso di me lasciandomi un sorriso. «A presto.»
Non credo di tornare, ma annuisco. «A presto.»
Mi stringe la mano, poi, vado via.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Due settimane dopo...

Pov Chiara

«Allora passo a prenderti alle 10.30! Avvisi tu Barbara? Mi raccomando... sii puntuale!» dice Marco ridacchiando al telefono.
Non sono ritardataria... è solo che non mi piacciono le mattine e non mi piace la fretta, tutto qua!
Saluto Marco e lo rassicuro del fatto che sarò sicuramente pronta per quell'ora. Ha preteso addirittura che giurassi! Ma a che punto siamo arrivati...
Certo per lui questo ed altro, ci mancherebbe! Anche svegliarmi dalle 8, nella mia giornata libera per andare a comprare il computer che ha definitivamente deciso di morire mentre facevo una videochiamata con i miei genitori.
Che vogliamo che sia! In fondo qualcuno ha detto che svegliarsi presto al mattino faccia bene alla salute, quindi...
Ma chi vuole crederci?!? Tanto meglio restare a dormire nel letto comodo, mentre magari facciamo anche bei sogni!
Okay, devo alzarmi. Non vorrei che Marco debba aspettarmi giù. Ho giurato di essere puntuale.
Mando un messaggio a Barbara in cui l'avviso che tra qualche oretta passo con Marco a prenderla.
La notifica di una nuova mail cattura la mia attenzione. È ancora presto, quindi faccio in tempo a controllare.
Apro la mail e leggo velocemente l'oggetto: "Scadenza contratto a tempo determinato."
Continuo a leggere con le lacrime che si gonfiano sempre più negli occhi. Non riesco ancora a crederci. Non voglio crederci.
Devo andare via da Roma fra meno di una settimana. Devo avvisare tutti. Devo iniziare a fare i bagagli. Ah, devo prenotare il biglietto per tornare a casa mia.
Mi arriva un'altra notifica. È Barbara che risponde al messaggio. La avviserò tra poco. Meglio affrontare la questione di persona.
Ora però sarà meglio che mi prepari prima che Marco arrivi.
Ultima passata di mascara e sono pronta. 
Vengo distratta da un'altra notifica: è Marco che mi dice di essere sotto casa. Scendo e cerco di sfoderare uno dei miei sorrisi migliori. Non voglio sprecare più un minuto adesso, a maggior ragione che devo andare via. Forse sarebbe anche meglio dichiararmi a Marco...
Esco dal portone e lo vedo in macchina mentre mi aspetta. Salgo e lo saluto. È bello come sempre.
«Come stai?» mi chiede con un sorriso stampato sulle labbra.
E come sto? «Bene...» rispondo guardandomi le scarpe. Forse è arrivato il momento. Devo dirgli che vado via da Roma e anche tutto il resto magari... Sì, glielo dico!
«Devo parlarti!» diciamo entrambi contemporaneamente.
Scoppio a ridere per la tensione. «Dai, dimmi tutto!» lo incito a parlare. 
Chissà... forse vorrà parlarmi del bacio!!! Massì sarà sicuramente così! Ha un sorriso strano e gli occhi gli brillano. Okay, calma. Mi aggiusto velocemente i capelli e mi giro verso di lui.
«Sicura che non vuoi parlarmi prima tu?» chiede lui, osservando la strada.
"Mi risparmi l'imbarazzo e la fatica di dichiararmi, parla prima tu!" penso.
«Ma no, non è importante. Posso dirtelo dopo... ma adesso parla!» dico sorridendo e sentendo le farfalle mentre si fanno il loro giretto nel mio stomaco.
«D'accordo. Devi sapere che mi interessa una persona, da un po' di tempo...» inizia lui sorridendo e tenendo lo sguardo fisso sulla strada.
Che tenero, nemmeno riesce a guardarmi negli occhi!!!
«Ma dai?!? Davvero?» chiedo curiosa e non riuscendo a contenere l'entusiasmo.
«Già... l'ho capito durante la vacanza in Puglia... e adesso vorrei che questa persona lo sapesse...» continua lui, sorridendo ancora.
Ma quanto può essere tenero e dolce questo ragazzo?!? Sto per svenire. Il cuore mi sta martellando nel petto.
Si ferma al semaforo rosso e si gira a guardarmi. Okay. Sta per dirmelo. Calmati Chiara. Respira...
«Mi sono innamorato di Barbara!» dice mostrandomi un sorriso che gli va da un orecchio all'altro.
No, un momento. Non ho capito bene. "Mi sono innamorato di Barbara!". Le parole mi risuonano in testa. Una alla volta. Come se il mio cervello me le volesse ricordare.
Mi manca l'aria, devo uscire da questa macchina prima che mi venga un attacco di asma, di panico e di nervi.
Lo vedo che mi guarda in modo interrogativo.
Sorrido forzatamente e annuisco lentamente mentre lo fisso sbattendo le palpebre ripetutamente. Lui ricambia il sorriso e rimette in moto l'auto allo scattare del verde.
Okay, non ci credo ancora. Mi sento lo stomaco improvvisamente vuoto. Possibile che lui non si sia mai accorto dei miei sentimenti?!?
«Che ne pensi?» mi domanda lui continuando a sorridere.
Se solo riuscissi a farlo, saprei rispondere.
«Barbara è innamorata ancora del suo ex...» gli faccio notare, conoscendo perfettamente i sentimenti che la mia amica prova per Michele.
«Potrei farglielo dimenticare...» ribatte con convinzione come se fosse così semplice dimenticare una persona.
Mi stringo nelle spalle senza sapere che altro dirgli.
«Sei contenta per me?» mi domanda ancora sorridendo.
«Non immagini...» rispondo secca, fissando fuori dal finestrino.
Tutto questo ha il sapore di un'ennesima delusione. Ormai lo riconosco subito.
Il problema è che non posso nemmeno starci male dato che lui è qui e per di più sta arrivando anche Barbara.
Spero che lei mi capisca. Non so come dirglielo.
«Mi aiuterai, vero?» mi chiede all'improvviso.
«Cosa?» chiedo confusa. Mi sono persa qualche passaggio.
«A conquistarla intendo... magari tu che la conosci da più tempo potresti dirmi quali sono i suoi gusti, dove posso portarla a cena, che ragali potrei farle... capito, no?» chiede sorridendo ancora.
Ma cos'è uno scherzo?!?
«E tu? Che dovevi dirmi?» domanda senza nemmeno aspettare la mia risposta.
E ora che gli dico? Tanto non ha più importanza che glielo dica.
«Ah, no... niente di che...» dico cercando di archiviare il discorso.
«Okay.» mi risponde lui senza nemmeno insistere.
È ufficiale: a Marco non gli importa proprio niente di me.
Io qui come una cretina che pendo dalle sue labbra e mi sciolgo come un ghiacciolo al suo tocco e solo il suo sguardo mi rende così fragile e debole.
Voglio solo starmene da sola e piangere, piangere e piangere. Come se non ci fosse un domani.
Lo so che piangendo non si risolve niente, ma ho bisogno di sfogarmi in un qualche modo e invece sono qui bloccata mentre aspettiamo Barbara.
Mentre aspetto di vedere i suoi occhi brillare mentre la vede scendere ed il suo sorriso illuminarsi non appena si avvicina.
Mi sto facendo del male da sola. È meglio se non guardo ciò che accade quando scende Barbara.
Eccola. Sta arrivando. Abbasso gli occhi. Non voglio vedere.
Sento lo sportello chiudersi e la sua voce risuonare in macchina. Non guardare, non farlo.
Con la coda dell'occhio vedo Marco girarsi e sorriderle.
Ma perchè mi faccio del male? Perchè sono così stupida? Metto gli occhiali da sole e mi sistemo meglio sul sedile.
Marco si rigira e si rimette alla guida.

Pov Barbara

Entriamo nel negozio di elettronica. Mi guardo attorno, quanta tecnologia! Mi piace mettere piede in questi posti. Mi piace osservare oggetti sempre più nuovi. Mi piace vedere persone incantarsi davanti a questi gioiellini con un "Wow!" stampato sulla faccia. E sì, noi uomini siamo proprio bravi!
Però ahimè! Spesso tendiamo ad avanzare su ciò che è materiale, cercando di andare avanti. Fare mille, cinquemila, diecimila passi verso il futuro. Ci concentriamo per trovare nuove soluzioni, nuovi oggetti che ci guidino ad un bene materiale, alla salute, che ci facciano vivere nel massimo comfort o che ci agevolino in tutto: nello spazio, nel tempo.
Ma mentre avanziamo con la tecnologia, siamo arrivati nel XXI° secolo e non abbiamo ancora capito che cos'è l'amore, cosa ci porta davvero ad essere così attaccati ad una persona, se si è davvero innamorati di una persona o no, se esiste davvero un'anima gemella. Ci sono varie teorie, forse troppe. Magari non c'è una vera definizione? O forse, ci stiamo concentrando troppo sul futuro e trascurando i sentimenti? Chissà, stiamo diventando troppo cinici? Forse i "principi azzurri", un tempo esistevano davvero. Non erano solo un sogno, ma una realtà. O forse non sono mai esistiti né esisteranno.
Più in là vedo due bambini indicare e saltellare davanti ad un nuovo gioco dell'Xbox, l'ultimo modello. Uno lo indica all'altro, tutto gasato.
«Papà me lo vuole regalare al compleanno!» dice il più "grande".
«Io quando sarò grande, lì avrò tutti!» dice l'altro per ribattere componendo un ampio giro attorno a sé con le braccia distese nell'aria «Perché li costruirò tutti io!» continua poi con una buffa determinazione.
Chissà, forse quando si invecchia, ci si concentra di più sui sentimenti... pur essendo "troppo tardi". Forse solo allora ci si rende conto di ciò che sarebbe servito davvero e ciò che avremmo potuto lasciare tranquillamente, farne a meno.
Poi, d'un tratto Chiara, spolvera la mia mente con la sua voce squillante.
«Aah! Non vi ho detto ancora una cosa!»
Sia io che Marco ci giriamo spaventati verso di lei.
«Cosa?» domando io incuriosita.
La osserva è un mix tra l'ansia e forse un bel po' dispiaciuta.
«Il contratto all'Hard Rock scade tra qualche giorno...» risponde lei con lo sguardo basso.
Sgrano gli occhi. «Scherzi?? Di già??»
«Sì, sono passati in fretta questi mesi...» dice lei con la voce spezzata. Credo sia per commuoversi.
Marco s'intromette. «E perché non l'hai detto prima?» dice lui dandole una forte pacca sulla spalla.
D'improvviso vedo la trasformazione dell'epressione di Chiara. Perché lo sta guardando malissimo? Forse per la pacca, le avrà fatto male...
Oddio andrà via... so già che mi mancherà tantissimo...
Mentre sto per aprire bocca, per chiederle informazioni, il suo volto cambia di nuovo espressività. Si illumina. Come se avesse visto...
«Ragaaa! C'è il Clarisonic! Oddio lo devo comprare!». Come non detto...
Marco invece ne resta perplesso. «Il Clariche??», ma viene completamente ignorato e spinto da un lato dalla stessa Chiara che si precipita per poter vedere da vicino il prodotto.
Poi si gira verso di me «Che grande considerazione...»
Rido e mentre gli spiego la funzione dell'oggetto, ci dirigiamo verso i computer che si trovano lì vicino.
«E questo è il nostro mondo!» dice lui con un sorriso a trentadue denti.
Annuisco ricambiando educatamente il sorriso e mi avvicino al MacBook Air.
«Questo è troppo per Chiara.» dice lui a bassa voce e mettendomi quasi sotto il braccio.
«Ma no, dai. Le insegneremo ad usarlo prima che vada via.»
Mi stacco da lui e proseguo verso altri computer. Lui si riattacca di nuovo e così per altre due volte. Cosa vuole? Sta divenando una persecuzione.
Rido istericamente mentre mi volto verso lui.
«Oddio che risata è?» domanda lui ridacchiando.
«E tu che fai? Mi segui?». La getto lì la battuta.
Poi, d'un tratto. Credo di sbiancare.
Scorgo una sua sagoma, non molto lontano, alle spalle di Marco.
Michele!
«Che hai?» mi domanda Marco, preoccupato.
«C'è Michele lì.» dico con quel poco di lucidità che mi resta.
Deglutisco. Non posso crederci. Ha ancora qualche gesso addosso. È cambiato dall'ultima volta che l'ho incontrato. Cioè sì, quando stava in ospedale non era in forma, ma ora...? È dimagrito, sembra essere trascurato e per di più si è quasi completamente rasato quei capelli che amavo tanto. Ha uno sguardo triste, assente, vuoto. Forse sarà per l'incidente che ha avuto o non so... È strano. Quando ebbe un altro incidente qualche anno fa, non si ridusse così...
Ma il punto è che è solo, senza nessuna ragazza se non i suoi soliti amici, alcuni dei quali sono accompagnati dalle proprie fidanzate.
Uno di loro, si è accorto della mia presenza e credo glielo stia suggerendo all'orecchio.
Michele si gira all'istante, mi sta cercando e mi trova in breve tempo nonostante il caos.
Cosa faccio? Gli sorrido? No. Non devo farlo.
"Non cedere!" mi rimprovera la ragione.
"Però dai, un piccolo sorrisino ci sta... no?" suggerisce il cuore, con fare timido...
Accenno un tenero sorriso, ma qualcosa va storto e non riesco a compiere del tutto la mia azione.
Marco, che a quanto pare aveva già appoggiato una mano sul mio bacino, mi attira a sé e mi bacia sulle labbra per poi trascinarmi in un piccolo corridoio.
Lo stacco immediatamente da me.
«Ma sei impazzito?» dico incazzata, sbraitando, isterica. Cosa cazzo gli è preso??
«Barbara...» mi guarda terrorizzato.
Non gli faccio finire la frase per tornare dove mi trovavo prima.
Michele non c'è più. È sparito nel nulla. Ma sono certa che abbia visto tutto. Oddio... e se non era lui?
"Certo che era lui!!" mi rispondono ragione e cuore contemporaneamente.
«Barbara, dai.» dice Marco alle mie spalle.
«Barbara? Marco?»
Mi volto dall'altro lato. C'è Chiara, scioccata. Mi ha vista mentre Marco mi baciava?
«No aspetta. Non è come credi!» dico io avvicinandomi lentamente.
Oddio che sta succedendo??
Chiara piange e resta immobile. I suo trucco si impadronisce subito del suo viso, rigandolo.
«Marco tu devi baciare lei!» dico indicando Chiara. «Lei è innamorata di t...». Cosa sto dicendo??? No, no, nooo!! Non ci siamooo! Deve dirglielo lei!
Chiara mi guarda ancora di più, scioccata e incredula. Mentre piange, piange e piange. Credo di sapere cosa sta per fare. La conosco fin troppo bene.
«Chiara, aspetta..»
«No...» dice in lacrime prima di andare via, correndo.
Provo a rincorrerla subito.
Marco mi blocca dal braccio, ma io mi allontano nuovamente. Gli getto il braccio e la rincorro.
Ci tengo a lei. Alla nostra amicizia. Non voglio che tutto svanisca per una stupida incomprensione.
«Chiara!»
La chiamo, ma lei corre. Sorpassa le casse e corre, corre.
Io invece, resto bloccata nel grumo delle casse chiedendo scorbuticamente di passare.
Sorpassate le casse, è sparita. Dov'è finita?
Mi metto le mani tra i capelli.
Sarà andata verso l'uscita più vicina? Corro più che posso. Ho anche i tacchetti...
Corro, corro e corro. Sono all'uscita. Dov'è andata?
Mi dirigo da qualche parte e... corro.
Accidenti Chiara! Ascoltami! Perché va via? Perché non vuoi sentire spiegazioni? Stavo guardando Michele! Io amo Michele! Marco mi ha baciata! Non so perché l'ha fatto!
Ehi Chiara, non ricordi quando ridevamo per ogni minima cosa? Non ricordi quando ci raccontavamo i nostri sogni? Non ricordi quante ne abbiamo passate? Combinate? Superate? Non ricordi le mie stupide battute? Le tue mille diverse risate? Non cancelliamo, tutto questo. Ti prego. Non andare via anche tu! Non andare via, "sorellona". Ti prego, non gettiamo tutto questo all'aria. Io ho bisogno della mia amica "Chiaretta tuttofare".
Mi fermo, non c'è più traccia di Chiara. La chiamo, ma lei... non risponde!

Pov Chiara

Ho bisogno di respirare aria fresca. Voglio tornare a casa. Non vedo l'ora di prendere quel treno e tornare a casa mia.
La scena di loro due che si baciano mi ripassa in mente come se fosse una scena di un film che resta impressa in mente.
Un colpo al cuore. L'ennesimo.
Fa male vedere il ragazzo che ti piace baciare un'altra. Soprattutto se l'altra è la tua migliore amica. Ma io so che Barbara non l'ha fatto di sua spontanea volontà.
Nonostante questo, fa male comunque. Sapere che quel ragazzo ha baciato anche me. Ma non lo ricorda nemmeno.
Perché lui non ha mai preso in considerazione che esisto e che potevo anche essere innamorata di lui.
Sento il telefono squillare, lo prendo e controllo. È Barbara. Non ho voglia di parlare con nessuno. Spengo il telefono. Mi capirà.
Ora sono troppo ferita. Mi fa tutto troppo male. La testa, i piedi, le gambe, il cuore. Ancora una volta.
Sento le lacrime salate scorrere e bagnarmi tutto il viso. Non posso star male così.
Barbara gli ha praticamente detto che sono innamorata di lui. Come se a lui importasse qualcosa poi. Non mi ha nemmeno guardata. Neanche per sbaglio.
Sono stanca, sfinita. Ho bisogno di tornare a casa. Voglio solo starmene sola, sotto le coperte ad ingozzarmi di cioccolata con le nocciole.
Senza pensare. Alla cellulite che mi verrà, alle borse sotto gli occhi, all'ennesimo cerotto da mettere sul cuore.
Non vale più la pena innamorarsi, se è questo ciò che ottengo. Prima il coglione che mi illude per tre anni e poi mi lascia con un messaggio da perfetto codardo; poi lo stronzo, quello sposato che mi usava solo per avere un tetto sopra la testa e per giocare alla playstation.
Ci mancava lui adesso. E questa volta nemmeno ci sono stata insieme. Non mi ha dato nemmeno il tempo di dichiararmi.
Forse è stato proprio questo il lato positivo della situazione. Stroncare il tutto sul nascere.
Ma fa comunque male. E anche tanto.
Prendo il primo autobus che trovo sulla strada, voglio solo rientrare a casa mia e dormire.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


Pov Barbara

Mi sveglio lentamente. Sento qualcosa di bagnato e rugoso, toccarmi il gomito.
Ecco la mia sveglia mattutina... saranno le 7...
«Charlie... altri 5 minuti!» sbuffo mettendo la testa sotto il cuscino. Stanotte ho fatto fatica ad addormentarmi. Prima vedo Michele, poi Marco impazzisce ed infine... per concludere in bellezza... Chiara capita nel momento più inopportuno e da allora... non mi ha risposto! Ieri sera l'ho chiamata fino a tardi.
Mi riaddormento per la stanchezza, ma Charlie mi sveglia di nuovo con il suo musetto umidiccio.
Sbuffo e scendo dal letto. Oggi mi sono alzata con la luna storta. Beh... forse sarà perché il cielo si sta annuvolando.
Con il cervello ancora staccato, cerco le pantofole senza guardare e con gli occhi socchiusi. Ma non ne trovo una.
Charlie abbaia.
Mi volto...
«Charlie!» urlo, arrabbiandomi.
Afferra la pantofola con i suoi denti e inizia a correre per la casa.
Alzo gli occhi al cielo e mi alzo, inseguendolo. Poi, per distrarlo, gli lancio la pallina. Afferro la pantofola e corro subito in camera, chiudendomi lì.
Mi vesto. Poi, controllo il cellulare prima di portare Charlie a passeggio.
Uh, ma guarda! C'è un messaggio di Marco che mi ha inviato alle 6:30. Che altro vuole?
"Bàà! Scusa per ieriii! Scusa, scusa, scusa! Ci vediamo stamattina?? :*"
Apro il messaggio... Cacchio è anche online!
E... sta scrivendo!
Gli scrivo un "No." secco e spengo subito internet prima che mi risponda.

Pov Chiara

È un nuovo giorno. Una nuova mattina che spero inizi e finisca nel migliore dei modi.
Ieri sera sono crollata. Ero troppo stanca, di tutto.
Riaccendo il cellulare dopo quello che è successo. Chissà se qualcuno mi ha cercata...
Vengo letteralmente inondata dai mille messaggi di Barbara. Sono troppi. Continuo a scorrere e mi accorgo che oltre i suoi messaggi ne compare un altro.
Il mittente è Marco. Che cosa avrà da dirmi? Lo apro: voglio proprio sapere cosa vuole.
Non riesco nemmeno ad aprire il messaggio che mi appare il solito avviso: batteria scarica, collegare il caricabatterie!
Cavolo di batteria!!! Proprio mentre sono col fiato sospeso. Giustamente dopo una notte intera senza carica, ci starebbe anche.
Collego il telefono alla presa della corrente e leggo finalmente il messaggio.
Vuole vedermi per parlare alle 10.30 al nostro solito bar.
A dirla tutta non meriterebbe che io andassi lì. Anche perché sono le 9.30 e non avrei tutto il tempo di prepararmi e arrivare al bar con così poco preavviso.
Ma se vuole dirmi qualcosa di importante? Se si fosse pentito? E se avesse preso in considerazione quello che Barbara gli ha detto di me? Oh, accidenti!!!
In fin dei conti, lui non era a conoscenza dei miei sentimenti. Forse avrà cambiato idea...
Ho un'ora di tempo per fare doccia, shampoo, riprendere le sembianze di un essere vivente e andare via!
Scelgo il vestito più bello tra quelli che ho. Spero che questo incontro sia come lo immagino e soprattutto spero di non dover più sprecare mascara a furia di versare lacrime.
Ma adesso devo andare altrimenti faccio tardi. Scappo a prepararmi!

Pov Barbara

Mi volto verso la sveglia. Sono le 10:12.
Dopo aver portato Charlie giù, mi sono precipitata sul letto e mi sono riaddormentata. Fino a svegliarmi ora...
Controllo il cellulare. Chissà, magari Chiara mi ha chiamato o scritto...
Nessuna chiamata!
Accendo internet. No! Dodici messaggi da Marco... e che palle!
Non apro la notifica né entro su Whatsapp.
Chiamo Chiara... non mi risponde. Voglio chiarire a tutti i costi. È la mia migliore amica!
Adesso mi preparo e vado da lei. Devo costringerla a parlarmi. Devo dirle chiaramente com'è andata.
Le scrivo un messaggio per avvisarla...
"Chià... sto venendo a trovarti così ti spieg...". Vengo interrotta dalla tipica suoneria dell'Iphone... Marco! No! Non è possibile!!!
Rispondo abbastanza nervosamente. «Pronto!»
«Ehi Bà, buongiorno!» dice lui, credo sorridendo. «Ho visto che hai ricevuto le notifiche... quindi ho capito che ti sei liberata...» continua lui.
Ma cos'è? Uno stalker? Beh... forse anch'io non sono da meno dato che sto tartassando Chiara di chiamate e messaggi...
«Sì, mi ero riaddormentata. Ora mi sto preparando per uscire.» rispondo seccata.
«Oh... tra quanto esci?» mi domanda incuriosito.
«Appena mi sbrigo.». Chissà, magari capisce che non voglio essere disturbata. Soprattutto da lui che ha combinato tutto quel putiferio!
«Con chi esci?»
Non gli rispondo. Ma insomma?!?
«Perché mi hai chiamata?» ribatto.
«Ci vediamo? Ti accompagno.»
«No, Marco. Vado di fretta.»
«Va bene, sto venendo.»
Lo interrompo. «No, Marco!»
«Tra un po' sto da te.» continua lui.
Credo stia per chiudere.
«Marco aspetta! Ho detto di no!» ribatto alzando un po' la voce.
«A dopo.»
«Marco!!». Ha chiuso!
È pazzesco questo ragazzo! Sospiro nervosamente.
Finirò in un manicomio!
Vado a lavarmi e a prepararmi più velocemente che posso, in modo tale da andarmene prima che lui arrivi.

Pov Chiara

Okay. Sono passati già venti minuti da quando sono qui ad aspettarlo.
L'appuntamento era per le 10.30 e ancora nulla. Avrà avuto un contrattempo? Starà bene?
Cerco il telefono nella borsa così posso mandargli un messaggio. Ma dove cavolo sarà?!?
Svuoto la borsa sul tavolino del bar. C'è di tutto qui dentro! Manca solo il telefono. Oddio e se l'avessi perso?!?
No, non voglio pensarci. Questa è la peggiore delle ipotesi. Pensa positivo per una volta, Chiara!!!
Ah ma certo!!! L'ho sicuramente dimenticato a casa! Lo avevo messo a caricare... maledetta batteria del cavolo!!!
E adesso come faccio?!? Lo aspetto ancora un po'. Starà arrivando. Non c'è dubbio.
Forse avrà trovato molto traffico. Oppure si è sentito male!!! Accidenti!
Pensa positivo! Pensa positivo!!! Starà bene. Avrà solo avuto un contrattempo, ne sono sicura.
È già passato un altro quarto d'ora e tutta la positività che avevo è andata a farsi benedire.
Ecco ancora il cameriere. È la quarta volta che viene da me.
«Scusi signorina...»
«Arriverà...» dico osservandomi attorno e rivolgendomi brusca al cameriere.
«Ne è sicura? È qui già da mezz'ora ormai... ci sono gli altri clienti...» dice dolcemente mentre sento gli occhi addosso. Arriverà. Me lo sento.
«Sì... ancora un quarto d'ora. La prego!» lo supplico.
«Va bene...» risponde leggermente incerto ed allontanandosi.
Se n'è accorto anche il cameriere. Inizio a pensare che davvero Marco non verrà.
Non doveva darmi buca. Non è molto carino più che altro...
Ma tanto si sa, Chiara la può illudere chiunque. Tanto non ha un cuore, di certo non si affeziona, figuriamoci se s'innamora!
Che rabbia. Non so cosa fare e intanto continuo a temporeggiare.
"La speranza è l'ultima a morire!" risuona in me questo proverbio che non riesco più a capire.
Sperare in cosa? Non verrà. Mi sono illusa nuovamente. Ecco cos'è.
Controllo l'orologio e ormai è passata praticamente un'ora. È arrivato il momento che vada via di qui...
Mi alzo e il cameriere subito mi guarda.
«Non verrà. Grazie...» dico lasciandogli la mancia. È stato gentile e soprattutto paziente. Tanto.
Che stronzo Marco. Non ho bisogno anche di questo.
Lui mi ha invitata e mi ha fatto fare la figura della cretina, ancora! Basta, non ne posso più. Non voglio soffrire...
Fantastico, piove. Ho voglia di piangere. Come quando ero piccola e la mamma mi abbracciava per far passare tutto.
Ora sono sola. Sotto questa cazzo di pioggia che non vuole smettere un attimo di cadere.
Ma perché deve andarmi tutto così di merda? Perché la mia vita è così schifosamente di merda? Cosa ho fatto per guadagnarmi questo?
Va bene. La cosa positiva è che almeno posso piangere tranquillamente e dare la colpa alla pioggia. Mi sento una frignona, ma non so come altro sfogarmi. Ho bisogno di piangere.
Non si sentono rumori a parte la pioggia infrangersi sulla strada e una macchina che penso stia arrivando. Continuo a camminare. E se fosse lui? E se volesse scusarsi ed è venuto a prendermi???
Non voglio voltarmi. No. Sento il rumore dell'automobile sempre più vicino a me. Spero non mi investa nessuno almeno. Ci manca solo quello...
La macchina sfreccia accanto a me a tutta velocità e mi schizza completamente da testa a piedi. Okay. Ora basta. Dove sono le telecamere?!? È uno scherzo. Non ho altre spiegazioni!
Può andare peggio di così? Non credo proprio. Non conosco una persona più sfortunata di me.
Ma adesso mi verrà anche l'influenza e ovviamente la febbre. Anzi perché no... una bella broncopolmonite!
Ho anche dimenticato il cellulare e non posso chiamare nessuno. Perfetto.
Chissà forse mi avrà mandato un messaggio per avvisarmi del suo contrattempo.
Sperando sia stata questa la causa del suo mancato appuntamento.
In tal caso lo perdonerei e capirei. L'errore è stato il mio ad aver dimenticato il telefono.
Finalmente dopo una romantica ed emozionante passeggiata sotto l'acqua per le strade romane, riesco a vedere il mio palazzo.
Salgo velocemente le scale e corro subito in camera. Eccolo!!! È qui!
Ora non mi resta che controllare se Marco mi ha inviato un messaggio, o per lo meno una chiamata. Una, anche per sbaglio.
Niente. Neanche per sbaglio.
Ricontrollo il registro delle chiamate mentre sento di nuovo le lacrime scendere una dietro l'altra.
Ci sono solo miliardi di telefonate da parte di Barbara. Si sarà preoccupata, la richiamo. Ho bisogno di sentirla...

Pov Barbara

Dopo mezz'ora... Tac! Il citofono.
Ora lo mando male, giuro!
«Marco! Hai rotto! Non voglio uscire con te! Devo vedermi con un'altra persona!» dico urlando dal citofono. Secca. Decisa.
"Brava Barbara!". Dico tra me e me. "Così lo capisce!"
«Ehm... Signora... Non sono Marco, sono il postino... Mi dispiace per Marco però.»
Sbianco.
Oddio che figura di merda!!!
«Può aprire il portone?». Credo che anche lui si senta in imbarazzo.
Con voce timida e tremula, rispondo. «Sì, certo. Apro...». Chiudo immediatamente il citofono.
Mi giro verso Charlie che mi guarda chinando il capo.
«Sono pazza Charlie!». Mi sento una schizzata.
Mi avvio verso la borsa per prenderla e andar via, ma dopo due passi, suona di nuovo il citofono.
Torno lì. Non sarà mica di nuovo il postino?
«Chi è?» domando con voce educata e signorile. Mi sento una segretaria.
«Sono Marco, apri il portone!»
Potevo anche non rispondere! Sbuffo. Apro il portone.
Lo faccio salire e lo mando subito via. Altrimenti lo butto giù per le scale!
Sento il campanello. Apro la porta, scocciata.
Resto alla porta, davanti a lui.
Non devo farlo nemmeno entrare così va via subito!
Lui per fortuna resta immobile. Ma ha uno sguardo confuso.
«Il postino mi ha chiesto se fossi io Marco, ma non capisco il perché... non ricordo di averlo mai visto prima!»
Arrossisco. Oddio! «Ti avrà visto quando sei venuto qui con Chiara...» rispondo per riparare mentre marco la parola Chiara. "Uh! Guarda marco-Chiara!".
Mi volto verso di lui, ma non credo mi stia ascoltando. Lo guardo confusa. Che altro succede?
Lui mi sorride. «Adesso arrossisci quando mi vedi?»
Ma cosa??? No!
«No Marco, forse non hai capito.»
Lui continua a ridacchiare. Mi sposta ed entra in casa andandosi dritto a sedere sul divano.
Nooo! Non deve prendersela comoda!!!
Lo raggiungo, ma restando ad un paio di metri di distanza...
«Marco, a me non interessi.» dico secca.
Credo mi abbia sentita. Si volta di colpo verso di me.
«A me interessa Michele! Non l'ho mai dimenticato! Non riuscirò mai a dimenticarlo... io... io lo amo!» continuo la mia frase. Forse crudele per lui, ma è la verità. "Meglio lo schiaffo di Satana che il bacio di Giuda.", mi ripeto sempre.
Michele... mi manca... Chissà cosa avrà pensato dopo aver visto la scena di ieri...
Si alza dal divano. Ha uno sguardo strano...
È... incazzato? No... forse... triste? No, non credo..
Non riesco a decifrarlo però... sta venendo verso di me!
Meglio tenersi in guardia!
«Marco, che vuoi fare?» gli domando.
«Stai a vedere come te lo faccio dimenticare!» risponde continuando a venire verso di me. Mi sorride. Credo stia per alzare le mani e bloccarmi il viso.
Indietreggio. Accidenti, questo ragazzo è tutta bellezza, ma di testa? Sta messo un po' maluccio. Non capisce proprio...
«Non mi interessi! Lo vuoi capire??» dico nuovamente a voce alta. Oggi alzo troppo spesso la voce.
Squilla il cellulare. Mi precipito al tavolino, dov'è posato.
Prima di rispondere, mi volto verso di lui.
«Devo andare... perciò se vuoi...»... "puoi andare!".
Continua a venire verso di me. Che altro vuole?
Mi toglie il cellulare.
«Ah... è Chiara! Menomale... pensavo dovessi uscire con qualcuno!» dice lui ridendo.
«Lasciami il cellulare!» gli ordino sbraitando.
«Okay... calmina!». Mi cede subito il cellulare.
Oh, così bisogna comportarsi con te?
Scorro per rispondere. Sono esausta già di prima mattina.
Mi avvicino alla finestra. Piove a dirotto.
Rispondo. «Pronto?»

Pov Chiara

«Ciao... scusami se non ho risposto...» provo a spiegare la situazione.
«Ma che fine hai fatto? Ti avrò chiamata almeno tremila volte!» dice lei con voce preoccupata.
«Lo so... ieri ho spento il telefono e oggi l'ho dimenticato a casa...» spiego velocemente.
Ha ragione. Sono praticamente scomparsa dopo quello che è successo ieri.
«Come stai?» chiede la mia amica premurosa e con tono dolce e quel tocco materno.
«Bella domanda... avevo un appuntamento... con Marco... non si è presentato... e io mi sento solo una stupida...» dico liberando le lacrime che continuavano ad accumularsi e ad offuscarmi la vista.
«Cosaaaa???» chiede lei dopo un momento di esitazione e lasciando trapelare dal tono di voce tutta la sua... rabbia?!?
Sono confusa...
Sento una vocio in sottofondo.
«Ma c'è qualcuno lì con te?» chiedo perplessa.
Non sento più la voce di Barbara dall'altra parte del telefono. O meglio la sento ovattata e lontana.
«Chiara!!!»
No. Non posso crederci. Non ce la faccio. Non voglio.
Resto senza parole. È proprio lui. Marco. Sono insieme adesso...
Non ho parole.
Non si è presentato all'appuntamento che lui stesso ha organizzato. E perché mai?!? Perché è da Barbara!!!
«Senti, scusa se non sono venuto al bar... possiamo vederci più tardi?»
Ma con chi cazzo crede di avere a che fare questo??? Con una marionetta?!?
«Vaffanculo.» riesco a dire con voce strozzata prima di chiudere il telefono.
Non voglio sentire altro.
Non ho voglia di essere presa ancora in giro.
Voleva chiarire, certo.
E perché no, magari avrebbe pure continuato a trattarmi come una ruota di scorta.
Ora basta.
Marco è definitivamente un capitolo chiuso.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


Pov Chiara

Barbara è appena venuta a prendermi dal mio ultimo turno di lavoro. L'ultimo qui all'Hard Rock.
Mi mancherà. Mi mancheranno le corse per arrivare in tempo, le risate con i miei colleghi, i clienti abituali, interagire con i turisti da tutto il mondo.
Resterà sicuramente in una parte del mio cuore. Qui ho ritrovato Barbara dopo anni, qui ho conosciuto dei nuovi amici come Gaia.
È meglio che mi distragga prima che mi metta a piangere nel bel mezzo della strada.
Ci sarà tanto da piangere oggi. Ho deciso di dare una piccola festa d'addio nel mio appartamento con tutte le persone che ho conosciuto qui.
Mi dispiace lasciare tutti quanti così presto. Soprattutto Barbara. Non posso credere che adesso dovrò già lasciarla per tornare a casa mia.
Questo è il motivo per cui stiamo cercando di passare il maggior tempo possibile insieme prima della mia partenza. Sospiro senza pensarci due volte.
«Che succede? Sei troppo silenziosa, non è da te!» scherza Barbara mentre camminiamo verso casa mia e dandomi una gomitatina.
In effetti non ho proferito parola da quando è venuta a prendermi.
«Senti Chià... mi dispiace per ieri! Ma davvero io non sapevo nulla del vostro appuntamento!» spiega la mia amica con enfasi.
«Lo so, Barbara! Non sono arrabbiata con te, sono solo un po' triste... non voglio andar via!» dico con gli occhi lucidi.
La vedo sorridere triste e aprire le braccia per accogliermi in un abbraccio. Mi fiondo a ricambiare l'abbraccio.
Mi mancherà tantissimo. Lo so già.
«Quindi sai che io non voglio assolutamente Marco e che mi manca Michele! Vero? Lo sai, sì...» continua lei per essere certa al 100% e chiarire.
Scoppio a ridere e interrompo l'abbraccio a malincuore.
«Lo so, lo so. Puoi stare tranquilla!» dico rassicurandola e avvicindandomi al portone per aprirlo.
Apro anche la porta di casa. Mi guardo attorno. Questa sarà l'ultima cena qui. Sarà l'ultima notte che passerò in questa casa. Chissà chi verrà a vivere qui.
Insieme a Barbara iniziamo a spostare qualche mobile per fare più spazio e iniziamo ad addobbare la camera e ad allestire il tutto.
Inizio a sistemare gli stuzzichini nei vari piattini e nel frattempo sento il campanello suonare.
Oddio ma che ora si è fatta?!? Stanno già arrivando i primi invitati...
«Vado io!» dice Barbara affrettandosi ad aprire la porta.

Pov Barbara

Qualche minuto dopo, gli altri si sono già sistemati nel salone collegato all'ingresso, un open space. Io intanto, vado ad aprire di nuovo la porta.
«Aò! Ecchime!». È Marco.
Accenno un sorriso e lo invito ad entrare.
«Mi raccomando, parla con Chiara.» gli sussurro.
Contemporaneamente la sento gridare dalla cucina per chiedere chi fosse.
«Sono io!» grida Marco ridendo. È sempre allegro questo qui! Senza motivo tra l'altro!
«Marco?!?!» domanda Chiara perplessa. Si affaccia immediatamente alla porta. Lancia uno sguardo cruciale verso di me.
Lui intanto la raggiunge per scambiarle i baci sulla guancia. Ha capito che deve parlarle o no?!?
Successivamente Chiara corre verso di me e io le vado in contro.
«Barbara! Cosa ci fa lui qui?» mi domanda confusa, sottovoce.
«L'ho invitato io...». Oddio, non si starà mica arrabbiando?
«Ho notato...». Lascia la frase in sospeso come se volesse che continuassi.
«Voglio che vi chiariate. Chissà magari un giorno torniamo i tre di prima, quando dicevamo cazzate e ridevamo per ogni minima cosa.» continuo. Forse in me traspare un po' di nostalgia e malinconia.
Chiara fa un sospiro di comprensione. Sa cosa intendo.
«Grazie per averlo invitato, ma mi ha fatto abbastanza male.» risponde lei sorridendo. È un sorriso un po' spento. «Ho capito che comunque non potrebbe funzionare in nessun modo. Resteremo amici io e lui.». Poi d'improvviso mi abbraccia.
Ricambio l'abbraccio. «Sei sicura che non ti sei arrabbiata?» domando dispiaciuta.
«Sì, tranquilla. Grazie!» risponde lei. Ora la sento più felice.
Poi d'improvviso sento qualcuno che ci divide.
Ci giriamo. Chi poteva essere? Marco!
«Chiara...». Marco mi guarda e mi fa un occhiolino mentre continua la frase. «Devo parlarti... di ieri, voglio scusarmi.»
Chiara si gira verso di me accennando un sorriso.
Poi suona nuovamente il citofono, apro automaticamente il portone. Chi altro manca?
E nell'attesa che salga l'altro invitato, vedo in lontananza Chiara e Marco parlare. Sorrido mentre li guardo. Stanno chiarendo per fortuna! Sììì!
Apro la porta con un sorriso che va da un orecchio all'altro.
Ma in mezzo secondo, resto di pietra. Smetto di sorridere o forse no.
«Michele?!?». Accidenti! Dovevo tenerlo per me! E poi... e poi ho anche urlato!
«Barbara!» ribatte lui... confuso? Forse si aspettava che lo sapessi che dovesse stare anche lui qui.
«Ehm... posso entrare?» chiede lui.
«Ah... sì... certo.». Mi sposto ad un lato e chiudo la porta d'ingresso.
Lo guardo mentre fa un po' fatica a muoversi.
Contemporaneamente spunta Marco dal nulla, affiancato anche da Chiara.
«Ciao Michele!» lei lo accoglie salutandolo con un bacio sulle guance.
Ma un momento! Non mi ha detto nulla di Michele!
Mentre, torna dal saluto per mettersi a un lato, mi sussurra all'orecchio «Anch'io avevo pensato alla stessa cosa.»
Quindi lo ha invitato per me! Così come ho fatto io con Marco!
Intanto, mi volto verso i due. Sia Marco che Michele si stanno guardando con uno sguardo fulminante.
E sì... Michele ora pensa che io sto con Marco!
«Lui è Marco... e lui è Michele.». Chiara s'immischia.
Marco gli porge una mano coordialmente. «Piacere!» dice sorridendogli.
Michele poggia una stampella sotto il braccio per ricambiare.
«Piac...»
Ma Marco, come un bambino, non gli stringe la mano e si passa una mano tra i capelli. Come per alzarsi il ciuffo. «Ops!» Poi, scoppia a ridere.
Lo sta prendendo in giro?!?
Michele ride nervosamente, cercando di accettare lo scherzo. Ma è palese che si sia leggermente incazzato. Dopotutto si sta sforzando! Per di più sarà difficile per lui vedere Marco... Ma cosa dico! A Michele non importa nulla di me. Lui vuole quell'altra...
Ma un rimprovero a Marco ci sta. M'intrometto. «Marco non fare lo stupido!»
«Adesso per scusarti, devi aiutarlo a farlo sedere sul divano!» continua Chiara.
«No, ce la faccio.» ribatte Michele.
«Visto? Non ne ha bisogno!» risponde Marco dandogli una forte pacca sulla spalla. Così forte che rimbomba un po' nella stanza.
Michele lo fulmina con lo sguardo. Vuole ucciderlo, me lo sento.
Spero che questa situazione cambi subito altrimenti finirà male.
«Lo aiuto io.» mi propongo avvicinandomi a Michele. Una scelta forse un po' azzardata.
Gli prendo la mano e la faccio appoggiare su un mio braccio.
Sento il calore della sua pelle e la sua forte presa.
Ma cosa sto facendo?? Se ci fosse la sua fidanzata, mi avrebbe uccisa... Giustamente.
"Lo stai semplicemente aiutando!" mi sussurra il cuore.
"Sì certo...". Il cervello borbotta.
Michele stringe la sua mano sul mio polso.
Sento le farfalle.
Lui è qui. Vicino a me. Mi sta toccando. E io sto toccando lui.
C'è attrazione.
Forse prova ancora qualcosa per me...
"Non ti illudere!" mi rimprovera il cervello.
"Non mi sto illudendo... Lo sto aiutando." si giustifica il cuore arrossendo insieme a me.
Ma questo "sogno" si spezza un istante dopo.
Marco mi sposta un po' bruscamente. Ora lo sta aiutando lui.
Cosa sta succedendo?
«Barbara???» dice Chiara un po' ad alta voce. «Ci sei??»
Annuisco.
Lei mi sorride. Ha già capito tutto.

Pov Chiara

Ho evitato lo sguardo interrogativo di Barbara, ma adesso le devo delle spiegazioni.
«Mi aiuti in cucina, Bà?» chiedo cercando di far passare inosservato il tutto.
Lei annuisce ed insieme ci spostiamo in cucina.
«Spero non ti dispiaccia... per...» con la testa indico Michele e concludo così la frase.
La vedo abbassare lo sguardo sul pavimento e sorridere.
Mi risponde con un'alzata di spalle.
So che le fa piacere. Spero solo che riescano a chiarire. Erano tanto belli insieme loro due!
Mando uno sguardo in direzione di Michele e lo sorprendo in flagrante!
Sta guardando Barbara!!! Non voglio forzare la cosa ma devo ammettere che non mi dispiacerebbe mica vedere la mia amica di nuovo felice con lui.
So che entrambi si amano. Devono soltanto riuscire a dirselo e a chiarirsi una volta per tutte!
Basterebbe davvero poco per tornare ad essere felici e spensierati come lo erano una volta.
Mi sento tirare per una spalla.
Mi volto perplessa. È Gaia.
«Chiaraaaa!!!» mi chiama scuotendomi per le spalle.
«Cosa c'è?!?» chiedo ridendo. Come mai Gaia è così nervosa?
«Non c'è!!! Ma l'hai invitato vero???» chiede disperata.
Ecco perchè...
«Sì Gaia. Ho invitato il mio ex solo per te!» dico ridendo e scuotendo la testa.
Ha fatto di tutto affinché invitassi anche Luca.
Si sono visti all'Hard Rock e si sono entrambi piaciuti fin da subito.
In effetti, conoscendoli posso dire che sono stata una stupida a non averci pensato prima! Sono fatti per stare insieme quei due!
«Ma sei sicura che verrà???» mi domanda impaziente.
«Fammi capire... sei qui per me e la mia festa d'addio perché poi non mi rivedrai più in tutta la tua vita o per Luca?» chiedo ridendo e scherzando.
Lei ride colpevole e mi abbraccia.
«Lo sai, amica mia!» dice continuando a ridere.
«Per Luca...» continuo io ridendo.
Lei scoppia a ridere.
«Lo sai che ti voglio tanto bene!» dice lei sorridendomi.
Annuisco sorridendo in risposta.
«Ma come sto???» chiede rivolgendosi sia a me che a Barbara.
Sorrido. «Stai benissimo Gaia!» dice Barbara mentre io annuisco e le faccio un occhiolino di approvazione.
Si aggiusta i capelli per l'ennesima volta da quando è arrivata e si guarda intorno.
In effetti gli invitati sono quasi tutti qui, manca praticamente solo Luca. Il solito ritardatario!
Sentiamo il campanello e Gaia mi guarda tutta emozionata e ansiosa.
È bello vedere la gente innamorata: come Michele guarda Barbara, quando lei arrossisce non appena incrociano i loro sguardi, gli occhi di Marco che brillano quando vede Barbara e poi Gaia impaziente ed emozionata di vedere Luca.
Vado ad aprire la porta e Gaia mi segue come se fosse la mia seconda ombra.
«Ciao!» esordisce Luca entrando e sorridendo. Ricambio il saluto e lo vedo subito posare gli occhi su di lei, Gaia.
Che ovviamente fa la finta disinteressata mentre sorseggia un cocktail e balla da sola sul posto al ritmo di musica.
«Ho portato una bottiglia di vino... questo è quello che ti piaceva tanto! Te lo ricordi?» dice lui sorridendomi e lasciandomi la bottiglia fra le mani inaspettatamente.
«Grazie Luca! Non dovevi...» dico osservando il regalo. È vero. Questo vino è troppo buono!
Alzo lo sguardo per ringraziarlo ancora e lo vedo che posa di nuovo lo sguardo sulla mia amica che sta ancora ballando da sola.
Non riesco a trattenermi un sorriso e lascio i due amoreggiare in pace.
Mi guardo attorno. Sono circondata da tutte le persone a cui tengo e che voglio bene.
Ci sono proprio tutti, la festa può iniziare!!!
Il clima della festa è sereno, si sentono tante risate e ci stiamo divertendo un po' tutti quanti. O almeno lo spero.
Ho ballato tutto il tempo e scherzato insieme ai miei amici. È così che li ricorderò tutti.
Allegri, solari, scherzosi. Sempre pronti a starti accanto.
Ogni tanto mi fermo a guardarli uno ad uno. Mi resterà dentro una parte di ognuno di loro. Come potrei mai dimenticarli?
Vorrei che il tempo si fermasse e che la spensieratezza di questa sera duri per sempre.
Ma purtroppo non è così.
Un tintinnio mi riporta alla realtà distraendomi dai miei pensieri.
«Discorso, discorso!!!» dice il mio collega salendo su una sedia e battendo un cucchiaino sul bordo del bicchiere accompagnato quasi immediatamente dal coro di tutti gli altri.
Oddio no...
«No vi prego... il discorso no!» supplico ridendo e nascondendomi il viso fra le mani.
«Te tocca!» insiste il collega ridendo.
Ah beh... se la mettiamo così!
Mi schiarisco la voce per richiamare l'attenzione di tutti i presenti.
«Come sapete siamo tutti qui oggi perché domani parto e lascerò Roma. Sappiate che qui lascerò anche una parte di cuore... stasera voglio dirvi una parola che però per me significa molto: grazie.» inizio il mio discorso sentendomi enormemente in imbarazzo con tutti i loro occhi puntati addosso.
«Innanzitutto grazie a tutti per essere venuti stasera! Un grazie particolare lo devo a tutti coloro che mi hanno fatto del bene, mi hanno fatto ridere, divertire, vivere. Grazie agli amici che ho ritrovato, a quelli che ho incontrato e che mi hanno supportata e sopportata soprattutto!» continuo il discorso sentendomi un'attrice che ha appena ricevuto l'Oscar.
Sento qualcuno ridacchiare. «Ringrazio i miei colleghi per aver reso più leggeri i miei turni, per esserci stati sempre e per avermi dato una mano con alcuni turisti in particolare...» dico trattenendo le risate ed accennando ad un episodio esilarante con i miei colleghi.
«Grazie anche a coloro che mi hanno ferita e in un qualche modo, fatto male... perché beh, come sapete dopo ogni tempesta esce sempre il sole, no?» dico osservando tutti ed evitando lo sguardo di Luca e Marco in particolare.
«Un grazie speciale a te, amica mia. Sorella e compagna di mille sventure e avventure. Grazie per essermi semplicemente amica. Grazie per tutta la forza che mi trasmetti e per non avermi mai abbandonata.» dico sorridendo a Barbara ed evitando di scoppiare a piangere davanti a tutti.
Sento qualcuno schiarirsi la voce e subito dopo una fragorosa risata.
«Sì, Gaia! Grazie anche a te! Per essermi stata vicina, avermi consigliata e per avermi dimostrato quanto tieni a me! Soprattutto stasera...» dico ridendo e facendole l'occhiolino.
Lei ride e mi manda un bacio con la mano.
«Vi saluto così... sperando di aver lasciato in ognuno di voi un bel ricordo! Porterò ognuno di voi con me, nel cuore. E voglio che sappiate una cosa... questo non è un addio, ma soltanto un arrivederci!» dico lasciando cadere qualche lacrima e venendo travolta completamente da tutti loro che vengono ad abbracciarmi e stringermi prima che vada via.
Sento tutto il loro calore e affetto come non ho mai sentito durante tutta la mia vita. Mi mancheranno, sì. Ne sono più che sicura.
Ed ecco arrivato il momento più brutto: i saluti.
Con tanta forza e mostrando un sorriso smagliante, inizio a salutare tutti i miei carissmi amici.

Pov Barbara

La serata sta per concludersi...
In tutto ciò Michele qualche volta si è messo al cellulare, credo per rispondere alla sua lei...
Marco invece sta sempre vicino a me, pur allontanandomi sempre. Deve stare anche vicino a Chiara! Forse per colpa dell'amore, tutto si sta spezzando e nulla tornerà come prima...
Inoltre faceva spesso battute riferendosi a Michele, lo punzecchiava. La sua fortuna è che oggi Michele è tranquillo... oppure per il semplice fatto che non gli importa. Vuole farci capire che a lui non importa nulla di noi due perché sta bene con quella.
Tralasciando ciò, è stata una bella serata. Ci siamo divertiti molto.
Chiara mi mancherà, mi mancheranno i nostri momenti. Le sue risate. I suoi cassetti di trucchi. Il suo essere una "tuttofare". Le sue ricette. Non potrò più dirle "Dai, oggi ci vediamo.". Tutto torna come prima. Come quando lei non c'era.
Quando lei non ci sarà più, sarà nostalgico passare da queste parti e ricordarsi che lei non vive più qui. Mi guardo attorno. Sarà l'ultima volta che vedo queste mura?
Un altro tassello si stacca dal mio cuore.
È ora di andare. Si è fatto tardi.
«Michele tu come te ne torni?» domanda Chiara mentre saluto i pochi che sono rimasti.
«Sto per contattare il mio amico che prima mi ha portato qui.» risponde lui.
«Perché non te ne vai con Barbara?» continua lei. Mi vuole morta???
Mi blocco mentre sto per salutare Marco. Anche lui si ferma.
Mi volto. Cosa dico? Aspettano una mia risposta. Michele compreso. Mi fissa.
«Per me... non ci sono problemi.» rispondo balbettando.
"COSA???". Il mio cervello va su tutte le furie, mentre il mio cuore sta festeggiando... Lo sento battere all'impazzata.
«D'accordo.». Michele non esita un attimo. Accetta. Strano! Se lo sapesse la sua tipa...
Sul suo viso si accende un sorriso smagliante che non ho visto per tutta la serata. Credo stia lanciando anche un'occhiataccia vittoriosa a Marco.
"Tanto non deve accadere nulla.". Puntualizza il mio cervello.
"Lo so..." risponde rassegnato il mio cuore.
«Okay, andiamo.». Prendo subito la borsa.
Chiara ci accompagna subito alla porta e ci saluta.
«Grazie.» le sussurro mentre mi lascia un bacio sulla guancia.
«Comunque non hai salutato più Marco... Ci sarà rimasto male.» bisbiglia ridacchiando.
Ci voltiamo. Michele ci fissa. Credo si sia accorto che abbiamo parlato sottovoce.
Poi, anche loro si salutano.
Appena scesi, nessuno parla.
Lo guardo. La luce dei lampioni evidenzia il suo volto scarnito... Noto anche che gli indumenti gli vanno circa un paio di taglie più larghi.
Ma devo spezzare questo silenzio.
«Vuoi una mano?» domando con voce vellutata.
«Ce la faccio.» risponde lui, freddo. Ha cambiato umore all'improvviso? Gli creo questo?
Mi volto senza ribattere. Voglio piangere, ma non devo. Almeno non in questa mezz'ora.
«Non avevo visto male allora...» borbotta lui, alle mie spalle.
Visto cosa? Parla dell'altro giorno?
Mi volto per rispondergli. C'è Marco. Parla con lui.
Ma non è possibile! È onnipresente!
«Posso accompagnarlo io eh...» s'intromette.
"No!". Questa volta cervello e cuore rispondono in sintonia.
«Sto andando via anch'io...» continua lui dandogli un'altra forte pacca sul braccio, dove c'è il gesso.
«È geloso.» ringhia Michele.
Si sta innervosendo di nuovo. Spero si calmi subito...
«Il tuo turno è finito da un bel po' di mesi.» ribatte Marco, con una risata sardonica. «Sei da dimenticare.». Continua a stuzzicarlo.
«Adesso ci sei tu?» domanda l'altro.
«Ragazzi basta!» dico ad alta voce.
«Ha iniziato 'sto cojone!» dice Marco indicandolo. «Prenditela con lui!» continua.
Odio quando si rivolge così, sembra un bambino!
«Vai, è tardi. La mammina poi ti dà le botte.» risponde Michele.
Mi sa che anche lui la pensa come me sull'infantilità...
«Smettetela!». Mi metto tra i due. Devo calmare le acque qui.
Marco mi sposta bruscamente da un lato facendomi sbattere di spalle allo specchietto della macchina.
Strizzo gli occhi. Che dolore!
Appena apro gli occhi, mi rendo conto che Michele ha visto la scena. Beh, è chiaro... è qui davanti.
«Tutto ok?» mi domanda.
Annuisco rimettendomi in riga. Non ho altra scelta.
Credo che sia arrivata la goccia che sta per far traboccare il vaso. Michele è lì lì per scoppiare...
«Andiamo via.». Cambio discorso, chissà la smettono.
Devo tornare a casa presto. Ci mancava il dolore ai reni dopo la botta, ma devo far finta di nulla...
«D'accordo.» risponde Michele.
Ho convinto almeno lui ad andar via...
Ma Marco lo blocca. È proprio in cerca di guai?
«Che fai? Scappi?» continua Marco con sarcasmo, rivolgendosi all'altro.
Michele non ci pensa due volte. Sferra un pugno sull'occhio talmente forte che lo fa indietreggiare di qualche passo.
«Ma vattelapijanderculo!» continua Michele. «Mi hai i cojoni!»
«Michele!». Grido contro di lui.
Marco ha la mano sull'occhio. Credo sia forte il dolore.
Ma prima che risponda anche lui, metto la mia borsa in mezzo. Santa borsa! Anche se si sarà rotto il cellulare.
«Smettetela entrambi!». Li rimpovero incazzata. «Siete due bambini!»
Michele sbuffa ed entra in macchina. Finalmente uno va a cuccia!
«Non puoi farlo andare a piedi? Chissà lo investono.» sbotta Marco.
«Marco, vattene e smettila.» ribatto con i nervi tesi.
«Ma che cazzo ti prende?» mi domanda lui. «Lui sta con un'altra. Non ci ha impiegato molto a rimpiazzarti. Non ci ha ripensato due volte a dimenticarti. E tu che fai? Riesci ancora a guardarlo in faccia?» mi dice lui a bassa voce, marcando ogni minima parola che mi pugnala il cuore. Parole che mi infiammano il sangue che scorre. Parole crudeli, ma vere. Purtroppo.
Resto in silenzio. Non ha torto. È stato schietto, ma sincero.
«Riesci a tornare a casa?» domando con voce rotta.
Lui si toglie la mano dal viso. Ha un occhio viola.
«Sì, vedo ancora.». Ora non sorride più. È teso anche lui.
«Ok. Buonanotte.»
«Fammi sapere quando arrivi.» risponde lui.
Mi avvio verso la macchina. Michele ci stava guardando dallo specchietto.
Entro in macchina. Non mi volto né parlo per tutto il tragitto.
Penso a quanto mi ha ricordato Marco.
Arriviamo a destinazione.
«Buonanotte.» dico senza guardarlo, mentre lo invito a scendere.
«Sei pensierosa e tesa.». Cambia discorso. «Ti ho osservato lungo tutto il tragitto. Non te ne sei nemmeno accorta altrimenti mi avresti chiesto di non guardarti, come facevi un tempo... mentre ridevi dall'imbarazzo.» continua.
Non gli rispondo. Aspetto che questo film finisca. Continuo a guardare fuori. Sento le lacrime alla base dei miei occhi. Sento il mio corpo che sta andando in ebolizione.
"Barbara, calmati!" mi urla contro il cervello.
«Ti fa male ancora la schiena?» mi domanda con un tono diverso.
«Almeno quel dolore passerà.» rispondo. Ho fatto bene? Ho fatto male? Non dovevo lanciargli una "frecciatina"?
Lui posa una mano sul mio braccio. Abbasso lo sguardo verso di essa. Credo sia proprio la mano con cui ha dato il pugno a Marco. È viola-rossa.
E ora? La stessa mano che ha fatto del male a qualcuno, è posata delicatamente sul mio braccio.
«Girati, ti controllo se vuoi.» mi propone lui con modi professionali. «Ti ricordo che sono un dottore...» dice lui sorridendo. Vuole addolcire questo momento.
Le parole di Marco mi ritornano in mente.
«No, grazie.». Lascio il suo braccio sospeso nel vuoto.
Lui non risponde, ma abbassa lo sguardo.
«Ho rovinato tutto.» sussurra sottovoce, quasi tra sé e sé.
Sospiro. Voglio andar via.
«Buonanotte e grazie.» dice lui con un tono più alto.
Esco dalla macchina.
Lo vedo raggiungere il portone, non abita molto lontano da casa mia.
Su ci sarà la sua fidanzata ad aspettarlo sicuramente anche se noto che tutto il palazzo ha le luci spente.
Parto e vado via, con le lacrime che mi rigano il viso.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


Pov Chiara

Questa è l'ultima volta che la vedo. Chissà poi quando ricapiterà...
Barbara, la mia amica di sempre è qui con me, ancora una volta.
Siamo qui nella stazione di Roma Termini ormai da dieci minuti e nessuna della due ha il coraggio di parlare, forse perché siamo entrambe consapevoli del fatto che da domani non potremo vederci come al solito.
Sto torturando il manico di una valigia. Sono nervosa. Come farò?
Mi guardo attorno e ci sono tante persone, forse nella mia stessa situazione.
Altre magari aspettano di partire insieme, forse per prendersi una pausa dalla frenesia tipica della capitale.
Ciò che mi colpisce di più è la scena di un bambino che assieme alla sua mamma saluta il padre.
Lui lo prende in braccio e lo stringe a sé mentre il piccolo gli getta le braccia al collo e da come lo tiene stretto, non sembra intenzionato a lasciarlo andare.
Sorrido un po' per la tenerezza del momento e un po' per la consapevolezza che tra poco toccherà anche a me.
Devo salutare la mia migliore amica e non so quanto tempo passerà prima di rivederci e tornare a essere le due pazze che insieme ne combinano di ogni.
Si dice che ogni viaggio cambi le persone e che chi parte non è mai la stessa persona che è andata via. Chissà se è vero...
Forse sono cambiata anch'io, chi può dirlo!
L'annuncio dell'imminente arrivo del treno, mi riporta alla realtà, scacciando così ogni pensiero.
Mi volto verso Barbara e la vedo che mi osserva, come se avessimo avuto entrambe lo stesso imput.
Sorrido sentendo gli occhi lucidi. Di già, perfetto...
La vedo sorridere intenerita e si stringe nelle spalle un po' rassegnata.
«Questa volta non ci perderemo, giusto?» chiedo alzando lo sguardo per evitare di scoppiare a piangere.
Non posso mettermi a piangere ancora prima di salire sul treno, accidenti!!!
Mi sento abbracciare e questa è la risposta migliore che abbia mai ricevuto.
È una conferma e ammetto che mi rassicura anche molto.
Non voglio perderla di nuovo. Abbiamo già sbagliato una volta e adesso non lascerò che capiti di nuovo.
Mentre sono fra le sue braccia ripenso a tutto.
Proprio qui è cominciato tutto. Sono arrivata sola, con tanti timori e la paura di non trovarmi bene qui e di non legare con nessuno.
E invece chi l'avrebbe mai detto? Ho incontrato Luca, ritrovato Barbara, conosciuto il suo fidanzato Michele, ho legato quasi immediatamente con quella matta di Gaia fino a diventare due buone amiche; ho incontrato anche Marco e nonostante tutto sono contenta che sia successo.
Sentirò un sacco di nostalgia. Mi mancheranno tutti loro. Mi mancherà Roma.
Continuo a rimproverarmi di non averla ammirata abbastanza. Avrei voluto guardarla di notte ancora una volta, illuminata e in tutta la sua bellezza e magia.
Avrei voluto confondermi ancora una volta fra i romani, solo per sentire ancora una volta il loro accento.
Avrei voluto scattare mille e mille altre fotografie, per ricordarmela per sempre.
Ma ormai è troppo tardi.
Ora sono qui, aspettando il treno che mi riporterà a casa.
Sciolgo l'abbraccio per recuperare un fazzolettino. Beh, sfiderei chiunque a non piangere se fosse in questa situazione...
Barbara ridacchia. «Sei la solita!» dice battendomi sul tempo mentre mi porge un fazzoletto.
Mi asciugo le lacrime e mi unisco alla sua risata.
Il momento che odio di più è sempre più vicino.
Sentiamo il rumore del treno in lontananza. Non abbiamo più tempo.
«Grazie per tutto. Promettimi che ci sentiremo e ci vedremo il prima possibile. Ti prego.» la supplico.
Non parto senza la sua promessa.
«Promesso. Anche tu però... fatti sentire!» si raccomanda lei, premurosa e dolce.
Prima che sia troppo tardi, la riabbraccio ancora. Mi mancherà. Sono sicurissima.
Sigilliamo in quell'abbraccio tutti i momenti passati insieme, qui. E un po' è come se fossimo anche tornate indietro nel tempo.
Non riuscirei ad immaginarmi come sarebbe stata quest'avventura senza di lei.
Sicuramente era scritto da qualche parte che ci saremmo incontrate di nuovo. Io e Barbara. Le solite combinaguai.
«Ti voglio bene!» mi sussurra mentre continuo ad abbracciarla.
«Anch'io.» rispondo continuando a far cadere lacrime.
Non voglio trattenermi nessuna emozione, sebbene odi piangere. Per la seconda volta, poi...
Ed eccolo. Lo sento alle mie spalle.
Sento crescere in me quasi un sentimento d'odio verso questo treno.
È lui che mi costringe a lasciare tutto e tutti qui.
Ma devo andare. La mia famiglia mi aspetta nella mia amata terra.
Saluto Barbara dopo essermi nuovamente raccomandata che dovremo sentirci ogni giorno.
Salgo su quel treno. Mi aspetta un lungo viaggio...
Dal finestrino la guardo mentre sventola un fazzolettino e fa finta di asciugarsi una lacrima.
La solita Barbara! Scoppio a ridere e subito sento gli sguardi perplessi di alcuni passeggeri.
La saluto semplicemente con un gesto della mano e il treno non ci impiega molto a partire.
Arrivederci Roma, ci rivedremo presto...

Pov Barbara

Ricomicia la corsa a mo' di cane-gatto tra me e Charlie... Solo che in questo caso è "la gattona" che rincorre il cane. Ha preso di nuovo le mie pantofole e se le sta mangiucchiando!
«Ma perché non giochi con la pallina?!». La prendo per lanciarla dall'altra parte della stanza.
Lo vedo mentre prende la rincorsa per afferlarla al volo. Dopodiché ricomincia a scodinzolare qua e là per la casa.
Io invece, mi siedo al computer per fare qualche ricerca al pc. Chissà tra quanto avrò l'esito del test per lavorare come ostetrica... Ma nulla mi distrae dalle parole che mi ha detto Marco ieri: "Lui sta con un'altra. Non ci ha impiegato molto a rimpiazzarti.".
Mi vibra il cellulare. È Chiara che mi ha risposto ad un messaggio "Sisi, appena arrivo ti avviso".
Scorro l'elenco delle persone che mi hanno inviato dei messaggi... Accipicchia quanti messaggi inutili! Ne devo cancellare un po'...
Scorro, scorro e scorro. Un attimo!
Clicco tra i messaggi miei con Michele. Quanti ce ne siamo scambiati... Qui c'è parte della nostra storia. Da quando stavamo insieme a quando ci siamo lasciati. Ne leggo qualcuno...
MICHELE: "Ciao amore, oggi la lezione finisce tardi. Tu pranza, non ti preoccupare! Ti amo tanto. :*"
Uh, un altro messaggio!
IO: "Stanotte ho sognato che litigavamo e te ne andavi con un'altra... Un incubo! Non succederà, vero? Ho paura amore..."
MICHELE: "Ti amo, non ti tradirei mai.<3"
Quella sera stessa tornò con un mazzo di rose rosse a casa, erano una ventina.
Scorro i messaggi... Mi fanno rivivere la nostra storia. Qualche lacrima mi scende... Mi manca. Mi manca da morire nonostante siano passati mesi e mesi.
Ed infine arrivo all'ultima lettera che mi scrisse...
"Giuro, è terribile sapere che la causa del tuo dolore, del tuo pianto così disperato e intenso, fossi di nuovo io. Da allora, ho promesso per l'ennesima volta a me stesso che eviterò di scriverti (questo è l'ultimo messaggio che ti scrivo, lo prometto), di chiamarti, di passare infinite volte sotto casa tua per incontrarti, di aspettarti, di guardarti e avvicinarmi per salutarti, di sorriderti, di accarezzare il tuo piccolo Charlie, di farti complimenti davanti a lui. Prometto che ti eviterò perché ho capito che ti fa star male (e fa male anche a me saperlo).".
Beh... da allora mi ha parlato lo stesso... però davvero non mi ha più chiamata né scritto. In più ho scoperto che il ragazzo della moto blu e nera era lui...
Continuo a leggere un altro frammento di quella lettera con le lacrime agli occhi. "È passato quasi un mese da quando ci siamo lasciati, eppure non capisco se è ancora l'inizio della nostra storia o è arrivata già la fine, ma forse è ancora troppo presto per capirlo. Comunque, fino ad ora sembrerebbe che la seconda sia la risposta corretta. Non avrei mai immaginato che ci saremmo allontanati in un modo così barbaro, o meglio non avrei mai immaginato che ci saremmo lasciati un giorno. Ma forse la distanza ci farà prendere strade diverse, quelle giuste o forse ci aiuterà a capire che la nostra era quella giusta e ci farà tornare insieme, più forti di prima. Personalmente spero che quest'ultima si avveri. Non credo in quell'addio che mi hai detto ieri, in lacrime. Io tifo per noi, ma lascio a te scegliere per entrambi.". Lui dice di tifare per noi... Non lo so. Non ci sto capendo più nulla. Gli manco? Non gli manco? Lui è felice con quella? Stanno ancora insieme? Devo credergli? Vuole me o vuole lei?
Mi fermo. Devo fare qualcosa. Non posso continuare a vivere in questo eterno dubbio.
Corro a prendere la borsa, butto il cellulare dentro. Ma mentre sto per uscire di casa, Charlie mi viene in contro col guinzaglio in bocca.
Gli sorrido. «Va bene Charlie...». Gli lascio un bacetto sulla testolina e aggancio il guinzaglio al collare.
Scendiamo velocemente per le scale e mi dirigo verso casa di Michele. Adesso so dove abita.
Non ci vuole molto ad arrivare, è a dieci minuti massimo di distanza.
Sono curiosa di vedere se lui abita con lei o no. Magari avrò qualche risposta in più. Mi apposterò, ma giusto qualche minutino...
"Fammi capire... vuoi fare stalking?" chiede il cervello.
"Sì!" risponde contento il mio cuore.
Perfetto, sto per imboccarmi sul suo isolato. Non faccio altro che guardarmi attorno, ma di lui non c'è traccia.
Mi fermo all'angolo. Mi sento un agente 007, cammino muro muro.
Charlie mi tira per girare subito l'angolo.
«Charlie!» lo rimprovero a denti stretti. Non devo farmi sentire.
Faccio qualche passo... Mi avvicino sempre più al suo portone.
Mi guardo attorno circa una ventina di volte.
Ed eccomi qui. Davanti al suo portone.
Do un occhiata veloce al citofono.
"Eccolo!" sobbalza il mio cuore. Ma c'è soltanto il suo cognome. Nessun altro.
Forse abita da solo e quella lì viene soltanto qualche volta oppure abitano insieme, ma lei non ha ancora la residenza qui...
Mi guardo nuovamente attorno. Lui non c'è per fortuna.
L'ho scampata! Ma adesso devo affrettarmi a scomparire o perlomeno a nascondermi.
Attraverso immediatamente la strada.
Un'auto frena bruscamente. Accidenti!
L'autista inizia ad imprecare in tutte le lingue del mondo. Credo sappia anche il georgiano, il greco, il cinese e qualche altra lingua...
Lo guardo imbarazzata mentre gli chiedo scusa. Ero distratta!
Arrivo al marciapiede. Abbasso lo sguardo e Charlie mi salta addosso, posando le sue zampe sulle mie braccia. Poi, mi lascia una leccata sul viso.
Forse devo un grazie anche a lui che nonostante mi faccia arrabbiare qualche volta, mi riempie le giornate di allegria. Mi distrae. Mi coccola.
Gli lascio altri bacetti per tutto il viso, macchiandolo un po' di rossetto.
Ma vengo interrotta dal suono del mio cellulare.
Rispondo senza vedere neanche chi fosse, sarà Chiara. Sorrido all'idea che evidentemente starà ancora piagnucolando per aver lasciato Roma... Beh, anche a me manca tanto.
«Dimmi.». Do il via ai nostri imminenti pianti.
«Ehi Barbara...». Chi è?? Ha una voce dolce, seducente.
Un momento!!! È Michele?!
Tolgo il cellulare dall'orecchio per controllare se fosse davvero lui. Sì! Oddio è lui!
Non mi avrà mica vista? Mi guardo attorno. Ma lui non c'è! Nemmmeno sul balcone!
Corro subito, devo scappare da qui.
«Ciao Michele.». Come devo comportarmi?
«Ti ho chiamato per sapere come stessi.» dice lui. Sembra un po' impacciato.
Ah... menomale! Faccio un sospiro di sollievo. Non mi ha vista!
«Meglio.» rispondo sorridendo. "Controllati Barbara, controllati!".
«Tu...» continuo. «...Michele?» aggiungo poi, con un filo di voce.
Lui fa un sospiro, come se le mie parole lo inebriassero.
«Un po' meglio.» risponde qualche secondo dopo.
«D'accordo...». Cosa gli dico? No, non voglio che questa telefonata finisca. No! No! Ho tante cose da raccontarti, ma non mi viene nulla in mente ora...
Lui non dice altro. Resta in silenzio.
Ti prego... non chiudere!
«Che stai facendo?» domanda lui. Credo stia sorridendo. Che bello sentirlo sorridere... Ma che bella la sua voce. Che bello lui.
Ed eccole di nuovo, quelle benedette farfalle che ogni tanto si risvegliano, grazie a lui.
«Ehm... Proprio adesso sto in stazione con Chiara.» rispondo cercando di non fargli credere che sto mentendo. Mi ricordo quando capiva sempre se gli mentivo.
Un ricordo riaffiora nella mia mente. Quella volta che mi mangiai tutta la sua cioccolata al latte e gli mentii... Mi uccise di solletico.
Accidenti! Adesso sta ridendo.
Ti prego, non smettere di ridere. Mi piace la sua risata, è una delle cose che lo caratterizza.
«Ah... da Chiara... Certo...». Sento un eco della sua voce.
Michele non parla solo tramite telefono, ma anche alle mie spalle.
Mi volto. Lui è qui.
È sull'uscio della porta di un locale, all'angolo di casa sua. Un suo amico lo saluta, sta andando via dal lato apposto.
Sbianco.
Lui era qui. E se avesse visto tutto?
«Ma questa non è la stazione...» aggiunge lui, ridendo. Si affaccia per guardarmi le spalle. «E non c'è nemmeno Chiara.» aggiunge.
Poi abbassa lo sguardo su Charlie che gli salta addosso per salutarlo, mentre scodinzola. Lui lo accarezza sul capo.
«Ti hanno tagliato la lingua?» mi domanda sorridendomi.
"Ooh! Riprenditi!". La mia mente mi schiaffeggia per farmi riprendere.
«Sì! Cioè no... Non mi hanno tagliato la lingua...». Cosa sto dicendo?!
Devo riparare questa grossa figura di merda!
«Sì in realtà... sono... sono appena tornata da Chiara e ora... ora ora... ora sto portando Charlie in giro.» dico balbettando e gesticolando nervosamente.
Lui ride. Si è reso conto che sto dicendo una grossa cazzata... Beh... in parte...
«Ho visto che ti sei avvicinata al mio citofono e che stavi per essere investita...» dice lui divertito, mentre accompagna il tutto con un'alzata di occhi al cielo. Scuote il capo come per rimproverarmi con un "Ma tutte tu le combini!".
Accidenti però, ha visto proprio tutto! Si sarà anche reso conto che mi guardavo attorno e controllavo se spuntasse lui da qualche parte...
Pian piano, il suo sorriso si spoglia, mentre nei suoi occhi trapela... qualche ricordo?
Oddio gli brillano gli occhi, come quando mi vide in ospedale.
«Ti va di andare al bar? Ti offro qualcosa.» mi propone lui, con un filo di speranza.
«D'accordo Michele.». Accetto, senza pensarci due volte.
Lui mi sorride, ma non troppo.
Qualche passo più avanti, ci fermiamo davanti a dei tavolini.
«Siediti...». Mi sposta la sedia come un bravo gentleman, come lo è sempre stato.
«Grazie.» rispondo accomodandomi. Charlie si straia per terra fortunatamente.
«Vado a chiamare il cameriere.»
«Va bene.»
Lo vedo allontanarsi.
Non ci posso credere. Sono seduta ad un bar. Con Michele. Come facevamo un tempo.
Lo guardo mentre entra nel bar per chiamare il cameriere.
Ma non sarà un problema? Non sarà mica gelosa la sua fid... Emma?
Michele torna. Mi lancia un sorriso, ma c'è qualcosa che lo blocca. Non sorride come prima, come quando l'ho incontrato.
«Forse dovrei andare.» dico d'improvviso. «Non dovrei stare qui.»
«Di già?» domanda lui. Ora il suo sorriso è spento. Completamente.
Sto per alzarmi, ma lui mi blocca. Mi afferra dal polso.
I clienti seduti accanto a noi si girano un attimo per guardarci, poi riprendono a chiacchierare.
Mi lascia il polso. «Devi proprio?» mi domanda lui. Sembra essere davvero dispiaciuto.
Perché si comporta così? Non lo capisco.
«Salve ragazzi, cosa prendete?» s'immischia il cameriere.
Mi volto verso Michele. Ha lo stesso sguardo che mi scambiò il giorno in cui andai a trovarlo in ospedale. Credo che voglia davvero che io resti un po' con lui.
Mi risiedo.
«Cosa prendi... Barbara?» mi domanda. Credo si sia sforzato nel pronunciare l'ultima parola, il mio nome.
«Un cornetto al cioccolato.»
«Solo?»
Annuisco.
«D'accordo.». Si volta verso il cameriere che lo scrive sul suo blocchetto.
«Lei invece?» chiede a Michele.
«Un caffè. Basta così.»
Il cameriere annuisce e va via.
«Solo?» ribatto io, sorridendo.
Lui ridacchia mentre annuisce.
È bellissimo.
«Hai perso molto peso.». Mi azzardo a prendere il discorso.
«Sì, me lo dicono tutti. Ho perso solo 7 chili.»
Non avrà avuto mica qualche problema di salute?
«Come mai?» gli domando.
Lui china il capo. Comincia a stropicciare un tovagliolo di carta.
«...Se posso sapere.» aggiungo.
«Certo che puoi saperlo.». Infine, alza le spalle.
Abbasso lo sguardo. «Emma ti fa mangiare di meno?». La butto lì. Tutta d'un colpo. Come un brutto sciroppo che è meglio buttar giù subito.
Sento che ride sotto i "baffi".
«Ma lascia perdere quella.» aggiunge lui.
Non vuole parlarne???
«Tu pittosto... cosa racconti?» mi domanda mentre beve un sorso di caffè, appena arrivato.
È chiaro che parla di Marco e di quella volta che ci ha visti mentre mi baciava.
«È solo un amico.»
«Non parlo di Charlie.» dice lui con un sorriso sghembo.
«Marco. È solo un amico.» puntualizzo.
«Oh si, adesso gli amici si baciano in bocca.» borbotta.
Sta cambiando umore. Comincia ad innervosirsi.
Ha perfettamente ragione, ma non voglio tornare su questo argomento. Marco lo vedo solo come un amico. L'ho sempre visto come tale e sarà sempre così.
Abbasso un attimo lo sguardo e quando lo rialzo, noto che forse è sul punto di versare le lacrime, ma si trattiene e aumenta la presa sulla tazza del caffè.
«Per questo non sei più tornata, vero? Ma perché non me l'hai detto subito? Lui è migliore di me...»
Cosa sta dicendo?? Sembra che stia seminando rancore...
«Dimmi, ti rende davvero felice?». Comincia ad avere la voce rotta. Non l'ho mai sentita così la sua.
«Cosa? No!».
«Non mi dire cazzate.» mormora a denti stretti e con voce spezzata.
«Te l'ho detto, siamo solo amici!» ripeto con testardaggine.
Lui si volta finalmente verso me. Lentamente incrocia i miei occhi come per studiarmi, ma cede subito.
«"Solo amici"? Vi siete baciati in bocca. Ne sono più che sicuro.» continua a denti stretti, quasi ringhiando. «Purtroppo.» sussurra infine.
«È stato un errore.»
«Un errore...». Ripete. «Siete andati anche a letto?»
«No!»
Si gira verso me, di nuovo per capire se stessi dicendo la verità. E anche questa volta, cede.
«Michele, non fare la parte di quello geloso perché non ne hai alcun diritto ora.» ribatto.
Forse ho esagerato, ma non m'importa. Lui può fare quello che vuole con quella e io? Devo sentirmi in colpa se bacio uno? Che tra l'altro non l'ho nemmeno voluto né lo voglio.
«Non sono...». Non termina la frase. Scuote il capo. Lascia le parole sospese in aria.
Scaccio un sospiro prima di svelargli tutto. «A quanto pare era innamorato di me. Quando ha visto che stavo guardando te quel giorno, ha avuto la folle idea di darmi un bacio e dunque di dichiararsi. Ma ripeto, lo vedo solo come un amico e basta.»
«Sapevo che era uno stronzo.» farfuglia sottovoce.
«Ti ho sentito.». Ridacchio di sottecchi. Perché rido? Dovrei essere arrabbiata ancora.
Accenna un lieve sorriso stupendo e finalmente mi fissa per qualche secondo in più. Sembra si sia tranquillizzato ora.
«Che c'è?» chiedo prima che si volti nuovamente.
Lui scuote il capo senza svelarmi nulla mentre continua a sorridere.
Non insisto, ma vorrei sapere anch'io la sua storia prima che finisca questo "appuntamento". Anche se farà male sapere la verità.
«Come lo hai chiamato?» domando imbarazzata. Non riesco a dire "avete".
«Chi?» continua, serio.
«Il bambino.» rispondo forzatamente.
«Sei incinta?» dice sgranando gli occhi mentre abbassa lo sguardo sulla mia pancia. Noto però, una strana gioia. «Ma hai partorito?»
«Parlo di vostro figlio... o figlia.»
«Quale figlio?». Adesso mi guarda come se avesse visto un alieno. «Da dove ti esce questa?» aggiunge, incredulo.
Cosa? Non hanno un figlio? Non sarà mica... morto.
«Mi dispiace, non pensavo fosse...»
«"Fosse" cosa? Ma chi? Di quale bambino parli?»
Non era incinta la sua tipa?
«Parla.» insiste lui.
«Tuo padre mi ha detto che saresti diventato papà, quando ti ho portato il libro. E qualche giorno dopo che mi hai mandato quel messaggio, ho incontrato lei che mi ha confermato tutto.»
Adesso sembra di colpo più incazzato del solito. Più di ieri quando ha sferrato un pugno a Marco.
«Michele calmati. Che hai adesso?». Perché è incazzato?
«Cosa voglio?». Socchiude gli occhi e batte una mano sul tavolino. È fuori di sé. «Perché cazzo credi agli altri? Perché non credi a me?» dice rimproverandomi sottovoce.«Perché ho visto te baciare un'altra. La stessa persone che mi diceva che non mi avrebbe mai tradita.» dico d'un fiato.
«Fanculo a tutto.» mormora quasi tra sé e sé. Si passa una mano tra i capelli, nervosamente.
Meglio non ribattere ancora, non voglio litigare ancora.
«Grazie per il cornetto.». Mi alzo nuovamente dalla sedia. Definitivamente.
Non ci posso credere, entrambi abbiamo creduto per tutto questo tempo a delle cazzate. Lui su Marco, io su Emma. La differenza però c'è. Marco mi ha baciata, dunque nulla di programmato o almeno non da me e comunque, quando è successo ero già single. Michele invece, mi ha fatto capire chiaramente che quel bacio era fatto con un intento, quello di far piacere il padre. Tutto mentre lui era fidanzato con me.
Ma ho sbagliato anch'io perché non gli ho creduto né ascoltato. Ora però, sembra essere troppo tardi.
Corro con Charlie verso casa.
Quando arrivo sotto il portone, sento un brivido percorrere il mio corpo. Ho la sensazione che lui sia vicino a me.
Mi volto ed infatti è qui.
«Perché non dimentichiamo tutto? Perché non ricominciamo da zero? Sono stanco.» mormora in lacrime. Ha gli occhi rossissimi. Non l'ho mai visto piangere.
Non dico nulla. Sto cercando di non emozionarmi. Distolgo lo sguardo.
«Non so più cosa fare. Sta andando tutto a merda. Nulla ha senso senza te. È come se vedessi il mondo grigio dove solo tu lo rendi colorato.»
«Michele...». Vorrei dirgli che voglio stare da sola perché sto per scoppiare a piangere e lui stesso mi disse che gli fa male vedermi piangere. In quella lettera che mi scrisse mesi fa.
«No Barbara.». Mi afferra dal braccio. «Ascoltami, ti prego. Ti posso assicurare che abbiamo creduto a delle menzogne in tutto questo tempo.»
Leggo nei suoi occhi disperazione, confusione. E credo che anch'io gli stia trasmettendo la stessa cosa.
«Adesso lo so.»
Lui molla lentamente la presa.
«Stavi per laurearti. Papà mi stava stressando: voleva che ti lasciassi e che mi mettessi con quella lì oppure ti avrebbe bocciata in qualche modo. Lui voleva che ci lasciassimo. L'ha voluto fin dal primo momento in cui siamo stati insieme. Tu questo lo sai, te ne sei accorta. Dunque, ero con quella lì solo come "copertura". Non sono mai andato oltre un bacio casto, freddo. Dissi a papà che ti avevo lasciata da qualche giorno. Poi però, è arrivato quel maledetto giorno. Tu ci hai visti. Mi hai lasciato. Quella lì ha raccontato tutta la scena a mio padre, facendogli aumentare sempre più l'odio nei tuoi confronti. Aveva capito che il mio era solo un piano andato male.»
«Perché non mi hai detto nulla del tuo piano quando era necessario? Avremmo potuto risolverlo insieme fin da subito.» domando asciugandomi le lacrime.
«Non volevo farti sentire rifiutata da lui, cosa che a te ha sempre preoccupato.»
«Non abiti più con loro? Cioè... hai dormito con lei?»
«No. Non abito più con loro e non ho mai dormito con lei. Vivo da solo lì. E comunque, siamo stati insieme solo per qualche giorno.» dice mettendo tra virgolette con le mani "stati insieme". «Lei sapeva benissimo che non ero innamorato di lei e che al contrario, la odio da sempre.» dice studiando il mio atteggiamento.
Mi siedo su un gradino del portone di casa e socchiudendo gli occhi.
Il mio cuore gli crede, la ragione mi tiene allerta.
«Barbara ti prego. Di' qualcosa.» dice abbassandosi e posizionandosi di fronte a me.
Sono senza parole.
Si siede anche lui. Siamo vicini.
«Parla ti prego. Mi sento sospeso su un filo.» dice sussurrandomi.
Non gli rispondo e scaccio un sospiro. Cosa gli dico? Non so cosa dirgli, davvero.
«Dimmi qualcosa. Tu... Tu come ti senti? Parlami, dimmi qualcosa. Qualsiasi cosa.» mormora.
«Mi sento una stupida.»
Alzo lo sguardo e noto che mi sta guardando negli occhi. Mi prende una mano stringendola tra le sue per poi potarla al petto.
«Non ho smesso di amarti dal primo momento. Non ho mai avuto incertezze su ciò che provo per te, mai. Sei l'unica donna che mi ha fatto sentire vivo. Voglio stare solo con te, abbracciato a te. Vorrei coccolarti, baciarti... di nuovo. Come facevamo un tempo.»
Mi poggio al suo petto per nascondere le lacrime.
Lui mette una mano sul mio viso. Mi mancavano le sue carezze.
Mi stringo ancora di più a lui per sentire il suo battito, la sua pelle, la sua carne.
«Ti amo.» mi sussurra all'orecchio. «E tu?»
Poggio una mano dietro il suo collo e mi avvicino lentamente al suo viso.
«Mi sei mancato.» dico, mentre alcune lacrime scendono rigando il mio viso.
Lui non perde un secondo per avvicinare dolcemente le sue labbra alle mie e baciarmi come la prima volta, con lo stesso amore.
Lo amo, lo amo più di quanto possa amare me stessa.
Lui mi bacia fino a farmi ubriacare anche l'anima.
Mi bacia dietro il collo, poi alla base. A seguire, anche dietro l'orecchio.
«Ti amo.» mi sussurra prima di baciarmi nuovamente sulle labbra per altri minuti.
Mi stacco delicatamente per riprendere fiato. «Sei un cretino.». Ho gli occhi che mi bruciano per il forte pianto.
Lui ride. Ci scambiamo un sorriso.
Ci alziamo. Charlie ci guarda scodinzolando.
«Vuoi andare ancora via?» mi domanda sorridendomi. Lasciandomi un dolce sospiro sulle labbra.
Scuoto il capo sorridendo. Gli do un altro bacio a stampo.
Ma eccolo lì che ricomincia a baciarmi!
Mi mancava. Mi mancava tutto questo.

Pov Chiara

Sono finalmente arrivata in Puglia dopo un viaggio che mi è sembrato interminabile.
Qui è casa mia. Mi mancava respirare quest'aria familiare.
Il treno sta per fermarsi. Devo sbrigarmi a prendere tutto.
Prendo le mie valigie e provo ad incastrarle le une alle altre. Ho portato quasi tutto via da Roma, non so quando ci tornerò. Spero il prima possibile.
Mi dirigo verso le porte. Stanno per aprirsi e la gente intorno è presa dai propri bagagli.
Sento qualcuno parlare alle mie spalle. E dopo poco accanto a me compaiono delle persone.
«Chiara?!?» mi domanda una voce maschile.
Mi volto e guardo il soggetto.
No. Lui no.
«Fabio...» saluto fingendo un sorriso. Mi rifiuto di crederci.
E con questo incontro siamo al completo. Ma è possibile che tra tutti gli uomini che ci sono su questo treno, io debba imbattermi proprio nel più stronzo???
«Che mi racconti?» mi chiede sorridendo e squadrandomi da testa a piedi.
«Cosa devo raccontarti?» chiedo ricordandomi perfettamente quel messaggio in cui mi diceva di non amarmi più.
«Cosa ci fai su questo treno?» chiede tranquillamente come se avesse dimenticato.
«Torno a casa.» rispondo fredda e distaccata.
«Ti trovo diversa...» mi dice sorridendo e continuando a guardarmi.
Ma che avrà tanto da guardare?!? Non sono cambiata proprio per nulla...
«Davvero?» chiedo disinteressata.
Finalmente le porte si aprono. La folla di gente inizia a muoversi freneticamente per scendere dal treno.
Cerco di uscire anch'io evitando ogni possibile figura di merda e provo a portare fuori tutte le valigie che ho con me.
«Vuoi una mano?» mi chiede un'altra voce maschile.
«No, tranquillo.» rispondo senza guardare e concentrandomi sulle mie valigie.
Ma si sa, la curiosità è donna! Alzo lo sguardo mentre quasi inciampo sulle mie valigie.
È il ragazzo che stava prima con Fabio, è medio-alto, biondo, occhi azzurri con delle sfumature verdi e... un attimo!!! Ma io lo conosco... devo ricordarmi dov'è che l'ho visto!
Dal suo sguardo perplesso, immagino che probabilmente stiamo pensando alla stessa cosa...
«Alessandro???» lo richiama Fabio.
Alessandro... Alessandro... Dove ci siamo incontrati? Il suo nome mi dice qualcosa però...
Quindi Fabio lo conosce! Parli del diavolo...
«Voi due vi conoscete già?» chiede lui sorridendo ancora. Ma con quale faccia ha il coraggio di sorridermi e parlarmi?!?
«Sono Alessandro...» dice il ragazzo presentandosi velocemente.
Lo guardo ancora una volta. Sorride e ogni tanto mi manda qualche sguardo.
«Chiara...» mi presento con un filo di voce. Giustamente la voce ha deciso di abbandonarmi proprio mentre parlo con questo gran figo di ragazzo.
«Lo so...» risponde mentre sistema qualche valigia e mentre Fabio si allontana da noi.
Ogni tanto vedo che manda degli sguardi investigatori da queste parti... non ho parole!!!
No, un momento! Quindi non sbagliavo! Il ragazzo mi conosce!
«... sei la ex di mio cugino...» completa il mio pensiero.
Ah... Cosa??? Cugino?!? Chi??? Fabio è suo cugino??? Non posso crederci...
«Così sei il cugino... spero tu non sia come lui...» dico pensando a voce alta mentre prendo un bagaglio dal vagone.
«Da come ne parli intuisco che ti abbia lasciata lui...» dice il cugino dagli occhi belli mentre accenna un sorriso dispiaciuto.
«È stato il primo di una lunga serie che non sto a raccontarti...» dico ridendo amaramente e sistemando una valigia.
Bene. Mi manca solo l'ultimo bagaglio. Si tratta anche del più grosso e di conseguenza del più pesante. Grandioso!
Lo prendo. Prima di portarlo giù ed evitare di cadere, pianto per bene i piedi nel pavimento.
«Sei sicura di farcela?» mi chiede Fabio. All'improvviso è diventato premuroso con me?!?
Non so perché, ma mi ricorda la scena in cui Luca mi aiutò con le valigie il primo giorno in cui arrivai a Roma.
Non riesco a rispondere che sento un braccio sfiorarmi e con uno scatto fulmineo prende il manico della mia valigia portandola giù, accanto alle altre.
Ah, bene... lo guardo intimidita mentre Alessandro mi sorride.
Deglutisco. «Grazie...» dico prendendo il trolley ed evitando di guardarlo.
«Di niente.» mi risponde con voce calma, serena, rassicurante, calda.
Gli rivolgo uno sguardo, un altro.
Ed ecco che si gira a guardarmi. Sorrido anche se non ne ho motivo e resto a guardarlo.
«Adesso vado...» dico alzando il manico del trolley ed infilando la tracolla di un bagaglio.
Sono in tempo per non illudermi. Questa volta è quella buona. Non lo rivedrò mai più. Non ho la benché minima voglia di pensare ai ragazzi proprio adesso. Ho bisogno di stare da sola, ritrovare me stessa dopo tutte le delusioni che ho avuto.
In fondo per stare bene con gli altri bisogna esserlo prima con se stessi, no?
«Ciao Chià...» sento la voce irritante del mio caro ex, giungermi alle orecchie.
"Chià". Con quale diritto adesso osa rivolgermi il saluto! Voglio proprio capire!!!
«Aspetta!» grida suo cugino.
Sia io che Fabio ci giriamo a guardarlo interrogativi.
«Hai dimenticato questo...» dice mentre mi passa il mio amatissimo ed inseparabile beauty.
Come posso averlo dimenticato?!?
«Ancora una volta grazie!» dico prendendolo e passando accanto a Fabio che intanto riceve da me uno sguardo tra lo schifato e quello assassino.
Mentre Alessandro me lo passa, sento la sua pelle sfiorarmi.
Deglutisco. Non riesco a fare altro. La mia gola continua a peggiorare questa bizzarra situazione.
«Devo andare. Ciao.» dico rapidamente, sentendomi smarrita.
Mi giro e m'incammino con i miei vari bagagli.
Perché ho il suo sorriso stampato in testa? Cerca di non pensarci! Continua a camminare!!!
Mi volto continuando a camminare. Lo vedo, sta camminando anche lui assieme a suo cugino Fabio. Il maledetto!
Ad un tratto si gira. I nostri occhi si cercano un'altra volta.
Vado a sbattere contro qualcosa. Ahia!!!! Mi giro, è una colonna. I miei bagagli sono tutti sparsi!
Accidenti a me!!! Come ho fatto a non vedere la colonna?!? È sempre stata lì...
Raccolgo tutto in fretta e mi risistemo. Che figuraccia...
Ho un grandissimo mal di testa. Fabio mi ha rovinato il rientro a casa. Me lo aspettavo leggermente diverso a dire il vero.
Certo, non mi aspettavo chissà cosa, ma sicuramente non avrei mai immaginato di trovare Fabio nel mio stesso treno.
Questo significa che era a Roma... fortuna che non l'ho incontrato lì allora!!!
Prima di continuare a combinarne un'altra delle mie, libero la mia testa già abbastanza messa a dura prova dalla stanchezza del viaggio.
Continuo a camminare per tornare finalmente a casa mia e riabbracciare la mia famiglia!

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


Qulache settimana dopo...

Pov Barbara

È sabato sera. Roma è bellissima vista da quassù, illuminata da numerosissime luci.
È così romantica, calorosa e... misteriosa.
Osservo il Colosseo e tutte le strade che vi conducono. Lì davanti, ci sono un bel po' di persone che passeggiano e lo guardano restando anche loro incantati dal suo splendore.
«Davvero siamo qui?» mi rivolgo a Michele sorridendogli.
«Se vuoi ce ne andiamo.» dice lui ridacchiando.
«No, no. Anzi, è tutto così stupendo.». Credo mi stiano brillando gli occhi.
Accidenti, sono vicino a due meraviglie più belle del mondo. Il Colosseo e... Michele. Credo che lui sia la più fantastica di tutte le altre...
Mi volto in sua direzione. I suoi caratteristici capelli ricci gli stanno crescendo. Non vedo l'ora di poterci giocare di nuovo appena gli crescono del tutto, come facevo un tempo... Mi divertiva anche vederlo arrabbiarsi perché non voleva che glieli toccassi.
Inoltre, sta iniziando a mangiare di più. In questi ultimi giorni ha preso qualche chilo in più. Mi ha confessato che quando non stavamo insieme, stava male e il cibo era rimasto uno dei suoi ultimi pensieri.
Ultimamente invece, mi guarda sempre, più di quando ci mettemmo insieme per la prima volta, nonché più di due anni fa ormai...
«Che c'è amore?» mi domanda lui mentre assapora un bel cucchiaino di budino al crème caramel.
«Mi fissi sempre.» dico alzando gli occhi al cielo. Lo sa che mi imabarazzo.
Lascia la posata nel piatto e mi prende la mano.
«Non voglio lasciarti andar via un'altra volta. Devo tenerti sempre d'occhio.». Gli luccicano gli occhi ogni volta che accenniamo quella storia.
Annuisco. Gli stringo di più la mano e anche la sua si fa sentire... È così forte, calda, sicura.
Lui mi ama. Credo proprio che sarebbe un perfetto marito un giorno.
Lo guardo, sorrido all'idea.
«A cosa pensi?» mi chiede sussurrandomi mentre ha ancora la mia mano stretta alla sua.
«Ti sto immaginando tra qualche anno.» dico sorridendogli. «Saresti un bravo papà e marito.»
Lui piega la testa di lato, sembra essere divertito. L'ombra di un sorriso gli sfiora le labbra. «Stai pensando alla vita dopo il matrimonio quindi?». Adesso mi guarda come se volesse leggermi nell'anima mentre i suoi occhi mi fissano inquisitori.
«Sì, non vedo l'ora.» gli confesso, ma chissà quando accadrà. «Tu? Cosa ne pensi?» farfuglio fingendomi solo vagamente interessata.
Sposta lo sguardo nel vuoto. Finalmente non mi sta guardando.
«Beh... mmh... Cosa ne penso?». Lascia un tossicchiare discreto.
Annuisco. Aspetto con ansia una sua risposta, ma cerco di non darlo a vedere e per favorire la mia finta indifferenza, bevo un sorso d'acqua.
Scuote la testa come per schiarirsi le idee.
Gli spaventa l'idea? Forse non si sente ancora pronto.
Poi, d'improvviso posa la vista di nuovo su di me e scaccia un sorriso radioso. Credo stia sognando ora.
«Sarebbe fantastico poter condividere ogni cosa con te, per l'eternità. Diciamo che sarebbe un tassello in più da aggiungere assolutamente alla nostra fantastica storia.» dice accarezzandomi con la voce.
Ed è così che allogia un sorriso ebete sul mio viso.
Lui, si solleva un po' dal tavolo e deposita un rapido bacio sulle mie labbra.
D'un tratto, il cameriere interloquisce il tutto, emergendo dal nulla. «Signori, volete ordinare altro?»
Scuoto il capo. Ho mangiato tanto.
«Mi prepari il conto.» aggiunge Michele alzandosi cavallerescamente mentre mi accenna un occhiolino.
Poi si dirige alla cassa. Io intanto, mi preparo.
Lo guardo da qui. Controlla più volte l'orario con uno sguardo contemplativo ed invia un messaggio. Così, lo raggiungo immediatamente.
Lui posa immediatamente un braccio protettivo sulla mia spalla.
«È successo qualcosa?» gli domando incuriosita. Tradotto: "Con chi stavi parlando?"
Lui mi sorride. «È tutto ok, tranquilla.». Poi, mi liquida con un bacio sulla fronte mentre mi sfrega le nocche.
Usciamo dal locale e, qualche passo più avanti, mi posiziono, senza preavviso, davanti a lui interrompendo la sua camminata e quasi facendolo cadere.
«Grazie della serata!» dico quasi urlando mentre apro le braccia, pronta per ricevere un abbraccio.
Lui ride leggermente imbarazzato per la familiarità dei miei modi utilizzati pubblicamente. Poi, all’improvviso, si piega, mi afferra all’altezza delle cosce e mi solleva. Prima che me ne renda conto, sono già sulla sua spalla.
«Michele!» grido fingendo disapprovazione, ma profondamente divertita, come una bambina...
Un paio di minuti dopo, mi posa finalmente a terra, davanti all'arco di Costantino.
«Mi hai fatto prendere un colpo!» dico sghignazzando mentre gli aggiusto il papillon posto sulla sua camicia bianca.
Lui mi lascia un bacio a stampo. Controlla nuovamente l'orologio ed infine si guarda attorno.
«Hai fretta di andare?» gli domando, fingendo di soffocare la paura che ci sia un'altra "Emma" di mezzo.
Mi sorride rassicurandomi mentre scuote il capo come risposta.
Poi, inizia a baciarmi con passione. Credo proprio che non mi stancherò mai del sapore delle sue labbra.
Contemporaneamente parte il sottofondo di una canzone che conosco già...
Sospendiamo dolcemente di baciarci.
Qualche ballerino si posiziona di spalle al Colosseo, usandolo come sfondo.
«E questi da dove sono usciti?» dico ridacchiando quasi tra me e me.
«E boh!» dice lui alzando le spalle. «C'erano già, credo.» aggiunge infine.
La canzone continua. È "Marry you" di Bruno Mars e proviene dalle casse che probabilente anch'esse c'erano già...
I ballerini iniziano a muoversi a ritmo sincronizzato aumentando sempre più.
Sono vestiti tutti uguali e hanno un cuore disegnato sul petto.
È magnifico! È magnifico vedere questi corpi muoversi così bene, quasi in controluce all'illuminazione offerta dal Colosseo.
La loro bravura mi riempie di gioia! Si vede che c'è tanta passione e lavoro alle loro spalle.
Li osservo, anzi li ammiro! Li ammiro per un po'. Wow!
«Sono bravi, vero?» mi sussurra Michele all'orecchio.
Annuisco con un altro dei miei sorrisi da ebete.
«Però ne ho visto uno che non è bravo... è un incapace!» continua lui con un filo di voce, serio.
Guardo tutti, ballerini e ballerine. Ma cosa dice, sono tutti bravi!
Le persone che prima camminavano anche loro tranquillamente, adesso sono rimaste altrettanto incantate e per di più aumentano sempre più a ritmo incalzante. Scattano foto di qua e di là.
Ci sono anche numerosissime coppie della nostra età.
I ballerini stanno per formare una fila indiana immagino. Il tutto mentre continuano a ballare e a riempire di gioia tutta l'area del Colosseo.
Poi pian piano, sempre continuando a mantenere il ritmo, sfilano tutti, uno a destra e l'altro a sinistra, alternandosi in modo tale da lasciare spazio al centro. Dove... spunta un ennesimo ballerino.
Fermi tutti... Michele!?! Un attimo fa era accanto a me!
Sgrano gli occhi mentre rido, come una stupida. Oddio... è uno scherzo?
Lui viene verso di me, ballando... cioè... ci prova...
Abbiamo trovato il "ballerino incapace" di cui parlava poco fa!
Rido ancora di più, così come altra gente, vedendolo muoversi maldestramente. Beh... non è da tutti i giorni vedere un giovane vestito in modo elegante, che balla come un cretino per strada! E tutto ciò, è stato fatto solo per me!
Gioisco ancora di più, fino ad impazzire.
Viene verso di me allungando il braccio, porgendomi la mano e invitandomi a ballare mentre i ballerini incitano il pubblico a battere le mani a ritmo di musica.
Lui mi fa ballare, improvvisando.
Gli sorrido, lui mi ricambia allargando ancor di più il suo sorriso già stabilizzato dall'inizio.
Sta per inciampare mentre "balla" ed è lì che scoppia una grassa risata da parte di entrambi.
È tutto così perfetto!
Una delle ballerine mi ferma per lasciarmi un mazzo di rose rosse tra le mani, poi torna dagli altri che si mettono a forma di cuore attorno a noi. Altri invece si mettono da parte.
La canzone sta per terminare, mentre lui mi lascia dolcemente.
Mi guardo attorno. Alcuni ballerini hanno una mano sul loro cuore posto sul petto.
Poi si inginocchia davanti a me mentre estrae un chiaro cofanetto... L'ha tenuto lì per tutta la serata a mia insaputa.
Continuo a sorridergli. Il mio cuore batte all'impazzata, come non mai.
«È da parecchio che volevo chiedertelo... già da quando... ma poi..» la sua voce si fa roca e balbetta.
Ho capito, voleva chiedermelo nel periodo in cui ci siamo lasciati.
Annuisco, rassicurandolo che ho afferrato il concetto ed infine gli sorrido e continuo a guardarlo, innamorata.
Lui ricambia il sorriso. Poi continua. «Ti voglio. Ti voglio con me, non ho mai smesso di volerti per tutto questo tempo e ogni giorno continuerò ad innamorarmi sempre di più di te. E non mi importa niente di tutto il resto. Insieme sconfiggeremo ogni cosa. Ogni giorno. Qualsiasi ostacolo. E non dovrai avere paura perché io ci sarò sempre per te. Io voglio stare con te. Vivere con te. Ti voglio con me ogni giorno, per il resto della mia vita. Voglio costruire un lungo percorso della mia vita insieme a te. Sposarti, avere dei figli, invecchiare con te. E sarà bellissimo anche litigare. Per qualsiasi cosa, anche per la tua gelosia ad esempio!»
«Uh! Guarda chi parla di gelosia...» aggiungo punzecchiandolo, con una profonda ironia.
Lui sghignazza, ma poi cerca di tornare serio per poter continuare.
«Barbara, se anche tu vuoi tutto questo, ti basterà una semplice risposta...".
Michele intanto apre il cofanetto.
Alle sue spalle, nonché di fronte a me, dei ballerini aprono i loro cuori posti sulle loro maglie, la cui scritta messa assieme, è ormai chiara... "V-u-o-i s-p-o-s-a-r-m-i-?"
Abbasso lo sguardo verso il mio futuro marito. La mia risposta adesso è ovvia.
Lui è lì, che mi fissa. Sembra avere timore...
Ah già! Gli devo la risposta!!!
«Ovvio che sì!» gli rispondo con un sorriso a trentadue denti.
Il resto dei ballerini, ci lanciano dei petali mentre la gente applaude.
Lui intanto, si affretta a mettermi l'anello per poi rialzarsi.
Parte un'altra canzone, di un cantante che io amo tanto: Jovanotti, "A te".
Mi afferra. Poi, posiziona le sue braccia attorno a me e iniziamo a ballare lentamente e con passione.
Ebbene sì, è lui che ho scelto. È lui che mi ha scelto.
«A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande. A te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più. A te che hai dato senso al tempo senza misurarlo...» mormora al mio orecchio, canticchiando.
Poi mi stringe in un forte abbraccio. Mi fa sentire protetta. Protetta dal mondo intero.
La mia casa è ovunque lui sia con me.
Mi fa sentire al sicuro e, da adesso in poi, lo sarà per sempre.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


Pov Chiara

È passato ormai un anno da quando sono andata via da Roma. Mi manca, ebbene sì!
Ogni tanto mi ritrovo a pensare alle giornate romane e a quanto mi piacerebbe ritornarci.
Però non voglio lamentarmi più di tanto. Qui ho trovato la mia felicità. Non che lì a Roma non lo fossi...
Diciamo che la felicità di cui parlo, è qui con me che dorme poggiato sul mio petto e io adoro accarezzargli i capelli che amo tanto.
Ebbene sì. Finalmente ho trovato il mio principe azzurro. Era praticamente presente nella mia vita già da un po' di tempo. Dovevo solo accorgermene prima. Ma meglio tardi che mai!
Quanto è strana e bella la vita, eh? Proprio quando non ci pensi, ecco che arriva l'amore. Al momento e al posto giusto.
Sento come se fosse tutto un sogno. È così bello respirare il suo profumo sul cuscino. Vederlo dormire. Tutto troppo bello.
Continuo ad accarezzargli i capelli. Amo i suoi capelli. L'ho già detto? In realtà amo tutto di lui.
Affondo la mano nel groviglio di morbidezza e con delicatezza gli accarezzo la testa, lentamente quasi sfiorandolo.
Scendo giù per la nuca delicatamente accarezzando la sua pelle. Con il dito disegno una linea immaginaria che collega i suoi nei e giro intorno a quello sulla nuca. È il mio preferito.
Continuando ad accarezzarlo scendo giù per la schiena muscolosa e calda. La sua pelle è così morbida e il suo buonissimo profumo mi infonde sicurezza, non so ancora il perché. Mi sento a casa con lui accanto.
Mi viene da sorridere. Ripenso a tutti i momenti stupendi che abbiamo passato insieme. Come il nostro primo bacio...

"Siamo appena arrivati in spiaggia e ovviamente tutti hanno fatto in modo che in macchina con Alessandro ci finissi proprio io, ma di questo non mi lamento affatto! Ametto che non ho parlato molto per il tragitto in auto e questo ha fatto di me una pessima accompagnatrice di viaggi, ma va beh pazienza!
Ogni tanto Alessandro diceva qualcosa per spezzare il silenzio imbarazzante, ma lo confesso: è stato pessimo! Tutto ciò per colpa mia... o meglio della mia improvvisa timidezza... o meglio! Della mia timidezza quando sono con lui.
Davvero mi sento una quindicenne, faccio persino gli stessi discorsi demenziali di allora!
Ma tornando a noi... Abbiamo raggiunto gli altri da circa una decina di minuti e lui sta aiutando in giro a sistemare ombrelloni e sdraio.
Non posso fare a meno di osservarlo e di sorridere automaticamente. "I famosi sintomi!" mi dice una vocina nella mia testa bacata. E forse poco poco ha anche ragione... accidenti! Per me non ci sarebbero problemi. Anzi no! L'unico riguarda Ale, non capisco se ricambia.
Il gruppo ci incoraggia, alcuni fanno battutine su noi due, ci lasciano soli di proposito e non capisco se ad Alessandro questo faccia piacere oppure no.
In ogni caso, sistemo il mio telo sulla sabbia e inizio a sbottonarmi i miei shorts di jeans. Mi osservo attorno e vedo Alessandro che parla con un amico e nel contempo mi osserva.
Solo quando i nostri sguardi si incrociano, con un sorrisino, abbassa lo sguardo e continua a parlare. Adesso, consapevole del fatto che c'è LUI che guarda, come cavolo faccio a spogliarmi?!? Mi vergogno!!!
Ma prima o poi dovrò pur farlo. E adesso sembro una cretina con i pantaloni slacciati che si guarda attorno. Quindi tanto vale farlo. È come la striscia di ceretta, più in fretta succede e meno dolore senti.
E via gli shorts. E via la maglia. Sistematina al costume (che per altro è push-up... regalo di Gaia, non si discute!).
Con tutta la mia carissima nonchalance faccio finta di sistemare la borsa mare e continuo la perlustrazione.
Accidenti! Ci sono ragazze che sembrano modelle appena uscite da una sfilata di Victoria's Secret per quanto sono belle!
Figuriamoci se Alessandro dovrebbe stare a calcolare proprio me e le mie imperfezioni... certo! Scuoto la testa e metto a posto i vestiti nella borsa.
«Andiamo a farci una nuotata?»
Alessandro! Ma le modelle?!?
«Certo! Ma non ti aspettare una gran performance!» confesso seguendolo e andando verso la riva. Carpe diem!!!
«Ora come minimo hai fatto nuoto per chessó... quanti anni?» chiede lui sorridendo.
«Nove, quasi dieci!» confesso ridendo.
«Ecco. C'è sempre il trucco.» dice lui in risposta alzando le spalle e ridendo.
Ed eccoci vicini all'acqua! È davvero bellissima, ma è un tantino fredda. Entrerò piano piano. Giusto il tempo di far riscaldare l'acqua...
Ed ecco Ale che si tuffa in acqua e schizza tutti. Riemerge velocemente con splendore a carico e si ferma girandosi verso di me.
«Non entri?!?»
«Aspetto di abituarmi alla temperatura...» rispondo sorridendo. Lui scuote la testa e sorridendo si allontana ancora.
L'acqua è cristallina e si vedono benissimo le pietroline e tutto ciò che è sommerso. Si vede anche il mio smalto! Aaaah!!!
Alzo la testa e lo guardo malissimo. Mi ha appena schizzata da testa a piedi!!!
«Dai vieni!» continua lui ridendo ed avvicinandosi sempre di più.
Arriva da me e mi afferra un polso dolcemente. Il suo tocco...
«Io voglio essere il testimone di nozze!» dice qualcuno in lontananza canzonandoci. Ale sorride e alza le spalle.
«Non ti dà ai nervi?» chiedo ad Ale mentre piano lo seguo in acqua.
«Nha... a te?» dice lui mentre mi trascina in acqua.
«Un po', ma tanto sono abituata.» rispondo vaga.
«In che senso sei abituata?» chiede lui curioso.
«Per ogni amicizia maschile, ho sempre avuto un'amica o un amico che faceva la stessa identica cosa.» rispondo continuando a camminare in acqua dietro ad Alessandro.
«E quante amicizie maschili hai avuto???» domanda. Mi pare un tantino geloso, ma questo è abbastanza improbabile. Chi cavolo sarebbe mai geloso di me?!?
«Alcune... ma sono finite male anche per questo motivo.»
«Ah ho capito. Quindi io sarei il tuo unico amico ora?» chiede vantandosi. «Chi lo sa. » rispondo vaga sorridendo e sorpassandolo.
«Ok. Sono l'unico. » continua lui gettandosi in acqua e fiancheggiandomi.
«Sei un presuntuoso!» scherzo gettandogli dell'acqua in faccia.
«Come osi???» chiede lui imitandomi e schizzandomi.
È davvero bellissimo. Gli occhi azzurri risaltano con l'acqua cristallina e il suo sorriso fa a gara con la luce del sole.
Lui continua a schizzarmi e si avvicina per farlo meglio, ma io non riesco a far niente per colpa sua. Cerco di evitare situazioni imbarazzanti e lo schizzo anche io.
Lui continua e siamo vicinissimi. Tuffo i miei occhi nei suoi e sento la sua mano sfiorare la mia per poi arrivare sulla mia schiena. Oh mio Dio... mi manca l'ossigeno. Aiuto!
Non posso andare via e lasciarlo qui. E se stesse succedendo davvero? Nha... impossibile!
Abbasso lo sguardo sull'acqua e fisso il bellissimo fondale finché quello che mi appare è il viso di Alessandro.
Ok sta succendo per davvero. E se fosse una scommessa con gli altri? O magari con Fabio??? Andiamo, non è così stupido!
Ho solo paura che mi spezzi anche lui il cuore e non voglio soffrire ancora. Meglio evitare.
Mi allontano velocemente, ma lui si avvicina e posa le sue labbra sulle mie. Ecco fatto...
Non riesco a smettere di baciarlo. Aggiungiamo poi il fatto che mi tiene stretta a sé e siamo talmente vicini che riesco a sentire il suo cuore battere.
«Che succede?» mi chiede non appena mi fermo.
«Io... scusami.» dico velocemente prima di uscire dall'acqua e sentirmi gli occhi pieni di lacrime.
Corro il più veloce possibile e scanso volontariamente gli altri che probabilmente hanno osservato tutta la scena. Ma che ho combinato?
Non so dove andare né so se è giusto quello che sto facendo. Sto seguendo la testa. Non so neanche il motivo per cui sto scappando qui nel parcheggio, ma ok...
Qualcuno mi afferra la mano e immagino sia lui. Mi volto. Mi ha seguita fin qui.
«Cosa c'è?» mi chiede preoccupato e guardandomi negli occhi.
«Non mi sento bene. » mentiamo dai.
«Ah okay... ti riaccompagno a casa?» chiede dolce e premuroso. Hem... magari no, meglio evitare.
«Cos'hai?» chiede lui avvicinandosi e posandomi una mano sulla guancia. No, ti prego...
«Te l'ho detto.» dico fin troppo scontrosa ed allontanandomi da lui. Lo vedo accigliare lo sguardo e guardarmi.
«Non farmi così stupido... so che non stai davvero male. Parla...». Centrato in pieno. È davvero bravo.
«Tra rose e fior, nasce l'amor!» spunta un amico di comitiva a prenderci in giro.
«La smetti di fare il coglione?» lo aggredisce Alessandro al posto mio. Forse si è ricordato di ciò che gli ho detto prima...
«Oh scusate! Non vi disturbo! Stai calmo...» risponde il ragazzo andandosene via.
«Ti prego parla.» dice lui riportando l'attenzione sul nostro discorso.
Parlo? Okay. Lui mi piace davvero tanto e voglio essere sincera con lui anche se sembrerò una stupida decerebrata.
«Io ho paura. Ecco tutto.» dico velocemente e guardando per terra.
«Di..?» «Di soffrire per l'ennesima volta. E poi non voglio perderti.» continuo e alzo lo sguardo, rossa in volto, per osservarlo. Perfetto! La figura della scema l'ho fatta anche oggi.
Lui si avvicina e ancora una volta mi ritrovo le sue labbra sulle mie.
Mi stringe a sé e questa volta non posso fare a meno di mettere le mani tra i suoi capelli. Mi stacco a malincuore.
«Te lo prometto.» dice prima di riprendermi le labbra tra le sue e baciarmi.
Io sono totalmente cotta che sento anche i fuochi d'artificio in lontananza.
Aspetta... ma cosa mi promette? Mi fermo ancora una volta.
«Cosa?» chiedo. Mi mancano già le sue labbra che immediatamente mi fiondo su di lui e lo bacio.
«Non ti farò soffrire e non me ne andrò.» dice lui velocemente prima di continuare il bacio.
Mi fermo l'ennesima volta. Ormai è diventato un giochetto...
«Me lo hanno già detto e non hanno mantenuto la promessa..»
«Non ero io. Ecco perché.» dice avvicinandosi nuovamente a me. Mi allontano un po'. Lui mi guarda e sospira.
«Okay. Io... tu mi piaci tanto. Non sono molto bravo con queste cose... però sarò sincero. Lo so che ti hanno delusa diverse volte, ma questa volta ci sono io con te. Ti chiedo solo di fidarti ancora una volta e io ti dimostrerò che quello che sento è vero e non te ne pentirai. Dammi una sola occasione e poi vediamo come vanno le cose tra di noi. Se ti farò schifo, bene... basta dirlo e cercherò di non darti più fastidio.» dice lui continuando a guardarmi negli occhi.
«Ok. Sabato sera. Decidi tu dove portarmi. Sappi che è l'unica occasione che ti do. Non per snobbarti, ma sono stanca di soffrire.» dico velocemente e senza guardarlo.
«Non te ne pentirai.» dice lui sorridendo e avvicinandosi per baciarmi ancora."

Quel fatidico sabato sera non tardò ad arrivare...

"«Eccoci.» dice scendendo dalla macchina e chiudendo lo sportello.
Sorrido e mi avvicino a lui guardandomi attorno. Siamo circondati da siepi e fiori e immediatamente ci accolgono due ragazze che ci chiedono qualcosa a proposito della prenotazione.
Alessandro risponde ed io sono completamente rapita dal suo sorriso e dai suoi occhi meravigliosi.
I gesti dolci, la galanteria, le parole tenere, quando ci stuzzichiamo a vicenda e lui mi tiene testa, il fatto che si sta prendendo cura di me e che per lui non valgo meno di zero.
«A che pensi?» chiede interrompendo i miei pensieri. "A quanto mi piaci." gli risponderei.
«Oh, niente... mi piace il posto!» dico osservandomi attorno e raccontandogli una bugia a metà. Il posto è davvero stupendo.
Attraversiamo un giardinetto ed entriamo in un corridoio che porta al mare. Oh mio...
«Spero ti piaccia...» «Io amo vedere il tramonto in riva al mare e anche il mare di sera... il cielo stellato... È bellissimo...» dico osservando lo spettacolo davanti ai miei occhi, rapita dalla bellezza.
Anche se ho un po' freddo resto a guardare il cielo diventare d'ebano.
«È uno dei più bei tramonti della mia vita...» dice Alessandro.
Sorrido. Per me è la stessa cosa.
«Ci facciamo un selfie?» chiedo all'improvviso e senza pensarci due volte. Con lui è praticamente sempre così.
«Cioè... io ti sto dicendo che è il tramonto più bello della mia vita perché ci sei tu con me... e tu? Va bene dai, facciamoci sto selfie!» dice ridendo e prendendo il telefonino dalla tasca.
«Voglio immortalare questo momento. Sono felice ed è tutto merito tuo.» confesso diventando bordeau.
«Perché?» «Sto guardando il tramonto sulla spiaggia con una persona speciale che spero non mi deluda stasera...» ammetto stuzzicandolo un pochino.
«A me sembra che già questo possa farti capire che ci tengo a te e che non ti deluderò... sempre se mi darai l'opportunità.» mi stuzzica lui.
Sorrido e mi avvicino per farci questo famigerato selfie.
Mi mette una mano sul fianco e ancora una volta i nostri visi sono vicinissimi, con la sola differenza che questa volta è per entrare nell'inquadratura.
Scatta la foto e sento il suo respiro caldo sul mio collo. Sposto leggermente la testa e lo guardo.
Anche lui mi guarda e i nostri occhi sono di nuovo gli uni negli altri. Non mi stancherei mai di guardarli e coglierne nuove sfumature. E di vederci i miei occhi riflessi nei suoi. E la luce che hanno. A volte ci vedo anche il mare in quegli occhi.
«Sta male se ti bacio adesso dopo nemmeno un'ora, vero?» chiede sussurrando.
Sorrido e abbasso lo sguardo. Mi solleva il volto con due dita e si avvicina. Non so cosa fare adesso... lascio che le cose procedano o mi allontano da lui? Non riesco a pensare. Sono distratta adesso...
Ed eccole. Le riconosco immediatamente le sue labbra e non voglio interrompere il bacio perché in questo momento è proprio questo ciò che voglio.
«Non aspettavo altro...» sussurra sulle mie labbra.
«Prendilo come un ringraziamento...» sussurro ridendo e tornando a baciarlo.
Lui mi tiene stretta e mi avvicina sempre di più a sé. Io poggio la mia mano sul suo viso e lo accarezzo dolcemente. Come questo bacio dolce e sensuale. Pieno di passione e di desiderio.
«Non ti ci abituare troppo...» dico sorridendo e guardandolo. Si passa una mano sul viso e mi guarda.
«Ho bisogno che mi ringrazi ancora...» dice camminando verso l'ingresso. Scoppio a ridere e lo seguo.
Prendiamo posto in una saletta interna con vista sul mare. Mi sposta la sedia e mi accomodo subito a causa dei tacchi o meglio dire, dei trampoli.
Anche lui si siede e subito un sommelier ci versa nei calici un po' di prosecco. Appena va via, Alessandro alza il calice e credo stia per fare un brindisi.
«Brindiamo a noi due e al nostro primo appuntamento.» dice sorridendo ed avvicinando lievemente il calice al mio.
«E chissà se sarà anche l'ultimo...» dico ridendo e guardandolo.
«Io penso invece che sarà il primo di una lunghissima serie...» dice portandosi il calice alle sue labbra perfette e facendomi l'occhiolino.
Adesso vorrei essere quel bicchiere. Deglutisco e mando giù anche io il prosecco.
Iniziano ad arrivare i primi antipasti e a giudicare dall'aspetto sembrano deliziosi, mentre il dj alla console invita tutte le coppie al centro per ballare qualche lento.
«Ti va?» mi chiede. Annuisco e mi alzo dalla sedia per seguirlo. «Balliamo anche se non siamo una coppia...» dico ridendo e posando le mani sulle sue spalle.
«Ma perché devi rovinare tutto?» dice mettendo le mani sulla mia schiena e alzando gli occhi al cielo.
Scoppio a ridere e lo guardo mentre mi sorride. È bellissimo. Sono sicura che tutto questo sia un sogno. Ho bisogno di un pizzicotto per svegliarmi!
«Mille giorni di te e di me...» sussurra al mio orecchio citando un verso della canzone di Baglioni che stiamo ballando.
È dolcissimo. E proprio quando mi appoggio a lui e mi lascio cullare dalle note di questa canzone... ecco che parte una bachata. Il mio ballo preferito.
«Sai ballarla?» chiedo speranzosa. Alessandro sorride e di scatto mi prende come se fosse un ballerino professionista. Credo sia un sì.
Iniziamo a ballare anche questo ballo. È sensuale e il mio corpo è costantemente in contatto con il suo.
«Yo sólo quiero darte un beso...» canta lui ridendo e facendomi eseguire un setenta.
Rido e quando torno nella mia posizione iniziale mi ritrovo a due centimetri da lui e la voglia di baciarlo è tanta.
Purtroppo la bachata termina e io e Alessandro siamo nuovamente occhi negli occhi.
"Bacio, bacio!" parte il coro nella mia testa, ma lui si stacca da me. Troppo tardi!
Ed ecco che inizia un ballo di gruppo. Tiro Ale con me nella mischia e lo costringo a ballare. All'inizio era un po' titubante, ma devo dire che se la cava piuttosto bene!
«Bravo Ale!» dico sorridendo e andandogli a sbattere leggermente.
«Nooooo!!! Mi fai confondere!» dice ridendo e perdendo il passo.
Scoppio a ridere e continuo a ballare, ma Alessandro ha deciso di vendicarsi e mi spinge leggermente. Presa alla sprovvista e con i miei amati trampoli, finisco addosso ad un signore che gentilmente mi aiuta a rimettermi in sesto.
Guardo male Ale e lui scoppia a ridere. Che bella la sua risata! Sorrido e continuo a ballare accanto a lui.
Il dj ci comunica che stanno per servire le pizze, ma Alessandro mi prende il polso e mi ferma prima di tornare al tavolo.
«Vuoi vedere le stelle?» mi domanda così, all'improvviso.
«In che senso?» chiedo ridendo, ma sapendo perfettamente cosa intende.
Lui sorride e prendendomi la mano mi porta fuori. Non gliela lascerei per nulla al mondo. Mi sento sicura con lui.
E adesso a fare da cornice al meraviglioso momento, ci sono migliaia di stelle che pian piano si moltiplicano nel cielo.
«Che spettacolo.» commento con il naso in su, stupita dalla tanta bellezza.
«Lo penso anche io...» dice lui e sento i suoi occhi fissi su di me.
Continuo a guardare il cielo e sorrido. È stupendo. Anche Alessandro lo è.
Mi giro verso di lui e subito mi guarda. Mi faccio coraggio, mi avvicino e gli lascio un bacio sulle labbra.
Lui ricambia subito e la sua mano percorre lenta il mio fianco. La dolcezza che c'è in un suo bacio non c'è nemmeno in chili e chili di cioccolata!
Fermo il bacio prima che si trasformi in qualcosa di inappropriato e gli lascio qualche bacio a fior di labbra prima di allontanarmi.
«Hai freddo? Rientriamo?» chiede lui premuroso. Scuoto la testa e la poggio sulla sua spalla.
Lui mi posa un braccio sulle spalle come se volesse dirmi silenziosamente un "sei mia" e non evito che accada perché in realtà inizio a crederlo anche io.
Mi lascia un bacio sulla fronte e senza dire nulla restiamo a guardare quel cielo e quel mare.
Prima di andare via decidiamo di fare una passeggiata sulla sabbia. Voglio stare il più possibile con lui.
Sento la sua mano sfiorare la mia e faccio in modo che la prenda. Infatti, non tarda a succedere.
Camminiamo lentamente per goderci il momento, il rumore del mare, le luci della notte, il nostro sentimento.
Quando sono con lui sto davvero bene.
«Allora che mi dici?» chiede improvvisamente.
«Che sono stata molto bene.» «Quindi mi merito un ringraziamento speciale?»
Scoppio a ridere. «Sono serio eh!» dice lui mettendosi davanti a me e prendendomi entrambe le mani mentre vedo il suo sorriso sempre più bello.
«Hai freddo?» mi chiede stringendo le mie mani un po' fredde. «No, no... io ho sempre freddo!» dico giustificandomi.
Lo vedo togliersi la giacca. Anche questo... Perfetto! È semplicemente perfetto per me. Dov'era nascosto tutto questo tempo?
Si avvicina e mi poggia sulle spalle la sua giacca. Mi avvicino a lui e gli lascio un bacio sulle labbra.
Lui mi avvicina a sé e io metto le mie braccia dietro il suo collo. Sento la giacca cadere. Mi fermo per raccoglierla.
«Lascia stare...» dice lui impedendo di spostarmi mentre mi riprende a sé per continuare quel bacio."

Sorrido mentre ripenso a questi bellissimi momenti tra cui anche la prima volta che l'ho chiamato "amore", i nostri "ti amo" sussurrati fra i baci, le carezze, gli sguardi imbarazzati, ma pieni di desiderio; godermi ogni singolo secondo con lui, scoprire e amare ogni centimetro della sua pelle...
Mi fa star bene. Come quando mi lascia dei baci sul cuore e mi dice che lo guarirà, ma non sa che lo sta già facendo.
E poi stare così, è meraviglioso. In silenzio ad ascoltare il suo cuore battere e sapere che ogni "tum tum" ha il sapore della mia felicità.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


Pov Chiara

«Qui era dove vivevo...» dico indicando il mio vecchio appartamento.
Quanti ricordi che ho di questo posto. Qui, dove tutto è iniziato tre anni fa. Mi manca da morire quella casa.
Chissà chi la abita adesso. Chissà chi è che sente l'odore dei miei ricordi custoditi in quelle mura.
Mi fa uno strano effetto ripassare qui. Essere di nuovo a Roma, rivivere quei ricordi anche solo per un attimo.
Rivedere gli stessi posti dove ho praticamente passato una parte della mia vita. Mi emoziono ripensando a tutto questo e mi cade una lacrima sul viso.
«Ehi che succede?» mi domanda Alessandro premuroso come sempre avvicinandosi e guardandomi preoccupato.
«Tranquillo, va tutto bene!» gli dico sorridendo con le lacrime che mi solcano il viso.
Si avvicina e mi asciuga gli occhi delicatamente.
Mi prende il viso a coppa tra le mani e mi guarda negli occhi.
«Sicura?» mi chiede ancora una volta. Finalmente ora ho qualcuno che si preoccupa per me.
Sorrido automaticamente. «Ti amo, Ale!» dico un secondo prima di alzarmi in punta di piedi e baciarlo.
Mi abbraccia stretta a sé fin quanto può. È difficile abbracciarsi quando a dividerci c'è il mio bel pancione di ben 39 settimane.
Siamo venuti qui a Roma per festeggiare il nostro anniversario. È il nostro ultimo anniversario io ed Alessandro. Noi due soli.
Poi dall'anno prossimo saremo in tre. Quindi prima che nasca il bambino eccoci qui a Roma.
In realtà Alessandro avrebbe preferito fare il viaggio dopo la nascita del nostro bambino, ma a dirla tutta ho insistito io per venire prima che nascesse.
Con un neonato si sa, è difficile avere del tempo per se stessi.  Ed ora sto portando Alessandro in tutti i luoghi che mi appartengono e che non dimenticherò mai.
Il termine è previsto per la prossima settimana. Ho ancora una settimana di tempo per essere solo la fidanzata di Alessandro.
Così abbiamo deciso di fare questo viaggio di qualche giorno a Roma, all'improvviso senza aver avvisato nessuno.
«Andiamo?» chiedo guardandolo.
«Quale sarebbe la prossima tappa?» chiede lui curioso.
«Hard Rock...» rispondo ricordandomi tutti i miei turni lì al bar. Chissà cosa diranno tutti i miei colleghi guardandomi in queste condizioni.
«Ale ho un po' di ansia...» ammetto prendendogli la mano.
«Tranquilla amore mio!» dice lui accarezzandomi la schiena. Siamo sempre più vicini al bar...
Alessandro tira la chitarra dorata posta come manico e apre la porta per entrare, lasciando passare prima me. Lui mi segue subito a ruota.
Mi guardo attorno. È rimasto tutto uguale qui. Sorrido istintivamente. Mi manca questo posto.
Il mio sguardo s'imbatte subito in una persona: Luca. È seduto da solo ad un tavolino e sta leggendo qualcosa al telefono.
Prendo Alessandro per mano e senza dirgli nulla lo trascino lì.
«C'è posto per due e mezzo?» chiedo schiarendomi la gola per richiamare la sua attenzione.
Luca alza lo sguardo e mi vede. Anzi, ci vede. Sorride.
«Ma allora questa volta è proprio vero che sei incinta!» dice lui alzandosi e facendo il giro per venirci a salutare.
Ricambio il saluto e gli presento Alessandro che mi guarda interrogativo. Dovrò spiegarglielo...
«Ti lasciamo per un po' e guarda che combini!» scherza Luca continuando a guardare e indicare il mio pancione.
«Beh... ho sempre desiderato avere dei figli... Alessandro ed io ci amiamo... quindi eccoci!» spiego accarezzandomi la pancia mentre Alessandro mi posa un braccio sulle spalle.
Sento il piccolo scalciare. Questo calcio è stato forte. Si diverte tanto l'equilibrista nella mia pancia. Talmente tanto che mi ha fatto passare tante notti in bianco.
Ci sediamo tutti e tre al tavolino, aspettando che arrivi Gaia, con lo sguardo basso mentre scrive delle ordinazioni prese ad un tavolo accanto.
«Luca... stasera dobbiamo per forza andare...» s'interrompe non appena alza gli occhi su di noi.
Lei inizia a ridere credo sia perché non se l'aspettava e lancia un urlo brevissimo mentre corre verso di noi.
Che bello rivederla!!! Non vedo l'ora di rivedere anche Barbara!
Mi alzo a mo' di balena per andarle in contro ad abbracciarla.
La vedo mentre mi guarda e si porta una mano alla bocca.
«Oddio!!!» dice sorridendo contenta ed abbassandosi per abbracciare il pancione ed accarezzarlo.
«Ciao Gaia, eh!» saluto ridendo mentre lei mi osserva dal basso e si alza per abbracciarmi.
«Tu devi essere Alessandro, l'artefice di tutto, giusto?» dice lei ridendo e presentandosi ad Alessandro che a sua volta ricambia.
Un altro calcetto. Più che un calcetto sta volta mi sembra che stia giocando a calcetto...
«Tutto okay?» mi domanda Ale all'orecchio mentre Gaia e Luca discutono.
Annuisco e gli prendo la mano per rassicurarlo.
«E così voi due state insieme!» dico sorridendo e cercando di farli smettere.
Mi ignorano alla grande... wow!
«Quindi lui è il tuo ex?» mi chiede Alessandro sussurrando nell'orecchio.
Annuisco in risposta. Lo vedo mentre lo osserva e lo studia bene.
«Non riesco a capire come mai proprio con lui...» dice Alessandro scuotendo la testa e continuando a sussurrare.
Scuoto anch'io la testa ridendo e resto a guardare la coppietta.
«Luca ed io non avremo figli... ne abbiamo già parlato...» confessa Gaia con molta convinzione.
«Assolutamente!» conferma lui. Non avrei avuto dubbi!
Sento ancora una pressione da parte del bambino. Questa volta è ancora più forte! Ma cosa starà combinando?!?
Mi accarezzo il pancione con la speranza di calmarlo un po'. Ne dubito...
«Voi che ci consigliate di fare?» domanda Gaia rivolgendosi a me e al mio fidanzato.
«Ma come?!? Abbiamo appena detto che non ne vogliamo! Il discorso è chiuso... nun farte venì idee strane, Gà!» ribatte Luca senza nemmeno aspettare una nostra risposta.
Sento ancora la stessa fitta. E anche la presa stretta di Ale.
Lo guardo. «Scalcia...» dico alzando le spalle e lasciandogli un bacio a stampo veloce.
«Ti prego! Posso sentire???» domanda la mia amica curiosa e con gli occhi che le brillano.
Il piccolo continua alla grande e credo proprio che Gaia riuscirà a sentirlo scalciare.
Annuisco a Gaia ed evitando di fare movimenti troppo bruschi, pian piano provo ad alzarmi.
Lo sento ancora scalciare e mi accorgo anche di una strana sensazione di bagnato... Oh mio Dio. Non può essere...
«Ma avete fatto cadere dell'acqua?» chiede Luca perplesso osservando sotto il tavolo.
«Alessandro...»
Lo vedo mentre mi guarda a lungo, perplesso, preoccupato, timoroso...
Mi sa che è arrivato quel momento, anche perché le fitte iniziano ad aumentare e sono sempre più forti.
«È...?» mi domanda Alessandro. Un'altra fitta (o forse a questo punto è meglio chiamarla contrazione) mi assale.
Guardo negli occhi Ale senza riuscire a rispondere. Mi fa male persino respirare. Non credevo facesse così male. E siamo solo all'inizio. Oddio figuriamoci dopo...
«Si sono rotte le acque!!! Si sono rotte!!! Luca corri a prendere la macchinaaa!!!» inizia ad urlare Gaia alzandosi in piedi ed attirando l'attenzione dei clienti.
Luca annuisce e corre velocemente fuori dal locale.
«Stai calma... ora andiamo in ospedale... e nascerà... vedrai che sarà bravo...» dice il padre di mio figlio mentre mi aiuta a camminare.
Alessandro si sta agitando, lo conosco abbastanza bene! Gli prendo di nuovo la mano ora che la contrazione si è attenuata.
«Non agitarti Ale!»
«Oh mio Dio! Sta per nascere! Che bello!» schiamazza la mia amica in preda all'euforia.
Ed ecco un'altra contrazione. Chiudo gli occhi. Mi reggo al mio uomo. Lui mi accarezza la schiena e sussurra qualcosa che in questo momento non riesco a capire.
Sento la voce di Gaia, ma non capisco cosa mi dice. Mi concentro solo sulla contrazione e sul mio bambino.
Dopo qualche minuto finalmente Luca è arrivato e siamo pronti per andare in ospedale.
Alessandro continua ad accarezzarmi la schiena cercando di calmarmi, ma qui tra i due il più agitato è lui.
Sorrido e gli lascio un bacio sulle labbra cogliendolo di sorpresa.
Dopo poco riprendono le contrazioni regolari una ogni due-tre minuti. Alessandro mi sussurra che siamo praticamente arrivati.
Ho paura. Oggi cambierà la mia vita e quella di Alessandro per sempre.
«Ale, ti amo! Resta con me!»
«Anch'io!» e mi sposta una ciocca di capelli dal viso mentre l'altra è catturata nella mia mano.

Pov Barbara

Oggi "per fortuna" la giornata sembra non passare mai. Non smetto mai di guardarmi l'anello da quando me lo ha messo al dito. E più i giorni passano e più aumentano gli attacchi d'ansia prematrimoniale.
Non manca molto al grande giorno. La sala è stata prenotata, le bomboniere lo stesso, ecc... È quasi tutto pronto. Manca "solo" l'abito.
Inoltre abbiamo comprato una nuova casa. O meglio... Michele ha fatto tutto! Non so ancora dov'è. Ma lui insiste che vuole farmi una sorpresa.
Però! Che ansia! In tutti questi anni non desideravo altro che sposarmi, creare una famiglia, costruire una casa, avere dei figli, degli animali, ma adesso che tutto ciò sta per realizzarsi per davvero, ho paura. Non so di cosa. Forse ho paura di non essere all'altezza, di non farcela, di crollare. Per non parlare delle aspettative, ma anche del rapporto con il mio futuro marito. Certo, sono anche emozionata. Ma la paura che qualcosa possa andare storto, ormai prevale su tutto.
Ho chiesto a delle mie amiche, anche a Daniela. Lei si è sposata ormai quasi due anni fa e mi ha rassicurata dicendomi che è tutto normale, poiché sappiamo benissimo che avverrà un grandissimo cambiamento che stravolgerà molte cose. Niente sarà più come prima. Ma c'è anche da annotare che sarà fantastico! D'altronde, cosa c'è di più bello che vivere eternamente al fianco della persona che si ama?
Ho già rivelato tutte queste mie paure a Michele che ogni volta cerca di rassicurarmi.
Mi volto verso di lui. È al volante e il suo sguardo è concentrato sulla strada. Ma del resto, non sembra essere tanto nervoso. La paura non sembra essersi impadronita affato di lui. O almeno, all'apparenza sembra così. Chissà... forse è bravo nel gestirla. Ma esteriormente, sembra essere contentissimo e tranquillo.
«Perché mi stai guardando?» mi domanda lui senza spostare la vista dalla careggiata.
«Così.». Alzo le spalle.
«Hai ancora paura, non è vero?» chiede lui con un sorriso sghembo mentre entra nel parcheggio dell'ospedale.
«Certo, ormai sai tutto. Non c'è nemmeno bisogno che ti risponda.»
Ridacchia. «Ti accompagno al reparto.». Ebbene sì, finalmente il mio sogno di diventare ostetrica, si è realizzato del tutto!
Subito dopo aver parcheggiato, mi posa una mano sul fianco e mi fa strada.
«Michele!» dico d'improvviso, poco prima di entrare nel reparto.
«Dimmi!» mi domanda come se volesse risolvere un enigma.
«Dobbiamo assolutamente dirlo a tuo padre.»
Alza gli occhi al cielo e poi sbuffa. «Cosa non capisci del fatto che non voglio più parlargli?». È da quando ci lasciammo per la prima volta che non gli parla più.
«Sì, ma non manca molto al nostro matrimonio. Lui è l'unico che non sa ancora nulla.». Persino sua madre lo sa, già dall'inizio. E ne è rimasta contentissima. «Non puoi non invitarlo.» aggiungo infine.
«Certo che posso.» dice lui, quasi ironizzando.
«Michele!». Lo rimprovero come se lo avessi appena colto in fallo.
Si stacca da me. «Basta, non voglio sentirlo neanche nomminare! Ne abbiamo già parlato una marea di volte.»
«Perlomeno, se non vuoi parlargli da quando avete litigato, mandagli un invito.» insisto.
Si posa di spalle al muro, mantenendo la distanza di me.
Sposto lo sguardo altrove mentre cerco di risolvere questa dannata situazione.
«Tua madre ha detto che possiamo andare stasera, appena finisco il turno.»
Di colpo sposta lo sguardo su di me. È... incazzato?
«L'hai chiamata?» mi domanda come se mi stesse accusando di qualcosa.
«Anche lei ci tiene tanto, lo sai.»
Guardo l'orologio. Tra pochi minuti inizia il mio turno. Mi tolgo l'anello e lo metto in borsa, nel cofanetto. Lo tolgo solo quando devo lavorare.
«Mandale un messaggio di conferma appena prendi la tua decisione.»
Michele annuisce. È pensieroso. Poi, posa un braccio dietro la mia schiena e una sul mio bacino, infine mi avvicina a sé.
«Ti prego.» dico supplicandolo.
«Ci penserò.» mi sussurra accarezzandomi con la sua voce prima di lasciarmi con un bacio.

Pov Chiara

«Non ne posso... più...» ammetto scoppiando a piangere e sentendo ancora l'ansia salire.
Mi inizia a mancare l'aria e vedo le pareti dell'ingresso dell'ospedale girarmi attorno. Credo sia un attacco di panico. Accidenti non ci vuole questo adesso.
Una raffica di contrazioni prendono il sopravvento e credo di averne una al minuto.
«Scusate? La mia fidanzata sta per partorire! Ha delle contrazioni...» spiega Ale all'infermiera alla ricezione e dal suo tono di voce riesco a percepire il suo stato d'ansia.
Si gira verso di me mentre l'infermiera chiama un'ostetrica.
«Resisti amore mio!» mi sussurra Alessandro baciandomi la fronte.
Sento un'altra contrazione partire dal basso e le gambe iniziano a non reggere più il peso e la stanchezza, così mi reggo al bancone.
Chiudo gli occhi e aspetto con ansia che passi il prima possibile.
Sentiamo un tintinnio e sia io che Alessandro ci voltiamo verso l'ascensore che l'infermiera ha riservato per noi. Con l'aiuto dei due mi incammino lì e Ale ascolta le indicazioni dell'infermiera.
Fortunatamente non ci mettiamo molto a raggiungere il piano indicato e seguo Alessandro in preda al panico che cerca l'ostetrica.
«Ale non sappiamo come chiamarlo!» esclamo mentre la mia metà cerca nel corridoio qualcuno che ci venga in soccorso.
Sentiamo una risata che echeggia nel corridoio ed entrambi ci voltiamo verso il suono. Vedo una coppia da lontano.
Alessandro spazientito si rivolge ai due...
«Scusate? La mia fidanzata sta per partorire e non vorrei che mio figlio nascesse in corridoio!»
Annuisco sofferente e chiudo gli occhi per il dolore.
«Si arrivo! Scusatemi!» ci informa una voce che non riesco ad identificare immediatamente.
Alessandro si riavvicina a me e mi prende il viso tra le mani prima di abbracciarmi e sussurrarmi che mi ama. Posso non amarlo?!?
Sento dei passi che si avvicinano e alzo la testa.
«Chiara... ma...» dice guardandomi e soffermandosi sul mio pancione e correndoci in contro tutta emozionata.
«Barbaraaaaa!!! Sorpresa...» finalmente la rivedo!!! Mi è mancata! Non volevo che la sorpresa fosse così tanto... sorpresa!
Alessandro ci osserva interrogativo.
«Che ci fate qui?» domanda contenta mentre si avvicina per abbracciarmi.
Sento una contrazione e non riesco a parlare per quanto è forte il dolore.
Mi mordo il labbro e mando la testa all'indietro accarezzandomi la pancia e pregando il mio bambino ancora una volta di non farmi troppo male.
Barbara mi spiega che per fortuna sarà lei a farmi partorire! Sorreggendomi ad Ale la seguo in sala travaglio dove credo mi attende una visita.
«Riesci a stenderti?» domanda azionando il macchinario per il tracciato. Annuisco ed eseguo ciò che mi dice.
Si mette i guanti per prepararsi a visitarmi.
Alessandro mi è vicino sempre e si sforza di nascondere la sua ansia ogni volta che lo guardo. Lo conosco troppo bene.
«La dilatazione procede bene, aspettiamo ancora un po' le contrazioni più forti e poi potrai iniziare a spingere. Però fallo quando te lo dico io. Okay?» mi comunica lei con assoluta tranquillità.
È molto professionale e competente, ma soprattutto seria. Sembra che il suo lavoro le piaccia tanto. Sono contenta per lei.
La contrazione mi dà un attimo di tregua.
«Va meglio?» domanda Alessandro avvicinandosi a me e lasciandomi un bacio sulla fronte. Annuisco per quanto vero sia possibile e non posso fare a meno di notare lo sguardo di Barbara diretto nella nostra direzione. Sorride mentre ci osserva.
«Barbara, lui è Alessandro... finalmente lo vedi dal vivo!» esclamo mentre glielo presento.
Lei accenna un sorriso e saluta Ale.
L'unico rumore che si sente in stanza è il battito del bambino che proviene dal macchinario. Alessandro fissa lo schermo e me.
Io accarezzo il mio pancione per gli ultimi istanti. Sono terrorizzata...
«Sarai una brava mamma...» dice Barbara sorridendo mentre osserva il pancione.
«Lo pensi davvero?» sembra avermi letto nel pensiero. Annuisce mentre sul mio viso si fanno spazio alcune immancabili lacrime.
Cerco di cacciarle via il prima possibile, ma Alessandro si è già accorto di tutto, così si avvicina e mi accarezza via le lacrime. Sorride.
Mi lascio prendere da una risata isterica. Alessandro sorride più tranquillo e guarda Barbara in cerca di spiegazioni.
«Tranquillo, sono gli ormoni della gravidanza!» spiega lei scuotendo la testa e ridendo.
Ale ridacchia e mi lascia un bacio sulle labbra. Barbara ci comunica che tornerà a breve e vuole lasciarci soli per qualche momento.
Appena esce, stringo a me Alessandro e lo bacio. Ma purtroppo una contrazione mi costringe a fermarmi.
Aspettando che la contrazione dolorosa mi passi, Alessandro accarezza la mia pancia e lascia un bacio vicino l'ombelico.
«Ehi mi prometti che farai il bravo e non farai tanto male alla mamma? Mh?» e continua ad accarezzare il mio ventre disegnandoci dei cerchietti immaginari su con le dita. Lo amo tanto.
Perché non mi sono innamorata prima di lui? Tra le lacrime di commozione gli sussurro che lo amo e lui mi bacia in risposta.
Le sue labbra sono sulle mie in uno di quei baci che ti tolgono il fiato, quei baci che ti lasciano senza parole.
Sento qualcuno schiarirsi la voce e mi stacco a malincuore da lui.
Barbara è entrata in stanza. «Scusate non volevo interrompere..» ammette in imbarazzo.
«Prima abbiamo interrotto noi.. siamo pari!» dice Alessandro e lei ride più tranquilla.
«Amore, potresti avvisare i miei che siamo qui?» chiedo ad Ale.
Lui annuisce e prima di andare mi lascia un altro bacio. Appena è fuori, mi schiarisco la voce.
«Non ti ho mai vista così felice!» dice Barbara sorridendo e mettendo di nuovo i guanti.
Annuisco. «Ti è piaciuta la sorpresa?» domando ridendo. Lei scoppia a ridere e proprio in questo istante arriva l'ennesima contrazione più forte che mai. Non riesco a trattenere le urla e mi lascio andare.
Ale torna immediatamente in stanza spaventato e mi accarezza subito i capelli cercando di farmi calmare.
Barbara inizia subito a controllare. Tra le varie contrazioni, ci comunica che sono pronta e che ci spostiamo in sala parto. Ma perché??? Così presto?!? In effetti però non vedo l'ora che questo dolore allucinante passi il prima possibile.
«Benissimo sei pronta! Alla prossima contrazione spingi, intesi?» comunica Barbara facendosi immediatamente seria seguita da alcune infermiere e un dottore che le fa da spalla.
È da più di un mezz'ora che sto spingendo e urlando. Alessandro mi resta accanto il più possibile e prova in ogni modo a farmi calmare.
Barbara mi ripete di spingere ancora, ma non ho più forze, sono stremata. Scuoto la testa e mi stendo sul lettino. Ora il dolore è costante con alcune fitte più potenti che mi costringono a spingere ad ogni costo.
«Non ce la faccio a vederti così... devo uscire...» dice Alessandro mentre mi accarezza i capelli e mi lascia qualche bacio sulla tempia.
«NO!!!» urlo spaventandoli mentre sento una pressione al basso ventre tra i dolori. È nato il mio bambino???
«Okay, non esco...» sussurra Alessandro.
«Resta qui!» gli ordino stringendo il suo braccio a me.
«Resto qui...» ripete Ale, come se lo stesse dicendo a se stesso per convincersi.
«Chiara... forza!!! Qualche sforzo e potrai stringere il bambino!» mi incoraggia Barbara guardandomi.
«Dai, amore mio...» si aggiunge anche Alessandro ad incoraggiarmi. Mi stringe la mano.
Non ne posso più!!! Fa fottutamente male!!! Ancora una maledettissima contrazione!!!
Al corso pre-parto non ci avevano informate su quanto facesse male!!!!!!!
Riprendo a spingere e a urlare come un'assatanata, ma questo mi aiuta a non pensare al dolore.
La contrazione si è calmata e ne approfitto per rilassarmi e respirare mentre sta per arrivarne un'altra.
Vedo Alessandro. È pallido e spaventato. Si guarda attorno e lo vedo mentre osserva preoccupato ogni minimo movimento di Barbara e dell'équipe medica.
All'ennesima contrazione, continuo a spingere con tutta la forza che ho in corpo. Sento tanto dolore, inarco la schiena e con la voce cerco di buttare via anche le mie paure.
Sono pronta per diventare mamma e prendermi cura di questo bambino come merita? Sarò brava ad educarlo? E se non piacessi a mio figlio? Mio figlio sta per nascere e mi sento pervadere da mille dubbi e preoccupazioni.
Sento la mano di Alessandro sulla mia schiena che si muove lenta, mentre cerca di farmi calmare e prova ad alleviare il mio dolore.
Alzo lo sguardo e vedo che Barbara gli mima un okay con la mano. Sorrido. Alessandro è agitato e nervoso tanto quanto me in questo momento.
«Bravissima, ancora una spinta e vediamo la testa!» dice Barbara mentre mi intima di respirare.
«Vedremo la testa...» ripete Alessandro sorridendo ancora pallido e quasi non ci credo che tra poco lo avrò tra le braccia. Il mio piccolo!
Urlo ancora e questa volta mi sento presa alla sprovvista. Non ero pronta e fa male ancora più di prima. È insopportabile!!!
«Voglio riposarmi!» affermo appoggiando la testa sulla pancia di Alessandro. Lui mi accarezza il viso, ma immediatamente mi sposto e ricomincio a spingere.
Barbara sorride e ci comunica che la testa è uscita e mi prepara dicendomi che adesso arriverà la parte più dolorosa ed anche la peggiore.
«Perché non era già dolorosa questa parte?!?» chiedo sgranando gli occhi.
«Amore è quasi nato!» dice Alessandro tra paura ed entusiasmo. Manca poco, davvero poco.
«VOGLIO L'EPIDURALE!»
«Chià non ne hai bisogno adesso... un ultimo sforzo e nasce.» cerca di rassicurarmi Barbara.
«ALLORA FAMMI IL CESAREO!!»
Barbara scuote la testa e la vedo mentre guarda il mio fidanzato in cerca di aiuto.
«Ehi amore...» prova lui subito a calmarmi.
«ALE PER FAVORE! Non proverai mai questo dolore...» gli urlo praticamente contro. Oddio non volevo... Cazzo che male!!!!!
«Però vieni qui, Ale! Ti amo.» dico allungando le braccia verso di lui per farmi abbracciare e perdonare.
Lo vedo ridere spinto dalla tensione e dalla gioia e ormai sembra essere pronto all'idea che tra pochissimo tempo avremo un piccolo esserino che ci sconvolgerà completamente la vita.
«STO PER MORIRE. GIURO. DOVEVA NASCERE TRA UNA SETTIMANA! PERCHÉ ORA?» urlo nervosa mentre continuo a spingere e ad urlare come una forsennata.
Barbara sospira e mi spiega che se continuo a temporeggiare il bambino ne soffrirà e che in questo modo anch'io sto soffrendo il doppio.
Lo faccio solo per far sparire questo dolore tremendo! Lo faccio perché non vedo l'ora di sentirlo piangere e tenerlo fra le braccia.
Approfitto della contrazione e spingo ancora. Lancio un urlo fortissimo. Lo sento riecheggiare nella stanza, credo proprio sia l'ultimo e il più liberatorio. È nato. Vero??? Guardo Barbara e stringo ancora la mano al mio amore.
Barbara sorride contenta. «Bravissimaaa!!! È nato!! Tanti auguri!» annuncia la nostra ostetrica guardandoci commossa.
Sono sfinita. Lo voglio vedere... fatemelo vedere!!! Sposto lo sguardo e vedo tra le mani di Barbara un esserino grigiastro sporco di sangue e con il visino paonazzo.
È la sensazione più bella del mondo. È bellissimo. Mi sembra tutto surreale e non riesco a staccare gli occhi da lui.
Agita le braccine e le gambine e sento un calore nel cuore. La vista mi si annebbia e sento una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
«Alessandro, tagli tu il cordone?» sento la voce di Barbara giungermi alle orecchie. Sento Alessandro tremare e mi lascia un bacio sulle labbra veloce mentre mi guarda commosso.
Senza dire nulla, annuisce ed esegue ciò che gli indicano.
Barbara avvolge il piccolo in un panno verde e gli mette una pompetta nel nasino per farlo respirare meglio.
Il bambino inizia subito a piangere e mi sembra il suono più dolce di questo mondo. Guardo Alessandro che sposta immediatamente il suo sguardo su di me e sorride mentre si asciuga velocemente una lacrima. Lo amo tanto. Sorrido.
Anche Barbara sembra emozionata e finalmente si avvicina. Lo vedo fra le sue braccia. È sempre più vicino a me e sta per avvenire il nostro primo incontro. Sto per vederlo...
Mi passa il piccolo tra le braccia. Con delicatezza lo prendo e lui si muove piano facendomi sentire la sua tenera vocina. Amore mio!!!
Non ho parole per descrivere questo momento. So solo che è un'emozione stupenda. Mi lascio andare e libero finalmente le mie lacrime di gioia.
«Ciao amore mio...» dico mentre lo guardo e mi porto istintivamente una mano sulla bocca alzando gli occhi sul padre di mio figlio, l'uomo della mia vita.
«Ti amo tanto!» dice lui avvicinandosi a noi e lasciandomi un bacio sulle labbra. Non riesco a smettere di piangere. È stupendo.
Barbara e un'altra infermiera battono le mani. Sorrido tra le lacrime e mi giro verso lei. Sta sorridendo e osserva me e il bambino.
«Sei stata bravissima!» mi sussurra Alessandro mentre continuo a sentire il pianto del piccolo.
Mi soffermo a guardare il frutto del nostro amore. È bellissimo. Tutto il dolore è scomparso, sento solo un'immensa gioia scorrere per tutto il corpo.
«Leonardo...» sussurro appena, guardando nostro figlio. Ho scelto il nome del padre di Alessandro.
Lo vedo mentre mi guarda e si porta una mano sul viso, riprendendo a piangere.
«...perché lui è forte proprio come suo nonno che lo guarda da lassù...» continuo fra le lacrime di commozione mentre mi stringe il dito nella sua manina così piccola.
«Grazie...» mi sussurra lui mentre mi lascia un bacio sulla fronte.
La puericultrice ci raggiunge e dopo averci fatto le congratulazioni, prende il bimbo per lavarlo, vestirlo e misurarlo. Nel frattempo Barbara controlla la situazione e mi aiuta a sistemarmi.
Alessandro si è avvicinato a vedere il bambino mentre gli fanno il primo bagnetto.
«Come va?» chiede Barbara.
«Non potevo chiedere di meglio, è stupendo!» rispondo a voce bassa. «Grazie mille per l'aiuto ed il supporto...»
Lei sorride. «Ti somiglia..» esclama la mia amica. Sorrido ancora mentre vedo Alessandro venirmi in contro con un fagottino fra le braccia.
Osservo nostro figlio. È piccolissimo, ha pochi capelli, ma sono chiari come quelli del papà e ha gli occhi castani, come i miei. È un bambino dolcissimo e piange poco. Forse è ancora presto per dire questo.
È piccolino, infatti naviga nella sua tutina celeste. E la sua mamma lo ama già alla follia.
Alessandro sorride, totalmente rapito da quell'esserino che ha fra le braccia. Sarà un bravissimo papà.
Li guardo e sono convinta di non volere niente di meglio. Sono tutto quello che amo di più al mondo.

Pov Barbara

Michele è venuto a prendermi dal lavoro. È nervoso.
Arriviamo al cancello di casa dei suoi genitori.
«Dobbiamo proprio farlo?» mi domanda fissando il citofono.
«Non andrà male.» dico rassicurandolo. In realtà ho paura anch'io.
Sbuffa.
Lo guardo. Sorrido. Sotto questo aspetto lui e suo padre sono perfettamente uguali: quando non vogliono fare qualcosa, è difficile convincerli.
Poi all'improvviso si volta, ma io lo afferro da un braccio.
«Andiamocene.» dice lui tirandomi un po'.
Ma io oppongo resistenza. «Non scappare!» lo rimprovero.
«Non voglio vederlo!» ribatte sbuffando, ancora una volta.
Citofono. Lui cerca di bloccarmi, ma non fa in tempo.
Poi si mette una mano tra i capelli per la disperazione.
«Chi è?» domanda sua madre dal citofono.
«Siamo noi, Barbara e...». Non mi fa terminare la frase che apre il cancello.
«Sì! Salite!». Sento la sua felicità provenire dalla sua dolce voce.
Alle sue spalle sento a malapena il marito. «Non ho ancora capito chi deve venire!», ma poi il citofono viene chiuso.
Apro il cancello e trascino letteralmente Michele al portone.
«Non voglio, non voglio!» dice lui cercando di porre resistenza, ma non con molta forza. Beh, come dice anche Jovanotti, "La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare.", così anche Michele. È proprio vero, a volte abbiamo paura a lasciarci andare anche se in realtà è proprio ciò che vorremmo fare. Ma credo che dietro ogni paura si nasconde un forte desiderio, come in questo caso. Lui ha paura di andarci, ma in realtà so che vuole un'infinità di bene a suo padre.
«Non voglio andarci! Ti prego!»
Sembra un bambino quando non vuole andare a scuola! Se lo fosse stato per davvero, gli avrei detto "Ci sono i tuoi amici a scuola!" e poi ci sarebbe andato subito.
«Spero che i nostri figli non prendano da te!» dico fingendomi arrabbiata e scocciata.
Lui ridacchia, finalmente. E credo che questo po' di ilarità lo abbia fatto calmare un po'. Difatti, si rimette composto e finalmente non devo più trascinarlo.
Saliamo per le scale in silenzio.
Arriviamo davanti alla porta. È ancora chiusa.
Michele si volta verso di me come se volesse un supporto.
Gli prendo la mano con molta calma, ma lui mi anticipa prendendola al volo e me la stringe fortissimo. Poi con l'altra, molto lentamente, suona il campanello.
Qualche istante dopo, la porta si apre. Le ossa della mia mano stanno per spezzarsi per quanto me la sta stringendo.
Ed eccolo qui. Il padre alza lo sguardo.
Ci guarda un attimo, entrambi.
Michele fa un passo avanti, ma gli viene chiusa la porta in faccia.
Lui strizza gli occhi, come se un proiettile lo avesse colpito al petto.
«Andiamo.» dice sottovoce, mentre si volta.
Sto per seguirlo, anche se vorrei che le cose si stissemassero come si deve.
Scendo un gradino anch'io, ma la porta si riapre.
«Ragazzi entrate...» ci invita la madre.
Michele si ferma, poi la guarda. «No.» ribatte lui.
«Michele...» diciamo sia io che sua madre, a mo' di "rimprovero addolcito".
Ci guardiamo entrambe e sorridiamo.
Poi per fortuna, col capo basso, risale ed entra in casa.
La madre chiude educatamente la porta alle nostre spalle.
«Mio marito è andato a prendere una boccata d'aria sul balcone.» mi dice sua madre rivolgendosi anche al figlio.
«Resterà lì per tutta la cena, vero?» domanda lui con sarcasmo.
«Chi? Il cane? No, non ne abbiamo uno.». Ironizza la madre per sdramatizzare.
Michele lascia una risatina. Io intanto ammiro sua madre, sorridendole. Quant'è forte questa donna? Mi domando come abbia fatto per anni e anni a sopportare entrambi, soprattutto quando litigavano. Come fa a mantenere la calma? Come riesce ancora ad ironizzare il tutto e a riderci su, come ora?
«Accomodatevi.» mormora lei.
«Sì, grazie.» rispondo educatamente e prendo posto sul divano.
Michele si siede accanto, mentre lei si siede su una delle due poltrone di fronte.
«Da quanto non mettevi piede qui?» gli domando quasi sottovoce.
«Da un bel po'.». Si guarda attorno, come se avesse nostalgia di quest'ambiente.
«Ogni volta mi costringeva a scendere per vedermi, come ben sai.» aggiunge la madre, sempre con un sorriso stampato sulle labbra.
«Dobbiamo dirglielo per forza?» domanda ancora una volta, supplicando e con un filo di voce, per evitare che lo sentisse.
«Sì.». Sua madre gli dà un risposta secca.
«Altrimenti?» continua lui.
«Non uscirai da questa casa se prima non glielo avrai detto.» mormora la madre marcando "glielo".
«Uuh, che paura!» ridacchia alla "minaccia" della madre.
«Visto?». Anche lei ironizza.
Poi, si alza dalla poltrona. «Vado a chiamarlo.»
Annuisco. La madre lascia la stanza.
Michele all'improvviso, si stacca dalla spalliera del divano e posa i gomiti sulle sue ginocchia mentre sfrega nervosamente con il palmo di una mano le nocche dell'altra, fissando il vuoto.
«Se vuoi inizio io.» mi propongo.
«Devo sbrigarmela da solo.» risponde tutto d'un fiato.
«Sai come prendere il discorso?» gli domando.
Scuote il capo.
Restiamo in silenzio. Voglio lasciarlo riflettere.
Sono passati all'incirca cinque minuti. Beh, la capisco. Sarà successa la stessa identica cosa per convincere Michele a venire qui.
«Quanto ci mette?» domanda quasi tra sé e sé.
Si alza dal divano e comincia a camminare lungo il salone, senza meta.
Avanti, indietro, avanti, indietro. Andrà a finire che si consumerà tutto questo povero pavimento!
«Forse mia nonna deve ancora partorire mio padre.» aggiunge poi.
Rido sotto i baffi. Michele si volta, il suo volto si illumina appena incrocia il mio sguardo. Viene verso di me per darmi un bacio suppongo, ma la stanza viene subito occupata dai suoi genitori.
«Eccoci.», interrompe la madre con un sorriso radiante.
Mi alzo dal divano. Il padre mi ha già squadrata per la seconda volta.
«Salve.» lo saluto per prima chinando leggermente il capo. Come devo comportarmi? Sembra come se fosse la prima volta che lo vedo.
Lui annuisce a malapena, per ricambiare il saluto. Almeno mi ha risposto... Ma il suo sguardo è già da un po' su Michele. Uno sguardo fulmineo che gli viene subito restituito.
«Beh?» domanda il padre, come se volesse che sputasse subito il rospo.
Questa è la prima parola che esce dalla sua bocca.
Michele sta per aprire bocca, ma la madre lo interrompe. Adesso sembra una vigilessa che gestisce il traffico. E come lo gestisce! Si vede che dietro ci sono anni e anni di "carriera".
«Andiamo prima ad accomodarci a tavola.» propone lei. «Ne parliamo lì.»
Ci sediamo a tavola. La tavola è già ricca di antipasti.
C'è un assordante silenzio carico di accuse. Nessuno parla. Si sente solo il rumore delle posate.
«Allora... quando pensate di darci dei nipotini?». La getta lì la madre, parlando con me.
Adesso lo sguardo fulmineo si concentra su di lei.
«Non lo sappiamo ancora.» dico accennando un sorriso. Ora invece, sento gli occhi del mio futuro suocero su di me, ma fingo di non averci fatto caso.
«Sicuramente non dobbiamo chiedere il permesso a nessuno.» interviene Michele lanciando un chiaro riferimento al padre.
Il padre borbotta, ma non capisco cosa stia dicendo. Poi, assapora qualche oliva e sposta nuovamente lo sguardo su di me.
«Senti!». Credo che Michele stia per dirlo. Sposta per un attimo lo sguardo nel vuoto, come se cercasse le parole esatte. «Non... Non voglio portarla alla... lunga.», farfuglia.
Stringe una mano al bordo del tavolo. «Noi...». Deglutisce. Poi, avvampa non sapendo che cosa dire.
Passa ancora qualche altro secondo, nessuno fiata.
Il padre lo guarda come se volesse sapere la risposta già prima che gli uscissero parole  di bocca, ma allo stesso tempo mantiene quella solita nonchalance che da sempre gli appartiene.
Michele sbuffa. Non trova le parole. Voglio aiutarlo...
«Ci dobbiamo sposare.» dico tutto d'un fiato.
Credo che un'oliva sia andata di traverso a suo padre, difatti, tossisce bruscamente.
Michele intanto, mi stringe la mano mentre mima con le sue bellissime labbra un "grazie". Poi, con l'altra mano, mi gira finalmente l'anello che in macchina mi ha chiesto di tenere nascosto il più possibile.
Il padre si alza da tavola continuando a tossire. «No, non è possibile!» dice alzando la voce e gettando il tovagliolo sulla tavola.
«Cosa non è possibile? Che le cose non vadano come dici tu?» interviene Michele andandogli vertiginosamente in contro.
Beh... se la cena è iniziata così, non oso immaginare dove arriveremo fino alla fine...
«Mi vergogno di essere tuo padre, Michele!» ribatte mentre assume una posizione da uomo severo.
«E io allora che devo dire? Sei un padre di merda! Lo sei sempre stato.» gli risponde.
«Michele portami rispetto. Sono tuo padre!» dice l'altro, anche lui alterato.
«Rispetto? Non te ne ho dato abbastanza fino ad ora? Anzi, visto che hai preso tu l'argomento, adesso dimmi: quando me ne hai offerto un po' tu?» risponde il figlio.
Il padre borbotta un'altra volta, senza rispondere.
Devo intervenire per calmarli? Mi volto verso la madre. Neanche lei fa nulla, forse sarà abituata a tutto ciò.
«Sono stato stupido. Ti ho sempre ascoltato, nonostante tutto.» continua Michele. «Adesso mi sono stancato di seguire ogni tua richiesta.»
Michele si avvicina a me, mi fa alzare e mi posiziona vicino al padre.
«Io la amo. Lo vuoi capire? Lei è l'unica donna che mi ha reso davvero felice. Riesce a farmi innamorare ogni singolo giorno di lei, riesce a rendere unico ogni momento trascorso. Quando sto con lei, riuscirei a sfidare chiunque pur di tenerla al sicuro, ma quando lei non c'è... Beh, mi sento di morire.»
Mi volto verso il mio futuro marito. Davvero sta dicendo tutte queste cose davanti ai suoi genitori? Arrossisco all'idea, mentre appare uno sciocco sorriso sulle mie labbra.
Il padre però, ci fissa ancora impassibile. Non riesco minimamente a percepire cosa stia pensando. Approva? Non approva?
«Perciò se vuoi me, devi accettare anche lei.»
Il padre continua a non commentare per un po'. Scaccia un forte sospiro carico di tensione. Finalmente trapela un'emozione.
«Andate via.» risponde secco, deciso, freddo.
«Caro!» lo rimprovera la moglie.
«No. Va bene.» mormora Michele.
Prende la mia borsa e mi accompagna alla porta d'ingresso chiudendola alle nostre spalle.
Entrati in macchina, lui sospira profondamente prima di mettere in moto l'auto.
«Mi dispiace.» sussurro con un filo di voce.
«Non devi preoccuparti. Le abbiamo tentate tutte. Grazie.». Mi sorride stringendomi fortissimo la mano.
Mi lascia un bacio casto sulle labbra prima di ripartire e di tornare verso casa dove c'è Charlie che ci aspetta.

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