Fragments of Life di Fang (/viewuser.php?uid=140524)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fears ***
Capitolo 2: *** My hands ***
Capitolo 1 *** Fears ***
fghjklò
Fragments of Life
Dedico l'intera raccolta a Eleonora,
la mia sorella di OTP (delle OTP) <3.
**
"Don't worry Light.
Even if the world hates you,
I'll always be by your side."
Il
treno procede spedito e senza intoppi. E' passato quasi un anno
da quando abbiamo cominciato a vivere in questo nuovo, estraneo,
pianeta che somiglia così poco al posto in cui sono nata e
cresciuta. I primi giorni in questo mondo sono stati difficili, ma
piano piano ci siamo ritrovati tutti e questo mi fa pensare che il filo
rosso che ci unisce non si spezzerà mai. Eravamo destinati a
ritrovarci.
Non
dovrebbe mancare tanto all'ultima fermata, quella che mi porterà
da mia sorella e dal suo futuro sposo. Finalmente dopo tanto tempo e
tanta sofferenza, il tanto sospirato matrimonio avrà luogo e
questo mi fa pensare che aver combattuto non è stato uno sbaglio. Tutto
questo non sarebbe stato possibile nel vecchio mondo, un mondo dove
Serah era morta, e noi tutti ci facevamo trascinare sempre di
più nell'oscurità dei nostri cuori, portando nell'animo
sensi di colpa. Ma io ho sofferto di meno rispetto a Noel o anche a
Snow, loro hanno sentito tutto il peso del loro dolore, per tutti i 500
anni di quel mondo in decadenza.
No,
non avrei mai potuto rinunciare alla lotta, e non solo per me, ma anche
per loro. Questo mondo è quello a cui eravamo davvero
destinati... o almeno a volte mi piace pensare che sia così.
La
mia vita procede in modo normalissimo. Ho un lavoro e alcuni
amici, la mia casa è piccola ma a me va benissimo, perché
tanto vivo da sola. Sono persino riuscita a diventare una brava cuoca,
non brava quanto Serah, ma almeno riesco a prepararmi pranzo e cena
senza bruciare nulla. Un netto miglioramento rispetto a quello
che sapevo fare prima.
Il
nostro gruppo finalmente si riunirà. Con gli altri mi sono vista
qualche volta, semplici uscite in ricordo dei vecchi tempi e per non
perderci di vista. Quello che non ho più rivisto è stato
Hope. Ci siamo tenuti in contatto tramite lettere e messaggi, ma non
è lo stesso che averlo davanti agli occhi e potergli parlare
faccia a faccia. L'ultima volta che ho visto il viso di Hope è
stato quando il mondo è rinato.
Io
e Hope ci guardiamo negli occhi. Ho come l'impressione che i suoi
lineamenti stiano cambiando per improvvisamente riprendere l'aspetto da
adulto. E' così strano che una parte di me, remota, si chiede
cosa stia succedendo. Ma tutte le mie domande e i miei timori, per
questo ennesimo viaggio, per il cambio repentino del suo aspetto,
spariscono quando lui mi sorride dolcemente e con fare incoraggiante.
Sento un calore immenso nel petto e nel mio cuore sembra
sbocciare un sentimento intenso.
Scuoto
la testa, come per liberarmi da una mosca fastidiosa, non devo pensare
ad Hope, non devo. Pensare a lui mi fa venire la nostalgia e mi viene
solo voglia di piangere e basta. Sento una lacrima scivolare
sulla mia guancia e non faccio niente per nasconderla, permetto ad
altre lacrime di scendere.
Hope.
Il
battito del mio cuore sembra collegato al suo nome. Cosa mi sta
succedendo? Da quando ho accettato la parte "debole" del mio
cuore ho cominciato ad avvertire i sentimenti in maniera amplificata,
come se fossero dieci volte più intensi del normale. Ma forse
è perché mi permetto di sentirli al posto di reprimerli.
Il
filo dei miei pensieri vieni interrotto quando il treno si ferma.
Asciugo le lacrime e prendo la valigia, scendo dal treno con
attenzione, guardandomi in giro in cerca di mia sorella.
«Ciao Claire».
Le sorrido.
«Ciao», le dico io.
Ci
abbracciamo per qualche secondo, mi chiede se mi serve una mano con la
valigia, ma io le dico di non preoccuparsi, sono stata previdente a
prendere un trolley, quindi mi limito a trascinarla.
«Casa
mia è a cinque minuti da qui, ero indecisa, ma poi ho pensato
che dopo tutte quelle ore seduta, avresti avuto bisogno di sgranchirti
le gambe».
«Grazie mille», le dico io «Ne
ho proprio bisogno, ti giuro, quel sedile era davvero scomodo e non
vedevo l'ora di scendere», la informo io.
«Hai impegni domani?».
«No, ovviamente no», le rispondo io.
«Ti andrebbe di venire a prendere Hope in stazione?», chiede.
Mi
basta sentire il suo nome per non capirci più niente. Mi blocco
e non riesco a muovermi, il cuore comincia a battermi fortissimo e i
sentimenti confusi che provo per lui sembrano togliermi il respiro.
«Cl-Claire? Tutto bene?», mi chiede mia sorella sinceramente preoccupata.
«Uhm certo», rispondo io «Tutto bene»
«Allora? Verrai tu a prendere Hope?».
Confusa
mi limito semplicemente ad annuire. Non voglio che la mia voce mi
tradisca, perché sono certa che sarebbe tutta tremante.
Serah
sembra voler aggiungere qualcosa ma giungiamo a destinazione, lei mi
dice che Snow non è in casa, perché deve sistemare alcune
cose per il matrimonio e dopo uscirà con Sazh per passare un po'
di tempo "tra uomini", così ha detto lui.
Mi
fa appoggiare la valigia nella mia stanza e sistemo i vestiti che ho
portato. Noto che Serah sorride quando vede un vestitino bianco come la
neve e leggero. Mi sembra di non aver abbastanza concentrazione per
sentire cosa mi sta dicendo.
«Mi stai ascoltando?», mi chiede lei.
«No», le rispondo con sincerità.
«Stavo dicendo che mi sembri strana, sicura che va tutto bene?».
«Sì, certo, sto benissimo», la rassicuro io «Sono solo contenta che rivedrò tutti».
«Ma
se ci vediamo sempre! L'unico che non hai più visto è
stato Hope... oh», sussurra lei come se avesse capito qualcosa.
«Cosa? "Oh" cosa?», domando io.
«E' per Hope? Tu provi qualcosa per lui?».
«Lui è un ragazzino», ribatto in automatico.
«Non
è più ragazzino e tu lo sai bene, non vi siete più
visti, ma vi siete tenuti in contatto, e lui ti ha detto che il suo
aspetto è tornato quello che aveva durante il viaggio mio e di
Noel», dice lei.
«Non conta niente, Serah, non importa».
«Importa
invece, Claire, come puoi pensarla in questo modo? Dopo tutto quello
che hai sacrificato, dopo quello che hai imparato, possibile che ti
ostini a far finta di niente? Tutti ci siamo resi conto dei tuoi
sentimenti per Hope, e quando dico "tutti" intendo proprio tutti,
persino Snow!».
«Era un ragazzino quando ci siamo conosciuti, io gli voglio bene», confesso.
«Ma ora non è più un ragazzino e sono sicura che qualcosa sarà pur successo».
«I-io.. tu ricordi il giorno della nascita di questo mondo?», le domando.
Che cosa sciocca da chiedere.
Ovvio che si ricorda.
«Certo», risponde lei.
«L'ultimo
ricordo che ho di Hope risale a quel momento. Ci siamo guardati negli
occhi, io ho visto mutare il suo aspetto, avevo visto il suo viso
mutare e diventare quello di una persona adulta, ricordo che ero
nel panico per il suo repentino cambio d'aspetto, per l'ennesimo
viaggio, ,per l'ennesima incognita, ma quando lui... mi ha sorriso
tutto è sparito, non provavo più nessuna paura».
«Cosa provavi?», mi chiede Serah.
Posso confidarmi con lei?
E' mia sorella.
Lei è mia sorella.
Non
mia figlia. Nel corso degli anni ho visto Serah crescere con gli occhi
di una madre, ma la verità è che lei ha sempre avuto
bisogno di sua sorella, e anch'io ho bisogno di lei. Non è mia
figlia e non ha più bisogno di me per crescere, non serve
proteggerla dai miei dubbi e dalle mie difficoltà, posso
mostrarmi debole ai suoi occhi. Non è un male mostrarsi debole,
di tanto in tanto.
«In realtà non saprei come definirlo», confesso io a bassa voce «Ricordo solo di aver avvertito un calore immenso e un sentimento intenso nascere nel mio cuore».
«E questo ti confonde e ti spaventa?», domanda lei con delicatezza.
Io mi limito ad annuire.
«Non
posso dirti cosa fare o cosa provare, ma penso che vedendolo, domani,
riuscirai a capire di più quello che provi, e se tu dovessi
provare qualcosa... ti prego, sorellina, ti prego non rinunciare alla
tua felicità e ai tuoi sentimenti, non farlo», mi prega
lei con voce rotta dall'emozione.
«E se...», comincio a dire io ma vedo che alza una mano, come per bloccare le mie parole sul nascere.
«Con
i "e se" non si va avanti, Claire. Per quel che vale, penso che pure
lui provi qualcosa per te», mi confessa mia sorella «Voi dovete solo... dovete solo aprire il vostro cuore, e niente di più».
Mi lascio sfuggire una lacrima, perché? Come posso aprire il mio cuore, se non so neanche che sentimenti provo?
E
sento il caloroso abbraccio di mia sorella, e per una volta, al posto
di dirle che va tutto bene e che non deve preoccuparsi, mi abbandono
tra le sue braccia, mentre mi sussurra che andrà tutto bene.
«Grazie», le dico io quando mi calmo un po'.
«Domani andrai a prendere Hope e sono certa che qualcosa capirai».
Mi limito ad annuire.
Mangio
qualcosa velocemente, parlando con Serah, ma questa volta del suo
matrimonio, quando Snow rientra in casa mi saluta con un sorriso e un
rapidissimo abbraccio (che mi lascia un po' di stucco, ad essere
sincera). Vengo a sapere che Snow non sa niente del vestito che
indosserà Serah "Porta sfortuna", dice mia sorella come se fosse
la cosa più naturale del mondo.
«Domani tu potrai vederlo, sorellina, ti giuro è bellissimo!!!», esclama lei con uno sguardo sognante.
«Ne sono certa», le dico io.
Serah
ha sempre avuto gusto nello scegliere i vestiti, ero io quella che si
metteva le prime cose che le capitavano in mano, anche perché il
lavoro che facevo non mi permetteva di indossare cose carine, dovevo
essere comoda e sinceramente non mi infastidiva.
«Domani chi andrà a prendere Hope?», chiede Snow.
«Claire», risponde Serah.
Snow mi guarda per qualche secondo e poi annuisce.
«Non riuscirai neanche a riconoscerlo, talmente è cambiato», mi dice Snow.
«Riconoscerei Hope ovunque», mi lascio sfuggire e poi «Voi l'avete già incontrato?»
Entrambi annuiscono «Ci viene a trovare molto spesso, e esce anche con gli altri».
Avverto
una fitta di gelosia e di smarrimento. Ha incontrato tutti gli altri,
ma non me. Quando ero persa in quella luce, dopo aver accettato Lumina,
avevo chiesto aiuto e lui improvvisamente, dal nulla, mi aveva stretto
la mano e mi ero sentita così al sicuro che non mi sarebbe
importato di niente. Il calore di Hope accanto a me bastava a farmi
sentire bene, ma dovevamo combattere e ovviamente non mi sarei mai
tirata indietro.
«Da quanto tempo non vi vedete?», domanda Snow improvvisamente serio.
«Non sono affari che ti riguardano», ribatto io alzandomi dalla sedia e voltandogli le spalle «Non sono proprio affari tuoi, Snow».
Mi
chiudo nella stanza degli ospiti. Ha visto tutti e anche spesso, tutti
tranne me. Perché? Magari non dovrei neanche andare a prenderlo
in stazione, domani. Magari non mi sopporta o non vuole più
vedermi, forse gli ricordo troppo un passato che cerca di dimenticare.
Perché? Perché non ha voluto vedermi? Io sento la sua mancanza.
Mi
manca talmente tanto che a volte mi sembra di non riuscire a respirare.
No, non mi bastano i ricordi. Non mi basta il suo ultimo sorriso,
così bello e rassicurante, io... voglio vederlo. Voglio vederlo.
Voglio vederlo.
«Sorellina?», mi chiama Serah entrando nella stanza e chiudendo delicatamente la porta.
«Non mi hai detto niente», la accuso io.
«Non volevo ferirti».
«Non posso vederlo, Serah», le dico.
«Ma tu vuoi vederlo», ribatte lei «Tu vuoi vederlo, e lo sai benissimo, perché menti a te stessa?».
«Lui non vuole vedermi», dico.
«Ti sbagli!», esclama lei convinta «Perché
fate così? Perché volete per forza distruggervi? Lui non
vuole vederti, perché pensa di ricordati un periodo che vuoi
dimenticare, e tu pensi la stessa cosa, poco ma sicuro».
Improvvisamente
mi ritrovo senza parole. Non so come rispondere perché mia
sorella ha perfettamente ragione. Ci sarebbero state occasioni di
vederlo, non sarebbe stato molto difficile.
«Sono solo fonte di tristezza per lui, la cosa migliore è lasciarlo andare».
«Perché devi fare così?», mi chiede esasperata dal mio comportamento «Perché
volete farvi del male? E pensare che entrambi provate qualcosa, io lo
so, perché fai così?».
«Mi
comporto così perché lo amo!», esclamo io e poi mi
metto le mani davanti alla bocca, gli occhi sgranati dallo choc e
dal peso delle parole che ho appena pronunciato.
«Lo ami?», mi chiede Serah.
«Cre-credo di sì», sussurro io «Penso di amarlo e questo mi spaventa a morte», confesso.
Se mi serviva una prova del mio cambiamento, be', eccola qui. Non mi sarei mai confidata in questo modo.
Serah mi sorride dolcemente e mi accarezza i capelli, mettendo una
ciocca dietro l'orecchio, e sembra che i ruoli si siano invertiti,
perché mi pare di essere la sorella minore in questo momento.
«Io non posso dirti cosa provare o cosa fare», comincia a dire lei continuando ad accarezzarmi i capelli «Ma
posso dirti che tutto si sistemerà, per quel che vale manchi
moltissimo ad Hope, e penso che l'unica cosa che dovete fare è
dichiarare i vostri sentimenti, ma anche questa scelta spetta a te e a
te soltanto».
Mi limito ad annuire e poi chiedo a mia sorella di lasciarmi sola, perché ho bisogno di pensare e di riposare.
**
Non sono riuscita a chiudere occhio. Ho passato tutta la notte sdraiata
sul letto, guardando il soffitto e aspettando la luce del mattino.
La notte mi è sembrata lunghissima e eterna, ma finalmente
è giunta alla fine, e la luce del sole entra liberamente dalla
finestra della stanza. Mi alzo e senza badare molto a quello che faccio
indosso il vestito bianco, quello candido come la neve, e le scarpe
abbinate. Mi guardo allo specchio e il mio viso porta i chiari segni
della notte insonne, esco dalla stanza e vado in bagno, bagnandomi il
viso con l'acqua fredda per svegliarmi un po' e per rinfrescare la
pelle che sembra bruciare a contatto con le mie dita. Infine lego i
capelli in una semplice coda e esco di casa.
Mia sorella ha detto che Hope sarebbe arrivato presto, e poi stare in casa mi rende solo più nervosa.
Cammino lentamente e arrivo alla stazione, ci sono già alcune
persone, ma ovviamente nessuno di loro è Hope. Guardo l'orologio
che porto al polso e capisco che comunque non manca molto tempo. Mi
siedo sulla panchina, stando attenta al vestito e aspetto mentre
l'ansia mi sta letteralmente togliendo il fiato.
La voce, priva di inflessione, annuncia che il treno sta per arrivare.
Le mani cominciano tremarmi e stringo la stoffa del vestito. Ho
così tanta paura. Paura di amarlo sul serio, paura di cadere e
farmi male, paura di avere il cuore spezzato.
Ho il corpo paralizzato dalla paura e mi sembra che niente potrebbe farmi alzare da questa panchina.
Il treno finalmente arriva e si ferma, aprendo le porte e facendo
uscire un mare di persone. Non riesco neanche ad alzare lo sguardo,
faccio a gara di sguardi con un sasso a pochi passi dal mio piede.
«Light?», mi chiama qualcuno «Sei tu?»
Alzo lo sguardo e il cuore comincia a battermi velocemente «Hope».
Angolo autrice.
E.... fine. Giuro che non volevo farla finire così. I personaggi fanno sempre quello che vogliono.
Inizio col dire che sono agitata. Molto agitata. E' la prima one-shot
che scrivo su di loro, o meglio su di loro come coppia/futura coppia.
Ho voluto cambiare un po' il carattere di Lightning, anche a causa
degli eventi del Returns, mi piace pensare che lei dopo aver
accettato "la sua parte debole", riesca a vivere i suoi sentimenti
più liberamente, anche se con un po' di timore, dal momento che
è sempre stata abituata a sopprimere le emozioni invece che
provarle.
Ho controllato tutto, in cerca di errori, ma non mi sembra di averli
trovati. Ma in caso doveste vederne qualcuno, avvisatemi e
provvederò a correggere.
Ok.
Ora smetto di parlare.
Alla prossima,
Fang.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** My hands ***
my hands
"Sometimes I wake, I see them reaching out for you
Quietly breakin' whatever shields I spent so long building up"
(My Hands- Leona Lewis)
**
«Hope».
«Sono io», risponde lui.
Vorrei
urlargli contro tutti gli insulti esistenti al mondo e avere la
possibilità di gettargli addosso tutta la mia sofferenza. Le
mani mi tremano e
per cercare di nascondere il tutto, stringo la stoffa del vestito. Il mio
corpo risponde a tutto quel miscuglio di emozioni facendomi battere
forte il cuore, mi sembra di sentire ogni suo singolo battito.
Quando leggevo i libri di mia sorella, le solite novelle
romantiche, mi veniva da ridere quando la protagonista, in preda ad una
forte emozione, pensava "non riesco a credere che non senta i battiti
del mio cuore", ma ora non mi sembra tanto una cosa campata per aria.
Nessuno può sentirne i battiti? Solo io? E perché ora che
ho davanti Hope tutta la sofferenza è improvvisamente sparita?
Il suo sguardo vaga sul mio vestito e improvvisamente gira la testa e posso notare un lieve rossore sul suo viso.
«Perché?», gli chiedo dopo attimi di silenzio.
«Cosa?», chiede senza guardarmi in faccia.
«Guardami quanto ti parlo», tuono io scattando in piedi «Guardami in faccia, Hope».
«Ti sto guardando», dice incrociando il mio sguardo «Cosa c'è?»
Perché si comporta così? Il modo in cui si approccia a me
è diverso e non posso fare a meno di soffrire per questo.
«Perché non ci siamo mai visti?», chiedo.
«No-non volevo vederti».
Non volevo vederti.
«Ah be'... questo cambia le cose», il mio tono di voce è calmo e non mi appartiene «Ma gradirei sapere il motivo, se non è di troppo disturbo», dico con un sorriso falso.
«Non potevo incontrarti», confessa «Avrei voluto, ma non potevo».
«Ma sei ha appena detto "non volevo vederti"».
«Mi conosci, Light. Lo sai benissimo quanto sei importante per me», comincia a spiegarsi Hope «Ma
tu hai sacrificato tutto per salvarmi, per liberare la mia anima,
come avrei potuto farmi vedere? Co-come...», ma sembra a corto di
parole e si limita a guardarmi
intensamente.
«Tu mi hai salvata», gli ricordo «Ricordi cosa avevo detto? Che ti avrei tenuto al sicuro, ma alla fine sei stato tu a tenere al sicuro me».
Lui
si lascia andare ad una risata priva di allegria «Mi sembra
così sciocco non averti mai vista per questo motivo».
«Pure io ho le mie colpe, e lo sai bene», lui mi guarda confuso «I tuoi genitori. A quest'ora potevi averli accanto a te, ma sei dovuto restare indietro per salvare me».
«Non sono stato costretto, non darti colpe che non hai, io volevo salvarti».
«M-ma»
«Un giorno ti dirò tutto, giuro».
«Davvero? Promesso?».
Lui annuisce e mi rivolge un vero sorriso. Esso gli accende gli occhi
come se fossero dei lampadari. Non credo di averlo mai visto sorridere
in questo modo, non penso nemmeno che sia mai stato così felice.
Anzi forse lo è stato con sua madre.
Io gli ho portato via una parte di felicità. E' un senso di
colpa che porterò per sempre. Non m'importa se ha detto che non
è stata colpa mia, nonostante abbia preso la decisione di sua
iniziativa, non è con i suoi perché è stato
costretto a restare indietro.
Per me.
«Rilassati», mi dice avvicinandosi a me e prendendo le mie mani tra le sue «Va tutto bene».
«Tua mamma...», sussurro io e una lacrima mi scorre sul viso.
Lui sembra pensarci per qualche secondo e poi si abbassa leggermente
(è diventato più alto di me) per darmi un bacio sulla
guancia.
«Non devi preoccuparti», ripete.
La mia guancia sembra bruciare e mi sembra che le labbra di Hope abbiano marchiato a fuoco la mia pelle per sempre.
Poi
mi stringe forte e io mi perdo nel suo abbraccio. Il tessuto del
vestito è così leggero che sento benissimo il calore del
suo corpo.
«Ti dirò tutto, prima o poi, ma non darti colpe», dice «Non renderti la vita difficile, Light, ti prego».
Mi limito ad annuire.
«Mi sei mancato», confesso io dopo attimi di silenzio.
«Anche tu mi sei mancata».
Restiamo abbracciati ancora per un po' prima di dividerci.
«Allora? Andiamo a casa?», chiede lui con un sorriso.
Io annuisco e lo osservo mentre prende la sua valigia. I suoi capelli
sotto al sole sembrano quasi bianchi e osservandolo mi perdo nei miei
pensieri.
«Light?».
«Oh, scusami. Mi sono distratta».
Lui si stringe nelle spalle come per dire "non fa niente".
Dopo averlo raggiunto camminiamo lentamente, senza dirci nulla, godendo
l'uno della presenza dell'altro. La voglia di toccarlo supera
ogni mio altro desiderio ma con uno sforzo riesco a trattenermi, non posso lasciarmi andare, non ora comunque sia.
«Al posto di farti del male», comincia a dire lui «Stringi la mia di mano», e poi si lascia andare ad una grossa risata.
«Era una battuta?»
«Ovviamente», e il suo tono vaga sul neutro «Ma davvero, Lightning, devi rilassarti».
Non
mi ero resa conto di aver stretto ancora le mani. O forse me ne ero
resa conto ma tutta la tensione, le emozioni, mi avevano fatto perdere
il senso della realtà. Perché in questo momento riesco solo a pensare a
Hope, al suo calore accanto a me, alla sua vicinanza.
«Sono agitata per mia sorella», mento automaticamente io.
«Be', posso capire», ribatte lui «Immagino
tu sia molto agitata... tu le hai fatto da madre, penso che una parte
di te vedrà per sempre Serah come una figlia».
«Forse hai ragione, ma penso che sia giunto il momento di rinunciare a questa "maternità"», confesso.
Lui non risponde si limita ad annuire e a sorridermi dolcemente.
Lo
stesso sorriso che ho sognato mille e mille volte. Perché mi
sembra di
avere tutto? Ora che c'è Hope mi sembra di avere tutto e di non
aver
bisogno di niente. Cosa mi sta succedendo? E' questo l'amore?
«Posso chiederti una cosa?», mi chiede.
Io annuisco.
«Hai già qualcuno che ti accompagna al matrimonio?», domanda.
«No. Perché si fa così?», chiedo con reale curiosità.
«Credo di sì... ma che sia o non sia così, verresti al matrimonio con me?».
«Con te?».
«Sì. Com-come amici, ovvio», precisa lui.
«Sì, va bene. Però non ballo», gli faccio presente io.
«Per me va benissimo», risponde.
La tensione resta sospesa tra di noi, e sento di dover dire o fare
qualcosa per spezzarla, ma non riesco a trovare nessuna cosa da dire
quindi scendo nel compromesso di sorridergli.
«Adesso andiamo! Altrimenti mia sorella si preoccuperà per noi!».
Camminiamo con
calma, senza neanche rendermene conto mi avvicino a lui, e ogni volta
che si sposta un po' da una parte io automaticamente mi avvicino.
Non è qualcosa che faccio volontariamente. Dopo quelle che
sembrano ore finalmente giungiamo a destinazione.
«Cominciavo a preoccupare, Cla-», comincia a dire lei ma poi si ferma di botto.
«Abbiamo parlato un po'», le dico io «Cosa c'è?», le chiedo io cominciando a preoccuparmi.
«E' successo qualcosa? Serah? Ci sei?», domanda Hope.
Lei ci sorride e poi finalmente ci degna di una risposta «Tutto
bene, sì! Stavo cominciando a preoccuparmi, ma va tutto bene,
be' ora entriamo, così puoi sistemarti e riposarti un po'».
Appena entriamo Serah rivolge uno sguardo a Snow, l'uomo annuisce e
trascina via Hope, come se non potessi farne a meno faccio per
seguirlo, ma poi sento Snow mormorare un "Devono fare discorsi da
donne, le conosci!".
«E' successo qualcosa?», mi domanda lei appena siamo da sole.
«Serah
sei strana, ti stanno venendo dei dubbi per il matrimonio?
Perché sappi che hai tutto il mio appoggio», dico io per
scherzare ma lei non sorride «Stai davvero avendo ripensamenti?».
Lei scuote la testa «Non stavo parlando di me stessa, Claire. E' successo qualcosa tra te e Hope?».
«No, perché?», domando.
«E'
come se... fosse successo qualcosa tra di voi, prima ti sei mossa
per seguire Hope, ma è come se non te ne rendessi nemmeno
conto», mi dice.
«Non è successo niente di niente, ci siamo solo chiariti e basta».
«Sicura?», chiede.
Io mi limito ad annuire.
Non è successo niente. Certo a parte il fatto che mi ha dato un
bacio. Ma era sulla guancia e scopro di non aver voglia di parlarne,
come se fosse un mio piccolo segreto.
«Certo sono sicura»
«Hai capito quello che provi?», mi domanda.
«Credo di sì».
«E cosa provi? Posso saperlo?».
«Da
quando ho rivisto Hope sento di avere tutto e di non aver bisogno di
niente, mi sembra di essere la persona più ricca del
mondo», osservo mia sorella che mi ascolta con attenzione «Verremo al tuo matrimonio insieme».
«Be'
mi pare ovvio, no? Cioè vi abbiamo fatto venire qui per que-
oh», dice lei quando finalmente capisce il senso delle mie parole.
«Ma non pensare a chissà che cosa, semplicemente mi ha invitata "come amica"».
Sembra voler rispondere ma si blocca appena vede che i ragazzi stanno
ritornando. Come se non potessi farne a meno fisso Hope e il cuore
manca un battito quando noto che anche lui mi sta fissando.
«Noi abbiamo delle cose da fare», ci informa Snow «Una sorpresa! Quindi voi dovreste andarvene via e lasciarci via libera».
Fisso mia sorella che si stringe nelle spalle come per dire "non lo so" e poi mi strizza l'occhio.
«Sicuro
Snow? Non è che ti stai inventando una balla per stare da solo
con la tua futura moglie? Non devi far altro che chiederlo e io e Light
togliamo il disturbo per un po'».
«Ecco! Bravissimo Hope! Tu si che mi capisci».
«Da soli?!», domando io quasi sotto choc.
«Esattamente», risponde Snow «Qualcosa in contrario, sorellina?».
«No, certo che no».
«Cosa aspettate? Via via».
Praticamente
veniamo sbattuti fuori di casa. Quando torno a casa, giuro su tutto
quello in cui credo, io picchierò Snow finché i suoi
neuroni non tornano a funzionare.
«Voglio portarti in un posto», comincia a dire Hope.
«Va bene».
Il sole del pomeriggio risplende sopra di noi. Con un po' di nostalgia
ripenso al cielo della mia infanzia. A volte casa mia mi manca
tantissimo, come se avessi perso per sempre una parte di me, e in un modo o
nell'altro è davvero così. Quel mondo non tornerà
mai più.
«Siamo quasi arrivati».
Mi limito ad annuire, evitando di guardarlo negli occhi, concentrandomi
sui miei passi ma quando sento l'odore del mare e il rumore delle onde
alzo lo sguardo.
«Pensavo potesse farti ricordare casa».
Mi tiro via le scarpe e mi siedo sulla sabbia bianca. Mi sembra di
ritornare ragazzina quando mia madre era ancora viva e portava me e
Serah al mare. Lei in quel periodo non era in forze, ma faceva di tutto
pur di farci contente.
Ma io non sono una ragazzina e accanto a me non c'è mia madre.
«Ho fatto bene?», domanda lui.
«Sì, grazie», dico «Siediti accanto a me, Hope».
«Serah viene spesso qui, sai? Dice che vostra madre era profondamente legata al mare».
«Amava
nuotare o anche star seduta ore e ore a fissare le onde. Mi disse che
aveva incontrato nostro padre mentre passeggiava da sola, era stato
amore a prima vista per entrambi».
«Non parli spesso dei tuoi genitori».
«Parlarne con te non mi fa soffrire, perchè so che mi puoi capire e che puoi comprendere il mio dolore».
Non
risponde ma non è strano. Non c'è niente da dire, lui si
limita a stringermi la mano,come per darmi muto supporto.
Lui
è concentrato a guardare il mare quindi mi sento libera di
fissarlo senza preoccuparmi di niente. Non mi ero mai resa conto di
quanto fosse lunghe le sue ciglia o di quanto la sua pelle sembri
liscia e perfetta. Una coppia ci passa accanto e ci fissa con gli occhi che brillano, e
non mi ci vuole tanto per capire i loro pensieri. Sento la ragazza sospirare e sussurrare "Quanto sono carini".
«Vuoi stare qui ancora un po'?», mi domanda lui.
«E' uguale per me», gli rispondo.
«Lightning?»
«Mh? Dimmi», rispondo io.
«I-io...».
Cosa?
"Io" cosa?
«I-io ehm...».
«Cosa?», chiedo io «Cosa stai cercando di dirmi?».
«Stai bene con questo vestito».
Mi sento letteralmente cadere le braccia. Pensavo stesse per dirmi
qualcosa di importante, il suo sguardo era così intenso,
mi sforzo di soffocare la delusione.
«Grazie», rispondo io «Anche se non mi sento a mio agio, non ho mai indossato una cosa del genere».
«Qui ti sbagli! Non ricordi? Quel vestito assurdo che ti eri messa a Yusnaan?», domanda.
«Come dimenticare», sussurro io.
Mi giro per guardarlo e per qualche secondo i nostri sguardi si
incrociano. E capisco, senza sapere bene come, che voleva dirmi
qualcosa di più importante. Ma cosa voleva dirmi? E
perché ha tirato fuori la scusa del vestito? Avvicina il
suo viso al mio e il cuore comincia a battermi fortissimo, posso vedere
ogni sua singola ciglia, la sfumatura dei suoi occhi e...
«RAGAZZI!», tuona Snow «Hope che cavolo stai facendo?», domanda.
«Niente», e così dicendo si allontana da me.
«Dai, su, potete tornare a casa adesso, andiamo a mangiare fuori! Sono arrivati Yeul e Noel».
***
"Hope!", urlo io "Per favore, non lasciarmi qui!".
L'oscurità mi avvolge e non riesco più a vederlo,
continuo a cercarlo ma ovunque trovo solo il buio più totale.
"Non te ne andrai mai da qui", mi dice una voce "Resterai per sempre qui, Salvatrice".
Gli occhi di Bhunivelze mi guardano da ogni angolo di questo posto maledetto, non mi resta altro da fare che urlare e urlare.
Ma è del tutto inutile.
Nessuno mi salverà questa volta.
Mi risveglio tra le urla mentre qualcuno mi dice di calmarmi.
Apro gli occhi e intorno a me vedo solo l'oscurità. Il
pigiama che ho portato da casa si è appiccicato alla pelle, uno
strato di sudore mi imperla la fronte. Anche questo fa parte del
sogno?
«Light, va tutto bene», mi dice qualcuno accarezzandomi i capelli «Va tutto bene, non ti preoccupare, era solo un brutto sogno».
«Ho-Hope? Cosa ci fai qui?», domando io stupita.
«Come "cosa ci fai qui?". Hai solo avuto un brutto incubo, niente di quello che hai visto era vero», dice.
«Da-davvero?», chiedo confusa.
«Sì,
sei al sicuro. Sei a casa, a breve ci sarà il
matrimonio, tu sei sana salva e nessuno ti farà del male».
Riesco a ragionare a mente lucida e mi rendo davvero conto di
essere al sicuro, la stanza è immersa nell'oscurità
perché è scesa la notte, tutto qui. Senza tanti
complimenti mi getto tra le braccia di Hope, appoggiando la testa
sulla sua spalla, mentre lui mi culla avanti e indietro, sussurrandomi
all'orecchio che non ho niente da temere.
«Sei più tranquilla?», mi chiede lui.
«Sì, grazie», dico separandomi da lui «Mi dispiace averti spaventato».
«Non fa niente», mi dice «Anch'io a volte ho gli incubi, specialmente su Bhunivelze».
«Io
ho avuto un incubo su di lui. Ovunque mi voltassi c'erano i suoi occhi
e sentivo la sua voce, e vedevo anche te, sai? Provavo a chiamarti ma
tu non ti voltavi, mi lasciavi da sola»
«Era solo un brutto sogno e niente di più», dice .
«Hai ragione, sì».
Hope sta per alzarsi dal letto ma io non voglio restare sola. Non posso
restare da sola, non so perché questa notte sembra essere
così difficile, ma non voglio affrontarla con le mie sole forze.
«Hope? Puoi restare?», gli chiedo.
«Co-cosa?».
«Resta con me, ti prego», sussurro.
Senza dire nulla si siede sul letto accanto a me e io istintivamente mi appoggio contro di lui.
«Riposa», sussurra accarezzandomi i capelli.
«Resterai con me tutta la notte?», domando.
«Sì».
Lo
ringrazio dandogli un bacio sulla guancia. Sono consapevole del
fatto che non dovrei comportarmi in questo modo, e so benissimo che non
dovrei stargli così vicino da sentire il calore del suo corpo e
i suoi capelli farmi il solletico sulla guancia. Ma perché
continuare a negare che ho bisogno di tutto questo? E finalmente giungo
alla consapevolezza che provo davvero qualcosa per lui. Ma
non voglio pensarci, non ora.
Sono
stanca e la mia mente è stata stravolta da quel bruttissimo
incubo. Non mi domando cosa succederà domani, quando Serah e
Snow ci troveranno insieme, nello stesso letto, non m'importa e
sinceramente non sarebbero neanche affari loro. Il calore di Hope,
più vero di qualsiasi incubo, mi culla in una notte senza sogni.
Spazio autrice.
Ok.
Non era proprio quello che volevo, anzi per niente, ma per fortuna la
trama non ha subito moltissime modifiche. Volevo che Light e Hope
avessero dei loro momenti totalmente da soli per farli riavvicinare di
nuovo. In questo momento entrambi sono confusi e non sanno bene cosa
dire o cosa fare, infatti Hope voleva confessare qualcosa a Light e
invece si è limitato a dirle "stai bene con questo vestito", e
il quasi bacio? Maledetto Snow, eh (il fatto è che non
avevo per niente deciso andasse in questo modo, ma vabbe). Insomma sto
costruendo un crescendo di emozioni e momenti che raggiungeranno il
loro apice durante il matrimonio di Serah e Snow. Insomma... spero di non aver deluso nessuna delle vostre aspettative.
Al prossima,
Fang.
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