Un Angelo all'Inferno

di DollDolores
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Due braccia in più ***
Capitolo 2: *** Togliti il cappello. ***



Capitolo 1
*** Due braccia in più ***


Era una pallida mattina di fine Febbraio, le vetrate della residenza Phantomhive erano lievemente appannate a causa del tepore emanato dal caminetto acceso nell’ufficio del giovane Conte. Ciel Phantomhive rovistava le varie scartoffie accumolate sulla bella scrivania. Era molto pensieroso, il lavoro da sbrigare in quel periodo era molto e ultimamente aveva dovuto lasciare la residenza nelle mani dei suoi servitori, per ritrovarla letteralmente sottosopra al suo ritorno. Sebastian poteva certo occuparsi di tutto appena rincasato, ma non era piacevole rientrare a casa e trovare il servizio dei piatti più costoso in frantumi, la cucina ridotta in cenere e le piante, I fiori e quant’altro, marci per l’eccessiva abbondanza d’acqua o secchi per la totale assenza di cure. Il vecchio Tanaka faceva ciò che poteva, età permettendo, ma per la maggior parte del tempo se ne rimaneva seduto a sorseggiare del tè, e Snake non si era ancora ambientato bene, e il suo aiuto era pressocchè inesistente. Sentì bussare alla porta, emise un sospiro e entrò Sebastian con un vassoio ricco di pietanze in mano. Cioccolata calda e pasticcini, un buon modo per distrarsi un attimo da tutte quelle preoccupazioni. Il Maggiordomo stava per cominciare, come consueto, a elencare le varie leccornie da lui preparate specificandone il nome e gli ingredienti, ma Ciel lo fermò prima che potesse iniziare.
-Sebastian, prepara il mio cappotto e la carrozza. Dobbiamo partire per Londra, saremo di rientro per l’ora di cena.-
Il Maggiordomo lo guardò perplesso per un attimo, dopodichè annuì. -Yes, my Lord. Ma se mi permette, perchè questa improvvisa urgenza di andare a Londra?-
Ciel bevve un sorso di cioccolata calda e afferrò un pasticcino. -Ho riflettuto molto sul da farsi, e ho deciso di cercare un aiuto per mantenere l’ordine nella Residenza in mia assenza. Sono stufo di dover rimediare a tutti I pasticci combinati da quei tre, è una perdita di tempo e di denaro.-
-Padroncino, ma non abbiamo appena..-
-Snake? Non fa molto per aiutare qua dentro, e ho bisogno di due braccia e soprattutto di un cervello forti. Ci sono molti garzoni pieni di energia e di voglia di lavorare al meglio lungo il fiume, sicuramente qualunque lavoro che potrei offrire si rivelerebbe migliore di passare intere giornate al freddo a scaricare e caricare casse pesantissime per pochi spiccioli.-
Sebastian non era affatto convinto di ciò, ma gli ordini impartiti dal conte non potevano essere messi in discussione, quindi adempì. Nel giro di pochi minuti si trovavano già sulla carrozza in direzione di Londra. Lungo il fiume c’era una fitta nebbia e un gran freddo, anche il più flebile respiro dava vita a una piccola nuvoletta bianca, il ghiaccio ricopriva la strada lastricata, e sicuramente, quello non era un ambiente adatto alla nobiltà. Un forte odore di pesce marcio alleggiava nell’aria, era pieno di uomini grandi e possenti che si davano da fare a spostare casse apparentemente pesantissime, tra imprecazioni e sbuffi, per poi caricarle su carrozze o su piccole imbarcazioni. Il Conte arricciò il naso con una punta di disgusto, e si mise a camminare in mezzo alla piccola folla di lavoratori, squadrandoli bene uno ad uno. Stava per indicare un uomo alto due metri, molto muscoloso e con una brutta cicatrice sul volto, quando Sebastian gli si avvicinò all’orecchio.
-Padroncino,- bisbigliò – è assai sconveniente giudicare un libro dalla copertina. È da quando siamo giunti quì che tra il tanfo di pesce e sudore sento un profumo molto allettante. Non mi stupisco che lei non lo percepisca, ma le assicuro che in giro c’è un anima molto appetitosa, e senza dubbio sarebbe il soggetto più indicato per servirvi. Si fida di me?-.
Ciel chiuse gli ochi con fare rassegnato, sbuffò e decretò. -E sia.-.
Lo stupore non fu poco quando il dito di Sebastian si pose sulla traiettoria di un soggetto che sicuramente stonava nella sinfonia della situazione.
-Hai voglia di prendermi in giro forse?- disse Ciel con rabbia. Il maggiordomo stava indicando un ragazzino con un enorme cappello di stoffa verde piantato fino al naso, che lasciava vedere solo una bocca carnosa e il mento, un enorme cappotto di tela e lana strappato in più punti e del calzoncini lisi che arrivavano fino a metà ginocchio da cui spuntavano due gambe fini, pallide e aggraziate, che andavano a finire in due pesanti zoccoli di legno. Sebastian scosse la testa e assunse un’espressione seria. Ciel si rassegnò. Dopotutto, il fiuto del suo Maggiordomo non aveva mai fallito.
-Ehi tu. Si tu ragazzino col berretto.-.
Quello si girò.
-Spiacente , mio signore, ma ho già del lavoro da sbrigare e..- la sua voce era profonda, e allo stesso tempo delicata, sembrava un attore che imposta il timbro a seconda del personaggio da interpretare. -Non vorrai contraddire la mia parola.- Il ragazzino imprecò, posò il suo carico sulla strada ghiacciata e camminando faticosamente con gli zoccoli si presentò davanti al conte, facendo una lieve riverenza. -Comandi.-, disse piatto.
-Bene, ti voglio offrire un lavoro. E questo lavoro non consiste nello spostare carichi. Avrai vitto, un letto dove dormire, vestiti puliti e appropriati , in cambio ovviamente di obbedienza e impegno per quanto riguarda ciò che ti sarà ordinato di fare.-.
Non si può certo sapere se al ragazzino si fossero illuminati gli occhi o meno, ma la bocca prese una piega simile a un sorriso, facendo intravedere dei denti bianchi, dritti e puliti.
-Dice sul serio?-.
-Ti sembro in vena di scherzare?-. Il ragazzino appoggiò un ginocchio a terra e abbassò la testa. -Accetto, senza alcun indugio, mio Signore.-.
-Bene. Da questo momento sei un servitore del Casato Phantomhive, di cui io, Ciel Phantomhive, sono conte. Come ti chiami ragazzino?-.
-Mi chiamo A...ehm..Andrej.-. Il conte percepì una lieve esitazione nella voce.
“Indugia anche sul suo stesso nome. Spero che Sebastian non si sia sbagliato, anche se ho diversi elementi che mi spingono a dubitare di questa scelta.” Sebastian fece un cenno di saluto al nuovo servitore, e I due seguirono Ciel fino alla carrozza, per dirigersi verso la Residenza.






"""""Angolo di Dol""""" Salve, mi scuso in anticipo per la lunghezza forse eccessiva del capitolo, e ringrazio di cuore chi ha avuto la pazienza di leggerlo per intero. Sono nuova, questa è la mia prima storia, spero che sia senza errori di battitura e che non risulti noiosa, ma vi prometto che con lo svolgersi degli eventi le cose si faranno molto interessanti. Recensioni, sia positive che negative sono ben accette, poichè le considero costruttive. Aspetto le vostre opinioni, per ora mando un grosso bacio a tutti e a presto per un nuovo capitolo.

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Capitolo 2
*** Togliti il cappello. ***


Nell’abitacolo della carrozza regnava il silenzio più totale, il Conte scrutava Andrej, che sembrava ancora più esile accostato alla figura imponente del maggiordomo. Il ragazzino guardava apparentemente interessato il paesaggio, che pian piano si trasformava, e che da strade lastricate e villette a schiera passava gradualmente a campi accuratamente coltivati e boschi. Ciel notò che anche Sebastian osservava quello strano personaggio con interesse. Quel silenzio però era snervante.
-Dimmi, hai mai lavorato all’interno di una Residenza?-. Chiese il conte.
-No, Signore.-. rispose Andrej senza staccare gli occhi dal finestrino.
-Guardami negli occhi quando ti parlo.-. Disse con una punta di prepotenza Ciel.- E togliti quel cappello.-.
Andrej girò immediatamente la testa in direzione del conte, visibilmente scosso. -Se mi permette, preferirei di no. Ecco io non…-.
-Toglilo, è un ordine!-. Alzò la voce Ciel.
-...io ho I pidocchi! E ehm, e le pulci! Ecco, non vorrei che togliendomi il cappello quei parassiti, insomma, decidessero di spostarsi sulla vostra testa.- Il Conte fece un’espressione disgustata.
-E sia. Sebastian, appena Adrej metterà piede in casa mia, esigo che venga lavato da capo a piedi, e che pulci e pidocchi siano eliminati.-.
-Yes, My Lord.-.



Quando in lontananza si cominciava a intravedere l’enorme cancello e la recinzione che delimitava l’area della Residenza, Andrej cominciò a essere visibilmente inquieto. Per non parlare di quando scesero dalla carrozza, si mordeva il labbro inferiore ripetutamente e appoggiava la punta del piede sinistro a terra, facendo ruotare mollemente la caviglia.
-Bene,- esordì Ciel – Sebastian, sai cosa devi fare. Io penso a informare il resto dei miei servitori. Esigo che in un’ora al massimo sia pulito e che quest’insopportabile odore di alghe e pesce sia solo un ricordo spiacevole.-. detto questo, girò I tacchi e si incamminò per I corridoi. Sebastian fece un gran sorriso. -Allora Andrej, pare che il tempo scarseggi, saresti così gentile da seguirmi?-.
In pochi attimi arrivarono agli alloggi della servitù, il Maggiordomo mostrò al ragazzino la sua nuova camera, una stanza completamente anonima, dotata di un letto, una scrivania, una sedia e un armadio, tutti arredi semplici in legno, dopodichè chiese la pazienza di aspettare pochi attimi in modo che potesse preparare il bagno e recuperare dei vestiti puliti. Appena Sebastian uscì dalla stanza, Andrej imprecò. Parlava tra sè e sè, si malediva e malediceva il mondo.
-Lo sapevo. Questo è un bel guaio. E ora? Posso fuggire. Ma poi? Di nuovo a scaricare casse al Porto freddo e puzzolente di Londra. E se rimanessi qui? Forse non sarei più in pericolo. Ma Sicuramente se mi scoprono non mi faranno restare.-. Cominciò a camminare avanti e indietro, poi improvvisamente si accostò accanto al letto, e sentì il buon odore di pulito e di sapone che emanavano le lenzuola bianche, e poi guardò il suo cappotto enorme, sformato, stracciato e oltremodo maleodorante.
-Potrei. Potrei rimanere qui. Smettere finalmente di scappare, avere un tetto sopra la testa…-.
In quel momento rientrò Sebastian. Si era tolto la giacca, aveva le maniche della camicia arrotolate, sottobraccio teneva dei vestiti, e nella mano stringeva una saponetta.
-Bene, Andrej. Andiamo?-.
-Ehmm..se mi indichi dove devo recarmi, posso andare anche da solo, insomma ecco…-.
-Perdonami, ma non ho tempo da perdere.-. Lo zittì sorridendo il Maggiordomo, e prendendolo per un braccio lo trascinò in bagno.
-Allora, Finnian è stato così gentile da prestarti qualche abito, adesso pensiamo a lavarti e a toglierti pidocchi e pulci.-.
-Si, faccio da solo!- disse ad alta voce Andrej.
-No, non se ne parla.- sorrise Sebastian.
Con un rapido movimento, tolse berretto e giacca insieme.
-Ohi Ohi Ohi,- esclamò – temo che I vestiti di Mey Rin sarebbero più appropriati per te.-




Il Conte stava cominciando a spazientirsi, picchiettava nervosamente le dita sulla scrivania, aveva finito di sistemare le scartoffie, la servitù era stata avvisata dell’arrivo di un nuovo membro, e ora stava aspettando che Sebastian finisse di adempire il suo compito. Finalmente sentì bussare alla porta. -Bocchan,- disse il Maggiordomo facendo capolino – temo ci sia stato un piccolo malinteso con il nostro giovane “Andrej”.-.
-Sebastian, non ho tempo per pensare a malintesi, sbrigatela da solo. Dov’è lui?-.
-Ecco, io stavo parlando appunto..-
-Sebastian. Dov’è Andrej?-.
Lo interruppe Ciel furioso. Il Maggiordomo spalancò le ante della porta, scoprendo la figura accanto a lui. -Mi state prendendo in giro?!-.

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