Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di sir A.C.Doyle, Moffatt, Gatiss BBC ecc.; questa storia è
stata
scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento e
spero che non ne ricordi altre, in tal caso non sarebbe voluto, ma
fatemelo sapere!
Prologo
C'era un tempo in cui draghi e stregoni abitavano le terre del Nord. In
quell'epoca di magia, ogni cosa era in perfetto equilibrio, grazie al
bilanciamento dei quattro elementi.
Gli stregoni erano divisi in quattro ordini, ognuno corrispondente
all'elemento che controllavano.
C'erano gli stregoni del fuoco, i più potenti e
più saggi
tra gli stregoni; rispettati e adorati dal popolo, ma anche temuti
per devastante forza distruttrice dei loro incantesimi.
Erano
capaci di magie che richiedevano concentrazione ma anche una
certa velocità.
Di solito veniva affidata loro la protezione
delle città; per quanto il loro potere fosse devastante, gli
incantesimi di protezione e purezza erano la loro
specialità. I
più esperti tra loro, erano anche capaci di chiaroveggenza.
C'erano gli stregoni dell'aria, che più di tutti sfruttavano
l'intelletto e
il pensiero per governare incantesimi e rituali che riguardano i
viaggi, la ricerca, la libertà, l'acquisizione di
conoscenze,
il ritrovamento di oggetti perduti e la scoperta di menzogne.
La
capacità di controllare determinati tipi di venti, finiva
per
caratterizzare lo stesso stregone. Chi controllava i venti del nord, ad
esempio, era per sua natura freddo e cerebrale, chi controllava i venti
del sud invece, infuocato e caldo, era legato all'elemento
del
fuoco e la sua magia quindi ricopriva lo stesso ambito: purificazione e
protezione.
Gli stregoni dell'aria più esperti erano anche in grado di
controllare i venti in modo tale da poter volare, anche se per piccole
distanza.
C'erano gli stregoni dell'acqua, elemento per eccellenza della
mente subconscia, dell'amore e delle emozioni, e
la loro magia era considerata l'elemento primario per l'esistenza, un
elemento legato ai sentimenti, all'amicizia, alla guarigione, al sonno ed al sogno.
Erano persone
pazienti, come l'acqua, che nel corso dei secoli può
distruggere
anche la roccia, e a livelli di stregoneria molto avanzata, capaci di mettersi in contatto telepatico
con ogni essere presente sul pianeta
C'erano infine, gli stregoni della terra, che traevano la loro forza ed
energia dalla natura stessa. Straordinari curatori, la terra era legata
a tutti gli incantesimi e i rituali legati al lavoro, alla programmazione e alla stabilità. Generalmente persone di buon
cuore, gli
stregoni della terra erano in grado di
mutare il proprio aspetto.
Ma un giorno qualcosa si ruppe e i quattro ordini, non furono
più in grado di controllare i loro poteri; dissidi interni e
lotte per il dominio finirono per distruggere il concetto stesso di
ordine e il Re decise di mettere al bando ogni tipo di magia,
relegando le pratiche della stregoneria ai peggiori crimini contro lo
stato.
In quell'epoca incerta, nuovi stregoni e nuove streghe avevano
rinunciato a tutto per vivere in mezzo al resto del popolo, nascondendo
i loro straordinari poteri. A volte le loro capacità si
rivelavano improvvisamente, lasciando stupefatti gli stessi proprietari
dei nuovi doni; altre volte i nuovi stregoni discendevano da famiglie
che per generazioni erano state il cardine dei quattro ordini ed
avevano vissuto tutta la vita nascondendo i loro poteri.
Qui inizia la nostra storia.
***** *****
John abitava con la sorella in un piccolo villaggio, appena fuori dal
bosco e abbastanza lontano dal Palazzo reale, al punto che era quasi
del tutto
ignaro di quello che accadeva.
Era un onesto lavoratore, sempre d'aiuto per ogni abitante del
villaggio e svolgeva
diverse mansioni, tra cui forgiare le armi destinare ai cavalieri;
purtroppo per lui, passava molto del suo tempo ad immaginare come
sarebbe stata diversa la sua vita
se fosse nato in un altro posto e non avesse dovuto badare alla
sorella.
I loro genitori erano venuti a mancare molte primavere prima, proprio
quando John, da poco ventenne, aveva deciso di arruolarsi
nell'esercito. Ma l'improvvisa morte dei genitori, lo aveva costretto a
rinunciare ai suoi sogni, non potendo lasciare la sorella da sola nel
villaggio.
Così, dopo oltre dieci anni, era ancora bloccato
lì, ormai quasi assuefatto ad una vita semplice ed ordinaria.
Quella mattina Angelo, il fabbro del paese, aveva chiesto a
John di dirigersi a palazzo con le armi appena forgiate, per
consegnarle ai cavalieri che avrebbero partecipato ai giochi reali,
così il biondo era alla guida di un carretto lungo
la strada che dal paese conduceva verso il borgo.
Era appena uscito dal boschetto, quando scorse una figura
incappucciata, correre inseguita da quattro uomini, che John riconobbe
subito come il gruppo dei briganti che abitava le zone limitrofe al suo
villaggio.
Sicuramente la figura incappucciata era un uomo, per quanto avesse un
ché di androgino, le fattezze erano certamente maschili.
Nella corsa inciampò e cadde rovinosamente a terra;
istintivamente John fermò il carro, prese una
delle spade destinate ai cavalieri del Re e scese in difesa
dell'incappucciato.
I briganti si fermarono e fissarono John -
Nanerottolo, con quell'arma, cosa credi di fare? -
L'uomo incappucciato si era rimesso in piedi ed osservava perplesso le
azioni del biondo.
- Venite verso di me e lo saprete - rispose John. Era solo contro
quattro, ma nonostante l'inesperienza sentiva che era la cosa giusta da
fare.
Gli uomini risero fragorosamente, poi sguainarono a loro volta le spade
e si fecero incontro, quando uno dei vessilli reali che erano attaccati
al carro di John, si staccò per un colpo di vento e
finì in faccia ad uno dei briganti. Nemmeno loro erano
così stupidi da attaccare un carro del Re; finché
restavano defilati non avevano nulla da temere, ma se iniziavano a dare
fastidio al sovrano, allora avrebbero subito pesanti conseguenze.
Gridarono alcuni insulti nei confronti dell'uomo che stavano inseguendo
e poi tornarono sui loro passi, lasciando John con la spada in mano e
l'espressione risoluta e l'altro fermo e perplesso.
- Tutto bene? - chiese John guardando l'uomo incappucciato, che
continuava a fissarlo con curiosità. Sembrava molto giovane,
ma doveva essere un coetaneo di John; alto, moro, con la carnagione
colore della neve e gli occhi azzurro cielo. Sembrava un nobile
decaduto, uno che doveva aver passato parecchi problemi e forse causato
altrettanti.
Il biondo non conosceva molte persone al di là degli
abitanti del suo villaggio; non si era mai mosso da casa se non per
qualche commissione in giro per la contea e non era tipo da stringere
amicizia facilmente.
Il moro stava ancora riprendendo fiato, doveva aver corso parecchio e
sembrava anche a corto di energia.
- Vuoi dell'acqua? O del pane? - continuò John,
avvicinandosi.
Il moro si tolse il cappuccio, rivelando una chioma riccia e
disordinata - Come fai a fidarti di me? Per quello che ne sai potrei
essere peggio dei briganti che mi inseguivano -
- Non lo so, ma mi fido del mio istinto - rispose - Io sono
John e tu? - fece allungano la mano.
- Sherlock - rispose il moro con un mezzo sorriso, stringendo la mano
del biondo - Stai andando a Palazzo? - fece, indicando i vessilli reali.
- Sì,consegna speciale -
- Posso chiederti un passaggio, John? -
Avrebbe dovuto dire di no, doveva portare delle armi a palazzo e quel
moro era uno sconosciuto che avrebbe anche potuto tramortirlo e
scappare con il carro. Eppure sentiva qualcosa che lo spingeva
istintivamente a fidarsi.
***** *****
Qualche ora dopo erano seduti entrambi sul carro diretto a Palazzo, il
sole stava cominciando a tramontare e presto avrebbero dovuto
accamparsi da qualche parte.
- Perché ti stavano inseguendo comunque? - chiese il biondo.
- Credevano fossi uno stregone e pensavano di consegnarmi alle guardie
per guadagnare dei soldi -
John si irrigidì, ma non osò chiedere se il
sospetto dei briganti fosse vero.
- E come mai stai andando a Palazzo? - continuò John.
Sherlock sembrò infastidito dalle domande, ma dovendo fare
buon viso a cattivo gioco, cercò di trovare la pazienza per
conversare - Vorrei raggiungere mio fratello,
è consigliere reale - rispose con una faccia mezza
schifata.
- E ti fermi per i giochi? - continuò imperterrito
il biondo, ignorando il tono strascicato con cui rispondeva Sherlock.
- Quali giochi? - chiese annoiato.
- Per la mano della principessa Mary. Sfide tra cavalieri per sposare
la figlia del Re. Competizione aperta a tutto il regno; se non ne sei
al corrente, vuol dire che vivi proprio al di fuori da tutto Sherlock,
ancora più al di fuori di me - .
Il moro sbuffò ma non disse niente.
- Quindi parteciperai? -
- Le principesse non sono esattamente la mia area - rispose sarcastico
Sherlock, sperando di chiudere così la conversazione.
Il biondo si immaginava vestito con la sua armatura, pronto a dare
battaglia per sposare la principessa ed entrare nella leggenda. Anche
solo partecipare sarebbe stato un onore. Era ancora perso nelle sue
fantasie, quando Sherlock gli diede un colpo sulla spalla - E' buio
ormai, dovremmo fermarci -
***** *****
Si accamparono in una radura vicino agli alberi, dove John
approfittò per mangiare qualcosa, mentre Sherlock sembrava
potersi nutrire d'aria, dato che non accennava a mettere niente sotto i
denti.
John guardò il moro, le mani erano piuttosto rovinate, anche
se non sembrava una persona che svolgeva lavori manuali - Cosa fai
nella vita, Sherlock? -
- I miei possiedono delle terre - rispose con un certo distacco.
- Oh, allora sei un nobile. Credevo giraste in carrozza - rispose, in
maniera un po' ingenua.
- E' una lunga storia, John. Non mi sembra il momento di parlarne -
Il biondo voleva reagire all'indisponenza dell'uomo, che in fin dei
conti aveva salvato dall'essere catturato dai briganti, quando
sentì un rumore dietro alle sue spalle. Si voltò
e vide un enorme orso a meno di due metri da lui. Era troppo vicino e
lui era seduto, lontano da ogni arma. Credette che quella sarebbe stata
l'ultima cosa che avrebbe fatto, quando sentì il moro
pronunciare una frase in latino e vide l'orso venire trasportato
lontano, come da una brezza.
Il biondo sgranò gli occhi, Sherlock era davvero uno
stregone.
*****
****
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti e grazie per essere arrivati fino a qui.
Spero
nei vostri commenti; è un'idea che mi è venuta in
questi giorni e ho deciso di metterla su "carta". A volte scrivere
è come una droga.
Alla
prossima e un grazie a tutti quelli che leggeranno.
|