Ultima scena

di mikimac
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ultima scena ***
Capitolo 2: *** Ultima scena 2 ***
Capitolo 3: *** Ultima scena 3 ***



Capitolo 1
*** Ultima scena ***


Ultima scena
Ultima scena

Svegliati!
Forza, John, apri gli occhi!
Possibile che il tuo istinto di soldato sia tanto assopito dalla vita da civile, da non percepire il pericolo in cui ti trovi? Come puoi non sentire le braccia e le gambe legate, tirate da corde, che si perdono nel buio di questa angusta stanza?
Un lamento.
Finalmente!
Apri gli occhi sul buio della tua prigione. La bocca è arida ed impastata. Hai sete. I muscoli sono intorpiditi. Sei disorientato. Confuso.
“Bentornato fra noi, dottor Watson.”
Non sai da dove giunga la voce, gentile e dolce. Non riesci a capire se sia di un uomo o di una donna né ha una fonte precisa, ma sembra arrivare da ogni angolo di questa prigione senza confini.
“Mi dispiace per la sgradevole situazione in cui si trova. – continua la voce, con un tono che sembra veramente e grottescamente addolorato – Deve capire che non è colpa mia, se lei è l’arma giusta per smascherare due esseri infidi e spregevoli, come Mary Morstan e Sherlock Holmes. Davvero, dottor Watson, lei è un brav’uomo e non si meriterebbe ciò che sta per accaderle, ma tutto ciò è inevitabile.”
Non lo vedi, ma sai che sta scuotendo la testa, assurdamente avvilito.
“Non doveva legarsi a due persone così ignobili. Con la sua presenza e la sua influenza, li fa sembrare umani ed amabili, ma entrambi sappiamo quanto siano freddi e spietati. La gente non deve credere che Sherlock Holmes e Mary Morstan siano degli eroi, che difendano e salvino coloro che siano in difficoltà. Tutti devono vedere cosa si celi dietro la maschera, che quei due mostri indossano, per essere degni del suo amore. Esiste un solo modo per mostrare al mondo la loro vera natura: privarli dell’unico essere umano, che entrambi amano e per cui farebbero qualsiasi cosa. Naturalmente, mi riferisco a lei, dottor Watson. Posso chiamarti John? Trascorreremo tanto tempo, insieme, che mi sembra inappropriato essere così formali. Tu sei la luce, che li ha guidati fuori dall’oscurità. Io ti spegnerò e loro torneranno ad essere ciechi. Soffrirai moltissimo, perché non posso semplicemente ucciderti. Per distruggere la facciata dietro cui quelle due belve si nascondono, dovrò farti a pezzi, lentamente, un poco alla volta. Voglio che Sherlock e Mary siano devastati, quando vedranno il tuo cadavere. Voglio istigare le bestie che vivono nel profondo delle loro anime, quelle tu plachi, con la tua rassicurante umanità ed il tuo profondo senso di giustizia. Ora riposa, John. Presto la fine avrà inizio e tu avrai bisogno di ogni energia, per non soccombere troppo in fretta.”
La voce è sparita. Il buio che ti avvolge è tornato ad essere silenzioso.
Sei incredulo, più che spaventato. Non sai come uscire da questa situazione.
Come proteggerai Mary e Sherlock dal dolore, che il tuo carceriere vuole loro infliggere? Cosa hai intenzione di fare, John, per impedire che due implacabili macchine da guerra si scatenino, distruggendo tutto ciò che attraversa loro la strada, per vendicare la tua morte?
Io vivrò.

Angolo dell’autrice

Questa “cosa” si potrebbe sottotitolare anche pensieri sconnessi sotto l’ombrellone. Nell’attesa della quarta stagione, senza sbirciare il setlock, la mente vaga e cerca di immaginare con quale perfido finale ci lascerà la premiata ditta Moffat e Gatiss. Io ho sadicamente pensato a questa ultima scena, proveniente da chissà dove e da chissà perché. Portate pazienza e prendete questo “racconto” come un augurio di buone vacanze.

Ciao!

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Capitolo 2
*** Ultima scena 2 ***


Ultima scena 2
Ultima scena 2


Lo hai capito osservando il modo in cui si è bloccato, per poi percorrere la stanza a grandi passi, come un leone in gabbia. Sorridi, mentre ascolti Sherlock che, in quel suo modo unico di parlare, rapido e con tono basso, spiega come abbia dedotto chi abbia fatto apparire l’immagine di James Moriarty sugli schermi di tutta la nazione.
Confessa, John Watson.
Un po’ ti dispiace, che Sherlock abbia smascherato l’autore di quello… scherzo? In fin dei conti, tu gli sei grato, perché è solo grazie al suo intervento, che non hai perso il miglior amico che tu abbia mai avuto. L’uomo che ha ridato un senso alla tua vita, vuota e banale. Disperata. Certo, Sherlock ti ha fatto soffrire, con il suo finto suicidio. Non sei proprio sicuro di averlo veramente perdonato, ma sai, con assoluta certezza, che preferisci essere arrabbiato con Sherlock, perché sia ancora vivo, piuttosto che piangerlo, credendolo morto.
Perso nei tuoi pensieri, non hai ascoltato la spiegazione, ma non importa. È entusiasmante vedere Sherlock così eccitato ed euforico, pieno di vita ed energia, per la soluzione dell’enigma. Ti precipiti dietro di lui, lungo le scale del 221B di Baker Street, pronto ad assistere alla conclusione di questo caso.
Ti sembra quasi naturale che ci sia anche Mary. Da quando lui è tornato, anche lei è entrata a far parte della vostra squadra. Non ti soffermi a riflettere su quanto sia bizzarra e quasi inopportuna la presenza di Mary, considerando il fatto che abbia sparato a Sherlock. Eppure, loro si rispettano e si stimano, come farebbero due avversari e rivali, che seguono le stesse regole e si comprendono reciprocamente. Chi sei tu, quindi, per dire loro che nessun alto approverebbe il loro strano rapporto? Tu sei felice che le due persone, che ami di più nella vita, le più importanti, riescano a convivere senza costringerti a scegliere con chi stare, cosa che ti squarcerebbe il cuore.
Arrivate sul marciapiede giusto in tempo per vedere Mycroft e Greg uscire dalle rispettive auto, come se sapessero che tutto stia per avere la sua giusta fine.
È allora che suona il tuo cellulare. Lo prendi e non guardi chi ti stia chiamando. Ignori persino Sherlock che sbuffa all’indirizzo del fratello e dell’ispettore, perché lo stanno rallentando.
“Dottor Watson, – ti dice una voce maschile sconosciuta – ho urgente bisogno di parlare con lei, ma la sento male. Potrebbe allontanarsi da chi le sta parlando vicino?”
Lo fai: “Mi sente meglio?” chiedi, spostandoti da Sherlock e Mary.
“Decisamente. – sorride la voce – La ringrazio. Soprattutto perché ora potrò esaudire l’ultimo desiderio di mio fratello.”
“Suo fratello? – chiedi incerto e confuso, girandoti per guardare Sherlock e Mary – Chi è lei?”
“Sono l’uomo che brucerà il cuore di Sherlock Holmes. – risponde la voce, in tono freddo ed irato – Sono l’uomo che vendicherà la morte di James Moriarty, portando via al suo assassino l’unico uomo che lui abbia mai amato. Sono l’uomo che punirà quella traditrice che lei conosce con il nome di Mary Morstan. Gli intelligentissimi fratelli Holmes le hanno rivelato che la sua cara mogliettina fosse uno dei cecchini della piscina? Oh, certo, la dolce Mary poi è passata a lavorare per Mycroft Holmes, con il compito di sorvegliarla, ma prima aveva lavorato per il mio povero fratellino, James.”
“Cosa vuole da me?” domandi in tono secco. I tuoi occhi, delusi, feriti e furiosi, si posano su Sherlock e Mary. Un altro segreto. Un’altra bugia. Certo, tutto ti è stato nascosto a fin di bene, per proteggerti, per non farti soffrire. Ti chiedi se capiranno mai che non sei un oggetto di vetro, che non ti rompi facilmente.
Mary e Sherlock ti fissano perplessi. Non capiscono il motivo della rabbia che leggono nei tuoi occhi, colore dell’oceano.
“La sua vita,” risponde la voce.
E poi c’è il silenzio.
Aggrotti la fronte, ma è solo per un secondo.
Le urla di Sherlock e Mary diventano un unico grido: il tuo nome.
Sui loro volti si dipinge un’espressione sgomenta ed i loro occhi si riempiono di terrore.
Riconosci il dolore e sai cosa ti abbia colpito, perché ti è già accaduto, in Afghanistan. Allora ti spararono ad una spalla. Ora, il dolore proviene dal petto, proprio dove si trova il tuo cuore. Senti le voci disperate di Sherlock e Mary farsi sempre più lontane. Sei stanco. Vuoi solo chiudere gli occhi e riposare. Sorridi a Sherlock ed a Mary perché, malgrado tutti i loro difetti, tu li ami. Non puoi farne a meno. Sorridi loro per rassicurarli, per fare loro capire che andrà tutto bene.
E tutto diventa buio, freddo e silenzioso.


Angolo dell’autrice
 
Forse si capisce che mi aspetto brutte cose per John, al termine della quarta stagione. Anche questo racconto (chiamiamolo così) è nato sotto l’ombrellone, ma è l’ultimo. Lo ho unito al precedente, in questa piccolissima raccolta, giusto perché hanno in comune il non essere la fine di una long, ma essere solo una mia immaginaria scena finale della prossima stagione. Non ne scriverò altre, state tranquilli, perché ora vado a fare la valigia. Domani si torna a casa e lunedì al lavoro!

Grazie a Blablia87, Creepy Doll ed emerenziano per i bellissimi commenti alla precedente flash.

Buone vacanze a tutti!

Ciao!

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Capitolo 3
*** Ultima scena 3 ***


Ultima scena 3
Ultima scena 3


Ti guardi intorno, mentre stringi tua figlia, che dorme beatamente fra le tue braccia. I neonati non capiscono cosa succeda loro intorno. Per essere felici e sereni, basta che qualcuno li accudisca e li faccia sentire sicuri ed amati. Cosa in cui tu eccelli. Sembri nato per fare il padre. Tua figlia, però, non può vedere né capire la rabbia, la frustrazione e la disperazione, che i tuoi occhi non riescono a nascondere.
L’aeroporto è lo stesso. Probabilmente anche l’aereo è il medesimo, che avrebbe dovuto portare Sherlock alla destinazione scelta per il suo esilio. Il cielo è plumbeo e l’aria è fredda.
Tu sei arrabbiato, mentre Sherlock ti guarda sereno e tranquillo, come se non stesse accadendo nulla di devastante. Ti sembra di essere tornato indietro nel tempo, eppure non è tutto uguale.
Mary non c’è più, assassinata dal fratello di James Moriarty, morta per salvarti la vita.
L’uomo che salirà sull’aereo non è Sherlock.
Sei tu.
Tu, John Watson, che stai per abbandonare Londra, con tua figlia, per andare in un luogo sicuro, di cui non sai nulla ed in cui non conoscerai nessuno. Questa è l’unica soluzione logica e sensata, che è stato possibile trovare, per tenere al sicuro te e la bambina, mentre Sherlock duellerà con l’assassino di tua moglie.
“Fino all’ultimo sangue? Di chi? Non il tuo Sherlock. Non sopporterei di perdere per sempre anche te.”
Hai tentato con tutte le tue forze di opporti a questa decisione, ma è bastato che Sherlock e Mycroft ti ricordassero le tue responsabilità di padre, per farti capitolare. Se ti accadesse qualcosa, chi si occuperebbe della tua bambina? Harriet? Il sangue ti si ghiaccia nelle vene al solo pensiero di lasciare il tuo piccolo tesoro, indifeso, nelle mani di tua sorella, che lotta ancora con il suo alcolismo. È solo per il bene di tua figlia, che hai accettato di scappare. Ti senti un codardo, ad abbandonare Sherlock a dare la caccia, da solo, all’assassino di Mary, ma non hai altre possibilità di scelta.
“Lo prenderò e tornerete presto,” ti sussurra Sherlock, per non svegliare la piccola.
“Chi ti guarderà le spalle, durante le indagini? Chi illuminerà l’oscurità dei tuoi pensieri, per portarti alla soluzione del caso? Chi si prenderà cura di te, assicurandosi che mangi e dormi a sufficienza? Chi ti impedirà di cadere nel baratro della droga, nei momenti di sconforto?”
La tua rabbia e la tua paura trasudano da ogni sillaba, ma sarebbe stato inutile tentare di nasconderle. Lui ti ha letto come un libro aperto dal vostro primo incontro. Ora, non ha nemmeno più bisogno di sfogliare le pagine della tua anima per sapere cosa provi.
“Tu. Che sei qui. – ti risponde Sherlock, portandosi un dito affusolato alla tempia – Con ogni tua parola, ogni tua espressione, ogni tuo sguardo.”
“È così che sei sopravvissuto ai due anni in cui hai dato la caccia all’organizzazione di Moriarty?”
“È stato il pensiero di tornare a Londra da te, a salvarmi, a darmi la forza, a spronarmi, anche nei momenti più oscuri ed in cui mi sembrava che la mia missione non avesse fine.”
Sbatti le palpebre, confuso. Avete veramente detto queste ultime parole a voce alta o le hai solo immaginate? Quasi non noti la mano, che Sherlock ti allunga, per salutarti. La prendi senza dire una parola.
Vi scambiate un ultimo intenso sguardo, che racchiude la medesima promessa: “Tutto tornerà come prima. Noi due contro il resto del mondo.”
Sali la scaletta dell’aereo, con un fardello enorme di rimpianti, senso di colpa, vergogna e dolore, che ti grava sulle spalle e che sembra schiacciarti a terra. Solo il viso sereno di tua figlia, faro brillante e sicuro in un oceano in tempesta, ti aiuta a non andare in pezzi.
Ti siedi ed allacci le cinture, sempre stringendo la piccola a te, come a rassicurarti che tu stia facendo la cosa giusta, quella più razionale, l’unica veramente sensata.
Anthea si siede di fronte a te. Non ha in mano il suo immancabile cellulare. I suoi occhi sorridenti e rassicuranti sono fissi nei tuoi. Ti guarda con simpatia, come se capisse il tumulto di emozioni che ti sta lacerando il cuore.
“Questi sono i vostri documenti. – ti informa, con tono dolce – Durante questo viaggio, dovrà imparare tutto ciò che riguarda le vostre nuove identità, per non cadere in contraddizione. Possiamo cominciare?”
Annuisci, in modo automatico.
John e Jane Watson stanno per essere soppiantati da due perfetti sconosciuti. Non senti le prime parole di Anthea. L’aereo rulla sulla pista e si solleva. Tu speri che il miracolo si ripeta. Il tuo cuore smette di battere, mentre attendi che l’aereo viri e torni sulla pista, ponendo fine alla tua ignobile fuga.
Nulla accade di quello che desideri. L’aereo continua il suo volo verso un luogo anonimo e sicuro. E tu sei costretto a riprendere a respirare. Ad andare avanti.




Angolo dell’autrice

Stavolta è veramente l’ultima. Questo ultimo scenario di conclusione della quarta stagione mi è venuto in mentre stavo facendo la valigia e mi è sembrata la giusta conclusione di questa breve raccolta, che si chiude veramente qui.

Grazie a CreepyDoll, daila97 ed emerenziano per le belle recensioni alla seconda flash.

Ciao!
 

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