Ultima scena di mikimac (/viewuser.php?uid=775246)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ultima scena ***
Capitolo 2: *** Ultima scena 2 ***
Capitolo 3: *** Ultima scena 3 ***
Capitolo 1 *** Ultima scena ***
Ultima scena
Ultima scena
Svegliati!
Forza, John, apri gli occhi!
Possibile che il tuo istinto di
soldato sia tanto assopito dalla vita da civile, da non percepire il
pericolo in cui ti trovi? Come puoi non sentire le braccia e le gambe
legate, tirate da corde, che si perdono nel buio di questa angusta
stanza?
Un lamento.
Finalmente!
Apri gli occhi sul buio della tua
prigione. La bocca è arida ed impastata. Hai sete. I muscoli
sono intorpiditi. Sei disorientato. Confuso.
“Bentornato fra noi, dottor Watson.”
Non sai da dove giunga la voce,
gentile e dolce. Non riesci a capire se sia di un uomo o di una donna
né ha una fonte precisa, ma sembra arrivare da ogni angolo di
questa prigione senza confini.
“Mi dispiace per la
sgradevole situazione in cui si trova. – continua la voce, con un
tono che sembra veramente e grottescamente addolorato – Deve
capire che non è colpa mia, se lei è l’arma giusta
per smascherare due esseri infidi e spregevoli, come Mary Morstan e
Sherlock Holmes. Davvero, dottor Watson, lei è un
brav’uomo e non si meriterebbe ciò che sta per accaderle,
ma tutto ciò è inevitabile.”
Non lo vedi, ma sai che sta scuotendo la testa, assurdamente avvilito.
“Non doveva legarsi a due
persone così ignobili. Con la sua presenza e la sua influenza,
li fa sembrare umani ed amabili, ma entrambi sappiamo quanto siano
freddi e spietati. La gente non deve credere che Sherlock Holmes e Mary
Morstan siano degli eroi, che difendano e salvino coloro che siano in
difficoltà. Tutti devono vedere cosa si celi dietro la maschera,
che quei due mostri indossano, per essere degni del suo amore. Esiste
un solo modo per mostrare al mondo la loro vera natura: privarli
dell’unico essere umano, che entrambi amano e per cui farebbero
qualsiasi cosa. Naturalmente, mi riferisco a lei, dottor Watson. Posso
chiamarti John? Trascorreremo tanto tempo, insieme, che mi sembra
inappropriato essere così formali. Tu sei la luce, che li ha
guidati fuori dall’oscurità. Io ti spegnerò e loro
torneranno ad essere ciechi. Soffrirai moltissimo, perché non
posso semplicemente ucciderti. Per distruggere la facciata dietro cui
quelle due belve si nascondono, dovrò farti a pezzi, lentamente,
un poco alla volta. Voglio che Sherlock e Mary siano devastati, quando
vedranno il tuo cadavere. Voglio istigare le bestie che vivono nel
profondo delle loro anime, quelle tu plachi, con la tua rassicurante
umanità ed il tuo profondo senso di giustizia. Ora riposa, John.
Presto la fine avrà inizio e tu avrai bisogno di ogni energia,
per non soccombere troppo in fretta.”
La voce è sparita. Il buio che ti avvolge è tornato ad essere silenzioso.
Sei incredulo, più che spaventato. Non sai come uscire da questa situazione.
Come proteggerai Mary e Sherlock
dal dolore, che il tuo carceriere vuole loro infliggere? Cosa hai
intenzione di fare, John, per impedire che due implacabili macchine da
guerra si scatenino, distruggendo tutto ciò che attraversa loro
la strada, per vendicare la tua morte?
Io vivrò.
Angolo dell’autrice
Questa “cosa” si
potrebbe sottotitolare anche pensieri sconnessi sotto
l’ombrellone. Nell’attesa della quarta stagione, senza
sbirciare il setlock, la mente vaga e cerca di immaginare con quale
perfido finale ci lascerà la premiata ditta Moffat e Gatiss. Io
ho sadicamente pensato a questa ultima scena, proveniente da
chissà dove e da chissà perché. Portate pazienza e
prendete questo “racconto” come un augurio di buone vacanze.
Ciao!
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Capitolo 2 *** Ultima scena 2 ***
Ultima scena 2
Ultima scena 2
Lo hai capito osservando il modo in
cui si è bloccato, per poi percorrere la stanza a grandi passi,
come un leone in gabbia. Sorridi, mentre ascolti Sherlock che, in quel
suo modo unico di parlare, rapido e con tono basso, spiega come abbia
dedotto chi abbia fatto apparire l’immagine di James Moriarty
sugli schermi di tutta la nazione.
Confessa, John Watson.
Un po’ ti dispiace, che
Sherlock abbia smascherato l’autore di quello… scherzo? In
fin dei conti, tu gli sei grato, perché è solo grazie al
suo intervento, che non hai perso il miglior amico che tu abbia mai
avuto. L’uomo che ha ridato un senso alla tua vita, vuota e
banale. Disperata. Certo, Sherlock ti ha fatto soffrire, con il suo
finto suicidio. Non sei proprio sicuro di averlo veramente perdonato,
ma sai, con assoluta certezza, che preferisci essere arrabbiato con
Sherlock, perché sia ancora vivo, piuttosto che piangerlo,
credendolo morto.
Perso nei tuoi pensieri, non hai
ascoltato la spiegazione, ma non importa. È entusiasmante vedere
Sherlock così eccitato ed euforico, pieno di vita ed energia,
per la soluzione dell’enigma. Ti precipiti dietro di lui, lungo
le scale del 221B di Baker Street, pronto ad assistere alla conclusione
di questo caso.
Ti sembra quasi naturale che ci sia
anche Mary. Da quando lui è tornato, anche lei è entrata
a far parte della vostra squadra. Non ti soffermi a riflettere su
quanto sia bizzarra e quasi inopportuna la presenza di Mary,
considerando il fatto che abbia sparato a Sherlock. Eppure, loro si
rispettano e si stimano, come farebbero due avversari e rivali, che
seguono le stesse regole e si comprendono reciprocamente. Chi sei tu,
quindi, per dire loro che nessun alto approverebbe il loro strano
rapporto? Tu sei felice che le due persone, che ami di più nella
vita, le più importanti, riescano a convivere senza costringerti
a scegliere con chi stare, cosa che ti squarcerebbe il cuore.
Arrivate sul marciapiede giusto in
tempo per vedere Mycroft e Greg uscire dalle rispettive auto, come se
sapessero che tutto stia per avere la sua giusta fine.
È allora che suona il tuo
cellulare. Lo prendi e non guardi chi ti stia chiamando. Ignori persino
Sherlock che sbuffa all’indirizzo del fratello e
dell’ispettore, perché lo stanno rallentando.
“Dottor Watson, – ti
dice una voce maschile sconosciuta – ho urgente bisogno di
parlare con lei, ma la sento male. Potrebbe allontanarsi da chi le sta
parlando vicino?”
Lo fai: “Mi sente meglio?” chiedi, spostandoti da Sherlock e Mary.
“Decisamente. – sorride
la voce – La ringrazio. Soprattutto perché ora
potrò esaudire l’ultimo desiderio di mio fratello.”
“Suo fratello? – chiedi incerto e confuso, girandoti per guardare Sherlock e Mary – Chi è lei?”
“Sono l’uomo che
brucerà il cuore di Sherlock Holmes. – risponde la voce,
in tono freddo ed irato – Sono l’uomo che vendicherà
la morte di James Moriarty, portando via al suo assassino l’unico
uomo che lui abbia mai amato. Sono l’uomo che punirà
quella traditrice che lei conosce con il nome di Mary Morstan. Gli
intelligentissimi fratelli Holmes le hanno rivelato che la sua cara
mogliettina fosse uno dei cecchini della piscina? Oh, certo, la dolce
Mary poi è passata a lavorare per Mycroft Holmes, con il compito
di sorvegliarla, ma prima aveva lavorato per il mio povero fratellino,
James.”
“Cosa vuole da me?”
domandi in tono secco. I tuoi occhi, delusi, feriti e furiosi, si
posano su Sherlock e Mary. Un altro segreto. Un’altra bugia.
Certo, tutto ti è stato nascosto a fin di bene, per proteggerti,
per non farti soffrire. Ti chiedi se capiranno mai che non sei un
oggetto di vetro, che non ti rompi facilmente.
Mary e Sherlock ti fissano perplessi. Non capiscono il motivo della rabbia che leggono nei tuoi occhi, colore dell’oceano.
“La sua vita,” risponde la voce.
E poi c’è il silenzio.
Aggrotti la fronte, ma è solo per un secondo.
Le urla di Sherlock e Mary diventano un unico grido: il tuo nome.
Sui loro volti si dipinge un’espressione sgomenta ed i loro occhi si riempiono di terrore.
Riconosci il dolore e sai cosa ti
abbia colpito, perché ti è già accaduto, in
Afghanistan. Allora ti spararono ad una spalla. Ora, il dolore proviene
dal petto, proprio dove si trova il tuo cuore. Senti le voci disperate
di Sherlock e Mary farsi sempre più lontane. Sei stanco. Vuoi
solo chiudere gli occhi e riposare. Sorridi a Sherlock ed a Mary
perché, malgrado tutti i loro difetti, tu li ami. Non puoi farne
a meno. Sorridi loro per rassicurarli, per fare loro capire che
andrà tutto bene.
E tutto diventa buio, freddo e silenzioso.
Angolo dell’autrice
Forse si capisce che mi aspetto
brutte cose per John, al termine della quarta stagione. Anche questo
racconto (chiamiamolo così) è nato sotto
l’ombrellone, ma è l’ultimo. Lo ho unito al
precedente, in questa piccolissima raccolta, giusto perché hanno
in comune il non essere la fine di una long, ma essere solo una mia
immaginaria scena finale della prossima stagione. Non ne
scriverò altre, state tranquilli, perché ora vado a fare
la valigia. Domani si torna a casa e lunedì al lavoro!
Grazie a Blablia87, Creepy Doll ed emerenziano per i bellissimi commenti alla precedente flash.
Buone vacanze a tutti!
Ciao!
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Capitolo 3 *** Ultima scena 3 ***
Ultima scena 3
Ultima scena 3
Ti guardi intorno, mentre stringi
tua figlia, che dorme beatamente fra le tue braccia. I neonati non
capiscono cosa succeda loro intorno. Per essere felici e sereni, basta
che qualcuno li accudisca e li faccia sentire sicuri ed amati. Cosa in
cui tu eccelli. Sembri nato per fare il padre. Tua figlia, però,
non può vedere né capire la rabbia, la frustrazione e la
disperazione, che i tuoi occhi non riescono a nascondere.
L’aeroporto è lo
stesso. Probabilmente anche l’aereo è il medesimo, che
avrebbe dovuto portare Sherlock alla destinazione scelta per il suo
esilio. Il cielo è plumbeo e l’aria è fredda.
Tu sei arrabbiato, mentre Sherlock
ti guarda sereno e tranquillo, come se non stesse accadendo nulla di
devastante. Ti sembra di essere tornato indietro nel tempo, eppure non
è tutto uguale.
Mary non c’è più, assassinata dal fratello di James Moriarty, morta per salvarti la vita.
L’uomo che salirà sull’aereo non è Sherlock.
Sei tu.
Tu, John Watson, che stai per
abbandonare Londra, con tua figlia, per andare in un luogo sicuro, di
cui non sai nulla ed in cui non conoscerai nessuno. Questa è
l’unica soluzione logica e sensata, che è stato possibile
trovare, per tenere al sicuro te e la bambina, mentre Sherlock
duellerà con l’assassino di tua moglie.
“Fino all’ultimo sangue? Di chi? Non il tuo Sherlock. Non sopporterei di perdere per sempre anche te.”
Hai tentato con tutte le tue forze
di opporti a questa decisione, ma è bastato che Sherlock e
Mycroft ti ricordassero le tue responsabilità di padre, per
farti capitolare. Se ti accadesse qualcosa, chi si occuperebbe della
tua bambina? Harriet? Il sangue ti si ghiaccia nelle vene al solo
pensiero di lasciare il tuo piccolo tesoro, indifeso, nelle mani di tua
sorella, che lotta ancora con il suo alcolismo. È solo per il
bene di tua figlia, che hai accettato di scappare. Ti senti un codardo,
ad abbandonare Sherlock a dare la caccia, da solo, all’assassino
di Mary, ma non hai altre possibilità di scelta.
“Lo prenderò e tornerete presto,” ti sussurra Sherlock, per non svegliare la piccola.
“Chi ti guarderà le
spalle, durante le indagini? Chi illuminerà
l’oscurità dei tuoi pensieri, per portarti alla soluzione
del caso? Chi si prenderà cura di te, assicurandosi che mangi e
dormi a sufficienza? Chi ti impedirà di cadere nel baratro della
droga, nei momenti di sconforto?”
La tua rabbia e la tua paura
trasudano da ogni sillaba, ma sarebbe stato inutile tentare di
nasconderle. Lui ti ha letto come un libro aperto dal vostro primo
incontro. Ora, non ha nemmeno più bisogno di sfogliare le pagine
della tua anima per sapere cosa provi.
“Tu. Che sei qui. – ti
risponde Sherlock, portandosi un dito affusolato alla tempia –
Con ogni tua parola, ogni tua espressione, ogni tuo sguardo.”
“È
così che sei sopravvissuto ai due anni in cui hai dato la caccia
all’organizzazione di Moriarty?”
“È
stato il pensiero di tornare a Londra da te, a salvarmi, a darmi la
forza, a spronarmi, anche nei momenti più oscuri ed in cui mi
sembrava che la mia missione non avesse fine.”
Sbatti le palpebre, confuso. Avete
veramente detto queste ultime parole a voce alta o le hai solo
immaginate? Quasi non noti la mano, che Sherlock ti allunga, per
salutarti. La prendi senza dire una parola.
Vi scambiate un ultimo intenso sguardo, che racchiude la medesima promessa: “Tutto tornerà come prima. Noi due contro il resto del mondo.”
Sali la scaletta dell’aereo,
con un fardello enorme di rimpianti, senso di colpa, vergogna e dolore,
che ti grava sulle spalle e che sembra schiacciarti a terra. Solo il
viso sereno di tua figlia, faro brillante e sicuro in un oceano in
tempesta, ti aiuta a non andare in pezzi.
Ti siedi ed allacci le cinture,
sempre stringendo la piccola a te, come a rassicurarti che tu stia
facendo la cosa giusta, quella più razionale, l’unica
veramente sensata.
Anthea si siede di fronte a te. Non
ha in mano il suo immancabile cellulare. I suoi occhi sorridenti e
rassicuranti sono fissi nei tuoi. Ti guarda con simpatia, come se
capisse il tumulto di emozioni che ti sta lacerando il cuore.
“Questi sono i vostri
documenti. – ti informa, con tono dolce – Durante questo
viaggio, dovrà imparare tutto ciò che riguarda le vostre
nuove identità, per non cadere in contraddizione. Possiamo
cominciare?”
Annuisci, in modo automatico.
John e Jane Watson stanno per
essere soppiantati da due perfetti sconosciuti. Non senti le prime
parole di Anthea. L’aereo rulla sulla pista e si solleva. Tu
speri che il miracolo si ripeta. Il tuo cuore smette di battere, mentre
attendi che l’aereo viri e torni sulla pista, ponendo fine alla
tua ignobile fuga.
Nulla accade di quello che
desideri. L’aereo continua il suo volo verso un luogo anonimo e
sicuro. E tu sei costretto a riprendere a respirare. Ad andare avanti.
Angolo dell’autrice
Stavolta è veramente
l’ultima. Questo ultimo scenario di conclusione della quarta
stagione mi è venuto in mentre stavo facendo la valigia e mi
è sembrata la giusta conclusione di questa breve raccolta, che
si chiude veramente qui.
Grazie a CreepyDoll, daila97 ed emerenziano per le belle recensioni alla seconda flash.
Ciao!
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