I'd come for you || Don&Charlie||

di Niam_my_life
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo_ ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1_ ***
Capitolo 3: *** Capitolo2_ ***
Capitolo 4: *** Epilogo_ ***



Capitolo 1
*** Prologo_ ***







Don si passò le mani tra i capelli castani, cercando inutilmente di levarsi quella tensione di dosso.
Si massaggiò la nuca, facendo scivolare lentamente le dita sul collo. Sfiorò con le dita un lembo di pelle che gli faceva particolarmente male e una visione improvvisa della sera passata si fece viva nella sua mente.

Un altro gemito uscì dalle sue labbra non appena il più piccolo iniziò a mordergli e a succhiare un lembo sottile di pelle appena sotto la mascella.
Lasciava dei baci candidi e subito dopo carichi di saliva e desiderio.
La pelle gli bruciava ma non gli importava, era un bruciore piacevole.
Aprì gli occhi e si ritrovò lo sguardo di Charlie fisso su di lui. E si perse nei suoi occhi, quelli che lo avevano accompagnato nella sua vita fino a quel momento.

Scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore. Doveva togliersi dalla testa quei pensieri. Non erano giusti, non avrebbe mai dovuto farlo.
Si leccò il labbro inferiore e un'altra immagine gli apparve chiara come non mai.

Si avvicinò lentamente al suo viso. Ormai riusciva a sentire il suo respiro sulla pelle.
Poggiò una mano sul suo petto e sorrise nel sentire il suo cuore battere velocemente.
Questa cosa lo rassicurò, voleva dire che non era l'unico a sentirsi in quel modo.
Si sentiva un po' strano, dopotutto era suo fratello quello che teneva tra le braccia in modo così ravvicinato, eppure si sentiva bene con se stesso.
Abbassò di poco il viso e non smise per un secondo di fissare gli occhi del ragazzo di fronte a lui.
un attimo e la distanza si annullò, avevano non solo le labbra unite in quel momento, ma anche il loro cuore.
Battevano all'unisolo, sembravano una cosa sola.

Una lacrima rigò il suo viso e strinse i denti.
"Cosa ho fatto.."
Si alzò di scatto dalla sedia della sua scrivania e prese un respiro profondo.
Camminava avanti e indietro, giocando nervosamente con le mani e portando lo sguardo verso il soffitto.
"È tuo fratello Don! " mormorò tra sè e sè, rimproverandosi "è tuo fratello, lo dovresti proteggere, non andare a letto con lui, ma che ti è preso?"
Si girò verso la sua scrivania e la prima cosa che vide fu la foto di loro due assieme, risalente a due anni prima.

Prese la cornice tra le mani e sorrise.
La prima volta che aveva visto Charlie aveva sei anni, lui ne aveva da poco fatto uno.
Era piccolo, aveva due guanciotte enormi, la punta del nasino arrossato per il freddo e una testolina piena di riccioli castani.
Se lo ricordava molto bene, mentre entrava in casa tenendo in mano il peluches di un orsetto azzurro con dei bottoni al posto degli occhi, mentre con l'altra manina afferrava il dito di Alan, quello che da quel giorno era diventato ufficialmente il suo papà.
In quel momento gli sembrava un mostriciattolo, era rimasto svariati minuti a guardare quel nuovo individuo che era entrato a far parte della sua famiglia.
E si ricordava bene qual era stata la prima cosa che Charlie aveva fatto quando aveva visto il suo nuovo fratello maggiore.
Aveva fatto cadere il peluches per terra e aveva allungato le mani verso di lui, facendo piano piano un passetto alla volta per poi cadere abbracciato alla sua gamba.
Don aveva inarcato un sopracciglio, lo aveva preso in braccio, tenendolo a mezzo metro di distanza da lui con le braccia allungate, e lo aveva guardato come se fosse un impostore.
Ma bastò un sorriso del più piccolo per far sciogliere il cuore del più grande, e da quel momento aveva giurato di proteggerlo sempre.
Don posò nuovamente la foto sulla scrivania, accanto a delle cartelle di alcuni detenuti e incrociò le braccia al petto.
Ora Charlie era un uomo, e lui non aveva saputo proteggerlo come avrebbe voluto.
Non se lo sarebbe mai perdonato.
Non era giusto quello che provava per lui, non gli importava se Charlie era stato adottato, rimaneva suo fratello e quello che aveva fatto non era perdonabile.

Girò il viso e rimase a fissare lo sguardo di suo fratello.
Sembrava così rilassato, aveva la guancia schiacciata contro il suo petto e un sorriso sulle labbra.
Passò una mano tra i suoi ricci, alcuni dei quali si erano spiaccicati contro la sua fronte sudata.
Si abbassò di poco per baciargli la fronte, poi si strinse maggiormente a lui, circondandogli la vita nuda con le braccia e intrecciando le gambe con le sue.
Per la prima volta, quella notte, dopo tanti anni, non ebbe incubi.

Doveva chiarire questa cosa con Charlie, il prima possibile.
Prese la giaccia e se la mise addosso, uscendo dal suo ufficio.
"David devo andare a risolvere una cosa, ce la fai a controllare quei fascicoli al posto mio?"
L'agente annuì "certo nessun problema, li guarderò non appena avrò finito di sistemare alcune cose"
"Grazie mille, prenditi un giorno libero quando vuoi" e con questo lasciò che il suo collega tornasse al suo lavoro.
Doveva raggiungere Charlie al più presto.
Una volta arrivato davanti casa, dovette suonare un paio di volte prima che suo padre venisse ad aprirgli.
"Ehi Don che ci fai qui?"
"Ho staccato prima da lavoro, c'è Charlie?"
"Sì è in garage, nel suo studio, sta lavorando a un problema di.." ma non lasciò finire la frase a suo padre che già era entrato in casa e stava scendendo le scale in più in fretta possibile.
"Charlie ti posso parl-oh scusa non sapevo fossi in compagnia" disse non appena vide suo fratello abbracciato ad Amita, sua amica e collega dell'università.
Non seppe perché, ma un senso profondo di gelosia si impossessò di lui, facendogli serrare la mascella e stringere i pugni.
"Oh Don..no tranquillo non disturbi" Charlie si staccò dall'abbraccio con Amita e, non appena incrociò lo sguardo con quello di suo fratello, sentì le gote accaldarsi, segno che era arrossito.
"Uhm..io vado Chuckie, grazie per..tutto" esordì Amita, lasciando un bacio sulla guancia del professore poco prima di allontanarsi dalla stanza.
"Chuckie eh? Pensavo non ti piacesse quel soprannome" Don era parecchio irritato. Incrociò le braccia al petto, camminando lentamente verso il fratello, con uno sguardo a dir poco raggelante. Tutte le volte che Don aveva osato chiamarlo Chuck o Chickie, quest'ultimo lo aveva sempre rimproverato. E ora si lasciava chiamare così dalla professoressa bella ed intelligente?
"Infatti è così, non mi piace" il più piccolo fece spallucce e prese alcune carte in mano, iniziando a metterle in ordine sul tavolo in legno davanti a lui.
"Come mai a casa così presto?"
"Oh beh ecco..volevo parlarti di.." roteò gli occhi mordendosi il labbro nervoso. Si sedette sul divanetto verde accanto alla lavagna dove Charlie segnava tutte le sue formule matematiche.
"Volevo parlarti di quello che è successo ieri, in poche parole" si decise di dirlo tutto in un fiato, dopotutto se sapeva cosa voleva dire non serviva a molto fare il prezioso.
Se prima era rosso, ora Charlie era anche viola.
Non si era pentito per niente di quello che aveva fatto la sera prima con suo fratello, aveva capito di provare qualcosa per lui da tempo e se fosse tornato indietro lo avrebbe rifatto senza alcun dubbio.
"Cosa..cosa volevi dirmi?"
Smise di sistemare quei fogli e si concentrò sul fratello maggiore.
Era così bello, amava tutto di lui, i suoi lineamenti, il suo viso, le labbra, gli occhi così dolci, le sue amabili rughette che gli si formavano ai lati degli occhi quando sorrideva, il suo corpo. Di lui amava il fatto che avesse un gran senso del dovere e di protezione verso la famiglia, dopotutto aveva lasciato tutto della vita che si era costruito solo per tornare indietro e assistere la madre nella sua malattia prima di morire.
"Credo che sia stato un errore e dovremmo dimenticare ogni cosa"
Crack. A Charlie il cuore si era appena rotto a quella affermazione. Come poteva..si stava davvero pentendo?
"Come puoi chiedermi di dimenticare ogni cosa, Don?"
"So che è difficile Charlie ma..cerca di capire"
"No, non riesco a capire. Cosa ti è successo questa mattina? Ieri sembrava tutto così bello..sei stato tu a bacia-"
"Lo so. E ho sbagliato" il più piccolo sgranò gli occhi. Non poteva andare tutto a rotoli, non quando finalmente aveva visto che Don provava lo stesso per lui.
"Don..non è un errore, sono innamorato di te, ieri è stato bellissimo non puoi-"
Don si alzò in piedi di scatto e si avvicinò troppo pericolosamente a lui
"No, Charlie, tu non sei innamorato di me perché noi siamo fratelli e, questo, tra fratelli non succede"
Charlie strinse i pugni.
"Non ti capisco. Come puoi decidere di chi mi posso innamorare o no? E poi non siamo fratelli, questo lo sai bene. Quindi se tutto questo è solo un modo per dirmi che quello che è successo per te era solo una scopata abbi almeno la dignità di dirmelo!"
Don guardava verso il basso, non riusciva a guardare suo fratello negli occhi. Se lo avesse fatto gli sarebbero venute in mente le immagini della sera prima e non sarebbe riuscito a non baciarlo, di nuovo.
"Don..guardami negli occhi e dimmi che non provi nulla, che ieri non hai sentito niente"
L'agente sospirò, decidendosi a guardarlo negli occhi e cercò di trattenersi dal posare le labbra su quelle morbide dell'uomo davanti a lui.
"Non provo nulla. Non ho mai provato nulla".
E ci volle tutta la sua forza di volontà per non rincorrere il fratello che in quel momento era uscito di casa, con le lacrime agli occhi.
Aveva mentito, era vero, ma era meglio così, Charlie merivata di meglio e lui, quel meglio, non sarebbe mai stato in grado di darglielo.

Angolo Autrice
Salve ragassuole
Questa storia sarà breve, avrà si e no tre capitoli o quattro
È nata perché ero particolarmente fissata con la canzone "I'd come for you" dei nickelback e, per chi la conosce, credo capirà che la canzone si intona perfettamente con la mia idea.
Inoltre la mia serie tv preferita è Numb3rs, che, per chi non la conosce, è una serie tv su dei casi da risolvere dell'FBI che vede come protagonisti Don e Charlie Eppes, due fratelli completamente diversi.
Don è un agente a capo di un team nell'FBI e si serve dell'aiuto di suo fratello Charlie per risolvere i casi.
Charlie è un professore universitario di matematica più giovane di Don ma dalla mente brillante, infatti si è diplomato a soli 16 anni.
E niente, spero che come prologo vi abbia incuriosito e mi piacerebbe sapere che ne pensate <3

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Capitolo 2
*** Capitolo 1_ ***







Con un gesto veloce della mano scaraventò tutto per terra. Fogli, fascicoli, fotografie, libri. Ogni cosa 
Fece un gran baccano, ma poco gli importava in quel momento.
Si accasciò sulla sedia davanti alla finestra che dava sul cortile dell'università e guardava le auto correre sotto la pioggia.
Si sentiva tanto come la pioggia in quel momento, era triste ma, allo stesso tempo, era anche arrabbiato. Come una tempesta.
Strinse forte i denti mentre delle lacrime scorrevano lente lungo la sua guancia.
Chiuse gli occhi. Come aveva potuto immaginare anche per un solo istante che Don provasse qualcosa per lui?
Non gli serviva un 'ti amo', gli sarebbe bastato anche un solo 'mi piaci' o 'mi interessi'. 
Ma, dopotutto, sapeva come era fatto suo fratello. 
Non lasciava trasparire emozioni o, almeno, provava a non mostrare sentimenti. Era fatto così, si era costruito una corazza negli anni troppo forte per essere distrutta.
Eppure ci aveva sperato, eccome se ci aveva sperato.
Abbassò lo sguardo e vide una loro foto sul pavimento. La raccolse e se la abbracciò, facendo finta che fosse lui anche per un solo secondo.
La cosa che non sapeva era che, Don, in quel momento, era disteso sul letto, guardando fuori dalla finestra proprio come lui mentre teneva tra le mani quel piccolo orsacchiotto azzurro del fratello, dimenticato nel garage da anni, cercando disperatamente di sentire il suo profumo.
Charlie continuò a guardare la pioggia scendere, picchiare sul vetro del suo studio per tutta la notte, fino ad addormentarsi.

"Charlie? Charlie sei sveglio?" 
Mugolò alzando la testa dalla sua scrivania. Si guardò attorno e gli ci volle un po' per capire che non era a casa sua, ma nel suo studio all'università. Gli venne in mente ciò che era accaduto il giorno prima, dopo aver parlato con Don era scappato di corsa nella scuola e ci era rimasto tutta la notte.
Si stiracchiò e girò il viso notando Amita, di fianco a lui, con una mano sulla sua spalla e dei libri nell'altra.
"Ma hai dormito qui?"
Il matematico annuì e si passò le mani sulla faccia. Doveva come minimo avere due occhiaie enormi.
"Si..io ho litigato con..non è importante, come mai qui a quest'ora?"
"Beh veramente sono le dieci..sai Charlie, le lezioni sono iniziate da due ore" la ragazza si fece scappare una piccola risata, mentre Charlie sbattè nuovamente con la testa sulla scrivania.
"Sono un disastro" mormorò con la testa sommersa tra i ricci.
"Si può sapere che succede?" Amita incaricò le sopracciglia e si mise una mano sul fianco, aspettando che Charlie le spiegasse il motivo di quel suo malumore.
Lo conosceva da tanti anni, sapeva quando c'era qualcosa che non andava.
"Non importa davvero..Amita grazie ma sto bene, sono solo un po' stanco"
La ragazza decise di non forzarlo troppo.
"Va bene ma se hai bisogno di qualsiasi cosa sai dove trovarmi" si avvicinò alla porta e, prima di uscire, si girò verso di lui e disse
"Ah e volevo ringraziarti per avermi consolata ieri..sai ero molto affezionata al mio pappagallino e non riuscivo a credere fosse morto"
Il professore alzò lo sguardo verso di lei accennando un debole sorriso "oh ma figurati, è stato un piacere" 
Non appena Amita se ne fu andata, Charlie si alzò, si sistemò un po' il vestito e prese alcuni libri, pronto per andare nella sua classe.

"Ed è questo che la teoria dei giochi ci insegna" la campanella suonò e i ragazzi si alzarono dai loro banchi.
Charlie scarabocchiò qualcosa alla lavagna poco prima di urlare
"Prossimo venerdì lavoreremo sulla teoria del caos ragazzi!" Ma ormai erano tutti usciti e dubitò del fatto che qualcuno potesse averlo sentito.
Sbuffò, appoggiandosi allo schienale della sedia e sentì qualcuno bussare alla porta
"Posso entrare? Non disturbo?"
Charlie girò il viso e trovò quello sorridente di Megan Reeves, agente collega di suo fratello, ormai diventata sua amica a forza di collaborare.
"Ehi Meg, entra pure" le sorrise, o almeno si sforzò di farlo.
"Come mai qui?"
"Beh ecco ci servirebbe il tuo aiuto per un caso" Megan iniziò a camminare per la stanza, guardando tutti i disegni geometrici appesi nell'aula, mentre teneva le mani nelle tasche dei jeans.
Charlie si morse il labbro e si passò una mano sul mento, sfregandosi quella poca barba che aveva. Aiutarli con un caso avrebbe significato rivedere suo fratello e non sapeva se sarebbe riuscito a sopportarlo.
"Uh..riguardo a..a cosa?" Provò a rimanere concentrato, e cercò di risultare il più calmo possibile davanti a Megan, anche se ci riuscì ben poco.
"Ci sono state numerose rapine, precisamente in 16 banche di Los Angeles, ci aiuterebbe molto se ti riuscissi a scoprire dove colpiranno la prossima volta" l'agente si girò con un sorriso, che svanì lentamente non appena vide il professore torturarsi le mani agitato.
"Tutto okay?"
"Come? Oh si certo, tutto okay" fece un sorriso, forse un po' troppo tirato, e fu certo che Megan se ne accorse
"Non me la racconti giusta, ma farò finta di crederti" e Charlie la ringraziò mentalmente per non avergli fatto altre domande o non avrebbe saputo come uscire dalla situazione dato che la donna di fronte a lui aveva studiato psicologia.
"Allora ci aiuterai?" 
"Oh si, si certo" 
Megan gli sorrise e se ne andò fuori dalla porta dicendo 
"Tanto prima o poi lo scopro che cosa ti passa per la testa"
E il professore si fece sfuggire una risata, Megan, dopotutto, era sempre stata brava a tirare sù il morale alle persone.

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"Quindi, analizzando i dati che abbiamo e applicando questa teoria, riusciremo a capire dove colpiranno la prossima volta"
Si allungò sulle punte, in modo da poter scrivere gli ultimi procedimenti dei suoi calcoli sulla lavagna di quello studio dell'FBI.
"La banca statale di Los Angeles"
Charlie si girò e, per la prima volta, incrociò lo sguardo di suo fratello.
"Già.." abbassò il viso e posò il pennarello. Aveva cercato di non guardarlo dal momento in cui era entrato in quella stanza troppo conosciuta. Eppure in quel momento aveva bisogno di un contatto qualsiasi con lui. 
"Potremmo appostarci lì e aspettare che arrivino, in questo modo saranno accerchiati" suggerì David
"Bisogna tenere conto del fatto che ci potrebbero essere altri uomini fuori dall'edificio, non escludo la possibilità che almeno tre o quattro uomini armati potrebbero essere nascosti nel caso in cui la rapina abbia dei problemi" 
"Charlie ha ragione, dobbiamo essere ben organizzati" Don si alzò in piedi e andò vicino alla lavagna, Charlie riuscì a sentire il suo profumo "Colby, tu verrai con me, mentre David e Megan entreranno nell'edificio per prendere i due uomini, io e te faremo di guardia fuori, pronti a fare fuoco nel caso qualcuno cerchi di fare irruzione" si avvicinò ancora di pochi centimetri al fratello più piccolo, aveva bisogno di un contatto con cui, anche a costo di farlo sembrare accidentale.
"Secondo le loro tempistiche il colpo dovrebbe avvenire domani, quindi mi raccomando, ben preparati, detto questo potete tornare alle vostre scrivanie" gli agenti obbedirono e tornarono ai loro posti, mentre Don sospirò e si girò verso suo fratello.
"Grazie per..averci aiutato" e, prima che se ne andasse, Charlie gli afferrò un braccio. Don sentì un brivido lungo tutta la schiena.
"Don, stai attento" il fratello maggiore fece un piccolo sorriso verso di lui, per poi allontanarsi, lasciandolo solo, ancora una volta.

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Il cuore si batteva forte. Amava il suo lavoro, forse tanto quanto amava il baseball, sapeva i rischi che correva, ma, in fin dei conti, qualcuno doveva farlo quel lavoro. Perché non lui?
Era in auto, aveva ricaricato la pistola e si era equipaggiato di tutto l'occorrente. Ora dovevano solo aspettare.
Sapeva che Charlie aveva fatto un buon lavoro, quindi non osò dubitare un secondo di quello che aveva detto suo fratello e aveva fatto preparare il suo team come meglio poteva.
"David, ci sono novità?" Parlò attraverso il microfono
"Ho avvistato due uomini, stanno entrando nella banca, uno dei due ha una pistola"
"Corrispondono ai due sospettati?" 
"Non li vedo bene in faccia, portano un cappello, e degli occhiali da sole, ma riesco a vedere la cicatrice sul collo di uno dei due"
"Bene, preparatevi ad agire"
Fece un respiro profondo e spostò lo sguardo sul sedile fianco a lui.
Gli venne in mente l'immagine del fratello addormentato, con il viso appoggiato al vetro del finestrino. Sorrise al pensiero. Di solito quando Charlie li aiutava voleva essere presente e attivo come loro, ma, non essendo abituato ai loro ritmi, spesso finiva col addormentarsi e Don lo caricava in macchina e lo portava a casa sua.
Sentì uno sparo provenire da fuori, il quale lo fece svegliare dallo stato di trance in cui era, e si fiondò fuori dal veicolo, correndo verso i rapinatori. 
David e Megan erano riusciti a prenderne uno, provocando un inferno di proiettili attorno a loro.
Anche Colby stava correndo fuori dall'auto e, nascondendosi dietro a una colonna, guardava verso Don pronto ad agire al suo segnale.
"Colby, ora io mi espongo e sparo, tu coprimi" l'agente annuì ed iniziò a fare fuoco, mentre Don si avvicinava sempre di più ai tre uomini.
Charlie aveva avuto ragione, anche quella volta. Infatti tre uomini armati erano apparsi non appena avevano visto i colleghi in difficoltà, iniziando a far fuoco su chiunque, compresi i civili.
Don si appostò dietro a una bancarella e prese un respiro profondo poco prima di iniziare a fare fuoco.
Vide uno degli uomini cadere segno che lo aveva colpito.
Con la stessa tattica precedente si avvicinò ancora di più e riuscì a farne fuori un altro.
"Ah!" Sentì un improvviso bruciore all'avambraccio e si accorse che dovevano averlo colpito.
Del sangue color cremisi iniziò ad uscire e Don portò la testa indietro stringendo i denti, in una smorfia di dolore. 
Bruciava, sentiva la pelle in fiamme come se qualcuno gli avesse dato fuoco.
Non era la prima volta che prendeva una pallottola, ma non era mai un piacere prenderne altre.
Prese un fazzoletto dalla tasca, stringendosi la ferita nel modo più pratico possibile, usando i denti per aiutarsi.
Intanto Megan e David erano riusciti a fare fuoco da dietro e avevano colpito il terzo uomo, ferendolo solamente. 
Uscì allo scoperto, così come fece Colby.
Finalmente erano riusciti a prendere quegli stronzi, tutto grazie all'aiuto di Charlie.
In quel momento si rese effettivamente conto di quando suo fratello minore fosse diventato fondamentale nella sua vita.
"Don sei ferito" David notò il sangue uscire dal braccio del capo, sporcando il fazzoletto e non solo.
"Si, ma sto bene, non è niente davvero" 
"Meglio andare in ospedale" Don annuì e si guardò attorno. Erano morte cinque persone.
Quell'immagine gli strinse il cuore, quella era la parte peggiore del suo lavoro. Vittime innocenti. Sospirò e quasi gli venne da piangere.
Era stato abituato ad essere forte e così avrebbe continuato a fare. Non poteva dimostrarsi debole davanti al suo team, era fuori discussione.
Alzò lo sguardo verso il cielo cercando di far tornare indietro le lacrime, per poi seguire i suoi colleghi.
Era stato spesso considerato freddo e distaccato, molti si stupivano del suo cuore di pietra, e solo pochi sapevano davvero quanto fragile in realtà fosse. 
E il primo a saperlo era Charlie, colui che aveva sempre creduto in lui. Quello che, nonostante fosse piccolo, lo aveva sempre aiutato. E Don gli aveva spezzato il cuore, spezzando a sua volta il proprio.

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"Charlie Don è ferito" "non preoccuparti sta bene" "Don è ferito" "Sta bene"
Quelle parole continuavano a rimbombargli nella testa. Don era ferito. Il suo Don era stato ferito.
Non appena aveva ricevuto la notizia il suo cuore aveva perso un battito. Aveva mollato tutto ed era corso in ospedale.
Continuava a pensare al fatto che stesse bene. Si lui stava bene. Era ferito ma stava bene, perché se gli fosse successo qualcosa o se fosse morto lui..oddio non ci voleva nemmeno pensare.
Aveva voglia di correre da lui, abbracciarlo, dirgli che lo perdonava, ma doveva sentirlo, stringerlo per sapere che stava sul serio bene come Megan gli aveva detto al telefono.
"Dov'è?" Megan si girò di scatto e vide Charlie col respiro affannato, la fronte sudata e due occhi impauriti e spaesati.
"Charlie non serviva che venissi subito, la pallottola gli ha solo sfiorato il braccio, non si è conficcata dentro"
"Megan, voglio sapere dov'è!" Strinse i pugni cercando di rendersi forte, in quel momento voleva so vedere Don.
"Ambulatorio, stanza 157" 
Stanza 157. Stanza 157. Era tutto ciò che si ripeteva mentre correva lungo i corridoi dell'ospedale.
Finalmente arrivò, sorrise, voleva vederlo.
Così aprì la porta ma la scena che si ritrovò davanti non lo aiutò. 
Liz, uno degli agenti che lavorava con Don, era seduta di fianco a lui e lo stava baciando sulla guancia, troppo, terribilmente troppo vicino alle labbra.
Gli occhi gli si appannarono di lacrime. 
Se ne andò, fregandosene di Don che si era alzato ed era uscito dalla stanza per chiamarlo. 
Suo fratello non aveva bisogno di lui, glielo aveva dimostrato la sera prima e continuava a farlo. 
E se Don non aveva bisogno di Charlie, anche Charlie avrebbe imparato a non aver bisogno di Don.

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Capitolo 3
*** Capitolo2_ ***


Era giusto quello che aveva fatto. 
Lo sapeva che era giusto. 
Lo aveva lasciato andare via ma era meglio per tutti e due.
Sapeva che era così...doveva essere così..
Ma allora perché in quel momento stava pensando a lui? 
Scosse la testa e ritornò alla realtà.
"Allora questa è casa tua, carina" 
Litz stava camminando all'interno della sua camera da letto, passando le dita lungo la parete in un modo così delicato da signora qual era.
Don lo sapeva che aveva sbagliato. 
Il suo cuore gli diceva di correre da Charlie, ma cosa avrebbe potuto dirgli? In cosa poi sentiva il bisogno di giustificarsi? 
Così aveva deciso di dar retta alla sua testa e, poco dopo la medicazione, aveva chiesto a Litz di andare a bere qualcosa e, tra vari bicchieri e qualche risata, era finita a casa sua.
Sapeva di aver sbagliato a farla salire in casa, ma era troppo stanco e ubriaco per riuscire a ragionare per bene.
La collega era seduta sul letto, davanti a lui, con un sorriso sulle labbra. 
"Mi fa piacere che ti piaccia" un sorriso si formò sul suo volto, un viso di pura gentilezza.
Era stanco, frustrato e si sentiva terribilmente in colpa. 
Forse portare a casa Litz non era stata una così bella idea e questa volta a dirglielo non era solo il cuore, ma anche la testa.
Si passò una mano sul viso stanco e sussultò non appena alzò il viso. La collega si stava sbottonando lentamente la camicia, le gambe accavallate, e un sorriso malizioso si formò sulle sue labbra.
Don deglutì, era decisamente troppo brillo per reagire, oltretutto gli girava la testa. 
La giovane donna si avvicinò a lui, prendendolo per la camicia e lo attirò a sè sul letto, facendo combaciare le loro labbra.
Il poliziotto si lasciò trasportare, portando le mani tra i capelli della ragazza sotto di lui.

Posò un bacio sulla sua fronte, poi con una mano iniziò ad accarezzargli i riccioli.
Li aveva sempre adorati quei ricci, sin dal primo momento che lo aveva visto sommerso da tutti quei capelli quando aveva solo un anno.
Scese coi baci lungo il collo e un profumo di casa invase le sue narici.

Incastrò le gambe a quelle di Litz e con un colpo di bacino la fece cadere di sopra, ritrovandosi sotto di lei.
Iniziarono a baciarsi con foga, mordendosi le labbra fino a farsi male, quasi fino a sanguinare.
Iniziò a spogliarla, fino a farla rimanere solo con l'intimo nero di pizzo addosso.
Lui invece era rimasto con i jeans addosso.

Iniziò a spogliarlo. Non smise un secondo di guardarlo e con le dita passò il contorno del suo petto. Schioccò un altro bacio sulle sue labbra, poi scese lungo il petto e lo amò. Lo amó in ogni singolo tocco.

Litz lo stava baciando,Don chiuse gli occhi e lasciò che la ragazza lo trasportasse.
"Ti voglio Don, voglio fare l'amore con te"
"Anche io, Charlie" il sorriso che aveva sulle labbra svanì e spalancò gli occhi non appena si accorse del nome che aveva detto.
Litz si era fermata e lo aveva guardato storto.
Si alzò velocemente scostandosela di dosso e passò le mani tra i capelli.
"Cazzo" imprecò "cazzo cazzo cazzo" continuò
"Scusami Litz..io..credo sia meglio che tu vada"
La ragazza abbassò lo sguardo,delusa e prese le sue cose, si rivestì e in poco tempo era davanti la porta. Di certo sapere che l'uomo di cui si era invaghita anni prima stava pensando a suo fratello mentre era con lei, non era gratificante. Forse sarebbe stato meglio che pronunciasse il nome di un'altra donna, ma quello di un uomo..beh iniziò a farsi qualche domanda sul fatto che fosse così brutta.
"Charlie eh?" Disse con un sorriso quasi divertito prima di chiudersi la porta alle spalle.
Don rimase solo nel suo appartamento.
Charlie.
Era l'unica cosa che gli passava per la testa.
Era strano tutto quel silenzio, di solito quando era solo chiamava sempre Charlie in modo che si facessero compagnia e, anche se il più piccolo usava parole di cui Don nemmeno conosceva l'esistenza, gli piaceva sentirlo borbottare vicino a lui.
Si stava innamorando gli quel piccolo professore riccioluto e non poteva fare nulla per impedirlo.
Era nel panico. Odiava non avere la situazione sotto controllo.
Una lacrima gli scese sulla guancia e si alzò per poter tirare un pugno contro il muro.
Come poteva essere stato tanto stupido da ferirlo? Voleva proteggerlo e invece era stato lui stesso a pugnalarlo.
Continuó a tirare pugni, fino ad avere le nocche sporche di sangue e il cuore a pezzi. 
"Devo fare qualcosa" prese la camicia e la indossò "devo sistemare le cose" 
Fu l'ultima cosa che disse prima di correre fuori casa.
La meta già la sapeva.



Angolo autrice_
Chiedo scusa se questo capitolo è un po' più corto degli altri ma è un capitolo di passaggio u.u
Le cose si faranno interessanti nel prossimo capitolo che sarà il penultimo prima dell'epilogo 
Bashionii

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Capitolo 4
*** Epilogo_ ***


Don premette il piede sull'acceleratore.
Ora sapeva quello che voleva e la prima cosa da fare era chiarire col diretto interessato.
Suonò il campanello e ad aprirgli fu Alan
"Ehi Don che bello vederti, se cerchi Charlie per quel lavoro sul caso a cui state lavorando..beh non c'è" un sorriso apparve sul volto del padre mostrando le rughe ai lati del viso. 
"Sai dov'è andato per caso, papà?"
"Credo sia sulla spiaggia..ha detto che doveva pensare, non ho avuto coraggio a chiedergli cosa, sai no? Non ci capisco niente di quella roba lì"
Don fece un sorriso al padre e lo abbracciò stretto. 
Fece un piccolo sorriso e si staccò poco dopo dal suo corpo.
Dire che Alan era sconvolto era dire poco 
"Don come mai questa cosa?"
"Non posso abbracciare il mio vecchio?" Ad Alan quasi scappò una risata 
"Beh non siamo abituati agli abbracci in questa famiglia,una figlia femmina avrebbe di certo aiutato. È cambiato qualcosa per caso?"
Don sforzò un sorriso e corse nuovamente verso la sua auto. Sperava di non essere troppo in ritardo.
"Beh, spero che dopo oggi cambierà qualcosa" 
Mise in moto e partì come una scheggia verso la spiaggia, lasciando suo padre abbastanza confuso.
Sapeva che era il posto preferito di Charlie, la spiaggia. Fin da ragazzini ci si nascondeva per andare a pensare.
Doveva ammettere che da ragazzi non avevano avuto bei rapporti. Certo, Don lo proteggeva, ma alla fin fine era sempre stato Charlie ad avere avuto tutta l'attenzione su di sé.
E questo li aveva abbastanza separati e, dannazione, non voleva che questo succedesse di nuovo. Non in quel momento, quando le cose sembravano poter funzionare. Aveva fatto una cavolata ad andare a letto con suo fratello, ma aveva fatto ancora peggio ad aver permesso a Charlie di andare via, quella sera.

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"Charlie!" Erano parecchi minuti che lo cercava urlando il suo nome, ormai aveva quasi perso le speranze
"Charlie ti prego rispondi! Lo so che sei qui" fece quasi per andarsene e mollare tutto, ma girandosi il suo cuore perse un battito.
Fece un sospiro di sollievo nel vedere una figura seduta sulla riva del mare, non molto distante da dove si trovava. 
Aveva uno sguardo abbastanza triste, quasi pensieroso, i capelli scompigliati dal vento e le mani appoggiate sulle ginocchia a tenersi le gambe strette al petto.
A Don le gambe si fecero improvvisamente pesanti, prese un profondo respiro e si fece coraggio. Sapeva quello che voleva. Lo sapeva davvero e non si sarebbe più lasciato sfuggire la persona più importante della sua vita.
"Cosa ci fai qui? Se sei venuto a chiedermi del caso, beh ho già riferito tutto a Megan"
Charlie nemmeno girò lo sguardo quando sentì i passi avvicinarsi a lui. 
Don gli si sedette di fianco e corruciò le labbra
"Non sono qui per questo" fece una pausa e "ho bisogno di parlarti"
Charlie scosse la testa e, con un sorriso sarcastico, alzò il viso verso di lui
"L'ultima volta che ho sentito queste parole non è stata una bella giornata. Non mi servono altre parole, Don"
"Charlie, per favore fammi spiegare"
Adesso Charlie lo stava guardando, gli occhi lucidi, quasi arrabbiato.
"Don se a te piaceva Litz potevi dirmelo subito, okay? Potevi risparmiarti tutte quelle stronzate che hai fatto"
"Charlie, no, cosa dici, a me non piace Litz"
Una lacrima rigò il viso del più giovane e portò nuovamente lo sguardo rivolto verso l'orizzonte.
"Tu non mi hai mai voluto tra i piedi"
Don corruciò un attimo la fronte, non capendo.
"Cos..Charlie ma che stai dicendo?"
"Fin da piccoli. Non mi hai mai voluto tra i piedi, ti stavo antipatico. Tu eri il mio idolo Don, lo sai? Eri il mio fratello maggiore, ti volevo bene, ma tu no"
Qualche lacrima aveva iniziato a scorrere lungo le guance del matematico.
"A me nemmeno interessa lavorare all'FBI, ma è l'unico modo per poter entrare a far parte della tua vita. È l'unico posto in cui mi permetti di starti attorno"
"Charlie, per favore.."
"Pensavo fosse cambiato qualcosa, invece è proprio come quando eravamo piccoli, forse hai ragione sai? È stato tutto uno sbaglio quello che è successo tra noi"
"Ti prego smettila. Non è stato uno sbaglio. Sono io ad aver sbagliato dicendoti che era un errore"
Alzò leggermente la voce e sbuffò, passandosi nervosamente le mani sul viso. 
Aveva catturato l'attenzione del fratello minore che in quel momento si era rivolto a guardarlo.
"Ho cercato di tenerti lontano, ma non ci riesco.
Non volevo ammettere a me stesso che sei la cosa migliore che mi sia capitata se non la più importante, figuriamoci se lo avessi detto a te.
Sai, quando avevi solo un anno, la prima volta che ti ho visto ho promesso di proteggerti. E dopo quello che era accaduto quella notte, quando noi..abbiamo fatto l'amore, ho sentito come se avessi fallito.
Charlie io ho così paura che tu possa accorgerti di quanto io faccia schifo e di quando la mia vita sia un casino, tanto da farti scappare.
L'altra sera, quando abbiamo discusso e tu sei scappato via, volevo andarmene, credevo fosse tutto finito e di averti perso.
Quando però tu sei arrivato in ospedale per me, ho capito che non era ancora del tutto finito.
Sono tornato perché ho realizzato che litigare con te è molto meglio che fare l'amore con chiunque altro.
Voglio solo dirti che sono innamorato di te, ma ho così paura di non riuscire a proteggerti e a darti quello di cui hai bisogno che stavo per mandare all'aria tutto quanto.
Non sono una persona modello come credi tu, anzi. 
Sono paranoico, lunatico, non ho fiducia nemmeno in me stesso.
Ma tu riesci a rendermi una persona migliore e per quanto strano, è una cosa bellissima.
Se potessi tornare indietro impedirei a me stesso di farti piangere, perché ho seriamente capito di aver fallito nel momento in cui tu hai pianto a causa mia.
Sono un errore, un idiota e ho carattere orribile. Ma tu chiedimi di amarti e io lo farò con tutto me stesso, non ti prometto che non litigheremo o che sarai sempre felice con me, molto probabilmente ti stuferai, mai sappi che ti darò sempre il massimo.
E se il mio massimo non dovesse bastare, mi sforzerò affinché tu sia felice. 
Sei la miglior cosa che mi sia capitata nella vita e, ora, posso dire con fermezza che ti amo. 
Stavo solo cercando di salvarmi, ma ho finito col ferire entrambi"
Don non sapeva nemmeno quante volte aveva amato nella sua vita, ma ora era sicuro di amare quel ricciolino.
Aveva gli occhi appannati, il cuore a mille e sperava solo in una reazione del fratello.
Charlie, dal canto suo, era rimasto immobile, continuava a fissarlo. 
Per qualche secondo rimase così, le guance inondate di lacrime salate, un nodo alla gola.
Per un attimo pensò che il cuore sarebbe scoppiato e sarebbe uscito dal petto tanto veloce che correva.
"Ti prego..Charlie dì qualcosa, qualsiasi cosa"
La voce del ricciolo era spezzata, parlò a bassa voce.
"Sono innamorato di te da quando ho 16 anni, Don" prese un lungo respiro e poi.."era morto il suo pappagallo"
"Cosa?" Don non capiva. Aveva appena aperto il suo cuore a Charlie e lui parlava di pappagalli?
"Quando sei entrato in garage. Stavo abbracciando Amita perché le era morto il pappagallino. Ci era molto affezionata sai?"
A Don quasi venne da ridere per quella situazione.
"Charlie non me ne frega niente di quel pappagallo!" Si fece sfuggire un sorriso e con uno scatto rapido fece combaciare le labbra con le sue.
Portò una mano sulla sua guancia, l'altra dietro il collo, con lo scopo di avvicinare di più i loro visi.
Charlie, ovviamente, non perse tempo. Aveva aspettato troppo tempo e, anche se quello fosse stato un sogno, voleva goderselo a pieno.
Si baciarono a lungo, mordendosi le labbra, amandosi. Riuscirono a trasmettere tutto ed entrambi riuscirono a dimenticare tutto il dolore passato, solo con un semplice bacio. Erano uniti in quel momento.
Charlie sorrise sulle labbra del maggiore ed iniziò a schioccargli baci ovunque, comprese le adorabili zampe di gallina ai lati degli occhi.
"Le ho sempre amate" sussurrò, arrossendo visibilmente.
Il più grande gli accarezzò una guancia e sorrise. Il cuore ormai era impazzito.
"Io, invece, ho sempre amato te. Scusa se ho aspettato troppo per capirlo" 
E poi Don lo baciò.
E lo baciò ancora anche quando i vestiti erano ormai sparsi sulla spiaggia.
Lo baciò mentre i gemiti si fecero intensi.
Ma, soprattutto, lo amò.
Lò amò e, finalmente, entrambi si sentirono completi, si appartenevano, da sempre.

Angolo autrice 
Beh che dire, FINALMENTE Don si è dato una svegliata.
Spero che come capitolo vi sia piaciuto, il prossimo sarà l'epilogo.
Spero davvero di poter sapere cosa ne pensate..bacii <3

 

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