After the Story

di Signorina Granger
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #Genitori ***
Capitolo 2: *** #Famiglia ***
Capitolo 3: *** #Infanzia ***
Capitolo 4: *** #Bianco ***
Capitolo 5: *** #Paura ***
Capitolo 6: *** #Diamante ***
Capitolo 7: *** #Passato, Presente, Futuro ***



Capitolo 1
*** #Genitori ***


1# Genitori 


La porta era socchiusa e Abraxas l’aprì leggermente, scorgendo la figura di Imogen seduta su una sedia accanto alla culla. 

Il cielo ormai era variopinto di una tetra sfumatura di grigio scuro, segno che la sera era arrivata e che ben presto il buio avrebbe avvolto la campagna inglese e Malfoy Manor con lei. 

Abraxas si avvicinò silenziosamente alla moglie, che gli dava le spalle e sembrava non essersi accorta della sua presenza mentre dondolava distrattamente e lentamente la culla con una mano, gli occhi posati non sul bambino che ci dormiva dentro ma sul vetro della finestra, segno che stava pensando ad altro. 


“Imogen...”    La mano di Abraxas le sfiorò la spalla, fermandosi accanto a lei e osservandole il volto impassibile. 

La donna non si scompose minimamente sentendosi chiamare... Anzi, forse nemmeno lo sentì. 
Abraxas esitò per un attimo prima di chiamarla nuovamente, implorandola mentalmente di guardarlo. 

“Parla piano... Sta dormendo.”        Gli occhi grigi di Abaraxs saettarono sulla culla, osservando per un momento il bambino dai capelli chiarissimi che dormiva placidamente, gli occhi chiusi e il visetto rilassato.

Beato lui, che non aveva alcuna preoccupazione... Beato il piccolo Lucius, che non poteva rendersi conto di cosa processerò i suoi genitori. 


Abraxas tacque per un attimo prima di posare nuovamente gli occhi su sua moglie, sospirando prima di prendere una sedia e metterla accanto a lei, sedendosi senza staccarle gli occhi di dosso. 


“Imogen, ti prego. Guardami.” 


Imogen Selwyn però non accennò a muovere la testa, tenendo gli occhi chiari fissi sul vetro mentre continuava a dondolare lentamente la culla del figlio in un gesto quasi automatico.

Abraxas si sporse, prendendole delicatamente il polso per fermarne il movimento. Imogen non si oppose e non disse nulla nemmeno quando le dita del marito si posarono sul suo mento, costringendola a voltarsi verso di lui.


Gli occhi di Imogen Selwyn erano sempre stati quasi come un’ancora per Abraxas: li aveva adorati fin dal primo momento, perdendocisi dentro più di una volta in tutti quegli anni. 
Gli occhi di Imogen erano azzurrissimi, limpidi e sinceri. 

Ma quella sera non erano le iridi a cui era abituati, erano diverse...    Quasi non riconobbe gli occhi di sua moglie trovandoli vitrei ed inespressivi.

Avrebbe preferito vederli lucidi o arrossato dal pianto piuttosto che trovarci dentro solo distacco...

“Imogen, mi dispiace tanto... Succede, purtroppo.” 


Lei annuì debolmente con il capo senza ancora dire nulla, facendolo sospirare:

“Ti prego, non fare così... Non lo sopporto, non posso vederti così. Piangi, urla, picchiami, fai quello che vuoi... Ma non guardarmi così Imogen, ti prego.” 

Le mani di Abraxas si spostarono sul volto della moglie, guardandola quasi implorante. 

Non lo guardava in faccia da quella mattina, non veramente... E nemmeno gli aveva più rivolto la parola da quando il medico se n'era andato. 
Il sorriso della sera prima sembrava solo un lontano ricordo in quel momento.

Imogen tenne gli occhi sul marito per un momento prima di sporgersi verso di lui, lasciandosi abbracciare. 

Non l'aveva ancora vista piangere e forse era questo che turbava Abraxas Malfoy... E sapeva che non sarebbe andato a dormire finché lei non si sarebbe sfogata davvero.


Imogen appoggiò il capo sulla spalla di Abraxas, chiudendo gli occhi mentre le lacrime cominciavano finalmente a scorrerle lungo il viso pallido. 
Abraxas non si mosse, accarezzandole i lunghi capelli scuri e tenendo gli occhi sulla culla dove Lucius dormiva, ignaro di quanto stesse accadendo proprio nella sua camera.


“Andrà tutto bene Imogen... Te lo prometto. Non importa, ti amo lo stesso... Ho te e Lucius, non mi importa del resto.”

Imogen piangeva in silenzio, aggrappandosi alle spalle di Abraxas e trattenendo a stento i singhiozzi.

L'uomo non parlava per rincuorarla, pensava davvero le parole che aveva detto... Certo, faceva male, ma la cosa più importante era che lei stesse bene.

Forse Imogen non la pensava così, ma poteva sperare che un giorno avrebbe cambiato idea. 

“Adesso dici così, ma prima o poi ti importerà...”   Imogen si asciugò le guance umide, parlando con voce rotta mentre Abraxas le sorrideva come se fosse una bambina che ha detto una stupidaggine, prendendole il volto tra le mani e baciandola a stampo sulle labbra:

“No Imogen... Va bene così, davvero. Io sono figlio unico e non sono cresciuto poi tanto male, se sei riuscita ad innamorarmi di me. Staremo bene lo stesso, te l’assicuro. Non voglio altro figli, voglio che la persona che amo di più stia bene. Nient’altro.” 


Imogen non disse altro, appoggiandosi a lui e sperando che il marito pensasse davvero quello che stava dicendo. 

Nemmeno Abraxas parlò più, mentre nella sua testa il ricordo del sangue sparso sulle lenzuola era ancora perfettamente vivido. 

Gli sarebbe piaciuto avere altri figli, ma evidentemente le cose non dovevano andare così... E andava bene, se ciò voleva dire che non avrebbe perso sua moglie.















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Angolo Autrice:

Buongiorno! Eccomi di prima mattina con una OS non propriamente allegra... *evita un pomodoro che le hanno lanciato*

Scusate ma non posso scrivere sempre stile fiorellini, cuoricini e Peace & Love...   Spero che comunque vi sia piaciuta, ho deciso di dedicare la prima ad Abraxas visto che è il primo personaggio che avete incontrato leggendo la storia.

Ho deciso di scrivere le OS seguendo lo stile della Big Damn Table, ossia scegliere una parola che deve essere il focus del capitolo. 

Giusto per spoilerare, la parola della prossima OS è “Famiglia”... Ma non vi anticipo su chi sarà incentrato il capitolo, dovrete aspettare. 

Ci vediamo domani, ditemi che ne pensate! 


Signorina Granger

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Capitolo 2
*** #Famiglia ***


2# Famiglia 


Quando aprì gli occhi non realizzò subito che giorno fosse... Ma la neve che stava cadendo, visibile attraverso la finestra, gli ricordò che quella non era una mattina come le altre.

Sorrise, avvicinandosi alla donna che dormiva accanto a lui stesa a pancia in giù con i capelli scuri sparsi sulla schiena e sul cuscino. Le sfiorò con le dita la spalla e poi i capelli, sperando che si svegliasse senza dover usare le cannonate come spesso capitava: 


“Ehy... Lizzy, sveglia. È Natale... Tempo dieci minuti e saranno qui.” 

Per tutta risposta sua moglie borbottò qualcosa di incomprensibile, rigirandosi sul fianco per guardarlo con aria assonnata, gli occhi scuri leggermente vacui di chi non ha nessuna voglia di alzarsi dal letto.

“Auguri, tesoro.” 

“Buon Natale anche a te... Ma come fai a sorridere di prima mattina?” 

Lizzy si strofinò gli occhi, facendo sorridere il marito che si astenne dal dirle che la trovava immensamente divertente da appena sveglia. 


Pochi istanti dopo il rumore ormai familiare di piedi che corrono sul pavimento risuonò dal corridoio e Lizzy accennò un sorrisetto mentre accarezzava i capelli lisci di Altair:

“Dieci minuti, dicevi? Facciamo nemmeno cinque...” 


Lui sbuffò, seppellendo la faccia tra i suoi capelli e mormorando un “eccoli” proprio prima che la porta si spalancasse, mandando in rovina la pace, il silenzio e la tranquillità.


“Mamma, buon Natale! Andiamo ad aprire i regali?” 

Il piccolo "tornado” di casa Black entrò nell’enorme camera dei genitori  con un sorriso a trentadue denti stampato in volto, saltellando quasi verso il letto con il pigiama azzurro addosso.

“Tra un momento, Elly...” 

Electra si arrampicò sul letto dei genitori, sedendocisi sopra a gambe incrociate e sorridendo allegramente, gli occhi azzurri luccicanti non vedendo l'ora di aprire i regali e vedere gli zii e i nonni a pranzo. 


“Sarà meglio muoverci o ci trascineranno loro...”  Mormorò Altair prima di dare alla moglie un bacio a stampo, proprio mentre un bambino di cinque anni con vispi occhi azzurri e capelli sparati da tutte le parti si fermava accanto al letto guardando la scena con interesse:

“Papà, che cosa stai facendo?” 

“Sto cercando di baciare tua madre Nath, ma evidentemente un uomo non ha più certi diritti...”  Biascicò Altair staccandosi da Lizzy e mettendosi a sedere mentre lei ridacchiava, imitandolo. 

“Un momento... Ne manca una all’appello. Dov’é vostra sorella?” 

I gemelli risposero che non lo sapevano, guadagnandosi due occhiate indagatrici da parte dei genitori: nessuno aveva dimenticato quando, l'anno prima, le due piccole pesti avevano chiuso la povera Eltanin in uno sgabuzzino... Lizzy ci aveva messo un'ora a trovarla e poi aveva strigliato per bene Elnath ed Electra, assicurando loro che se l’avessero rifatto avrebbe scritto a Babbo Natale dicendogli di non portare nulla a Natale. 


Tuttavia un rumore di piedini sul parquet confermò che la più piccola di casa era sana e salva dagli scherzi dei fratelli e Eltanin spuntò subito dopo sulla soglia della stanza, il suo orsetto di peluche stretto in mano e gli occhioni scuri un po’ assonnati.

“Ok, grazie al cielo sta bene... Quei due sono tremendi.” 

Mormorò Lizzy alzandosi per avvicinarsi alla figlia più piccola, prendendo in braccio la bambina di tre anni. 

Altair si lasciò sfuggire un “chissà da chi hanno preso” che la donna ovviamente sentì, ma si limitò a fulminarlo con lo sguardo prima di uscire dalla camera con Eltanin in braccio e i gemelli subito dietro che erano allegri come solo a Natale capitava... Di certo avrebbero rotto qualcosa entro la fine della giornata. 

Secondo Lizzy i gemelli avevano preso dal padre, secondo Altair dalla madre... In realtà era stato un bel mix tra due temperamenti non esattamente tranquilli, ma nessuno dei due voleva ammetterlo. 



Altair era seduto sul divano, osservando Elnath fare una smorfia di fronte alla bambola che aveva appena scartato prima di rendersi conto che era per sua sorella e non per lui, fortunatamente.

“Elly, ma dove li hai presi quei biscotti?”    Lizzy inarcò un sopracciglio, rivolgendosi alla figlia maggiore che stava sgranocchiando dolcetti presi chissà dove. La bambina si limitò a sfoggiare un sorrisetto innocente che somigliava moltissimo a quello che usava il padrone di casa quando la moglie lo accusava per qualcosa e non disse nulla, facendo roteare gli occhi a sua madre:


“È proprio tua figlia, non c'è che dire...” 

“Certo che è mia figlia! Di chi dovrebbe essere?”   Osservò Altair inarcando un sopracciglio, tenendo in braccio la figlia più piccola che sembrava molto interessata alla sua barba e continuava a grattargliela ridendo.

Ovviamente lui provò a dirle di non farlo, ma per sua gran sfortuna la piccolina riusciva a rigirarselo come voleva grazie ai dolci occhi castani ereditati dalla madre, mentre i gemelli li avevano azzurri come i suoi.


“A che ora arrivano i tuoi genitori?”

“Per mezzogiorno e mezzo... Scommetto che non vedi l'ora.”   Altair sorrise rivolgendosi a Lizzy, che per tutta risposta gli rivolse uno sguardo eloquente mentre Elnath ed Electra iniziavano a litigare per il possesso di un manico di scopa giocattolo appena scartato.

“Oh sì, non vedo proprio l'ora... Così tuo padre può congratularsi con me per i “deliziosi marmocchi che ho sfornato”. Mi vede come una specie di macchina per dargli nipoti, ho idea.” 


“Beh, guarda il lato positivo. Da quando sono nati i gemelli ti vede molto più di buon occhio!” 

“Certo, perché ho avuto un maschio! Se fossero nate due femmine sta’ pur certo che avrebbe pagato qualcuno per togliermi di mezzo, così il suo prezioso figlio avrebbe potuto sposare qualcun’altra di suo maggiore gradimento..” 


Altair non disse nulla alle parole di Lizzy, continuando ad intrattenere Eltanin con la sua barba mentre rifletteva seriamente su quanto detto dalla moglie:


“In effetti non è un’ipotesi da escludere... Ma non preoccuparti, in quel caso l’avrei sistemato personalmente. E poi sappiamo entrambi che toglierti di mezzo non è tanto facile...” 

“Speravo in una risposta del tipo “ma no Lizzy, non potrei mai sposare un’altra, che vai dicendo...”, ma va bene anche così. Voi due, finitela! Ci sono due scope giocattolo, quindi ne avete una a testa!” 

Altair sorrise, vedendo i gemelli esultare prima di lanciarsi di nuovo tra i regali per trovare la scopa scomparsa mentre Lizzy si alzava e gli sfilava Eltanin dalle mani per aprire qualche regalo insieme a lei. 

Gli occhi dei Signori Black si incrociarono per un attimo e Lizzy sorrise appena, cogliendo il messaggio negli occhi azzurri del marito: certo che non avrebbe mai sposato nessun’altra, non doveva avere alcun dubbio su questo. 

Lizzy sedette sul tappeto con la figlia più piccola accanto, aiutandola a scartare un regalo mentre Altair si godeva la scena con un sorriso stampato in volto: la famiglia dov'era cresciuto non era mai stata minimamente unita come quella che si era costruito... E non poteva che esserne felice. 










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Angolo Autrice:

Com’era prevedibile, questa OS è dedicata ad Altair...  Oggi sono stata decisamente più allegra ma non potevo fare altrimenti, non avevo nessuna voglia di scrivere cose deprimenti il giorno del mio compleanno XD 

Grazie per le recensioni dello scorso capitolo, a Coco e Nene_92 per aver messo la storia tra le Preferite e a HadleyTheImpossibleGirl per averla messa tra le Seguite. 

Spero che vi sia piaciuta, ci vediamo... Boh, non lo so, potrei anche spuntare nel pomeriggio! 

Signorina Granger

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Capitolo 3
*** #Infanzia ***


3 #Infanzia 


Ariadne teneva lo sguardo sulla riva del piccolo lago, seduta su una sedia bianca accanto al tavolino rotondo dove giaceva la tazza ormai vuota e il vassoio che fino a dieci minuti prima era stato pieno zeppo di biscotti e pasticcini ma che qualcuno aveva già provveduto a saccheggiare.

Non sentiva cosa si stessero dicendo, ma li vedeva ridere mentre raccoglievano dei sassolini per poi lanciarne alcuni in acqua.

Sia Emma che Lucius provavano a far fare i salti ai sassi senza però esiti positivi: i due bambini sembravano un po’ irritati dalla cosa ma Ariadne sorrise appena, avendo quasi un deja vu... Le sembrava di aver già vissuto quella scena, solo che un tempo era lei quella che lanciava dei sassolini nel lago e sperava di riuscire a farli saltare, disegnando dei cerchi sulla liscia superficie dell’acqua. 


Sua figlia e Lucius avevano un anno di differenza, lui 5 e lei 4. 
Quando Ariadne era venuta a sapere da Abraxas che lui e Imogen non avrebbero potuto avere altri figli ci era rimasta davvero molto male per i due amici, in compenso però lei aveva avuto una figlia quasi contemporaneamente e i due erano diventati amici esattamente come, anni prima, era successo ai loro genitori. 


“Devi prendere quelli piatti, se no non saltano!”  

Ariadne sorrise alle parole di Emma, sorrise perché quella frase le era stata detta anni prima da un piccolo, rompiscatole e adorabile Abraxas Malfoy... E poi l'aveva insegnata a sua volta a sua figlia. 


Lucius sembrò ascoltare le parole della sua amica, perché iniziò a cercare dei sassi piatti e circolari sulla riva del laghetto, i capelli biondissimi scintillanti sotto la luce del sole.

Anche Emma era bionda, avendo ereditati i capelli dalla madre e non dal padre... Lei è Lucius sembravano davvero i loro genitori quando avevano la loro età e spesso, quando Ariadne li portava a spasso, venivano scambiati per fratelli.

Non che le sembrasse strano, visto che anche le da bambina veniva scambiata per la sorellina di Abraxas... In re,afa non avevano nessun legame di sangue, ma era quasi come se lo avessero.

L'unica differenza era lo scenario di quei giochi: mentre lei e Abraxas avevano passato l'infanzia andando avanti e indietro tra Malfoy Manor e la villa di campagna degli Shafiq, ora Emma e Lucius giocavano sulla riva del piccolo lago nella proprietà dei Rosier, nel Sussex. 


“Mamma! Hai visto, il mio sasso ha fatto due salti, quello di Lucius nemmeno uno!” 

“Non è vero, anche il mio ha fatto un salto!” 


Ariadne si alzò dalla sedia, avvicinandosi ai due bambini e raccogliendo un lucido sasso bianchissimo, piatto e di forma ovale. 

“Vediamo se dopo anni e anni la mamma ci riesce ancora...” 


Sotto gli sguardi della figlia e del figlioccio Ariadne lanciò il sasso verso l’acqua, ruotando il polso nel modo giusto e facendogli fare ben sei salti.

“Sei? Mamma, come hai fatto?” 

Emma alzò lo sguardo sulla madre, tirandole un braccio e guardandola con gli occhi azzurri imploranti.

Ariadne invece sorrise, tenendo lo sguardo sui cerchi formati sull’acqua dal sasso che ormai stavano iniziando a svanire e desiderando che con loro ci fosse anche il suo vecchio compagno di giochi per potergli rinfacciare di essere sempre stata più brava di lui: 

Alla faccia tua, Abraxas. 


Come si suol dire, certe cose tendono a non cambiare mai. 



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Capitolo 4
*** #Bianco ***


4# Bianco

Guardando nello specchio, non era certa di vedere se stessa.

Se avesse incrociato quella ragazza per strada si sarebbe fermata a guardarla per un momento, pensando a quanto fosse bella… ci mise un attimo a realizzare che non stava guardando un’estranea, ma se stessa.

Accarezzando quasi distrattamente la morbida gonna del vestito, accennò un sorriso che lo specchio le restituì. Era felice… davvero felice.

“Hai finito di rimirarti? Tranquilla, sei bellissima… il bianco ti dona.” 

Non le servì voltarsi per sapere chi aveva parlato, ma lo fece comunque. Suo fratello era sulla soglia della stanza, vestito e pettinato di tutto punto mentre la aspettava.

“Grazie… è raro che tu mi faccia un complimento.” 

Connie gli rivolse un sorriso mentre lui le si avvicinava, ricambiando prima di sistemarle il velo candido:


“Già… ma oggi è un giorno speciale, giusto?”

“Giustissimo… E sono felice che mi accompagnerai anche tu.” Connie sorrise a suo fratello prima di abbracciarlo, non potendo fare a meno di sentirsi un po’ strana, per quanto felice.

“Scherzi? Sappiamo tutti che saresti in grado di inciampare e ruzzolare fino all’altare… Andiamo Constance, dobbiamo farci un’ultima passeggiata insieme.”

“Chiamami così di nuovo e all’altare ci andrai strisciando dopo il calcio che ti avrò assestato, Reginald.”     Connie fulminò il fratello con lo sguardo, rendendogli pan per focaccia e chiamandolo con il nome completo che nessuno usava mai quando gli si rivolgeva. Rex piegò le labbra in una smorfia e sembrò afferrare il concetto, perché non la chiamò più con il nome di battesimo per il resto della giornata.


Però subito dopo le sorrise, porgendole il braccio che la sorella minore subito accettò, appoggiando il capo alla spalla del suo adorato fratellone mentre uscivano insieme dalla stanza.

Già… l’ultima passeggiata insieme. 
Rex l’aveva accompagnata per tutta la vita in ogni cosa e non sarebbe mai andata all’altare senza di lui. Era quasi  una cosa simbolica: voleva che lui l’accompagnasse  in quel passo così importante, anche in un modo così semplice come camminare su un tappeto verso l’altare. 

“Nervosa?”

“Forse un po’… ma se c’è il mio fratellone a tenermi per mano, posso fare qualunque cosa.”

Rex le sorrise e lei ricambiò, anche se il corpetto del vestito bianco la fa quasi respirare a fatica… ma infondo non le importava, troppo felice ed euforica per pensarci. 













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Angolo Autrice Accaldata:

*si piazza davanti ad un ventilatore extra large  mentre scrive con l’ipad perché altrimenti potrebbe sciogliersi prima di riuscire a concludere le OS*

Buongiorno! 
Ormai la mattina è diventato il mio orario topico per pubblicare a quanto pare, quindi eccomi qui di nuovo u.u 
Grazie come sempre per le recensioni che avete lasciato allo scorso capitolo, spero che anche questo vi sia piaciuto con la nostra cara piccola Connie, la “giovincella” del gruppo, che si attinge a sposarsi. 
Nello scorso capitolo le mie Note sono misteriosamente scomparse... Sono certa di aver sentito i vostri pianti disperati nel non trovarvi i miei essenziali commenti. 
Evidentemente anche Efp non ne può più di sentirmi parlare...

Comunque, vi spoilero il prompt del prossimo capitolo: “Paura”

Grazie ancora a Nene_92, Sesilia Black, Moontastic, HaidleyTheImpossibleGirl e Coco che continuano a recensire... Le altre sono misteriosamente migrate su Marte, ho idea. Beh, ad ogni modo grazie alle mie care 5 Moschettiere. Lo so fa schifo, ma non mi veniva niente con il numero 5 tranne le Winx quindi accontentatevi! No aspetta, erano 6 forse... va beh, tralasciamo i miei scleri del mattino, è il caldo.

Ora mi dileguo che è meglio... Ci vediamo domani (o anche dopo, dipende da come mi gira)! 

Signorina Granger 

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Capitolo 5
*** #Paura ***


5# Paura 


La stanza era avvolta nel silenzio, così come l'intera casa. 
Gli unici rumori percepibili erano i ticchettii delle lancette dell’orologio a pendolo e le sue dita, che tamburellavano ininterrottamente sul ripiano di legno del tavolo.


Non riusciva a stare ferma, non riusciva a dormire e nemmeno a stare tranquilla benché la sua testa le dicesse di farlo da ore ormai.  Non faceva altro che alzarsi, guardare l'ora, fare avanti e indietro per la stanza, guardare fuori dalla finestra e poi sedersi brevemente prima di rifare tutto da capo. 

Che ore erano? 

Non ne aveva idea, ma di certo molto tardi...

Fuori era buio da ore ormai e lui non era ancora tornato. 

Dov’era? 


Continuava a chiederselo, proprio non riusciva a farne a meno mentre teneva gli occhi scuri fissi sulla porta davanti a sé, aspettando che facesse finalmente la sua comparsa per poi sorriderle, come succedeva sempre. 

Eppure il tempo passava, le lancette non si fermavano e il tempo scorreva... Scorreva, e lei era ancora seduta su quella sedia ad aspettare che tornasse.

Dopo quello che le parve un secolo Lizzy si voltò verso il pendolo, guardando l'ora: quasi l'una ormai e sapeva benissimo, come avrebbe dovuto saperlo lui, che entro mezz'ora sarebbe corsa a cercarlo personalmente per poi strangolarlo con le sue stesse mani una volta trovato.

Sempre che non ci avesse già pensato qualcun altro. 

Lizzy sospirò, passandosi una mano tra i capelli sciolti sulle spalle, ripetendosi mentalmente di non pensarci.

Sarebbe tornato, certo che l'avrebbe fatto.
Doveva tornare. 


Dopo circa dieci minuti che a lei sembrarono ore sentì finalmente il familiare rumore di una porta che si apriva per poi richiudersi e la giovane si alzò, avvicinandosi al marito che era appena comparso nella sala con i capelli spettinati, l'aria stanca e gli abiti trasandati con qualche taglio disseminato sulle braccia provocati da incantesimi che probabilmente l'avevano sfiorato. 

Altair parve per un attimo sorpreso di vederla mentre lei gli andava incontro, più pallida di lui e con gli occhi arrossati.

“Lizzy... Che ci fai ancora sveglia?” 

“Aspettavo che tornassi, emerito idiota! Mi vuoi far morire di paura? Brutto imbecille, ho passato le ultime tre ore ad immaginarmi di tutto! Mi hai capito? Di tutto!”  

Sentendo quasi un macigno che le si sollevava dal petto lo abbracciò di slancio, appoggiando una guancia sul suo petto con gli occhi improvvisamente lucidi, sfogando tutto quello che aveva represso nelle ultime ore passate in silenzio mentre lo aspettava.

Non gli disse che quasi aveva già cominciato a pensare a come dire ai gemelli che il papà non sarebbe più tornato a casa, come succedeva sempre quando tardava ad arrivare.

“Mi dispiace, abbiamo avuto dei problemi a Trafalgar Square e a Covent Garden... Ma non devi preoccuparti Liz, te l'ho detto tanto volte che ti sarà molto difficile liberarti di me.” 


Altair fece per stringerla come aveva sognato di fare un mucchio di volte quella sera mentre sfuggiva per un pelo a qualche maledizione e pensava seriamente che non l'avrebbe più rivista, ma Elizabeth alle sue parole gli si allontanò di scatto, guardandolo con gli occhi lucidi che mandavano lampi da tutte le parti:


“Non devo preoccuparmi? Ma ti senti? Come reagiresti tu se io a mezzanotte non fossi ancora tornata a casa? Avanti Altair, dimmelo. Sai, ti ci vedo proprio tutto tranquillo a dormire in una situazione del genere.”

Nonostante tutto, nonostante fosse stanchissimo e gli facessero un male cane la testa, la schiena e il braccio sinistro, Altair sorrise senza staccare gli occhi dalla moglie e sapendo che di certo non se ne sarebbe stato affatto tranquillo e avrebbe rivoltato ogni angolo del paese per cercarla. 


“Ride! Io muoio di paura ad immaginarmi mille modalità di morti possibili e lui ride! Ho pensato davvero che non saresti tornato questa volta, lo sai? Me ne vado a letto, altrimenti non saranno dei killer a farti fuori ma qui si parlerà di omicidio domestico!” 

Elizabeth girò sui tacchi e si allontanò, uscendo dalla sala con falcate decise, la vestaglia color crema che si muoveva quasi come un mantello alle sue spalle.  Altair sospirò e la seguì senza dire nulla, percorrendo scale e corridoi in silenzio fino a raggiungere la loro camera. 
Lizzy si infilò sotto le coperte e lui si buttò sul materasso completamente vestito, curandosi solo di togliersi le scarpe. 


Lei si stese sul fianco, dandogli le spalle e maledicendo il momento in cui Altair era diventato un Auror mentre lui le si avvicinava, abbracciandola da dietro e cingendole la vita con le braccia: non aveva nessuna voglia di litigare, non ne aveva proprio la forza... Voleva solo farsi coccolare e addormentarsi tenendosi sua moglie vicina. 

“Liz, piantala e abbracciami, non aspetto altro da ore. E comunque... Giusto perché tu lo sappia, non ci sarà mai un momento in cui a mezzanotte non saprò dove tu sia perché già alle 22 inizierei a rivoltare ogni angolo della Gran Bretagna fino a trovarti. Ok? Non ti devi preoccupare, ti prometto che tornerò sempre a casa.” 

Lizzy si voltò verso di lui, guardandolo e cercando di mantenere un’espressione arrabbiata che però finì con l’addolcirsi di fronte agli azzurri occhi stanchi di suo marito e all’espressione seria che aveva usato nel parlare, come se fosse fermamente convinto di quello che diceva. 

Si ritrovò così ad annuire accarezzandogli il viso con una mano prima di parlare a bassa voce:

“Ok. Ma non farlo mai più... E se per caso dovessi farti ammazzare e lasciarmi con quelle due piccole pesti più un altro in arrivo da sola, ti assicuro che ti verrei a cercare ovunque vadano i morti, ti riporterei in vita - non so come ma lo farò - e poi ti ri-ammazzerei brutalmente con le mie mani. Detto questo ricorda che ti amo, Black.” 

Lizzy sorrise dolcemente prima di dargli un bacio a stampo, leggermente divertita dall’espressione accigliata del marito che probabilmente aveva trovato quella dichiarazione, che sembrava più una minaccia, leggermente insolita. 

In fin dei conti però, trattandosi di loro niente era mai del tutto convenzionale. 











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Angolo Autrice:

Buonsalve, sono tornata in anticipo! 
Questa volta vi ho fregato, l’OS era per Lizzy e non per Ian :P

Non vi anticipo il prompt del prossimo capitolo perché non l'ho ancora deciso nemmeno io... in ogni caso ci vediamo domani, mi farò venire in mente qualcosa! 

Spero che vi sia piaciuta, bye bye! 

Signorina Granger 

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Capitolo 6
*** #Diamante ***


6# Diamante 


“Amelia?” 

Inarcò un sopracciglio, rivolgendo alla ragazza in piedi davanti a lui uno sguardo quasi preoccupato: ok coglierla alla sprovvista, ma non voleva nemmeno causarle uno shock.

Lei sembrò riscuotersi sentendo la sua voce, rivolgendogli un sorriso:

“Non vorrei metterti fretta, ma comincia a farmi male il ginocchio...” 


“Oh andiamo non farla tanto lunga, cosa vuoi che sia?” 

Elliott roteò gli occhi ma non disse nulla, continuando ad aspettare e sperando che la ragazza gli rispondesse in fretta.


“Certo che sì... Pensavi davvero che avrei potuto dirti di no?” 

Un sorriso si fece largo sul volto di Elliott Boulstrode, che si alzò con sollievo – sia per la risposta positiva di Amelia, sia per poterlo finalmente fare – e le infilò il solitario alla mano sinistra:

“Beh, ovviamente ci speravo ma il dubbio c’è sempre.” 


Amelia gli sorrise prima di baciarlo a stampo sulle labbra:

“Nessun dubbio Elliott, te l’assicuro. Anzi, cominciavo a pensare che non me l'avresti mai chiesto! Fammi indovinare, qualcuno ti ha dato una spintarella?” 


Un sorriso angelico fece capolino sul bel volto del ragazzo, che non disse nulla ma il messaggio fu chiaro agli occhi di Amelia: ovviamente le due migliori amiche del ragazzo avevano provveduto a fargli notare che ormai stavano insieme da anni e che non era così strana l'idea che potessero sposarsi. 


“Come immaginavo. Beh, sei perdonato solo per il bellissimo anello che hai scelto.” 


Amelia sfoggio un sorrisetto mentre accarezzava i lisci capelli castani del fidanzato, che per tutta risposta inarcò un sopracciglio e le rivolse uno sguardo scettico prima di parlare

“Ah, è così? Fammi capire, ti importa solo di un diamante?”

“No, idiota... Quella è l'ultima cosa che conta.” 








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Angolo Autrice:

Buon salve, eccomi finalmente con un’altra OS con il prompt “Diamante”.
Piccola nota: la prossima sarà l'ultima OS della raccolta, volevo dirvelo con anticipo per non prendervi troppo di sorpresa XD 

So che non ho pubblicato OS per Aerin, Ian o Imogen ma le rispettive autrici si sono volatilizzate negli ultimi capitoli di History e non hanno mai commentato nemmeno la raccolta... Perciò anche per rispetto nei confronti di chi è sempre stato presente ho deciso di non scrivere OS per loro. Sono tremenda lo so, ma avevo detto che non mi faccio problemi... 

Piccolo spoiler sull’ultima OS, il prompt è: “Passato, Presente, Futuro” 

Non so quando pubblicherò, potrebbe essere domani quanto stasera... Si vedrà!


Signorina Granger 

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Capitolo 7
*** #Passato, Presente, Futuro ***


After the Story 





7# Passato, Presente, Futuro 

Ci sono tre fratelli.
A volte sono brutti, mentre altre volte sono belli.
c'è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, ma quando manca lui nessuno degli altri due c'è.


Il primo non c'è perché sta uscendo


Non sapeva quanti balli e quante feste si fossero tenute in quella casa, in quella stessa sala nel corso degli anni.

Però poteva immaginarlo.

Non sapeva quante persone avevano ballato, riso, parlato, mentito, spettegolato... Tantissime, sicuramente.


Maximilian era seduto su un divanetto, guardandosi intorno nella grandissima sala dei Malfoy dove si stava tenendo la festa per il compleanno della padrona di casa.

C'erano moltissimi volti conosciuti in quella sala... Non solo delle persone che facevano gli auguri ad Imogen, sorridendole chi con più sincerità e chi meno, ma anche appesi alle pareti.

In quella stanza c'erano circa duecento anni di storia ad incombere su di loro, gli occhi di quelli che un tempo avevano festeggiato con abiti bellissimi in quella stessa sala erano fissi sui presenti. 

Come sempre quando era ospite in quella sala gli occhi scuri di Maximilian Shacklebolt si posarono sul quadro che raffigurava i genitori di Abraxas, conscio che un giorno anche i volti degli attuali signori Malfoy sarebbero stati immortalati in un dipinto che avrebbe affascinato e suscitato domande in futuri invitati. 


“A che pensi?” 

Si strinse nelle spalle al sentire la familiare voce di sua moglie, che lo osservava con occhi carichi di curiosità:

“Niente di che... Sai, questa stanza mi mette sempre un po’ soggezione, non so perché.”

“Credo che sia il peso del passato, Maxi... Niente di più. Pensare a quante persone abbiano ballato qui dentro fa strano, in effetti.” 

Gia, era proprio strano.


Maximilian guardò Imogen, in piedi accanto ad Abraxas mentre accoglieva sorridendo gli auguri e i regali dei suoi invitati... Chi più e meno graditi.

Lucius era in un angolo a parlottare con Emma Rosier e i gemelli Black, cosa che faceva pensare a qualche disastro imminente... 
Ariadne era in piedi accanto al marito, Elliott e Amelia, divenuta sua cognata quando aveva sposato il fratello Richard ed era diventata una Rosier.

Aerin e Ian si erano fiondati sul buffet, quindi nulla di nuovo... 

Altair teneva in braccio la piccola Eltanin di pochi mesi, che si era guadagnata l'attenzione di parecchi invitati... Oppure le “sanguisughe” si erano avvicinate più per ammirare lui che la bambina, usandola come pretesto.

Un sorrisetto fece capolino sul volto di Maximilian nel vedere una vecchia conoscenza camminare con lunghe e decise falcate, il rumore dei tacchi a spillo che echeggiavano intorno a lei nella sala e gli occhi fissi sul suo obbiettivo.

Lizzy si avvicinò a suo marito e rivolse un sorriso dolce e minaccioso allo stesso tempo alle “gatte morte” che l’ex Grifondoro interpretò come “girate al largo, stronze”. 


Erano passati diversi anni, eppure le cose non erano poi così diverse. 
Un’altra vecchia amica si stava avvicinando a Maximilian, che sorrise nel vedere Connie andargli incontro:

“Buonasera signor Shacklebolt... Non saluti più le vecchie amiche? Non dirmi che sei diventato una di quelle persone che chiude con il passato e non saluta più gli amici della scuola.” 

“Signora Burke, come stai? Non ci vediamo dal tuo matrimonio, quindi immagino che avrai parecchio da raccontarmi.” 

Connie sorrise e dopo aver salutato Danielle sedette accanto a Maximilian, che si preparò ad ascoltare le chiacchiere della sua amica smettendo di pensare a tutto quello che doveva essere successo e che avrebbe avuto luogo in quella sala, un giorno.

Ignorava che la sua pro pro pro nipote un giorno avrebbe preso parte ad un gioco molto simile a quello che aveva intrapreso lui e che anni dopo il gruppo si sarebbe riformato... 


Il secondo non c'è perché sta venendo



“Oh mio dio... Non ci credo, è aperta!” 


Scorpius Malfoy, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, entrò nella stanza quasi di corsa mentre alle sue spalle una ragazza era in piedi sulla soglia della porta, guardandosi intorno con nervosismo:

“Non lo so Scorp... A tuo padre non farebbe piacere trovarci qui.” 

“E allora? Anche lui cercava sempre di infilarsi qui... Andiamo Becky non sei curiosa? Non lo vuoi vedere?” 


Scorpius si voltò e le sorrise allegramente mentre un ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi faceva il suo ingresso nella stanza con aria determinata a placare finalmente una certa curiosità:

“Lei forse no, ma io di sicuro! Però muoviti Malfoy prima che i nostri genitori ci trovino qui!” 

Scorpius si avvicinò alla scrivania del padre insieme a Walter e a Rebecca non restò che andare dietro ai due amici mentre nella stanza entravano anche Heather ed Alexander.

“Ah, eccovi! Che state facendo nello studio di tuo padre Scorp?”

“Non è ovvio Morgan? Cerchiamo il libro!” 

Heather lanciò a Rebecca un’occhiata scettica ma la mora le suggerì silenziosamente di non dire nulla e di lasciarli fare mentre il più giovane dei Malfoy apriva un cassetto e sorridendo ne tirava fuori il libro che tutti loro volevano vedere da anni.

“Beh, suppongo che sia questo il famoso “Sacre 28”... Mi chiedo perché mio padre non abbia mai voluto farmelo vedere!”

“Non saprei Scorp, forse perché combini disastri con qualunque cosa che ti capiti tra le mani? Ma la mia è solo un’ipotesi, ovviamente.” 

Walter rivolse all'amico un sorriso innocente che venne ricambiato con un “taci Fawley” borbottato a mezza voce mentre Heather, Rebecca e Alexander si avvicinavano al biondo per vedere il libro a loro volta.

Scorpius lo aprì e sfogliandolo arrivò alla fine... O almeno quella che sembrava esserlo.
Gli occhi dei cinque ragazzi si posarono sugli strappi perfettamente visibili: qualcuno aveva tolto delle pagine dal libro, le ultime. 


“Beh, colpo di scena. Chissà perché mancano delle pagine... Per di più le ultime.”

“Parliamo dei nostri genitori Heather, c'è di certo un motivo ben preciso... Beh, vorrà dire che faremo un’altra bella chiacchierata con mio padre stasera, ha un’altra storia da raccontarci.” 


“Aspettate... Guardate questa! Non ci avevano mai parlato di una foto, vero?” 

Alexander tirò fuori dal fondo del cassetto una foto in bianco e nero visibilmente vecchia che raffigurava un gruppo di persone eleganti e sorridenti.

“E questa? Chi sono queste persone?” Scorpius inarcò un sopracciglio, prendendola dalle mani dell’amico prima di girarla e leggere la data scritta sul retro:


“Però, è del 1947... Pensate siano le stesse persone di cui ci hanno parlato?”

“Malfoy, sei veramente un genio. Non vedi che c'è una donna vestita da sposa? Quella è Imogen Selwyn, e pensare che hai un suo ritratto appeso al piano terra!”


Rebecca roteò gli occhi con aria esasperata, facendo ridacchiare Heather mentre Scorpius invece la fulminava con gli occhi chiarissimi ereditati da suo padre. 

“Scusa tanto, non mi ero soffermato sulle facce. Però se questi sono Imogen e Abraxas allora gli altri sono di certo quelli di cui abbiamo sentito parlare.”

“Ma certo che sono loro! Questa qui somiglia un sacco alla zia Scarlett, sarà Elizabeth Abbott.”

“E questo è Altair Black.”

“Come fai a saperlo?”

“Sono andata a trovare la zia Hydra al lavoro una volta, al Dipartimento degli Auror tengono un mucchio di registri, genio di un Johnson.” 

“Beh, mica scema la zia Lizzy! Si è sposata con un pezzo di gnocco!” 

Walter scoppiò a ridere alle parole di Rebecca, mentre Alexander guardava male Heather e Scorpius teneva gli occhi sulla foto, osservando i volti delle persone di cui aveva tanto sentito parlare dal padre e dalla madre. 


“Che accidenti state facendo qui dentro?” 

Rebecca, Scorpius, Heather, Alexander e Walter alzarono contemporaneamente lo sguardo e incontrando così gli occhi scuri di Irina Lumacorno in Malfoy, che era in piedi sulla soglia della stanza e li guardava con aria accigliata.

“L'avevo detto che dovevamo mettere un palo...”

“Zitto Walt.”

“Emh, niente mamma. Guardavamo solo questa foto che abbiamo trovato! Piuttosto, come mai ci sono delle pagine strappate alla fine del libro?” 

Scorpius aprì il libro, mostrando alla madre gli strappi e facendole roteare gli occhi: lei l'aveva detto mille volte a suo marito di spostare il libro... Ma da quando Cantankerus Nott l'aveva dato ad Abraxas era sempre stato nello stesso cassetto e Charles sosteneva di non volerlo spostare.

Evidentemente era arrivato il momento di raccontare la storia per intero, senza omettere i punti che avevano saltato sulla Sodalite quando, diversi anni prima, lei e gli altri avevano raccontato ai figli quanto successo in quella casa nel 1945. 



C’è solo il terzo che è il più piccolo dei tre, 
ma quando manca lui nessuno degli altri due c'è.



“Mamma! Zia Scarlett e zio Dec sono arrivati… e Isaac ha rotto la mia bambola nuova.”

Alza lo sguardo dalla foto, guardando sua figlia sulla soglia della stanza. Ha le braccia conserte e l’aria arrabbiata con il fratello maggiore che, come sempre, non la lascia mai stare.


Isabelle ha quattro anni, ma ha già perfettamente capito che i maschi sono dei rompipalle, specialmente a cinque anni.

“Arrivo Izzie… La riparo io la tua bambola.” 

Chiude l’album fotografico e lo lascia sul letto, alzandosi e avvicinandosi a sua figlia, prendendola per mano e avviandosi ad accogliere i suoi ospiti.


Entrando in salotto le due vengono immediatamente accolte da una sorridente bambina dai capelli scuri che si avvicina ad Isabelle:

“Ciao Izzie, ciao zia!” 

Hydra ricambia il sorriso e saluta la sua figlioccia accarezzandole i capelli prima che Gillian e Isabelle corrano a prendere le bambole per giocare in santa pace, lontane dagli scherzi dei rispettivi fratelli che invece stanno ammirando il modellino di un campo da Quiddicth che di certo finirà con l'essere distrutto entro la fine della serata. 

Hydra si avvicina così alla sua migliore amica, che le sorride prima di abbracciarla:

“Ciao... Come stai?”

“Non c'è male, e tu signora Shafiq?”

“Non chiamarmi così, simpaticona... Piuttosto, ho sentito della promozione. Complimenti, boss.” 

Scarlett sorride dandole una pacca affettuosa sulla spalla e la nuova Capo Auror ricambia, soddisfatta del risultato ottenuto che è stato sudato con fatica negli ultimi anni.

“Molte grazie... Ora però vieni, devi aiutarmi con la cena. Ho tutta l'intenzione di sfruttarti cara mia.”

“Sei seria? A saperlo stavo a casa, e io che sono venuta solo per scroccare la cena!” 

Hydra scoppia a ridere mentre si trascina la sua più vecchia amica in cucina con i figli che giocano in salotto e Declan e Robert che conversano animatamente di Quidditch.


Passato, futuro o presente che sia ci sono delle cose che restano invariate nel tempo: l’importanza della famiglia e degli amici. 












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Angolo Autrice:

Buonasera! Come vedete alla fine sono riuscita a pubblicare anche questa ultima OS oggi. Si, è stata giornata di scrittura (in altre parole, non avevo un cacchio da fare)...

Il capitolo è diviso in tre parti seguendo lo schema dell’indovinello che vi avevo già proposto tempo fa: passato, futuro è presente.

Iniziamo quindi da Maximilian, facciamo un salto di diversi anni andando a conoscere brevemente alcuni tra i figli di Charles e Company per concludere con una visione del presente, ovvero con Hydra Shacklebolt esattamente dove l'avevamo lasciata con Amor et Amicitia.

Spero ovviamente che questa OS vi sia piaciuta, così come l'intera Raccolta. 

Grazie ancora a Nene_92, HadleyTheImpossibleGirl, Sesilia Black, Moontastic e Coco per essere state sempre presenti e molto partecipi e anche a forever_night7, TatianaRomanova e Inazumiana01 per avermi affidato i loro OC


Un grazie particolare a Sesilia, Moontastic, Hadley, forever_night7 e TatianaRomanova per aver partecipato anche ad History dopo “Le Sacre 28”, spero di trovarvi anche se dovessi scrivere il sequel.

Grazie per aver seguito la storia, a presto! 


Signorina Granger

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