X-Pets

di Berry Depp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di come Hopps e Wilde divennero agenti segreti ***
Capitolo 2: *** Il caso Rose ***



Capitolo 1
*** Di come Hopps e Wilde divennero agenti segreti ***


 
Alle cinque e trenta del mattino la sveglia cominciò a suonare. Un ditino peloso, pronto e veloce, uscì da sotto le coperte per spegnerla e la sua proprietaria balzò dal letto, accese la luce e si tolse velocemente la larga maglia che usava per dormire; saltò verso l’armadio, prese la sua divisa e la indossò in fretta e furia, bevve un sorso di succo di carota e diede un morso al toast messo a cuocere nel tostapane pochi minuti prima, mentre si vestiva; infine prese il cellulare e le chiavi di casa in un colpo solo ed uscì di casa alla velocità della luce.
            Cinque e quaranta. Tenendo il passo, Judy sarebbe arrivata in centrale alle sei,  puntuale come al solito. Si mise in cammino con un sorriso spensierato stampato sul volto che non si era spento nemmeno per un istante, da quando era in piedi. Attraversò la città guardandosi intorno come sempre, stupendosi ogni giorno di cose nuove che notava di volta in volta, come quel fiorellino bianco che sbucava tra due mattoni o le nuove sedie imbottite esposte nella vetrina dell’emporio che la signora Kelly avrebbe aperto più di tre ore dopo. Le piaceva osservare tutto quello che aveva attorno, quando aveva il primo turno in centrale, quando la città non era ancora sveglia ed era tutta per lei, si sentiva coccolata tra le braccia che erano i grattacieli e amava quella specie di intimità che si creava tra lei e il suo piccolo grande mondo.
            Alle cinque e cinquantotto la coniglietta era davanti le porte di vetro della centrale. Attraverso quelle provo a scorgere se Clawhauser fosse già alla sua postazione, ma non vi vide nessuno.
            -Ehi, Judy!- il ghepardo la salutò da lontano agitano il grosso braccio. Lei gli sorrise di rimando e si fece indietro perché aprisse le porte. -Sempre puntuale, eh?
            -Questa volta anche in anticipo, mi sa- commentò lei.
            Il collega scrollò le spalle, aprì e la fece passare prima di lui. Accese tutte le luci e la hall si mostrò in tutta la sua vastità. Judy rimaneva sempre di stucco, ogni volta che la vedeva, e si chiedeva se gli animali molto più grossi di lei la vedessero così grande, anche se dal loro punto di vista.
            -Ti direi di accomodarti ed aspettare, gli altri staranno per arrivare - la invitò Benjamin mostrandole un divanetto.
            -Oh, no, Clawhauser, ho dei fascicoli da compilare. Grazie comunque- rispose lei sorridendo riconoscente, per poi dirigersi saltellando al suo ufficio. Mentre si sedeva alla grande scrivania sentì i passi dei primi mammiferi farsi largo dentro la centrale. Affondò nella poltrona girevole e sospirò, dandosi una calmata. Aveva fatto di corsa e solo ora si accorgeva che il cuore le stava scoppiando nel petto. Cercò di riportare il respiro ad una frequenza relativamente normale, per un coniglio. In realtà non doveva compilare alcun fascicolo, aveva solo bisogno di pensare. Sì, perché se quella mattina era così gasata... beh, insomma, più del solito, era a causa di una certa volpe che la sera prima l’aveva fatta impazzire. Provò a ricordare tutta la scena e le immagini la assalirono in una sequenza così veloce che faticò a starvi dietro.
           
-Nick!- esclamò, trovandosi il partner davanti la porta -Che ci fai qui? Non ti aspettavo.
            -Volevo godermi la sorpresa nei tuoi occhi, Carotina- spiegò quello sorridendo soddisfatto, perché era riuscito nell’intento -Mi fai entrare o il caffè che mi offrirai dovrò berlo sull’uscio?
            -Oh!- Judy gli fece largo e Nick entrò in casa. Si guardò intorno e lei lo fece accomodare al tavolo della cucina, mentre preparava il caffè. -Come mai questa visita?
            Nick scrollò le spalle, il muso sorretto dalla zampa con cui si era appoggiato al tavolo. -Avevo il giorno libero e volevo vederti.
            Quelle parole fecero piacere a Judy, che si ritrovò a sorridere. Fortunatamente gli dava le spalle, o avrebbe iniziato a prenderla in giro per la sua reazione. Gli porse la tazza e si sedette accanto a lui, iniziando a sorseggiare il suo caffè, lui le sorrise per ringraziarla.
            -Ah!- esclamò di colpo, facendolo affogare -Ho dei mirtilli!- saltò giù dalla sedia e li andò a prendere.
            -Ehm, grazie- disse lui, prendendone uno e lanciandoselo in bocca.
            Lei lo guardò aggrottando le sopracciglia e piegando la testa di lato. -Sei silenzioso- sentenziò -Tutto bene?
            -Io? Oh, sì. Pensavo- disse solo lui.
            -Non mi convinci...
            -Mi chiedevo- esclamò di colpo -Qual è la tua canzone preferita dei Guns n’ Rodents?
            -Eh?- fece lei, sempre più confusa.
            -Ti piacciono, no? Hai una playlist nel tuo iPaw, mi pare.
            -Sì, mi... piacciono molto...- balbettò lei, il caffè che si raffreddava perché non l’aveva più toccato da quando il suo amico aveva cominciato a parlare -Aspetta, hai frugato nel mio iPaw?
            Lui fece uno strano movimento con la zampa, come a dire di lasciar perdere. -Solo un’occhiata. Allora, qual è? La mia Welcome to the Jungle.
            Judy sorrise, per niente sorpresa: ci avrebbe scommesso.
            -Rabbit Queen- rispose, gonfiando il petto orgogliosa.
            Nick inarcò le sopracciglia, colpito. Non avrebbe mai pensato che la sua tenera, ingenua Carotina avesse gusti così particolari. Sorrise malizioso.
            -Non guardarmi in quel modo! È bella, okay?- sbottò, capendo il significato di quel sorriso -Piuttosto, come mai me lo chiedi? Ci sono molte altre playlist nel mio iPaw, perché...- ma non riuscì a terminare la frase che Nick, con uno svelto movimento, prese qualcosa dalla sua tasca. Due piccoli pezzi di carta, stretti tra due dita. Glieli agitò sotto il naso.
            -Indovina cosa sono- fece, sorridendo sornione.
            Lei strinse il polso di Nick per fermare quel movimento fastidioso e prese quei pezzi di carta, li lesse e i suoi occhi si illuminarono più di quanto non lo fossero già.
            -Questi sono...- mormorò, senza riuscire ad aggiungere altro, tanto era lo stupore.
            Lui chiuse gli occhi e annuì, contento che la sorpresa le fosse sta più gradita di quanto avrebbe sperato. -Due biglietti per la reunion dei Guns n’ Rodents, Carotina. La prossima settimana. Vedi di farti dare la sera libera, io ci ho già pensato.
            Lei gli saltò al collo e lo strinse così forte che quasi lo soffocò, rischiarono anche di cadere dalla sedia. Lui ricambiò il suo abbraccio, poi si staccò e la guardò negli occhi.
            -Allora è una promessa, Carotina. La settimana prossima allo stadio per il concerto.
            -Certo!- esclamò lei, su di giri -Oh, Nick, grazie! Aspetta un attimo- tutto l’entusiasmo sparì così velocemente che Nick si spaventò -Dove hai trovato i soldi per i biglietti? Sono i posti sotto il palco, devono essere costati una fortuna.
            Lui sbuffò. -Perché ti preoccupi dei soldi? Sono un onesto lavoratore, li ho conservati piano piano e...- incassò la testa tra le spalle.
            Lei sorrise e scosse la testa. -Mi farai impazzire, qualche volta.
            -Allora saremo pari, perché tu mi hai già fatto ammattire da un pezzo- ribatté lui carezzandole la testolina.
 
            La porta dell’ufficio si spalancò di colpo facendo prendere un colpo a Judy.
            -Dov’è la mia Carotina rockettara preferita?- esclamò Nick allargando le braccia.
            Lei rise. -Buongiorno anche a te, agente Wilde. Bogo è arrivato?
            -Sì ed è più imbufalito del solito- rispose lui sorridendo sereno.
            La coniglietta scese dalla sedia e lo raggiunse. -Non provare a dire che è imbufalito davanti a lui.
            -Per quale motivo?- fece lui, fingendo di non capire -Perché è un bufalo o perché non gli piacciono i giochi di parole? O perché è un bufalo ed è davvero sempre imbufalito? O perché...
            Judy sollevò una zampa per zittirlo ed aprì la porta della sala riunioni. Effettivamente il capitano sembrava più nervoso di quanto non fosse tutti gli altri giorni. I due andarono a prendere posto e aspettarono che gli venisse assegnato il lavoro giornaliero. Mentre la stanza si svuotava, Nick chiese a Judy: -Cosa indosserai per il concerto?
            -Devo indossare qualcosa in particolare?
            -Beh, sì. È un concerto rock, si va vestiti in una certa maniera. Io metterò dei jeans neri e la mia maglia dei Guns n’ Rodents.
            Lei lo guardò incredula. -Hai una maglia dei Guns n’ Rodents?
            -Sì, uhm... l’ho rubata in un negozio quando avevo diciott’anni. Non dirlo in giro- sussurrò lui.
            Judy sospirò. -No, non ho maglie del genere. Però ho una fascia rossa. Metto quella in testa, una canotta nera e... la gonna a quadri neri e rossi.
            Lui annuì, immaginandola così abbigliata. -Molto Deasel Rose, la gonna- commentò ridendo.
            Bogo li interruppe, incenerendoli con lo sguardo. -Avete finito la vostra chiacchierata, voi due?
            -Uhm, sì, capitano. Ci scusi.- rispose pronta Judy. Ora erano solo loro tre, nella stanza. Non se ne erano nemmeno accorti, quando parlavano e si perdevano in discorsi tutto il resto non esisteva più. Era una sensazione piacevole, ma in momenti come quello non facevano esattamente comodo.
            -Mi faccia indovinare, ausiliari del traffico?- chiese Nick mostrando un sorriso tanto ampio quanto strafottente.
-Meno spirito, Wilde. Vi ho lasciati per ultimi perché devo parlarvi di una faccenda molto seria.
In quel momento entrò un quarto individuo. Era di bassa statura, più alto di Judy di una spanna e poco più basso di Nick, aveva il pelo grigio con delle striature più scure ai lati della faccia e gli occhi azzurri. E Nick non poté fare a meno di notare – non era difficile, da capire, ma in quel momento era così sorpreso che anche un’intuizione del genere sembrava qualcosa di grande – che era un coniglio.
-Ah, sei qui- notò Bogo –Ragazzi, lui è Jack Savage, agente della Secret Organization of Mammals.
Il coniglio si avvicinò ai due e porse prima la zampa a Nick, che la strinse poco convinto, poi si fermò davanti a Judy, la studiò attentamente – troppo attentamente, pensò Nick – prese gentilmente la sua zampa e gliela baciò delicatamente.
-È un piacere conoscere la poliziotta più in gamba di Zootropolis- commentò Jack e Nick sentì i peli rizzarsi dalla punta della coda alla nuca. Dal canto suo Judy sembrava lusingata ed imbarazzata al contempo. Ridacchiò voltandosi, non abituata a certe attenzioni da chiunque non fosse Nick. O almeno, questo fu quello che pensò la volpe.
Quest’ultimo la prese per le spalle e la spostò accanto a lui, in modo da stare tra lei ed il nuovo arrivato. –Capitano, cos’è questa storia?
-L’agente Savage sta lavorando ad un caso molto particolare- rispose Bogo -Ultimamente si sono verificati diversi furti in giro per i distretti, furti molto... strani.
I due poliziotti aggrottarono le sopracciglia e il coniglio prese la parola: -I ladri sono mammiferi che hanno mostrato abilità fuori dal normale- spiegò con tono serio, mentre usciva da una cartella alcune foto che mostrò loro –Diversi testimoni hanno parlato e noi stessi abbiamo potuto osservare i fatti grazie alle registrazioni delle telecamere di sicurezza. Abbiamo a che fare con orsi capaci di librarsi in volo, cervi sputa fuoco e tigri telepatiche.
Nick rise, nervoso. –Okay, cos’è, uno scherzo?
-Nick, guarda- mormorò Judy, indicando una foto. Era ritratto un orso grizzly a diversi metri da terra, con borsoni pieni di quelli che dovevano essere soldi, considerando che stava uscendo da una banca.
-Quello è stato l’ultimo furto, due giorni fa, alla banca di Tundratown- disse Jack.
-Andiamo, Carotina, non crederai a queste scemenze!- riprese la volpe.
-Mi piacerebbe che fossero scemenze, Wilde- intervenne Bogo –Ma purtroppo non è così. Se ne sta occupando la S.O.o.M, è roba seria.
Judy si riprese dal primo momento di confusione e chiese: -E noi due cosa c’entriamo, in tutto questo?
-Mi è stato riferito che lei e il suo partner avete risolto un difficile caso di sparizioni collegate fra loro- disse Jack –I mammiferi colpevoli dei furti sembrerebbero quelli scomparsi negli ultimi giorni.
-Connor O’Bear?- fece Nick, prendendo la foto che aveva osservato Judy poco prima –È lui?
-Ed Anthony Starks...- continuò la coniglietta, alludendo al cervo di un’altra foto, ritratto mentre inceneriva una casa col fuoco che gli usciva dalla bocca –E questa tigre bianca accanto a lui, chi sarebbe?
-È questo, il punto- riprese Jack –La sua scomparsa non è stata denunciata da nessuno. Presumiamo sia il capo.
-Ma sono spariti altri mammiferi- disse Nick, cominciando a contarli sulle dita –Eleanor Mirkey, Jim Furson e... il piccolo Eddie, il figlio dei signori Henrik.
Jack annuì. –E questi sono solo negli archivi del vostro distretto. Si tratta di decine di mammiferi scomparsi. Temiamo che le sparizioni siano correlate tra loro e che anche questi animali possano... non sappiamo cosa gli facciano, il lavaggio del cervello, non ne abbiamo idea. Per questo ho voluto personalmente chiedere a le... a voi- si corresse, spostando lo sguardo da Judy a Nick –di aiutarci.
-Lavorare per un’organizzazione governativa segreta?- esclamò Judy, le cui orecchie puntarono verso l’alto in un impeto infantile che Nick trovò adorabile, a discapito della situazione.
Bogo e Jack annuirono.
-Allora, accettate?- chiese Bogo –Potrebbe essere pericoloso, ma ne va della salvezza di tutti quei mammiferi.
Nick avrebbe voluto che il capitano si risparmiasse quella seconda parte di frase, dopo l’avvertimento. Se si fosse fermato al “potrebbe essere pericoloso” probabilmente Judy ci avrebbe pensato più a lungo, ma dopo che le sue lunghe orecchie sentirono il resto, lei non ebbe dubbi. E lui seppe che non c’era niente da fare.
-Certo- disse infatti la coniglietta, sicura di sé. Poi, come se si fosse ricordata in quel momento che aveva un partner: –Vero, Nick?
E come dirle di no? Il suo entusiasmo non lo scalfiva minimamente, ma non aveva la forza di negarle qualcosa, quando si mostrava così su di giri. La volpe sospirò.
-Come l’altra volta, eh?- commentò, atono.
Lei annuì energicamente.
-Bene, seguitemi- li invitò Jack –Vi porto all’agenzia.
Quelle parole furono agghiaccianti, per Nick, che non poté fare a meno di fare come gli era stato detto.

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Cabina del Capitano:

Uhm... Ehilà...? :D
Salve, piccoli cacta, mi infilo di prepotenza in questo fandom. Non so se qualcuno mi ha già notato, ma ne dubito, perchè ho lasciato appena un paio di recensioni. E intendo proprio due. Well, per prima cosa: ogni riferimento a Tony Stark è puramente casuale (?), se vi state chiedendo cosa c'entrino i Guns n' Roses in tutto questo posso dire in mia difesa che la loro parodia è veramente presente tra le playlist di Judy (quando sul treno cerca la canzone di Gazelle, ci sono anche i Fur Fighters loool) ed essendo una band che mi piace molto ho semplicemente voluto mettere del mio come faccio spesso -edinmodoinopportunocoffcoff- con i personaggi delle mie fic. Se c'è qualche eretico che non ha compreso lo scambio di battute del flashback sappiate che Welcome to the Jungle è il vero titolo della canzone e l'ho trovato parecchio appropriato, per i gusti di Nick, mentre Rabbit Queen è la parodia di Rocket Queen (un bacino scaldacuore a Vikyfaro che ci aveva azzeccato col mio indizio) che vi invito caldamente ad ascoltare, solo... non con i vostri genitori in giro, ecco. Ahem. 
Per il resto, immagino sappiate tutti chi sia Jack Savage. Se così non fosse dovreste proprio informarvi, perché è piuttosto importante per la storia.
In connnnnclusione. Spero che come primo capitolo vi abbia incuriosito un po', tra pochi giorni partirò per un campo scout e quando sarò tornata avrete il prossimo. 
Mi sono portata la testa abbastanza? Perfetto.
Ci sentiamo, cacta!
BD


 
 

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Capitolo 2
*** Il caso Rose ***


 
Una volta fuori dalla centrale, Nick fu sul punto di andare a prendere la volante, ma Jack lo fermò: -Oh, no, Wilde. Andiamo con la mia auto, vi offro un passaggio.
“La sua auto” non si poteva nemmeno definire un’auto. Quella – Nick ne fu certo – non l’avrebbe potuta rubare nemmeno se avesse voluto e solo perché non si era mai trovato in posti frequentati da mammiferi con così tanti soldi da potersela permette. Fece un rapido calcolo e immaginò quanto potesse costare. Al pensiero di una cifra simile gli venne un capogiro: avrebbe potuto sistemarsi per sette vite, con tutti quei soldi.
Judy trattenne il respiro, quando la vide. Era altissima e lunghissima e nerissima e lucentissima. Questi furono gli aggettivi che le vennero in mente sul momento e ne avrebbe avuti molti altri, una volta entrata.
-Questa auto è tua?- esclamò, esterrefatta.
-Beh, non proprio mia- rise il coniglio –È dell’agenzia, ci vado in giro quando lavoro. La mia è una semplice Furcedes.
“Una semplice Furcedes”. Ma sentilo, pensò Nick storcendo il naso. Jack aprì lo sportello posteriore e fece entrare Judy, il tutto sotto gli occhi schifati e contrariati della volpe, che entrò dall’altro lato, mentre Jack si sedeva di fronte a Judy.
-Parti pure, Harold- disse il coniglio al conducente. L’auto si mise in movimento.
-Ha anche l’autista, Nick!- bisbigliò Judy eccitata –Come Batbat!
-Non ce l’ha lui, Carotina, anche l’autista è dell’agenzia- borbottò la volpe, voltandosi per guardare la città sfrecciare attraverso il finestrino oscurato.
Durante il viaggio, che durò circa venti minuti – i più lunghi della vita di Nick – Jack si dimostrò ancora più schifosamente viscido di quanto fosse sembrato alla volpe a prima vista: non era solo un adulatore o un narcisista, era soprattutto un bastardo della peggior specie.
-Modestamente io, Jack Savage- sottolineò portandosi teatralmente una zampa al petto –sono il miglior agente dell’organizzazione. Per questo ho voluto lavorare con voi due, i migliori del vostro distretto.
-Non esageriamo- replicò Judy, in imbarazzo.
-Oh, è così!- riprese quello –Niente po’ po’ di meno che Judy Hopps, l’agente più brillante e coraggiosa di Zootropolis. Figlia di una famiglia di coltivatori, con la tua sola forza di volontà sei stata capace di compiere grandi imprese.
Ruffiano, pensò Nick, che non aveva smesso di fissare con sdegno il coniglio. Questi si fermò, inarcò un sopracciglio guardando la volpe e riprese, parlando più lentamente, come se avesse rischiato di sciupare il soggetto del suo discorso, con le parole: -E Nicholas Piberius Wilde. Ex criminale dall’oscuro passato. Chissà cosa pensano i tuoi vecchi colleghi e compagni di malefatte, del tuo nuovo incarico da poliziotto. Di certo tua madre ne sarebbe fiera.
A quelle parole le orecchie di Nick si rizzarono e lui gli puntò minacciosamente un dito contro.
-Okay, adesso basta.
A Judy prese un colpo, prima per ciò che aveva detto Jack, poi per la reazione di Nick.
L’agente segreto sorrise, compiaciuto.
-So molte cose di voi- mormorò, come se questo fosse un segreto; e forse lo era –È tutto nei nostri archivi, ogni informazione su qualunque abitante di Zootropolis e dintorni. Affascinante, vero?
-Maniacale- commentò Nick, in disaccordo.
-Nick!- lo riprese Judy, mortificata.
-Che c’è? È vero, questi tizi sanno tutto di tutti, non è normale.
Jack annuì.
-Il tuo collega ha ragione, Hopps. Ma forse tutto ciò non lo infastidirebbe così tanto, se non avesse un passato a dir poco... selvaggio.
Nick non gli saltò al collo per un pelo, solo perché Harold l’autista annunciò che erano arrivati. Scesero dall’auto e si ritrovarono davanti un edificio come un altro, tipico della periferia, un po’ diroccato come il resto delle case popolari lì attorno. Judy si chiese che senso avesse collocare un’agenzia super segreta in un posto tanto impensabile, quando ci entravano abitualmente mammiferi in smoking alla guida di auto di lusso. Entrarono nell’atrio, che sembrava quello di un semplice hotel, e si avvicinarono al bancone. Jack sembrava contrariato, una volta constatato che non ci fosse nessuno a dar loro il benvenuto.
-Capisco che mi detesti, ma sapeva che avevo ospiti- borbottò più rivolto a se stesso che agli altri due. Suonò il campanello posto sul bancone e dopo qualche secondo, da dietro una porta, sbucò una volpe artica. Indossava una camicetta bianca a maniche corte e una gonna nera forse troppo corta, al collo un papillon nero sciolto lasciato cadere sul petto.
-Posso aiutarvi?- chiese inarcando un sopracciglio. A Nick sembrò che si fosse soffermata su di lui, dando una rapida occhiata ai nuovi arrivati.
-Non scherzare, Nuy, apri l’ascensore- replicò burbero Jack, senza nemmeno guardarla, come se avesse fretta di togliersela dai piedi. A Judy quel comportamento sembrò strano, quella volpe bianca aveva tutta l’aria di essere simpatica.
Questa roteò gli occhi e sorrise a Nick e Judy.
-Voi dovete essere gli agenti Wilde e Hopps, dico bene?- chiese ai diretti interessati, ignorando il coniglio.
-È così- rispose Nick, che per un attimo temette di non riuscire a staccare lo sguardo dagli occhi color ambra della loro interlocutrice.
-Ci chiami Judy e Nick- disse la coniglietta, sorridendole di rimando.
-E lei è...?- chiese Nick.
-Nuyileq. Nuyileq Pissualayok- la volpe si fermò e osservò le loro reazioni, che a giudicare dalla sua risata dovevano essere proprio soddisfacenti.
-Non ti stanca mai, eh?- Jack la folgorò con lo sguardo, ma lei non se ne accorse nemmeno, presa com’era dalle espressioni confuse dei poveri Nick e Judy.
-Vi prego, chiamatemi Nuy- disse, quando si riprese –È bello godermi le facce di chi mi chiede il nome. Oh, che maleducata! Volete del caffè?- da sotto il bancone prese un vassoio su cui aveva già preparato delle tazze con il caffè, una ciotola di zucchero ed una piccola brocca con del latte.
-Uhm grazie- fece Nick, versando del latte e due cucchiaini di zucchero in una tazza che porse a Judy (ormai conosceva i suoi gusti), per poi iniziare a sorseggiare il suo caffè, amaro.
-Jack?- lo invitò Nuy, con un sorriso finto.
-Non c’è tempo. Dobbiamo affrettarci, abbiamo un caso complicato, tra le zampe- ribatté lui –Apri quel dannato ascensore.
Nuy sbuffò e premette un tasto sotto il bancone, che fece aprire l’ascensore che si trovava a destra, alla fine del corridoio.
-Jack ha ragione- Judy si risvegliò dal suo piccolo momento di gioia in compagnia e quasi fece cadere la tazza a Nick, quando gli diede una gomitata per spronarlo –Andiamo, Nick!
Questi sospirò.
-Visto, con cosa ho a che fare ogni giorno?- disse a Nuy, una volta che Judy fu abbastanza lontana.
-Beh, immagino tu abbia già avuto modo di conoscere il mio fardello- replicò lei, sorridendo.
-Siamo pari- concesse lui –Ci vediamo- e andò dietro agli altri due.
L’ascensore era enorme, in confronto a loro che erano mammiferi di piccole dimensioni; Nick cercava di stare il più vicino possibile a Judy per tenerla lontana da Jack, stando attento a non apparire fastidioso: il coniglio se ne sarebbe accorto e la sua partner gli avrebbe fatto notare che le stava attaccato, facendolo sprofondare in un baratro di imbarazzo.
-Bello, eh?- chiese Jack, ammirando le pareti della cabina –Questo ascensore lo usiamo solo noi agenti dell’organizzazione. Quello a sinistra è per i visitatori dell’”hotel”. Copertura semplice, ma efficace. Gli abitanti della zona pensano che sia una struttura che ospita onesti e ricchi lavoratori come banchieri o avvocati.
Le parole “onesti” e “avvocati”, usate nella stessa frase, causarono un conato di vomito a Nick, che dovette reprimere cercando di mantenere un’espressione seria e minimamente interessata.
Jack continuò: -E nessuno fa domande. Può sembrare un brutto quartiere, ma nessuno si azzarda ad attaccarci, magari pensando che nelle nostre ventiquattrore ci siano mazzi di bigliettoni. Sanno che l’immobile appartiene a Mr. Big e se ne tengono alla larga. Per rispetto, o per paura.
-Conosciamo Mr. Big- le orecchie di Judy si rizzarono, quando sentì quel nome –Abbiamo instaurato un buon rapporto, nel caso di due anni fa.
Il coniglio rise.
-So anche questo, Hopps. Questo e molto altro- aggiunse, lanciando un’occhiata eloquente a Nick, che finse di non accorgersene.
-La receptionist, Nuy- disse invece la volpe, per cambiare discorso e non rischiare di azzannare Jack per il solo gusto di farlo stare zitto –Ha un... nome strano.
-Lingua Yupik- rispose prontamente l’altro –Un antico popolo dell’Alaska o... Siberia... non lo so, qualcosa del genere. È da un posto di quelli, che viene lei. Altro che Tundratown, lì un mammifero come me o te muore assiderato.
L’ascensore si fermò al dodicesimo piano e Jack si avviò esperto fra i corridoi che non rispecchiavano affatto quelli di un hotel: erano grigi e si districavano fa brevi rampe di scale e vicoli ciechi e porte chiuse a chiave. Nick e Judy dovevano fare attenzione a non fermarsi per studiare quello che li circondava troppo a lungo, o avrebbero perso di vista il loro nuovo collega. Non erano soli, a quel piano: mammiferi di ogni specie, dalla più piccola alla più grossa, maschi e femmine, giovani e meno giovani, si muovevano chi lentamente e chi con più fretta, per raggiungere forse i loro uffici e darsi da fare con i loro lavori super segreti. Indossavano tutti degli eleganti completi neri, quelli che piacevano tanto a Judy quando guardava i film di spionaggio e che Nick sapeva che non avrebbe sopportato, se avesse dovuto indossarne uno lui. Sperò che almeno quello glielo risparmiassero.
Arrivarono davanti una porta molto più alta di loro, su cui era affissa una targhetta che riportava il nome di Jack Savage. Questi la spinse e li fece accomodare nel suo studio, qualcosa che alla loro centrale, anche Bogo non avrebbe mai potuto avere: non molto grande, ma elegante, le pareti coperte da librerie piene di libri quali saggi ed enciclopedie, un tappeto – di pregiata fattura, doveva ammettere l’ex contrabbandiere, esperto – ed una scrivania fatta di legno scuro che aveva tutta l’aria di essere estremamente costoso, una poltrona girevole in finta pelle nera dietro questa e due poltroncine in velluto rosso poste davanti; la grande finestra dietro la scrivania coperta da due tende bianche, che non lasciavano intravedere il panorama. Jack li fece accomodare sulle poltroncine e si sedette su quella di fronte a loro.
-Allora?- Judy saltellò sul posto –Da dove cominciamo?
Jack le porse una cartelletta, che lei aprì spostandola verso Nick per far vedere anche a lui il contenuto: un paio di fogli e delle foto.
-Immagino conosciate Weasel Rose, cantante dei Guns n’ Rodents- disse il coniglio che, vedendoli annuire confusi, continuò: -Lui è uno dei mammiferi scomparsi. A denunciarne la scomparsa è stato il chitarrista della band, Hamslash, tre giorni fa, dicendo che non è la prima volta che il leader non si fa vivo alle prove, considerando che questi è un tipo presuntuoso e che soffre di bipolarismo. Ma è la reunion e non dà notizie di se da una settimana. Il concerto di Zootropolis è fra quattro giorni e tutti i componenti della band sono preoccupati.
Le orecchi degli altri due si afflosciarono dietro le teste. Addio concerto, si dissero. O forse no, pensò allora Judy.
-Allora cerchiamolo- esclamò –Io a quel concerto voglio andarci e non ho intenzione di stare a guardare una donnola con la parrucca bionda che canta in playback Rabbit Queen.
Nick sorrise, ma dovette tornare serio quando Jack riprese: -È questo, il punto: quello di Rose non è più un caso di sparizione, ma di furto con aggressione. La donnola si è infiltrata nella casa di una ricca famiglia di Rainforest, il padre lavora direttamente per Mr. Big, e ha rubato svariati oggetti costosi, più le uniche due fiale di cui il padre era a disposizione, di un liquido verde che non siamo ancora riusciti ad avere fra le zampe per essere analizzato. Il maiale, proprietario delle fiale, ci ha detto che Rose, vedendolo entrare nell’ufficio in cui le custodiva, l’ha attaccato con delle... penne.
-Penne?- ripeté Nick, inarcando un sopracciglio, scettico.
-Penne- confermò Jack –Le ha sollevate con la forza del pensiero e gliele ha puntate contro. Parole di Albert Piggerton- concluse, alzando le zampe in segno di difesa.
-E non ha detto niente, riguardo le fiale?- chiese Judy.
-Sostiene di non sapere cosa sia il liquido, che Mr. Big in persona gli ha ordinato di conservarle e non dirlo a nessuno- rispose il coniglio –Ed è qui che entrate in scena voi. Andrete dal boss e vi farete dare qualche spiegazione.
-Non vedo l’ora- esclamò senza entusiasmo Nick.
-D’accordo- obbedì la sua partner.

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Cabina del Capitano:

CE L'HO FATTA
Chiedo umilmente venia per l'enorme ritardo, ma anche in questo fandom, come in tutti gli altri in cui scrivo, dovete sapere che il rapporto che ho col wi-fi è conflittuale e, nonostante il capitolo fosse pronto da giorni, non ho potuto pubblicarlo. Ho sofferto.
Ad ogni modo, eccoci qua. Ringrazio chi ha recensito e messo la storia fra le seguite e le preferite (PREFERITE. Dopo il primo capitolo. Assurdo. Grazie.), specialmente perchè non mi aspettavo tanti lettori per una storia che... insomma, personalmente la trovo banale: Savage, animali con poteri wow... Poi boh, mi fido di voi lettori, voce della verità. A questo proposito, se avete qualcosa da ridire riguardo la storia fate pure, accetto le critiche. 
Oh, è pronta la cena.
Ci leggiamo al prossimo capitolo!
BD

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