Im-perfetta

di _Mer_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** COME TUTTO EBBE INIZIO ***
Capitolo 2: *** UNO STRANO RISVEGLIO E UN PATTO CON UN PRESUNTO ELFO ***
Capitolo 3: *** UN INCONTRO DA FILM E LA MALEDIZIONE DI ALICE ***
Capitolo 4: *** A LEZIONE DI POZIONI ***



Capitolo 1
*** COME TUTTO EBBE INIZIO ***


Caro lettore,

Probabilmente sei capitato in questa storia per caso, probabilmente pensi sia un semplice frutto della mia fantasia e starà a te decidere se crederci o no.

Non voglio annoiarti o rendere questa introduzione troppo lunga, quindi dico solo lo stretto necessario cioè:

  1. Che tu mi creda o no, io, Iolanda Cesaretti, sono stata ad Hogwarts

  2. Se mentre leggi troverai alcune parti che non riguardano me personalmente ciò non vuol dire che io me le sia inventate: mi sono state raccontate dagli interessati stessi e con qualche aiuto … magico sono riuscita a scriverle.

Non aggiungo altro e se ti ho incuriosito leggi pure.

Saluti,

Iolanda

COME TUTTO EBBE INIZIO

Cominciò tutto un pomeriggio di giugno, la scuola stava per finire, i professori che non ne potevano più avevano smesso di interrogare e avevo finalmente del tempo libero da dedicare alla mia fan fiction.

Il caldo cominciava a farsi sentire e mi ero così sistemata in camera mia in tenuta estiva (canottiera e calzoncini) con il mio fedele amico (il ventilatore) e il pc acceso sopra la scrivania.

Avevo cominciato a scrivere la fan fiction molto tempo prima ma con il tempo me ne ero quasi dimenticata e, dato che non sopportavo le cose lasciate a metà, avevo deciso di scrivere quella benedetta fine.

Le mie due passioni erano Harry Potter e le storie d’amore; e naturalmente dal mio lavoro non poteva che uscirne una storia d’amore ad Hogwarts. La protagonista era una ragazza, una strega, che si trasferiva dall’Italia con la famiglia e ad 11 anni riceveva la lettera per frequentare Hogwarts.

La storia era incentrata principalmente nel suo quinto anno quando si innamorava del bellissimo James Sirius Potter. Lei era la migliore amica di Rose Weasley e Alice Paciock e avevo pure scritto un capitolo che parlava di Scorpius Malfoy e Lily Luna Potter. Dopo varie peripezie, segreti, baci, tradimenti ecc. la mia protagonista si fidanzava, ma per un equivoco si lasciavano ed ora toccava a me trovare un modo per farli riappacificare.

Non trovavo però niente di abbastanza romantico, volevo che James le portasse dei fiori, volevo che lei commossa gli saltasse addosso e volevo un bacio finale, il bacio finale ci doveva essere per forza.

Cominciai a scrivere seguendo tutti i pensieri che mi passavano per la testa, optai per una dichiarazione davanti a tutta la sala grande, James saliva sopra una tavola e le chiedeva perdono, le offriva il suo amore portando lei delle rose rosse.

In poco tempo terminai il lavoro.

E quando James fini di parlare, lei si gettò tra le sue braccia e lo baciò, baciò il Potter di cui era innamorata.

Soddisfatta chiusi il pc e presi il mio cellulare. Avevo una tradizione: ogni volta che scrivevo un capitolo la mia migliore amica, Giada, faceva il collaudo. Leggeva il capitolo e lo giudicava, mi diceva tutto ciò che non andava e dava un voto. In realtà non aveva una grande opinione della mia storia: sosteneva che la protagonista fosse troppo perfetta e altre cosucce del genere; io non le davo ascolto, d’altronde Giada non aveva mai letto Harry Potter (ne’ visto i film).

Oi, ho scritto il capitolo, collaudo?

Ovvio! Comunque stasera ho un appuntamento con Carlo!

E me lo dici solo oraa, vengo da te. Parto subito... porto il pc ;)

Perfect

Senza aspettare altro misi il pc dentro uno zaino e scesi in salotto pronta per partire e stavo quasi per uscire quando mia madre mi chiamò.

«Yoyo esci? Puoi accompagnare tua sorella a casa della sua amica?» Sbuffai sonoramente per mostrare tutto il mio dissenso ma bastò uno sguardo di mamma per farmi capire che non potevo far altro. Lei ha i cosiddetti 5 sguardi, quando ne esibisce uno non hai scampo; e quella volta era il "Su questo non si discute".

«OK va bene, ma non intendo aspettare molto quindi o si precipita qua o va a piedi.» Evidentemente avevano già deciso tutto infatti un attimo dopo mia sorella Leila si presentò pronta per partire con un vestito a fiori, una borsa a tracolla e delle converse nere, le mie converse nere.

«Sono pronta.»

«Quelle sono le mie scarpe.» Le indicai e Leila si guardò i piedi scrollando le spalle.

«Non le metti mai, e non mi hai permesso di comprarle uguali.»

«Non è assolutamente vero» Ribadii «Le ho messe un sacco di volte, e comunque questo non è un pretesto per prenderle!»

«Te prendi sempre la mie cose, perché io non dovrei?»

«Non è vero, le tue cose non mi stanno bene!»

«E che mi dici della canottiera che indossi ora?»

E va bene indossavo la sua canottiera ma questo non significava niente quella era passata in mia proprietà molto tempo prima, quando avevo cominciato a metterla e lei non aveva brontolato, quindi era lei nel torto. « Cambiati le scarpe o non ti porto da nessuna parte. »

«Non ci penso proprio.»

«Invece lo farai.» Ringhiai in risposta.

«Scordatelo.»

«Allora puoi pure andare a piedi.»

«Cocciuta.»  

«Insopportabile.»

«RAGAZZE!! » Oh oh, sguardo n.2 (“Mi sto arrabbiando”)+ urlo, meglio evitare di continuare in questo caso.  «Leila vai a cambiarti le scarpe. Yoyo accompagna tua sorella e non voglio sentire altre storie.»

Sorrisi compiaciuta perché, sì, avevo vinto e Leila ora indossava un paio di sandali bianchi.

«Allora ciao mamma, ci vediamo dopo.» Mi avviai verso l’uscita.

«Già mamma ciao. Hey Yoyo magari da Emma incontri Edoardo!» Aggiunse mia sorella con un tono di voce troppo alto e beccandosi una gomitata da parte mia mentre la spingevo fuori dalla porta.

**

Mio padre aveva una vespa, quando era un ragazzo la usava ma poi quando prese la patente per l’auto l’abbandonò sul garage. E lì rimase per moolti anni, nascosta in un angolino tra scatole e scartoffie varie.

Ho scoperto della sua esistenza circa un anno fa quando ho comunicato ai miei genitori che avrei voluto prendere il patentino; loro erano abbastanza felici e mi dissero che se avessi passato il test mi avrebbero fatto un regalo. Beh io ho passato almeno un mese pensando che mi volessero regalare un motorino invece un giorno tadà mi sono ritrovata con la vecchia vespa di mio padre. E mio padre non è un giovincello.

Ormai mi ci sono affezionata però, certo un motorino nuovo non lo avrei disprezzato, ma io e la mia cara vespa ormai siamo sorelle di avventure. Anche se ormai è un miracolo che non cada a pezzi.

«Ti passo a prendere alle sette.» Comunicai a mia sorella mentre lei si toglieva il casco fucsia (regalo di mio padre che io rifiutato di indossare) e scendeva dalla vespa.

«Va bene, ma sappi che la prossima volta me le tengo le scarpe.»

«Vuoi tornare a piedi?» Chiesi sorridendo.

«Vuoi che ti chiami Edo, chissà magari questa volta riesci a parlare o almeno a non inciampare. “Oh Edo sei bellissimo!”» Mi imitò scimmiottando.

«Taci.» Ringhiai in risposta. «E da quando lo chiami Edo?»

Leila stava per rispondere ma una voce la interruppe, precisamente la voce di Teresa la madre di Emma, migliore amica di mia sorella, ed Edoardo, la mia cotta storica. Oh era anche la mia maestra delle elementari. «Leila sei arrivata! Entra pure, Emma è dentro. Iolanda ci sei anche tu! Fatti vedere, come sei cresciuta! Dai vieni ho appena cucinato un dolce!» Inutile dire che non riuscii a rifiutare, sia per il mio debole per i dolci sia perché era davvero difficile dire di no a quella donna.

**

«Mi fa davvero piacere!» Ero seduta nel salotto di casa Rosi, su un divano verde angolare mentre intrattenevo una conversazione con Teresa che ogni volta che mi incontrava si informava su tutto quello che era successo da quando non mi vedeva. «Allora, ce lo hai un fidanzato?»

«Emm no.» Anche se non mi dispiacerebbe se mi organizzassi un matrimonio combinato con il tuo splendido figliolo.

«Possibile? una ragazza bella e intelligente come te! » Ma dove?! « E invece la scuola come va? Ancora brava a matematica?» I tempi del “brava a matematica” si erano estinti con il finire delle medie in realtà.

«Diciamo che era  molto meglio quando me la insegnava lei!»

«Oh sciocchezze! Scommetto che sei bravissima, come sempre. E non darmi del lei, mi invecchia!» Decisi di non dirle che era un miracolo se me la cavavo con 6 e mi restano ancora oscuri i motivi del perché scelsi il Liceo Scientifico, veramente.

Quel momento squillò il telefono e Teresa scusandosi andò a rispondere. Ora, so che è maleducazione, ma mi misi ad origliare, anche se, in un certo senso, era la voce che mi arrivava alle orecchie.

Non colsi bene le parole ma sembrava che Teresa fosse arrabbiata ma, quando tornò da me, aveva il sorriso in volto. »

«Mi farà impazzire quel ragazzo.» Disse scuotendo la testa e continuando a sorridere. «Lui sa che non voglio ma continua ad andare alla pista di motocross. Però mi ha detto che ha una sorpresa, e io credo proprio di aver capito!» E qui mi fece l’occhiolino. «Comunque, puoi andare a chiamare Leila ed Emma per mangiare il dolce? Credo siano in camera sua. Se non ti dispiace.»

«Ma si figuri.» Ero stata in camera di Emma una volta o due forse, ma mi ricordavo la strada. La porta era chiusa quindi bussai ma non ottenni risposta, allora la aprii ma capii subito che avevo sbagliato stanza.

Le pareti erano azzurre, c'era il letto in fondo alla stanza, una scrivania con un PC, un armadio sulla parete sinistra. Sul muro era attaccato qualche poster di giocatori di basket, e in una bacheca qualche foglio e delle foto.

Mi avvicinai per dare una sbirciatina veloce: una era stata ritratta al compleanno di Edoardo, intorno a lui vedevo qualche faccia nota, che probabilmente avevo incontrato a scuola. In una c'era Emma con Edoardo, poi lui e la sua famiglia in montagna, lui con i suoi amici, lui con una ragazza mora, un bambino che probabilmente era lui quando era piccolo. Cercavo di inquadrare la ragazza ma non ricordavo di averla mai vista e scacciai il pensiero che lei fosse più di un’amica. Insomma lui era Edoardo, poteva fidanzarsi solo con me!

Il rumore di alcune voci mi distrasse e ritornai alla realtà. Uscii in fretta dalla stanza e mi accostai alla porta di fronte, da cui provenivano le voci. Erano quelle di Emma e Leila e mi ritrovai per la seconda volta ad origliare, escludendo la mia visita alla stanza di Edoardo che poteva considerarsi comunque un "non farmi i fatti miei"

'Davvero?'
'È così, lo ha detto lui ieri, ma io lo sospettavo da tanto'
'Ci rimarrà malissimo'
'Chi?'
'Mia sorella'
'Giusto, mi dispiace'
'E di che, lui deve farsi la sua vita e lei se ne farà una ragione'.

Stavo riflettendo su quello che avevano detto, sul fatto che dovevo rimanere male per qualcosa, quando mi accorsi che avevano smesso di parlare e temendo che mi avessero sentito bussai.

Subito Emma aprì la porta della camera. «Ciao Yoyo.» lanciò un occhiata a Leila.
«Ciao Emma, tua madre mi ha invitato a mangiare un dolce, ha detto che se volete è pronto.»
«Certo. Scendiamo subito. Ah giusto, Yoyo ho trovato un tuo libro, dopo te lo restituisco.» Mi disse mentre scendevamo le scale.
«Oh okay.» Non mi ricordavo di aver mai prestato un libro ad Emma, magari era stata Leila. Ma non ci pensai troppo, ero troppo occupata a fissare Edoardo, che era appena entrato, mano nella mano alla ragazza della foto.
«Emma vieni qua, tuo fratello deve presentarti una persona.» Teresa era davvero felice, sorrideva alla ragazza. Emma guardò Leila, poi me, poi si avvicinò alla ragazza e io mi sentii così fuori posto, così sbagliata e stupida, tanto tanto stupida.
Edoardo non mi conosceva nemmeno, non sapevo neppure se sapesse il mio nome, ma perché ogni volta che lo vedevo il cuore sembrava scoppiarmi, lo stomaco mi si attorcigliava e le gambe cominciavano a tremarmi?
In quel momento però sentivo dolore, perché loro erano felici e io no. Perché Teresa ora sorrideva a lei e non a me, perché l’aveva invitata a mangiare il dolce con noi, con noi le amiche di Emma.
Non ce la avrei fatta a reggere, restare lì senza scoppiare, volevo scappare, scappare da Giada a sfogarmi o meglio scappare sola e piangere.
«Yoyo se vieni un attimo in camera ti do quel libro che ti dicevo.» Emma era tornata da noi, io non mi ero mossa e mia sorella nemmeno.

«Si grazie, dopo devo proprio andare.» Risposi.
«Mi dispiace, lo ho saputo poco fa.» Mi sussurrò Leila mentre andavamo in camera, e sembrava veramente dispiaciuta.

Il libro era un volume di matematica di quando facevo il primo, non me lo ricordavo affatto in realtà.
Non mi ricordavo molto di quando facevo il primo, erano passati solo due anni ma mi sembravano secoli fa. Ero diversa, ero una ragazzina allora, e forse lo ero ancora.
Il libro aveva una copertina azzurra, c'era una ragazza che andava sul libro come fosse uno skateboard. Non capivo perché cercassero di rendere i libri di matematica una cosa carina e divertente.
Ero piuttosto sconvolta e parlavo a vanvera per non scoppiare in lacrime. «Già.. Esatto.. Era così diverso in primo! Quando te lo ho dato? Non me lo ricordo ahahah.» Conclusi con una risatina isterica.
Leila mi guardò. «Yoyo tutto bene?»
Sfogliavo il libro, mi fermai in una pagina e lessi ad alta voce: « Postulato: proposizione che esprime le proprietà intrinseche di un ente primitivo, si accetta come vero e non deve essere dimostrato. »
«Yoyo smettila.» Disse Leila scocciata. «Non essere pesante, ci sei rimasta male ma non farne una tragedia.»
Questo era troppo, lei non sapeva cosa provavo in quel momento. Avrei ribattuto ma mi bloccai sentendo dei rumori provenienti dall'armadio.
Anche le altre lo avevano sentito perché eravamo tutte rivolte verso quello. Emma si avvicinò. «Non me lo sono immaginata vero?»
Scossi la testa e mi avvicinati anch'io, sembrava che qualcuno fosse chiuso lì dentro. Batteva sull'armadio, ora lo sentivamo chiaramente. Nessuno se la sentiva di aprirlo però.
«Chi sei?» Chiesi titubante. Nessuno rispose allora Emma, con un moto di coraggio, apri le ante e ci ritrovammo davanti qualcosa che non ci saremmo mai aspettate.
Era verde e piccolino, alto come un bambino, quello che colpiva di più erano sicuramente gli enormi occhi e le lunghe orecchie a punta. Indossava un enorme maglione a righe e un cappellino di babbo Natale.Schioccò le dita. «Salve signorina! È lei vero? Si deve essere proprio lei. Il libro mi ha portato da lei.»
«Chi.. Che cosa sei?» Se prima ero sconvolta per Edoardo ora mi ero totalmente dimenticata di lui.
«Mi chiamo Perry signorina. Ecco a lei!» Non mi ero accorta ancora dell'enorme libro che aveva sottobraccio e che ora mi stava porgendo.
Lo presi ancora non del tutto convinta di ciò che stava accadendo. Era un libro con la copertina marrone, spessa sulla quale era inciso il mio nome : Iolanda.
Quando lo aprii rimasi piuttosto sconvolta, nell'ultima pagina c'era un disegno, c'ero io, Emma e Leila, nella sua camera. Era ciò che era successo qualche momento fa. Alzai lo sguardo verso di loro che non avevano detto niente dalla comparsa del coso; ma mi resi conto che erano immobili, pietrificate.
Il coso, che aveva detto chiamarsi Perry, mi sembrava, mi stava guardando insistentemente, come se si aspettasse qualcosa da me. Poi persi coscienza.

 


HOLA
Come ho scritto nell'intro avevo già pubblicato 3 capitoli di una storia con la stessa trama, "Io sono Mia", ma non mi piaceva come mi stava venedno e visto che ci tengo a questa storia ho deciso di ricominciarla.
Spero che questa volta mi soddisfi di più e soddisfi anche quelle poche persone che si fermeranno a leggere. 
Ho intenzione di pubblicare ogni due settimane se ci riesco, o almeno ci proverò, l'ispirazione va e viene (il secondo capitolo comunque è pronto e il terzo quasi).
Mi sono già dilungata troppo quindi nient'altro, alla prossima.

Mer

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Capitolo 2
*** UNO STRANO RISVEGLIO E UN PATTO CON UN PRESUNTO ELFO ***


UNO STRANO RISVEGLIO E UN PATTO CON UN PRESUNTO ELFO

Quando mi svegliai ero distesa in un letto e ci misi un po’ a ricordare quello che era accaduto. In realtà pensai di aver sognato e di essere a casa, in camera mia, ma quando sentii delle voci capii che mi ero sbagliata.

Non mi sembrava di riconoscerle ma decisi di aspettare prima di riaprire gli occhi.

«Si è svegliata?»

«Non ancora...»

«Ma sta bene?»

«Si non ha niente di grave.»

«Ne sei sicura Vic?»

«Certo, ma ti ricordo che qui per te sono Miss Weasley!»

«Uff sembri Neville..»

«Professor Paciock.»

«Miss Weasley suona malissimo.»

«Hey guardate si sta muovendo!»

«Mia, sei sveglia?»

A quel punto aprii gli occhi e quando mi abituai alla luce vidi che intorno al mio letto c’erano alcuni ragazzi. Erano 5 e vestiti tutti allo stesso modo, piuttosto strambo in realtà: un mantello nero aperto davanti, sotto un maglioncino grigio e pantaloni (gonna le ragazze) neri. L’unica vestita in modo differente era una ragazza sui 25 anni, probabilmente, i capelli biondi raccolti in una crocchia, aveva un camice bianco e supposi fosse una specie di dottoressa, cosa che mi fece preoccupare un po’.

«Dove mi trovo?» Chiesi cercando di riconoscere la stanza: era piuttosto ampia e con grandi finestre da cui filtrava la luce. Intorno a me c'erano molti letti, tutti vuoti.

«Sei in infermeria.» Parlò una ragazza dai capelli rossi e il sorriso gentile, non la conoscevo, ne ero sicura perché mi sarei ricordata di lei sicuramente, proprio per il colore dei capelli.

«Voi… chi siete?» Chiesi poi. So che alcune persone sarebbero reagite in modo diverso, risvegliarsi in un letto, circondata da sconosciuti che ti dicono che sei in un’infermeria, certo non è una cosa strabiliante ma io in genere rimanevo abbastanza calma in ogni genere di situazione.

«Come sarebbe a dire, chi siamo?» Domandò una ragazza che era arrivata proprio in quel momento correndo, i capelli legati in una coda spettinata e tra i quali vidi c’era incastrata una foglia. «Mia, ti ricordi di noi vero?»

«Ma io non sono Mia.» Continuai sempre calma. «E hai una foglia incastrata tra i capelli, propri lì.» Aggiunsi indicandole la testa.

«Cosa? Vic che le è successo?» Una delle ragazze, la più alta, si rivolse alla dottoressa-infermiera bionda che supposi si chiamasse Vic.

«Credo che la caduta le abbia comportato una piccola perdita di memoria, ma non vi preoccupate, si può guarire. Ora sarebbe meglio se la lasciasse riposare un po’.» La donna si avvicinò a me e controllò la mia temperatura con la mano sulla fronte.

«Scusatemi ma io non mi sono dimenticata niente, io ricordò benissimo che ero con Leila e …’» Provai a spiegarmi ma subito mi interruppero.

«Si ricorda di Leila!»

«Certo è mia sorella ma come vi dicevo ....’» Riprovai a dire.

«Dovremo chiamarla, magari parlando con lei si ricorderà!»

«Hai ragione, andiamo!»

«Ragazzi ora uscite da qui. Lei ha bisogno di riposare e così la confondete soltanto, non è riuscita neanche a parlare!»

«Bene, grazie. Come vi dicevo…’»

«Però credo che chiamare Leila sia una buona idea.» Continuò come se non avessi aperto bocca.

«Posso parlaree!?!?!» Urlai facendoli zittire tutti. «Io non ho la minima idea di chi siate voi tutti, non mi ricordo e non so come sono finita qui dentro ma so di non conoscere nessuno di voi. Potrei ora parlare con mia sorella?» Per un momento mi guardarono sconcertati tutti quanti, credevo di averli convinti ma mi sbagliavo di grosso.

«È più grave di quanto pensassi. Ragazzi andate a chiamare Leila e non disturbate Mia, deve riposare.» Sbuffai ma l’infermiera bionda chiuse le tende intorno al mio letto e non fece entrare più nessuno finché, quando non sentii più le voci dei ragazzi rientrò con un bicchiere ripieno di una sostanza rossastra.

«Allora, Mia. So che ora sei molto confusa ma è normale. Ieri sei caduta durante la partita e hai dato una bella botta in testa che ti ha provocato una piccola perdita di memoria e molta confusione nel cervello. Vedi, hai mantenuto alcuni ricordi mentre altri sono spariti, anzi, i ricordi ci sono ma tu non riesci a, appunto, ricordarteli.» Per un momento credetti a quello che aveva detto, sembrava così sicura e il modo in cui mi guardava … non so trasmetteva sincerità e la sua bellezza (perché sì, era davvero bella) emanava un non so che di positivo. Magari avevo veramente dimenticato alcune cose. «Ti ho portato questa pozione che ti aiuterà a guarire, forse ci vorrà un po’ di tempo ma ti assicuro che recupererai la memoria.»

Mi porse il bicchiere che presi riluttante, mi avevano sempre detto di non accettare cose dagli sconosciuti. «Cosa è?»

«Una pozione.»

«Scusa credo di non aver capito.»

«È una pozione.» Sembrava paziente, probabilmente per fare il suo lavoro era una dote richiesta.

«Una pozione?» Ripetei. «Intendi una medicina o qualcosa del genere?»

«No, intendo una pozione. Ho fatto la scorta proprio pochi giorni fa dal professor Lumacorno, non sono mai stata molto brava in questa materia.» Mi disse con semplicità anche se la mia mente si era bloccata al nome del professore.

«Lumacorno?» Chiesi, di nuovo, tanto che se ormai pensava che fossi stupida avrebbe avuto la conferma.

«Si, non mi fido di quella nuova, quella Mary Shell. Non mi ispira simpatia. E poi il professore mi ha insegnato quando ero ad Hogwarts e mi era davvero tanto affezionato. Mi dispiace che non insegni più ma ormai era vecchio. » Fece un sospiro e non parlò per un momento, sembrava stesse ricordando mentre io stavo elaborando ancora le informazioni. Aveva davvero detto “Hogwarts”? «Ma non dovrei annoiarti con tutte queste chiacchiere, e poi la Chips mi sta alle costole. Quella vecchiaccia cosa avrà da brontolare?!» E continuò a borbottare qualcosa del genere mentre usciva dalla tenda intorno al letto e scompariva.

Quando il rumore dei suoi passi cessò dopo quello di una porta che si chiudeva la stanza fu invasa dal silenzio. Mi alzai dal letto e presi il bicchiere che ancora non avevo bevuto, decisa a buttarlo via da qualche parte.

Sbirciai fuori dalla tenda e avuta la conferma che non c'era nessuno sgusciai fuori, mi avvicinai a una finestra per gettare via la pozione ma non riuscendo ad aprirla ripiegai in un vaso di fiori e ci versai tutto il contenuto del bicchiere.

Mi affacciai per scoprire il luogo dove mi trovavo e quel che vidi mi sorprese molto: un grande prato che si estendeva per molto e continuava con una foresta a destra e un lago scuro a sinistra. Ma la cosa più sorprendente era la parte dell’edificio che si vedeva, potevo benissimo scorgere le alte mura e le torri del castello nel quale indubbiamente mi trovavo.

Mi voltai di scatto quando sentii il rumore della porta che si apriva ma rimasi sollevata quando riconobbi la figura di mia sorella.

«Leila sei tu, grazie al cielo!» Esclamai.

«La sola e unica.» Mi rispose scocciata.

«Va tutto bene?» Le chiesi notando l’espressione seccata che aveva in viso, l’ultima volta che l’avevo vista non mi sembrava averle fatto qualche torto, OK forse era arrabbiata per la faccenda delle scarpe ma era una reazione esagerata quella.

«Mai stata meglio.» Mi disse con un tono sarcastico. «Comunque non ho molto tempo e i tuoi amici mi sono venuti a chiamare dicendomi che hai perso la memoria, è vero?»

«No, non è assolutamente vero. Io mi ricordo perfettamente tutto ma non capisco cosa…’»

«Perfetto, allora posso andarmene.» Lo disse come una decisione, non una domanda ma io le risposi lo stesso.

«No!» Urlai quasi. «Devo farti delle domande, non ci sto capendo niente.»

«Spicciati, hai tre domande.»

«Allora» Presi un bel respiro.«Dove ci troviamo, cioè va bene in infermeria ma dove? Seconda domanda: chi è tutta quella gente? E poi ...» Mi resi conto in quel momento che Leila indossava gli stessi vestiti di quei ragazzi. «...Leila perché sei vestita come loro?»

«Hogwarts, i tuoi amici, è la divisa.» Disse schiettamente.

«Hogwarts? Non prendermi in giro, e perché sono qui, come ci siamo finite e quando?»

«Hai esaurito le domande!» Mi salutò con la mano e fece per andarsene, ma proprio prima di uscire dalla porta si voltò e mi lanciò qualcosa che presi istintivamente al volo. «Mi ero scordata la tua bacchetta, lo zaino te lo ho riportato mentre dormivi.» E scomparve dietro la porta.

Vidi che in mano mi aveva lasciato una specie di bastoncino, lungo circa 30 cm, bianco. “Questa sarebbe la bacchetta” Pensai tra me.

«È uno scherzo?!?!?» Gridai verso l’alto perché, se era così, dovevano ora comparire delle telecamere mentre da fuori la gente che mi vedeva stava ridendo di buon gusto.

Poi, per dimostrare a tutti quelli che mi stavano guardando in una tv (e a me stessa) che quella non era una bacchetta, la puntai verso un letto e feci la cosa più ovvia: agitai e colpii. Ma rimasi di stucco quando quello esplose e rimasi ancora più di stucco quando dal nulla comparve con uno schiocco un piccolo esserino verde di mia conoscenza.

 

«Tu!» Puntai il dito verso il coso. «Cosa sta succedendo?»

«Buongiorno signorina!» Disse con voce acuta facendo un piccolo inchino. «Finalmente è riuscita ad arrivare! Perry ci ha messo un sacco per trovarla, il libro sarà felice, sì sarà davvero felice!»

«Cosa? Prima di tutto i libri non provano emozioni, seconda cosa perché dovevo arrivare e perché mi stavi cercando?»

«Il Libro la stava cercando, Perry è solo un piccolo elfo. Perry fa quelllo che gli viene chiesto.»

«Allora fai quello che ti chiedo io. E rispondimi. Dove sono?»

«Alla più grande scuola di magia e stregoneria signorina, lei è ad Hogwarts.» Decisi di non contraddirlo, se volevo ottenere risposte.

«Ma io non sono una strega Perry, io sono una babbana.»

«Oh no, lei ha la magia nel sangue. Il libro si lega solo a chi ha la magia.»

«Ma, Perry, dove è questo libro i cui parli tanto? E io cosa centro?»

Non mi rispose ma indicò un punto vicino al letto dove mi ero svegliata. Mi avvicinai e scoprii che stava indicando lo zaino che non so quanto tempo prima avevo preparato per andare a casa di Giada.

Senza aspettare altro lo presi, Dentro avevo messo il computer  e sicuramente c’era anche il mio telefono, ma quando lo aprii ebbi una spiacevole sorpresa: non c’era ne computer ne telefono ma era pieno zeppo di fogli, pergamene e un grande libro della stazza di un vocabolario di latino, ma molto più grande.

Era sicuramente quel famoso libro e così ricordai che quando ero nella stanza a casa di Emma avevo trovato un immagine che ci rappresentava.

Sfortunatamente per me il tomo sembrava sigillato, non si apriva. Chiesi aiuto a Perry e quello mi consigliò di usare la bacchetta. La storia mi puzzava sempre più di una presa in giro. Nonostante ciò non trovai altro modo così puntai il bastoncino verso il libro e la bacchetta funzionò di nuovo.

Il libro si illuminò: apparvero strani disegni con scritte dorate e per un momento mi sembrò di scorgere il mio nome. Poi quando si spense il libro era tornato esattamente come prima ma ora riuscivo ad aprirlo.

Le pagine erano scritte con strani simboli che non riuscivo a decifrare ma trovai con facilità l’immagine che avevo già visto. Era esattamente come la ricordavo: Emma, girata verso lo scaffale da cui aveva appena preso il volume di matematica, Leila seduta sul letto e mi guardava mentre io, con il capo chino, leggevo.

Mente la osservavo nella pagina successiva comparve un’altra immagine: riuscivo benissimo a riconoscermi, il mio viso troppo paffuto e gli occhiali, i capelli lisci che cadevano giù senza un minimo movimento. Riconoscevo me, certo, ma non le persone con cui ero, o il luogo. Ero seduta su un divano tra due ragazze, una stava leggendo un libro mentre l'altra sembrava stesse raccontando qualcosa di divertente.

Alzai il capo verso Perry. «Cosa significa questo, chi sono queste due ragazze e come hanno fatto a sapere cosa succedeva in quel momento in camera?»

«Perry non sa molte cose ma Perry sa che il libro è molto potente, riesce a sentire la sua magia.»  

Riguardai l'immagine ma mi accorsi che io non c’ero più. C’era un'altra ragazza ora sul divano, era molto bella. I capelli boccolosi le incorniciavano un viso senza imperfezioni, con una adorabile fossetta, nonostante fosse seduta si vedeva che era molto alta e naturalmente non aveva nemmeno un filo di grasso.

«Non ci sto capendo niente in questa storia!» Sbuffai esasperata accovacciandomi a terra. «Perché è così tutto senza senso? Cosa dovrei fare io?»

«Perry vorrebbe essere d’aiuto.»

«Perry … Cosa sei?» Osservai meglio quel piccolo esserino: i suoi occhi erano di colore marrone chiaro e erano enormi rispetto al viso, il cappellino aveva dei piccoli sonagli che suonavano quando si muoveva, indossava un maglione enorme che arrivava fino alle ginocchia, a righe viola e verdi con  al centro disegnata una stella azzurra e ai piedi aveva due pantofole che assomigliavano a quelle di mia nonna.

«Perry è un elfo, signorina. E’ un elfo libero!» Batte la sua mano minuscola sul petto, orgoglioso.

«Questa l’ho già sentita.» Ruotai gli occhi e poi aggiunsi: «Gli elfi non esistono, i maghi non esistono e Hogwarts non esiste.»

«Ma Perry è un elfo, lei è una strega e questa è Hogwarts!» Perry aprì le braccia indicando la stanza. «E se la signorina  non crede allora Perry glielo dimostrerà!»

«Facciamo così: se riuscirai a dimostrarmi che tu sei un elfo, che io sono una strega(impossibile) e che questa è Hogwarts allora io ti crederò.»

«Signorina, affare fatto!» Il presunto elfo mi strinse la mano con una energia che non credevo potesse avere. «Però ora perry è costretto ad andarsene, qualcuno sta arrivando e Perry non deve farsi vedere.»

Detto questo si girò verso il letto che prima era esploso e schioccò le dita, subito il letto tornò come prima e Perry si girò verso di me dicendo: «Gli elfi sanno fare magia!» Poi, schioccando di nuovo le dita, scomparve.



 

SALVE

Allora ecco il secondo capitolo. Mi sono immaginata che Victorie potesse essere la nuova infermeria di Hogwarts perché in fondo la cara vecchia Poppy ad un certo momento dovrà smettere di lavorare, no?

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, perdonatemi se ci sono errrori e niente, tutto qui.

Al prossimo capitolo,

Mer

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Capitolo 3
*** UN INCONTRO DA FILM E LA MALEDIZIONE DI ALICE ***


UN INCONTRO DA FILM E LA MALEDIZIONE DI ALICE

Sono ancora io, Iolanda. Mi sembra avessi già scritto che avrei parlato di altre persone oltre a me, beh ecco qua! D’ora in poi troverete qualcosa su Rose Weasley (Sì, proprio lei) ed Alice Paciock (figlia di Neville obv).

Come ho già detto non mi sono inventata quello che ho scritto e anche le loro esperienze sono vere, le ho riportate grazie a un po’ di magia e qualche ricordo in bottiglia, lunga storia che forse vi racconterò.

Quello che dovete sapere per ora è che quando scriverò PdI significa Prima di Iolana, cioè tutto ciò che è successo prima del mio arrivo ad Hogwarts, e DdI è il corrispettivo, ovviamente.

Ok , credo di aver finito con le istruzioni quindi me ne vado e non rompo più.

vostra Iolanda

ROSE PdI

Rose Weasley si considerava una ragazza coraggiosa. Il cappello parlante l’aveva smistata a grifondoro e questo era un punto in favore al fatto. E tutti quelli che la conoscevano sapevano che lei non si tirava mai indietro, era sempre pronta a tutto.

Era ormai alcune settimane però che tutta la sua audacia, il suo coraggio, sembravano essere svaniti. Era caduta in uno stato di depressione che si portava dietro da ormai troppo tempo e che la stava distruggendo fisicamente e mentalmente. Passava quasi tutto il tempo in biblioteca, in un posto speciale della biblioteca di cui, probabilmente, solo lei era a conoscenza.

Ci era arrivata una volta per sbaglio, stava cercando un libro quando aveva notato un enorme tomo dalla copertina viola che riguardava un argomento così noioso che nessuno avrebbe mai preso. Rose però non era nessuno e, nonostante non riusciva a reggere i libri noiosi, aveva ormai prestato troppa attenzione a quel libro per potersene andare senza aprirlo.

Quando lo tolse dal ripiano però si ritrovò in una stanza circolare, contornata da alti scaffali che non finivano e scomparivano in una specie di nebbiolina bianca. Le volte seguenti ci tornò sempre e scoprì la magia della stanza: da lì poteva consultare ogni genere di libro, bastava che pronunciasse il titolo ad alta voce.

Quel giorno era impegnata nella lettura di un romanzo babbano, un libro di avventura “L’isola del tesoro” e si era accomodata su una poltroncina.

 

Era la voce di Silver; e mi bastò udire dieci parole, che per tutto l'oro del mondo non sarei più uscito; e rimasi lì, tutto tremante, in ascolto, preso tra curiosità e spavento; poiché da quelle poche parole avevo capito che la vita di tutti i galantuomini a bordo dipendeva unicamente da me

 

Ma Rose non riusciva a rimanere concentrata sulla lettura, la sua mente le proiettava sempre quel ricordo che la faceva deprimere ancora di più.

**

Rose e Alice avevano il turno di ronda quella sera, Alice era particolarmente propensa a trovare coppiette e rispedirle in dormitorio mentre la sua amica non vedeva l’ora di rifugiarsi tra le calde coperte del suo poiché aveva avuto un’intensa giornata.

«Hey Rose, ce n’è un’altra!» Alice si appiattì contro il muro per nascondersi.

«Yu-hu che bello!» Replicò l’altra sarcastica.

«Sbrigati tira fuori il mantello stanno arrivando.»

«Ma per quale motivo? James me lo ha prestato per ben altro e poi ti ricordo che non abbiamo niente da nascondere stiamo facendo …’»

«Shhh» La zittì Alice e Rose sbuffando coprì entrambe con il mantello del cugino.

Poco dopo videro due figure avvicinarsi, avvinghiate l’uno all’altro. Inizialmente non li riconobbero  poi quando lui parlò il cuore di Rose ebbe un sussulto. Era Ben, era il suo fidanzato, era lui che la stava tradendo.

«Andiamo piccola.» Sussurrò l’infido alla ragazza trascinandola dentro un aula e chiudendo la porta alle loro spalle.

«Io lo uccido!» Esclamò Alice alzandosi di scatto, furiosa. «Rose, preferisci un’ avada kevadra secco o una morte lenta e dolorosa? Io preferisco quest’ultima...» Rose sapeva che Alice stava solo cercando di farla sentire meglio ma in quel momento voleva solo andarsene.

«Alice, per favore puoi continuare la ronda da sola? Adesso ho davvero bisogno di starmene da sola.» Alice annuì e Rose, ancora avvolta nel mantello camminò via mentre sentiva la sua migliore amica entrare nell’aula.

**

Dopo quel episodio naturalmente Ben Thompson l’aveva pagata cara, oltre ad essere lasciato pubblicamente in sala grande da Rose si era fatto nemico del clan Weasley-Potter e questo non significava nulla di buono infatti se mai qualcuno (James e Fred) avessero avuto voglia di fare uno scherzo lui sarebbe stato uno delle vittime tra cui scegliere.

Rose tuttavia non riusciva a smettere di pensare a lui, non perché ne era ancora innamorata ma ogni volta che ci pensava si sentiva debole e stupida, come aveva potuto farsi spezzare il cuore e come poteva piangersi su dopo tutto il tempo che aveva passato? Si disprezzava perché non si sentiva abbastanza forte.

Non aveva mai pianto dopo quello che era successo, nemmeno la sera stessa, ma in quel momento non riuscì a trattenersi e lacrime silenziose le bagnarono le guance.

Fu probabilmente questo a risollevarla: si sa che a volte piangere è proprio quello che ci vuole, perché così buttò fuori tutto quello che le si era tenuta dentro e si sentì più leggera.

Prima di uscire dalla stanza però fece un incantesimo per nascondere gli occhi rossi, non voleva che qualcuno la vedesse in quello stato.

La biblioteca era quasi del tutto deserta, c’era qualche ragazzo qua e là a studiare ma la maggior parte erano a lezione. Lei aveva un ora di buco e per questo era lì ma ormai era quasi finita e così si avviò verso l’aula di trasfigurazione.


IOLANDA

Subito dopo che Perry era scomparso Victoire era rientrata seguita da un bambino che avrà avuto 10 anni e facendolo sedere su un letto non fece caso al fatto che ero seduta a terra.

Mi alzai e presi lo zaino, ficcandoci dentro il libro che avevo ancora in mano, poi mi allontanai dal letto dirigendomi verso l’uscita sperando che la bionda non mi fermasse.

«Mia, dove vai?» E ti pareva! Tralasciando il fatto che mi chiamasse Mia, sfoggiai un sorriso forzato e replicai cercando di essere convincente:

«A lezione… sai non voglio perdere altro tempo, e poi ora sto benissimo!»

Mi guardò poco convinta ma non si oppose. «Oh, va bene. Hai bevuto la pozione?»

«Certo!»

«Ma quindi ti è tornata la memoria?»

«Assolutamente, mi ricordo tutto!»

«Sono davvero contenta, Alice e Rose saranno felicissime! Dovresti indire una festa Weasley-Potter per la tua guarigione! Naturalmente estesa ai Paciock, e poi …’»

«Pa-Paciock? E, weasley-potter?»

«Beh sì, Alice è una Paciock e Rose una Weasley ma sarebbe scortese non invitare i Potter, non credi?»

«Certo, hai perfettamente ragione… Devo invitare i Potter, certo certo. Ora vado però. Lezione, sì, lezione. Addio. Cioè, a dopo.» ‘Questa è pazza, pazza, pazza, pazza.’ Lo ripetevo nella mia mente. ‘Io sono pazza, sto diventando pazza’

«Mia!» Proprio quando ero sull’orlo della porta, mi chiamò. «Quasi dimenticavo, Rose mi ha detto che le lezioni erano state spostate. Mi ha detto di avvertirti che Incantesimi sarebbe stato sostituito con Pozioni.»

Mi voltai verso di lei probabilmente con un espressione confusa perché subito mi spiegò: «Intendo, ora hai pozioni»

Risposi con un ‘ok’ e aprii finalmente quella maledetta porta, poco dopo aver scorto Victoire che puntava una bacchetta verso il mio letto sfatto e aver visto le coperte alzarsi e cambiarsi da sole, fluttuando.

Avevo ancora speranza di vedere un set cinematografico, un bel ‘sorpesa’ e tanti saluti. Sarei tornata a casa e poi sarei finalmente andata da Giada per fare quel benedetto collaudo. Ma non lo avrei mai fatto.

Fuori dall’infermeria c’era un lungo corridoio, il muro di grandi mattoni e ampie finestre che lo illuminavano, qualche ragazzo in giro, a gruppetti di 3, tutti con la stessa divisa con il solito mantello, con le cravatte del colore della casa. Non potevo non dire che l’ambientazione era fatta molto bene e sembrava tutto terribilmente reale.

Cominciai a camminare disinvolta, nessuno faceva caso a me e io non avevo mai visto nessuno di loro, mi appostai a un gruppetto di ragazzine e cercai di cogliere i loro discorsi. Mi sembrò di capire che una di loro aveva incrociato lo sguardo di un ragazzo e che secondo lei era stato amore a prima vista, mi sembrò pure di capire il nome, Malfoy, ma non ne ero pienamente sicura.

Ad un certo punto il corridoio cominciò a svuotarsi e rimasi solo io e pochi. Non sapevo esattamente come fare e ripresi a camminare per schiarire le idee. Ero presa dai pensieri, non tanto da sbattere contro qualcuno e cadere, ma lo feci lo stesso.

Ero con il sedere a terra e lo zaino rovesciato, una marea di fogli sparsi e un ragazzo alto davanti a me. «Hey, guarda dove metti i piedi, Jones.»

Borbottai uno scusa e cominciai a raccogliere quei tantissimi fogli chiedendomi come avessero fatto a uscire dato che lo zaino era chiuso. Ma sembrava che più li prendevo più aumentassero.

«Ho capito, ti aiuto io o affittiamo domattina.» Sbuffò e si chinò accanto a me cominciando a radunare fogli che magicamente ora stavano diminuendo. Quando ne era rimasto solo uno allungai la mano per prenderlo e stessa cosa fece lui così che le nostre dita si sfiorarono. Pensai per un momento che in un altro contesto (vale a dire: se non mi fossi risvegliata in una pseudo-Hogwarts con gente sconosciuta) questa sarebbe stata una scena da film, la sfigata che va a sbattere con il ragazzo figo, le mani si sfiorano e gli sguardi si intrecciano e bla bla le solite cose.

Richiusi lo zaino e mi alzai mettendomelo in spalla, poi rivolsi uno sguardo al ragazzo che era rimasto chinato e mi guardava spaesato. Aveva i capelli scuri spettinati, non neri ma comunque molto scuri, i lineamenti del viso erano marcati ma non troppo duri, gli occhi color nocciola. Non indossava il mantello ma una camicia bianca con la cravatta rossa e oro, ‘Grifondoro’ Pensai.

«Allora, grazie …’» Gli dissi un po’ a disagio. Perché diamine rimaneva lì a terra a fissarmi con una faccia così stupida?! Sembrava confuso e ipnotizzato da qualcosa. Poi fu un attimo e mi ritrovai a guardarlo negli occhi, non mi resi nemmeno conto di averlo fatto ma non riuscivo a spostare lo sguardo altrove anche se ci provavo con tutte le mie forze e non potevo muovere ne’ braccia ne’ gambe. Passarono almeno 5 minuti (lo so per certo perché cominciai a contare i secondi), i 5 minuti più brutti della mia vita nei quali non riuscivo nemmeno a fare pensieri sensati, e poi di botto tutto tornò normale: riuscivo di nuovo a muovere i muscoli.

Senza dire nient’altro scappai via quasi correndo, quello che era successo era paranormale e non volevo passare un minuto di più con quel ragazzo, chiunque esso fosse.

«E Mia, cerca di non investire qualcuno!» Mi urlò dietro quando mi ero ormai allontanata. Tutto questo mi ricordava qualcosa, avevo uno strano presentimento ma non riuscivo a focalizzarlo.

Continuai a camminare per i corridoi a caso, mi chiesi più volte come poteva essere così grande quel posto. Scesi delle scale e mentre lo facevano queste cominciarono a spostarsi. Alle scale piace cambiare.

Non so quanto tempo dopo mi trovai in un luogo piuttosto buio e freddo, non c'erano più le finestre ma i corridoi erano illuminati da candele appese al muto.

Aprii la prima porta che incontrai: la stanza era piena di ragazzi seduti su tavoli nei quali erano poggiati grandi calderoni. Mi vennero in mente le parole di Victoire: “Ora hai pozioni”.

Guarda a caso per una strana coincidenza avevo trovato l’aula giusta, non che la stessi cercando, ma decisi che fuggire non era il caso visto che la professoressa, una donna giovane sui 30 anni, mi stava rimproverando gridando cose tipo “Jonson, sei in ritardo!”.

La porta si spalancò di nuovo ed entrarono altri 3 ragazzi.



 

ALICE   DdI

Alice la chiamava la maledizione. Quando provava a parlarne con Rose o con qualunque altra persona tutti le dicevano che era lei in paranoia e si immaginava tutto.

Ma Alice era sicura che non poteva essere solo un caso. Non poteva essere un caso che ogni volta che aveva lezione di pozioni arrivasse in ritardo. Non poteva essere una coincidenza quella volta che il corridoio era allagato, quella volta che le scale non cambiavano nel modo giusto, quella volta che era rimasta chiusa in dormitorio e tutte le altre volte che era rimasta bloccata in qualche modo, era opera della maledizione.

C’erano dei modi per evitarla, anzi solo uno, ed era quello di farsi accompagnare da Mia. Mia era sempre, sempre, sempre e, se non si è capito sempre, in orario. D’altronde Mia era perfetta, quindi.

Con Mia non poteva arrivare in ritardo, era legge fisica, Mia in orario e lei in ritardo, ma se erano insieme la cosa fondamentale era che Mia non arrivasse in ritardo.

Quel giorno Mia non c'era ma Alice era in anticipo di ben 20 minuti. Era un giorno strano in realtà, lei si sentiva strana. C'era qualcosa che la rendeva … Felice. Ma non una vera felicità. Qualcosa che le imponeva di essere felice, di essere positiva e di essere gioiosa. Gioiosa!!

Era troppo snervante per lei, non perché di solito non fosse felice, anzi, ma perché era fin troppo felice. Aveva salutato tutte le persone che aveva incontrato, tutte, e sentiva di non aver più la capacità di rispondere male.

Comunque il fatto di essere in anticipo la rallegrava ancora di più anche se ancora non sapeva che la maledizione avrebbe operato ancora, e per mezzo dei fratelli Potter.

Mentre camminava beatamente sorridendo ed emanando positività da tutti i pori incontrò la furia rossa, alias Lily Luna Potter, alias sua e di Rose sorella minore acquisita, alias pericolo vagante.

«Ciao Alice!»

«Hey Lily, qual buon vento?» Le chiese meravigliandosi di quello che era uscito dalla sua bocca. Qual buon vento?!?!

«Tutto bene Alice? Sembri estremamente… Felice... » Lily preoccupata sentì con la mano se la sua fronte scottava.

«No, non va per niente bene, non riesco a smettere di sorridere!! Ma questa è una cosa bellissima!! E a te Lily, come va?» Non riusciva a lamentarsi e questo era troppo per lei ma le parole le uscivano senza che lo volesse.

«Mmm.. Bene.» Lily non era per niente convinta ma decise che poi avrebbe indagato meglio. «Ma in realtà sono qua per chiederti un favore. Puoi aiutarmi?»

«Certo!» Le rispose con troppo entusiasmo. Ma cosa le prendeva? La vecchia Alice ci avrebbe pensato due volte prima di rendersi a disposizione di Lily senza sapere cosa avrebbe dovuto fare, potrebbe essere stata qualcosa di cui si sarebbe pentita.

«Allora, io… Insomma c’è un ragazzo che mi piace.»

«Oh Lily, chi è?» Chiese Alice dolcemente. Lily borbottò qualcosa in risposta guardando verso il basso. «Cosa?» Chiese ancora Alice.

«Scorpius Malfoy.» Lily alzò lo sguardo sull’altra per vedere la reazione. Alice era piuttosto sorpresa, Scorpius aveva la sua età e quindi era più grande di Lily di due anni. Ed era anche il migliore amico di Albus.

«Oh… e da quanto?»

«Da un giorno credo..»

«Cosa? Un giorno, Lily non per giudicarti ma sei sicura che ti piaccia veramente? Nel senso non lo conosci molto..» Disse Alice dubbiosa.

«Invece lo conosco! Sta sempre con Al e ha passato un sacco di estati da noi. E poi è così carino, oh Alice ne sono davvero innamorata!» Rispose Lily un po’ alterata inizialmente e poi con occhi sognanti..

«Lily… non so cosa dirti ... E poi come ti sei resa conto che ti piaceva?»

«È successo ieri. Stavamo alla partita di quidditch, proprio dopo che Mia è caduta. Io lo ho visto e lo ho capito. Era così bello, con i capelli spettinati dal vento, e poi il suo fisico.» Era risaputo che Malfoy fosse un bel ragazzo, anche se Alice non ci vedeva un gran che, la gran parte delle ragazze la pensava in un altro modo. Comunque sia il comportamento di Lily era strano.

«E io di preciso cosa dovrei fare?» Chiese Alice ancora per niente sicura.

«Dovresti dargli questa.» Lily estrasse una busta di carta dal mantello.. «Non devi dirgli che te l'ho data io però.»

«Ok, gliela infilerò tra un libro o farò in modo che gli arrivi.»

«Grazie Alice, sei un tesoro! Ora ti lascio però, o arrivo in ritardo!» Le scoccò un bacio sulla guancia e partì, Alice aveva appena ricordato della questione maledizione e visto che aveva perso alcuni minuti affrettò il passo.

Ma non passò un minuto che una ragazza le sbatté contro, era Emily Bones, una corvonero del 6° anno «Guarda dove cammini, Paciock!» Non la conosceva molto ma poche chiacchierate le erano bastate. Era una di quelle con la puzza sotto il naso, si credeva la reginetta del mondo solo perché era fidanzata con James Sirius..

«Qual è il tuo problema?» Le chiese Alice riuscendo finalmente a rispondere male.«Hai forse litigato con il fidanzatino di cui ti dai tante arie?»

Emily le lanciò uno di quegli sguardi che uccidono e replicò : «Almeno io ce l'ho avuto un fidanzato, tu che ti vanti tanto ma nessuno si avvicina a te. Quando mai troverai qualcuno che ti viene dietro fammi un fischio.» Questo la ferì un po’, ad Alice non era mai importato troppo avere un fidanzato ma non sopportava che qualcuno le sbattesse in faccia il fatto che nessuno le si avvicinasse se non per esserle amico.

«Alice!» James Potter le si avvicinò con il fiatone. «È passata Emily?»

«Si ed era di cattivo umore.» James sbuffò e scosse la testa. Qualche anno prima Alice aveva una cotta per lui e non poteva non considerarlo carino almeno un po’, nonostante si maledisse ogni volta che lo pensava.

«Prima ha fatto piangere un primino. E ha urlato contro tutta la gente che ha incontrato.»

«Ma perché ha la luna storta?»

«L'ho lasciata e se l'è presa. Io ho cercato di essere cauto ma a quanto pare non ha funzionato.» Si passò una mano tra i capelli, lo faceva costantemente.

«Lasciala perdere, non ti meritava.» Ed era vero. Tutti sapevano che Emily stava con James solo per la sua fama, anche lui probabilmente lo aveva capito.

«Hai ragione. Gli ultimi tempi ho capito che non le interessava niente di me. Ogni volta che volevo stare solo con lei trovava una scusa, poi quando c’erano gli altri non si staccava mai da me.»

«Mi dispiace che ti abbia trattato così. Ma non pensarci più, non ti perdi un gran che. » Sorrise per incoraggiarlo.

«Grazie Alice, sei una vera amica!» Le fece l’occhiolino e se ne andò mentre nella testa di Alice risuonavano chiare le parole “Sei una vera amica, sarò sempre un’amica per tutti”.

Nel frattempo erano passati 10 minuti da quando aveva lasciato Lily, tra tutto non si era accorta dello scorrere del tempo e si rese conto troppo tardi di essere in ritardo. Prese a correre verso i sotterranei dove c’era l’aula di pozioni.

La maledizione aveva colpito ancora.

 

SALVEE

Ho aggiornato prima di due settimane perché avevo già scritto il capitolo quindi eccolo qua yee

In questo capitolo ecco che entrano in gioco anche Rose ed Alice e cominciano a vedersi un po’ anche i fratelli Potter, con una Lily, pericolo vagante, innamorata e un James strano.

Nel prossimo capitolo ci saranno i POV di Iolanda e Rose e si vedrà qualcun altro che sarà un personaggio importante della storia.

Non dico altro, solo che non sarebbe disprezzato un vostro parere, soprattutto se avete critiche o consigli da darmi quindi se vi va recensite.

_Mer_

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Capitolo 4
*** A LEZIONE DI POZIONI ***


A LEZIONE DI POZIONI

«Prima di tutto consegnatemi il tema che vi ho dato per compito» Era appena iniziata la lezione, ci eravamo seduti in un tavolo: io vicino ad Alice e davanti gli altri due, Potter e Malfoy, che a quanto pare erano amici. Avevo sempre pensato che dovessero esserlo ma non me li ero mai immaginati in quel modo.

Avevo sempre pensato a Malfoy come un ragazzo altissimo biondo innaturale e sexi, lui nella mia testa era fidanzato con Lily Potter. Ma quella versione non era altissimo, nella norma, aveva gli occhi marroni e i capelli non erano quasi bianchi anzi, erano di un biondo acceso, caldo. Di Albus Potter pensai solo che non assomigliava all’attore che lo interpretava nel film, e a quanto ne sapevo anche lui poteva essere un attore come tutte le persone che erano lì dentro.

«Mia, il compito.» Mi sussurrò Alice poiché la professoressa si stava avvicinando per ritirarli. Non avevo nessun compito da consegnare ovviamente e questo mi provocò una specie di ansia come tutte le volte che mi presentavo a scuola senza aver fatto una versione per casa o un esercizio di matematica. Non c’era il motivo di avere ansia però, era tutto finto per me, eppure cominciai a rovistare disperatamente nello zaino in cerca di qualunque foglio da dargli. Quando passò le consegnai qualcosa senza nemmeno guardare che era e fui davvero stupita quando si complimentò con me: «Ho dato uno sguardo al suo compito signorina Jonson, mi complimento con lei il tema sembra perfetto.»

«Mi chiedo come cavolo fai...» Mormorò Alice.

«Allora ragazzi, aprite il libro a pag. 33, innanzitutto vi voglio presentare il lavoro che faremo in questo mese. Lavorerete in gruppi da 4, questa che vi propongo è una sorta di sfida : come vedete avete la preparazione di quattro pozioni, diverse e di diversa difficoltà. Quello che dovrete fare è scegliere la pozione più adatta al compito che vi verrà affidato. Poi naturalmente dovrete prepararla e relazionarmi il tutto, quelli di oggi sono i gruppi definitivi. Ora non ci occuperemo di questo però ..’»  La sua voce venne interrotta dalla porta che sia apriva, entrò la ragazza con i capelli rossi che avevo visto in infermeria.

«Scusi per il ritardo professoressa Shell.»

«Non si preoccupi Weasley, sono stata informata dalla preside del suo ritardo. Stavo illustrando il progetto di cui ci occuperemo, oh… I gruppi sono tutti al completo però … per ora affiancati a quello di Zabini, Boston, Parish, Sullivan. Ti cercherò un gruppo con i tuoi compagni di tassorosso e corvonero. Bene ora, come vi stavo dicendo oggi ci occuperemo di ...» Mentre parlava della pozione che avremmo dovuto fare osservai meglio l’ambiente. L’aula aveva un soffitto non molto alto, la professoressa era in piedi davanti a un tavolo sul quale erano poggiate varie boccette, non c’erano dei banchi come quelli di qualunque scuola babbana, erano piuttosto banchi da lavoro. Sopra ognuno c'era un calderone grande e i ragazzi erano disposti a quattro intorno al banco. in fondo all’aula c'erano due grandi scaffali dove si trovavano tutti gli ingredienti necessari per fare la pozione.

«Mia, ci sei?» La voce di Alice mi riscosse dai miei pensieri. «Spero tu abbia qualche idea di come fare questa pozione perché perfino Malfoy ha ammesso che è difficile.»

«Cosa?» Chiesi spaesata.

«La pozione, Mia, Alice ti sta chiedendo se sai fare la pozione.» Albus Potter sottolineò la parola Mia e mi parve di cogliere un tono di sfida nella sua affermazione.

«Sì, sai come sono messa. Questa materia non è il mio forte e Al è nella mia situazione. Malfoy in genere se la cava bene ma ... prima ha detto che, ..mmm non ricordo, cosa hai detto?» Alice si rivolse al biondo.

«Ho detto che dobbiamo stare attentissimi perché con questa pozione il minimo sbaglio può provocare un disastro.»

«Ecco, questo. Quindi Mia ripongo le mie speranze in te e nella tua eccezionalità in tutto.» Concluse Alice.

«Oh, certo. Quindi... bene. Facciamo questa pozione, niente è impossibile, no?» Aprii il libro e cominciai a leggere gli ingredienti ad alta voce.

«Sì, hai appena letto gli ingredienti.» Disse Albus Potter con una fastidiosa ironia.

«Senti caro, sono io brava a pozioni. Quindi se vuoi che qualcosa non ti esploda in faccia ti conviene seguire le mie istruzioni.» Cominciavo a non sopportare quel ragazzo.

«Al, Mia ha ragione. È lei l’esperta.»Disse Scorpius ed Alice annuì. Non avevo messo in conto però il fatto che io non avessi la minima idea di come fare, non restava altro che provarci e pregare la mia buona stella.

«Albus, vai a prendere gli ingredienti.» Ordinai mettendogli il libro tra le mani.

«Sì, vai.» Alice mi sostenne e lui partì borbottando qualcosa come “Doveva esserci Rose qui” e lanciandomi un’altra occhiataccia.

«Qual è il suo problema?» Chiesi agli altri due quando era lontano.

«Albus è … Oh beh non credo abbia qualche problema. Albus è semplicemente Albus, niente di più.» La spiegazione di Alice non aveva portato a niente in realtà  ma in fondo non mi importava veramente e non chiesi altro.

Per il resto della lezione mi limitai a cercare di seguire i passaggi del libro, Alice aveva esplicitamente detto che per il bene della pozione non avrebbe toccato nemmeno un ingrediente, Albus Potter aveva più che altro guardato, anzi fissato, me in modo cagnesco, e Scorpius aveva fatto la gran parte della pozione. Io lo avevo aiutato e avevo finto alla bene e meglio che per me quello era una passeggiata.

«Oh-oh, c'è qualcosa che non va.» Disse Alice: proprio quando il tempo stava per terminare dal calderone cominciò ad uscire una nebbiolina che si stava espandendo.

«Non capisco, abbiamo seguito tutti i passaggi e poi c'è Mia...» Scorpius si grattò la testa riflettendo.

«Già, Mia, risolvi te. Sei perfetta e saprai che fare.» Albus Potter sembrava quasi compiaciuto che la pozione era venuta male. Non gliela potevo dare vinta quindi con disinvoltura buttai dentro al calderone qualche erba. L’esito di quella pozione non mi importava minimamente, poteva anche esplodere, anzi forse quello mi avrebbe aiutato a smascherare quella messa in scena.

Cominciai a mescolare e ad aggiungere ingredienti a caso, se la pozione fosse esplosa ci sarebbe stata la possibilità di scoprire cosa stava succedendo. Ma le mie speranze furono vane, la nebbia diminuì e il liquido divenne di un tenue rosa.

«Complimenti signorina Jonson, ha salvato la pozione con grande abilità. 10 punti a grifondoro!» Alice mi guardò stupefatta e Scorpius si congratulò con me. Per un attimo pensai che mi ero quasi divertita, in fondo.

Quando la lezione terminò Alice mi chiese di distrarre Scorpius, “Una cosa per Lily”, mi disse come spiegazione.

Andai da Scorpius e cominciai a parlargli di cose a caso, ma lui sembrava mi ascoltasse. Ad un certo punto mi chiese “Chi è Olaf?” e risposi che era un corvonero del terzo anno, lui mi credette e io scoppiai a ridere. Dopo di che lo salutai dicendogli che doveva vedere Frozen, ma credo che non abbia capito un fico secco di tutto quanto.

Quando tornai indietro Alice stava parlando con Albus Potter, che mi dava le spalle. Cercai di ascoltare quello che si stavano dicendo.

Dimmi che non la conosci e non l’hai mai vista prima d’ora, ti prego” Disse Albus Potter.

“Ma che stai dicendo?”

“Ma non capisci, lei vi ha stregati! Guarda, ti sei truccata! Non ti trucchi mai, dici sempre che è fatica sprecata con te!”

“Senti Albus se questo è il tuo modo per dire che sono brutta sappi che non è carino. E ora se ti dispiace io vado.”

«Andiamo, Mia» Mi disse Alice sorpassando Potter che si accorse in quel momento della mia presenza, lo guardai un ultima volta, sembrava furioso, poi seguii Alice Paciock fuori dall’aula.

 

ROSE WEASLEY ddI

Quando la preside l’aveva convocata le aveva riferito che c’era stato un cambio di orario delle ronde serali: invece di giovedì Rose doveva farla quella sera stessa poiché la ragazza di tassorosso si era ammalata.

Sarebbe stata in compagnia di Malfoy, poco male, Scorpius era un suo amico. Sicuramente meglio di Samantha, la ragazza malata, Rose la riteneva una delle peggior oche di tutta la scuola e si chiedeva come mai fosse stata fatta prefetto data la sua grande stupidità.

Non invidiava certamente Scorpius, il quale era costretto a sorbirla ogni martedì, Samantha aveva una capacità incredibile di assillare la gente con le sue chiacchiere e non sopportava Rose. Lei era convinta che fosse perché Scorpius non la degnava della minima attenzione e preferiva assai stare con lei piuttosto che con Samantha.

Per colpa della preside era arrivata in ritardo a lezione. Quando era finita la professoressa l’aveva chiamata e le aveva comunicato il gruppo di cui avrebbe fatto parte dato che quelli delle sue case erano al completo.

«Lavorerai con i gemelli Scamandro e Barnes.» Le aveva riferito. I gemelli erano tipi strambi ma le erano simpatici e li conosceva da quando erano piccoli e non conosceva molto Barnes, ci aveva parlato pochissime volte ma non sembrava un tipo antipatico, era solo un po’ timido.

Aveva  intravisto Alice con Mia ma non ci aveva parlato perché erano andate via mentre lei era con la professoressa, seguite da Albus.

La lezione successiva sarebbe stata mezz’ora dopo quindi se la prese con comodo e decise di fare un salto in sala comune per dare un’occhiata ai compiti.

«Rosie, dove vai?» Sua cugina Dominique, corvonero sesto anno, capelli biondi lunghi e stupenda, l’affiancò mentre camminava per il corridoio.

«Faccio un salto in sala comune, devo controllare i compiti per domani.»

«Oh bene, quindi non hai niente da fare. Mi accompagni alle cucine? Ho davvero  fame.»

«Ti ho appena detto che devo..’»

«Perfetto, andiamo!» La prese per un braccio facendole cambiare direzione.

«Ma io non ho fame!» Brontolò Rose mentre veniva trascinata dalla cugina.

«Non hai fame da circa 5 settimane, quindi credo sia ora che ti ritorni.»

«Quando sono depressa non mangio. E sono depressa.»

«Rose Weasley.» Dominique si bloccò di colpo e fronteggiò Rose. «Devi smettere di essere depressa e compatirti, devi passarci sopra, puoi mandare quell’idiota a quel paese, ma ora basta! Sono giorni che non fai altro che dire che la tua vita fa schifo, ma sai che ti dico: c’è gente che è messa molto peggio di te, non puoi fare così per un ragazzo! Sono passate ben 5 settimane da quando hai lasciato quell’idiota! Devi smetterla e …’»

«Domi …» La interruppe Rose.

«Non mi interrompere. Devi smetterla di …’»

«Domi … lui è quì.» Rose fece un cenno con il capo per indicare il ragazzo, con i suoi amici dall’altra parte del corridoio.

«E ALLORA?!» Urlò Dominique, sì, non era una ragazza molto paziente.

«E allora, ho fame!» Rose scoppiò a ridere e a urlare, senza alcun motivo apparente. Poi prendendo la cugina per mano corse per tutto il corridoio, si fermò davanti a Ben e fece intendere, con altre parole, che non le importava assolutamente niente di lui.

Si deve sapere una cosa su Rose Weasley: ci sono 3 motivi per cui mangia tantissimo. Il primo è quando è sotto stress, il secondo è quando è felice, il terzo in certi momenti a caso.

Quando andò nelle cucine quel giorno era finalmente, dopo 5 settimane, per il secondo motivo.

 

«E allora James arriva la mattina seguente con un mazzo di fiori e le dichiara il suo amore davanti a tutti. Però Katie era innamorata di un altro e lo rifiuta, James ci rimane malissimo e viene da me a piangere le sue pene d’amore. Dovevi vederlo, era un bambino adorabile!» Esclamò Dominique addentando il suo hamburger.
«Nooo, me lo immagino troppo un piccolo James alle prese con la sua prima cotta! Questa non me la avevi mai raccontata!» Rispose Rose ridendo a crepapelle e riempendosi di patatine.
«Non l’ho mai raccontata perché James mi fece promettere di non dirlo a nessuno. Oh giusto, io non ti ho detto niente!» Precisò con un eloquente occhiolino.
«Capisco… Comunque non sapevo che ti piacessero gli hamburger.» Rose indicò il calorico panino che la cugina si stava gustando.
«Scherzi? Questo coso è fantastico. Non posso mangiarlo troppe volte perché è un arma letale per i miei fianchi(non sai quello che mettono qui dentro), ma oggi era un evento speciale.» Sorrise con la bocca piena.
«E da quando gli elfi cucinano hamburger?» Chiese curiosa Rose.
«Opera mia! Ho mostrato a Poppy come si facevano e abbiamo stretto un accordo.»
«Questo spiega tutto!»Rose era consapevole che quando l’amica voleva qualcosa riusciva sempre ad ottenerlo.
« Devo dire che Poppy è stata veramente gentile, è un elfa così carina che … Allan!» Dominique si alzò dal tavolo improvvisamente e solo quando anche Rose si voltò capì il motivo. Era arrivato Allan Moore, l’attuale fidanzato di Dominique.

Rose la guardò agguantarsi al ragazzo e si accorse solo dopo che Allan non era solo.

«Ciao Scorpius, Allan.» Scorpius la salutò e si sedette vicino a lei mentre l’altro era ancora intento a baciare Dominique.

«Questa sera ho la ronda con te, lo sapevi?» Scorpius annuì prendendo una patatina dal piatto di Rose.

«Ho sentito che Samantha ha l'influenza… Ti è tornato l’appetito?» Indicò i due piatti vuoti vicino a lei.

«Mi sono ufficialmente disinbenssicata.» Sfoggiò un grande sorriso. «Posso tornare a mangiare, felicemente!»

«E abbondantemente!» Disse Scorpius ridendo, poi aggiunse tornando serio: «Ma sono contento per te. Thompson è un idiota.»

«Non vorrei ricordarti le innumerevoli ragazze a cui hai spezzato il cuore.» Lo rimproverò Rose. «Ma tu non dovresti essere a lezione?»

«Mi hanno buttato fuori.» Spiegò semplicemente lui.

«Perché?»

«Potrei aver passato qualche minuto fuori dall’aula..’»

«Qualche minuto?» Chiede Rose con un sopracciglio alzato.

«Diciamo un quarto d’ora… venti minuti, fuori dall'aula, pomiciando con una corvonero...»

«Dimmi che non era Carolaine Taylor.»

«Credo si chiamasse Betty ma non ne sono sicuro… Comunque sia il professore è uscito e mi ha beccato e mi ha spedito in presidenza, la preside però non c'era e così sono venuto qua.»

«Sie un idiota.» La ragazza scosse la testa sconsolata. «Quest’anno abbiamo i GUFO e non dovresti permetterti nessun tipo di distrazioni!»

«Sì, sì, bla bla bla. Capito, niente distrazioni. Ora però ammira la mia grande abilità di conquistatore.» Scorpius infilò la mano in tasca e estrasse un foglio, quando lo poggiò sul tavolo Rose vide che si trattava di una lettera.

«Spero non sia quello che penso!»

«Invece sì. Una lettera dalla mia ammiratrice segreta!»

«Oddio, a quale livello ci siamo ridotti.» Rose si strofinò una mano sul viso poi prese la lettera e cominciò a leggere.

«Caro Scorpius,

Sole dei miei giorni e, quì c'era scritto stella e è stato cambiato con luna, e luna delle mie notti.

La prima volta che ti ho visto non ho fatto molto caso a te, forse avevo solo bisogno di un paio d’occhiali, chi lo sa! Sta di fatto che non mi ero accorta della tua straordinaria bellezza, siamo sicuri che stia parlando di te? Bah, dei tuoi addominali scolpiti, dei tuoi occhi cristallini, ma questa tizia ha davvero bisogno di un paio di occhiali, cristallini dove? I tuoi occhi sono color cemento! Ahio, che c’è, è vero, insomma di tutte le tue cellule che hanno formato un corpo perfetto.

Sono follemente innamorata di te e questo amore mi sta distruggendo, povera ragazza, mi basterebbe una tua carezza, un tuo abbraccio, un tuo bacio, per farmi sentire in paradiso.

Se ti va incontriamoci sabato sera, al bagno di mirtilla malcontenta, romantica la ragazza, così colmerò la tua impazienza di conoscermi.

Sappi che sono più vicino a te do quanto immagini,

Tua innamorata.

Non ci andrai, vero?» Il ragazzo alzò le spalle in risposta. «Non dirmi che vuoi andarci, magari è uno scherzo.»

«Non credo sia uno scherzo.»

«Ma magari lo è… Aspetta, ho un idea.» Rose puntò la bacchetta verso la lettera e mormorò qualcosa.

«Che fai?» Chiese curioso il ragazzo.

«Incantesimo di riconoscimento.» Rispose lei. Dopo un minuto apparve per pochi secondi una scritta: Lily Potter. Prima che Scorpius se ne accorgesse però era già scomparsa.

«Allora?» Chiese.

«Non-non ha funzionato, deve aver fatto qualche incantesimo di protezione.» Rose era inorridita. «Però credo sia proprio ora che vada, ho lezione. Ah.. Scorpius credo che tu non debba andare. Potrebbe essere uno scherzo, meglio non fidarsi. A dopo!» Partì in fretta senza dargli il tempo per replicare, dirigendosi verso l’aula di incantesimi.

Quel pomeriggio avrebbe dovuto fare una chiacchierata con la cugina.


 

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