Konoha Bebop

di maito
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partenza ***
Capitolo 2: *** Acqua ferma ***
Capitolo 3: *** Gli irregolari ***



Capitolo 1
*** Partenza ***


Partenza



Sakura sentiva lo stomaco in subbuglio. Fortunatamente quella mattina non aveva fatto colazione quella mattina o avrebbe rischiato di rimettere proprio nel bel mezzo dell'ufficio del suo capo: la leggendaria Tsunade-sama. Non poteva permettersi di fare errori. Finalmente i suoi superiori si erano accorti del suo talento e stavano per affidarle una missione della massima importanza: era l'occasione che aspettava da tempo per mettersi in mostra. Sakura Haruno si era diplomata all'accademia con il massimo dei voti. Era risultata la prima della classe in tutte le discipline, sia teoriche che pratiche. Era anche la più giovane recluta della storia di Konoha a essere stata promossa al grado di sottoufficiale.

"Anzi, prima a parimerito, accidenti a lui! Tutto ciò che mi serve ora era è un successo sul campo che dia la spinta alla mia carriera! Aspetta, che sta dicendo Tsunade? È meglio che stia attenta se non voglio fare la figura dell'idiota!"

«...le analogie fra tutti questi omicidi sembrano ricondurre all'operato della stessa persona. Dopo aver ucciso le sue vittime, il nostro uomo infierisce sul cadavere asportando l'epidermide da varie aree del corpo.»

-click-

Tsunade cliccava stancamente il bottone del telecomando che reggeva in mano, facendo scorrere le diapositive del proiettore alle sue spalle.

«A questa ha asportato lo scalpo. » -click- «Mentre a quest'altra l'intera faccia.»

-click-

Sakura trattenne a stento un conato di vomito.

"Ma porca... Si può essere così psicopatici?"

Menomale due volte che non ho fatto colazione.

« Accidenti, dove diavolo si è cacciata Shizune con il caffè?! » continuò Tsunade senza battere ciglio: «Dicevamo? Ah sì, dopo aver fatto i suoi porci comodi si firma sempre disegnando uno scorpione con il sangue. Le sue vittime, finora, sono sempre state giovani donne... In ogni caso è tutto scritto in dettaglio nel rapporto che hai ricevuto stamattina.»

-click-

Tsunade spense il proiettore e lasciò cadere il telecomando davanti a sè sulla scrivania.

«Sottoufficiale Sakura Haruno!» annunciò allora riguadagnando un po' di vigore.

La giovane dai capelli rosa si rizzò sull'attenti.

«Il tuo compito sarà recarti nella cittadina in cui è avvenuto l'ultimo delitto e raccogliere il maggior numero di informazioni che riesci a recuperare.»

"Evvai! È finalmente giunto il momento della mia prima missione! E adesso mi affiderà una squadra di indagine tutta mia! Che tipo di capo è meglio che sia? Gentile e disponibile o severa e intransigente? Aspetta, è meglio ascoltare."

« ...un elicottero ti porterà sul posto. Inutile dire che il motivo della tua presenza e la tua affiliazione con noi dovranno rimanere oggetto della massima segretezza. La parola d'ordine in questa missione è discrezione. Se hai dei dubbi o hai bisogno di ulteriori dettagli rivolgiti a Shizune. Partirai tra un'ora. In bocca al lupo!»

«Ma... E la squadra? Non me la presenta?»

«Quale squadra?»

"Eeeh? Questa vecchia pazza mi vuole mandare a caccia di un serial killer psicopatico da solaaa?"

«Ascoltami, Sakura. Questa è una missione della massima importanza. Ho scelto specificatamente te per questo compito perchè penso tu abbia le carte in regola per svolgerlo alla perfezione. Non hai nulla di che preoccuparti: avrai pieno appoggio via radio e una squadra di supporto sarà pronta a intervenire al primo segno di pericolo. Non rischieremmo mai la vita del nostro commilitone più promettente. Perciò parti senza indugio. Io credo in te!»

 

 

 

Uscita dall'ufficio, Sakura era al settimo cielo dalla gioia. Esultò spiccando un salto, spattendo immediatamente la testa nel basso corridoio metallico della portaerei.

"Ahia, cacchio! Tsunade-sama crede in me! Non in Sai, non in Shikamaru. In me! Questo da solo mi ripaga già di tutti i giorni e tutte le notti che ho speso ad allenarmi e studiare. Ormai la strada verso una brillante carriera è tutta in discesa: simulazioni di operazioni sul campo ne ho già fatte a bizzeffe e le ho sempre superate brillantemente. Per risolvere questo caso impiegherò tre giorni, anzi, uno solo. Batterò ogni record e farò tutto da sola. Sento già aria di promozione."

«Sakura, ho sentito che ti spediscono in missione.»

La voce che la costrinse a girarsi e che la mise istintivamente di cattivo umore proveniva da un ragazzo della sua stessa età, dalla carnagione pallida e poco più alto di lei.

"Dannato Sai, è stata colpa sua se non sono stata la più giovane recluta della storia a essere promossa al rango di sotto-ufficiale. Tutta colpa sua e della sua brillante idea di farsi promuovere assieme a me. Che cosa vuole adesso? Pavoneggiarsi perchè lui ha già svolto missioni sul campo? Oppure sottrarmi informazioni sul caso per avvantaggiarsi?"

«Proprio così, hai sentito benissimo» rispose la rosa ostentando un sorriso falso: «Tsunade-sama in persona mi ha affidato un'operazione della massima importanza. Mi dispiace ma è una faccenda top-secret. Ora ti saluto, devo andare a prepararmi.»

«D'accordo, non ti trattengo. Volevo solo augurarti buona fortuna.»

"Non mi serve."

«Ti ringrazio.» rispose Sakura con un sorriso di circostanza, e se ne andò voltando le spalle al commilitone.

 

 

«Lady Tsunade, è sicura che sia stata una buona idea affidare a Sakura una missione di questo tipo?» domandò Shizune, mentre serviva il caffè a una Tsunade sotto tono.

«Non devi preoccuparti.» rispose la donna sorseggiando: «L'uomo che cerchiamo non si ferma mai a lungo nello stesso posto. A quest'ora sarà già a miglia di distanza dal luogo dove ho spedito Sakura. La ragazza potrebbe ricavare qualche informazione che possa tornarci utile, ma è molto improbabile che possa incappare in una situazione di reale pericolo.»

«Allora l'ha presa in giro con il discorso di poco fa?»

«Ah, quindi stavi origliando.»

Shizune sentì le guance arrossire per essersi tradita.

Tsunade si concesse un lungo sorso di caffè prima di rispondere.

«Non del tutto» disse infine: «Sakura è davvero promettente. All'accademia ha sempre primeggiato. È intelligente e determinata. Erano anni che non incontravo un talento come il suo. Per certi versi mi ricorda me stessa da giovane.»

Tsunade sorrise compiaciuta prima di continuare: «Il suo problema è che non ha un briciolo di esperienza sul campo. Voglio che si sbucci le ginocchia e rovini un po' quella divisa sempre in perfetto ordine. Le farebbe bene.»

Shizune sorrise amabilmente vedendo che anche il suo capo, come lei, aveva preso a cuore le sorti di quella ragazza.

 

 

 

"Maledetto Sai, lui e la sua aria di finta apatìa, ma io non ci casco."

Sakura ripose l'uniforme nell'armadio della sua cabina, prestando attenzione che non si stropicciasse. Le metteva addosso una strana sensazione dover indossare abiti civili dopo tanto tempo, ma per una missione in incognito era necessario. Ormai sentiva la divisa come una seconda pelle. Dall'età di dieci anni, quando era stata scelta per entrare nel programma di formazione di Konoha, raramente aveva avuto modo di indossare qualcosa di diverso. Si infilò un paio di jeans e dei sandali comodi, una camicetta leggera ma abbastanza larga da celare la fondina con la pistola e il teaser che portava legata dietro la schiena. Il posto in cui la stavano mandando aveva la fama di essere molto assolato. Prese uno zaino e lo riempì con un cambio d'abiti e generi di prima necessità. Infine completò il look con un cappello a tesa larga e un paio di occhiali da sole. Prima di uscire si voltò a dare un'ultima occhiata alla sua cabina. Un locale stretto e basso con un letto, un armadio e un tavolino corredato di sedia. Nessuna decorazione, nessuna foto di amici o parenti, nessun poster alle pareti. "Si condensa tutta qui la mia vita? Pazienza Sakura, pazienza. Quando sarai arrivata in cima potrai fare tutto ciò che vorrai."

Arrivata sul ponte della nave che ospitava il suo distaccamento, venne avvicinata da un uomo in divisa aeronautica: «Sakura Haruno? Sono Izumo Kamizuki, il pilota incaricato di scortarti sul luogo della missione.»

«Piacere di conoscerLa.» rispose con professionalità.

Mentre l'elicottero si alzava in volo, Sakura osservò il mondo fuori dal finestrino. Il rumore delle eliche, seppure ovattato, era l'unico suono che filtrava attraverso le cuffie. I movimenti frenetici dei soldati sul ponte della nave contrastavano con quell'innaturale silenzio. Mentre l'immensa imbarcazione si rimpiccioliva sempre più sotto di lei, a Sakura sembrò di stare osservando un formicaio brulicante di vita.

"Già, che cosa siamo in fondo, se non formiche che spendono tutte le proprie energie per eseguire gli ordini di qualcun altro?"

Con questi pensieri nella mente salutò il luogo dove aveva passato gli ultimi due anni del suo addestramento: ciò che per lei più si avvicinava alla definizione di casa.

***

 

In una cittadina situata ai margini del deserto, il sole scandiva le ore più calde della giornata. L'aria tremolava sul terreno rovente e nemmeno un alito di vento si levava a spazzare le strade polverose. I perdigiorno del paese erano tutti radunati a giocare a carte o a fare la siesta per ammazzare il tempo in una cittadina in cui non succedeva mai niente.

All'improvviso un rumore di vetri infranti diede una scossa alla monotonia di quella giornata. Un uomo aveva sfondato una finestra al primo piano dell'albergo ed era ruzzolato in mezzo alla strada. Dopo essersi rialzato, non si fermò nemmeno il tempo per controllare di avere ancora tutte le ossa intere. Prese a correre lungo la strada principale, anche se zoppicando leggermente.

«Accidenti, ma perchè non si fanno mai prendere con le buone?!» esclamò un secondo soggetto che nel frattempo si era affacciato alla stessa finestra da cui era precipitato il primo. Dopo essersi concesso un istante per studiare i paraggi, ruppe gli indugi e salì sul davanzale. Aggrappatosi alla grondaia dell'edificio, dondolò pericolosamente sul vuoto sottostante. Una caduta non mortale, come aveva visto, ma comunque non piacevole. Si issò sul tetto e cominciò a correre nella stessa direzione in cui stava fuggendo l'altro uomo. Raggiunto il limite dell'albergo saltò agilmente sull'edificio a fianco, continuando l'inseguimento. Il poncho che indossava frusciava febbrilmente durante la corsa, mentre con una mano si reggeva il cappello perchè non volasse via. Arrivato al limite del tetto successivo, notò che l'edificio seguente era più alto e più distante rispetto al precedente. Senza un attimo d'esitazione saltò lo stesso, salvo pentirsene immediatamente.

"Cazzo, ho saltato corto! Ho saltato corto!"

Trattenne un gemito di dolore quando sbattè pesantemente il torace contro la gronda, ma riuscì comunque ad aggrapparsi con le braccia e a issarsi nuovamente sul tetto. In quel momento, con l'adrenalina che scorreva a fiumi nelle sue vene, non sentiva nè dolore nè fatica. Contava solo una cosa: correre, inseguire, raggiungere. Finiti gli edifici finiva anche la sua corsa, ma non rallentò. Sfruttò fino all'ultimo centimetro di suolo utile e spiccò il grande balzo. Come calcolato il suo materasso improvvisato stava passando sul punto d'atterraggio proprio in quel momento. Rovinò pesantemente addosso al malcapitato in fuga, facendo ruzzolare entrambi nella polvere per parecchi metri.

«Maledetto! Non riuscirai...» cercò di lamentersi il materasso, ma venne messo a riposo da un pugno stampato in piena faccia.

«Cazzo!» esclamò l'inseguitore sventolando la mano con cui aveva colpito.

"Avevi la faccia dura! Maledetti quei film in cui sembra che i pugni facciano male solo a riceverli. Mi sono spellato due nocche!"

In quel momento, calata la tensione della caccia, ricominciò a sentire la fitta al petto, nel punto in cui aveva sbattuto poco prima.

"Spero di non essermi rotto niente."

«Tornando a noi due, fammi controllare per bene la tua faccia.» disse rivolgendosi al malcapitato che giaceva al suolo svenuto. Infilò una mano sotto il poncho e ne estrasse un volantino tutto stropicciato.

«Bingo! Ci ho visto giusto! Samuel H. Taylor, ricercato per rapina, furto e percosse. Ti sei tagliato la barba ma sei proprio tu.»

In quel momento squillò il cellulare.

«Tenten! Giusto in tempo. Sto per intascare 50.000 ryo... come sarebbe a dire che sono pochi? Con tutta la fatica che ho fatto per metterci le mani? Guarda che sono saltato da un tetto. Avresti dovuto vedermi, è stato veramente una figata... No che non ho di nuovo fatto il cosplay di Clint Eastwood!...Ma mi stai ascoltando?... Se sei così brava perchè il lavoro sporco lo faccio sempre io? Siamo soci a metà dopo tutto!... Aspetta, ripeti. Un milione da queste parti?... Cosa vuoi che sia trovare uno che disegna scarafaggi sui muri... Scorpioni? E io cos'ho detto?... Ho capito, è pericoloso, ti aspetto. Nel frattempo sguinzaglierò gli 'irregolari' a raccogliere informazioni... Va bene, a presto. Ciao.»

"Avida sfruttatrice, avrei voluto vedere lei in quell'inseguimento."

Si tolse il cappello da cowboy per sventolarsi il viso grondante di sudore, liberando la folta chioma di capelli biondi.

«E ora a noi» mormorò caricandosi il ricercato sulle spalle: «Niente di personale, amico mio, ma se non incasso quei soldi non mangio.»

 

 

 

Nota dell'autore:

Ciao a tutti voi che siete arrivati fin qui. Questa è la mia seconda fanfic. Il titolo, anche se non mi soddisfa, è un omaggio a Cowboy Bebop perchè è da lì che ho preso l'idea dei cacciatori di taglie e di un mondo in stile 'far west moderno', però le analogie finiscono lì, per cui non ci saranno le astronavi. Per il momento è tutto. Ah, se ve lo state chiedendo (perchè lo so che lo state facendo), Naruto avrà un forte impatto sullo sviluppo del personaggio di Sakura, ma questo non vuole necessariamente dire che si fidanzeranno. Le eventuali coppie che si formeranno le deciderò più avanti in base a come mi sembreranno più naturali con il procedere della trama. Ciao e a presto.

 

 

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Capitolo 2
*** Acqua ferma ***


Acqua ferma



"Accidenti che caldo."

Sakura bevve lunghi sorsi dalla borraccia, mentre alcune gocce le scendevano lungo il mento e il collo. L'acqua era calda, ma la rosa accolse con sollievo il liquido che le scendeva nella gola. Mentre camminava nella polvere rossastra, nuvolette di polvere si sollevavano ogni volta che muoveva un passo.

"Certo che potevano lasciarmi più vicina alla meta."

Mentre entrava in una cittadina che sembrava aver conosciuto tempi migliori, il GPS le confermò per l'ennesima volta di essere approdata nel posto giusto.

"Vabbè, animo. Si va in scena."

Dopo aver trovato alloggio per la notte nell'unico hotel del paese, si diede una rinfrescata e si diresse a passo deciso verso il saloon.

La porta ad ante tintinnò leggermente mentre faceva il suo ingresso nel locale, attirando immediatamente su di lei l'attenzione di tutti i nullafacenti che vi trascorrevano i pomeriggi bevendo, bestemmiando e giocando a carte. Il saloon era una bettola scarsamente illuminata e dal pavimento sudicio. Il bancone del bar sembrava in condizioni decenti, anche se Sakura non ci avrebbe mangiato nemmeno sotto tortura. Si rivolse al barman, un uomo brizzolato con una calvizia incipiente.

"Vediamo, potrei fare la parte della ragazzina svampita."

«Buonasera. Che carino questo locale!»

«Che cosa ti servo, signorina?»

«Qual'è la vostra specialità?»

Il barman si esibì in una risata che a Sakura non piacque.

«Qui serviamo solo due cose. Whisky e birra.»

«E se volessi dell'acqua?»

«Per quella c'è la vasca dell'acqua piovana qui fuori.»

L'intero locale scoppiò in una fragorosa risata collettiva. Sakura ordinò un boccale di birra e si sforzò di bere un sorso della brodaglia che le venne servita, poggiando le labbra dal lato del bicchiere che le parve più pulito.

«Da dove arrivi signorina? Dalla polvere che hai addosso sembra tu sia arrivata a piedi dal deserto.»

"Eh no, brutto vecchiaccio, le domande sono venuta a farle io."

«La mia macchina mi ha lasciata a piedi a qualche miglio da qui. Per fortuna il vostro paese era vicino. A proposito, come si chiama? Temo di aver mancato il cartello.»

«Questo è Stillwater, signorina.»

«Nome carino. Che strano però, mi sembra di averlo già sentito nominare.»

«Ci sono molti paesi con nomi simili.»

«Ma questo l'ho sentito nominare di recente. Forse su un giornale, però non ne ricordo la causa.»

"Avanti vecchio, dammi quello che cerco."

«Sei una giornalista, signorina? Sei qui per l'omicidio?»

Sakura rimase un momento spiazzata dal cambio improvviso nel tono della conversazione, poi annuì.

«Io non so niente ma ti do un consiglio, ragazzina. Sei libera di fare quello che vuoi ma a nessuno, da queste parti, piacciono i forestieri che se ne vanno in giro facendo domande.»

«Non ti preoccupare angioletto.» disse un uomo corpulento sedendosi accanto a Sakura. L'intruso si mise poi maggiormente a suo agio appoggiandosi con il gomito sul bancone.

«Il nostro Mike non ama i ficcanaso, come nessuno qui, del resto. Io però ti voglio aiutare. Come sai in questa cittadina è passato un serial killer la settimana scorsa. Hai bisogno di qulcuno che ti protegga.»

«Lei è molto gentile, signore, ma penso di saper badare a me stessa.» rispose Sakura. Lentamente strisciò con la mano dietro la schiena, avvicinandola all'impugnatura del teaser.

"Ma cosa sono queste confidenze che si prendono tutti? Già il barman non collabora, ci voleva anche questo marpione. Se prova a toccarmi, prima lo tramortisco, poi gli faccio recapitare una bella denuncia per molestie."

La porta d'ingresso tintinnò nuovamente, ma Sakura non ci fece molto caso.

«Ma certo.» rispose l'omaccione avvicinandosi ancora. Il suo fiato puzzava di alcol.

«Tu sei una donna emancipata, vieni dalla grande città, ma potrei aiutarti con quello che cerchi.»

"E se questo bellimbusto potesse aiutarmi davvero? È un coglione, ma potrei ricavare qualche informazione utile." pensò per un attimo Sakura.

«Perchè non ci spostiamo in un luogo più apparteto per parlarne a quattr'occhi?» propose l'uomo esibendosi in un sorriso rancido.

Sakura percepì la clientela del bar schignazzare in sottofondo.

Improvvisamente l'uomo si mosse con un movimento improvviso, innaturale, andando a urtare contro il boccale di Sakura e rovesciandosi addosso tutto il liquido contenuto.

«Ma che? Tu! Che cazzo credi di fare!» disse rizzandosi in piedi e voltandosi verso un individuo alle sue spalle, che Sakura non aveva notato.

«Ti ho urtato? Scusami tanto. Se è per la birra te la ripago.» Disse questo con voce tranquilla.

Sakura l'aveva inizialmente scambiato per un uomo ma era un ragazzo. Aveva indosso un largo ponco e un cappello da cowboy che le impediva di vederne bene il viso.

«Se credi di cavartela così non hai capito un cazzo nella vita!» gridò l'omaccione, che sovrastava il ragazzo di tutta la testa. Per un attimo sembrò che stesse per sferrargli un pugno, ma si bloccò. Sakura si spostò di lato per capire meglio. Il poncho del ragazzo aveva preso una piega innaturale, puntando dritto alla pancia dell'omacione.

«Se te lo stai chiedendo» disse il ragazzo allegramente: «Non sono felice di vederti. Nonostante questo, oggi sono di buon'umore. Per questo te lo ripeto: hai una birra pagata, la bevi alla mia salute e dimentichiamo l'accaduto. Se rifiuti, vedi di levarti dal cazzo prima di subito se non vuoi ritrovarti con un altro buco per respirare.» L'ultima frase era stata pronunciata con un tono di voce totalmente diverso dalle altre. A Sakura non sfiorò neanche lontanamente l'idea che potesse essere un bluff. Il locale era improvvisamente ammutolito e Sakura sentì di essere in una posizione spiacevole.

«Eh no, eh! Sono stufo che veniate a fare cazzate nel mio locale!» Stavolta era stato il barman a parlare: «Se volete fare i cowboy andate fuori di qui! Sono stufo di riparare mobili!»

Il ragazzo protestò debolmente prima di rivolgersi all'avversario. L'omaccione era rimasto immobile e lo fissava schiumante di rabbia.

«Che vogliamo fare, nonno?»

«Tu prova solo a togliermi questo cannone dalla pancia e io ti faccio rimpiangere il giorno in cui quella cagna di tua madre ti ha messo al mondo.»

«Ecco! Questo è lo spirito!» disse il ragazzo sorridento, e la piega nel ponchio svanì mentre rinfoderava l'arma sotto ai vestiti.

Immediatamente l'avversario si mosse.

Sakura avrebbe voluto gridare: 'Attento!' ma non fece in tempo. Incredibilmente però, il ragazzo col poncho si mosse più veloce. Schivò il potente sinistro che rischiava di colpirlo abbassandosi e svicolando all'esterno della guardia dell'avversario. Sfruttando il flusso dell'azione gli assestò una ginocchiata in pieno stomaco e terminò l'opera con una gomitata alla nuca. L'uomo cadde di faccia contro il pavimento e lì rimase, svenuto. Senza scomporsi, il ragazzo si mise a sedere su uno sgabello del bancone, accavallando le gambe sull'avversario esanime a mo' di poggiapiedi. Il suo sguardo era rivolto agli altri avventori del saloon e dava le spalle al barman, che non aveva smesso un secondo di lamentarsi da quando i due si erano mossi. Dopo un attimo di tensione, il ragazzo esclamò: «L'offerta che ho fatto al capo, qui, che adesso dorme il sonno dei giusti, è valida per tutti. Offro io per tutti e dimentichiamo l'accaduto!»

Gli avventori del bar scoppiarono in una fragorosa risata collettiva, applaudendo e fischiando come se avessero assistito a uno spettacolo soddisfacente. Sakura rimase stordita.

"Ma dove diavolo mi ha spedito quella vecchia pazza di Tsunade?"

 

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Capitolo 3
*** Gli irregolari ***


Gli irregolari

 

 

Il ragazzo sospirò rassegnato, osservando come il portafogli a forma di rana fosse desolatamente vuoto.

"Accidenti, così ho fatto fuori i resti dell'ultima taglia. Quel seccatore non ci voleva e non ho nemmeno raccolto informazioni utili. Ho speso soldi per niente. Mi sa che mi toccherà di nuovo scappare senza pagare dall'albergo."

Seduto su un pezzo di ringhiera fuori dal saloon, Naruto osservava le onde allungarsi lungo la main road. Si sorprese di essere così tranquillo. Ricordò le volte in cui si era trovato in mezzo alla strada senza un soldo e in cui l'agitazione e l'incertezza lo attanagliavano come una fitta nel petto. Ne aveva fatta di strada nel frattempo. Curiosamente non ricordava che sensazioni provasse ad avere una casa fissa cui ritornare la sera, prima di iniziare quella vita.

"Gli esseri umani possono davvero adattarsi a tutto" pensò: "è solo questione di abitudine."

«Ehi tu! Ragazzo col poncho!»

Naruto si voltò pigramente in direzione della voce.

«Non credere che ti venga a ringraziare! Potevo cavarmela benissimo da sola!»

"Ce l'ha con me questa?"

Era una ragazza più o meno della sua età. Gli abiti che indossava lo colpirono subito. Sicuramente non era della zona e sicuramente non era una abituata a sgobbare.

«Ci conosciamo?» rispose il biondo. Contemporaneamente si sporse in avanti cercando di osservarne meglio il viso al di sotto del cappello a tesa larga.

"Woah, è carina!"

Aveva un'espressione un po' stizzita ma a Naruto la rendeva ancora più piacevole.

«Come, ci conosciamo? Io sono quella... quella che parlava col tizio.»

Naruto la fissò incerto.

«Ma insomma ti sei accorto di quello che è successo là dentro? E io che credevo ti fossi messo in mezzo per fare bella figura...»

"Messo in mezzo? Bella figura?"

Sembrava stranamente risentita nei suoi confronti.

«Mi sono dimenticato di offrirti da bere? Se è così mi dispiace ma non ho più un soldo.»

«Offrirmi... Ma che?» la ragazza sospirò: «Senti, lascia perdere, va bene? Fai finta che non abbia detto niente.»

Naruto fece un gesto come per fermarla ma si bloccò. Voleva dire qualcosa per fare bella figura ma non gli veniva in mente niente. La ragazza sembrò notarlo.

«Cosa c'è? Non ti sarai messo in mente strane idee. Ti ho già detto di lasciar perdere.»

«Strane... Sei tu che sei venuta qui a farfugliare cose strane. Lo sai che sei strana?»

«Strana io? Guarda come te ne vai in giro vestito!»

«Il poncho è perfetto per questa ambientazione.»

«E poi quante voilte hai ripetuto la parola 'strana' dopo che l'ho pronunciata io per prima? Dove hai imparato a controbattere? In quinta elementare?»

«Te la stai prendendo. Di solito succede quando uno ci azzecca. Te l'hanno già detto per caso? Che sei strana.»

La ragazza sembrava esersi innervosita ancora di più. Naruto pensò che forse non era stata la cosa più geniale da rispondere.

Da dentro il saloon provenne un rumore di grida assieme a quello di sgabelli e vetri rovesciati, come se qualcuno fosse capitombolato. Un omaccione uscì dalla soglia trattenuto a stento da altri due.

«Brutto bastardo!»

"Eccolo che ritorna" pensò Naruto.

«Ce ne hai messo a svegliarti» esclamò spavaldo.

Il tizio estrasse una pistola dalla cintura.

«Hai finito di fare il cazzone, moccioso!»

Questo il biondo non se l'aspettava. E ancora meno si aspettava quello che avvenne subito dopo. La ragazza sferrò un calcio al polso dell'energumeno e gli fece volare l'arma di mano. L'omaccione restò basito.

«Tu, brutta tro...»

Un altro calcio lo colpì alla mandibola, mandandolo a terra.

"Incredibile" pensò Naruto: "non se la cava affatto male."

«Questo troia, quell'altro strana! Non sapete neanche come ci si rivolge a una ragazza.»

La rosa si allontanò dalla scena camminando nervosamente, sempre lamentandosi.

«Siete delle bestie, siete! Sapete solo azzuffarvi tra voi per fare a gara a chi ce l'ha più lungo! Mi fate rimpiangere quel rompipalle di Sai! E non l'avrei mai detto!»

Naruto le andò dietro lungo la main road.

«Aspetta!»

«Lasciami in pace! La cavalleria è morta!»

«Come la cavalleria è morta? Ma se sei venuta a dirmi che te la puoi cavare da sola.»

«Non capite niente di ragazze! Siete tutti uguali! Non sono io che sono strana!»

«Insomma fermati, lascia che mi scusi.»

Una motocicletta rumorosa accostò a fianco di Naruto sollevando un gran polverone.

«Naruto ti ho trovato!»

"E questo che vuole adesso? Non ti caga nessuno per giorni e poi arrivano tutti assieme a fare casino."

«Scusa, ho da fare, i soldi te li ridò un'altra volta» tagliò corto il biondo.

«Mi hai chiamato tu! ho le notizie che volevi» rispose il motociclista togliendosi dei grossi occhiali da moto.

Naruto si voltò verso il nuovo arrivato.

«Konohamaru!»

«Naruto!» gridarono in coro altre due voci da dietro il ragazzino.

«Moegi! Udon! Ma ve ne andate in giro in tre sul cinquantino? Siete scemi? E poi Konohamaru, cos'è questo casino? Sei senza marmitta?»

«Ho tolto tutta la lana di vetro dal silenziatore.» annunciò fiero il ragazzino: «Come mi avevi detto. Non è una figata?»

«Si, si, bravo.»

Non si ricordava di avergli suggerito una cosa del genere.

«Hai detto che hai le notizie che volevo.»

«Si! Ci siamo messi a indagare sul serial killer come ci avevi chiesto!» esclamò Moegi.

«Abbassa la voce!» l'ammonì il biondo.

«Scusa» bisbigliò la fanciulla.

"Scema, se parli così piano però faccio fatica a sentirti." pensò Naruto.

«Quale serial killer?» domandò la ragazza con i capelli rosa che era tornata indietro.

«E questa chi è fratello? La tua nuova ragazza? Ten Ten lo sa che vai in giro a trastullarti invece di lavorare?» commentò Konohamaru.

«Ma cosa... che c'entra. E poi non fare questi discorsi a Ten Ten che poi mi punisce davvero.»

«Noi siamo cacciatori di taglie, signorina, quindi vedi di portare un po' di rispetto.» si vantò fiero Konohamaru.

«Dei cacciatori di taglie? Voi? Avrete sì e no dodici anni» replicò la rosa scettica.

«Ne ho quattordici!» strillò Konohamaru. Purtroppo l'agitazione fece sì che la voce gli uscisse più stridula del solito, così la protesta non ebbe l'effetto da lui sperato.

«In realtà Naruto ci ha promesso che, se lo aiutiamo, un giorno potremo fare i cacciatori di taglie proprio come lui.» spiegò Udon pacatamente.

La ragazza si avvicinò a Naruto: «Tu ti faresti aiutare da dei ragazzini? Se è vero sei probabilmente il peggior cacciatore di taglie che abbia mai visto.»

Naruto sorrise imbarazzato.

"E adesso che le rispondo a questa?"

«Ehi tu, brutta racchia, ritira quello che hai detto su fratello Naruto!» sbottò Konohamaru.

«A chi hai detto racchia?» rispose inferocita la rosa.

"Forse ho trovato" pensò Naruto.

«Non capisci? Alla loro età passano tutto il tempo su internet e trovano una valanga di informazioni. Possono girare per i paesi raccogliendo notizie e nessuno fa caso a loro perchè sono dei ragazzini. È più facile raccogliere informazioni da loro che dai canali ufficiali della polizia. Per questo li chiamo gli 'irregolari'. Hai mai letto Sherlock Holmes?»

"Forse mettendola giù così ho salvato la faccia."

La ragazza lo fissò scettica.

«E cosa potrebbero scoprire di così sconvolgente questi fenomenali irregolari?»

«Abbiamo scoperto dove si nasconde un pericoloso serial killer che bazzica in questa zona.» rispose Konohamaru, fin troppo inorgoglito dalle parole di Naruto.

«Sentiamo...» disse la rosa sfidandolo.

«Nel deserto, a una decina di miglia da qui, c'è un vecchio complesso industriale abbandonato. Pare che alcune notti si possano sentire rumori sinistri e vedere delle luci.» rispose il ragazzo fattosi di colpo serio.

«Che fortuna, proprio qui vicino. E dove avresti scovato questa notizia sfuggita persino alla polizia?»

C'era un tono canzonatorio nelle parole della rosa, ma Konohamaru sembrò non accorgersene.

"Ti prego, non rispondere quello che sto pensando" sperò Naruto.

«L'ho letto su facebook.»

La ragazza scoppiò in una risata.

«Deficiente!» esclamò Naruto, sferrando al ragazzino un pugno sulla testa.

 

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