Ovvero perché essere Christopher Halliwell fa davvero schifo

di lanterna_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I - Ovvero perché essere il fratello di Wyatt è una grossa scocciatura ***
Capitolo 2: *** II - Ovvero perché a volte mi sento persino più incapace del mio stesso corpo ***
Capitolo 3: *** III - Ovvero perché comincio seriamente a farmi paura ***
Capitolo 4: *** IV - Ovvero perché dire la verità in casa Halliwell equivale a far scoppiare una bomba atomica ***
Capitolo 5: *** V - Ovvero perché mia madre ha sempre ragione e io ogni tanto dovrei imparare a darle ascolto ***
Capitolo 6: *** VI - Ovvero perché le nostre cene di famiglia non sono propriamente il massimo ***
Capitolo 7: *** VII - Ovvero perché mi sembra quasi di non riuscire più a distinguere i miei incubi dalla realtà ***
Capitolo 8: *** VIII - Ovvero perché le promesse fatte diventano estremamente pericolose se c’è la Magia di mezzo ***
Capitolo 9: *** IX - Ovvero perché sono un fallimento totale ***
Capitolo 10: *** X - Ovvero perché tremo come una femminuccia ***
Capitolo 11: *** XI - Ovvero perché per l’ennesima volta mi trovo di fronte ad un vicolo cieco ***
Capitolo 12: *** XII - Ovvero perché per ogni passo in avanti, torno indietro di venti ***
Capitolo 13: *** XIII - Ovvero perché sono altamente fottuto ***
Capitolo 14: *** XIV - Ovvero perché ora o mai più ***
Capitolo 15: *** XV - Ovvero perché spero finisca tutto presto ***
Capitolo 16: *** XVI - Ovvero perché dovrei ricordarmi più spesso di quanto è meravigliosa la mia famiglia ***
Capitolo 17: *** XVII - Ovvero perché il mio cognome non è poi così male ***
Capitolo 18: *** XVIII - Ovvero perché solo l'Amore ci illumina ***



Capitolo 1
*** I - Ovvero perché essere il fratello di Wyatt è una grossa scocciatura ***


I capitolo:
Ovvero
Perché essere il fratello di Wyatt è una grossa scocciatura




Chiariamoci: essere il figlio di una delle tre Prescelte è forte, non lo sto affatto mettendo in dubbio. I poteri fantastici che ne derivano, la fama che ti circonda, una famiglia amorevole... Tutto molto forte, certo.

È solo che a volte, per pochi, fugaci attimi, vorrei essere nato in un’altra famiglia. Sai, una senza la più grande Strega di tutti i tempi come madre o un fratello che sia la reincarnazione di Re Artù o qualcosa del genere – tutta questa storia di Excalibur non l’ho mai capita bene.

Non sto dicendo che vorrei una vita normale, perché anche la Magia è... beh, sì, forte. Vorrei semplicemente una famiglia in cui poter essere chi voglio davvero, senza un’etichetta che mi pesi sul collo simile a una sentenza di morte. «È un Halliwell, dev’essere estremamente potente!»

Vedete, il problema di essere un Halliwell è proprio questo: tutti si aspettano sempre grandi cose da te – il che può anche essere una passeggiata se ti chiami Wyatt, visto che lui riesce a sterminare quindici Demoni in altrettanti secondi (
secondi, capito? Non minuti, ore o anni. Secondi!), ma per me la cosa non è ugualmente semplice. E poi, tanto, se anche ci riesco, che merito ne ho? Il mio fratellone ha sicuramente già compiuto la stessa impresa, e se anche non l’ha fatto, l’avrebbe portata a termine in un modo più grandioso e stupefacente, da vero eroe!

Non sto neanche dicendo che non voglio bene a mio fratello – perché gliene voglio, davvero! – solo che, ecco, a volte vorrei semplicemente che smettesse di essere così sensazionale.

Oppure, a volte vorrei essere
io, quello sensazionale, vorrei batterlo in qualcosa, anche nella più insignificante.

Vorrei... essere migliore di lui.

 


«Se un altro facesse quello che hai fatto tu, lo ucciderei con le mie mani. Ma tu...»

Apro gli occhi improvvisamente e all’inizio non capisco bene cosa stia succedendo. Ci metto un po’ solo per capire dove mi trovo: è la soffitta di casa, ma è diversa. Sembra più lugubre, grigia, in qualche modo. Non so come sono arrivato qui, ma intuisco subito che c’è qualcosa che non va.

Vorrei guardarmi intorno per cercare di capire meglio, ma appena ci provo realizzo di non avere controllo del mio corpo. Non solo gli occhi, ma anche le braccia e le gambe non rispondono ai miei comandi. Vado immediatamente nel panico. Che diamine sta succedendo?

Sono costretto ad assecondare i movimenti del mio corpo e punto lo sguardo di fronte a me. C’è mio fratello, in piedi, le braccia dietro la schiena e il portamento dritto e fiero. Ma è in qualche modo diverso dal Wyatt che conosco io: porta i capelli lunghi e ha un’espressione malvagia in volto che non gli ho mai visto, accompagnata da un sorrisino beffardo che non gli si addice per niente.

«Ho perdonato Bianca, posso perdonare anche te se mi prometti di non intralciarmi di nuovo» riprende il discorso mio fratello, e solo ora mi rendo conto che anche prima è stato lui a parlare. Anche se non so minimamente a cosa si riferisce. Perdonarmi? E di che? E chi è Bianca?

Come in risposta alla mia ultima domanda, finalmente mi giro appena e i miei occhi incrociano quelli grandi e scuri di una ragazza che non ho mai visto prima. È stata lì tutto il tempo, ma non l’avevo notata. Ha lunghi capelli castani, uno sguardo sicuro di sé, e veste in un modo estremamente provocante. È bellissima.

Sento il cuore pomparmi nel petto a una velocità incredibile.

Istintivamente, so che è lei Bianca.

Mi giro nuovamente verso mio fratello e le mie labbra parlano al posto mio, senza che io abbia mai pensato le parole che mi escono di bocca: «Sai già qual è la mia risposta!»

Wyatt mi lancia uno sguardo infastidito e poi si rivolge alla ragazza. «Avevi detto che lo avresti fatto ragionare!»

Sento un moto di rabbia impossessarsi di me e spingermi a proteggere Bianca. «Lasciala fuori, Wyatt!» grido, e stavolta non so se di nuovo è stato il mio corpo a reagire per sua volontà o se invece gliel’ho ordinato io.

Sento dei passi affrettati alle mie spalle e faccio appena a tempo a realizzare che ora Bianca è accanto a me – la sua presenza è stranamente rassicurante –, prima di sentirmi occludere il respiro in una morsa di ferro. Mi porto le mani alla gola alla disperata ricerca di aria e comincio a sentire ogni singola cellula del mio corpo bruciare per mancanza di ossigeno. I miei occhi però restano puntati su Wyatt: ha uno sguardo glaciale e assolutamente indifferente mentre, la mano alzata a pugno, mi toglie la possibilità di respirare con la sua magia. «Parli con me?»

Fa un cenno con la mano e finalmente prendo aria, ma non faccio a tempo a gioirne perché mi ritrovo catapultato lontano. Cerco disperatamente di orbitare, ma realizzo di non avere i miei poteri e atterro su un tavolo, schiantandolo. «Ah!» mi esce in un singhiozzo, mentre sento il dolore invadermi tutto il corpo in fitte lancinanti.

«Avevi detto che non l’avresti punito!» la voce di Bianca mi arriva debole, come da molto lontano.

«E tu avevi detto che l’avresti cambiato, come avevo fatto io con te. O almeno credevo.»

Sento rumore di passi mentre il dolore si attenua e riesco a rimettermi seduto a fatica. Bianca mi arriva vicino e mi aiuta a stare dritto. Noto una lacrima scendere dai suoi occhi e improvvisamente non mi importa niente di Wyatt o del passato, vorrei solo scappare lontano con lei e passare tutta la mia vita a baciarla e consolarla, facendole dimenticare quanto è stato crudele il Destino con noi e quanto ancora lo sarà...

«Chris, ti prego, cedi altrimenti ti ucciderà!»

Mi riprendo dal mio sogno ad occhi aperti e torno bruscamente alla realtà. Scuoto leggermente la testa guardando Bianca dritto negli occhi e cercando di infonderle un po’ di coraggio.

«Sta’ tranquilla, so quello che faccio.» Da qualche parte in fondo alla stanza Wyatt calpesta un’asse che scricchiola e, non so come, la consapevolezza che ciò che mi serve è nascosta lì si fa largo in me. Forse ho ancora un’opportunità. «Credo.»

Mi alzo in piedi e, pieno di una nuova determinazione, comincio a correre per arrivare all’asse del pavimento che mi interessa, ma prima che ci riesca Wyatt mi scaraventa di nuovo lontano e atterro in mezzo a cianfrusaglie varie, causandomi nuove fitte di dolore.

«Sei impazzito?» mi chiede Wyatt sbigottito, non capendo cosa ho appena cercato di fare. Poi alza una mano chiusa a pugno e io mi sento sollevare in aria, il respiro di nuovo bloccato dai suoi poteri maledetti. «Io... non ho bisogno... di te» scandisce lentamente, mentre prepara una sfera d’energia con l’altra mano.

È finita. È davvero finita. Sto per morire.

Getto un ultimo sguardo a Bianca e vedo che sta piangendo: ha il viso stravolto dal dolore. Poi si alza in piedi e con uno scatto raggiunge mio fratello.

La mano invisibile che mi impediva di respirare svanisce all’improvviso e io cado a terra senza più la magia di Wyatt a tenermi sollevato.

«Fai subito quello che devi fare! Non posso trattenerlo a lungo!» mi urla Bianca, e solo adesso capisco che è stata lei a impedire a Wyatt di finirmi. Non riesco a comprendere come, ma improvvisamente so che lei è capace di togliere agli altri i loro poteri.

In un secondo sono in piedi e mi precipito verso l’asse di legno: è la mia ultima possibilità.

Per favore, fa che ci sia... per favore, ti prego, ti prego...

Sollevo l’asse e lo trovo: un biglietto impolverato e rovinato dal tempo, ma non me curo. Purché la scritta sia leggibile.

Così pronuncio ad alta voce, chiaramente e scandendo bene le parole:

«Che la Magia delle Streghe
mi ridia il mio Potere,
che il Cielo me lo porti
e in fretta indietro mi riporti


Sento istantaneamente la magia tornare a fluire in me e respiro di sollievo.

Wyatt però riesce a liberarsi dalla presa di Bianca e la lancia lontano con un calcio. Seguo la sua traiettoria con gli occhi, incapace di muovere un singolo muscolo, e inorridisco quando la vedo atterrare su un oggetto appuntito che non riesco ad identificare ma che la trafigge da parte a parte in mezzo allo stomaco.

Subito un terrore cieco si fa strada in me, seguito da uno smarrimento totale. «NO!» urlo, ma quasi nemmeno me ne rendo conto. Sento la magia scalpitare dentro di me e con un gesto della mano mando Wyatt a schiantarsi contro il lampadario.

Non faccio a tempo a vedere in che condizioni si trova, perché sento Bianca ansimare e mi precipito subito da lei. «Bianca! Bianca! No, no...» la imploro.

Non morire, Bianca, ti supplico, non morire, non lasciarmi!

La tengo delicatamente fra le braccia e le accarezzo il viso. Sento le lacrime inondarmi gli occhi, ma faccio di tutto per non piangere.

Non morire, Bianca!

«C’eravamo già stati qui» sussurra, un sorriso in volto che solo lei sarebbe in grado di tirar fuori in questo momento.

Mi sforzo di sorridere anch’io: glielo devo. «Sì, e forse ci torneremo ancora» rispondo, e sto cercando di convincere me stesso, non lei.

«Forse» concorda lei mantenendo il suo sorriso. Mi fissa con uno sguardo ricolmo d’amore per me, il che mi fa sentire ancora peggio.

Non lasciarmi, ti prego! Non posso farcela senza di te!

Poggio la testa sul suo petto per nascondere le lacrime che non riesco più a trattenere e la stringo a me il più possibile, per sentirla vicino, ancora viva. Ma avverto che il suo cuore rallenta sempre di più il battito, si fa più debole...

Una sensazione di calore mi pervade la mano destra e stringo istintivamente le dita di Bianca che si fanno largo fra le mie. «Finisci quello che abbiamo iniziato!» mi ordina, sempre col suo sorriso, e io realizzo che mi ha messo fra le mani un anello di fidanzamento. All’inizio non capisco bene cosa significhi, poi, come prima, ho un’illuminazione e comprendo: dovevamo sposarci. Io e Bianca dovevamo sposarci.

Una nuova ondata di dolore mi coglie impreparato e io mi chiedo quanto è possibile sopportarne prima di scoppiare.

«Attento!» grida Bianca, riscuotendomi dai miei pensieri.

Dietro di me dei rumori mi avvisano che Wyatt si sta rialzando e la paura si fa strada in me, insieme a un nuovo scopo, una nuova forza: ora c’è anche Bianca che devo salvare. Farei di tutto per lei, porterò avanti la mia missione a costo di morire.

«Impediscigli di mandare qualcun altro. Va’!» mi incoraggia Bianca e io annuisco. Restare qui affianco a lei non servirà a nulla, ma se agisco forse entrambi avremo ancora una speranza.

Quindi mi alzo e corro verso il Libro delle Ombre. Wyatt anche è in piedi ora e mi minaccia con lo sguardo. È soltanto una gara di velocità, ormai.

Posso farcela, posso farcela, devo solo pronunciare un incantesimo. Posso... devo farcela!

Il portale si apre di fronte a me nonostante Wyatt continui a lanciarmi le sue sfere di energia con l’intento di uccidermi. Mi getto verso il portale, vedo Wyatt preparare un’altra sfera e lanciarmela contro e...



... Mi sveglio in un bagno di sudore.

Apro gli occhi e mi metto a sedere di scatto. Respiro affannosamente, come se avessi appena corso per chilometri, e ci metto un po’ per mettere a fuoco la stanza. Ma è la mia solita stanza, non la soffitta lugubre del sogno.

Sono vivo. E non conosco nessuna Bianca. E Wyatt non è malvagio, è solo il solito fratello impossibile da raggiungere.

Non è malvagio, non è malvagio, non è malvagio...

Non so quante volte devo ripeterlo nella mia mente per convincermene, ma alla fine realizzo che è stato solo un sogno. Un incubo. Il peggiore mai avuto.

Il mio respiro torna normale e mi alzo velocemente dal letto.

Scendo in cucina con tutta l’intenzione di bere un bicchier d’acqua e calmarmi definitivamente, ma la luce è già accesa. Penso subito a un attacco di Demoni e il cuore comincia a battere frenetico nel mio petto. Devo essere cauto. Mi sollevo appena da terra per non fare rumore ed entro nella cucina in questo modo. Sono già pronto ad attaccare, ma non ci sono Demoni. Solo mio fratello Wyatt e mia sorella Melinda. Istintivamente vorrei scansare Mel per proteggerla da Wyatt, ma poi mi do dello stupido da solo e respiro a fondo.

«Che ci fate in piedi a quest’ora?» chiedo sussurrando per paura di svegliare i miei genitori.

Wyatt alza le spalle. «Mel ha avuto un incubo ed è venuta da me, così l’ho calmata e le ho preparato un bicchiere di latte.»

«Non sei un po’ troppo grandicella per andare a piangere dal fratellone quando hai un incubo?»

Mel per tutta risposta mi fa la linguaccia, afferra il suo bicchiere colmo di latte e si siede in braccio a Wyatt, che l’accoglie con un sorriso.

«Tu invece?»

«Uh?»

«Tu cosa ci fai sveglio?» chiarisce Wyatt, alzando giocosamente gli occhi al cielo.

«Io... non riuscivo a dormire.»

Wyatt mi lancia uno sguardo indagatore, ma io sto attento a non far trasparire nulla delle mie emozioni.

In realtà, non è la prima volta che mi capita di fare sogni simili – con Wyatt cattivo che minaccia le persone o che uccide Innocenti –, ma questo è stato il più terribile e il più dettagliato.

La cosa comincia a preoccuparmi seriamente: ho paura di star sviluppando un Potere simile a quello della zia Phoebe, e che i miei sogni non siano solo sogni, ma premonizioni o roba del genere. Non so se è una cosa possibile, ma inizio a spaventarmi.

Forse dovrei parlarne con papà, ma non vorrei mettere in allerta la famiglia per niente. Sono stranamente suscettibili quando si parla di Wyatt, fanno di tutto per proteggerlo. Il che, ovvio, non mi fa affatto sentire trascurato, non affossa ancora di più la mia già abbastanza bassa autostima, certo.

Alla fine, Wyatt distoglie lo sguardo dal mio volto e io credo di aver superato l’esame.

Melinda manda giù il suo latte in un solo sorso rumoroso e Wyatt invita tutti a tornare a letto.

«Io credo... sto un altro po’ qui, ecco.»

Wyatt aggrotta le sopracciglia scrutandomi con preoccupazione, ma poi si limita a sospirare.

«Non fare troppo tardi!» mi intima, e poi se ne va con Mel ancora in braccio per accompagnarla nella sua stanza.

Mi siedo sul tavolo, le gambe a ciondoloni e il respiro accelerato dalla paura. Riesco a calmarmi solo dopo un po’: non c’è motivo di preoccuparsi. Mio fratello è il solito Wyatt impiccione che si preoccupa sempre per me – nonostante io ormai abbia diciannove anni – e per Mel.

I miei sono solo sogni, solo sogni.

Mi alzo con una spintarella e rinuncio al bicchier d’acqua perché non ne ho più bisogno.

Quindi orbito nella mia stanza e atterro sul mio morbido letto in uno scintillio di luci azzurrine.

Sono troppo stanco persino per avere paura di rimettermi a dormire nel caso mi vengano altri incubi, quindi crollo semplicemente e mi addormento dopo soli pochi secondi.



Note dell’Autrice:


Ehm, sì, salve a tutti.

Non so bene cosa si debba scrivere qui, visto che è la mia prima fanfiction.

Spero solo che questo primo capitolo – che più che un capitolo vero e proprio è solo una sorta di prologo – vi sia piaciuto e che magari continuerete a seguire la storia. E se vi scappa potreste anche lasciarmi una recensione, io non mi offendo, ecco...

A parte questo, vorrei solo fare un po’ di precisazioni. Dunque, in generale la fic si colloca dopo l’ottava stagione e non segue la nona del fumetto – tranne che per alcuni particolari che elencherò man mano.

Per esempio, sebbene secondo il fumetto Melinda dovrebbe passarsi qualcosa come tre anni con Chris e quindi quattro con Wyatt, qui in realtà è molto più piccola. Infatti, Chris ha diciannove anni e Melinda dovrebbe averne più o meno undici/dodici.

Poi, come credo tutti voi avrete notato, la scena del sogno è interamente tratta dall’episodio 10 della sesta stagione.


Ehm, ok, non so più cosa dire, quindi addio.

O arrivederci al prossimo capitolo!


Lanterna_

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Capitolo 2
*** II - Ovvero perché a volte mi sento persino più incapace del mio stesso corpo ***


II capitolo:
Ovvero
Perché a volte mi sento persino più incapace del mio stesso corpo




Non so bene quando siano cominciati questi strani incubi che faccio ogni tanto.

Voglio dire, fin da bambino ho sempre avuto delle bizzarre sensazioni, momenti in cui mi sembrava di vivere déjà vu o situazioni simili, ma è solo da poco – quanto sarà? Cinque, sei mesi? – che ho cominciato a sognare quella roba lì.

All’inizio erano semplicemente dei flash, immagini sfocate che duravano dieci secondi al massimo, ma ultimamente sono ricchi e particolareggiati e durano molto di più. Ho il tempo di capire cosa sta succedendo e dove mi trovo, prima di svegliarmi impaurito e col fiato corto.

La cosa, ovviamente, non mi piace.

Ok, va bene, lo ammetto: ho paura. Sì, problemi? Ho diciannove anni e i miei incubi mi fanno paura. No, di più, mi
terrorizzano.

Possibile che i miei sogni non siano solamente dei sogni? Possibile che Wyatt diventerà davvero malvagio, un giorno?

No, mi rifiuto di crederci. Wyatt è lo stesso che ogni giorno si fa gli affari miei perché vuole sempre sapere tutto della mia vita – che rottura, a proposito! – e che si preoccupa per Mel come se fosse un piccolo tesoro. Adora mamma e papà, e anche le zie, gli zii e i nostri innumerevoli cugini.

Ci vuole bene, non ci farebbe mai del male. Ne sono assolutamente sicuro.

Eppure...

Bah, io so solo che qui non ci capisco più niente!

 


«Chris! Svegliati! Chris!»

Apro gli occhi di malavoglia e mi trovo di fronte mia madre. Sembra piuttosto infuriata, ma mi sono appena svegliato: il mio cervello non è ancora abbastanza attivo per analizzare il motivo della sua ira.

«Chris, è tardissimo! Perché non sei ancora alla Scuola di Magia?»

«Uhm? Oh, caz–» mia madre mi lancia un’occhiataccia e per fortuna riesco a frenarmi in tempo. «Ehm, non mi sono svegliato. Scusa, mamma. Mi cambio in un attimo e vado!»

Mia madre mi guarda scuotendo la testa, le braccia al petto nella posa tipica di quando sta per fare una ramanzina. «Christopher Perry Halliwell, non è così che...»

«Sì, mamma, certo, hai ragione» mi affretto a rispondere, senza neanche sapere cosa stava per dire. Mi alzo dal letto in fretta e furia e in un secondo sono accanto a lei. «Ma ora devo andare o farò davvero troppo tardi!»

Detto questo, le lascio un piccolo bacio sulla guancia e orbito via prima che possa aggiungere altro.

Lo so, sono furbo.

Poggio i piedi scalzi sulle piastrelle fredde del bagno e rabbrividisco per il contatto. Mi spoglio velocemente ed entro nella doccia. Il getto dell’acqua bollente mi riscalda all’istante e mi aiuta a svuotare la mente, a pensare.

Cosa devo fare?

Devo preoccuparmi sul serio e spifferare tutto ai miei genitori oppure fare semplicemente finta di nulla?

Chiudo gli occhi e mi coglie un brivido. L’acqua calda mi scende lungo la schiena e mi dona una sensazione estremamente piacevole. Il mondo sembra un posto bellissimo, in questo momento.

Così realizzo. Perché preoccupare inutilmente i miei? Non è successo assolutamente nulla, alla fine. In effetti, ora che sono così calmo, non posso che darmi dello stupido per essermi penato tanto. E per cosa, poi? Perché ho fatto dei brutti sogni?! Non ho mica quattro anni, quando dopo un incubo andavo a rifugiarmi nel lettone dei miei!

No, non c’è bisogno di allertare nessuno.

Esco dalla doccia con la mente completamente sgombra da brutti pensieri e mi vesto alla svelta: un paio di jeans vecchi e malconci, una felpa verde e via. Dopodiché orbito immediatamente alla Scuola di Magia, direttamente nella mia classe.

«Christopher! Che fine avevi fatto? Sei in ritardo di almeno mezz’ora!»

Mia zia Paige mi lancia uno sguardo di fuoco da dietro la cattedra e io non posso fare a meno di sentirmi in colpa. «Scusi professoressa. Non ricapiterà più» le prometto, cercando di essere il più convincente possibile.

È strano rivolgermi a mia zia dandole del lei, ma qui a Scuola non posso fare altrimenti. In quest’aula è solo una mia insegnante, non una parente. Devo solo prenderci un po’ la mano.

Zia Paige sospira e mi manda al posto con un cenno del capo. «Sarà meglio per te» mi intima, seguendomi con lo sguardo finché non mi siedo al mio solito banco.

Quest’aula è qualcosa di enorme. Voglio dire, tutte le sale della Scuola sono grandi, ma questa è proprio gigantesca. È perché qui studiamo Incantesimi, e quindi dobbiamo esercitarci lanciandoceli contro e facendo apparire cose dal nulla, ed è ovvio che serve molto spazio.

L’aula contiene infatti solo una trentina di banchi – che ospitano altrettante persone – oltre alla cattedra di zia Paige proprio vicino alla porta, ma il resto è completamente vuoto – non fosse per due librerie straripanti di libri di Magia affisse al muro e dei cuscini sparsi a terra che a volte usiamo per allenarci – e non si riesce a vederne la fine. In effetti non so nemmeno se quest’aula ce l’ha, una fine.

Il mio banco è uno dei più lontani e nascosti dalla cattedra: normalmente tendo a sedermi davanti al professore perché mi aiuta ad evitare distrazioni e quindi mi concentro meglio, ma in questo caso temevo che tutti mi avrebbero considerato come il cocco della zia se mi fossi seduto proprio di fronte a lei, così ho scelto un posto in fondo. Poco male: in Incantesimi vado benissimo di mio – una delle poche volte in cui devo ringraziare la mia discendenza –, quindi non ho bisogno di stare sempre attento in classe.

«Allora, Chris» dice mia zia, sottolineando il mio nome con la voce in un modo che mi gela il sangue nelle vene. «Stavamo parlando di come si può invocare un defunto. Potresti essere così gentile da spiegarcelo tu?» la sua voce è stranamente leziosa: assolutamente un brutto segno.

«Certamente» rispondo sicuro di me. Niente di più facile. «Servono cinque candele bianche da disporre in cerchio. Dopo averle accese ci si concentra sul defunto e poi si pronuncia:
Ascolta le parole dell’invocazione
Spirito dell’Altra Dimensione
Vieni a me in co–
”»

Mi fermo all’improvviso. Non perché non mi ricordi più la formula – no, quella l’ho imparata molto tempo fa –, solo perché ho sentito qualcuno chiamarmi. Nella mia testa.

È una sensazione familiare, comune a tutti gli Angeli Bianchi: se un Protetto ha bisogno di te, in qualunque momento, basta che pronunci il tuo nome perché tu lo senta, ovunque tu sia.

Naturalmente, essendo un Angelo Bianco solo a metà, a me non erano ancora mai stati affidati dei Protetti (se proprio ci tenete a saperlo, il primo Protetto di Wyatt gli è stato assegnato quando aveva sedici anni. Così, giusto per farmi sentire ancora di più uno schifo), se non si esclude la mia famiglia, ovvio.

Ma ora... sento distintamente qualcuno implorare aiuto a gran voce nella mia testa. Non è nessuno della mia famiglia, riesco a percepirlo chiaramente: è come se la vedessi qui davanti a me. È una donna, sulla trentina probabilmente, con dei corti capelli biondi e grandi occhi verdi. Ed è spaventata a morte.

«Allora, Chris? Stavi andando così bene!»

Mi volto lentamente, come in trance, verso mia zia che mi si è avvicinata e ora mi sta guardando preoccupata.

Scuoto la testa. «Scusa zia, devo andare.»

Non le do altre spiegazioni. L’ho anche chiamata ‘zia’ – e tanti saluti alle regole della Scuola –, ma in questo momento ho affari più importanti a cui badare.

Quindi mi concentro sulla voce della mia Protetta e istintivamente so dove devo andare. Orbito via con l’immagine del volto sbigottito di zia Paige impresso nella mente.

Quando faccio la mia grande entrata in scena in un vortice di lucine azzurre, la prima cosa che noto è il grande manifesto appeso a un muro di un giallino scolorito di una ragazza più nuda che vestita che invita ad andare in un night club.

Sollevo le sopracciglia rendendomi conto che sono in uno dei quartieri più malfamati di San Francisco, poi sento delle urla alle mie spalle e mi riscuoto immediatamente.

La donna bionda che ho visto nella mia mente – di cui ora, chissà come, conosco il nome: Leanne Scarlett. Deve essere un altro dei bonus da Angelo Bianco – è stesa a terra. Ha la gamba sinistra ricoperta di sangue, ma intuisco subito che la ferita è superficiale. Quello che mi preoccupa, invece, è la posa innaturale del braccio destro. Probabilmente è spezzato.

In piedi incombente su di lei c’è un’altra donna che però non riesco a vedere in volto perché mi dà le spalle.

«Ora pagherai per quello che hai fatto!» urla la donna. Si china verso Leanne con un gesto fulmineo e solo ora mi accorgo che ha in mano un coltello.

Vado nel panico – ci manca solo che la mia prima Protetta muoia un secondo dopo che mi è stata affidata! – e prima ancora che cominci a pensare a cosa fare, il mio corpo ha già reagito al posto mio: la mia mano si è mossa come di sua volontà e ho sentito la magia farsi largo in me, spedendo la tizia – un Demone? – lontano da Leanne.

Non è la prima volta che mi capita una cosa del genere, anzi. Quando mi trovo in situazioni di pericolo o roba del genere, spesso il mio corpo agisce prima di me. Non so spiegarlo, è come se il mio corpo fosse più preparato di me, nel battersi con i Demoni. Come se si fosse allenato per anni da solo, prima che io mi ci insidiassi.

«Chris? Sei tu?» mi urla Leanne, provando a rialzarsi ma ricadendo subito a causa della gamba ferita.

«Ferma!» rispondo, precipitandomi da lei per verificare le sue condizioni da vicino.

Purtroppo, faccio a malapena a tempo a piegarmi verso di lei che sento una voce rabbiosa parlare dietro di me. «E tu chi saresti?»

È una voce stranamente familiare ma che mi sfugge al tempo stesso: come di un vecchio amico dimenticato da tempo.

Mi giro e rimango letteralmente a bocca aperta.

Davanti a me c’è la tizia che minacciava Leanne. Si sta asciugando un rivolo di sangue che le cola da un taglio sulla fronte – credo di averglielo appena procurato io – e mi fissa con odio con quei grandi occhi castani. Ha dei lunghi capelli scuri e veste in modo provocante: indossa una minigonna di jeans e un giacchetto di pelle che le mette in evidenza il seno.

Ed è bellissima.

La riconosco in meno di un secondo e non posso fare a meno di rimanere immobile, congelato per un tempo che mi pare infinito: è la ragazza del mio sogno. Bianca.

D’un tratto tutto il mondo sembra andare a rallentatore. Anche da questa distanza, riesco a distinguere chiaramente le sue labbra aprirsi e richiudersi per formare le parole: «Uhm, poco importa. Ti ucciderò comunque!»

Un ghigno beffardo le increspa le labbra mentre mi tira il coltello che tiene in mano con una mira straordinaria.

Io sono ancora troppo stupito per fare alcunché, ma di nuovo il mio corpo reagisce senza che io nemmeno me ne renda conto: con una mano afferro Leanne e orbito via, lasciando che il coltello vada a conficcarsi sul muro alle mie spalle, proprio sul manifesto del night club.





Note dell’Autrice:


Buondì!

Oggi sono finalmente iniziate le vacanze scolastiche, e per festeggiare non avrei potuto non aggiornare^^

Cooomunque... non so che dire su questo capitolo, se non che è più o meno di transizione (anche se in effetti qualcosina succede. A Chris viene affidata la sua Protetta, incontra per la prima volta Bianca...). E ora?

Il prossimo capitolo è già pronto, devo solo dargli una sistemata. In ogni caso, dovrebbe arrivare fra cinque, sei giorni al massimo!


Approfitto di questo spazio anche per ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo capitolo ;)
Un grazie particolare va a Cida e emmax5 che hanno sprecato un minuto del loro tempo per recensirlo!

Va bene, io me ne andrei. Se avete dubbi o altro, non esitate a chiedere, eh! E, insomma, se vi scappa una recensione, io sono solo che felice xD


Alla prossima,


Lanterna_

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Capitolo 3
*** III - Ovvero perché comincio seriamente a farmi paura ***


III capitolo:
Ovvero
Perché comincio seriamente a farmi paura




In casa Halliwell, niente è mai come sembra. Non “quasi sempre”, non “occasionalmente”. Proprio mai.

Il fatto è che con la Magia di mezzo, c’è sempre un trucco o roba simile dietro ogni cosa. A quanto pare, perfino dietro ai sogni.

È una lezione che dovrei aver imparato, ormai, ma evidentemente devo essere anche più stupido di quanto penso.

Insomma, la zia Paige ha passato diciannove anni della mia vita – sì, diciannove anni corrispondono a
tutta la mia vita – a ripetermi costantemente che devo fidarmi del mio istinto... e cosa faccio io alla prima occasione? Non mi fido, mi pare ovvio!

Avete capito di cosa sto parlando, vero?

Sì, esatto, dei miei sogni-incubi-premonizioni-ocomevipareavoi – sai che novità! Ormai riesco a pensare solo a questo!

Comunque, giusto per ribadire quanto io sia più stupido di quanto già non pensassi, cosa mi ha sempre detto il mio istinto riguardo a questi sogni? «Hanno qualcosa di strano, Chris, parlane con tuo padre, prima che sia troppo tardi!»

E cosa ho fatto io? Nulla. Proprio nulla. Assolutamente niente di niente.

E ora, ovviamente, è troppo tardi.

Perché se ho sognato una tizia che non avevo mai incontrato prima e che però, a quanto pare, esiste davvero, beh, allora vuol dire che i miei incubi sono davvero pericolosi. Vogliono realmente dire qualcosa.

E tanti saluti al caro, buon vecchio istinto!

Scusa, zia Paige.

 


«Ti senti bene?»

Leanne mi guarda, sdraiata sul divano nel soggiorno di casa mia, stringe i denti e annuisce.

Io scuoto la testa. «Fammi dare un’occhiata, avanti!»

Le sfioro appena il braccio destro e lei urla di dolore. «Ok, ehm, forse non va così bene, che dici?»

Sorrido cercando di spezzare la tensione. Tentativo miseramente fallito.

«Dico che probabilmente hai ragione» risponde lei col respiro un po’ affannato.

Non so bene cosa fare. Probabilmente dovrei portarla al pronto soccorso.

Vedete, il fatto è che essendo solo un “mezzo Angelo”, non ho il potere della Guarigione, ovvero di curare con l’imposizione delle mani. Quello spetta agli Angeli Bianchi a tempo pieno.

Anche se... in effetti, ora anch’io sono un Angelo Bianco completo. Ho una Protetta, non è forse abbastanza? Magari, se provassi...

Avvicino le mani al braccio ferito di Leanne e mi svuoto la mente, concentrandomi solo sul desiderio di guarirla. Una luce dorata illumina le mie mani e il suo osso rotto si riaggiusta da solo in pochi secondi.

Ce l’ho fatta! Non posso crederci, ce l’ho davvero fatta!

Guardo Leanne con un sorriso immenso sul volto e lei mi risponde con un’espressione sollevata e riconoscente.

«Meglio?»

«Molto, grazie» risponde lei accennando un principio di sorriso.

«Allora... ehm, Leanne, giusto?»

Mi fermo un secondo per lanciarle uno sguardo titubante. Lei annuisce e cerca di mascherare una leggera risata con un colpo di tosse, ma con scarsi risultati. Mi sento leggermente offeso, ma continuo nel mio discorso.

«Dunque, Leanne, benvenuta a Casa Halliwell» le dico sedendomi su una poltrona di fronte a lei. Sono così emozionato che mi tremano le mani. È la mia prima Protetta, ancora non riesco a crederci! «Potresti spiegarmi cosa è successo? Chi era quella e che voleva da te?»

Cerco di non mostrarmi più interessato di quanto dovrei nello scoprire chi è in realtà Bianca – ammesso che sia il suo vero nome –, ma mi risulta piuttosto difficile.

Una fitta al cuore mi colpisce al ricordo dell’anello di fidanzamento, nel sogno.

Scuoto la testa e mi impongo di non pensarci, ma di ascoltare attentamente la storia di Leanne, che nel frattempo si è messa seduta ed ora ha il busto proteso in avanti, nella mia direzione. «Quella donna che mi ha attaccato, non so chi fosse. So solo che cerca vendetta per qualcosa che evidentemente le ho fatto, ma non saprei dirti cosa. L’hai sentita anche tu, no? “Pagherai per quello che hai fatto”» recita in falsetto, cercando di imitare la sua voce. Pessimo tentativo. La voce di Bianca era calda e soffice, non così artificiosa. «È stata lei a... sai, ad uccidere il mio precedente Angelo Bianco.»

La voce le si spezza sul finale. Leanne non mi fissa più: guarda le sue mani, che tiene in grembo, e sembra persa in ricordi dolorosi.

«Mi dispiace.»

Deglutisco, a disagio in una situazione del genere. Non so proprio cosa potrei dirle per farla sentire meglio.

«Sì, beh, poi un Anziano è venuto da me e mi ha detto che tu saresti stato il mio nuovo Angelo Bianco» continua lei tornando a fissarmi, ma io noto che ha gli occhi lucidi, come di chi sta per piangere. «Ha detto che sei il miglior Angelo in circolazione, solo che ancora non lo sai, e che io sarei stata la tua occasione per scoprirlo.»

Leanne mi sorride.

Vorrei sentirmi orgoglioso o lusingato per il commento dell’Anziano, ma non riesce a non suonarmi come una gigantesca balla. «Allora credo ti abbia mentito» ribatto con una smorfia. «È mio fratello maggiore, Wyatt, il migliore Angelo Bianco. Forse l’Anziano si è confuso. Forse intendeva assegnarti a lui, non a me.»

Stringo i pugni mentre sento assalirmi un fiotto di rabbia ingiustificata nei confronti di mio fratello. So che non ha fatto nulla, se non è colpa sua se è più potente di tutti, ma... non so, non riesco a controllarmi.

«Non credo proprio. Sei stato un grande prima, in quel vicolo.»

«Io... beh, non penso sia stato del tutto merito mio.»

Mi sento arrossire dall’imbarazzo.

«Che intendi dire?» mi chiede Leanne, lanciandomi una strana occhiata inquisitoria.

Oh no, non le dirò per nulla al mondo che io non sarei mai stato in grado di fare quello che ho fatto, ma che è stato il mio corpo a reagire per me.

«Nulla, lascia perdere! Piuttosto, raccontami un po’ della tua vita.»

Leanne annuisce, e di nuovo torna ad osservarsi le mani. «Uhm, ho ventisette anni, ma ho scoperto di essere una Strega solo a ventitré. Mia madre, Strega anche lei, mi aveva bloccato i poteri perché temeva per la mia vita. Ma poi un Demone ci ha attaccate e... sai, l’ha uccisa.»

Si interrompe un attimo e noto una sola lacrima scendere dai suoi occhi e concludere la sua fuga sul pavimento del soggiorno. Io non so proprio cosa dire.

«Comunque, non so se perché visto che era morta l’incantesimo non funzionava più, o se perché ero tanto spaventata che riuscii a romperlo io, l’incantesimo, fatto sta che usai i miei poteri e uccisi il Demone.»

«Che poteri hai?» gli chiedo curioso.

«Criocinesi. Manipolo il ghiaccio e posso congelare le cose. Sai, tipo...»

Sfiora appena un fiore poggiato sul tavolo del soggiorno e questo si ghiaccia all’istante. Poi Leanne lo prende fra le mani e lo getta a terra, mandandolo in frantumi. «Come vedi, è piuttosto efficace.»

Sorrido e la invito a continuare.

«Non c’è molto da dire. Gli Anziani mi assegnarono il mio precedente Angelo Bianco. Si chiamava James e da allora è sempre stato al mio fianco. Non riesco proprio a credere che sia morto!»

Si interrompe ancora e un’altra solitaria lacrima va a far compagnia all’altra sul pavimento.

«In questi quattro anni, comunque, non ho fatto altre che battermi contro i Demoni e salvare Innocenti. E mi sono anche sposata.»

Spalanco la bocca non potendo trattenere la mia sorpresa. «Sei sposata?» quasi urlo.

Leanne scuote leggermente la testa. «Non più. Rupert è morto» dice con una strana voce piatta, come se cercasse di estraniarsi totalmente dalle sue parole.

«Oh.»

È il mio commento brillante. Il fatto è che ho una tale confusione in testa che non riesco proprio a mettere una parola in fila all’altra: vorrei dirle che mi dispiace tantissimo, che ne ha davvero passate tante, che suo marito non sarebbe dovuto morire... ma suonano tutte come parole vuote. Quindi sì, alla fine dico solo “oh”.

«Già. Oh» commenta lei con un verso a metà fra uno sbuffo e una risata. «Noi... stavamo insieme da due anni quando io ho preso possesso dei miei poteri e ho scoperto chi ero davvero. Volevo lasciarlo perché non me la sentivo di metterlo in pericolo, ma quando lui è venuto a sapere dei miei poteri, non si è affatto tirato indietro. Anzi, è stato in quel momento che mi ha chiesto di sposarlo. Abbiamo avuto una figlia che ora ha poco più di sette mesi. Rupert è... è morto solo cinque mesi fa. Una Strega l’ha attaccato e l’ha... l’ha ucci–»

Leanne non ce la fa più a continuare e scoppia in lacrime. Si porta le mani al volto per nascondersi, ma i suoi singhiozzi mi arrivano comunque forte e chiaro e mi spezzano il cuore.

Mi sento un verme, ma devo insistere perché continui a raccontare. «Una Strega? Intendi una Strega buona? Come può aver ucciso un Innocente?»

Leanne tira su col naso e si asciuga gli occhi. «No, no. Non era una Strega buona, era una Fenice. È un gruppo molto elitario di Streghe estremamente potenti. Tutte portano il marchio distintivo della Fenice, appunto, che simboleggia la rinascita dalle ceneri di Salem. Non sono propriamente né buone né cattive, semplicemente dal momento in cui hanno uno scopo, continuano a inseguirlo finché non lo ottengono. Non so perché quella Fenice ha... sì, insomma, ha ucciso Rupert. Però mi sono vendicata e l’ho uccisa a mia volta!»

Batto le palpebre un paio di volte mentre cerco di analizzare le mille informazioni che mi sono appena arrivate. Il fatto è che questa storia delle Fenici non mi sembra affatto nuova, è come se già la conoscessi. Solo che io non ho mai affrontato una Fenice, quindi non capisco com’è possibile.

«Va bene, Leanne. Io vedo se nel Libro delle Ombre riesco a trovare informazioni sulla donna che ti ha aggredito oggi, tu riposati pure.»

Le faccio l’occhiolino in segno di complicità e orbito in soffitta. Il Libro delle Ombre è al suo solito posto e sembra stagliarsi imponente nella luce soffusa della stanza.

Lo sfoglio meticolosamente sperando di trovare informazioni su Bianca, ma qui non c’è nulla. In compenso, trovo la pagina che parla delle Fenici. La scorgo velocemente e, sebbene non ci sia scritto altro rispetto a quello che mi ha già detto Leanne, leggendo queste parole realizzo che anche Bianca è una Fenice. Lo so e basta.

Uhm, nonostante sia utile, questa cosa di conoscere cose che non dovrei conoscere sta iniziando ad essere piuttosto seccante. Comincio a farmi paura da solo.

In ogni caso, non è il momento di pensarci. Esco dalla soffitta e ritorno in soggiorno – stavolta usando il vecchio, noioso metodo di prendere le scale – per dire a Leanne la novità, ma noto che sta dormendo sul divano e non ho alcuna voglia di svegliarla.

Quindi mi concentro e avverto la presenza di papà come fosse accanto a me. Orbito immediatamente con un peso sul cuore che sembra volermi costringere a terra.

Appaio di fronte a mio padre con un sorriso falso sul viso per mascherare la tensione. Papà sta levitando in aria e non sembra accorgersi di me.

Mi guardo intorno per rimandare il più possibile il discorso. Siamo sul Golden Gate Bridge, il nostro posto. Non so con esattezza il momento in cui lo è diventato, ma è fin da quando sono bambino che papà mi ci porta se ho bisogno di pensare, di stare un po’ da solo o se, al contrario, devo parlargli di cose serie. Amo questo ponte.

«Ciao pa’!»

Sentendo la mia voce, papà si distrae e cade giù, strappandomi una leggera risata.

Poi si rialza massaggiandosi il sedere e finalmente mi nota.

«Chris!» mi saluta a sua volta con un sorriso, sorpreso di vedermi. «Che ci fai qui?»

«Io, ehm... devo dirti una cosa.»

Lo vedo aggrottare le sopracciglia. Il mio tono serio deve averlo messo in allarme. «Certo, dimmi tutto» mi incoraggia.

«Avrei dovuto dirtelo prima, ma non sapevo se era davvero il caso di allarmarti perché, sai, in fondo non era ancora successo nulla e credevo di essere solo uno stupido a preoccuparmi, ma evidentemente no, quindi, ecco, devo proprio dirtelo!» sputo fuori tutto d’un fiato.

Papà mi guarda perplesso. «Non ho capito nulla, Chris. Di che parli?»

Sospiro pesantemente e cerco di raccogliere un po’ di coraggio. «Vedi, papà, sono un bel po’ di mesi, ormai, che faccio strani incubi. All’inizio credevo non significassero nulla, ma ora... Il fatto è che continuo a sognare che Wyatt sia cattivo, che uccida Innocenti e cose simili e che diventi una sorta di Imperatore del Male.»

Getto uno sguardo a papà, aspettandomi quasi che rida di me e mi dica che è assurdo anche solo pensare a Wyatt come a una persona malvagia, ma lui non apre bocca e mi fissa pensieroso.

Quindi riprendo il discorso: «Inizialmente, come ti ho detto, credevo fossero semplicemente degli incubi, ma ultimamente ho iniziato a preoccuparmi seriamente perché li sognavo sempre più spesso e diventavano sempre più particolareggiati. Però ho continuato a non dire nulla, mi ripetevo che non era ancora successo niente e che quindi non c’era motivo di preoccuparsi. Ieri, però, ho sognato Wyatt che uccideva una donna. Oggi mi è stata assegnata la mia prima Protetta, come saprai, e ho scoperto che era minacciata dalla stessa donna del mio sogno! Quindi, papà, se lei esiste davvero... ecco, forse i miei sogni sono come delle premonizioni o roba del genere e io sono in grado di vedere il Futuro! E allora, se questo è vero, allora Wyatt diventerà sul serio malvagio!» rivelo senza praticamente mai riprendere fiato, troppo ansioso di buttare fuori tutte le emozioni che mi hanno perseguitato per questi mesi.

Alla fine del discorso, mi sento come se mi avessero tolto un macigno dal petto.

«Come si chiamava la donna del sogno, Chris?»

Non so perché, ma mi viene da arrossire sotto lo sguardo indagatore di mio padre. Da come mi guarda, sembra che conosca già la risposta.

«Ma che c’entra adesso? Non è certo questo il punto, piuttosto, dobbiamo preoccuparci per...»

Mio padre mi interrompe prima che io possa finire la frase. «Qual era il suo nome?» ripete.

Sembra sicuro di quello che dice, quindi sospiro e mi decido a rispondere: «Bianca.»

Mio padre annuisce e sembra più vecchio di dieci anni rispetto a pochi secondi fa. «Chris, c’è una cosa che io e la mamma avremmo dovuto dirti da molto tempo...»



Note dell’Autrice:


Buonsalve a tutti voi, EFPsiani (?)!

Alloooora... che dire?

Lo so, lo so: in questo capitolo non succede nulla, ma veniamo a conoscenza di retroscena che saranno molto utili più avanti.
In ogni caso, per farmi perdonare dalla mancanza di azione, ho deciso di farvi un piccolo – minuscolo – SPOILER: dal prossimo capitolo cominceranno a spuntare le prime mezze verità, e dal quinto in poi si comincerà ad entrare finalmente nel vivo della storia.

Altra cosa: sì, in questa fanfiction Leo ha riacquistato i suoi poteri da Angelo Bianco. In realtà, io ho pensato a tutta una storia sul come e sul perché lui abbia deciso di riappropriarsene, ma nella fanfiction non c’era spazio e quindi ho deciso di tagliarla, perciò siete liberissimi di immaginare quello che volete!

Detto questo, un grazie sincero come sempre a chi ha letto la fic, a chi l’ha inserita fra le preferite o le seguite e a emmax5 che ha recensito lo scorso capitolo^^

Alla prossima, allora!


Lanterna_

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Capitolo 4
*** IV - Ovvero perché dire la verità in casa Halliwell equivale a far scoppiare una bomba atomica ***


IV capitolo:
Ovvero
Perché dire la verità in casa Halliwell equivale a far scoppiare una bomba atomica




Dire la verità in casa nostra non è mai una cosa semplice.

Il fatto è che fra Magia, Demoni e chi più ne ha più ne metta, è facile avere dei segreti.

Nel nostro caso, non dobbiamo tener nascosto alla mamma che abbiamo rotto il suo vaso preferito come accade di solito nelle famiglie normali (capirai, con la lotta ai Demoni, è più raro che un qualunque mobile o suppellettile sopravviva a uno scontro, piuttosto che si rompa), ma cose del tipo: «Sì, l’amore della mia vita è un Demone, ma io continuerò ad amarlo e non me ne importa nulla se ha trucidato milioni di vite innocenti.» La storia di zia Phoebe insegna.

Quindi è chiaro che mantenere dei segreti è molto più semplice di rivelare verità tanto scomode.

Solo che – ormai dovremmo saperlo, ma probabilmente facciamo tutti finta di ignorarlo – la verità prima o poi viene a galla comunque, e allora sì che sono guai.

E se poi la gigantesca bugia che la mia famiglia racconta dura da diciannove anni come è successo nel mio caso, avrò un po’ il diritto di arrabbiarmi, no?

 


«COSA?» sto urlando, ma non potrebbe importarmene di meno. «E voi in tutti questi anni non me l’avete mai detto?»

«Chris, come avremmo potuto dirtelo?»

Mia madre mi guarda con un’espressione addolorata e credo che abbia gli occhi lucidi, ma anche vederla così in questo momento non riesce a placarmi.

Sono troppo sconvolto.

«Beh, non so! Potevate iniziare dicendo: “Sai, Chris, sapevi che il Futuro prima era un posto orribile e Wyatt, tuo fratello, era il Signore del Male?”. Non credi che avrei dovuto saperlo, mamma?»

«Chris, senti...» interviene mio padre, la voce quasi supplichevole.

«No, papà! Non voglio sentire un bel niente! Avete avuto diciannove anni per parlare, per dirmi la verità. Diciannove anni. Ora è troppo tardi!»

Stringo i pugni dalla rabbia perché altrimenti in questo momento sarei capace di attaccarli e mi decido quindi ad orbitare via dalla cucina di casa. Improvvisamente questa stanza è diventata soffocante.

L’ultima cosa che noto prima di sparire è lo sguardo preoccupato che mia madre lancia a papà, dopodiché sono sul Golden Gate Bridge.

Respiro profondamente e osservo il panorama. Questo posto riesce sempre a calmarmi. Quindi dopo pochi secondi rilasso finalmente i pugni e mi siedo a terra, la testa fra le ginocchia per estraniarmi il più possibile dal resto del mondo.»

Non so se sono più arrabbiato perché mi hanno tenuto nascosto un fatto del genere per ben diciannove anni o per i mesi che ho passato a preoccuparmi e a scervellarmi inutilmente.

Ora si spiega tutto. I miei sogni, le cose che so ma che non avrei mai dovuto sapere, perché il mio corpo reagisca prima di me...

Il fatto è che a quanto pare è esistito un altro Chris. Uno cresciuto in una sorta di futuro apocalittico, con un Wyatt malvagio e la famiglia sterminata – rabbrividisco al solo pensiero. E questo Chris è andato nel passato per rimettere tutte le cose a posto, avvertendo il Trio del Demone (... chissà perché mio padre ha esitato prima di chiamarlo così?) che avrebbe rapito Wyatt e l’avrebbe poi reso cattivo. È morto poco prima della mia nascita, col risultato che, citando le parole di mio padre, “probabilmente mi ha lasciato la sua eredità: i suoi ricordi, la sua storia, forse anche i suoi sentimenti”.

Non so cosa intendesse con l’ultima precisazione, ma per il resto è piuttosto semplice la cosa. E quindi i miei incubi, le informazioni che non dovrei avere ma che riemergono nei momenti meno opportuni... non sono altro che suoi ricordi, dell’altro Chris. Il Chris eroe, che ha salvato il Futuro da una terribile fine. Che ha sacrificato se stesso, pur di riuscirci. E se il mio corpo reagisce prima della mia mente, è perché si basa sulla sua esperienza, è come se già avesse vissuto altre mille avventure prima di passare a me.

Bene, fantastico. Quindi ora il mio complesso di inferiorità non è rivolto solo a mio fratello, ma anche a me stesso. O al mio altro me stesso. Insomma, avete capito.

Ma è possibile che sia esistito un altro Chris, così coraggioso, così forte e potente? Io in confronto a lui faccio pena. E come può essere? Non dovremmo essere la stessa persona?

Bah.

Come al solito, in mezzo a tutta questa confusione non ci capisco nulla. Le mie emozioni si accavallano dentro di me in un groviglio attorcigliato, cosicché non riesco a distinguerle. Ora prevale il dolore, ora una rabbia cieca...

L’unica cosa che mi è chiara, alla fine, è che sono furioso con i miei genitori. Non posso credere che non me l’abbiano mai detto! Posso capire a Wyatt: insomma, conoscendo mio fratello come è ora, comprendo bene che sapere che in un altro futuro sarebbe potuto essere malvagio lo ucciderebbe, ma perché non dirlo a me?

Uno scampanellio nella mia testa mi riporta alla realtà. Leanne mi sta chiamando, dev’essersi svegliata. Il che mi ricorda... Bianca! Da come mio padre ha reagito quando gli ho parlato di lei, sembrava conoscerla già – possibile che anche Bianca c’entri qualcosa con tutta questa storia? Eppure papà non ha minimamente accennato a lei durante tutto il suo monologo.

Scuoto la testa e per ora mi dico di non pensarci: gli chiederò spiegazioni più tardi.

Mi alzo in piedi e orbito all’istante nel soggiorno di casa mia, dove avverto la presenza di Leanne. Mi guardo intorno e noto anche i miei genitori che mi fissano preoccupati e incerti, ma li ignoro. Non sono più così arrabbiato come prima, ma è giusto tenerli almeno un po’ sulle spine.

«Chris!» mi saluta invece Leanne con un sorriso. «Allora, hai scoperto qualcosa?»

«No, purtroppo» rispondo avvicinandomi a lei, ancora seduta sul divano. «Nel Libro non c’è nulla su Bia–» mi correggo appena in tempo. «... sulla donna che ti ha attaccato, ma... credo di aver trovato una pista da seguire per scoprire chi è...» rivelo lanciando una fugace occhiata a mio padre, che ora sospira come se sapesse che ci toccherà un’altra chiacchierata non facile. «Ti dirò se si rivelerà esatta.»

Leanne annuisce.

«Per ora, comunque, sarà meglio che tu rimanga qui. Sarai al sicuro.»

Leanne mi guarda e scuote fermamente la testa. «No, devo tornare a casa da mia figlia. Ora è con la tata, ma ha bisogno di me.»

«Porta qui anche tua figlia, allora!» si offre mia madre.

«Ti ringrazio, Piper, ma non ce n’è davvero alcun bisogno. So proteggermi benissimo da sola, e in caso mi basta chiamarti perché tu venga in mio soccorso, Chris.»

Sospiro rassegnato. «Lascia almeno che ti dia un passaggio. Orbitando ci metteresti un secondo.»

Leanne alza gli occhi al cielo, ma poi accetta. Con un cenno della mano, la spedisco all’indirizzo che mi dice e lei sparisce in un turbinio di luci.

«Allora...» comincio poi, rivolgendomi nuovamente a papà. Ne ho avute abbastanza per oggi di rivelazioni spiacevoli, ma questa non può proprio aspettare. C’è in gioco la vita della mia Protetta. «Chi è Bianca, papà?»

Mia madre mi lancia uno sguardo che sembra mortificato o terrorizzato, poi mi viene vicino e mi abbraccia. Sgrano gli occhi, stupito, e ricambio l’abbraccio. «E questo cosa dovrebbe significare?» chiedo dopo qualche secondo.

Mamma si allontana e mi fissa negli occhi. «Solo... non ti piacerà, Chris.»

Alzo le spalle. Tanto, ormai... una in più, una in meno.

Si avvicina anche papà e posa una mano sulla spalla della mamma. «Bianca è una delle ragioni per cui non ti abbiamo mai detto del tuo viaggio nel passato. Voglio dire, oltre al fatto che temevamo di poterti sconvolgere.»

Annuisco, anche se non ho ancora capito bene di che parla. Papà mi fa cenno di sedermi sul divano e mamma si posiziona accanto a me. Mi tiene la mano, neanche avessi due anni.

«Allora?» chiedo impaziente.

Papà esita un secondo come per raccogliere il coraggio e poi comincia: «Nell’altro futuro, Bianca all’inizio era una Fenice assoldata dalla versione malvagia di tuo fratello. Lavorava per lui quando l’hai incontrata: ti cercava per portarti da Wyatt.»

La voce di mio padre è quasi un eco indistinto, ormai. Dentro di me si affollano immagini e ricordi che non ho mai vissuto, non io, almeno. Non mi è mai capitata una cosa simile: fino ad ora i ricordi dell’altro Chris si erano limitati ai sogni, non mi era mai successo di riviverli da sveglio.

Bianca è di fronte a me e ha un coltello in mano.

«Perché lo fai? Per cosa combatti?»

«Non ho altra scelta. Mi ucciderà» risponde, lo sguardo spento e l’espressione indurita in una maschera. «E non c’è nessuno che possa fermarlo, quindi l’unico modo per sopravvivere è allearsi con lui!»

Scuoto la testa, avvertendo una fitta al petto ferito.

«Ti sbagli. C’è sempre un’altra scelta. Possiamo ancora combatterlo, possiamo sconfiggerlo. C’è ancora una speranza!»

«Vorrei poterti credere.»


Ritorno bruscamente alla realtà.

Sto ansimando come dopo una lunga corsa sfiancante.

Riprendo controllo di me stesso sotto lo sguardo preoccupato dei miei genitori, ma faccio finta di nulla e li invito a continuare.

Papà riprende il suo discorso, le sopracciglia corrugate in un’espressione incerta: «Comunque, il piano di Wyatt non funzionò perché...» mamma mi stringe più forte la mano. «Bianca si innamorò di te e tu di lei.»

Sento il cuore accelerare il battito nel mio petto. Stavolta niente strani flashback mentali, sento solo un sentimento immenso avvolgermi completamente e sopraffarmi. I nostri sogni, le nostre speranze di un futuro insieme... E poi eccola, la rivedo lì, morente mentre mi chiede di finire quello che abbiamo iniziato, di non arrendermi...

Mi salgono le lacrime agli occhi e sto per scoppiare a piangere come un bambino, poi mi coglie un attimo di lucidità e mi riprendo: quelli erano l’altro Chris e l’altra Bianca... qui Bianca è la donna che minaccia la mia Protetta. Devo fare uno sforzo immane per ricordarmene.

«Ok» mi limito a dire per paura di sentire la mia voce tremare. «Poi?»

«Beh, ecco... non so precisamente come siano andate le cose fra di voi o quanto tempo siate stati insieme perché non ce l’hai mai detto, ma avete progettato insieme il tuo viaggio nel passato per salvare Wyatt e le hai chiesto di sposarti. Lei ha accettato a condizione che tu tornassi sano e salvo, ma ovviamente...»

Mio padre si interrompe, ma a questo punto sono io a riprendere da dove lui ha interrotto: «Christopher e Bianca non si sono mai sposati perché sono morti entrambi. Sì, lo so.»

Mio padre mi lancia uno sguardo sorpreso, probabilmente perché mi sente parlare dell’altro Chris in terza persona. Ma è più forte di me: proprio non riesco a concepire che siamo la stessa persona. Veramente, a me dà fastidio sentire papà rivolgersi a me per indicare lui.

«Credo di aver capito» dico dopo qualche minuto di silenzio. «Quindi, esattamente come ora c’è un nuovo Chris, che poi sarei io, c’è anche una nuova Bianca, giusto? Ora devo solo capire perché cerca la mia Protetta.»

I miei si scambiano uno sguardo veloce e noto mia madre mordersi le labbra. «Non sono sicura che andare a cercare questa nuova Bianca sia una scelta saggia, Chris.»

«Che intendi dire?»

Mamma mi lascia la mano e mi accarezza i capelli. «Nulla, non importa. Fai quello che credi sia giusto. Mi fido del tuo istinto.»

Detto questo, si alza e mi posa un leggero bacio sulla testa, prima di andarsene chiamando a gran voce Melinda per chiederle se ha fatto i compiti. Fisso mio padre, confuso, ma lui si limita a sorridere e orbita via.





Note dell’Autrice:


Buonasera, carissimi lettori!

Dunque, dunque, dunque... Tutto qui? Possibile che dietro i sogni di Chris ci sia solo questo? Uhm... io mi limito a commentare citando un pensiero dello stesso Chris nel capitolo precedente: «In casa Halliwell, niente è mai come sembra. Non “quasi sempre”, non “occasionalmente”. Proprio mai.» A voi le conclusioni!

Per il resto, mi sono accorta che neanche a farlo apposta sto aggiornando con una frequenza regolare ogni sei giorni, quindi da ora in poi cercherò di attenermi a questo ritmo, ma non vi assicuro niente ;)

Ringrazio come al solito tutti quelli che mi leggono e in particolare emmax5, che non manca mai di recensire! Approfitto per ricordare anche agli altri che le recensioni sono sempre ben accette, eh... io non mordo!

Detto questo, al prossimo capitolo – che, senza fare spoiler troppo grossi, credo sia assolutamente da non perdere!

Lanterna_

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Capitolo 5
*** V - Ovvero perché mia madre ha sempre ragione e io ogni tanto dovrei imparare a darle ascolto ***


V capitolo:
Ovvero
Perché mia madre ha sempre ragione e io ogni tanto dovrei imparare a darle ascolto




Sì, è vero, lo ammetto. Sono sempre stato un dongiovanni, un rubacuori o un casanova. Dite come vi pare, tanto quello è.

Non che non abbia mai avuto un paio di storie serie, perché ne ho avute.

La mia ultima relazione è durata sette lunghi mesi. Lei si chiama Jennifer ed era fantastica. Credo che i sentimenti che provavo per lei fossero la cosa più simile all’Amore che io abbia mai sperimentato. Almeno finché non l’ho trovata nel letto di quel Jean-Paul, un francesino da quattro soldi, e l’ho lasciata. La cosa strana è che, una volta finita, non ci sono rimasto nemmeno troppo male. Forse ho sempre saputo che Jennifer non era quella giusta per me.

Ma a parte questi rari episodi, è vero. Tendo ad andare con molte ragazze, e credetemi se vi dico che non ne vado fiero. Il fatto è che sono la mia unica fonte di distrazione, mi fanno sentire bello, apprezzato, secondo a nessun altro. Ed è anche l’unica cosa in cui mi sento superiore a mio fratello. Io ho avuto mille donne, lui soltanto una.

Ebbene sì, Wyatt è fidanzato con la sua Pauleen da ben tre anni, e ormai credo che nell’aria ci sia una proposta di matrimonio prossima. È pazzamente innamorato di lei, gli brillano gli occhi ogni volta che la vede.

Ora che ci penso, probabilmente Wyatt mi batte anche in questo campo. Sì, io avrò avuto più ragazze, ma che importa, alla fine? Lui ha trovato l’Amore, quello autentico, quello del “... e vissero per sempre felici e contenti”.

Io cos’ho, al suo confronto? Se ripenso ai miei vecchi sentimenti per Jennifer confrontandoli con quello che Wyatt prova per Pauleen, la nostra storia perde ogni importanza, una goccia d’acqua nell’infinito dell’oceano.

 


«Papà! Papà!» urlo più forte che posso.

Sono sdraiato sull’erba, forse in un parco giochi. Ma è strano: qui sembra tutto morto. Le altalene sono divelte e gli scivoli rovinati, degli alberi restano solo monconi e l’erba cresce a fatica.

In un secondo realizzo dove mi trovo: è un altro dei miei incubi, uno dei ricordi dell’altro Chris.

Vorrei urlare per la frustrazione, ma come al solito qui dentro non posso controllare il mio corpo.

Invece continuo ad invocare a pieni polmoni l’aiuto di mio padre, che continua a non arrivare. Solo ora mi accorgo di avere una ferita al petto che sta sanguinando copiosamente. Se va avanti così, rischio di morire.

Prendo un respiro profondo e uso le mie ultime energie per orbitare. Distinguo a malapena il divano del soggiorno di casa mia e la faccia spaventata di mia madre, prima di svenire.

Quando rinvengo, sono sdraiato sul divano e mamma mi guarda sorridente. Provo ad alzarmi, ma una fitta di dolore mi coglie impreparato e mi costringe a stare giù. Una fasciatura stretta mi copre la ferita e si sta già sporcando di sangue.

«Mamma...» sento di star per piangere, ma faccio di tutto per trattenere le lacrime. «Dov’era... dov’era papà?»

È una cosa che mi stavo chiedendo anch’io, in effetti. Perché il Leo di questo futuro non è venuto in soccorso di suo figlio?

La mamma alza le spalle. «Non lo so, amore. Ma tu non preoccuparti, ci sono io qui per te, capito?»

Annuisco, ma comincio a piangere un secondo dopo. Mia madre mi abbraccia forte, accarezzandomi la schiena, e io ricambio l’abbraccio. Vorrei annusare il suo profumo, perché riesce sempre a calmarmi, ma...



Il sogno cambia improvvisamente.

Ora sono in una specie di caverna, le pareti sono rocciose e c’è un freddo che mi ghiaccia persino le ossa. Devo essere ferito, perché sento il sangue gocciolarmi da un punto imprecisato della guancia sinistra fino a cadermi sulle labbra, dove avverto il suo familiare sapore ferroso.

Davanti a me, in piedi, c’è mio fratello, un ghigno vittorioso in volto che lo rende ancora più affascinante, i capelli più lunghi di come li porta di solito che gli cadono oltre le spalle. Tiene un braccio intorno al collo di una ragazza che non riesco a distinguere bene a causa dei lunghi capelli castani che le coprono il viso e la minaccia con un lungo coltello affilato.

«Lasciala andare, Wyatt!» gli intimo, sentendo una rabbia cieca annebbiarmi il cervello.

«Perché, altrimenti che fai?»

Sospiro, conscio che contro di lui non ho alcuna possibilità. «Wyatt, ti prego! C’è ancora tempo! Puoi ancora... ancora... Ti scongiuro, lasciala andare!»

Mio fratello emette una risata spietata che non gli si addice per nulla. «Tempo, dici? Io non credo proprio!»

Sento appena un singhiozzo strozzato uscire dalle labbra della ragazza mentre Wyatt la pugnala e poi la lascia cadere a terra nel suo stesso sangue.

«NO!» urlo più forte che posso, e un dolore improvviso mi pervade mentre corro accanto a lei e l’afferro un secondo prima che tocchi terra. La prendo delicatamente per la schiena e le scosto i capelli da davanti al viso. E finalmente la riconosco: è Bianca.

«No, Bianca, no... ti prego, non lasciarmi!» singhiozzo e mi accorgo solo ora che sto piangendo come un bambino. «Io ti... non lasciarmi... non...»

Lei mi guarda intensamente e alza appena una mano per accarezzarmi, ma prima che questa tocchi la mia guancia, i suoi occhi diventano vuoti e il suo braccio le ricade a terra inerte.

«No, Bianca, no! NO!»

Poggio un attimo la fronte sulla sua e me la stringo al petto, prima che un nuovo sentimento mi accechi completamente. Rabbia. Ira. Come non l’ho mai provata prima. Mi pervade completamente e in questo momento vorrei solo uccidere mio fratello per ciò che ha appena fatto. Chiudo gli occhi per calmarmi quel secondo che mi è necessario per poggiare delicatamente Bianca a terra, dopodiché mi giro verso Wyatt – che è ancora qui davanti a me, le braccia incrociate al petto e uno sguardo sprezzante –, mi alzo in piedi lentamente e ancora cerco di respirare a fondo, per calmarmi e pensare lucidamente. Ma è tutto vano.

«Come hai potuto farlo?» lo dico senza urlare, con una voce fredda che spaventa anche me.

Wyatt però non sembra colpito. «Che c’è? Il piccolo Chris è arrabbiato?»

Stringo i pugni fino a farmi male. «Sapevi che io la...» la voce mi si strozza e devo deglutire prima di poter continuare. «Tu lo sapevi, cazzo!»

Wyatt sbuffa, ma non si dà neanche la pena di rispondermi.

«Come hai potuto, Wyatt?» ripeto. «Siamo fratelli.»

Lui fa un verso a metà fra uno sbuffo e una risata di scherno. «Comodo ora, no? Potevi ricordarlo prima di tradirmi!»

«Sei tu che hai tradito me! Me, la nostra famiglia, la mamma!» stavolta urlo, prima che la rabbia prenda definitivamente il sopravvento.

«Non nominare la mamma, non ci provare nemmeno!» mi risponde Wyatt, e stavolta urla anche lui, ma quasi non lo ascolto più.

Corro verso di lui senza avere la minima idea di cosa sto per fare, voglio solo colpirlo ripetutamente e fargli sputare il sangue, ma non riesco neanche a raggiungerlo. Lui fa un pigro gesto della mano nella mia direzione e io vengo catapultato lontano. Sto per sbattere la testa contro un masso enorme, ma riesco ad orbitare ed evito lo schianto per poco. Riappaio pochi secondi dopo, ma non ho neanche il tempo di pensare che mi ritrovo la lama di Excalibur sospesa nel vuoto a un millimetro dalla mia gola.

Wyatt, a pochi metri da me, tiene un dito sollevato per controllare la sua fedele spada e mi guarda con occhi incandescenti. «È la tua ultima possibilità, Chris. Non costringermi a ucciderti!»

Una nuova rabbia mi acceca sentendogli pronunciare queste parole. Mi dà la forza per rispondere con un tono strafottente, sicuro di me, nonostante quello che sta per succedere.

«Non mi unirò mai a te, Wyatt!»

«Come vuoi tu, fratello

Sottolinea l’ultima parola con la voce e poi fa un gesto con il dito, dando l’ordine ad Excalibur di finirmi. Sento la punta affilata sfiorarmi e...



Ancora una volta, mi ritrovo sveglissimo nel mio letto.

Stavolta non sono neanche un po’ stupito.

Vorrei soltanto prendere a pugni qualcosa per sfogarmi. Tutta questa storia comincia a mandarmi davvero su tutte le furie. Sono proprio stanco dell’altro Chris e dei suoi ricordi, non ne posso più!

Ma perché ora, poi? Perché è solo da pochi mesi che sono diventati così insistenti?

E poi... ora che ci penso... avevo già sognato la morte di Bianca, e non era stata così. Possibile che...?

No! No, no, no!

Ci sono già cascato una volta. Ho passato giorni a torturarmi cercando di capire se i miei sogni avessero qualche significato particolare, non commetterò lo stesso errore due volte. Sono solo ricordi, nulla di più.

Sospiro sapendo che a questo punto non riuscirò più a riprendere sonno. Tanto vale fare qualcosa.

Così vado in bagno, mi faccio una doccia veloce e mi vesto senza neanche fare caso a cosa sto indossando. Orbito mentre sto ancora finendo di abbottonarmi la camicia blu.

In soffitta c’è un buio pesto a quest’ora della notte, quindi accendo la luce e per un momento rimango accecato. «Cristallo e cartina!» chiamo scandendo le parole, e un secondo dopo questi mi appaiono fra le mani. Sì, alle tre del mattino sono troppo pigro per mettermi a cercarli.

Poggio la cartina sul tavolo e comincio a farci roteare sopra il Cristallo, ma non sembra trovare nulla.

Quindi mi concentro.

Svuoto la mente da ogni pensiero e rievoco tutto quello che so su Bianca, dal suo viso che mi accorgo di ricordare nei minimi particolari, ai suoi occhi così grandi e profondi, alle emozioni confuse che mi suscita.

Apro appena un leggerissimo spiraglio della mia mente alla memoria dell’altro Chris – proprio non riesco a capacitarmi di come ho fatto ad evitarla per tutti questi anni: ora mi accorgo che è sempre stata dentro di me – e mi aggrappo ai suoi sentimenti, ai suoi ricordi. Prima che me ne accorga o che possa fare qualunque cosa per impedirlo, questi si riversano in me con la forza di un fiume in piena che rompe gli argini.

Un Amore totale, sconfinato e assoluto come non l’ho mai provato mi afferra il cuore e la mente fino a prendere possesso di ogni singola cellula del mio corpo. Mi sento ardere, bruciare e credo potrei sciogliermi da un secondo all’altro.

Bianca, Bianca...

La vedo ovunque: è qui, dentro di me, è parte del mio essere, è tutta la mia vita.

Il Cristallo che tengo ancora fra le dita tremanti va subito a posarsi su un punto preciso della cartina. Lo lascio e mi allontano barcollando dal tavolo.

Sono completamente sopraffatto e devo impegnarmi a fondo per arginare le mille emozioni che mi hanno colto e a cui non ero assolutamente preparato. Insomma, sì, papà mi aveva detto che l’altro Chris era innamorato di Bianca e da qualche parte dentro di me ne ero già consapevole, ma non credevo fino a questo punto.

Bianca era il motivo per cui combatteva, ciò che lo spingeva ad andare avanti. Era la sua forza, il suo coraggio. Era la promessa di un futuro migliore, da spendere insieme per l’eternità, era la speranza di un domani felice e privo di guerre. Era tutto per lui.

Ora capisco cosa intendeva mia madre quando mi ha chiesto se ritenessi saggio andare in cerca di Bianca. Teme che l’Amore dell’altro Chris possa in qualche modo interferire con ciò che provo io e che mi impedisca di ragionare lucidamente. Che finisca per farmi ammazzare.

Torno calmo e riprendo pieno possesso della mia mente.

Il pensiero che questa Bianca possa uccidermi mi ha ricordato che lei non è come l’altra, lei vuole vendicarsi della mia Protetta e io devo scovarla per fermarla in tempo. Non mi farò sopraffare un’altra volta dalle emozioni dell’altro Chris, imparerò a governarle e a incanalarle.

Così mi avvicino nuovamente al tavolo e finalmente guardo dove il Cristallo è andato a posarsi. Alzo appena un sopracciglio, sorpreso, e poi orbito via.

Una volta atterrato ci vuole un po’ perché i miei occhi si abituino al buio pesto, ma poi riesco a riconoscere vagamente i contorni delle case intorno a me, rischiarate dalle poche stelle nel cielo.

Sfrutto i miei poteri da Angelo Bianco e creo una luce che si solleva seguendo i miei comandi, illuminando i dintorni e permettendomi così di vederci qualcosa.

Mi osservo attentamente intorno, ma a parte i palazzi dai muri scoloriti che mi circondano non noto nulla. Eppure secondo il Cristallo Bianca deve trovarsi qui vicino.

Comincio a camminare, socchiudendo gli occhi e voltando la testa di scatto ad ogni minimo rumore. Devo stare attento.

La luce da me evocata mi segue ad ogni passo e lentamente questo luogo comincia a sembrarmi familiare. Il cuore prende a martellarmi nel petto prima ancora che io riesca a capire perché e ci metto un po’ per accorgermi che ho cominciato a correre per la strada come un pazzo.

Corro per pochi minuti prima di fermarmi bruscamente. Riconosco il luogo dove mi trovo.

È un cortile meraviglioso, con una panchina di marmo nel mezzo e rose e fiori ovunque, una statua imponente e colonne gigantesche.

Da qualche parte nella mia mente i ricordi dell’altro Chris si affollano alla rinfusa e cercano di prendere il sopravvento su di me, avvisandomi che nell’altro futuro questo era il loro posto speciale. In qualche modo, però, riesco a tenerli a bada e rimango presente a me stesso.

Bianca è qui e mi dà le spalle. È seduta sulla panchina e ha la schiena ingobbita, le gambe raccolte al petto circondate dalle braccia.

Sobbalzo quando sento dei singhiozzi scuoterla e realizzo che sta piangendo.

Forse faccio rumore, perché lei si gira di scatto e mi guarda furiosa, riducendo gli occhi lucidi di lacrime a due fessure.

«Cosa diamine ci fai tu qui?» mi urla, alzandosi e asciugandosi gli occhi alla svelta.

Io cerco di distogliere lo sguardo, fingendo di non notare che fino a un secondo prima piangeva.

«Cosa vuoi dalla mia Protetta?» le chiedo poi con un tono duro, tornando a guardarla.

Bianca mi lancia un’occhiata sprezzante e fa un verso di scherno. «Cosa diamine ti fa credere che te lo dirò?»

Muovo qualche passo nella sua direzione e lei si allontana istintivamente. Il mio cuore palpita a una velocità pazzesca.

«Bianca, cosa cazzo vuoi dalla mia Protetta?» cerco di dire con una voce ferma e decisa per nascondere la confusione che invece ho in testa.

Lei si fa ancora più guardinga e ora nella sua voce noto una leggerissima traccia di paura. Se non la conoscessi tanto bene – voglio dire, l’altro Chris... se l’altro Chris non la conoscesse così bene! –, probabilmente non me ne sarei nemmeno accorto. «Come fai a sapere il mio nome?»

Mi avvicino ancora di più e lei si schiaccia contro il muro alle sue spalle, quasi a volerlo attraversare per sparire dall’altra parte.

Sospiro e mi passo una mano fra i capelli, nervoso.

Ero venuto qui con tutta l’intenzione di catturarla e interrogarla, ma vederla piangere, proprio qui, nel nostro posto... cioè, il posto dell’altro Christopher e dell’altra Bianca... non so, mi ha completamente destabilizzato.

«Senti, non ho alcuna intenzione di attaccarti o di farti del male...»

«Sì, certo!» soffia lei sarcastica, ma la ignoro.

«Voglio solo sapere perché vuoi uccidere la mia Protetta» concludo, e ormai mi sono avvicinato talmente tanto che siamo ad un passo di distanza l’uno dall’altra.

Non lo credevo possibile, ma sento il mio cuore accelerare ancora di più la sua corsa. Comincio a temere un infarto.

Deglutisco imponendomi un controllo che in questo momento mi manca totalmente e Bianca ghigna di fronte a me, lanciandomi uno sguardo estremamente seducente. Capisco dalla sua espressione che ha intuito la mia incertezza, il mio punto debole, e sento le mani formicolare per l’improvvisa quanto impellente voglia di affondarle nei suoi capelli scuri. Le chiudo a pugno, graffiandomi i palmi per quanto stringo.

«Quindi, ricapitolando, sei venuto fino a qui, solo soletto, alle tre del mattino, solo per parlare un po’?» chiede lei avvicinandosi al mio orecchio, la voce che è poco più di un sussurro sensuale.

Ci deve essere una qualche remotissima parte di me che sta urlando terrorizzata e sta cercando di avvertirmi che non bisogna mai stare così vicini a un nemico, ma non riesco a muovere neppure un muscolo. Sono completamente paralizzato, il sangue mi rimbomba nelle orecchie azzerandomi ogni capacità cognitiva.

Bianca si avvicina ancora di più, cosicché riesco a sentire il suo fiato caldo sul collo. Il respiro mi si fa pesante e piccoli brividi mi attraversano la schiena.

Lei solleva una mano e mi sfiora la spalla destra, e a questo punto sono completamente andato. Potrebbe avere un coltello in mano pronta a pugnalarmi e la lascerei fare tranquillamente, purché non la smetta di guardarmi tanto intensamente come fa ora.

La sua mano passa dalla spalla alla base della schiena e io sento ogni centimetro di pelle che sfiora andare a fuoco per poi rigenerarsi all’istante sotto il suo tocco benefico.

Non mi era mai successa una cosa del genere. Insomma, un conto è l’attrazione sessuale che ho sempre provato con le altre ragazze, ma questa è... pura Magia. Sono completamente alla deriva e l’unico punto fermo che riesco a trovare nell’intero Universo è lei, a pochi centimetri da me, le labbra carnose che si dischiudono appena mentre continua ad accarezzarmi la schiena, gli occhi grandi che brillano sotto la mia luce artificiale ancora sospesa in aria.

La sua mano passa dalla mia schiena alla pancia, accarezzandomi gli addominali, e ora anche la parte di me che prima urlava terrorizzata sta facendo le fusa. Quasi non respiro più.

I suoi occhi si socchiudono in un’espressione appena concentrata, ma non me ne rendo conto finché la sua mano non comincia ad emanare una luce blu e io mi sento sempre più debole: i miei poteri mi stanno abbandonando.

Non riesco neppure a preoccuparmene. Continuo a fissare il suo volto e poi semplicemente non resisto più.

Tutto sembra farsi chiaro nella mia mente, tutto nel mondo acquista un senso mentre avvicino il viso al suo e la bacio.

Lei è talmente sorpresa da allontanare la sua mano senza aver finito di rubarmi i poteri, ma non le lascio il tempo di fare altro perché le afferro la vita e con il mio corpo la imprigiono contro il muro.

Non so più se le emozioni che provo in questo momento appartengano all’altro Chris o se siano totalmente mie, ma il cuore sembra volermi scoppiare nel petto mentre accarezzo le braccia di Bianca partendo dalle mani e risalendo fino alle spalle con una lentezza estenuante e premo le labbra sulle sue, sfiorandole con la lingua e mordicchiandole appena nella speranza che lei le dischiuda.

La sento rilassarsi dopo qualche secondo fra le mie braccia e finalmente risponde al mio bacio, aggrappandosi alle mie spalle quasi ne dipendesse la sua vita. E in questo momento è davvero come se lei fosse l’unica cosa a cui appartengo davvero, l’unica a cui sono legato, per sempre, nell’altra vita come in questa.

Le sue mani esplorano i miei capelli e io non faccio altro che stringerla ancora di più a me, approfondendo il bacio perché voglio sentirla mia, totalmente e incondizionatamente...

Non so chi dei due sia il primo a tornare in sé e a separarsi dall’altro, ma a un certo punto mi ritrovo ad almeno una quindicina di centimetri di distanza da lei, il cuore che ancora mi tamburella in petto, completamente sconvolto.

Lei non sembra stare meglio di me: ha i capelli scompigliati, le labbra rosse e gonfie per i miei morsi e gli occhi sgranati di chi si è appena reso conto di aver commesso una pazzia.

Devo avere la stessa espressione mentre la guardo scomparire, una mano sul petto come per cercare di calmare il battito del suo cuore.

Appoggio la fronte a una colonna fresca e la nebbia che affolla la mia mente comincia pian piano a diradarsi, lasciandomi un senso di stordimento, quasi mi fosse appena arrivata una botta in testa.

Lentamente, riesco a ricollegare tutto quello che è appena successo e a formulare pensieri di senso compiuto.

Ma che diamine mi è preso? Perché mai l’ho baciata? Stava cercando di rubarmi i poteri e io che faccio... la bacio?!

Devo essere completamente impazzito.

Regolarizzo il mio respiro affannato e orbito di nuovo a casa, seppur a fatica. Ci metto qualche secondo più del solito per riapparire dall’altra parte e dopo mi sento incredibilmente spossato, segno che in pochi secondi Bianca deve essere riuscita a procurarmi più danni di quanti non pensassi.

Diamine!

Mamma aveva ragione.

Dovrei proprio imparare a darle retta. Almeno ogni tanto.



Note dell’Autrice:


Ed eccoci di nuovo qui!

Allora, che ve n’è parso di questo nuovo capitolo?

Finalmente succede qualcosa, e nel prossimo, fidatevi, ci sarà una svolta decisiva!

Non ho molto altro da aggiungere. Mi scuso solo per il giorno di ritardo con cui aggiorno – diamine, la scuola è ricominciata solo da una settimana e già mi sta massacrando! – e ringrazio come sempre tutti voi che leggete! Siete il motivo per cui continuo ad aggiornare la fic ♥

Ok, allora, al prossimo cap!


Lanterna_

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Capitolo 6
*** VI - Ovvero perché le nostre cene di famiglia non sono propriamente il massimo ***


VI capitolo:
Ovvero
Perché le nostre cene di famiglia non sono propriamente il massimo




Non ho mai saputo a chi rivolgermi per le mie ‘questioni di cuore’.

Sì, insomma, potrei parlarne con papà o con mamma, ma giuro che non resisterei mai all’imbarazzo. Preferirei nascondermi negli Inferi minacciato da un’infinità di Demoni piuttosto che affrontare con loro questioni del genere. Quindi... beh, diciamo che i miei genitori sono da escludere.

Poi c’è mio fratello. Figurarsi, non gli chiederei un consiglio nemmeno se fosse l’ultima persona sulla faccia della Terra. Non che non sia ferrato in questo campo – ricordate la sua Pauleen, sì? –, ma dubito che il mio complesso d’inferiorità reggerebbe di fronte a una richiesta d’aiuto tanto esplicita.

Ci sarebbe zia Paige, ma ho sempre l’impressione che mi giudichi sotto quelle sue sopracciglia arcuate e parlare con lei di questioni tanto delicate mi mette subito a disagio. Per non parlare dello zio Henry: è forse lo zio con cui ho meno confidenza.

Zia Phoebe è da escludere a priori. Vedete, lei è un’Empatica, quindi sa quello che vuoi dirle ancor prima che lo sappia tu. Oltre a irritarmi parecchio, mi fa sentire troppo esposto, troppo vulnerabile.

Infine c’è lo zio Coop. Fra tutti, forse è lui il più indicato. È un Cupido, il che significa che d’Amore se ne intende. E a parte tutto, è abbastanza riservato per non fare domande scomode o per usare i suoi poteri su di me, perciò posso parlargli liberamente senza paura di essere giudicato.

Quindi, ammettendo che dovrei rivolgermi a lui... ora mi resta solo da pensare a cosa accidenti potrei chiedergli.


 


«Zio Coop, vorrei parlarti un secondo.»

«Chris, che sorpresa! Certo, entra!»

Faccio un cenno con la testa mentre mio zio si sposta lasciandomi passare, per poi seguirmi nel soggiorno di casa sua.

«Come va?» mi chiede.

Mi indica il divano con un sorriso e io mi siedo, cercando di sorridere a mia volta. Credo mi sia uscita più una smorfia che altro, a dir la verità.

«Io... bene, grazie.»

Lo zio Coop solleva un sopracciglio, ma non commenta. «Allora, di cosa dovevi parlarmi?»

Si siede di fronte a me su una poltrona bianca e io fisso il mio sguardo sulle mattonelle del pavimento.

A dir la verità, neanch’io so bene cosa ci faccio qui. Non ho ben chiaro nella mia mente cosa chiedergli.

«Ecco, zio, vedi...» inizio, ma vengo subito interrotto.

«Ciao pa’!» saluta infatti mia cugina Prue, appena apparsa alla maniera dei Cupidi: il cuore gli si illumina di un’inquietante – almeno secondo il mio parere – luce rosata.

«Prue! Che ci fai qui?» chiede mio zio, lanciandole uno sguardo sorpreso.

Lei alza le spalle. «Mancava la professoressa. Pare che uno studente le abbia fatto un altro scherzo e l’abbia trasformata in un cane. Andava in giro per i corridoi della scuola continuando ad abbaiare, non so proprio come abbiano fatto a capire che era lei!» racconta Prue, poi si volta e finalmente mi nota.

«Chris!» mi saluta quindi, venendomi incontro per abbracciarmi.

Ricambio l’abbraccio con un sorriso. «Era da un sacco che non ci vedevamo, cuginetta!»

Lei fa una smorfia sentendo il diminutivo, e io non posso fare a meno di ridere della sua faccia.

Prue è probabilmente la mia cugina preferita. È divertente e spiritosa e giocavamo insieme fin da piccolissimi. Il suo unico difetto è che è fin troppo perspicace: riesce a capire cosa pensi o cosa provi solo guardandoti in volto. Credo sia dovuto al fatto che è figlia di un Cupido e anche di un’Empatica, ma a volte mi irrita alquanto.

«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così? Ho pochi anni meno di te, non sono una bambina!» cerca di difendersi, ma non ottiene altro effetto se non quello di farmi ridere più forte.

Mette su un finto broncio, poi però sembra colta da un’illuminazione. «Ma che ci fai qui, Chris?»

Mi sento arrossire come un idiota sotto il suo sguardo penetrante e cerco di inventarmi una balla al volo. Per fortuna, interviene mio zio a salvarmi. «Zia Piper ci ha invitati a cena, non è vero, Chris?»

Annuisco e cerco di mettere su la mia faccia più convincente, ma Prue non sembra berla. Scandaglia attentamente il mio volto con lo sguardo, le sopracciglia alzate fino all’inverosimile in un’espressione dubbiosa, prima di decidere di fingere che c’ha creduto. «Non vedo l’ora!» annuncia con un sorriso. «Vengono anche zia Paige e gli altri?»

«Ehm, stavo giusto per andare a chiederglielo! Allora ci vediamo stasera, eh?»

«Ciao Chris!» mi saluta Prue, lasciandomi un piccolo bacio sulla guancia.

Mi avvio verso la porta sperando che non facciano domande sul perché non orbito. Per fortuna, entrambi sembrano comprendere che è meglio non chiedere.

Esco sul pianerottolo e chiudo la porta dietro di me, assicurandomi che loro non possano vedere nulla. Quindi prendo un paio di respiri profondi prima di decidermi ad orbitare a casa. Appaio in cucina solo dopo qualche secondo, spossato come se avessi corso una maratona. Mi appoggio al tavolo e regolarizzo il mio respiro affaticato, dopodiché vado in soggiorno per avvertire mamma che a quanto pare stasera a cena avremo ospiti.

Mamma mi ucciderà, decisamente.



Siamo tutti seduti a tavola.

Io, Wyatt e Meg, i miei genitori, i miei zii, i miei infiniti cugini e anche Pauleen e Leanne.

Sorprendentemente, mia madre ha deciso di non uccidermi per aver organizzato una cena con i parenti senza averla prima consultata, ma anzi mi ha detto che ho avuto proprio una bella idea, visto che era da tanto che non stavamo tutti insieme, e alla fine ha deciso di invitare anche Pauleen e Leanne.

Lancio appena uno sguardo a mio fratello e alla sua ragazza. È tutta la serata che si scambiano sguardi sdolcinati e carezze. Sono disgustosi.

Wyatt e Pauleen si conoscono da moltissimo tempo. Sette anni, credo. Si sono incontrati per la prima volta alla Scuola di Magia: il mio geniale fratellone aveva ricevuto il compito di farle da tutor, perché lei non riusciva a sfruttare bene i suoi poteri e a scuola andava malissimo. Erano diventati subito amici, ma era stato solo quando Pauleen si era messa con quel Jess che Wyatt aveva capito di amarla. Aveva dovuto aspettare due anni prima che i due si lasciassero e poi gli ci erano voluti altri cinque mesi prima di riuscire a dichiararsi.

Stanno insieme da allora, e io decisamente non riesco a capire come dopo tutto questo tempo ancora non si siano stancati di carezze e roba varia. Mi fanno venire il vomito.

Decisamente non è così che io vedo l’Amore. Sì, non l’ho mai provato davvero, ma in un rapporto io cerco passione e desiderio, sfrontatezza e vitalità. Non certo baci e abbracci.

Il viso di Bianca mi appare prima che io possa fare qualunque cosa per impedirlo, ma è un’immagine fugace e sparisce subito, provocandomi un rossore improvviso alle guance. D’un tratto fa caldissimo qui dentro.

Ora basta. Devo assolutamente parlare con zio Coop e chiarirmi le idee.

Mangio più in fretta che posso, quindi rimango deluso non poco quando noto che invece i miei parenti devono ancora finire più della metà dei loro piatti. Mio cugino Henry Jr. sta piluccando il suo pollo con una faccia mezzo disgustata e mastica con una lentezza estenuante.

Passa almeno un’altra mezzoretta prima che tutti quanti finiscano di mangiare, dopodiché mamma comincia a sparecchiare aiutata dalle zie e finalmente noi altri ci trasferiamo in soggiorno, cosicché ho l’occasione di prendere da parte mio zio.

«Chris! Sì, dimmi pure.»

Annuisco mentre mi appoggio alle scale e chiudo gli occhi.

Ho pensato a cosa chiedergli per tutto il giorno. Una domanda che sembrasse abbastanza innocente, che non gli permettesse di capire troppo, ma che potesse comunque aiutarmi a stabilire un po’ d’ordine nella mia testa.

«Ecco, zio...» comincio, riaprendo gli occhi e cercando di guardarlo dritto in volto per non far vedere quanto mi sento stupido in questo momento. «Volevo sapere... come... come fai a capire di essere innamorato di una persona?»

Mio zio mi lancia uno sguardo sicuro e professionale, come se si sentisse rivolgere domande del genere ogni giorno. E probabilmente è vero.

«In realtà, vedi, non c’è una regola generale. La cosa cambia da persona a persona. C’è gente a cui basta un attimo per innamorarsi: guardano negli occhi una donna e, puf, sono perdutamente innamorati! Altri invece ci mettono mesi, anni, perché non riescono a lasciarsi andare e sprecano la vita a rimuginare sul come e sul perché, piuttosto di agire. Ma se sei davvero innamorato di qualcuno, non importa come, alla fine te ne accorgi. C’è un momento in cui lo capisci e basta e da allora la tua vita cambia per sempre. L’Amore non ha schemi fissi o leggi prestabilite, perché ogni relazione è diversa, ogni persona è diversa. L’unico fatto uguale per tutti è che se due persone sono destinate a stare insieme, alla fine ce la fanno!»

Detto questo mio zio mi rivolge un breve occhiolino e raggiunge gli altri, lasciandomi solo ad assorbire tutto ciò che mi ha detto per poi elaborarlo.

Ma prima che il mio cervello cominci a ragionare, Leanne si presenta davanti a me con un luccichio determinato negli occhi verdi. «Allora, Chris, poi hai scoperto qualcosa sulla donna che mi ha attaccato? Quella pista che mi dicevi si è rivelata giusta?»

Annuisco appena. Parlare di Bianca mi risulta difficile, ma lei deve sapere. «Sì, si chiama Bianca e anche lei è una Fenice.»

«Come lo sai?»

«Io... non è importante» rispondo scuotendo la testa. Spero che non insista. «Piuttosto, io credo che forse è proprio di questo che parlava quando ha detto di volersi vendicare. Se anche lei è una Fenice, probabilmente vuole fartela pagare per aver ucciso la sua compagna.»

Leanne annuisce, l’espressione rabbuiata. «Sì, penso tu abbia ragi–»

Non riesce a terminare la frase perché sentiamo un urlo provenire dalla cucina. Sento una paura folle impossessarsi di me e lancio uno sguardo terrorizzato a Leanne, prima di precipitarmi verso la fonte del grido.

Sono il primo ad arrivare in cucina, dove mia madre sta affrontando da sola cinque Demoni. «Mamma!» ruggisco, e istintivamente faccio un gesto per lanciare il tavolo contro due di loro, ma questo si solleva appena da terra e poi ricade come se nulla fosse, lasciandomi completamente senza forze.

«Chris!» strilla di rimando mamma. Si distrae per un attimo, e io vorrei avvertirla, fare qualcosa, ma sono impotente senza i miei poteri e il tempo sembra accelerare la sua corsa mentre uno dei Demoni la pugnala da dietro con un coltello appena comparso fra le sue mani.

Il grido d’orrore mi rimane intrappolato in gola mentre guardo mia madre cadere lentamente a terra emettendo un solo gemito.

«NO!» strepita invece mio fratello dietro di me, appena arrivato insieme ai miei zii e ai miei cugini.

Dopodiché tutto sembra andare a velocità doppia, accade tutto in un secondo: zia Paige e zia Phoebe intervengono subito. «Coltello!» chiama la prima, e il coltello che prima era appoggiato sul lavello va subito a trafiggere uno dei Demoni. Zia Phoebe invece fa un salto pazzesco aiutata dalla Levitazione e dà un calcio a un altro Demone, mandandolo a schiantarsi contro il tavolo.

«Excalibur!» invoca quindi mio fratello, e la sua fedele spada gli appare fra le mani, trafiggendo poi i tre Demoni rimasti uno dopo l’altro.

No, ne uccide solo due. L’altro, ancora dietro la mamma, il suo sangue caldo fra le dita, ride beffardo quando Excalibur prova ad attaccarlo e istantaneamente un piccolo amuleto che porta al collo e che prima non avevo notato si illumina, circondandolo con un luce bianca che ferma la spada.

Non riesco neanche a capacitarmi dell’impossibilità della cosa. Mai niente aveva fermato Excalibur prima d’ora.

Mi volto verso mio fratello cercando una spiegazione, e mi sembra di notare che le sue pupille sono diventate bianche per un attimo. Ma nessun altro pare farci caso, quindi dev’essere stata solo una mia impressione.

Mi giro nuovamente verso il Demone, ansioso di fare qualcosa. Forse mamma può ancora... ancora essere salvata... Devo intervenire, anche senza Magia, fare qualunque cosa...

Ma è troppo tardi. Ho giusto il tempo di dargli un’ultima occhiata – i suoi occhi neri risultano ardenti come brace sul brutto muso dalla pelle rossastra – prima che il Demone si smaterializzi portando via la mamma.

Il mio cuore sembra fermarsi nel petto. Sgrano gli occhi.

Se n’è andato. Non posso più fermarlo.

Fatico a concepire la cosa. Non si può tornare indietro. È successo davvero. Non ci sono altre soluzioni.

Il mondo sembra fatto di budino mentre mi volto lentamente verso mio fratello. Ogni piccolo movimento mi costa una fatica immane e le mie gambe hanno la consistenza della gelatina.

Per una volta, sono contento di essere il fratello mediano. Mi aspetto che ora Wyatt mi rassicuri, che mi sorrida e mi dica che andrà tutto bene, che ci penserà lui con la sua super forza a sistemare tutto.

Ma ha il volto congelato in un’espressione sbigottita, come se anche lui non avesse ancora realizzato cosa è appena successo.

Allora getto un’occhiata a mio padre e il mondo mi crolla addosso quando noto le lacrime che inondano i suoi occhi. Lui che è sempre stato la mia roccia, il mio sostegno... ora piange come un bambino.

Può significare solo una cosa. È successo davvero. Piper Halliwell, una delle Streghe più potenti mai esistite, la più grande del Trio... mia madre... è morta.

Morta.

No, non è possibile. Lei era – è! – troppo forte per poter essere sconfitta così facilmente.

Infatti è stata colpa tua, Chris, sussurra maligna una voce nella mia testa. Tu l’hai distratta, non fosse stato per te, se la sarebbe cavata come al solito.

Il cuore sembra volermi esplodere nel petto dopo questa rivelazione. Un’ondata di dolore mi avvolge e nulla ha più senso mentre guardo mio fratello e noto delle lacrime bagnargli le guance.

«Perché?!»

Wyatt deve averlo urlato, ma alle mie orecchie arriva come da molto lontano, un suono ovattato e confuso. Per questo all’inizio non mi accorgo che non è stata un’imprecazione gettata al vento, ma un grido rivolto esclusivamente a me. «Perché non hai fatto nulla?! Sei stato il primo ad arrivare, come hai potuto stare semplicemente qui a guardare senza fare niente?» continua ad abbaiarmi contro, e per la prima volta noto in lui l’ombra del Wyatt dei miei incubi. Ha lo stesso sguardo arrabbiato, ricolmo d’odio.

Non so cosa dire, come reagire. Sono spossato per la magia che ho tentato di utilizzare e che mi ha tolto ogni forza, per tutto quello che è successo, perché sono consapevole che le parole di Wyatt sono vere, dalla prima all’ultima, e per l’espressione che Wyatt mi rivolge e che mi causa un terrore istintivo, provocato dal sovrapporsi nella mia mente e nel mio cuore del fratello che mi ritrovo di fronte ora con quello malvagio dei miei sogni.

Credo di balbettare qualcosa, ma neanch’io sarei in grado di dire cosa.

Il mio cervello sembra andare a rilento, una nebbia si solleva nella mia testa, impedendomi di capire, di realizzare quanto accaduto.

«Ora basta, Wyatt. Non è stata colpa di Chris» interviene quindi mio padre. Ma ha una voce stranamente tremante, non gliel’ho mai sentita prima. Non piange più, però i suoi occhi esprimono un dolore inimmaginabile.

In compenso, mi accorgo solo ora di altri singhiozzi. Mel sta piangendo a dirotto abbracciata a papà, mentre le mie zie urlano e sono scosse da continui tremiti. I miei cugini, invece, sono incapaci di reagire come lo sono io. Fissano tutti il vuoto, gli occhi sgranati dall’incredulità. Tutti tranne Prue, che oltre al suo dolore sembra avvertire quello di tutti noi ed è quindi piegata in due, il volto stravolto.

Vorrei dire qualcosa, qualunque cosa. Scusarmi, innanzitutto, invocare una giusta punizione che in qualche modo rimetta a posto le cose, attivarmi per cercare la mamma, per prendere il Demone che l’ha portata via e riportarla qui, perché, andiamo, è impossibile che sia davvero morta e probabilmente sta solo aspettando che andiamo a salvarla... ma la mia gola è secca e quando provo a parlare mi esce nuovamente solo una serie di balbettii confusi e senza senso.

Wyatt scuote la testa di fronte a me e sembra pronto a scagliarmi una sfera d’energia – e giuro che in questo momento l’accetterei volentieri –, ma Pauleen gli posa delicatamente una mano sulla spalla e questo ha un effetto immediato su di lui: Wyatt rilassa i lineamenti del volto e alla fine si limita a lanciarmi un altro sguardo d’odio per poi orbitare via, scomparendo alla vista.

«Chris, sarà meglio che tu vada a riposare. Anche tu, Mel.»

Annuisco come in trance alle parole di mio zio Henry, senza averle davvero ascoltate.

Tutti i miei sensi sembrano essersi ridotti al minimo, ogni percezione del mio corpo è alterata.

Ci metto un po’ per capire davvero quello che ha detto mio zio e poi ad andarmene a riposare.

Probabilmente questo è solo un altro dei miei incubi. Quando mi sveglierò sarà di nuovo tutto normale e io mi ritroverò sudato nel mio letto.

Non c’è niente che non vada.

Orbito quindi in camera mia, senza rendermi conto di che pessima idea sia. Ci metto parecchi secondi per riapparire dall’altra parte e poi non riesco a fare nulla, perché cado immediatamente svenuto.



Note dell’Autrice:


Ehm... ok, sì, lo so!

Sono in ritardo, ma giuro che la scuola mi sta uccidendo! In questa settimana non ho avuto un secondo di pace – mannaggia a me e a quando ho scelto il classico -.- –, quindi aggiorno solo ora. Ne approfitto anche per chiedervi da ora in poi di avere un po’ di pazienza, perché ormai non so più con quale frequenza aggiornerò, ma sicuramente non ogni sei giorni: l’ispirazione c’è, e anche tanta, ma il tempo no purtroppo ç_ç

Detto questo... il capitolo!
Dite la verità: non ve lo aspettavate, vero? Uhm, ma Piper sarà davvero morta? Rivedremo ancora quel Demone dal muso rosso? E cosa c’entra in tutto questo quello strano amuleto? Tutto questo ed altro ancora nelle prossime puntate (xD)!

Ora, passiamo come al solito ai dovuti ringraziamenti. Io vi adoro, sul serio. Anche voi, lettori silenziosi che, pur non commentando o altro, mi spingete sempre a scrivere <3 E ringrazio sempre emma e cida, quelle due anime pie che non mancano mai di recensire e mi riempiono il cuore di gioia ogni volta! Grazie mille :)


Lanterna_

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Capitolo 7
*** VII - Ovvero perché mi sembra quasi di non riuscire più a distinguere i miei incubi dalla realtà ***


VII capitolo:
Ovvero
Perché mi sembra quasi di non riuscire più a distinguere i miei incubi dalla realtà




La morte di mia madre è il primo lutto che mi tocca da vicino.

Mi è capitato di vedere alcuni miei compagni alla Scuola di Magia perdere persone care a causa dei Demoni, ma sebbene mi dispiacesse per loro, intimamente sentivo anche un senso di sollievo. “La mia famiglia è estremamente potente, nessuno dei miei parenti morirà mai”, mi ripetevo.

Ora mi accorgo di quanto fossi illuso. Un povero piccolo stupido.

Che sia per colpa dei Demoni o per cause naturali, tutti dobbiamo morire. Nessun escluso.

E sebbene ne fossi già consapevole, solamente adesso questo pensiero diventa un’assoluta, incontrovertibile certezza.

Mia madre è morta. Veramente.

E a me non rimane che piangere.

 


«Mi dispiace, mamma. Non vorrei proprio farlo.»

Sono seduto in un angolo della soffitta, al buio. Mi sento... piccolo. Devo avere qualcosa come tredici, quattordici anni.

Tengo le ginocchia strette al petto e sento le lacrime sgorgare a fiotti dai miei occhi, ma ancora non so che sta succedendo perché ho il viso nascosto fra le gambe.

Poi sento la voce di mia madre dire fra i singhiozzi: «Com’è possibile, Wyatt? Perché ti sei venduto al Male?»

Avverto uno sbuffo e a questo punto presumo provenga da mio fratello. «Tu non capisci nulla. Non esistono il Bene e il Male, solo il Potere puro e semplice» si ferma un attimo – è incerto, forse? –, ma poi riprende come se nulla fosse. «È la tua ultima occasione, mamma, unisciti a me.»

«Sai che non posso farlo.»

«Come vuoi tu, allora.»

Finalmente alzo il volto, colto da un’illuminazione, e faccio appena in tempo a vedere una sfera d’energia colpire mamma in pieno petto, mandandola a schiantarsi in fondo alla stanza.

«NO!» urlo con quanto fiato ho in gola, e so che l’immagine di mia madre che vola in quel modo non me la toglierò mai più dalla testa. Rimarrà impressa per sempre nella mia mente, la rivivrò ogni giorno, vivida e reale come lo è ora.

«Mamma, mamma!» singhiozzo. «Papà, fai... fai qualcosa, papà...»

E come succede sempre in questi sogni, le mie emozioni si fondono con quelle dell’altro Chris e, pur continuando ad invocare l’aiuto di mio padre, in realtà so bene che non verrà. Papà non viene mai.

«Smettila di piagnucolare, Chris. Ormai non puoi fare più niente» sbotta mio fratello infastidito.

Mi alzo in piedi a fatica, tremando non so se dal dolore o dalla rabbia. Se papà non verrà, tocca a me vendicare la mamma e fermare Wyatt una volta per tutte.

«Come hai potuto, Wyatt? Era tua madre!» gli urlo in faccia, con tutto l’odio di cui sono capace.

Lui sbuffa di nuovo. «Non commettere il suo stesso errore, Chris. Non costringermi a finirti. Unisciti a me e ti risparmierò. Sei mio fratello, giusto?»

Mi sento paralizzato dalla paura. La piena consapevolezza che lui potrebbe davvero uccidermi come ha appena fatto con la mamma mi inchioda le gambe al pavimento, impedendomi di fare alcunché. La verità è che sono un codardo.

«Chris! Ehi, Chris, che succede?»

Mi volto terrorizzato sentendo la voce di mio nonno Victor provenire dalle scale. «Nonno! No, vattene via di qui! Vai via!» gli urlo di rimando.

Ma lui non mi dà retta e invece entra in soffitta, dove in seguito a una veloce occhiata si accorge di mamma e le sue mani vanno immediatamente a coprirgli la bocca in un gesto d’orrore.

Wyatt di fronte a me alza gli occhi al cielo, probabilmente disgustato da questa scenetta. «Allora, Chris? Voglio una risposta» mi intima, evocando in una mano una sfera d’energia.

Vorrei mandarlo al diavolo, ma non ne ho il coraggio.

Per fortuna, gli appare accanto un Demone – dall’aspetto stranamente familiare: corna, brutto muso rosso e tutto il resto – che gli blocca il braccio.

«Come osi?» fa Wyatt, quasi scandalizzato.

«Mi scusi, signore, ma non c’è tempo per questo. È successa un’emergenza! Una rivolta negli Inferi. Deve seguirmi subito!»

Lui sbuffa, ma poi annuisce e in seguito scompare.

Un’ondata di sollievo prende completamente possesso di me, subito seguita dal dolore al ricordo della morte di mamma.

Mi getto fra le braccia di mio nonno e tremo in una maniera incontrollabile, finendo per bagnargli tutta la camicia con le mie lacrime.

«Shh, shh... Andrà tutto bene, Chris. Tutto bene... Ci sono io qui con te...» continua a sussurrarmi lui, accarezzandomi delicatamente i capelli, finché io non mi addormento.



Quando apro gli occhi, per la durata di un meraviglioso secondo avverto uno strano tepore.

Nulla di ciò che è accaduto nel sogno è reale. Mamma non è morta.

Ma questo pensiero mi sfiora appena la mente, prima di essere surclassato dal ricordo di ciò che invece è successo ieri.

Il Demone, mamma che grida il mio nome, il pugnale...

L’urlo che ieri avevo trattenuto esce stavolta prepotente dalle mie labbra. Il sogno che ho appena fatto si sovrappone con questo ricordo, ed è come vivere la morte di mamma due volte allo stesso tempo, la vedo spegnersi in due modi diversi, in due tempi diversi e mi sento morire a mia volta...

«Chris!» urla mio padre, appena orbitato nella stanza.

Probabilmente deve essersi spaventato per il mio grido. Avrà pensato ad un altro attacco dei Demoni?

Papà corre ad abbracciarmi e il mio primo istinto è quello di scansarmi. ‘Papà non viene mai...’

Poi invece mi lascio avvolgere dalle sue forti braccia e mi accorgo di star piangendo solo quando noto una macchia d’acqua sulla sua camicia a quadri.

È strano, ma è come se mi fossi completamente estraniato dal mio corpo. Come se io fossi una terza persona presente nella stanza e in questo momento mi stessi osservando da fuori mentre abbraccio mio padre.

«Perdonami, pa’, perdonami...» sento qualcuno singhiozzare, e non realizzo subito che sono io. «Non volevo... i miei poteri... Bianca... e ora la mamma è... è tutta colpa mia, tutta colpa mia...»

«Chris, non è stata affatto colpa tua, voglio che tu te lo metta bene in testa! » dice mio padre con voce ferma, scansandosi leggermente da me per guardarmi dritto in volto. Ma i suoi occhi sono lucidi per le lacrime. «E Bianca... cosa c’entra Bianca adesso?»

Il ricordo del nostro bacio riemerge da qualche parte nella mia coscienza, lasciandomi dentro una prepotente sensazione di calore. Tutto si fa sfocato intorno a me e le mie difese mentali si abbassano, lasciando che le emozioni dell’altro Chris si mescolino con le mie.

«Bianca, lei...» mi sento dire a fatica. «Lei c’entra sempre. Io... la amo, papà. La amo.»

Mi gira la testa e comincio a vedere dei pallini bianchi.

«Ma cosa stai dicendo, Chris? Che vuol dire che la ami?» insiste mio padre, le mani sulle mie spalle che stringono fin quasi a farmi male.

Scuoto la testa. Non so perché, ma è importante che papà capisca. «Io la amo» ripeto ancora, biascicando. «Ci siamo baciati, lei è...»

Mio padre sgrana gli occhi. «Oddio, Chris, ma tu scotti! Hai la febbre altissima!» Forse urla, ma io avverto la sua voce come poco più che un sussurro mentre lotto strenuamente per tenere gli occhi aperti.

Infine cedo e mi abbandono completamente fra le braccia di mio padre.



Immagini confuse si accavallano nella mia testa.

Sono bambino, e chiamo mio padre perché cadendo dall’altalena mi sono sbucciato un ginocchio. Lui però è impegnato a giocare con Wyatt e non bada minimamente a me. Piango.

Devo avere dodici anni mentre osservo dalle scale i miei genitori abbracciare Wyatt con uno sguardo estremamente orgoglioso sul volto perché lui ha portato a casa un’altra ‘A’. La mia ‘B+’ scritta in un rosso sgargiante sembra invece lanciarmi uno sguardo maligno dal compito che tengo in mano e le lacrime scorgano dai miei occhi senza che io possa fermarle in alcun modo.

Ora bacio Bianca. La stringo a me e poi mi separo appena da lei, il tempo di guardarla negli occhi e ricevere la conferma che sto aspettando. Annuisce appena e affonda le mani nei miei capelli, sospirando di piacere quando comincio a toglierle la maglia, accarezzando ogni centimetro di pelle che incontro con una lentezza studiata. Continuo a guardarla negli occhi e per una volta non ho paura del futuro o di Wyatt, mi sento solo felice.

Il Demone affonda il pugnale nel corpo di mia madre. L’unico, piccolo gemito che emette mi riecheggia nella mente infinite volte. Una macchia di sangue si allarga a terra e si fa sempre più grande, fino ad arrivare alla mia altezza. Mi toglie l’aria, non riesco a respirare... sto annegando...



Il viso di Bianca è a solo un centimetro di distanza dal mio.

All’inizio penso sia solamente un altro dei miei sogni e sono tentato di avvicinarmi ancora di più per poter saggiare di nuovo quelle sue labbra così morbide, ma poi realizzo che invece sono sveglio e mi allontano di scatto da lei.

«Cosa...?» provo a chiedere, ma ho la gola secca e mi esce solo uno strano verso.

«Ecco, tieni, Chris» dice mio padre, sbucando da dietro Bianca, porgendomi un bicchier d’acqua. Ha delle occhiaie spaventose e il colorito della pelle pallido e malaticcio.

Prendo il bicchiere con riconoscenza e bevo tutto d’un sorso.

«Cos’è successo?» chiedo quindi, posando il bicchiere su un comodino alla mia destra.

«Ti ho salvato la vita, idiota» mi rivela Bianca, per poi alzare gli occhi al cielo e lanciare uno sguardo seccato a mio padre.

Mio padre annuisce e finalmente lo vedo accennare un principio di sorriso. «Ti devo la vita di mio figlio. Ora dimmi cosa vuoi in cambio» dice a Bianca, e non credo di averlo mai visto così serio.

«Io...» comincia lei, mordendosi il labbro inferiore in un modo che anche in questo momento non riesce a non risultarmi estremamente sexy. «Ci penserò e te lo farò sapere» conclude.

Papà le lancia uno strano sguardo, ma non commenta. «Come vuoi» dice solo. «Noi ce ne andiamo.»

Mi prende la mano e io capisco che sta per orbitarci entrambi a casa. Ho giusto il tempo di lanciare un ultimo sguardo alla stanza dove mi trovo – è buia, illuminata solo da candele sparse e una piccola finestra, e quasi vuota, non fosse per il letto dove sono sdraiato, un comodino e un armadio in fondo –, ma soprattutto a Bianca – incredibile come, nonostante tutto quello che è successo, il cuore pompi ancora a una velocità innaturale nel mio petto ogni volta che penso a lei o che me la ritrovo di fronte – e lei ricambia in un modo incredibilmente penetrante – vieni con me, Bianca, vieni con me. Ho bisogno di te –, ma infine papà orbita e l’unica cosa che mi resta da fissare è il grande armadio in fondo alla mia stanza.

Siamo infatti nella mia camera, io sdraiato sul letto e papà affianco a me. Lui si massaggia la fronte con fare stanco, ma poi apre gli occhi e li punta su di me. «Cosa... cosa ti ricordi?»

Faccio rapidamente mente locale. Distinguo i sogni dalla realtà e una fitta al cuore mi coglie nell’istante stesso in cui mi rendo conto per l’ennesima volta che mia madre è davvero morta e non l’ho solo sognato. «Io... mi ricordo dell’attacco, se è questo che vuoi sapere.»

Guardo mio padre dritto negli occhi e noto un’ombra scura attraversargli il volto, ma poi sospira e comincia a spiegarmi: «Beh, ecco... il giorno dopo tu ti sei svegliato urlando, perciò ho orbitato subito da te e mi sono accorto che avevi la febbre alta. Hai detto... ehm, qualcosa a proposito di Bianca che mi ha insospettito, così, quando sei svenuto, ho chiamato zia Paige per badare a te e sono subito andato a cercarla. Vedi, in passato aveva già tolto parzialmente i poteri all’altro Chris, così ho ricollegato quello che ti stava succedendo con quello che mi hai detto e ho capito cosa doveva aver fatto.»

Annuisco. Non ricordo cosa devo avergli detto per averlo insospettito così, ma spero niente di troppo imbarazzante.

«Dunque l’ho trovata usando il Cristallo» riprende mio padre. «Ti ho immediatamente orbitato a casa sua e...»

«Era casa sua, quella?» lo interrompo velocemente. Non so perché sia così importante, ma aver visto dove abita – o almeno una piccola parte della sua casa – me la fa sembrare più vera e più vicina. Più umana.

Mio padre annuisce e sospira, come rassegnato. «Dicevo... ti ho portato lì e, beh, puoi immaginare che all’inizio non era propriamente felice di vederci piombare in casa sua in quel modo. Ha tentato di attaccarmi, ma io le ho...» papà esita un attimo, poi scuote la testa e continua come se nulla fosse. «Le ho promesso solennemente che se ti avesse fatto stare meglio avrei fatto qualsiasi cosa. In realtà penso che... che abbia ceduto anche troppo facilmente. Ti ha guardato un attimo e poi ha accettato.»

Mi sento arrossire sotto lo sguardo di papà, ma nella mia testa al momento c’è troppa confusione perché io riesca a metterci un po’ d’ordine.

«Quindi ha finito di toglierti i poteri e tu sei rinvenuto all’istante» conclude mio padre, lanciandomi un’occhiata colma di sollievo. Immagino che non avrebbe mai sopportato di perdere anche un figlio.

Io mi limito ad annuire.

Quindi al momento sono senza Magia, ma non è un problema, perché so esattamente quello che devo fare: attingo alla memoria dell’altro Chris e l’incantesimo che mi serve si fa subito strada nella mia mente.

«Che la Magia delle Streghe
mi ridia il mio Potere,
che il Cielo me lo porti
e in fretta indietro mi riporti


La Magia torna istantaneamente a fluire dentro di me e io mi sento subito meglio.

«Chris! Ti sei svegliato!» strilla mia sorella, appena entrata in camera, destandomi d’un tratto dai miei pensieri. Mel salta sul letto per abbracciarmi e io ricambio la stretta con piacere. «Ti sei svegliato, ti sei svegliato!» continua a ripetere, cominciando a piangere.

«Va tutto bene Mel, sono qui. Sto bene» cerco di consolarla accarezzandole i lunghi capelli neri così simili a quelli della mamma. Ho un nodo in gola che mi occlude il respiro.

«Ma... Wyatt dov’è?» chiedo quando Melinda si è calmata un po’. Sembra cresciuta di anni in pochi giorni.

Il viso di papà si rabbuia. «È in soffitta. Ma...» Papà scuote la testa e la sua schiena sembra ingobbirsi sotto il peso di mille dolori. «Beh... lo vedrai tu stesso. Va’ da lui.»

Vorrei chiedergli ulteriori spiegazioni, ma in questo momento appare già abbastanza provato. Così mi limito a lasciare un piccolo bacio sulla guancia di Mel e poi orbito in soffitta.

È buio pesto, qui dentro. Le finestre sono sprangate e la luce è spenta. C’è anche puzza di chiuso.

All’inizio non vedo Wyatt, ma poi noto una piccola fiammella sospesa nell’aria in fondo alla stanza e mi avvicino. La fiamma debole gli illumina appena i lineamenti del viso, ma in un modo spettrale, rendendo il suo solito bel volto terrificante.

«Wyatt, cosa...?» faccio per chiedere, ma lui non dà segno di avermi sentito e solo ora mi accorgo che tiene in mano il Libro delle Ombre e lo sfoglia febbrilmente, una strana luce negli occhi.

Mi chiedo da quanto è rinchiuso qui dentro.

«Wyatt...» riprovo, avvicinandomi ulteriormente.

Lui alza finalmente lo sguardo e mi lancia un’occhiata impregnata d’odio, la stessa che mi ha riservato appena dopo la morte della mamma. Deve ritenermi ancora colpevole. E non posso biasimarlo.

Sospiro. «Cosa stai facendo?» gli chiedo quindi, chiamando a raccolta tutto il mio coraggio.

«Non è ovvio?» risponde lui con un tono quasi di scherno, e assomiglia sempre di più al Wyatt dei miei incubi. Sono terrorizzato da ciò che potrebbe fare.

«Stai cercando il Demone che ha... preso la mamma» concludo, evitando accuratamente di usare la parola ‘ucciso’.

Wyatt annuisce e torna a posare lo sguardo sul Libro, continuando a sfogliarlo.

«L’ho letto da cima a fondo per tre volte. Non c’è neanche uno stupidissimo accenno a quell’infame!» mi urla, scagliando il Libro lontano in un impeto di rabbia. Si alza in piedi di scatto e appare ancor più spaventoso. «Ho setacciato gli Inferi palmo a palmo, interrogato mille altri Demoni! Neanche una stupidissima traccia, un indizio... niente di niente!» continua a gridare, e non so come ci riesce, ma fa risuonare ogni singola parola come se fosse un tremendo insulto nei miei confronti.

Deglutisco appena.

«Wyatt, io... forse so chi è il Demone che cerchi» rivelo, e solo mentre queste parole mi escono dalle labbra realizzo che sono vere.

«Cosa?» risponde Wyatt, talmente sorpreso che per un attimo l’odio scompare dai suoi occhi. «Come?» chiede poi, lanciandomi un’occhiata di traverso.

«Non ha importanza» rispondo scuotendo la testa. «L’importante è che credo di sapere come trovarlo. E soprattutto come ucciderlo.»





Note dell’Autrice:


Allora, eccomi di nuovo qui^^

Sorprendentemente riesco ad aggiornare dopo solo una settimana visto che oggi non sono andata a scuola perché sono stata male. Quindi, sì, ecco a voi il nuovo capitolo!

Ho un paio di precisazioni da fare al riguardo. Per prima cosa, non mi sembra di ricordare che nella serie si dicesse come fosse morta Piper nell’Altro Futuro, solo che fosse appunto morta quando Chris aveva quattordici anni. Quindi ho ipotizzato che fosse stato lo stesso Wyatt ad ucciderla... altrimenti... in ogni caso è una fanfiction, quindi anche se cambio qualcosina spero mi perdonerete ;)
Poi, riguardo ai sogni che Chris fa mentre è svenuto, credo sia abbastanza chiaro, ma in ogni caso credo sia meglio chiarire: il primo è un ricordo dell’altro Chris, il secondo del ‘nostro Chris’, il terzo dell’altro e il quarto del nostro!
Ultima cosa: il titolo. Non so se era molto chiaro, ma volevo evidenziare non solo il fatto che, visto che Chris è svenuto e ha una confusione immane in testa, spesso in questo capitolo ha dovuto pensarci un secondo di più per capire se una cosa fosse successa realmente o solo nei suoi incubi, ma anche che, in seguito agli ultimi avvenimenti, la realtà sta davvero diventando tetra come i ricordi dell’altro Chris. La morte di Piper e un Wyatt strano sono solo l’inizio!

Per il resto, credo sia tutto chiaro, ma come al solito se aveste dubbi non esitate a chiedere :)

Poi, poi, poi... Chris dunque sa chi è il Demone che ha ucciso Piper! Come? Chi è?
E cosa sta succedendo a Wyatt? Bianca avrà davvero accettato così facilmente di aiutare Chris?
A me non rimane altro che invitarvi a continuare a leggere la fic xD

Come al solito, vi ringrazio tutti, lettori silenziosi e non, e vi invito a lasciare anche una piccola recensioncina... Male non fa!

Alla prossima!


Lanterna_

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Capitolo 8
*** VIII - Ovvero perché le promesse fatte diventano estremamente pericolose se c’è la Magia di mezzo ***


VIII capitolo:
Ovvero
Perché le promesse fatte diventano estremamente pericolose se c’è la Magia di mezzo




Zaltor.

È lui il Demone che ha ucciso la mamma.

Un paio di lunghe corna ai lati della testa, un brutto muso arcigno, la pelle rossastra e gli occhi piccoli e neri.

Nel nostro Libro delle Ombre non c’è perché evidentemente in questo Futuro nessuno l’ha mai affrontato prima d’ora, ma
nell’altro Futuro era il braccio destro di Wyatt, il suo più fidato consigliere.

Non l’ho riconosciuto subito: quando l’ho visto nel mio sogno mi è solo sembrato di averlo già incontrato da qualche parte, ma parlandone con Wyatt il suo volto è riemerso all’istante nella mia mente.

Ho rivissuto nell’arco di un secondo tutti i momenti che l’altro Chris ha passato in sua presenza, da quel primo incontro, dopo la morte dell’altra Piper, fino a quattro anni dopo, quando è finalmente riuscito ad ucciderlo.

E ora anch’io non mi darò pace finché non l’avrò eliminato dalla faccia della Terra.


 


«Si chiama Zaltor. È un Demone semplice da uccidere. Basta una pozione esplosiva o anche una sfera di energia, niente di che» spiego, ricordando che però nell’altro Futuro Wyatt gli aveva conferito poteri decisamente maggiori, cosicché ci avevo impiegato anni per riuscire a finirlo. «Può smaterializzarsi e lanciare sfere di fuoco, ma nient’altro, credo.»

Wyatt mi lancia uno sguardo sospettoso. Sembra stia decidendo se fidarsi o meno. «Come fai a saperlo?»

«Te l’ho detto, non è importante» rispondo subito. «Piuttosto, c’è un incantesimo per evocarlo molto semplice. Recita così:
Zaltor dalle corna lunghe
Vieni a noi che ti invochiamo
A noi, vere e potenti Streghe
Che ti chiamiamo
»

Wyatt annuisce. «Facciamolo subito» dice con un tono perentorio, quasi fosse un ordine.

Io sono indeciso. Da un lato anch’io non vedo l’ora di uccidere quel bastardo, ma dall’altro Wyatt mi sembra troppo sconvolto, troppo fuori di sé per ragionare lucidamente. Ho paura che possa fare qualche pazzia.

Ci penso due secondi, infine accetto. «Prendo i Cristalli.»

Mi avvicino alla scatoletta che contiene i Cristalli per imprigionare i Demoni, ma prima che possa aprirla uno scampanellio nella mia testa mi distrae.

Leanne. È in pericolo.

Mi blocco con la mano sospesa a mezz’aria. Mio fratello mi lancia uno sguardo interrogativo vedendomi così, e io mi volto verso di lui con urgenza. «Devo andare, Wyatt.»

Alza le spalle. «Fa’ come vuoi, non ho bisogno di te.»

«No, no!» quasi urlo. Gli vado vicino e lo scuoto per le spalle. «Devi promettermi che non farai nulla finché non torno. Promettimelo, Wyatt!»

I suoi occhi brillano per un momento di una luce sinistra – o è solo una mia impressione? –, ma infine si limita a scansarmi con un gesto seccato e ad annuire.

Gli lancio un ultimo sguardo prima di orbitare via, guidato dalla voce di Leanne che urla nella mia mente.

Quasi non faccio a tempo a riapparire dall’altra parte che mi ritrovo un coltello puntato alla schiena. Riesco a sentire il freddo del metallo anche attraverso la maglia scura che indosso.

Mi guardo intorno in fretta, cercando di capire dove sono. Questa stanza buia sembra familiare, ma ci metto lo stesso un paio di secondi per realizzare che è la camera di Bianca. È identica all’altra volta, non fosse per due figure incatenate in un angolo, imbavagliate. Il loro volto è illuminato solo dalla luce di una flebile candela, ma le riconosco entrambe all’istante: Leanne e... mio padre?! Che diamine ci fa lui qui?

«Allora, Chris... sei caduto in trappola, eh?» ghigna Bianca dietro di me, sporgendosi appena con il viso per parlarmi nell’orecchio, cosicché riesco a vederla con la coda dell’occhio. Rabbrividisco all’istante, ma non saprei dire se è per la paura o perché il suo volto è incredibilmente vicino al mio.

«Cosa hai intenzione di fare?» chiedo, l’espressione indurita in una maschera.

Lei ride appena e i suoi capelli carezzano la mia spalla. «Non è ovvio? O devo farti un disegno?»

Ride ancora e non può non sembrarmi meravigliosa. Ha dei denti perfetti e gli occhi le si illuminano.

Giro il viso verso di lei, tanto perché i nostri nasi si tocchino. Diventa seria all’istante e, anzi, sembra mettersi sulla difensiva. «Che fai?» chiede velocemente, ma non si ritrae.

Sento il cuore tamburellarmi nel petto a una velocità pazzesca, sospeso nell’incertezza del momento: da un lato potrei baciarla, dimenticare tutto come l’altra volta e magari anche convincerla a rinunciare alla sua vendetta, dall’altro una sola parola sbagliata potrebbe causare la mia morte, oltre che quella di Leanne e di mio padre.

«Non vuoi uccidermi...» sussurro, avvicinandomi ancora di più e poggiando la fronte sulla sua.

Papà e Leanne probabilmente staranno osservando ogni mio movimento e mi staranno dando dell’idiota, ma in questo momento non potrebbe importarmene di meno. È esattamente come l’altra volta: al mondo esistiamo solo io e Bianca, e questa strana... cosa che ci lega indissolubilmente.

«I-io...» balbetta lei e avverto il coltello tremare nella sua mano. Poi sgrana gli occhi e si allontana bruscamente. «Non ci provare!» mi urla contro. «Che razza di incantesimo è?»

È di nuovo dietro di me, quindi non riesco a vederla in volto mentre lo dice. Non so se intende in maniera figurata, o se crede veramente che le abbia fatto un incantesimo, ma in ogni caso alle sue parole il mio cuore salta un battito: anche lei sente quello che sento io.

Il coltello preme più forte sulla mia schiena e stavolta invece sento distintamente la paura scorrere nelle mie vene insieme al sangue. Deglutisco.

«Dimmi perché vuoi uccidere Leanne. È per quella tua compagna? Ma non capisci, Bianca?» vorrei guardarla in faccia mentre le parlo, ma lei continua a starmi dietro e questo mi mette estremamente a disagio. «Uccidere Leanne non rimetterà a posto le cose! Non la riavrai indietro!»

«Sta’ zitto!» grida lei, e il coltello incide appena la mia carne, causandomi un gemito di dolore. «Tu non sai nulla di me!»

Vorrei risponderle che in realtà io so tutto di lei, ma invece rimango zitto per un secondo e ragiono in fretta. Volendo, potrei liberarmi facilmente della sua presa. Bianca non mi ha imprigionato in alcun modo. Potrei orbitare direttamente vicino a papà e Leanne e poi portarli a casa, o potrei scagliare il coltello lontano con la telecinesi per poi attaccare Bianca, ma... lei sta esitando. Non mi ha ucciso, e avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento.

Posso ancora convincerla.

«Bianca, ascoltami. Non risolverai niente in questo modo, la vendetta non fa altro che portare altra vendetta. Leanne ha ucciso la tua compagna perché lei aveva ucciso suo marito... anche tu vuoi macchiarti della sua stessa colpa?»

«Non parlare di mia madre in questo modo! Non osare!»

Il coltello va ancora più a fondo e avverto una goccia di sangue scendermi per la schiena, ma non me ne preoccupo.

Sono troppo sorpreso. S-sua madre? Leanne ha ucciso sua madre?

In un altro momento, probabilmente questa rivelazione non mi avrebbe scioccato così tanto, ma ora so bene come ci si sente. L’odio che si prova, la voglia di distruggere il mondo...

Con che ipocrisia potrei dire a Bianca di non vendicarsi di Leanne, se è esattamente ciò che io voglio fare con Zaltor?

Scuoto la testa.

No. Zaltor è un Demone, una creatura malvagia nata col solo scopo di fare del Male; Leanne invece ha solo commesso un errore, si è vendicata di una donna che aveva ucciso suo marito. Le due situazioni sono completamente diverse.

Faccio un piccolo gesto con le dita, e il coltello di Bianca le sfugge di mano per andare a piantarsi sul pavimento. Non le lascio il tempo di reagire: mi volto e la imprigiono contro il muro, le mani ai lati della testa per impedirle di sfuggirmi. Ovviamente, anche lei potrebbe semplicemente smaterializzarsi per riapparire alle mie spalle, ma so – o almeno spero – che non lo farà.

«Perché tua madre ha ucciso il marito di Leanne?» le chiedo, guardandola dritto negli occhi grandi.

A questo punto, voglio sapere tutta la sua storia.

«Sei davvero un idiota se credi che te lo dirò. Ti ho portato qui per ucciderti, non per fare conversazione!» mi urla contro Bianca, ma il labbro le trema e so istintivamente che questo succede quando è incerta di quel che dice.

«Bianca...» soffio, e poi mi abbasso su di lei per baciarla.

Non so se è per convincerla a parlare, se perché ne avevo bisogno anch’io o semplicemente perché sentivo che era giusto così, ma lei dischiude le labbra all’istante ed è tutto perfetto.

Non riesco a capire come sia possibile una cosa del genere. A questo punto, so per certo che i ricordi dell’altro Chris non c’entrano assolutamente nulla. Quelle che provo sono emozioni interamente mie, ed è assurdo, perché è successo tutto così in fretta – insomma, la conosco da poco più di una settimana! –, ma l’attrazione che provo per lei è qualcosa di inspiegabile.

E il mio cuore accelera ancora la sua corsa quando mi rendo conto che anche lei deve provare lo stesso, a giudicare dalla veemenza, dalla passione con cui risponde al mio bacio e dal modo in cui si aggrappa alle mie spalle.

Mi separo da lei, a corto di ossigeno, e noto che entrambi abbiamo il fiato corto. «Dimmi perché, Bianca.»

Infine lei cede. Poggia la fronte sulla mia spalla, come a volersi nascondere, e io la stringo a me, accarezzandole dolcemente la schiena. Per una volta, mi sembra di essere in pace con il mondo.

«È stata colpa di un Demone» inizia, e la sento tremare fra le mie braccia, così cerco di stringerla ancora di più. Ha un profumo buonissimo, di fiori. «Mi ha attaccato di notte, mentre dormivo, e non ho fatto a tempo a reagire. Mi ha lanciato contro una pozione che ha momentaneamente bloccato i miei poteri e poi ha minacciato mia madre, dicendole che se non avesse fatto come lui voleva mi avrebbe ucciso.»

Bianca afferra la mia maglia con le mani e io sento che farei qualunque cosa in questo momento per alleviare il suo dolore. «Il Demone le ha ordinato di recuperare un amuleto. Le ha dato indicazioni precise, dicendole che non poteva farlo lui stesso perché l’amuleto era nascosto nella casa di una Strega e lui non era abbastanza potente, e per questo gli serviva una Fenice. Così mia madre si è smaterializzata a casa di questa Strega e lì ha trovato una cantina nascosta da una botola nel pavimento, proprio come il Demone aveva detto, dove c’erano tutti gli oggetti magici tramandati nella famiglia per generazioni. Solo che c’era anche quell’uomo.»

Ora che Bianca ha iniziato a raccontare, sembra che niente possa fermarla. Procede spedita e sicura, come se non vedesse l’ora di liberarsi di questo peso. «Così mia madre è stata costretta ad ucciderlo e poi ha recuperato quel piccolo amuleto e l’ha portato dal Demone. Il resto della storia la sai già. La Strega ha ucciso mia madre e ora io ucciderò lei.»

Si scioglie dal mio abbraccio e i suoi occhi si assottigliano in un’espressione minacciosa. «Non capisco, Bianca» le dico, prendendola per le spalle. «Perché cerchi di vendicarti di Leanne, invece che di quel Demone? È stato lui la causa di tutto!»

«Credi che non c’abbia provato?» risponde lei, scansandomi con una spallata ma continuando a guardarmi dritto in volto. Ha un luccichio ardente negli occhi che la rende incredibilmente attraente.

«Quel Demone è impossibile da trovare. Non conosco il suo nome e negli Inferi non sembra esserci alcuna traccia di lui. Neanche un indizio. Quindi prima mi concentro sulla Strega, poi mi occupo del Demone» conclude lei stringendo i pugni.

«Ti aiuterò io a trovarlo» mi offro senza riflettere.

Bianca fa una smorfia. «Non permetto a nessuno di combattere le mie battaglie.»

Scuoto la testa, infastidito dalla sua testardaggine. «Accetta il mio aiuto, Bianca, e smettila di cercare una vendetta che non ti porterà a nulla. Leanne non ha colpe, e lo sai anche tu. È il Demone che merita di morire. Ti aiuterò a renderlo possibile.»

Le labbra le tremano ancora.

Getta uno sguardo a Leanne, ancora incatenata e imbavagliata, e stringe ancora più forte i pugni. «Come fai?» chiede quindi, abbassando il viso e permettendo così ai suoi capelli di nasconderlo.

Le mie sopracciglia si distendono in un’espressione sorpresa. «Come faccio cosa?»

«Questo!» risponde lei quasi urlando, tornando a guardarmi e puntandomi un dito contro come ad accusarmi. «Come puoi avere questo strano... potere su di me? Sembri conoscermi meglio di chiunque altro, quando in verità ci siamo incontrati solo pochi giorni fa, e sei capace di... scavarmi dentro. Per non parlare di...» si ferma improvvisamente e, incredibilmente, arrossisce.

Ed è ancora più bella, così.

Mi sento letteralmente mancare il fiato.

Vorrei dirle che anche per me è lo stesso, che lei mi causa la stessa confusione e che mi attrae come una calamita con il ferro, ma invece mi limito a stringerla nuovamente. Poggio il mento sui suoi capelli e rimango inebriato dal suo profumo. Se continuiamo così, potrei saltarle addosso da un momento all’altro.

«Come pensi di aiutarmi?» cede infine, stringendomi a sua volta.

È incredibile ciò che è capace di farmi provare con un gesto così semplice.

«Dimmi tutto quello che sai su quel Demone.»

«Te l’ho detto, non so nulla di lui. Conosco solo il suo aspetto! Non ha capelli, ma ha due lunghe corna ai lati della testa, la pelle rossa e due piccoli occhi neri.»

«C-cosa hai detto?» chiedo, la voce tremante. Non è possibile.

Bianca si separa appena da me e aggrotta le sopracciglia. «Perché?»

«Il Demone che ha causato la morte di tua madre è... è lo stesso che ha ucciso la mia. Si chiama Zaltor.»



Sospiro pesantemente.

«Come hai potuto?» urla Leanne nel soggiorno di casa mia, dove l’ho portata quasi a forza dopo che ha provato a ribellarsi per cinque minuti buoni.

«Credevo che fossi il mio Angelo Bianco!» continua, lanciandomi uno sguardo intriso d’odio. Sta lottando per trattenere le lacrime, lo vedo chiaramente.

«Senti, Leanne...» provo a scusarmi, passandomi una mano fra i capelli, a disagio. «Quello che è successo... io... non posso...»

Incredibile come nel giro di pochi secondi io abbia perso la capacità di mettere due parole in fila in una frase di senso compiuto. Mi sento schiacciato dal senso di colpa sotto lo sguardo accusatorio di Leanne.

«Sei un bastardo! Lei ha ucciso il mio vecchio Angelo, ha provato ad uccidere anche me, sua madre ha ammazzato mio marito... e tu... tu la baci? Ti offri di aiutarla?»

Ogni parola mi colpisce come una stilettata. Lei dovrebbe essere la mia Protetta, e io ho tradito la sua fiducia.

Che razza di Angelo sono?

«Mi dispiace» dico quindi, senza sapere che altro aggiungere.

«Mi fai schifo» conclude lei, uscendo di casa e sbattendo la porta dietro di sé.

Sospiro ancora e lancio uno sguardo a Bianca, appoggiata contro il muro a braccia conserte, prima di rivolgermi a mio padre, seduto sul divano.

«Si può sapere tu invece che ci facevi lì?» gli chiedo quindi, perché nessuno si è ancora degnato di spiegarmelo.

Papà si alza e i suoi occhi saettano da me a Bianca per poi tornare su di me.

«Quando... quando ho chiesto a Bianca di guarirti e le ho promesso qualsiasi cosa in cambio, lei mi ha... chiesto di stringere un Patto Magico» rivela guardando in basso.

«E che roba è?»

«È una promessa stretta con la Magia al quale non ci si può sottrarre. Se ti rifiuti, muori.»

Annuisco, chiedendomi perché non me ne aveva parlato prima.

«Ho dovuto accettare, perché sapevo che altrimenti tu saresti morto. Stamattina poi è venuta da me, chiedendomi di onorare il patto e di portarle Leanne.»

«COSA?» urlo.

Bianca sobbalza dietro di me.

«Avrei dato volentieri la mia vita per quella di Leanne, ma Bianca mi ha minacciato, dicendomi che se non l’avessi fatto e fossi morto di conseguenza, lei avrebbe poi ucciso te, e non potevo permetterlo. Così ho orbitato a casa di Leanne, l’ho presa e l’ho portata da Bianca. Lei mi ha costretto a bere una pozione che toglie i poteri per un po’ e l’ha data anche a Leanne, dopodiché ha aspettato il tuo arrivo.»

Mi sento fremere dalla rabbia. «E non hai neanche lontanamente pensato che potesse essere una trappola?»

«Certo che c’ho pensato, ma confidavo in te. Sapevo che saresti venuto a salvarci.»

«Perché non mi hai detto prima di questo Patto Magico?»

Sto tremando per lo sforzo di trattenermi dall’urlare.

«Sinceramente, Chris... speravo di poterti tenere fuori da questa storia. Non credevo che Bianca si sarebbe spinta così oltre e non volevo farti sentire in colpa, come invece sapevo sarebbe successo, se avessi saputo che avevo stretto il Patto per salvarti. Speravo di poter risolvere questa faccenda da solo. Ovviamente, mi sbagliavo.»

Chiudo gli occhi, stremato.

Infine annuisco, conscio del senso di colpa che ho avvertito in ogni parola pronunciata da mio padre.

«Grazie, papà» dico quindi, tornando ad aprire gli occhi.

Lui sorride e sembra incredibilmente sollevato che io l’abbia perdonato. Poi orbita via, lasciandomi solo con Bianca.

Mi volto verso di lei.

Non so proprio come dovrei sentirmi, in questo momento.

Sono semplicemente spossato. Non ho più un briciolo di forza in corpo. Tutto quello che è successo negli ultimi giorni... un uragano avrebbe fatto meno danni.

«Non rinnegherò quello che ho fatto» esordisce Bianca, venendomi vicino. «È vero, ho minacciato tuo padre e l’ho costretto a portarmi la Strega, e non me ne pento affatto. Se ora intendi sottrarti alla tua promessa, sei liberissimo di farlo» dice quindi, cercando di mostrarmi che non le importa. Ma fallisce miseramente.

La guardo e mi sento inevitabilmente attratto da lei.

Eppure, per la prima volta, sentendo i suoi occhi che mi trafiggono avverto anche un senso strisciante di paura salirmi per la schiena in una scarica elettrica –, no, non paura, quanto piuttosto agitazione, qualcosa che mi mette immediatamente in allerta.

Non riesco bene a identificarne la causa, ma d’un tratto mi torna alla mente il timore che aveva mostrato mia madre quando avevo espresso l’intenzione di mettermi sulle tracce di Bianca. Il timore che lei potesse uccidermi.

Faccio velocemente mente locale e tutto si fa chiaro nella mia mente. Quello che devo fare è incredibilmente difficile e doloroso, ma so che è giusto.

«No, ho fatto una promessa e la rispetterò» rispondo quindi, cercando di mantenere la voce ferma. «Troveremo Zaltor insieme e se vorrai ti permetterò di ucciderlo, come avevamo concordato...» già noto una punta di sollievo illuminare gli occhi di Bianca, che di fronte a me aspetta impaziente il mio responso. Ma poi continuo, imperterrito. «Però dopo non voglio rivederti mai più. Non posso fidarmi di te, Bianca. Sei un’assassina, lo sei da sempre» concludo, e le parole mi escono senza che io debba neanche pensarle. Ho ancora una volta una sensazione di déjà vu e avverto dentro di me che l’altro Chris e l’altra Bianca devono aver avuto una conversazione simile, nel loro Futuro.

Bianca affila lo sguardo. «Come vuoi.»

Il mio cuore sanguina mentre la vedo uscire dalla stanza senza voltarsi indietro e già quasi mi pento delle mie parole. Anche solo pensare che non potrò più averla vicina mi causa un dolore intenso, forse quasi pari al momento in cui ho visto mia madre accasciarsi al suolo, colpita da quel maledetto pugnale.

Ma so che le mie parole sono vere. È un’assassina. E lo sarà sempre.



Note dell’Autrice:


Ehm... sì, lo so. Sono in uno spaventoso, incredibile, spregevole (?), increscioso ritardo!

E non ho neanche una buona scusa, sinceramente. È solo che in queste settimane l’ispirazione mi ha un po’ abbandonato: nel senso, so perfettamente dove questa storia sta andando e come arrivarci, quindi non è un problema di idee, quanto del fatto che non riesco a scriverle come vorrei, a metterle nero su bianco come le ho in testa.

Ho scritto e cancellato questo capitolo una decina di volte, e anche ora mi sembra da buttare, ma non volevo farvi aspettare ancora e così ho deciso di pubblicarlo comunque. In fondo, EFP serve proprio per migliorare, no? Perciò, se c’è qualcosa del capitolo che non vi convince o altro, non esitate a dirmelo e ne terrò sicuramente conto in futuro!

Per il resto, passando al capitolo, so che le cose sembrano andare forse troppo in fretta fra Bianca e Chris, ma vi assicuro che c’è una spiegazione per questo! Solo... si scoprirà più avanti, quindi io non dico altro ;)
Altra cosa: ovviamente, Zaltor è una mia invenzione, come anche tutta la storia dei Patti Magici!
Perdonate poi la stupidità dell’incantesimo per evocare Zaltor, ma davvero non mi è venuto nient’altro in mente -.-

Allora... ho detto tutto?
Niente, ringrazio come al solito chi legge e chi inserisce fra seguite/ricordate/preferite, ma soprattutto chi recensisce (questa settimana siamo saliti a 3 ♥)!

Al prossimo capitolo (che spero arrivi prima di altre tre settimane)!


Lanterna_

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Capitolo 9
*** IX - Ovvero perché sono un fallimento totale ***


IX capitolo:
Ovvero
Perché sono un fallimento totale




È arrivato il momento.

Sto davvero per farlo.

Ucciderò Zaltor e vendicherò la mamma.

Ma prima lo costringerò a dirmi dove ha portato il suo corpo, quel lurido bastardo, a costo di torturarlo per ore. La riporterò indietro.

E forse... forse potrei scoprire che è ancora viva, che è ancora possibile salvarla.

Forse tutto potrà tornare come prima.

 


«Sei pronta?»

Bianca si limita a lanciarmi uno sguardo sprezzante, senza rivolgermi nemmeno una parola. In effetti non ha aperto bocca da quando le ho detto che non avrei più voluto avere niente a che fare con lei.

Sospiro, ignorando il vuoto che mi sento nel petto, e apro la porta della soffitta per lasciarla passare. Io entro subito dopo di lei.

Noto subito che finalmente c’è un po’ di luce qui dentro e l’aria è quantomeno respirabile. Wyatt ha aperto una finestra.

Cerco mio fratello con lo sguardo e mi sento sollevato nel constatare che è ancora qui.

«Wyatt, allora, credo che possiamo co–...»

Lui mi interrompe prima che possa terminare la frase e le parole mi muoiono in gola. «Lei chi è?» chiede indicando Bianca, la voce stranamente minacciosa.

«Lei è solo... beh, anche lei ha dei motivi per avercela con Zaltor» rivelo semplicemente.

Bianca sbuffa ma non commenta, mentre Wyatt scuote le spalle e un ghigno cattivo gli incurva le labbra. «Capisco» risponde con un tono enigmatico e assolutamente terrificante.

Un brivido mi attraversa la schiena. Comincio a sentire le gambe tremare, ma mi impongo un ferreo autocontrollo. «Così... uhm, hai già preparato i Cristalli, vedo» faccio, cercando disperatamente una scusa per distogliere lo sguardo dal suo volto.

«Sì, diciamo di sì» sghignazza mio fratello.

«Che vuoi dire?» gli chiedo aggrottando le sopracciglia.

Non risponde.

«Se avete finito, io vorrei dare la caccia a quel bastardo» interviene Bianca dopo qualche attimo di silenzio in cui io non ho fatto altro che osservarmi le scarpe, incredibilmente a disagio.

«Sì, certo. Allora, ehm...»

Cerco di schiarirmi la voce. Ma perché d’un tratto mi sento così stupido? Avverto gli occhi di Bianca perforarmi la nuca e il ghigno perenne sul viso di Wyatt ridere di me.

«Sì, dunque...
Zaltor dalle corna lunghe
Vieni a noi che ti invochiamo
A noi, vere e potenti Streghe
Che ti chiamiamo
» recito, cercando di non balbettare.

Aspetto fiducioso qualche secondo, eppure non accade nulla.

«Io... non capisco» sussurro a malapena.

Avrebbe dovuto funzionare! Cosa è andato storto?

Mi volto appena verso Bianca, che sembra delusa quanto me, e poi di nuovo verso Wyatt, che invece non ha affatto mutato espressione. Ha ancora quel ghigno strafottente che mi fa venire voglia di prenderlo a pugni.

«Tu ne sai qualcosa, Wyatt?»

«Forse» risponde lui alzando le spalle.

Nel farlo, ondeggia sulle punte dei piedi e qualcosa luccica sul suo collo, ma lui si affretta a nasconderlo dentro la maglia.

Aggrotto le sopracciglia, ora spazientito dal suo comportamento. Che diamine gli prende?

«Senti, Wyatt, dimmi cosa sai!»

«Ma come, Chris, non ci arrivi proprio da solo?»

Pronuncia queste parole con lo stesso identico odioso tono di voce che usava l’altro Wyatt.

Rabbrividisco e ricollego le cose velocemente. «L’hai già ucciso!» sputo fuori. «Ecco perché non è comparso quando l’ho evocato. È già morto!»

Il ghigno si allarga sul volto di Wyatt. «Il piccolo Chris sa fare ‘due più due’, eh?»

Stringo i pugni dalla rabbia e avverto dei passi affrettati dietro di me. Bianca mi si è avvicinata.

«Avevi promesso che mi avresti aspettato, che l’avremmo fatto insieme!» l’accuso.

Wyatt ride. Non la sua solita risata felice e spensierata, ma una crudele, spietata.

Non credevo che l’avrei mai pensato, ma improvvisamente rimpiango il fratello geniale e protettivo che avevo prima.

Bianca ora è di fianco a me e ricambia lo sguardo d’odio di mio fratello con la stessa espressione. Wyatt le ha tolto la possibilità di vendicarsi. Dev’essere furiosa, ma so che contro di lui avrebbe ben poche speranze.

Senza rifletterci, le stringo la mano, come a voler bloccare qualsiasi suo tentativo suicida di attaccarlo.

Wyatt lancia un’occhiata alle nostre mani intrecciate e torna a guardarmi, incrociando le braccia al petto.

«Oh, ma che carino. Ti sei fatto la ragazza, Chris?»

In un altro momento probabilmente sarei arrossito, ma ora sento solo un fiotto di rabbia assalirmi e stringermi le viscere in una morsa quasi dolorosa. «Lasciala fuori!»

«Come siamo suscettibili!»

Sento le mie mani formicolare dalla voglia di attaccarlo. Percepisco già la Magia scorrere dentro di me, pronta per essere scagliata fuori, ma un rumore fuori dalla stanza mi riporta bruscamente alla realtà. L’ira mi si sgonfia dentro come un palloncino bucato.

Mio padre apre la porta, lo sguardo confuso. «Che sta succedendo qui dentro?»

«Niente» risponde subito mio fratello, e per un attimo colgo nei suoi occhi la luce buona che apparteneva al vecchio Wyatt.

Papà socchiude gli occhi in un’espressione indagatrice, ma infine se ne va, richiudendosi la porta alle spalle.

Wyatt fa per seguire il suo esempio e uscire dalla stanza, ma io lo blocco quando ha già una mano sulla maniglia.

«Wyatt!» lo chiamo.

Lui non si volta verso di me, ma si ferma e io lo prendo come un invito a continuare. «La mamma...» la voce mi trema mentre pongo la domanda che più mi preme in questo momento. «Il suo corpo... hai scoperto dov’è? Zaltor l’ha detto?»

Wyatt scuote lentamente la testa, poi esce e io avverto distintamente il mio cuore frantumarsi in un milione di pezzi a quel semplice gesto e le lacrime premere per uscire.

Neanche la stretta di Bianca che si fa più forte riesce a confortarmi.

È persa.

Mamma è persa per sempre.



Mi rigiro nel letto per l’ennesima volta.

Proprio non riesco a prendere sonno nonostante l’ora tarda.

Appena chiudo gli occhi, rivedo Bianca mentre esce da casa mia senza dire nulla, lanciandomi un ultimo, penetrante sguardo che mi trafigge da parte a parte, e sento il dolore avvolgermi ad onde insieme alla consapevolezza che probabilmente non la vedrò mai più. Mi sento diviso a metà, straziato: da una parte vorrei cercarla, andare da lei anche ora, subito, il più in fretta possibile... dall’altra non riesco a fidarmi di lei, continua a venirmi in mente l’espressione timorosa di mia madre quando le avevo detto che sarei andato a cercare Bianca...

Ed ecco che vedo la mamma, il momento in cui l’ho vista accasciarsi a terra, priva di vita, e Wyatt che scuote la testa, dandomi l’assoluta e incontrovertibile certezza che non potremo più fare niente per riaverla indietro, perché è persa per sempre, e non avrò neanche una tomba su cui piangerla...

Così il dolore si intensifica, quadruplica la sua forza e sento le lacrime uscire dai miei occhi e bagnare il cuscino, ma davvero non posso farci nulla...

Fa male, fa troppo male...

Stringo le coperte, trattenendo l’istinto di urlare la mia rabbia e la mia disperazione e di nuovo vedo Wyatt che fa segno di no con la testa, che distrugge la mia ultima speranza... e poi il suo ghigno strafottente, la sua espressione malvagia e quello strano luccichio al collo...

Mi alzo a sedere di scatto e allontano le coperte con un calcio.

Ingoio saliva con la stessa facilità con cui si ingoia la sabbia e mi alzo dal letto. Ho bisogno di rinfrescarmi, di sgombrare la mente.

Così vado al bagno e tiro un lungo sospiro di sollievo quando l’acqua gelata mi scorre fra le dita e sul viso, mandandomi un brivido lungo la schiena. Mi bagno il collo e anche i capelli, passandoci frettolosamente una mano, infine chiudo il rubinetto e mi aggrappo al lavandino, guardando il mio riflesso nello specchio di fronte a me.

Ho delle occhiaie spaventose e il colorito pallido. Quasi non sembro io.

Mi passo le mani sul volto, nascondendomi alla vista dello specchio così malevolo nel mostrarmi la realtà di come appaio e di come sono, e poi mi decido a tornare in camera.

Sto per aprire la porta quando un rumore proveniente dalla stanza accanto mi ferma improvvisamente. La camera di Mel.

Mi blocco con la mano a mezz’aria, aspettando un attimo e quasi già credendo di averlo solo immaginato, ma ecco che il rumore si ripete e il cuore comincia a tamburellarmi forte nel petto.

Cos’è questo suono? Qualcuno la sta attaccando? Demoni?

Non ci penso un secondo di più e mi fiondo nella sua stanza. «Mel? Tutto bene?» mi affretto a chiedere ancor prima di osservarmi intorno.

Ma infine mi tranquillizzo: nessun Demone.

In compenso, Mel è seduta sul letto, la testa fra le ginocchia, ed è scossa da un pianto violento. I rumori che ho sentito non dovevano esser altro che i suoi singhiozzi.

«Mel» la chiamo in un bisbiglio, chiudendo piano la porta dietro di me.

Mi graffio i palmi con le unghie quando emette un altro singhiozzo, cercando di nascondere ancora di più il volto. Mi si spezza il cuore a vederla così.

«Mel» ripeto, avvicinandomi a lei.

Le siedo accanto sul bordo del letto e le accarezzo lentamente i capelli. Lei mi abbraccia e piange sulla mia spalla. Cerco di stringerla più forte che posso.

«Ti va di... parlare?» provo, non tanto a mio agio.

Non sono mai stato io a consolarla: Melinda di solito si è sempre rivolta a mamma o a Wyatt. Non so bene cosa dovrei fare.

«È che...» fa lei, senza smettere di singhiozzare.

Sembra così piccola e fragile in questo momento.

«Ho fatto un incubo...» confessa.

«Vuoi... ehm, vorresti raccontarmelo?»

Mel scuote la testa e io sento una parte di me che si stacca e rotola via, lasciandomi dentro una spaventosa, orribile sensazione di vuoto e amarezza.

Non valgo nulla come figlio, perché ho permesso che mamma morisse senza fare niente; non valgo nulla come fratello minore, perché ho passato la vita ad invidiare Wyatt e ora che qualcosa in lui sta cambiando non so proprio cosa fare per aiutarlo; non valgo nulla come Angelo Bianco, perché ho tradito la fiducia della mia Protetta senza pensarci due volte; non valgo nulla come... beh, qualsiasi cosa fossi nei confronti di Bianca, perché lei è andata e io non ho il coraggio di riprendermela; e ora a quanto pare non valgo nulla nemmeno come fratello maggiore, perché Mel si rifiuta persino di raccontarmi un incubo.

Sono un fallimento sotto ogni punto di vista.

Stringo mia sorella più forte quando la sento tremare violentemente e sto cercando qualcos’altro da dire per calmarla, ma Mel parla per prima: «C-così sono andata d-da Wyatt, ma l-lui si è a-arrabbiato e mi ha c-cacciata!» dice con la voce rotta dal pianto, e io sono talmente sorpreso che per un attimo non reagisco.

Un senso di timore strisciante si fa strada dentro di me. «Cosa?» chiedo, allontanandomi leggermente da Mel per poterla guardare negli occhi.

«Beh... sì, lui...» risponde Melinda, tirando su col naso. Il mio tono deve averla messa in allarme, perché ha improvvisamente smesso di piangere e ricambia il mio sguardo con un’aria preoccupata. «Non l’avevo mai visto così...»

Non posso crederci.

Wyatt non ha mai nemmeno alzato la voce con Mel, l’ha sempre adorata, stravede per lei!

Non l’avrebbe mai fatto, ne sono più che sicuro. Qualcosa non quadra.

«Va bene, Mel... Tu... tu non devi preoccuparti, ok? Non pensarci!» le dico, tornando ad abbracciarla.

Lei si rintana di nuovo nella mia spalla e per la prima volta da quella che mi sembra un’eternità sento una sensazione di calore avvolgermi e calmarmi.

«Chris...» mi chiama lei dopo qualche attimo di silenzio.

«Sì?»

«Ho sognato... l-la mamma. L’ho v-vista m-morire» mi rivela balbettando, ma senza piangere. «P-per questo non volevo d-dirtelo.»

Lotto per trattenere le lacrime, cercando di mostrarmi forte davanti a lei.

«Va tutto bene, Mel, ci sono io qui ora. Hai capito? Ora dormi, resto qui con te, se vuoi.»

La sento annuire sulla mia spalla e sorrido appena. «Va tutto bene, Mel, non ti lascio, sono qui...»

Forse, dopotutto, non faccio così schifo come fratello maggiore.

Continuo ad accarezzarle piano la schiena e sussurrarle parole rassicuranti, e credo funzioni, perché dopo poco si addormenta fra le mie braccia.

La stendo sul letto e mi sdraio accanto a lei, senza smettere di accarezzarle i capelli.

La guardo dormire e quando finalmente sto per chiudere gli occhi a mia volta per entrare nel mondo dei sogni, una sorta di campanello d’allarme mi spinge a non addormentarmi.

Sento che c’è qualcosa che non torna in tutta questa storia: ho l’impressione che mi sfugga un indizio fondamentale, nonostante sia praticamente qui, davanti ai miei occhi... devo solo concentrarmi, riflettere...

È come un puzzle a cui manca un solo tassello per completare la figura, un solo, maledettissimo pezzo...

Osservo Mel dormire e più la guardo più mi convinco che Wyatt non l’avrebbe mai trattata così, non importa quanto possa essere sconvolto per la morte di mamma. Dev’esserci qualcosa sotto.

Poi sgrano gli occhi, colpito da un’illuminazione improvvisa: un particolare a cui avevo fatto caso a malapena, nel trambusto del momento, a cui non avevo dato troppa importanza perché nessun’altro sembrava averlo notato, ma improvvisamente mi attraversa la mente con la stessa velocità di un fulmine. La strana colorazione bianca che avevano assunto le pupille di Wyatt quando aveva provato ad uccidere Zaltor con Excalibur e l’amuleto aveva fermato la spada...

L’amuleto... Possibile che sia la causa di tutto? Wyatt è diventato strano da quel momento... E se non fosse stato solo per la morte di mamma, ma proprio a causa di quel piccolo oggetto che Zaltor doveva aver usato contro di lui?

Era bastato quel solo attimo per mutare così tanto la natura di Wyatt?

Oppure... oppure...

Il luccichio che avevo notato in soffitta, al collo di Wyatt... come di un ciondolo... o di un amuleto. Mio fratello si era affrettato a nasconderlo, ma ormai credo di esserne quasi sicuro. Wyatt ha ucciso Zaltor e poi gli ha strappato l’amuleto. Ma perché?

Perché? Perché, diamine?

Che poteri avrà?

Sono tentato di alzarmi dal letto e correre subito in soffitta a cercare notizie a riguardo sul Libro delle Ombre, ma quando l’avevo visto al collo di Zaltor era successo tutto troppo in fretta perché ora io possa ricordarne la forma. Non ho la minima idea di come sia fatto e quindi di cosa cercare sul Libro.

E in ogni caso, ho promesso a Melinda che sarei rimasto con lei stanotte, e non ho proprio voglia di lasciarla qui da sola dopo aver visto come piangeva.

Così mi impongo di calmarmi e vengo immediatamente preso dallo sconforto. Mi sto avvicinando a scoprire la verità su quello che sta succedendo a Wyatt e allo stesso tempo sono a un punto morto, senza una traccia per arrivare fino in fondo a questa storia.

Respiro profondamente e sento la stanchezza avvolgermi come una coperta.

Forse farei bene a pensarci domani, con la mente fresca e riposata.

Così chiudo gli occhi e abbraccio Melinda, nascondendola nel mio petto. Finalmente riesco ad addormentarmi.

Faccio un sogno incredibilmente confuso e spiacevole, ma anche illuminante.

Quando mi sveglio e noto le prime luci dell’alba entrare dalla finestra, il peso di Mel, completamente sdraiata su di me, che mi blocca il respiro, so bene cosa devo fare per capirci qualcosa di tutta questa storia.

E la include ancora una volta. Bianca...

Beh, o Bianca oppure lei, ma al momento non so chi vorrei vedere di meno e soprattutto chi delle due mi odia di più.

Grandioso. Oggi sarà davvero una magnifica giornata.



Note dell’Autrice:


Ma salve, cara gente di EFP!

Questa volta arrivo presto, dai!

Il fatto è che l’ispirazione sembra essere tornata o almeno questo capitolo l’ho scritto proprio di getto. Mi sono semplicemente seduta a scrivere ed è venuto fuori praticamente da solo. Quindi avviso che se fa schifo non è colpa mia!

Comunque, io l’ho riletto un po’ di volte, ma proprio perché l’ho scritto così in fretta ho paura di aver tralasciato qualche errore: se ne notate qualcuno non esitate a dirmelo!

Passando alla storia... dunque, Zaltor sembra essere morto, mentre Chris comincia finalmente a farsi delle domande sul cambiamento di Wyatt. Tutto sta nel vedere se si dà anche le risposte giuste^^

Cosa avrà sognato? Chi sarà la ‘lei’, a parte Bianca, che Chris ha paura di incontrare? Che poteri avrà l’amuleto? Si accettano scommesse, signori e signore XD


Detto questo, a me non rimane altro che ringraziarvi tutti come sempre perché continuate a leggere questa mia schifezza e soprattutto porgere un grazie estremamente riconoscente ai recensitori che sprecano anche solo due minuti del loro tempo per dirmi cosa ne pensano (lo scorso capitolo siamo saliti a 4 ♥!)

Alla prossima, allora!


Lanterna_

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Capitolo 10
*** X - Ovvero perché tremo come una femminuccia ***


X capitolo:
Ovvero
Perché tremo come una femminuccia




È stato un sogno molto confuso, a dire il vero.

Parlavo a Wyatt di quell’amuleto maledetto, chiedendogli perché mai lo portasse, ma lui faceva finta di non sentirmi. Continuava a tapparsi le orecchie con le mani, come un bambino, e a scuotere energicamente la testa.

Allora io mi voltavo, esasperato, e trovavo le versioni cinquenni di Bianca e Leanne che litigavano. “L’hai preso tu!” diceva la piccola Leanne, cercando di tirare i capelli a Bianca. “No, è stato l’uomo cattivo. Quello tutto rosso!” rispondeva l’altra, indignata, difendendosi con piccoli morsi. Cercavo di separarle, ma quelle non volevano saperne e, anzi, iniziavano a prendersela anche con me.

Così mi allontanavo, lasciandole al loro litigio, finché, girandomi ancora un po’, vedevo Zaltor che ghignava soddisfatto, facendo oscillare con le dita un ciondolo d’argento che non riuscivo a vedere bene.

E allora, svegliandomi, ho capito.

Non so come avevo fatto a non arrivarci prima, ma improvvisamente ogni tassello è andato al suo posto, ogni indizio si è ricollegato all’altro in un disegno perfetto.

Sapevo a chi dovevo chiedere per avere informazioni sull’amuleto. Chi lo conosceva da prima da me.

Bianca. O Leanne.

 


Non credo che suonare un campanello mi sia mai risultato così difficile come in questo momento.

Potrei orbitare direttamente dentro, certo, ma considerando quanto lei dev’essere arrabbiata con me vorrei almeno cercare di non irromperle in casa col solo risultato di farla infuriare ancora di più.

Esito ancora un secondo, poi rivedo il ghigno sul volto di mio fratello e non ho più dubbi. Mi servono risposte.

Premo leggermente l’indice sul bottoncino e subito ne esce fuori un suono trillante.

Qualcuno apre la porta senza controllare chi ci sia dall’altra parte – e già sto esultando! –, ma ho solo il tempo di intravedere due occhi che mi scrutano torvi prima che questa si richiuda con forza.

«Che diamine ci fai tu qui?» urla una voce che riconosco immediatamente da dietro il portone.

«Ti prego, ho solo bisogno di parlarti!»

«Vattene immediatamente!»

Sbuffo esasperato. «È una questione di vita o di morte!»

«Io non ho nulla da dirti!»

Appoggio la fronte alla porta, incredibilmente fredda, cercando un modo per convincerla ad ascoltarmi. «Io sì, però! Ho bisogno di risposte che solo tu puoi darmi!»

«Comodo, ora, no? Ti serve il mio aiuto e quindi vieni qui ad implorarmi, ma quando ero io ad aver bisogno del tuo, mi hai tradito senza pensarci due volte!»

Stringo i pugni, combattuto fra i sensi di colpa e un pizzico di offesa.

«E ora vattene!» continua ad urlare lei, con un tono imperioso che non ammette repliche.

E solo ora mi rendo conto che in questo modo non otterrò nulla, non ho speranze che mi ascolti con le buone. Così orbito e mi ritrovo oltre la porta, nel soggiorno di casa sua. Non c’ero mai stato, ma è un ambiente spazioso e pulito, pieno di luce. Un gran tappeto al centro della stanza le dona un aspetto confortevole, le tende bianche alle finestre contribuiscono a renderla ancora più luminosa, mentre un televisore a schermo piatto sembra l’unico oggetto moderno e tecnologico qui dentro, contrapposto al mobile d’antiquariato su cui è poggiato.

L’oggetto che mi colpisce di più, però, è un orsacchiotto sbrindellato al centro della stanza, vicino a un piccolo tavolino, lasciato lì quasi con noncuranza.

Una sensazione di calore mi si fa subito largo dentro.

«Tua figlia?» chiedo, indicandolo con un cenno della mano.

Leanne, di fronte a me, è assolutamente indignata e non mi risponde. Anzi, resta una manciata di secondi immobile, forse per capacitarsi di come io abbia potuto osare entrarle in casa senza permesso, infine mi punta un dito contro e comincia ad inveire contro di me. «Tu, brutto, brutto... stronzo! Come puoi... come puoi venire qui e... e pretendere che–» balbetta, in preda alla rabbia, e sembra pronta a prendermi a pugni, se non fosse interrotta da un pianto energico proveniente da un’altra stanza.

«Grandioso! Ora l’hai anche svegliata!» sbotta arrabbiata, ma ho notato come il suo sguardo si sia fatto immediatamente apprensivo non appena ha sentito il pianto.

Mi passa oltre senza degnarmi di un’altra occhiata.

Resto fermo, senza sapere bene cosa fare. Poi con un sospiro decido di seguirla.

Leanne attraversa un lungo corridoio e infine svolta a destra. La seguo a ruota, entrando così in una grande stanza da letto, con al centro un enorme letto matrimoniale dalle lenzuola celestine profumate e accanto una culla bianca. Da sotto una copertina gialla nella culla spunta fuori una testolina dal viso stravolto per il pianto.

La figlia – di cui ancora ignoro il nome, in effetti – ha gli occhi verdissimi della madre e il suo naso dritto, ma i pochi capelli che ha sono scuri e ben lontani dal biondo di Leanne.

La bimba continua a strillare finché Leanne non le si avvicina e non le sussurra parole dolci, in bisbigli che quasi non riesco ad udire. La prende in braccio e la dondola dolcemente, e alla fine la piccola si calma e riprende a dormire.

Leanne le rivolge un ultimo sorriso e si volta per adagiarla nuovamente nella culla, assicurandosi di coprirla bene con la coperta.

In tutto questo, io sono rimasto in disparte, ma quando poi Leanne punta nuovamente lo sguardo su di me non posso fare a meno di avvicinarmi a lei per provare a confortarla, stupito: sta piangendo. Sta piangendo davvero, non posso crederci.

Lei però mi scansa e io rimango impietrito, troppo sbigottito per fare alcunché.

Fra di noi si distende un silenzio teso e carico di aspettative, finché non parlo nuovamente: «Leanne... cosa...?»

Lei mi lancia uno sguardo stanco e addolorato. «Chris, ti prego, vattene» mi implora.

Mi sento come si avesse appena schiaffeggiato in pieno viso.

Vorrei aiutarla, e lei invece mi respinge, fredda e distante. Possibile che sia arrabbiata fino a questo punto?

E poi... non le ho mai sentito questo tono. Tutte le volte che abbiamo parlato, la sua voce ha sempre avuto una nota colorata, combattiva... ora invece sembra solo distrutta.

Impreco mentalmente e mi do dello stupido.

Per quel che po’ che la conosco, l’ho sempre considerata come una persona forte e determinata, ma non sono mai andato più a fondo. Non ho mai cercato di capirla davvero.

Solo ora comprendo.

Leanne finge di essere forte, ma la verità è che ha perso tutte le persone a lei care, una alla volta: sua madre, suo marito e anche il suo vecchio Angelo Bianco. E proprio quando credeva di aver trovato in me un’altra persona degna di fiducia e, forse, di amicizia, ecco che io l’ho tradita.

Per questo è così profondamente infuriata con me. Così ora non le rimane nessuno. Solo la figlia, e deve cercare di mostrarsi forte per lei, perché non può permettersi di cedere con una bambina così piccola a cui badare.

Come ho potuto essere così idiota? Sono davvero il peggior Angelo Bianco del mondo. Invece di pensare a capirla, ad aiutarla, mi sono concentrato solo su me stesso, sui sentimenti che provo – no, provavo! Ora non più, Chris, non più! – per Bianca e ho finito per ferirla.

«Perdonami» sussurro, abbassando il volto in preda ai sensi di colpa e fissando insistentemente le mie scarpe.

«Cosa?»

Punto di nuovo lo sguardo su di lei e mi accorgo che ha gli occhi sgranati. «Ti ho chiesto di perdonarmi, Leanne, perché solo ora mi rendo conto di quanto posso averti ferito» esito un secondo, ma poi riprendo con un sospiro. «Però, Leanne, questo non cambia le cose. Ho davvero bisogno del tuo aiuto. Per quanto tu possa essere arrabbiata con me, per quanto tu possa odiarmi, ti chiedo di non negarmelo. Qui non c’entro solo io: se ciò che temo dovesse realizzarsi, ci andrebbe di mezzo tutto il mondo! Tu non hai... non hai idea di cosa potrebbe capitare, ma io sì!» Un brivido mi attraversa la schiena mentre ricordi confusi dell’altro Chris mi affollano la mente: la città distrutta, Wyatt che uccide Innocenti di fronte ai miei occhi, mamma che muore... stringo i pugni e continuo il discorso: «Io l’ho visto e ti assicuro, Leanne, allora nessuno sarebbe più al sicuro. Non solo io, ma anche tu, tua figlia! Se non vuoi farlo per me, fallo per lei! Ho solo bisogno di parlarti, ho bisogno di risposte che credo tu possa darmi!» sputo fuori senza quasi mai fermarmi per riprendere fiato.

Dio, sto tremando come un bambino.

Cerco di calmarmi un secondo, ma ottengo solo l’effetto contrario. Una paura cieca prende completamente possesso di me, come la sensazione sempre più pressante che Wyatt stia davvero cambiando e si stia trasformando nella sua versione malvagia.

Il mio respiro si fa accelerato mentre la memoria dell’altro Chris ha il sopravvento nella mia mente. Come l’altra volta, non riesco a sfuggirle. L’unica differenza è che allora ero semplicemente in balìa del suo amore per Bianca, ora invece mi sembra di annegare in un vortice di terrore e angoscia, di fronte a me vedo solo Wyatt che uccide ancora e ancora, sangue che scorre a fiotti... Mi sto sentendo male, devo vomitare...

«Va bene, ti aiuterò» capitola infine Leanne, strappandomi dal mio incubo ad occhi aperti.

Per un secondo rimango disorientato nel trovarmi qui. Ho il fiatone e sento il cuore battere a mille nel mio petto, ma vedo che Leanne non sembra essersi accorta di nulla. Ha lo sguardo basso, puntato a terra con fermezza, e sembra stia tremando anche lei.

Poi torna a puntare gli occhi verdissimi su di me e io credo di vederci la vecchia luce combattiva e determinata che l’ha sempre contraddistinta. «Ma andiamo di là, non voglio svegliare di nuovo Emma» propone.

Annuisco, intuendo che Emma sia il nome della piccola, e seguo docilmente Leanne lungo il corridoio e poi ancora nel soggiorno.

«Allora, cosa ti serve?» chiede quindi, il tono rassegnato.

«La Fenice che ha... ucciso tuo marito... ti ha preso un amuleto, ricordi?»

«Sì. Io... non ero presente quando è successo, ma mi sono subito accorta che mancava.»

«Come?» chiedo sorpreso.

«Beh, non era difficile notarlo. Si trovava in una teca di vetro proprio vicino al Libro delle Ombre ed era protetto da uno scudo magico.»

«Davvero?» non posso trattenermi dal chiedere.

È così importante questo amuleto? Ma che poteri avrà? Quanto dev’essere potente?

Leanne annuisce appena.

«Comunque, io avrei bisogno di tutte le informazioni che puoi darmi su quest’amuleto, è di vitale importanza!» continuo, ansioso di capirci qualcosa in tutta questa storia.

«Ma perché?» ribatte lei.

«Zaltor, il Demone che ha mandato la Fenice a rubartelo, l’ha usato su mio fratello e ora Wyatt lo tiene con sé. Ho bisogno di sapere che poteri ha, perché temo che Wyatt potrebbe usarlo per il Male. Sta cambiando e tra poco credo non ci sarà più nulla da fare, dobbiamo fermarlo prima che combini qualche pazzia o–»

«Non posso aiutarti» mi interrompe Leanne.

«Cosa?» faccio, stupito. Non posso crederci! Credevo di averla convinta a collaborare!

«Leanne, forse non mi sono spiegato bene, ma è di vitale importanza che tu–»

«Non è che non voglio aiutarti, Chris, non posso. Non so nulla su quell’amuleto. Quando è stato rubato l’ho cercato sul Libro, ma ho trovato solo un disegno che lo raffigurava ed occupava tutta la pagina, nient’altro.»

«Non è possibile» sussurro.

No, mi rifiuto di crederci. Proprio quando sono a un passo dallo scoprire la verità, non può finire tutto così.

Potrei chiedere a Bianca, ma a questo punto dubito che Zaltor abbia mai rivelato a lei o a sua madre a cosa servisse l’amuleto che le aveva chiesto di rubare.

Cosa faccio ora?

Mi sento così impotente!

«E non conosci nessuno che potrebbe saperne qualcosa?» provo ancora, ma senza crederci molto.

Leanne scuote la testa e io vorrei tanto tirare un cazzotto a qualcuno per la frustrazione.

«No, nessuno» risponde. «Beh, a parte forse mia madre, ma lei è morta.»

Alzo la testa di scatto, mentre un barlume di speranza si fa nuovamente strada in me.

«Invochiamola, allora!»

Leanne trema sotto il mio sguardo.

«Cosa c’è?» le chiedo subito, preoccupato per la sua espressione di nuovo affranta.

«Io... non so se ce la faccio. Non la vedo da quando è morta. Mi sono imposta di non invocarla perché sapevo che altrimenti non avrei accettato che se ne fosse andata e ora... è passato troppo tempo, ho paura di non farcela.»

Le vado vicino e l’abbraccio, e una sensazione di calore mi avvolge quando lei non si scansa ma anzi ricambia la stretta.

«Ce la farai, Leanne, ci sono io con te. Sono ancora il tuo Angelo, dopotutto» la incoraggio con un occhiolino, per smorzare un po’ la tensione.

Leanne sorride appena e poi annuisce.

Si allontana da me e va verso il centro della stanza. Prende l’orsacchiotto e lo ripone con delicatezza su una poltrona lì vicino, poi scansa il tavolino e si abbassa per ripiegare il tappeto.

Sto giusto per chiederle cosa stia facendo, ma non ne ho bisogno perché, sotto al tappeto che Leanne ha appena messo via, noto una botola e ricordo le parole di Bianca, quando mi aveva raccontato la sua storia e aveva detto che l’amuleto si trovava in una cantina nascosta proprio da una botola.

Così guardo Leanne scendere giù e faccio lo stesso.

È buio pesto qui dentro, ma a Leanne basta schioccare le dita perché delle candele sparse per la stanza si accendano all’istante, rischiarando l’ambiente. Non avevo mai visto una Magia del genere, ma devo ammettere che è una cosa piuttosto impressionante.

Così mi guardo intorno e noto scaffali addossati a tutte le pareti, con erbe medicinali o ingredienti per pozioni o ancora oggetti magici vari, candele bianche o colorate per i riti, bigliettini sparsi con formule scarabocchiate sopra e una cartina ripiegata con cura in un angolo, vicino a un Cristallo.

Al centro della stanza, un leggio regge il Libro delle Ombre di questa famiglia, notevolmente più piccolo del nostro. Affianco al Libro, una teca di vetro vuota, proprio come aveva detto Leanne.

Leanne si avvicina al leggio e sfoglia velocemente il Libro. Mi fa un cenno per dirmi di avvicinarmi a lei e io obbedisco.

Guardo la pagina che mi sta mostrando e ora che vedo l’immagine dell’amuleto lo riconosco all’istante: un pentacolo al contrario, con la punta rivolta verso il basso, inscritto in un cerchio d’argento. Il simbolo del Male.

Il disegno occupa tutta la pagina, ma non è accompagnato da nessuna scritta o indicazione.

«Va bene, allora... sei pronta?»

Leanne annuisce.

«Candele!» chiamo dunque io, e con un cenno le mando sul pavimento a formare un cerchio. Leanne schiocca le dita e queste si accendono all’istante, come prima.

Un mezzo sorriso spunta sul mio viso. «Un giorno dovrai proprio insegnarmela, questa Magia.»

«Come vuoi» sorride anche lei.

Le prendo la mano e la sua espressione si fa seria all’istante.

«Ascolta le parole dell’invocazione
Spirito dell’Altra Dimensione
Vieni a me in comunione
Attraversa la Grande Divisione
» pronunciamo insieme.

Una figura bianca appare nel cerchio formato dalle candele, fino a prendere la forma di una donna molto simile a Leanne, con lo stesso taglio degli occhi e la stessa bocca sottile.

«Mamma!» geme Leanne accanto a me e sorrido quando la vedo correre per andare ad abbracciarla.

«Piccola mia!» risponde la madre, la voce affettuosa e commossa, mentre ricambia l’abbraccio. «Quando ti ho bloccato i poteri, speravo davvero che nulla di questo mondo potesse mai sfiorarti, ma sono contenta di rivederti!»

Leanne piange stretta alla madre e io mi sento davvero di troppo.

Concedo loro ancora un momento, poi tossicchio un po’ per attirare l’attenzione, a disagio in una situazione tanto intima.

Leanne si separa subito dalla madre e le lancia uno sguardo agitato. «Abbiamo bisogno del tuo aiuto, mamma.»

Io annuisco dietro di lei, come a dare valore alle sua parole. «Cosa può dirci su quest’amuleto?» chiedo, alzando il Libro e mostrandole la figura.

«Io...» tentenna lei, ma non c’è bisogno che continui per sapere che ciò che sta per raccontarci non sarà piacevole. Lo sguardo spaventato che leggo sul suo volto è già abbastanza eloquente.





Note dell’Autrice:


Allora... allora... allora...

Sono in un ritardo più che pazzesco, lo so. E so anche che avevo promesso di aggiornare entro, uhm, quanto, due domeniche fa? Ma, giuro!, almeno stavolta ho una buona scusa. Se aggiorno così tardi infatti non è dipeso da me, ma dalla mia connessione a Internet che ha deciso di fare i capricci! Il tecnico è venuto solo venerdì scorso e da allora questo è il primo momento libero che ho per poter ricontrollare il capitolo e pubblicarlo – benedette vacanze!

Poi, sono altrettanto consapevole che in questo capitolo non succeda quasi nulla, e infatti originariamente avrebbe dovuto contenere anche tutta la verità sull’amuleto, ma si stava allungando troppo e così ho deciso di rimandare le rivelazioni al prossimo cap. Suvvia, che un po’ di suspense non ha mai ucciso nessuno u.u – no, vi prego, non uccidetemi!

Comunque, dopotutto sono contenta di aver lasciato un capitolo intero solo per Chris e Leanne: tengo particolarmente al loro rapporto :) Voi che ne pensate, invece?


E... niente. Come al solito mi prendo un angolino per ringraziarvi tutti perché continuate a seguirmi (mi riempie il cuore di gioia vedere che continuate a crescere ♥)!


Alla prossima, gente!


Lanterna_

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Capitolo 11
*** XI - Ovvero perché per l’ennesima volta mi trovo di fronte ad un vicolo cieco ***


XI capitolo:
Ovvero
Perché per l’ennesima volta mi trovo di fronte ad un vicolo cieco




La storia di zia Phoebe mi ha sempre affascinato.

Innamorata di un Demone. Addirittura
sposata con lui. Incinta di lui!

Come poteva essere arrivata a tanto? Mia zia, proprio lei... così buona, così votata al Bene... Come aveva fatto a cedere in quel modo?

È una cosa che non ho mai capito.

Mamma una volta mi ha detto che non sei un vero Halliwell finché non sei diventato un Demone e non hai provato ad uccidere i tuoi fratelli. In effetti, me l’ha detto proprio dopo che ero stato trasformato in un Vampiro e avevo provato a mordere mia cugina Prue – cosa di cui ancora mi vergogno, ad essere sincero –, ma quello che è successo a zia Phoebe è qualcosa di completamente diverso.

Lei non era stata trasformata, aveva
scelto il Demone, aveva scelto il Male.

Come? Perché?

Non sono mai riuscito a spiegarmelo.

 


«L’hanno rubato? Scherzi, Leanne, non è vero?»

La madre di Leanne, un’espressione grave in viso, ci lancia uno sguardo contrariato, come a volerci accusare.

Leanne mette su una smorfia colpevole e abbassa lo sguardo. «No, non scherzo. È successo più o meno cinque mesi fa.»

«Non capisco come sia possibile. Quell’amuleto era protetto da uno scudo magico.»

«Che genere di scudo?» intervengo io, cercando di capirci qualcosa.

«Uno molto potente, simile a quello che protegge il Libro delle Ombre, in effetti. Nessun essere malvagio, nessun Demone o Stregone può toccare la teca. Ma non solo: per avvicinarcisi, bisogna essere guidati da sentimenti nobili. Anche una Strega buona che volesse usare l’amuleto con scopi egoistici non poteva prenderlo. Da quando è stato posto nella teca, nessuno era mai riuscito ad estrarlo» mi risponde la madre di Leanne, la bocca storta in un’espressione pensierosa.

Per me invece non è difficile arrivare alla soluzione. «Ma infatti la Fenice che l’ha rubato non aveva alcuna intenzione di usarlo. L’ha preso per salvare sua figlia.»

Non so perché, ma la voce mi si spezza sul finale e il mio pensiero corre immediatamente a mia madre.

«E non credo ci sia un sentimento più nobile di questo» aggiungo, cercando con tutto me stesso di non sembrare stupido o, peggio, un piagnucolone.

La madre di Leanne però mi rivolge uno sguardo comprensivo accompagnato da un caloroso sorriso. «Io sono Emma, comunque» si presenta, e solo in questo momento mi rendo conto che ancora non sapevo il suo nome.

Sorrido anch’io quando mi rendo conto che Leanne ha chiamato sua figlia come la madre.

«Christopher» rispondo a mia volta. «Ma preferisco Chris.»

La stanza si riempie di un silenzio quasi solenne per qualche secondo, mentre io fisso lo sguardo negli occhi scuri di Emma e lei ricambia con la stessa intensità.

È Leanne a rompere la strana atmosfera che si sta creando. «Insomma, mamma, che poteri ha quest’amuleto? Perché nel Libro non c’è scritto nulla?» fa impaziente, ed Emma sorride della sua ansia.

Ha questo sorriso luminoso che la fa risplendere, in qualche modo. La fa sembrare più... viva, il che è probabilmente paradossale, visto che è morta.

Poi però i suoi occhi tornano a farsi preoccupati e sospira. «E va bene» dice quindi. «Credo tu sia pronta» risponde a Leanne, lanciandole lo stesso sguardo intenso che ha rivolto a me poco fa.

«Questa storia mi fu raccontata da mia madre solo all’età di diciannove anni, quando ritenne che fossi abbastanza pronta» inizia, e io noto che le mani le tremano impercettibilmente.

«Quell’amuleto apparteneva alla tua bisnonna, Emily. Originariamente il pentacolo inscritto nel cerchio aveva la punta verso l’alto ed era quindi simbolo del Bene. Era un semplice amuleto di protezione come tanti altri. Poi però un Demone, Kirs l’Alchimista, fu incaricato dalla Sorgente di uccidere nonna Emily. Beh, mamma non ha mai voluto raccontarmi come, ma in qualche modo Kirs e nonna Emily finirono per innamorarsi.»

Leanne trasale vicino a me, io invece non riesco ad esserne tanto stupito. La storia di zia Phoebe mi ha insegnato qualcosa.

«Ovviamente...» continua Emma. «... entrambi sapevano che la loro storia non poteva avere un futuro. Nonna Emily non voleva passare dalla parte del Male come Kirs non poteva passare dalla parte del Bene, e intanto la Sorgente continuava ad incalzare l’Alchimista perché uccidesse la Strega. Ora, ed è qui che entra in gioco l’amuleto...» fa Emma, e il suo tono si fa improvvisamente acceso, prima di tacere per un secondo come per creare un pizzico di suspense.

In effetti sembra godere notando come io e Leanne abbiamo il fiato sospeso.

«Come forse voi saprete, una delle differenze fra una Strega e un Demone è che il secondo non ha possibilità di scelta. Nasce malvagio, col solo scopo del Male. La Strega, al contrario, è sì una creatura del Bene, ma essendo anche umana ha dentro di sé sia Bene che Male. Quindi può scegliere da che parte stare.»

Annuisco quasi inconsapevolmente.

Se ripenso alla storia di zia Phoebe, infatti, lei mi ha raccontato che Cole Turner, il Demone di cui si era innamorata, era in realtà mezzo umano, e solo per questo aveva potuto cambiare la sua natura – almeno per poco tempo.

Tutto torna.

«Kirs ovviamente sapeva tutto questo» riprende Emma, continuando a spostare lo sguardo da me a Leanne come per studiare le nostre reazioni.

Io sono sempre più trepidante.

Sto per arrivare alla verità. Sto per scoprire che terribili poteri ha l’amuleto.

Salverò Wyatt.


Dio, mi prudono le mani per l’impazienza e la curiosità che mi stanno logorando. Se solo Emma stringesse un po’!

«E sfruttò la cosa a suo vantaggio. Mentre stavano facendo... beh, mentre erano piuttosto... impegnati...» dice Emma con una smorfia, e non è difficile capire a cosa alluda.

Anche se comprendo il suo disgusto. Non deve essere piacevole immaginare tua nonna durante il sesso. Soprattutto se con un Demone.

«... Kirs le strappò l’amuleto che nonna Emily portava sempre al collo e usò la sua Magia per trasformarlo. Non so precisamente come, ma da quello che mi raccontò mamma a grandi linee, credo che ci versò sopra una goccia del sangue della Sorgente e attraverso qualche suo strumento convertì l’amuleto al Male. Da allora il pentacolo ha la punta verso il basso.»

Annuisco ancora.

Leanne sembra quasi scalpitare. «Tutto molto chiaro, mamma. Ma che poteri ha?»

«Non cominci ancora a capire, Leanne?» risponde Emma, e sembra leggermente delusa.

Io invece un’idea credo proprio di essermela fatta.

«La nuova versione dell’amuleto ha il potere di ingigantire il Male dentro ogni essere fino a farlo diventare malvagio. Anche se da solo non basta: l’essere in questione deve già tendere verso il Male, per qualunque ragione. Nonna Emily, ad esempio, era spinta dal suo amore verso Kirs, ma il motivo potrebbe essere uno qualsiasi, purché sia abbastanza grande perché l’amuleto faccia presa.»

Quindi è così.

Il tempo sembra fermarsi mentre finalmente realizzo e ogni pezzo – o quasi – va al suo posto.

Zaltor ha ucciso la mamma solo perché Wyatt potesse arrabbiarsi tanto da covare dentro di sé un’ira terribile, un desiderio di vendetta talmente forte che l’amuleto potesse fare effetto e spingerlo definitivamente sulla via del Male.

Ovviamente, Zaltor non doveva aver considerato che l’odio di Wyatt si sarebbe diretto in primis verso di lui e che perciò lo stesso Wyatt avrebbe voluto ucciderlo.

Però... c’è qualcosa che non mi torna. Mi sento quasi... deluso?!

Possibile che sia tutto qui? Questi i grandi poteri del terribile amuleto?

No, non può essere. Ricordo bene che l’amuleto aveva fermato Excalibur... e poi, perché mai Wyatt avrebbe voluto prenderlo con sé, se fosse stato tutto qui?

Inoltre... solo a me sembra una coincidenza troppo grande? Tra tutte le Streghe al mondo da portare sulla via del Male, Zaltor non ha optato solo per la più potente, ma anche per l’unica che era già stata malvagia, in un’altra dimensione o in un altro tempo o in quello che è...

Una dimensione in cui, in effetti, proprio Zaltor era il braccio destro di Wyatt... possibile che in qualche modo lui sapesse? Ma... come?

«Quindi dopo... cos’è successo? Come ha fatto nonna Emily a contrastare il potere dell’amuleto? E perché non c’è scritto nulla di tutto questo nel Libro?» chiede ancora Leanne, parlando come un fiume in piena.

Emma sospira ancora e continua a raccontare: «Beh, l’amuleto ha bisogno di essere almeno toccato perché faccia davvero effetto. Il suo potere può essere usato anche a distanza, ma è debole e di poca durata. Se invece si tocca anche per un solo istante, allora c’è un solo rimedio, altrimenti la vittima diventerà malvagia senza via di scampo, per sempre.»

Qui il mio cuore si ferma. Letteralmente.

Posso salvare Wyatt. C’è un metodo per annientare il potere dell’amuleto.

Qualunque cosa sia, la farò. Distruggerò anche mille Demoni se sarà necessario!

«Nonna Emily toccò l’amuleto perché, quando Kirs glielo fece ritrovare su un comodino, come se messo lì per caso, sul momento lei non si accorse che era cambiato e lo indossò. E funzionò: nonna Emily diventò malvagia e cominciò ad uccidere Innocenti.»

Emma si ferma un attimo come se ancora non riuscisse ad accettare una simile macchia sulla sua famiglia. Anche Leanne trema.

«Zia Lily provò in molti modi a far tornare nonna Emily sulla strada del Bene.»

«Zia Lily era la sorella di mia nonna, quindi zia di mia madre. Una delle due figlie di Emily, insomma» mi spiega frettolosamente Leanne, interrompendo Emma che reagisce mettendo su un cipiglio piuttosto seccato.

Mi viene quasi da ridere vedendo la sua espressione, più buffa che altro, ma mi trattengo.

«Ma dopo mesi di ricerche non riuscì a concludere nulla» riprende quindi Emma. «Kirs però fu costretto ad ucciderla per timore che riuscisse effettivamente nel suo intento... e solo questo fece tornare nonna Emily quella di prima.»

«No, aspetta, non ho capito!» interviene ancora Leanne, l’espressione confusa. «Uccidere zia Lily salvò la bisnonna?»

Emma annuisce. «Non ci arrivi, Leanne? Non fu l’atto in sé che fece rinsavire nonna Emily! Se tornò finalmente se stessa, fu solo perché l’amore che provava per Kirs sparì d’un tratto. Lui aveva ucciso sua figlia, capisci? E per questo lei lo odiò.»

«Quindi... quindi essendo venuto a mancare il motivo primo che la rendeva malvagia, non l’amuleto bensì l’amore per Kirs, l’amuleto non funzionò più?» riflette Leanne ad alta voce, concludendo il discorso della madre.

Emma infatti annuisce nuovamente, solenne. «La nonna tornò buona, anche se... beh, non resse il peso del senso di colpa per aver ucciso tutti quegli Innocenti e per essere stata, in fondo, la causa della morte della sua stessa figlia... così dopo pochi mesi finì per suicidarsi.»

Leanne si porta le mani alla bocca in un gesto d’orrore, io invece sono tremendamente spaventato da qualcos’altro: qualcosa che la mia mente si rifiuta perfino di pensare, di accettare, mentre continuo ad ascoltare le parole che escono dalla bocca di Emma: «Prima di morire, decise di rinchiudere quell’amuleto così pericoloso nella teca, perché solo qualcuno mosso da nobili intenzioni e che quindi non potesse essere traviato dal suo potere, potesse prenderlo. E stabilì che nulla di questa storia venisse scritto nel Libro, ma che il segreto sarebbe stato tramandato di madre in figlia oralmente solo quando la prima avesse deciso che la seconda fosse pronta a sapere, perché – vedi, Leanne –, dentro ognuno di noi convivono Bene e Male, e a volte la tentazione è troppo forte. Bisogna essere abbastanza maturi per poter scegliere da che parte stare, non può essere una decisione obbligata né affrettata. Ora capisci?» conclude Emma rivolgendosi direttamente alla figlia.

Leanne annuisce fermamente e solo adesso noto che ha le lacrime agli occhi.

Io stringo i pugni mentre una terribile certezza si fa strada dentro di me.

«Vi lascio da sole» cerco di dire con un mezzo sorriso. «Grazie mille per tutte le informazioni, Emma. Sono state utilissime.»

«Addio Chris» mi risponde lei con uno di quei suoi sorrisi speciali.

Faccio appena un cenno con la testa – sono sempre stato pessimo negli addii, non posso farci nulla – e orbito al piano di sopra, in soggiorno, dove la botola che conduce alla cantina è ancora aperta e il tappeto e il tavolino sono spostati.

Mi appoggio al muro e scivolo fino a ritrovarmi con la testa fra le gambe.

L’unico modo per annullare il potere dell’amuleto è rimuovere la causa che spinge la vittima verso il Male.

Ma in questo caso...

La causa è la morte di mamma.

Il che significa che non c’è via di fuga, alcuna possibilità di ritorno...

Wyatt non può essere salvato.

Ancora una volta, sono di fronte a un vicolo cieco.

Davvero, la mia sfiga non ha limiti.

Sto per scoppiare a piangere come un idiota, quando il rumore di un altro pianto mi riporta alla realtà. Mi alzo velocemente e corro nella camera di Emma, la piccola, temendo un attacco.

Emma però è al sicuro nella sua culla, nessun’ombra di Demoni in vista.

Forse ha fame, ipotizzo mentre mi avvicino a lei e timoroso la prendo in braccio, cercando di non farle male.

È davvero una bambina bellissima. La cullo leggermente, non sapendo bene cosa fare, e mentre la guardo calmarsi un po’ e sento la sua mano stringersi con forza intorno al dito che le sto offrendo, avverto una nuova determinazione dentro di me.

Questa bimba, così fragile e indifesa, eppure già con così tanta forza, così tanta voglia di vivere... è lei che devo salvare da mio fratello. Lei e altri milioni di Innocenti.

E, più di tutti, devo salvare lui da se stesso.

Perché, se sono sicuro di qualcosa, è che anche Wyatt, se tornasse normale dopo aver ucciso anche una sola persona, impazzirebbe e finirebbe per commettere una pazzia come Emily. Devo impedirgli di uccidere chiunque.

E non mi importa se Emma – quella grande – con le sue parole ha posto fine a ogni speranza di contrastare l’amuleto, io ce la farò, in qualche modo.

Troverò un potere anche più grande, tornerò ancora una volta indietro nel passato, non mi importa.

Ma ce la farò.



Ho salutato Leanne con un gran sorriso che lei ha ricambiato fra le lacrime, dopo aver preso Emma dalle mie braccia e averla cullata un po’ a sua volta.

E dopo gli sguardi che ci siamo scambiati sono definitivamente sicuro che mi ha perdonato e che, se anche la sua fiducia nei miei confronti non è ancora completamente ristabilita, siamo almeno sulla buona strada. E non potrei esserne più felice: almeno una cosa va finalmente per il verso giusto.

Ma la mia felicità ha davvero breve durata.

Non faccio a tempo ad orbitare nell’ingresso di casa mia che un vaso mi sfiora per poi andarsi a sfondare sul muro alle mie spalle, mentre un urlo – la voce è di Mel? – mi riempie le orecchie.

«Ma cos–?» dico, non avendo ancora capito bene cosa stia succedendo.

Un attacco di Demoni?

Ma quando mi guardo intorno alla ricerca degli assalitori, noto solo mio fratello Wyatt – l’amuleto ancora al collo – che... che sta attaccando papà, con Mel affianco che guarda impietrita.

«Wyatt! Che diamine stai facendo?» urlo spinto da una rabbia improvvisa.

«Ma bene... Guarda un po’ chi è tornato!» mi risponde Wyatt con tono di scherno, puntando il suo sguardo su di me e lasciando che il corpo inerte di papà vada a posarsi a terra.

Guardo inorridito il sangue uscire dalla sua testa... Non sarà mor–... no, non può essere!

Mi getto su Wyatt con un’ira accecante, senza sapere bene quello che faccio, e le emozioni dell’altro Chris si uniscono alle mie, non più isolate dalle mie barriere mentali, aumentando l’odio che sento di provare nei suoi confronti.

Vorrei prenderlo a pugni, completamente dimentico della Magia, ma Wyatt risponde con un calcio che mi arriva dritto nello stomaco e mi toglie il fiato, mandandomi una fitta di dolore in tutto il corpo e costringendomi in ginocchio, la bocca aperta in un respiro mozzato.

«Basta! Fermo!» urla Mel, e muove confusamente le mani.

Io all’inizio sono troppo confuso per realizzare, ma... Wyatt si è bloccato. Per pochi secondi, certo, perché il potere di Melinda non è nemmeno lontanamente abbastanza forte da poter contrastare il suo, ma si è bloccato.

Non è il fatto che Mel abbia fatto una Magia a stupirmi tanto – anche se dovrebbe, perché Melinda usa i suoi poteri molto di rado, solo se costretta –, ma che questa abbia effettivamente avuto effetto su Wyatt.

I nostri poteri attivi non possono essere usati sulle altre Streghe. È una delle prime leggi di Magia che ti insegnano a Scuola.

Questo... questo significa che...

Mio fratello riprende a muoversi e per un attimo pare stupito quanto me.

Poi quel ghigno tanto odioso torna a fare capolino sul suo volto e, quando Wyatt scompare, non lo fa orbitando, ma alla maniera dei Demoni.

Non è più una Strega.



Note dell’Autrice:


Ben ritrovato, popolo di EFP^^

Allora, ho davvero molte precisazioni da fare, su questo capitolo.

Innanzitutto, temo che la storia dell’amuleto sia un po’ confusa, quindi se non avete capito qualcosa fatemelo presente e cercherò di spiegarmi al meglio^^

Poi, so che in questo capitolo purtroppo non ho dato molto spazio ai sentimenti di Chris, ma è stato proprio perché ho dovuto soffermarmi sulla storia dell’amuleto per cercare di renderla il più chiara possibile.

Terzo: ho scelto un pentacolo (ovvero una stella a cinque punte, quasi sempre inscritta in un cerchio) per la forma dell’amuleto perché, secondo la tradizione occidentale, ha davvero questo doppio significato di Bene o Male, a seconda – appunto – se la punta sia rivolta rispettivamente verso l’alto o verso il basso. Se ben ricordate, anche in una puntata della serie (mi pare fosse “I quattro dell’apocalisse” della 2^ stagione) venne usato questo simbolo.

Il Demone che attacca Emily è invece un’Alchimista perché loro hanno, anche nella serie, il potere di mutare gli oggetti e quindi mi sembrava il più appropriato per convertire l’amuleto.

Ultima – credo – cosa: non so se ci avete fatto caso, ma mi è sembrato carino che anche la famiglia Scarlett avesse una tradizione per i nomi (come la “P” iniziale per le Halliwell, si intende), così ho alternato ad ogni generazione la lettera “E” e la “L” – segue l’albero genealogico della famiglia, anche per una maggiore comprensione della storia: Emily ha due figlie, Lily e Lisa (di cui non viene mai nominato il nome in questo capitolo, perché mi sembrava solo una pesantezza aggiungerlo). Lisa ha poi Emma che ha Leanne che sposa Rupert e insieme hanno Emma. Spero sia tutto chiaro^^


Ok... detto questo... Passiamo a commentare il capitolo. Finalmente arrivano le prime risposte sostanziose, e insieme anche nuove domande. La storia dell’amuleto sembra essere completa, eppure c’è ancora qualcosa che non torna a Chris. E poi, come farà il nostro eroe a salvare Wyatt se non è possibile riportare in vita Piper? Come potrà contrastare il potere dell’amuleto? Quale sarà la prossima mossa di Wyatt e come reagirà Chris? E Leo è davvero morto?


Che altro dire? Spero solo che non siate rimasti delusi dal capitolo e dalla verità sull’amuleto e che magari mi lascerete una recensione.

Io come al solito vi ringrazio tutti perché continuate a seguirmi, siete meravigliosi ♥


(Uh, cosa che non c’entra molto ma che non potevo non scrivere qui: su SKY stanno ritrasmettendo la sesta stagione con Chris ♥ Sono al settimo cielo! Ma quanto amo quel ragazzo?)


Vabbè, alla prossima, gente!


Lanterna_

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Capitolo 12
*** XII - Ovvero perché per ogni passo in avanti, torno indietro di venti ***


XII capitolo:
Ovvero
Perché per ogni passo in avanti, torno indietro di venti




L’altro Chris ha perso tante persone care, affrontato tanto dolore nella sua vita che mi pare impossibile credere che abbia resistito, che si sia sempre rialzato nonostante tutto.

Eppure lui ce l’ha davvero fatta.

Ogni volta ha affrontato ogni nuova sfida, ogni nuova battaglia a testa alta, e ha portato a termine la sua missione: è riuscito a salvare Wyatt, a salvarci tutti.

Mi sento così stupido, se ripenso che appena scoperta la sua storia non ho saputo far altro che invidiarlo.

Ora lo vedo come un modello. Voglio essere esattamente come lui, non lasciarmi scoraggiare da nulla...

Salvare Wyatt come lui ha già fatto, ed essere forte nonostante tutto.

Grazie, Chris, per avermi insegnato a non arrendermi.

 


Ti prego, per favore... Per favore, non lasciarmi! Non morire, papà!

Il respiro di mio padre torna a farsi regolare e le ferite scompaiono lentamente sotto la luce dorata che le mie mani emanano, e anch’io mi sento subito meglio, come liberato di un gran peso.

Grazie al cielo. Sta bene, è salvo.

Sono arrivato in tempo, almeno questa volta.

«Papà... come ti senti?» chiedo ritraendo le mani, quando anche l’ultima goccia di sangue è sparita dal suo volto.

Melinda accanto a noi ci guarda trattenendo il respiro, come se non potesse credere a ciò che vede.

Per quanto mi riguarda, io sono ancora troppo sconvolto per realizzare quello che è appena successo.

Non posso credere che il mio sacrificio – voglio dire, il sacrificio dell’altro Chris – non sia servito a nulla, che Wyatt alla fine sia diventato comunque malvagio.

Non posso credere che sia davvero troppo tardi, che non ho più alcuna speranza di salvarlo.

Io... non posso. Non posso arrendermi.

«Bene, grazie a te» mi risponde papà rialzandosi in piedi. «Wyatt?» fa poi con un tono stanco che ultimamente sta usando troppo spesso per i miei gusti.

«Non so, è scomparso.»

Papà annuisce. «Bene, dobbiamo trovarlo e riuscire a farlo ragionare, in qualche modo» dice pratico, e posso quasi vedere le rotelle nel suo cervello lavorare in fretta. «Vai subito a prendere il Cristallo e la cartina, io cercherò sul Libro delle Om–»

«BASTA!» lo interrompe Mel urlando, facendomi trasalire. Mi volto verso di lei, stupito, e quasi non riesco a fidarmi di quello che vedo: i suoi occhi sgranati dalla rabbia, le gote rosse per l’impeto, i pugni contratti... giuro, non l’ho mai vista così.

«Basta con la Magia, non ne posso più! È da quando sono nata che non sento parlar d’altro che di Demoni o Stregoni e voi continuate a rischiare la vostra vita ogni giorno per queste stupidaggini! E ora... ora la m-mamma è m-morta...» continua Melinda, e la voce le si spezza mentre scoppia a piangere, tremando come una foglia trasportata dal vento. Sembra così fragile in questo momento, e allo stesso tempo incredibilmente forte, come se avesse covato queste paure, questo rancore per anni e ora stesse venendo alla luce tutto insieme. Non posso credere di non essermene mai accorto: solo adesso capisco perché era così restia ad usare la Magia. Come posso essere stato così cieco? «... e Wyatt è... Wyatt è...»

Non finisce la frase, ma si volta e corre via, forse verso la sua camera.

Io assolutamente non so come reagire. Vederla esplodere così, d’un tratto, è stato come un fulmine a ciel sereno – oddio, “ciel sereno”, non esageriamo. Con tutto quello che sta succedendo, in realtà mi sembra di essere più nel bel mezzo di un uragano.

Guardo papà, smarrito, e vedo alcune lacrime luccicare nei suoi occhi.

Distolgo subito lo sguardo, puntandolo a terra, a disagio come se l’avessi visto fare qualcosa di terribilmente sconcio, non so perché.

«Tu pensa a trovare Wyatt» mi ordina infine dopo un paio di secondi di silenzio. «Io parlerò con Mel.»

Annuisco, senza essere del tutto sicuro se mi è capitato il compito più difficile o il più facile fra i due, e cerco di lanciare un’occhiata incoraggiante a mio padre prima di orbitare in soffitta.

Il Libro delle Ombre è sempre qui come al solito e solo guardarlo mi rassicura un po’. Ha quest’aria imponente... è qualcosa di saldo, che per interi secoli non è mai stato rovinato o trafugato, e mi è sempre stato d’aiuto, per qualsiasi cosa avessi bisogno.

So che anche questa volta non mi tradirà.

Così, prima di cominciare a cercare mio fratello – o quel po’ che resta di lui –, sfoglio attentamente il Libro alla ricerca di notizie sull’amuleto. Mi serve assolutamente un piano, non posso trovarmi impreparato di fronte a Wyatt quando so bene che non basterà un discorsetto per farlo rinsavire, come invece sembra credere – o sperare – papà.

Ma non trovo neanche uno straccio di notizia sull’amuleto o su come sconfiggere il suo potere. Evidentemente nessuna Halliwell ci si dev’essere imbattuta prima d’ora.

Senza accorgermene, inizio a stropicciare le pagine del Libro per la frustrazione, così cerco di darmi una calmata e di pensare.

Ok, nuovo piano.

Se non posso annullare l’effetto dell’amuleto, vorrà dire che mi preoccuperò direttamente di Wyatt. Ma come posso batterlo? Sono tristemente consapevole che i miei poteri non sono nulla in confronto ai suoi.

«Ehm, un aiutino sarebbe gradito...» provo, guardando in alto, rivolto ai miei antenati.

È una cosa che mamma fa spesso – voglio dire, ‘faceva’, ovvio. Non può più fare niente, ormai. È morta, Chris, è morta – e di solito funziona. Probabilmente i nostri parenti passano tutto il loro tempo nell’Aldilà a guardare cosa facciamo noi quaggiù.

Le pagine del Libro restano però immobili, senza dare alcun cenno di vita.

«Oh, andiamo!» sbotto. «Nonna Patty, zia Prue... Qualcuno?!» continuo, trattenendomi a fatica dall’urlare. «Mamma...» sussurro infine, tornando a puntare lo sguardo sul Libro, perché guardare in alto rivolgendomi a lei è un segno troppo ‘definitivo’ che lei sia morta davvero, e io ancora mi rifiuto di accettarlo.

Se ci penso razionalmente, in realtà non posso fare a meno di darmi dello stupido: la sua presenza – qualcosa che grazie ai miei poteri da Angelo ho sempre potuto avvertire nella mia testa, su cui ho sempre potuto contare, che mi ha sempre tranquillizzato nel momento del bisogno perché sapevo che mamma era lì per me – è sparita dalla mia mente non appena Zaltor è scomparso con lei. E questa non può che essere la prova tangibile del fatto che sia morta, perché, se anche il Demone l’avesse portata negli Inferi – l’unico luogo da cui non è possibile per un Angelo avvertire la presenza di una Protetta –, dopo quella ferita, senza alcuna cura, dopo tutto questo tempo... non c’è assolutamente alcuna possibiltà che si sia salvata.

Eppure... eppure una parte di me continua ancora a sperarci, non riesco a convincermi della sua morte. E probabilmente non ci riuscirò finché non vedrò il suo corpo inerte sdraiato di fronte a me, gli occhi chiusi come se dormisse ma nessun respiro a scuoterle il petto.

Ma intanto finalmente il Libro delle Ombre reagisce e le pagine cominciano a sfogliarsi da sole a gran velocità, fino a fermarsi all’improvviso.

«Grazie» faccio, fissando nuovamente il soffitto, e poi finalmente leggo il titolo della pagina sotto i miei occhi.

No, non questo.

Papà non sarebbe affatto d’accordo.



Agito l’acqua vigorosamente mentre conto i battiti del mio cuore. Centonovantotto, centonovantanove... duecento!

Fermo la mano di colpo e torno a consultare il Libro.

Aggiungi un pezzetto di dente di leone e un pugnetto di centonchio...” leggo e, sospirando, faccio quel c’è scritto.

Mi sembra impossibile che proprio mamma abbia fermato il Libro a questa pagina. Lei si è sempre rifiutata di toglierci i poteri, e ora...

Ma forse non è stata lei a mandarmi il suo aiuto magico, forse è stata zia Prue. Da quello che mi hanno raccontato, lei è sempre stata la più razionale, la più giudiziosa. Agiva senza farsi condizionare dai propri sentimenti, valutando ogni volta la soluzione ottimale.

Getto un altro sguardo al Libro, scoccandogli un’occhiata diffidente quando il mio sguardo si posa sul titolo: “Pozione per separare un Demone dai suoi poteri”. La stessa che usarono su Belthazor, la versione demoniaca di Cole Turner, per farlo diventare completamente umano.

Ora devo solo aspettare che la pozione raffreddi e diventi rossa come il sangue, poi sarà pronta.

Eppure sono così dubbioso di questa cosa.

I nostri genitori ci hanno sempre insegnato che i nostri poteri sono parte di quello che siamo, sono un dono, ciò che ci rende Streghe.

E io non so se riuscirò davvero a privare mio fratello di questo dono.

Mi sembra così ingiusto, così contro natura, in qualche modo.

Il mio sguardo torna ad essere catturato dal Libro quando le sue pagine si muovono un po’, ma senza girarsi, come sospinte da un vento che oserei definire magico. Come un messaggio. “Pozione per separare un Demone dai suoi poteri”, leggo ancora una volta, e non ho più dubbi.

Wyatt non è più una Strega, è un Demone, ormai.

È ora che me lo metta in testa.



Il Cristallo gira a vuoto sulla cartina di San Francisco da ormai almeno dieci minuti, e la cosa comincia a diventare frustrante.

Continuo a lanciare sguardi nervosi alla pozione, che però ancora non si decide a raggiungere la temperatura perfetta, mentre continuo a far roteare il Cristallo, concentrandomi su Wyatt più che posso.

Non riesco a capire come mai non lo trovo.

Ormai è da un bel po’ che lo cerco, ma ancora nulla.

«Allora, Chris, ci sei riuscito?»

La voce di mio padre mi fa letteralmente sussultare. Mi ero completamente dimenticato che c’era anche lui in casa.

Faccio segno di no con la testa mentre lo vedo sedersi di fronte a me.

«Mel?» chiedo quindi, smettendo di muovere il Cristallo e fissando papà negli occhi, una preoccupazione angosciante dentro il cuore mentre rivedo nella mia mente la sua espressione sconvolta.

«Sta meglio, ora dorme» mi risponde, e subito mi sento più sollevato. «Le ho parlato e credo di averla calmata, promettendole che tutto sarebbe tornato a posto e che Wyatt sarebbe tornato quello d’un tempo. Ora, Chris, il punto è questo: è vero ciò che ho promesso a Melinda? Tu sai cosa sta succedendo a Wyatt? Hai un piano?»

Annuisco sotto lo sguardo inquisitore di papà. «Sì, io...» mi schiarisco leggermente la voce prima di riprendere, la gola improvvisamente secca. «Non so bene come far tornare Wyatt buono, ma so come fermarlo, almeno per il momento.»

«Che intendi?» chiede mio padre, e delle rughe profonde gli si scavano intorno agli occhi. In questo momento sembra incredibilmente vecchio.

Ma non ho bisogno di rispondergli.

Il suo sguardo si posa sul Libro delle Ombre, ancora aperto alla pagina per la pozione, e i suoi occhi si illuminano di comprensione. «Vuoi sottrargli i poteri? Ma... Wyatt non è un Demone, cosa credi di ottenere con questa pozione?»

Il mio sguardo si fa improvvisamente duro, ma al contrario io mi sento debole e stanco. Il mio corpo sembra fatto di piombo.

«Sbagli, papà. È una storia piuttosto lunga da spiegare e non ne ho il tempo, ma ti assicuro che Wyatt non è più una Strega.»

«Io... non capisco» la sua voce trema paurosamente e va affievolendosi sempre di più. «Possibile che non sia servito a niente? Il tuo sacrificio... sei tornato nel passato per salvarci tutti e... e ora la storia si ripete. Non posso credere che Wyatt sia nuovamente malvagio... è stato tutto inutile...» le ultime parole escono in un bisbiglio talmente flebile dalle sue labbra che non sono sicuro di aver capito bene.

Ma la verità è che avrei voluto non sentire nemmeno una parola del suo discorso. Sono gli stessi dubbi, le stesse angosce che provo io e che appesantiscono il mio cuore, facendo sembrare tutto una gran perdita di tempo.

Qualsiasi cosa io abbia fatto in passato o farò in futuro, sembra che Wyatt alla fine, per una ragione o per l’altra, torni sempre malvagio, rendendo vani tutti i miei tentativi. Ogni mia mossa sembra stupida e senza senso, ad ogni passo fatto nella direzione giusta, per qualche motivo torniamo indietro di altri venti.

Sento le lacrime cominciare a bruciarmi negli occhi e abbasso immediatamente lo sguardo. L’ultima cosa di cui ho bisogno adesso è di piangere di fronte a mio padre.

«Però...» continua lui, e la sua voce è improvvisamente di nuovo sicura e forte come quella di un tempo. Sono così stupito che torno subito a guardarlo. «Io ho piena fiducia in te, Chris. Sei riuscito a salvarlo già una volta, so che potrai farlo di nuovo.»

Mi sorride in un modo talmente caldo e rassicurante che per un secondo ci credo anch’io.

«Comunque... resta il fatto che non riesco a localizzarlo. Non sento né la sua presenza come Angelo, e a questo ci arrivo, visto che non è più una Strega, ma non lo trovo neppure con il Cristallo, e non riesco a capire perché!»

Papà sospira pesantemente. «Forse è proprio perché continui a pensare a lui come al Wyatt buono che siamo abituati a vedere, ma lui non è più così.»

Finalmente un po’ di speranza torna ad albergare nel mio cuore. Una soluzione così ovvia, come ho potuto non arrivarci da solo? «Certo, dev’essere così!» grido non riuscendo a trattenermi, e riprendo in mano il Cristallo.

So esattamente cosa fare ora.

Guardo per un attimo la pozione e finalmente la vedo rossa come il sangue, pronta.

Sorrido e procedo. Apro leggermente la mia mente ai ricordi dell’altro Chris e immagini confuse di un Wyatt cattivo che uccide Innocenti e devasta la città mi riempiono la testa e il cuore, guidando il Cristallo fino ad attrarlo in un punto preciso della cartina.

Quando guardo dove è andato a posarsi, per un momento penso ad un errore.

Non è possibile, cosa ci farebbe Wyatt lì?

Getto uno sguardo confuso a papà e anche lui sembra spaesato quanto me.

«Ma questa...» inizio io, e la voce mi trema, non lasciandomi continuare.

È papà a finire la frase per me, quasi mi avesse letto nel pensiero. «Sì. È l’indirizzo della casa di Bianca.»



Mi guardo intorno velocemente, stringendo la presa sulle tre boccette che tengo nascoste dietro la schiena, ma in un primo momento non vedo né Wyatt né Bianca. Non vedo niente, in effetti: questa stanza è completamente immersa nel buio.

Mi sto già convincendo di aver sbagliato posto e sto per orbitare via, veloce come sono arrivato, quando sento una voce strafottente dietro di me: «Finalmente sei arrivato. Piuttosto deludente, in effetti. Credevo ci avresti messo di meno.»

Mi volto lentamente, sentendo la presa sulle fiale farsi scivolosa a causa del sudore che mi imperla le mani, ma non ho bisogno di guardarlo in viso per riconoscerlo. Wyatt.

«Cosa ci fai qui?» urlo, stringendo gli occhi nella speranza di vedere qualcosa.

Ma è tutto inutile. Riesco a malapena a scorgere i contorni della sua figura, e questo mi fa sentire estremamente vulnerabile. Non so come, ma ho la sensazione che lui invece ci veda benissimo.

«Precauzione» mi risponde soltanto.

«Che intendi?»

Fa un verso che dovrebbe assomigliare a una risata, ma che ha il solo effetto di farmi rizzare i peli sulle braccia. «Vedi, Chris, ero sicuro che saresti venuto a cercarmi. Non temere, non ho alcuna intenzione di attaccarti. Credimi, se lo volessi, saresti già morto.»

Giuro, ci capisco sempre di meno.

Il respiro mi si fa accelerato e stringo ancora di più la presa sulle boccette, la mia unica speranza di farcela. Eppure sono come paralizzato dalla paura. Non so dove voglia andare a parare Wyatt, ma non mi piace per niente.

«Allora cosa vuoi da me?» trovo il coraggio di chiedergli.

«Proporti un’alleanza. Sei ancora il mio fratellino, giusto? E io e te insieme saremmo imbattibili! Pensaci, potremo governare gli Inferi e il mondo intero, costruire un nuovo regno nel quale non esisterebbero più Bene o Male, ma solo il potere puro e semplice. E noi, Chris, noi saremmo dei padroni incontrastati!»

È incredibile. Parla proprio come l’altro Wyatt.

«Sei del tutto impazzito, per caso? Non mi unirei mai a te, dovresti conoscermi abbastanza per saperlo! Non l’hai ancora capito, Wyatt? Io ti fermerò!» gli urlo contro, e sono grato di essere sembrato spavaldo e coraggioso, perché in realtà mi sento un agnellino pronto a scappare via da un momento all’altro.

Mio fratello ride nuovamente. «Hai ragione, piccoletto. Ti conosco e sapevo che avresti reagito così: per questo ho preso precauzioni!» mi rivela, e sto per chiedergli che diamine significhi, quando a un suo schiocco di dita le luci della stanza si accendono, ferendomi per un secondo gli occhi.

Li batto un paio di volte, cercando di ritrovare la vista, e infine riesco a guardare Wyatt fisso in volto.

Lui fa un sorriso sghembo e ruota appena il volto a sinistra, inducendomi a fare lo stesso.

E lì noto Bianca, imbavagliata e con i polsi legati, Excalibur che pende a un centimetro dal suo collo, gli occhi sgranati per la paura.

«Bianca!» urlo e finalmente comprendo cosa intendeva Wyatt.

Quasi non riesco più a ragionare, sento solo il cuore pomparmi a velocità innaturale e rimbombarmi forte nelle orecchie mentre studio attentamente ogni centimetro di pelle scoperta di Bianca per capire se è ferita. Fortunatamente, a parte un minuscolo taglio sulla guancia che si deve essere procurata mentre cercava di difendersi da Wyatt, sembra completamente illesa.

«Ma perché lei?» chiedo quindi, tornando a fissare lo sguardo su mio fratello.

Lui ride ancora ed è sempre più agghiacciante. «Credi che sia stupido, Chris? Che non mi sia accorto di come la guardi?»

Non posso trattenere una smorfia.

Bianca rischia la vita, ed è solo colpa mia. Fra tutte le persone che mio fratello avrebbe potuto prendere come ostaggio, lei era sicuramente l’ultima che mi sarei aspettato.

«Ora, fratellino, fa’ il bravo e unisciti a me. Oppure...» dice allusivo, e a un suo battito di ciglia la lama di Excalibur incide un piccolo taglio sulla fronte di Bianca, che emette un verso di dolore smorzato dal bavaglio.

Cerco di pensare in fretta, ma il mio cervello sembra in stand-by.

Riesco a concentrarmi solo sulla mia paura e sull’angoscia che possa capitare qualcosa a Bianca. Wyatt potrebbe ucciderla, e allora davvero non riuscirei mai a perdonarlo, non ci sarebbe alcuna possibilità di ritorno.

Quasi stritolo le pozioni nelle mani, tanto che ho paura possano rompersi.

Infine prendo un respiro profondo e mi decido.

«Va bene, Wyatt, mi unirò a te. Ma lasciala andare.»



Note dell’Autrice:


Salve, gente!
Anche stavolta mi rifaccio viva dopo un mucchio di tempo, lo so, ma la colpa è sempre sua, della scuola, e io vi giuro che non posso farci nulla. In questo periodo non ho avuto un secondo di tempo per mettermi al PC e mandare avanti la storia ç.ç Però, ecco, infine ce l’ho fatta e quindi rallegratevi e gioite (?)... Ok, la smetto!

Per una volta, non ho particolari precisazioni da fare sul capitolo. So che non succede granché, anche se Chris riesce a formulare un piano per fermare Wyatt. Tutto sta nel vedere se funzionerà! Era comunque un capitolo necessario, però, perché volevo concentrarmi di più sulle emozioni di Chris, che nello scorso capitolo avevo invece tralasciato. Prometto che nel prossimo tornerà l’azione^^


Detto questo, mi prendo il mio solito angolino per ringraziare tutti voi che mi seguite. Vedo che le preferite/ricordate/seguite continuano a crescere e questo mi riempie il cuore di gioia ♥

Ho detto tutto? Uhm, credo di sì! Alla prossima, dunque!


Lanterna_

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Capitolo 13
*** XIII - Ovvero perché sono altamente fottuto ***


XIII capitolo:
Ovvero
Perché sono altamente fottuto




Non saprei dire con precisione quand’è che ho iniziato a sentirmi così inferiore a Wyatt.

Un giorno eravamo semplici fratelli, giocavamo insieme e ridevamo, e il giorno dopo lui è entrato alla Scuola di Magia, dove non faceva che prendere il massimo dei voti ed era acclamato da tutti. Senza avere più tempo per me.

Forse da quel momento. Forse è da allora che provo a superarlo, a dimostrare che valgo almeno quanto lui – senza mai riuscirci, ovviamente.

E ora... per la prima volta, essere superiore a lui è davvero questione di vita o di morte. Qui non si tratta del mio ego o del mio complesso di inferiorità, stavolta potrei morire.

Dopo una vita di fallimenti, posso davvero sperare che questa sarà la volta buona?

Siamo realisti: sono fottuto.

 


«Va bene, Wyatt, mi unirò a te. Ma lasciala andare.»

Devo fare in modo che abbassi la guardia. È l’unico modo per potermi avvicinare abbastanza a lui da potergli tirare le pozioni senza che intervenga quel suo stupido scudo a difenderlo.

«Cominciamo a ragionare» ghigna, incrociando le braccia al petto.

«Ora liberala» ripeto, osando muovere un passo nella sua direzione.

Ho paura che le gambe mi tradiscano e cedano da un momento all’altro. È un miracolo se non sto tremando come una foglia.

Con la coda dell’occhio vedo Excalibur allontanarsi di qualche centimetro da Bianca e sto già sospirando di sollievo.

«Ma tu sai, Chris, che se dovessi fare un solo passo falso...» Wyatt non conclude la frase, ma non mi è difficile immaginarne il finale.

Sto sudando freddo. Non credo di essermi mai trovato in una situazione tanto pericolosa. Ovviamente, ho già rischiato di rimetterci la pelle altre volte, visto che ho passato praticamente tutta la mia vita a combattere i Demoni, eppure non riesco a ricordare una sola di quelle volte in cui abbia avuto tanta paura come ne ho adesso. Sicuramente non ho mai affrontato Demoni tanto potenti quanto Wyatt e so bene che se solo volesse lui potrebbe uccidermi in meno di un secondo. D’altra parte, io non posso attaccarlo se non con queste misere pozioni: non ho alcuna intenzione di fargli del male né, dopotutto, credo di averne possibilità. E come se tutto questo non bastasse, non sono solo io a rischiare la mia vita: c’è anche Bianca, qui, che dipende da me. Qualsiasi azione sbagliata io compia, moriremo entrambi. Non c’è via di fuga.

Dipende tutto da cosa dirò o farò: il primo, piccolo passo falso e saremo spacciati. Devo stare attento.

Mi avvicino ancora un po’ a Wyatt, e più mi avvicino più Excalibur invece si allontana da Bianca.

Nessuno parla, io quasi non respiro... Non riesco a sentire nessun rumore se non il mio cuore che mi tamburella forte nel petto, annebbiandomi i pensieri, e il suono dei miei passi sulle mattonelle del pavimento.

Sono a ormai una ventina di centimetri da Wyatt quando mi accorgo che c’è qualcosa che non va. Excalibur non si è semplicemente allontanata da Bianca, ma ha praticamente raggiunto mio fratello: gli basterebbe allungare una mano per afferrarla.

Mi fermo improvvisamente. Giro appena il volto in direzione di Bianca e noto che anche lei mi sta osservando attentamente, lo sguardo preoccupato ma senza emettere un verso a causa del bavaglio.

Quando torno a guardare Wyatt, la spada gli si è parata davanti, in posizione di difesa.

«Chris, hai ancora una possibilità. Non sprecarla!»

«Cosa vuoi dire?»

«Non fare lo stupido, fratellino.»

Allunga una mano davanti a sé, come invitandomi a dargli qualcosa, e so che ha capito tutto. Sa che nascondo qualcosa dietro la schiena e della mia penosa messa in scena durata non più di qualche secondo: mi conosce e sa benissimo che non mi unirei mai a lui.

A questo punto non posso avvicinarmi di più. Mi ha scoperto. Devo agire in fretta.

Quasi non penso. Non riesco a comprendere se sia l’esperienza dell’altro Chris a guidare il mio corpo come mi è già capitato milioni di volte o se faccio tutto da solo, ma stendo immediatamente il braccio e tiro una delle tre pozioni, poi orbito senza neanche guardare se va a segno.

Atterro vicino a Bianca e le tolgo immediatamente il bavaglio, mentre con un cenno delle dita ordino alle corde che la legano di sciogliersi, andandosi a posare a terra docilmente.

Non faccio a tempo a dirle nulla: ho solo l’occasione di lanciarle un lungo sguardo che lei ricambia fissandomi dritto negli occhi – in questo momento la sua espressione preoccupata vale più di mille parole e mi sento tremare il cuore nel petto –, prima di sentire la voce di Wyatt urlarmi «TU! Piccolo stupido!» dall’altra parte della stanza, inducendomi subito ad alzare lo sguardo su di lui.

Non ha neanche dovuto alzare lo scudo. La pozione dev’essersi infranta su Excalibur, perché dalla sua lama una traccia di un denso liquido rosso scuro che assomiglia terribilmente a sangue cade lentamente a terra, goccia dopo goccia, come in uno squallido film horror.

Un guizzo furioso attraversa il volto del mio caro fratellone mentre alza la mano a pugno e io mi sento sollevare da terra, per poi essere sbattuto contro un armadio.

Una fitta di dolore mi attraversa tutta la schiena e per un momento sono paralizzato, incapace di muovermi. Sento il sangue fresco sgorgare da una ferita che deve trovarsi dalle parti della spalla destra e un gemito strozzato mi esce involontariamente dalle labbra, senza che riesca a trattenerlo. Forse mi sono lussato la spalla.

Per fortuna però non ho perso le altre due pozioni, ancora saldamente trattenute nella mano sinistra.

Mi alzo a fatica, lentamente, notando come Bianca si sia piazzata di fronte a me, come per proteggermi. Stupida! Non capisce che non ha alcuna possibilità contro di lui? Potrebbe seriamente morire e io... io non posso permetterlo.

Tanto più che, ora che ci penso, perché Bianca non è semplicemente scomparsa, quando Wyatt l’ha legata? Mio fratello deve averle tolto i poteri in qualche modo... Un dubbio mi attraversa la mente e il mio sguardo si posa sulle corde a terra. Come pensavo: le estremità sono pervase da una leggera luce azzurrina, un segno inequivocabile. Sono corde magiche in grado di paralizzare i poteri finché tengono legata la vittima e possono essere rimosse a loro volta solo dalla Magia.

Questo comunque significa che ora Bianca dovrebbe essere tornata in pieno possesso dei suoi poteri.

«Bianca, scappa!» le urlo, correndole incontro e posizionandomi al suo fianco, ma senza mai staccare gli occhi da Wyatt, che di fronte a noi sembra emanare un’aura di puro Male.

«No!» mi risponde lei, testarda, e ora oltre a essere preoccupato e angosciato mi sento anche terribilmente frustrato.

«Bianca, ti prego. Non capisci, è troppo forte!»

Wyatt ride e sembra quasi lusingato dal mio commento, ma non fa assolutamente nulla. Excalibur gli è ancora davanti a difenderlo.

Mi chiedo perché non ci attacchi.

«Proprio perché lo capisco, stupido! Non ce la faresti mai senza il mio aiuto!» si impunta Bianca, e dal suo tono quasi mi aspetto che si volti per farmi la linguaccia.

Sospiro, rassegnato all’idea che non riuscirò mai a convincerla e d’altra parte quasi confortato perché saperla qui al mio fianco, sebbene mi riempia di apprensione, allo stesso tempo è anche capace di infondermi forza e sicurezza.

Mi avvicino a lei e le afferro la mano, cercando di farlo passare come niente più che un gesto romantico agli occhi di Wyatt, mentre in realtà le passo una delle due pozioni che ancora mi rimangono.

«Abbiamo solo questa possibilità. Non dobbiamo fallire» le sussurro, e Wyatt freme perché non riesce più a sentirci.

Bianca non risponde, ma stringe forte la mia mano, trasmettendomi una bellissima sensazione di calore, e poi si allontana leggermente.

«Ora basta, mi avete stufato con queste smancerie! Sei stato un idiota, Chris. Ti avevo offerto la gloria, il potere assoluto, e tu invece hai scelto la morte!» mi urla contro Wyatt, e neanche finisce la frase che già Excalibur corre a una velocità impressionante nella mia direzione, la punta diretta proprio verso il mio cuore.

Se non avessi il potere di orbitare, a quest’ora sarei già morto.

Per fortuna, però, Excalibur non attraversa altro che luci scintillanti, andandosi a conficcare nello stesso armadio sul quale ho sbattuto io poco fa, e quando riappaio sento Wyatt emettere quello che assomiglia spaventosamente a un ringhio.

Non mi preoccupo, comunque.

Ho un piano, e spero solo che anche Bianca l’abbia capito, che in qualche modo le sia arrivato durante quel breve attimo in cui ha ricambiato la mia stretta.

Mi basterà fare da diversivo. Se Wyatt davvero non ha notato che ho passato una pozione a Bianca, crederà che sono l’unico ad averne e quindi a rappresentare una minaccia, perciò punterà dritto su di me. Così, mentre sarà troppo obbligato a cercare di fermarmi, Bianca potrebbe prenderlo da dietro e riuscire a colpirlo con la pozione.

Sembra molto debole come idea, ma al momento è l’unica che ho, l’ultima speranza a cui posso aggrapparmi.

Quindi faccio qualcosa di molto coraggioso e al tempo stesso molto stupido: corro dritto verso Wyatt, lanciandomi su di lui a schiena bassa come un toro.

Wyatt mi guarda come se fossi l’essere più idiota sulla faccia della Terra, qualcosa di molto simile a una gomma da masticare che gli sia rimasta appiccicata alla suola della scarpa, ma non mi importa. Il mio unico obbiettivo al momento è farlo rimanere concentrato su di me, mentre Bianca lo aggira di nascosto.

Poi succede tutto troppo in fretta perché io sul momento possa davvero capirci qualcosa.

Arrivo sufficientemente vicino a lui da fargli credere di volerlo veramente colpire e così tiro la pozione, mirando distrattamente allo stomaco, mentre invece Bianca giunge di soppiatto qualche metro dietro a Wyatt e si prepara per lanciare la pozione a sua volta.

Wyatt ride del mio squallido tentativo e con un cenno di una mano manda la mia pozione a schiantarsi da qualche parte, mentre con l’altra scaglia una sfera d’energia dritta contro di me. Mi scanso subito per schivarla e quella passa sfrigolando a un palmo dal mio viso, ma Wyatt ride come si mi avesse colpito. Per un momento non capisco, ma mi occorre solo alzare lo sguardo per intuire che qualcosa non va: anche Bianca mi guarda e ha un’espressione terrorizzata in volto.

«Cos–?» non faccio a tempo a chiedere.

«Chris, no!» urla lei, attirando anche l’attenzione di Wyatt, che per un secondo si gira verso di lei e si accorge di come gli sia arrivata alle spalle.

Ma Bianca lancia comunque la pozione che ha in mano, e io vorrei gridare per la disperazione, perché Wyatt l’ha vista e ora è impossibile che lo prenda, e quella era la nostra ultima possibilità e ora è tutto finito... ma non ne ho il tempo.

Bianca non ritrae neanche il braccio che ha usato per scagliare la boccetta che già si è smaterializzata. Un secondo dopo, un gemito strozzato dietro di me mi fa capire che è riapparsa alle mie spalle. Mi giro con un presentimento bruttissimo e quando mi volto per un attimo mi rifiuto di accettare quello che vedo.

Bianca è in ginocchio, il sangue che esce copioso dal grosso buco proprio al centro dello stomaco dove Excalibur la trafigge da parte a parte, nel punto in cui avrebbe dovuto centrare me se lei non si fosse messa in mezzo.

Come ho potuto essere così stupido? Mi ero completamente dimenticato della spada dietro di me, rimasta incastrata nell’armadio, e Wyatt ha usato lo stesso gioco del diversivo che ho provato anch’io: da davanti mi ha attaccato con la sfera, mentre l’attacco reale arrivava da dietro, per mezzo della spada. Solo che io ho fallito, mentre lui è riuscito a colpire Bianca.

Per un attimo il mio cervello si azzera. Niente. Non riesco a pensare a niente.

Dimentico tutto. Wyatt dietro di me, le pozioni che sono andate tutte sprecate...

C’è solo Bianca, qui davanti, inginocchiata quasi come se pregasse, i capelli a coprirle il volto piegato, ma riesco comunque a leggerle un’espressione di dolore in viso. Ed Excalibur ancora nel suo corpo, che la taglia come se fosse niente più che un pupazzo.

Cado anch’io in ginocchio di fronte a lei e quasi non mi accorgo delle lacrime che affiorano ai miei occhi. Sono ben consapevole che non potrò curarla fino a quando Excalibur non sarà rimossa dal suo corpo, e l’unico in grado di comandare quella maledetta spada è mio fratello.

Bianca ansima come se non riuscisse a respirare bene e io vado completamente nel panico.

«Oddio... Bianca...» credo di sussurrare, ma non ne sono sicuro.

Sono completamente paralizzato. Ho perso. Fine. La partita si è conclusa e come al solito non sono stato in grado di fare nulla.

Ancora una volta, Wyatt mi è superiore. Non dovrei esserne sorpreso, no? È la storia della mia vita, dopotutto.

E ora non c’è più niente che possa fare. È come con la mamma, la stessa orrenda sensazione di impotenza, è come essere risucchiati da un vortice mentre la presa delle mani di Bianca, che fino a un secondo fa stringevano la lama come a cercare di allontanarla, si fa fievole e poi si arrende del tutto.

«No, Bianca...» continuo forse a balbettare, avvicinandomi a lei e stringendo il suo volto fra le mani come se fosse l’oggetto più prezioso e delicato del mondo. È fredda e sta diventando pallida, ma nei suoi occhi riesco ancora a leggere la scintilla della vita.

Non so che fare, non so che fare...

E quando ormai già mi sono arreso all’impossibilità di fare altro, quando già l’ho data per morta, lentamente la lama di Excalibur si ritrae dal suo corpo fino ad abbandonarlo del tutto per tornare nelle mani del padrone.

Sono talmente sbalordito che non posso fare a meno di girarmi a guardare Wyatt. È stato immobile per tutto il tempo, lo scudo bluastro con cui si era protetto dalla pozione lanciata da Bianca ancora attivo intorno a lui, la spada in mano e uno strano guizzo negli occhi. La luce che apparteneva al mio vecchio fratello, il Bene.

Non so come questo sia possibile, ma non ho il tempo di farmi altre domande. Bianca mi cade letteralmente sulla spalla, svenuta, e una nuova fitta di panico mi attraversa le membra. Non devo neanche pensare per orbitare a casa.

Atterro nel soggiorno e mi affretto a sdraiare Bianca sul divano. Stendo le mani su di lei e cerco di concentrarmi, ma tremano senza controllo e intanto il sangue continua ad uscire, macchiando la fodera scura del mobile.

«Chris, non fare l’idiota, andiamo...»

Non ci riesco, non riesco a concentrarmi. Più la guardo e più mi sembra di perderla.

Sono così idiota, così stupido, così incapace! Non sono nemmeno in grado di salvare la donna che am-

«Papà!» urlo con quanto fiato ho in gola, e lui appare dopo un solo secondo.

Non ha bisogno di chiedere nulla, si limita a guardarsi intorno e mi affianca in fretta, posando le mani sulla ferita di Bianca proprio come ho fatto io un attimo fa. Ma lui non trema. Mantiene una concentrazione ferrea mentre una luce soffusa e dorata comincia a sprigionarsi dalle sua dita e a me non rimane che pregare perché non sia troppo tardi.

Stringo forte una mano di Bianca, forse per fermare il tremito che ancora mi attraversa, e piano il sangue comincia a ritrarsi e la ferita a chiudersi.

È salva.

«Ora dorme, Chris» dice infine mio padre una volta che ha completato il lavoro.

Ma io l’ascolto a stento.

Guardo Bianca e quasi non oso credere, sperare in quello che vedo.

«Oddio, grazie, grazie...» balbetto infine.

Non so più nemmeno se sto piangendo o no, sento solo le dita di papà stringersi forte attorno alla mia spalla – causandomi una fitta di dolore, perché è proprio la spalla ferita. Ma, diamine, al momento non potrebbe importarmene di meno! – mentre mi chino su Bianca e poggio la testa sul suo petto, incredulo quando sento il battito del suo cuore, forte e sano, e avverto che sta riacquisendo calore.

Continuo a balbettare ringraziamenti, rivolti a non so bene chi, e a piangere. Per la felicità di saperla viva? Per la paura che ho affrontato oggi? Per la delusione del piano fallito? Per la speranza che mi è nata dentro quando ho visto quel barlume di Bene negli occhi di Wyatt?

Non lo so. A stento so chi sono e dove mi trovo, in questo momento. Le uniche cose vere, certe nel mondo sono la mano di papà sulla mia spalla e il corpo di Bianca sotto al mio orecchio, il suo respiro sereno e il battito regolare.

Tutto il resto ora non ha importanza.



Note dell’Autrice:


Uhm. Sì. Lo so. Sono in un ritardo più che pazzesco, colossale, incredibile, imperdonabile... ma almeno stavolta ho una buona scusa. Il fatto è che fino alla fine della scuola sono stata super impegnata nella missione ‘evita debito a latino’ – miseramente fallita, fra l’altro, per la gioia di mia madre! – e subito dopo, quando finalmente speravo di riuscire a sfruttare le vacanze per continuare la storia, ho trovato un lavoretto estivo che mi ha tenuta completamente impegnata. Finalmente questo weekend sono riuscita a scrivere il cap e oggi appena uscita da lavoro l’ho subito ricontrollato. E dunque eccovelo, solo per voi! Ahahahah

Allora, parlando del capitolo: solo un piccolo, minuscolo appunto: ovviamente le corde magiche sono una mia invenzione, nella serie non ce n’è il minimo accenno^^

Ed ecco, finalmente torna l’azione, anche se il piano di Chris fallisce miseramente e Bianca quasi ci rimette la pelle. A questo punto, cosa escogiterà il nostro eroe? E perché Wyatt ha deciso di salvare Bianca? Cosa succederà fra i nostri due piccioncini? Tutto questo e altro ancora, nella prossima puntata!

Ora non mi resta che dileguarmi, ma non prima di avervi ringraziato tutti come sempre perché continuate a seguirmi! Siete meravigliosi ♥

Beh, adesso vi saluto davvero. Alla prossima!


Lanterna_

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Capitolo 14
*** XIV - Ovvero perché ora o mai più ***


XIV capitolo:
Ovvero
Perché ora o mai più




È incredibilmente bella mentre dorme.

È sempre assurdamente bella, ad essere totalmente onesti, ma ora... forse è perché ho rischiato di perderla, perderla davvero, vederla sparire per sempre, ma in questo momento mi appare stupenda, con la bocca appena socchiusa, gli occhi serrati su un mondo solo suo, i capelli sparsi confusamente sul cuscino come onde del mare.

La amo.

Davvero e profondamente.

Come è possibile? Non lo so e continuo a chiedermelo, a scervellarmi per trovare una risposta. La conosco da così poco e, non so, forse sono stati i ricordi dell’altro Chris a influenzarmi, o forse doveva semplicemente accadere, ma la amo terribilmente e ha senso, a questo punto, domandarsi il perché? È così e basta.

La amo e per ora è abbastanza che sia salva e che stia dormendo tranquillamente qui nel mio letto, fuori pericolo. Questo mi basta.

Ti amo, Bianca.


Non sono riuscito a chiudere occhio per tutto il tempo.

Non so quanto sia passato, forse solo interminabili minuti o forse qualche ora, ma sono rimasto qui a guardarla senza riuscire un solo secondo a distogliere lo sguardo da lei, preoccupato fino all’inverosimile, nonostante sia ben consapevole che ormai non corre più alcun rischio.

Devo ammettere che questa scomoda poltrona su cui sono seduto mi è stata d’aiuto nell’impedirmi di cadere addormentato. Va bene sedercisi un attimo per chiudere gli occhi, ma dopo ore mi sento completamente indolenzito. Per fortuna papà mi ha guarito la spalla o a quest’ora mi farebbe un male cane.

E Bianca ancora non dà segno di volersi svegliare.

Mi alzo, stufo di star seduto senza fare niente, odiandomi per essere così impotente. Cammino in tondo per la stanza con fare irrequieto, lanciando qualche sbuffo di tanto in tanto, e alla fine mi avvicino all’unica grande finestra della mia stanza. Scosto lentamente la tenda azzurrina e poggio la fronte al freddo vetro, osservando il profilo della città che si staglia imponente nell’oscurità che si sta andando a creare, ora che il Sole è quasi arrivato al capolinea.

In questo preciso momento, da qualche parte, mio fratello è là fuori a fare chissà cosa. E io non sono lì a fermarlo. E d’altronde, come potrei? C’ho provato e guarda com’è andata a finire! Bianca per poco non c’ha rimesso la pelle per salvarmi...

Stringo i pugni, irritato e arrabbiato e frustrato e inquieto e... Dio, devo fare qualcosa, sto impazzendo! Ma cosa, diamine? Cosa posso mai fare contro Wyatt, così potente, quasi un Dio in confronto a me che sono appena un moscerino?

Senza volerlo, o forse volendolo senza saperlo, do un pugno al muro, col solo risultato evidente di procurarmi un male terribile. Ma, devo dire, mi sento un po’ meglio. Una parte della mia frustrazione si è scaricata e il dolore alla mano riesce a distrarmi un po’.

Così sospiro e torno a sedermi sulla poltrona, puntando nuovamente lo sguardo su Bianca, corrucciando le sopracciglia in un’evidente smorfia di preoccupazione.

Svegliati, ti prego.



«Chris? Cosa...?»

Salto su immediatamente, aprendo gli occhi e per un secondo non essendo nemmeno sicuro di averlo fatto. Qui è tutto buio, dev’essere notte fonda, ormai. E io devo essermi addormentato da un pezzo senza nemmeno essermene reso conto.

Poi realizzo. La voce che mi ha svegliato...

«Bianca!» urlo, senza riuscire a trattenermi, catapultandomi all’istante da lei. Accendo la lampada sul comodino vicino al letto e rimango accecato per un attimo, ma non me ne preoccupo. Mi siedo sul bordo del letto con un sorriso enorme sul viso mentre punto lo sguardo sul suo, di volto, e la vedo sveglia, con gli occhi scuri che mi guardano perplessi chiedendo una spiegazione.

Si è svegliata, finalmente!

La abbraccio di slancio, incredulo, e il cuore mi va in gola quando la sento calda e avverto il suo cuore battere incredibilmente veloce a contatto col mio petto. È viva, è viva!

La lascio andare senza smettere di sorridere. «Stai bene?»

«Io... sì, ma cos’è successo? L’ultima cosa che ricordo è... uhm... la spada di tuo fratello che mi fa a fettine...»

Il suo sguardo si rabbuia, e per un istante anche il mio. Ma il sorriso torna a splendere sul mio viso in due secondi netti. Bianca sta bene ed è sveglia, niente potrebbe buttarmi giù in questo momento.

«Mio padre ti ha guarito e poi ti ho portato qui, in camera mia. Hai dormito per... vediamo...» dico, lanciando un veloce sguardo alla sveglia vicino alla lampada. Segna l’una e quindici di notte in un rosso sgargiante. «Quasi cinque ore e mezza»

Bianca sembra ancora più confusa. Si porta una mano alla testa e si scansa velocemente una ciocca di capelli da davanti al volto mentre mi lancia un’occhiata dubbiosa. «Ma... perché hai fatto tutto questo? Perché mi hai portato qui e mi hai salvato? Credevo non volessi aver più niente a che fare con me dopo la faccenda del Patto Ma–»

Non la faccio nemmeno finire di parlare. In questo momento sono euforico e ho solo voglia di baciarla. E quindi lo faccio, molto semplicemente.

Avvicino il volto al suo e le lascio un piccolo bacio sulle labbra. La sfioro appena. Ma certo non mi basta! Mi è mancata troppo, lei, il suo sapore, e ho temuto troppo profondamente di perderla perché ora questo misero tocco mi sazi.

Così poggio le mani sulla sua schiena, accarezzandola lentamente dal basso verso l’alto fino a raggiungerle la nuca, ed esercito una leggera pressione per avvicinarla ancora di più a me. Le bacio la guancia, il collo, l’orecchio, ogni centimetro di pelle che riesco a raggiungere, contento che lei non si scansi ma deluso perché non fa nulla per ricambiare. Infine torno a concentrarmi sulla sua bocca e la bacio nuovamente, stavolta introducendo la lingua, spingendola ad aprire le labbra mordicchiandogliele appena.

All’inizio lei non si muove, forse troppo stupita, ma quando riprendo ad accarezzarle sensualmente la schiena finalmente si lascia andare e ricambia il bacio, che si fa subito appassionato e bollente.

È meravigliosa! Persino i suoi baci sono diversi da tutti gli altri che abbia mai dato, sono travolgenti e appassionanti e sento che potrei continuare per ore, senza mai esserne sazio, senza mai stancarmi delle sue labbra sulle mie, delle sue mani che passano ora ad accarezzarmi i capelli, ora il collo, ora le spalle...

La voglio. Incondizionatamente e senza controllo.

Mi separo a malincuore da lei dopo quelle che mi sembrano ore, rendendomi conto di dove stanno andando a finire i miei pensieri. Devo decisamente controllarmi: questo è l’ultimo dei momenti in cui pensare a cose simili.

Lei sembra delusa quanto me da questo brusco distacco, il che mi lusinga non poco, ma il suo sguardo da languido torna a farsi titubante in meno di un secondo.

«Anche questo... cosa significa? Avevi detto che non volevi più vedermi e ora...»

Di nuovo, non la lascio finire di parlare. Appoggio la fronte alla sua, incapace di starle lontano troppo a lungo, beandomi del suo respiro che si infrange sul mio.

«Bianca, avevo detto che non volevo più vederti perché credevo che non mi sarei mai potuto fidare di te. Ma tu... Bianca, tu hai messo a repentaglio la tua vita per salvare la mia! Come potrei non fidarmi dopo questo?» le sussurro, sincero, allontanandomi da lei quel tanto che basta per poterla guardare bene negli occhi.

«Quindi ora...?» fa lei, abbassando lo sguardo. Sbaglio o è leggermente arrossita? È ancora più bella.

«Ora cosa?»

Scuote la testa, come a dire che non importa, e punta di nuovo lo sguardo su di me. Ora ha la stessa espressione forte e determinata che lo ho visto spesso. E indossa un sorriso malizioso che mi manda un brivido piacevole lungo la schiena.

Dopodiché mi bacia ancora.

E stavolta sono io che sulle prime non reagisco. Sono troppo sorpreso: è la prima volta che è lei a prendere l’iniziativa, fino ad ora l’ho sempre baciata io per primo.

Questa consapevolezza per qualche motivo fa accelerare ancora i battiti del mio cuore, tanto che me lo sento rimbombare nelle orecchie mentre dischiudo le labbra e ricambio il bacio con fervore.

Ti amo, Bianca, penso con tutto me stesso, urlandolo quasi nella mia mente, e vorrei essere in grado di dirlo ad alta voce, ma mi rendo anche conto che è troppo presto per una dichiarazione del genere e, d’altro canto, ho una tremenda paura che lei non ricambi, non ancora, che non si senta pronta.

Così mi limito a stringerla ancora più a me, cercando il contatto fra i nostri corpi in un modo febbrile. Fremo quando lei mi accarezza i fianchi e quando poi le sue mani si insinuano sotto i bordi della maglia che indosso, facendo per sfilarmela.

È in quel momento che mi allontano, col fiato corto e il cuore a mille. «Ferma, Bianca...»

Lei mi guarda stizzita e in qualche modo forse anche ferita dal mio rifiuto. «Cosa?»

«N-non possiamo...» balbetto, evitando di guardarla e sentendomi arrossire come un idiota.

«E perché?» chiede lei, incrociando le braccia al petto. Anzi, sotto al seno, per la precisione, in un modo che glielo accentua ancora di più.

Deglutisco a vuoto e mi affretto a riportare lo sguardo sui suoi occhi. «Ma per tutto quello che sta succedendo là fuori!» quasi urlo. «Con mio fratello che è diventato un pazzo assassino o Dio solo sa cosa e... beh, domai potremo anche essere morti e...»

Bianca mi viene nuovamente vicino e mi interrompe con un leggero bacio, come ho fatto io poco fa. «Proprio per questo, Chris» sussurra, tanto che non sono sicuro di capire bene. Ma la scossa che mi punge la base della nuca l’avverto chiaramente, invece. «Proprio per tutto quello che sta succedendo là fuori...» continua, lasciandomi un veloce bacio sulla punta del naso. «Con tuo fratello che è diventato un pazzo assassino o Dio solo sa cosa...» e mi lascia un bacio umido alla base del collo. «Proprio perché domani potremo essere morti...» mi mordicchia l’orecchio sinistro e io ormai non ragiono più. «Perché è ora o mai più...»

Affonda le mani fra i miei capelli e mi bacia con passione, e io non ho bisogno di farmi pregare oltre. Non ne ho mai avuto, a dir la verità.

La stendo sul letto e la accarezzo, la tocco, la bacio ovunque.

La voglio come non ho mai voluto nessun’altra. Voglio che sia mia e voglio essere suo, sempre e per sempre.

Ora o mai più...



Fare l’amore con Bianca è stato... incredibile. Qualcosa che non ho mai provato prima. Ovviamente la mia concentrazione mentale era nulla in quel momento, così le mie barriere sono cadute miseramente e i ricordi dell’altro Chris hanno invaso la mia anima senza controllo, ed è stato come fare l’amore con lei due, tre, mille volte contemporaneamente. Appartenerle ed essere una sola cosa mille volte allo stesso tempo. Amarla mille volte nello stesso istante.

È stato magico e... wow, non saprei nemmeno come descriverlo.

E ora, sentirla qui, appoggiata al mio petto nudo, con i suoi capelli che mi solleticano ovunque, e il suo orecchio poggiato sul mio cuore... è tutto meraviglioso e indescrivibile. È semplicemente perfetto e al momento non può importarmene di meno cosa succede fuori da queste quattro mura, se la città sta andando a ferro e fuoco sotto i colpi di mio fratello, qui è tutto splendido e niente al mondo potrebbe rovinare questo momento in cui esistiamo solo io e Bianca e i nostri corpi a contatto.

Lei si addormenta dopo poco, ancora sdraiata su di me, e io continuo solo ad accarezzarle i capelli e la schiena, un sorriso sul volto, sentendomi in pace con il mondo come non mi sentivo da non so quanto tempo.

Finché, dopo un po’, non chiudo gli occhi e mi addormento anch’io, cullato dal suo solo respiro.



«Trovato!»

«Dove?»

«È negli Inferi.»

«Tsk, banale.»

«Banale? Mio fratello probabilmente in questo momento sta assumendo la carica di Imperatore di Tutti i Mali giù negli Inferi e tu credi sia banale?»

Bianca mi lancia uno sguardo divertito e avvicina il volto al mio, prima di lasciarmi un leggero bacio sulle labbra. «Banale» conferma, e mio malgrado anch’io mi apro in un istintivo sorriso.

«Allora, qual è il piano?»

«Piano?» ripete lei, guardandomi come se fossi scemo. «Non c’è nessun piano.»

«Che intendi?» chiedo, sperando di aver capito male.

«Quale piano potremmo mai escogitare? Wyatt è molto più potente di tutti e due noi messi assieme, non abbiamo speranze di batterlo.»

«Ma allor–...»

«Allora...» mi interrompe lei, col tono di chi spiega a un bambino piccolo – e forse stupido – che due più due fa sempre quattro. «È inutile formulare un piano. L’unico vantaggio che potremmo mai avere è l’effetto sorpresa» conclude facendomi l’occhiolino.

No, dico, e poi sarei io quello scemo?

«Tu sei pazza. Sarebbe un autentico suicidio.»

«E perché mai? Noi arriviamo, tu lanci la pozione prima ancora che lui riesca a capire cosa sta succedendo, e il gioco è fatto. Non avrà il tempo di fare nulla.»

«Oppure giusto il tempo per lanciarci una bella sfera d’energia in pieno petto, che dici?»

«Senti, Chris, so che non è un piano sicuro, e anzi, che un’idea piuttosto debole, ma tu ne hai una migliore?» Bianca esita qualche secondo, guardandomi dritto negli occhi come a darmi il tempo di risponderle. Ma dalla mia bocca non esce un suono. Ha maledettamente ragione. «Come pensavo. La situazione è disperata e questa è l’unica possibilità che abbiamo, e se dovessimo fallire, ci smaterializzeremmo subito qui, prima che possa attaccarci.»

Continuo a non essere convinto. Sono più che certo che Wyatt potrebbe farci fuori in meno di mezzo secondo, se volesse. Meno di quanto io impiegherei per orbitare nuovamente qui a casa, al sicuro.

Bianca resta immobile di fronte a me, in attesa del mio verdetto.

«Bene. Se non vuoi venire con me, andrò da sola» decide infine, dopo qualche secondo di silenzio in cui non abbiamo fatto altro che fissarci a vicenda, lanciandomi uno sguardo che sembra quasi deluso. Il che mi procura una fitta al petto non indifferente, per un attimo mi toglie il respiro.

Ma, più di tutto, in ogni caso ho sempre questa perenne paura di perderla. Lasciarla andare da sola è assolutamente fuori discussione.

«Verrò» capitolo, posando il pendolo sulla cartina di fronte a me. Prendo la pozione per togliere i poteri in un mano e nell’altra stringo quella di Bianca, preparandomi ad orbitare. «Ma se moriamo entrambi, la colpa è tua.»

La risata leggera di Bianca è l’ultima cosa che sento mentre scompariamo in un mare di luci azzurrine.



Questo posto ha qualcosa di familiare. Sembrerebbe una specie di caverna, è umido e si gela. Mi sembra di esserci già stato, ma non saprei dire quando, o forse è solo uno dei ricordi dell’altro Chris.

Wyatt è qui di fronte a me e mi guarda stupito, e io quasi non penso. Stendo il braccio e lancio la pozione, sperando in un miracolo.

Che naturalmente non avviene. La pozione si infrange senza sforzo sullo scudo bluastro di Wyatt, – lo sapevo, ne ero certo. Non avrebbe mai potuto funzionare! Dio, ma perché sono stato così stupido? – e io sto già per orbitare nuovamente a casa – non ho mai nemmeno lasciato la mano di Bianca, tutto questo si è svolto in una manciata di secondi al massimo – ma la magia di mio fratello mi scaglia lontano, mandandomi a sfracellarmi direttamente sulle pareti rocciose alle mie spalle.

Un gemito strozzato mi sfugge dalle labbra mentre il dolore si propaga in tutto il mio corpo. Seriamente, comincio a stufarmi di essere lanciato a destra e a manca.

«Cosa diavolo credevi di fare?» urla mio fratello, la voce completamente alterata dall’ira.

Quando riesco ad alzarmi, Wyatt tiene già stretta Bianca, un coltello che è apparso da chissà dove a minacciarle il lungo collo. E solo ora noto qualcosa che prima, nella fretta, mi era sfuggito: i capelli di Wyatt sono ricci e lunghi tanto da toccargli le spalle. Un effetto sicuramente non del poco tempo trascorso, ma della magia.

Non ci sono più dubbi, se mai ce ne fossero stati: ha abbracciato definitivamente la via del Male.

Subito sento la paura insinuarsi dentro di me e paralizzarmi mentre guardo Bianca, senza poterle vedere il viso perché coperto dai lunghi capelli.

La sensazione di déjà vu si fa più forte. C’è decisamente qualcosa di strano in tutto questo, io ho già vissuto una scena incredibilmente simile. Io, non l’altro Chris. Eppure non riesco a ricordare quando.

Excalibur mi corre incontro a una velocità tale che non riesco nemmeno a pensare di orbitare, ma non mi uccide. Si limita a lasciarmi un taglio sulla guancia sinistra, quasi in segno di disprezzo o scherno. Sento immediatamente il sangue gocciolare fino alle mie labbra ed è allora che alla paura si sostituisce la rabbia.

«Lasciala andare, Wyatt!»

«Perché, altrimenti che fai?» rispondi lui, beffardo, con quel ghigno che ormai non lo abbandona più.

«Wyatt, ti prego!» cerco di calmarmi, passando a supplicarlo. Non ho alcuna speranza di poterlo battere, non posso fare proprio nulla. «C’è ancora tempo! Puoi ancora... ancora... Ti scongiuro, lasciala andare!»

Mio fratello ride in un modo che mi fa ghiacciare il sangue nelle vene. «Tempo, dici? Io non credo proprio!»

Solo ora mi sembra di ricordare. Il sogno! Cazzo, il sogno!

So quello che sta per succedere ancora prima che succeda. Vorrei urlare, correre, uccidere mio fratello, fare qualunque cosa per impedire che accada, e invece rimango fermo, immobile e muto, perché l’unico suono che riempie la stanza è il singhiozzo strozzato di Bianca mentre Wyatt la pugnala e la lascia poi cadere nel suo stesso sangue.

«NO!» urlo, precipitandomi da lei e afferrandola appena prima che sfiori il terreno.

«No, Bianca, no... ti prego, non lasciarmi! Io ti... non lasciarmi... non...» piango e singhiozzo senza alcun controllo.

Ma già so che non c’è assolutamente nulla da fare, perché io questa scena l’ho già vissuta, so benissimo come andrà a finire.

Lei mi lancia uno sguardo intenso e cerca di sollevare una mano, forse per accarezzarmi, ma prima che possa sfiorarmi, la luce scompare dai suoi occhi scuri e il suo braccio ricade a terra, privo di vita.

«No, Bianca, no! NO!»

No, Dio, no!



Note dell’Autrice:


Ehm, salve.

Sono mesi, secoli, millenni che non aggiornavo, lo so. E me ne scuso profondamente, davvero, mi prostro ai vostri piedi. Ma per una serie di motivi personali avevo deciso di lasciare un po’ in stand-by questa storia e in generale la scrittura, e quando ho poi scelto di ricominciare a scrivere avevo completamente perso l’ispirazione per questa storia, e ho seriamente preso in considerazione di lasciarla così, incompiuta.

Poi, recentemente, ho rivisto una puntata di Streghe, per puro caso, fra l’altro, e ho riletto le vostre bellissime recensioni, trovandone anche di nuove – era da un secolo che non entravo su EFP! –, il che mi ha spinto a riprendere in mano la storia e a continuarla, perché non volevo lasciarvi tutti a bocca asciutta.

Purtroppo, temo in tutto questo tempo di aver dimenticato qualche particolare, forse anche qualcosa d’importante, ma in ogni caso il grosso è ancora tutto nella mia testa, perciò non dovrebbero esserci problemi. In ogni caso giuro solennemente che, se anche ci volessero mesi per ogni aggiornamento, in ogni caso non lascerò la storia incompiuta, ma mi vedrete sempre tornare con un nuovo capitolo, fino alla conclusione della storia, se ancora qualcuno vorrà continuare a seguirla dopo tanto tempo. Ve lo prometto!

Passando a questo capitolo in particolare, lo so, torno dopo tanti mesi con un continuo del genere. Chris e Bianca fanno l’amore e lei nello stesso cap ci rimette le penne. Sono crudele, lo ammetto. Voi cosa ne pensate?

Io vi lascio, sempre ammesso che ci sia ancora qualcuno a leggere e che non abbiate (giustamente) tutti abbandonato la fic.

Spero comunque di trovarvi ancora, e in ogni caso, a quei pochi che staranno leggendo, do appuntamento al prossimo capitolo!

Grazie come sempre a tutti, è merito delle vostre recensioni se questa storia è andata avanti!

Alla prossima,


Lanterna_

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Capitolo 15
*** XV - Ovvero perché spero finisca tutto presto ***


XV capitolo:
Ovvero
Perché spero finisca tutto presto




...






Non sento altro che vuoto dentro di me.

Una rabbia sconfinata, che mi acceca e mi brucia il corpo.

Ho fallito. In tutto e per tutto, come al solito.


Guardo Bianca, stesa qui di fronte a me, un lago di sangue che le si allarga intorno, un’espressione di dolore perfino nella morte.

Non è come dicono tutti. Non sembra che dorma. È evidentemente, dolorosamente morta.

Vuota. Come me.


... Se non fosse per tutto quest’odio che mi sento dentro.

Questo desiderio di rivalsa, questa voglia di valere qualcosa che mi è cresciuta dentro in anni e anni a guardare mio fratello mentre mi superava, sempre, in ogni cosa.

E se mai ti ho voluto bene, Wyatt, ora voglio solo vederti morto e sofferente quanto lo sono io.

È colpa mia se la mamma è morta, perché non sono stato in grado di fare nulla per impedirlo.

Ma ancor di più, Wyatt, è solo colpa tua, è per il tuo grandissimo potere, che lei non c’è più.
Perché, perché
tu non sei stato in grado di impedirlo?

Ed è colpa mia se Bianca è morta, perché tu sei più forte di me e lo sei sempre stato.

Ma è soprattutto colpa tua, colpa di quello che sei diventato, un mostro, un Demone.

Tu l’hai uccisa, e ora io ucciderò te.

Questa è una promessa, Wyatt.


Mio fratello è in piedi, di fronte a me.

Mi guarda sprezzante, come a sfidarmi a fare qualcosa. A ferirlo, se ci riesco. Ad ucciderlo.

«Come hai potuto, Wyatt? Siamo fratelli» la mia voce è gelida e affilata come una lama.
I miei pugni sono così contratti che le unghie affondano nella pelle procurandomi un leggero dolore bruciante.

«Comodo ora, no? Potevi ricordarlo prima di tradirmi!» risponde lui, col mio stesso tono. Il suo sguardo sembra trafiggermi e accusarmi di colpe che non ho.

«Sei tu che hai tradito me! Me, la nostra famiglia, la mamma!» urlo, accecato dall’ira.

Lui, proprio lui osa parlare a me di tradimento!

«Non nominare la mamma, non ci provare nemmeno!» mi grida lui di rimando, ma io lo ignoro completamente.

Ormai le orecchie mi fischiano, devo fare qualcosa, agire, ora, subito, immediatamente.

Mi lancio verso di lui, vorrei caricarlo come un toro, buttarlo a terra e ucciderlo a forza di pugni, senza neanche ricorrere alla Magia, perché non darebbe la stessa soddisfazione, non ci sarebbe il piacere di vederlo sputare sangue e tossire via la vita mentre brucia fra le fiamme dell’Inferno dove finirà per aver abbracciato il Male.

Ma non riesco nemmeno a raggiungerlo.

Patetico, come sempre.



Mi spedisce lontano con un pigro gesto della mano, quasi sembra annoiato, e io ho giusto il tempo di orbitare prima di sbattere la testa contro un masso enorme, evitando il colpo per un pelo.

Riappaio pochi secondi dopo, ma la lama di Excalibur è già sospesa nel vuoto a un millimetro dalla mia gola. Sento la sua freddezza che dalla gola mi attraversa per arrivare a ghiacciarmi l’anima.

Wyatt, a pochi metri da me, con un dito controlla la sua fedele spada e mi guarda con occhi incandescenti.

«È la tua ultima possibilità, Chris. Non costringermi a ucciderti!» il suo tono è più freddo della sua spada mentre pronuncia queste parole, invitandomi a ripensarci.

Ma a me quasi non importa più.

Forse la morte sarà anche una liberazione.

Finalmente libero da tutti i miei errori, finalmente sarò sollevato dei mille pesi che mi porto sulle spalle, rivedrò la mamma e potrò riabbracciare Bianca...

E se non sono stato in grado di combatterti, fratello, non ha nemmeno più importanza.

È solo l’ennesima sconfitta che si aggiunge alle mille–e¬–una ¬ferite del mio cuore. Posso sopportarlo per qualche altro secondo, purché tutto finisca presto. Purché poi possa essere perdonato per le mie incapacità, per tutto quello che non sono stato in grado di fare. Purché mamma, dall’altra parte, sia lì ad attendermi con un sorriso e le braccia aperte nell’attesa di accogliermi in un abbraccio caldo e profumato. Purché dopo non debba più guardarmi allo specchio, purché dopo possa chiudere gli occhi e non guardare più nemmeno te che finisci la tua opera, che diventi il mostro che sei e uccidi la nostra famiglia, uno a uno, a causa mia, perché io non sono stato capace di fermarti.

Purché accada presto.

«Non mi unirò mai a te, Wyatt!»

È la mia ultima parola, ma lui già lo sapeva.

«Come vuoi tu, fratello

Un piccolo movimento con il dito è tutto quello che gli occorre.

Excalibur affonda e mi taglia la gola, quasi a disegnare un sorriso grottesco sul mio volto.

Io non sento nemmeno dolore, non sento nulla se non una voce, da qualche parte, che grida il mio nome. Non so da dove venga, sembra rimbombarmi direttamente nella testa e trafiggermi più di quanto non sia stata in grado di fare la lama di Excalibur.

«Chris, Chris!»

Continua a ripeterlo, dapprima la sento appena, poi si fa sempre più forte.

È la voce di Bianca!

È venuta a prendermi per portarmi dall’altra parte?

Mi accascio a terra, e mi sembra di non sentire nulla. Non sento né il pavimento sotto di me fatto di nuda terra, né il freddo che mi sta prendendo le ossa, né il mio corpo, né il sangue che mi scorga a fiotti dalla ferita, né il dolore che mi sta uccidendo.

Nulla, solo quella voce.

«Chris!»

È l’ultimo urlo.

Bianca, sto arrivando.

È il mio ultimo pensiero, e vorrei essere in grado di sorridere, perché non mi sono mai sentito così in pace, ma non riesco a raggiungere il mio corpo e le mie labbra.

Arrivo, giuro.

Finalmente chiudo gli occhi...

Ti amo.



Note dell’Autrice:


Come al solito torno dopo mesi, e stavolta anche con un capitolo penosamente corto, molto più del solito.

Ma ho voluto interromperlo qui perché mi sembrava necessario, non solo per creare la suspense, quanto per focalizzarmi sui nuovi, ingarbugliatissimi sentimenti di Chris, verso il fratello, verso se stesso, anche verso la vita, che qui, per la prima volta, dimostra di voler abbandonare, di voler arrendersi.

E ora? Eh, chissà! Ahahahahah


Spero in ogni caso il capitolo vi sia piaciuto e vi prometto che il prossimo dovrebbe invece essere moooolto più lungo. E riappariranno anche tutti gli altri Halliwell, compresa la vecchia generazione, che non vediamo da un bel po’.


Vi ringrazio come al solito tutti quanti! Continuate a salire, voi preferiti/ricordati/seguiti, e questa cosa non può che farmi piacere ♥

Alla prossima,


Lanterna_

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Capitolo 16
*** XVI - Ovvero perché dovrei ricordarmi più spesso di quanto è meravigliosa la mia famiglia ***


XVI capitolo:
Ovvero
Perché dovrei ricordarmi più spesso di quanto è meravigliosa la mia famiglia




Morire è… strano.

Non saprei nemmeno come altro definirlo. Non è come ho sempre immaginato che fosse, non sento nemmeno più il dolore. Mi sento solo… incredibilmente stanco.

Quasi fatico a tenere gli occhi aperti. Ma no, devo farlo. Io tengo duro. Tengo duro perché mio padre è qui, al mio fianco, e per una volta non vuole abbandonarmi, non vuole lasciarmi e io anche… dio, anch’io non voglio lasciarlo. Non ora che abbiamo ricominciato, che abbiamo recuperato il nostro rapporto, non ora che eravamo così vicini, così vicini a fermare il futuro, a cambiarlo… Tengo duro perché lui è qui e me lo sta chiedendo, la voce rotta da un pianto che rischia di soffocarlo, a giudicare dal dolore sul suo volto.

«Non arrenderti, d’accordo?»

Vorrei, davvero,
vorrei potergli rispondere che non lo farò, ma mi sento così stanco, ormai. Tutto comincia ad oscurarsi davanti ai miei occhi.

«E neanche tu» dico invece, sperando che capisca quello che sto provando a dirgli.

Non arrenderti, non arrenderti, papà, anche se mi stai perdendo, salva almeno Wyatt, salva tutti noi.

Finalmente, riesco a chiudere gli occhi e quello che sento… a dir la verità, non sento più nulla. Morire non è affatto doloroso, ma forse è perché io non sto morendo. Sto…
scomparendo, in qualche modo, ed è perché non sono proprio mai esistito. Non ancora, non in questo tempo.

Dio, dio, sto scomparendo per sempre, non lascerò nemmeno una traccia in questo mondo. No, non è così che voglio andarmene, ti prego, ti prego, accetto la morte ma non la scomparsa, per favore. Un segno, un’orma, fa’ che rimanga.

Ma ormai mi è difficile persino pensare.

E il mio ultimo pensiero, io credo, è per Bianca. Una luce luminosa che accompagna il nostro matrimonio e forse il sorriso di un bimbo, non so. Un futuro felice, mentre la voce lontana di mio padre da qualche parte ancora piange per me.


È un poderoso schiaffo a riportarmi alla vita.

Apro gli occhi di scatto e in un primo momento vedo solo una luce fulminante che mi costringe a richiuderli, poi li riapro con più cautela, lentamente, e finalmente metto a fuoco qualcosa. «Bianca! Sei impazzita? Perché l’hai fatto?» le chiedo indignato, tirandomi su a sedere e puntando gli occhi sulla lampada che prima mi ha quasi accecato, per tornare poi a guardarla negli occhi mentre mi massaggio la pelle lesa della guancia, dove lei ha appena colpito con un terribile ceffone che probabilmente lascerà il segno delle cinque dita.

«Chris! Dio, ti sei svegliato!» urla, prima di gettarmisi addosso in un abbraccio che quasi non mi stritola. Io giuro che non ci sto capendo molto.

La abbraccio di rimando e le accarezzo debolmente la schiena per calmarla. «Cosa… cos’è successo?» le chiedo titubante.

Lei si separa da me quel tanto che basta per guardarmi negli occhi. «Urlavi nel sonno, e ti agitavi, sembrava che stessi facendo un incubo tremendamente violento. Allora ho provato a svegliarti urlando e scuotendoti, ma niente. E poi… c’è stato un momento in cui… ti sei fermato all’improvviso e… e sembravi morto, davvero. Eri pallido e respiravi a malapena!» Bianca distoglie lo sguardo per qualche secondo prima di continuare. «Allora ti ho dato uno schiaffo per svegliarti e ha funzionato» sospira di sollievo mentre io cerco di fare mente locale.

Un terribile incubo, dice? Io non ricordo nulla del genere, solo una gran pace alla fine, una sorta di irrealtà in cui mi sentivo quasi fluttuare e… effettivamente, mi pareva di essere morto. Che strano.

In ogni caso, ora mi sembra più importante concentrarmi su Bianca, che qui di fronte a me mi sembra incredibilmente agitata.

«Ok, va bene, va tutto bene» le sussurro all’orecchio, gentilmente, provando a calmarla. Solo in questo momento mi accorgo che indossa una mia maglia che le fa praticamente da vestito, e per qualche motivo mi sento attraversare da una grandissima scarica di calore. Le lascio un leggero bacio sulle labbra, gentile, delicato, e le sussurro che è bellissima. Non capisco bene se arrossisce o fa una smorfia, o entrambe, ma in ogni caso si allontana con un sorriso ed è tornata la Bianca combattiva di sempre.

«Comunque, dongiovanni dei miei stivali» mi prende in giro con un occhiolino e a me viene naturale ridere come non mi succedeva da molto tempo. Mi sento tremendamente in pace, in questo momento. «Io avrei un’idea per battere tuo fratello»

Il suo tono è ancora giocoso, ma io mi faccio serio d’un tratto. Una sensazione di strisciante pericolo si fa largo dentro di me e sono improvvisamente all’erta. La pace di un secondo fa sembra solo un lontano ricordo. «Che idea?»

Bianca non sembra accorgersi di questo mutamento, perché mi risponde sempre giocosa. «Te lo dico solo se mi prendi!» un nuovo occhiolino ed è già scomparsa.

Ma io, in qualche modo, so benissimo dov’è andata e non devo nemmeno pensarci per orbitare in soffitta. Lei infatti è lì, delusa che l’abbia trovata immediatamente, spintonandomi giocosamente, ma poi si limita a scoccare uno sguardo a quel po’ di pozione che è avanzata e si avvicina alla cartina, facendomi cenno di fare lo stesso.

Io la seguo ma non riesco a calmarmi, mi sento incredibilmente agitato e non so nemmeno il perché, come se ci fosse un pericolo imminente.

Bianca mi guarda in attesa, dondolando la testa a destra e a sinistra. «Cosa?» chiedo io, impaziente.

«Beh, mi pare ovvio, per prima cosa devi cercarlo, no?»

Io guardo prima lei e poi la cartina e improvvisamente il mio senso di allerta diventa terrore vero e proprio. «Perché?»

«In che senso?»

«Per fare cosa? Cosa vuoi fare dopo averlo trovato?»

«Te lo dico solo dopo!» mi risponde, ancora giocosa, e probabilmente si accorge del mio stato d’animo solo quando la guardo duramente negli occhi e le afferro i polsi, incitandola a ricambiare il mio sguardo. La sua espressione muta immediatamente in una guardinga.

«No, Bianca! Dimmelo ora» il mio tono è incredibilmente urgente.

«Va bene» risponde lei, guardandomi stranita e liberando i polsi dalla mia presa. «Io credo che l’unica arma che abbiamo contro di lui sia… sia l’effetto s-»

«Sorpresa!» la interrompo prima che finisca. Scuoto vigorosamente la testa e barcollo un po’ all’indietro mentre il ricordo del mio sogno finalmente mi torna in mente. Anzi, sogni, perché l’ho fatto ben due volte.

Sempre uguale, sempre assolutamente tragico.

Mi ci vuole meno di un secondo per scandagliare i ricordi dell’altro Chris e confermare quello che già so. Questo non è un suo ricordo. In qualche modo, è una premonizione. Seguire il piano di Bianca vorrebbe dire andare incontro alla morte, per entrambi.

«Chris, cosa… ?» prova lei preoccupata, allungando debolmente una mano verso di me.

«Bianca… io…» la mia voce è titubante all’inizio, ma poi incredibilmente decisa mentre continuo. «Fidati di me, non andrebbe a finire bene»

«Perché dici così?» mi chiede lei, avvicinandosi.

«Non è importante, ma non può funzionare, devi credermi. Dobbiamo trovare un altro modo»

«Ah sì, e quale?» mi chiede, quasi sprezzante. «Chris, so che è un’idea assurda, ma è l’unica che abbiamo. Wyatt è molto più potente di tutti noi, lo sai benissimo, non c’è altro modo!»

«Ho detto di no!» stavolta quasi urlo, e Bianca fa istintivamente un passo indietro. Io non posso farci niente, non posso assolutamente permettere che le accada nulla di male. Non un’altra volta.

«Lasciami… lasciami solo modo di pensarci, ok? Io… troverò un’altra maniera, qualcos’altro che…»

«Che dici, noi possiamo aiutare?»

Mi volto di scatto, sentendo la porta aprirsi e la voce sarcastica di zia Paige. «Zia!» urlo per salutarla, senza riuscire a nascondere la mia sorpresa.

Zia Paige mi sorride ed entra completamente nella stanza, seguita da zia Phoebe e poi zio Coop, e poi Prue e le gemelle e mio padre e tutti gli altri e per ultima Mel, la mia sorellina, che mi sembra di non vedere da decenni e mi corre incontro abbracciandomi con un sorriso.

Io non so cosa dire.

È incredibile. Incredibile come fino a un momento fa mi sembrasse di essere incredibilmente solo, come mi fossi dimenticato di tutti loro, in pratica, perché credevo che questa fosse una mia battaglia, un peso che potessi portare solo io.

Solo ora, vedendoli tutti qui, riuniti di fronte a me, mi sembra di ricordare che anche loro hanno perso una sorella, o una zia, un’amica, che anche loro vedono il proprio nipote o cugino trasformarsi in un essere orrendo, che anche loro sono tanto coinvolti quanto lo sono io. Improvvisamente, mi sento di nuovo incredibilmente speranzoso, fiducioso come non lo ero da quando tutta questa storia ha avuto inizio, da quando è morta la mamma.

«Fino ad ora hai voluto fare tutto da solo, Chris. Ma è tempo che anche noi scendiamo in campo!» dice zia Paige, la voce decisa che la contraddistingue sempre.

«Giusto!» rincara la dose zia Phoebe. «Non avremo più il potere del Trio, ma abbiamo il potere dei… quanti siamo? Un centinaio?» dice e tutti scoppiano a ridere per un momento.

In questo momento la porta si apre di nuovo ed entra una Pauleen completamente trafelata, un brutto taglio sulla guancia ancora sanguinante.

«Pauleen!» la accoglie immediatamente mio padre. «Cosa ti è successo?» le chiede, il tono più gentile, imponendole una mano sul volto per curarle la ferita.

«W-Wyatt…» la voce di Pauleen trema paurosamente. «Wyatt è venuto da me, accompagnato da due Demoni che… giuro, rispondevano ai suoi ordini. Io… io non potevo credere ai miei occhi»

Un’unica lacrima solitaria abbandona gli occhi di Pauleen, e lei se l’asciuga sprezzante. Mel mi si stringe più forte addosso, e io a mia volta rafforzo il mio abbraccio, cercando di farla sentire al sicuro. Bianca, al mio fianco, mi lancia uno sguardo preoccupato.

«Vaneggiava sul fatto di diventare il Re degli Inferi, o qualcosa del genere» continua Pauleen, sedendosi su una vecchia poltrona smessa con gli occhi di tutti puntati addosso. «E lui… voleva che io fossi la sua Regina. Ma naturalmente mi sono rifiutata, e allora lui… lui ha ordinato a Excalibur di sfregiarmi, e poi è scomparso minacciando che la prossima volta non avrebbe avuto la stessa pietà»

Solo a questo punto scoppia a piangere e si copre il volto con le mani. Mel le corre immediatamente incontro ad abbracciarla, mentre sia Prue che la zia Phoebe fanno una smorfia di dolore, probabilmente avvertendo la disperazione di Pauleen.

«Ora basta, Chris» sorprendentemente, è lo zio Henry a parlare. «Ci devi la verità. Cosa sta succedendo a Wyatt?»

Io sospiro e guardo ognuno di loro, soffermandomi poi proprio su Pauleen, che ora ha alzato il volto e mi guarda, gli occhi ancora lucidi ma fiduciosi. È quello sguardo che mi convince a parlare. Quello e la mano di Bianca, che silenziosa va a stringere la mia.

«Beh, è una storia piuttosto lunga» inizio con un sospiro.

Ma una volta che comincio, in realtà è piuttosto facile. Racconto loro tutto, come l’ho vissuto in prima persona, cominciando dai miei sogni inquietanti fino ad arrivare a ogni nuovo indizio che scoprivo, i ricordi dell’altro Chris (Bianca mi lancia uno sguardo che sembra offeso. Forse perché fino ad ora non le avevo detto nulla a riguardo, e non so nemmeno se di proposito), la morte di mamma (tutti abbassano lo sguardo o stringono i pugni), la storia di Zaltor e dell’amuleto, fino ad arrivare al mio ultimo tentativo, miseramente fallito, di fermare Wyatt.

Ci avrò messo un’ora, forse di più, a raccontare, e ora mi manca il fiato. Alzo lo sguardo sui miei parenti e noto solo facce sgomente o preoccupate.

Alla fine, è Prue a riprendere la parola. «Quindi?» chiede, lo sguardo combattivo. «Ora che si fa?» guarda solo me, quasi si aspetti che io abbia tutte le risposte.

Ma non è così, affatto. «Non lo so!» quasi urlo, lasciando infine la mano di Bianca che non mi ero nemmeno accorto di tenere ancora stretta, per andare a stringermi i capelli. «Non lo so. Wyatt è incredibilmente più forte di ciascuno di noi, lo sapete bene. Non so proprio come…»

«Beh, non più forte di tutti voi messi assieme, no?» chiede zio Henry, convinto.

Zia Paige scuote la testa. «Non ne sarei così sicura, soprattutto se viene affiancato da chissà quanti Demoni»

«Giusto» conferma zia Phoebe. «Probabilmente a quest’ora avrà conquistato la lealtà di metà degli Inferi»

«Ma allora…? Come…?»

«Servirebbe un potere ancora più grande, qualcosa che nemmeno Wyatt possa eguagliare» propone Bianca, alzando le spalle.

«Dubito che esista un potere così, una sorta di potere ‘più grande’» scuoto la testa, scoraggiato.

«Io… io ho letto qualcosa del genere!»

«Cosa?»

«Sì, sì, te lo giuro, Chris!» salta su mia sorella, improvvisamente eccitata, correndo verso il Libro.

«Di cosa stai parlando, Mel?» chiede mio padre, aggrottando le sopracciglia.

Ma lei non risponde, si limita a sfogliare febbrilmente il Libro, avanti e indietro, finché, dopo un po’, non trova quello che sta cercando.

Sorride vittoriosa mentre alza il Libro in modo che tutti possiamo leggere. Il Libro delle Ombre è aperto sulla pagina dedicata al venerdì 13 e a uno dei Demoni più famosi e pericolosi di sempre, Barbas, il Demone della paura.

Ma Mel non indica nulla di tutto ciò. Piuttosto, punta il dito su una scritta nera quasi in fondo alla pagina.

Per liberarvi delle vostre paure, dovete aver fede nel più grande di tutti i Poteri.



Note dell’Autrice:


Ok, no, non state sognando, ho davvero aggiornato questa fanfiction dopo… quanto? Più di un anno? Quest’anno è effettivamente stato pazzesco, e per via della maturità e poi di un viaggio e poi per il pensiero dell’università… beh, diciamo solo che la fic non è stata il mio primo pensiero.
Ma in questi giorni mi è tornata l’ispirazione, così, all’improvviso, e del resto vi avevo promesso che, anche a distanza di secoli, sarei sempre tornata, no? Così eccomi di nuovo qui! :)

Detto questo, parliamo un po’ del capitolo. Allora, la scena iniziale, come credo abbiate capito tutti, è tratta dall’ultima puntata della sesta stagione, il momento della morte di Chris (ma perché, perché l’hanno fatto morire?), mentre l’ultima frase è presa dall’episodio 1x13, ed è davvero scritta sulla pagina di Barbas. Chi si ricorda perché e come la puntata va a finire, probabilmente può, almeno un po’, immaginare cosa ci sarà nel prossimo capitolo ;)

Detto questo, ci avviamo definitivamente alla conclusione. Mancano due (o forse tre, a seconda se sceglierò se aggiungere un epilogo) alla fine della storia, e finalmente scopriremo tutte le risposte mancanti, comprese quelle alle domande che già credete risolte!

Penso di aver detto tutto. Ovviamente non vi biasimo se avrete tutti abbandonato la storia, ma se così non fosse, vi ringrazio perché continuate a leggermi nonostante tutto! Grazie a chiunque legga, recensisca o abbia inserito fra preferite/ricordate/seguite! Grazie di cuore, davvero!

Ci vediamo alla prossima,


Lanterna_

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Capitolo 17
*** XVII - Ovvero perché il mio cognome non è poi così male ***


XVII capitolo:
Ovvero
Perché il mio cognome non è poi così male




Ci sono stati vari momenti della mia vita, in realtà, in cui avrei desiderato appartenere a un’altra famiglia. A volte erano solo pensieri fugaci della durata di un attimo, altre volte mi sentivo talmente schiacciato dal peso del mio cognome che quella sensazione di malessere e di inadeguatezza diventava un vero e proprio dramma esistenziale capace di durare mesi. Ho passato la mia intera vita, più o meno, a pensare di non essere abbastanza.

Ma la verità, mi accorgo ora, è che sono stato semplicemente un idiota. Non ero abbastanza
per cosa, esattamente? I miei genitori, tutta la mia famiglia, mi hanno sempre amato incondizionatamente, ho avuto una vita felice, dopotutto, e la mia massima preoccupazione era che mio fratello è sempre stato più forte di me. E allora?, mi viene da gridare adesso. Che male c’era? Che male c’era in un fratello potente, ma buono ogni oltre immaginazione, con un cuore così grande da scaldare il mondo?

La verità è che crescendo come Halliwell fin dalla nascita ho sentito sulle mie spalle il peso di aspettative – da parte della mia famiglia? Del mondo? O io stesso me le sono imposto senza rendermene conto? – impossibili da soddisfare, e crescendo come fratello minore di Wyatt ci sono stati momenti (diciamo più interi anni della mia esistenza) in cui ho pensato che la sua ombra fosse talmente imponente, talmente
ingombrante, che non avrei mai davvero visto la luce. Ma poi…

Poi arriva un momento, e io credo arrivi per tutti, non solo per me, non solo per gli Halliwell, in cui dimostrare di essere all’altezza di quelle attese non è più solo una questione di orgoglio, di egoismo o egocentrismo. Dimostrare di valere qualcosa, di poter fare del bene per questo mondo, di avere un posto in questo mondo… diventa più importante di noi, del cognome che ci portiamo appresso o di qualunque altro piccolo individualistico aspetto della vita. In quel singolo momento, non conta niente se non la scelta che facciamo, perché quella, molto più del nostro nome, rivela chi siamo veramente. E se ci riesci, se riesci a rimanere in piedi di fronte a tutto questo, a fronteggiare le avversità, sia che tu creda di essere l’ultimo degli uomini o colui che potrebbe salvare il mondo da un’apocalisse imminente, allora non c’è più ombra che possa oscurarti. Perché in quel momento sei tu stesso a brillare, a essere una luce abbastanza potente da rischiarare tutto e che di ombre non ne lascia affatto, una luce così intensa da ispirare anche gli altri.

Non so se tutto questo me l’ha insegnato l’Altro Chris, o forse mio padre, o addirittura Wyatt stesso. O se lo sto imparando da solo, a poco a poco, senza più trovare scuse per i miei fallimenti nascondendoli dietro i successi di mio fratello. Dopotutto, non ha alcuna importanza.

Quello che so per certo è che ora è il mio momento, e io credo davvero di potercela fare. Non perché sia più forte di Wyatt, o più intelligente, o semplicemente migliore di lui, ma perché sono un Halliwell. Ed essere un Halliwell significa, più di ogni altra cosa, che ho il supporto, e il rispetto, e l’amore di tutta la mia famiglia a coprirmi le spalle.

E non potrei essere più fiero e forte di così.


«Grazie mille, davvero!» la voce mi si spezza. «Io…»

«Figurati, Chris! Tu, piuttosto, fa’ attenzione!»

Leanne nasconde il viso nella mia spalla mentre mi abbraccia, e io non riesco a dire più nulla. Ho un nodo che mi stringe la gola per la commozione nel sapere che, nonostante tutto quello che ha passato, nonostante io abbia tradito tanto duramente la sua fiducia, lei ora è qui, è qui per me. Perciò mi limito a stringerla più forte e ad annuire piano, cercando di trasmetterle tutta la mia gratitudine e la mia felicità per aver recuperato il nostro rapporto che invece sembrava tanto irrimediabilmente spezzato mentre se ne andava furiosa da casa mia sbattendo la porta, quella che ormai sembra una vita fa.

«Non preoccuparti per me» le dico infine, allontanandomi quel tanto che basta per posarle le mani sulle spalle e guardarla duramente negli occhi. «Ma tu… Leanne, se tutta questa storia andrà a finire male…» la voce mi trema un po’, non posso evitarlo. Lei distoglie leggermente lo sguardo e gli occhi le si fanno lucidi. «Promettimi, ti prego, che ti prenderai cura di loro. Che li terrai al sicuro, in ogni modo potrai. Rimarrà qui anche lo zio Henry, certo, ma lui… lui non ha Poteri e… e in caso… vi attacchino o…»

«Te lo prometto, Chris» mi risponde Leanne, la voce decisa, abbracciandomi ancora. «Ma…» riesco a sentire il suo corpo tremare appena fra le mie braccia. «Ma tu promettimi che non andrà male»

Io mi stacco da lei ancora una volta e non rispondo, limitandomi a fare un debole sorriso. Non voglio tradire un’altra volta la sua fiducia e farle una promessa che non sono sicuro di poter mantenere.

«Andiamo dagli altri, forza» cambio discorso, e con un cenno la invito a seguirmi fuori dalla cucina e nel soggiorno, dove sono riuniti tutti quanti.

«Chris! Chris!» urla Melinda, venendomi incontro e aggrappandosi alle mie braccia. «Fammi venire! Voglio venire anch’io con voi, Wyatt è mio fratello!» Sta piangendo disperatamente e mi si stringe il cuore a vederla così.

«Mel» le dico piano, prendendola in braccio e affondandole le mani nei lunghi capelli, per accarezzarli e cercare di calmarla. Ha negli occhi una determinazione che mi è fin troppo familiare. Dio, quanto è simile alla mamma. Tanto da uccidermi. «Mel, ascoltami bene ora, d’accordo?»

Lei annuisce, calmandosi d’un tratto nel notare la mia serietà e tirando su col naso. «Tu devi rimanere qui perché sei ancora troppo piccola per venire con noi, ma se oggi dovesse andare male…» Mel trema e le lacrime riprendono ad uscire immediatamente dai suoi begli occhioni. «Sarai tu la più grande, qui, quindi dovrai essere forte e dovrai badare a tutti gli altri. Pensi di poterlo fare? Puoi farlo per me, Mel?»

Mia sorella annuisce ancora e si aggrappa al mio collo con una forza che mi impressiona. Cerco di stringerla a mia volta più forte che posso e il pensiero che questa potrebbe essere l’ultima volta che la vedo quasi non mi fa scoppiare a piangere come un bambino.

Li guardo tutti, uno ad uno, i miei parenti. Mia sorella e Parker, la secondogenita di zia Phoebe, che hanno entrambe solo dodici anni, così piccole per affrontare il compito che invece le attende se oggi noi dovessimo fallire, essere forti per loro stesse ma soprattutto per la piccola Penny e il piccolo Henry Jr, che hanno invece dieci anni appena e non capiscono nemmeno come sia possibile che sia scoppiato questo casino. Henry Jr tiene stretta la mano del padre, mio zio, l’unico fra gli adulti che rimarrà, perché in quanto umano sarebbe alquanto inutile in battaglia e infatti riesco a leggere il senso di impotenza sul suo viso mentre abbraccia Tamora e Kat, le gemelle, che invece verranno a combattere, avendo già sedici anni ed avendo già affrontato diversi Demoni prima d’ora. Come Prue, che di anni ne ha diciassette e sta abbracciando Penny esattamente come io sto facendo con Melinda. Ma sono io il più grande della nostra generazione, se non contiamo Wyatt, e contarlo in questo momento come parte della mia famiglia mi causerebbe la nausea. Improvvisamente mi sento schiacciato da mille responsabilità (se oggi andrà male, sarà tutta colpa mia. Come ho potuto permettere che si arrivasse a questo punto?), ma poi osservo lo zio Coop, che sta salutando Parker e le chiede di essere forte, e la zia Phoebe che parlotta fitta con zia Paige, non so per dirsi cosa, e Pauleen, che ha un fuoco negli occhi che potrebbe uccidere all’istante mille Demoni, tanto è intenso, e mi sento più forte e più coraggioso. Guardo mio padre, appoggiato allo stipite della porta della cucina, affianco a Leanne, e lui, straordinariamente, mi sorride fiducioso. È tornato ad essere la mia roccia e gliene sono immensamente grato. Per la prima volta, penso davvero che ce la possiamo fare.

Poso quindi delicatamente Mel a terra e le lascio un ultimo, leggero bacio fra i capelli.

Infine, guardo Bianca. Lei ricambia il mio sguardo, combattiva, decisa, ardente e mai come ora ho sentito di amarla. Sono quasi tentato di dirglielo, di prenderla e baciarla davanti a tutti come se ne dipendesse la mia vita, ma poi penso che suonerebbe come un addio disperato, e io non voglio assolutamente dirle addio. Semmai il contrario, voglio combattere proprio per tornare da lei e cambiare una volta per tutte le sorti della nostra storia.

«Andiamo» annuncio infine, guardandoli tutti e cercando di imprimermi la loro immagine nella pelle e nella mente. Tutti annuiscono e in uno scintillio di luci azzurre o cuori che si illuminano, chi deve combattere si ritrova altrove.


La caverna è la solita, enorme e fredda e inospitale tanto da gelare le ossa, e ormai mi è diventata abbastanza familiare, dopo i sogni orribili ambientati qui. Eppure non è vuota come l’ho sempre vista, anzi, è piena di Demoni. Demoni di tutti i tipi, innumerevoli, tanto da riempire questo posto, prostrati a terra così da sfiorare il suolo col volto, inchinati di fronte a mio fratello, Wyatt, che in piedi, al centro della sala, svetta su tutti.

Tutto d’un tratto, mi sento montare in corpo una rabbia cieca, come non credo di averla mai provata prima e che non avevo assolutamente previsto, non così all’improvviso.

So che la mossa più saggia da fare, in questo momento, sarebbe approfittare dell’insperato effetto sorpresa che abbiamo, visto che i Demoni hanno la faccia praticamente attaccata alla terra e che Wyatt in questo momento ci dà le spalle, perciò per qualche miracolo nessuno dovrebbe ancora averci visto.

Ma non posso resistere. Ho bisogno, qui ed ora, di guardare mio fratello in volto e di affrontarlo. «Come cambiano le cose!» gli urlo quindi, dall’altra parte della caverna, e lui si gira immediatamente, sorpreso, mentre decine e decine di altri occhi si alzano e vanno a posarsi su di noi. «Ricordo una scena completamente diversa, quando hai compiuto diciotto anni»

Non devo aggiungere altro, so che ha capito. Glielo leggo nel piccolo ghigno sardonico che gli sopraggiunge sulle labbra e che alla mia rabbia sostituisce un’improvvisa amarezza. Perché sì, ricordo bene il momento in cui mio fratello aveva raggiunto la maggiore età e aveva preso possesso di Excalibur, e ricordo la fila di creature magiche che si era riversata a casa nostra, pronta a inchinarsi di fronte a lui, ma Wyatt aveva sorriso imbarazzato, si era passato una mano fra i capelli e aveva detto loro che non dovevano affatto inchinarsi, perché lui non sarebbe affatto stato un Re, per loro, quanto piuttosto un fratello. Un fratello. Mio fratello... Dov’è lui, ora, mentre guardo quest’estraneo che mi ride in faccia e si prende gioco di me, un’orda di Demoni ai suoi piedi pronta a scattare ad un suo ordine?

«Immagino che tu abbia ragione, fratellino» mi risponde lui, il tono perfettamente calmo e il ghigno che non abbandona il suo volto. «Le cose cambiano. Del resto, vedo che ora… cosa, sei a capo dell’allegra famigliola? Chi l’avrebbe mai immaginato, il piccolo Chris che decide di fare qualcosa della sua vita, questa sì che è una svolta»

Wyatt alza appena il sopracciglio in un’espressione di scherno e io stringo i pugni dalla rabbia, cercando di non farmi sopraffare. È questo che vuole, realizzo, vuole provocarmi per farmi commettere delle stupidaggini.

«Ma… mi chiedo…» continua poi, fingendosi pensieroso. «Cosa, esattamente, avete deciso di fare. Perché per quanto possa essere carino da parte vostra presenziare alla cerimonia in cui divento Imperatore degli Inferi, capite bene che venire non invitati è quantomeno maleducato. E se pensate di poter fare qualcosa per impedire suddetta cerimonia… ma d’altronde, chi sono io per impedire un bel sacrificio suicida, giusto?» Il suo sguardo, prima solo divertito, si fa improvvisamente tagliente e cattivo. Excalibur gli si materializza fra le mani in un secondo, e d’un tratto tutti i Demoni sono in piedi di fronte a lui, quasi a proteggerlo. Il suo esercito personale.

Straordinariamente, in questo momento l’unica cosa che faccio è sorridere. Sinceramente. Perché, penso gettando una veloce occhiata incoraggiante alle mie spalle che mi viene restituita da ogni paia d’occhi con altrettanta fiducia, anch’io ho il mio piccolo esercito.

«Facciamo fuori quanti più Demoni possibili, così ci faremo strada verso Wyatt. Sono tanti, ma anche noi. Dobbiamo solo lavorare in squadra!» dico, abbastanza forte perché loro mi sentano ma non tanto da farmi sentire da altre orecchie. I miei parenti annuiscono decisi e io mi sento una volta di più pronto ad affrontare qualunque cosa.

Mi volto di nuovo verso Wyatt, ma non riesco più a vederlo dietro le fila dei suoi seguaci.

«ORA!» grida Wyatt da qualche parte in fondo alla caverna, e io mi concedo un solo attimo per prendere un respiro profondo, prima di cominciare a combattere.


La battaglia si fa difficile dall’inizio. I Demoni sono tanti, troppi, e ci costringono da subito a dividerci in piccoli gruppi.

Sul fondo, alla mia destra, le mie due zie, addestrate a lavorare insieme ormai da anni, ne stanno affrontando da sole una decina, e sono una vera forza della natura, ma a volte vengono colte di sorpresa, con la guardia abbassata, perché c’è una persona che manca nella loro formazione e loro ne sono inevitabilmente indebolite.

Poco più avanti, Tamora e Kat affrontano due Demoni a testa, l’una li blocca e l’altra li fa esplodere, ma sono ancora piccole e, lo vedo, sono già stanche. Non passerà molto prima che non riescano più a sostenere il ritmo frenetico della battaglia.

Prue e zio Coop sono dietro di me, e purtroppo non riesco a vedere bene come se la cavano, ma a giudicare dai rumori di colluttazione che sento credo che mia cugina stia mettendo bene in pratica gli insegnamenti di mia zia sulle arti marziali.

Pauleen è in fondo a sinistra, invece, ed è rimasta da sola. Sgrano gli occhi quando mi rendo conto che una sfera d’energia sta per colpirla alle spalle, e sto per intervenire, ma in quel momento un lampo di luci azzurrine la porta via per farla riapparire qualche metro più in là, col risultato che la sfera colpisce un altro Demone, mandandolo in fiamme. Mio padre sorride incoraggiante e si accerta che Pauleen stia bene prima di incitarla a riprendere il combattimento fianco a fianco. Sospiro, sollevato, e sorrido un po’ anch’io.

Tutto sommato, mi sembra che se la stiano cavando tutti bene, e Bianca di fianco a me non fa che confermarlo, assestando un calcio ben piazzato all’ennesimo Demone che ci affronta. «Smettila di dormire!» mi sgrida, corrugando le sopracciglia.

Ma non è affatto così. Nell’accertarmi che stessero tutti bene, ho cercato di studiare le nostre forze. Mi pare chiaro che il nostro obbiettivo deve essere di finire quanti più Demoni riusciamo, ma anche di arrivare a Wyatt il più in fretta possibile, prima che ci stanchiamo troppo e finiamo per essere sopraffatti dalla pura forza dei numeri.

«Freccia!» chiamo, dirottando un dardo che un Angelo Nero aveva lanciato in direzione di zia Paige. Bianca lo afferra da dietro e riesce ad immobilizzarlo quel tanto che le basta per rubargli i poteri, lasciandolo poi agonizzante lì a terra per tornare al mio fianco, la balestra dell’Angelo a terra, ormai inutile e dimenticata nel fragore della battaglia.

Mi concentro appena un po’ nel bloccare le vie respiratorie ad un altro Demone che sta per assalirci, stringendo appena le dita mentre cerco di focalizzare la sua trachea che si stringe sotto il mio potere telecinetico, e nel farlo quello che ha detto Wyatt torna prepotente ad affacciarsi nella mia mente. Mi chiedo cosa, esattamente, avete deciso di fare. Deglutisco, sapendo benissimo che in realtà la risposta a questa domanda è una grandissima incognita. Non abbiamo un piano, non abbiamo niente in mano, non un’arma né uno stratagemma. Siamo venuti qui praticamente allo sbaraglio, senza sapere cosa avremmo trovato. Come ho potuto, in quella soffitta, pensare che fosse una buona idea? Sì, tutti sul momento sembravano convinti, ma ora…

«Chris!» urla Prue, spuntata in qualche modo vicino a me, e con uno slancio incredibile che è ovviamente aiutato dalla Levitazione, manda al tappeto il Demone che avevo provato a strozzare ma che, a causa della mia distrazione, stava sfuggendo alla mia presa senza che me ne accorgessi.

«Chris, ce la facciamo. Ce la facciamo» afferma decisa, tornando verso di me e guardandomi negli occhi, cercando di rassicurarmi. Conosce esattamente i dubbi che mi sono passati per la testa, deve aver sentito l’ansia che mi cresceva dentro, e sapere che, pur nel mezzo della battaglia, si è preoccupata di me, di come mi sentivo… vale più di mille parole. Vorrei dirle qualcosa, ringraziarla, ma lei scuote la testa e sorride semplicemente. Naturalmente, sa già tutto. Io annuisco convinto e riprendo a combattere.

Forse non avremo un piano, ma non ha importanza. Ora la cosa importante è arrivare a Wyatt, poi, tutti insieme, potremo sopraffarlo (lo spero) e riportarlo almeno a casa, dove una trappola di cristalli è pronta per lui in soffitta.

Getto uno sguardo verso la fine della grotta. Riesco ad intravederlo, Wyatt, sembra imperturbabile mentre guarda i suoi Demoni morire per lui mentre cercano di uccidere la sua famiglia. Mi sento di nuovo carico di rabbia e in questo momento è come se avessi tutti i sensi al massimo. Riesco, in qualche modo, a sentire ogni cosa intorno a me, a percepire, per esempio, che in questo momento in tutta la grotta sei sfere d’energia e due di fuoco sono state lanciate e sono in volo, e senza doverle vedere o cercare, non ho alcuna difficoltà a controllarle con la mia mente per rispedirle al mittente. Otto Demoni prendono fuoco nel giro di un secondo, e gli altri si guardano attorno, confusi su come ciò sia stato possibile o su chi ne sia stato l’artefice. I mei familiari approfittano subito dell’attimo di spaesamento che si è creato, e in poco tempo un’altra decina di Demoni è stata eliminata. Sfruttando il piccolo, momentaneo buco nelle loro fila, d’un tratto la mia famiglia non è più divisa in piccoli gruppi, ma siamo ognuno affianco all’altro in un’unica linea. I nemici di fronte a noi sembrano tentennare giusto un attimo, ma poi riprendono ad attaccarci. Ma io non mi sono mai sentito così forte. Le mie percezioni sono talmente sviluppate che è come se riuscissi a vedere nei minimi dettagli ogni movimento che avviene nella grotta, ogni spostamento d’aria. Riesco a prevenire tutti gli attacchi dei Demoni rivolti a me o ad intervenire in tempo in caso di attacchi troppo pericolosi a qualcun altro della mia famiglia. E loro, trasportati dalla mia forza e dalla mia energia, sono a loro volta più forti, col risultato che aggrediamo tutti più decisi e ci vuole relativamente poco per decimare le loro forze, finché non restano più di una cinquantina di Demoni.

Sono ormai schierati in formazione intorno a Wyatt, circondandolo completamente. Due cerchi concentrici perfetti e poi lui al centro. Ora lo vedo bene, in questa fase di pausa che si è venuta a creare, in cui da entrambe le parti recuperiamo le forze. Mio padre sta curando Tamora da un brutto taglio che ha ricevuto alla guancia mentre zia Paige si occupa di guarire una bruciatura che una sfera di energia ha lasciato sul braccio di Prue, ma a parte questo, noi stiamo tutti bene. Solo stanchi e col fiatone. Non so quanto ancora potremo reggere, da questo punto di vista.

Wyatt, però, per la prima volta sembra turbato. Nel giro di mezza giornata abbiamo fatto fuori qualche centinaio di Demoni, lasciandolo con una guardia sparuta. Non che abbia bisogno di una guardia, questo è ovvio, ma è altrettanto chiaro che se vuoi diventare Imperatore di qualcosa, devi anche avere dei sudditi.

«Bene, bene» commenta Wyatt, facendosi largo attraverso i due cerchi di Demoni che lo circondavano e ritrovandosi direttamente faccia a faccia con me. «Il piccolo Chris è migliorato, questo te lo concedo. Quella velocità è sicuramente nuova, tutta questa decisione, quest’aggressività… Potrebbero davvero farmi comodo, sai? Te lo ripeto per l’ultima volta, Chris, unisciti a me, governa con me. Saremmo i padroni del mondo!»

Vorrei dire qualcosa, qualunque cosa, anzi, meglio, vorrei letteralmente sputargli addosso, ma prima che possa anche solo formulare una risposta coerente, Pauleen mi si è già avvicinata e ora lo sta guardando in un modo che non saprei nemmeno descrivere. C’è tutto, in quello sguardo. Incredulità, dispiacere, delusione, forse anche qualcosa che si avvicina all’odio… ma più di tutto, c’è amore, un amore tanto grande da farle male – non bisogna essere Empatici per vederlo –, da farla scoppiare in lacrime eppure così grande da darle anche la forza di rimanere in piedi e combattere.

«Wyatt…» comincia, guardandolo dritto negli occhi. Fa un passo verso di lui e quasi vorrei dirle di fermarsi, che è troppo pericoloso, ma dubito servirebbe a impedirle di avanzare. «Ti prego…» continua, muovendo un altro passo. Ormai solo una ventina di centimetri li separa. Lui, dal canto suo, ha addosso un’espressione di ghiaccio. «Io so che tu non sei così, tu sei buono, sei la persona più buona che conosca, sei pieno di luce ed è questo che mi ha fatto innamorare di te. Io ti amo, Wyatt, e so che anche tu mi ami. Anche in questa versione distorta di te stesso, tu mi ami. Mi hai chiesto di diventare la tua Regina perché nonostante tutto non volevi perdermi, e nemmeno io voglio perderti…» Pauleen porta una mano ad accarezzargli il volto, e Wyatt non si ritrae. Non fa nulla, in realtà, continua a guardarla imperscrutabile. «Ti prego, amore mio, torna a casa con me, torna ad essere te stesso, torna ad amarmi e ad essere l’uomo che io amo…» Pauleen crolla a terra, in ginocchio di fronte a lui, scossa dai singhiozzi, e nessuno dei presenti osa quasi respirare, tanta è la tensione nell’aria.

Poi, lentamente, Wyatt si piega sulle ginocchia e si abbassa alla sua altezza, e il cuore mi va in gola. Possibile…?
Le alza il mento e le lascia un leggero, castissimo bacio sulle labbra. Io non so cosa pensare, non oso sperare eppure quasi… possibile che sia stato così facile? Deglutisco a fatica cercando di capire cosa stia succedendo, ma non ho il tempo di fare o dire assolutamente nulla. Dopo questi pochi attimi di calma apparente, tutto precipita nell’orrore nel giro di qualche secondo.

Wyatt si alza nuovamente in piedi e fa appena un gesto con un dito, e i Demoni ci sono di nuovo addosso. E Pauleen… Pauleen è ancora a terra, e non si alza, e ora noto la macchia rossa che continua ad allargarsi alla base della sua schiena, e la lama di Excalibur che la trafigge lentamente, fino a passarla da parte a parte, sul fianco o nel costato, non saprei dirlo. «Papà!» urlo immediatamente, e non riesco nemmeno a permettermi di pensare al peggio. Lui mi lancia giusto uno sguardo d’intesa, prima di apparirle subito accanto e imporre le mani sulla ferita, ma non può fare nulla per levare Excalibur, solo mio fratello può muovere la spada. L’unica cosa che mio padre può fare con l’imposizione delle mani è guarirla costantemente, senza possibilità che la ferita si richiuda davvero finché Wyatt non lo deciderà. «Tamora! Kat!» le chiamo, andando loro vicino e aiutandole con un Demone particolarmente agguerrito. Faccio solo un gesto in direzione di mio padre e Pauleen, e loro capiscono immediatamente. Mentre io finisco definitivamente il Demone, le gemelle si schierano in posizione di difesa intorno a loro, preparandosi a proteggerli dagli altri attacchi, visto che ormai sono diventati bersagli facili, completamente vulnerabili. Un brivido di preoccupazione mi coglie quando noto il sudore scendere dalla fronte di mio padre, che deve star consumando gran parte delle sue energie per questa magia di guarigione prolungata.

Io non so cosa fare, guardo gli altri che continuano a combattere e mi sembra che stavolta stiano cedendo sotto gli attacchi dei Demoni. Siamo semplicemente troppo stanchi. E Wyatt, invece, è ancora in disparte, non ha nemmeno mosso un dito, fino ad ora, se non per ferire a morte la sua fidanzata.

Ora basta! BASTA!

Agisco prima che il pensiero abbia assunto un senso logico nella mia mente, e in un secondo sono di fronte a Wyatt e gli ho assestato un pugno sul naso prima ancora che le ultime luci azzurre siano scomparse. Riesco a colpirlo solo perché lo colgo completamente di sorpresa, ne sono ben consapevole, ma è comunque una sensazione meravigliosa vederlo barcollare all’indietro per l’intensità del colpo.

«Tu, bastardo!» gli urlo contro, approfittando del fatto che non si è ancora del tutto ripreso dalla sorpresa.

Lui per una volta non ride più. Nessun segno di strafottenza o divertimento sul suo volto, piuttosto una cattiveria sconfinata. Si tasta il naso con cautela, lo vedo sanguinare e per un attimo mi chiedo perché non si curi, ma poi capisco che i suoi poteri da Angelo devono essere stati revocati nell’attimo stesso in cui è diventato un Demone.

D’improvviso, mi è addosso. Non me l’aspettavo affatto, e per questo riesce a buttarmi giù facilmente. Niente magia, solo cazzotti e dolore. Cerco di scrollarmelo di dosso, e con un colpo di reni inverto le posizioni, regalandogli anch’io un paio di pugni sul volto prima che con un gesto della mano mi indirizzi lontano, a schiantarmi da qualche parte, ma io sono più veloce e orbito di nuovo di fronte a lui, che nel frattempo si è rialzato e ha attivato il suo scudo, rendendomi impossibile colpirlo. Almeno fisicamente.

«Wyatt!» urlo con quanto fiato ho in gola. «Guarda, guarda cosa hai fatto! Pauleen, la ragazza che ami con tutto te stesso, sta morendo, per colpa tua! Sei un mostro!»

Non so proprio cosa spero di ottenere, ma Wyatt, per un solo, breve, fugace momento, rivolge davvero lo sguardo in quella direzione e il lampo che gli leggo negli occhi… potrei pensare di essermelo solo immaginato, di aver semplicemente visto quello che volevo vedere, ma sono sicuro che non è così. I miei sensi sono talmente sviluppati che riesco a notare i dettagli più impercettibili, ne sono certo. Era il vecchio Wyatt che ho visto, quello buono e innamorato.

“Dovete aver fede nel più grande di tutti i Poteri.”

Ripenso allo sguardo fiducioso e innocente di Mel mentre mostrava a tutti quella frase, e poi invece al sorriso triste e quasi rassegnato della zia Phoebe, che sapeva esattamente a cosa si riferiva. Ci ha raccontato tutta la storia di come lei e le sue sorelle, all’epoca in cui c’era ancora Prue ed erano diventate Streghe da poco, avevano affrontato Barbas, il Demone della paura, uno dei Demoni più spaventosi di tutti i tempi. Ed avevano potuto farlo grazie a quell’annotazione che la madre aveva lasciato per loro, capendo di dover sfruttare quel grande Potere per sconfiggere ogni loro paura. Ma, purtroppo, aveva aggiunto nel racconto, non è questo il caso in cui avrebbe potuto aiutarci. Quel Potere contro la forza bruta di Wyatt non sarebbe servito a nulla.

Eppure… Nel giro di un secondo, sempre con tutti i sensi all’erta e con il cervello che viaggia a mille, ripenso alla storia dell’amuleto, che ancora vedo svettare al collo di mio fratello e un solo, piccolo, lancinante dubbio mi afferra il cuore.

Getto uno sguardo oltre le spalle di Wyatt, dove i miei parenti stanno tenendo impegnati i Demoni rimasti, e improvvisamente so cosa devo – dobbiamo – fare.



Note dell’Autrice:


Salve a tutti, popolo di Efp!

Innanzitutto, vi devo delle scuse. Nelle risposte alle recensioni avevo detto che avrei aggiornato durante la settimana di Pasqua, invece questo nuovo capitolo arriva solo ora perché, ovviamente, data la mia solita sfiga, fino a ieri abbiamo avuto problemi col modem e non potevo accedere ad Internet dal Pc. Poi finalmente è arrivato il tecnico e ora è tutto risolto, quindi eccoci di nuovo qui, con un nuovo capitolo, stavolta molto più lungo del solito. A dir la verità, per come l’avevo pensato originariamente, questo capitolo avrebbe dovuto contenere tutta la battaglia con Wyatt, andare anche un po’ oltre e poi concludersi con un cliffhanger diverso, ma rischiava davvero di allungarsi troppo, così per forza di cose ho dovuto tagliarlo qui. Che dite, secondo voi è stata una buona scelta? O avreste preferito tutta la battaglia in un unico capitolo?

Detto questo, questo è sicuramente un capitolo pieno di azione che necessita di un paio di chiarimenti. Innanzitutto, l’introduzione del capitolo, alla quale tengo particolarmente perché testimonia un po’ tutto il cambiamento, l’evoluzione di Chris, e dunque spero si legga il confronto con il primo capitolo, dove Chris diceva praticamente tutto il contrario!
Poi, per quanto riguarda “la nuova generazione”, non vorrei aver dato cose per scontate, quindi spiego bene qui. I nomi dei ragazzi sono tutti rispettati, e in particolare abbiamo – ovviamente – Wyatt, Chris e Melinda figli di Piper, Prue (che in realtà si chiama Prudence Johnna e viene chiamata “PJ”, ma come scelta non mi piaceva e ho preferito lasciarle l’abbreviazione Prue come per la zia), Parker e Penny (questa è una mia ‘invenzione’ in onore della nonna delle sorelle, in realtà di questa terza figlia si conosce solo l’iniziale P, da quello che so) per Phoebe e poi le gemelle Tamora e Kat e il fratellino Henry Jr (che nel fumetto è adottato e in quanto tale umano. È un’idea che mi è piaciuta molto e avrei voluto trovare il modo per inserirla anche nella mia storia, ma fino ad ora non ce n’è stata occasione) per Paige.
Tuttavia, ho cambiato le loro età perché volevo che solo uno “per sorella” andasse a combattere, una sorta di nuovo trio, se vogliamo, quindi ovviamente abbiamo Chris, figlio di Piper, poi Prue in quanto figlia di Phoebe e poi, beh, Tamora e Kat che sono gemelle e quindi per forza di cose dovevano essere in due come figlie di Paige. È stato più un capriccio personale che altro, in definitiva, senza considerare che essendo meno personaggi sono anche più facili da gestire in una battaglia.
Per quanto riguarda i loro poteri, ovviamente i Poteri di Chris e Wyatt sono quelli che abbiamo visto nella serie, mentre per le gemelle mi sono rifatta ai fumetti, in cui si sono ‘divise’ i Poteri di Piper, nel senso che Kat può bloccare e Tamora far esplodere. Anche questa mi è sembrata un’’idea molto carina e ho voluto riprenderla, mentre per quanto riguarda Prue, nel fumetto lei ha semplicemente i Poteri base delle Streghe più la capacità di trasportarsi alla maniera dei Cupidi, pertanto sono stata io ad attribuirle anche l’Empatia e la Levitazione della madre. Infine, Melinda dovrebbe possedere anche lei solo i Poteri base delle Streghe più la telecinesi e il potere di orbitare, ma io le ho attribuito anche il potere di bloccare, cosa che si è vista nel capitolo 11, perché ho voluto renderla il più possibile simile alla madre, in modo da incidere ancora di più su Chris.

Ok, queste note stanno diventando assurdamente lunghe! Un’ultima cosa: a dir la verità, temo che da questo capitolo possa essere apparso che il contributo di alcuni personaggi alla battaglia sia stato abbastanza inutile o superficiale, ma vedrete che non sarà così, in realtà.

Bene, io credo di aver detto tutto. Come al solito vi ringrazio infinitamente, lettori che ancora continuate a seguirmi dopo tutto questo tempo e nonostante le ere che impiego per aggiornare. Spero sempre di non deludervi.

Alla prossima, allora,


Lanterna_

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Capitolo 18
*** XVIII - Ovvero perché solo l'Amore ci illumina ***


XVIII capitolo:
Ovvero
Perché solo l’Amore ci illumina




Prima non c’avrei mai creduto, non avrei mai nemmeno osato sperarci.

Insomma, zio Coop me l’avrà ripetuto infinite volte, forse, ma io credo di aver sempre pensato, dentro di me, che fossero solo un mucchio di sciocchezze.

Eppure ora, per la prima volta, sento che è possibile.

Mi basta gettare un veloce sguardo a Bianca, che sta combattendo ferocemente e fieramente, e sentire il battito del mio cuore che accelera all’istante per l’emozione per capire, per
sapere che è vero. Mi basta guardarli tutti, la mia stupenda famiglia, per sentire dentro di me una forza che non credevo nemmeno concepibile.

Ancor di più, mi basta guardare mio fratello, qui di fronte a me, che mi guarda con quell’odio in volto, e sentire il cuore stringermi per il dolore tanto da andarmi in gola, per avere la certezza che è così, che
deve essere vero.

Il più grande di tutti i Poteri…

Qualcosa, nello sguardo che Wyatt ha rivolto a Pauleen, mi ha confermato che in lui ancora dev’esserci qualcosa di buono, dev’esserci un sentimento al quale fare appello, al quale aggrapparsi per continuare a sperare. Sul quale fare leva per riportarlo indietro.

Il più grande…

Non c’è dubbio che sia questo straordinario Potere a muovere il mondo, a farlo girare, a farci alzare dal letto la mattina per continuare ogni giorno con la nostra anche piccola battaglia quotidiana.

L’Amore.

L’Amore che ci aiuta a vincere le nostre paure, come nel racconto di zia Phoebe sulla misteriosa frase scovata da Mel. L’Amore che ci cambia la vita, come mi ha spiegato zio Coop durante quella disastrosa cena che mi spezza il cuore al solo ripensarci. L’Amore che ci permette di vincere su quella parte malvagia che alberga nel profondo di ognuno di noi… come nella storia di Emma sull’amuleto, se la mia intuizione è esatta.

L’Amore che fa trionfare il Bene, come spero accadrà adesso.


Per prima cosa, devo portarmi vicino agli altri e spiegare loro la mia idea, ma non so come fare, visto che Wyatt è proprio in mezzo, qui di fronte a me a sbarrarmi la strada, solo in attesa della mia prossima mossa. Dopo quel brevissimo lampo di incertezza che gli ho visto attraversare gli occhi nel lanciare uno sguardo a Pauleen, morente di una morte perenne mentre mio padre stremato continua a curarla ininterrottamente, ora è tornato a fronteggiarmi, le braccia conserte come a sfidarmi a fare qualcosa.

Ma cosa?

Devo distrarlo, è l’unica soluzione per poter tornare dagli altri senza insospettirlo per aver abbandonato la battaglia con lui di colpo.

E purtroppo una sola idea mi viene in mente, e non mi piace per niente. Non vorrei coinvolgere nessun altro, ma non ho altra scelta.

Inspiro profondamente e cerco di focalizzarmi sulle mie emozioni, in modo da amplificarle al massimo. La paura, la rabbia, l’adrenalina… ma più di tutto l’ansia. Ho bisogno d’aiuto, grido nella mia mente, incessantemente, cercando di non far trasparire nulla all’esterno, mostrandomi impassibile, come se fossi anch’io in attesa di una mossa di Wyatt.

Cerco di attirare l’attenzione di zia Phoebe affinché intervenga e tenga impegnato mio fratello il tempo che mi occorre per spiegare il piano agli altri, ma non è lei a rispondere al mio grido d’aiuto. È invece Prue che si volta verso di me, dopo aver mandato alle fiamme l’ennesimo Demone, confusa e spaesata. Atterrita, quasi, come se si aspettasse di trovarmi a terra agonizzante.

Per un momento non ho la forza di farlo, non posso mettere la sua vita in pericolo, non lei, la mia cuginetta che invece dovrei essere il primo a proteggere. Ma poi stringo i pugni e scelgo di fidarmi, per una volta. Non devo fare tutto da solo, e Prue sa quello che fa, può scegliere per se stessa se se la sente. Allora distolgo solo per un attimo lo sguardo da lei, indicandole Wyatt con gli occhi, cercando di farle capire con tutto il mio essere quello che le sto chiedendo.

Prue mi guarda impaurita, senza sapere cosa fare. Non so se è perché non ha colto il messaggio, o perché non riesce ad intervenire presa dalla paura, ma in ogni caso non posso fargliene una colpa né preoccuparmene a lungo, perché proprio ora Wyatt perde la pazienza e scuote la testa, inferocito.

«Ora basta. È tempo di porre fine a questa faccenda»

In un attimo disattiva il suo scudo e prepara nella mano una sfera di energia. Non è mai stato così simile al Wyatt malvagio dei miei ricordi.

Si prepara a scagliarla e io ad orbitare via dalla traiettoria, ma nessuno dei due fa a tempo a fare nulla, in realtà, perché Prue interviene con un calcio straordinariamente piazzato sulla schiena di Wyatt, mandandolo a terra con la sfera d’energia che si infrange direttamente a pochi centimetri dal suo volto.

Prue mi lancia uno sguardo deciso, battagliero, come a dirmi “Vai, ci penso io”, e io non posso fare a meno che restituirle un sorriso e provare a ringraziarla con gli occhi. Ovviamente, sono tremendamente preoccupato per lei e non ho idea di quanto a lungo possa reggere uno scontro diretto con Wyatt, ma non ho altra scelta. In fondo, ho solo bisogno di un attimo per parlare con zio Coop e con Bianca e poi… beh, poi ho soltanto bisogno di un miracolo affinché il mio cosiddetto ‘piano’ funzioni davvero.

Allora, proprio mentre Wyatt si rialza con uno sguardo di pura rabbia sul volto, pronto a vendicarsi di quest’affronto subito, a scagliare su mia cugina tutto il Potere che possiede… io orbito lontano, chiudendo gli occhi senza avere il coraggio di guardare cosa potrebbe succedere, per riapparire solo qualche secondo dopo a fianco di mio zio e di Bianca, impegnati con un Demone a testa, ma fortunatamente, almeno, vicini a sufficienza perché mi sentano entrambi.

Aiuto prima mio zio a sbarazzarsi del suo Demone, scagliandolo semplicemente lontano con un pigro gesto della mano, e poi faccio lo stesso con quello di Bianca.

«Chris, ma che diavolo! Stavo per finirlo!» protesta lei, girandosi verso di me mentre si scansa dal volto una ciocca di capelli rimasta attaccata alla fronte sudata, un piccolo broncio che la rende tremendamente irresistibile a curvare i lineamenti del suo viso.

«Ascoltatemi!» dico, avvicinandomi a loro e inducendoli a fare lo stesso. «Potrei avere un’idea»



Quando finisco di spiegare, zio Coop mi guarda convinto, un gran sorriso e una grande fiducia a illuminargli il volto, mentre Bianca sembra pensare che mi sia improvvisamente rincoglionito.

«Non puoi essere serio» dice scuotendo la testa, le sopracciglia aggrottate.

«Lo sono, invece» rispondo, cercando di mostrarmi più convinto di quanto non sia. Devo convincerla in fretta, in questo stesso momento Prue sta affrontando Wyatt, rischiando la sua vita per me.

«Chris, ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vuoi rischiare tutto per… per cosa? Come puoi pensare che funzionerà?»

Sospiro, infastidito dal fatto che non sembra fidarsi di me. O peggio, che non sembra fidarsi di tutto quello che mio zio, qui al mio fianco, rappresenta. D’altra parte, io stesso fino a poco tempo fa avrei creduto di essere impazzito per pensare che un’idea del genere abbia la remota possibilità di andare a buon fine.

«Bianca, tu…» comincio, colto da un’idea improvvisa. «… tu cosa provi quando mi guardi?» mi sento un po’ ridicolo, ma devo continuare, devo convincerla a tutti i costi. E osservandola, le guance appena rosse dopo la mia domanda, so che non devo avere timore, che lei prova esattamente quello che sento io. «Perché quando io guardo te... non ho dubbi che la mia idea funzionerà, che se esiste qualcosa di più forte di Wyatt a questo mondo, se davvero esiste il ‘Potere più grande di tutti’… allora deve essere questo. Deve essere quello che provo per te, perché è talmente grande e incontenibile e… e forte e capace di donarmi forza come nient’altro che io abbia mai sperimentato… che davvero non c’è altra possibilità. Perciò sì, io penso che funzionerà»

In qualche strano modo contorto, gliel’ho detto. Senza mai distogliere lo sguardo dal suo viso, vacillando forse un paio di volte, ma gliel’ho finalmente detto.

Bianca mi guarda con gli occhi spalancati, quasi non credesse alle sue orecchie, le guance ormai rosse come pomodori maturi.

Mi avvicino quel tanto che basta per afferrarle la mano, sfiorandole appena le dita con le mie, rabbrividendo al contatto. «La domanda è… cosa pensi tu. Cosa provi tu»

Rimango con il cuore in gola a fissarla, trepidante mentre le stringo la mano per trovare il coraggio di ascoltare la sua risposta.

Infine, Bianca ricambia la stretta e mi lancia uno sguardo carico di passione, di ardore. «Ok, va bene. Io… penso tu abbia ragione» fa un respiro profondo e poi mi sorride come non l’ho mai vista fare e… Dio, la voglia che avrei di baciarla in questo istante. «Facciamolo» stabilisce, ed è talmente tanta la fiducia che trasuda dal suo tono che questa unica parola pronunciata qui e ora dalle sue labbra vale più di quanto altre due paroline avrebbero mai potuto significare.



Prue sta ancora affrontando Wyatt.

È impressionante quanto sia migliorata dall’ultima volta che l’ho vista combattere. Si limita a schivare, certo, senza neanche provare ad attaccare mio fratello. D’altronde sa benissimo che non avrebbe nessuna possibilità: già il solo scudo è una difesa sufficiente a rendere pressoché inutile lo stile di combattimento di mia cugina, prettamente basato sul corpo a corpo come quello della madre. Eppure, se la sta comunque cavando alla grande. Salta da una parte all’altra evitando ogni sfera d’energia, ogni colpo, prevedendo più o meno grazie ai suoi Poteri le mosse di Wyatt e riuscendo ad anticiparle. Tuttavia so che non potrà reggere ancora per molto. Si vede benissimo che è stremata e che Wyatt a questo punto sta solo giocando con lei, quasi si diverte mentre aspetta il momento buono per colpirla definitivamente.

Non posso più restare a guardare senza fare niente.

Orbito nuovamente accanto a loro, frapponendomi fra Prue e una sfera d’energia particolarmente vicina a colpirla, facendo giusto in tempo per spedirla da un’altra parte grazie alla mia telecinesi.

«Guarda chi ha deciso di riunirsi alla festa» fa Wyatt, il tono sprezzante che ormai gli ho sentito fin troppe volte.

«Stai bene?» chiedo piano a Prue, voltandomi verso di lei e ignorando completamente il commento di mio fratello. Prue mi guarda stanca ma sollevata dal mio arrivo e annuisce con un piccolo sorriso.

«Sei stata bravissima» la incoraggio, e mi sento tremendamente fiero di lei mentre il suo sorriso si allarga e le raggiunge gli occhi, facendoli brillare.

Wyatt mi guarda disgustato. «Sai, Chris, ancora non ho capito cosa diamine siete venuti a fare. Mi sembra proprio che non abbiate nessun piano, state attaccando praticamente a caso, senza organizzazione o strategia e, parlandoci chiaro, è piuttosto evidente che nessuno di voi può sconfiggermi. Allora… cosa? Hai semplicemente portato tutta la nostra famiglia a morire per nulla?»

So che sta solo cercando di provocarmi, che cerca di entrare nella mia testa per distrarmi e confondermi, ma il fatto è… che ci riesce benissimo. E se avesse ragione? Se li avessi condannati tutti a morte certa?

Apro la bocca per controbattere, ma dalle mie labbra non esce una parola. Non so cosa dire per discolparmi.

«Non ci ha portati Chris!» urla Prue al mio fianco, guardando Wyatt dritto in volto. «Siamo venuti noi, Wyatt. Perché è nostro compito sconfiggere il Male, sempre, e tu dovresti saperlo bene, forse meglio di chiunque altro. Eri il migliore di noi prima del tuo tradimento e ora… Wyatt, siamo venuti per te! Perché ti vogliamo bene e…» la voce le si spezza e la sua faccia sembra accartocciarsi sotto il peso delle sue emozioni e, credo, anche delle mie. Il suo discorso mi ha toccato davvero.

Non li ho portati io, è stata una loro scelta, unanime, perché questo siamo noi Halliwell. Una forza al servizio del Bene, qualunque cosa succeda.

Wyatt, d’altro canto, non fa una piega. «Capisco. Beh, se è davvero così e siete semplicemente venuti a suicidarvi, in pratica, chi sono io per impedirlo? Se è la morte che volete, così si-»

Non fa a tempo a concludere.

Bianca, apparsa alle sue spalle approfittando di questo momento di stallo, di distrazione pura, l’ha immobilizzato e lo trattiene rubandogli i Poteri con la mano destra che attraversa direttamente il suo stomaco.

Prue, al mio fianco, la guarda sbalordita, senza avere idea di cosa stia succedendo. Io sono sollevato. Almeno fin qui tutto bene.

«Cupido! Ora! Non riuscirò a trattenerlo a lungo!» incalza Bianca, già con un po’ d’affanno.

Naturalmente ha ragione, i Poteri di Wyatt sono troppo spaventosamente grandi perché Bianca possa assorbirli davvero, può al massimo trattenerlo per un minuto o poco più.

«Cosa significa tutto questo?» urla Wyatt guardando me, quasi sapesse che è una mia idea, furioso come non l’ho mai visto.

Zio Coop ci raggiunge, finalmente, e annuisce solenne mentre si concentra. L’anello al suo dito si illumina di una dolce luce rosata e lui inspira ed espira profondamente, sentendo nelle orecchie il ritmo del cuore di Wyatt, cercando di infiltrarsi fra un battito e l’altro per aprirlo al Bene, all’Amore.

Deglutisce e una singola goccia di sudore gli scende dalla fronte. La mia fiducia comincia subito a vacillare. Wyatt non sembra toccato da nulla, continua solo a guardarmi furibondo, non aspettando altro che il momento in cui riuscirà finalmente a liberarsi dalla morsa di Bianca per spedirci tutti all’altro mondo.

«Non… non ce la faccio!» ansima mio zio, facendo sprofondare il mio cuore da qualche parte nello stomaco. «Il Male che alberga in lui è troppo grande, troppo radicato!»

Ma come? Possibile che mi sia sbagliato tanto? Eppure lo sguardo che ha lanciato a Pauleen… non significava niente?

Wyatt...

Prue al mio fianco scuote la testa e si avvicina al padre, afferrandogli la mano con l’anello al dito e donandogli la sua forza. Improvvisamente la luce sprigionata da quel piccolo cerchio prezioso si fa più fulgida, e Wyatt emette un verso a metà fra un singhiozzo strozzato e un gemito di dolore.

Sta… sta funzionando? Una parte di me non osa sperarlo.

Ma ancora non è abbastanza. Mio zio e mia cugina crollano in ginocchio all’improvviso, stremati, ma con le mani ancora unite e l’anello che risplende.

Wyatt comincia a scalpitare, irrequieto, e io mi sento completamente inutile. Bianca alle sue spalle sembra tremendamente affaticata, credo stia per cedere anche lei, e allora davvero non ci sarebbe più scampo per nessuno di noi. Wyatt ce la farà pagare cara.

Mi guardo intorno, cercando anche il più piccolo aiuto, e vedo gli altri che ancora combattono. Pauleen a terra, mio padre che continua a guarirla (e giuro che non ho idea di come faccia a resistere, a non essere svenuto da tempo) mentre le gemelle li difendono dagli ultimi Demoni rimasti. Sono una decina, infatti, che stanno attaccando direttamente loro, mentre altri dieci vengono tenuti a bada dalle mie zie.

È in questo momento che zia Phoebe si volta verso di noi, probabilmente avvertendo lo stato d’emergenza del marito e della figlia, guardandomi allarmata. Vorrei avere le risposte che sembra cercare nei miei occhi, ma la verità è che mi sono rimaste solo domande. In che razza di guaio ho messo la mia famiglia? Ho davvero sacrificato tutti quanti pensando che potesse funzionare?

È lei, però, che d’un tratto mi lancia uno sguardo deciso, come colta da un’illuminazione fulminea. Rivolge parole affrettate alla zia Paige mentre uccide l’ennesimo Demone. Diciotto rimasti in tutto, dalle centinaia che erano inizialmente. Ma non ha alcuna importanza quanti di loro finiamo, se non riusciamo a fermare Wyatt. Mia zia annuisce, scuotendo i corti capelli rossi, e tuttavia guarda preoccupata le gemelle.

«Bambine» la sento urlare da qui, e pur nella confusione della battaglia Kat trova il tempo di storcere il naso nel sentire come le ha apostrofate la madre. «Pensate di poterli gestire da sole? Ancora per poco, ve lo prometto!»

Tamora fa esplodere il Demone di un insolito colore azzurrino che stava affrontando e, seppur evidentemente esausta, annuisce mentre Kat per tutta conferma riesce a bloccare due Demoni contemporaneamente.

«Bene, allora, resistete!»

Zia Paige afferra in tutta fretta la mano di Phoebe e in un attimo orbita proprio al mio fianco, dalla parte opposta rispetto a zio Coop e Prue, che riversi a terra ancora stanno lottando con le unghie e con i denti per prendere il controllo del cuore, dell’anima di Wyatt.

«Il suo cuore è troppo avvelenato dal Male, riesco a percepirlo!» spiega zia Phoebe. «Sembra proprio… sembra il Potere della Sorgente» vacilla mentre lo dice, senza riuscire a capire nemmeno lei come sia possibile.

Io mi sento sprofondare. La Sorgente di tutti i Mali…

Dio, Wyatt!

«Cosa facciamo?»

Nessuna delle zie mi risponde, piuttosto si lanciano uno sguardo complice e, prendendosi per mano, cominciano ad intonare «Il Potere del Trio coincide col mio, il Potere del Trio coincide col mio…» ancora e ancora.

Ricordo bene i racconti della mamma sulla Sorgente, di come le Streghe l’avessero sconfitta una volta per tutte quando la Veggente aveva provato a rubarne i Poteri direttamente dal grembo di mia zia, sfruttando l’invincibile Potere del Trio per distruggerla definitivamente, impedendole di reincarnarsi in un altro Demone. *

Tuttavia, ora c’è solo un piccolo problema. Il Trio non esiste più.

A meno che

In tutta fretta afferro a mia volta la mano della zia Phoebe e recito anch’io l’incantesimo, sostituendo la mia voce a quella di mia madre.

Non credo sia così efficace come sarebbe se ci fosse davvero Piper al mio posto, ma non ha importanza. Prendo anche la mano dello zio Coop, aiutandolo a rialzare lui e Prue, e nel continuare a ripetere la frase come un mantra ne avverto quasi il Potere tangibile sfrigolare nell’aria intorno a me e dirigersi verso Wyatt, verso il Male che alberga in lui per poterlo distruggere.

«Il Potere del Trio coincide col mio, il Potere del Trio coincide col mio…» ripetiamo, e la luce che avvolge l’anello di Cupido si fa talmente forte da accecarmi per un attimo.

Nel preciso secondo in cui Wyatt lancia un urlo disperato e si lancia in avanti, liberandosi finalmente della presa di Bianca, so che ce l’abbiamo fatta. L’anello ha svolto il suo dovere e l’Amore si è inserito fra i battiti del suo cuore, avvolgendolo come una calda coperta mentre il Male della Sorgente per ora è stato, se non sconfitto, almeno messo a tacere.

«Wyatt…» provo a chiamarlo, lasciando le mani dei miei parenti per avvicinarmi a lui. Loro, al contrario, restano fermi nei propri incantesimi, zio Coop e Prue concentrati nel mantenere il Potere dell’anello e le zie che ripetendo il mantra riescono a tenere a bada la Sorgente.

Wyatt mi guarda spaesato, quasi non sapesse nemmeno dove si trova.

«Wyatt, cosa stai facendo?» azzardo a chiedere, senza sapere bene neanch’io da che parte iniziare. «So perché sei arrivato a questo punto, credimi» gli dico, lanciando un veloce sguardo all’amuleto. «Ma è il momento di tornare indietro. Sei ancora in tempo!»

Lui non reagisce, continua solo a guardarmi come se non avesse idea di cosa io stia parlando, e io mi rendo conto di quanto debole debba sembrare il mio discorso. Sono un idiota. Non so per quanto tempo la mia famiglia potrà ancora resistere, per quanto riusciranno a trattenerlo in questo stato, ed è fondamentale che mi muova. Devo premere il piede sull’acceleratore, giocare anche sporco, se necessario.

«È stata la morte della mamma a spingerti sulla via del Male, vero? Il… il dolore per averla persa. Io… Wyatt, nessuno più di me può capirlo, ma devi chiederti… cosa penserebbe, ora, nel vederti così? Sarebbe fiera, orgogliosa di te come è sempre stata? O sarebbe disgustata nel vedere il mostro in cui ti stai trasformando?»

Le mie parole suonano troppo dure perfino alle mie orecchie, ma finalmente sembrano sortire qualche effetto. Wyatt si porta le mani nei capelli e tira fino quasi a strapparseli. «Smettila! Smettila! Tu… non sai di cosa stai parlando!»

«Lo so molto bene, invece!» urlo in risposta. Devo spingere ancora di più. «E sai cosa penso? Penso che il giorno che è morta… quel giorno tu hai accusato me per la sua morte, per non essere intervenuto a salvarla, ma che in realtà… In realtà incolpi te stesso, perché saresti dovuto essere tu il più forte, no? Saresti dovuto essere tu a proteggerla, e hai fallito! Incolpi te stesso e l’hai fatto dal preciso momento in cui Excalibur non è riuscita ad uccidere Zaltor»

«Zitto! Sta’ zitto, ho detto!» mi grida contro, ma non fa nulla per fermarmi davvero.

«Perché non è affatto vero che Excalibur non ci è riuscita, sei tu che l’hai fermata, non è vero? La luce bianca dell’amuleto non era affatto uno scudo, quell’amuleto non ha questo tipo di Potere, non più, almeno. Ha invece preso possesso della tua mente e tu, di tua volontà, hai comandato ad Excalibur di arrestarsi, di non uccidere Zaltor, consentendogli la fuga con nostra madre morente!»

Deglutisco, improvvisamente in affanno, colto dall’ardore delle mie stesse parole. Wyatt di fronte a me sembra tornato un bambino che ha paura delle tempeste.

Io mi sento malissimo per quello che sta uscendo dalle mie labbra, ancor di più perché ho il dubbio di ritenerle io stesse vere mio malgrado. «Non è così, Wyatt? Andiamo, abbi il coraggio di rispondere! Non è così?» lo incalzo, sentendo quasi il vomito risalirmi la gola.

Ma lui non ha la forza di fare nulla. Anzi, scuote solo la testa, sconvolto, gli occhi lucidi di lacrime, e io so che non è ancora abbastanza.

«E ora, dopo aver ucciso la mamma, stai facendo lo stesso con la donna che dici di amare, o no?» stavolta urlo a squarciagola, vedendolo tapparsi le orecchie per coprire il suono delle mie parole. «Guardala, Wyatt! È proprio laggiù, circondata dai tuoi sudditi, mentre Excalibur la taglia da parte a parte e la uccide senza riuscire a finire l’opera solo perché tuo padre sta dando tutto se stesso per tenerla aggrappata alla vita!»

Wyatt continua a scuotere la testa, guardando in basso come un bambino capriccioso che non vuole sentire ragioni. «Ho detto, guardala!» Alza all’improvviso gli occhi, spaventato dal mio richiamo, e fa come gli ho ordinato.

Anch’io giro appena il volto e vedendo Pauleen riversa a terra, Excalibur ben visibile anche da qui, una pozza di sangue ormai enorme che ancora si allarga sotto di lei, per un attimo un ricordo terribile si affaccia alla mia mente.

Bianca, trafitta allo stesso modo, morente fra le mie braccia mentre mi restituisce l’anello… il dolore, la consapevolezza di averla persa per sempre, l’odio verso mio fratello che me l’ha portata via… D’un tratto sono sopraffatto, non riesco a muovermi, a reagire. Guardo Pauleen e riesco solo a vedere l’amore della mia vita che mi abbandona per sempre, mentre io la stringo a me più forte che posso, quasi a non lasciarla andare via, lacrime roventi che mi scendono senza controllo dagli occhi…

«Finisci quello che abbiamo iniziato»

Ma è proprio Bianca, ancora una volta, a donarmi la sua forza. Mi spinge a non arrendermi, a continuare da solo la nostra battaglia, a credere nonostante tutto che Wyatt possa essere salvato, che ci sia ancora speranza per noi due. Quell’unica sillaba, “Va’!”, e il suo sguardo ardente che vale più di mille parole…

È con uno sforzo immane che mi ricordo che Bianca non è affatto persa per sempre, ma è proprio qui, vicino a me, a combattere con me e per me, ed è esattamente per questo – per lei, per tutto quello che potremmo ancora condividere – che non posso permettermi di arrendermi ora. Devo andare avanti nonostante tutto.

Stringo i pugni e sono di nuovo presente a me stesso.

«Tu la ami, Wyatt! La ami! Come puoi… come puoi farle questo?» riprendo il mio discorso, tornando a guardare mio fratello, improvvisamente sgonfiato di tutto il mio ardore e carico invece di amarezza.

Wyatt ha ancora gli occhi puntati su Pauleen e… e ha cominciato a piangere. Vederlo così… così debole, così vulnerabile, così distrutto da quello che io stesso gli sto causando mi fa stare malissimo. Mi odio come non mi sono mai odiato prima.

Non serve nemmeno a nulla. Lo sto distruggendo per niente, portandolo solo sull’orlo del rimpianto ma senza riuscire a spingerlo oltre la soglia, verso il Bene.

Perché, realizzo, sto sì facendo appello ai suoi nobili sentimenti d’Amore, ma nel modo sbagliato, puntando sulla colpa invece che sull’affetto. Sono io il mostro, fra i due.

«Wyatt, io…» provo di nuovo, ma la voce mi cede subito, spezzata da lacrime dolorose che cominciano ad uscire anche dai miei occhi.

Mi avvicino ancora di più a lui, allungando una mano a stringergli una spalla, e solo in questo momento lui torna a guardarmi.

«Perdonami, io… ho sbagliato tutto, come al solito» gli dico, guardandolo dritto negli occhi. «Perché è quello che faccio sempre. Io… non faccio altro che commettere errori e dare poi la colpa agli altri dei miei insuccessi. Ma tu… sei sempre stato tu a venire in mio soccorso, a togliermi dai guai, a supportarmi nonostante tutto!»

Wyatt mi guarda in qualche modo speranzoso, e io so di star andando sulla strada giusta. Lo capisco non tanto dalla sua reazione, quando dal calore che sento avvolgere il mio, di cuore.

«Ti prego, Wyatt, tu… non sei solo la Strega, anzi, la persona più buona e giusta che sia mai esistita, non sei solo il figlio migliore che si possa desiderare, il più devoto… Tu… sei mio fratello!»

La voce mi si spezza ancora e stavolta sono io che non riesco a reggere il confronto visivo, trovandomi ad abbassare gli occhi pieni di lacrime di commozione.

«Sei mio fratello» ripeto, affinché il concetto gli entri bene in testa ma soprattutto gli afferri il cuore. Stringo appena più forte la sua spalla sotto le mie dita. «E mi hai… Mi hai sempre protetto, ci sei sempre stato per me quando avevo bisogno di te! Wyatt, ho bisogno di te ora!» imploro, tornando a guardarlo dritto negli occhi. «Ti prego, ti prego, fratello, torna da me…»

Non ho più la forza di dire nient’altro.

Ma non ce n’è bisogno.

Wyatt improvvisamente lancia un urlo tremendo, potentissimo, eppure per qualche ragione non spaventoso, ma anzi stranamente rassicurante.

Non so descrivere quello che accade in seguito. Una stranissima onda d’urto sembra propagarsi direttamente dal suo corpo, avverto l’aria letteralmente piegarsi al suo passaggio, e quando mi attraversa mi sento improvvisamente in pace con il mondo, avvolto da una luce che non ho mai provato prima. Tutta la stanchezza sparisce dal mio corpo e mi sento fresco e riposato come una rosa. Tutto l’orrore che provavo fino a pochi secondi fa, soprattutto verso me stesso, sembra d’un tratto sparito, quasi non sia mai esistito. Un incredibile sorriso genuino si fa strada sul mio volto e mi sembra di volare mentre quest’onda di puro Bene mi attraversa e passa oltre, propagandosi in ogni direzione, invadendo tutta la caverna.

Nel voltarmi a guardare gli altri, capisco dai loro volti sereni che anche loro provano lo stesso non appena entrano in contatto con questa strana energia, che invece polverizza all’istante tutti i Demoni nel secondo esatto in cui arriva a toccarli, incendiandoli in un battito di ciglia.

Poi va ancora oltre, arrivando quasi a Pauleen, ed è in questo momento che Wyatt, alle mie spalle, rabbrividisce. Excalibur si allontana immediatamente dal corpo della ragazza, andando a posarsi a terra lì vicino con un gran clangore di metallo che batte sulla roccia, ancora macchiata del suo sangue. E non appena l’onda raggiunge la ferita, questa si rimargina immediatamente, chiudendosi e restituendo la vita a Pauleen, che apre gli occhi lentamente, frastornata.

Ma, mi accorgo con rammarico, la ferita non è sparita del tutto. Al contrario, ha lasciato una bianca e lunga cicatrice appena visibile anche da qui attraverso lo squarcio nella maglietta.

Mi volto nuovamente verso Wyatt, senza sapere cosa aspettarmi di leggere sul suo volto e preoccupato per come potrà reagire. I suoi occhi si spalancano per l’orrore nel notare lo sfregio che lui stesso le ha procurato.

La raggiunge con un grido che quasi mi sembra disumano, tanto è pregno di dolore. Le è accanto nel tempo di un battito di ciglia, Excalibur, la sua fedelissima spada, compagna di mille avventure, anche questa volta al suo fianco ma per la prima volta dimenticata, anzi, disprezzata. Mio padre si scansa per fargli spazio mentre Wyatt si inginocchia a terra, quasi cade su se stesso, a dire il vero, e in un primo momento sembra sul punto di abbracciare la sua amata, ma poi ci ripensa e le mani vanno invece a nascondere il proprio volto.

Scoppia a piangere come non l’ho mai visto fare, dondolandosi avanti e indietro, biascicando parole sconnesse che mi stringono il cuore in una morsa. «Perdonami, perdonami» balbetta senza sosta, ma senza davvero osare sperare in quello che chiede, mentre tremendi singhiozzi gli scuotono il corpo.

È Pauleen, allora, che lo tocca, perché lui sembra aver paura anche solo di sfiorarla. Si tira su e lo abbraccia, circondandogli le spalle larghe con le proprie esili braccia, affondando il viso nel suo collo, donandogli tutto l’amore di cui è capace. Wyatt in un primo momento è troppo incredulo per reagire. Le mani gli cadono dal volto, mostrando gli occhi più spauriti e perduti che io abbia mai visto. Pauleen gli prende il volto fra le mani e lo guarda con un’intensità tale da bruciarlo, da toccarlo nel profondo. Anche lei comincia a piangere: lacrime silenziose sfuggono al suo controllo e scendono delicate sulle sue guance rosate, il labbro inferiore le trema appena.

Forse è questo a spezzare definitivamente Wyatt, a romperlo in mille pezzi, ed ho tremendamente paura che nessuno potrà più rimetterli insieme mentre un singhiozzo più forte degli altri gli scuote il corpo e lui va a nascondersi nel suo unico rifugio, nella sua casa. Allunga le mani come farebbe un viandante nel deserto alla vista di una pozza d’acqua, ed è con la forza della disperazione che si stringe a Pauleen, affondando il volto nei suoi capelli.

La tiene stretta forte al petto, e piange. Piange come solo un bambino disperato sa fare, quando per colpa di un incubo tremendo il suo intero mondo sembra essere andato in pezzi e aver perso ogni senso. Pauleen ricambia il suo abbraccio stringendo con altrettanto ardore e gli sussurra qualcosa all’orecchio, non posso sentire cosa, ma Wyatt scuote la testa e continua a piangere.

Io… io non so cosa fare. Il mio cuore è completamente spezzato in questo momento, nel vederlo così, e vorrei avere la forza e la capacità di dire qualcosa che possa farlo stare meglio, o almeno per distogliere lo sguardo da questo spettacolo che mi fa così male, invece resto solo fermo a guardarlo, come ipnotizzato, sentendo il cuore che mi spacca il petto a metà tanto stringe.

Infine, è mio padre a fare un passo in avanti. Si avvicina a Wyatt e gli posa semplicemente una mano sulla spalla, inducendolo a separarsi da Pauleen. Wyatt alza il volto e gli rivolge proprio lo sguardo di un bambino spaurito, di chi si è talmente perso da non sapere nemmeno più cosa cercare, e mio padre fa la più straordinaria delle cose. Gli stringe la spalla e gli sorride di un sorriso che conosco fin troppo bene.

Va tutto bene, sembra dire. Tutto bene. Il mondo è finalmente in pace e tutto è perdonato, calma il tuo cuore e la tua mente perché va tutto bene

«Andiamo a casa, figliolo» dice solo, e Wyatt lo guarda incredulo, riconoscente, forse, e ancora impaurito.

Alla fine, però, annuisce appena e lancia a me un veloce sguardo quasi in cerca di rassicurazione, e io ci provo. Provo a sorridere come ha appena sorriso mio padre, e anche se non posso vedere il risultato lo sguardo di Wyatt si fa un po’ più deciso mentre si alza in piedi, allungando poi una mano verso Pauleen per aiutarla ad alzarsi a sua volta. Pauleen la prende senza esitare e la tiene stretta anche quando rimane in piedi al suo fianco. Non c’è più traccia di lacrime sul suo volto.

«Andiamo a casa» ripete mio padre, e in un lampo tutti ci smaterializziamo per riapparire nel soggiorno di casa Halliwell.



«Wyatt!»

L’urlo ci accoglie quando le ultime luci azzurre stanno ancora scomparendo.

La voce di Mel si spezza per la commozione mentre corre più veloce che può verso nostro fratello, le braccia tese in avanti per stringerlo forte appena lo raggiunge. Si aggrappa al suo collo e stringe come a non lasciarlo più andare, costringendolo a separarsi da Pauleen così da poterla prendere in braccio.

Wyatt le accarezza i capelli e la schiena come già l’ho visto fare moltissime volte, in un modo che riesce sempre a calmarla, eppure con una disperazione nuova, in qualche modo. Stavolta è lui che si aggrappa a lei per cercare conforto, non il contrario.

Mel piange a dirotto, ma ride anche, straordinariamente felice e commossa come non l’ho vista da tanto, troppo. Wyatt alza lentamente il viso e punta lo sguardo su di me, continuando a stringere nostra sorella come se ne dipendesse la sua vita. I suoi occhi sono persi e… imploranti.

Senza bisogno che dica nulla, so esattamente cosa mi sta chiedendo. Mi avvicino dapprima lentamente, poi quasi correndo, perché è quello che voglio anch’io. Quello di cui ho bisogno.

Voglio rendermi conto che è davvero finita, avere sotto le mani la prova tangibile, il più concreta possibile, che Wyatt, mio fratello, è tornato ad essere la persona che conoscevo e a cui voglio un bene dell’anima.

Senza curarmi delle innumerevoli paia d’occhi che ci guardano, mi unisco all’abbraccio, stringendo con una mano Melinda e con l’altra Wyatt. Insieme.

Ce l’ho fatta. Wyatt è qui, con me. È buono, è lui.

Ce l’ho fatta.

Melinda si sgancia con un braccio da Wyatt per abbracciare anche me, e una mano di mio fratello va a posarsi sulla mia spalla, stringendo per avvicinarmi a lui. È solo in questo momento che noto l’amuleto ancora al suo collo. Per un attimo mi allarmo, ma poi, guardando meglio, mi accorgo che la punta della stella è rivolta verso l’alto, come simbolo del Bene. Wyatt è stato in grado di mutare l’amuleto alla sua forma originaria. Incredibile, ancora oggi a volte mi stupisce quanto sia straordinario.

Sorrido mio malgrado, non posso farne a meno.

Mi sento… completo, ecco.

Non so quanto tempo rimaniamo così, semplicemente stretti l’uno all’altro, mentre lacrime più o meno silenziose scendono dai nostri occhi. Potrebbero essere ore e non me ne accorgerei, perché finalmente sono in pace.

Infine, però, mi separo da loro per guardare Wyatt dritto negli occhi, una mano ancora poggiata sulla schiena di Mel.

Voglio dirgli qualcosa, non so bene nemmeno io cosa. Ma lui… non so, merita di conoscere tutta la storia, i retroscena di cui è ancora all’oscuro, immagino. Zaltor e l’amuleto. Deve sapere che tutto quello che ho detto nella caverna è falso, che non lo penso davvero, che non è colpa sua, che è stato manipolato, che… Che potrà convivere con il senso di colpa e dovrà imparare a superarlo, che… nonostante tutto io sono qui per lui, come lui c’è sempre stato per me.

Devo dirgli, in definitiva, che gli voglio bene. E scusarmi per le cose orribili che gli ho detto, le accuse terribili che gli ho rivolto. Ringraziarlo per avercela fatta, per essere tornato da me quando tutto sembrava perduto, per essersi dimostrato ancora una volta il fratello più forte, più buono fra i due, migliore di quanto io potrò mai essere.

«Wyatt, io…»

«Chris, senti…»

Alla fine, parliamo insieme, le parole di uno che vanno a coprire quelle dell’altro. Mi scapperebbe quasi una risata, ma Wyatt abbassa gli occhi, fissandoli tristi sul pavimento.

«Prima tu» lo incoraggio allora, pensando comunque che prima di poter mettere in ordine i miei pensieri per poter dire qualcosa di sensato avrò bisogno di più di un attimo.

Lui annuisce e mi guarda di nuovo. Apre la bocca per parlare ma intuisco subito che c’è qualcosa che non va. «Wyatt?» provo a chiamare, incerto. Ma non risponde. Rimane semplicemente lì fermo, con la bocca ancora aperta, lo sguardo che sembra improvvisamente vitreo.

Mi guardo intorno, spaesato, solo per ricevere conferma a quello che dentro di me già so. Il sangue mi si gela nelle vene mentre guardo la mia famiglia, tutti immobilizzati, fermi come statue, bloccati in un singolo gesto, in un singolo attimo.

Mel è colta mentre tira su col naso e si asciuga gli occhi dalle lacrime, Bianca ha un piccolo sorriso genuino che le alza appena l’angolo destro della bocca, mio padre una mano a coprirgli il viso per la commozione. Zia Phoebe e zio Coop sono stretti in un tenero abbraccio mentre zia Paige si tende verso zio Henry, le labbra vicine al suo orecchio, forse per raccontargli com’è andata nella caverna.

Tutti immobili.

Il cuore improvvisamente accelera il battito nel mio petto mentre pompa una nuova scarica di adrenalina e di paura.

Dio, no, proprio ora che sembrava tutto finito, cosa è successo? Perché, diamine?

Che devo fare? Cos’è, un incantesimo, un attacco? Ma perché io non sono stato colpito? Cosa… cosa fare?

Un grido di frustrazione sta per sfuggirmi dalla gola, ma prima che possa liberarsi qualcosa cattura la mia attenzione. O meglio, qualcuno. Una voce femminile alle mie spalle, che in qualche modo mi suona fin troppo familiare.

«Ciao, Chris»




* Puntata 4x21, “Piccolo diavolo”



Note dell’Autrice:


Salve, popolo di Efp.
Visto, questa volta riesco ad aggiornare dopo ‘pochi’ mesi invece che dopo anni, non siete contenti? No? Eh eh, io c’ho provato…

Allora, su questo capitolo ho ancora più precisazioni da fare che rispetto al solito, quindi spero mi perdonerete per le note lunghissime che state per leggere.

Cominciamo dall’inizio, ovvero dal titolo. Il titolo è preso direttamente dalla versione italiana di ‘Bridge of light’, colonna sonora del film d’animazione Happy feet 2. È una scelta piuttosto curiosa, lo so, ma il fatto è che ho visto questo film per la prima volta solo poco tempo fa, e sono rimasta sbalordita da quanto questa canzone mi ricordasse il mio Chris (intendo, proprio il Chris protagonista di questa mia storia) e in particolare di quanto fosse adatta a questo capitolo, perciò niente, la scelta del titolo è stata quasi obbligata. [ Questa è la canzone, se a qualcuno interessa.]

Poooi, parlando più specificatamente del capitolo, devo dire che io stessa sono rimasta sorpresa di quanto sia risultato lungo alla fine. Pensate che nell’idea originale questo capitolo doveva essere unito a quello scorso, eppure già così è probabilmente il capitolo più lungo della storia fino ad ora! Quindi niente, alla fine sono decisamente convinta di aver preso la scelta giusta nel separarli, sebbene abbia dovuto interrompere la battaglia a metà. In questo capitolo, così, sono riuscita a dare più spazio alla conversione di Wyatt e spero di averla resa almeno un po’ credibile.

E sì, so quello che state probabilmente pensando. L’Amore. Davvero la risposta era così banale? Quasi 20 capitoli per scoprire che il potere che sconfigge il male è l’Amore? La risposta è sì. O almeno, la risposta corta è sì.
La risposta lunga è che ho pensato a lungo se perseguire la mia idea originale e far sì che fosse l’Amore a salvare tutti, o se cambiarla e cercare un’altra soluzione un po’ meno scontata, forse. Ma alla fine ho deciso di lasciare il progetto iniziale intatto così come l’avevo pensato, principalmente per 3 motivi.
Innanzitutto, per rimanere abbastanza fedele allo spirito e all’atmosfera dell’opera originale, la serie Streghe a cui questa fic cerca di rifarsi il più possibile. E la serie, innegabilmente, è basata un po’ tutta sullo spirito semplicistico de ‘il Bene vince sempre’, ‘l’Amore è il potere più forte di tutti’ (non a caso, la frase del Libro è davvero tratta dalla serie), e più in generale del ‘Vogliamoci tutti bene e viviamo felici e contenti’ xD
In secondo luogo, perché io credo che il perno centrale di questa storia sia, in definitiva, il rapporto fra Wyatt e Chris. E come Chris, sebbene sicuramente si senta inferiore al fratello, sebbene lo veda sicuramente come un rivale, almeno per certi aspetti, in ogni caso lo ami profondamente e sappia altrettanto profondamente che Wyatt ama lui. Perciò, davvero non credo ci sia finale più perfetto (almeno secondo me, eh. Voi in quanto lettori siete e sarete sempre liberi di dissentire e di muovere critiche, se credete) di Chris che semplicemente capisce che l’unico modo per riavere suo fratello indietro sia far leva sul sentimento d’amore di Wyatt per lui, che davvero è il sentimento più puro che qualcuno possa trovare e, soprattutto, il vero centro di Wyatt. Per come io vedo Wyatt, per come ho cercato di crearlo e di dipingerlo in questa fanfiction, penso che sia una persona incredibilmente altruista e soprattutto estremamente devota alla sua famiglia. Per questo, e spero davvero di averlo reso bene nella storia, non passa al bene nel momento in cui Chris lo fa sentire in colpa. Quello al massimo può distruggerlo, ma non è abbastanza. No, lui passa al bene nel momento in cui capisce che non deve farlo per se stesso, ma per il suo adorato fratello.
Infine, nonostante tutte le ‘smancerie’ che ho elencato finora, ho comunque cercato di rendere la cosa abbastanza plausibile, aggiungendo il Potere dell’anello di Cupido e il Potere del Trio per far sì che Wyatt in quel momento sia particolarmente vulnerabile. Quindi, ci tengo a sottolinearlo, non è un mero discorsetto a farlo rinsavire improvvisamente. In quel preciso momento Wyatt non ha più una goccia di male in corpo, anzi, il suo cuore è aperto ed esposto, perciò spero che il tutto non sia risultato troppo smielato o campato in aria, perché credetemi se vi dico che ci ho invece riflettuto a lungo.

Passando invece a Chris e Bianca, devo dire che inizialmente la loro scena non era affatto programmata, si è anzi praticamente scritta da sola e alla fine sono piuttosto soddisfatta del risultato – cosa che non mi succede quasi mai. Dopo che per un po’ di volte negli scorsi capitoli Chris ha pensato di dire finalmente a Bianca che la ama, sono arrivata alla conclusione che davvero non poteva esserci capitolo più adatto di questo, sebbene, ripeto, all’inizio non fosse previsto. E sono particolarmente felice del fatto che entrambi si dichiarino all’altro senza però dirlo esplicitamente, perché in fondo sono comunque Chris e Bianca e non credo sarebbe stato IC far dire loro una cosa del genere nel mezzo della battaglia. Non so, voi che ne pensate? Sono davvero molto curiosa a riguardo!

Ultima cosa, come avevo detto anche nelle note dello scorso capitolo, ho cercato di assegnare ad ogni personaggio un ruolo ben preciso all’interno della battaglia, perché ognuno fosse indispensabile e non messo lì tanto per, e credo di esserci riuscita. Avevo davvero ragionato tanto su chi far partecipare e su come questa battaglia si sarebbe dovuta svolgere, perciò, di nuovo, mi sento stranamente soddisfatta di come il tutto sia venuto fuori.

Devo dire che questo capitolo è stato particolarmente complicato da scrivere. Doveva esserci azione, ma anche tenerezza, e il momento cruciale in cui Wyatt ‘vede la luce’ (vago riferimento al titolo…) e pentimento e amore, soprattutto, e un mucchio di altre cose e… non so, spero solo di essere riuscita a trasmettere tutto quello che volevo trasmettere. Questo capitolo è stato estremamente difficile, ma forse proprio per questo ora che è finito è probabilmente quello che mi piace di più dell’intera storia, ci tengo davvero particolarmente (anche perché, insieme al prossimo capitolo, era quello che davvero, dal momento stesso in cui mi è venuta l’idea per la storia, non vedevo l’ora di scrivere). Spero solo che vi sia piaciuto quanto piace a me e che non vi abbia deluso. Per questo ci terrei davvero molto che mi lasciate una recensione, per leggere i vostri pareri su questo capitolo così particolare!

Intanto, vi ringrazio tutti come sempre perché continuate a leggermi ogni volta. Non posso credere che dopo 4 (Q-U-A-T-T-R-O!) anni siamo quasi arrivati alla conclusione!

Al prossimo capitolo,


Lanterna_

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