{ Kaze no Fuku Basho ~

di Princess Kurenai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Kyoku - Memorie [GarlandMystel] ***
Capitolo 2: *** 2. Bishoo ~ Sorriso [GouLin] ***
Capitolo 3: *** 3 -Wasureru - Dimenticare [BorisYurij] ***



Capitolo 1
*** 1. Kyoku - Memorie [GarlandMystel] ***


Tratta dalla sigla Kaze no Fuku Basho**

Che personalmente amo**

Sono un paio di capitoli, quattro o cinque non so, a pairing variabili °O°

La prima coppia è una GarlandMystel dai toni un poco tristi inizialmente^^

Sicuramente nei prossimi avrete una KaiRei (stranoXD) e una YuriyBoris.

Se mi esce cercherò di metterci una GouLin ^^

Buona lettura!

 

 

{ Kaze no Fuku Basho ~

 

1. Kioku ~ Memorie [GarlandMystel]

 

Tooi kisetsu ga sugita ima dewa

Kimi no koto nanka kokoro kara wasureru to omotte ta

Hateshinai kono sora ni setsunai omoide dake

Kanjiteru yomigaeru ano koro no keshiki wo

{Kaze no Fuku Basho, Makiyo}

 

Erano già passati quasi tre mesi dalla fine del Torneo.

Stava iniziando l’estate e lui si era ormai stabilito lì, in Cina.

Era stato accettato abbastanza bene dalla Tribù della Tigre Bianca e inoltre si sentiva a suo agio in quegli ampi spazi dove correre, saltare e divertirsi.

Amava la natura e quel luogo era un vero paradiso ma, nonostante ciò, tutti i suoi pensieri volavano oltre quelle montagne e addirittura oltre il mare.

Aveva sempre desiderato vivere in un luogo come quello e quando ci era riuscito desiderava la trovare la forza per abbandonarlo.

Tutto a causa di una persona che era in grado di catalizzare tutti i suoi pensieri.

Aveva provato a dimenticarlo ma aveva miseramente fallito.

Sospirò e volse il suo ceruleo sguardo verso l’infinito cielo cinese, poggiando la schiena sul grande albero che lo ospitava, lasciando che quella marea di ricordi che aveva tentato di arginare lo travolgesse, trascinandolo in un tiepido abbraccio.

 

“ Guarda Garland! Quella sembra un mandarino!”, esclamò ridendo il biondo, additando una bianca nuvola tondeggiante.

“ Mystel ma è possibile che tu non pensi ad altro?”, domandò l’altro ragazzo, steso al suo fianco sul prato.

Il più basso, in risposta gli rotolò sopra, donandogli un ampio sorriso.

“ Ovvio che penso ad altre cose!”

“ Mh... e a cosa?”, chiese.

“ A te!”, e gli scoccò un tenero bacio sulle labbra.

Garland sorrise appena, alzando una mano per carezzargli il viso, godendosi le espressioni beate di Mystel che si accoccolò sopra di lui richiedendo altre coccole.

 

Garland era sempre stato buono con lui.

Sapeva quanto amasse l’aria aperta e ogni giorno, dopo gli allenamenti, lo accompagnava al parco, dimenticando la stanchezza e le ferite.

Sopportava tutto pur di vederlo sorridere ma non sapeva che il sorriso più bello Mystel lo riservava solo quando, esausto, crollava addormentato sul prato.

Era quello uno dei pochi momenti in cui poteva vederlo seriamente rilassato e felice nel sonno e nessuno gli avrebbe mai fatto cambiare idea sul fatto che fosse proprio lui l’artefice della serenità di Garland.

 

“ Mystel la vuoi piantare?”, domandò esasperato il giovane, posando per terra i pesi e recuperando un asciugamano per il sudore che gli imperlava il viso.

Il biondo, che saltellava ridendo sul letto del compagno, si fermò.

“ Perché?”, inclinò il capo.

“ Perché mi da fastidio il rumore delle molle.”

Mystel assunse un’espressione maliziosa.

“ Ma quando siamo insieme sul letto non ti fai tanti problemi nel farle scricchiolare, ne deduco che ti piaccia come rumore”

Garland avvampò a quella frecciatina, il che causò una forte risata da parte del biondo che si spense quando lo bloccò contro il letto con il suo atletico corpo.

Gli occhi blu di Garland lanciavano lampi tra l’imbarazzato e il malizioso.

“ Non è il rumore a piacermi.”, sussurrò sulle sue labbra. “ Sei tu che mi fai perdere ogni controllo.”

L’altro sorrise allacciandogli le braccia al collo.

“ Allora perdilo ancora, non aspetto altro.”, e le loro bocche si unirono in un lungo bacio.

 

Quante volte l’aveva portato all’esasperazione con atteggiamenti spesso discutibili che variavano dall’infantile allo sconsiderato e con frecciatine volutamente maliziose pur di ottenere la sua attenzione?

Dire sempre era un eufemismo.

Mystel non amava essere al centro dell’attenzione, era un tipo riservato e misterioso però, forse egoisticamente, voleva sempre essere al centro del mondo di Garland.

Sapeva quanto il ragazzo tenesse all’orgoglio della sua famiglia.

Sapeva quanti sforzi aveva fatto e quanti ne sarebbero susseguiti eppure... continuava a sabotargli gli allenamenti pur di stare con lui.

Garland però non si arrabbiava mai ed era in quei momenti che Mystel capiva che quell’affetto che riponeva in lui era ricambiato.

 

Steso sul tetto del grattacielo osservava il cielo notturno.

Era tutto finito e presto ogni cosa sarebbe tornata al suo posto, ciononostante un peso gli opprimeva il cuore.

Aveva sempre dato per scontato che lui e Garland sarebbero sempre rimasti insieme, che quel momento non sarebbe mai arrivato, eppure erano lì: all’alba di un addio che lui voleva evitare.

“ Chissà perché sapevo di trovarti qui.”, la voce del compagno lo fece quasi sussultare.

“ Ciao Garland...”, mormorò mettendosi seduto per voltarsi verso l’altro.

Portava la maschera e questo stupì alquanto il più alto.

“ Che hai?”

“ Niente. Che dovrei avere?”, ribatté sforzandosi di dare leggerezza alla sua voce.

“ Mystel che succede?”, il tono di Garland si fece duro.

“ Te l’ho detto: niente.”

“ Allora perché non ti sei ancora tolto la maschera?”

“ Lo sai che mi piace portarla.”

“ Sì. Ma non con me.”

Non riuscì a ribattere.

Aveva ragione, odiava portare la maschera di fronte a Garland.

Non aveva niente da nascondergli e quindi niente maschere.

“ Domani... torni a casa?”, domandò dopo un poco attimo di silenzio.

“ Sì.”, si sedette accanto a lui.

“ Con Brooklin?”, continuò.

“ Ha bisogno di un amico.”, rispose allungandosi per togliergli la maschera.

Mystel lo lasciò fare sospirando un: “ Capisco.”

“ Mi vuoi dire che succede?”

Il biondo lo guardò in viso.

Garland era tanto buono quanto stupido con lui.

Possibile che non capisse quanto fosse geloso di quel neonato rapporto che aveva con Brooklin?

D’accordo, erano amici, ma era ugualmente geloso e di certo non gli avrebbe fatto alcuna scenata.

Non sarebbe stato da lui e non voleva che Garland perdesse delle amicizie a causa sua.

“ Il mio aereo parte tra un’ora.”, si alzò.

“ Aereo?”

“ Sì, vado in Cina con Lai e gli altri. Mi hanno invitato...”

“ E aspetti solo oggi per dirmelo?”, si inalberò.

“ Me l’hanno detto oggi.”, rispose.

“ Per questo eri qui? Perché non volevi dirmelo?”

“ No. Ero qui perché mi piacciono i posti alti.”

“ Lo so... ma prima la maschera e ora questo... è successo qualcosa, me lo sento.”

“ Cosa vuoi che sia? È l’ultimo giorno che passo in città. Mi aspettano finalmente monti, fiumi e laghi.”

“ Quello che hai sempre desiderato quindi...”

“ Esatto. Ora vado...”, e si buttò nel vuoto, beandosi di quella sensazione di vuoto al livello dello stomaco.

 

Era stato un bugiardo quella notte.

Un bugiardo e un codardo.

Non l’aveva salutato.

Gli aveva fatto capire che desiderava ancora vivere in un luogo come quello nel quale si era stabilito.

Non si era nemmeno ripreso la maschera dalla fretta che aveva di scappare.

“ Beh... almeno ha un qualcosa di mio mentre è con Brooklin...”, borbottò lasciando che quei ricordi inondassero anche il suo viso, accadeva sempre quando ripensava a Garland.

“ Ora parli pure da solo Mystel? Lo sapevo che non avevi tutte le rotelle al loro posto ma così non fai altro che confermare la mia tesi.”

“ Ciao Lai. Ci sono problemi al villaggio?”, domandò asciugandosi il viso velocemente.

L’ultima cosa che voleva era farsi vedere in quello stato.

“ No, volevo solo dirti che è arrivata una lettera per te.”

Si voltò verso il cinese.

“ Lettera?”

“ Sì.”, un sorriso felino increspò le labbra di Lai mentre gli porgeva un pezzo di carta.

Lo prese, curioso, ringraziandolo.

Rigirò la busta tra le dita e solo quando il cinese si allontanò si decise ad aprirla e nel vedere la grossa scrittura di Garland ebbe un tuffo al cuore.

 

“ Posso capire un mese.

Posso accettare due mesi, ma tre mi sembrano anche troppi, razza di idiota.

Quanto cavolo ci metti a scendere da uno stupido albero, a mollare la frutta e a scrivermi una dannata lettera?”

 

Sbuffò una risatina e continuò con la sua lettura con i battiti in continuo aumento e con tutti gli sforzi fatti per provare a dimenticare, anche se sapeva già che erano stati inutili, scivolargli via.

 

“ Se ti stai chiedendo perché non sono stato io a scriverti prima ti faccio presente che sei tu quello che se ne è andato lasciandomi come un cretino sul quel tetto.

Dovevi essere tu a scrivermi questa lettera con tutte le spiegazioni che mi devi.

Quindi: ora alzi il culo, interrompi tutto quello che stai facendo e prendi il biglietto incollato dietro questa lettera.

Devi venire a casa mia se non vuoi che venga lì io a prenderti con la forza.

Garland.”

 

Voltò il foglio trovandoci attaccato il famoso biglietto.

Lo osservò staccandolo.

Voleva seriamente andare da Garland?

, sorrise alzandosi in piedi, voleva andarci!

“ Era l’ora che ti decidessi ad alzarti.”

Sussultò rischiando per un attimo di cadere di sotto.

Ai piedi dell’albero lui.

Maglia attillata che metteva in risalto i muscoli e jeans che erano un attacco al pudore - almeno ai suoi occhi.

“ G-garland!”

“ In persona. Vedevo che non arrivavi e come promesso eccomi qui.”, gli occhi blu del compagno lo fissarono seri.

“ La lettera mi è arrivata oggi!”

“ Lo so. Me l’ha detto Mao.”

“ Non sei arrabbiato quindi...”

“ Lo sono se non scendi da lì e non rispondi alle mie domande.”

Mystel conosceva quel tono e si ritrovò a sorridere.

Non era arrabbiato, o meglio non lo era del tutto, e quello lo rendeva felice.

Veramente felice, così tanto che gli saltò addosso facendolo cadere per terra.

“ Ehi!”

“ Garland ti amo!”, esclamò con la sua solita sincerità.

Il più alto rimase un attimo interdetto poi ricambiò la stretta.

“ Anch’io.”, gli rispose. “ Ed è proprio per questo che sono qui... se mi ami perché mi hai lasciato?”

Il biondo alzò il viso sentendosi finalmente libero e felice.

Il suo vero desiderio era restare con Garland.

Al diavolo la Cina e tutto il resto: Mystel voleva solo stare con lui.

“ Solo due parole, poi non ti lascerò neanche la forza di respirare: Brooklin e geloso.”

“ Gel-”, e le sue parole vennero bloccate da un impetuoso bacio, al quale rispose lasciandosi andare.

Avevano aspettato tre mesi e potevano aspettare qualche altro minuto per i discorsi: in quel momento c’erano solo loro.

 

 

Spazio di Miki

Ovviamente i ricordi di Mystel sono inventati da me ù.ù

Anche se mi sarebbe piaciuto vederli in quelle situazioni *ç*

Spero di averli caratterizzati bene e che vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me scriverla^^

Mi piace tantissimo questa coppia, non al pari delle KaiRei (gli amori miei**) ma ha un posto speciale nel mio cuoricinoXD

Vi invito a leggere le altre fic che ho pubblicato con questa.

La prima una VorkovKai intitolata Ricatto e dedicata a Klarai.

La seconda una BorisYurij collegata alle altre mie due fic Soffitto e L’Angelo del Peccato. Il suo titolo è Grazie.

Alla prossima^^

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2. Bishoo ~ Sorriso [GouLin] ***


Nuova pagina 1

Secondo capitolo^^

Questa volta è il turno della GouLin^^

Ci sono accenni di altre coppie e vengono nominati due miei OC, ovviamente di mia proprietàXD

Se c’è qualcuno che vorrebbe usarli, beh basta chiedere!

Spero vi piaccia!

Ah, alla fine posto la traduzione della canzone =O=

Mi ero dimenticata di metterla nello scorso capitolo^^

Buona lettura!

 

 

{ Kaze no Fuku Basho ~

 

2. Bishoo ~ Sorriso [GouLin]

 

Tsuki no hikari ga noboru yozora wa

Kimi no hohoemi ga hoshikage mo makeru kurai kirameita

{Kaze no Fuku Basho, Makiyo}

 

Sedeva sul porticato osservando, silenziosa, il cielo notturno.

Nell’abitazione si continuava a festeggiare il compleanno del padrone di casa, Takao, mentre lei, stranamente, non ne poteva più di tutta quella confusione.

Era stata una bella idea quella di organizzare una festa con tutte le vecchie squadre che avevano partecipato ai primi Tornei di Beyblade, ma Lin non ne poteva più.

A quattordici anni suonati non era più una bambina.

Forse, qualche anno prima, sarebbe stata ancora lì dentro a divertirsi, ma si sarebbe ripetuta: non era più una mocciosetta.

Era grande ormai, ed era abbastanza matura per capire che non lì, nonostante la presenza della sua squadra e della sua famiglia, non c’era posto per lei.

E mentre la luna stava sorgendo, illuminando con la sua lattea luce il giardino di casa Kinomiya, non poteva fare a meno di pensare che per quanto carina fosse stata quell’idea per lei era pessima.

Le faceva piacere stare con Gou e con Makoto, tralasciando il fatto che ormai fossero una squadra da un anno, erano anche i suoi migliori amici.

Era anche felice che suo padre potesse passare del tempo con i suoi vecchi compagni, e poteva accettare anche che dovesse imboscarsi ogni due secondi con il signor Hiwatari - sapeva che cosa li legava e aveva ormai superato il trauma di dover dividere suo padre con altri: era molto gelosa.

Inoltre, accettava anche la presenza di Daichi, che aveva ormai l’abitudine di chiamarla piccoletta: cosa che le faceva decisamente rabbia.

Ma assolutamente, Lin, non accettava la presenza di Arina Ivanova.

Era ovvio che ci fosse, dato che erano stati invitati anche i membri della vecchia squadra russa, ma la primogenita di Yurij Ivanov era la sua acerrima nemica.

Era stato odio a prima vista.

Il tutto a causa di un piccolo e insignificante fattore: Gou.

Era chiaro come l’acqua che a entrambe piaceva l’Hiwatari ed era altrettanto limpido che Lin fosse gelosa marcia.

Tutta la festa era stata un disastro da quando era giunta lei con quei suoi dannati occhi cerulei e i lunghi capelli rossi, seguita a ruota da Zakhar - suo fratello minore - e da Pavel Huznestov.

Sin dal saluto - un bacio sulle labbra che, da quel che dicevano, era un usanza del loro paese - tutto era andato a rotoli non solo per Lin, ma anche per suo padre che, come la figlia, tentava di tenere lontano Kai da Yurij.

Gelosa come poche, per tutta la sera aveva cercato in ogni modo di far capire a Gou che provava per lui un qualcosa di più forte dell’amicizia ma il ragazzo sembrava sordo e cieco in quel frangente e permetteva ad Arina di attaccarglisi al braccio senza scostarla.

Era in quei momenti che Lin capiva suo padre. Sapeva - aveva costretto Max a raccontargli tutto visto che era il più pettegolo - che Rei aveva combattuto tantissimo per far capire a Kai quello che desiderava da lui, ed era quasi certa che a sua volta avrebbe dovuto fare altrettanto.

“ Lin mi stai rubando la parte.”, sussultò presa alla sprovvista da quella profonda voce. “ Sono io quello che deve stare in disparte a fare il misterioso.”

Si voltò veloce, scoccando un’occhiataccia al giovane che l’aveva raggiunta sul porticato.

Non aveva voglia di essere gentile con lui.

Decisamente no.

“ Che vuoi Gou?”, domandò acida. “ Perché non torni dalla cara Arina?”

Il ragazzino inarcò un sopracciglio, stupito dalla reazione della compagna.

Le si sedette quindi accanto, osservando il dolce viso della cinese illuminato dalla neonata luna.

Non gli piaceva quell’espressione dura che aveva assunto.

“ Non sarai gelosa?”, domandò.

Lin aprì la bocca per ribattere ma la richiuse immediatamente cercando di trattenersi, senza però grandi risultati, infatti sbottò con un: “ Certo che lo sono! Quella là non fa altro che starti addosso e tu non fai niente per scostarla!”, che sapeva tanto di scenata di gelosia.

“ Ma è una mia amica. Sono cresciuto praticamente con lei.”

“ Ma Arina vuole qualcos’altro da te! Non le basta la tua amicizia.”

“ Mi sembri tuo padre, sai?”, commentò Gou incrociando le braccia al petto.

“ Che hai contro di lui!?”, esclamò irritata.

Mai.

Mai toccarle il padre.

“ È inutilmente geloso.”, spiegò il ragazzino.

“ Eh?! Mio padre ha ragione! Quel Yurij sta sempre attaccato al tuo e Arina è uguale a lui.”

“ Tsk. Stupidi gatti.”

“ Non sono un gatto!”

“ Allora resti stupida.”

Lin ringhiò particolarmente alterata.

Odiava litigare con Gou anche perché lui non perdeva mai la pazienza e questo la portava all’esasperazione visto che non vinceva mai.

“ Arina sta con Pavel.”, spiegò dopo un attimo di silenzio l’Hiwatari. “ E non credo voglia lasciarlo dopo quello che ha fatto per catturarlo.”

“ Ma...”, quella rivelazione l’aveva lasciata spiazzata.

“ Si diverte a farti ingelosire esattamente come fa Yurij con Rei. Questo perché siete dei stupidi gatti.”

“ Dici davvero?”

“ Ti ho mai mentito?”

Lin scosse la testa.

Mai, Gou non le aveva mai mentito.

Era sempre stato sincero e diretto - forse fin troppo talvolta.

Guardò di nuovo il cielo illuminato dalla luna e sorrise.

Solo quello.

Sorrise e basta.

“ Finalmente ti riconosco.”, borbottò l’Hiwatari alzandosi. “ Tutto è più bello se sorridi.”

La cinese avvampò.

“ Ora sono io a non riconoscerti.”

“ Sono come mio padre.”, ghignò allontanandosi. “ Sono pieno di sorprese.”

 

 

 

Spazio di Miki

Questo capitolo era decisamente folle basato semplicemente sull’idea del: tale padre tale figlio XD

Mi sono divertita nel far impazzire LinXD e anche Rei da quel che si è capitoXD

Infondo solitamente mostrano Kai come geloso mentre io sostengo il contrario.

I gatti sono molto più territoriali ù.ù

 

Recensioni

Padme86 - Grazie cara! Mi fa veramente piacere**

Iria - Mystel è tenerosamente idiota (e stuprabile ^ç^)XD comunque grazie milleXDD

 

La Canzone

Posto qui il testo giapponese completo, quello inglese e poi quello italiano ù.ù

 

 tooi kisetsu ga sugita ima dewa

kimi no koto nanka kokoro kara wasureru to omotte ta

 

hateshinai kono sora ni setsunai omoide dake

kanjiteru yomigaeru ano koro no keshiki wo

 

totemo korae kirenai yo

sugoku soba ni ite hoshii

mugendai no hoshizora

kimi wa doko de miteru no?

itsumo futari de ita kaze no fuku basho

 

tsuki no hikari ga noboru yozora wa

kimi no hohoemi ga hoshikage mo makeru kurai kirameita

 

wasurenai ano basho de kimi to sugoshita hibi wo

kiga tsuke ba afureteru hoho ni ochiru namida

 

totemo korae kirenai yo

zutto soba ni ite hoshii

mugendai no hoshizora

ima mo boku wa miteru yo

itsumo issho ni ita kaze no fuku basho

 

totemo korae kirenai yo

sugoku soba ni ite hoshii

mugendai no hoshizora

kimi wa doko de miteru no?

itsumo futari de ita kaze no fuku basho

 

totemo korae kirenai yo

zutto soba ni ite hoshii

mugendai no hoshizora

ima mo boku wa miteru yo

itsumo issho ni ita kaze no fuku basho

 

 

Ora quello inglese^^

 

Now that the distant season has passed

I truly thought I'd be able to forget you

 

Under this endless sky, I just feel the bittersweet memories

The old scenes come flooding back

 

I really can't stand it.

I really want you to be by my side.

Where do you look

At the boundless starry sky from?

The place where the wind blows and where it's always just the two of us

 

In a night sky where the moonlight rises

Your smile glimmers so much that even

The starry scene loses to it

 

I can't forget the days I spent there with you

Before I realize it, the tears are overflowing, spilling down my cheeks

 

I really can't stand it.

I want you to stay by my side forever.

Even now I'm looking at the

Boundless starry sky.

The place where the wind blows and where we're always together.

 

I really can't stand it.

I really want you to be by my side.

Where do you look

At the boundless starry sky from?

The place where the wind blows and where it's always just the two of us

 

I really can't stand it.

I want you to stay by my side forever.

Even now I'm looking at the

Boundless starry sky.

The place where the wind blows and where we're always together.

 

 

Infine quello italiano^^

 

Ora che le lontane stagioni sono passate
penso davvero che potrei esser capace di dimenticarti.

Sotto questo cielo sconfinato, sento solo le memorie dolciamare
e le vecchie scene tornare a sommergermi.

Non posso proprio affrontarlo.
Voglio davvero che tu sia al mio fianco.
Da dove guardi
lo sconfinato, stellato cielo?
Il posto dove i venti soffiano e dove siamo sempre solo noi due.

In un cielo notturno dove nasce la luce della luna
il tuo sorriso brilla così tanto
che perfino la scena stellata non regge il confronto.

Non posso dimenticare i giorni passati lì con te.
Prima di rendermene conto, le lacrime sgorgano, rigando il mio viso.

Non posso proprio affrontarlo.
Ti voglio al mio fianco per sempre.
Anche ora guardo allo
sconfinato cielo stellato.
Il posto dove i venti soffiano e noi due stiamo sempre insieme.

Non posso proprio affrontarlo.
Voglio davvero che tu sia al mio fianco.
Da dove guardi
lo sconfinato, stellato cielo?
Il posto dove i venti soffiano e dove siamo sempre solo noi due.

Non posso proprio affrontarlo.
Ti voglio al mio fianco per sempre.
Anche ora guardo allo
sconfinato cielo stellato.
Il posto dove i venti soffiano e noi due stiamo sempre insieme.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** 3 -Wasureru - Dimenticare [BorisYurij] ***


Nuova pagina 1

Ecco a voi l’atteso (???) capitolo 3!

È la BorisYurij.

Toni un po’ tristi çOç ma non preoccupatevi ù.ù

Manterrò IC i personaggi ù.ù

È anche un po’ più corta delle altre, ma penso sia meglio così °O°

Non so... con più parole si rovinerebbe ^///^

 

{ Kaze no Fuku Basho ~

 

3. Wasureru ~ Dimenticare [BorisYurij]

 

wasurenai ano basho de kimi to sugoshita hibi wo

kiga tsuke ba afureteru hoho ni ochiru namida

{Kaze no Fuku Basho, Makiyo}

 

Le fiamme divampavano alte.

Distruggevano ed eliminavano quello che un tempo era il Monastero di Vorkov.

Finalmente, con l’abbattimento di quel luogo di terrore e sofferenza, centinaia di bambini potevano tornare a vivere.

Potevano dimenticare l’inverno che li aveva accolti e raggiungere quelle che sarebbero state le loro nuove case.

Dimenticare.

Era una parola semplice da dire.

Spesso abusata come i “ Ti amo.”, e Boris, mentre osservava le fiamme, si chiedeva se valeva la pena dimenticare seriamente.

 

“ Non fare scemenze!”, esclamò Yurij mettendo le mani dei fianchi.

Aveva appena sette e un carattere temprato dalle tante sofferenze e dalla sua dote naturale per il beyblade.

Era un vero leader per loro e un amico per Boris, suo coetaneo.

“ Cosa vuoi che mi succeda, Yura!”, ribatté. “ Tornerò entro un quarto d’ora! Nessuno se ne accorgerà.”

“ Non mi interessa e pericoloso e non ne vale la pena.”

Il ragazzino dai capelli violetti storse il naso e prese per mano il suo compagno, trascinandolo davanti al calendario, picchiettandoci sopra con il dito indice.

“ Lo vedi che giorno è? Ecco, è il 23 Dicembre.”

“ Boris’ka, lo so che giorno è e ti ripeto: non ne vale la pena.”, era preoccupato ma non lo ammetteva, continuando a comportarsi come una persona forte e un poco menefreghista.

“ È il tuo compleanno.”, mormorò l’altro. “ Per me vale eccome...”

Yurij lo guardò poi sospirò.

Era difficile far cedere Boris: era testardo tanto quanto lui.

“ D’accordo.”, un sorriso illuminò il viso del compagno. “ Ma... io vengo con te.”

“ No! È pericoloso!”, ribatté.

“ Lo è per te così come lo è per me. Se ci beccano saremo tutti e due sulla stessa barca. Come sempre.”

Boris accennò un sorriso e strinse più forte la mano di Yurij.

“ Come sempre.”

 

Non tutto quello che aveva vissuto in quel monastero era stato terribile.

Lì era rifugiato con Yurij quando erano piccoli e sempre in quel luogo aveva vissuto gli albori della sua relazione con il compagno.

“ Da questo giorno dimenticheremo tutto quello che è successo lì dentro.”, aveva detto Ivavov ma Boris non poteva né voleva.

Non poteva dimenticare il loro primo bacio - sapeva di sangue.

 

Silenzioso lo curava.

Non osava proferir parola e Boris non sapeva se per preoccupazione o per rabbia.

Ma, infondo, non era successo niente.

Vorkov ci era andato pressoché leggero, aveva solo un occhi nero, qualche livido qui e lì e il labbro spaccato.

Niente di grave.

“ Yurij.”, esordì.

“ Zitto.”

“ Ma...”

“ Sta zitto, Boris. Zitto!”

Era arrabbiato.

“ Perché sei arrabbiato?”

“ Ti ho detto di stare zitto.”, ripeté ancora il rosso, mettendogli un cerotto su un graffio. “ Non dovevi farlo. Non dovevi...”, mormorò poi.

“ E dovevo lasciarti nelle sue mani? Fossi matto!”, esclamò.

“ Che idiota!”, con poca delicatezza gli posò il disinfettante su una piccola ferita sul sopracciglio.

“ Ahi!”

“ Ben ti sta!”

“ Non sono già abbastanza mal messo?!”

“ Colpa della tua incoscienza. Non li dimostri neanche quattordici anni.”

“ Sei arrabbiato perché sono stato un incosciente?”

“ Hn... non sei poi così stupido.”, borbottò.

“ Allora mi farò perdonare.”, e senza dargli il tempo di ribattere posò le sue labbra su quelle di Yurij che, dopo un attimo di stupore, si rilassò.

Si staccò poco dopo e guardò il compagno.

“ Perdonato?”

“ ... la prossima volta fallo con la bocca pulita: sai di sangue...”, si lamentò il rosso.

“ Ci sarà una prossima vol-.”, venne bloccato da un veloce bacio dato a stampo.

“ Forse.”

 

Non poteva dimenticare la loro prima volta - di nascosto da tutti, trattenendo i gemiti.

 

Lo guardava negli occhi che brillavano nell’oscurità.

I loro corpi, nudi danzavano unendosi e donandosi piacere nel bel mezzo della notte.

Accanto a quel giaciglio, che li ospitava, i loro compagni dormivano.

Silenziosi però continuavano a carezzarsi, soffocando nei baci i gemiti.

“ Ti amo...”, sussurrò baciandolo ancora.

“ Anch’io, Boris...”, rispose assecondando il movimento del bacino dell’amato.

Si amavano tantissimo ma il loro amore doveva rimanere segreto.

Nel monastero non li avrebbero accettati.

Li avrebbero perseguitati e uccisi.

E nessuno dei due voleva rinunciare alla vita dell’altro.

 

No.

Non poteva...

Non poteva dimenticare i giorni passati lì con Yurij e quei ricordi erano la prova che non tutto doveva essere perso.

“ Boris? Che fai? Piangi?”, domandò il rosso, notando l’espressione del compagno e gli occhi brillare umidi.

Si sporse per vedere meglio ma, prontamente, l’altro di sfregò la mano sul viso.

“ No, ma che dici.”, sbottò. “ Mi è solo entrata un qualcosa nell’occhio mentre guardavo il fuoco.”

Yurij restò fermo ad osservarlo.

Non gliela raccontava giusta: non aveva passato anni con lui per non imparare a conoscerlo.

“ La promessa.”, mormorò dopo un po’ lo stesso Boris. “ Te la ricordi?”

Inarcò un sopracciglio.

“ Quale promessa?”

“ Hai già dimenticato tutto quello che è successo nel monastero...”, sospirò l’altro, decidendo di incamminarsi. “ Niente. Lascia perdere.”

“ Boris’ka.”, la mano guantata del rosso raggiunse quella del compagno, stringendola. “ Non scappare, dobbiamo andare a trovarci una casa.”

“ Ma...”

“ Che sei un’idiota già lo sapevo, ma che non avessi fiducia in me questa mi è nuova.”, gli donò un leggero sorriso, era il massimo che poteva dargli in quel momento ma l’altro si accontentò: gli bastava quello e sapere che non tutto sarebbe andato dimenticato.

 

 

 

 

Spazio di Miki

Non ho molto da dire °O°

È nata per caso e non doveva neanche essere così.

È stupida... ma va beh. Mi piace^^

Spero sia piaciuta anche a voi!

Grazie!

 

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Ella_Sella_Lella - Grazie**

Lexy90 - Gentilissima** Grazie!

Aphodite - Allora, la KaiRei ci sarà eccome XD è anche la mia coppia preferitaXD per quanto riguarda il fatto che si sia fatto sentire prima Garland, beh... se pensiamo che Mystel non sta mai fermo doveva approfittarne quando era sicuro di trovarlo visto che l’altro non si faceva sentireXDD Eheh! Nell’altra invece, Gou prova qualcosa per LinXD infondo... è tale e quale al padre XP

Iria - Grazie caraXDD

Klarai - Grazie mille tesoro ^O^/

 

 

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