The Black Prince

di Sha D Dragneel99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Dopo giorni di viaggio, finalmente era arrivata a destinazione.
Inghilterra.
Quante volte da bambina aveva sognato di trovarsi in quel posto? Aveva sempre invidiato quello splendido Paese, le sue tradizioni, i suoi usi ... così diversi da quelli dell'Italia, ma allo stesso tempo così raffinati, e ricercati.
Si ricordò che quando suo padre, anni prima, si era recato lì per finanziare la fabbrica di proprietà della famiglia della quale da oggi si sarebbe messa a servizio,le aveva portato in dono un peluches di loro produzione ... un bellissimo coniglietto azzurro che ancora oggi la ragazza portava con se, custodendo gelosamente.
Perchè infondo, quello, era l'unico ricordo che le restava di lui...
Senza rendersente conto, strinse meggiormente la presa sul  batuffolo nero tra le sue braccia, e Kuro si dibattè un po' infastidito.
"Povero micio ...", pensò, accennando un sorriso. In quegli ultimi giorni lo aveva tartassato un po' troppo, ma era stata l'unica cosa che aveva potuto portare con se in quel viaggio, oltre al suo coniglietto portafortuna.
Infatti mica mi sarebbe immaginata di ritrovarsi catapultata in un luogo sconosciuto da un momento all'altro, e di dover servire un nobile Conte della zona che a quanto pare rientrava nelle conoscenze del defunto padre, che l'aveva lasciata qualche mese prima, a causa di un incidente improvviso.
La perdita era stata dolorosissima per la ragazza, rimasta orfana di madre già dall'infanzia, e dopo il terribile incidente, era rimasta sola, senza nessun parente disposto ad accoglierla, o almeno questo era risultato secondo le sue ricerche.
Poi, inaspettatamente, una lettera dall'Inghilterra, da un mittente sconosciuto, che aveva da sempre avuto contatti con il padre, le offrì una possibilità che mai avrebbe pensato di prendere in considerazione.
La lettera recitava chiaramente che avrebbe potuto trasferirsi nei pressi della capitale inglese, per essere poi accolta da una nobile famiglia di Conti che in cambio avrebbe richiesto solamente alcuni servigi da parte sua, ma nessuna somma in denaro.
Un offerta più che ragionevole, aveva pensato la ragazza, sopratutto rassicurata dal fatto che quelle persone avevano conosciuto il padre tempo prima.
Il fatto di doversi mettere a servizio di un signore del posto, non le creva disturbo o indignazione, come sarebbe stato opportuno pensare nella sua situazione.
Ciò che la preoccupava era la situazione in sè.
Era sola, in un posto che non conosceva, con persone estrane, insomma, credeva che quel mondo e quei modi di vivere sarebbero stati un po' fuori dalla sua portata.
Sospirò silenziosamente, la giovane ragazza di diciassette anni appena compiuti, tirandosi una ciocca di capelli scuri dietro all'orecchio,mentre con l'altro braccio continuava a sorreggere il gatto nero e il coniglio di peluches che teneva stretti, gli unici ricordi che le restavano della sua vecchia vita.
Sì, perchè da quel momento, tutto sarebbe stato diverso.
Da oggi, sarebbe cominciata una nuova vita, per la quale sperava davvero di essere all'altezza.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Si fermò davanti alla sfarzosa residenza che, da quanto le era stato detto, sarebbe stata la sua casa per i prossimi anni.
"Oddio ... ma è enorme!", pensò tra se e se la ragazza dinnanzi a ciò che le si parava davanti agli occhi.  "Davvero qui ci vive solo una persona? ... ma quando è ricca la gente del posto per permettersi una villa del genere?"
Sorvolando le sue osservazioni, la giovane doveva decidersi ad entrare, ma aveva un' ansia difficile da ignorare.
Era una ragazza molto timida, sopratutto con la gente che non aveva mai visto in vita sua e tutta quella situazione la metteva parecchio a disagio.
Con un briciolo di sopresa si accorse che persino il suo adorato micio era più rilassato di lei.
Cercando di mettere da parte l'indecisione, avanzò verso la residenza, fermandosi davanti alla porta.
Ok ... adesso doveva solo bussare no?
Allungò piano una mano verso la porta, ma non fece in tempo a sfiorarla che questa si aprì, o meglio, venne aperta da qualcuno all'interno.
-Buongiorno, signorina Maia, la stavamo aspettando-.
"Oh dio.", pensò la ragazza guardando la persona che le si era presentata davanti. " E questo chi è? Il maggiordomo di casa? Alla faccia dei vecchietti che si vedono nei film ...".
L'uomo davanti a lei aveva un aspetto impeccabile, i capelli corvini gli ricadevano sul viso, coprendo in parte gli occhi di un colore simile al rosso, mentre l'accoglieva con un elegante inchino.
La perfezione fatta maggiordomo, si sarebbe potuto dire.
-La stavamo aspet---
Si bloccò e si mise a guardarla.
"Oddio cosa ho fatto di male? Ho qualcosa in faccia? Ho fatto qualcosa di male?"
Stava per andare letteramente nel panico quando vide l'uomo inginocchiarsi davanti a lei e ... prendere tra le mani guantate una zampa di Kuro, per poi iniziare a ... tastarla? ... si?...
-Ehm ... -, fece lei perplessa, reggendo il gatto.
-Che creatura sublime e delicata ... -, rispose lui con gli occhi fissi su Kuro, mentre gli accarezzava delicatamente i cuscinetti rosei delle zampe. -Una vera delizia per gli occhi-.
Maia era sempre più perplessa. Per un attimo le sfiorò persino nella mente l'idea che potesse essere zoofilo .... quindi per sicurezza fece un passo indietro per mettere Kuro fuori dalla sua portata.
A quel punto lo vide alzarsi e riprendere la sua compostezza, per poi sorriderle.
-E' sua questa splendida creatura?-, le chiese.
-S-sì-, fece lei guardandolo e stringendo il gatto.
-Sono terribilmente dispiaciuto, ma il padroncino è allergico ai gatti, quindi temo che il suo amico dovrà restare fuori ... -, le disse.
-Cosa?-, rispose lei preoccupata. -Ma se lo lascio fuori scappa ... e poi potrebbe perdersi, non conosce la zona e...-.
-Non si preoccupi-, riprese lui guardandola. -A questo penserò io ...  dietro alla residenza c'è un giardino recintato con tanto di riparo che risponderà a tutte le sue esigenze-.
Quelle parole fcero tirare un sospiro di sollievo alla ragazza. Meno male, per nulla al mondo avrebbe rinunciato a Kuro.
-La ringrazio, chiedo scusa per il disturbo-, disse lei, abbassando un po' la testa.
-Nessun problema-, rispose lui sorridendo. -Ora se vuole affidarmi la creatura, la porterò io nel luogo designato-.
-Ah ... ehm ... si certo-.
Un po' tibubante, gli consegnò il gatto, e lui lo sorresse delicatamente, facendo un piccolo inchino.
-Mi dia solo un istante e sarò da lei-.
Detto questo si allontanò, per poi ritornare qualche secondo dopo.
"Oddio che velocità, come ha fatto?..."
-Ora se vuole accomodarsi... -, dise, aprendole la porta. -E' la benvenuta nella residenza Phantomhive, signorina Maia-.
La ragazza deglutì, e si sforzò di sorridere nonostante l'agitazione.
-Grazie ... -.
Iniziò a fare qualche passo all'interno, e si fermò non appena superata la porta, perdendosi ad osservarsi in giro.
Bhe, infondo doveva aspettarsi una tale eleganza visto anche l'aspetto esterno ... ma non aveva davvero parole, era la prima volta che si trovava in un posto simile, e si sentiva estremamente fuoriposto ... infondo apparteneva a una normalissima famiglia di classe modesta, e tutta quella sfarzosità la spaesava non poco.
-Prego, se vuole seguirmi la condurrò dal padroncino, che non vede l'ora di conoscerla-.
E qui la mente di Maia iniziò ad elaborare pensieri non proprio rassicuranti.
Da quello che aveva sentito il proprietario della residenza aveva un carattere come dire ... poco amabile? " Ad ogni modo" pensò la ragazza, "meglio non fare storie".
Annuì leggermente e iniziò a seguire l'uomo vestito di nero, che la condusse davanti alla porta di una stanza, per poi aprirla ed entrare.
-Padroncino-, lo sentì dire. -E' arrivata la ragazza di cui le stavo parlando-.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Maia fece a sua volta qualche passo nella stanza, che più che una stanza sembrava uno studio, con una scrivania sistemata davanti a una grande e ampia finestra.
"Ma con chi sta parlando? ", si domandò, non notando inizialmente nessun altro in quella stanza.
-Mh?-.
Poi si accorse di qualcuno seduto alla poltrona della scrivania. 
E non riuscì a credere ai suo occhi.
-Ma ... è un bambino...-, si lascio sfuggire la ragazza, per poi tapparsi la bocca.  E il ragazzino in questione la guardò un po'irritato, posando il gomito sulla scrivania e sorreggendosi la testa con una mano.
-Quello che la signorina intendeva dire...-, intervenn il maggiordomo sorridendo come se nulla fosse. -E' che per lei è un onore trovarsi qui-.
-Certo-, disse solamente il ragazzino con evidente sarcasmo.
Avrà avuto dodici, tredici anni al massimo ... i capelli scuri gli coprivano in parte il solo occhio di una tonalità di azzurro così intenso da sembrare blu, mentre l'altro era coperto da una benda nera che secondo la ragazza lo faceva sembrare ancora più bello e misterioso di come gia appariva.
Subito dopo essersi resa conto dei suoi pensieri, Maia sbiancò di colpo, maledicendosi mentalmente per averci anche solo pensato.
"N-no che sto dicendo?? E' solo un ragazzino, non devo fare certi pensieri!".
-Lei sarebbe la nuova servitrice?-, chiese lui, squadrandola disinteressato, senza cambiare posizione.
-Sì, padroncino, la signorina Maia Darlen, figlia del rispettabile signore che tempo fa finanziò le nostre fabbriche sul suolo italiano...-, iniziò a spiegare il maggiordomo. -Purtroppo il signore ci ha lasciati pochi mesi fa, come lei sa, e quindi per ripagarlo di ciò che ha fatto, abbiamo deciso di ospitare la signorina qui con noi ... -.
-Si, certo... -, disse il ragazzo. -Ora ricordo-.
Maia iniziò subiro a pensare di non stargli nemmeno un po' simpatica.
Infonde le sembrava anche normale, appena l'aveva visto gli aveva dato del bambino e poteva supporre che non l'avesse presa molto bene.
In quel momento si insultò mentalmente per la brutta abitudine, a volte, di non riflettere prima di parlare.
-Va bene, allora falle conoscere gli altri e tutto il resto-, aggiunse il ragazzo.
-Come desidera-, fece il maggiordomo con un inchino, per poi rivolgersi a Maia. -Ora mi segua, la accompagno a conoscere gli altri servitori-, le disse, mentre si avviava per i corridoi.
-Posso farle una domanda?-, chieso la ragazza mentre lo seguiva.
-La prego, mi dia pure del "tu" ... infondo sono solo un diavolo di maggiordomo ... -.
- ... ehm ... ok ... come ... ti chiami?-.
-Può chiamarmi Sebastian, signorina-.
-Daccordo ... Sebastian-.
-Cosa voleva domandarmi?-, le chiese poi, mentre camminavano.
-Ah si ... come dire....-, si schiarì un po' la voce. -Quel ragazzo è .... -.
-Il giovane Conte Phantomhive, signorina-, fece lui, interrompendo la frase.
Non si sarebbe mai immaginata di mettersi al servizio di un nobile così giovane ... certo che gli inglesi erano davvero strani.



//Angolo dell'autrice//

Ah, ed ecco che mi faccio viva dopo 3 capitoli u.u
Allora, non ho idea di come la storia stia uscendo (si può definire una storia? .-.) ... personalmente mi era venuta l'ispirazione, se così si puo definire, di iniziare tutto ciò dopo esermi rivista la prima stagione dell'anime XD
Quindi mi sono detta "Ma perchè non iniziare una storiella a caso rovinando la vita del nostro caro Cielluccio?" U_U

Ciel: -_-

... I love you, my lord >w< XD Ehm ad ogni modo, ripeto che non ho idea di come stia uscendo la storia fin ora, se ci sono errori eccetera, quindi apprezzerei consigli, critiche ecc da parte vostra, se non chiedo troppo ^^
Ovviamente basterebbe anche una semplice lettura per rendermi felice *^* ... e adesso che vi ho rovinato il pomeriggio, mi dileguo XD
A presto ^^


Sha

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

-Le chiedo perdono da parte sua se prima è sembrato un po' ... scortese-, continuò Sebastian facendole strada. -Ma ultimamente il padroncino è molto occupato-.
-Si si ... nessun problema-, rispose lei seguendolo.
Arrivarono in una sala, dove vide una ragazza dai capelli rossi e gli occhiali, con una divisa da cameriera, cercare di sistemare una pila di piatti in bilico.
-C-ce la posso fare... ce la faa---
Un rumore di vetri rotti la fece sobbalzare, e sussultò preoccupata guardando la ragazza a terra assieme ai numerosi piatti rossi.
-Oddio, si è fatta male?-.
-Ahi ahi ... n-no tutto a posto-, rispose lei cercando di rimettere a posto tutto.
-Mei-Rin ... -, mormorò Sebastian esasperato, e alla sua vista, la ragazza dai capelli rossi arrossì completamente.
-Signor Sebastian, chiedo infinatamente scusa, le assicuro che sistemo tutto immediatamente!-, si affrettò a dire, per poi rimettersi in piedi e cercare distrattamente di ripulire il tutto.
-Lei è la cameriera della residenza-, spiegò Sebastian indicandola, e Maia guardò la ragazza che subito le sorrise.
-Ciao, tu sei quella nuova? Il signor Sebastian ci aveva avvertiti che saresti arrivata a breve!-.
-S-si, mi chiamo Maia, è un piacere essere qui-, rispose sorridendo timidamente. 
-Aww ma sei davvero tenerissima-, disse l'altra sorridendo. -E sembri giovanissima, quanti anni hai?-.
-Diciassette appena compiuti-.
-Il piacere è mio, sono Mei-Rin! -, rispose la ragazza sorridendo.
-Dove sono gli altri due?-, chiese Sebastian guardandosi in giro. -Io adesso devo congedarmi ... Mei-Rin, per favore, occupati tu della signorina e falle conoscere il resto della servitù-.
-S-sissignore!-, esclamò lei arrossendo e mettendosi sull'attenti, per poi prendere Maia per mano. -Vieni Maia, ti presento gli altri!-.
-O-ok...-.
La portò nell'immensa cucina della residenza, dove notò un uomo intento a sonnecchiare su una sedia.
-Bald! Bald, svegliati, abbiamo una nuova arrivata!-, esclamò Mei-Rin.
-Eh?... cosa?...-, l'uomo aprì gli occhi e la guardò ancora un po' intontito dal sonno. -Ah, si, ciao signorina, io sono Baldroy, e mi occupo della cucina-.
-S-salve-, rispose Maia, per poi fermarsi un attimo ad annusare l'aria... cos'era quell'odore?...
-Ahhh Bald, il forno!!-, esclamò Mei-Rin nel panico, indicando il forno dal quale stava uscendo una nube di fumo scuro.
-Ahhh!!-.
Bald scattò in piedi e corse ad aprire il forno, facendo così riempire la cucina di fumo.
Maia si coprì un po' la bocca e tossicchiò leggermente, mentre Mei-Rin corse ad aprire le finestre per far cambiare l'aria.
-Fiuu per fortuna la cucina non è andata a fuoco come l'ultima volta...-, disse sollevata.
-A-a fuoco?-, ripetè Maia  perplessa.
-Ehm... si ogni tanto capita-, ammise Bald grattandosi la testa.
"O-okay".
-Daccordo, allora ti lasciamo lavorare e andiamo a trovare Finny!-, esclamò poi Mei-Rin sorridendo. -Vieni Maia, usciamo-.
La ragazza annuì e la seguì in giardino, dove vide Kuro correrle in contro.
-Kuro ... -, si abbassò e lo prense in braccio, accarezzandogli la testa. -Stai prendendo confidenza con l'ambiente eh?-.
-Ma che carino, è tuo il micio?-, le chiese la ragazza dai capelli rossi guardando Kuro con occhi luccicanti.
-Sì-, rispose Maia sorridendo. -Si chiama Kuro-.
-Devi sapere che il signor Sebastian adora i gatti-, continuò lei con aria sognante, per poi aggiungere. -Se dedicasse a me le stesse attenzioni che dedica a questi animali .... -, e arrossì completamente. -Ahhh ehm comunque!-.
Maia sorrise leggermente guardandola.
" Credo si sia presa una bella cotta per Sebastian, si vede lontano un miglio", pensò, per poi ridacchiare sottovoce. "E' davvero simpatica!".
-Meeei-Riiiin!-.
-Mh?-.
Si voltò e vide un ragazzo biondo correre verso di loro, sorridente. 
-Finny, eccoti qui!-, esclamò Mei-Rin ricambiando il sorriso. -Ecco guarda, volevo presentarti una persona-.
Detto questo indicò Maia, e il ragazzo la guardò, per poi arrossire e sorriderle allegramente.
-Ciao, io mi chiamo Finnian, ma puoi chiamarmi Finnny!-, esclamò felice, stringendole la mano in modo piuttosto energico, tanto che Maia ci resto quasi sopresa.
-C-ciao, io sono Maia-, rispose, sorridendo.
-Piacere di conoscerti, io mi occupo del giardino!-, disse fieramente lui. -Tu invece?-.
-Ah ecco ... a dire il vero non lo so di preciso di cosa dovrei occuparmi...-, ammise lei un po' imbarazzata.
-Allora vediamo...-, disse Mei-Rin riflettendo. -Come te la cavi con la cucina?-.
-Ehm............-.
Una volta aveva provato a cucinare ... ma il risultato era una cosa immangiabile che logicamente era finita nella spazzatura. Per fortuna che Kuro non l'aveva toccata altrimenti sarebbe di sicuro finito avvelenato...
-Ahaah, ho capito, passiamo oltre-, disse Mei-Rin. -Sei brava a servire?-.
-N-non proprio-, rispose Maia sempre più imbarazzata. Odiava non saper fare niente, ma non aveva avuto il tempo di fare pratica a casa ... se no la situazione sarebbe stata diversa.
-Oh ... allora dobbiamo trovare qualcosa in cui sei brava-, aggiunse Finny pensieroso.
-Ecco...-, fece la mora un po' titubante. -Quando ero a casa mi occupavo delle pulizie ... ho imparato sin da piccola, quindi credo che potrei farlo anche qui...-.
-Ottima idea!-, esclamò Mei-Rin sorridendo. -Allora abbiamo trovato la tua occupazione-.
-Evvai!-, disse Finny allegro. -Così aiuterai un po' il signor Sebastian, dal momento che di solito di queste cose si occupa lui-.
-Cosa?-, chiese lei stupida. -Sebastian si occupa di pulire l'intera residenza da solo?-.
-Sì-, rispose Mei-Rin. -Ma non chiederci come faccia perchè non ne abbiamo idea-.
Continuò a pensare che quel maggiordomo sembrava sempre più strano ogni minuto che passava.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Così, dopo aver conosciuto la servitù, ed aver constato che infondo erano davvero simpatici, Maia avrebbe potuto dire che la sua ansia e il suo nervosismo iniziali si fossero un po' placati ... sorvolando ovviamente la figura che aveva fatto con il Conte Phantomhive ... che poi come faceva di nome? 
"Bhe, non importa, magari quando si sarà scordato del nostro spiacevole incontro (cosa che spero avvenga il prima possibile) troverò il coraggio di informarmi su questa cosa", pensò la ragazza.
Per il momento decise di informarsi su dove fosse la sua stanza, visto che si era scordata di chiederlo a Mei-Rin e gli altri.
Ma chiedere a chi?... stava girando per la dimora senza meta, e nemmeno a farlo apposta,si era gia persa. Sì, il suo senso dell'orientamento non era proprio il massimo, anzi, era totalmente inesistente.
Salì una rampa di scale, e notò un grande quadro appeso al muro, raffigurante un giovane uomo di bell'aspetto, dai capelli scuri, e una giovane donna, anch'essa altrettando bella, dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri ... degli occhi davvero bellissimi ... le ricordarono quasi...
-Che stai facendo?-.
Sussultò spaventata sentendo la voce alle sue spalle, e sbiancò quando si ritrovò il giovane Conte Phantomhive davanti, che la fissava con aria impassibile.
-Ah ... i-io ecco ... stavo ... cercando la mia stanza-, disse, cercando di non incepparsi.
-E perchè sei qui? Le stanze della servitù sono al piano di sotto-, le ripose lui, senza mutare la sua espressione.
-C-chiedo perdono, non lo sapevo-, fece io imbarazzata al massimo, mentre chinava la testa in segno di scusa. Quando avrebbe voluto scomparire in quel momento...
Lo sentì sospirare, per poi passarle accanto e continuare per la sua strada.
-M-mi scusi!-, chiese, fermandolo.
-Cosa vuoi?-.
-Ecco.... potrei... potrei sapere il suo nome?-, chiese, arrossendo completamente, e lui la guardò senza particolare espressione.
-Ciel Phantomhive-, rispose, riprendendo a camminare, per poi aggiungere: -La tua stanza si trova appena giri l'angolo a sinistra, la seconda porta-.
La ragazza sussultò un po' e non fece in tempo a ringraziarlo che gia se n'è andato ... non sapeva se le avesse detto il suo nome o dato quell'indicazione per simpatia o pietà ... ma credeva fermamente che si trattasse della seconda.
Ma almeno era risucita a sapere il suo nome.
"Ciel Phantomhive..."
Si ritrovò a sorridere come un ebete senza motivo.
"Ah povera me...", pensò la ragazza sospirando. "La stanchezza mi sta facendo brutti scherzi".
Come primo giorno non avrebbe saputo che dire ... sapeva solamente che in quel momento era distrutta per il viaggio, quindi avrebbe riposato un po', visto che dal giorno dopo avrebbe dovuto iniziare a lavorare.
Ebbe comunque l'impressione che quella dimora nascondesse qualcosa di strano ... non sapeva perchè, e non sapeva nemmeno in base a cosa le venisse da pensare a questo, ma era cosi ... Ma per il momento sarebbe stato meglio non pensarci ... domani si sarebbe dovuta svegliare presto, ed era meglio che arrivasse riposata e in forma per iniziare il suo primo giorno di lavoro alla residenza Phantomhive.



//Angolo dell'autrice//

Awww Ciellucciooooo *W*

Ciel: Smettila -/////-  

Coff coff :D Eccomi qui con il new chapter :D Credo di essere stata piuttosto in orario stavolta .-. Credo ... forse.... bho lo spero XD

Mi auguro che il capitolo sia stato di vostro gradiment ^^

See you ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


Un raggio di luce che filtrava dalla finestra le si posò sul viso, facendold mugugnare qualcosa nel sonno.
Dopo aver trovato la forza di volontà, la ragazza aprì piano gli occhi e si tiro lentamente a sedere, sbadigliando.
"Dove s-- ah gia, che sbadata ... dimenticavo che da oggi risiederò nella dimora Phantomhive".
Maia si stiracchiò leggermente, posando lo sguardo sulle finestre semiaperte della sua stanza.
"Oggi è una bellissima giornata, fuori il sole splende, gli uccelli cinguettano ... è anche il mio primo giorno di lavoro e...... guardo l'ora .... oddio ho dormito troppo!!"
Con un salto scense dal letto e si cambiò alla velocità degna di una maratoneta, dandosi una veloce sistemata ai capelli scuri e lisci che le arrivavano alle spalle, per poi raggiungere il resto della servitù, che era gia pronta ad attendere ordini.
-Maia, eccoti!-, esclamò Finny vedendola. -Pensavamo ti fossi persa!-.
-Ah n-no ho solo dormito un po' troppo-, ammise lei estremamente mortificata. 
"Bella figura da fare il primo giorno ..."
-Nessun problema, Maietta!-, esclamò Mei-Rin sorridendo.
"Ma-Maietta?"
In quel momento, la porta si aprì, e Sebastian entrò in tutta la sua solita perfezione... come faceva ad essere così perfetto anche di prima mattina??
-Buongiorno signor Sebastian!-, esclamarono i ragazzi in coro, mentre Maia si limitò a balbettare una specie di "Buongiorno" in ritardo.
-Buongiorno a tutti-, rispose il maggiordomo avanzando. -E' ora di iniziare il lavoro-.
Tutti si misero all'ascolto.
-Per favore, Mei-Rin, occupati della biancheria, Finny della cura degli alberi in giardino, e Bald di preparare la colazione-.
Poi si rivolse al piccolo signore che stava sempre con loro e che Maia credeva, che anche lui fosse stato un servitore... anche se non parlava molto (anzi non parlava affatto), ma lo trovava davvero adorabile!
-Lei signor Tanaka, continui pure a bere il suo the-, concluze Sebastian guardandoli. -Su, avete capito, andate!-, esclamò poi battendo le mani in segno di muoversi, e subito i servitori lasciarono la stanza per andare a occuparsi delle loro faccende.
"E.... e io?
-Ehm ... chiedo scusa-, fece la ragazza, alzando una mano. -E io cosa faccio?-.
-Ah giusto ... lei signorina si occupi della pulizia delle stanze-.
-S-sissignore!-, esclamò, sentendosi realizzata. Per compensare le figuracce del primo giorno oggi avrebbe deciso che si sarebbe impegnata come si deve per svolgere i compiti che le erano stati assegnati!
Così, con la determinazione al massimo, si diresseal primo piano, dove iniziò le pulizie dall'ampio salotto.
Ce la stava mettendo tutta, e si assicurò di aver fatto passare ogni centimetro quadrato della stanza, prima di passare alla successiva. Le piaceva far bene le cose, sopratutto in quel caso, visto che il lavoro sarà giudicato.
Però, ci poteva mettere tutta la buona volontà che voleva ....... ma se non si era abituati a questo genere di cose, dopo un po' si crollava. 
E questo spiegava perchè, dopo circa un'ora passata a lucidare mobili e pavimenti, la ragazza era crollata a terra esausta.
-Oddio... non ce la posso fare...-, ansimò stancamente, osservando le numerose stanze che le restano da pulire, sbiancando al pensiero.
Ma non poteva arrendersi così.
Raccogliendo tutta la forza di volontà che aveva, si rialzò, spolverandosi i vestiti, e dopo aver recuperato il materiale occorrente, aprì una delle porte delle stanze chelei restavano da pulire quando .... si rese conto che è già perfettamente in ordine.
Si, ma nel senso, talmente in ordine che brillavano. 
Com'era possibile? Quella mattina aveva fatto un giro in tutte le stanze per verificare le loro condizioni prima di iniziare il lavoro, ed era sicurissima che quella in cui si trovava adesso fosse da ripulire!
L'unica spiegazione era che qualcun'altro si fosse occupato di quella stanza.
"Pazienza, allora mi concentrerò sulle altre".
Si diresse quindi verso le stanze rimanenti e con sua grande sopresa not che anche quelle erano perfettamente in ordine! Tutte! Dalla prima all'ultima, senza un granulo di polvere, ma com'era possibile???
Nessun essere umano in così poco tempo sarebbe stato capace di compiere un impresa simile!
-Signorina-.
-Ahhhh!!-.
Maia saltò in aria spaventata sentendo qualcuno parlarle da dietro le spalle.
-Chiedo scusa, non era mia intenzione spaventarla-, disse Sebastian sorridendo.
-O-oddio ... -, rispose la ragazza tenendosi una mano sul cuore.
-Ha finito la stanza?-, chiese di nuovo il maggiordomo guardandola.
-Ah ehm... si ecco ... -, Maia indicò la prima stanza che aveva pulito, e osservò l'uomo scrutarne l'interno con aria soddisfatta.
-Davvero un buon lavoro, signorina Maia, sono piacevolmente colpito-.
-Grazie ma... come dire ... le altre stanze erano già tutte in ordine-, disse la ragazza guardando le stanze rimanenti. -Quindi non ho potuto fare niente per--.
-Ah, non si preoccupi, a quelle stanze ci avevo pensato io-, disse Sebastian.
E quello spiegava tutto.
-Ma un attimo ... come hai fatto a sistemarle tutte in meno di un ora?-, chiese Maia perplessa. -Sei una specie di ... uomo delle pulizie??...-.
-No affatto-, rispose l'uomo sorridendo e facendo un piccolo inchino. -Sono solo ... un diavolo di maggiordomo-.
Maia lo guardò senza capire cosa volesse dire effettivamente. Era ufficiale, quel maggiordomo era davvero strano ... ma era felice di aver ricevuto i complimenti per il lavoro svolto, dal momento che ciò aveva anche incrementato la sua autostima (e di quella ne avrebbe avuto molto bisogno).

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7


Dopo aver sistemato anche alcune camere, a Maia e gli altri servitori venne concesso il pomeriggio libero, dal momento che non c'erano altre mansioni da svolgere per il momento.
-Uhh il signor Sebastian è davvero un cuoco eccellente!-, esclamò Finny addentando con gusto l'ennesima fetta del dolce che il maggiordomo aveva portato per loro qualche minuto prima come premio per l'impegno.
-Sì, ma davvero-, aggiunse Bald sgranocchiando. -Fa sembrare tutto troppo facile-.
Maia, seduta al tavolo con loro, guardava fuori dalla finestra, pensando a chissà cosa.
Per qualche strano motivo le venne da chiedersi cosa stesse facendo il Conte Phantomhive in quel momento ...
-Maia? Non mangi più?-, la voce di Mei-Rin la fece riprendere dai suoi pensieri, e la ragazza si voltò verso di lei, sorridendo.
-Ah, no grazie, sono a posto ... -, disse gentilmente. -Credo che adesso andrò a trovare Kuro-.
-Mh? Chi è Kuro??-, domandò Finny perplesso. -Un tuo amico?-.
-A dire il vero è il mio gatto-, rispose Maia sorridendo divertita. -Sebastian lo fa stare in una zona dietro alla residenza perchè da quel che mi ha detto il signorino è allergico ai gatti...-.
-Ah si, è vero-, disse Finny leccandosi dalle labbra i residui di dolce. 
-Trovo che sia stato un gesto nobile da parte del signor Sebastian-, aggiunse Mei-Rin con aria sognante. -E' così carinooo....-.
Tutti si voltarono a guardarla, e la ragazza arrossì completamente, agitando le mani imbarazzata.
-Cioè, nel senso, è stato un gesto carino per il micio!-.
I ragazzi si misero a ridere e Maia fece lo stesso, per poi alzarsi e sistemare la sedia sotto al tavolo.
-Io vado ... ci vediamo dopo, ragazzi-.
-Ciao, Maia!-.
Si incamminò quindi verso l'esterno della residenza, dove sperava di trovare il suo adorato gatto, come ogni pomeriggio.
Infatti, quando raggiunse il luogo "d'incontro", ecco il gatto dal folto pelo nero avvicinarsi a lei con la coda alta.
-Kuroo ... vieni qui ... -.
La ragazza si inginocchiò a terra, allungando una mano verso il gatto che nel frattempo l'aveva raggiunta e aveva preso a strusciarsi contro le sue gambe.
-Vedo che ti trovi bene qui, eh?-, disse lei accarezzandogli il dorso, per poi notare, poco distante da loro, un altro gatto del suo stesso colore, ma con il pelo più corto e gli occhi azzurri. -E hai anche trovato compagnia-, aggiunse sorridendo, mentre Kuro si lasciava andare a sonore fusa rilassate.
Dopo qualche minuto, Maia si rimise in piedi, spolverandosi un po' i vestiti sui quali si era accumulato del pelo e della polvere proveniente dal terreno, per poi stiracchiarsi e osservarsi intorno curiosamente.
"Visto che alla villa non ci sono impegni potrei approfittarne per fare un giro qui intorno", pensò, iniziando a camminare lungo il perimetro della proprietà.
Dopo un po' di cammino, con suo immenso stupore, giunse davanti alle stalle, che non aveva la minima idea ci potessero essere ... ma infondo era una dimora di campagna quindi non era una cosa così strana dopottutto.
Adorava i cavalli, ne era sempre stata affascinata, ma purtroppo non aveva mai avuto l'occasione di sperimentare cosa volesse dire cavalcarne uno o provare anche semplicemente a montargli in groppa.
Più volte da bambina aveva chiesto a sua padre di poter provare, ma un po' per gli impegni, e un po' per la mancanza di fondi, il suo desiderio non si era mai realizzato.
Così Maia dovette accontentarsi di coltivare la sua passione per questi animali senza poter sperimentare in prima persona tutti quei privilegi.
Rincuorata dal fatto che potesse anche solo vederne uno dopo tanto tempo, la ragazza entrò nelle ampie e ben curate stalle, e un maestoso stallone dal manto nero con dei riflessi blu attirò la sua attenzione.
L'animale mosse un po' gli zoccoli sul terreno, e sporse il muso dal box, sbuffando dalle narici, mentre Maia si avvicinava cautamente, ammagliata dalla sua bellezza.
-Ciao bello ... -, disse sorridendo, mentre allungava timidamente una mano verso il muso del cavallo, riuscendo a venire a contatto con il pelo un po' ruvido ma setoso del muso.
In risposta, l'animale si lasciò accarezzare, nitrendo di tanto in tanto come per dare una conferma del fatto che stava apprezzando quelle attenzioni.
-Vedo che apprezza i nostri animali, signorina-.
Maia sussultò, girandosi di scatto, per poi vedere Sebastian davanti a lei, sorriderle. 
"C-come ha fatto a entrare, non l'ho nemmeno sentito!"
-Ah, Sebastian, sei tu ... -, disse, dopo essersi ripresa. -Mi fai sempre spaventare... comuque si ... sono davvero stupendi-, confermò la ragazza scostando le crine dal muso del cavallo.
-Sa, quello è il cavallo preferito dal padroncino-, disse il maggiordomo guardando l'animale. 
-Bhe, è davvero splendido ... -, rispose Maia. -Poi si vede che è tenuto benissimo-.
-Si intende di questo genere di animali, signorina?-, chiese Sebastian guardandola.
Maia scosse un po la testa.
-No a dire il vero no, però... mi piacciono molto-, rispose, sorridendo.
-Ha mai provato a cavalcarne uno?-.
-N-no ecco ... mio padre è sempre impegnato per lavoro e come dire ... non poteva permetterselo diciamo ... -,ammise Maia con aria triste. 
-Sono estremamente dispiaciuto per suo padre, signorina Maia ... ha contribuito in modo molto rilevante per far conoscere le aziende Funtom nel suo paese-, disse Sebastian guardandola.
La ragazza annuì leggermente.
-Gia ... era fiero del suo lavoro ... pensa che prima ... dell'incidente mi aveva promesso che mi avrebbe portata a Londra per una vacanza-.
Gli occhi di Maia si inumidirono leggermente, e il maggiordomo la guardò un po' dispiaciuto.
-Le chiedo scusa, non era mia intenzione riportarle alla mente certi episodi personali...-.
-No no... nessun problema-, rispose lei accennando un sorriso. -Mi piace ... parlare di mio padre ... è come se così facendo riuscissi a sentirlo ancora vicino ... -.
-Capisco ... ora perchè non rientra in villa? Ho alcune faccende in cui potrebbe aiutarmi-.
Gli occhi della ragazza si illuminarono, e subito sorrise.
-Sissignore!-.
Il maggiordomo sorrise leggermente, e con un inchino, le aprì la porta della stalla, facendole strada verso il sentiero del ritorno.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

I giorni passavano veloci, nella Residenza Phanthomive.
Maia era riuscita ad ambientarsi benissimo, anche grazie all'aiuto di Sebastian e della servitù, con cui passava la maggior parte del tempo.
Quel pomeriggio, la ragazza venne incaricata di riordinare lo studio del padrone di casa, che a detta di Sebastian, aveva proprio bisogno di una ripulita.
Per un attimo le venne da chiedersi come mai il maggiordomo avesse affidato quel tipo d'incarico a lei, visto che di solito non le era mai stato chiesto di pulire le stanze del padrone, ma decise comunque di non farci caso.
Magari, e specifichiamo "magari", era una dimostrazione del fatto che stesse iniziando a fidarsi di lei, nonostante in quei giorni di disastri ne avesse combinati abbastanza.
Così, con la speranza di quel pensiero in mente, la ragazza si diresse verso la porta dello studio di Ciel, bussando un paio di volte.
-Avanti-.
Sentendo il permesso di entrare, aprì piano la porta, e abbassò la testa in segno di rispetto quando si ritrovò davanti il giovane Conte Phantomhive, seduto come sempre alla scrivania e intento a ... costruire una piramide con le carte?...
-Buon pomeriggio, signorino-, disse, sorridendo gentilmente.
-Ciao-, rispose lui senza alzare lo sguardo dalla piramide di carte che stava cercando di far stare in bilico sulla superficie liscia della scrivania.
-Ehm ... ecco perdoni il disturbo, ma dovrei pulire il suo studio...-.
-Si, fai pure-, disse il ragazzo con un gesto vago della mano, per poi tornare a sistemare le carte.
Maia si richiuse piano la porta alle spalle, e iniziò le pulizie, cercando di non far rumore per distrarre il Conte impegnato nelle sue "faccende".
Dopo qualche minuto constatò personalmente che le parole di Sebastian erano vere, cioè che quello studio era davvero conciato da far schifo, e li una mezz'oretta non sarebbe bastata per ripulire gli strati di polvere che si erano accumulati sui mobili e negli angoli.
"Mhh accidenti ce ne sarà di lavoro da fare", pensò la ragazza rimboccandosi le maniche, per poi prendere uno straccio e chinarsi a terra per occuparsi innanzitutto di eliminare la polvere sotto ai mobili.
Nel frattempo, il giovane Conte, dopo aver finito la sua opera, si appoggiò allo schienale della poltrona, sbuffando annoiato, e lo sguardo gli cadde sulla figura della ragazza impegnata nelle pulizie, adesso chinata a terra, in una posizione che avrebbe tentato la maggior parte degli uomini.
Ma il ragazzino non riuscì lo stesso a restare indifferente davanti alla vista dei fianchi sottili e ben proporzionati della ragazza, che adesso si muovevano sinuosamente mentre lei si era messa in ginocchio per pulire i mobili un po' più alti.
In quel momento, Ciel maledì l'odiosa abitudine della ragazza di girare con dei pantaloncini pericolosamente corti e una semplice maglietta smanicata.
Sì, perchè lei si era categoricamente rifiutata di indossare degli abiti tipici del posto, ma aveva preferito mantenere uno stile a suo avviso "più semplice e quotidiano".
Arrossì leggermente, il giovane Conte Phantomhive, ma distolse subito lo sguardo, onde evitare di fare figuraccie. Il che non sarebbe stato affatto nobile da parte sua.
-Uff...-.
Dopo un po' la ragazza si tirò in piedi, con un sospiro affaticato, e con una mano si tirò indietro un ciuffo di capelli che le ricopriva gli occhi.
Stava per rimettersi al lavoro e finire ciò che le mancava, quando la voce del Conte la colse alla sprovvista.
-Puoi finire qui, va bene-.
-Come?-, domandò lei senza capire.
-Hai capito-, ripetè lui annoiato. -Hai fatto abbastanza, adesso prenditi pure una pausa, dirò a Sebastian di occuparsi lui del resto-.
La ragazza aggrottò un po' le sopracciglia, perplessa.
-Non c'è ne bisogno, signorino, Sebastian ha affidato a me l'incarico e in quanto servitrice della dimora, è mio dovere occuparmene-.
Ciel la guardò leggermente sopreso. Doveva ammettere che aveva fatto progressi da quando era arrivata, persino il suo atteggiamento era cambiato, in meglio certo. Però non si era comunque dimenticato del loro primo incontro...
-Mh ... mi ha detto che tutti i giorni fai visita alle stalle-, riprese il Conte guardandola mentre appoggiava il viso alla mano. -E' vero?-.
-Sì-, rispose lei un po' imbarazzata. -Chiedo scusa... il fatto è che i vostri cavalli sono davvero stupendi...-.
-Non ci sono problemi, puoi andarci quando vuoi, basta che ti ricordi di richiudere le porte-, disse il ragazzino sbadigliando.
-Si, signorino-.
-Comunque ... -, riprese lui disinteressato. -Da quello che ho sentito non sai cavalcare-.
-E-eh? No infatti ... -.
"Ma perchè Sebastian ha spifferato tutto al signorino??"
-Se vuoi ti faccio insegnare-, aggiunse il giovane Conte, e a quelle parole, gli occhi della ragazza si illuminarono.
-Davvero lo fareb--.
Poi si bloccò, e riprese a ragionare, abbassando un po' la testa in segno di scusa.
-Chiedo perdono, signorino ... ma sono solo una servitrice, non penso di meritarmi simili attenzioni-.
-Mh? Io sono il proprietario della residenza e i cavalli sono miei, quindi decido io se posso fartelo fare o meno-, rispose Ciel, strappando un'espressione sopresa alla ragazza. -E poi ... -, aggiunse il Conte guardando altrove. -Ultimamente stai facendo un buon lavoro ... il resto della servitù ha detto che non ti prendi mai una pausa e pensi sempre al lavoro, quindi ... mh ...credo che un po' di svago ti faccia bene-.
Maia guardò il ragazzino davanti a lei, e non potè fare a meno di scorgere un lieve, quasi invisibile rossore sulle sue guancie, e sorrise felice, per la prima volta da quando lo aveva incontrato.
-Grazie, Ciel!-, esclamò, senza pensarci, per poi portarsi una mano sulla bocca. -C-cioè ehm ... l-la ringrazio, signorino...-.
-Di nulla-, rispose lui, sbrigativo, per poi tornare ad occuparsi della sua piramide di carte per nascondere un po' l'imbarazzo.
Maia sorrise, e riprese le pulizie più felice che mai, non sapendo se ringraziare o meno Sebastian per aver divagato quelle notizie a sua insaputa.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Quel pomeriggio, Maia era al settimo cielo.
Il Conte Phanthomive le aveva proposto di farle prendere lezioni di equitazione due volte a settimana, e la ragazza non era mai stata più felice, sapendo che il suo sogno d'infanzia si stava per realizzare.
Ancora non si capacitava che il Conte le avesse fatto una simile proposta, e ora più che mai si ripromise di impegnarsi ancora di più con il lavoro per sdebitarsi di tutta quella gentilezza.
Come pattuito qualche ora prima, la ragazza si presentò alle stalle verso le cinque di pomeriggio, dove ad attenderla c'era Sebastian, di fianco alla struttura.
-E' arrivata, signorina, la stavamo aspettando-, disse il maggiordomo. 
"Stavamo? Perchè al plurale"
Maia girò la testa e vide il giovane Conte Phantomhive seduto poco lontano da loro, probabilmente venuto ad assistere. La ragazza arrossì imbarazzata al pensiero che avrebbe assistito a una probabile figuraccia, ma cercò di scacciare quel presagio poco opportuno.
-Sì, eccomi ... -, disse timidamente, accennando un sorriso. -Non so ancora come ringraziarvi per avermi dato questa opportunità...-.
-Non deve, infondo è stata un'idea del padroncino-, rispose Sebastian sorridendo, per poi indicarle l'accesso alle stalle. -Prego, mi segue, iniziamo dalle basi-.
Si recarono all'interno delle stalle, davanti al box del cavallo dal manto scuro, a cui Maia ogni giorno dedicava particolare attenzione con mele e zuccherini.
-Useremo lui?-, chiese, entusiasta.
-Sì, il padroncino ci teneva a farle fare pratica con questo cavallo-, rispose il maggiordomo afferrando le redini chiare dell'animale, per poi condurlo fuori dal box e mostrarlo così in tutta la sua bellezza.
-Wow, è enorme... -, disse Maia ammirata, mentre accarezzava il ventre lucido del cavallo.
-Uno splendido animale, sono daccordo-,asserì Sebastian. -Il padroncino ha buon gusto in certe cose ... -.
-Gia...-.
-Allora come primo passo le insegnerò le cose fondamentali che deve conoscere non avendo mai cavalcato prima-, iniziò il maggiordomo. -E' daccordo?-.
-Sì!-.
Così, Sebastian iniziò ad elencarle i sistemi di sicurezza e di precauzione prima di montare a cavallo, per poi illustrarle le fasi, i modi e i metodi per passare poi alla pratica.
-Prego, adesso l'aiuto a salire a cavallo-, disse il maggiordomo reggendo le redini. -E poi mollerò le redini-, aggiunse, sorridendo come se nulla fosse e Maia sbiancò di colpo.
-C-cosa? No scherziamo, e se poi parte? -.
-Non si preoccupi, in caso interverrò io-.
-Molto rassicurante!!-.
-Suvvia signorina, si fidi-, disse Sebastian sollevandola delicatamente per i fianchi.
-Ahhh aspetta, aspetta!-, esclamò lei aggrappandosi alle spalle dell'uomo, in preda al panico.
-E cerchi di stare calma, l'animale percepisce la paura o l'agitazione-, aggiunse il maggiordomo, per poi sistemarla sulla sella posata sul dorso del cavallo.
-Oddio oddiooo-, la ragazza si aggrappò alla sporgenza sulla sella, cercando di stare calma. -Oh mamma è altissimo ... -.
Iniziò a provare un lieve senso di insabilità quando il cavallo iniziò a muovere qualche passo sul posto, provocandole un dondolio continuo.
-S-si muove oddio ... -, mormorò, sbiancando completamente.
-Sta andando benissimo, signorina, adesso stia calma-, ripetè Sebastian sorridendo. -E ricordi, se cade al massimo finirà in ospedale con fratture lievi-, aggiunse, sempre sorridendo come se nulla fosse.
-Ma la smetti, non sei per niente rassicurante!-, sbottò la ragazza agitata, senza mollare la presa sulla sella.
-Coraggio, adesso sposti le mani e afferri le redini-, disse il maggiordomo reggendo il cavallo.
-Ma se le sposto cadoo...-.
-No, non cade signorina, si fidi...-.
La ragazza deglutì, staccò le mani dalla presa ferrea sulla sella e le serrò velocemente attorno alle redini.
-Ottimo-, disse Sebastian sorridendo. -Ha visto? Non è così diff---
-Ahhh aiuto cosa faccio?!-.
Maia serrò maggiormente le mani alle redini, mentre il cavallo iniziò di sua spontanea volontà a fare qualche passo, allontanandosi dalle stalle.
-Sebastiaaan fermalooo!-, esclamò la ragazza.
In risposta, il maggiordomo sorrise, salutandola con una mano guantata.
-Sta facendo progressi, signorina, continui cosi... e stia dritta con quella schiena!-.
-Sebastian!-.
Maia si rassegnò all'idea che non l'avrebbe aiutata, così cercò di tenere a mente le spiegazioni e di restare calma.
-O-ok, devo stare calma ... -, disse. -Per frenare il cavallo, tirare le redini verso il basso-.
Così dicendo, mise in atto ciò che aveva appena detto, e tirò verso il basso le redini, facendo una leggera pressione, alchè il cavallo si fermò, nitrendo piano.
-Ce l'ho fatta...-, sospirò la ragazza soddisfatta ed esaltata, passando poi ad accarezzare il collo dell'animale. -Ma sei bravissimo, bello ... che dici, riusciamo a tornare verso le stalle?... vediamo ... per ripartire dare una piccola scossa...-.
Diede una piccola scossa alle redini, e il cavallo riprese a cammianre al passo, muovendo le orecchie di tanto in tanto.
- ... e per scegliere direzione basta inclinare le redini a destra o sinistra ... -.
Seguendo le indicazioni datole da Sebastian,  la ragazza riuscì senza problemi a ricondurre il cavallo all'interno delle stalle, dove il maggiordomo e il giovane Conte la stavano aspettando.
-Ha visto, padroncino? Sembra che la signorina Maia sia portata per questo genere di cose, dopotutto-, disse l'uomo al più piccolo,sorridendo.
-Ci mancherebbe...-, mormorò l'altro.
-Ce l'ho fatta!-,esclamò Maia felice, mentre conduceva il cavallo verso di loro. -Sebastian, hai visto? L'ho riportato qui, ho cavalcato, è bellissimo!-.
-Noto con piacere che è molto entusiasta, signorina-, disse Sebastian sorridendo. -Ne sono felice-.
-Su adesso scendi che si è fatto tardi-, disse Ciel alzandosi e mettendosi accanto al cavallo.
-Sì! Ma come faccio a---ahhh!-.
Nemmeno il tempo di finire la frase, che la ragazza, posando male il piede sulla staffa nel tentativo di scendere, scivolò giù dal fianco del cavallo, finendo irrimediabilmente addosso al Conte Phanthomive, che in quel momento stava passando, e facendo finire entrambi a terra, l'una sopra l'altro.
-Ahi ... che male ... -, mormorò Maia dolorante, e alzando il viso, sfiorò accidentalmente il naso del ragazzino sotto di lei, che avvampò dinnanzi a un tale contatto.
E la reazione della ragazza non si fece attendere.
Anche lei avvampò completaemente, rialzandosi di scatto e iniziando una serie di inchini dispiaciuti, con il volto in fiamme.
-Mi dispice, le chiedo perdono, non volevo!!-.
-Mh ... n-non importa-, rispose il ragazzo rialzandosi e spolverandosi la giacca, con le gote ancora arrossate.
Nel frattempo, un certo maggiordomo non potè fare a meno che lasciarsi sfuggire una risatina accuratamente soffocata dinnanzi a tale scena.
-Bhe, signorina Maia... allora la aspetto alla prossima lezione, e mi raccomando, ripassi ciò che ha imparato oggi-.
-S-si certo ... ehm ... io adesso dovrei...-, e mentre balbettava parole incomprensibili dovute all'imbarazzo, iniziò ad indietreggiare uscendo dalla stalla. -... dovrei tornare al lavoro!-, si congedò con un ultimo, rapido inchino, e si avviò velocemente verso la residenza, consapevole che non avrebbe mai dimenticato quella prima lezione e il suo inaspettato esito.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10


Quella sera, Maia non riuscì a dormire.
La ragazza continuava a rigirarsi nel letto, senza riuscire a prendere sonno.
E alla fine, dopo una buona mezz'ora passata a fissare il soffitto, si mise a sedere sul bordo del letto, per poi alzarsi lentamente e dirigerso verso la finestra poco distante.
Scostò piano le tende e aprì le vetrate, per poi affacciarsi e godere della splendida vista notturna che già da qualche notte aveva imparato ad ammirare in silenzio.
Era una sensazione piacevole, affacciarsi e sentire la brezza estiva sul viso, specialmente dopo una giornata di lavoro.
E dato che non riusciva a dormire, Maia decise che avrebbe fatto quattro passi per cercare di conciliare il sonno.
Così, dopo essersi legata i capelli neri e lisci in una bassa coda laterale, lasciata ricadere sulla spalla destra, la ragazza uscì dalla stanza e iniziò a percorrere i corridoi della dimora, pallidamente illuminati dalla luce notturna che filtrava dalle finestre.
Come previsto, a quell'ora di notte, erano deserti, in quanto tutti avrebbero dovuto essere a dormire.
O almeno, questo era quello che credeva...
-Signorina Maia-.
La ragazza sobbalzò vedendo apparire due occhi nell'oscurità, ma si rilassò riconoscendo il volto famigliare del maggiordomo della residenza.
-Oddio Sebastian ... -, mormorò, con il cuore a mille per lo spavento. -Potresti smetterla di farmi spaventare tutte le volte?-.
-Stavo solo completando la mia ronda notturna, signorina, voglia scusarmi, come sempre non era mia intenzione...-, sorrise leggermente divertito. -Spaventarla-.
-Si certo...-, replicò la ragazza accennando un mezzo sorriso.
-Lei piuttosto, cosa ci fa ancora sveglia? E' tardi-, le fece notare l'uomo posando lo sguardo sul pendolo accanto a loro.
-Ehm... lo so, ma ecco ... non riesco a prendere sonno-, si giustificò la ragazza un po' imbarazzata.
-Ah, ma che coincidenza-, rispose Sebastian sorridendo. -Anche il padroncino questa notte sembra non voler proprio addormentarsi-.
A quelle parole, la ragazza sussultò leggermente.
-Le consiglio comunque di tornare a letto, domani sarà una giornata impegnativa-, disse Sebastian sorridendo gentilmente, alchè Maia annuì, per poi congedarsi e tornare nuovamente verso la sua stanza.
Si richiuse piano la porta alle spalle, e sospirò silenziosamente, per poi adagiarsi sul morbido letto della camera, e stringere piano il cuscino.
E un pensiero le balenò nella mente prima di addormentarsi...
Che il giovane Conte Phantomhive non riuscisse a dormire per il suo stesso motivo?...
Ma no ... probabilmente erano davvero solo coincidenze... 
E con quel pensiero, assurdo ma stranamente confortante, da un certo punto di vista, la ragazza di addormentò, mentre il chiarore della luna illuminava pallidamente l'interno della stanza.
 
***

-Oddio, non ancora!-.
L'ennessimo rumore di piatti rotti interruppe il silenzio che si era apparentemente creato quella mattina d'estate, mentre Maia cercava freneticamente di porre rimedio al disatro appena combinato.
Quel giorno Mei-Rin era stata incaricata di uscire a fare spese, e quindi Sebastian aveva affidato a lei l'incarico di occuparsi dei doveri che normalmente sarebbero aspettati alla cameriera.
Compito tutt'altro che facile, pensò la ragazza, mentre, chinata a terra, cercava di ripulire i cocci di vetro sparsi sul pavimento a causa dello scivolone fatto pochi secondi prima.
-Che sbadat--ahi!-.
Ritirò la mano di scatto, e delle gocce di sangue provenienti da un taglio sul palmo della mano iniziarono a gocciolare sulle piastrelle lucide del pavimento.
-No, no, no ci mancava solo questo!-.
Maia staccò rapidamente un pezzo di carta, improvvisando una pseudo fasciatura per cercare di fermare il sangue, almeno finchè non avrebbe finito di risistemare il disastro.
Sentendo tutto quel rumore provenire dalla stanza, Sebastian si affacciò alla porta.
-Cosa sta succedendo q--?-.
Le parole gli si fermarono in gola quando vide la ragazza inginocchiata a terra a piagnucolare cose contro se stessa e la sua goffaggine.
Il maggiordomo sospirò silenziosamente, portandosi una mano alla fronte, e maledicendosi per aver aver avuto l'idea di affidare a lei un compito del genere.
Ma che poi, infondo, anche se avesse affidato l'incarico a un'altro dei servitori, l'epilogo sarebbe stato molto simile, se non peggiore.
-Tutto a posto, signorina?-, chiese, mentre entrava nella stanza.
-S-si , solo un piccolo incidente ma rimedio subito!-, si affrettò a dire la ragazza rimettendosi in piedi e sorreggendo i piatti che era riuscita a salvare. 
-Lascia stare qui, occupati di servire l'afternoon tea al padroncino mentre io mi occupo di sistemare questo disastro-, disse il maggiordomo indicando un vassoio posato sul tavolo.
-Sissignore!-.
Maia afferrò i bordi del vassoio e uscì dalla stanza, dirigendosi un po' barcollante verso lo studio del Conte, per poi fare i salti mortali per riuscire a bussare alla porta.
Non appena la vide entrare, Ciel le rivolse un'occhiata perplessa.
-Maia? Cosa stai facendo?...-.
-L-le sto portanto l'afternoon tea, principino-, rispose la ragazza cercando di apparire professionale.
Il Conte arrossì leggermente dinnanzi al modo in cui la ragazza si era rivolta a lui.
-C-come mi hai chiamato?-.
Maia avanzò lentamente verso la sua scrivania e posò il vassoio intatto, stranamente, e per fortuna, senza aver creato danni.
-Ecco a lei, principino-, ripetè la ragazza sorridendo gentilmente.
-S-smettila di chiamarmi così-, disse Ciel imbarazzato, per poi esaminare le pietanze disposte sul vassoio. -Fammi indovinare, Sebastian ha detto a te di occuparti degli incarichi di Mei-Rin, vero?-.
-Si, esatto-, rispose la ragazza, mentre il Conte allungava la forchetta per assaggiare un dolce dall'aspetto delizioso.
-Mh ... e immagino che tu abbia gia combinato uno dei tuoi soliti disastri-.
Il Conte riprese a mangiare, sospirando rassegnato all'idea che quella ragazza non sarebbe mai riuscita a farne una buona. Poi, lo sguardo gli si posò sulla fasciatura improvvisata attorno alla sua mano.
-Cosa ti sei fatta?-, chiese, guardandola.
-Ah, questo ... -, rispose la ragazza esaminandosi la mano. -Non è niente, mi sono tagliata con i piatti rotti-, aggiunse, imbarazzata.
-Sei un disastro-, mormorò Ciel esasperato, per poi alzarsi e andare verso di lei, cogliendo alla sprovvista la ragazza che sgranò gli occhi iniziando a indietreggiare.
-C-cosa stai facendo?...-.
Il Conte non diede segno di ascoltarla e una volta fermatosi davanti a lei, le sollevò delicatamente la mano, sfilando piano la fasciatura per poter esaminare meglio la ferita sul palmo, provocando un visibile arrossamento sulle gote della ragazza.
-E' una ferita superficiale-, disse il ragazzo sorreggendole la mano. -Però vatti a medicare, potrebbe fare infezione-.
-S-si-, balbettò lei arrossendo, ma senza ritrarre la mano dalla presa così delicata del giovane Conte.
-Ah, padroncino-.
La voce di Sebastian colse alla sprovvista i due ragazzi, che ritrassero le mani allo stesso tempo.
-Cosa c'è?-, chiese Ciel guardandolo.
-Sono le ore 14.00, è ora della lezione di violino-, spiegò il maggiordomo entrando nello studio. -E visto che oggi l'istruttrice non sarà disponibile, io fungerò da vostro tutore-.
Così dicendo, il maggiordomo tirò fuori dal nulla un arco di violino, per poi assumere una forma che Maia avrebbe tranquillamente potuto definire "tutor mode    "...
-Violino?-, chiese la ragazza sorridendo. -Posso assistere?-.
-Mh?-, fece Sebastian guardandola.
-Per favoreeee... -,implorò lei con sguardo supplicante.
-Se al padroncino non dispiace...-.
-No, nessun problema-, tirò corto il ragazzo avviandosi fuori. -Però sbrighiamoci-.
Raggiunsero così un'ampia sala spaziosa, adornata con un grande camino e due grandi finestre luminose.
-Allora-, disse Sebastian piazzandosi davanti al giovane Conte. -Iniziamo con un pezzo per violino solo di Bach-.
Ciel diede un'occhiata alle note riportate sul foglio davanti a lui, e assunse un'espressione perplessa.
-Con un brano così complicato non riuscirò mai a---
Ma non fece in tempo a terminare  frase che il maggiordomo gli puntellò l'archetto del violino sulla testa, con aria alquanto maligna.
-Diventare in grado di eseguire qualcosa di difficile migliora la sicurezza in se stessi-, disse. -Qui è il professore che fa le regole, eheh-.
Maia assistì alla scena seduta su una sedia a poca distanza. Certo che Sebastian doveva essere fedele ai metodi di educazione spartani ...
-Avete qualcosa da obbiettare riguardo i miei principi educativi?-, chiese nuovamente il maggiordomo sfoggiando un sorriso.
Ciel non disse niente, e si limitò a lanciargli un'occhiata scocciata.
"Silenzio assenso",pensò Maia divertita, tornando a osservare i due.
-Su, posizionate l'archetto-, riprese Sebastian. -La cosa fondamentale durante lo svolgimento di questo pezzo è dare importanza al timbro-.
Il giovane Conte iniziò a sfregare l'archetto sulle corde del violino, creando una melodia soave ma ben definita, che Maia ascoltò molto volentieri, beandosi di quei suoni, mente le ore passavano senza che se ne rendesse conto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


-Sebastian, quando potrò iniziare ad allontarmi dalla residenza a cavallo?-.
Maia, reggendo le redini, face fare qualche passo in cerchio al cavallo nero, mentre Sebastian reggeva una fune agganciata ad esse.
-A mio avviso potrebbe farlo anche subito, signorina-, rispose il maggiordomo controllando i movimenti dell'animale. -Solo non mi fido a lasciarla cavalcare da sola, e nemmeno il padroncino-.
Maia posò le gambe sul fianco del cavallo e si spinse giù per scendere, venendo prontamente afferrata da Sebastian, che la accompagnò a terra.
-Ah nessun problema, potresti accompagnarmi tu!-, disse la ragazza felice, accarezzando di tanto in tanto il collo del cavallo. -E poi vorrei imparare ad andare al galoppo, pensi possa essere possibile?-.
-Indubbiamente, ma per questo genere di andatura sarebbe opportuno che qualcuno conduca il cavallo insieme a lei, almeno le prime volte-.
-Si, capisco-, disse Maia, per poi guardarlo. -E tu lo farai, vero?-.
-Chiedo perdono, ma io sono solo un maggiordomo ... non ho il permesso di utilizzare il cavallo preferito del padroncino, e nemmeno vorrei sinceramente-, rispose Sebastian sorridendo. -Non sono avvezzo a queste cose-.
-Ah ... allora non puoi insegnarmi?-, chiese di nuovo la ragazza un po' dispiaciuta.
-Temo che per questo dovrà aspettare un po' di tempo, signori---
-Sebastian-.
Ciel, che era rimasto tutto il tempo seduto ad assistere, si mise in piedi, raggiungendo la ragazza e il maggiordomo.
-Ci penso io a insegnarle il galoppo-, disse, cogliendo evidentemente di sopresa entrambi.
-Ne è sicuro, padroncino?-, chiese il maggiordomo sorridendo. 
-Sì, sì-, disse lui avvicinandosi al cavallo. -Pensi che non ne sia in grado?-, aggiunse poi, scettico.
-Assolutamente no, dico solo che sarebbe un gesto molto nobile da parte vostra offrirsi di aiutare la signorina a--
-Si, si, però diamoci una mossa, ho altri impegni-, tirò corto il ragazzo avviandosi fuori dalle stalle.
Sebastian afferrò le redini del cavallo e lo condusse fuori, mentre Maia, dietro di loro, ancora non riusciva a credere a ciò che sarebbe appena successo.
Davvero il Conte si era offerto di insegnarle a cavalcare? Ma quello era davvero lo stesso ragazzino viziato che aveva conosciuto il primo giorno?...
-Allora, vi suggerirei di percorrere la strada che si inoltra nel bosco, a qualche chilomtro da qui-, disse Sebastian sorridendo. -Il sentiero è dritto e privo di ostacoli, quindi direi che è perfetto-, aggiunse, per poi aiutare il giovane Conte a montare a cavallo.
-Sì, va bene-, disse Ciel afferrando le redini, per poi spostarsi un po' indietro sulla sella per lasciare uno spazio davanti a lui.
Maia rimase immobile a fissarlo, e quando Sebastian se ne accorse, si schiarì un po' la voce, sorridendo per poi sollevarla delicatamente per i fianchi e adagiarla sulla sella, davanti al ragazzo.
-Permette, signorina?-.
Maia venne fatta sedere sulla sella, reggendosi alla sporgenze e lasciando ricadere le gambe unite lungo il fianco dell'animale, che mosse leggermente il collo, nitrendo.
Ciel afferrò le redini tenute basse, e sfiorò accidentalmente la coscia della ragazza, che arrossì leggermente, serrando la presa sulla sella.
-Allora direi che possiamo incamminarsi-, disse Sebastian conducendo il cavallo per una fune agganciata alle redini.
Durante il tragitto, Maia rimase rigida per tutto il tempo, cercando di guardare davanti a se per nascondere il rossore sulle sue guancie, che non accennava a sparire.
-Tutto a posto?-, le chiese Ciel, dietro di lei, e la ragazza si sforzò di sorridere.
-S-sì tutto bene-.
-Perchè sei così tesa? Pensavo avessi superato la paura iniziale-.
-Ah s-sì infatti non ho paura-, rispose la ragazza decidendo che era ora di dare un taglio a quel comportamento. Infondo quella era una normalissima lezione come le precedenti no? Non aveva motivo di essere così nervosa.
Quindi decise di calmarsi e di concentrarsi sulla situazione.
-Siamo quasi arrivati alla radura boschiva dove potrete esercitarvi nel galoppo-, avvertì Sebastian dopo un po', e come previsto, arrivarono in un campo erboso circondato da alberi in fiore.
-Wow ... questo territorio appartiene a voi?-, chiese Maia guardandosi intorno meravigliata.
-Sì, questo è un terreno confinante alla dimora Phantomhive, e quindi di proprietà del padroncino assieme alla parte ovest-, spiegò il maggiordomo sorridendo, mentre conduceva il cavallo al passo, per poi fermarsi in mezzo al campo. -Siamo arrivati, questo posto è perfetto-.
-Bene, lascia pure la fune-, ordinò Ciel, per poi prendere in mano le redini, mentre Maia, sentendo in cavallo iniziare a camminare, si resse alla sporgenza della sella.
-S-sicuro di sapere ciò che fa?-, chiese la ragazza notando che si stavano allontanando.
-Zitta e lascia fare a me-, tirò corto il più piccolo continuando a dirigere il cavallo. -Allora ascolta, per far galoppare il cavallo basta dare una scossa alle redini, anche leggera-.
-Si, ho capito-.
-E durante la corsa stai con la schiena dritta, mentre in caso di salita spingiti un po all'indietro in modo da facilitare il cavallo-.
-Wow, principino, non sapevo foste un così bravo insegnante-, si lasciò sfuggire la ragazza sorridendo, e Ciel arrossì leggermente.
-Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?-, la riprese il ragazzino irritato, mentre il cavallo aumentava il passo. -Allora sei pronta?-.
-Si! -, esclamò la ragazza reggendosi meglio alla sella, e il giovane Conte diede una leggera scossa alle redini per incitare il cavallo a iniziare il galoppo.
L'animale iniziò a correre dapprima lentamente e poi a ritmo spedito, picchiando gli zoccoli sul terreno e galoppando con un'andatura elegante e controllata.
-Ma è fantastico!-, esclamò Maia reggendosi mentre si godeva la bellissima sensazione del vento che le sfregiava il viso. 
E mentre alcune foglie e alcuni fiori  portati dal vento le sfioravano i capelli, la ragazza si lasciò andare a una piccola risatina felice, alzando la testa e respirando a pieno l'aria di quel pomeriggio estivo.
-Ciel, possiamo andare più veloci?-, chiese, entusiasta, girando un po' il viso verso il ragazzo dietro di lei, che la guardò un po' perplesso.
-Come, più veloci?-.
-Si dai! Aumentiamo un po' la velocità, ti prego!-.
-Mh ... e va bene-.
Così il giovane Conte diede un'altra leggera scossa alle redini, e il cavallo iniziò a galoppare più veloce, mentre Maia sorrideva felice, ridendo e godendosi quella sensazione di incredibile libertà.
Era davvero felice. Finalmente dopo tanto tempo, aveva ritrovato il significato della parola "divertimento", e non si sarebbe mai sognata di riscoprirlo in quel modo, in un paese straniero, e con una persona che ancora non conosceva bene, ma che ormai era certa, aveva sin da subito cambiato la sua visione delle cose.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Passarono il pomeriggio a cavalcare, e quando venne l'ora di rientrare, verso le cinque di pomeriggio, i due ragazzi erano entrambi piuttosto stanchi per la giornata passata ad esplorare i dintorni della zona in cui si erano fermati.
Maia, seduta ai piedi di un albero, di tanto in tanto osservava il cavallo che si stava dissetando vicino al ruscello che scorreva limpido poco distante da loro, dopo aver corso per quasi tutto il pomeriggio.
-E' davvero un cavallo fanstastico-, disse sorridendo, rivolta al giovane Conte seduto accanto a lei.
-Lo so, e poi va bene per te-, rispose il ragazzo ad occhi chiusi, mentre si rilassava all'ombra dell'albero.
-Mh? Che intende dire?-, domandò Maia sporgendosi per guardarlo.
-Che è ubbidiente e docile, quindi è perfetto per una stordita come te-.
La ragazza aggrottò le sopracciglia imbronciata.
-Non sono stordita... cioè ... non faccio apposta...-, mormorò imbarazzata, strappando un mezzo sorriso al ragazzo, che aprì leggermente l'occhio lasciato scoperto dalla benda, dando così modo alla ragazza di ammirare quello splendido blu così intenso da sembrare innaturale.
Poi, il Conte si sporse un po' verso di lei e iniziò a fissarla.
-C-cosa c'è?-, chiese lei, imbarazzata.
-I tuoi occhi-, rispose semplicemente Ciel. -Sono neri-.
La ragazza abbassò lo sguardo, a disagio.
Aveva sempre odiato il colore dei suoi occhi, ereditato dalla madre. Così scuri, senza un briciolo di quel colore che donava alla maggior parte delle iridi una propria sfumatura caratteristica.
-Lo so ... non mi piacciono per niente...-, mormorò, con lo sguardo basso. -Li ho presi da mia madre...-.
-Sono belli-.
Maia sussultò leggermente, alzando di poco la testa per guardarlo.
-Ti dona il colore nero-, proseguì Ciel. -E' misterioso e profondo ... e poi è il nero a racchiudere in se tutti gli altri colori-.
Rimase spiazzata da quelle parole. Sin da piccola aveva odiato il colore dei suoi occhi, ma lui, con poche semplici frasi, era riuscito a fare cambiare completamente idea.
Da quel momento, iniziò ad amare il nero dei suoi occhi.
-Sebastian dovrebbe arrivare tra poco-, disse ancora Ciel sbadigliando. -Aspettiamolo qui-.
Maia osservò attentamente il Conte di fianco a lei, i cui capelli adesso gli ricadevano scompigliati sulla fronte a causa del venticello freddo che si era alzato improvvisamente, e ancora una volta non potè fare a meno di pensare a quanto quel ragazzino fosse bello.
Sì, perchè tanto era inutile negarlo, quel ragazzo era l'esempio vivente di bellezza secondo i suoi canoni, e anche volendo negarlo, non ci sarebbe riuscita.
Ancora una volta, sentì le proprie guance imporporarsi leggermente, e sospirò piano.
Perchè ogni volta che era in sua vicinanza le faceva quell'effetto? Si, daccordo, era un ragazzino molto carino, forse il più bello che avesse mai visto, ma lei da lì a qualche mese avrebbe compito diciotto anni ... non avrebbe nemmeno dovuto guardarli i ragazzini della sua età, figuriamoci farci pensieri di quel tipo.
In quel momento si vergognò di se stessa, e si appiattì di più contro la corteccia dell'albero, imbarazzata.
Il giovane Conte parve accorgersi dello strano comportamento della ragazza, infatti girò la testa verso di lei per guardarla.
-Che ti succede? Non stai bene?-, chiese, perplesso.
-Mh? No no, sto--
Sussultò quando sentì la mano fredda del Conte posarsi delicata sulla sua fronte, e ancora una volta arrossì dinnanzi a quel gesto inatteso.
-Sei un po' calda...-, constatò Ciel abbassando un po la mano per poi posarla sulla guancia della ragazza. -Non dirmi che stare un po' all'aperto ti fa ammalare ... sei peggio di un pulcino-, aggiunse, leggermente sconcertato, ma la ragazza non lo stava praticamente ascoltando, troppo presa e guardarlo, senza dire niente.
Deglutì piano e osò premere un po' la guancia contro la mano del Conte, che sussultò leggermente, senza però scostarla.
Anzi, con un po' di riluttanza, mosse leggermente la mano, portandola ad accarezzarle delicatamente la guancia.
Maia socchiuse gli occhi rilassata, sentendo quel tocco leggero, quasi come invisibile, ma per qualche motivo, stranamente rassicurante, e posò una mano sulla sua, riluttante, ma vedendo che il Conte non si sottraeva al contatto, si decise a proseguire sfiorandogli dolcemente la mano che premeva sulla sua guancia.
Avrebbe voluto rimanere in quella posizione per sempre, ma invece durò solo qualche minuto, e poi, con suo immenso dispiacere, Ciel ritrasse la mano, con una nota di rossore sulle guance.
La ragazza abbassò un po' lo sguardo, imbarazzata, e si spostò leggermente più vicino a lui, per poi posargli delicatamente il capo sulla spalla.
Poi, accadde l'inaspettato.
Con sorpresa, sentì la testa di Ciel posarsi piano contro la sua, prima che il giovane Conte chiudesse gli occhi rilassato, e lei, consolata da quel gesto, fece lo stesso, sentendosi stranamente felice, e quasi non riuscì a rendersi conto essersi addormentata.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


-Mhh...-.
La ragazza mugugnò leggermente e strinse con piu forza il cuscino tra le sue braccia, per poi infilare una gamba sotto di esso e incrociare l'altra sopra.
Non aveva mai provato una posizione più comoda, constatò, affondando il viso nel cuscino che ... si alzava e si abbassava ritmicamente ... ma da quando i cuscini si ... muovevano?
Un po' stranita da quel fatto insolito, Maia aprì pigramente gli occhi, ritrovandosi il viso a contatto con una morbida stoffa bianca, che però non era affatto la federa del cuscino.
Sollevò leggermente la testa, e dovette trattenere un sussulto quando si accorse che quello che pensava essere un cuscino, in realtà era nientemeno che il giovane Conte Phantomhive, che dormiva tranquillamente con un braccio posato sul suo fianco.
Mentre la sua posizione, bhe ... era a dir poco complicata.
La ragazza infatti era completamente avvinghiata al ragazzino, con la testa posata contro il suo torace, le gambe intrecciate alle sue, e le braccia serrate attorno ai suoi fianchi.
Ma il fatto più sconcertante era che non indossava più i vestiti che aveva quel pomeriggio ... qualcuno infatti le aveva fatto indossare la maglia lunga che tutte le notti usava come pigiama.
Qualcuno... ma chi?
Immediatamente, il pensiero che Ciel potesse averla vista semivestita le assalì la mente, e la ragazza arrossì di dodici tonalità di rosso, per poi prendere a scuotere il ragazzo accanto a lei, in un disperato tentativo di svegliarlo per dirgliene quattro.
-CIEL! CIEL SVEGLIATI!!-, esclamò, quasi urlando, strattonando il povero Conte che, ancora mezzo assonnato, aprì gli occhi sbadigliando. 
-Cosa... cosa c'è?-.
Quando vide la ragazza, sbiancò di colpo, arrossendo.
-TU COSA CI FAI NEL MIO LETTO?!-.
-E TU COME HAI OSATO SPOGLIARMI SENZA IL MIO CONSENSO?!-, ribattè la ragazza a tono, rossa oltre ogni dire.
-M-ma cosa stai dicendo, io non ho fatto niente!-, si difese Ciel arrossendo a sua volta, per poi lasciarsi scappare l'occhio sulle gambe lasciate scoperte dalla maglietta della ragazza, per poi arrossire ancora di più.
-M-maniaco, come hai osato?!-, esclamò Maia mettendosi a sedere di scatto, per poi tirarsi le coperte al petto.
-Ti ho detto che non ho fatto niente, lo vuoi capire?!-, replicò di nuovo il Conte irritato.
-E allora chi è stato a togliermi i vestiti che indossavo?!-.
-Sono stato io-.
Una voce tranquilla e allegra arrivò dalla soglia della porta, e i due ragazzi si voltarono contemporaneamente, per poi vedere Sebastian in piedi davanti a loro, sorridere in modo disinvolto.
-Ben svegliato, padroncino-, disse, con un inchino. -E buongiorno anche a lei, signorina-.
Maia si pietrificò. Non sapeva se era più scossa dal fatto che il maggiordomo non mostrasse il minimo segno di gravità per la situazione, oppure....
-A-aspetta, hai detto che sei stato tu?-, chiese, indicandolo.
-In persona, signorina-, disse di nuovo Sebastian con il sorriso sulle labbra. -Ieri lei e il padroncino vi eravate addormentati mentre aspettavate il mio arrivo dopo la passeggiata a cavallo, e non potevo farla coricare con i vestiti che indossava-.
La ragazza non aveva parole. Cioè si, in quel momento ne aveva tante, ma se le avesse dette bhe... sarebbe risultato ben poco opportuno.
-Sebastian, mi spieghi perchè ci hai fatti dormire insieme?!-, chiese poi Ciel, in un misto di irritazione e imbarazzo.
-Oh bhe, eravate talmente avvinghiati sotto quell'albero che non mi sembrava il caso di separarvi, e non volevo interrompere il vostro sonno dopo una giornata così attiva, quindi ... -, disse il maggiordomo sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi. -Ho pensato di agire in questo modo-.
-MA TI SEMBRA NORMALE?!-, urlarono i due ragazzi in coro, rossi per l'imbarazzo, mentre Sebastian sorrise di nuovo.
-Vogliate perdonarmi, non accadrà più-.
Maia si alzò velocemente, più imbarazzata che mai.
-C-chiedo scusa per il disturbo!-, e dopo essersi congedata con un rapido inchino, lasciò la stanza più veloce e imbarazzata che mai.
"Oddio non ci posso credere", pensò, mentre percorreva i corridoio della dimora, ancora con le gote in fiamme. "S-stavo dormendo ... a-abbracciata a lui.... è ufficiale... odio quel maggiordomo!"

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Dopo lo spiacevole-piacevole episodio del risveglio inaspettato, le cose ripresero normalmente, alla dimora Phantomhive.
Le settimane passavano veloci, e ormai Maia aveva preso totale confidenza con l'ambiente domestico e strano ma vero, causava anche meno incidenti del solito.
-Ahhhh!-.
Come non detto.
-Non di nuovo, ma accidenti...-.
La ragazza si affrettò a recuperare da terra i cocci di un vaso fatto accidentalmente cadere durante le pulizie, e cercò di far sparire le prove del disastro commesso prima che Sebastian lo fosse venuto a sapere.
-Maia, hai di nuovo rotto un cimelio antico?-.
Troppo tardi. La voce del magiordomo le arrivò da dietro, e la ragazza sbiancò, girandosi verso di lui con un sorriso falsissimo stampato sulle labbra.
-B-buongiorno Sebastian!-.
-Buongiorno-, ripetè lui rassegnato. -Signorina, quante volte ti ho già detto di stare attenta quando pulisci? Hai gia mandato letteralmente in frantumi un quarto delle decorazioni di questa casa....-.
-M-mi dispiace, prometto che starò più attenta!-, esclamò Maia facendo un piccolo inchino in segno di scusa.
-Non ne dubito-, rispose il maggiordomo rimediando in pochi second al pasticcio combinato dalla ragazza. -Comunque adesso non ho altri incarichi per te, quindi puoi anche prenderti una pausa-.
-Grazie mille, Sebastian!-, disse la ragazza felice, facendo per avviarsi fuori dalla porta.
-Ah, signorina, si ricorda vero che verso mezzoggiorno riceveremo una visita?-.
-Certo, mi ricordo-, rispose Maia sorridendo. -Vedrò di rientrare un ora prima così sistemo le ultime cose prima dell'arrivo della signora-.
Sebastian sorrise soddisfatto.
-Brava ragazza-.
Maia sorrise felice, e uscì dalla stanza, correndo allegramente fuori dalla residenza, diretta verso le stalle, non prima di aver fatto il suo solito saluto a Kuro, che si stava beando di quella giornata di sole comodamente sdraiato sull'erba.
Arrivò alle stalle, e come di consueto, raggiunge il box di quello che ormai era divenuto il suo cavallo prediletto.
-Buongiorno bello, come stai?-, chiese sorridendo, mentre accarezzava l'imponente muso dell'animale. -Che ne dici di fare quattro passi?-.
Dopo aver messo l'attrezzatura al cavallo, prese le redini in mano e si avviò fuori, conducendo l'animale al passo fino alla zona erbosa, per poi montare in sella.
Come ogni mattina, si concesse una tranquilla passeggiata lungo il perimetro della zona, beandosi della splendida giornata di sole di quella mattinata.
Rientrò dopo mezz'ora, e ricondusse il cavallo alle stalle non prima di averlo spazzolato come si deve e di averlo premiato con quelle mele di cui andava matto.
-Sei un golosone eh-, disse, ridendo piano, mentre porgeva l'ennesima mela all'animale, che la addentò con gusto, nitrendo soddsifatto. -Assomigli quasi al tuo padrone...-.
-Che intendi dire con questo?-, chiese una voce maschile e giovane, appena entrata.
-Mh? Ah, buongiorno principino-, rispose Maia sorridendo e facendo finta di niente.
Ciel la fulminò con lo sguardo, per poi sospirare rassegnato udendo per la centesima volta quel soprannome con cui la ragazza era ormai solita a chiamarlo.
-Sapevo che ti avrei trovata qui-, disse, osservando il cavallo dal manto scuro mangiare dalle mani della ragazza.
-Mh? Mi stavate cercando?-, chiese Maia guardandolo.
-Eh? Mpf, ti pare?....-, tirò corto il Conte guardando altrove.
-Allora come mai siete qui e non nel vostro studio come al solito?-, lo punzecchiò la ragazza sorridendo.
-Non sono affari tuoi-, ribattè il ragazzino chiudendo il discorso.
-Ah, allora chiedo perdono-, rispose Maia fingendosi dispiaciuta.
In realtà adorava quando Ciel si comportava in quel modo, fingendosi feddo e distaccato ... perchè infondo sapeva che i suoi veri pensieri erano tutt'altro che diversi, ma orgoglioso com'era non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
-Allora mi permetta di riformulare la domanda-, disse ancora la ragazza sorridendo. -Cosa la porta qui, nobile Conte Phantomhive?-.
-Così va meglio-, rispose il ragazzo per poi avvicinarsi al box del cavallo e mettersi di fianco a lei. -Niente, diciamo che mi sto godendo gli ultimi istanti di pace prima dell'arrivo di Quella persona-.
Lo disse con aria talmente grave che Maia si preoccupò.
-Intendi l'ospite che verrà da noi verso mezzogiorno?-, chiese. -E' una persona importante? Chi è?-.
-Sarà la mia rovina...-.
"Oddio..."
-Ma ma ...perchè dici così?-, domandò di nuovo la ragazza, sempre più confusa. -Dai Ciel, dimmi chi è ti prego...-.
Ciel assunse un'aria vagamente scocciata.
-Lei è--
-Padroncino, la stavo cercando-, disse Sebastian, apparso da chissà dove. -Lady Elizabeth è giunta a deziarci con la sua presenza ... quindi la prego di tornare alla dimora per accogliere al meglio la sua fidanzata-.
"Fi...fidanzata?"

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