L'eternità del Caos

di Scarlett_Tennant_Greeny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presente e Passato ***
Capitolo 2: *** Luce E Oscurità ***
Capitolo 3: *** La Fine ***
Capitolo 4: *** L'Inizio ***
Capitolo 5: *** Cuore e Mente ***
Capitolo 6: *** Odi Et Amo ***
Capitolo 7: *** Dipendenza ***
Capitolo 8: *** La Teoria Del Caos ***
Capitolo 9: *** Il Tempo Dell'oblio ***
Capitolo 10: *** Preludio Alla Morte ***
Capitolo 11: *** Sdoppiamento e Sopravvivenza ***
Capitolo 12: *** Devastazione Quiescente ***
Capitolo 13: *** Parassita ***
Capitolo 14: *** Se Niente Cambia, Non Cambia Niente ***
Capitolo 15: *** L'incontro ***
Capitolo 16: *** Il Destino È scritto ***



Capitolo 1
*** Presente e Passato ***


-Questa storia è frutto della mia fantasia. I fatti narrati, le persone, i nomi, i luoghi sono tutti inventati da me e non corrispondono alla realtà. - La stanza era al buio, e come il giorno prima, e quello prima ancora, era soffocante. Nonostante il ventilatore spostasse aria, sembrava che tutto l'ossigeno fosse sparito, rimpiazzato da quella sensazione di oppressione che ogni mattina si ripresentava puntuale e inesorabile. Samara si svegliò, aprì gli occhi, fissò l'oscurità nella quale era immersa, e subito si domandò perché diamine si era svegliata. Immediatamente si ricordò il sogno che stava facendo. "Maledizione" pensò, "di nuovo!" e si stropiccio' gli occhi cercando di cancellare l'immagine che era apparsa nella sua mente. Anche se, la parte più profonda del suo inconscio bramava quella visione e vi si crogiolava e cercava di tenerla viva per più tempo possibile. Un'altra notte era passata. Un'altra notte senza riposo, fatta solo di sogni, uno dopo l'altro, intensi, a volte talmente tanto che lei si chiedeva se non fossero reali. E come quasi ogni notte accadeva, lui era tornato. Raffaele. Per quanto nella realtà appartenesse al suo passato, nei sogni lui era più presente che mai. Era sempre, o quasi, lì, con la sua voce, i suoi occhi profondi, i suoi modi di fare, che non erano cambiati di una virgola. Era esattamente come Samara nella realtà ricordava : spietato ed egoista. E nonostante questo, lei continuava ad amarlo nei sogni, a venerarlo come era successo in passato. Anche se erano passati ormai sei anni, nei sogni quei sentimenti si risvegliavano più veri e più intensi che mai, ma quando lei si destava la mattina dopo si trascinava i fantasmi di quei sentimenti, il suo umore ne risentiva a tal punto da arrivare spesso a conteplare l'idea dell'oblio, del vuoto. Perché tutto era sofferenza per Samara. Ogni giorno era una lotta continua tra lei e la vita. Il suo presente era vuoto, e il suo passato tornava di notte a tormentarla. Ma d'altronde il Caos agiva così, scovolgeva la sua realtà senza un motivo, solo per il gusto di farlo.

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Capitolo 2
*** Luce E Oscurità ***


Samara aveva voluto fortemente quel tatuaggio, e finalmente decise di regalarselo per il suo ventisettesimo compleanno. Era strano come per lei farsi tatuare fosse piacevole e non doloroso, il tatuatore stesso ne era sorpreso, ma in fondo lei sapeva il perché: provare quel dolore era niente per lei, come una carezza o un solletico. Era nulla in confronto al vero dolore, quello che ti abbatte e non ti fa respirare, il dolore della mente e del cuore. Quando finì la frase era lì sul suo avambraccio e diceva "We've all got both light and dark inside us. What's matters is the part we choose to act on. That's who we really are". Letteralmente significa che abbiamo tutti una parte buona e una cattiva dentro di noi, ma scegliere da che parte agire fa di noi quello che siamo. Buoni o cattivi. Luce o Oscurità. Era una frase maledettamente vera, e Samara aveva deciso che averla per sempre sott'occhio le avrebbe ricordato quale fosse il giusto cammino. Tempo addietro era sprofondata molto in basso, così in profondità nell'abisso della psiche umana che passava le notti a progettare un omicidio. E non era un omicidio qualsiasi, no, lei non voleva solo uccidere. Voleva torturare, ferire, umiliare la persona che l'aveva resa quella che era diventata, Samara voleva vendicarsi di Raffaele nel modo più brutale possibile. Nelle sue visioni lei lo rapiva, lo rinchiudeva in un sotterraneo e lo appendeva nudo al tetto tramite delle grandi catene. E ai piedi gli attaccava un macigno. Voleva vederlo così, implorare pietà e chiederle perché stesse facendo tutto questo.. Lei avrebbe sorriso al suo dolore e avrebbe detto a Raffaele che se lo meritava, che il dolore fisico che stava provando era solo un decimo del dolore che lui aveva inflitto a lei. Ma Samara non lo avrebbe solo ferito fisicamente, lei voleva torturarlo anche psicologicamente, farlo piangere, mentre lei rideva! Fargli capire che il Caos non è facile da mandare via. Una volta ottenuta soddisfazioni da questi atti terribili, Samara nelle sue visioni lo faceva a pezzi per potersi disfare meglio del corpo, ma il cuore, il cuore di Raffaele, quello voleva tenerlo. L'avrebbe conservato, non sapeva bene come, ma sapeva che gli apparteneva di diritto. Questo era il punto a cui era arrivata. Progettare tutto ciò solo per vendetta. Perché il dolore scatenato dal Caos era talmente forte che non riusciva a sopportarlo e sapeva, anzi sperava, che una volta sparito Raffaele, il Caos sarebbe svanito. E tutto sarebbe tornato a posto come per magia. Ma Samara non aveva ancora capito che l'oscurità che le era piombata addosso l'aveva portata lei. Perché a volte, la magia esiste davvero. E la magia ha sempre un prezzo...

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Capitolo 3
*** La Fine ***


Anche questo giorno di Agosto è finito, penso Samara. Era sera e come le succedeva da mesi iniziò a svegliarsi in lei l'angoscia, la sua nemica. Appena calava il buio ella si ripresentava e Samara diventava irrequieta, dentro di lei la consapevolezza di non avere scampo, di non avere scopo, si faceva largo e la invadeva da capo a piedi. Perdeva la sua naturale razionalità. Tremava, la testa piena di un solo pensiero: "Cosa faccio adesso?". Non riusciva a trovare una risposta, tutto le sembrava un palliativo, niente le dava pace. E ogni volta che si sentiva così ripensava a lui, perché Samara sentiva che era solo colpa sua se lei stava male. Tutti i suoi malesseri, il suo male di vivere, la lotta continua per la sopravvivenza, erano iniziate tutte quando arrivò la Fine. Non aveva una grande predisposizione a ricordare date ne a correlarle con gli eventi, ma quel fatto era impresso nella sua memoria a fuoco, come una bruciatura o una cicatrice che faceva ancora male dopo tutti quegli anni e quando ci ripensava le sembrava di essere di nuovo li, in quella macchina, con Raffaele al posto di guida, posteggiati a lato della villetta dove all'inizio della loro storia si incontravano per pomiciare. Era un tardo pomeriggio di febbraio, faceva freddo ma Samara non ci pensava perché era con lui, e quando erano insieme il mondo esterno non aveva poi molta importanza. Raffaele era seduto, un braccio fuori dal finestrino, e non la guardava negli occhi. Lei pensò "brutto segno" e presagiva l'arrivo di qualche brutta notizia. Lo guardò bene e vide che aveva gli occhi tristi, come se stesse per piangere, e Raffaele in sei anni aveva pianto forse un paio di volte, quindi altro brutto segno. Samara si fece forza e lo affrontò. -"Cosa c'è che non va? " gli chiese. -" Io.. Devo dirti una cosa. " A quelle parole le sentì le budella contorcersi e la nausea salire. -" Dimmi, ti ascolto" Lui si volto e finalmente la guardò negli occhi, e lei non poté fare a meno di perdersi come le capitava sempre, in quegli occhi scuri dalle folte ciglia.. -"Samara.. Sei la persona migliore che io abbia mai conosciuto." - per un secondo abbassò gli occhi , ma quando tornò a guardarla era cambiato qualcosa, una impercettibile curvatura delle sopracciglia, lei la notò subito, aveva reso il suo sguardo duro e freddo. Samara prese la mano di Raffaele tra le sue e la strinse. Era una supplica silenziosa, stava per accadere qualcosa di terribile.. Lui sospiro e riprese a parlare - "Non voglio più stare con te, io ho bisogno dei miei spazi, voglio stare da solo, tornare ad essere single." Samara si sentì cadere, come se non esistesse più ne la macchina, ne la strada, ne la terra sotto di lei, come se niente la tenesse più ferma al suo posto. Stava scivolando giù giù nel baratro. Non poteva essere vero. Non stava accadendo veramente. Ma si, Raffaele stava avendo sicuramente un momento di cedimento, era naturale. Soprattutto a fronte di quello che le aveva detto una settimana prima, mentre erano accoccolati nel suo letto, come facevano ogni giorno da sei anni e mezzo.. Si Raffaele glielo aveva detto, non se lo era sognato. Anche perché era l'avverarsi dei suoi sogni! Lui l'aveva guardata e i suoi occhi erano dolci e profondi come sempre, le aveva detto - "Ormai sono sei anni che stiamo insieme, siamo cresciuti insieme, avevamo 14 anni e ora ne abbiamo 20. A questo punto possiamo fare solo due cose: o ci lasciamo.. O ci sposiamo. Quindi.. Mi vuoi sposare?" - Il cuore di Samara era esploso, non ci credeva, non credeva che si potesse essere così felici. Aveva detto si ovviamente, Raffaele era tutto quello che lei aveva sempre desiderato, lo amava così tanto che sarebbe morta per lui, ne amava pregi e difetti, ne conosceva ogni singolo millimetro di pelle, il suo profumo era per lei qualcosa di indescrivibile, la faceva sentire viva. Ed era così intelligente e bello, atletico, e anche se aveva dei lati oscuri a Samara non importava. Il solo fatto di potergli stare accanto la rendeva felice. Semplicemente gli aveva donato il suo cuore. E ora con quella proposta Raffaele le stava donando il suo. Si baciarono con passione e poi lui la guardò negli occhi e le disse la frase che le diceva sempre: "Lo sai, ci sono solo due cose sicure in questa vita, amore mio: la morte, e che ti amo." E così finalmente si sarebbero sposati, certo non subito, andavano all'università, lei frequentava Geologia e lui Fisica. Si sarebbero laureati e poi trovato un lavoro. E la loro vita sarebbe andata avanti così, felici. Per sempre. Come nelle favole. Ma non era passata che una settimana e adesso Samara stava cadendo all'inferno, ed era stato proprio Raffaele a spingerla giù, frantumando ogni promessa, cancellando ogni speranza e definitivamente facendo a pezzi il suo cuore. Questo è stato l'inizio della Fine per Samara. E la Fine della sua vita per come l'aveva vissuta fino a quel momento. Il Caos aveva agito, ma era solo alle prime mosse della sua partita a scacchi.

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Capitolo 4
*** L'Inizio ***


È strano come si possa cadere dal paradiso all'inferno così velocemente e senza tanti preamboli. Basta una frase e la tua vita può cambiare per sempre. Samara era seduta in macchina, con Raffaele al fianco che le aveva appena rovesciato addosso una verità inesorabile. Decise che doveva riprendere possesso delle sue facoltà mentali, ragionare, cercare di mettere tutto a posto. Lo guardò con decisione e disse - "Com'è possibile che una settimana fa mi hai chiesto di sposarti e adesso dici che vuoi stare da solo? Non ha senso. Cosa stai dicendo?" -"È così Samara. Mi dispiace. Non so che altro dirti.." -"Non sei più innamorato di me? " Raffaele guardo fuori dal finestrino e non rispose. -" Non mi ami più? Allora.. Rispondi " Ma lui non rispose. Guardava fuori. Samara decise di metterlo alla prova. -" Baciami. E se davvero non provi più niente per me allora che sia. Sarà finita tra noi. " E si avvicinò a lui, che la guardò e non si ritrasse al suo bacio. Le loro labbra si toccarono, si baciarono probabilmente con sentimenti diversi perché Samara senza dubbio in quel bacio aveva messo l'amore sconfinato che provava,e Raffaele non poté fare a meno di ricambiare. Dopotutto, baciarla era la cosa che più gli piaceva, glielo aveva sempre detto. Appena si divisero, Samara disse - "Cosa hai provato?" Lo guardo e lui aveva gli occhi lucidi. Quando parlò la sua voce era spezzata -" Lo sai che io proverò sempre qualcosa per te. Non è questione di sentimenti. È solo che così non posso continuare. Mi dispiace." Fu allora che la discesa di Samara negli inferi cominciò. Non subito, perché in quei momenti lei credeva ancora di poter risollevare la situazione. Ma giorno dopo giorno le cose si fecero sempre più serie e  Raffaele iniziò ad alzare un muro contro di lei. Un muro attraverso il quale era deciso a non far passare le sue emozioni. Dopo circa una settimana in cui, da che si vedevano ogni giorno tutti i giorni erano passati a non vedersi più, Samara era decisa a riconquistare Raffaele. Non poteva finire, lui era la sua anima gemella. Gli scrisse che avrebbero dovuto vedersi un'ultima volta, per dirsi addio.. E gli chiese se poteva avere come ultimo desidero una notte d'amore, convinta che quella fosse la mossa decisiva per farlo di nuovo suo. Lui accettò. La andò a prendere sotto casa, al citofono le disse solo di scendere, anziché il solito "scendi amore mio!". Ma non ci bado'. La aspettava come sempre in sella al suo Scarabeo 250, indossando il casco blu che lei lo aveva aiutato a scegliere, portava la giacca nera che lei gli aveva regalato. A prima vista sembrava il solito Raffaele. Ma non era così. Dentro di lui qualcosa era effettivamente cambiato e a pelle Samara lo sentiva. Si salutarono con un ciao, lui chiese come stava, lei rispose "bene". E partirono. La loro meta era il paesino di Partanna, una frazione di Mondello dove lui viveva e dove Fiorenzo, il fratello di Raffaele che viveva in Costa Rica, aveva un appartamento che usava quando tornava a Palermo per le vacanze. In quell'ultimo anno avevano preso a usare di nascosto quella casa, perché era un luogo dove potevano stare da soli e fare l'amore senza problemi, anche se era da un po' che non andavano. La notte di capodanno avrebbero dovuto passarla lì, dopo essere stati alla festa organizzata dai loro ex compagni di scuola con i quali Raffaele ancora si frequentava. Ma alla fine Samara, presa da una paura stupida che suo padre potesse farle storie e rovinare quella notte, aveva detto a Raffaele che preferiva restare a casa degli amici. Lui la prese male ma lei non diede molta importanza a quel fatto. Sbagliava. Scoprì solo in futuro che lui ci teneva molto a quella nottata insieme a lei. E lei in seguito mise questa faccenda nell'elenco delle cose che aveva sbagliato e che avevano fatto in modo che lui la lasciasse. Quando arrivarono la strada era silenziosa, in inverno quel paesino non era molto popolato, visto che era una zona di villeggiatura. Aprirono il portoncino della palazzina e salirono al secondo e ultimo piano. Tutto era come lo avevano lasciato, c'era odore di chiuso e di umidità. Tutto l'arredamento era in stile indios d'America, con statuette e opere d'arte di quella cultura. Aprirono la finestra che dava sul terrazzo principale, fumarono una sigaretta sorseggiando una birra. Non parlarono molto, la tensione era palpabile. Poi ad un certo punto Raffaele si avvicinò e iniziò a baciarla, con una passione tale da sorprendere Samara. Iniziarono a spogliarsi a vicenda come facevano sempre, senza mai smettere di baciarsi, si stringevano e toccavano come se fosse la prima volta che facevano l'amore. Raffaele la spinse piano contro la parete, le sollevò una gamba e lei lo sentì dentro. Non smisero di baciarsi nemmeno quando lei raggiunse l'orgasmo. A quel punto lui la condusse piano verso la stanza da letto e la fece sdraiare. Si stacco da lei e la guardò profondamente, Samara gli prese una mano e se la portò al viso, lui la accarezzò. Poi salì sul letto e si mise sopra di lei, e le disse quello che le diceva sempre quando facevano l'amore - "Sei bellissima..", le allargò le gambe e divennero di nuovo un unico essere perfetto, i loro movimenti erano in sincrono perfetto, sapevano entrambi cosa fare e quando farlo, dopo sei anni e mezzo la loro tecnica si era affinata parecchio, lui aveva imparato a godere a pieno di ogni sensazione senza venire precocemente, al contrario dei primi rapporti in cui bastava che Samara lo baciasse per fargli raggiungere l'orgasmo. Erano una macchina perfettamente oliata, un unico essere perfetto. Dopo quelle che potevano benissimo essere state ore, si distesero entrambi, accaldati, soddisfatti e temporaneamente senza pensieri. Samara appoggiò la sua testa sul petto di Raffaele come era solita fare. Poteva sentirne il cuore battere forte, poteva sentire il profumo della sua pelle misto all'odore del sesso, gli accarezzava il petto glabro e lui la stringeva a se con un braccio attorno al corpo. -" Vuoi davvero lasciarmi? Ora che abbiamo tutto questo? Dopo che siamo cresciuti insieme e finalmente abbiamo i nostri spazi? Stiamo così bene. Non è così? " Raffaele non rispose subito, guardava il soffitto buio attraversato da flebili strisce di luce provenienti dalla finestra. Poi disse -" Si, Samara. Io non sono più felice.. " A quel punto la disperazione la invase di nuovo, non poteva crederci. Era tutto sbagliato e non aveva senso. Si alzò, e si rivestì in fretta. Uscì nel terrazzo e andò verso la ringhiera che dava sulla strada. Lacrime silenziose iniziarono a rigarle il viso. Prese una sigaretta e la accese, fumare, fare qualcosa la aiutava a dare un senso a quel momento. Raffaele la raggiunse, ma non si avvicinò, restò sulla porta. Il viso contratto in una espressione dura e distaccata, le braccia conserte, come se non avessero appena condiviso momenti di passione, come se non avesse valore quello che avevano passato. Samara lo guardò, le guance bagnate, - "Allora ci diciamo addio? Finisce qui? Tutto quello che abbiamo finisce stasera?" -"Si, finisce stasera. " Era la Fine, di tutto, non solo della loro storia ma del mondo intero, della vita per come Samara l'aveva vissuta fino a quel momento. La Fine dell'Amore, ma non solo quello che li legava, ben presto lei avrebbe scoperto che non avrebbe mai più amato. Non come aveva amato Raffaele. Era la Fine, ma era anche l'Inizio di una nuova era, di una nuova Samara, di un nuovo mondo fatto di dolore, sofferenza, ansia, panico e depressione. Di una nuova lotta tra lei e la Vita, una lotta per la sopravvivenza. Perché è vero che quando si chiude una porta si apre un portone, ma cosa succede quando quel portone ti conduce all'Inferno?

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Capitolo 5
*** Cuore e Mente ***


Samara e Raffaele si conobbero il primo anno di liceo scientifico, erano compagni di classe. Samara scelse quella scuola principalmente perché tutte le sue amiche l'avrebbero frequentata, Giada L. e Giada A., Ofelia e Josienne. Erano amiche sin dalle elementari, le uniche e ultime amiche che lei avrebbe mai avuto nella vita. Il fato volle che la smistassero in una sezione sperimentale, e in classe con lei capitò Giada A. con cui Samara, nonostante tutto, aveva meno confidenza: Giada A. era la tipica ragazza che finiva sempre con crearsi attorno un nugolo di spasimanti, non perché fosse particolarmente bella, ma perché madre natura le aveva dato un seno molto prosperoso e un animo atletico da maschiaccio e a quanto pare queste due cose tendevano ad attirare i ragazzi, soprattutto di quella età. Anche se con le altre non frequentava le stesse lezioni, il loro legame era particolarmente forte e cercavano di essere sempre insieme, così durante i primi anni tra una lezione e l'altra si cercavano e finivano spesso per chiaccherare davanti alle rispettive classi. Fu così che Samara iniziò ad accorgersi di Raffaele. Benché fossero compagni di classe, non si erano scambiati che qualche parola, probabilmente perché avevano due caratteri molto diversi.Lui era sempre nella mischia, espansivo e simpatico con tutti non ci mise molto a legare con gli altri, Samara invece era molto timida e preferiva stare davanti alla classe a parlare con le sue amiche, in particolare con Josienne : le due ragazze erano molto legate, il carattere di Josienne piaceva a Samara, era sempre piena di energie e a volte un po' folle, e insieme avevano vissuto molte avventure in passato. Così, mentre chiaccheravano davanti alla porta, un giorno Raffaele iniziò a notare Josienne. Aveano tutti quattordici anni all'epoca e soprattutto i ragazzi di quell'età quando cercano di farsi notare attuano dei comportamenti infantili, così faceva Raffaele. Quando vedeva Josienne le faceva qualche battutina, la spintonava, voleva farla irritare e Josienne rispondeva a tono, lei era così. Ofelia, Samara e le due Giada un pomeriggio mentre erano un giro con Josienne come sempre, decisero di parlarle e chiederle se per caso non le piacesse Raffaele, il quale, era lampante, aveva una cotta per lei. Ma superato un imbarazzo iniziale, lei disse che non le piaceva, che non era il suo tipo. Fu in quel momento che Samara si accorse che in fondo a lei piaceva Raffaele. Si era abituata alla sua presenza, e in classe iniziavano a parlare e scherzare insieme. E così, piano piano i due si avvicinarono. Finché alla fine di una giornata di lezioni, mentre erano tutti intenti ad uscire dalla scuola, Samara vide davanti a sé Raffaele quasi fuori dalla soglia. Prese coraggio, superò di corsa i pochi metri che li separavano, lo fermò e gli chiese se potevano scambiarsi i numeri del cellulare. A quel tempo non esistevano gli smartphone, ne social network, quindi avere il numero di cellulare di un ragazzo significava mandarsi infinità di SMS, dalla mattina alla sera.. Ed è questo che iniziarono a fare, si sentirono spesso, iniziarono a conoscersi in classe e quando non si vedevano si scrivevano. Cominciarono a uscire ma non da soli, Samara si portava le amiche e Raffaele i compagni di classe con cui aveva più legato. E più passava il tempo più Samara iniziava a provare qualcosa per lui che non aveva mai provato.. Quando iniziarono le vacanze, vedersi al mare era quotidiano: i genitori di Samara possedevano una cabina sulla spiaggia di Mondello, e Raffaele abitava proprio a due passi dal mare. Si incontravano tutti li, amiche e amici. L'estate spesso è la stagione migliore per far nascere gli amori. E in effetti fu quello che accadde. Una sera, dopo essersi sentiti come al solito, Raffaele scrisse un messaggio a Samara con scritta la tipica frase che si usava tra i ragazzini - "Ti vuoi mettere con me?" Lei ne fu felice e rispose di sì. Da quel giorno iniziò la loro storia. Era l'undici luglio del duemilatre. Inutile dire che iniziarono a vedersi ogni giorno al mare. Samara arrivava presto in spiaggia, e lo aspettava. Raffaele arrivava poco dopo in sella alla sua vecchia bici, un po' arrugginita, indossando una maglia, il costume e portava con sé solo un telo da mare. Nessuno dei due aveva avuto altre storie prima, nessuno dei due aveva baciato qualcuno prima di allora e anche in questo i loro caratteri molto diversi portarono a reazioni diverse al riguardo. Raffaele non vedeva l'ora di baciare Samara, ma lei aveva paura non sapeva cosa doveva fare e si faceva prendere dall'ansia.. Passarono così il resto della loro prima estate, senza darsi il primo bacio. Quando accadde era arrivato settembre, i due si trovavano a casa di Giada L., le amiche cercavano sempre di lasciare Samara da sola con lui in modo che potessero darsi il fatidico primo bacio. E quel pomeriggio, quando le ragazze con una scusa li lasciarono soli, Raffaele decise che era il momento: si avvicinò a lei e quasi le divorò la faccia! Samara rimase perplessa.. Non si aspettava questo. Non era stato bello come credeva, piuttosto fu molto veloce e umido. Con le amiche scherzando soprannominò quel bacio "fast & furious". Da quel momento in poi Samara e Raffaele fecero molta pratica. Ed è inutile dire che più si fa pratica, più si migliora, e più ci si bacia più si scalda il sangue.. Erano due adolescenti in pieno fervore ormonale. Dal bacio si passò presto al petting, dal petting si passo al sesso orale.. Ma, sebbene avessero voglia di tentare oltre, non si sentivano ancora sicuri di affrontare quel passo. Si fece dicembre, e sebbene Raffaele era spesso a casa di Samara e aveva conosciuto la sua famiglia, lei non era mai stata da lui, aveva solamente intravisto una volta in spiaggia il fratello maggiore con la sorellina minore.. Sapeva che Raffaele aveva due fratelli più grandi, Fiorenzo, 28 anni e già laureato che viveva all'estero precisamente in Francia a quell'epoca e si occupava di Agronomia, e Silvano di 25 anni, e una sorellina più piccola, Giulia di 8 anni. Dei genitori non sapeva molto, tranne che il padre era un architetto. Vista una famiglia così numerosa, Samara era in ansia al pensiero di incontrarli, e aveva paura, per colpa della sua timidezza, di non stare loro simpatica. A fine dicembre cadeva il compleanno di Raffaele, quindi sarebbe andata a casa sua per la prima volta, avrebbe conosciuto tutti. E visto che stavano ormai insieme da mesi e questo faceva di lei ufficialmente la sua "ragazza" , la cosa la rendeva molto nervosa. La casa le piacque molto, era una villetta indipendente su due livelli, che, scoprì in seguito, era stato il padre di Raffaele a progettare e costruire. C'era un bel parquet, e anche se era troppo ingombra di mobili e roba sparsa, a Samara piacque subito, si senti a casa.. I genitori di lui le misero molta soggezione, specialmente il padre. Subito si rese conto che si trovava di fronte ad una persona colta e intelligente. Ma dagli occhi si capiva che era un uomo fondamentalmente buono. La madre, invece, le parve ostile dal primo momento. Lo vedeva dal suo sguardo. Lo stesso valeva per Fiorenzo. Era chiaro che non erano felici di vederla accanto a Raffaele. Comunque, da quel imbarazzante momento, la casa di Raffaele divenne la sua seconda casa. Sarebbe diventato il luogo in cui avrebbero passato i momenti più belli, come la loro prima volta insieme. Accadde durante l'estate seguente. Avevano festeggiato a luglio il primo anniversario, poi Samara partì per un viaggio coi genitori, e quando tornò dopo una settimana in cui non aveva fatto altro che pensare a lui, andò subito da Raffaele. Lui la condusse nella sua stanza, chiuse la porta a chiave, anche se in casa non c'era nessuno. Iniziarono a baciarsi e tutto venne naturale, era semplicemente come se sapessero già cosa fare, come se la passione li guidasse. Si spogliarono, Raffaele si sedette sulla sedia della scrivania, Samara si inginocchiò davanti a lui e prese il suo membro in bocca, ormai sapeva bene come farlo impazzire, aveva imparato e sapeva quando fermarsi. Si alzò, prese il preservativo che stava sulla scrivania davanti a loro e dopo averlo infilato salì anch'essa sulla sedia e piano si sedette su di lui.. Iniziarono a baciarsi mentre lei lo cavalcava e lui le toccava il seno.. Era la prima volta che facevano l'amore, e probabilmente per questo durò poco, ma fu ugualmente intenso. Si guardarono negli occhi e Raffaele le disse "ti amo". Anche Samara glielo disse. Ed era vero. Si amavano come non avevano mai amato nessuno.. Da quel momento ogni luogo era buono per fare l'amore.. Il loro preferito era senza dubbio in acqua, nel mare di Mondello dove era nato il loro amore. Per Samara era un sogno che diventava realtà giorno dopo giorno. E anche se Raffaele era così diverso da lei, sentiva che si amavano e che sarebbero stati insieme per sempre. Ma si sbagliava. Se ne accorse ben presto durante quell'estate, quando un giorno, dopo essere uscita dal mare, si diresse in cabina e sentì il cellulare di Raffaele suonare. Lui era ancora in acqua, come faceva sempre, vi restava qualche minuto dopo che lei era uscita e faceva una nuotata per calmare i bollenti spiriti e non destare altrimenti sguardi indiscreti sulle sue parti intime in evidenza da sotto il costume. Samara prese il cellulare che non squillava più, credendo che fosse uno dei genitori di Raffaele che lo cercava, ma niente poteva prepararla a quello che avrebbe visto. Sullo schermo vi era l'icona di un messaggio e c'era scritto che proveniva da Josienne.. Ma cosa voleva Josienne dal suo ragazzo? La curiosità spinse Samara a leggerne il contenuto. Forse avrebbe dovuto trattenersi, forse le cose sarebbero andate diversamente se non lo avesse mai letto, forse doveva credere al detto "il Curioso va all'inferno".. Ma la curiosità e la preoccupazione erano troppe, e lei lo lesse. Diceva -" Allora possiamo diventare migliori amici, che ne pensi? " Samara iniziò a tremare, il respiro le mancava. Non aveva senso, da quando Raffaele e Josienne erano diventati così intimi? Al punto da scambiarsi SMS? E voler diventare migliori amici addirittura! Uscì dalla cabina, Raffaele era appena arrivato davanti a lei e la vide sconvolta, divenne pallido. Le chiese cosa fosse successo.. E lei le mostrò il messaggio.. Gli mise in mano il cellulare e si avviò in silenzio verso l'acqua.. Camminò veloce, voleva allontanarsi da lui, da tutto. Si sentiva male, come se il suo cuore non fosse più al suo posto.. Raffaele la raggiunse in acqua e le prese un braccio per farla voltare ma non disse niente, la tirò a se e l'abbraccio. E Samara iniziò a piangere, ma un pianto disperato che sgorgo' da lei con forza anche se Raffaele la stringeva, lei teneva i pugni chiusi e non ricambiava l'abbraccio. Solo piangeva, urlava di dolore, non sapeva perché ma si sentiva tradita, ingannata, presa in giro.. E non poteva far altro che piangere. Quando si calmò, lui le disse che non significava niente quel messaggio, che ovviamente avrebbe detto no a Josienne perché la sua migliore amica era lei, il suo amore. Le disse che si erano scambiati così qualche messaggio, ma senza importanza. E Samara gli credette. Voleva credergli. Si convinse che era così. Perché non voleva perderlo. Già il giorno dopo sembrò che non fosse accaduto niente. Quello che Samara non sapeva era che tutto era cambiato. Che Raffaele non era quello che lei credeva, le aveva mentito. E che avrebbe imparato presto a scendere a compromessi e a sacrificarsi per Amore, mentre il Chaos si impossessava lentamente del suo cuore e manipolava la sua mente.

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Capitolo 6
*** Odi Et Amo ***


Anche se stavano insieme da poco più di un anno, Samara aveva messo tutta se stessa in quel rapporto. Raffaele era troppo importante per lei, si sentiva completa solo quando stavano insieme, e questo accadeva ogni giorno, a scuola, e poi nel pomeriggio fino alla sera. Giorno dopo giorno lei metteva parte di sé in lui, lo innalzava quasi ad una figura mitologica, celestiale, anche se non era altro che un ragazzino di quindici anni. E fu questo uno degli errori più gravi che Samara compì. Vivere attraverso lui, azzerare se stessa, incamminarsi nel sentiero che anno dopo anno la condusse alla dipendenza affettiva. Erano molto diversi, lei una Bilancia, lui un Capricorno. Lei meditativa, romantica, passionale, tutto quello che desiderava era solo una relazione duratura, come quelle delle favole e Raffaele era il suo principe azzurro. Lui era uno spirito libero, mille passioni, tanti amici, un cervellone, intelligente come nessun'altro, ma allo stesso tempo semplice e con la voglia di fare sempre nuove esperienze. Ma in un certo qual senso si completavano, a scuola si davano sempre una mano perché l'una colmava le lacune dell'altro. Da questa banale analisi si capisce già che il loro rapporto non sarebbe durato. Ma all'epoca nessuno dei due ragionava su questo. Erano giovani e innamorati. Samara era avida di amore e attenzioni e pretendeva che Raffaele fosse sempre con lei; lui d'altro canto la amava, si, ma voleva giocare, competere, uscire e vivere anche senza lei e spesso le mentiva per avere dello spazio, le diceva di essere in certi posti anziché in altri, e perché non parlò semplicemente con lei per chiedere banalmente dello spazio, rimane un mistero. Samara poteva solo interpretare questi fatti in un modo, ovvero che lui la amava e non voleva sempre litigare su questioni poco importanti. Fu sciocca a non comprendere il suo desiderio di libertà. Ad immischiarsi e complicare la situazione ulteriormente si aggiungevano le due rispettive famiglie. A casa di Samara Raffaele era sempre accolto a buon viso, ma in fondo ai genitori non piaceva, lo trovavano troppo volgare, troppo spirito libero per i loro gusti. Il padre di Samara era uno di quei tipi iperansiosi che faceva di ogni ritardo un problema. Si lamentava sempre del tempo che Samara passava con Raffaele e pretendeva che la sera non uscissero o tornassero molto presto. A casa di Raffaele, Samara era ben voluta solo dalla sorellina Giulia, che anno dopo anno si affezionò sempre più a lei. La madre di Raffaele e il fratello Fiorenzo non facevano altro che ostacolare la loro relazione, in quanto, a loro avviso, Samara era praticamente una sgualdrina che stava circuendo il figlio/fratello per condurlo a nozze entro i diciotto anni. Quando Samara scoprì cosa pensavano di lei, non poté sopportarlo. Ma non li affrontò, lasciò correre credendo che con gli anni si sarebbero ricreduti. Ed effettivamente fu così. La madre divenne più gentile ma la considerava ugualmente una sgualdrina. Il fratello era sempre via, quindi era un problema solo marginale. Sta di fatto che questi problemi, più quelli derivanti dai loro caratteri diversi, portarono ad un disastro che era inevitabile. Dopo che Samara scoprì quel messaggio di Josienne sul cellulare di Raffaele, le cose erano andate tutto sommato bene. Lei gli aveva creduto e lui continuava a dire di amarla. Lei continuava a vivere attraverso lui, seguendolo in tutte le sue passioni, andando a gare di macchinine, a giocare ai videogiochi, a guardare le partite, e lui rimaneva con lei, sopportava le sue lamentele e godeva dei momenti in cui facevano l'amore e lei gli si abbandonava completamente. Sembrava un idillio, se non fosse stato che Raffaele custodiva un segreto, tremendo, che avrebbe distrutto Samara e che era deciso a non dirle mai. Ma si sa che tutte le bugie hanno le gambe corte. Era giunto di nuovo l'inverno, i due ragazzi studiavano sempre insieme e si vedevano ogni giorno. Un pomeriggio tardi, Samara era a casa di Raffaele. Avevano appena finito di studiare e stavano cazzeggiando, quando ad un certo punto il telefono di casa squillò. Il padre di Raffaele rispose e gli passò il telefono dicendo che era per lui. Prese il cordless e rispose. Appena capì chi era si voltò e prese a camminare per il terrazzo, Samara lo guardava incuriosita, Raffaele parlava piano e sorrideva. Dopo circa un minuto lo sentì dire - "Adesso non posso parlare. Ci sentiamo." e chiuse il telefono. Samara chiese chi era. E lui rispose "nessuno". Ma lei non aveva intenzione di farsi prendere in giro, insistette, iniziarono a litigare, voleva sapere chi fosse, lo pretendeva. Alla fine Raffaele disse - "È una ragazza che ho conosciuto sull'autobus! Prendiamo lo stesso bus per andare a scuola, lei va al classico accanto alla nostra scuola. Abbiamo iniziato a parlare e ci siamo scambiati i numeri!!" Samara rimase sconvolta come se l'avessero schiaffeggiata. - "Come di chiama?" -"Manuela". -"Dammi subito il suo numero! Subito Raffaele! Io devo parlarci! Questa stronza non si deve permettere di chiamarti mai più! " Continuarono a litigare e alla fine lui le diede il numero di cellulare. Quella sera Samara si chiuse in bagno e tremava dalla rabbia e dalla gelosia, ma prese il telefono e compose il numero. Rispose una ragazza. Chiese se era Manuela e la affrontò . Le disse che non si doveva mai più permettere di chiamarlo ne cercarlo. Lei disse che era stato lui a farsi avanti e che non sapeva che aveva la ragazza. E le disse che non lo avrebbe più chiamato. Ma nonostante quello Samara si sentiva tradita, di nuovo, e arrabbiata. Non poteva credere che Raffaele l'avesse fatto. Ne parlò con le sue amiche, le quali rimasero molto turbate. L'indomani Giada L. la chiamò e le disse di andare da lei. Samara scese di casa e svoltò l'angolo diretta al palazzo di fronte dove Giada viveva. Quando salì e entro nella sua camera vi trovo Ofelia, Giada A. e Josienne, che non la guardava. Lei e Samara da agosto non si parlavano più, si salutavano soltanto. Samara era ancora scottata e credeva che Josienne ce l'avesse con lei. Nella stanza c'era una tensione palpabile, erano tutte serie come se fosse morto qualcuno. Samara parlò di quello che le era capitato, di come Raffaele l'avesse presa in giro. Si aspetto che loro inveissero contro di lui, che era stato un bastardo. Invece, Ofelia disse - "Sami, mi dispiace ma non è la prima volta che Raffaele si comporta così.. Josienne deve dirti una cosa..." -"Josi cosa devi dirmi? " Samara tremava di nuovo, la testa prese a girargli. Poi Josienne parlò, senza guardarla-" Questa estate, ti ricordi il messaggio che ho mandato a Raffaele? Ecco.. C'era un motivo... Quando sei partita, io e Raffaele ci siamo visti. Siamo usciti insieme. E un pomeriggio mentre eravamo in giro, noi ci siamo baciati..." Samara restò immobile. Non riuscì a dire niente. Si sedette per terra e  prese un minuto, forse due, per metabolizzare. Allora quando scoppiò a piangere a mare, dopo aver letto quel messaggio il suo cervello, o il suo cuore avevano capito benissimo cosa si celava dietro.. Tutto tornava. Lui l'aveva tradita. E con Josienne.. La sua migliore amica.. Giada A. disse - "Sami, stai bene? Ti senti bene?" sembrava che la sua voce venisse da molto lontano. -"Vi siete incontrati mentre io ero partita...bene. E quindi cosa vuol dire? Vuole stare con te? Volete stare insieme? " Josienne rispose -"No Samara! Dopo quel bacio ci siamo guardati e abbiamo capito di aver fatto un gran casino! Hai presente che io e Gianluca ci siamo lasciati?" Era vero, Josienne si era lasciata con il suo ragazzo alla fine dell'estate. E lei andava pazza per quel ragazzo. Presa dai suoi problemi Samara non ci aveva pensato, non aveva collegato le due cose.. -" Ti ha lasciato perché ha scoperto cosa hai fatto? " -" Glielo ho detto io.. E credevo che Raffaele lo dicesse anche a te.. Ma poi vide come reagisti al mio SMS e non ne ebbe più il coraggio.. Sai cosa mi ha detto? Che non riesce a lasciarti perché tu gli fai sempre la "faccina pietosa" e non trova il coraggio.. Scusami se non te l'ho detto prima. Avrei dovuto. Sono stata una amica di merda." lacrime le rigavano il volto. Ofelia si alzò dal letto e si avvicinò a Samara e le cinse le spalle. - "Sami Josienne ha sbagliato, lo sappiamo tutte e glielo abbiamo detto e ridetto in questi mesi. Ma Raffaele.. Si comporta sempre male con te. Non può continuare così." -"Hai ragione. Adesso lo chiamo e gli dico che devi presentarsi subito qui. È solo un bastardo. " Così lo chiamò e con la voce dura gli disse che doveva parlargli subito. Lui si presentò davanti casa sua una mezz'ora dopo. Era buio e faceva freddo, ma Samara ribolliva di odio. Quando lo vide il suo cuore sussultò, come aveva potuto farle questo? Dopo che lei le aveva dato tutto? Si scagliò contro di lui, lo colpì in ogni parte del corpo che riusciva a raggiungere, e nel frattempo gli urlava contro - "Mi fai schifo! Hai baciato Josienne! La mia migliore amica! E ci hai provato con una sull'autobus! Sei una merda d'uomo! Sei peggio della cacca liquida del mio cane! Devi solo sparire! Sparire dalla mia vita!!" Lui le diceva di calmarsi, che gli dispiaceva, che non glielo aveva detto solo perché non voleva ferirla e che non era significato nulla per lui quel bacio. - " Josienne mi ha detto che non riesci a lasciarmi perché ti faccio pena! È così?" -" Non è vero niente. Non ho mai detto una cosa simile! Io ti amo.. Ti amo Samara.. Lo sai. Ci sono solo due cose sicure nella vita: la morte e che ti amo! " -" Non ti credo più Raffaele. Mi hai fatto troppo male. È finita. Vai da Manuela, fai come ti pare! " E andò via. Si sentiva malissimo. Perché lei lo amava terribilmente e nello stesso tempo lo odiava in maniera così profonda che lo avrebbe ucciso. Era finita. O almeno così credeva in quel momento.

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Capitolo 7
*** Dipendenza ***


Erano passati quasi sei anni da quei nefasti avvenimenti. Samara aveva cercato di dimenticare tutto, ricacciare tutti i ricordi nei meandri più profondi della sua mente perché ogni volta che ci pensava tornavano tutti i sentimenti contrastanti che la legavano a quella storia e a Raffaele. Non ricordava ad esempio come avesse fatto a passare i giorni di scuola accanto a lui, a sopportare la sua vista, a sentire la sua voce, giorno dopo giorno sapendo che l'aveva tradita e le aveva mentito senza pudore. Forse non gli parlava e basta. Forse fingeva che non esistesse. Forse il rancore la aiutava a sopportare e andare avanti. Non si ricordava. Ma era probabile. Per quanto riguarda Josienne, Samara l'aveva perdonata subito. Si era convinta che la colpa fosse interamente di Raffaele, anche perché lei alla fine le aveva detto la verità, cosa che quel verme non era riuscito a fare. E così le cinque amiche avevano continuato ad uscire come prima, e questo era stata l'ancora di salvezza per Samara. Aveva loro e loro la aiutavano a colmare quel vuoto lasciato da Raffaele. Una sera qualche mese dopo, le ragazze decisero di andare ad un evento che si teneva in un giardino pubblico non lontano, era una festa a sfondo politico ma loro ci andarono solo per sentire la musica, bere qualcosa e svagarsi. Visto che una delle migliori amiche di Samara era in classe con lei, Giada A., e visto che lei attirava sempre i ragazzi, quando loro cinque uscivano finivano sempre per incontrarsi con i pretendenti di Giada nonché compagni di classe suoi e di Samara. E anche quella sera accadde. Li videro arrivare tra la folla, Giada subito li chiamò e salutò calorosamente come era solita fare. Giada L. e Ofelia iniziarono subito a chiaccherare con i ragazzi, Josienne era intenta a guardare con devozione il chitarrista della band che suonava, un ragazzo di nome Alex che lei conosceva e che le piaceva molto. Samara invece era pietrificata. Tutto quello che aveva intorno sembrava essere sbiadito d'un tratto: davanti a lei c'era Raffaele. Era arrivato con gli altri ma lei non l'aveva notato subito. Che faccia tosta, pensò, presentarsi lì sapendo che c'era anche lei! Lui si avvicinò e la salutò con un "ciao" . Aveva una birra nella mano destra, la solita Corona condita, la barba un po' lunga e gli abiti scompagnati che era solito indossare a casaccio. Raffaele non aveva mai avuto buon gusto nel vestire e Samara glielo diceva sempre. Ricambiò il saluto e fece per girarsi dall'altra parte verso il gruppo che si esibiva. Ma Raffaele le disse - "Possiamo parlare?" -"Di che dovremmo parlare?" -"Per favore Samara.. Vieni, sediamoci un attimo. " Che potere aveva quell'individuo su di lei? Era come se l'avesse stregata. Le era bastato guardarlo negli occhi, quegli occhi che lei amava sopra ogni cosa, per seguirlo lontano dalla folla. La condusse vicino ad un piccolo stagno, si sedette sul bordo di pietre che lo circondava e lei lo imitò. -"Come stai? " -" Come credi che stia? Sto male Raffaele! Ti vedo ogni fottuto giorno, ti siedi accanto a me, sento la tua voce, il tuo profumo, tutto quello che amavo e che adesso odio! Per colpa tua! Tu mi hai mentito.. E mi hai tradito.. " era così arrabbiata che le lacrime le scendevano da sole, non riusciva a guardarlo. Si rese conto in quel momento di quanto lo odiava e di quanto lo amava allo stesso tempo. -" Mi dispiace Samara! Mi dispiace io ho fatto un casino! Non volevo farti soffrire, quel bacio è stato un errore! " -" Davvero? Allora come mai Josienne mi ha detto che dopo averla baciata le hai chiesto se anche a lei tremavano le gambe? Se non significava niente perché ti tremavano le gambe? " -" Mi tremavano perché avevo paura! Una paura folle di quello che sarebbe successo! Avevo sbagliato, e ti avrei perso! Anche Josienne ha perso Gianluca per questo! E se ne pente ogni giorno! Io non voglio perderti.. Tutti questi giorni senza te sono stati uno schifo. Io non ce la faccio senza te. Dai, non piangere.. " -" Piango invece! Come posso perdonarti? Come posso avere ancora fiducia in te? " -" Tu mi ami, Samara. " Quella non era una domanda. Raffaele lo sapeva, perché lo leggeva negli occhi di Samara. Si avvicinò piano a lei, e la baciò. Ed ecco che tutto era ricominciato. La giostra aveva ripreso a girare come prima. I due tornarono insieme, lei convinta di essere così importante per lui tanto che l'aveva rivoluta nella sua vita, lui convinto che lei avrebbe presto dimenticato. Entrambi si illudevano, perché Raffaele continuò a far del male a Samara, e Samara non avrebbe mai dimenticato e non avrebbe mai più avuto fiducia in Raffaele. E nonostante questo continuarono a stare insieme. Per anni e anni. Lei sperando che lui cambiasse, e lui sperando che lei rimanesse sempre la ragazza con cui si era messo a quattordici anni. Tutti i giorni continuarono a vedersi, lei gli cucinava i suoi piatti preferiti, lo aspettava al balcone quando arrivava con l'autobus e lui la guardava dalla strada sapendo che sarebbe stata là e le sorrideva. Si amavano, se lo dicevano sempre. E litigavano lo stesso ogni giorno o quasi. Perché Samara pretendeva sempre di più da Raffaele, e lui sentiva troppo il peso di quella relazione. Ma quando dopo pranzo si ritrovavano accocolati sul letto di lei o sul divano di lui, a guardare i cartoni, tutto veniva dimenticato. Dormivano abbracciati, facevano l'amore, si salutavano la sera, e l'indomani si rivedevano a scuola. Compagni di banco e compagni di vita. E tutto ricominciava. Avevano compiuto sedici anni, ma il loro rapporto era così intenso, se non addirittura pesante (come avrebbe poi detto Raffaele a Samara l'ultima volta che si videro) da sembrare quasi sposati. Per lei era un sogno, che Raffaele la scegliesse ogni giorno. Non capiva come fosse possibile visto che non credeva di essere così eccezionale tanto da essere alla sua altezza. Non si riteneva bella, ne aveva un fisico slanciato o atletico. Eppure, ogni volta che si ritrovava nuda sotto le lenzuola con lui, Raffaele non mancava mai di dirle "sei bellissima" con lo sguardo perso di chi ammira qualcosa di straordinario. E lei si sentiva bene, amata, apprezzata. Cosa importava se litigavano? Se lei era sempre gelosa? Se aveva sempre paura che lui la tradisse di nuovo? Niente importava se poteva stringerlo e venerarlo ancora. Erano sempre insieme. Lui la coinvolgeva nei suoi hobbies e lei si faceva coinvolgere per passare più tempo possibile con lui. Più stavano insieme, più lei si perdeva in lui. Più il tempo passava più Samara diventava, a sua insaputa, dipendente da Raffaele. Tanto, loro non si sarebbero separati mai. Almeno questo era quello che Samara pensava. Quando un giorno, mentre era a pranzo da lui, sua madre disse una frase che le fermò il cuore: - "Ra, ora che Fiorenzo ha preso casa a San José questa estate tu e tuo fratello lo andrete a trovare." "Come a trovare?", pensò Samara. Appena salirono in stanza affrontò Raffaele, ma lui liquidò il discorso dicendo che non era sicuro niente, che era solo un'idea di sua madre, che ancora ad agosto mancava un sacco di tempo per preoccuparsi. Ma la madre di Raffaele era decisa a mandarlo dal fratello, e Samara era certa che lo facesse per allontanarlo da lei. Fiorenzo gli avrebbe fatto il lavaggio del cervello. E avrebbe avuto un intero mese per farlo. Per convincerlo a lasciarla. Un intero mese dall'altra parte del mondo... Da solo con i fratelli e senza Samara. Cosa sarebbe accaduto? Non erano mai stati lontani per più di qualche giorno.. E quando era capitato Raffaele l'aveva tradita. Le possibilità che lui lo rifacesse erano molte, ma lei lo amava troppo e decise che lo avrebbe aspettato e che avrebbe creduto nell'amore che lui diceva di provare nei suoi confronti.

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Capitolo 8
*** La Teoria Del Caos ***


Nel 1963 Edward Lorenz formula la "Teoria del Caos": teoria che si basa su un ordine, una sequenza ben definita ma così piena di variabili da essere imprevedibile. In parole semplici, niente si ripete e tutto influenza il risultato. Ogni singolo atto che compiamo, ogni azione, cambia per sempre il nostro futuro, e le variabili che si intersecano sul nostro cammino sono infinite e incalcolabili. Questo fa di noi esseri comandati dal Caos, dominati dalla totale incapacità di determinazione. Tante volte Samara aveva desiderato di poter tornare indietro e magari cambiare qualcosa, rimediare ai suoi errori, o anche solo dire una frase in più o non dirla affatto. Avrebbe fatto la differenza, nell'indeterminato e sconfinato Caos che la avvolgeva. Era alla finestra e rifletteva sull'universo, la notte era fonda e la presenza dell'estate si sentiva in ogni alito di brezza che le sfiorava il viso. La strada era silenziosa, tutti erano probabilmente in vacanza, partiti per chissà quali mete esotiche o semplicemente trasferiti nei villini lussuosi vicino alle località marine. Contemplava le stelle, una sigaretta accesa tra le dita come faceva ormai da quasi dieci anni. Pensò che erano passati effettivamente tutti quegli anni da quando aveva iniziato a fumare. Era sempre estate, era a quella finestra, e guardava il cielo. Ma la sua mente era occupata dal suo unico pensiero, Raffaele. Era partito ormai da due settimane, e stava girando tutto il Costa Rica con i fratelli maggiori. Si sentivano solo tramite rade email in cui lui scriveva poco e in maniera criptica perché era sempre controllato da Fiorenzo. Samara seppe che si stava divertendo, sulle spiagge caraibiche o nelle città affollate, facendo tante nuove esperienze e, sicuramente, non pensando a lei. La sera del suo ritorno Samara si fece accompagnare all'aeroporto da suo padre. Era in fibrillazione, durante il tragitto dalla radio veniva la voce di Micheal Bublé che cantava "Home" e lei si perse in quella canzone, guardava il cielo in cerca di una stella cadente alla quale esprimere il suo desidero, lo stesso da anni :"Voglio stare con Raffaele per sempre. " Ma le stelle cadenti non sono altro che frammenti rocciosi, meteore, che terminano la loro vita bruciando nella nostra atmosfera. Non hanno niente di magico e tanto meno possiedono la capacità di far avverare i desideri di noi poveri illusi. Quando Raffaele scese dall'aereo, e Samara lo vide, si guardarono e lei gli corse in contro e lo strinse forte.. Gli era mancato terribilmente. Fecero il tragitto di ritorno insieme e lei non riusciva a smettere di sorridere e stringerlo... Da quel giorno la loro storia andò a gonfie vele, forse perché la lontananza aveva fatto loro bene. E Samara scoprì solo molto tempo dopo che anche durante quel viaggio Raffaele la aveva tradita, con una sconosciuta incontrata in discoteca, probabilmente istigato e supportato dal fratello Fiorenzo. Comunque, complice la beata ignoranza che la avvolgeva e l'amore folle che le riempiva il cuore, Samara continuava a venerare Raffaele e a passare insieme a lui ogni istante che poteva. Andavano ogni giorno a mare e quando tornavano a casa di lui,  salivano al piano superiore e si chiudevano nel bagno. Iniziavano a baciarsi e spogliarsi e si infilavano dentro la doccia. Samara iniziava ad insaponare Raffaele, lo faceva in modo erotico per farlo impazzire. E lui non più capace di resistere, la spingeva contro la parete della doccia e mentre l'acqua scorreva, le alzava una gamba e la penetrava con tutta la passione e la voglia che un ragazzo della sua età aveva. Samara gli si afferrava con forza, a volte gli lasciava dei segni sulle spalle. Raffaele la stringeva e continuava a baciarla sul collo,  e vicino all'orecchio le sussurrava "ti amo amore mio, sei bellissima."  Quando poi stava per venire spingeva la testa di Samara giù, sul suo membro gonfio e lei lo prendeva in bocca per accogliere il suo seme caldo. Non dimenticò mai quei momenti, nemmeno anni e anni dopo. Avevano un intesa perfetta. E più passava il tempo più si riscoprirono a farlo in posti nuovi ed eccitanti,  a volte anche in pubblico. Ma la volta più bella in assoluto, quella che ancora Samara dopo quasi dieci anni definiva la sua più bella scopata, era stata in Spagna precisamente a Torremolinos, durante il primo giorno di viaggio scolastico. Avevano fatto baldoria tutta la notte, bevuto e ballato,  e Samara finì per ubriacarsi per la prima volta nella sua vita. Quando ormai era arrivata al punto di straparlare,coricata sul letto di una sua compagna, Raffaele che era sobrio la prese quasi di peso e la portò nella loro stanza. La fece caricare e lui si sdraiò accanto a lei. E si addormentarono. Ma durante la notte Samara continuava ad avere sete e Raffaele come il più gentile dei fidanzati, si alzava a prenderle da bere e si assicurava che stesse bene.. Ad un certo punto lei si girò verso di lui e iniziò a baciarlo intensamente, gli si mise sopra e iniziò a spogliarlo, e a spogliarsi a sua volta. Nessuno dei due parlò, tutto venne nel modo più naturale possibile. Samara prese un preservativo che stava sul comodino e lo infilò sul pene di Raffaele. Lo spinse dentro di lei, le sue sensazioni spinte al massimo dal alcool, iniziò a gemere e lo cavalcò come mai prima, lui le cingeva i fianchi e le accarezzava i seni prosperosi. Non si fermarono finché entrambi arrivarono all'orgasmo in sincrono. Poi lei si coricò accanto a lui, entrambi sfiniti, le poggiò la testa sul petto, gli disse che lo amava infinitamente, e ne ascolto il cuore battere veloce fino ad addormentarsi. Fu un'esperienza unica e nessuna altra volta con nessun'altro fu mai alla pari di quella sera in Spagna.

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Capitolo 9
*** Il Tempo Dell'oblio ***


Passavano i giorni e sembrava finalmente che tutto andasse liscio. Samara e Raffaele uscivano e si divertivano, bevevano e fumavano. Tutto era perfetto, si amavano ed erano felici. Lei si accorse che quando beveva qualche drink un calore le saliva al cervello e allora cercava il corpo di Raffaele. Non importava dove fossero o con chi fossero. La passione non poteva aspettare. Una sera si trovavano a casa di una compagna di classe, Elodie, che aveva organizzato una festa. La casa era enorme e bellissima, tipica di quella gente che ha troppi soldi. Iniziarono a bere e a scatenarsi. Lui adorava il rum e pera mentre Samara era per le cose decise, lei preferiva Tequila sale e limone o direttamente vodka liscia. Giunse il momento in cui lei sentí quel calore provocato dell'alcool salirle per le gambe e arrivarle al cervello... Andò da Raffaele e iniziò a baciarlo e lui capì subito. Non perdeva mai l'occasione per farla sua. I due si diressero nel piccolo ma lussuoso bagno di servizio che si trovava su quel piano, gli altri invitati erano tutti in giro, chi a giocare a stecche chi in cucina a bere, chi nel grande salone a ballare. Si chiusero la porta a chiave alle spalle e in un attimo lei si era levata i jeans e lui se li era abbassati. La spinse sul mobile del lavabo e le entrò dentro, e lei non capí più nulla, inebriata dall'alcool, dal sesso e dall'amore.. Fu breve ma intenso e dopo essersi detti ti amo un ultima volta, tornarono alla festa. Quella notte fu lunga. E quasi tutti restarono a dormire lí da Elodie. Samara, che era brilla e sfinita, si coricò davanti al camino spento, e cadde in una strana dormiveglia. Improvvisamente sentí Raffaele che parlava con un paio di compagni, e stava raccontando loro quello che aveva fatto con Samara nel bagno. Lei si sorprese ad esserne maliziosamente compiaciuta, anche perché ne stava decantando le sue lodi. I ragazzi gli chiesero se lei gli facesse anche del sesso orale,  e lui disse "E certo, altrimenti perché ci starei?" ma Samara conosceva il tono in cui Raffaele l'aveva detto, era ubriaco e voleva farsi bello davanti agli altri. Così non gli disse mai che l'aveva sentito dire quelle frasi. Una delle cose che le piaceva di Raffaele era senza dubbio la sua passionalità e continua voglia di fare l'amore con lei. Attenzione, non era di quei tipi che continuamente reclamano sesso anche in modo un po' squallido, no,  loro due semplicemente si guardavano e la passione li avvolgeva entrambi. Una sera, al ritorno da una festa dove lei come sempre aveva ceduto all'alcool e al suo confortevole calore inebriante, Raffaele la accompagnò a casa e lei al momento di salutarsi, sussurrò al suo orecchio la frase che lo accendeva: "ho voglia.." Senza pensarci aprì il portone del palazzo e si avviarono all'ascensore , ma a casa di Samara non potevano salire, era tardi e c'erano i suoi, così incoscientemente gli disse "facciamolo qui". Lui non si tirò indietro, non lo faceva mai.  La baciò intensamente e poi la fece voltare. La spinse contro il muro adiacente all'ascensore, chiunque sarebbe potuto scendere o salire o entrare nell'androne in qualsiasi momento, ma non successe. Samara si abbassò i jeans quel tanto che bastava per lasciare a Raffaele la possibilità di penetrarla da dietro. Lui le prese i fianchi tra le mani e iniziò a spingere, con forza crescente finché lei non gemette di piacere. La fece venire e poi prima di cedere all'orgasmo a sua  volta la fece girare e le spinse in basso la testa. Samara sentiva in bocca il suo sapore e quello di Raffaele e godette di quei gusti così opposti ma perfetti insieme. Proprio come loro due. Sembrava proprio che tutto andasse alla grande tra loro. Si era instaurata quella sorta di routine che è tipica nelle coppie navigate. Stavano insieme ormai da tre anni e finalmente i vecchi problemi parevano essere stati dimenticati. Ma un giorno arrivò un nuovo problema, uno che li spaventò entrambi molto. Samara ebbe un ritardo. Sebbene usassero la maggior parte delle volte i preservativi (era sempre Raffaele a comprarli e non mancava mai di lamentarsi che costavano e che Samara avrebbe fatto meglio a prendere la pillola), spesso cedevano all'impazienza e si affidavano al coito interrotto e al calcolo dei giorni del ciclo, anche se quello di Samara era da sempre inaffidabile. E così, era inevitabile, ad un certo punto il ciclo le ritardò più del solito. Avevano sedici anni. Raffaele andò nel panico. Sua mamma era stata una ragazza madre, aveva avuto Fiorenzo a sedici anni e per quello si era sposata in fretta col padre di Raffaele. Ella non faceva altro che ripetere ai figli quella storia e quanto aveva dovuto sacrificare per aver commesso l'imprudenza di fare sesso non protetto. Samara era altrettanto spaventata, ma in fondo in fondo non le sarebbe dispiaciuto avere un figlio da Raffaele perché lo amava davvero. Quest'ultimo però non ne voleva sapere, convinto che un figlio a quell'età gli avrebbe soltanto rovinato l'esistenza. Convinse quindi Samara che la cosa migliore da fare, nel caso in cui fosse stata davvero incinta, era quella di abortire. Così, un pomeriggio si trovarono a casa di Raffaele, il ritardo era ormai molto abbondante per continuare a far finta che non esistesse. Lui uscì e andò nella farmacia che si trovava dietro casa sua e comprò un test di gravidanza. Tornò a casa salì le scale verso la sua stanza dove si trovava Samara, molto agitata. Entrarono nel piccolo bagno dove spesso avevano fatto l'amore e si chiusero dentro. Le istruzioni erano chiare, fu facile seguirle alla lettera. Quello che si dimostrò molto più difficile fu aspettare i tre minuti necessari per avere un esito. Samara tremava. Guardò Raffaele, lui capì e la strinse. La strinse fortissimo. Per quei interminabili minuti si strinsero come se il mondo dipendesse dal loro abbraccio, tenevano gli occhi chiusi. Il test era poggiato sul davanzale della piccola finestra. Stava li, immobile, e stava per decidere il loro destino. Quando il tempo scadde, lei non aveva la forza di muoversi. Fu lui a prendere in mano quel pezzo di plastica. Uno sguardo e disse: "è negativo". Si strinsero nuovamente, ma fu un abbraccio rilassato. Raffaele era contento di aver schivato quel disastro, Samara inizialmente provava lo stesso, ma quando si sdraio sul letto di lui,  pochi minuti dopo, venne pervasa da una nota di amarezza. Pensava al bambino che avrebbe potuto avere e già nei suoi pensieri era un Raffaele in miniatura e si scoprì ad amarlo e ad amare l'idea di un essere che fosse loro due insieme. Un bambino perfetto, con grandi occhi castani e folte ciglia..  Sirio, come la stella più luminosa del cielo notturno boreale. La sua stella. Non esisteva ancora ma lei già lo amava,  e negli anni avvenire si scoprì sempre più desiderosa di averlo con lei, tra le sue braccia. Le capitò anche di sognarlo, in quei sogni così reali che quando al risveglio si accorgeva che non c'era, si sentiva male e piangeva. Sapeva che Raffaele non avrebbe mai voluto un figlio. E quindi questi suoi desideri li teneva per sé, segreti, nascosti nella sua mente e nel suo cuore. Nei tre anni successivi altre due volte si ritrovarono in quel bagno, abbracciati, ad aspettare l'esito di un test di gravidanza, lui sperando che fosse negativo e lei fingendo lo stesso. Ma Sirio non arrivò mai. Anche adesso a distanza di tanti anni, Samara si ritrovava a pensare a lui, ad essere triste per non averlo mai concepito. E a chiedersi se le cose sarebbero andate diversamente con un figlio a cui pensare. Ma quasi sicuramente no, Raffaele l'avrebbe lasciata lo stesso. Era inevitabile, ormai lo iniziava ad accettare. Però avrebbe avuto sempre al suo fianco quella sua mini copia, che l'avrebbe amata sempre e comunque incondizionatamente. Infine, era questo che Samara aveva sempre e solo desiderato: essere amata come lei amava.

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Capitolo 10
*** Preludio Alla Morte ***


Quando giungeva la notte, Samara si sentiva più sola che mai. Durante il giorno trovava di che occupare la sua mente, benché fosse disoccupata come la maggior parte dei giovani nella sua città, aveva molti hobbies e passioni da permetterle di svagarsi.  E comunque,  si stava convincendo sempre più di essere inabile al lavoro e alle interazioni sociali in generale. Più passava il tempo più non riusciva a sopportare la gente, ne a reggere le critiche o affrontare le discussioni che inevitabilmente si presentano quando si hanno dei rapporti sociali.  E così Samara si era convinta che era meglio essere sola. Senza problemi, senza seccature. Ma la notte sentiva la mancanza di qualcuno che le stesse veramente accanto, di qualcuno che la amasse per come era, o per meglio dire, per come era diventata. Le sue amiche di un tempo, Ofelia e le due Giada, si erano allontanate ormai da anni, ognuna di loro aveva preso strade diverse, amici diversi, e non si erano più viste se non di sfuggita qualche volta sotto casa. E a Samara dispiaceva dannatamente che non si vedessero più. Sapeva in cuor suo che era stata tutta colpa sua, che le aveva trascurate per stare con Raffaele. Quanto aveva perso per colpa di quell'amore che lei riteneva assoluto e sopra ogni cosa! Con Josienne, stranamente dopo i loro trascorsi,  i rapporti si erano interrotti solo qualche anno prima. Ed era stata Samara a chiudere. Le due continuarono ad essere grandi amiche per tutto il liceo; ad un certo punto, durante il quinto anno di scuola, una mattina Josienne correva veloce davanti a Samara e stranamente non l'aveva salutata come al solito. Lei la chiamò e la fece voltare e vide che era molto strana, assente. Le chiese se tutto andava bene e lei rispose "si, tutto bene, sono incinta." e se ne andò via. Samara rimase ferma li, senza parole. Sapeva chi era il padre,Timoteo, un compagno di classe di Josienne con cui stava da qualche tempo. Subito la voce si sparse per tutta la scuola, questi pettegolezzi si sa, sono subito sulla bocca di tutti.  E nella città di Samara, Palermo, una ragazza che resta incinta a diciotto anni è comunque una poco di buono. Così, col procedere della gravidanza, tutti gli amici che Josienne aveva sempre intorno, si fecero lontani, dediti agli svaghi dei giovani della loro età, mentre lei era chiusa in casa visto che il medico, dopo un rischio di distacco della placenta perché lei se ne andava in giro correndo e saltando al settimo mese di gravidanza, le aveva precluso ogni possibilità di comportarsi sconsideratamente. E chi se non Samara le stava accanto? Chi le faceva le commissioni, o le faceva compagnia per una passeggiata sotto gli occhi della gente bigotta e giudicante? Quando la bambina nacque a settembre, Samara andò subito a trovare Josienne. La stanza era piena di quelli che si dicevano suoi amici, ma che non la calcolavano minimamente, stavano li a cincischiare e fare confusione infischiandosene di lei che aveva appena partorito. Ma Samara no, la prima cosa che fece fu andare accanto a lei, inginocchiarsi e chiederle come stava e se aveva bisogno di qualcosa.  Solo dopo diede un occhiata alla bambina. Laila stava li, era piccola e raggrinzita. Non le piacevano particolarmente i  bambini e neppure quella le fece poi così effetto. Durante gli anni rimase sempre accanto a Josienne e parallelamente vide Laila crescere, vide il padre della bambina separarsi dalla madre, vide Josienne passare da un ragazzo all'altro davanti agli occhi di sua figlia, e mese dopo mese, anno dopo anno stette al suo fianco ascoltando tutti i suoi problemi e cercando di dispensare più consigli che poté. Quando Raffaele lasciò Samara, Josienne non fu al suo fianco come lei si era aspettata. Ma Samara era pronta a giustificare il suo comportamento, d'altronde aveva Laila a cui badare e molti più problemi di lei. Continuò a giustificare le sue mancanze finché un giorno fu Samara a cercare specificatamente Josienne. Aveva bisogno di vederla e di parlarle, le aveva fatto un piccolo dono per il compleanno e voleva darglielo in tempo, era poco ma a Samara piaceva fare regali alla gente a cui voleva bene perché era un modo per dimostrare il suo affetto nei loro confronti. Ma Josienne disse che aveva da fare, e che l'avrebbe richiamata appena aveva un momento libero. Samara aspettò. E aspettò. Ma Josienne si era dimenticata di lei. A quel punto disse basta. Non era giusto. Chiedeva soltanto che lei si comportasse nello stesso modo, che le volesse bene. A quanto pare non era così.  E si sentí profondamente ferita. Più di quando aveva baciato Raffaele anni e anni prima. Mise una pietra sopra a quell'amicizia e non vide mai più Josienne. E così adesso Samara era completamente sola. Sola con i suoi pensieri e con la sua mente malata che le ripeteva giorno e notte che avrebbe fatto meglio a sparire dal mondo, a scomparire, a morire pur di smettere di soffrire. Il dolore infatti era costante, aleggiava sempre sopra di lei come una presenza oscura. Non riusciva più ad essere felice, non riusciva a trovare la forza per vivere e andare avanti.  Neppure i tre anni precedenti passati in terapia da uno psichiatra l'avevano aiutata, neppure tutti gli antidepressivi e ansiolitici che aveva preso erano serviti a sopire quel suo "male di vivere". Da qualche mese si era disintossicata, dalle pillole e dai medici e aveva capito che doveva combattere da sola per sé stessa. Per uscire dal fosso nel quale si trovava.  E quello che doveva fare per sopravvivere era riuscire ad accettare quello che era successo tra lei e Raffaele. Farsene una ragione. Si, perché era quella la fonte di tutti i suoi problemi fisici e mentali. Era per lui se aveva perso tutto, amiche, passioni, se stessa e persino la dignità. Dopo quella fatidica sera, quando Raffaele aveva posto fine alla loro storia durata sei anni e mezzo, e dopo quell'altra sera in cui per l'ultima volta avevano fatto l'amore, Samara non riusciva a staccarsi da lui. Non riusciva ad accettare che lui non la volesse più. Lo cercava, in modo petulante e maniacale, con SMS e email pietose e lacrimevoli nelle quali gli diceva quanto stesse male e che non avrebbe vissuto molto senza di lui.  Un giorno riuscì a convincerlo ad incontrarsi, sempre in quella stessa villetta in cui andavano quando si erano da poco fidanzati e davanti alla quale lui l'aveva lasciata. Si sedettero nella solita panchina, e Samara sapeva cosa doveva fare. Raffaele era così freddo, così distaccato, diceva di essere felice e che non sarebbe tornato sui suoi passi. Samara era pronta a fare un gesto di cui poi si sarebbe pentita a lungo. Voleva tentare il tutto per tutto per lui, e così si alzò dalla panchina si inginocchiò davanti a Raffaele, sulla terra battuta, in mezzo a quella villetta in centro città piena di gente che passava. Si inginocchiò e lo implorò di darle un'ultima possibilità! Lui le disse di alzarsi, era imbarazzato, ma lei non si mosse e continuò. Gli disse che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riaverlo, avrebbe preso la patente così lui non si sarebbe più lamentato di doverla sempre andare a prendere e riaccompagnare a casa, gli disse che sarebbe andata dal ginecologo (di cui aveva un gran terrore) e avrebbe preso la pillola così lui non avrebbe più dovuto spendere tanti soldi in contraccettivi e gli disse infine che avrebbe abbandonato gli occhiali a cui lei era tanto affezionata, a favore delle lentine a contatto come lui spesso le aveva chiesto. Samara era pronta a cambiare, a fare tutto il necessario per riaverlo. Lui la prese per un braccio e la sollevò da terra. La fece risedere , le diede un fazzoletto per asciugarsi le lacrime e, probabilmente perché le aveva fatto molta pena, le disse "ok". Le disse - "va bene Samara. Fai tutte queste cose.  A maggio ci rivedremo e ne riparleremo. Se avrai fatto tutto questo per me, allora forse ci ripenserò." Samara era contenta. Non desiderava altro. Mancavano due mesi abbondanti e aveva deciso di superare tutti i suoi limiti e le sue paure per lui. Perché ne era davvero innamorata e la sua vita non aveva senso se lui non ne faceva parte. Ovviamente Samara fece tutto. Riuscì a prendere finalmente la patente (in passato aveva fatto gli esami scritti con Raffaele quando avevano diciotto anni e lui era passato al secondo tentativo, mentre lei dopo quattro volte che aveva tentato i test non era riuscita a superarli), andò dal dottore superando le sue paure e iniziò a prendere la pillola, e infine cominciò a usare le lenti a contatto anche se le davano un gran fastidio e preferiva di gran lunga i suoi occhiali. Quando finalmente contattò Raffaele piena di felicità e di orgoglio per avere superato quelle difficili prove solo per lui, egli le fece intendere chiaramente che era felice di stare senza di lei. Che stava bene. E che tornare insieme era fuori discussione. Fu quello il momento. Il momento in cui il Cuore di Samara si ruppe per sempre.  E fu quello il momento in cui la sua vita iniziò ad andare a catafascio. Fu quello il momento in cui il Caos si abbatté su di lei e iniziò inesorabilmente a divorare la sua esistenza, sconvolgendola e facendo in modo che Samara desiderasse spesso di farla finita. Unicamente per smettere di soffrire.

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Capitolo 11
*** Sdoppiamento e Sopravvivenza ***


Avete presente la Teoria del piano inclinato? In breve, essa dice che se mettiamo un corpo sferico su di un piano inclinato, per quanto impercettibile sia l'inclinazione, esso inizierà a scendere lungo la superficie, con una velocità sempre maggiore. Nella vita questo si può paragonare con la serie di eventi che un essere umano si trova ad affrontare, inevitabilmente una azione porta ad una reazione, spesso,  come la terza legge della dinamica ci suggerisce, uguale e contraria. Siamo come sfere su di un piano inclinato, soggette a forze a noi sconosciute, e il nostro moto è inevitabile. Rotoliamo verso l'ignoto, spinte dal Caos. Fu quello che accadde a Samara.  Tutto diventò un ammasso senza senso di eventi dolorosi dai quali non riusciva a scappare. Continuava a frequentare l'università, e purtroppo, alcune lezioni si tenevano nello stesso edificio in cui Raffaele frequentava le sue. Erano sempre di prima mattina, così lei arrivava presto, per evitare di incontrarlo, saliva in aula al secondo piano e si metteva nel suo solito posto accanto alla finestra. I suoi colleghi prendevano posto accanto a lei, la lezione iniziava e inevitabilmente accadeva. Un rumore di motore che oltrepassava il cancello, i freni che stridevano, il veicolo posteggiava e si spegneva. La catena che veniva messa come sempre passando per la ruota posteriore.  In tutto, durava un paio di minuti. Minuti nei quali Samara ascoltava quei rumori familiari e stava male perché sapeva che Raffaele era arrivato in facoltà.  E allora iniziava la tachicardia. Iniziava a sentire la testa girare, sempre più forte e il respiro le mancava. Spesso si ritrovava sul punto di svenire. Rimaneva li inchiodata senza che nessuno si accorgesse del suo malessere, che piano passava e scompariva. Aveva appena conosciuto le crisi di panico, ma all'epoca non sapeva ancora che quello che le capitava aveva un nome. Samara era diventata negli anni dipendente affettivamente da Raffaele. E come accade a tutti quelli che sperimentano una dipendenza che sia dalle droghe o dall'alcol o dalle sigarette,  nel momento in cui interrompi bruscamente la somministrazione ecco che incalza l'astinenza. Era esattamente quello che stava accadendo a lei. Ma ancora non se ne rendeva conto. Per evitare allora di stare male, ogni mattina, mente era alla stazione ad aspettare la metro che la l'avrebbe condotta all'università, Samara iniziò a bere. Buttava giù un' intera bottiglia di birra e appena la testa iniziava a farsi leggera,  il treno arrivava e lei si sentiva un po' meno in balia degli eventi. Ma le cose non andarono meglio. Con il solo intento di smuovere un po' di gelosia in Raffaele, iniziò a frequentare un collega di corso, uscivano, si baciavano. Un giorno furono quasi sul punto di concludere quando questi fermò Samara e le disse che lui era vergine e che non voleva farlo per la prima volta con lei, che voleva farlo con una che amava. Fu come uno schiaffo. Si sentí nuovamente rifiutata. Durante le lezioni non riusciva più a stare attenta, era sempre come assopita, perennemente sonnolenta. Così decise di non frequentare più. Si ritrasse in casa, passava tutto il tempo davanti alla televisione, piangendo in silenzio e bevendo vodka di nascosto dai suoi genitori. Finché un giorno non si mise su internet, entrò in una chat e iniziò a chiaccherare senza pretese, solo per passare il tempo. La sua mente era ormai completamente fuori fase, il cuore le faceva sempre male. Fu come se per sopravvivere si fosse sdoppiata. Uscì fuori un'altra Samara, convinta che l'unico modo per dimenticare Raffaele risiedeva nel trovare qualcun altro che l'amasse. E così accadde, o almeno la non-Samara si illudette di averlo trovato. Su quella stessa chat che aveva iniziato a frequentare senza uno scopo apparente. Si chiamava Pablo, sudamericano trasferitosi nelle Marche con la madre ormai da dieci anni. Faceva il cuoco, e aveva quel "non so che"  di romantico ed esotico che conquistò in breve la non-Samara. La riempiva di complimenti e di frasi d'amore. E il fatto che non si fossero mai visti non la preoccupava minimamente. Lui le mandò qualche foto e lei convenne che poteva andare bene. Ma quando lo vide per davvero per la prima volta, scendere dal treno che lo portava a Palermo, per un momento la vera Samara prevalse e pensò che non era per nulla il suo tipo! Ma subito si assopí e la non-Samara tornò al comando. Portò avanti quella relazione, che divenne sempre più assurda a tal punto che si ritrovo' fidanzata con questo tipo, ed era pronta a sposarlo! Era ormai luglio ed erano passati solo cinque mesi da quando Raffaele l'aveva lasciata, quando la non-Samara, convinta di stare bene e di avere superato tutto, contatto' il suo ex chiedendogli se potevano vedersi per riconsegnare l'uno all'altra le varie cose che ancora dimoravano nelle rispettive case. Lui acconsentì. Si videro alla solita piazzetta, sempre la stessa. Samara si vestì in modo molto provocante, voleva far capire due cose a Raffaele: quanto stesse bene ormai senza lui, e cosa aveva perso lasciandola. Quando arrivò lei salì in macchina, ci fu qualche momento di conversazione civile, si scambiarono i vari oggetti, e poi lui disse: - "mi hanno detto che ti stai frequentando con un tipo, uno straniero" La non-Samara rimase sorpresa. -" Come fai a saperlo? " Glielo aveva detto la ragazza di un loro ex compagno di classe, che l'aveva visto su Facebook. -" Vedo che la gente non cambia mai. Non gliene frega niente di me ma poi non si fanno scrupoli a spettegolare. Che bello. Comunque si, è vero. Sei sorpreso? " Raffaele sorrideva. -" No, non lo sono. Ogni volta che ti vedevo in facoltà non facevo altro che pensare a quanto eri bella. " -"Mi prendi in giro? Forse sei pazzo Raffaele. Come puoi dirmi cose del genere?  Tu mi hai lasciato! Dopo 6 anni e mezzo!" -" Lo so Samara, e non torno indietro. Ho preso la mia decisione e ne sono convinto. Sto bene così. Questo non vuol dire che non provo niente! Siamo stati sei anni a vederci ogni giorno. Mi manchi. È inevitabile. Ma noi non stavamo più bene insieme! Io non ero più felice! Sai quanto era pesante per me sostenere una tale relazione? Dovere sempre stare attento a non fare o a non dire perché sennò tu ci stavi male? Ti ho ferito troppe volte! E ho costretto me a dei sacrifici che per un ventunenne non sono normali! Per prima cosa sottostare a tutti i dettami di tuo padre, gli orari, le paranoie! Io sono giovane, Samara e voglio vivere la mia giovinezza! " La sua voce si era alterata, stavano proprio urlandosi a vicenda. Samara gli rinfaccio' tutti i suoi tradimenti e le sue mancanze e Raffaele le rifacciò tutte le sue privazioni e i suoi sacrifici, marcando sul fatto che lei pretendeva sempre troppo da lui ed era troppo gelosa. Insomma, tutti i rancori vennero tirati fuori, finché Samara non ne poté più. Uscì dalla macchina, fece qualche passo, poi si girò verso Raffaele e gli disse con voce ferma e decisa: - " Per quanto potrai cercare, non troverai mai più nessuno che ti amerà come ti ho amato io." Gli voltò le spalle e non lo vide più per almeno un anno e mezzo. Anno nel quale successero molte cose. La non-Samara si era impegnata più che mai nei preparativi per trasferirsi nelle Marche da Pablo, credeva di amarlo.  Nello stesso tempo, si ritirò ufficialmente dall'università ed iniziò il Servizio Civile Nazionale presso L'Osservatorio Astronomico di Palermo. Qui conobbe Axel, suo coetaneo e collega, e da subito fecero amicizia. Prima di allora Samara non aveva mai creduto all'amicizia tra maschi e femmine, convinta che sotto sotto un sentimento di attrazione ci fosse sempre, o dall'una o dall'altra parte. Ma con Axel tutto venne naturale, era semplice e pura amicizia che con il passare del tempo si intensificava sempre più. Axel riusciva a far emergere la vera Samara, mentre per il resto la non-Samara governava guidata dal Caos. Samara e Axel condividevano molti interessi, primo tra tutti la musica: lei amava cantare, lui suonava la chitarra. Così iniziarono a vedersi fuori dal lavoro,  con l'idea di metter su una band acustica. Finché non giunse in giorno del trasferimento. Tra le lacrime del parentame,  Samara salì su quel treno con Pablo, diretti nelle Marche, ma nella sua testa sperava che Axel corresse alla stazione a fermarla. Cosa che non successe. E lei passò tutto il viaggio piangendo, dieci ore di treno, mille chilometri tra le lacrime, pensando a quello che stava perdendo. Arrivata li, arrivata in quella casa, qualcosa esplose dentro lei, la vera Samara ruppe le catene che la legavano e urlò con tutta la forza che aveva in gola. Voleva tornare a casa. E così, anche se aveva speso un sacco di soldi, anche se aveva fatto a pezzi il cuore di un ragazzo che in realtà non aveva mai amato, anche se si vide riempire di insulti dalla famiglia di lui per averlo preso in giro, Samara prese di nuovo possesso delle sue facoltà, girò i tacchi e tornò a casa più in fretta che poté. E una delle prime persone a cui lo disse, dopo i genitori, fu Axel. Per quanto Samara fosse dominata dal Caos, per quanto si trovasse costretta a capitolare senza sosta giù per il piano inclinato della vita, quella volta riuscì a mettere un freno e rallentare la sua corsa. Credeva di avere fatto dei passi avanti verso una migliore esistenza ma si sbagliava. Il Destino aveva in serbo per lei ancora molto dolore e sofferenze.

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Capitolo 12
*** Devastazione Quiescente ***


Da quel giorno in cui litigarono, Samara e Raffaele non si videro per molto tempo. Le loro vite andarono avanti come rette parallele, senza più incontrarsi. Samara iniziò il Servizio Civile presso l'osservatorio astronomico, conobbe Axel, e frequentava Pablo solo perché lo riteneva il rimpiazzo ideale di Raffaele. Credeva di avere la situazione sotto controllo. Credeva di potere dimenticarlo. Quando un giorno, all'uscita dal lavoro, sua madre, che era venuta a visitare l'osservatorio, le diede una notizia che la lasciò senza parole. Silvano, il fratello maggiore di Raffaele si era tolto la vita. Si era gettato dalla finestra dello studio del padre, non se ne sapeva il motivo. La prima cosa che Samara fece fu di scrivere a Raffaele, un messaggio che diceva "ho appena saputo, mi dispiace. Se posso fare qualcosa non esitare a chiedere." Molto banale ma non sapeva che altro scrivere. Le rispose in breve tempo dicendole semplicemente "grazie". Samara e Silvano non potevano definirsi "amici". Benché si conoscessero da tanti anni, non avevano mai particolarmente legato sia perché lei era troppo presa da Raffaele, sia perché Silvano non aveva un carattere molto accomodante versi di lei. Era sempre per i fatti suoi, come in un suo mondo lontano. Stava quasi sempre in camera quando lei era a casa loro, suonando il flauto traverso. Oppure giocava a scacchi con il padre o con Raffaele stesso. Era sempre di umore irritabile, e più di una volta era capitato che lei lo vedesse litigare con i genitori in sua presenza. Aveva trent'anni, nessun lavoro e non era fidanzato. Raffaele le aveva raccontato che l'infanzia di Silvano non era stata semplice, che aveva subito degli abusi da piccolo da parte di un prete della chiesa del paese al seguito dei quali aveva riportato dei danni fisici agli occhi dovuti, a detta dei medici, al forte stress riportato. Per questo non poteva guidare, e non vedeva bene di notte. E probabilmente per questo, pensava Samara, il suo carattere era diventato sempre più instabile con il passare degli anni. Pensandoci oggi, lei riusciva a capire cosa aveva dovuto provare o almeno credeva di intravedere alcune delle ragioni che l'avevano infine spinto a fare quel gesto. Perché anche Samara adesso si sentiva così, sola, senza un futuro alla soglia dei trent'anni, senza nessuno che la capisse, con una famiglia complicata e un carattere particolare. Anche lei spesso pensava al suicidio. Pensava a farla finita una volta e per tutte. Ma c'era sempre qualche cosa che la legava alla vita, come se questa prima la spingesse sul baratro e poi la ritirasse indietro, in un gioco sadico e crudele. Comunque, quella notizia all'epoca la riportò a pensare a Raffaele. E alla sua famiglia. A pensare a quanto stavano soffrendo e che forse era un bene che non si trovasse direttamente coinvolta in tale sconvolgimenti. Soprattutto pensava alla madre, a quanto era già fortemente instabile, ai suoi problemi mentali e squilibri psicofisici che già quando Samara frequentava la loro casa, avevano fatto capolino. Nella sua mente la vedeva già piegata sul figlio morto a piangere e gridare e non poteva non provare pena per lei, nonostante ella non avesse mai apprezzato Samara. Ripensava spesso all'ultima volta che aveva visto Silvano, era stato poco dopo che Raffaele l'aveva abbandonata. Cercava di mantenere un legame con quel mondo e aveva iniziato a chiaccherare in chat con lui, quasi come se parlando con Silvano, questi potesse trasformarsi in Raffaele. Un pomeriggio decisero di vedersi per fare due chiacchiere. Fu piacevole, non avevano mai parlato loro due da soli. Lui sembrava tranquillo, le parlò del matrimonio di Fiorenzo in Costa Rica al quale tutti avevano assistito qualche mese prima, e che si era trovato una ragazza Costaricana con il quale andava molto d'accordo. Alla fine si salutarono e qualche mese dopo Silvano non c'era più. Samara si chiese spesso se magari, coltivando quel rapporto, se avessero continuato a parlare e conoscersi, le cose sarebbero andate diversamente. Magari Silvano sarebbe vivo, magari sarebbe diventato il suo migliore amico, magari l'avrebbe capita, si sarebbero capiti a vicenda e avrebbero condiviso le stesse paure attanaglianti. Purtroppo la storia non si fa ne con i "se" , ne con i "ma" . Samara continuò la sua vita, lavorando in osservatorio, accrescendo l'amicizia con Axel e dedicandosi a Pablo. L'osservatorio, facendo parte dell'università, era sede di lavoro di molti professori, quasi tutti ovviamente del distaccamento di Fisica e Astronomia. Sarebbe successo inevitabilmente, e un giorno alla fine accadde. Raffaele era lì, probabilmente per sostenere un esame con uno dei professori del suo corso. Non appena lo vide fu presa dal panico. Scappò, andò a comprarsi una birra per tenere il panico sotto controllo, e cerco di nascondersi per non doverlo incontrare. Non poteva incontrarlo. Non ne aveva la forza. Ma il Destino gioca sempre con le nostre vite, e quindi, quando era ormai certa che se ne fosse andato perché era passata quasi un ora da quando l'aveva visto entrare in osservatorio, si apprestò a varcare la soglia del palazzo. E lui sbucò proprio in quell'istante fuori dal portone. Samara era sicura che lui l'avesse vista ormai, ma non intendeva parlarci ne fermarsi, quindi finse di non vederlo e corse veloce sino all'ultimo piano dove si trovava l'ufficio, con la testa che le girava, il cuore a mille e quella sensazione di devastazione che lei credeva ormai sopita ma che in realtà era solo quiescente e sempre pronta a risvegliarsi per ricordarle quanto invero amasse Raffaele e quanto non poteva cancellarlo tanto dal suo cuore quanto dalla sua mente. Per quando ci si possa prendere in giro, alla fine viene tutto a galla. E arriverà il momento in cui dovremmo affrontare i nostri demoni. Samara stava ancora affrontando quella battaglia. Ancora, dopo sei anni. E ancora non ne vedeva la fine. Perché tutte le volte che cedeva di aver vinto, bastava un ricordo, un profumo, una foto, a risvegliare in lei il dolore e la devastazione. E il Caos riprendeva il sopravvento. Era una guerra continua. Una guerra senza fine.

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Capitolo 13
*** Parassita ***


Quando si subisce un trauma tutta la tua vita viene devastata. Niente sarà più come prima. E il futuro diviene una landa oscura e tenebrosa nella quale addentrarsi significa perdersi e forse non ritrovarsi. La nostra mente ha un modo tutto suo per riparare certi danni, e questo metodo cambia da persona a persona. Samara andò avanti, dapprima rimpiazzando Raffaele con Pablo, ma una volta resasi conto di quanto non fosse minimante all'altezza, andò oltre. E la persona più vicina a lei sulla quale dirottare le sue esigenze affettive, era Axel. Era diventata come una parassita, lo era probabilmente sin da quando stava con Raffaele e attingeva da lui la felicità, la forza, la vita stessa. A suo discapito. E adesso Axel sembrava proprio la persona più adatta a fornirgli l'amore e l'affetto di cui necessitava per andare avanti. Intanto, le crisi di panico e i malesseri continuavano, a volte si sentiva così male che le sembrava che tutto intorno a lei girasse vorticosamente. E non sapeva come fermarlo. Un giorno, guardando Axel suonare la chitarra elettrica con il suo gruppo rock, qualcosa in lei scattò. Si disse "è lui, lui è la risposta alla mia sofferenza. Lui rimpiazzerà quello che ho perso." Si sentiva innamorata di nuovo. Un paio di giorni dopo confessò quello che provava ad Axel. Erano stati buoni amici sin ora, forse la cosa più vicina ad un migliore amico che lei ebbe sin dai tempi di Ofelia e le altre, ormai ognuna svanita all'interno delle proprie indaffarate vite. E parve così naturale quello che successe tra loro, che tutti e due la presero per quello che era: l'evoluzione  di una forte amicizia, condita dall'attrazione fisica e corredata da una grande stima reciproca. Era lampante che stavano bene insieme, il tempo passava veloce quando si vedevano e lei si convinceva sempre più che Axel era quello che aveva sempre desiderato: un ragazzo intelligente, con doti artistiche, buono e premuroso. Una sera andarono al mare, era l'inizio d'estate. Passeggiarono sulla riva, e si sedettero su un pedalò a guardare le stelle, quelle stelle che li avevano già visti insieme una volta. Quasi un anno prima infatti, con gli altri colleghi, avevano partecipato ad un evento astronomico che si chiama "star party"  e si teneva sulle Madonie. Si erano recati in un posto arroccato a Piano Battaglia,  a più di mille metri di altitudine, chiamato Pomieri. Alloggiarono in una baita di legno, e Axel e Samara divisero una stanza. La sera all'evento vennero spente tutte le luci della zona gettando nel buio tutto e tutti. Usciti dalla baita, con il contrasto del buio all'improvviso, Samara non vide più nulla. E si sentiva persa. Ma al suo fianco c'era Axel, che la prese sotto braccio e le fece da guida. Andarono verso il posteggio antecedente alla struttura dove tutti gli astronomi avevano piazzato i loro telescopi, e poi tutto si rivelò ai suoi occhi. L'oscurità scompariva, man mano che si abituava, e si apriva sopra di lei la vastità dell'universo. Più stelle di quante ne avesse mai viste, persino la via lattea si riusciva a distinguere, una striscia densa di stelle sopra la sua testa. Non aveva parole. Condivideva tutto quello con Axel e non avevano bisogno di parlare, bastava quella strana sinergia che li legava dal primo momento. E come quella sera, quasi un anno dopo, si ritrovarono sulla spiaggia a guardare quello stesso cielo, meno luminoso, meno appariscente. Ma qualcosa scoccò tra due. Ad un certo punto si voltarono l'uno  verso l'altra e si baciarono. Samara non poteva altro che pensare a quanto era perfetto quel momento, quel bacio, pensava che così doveva essere un primo bacio, spontaneo, romantico. Ed era convinta che anche per Axel fosse così. Seppe in seguito che lui era ben lungi dal pensare quello che pensava lei. Troppo razionale per godersi il momento per quello che era. Ma al momento a lei non importava. Aveva quello che desiderava. Un nuovo amore, qualcuno a cui dedicarsi, qualcuno da venerare e che l'avrebbe venerata come lei voleva. Non starò qui a narrare la storia d'amore di Axel e Samara, perché è un argomento di per se troppo complicato, probabilmente abbastanza da dedicargli un libro a parte. Basta dire soltanto che stettero insieme per quasi due anni, nei quali un problema dopo l'altro venne a galla e portò i due a separazioni e riavvicinamenti continui fino a quando non decisero di tornare amici e così vissero per altri tre anni circa. Arrivati ad un certo punto però, Samara decise di allontanare Axel per sempre perché il loro rapporto era diventato troppo malsano. Per questo lei si trovava adesso da sola. Perché aveva allontanato probabilmente l'unica persona che le era stata realmente vicina sempre, che la aveva sopportata nonostante i suoi malanni, le sue crisi di nervi, la sua depressione cronica e i suoi periodi più neri. Axel la cercava sempre, anche ora che lei lo aveva allontanato. Ma era stato necessario. Samara non era mai stata sola da quando aveva quattordici anni e si era fidanzata con Raffaele. Adesso doveva imparare a contare solo su se stessa. Era doloroso, ma sentiva che era la mossa giusta da fare. E Axel la faceva solo stare male, lui non la capiva. Quindi doveva essere allontanato. Avrebbero sofferto ma dopo sarebbero stati meglio l'uno senza l'altra. Prima o poi lui l'avrebbe capito e sarebbe andato avanti. Tutti lo facciamo. Perché nessuno perdona, ma tutti dimentichiamo. Questo è l'unico modo per andare avanti. Dimenticare.

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Capitolo 14
*** Se Niente Cambia, Non Cambia Niente ***


Più il tempo passa, più si cresce,  più ci si rende conto che nessuno cambia mai davvero. Basta analizzare la propria esistenza per capire che facciamo sempre gli stessi errori. Come se il tempo stesso fosse un cerchio che si ripete sempre, e le nostre esistenze fossero su un unico binario, ostinate a percorrere sempre lo stesso tragitto, sempre in avanti ma senza mai avanzare veramente. Samara ormai ne era certa. Più guardava indietro nel suo passato più si rendeva conto che faceva sempre gli stessi errori. Primo tra tutti, continuare a pensare a Raffaele. Non capiva razionalmente come fosse possibile, come dopo anni e anni, quasi sette ormai, egli influenzava ancora la sua esistenza. Tutte le volte che era triste, nei momenti più bui, la sua mente la riportava ai momenti passati con lui,come se tutti gli aspetti negativi non fossero mai esistiti, come se lui non l'avesse mai tradita con la sua migliore amica, come se non le avesse mai mentito, come se non l'avesse mai abbandonata dopo averla illusa di un futuro che aveva sempre sognato. La sua mente la rimandava li tra le sue braccia. In quell'angolo di passato un cui si era sentita più felice che mai, più a casa, più amata, più giusta. E quando si sentiva così il desiderio di parlargli, di contattarlo, si faceva più vivo che mai. Una volta, circa un anno dopo che era finita, gli aveva scritto una email dove gli chiedeva scusa per tutti gli errori che aveva fatto, per come lo aveva reso infelice. Raffaele le rispose dicendole che non doveva scusarsi. Che ormai era passato. Ma lei, in fondo aveva sperato che lui si riavvicinasse,e quindi ci rimase malissimo a quella risposta, così fredda ed evasiva. Negli anni a venire accaddero tante cose e spesso queste tennero la mente di Samara occupata, lontana dal pensiero di lui. Si, a volte lo pensava. Sempre vendendo in Raffaele quel semi dio che aveva reso la sua vita importante. Ma non sentì di avere la forza di contattarlo di nuovo, per la paura di illudersi nuovamente di qualcosa che non sarebbe mai accaduta. Fin quando, trascorsi ormai cinque anni dalla rottura, durante una nuova crisi emotiva in cui tutta la sua vita stava andando in pezzi, la sua mente perversa la riportò al pensiero di Raffaele. E gli scrisse. Si sentiva ormai guarita, credeva di avere superato l'attaccamento emotivo che l'aveva attanagliata in passato. Gli scrisse una mail, stupida,  di poche parole. Solamente un "ciao, come stai?". Inviò, ma una parte di lei credeva che lui non avrebbe mai risposto. E invece rispose. Fu stranamente cordiale, simpatico, gentile. Ne rimase stupita. Le disse che ormai stava a Trieste dove si era trasferito per studiare, che stava per prendere la laurea specialistica, le chiedeva come stavano i suoi, il suo cane, tutto così spontaneo che Samara non poté non pensare che forse potevano parlare di nuovo come una volta.. Così gli scrisse che pensava spesso a lui, che in fondo non aveva mai più avuto un amico come lui, un vero amico che le stesse accanto come lui aveva fatto durante i sei anni e mezzo che stettero insieme. Quello che le rispose fu devastante. Raffaele disse :"Samara ma noi non siamo mai stati amici. Tu sei stato il mio primo amore e per questo non ti scorderò mai, ma tra noi non c'è stata mai amicizia". Inutile dire come ci rimase male. Non erano mai stati amici? Ma che cosa stava dicendo? Ma se non avevano avuto che l'uno per l'altra per tanti anni, non aveva forse pianto sulla sua spalla quando si sentiva oppresso? E lei a sua volta non gli aveva confessato le sue paure? Non condividevano passioni e tutto il tempo che avevano? Anche a distanza di anni, Raffaele era riuscito a ferire di nuovo Samara e lei non riusciva a farsi una ragione di quello che lui le aveva detto. Raffaele allora le propose di vedersi, incontrarsi per parlare. Era a Palermo per le vacanze e avrebbero potuto incontrarsi. Dopo cinque lunghissimi anni. Samara non sapeva che fare, da un lato la paura la invadeva, dall'altro qualcosa dentro di lei la spingeva ad incontrarlo, probabilmente la parte che ancora glielo faceva ricordare, soprattutto nei sogni. Ci pensò un po' su, e infine accettò. Ma si, poteva farlo. Si sentiva guarita dopo tutto. Era cresciuta, ormai Raffaele non aveva potere su di lei. Decisero di vedersi davanti ad una panineria che ai tempi frequentavano e che adesso aveva chiuso. Samara come suo solito arrivò in anticipo. Stava li, sul marciapiede e si guardava intorno in preda al panico, cosa avrebbe provato quando l'avrebbe rivisto? Come era diventato? Era come lo ricordava? Le sarebbe sembrato invecchiato? E lei? Che impressione avrebbe fatto? Era intenta in queste delucubrazioni, quando lo vide. Aveva svoltato l'angolo. Veniva verso di lei e porca miseria, era sempre fottutamente lo stesso,se non più bello. Si, era un po' invecchiato ed era normale, ma tutto in lui era immutato, il suo sorriso in primis. E di nuovo lo fece come se non avesse mai smesso, la guardò e sorrise. E lei seppe che non era guarita. Non lo sarebbe mai stata. Semplicemente non era possibile. Nell'attimo in cui le diede un bacio sulla guancia, lei era già nuovamente nel Caos fino al collo.

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Capitolo 15
*** L'incontro ***


"Come stai?" chiese Raffaele. "Bene, bene" risposte Samara. "Credevo che non avresti mai più voluto incontrarmi, conoscendoti" disse lui. La guardava con occhi curiosi, e lei si sentiva a disagio. "Perché dovrei non volerti incontrare? " " Perché tu sei così. Credevo che ce l'avessi a morte con me. Odio profondo. " " Ma no. Tranquillo. " La squadrò dall'altro in basso, si soffermò sulle sue scarpe, erano delle snickers alte Adidas grige con particolari rosa. " Vedo che ti piacciono ancora le cose rosa! " Lei rimase colpita. Che importanza aveva? " Si, come sempre! " " E questi capelli rossi? Così 'aggressive'? Samara ormai da qualche anno portava i capelli rossi, le davano forza e li reputava molto più belli dei sui castani e banali. Per quell'occasione li aveva piastrati frisé in modo da avere una massa scompigliata e caotica. "Si mi piacciono molto, devo dire. A te no? " Raffaele fece un mezzo sorriso e disse  "Si, perché no. " Si vedeva che erano entrambi in imbarazzo. Come se non sapessero come comportarsi. Samara si sentiva un'idiota. Non capiva come mai fosse così incuriosito dal suo aspetto. Alla fine lui propose di andare a sedersi in una panchina di un giardinetto li nei dintorni. Camminavano. Qualche parola, discorsi superflui. Si sedettero. Raffaele raccontò a Samara di come stava per laurearsi di nuovo, a Trieste, in fisica sperimentale. E che sperava di andare a lavorare o in Svizzera o in Brasile. Lei si sentiva inferiore come sempre davanti a lui, scienziato ormai fatto. Le chiese come stavano i suoi. Rispose che stavano bene. Non contraccambiò la domanda, perché non voleva sapere.. Era un momento così irreale.. Raffaele uscì dalla giacca tabacco e cartine e si fece una sigaretta. Samara rimase colpita da questa scoperta. Quando stavano insieme si facevano qualche sigaretta, qualche canna, ma non era un fumatore. All'epoca non lo era nemmeno lei. E adesso erano lì, dopo 5 anni di totale silenzio, su una panchina al parco a farsi entrambi una sigaretta. "Sai adesso suono il basso" disse lui. "Davvero? Che figata! Io canto in un gruppo rock " rispose Samara. Silenzio. Poi Raffaele, come preso coraggio, si alzò dalla panchina. E si mise in piedi di fronte a lei. Fece gli ultimi tiri, e disse: "Samara, ti ho voluto vedere per spiegarti quello che intendevo quando ho detto che non siamo mai stati amici. Io penso che non lo siamo mai stati. Siamo stati amanti, sei stata la mia prima ragazza, ma l'amicizia è altro. Quando mi hai detto se potevamo riprendere un rapporto di amicizia ho pensato che è impossibile e assurdo! Ho pochissimi amici, sto a Trieste e già mi viene difficile restare in contatto con quelli che ho già qui a Palermo. E poi, non credo che tra ex possa esserci amicizia. Con la mia ex Giulia - (Samara rabbrividí) - ad esempio, ho provato a restare amico ma è stato impossibile. Mi parlava di ragazzi e di cose che non volevo sapere!" Samara ascoltava. In silenzio. Non sapeva cosa dire.. Non riusciva a guardarlo. Alla fine disse "capisco.." Raffaele restava in piedi. Si vedeva che era nervoso. Poi disse - "So che tra noi è finita male. Ma non potevo fare altrimenti. Mi sentivo in trappola. Era un rapporto Malato. Non adeguato ad un ragazzo di 20 anni. Se ti ricordi ti ho pure chiesto di sposarmi! " " Certo che mi ricordo.. " poteva dimenticarlo? " E l'ho fatto perché ti amavo! E sentivo che era l'unica cosa da fare per non farti soffrire! Ma poi ho capito che non potevo. Che non ero più felice. Samara, io non ero più felice da almeno due anni quando ti ho lasciato. Ma non volevo farti soffrire e così portavo avanti la storia. Fino a chiederti di sposarmi! Ma non potevo. E so che sei stata malissimo. Ti chiedo scusa. " Samara alzò lo sguardo, si sentiva presa per i fondelli. Gli disse - " Raffaele,  ti ringrazio per queste scuse. Ma cosa dovrei farmene adesso, dopo 5 anni? Lo sai cosa ho passato? Quanto sono stata male? Cosa vuol dire amare qualcuno alla follia e perderlo per sempre? Arrivare a pensare alla morte! " " Ho capito, Samara, ma pensa a quali sono davvero i problemi di questo mondo! Bambini in Africa che muoiono di fame! Alle donne arabe che non hanno diritti e vengono abusate ogni giorno! " Lei si guardava i piedi che stavano calciando nervosamente il terreno sabbioso. Era impazzito? Come poteva dire questo? Paragonare il suo dolore ai bambini poveri africani? Poi lui continuò. " Ti ricordi mia cugina Carla? " " Certo che si. " " Sai che stava con uno che un giorno è entrato in casa, nella sua stanza mentre dormiva e l'ha minacciata con un coltello perché lei l'aveva lasciato? E adesso è in Inghilterra che si nasconde perché non l'hanno arrestato e questo continuava a minacciarla ed è dovuta scappare! " " Questo mi dispiace molto, ma cosa c'entra con me? " " Per farti capire che i tuoi non sono veri problemi. " " Non potrò mai dire che i miei problemi sono inferiori ad altri. So io quanto sono stata male. E quanto la mia vita ne è stata rovinata! " " Lo capisco. Ma tu devi capire che è solo un tuo problema. Il male che hai passato è dipeso solo da te. " A questo punto Samara tremava di rabbia. Avrebbe voluto picchiarlo. Ma represse le emozioni e lo guardò negli occhi. " Ok. Va bene. " Raffaele prese il telefono che gli squillava nella tasca del giaccone. Rispose e iniziò a parlare con sua cugina, da quello che Samara evinse dalla conversazione. Quando attaccò, disse - " Samara io devo andare. È stato bello rivederti. Ti auguro ogni bene. " Le diede un bacio sulla guancia. E andò via. Dal momento in cui lui le voltò le spalle, lei capì. Capí che aveva voluto vederla solo per allegerirsi la coscienza. La rabbia le bolliva dentro. Che stupido idiota senza emozioni era diventato? Era solo colpa di Samara se era stata così male? Assurdo. Si alzò dalla panchina dove Raffaele l'aveva lasciata. E si incamminò verso casa, nervosa e irata. Che diamine. L'aveva rivisto dopo 5 lunghi anni solo per scaraventarle addosso la sua verità, in modo che i sensi di colpa che probabilmente lo attanagliavano si attenuassero! E fu in quel momento che Samara tornò ad odiarlo. E fu dopo quel incontro che iniziò a pianificare di ucciderlo. Via il dente, via il dolore. È così che si dice, no? Il Caos era ricomparso e aveva trascinato con sé Samara negli abissi, in fondo in fondo nel più bassi meandri dell'odio. E dell'amore. Che poi, alla fine, sono sempre la stessa cosa. 

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Capitolo 16
*** Il Destino È scritto ***


- alla fine potreste darmi qualche feedback? Vorrei capire se la storia piace o meno, per fare in caso delle modifiche. Grazie- Quell'incontro segnò Samara. Da quel giorno non poté fare a meno di pensare alle parole di Raffaele, a come aveva liquidato il suo dolore, con freddezza e distacco. Più ci pensava più si consolidava in lei l'ipotesi che avesse voluto vederla solamente per scaricarsi la coscienza. Quelle scuse dette con leggerezza, e dopo tutti quegli anni non potevano certo valere molto per lei. Anzi, le sembravano una presa per i fondelli. Il suo orgoglio la portò a odiare il fatto di averlo rivisto, convinta com'era di avere senz'altro ragione. Voleva annientarlo. Spazzarlo via e non doverci pensare mai più. Aveva ancora il suo contatto di WhatsApp, quello al quale la stessa sera dopo che si erano visti lui le scrisse parlandole del suo cane e alla fine chiuse il discorso scrivendo T. V. B. M. C. T. B. C. L. U. I. G. F. U. B. A. B. C. T. V. Significava "ti voglio bene ma così tanto bene che l'universo intero gli fa un baffo al bene che ti voglio". Era una cosa che si scrivevano quando stavano insieme, all'inizio della loro storia. Si chiese come facesse a ricordarlo e soprattutto perché scriverlo? Comunque, lo odiava o almeno il suo cervello le suggeriva questo. Purtroppo, la mente e il cuore prendono spesso direzioni diverse. E benché inizialmente Samara ascoltò la prima perché perorava la sua causa, dopo poco si ritrovò sottomessa come sempre ai capricci dei suoi sentimenti,  che erano solo sopiti e non dimenticati come lei credeva. Si perché Raffaele era sempre lo stesso, anche nel suo essere stronzo. Il suo viso, la sua voce, le sue movenze, tutto risvegliava in lei quella parte che non aveva mai smesso di chiamarlo a sé, il suo maledetto inconscio che di notte la tormentata con sogni così reali e intensi che al risveglio continuavano a influenzare, nel bene e nel male, la sua esistenza. In quei sogni Raffaele era con lei, come non fosse mai andato via, come se il presente equivalesse al passato, come se il tempo non fosse trascorso. Lei lo aveva ancora tra le braccia, sentiva il suo profumo e la sensazione della pelle calda sotto le dita. Quando si svegliava si sentiva male perché non poteva accettare che fossero solo sogni, perché erano così reali! E stava terribilmente, il suo umore diveniva tetro e scontroso e non riusciva a cacciare via quella sensazione di vuoto e abbandono che permeavano la sua vita. Così, seguendo il suo istinto come sempre, decise di riversare tutti i suoi sentimenti in una mail indirizzata a Raffaele, sperando che le rispondesse e che le dimostrasse che anche per lui, in fondo alla sua anima, Samara rappresentasse qualcosa in più di un mero ricordo. Quello che segue è il testo della e-mail che lei gli inviò. "Caro Raffaele, Probabilmente non ti sarai nemmeno accorto che ti ho bloccato su WhatsApp... E anche se probabilmente non ti importerà è giusto che ti spieghi il perché, credo che la sincerità sia sempre la cosa migliore. Perché tu capisca devo raccontarti la mia storia. Tutto è cominciato quella sera di febbraio, dolce e amara insieme, quell'ultima sera che abbiamo fatto l'amore a casa di Fiorenzo... Volevi lasciarmi e io ti avevo chiesto un ultima volta. Quando finimmo ci ritrovammo fuori in terrazzo per una sigaretta, faceva freddo e io piangevo in silenzio perché tu eri deciso.. Finiva tutto quella sera. Invece non sapevo che sarebbe solo stato l'inizio della fine. Non so se ti ricordi che cercavo di tornare con te e tu mi dicesti che se io avessi cambiato delle cose che non andavano bene ci avresti pensato. Mi avevi dato una speranza. E cosi io feci tutto. Presi la patente. Presi appuntamento con la dottoressa per iniziare a prendere la pillola. E comprai le lenti a contatto... Come mi avevi chiesto.. Ti ricordi? Ci vedemmo nella piazzetta e li anche sentendo tutto quello che avevo fatto non avevi cambiato idea: eri felice senza di me.. A quel punto persi completamente la dignità e mi misi in ginocchio lì davanti a tutti per supplicarti. Perché tu eri tutto per me.. Ma non servì.. Dopo quel giorno inizia a stare male.. Il mio cervello non rosse al dolore... Ebbi un crollo nervoso e iniziai ad avere delle crisi di panico quando tornai all'Università: quando avevo lezione a fisica e sentivo il rumore del tuo motore arrivare in facoltà non riuscivo più a respirare... Mi girava la testa e quasi svenivo. Per lenire il dolore inizia a bere. Ogni mattina prima di andare all'Università. Stavo troppo male. Un dolore che non si può spiegare. Un giorno decisi di farla finita. Mi imbottii di farmaci e alcol. Ma il peggio fu evitato. Da quel momento iniziai ad andare da uno psichiatra che mi mise in terapia, iniziai a prendere psicofarmaci e andare da uno psicologo. Fu quest'ultimo che mi disse che dovevo convincermi che non esistevi più, mi disse di cancellare tutti i ricordi positivi che avevo dei nostri 6 anni e mezzo insieme e di focalizzarmi solo sulle cose brutte: sui tradimenti, sulle bugie, le liti etc. E io piano piano lo feci. E rimpiazzai il mio amore con l'odio e il rancore. Cosi andai avanti per anni.. Raffaele? Non pensavo nemmeno al tuo nome. Tu eri il demone che mi aveva lasciata dopo avermi chiesto di sposarti! Mi ero data a te completamente, mi ero inginocchiata per te... Eri quello che Josienne diceva che stava con me perché gli facevo pena.. E sentivo voci che stavi con una di 18 anni e il mio rancore cresceva... E mi nutrivo di esso per andare avanti. Fino a quando qualche mese fa mi sentii guarita. Iniziai a pensare a te. Iniziai a ricordare dei momenti felici. E il rancore non c'era più. Chissà che facevi, come stavi.. Mi sentivo pronta a cercarti. Cosi ti ho mandato quella e-mail all'unico indirizzo che conoscevo. Avevo poche speranze e non credevo che mi avresti mai risposto. E invece lo hai fatto! E sei stato cosi carino e interessato! E io mi sono sentita spiazzata.... Avevo passato cosi tanti anni ad odiarti per sopravvivere. E invece tu eri cosi gentile! Ti chiesi il contatto WhatsApp e li ci siamo sentiti. Vidi la tua foto del profilo ed era la prima volta che vedevo una tua foto dopo 5 anni... Non avevo più voluto rivedere il tuo viso... E adesso invece parlavamo! Era tutto assurdo. Poi ti chiesi quella cosa dell'amicizia. E li mi sono sentita dire che non siamo mai stati amici. Non mi capacitavo! Tu c'eri sempre per me e io per te! Quante volte hai pianto sulla mia spalla? E io sulla tua? Ci dicevamo tutto! E facevamo tutto insieme... Mi fidavo di te.. Certo dopo che mi avevi tradito un po' meno, ma comunque eri la persona che sapeva tutto di me. Io ti ho sempre considerato il mio migliore amico... Ma a quanto pare per te non era stato cosi. Ci rimasi male. E poi mi hai chiesto se ci vedevamo. E io ho pensato che sarebbe stata la prova perfetta per me! Se riuscivo ad incontrarti voleva dire che ero guarita! Il mio ragazzo non è stato tanto contento quando gli ho detto che ti avrei incontrato.. Mi diceva " è quello che ti ha fatto soffrire come un cane e tu lo vuoi rivedere?" certo perché mi serviva! Dovevo capire... Ed ero nervosa... Tantissimo... Li in quella strada.. Davanti alla panineria.. Continuavo a guardarmi intorno... E poi ti vidi. E non sentii niente. Tranne che curiosità. Che strano che eri! Eri Raffaele  ma nello stesso tempo non eri tu. E notavi un sacco di particolari del mio aspetto e io mi chiedevo perche? Io guardavo solo il tuo viso e ascoltavo la tua voce. Chi se ne importava del resto? Ti sei fatto una sigaretta e io ho pensato "serio anche lui fuma"! E poi quando ci siamo seduti a parlare mi sei sembrato non a tuo agio... Continuavi ad alzarti, guardare intorno, e mi guardavi con occhi severi e li ho capito, anche dalle tue parole, che avevi voluto vedermi solo per sgravarti la coscienza. Per controllare se stavo bene. Infatti hai messo in chiaro che tutto quello che mi è capitato è stata colpa mia. Perche ti amavo. E secondo te non era un amore sano. Ero malata di te.. E io pensavo "non è forse questo il vero amore? Amare allo stremo? Dare tutto?" ma non ho detto nulla. Insomma, una chiacchierata che per te è stato un " con questo chiudo col passato e con lei per sempre" e per me "ora che l'ho rivisto e non sono stata male sono guarita e posso andare avanti". Te ne sei andato. E poi su WhatsApp quella frase.... Quella che solo io e tu sappiamo. Perché? Mi dici che mi vuoi bene pero nello stesso tempo che non avrai mai tempo per me, non vuoi che ci risentiamo perché ormai stai a Trieste... Oppure? E guardavo sempre il cellulare nella speranza che mi chiedessi "come va" o qualche altra minchiata. Ma finiva che ero io a scriverti e tu leggevi ma rispondevi dopo un giorno... Capivo "non ha tempo! Non ha voglia! Sei solo lo scarto del suo passato!" E quindi quella mia ultima frase. L'ho scritta perché da quel momento che sei rientrato nella mia vita tutto quello che avevo represso in 5 anni è risposo in me! Un cassetto che avevo chiuso a chiave invece si è spalancato rovesciandomi tutto addosso! Ricordi! Tutti i ricordi belli! Ti sei chiesto come mai non ti ho fatto domande su come stavano i tuoi? L'ho fatto perché mi faceva male sapere! Sei anni ho passato a casa tua! Ho visto Giulia crescere... Le volevo un sacco bene! E lo stesso vale per Silvano. Dopo che mi hai lasciato siamo usciti un paio di volte insieme.. Mi ero affezionata a tutti, a tua mamma, a tuo papà, a tua nonna! Quella era la mia vita.. Eri la mia vita! Quante volte mangiavamo insieme e poi facevamo il pisolino abbracciati? I giri in bici per Partanna... Le patatine alla rosticceria! Ogni settimana al cinema.. Le uscite con gli altri il sabato. Quando ti cucinavo i cannelloni... O il pane con tonno e salsa rosa! Quando ti sei rotto il polso e io in piena notte ero con te! Ti aiutavo a farti la doccia.. O quando tu ti facevi i chilometri a piedi per vedermi e poi sotto casa fischiavi come ti avevo insegnato e io correvo al balcone per vedere il sorriso spalancarsi sul tuo volto! Quando citofonavi e dicevi "scendi amore mio!" e io appena ti vedevo non riuscivo a non sorridere! Quando scrissi la poesia per te in classe e la prof se ne accorse e  la volle leggere! Quando eravamo a Torremolinos e io mi ubriacai per la prima volta e tu badasti a me per tutta la notte e facemmo l'amore e fu cosi bello perché era totalmente spontaneo! Quando ti tagliavo i capelli e quella volta che li hai voluti fatti a zero e sembravi un malvivente! O le treccine! Quella volta che in bici ci siamo fatti la discesa di Catalano coi cani che ci inseguivano e io per salire in sella feci un salto assurdo! Quando facevi capoeira! Ero sempre cosi orgogliosa di te.. Ero cosi felice. Nonostante tutti i brutti momenti. Ero sempre cosi felice di stare con te. Non sono mai più stata cosi felice. L'ultima frase che ti ho scritto su WhatsApp era per questo.. Perché , per quanto possa negarlo, per quanti psicofarmaci possa prendere, per quanti ragazzi abbia potuto avere, per quanto sia doloroso ammetterlo, la verità è che io ti amo ancora. E non ho mai smesso di farlo. E a questo punto credo che non smetterò mai. Perché tu sei l'unica persona che ho sempre voluto. L'unico uomo che io abbia amato davvero. L'unico per cui avrei dato la vita. E tu... Tu mi hai mai amato? Si,  ne sono certa. Perché quella sera in macchina quando mi dicesti che volevi lasciarmi, non hai mai detto che era perché non mi amavi più... Non mi hai mai detto che non mi amavi. Mi hai detto che volevi stare da solo. E allora non capivo! Perché se mi amavi volevi lasciarmi? Adesso so che è stato perché tutto era troppo pesante per te... Mi dispiace. Io ti amavo troppo e tu non abbastanza. E adesso io continuo ad amarti e a vederti in tutti i miei sogni.. e tu vivi la tua vita perfetta a più di mille chilometri da me. Ti ricordi cosa mi dicevi quando ti chiedevo se una cosa era sicura o no? "Di sicuro c'è solo la morte.. " e poi aggiungevi ".. e che ti amo". E' sicuro che io ti amo. Ed è altrettanto sicuro che per te sono solo il fantasma di un tempo passato. Beh... A me non resta altro che la morte. Perche io senza di te non posso vivere. Ci ho provato in questi anni ed è stato come lottare contro me stessa. Quindi basta. Sono stanca. Non so ancora quando succederà... Ma questo è il mio destino. Per sempre tua, Samara." .

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