The end of all things.

di jacksmannequin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Anche su Wattpad qui.
Salve, personcine. Premetto che ho scritto questa OS alle tre di notte e che è veramente poco verosimile. Nel senso: è ovvio che non sia verosimile, visto che è una cosa che non accadrà mai, probabilmente, ma nella sua assurdità ci sarà qualche incongruenza, visto che a scienze faccio cagare. Niente, è completamente assurda okay. Ergo, prendetela per quello che è. La considero una specie di auto-regalo per il mio compleanno, rido - anche se è domani, ma sh.
Non è così lunga, però la divido comunque in due parti, ok.
Titolo da the end of all things dei p!atd.
Peace out xo
-Dan x
***


La prima volta che Josh lo vide, fu in mensa. Non è che fosse la prima volta; era abbastanza sicuro che non fosse nuovo, o apparso dal nulla. Quella volta, però, il suo sguardo andò a fissarsi subito su di lui, un ragazzetto di bassa statura che camminava incerto verso un tavolo vuoto, sguardo rivolto a terra e la camminata di chi ha paura di farsi notare. I suoi occhi lo seguirono mentre, con una velocità quasi preoccupante, si mise a divorare ciò che aveva nel vassoio, come se non vedesse l'ora di andarsene via da quella sala.

"Josh? Mi hai sentito?" Uno schiocco di dita accompagnato da un tono di voce infastidito lo fecero risvegliare dal suo sogno ad occhi aperti, facendolo voltare controvoglia verso l'amico seduto dall'altra parte del tavolo davanti a lui. Annuì distrattamente, fingendo di aver capito, solo per venire risucchiato in un vortice di chiacchiere futili che, purtroppo, richiedevano la sua attenzione.

Quando rialzò lo sguardo, il ragazzo era sparito.

*

Quel pomeriggio, Josh arrivò a casa più sudato del solito. Una temperatura del genere era abbastanza normale in quel periodo dell'anno, perciò non ci diede troppo peso. L'estate si stava avvicinando, era alquanto normale che il sole splendesse ancora alto nel cielo alle sei del pomeriggio.

La casa era vuota, fatta eccezione per il gatto di famiglia il quale, non appena vide Josh varcare la soglia, iniziò a fare le fusa e a camminargli attorno, regalandogli un paio di miagolii.

Mentre riempiva la scodella ormai quasi vuota d'acqua, si ritrovò a pensare ad un viso circondato da corti capelli castani.

*

Non è che la sua fosse un'ossessione, o qualcosa di quel genere. Per qualche ragione, il suo sguardo ritornava sempre a spostarsi in direzione del tavolo a pochi metri dal suo. E, sì, forse era già successo più volte del normale, ma ormai era diventata una specie di routine; sedersi, scambiare l'occasionale opinione su una nuova band con Brendon, per poi lasciarlo parlare senza prestargli attenzione mentre con lo sguardo verificava che il tavolo lì vicino fosse occupato.

Per quanto strano potesse sembrare, una presenza fissa nella sua giornata aveva quasi un effetto calmante.

*

Qualcuno stava cantando nella sala di musica. Non era una novità; quella stanza era sempre occupata in un modo o nell'altro. Il problema era che qualcuno stava cantando e lo stava facendo bene.

Si fermò fuori dalla porta dell'aula, rapito da quelli che sembravano gli accordi di Can't Help Falling In Love. All'ukulele.

Preso dalla curiosità, aprì appena la porta, giusto uno spiraglio, per poter dare un'occhiata all'interno. 
Non appena infilò la testa nella stanza, i suoi occhi incontrarono il ragazzo della mensa.

Come se si fosse scottato, chiuse la porta di scatto, senza però allontanarsi o staccare la mano dalla maniglia della porta.

Sentendosi vagamente ridicolo, la aprì per una seconda volta, trovandosi di nuovo con lo sguardo puntato in quello del ragazzo. Josh si morse il labbro, prima di mormorare un incerto, "Ciao?"

Il ragazzo continuò a guardarlo, una scintilla di... divertimento? negli occhi marroni. Alzò una mano in segno di saluto, senza dire nient'altro. Josh sollevò un sopracciglio. "Vuoi... vuoi che me ne vada, o -"

Il ragazzo si strinse nelle spalle, i suoi occhi improvvisamente tornati seri. Per un attimo, Josh aveva avuto l'impressione di aver visto un sorriso da qualche parte sulle sue labbra. Ora, non ne era così sicuro.

I due rimasero a osservarsi in silenzio per qualche istante. Nonostante gli schiamazzi provenienti dal campo da football e il chiacchiericcio proveniente dai corridoi, in quel momento Josh sentiva solo silenzio.
Alla fine, il ragazzo gli fece cenno di entrare, assumendo un'espressione incredula subito dopo, come se si meravigliasse di se stesso per averlo fatto.

Josh chiuse la porta dietro di sé, prendendo posto accanto al ragazzo che, per qualche motivo, sembrava apprezzare il pavimento. "Comunque, uh - io sono Josh, piacere", disse, porgendogli la mano. Il ragazzo ricambiò la stretta, ma non replicò, lasciando che un'occhiata ancora sorpresa fungesse da risposta.

Josh si morse il labbro, quando il suo sguardo venne attirato dall'ukulele che l'altro teneva in grembo.

"Hai una bella voce, sai", disse, solo per sentirsi un idiota subito dopo. Hai una bella voce, wow.

Il ragazzo si limitò a sorridere appena, un sorriso che fece illuminare anche i suoi occhi. Come se avesse fatto qualcosa di sbagliato, si affrettò ad abbassare lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore.

Josh alzò un sopracciglio. "Non parli molto, eh?"

Scosse appena la testa, stringendosi all'ukulele.

Josh si sentì un po' stupido nel chiederglielo, ma lo fece comunque. "Mi suoni qualcos'altro?"

Il ragazzo sorrise per la seconda volta da quando Josh era entrato nella stanza, ma questa volta non lo nascose.

*

Nessuno dei due se ne rese conto, all'inizio. Incontrarsi nella stessa aula tutti i giorni diventò così naturale per i due che ormai lo facevano in automatico. Se Josh non se ne era reso conto, Brendon lo aveva fatto sicuramente.

"Josh, ci sei?"

"...Eh?" L'aveva fatto di nuovo. Stava fissando il ragazzo dall'altra parte della mensa, che si ostinava a sedersi da solo tutti i giorni. Si voltò velocemente verso Brendon, tentando di non assumere un'aria colpevole.

"L'hai fatto di nuovo." Più che come una domanda, uscì fuori come un'affermazione.

"Cosa?" chiese, tentando di sembrare innocente. Fallendo.

Brendon fece un cenno con il mento in direzione del famigerato tavolo. "Quel tizio. Sono giorni che lo fissi. E che sparisci subito dopo l'ora di pranzo. Si può sapere che stai combinando?"

"Nulla." La risposta fu così rapida che quasi se ne convinse pure lui.

Brendon fece un verso, il sì, certo evidente nel suo tono.
"Quello che sto cercando di dirti, non fare idiozie. Non mi fido della tua assenza di giudizio -"

"Senti chi parla."

"- soprattutto con questo caldo", continuò, senza dare segno di averlo sentito. "A proposito, secondo te è normale che a maggio faccia così caldo? Non siamo a Las Vegas, secondo me c'è qualcosa che non va -"

Josh annuì distrattamente, cogliendo l'occasione per perdersi di nuovo nei suoi pensieri. Brendon stava ancora parlando, discutendo da solo di riscaldamento globale, quando si accorse che il ragazzo non era più al tavolo.

"- la gente non ha un minimo di rispetto per i pinguini e - aspetta, dove stai andando?"

Josh lo salutò con la mano mentre si alzava di fretta dal tavolo. "Mi sono ricordato che devo fare una cosa e - a dopo, okay?" disse, per poi uscire fuori dalla porta più veloce di quanto fosse consentito.

*

La prima volta che il ragazzo parlò, fu per dire, finalmente, il suo nome.

"E allora gli ho detto, niente, non sto facendo nulla, perché a volte Brendon sa essere assillante, sai? Era molto, quel ragazzino mi mette ansia, e io ero là tipo un po' basito? Insomma, chi te la chiesto, e -"

"Tyler."

"- e poi sono cavoli miei - aspetta, cosa?"

Il ragazzo lo guardò divertito, per poi spostare lo sguardo verso la finestra. "È Tyler."

Josh impiegò qualche secondo a processare il fatto che aveva parlato. Non aveva problemi a cantare davanti a lui, ma non aveva mai aperto la bocca al di fuori dei loro mini concerti post pranzo. Non appena si riprese dalla sorpresa, annuì. "Tyler. Ti- ti sta bene."

Il ragazzo - no, Tyler - prese in mano l'ukulele e suonò il primo accordo di quella che Josh riconobbe come Master of Puppets dei Metallica. Capì che la loro conversazione era finita, e iniziò a tenere il ritmo della canzone con le dita.

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


Quando sentì la notizia alla televisione, la sua unica reazione fu rimanere a fissare le scene che si susseguivano sullo schermo, incapace di muovere un muscolo.

"- gli scienziati non sanno di preciso quando accadrà, ma sembra che non si possa fare nulla a riguardo. È stato infatti verificato che questo improvviso aumento delle temperature in tutte le parti del mondo sia dovuto ad un progressivo avvicinarsi della Terra verso il Sole. Ancora non abbiamo notizie certe ma, per il momento, sembra non ci sia nulla da fare -"

A quel punto, smise di ascoltare, registrando tutto il discorso solo come un ronzio in sottofondo. Il presentatore del telegiornale aveva uno sguardo incredulo, come se non riuscisse a credere alle parole che stavano uscendo dalla sua stessa bocca.

L'unica frase che afferrò subito dopo fu, si sta già parlando di fine del mondo.

Josh fece l'unica cosa che il suo cervello gli ordinò: chiamare Tyler.

*

I giorni passarono, ma sembrò quasi che tutta la situazione fosse stata messa a tacere. Più la temperatura aumentava, meno la televisione sembrava parlarne. Josh pensava disperatamente, forse era stato un falso allarme. Forse è solo l'estate che si avvicina.

Con l'unica differenza che, non appena le temperature raggiunsero i 45° gradi ai primi di giugno, la situazione iniziò a diventare impossibile da ignorare.

La gente smise di uscire di casa per il troppo caldo, i governi di tutto il mondo stavano impazzendo. La madre di Josh lo aveva supplicato di stare in casa, non era sicuro, non era affatto sicuro. Ma Josh continuava a uscire, e lo faceva solo per stare con Tyler.

Erano due settimane che non vedeva Brendon, o Ashley, o qualsiasi altro suo amico. Sembrava che il mondo si fosse fermato.

Il gatto era uscito e non era più tornato.

Aprì il cancello della scuola, ormai deserta, e si mise a correre verso quella che ormai era diventata la loro aula. Non appena aprì la porta, vide Tyler seduto nella sua solita, familiare, posizione. Era a gambe incrociate, ma non alzò lo sguardo quando udì la porta aprirsi, rimanendo con gli occhi fissi sul pavimento.

"Tyler?"

"Josh, fa troppo caldo", sussurrò, così basso e disperato da risultare quasi inudibile.

Josh si sedette accanto a lui, prendendogli il viso tra le mani. "Che succede?" chiese gentilmente, spostandone una sulla sua spalla.

"Mia madre. L'hanno- l'hanno presa."

"Chi? Chi l'ha presa?" chiese spaesato.

"Non lo so, Josh, stanno portando via tutti gli adulti, non so cosa sta succedendo, ho paura, Josh."

Josh lo prese fra le braccia, cercando di calmarlo, nonostante non capisse cosa stesse succedendo.

"Non ti sei chiesto perché sia tutto così deserto?"

Non l'aveva fatto. Aveva semplicemente pensato che, beh, la gente stesse in casa. Non appena iniziò a realizzare ciò che Tyler aveva detto, mormorò, "Mia madre."

Si alzò di scatto, il panico chiaro nei suoi occhi. "Devo andare, io -" Prima di terminare la frase, era già fuori dalla porta. Tyler lo seguì.

*

"Mamma? Papà?" chiamò non appena aprì la porta, Tyler dietro di lui con uno sguardo spaventato. "Papà?" continuò a chiamare, aumentando il tono di voce fino ad urlare. Tyler lo prese per le spalle, costringendolo a sedersi per terra. "Li hanno presi."

"Tyler, cosa cazzo sta succedendo?" esclamò, incapace di concepire la situazione. Tyler sembrava spaventato quanto lui, solo più lucido.

Fece l'unica cosa che sembrava giusta in quel momento; attirò Josh a sé e lo strinse al proprio corpo, cercando di calmare entrambi. Tremavano, ancora accaldati. Josh ripeteva, "Perché?" scosso dai singhiozzi. Rimasero così per tutta la notte.

*

Era impossibile distinguere il giorno dalla notte, ormai. La terra sembrava aver smesso di girare, lasciando gli Stati Uniti costantemente esposti al sole mentre il resto del mondo era sprofondato nel buio più totale.

Nessuno sapeva cosa stesse davvero succedendo o che fine avessero fatto tutte le persone scomparse, tranne per l'ovvio; il pianeta si stava avvicinando al Solle e la distanza fra i due corpi diminuiva di giorno in giorno.

Era peggio di un film di serie B: tranne per il fatto che era tutto vero.

Josh e Tyler erano sempre insieme, ormai. Facevano l'unica cosa che li aveva avvicinati dall'inizio: suonavano. Non facevano altro che scrivere canzoni su canzoni, Tyler all'ukulele e Josh alla batteria. Parlavano solo per cambiare un certo accordo che non sembrava stare bene nell'atmosfera generale della canzone, o per aggiungerne di nuovi. Nessuno dei due osava menzionare la situazione. Parlarne l'avrebbe resa reale, davvero reale, e non potevano permettersi di farlo.

*

Josh aprì di poco la finestra, coprendosi gli occhi per guardare fuori. La chiuse immediatamente, esclamando di dolore quando ritirò la mano e vide una scottatura rosso fuoco formarsi sulle nocche. Corse in cucina, dove si affrettò a mettere la mano sotto l'acqua. Tyler fece capolino nella stanza. "Josh?"

Josh si avvolse uno strofinaccio sulla mano, per poi alzare lo sguardo con occhi sbarrati. "Credo- credo che stia succedendo, Ty."

*

Josh afferrò la mano di Tyler con quella non bruciata.

Entrambi alzarono lo sguardo verso il muro davanti a loro, seguendo la lancetta dei secondi muoversi. Dopo quelle che sembrarono ore, Josh si voltò verso l'amico, portando la mano fasciata ad accarezzargli il viso.

"Josh-"

Josh lo interruppe spostando la mano sulle sue labbra, mordendosi il labbro per il lieve dolore che avvertì nel farlo.

Avvicinò il viso al suo, abbassando la mano. Gli occhi di Tyler avevano uno sguardo incerto, ma non li abbassò. Josh si sporse ulteriormente, facendo scontrare le loro labbra, un semplice contatto, pelle contro pelle. Tyler non si ritrasse.

Josh ripeté il gesto, stavolta senza incertezze. Tyler portò una mano sulla sua nuca, tenendosi a lui come se ne dipendesse la sua stessa vita.

Dopo qualche secondo, si separarono, troppo accaldati per andare oltre.

"In un altro mondo, un'altra situazione", disse Josh, guardandolo negli occhi, "in un'altra vita, forse avrei potuto amarti come si deve."

Tyler annuì, senza bisogno di aggiungere altro. I due si abbracciarono, Tyler con la testa appoggiata sulla spalla di Josh, Josh con il viso nell'incavo del collo di Tyler.

Rimasero così fino alla fine.

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