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"Byakugan!", dico con forza, e controllo che mia
sorella e mio padre siano a letto. Controllo anche nella direzione della stanza
di Neji. Tutti a dormire.
Ah, penso tra me e me, che mi è preso? Cos'è questo
nervosismo, quest'inquietudine?
Non mi ricordo nemmeno quando è stata l'ultima volta che non
sono riuscita a prendere sonno. Con tutto l'odio che serpeggia verso di me in
questa casa, i sogni sono l'unico rifugio per me, l'unico momento in cui mi
posso permettere di illudermi che le cose possano andare come voglio.
Ma i sogni sono illusioni.
Forse ha ragione Neji, non sono degna del cognome che porto.
E' destino, come dice sempre lui.
E il mio non è quello di essere l'erede del capofamiglia, ma
di essere una perdente, una fallita, una che non è riuscita a combinare nulla
nella vita per il semplice fatto che io non ho mai saputo cosa volessi davvero
nella vita, ma solo quello che gli altri volevano da me.
Tutti esigono da me qualcosa che io non posso dare.
Sobbalzo, sentendo che qualcuno sta facendo scorrere la
porta della mia camera, e disattivo subito il byakugan.
Mi volto e con stupore vedo Neji.
" Mi stavate tenendo sotto controllo, Hinata-sama. Mi
chiedo solo perché non lo abbiate fatto con più discrezione, mi avete dato così
modo di conoscere tutte le vostre riflessioni. Introspezioni, per la
precisione. "
Eccolo qui, davanti a me, statuario ed elegante, a torso
nudo, con solo una tunica che lo copre dalla vita in giù, la postura eretta e
gli occhi, quegli occhi così simili ai miei, che mi osservano con severità e
sufficienza.
Non c'è bisogno che io risponda, lui sa già tutto quello che
mi frulla per la testa, lui sa già come mi sento, perciò non mi rimane che
rannicchiarmi contro il muro, sul letto, attirando le gambe al petto e
appoggiando la testa sulle ginocchia, e coprire le gambe con il lenzuolo, per
ascoltare quello che ha da dirmi.
Spero solo che non sia cattivo. Spero solo che non abbia
ancora voglia di uccidermi.
Eppure ultimamente mi sorrideva di più. Ho paura di sentirlo
parlare e arrossisco perché un po' mi vergogno di quello che sto pensando per
il fatto che lui sta esercitando il suo potere su di me, e quindi mi legge nel
cuore.
“ Non abbiate paura di me. Né vergogna. Io, fossi in voi,
più che piegarmi al destino, agirei come ha agito Naruto Uzumaki quando lottò
contro di me, anni fa. Il destino può essere capovolto.
Avete dimostrato più volte grande coraggio e determinazione,
Hinata-sama. Cos’è che vi blocca quando arriva il momento di fronteggiarsi?
Dentro di voi risiede un chakra dal potere enorme.
Più grande anche di quello di vostra sorella. Credete in voi
stessa e vedrete che riuscirete a liberarlo in tutta la sua potenza.”
Alzo gli occhi per guardarlo in faccia. Quanto gli sono
costate quelle parole? Quanto gli costa proteggermi?
“Neji-nii-san, io…io volevo dirvi che mi costa molto sapere
che un ninja valido come voi debba essere inferiore per una stupida faccenda di
casate inferiore ad una persona incapace come me.
La vita è stata così ingiusta con voi, Neji-nii-san…non
sapete quante volte ho desiderato di essere al vostro posto…quante volte avrei
voluto non essere mai nata…”
Mentre pronuncio queste parole le lacrime mi riempiono gli
occhi, le sento bruciare mentre mi percorrono le guance e non posso fare altro
che guardarlo implorante.
Anche lui si rivolge verso di me e mi si siede accanto,
poggiando una mano sulla mia testa e cominciando a coccolarla. Mi volto
stupita: che fine ha fatto Neji Hyuuga, quello colto da istinti omicidi nei
miei confronti? Lui mi osserva con tenerezza, poi si alza.
“Meglio che vada. Mi raccomando, Hinata-sama, fate bei sogni
e cercate di addormentarvi presto.”
“Buonanotte, Neji-nii-san. E buon allenamento per
domattina.”
Sono le uniche cose che riesci a dire, Hinata? Forse sì. Che
sonno. Meglio che provi a dormire, o domani mattina non mi sveglierò mai in
tempo per gli allenamenti con Shino e Kiba.
****
Un raggio di luce invernale entra nella mia camera dalla
finestra e, piano piano, la illumina in parte. Quando la luce arriva sul mio
viso, strizzo gli occhi per poi aprirli. Velocemente, sgattaiolo nel corridoio
e mi dirigo nel mio bagno dove mi aspettano due domestiche adibite alla mia
cura sin dalla nascita per aiutarmi nei miei lavaggi. Sono molto più magre di
me. Io sono più formosa delle altre: sia Ino che Sakura sono longilinee…Forse è
per questo che Naruto-kun non mi ha mai considerata…Eppure prima ero più magra.
Ho quest’aspetto da un paio d’anni, il cambiamento è avvenuto quasi
inavvertitamente. Ma c’è stato. E ora vorrei solo nascondermi.
Persa nei miei
pensieri, mi faccio spogliare dalle due ancelle, poi entro nella mia vasca
calda e mi immergo completamente, mando sott’acqua anche la testa e guardo da
sotto il soffitto, poi riemergo e lascio che loro due mi lavino, una si cura
del corpo e l’altra dei capelli, io penso, indago me stessa, faccio un po’ di
conversazione con loro.
“Madamigella Hinata, dovreste indossare abiti più femminili,
siete così graziosa!” dice quella che mi sta lavando il corpo.
“E’ vero, sapete, dovreste smettere di allenarvi per
dedicarvi a qualcosa di più adatto a voi come…”
Non la lascio finire. “BASTA! Non pretendete di dirmi cosa è
più adatto a me! Io continuerò ad allenarmi per migliorare fintanto che avrò
fiato in corpo, chiaro? Non mi interessano le vostre opinioni. Svolgete solo il
vostro lavoro! E fate in fretta!” Un’energia potentissima si era impossessata
di me. Perché non l’avevo mai trovata prima? Ah, non importa, ora che sapevo
che c’era, dovevo assolutamente utilizzarla al meglio.
Le due ora tacciono, si limitano a risciacquarmi e ad
asciugarmi, poi mi scortano in camera, dove le chiudo fuori, e sono libera di
scegliere i vestiti che preferisco.
Mi guardo allo specchio e non posso fare a meno di
vergognarmi della furia che ho mostrato prima.
D’altronde, ora è troppo tardi per tornare sui miei passi,
perciò tutto quello che posso fare è vestirmi. Sì, devo nascondere questo corpo
che non è mio, devo devo DEVO farlo.
Esco dalla mia camera ed entro in cucina, dove trovo la
colazione servita in tavola. Io vado a preparare il tè, lo servo e a poco a
poco arrivano tutti i membri della mia famiglia: Mio padre è il primo, mi
saluta con un cenno della testa ed un leggero sorriso e si siede a tavola.
Segue mia sorella e infine arriva Neji, che saluta tutti con un inchino. Per un
attimo i nostri occhi si incrociano, come a voler ricordare il segreto del
nostro incontro la notte scorsa, c’è un gioco di complicità tra noi che mi fa
arrossire. Quando tutti sono seduti, allora posso farlo anch’io.
Ad un certo punto, mi balena in testa un pensiero e
interrompo il silenzio.
“Padre, permettetemi di intensificare i miei allenamenti.”Mi
guarda interdetto, poi risponde.
“Non vedo perché no. Neji, da oggi ricomincerai ad allenarti
con mia figlia.”
Una frase basta per farci scambiare un altro sguardo
complice. Neji ha colto la mia sfida.
Tanto per cominciare, grazie a tutte le persone che hanno recensito il
primo capitolo di “Occhi”
Tanto per cominciare, grazie a tutte le persone che hanno
recensito il primo capitolo di “Occhi”! Mi ha fatto un piacere immenso vedere
tutti quei bellissimi commenti! Ecco, visto che vi avevo promesso che avrei
aggiornato presto, questo è il secondo capitolo! Spero solo che sia all’altezza
del primo T_T…Un bacione e grazie ancora!
Neji Hyuuga: wow! Che onore sono già tra I preferiti di
qualcuno! Carini anche Kiba x Hinata, ma per ora continuo con Neji x Hinata,
chissà un domani potremmo scrivere qualcosa a 4 mani! :P
Another day goes by…
Subito dopo colazione,mi accordo con Neji per il nostro allenamento insieme, decidendo di
vederci nel pomeriggio.
Esco nel giardino e una luce abbagliante mi avvolge con il
suo tepore timido, non posso fare a meno che sorridere mentre alzo il viso per
potermi sentire del tutto parte di questa bella giornata.
Camminando piano sui ciottoli che delineano il sentiero che
attraversa il giardino sul retro della mia villa, ammiro i fiori invernali che
si schiudono, ancora umidi di rugiada.
Mi dirigo verso i cespugli di camelie, i miei fiori
preferiti. Come sono belle, così bianche, così innocenti…Allungo la mano per
toccarle e provo uno strano piacere: è come se stessero cercando di comunicarmi
un messaggio di gioia, di speranza che mai avevo provato prima in questa casa.
E poi perché tanta ostilità? Perché mio padre deve reputarmi
un peso e mia sorella deridermi?
Persino le domestiche mi scansano, guardandomi dall’alto in
basso.
Tutti pensano che io non sia in grado di combinare nulla, ma
non è così. Devo dimostrare a tutti che si sbagliano, non posso restare in
silenzio, non più. Non voglio più subire. E non lo farò.
Stringo forte i pugni e do uno sguardo all’orologio: è ora
di andare ad allenarmi col team 8, o mi daranno per dispersa!
Arrivo al campo degli allenamenti col fiatone e subito
Akamaru corre nella mia direzione, sollevando la curiosità di tutti i presenti,
che si voltano verso di me mentre io accarezzo il cane e lui mi lecca la mano.
“Hinata, sei in ritardo.” Subito Kurenai mi redarguisce con
severità, io abbasso lo sguardo arrossendo lievemente e cerco di giustificarmi.
“Mi…mi dispiace, maestra Kurenai, io..io ero..”non faccio in
tempo a terminare la frase che Shino mi posa una mano sulla spalla per
rassicurarmi.
“Non importa, Hinata, l’importante è che ora tu sei qui.
Avanti, riprendiamo ad allenarci!” esclama energico Kiba, e subito io e lui
cominciamo i nostri allenamenti quotidiano, ormai da quattro anni non facciamo
altro che lavorare insieme, è prevedibile.
Col byakugan riesco a capire con un certo anticipo quello
che farà, da dove colpirà, che mossa cercherà di usare, e puntualmente riesco a
schivarlo e a colpirlo dove è scoperto.
Anche oggi è così: alla terza ora di allenamento lui è
sfinito e io riesco ad assestargli un pugno gentile nel fianco destro,
facendolo cadere con un calcio basso sulle caviglie.
“Hey, vai
migliorando eh?” dice lui con un sorrisetto beffardo, facendomi l’occhiolino.
Si alza e mi abbraccia con gentilezza, poi mi guarda.
Ricambio lo sguardo con dolcezza e sorrido.
Guardiamo avanti tutti e due, seduti sull’erba, poi lui
allunga una mano verso il mio addome e comincia a farmi il solletico. Inizio a
ridere, poi mi metto carponi e allungo il braccio a mia volta, andando a fargli
il solletico sotto le ascelle, fra le costole. Ridiamo entrambi allegri e
ruzzoliamo sul prato, poi sento una voce familiare chiamare il mio nome. E’
Neji.
Io e Kiba ci fermiamo immediatamente. Arrossisco:siamo un
po’ equivoci, lui carponi su di me e io sotto, con un ginocchio sul suo
stomaco.
Ci guardiamo, poi Kiba, notato il mio rossore improvviso, si
scansa e mi si stende accanto.
Io mi metto seduta con le ginocchia sotto al mento e osservo
Neji dal basso, lo studio in tutta la sua altezza, in tutta la sua freddezza
e…ma che penso?bellezza?..no, no, scuoto con forza la testa per scacciare via
questi pensieri e il rossore che mi pervade, poi alzo finalmente il viso verso
di lui e aspetto che mi rivolga la parola.
“Hinata-sama, vi ho cercato ovunque. E’ ora di pranzo e
dovete mangiare se dopo siete ancora dell’idea di voler sostenere un
allenamento con me. In caso contrario, potete scegliere se tornare con me o con
questa…marmaglia.”
Faccio appena in tempo ad alzarmi per sorprendere Kiba in
posizione d’attacco, che fissa con sguardo feroce mio cugino; lui dal suo canto
continua ad osservarlo con sufficienza. Io mi limito ad abbassare lo sguardo.
“Certo che voglio sostenere l’allenamento. Eccomi, andiamo.
Neji-nii-san, ti pregherei di non parlare in questo modo dei miei compagni.
Grazie!” dico con un sorriso appena accennato, poi mi volto verso i miei
compagni e la maestra Kurenai e li saluto con un cenno un po’ triste della
mano, per poi riprendere il mio cammino verso casa, un passo indietro a mio
cugino.
Come sei imponente, penso tra me e me. Spalle ampie, viso
amabile sebbene crudele, portamento elegante e composto, mai un movimento di
più né uno di meno.
“Neji-nii-san, come fate ad essere sempre all’altezza di
tutto? Come potete essere sempre lucido? Dove trovate la forza che sprigionate
in combattimento?”chiedo timida. Mi vergogno di quella domanda: ho davvero
dimostrato di essere una povera sciocca.
“Dalla rabbia. E dal dolore. Non sempre è necessario
rifuggere le proprie emozioni, specialmente quelle che fanno soffrire.
Hinata-sama, non abbiate paura di star male. E’ nelle cose. Viviamo per le
emozioni e con le emozioni che la vita ci offre, e se ci sono non è certo per
essere scacciate, ma per essere provate, odiate, per combatterci contro e per
vincerle, uscendo dalla lotta contro di esse più forti e con più esperienza.”
Si ferma e si volta verso di me.
Siamo occhi negli occhi (NdA. “e non serve a niente parlare,
ho la mappa dei tuoi nei, la potrei disegnare”-Jovanotti) ed è strano come i
suoi si rispecchino nei miei, quanta inquietudine si nasconde dietro alla calma
del nostro sguardo, che tutto cela a chi non lo sa cogliere.
Sono tentata dalla voglia di abbassare il viso, sento che
Neji mi sta lasciando accedere ai suoi ricordi e ho paura di farlo: quanto odio
c’è verso di me?
Quando sto per soccombere all’istinto, lui blocca il mio
gesto sollevandomi il mento con la mano, e io non posso fare altro che perdermi
nelle sue emozioni e nei suoi ricordi: insicurezza, rabbia, tristezza, dolore.
E poi all’improvviso sovviene la gioia: ci siamo io e lui che giochiamo
insieme, suo padre che lo abbraccia, la prima volta che mi ha vista…ehi, questo
non me lo ricordo. “E’ carina, vero papà?”..è questa la prima cosa che ha
pensato di me? Che io…io…sono…carina? Chissà se lo pensi anche ora, Neji,
chissà cosa pensi davvero di me.
“Basta. Ci sono cose di me che ancora non sono pronto a
rivelarti. Ora andiamo”
Sobbalzo quando occlude di nuovo la sua memoria, poi ci
avviamo verso casa.
***
Dopo un allenamento estenuante con mio cugino, sento che le
forze mi stanno abbandonando.
“Tieni duro” mi ripeto tra me e me, e continuo a guardarlo
negli occhi, a combattere, a schivare e ad incassare. All’ennesimo pugno
gentile che mi arriva nello stomaco, cado a terra.
Lui si avvicina a me e mi guarda dall’alto in basso.
“Neji, non potremmo interrompere? Solo per poco…” lo
imploro.
“Con tutto il rispetto, Hinata-sama, siete un’incapace che
preferisce arrendersi. In battaglia nessuno vi concederà una pausa. Forse
dovreste abbandonare questa vostra fissazione di lottare e dedicarvi ai
mestieri della casa.” Dice, beffardo, appoggiandosi al muro e guardandomi con
la sua solita arroganza.
Mi rialzo, umiliata, poi ricordo le sue parole “Dalla
rabbia. E dal dolore” e riprendo la mia posizione, la postura, poi ricerco in
me tutte le emozioni negative della mia vita, le raccolgo insieme, e mi sento
invasa, infiammata di un vigore così nuovo, eppure così bello!
“Neji-nii-san, nessuno mi chiama incapace!” grido, e gli
assesto un pugno tra stomaco e diaframma, poi lo colpisco di nuovo con un
calcio sulla schiena, finché lui non ruzzola in terra.
Si rialza e mi guarda, ammirato.
“Complimenti, Hinata. Diamoci del tu, da veri pari come
siamo.”dice con gentilezza.
I nostri occhi si incontrano di nuovo, come non era accaduto
mai prima, proviamo una sensazione nuova, un brivido. I suoi occhi hanno un
atteggiamento nuovo verso di me. Ed è bello.
Quasi inconsciamente, mi avvicino a lui, sempre di più,
sempre di più.
Poso una mano sulla sua spalla, poi mi alzo sulle punte dei
piedi e lo bacio sulla guancia.
Lui mi guarda interdetto e imbarazzato. Com’è curioso,
sembra tanto indifeso, eppure ha il coraggio e la forza di un leone. Sì, so che
sai amare come nessuno. L’ho capito ora.
Ebbene, Neji, non ti sarò da meno.
“Neji, ti ringrazio”
“Di che cosa, Hinata?”
“Di avermi insegnato finalmente come devo fare per
riprendermi ciò che mi è stato tolto.”
Già. Tutto l’affetto e l’ammirazione che sento di dovermi
meritare. E c’è qualcos’altro che voglio, come mai ho voluto qualcosa…Non mi
era successo mai, nemmeno con Naruto-kun.
La mia ispirazione viene avanti recalcitrante e io non posso
dire di no: è tutto il giorno che sto pensando a questo capitolo e non posso
non scriverlo…sono galvanizzata ormai nessuno riuscirà a fermare la mia foga
scrittomane!
Ki-Chan: hai visto che finalmente Hinata e Neji si
danno del tu alla fine? Haha comunque una quindicina di chili buoni l’ho presa
tutta e non me la toglie nessuno…io lo dico che siete troppo buoni!
Wiwo: eh già, Hinata più che mai! Lo Hyuugacest rende
davvero le cose molto più intriganti! E’ la mia grande sfida, avrò bisogno di
tutto il sostegno possibile!
Miki,Himawari,Talpina Pensierosa, MartyTorsy: GRAZIE
GRAZIE GRAZIE dei vostri commenti dolcissimi, sono le persone come voi tutte
che mi danno l’ottimismo necessario per scrivere, non mi sarei mai aspettata un
successo simile..e devo dire che mi spaventa un po’ J
Questo capitolo è dedicato a voi, spero che vi piaccia come
i primi due!
Moonlight
Esco dalla palestra silenziosamente: un bacio non produce
alcun suono, seppure il suo eco faccia tacere tutto. L’ho baciato, anche se
sulla guancia, ma l’ho fatto. Ho sentito la sua pelle, liscia come alabastro,
calda, lievemente sudata, tonica. E quando l’ho fatto, ho sentito un fremito
scuotermi l’anima, una strana sensazione, mista tra gioia, ansia, emozione,
paura, nervosismo.
In quell’attimo in cui i nostri corpi si sono sfiorati l’ho
sentito bloccarsi, come se ogni fibra del suo corpo fosse in tensione, ogni
muscolo irrigidito, il pulsare del suo cuore accelerare, crescere con il mio,
finché il loro ritmo non ha scandito lo stesso battito, all’unisono, mentre lo
baciavo.
E ancora adesso, mentre esco dalla palestra per tornare
nella mia stanza, non riesco a togliermi dalla mente quell’attimo magico.
Dalla finestra della mia camera lascio spaziare il mio
sguardo sul paesaggio circostante infiammato dalla luce del tramonto,
accecante, potente, energica, così forte da farmi portare una mano alla fronte
per proteggere gli occhi da essa.
Possibile che i miei miglioramenti fossero arrivati così
presto? Possibile che fosse così facile?
No, non può essere, devo aver colto Neji in un momento di
distrazione, ecco perché sono riuscita a farlo andare al tappeto, non sarebbe
mai avvenuto in un'altra circostanza, penso mentre do l’ordine alle ancelle di
prepararmi il bagno.
Mi guardano intimorite: il mio discorso di questa mattina
deve averle messe sull’attenti.
Mi sento in imbarazzo a sentirmi superiore a qualcuno. E’ così
umiliante. Non posso sopportare che una persona, come me, come tutti gli altri,
sia stimata di valore inferiore solo perché non appartiene ad una casata
nobile. Io stessa sono sempre stata l’ultima degli ultimi, per mio padre e per
Hanabi lo sono tutt’ora, senza contare la gente che mi ha ormai etichettata e
schedata sotto la voce “nullità”.
Non è giusto quello che sto facendo. Non deve essere così.
Le inseguo per il corridoio, le chiamo. Si fermano
immediatamente, poi si voltano verso di me.
“Ascoltate. Volevo scusarmi per il mio comportamento di
oggi, devo riconoscere che non sono stata affatto gradevole. Chiedo venia.
Preferisco lavarmi da sola d’ora in poi, voi limitatevi pure a riordinare la
mia stanza e a lavare e riporre i miei vestiti, al resto farò fronte io stessa”
dico dolcemente, poi sorrido.
Le donne mi guardano stupite, ringraziano con un inchino e
con sguardi grati.
Vado in bagno e mi infilo frettolosamente nella doccia, non
ho tempo per rilassarmi, il mio fantasticare come al solito mi ha trattenuta
più del dovuto nel mondo dei sogni, perciò ora devo sbrigarmi.
Arrivo a cena indossando un kimono elegante, come si
richiede nella mia famiglia da generazioni: la cena è un momento sacro, quasi
una funzione religiosa, ed ognuno deve presentarsi al meglio.
Personalmente, mi sento male ogni volta che si tratta di
cenare proprio a causa di questa fastosità esasperata: questo è uno dei motivi
più stridenti di discordia tra me e mio padre.
Oggi è un giorno importante: dopo tanto tempo, torno a cenare
con tutta la famiglia.
Ciò mi era stato proibito perché durante una cena, due anni
fa, indetta da mio padre per commemorare la fondazione della nostra famiglia,
avevo avuto l’ardire di isolarmi nel giardino con le camelie, a contemplare la
luna, con il risultato che, appena lui mi trovò, mi riempì di percosse davanti
a tutti per via della mia condotta sconveniente durante un evento di tale
importanza.
Perciò stasera ci tengo ad apparire,almeno per una sera, la donna che mio padre
vorrebbe che io fossi.
Acconcio i capelli in una mezza coda, poi acconcio quelli
della parte superiore in un elaborato chignon guarnito con orchidee bianche e
al centro un crisantemo candido, mentre i capelli della parte inferiore li
lascio sciolti, di modo che tutti possano ammirare almeno il mio sforzo nella
cura delle lunghezze della mia chioma.
Il kimono che indosso è in seta nera, con dei ricami in
filigrana d’argento che disegnano svariati fiori, mentre la fascia che indosso
in vita è grigio perla.
Un ultimo respiro profondo prima di entrare nel salone dove
la mia famigli cena, poi timidamente faccio scorrere la porta e faccio un passo
avanti, sperando di passare il più inosservata possibile.
La cosa puntualmente non avviene.
Il primo a fulminarmi con lo sguardo è mio padre, quasi a
volermi attaccare al muro come primo impulso; poi mi osserva di nuovo con fare
indagatore, tentando di trovare un difetto, anche minimo, nella mia mise o
nella mia persona.
Quando ha finito di esaminarmi, i suoi occhi si addolciscono
e abbozza un sorriso nei miei confronti, per la prima volta dopo tanti anni.
“Bentornata, Hinata. Siedi accanto a tua sorella. Spero che
l’uso delle buone maniere sia ormai diventato più insito nella tua natura di
quanto non lo fosse precedentemente.”
Non una parola di più, inutile cercare di giustificarmi, ma
almeno lo scoglio rappresentato da lui è stato superato.
“Sì, padre.”dico, e mi siedo accanto ad Hanabi, che mi
guarda ammirata, con i suoi grandi occhi uguali ai miei, ma più allegri e meno
esperti nel saper occludere la sfera emozionale; tiene il suo sguardo fisso su
di me il giusto tempo per lasciarmi vagare nella sua mente e scoprire che in
questo momento prova ammirazione nei miei confronti.
Mi sento a disagio al contatto con la sua innocenza, con la
sua purezza, con le sue emozioni forti e positive. Come siamo diverse, sorella
mia.
Nel sedermi mi accorgo di avere davanti Neji, così
silenzioso che non mi ero ancora accorta della sua presenza. Eppure, ora che
l’ho notato, sono completamente annichilita dalla sua persona e rimango a bocca
aperta.
Arrossisco in tempo per ricordarmi di chiuderla prima che se
ne accorga mio padre.
Che vergogna, ma che mi prende? Non posso provare attrazione
per lui, lui mi ha odiata, lui è sempre così gelido con me…Eppure sentivo che
qualcosa era cambiato tra noi due…Dannazione, non può essere, mi sento così
combattuta tra due forze ancipiti che mi dilaniano, e tutto quello che vorrei
fare è correre via, urlare, picchiare i pugni al muro.
Perché provo sempre questi sentimenti per persone
irraggiungibili?
Sebbene il mio stato d’animo sia in tempesta, riesco a
dominarmi con uno sforzo immenso, e celo subito tutto ai presenti.
Poi, di colpo, mio cugino solleva il viso e mi osserva con
insistenza. E’ così bello che mi commuove. Spalle così ampie, occhi che
trasudano arroganza e ambizione, desiderio di superare i propri limiti, labbra
sottili, sode, piene, contratte in un atteggiamento di severità, lineamenti
puliti, leggermente spigolosi, carnagione chiara.
Incontro i suoi occhi, colgo in essi dei bagliori simili al
riflesso della luna…sembrano due perle grandi ed innocenti…Oh no, non può
nutrire la mia stessa ansia..o sì?
Una volta terminata la cena, mi congedo e vado a passeggiare
nel mio giardino, poi mi siedo sotto la siepe delle camelie bianche, e provo di
nuovo la sensazione di benessere di questa mattina.
La serenità che quei fiori mi comunicano mi spinge a
sdraiarmi sull’erba, per perdermi ad osservare le stelle che questa sera
compaiono così numerose nel cielo.
Ad un tratto, sento dei passi venire nella mia direzione ed
immediatamente ritorno seduta, con la schiena ben eretta, mi sistemo
l’acconciatura, poi mi guardo intorno con aria circospetta e spaesata.
Appena mi volto a destra, trovo Neji seduto accanto a me,
con le braccia tese indietro per sostenersi e le ginocchia leggermente flesse.
Il mio cuore comincia a galoppare dall’inquietudine e
arrossisco violentemente, abbassando lo sguardo e girando il viso nella
direzione opposta.
Sento i suoi occhi su di me.
Ho paura di quale sarà la sua prossima mossa.
Neji…Neji, come posso fare? Perché sei così ineffabile?
Perché mi hai incastrata in questa situazione? Perché, perché, perché?
Sento le lacrime salire agli occhi, urticanti, abbondanti,
ne avverto scendere una giù per la mia guancia sinistra.
Mi asciugo vigorosamente gli occhi, poi la sua mano mi gira
il viso verso di lui, e non posso fare a meno di rimanere in contemplazione.
Sì, anche tu stai lottando la mia stessa battaglia, anche tu
sei vittima di due sentimenti contrastanti.
E’ scritto nei tuoi occhi. Come siamo simili. Me ne accorgo
solo ora che combattiamo per la stessa causa, contro lo stesso nemico.
“Hinata, non posso resistere a lungo con quest’inquietudine
che mi attanaglia. Non posso nascondere ciò che hai risvegliato con quel bacio
innocente oggi pomeriggio. E’ tutta la vita che ti odio per non amarti, eppure
non penso che riuscirò ad odiare per sempre. Anche perché, ora che siamo qui,
ora che non ci guarda, non ci ascolta, non ci controlla nessuno, io e te siamo
solo due persone come le altre. Due persone che…chesi amano.”
Mentre dice questo mi si avvicina sempre di più e mi prende
le mani, incrociando le sue dita tra le mie. Le nostre mani sembrano fatte per
stare insieme: le mie piccole ed affusolate e le sue protettive, eleganti, ben
curate.
“Neji, perché…perché non ci possiamo provare? Farò tutto ciò
che è possibile per non rivelare nulla, prometto che ti incontrerò ovunque tu
voglia negli orari che tu deciderai, non dormirò se ciò mi permetterà di
vederti, ma, ti prego, ti imploro, lascia che quello che può esserci di bello
in questa casata nasca e si irrobustisca. Quando sarà tempo, lo riveleremo. Ma
ti prego, amami e lascia che io ti ami. Lasciami essere tutto quel che vorrai,
tutto quello di cui avrai bisogno. Io ti obbedirò, per te farò qualunque cosa.
Ma non costringermi a soffocare di nuovo il mio amore.”
Un breve gioco di sguardi, ci avviciniamo, poi lui mi cinge
il corpo con le braccia e finalmente le nostre labbra si incontrano, si
riconoscono e, finalmente, si amano.
***
Non vi preoccupate, non finirà così! Ora tocca a voi:
commentate, che vi sia piaciuta o no, datemi consigli, sgridatemi, fate ciò che
volete, basta che sia costruttivo!
Eccolooooo! Il quarto capitolo di “occhi” è entrato nel
processo di stesura! Ho visto con piacere che vi è piaciuto tanto anche il
capitolo precedente…posso dirvi che anche questo sarà molto
interessante!
Himawari: grazie per la tua dedizione e
per i tuoi commenti così assidui…spero che i capitoli successivi siano
all’altezza delle aspettative e che l’audience aumenti ^-^…le tue fiction sono
davvero graziosissime!
Talpina Pensierosa: ecco un’altra gentilissima
lettrice e recensitrice della mia ficcy, mi ha fatto molto piacere parlare con
te su msn! Grazie per i tuoi commenti gentilissimi <3
LEA91: ti ringrazio umilmente per i complimenti che mi hai
fatto, sto cercando di dare l’anima a questa coppia che amo molto! Continua a
seguirmi, spero ti piacerà anche la prosecuzione del racconto.
Wiwo:haha ottima intuizione, questa coppia non vivrà un
rapporto del tutto rose e fiori, anzi ne vedranno di belle! E il tutto renderà
lo Hyuugacest (*__* sbaaaav...Neji quanto sei..ehem, diamoci un contegno!)
molto interessante…Tuttavia non ho istinti esattamente sadici, diciamo che sono
una persona serena T_T
Labyrinth
Notte scura, notte senza la sera, notte impotente, notte
guerriera…per altre vie, con le mani, le mie, cerco le tue…cerco noi due…
Mi ritrovo a pensare alle parole di questa canzone, sentita
non so quando, ma così poetica da farmi sciogliere in pianto (NdA “Spunta la
luna dal monte”- Pierangelo Bertoli & Tazenda).
Che cosa stai facendo a quest’ora di notte, Neji? Pensi
ancora a quello che è successo tra noi due questa sera? Ah, come vorrei poter
passeggiare tra i tuoi sogni, non lo immagini nemmeno.
Com’è ancora ingiusta la vita con noi, mio dolce.
Io siedo sul mio letto, con la schiena appoggiata al muro,
un ginocchio al petto, l’altro leggermente flesso, la punta sfugge dalla
larghezza del materasso e fa capolino, timido.
Mi tiro sopra il lenzuolo lilla e ne stringo un lembo con
tutte e due le mani, sotto al mento.
Cerco noi due. Sì, nella mia mente cerco noi due,
richiamo alla memoria i ricordi fantastici e dolcissimi di questa sera e mi
domando ancora cosa ci aspetta.
Mi sdraio di nuovo, raggomitolandomi sul fianco sinistro
(Hey, così ci dormo io!NdA. *_*Scusa, ma stavo raccontando io, carina! NdHinata
Senti, qui di Hinata ce n’è una sola! Chiaro?E ora riunisciti a me!NdA)
e mi addormento, immersa in quegli splendidi frangenti.
A colazione questa mattina lo incontro e il mio cuore
sobbalza. Arrossisco e i miei battiti accelerano paurosamente, mentre lo
stomaco mi si contorce, provocandomi delle fitte di dolore e bruciore.
Mangiamo tutti e quattro in silenzio, solo mio padre ed
Hanabi si scambiano qualche parola, io e lui ci scambiamo solo un paio di
sguardi furtivi, i miei occhi sono carichi di ansia e paura, i suoi di gioia e
sicurezza di sé.
Come sempre del resto, tu sei puntualmente sprezzante verso
le persone e le cose che dovresti temere.
O forse non tieni abbastanza a me per intimorirti, forse è
solo un gioco, forse anche tu mi stai prendendo in giro, mio Neji, algido,
distaccato, riflessivo, inquieto, superbo ai limiti dell’insolenza, con le tue
manie di superiorità e le tue parole taglienti, indirizzate a me sempre e
comunque, con l’unico scopo di ferirmi.
E non riesco a credere che spesso mi sorprendo a pensarti.
No, non ho il coraggio di guardarti con il mio byakugan durante i tuoi gesti
quotidiani, seppure mi piacerebbe tanto, non voglio violare la tua intimità, tu
non lo faresti.
Ad un tratto, come a volermi riportare di botto sulla terra
dopo le mie riflessioni, sento il rumore di due sedie che strusciano sul
parquet: mio padre ed Hanabi si allontanano per andare ad allenarsi e rimaniamo
solo noi due.
Mi prende un groppo in gola e alzo gli occhi dalla mia tazza
di tè per posarli su di te, che pensieroso finisci di berlo.
Poi, ad un tratto, ci guardiamo ed io non posso fare a meno
di diventare rossa e distogliere lo sguardo.
“Non te lo toglierai mai questo vizio, eh?”
Mi giro verso di te. “Uh? Quale?..Cosa?…” chiedo imbarazzata
e stupita.
E tu mi guardi con ironia e, come al solito, con l’aria di
chi la sa molto più lunga.
Poi, con un sorrisetto, rispondi.
“Ogni volta che ti trovi a disagio o in difficoltà,
arrossisci e sposti lo sguardo piuttosto che sostenerlo, rivelando la tua
vulnerabilità. E subito la gente capisce che hai qualcosa da nascondere. Cos’è
che nascondi in quella testolina, eh mia amata?”
A quell’appellativo inatteso e inusuale per me, non posso
fare a meno di sobbalzare e girarmi con umiltà verso di te.
“Ho paura di questa strada che abbiamo intrapreso. Non so
dove andremo a finire. Sono così tentata eppure non posso fare a meno di
trattenermi, perché la posta in gioco è troppo alta. Finché mio padre sarà in
vita sai bene che cercherà di mortificarmi e di trovare tutti i modi per
distruggere le cose che con tanta fatica sto cercando di costruire. E non posso
vivere con il terrore che…che….”
Ti guardo con gli occhi gonfi di lacrime e di disperazione,
e tu ti alzi e vieni verso di me.
Afferro la tua mano. Mi alzo in piedi e ci guardiamo. Sei
più bello di ieri sera se possibile, con la luce che ti illumina il viso e le
spalle. Mi abbracci forte, io appoggio il viso sul tuo petto e sento il tuo
mento sulla mia testa, chiudo gli occhi ed una lacrima bagna il tuo kimono.
Rimaniamo così per attimi interminabili, poi ci separiamo ed
ognuno va per la sua strada, due team diversi, ai nostri allenamenti, lontani,
mentre le nostre anime giocano insieme.
***
Sono appena finiti gli allenamenti. Tenten mi tira per la
manica. Mi volto.
“Che cosa vuoi?” dico, con un filo di seccatura nella voce.
Ho fretta, devo andare a casa. Così potrò vederla di nuovo.
“Neji, perché non andiamo a pranzo insieme? Gai e Rock Lee
mi hanno lasciata qui…Dai, andiamo!”
Sorride allegra. Non sei cresciuta di una virgola, cara mia.
E ormai mi è passata la sbandata che avevo per te, Ten. Tu non lo hai mai
notato, ma io ho sofferto per te. Ma ora non ci sei più tu ad occupare i miei
pensieri. C’è lei, eppure mi stai tentando. Stai risvegliando i miei antichi
sentimenti per te e non è giusto nei confronti di Hinata. Non posso, non devo
cedere ai ricordi. I ricordi soffocano e basta, il futuro rende
liberi.
Ti guardo, sei un po’ più bassa di me, ma hai sempre
quell’aria sfrontata di sempre.
Quello sguardo di sfida che mi piaceva tanto, il tuo sorriso
malizioso. Tenten.
“Sai che se me lo avessi chiesto qualche tempo fa non avrei
rinunciato per nulla al mondo…Ma mi dispiace, Tenten, non mi interessi
più.”
Sono riuscito a dirtelo, finalmente. Mi urti. E voglio solo
lei, non mi interessa niente, solo lei.
Ora che fai? Ti butti tra le mie braccia? Tenten, è inutile
piangere.
Sento dei passi avvicinarsi…spostati, stupida, non hai
capito che voglio andarmene senza di te? Niente, mi stringi più forte.
“Neji…no!..Non è vero…Io so che mi ami, io lo so!…” sta
singhiozzando ancora, ‘sta qui.
Non faccio in tempo a prendere Ten per le spalle, che vedo
Hinata. Ci guarda. Apre la bocca, la richiude, scappa via. Non riesco a
fermarla, Tenten si è aggrappata alla mia gamba.
La scuoto via con un calcio, poi la fisso con odio.
“Sei contenta ora?” le urlo, poi corro dietro ad
Hinata.
Fortunatamente non sei così veloce, Amore, e faccio in tempo
a prenderti, cingendoti la vita con le braccia, per poi cadere a terra. A
terra, ma con te nel mio abbraccio.
Ti accoccoli sul mio petto e nascondi il viso, sento i tuoi
occhi ed i tuo visetto dolce tutti bagnati, mentre io ti accarezzo quei lunghi
capelli neri, morbidissimi. Sei mia, Hinata, non mi importa di tuo padre, non
mi importa di niente, tu sei MIA.
***
“Perché
ti stava abbracciando?” chiedo con rabbia a Neji, siamo stesi su di un prato,
io lo osservo, studio ogni suo centimetro, mentre lui volta il viso verso di
me.
“Perché non vuole ammettere di aver perso. E ora che non la
voglio più, non riesce ad accettarlo.
Io desidero solo te, Hinata, con le tue paure, con le tue
luci e le tue ombre, con le tue sfumature, con i tuoi silenzi, con il tuo
coraggio, con la tua costanza, con il tuo tacito coraggio. E con quel sorriso
che mi ricorda perché vale la pena vivere.”
Mi guarda con tenerezza e ricambio con un sorriso timido.
Poi lo abbraccio.
“Di cosa hai paura, Neji?”
“Di perdere…”Lo guardo con aria interrogativa “…te”
Si sdraia su un fianco, mi bacia sulle labbra delicatamente.
Poi torniamo a casa da due strade diverse. Ed arriviamo comunque contemporaneamente.
Ci sorridiamo davanti al portone imponente della villa della nostra famiglia e
mentre entriamo lui mi sussurra qualcosa all’orecchio.
“A mezzanotte, stasera, nel labirinto di siepi di rose. Non
farti vedere, sii prudente”
Un bacio sull’orecchio, poi ci separiamo per non
rincontrarci fino ad ora di cena.
Per raggiungere Neji al labirinto mi alzo dal letto
delicatamente, cercando di non fare rumore, “Byakugan” dico sottovoce,
controllando che siano tutti addormentati.
Mio padre è a letto, Hanabi si è addormentata ben prima di
lui, suo cugino è probabilmente già lì ad aspettarmi. Il mio cuore trasale
quando penso al nostro appuntamento.
Mi vesto silenziosamente, indossando una camicia da notte,
la migliore che ho, bianca, ed un giacchetto. Non metto le scarpe: potrebbero
far rumore sulle assi di legno del pavimento.
Sgattaiolo via per il corridoio, giù per le scale, quindi
esco sul retro e mi dirigo velocemente verso il labirinto. Fa un po’ paura
visto di notte e non riesco a trattenere uno sguardo di stupore al cielo: la
luna piena riluce in tutta la sua maestosità e mi incanta con quella sua
purezza, con quella innocenza sconosciuta a noi uomini…La luna continua a
splendere, questo è il suo miracolo, il suo segreto: l’impassibile serenità.
Come vorrei essere come la luna anche io…
“Sei stupenda” una voce profonda alle mie spalle mi fa
sussultare. E’ lui. Mi giro e gli sorrido. Lui ricambia il sorriso, poi mi
prende per mano e ci addentriamo nel labirinto.
Quando arriviamo al centro di esso, Neji mi cinge le spalle
con un braccio e sento le sue mani calde, una sulla mia spalla, l’altra nella
mia mano sinistra.
Entrambi fissiamo il cielo stellato, la luna…la nostra luna,
la nostra notte, i nostri attimi, il nostro amore…Prego affinché tutto questo
no finisca mai
Cuore mio, fonte chiara e pulita dove anch’io posso bere alla vita…dovunque
cada l’alba sulla mia strada senza catene vi andremo insieme…Spunta la luna dal
monte, spunta la luna dal monte…
“Neji, io volevo dirti che io…”
Mi interrompe posando l’indice sulla mia bocca e si avvicina
al mio viso pericolosamente.
Ci baciamo. Piano, spinge la sua lingua nella mia bocca, e
quello che era un bacio innocente si macchia di carnalità, diventa un bacio
passionale, disperatamente sensuale, le nostre labbra non riescono a
distaccarsi, come a dover recuperare tutto il tempo perduto a temere il nostro
amore, ad odiarci, a dubitare l’uno dell’altra. E quindi ci cerchiamo, una
ricerca interminabile seppure i nostri corpi siano insieme, seppure i nostri
desideri abbiano raggiunto il loro degno coronamento.
“..Ti amo, mia adorata”
E’ lui a terminare la frase che avevo cominciato. Ci
stringiamo forte, quasi come se qualcosa fosse pronto lì a separarci. Come
infatti accade.
“Si avvicinano le luci dell’alba, sarà meglio che tu
rincasi, Hinata, altrimenti incorreremo in dei grossi guai” dice Neji, dolce,
con un tono al quale ancora non sono abituata, con un sorriso che non è né di
scherno, né di sufficienza, ma tenero, come il suo lato oscuro, quello che solo
io posso conoscere.
Lo bacio un’ultima volta, poi esco dal labirinto per tornare
nella mia camera e dormire le tre ore che mi separano dal suono della sveglia.
Siamo di nuovo distanti, di nuovo divisi, mentre le nostre
anime giocano a nascondino…Nel Labirinto.
***
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto…ho dato
veramente l’anima per scriverlo! E’ anche una specie di song-fic, in quanto le
frasi in corsivo sono tratte da una canzone di Pierangelo Bertoli e dei
Tazenda, “Spunta la luna dal monte”, che è veramente meravigliosa e che
consiglio di scaricare!
Grazie a tutte le mie commentatrici, siete sempre
meravigliose! Leggete e recensite, sia negativamente che positivamente <3 lo
apprezzerò moltissimo *ç*
“Obbedisco!” disse un tizio di mia conoscenza, Giuseppe
non so che :P ! Ecco, come lui io obbedisco alla richiesta del mitico 5°
capitolo, che si avvicina inesorabilmente.Continuo a sostenere che
Sabry92,grazie per i complimenti, li ho molto apprezzati…ma
se giudichi il pairing assurdo e orribile, non leggere! Non ti paga nessuno
ve’? Non prenderla come un’offesa, ma preferisco non illudere nessuno: non amo
molto Tenten, e non penso che scriverò di lei e Neji. Sorry J!
LEA91:sei veramente gentilissima e i tuoi commenti mi
riempiono di gioia. Vuol dire che probabilmente sono riuscita a toccare delle
corde molto intime, altrimenti non avresti lasciato dei commenti così belli. Mi
prefiggo di riuscirci anche questa volta e di emozionarti come tu fai con me con
le tue FF…Spero di compiere un miglioramento ulteriore questa volta, sto
lavorando molto sodo per rendere il mio racconto più avvincente!
Talpina Pensierosa: come dimostrarti il mio affetto?
Intanto ho letto le ultime recensioni che ti sono state fatte, cariche di
critiche forse un po’ difficili da accettare in un sol colpo. Arwen5789 è stata
davvero dolce nei tuoi confronti, ti suggerisco di esaminare più la sua
critica: si vede che è fatta con affetto e senza supponenza, non scoraggiarti
mai, ma apprendi sempre! Un bacio continua come sempre!
Ki_chan: grazie mille per i complimenti,
spero che la ficcy continui a piacerti! E che la forza sia con il tuo
computer!!! Lol…XD
Himawari: grazie per l’affetto che mi
dimostri seguendo sempre seguendo quello che scrivo! Mi spiace per Tenten, ma
voglio dare libero sfogo ai miei istinti omicidi su di lei (MUAHUAHUA)…comunque
nella tua FF l’hai resa molto gradevole!
Wiwo: ecco, ora divento sadica con Tenten!!! (ecco il mio
lato oscuro)…ti ringrazio dei complimenti! Sicuramente la ragazza sarà uno
scoglio per i nostri pucciosissimi cuginetti, ma vedrai che risolverò anche
quello a modo mio!
Miky: effettivamente mi hai dato un’idea..chissà se Hiashi
si opporrà? Bah…devo meditare…Comunque ti ringrazio per la tua gentilezza! Sei
dolcissima!
Mi rigiro nel letto un po’ affaticata, con una parte di me
ancora avvolta nel mondo dei sogni, stingo gli occhi impastati di sonno, mi
stiracchio, allungando prima le braccia oltre le spalle con le mani incrociate,
poi stirando le gambe, cosicché ogni singolo muscolo sia teso.
Lascio passare due minuti prima di alzarmi con un timido
sorriso. Ne è valsa la pena dopotutto.
Faccio scorrere la porta della mia camera per poi andare in
bagno ed immergermi nella vasca calda.
Sprofondo nell’acqua fino al naso e con la mente torno a
ieri sera, alla magia della luna, al Labirinto e ai nostri baci. Poi mi bagno
il resto dei capelli.
A doccia finita mi vesto per gli allenamenti e scendo in
cucina, cercando di non far rumore all’impatto delle mie piante dei piedi sui
gradini.
Ogni passo è un ostacolo in meno tra noi due, Neji.
Ed una sensazione di ansia e al contempo gioia mi pervade,
lo stomaco mi si stringe, poi prendo coraggio, alzo il viso ed avanzo.
Come ogni giorno, si ripete il rituale del tè, seppure oggi
io ci tenga di più ad apparire aggraziata ai tuoi occhi. Neji, amore. Come al
solito sei l’ultimo ad arrivare, saluti con un inchino, poi ti siedi
silenziosamente ed io, alla tua destra, in piedi, verso il tè nella tua tazza.
Il vapore sale e mi inebria del profumo dolce ed intenso dell’infuso.
Quando ho servito anche te, posso sedermi e cominciare a
mangiare anche io.
Hanabi e mio padre discorrono tranquillamente, poi lui si
volta verso di me e con un sorriso appena accennato, dice:
“Sei molto graziosa stamani Hinata. Hai un che di radioso.
Chissà che tu non stia migliorando nella cura di te stessa. Magari con la
bellezza riuscirai a compensare le tue carenze nella lotta.”
Il suo tono ha un che di approvazione ed un sottofondo di
rancore.
“Grazie, padre.” Rispondo, un po’ intimorita: dove vuole
andare a parare?
“Se mi è consentito, Hinata ha mostrato nell’allenamento con
me una maggiore proprietà delle tecniche ninja ed un netto miglioramento
nell’uso del flusso di chakra, che ora riesce ad indirizzare centrato nel
colpo. Posso dire con serenità che ha compiuto dei grandi progressi in questi
anni.”
Rimango colpita dall’improvviso intervento nella discussione
di Neji. A mia difesa. Non si era mai vista una cosa del genere, penso con una
certa allegria, e sorrido leggermente.
Un’espressione che solo lui nota, e alla quale risponde con
una veloce strizzata d’occhio.
“Allora devo dedurre che forse la bellezza della mia
primogenita è direttamente proporzionale alla sua abilità di combattimento? No,
non penso! Hinata, figlia mia, se così fosse allora saresti il ninja più temuto
del Paese del Fuoco! Concordo che tu sia davvero stupenda, ma queste tue doti
nascoste sono tutte da dimostrare. E poi ti alleni troppo poco, io trovo.”
Ecco, è arrivata la sentenza suprema: bella sì, ma un
fallimento su tutta la linea. Ma nonostante il rimprovero insito
all’affermazione ed il cinismo spietato di mio padre, mi sento orgogliosa del
fatto che lui mi trovi dotata di bellezza, ed arrossisco leggermente.
Mio padre riprende a sorseggiare il tè, sereno.
“Potrei esercitarmi cinque giorni a settimana con Neji,
invece che tre, se ciò non determina complicazioni, padre.”
Il tè gli va di traverso e fa due colpi di tosse. Scommetto
che si sta chiedendo se quella che ha davanti è ancora sua figlia. Presto, si
ricompone e riprende la sua aria di cupa serietà e compostezza.
“Non saprei, devi rivolgerti a lui stesso per sapere la
risposta, non è così, Neji-nii-san?”
“Per quanto mi riguarda, non trovo alcun impedimento
nell’allenare Hinata-sama. Ma naturalmente devo avvertirvi che la difficoltà
della preparazione sarà sempre crescente. Siete sempre in tempo per
rinunciare.”dice lui, con scherno.
“Sappiate, Neji-nii-san, che non sono disposta ad arrendermi
di fronte a nulla, né a ritirarmi, quale che sia la situazione. Intendo
allenarmi con durezza ed impegno fino alla fine, per migliorarmi sempre di
più.”
Ho il corpo infuocato di passione, mi sento invasa da una
determinazione nuova, positiva. Perché questa volta non devo dimostrare nulla a
Naruto-kun, o a qualcun altro. Questa è la mia battaglia con me stessa, e
intendo scacciare via tutte le sensazioni negative che si sono impadronite di
me ogni volta che qualcun altro mi giudicava inadeguata. Devo riscattarmi. Lo
devo a me stessa.
Dopo la colazione, esco ed imbocco il sentiero che mi
conduce al luogo prefissato per gli allenamenti mattutini.
Sulla strada, sento una voce chiamarmi. Mi volto di scatto e
vedo una ragazza meravigliosa, slanciata, alta, armoniosa, corrermi dietro e mi
fermo per aspettarla.
Le sorrido, mentre lei riprende fiato e si ravvia i lunghi
capelli biondi.
“Buongiorno, Ino! Come stai?”
“Bene, Hinata, e tu?”
“Tutto bene, come mai da queste parti?”
“Devo andare ad aiutare al negozio di mio padre. Oggi arriva
il nuovo carico di fiori e due braccia in più fanno sempre comodo, no?” dice,
con un sorriso allegro sul viso. I suoi occhi azzurri sfavillano colpiti da un
raggio di sole.
“Sì, immagino di sì.”
“A proposito, Hinata-chan, toglimi una curiosità, qual è il
tuo fiore preferito? Sai che c’è tutto un linguaggio dei fiori, ed in base al
tuo fiore preferito sicuramente posso capire qualcosa del tuo carattere!”
“Certo, è facile: il mio fiore preferito è la
camelia.”rispondo, incuriosita.
“Aha, come immaginavo! E’ davvero il fiore per te, tesoro!
Esso vuol dire bellezza perfetta e superiorità non esibita(mi sono andata ad
informare ieri sera su un sito di giardinaggio ed ho trovato per caso che
questo è davvero il significato della camelia…e pensare che l’avevo già
designato come fiore preferito di Hinata senza saperne nulla! NdA). Ed
effettivamente, ti rispecchia in tutto e per tutto.” Dice con affetto, come se
stesse parlando con una sorella più piccola, mettendomi una mano sulla spalla.
Io arrossisco e sorrido timidamente.
“Beh, io ora devo andare. Ci vediamo presto, Hinata-chan!”
Ci salutiamo con due baci sulle guance, poi la guardo
allontanarsi.
Bellezza perfetta e superiorità non esibita.
Che cosa strana. Un fiore.
Riprendo il mio cammino con queste parole in mente e, senza
accorgermi nemmeno del tempo che ho passato a riflettere sugli avvenimenti di
questa mattina, arrivo al campo degli allenamenti.
Questa volta sono la prima e mi metto a sedere su un ceppo
di legno, a guardare il cielo, mentre un vento leggero mi scompiglia un po’ i
capelli, poi, al passare della folata, questi tornano ad adagiarsi sulla mia
schiena ed io li porto sulla spalla sinistra e li comincio a lisciare con le
mani, immergendoci le dita. Socchiudo gli occhi e lascio che i raggi del sole
colpiscano il mio volto.
***
“Dritta quella schiena!”
“Come? Così?” dice, provocatoria, cercando di prendere la
mia stessa posizione e compiendo volontariamente dei movimenti sensuali con il
bacino. E’ una battaglia persa.
La guardo con sussiego.
“No. Senti, Tenten, basta per oggi. Preferisco allenarmi da
solo che con una aspirante spogliarellista. Non attaccano i tuoi atteggiamenti,
anzi confermano ancora una volta che non sei il mio tipo. Se avessi cercato una
pavoncella esibizionista magari avrei scelto Ino. Non interessa.” Cattivo,
forse troppo. Esagerato.
Non se lo merita, in fondo.
“Avanti, Neji-kun…Lo sappiamo tutti e due che quella ragazzina
non ti interessa più di tanto. Perché, diciamolo, è una ragazzina. E io invece
sono una donna. Vera. Calda. E sono sicura che se proverai le emozioni che sono
in grado di far provare io, abbandonerai per sempre quella innocente per
qualcosa di più…Forte.”
Esito. Certo, è vero ciò che ha detto. Lei è così
eccitante…Ha quel che di peccaminoso che seduce con un battito di ciglia.
Il suo profumo è dolce e pregnante, mi annebbia il cervello,
il suo corpo è un’esplosione di voluttà…e quante volte avrei voluto accarezzare
quei capelli…
I miei battiti aumentano. Un impeto si impadronisce di me e
la bacio con forza. E lei ricambia con altrettanta prestanza. Le sue mani
scorrono sulla mia schiena, le dita robuste studiano il mio torace.
Poi, ad un certo punto, qualcosa mi richiama alla realtà.
Degli occhi dallo sguardo invadente, poderoso, animato da un vigore collerico.
TU. Ancora una volta, Tenten è riuscita a logorare il nostro rapporto.
La spingo a terra violentemente e poi ti guardo, ed è come
se non ti avessi mai vista prima, perché ora sei infiammata dall’ira, dalla
gelosia e dal dolore. Tutte le emozioni dalle quali, come ti avevo detto io,
stai traendo energia e forza.
Ansimi dallo shock, poi inizi a tremare, come un cerbiatto
ferito. Tu, cerbiattina mia, contro quella volpe di Tenten, che mi ha messo nel
sacco di nuovo, ed ora..che fare per recuperarti, Amore?
Mentre tu vai via delusa ed amareggiata io mi accascio a
terra, caccio via l’altra con un urlo, poi adagio la testa sul mio braccio
sinistro, coperto di brividi per il contatto con l’erba ancora bagnata di
gelida rugiada.
Le lacrime scorrono dagli occhi piene di furia e di
sofferenza, stringo i pugni, in preda alla frenesia.
Come ho potuto farti
qualcosa del genere, come ho potuto approfittare della tua fiducia giungendo a
tanto? Perché mi sono lasciato trasportare dai sensi? Ho distrutto il nostro
amore così perfetto, semplice e puro per uno stupidissimo bacio, uno di quei
baci che dopo ti lasciano un senso di desolazione incolmabile.
O meglio, colmabile solo con le tue attenzioni, con le tue
parole, colmabile solo stando accanto alla mia Hinata.
“Che verme che sei.” Una voce maschile sentenzia, alle mie
spalle. Scatto in piedi, ma non sono abbastanza veloce per vedere chi è stato
ad apostrofarmi così. Chi è stato? Ad ogni modo, non aveva torto. Per niente.
***
“Fai sempre lo stesso
errore. Se assumessi una postura corretta, allora vedresti che i tuoi colpi
risulterebbero più potenti ed il tuo chakra confluirebbe meglio in essi,
permettendoti di perderne di meno nella lotta. E poi saresti molto più veloce
ed aggraziata nei movimenti.”
Hinata, il tuo corpo è
così irrigidito dalla rabbia che non riesci a compiere i movimenti armoniosi
che di solito ti sono così naturali. Sei un verme. E come darti torto,
amico mio.
“Non un altro passo!”
urla, poi un pugno gentile mi colpisce nel costato.
Vado alle sue spalle e
metto le mie mani sui suoi omeri, poi esercito una certa pressione sulle
scapole spingendole verso, l’interno, facendole allargare così l’apertura del
petto.
Poi faccio scorrere le mie
dita lungo la sua spina dorsale e la sua schiena si raddrizza al passaggio di
esse.
Se accetta il contatto
fisico, forse la sua rabbia è sbollita un po’. Calco da dietro la sua
posizione, assumendo quella corretta e forzo i suoi movimenti affinché la
prenda anche lei. Lascio scorrere il mio braccio destro sul suo e, intrecciando
le mie dita nelle sue, lo stendo; mentre posiziono quello sinistro in difesa.
Infine, con le mie ginocchia porto le sue a flettersi nel modo esatto.
Eccoti, sei perfetta così.
Ora comincio a guidare i
tuoi movimenti, correggendoti laddove sbagli con delicatezza, e cerco di
carezzare il più possibile la tua pelle, cosicché tu capisca che io provo
tantissimo per te.
“Bene, per oggi è abbastanza.”
Dico risoluto.
“Va bene.” Assentisci tu.
Poi ti trattengo per il braccio.Ti tiro a me. E all’orecchio ti
sussurro…
“Questa sera ti aspetto al
lago…Amore.”
“Neji, come hai potuto
farmi questo?” gli occhi lucidi come due diamanti, il viso dolcissimo: un ovale
perfetto.
“Tu vieni e basta.” Ti
bacio delicatamente, quasi impaurito di poterti fare del male. Queste sono le
labbra che voglio.
***
Allora, piaciuta? Mi dispiace, ma per il prossimo
romanticissimo incontro notturno dovrete aspettare ancora un pochino! °-° Ma
posso preannunciarvi che il capitolo successivo sarà un concentrato di emozioni
e di romanticismo…Diventerò una zollettina di zucchero a scrivere queste cose
o.O (altro che 20 chili!)
Detto ciò continuate a commentare come avete fatto e
speriamo che anche questo capitolo incontri i vostri gusti! Un bacione ed un
saluto a tutti! <3<3<3<3<3
Grazie per i commentini bellissimi che mi avete lasciato
Grazie per i commentini bellissimi che mi avete lasciato!
Effettivamente, Tenten è un po’ perfidina ne capitolo 5…ma vedrò di farla
riscattare in seguito! Un veloce ringraziamento a LEA91, baby(Talpina
Pensierosa), Himawari e Miky(non lo so ancora chi è a dargli del
verme veramente °__° ) e naturalmente grazie a tutti i lettori!
…e
Superiorità non esibita
Protetta nella buia intimità della mia camera, me ne sto
rannicchiata in un angolo tra la parete del letto e quella della porta. Ho
tirato le tende ed abbassato le serrande: che senso ha stare a guardare il
mondo che va avanti mentre io sono qui, spezzata, immobile, impotente?
Ho chiuso la porta a chiave, cosicché nessuno debba sentirsi
colpevole del mio dolore: spero solo di finire nell’oblio e di essere
dimenticata. Voglio sparire senza lasciare traccia, senza disturbare, senza far
rumore: che bisogno c’è di essere ricordata dagli altri, se mi hai già
dimenticata tu?
Nessuno. Io stessa non ho un senso. Sono qui senza sapere
perché, e non volendolo ho rovinato l’esistenza di molti intorno a me. La tua,
per prima. Ho sempre e solo disatteso aspettative.
Allora perché andare avanti? Perché cercare un motivo?
Perché continuare a lottare?
Tutto ciò che volevo era il tuo amore, il tuo rispetto.
Fondamentalmente io volevo solo essere felice con te, mentre tu hai scelto lei.
Come darti torto?
E’ davvero stupenda: espressione maliziosa, sguardo furbo,
occhi color cioccolata, espressivi, allegri, guizzanti, capelli castani
raccolti in quell’acconciatura così sbarazzina, il suo corpo con le curve ben
proporzionate, tonico, slanciato, i muscoli allungati e ben definiti, il
portamento agile e provocante allo stesso tempo. Per non parlare del carattere:
allegra, simpatica, brillante, sempre quel pelo sopra le righe che la rende
irresistibile ai ragazzi e adorata dalle ragazze.
Tenten, dov’è il tuo cuore?
…Did you
think about me being half awake and crying?
No, evidentemente non l’hai fatto. E poi come potevi sapere,
hai stroncato tutto ancor prima che potesse iniziare, ancora prima che potesse
diventare vero amore.
Mi sento piena di amarezza. Ancora una volta qualcuno si è
approfittato della mia debolezza, della mia timidezza per poter usurpare quello
che doveva essere il mio posto.
Il mio posto accanto a te, per il quale sarei stata disposta
a dare tutto, a rischiare tutto.
Mi torna alla mente quando Naruto mi aveva rivelato i suoi
sentimenti per Sakura… “Tu sei l’unica persona che può capirmi, vero Hinata?
O forse no, d’altronde non sei mai stata innamorata”, ecco quello che ha
detto lui, ed io mi sono sentita così prevaricata, così abusata, così
arrabbiata. Ricordo ancora che l’impeto di schiaffeggiarlo fu più forte di me,
per un attimo. Mi arrestai e mi limitai a rispondere mentendo. “Già, forse
sono la persona meno appropriata a cui parlarne…Io non lo so proprio che vuol
dire amare, Naruto-kun”. E sorrisi. Col mio solito sorriso velato di
tristezza.
Poi corsi via.
Sono già corsa via troppe volte. Mi sono già nascosta tante
di quelle volte che se all’improvviso non sbucassi più dal mio nascondiglio
nessuno se ne accorgerebbe.
Non ce la faccio. Sembrava tutto così incantevole. Era così
bello pensare che potesse succedere anche a me. Però quella che credevo una
delle mie più care amiche ha pensato bene di darmi una bella scossa,
riportandomi alla realtà dei fatti: io non ho diritto alla felicità.
I singhiozzi sono irruenti, mi fanno tremare, mi scuotono,
mi squassano lo sterno lasciando un dolore sordo nel mezzo del petto.
Le lacrime mi bagnano le maniche della felpa ed i palmi
delle mani, con i quali mi copro il viso.
Ansimo con forza, gemo, la bocca contratta in una smorfia di
dolore.
No, Neji, non ti darò la soddisfazione di sentirmi piangere,
penso, e mi metto le nocche della mano sinistra in bocca, le stringo con i
denti per non emettere più un suono.
Siamo sole, io e la mia disperazione, e non voglio che
nessun altro sia partecipe di questo.
Apro gli occhi, sbattendo le palpebre flebilmente. Quanto ho
dormito in questa posizione? Le gambe mi formicolano, una fitta impedisce il
mio tentativo di distenderle davanti a me.
Guardo l’orologio: le otto. Devo sbrigarmi o farò tardi per
la cena.
Mi vesto elegante, come al solito, sembro una bambola a
festa. “Ridicola” dico a bassa voce, mentre lego l’obi con rabbia. Kimono nero con
bordi a contrasto viola, obi rosso, i capelli tutti raccolti sulla nuca in uno
chignon, lascio solo una ciocca sciolta; parte da dietro l’orecchio destro e
scende fino al seno adagiata sulla mia spalla.
Un tremito mi scuote. Sistemo velocemente la frangia
guardandomi nello specchio, poi esco risoluta dalla mia camera.
Quando sono ad un passo dal salone della cena il terrore, la
rabbia e il dolore mi invadono. Una fitta allo stomaco mi immobilizza, come un
fendente.
Coraggio Hinata, a testa alta, mi dico. Trarre forza dalla
rabbia e dal dolore. Sì, farò come te, Neji. Ti batterò con la tua stessa
tecnica: la freddezza. Devo fingere che vada tutto bene.
A tavola sono seduti mio padre e Neji.
Saluto con un inchino di riverenza, poi guardo con aria
interrogativa la sedia vuota di Hanabi.
“E’ fuori per una missione.” Dice mio padre, atono come
sempre.
“Ah.” Mi limito ad esclamare con stupore.
Ci sediamo a tavola: mio padre a capotavola, io di fronte a
mio cugino, che stranamente tiene gli occhi bassi, quasi a temere la sentenza
dei miei.
Ceniamo in silenzio, l’atmosfera è pesante e l’imbarazzo si
fa sempre più palese fra noi due.
Sono la prima a congedarmi a causa dei dolori allo stomaco
che mi tormentano e vado subito nella mia camera.
Non ho voglia di parlare, non ho voglia di fare niente, ho
solo voglia di urlare.
I just
want to scream and lose control, pull my hands up and let it go, forget about
everything and run away.
La canzone, sentita di sfuggita qualche giorno prima a casa
di Ino mi rimbomba in mente, mi martella le tempie e le parole sembrano scritte
per questo momento.
Mi fermo sotto il porticato e guardo verso il giardino: un
temporale si sta abbattendo su Konoha. Le mie camelie. Non posso lasciarle così, si rovineranno, ne
soffriranno. Quasi sotto uno stato di incoscienza comincio a correre sotto la
pioggia. Scivolo a terra e cado in una pozzanghera, bagnandomi tutta.
“Rialzati, forza!”mi dico, rabbiosa. Mi sfilo le scarpe e le prendo in mano.
Rabbrividisco al contatto dei piedi con i ciottoli e l’erba
gelidi, poi ricomincio a correre verso i miei fiori; appena raggiungo le
camelie senza esitare un attimo mi tolgo il kimono e lo adagio su di esse,
rimanendo con addosso solo la mia sottoveste di lino, lunga fino a metà
polpaccio, semplice, senza ricami, senza pizzi. Liscia, bianca, innocente,
sobria. Come me.
Ecco, ora posso tornare in camera mia. Per rimanerci. Perché
non verrò al lago stanotte, Neji.
Non ho un motivo per farlo. Non voglio ascoltare ciò che mi
dirai, non voglio vederti, non voglio ricascarci. Tu pensi che con un bacio
sistemerai tutto, come la volta scorsa, ma non sarò così stupida. Non sono qui
per i tuoi comodi.
E non sono pronta ad ascoltare altre scuse, a farmi sedurre
ancora dal tuo corpo, a guardarti negli occhi, a perdermi nel calore delle tue
braccia. Non sono ancora pronta a ricominciare, a perdonarti.
Ti prego non cercarmi, renderesti solo le cose più
difficili.
Cammino lentamente, lascio che le gocce di pioggia si
mescano con le mie lacrime, che mi bagnino, che mi facciano rabbrividire.
Lascerò che il temporale accompagni il mio dolore.
Arrivo senza accorgermene davanti alla porta della mia
stanza, la apro silenziosamente e mi sfilo lentamente la sottoveste zuppa per
coprirmi con un asciugamano lasciato sul letto, ben piegato, dalle domestiche.
Guardo il mio riflesso allo specchio e tutto ciò che vedo è
una giovane donna devastata. Una camelia sfatta, ormai priva della sua bellezza
perfetta e della sua superiorità non esibita. Se non posso salvare me stessa,
almeno ho potuto tentare di salvare loro, i miei fiori.
Dopo questa riflessione indosso la mia camicia da notte e mi
vado ad asciugare i capelli in bagno. Le punte gocciolanti mi bagnano la
schiena. Quando ho fatto, li raccolgo in una coda bassa e torno nel mio angolo
di mondo, il mio spazio intoccabile, dove ci sono solo io, dove posso sognare,
dove sono libera di immaginare che tutto vada bene, che lui non l’abbia mai
baciata. Tradita. Ferita. Umiliata. Non mi merito questo. Non doveva andare
così.
Ad un tratto, sento il telefono squillare. Alzo la cornetta
dopo qualche secondo, titubante. E’ Ino.
“Hinata-chan, ciao! Scusa l’ora ma devo assolutamente sapere
come stai. Sono sicura che ti è successo qualcosa. Devi dirmi cosac’è.”
Che cosa può averle mai fatto intuire che sto male? Che sto
morendo dentro…
“Ino, vedi…Io e Neji…Beh, ci siamo..mi sono innamorata di
lui ma poi…oggi…l’ho visto mentre..mentre b-baciava…Tenten e..e ora sono così
avvilita. Ino, vorrei non essere mai nata. Vorrei non averlo mai amato, vorrei
smettere di vederlo per sempre…Vorrei tanto…”
Dico a stento, la voce spezzata dai singhiozzi.
“Hinata, è terribile quello che ha fatto…-si interrompe un
attimo, pensa a cosa dirmi, magari a come compatirmi.-…Solo una domanda,
tesoro.”
“Sì, dimmi.”
“Sei sicura di volerlo? E’ Neji che vuoi?”chiede, decisa.
“Oh, Ino…Lo desidero come non ho mai desiderato nulla al
mondo.”
“Vuoi davvero rimanere al suo fianco?”
“Sì. Sarei disposta a tutto per stargli accanto.”
“Hmmm. Perché lo vuoi?”
“Perché sono così innamorata di lui da sfidare il mondo
intero per difenderlo. Io voglio solo stare insieme a lui, condividere ogni sua
emozione, ogni peso, ogni difficoltà…Tutto, basta che ci sia lui con me”
“Hinata-chan, se lui è quello che vuoi allora vai a
prendertelo. Perché non ti regala niente nessun, e tutto quello che avrai nella
vita sarà sempre e solo il frutto della tua volontà. Perciò asciugati gli occhi
e va’ da lui a testa alta, esigi il rispetto che meriti e metti bene in chiaro
che il tuo amore non si può prendere e lasciare a piacimento. Se sceglie te,
non ci deve essere altra ragazza che tenga a fargli dimenticare del vostro
legame. Fatti valere, tesoro, mostragli il lato combattivo. E soprattutto, non
ti abbattere, ma lotta per ciò che ami!”
“Ino… che cosa ti ha fatto capire che..sì, insomma, che…”
“Tutte le camelie del negozio sono morte improvvisamente.”
Silenzio. Ma com’è possibile che…? Un tremito mi scuote.
“Forza, Hinata! Corri da lui e riprenditi ciò che ti
appartiene!”
Non ho il tempo di risponderle: ha già attaccato. Che tipa
che sei, Ino. All’inizio non ci potevamo vedere: lei pensava che io fossi una
incapace inconcludente e la mia timidezza la irritava, mentre io odiavo la sua
sconsideratezza e la sua altezzosità. Poi, un giorno, ci siamo ritrovate da
sole, io e lei, fuori dall’ufficio di Tsunade-sama ed abbiamo cominciato una
fredda conversazione, che piano piano si è andata facendo sempre più intima,
fino a scoprire i lati del carattere in comune, le nostre paure così simili, ed
è così che la nostra amicizia è iniziata. Inutile dire che dopo sono seguite le
passeggiate insieme, le uscite per i negozi di Konoha con anche Sakura e
Tenten, le notti insonni passate a casa sua a chiacchierare e a ridere, i
nostri piccoli segreti, i nostri pianti, le scatole di biscotti divorate nei
momenti di tristezza, far essiccare i fiori insieme e farne dei segnalibri.
Ino era impetuosamente entrata nella mia vita e ne era
diventata, col tempo, una parte indispensabile. Ci compensiamo: lei bionda,
fascinosa, snella, androgina, estroversa, ed io mora, i fianchi pronunciati,
silenziosa, schiva, impacciata. Giorno e notte. Ino ed Hinata.
E pensare che proprio mentre la situazione mi stava per
scivolare dalla mani, ora che stavo per perdere il controllo, lei ha chiamato.
Grazie, Ino. Come al solito hai ragione. Avanti, mi dico, è ora di tirare fuori
questa famigerata superiorità.
Mi sento rinvigorita: l’incoraggiamento che mi ha dato è
tutto ciò di cui ho bisogno.
Se lei crede in me, perché non devo farlo io?Sì, andrò ad
incontrare Neji al lago.
E’ quasi l’una: avverto un tonfo al cuore. E se fosse già
andato via, dopo avermi aspettato un’ora? E se ora fosse da lei? No, non
importa: io andrò ugualmente. Se ci sarà, gli parlerò, altrimenti…La paura mi
pervade. Altrimenti? Che farò? Tornerò con la coda fra le gambe, andrò da Ino e
lei saprà sicuramente consolarmi. Ad ogni modo devo andare.
Voglio essere stupenda stasera: indosso un kimono bianco con
ricami in filo d’argento ed un obi indaco, con cordone argenteo. Raccolgo i
capelli nell’acconciatura che avevo questa sera a cena, poi esco, temendo
addirittura di emettere un respiro di troppo.
Dov’è? Dove diavolo è? Perché non arriva? No, ti prego,
Hinata, non farmi questo, non mancare al nostro appuntamento.
E’ tutto così perfetto stanotte: ha smesso di piovere, il
cielo è limpido, c’è la luna nuova, le stelle brillano, l’aria è tiepida, la
superficie del lago è liscia come l’olio e riluce del bagliore dei corpi
celesti.
La quiete di questo posto è ottimale per il nostro incontro,
per chiederti scusa, per consegnarti il regalo che ho preso per te, per farmi
perdonare, per stringerti forte tra le mie braccia.
Non ho mai sofferto come oggi: stasera, quando ti ho
vista così gelida, avrei voluto morire. Ho temuto di incrociare i tuoi occhi
glaciali, duri, severi, che lasciavano trasparire delusione, amarezza,
dispiacere. E invece alla fine non ho resistito ed in quell’attimo in cui sono
riuscito a sostenere il tuo sguardo prima che tu mi costringessi ad abbassarlo
è stato come se venissi trafitto da mille lame.
Come biasimarti, Amore mio?
Sei un verme. Dura verità. Chi sarà stato? Ah,
non importa chi sia stato, aveva ragione. Mi sento un mostro, un inetto, provo
disgusto per me stesso.
Ho agito come i tanti uomini che a suo tempo avevo criticato
per via di questo comportamento.
Piccola, dolce Hinata, ti prego vieni da me, parlami ancora,
non privarmi del tuo amore, non lasciarmi cadere in questo baratro.
Comprendimi, almeno tu.
Lo vedo: è in riva al lago, meraviglioso come al solito, si
staglia candido nel buio, mi attende con aria lungimirante. Inspiro a fondo e
l’aria fredda mi riempie i polmoni, facendomi male. Cerco di darmi un contegno:
schiena dritta, sguardo severo, espressione serena, portamento composto ed
ricercato. Mi sistemo per l’ennesima volta il kimono, poi allungo bene il collo
e mi avvicino a lui.
“Volevi vedermi.”dico con voce profonda.
“Hinata, io desideravo spiegarti cosa è successo oggi
pomeriggio. Vedi, Tenten mi ha provocato più volte e, beh, io un tempo avevo un
debole per lei ma lei non ne voleva sapere…E poi tra ieri ed oggi ha
manifestato interesse verso di me ed io, vedi, ecco…”
“Tu hai pensato bene di cancellarmi dalla tua vita in quel
frangente, ti sei detto che tanto non sarei mai venuta a saperlo, hai pensato
che era proprio una bella ragazza e che occasioni così non ricapitano, e così
io sono passata all’ultimo posto dei tuoi pensieri. Tanto che importa se
ferisco Hinata eh? La vita le ha già dato talmente tante mazzate che una in più
non farà differenza, vero? Beh, Neji, con me non funziona così. O scegli di
stare con me e le altre le metti da parte insieme al passato, oppure mi lasci
perdere una volta per tutte. Ma ricorda che io sono un essere umano come gli
altri e che non mi manca niente rispetto a Tenten. Anzi, quando voglio so
essere molto meglio di lei. Perciò esigo che tu mi rispetti Neji. Non permetto
a nessuno di trattarmi così, neanche a te. Sono disposta a tutto per essere io
la donna che ti starà accanto fino alla fine dei giorni, ma pretendo che tu ti
comporti nei miei confronti in maniera dignitosa. Hai fatto una cosa orribile
oggi, e non mi sarà facile dimenticarlo.”ma dove l’ho presa tutta questa forza?
Mi meraviglio di me stessa: è stato come se, in un attimo, tutti soprusi subiti
mi sono tornati alla mente ed è stato come se in quest’attimo dovessi
rivendicare i miei diritti per tutta la vita.”Io ho una dignità, Neji. Vedi di
tenermi un po’ più in considerazione in futuro.”
Faccio per andarmene quando sento la sua mano fermarmi,
sulla mia spalla.
“Non sono qui per avere la tua comprensione, non me
l’aspetto. Volevo solo chiederti di perdonarmi e darti questo- dice, porgendomi
una scatolina blu scuro –io sono perso senza di te. Mi sono reso conto di
quanto sei importante per me solo ora che sto per perderti. Ti amo così tanto
Hinata…Ti prego, dimmi che ho ancora una possibilità di dimostrarti quanto
conti per me.
Ho bisogno di averti accanto a me, di vederti sorridere, di
baciare le tue labbra, di tenerti stretta a me, di dirti quanto tiamo, di tenerti per mano, di vederti al
chiaro di luna, di toccare la tua pelle, di difenderti, di consolarti…E se tu
poi deciderai che non mi vorrai più perché ti ho deluso, allora prometto che me
ne andrò in punta di piedi, senza dare fastidio, senza lasciare segni, senza
farti male, senza fiatare; ma continuerò sempre a vegliare sulla mia piccola,
ad assicurarmi che tu sia felice, a sostenerti nell’ombra.” Una lacrima gli
scende giù per la guancia. Singhiozza, portandosi le mani sugli occhi.
“Oh, Neji, ti amo anche io, ti amo tantissimo! E poi certo
che voglio che tu rimanga accanto a me, ma ti prego, ti prego, non farlo mai
più. Non tradirmi di nuovo. Io volevo solo che tu mi rispettassi e che non te
ne approfittassi di me. Neji, dimmi che è per sempre.” Gli getto le braccia al
collo, mentre le sue mi cingono la vita, sento le sue mani calde sulla mia
schiena.
“Il nostro amore è per sempre, Hinata. La mia piccola,
bellissima Hinata. Sei così fragile…Non permetterò più a nessuno di farti del
male.”Mi stringe più forte e mi bacia la testa. Poi mi prende per le mani e
passeggiamo intorno al lago. Ci fermiamo su un’insenatura sabbiosa e ci
stendiamo a guardare le stelle, lui mi abbraccia ed io sono accoccolata al suo
fianco, la testa adagiata sulla sua clavicola, mentre la mia mano vaga un po’
sperduta sui suoi pettorali e sul suo addome, delineando con la punta delle
dita la sagoma dei suoi muscoli. E’ così caldo. Il suo profumo acre, speziato,
incensato mi riempie le narici e mi asciuga labocca.
“Ehi, non vale, così mi ecciti piccola!” dice
scherzosamente, voltando il viso verso di me.
Mi guarda con quegli occhi grandi e carichi di affetto e
serenità. Sorrido, arrossendo.
“Avanti, non apri il mio regalo?” chiede, quasi paterno.
“Ah, già, me ne ero dimenticata.”rispondo timidamente.
Prendo la scatolina e la schiudo.
Rimango a bocca aperta dall’emozione: un anello in oro
bianco, con una perla al centro e situata nel mezzo di due pavé di diamanti. Lo
guardo emozionata, senza trovare le parole per ringraziarlo.
Lui lo prende e me lo infila all’anulare della mano
sinistra. La misura è perfetta.
“Ho chiesto di farlo il più piccolo possibile, vista la
sottigliezza delle tue dita.”
“Neji…è…è…magnifico”
“No, Hinata, sei tu a renderlo magnifico. E’ la tua essenza
a farlo rilucere.” Arrossisco.
“Sarà meglio che vada ora” dico, triste.
Ci salutiamo con un bacio dolcissimo, mi rammarico di
dovermi separare da lui.
Ancora una volta hai saputo stupirmi e sedurmi, penso, con
il cuore galoppante.
Mattina. La sveglia suona irrefrenabile. La spengo ed
involontariamente accendo lo stereo.
Traccia 7 di quel cd. Riconosco la canzone sin dalle prime
note, e l’emozione ha la meglio su di me quando si giunge inesorabilmente al
ritornello. “Questa è per te, Amore” dico con voce assonnata e con un
sorrisetto stampato in faccia.
You’re so good to me, baby, baby…
Scusate, questa volta il
capitolo è un po’ troppo lungo, ma la mia scrittomania mi ha obbligata ad
essere davvero logorroica…Anche se a me sembra che I tempi del racconto siano
giusti dopotutto…
Ad ogni modo, ora…CoMmEnTaTe! Mi farete felice ^-^ e
soprattutto correggetemi dove sbaglio, cosicché io possa incontrare
maggiormente i vostri gusti! –ma non chiedetemi di scrivere NejiTen…posso
uccidere in quel caso! Buahahaha-(scusate l’ultima parte –‘’)…
Allora,
questo è il mio regalo di Natale (arrivato un po’ in ritardo) a tutte le mie
dolcissime lettrici che mi seguono così gentilmente e con così tanto affetto e
tutti i lettori che, pur non commentando, mi fanno cosa gradita leggendo e
basta!
Ringrazio velocemente per lasciarvi alla lettura del
capitolo Baby, Himawari, Ki_chan, miky, Wiwo, ElderClaud(ma io ti
venero….grazie del commento era davvero stupendo ed incoraggiante °-°), Neji
Hyuga, LEA91.
Un bacio, spero vi piaccia!
Hinata Hyuuga
Headlines
Alzandomi dal letto con quella canzone che prepotente invade
la stanza, inizio a cantare a voce bassa, timorosa di farmi sentire, sulla
falsa riga della vera autrice. Ed ogni parola che pronuncio si adatta sempre
meglio a noi due. Impressionante come qualcuno, lontano da me migliaia di
chilometri, abbia potuto trovare le parole giuste per descrivere quello che
provo per te.
Prepotente, ecco cosa sei. Un prepotente. Sei entrato nella
mia vita violentemente, senza chiedere permesso, senza autorizzazione. Tu sei
entrato ed hai messo tutto a soqquadro, hai sconvolto le poche certezze che
avevo ed hai fatto in modo da diventare il mio unico pensiero.
Guardo velocemente il calendario: è sabato oggi. Mi scappa
un risolino: il sabato noi kunoichi ci incontriamo per andare a passeggiare
insieme, visto che non abbiamo gli allenamenti alla mattina.
Finalmente posso passare un po’ di tempo con le mie amiche.
Ino. Sakura. Temari. Ah, ci sarà anche quella. Tenten. Che rabbia mi fa.
E pensare che eravamo così legate.
Ma se pensa che rinuncerò all’amicizia delle altre, che non
andrò al nostro appuntamento ha sbagliato di grosso. Non voglio che sembri
superiore a me in alcun modo, non si merita la mia sottomissione.
Anzi, devo anche darmi una mossa se voglio essere puntuale.
Esco dalla doccia infreddolita: il passaggio dal caldo al
freddo è sempre così spiacevole da farmi avvolgere immediatamente in tre
asciugamani differenti, uno nel quale raccolgo i capelli, l’altro lo lego
intorno al corpo e l’ultimo lo passo sulle spalle.
Arrivata in camera mi asciugo vigorosamente per poi decidere
cosa indossare.
La prima regola dell’uscita del sabato è che è severamente
vietato mettersi vestiti trasandati o che mettiamo tutti i giorni, quindi mi
vedo costretta a scartare la mia confortevole tuta, che nasconde tutte le mie
curve indesiderate, per puntare su qualcosa di diverso. Rovisto affannosamente
nei cassetti, finché non trovo un vestito carino, del quale mi ero del tutto
dimenticata: lilla, bordato di blu, con uno scollo a barca e poi dritto, lungo
fino a metà cosce. Decido di provarlo, titubante.
Addosso a me è tutto tranne che dritto, sembra piuttosto che
me lo abbiano cucito addosso. Che vergogna. No, non potrei mai girare con
addosso una cosa del genere: mette in risalto assolutamente tutto, cosce,
fianchi, seno. Lascio che i miei occhi vaghino fra i vari indumenti riposti
ordinatamente nel mio armadio, finché non incontro qualcosa che potrebbe fare
al caso mio: un vestito rosa, con le maniche a sbuffo, arricciato sul seno e
poi svasato(il vestito a cui mi riferisco fa parte della scorsa collezione
estiva Juicy Couture, del quale sono peraltro in possesso NdA), così il mio
bacino non sembrerà largo come lo è in realtà.
Mi guardo allo specchio e sorrido. Carina. Raccolgo i
capelli in uno chignon sulla nuca, che guarnisco con un ciclamino rosa acceso.
Scelgo poi un paio di scarpe nere, delle decolté con la punta tonda ed un
fiocchetto sulla punta. Un ultimo sguardo, giusto per controllare che io sia in
ordine, poi esco.
Nel corridoio incontro Neji. Che imbarazzo, come devo
salutarlo?
“Buongiorno, Hinata-sama.” Fa prima lui e mi guarda con
occhi affettuosi.
“Buongiorno, Neji-nii-san.” Rispondo io, un po’ stupita dal
suo saluto distaccato. Quattro ore fa eravamo a baciarci senza poterci separare
ed ora ci diamo del voi. Sospiro, triste.
“Con il vostro permesso, io dovrei andare.”dico, mentre lui
con un sorriso appena accennato mi fa cadere qualcosa in mano.
“Arrivederci, Hinata-sama. Siete adorabile quest’oggi.”Ti
guardo andare via, dai tuoi amici, con il tuo atteggiamento spavaldo, sei
sempre quello che fa la differenza, colui senza il quale una festa non si può
dire festa, senza il quale un pomeriggio non può essere divertente, senza il
quale una missione non può essere vittoriosa. Siamo gli opposti discordi, Neji.
Raggiungo le ragazze con cinque minuti di ritardo. Cavolo se
fanno male questi stramaledetti tacchi. Loro ci girano così tranquille, perché
non posso farlo anche io? Resisti, Hinata, resisti.
“Salve ragazze!” ci salutiamo tutte con due baci sulle
guance. Tranne che io e Ten.
“Allora, che si fa oggi?” chiede allegra Sakura.
“Andiamo a fare shopping?” propone Ino, con occhi sognanti,
sicuramente pronta a saccheggiare tutti i negozi di abbigliamento di Konoha.
“Frena, porcellina –la schernisce Temari - oggi non avevamo
qualcosa da fare?”
Annuiamo tutte, solo ora mi sono ricordata che oggi è il
sabato delle Headlines, ovvero quello nel quale dobbiamo recuperare le mancanze
fatte ai nostri principi dell’amicizia. Che coincidenza, penso tra me e me, mi
sa che qualcuno mi deve delle scuse. Ma non devo pensare alle scuse che devo
ricevere, bensì a quelle che devo fare. Sono quelle le cose più importanti,
Tenten può anche non scusarsi con me, ma ciò vuol dire che il nostro rapporto
per lei allora non vale davvero nulla.
“Potremmo andare a casa mia e onorare le Headlines.” Ci
voltiamo tutte verso di lei.
“Per me non c’è nessun problema.”aggiunge, sorridente.
“Va bene.”rispondiamo tutte quante.
Dopo circa dieci minuti arriviamo a casa di Tenten.
Elegante, pulita, luminosa. Molto semplice, finché non entriamo nella sua
stanza: piena di ogni genere di arma, libri sparpagliati sugli scaffali ed un
album fotografico aperto sul letto, riesco a vedere le foto che ci sono nella
pagina dove probabilmente si era soffermata: le nostre. Io e lei abbracciate al
campo degli allenamenti, mentre ci proviamo dei vestiti in un negozio, lei che
mi bacia sulla guancia il giorno del mio compleanno…Sposto lo sguardo da
un’altra parte: le emozioni mi affollano la testa, ed insieme ad esse, le
domande.
“Allora, iniziamo?” domanda impaziente Temari.
Annuiamo contemporaneamente tutte quante, poi ci sediamo in
cerchio. La prima a parlare è Ino, alla quale seguono Sakura e Temari.Poi io. E
ora tocca a Tenten.
“Ecco, io devo confessarvi che ho fatto una cosa bruttissima
ad Hinata. –tutte si guardano stupite, tranne Ino che già sa tutto, mentre io
abbasso gli occhi- ..Io ho provato a sedurre il suo fidanzato…”
dice a stento, con un tono tra l’umiliato e l’addolorato,
scorgo una lacrima bagnarle le ciglia.
“Frena, bambola, da quando Hinata ha il ragazzo?” chiede con
una voce forzatamente scandalizzata ma piena di curiosità la ragazza del
deserto.
“Non mi sembra che sia fondamentale ora, impicciona!”
esclama Ino evidentemente irritata.”Continua, Ten.”
“Dicevo, lei ci ha trovati mentre ci baciavamo, seppure
contro la volontà di lui. Insomma, sì, Hinata è tutta colpa mia quello che è
successo, sono stata io a provocarlo, ti posso giurare su ciò che vuoi che Neji
–un’espressione di stupore si disegna sul viso di Temari e Sakura- non avrebbe
mai fatto una cosa del genere a te, lui è innamorato davvero di te, sono io che
mi sono lasciata prendere da una vecchia passione, non rendendomi conto che
così avrei ferito me stessa, l’uomo che amo e una delle mie più care amiche. E’
per questo che ci tenevo a porgerti le mie più umili scuse. Ora sta a te
decidere se vuoi continuare ad essere mia amica o se preferisci che io scompaia
completamente dalla tua vita. Ma volevo che tu sapessi che sono conscia di
quello che ho fatto e che sono pronta ad accettarne le conseguenze.”Parla
sempre più concitata, io sono ormai in balia delle mie emozioni contrastanti,
mentre le domande che mi affollano la mente cercano una risposta.
Le altre aspettano una mia reazione, in religioso silenzio,
trattenendo il fiato, Tenten invece piange silenziosamente, scansando
l’abbraccio di Sakura: “Se ci sarà un abbraccio, voglio solo che sia il suo!”
urla, rannicchiandosi.
“Perché mi hai fatto questo?”
“Perché lui prima era mio, e non riuscivo a
rassegnarmi al fatto di averlo perso. La chiamano gelosia.”
“Ten, dov’è il tuo cuore?”
“Mi dispiace così tanto Hinata. Io non so che cosa avevo in
quel momento, non ero in me, ed ora che è troppo tardi mi rendo conto di quanto
mi manchi.” Mi avvicino a lei e la abbraccio.
Ci stringiamo, sempre più forte, ascolto i singhiozzi
spezzare il ritmo del suo respiro, posso sentire il suo profumo dolce e
fruttato, quasi zuccherino, invadermi le narici, balbetta qualcosa di
incomprensibile alle mie orecchie.
Ci separiamo lentamente, sorridendoci, lei si asciuga il
viso con l’avambraccio.
Dopo qualche secondo, Sakura e Temari tornano all’attacco.
“Allora, sembra che la nostra piccola, innocente Hinata alla
fine si sia accaparrata proprio un bel bocconcino!” esclama la bionda.
“Già, e che aspettavi a dirci che tu e Neji vi eravate messi
insieme?” aggiunge l’altra.
“Io lo sapevo.” Con questa affermazione, quattro occhi
inferociti si posano su Ino…
“Sì, beh, io glielo avevo detto.”…E ora si spostano su di
me, mentre io mi premo gli indici uno contro l’altro, rossa in viso. Non so che
dire, non mi va di descrivere come è successo e le altre cose, voglio che
queste cose rimangano solo tra noi due: Neji è così riservato, lui non le
racconterebbe sicuramente, e poi se le dicessi a Temari allora di noi si
saprebbe in lungo e in largo. No, il nostro amore deve rimanere puro e
semplice, limpido, senza intromissioni di estranei.
“Però mi sembra che Ten avesse parlato dell’uomo che
ama…Allora, dicci, chi è questo famigerato uomo?” E’ Ino a salvarmi dalle
domande che altrimenti mi avrebbero inesorabilmente assalita, mettendomi in
imbarazzo, facendomi sentire al centro dell’attenzione e quindi a disagio. Il
bello di Ino è questo: non mi forza a parlare, mi ascolta e basta. So che con
lei posso rimanere anche per ore in silenzio, lei non si stancherà di rimanermi
accanto, ma saprà sempre aspettare i miei tempi, rispettando le mie
riflessioni. Non è aggressiva come vuole far sembrare.
Il suo carattere è fatto di forti incongruenze: voglia di
primeggiare su tutti, di risultare intoccabile, ma al tempo stesso un enorme
bisogno di mostrare le sue debolezze e le sue paure, senza doversi sentire
giudicata, necessità di essere accettata ed amata per quello che è: Ino Yamanaka.
“Ehm, sì, io sono innamorata di un ragazzo che, sì, insomma,
che ricambia. E’ da un po’ che dovevo dirvelo ma avevo un po’ paura di come
l’avrebbe presa Temari.” Dice Tenten.
“Addirittura! E chi sarà mai di così importante da farti
temere la mia reazione?”
“E’…E’ Kankuro.” Silenzio di tomba. Per un attimo temo che a
Temari cada la mascella da quanto ha aperto la bocca. L’imbarazzo cala nella
stanza. Scommetto che se avesse saputo quello che sarebbe successo in questi
secondi successivi alla sua rivelazione, non l’avrebbe detto per nulla al
mondo.
Poi Sakura si lascia scappare un risolino, contagiando tutte
noi, che sbottiamo in una fragorosa risata, mentre Tenten ci guarda in
cagnesco.
“Hey, è bello!”urla imbronciata.
“Ma dove? Dai, mio fratello sarà un abile ninja ma bello no
davvero…Ha anche la pancetta!”
“No, non è vero.” “Sì che lo è, carina, è una vita che lo
vedo nudo a Kankuro, lo saprò com’è fatto.”
La situazione è ai limiti dell’assurdo, ridiamo finché non
ci fa male la pancia e ci rialziamo a fatica, senza riuscire a guardarci in
faccia per evitare di ricominciare a ridacchiare.
“Che si fa adesso?” domando, candidamente.
“Ma è ovvio! Andiamo a darti una sistemata.” Affermano
all’unisono Ino, Tenten e Temari, mentre Sakura mi tira verso l’uscita di casa
della moretta.
Senza nemmeno avere il tempo di controbattere, vengo
trascinata tra i gridolini delle mie amiche in profumeria, dalla quale non
riesco ad uscire se non dopo aver comprato tutte le cose che le ragazze
ritengono assolutamente indispensabili per la mia sopravvivenza. Non ce la farò
mai a ricordarmi tutte le cose che loro hanno cercato di inculcarmi in testa.
Guardo di sfuggita l’orologio: le sette e mezza.
“Scusatemi, io devo davvero scappare, altrimenti farò tardi
per la cena. Grazie per il magnifico pomeriggio.”
Le saluto affettuosamente: per una volta siamo riuscite a
divertirci tutte insieme senza litigare, senza assistere a sfrecciatine, a
cattiverie. E’ stato incantevole. Lo è stato perché è questo quello che fanno
le kunoichi: rispettano ed amano, nonostante gli errori, nonostante le
debolezze, nonostante le incomprensioni, nonostante le delusioni, perdonano.
Sempre. E noi siamo kunoichi vere.
Torno a casa con una strana sensazione di leggerezza dentro,
nel cuore, e senza nemmeno accorgermene, in mezzo alla strada, sorrido. Un
sorriso che scopre i denti, aperto. E mi sento felice.
***
Devo scendere a cenare tra dieci minuti, ma non ho niente da
fare in questo arco di tempo. Ah, aspetta, forse potrei truccarmi, come mi
hanno insegnato oggi Sakura e Tenten.
Apro la busta, chiusa con due colpi di spillatrice, ed
estraggo le varie scatoline.
Allora, prima il fondotinta. Fin qui, non fa una grinza. Ora
la cipria. Nell’aprirla, esce una nuvoletta profumata di quella polvere,
tossisco, rovesciandone un po’ in terra. “Caspita!” esclamo.
Dopo aver pulito, continuo il procedimento: stendo sulle
palpebre un ombretto lilla, quasi bianco, accompagnato ad uno viola, mentre
sulle labbra metto un leggero strato di lucidalabbra violetto.
Mi studio attentamente nello specchio: mi sta bene.
Indosso un kimono pervinca con obi blu notte, lascio i
capelli sciolti, eccetto le due ciocche che di solito accompagnano la mia
frangetta ai lati, che lego sopra le orecchie, intrecciandoci due ciclamini
bianchi e legandone le estremità con un fermaglio.
Sono in trepidazione per i commenti che seguiranno il mio
esperimento. Temo le frasi crudeli di mio padre, che come al solito cercherà di
mortificarmi, mettermi in ridicolo e, come al solito, vorrà uscire vincitore
dal nostro scontro.
Sospiro rassegnata, poi scendo le scale, mentre l’ansia
aumenta ad ogni passo finché un tremore comincia a scuotermi tutta più mi
avvicino alla stanza.
Faccio scorrere la porta con mano incerta, compio qualche
passo nel salone a testa bassa, mi inchino a mio padre che siede solenne a
capotavola, poi ripeto lo stesso gesto in direzione di Neji, seduto sul lato
destro del tavolo, trasudante fierezza ed imperturbabilità.
Vado a sedermi al mio posto cercando di fare il meno rumore
possibile, la tachicardia si fa sempre più pesante, i battiti mi scuotono il
petto tanto da essere udibili, lo stomaco mi si chiude, il nervosismo mi
ottunde il cervello, privandomi di ogni lucidità.
Finalmente alzo il viso, in preda all’inquietudine, e
rivolgo a mio padre uno sguardo tanto terrorizzato quanto bisognoso di
approvazione, intanto avverto gli occhi di mio cugino piantati su di me con
prepotenza.
“Hai forse idea di diventare una geisha?”domanda mio padre.
“Uh?” esclamo io, come risvegliata dalla trance.
“Sei truccata. Perché? Vuoi diventare una geisha?”
“No, padre, volevo solo essere più…carina ai vostri occhi.”
“E da quando cerchi di compiacermi?” cinico. Ecco, mi
mancava la domanda perfida. Ma devo rispondere, devo assolutamente farlo. Non
posso farmi umiliare ancora.
“Da sempre, padre. Ma a quanto pare voi non avete mai
apprezzato i miei disperati tentativi per farmi amare da voi. Infatti, io sono
sempre stata umiliata, screditata, denigrata senza un minimo di rispetto da
parte vostra.” Non riesco a credere di averlo detto. Eppure l’ho fatto. Ora non
mi resta che attendere le sue percosse con serenità. Mi lascio sfuggire un
singhiozzo, mentre Neji mi osserva incredulo.
Ma le percosse non arrivano. Non uno schiaffo. Non un
calcio. Piuttosto, mi sorride.
“Tu pensi che io non ti abbia mai notata? Pensi che io non
abbia mai parlato con la tua maestra? Pensi che io non ti abbia osservata nei
tuoi radicali cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni? Come ti sbagli,
Hinata. Io sono sempre stato presente nella tua vita, ma tu non ci hai mai
fatto caso. Io ho agito così perché mi sono reso conto che non sono le carezze
a rafforzarti, ma le mortificazioni. Ora, se vuoi scusarmi, avrei una certa
fame, perciò preferirei interrompere questo appassionante discorso per iniziare
a mangiare, piuttosto. Ma sappi che non intendo d’ora in poi allenarti. Non lo
farò finché non mi dimostrerai di essere la mia degna figlia.”
Rimango a bocca aperta, poi osservo con una certa
soddisfazione il piatto davanti a me. Questa volta, Hiashi ed Hinata sono pari.
Niente più sottomissione, niente più disperazione, solo dignità. La mia.
***
“Sei qui?” domanda retorica, ma posta con una certa eleganza
come al solito.
“Sì, eccomi.” Stringe la mia mano gelida nella sua, calda,
protettiva, e poi mi sorride enigmatico.
“Andiamo, devo portarti in un certo posto.” Mi lega una
fascia nera sugli occhi, ed io mi lascio condurre da lui fino al luogo dove lui
vuole portarmi.
Flashback:
“Hinata, stanotte fatti trovare davanti al portone sul
retro, devo farti vedere una cosa”
“Ma, Neji, sarà difficile uscire senza farci sentire: il
portone è pesante, sbatterà sicuramente facendo molto fracasso”dico, intimorita
ed eccitata al tempo stesso.
“Troverò un modo. L’importante è che tu venga con me. Non
temo nessuno, non farlo neanche tu quando sei con me.”
Va bene, Neji, non temerò nessuno dal momento che sono
accanto a te. Non ne ho motivo, perché ci sei tu a difendermi.
E, arrendevole, seguo i suoi movimenti, percorrendo le
strade di Konoha, alcune più affollate, altre meno, sentendo le urla della
gente, i profumi, il forte odore di cucinato proveniente dai ristoranti, la
forte fragranza dei gelsomini che si arrampicano sui muri delle case,
l’inconfondibile aroma della libertà che stanotte ci contraddistingue; due
persone perfettamente opposte che camminano, a tratti con incedere incalzante,
a tratti rallentato.
Tu ed io, diretti verso una meta a me sconosciuta, allegri
ed eccitati, ogni tanto ci scappa una risata durante la nostra fuga folle, non
mi sento impaurita né sperduta, solo euforica, come se in me stessero
esplodendo dei fuochi d’artificio.
Ad un tratto, sento Neji arrestarsi. Ascolto. Un portone
piuttosto vecchio si apre ed avverto un forte odore stantio; lui mi guida nel
salire dei gradini. Una, due, dieci, diciotto rampe di scale. Arrivo al
pianerottolo con il fiatone e prendo aria, raddrizzando la schiena.
“Ancora un po’ di pazienza, piccola.” Una porta si apre e
sento entrare dell’aria fredda che mi scompiglia un po’ i capelli.
Attraversiamo la soglia per uscire fuori, rabbrividisco al passaggio
dall’ambiente chiuso all’esterno. Poi sento le sue mani sciogliere il nodo che
legava la banda nera sui miei occhi.
Li apro e ciò che vedo davanti a me è così bello da mozzarmi
il fiato: il panorama di tutto il paese del Fuoco si staglia davanti a me, in
tutta la sua bellezza e serenità.
Mi volto verso di lui e lo bacio, con passione, piena di
gioia, di calma, di amore.
“Ti piace?”
“Certo che mi piace! E’ letteralmente fantastico, non mi
sarei mai aspettata una cosa simile da…”
“Da me? –Neji scoppia in una fragorosa risata, poi mi guarda
teneramente- Pensi che io sia davvero così insensibile? Allora ti dirò la
verità: questo è sempre stato il mio rifugio, il mio posto dei sogni, dove sono
sempre venuto a riflettere e a pensare.”
“A che cosa pensi quando sei qui?”
Non dice nulla, abbassa lo sguardo, dunque mi stringe per le
spalle al suo petto e mi osserva con insistenza.
“Penso a mio padre…E a te, soprattutto. A come farti felice,
a come stupirti.”
“Un modo per farmi felice ci sarebbe.”
“Quale?”
“Condividi i tuoi pensieri con me, senza farti scrupoli di
alcun tipo. Voglio essere la tua confidente, prima ancora di essere…sì, hai
capito, insomma, la…la tua…ragazza.”arrossisco: non avevo mai pensato a me stessa
come la ragazza di qualcuno.
Mi prende per le spalle e, da dietro, calandomi gentilmente
il kimono sulle spalle, sento le sue labbra baciarmi, delicate e passionali,
sulla nuca, sul collo, sulle scapole, mentre io mi lascio inebriare dalla
sensazione di piacere e di docilità che mi convince a concedermi, in tutto e
per tutto, all’uomo che amo.
Carissimi lettori, intanto un grazie gigantesco per le vostre recensioni
e per i gradimenti riscontrati nella mia scrittura
Carissimi lettori, intanto un grazie gigantesco per le
vostre recensioni e per i gradimenti riscontrati nella mia scrittura!
Ora passo alla narrazione dell’ottavo (wow!) capitolo, che
dedico a Baby(Talpina Pensierosa), che mi ha ispirato la parte finale dello
scorso capitolo e l’inizio di questo e che, tra l’altro, mi ha dedicato una
bellissima drabble!
Domani
Chiudo gli occhi e lascio
che il vento freddo accarezzi le mie spalle nude, mentre lui continua a
baciarle, dolcemente, mentre affiorano alla mente tantissimi ricordi.
Poi, sento le sue mani
cingermi il collo, accarezzandolo, scendendo fino a sfiorare le bretelle della
mia sottoveste e scorrendo lungo la parte delle mie braccia dalle quali ha
fatto calare leggermente il kimono.
Rabbrividisco leggermente
dall’eccitazione che mi provocano i suoi tocchi, Neji capisce al volo che non
gradisco più molto questa sua iniziativa, ma che non ho il coraggio di
interromperlo perché so che a lui invece piace molto, e delicatamente mi tira
su il kimono, sistemandolo.
“E’ molto pesante” constata
mentre mi riveste.
“Ah, sì…Senti, Neji, mi…mi
dispiace che tu abbia dovuto…interromperti p-per me, ma io..mi sentivo un po’ a
disagio, e, vedi…”dico a testa bassa, mentre mi sfrego le mani sulle braccia.
“Non devi scusarti di
niente, anzi, non devi mai fare o lasciarti fare qualcosa controvoglia: queste
cose le dobbiamo volere tutti e due, non basta che piacciano a me. Non deve
essere una violenza, deve essere una gioia.”
Mi guarda come farebbe un
padre intenerito da una figliola disubbidiente, gli sono grata per questa sua
delicatezza nei miei confronti. Alzo la testa e gli sorrido.
“Ho un’idea, Neji! Perché
non ci sediamo un po’ sul cornicione e guardiamo le strade di Konoha?”
“Mpf. E perché mai dovrei
fare una cosa simile?”
“Ma dai, fallo e basta.
Certe cose si fanno anche senza un motivo! Su, non farti pregare.”
Lo tiro per la manica,
scherzosamente, per farlo smuovere da dove si è impuntato, e alla fine mi
segue.
Ci sediamo sul cornicione
vicini, lui con un braccio mi stringe al suo fianco e mi osserva, dandomi di
tanto in tanto dei bacini sulla frangetta; intanto io mi perdo guardando le
luci che illuminano la nostra città, le persone che camminano, ascolto quel
vociare soffuso, poi mi giro verso di lui e rimango, ancora una volta,
incantata da quella sua bellezza incredibile.
Fissa un punto lontano, il
volto ha l’espressione assorta in una remota riflessione, i capelli tirati
indietro sono ondulati dalla brezza notturna che protegge i nostri incontri,
gli unici momenti in cui possiamo essere noi stessi, senza difese inutili,
senza bugie, senza paure insensate, senza vincoli.
In un attimo mi sento
invasa dall’amore per lui e lo abbraccio forte, baciandolo sulla guancia.
“Ti amo così tanto, Neji.
E’ stupendo stare quassù con te.”
“Anche io ti amo piccola.
Senti, ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa con me? Conosco un sushi-bar
un po’ fuori mano che fa al caso nostro: possiamo andarci senza temere occhi
indiscreti.”
“V-va bene. Effettivamente
ho un po’ di fame anch’io.”
Prima scende lui dalla
trabeazione, con un movimento fluido, poi aiuta me. Mi sento davvero goffa in
questi momenti, e più mi sento goffa più i miei movimenti sono impacciati, così
finisco per cadere su di lui.
Inspiro il suo profumo dal
petto, sa di cannella e loto, e di qualcos’altro che mi sfugge.
Rimango in estasi per un
attimo, cercando di memorizzare questa fragranza, poi mi raddrizzo e lo seguo
giù per le scale ed usciamo dal vecchio palazzo.
Mi prende la mano con
sicurezza e così continua la nostra notte, ricomincia la nostra corsa folle per
le strade di Konoha, urtando i passanti che ci ostacolano, facendoci strada tra
la folla, ridendo, commentando allegri la stranezza della nostra libertà,
gustandone ogni attimo faccio tesoro di questi fotogrammi per riviverli quando
andrò a letto e conservarli sempre con me.
Poi, finalmente, arriviamo
in una strada stretta, illuminata solo da un lampione in un angolo.
“Eccoci.” Dice, con un
leggero fiatone. Andiamo lungo questa strada e, alla fine, entriamo in un
minuscolo sushi bar illuminato da luci al neon.
Ci sediamo davanti al
nastro sul quale scorrono le porzioni di sushi e cominciamo a mangiare.
All’inizio facciamo
silenzio tanta è la fame, poi cominciamo a chiacchierare amabilmente, scambiandoci
bocconi dei nostri piatti diversi, lui mi imbocca ed io ubbidisco, aprendo la
bocca e assaporando il pesce, quando ho finito sono io a compiere quel gesto
tenero, e così si ripete, finché non decidiamo di andarcene.
E’ lui a pagare, io mi
accorgo troppo tardi di non avere nemmeno un sen in tasca.
Usciamo ed alziamo gli
occhi al cielo: limpido, con un quarto di luna che troneggia abbagliante.
Ci guardiamo. Cerco la sua
mano e incrocio le mie dita nelle sue, stringendole, e cominciamo a tornare
verso casa, tranquilli, cullati dal ritmo del vento, in questa notte di inizio
inverno, quando ormai tutto comincia a morire e invece il nostro amore si fa
strada fra le cose fallaci, perché è semplicemente eterno.
“Neji, devi promettermi una
cosa.”
“Dimmi.”si volta verso di
me come risvegliato da un sogno.
“Che qualunque cosa
succeda, tu non dimenticherai mai quello che c’è stato tra di noi.”
“Non lo dimenticherò mai,
Hinata. Sei e sempre sarai il mio Amore, potranno dividerci, ma non potranno
mai cancellare questo sentimento.”
Più ci avviciniamo a casa,
più ho uno strano sentore, come un cattivo presentimento. I miei battiti
aumentano vertiginosamente, sono ormai in preda del terrore più assoluto. Non
so che fare. Non so che dire a Neji, che mi guarda preoccupato, ma sono sicura
che mio padre ci ha scoperti.
Ma dove abbiamo sbagliato?
Oramai è come se fossi una
spettatrice della scena, non più me stessa: mi sono completamente estraniata,
con la speranza che ciò che accadrà non sia così terribile come me lo aspetto.
I miei passi si fanno via
via sempre più incerti e le mie mani iniziano ad essere sudaticce. Le sfrego
sul kimono, mentre, impotente, con il cuore pesante, seguo Neji sulla strada
che ci porterà a casa.
Arriviamo davanti al
portone secondario, sembra che non ci sia nessuno. Lasciamo le scarpe lì sotto
e le nascondiamo in mezzo a delle siepi per poterle riprendere domani. Già, domani.
Che cosa succederà domani?
Silenziosamente, senza
scambiarci una parola, andiamo verso il corridoio sul quale si trovano le
stanze da letto ed i bagni di ognuno dei componenti della nostra famiglia.
Un bacio di sfuggita, poi
ci separiamo per andare a dormire.
Mi svesto, ancora tremante
per il nervosismo, sciolgo l’acconciatura e indosso la mia camicia da notte,
poi mi infilo nel mio letto ed afferro le coperte, stringendole con le mie dita
piccole.
Sono ancora pietrificata
dalla paura. Domani. La spiacevole sensazione di precarietà di prima
continua ad attanagliarmi mentre io mi giro e mi rigiro, senza tregua, alla
ricerca di qualcosa ce mi possa tranquillizzare. Idea. Effettivamente un paio
di cose che mi possano tranquillizzare esistono.
Le estraggo da sotto il mio
letto alla occidentale, io non dormo in un futon, e le metto davanti a me,
sulle mie ginocchia: una foto di mia madre che mi abbraccia e la scatolina con
l’anello che mi ha regalato Neji. Lo metto al dito e mi sembra che tutti i miei
fantasmi spariscano immediatamente, lasciando posto alla serenità e alla
quiete.
Poi guardo la foto ed una
lacrima cade sul vetro che la protegge. Se solo fossi qui tutto sarebbe tanto
più facile di com’è ora. Una bambina, ecco cos’ero, una bambina troppo
piccola per capire che la sua mamma non c’è più. Una bambina alla quale era
stato detto che la mamma se ne era andata. Ma non le avevano detto che non era
stato per sua volontà.
“Mi…mi manchi così tanto…Se
solo tu m-mi potessi s-sentire ancora…Chiederei il tuo aiuto…Salva me e N-Neji
dall’ira di…Hiashi…”
Affondo il viso nel cuscino
e, senza neanche accorgermene, crollo in un sonno profondo.
***
La timida luce bianca delle
mattine uggiose mi sveglia trapelando dalle tende, riportandomi alla realtà.
Oggi è Domani. Che cosa accadrà?
Non posso credere che si
farà finta di niente: sono sicura che mio padre l’ha notato.
Mi lavo nella vasca, nel
vano tentativo di rilassarmi, poi torno in camera e ripongo l’anello nella sua
custodia, tornando a nasconderlo con la foto sotto al letto. La scruto per
un’ultima volta prima di vestirmi e mi sembra quasi che mia madre abbia un
sorriso…Nuovo. Questa semplice sensazione però mi dà coraggio e riesco a
sorridere dopo una lunga nottata di angosce.
Mi vesto in fretta e scendo
per la colazione. Nella sala trovo mia sorella e mio padre.
Mi inchino ad entrambi e mi
accingo a preparare il tè, quando arriva anche lui. Saluta rispettosamente e va
a sedersi in silenzio. Poi arrivo e servo il tè a tutti, partendo da mio padre,
mia sorella, Neji ed infine io.
Non viene proferita una
parola finché non abbiamo finito di bere: allora mio padre congeda Hanabi e fa rimanere
me e Neji lì con lui. Un tremito mi scuote il corpo: i miei nervi non
reggeranno a lungo.
Ad un tratto Hiashi afferra
Neji, tenendolo per i capelli, affondando la mano alla base, infilzando le sue
unghie nella cute, e gli tira indietro il capo.
“Che diavolo hai fatto ieri
sera con mia figlia, lurido cadetto?”domanda fra i denti, violento.
“P-padre, lasciate che io…”
“Zitta tu, non voglio
sentire la tua voce lamentosa.”
Stringo gli occhi,
ricacciando le lacrime indietro, la rabbia mi ribolle dentro. Stringo i pugni
finché non sento le mie unghie affondare nella carne.
La scena è a dir poco
straziante.
“Cane! Io ti ho protetto
come un figlio per amore di mio fratello. Ti ho allenato, ti ho amato, mentre
tu te la facevi con mia figlia! –mi guarda furente- E tu, piccola
sentimentalista, invece di cercare un uomo che portasse onore alla nostra
casata, ti sei lasciata sedurre da lui! Da un segnato dal destino!”
Non riesco più a sopportare
tutto questo. Mi alzo in piedi e finalmente riesco a guardarti negli occhi,
Hiashi.
“Il destino non esiste. Il
destino non lo si deve subire come si fa con una sentenza, il destino lo si
deve dominare come si fa con una fiera! Se il destino esistesse davvero, molto
probabilmente al mio posto ci sarebbe lui, colui al quale vi siete riferito con
degli appellativi quantomeno disdicevoli per un ninja con le sue abilità. Per
quanto riguarda me, insultatemi, se volete, picchiatemi, se ne traete
soddisfazione, ripudiatemi, se ciò vi fa sentire fiero di voi stesso; ma lasciate
perdere Neji-nii-san, che è probabilmente la persona più degna di rispetto tra
tutti gli Hyuuga ora in vita.”
“Tu vorresti forse dire che
tuo cugino merita più rispetto di me?” dice con aria di sfida, tanto per vedere
se ho il coraggio di rispondere.
Alzo il viso e mi metto
dritta con la schiena, come mi ha insegnato Neji durante gli allenamenti.
“Sì.”
Uno schiaffo mi colpisce in
pieno viso. Rimango impassibile e continuo a fissarlo. Mi solleva, tenendomi
per il collo, e mi attacca al muro. Disperata, lo cerco e lo vedo, che tenta di
rialzarsi da terra, i capelli sciolti, davanti al viso.
Madre, fate qualcosa.
“Come osi dire questo di
tuo padre? Mi manchi forse di rispetto?”
“Come voi avete mancato di
rispetto a me. Non ho più paura: mia madre è con me in questo frangente, i miei
ultimi ricordi sono ottimi. Avanti, uccidetemi.”
I suoi pugni mi colpiscono
in pieno stomaco, poi ad un certo punto noto il suo volto contorcersi in
un’espressione di dolore. Neji lo ha colpito tra le scapole: un pugno gentile
assestato con una potenza strabiliante. Lo guardo con riconoscenza mentre Hiashi
mi libera dalla sua stretta, facendomi cadere a terra, accasciata.
Mio padre sputa un fiotto
di sangue, poi si volta verso di lui. Neji si contorce, urla: mio padre sta esercitando
il suo potere sul marchio sulla sua fronte.
“B-basta…Bastaaa…BASTA!
Smettetela! Non vedete che soffre? Smettetela ho detto! Madre aiutatemi…”
singhiozzo sconfortata, senza riuscire a guardare mio padre che uccide l’uomo
che amo.
Hiashi si interrompe di
colpo e Neji sospira, affranto e sofferente, guarda mio padre, meravigliato:
pensava sicuramente che sarebbe morto.
Anche io lo guardo, mentre
si lascia cadere a terra.
“Lasciatemi solo. –esito
nell’andarmene e prendo con me mio cugino, che a fatica riesce a muoversi e
grava su di me col suo peso- ANDATEVENE!”
Usciamo dalla stanza il più
velocemente possibile, udendo dal corridoio i singhiozzi di mio padre che, per
la prima volta in vita sua, ha rinunciato alla lotta, dandosi per vinto.
Porto Neji nella sua stanza
e chiamo quella che è stata la sua balia, che ci raggiunge immediatamente. Lo
aiutiamo a distendersi, lei gli toglie i vestiti di dosso, lasciandolo con la
biancheria intima sdraiato sul suo futon. La donna gli leva via la fascia che gli
copre la fronte: il marchio è bollente, il suo corpo è pieno di lividi.
“Bisogna chiamare Tsunade.
Non esiste ninja medico migliore in tutta Konoha.”
“Va bene, mando subito un
messo.” Mi alzo e faccio capolino dalla stanza, chiamando con un battito di mani
una delle mie ancelle.
“Va’ subito a chiamare
Tsunade-sama. Di’ che si tratta di Neji Hyuuga, è urgente.”
“Sì, signorina.” Corre via
come una freccia verso il palazzo dell’Hokage, io rientro dentro e, in
compagnia della buona donna cerco di farmi forza e di pazientare.
***
Finito anche questo capitolo! Mi dovete scusare se vi
lascio così, ma oggi devo partire e tornerò l’8 di gennaio, perciò dovrete
avere un po’ di pazienza!
Spero davvero che vi sia piaciuto, io dal canto mio mi ci
sono molto impegnata, perciò gradirei molto se voi foste così gentili da
lasciarmi una recensioncina, anche per scrivere solo due paroline, anche se non
vi è piaciuto…mi farete molto felice *me vi guarda con occhi pucci
speranzosissimi* grazie grazie grazie!
Carissimi lettori e soprattutto recensitrici, intanto vi ringrazio per
la vostra gentilezza
Carissimi lettori e soprattutto recensitrici,
intanto vi ringrazio per la vostra gentilezza. Sono appena tornata dalle mie
vacanze natalizie ed ho scoperto con grandissimo orrore che il mio computer è
rotto! Mi dispiace tantissimo, perché non potrò più aggiornare con la stessa
velocità, ma ad ogni modo farò del mio meglio, lo giuro: ormai sono
completamente efp-dipendente, quindi non avete idea
dei pianti che mi sono fatta quando ho scoperto questo
avvenimento terribile.
Inoltre devo ringraziare di nuovo la mia dolcissima Talpina: era il minimo che potessi fare per te dopo quello che tu hai fatto per me, io ci ho messo davvero
l’anima perché ti considero una mia amica, e come tale ho voluto offrirti il
meglio delle mie capacità.
Ora, dovete sapere che questo capitolo è stato scritto per ¾ mentre ero in viaggio in Kenya, colta da ispirazioni
improvvise, quindi non so come possa essere il risultato: io ce l’ho messa
tutta anche questa volta.
Un bacio affettuoso a tutti voi e a tutte voi, in
particolare a LEA91 e a ki_chan! Buona lettura!
Se vuoi amarmi…
Lascio scorrere il tempo mentre
aspetto pazientemente con la balia nella spoglia stanza di Neji, che studio
attentamente in ogni suo dettaglio.
Spaziosa e molto luminosa, ha due grandi finestre sui due lati che si affacciano uno sul giardino ed uno sulla
strada, ed una portafinestra che permette l’accesso ad un balcone. Le tende
sono blu notte con dei drappeggi celesti, i muri bianchi.
C’è un armadio a muro in legno
chiaro, una libreria piena di libri e rotoli ed una poltrona color crema
accanto ad essa.
Sotto la finestra che da sul
giardino c’è il futon sul quale lui giace, esangue, la fronte imperlata di
sudore, mentre il suo respiro si affatica.
Impotente: ecco come mi sento, perché non sono Sakura, un
ninja medico, e qualunque cosa io provassi sarebbe inutile, perciò ti guardo, amore mio, ti guardo lottare contro la morte.
E’ la donna a spezzare il silenzio calato nella stanza.
“Voi non mi conoscete vero?”
“A dir la verità io vi conosco di
nome, ma non vi avevo mai vista, Kami.”
“Ah, state pur certa che anch’io vi conosco di nome,
signorina Hinata.”
“In questa casa nessuno conosce altri domestici oltre i
propri personali. Ho sentito dire che ci sono più di
mille persone a servizio, eppure io ne conosco a stento cinque.”
“Come facevate a sapere il mio nome?”
“Perché vi aveva assunto mia madre per conto della madre di
Neji a fargli da nutrice, ed io non ho dimenticato nessuno dei suoi gesti.”
Abbasso lo sguardo sul tatami
lindo, poi sento bussare alla porta: è una delle mie inservienti, che annuncia l’arrivo dell’Hokage.
Entra nella stanza leggermente fremente, il volto
corrucciato.
“Cos’è successo a Neji, Hinata?”
“M-mio padre, Tsunade –sama, si è scontrato con lui e…ed il marchio…l’ho visto
contorcersi e cadere a terra, ma…ma poi…oh, è tutto così confuso che non riesco
nemmeno a-a…”
“Ho capito, ho capito, lascia
stare. Kami-san, scoprilo.”
Arrossisco quando lo vedo così,
quasi nudo, davanti a me.
Tsunade lo visita ed esamina la
situazione pazientemente, poi comincia ad agire con il suo chakra sulle
emorragie interne ed applica dei bendaggi intinti inun olio essenziale sui lividi e sulle
escoriazioni.
“Non ti nascondo che la situazione è particolarmente grave:
è vivo per miracolo. Hinata, devi dargli queste gocce ogni giorno, ad
intervalli regolari di tre ore, anche la notte, cinque gocce per volta sotto la
lingua. E spalma questo balsamo sul suo collo mattina e sera, alle 7:00 e alle 19:00.
Fallo per una settimana, al termine di questa verrò di nuovo per vedere se ci sono miglioramenti. Ora devo andare, avvertimi per qualunque urgenza. A presto.”
***
Assonnata, mi alzo con un po’ di fatica, vacillando.
Venerdì: oggi Tsunade deve tornare per controllare la
situazione di Neji. Durante questa settimana ho vegliato su di lui, giorno e
notte al suono della sveglia o dell’allarme dell’orologio ogni tre ore correvo
nella sua stanza e mi assicuravo di dargli le sue
medicine.
Vado a lavarmi nel bagno per rendermi presentabile e prima
di immergermi nella mia grande vasca osservo la mia
immagine riflessa nello specchio: i miei capelli sono ormai una massa informe
sudaticcia e unta, uno scuro paio di occhiaie campeggia sotto i miei occhi
vacui, privati di ogni bagliore. Non ho più lacrime da versare, le ho già consumate tutte nella speranza di un miracolo che non è
avvenuto.
Quando esco per vestirmi non riesco
a trovare le forze, mi gira la testa e cado rovinosamente sulle fredde
mattonelle bianche nel mio disperato tentativo di cercare un appiglio sulla
toeletta, sbattendo la testa. Un acuto dolore allo zigomo sinistro mi annebbia
il cervello, ma nonostante tutto mi tiro inpiedi a forza e indosso gli indumenti per
l’allenamento mattutino.
In religioso silenzio entro nella stanza di Neji e tiro le
tende facendo entrare poderosa la luce del sole, poi mi siedo accanto al suo
futon.
Per prima cosa spalmo il balsamo sul suo collo, massaggiando
a lungo con movimenti circolari lungo tutta la sua estensione e sotto le
ghiandole sublinguali, dove esercito una lieve pressione, finché l’unguento non
è giunto a totale assorbimento.
Dopo ciò, gli apro la bocca e con
una spatolina di legno gli sollevo la lingua e lascio
cadere le 5 gocce del fluido datomi da Tsunade.
Lo carezzo sul viso amorosamente e bacio la sua fronte. Un
bacio ancora, sulle tempie, sugli zigomi, sulle labbra,sul
mento, sulle palpebre.
Infilo le mie dita tra i suoi capelli liscissimi e soffici,
dei quali mi sono presa cura finora, lavandoli e pettinandoli, passandoci sopra
il più fine dei nostri balsami: fatto con oliiessenziali e olio di legno di rosa, che nutre e rende
morbide le lunghezze senza sfibrare le punte.
Mentre me ne sto qui in
contemplazione del mio bellissimo Neji, sento bussare alla porta.
“Sì?”
“Kami e le altre umili ancelle sono pronte per le abluzioni
del padron Neji, mademoiselle.”
“Avanti.”
Mi alzo mentre loro entrano in fila
con il necessario per l’igiene quotidiana: Kami ha con sé una pila di
asciugamani di lino, la seconda donna porta un pesante orcio pieno d’acqua
calda con una specie di mestolo per versarla, un’altra ha in una mano una
vaschetta con del sapone ed una spugna e nell’altra un flacone di vetro
iridescente pieno di crema per il corpo con un pennello per stenderla; l’ultima
sorregge una specie di “branda” sulla quale lui viene adagiato e sotto alla
quale viene posta una lunga e bassa vasca di porcellana per raccogliere l’acqua
che cola durante il lavaggio dalla tela sottile.
I suoi capelli vengono raccolti in
una lunga treccia e due delle donne gli tolgono delicatamente la giacca del kimono
da camera in seta che indossa, poi i pantaloni, lasciandolo in biancheria
intima, e lo depongono sul lettino.
Cominciano a lavare i piedi, poi le gambe ed il tronco, le
braccia, le mani ed il viso.
Tutto ciò avviene sempre in mia presenza: così infatti posso assicurarmi che non vi siano negligenze dalla
loro parte nella pulizia. Ad un tratto Kami mi fa cenno di uscire: deve entrare
il servo personale di Neji per la lavanda intima, alla quale non è concesso
assistere ad altri oltre lui e la balia. Quando questi
esce e lei ci fa segno di rientrare, Neji ha già indosso la biancheria pulita,
perciò gli versano di nuovo un po’ di acqua calda sul
torace e sulle gambe, lo asciugano tamponando ed in ultimo gli stendono la
crema su tutto il corpo. Poi, quando tutto è terminato, lui viene
risollevato, disteso sul suo futon, medicato e bendato di nuovo e vestito con
un kimono da camera pulito.
Esco di casa e vado verso il campo
degli allenamenti.
“Hinata, cos’hai? E’ da un paio di
giorni che sei molto più lenta del solito: stai
incassando senza mai schivare. Vuoi che terminiamo?”
Sono stesa a terra con la testa appoggiata sulle ginocchia
di Kiba che mi accarezza gentilmente i capelli.
“No, Kiba-kun, è tutto a posto. E’ solo che sto dormendo
poco ultimamente per…per una specie di incubi che mi
perseguitano.”
Mi rialzo e ricominciamo a lottare come prima. Tento in ogni
modo di resistere, ma vengo ancora atterrita dal mio
amico, finendo per ruzzolare sul prato.
“Hinata, vieni, ti porto a casa, tanto
stavamo per finire. Avanti, dammi la mano.”
Kiba mi tira a sé con forza e mi carica sulla schiena ed io
mi addormento cullata dal dolce ritmo dei suoi passi. Davanti al portone
principale mi sveglia chiamandomi piano. Mi metto in piedi e gli rivolgo un
sorriso riconoscente.
“Grazie, Kiba-kun, sei stato davvero
cortese con me. Posso offrirti qualcosa?”
“No, grazie Hinata-chan. Siamo
amici noi due, giusto? E questo è quello che fanno i
veri amici: si aiutano a vicenda. Ora vado, ci vediamo
domani.”
Mi saluta con un tenero buffetto ed io gli do un leggero
bacio su una guancia prima di entrare in casa, lasciando le scarpe fuori.
Salgo nella camera di Neji e gli do le sue gocce.
“Hinata, sei lì?”
“Tsunade-sama, siete già qui?”
“Sì, ma Kami mi ha detto che
nessuno può entrare nella camera di Neji senza il tuo permesso.”
“E’ vero, ho dato io quest’ordine
perché voglio sempre supervisionare il personale. Ma
prego, entrate.”
“Per l’amor del cielo, Hinata, cosa hai
fatto al viso? Hai uno zigomo livido e gonfio e la tua forma fisica è a dir
poco spaventosa. Devi assolutamente riposare, il tuo chakra è praticamente esaurito. Appena finirò con lui, darò un
farmaco anche a te.”
Tsunadesi siede sul tatami e visita di nuovo
Neji. Pone le sue mani curate sulla sua fronte e, con le
punte delle dita illuminate di chakra azzurrino, ricalca il disegno del marchio
e poi si sofferma sulle tempie, premendo sempre più forte, sempre più
intensamente.
Lui inizia a tremare, gli spasmi di dolore gli bloccano il
respiro ed il sudore affiora alla pelle fin sui palmi delle mani.
Ad un tratto si rizza in piedi con gli
occhi sbarrati, respira a bocca aperta affannato. Ci guarda come
sbalordito.
“Che ci fate qui, Hokage? E tu, Hinata, non dovresti
essere nella mia camera senza permesso. Che cos’è successo?”
“Hiashi ha tentato di ucciderti, Neji-nii-san. Io sono qui per
curarti, Hinata ha avuto da me l’autorizzazione a governare la casa finché io
non deciderò altrimenti, visto che Hiashi al momento
è recluso nel mio palazzo in attesa di una mia decisione
sulla sua sorte: sotto il mio regime non tollero che avvengano certe barbarie,
per quanto esse costituiscano un fatto tradizionale. Nessuno ha diritto ad
uccidere senza un motivo legittimo.Ora, vogliate
scusarmi, ma devo andare. Vi farò avere notizie quanto prima.”
Ci inchiniamo entrambi quando
Tsunade-sama esce e poi rimaniamo in piedi nella stanza, l’uno di fronte
all’altra. Non so che fare, non so che dire. Lo
sconforto più assoluto mi assale con ferocia quando
vedo che neanche lui ha nulla da dirmi.
Nemmeno un grazie.
Alzo gli occhi gonfi di lacrime verso il
soffitto nell’ultimo disperato tentativo di ricacciarle indietro, poi scappo
in camera mia sbattendo rumorosamente la porta sotto lo sguardo attonito di
Neji.
Ma chi voglio prendere in giro?Sono
solo una povera incapace, e non avrò mai la sua stima, lui continuerà a
guardarmi per sempre con quello sguardo indifferente, non vedrà mai in me nulla
che non sia una fallita, un’inconcludente, perciò perché illudersi?
Meglio che io mi arrenda subito all’amara
realtà e tornare alla mia vita di sempre. Senza di lui.
Cercando di dimenticare tutto, fingendo che non sia mai
successo niente.
Di nuovo sola, aspettando che il
mondo finalmente si dimentichi di me e che il buio della mia camera mi
inghiottisca una volta per tutte, così riuscirò a perdermi nelle mie emozioni
negative, sempre vissute a fondo, intensamente, senza risparmiarmi niente,
senza alcuna pietà verso la mia fragile psiche.
Ouff che stanchezza signori miei!
Ultimamente la scuola mi sta massacrando tra interrogazioni e compiti in classeperciò la mia
attività scrittoria è dovuta passare ahimé in secondo
piano.
Eppure, spero di potervi riuscire ad emozionare di nuovo con
questo nuovo capitolo…il 10° ora che ci penso: wow ragazzi ne
abbiamo fatta di strada!
Perciò ho deciso che questo
capitolo sarà dedicato a tutti quelli che mi seguono, che hanno anche solo
letto e mai commentato, e alle dolcissime lettrici che mi recensiscono.
M soprattutto è per Baby, un regalino per il compleanno di una persona
speciale…Senza però dimenticarmi della triade
(Sara Nemy e Cos!)…
Buona lettura a tutti!
Innocence.
Picchio violentemente i pugni contro il ceppo di legno al
campo degli allenamenti.
Non è giusto, non è leale, non può essere reale.
Lascio che le unghie affondino nella carne delle mie mani,
per sentire il dolore arrivarmi dritto al cuore e annebbiarmi il cervello.
Dei sottili rivoli di sangue partono dai solchi che ho
inciso sui palmi delle mani, li guardo quasi incantata, estraniata, come se la
vera me fosse racchiusa sotto una campana di vetro ad
osservare la mia vita scorrere e andare a rotoli senza poter intervenire.
Ed i ricordi riaffiorano. Due anni
prima, stesso campo di allenamento, occhi cerulei ed
occhi perlacei, due sedicenni che si tengono per mano e si fissano con
dolcezza.
“Come sei bella stasera.”
“G-grazie,
ma non dire così che mi fai arrossire…ti prego…”
“Hinata, voglio farti
un giuramento. Un giuramento solenne.”
“Dimmi pure.”
“Non ti lascerò mai.
Ti porterò sempre con me, qui, nel mio cuore.”
L’emozione aveva avuto la meglio su
di me, ed io mi ero adagiata sulle sue ginocchia, lasciandomi sfuggire un
singhiozzo.
“Ti amo, Hinata.”
“Naruto-kun, ti prego,
non andartene…Non partire domani, rimani con me.”
“Sai che non posso
dire di no.”
“Sì che puoi farlo.”
Da lì era nata una violenta discussione, e, come al solito, con uno schiaffo aveva vinto lui, anteponendo di
nuovo l’ennesima missione a me.
“Perché
fai sempre i capricci, dannazione? Dimmelo, perché? Perché
devi sempre rendere tutto così difficile? Come se non lo fosse già abbastanza
di suo.”
“Naruto-kun, io non volevo…non intendevo…”
“Avanti, non fare
così. Vieni qua che ti faccio due carezze.”
E come ogni volta che lui mi picchiava, io dopo tornavo da
lui e vivevamo dei momenti fantastici insieme, lui era dolcissimo ed estremamente tenero. Sì, ma il giorno dopo lo salutai e lui partì.
Strinsi gli occhi per mandare indietro le
lacrime impetuose, poi mi ero tuffata di nuovo nel blu nostalgico dei
suoi occhi, così intensi e ormai così lontani.
Sono ormai passati due lunghissimi anni, durante i quali non
ho mai più ricevuto notizie di Naruto. E poi, quando
stavo per toccare il fondo, Ino e Sakura mi avevano tirata
di nuovo su con la loro gioia ed il loro entusiasmo, riaccendendo in me la
speranza che l’amore vero esistesse, e che il mio non fosse lui.
Ed infatti, Neji, il mio vero amore
sei tu.
Perché forse nella vita c’è bisogno di
distaccarsi da sogni da troppo ormai finiti, solo che ci ostiniamo a volerli
continuare. E quando finalmente ci svegliamo,
anche se il distacco può sembrare doloroso, difficile, ed il rimpianto è forte
perlomeno quanto la voglia di ricominciare a sognare, è in quel momento che iniziamo
davvero a vivere.
E così io ho fatto: dopo aver idolatrato Naruto per anni,
lottando ogni giorno per catturare la sua attenzione, dopo aver vissuto con lui
una storia d’amore tanto arida per me quanto feconda per lui, finalmente quella
dannata missione ci ha separati, ed io ho ricominciato
da capo. Rompendo l’abitudine, ricominciando a frequentare le mie amiche fin
troppo sottovalutate ed accantonate in precedenza, guardandomi allo specchio
con uno spirito nuovo.
Ci vuole coraggio per separarsi, ma questo sacrificio ci
rende onore.
E poi torno ad ora, a questo esatto
momento in cui le mie mani sono imbrattate di sangue ed io mi sento sperduta
come mai. Domani sarà sabato, domani finalmente potrò vedere le mie amiche, ma
fino ad allora non devo assolutamente lasciar tradire
nulla.
Mi sento assolutamente esausta.
Non so più dove andare, non so più
che fare, non so più niente.
Forse ho solo bisogno di un po’ di riposo. Magari, con una
bella dormita, il dolore passerà. Magari, domani,
le cose cambieranno.
E così comincio ad incamminarmi
verso casa, a testa bassa, immersa nei pensieri e nei ricordi.
Anche l’aria diventa pesante, mi
sento un peso sul petto, come se all’improvviso i miei polmoni fossero
diventati di piombo.
Ansimo affaticata.
Che diavolo mi succede? L’ansia
dentro me cresce col mio battito, incessante, non
riesco più a capire nulla, sono nel panico più assoluto…
Gemo nel disperato tentativo di respirare. Mi ripeto di
calmarmi, ma non ci riesco assolutamente.
La sensazione di affanno e di terrore
si impossessa di me, mi blocco per strada a bocca aperta col fiato mozzato e
quasi senza accorgermene cado carponi a terra: ancora quei giramenti di testa
di stamattina e nausea.
Sputo in terra un po’ di saliva.
Sputo di nuovo. Sangue.
Ancora una volta, mi forzo ad alzarmi ed arrivo a casa
distrutta.
Mentre cammino nel corridoio, incontro
Kami. La saluto con un fil
di voce, poi la mia vista si annebbia. Da allora, solo buio ed un dolore
soffuso.
***
Apro gli occhi di colpo e mi metto a sedere. Riconosco la
mia camera. Da quanto sono qui? Quanto ho dormito?
Le tende sono accostate, penetra
solo un filo di luce bianca.
Mi alzo con un po’ di fatica, tentennando sulle prime, poi
riesco finalmente ad affacciarmi alla finestra: fuori piove a dirotto, il cielo
è plumbeo. Mi incanto a fissare le gocce scorrere sul
vetro appannato, scostando leggermente le tende viola per illuminare la mia
camera.
Torno sul mio letto, raggomitolandomi di nuovo tra le
coperte. Il gelo dell’inverno comincia a farsi sempre più vivo, sempre più
acuto. Prendo la foto di mia madre e me.
“Perché non riesco ad essere come
te?” Alzo gli occhi al soffitto.
“Perché sei così dannatamente
distante? Perché non sei qui ad insegnarmi?”
Sei morta d’inverno, quando la neve ed il ghiaccio erano
ormai ovunque, e come tutte le cose magnifiche e fragili, anche tu ti sei spezzata. E mi hai lasciata da
sola.
Solo ora mi rendo conto di quanto
mi manchi, di quante cose vorrei chiederti, di quanto poco so di te. Adesso che
tocca a me essere il capo clan, ora che ho assunto io la guida di questa
famiglia, nel momento in cui mi servirebbero i tuoi consigli, ti cerco e non ti trovo.
Non ti trovo mai, mamma.
Mi volto di colpo verso la scrivania: mi sembra di aver
scorto qualcosa che prima non c’era.
Il mio cuore sussulta.
Un elegante vaso contenente un grande
mazzo di camelie bianche, stupende e profumatissime.
Mi si riempiono gli occhi di lacrime a vederle: sono
semplicemente splendide, emanano innocenza ed un leggero, etereo bagliore.
Sorrido e mi asciugo gli occhi, poi indosso un kimono da
camera rosa pallido ed esco per chiamare le mie domestiche. Mi sembra di
sentire due persone discutere animatamente.
Fuori dalla mia stanza, nel
corridoio, mi imbatto infatti in Kami che parla con un uomo.
Mi avvicino di più e rimango a bocca aperta nel riconoscere
quel ragazzo.
Com’è cambiato…E quanto tempo è passato.
“Sasuke-san?”
Lui alza lo sguardo verso di me, superando la donna che
continua a strepitare, mentre lui ormai non la ascolta più e viene da me.
“Buonasera, Hinata.”
“Da quanto siete tornati tu e..”
“Naruto? Da un paio di settimane, ma siamo stai reclusi nell’ospedale. Non è stato facile terminare
quella missione. Lui non è ancora uscito.”
“Pensavamo ormai che foste morti.”
Abbasso il viso, mentre una sensazione
amara di tristezza cala su di noi.
“Lei sta bene?”
“Sì, sì, ci siamo fatte forza a vicenda. E
le altre ci sono state molto vicine in questo periodo. Tu l’hai già vista?”
“No, ma non vedo l’ora. Volevo parlare con
tuo cugino prima, dobbiamo regolare una questione. Non permetto a
nessuno di trattare una donna così.”
“Cos’è successo?”
“Tu non ti preoccupare, lui sicuramente si ricorderà della
faccenda alla quale alludo.- guarda a terra, poi
cambia abilmente argomento- Ma guardati, sei diventata grande! La piccola
Hinata che ora indossa dei kimono di finissima seta
decorati preziosamente.”
Silenzio.
“Sei molto bella.”
Arrossisco violentemente. Non so che dire.
“Tranquilla, Hinata, la tua innocenza non sarà violata dal
mio ardire. E poi ricorda che non sono io ad essere
tornato per te, ma Naruto. E non sarà contento quando
scoprirà che da ormai troppo tempo il suo volto è lontano dai tuoi pensieri.”
“Sasuke, io…”
“Ti chiedo solo un favore. Cerca di rendergliela il più
indolore possibile. E’ pur sempre un mio amico.”
“Ci proverò.”
“Ora posso andare da Neji?”
“Prego, ti accompagno.”
Busso leggermente ala porta di
Neji, poi entro. Lui è seduto sul tatami,
stringe qualcosa di nero…Il mio kimono! Quello che avevo lasciato nel
giardino…Allora...Lo ha preso lui.
Si volta e mi guarda con un’espressione a metà tra lo
sconcertato e lo speranzoso.
“Nii-san, UchihaSasuke desidera parlarvi.”
“Hinata-sama, aspettate! Devo
parlarvi.”
“Sasuke avrà fretta di rivedere
Sakura. Appena avrete concluso, mi chiamerete e
parleremo noi due, nii-san.”
Esco rapidamente dalla camera e vado ad immergermi nella
vasca da bagno.
Dopo un lungo ed accurato lavaggio, mi asciugo e mi sistemo
per la cena.
Stasera indosserò un kimono della collezione di mia madre:
rosa confetto, con ricamati dei fiori di ciliegio, con un obi
fucsia intenso e blu notte, come il cordone.
I capelli li lascio sciolti,
lunghi, sulle spalle.
Mi osservo nello specchio e rimango così rapita dalla mia
immagine da non rendermi conto che è entrato qualcuno.
“Le assomigli molto.”
Mi volto di scatto e riconosco una figura altera farsi
avanti con incedere lento.
“Mi aveva pregato di darti questa, prima di andarsene.”
“P-Padre? Che cosa ci fate qui?”
“Sono venuto solo per renderti ciò che ti spetta.”
Mi porge una collana. La prendo in mano e la stringo. È
formata da piastrine smaltate in blu e verde ed ha al centro appeso un disco
forato centralmente di giada muschiata.
Non finisci mai di sorprendermi, madre,
penso tra me e me.
“Grazie, padre.”
Ci abbracciamo forte, mentre lui mormora parole di scusa
rotte dall’emozione.
“Siete tornato per restare?”
“Sì. E per fare un’altra cosa molto importante.”
“Cosa?”
“Amare mia figlia.”
Ci stringiamo di nuovo, poi torniamo
nelle nostre rispettive stanze.
Con il bastoncino di vetro della boccetta del
profumo, ne spargo un po’ sul collo, sui polsi e dietro le orecchie, poi adorno
i miei capelli con una delle camelie.
***
A cena regna sovrano il silenzio. Nessuno solleva lo sguardo
sull’altro.
Io dal canto mio mi sento imbarazzata e allo stesso tempo
felice: ancora una volta mia madre ha trovato il modo di raggiungermi
quando ne avevo bisogno!
Ma nella mia mente aleggia ora anche Naruto: come posso dirgli che io non provo più nulla? Mi sento così impotente.
Appena ho terminato torno nella mia camera
e siedo alla scrivania, presa dall’adorazione dei fiori. Chissà chi ce
li avrà portati.
Sento bussare.
“Chi è?”
“Sono io.” Neji entra cautamente con un pacco in mano.
“Ci ho riposto il tuo kimono. La mattina l’ho trovato lì e
non ho saputo resistere alla tentazione di poter avere un oggetto che mi ricordasse te. Ti ringrazio per ciò che hai fatto, Hinata.
Non so come sdebitarmi.”
“Perché non mi hai parlato quando
ti sei svegliato? Perché non mi hai cercata durante
tutto il giorno ieri? Che cosa ti ho fatto?”
“Hinata, cerca di capire: ero stordito, non sapevo davvero
che fare…Ero a dir poco sconvolto. E poi ho visto te
davanti a me. Eri così candida, così perfetta, così bella…”
Che cosa sta per dire? Avanti,
Neji, parla, ti prego. Se davvero provi qualcosa per me parla!
Deglutisco e comincio a torturarmi le mani nervosamente.
“…Così innocente.”
Questa parola. Un’unica, semplice parola di nove lettere che
racchiude la mia essenza.
Innocenza.
“Hinata, ascoltami. Devo chiederti una cosa.”
“Cosa c’è, Neji-kun?”
“Io volevo avanzare a tuo padre la proposta di chiederti
come mia promessa.”
La felicità più assoluta, un senso di piacere e di
paradisiaca armonia si fanno spazio dentro me
prepotentemente e mi sopraffanno.
Un bacio, lento, timoroso, prima incerto e poi man mano più
sicuro ed audace ci unisce.
It’s the state of bliss you think you’re
dreaming,
Capitolo 11 *** Il senso della tua vita sei tu stessa ***
Salve a tutti quanti
Salve a tutti quanti! Allora, eccoci
qui con l’11° capitolo. Mi sembra davvero irreale, ma
è così…Molto probabilmente presto questa ff giungerà a
conclusione! Mi dispiace molto ma c’è davvero
probabilità che presto si arrivi ad un epilogo, con mio grande rammarico…Ma vabbé, ditemi che ne pensate, se è opportuno che prosegua o
meno.
Questo capitolo è quasi pienamente autobiografico, eccetto
il finale, e mi è costato uno sforzo immenso nonché
una settimana di lavoro, stesura e riscrittura finché
il risultato non è stato soddisfacente. Lo dedico in primis ad ElderClaud, a Babye
alla Triade.
Detto ciò,
Buona lettura e recensite numerosi!
Il
senso della tua vita sei tu
stessa
Passiamo
la vita alla ricerca di un senso,
senza
renderci conto che il senso è qui dentro,
il
senso siamo noi.
Roberto Benigni
Mi sveglio, sfregandomi gli occhi, e mi copro meglio con le
lenzuola ed il piumone. Do uno sguardo veloce alla sveglia: non è ancora
giorno. Infatti, noto con desolazione che sono le tre
di notte ed io ormai non prenderò più sonno. Maledetto nervosismo, ti pare che
a quasi diciotto anni sono ancora tormentata da incubi di ogni
sorta?
Poi, giro il viso verso la scrivania e vedo di nuovo il vaso
pieno di splendide camelie.
Mi alzo e immergo la faccia tra i fiori, inspirando a fondo
per sentire il meraviglioso profumo.
Calma, calma, calma.
I problemi vanno affrontati a sangue freddo: l’ansia non mi
aiuterà di certo a chiarire la situazione con Naruto.
La domanda è: come farlo? E con
quali argomentazioni?
Mi allontano sconsolata dalla scrivania e mi siedo in terra,
sotto la finestra, e percorro tutta la stanza con lo sguardo.
“Byakugan!”.
Controllo che nelle stanze vicine che stiano
tutti dormendo.
Mi soffermo sulla stanza di Neji: vuota.
Dove sarà andato?
Salto in piedi agitata e, indossato il kimono da camera di
ieri pomeriggio, corro fuori dalla mia stanza,
cercando di fare il meno rumore possibile, per spalancare quella di Neji.
Nulla fuori posto, solo il letto è disfatto.
Decido di scendere e passeggiare un poco per
tranquillizzarmi.
Una volta nel giardino, respiro a fondo l’aria fredda della
notte che mi invade i polmoni e provo una fitta di
intenso dolore, che mi fa tossire ripetute volte.
Mi accovaccio vicino alle siepi delle camelie e mi perdo a
guardare il cielo stellato, spostando lo sguardo lentamente di costellazione in
costellazione.
Mentre lentamente allungo le
braccia e le sposto strusciandole sull’erba, con una mano avverto qualcosa di
freddo e vitreo tra il terriccio e le radici delle piante.
Incuriosita, mi volto su un fianco ed
inizio a scavare, finché non estraggo un barattolo di vetro, gelido, crepato e
opaco, sporco.
Con enorme sforzo lo apro e vi trovo dentro degli effetti
personali femminili: un foglio ingiallito di carta di riso ormai rigido e
fragile, un bracciale d’argento rigido incastonato di giada e smeraldi ed un
piccolo scrigno d’avorio con intarsi in madreperla.
Apro cautamente il foglio ripiegato e leggo ciò che c’è
scritto.
“Mia cara Hinata,
Se hai trovato questo barattolo che ho seppellito in giardino
vuol dire che ti trovi in una situazione di necessità.
Ti chiederai perché non ho preferito lasciarti queste cose
in un posto più evidente, o perché non le abbia date a tuo padre.
In primo luogo perché volevo che il ritrovamento dei miei beni
fosse una tua vittoria, una tua scoperta personale,
e non volevo che chiunque potesse reclamarli come propri oltre te.
Secondo poi perché in questo modo sono sicura che tu li trovi
In un momento in cui hai davvero bisogno di sentirmi vicina a te.
Fin dalla tua nascita hai amato questi fiori, come li amo anche io,
e questo è da sempre il tuo rifugio, o almeno da che io ricordi,
perciò quale posto migliore per nascondere un tesoro tutto per te?
Mi sembra di vederti con le tue mani sottili che gratti
la terra.
Chissà se ti vedrò diventare adulta?
Certo che lo farò, non importa da dove.
Ti scrivo nel pieno della mia malattia: inutile prenderti in giro,
figlia mia adorata, il mio tempo a disposizione sta terminando.
Ma tu, tu non devi sentirti mai abbandonata,
perché io veglio sempre su di te.
Porterò sempre nel mio cuore i tuoi occhioni timidi
Eppure invadenti e curiosi, il tuo riso allegro,
la tua presenza tenera e deliziosa,
augurandomi che tu rimanga sempre così come ti ho conosciuta.
Non dar confidenza a tuo padre e alle sue malignità:
è molto esigente con te e rimane frustrato nel vedere la tua indole
pacifica
rispetto a quella attiva e propensa alla lotta di Neji,
ma a suo modo ti ama molto, perciò perdonalo.
Spero tu possa scusarmi se ciò che ti lascio di me sono solo
Poche parole scritte in infermità e dei piccoli doni,
ma sono sicura che tu sarai dargli il giusto valore e che li custodirai
gelosamente,
questo è per me l’importante: essere sicura che tu conosca quanto ti amo.
Ripongo in te la speranza che tu sia più forte di me
E che tu abbia il coraggio di seguire il tuo cuore, senza pensare agli
altri.
Ricorda sempre che il senso della tua vita
sei tu stessa, e nessun altro.
Con immenso amore,
tua madre.”
Rileggo la lettera quattro o cinque volte, poi la ripiego
religiosamente e la rimetto nel vaso, commossa. Mi porto i palmi delle mania coprirmi gli occhi e mi abbandono in un lungo
pianto, che scorre fino agli avambracci.
Quando finalmente trovo il modo di
consolarmi, apro la scatola e vi trovo dentro dei fiori essiccati, ancora
leggermente profumati, un fermaglio antico scolorito ed un foglio riportante la
mappa della nostra villa. Richiudo la scatola e ripongo di nuovo tutto nel
barattolo, che chiudo con il suo coperchio, poi torno silenziosamente nella mia
camera.
Accendo una candela ed osservo meglio la piantina di villa
Hyuuga. Noto che una stanza dell’ala sud è evidenziata perché contornata di
rosso. C’è una scritta minuscola al centro della stanza: katana.
Che ci sia una katana nascosta
nella mia villa? Non ne avevo mai sentito parlare:
tutte le armi sono esposte nella sala dei ricevimenti, che si trova nell’ala
ovest.
In uno sprazzo di coraggio, mi alzo e decido di andare a
vedere, tenendo con una mano la candela e con l’altra la mappa.
Raggiungo la stanza misteriosa con il cuore galoppante e
faccio scorrere la porta con mano tremante, giusto lo spazio per entrare.
Il lume di candela illumina fioco la stanza buia,
dimenticata da chissà quanto.
Sulle pareti sono appesi degli splendidi dipinti
raffiguranti paesaggi, il tatami è lavorato
pregevolmente, vi è un futon elegante e sul fondo della camera vi è un armadio
grande, scuro, decorato con sfoglie d’oro e incisioni.
Lo apro e, con mia grande
meraviglia, vi trovo una grande collezione di kimono.
Tutto, tranne che la misteriosa katana.
Non mi do per vinta e continuo a cercare, ma nell’armadio
non c’è nulla.
Se avessi una katana, dove la
metterei?
Poi, un’idea mi balena nella mente: e se fosse …
Mi chino, posando la lampada e la cartina a terra, e
comincio a frugare nel futon. Trovata.
Estraggo la katana con religioso rispetto e la adagio sulle
mie cosce. È a dir poco meravigliosa, ricca, sontuosa, elegante quanto mortale.
La sfodero e la brandisco, incerta. Il suo peso mi costringe
ad abbassare il braccio, avendo la meglio sulle mie
forze.
Sull’impugnatura leggo dei caratteri familiari: la scrittura
di mia madre.
Possibile? Mi avvicino e leggo cosa c’è scritto: Hinata Hyuuga.
Ma allora…quella spada è mia!
Stupita quanto eccitata, afferro la katana, la mappa e la
candela, ormai ridotta ad un mozzicone, e torno indietro.
Una volta a letto, dopo aver nascosto i miei ritrovamenti in
un posto sicuro (sotto un’asse del parquet della mia camera che ho sollevato da
bambina per metterci le mie composizioni di fiori essiccati, che mio padre buttava sempre via), mi addormento immediatamente
profondamente, sapendo perfettamente cosa farò domani.
***
Al mio risveglio sono piena di crampi,
Guardandomi allo specchio vedo il mio fisico, solitamente
morbido e formoso, tramutato in un fascio di nervi tesi.
Stamattina opto per la vasca
affinché io riesca a tranquillizzarmi un poco prima di colazione, così chiamo
le ancelle a lavarmi mentre io, anche se per poco, mi dimentico di tutto e
tutti.
E così cullata dai loro dolci
movimenti e dalla sensazione di tepore e di serenità che mi trasmette
l’immersione nell’acqua ed il buon profumo dei miei saponi, chiudo gli occhi
appoggiando la nuca al bordo della vasca da bagno.
Terminati i lavaggi, mi vesto con un vestito pervinca con
una cintura sottile stretta in vita, di vernice viola, e delle ballerine in
tinta con la cinta.
Scendo per fare colazione. Come al
solito sono la prima: preparo il tè e sistemo per bene il tavolo, poi attendo
che arrivino tutti quanti.
Il silenzio mi divora con l’ansia di quello che devo fare. Indosso
la collana di mia madre, per darmi forza, e tengo nascosto in tasca il suo
bracciale per indossarlo una volta uscita, di modo che mio padre non lo veda.
Se lo vedesse si incuriosirebbe e
mi comincerebbe a fare domande su dove e come l’ho trovato, da quelle domande
ne scaturirebbero delle altre ed io, sentendomi attaccata, finirei per cedere e
lui me lo toglierebbe. Ed io non voglio che ciò
accada.
Quando tutti siamo seduti, mio
padre mi guarda, stupito evidentemente dalla mia eleganza di prima mattina.
“Dov’è che vai oggi?”
“H-ho da fare u…una visita a …a una p-persona st-stamani.”
“Uhm. Capisco.”
“Se non sono indiscreto, chi è che
andate a trovare, Hinata-sama?” domanda Neji educatamente, ma sicuramente
divorato dalla smania di sapere se è un ragazzo.
Inutile mentirgli.
Suvvia, devo sposarlo, non vorrò mica dirgli
una bugia.
Il nostro rapporto deve essere assolutamente sincero.
“Si…si tratta di Uzumaki Naruto, Neji-nii-san. Lui
ed UchihaSasukesono tornati da poco e mi sembrerebbe estremamente scortese
non fargli visita.”
“Hinata-sama?”
“Sì, Nii-san?”
Mi guarda con gli occhi di un cervo appena trafitto. Uno
sguardo che vale mille parole, che vorrebbe dirmi chissà quante cose, che mostra un misto di gelosia ed amarezza. Ma
che non riesce a comunicare nulla di tutto ciò.
“Non fate tardi.”
Mi alzo, delusa, ed esco compostamente, senza far trapelare
lo sconforto che mi attanaglia, e vado verso l’ospedale.
***
“Hinata!!! Ma sei proprio tu?”
Io conosco questa voce. Quanto tempo è passato?
Mi fermo in mezzo alla strada per andare in ospedale, ed
alzo il viso. Lui.
Com’è cresciuto: si è alzato di una trentina di centimetri,
ha evidentemente scolpito il suo fisico durante la missione, i tratti del suo
viso si sono fatti più spigolosi e maturi, ma il suo sorriso è sempre lo
stesso.
“Ciao, Naruto. Sono felice di vederti perfettamente in
forma.”
“Oh sì, perfettamente. Ma tu…fatti
vedere! –mi prende per una mano e mi va girare su me
stessa- Come sei cambiata, davvero, non me lo sarei mai aspettato, sei
diventata ancora più bella se possibile.”
Mi stringe tutte e due le mani tra le sue. Io mi limito a
tacere.
“Non sai che voglia che ho di baciarti, piccola. Mi sei
mancata così tanto…”
“Naruto, o-ora de…devi ascoltare me.” Dico seria, andando
verso una panchina per potergli parlare meglio.
Mentre raccolgo le idee, con le
unghie mi strappo le cuticole dalle dita con ferocia.
“Ti ascolto. Allora, cos’hai da
dirmi? Non farmi aspettare troppo che ho una fame! Così dopo ci andiamo a mangiare del ramen insieme, va
bene?”
“La verità, Naruto è…è che…è che io non sono più sicura di essere innamorata di te. Io non…non voglio continuare la
nostra storia. Mi dispiace, ma non posso…”
Una lacrima mi riga una guancia ed io la asciugo prima
ancora che lui se ne possa accorgere.
“Hinata, perché mi fai questo? C’è un altro?”
Taccio, impaurita.
“Ti ho chiesto se c’è un altro
nella tua vita.”
Niente, non riesco a dirgli che…
“RISPONDIMI!”
Scoppio a singhiozzare terrorizzata, un po’ per l’ansia che
avevo accumulato da prima, un po’ per la pressione che mi mette
lui addosso.
“S-sì…”
“Chi è?...Avrò diritto a saperlo,
no?” il suo tono è più calmo ora.
“E’ Neji. Ci stiamo per sposare. Lui deve fare la proposta a
mio padre domani.”
“Allora, se è così…Tanti auguri. Spero che ti renda felice,
almeno più di quanto non ho saputo farlo io.”
Si alza tristemente e a viso basso, con un sorriso
malinconico e abbattuto, e allunga una mano verso il mio viso, asciugandomi le
lacrime teneramente.
“Ti prego, Naruto, vai. Lasciami
sola.”
“Hinata?”
“Sì, Naruto?”
“Io ti amo.”
“Io non più.”
Mi alzo e mi incammino per tornare
a casa, gli occhi appannati dalle lacrime, mentre lui è ancora fermo davanti
alla panchina a fissare il vuoto.
Ce l’ho fatta, questo è ciò che
conta. Non devo voltarmi, malgrado la tentazione sia
forte.
Non devo farlo, devo continuare a
fissare le mie ballerine lucide e leggermente impolverate a causa della terra
battuta delle strade di Konoha.
Sarà, ma che cos’è questa voragine che si è aperta dentro di
me?
Perché adesso che io e Neji possiamo
finalmente essere felici senza impedimenti, io mi sento svuotata di tutto?
Come si capovolgono le situazioni, se prima ero io a bramare
lui, ora è Naruto a desiderare me.
Arrivo finalmente davanti al portone principale, mi tolgo le
scarpe e le prendo in mano, metto via il braccialetto e vado nella mia stanza.
Non voglio vedere nessuno. Ho bisogno di riflettere e
prendermi del tempo per me, per i miei pensieri, per me stessa.
***
Questa dovrebbe essere una delle sere più importanti della
mia vita, ma non è serenità che provo.
Con un gesto inconsulto, faccio cadere la scatola d’avorio
dalla scrivania. Mentre mi abbasso per raccoglierla,
scorgo un’incisione sulla parte inferiore, in argento: Quanto sai di te stessa, se non ti sei mai battuta?
Come al solito mia madre ha colto
il tempismo perfetto per soccorrermi.
Sì, adesso che ho fronteggiato i miei fantasmi
sono molto più consapevole di quanto valgo, delle mie capacità.
Forse non ho dimenticato del tutto Naruto, ma almeno sono
riuscita a fare ancora un grande gesto liberatorio
verso me stessa ed ora sono libera di essere felice. Per sempre.
Mi preparo alla serata con le mani che mi tremano
freneticamente, per poco non vado in crisi di nervi con le mie ancelle.
“Mademoiselle, perché non
indossate il kimono giallo?” propone una.
“Oppure quello turchese!” dice una
seconda.
“Ma che dite voi, indossi quello
pesca piuttosto.” Soggiunge un’altra.
Sono così confusa che, per evitare uno svenimento, crollo
sulla sedia più vicina portandomi una mano alla fronte.
Dalle tre ragazze si leva l’urlo “Mademoiselle!”
e si affaccendano attorno a me spaventate.
Ad un tratto, sento la porta scorrere, secca. Sorrido
flebilmente: conosco questo tocco.
“Se mi permettete, secondo me
dovreste andare a cercare nell’ala sud.”
Lo stupore mi fa rizzare sulla sedia ed arrossire.
“Kami, come sapete voi che io conosco quella…?”
“Avete lasciato la porta aperta, mademoiselle.
Semplice ma chiaro indizio della vostra innocente presenza. Penso che uno dei kimono di vostra madre sia più che idoneo per questa
serata.”
Veloci, io e Kami andiamo nella
stanza dei kimono e lei me ne propone uno rosso fuoco ricamato di rosa, blu
notte e bianco rappresentante un giardino ricco di inflorescenze, con un ricco
obi rosso porpora ed argento.
Tornate in camera mia, vengo
vestita e preparata a regola d’arte: mio padre non sa nulla della proposta che
gli verrà fatta stasera da Neji, perciò sarà una sorpresa.
Con il personale abbiamo deciso di ornare tutta la villa e
di preparare una cena speciale, a base principalmente di aragoste,
astici, ostriche e di sushi pregiato provenienti direttamente da Suna.
Scendo le scale fingendo sontuosa regalità ed entro nella
sala predisposta per l’evento.
Sono già seduti sia mio padre, a capotavola, un po’
interdetto per l’inaspettata ed immotivata presentazione a festa della casa,
che Neji, il quale indossa un kimono verde, giallo e nero, ricamato in
filigrana d’oro a fantasie vegetali rappresentanti uno scenario boschivo.
Mi metto a sedere con una certa disinvoltura acquisita ormai
nel tempo.
“Hanabi non sarà con noi questa sera. Evidentemente deve
perdersi qualcosa di importante visto come avete
imbandito la tavola e decorato la nostra dimora.”
“Effettivamente, Padrone Hiashi, volevo farvi una richiesta.”
“Dimmi pure, Neji, e vedrò di soddisfare le tue necessità se
è in mio potere.”
Mi guarda per un attimo titubate.
Io gli mormoro con un fil di voce: fallo!, e lui, dopo
essersi alzato ed avvicinato a mio padre come è consueto fare in tutte le
famiglie di un certo lignaggio, si inginocchia a lui e, guardandolo fisso negli
occhi, senza tradire alcuna emozione, finalmente parla.
“Venerabile Hiashi-san, io vorrei umilmente proporvi
l’unione in matrimonio della vostra splendida e regale figlia, Hinata-sama, e
me.”
Hiashi si volta e, quasi paterno, posa la sua mano sulla
spalla di Neji e gli fa cenno di alzarsi in piedi, poi si erge di fronte a lui
in tutta la sua imponenza.
“Nipote adorato, tu capisci che devo riflettere a riguardo.
Quando la cena sarà terminata, ti darò la mia risposta.”
Neji torna al suo posto, siamo entrambi speranzosi e ansiosi
allo stesso tempo, ma cerchiamo comunque di gustarci
questa cena assolutamente unica nel suo genere, sebbene impazienti di sapere
cosa ne sarà del nostro amore.
Lui mi guarda con occhi pieni di speranza ed ottimismo per
incoraggiarmi, io dal canto mio tento di non pensare al peggio e di
concentrarmi su pensieri allegri.
Poi, una frase mi torna in mente, quasi
come se tornasse a galla dopo un lungo sonno: il senso della tua vita sei tu stessa. Non lascerò che
ostacoli il mio matrimonio. Deve acconsentire. Deve. Stringo i pugni intorno al
bordo del kimono, per poi rilasciarli quando sento mio
padre richiamare l’attenzione.
Sarà passata ormai un’ora e mezza.
“La mia decisione , presa dopo una
ponderazione riguardo ai vantaggi e agli svantaggi di questo matrimonio, mi
porta ad acconsentire all’unione senza obiezione alcuna.”
Neji scoppia a piangere dalla gioia, mentre io salto in
piedi e mi getto ai piedi di mio padre, abbracciandogli al
vita, poi tutti e tre ci stringiamo in un caloroso abbraccio, pieno di
gioia, emozione ed impazienza.
Un abbraccio interrotto da un’apparizione
sulla soglia della sala: mia sorella, con uno shuriken conficcato nel polpaccio
sinistro ed un kunai
piantato dritto nello stomaco.
“P…Padre…soc..cor..re..te…mi….”
In una frazione di secondo è accasciata al suolo in un lago di sangue.
Tutto ciò che riesco a fare è
lanciare un grido disumano e lanciarmi su di lei, stringendola tra le braccia.
Questo è il ben 12° capitolo della mia fanfiction e
Questo è il ben 12° capitolo della mia fanfiction e..beh ho
constatato la presenza di qualche special guest tra i recensori, che mi ha
molto rallegrata, perciò prima di iniziare la narrazione ringrazierò tutti
coloro che hanno recensito:
Sakura03: Cipo-chan! Grazie
mille per i complimenti e…cosa sarà successo ad Hanabi? In questo capitolo
molte domande troveranno la loro legittima risposta. E la dedica era dovuta, lo
sai!
Talpina Pensierosa: grazie
tante, sì effettivamente c’era davvero molto di mio nello scorso capitolo, tu
sai quanto mi è stato difficile scriverlo per il dolore. Ma il successo più
grande è stato avercela fatta e ne sono felice! E poi…forse non finirà poi così
presto, chi può dirlo..
Ki_chan: tranquilla non è stato Naruto…molto peggio purtroppo
(piccolo spoiler)! Per quanto riguarda Hinata, lo scoprirai presto. Spero che
anche questo capitolo ti piaccia.
Arwen5786: sono onorata di
aver ricevuto una recensione illustre come la tua, ammiro molto il tuo stile di
scrittura e confido di poter raggiungere anche io quei livelli presto. Grazie
per i complimenti, spero che anche questo capitolo incontri i tuoi consensi.
LEA91:sono felice che ti sia
piaciuto così tanto! Mi sono un po’ ricreduta e forse aspetterò ancora un po’
per la conclusione …e comunque sì, ce ne sarà un’altra in seguito! Il primo
amore non si scorda mai no?
Wiwo: hihi anche io odio
Hanabi, ma le farò fare il ruolo della docile sorellina per ora! Comunque, non
parlare troppo presto: i nostri cuginetti non avranno ancora vita facile..e poi
un matrimonio comporta stress, preparativi e quant’altro…spero che tu continui
a seguire!
Neji Hyuga: tranquilla Nemy,
Hanabi se la caverà alla grande…e anche Naruto! E sì, sono cattivissima.
ElderClaud: premettendo che i
tuoi commenti sono sempre graditissimi, mi rendi davvero felice facendomi tutti
quei complimenti! Diciamo che la delicatezza è una dote personale che mi ha poi
permesso di assimilarmi ad Hinata, ma sono contenta oltremodo di essere
riuscita a sorprendere il mio modello assoluto, ovvero te. Vuol dire che
effettivamente sto facendo dei progressi allora!
Miky: hai colpito nel segno:
la katana troverà presto impiego! Spero che anche questo capitolo ti piaccia e
ti possa rasserenare un po’ riguardo alle sorti della piccola Hanabi.
HyugaUchiha fan: grazie, la
tua recensione era davvero dolcissima ( è quella che mi ha fatto principalmente
cambiare idea e decidere di continuare!), vedrai che i tuoi interrogativi si
risolveranno presto!
AliDiPiume: ho letto qualche
tuo lavoro, sono molto belli! Grazie per i complimenti innanzitutto…e poi ti
rassicuro: ci saranno ancora scene romanticissime piene zeppe di amore
familiare! Anche io vivo per la NejiHina, non posso abbandonarla così!
Ringrazio coloro che hanno letto e che hanno seguito ed
amato la mia storia fino ad ora, fino ad oggi, che sono diventata Beta reader.
Ringrazio Noemi, Sara e Maria per la loro unica e sincera amicizia, Lea per la
sua disponibilità e gentilezza, Chiara per avermi permesso di idolatrarla senza
mandarmi a quel paese (sono una fangirl a mio modo XD) e per aver scritto tutte
le sue fanfiction in maniera stupenda e stimolante, ki_chan per la sua dolcezza
e per la fedeltà con laquale segue anche le mie altre fiction, e tutti gli
altri per la loro stupenda partecipazione e per l’incoraggiamento!
Troppo
preziosa e fragile
Come mossa da una forza esterna a me, mi spoglio rimanendo
in sottoveste e prendo in braccio la piccola Hanabi.
Corro nella sua stanza e la depongo sul letto, mordendomi
forte il labbro inferiore, mentre gli occhi mi si riempiono di lacrime.
Non so che fare, resto semplicemente immobile a guardarla,
così fragile, così effimera.
Poi, come scossa da un fulmine, sobbalzo e comincio a fare
tutto il fattibile: le tolgo via dal polpaccio lo shuriken delicatamente e mi
adopero per tirare via il kunai, lentamente e con delicatezza, tentando di non
causare ulteriori danni.
Quando infine viene via, un fiotto di sangue schizza fuori e
va a bagnare le mie mani e la maglietta di mia sorella.
Rimango quasi incantata a vedere il rosso cupo dei rivoli di
sangue che scorrono dalle mie dita fino al polso contrastare con il bianco
latteo della mia pelle, per poi asciugarmi le mani sulla sottoveste che
indosso.
Scendo di corsa le scale, alla ricerca di Neji: ho avuto
un’ultima, disperata idea per salvare Hanabi, ma mi serve la sua
collaborazione.
“Neji! Nejii! NEJI!” urlo nel mezzo del corridoio.
Mi raggiunge e mi abbraccia da dietro, baciandomi
delicatamente sul collo.
“Niente paura, Hinata. Vedrai che si sistemerà tutto…Dai,
pensa che tra poco ci sposeremo, io e te. Non sei contenta?” la sua voce è
suadente ed affettuosa.
“Forse tu non hai capito che io non mi sposo se mia sorella
muore! Io la voglio con me, non posso permettere che… che…” la voce mi muore in
gola e capisco cosa devo fare in un attimo.
“C’è solo una persona che può salvarla. Seguimi!” gli dico,
prima di correre via.
Percorro le strade di Konoha, così familiari e così
solitarie, seguendo un percorso familiare per raggiungere quel portone, varcato
tante volte, ed ora assolutamente necessario e troppo, troppo lontano.
Neji mi prende la mano e quasi mi trascina, col suo passo
veloce: deve aver capito dove voglio andare e che non ce la faccio più a
correre.
E di nuovo quel malessere mi si ripresenta. I polmoni si
fanno sempre più rigidi e pesanti, l’aria non mi basta più, boccheggio
convulsamente mentre la vista si fa sempre più appannata, mi si blocca qualcosa
in gola, qualcosa di liquido e denso che quasi mi soffoca.
Le gambe non reagiscono più, non riesco a seguire Neji.
“Avanti, Hinata, manca poco!” dice, caricandomi sulle sue
spalle.
Bussa selvaggiamente al portone, gli apre Sasuke, dopo
qualche minuto, mezzo nudo.
“Si può sapere che diavolo vuoi a quest’ora, razza di
verme?”[Avete capito chi era a dare a Neji del verme ora??? NdA Hehe come sono
simpatico NdSasukkia Ma quando, a sfigato! NdA -.-’ NdSasukkia]
“Hinata è malata e Hanabi è stata aggredita stanotte. Ci
serve il soccorso di Sakura.”
“Hinata! Com’è possibile…che cosa…” sento esclamare Sakura,
poi per me scompare tutto.
***
Appena mi sveglio, i miei occhi vengono inondati dalla luce
e dal tepore del sole che filtra dalla finestra. Tento di mettermi dritta,
facendo leva sui palmi delle mani per sollevarmi, ma non ce la faccio,
crollando giù.
Sospiro profondamente, poi sento delle fragorose voci
femminili, squillanti, provenire dal corridoio ed il fragore della mia porta
che si spalanca.
“Hinata!” grida Ino con la sua voce stridula, prima di
soffocarmi tra i suoi capelli in un abbraccio vigoroso e caldo.
“Ti siamo venute a trovare, abbiamo saputo da Sakura che sei
malata.” Questa è TenTen, che parla calma, con un timbro di voce femminile e
piuttosto alto.
“Ma che ci combini eh? Ci hai fatto prendere uno spavento,
lo sai? Sono dovuta venire da Suna, ho mollato Shikamaru a casa con Gaara,
nella beata speranza di non dover trovare una carneficina al mio ritorno.” E
Temari, naturalmente, con la sua voce profonda e decisa.
“Io…Io non volevo farvi preoccupare, davvero…Non so cosa mi
sia successo, devo essere svenuta. Ma mia sorella? E Neji? Cosa è successo,
dove sono loro? Gli aggressori di Hanabi?”
In quel momento entra Sakura in piena tenuta da ninja medico.
“Ciao, Hinata. Tu pensa a riposarti, gli altri stanno bene.
Hanabi è in riabilitazione, il polpaccio è quasi completamente guarito. Ciò che
ci dà più da pensare è la ferita provocata dal kunai: ha praticamente
squarciato le pareti gastriche e per poco non la perforava completamente. Le
sono state rotte sei costole durante l’agguato, speriamo che l’apparato
respiratorio non ne abbia sofferto particolarmente. Neji è con tuo padre a
scegliere il vestito per il matrimonio, anzi volevo farti gli auguri per il
felice evento!” esclama con un sorriso dolce sul viso.
“Vi sposate?!?” dicono in coro, stupite, le altre.
“S-sì, tra circa un mese.” Rispondo io arrossendo
lievemente.
“Aspetta, prima devo parlarti della tua patologia. Non stai
bene per niente, hai sforzato troppo il tuo fisico negli ultimi tempi, dormendo
poco e sostenendo allenamenti troppo intensi a confronto con le ore di sonno.
Tredici ore di allenamento intensivo individuale per due ore di sonno sono
decisamente troppo, immagino che tu lo capisca. Per non parlare delle eccessive
quantità di stress che hai dovuto subire ultimamente.
Ti consiglio vivamente di passare questo mese serenamente:
dopo il tuo matrimonio cominceremo a metterci sulle tracce degli aggressori di
Hanabi, ma fino ad allora cerca di stare serena e di essere felice con Neji,
dedicati ai preparativi del grande giorno e passa del tempo con noi. Vedrai che
risolveremo tutto, e guarirai senza nemmeno accorgertene.”
Sono malata. Sono malata gravemente.
Solo che Sakura non vuole dirmelo, non ne ha la forza.
Non importa: è un ninja medico, lei sa cos’è meglio per me,
e se dice che ce la posso fare allora vuol dire che è vero, ripongo tutta la
mia fiducia in lei.
Però non posso crederci: proprio ora che potevo fare
qualcosa per il clan, ora che avevo la katana destinata a me, ora che potevo
dimostrare chi sono, sono costretta a mandare tutto all’aria e a rassegnarmi.
Per un mese dovrò rinunciare alla ricerca degli attentatori
alla vita di Hanabi.
“Posso vederla?” chiedo timidamente.
“Mi dispiace, ma non è possibile: deve rimanere in
isolamento per almeno due settimane. E tu! Tu non devi alzarti di lì per almeno
tre giorni, hai capito? Il tuo organismo non è in grado di reagire nemmeno agli
stimoli più elementari. Hai perso talmente tanto sangue da rischiare di non
farcela.”
L’ultima frase la sussurra, quasi come se potesse spezzare
il sottile equilibrio di silenzio che si è creato nella stanza da quando è
entrata lei, quasi come se le sue parole potessero essere troppo taglienti per
essere pronunciate a piena voce.
Ed io lascio che le cose che mi ha detto mi rimbombino in
testa come echi lontani, che si sovrappongano, che scompaiano sfumando. Lascio
che mi abbandonino nel vuoto.
Perché quando si è soli in mezzo agli altri, come mi sento
io ora, tutto ciò a cui ci si può aggrappare sono i ricordi delle parole delle
persone care.
Guardo le ragazze.
Sakura ha un’espressione mortificata, TenTen è
silenziosamente persa nelle sue lacrime, Temari ha una faccia preoccupata e
corrucciata, Ino rimane impassibile e guarda fuori dalla finestra.
“Possiamo rimanere sole?” chiede ad un tratto la bionda alle
altre, che si alzano e, una ad una, escono.
“Allora, hai proprio deciso di farmi preoccupare tu eh?”
dice, seduta sul bordo del letto, guardandomi con i suoi grandi occhi celesti,
simili a ritagli di cielo tra le nubi. Danno speranza.
“Ma no, è tutto a posto, davvero…E’ solo che ultimamente le
cose sono state un po’ ingarbugliate, ma tutto passerà. Tutto quello che voglio
ora è trovare quelli che hanno tentato di uccidere Hanabi. E poi scusa tra poco
anche tu e…” tento di cambiare argomento di colpo per non rivangare il dolore.
“Già, anche io e Sai ci siamo quasi! Oramai sono passati
quasi tre anni…Ma ci pensi? Stiamo per sposarci!” è radiosa e sorride.
“Hinata, promettimi che starai bene. Giuralo.”
Il suo sorriso si è spento di colpo ed ora vedo scintillare
nei suoi occhioni una minuscola lacrima.
Mi stringe le mani nelle sue, baciandomi le dita
teneramente.
“Ino, ti prometto che guarirò, stai tranquilla. Lo dico sul
serio.”
Ci abbracciamo forte, senza dire una parola. Non serve
parlare, le nostre anime sanno comunicare attraverso altre vie.
Si alza e abbozza un sorriso, poi mi da una carezza ed esce
dalla stanza.
E tutto ciò che mi resta è il rumore dei suoi passi
eleganti, piccoli e lenti.
***
E’ quasi sera, e nessuno oltre Sakura, che deve sorvegliarmi
e somministrarmi le medicine, e le domestiche che mi hanno lavata, è venuto a
trovarmi.
La nostalgia sta avendo la meglio su di me.
Ci sono milioni di cose che vorrei fare e che non posso
fare, essendo relegata qui dentro.
Vorrei vedere Neji e dirgli quanto lo amo, cominciare a fare
i preparativi per il nostro matrimonio, scegliere tutto insieme a lui e a mio
padre.
Vorrei poter riabbracciare mia sorella, e coccolarla, e
ripeterle all’infinito e per tutto il tempo che mi resta che le voglio bene e
che non lascerò mai più che qualcuno le faccia del male.
Vorrei uscire con tutte le ragazze e scegliere il mio abito
con loro.
Vorrei poter tornare a prendermi cura delle mie camelie.
Vorrei rileggere la lettera di mia madre, vedere la sua foto,
toccare di nuovo le cose che mi ha lasciato, scorrendo con i polpastrelli sulle
rifiniture del bracciale e sugli intarsi leggermente bombati della madreperla
sullo scrigno.
Vorrei correre con Kiba e Shino, allenarmi di nuovo con
loro.
O forse, più semplicemente, vorrei alzarmi da questo letto e
poter dire che sono guarita, che la mia vita è tornata normale, che non mi
sentirò mai più male, che la malattia non pregiudicherà il mio futuro.
Ma so benissimo che questo desiderio è puramente utopico.
Perché nessuno ha il coraggio di dirmi la verità, ma so per
certo che non sarò più in grado di fare tutto quello che facevo prima e questa
cosa mi avvilisce come non mai.
Entra Sakura, piano, con la sua camminata pacata.
“Ehi, dai, sorridi! Da domani potrai alzarti, non ricordi?”
dice allegra, dandomi speranza con una sola frase più di quanta ne potessi
desiderare.
“Sakura?”
“Hm?”
“Ti ringrazio tanto per come ti sei adoperata per me. Mi
sdebiterò a suo tempo, davvero.” Non riesco più a controllare la voce, tremante
dalla felicità, che subisce degli sbalzi fonici considerevoli.
“Ma stai scherzando? E poi ora che Neji e Sasuke passano più
tempo insieme stanno diventando grandi amici, e questo mi ripaga di tutto. Ora
dormi, a domani.”
Ed anche lei esce, anche lei mi lascia qua con i ricordi e
la malinconia.
E la notte, infine, cala anche per me.
***
“Neji, amore, ma che fai?” chiedo imbarazzata.
“Dai, vieni, di che hai paura?” risponde lui, seducente,
stringendomi al suo corpo statuario e tonico.
Comincia a baciarmi sul collo, alternando i baci a piccoli
morsi e a leccatine minuscole, in punta di lingua.
Sento in un attimo tutti i miei sensi acuirsi, il suo
profumo di gelsomino e ylang-ylang mi inebria e le sue mani percorrono la mia
schiena, avide e forti.
“Neji…no…non siamo ancora…sposati…io…”
Non finisco di parlare che lui mi bacia, passionale,
attraendomi sempre più forte a sé, finché io non sento qualcosa premere
insistentemente contro il mio ventre nonostante la rigidità e lo spessore del
kimono che indosso.
“Ora basta, Neji! Se fai così non ti voglio più! Non
sopporto che tu mi…mi costringa a fare qualcosa di così grande…di così
importante…anche se non me la sento.”
Le lacrime mi scorrono sul viso, bollenti. Sono furiosa,
stanca, la pressione psicologica ormai è al massimo, e non tollero che ci si
metta anche lui.
Mi accascio in un angolo, stringendo con le braccia le
ginocchia, sperando di nascondermi da Neji, che ora mi fissa un po’ mortificato
un po’ orgoglioso.
“Mi dispiace, piccola, mi dispiace tanto. Scusami…Scusami,
sono un mostro…”
Si avvicina e mi prende il viso tra le mani, asciugandomi le
lacrime con le dita.
“Sono solo un mostro, e tu una preziosa principessa. Non
volevo forzarti, non so cosa mi è preso, è che tutto d’un tratto è stato come
se l’istinto avesse avuto la meglio su di me. Ora mi regali uno dei tuoi
sorrisi pieni di sole?”
Alzo un angolo della bocca in quello che vorrebbe essere un
sorriso e lo bacio in punta di labbra.
“Va bene così. Va bene così” ripeto, mentre lui si adagia
accanto a me, stringendomi forte.
Mi accoccolo tra le sue braccia robuste e candide, e mi
sento completamente in pace col mondo.
Ancora una volta grazie a Neji mi scopro troppo preziosa e
fragile, e sono proprio queste mie prerogative a limitarmi.
Saprò andare oltre i miei limiti?
Quanto conoscerò di me stessa dopo aver combattuto contro
gli ignoti aggressori di Hanabi?
Sicuramente più di quanto so ora.
Perché forse è vero che non sono nata per fare la sposa.
Forse la vera Hinata è ancora molto lontana da me, e solo
mettendomi alla prova riuscirò a conquistare la mia dignità nascosta.
Capitolo 13 *** Marriage n°1: Sai & Ino Yamanaka ***
Diciotto di giugno, ore nove e trenta
Marriage!N°1: Sai & Yamanaka Ino
Diciotto di giugno, ore nove e trenta.
Il matrimonio della mia migliore amica.
Già, Ino ha anticipato vertiginosamente la data.
Figurarsi, impulsiva com’è non avrebbe potuto fare altro.
Mi alzo dal letto e subisco un leggero capogiro, così mi
appoggio un attimo al muro, portando una man alla fronte. Stringo gli occhi,
per poi riaprirli, sbattendo velocemente le palpebre.
Benissimo, ora è tutto a posto.
Alzo il viso e vado in bagno a prepararmi, seguita dalle mie
domestiche, che mi aspettavano fuori dalla porta.
Diciamo che per gli eventi importanti è meglio che siano
loro a prepararmi: io, impacciata come sono, rischio sempre di dimenticare
qualcosa.
E così mi immergo nell’acqua bollente, mentre un
delicatissimo profumo di giglio si leva dalla vasca, inebriando l’intero
ambiente. Le mattonelle e lo specchio a poco a poco si appannano, il vapore
acqueo al contatto con il materiale freddo forma delle deliziose goccioline che
scorrono esitanti sulla superficie liscia della porcellana e del vetro.
Io, ad occhi socchiusi, scorro la stanza, soffermandomi su
qualche dettaglio che si possa rivelare interessante.
Osservo le decorazioni turchesi ed argentee sulle maioliche
che ricoprono le pareti, le assi leggermente usurate del parquet che
ricopreil pavimento, le nervature del
legno di ciliegio, più abbondanti in alcuni tratti, più fluide in altri.
Prima che me ne possa rendere conto, le donne mi fanno cenno
di alzarmi e mi avvolgono nei caldi asciugamani di lino bianco precedentemente
adagiati su di una stufa per trasmettergli la temperatura tiepida che
presentano ora.
Torno in camera e loro mi fanno sedere davanti alla toletta,
dove mi asciugano i capelli e i acconciano saldamente in un alto chignon
decorato con dei gelsomini, come richiesto da Ino per le damigelle.
La frangetta mi ricade elegantemente sulla fronte, e per la
prima volta mi rendo conto di quanto il mio volto sia cambiato: è diventato un
bell’ovale, con zigomi e mascella ben proporzionati rispettivamente, mento
leggermente sporgente, labbra piccole e carnose, ampia arcata sopracciliare,
naso piuttosto dritto, minuto, occhi con una interessante forma che li slancia
verso la fine delle sopracciglia esternamente e che li allinea perfettamente
nell’angolo interno.
Innegabilmente, sono diventata una donna. Una giovane donna.
E pensare che non meno di qualche anno fa avevo ancora tutti
i tratti somatici di una bambina.
Indosso prima la sottoveste grigio perla, poi il kimono da
damigella d’onore.
E’ verde acqua, ricamato a fantasie floreali, come voleva
lei, con degli splendidi gelsomini bianchi dal gambo verde intenso, brillante,
e grandi foglie argentee.
L’obi invece è Magenta con delle striature verde bottiglia e
viola, il fiocco ed il cordone verde chiaro come il kimono.
E, come tocco finale, la collana ed il bracciale di mia
madre. Così belli, così eleganti.
Scendo le scale con attenzione, improvvisando un portamento
fiero e regale laddove invece sto per ruzzolare giù.
Fortunatamente, arrivo fino alla fine della rampa sana e
salva.
Lì mi attendono Neji, con un kimono nero bordato di
turchese, disegnato per l’occasione da Sai, che ha creato gli abiti per la
cerimonia sotto gli attenti dettami di Ino, mio padre e la piccola Hanabi, che
si aiuta nel camminare con due ingombranti stampelle, vestita con un kimono
lilla.
Ci incamminiamo senza dire una parola verso il tempio dove
verrà celebrato il matrimonio della coppia, ed all’entrata ci separiamo: io mi
dirigo verso il gineceo dove mi aspettano le altre damigelle e la sposa, Hanabi
e mio padre nell’androne del tempio con gli altri invitati, Neji con gli altri
due testimoni di Sai: Sasuke e Gaara (mi piaceva che ci fosse anche Gaara
^^.NdA).
Ino è nascosta da un separé di carta di riso dove sta
ultimando la sua preparazione, mentre io e Sakura ci limitiamo ad attenderla
dall’altra parte di esso, senza fiatare.
Dopo circa un quarto d’ora, esce da lì la donna più
straordinaria che io abbia mai visto.
Gli occhi celesti sono attorniati da kohl nero, le labbra
rosa confetto ed i capelli biondi ricadono sulle spalle fluenti e lucidi, pieni
di fiori di pesco e gelsomini.
Ha un ramoscello di ciliegio appuntato sopra l’orecchio
sinistro, il ciuffo abitualmente lasciato davanti al viso oggi è trattenuto
sulla nuca da un pettine di giada con perle incastonate in coppiglie di
argento.
Indossa un kimono nero con raffigurato un paesaggio marino:
scogli argentei sui quali si infrangono onde blu oltremare, che sfumano al
turchese, bordate di schiuma bianco-lattiginosa, e un sole le campeggia, giallo
pallido ed accecante, sulla schiena, all’altezza delle scapole.
Ha un bellissimo darari-obi oro e blu notte,
particolarmente elegante e ben indossato.
La ro che ha sotto il kimono è turchese e pervinca,
ricamata di nero.
Cammina a passi piccoli e svelti, articolando bene i
movimenti delle gambe lunghe e snelle con le braccia e le mani, nascoste dalle furi
lunghe e preziose.
Ci regala un sorriso ampio ed emozionato, una lacrima
luccica nei suoi occhi come una piccola stella in un cielo immenso.
Si ferma davanti a noi, tremante.
“Sei bellissima, Ino-chan.” Sussurra Sakura.
“Buona fortuna” bisbiglio io, dal mio canto.
Ci guarda riconoscente, senza dire una parola, poi si volta,
fiera, ed avanza lungo il corridoio angusto del gineceo per dirigersi verso il
luogo dove viene celebrato il rito.
Io e Sakura la seguiamo in silenzio, per poi precederla
nell’entrata ed annunciarla.
Attraversiamo la grande navata del tempio lungo la quale
siedono tutti gli invitati, tra i quali scorgo Temari che sgrida sottovoce un
amareggiato Shikamaru, Sasuke eretto ed impassibile seduto accanto ad un
rumoroso Naruto, Tsunade-hime accompagnata da Shizune, la vedova Sarutobi,
Kurenai, con il bambino piccolo sulle ginocchia, TenTen accompagnata da
Kankuro, evidentemente scocciato, lei con i capelli sciolti per l’occasione,
Rock Lee e Gai con un kimono verde ed arancione perfettamente identico, pieni
di kleenex ai piedi e con gli occhi ancora umidi, Choji tirato a lucido,
Kakashi che, non sapendo resistere, sta ancora dando una scorsa al suo
maledettissimo libro, Anko in tenuta elegante seppure sempre e comunque
succinta ai limiti della decenza, Kiba che tormenta Shino chiedendogli quanto
ci metteremo a spicciare il matrimonio.
Sorrido sottecchi, per poi continuare a camminare dopo una
breve interruzione.
Accanto al celebrante si trova Sai, in un elegante kimono
nero con disegni rappresentanti uno scenario montano scosso da un vento
impetuoso, e, più nell’ombra, vi sono Gaara e Neji, statuari, silenziosi, con
lo stesso temperamento controllato e scostante.
Sakura ed io presto ci ritiriamo, inchinandoci a terra in un
angolo remoto, facendo così strada ad Ino, tremendamente splendida e maestosa.
Dopo il matrimonio, ci spostiamo tutti nell’ampio e curato
giardino di casa Yamanaka, allestito ad arte per l’occasione con bouquet di
gladioli, garofani e crisantemi, dando un piccolo attimo di gioia e
soddisfazione alle api che approfittano di un’occasione unica come questa per
raccogliere polline e riposarsi, inebriandosi della fragranza unica dei fiori.
TenTen e Sakura sono sedute su una panchina in ferro battuto
a spettegolare un po’, ridono, fanno facce buffe.
Temari sta animosamente discutendo con la madre di
Shikamaru, mentre quest’ultimo ha già fatto gruppo con Choji, Shino, Kiba e
Naruto, strategicamente appostati vicino al buffet.
Da un’altra parte, ad uno dei tavolini bianchi, se ne stanno
seduti Kankuro e Kakashi, a leggere insieme e in tutta libertà Icha Icha
Paradise. Poco più lontano, Neji e Sasuke sono presi in un dibattito riguardante
le ultime alleanze condotto principalmente dal Kazekage e da Tsunade.
Finalmente, individuo Ino e Sai che si tengono teneramente
per mano sull’altalena.
E’ bello vederla così felice, il suo sogno di avere tutte le
attenzioni concentrate su di sé si è finalmente realizzato, e forse questo sarà
davvero il giorno più bello della sua vita.
Dal mio canto, io mi siedo ai piedi di un albero, inspirando
l’odore fresco e dolce del giardino e godendo di uno stralcio d’ombra in una
giornata calda come questa.
Ad un tratto sobbalzo improvvisamente: mi volto e vedo
Hanabi, affaticata, che si lascia cadere accanto a me, gettando a terra le
stampelle impacciatamene.
Con un sorriso, protendo le braccia verso di lei, cosicché
si lasci cadere sul mio grembo senza paura.
Hanabi allunga le sue mani, ancora piccole, da bambina, e
stringe le mie, per poi abbandonarsi ed adagiarsi sull’erba, con la testa sulle
mie cosce. Mi guarda riconoscente e, per la prima volta, il suo sorriso è per
me.
Tutto per me.
Delicatamente, le scosto i capelli leggermente sudati dalla
fronte e li risistemo nell’acconciatura che aveva prima.
“Di’, ti piace Ino oggi?” le chiedo io.
“E’ sicuramente molto bella…però…posso confidarti un
segreto, onee-san?” mi domanda, furtiva, arrossendo leggermente.
“Ma certo! Dimmi pure!” soggiungo, avvicinando l’orecchio
alle sue labbra.
“Io preferisco di gran lunga Gaara-san!” bisbiglia lei.
Ci guardiamo per un attimo come due congiurati, per poi
scoppiare a ridere insieme.
Improvvisamente, mi rendo conto di quanto sia straordinario
quello che mi sta accadendo.
Io sono la depositaria del segreto più delicato della
giovinezza di mia sorella: la sua primissima cotta…e lei l’ha raccontata a me!
La abbraccio forte, baciandole la guancia accaldata, sento
le sue mani aggrapparsi alla mia schiena.
Di tutti gli amori che avrà, degli uomini che vedrà, degli
sguardi che la colpiranno, Gaara, quello confidatomi, sarà il primo in
assoluto, quello che ricorderà per tutta la vita, quello di cui riderà con le
amiche alla mia età dicendosi “quanto ero sciocca”, quello che comunque le
comincerà a svelare gli spiragli di un lungo cammino alla ricerca di colui che
le terrà la mano per sempre.
Ed io, in questo momento, ci sono stata per lei.
“Avanti, andiamo a farci una passeggiata! Chissà che non ti
noti…” le dico io, strizzandole l’occhio.
“Sì, ecco…Onee-san, presto ti sposerai anche tu, non è
così?” chiede.
“Sì, ben presto ci sarà anche il mio matrimonio…al quale
seguiranno Temari e Shikamaru, TenTen e Kankuro ed infine Sasuke e Sakura, in
ottobre. Ti va di parlarne?”
“Oh, sì, sì! Mi piacerebbe moltissimo! Ho così tante cose da
chiederti a proposito. Ad esempio, quali fiori sceglierete per le decorazioni?
E che kimono indosserai? Potresti sceglierne uno anche per me? Dove farete il
pranzo? Dove celebrerete il matrimonio? E..Aspetta, non ho ancora finito..”
Domanda a raffica, contando sulle dita della mano sinistra
ciò che mi ha chiesto e ciò che le manca da chiedermi.
Poi estrae da una tasca del kimono un foglietto.
“Ecco, queste sono tutte le cose che vorrei sapere.” Dice
con fare professionale.
Deglutisco, angosciata: saranno più di cinquanta righe di
sole domande alle quali per maggior parte immagino già di non aver idea di cosa
rispondere.
“Sentimi, nee-chan, facciamo così: stasera verrò in camera
tua e ne discuteremo, va bene?” propongo speranzosa in una tregua dalla
“conferenza” sul mio matrimonio.
Ci alziamo da terra contemporaneamente, mi prende la mano e
comincia ad andare.
Io dal mio canto mi lascio condurre dallasua presa forte ed energica, avanzando con
lei al ritmo del suo passo zoppicante aiutato dalla stampella rigida.
Lascio che sia la sua fantasia, la sua parte infantile ad
avere la meglio su questi attimi magici condivisi con lei, ed improvvisamente
vengo quasi sopraffatta dal desiderio di abbracciarla, coprirla di baci,
accarezzare i suoi capelli così sottili e fragili, preoccuparmi scioccamente
per la sua gamba ed i suoi polmoni pur sapendo che Hanabi è robusta e vigorosa,
e a mia differenza ce la farà in ogni momento nonostante tutto.
Andiamo avanti ed indietro per il giardino per un po’,
dopodiché mio padre si avvicina, afferrando la piccola per la sala con la sua
presa ferrea e incontestabile, e le fa’ cenno di prepararsi ad andare.
Lo guardo negli occhi, senza capire.
“E’ giunto momento per me e tua sorella di ritirarci. Sarà
stanca senz’altro, e deve riposare, altrimenti i suoi tendini si affaticheranno
troppo e potrebbe restarne seriamente danneggiata nella sua promettente
carriera di ninja. Ora, Hanabi-chan, rientriamo.”dice severo.
Eppure, il suo tono è cambiato. Mantiene sempre quella nota
autorevole seppure non compaia più come un padrone autoritario.
“Tu puoi restare con Neji. A dopo.”
Ci salutiamo con un semplice cenno del capo, niente dolcezze,
niente sentimentalismi, solo una rigida, pragmatica formalità che oramai
nessuno di noi percepisce più come opportuna.
Lentamente, vado verso Ino, che ora sta bevendo qualcosa con
le altre.
“Ero con mia sorella…aveva delle curiosità che le ho
chiarito.” Mi limito a dire, sorridente.
E per una mezz’ora buona ce ne stiamo lì, in piedi, a
ridere: Ino forte e femminile, Sakura bilanciata e moderata, TenTen divertita
fino in fondo, vibrante di emozione, Temari sopra le righe e sonora, quasi un
ruggito, io timida seppure non mi riesca a trattenere né a controllare.
Poi, improvvisamente un respiro conosciuto si intensifica
sulla mia nuca, tiepido, facendomi piacevolmente rabbrividire.
“Neji?” esclamo, voltandomi di soprassalto.
“Che ne dici se ce ne andassimo? Oramai è quasi sera e
sarebbe giusto che i nostri due sposini avessero un po’ di meritata intimità,
non credi? Su, ho un posto speciale dove portarti stasera…”
Lascia la frase sospesa, conferendole quel fascino tipico,
pungente, che suscita curiosità e smania nell’interlocutore, un po’ come vedere
un corpo nudo coperto in parte da un velo scuro: ci si arrovella ad immaginare
cosa ci sia sotto laddove in realtà basta sollevarlo per svelare ogni mistero.
Così, mi appresto a salutare tutti e, con una certa fretta,
raggiungo Neji al cancello.
Basta solo la percezione del suo sguardo ad emozionarmi e a
farmi avvampare, cosicché mi trovo costretta ad abbassare il viso e a
nascondere nelle ombre del crepuscolo il mio palese rossore.
Sento la sua mano calda e rassicurante stringersi intorno al
mio piccolo pugno chiuso e gelido, penetrando tra le mie dita con le sue.
Avanziamo in silenzio sulla strada in terra battuta
piuttosto ciottolosa che porta verso l’aperta campagna, ascoltando i suoni
notturni, i vari cinguettii e gli stridii dei rapaci che si cominciano a
sollevare in volo, il rumore soffuso dei rapidi scatti delle lepri inseguite
dalle volpi, scorgiamo il bagliore degli occhi di un gatto fulvo, ed arriviamo
dopo un po’ di minuti ai margini del bosco.
“Allora?” domando leggermente intimorita con voce tremante.
“Allora cosa? Vieni con me, devo mostrarti una bella cosa.”
Risponde Neji sbrigativo.
Lo seguo a grandi passi, per quanto i miei geta mi
permettano di muovermi, sentendomi ostacolata ulteriormente dal kimono rigido.
All'improvviso, si blocca, facendomi rapidamente cenno di
tacere.
Afferro la sua mano e cammino due passi dietro a lui, presa
da una forte sensazione di instabilità data dal suolo maledettamente sconnesso
e dissestato.
Finalmente, giungiamo ad una distesa al centro della quale
troneggia un albero dal fusto della portata di un talamo, i rami si aprono
quasi a formare una strana sorta di riparo concavo.
Immediatamente, Neji si adagia all’interno della cavità,
trascinandomi accanto a sé ed indicandomi un punto indistinto nell’erba mentre
con l’altro braccio mi cinge le spalle.
Avvicina le labbra al mio orecchio mentre io fisso con gli
occhi sgranati il punto da lui segnalatomi.
“Guarda mia cara…ora!” bisbiglia concitato.
Ed in questo attimo preciso si solleva uno stuolo di
farfalle bianche e sfavillanti, che riempiono il cielo del primo crepuscolo con
il loro bagliore, volteggiando sempre più in alto per poi andare ad adagiarsi,
leggiadre, sui rami dell’albero sul quale giacciamo distesi io e lui.
Rimango a bocca aperta per qualche secondo, per poi voltarmi
verso di lui, sorridente e stupita, incapace di fare alcuna considerazione data
la bellezza di questo fenomeno unico.
“Come fai ad essere sempre l’uomo che desidero? Come riesci
a capire in ogni momento esattamente di cosa ho bisogno?”
“Io ti ho studiata per anni. Mi è bastato lottare ed
allenarmi con te per capire esattamente chi sei, quali sono le tue priorità ed
i tuoi bisogni. Ed è per questo che ora siamo qui, perché io e te siamo due
anime sole tra la gente, complementari anche nelle nostre somiglianze, due
ramificazioni di un’unica perfetta natura destinate ad intrecciarsi e
sviluppare insieme qualcosa di più alto di ogni sogno possibile, più nobile di
qualunque virtù, più sacro dell’amore stesso.”
Si avvicina ancora e mi bacia, con le sue labbra ormai
esperte e delicate, inoltrandosi con le mani tra i nodi che sostengono i miei
indumenti, rovistando freneticamente per trovare il capo dell’obi, insistendo
oltre, spogliandomi di ogni cosa.
Tremo al contatto con l’aria fredda ed aromatica.
Neji si porta rapidamente su di me, guidando le mie, di
mani, sul suo torace, sulla schiena, mentre io mi perdo infantilmente ad accarezzare
i fasci di muscoli longilinei ed elastici.
È un attimo.
Lo sento divaricare leggermente le mie gambe per inserirsi
tra di esse, dopodiché si stende su di me premurandosi di non farmi male.
Ci baciamo un poco, con dolcezza e foga.
E infine lo sento affondare gentilmente, in un insieme di
sensazioni, miste a dolore, gioia, agitazione, eccitamento massimo e l’assoluta
percezione della meraviglia di questo momento unico e profondo nel quale si
abbracciano ed unisco gli estremi ed eterni paralleli costituiti da istinto e
ragione, pulsione ed amore.
Madidi di sudore, ci avvolgiamo nel kimono di Neji, invasi
dalla più sublime delle emozioni, senza riuscire a distaccarci l’uno dall’atra,
nel tentativo disperato di aggrapparci al tempo per dominare la notte e
stringerla al petto il più a lungo possibile, con forza e violenza, come un
pazzo capriccio.
Finalmente, tutto sembra aver preso una tregua dalla
sofferenza e, lentamente, ci lasciamo cullare dal bagliore delle ali delle
farfalle, dalla brezza gelida e dai nostri desideri di serenità e perfezione
nel nostro primo sonno condiviso insieme.
Spazio Cos: Salve lettori amatissimi!
Vorrei ringraziare velocemente tutti coloro che hanno
aggiunto la storia nei preferiti, coloro che hanno letto e quelle persone che
hanno recensito, che non posso nominare per motivi di tempo e di studio
impellente.
Grazie di tutto, soprattutto delle vostre gentilezze e del
supporto che mi offrite.
In ultimo, vorrei dedicare questo capitolo ad Arwen5786: so
che attendi la NejiHina anche per quel che concerne Rehab (la mia AU), ma spero
che questa possa andar bene ugualmente.
È arrivato il mio giorno. Il nostro giorno. Il tempio è
stato addobbato a festa, con fiori scelti appositamente da Ino: iris, orchidee
rosa e glicini, nastri di seta bianchi a legare i bouquet.
Kami ed io ci guardiamo, nel silenzio della mia stanza,
stringendoci le mani.
“È arrivato il momento di cominciarsi a preparare,
Hinata-sama. Vi vado a ritirare il vestito dalla stireria.” Annuisco e abbasso
il capo.
Sento bussare allo stipite della porta, e dico: “Avanti.”
“Hinata…sono venuto a portarti io il vestito. Quello che
avevi scelto non mi sembrava appropriato.”
Mio padre si avvicina, con una scatola lunga ed ingiallita,
che appoggia sul letto.
“Ma, padre, lo ho fatto fare su misura, e sembravate
concordare, e poi…con tutto quello che vi è costato…”
Ci guardiamo, mi fa cenno col capo di aprire la scatola, ed
aspetta che io dispieghi il kimono davanti a me per parlare.
È un kimono splendido: bianco madreperla, iridescente,
decorato con nuvole dai contorni argentati ed aironi che sfumano dall’avorio al
rosa su un cielo realizzato con fili pervinca luminescenti.
L’obi è pervinca ed argento, darari, il cordone bianco.
Il modello è vecchia maniera, classico e raffinato, di
quelli che ormai non si usano più perché troppo sofisticati per le sartorie e
per i gusti moderni.
“Quando ci sposammo, tua madre indossava questo kimono. Sono
sicuro che lei avrebbe insistito affinché tu lo indossassi oggi, e non voglio
deludere le sue aspettative. Se desideri, ho allegato anche il corsetto
tradizionale con le stecche di balena. Aspetterò qui fuori che tu esca e mi
assicurerò che Hanabi sia preparata a dovere e che venga condotta con le altre
damigelle nel matroneo.”
Mi tuffo tra le braccia di mio padre e mi aggrappo alla sua
schiena, mentre le sue braccia robuste mi si stringono intorno e mi bacia
dolcemente sulla fronte.
“Sarai bellissima, ai-chin”.
Ai-chin? È la prima volta che mio padre mi chiama…amore.
Piccolo amore.
“Oh, papà!”
Mi prende per le spalle e mi guarda negli occhi,
sentenziando: “Rendimi fiero.”
Dopodiché, mio padre esce dalla stanza ed entrano le mie
domestiche a prepararmi.
Prima indosso una lunga sottoveste di lino, sopra la quale
mi legano, stretta da togliere il fiato, il corsetto, dopo ancora una veste
indaco con le maniche lunghe, svasato, ed in ultimo il kimono, il darari obi ed
il lungo cordone a fermare tutto.
Come seconda cosa, indosso cinque fili di perle di diverse
lunghezze, degli orecchini di giada e perle e nascondo un sacchetto di erbe
profumate in una manica.
Per ultimo, mi vengono acconciati capelli in modo
estremamente articolato: uno chignon alto, costellato di gelsomini ed adorno di
camelie, bloccato con il fermaglio di mia madre, dal quale scende un velo
inamidato lungo tutta la schiena. Il mio viso di porcellana viene impreziosito
dalla cipria di riso e dalle tinte del lilla e del perla sulle palpebre. Gli
occhi mi vengono bordati, con un pennello, di una pasta nera morbida e lucida,
le ciglia tirate dal piegaciglia e le labbra dipinte ad arte con una crema fluida
rosa acceso. Dopo un’ora e mezza di preparativi, posso dire di essere pronta
per uscire.
Prima di uscire dalla mia camera Kami mi avvolge in una
cappa nera e pesante, dopodiché arrivo al portone principale, dove mi aspetta
una lettiga privata, mio padre è già seduto dentro di essa e mi aiuta ad
entrare, sostenendomi con le mani.
Una volta al tempio, gli uomini fermano la lettiga prima
davanti all’entrata del matroneo, cosicché io possa sgattaiolare dentro, e poi
lasciano mio padre di fronte alla scalinata frontale.
Quando mi trovo circondata da tutte le mie amiche, sono
costretta a ricacciare indietro le lacrime di gioia: Ino, Sakura, Temari,
TenTen e la mia piccola Hanabi, tutte vestite con dei kimono pesca decorati
d’azzurro, con obi blu e capelli acconciati in una “banana”, fermata da una
gerbera bianca, mi salutano allegre, festose, e mi abbracciano confusionarie.
“Sei bellissima! Sei fa-vo-lo-sa!”dice per prima Temari “Si
sentiranno tutti male, quando ti vedranno.”
“Ahem…Hinata, ti dobbiamo dire una cosa. –dicono Sakura ed
Ino- Ha insistito per venire anche Naruto…Sappi comunque che ci sarà sempre
Sasuke con lui, per assicurarsi che non succeda nulla di sgradevole. Ci
dispiace tanto, ma non abbiamo potuto evitarlo.” Ecco, ci mancava anche questo
per caricarmi d’ansia. Ho paura che qualcosa vada storto.
“Un bicchiere d’acqua, per favore.” Domando ad uno degli
inservienti, che si appresta a portarmi quanto richiesto.
“Va bene, va bene, non c’è problema. Alla fin fine,
Naruto-kun è sempre un caro amico.” sorrido.
“Tanti auguri...e figlie femmine!!!”acclama TenTen, con
l’aria maliziosa e contenta.
“E soprattutto goditi il didietro più bello di Konoha e
fanne buon uso!” aggiunge Ino, ridendo.
“INO!” la riprendo scherzosamente io.
“Embè? Che c’è? Avanti, chi di voi non lo ha mai pensato?”
la bionda alza un sopracciglio “Ecco, visto? Non sono l’unica!”
“Hinata, cerca di essere tanto felice e non affaticare il
tuo fisico. Per qualsiasi cosa, puoi contare su di me. – Sakura mi si avvicina
e mi bisbiglia all’orecchio – e quando rimarrai in stato interessante chiamami
che ti voglio avere in cura io!”
“Va bene. Grazie. Grazie a tutte, grazie di essere venute,
grazie per gli auguri, per il sostegno, per l’affetto, per essere come delle
sorelle – al che strizzo gli occhi ad Hanabi – per me. Vi voglio bene.”
“Bene, ora andiamo: qui c’è un matrimonio da celebrare!” Ino
si mette a capo di tutte noi come un sensei con il suo team.
Le guardo uscire, una per una, con incedere aggraziato e
solenne, disporsi elegantemente dal lato opposto ai testimoni di Neji: Lee,
Gaara, Sasuke e Shikamaru.
Vedo Neji e mio padre farsi avanti fieri, come due leoni,
orgogliosi della loro nobiltà e del rispetto che gli altri nutrono per loro.
È così bello che vorrei correre da lui e supplicarlo di
andar via da davanti a tutta questa gente.
Ed invece no. Una donna mi toglie la cappa nera e mi copre
il volto col velo, quindi inizio ad avanzare con passi piccoli, ben calibrati,
facendo attenzione al distendersi e al contrarsi dei muscoli,e sento che ad ogni passo l’ansia recede e
lascia il posto ad un’emozione bellissima ed incontenibile, che libero con un
sorriso, contro ogni tradizione che vorrebbe la sposa inespressiva, e a questo
punto tutti i trecento invitati si alzano ed applaudono.
I battiti delle loro mani mi fanno vibrare tutta,
rabbrividire di piacere, e vorrei urlare dalla felicità, tanto che mi devo
coprire la bocca con le mani per non scoppiare a ridere ed applaudire a mia
volta in segno di ringraziamento.
D’improvviso, quando arrivo davanti a Neji, e scorgo dietro
di lui mio padre, ho l’immagine di mia madre che gli si fa accanto, con un
kimono elegante ed i capelli nerissimi sciolti, la fronte cinta da una
coroncina di perle ed increspata da una ruga, e mi saluta, lanciandomi un bacio
dalle labbra rosse.
Sbatto le palpebre e vedo la realtà: era semplicemente una
visione, mio padre è solo, e mi osserva.
Eppure, in qualche modo, so che lei c’è.
Questo mi basta.
***
Dopo la festa, Neji ed io torniamo alla villa a notte fonda.
In silenzio, ci dirigiamo verso l’ala sud: abbiamo deciso di
stabilirci lì per avere la privacy necessaria e per poter avere una vera e
propria dependance, dotata di sala da pranzo autonoma e di una piccola
palestra.
Tra l’altro, è la parte più vicina al giardino della
camelie, così posso prendermene cura.
Nella camera da letto, davanti al futon matrimoniale, ci
cominciamo a baciare nel silenzio e nel buio più assoluto.
“Ci avresti mai creduto? Cioè, lo avresti mai detto che alla
fine saremmo stati felici?”
“Io credo che certe persone siano destinate a
soffrire per poi poter godere di una felicità maggiore degli altri.”
“Neji, non cambierai mai! Insomma, seriamente, adesso che
siamo arrivati a questo punto cosa ci resta da fare?” lo guardo, smarrita,
mentre lui mi sorride rassicurante.
“Adesso bisogna fare una bella revisione delle regole
interne alla famiglia. La prima donna primogenita della casata
principale…pensavi davvero di passare inosservata?” dice, in tono di sfida.
“Credimi, farò di tutto per imporre come canone di
eccellenza non la nascita, ma il merito.”
Sono finalmente convinta di ciò che faccio.
Nessuno dovrà mai più soffrire, o essere vittima di
sacrifici solo per colpa di una stupida divisione tra casate. Voglio essere la
prima a perorare questa battaglia.
Voglio che mi si guardi con rispetto e che si pensi di
meche sono una donna in gamba.
“Sei forte, bambina.”
Io in ginocchio tra le gambe di Neji, seduto di fronte a me,
che mi cinge la schiena con le braccia e strofina il suo naso contro il mio,
teneramente, lasciandosi sfuggire un bacio sulle mie labbra.
Il suo sapore mi rapisce del tutto, e mi trasporta in un
altro mondo, in un’altra dimensione in cui solo l’amore esiste, e solo noi
siamo perfettamente combacianti.
Gli abiti scivolano delicatamente a terra, lungo le nostre
gambe, che si cercano e si stringono, ed il profumo delle nostre pelli calde si
mescola fino a creare un distinto, veemente odore di desiderio.
“Hinata…Hinata, dobbiamo parlare…io...io voglio un figlio.”
Neji mi prende il viso tra le mani, per guardarmi dritta
negli occhi, e a me manca il fiato.
Lo bacio io, questa volta, e lo sento tirarmi a sé sul
futon, sotto le coperte piene del calore dei nostri sospiri, per esaudire un
desiderio che segni il termine della divisione tra casate, che possa abolire
una tradizione di odio, tinta dal sangue, quello stesso sangue che accomunava
vincitori e vinti nella guerra dei destini.
“Neji, io ti amo. Ti amerò per sempre, qualunque cosa
accada.”
“Ti amo anche io Hinata…Il nostro amore è stato scritto nei
nostri occhi.”
***
.:Spazio Cos:.
Ebbene, è arrivato il momento degli addii.
La nostra avventura insieme è finita, e annuncio a tutti che per il
momento mi dedicherò alle originali, in particolare alla ripubblicata “Ballando
sull’orlo del precipizio”.
Con questo capitolo si conclude questa fanfiction tanto amata e
altrettanto odiata.
Amata, perché è stata la prima long-fic da me portata a termine e da me
concepita,
ciò oltre ad essere un traguardo importante è una grande crescita, ed
un’impresa non indifferente.
Odiata, per il lunghissimo periodo di pausa che mi sono dovuta prendere
per terminarla,
durante il quale la storia incompleta mi continuava a rodere come un
tarlo.
Tutto sommato, mi sembra di aver fatto un buon lavoro, quindi va bene
così.
Ringrazio, prima tra tutti quanti, Solarial: è grazie ad una sua
fanfiction trovata per caso su internet che ho scoperto EFP, e che mi sono
innamorata dello Hyuugacest.
Sei un’autrice formidabile, ti ammiro con tutta me stessa.
Un grande ringraziamento va alle autrici che mi sono state vicine:
Talpina Pensierosa, prima di tutte.
Kurenai88, una grande maestra.
Arwen5786. Nella speranza che legga.
Ki_chan, per la convinta partecipazione!
Lea91, per aver seguito e recensito con dedizione.
AliDiPiume, col desiderio che tu non abbia smesso di sperare di vedere
questo capitolo.