I think about your voice a lot.

di comefosseunchiodofisso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Era martedì. Un giorno come un altro. Tutta la BAU (Unità di Analisi Comportamentale), sentiva la mancanza di quella sagoma alta, potente, mascolina di Derek. Mancavano le sue occhiate complici, i suoi abbracci, le forti pacche sulle spalle che regalava. La sua derterminazione, quel sorriso bianco, smagliante e sincero, la corazza della squadra. Mancava quello scudo che li ha tenuti al sicuro per tanti anni.
Era da un po' che non c'era nessun caso su cui indagare, perciò erano giorni vuoti, monotoni in cui la squadra siedeva nelle proprie scrivanie in silenzio.
-Buongiorno a tutti- strillò Hotchner -Vorrei presentarvi una persona...- lasciò cadere la frase, si fece da parte e scoprì una ragazza dietro di lui. -Lei è Edith Anderson. Sarà la partner di Reid- disse tutto in un fiato, senza espressioni in volto, come suo solito esprimersi, lasciando tutti un po' scossi. -Ah, e... trattatela bene. Non fatela scappare subito con... i vostri soliti atteggiamenti.- disse con una punta di sarcasmo.
Tutti ridacchiarono. Sapevano di cosa parlava Hotch.
Edith era vestita molto curata: pantaloni rosa antico larghi in fondo, ma stretti in vita, con sotto dei tacchi a spillo beige chiaro, come la camicia a maniche lunghe che indossava e che aveva messo dentro ai pantaloni. I gioielli non erano esagerati, ne tantomeno il suo trucco. Mostrava un carattere molto calmo. In parte insospettì la squadra, ma dovevano comunque studiarla. 
Dentro quella sala si potevano percepire poche come: il mormorio degli agenti, i passi di Hotch allontanarsi e delle sedie strisciare sul pavimento. Si stavano tutti alzando, e le andarono incontro: c'è chi si presentò con una stretta di mano, ad esempio Emily e Rossi, mentre Garcia la abbracciò affettuosamente e Reid la salutò con un sorriso.
-Mh, Edith- incominciò Reid, verso la ragazza di fronte a lui -Colei...-
-...che lotta per la felicità- conclusero insieme. Lei gli sorrise, che si era fermato a guardarla, ovviamente non direttamente negli occhi. Spencer non era il tipo: "quelli come lui", così si descriveva egli stesso, restavano in disparte. Passavano inosservati, per lo più come acqua che scorre sotto i ponti. Silenziosamente, senza dare nell'occhio.
-Quei due hanno già trovato un argomento su cui parlare- disse divertita Emily a Rossi.
-Quella ragazza è... strana-
-Da cosa deduci questo?-
-Lei mi sembra poco forte per poter sopportare quello che viviamo noi. E poi di solito le ragazze si ammaliano subito di Reid e tutte le volte lui si trova con il respiro pesante e il cuore che batte forte se si tratta di ragazze. Invece con Edith...-
-Dobbiamo solo conoscerla Rossi, stai tranquillo-
-Ragazzi- iniziò Hotch. -Abbiamo un caso-
Edith sussultò; era d'altronde la sua prima volta. Seguì Reid nella sala principale e si guardò intorno.
Garcia informò gli agenti ed espose la foto di due adolescenti trovati senza vita in un cassone a Chicago. Si misero tutti sull'aereo e partirono, tranne Garcia che rimase, come sempre, a Quantico.

Andarono tutti sulla scena del crimine: quei due adolescenti, tra i diciassette e i venti anni, erano stati rapiti e uccisi nel giro di due settimane in quella cittadina. Karl Twin e John Faith, due vicini di casa. I due corpi sono stati trovati dentro ad un cassonetto della spazzatura. Hotch e Rossi restarono dove furono trovati i corpi, Emily e Jj si sarebbero occupavate delle famiglie mentre Spencer e Edith entrarono nella casa di uno dei due adolescenti per poter trovare degli indizi. Raggiunsero la stanza da letto dell'adolescente Karl.
-Che disordine- farfugliò Reid.
-Evidenti segni di un combattimento- iniziò Edith. -Karl non si è arreso-
Reid annuì a Edith, continuando a cercare qualche probabile indizio. C'erano piccole tracce di sangue sulla scrivania e sulla moquette, e subito ne presero dei campioni per farne un'analisi. 
-Edith!- chiamò Reid, che era chinato con le gambe di fianco al letto del ragazzo. 
-Ci sono due zaini- Reid si girò per guardare Edith. Uno lo guardò Reid mentre l'altro lo guardò Edith.
-Questo è di John- disse lei, con il mano la sua carta d'identità.
-Questo di Karl- rispose lui - Ma non c'è nulla che possa aiutarci-
Nel frattempo fuori, c'erano i genitori di Karl e John. Emily si stava occupando della famiglia di John, mentre Jj era con la famiglia di Karl.
-Salve- salutò, Emily, la famiglia Faith -Posso porvi delle domande?-
I genitori erano visibilmente scossi. Come biasimarli, ma annuirono e decisero di dare una mano. Prima lo facevano, prima si poteva prendere l'S.I.
-Vi ringrazio- disse dolcemente Emily -Vorrei iniziare col chiedervi com'era John. Le sue abitudine, le sue amicizie. Quello che vi viene in mente. Tutto quello che sapete ci è importante.-
-John...- iniziò il padre. -Era un ragazzo gentile, educato. Non ha mai avuto persone che lo odiassero. Non ha nemmeno mai avuto problemi di droga; faceva sport, precisamente rugby nella squadra del paese-
-Ultimamente ha parlato con qualcuno che non conosceva? Oppure ha litigato con qualcuno?-
-No- rispose il padre mentre che pensava. -Non che io sappia-
-Okay. E, come si è svolta la serata? Quando siete tornati a casa e tutto il resto.-
-Eravamo fuori a cena. Avevamo lasciato John a casa di Karl. Erano migliori amici. Volevamo passare una serata solo noi due. Ma appena siamo rientrati a casa...- la voce del padre era sempre più scossa, e le lacrime della madre non smettevano di rigarle il viso.
Emily ringraziò i genitori e raggiunse Reid e Edith dentro alla casa. Intanto Jj fece le stesse domande ai genitori di Karl, ricevendo le stesse risposte che ricevette Emily.

-Garcia ci sei?- erano tutti alla stazione di Chicago e Hotch chiamò Garcia per poter avere qualche informazione in più.
-Sempre qui capo-
-Cercaci Karl Twin e John Faith. Il loro passato, il loro presente. Studi, posti che visitavano. Tutto. Poi chiama quando scopri qualcosa.- poi si rivolse ai due partner -Cosa avete trovato in casa dei ragazzi?-
-Nella stanza da letto di Karl c'erano segni di lotta- iniziò Reid.
-E tracce di sangue- concluse Edith. -Abbiamo già mandato le fialette con il sangue in analisi.-
-C'erano entrambi gli zaini dei ragazzi, sono di là sul tavolo-
-Voi invece cosa avete visto dove c'erano i corpi?- chiese Emily.
-I due corpi erano abbracciati l'un l'altro, non sappiamo se accidentalmente oppure no- rispose Hotch.
-Sono stati uccisi con un'arma da taglio, probabilmente un pugnale- disse Rossi -I corpi li hanno portati via per poterli esaminare-
-Buon lavoro, ma continuiamo a indagare- disse Hotch serio.
-Andiamo a mangiarci qualcos...- 
Rossi fu interrotto da una chiamata-
-Garcia, dicci tutto- rispose Hotch.
-Ho notizie- disse la sua voce, che riempiva il silenzio alla stazione di Chicago. -John e Karl sono giocatori di Rugby. A scuola hanno avuto molti problemi ultimamente con i soliti bulli. Li hanno picchiati perchè... si stavano baciando- 
-Coppia omosessuale- sentenziò Hotch a Garcia.
-Bingo.-
-Grazie Garcia, ti...-
Emily sbattè il pugno sula scrivania.
-Ragazzi... vi ricordate di quel killer con disturbi di personalità, a causa di una grave confusione sessuale? Vi ricordate anche da dove veniva?- fece un attimo di pausa -Chicago.-
-Si Emily, ma è morto- rispose quasi sarcastico Rossi.
-Non suo fratello.-



Ciao a tutti! :)
Come state?
Beh, questo è il primo capitolo. Spero vi piaccia; è la prima volta che scrivo qualcosa di poliziesco ahah. Alcune cose: so che la squadra può non essere corretta, ma ho messo nella squadra coloro che formerebbero la mia "squadra preferita". Poi, ogni volta che descriverò come sono vestite le ragazze, allegherò qua sotto il link del mio set di Polyvore (app che consiglio a chi piace la moda), così avrete anche un'idea più limpida e definita. Non so che altro dirvi... spero vi sia piaciuto, e se è così, oppure se avete qualunque altra cosa da dirmi, ditemelo pure! Sono curiosa di sentire che cosa pensate!
Ciao bellissimiiii :))

set vestito polyvore
http://www.polyvore.com/wanna_lay_with_you_til/set?id=205652028 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Garcia informò che una settimana prima dell'uccisione di Karl e John, ci fu stato un altro omicidio uguale, identico, a quello di cui si stava occupando la squadra. Mandò tutte le informazioni sui due ragazzi alla BAU che prima di pranzare di riunirono per esaminare; ma anche da lì trovarono poco e niente. I due ragazzi erano omosessuali, trovati morti quattro ore dopo che la notizia colpì la polizia del quartiere, e che i due giovani furono trovati abbracciati di fianco ad un mazzo di fiori, sul ciglio di un vicolo cieco. Mentre la squadra stava pranzando, Reid spiegò a Edith come andò dopo aver preso quel killer con disturbi di personalità. Le spiegò che lo presero, e lo uccisero perché continuava a tenere in ostaggio uno dei ragazzi che aveva intenzione di uccidere e minacciava di uccidere uno della squadra. Ma la mattina dopo, in ufficio, si trovarono una lettera scritta a mano, e recitava:"Ora che mio fratello è stato ucciso, proseguirò io le sue azioni. Buona ricerca BAU."
-E come sapete che è suo fratello?-
-Perché lui ci è sfuggito. Ed era un complice- rispose Reid. Sospirò. -Quella sera il killer sapeva che lo avremmo cercato e fermato. Fece perciò il lavaggio del cervello a suo fratello . Ce lo disse lo stesso killer, subito dopo che il fratello riuscì a sfuggirci.-
Edith rimase in silenzio. -Garcia sa dove può essere?-
-Non lo so... ora finiamo di mangiare, poi ci rimettiamo subito al lavoro- Reid vide Edith scossa. -Ehi tranquilla. Lo prenderemo.-
-Lo so, non è quello...- sospirò Edith.
-Però tranquillo. Non preoccuparti.-
Spencer arricciò il naso. -Se hai bisogno di parlare...-
-So di poter contare su di te- concluse Edith. -Grazie Reid.-
-Garcia?- chiamò Rossi. -So che hai molto da fare, ma intanto...-
-Ditemi- disse vivace Garcia.
-Mitica- sospirò Rossi. -Cercaci Tim Layton-
-Ma è...-
-Proprio lui- concluse Rossi. -Hotch!-
-Dimmi-
-Ti ricordi il killer? Il suo marchio?-
-Si, metteva i ragazzi abbracciati. Infatti è per questo che Emily se ne ricordò-
-E poi?- spronò Rossi, di rimando.
-I fiori- spalancò gli occhi Hotch. -I fiori, c'erano anche questa volta. Come ho potuto non dare importanza a quel mazzo di fiori-
-Ragazzi- interruppe tutto Reid. -Le tracce trovate sui ragazzi e il
sangue non sono solo di Karl, John e Tim...-
-E chi c'è ancora?-
-Un certo Harry Pearl. Vi mando la sua foto immediatamente.-
Garcia, che era ancora in linea, cercò subito questo Harry.
-Ragazzi, è un tossico-dipendente. Non ha né un telefono, ne una casa-
-E come lo rintracciamo?- chiese Jj.
-Dobbiamo prima trovare Tim- rispose Edith.
-Garcia, trovalo- ordinò Hotch.
-Il problema di questo simpaticone, è che non ha telefoni
né tanto meno una residenza. Ora provo a cercare se ha qualche carta di credito. Guardo anche i suoi precedenti e provo a capire dove possa essere adesso- -Sei favolosa Garcia- disse Rossi.
-Ah ragazzi, comunque ho trovato Tim. Il suo telefono si sta muovendo in direzione di casa sua. Abita vicino all'Hyde Park-
Hotch e Rossi andarono verso l'abitazione di Tim. Arrivati davanti alla sua porta, Hotch le diede un calcio ed entrarono.
-Agenti federali!- disse Hotch puntando la pistola in faccia a Tim. Era proprio lui: non era cambiato molto. Si vedeva che era lui: stessi occhi marroni e stanchi, stessi capelli unti e lunghi. Solo che si contavano qualche ruga in pù. -Tim Layton, sei in arresto- disse Hotch, legandogli i polsi con delle manette. -Hai il diritto di stare in silenzio. Portatelo via.-
-Dove saranno mai?- farfugliò lui, evidentemente ubriaco.
Rossi e Hotch si guardarono, anche un po' consapevoli che trovare Harry non sarebbe risultato così facile.
I due agenti tornarono nella stazione di Chicago, e incominciarono a pensare ad un modo per far parlare Tim.
-Tim ha un disturbo psichico della condotta anti-sociale e della
personalità, i quali possiamo distinguere in gruppi: A, B, C e NAS- cominciò Reid. -Potremmo classificare Tim nel gruppo B, nel quale nuota nel più totale egoismo e narcisismo.-
-Che tecnica ci consigli di usare per potergli strappare qualche informazione?- gli chiese Jj.
-Non so, nelle sue fantasie sadiche lui si sente potente, quindi suppongo che sia meglio adularlo, perché lui è il dominatore- rispose Reid.
-Reid, pensi di poter cavartela?- lo spronò Hotch. -Pensi di potertene occupare tu?-
-Non so... io...- balbettò insicuro Reid. -Reid- iniziò Hotch. -Entra e fai quello che meglio sai fare: fai sentire gli altri importanti.-
Reid si sentì lusingato, ma sapeva che questo significava anche che lui non era di carattere fote. Deglutì ed entrò nella stanza. Lo guardarono tutti dal vetro oscurato della sala. In prima fila c'era Edith, che si sentiva disorientata senza il suo partner e in ansia per Reid. Quella chiacchierata sarebbe valsa oro.
-Ciao Tim- iniziò Reid-
-Mh, hanno mandato quello fragile a parlare con me- disse con tanto sarcasmo Tim. Reid si sentì offeso, insicuro, e subito iniziò a balbettare.
-Tim...- iniziò Reid. -Ci serve sapere dov'è Harry.-
-Secondo te, vengo a dirlo ad uno come te?-
-Tim, noi siamo colpiti da come stai lavorando- mentì Reid, per farlo sentire importante. -Nemmeno io, il cervellone del gruppo,
sono riuscito a trovare qualcosa che potesse aiutarci.-
Tim si mosse sulla sedia.
-Segno che si sente a suo agio. Bravo Reid.- sussurrò Rossi.
Edith sospirò, ancora ansiosa.
-Beh, ci avete provato. E ci siete anche quasi riusciti a strapparmi
qualcosa. Ma tutto quello che posso dirvi è: dove saranno mai.-
Reid, scorraggiato uscì dalla stanza. Appena uscì, alzò le spalle.
-Ho provato ma...-
-Tranquillo, hai fatto tutto quello che potevi fare. Tim è un osso duro. Ora chiamiamo Garcia e sentiamo se ha qualcosa da dirci.- lo rassicurò Hotch. -Garcia, ci sei?- -La maga della tecnologia è a vostra disposizione.-
-Trovato qualcosa?-
-Harry ha dei precedenti che farebbero paura persino a voi: è stato arrestato cinque volte per guida in stato di ebrezza, due volte per abuso di minori e tre volte che tentati omicidi, a cui è riuscito tutte le volte ad uscirci salvo. Non ha carte di credito, non ha nulla a cui si può; fare
riferimento, però fino a quattro giorni fa lavorava, ma ora l'hanno licenziato, dal meccanico vicino a West Side in cui lavorava.-
-Andiamo a vedere se c'è ancora, e andiamo a chiedere al proprietario se riesce a darci qualche informazione su di lui.- disse Hotch a Rossi ed Emily. -Jj, tu avvisa la stampa di non spargere tanto la voce, dato che Harry è quello recessivo, e appena verrà a sapere qualcosa si organizzerà per fuggire. Garcia?- -Si?- rispose pronta.
-Continua a scavare.- disse autoritario. -Reid, Edith, voi starete qui in stazione e provare a capire cosa significa "dove saranno mai?". Quel bastardo deve essere da qualche parte.-
Annuirono tutti, sotto ai comandi dell'agente Hotch.
Jj chiamò immediatamente la stampa, Garcia riattivò le sue dita veloci, mentre Edith e Reid si sedettero per capire quale indizio ci fosse in quella apparentemente facile frase.
-Per quanto sia dominante, Tim non è un tipo complicato e intelligente.-
-Da cosa lo deduci?- chiese Reid a Edith, non capendo dove volesse arrivare.
-Le sue frasi sono molto lunghe, e ciò significa che esprime emozioni false. Gesticola poco; ha sentenze non vere. Poi sa che tu e lui non eravate da soli. In una situazione più intima probabilmente sarebbe stato più aperto, più vero. Ha una competitività eccessiva, esagera nel parlare di sé. Si vede che è sicuro di sé, data la sua postura eretta. Più volte ha anche cercato il contatto visivo. Si sente, si, superiore. Ma abbiamo visto che è stato molto sulla difensiva. Cosa che caratterizza un insicuro.- finì Edith.
-Quindi per capirlo...-
-...è facile.- conclusero insieme.
-Esatto!- esultò; Reid. -Come ho fatto a non capirlo prima?!-
-Basta contare le lettere di ogni parola: dove, quattro lettere;
saranno, sette lettere; mai, tre lettere. 473.- contò Edith.
-Cosa pensi che sia?-

Ciao a tutti :))
Come state? Ecco il secondo capitolo! Spero vi possa piacere. Sono stata contentissima di tutte le visite che ho avuto (nulla di enorme, però sono felice lo stesso) e quindi volevo ringraziarvi, del fatto che abbiate anche solo letto.
Mi piacerebbe sapere che ne pensate; se avete da dirmi qualcosa,
potete, non mi offendo ahah. Ci vediamo presto.
Ciao bellissimiii :)))
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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-Non so Reid, è questo quello che dobbiamo capire...-
-Ragazzi- interruppe Jj, entrando in sala. -Sono scomparsi due adolescenti maschi.-
-Chiama Hotch- disse Reid, alzandosi e andando vicino alla lavagna. Jj chiamò e mise in vivavoce.
-Hotch...-
-Ho appena saputo.- rispose freddo.
-Chi sono?- chiese Garcia, con già le sue dita veloci vicino alla tastiera.
-Benjamin Sachs e Eric Dots.-
Garcia digitò i due nomi e cercò la loro storia. -Ragazzi. Loro due, come Karl e John sono giocatori di rugby, di Chicago, e... sono stati picchiati perché sono omosessuali.- Tutti stavano trattenendo il respiro. -Giocavano nella stessa squadra di Karl e John.-
-Grazia Garcia, scava più a fondo.- disse Hotch. -Reid, Edith, continuate a pensare. Jj, fai attendere la stampa, io e Rossi ormai siamo davanti al meccanico, Emily, tu vai dalle famiglie. Li troveremo.-
Reid cercava in tutti i modi di trovare quei tre numeri da qualche parte, mentre Edith era ad occhi chiusi per concentrarsi meglio. Avevano tanto su cui pensare.
-Che quei numeri non stiano a significare nulla?- disse Reid. -Non riesco a trovare nessun collegamento.-
Edith sbarrò gli occhi.
-Reid, pensiamo un attimo. L'unico quattro e l'unico sette che possono centrare in questo caso sai dove li troviamo?- lasciò cadere la frase. -Quante ore sono passate da quando la notizia è arrivata a noi agenti alla morte dei primi ragazzi che uccisero?-
-Quattro.- rispose Reid. -E sette dalla morte di Karl e John.- sospirò. -E se i conti non ci deludono, sarà meglio trovare Eric e Benjamin prima di tre ore, se li vogliamo trovare vivi.-
Edith annuì.
-Edith sei un genio.- esclamò Reid.

Hotch e Rossi arrivarono dal meccanico.
-Salve signori!- salutò potente il proprietario. Hotch e Rossi fecero vedere il loro distintivo e subito il proprietario si spaventò. -Che succede?-
-Vorremmo porle delle domande su Harry Pearl.-
-Quel nullafacente? L'ho licenziato qualche giorno fa perché non aiutava per niente in magazzino.-
-Vorremmo sapere tutto quello che sa su di lui. Harry è sospettato di omocidio.-
Il meccanico, per quanto grosso e bulbero fosse, arrossì, spalancò gli occhi e la bocca.
-Oh, non lo sapevo. Non sapevo che Harry fosse un tipo così... So che dorme nel parco qui a fianco, non ha una famiglia, né una casa, né un cellulare. Lui è solamente un drogato, alcolista, maleducato uomo. A questo punto potrei anche io dedurre che dietro ci possa essere lui.- disse molto convinto. Rossi e Hotch alzarono un sopracciglio.
-Okay, grazie per il suo aiuto.-
I due agenti furono interrotti da una chiamata dei due agenti Edith e Reid.
-Reid, dicci tutto.-
Reid spiegò quello che scoprirono, e subito Hotch rispose pronto.
-Bravi ragazzi. Ora ci mancano due ore e dieci per trovare quei ragazzi. Continuate a lavorare. Reid, Edith, voi ci servite qui, raggiungeteci. Jj, vai a vedere Emily e venite tutti. Forza, non abbiamo tempo.-

Intanto Emily stava parlando con i genitori dei due ragazzi scomparsi, e trovò molte somiglianze con Karl e John. Fu presto raggiunta da Jj, che la portò dove si trovavano tutti gli altri.
-Finalmente, eccoci tutti.- Si misero tutti il giubbotto antiproiettili e la cintura piena di riforniture per le loro pistole. Per Edith era la prima volta. Si sentiva strana: aveva paura, forse? No, lei non aveva paura di niente. Forse era solo emozionata.
Hotch fece segno di seguirlo. Per quanto grande possa essere quel parco, non poteva non essere setacciato tutto. Si spostavano in gruppo, senza però dare nell'occhio. Cercavano di sembrare amici che facevano una passeggiata al parco. Ad un tratto, un proiettile arrivò vicino alla faccia di Emily, che con i suoi abili riflessi abbassò la testa. Tutti pronti, reattivi, si abbassarono e puntarono la pistola verso la direzione da da dove era arrivato il proiettile, e si accorsero che era proprio Harry a scappare.
-FBI!- url&ò Hotch, ma lui non aveva intenzione di smettere di correre, quindi incominciarono a inseguirlo Hotch, Rossi, Edith e Reid, mentre Jj era rimasta di fianco a Emily che si era fatta male nell'abbassarsi.
Furbamente Edith tagliò in diagonale e lo sorprese dietro ad un angolo. Lo buttò a terra e gli saltò sulla schiena. Arrivarono tutti qualche secondo dopo e videro con piacere che Edith era riuscita a catturarlo. Hotch aiutò Rossi a mettergli le manette, mentre Reid andò dalla sua partner.
-Sei stata bravissima.- disse lui, contento di come aveva agito.
-Ho sentito il sangue diventare freddo. Il cuore batteva a mille. Che emozioni.- disse felice.
-Sembra quasi che tu ti sei divertita.- disse Reid, guardandole la bocca.
-Beh- rise quasi isterica. -Forse divertita no. Però poteva andare peggio. Purtroppo però non è ancora finita.- annuirono e portarono Harry alla stazione.

-Dimmi dove sono.- gli chiede freddo Hotch.
-Non potete fermarci.- rispose Harry.
-Tu e chi?-
-Me e Tim.-
-Tim l'abbiamo già catturato.-
Harry rimase stupito. -Non ve lo diremo mai.-
-Così non funziona- sussurrò Rossi a Reid, fuori dalla stanza. -Cosa dici di fare?-
-Mentiamo. Proviamo a dirgli che Tim ce lo ha appena detto. E che lo ha incolpato per tutto. E che è gli abbiamo creduto. Si arrabbierà Harry, probabilmente ci dirà il posto senza nemmeno chiederglielo.-
-Abbiamo poco tempo, è l'unica soluzione.- disse Edith guardando l'orologio.
Hotch sentì tutto tramite l'auricolare e fece come aveva consigliato Reid. Ed Harry si arrabbiò;.
-Harry, è tutta colpa tua.-
-QUEL BASTARDO- iniziò con voce arrabbiata -mi ha sempre detto: "andrà tutto benissimo". E invece mi ha mentito. Probabilmente mi ha anche mentito sul fatto che Benjamin e Eric sono stati cattivi con lui.- Hotch fece parlare ancora Harry. -E magari vi ha anche detto che quel bastardo me li ha fatti nascondere nel bunker di fianco a casa sua?!-
Tutti si guardarono e partirono. Hotch si alzò e uscì dalla stanza, con alle spalle le urla del ragazzo che imprecava. Harry aveva capito che gli avevano mentito, e che si è rovinato con le sue stesse mani.

-AGENTI FEDERALI!- entrarono dentro al bunker e due ragazzi erano legati di spalle. Il posto era buio, e gli agenti non videro che un'ombra spuntò dal nulla lì di fianco. Attaccò il primo agente che aveva a tiro, e beccò Edith. Edith e l'aggressore continuarono a lottare, e nella buia stanza, Reid saltò sopra alla persona che la attaccò, riuscendo a liberare Edith.
-Sta. Fermo.- scandì Reid all'orecchio dell'uomo. Emily accese la luce e vide l'uomo. Era il meccanico dove lavorava lo stesso Harry.
-E lui che c'entra?- sussurrò Emily più a se stessa che agli altri, mentre Hotch, Rossi e Reid stavano con l'uomo; invece Edith andò a liberare i due ragazzi.
-Ehi, ehi, è tutto finito, tranquilli. E' tutto finito.- li tranquillizzò, abbracciandoli entrambi.

Furono giustiziati tutti e tre, e gli agenti partirono per tornare a Quantico.
-Uff- sbuffò Hotch, sedendosi di fianco a Edith. -Sei stata brava.-
-Grazie, ma nulla di speciale, io...-
-No no, dico sul serio. Non faccio tanto per dire. Se uno non se lo merita, non glielo dico. Direi che è raro che io faccia complimenti- disse più a se stesso che a Edith.
-E' proprio così Edith, credici.- urlò dall'altra parte del jet Rossi, scherzando.
Hotch accennò ad un sorriso. -Comunque, davvero. Te la sei cavata benissimo. Ottimo lavoro.- le sorrise e si alzò, per andare a prendere una tazza di caffè.

Ciao a tutti :))
Come state?
Ecco qui il terzo capitolo, e come sempre spero che vi piaccia! Ed ecco che tutto è risolto per il meglio!! Che ne pensate?
Ciao belliii :)))

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Edith tornò a casa sua. Era sfinita.
Entrò in quella casa vuota, in cui nessuno ci andava mai. I suoi genitori vivevano lontani, e meglio senza di lei. Non aveva molte amiche, o amici. Ne aveva giusto una, con la quale andava a scuola insieme, e che si vedevano più o meno una volta al mese dato che la sua amica, Aletha, faceva molti viaggi per lavoro. Edith ci pensò su: d'altronde Aletha sarebbe tornata fra quattro giorno. Perchè non invitarla un giorno da lei?
Edith, già stesa sul letto pronta per addormentare, decise prima di leggersi un libro: Io Uccido, di Giorgio Faletti. Ne sentiva parlare bene da ormai un anno, e quindi si convinse a comprarlo. Il silenzio di casa sua, per quanto inquietante potesse sembrare, per lei era abitudine. E in quel silenzio, leggendo le righe di quel libro, non riusciva a non pensare al caso appena risolto. Era, sì, fiera di sè, ma non riusciva a non pensare a quelle due coppie di ragazzi che non hanno salvato. Però non doveva pensare a quella parte negativa: doveva pensare che loro avevano salvato quei ragazzi.

Qualche settimana dopo, una mattina come le altre, Spencer e Edith arrivarono insieme alla stazione, in anticipo.
-Buongiorno Edith.-
-Buongiorno Spencer.-
-Come mai così mattutina?-
-Non avevo tanto sonno.-
-Hai fatto colazione?-
-No. E ho una certa fame...-
-Vieni, prendiamo un caffè e una brioche. Non fa bene non fare colazione.-
-Va bene, ti seguo.-
Reid, a testa china, le sorrise e la portò nel bar di fronte alla stazione, facendola entrare per prima.
-Siediti pure, cosa vuoi da mangiare, che ordino io?- disse lui, mentre Edith le dava le spalle, cercando un posto.
-Mi andrebbe una brioche salata vuota e un bicchiera di acqua naturale, grazie.- si sedette e aspettò che Spencer ordinò. Intanto lo stava guardando. Non riusciva a non ammettere che fosse un bellissimo ragazzo: i capelli castani, mossi, lunghi più o meno fino a sotto le orecchie, dove le ciocche più corte ogni tanto scappavano e finivano davanti ai suoi grandi occhi marroni. La sua figura, alta e magra. Le fossette che apparivano quando rideva e la dentatura perfetta e bianca. Il suo modo di vestire, a cui Edith piaceva tantissimo; ma non come il suo profumo. Non sapeva di qualcosa in particolare, ma sapeva di Spencer. E Edith ne andava matta. Ma quello che più affascinava Edith era l'intelligenza, il modo di parlare, la conoscenza, l'ampio bagaglio culturale di cui Spencer godeva e al quale teneva molto.
Spencer stava arrivando verso di lei, e subito Edith si accorse che si era incantata. Si diede una scossa e guardò altrove, imbarazzata.
-Adesso arriva da mangiare.- sorrise lui, sedendosi.
-Allora- iniziò lei. -Dimmi un po' com'è il mio partner.- ridacchiò lei, guardando Spender sorridere di rimando.
-Beh, non saprei che dirti... Ho un QI di 187, ho due lauree: psicologia e sociologia; ho anche un dottorato in chimica, matematica e ingegneria, e ho ottenuto una terza laurea in filosofia ultimamente. Amo leggere i libri, l'inverno e i gatti.- fece una pausa. -Basta, non sono molte altre cose.- disse con una punta di tristezza. -Tu?-
-Ehm, ho una laurea in psicologia, come te, e una in scienza della formazione. Prima di diventare un'agente della BAU volevo fare l'insegnante di asilo.-
-Ti piaccioni i bambini?-
-Oh, beh, si. Ma quelli più piccoli. Però tipo gli adolescenti non li sopporto. Non sarei in grado di spiegare davanti a centinaia di sbruffoni.- Spencer annuì, concordando. -Anche a me piace molto leggere.- continuò lei. -Infatti ora sto leggendo "Io Uccido" e...-
-Ho letto quel libro. Mi è piaciuto moltissimo.- disse quasi emozionato Spencer. -E' strano che ad una ragazza piacciano dei libri così. Jj mi ha parlato una volta anche di un certo Twilight. Non ho mai letto un libro di quella serie.-
-Direi che a me piace un po' di tutto.- rise lei. -Anche perchè conoscono quella serie, e ho letto tutti i libri. E poi ho visto tutti i film corrispondenti.- Spencer alzò le sopracciglia.
-Hai larghi orizzonti.-
-Si, abbastanza.- ridacchiarono insieme.
A Spencer piaceva molto la risata di Edith. Limpida e genuina. La vedeva come fosse una risata angelica. E non solo la sua risata la trovava angelica. Già il fatto che lo sopportasse, per lui era un miracolo. Per quanto la squadra gli stesse a cuore, non aveva altri amici oltre a loro. Ed era da molto che non se ne faceva di nuovi. E poi, il fatto che fosse bellissima, era un grandissimo bonus, data la sua intelligenza e la sua maturità. Già si immaginava lunghe chiacchierate insieme a lei a parlare di infinite cose, dalle più stupide alle più profonde. Intanto era arrivata la colazione. Spencer prese solo il suo caffè dove ci mise le sue solite tre bustine di zucchero.
-Ti piace amaro il caffè, posso notare.- disse sarcasticamente Edith. Spencer sorrise.
-Perspicace.-
Fortunatamente non dovettero lavorare a nessun caso, quella mattina, così si trovarono tutti nella sala grande insieme. C'era Reid che giocava a scacchi insieme a Hotch, mentre Garcia stava navigando su internet in cerca di promozioni; Jj era al telefono con suo marito ed Emily stava leggendo un libro. Edith era seduta sul divano, che guardava Spencer giocare a scacchi. Lei non sapeva giocarci, ma avrebbe voluto imparare, anche se sapeva che non ce l'avrebbe mai fatta a capire quel gioco.

Le ore trascorrevano, e le giornate pure. La colazione tra Edith e Spencer alla mattina insieme divenne quotidiana, come le chiacchierate in ogni momento vuoto delle loro giornate.
-Oggi a cena che fai?- chiese lei a Spencer. Sapeva che avendoglielo chiesto, Spencer poteva captare un secondo fine, ma subito non se ne accorsero nessuno dei due.
-Nulla, mangio a casa mia da solo. Tu?-
Lei ci pensò bene. -Nulla, mangio a casa mia da sola.-
Lei stava solo aspettando che ci fosse un invito da parte di Spencer, e Spencer sapeva che lei stava aspettando un suo invito.
-Ti va di cenare da me?- chiese balbettando. -Ceh, solo se puoi eh. Non sentirti obbligata. Se non puoi fa lo stesso. Ceh, preferirei che tu ci fossi, ma se non puoi non preoccuparti eh.- continuò a balbettare lui.
-No Spencer- ridacchiò timidamente lei. -Se non disturbo verrei volentieri.- entrambi arrossirono. Probabilmente sarebbe stato imbarazzante cenare a casa di lui, ma d'altronde, era quello che volevano entrambi. Insomma, tra amici è normale, no?
Verso le diciassette di sera, Edith cominciò a prepararsi: si lavò i capelli, se li arricciò, formando dei boccoli dolci e lunghi. Si truccò come suo solito non molto pesantemente e, quando arrivò il momento di decidere cosa mettersi, gli venne il panico. Non sapeva se sarebbe stata una serata da gonna, da jeans o da abito. E il colore? Colori scuri o tenui? Spencer cosa avrebbe preferito?
Non voleva ammettere che Spencer un po' la incuriosiva, ne tanto meno che le interessava. Insomma, era orgogliosa, e dopo tre settimane, pensava lei stessa, non poteva pensare già queste cose. Si sarebbe vestita come più preferiva lei. Un jeans nero a vita alta, con uno strappo sulle ginocchia, una canottiera verde olivastro che aveva messo dentro ai jeans, un cardigan dello stesso colore della canottiera e delle scarpe nere con il rialzo bianco. Si guardò allo specchio centinaia di volte, anche inconsciamente. Verso le venti sarebbe venuto Sppencer a prenderla sotto casa, ed erano le diciannove e cinquanta. Si mise il profumo, si guardo per la milionesima ed ultima volta allo specchio e decise di aspettarlo fuori dal cancello di casa sua. Sentiva qualcosa di strano nell'aria. Qualcosa di positivo, di nuovo, di emozionante.
Una macchina che assomigliava a quella di Spencer entrò nel suo viale di casa: era proprio lui. Edith gli sorrise e lo salutò sventolando la mano. Era buoi, malgrado fossero solo le otto; ma d'altronde era febbraio, e le giornate erano ancora corte.
Edith salì in macchina e vide uno Spencer con il berretto di lana sulla testa e una sciarpa anch'essa di lana sulle sue ginocchia.
-Spencer hai freddo per caso?- ridacchiò lei.
-Non scherzare.- scherzò e rise anche lui di rimando. -Questa sera è particolarmente fredda.- Edith annuì.
-Cosa offre oggi lo chef Reid?-
Spencer sorrise. -Una buona pasta al ragù bianco di pesce, degli spiedini di crostacei e per dessert una cheesecake alla marmellata di amarene!- disse felice lui.
-Sono intollerante al pesce Spencer...-
-Oh, mi dispiace, io non lo sapevo, allora ti faccio da mangiare qualcos'altro scusami- incominciò a balbettare lui.
-Scherzo Spencer!- rise Edith. Entrambi scoppiarono in un'energica risata, al quale nessuno dei due riusciva a smettere.
Arrivarono davanti all'appartamente di Spencer, e gentilmente lui andò ad aprirle lo sportello dell'auto. Lei gli sorrise, anche un po' stupita che potessero esistere ancora ragazzi come lui.
Entrarono nell'appartamento e subito Edith sentì dappertutto l'odore di Spencer. Poteva annusarlo, senza sembrare un cane o senza stare attaccata a lui. Le bastava alzare il naso, inspirare e goderselo a polmoni pieni.
-Che casa bella!- Edith adorava, oltre all'odore, la disposizione dell'appartamento. Appena entrati, alla destra c'era un'enorme scaffale pieno di libri su qualunque argomento: dalla biologia, alla sociologia. Dall'informatica, alla pedagogia. Gialli, horror, comici, romantici. Su tutto. Alla sinistra invece si apriva il salotto, dove al centro della stanza c'era un divano a tre posti bianco, sopra ad un tappeto anch'esso bianco che si stendeva sul parquet in rovere grigio. Davanti al divano c'era il televisore, nero, con affianco stereo e porta CD. Anche i CD erano di più tipi: pop, rock e soprattutto classica. La luce non era pesante, anzi, era fioca e bianca. Guardando in giro, non c'erano molte foto di amici o familiari, proprio come a casa di Edith. Sul camino, di fianco alla televisione, c'era lì, piccola, una foto di lui e una signora bionda: c'era uno Spencer da bambino, sui dieci anni, con i capelli ricci. Edith sorrise. Era bellissimo in quella foto, da piccolo. Probabilmente, parlando da maestra, avrebbe adorato avere un allievo come Spencer a scuola. Sarebbe stato attento alle sue lezioni, alle curiosità che poteva fornire ai suoi alunni.
-Vuoi darmi la giacca?- chiese Spencer da dietro, con voce leggera.
Lei si voltò di scattò, assorta nei suoi pensieri e gli sorrise. Annuì, se la tolse e gliela porse.
-Te la metto su questo attaccapanni- informò lui. -Ah, io torno di là in cucina, che ho il pesce che si sta cuocendo. Fra una decina di minuti dovrebbe essere pronto da mangiare.- sorrise lui, per poi scomparire in cucina. La cucina era adiacente al salotto, in una stanza più a sinistra, mentre sempre avanti c'era un'altra stanza, chiusa da un separè a due ante. Probabilmente era la sua stanza da letto.
Edith raggiunse la cucina, intenta a voler dare una mano a Spencer con le preparazioni.
-Dato che non ho voglia di non fare niente, ti dò una mano almeno ad apparecchiare.-
-Ma figurati!. rise quasi Spencer. -Tranquilla, faccio io.-
-No!- esclamò lei. -Ti do una mano. Dove posso trovare la tovaglia?-


Ciao a tutti :))
Come state? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come sempre. E qui le cose iniziano a farsi dolci! Finalmente no? Ahah. Va beh, non voglio troppo dilungarmi, quindi vi auguro una buona giornata e, se volete, potete lasciarmi un commento qua sotto. Anche solo dicendomi come state. Grazie a tutti, ciao bellissimiiii

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