L'amore si odia

di SoyunCasiAngel
(/viewuser.php?uid=894882)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***
Capitolo 6: *** 6 ***
Capitolo 7: *** 7 ***
Capitolo 8: *** 8 ***
Capitolo 9: *** 9 ***
Capitolo 10: *** 10 ***
Capitolo 11: *** 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** 13 ***
Capitolo 14: *** 14 ***
Capitolo 15: *** 15 ***
Capitolo 16: *** 16 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Cap 1

"Sei insopportabile, ti odio Juan Pedro !" urlari rossa in viso.
" Ucciditi, Mariana !" ringhiò lui con gli occhi pieni di odio.
Ed eccoci qui a litigare come sempre in cortile dando spettacolo davanti a tutta la scuola. La lite è iniziata per colpa sua, è sempre colpa sua! Quel mentecatto con una rotella fuori posto, ha fatto scappare i topi nell'ora di biologia e mi sono ritrovata uno di quei mostriciattoli schifosi nel mio zaino. Ho urlato come una matta e lui ovviamente continuando a sghignazzare come un cretino, mi ha immortalata con il suo stupidissimo I-Phone e ha caricato il video su YouTube. Era morto.
Continuavo a rincorrerlo per tutto il reticolato del cortile e una volta che me lo fui ritrovato vicino gli avevo sferrato un pugno in piena facccia. Sorrisi soddisfatta di me e del mio perfetto gancio destro, e risi per la sua faccia incredula e arrabbiata. Approfittai della situazione, per vendicarmi. Estrassi dal mio zaino un paio di forbici e mentre lui era intento ad alzarsi ,gli tagliai il suo prezioso ciuffo che teneva sempre a lisciarsi. Era peggio di una donna in fatto di capelli. Risi come un ossessa una volta che terminai la mia vendetta.
"Hai risparmiato i soldi per il parrucchiere, caro" risi di gusto alla sua espressione incredula davanti alle mie parole da spavalda.
"Tuuu! Maledetta!" ringhiò lui afferrando una bottiglia di soda da un ragazzo che assisteva allo spettacolino. E ovviamente il mentecatto me lo tirò in faccia e quel liquido disgustoso cadde rovinosamente anche sulla mia maglietta, per giunta bianca!
Esterrefatta, e indignata, gli diedi un calcio bello forte nelle parti basse e lui tenedosi le mani sul suo prezioso Ikky, così l'aveva chiamato quel maniaco, cadde a terra con le lacrime agli occhi.
Ghignai soddisfatta, ma non mi ero accorta che la sua presa era sulla mia caviglia, e così caddi anche io insieme a lui, sporcandomi i capelli con il fango sull'asfalto. Urlai dimenandomi come un maiale nel fango, cazzo i capelli ben stirati con alcune ciocche più chiare, avevo pagato ben 50 dollari.
''Così ti impari Esposito" sorrise maleficamente mentre si rialzava. Uff si era rimesso troppo presto dal calcio, peccato, vuol dire che la prossima volta lo tirerò con più forza pensai sorridendo malvagia.
Mi alzai anche io e lo guardai con odio, molto odio. "Lanzani se fossi in te mi guarderei allo specchio, prima di commentare" dissi io ridendo sotto i baffi, per il buffo taglio che gli avevo fatto.
"Non vorrei essere nei tuoi panni, quando arriverà il preside e vedrà il disastro che hai fatto" disse lui strafottente.
"Pezzo di idiota, apparte che tu hai aperto la gabbia dei ratti e poi ci sono testimoni" risposi acida.
Mi guardò sprezzante e prima di replicare, molti studenti corsero via e mi guardai intorno confusa, poi capì. Per via del Preside che furibondo avanzava verso di noi.
Oh merda! Pensai, per colpa di quel microcefalo al mio fianco, avevo preso 16 note di demerito e il preside, aveva espressamente detto che se mi vedeva ancora litigare con Peter, convocava i miei genitori. I miei genitori erano molto severi, e se convocavano i miei, un mese senza Pc e televisione e mi sognavo per due mesi di uscire D:
O scappo o chiedo perdono in ginocchio, due erano le opzioni.
Ma se sapevano che avevo di nuovo litigato con Peter Lanzani, quel viscido che aveva conquistato il cuore di mia madre che lo reputava ' un bravo ragazzo, che dovrebbe uscire con mia figlia' per me era la fine. In più la famiglia di mia madre era amica della sua ed ero doppiamente fottuta.
"Come devo fare con voi? Se vi odiate così tanto non parlatevi semplicemente, non potete scombussolare i docenti perchè non vi state a genio, ora ho deciso. Lanzani, Esposito, vi voglio entrambi nel corso della scuola di recitazione. Lavorerete insieme sul vostro rapporto e magari conoscendovi meglio vi piacerete. L'opera è Romeo e Giulietta" concluse la sentenza il Preside. Ok era pazzo!

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


Non reciterò mai con lui.. nemmeno morta passerei delle ore chiusi nella stessa stanza per imparare delle stupide battute per Romeo e Giulietta. Per di più, un'opera romantica, con un rozzo animale che di amore non capisce nulla. Lui paragona le ragazze a dei calzini che una volta usati, si possono buttare. Già, avete capito il tipo. Uno stupido casanova,viscido e insulso che si diverte a scoparsi tutte e quando ne è soddisfatto le molla con una scusa da povero cane bastato.Ma la cosa che mi stupisce è che ci siano ancora ragazze idiote e oche che ci vanno a letto. Poi dopo si lamentano perchè Peter le ha solo usate.Davvero patetiche... Ritornando alla dura e schifosa realtà.. io e Peter per fortuna c'e ne eravamo scampati senza note o senza richiami dei rispettivi genitori. Ma con una cosa assolutamente orrenda.. Dovevamo passare insieme molte ore per imparare a memoria le nostre battute ed esporle davanti a tutta la scuola per il corso del signor Vazquez, il nostro professore di recitazione. Maledetta materia! "Io non verrò mai da te" bofonchiò Peter guardandomi schifato. "Io non ho nessunissima intenzione di venire da te, invece" ricambiai lo sguardo con aria di sfida. "Senti qualcosa dovremmo pur inventarci, il preside è già stato benevole nei nostri confronti a risparmiarci la convocazione dei nostri genitori. Quindi.. potremmo fare una tregua e dimostrargli che ci piacciamo.. così forse ci rispiarmierà la patetica operetta che vuole farci recitare" finì io con molta naturalezza. "Una specie di farsa, per scamparci quello spettacolino imbarazzante" commentò Peter, in risposta annuì guardandolo mentre si aggiustava i capelli che con tanta malvagità li avevo rovinati, feci una risata soffocata, ma poi mi ricomposi e ritornai seria immagginandomi il disastro che aveva causato il fango, sui miei capelli çç Una volta che suonò la campanella Peter mi guardò e disse: "Pur di non rovinare la mia reputazione farò finta che tu non mi fai schifo, ma stanne certa che ti odio Esposito" finì con disprezzo che si guadagnò una mia occhiataccia, "Lanzani, per me sarebbe meglio se non fossi mai nato, quindi farò il possibile anche io" risposi acida e poi mi voltai raggiungendo di corsa la mia aula. * * * Finalmente dopo 5 ore di scuola, mi diressi stremata a casa, ovviamente a piedi e per mia grande sfortunata dietro di me sentivo i passi di quell'insulso bamboccio di Peter che non alzava mai i piedi dal terreno quando camminava, e questo mi irritava ancora di più. "Hey suora, come mai oggi ti sei messa una gonna? Pensavo che le suore andassero in giro coperte" commentò malizioso. Ohhh ci mancava solo questo suo commento da animale in calore. Mi voltai scocciata, "Possibile che anche con la tua acerrima nemica tu debba fare il porco maniaco?" domandai acida. "Devo confessare che hai un bel corpo e che se non fossi così antipatica e suora, saresti una delle mie amate amichette" replicò lui sorridendo in modo arrogante. "1: Non sono suora, 2: Non ci tengo ad essere una delle tue amichette' e 3: Vaffanculo Peter" sorrisi soddisfatta e poi mi voltai continuando a camminare. Peter, senza perdere tempo, mi fù subito accanto e continuò ad infastidirmi. "Vuoi un'altro pugno?" mi girai verso di lui e lo vidi ghignare con il suo solito comportamento da bimbominkia, che mi dava il nervoso. Però devo ammettere che è dannatamente BELLO, si ma non fatevi un'idea sbagliata, non mi piace per niente, è idiota, arrogante, antipatico e lo odio da quando sono nata! Direi che è molto più alto di me .. ha gli occhi verdi smeraldo, due labbra rosee e carnose, dei capelli castani e corti con un ciuffo ribelle (ormai rovinato dalla sottoscritta, pienamente soddisfatta :D) e un corpo scultoreo, beh è anche normale, pratica rugby praticamente da quando era piccolo ù.ù Era il solito bello ma scemo, lo vedi e dici che è un bellissimo ragazzo ma appena lo conosci vorresti rompergli quel bel faccino. E' superficiale, cattivo, pieno di sè, egoista, stupido, petulante, arrogante, deficiente e quando un tempo gli confessai il mio amore nei suoi confronti mi illuse e divenni così ossessionata da lui che feci lo stupido errore di vendere corpo e anima a lui. Già avete capito..ci andai a letto. Ma lui ovviamente aggiunse solo una ragazza in più alla sua stupida lista e divenni solo un numero, niente più. Mentre per noi ragazze, fare l'amore significa diventare finalmente donne e ci mettiamo cuore nel farlo, per i maschi è solo una gara, per loro significa solo attenuare i loro ormoni in preda a pensieri poco casti. "A domani suora" fu la voce di Peter che mi fece trasalire dai miei pensieri, lo guardai storto e senza nemmeno rispondergli, misi le chiavi nella toppa ed entrai finalmente a casa esausta. Ad accogliermi trovai mia sorella che discuteva con il suo fidanzato, mmm 1-10-20... il suo 34 fidanzato. Uuh che novità. Già la solita troietta. Odiavo mia sorella, mi ricordava quelle insulse oche di classe mia ,che baciavano un ragazzo e dicevano di amarlo e il giorno dopo stavano già con un'altro. P-A-T-E-T-I-C-H-E. Ormai mi ero scocciata a ricordarmi i nomi di tutte le sue conquiste, così un giorno iniziai a chiamarli tutti Fill, già perchè non durano nemmeno un giorno, filano tutti via .-. Mia sorella Maria, alta, bionda con occhi nocciola, pelle olivastra e fisico da fare invidia a tutte, non le mancava niente, tranne il cervello, che ahimè le mancava del tutto. Io del tutto diversa, bassa, mora, occhi marroni presi da mia madre, fisico modesto e con i miei adorati capelli lunghi e lisci ... oddio me ne ero dimenticata, ho un disastro in testa! E ovviamente quella stronza, non si lasciò scappare un commento, "Hahah Lali finalmente hai capito di essere un maiale, ti dona il fango" mi rivolse un sorriso falso e prima che potessi schiaffeggiarla, entrò nostra madre calmando l'atmosfera. "Ciao mà" le andai vicino e gli lasciai un mieloso bacio sulla guancia. Sapevo di essere la sua preferita e ogni volta che lo facevo notare a Mery, storceva il naso disgustata, ma poco mi importava lei odiava me e io odiavo lei. "Ciao Lali" sorrise e una volta che mi accarezzò la guancia, tornò ad essere indaffarata come suo solito, in cucina. Il suo luogo preferito. Era una cuoca con i fiocchi e una scocciata casalinga che svariava a creare vari piatti per colorare le sue giornate. Ma se lo poteva permettere, eravamo una famiglia benestante e non ci mancava nulla. A me un pò però mancava mio padre. Era sempre fuori per lavoro e quelle poche volte che veniva qui, passava poco tempo e poi per 4 mesi non lo rividevamo. Così mia madre per stare in compagnia, aveva fondato a casa nostra il club del libro, una sorta di gruppo di donne che ogni settimana si riuniva in salone per discutere sul libro che sceglievano insieme. E per mia grande sfortuna, in questo club del libro, aveva conosciuto quella santa donna che aveva sfornato quel diavolo di Peter, già... mia madre e la signora Lanzani erano grandi amiche. Mentre io e Peter eravamo nemici per la pelle. Salì in camera mia, e mi precipitai subito nella doccia, e una volta che mi fui rilassata, indossai il mio adorato pigiamino con gli orsachiotti, che mio padre mi regalò quando avevo 8 anni .Una volta sotto le grande coperte, del mio adorato letto, sprofondai in un sonno tranquillo. Il giorno dopo era sabato e ci sarebbe stata la festa più attesa di tutti i tempi. La festa dei 18 anni di Euge, una tipa smorfiosa che le uscivano i soldi dal culo. Facile da credersi, visto che suo padre era il padrone di tutti gli autoconcessionari di tutta Buenos Aires, aahh, e per chi non lo sapesse, io sono nata nella meravigliosa città di BA.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


L'amore si odia. Capitolo 3

"Amore sono curioso.. non vedo l'ora di...." si bloccò 
guardandomi estasiato. Risi per la sua faccia, e corsi a baciarlo a fior di labbra per farlo reagire. Ricambiò con enfasi e sorrise. Oh scusate.. non sapete che sono fidanzata,  ebbene si, l'unica cosa orrenda è che il mio fidanzato è anche il fratello di quel guaio di Peter. Ma .. vi posso tranquillizzare col dirvi che sono totalmente differenti. Lui è dolce, simpatico e brillante, l'altro è l'opposto. Il motivo della sua reazione è stata perchè l'ho costretto a venire con me al centro commerciale e ho provato un vestito azzurro, che immediatamente ha attirato la mia attenzione. E appena sono uscita dal camerino, Gas rimase abbagliato. Si Gaston, il fratello di quel bastardo egoista, mi ha rubato il cuore. E stasera andremo alla festa insieme e in quel momento mi sentì un pò Cenerentola. "Allora che dici, lo compro?" domandai sorridendo, "Amore si, ti sta d'incanto" disse avvicinandomi a me e stampandomi un bacio passionale sulle labbra. Ricambiai maliziosa e prima che potessimo fare "cose" nel camerino lo trascinai fino alla cassa e pagammo il vestito.
 Una volta fuori, ci dirigemmo per mano fino alla macchina. "Allora verrò a prenderti alle 20.30, giusto?" domandò il moro scortandomi fino alla porta di casa mia. "Si amore, alle 20.30, e mi raccomando mettiti quello smoking nero " risposi guadagnandomi un bacio per risposta. Mi salutò con la mano e mi fece un occhiolino prima di scorrazzare via con il suo SUV nero. Sorrisi su di giri, e corsi in camera mia senza salutare nessuno. Controllai la sveglia,oh cazzo le 19.23.
Ok ce la posso fare, mi autoconvinsi guardando la busta rossa con dentro il mio meraviglioso vestito. Mi precipitai subito in bagno e spogliandomi velocemente, entrai nel box doccia, e un getto di acqua calda mi travolse facendomi rilassare. Una volta fuori, mi pettinai i capelli e li ammorbidì passandoci sopra una mano energica accompagnata da un balsamo rigenerante. Stirandomeli bene con la piastra, passai al trucco. Mi feci la coda accuratamente senza rovinare la stiratura, presi un ombretto chiaro quasi abbinato al vestito e me lo misi sulla palpebra, in modo leggero, non volevo strafare. Lip gloss e mascara. Ora mancava il pezzo forte, il vestito. Facendo attenzione a non imciamparci sopra, chiusi la zip, e mi guardai allo specchio. Rimasi a bocca aperta... ero fantastica.  Finito di contemplarmi allo specchio, rividi l'ora, bene sono appena le 20.00. Scarpe, porchette e poi FESTA.
Composi il numero di Cande sull'I-phone e dopo due squilli, rispose una voce cristallina, la voce della mia migliore amica. "Cande" esclamai in estasi, "Hey, scommetto che sei su di giri per il party di stasera" rispose la mora dall'altra parte del telefono.
"Oh si Cande sono già pronta, appena arrivo, secondo me ti lascio a bocca aperta" dissi contenta. "Oh tesoro, non ne dubito, ma anche io non sono male" replicò scherzosa. "Tu sei sempre bellissima, quindi scommetto che staremo entrambe benissimo"conclusi mielosa. "Io vado Vico è arrivato e sai che c'è sempre traffico, ci vediamo là, a fra poco Lali" adoro quando usa quel nomignolo!
"A dopo Can" risposi io usando il suo diminutivo preferito. Attaccai soddisfatta, buttandomi subito nel guardaroba per decidere un paio di scarpe adatte. "Queste no, queste mmh.., queste!" esclamai trovando un paio di scarpe color azzurro chiaro con dei brillantini ai lati. Sono perfette pensai con gli occhi che mi luccicavano. Una volta messe, presi la porchette e scesi giù in salone. Trovai mia sorella cinguettare con il suo ragazzo, quello dell'altra volta costatai confusa. Wow l'apocalisse.
Senza neanche degnarla di un saluto, mi diressi in cucina e come al solito trovai mia madre intenta a regolare la temperatura del forno. "Mà come sto?" domandai sorridendo. "Tesoro... sei stupenda" disse lei correndomi ad abbracciare. Prima che potevo replicare per ringraziarla, sentì un suono di clacson, eccolo. "Mamma vado, non aspettarmi in piedi" le comunichai e lei annuì col capo, chiusi la porta con dolcezza e quello che mi ritrovai davanti mi provocò una tosse e un capo giro, Peter.
"Che cazzo ci fai tu qua ???" domandai innervosita.
"Buonasera finezza" commentò ghignando.
"Peter.. dove sta tuo fratello ?" stavo iniziando a stizzarmi.
"E' a casa con l'influenza, tesoro" sorrise soddisfatto.
"E tu che cazzo vuoi da me ?" chiesi scrutandolo, devo ammettere che non era tanto male, smoking nero con camicia aperta e potevo intravedere i suoi muscoli scolpiti. Uno spettacolo... rimasi a bocca aperta a contemplare quella meraviglia, finchè mi accorsi di quello che stavo facendo e mi ricomposi. Lui continuava a sorridere compiaciuto e avrei tanto voluto prenderlo a calci nel culo, quel ragazzo è in grado di farmi cacciare la parte più volgare di me.
"Allora vuoi continuare a dimenarti al freddo con quel vestito che ti rende una gnocca, oppure vuoi salire sulla mia macchina al caldo, in compagnia di un belloccio come me ?" domandò con la sua solita ironia.
"Preferisco congelarmi, piuttosto  che entrare nella macchina di un pervertito che pensa solo a sè stesso" conclusi sorridendo.
Mi scrutò a lungo e si fermò a fissarmi proprio là.. il mio petto.
Brutto maniaco pervertito, se entra 3 secondi non la smette gli ficco la testa nella spazzatura, pensai indignata, mentre lui continuava a spogliarmi con gli occhi.
"Belle rotondità" costatò dopo un pò di silenzio, con il suo immancabile sorrisetto da maniaco.
"Bel coglione" ribattei rivolgendogli un sorriso falsissimo.
Si avvicinò a me sempre sorridendo ignorando il mio commento, fino a prendermi per i fianchi. Baciami.. baciami pregai in mente, un momento, CHE CAZZO HO DETTO ?!
Ripresi un pò di lucidità e gli diedi un rumuoroso schiaffo sulla guancia.
Lui come se fosse fatto di latta non si scompose minimamente e mi riprese come prima.
"Ammettilo  che ti piace che ti stringo così" mi sussurrò all'orecchio con tono decisamente, poco casto.
"Mi fai schifo, Lanzani" sputai quelle parole con acidità.
"Esposito, sei proprio una bella e gnocca bugiarda" mi sussurrò nuovamente con voce roca.
Mi morsi le labbra, così da evitare che uscisse un gemito. Odioso fascino della famiglia Lanzani, li  maledì in mente.
"Ma che cazzo dici coglione, io sto con tuo fratello" esclamai dimenandomi.
"Si ma.. tu sei attratta da me, dai ammettilo" disse lui godendosi di più le curve dei miei fianchi, sorridendo maligno.
Dio, che schifo.. può essere anche un fico da paura, ma il suo atteggiamento è odioso. Mi fa ribrezzo quando fa così.
"Non potrei mai essere attratta da un maiale come te" replicai togliendo quelle sudice mani dai miei fianchi.
"Esposito, allora questa sera vieni con me alla festa, e dimostramelo" mi sfidò lui sorridendo.
"Ok, anche perchè senza di te non avrei il passaggio" conclusi perfida.
Mi accomodai nella sua macchina e mi sistemai comodamente sul sedile.
"Vuoi che lo abbasso in modo da spedirti in paradiso ?" domandò malizioso facendomi l'occhiolino.
Capì solo dopo, la sua battutina, gli rivolsi un'occhiataccia di rimprovero.
"Vorrai dire nell'inferno" dissi ghignando e ricevendo io un'occhiataccia. Adoro farlo innervosire.
Poco dopo rise, "Schietta Esposito"
"Sempre" sorrisi soddisfatta.
Controllai l'ora sul mio I-phone e per poco non mi venne un colpo, le 20.55.
Mi dimenai così tanto che il mio vestito si accorciò e feci bella mostra dei miei slip col pizzo.
Ero così fuori di me, che solo dopo un pò, mi accorsi che la mano di quel viscido verme era in mezzo alle mie gambe.
"Ohhh si" gemette lui divertito.
"Che schifooo." esclamai io, schiaffeggiandolo con forza sul braccio.
Rise di gusto e per i miei colpi per poco non sbandava con  l'auto.
"Attento " urlai in preda al panico.
"Tranquilla, siamo quasi arrivati" continuò a ridere finchè non arrivammo al party.
"Sono così furiosa con te. Che diamine sei venuto a fare??" urlai in preda al nervosismo.
"Hanno invitato anche me, andiamo alla stessa scuola. Ricordi ? " mi prese per i fianchi ed entrando sorrise a tutti mentre io mi dimenavo invano, la sua stretta era troppo potente.
"Ti odio" gli dissi, ricevendo un bacio sul collo.
"Anche io , ma ti sbatterei volentieri anche se ci sono mille invitati che ci guardano" rispose,leccandomi il collo.
"Scusa, ma se anche tu mi odi, perchè vorresti come dici tu ' sbattermi' ?" domandai schifata.
"Perchè hai un fisico da modella, devo ammetterlo" rispose subito sorridendomi malizioso.
Dove sta Cande, solo lei può salvarmi da questo incubo, pensai nervosa, guardandomi attorno.
Non trovandola decisi di andarmi a prendere un punch al banco delle bevande.
"Non scappare" mi sussurrò abbracciandomi i fianchi da dietro.
"Brutto stronzo lasciami immediatamente" mi liberai in malo modo, e finalmente scorsi Cande pomiciare con Vico.
Sempre la solita, pensai sorridendo.
Mi avvicinai di soppiatto e li sorpresi: "Salve " esclamai sorridendo.
"Hey" disse lei, "Ciao Lali" mi sorrise cordiale Vico.
Feci cenno col capo, "Hei non ti dispiace se rubo un momento la tua ragazza, vero Vico?" sorrisi e lui acconsentì col capo.
"Dimmi tutto" sorrise ma poco dopo le morì subito sulle labbra, perchè venne quell'impiastro di Peter e mi strinse nuovamente i fianchi, odioso.
Guardò prima lui e poi me, "Nooooo Cande" dissi subito io.
"Mmhh ma dove sta Gas?" domandò giustamente.
Storsi il naso, "A casa con la febbre" risposi dispiaciuta per il mio amore.
"E quindi... Peter è il tuo accompagnatore" mi guardò confusa.
"No, mi seriva solo per il passaggio" sorrisi rivolta ad Peter e tolsi le sue mani dalla presa dei miei fianchi.
Lui sbuffando, se ne andò lasciandoci sole.
"Che combini?" mi domandò una volta che lui fu abbastanza lontano.
"Niente, mi seriva solo per venire qui, approposito dove sta Euge?" domandai non vedendola nei paraggi.
"La festeggiata si deve fare attendere" storse il naso e poi continuò " Ti piace Peter?" mi domandò a bruciapelo.
Feci una faccia disgustata, "Stai scherzando? Lo odio da sedici anni, mai e poi mai mi piacerà di nuovo" sussurrai per non farmi sentire da orecchie indiscrete.
"Mm, allora sfruttalo per divertirti" disse poco dopo.
"Eh ? Io sto con Gas e poi sfruttarlo come?" domandai confusa.
"Lo so che stai con Gas, ma.. insomma potesti divertirti.. farlo innamorare di te, ma sul serio" disse lei con un sorrisino.
"Quindi dovrei fare la gatta morta?" domandai accigliata.
"In poche parole si, ma tu finalmente potrai vendicarti, rompedogli il cuore" finì perfida.
"L'idea mi intriga, ma dimentichi che io sto con Gas" gli ricordai.
"Mm.. questo è un problema" constatò.
"Non potrei mai tradirlo con il fratello!" dissi disgustata.
"Ma non lo tradiresti, visto che sarebbe solo finzione",
 "Cande non lo so.. insomma non posso.. non mi sembra una buona idea"
"Ma dai..." sbuffò la mora e solo in quel momento mi accorsi di come era bella con quel vestito viola fasciato che gli faceva risaltare le forme del suo fisico.
"Sei stupenda " dissi io sorridente.
Lei guardandomi e scrutandomi per bene aprì bocca:
"Tu sei una bomba" commentò ricambiando il sorriso.
"Grazie" feci la liguaccia.
"Ehi non cambiare discorso,  e poi Gas non mi convince più di tanto, non ti sembra strano oggi stava benissimo e poi dopo nemmeno un'ora, puff, si è ammalato?"
"Che stai insinuando?" domandai nervosa.
"Non scaldarti, sto solo dicendo che.. è strano" disse lei rendendomi nervosa.
Mi morsi le labbra e lei mi fece uno sguardo d'amica che sospettava qualcosa.
"Vado a prendere da bere.." le comunichai e lei annuì guardandomi preoccupata.
Mi avvicinai al bancone, ma la mia attenzione venne attirata da una coppia che si baciava con troppa foga, in un angolo appartato della sala. Mi avvicinai e riconobbi Euge, vabbè la troietta festeggiata è normale che si sbatta qualcuno alla sua festa, pensai cattiva.
Poi riconobbi anche la figura maschile dalla nuca, il sorriso mi morì sulle labbra, Gas.
La sala intorno a me girò come una trottola e divenne tutto confuso. Una sensazione orrenda, avevo la gola secca e sudavo freddo. Mi sentivo la testa leggera e avevo un senso di vuoto, infatti svenni. L'impatto con il pavimento freddo mi provocò dei brividi, ma passò subito perchè non sentì più la musica, non sentì più le voci, non sentì più niente. E non vedevo niente, solo nero.
"Lali..." mi raggiunse all'orecchie una voce ovattata.
Chi è che mi chiama? Oddio che malditesta. Che ci faccio a terra? Tastai il pavimento e poco a poco misi a fuoco. Ah si.. ero svenuta per via .. di Gas che stava baciando Euge. Quella troia...
Mi alzai con l'aiuto di Peter che mi sorreggeva per un fianco, non avevo nè la forza nè la voglia di dimenarmi. Apprezzai il gesto e mi lasciai andare sul suo petto. Ero stanchissima, distrutta, trattenni le lacrime vedendo Gas avvicinarsi preoccupato. Peter avvertendo il mio dolore, mi prese in braccio e mi scortò lontano da tutti, lontano da lui.
A quel punto, pensai che potevo mettere in atto il mio piano, vendicarmi per entrambi, facendo ingelosire Gas e divertirmi con Peter. Avevo sbagliato a mettermi con uno più grande di me, Gas aveva 19 anni, mentre io 16. Che amarezza... e pensare che credevo che lui mi amava veramente, come io amavo lui. Ma si vede che il tradimento è nel DNA della famiglia Lanzani.
Dovevo bere, decisamente, l'alcool mi avrebbe aiutata per quella serata.
Peter mi guardava senza dire niente, era sconvolto quanto me non si aspettava una cosa simile dal fratello. Beh in sincerità mi sarei aspettata una cosa del genere da Peter, ma da lui proprio no. Ora ho capito.. Peter ha preso dal fratello, può darsi che con me aveva rimesso la testa a posto, ma si sa il lupo perde il pelo ma non il vizio.
"Ho bisogno di bere" annunciai al moro.
"Vedi, lo so che sei sconvolta, ma bere non risolverà niente" quelle parole sono veramente uscite dalla bocca di Peter? Lo pensavo più furbo, se mi faceva bere probabilmente mi sarei fatta toccare, essendo ubriaca. Volevo ubriacarmi fino a fare pena.
Ma poi subito dopo lo riconobbi, il viscido Peter di sempre. Nei suoi occhi vidi un luccichio, probabilmente gli si era accesa la lampadina. Infatti corse a prendermi un biccherino con una puzza orrenda,ma senza indugiare me lo bevvi tutto d'un fiato.
"Altri 5" dissi di getto.
Lui senza nemmeno farselo ripetere, ne prese altri 5 di quel liquido orribile, ma dal bruciore della mia gola, doveva essere proprio una cosa forte. Ne bevvi gli altri 5 che mi furono offerti e dopo non capì più niente. Barcollavo a destra e a manca, e vedevo oscurato.
Ecco com'era essere ubriachi, assolutamente offuscati dall'alcool.
Lui ovviamente approfittandosi della situazione mi strinse i fianchi e mi invitò a ballare, io facendomi portare al centro della pista da ballo, iniziai a scatenarmi come non mai.
"Mmmh che brava ,strusciati per bene" sussurrò Peter divertendosi.
Io risi e mi strusciai facendolo eccitare. Oddio che cazzo facevo ?
Ma non ne potevo fare a meno, mi sembrava normale...infatti continuavo ignara che in quel momento apparsi una perfetta troia.
Mentre il tizio qui di fianco a me si divertiva come un matto, a me veniva attribuita la nomina di troia, e lui invece?
 Chissà perchè le femmine sono troie, mentre i maschi niente.
Mistero.
"Peter voglio andare via" dissi una volta che smisi di ballare.
"Ok andiamo" sorrise malizioso e ci dirigemmo alla macchina nonostante Cande urlava il mio nome.
Mi strusciai sul sedile, rendendomi il vestito una pezza, si era accorciato fino al petto!
Peter subito con mali intenzioni, si mise su di me e mi baciò con foga il collo, io lo lasciai fare e ricambiai i suoi baci.
Poi si impossessò delle mie labbra e un brivido mi percorse la schiena. Sarà l'alcool, pensai ovvia.
Gli morsi le labbra e nello stesso tempo la mia mano stimolava il suo amico e lo sentì gemere sulle mie labbra.
"Devo farti bere più spesso" ammiccò malizioso mettendo le mani sotto il vestito, intento a sbottonarmi il reggiseno.
"Arriviamo prima a casa" gli sussurrai roca e lui per tutta risposta si impossessò nuovamente delle mie labbra.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 ***


L'amore si odia. Capitolo 4

Inizio col dire che alla fine con Peter non ci avevo fatto un bel niente.
Ero ubriaca ,ma pur sempre una ragazza con un cervello.

INZIO FLASH-BACK:

"Siamo quasi arrivati" mi disse Peter, portandomi di peso in una stanza. Mi girava forte la testa e non capivo dove mi trovavo. "Peter cos'è questo posto?" domandai con la gola in fiamme. "E' una stanza speciale" disse sorridendo malizioso e inziandosi a togliere i jeans. "C-che cosa stai facendo?" iniziai a balbettare, lui mi sorrise beffardo e si avvicinò sensualmente a me, infilandomi la lingua in bocca.
Ricambiai con trasporto e lo feci fare, fino a un certo punto, lo lasciai lì tutto eccitato e con le poche sanità mentali di quello spettacolo, lo lasciai solo correndo veloce verso casa. Ero ubriaca fradicia, dovevo assolutamente sgattaiolare di nascosto in camera mia. Ma ovviamente appena varcata la soglia di casa, c'era mia sorella Maria, che mentre guardava la tv aveva subito intuito che non ero sobria. "Non sei nemmeno maggiorenne e già ti ubriachi, ti dovresti vergognare brutta sgualdrinella'' ecco le parole di quella che doveva essere 'sangue del mio sangue'. "Brutta troia, ma sta un pò muta, che ti sbatti 1000 ragazzi al giorno!" ovviamente era un commento mentale. Se lo avessi detto ad alta voce, avrei sofferto le pene dell'inferno. Mia sorella e Satana si appartenevano, sapeva essere molto sadica.
Così non dissi niente, e salì le scale in silenzio sperando di non incontrare mia madre. Ma ovviamente la sorte mi giocava brutti scherzi, ed eccola lì con il pigiama e un telefono in mano, con faccia furiosa. "Non mi aspettare in piedi, Mamma, eh? Sono le 6 del mattino, Mariana Esposito Riera, dove sei stata? pretendo saperlo" ecco quando si infuriava, usava il mio nome completo. Prevedevo 1 mese di noia totale, ovviamente mi toglierà tutto, pensai cercandomi di reggermi in piedi per via dell'alcool. "Allora ?" domandò alzando il tono di voce. "Mamma sta tranquilla, sono stata con il tuo 'adorato' Peter" le dissi con nonolance. "Con Peter, eh?"- mi squadrò per un secondo- "Che è successo? Hai una faccia bianchissima e cos'è questa puzza?" si avvicinò e mi guardò gli occhi. Beccata!

FINE FLASH-BACK

Ed ora eccomi qui a pagare i danni che l'alcool mi aveva causato. Un mese senza pc, senza amici, senza cellulare. Sembrava una prigione, ma che dico peggio, molto peggio.
In più questa sera sarebbe venuta la famiglia Lanzani al COMPLETO.
Ok, ero fottuta. Così andai da mia madre a elemosinare un'uscita.
"Mamii" -iniziai con voce mielosa- "Sei in forma oggi, hai cucinato benissimo poi a pranzo, sei per caso ringiovanita in un giorno?" la lecchina funzionava sempre di solito.
Ma evidentemente non era il mio periodo migliore.
"Mariana, non otterrai niente, sono stata chiara mi pare" mi sgridò severa facendomi ritornare con la coda fra le gambe in camera. Uff, Meri poteva uscire, mentre io dovevo rimanere a casa e subire la visita di quella faccia da culo del mio ex.
Speravo in un miracolo , non avevo proprio voglia di vederlo.
Ma se fosse venuto Peter, sarei stata felice. Già, volevo mandare avanti il piano di Cande, quella genia della mia migliore amica. La vendetta era inevitabilmente obbligatoria. Dopo tutto quello che avevo passato con quei due fratelli, era venuto il momento della resa dei conti. E quella sera avrei esagerato alla grande. Mi precipitai subito nell'armadio alla ricerca di qualcosa di provocante. Reggiseno rosso, calze a rete, mingonna di jeans, maglione bianco scollato e le mie immancabile sneackers. Perfetto, lo avrei mandato fuori di testa.
Sentì il campanello della porta suonare, ecco è che la vendetta inizi sorrisi sadica.
"Mamma vado io" urlai correndo verso la porta. Una volta davanti presi un gran respiro e aprì la porta sfoderando uno dei miei migliori sorrisi, adocchiai subito Peter squadrarmi con la bava alla bocca. Bello, guardare ma non toccare. Sorrisi perfida e li feci entrare.
Sarebbe stata una lunga serata.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 ***


 

"Buonasera signora e signor Lanzani, prego accomodatevi, mamma è in cucina" salutai con un sorriso mieloso la famiglia Lanzani e notai con piacere che Gas non c'era. Beh, almeno questo.
Mhh ecco Peter, bene, sorrisi sadica e salutai anche lui.
"Sera suora" sorrise e mi squadrò nuovamente notando ogni particolare.
"Sera Juan Pedro" sorrisi falsamente e lo trascinai nella mia stanza.
"Ehi, quanta fretta" gnignò beffardo.
"Se non ti ricordi, siamo indietro con le prove di Romeo e Giulietta"gli comunichai iniziando a sfogliare il copione, evidenziato da un forte colore di rosa shock.
"Esposito, sei davvero intenzionata a imparare questa operetta da 4 soldi?" mi chiese scettico.
"Se vuoi altre note,non fare niente,mi troverò un altro Romeo"gli risposi subito.
"L'ho sempre detto che sei una secchiona" osservò il microcefalo.
Ok, devo trattenermi dal dirgli che è un asino di prima categoria e che perfino una scimmia saprebbe prendere voti più alti dei suoi.Così presi un grosso respiro e risposi semplicemente:
"Sai,non voglio essere bocciata, Lanzani"
"Visto che nemmeno io voglio avere altre note, lo farò " disse sorridendo poi continuò- "e se non mi sbaglio ad un certo punto, ci sarà un bacio" costatò soddisfatto.
"Si a fine opera" dissi e poi mi resi subito conto di tutto. Quando ero ubriaca, mi ricordo qualche bacio, ma non ricordo com'erano. Ora che sarò cosciente, dovrò baciare quel maniaco. Ma il piano consiste proprio in questo. E poi è un bel ragazzo basta che penso che sto baciando un ragazzo con materia grigia, invece che un microcefalo.
Ce la posso fare, mi dicevo in mente.
Mentre ero distratta dai miei pensieri, non mi ero accorta che quel viscido porco aveva le sue manaccie sui miei fianchi e mi stava baciando il collo.
"Che cavolo stai facendo ?" mi trattenni dallo sbraitare.
"Sto provando la scena del bacio" rispose divertito.
"Beh.. questa è un opera di Sheakspare, non un film porno" gli tolsi le mani dai miei fianchi e gli pigiai il petto con il mio dito a mò di rimprovero.
"Scusami suora" disse con un sorriso stampato in faccia, "pensavo ti piacesse dato che alla festa di Euge, non sembravi tanto dispiaciuta, stavamo quasi per finire la serata in bellezza" ammiccò malizioso.
"Ero ubriaca" sorrisi maligna.
"Ti ricordi allora" replicò divertito.
"Solo alcune cose, probabilmente le altre le ho rimosse per disgusto" dissi battagliera.
"Sei divertente Esposito"disse lui guardandomi.
"Modestamente" risposi sorridendo e sorpassandolo per andare giù in salone. Avrei vinto io.
Mi seguì e insieme raggiungemmo la cucina, dove c'erano gli ospiti.
"A eccovi quà, stavamo proprio parlando di voi. Tua madre, Lali mi ha appena detto che tu e Peter reciterete l'opera di Romeo e Giulietta a scuola, che bella iniziativa" sorrise felice la signora Lanzani.
Sorrisi a mal voglia e sussurrai un 'grazie'.
Peter dal canto suo, mi circondò le spalle con le sue braccia muscolose. "Io e Lali abbiamo legato molto, abbiamo interessi comuni" marcò specialmente sull'ultima parte.
Mi trattenni dalla voglia di dargli un pugno nelle costole e continuai a sorridere come un ebete.
"Oh come sono contenta" esclamò la signora Lanzani.
"State benissimo insieme" si aggiunse mia madre.
Ma neanche se crepassi.
Una volta finito quell'imbarazzante argomento, dove Peter sorrideva soddisfatto, ci sedemmo a tavola e ci gustammo la meravigliosa cena che mia mamma dalle sei di mattina, era intenta a cucinare.
"Davvero buonissimo, mà" le dissi mielosa.
"Grazie tesoro" sorrise lei.
"Si sono d'accordo con Lali, ottima cena signora Esposito "disse dolcemente Peter. Oddio no, la tattica del ragazzo perfetto. Ho la nausea.
"Ma che ragazzo d'oro. Grazie Peter" sorrise ignara mia madre. Mi aspettavo che almeno lei non cadesse nei tranelli di quello stupido. Ma probabilemente il suo fascino colpiva proprio tutte.
A fine serata, i signori Lanzani si alzarono dalla tavola, pieni come dei maiali, e beh ci credo mia mamma aveva preparato la cena per un esercito intero.
"Bene, direi che è ora di andare, cena buonissima come sempre Josè "disse la signora Lanzani abbracciandola.
"Grazie cara, ci vediamo al club del libro a casa tua giusto ? " domandò mia madre.
"Esatto" sorrise la donna, "dopodomani" le ricordò.
"Ah Lali, quasi dimenticavo, Rochi mi ha chiesto se domani volevi venire a casa,è stata così occupata che non ha avuto il tempo di chiamarti" mi informò la donna, povera madre di quel microcefalo.
Rochi era la sorella maggiore, solo di 1 anno più grande di quel demente. E io e lei eravamo praticamente sorelle. Così accettai l'invito.
"Bene ci si vede domani, allora Esposito" mi disse Peter.
"A quanto pare, Lanzani" chiusi la porta e sospirai.
Dovevo assolutamente chiamare Cande, così corsi di sopra e digitai il suo numero, sul mio I-phone.
"Heii" mi salutò la mora.
"Hei, ho preso un secondo il telefono di nascosto, apparte il fatto che mi manchi, ma poi ho una notiziona." le dissi tutto d'un fiato.
"Anche a me manchi.Comunque spara" rispose curiosa.
Senza neanche respirare, gli dissi tutto per filo e per segno.
"Oh oh, e quindi domani andrai per la prima volta a casa di Juan Pedro Lanzani Vargas"esclamò entusiasta.
"Si, finalmente potrò mettere in atto il nostro piano, stasera non è andata proprio alla grande" costatai.
"Eh, non è facile come sembra, Peter è un donnaiolo"disse la mia amica.
"Già.. farlo innamorare, è un impresa" dissi scocciata.
"Niente è impossibile per te, sei bellissima, brillante e dolce, devi solo mostrarti a lui così e non essere acida" mi ricordò la moretta.
"Non è colpa mia, lui fa uscire tutti i lati negativi di me. E' così irritante"mi lamentai.
"Senti se vuoi una cosa, devi lottare e sopportare. Quindi niente lamenti"mi rimproverò.
"Ok ci proverò.Comunque ora scappo,grazie come sempre, sogni d'oro."
"Notte, a domani." attaccai sorridente e pensai che forse aveva ragione, se mostrassi a Peter,la vera me, e non quella acida e con la lingua tagliente che è abituato a vedere, forse cambierà idea.
Non pensai altro, perchè i miei occhi si fecero pesanti e così mi abbandonai fra le braccia di Morfeo.

"Signorina, è tardi, se entro 5 secondi non sei fuori da quel letto, ti verso una secchiata d'acqua gelata" urlò mia madre.
Oh cazzo, controllai l'orologio, le 7:49.
Corsi come un razzo in bagno e dopo cinque minuti, ero già in uniforme, truccata e con i capelli in ordine.
Mi precipitai giù in salone, entrai in cucina presi un biscotto, lo zaino e senza salutare mi accanìì subito sulla porta.
Una volta fuori, vidi l'autobus della scuola. "Aspettiii" urlai.
"Si fermi" continuai. "Vaffanculo autobus del cazzo" sbratai fuori di me.
"Ci siamo alzati dalla parte sbagliata del letto, stammattina" era una voce maschile, ovviamente quella di Peter.
"Ci manchi..." poi mi fermai e ripensai alle parole di Cande.. "Già" risposi cambiando atteggiamento.
"Anche io sono in ritardo" sorrise,lo guardai. Certo.. che aveva un sorriso che non lasciava indefferente. Mi imbambolai a guardare i lineamenti angelici del suo viso. "Mariana, chiudi la bocca, o rischi di sbavare" ecco come al solito, le sue battutine.
Ma oggi mi dovevo comportare bene, quindi sorrisi e continuai a camminare affianco a lui.
"Hai un buon odore, posso?" mi domandò iniziando a piegarsi per annusare il mio collo.
Feci sì con la testa e sentì il suo naso strusciare sul mio collo.
Oddio. Non è possibile che ho mille brividi lungo tutta la schiena..
Aiuto. E se mi bacia?
Poi si ricompose e mi guardò sorridendo.
Perchè sei bello ? Lo guardai in silenzio e poi mi stupì.
Mi prese la mano e me la baciò.
Per la prima volta, arrossì per una cosa che aveva fatto Peter. Di solito la mia faccia si colorava di rosso dalla rabbia, questa volta.. non so.
Distolsi subito lo sguardo da lui e mi concentrai sulle mie All-star consumate. Devo pulirle fanno pena.
"Ci vediamo dopo" mi sussurrò e rimasi lì in piedi come una stupida per 20 minuti buoni,lo vidi allontanarsi e ridere con i suoi amici, finchè non suonò la campanella e corsi verso la mia aula.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 ***


Finalmente queste cinque ore sono finite. Quell'isterica della prof di biologia, che urlava alla gabbia dei criceti, perchè bevessero l'acqua era una scena terrificante.
Per non parlare del prof di educazione fisica con quei calzoncini gialli abbinati alla tuta blu, preferivo studiare cinque ore di fila di latino, piuttosto che subire quella tortura. 
Una cosa positiva c'era, dopo pranzo, sarei andata finalmente a trovare Rochi.
Praticamente è la mia seconda sorella dopo Cande, ovviamente.
"Ehi Esposito, dove corri?" ancora Peter.. ma quel ragazzo quando mi darà un pò di tregua?
" Non mi ero accorta di correre" dissi al microcefalo davanti a me.
" Si, e sei anche piuttosto veloce” -continuò pian piano sorridendo malizioso- “e ho intravisto una mutandina col pizzo sotto la gonna"
Ora lo atterro.
No,mi devo calmare, devo essere matura.
"Ti piacciono?" domandai serrando i pugni.
"Mmhh, sul pavimento della mia stanza, sarebbero più gradite"commentò il maniaco.
"Ehm.. non ho mai visto la tua stanza" riuscì a dire, cambiando discorso.
"Beh, mi rispecchia totalmente, quindi ti piacerà di sicuro"si pavoneggiò il castano.
"Non vedo l'ora di vederla"dissi sarcastica.
"Oh quando hai finito di parlare con quella ricottara di mia sorella, ti aspettosull’albero, ricordi?" mi domandò quel bamboccio senza materia grigia.
Come.. fa a ricordarselo?? Ok Peter in quel momento mi aveva ... sorpresa.
Sorrisi per la prima volta al ricordo della sua faccia sporca di fango, ebbi un flash back.

flash back:
"Peter serve una torcia, in realtà di più i fazzoletti " –lo guardai- “sei pieno di fango” dissi ridendo, aveva la faccia interamente sporca di fango.
"Hahaaha dovresti vedere i tuoi capelli, sembri un maiale" mi provocò lui.
"Ah si? E tu? Stai messo anche peggio di me" replicai ridendo.
"Ma io sono un ragazzo, tu dovresti essere pulita e bella" disse il ragazzo con gli occhi verdi.
"Ah, stai cercando di dirmi che non sono bella ?” domandai scettica..
"Questo mai" mi disse il ragazzo, facendo nascere un sorriso sulla mia faccia.
"Bhe, credo che abbiamo finito” . - mi guardò con aria trionfante – “possiamo finalmente dire che questo è il nostro posto.”
Non esitai nemmeno a rispondere.
"Già" finì con un sorriso a 32 denti.

Fine Flash-Back.

"T-tu ricordi ancora dell'albero?" domandai sorpresa.
"Si. Lo dovrei dimenticare ?! " mi disse dolcemente.
E guardandolo, mi persi nei suoi occhi verdi smeraldo, gli stessi di 4 anni fa.
Di quando entrambi avevamo 14 anni, e di quando la casa sull’albero diventò il nostro posto.
Lo stesso ragazzo che mi aiutò ad affrontare le mie paure.
Lo stesso ragazzo che mi stava sempre accanto.
Lo stesso ragazzo di cui mi innamorai.
E lo stesso ragazzo qui davanti a me, che iniziai a vedere con occhi diversi.
Per la prima volta, non lo vedevo così tanto sgradevole.
" io vorrei essere importante per te, come tu lo sei per me" mi disse quello stesso ragazzo.
"Peter” ero senza parole.
"Io ho paura di rifidarmi di te" gli confessai timida.
"Allora riacquisterò la tua fiducia, voglio vedere lo stesso sorriso di quando eravamoragazzini. Quel sorriso che mi fece innamorare" 
Bingo. Il piano procedeva.
Ma.. avevo stranamente un formicolio nello stomaco. Io volevo essergli amica o nemica?
La confusione ora regnava sovrana dentro di me..
'Quel sorriso che mi fece innamorare'... mi rimbombava nella testa questa semplice frase, l’unica cosa detta da lui che non trovavo così irritante.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7 ***


L'aria fredda di quel mese di metà dicembre,mi graffiò il viso. Ma stare accanto al ragazzo che ti aveva sorpresa cinque minuti prima, ti faceva sentire stranamente accaldata. Non compresi la sua allusione, sul mio sorriso, mi aveva solo confusa ulteriormente. Non lo credevo possibile di cose del genere, forse chissà era veramente cambiato e ora voleva mostrarsi per quello che era e non per quello che tendeva a fingere di essere. Io ero sempre convinta, che dietro a quella maschera di arroganza e strafottenza, si nascondeva un altro ragazzo. Eravamo a metà strada, e si e no mancavano solo 100 metri.
"Comunque per quanto valga, mi dispiace per quello che è successo fra di noi" a rompere il silenzio fu proprio Peter.
Si stava, scusando? E così Peter mi stupì per la seconda volta.
"Anche a me"ammisi sincera, senza nessuna ironia.
Mi girai ad ammirarlo, e rinotai la sua bellezza. Anche se era sbagliato che lo pensassi in quel modo, non potevo farci nulla. Peter Lanzani era diventato qualcosa di importante nella mia vita, quei veloci minuti erano stati preziosi, ora lo vedevo diverso e decisamente migliore.

Pov Peter.

Mi sentivo strano.Improvvisamente avevo visto la suora, sotto una luce diversa. Quasi accettabile.
Il suo sorriso mi scaldava il cuore e certe volte, la sorprendevo che mi guardava imbambolata.
Ogni volta sorridevo soddisfatto, mi faceva piacere che gli facevo quest'effetto.
"Allora, siamo arrivati" le dissi, sorridendo come un ebete. Per la prima volta ero imbarazzato con una ragazza. Con Lali.
"Già" rispose lei, sorridendo a disagio.
Avvertivo che anche lei, era in imbarazzo quanto me.
"Che fai non bussi?"mi chiese iniziando a stringersi sul suo corpo, quel capottino bianco che le fasciava i fianchi in modo sublime.
"Oh,scusami" le dissi impacciato e bussai alla porta. Ad aprirci venne Rochi, che vedendo Lali, le si scaraventò adosso.
Quella ragazza era un uragano, pensavo che l'avesse uccisa, ma poi mi accorsi che era un semplice abbraccio, forse fatto con troppa enfasi.
"Da quanto tempo" esclamò la bionda.
"Si fin troppo" rispose la suora.
Risi di gusto, ripensando a quella sera che l'avevo baciata, aveva tutti i capelli scompigliati e le labbra gonfie per via dei miei baci.
Quelle immaggini balenavano da settimane nella mia testa. Non so come, ma quella moretta di almeno 1.55 mi aveva colpito. Ma di questo me ne accorsi più tardi, purtroppo.
Rochi e Lali, mi guardavano interrogative mentre io ero troppo impegnato nei miei pensieri.

Pov Lali.

Quel ragazzo, era un gigantesco punto interrogativo.Non capivo le sue intenzioni. Anche un suo piccolo gesto, mi rendeva incredibilmente nervosa e anche se mi auto-convincevo che dovevo rimanere forte e decisa davanti alle sue attenzioni, lui riusciva a far cadere quel muro di fredezza che pian piano cercavo di costruire.
"Tesoro, devo aggiornarti su molte cose, e anche io voglio sapere cosa hai combinato" ammiccò maliziosa la mia amica, riferendosi all'argomento ragazzi.
"Dopo tuo fratello, ho deciso di stare sola" le dissi semplicemente.
Mi guardò dubbiosa, poi parlò.
"Ti conosco da anni, e posso ritenermi tua sorella maggiore, non mi incanti."disse la bionda, prendendo una bottiglietta di smalto e aprendola accuratamente.
"Davvero Rochi... non mi interessa avere una relazione, almeno non in questo periodo" le dissi sicura.
"Dici così, solo perchè hai paura di un'ennesimo tradimento"mi disse dolcemente- "Ma devi sapere che non tutti i maschi sono stronzi e traditori" mi guardò apprensiva.
"Lo so.. ma come dici tu, ho paura" ammisi sospirando.
"Peter, mi parla spesso di te" quelle parole associate al nome Peter, mi sorpresi di Lanzani, per la terza volta in quella stessa giornata.
"Davvero?" chiesi senza far trapelare la mia curiosità,assumendo un atteggiamento tranquillo.
"Si, sembra ossessionato" mi disse la bionda, facendo schioccare la lingua.
Sorrisi per il suo modo di fare, mi ispirava fiducia.
La vidi intenta a mettersi lo smalto rosso acceso, sulle unghie dei piedi. Intuì che aveva una festa, perchè vidi la sua accurata acconciatura e un vestitino dello stesso colore dello smalto, sul letto.
"Una festa in programma ?"domandai giustamente io, deviando il discorso 'Peter '= fratello della mia migliore amica.
"Si"mi disse raggiante, "vuoi venirci anche tu?"bmi domandò poi.
Ci pensai su, poi mi ricordai della casa sull'albero e trovai una buona scusa per rifiutare.
"Mi piacerebbe tanto, ma ho un lavoretto part-time come cameriera" mi inventai una scusa plausibile.
"Ah-ah-ah che è uguale ad appalacchia ragazzi, eh brava la mia Marianita" mi diede un sonoro bacio sulla guancia e insieme ridemmo come due oche.
"Marianita suona davvero male" le dissi mentre ridevamo come ossesse. Anche se non era molto divertente, la sua ilarità travolgeva anche me.
"Comunque, ti capisco, il lavoro è lavoro" disse tornando seria.
"Già" le risposi ansiosa, chissà cosa avrebbe dovuto dirmi Peter di così importante.
"Aspettami qui, vado un minuto in bagno a prendere il mascara" disse camminando come un pinguino per non rovinare lo smalto sui piedi.
La vidi allontanarsi, e nemmeno dopo un secondo Peter piombò nella stanza di Rochi, e si appoggiò sullo stipite sorridendomi malizioso.
"Si ?"gli chiesi vedendolo più strano del solito.
"Ricordati dell'albero" mi disse sorridendo, era inquietante e mi limitai ad annuire.
Se ne andò subito anche perchè Rochi stava ritornando con quello che le serviva.
"Ma che voleva mio fratello?" Rochi rivolse la sua attenzione dal mascara, a me.
"N-niente voleva accertarsi che... " mi guardai in giro per avere spunto e poi mi venne in mente, "fossi pronta per le prove di Romeo e Giulietta"
"Ah si, me ne aveva parlato" rispose la bionda, non accorgendosi minimamente del mio imbarazzo.
"Tua madre non c'è?" le domandai impaziente di mangiare, così avrei scoperto cosa aveva in mente quel maniaco.
"arriverà a momenti" farfugliò essendo troppo impegnata a truccarsi.
"Ma a che ora è la festa ?" le chiesi guardandola in agitazione.
"Alle 20.30, ma devo essere perfetta, quindi mi preparò in anticipo" mi rispose iniziando a provare il vestito.
"Con molta calma, eh" dissi sarcastica.
"C'e Nico, il ragazzo che viene con me a lezione di arte, e beh voglio fargli una bella impressione" disse maliziosa,mettendosi delle calze a rete molto provocanti.
"In poche parole, vuoi portartelo a letto" risi di gusto, davanti al suo viso tutto rosso per l'imbarazzo.
"Ma che dici, io sono seria" rise insieme a me e questo fu, finchè non arrivò la madre che preparò il pranzo.
"A tavola" gridò la madre di Rochi e noi affamate, scendemmo a tutta velocità.
"Buongiorno signora Lanzani" la salutai cordiale.
"Salve cara" mi rispose con dolcezza la donna che mi aveva vista praticamente nascere.
"Buon appetito" aggiunse poco dopo che anche Peter si unì a noi, e quello fu il via per una bella scorpacciata di ogni leccornia che quella santa donna aveva preparato.
Dopo quattro ore di risate e prese in giro, fu l'ora che tanto aspettavo. Dovevo raggiungere Peter su quell'albero ed ero così impaziente che salutai velocemente Rochi e mi diressi a passo svelto, dietro la casa Lanzani.
Salì cautamente quella rampa di scale lunga non so quanto, e anche se ansimante arrivai fino in cima e vidi la chioma scura di Peter.
Mi aiutò ad entrare nella casetta, e la sua mano sulla mia pelle, mi provocò mille brividi.
Ignorai quella sensazione, e lo guardai imbarazzata non sapendo come comportarmi.
"Eccomi qui" ruppi il silenzio pesante che si era creato.
"Beh, ti chiederai come mai ti ho portata qui" vidi che Peter si sforzò per la prima volta. 
"Ecco -deglutì rumuorosamente- mi chiedevo se ti andava di venire al ballo invernale con me" mi chiese gentilmente Peter, preoccupato, che forse avrei rifiutato il suo invito.
Si ma la volevo sapere anche io la risposta.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8 ***




Non ci credevo.
Di poche cose non ero sicura nella mia vita, di cosa mettermi la mattina e delle scarpe. E la sua richiesta era assolutamente da aggiungere alla lista. Continuavamo a specchiarci l'una negli occhi dell'altra, ed ero sicura che lui stava cercando di ricavare la mia risposta. Da una parte la mia razionalità mi diceva di accettare per continuare il mio piano e ferirlo, e dall'altra sentivo di accettare semplicemente perchè lo volevo, e anche perchè i miei sentimenti per lui andavano ben oltre una semplice amicizia. Alla fine decisi di porre fine a quella sua sofferenza, che leggevo chiaramente nei suoi occhi. Così accettai anche se il mio cervello mi urlava di fermarmi, di non farlo, perchè me ne sarei pentita, ero troppo testarda. Ma del mio errore, me ne accorsi più tardi.
Vidi gli angoli delle sue labbra, alzarsi e formarsi in un sorriso, che mandò i miei ormoni a ballare una cucaracha.
-Bene- si gratto il capo imbarazzato- ti passo a prendere alle otto- e così dicendo se ne andò con un semplice gesto della testa. Così mi ritrovai da sola e con un flebile 'ok' a riempire quel piccolo spazio.
Una volta a casa, mi ritrovai ad affrontare l'interrogatorio di mia madre. Così per sviare il discorso, le dissi la stessa scusa che mi aveva salvato le chiappe con Rochi.
-Mamma, ho trovato un lavoretto part-time come cameriera, al centro per diventare più responsabile- e quelle parole furono musica per le orecchie di mia madre che mi scoccò un sonoro bacio sulla guancia.
-Tesoro come sono contenta - mi disse raggiante. Anche non capendo tutta quella ilarità, sorrisi soddisfatta di me stessa e delle mie ottime prestanti doti di recitazione. Mi fiondai stanca in camera mia, i suoi occhi non volevano abbandonare la mia mente. Quel suo sorriso, i suoi capelli e le sue labbra... non pensai oltre perchè caddi esausta fra le braccia di Morfeo.
-Lali dannazzione, sei per l'ennesima volta in ritardo- mia madre doveva capitare nelle caserme militari a svegliare quei poveretti, alle sei del mattino, dai loro sogni tranquilli. Quella voce squillante e fastidiosa avrebbe fatto invidia alla sirena.
-Sono giù dal letto- urlai con la voce impastata dal sonno. Per prima cosa.. bagno.
Mi controllai accuratamente ogni centimetro del mio viso e...
Disastro.
Per prima cosa avevo delle occhiaie da far invidia persino alle protagoniste cesse dei film horror, delle labbra screpolate e un groviglio ammassato sulla mia testa che dovevano essere i miei capelli.
Così provvista del necessario, mi misi all'opera.
Santissima piastra, una passata e puff.. i miei capelli lisci e perfetti come prima.
Fondotinta, tonnellate e tonnellate di quella polvere magica.
Correttore.
In quei pochi minuti rinchiusa in quella piccola stanza, mi ero trasformata dalla sorella di Samara, qualcosa di accettabile.
Gonna e camicia con il marchio scolastico. Potevo permettermi di vestirmi così, dato che ero a capo del consiglio studentesco, avevo la massima fiducia da parte dei professori di tutto l'istituto, ed ero ritenuta una studentessa modello dal preside in persona.
-Mamma io corro- con un veloce bacio sulla guancia e con un biscotto appena mangiucchiato, corsi a più non posso, per acchiappare almeno una volta nella mia vita quel dannatissimo veicolo giallo, ovvero il pulmino della scuola.
Troppo lontano,pensai avvilita. Ma che cazz... avevo 16 anni, almeno un motorino.
Ma no, quel genio di mia sorella maggiore, alias Maria, quando aveva la mia stessa età aveva avuto in regalo un'auto costosissima e nemmeno dopo un mese l'aveva distrutta. Immaginate la reazione dei miei genitori, -Niente più veicoli in mano alle ragazzine- aveva detto severo mio padre. Ovviamente con il nomignolo 'ragazzina' intendeva anche me. Lo ritenevo un  ingiusto dato che il danno era successo per quella mente bacata di mia sorella,e non per la mia, ma dopo quella discussione, l'argomento 'macchina o motorino' fu chiuso. Così anche se rassegnata ogni mattina dovevo alzarmi e correre come un bufalo per acchiappare quello stupido pulmino veloce come la freccia rossa.
Un clacson, bloccò il flusso dei miei pensieri. Alzai la testa per vedere da quale macchina provenisse, e incontrai gli unici occhi in grado di farmi galoppare il cuore in quella velocità impressionante, già.. Peter.
-Che fai sali a bordo con me o rimani lì impalata ?- stava dicendo a me? Voleva che andassi in macchina con lui?
Ero agitata, anche perchè solo in quelle occasioni mi mordevo le labbra quasi a sangue.
-Se continui così le tue labbra le staccherai- mi disse scherzoso ridendo.
Arrossì violentamente, se ne era accorto.
-E' solo che sono agitata- oh cazzo.. brava Lali,ti dovrebbero dare il premio nobel per l'intelligenza, secondo te ora cosa ti risponde?
-A causa mia?- vidi i suoi occhi illuminarsi e assumere sulla sua faccia, un sorriso soddisfatto e carico di sensualità.
Ecco appunto.
-N-no- balbettai ormai colta in flagrante.
-Tranquilla, faccio questo effetto a tutti-si pavoneggiò.
Ecco il Peter insopportabile che conoscevo ormai da molto tempo.
-Io non sono come le altre- gli risposi di getto. Mi infastidiva il fatto che mi paragonava a quelle oche con tette e zero materia grigia, io ero sicuramente meglio di loro.
-Lo so ... tu sei diversa, perciò mi piaci- cos'era una dichiarazione? Ero arrossita nuovamente.. io gli piacevo.
La macchina svoltò a destra.. ma non era quella la strada per il liceo.
Peter credo che hai sbagliato a girare-gli dissi subito.
-No, no, oggi andiamo io e te da qualche parte, non ho proprio voglia di andarmi a chiudere cinque ore in quella specie di prigione- disse continuando a guidare tranquillamente.
-Ma tu sei completamente fuori, oggi avevo un'importante compito di filosofia, mia madre mi ammazza se sa che ho marinato la scuola forse è anche capace di chiamare la polizia - mi guadò stranito – ok, polizia no. Ma mi metterà un anno in punizione... e poi - mi fermai di colpo, perchè le sue labbra ora premevano sulle mie.
.In quel bacio c'era tutto, bisogno l'una dell'altra, passione, tenerezza ed un avvolgersi di lingue. Peter mi avvolse completamente i fianchi con le sue braccia e quando incominciò a succhiarmi il collo, dalla mia bocca uscirono dei gemiti e richiamai più volte il suo nome.
-Adoro quando cominci a blaterare, questo è l'unico modo per farti stare zitta- mi rivolse un'occhiata maliziosa.
-Mmh, mi piace questo modo-mi misi a cavalcioni su di lui e gli sbottonai la camicia. Avevo voglia di lui, delle sue carezze, dei suoi baci.

-Aspetta- mi fermò lui- non possiamo..- mi disse serio.
Ero confusa, non lo voleva anche lui?
Probabilmente la mia faccia apparve molto interrogativa, perchè si affrettò a rispondermi.
-Io non voglio rovinare quello che sta nascendo fra di noi- non poteva essere.
Peter che cambiava le ragazze ogni giorno come le mutande, rifiutava una sana pomiciata in macchina ?
Quel maniaco che, in classe quando ne aveva occasione, infilava la sua mano nei miei jeans?
-Sono sorpresa- lo scrutai a lungo. Era sincero... e mi sembrava fin troppo strano.
Forse Cande aveva ragione, Peter aveva bisogno solo di qualcuno,e in quel momento con quel suo gesto, compresi che non mi paragonava alle altre, che non voleva quello che pensavo. Insomma più chiaramente con me non voleva solo una botta e via.
Lo vidi sorridere e con un'altro gesto inaspettato, mi attirò a se in un'abbraccio. Ricambiai anche io la stretta, ero felice fra le sue braccia, mi sentivo al sicuro.
Peccato che tanto in sicuro alla fine non ero.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9 ***


Mi rimisi comodamente al mio posto e sistemai il vestito. Ero imbarazzata, fino alla radice dei capelli.
Peter Lanzani che rifiutava una pomiciata, Peter Lanzani che era sincero, Peter Lanzani non più donnaiolo.
Questo era uno scoop da prima pagina.
Decisi di avvertire Cande, così mentre Peter ricominciava a guidare presi silenziosamente il mio iphone e digitai con le mie unghie fresche di smalto rosso, il messaggio contenente ogni piccolo dettaglio di quella piccola fuga d'amore. Lo riposi nella borsa aspettando il bip della risposta.
- Dove andiamo ? -domandai impaziente come una bambina. Diciamo che le sorprese, non mi sono mai piaciute. Non perchè sono incontentabile, ma mi mettono addosso sempre una strana sensazione d'ansia.
- Vedrai, è un posto dove ci vado solitamente da solo ma con te sarà meglio - sorrisi per quelle parole in qualche modo, mi sentì lusingata.
- Non ci sei mai andata con qualche altra ragazza ? -chiesi curiosa.
- No, la prima sarai tu - sorrisi, ero eccitata e felice allo stesso tempo.
Un vibrare di qualcosa, mi scosse da quel momento, presi l'iphone che continuava a squillare silenziosamente nella borsa, e lessi sul display: 1 nuovo messaggio.
Lo aprì, era di Cande, mi aveva risposto in fretta.
'Ehi, non ti voglio incinta, quindi se vuoi sbattertelo.. mi raccomando precauzioni!
E poi menomale che non andavate d'accordo.
Io invece sto a scuola a sfracassarmi le ovaie con la prof di latino, stessi io con Vico. Va bè, ora vado ciao La’. A dopo. ‘ 
Sapete le coppie pre-matrimonio, che si mettono insieme dall'asilo e poi diventano coppia fissa per altri cinquanta anni? Ecco, Cande e Vico erano una coppia pronta per il matrimonio. Stavano sempre appiccicati sin dall'asilo e ora siamo in quarta superiore. Si sposeranno, avranno dei bambini e mi toccherà cambiare i pannolini a quello specie di mostro che chiameranno Vico-junior. Il suo futuro è già segnato. Mentre il mio, boh, prima quando stavo con Gas e pensavo che ci sarei stata per il resto della mia vita. Ora invece non sono certa di niente, come va, va. E' inutile fasciarsi la testa, prima di rompersela. Se il fato mi vorrà con Peter, non ho niente in contrario, anzi. Chiusi l'iphone e sorrisi alle parole della mia amica. Certo che è davvero una peste.
Dopo una buona mezz'ora, finalmente arrivammo e davanti i miei occhi si aprì una meravigliosa distesa verde con un piccolo fiume ed un pontile accanto. Peter scoprì questo posto quando era piccolo grazie alla sua famiglia e si era sempre ripromesso che quando sarebbe stato grande ci sarebbe tornato anche se a me già era familiare. Camminando affianco a Peter sul pontile, la mia memoria anche se sfocata, mi proietta a vedere una bambina che correva lungo il pontile sorridendo e saltellando felice col padre. Ora ricordo. Mio padre mi ci ha portata qualche fine settimana strano che però io e Pitt non ci eravamo mai incontrati. Sorrisi al ricordo di mio padre giovane che mi teneva per mano e mi conduceva a fine pontile, giocando con la sua bambina.
- Allora, ti piace ? - si girò a guardarmi con quei suoi occhi verdi, pagliuzzati da piccole sfumature gialle, prodotte dai raggi solari. Ripresi quel poco di lucidità ed aprii bocca.
- E' bellissimo - Non sai dire altro? Cazzo Lali sei proprio un caso perso.
Che vuoi tu sapresti dire di meglio?
Io sono la tua coscienza, si vede che sei innamorata di lui. Saltagli addosso e digli che cosa senti.
Mi prenderà per psicopatica, e poi non sono innamorata di lui. Mi piace si ecco. Non sono abituata e beh prima in macchina mi sono lasciata andare ,capita a tutti.
Si certo.. comunque non startene lì con quella faccia da fessa e fa qualcosa.
Già, cosa? Sono nel panico più totale e in più discuto con me stessa, mi servirebbe una bella seduta.
- Lali tutto ok ? – Peter mi scrutava preoccupato.
Quanto tempo sono rimasta imbambolata ? Che cogliona.
- Sisi, scusa stavo riflettendo - gli risposi velocemente, e con troppa enfasi.
Infatti mi guardò in modo strano.
- Sei sicura di stare bene ? Ti vedo strana -
-No, tutto ok - lo rassicurai sfoderando uno dei miei sorrisi migliori.
Mi sorrise a sua volta e prese la mia mano.
- Domani è il gran giorno - mi soffiò sul collo.
Mi voleva morta, sapeva perfettamente che effetto aveva su di me.
Mugolai qualcosa di confuso somigliante ad un 'si'.
Le sue manine curiose, nel frattempo, erano entrate sotto la gonna del mio vestito, e stavano oltrepassando gli slip.
- Che c'è, prima mi fermi e poi mi tenti ? - era furbo il ragazzo, ma lo avrei fatto penare un pò, come lui aveva fatto con me in macchina.
Non gliela avrei data vinta facilmente così, mi sciolsi dal suo abbraccio, e iniziai a correre.
Lui anche se indietro, a grandi falcate mi raggiunse velocemente e ormai eravamo finiti quasi a fine pontile.
- Oh, vieni qui Esposito - mi disse in modo sensuale.
- Non mi incanti, Lanzani -stetti al suo gioco. Sorrisi sadica e lui cercava di sedurmi con lo sguardo.
Cazzo, se era bravo.
Si avvicinò pericolosamente a me e ad ogni passo io indietreggiavo.
- Così cadrai in acqua -
- Non ci casco -
Fece un altro passo verso di me e io uno indietro e.. caddi rovinosamente in acqua.
Oh porca paletta, se era gelida.
Mi dimenai cercando di risalire, ma il pontile era troppo alto. Peter si sporse a vedere se stessi bene.
- ti tiro subito fuori -si trattenne dal ridere.
- non c'è proprio niente da ridere, sbrigati, sto gelando - mi lamentai.
Finalmente ero fuori da quell'acqua gelida, in compenso avevo tutti i capelli e i vestiti bagnati.
- E' tutta colpa tua - gli sibilai puntandogli un dito contro.
- Lali, io ti avevo avvisata.. che faccia che avevi- sbottò e si mise a ridere.
La sua risata piena e felice, travolse anche me e così dopo mezz'ora di risa, ci guardammo negli occhi e nessuno dei due spiccicava parola. 
Peter annullò quei pochi centimetri che ci distanziavano ,e finalmente mi baciò.
Mi baciò con dolcezza e calma, poi il bacio divenne più passionale ed un continuo giocare e avvolgersi di lingue. Gli morsi il labbro inferiore e quello fece finire il bacio, ma solo per riprendere fiato.
Non c'erano parole per descrivere quel momento, avrei pagato oro per ripetere mille volte quella sensazione. Ma si sa, le cose belle finisco sempre.
- Ti prenderai un raffreddore -costatò dopo un po’ - andiamo a casa tua così ti cambi - mi carezzò dolcemente la guancia, e io non avendo voce per l'emozione, annuì semplicemente.
Davanti alla porta di casa, con capelli gocciolanti, vestiti umidi, e mani tremanti cercavo invano di aprire quella dannata porta. Avevo troppo freddo e non riuscivo a girare la chiave. Peter, vedendo le mie difficoltà, mi scostò dolcemente e con un gesto secco aprì la porta.
- Grazie - gli sorrisi ed insieme a lui entrammo in casa.
Sapevo che mia madre e Maria, starebbero state fuori per un pò a fare shopping.
L'unica cosa che accomunava mia madre e mia sorella.
- Scendo subito - annunciai incominciando a salire le scale e dirigendomi nella mia camera.
Aprì l'armadio e presi una maglia viola pesante abbinata ad un pantalone di una tuta nera.
Velocemente mi liberai di quei vestiti diventati pesanti e appiccicosi al corpo, per via dell'acqua.
Mi misi i vestiti asciutti e scesi le scale.
Sorrisi vedendo Peter intento a vedere le mie foto di quand'ero bambina.
- Eccomi - si girò e mi sorrise, il suo sguardo mi rendeva nuda.
- Sei bellissima - arrossì di botto e anche se intimorita mi avvicinai a lui e gli sussurrai all'orecchio in modo sensuale:
- Anche tu -quelle due semplici paroline, diedero fuoco alla miccia della nostra passione.
Così mi ritrovai sul divano del salone, completamente avvinghiata al corpo muscoloso e possente di Peter. Diciamo che era una bella e sana pomiciata pomeridiana, e molto gradita dalla sottoscritta.
- Bhe, è stato bello - lo scortai fino alla porta d'ingresso.
- Anche per me - ammiccò malizioso - è stato istruttivo - commentò divertito.
- Molto - dissi ironica.
In verità ero al settimo cielo, pian piano mi stavo innamorando ed ero molto sollevata del fatto che il mio cuore potesse aprirsi di nuovo.
-A stasera allora - mi baciò la mano e io non potei che arrossire.
-A stasera - risi felice accompagnata da lui.
Lo salutai con la mano mentre si allontanava con il suo SUV nero.
Saltellai come una bambina per tutta casa.
Così mi ritrovarono mia sorella e mia madre, che mi dimenavo come un'isterica, per tutto il salone.
- Lali, che cos'è tutto quest'entusiasmo ? -mi domandò curiosa mia madre.
- Oh niente, la vita è bella sai ? - dissi ormai fuori di me.
- Ah comunque.. come mai non sei a scuola ? - mi guardò sospettosa.
- Ah, alla fine, c'era assemblea mi annoiavo di non far nulla, e così sono venuta a casa - inventai una scusa al momento.
- Mmmh.. va bè - Grazie al cielo, se l'era bevuta, anche se sapevo che mia madre non era tanto una che credeva alle balle.
-Tu sei completamente folle - era la voce squillante di Cande al telefono
- Perchè scusa ? Cande del piano me ne strafrego, mi sto innamorando - le dissi euforica.
-Te lo ripeto, tu sei fuori come un balcone. Devi stare attenta, ma se sei felice tu, lo sono anche io. -
- Grazie, comunque stasera vieni al ballo invernale ? -le domandai.
- Mmm, Vico smettila - trillò la mia amica - comuque si ci verrò -urlò sull'ultima frase.
-Va bè ti lascio, ora vado a prepararmi a dopo Can - sorrisi e attaccai quando sentì altri mugolii.
Mi fiondai velocemente nel box doccia, mi feci uno shampoo a base di albicocca, una volta uscita dal getto d'acqua mi avvolsi nell'accappatoio rosa e mi asciugai i capelli con il phon e con una spazzola rendendoli lisci. Una passata di piastra ed i capelli erano a posto. Vestito.
Mi precipitai all'armadio, alla ricera di qualcosa di decente da indossare.
Ecco quello di cui avevo bisogno, un vestito non molto corto color azzurro chiaro, mi arriva a metà gamba, una fasciatura comoda ai fianchi, una gonna che scende morbida e cosa più importante, il corpetto con brillantini sparsi dapertutto e senza spalline.
Una volta truccata in modo semplice con sfumature di nero e azzurro, la ricerca delle scarpe era alquanto ardua. Alla fine optai per delle semplici scarpe bianche con un pò di tacco.
Alle 19.58 ero già pronta con la porchette sotto il braccio, fra poco sarebbe venuto a prendermi. Mia madre alla notizia che stavo per uscire con Peter era contentissima, e se ne uscì con un 'te lo avevo detto, ottima scelta Peter' ammiccò soddisfatta. Mia sorella per niente coinvolta nella faccenda aveva sfoderato un sorriso falsissimo e con un mimare delle labbra aveva detto 'grandissima troietta'. Ormai ci avevo fatto l'abitudine, tutta invidia.
Alle 20.30, sentì il campanello suonare, caspito se era in orario.
La festa era stata organizzata in palestra, ero un pò scettica al riguardo, ma quando entrai mi rimangiai tutto. Era allestita molto bene con i palloncini e delle decorazioni natalizie molto graziose. Niente male, pensai sorridendo. Peter mi circondò i fianchi con le sue braccia muscolose e io mi accoccolai appagata sull'incavo del suo collo. Inspirai a pieni polmoni il suo buon odore, si era fatto appena la doccia. Possibile che quel ragazzo, fosse perfetto ?
Il dj si mise nella sua postazione e vedendo la gente entrare ,una musica di Rihanna riempì tutta la stanza, adoravo quella canzone: We Found Love.
Peter, non volendosi sedere, si avvicinò al mio orecchio e mi chiese:
- Ti va di ballare ? - i suoi occhi mi incatenavano, ormai ero sua.
Acconsentì col capo e così per altre due ore ballammo fino allo sfinimento.
I miei piedi chiedevano pietà.
Intravidi Cande vicino al bancone delle bevande, ma ero troppo impegnata con Peter, lui ormai mi aveva reso totalmente cieca, da tutto.
- Vado un attimo fuori, devo rispondere al telefono - mi urlò all'orecchio visto che la musica era ad alto volume.
Annuì col capo e con altri due amici al suo fianco si avviò fuori dalla palestra.
Che ci facevano quei scimmioni con lui?
Insospettita li seguii di nascosto e ascoltai la loro conversazione ma non per mancanza di fiducia per curiosità, almeno credo.
- Allora, te la sei scopata ? - disse un ragazzo dall'aria conosciuta, era un biondo cenere.
- Non ancora, datemi tempo ragazzi - sorrise strafottente Peter.
Ma di che cazzo parlavano ? Scopata ? Ma a chi ?
- Ricorda la scommessa, scade fra 1 settimana - rise un ragazzo moro al suo fianco.
- Avete visto che pezzo di gnocca ? -domandò il mio presunto 'ragazzo'.
- Si, io me la sarei già sbattuta - commentò il porco biondo.
- Anche io - rise come uno scimmione l'altro.
- Datemi tempo, deve acquistare solo un pò di fiducia - non resistetti più, era chiaro che stavano parlando di me.
Le lacrime chiedevano prepotenti di uscire, così col cuore in pezzi, corsi in bagno a sfogarmi.
Come ho potuta essere così stupida ? Ero davvero diventata cieca, eppure Cande mi aveva detto di stare attenta, ma io no, ero cieca. Troppo testarda per ammettere che quel ragazzo col viso angelico e dolce potesse farmi una simile cattiveria. Adesso lo odiavo anche più di prima. Ma odiavo di più me stessa per essermi fidata di lui. Piansi per una buona mezz'ora finchè sfinita non uscì da quel maledetto spazio augusto, e mi diressi a passo svelto nel garage della scuola. Avevo bisogno di aria.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10 ***


L'amore si odia. Capitolo 10

Pov Peter

Mi sentivo una merda. Per la prima volta mi sentivo in colpa, per la prima volta mi importava dei sentimenti degli altri, per la prima volta avevo capito cosa significasse la parola 'amore' e per la prima volta avevo provato vere emozioni. Lei era così diversa dalle altre.. così pura. Non le importava se la vedessi con o senza trucco, non si agghindava in modo esagerato o provocante per apparire, lei era Lali una ragazza semplice e unica a modo suo. Cazzo, se era bella. Lei era sempre bella, anche senza trucco, e con i capelli scompigliati. E boh, io mi ero innamorato di lei. Non c'era voluto tanto per capirlo, ogni volta che la baciavo mille brividi scuotevano ogni fibra del mio corpo, partiva dai piedi fino ai capelli. Mi sentivo in colpa. Perchè avevo fatto una scomessa con quei deficienti dei miei amici, avevo scomesso che a fine mese sarei riuscito a portarmela a letto. Solo a ripensarci, mi chiedo come ho fatto ad accettare una cosa del genere. Eppure mi era bastata una settimana con lei, per cambiare, per essere migliore.Così finsi davanti ai miei amici, forse per vergogna oppure per orgoglio.

- Allora, te la sei scopata ? - mi domandò Benja.
Come cazzo si permetteva? Non era mica una bambola? Mi trattenni dal prenderlo a pugni e risposi assumendo un'aria strafottente.
- Non ancora, datemi tempo ragazzi - sorrisi, ma dentro mi sentivo una merda totale.
- Ricordati della scomessa, scade fra 1 settimana -gracchiò Agus al mio fianco.
Ovviamente non potevo starmene zitto, così per rendere la recita più credibile, dissi:
- Avete visto che pezzo di gnocca ? - Non si meritava un'aggettivo del genere, doveva essere 'avete visto quanto cazzo è meravigliosa ?' ma se lo avrei detto, avrebbero riso di me.
- Si, io me l'avrei già sbattuta - commentò Benja, guardandomi divertito.
Non provarci a metterci le mani adosso, se no vedi che ti faccio, gli sorrisi falsamente continuando a trattenermi dal rompergli la faccia.
- Anche io - rise come un coglione Agus ,dando il cinque all'altro.
Aumentai la dose, continuando a recitare quella parte, che ormai non era più nel mio stile.
- Datemi tempo, solo tempo è già nella mia rete,devo acquistare solo un pò di fiducia - finì rientrando in palestra.
Mi feci largo fra la folla di pazzi ubriachi che si dimenavano come ossessi, e mi guardai in giro.
Dove cazzo è finita Lali ?
Mi avvicinai alla sua amica mora, che per i miei gusti era troppo secca anche se carina.
Ma di gran lunga, preferivo Lali con quei suoi capelli castani lunghi e quel suo corpo esile e slanciato.
- Scusami hai visto Lali ? - le domandai una volta vicino.
- Eh ? Lali ? Mi pare di averla vista uscire sul retro- precisò l'amica.
- Grazie mille -
- Di nulla - la sentì dire, ma ormai ero già sul retro della palestra.
Che diavolo è venuta a fare qua?
Aprì la porta e finalmente la vidi appoggiata su una macchina, con le mani sulle ginocchia e il viso colmo di lacrime.
Corsi preoccupato e quando la raggiunsi il suo viso assunse un'aria arrabbiata.
- Non avvicinarti,stammi lontano - urlò incominciando a cacciare mille lacrime.
- Lali sei ubriaca ? Sono io Peter, mi riconosci?- le domandai avvicinandomi. Che cazzo gli era preso? Cinque minuti prima non si voleva nemmeno staccare da me.
- Pensi che io sono cretina ? Ti ho sentito, mi fai schifo - sbottò disperata - Vattene via, allontanati - si accasciò al suolo e si mise una mano fra i capelli continuando a disperarsi.
- Lali posso spiegarti -
- Non ti voglio più rivedere - sussurrò con il viso abbassato fissando un punto indefinito per terra.
- Lali .. - cercai dire ma niente in quel momento usciva per cercare di giusificarmi - sono cambiato - fù l'unica cosa che mi vene in mente.
- Non provarci, non prendermi per il culo - ormai era fuori di sè. E non potevo biasimarla, mi sentivo sprofondare.
Se non avessi accettato la scommessa.
- Lali - cercai di prenderle il polso, per farmi guardare negli occhi e farla smettere di guardare il pavimento.
Si dice che gli occhi sono lo specchio dell'anima, beh io in realtà non ci credo, ma forse se mi avrebbe guardato avrebbe capito che forse in quel momento ero sincero.
Si girò a guardarmi, e non fece ciò che mi sarei aspettato.
Mi sferrò uno schiaffone sulla guancia. Aveva una forza innaturale. Mi fece girare la faccia, tanto era stato forte quell'impatto.
Beh, almeno così, si sfogò. La vidi prendere la sua porchette e iphone e dirigersi a passo veloce lontano da me.

Pov Amber.

Quello sfrontato lurido bugiardo, aveva anche il coraggio di avvicinarsi e smentire tutto ?
Lanzani, con te ho chiuso. E che prima pensavo potesse nascere qualcosa.
Che povera illusa, i lupi perdono il pelo, non il vizio.
Mi faceva solamente schifo, come ha potuto recitare e cosa peggiore perchè non me ne sono accorta ? 
Ma un briciolo di cuore, non c'è l'aveva? 
Beato lui, almeno non avrebbe mai sofferto, come me.
Io ero appena uscita da un tradimento, fatto da Gas, suo fratello maggiore.
Ed ora, subire anche una presa in giro da Peter, era troppo.
Aveva giocato, a lui non gli importava se calpestava gli altri, bastava che lui era felice. Gli bastava scoparsi tutte. Questo era importante per lui. Non i valori, non i sentimenti.
Anche se ormai erano le 2.00 passate, presi un pullman che passava e mi diressi a casa.
Misi le chiavi nella toppa ed entrai, corsi subito in camera mia e mi ci chiusi dentro fino al giorno dopo.

Il mattino dopo, alzarsi fu più difficile del previsto. Mi sentivo uno straccio, inerme e senza forze.
Mi trascinai come un automa in bagno, mi accorsi di indossare ancora i vestiti del giorno prima.
Con un gesto secco, come se quei vestiti fossero simbolici, me li tolsi e pensai che così come li avevo tolti e buttati sul pavimento, così avevo tolto Peter dalla mia vita.
Mi chiusi nel box doccia, e un getto d'acqua calda mi calmò i nervi.
Una volta fuori, non mi truccai nemmeno, mi diressi direttamente davanti all'armadio e scelsi due cose qualunque.
Scesi giù per fare colazione, ma avevo solo un groppo in gola. Così presi lo zaino, salutai mia madre e mia sorella e uscì fuori di casa rabbrividendo per la brezza di prima mattina.
Misi il capuccio della felpa in testa e mi avviai a piedi al mio liceo.
Presi l'iphone dalla tasca dei jeans e lo accesi: Due nuovi messaggi.
Lessi sul display, Cande.
' Ieri ti ho vista correre sul retrò della palestra e Peter mi si era avvicinato per chiedermi dove tu fossi. Successo qualcosa ?'
Lo chiusi e poi lessi l'altro:
'Lo so che ora mi odi, ma ho bisogno di te' rimuginai sul messaggio,ma poi con stizza lo cancellai.
Ero stata ferita troppe volte, era ora di cambiare vita, volevo essere una nuova Lali. Tutto d'accapo.

A scuola come sempre la solita routine, le classiche cinque ore pallose.
Per fortuna non avevo incontrato Peter e tranquilla raggiunsi casa.
Quando entrai un'idea mi balenò in testa. Visto che mi ero inventata una balla e l'avevo detto sia a Rochi che a mia madre, forse potevo davvero farlo. Andare a lavorare come cameriera part-time in un bar al centro.
Sarebbe stata una distrazione e in più avrei guadagnato soldi.
Così liberandomi velocemente dello zaino ingombrante, salì di sopra alla svelta, truccandomi un pò, almeno per rendermi presentabile.
Una volta fuori, presi il pullman che mi avrebbe portato al centro di BA.
Buenos Aires era una città grande, ma ormai la conoscevo come se fossero le mie tasche.
Oltre il pullman, presi anche la metro che mi avrebbe portata direttamente nel centro più frequentato.
Una volta arrivata a destinazione, presi in considerazione due bar molto carini.
Il primo si chiamava ' Duena ' che si trovava molto vicino alla stazione della metro. 
Il secondo invece ' Dulce Amor ' un pò più distante, ma notai un foglio affisso sulla porta con la scitta 'cerchiamo cameriera' cos' decisi di optare per questo.
Entrai decisa di prendere il posto e notai con piacere che quel bar era davvero molto bello e curato.
Mi avvicinai alla cassa e chiesi informazioni.
- Scusi vorrei prendere quel posto da cameriera - dissi alla signora mora davanti alla cassa.
- Quanti anni ha ? - mi domandò cordiale la donna.
- Sedici - sorrisi.
- Allora farai un giorno di prova se convincerai me, Gimena, sarai assunta - annuì col capo e sorrisi contenta.
- Ciao sono Daki, sono qui da un paio di anni, benvenuta a bordo - una ragazza un po' in carne probabilmente della stessa mia età si avvicinò sorridente porgendomi la mano. La strinsi subito e sorrisi anche io.
- Piacere, io sono Lali - mi presentai.
- Bene Lali, ora ti do la divisa che come vedi è quella che indosso anche io - e si indicò - spero che ti prendano - mi disse sincera.
Cacchio non avevo nemmeno messo piede in quel posto, che già si erano mostrati gentili.
- Grazie - le dissi davvero grata.
- Ecco - mi porse una divisa semplice, nè troppo squallida, nè troppo ridicola.
Andai nei camerini dello staff e mi iniziai a spogliare.
Una volta messo mi ammirai allo specchio.
Un sorriso amaro comparì sul mio viso, datti forza Lali, magari da questa esperienza ricaverai qualcosa di buono.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11 ***


L'amore si odia. Capitolo 11

- Ti sta bene - disse Daki una volta che uscì dal camerino, ero un pò scettica al riguardo, ma sorrisi comunque e la ringraziai.
- Pablo - urlò la mia nuova amica - c'è la ragazza nuova,vieni te la presento -
Mentre aspettavamo questo 'famoso' Pablo, ero intenta a messaggiare con Cande:
‘ sono a Dulce Amor. Ora devo superare un tipo di colloquio e se sono brava, mi prendono' premetti il tasto 'invia'.
Quando alzai lo sguardo,per poco non mi cascò l'iphone dalle mani. Un ragazzo moro con due occhi verdi, e un corpo scultoreo, si avvicinò a Daki.
- Eccomi - oddio per non parlare della sua voce. Ma dovevo ritornare alla realtà se volevo quel posto. E io lo volevo. Ora anche di più, grazie a Pablo
- P-piacere sono Lali - per tutti i santi, avevo balbettato e in più la mia voce era risultata stridula. Iniziamo bene.
- Piacere, Pablo - occhi verdi, mi porse la mano, e io anche se nervosa gliela strinsi con mani tremanti. Lo vidi sorridere di sfuggita.
- Allora come forse avrai già capito io sono il supervisore e se andrai bene, prenderai il posto da cameriera - finì regalandomi un sorriso da mozzare il fiato. 
Annuì col capo, incapace di far uscire una sola sillaba dalla mia bocca.
Aspetta ? Supervisore ? Il mio posto di lavoro dipendeva da lui ? Sarebbe successa una strage.
Come farò a lavorare davanti a lui, se mi terrà gli occhi addosso? E infatti, fu un' impresa.
Mentre ero intenta a chiedere le ordinazioni ai clienti, mi girai per prendere la penna e lo vidi che si mordeva le labbra, guardandomi in modo seducente.
Immaginate cosa capitò nelle mie mutande rosa. Che cosa imbarazzante.
Mi scusai con i clienti, e corsi subito in bagno.
Sempre io in queste situazioni, tutta colpa di Pablo.
Una volta che mi fui pulita, uscì dal bagno e ripresi a lavorare come se niente fosse.
Menomale che a fine serata, tutto andò liscio. Tranne che per alcuni momenti, per esempio quando mi sfuggiva un'oggetto e mi chinavo per raccoglierlo, occhi verdi commentava con 'bel culo' oppure con un 'mmh'. Pensieri poco casti che non mi aiutarono nel restare calma e rilassata.
Una volta che finì il turno, andai nel camerino e mi rimisi i vestiti abituali.
Piegai la divisa e aspettai che Pablo uscisse, così avrei saputo se il posto era mio. Daki aveva finito il turno prima, quindi rimasi sola con occhi verdi, che a quanto pare era peggio di una femmina, stava in quel camerino da più di mezz'ora.
- Okei, per essere la prima volta che lavori sei andata proprio bene. Complimenti ,il posto è tuo – Mi stavo eccitando e stava solo parlando. Non è possibile, con nessun altro ragazzo mi è mai successa una cosa simile. Mi voltai e lo vidi bello come non mai, con una camicia che gli fasciava i pettorali e un pantalone troppo attillato, se capite cosa intendevo.
- grazie - balbettai rossa in viso.
Lui, credo ormai consapevole dell'effetto che aveva su di me mi prese gentilmente la mano e me la baciò lentamente.
Arrossì di botto. Voleva farmi morire, ormai ne ero sicura.
- Quanti anni hai ? - quella domanda mi spiazzò. Occhi belli, stava flertando sfacciatamente con me. - Sedici - mi affrettai a rispondere. Vidi i suoi occhi illuminarsi e un sorriso fare capolino sul suo viso.
- Io venti - soffiò sulle mie labbra.
-Ah, io cioè.. sei grande, cioè non per me, però se..- quando ero nervosa, tendevo a straparlare.
E beh, mi cacciai ancora in una situazione imbarazzante.
Pablo si mise a ridere senza ritegno, e dio se possibile quando rideva era ancora più bello.
- Mi piaci - mi sussurrò in maniera poco casta, e poi restai lì sola con i miei pensieri confusi, mentre lo vedevo che si mischiava al buio della notte.
Prima di andarmene e chiudere il locale, cosa strana avevano affidato a me questo compito, pensai a quel ragazzo così bello e misterioso. Ero sicura che mi avrebbe dato filo da torcere.

E infatti non avevo tutti i torti.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


L'amore si odia. Capitolo 12

Canticchiavo la canzone di Gustavo Lima mentre camminavo per raggiungere il mio lavoro. Ormai ci avevo preso gusto, guadagnavo il mio stipendio e poi il sabato andavo a fare shopping insieme a Rochi. Era la seconda settimana e mi trovavo proprio bene, con Daki e si anche con Poli, così aveva detto ce lo potevo chiamare, flertava sfacciatamente con me e ogni volta ne ero sempre più attratta.
- Buongiorno Gimena - salutai la mora dietro la cassa, che mi rispose con un semplice cenno del capo, probabilmente era inondata come suo solito, da calcoli mensili del bar.
Sorpassai la cucina e mi diressi nel camerino, pronta anche per quel giorno.
Ormai Peter era un capitolo chiuso della mia vita, la mattina non lo incontravo quasi più ed era un bene.
Inutile negare che ne ero innamorata ancora, purtroppo.
Mi guardai nel riflesso dello specchio, avevo gli occhi spenti e il sorriso non mi risultava nemmeno più facile.
Dovevo assolutamente togliermelo dalla mente, a quanto pare pensavo solo di averlo fatto.
Sospirai amaramente e una volta pronta, uscì con penna e taccuino.
- Ciao Daki - salutai la mora, ormai eravamo in confidenza, quella Robustina era davvero una bella persona.
Mi sorrise radiosa e poi mi si accostò sussurrandomi all'orecchio.
- Ehi, Poli è molto strano oggi, è successo qualcosa ? - mi domandò guardandomi.
- Non ne ho idea e, non guardarmi così - le dissi confusa.
- Ha detto che lo rifiuti sempre. Siete tutte e due miei amici e poi io so tutto di te e di Peter – fece una pausa guardandomi negli occhi forse ance con un briciolo di compassione - devi scordartelo, non stai bene e si vede – concluse.
Daki aveva ragione, ma non era colpa mia. Anche se era stato un vero stronzo, non riuscivo a dimenticarlo. L'amore non segue la logica.
- Lo so, lo so, forse dovrei accettare l'invito di Poli, in fondo un pò di distrazione mi farebbe bene - arrivai a quella conclusione e Daki annuì d'accordo con me.

Nel pomeriggio avevamo avuto più clienti del solito, quindi più lavoro implicava più fatica.
Mi fiondai stanca nel mio camerino e mi spogliai lentamente. Una volta vestita e raccattato la mia roba, mi diressi fuori consegnando la divisa a Gimena.
- A domani Gime - la salutai sorridendo.
-A domani Daki - sorrisi e mi diressi all'uscita. Ma non feci nemmeno tre passi che un qualcuno mi prese e mi attirò a sè.
Poli.
- Tcherere tchê tchê, tchereretchê ,tchê, tchê, tchê - era una strofa della canzone Balada che cantavo questa mattina.
- Gustavo Lima - mi soffiò sul collo quella piccola frase che mandò le mie poche resistenze a farsi benedire, e prevalse la parte impulsiva, mentre la parte razionale scomparve.
Mi prese per i fianchi e le mie barriere caddero del tutto. Ero attratta da Poli, dal suo corpo, dalla sua dolcezza, da tutto.
Non si poteva parlare d'amore perchè era troppo presto, però la forte attrazione c'era, eccome.
- Mi sei scappata troppe volte,ora ti voglio - mi sussurrò roco all'orecchio.
Rimasi ferma ad assaporare quel momento e a fami cullare dalla sua meravigliosa voce.
Lui era pericoloso, me lo sentivo, ma lo volevo, proprio come lui voleva me.
Era inutile continuare ad ignorarlo, così come era inutile pensare ancora a Peter.
- Allora, sabato sera sei libera ? - sospirai, ecco Lali dici di si.
- Si sono libera - lo guardai negli occhi e un sorriso comparve sul suo volto.
Adoravo quando sorrideva, lo rendeva ancora più bello di com'era.
Così senza nessun imbarazzo lo dissi: 'Amo il tuo sorriso' lo lasciai lì e poi con un sorriso stampato in faccia mi diressi verso casa.

Guardai la sveglia, oddio come al solito ero in un ritardo pazzesco.
Mi alzai di scatto dal letto e mi precipitai in bagno, una volta pulita mi fiondai nell'armadio alla ricerca di u' indumento decente. Maglietta incrociata sul davanti blu, jeans scuri, sneakers, borsa e di corsa a scuola.
Salutai frettolosamente mia madre e con un'occhiataccia abituale mia sorella.
Per la prima volta nella mia vita, riuscì a prendere quel maledetto pulmino.
Per fortuna, lui non c'era. 

Una volte scesa corsi verso l'armadietto, presi i libri necessari e mi catapultai nell'aula di storia.
Fortunatamente la signora Attias ancora non c'era, almeno per la prima volta non avrei avuto un'ennesima nota per il ritardo.
Salutai Cande, la mia ormai vicina di banco da tre anni, e nemmeno dopo un minuto arrivò quell'odiosa donna che come ogni mattina iniziò a sbraitare per motivi che nemmeno Dio sapeva.
Finalmente l'ora di quella noiosa donna, ovvero della prof di storia, passò velocemente e ci fu la nostra adorata ricrezione.
Cande andò nella classe di Vico e probabilmente si chiusero nel bagno per pomiciare, mentre io arrivai davanti all'unico apparecchio interessante e funzionante della mia scuola, la macchinetta delle merendine.
Infilai i soldi nella sporgenza e digitai il numero della schifezza che volevo ingurgitare.
Dopo poco cadde la mia adorata barretta Kinder, sfilai la confezione e la mangiai vogliosa di cioccolato.
- Attenta, così rischi di ingrassare - non era possibile quella voce apparteneva proprio a quello stronzo di Peter.
Cazzo, come potevo scrollarmelo di dosso ? Cande era in bagno con quel depravato,in più era presto per sperare nel suono della campanella. Così sfoderai uno dei miei sorrisi più falsi e mi voltai verso quel verme schifoso.
- Peter, cosa vuoi ? - domandai acida.
Lo vidi sospirare e spostarsi con una mano un ciuffo ribelle che gli cadde davanti agli occhi. Uff bello come sempre, con quei suoi occhi intesi, le sue labbra e quel sorriso da 250 kilowatt che tanto amavo. No basta Lali, ti aveva fatto del male, dovevo concetrarmi. Io lo odiavo.
-Dai, fra pochi giorni ci sarà il debutto del nostro spettacolo - lo guardai accigliata - Romeo e Giulietta - mi ricordò.
Oh no, me ne ero completamente dimenticata. Magari se dicevo al professore Vazquez, di cancellarlo per motivi personali, mi esonerava da quello strazio.
- Già grazie,ora puoi anche andare - sorrisi falsamente e mi girai per andarmene, ma una mano mi trattenne il polso.
Sbuffai sonoramente e lo guardai con odio.
- Lo so che ora mi detesti, ma dobbiamo parlare - era stranamente serio, ma rimasi comunque scettica. Se mi aveva illusa una volta poteva farlo benissimo una seconda.
- Ok, ora però lasciami - mi girai e senza voltarmi, raggiunsi l'aula.

L'ultima ora era dedicata all'educazione fisica. Fantastico, mi ero completamente dimenticata di quell'inutile materia.
- Prof, posso farlo lo stesso con queste vero ? - domandai facendo la finta tonta indicandomi le sneakers che avevo ai piedi.
- Esposito ma sei pazza? Nessun componente della mia squadra entra in campo ferita. Vai nello spogliatoio, oggi sei esonerata - proprio quello che volevo, pensai soddisfatta camminando verso lo spogliatoio. A causa della farsa camminai ondeggiando ma agli altri forse sembrava che stessi sculettando e ovviamente un porco della terza C, mi venne dietro fischiando.
- Mmm, Esposito sei davvero interessante,quei jeans ti squadrano il culo in maniera assurda - commentò il biondo, mi pareva che si chiamava Nico.
-Grazie Nico, vero ? - domandai squittendo.
-Vero vero- si avvicinò malizioso e mi bloccò al muro. Misi le mani sul suo petto muscoloso e sorrisi. Peter mi aveva così sconvolta che iniziai a diventare una puttanella.
Sorrisi e ricambiai lo sguardo malizioso.
Vidi con la coda dell'occhio Peter che mi guardava infastidito, bene pensai. Era l'ora della vendetta.
Mi avvicinai maggiormente a Nico e lo baciai, ma in quel bacio non c'era proprio niente di casto. Quello era il mio intento.
Mi strusciai proprio come una vera ragazza poco di buono e lui sembrò soddisfatto per quel mio comportamento, mi spinse in bagno e vi lascio intendere cosa successe la dentro.
Ora, la Lali di prima non avrebbe mai fatto una cosa del genere, ma la Lali di ora era cambiata, e aveva lasciato spazio ad una nuova me stronza e menefreghista. Addio ingenua e perfetta ragazza.
Una volta uscita incontrai 'causalmente' Peter che mi scrutava furioso.
Così ne approfittai, - che c'è ? - sorrisi sadica e mi avvicinai a lui.
- Tu non sei così - sbottò irritato.
- Tu mi hai fatto diventare così -replicai.
Sbuffò e roteo gli occhi, - ti devo parlare, vieni con me - mi prese per un braccio, e mi trascinò nel cortile della scuola.
- un bacio, una scopata ? - mi avvicinai a lui provocandolo.
- Lali non funziona, ti devo parlare - mi disse serio.
- dimmi pure - mi sedetti con disinteresse sulla panchina e lo guardai in attesa che parlasse.
-Senza tanti giri di parole, io ci tengo a te e mi fa stare male vederti in questo stato per colpa mia. Quando ho fatto quella scomessa ti odiavo ancora, ma poi conoscendoti mi sono – prese un respiero – mi sono -un’altra pausa. – ti sei ? – domandai esaurita - innamorato.- concluse. - ti amo- riconcluse tutto d'un fiato. 
Ok, in un primo momento rimasi totalmente a bocca aperta. Aveva detto ‘ ti amo’. 
Si, era un bravo attore ma non mi sarei fatta ingannare una seconda volta.
- parlare è facile, ma i fatti eh ? I fatti dove sono ? -mi alzai scocciata di quella conversazione e mi diressi in palestra, ma fui trattenuta nuovamente dalla sua presa sul mio braccio.
- I fatti ci sono, se no non sarei qui a parlarti -
- Peter mi hai illusa una volta, potresti farlo ancora - sorrisi amaramente e poi continuai - cosa mi dice che ora sei sincero? E poi ormai è perso tutto, sono stata con uno nel bagno della scuola. Innamorati di un'altra - Mi girai e corsi. 
- Era giusto così, sia per me che per lui.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** 13 ***


Anche quella mattina,la sveglia suonò alla stessa ora di tutti i giorni. Alle sette precise ero già fuori dal mio caldo letto. Come un' automa da ormai diverse settimane, mi diressi in bagno. Aprì la doccia, e mi incantai a fissare l'acqua scorrere nel box doccia. La mia vita era come quel getto d'acqua calda che scendeva e poi che veniva risucchiato dentro quel buco sul fondo della doccia. La mia vita mi scivolava dalle mani, senza che ne avessi il controllo. Una volta che mi asciugai, aprii il cassetto alla ricerca della mia felpa preferita,un paio di pantaloni larghi e del mio inseparabile ipod. Misi l'auricolare rosa nelle mie orecchie, mi deposi il cappuccio della felpa sulla testa e mi allacciai per bene le mie adorate all-star viola ai piedi. Salutai con un rapido gesto della mano mia madre e ignorando completamente mia sorella che mi diede della 'sfigata' per il mio insolito abbigliamento. L'aria tiepida della mattina, mi solleticò il viso e mi provocò mille brividi lungo il corpo, immagini nitide mi si scagliarono addosso, come mille lame affilate. La casa sull'albero, quelle parole d'amore appena sussurrate e quegli abbracci pieni di calore. Tutto era falso, una stupida menzogna in cui ovviamente, ci caddi con tutte le scarpe. Basta pensai. Mi ero già abbastanza fatta del male, di certo ricordando non avrei che peggiorato la situazione. Raggiunsi finalmente, quell'edificio grigio e cupo, ovvero il mio liceo. Quando entrai, mille sguardi si posarono su di me. Di certo, non si sarebbero mai aspettati che la sottoscritta si presentasse in jeans larghi e senza un sorriso.
- Finalmente hai capito che ti dona di più il look da depressa,quale sei Esposito - sputò con cattiveria Euge ridendo con quelle sue patetiche amiche che si portava dietro.
Riposi l' ipod nella tasca dei pantaloni, ispirai profondamente e poi parlai.
- Mm, Euge quando avrai finito di fare la troietta, le porno star nei night club vorrebbero indietro i loro vestiti - sorrisi falsamente e poi, con passo veloce raggiunsi il mio armadietto buttandoci dentro l'ipod e i libri ingombranti.
Mentre stavo cercando di raggiugnere l' aula per incominciare quella giornata di merda, un tossicchio mi fece girare verso il mio interlocutore.
Peter.
- Ho visto come hai aggredito Euge, sei stata brava -sussurrò a voce bassa guardandomi intensamente, con tanta intensità che dopo tutto mi rese felice, ebbi paura che lui potesse sentirlo, tanta era la foga.
Era inutile ignorarlo, lui era dovunque andassi. Era sempre nei miei pensieri, nei miei ricordi e nel mio cuore. Feci spallucce e risposi.
- Mi aveva sfidata, così mi sono difesa -
- Sei stata forte - mi rivelò cercando un contatto con i miei occhi. Ma io non glielo diedi. Non sarei riuscita a sopportare il suo sguardo su di me, sarei scoppiata, e non volevo dargli quella soddisfazione.
Mi limitai a fingere un sorriso e a salutarlo per poi dirigermi in classe. Durante quelle prime due ore, fisicamente ero lì, ma la mia mente era distante da qualunque suono, voce o persona.
Mi imposi di non piangere, di non ricordare quei momenti con lui. Ma fu quasi impossibile, ovunque guardavo c'erano oggetti o colori che mi ricordavano le giornate passate con lui. Tutto andava in funzione di lui. Il mio mondo girava attorno a lui, il mio mondo era lui.
Affermavo che ero una tipa tosta e determinata, ma non ero niente di tutto ciò. Era solo una facciata, una corazza, per proteggermi. Per me era sempre risultato sempre più semplice chiudermi in me stessa e non fare entrare nessuno. Perchè sapevo che quando qualcuno sarebbe entrato e mi avrebbe fatta soffrire, le ferite lentamente e col tempo guarivano.
Niente si cancella in fretta, niente si dimentica subito, niente passa con un tocco.
Mi capitava di rado, di aprirmi alle persone, e quando lo facevo rimanevo sempre scottata o delusa. Proprio come era capitato con Peter o con Gas. Mi ero ripromessa che mai più nel mio cuore ci sarebbe stato posto per un'altra persona al di fuori della mia famiglia. Ma quella promessa non venne mantenuta a lungo e ne ero consapevole.
Suonata la campanella un gruppo ben concentrato di studenti si dileguò velocemente, mentre io rimasi in classe china sul banco a soffrire in silenzio. Il silenzio mi era sempre stata un'amica fedele. Non volevo affatto raggiungere tutti gli altri a ricreazione, questo implicava parlare, scherzare e ridere, e nel mio caso fingere. Così decisi semplicemente di restarmene sola ad asciugarmi le lacrime che veloci bagnavano le mie gote, le mie guancie fino a raggiungere il collo. Una voce maschile mi fece girare la testa di scatto e d'impulso nascosi il viso imperlato di lacrime sotto il capuccio.
- Ti preferisco senza cappelli o cappucci che coprono il tuo viso - lo guardai di sfuggita, mentre con le mani nelle tasche dei jeans, mi scrutava preoccupato.
Probabilmente si aspettava una delle mie solite frecciatine, ma quando non arrivò, prese la consapevolezza che quella davanti a lui, era una nuova Lali non troietta come il giorno prima, non tagliente e schietta come quella di sempre, ma una ragazza ferita e fragile.
Lo vidi aggrottare le sopracciglia e avvicinarsi cautamente a me, istintivamente mi dicevo che dovevo alzarmi, correre oppure dirgli di starmi lontano. Ma non lo feci. Me ne rimasi semplicemente seduta con il viso abbassato e torturandomi di continuo le mani per il nervosismo. Peter, sedendosi accanto a me non aprì bocca, si girò e mi alzò il mento affinchè mi guardasse meglio il viso. Vide una lacrima che minacciava di scendere verso il collo, ma lui la fermò prima che raggiungesse la sua meta.
- Lali.. - il suo era un flebile sussurro,quasi non udibile, nonostante questo mi voltai a guardarlo.
- Io lo so.. so che ti ho ferita e che probabilmente non avrò il tuo perdono, ma - lo stoppai immediatamente. Non volevo scuse da parte sua, non volevo fare chiarimenti e tanto meno non volevo compassione. Mi alzai con quelle poche forze che avevo e lo guardai dritto nelle sue iridi verdi, ispirai profondamente e poi le parole mi uscirono veloci accompagnate da qualche incrinatura che tradiva la mia aria da dura.
- Juan Pedro -calcai bene il suo cognome, non usavo chiamarlo così da diverso tempo, più o meno da prima che scoprissi di amarlo,- non c'e niente che tu ora possa fare per aiutarmi, non puoi tornare indietro nel tempo e cancellare quello che hai fatto. Il danno resta, il gesto resta e anche le conseguenze. Dispiace più a me, di essere stata così ingenua e di essermi aperta a te. Ti sei preso gioco di me, il perdono non avviene in così poco tempo. Se vuoi davvero qualcosa, devi aspettare. Io ho bisogno di tempo - finì prendendo gli appunti rimasti incolti sul banco, e lasciandolo solo nell' aula.
Quando rientrai a casa, ad aspettarmi non c' era nessuno. Meglio, pensai, non avevo proprio voglia di spiegare il perchè del mio viso così afflitto. Mi trascinai fino al divano, ma prima, mi tolsi il giubbotto e buttai senza tanto preamboli lo zaino per terra, poi mi abbandonai davanti alla tv facendo zapping tra i vari programmi pallosi. Chiusi irritata l'apparecchio inutile davanti a me che non trasmetteva niente di interessante e mi diressi scocciata in camera mia. Notai con mia grande sfortuna che il pc era ancora acceso. Sollevai il display e quello che vidi mi incuriosì molto. Un file con il titolo 'Gossip' lampeggiò insistentemente sullo schermo, così con un'alzata di spalle decisi di aprirlo.

Non capita tutti i giorni di scoprire certe informazioni e scoop scottanti come queste. Ma pare da una fonte molto certa che la studentessa Candela Vetrano recentemente abbia partecipato ad un party molto 'bollente'. Praticamente semi-nuda, la 17enne, ha fatto spettacolo con i suoi slip con pizzo nero e un abbondante quarta, strusciare su un palo in compagnia di nome Gaston Dalmau. Successivamente ci è stato detto che la moretta con gli occhi da gatto, era fidanzata da due anni con uno stundente della stessa sua scuola, ovvero Vico D’alessandro. Che la coppia stia attraversando un momento difficile e che per superarlo la giovane studentessa, aveva bisogno dell'aiuto di panna spray e di un ragazzo senza maglietta? Qui di seguito vi proponiamo un video come prova di questo articolo.

Rimasi completamente a bocca aperta dopo aver letto e riletto quei righi pieni di sentenze e di accuse contro la mia amica. Così ancora scettica su quelle notizie, cliccai play per vedere il video. Non era possibile, era proprio lei. Sgranai gli occhi quando mi accorsi anche di Gas. Lei non mi avrebbe mai fatto una cosa del genere, sapendo quanto ho sofferto per quel verme. Cercai di ricacciare indietro le lacrime che prepotenti, chiedevano di uscire. Ma era inutile la rabbia mixata al dolore e alla delusione, imperlarono il mio viso. Avevo sofferto fin troppo, ma non mi sarei mai aspettata che avrei versato lacrime per causa della mia migliore amica, che in quel filmato tutto mi sembrava, tranne che la dolce e tenera ragazza che conoscevo da ben 10 anni. Corsi via da quelle immagini, via da quel dolore che mi attanagliava lo stomaco, e mi diressi velocemente dall'unica persona che non mi sarei mai sognata di andare: da Poli.
Ma in quel momento avevo bisogno di lui, del suo supporto, perchè sapevo in un certo senso che lui ci teneva a me e che non mi avrebbe lasciata sola.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** 14 ***


L'amore si odia. Capitolo 14
Le lacrime scendevano copiose sul mio viso, con un gesto secco della mano me le tolsi bruscamente.
Raggiunsi velocemente il mio solito bar, in cui lavoravo,cercando con lo sguardo il mio supervisore, alias Pablo. Non vedendolo mi diressi a passo svelto verso la cassa.
- Gimena, hai visto Pablo ? - le chiesi nascondendomi il volto nel cappuccio azzurro della felpa, in modo che non si accorgesse del mio stato pietoso.
- tesoro, ehm si sta nel retro - ormai ero già lontana,ero arrivata davanti alla porta bianca.
Strinsi il pomello fra le mani, indecisa se uscire e fidarmi di Poli, oppure andarmene e soffrire in silenzio. Optai per la prima, aprii la porta e un Pablo sconcertato e alquanto confuso mi squadrò dall'alto al basso.
- Ehm.. - la mia voce uscì ancora impastata dai singhiozzi di prima,e con una tosse risoluta riuscii a formulare una frase.
- Ho bisogno di te - gli dissi torturandomi le mani e cercando di fermare le altre lacrime che spingevano ai lati dei miei occhi, rovinando ovviamente, il filo di trucco con cui ero scesa la mattina.
- lo sai che ci sarò sempre - disse infine regalandomi un sorriso che era in grado di illuminare tutto il globo terrestre.
- Portami da qualche parte, ho voglia di dimenticare - il suo sguardo con un guizzo eccitato che lo attraversò per pochi secondi, mi fece capire che era del tutto contento della mia iniziativa.
Mi prese per mano, e quel lieve contatto mi fece sussultare, ma poi si girò sorridendo come solo lui sapeva fare, e tutte le indecisioni scomparvero.
Mi accomodai nel suo bellissimo SUV nero, nuovo di zecca, costatai notando le sedie rivestite di pelle. Per i miei punti di vista, Pablo era un adolescente benestante se poteva permettersi quella roba costosa, e un dubbio mi si parò davanti. Come mai lavorava come cameriere in un bar ? Non ci pensai a lungo, perchè le melodie che inondarono la macchina, provenienti dalla radio mi colpirono come mille lame affilate. No mirame mirate, la nostra canzone, mia e di Peter. Ormai non sopportando più quelle mille emozioni insieme, mi sfogai lasciando libere le mie lacrime che veloci scesero sul mio viso. Pablo accostò, sentendo l'esigenza di consolarmi, vedendomi fragile, cosa a cui non era affatto abituato. Ero una ragazza solare e spiritosa, di rado mi capitava di versare lacrime, infatti prendevo la vita sempre alle leggera, ridevo e scherzavo con naturalezza. Ma in quel momento, in quel periodo, sorridere mi sembrava quasi un'impresa ardua.
Pablo aspettò finchè non mi sentii in grado di raccontargli per filo e per segno quello che da mesi mi tenevo dentro.
- Oltre a Peter una mia amica mi ha in un certo senso tradita - sussurrai con voce incrinata dallo sfogo di prima.
Pablo mi guardò confuso, segno che non aveva compreso del tutto la mia frase.
- Mi spiego meglio. Su internet ho visto un' articolo in cui diceva che la mia ex migliore amica Cande , era andata ad una festa piena di alcool e canne, e veniva raffigurata nelle foto in maniera indecorosa. Poi un video in cui ballava su dei cubi in compagnia di una persona, mi ha ferita profondamente - era difficile proseguire, nonostante questo, ispirai e continuai.
- Si strusciava su Gas- gli occhi mi iniziarono a pizzicare, ma mi imposi di rimanere stabile e forte, come lo ero sempre stata.
- Gas il fratello di Peter ? - mi chiese cautamente il moro davanti a me.
- Proprio lui - lo vidi grattarsi la nuca, probabilmente stava pensando a quello che poteva dirmi, per farmi sentire almeno un pò meglio.
- La conosci da molto, mi ricordo che parlavi sempre di lei. Ti ha fatto una cosa orribile, assolutamente non è un comportamento d'amica, in questi mesi ti è risultata un pò strana ? - ecco Pablo era il solito ragazzo che appena lo vedevi, ti colpivano i suoi occhi e il suo meraviglioso sorriso. Poi se aggiungevamo anche il suo essere così brillante e dolce, era semplicemente un ragazzo perfetto.
Pensai alla sua domanda, e ci riflettei su. In realtà si, più volte le avevo chiesto di uscire con me e lei con una scusa o l'altra, aveva sempre rifiutato.
- Non so, se sei uno psicologo o altro, comunque hai centrato il punto. In questi mesi rifiutava sempre di uscire con me e in classe non mi considerava più di tanto - aggiunsi riflettendo sui strani comportamenti della mia ormai ex amica.
- Mm, ecco veniamone a capo così. Ha fatto nuove conoscenze ? - iniziai a pensare a tutti i componenti della nostra classe. Una mostruosa realtà mi si scagliò addosso. Aveva fatto amicizia con EUGE.
- S-si - balbettai più scoraggiata di prima.
- Con Euge - gli dissi, cercando di nascondere la mia sconfinata tristezza.
Gli spiegai chi era quest'ultima e un Pablo alquanto perplesso mi guardò con tenerezza.
- guardami - alzai il viso incontrado i suoi occhi più intensi del solito- con me non sarai mai sola. Ti aiuterò, puoi sempre contare sul mio aiuto - mi baciò una guancia.
Ma non mi bastava quel semplice gesto, volevo di più. Mi avvicinai alle sue labbra, timorosa di avere un rifiuto. Quando le appoggiai leggermente, gli sentì dire:
- Non farlo solo perchè sei triste. Non voglio che lo fai perchè sei disperata, non trovare conforto in me. Vorrei che lo facessi quando te lo senti veramente - quelle parole, quella sua voce. Presi la consapevolezza che lui non era come tutti gli altri. Lui era migliore, aveva rifiutato di baciarmi nonostante lo volesse con tutto sè stesso. E io capii il perchè. Per non farmene pentire. Lo guardai negli occhi e lo ringraziai.
- Io penso che senza te sarei disperata - gli sussurrai all'orecchio abbracciandolo di slancio.
Lui ricambiò la mia stretta, accarezzandomi i lunghi capelli che, disordinati, ricaddero scomposti sulle mie spalle.
- credo che valga per entrambi - mi soffiò sul collo, cullandomi fra le sue forti braccia. Ero confusa, non sapevo se i miei sentimenti nei suoi confronti, erano d'amore o d'amicizia. Ma lì in quella macchina, con la musica che ci faceva da sottofondo e il tramonto che illuminava i nostri visi, capii il perchè di quel turbinio di emozioni. Pablo era lui che incosciamente mi creava questo 'scompiglio interiore'.
Si mi piaceva

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15 ***


Dopo quel pomeriggio meraviglioso passato in compagnia di Poli, mi recai più sollevata a casa. Lo adoravo, si, mi piaceva stare con lui. Mi sentivo protetta e stranamente me stessa. Non dovevo fingere, a lui piacevo così com'ero. Con Peter la scintilla era scattata, solo per una stupida scommessa. Non ne ero uscita illesa, ma di certo con l'aiuto del mio amico, sarei riuscita a superare quel brutto periodo. Era mattina presto dovevo andare a scuola, così con una leggera tisana alle erbe mi diressi calma al mio istituto. Stranamente l'aria invernale che si doveva percepire, non mi sferzò il viso. Con una musica ritmata di Avril Lavigne nelle orecchie, percorsi gli ultimi isolati. Mi guardai intorno, di solito all'entrata Cande mi aspettava e insieme entravamo in aula. Come volevasi dimostrare, di lei nessuna traccia. Dopo il suono della campanella, segno che quella lunga giornata era iniziata, vidi la mia ex migliore amica varcare la classe in compagnia di quella bionda ossigenata, alias Euge, la mia acerrima nemica. Non mi ero accorta della loro ''amicizia'' se così si poteva chiamare, forse ero troppo occupata a deprimermi per Peter, che per vedere come si riduceva la mia vecchia amica. Era davvero cambiata, prima di tutto nell'aspetto. La osservai a lungo e poi sgranai gli occhi, impossibile.
La vecchia Cande, non avrebbe mai indossato una gonna così corta. Per non parlare del top così succinto e aderente. E quello cos'era.. trucco? Lei non si riempiva mai di quegli intrugli proprio perchè la sua, era una bellezza al naturale.
E vederla davanti a me, così cambiata e diversa, mi fece male. Male perchè non la riconobbi più. Male perchè non vedevo più quell'amica che divise con me i dolcetti di Halloween in seconda elementare. Male perchè era diventata superficiale e finta proprio come quella stupida Barbie ossigenata al suo fianco. E poi quel video mi balenò in mente, un ennesimo colpo che mi fece male. La seguii con lo sguardo, mentre camminava seducente tra i banchi sorridendo a destra e a manca. Poi la vidi avvicinarsi velocemente sulla soglia dell'aula e appiccicarsi come una sanguisuga ad un ragazzo moro. E quello chi era? Mi ritrovai a pensare. Un ennesimo punto da assegnare a quella ragazza che per me era divenuta un'estranea. Dove era finito tutto quell'amore versoVico? Non riuscendo più a sopportare quella situazione, la scansai in malo modo per uscire fuori dall'aula e sentii in lontananza Euge che domandò:
- Come hai fatto a frequentare quella sfigata ? -
- Non lo so nemmeno io - rispose ridendo. Si proprio lei, Cande.
Lacrime veloci presero spazio sul mio viso, ormai vedevo sfocato mentre girovagavo senza meta fra le diverse aule.
Finchè un foglio affisso sulla porta di una classe, attirò la mia attenzione.
Cari alunni della scuola Rockland, una delle attività extracurricolari che dispone il nostro istituto, è la possibilità di intraprendere un viaggio all'insegna di approfondire una determinata lingua. Quest'anno tutti gli alunni del terzo anno potranno partecipare a questo progetto 'Un viaggio a Londra' semplicemente mettendo il proprio nome negli spazi che troverete in fondo all'avviso. Ovviamente se vi sentite pronti e saprete come gestire la lingua, potrete tranquillamente partecipare. Inoltre tutti i costi sia dell'aereo e dell'hotel saranno pagati direttamente dalla scuola. Le altre attività al di fuori dei fini didattici , dovranno essere effettuati a vostre spese. I musei e monumenti saranno controllati con la supervisione del vostro docente di inglese. Anche quest'attività sarà pagata dalla scuola. Affrettatevi a partecipare a questo progetto, perchè scadrà il 30 gennaio. Distinti saluti e grazie della lettura, il vostro preside.
Finito di leggere, decisi che forse quell' avventura poteva distaccarmi un momento dalla mia vita complicata e disastrosa.
Così prendendo la penna appesa al fianco del foglio, decisi di scrivere il mio nome e cognome e solo dopo vidi una firma conosciuta. Juan Pedro Lanzani Vargas, sgranai gli occhi per lo stupore. Anche lui voleva entrare in quel progetto? Beh, probabilmente voleva vedere se le ragazze londinesi scopavano bene come quelle americane, pensai disgustata.
- Non dovresti essere a quest'ora nel corridoio - una voce maschile mi fece sobbalzare per lo spavento.
Lo riconobbi subito, ovviamente era lui.
- E tu come mai sei fuori ? - gli chiesi di rimando.
- Lo sai vero, che non si risponde ad una domanda con un'altra domanda ? - replicò.
- Touchè - risposi guardandolo- Comunque, non sono affari tuoi - posai la penna, accanto al foglio.
- tu sei un'affar mio - commentò lisciandosi il ciuffo castano che ribelle gli ricadde in viso.
- Mm, non credo - sussurrai cercando di distrarmi dalla visione di quelle meravigliose e invitanti labbra. Dopo tutto quel che avevo passato a causa sua, mi faceva sempre lo stesso effetto, pensai indignata.
- Anche io ho messo la firma - indicò l'avviso affisso sulla porta, dove cinque secondi prima avevo scritto il mio nome.
- Già. Forse non hai capito che a quel progetto parteciperanno persone capaci e brillanti nell'inglese, sarai un intruso Lanzani - lo vidi sorridere, aggrottai le sopracciglia, che cosa aveva quel maniaco da sorridere inebetito ?
- Finalmente, adoravo quando mi trattavi male - mi riservò un'occhiata intensa, e io, non sopportando quella tensione distolsi lo sguardo guardando a terra, trovando interessante quel pavimento appiccicoso.
- Dovrei rientrare - mi diressi a passo svelto verso la mia classe, ma una sua mano mi afferrò la vita. Mi girai fino a scontrarmi con il suo viso, e incontrando quegli occhi così belli che per notti intere non mi facevano riposare.
- Peter.. - provai ad oppormi, ma in realtà volevo solo restare lì fra le sue braccia e respirare quell' odore familiare che era in grado di farmi uscire fuori di testa.
La sua stretta sui miei fianchi, si intensificò e poi non capii più niente. Rimasi immobile assaporando quel momento,mentre lui, ingordo, mi baciava il collo e lasciava baci focosi lungo tutta la spalla lasciata fuori dalla maglietta che portavo.
- Pet -ter - riprovai a chiamarlo, ma la mia voce non risultò molto credibile, anzi lo spinse a torturarmi ancora di più. Dovevo essere più convincente, mi dissi in mente. Così ci riprovai.
- Peter ! - esclamai cercando di divincolarmi dalla sua morsa.
- Mmh? - mugugnò mentre mi sfiorava con la lingua il lobo sinistro.
- Lasciami, ti prego - sussurrai stanca. Lui come se avessi detto la parola d'ordine, mi lasciò immediatamente, come risvegliatosi da uno stato di trance.
- Scusami. Non so cosa mi abbia preso - si giustificò il moro davanti a me.
- Non fa niente - gli dissi, poi staccandomi dal suo corpo rovente, mi diressi in classe.
Erano passati ben due giorni, da quell'incontro ravvicinato in corridoio con il mio ormai ex nemico. Per fortuna, non si era più avvicinato, aveva capito pienamente che mi serviva tempo.
Con Cande sempre al solito punto morto. Non aveva provato nemmeno a giustificarsi per quello schifoso comportamento e quell'atto orribile nei miei confronti. Forse per lei, era stato bene.
Raccattai tutta la mia roba dalla mia camera. Poi feci un resoconto.
Vestiti c'erano.
Scarpe c'erano
Ipod e Iphone c'erano.
Macchina Nikon c'era.
Trucchi, creme e balsami c'erano.
Spazzola e piastra c'erano.
Ok, ero pronta per quel viaggio meraviglioso a Londra. Però diciamo che quella città non era proprio l'ideale, era un pò pallosa. Pioveva sempre e il cielo era costantemente cupo e grigio.
Ah ecco.
Presi di corsa il mio ombrello dall'armadio.
Ombrello c'era.
Ora ero veramente pronta.
Velocemente salutai mia madre e si, anche quella palla al piede di mia sorella.
Poi con la mia unica valigia (strano ma vero, c'era entrato tutto lì dentro) salì al bordo del pullman che era parcheggiato davanti la scuola. Notai con mio grande piacere che c'erano alcune mie amiche di altre classi e che sopratutto non c'erano quelle due sorelle stonate alias: Cande ed Euge.
C'erano anche molti ragazzi, ero meravigliata, ero proprio convinta che saremmo state solo noi di sesso femminile a partecipare a quel progetto. E ovviamente fra la grande folla, incontrai gli unici occhi così belli e intensi, quelli di Lanzani. Lo vidi agitare la mano e salutarmi sorridendo, ricambiai il saluto con un cenno della testa. Camminai nel pullman e mi sedetti proprio accanto a lui. Non penserete mica a male? Erano finiti i posti disponibili.
Presi l' iphone che avevo accuratamente depositato nella tascha posteriore dei jeans, proprio perchè sapevo che mi sarebbe servito, e mandai un messaggio a Poli.
'Ehy sono già nel pullman. Appeno arrivo là ti chiamo. Manda un bacio a Daki, e dille che mi manca. A presto.' inviai il messaggio e poi rimisi il telefono a posto.
- Chi è il tuo ragazzo ? - mi domandò curioso il vicino al mio fianco.
- Peter no - sbottai esasperata. Possibile che doveva sempre impicciarsi dei fatti miei ?
- Ok scusa tanto, gentilezza - replicò ironico.
Sbuffando irritata, presi l'ipod e mi deposi le mie comode cuffie nelle orecchie e la musica veloce di Only girl di Rihanna mi rimbombò nella testa.
Dopo mezz'ora di traffico e tentati palpeggiamenti   arrivammo finalmente all'areoporto di Buenos Aires. Dire che era immenso era un eufemismo. Di rado da piccola prendevo l'areoporto, di solito la mia famiglia preferiva usare un elicottero privato. Ok potevo sembrare viziata e altezzosa, ma non lo ero affatto. Si forse avevo più soldi rispetto agli altri, ma assolutamente ero una ragazza umile, non adoravo vantarmi e stare al centro dell'attenzione. Con il mio trolley che trascinavo grazie a delle rotelle sottostanti, ci dirigemmo tutti dove erano previsti i controlli.
Il preside, ci fece avanzare velocemente e depositare la nostra roba sul nastro trasportatore mentre un poliziotto con la divisa ci controllava accuratamente uno per uno con il metal detector. Una volta passati tutti quei noiosi controlli una voce metallica ci avvisò che l' areo era atterrato ma non riuscii a sentire quale gate dovevamo prendere. In un batter d'occhio, persi di vista il gruppo di viaggio e un senso di terrore incominciò ad invadermi. Mi sono persa cazzo, pensai frustata guardandomi attorno. Poi scorsi Peter vicino alla sua valigia, che tentava invano di chiuderla, ero sollevata. Almeno non ero l'unica che aveva perso di vista il gruppo. Gli andai vicino seguita a ruota dal mio trolley che strusciava sul pavimento.
- Peter hai sentito quale gate dobbiamo prendere ? - chiesi speranzosa.
- Ehm, mi pare di aver sentito il gate 13 -costatò grattandosi la nuca.
- Ok muoviamoci - esclamai tirandolo per il bavero della camicia.
Una volta davanti alle porte del gate un hostess ci controllò i passaporti e poi ci sedemmo comodamente nei sedili dell'aereo.
Una voce metallica ci diede il benvenuto.
' Benvenuti cari passeggeri al bordo di Aerolineas Argentinas, vi auguro un viaggio sereno e tranquillo. Fra pochi minuti delle hostess passeranno per mettervi le cinture di sicurezza. Qualunque bisogno o necessità verrà sicuramente risolto. Fra poco partiremo e saranno previsti 9 ore per l'arrivo a New York.' 
Avevo sentito bene o ero pazza? New York? Ci doveva essere un'errore, io e quel troglodita seduto al mio fianco,dovevamo andare a Londra.
Un hostess ci passò di fianco per dirci di allacciare le cinture, la chiamai.
- Scusi ci deve essere stato un errore io e il mio amico, dovevamo prendere il gate per Londra. Potremmo scendere ? - chiesi speranzosa.
- Scusi signorina, ma l'aereo e già stato chiuso. Quando atterrerete a New York, poi potrete andare a Londra e per favore ora decolliamo, metta la cintura - finì indicandomi quei insopportabili intrecci neri.
- Peter - bisbigliai preoccupata- abbiamo perso gli altri - il moro affianco a me, mi guardò rassicurandomi.
- Tranquilla appena atterreremo proveremo a chiamare e a raggiungerli - peccato che era impossibile. 
Una volta atterrati, dopo 9 ore estenuanti di aereo, scendemmo sfiniti accompagnati dai nostri trolley.
Subito presi l'iphone dalla tasca e composi il numero del preside, c'e l'aveva affidato proprio per queste tipo di emergenze.
Irragiungibile. Cazzo.
- E' irraggiungibile, ho provato 3 volte - esclamai esasperata.
- ascoltami, ora andremo al gate che ci porterà a Londra - mi disse Peter. Annuii preoccupata e lo seguii.
Davanti al bancone delle informazioni, una donna pressocchè sulla cinquantina, puntò il suo sguardo rigido su di noi.
- Prego, in cosa posso esservi utile ? - ci domandò con aria annoiata, mentre sfogliava una rivista.
Probabilmente ripeteva le stesse cose ogni giorno. 
-Ehm, vorremmo sapere se è disponibile un viaggio entro stasera per Londra - disse prontamente Peter.
- E io vorrei un unicorno - disse ironica - ragazzo tutti i voli sono stati cancellati per via della bufera che ha colpito la grande mela, non vedi ? - e indicò un finestrone dal quale si vedeva un tempo orrendo, cielo grigio dal quale piovevano grandi palle di neve e pioggia mischiata insieme.
Oh cazzo, pensai disperata guardando quel cielo chiuso, che mi ricordava la irragiungibile Londra.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** 16 ***


L'amore si odia. Capitolo 16

Cosa ? Una bufera ? 
Ma solo a me potevano capitare queste disgrazie.
Io volevo solo fare un viaggio tranquillo, diretta a Londra e invece ero lì bloccata a New York, con uno stupido troglodita che mi aveva usata e illusa. Non poteva andare peggio.
Ma proprio mentre lo pensavo, mi girai per vedere il mio trolley, che ovviamente non c'era.
No, non era possibile. Dov'era (?).
Ispezionai ogni angolo del check-in, ma della mia valigia neanche l'ombra.
- Peter - picchiettai con un dito la spalla di quel maniaco.
- Che vuoi ? - mi rispose irritato, probabilmente per la situazione.
- Scusami, ma abbiamo un grosso problema. E non riguarda solo me - precisai, iniziando a stancarmi.
Mi guardò aspettando di sentire di cosa si trattava, così indicai l'inesistente oggetto alle sue spalle, che fino a qualche minuto prima c'era.
- Dove diavolo è finito il mio trolley ? - sbottò incredulo iniziando ad imprecare in chissà quale lingua. - Oh, vedo che ora il problema interessa anche te -replicai ironica.
Eravamo bloccati in una città sconosciuta, senza soldi, vestiti e cellulare.
Venni presa dal panico nel momento esatto in cui realizzai che il mio Iphone era scomparso insieme alla mia altra roba.
- Peter - chiamai con voce tremante - dimmi che hai il cellulare con te -
Lo vidi sgranare gli occhi, non era un buon segno, e poi controllarsi le tasche per accertarsi che almeno qualcosina ce l'aveva ancora con lui. Ma quando cacciò le tasche vuote, realizzai che eravamo completamente fottuti. 
- Ok ora andiamo da quella signora e le diciamo che ci hanno fottuto i bagagli - dissi sicura di me andando al banco informazioni, quando quella brutta vecchiaccia girò il cartellino con scritto 'aperto' a 'chiuso'. STRONZA.
Picchiettai nervosamente sulla spessa superficie, ma la donna infischiandosene se ne andò, indicando la bufera che avvolgeva la grande mela.
Esasperata, raggiunsi Peter, che nel frattempo, era beatamente appisolato sulla sedia dura e rigida dell'aereoporto.
- Siamo fregati. La grassona ha finito il turno - sbottai,facendolo svegliare bruscamente.
Peter mi rivolse uno sguardo truce.
- grazie del bel risveglio - roteai gli occhi, ormai scocciata dalle sue continue frecciatine.
- Che facciamo ? - continuai, fingendo che lui non abbia proferito parola.
- Beh, direi di uscire da qui in primis, e poi troviamo un caldo alloggio - lo guardai stralunata.
- Forse ti sei dimenticato un piccolo passaggio - iniziai calma - ma siamo senza un fottuto soldo - sbottai infine.
- Suora, forse ti sei dimenticata che io sono ricco sfondato- mi sorrise sprezzante cacciando fuori da non so dove, una carta di credito platino.
- Porca tro...ta - fissai sorpresa la scintillante carta che mi sventolava davanti agli occhi.
- Ecco, ora andiamo ? - mi strinsi nelle spalle.
- Avrei freddo, sai com'è c'è una bufera - dissi essendo terrorizzata del cambiamento di clima, da dentro l'aereoporto dove si stava al calduccio, all'esterno dove c'era una dura e fredda bufera che minacciava la grande città.
- Allora stringiti a me - mi riservò un'occhiata maliziosa e alquanto illegale.
-Non ci pensò proprio di stringermi ad un maniaco -enfatizzai sul maniaco.
- Allora crepa di freddo - varcò la soglia, esponendosi così al clima invernale e glaciale di New York.
Ma era pazzo o cosa ? Senza indugiare un secondo in più, mi fiondai dietro di lui. In fondo aveva una carta di credito con sè. 
Cazzo però, che freddo.
Il vento gelido mi sferzò il viso, e in men di un minuto, non sentii più il mio corpo.
Mi strinsi istintivamente a Peter, che a quanto pare, era un termosifone.
- Come mai sei così caldo ? - chiesi. Ovviamente la mia domanda fu intravisata da quel pervertito.
- Io sono sempre caldo - mi fece l'occhiolino intensificando la stretta sui fianchi.
-Intendevo come mai non senti freddo, io sto morendo - lo trucidai con lo sguardo.
- Forse perchè ho il sangue argentino - esclamò battendo le mani sul petto.
- Tu sei completamente fuori - ridacchiai trascinandolo in un hotel. Finalmente al caldo, pensai notando poi in che posto eravamo capitati.
Oddio quell'hotel era indescrivibile. Dire che era a cinque stelle era un eufemismo.
Un tappeto rosso portava fino agli ascensori color oro con i vetri lucenti. I lampadari erano almeno dieci, uno più scintillante e luminoso dell'altro. Per non parlare della hall, decorata e rinfinita nei minimi dettagli.
- Ok, questo è un posto per ricconi, per quanto vorrei che pagassi tutto questo, non sono così perfida - neanche il tempo di girarmi che vidi Peter vicino alla reception pagare con la sua carta Express.
Mi avvicinai al mio ex quasi-ragazzo, guardandolo incredula.
- Peter ma sei pazzo, andiamo in un altro più economico - bisbigliai al moro invano.
Prese le chiavi che il fattorino ci porse, fino a scortarci nella nostra rispettiva stanza.
Un momento la nostra ? Ok era comprensibile, costava più delle nostre case messe insieme, ma avrà sicuramente preso una stanza con letti singoli no?
E invece no.
Fissai a bocca aperta quella meravigliosa suite, da cui si poteva ammirare l'imponente e maestosa Statua della Libertà.
Ogni cosa era intarsiata con decorazioni raffinate, lampadari d'oro e il letto matrimoniale più comodo che avessi mai provato.
- questo è il paradiso - trillai felice.
Vidi Peter sorridere di sbieco, aveva il viso pallido e il naso arrossato.
- Peter secondo me hai la febbre - mi avvicinai al moro toccandogli la fronte.
- tu scotti - costatai vedendolo terribilmente malaticcio.
- Stenditi sul letto - gli toccai lievemente il petto spingendolo all'indietro per adagiarlo sul comodo materasso.
Mi sedetti accanto a lui accovacciandomi preoccupata e controllandogli con la guancia la sua fronte.
Si, era proprio bollente. Colpa della bufera, era vestito così leggero.
Peter tossicchiò, portandosi poi, una mano sull'addome come se avesse provato dolore.
- Aspettami qui, ti vado a prendere un brodino. Almeno ti sentirai meglio - lo rassicurai iniziando a scendere per dirigermi nelle cucine.
Chiesi gentilmente allo chef di preparare un brodino di pollo per Peter accompagnato magari da una mela succosa, che lo avrebbe in qualche modo ridato energia.
Presi il tutto ritornando nella suite,una visione paradisiaca mi si parò davanti.
Peter era appisolato teneramente sul letto con un'aria angelica dipinta in volto.
Posai silenziosamente il vassoio sul comodino di fianco, per non svegliarlo.
Gli accarezzai il viso contemplando i suoi meravigliosi lineamenti: il naso perfettamente dritto e all'insù, le labbrasottili ma sexy , le guancie giuste, e quei suoi capelli soffici che gli ricadevano scompigliati sulla fronte imperlata di sudore. Anche in quelle condizioni, Peter Lanzani era paragonabile ad un modello.
Scostai immediatamente la mano, quando lo vidi aprire gli occhi e ghignare per il mio lieve rossore sulle gote.
- Lo so che stavi pensando. Ora me lo faccio, sta dormendo e per di più è malato - rise divertito, allargando gli angoli delle labbra in un ampio sorriso che lo rendeva ancora più bello.
Mi ridestai immediatamente dalle mille contemplazioni mentali che gli stavo riservando.
- Brutto tu eri sveglio ? - replicai piccata.
-Oh si e quando arrossisci sei più bella - mi soffiò sul collo.
Lo ributtai sul letto, inziando a sentire l'esigenza di vendicarmi.
Mi misi a cavalcioni su di lui, baciandogli il collo, graffiandogli la schiena e toccandogli insistentemente il cavallo dei suoi pantaloni. Lo sentii soffocare un gemito e stringermi di più a lui.
Così gli diedi il colpo di grazia, mi avvicinai con malizia e infinta lentezza alle sue labbra, e anche lui desideroso del contatto iniziò a colmare quella distanza.
- E' meglio se mangi il brodino - mi alzai soddisfatta vedendolo leggermente smarrito e molto eccitato.
- Sei perfida Esposito, ti approfitti così di un povero malato ? - mi domandò Peter, assumendo un'aria da santarellino.
Ignorando la sua domanda, presi il vassoio e lo deposi sulle sue ginocchia, intimandogli a bere il contenuto nel piatto.
- Credo che dovresti aiutarmi, sai com'è, mi sento debole - simulò una tosse che poi riuscì male. Esasperata ma anche divertita allo stesso tempo, mi risedetti di nuovo al suo fianco iniziandolo ad imboccare.
- Ok ora mangia però - da sempre avevo avuto un talento innato nell'aiutare e nell'assistere. Sentivo il bisogno di curare e proteggere sia animali che persone. Era come un istinto che mi partiva dal cuore, adoravo l'idea di poter far sentire meglio qualcuno, mi faceva stare bene con me stessa.
Una volta che Peter finì tutta la zuppa fumante, iniziò ad addentare la mela.
Intanto mi andai a fare una doccia bella calda, per sentire un pò di sollievo.
Quando uscii dal box, mi coprii con il telo dell'hotel, sottile ma caldo.
Frizionai il corpo con una spugnetta accanto al lavandino e poi mi rimisi i vestiti che portavo prima.
Quando uscii vidi Peter ancora sveglio, probabilmente mi aspettava.
- Mi stai facendo da infermiera, mi sa molto di erotico - mi mangiò con gli occhi desiderando un'altro contatto.
- Odio contraddirti - dissi ironica - ma non ci succederà proprio niente stasera - gli sorrisi perfida posizionandomi nel letto, accanto a lui.
- Buonanotte Pitt - chiusi gli occhi sfinita.
-Buonanotte Lali - sentì delle labbra posizionarsi sulla fronte, mi aveva dato un bacio.
E non sarebbe stato l'ultimo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3408791