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di SimbaCourage96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Have you ever tought about having children? ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - The Perfect Baby Onesie ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - A New Friend ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - BabySitting ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Let's Have a Baby ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - New Opportunities ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Sad News ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Mr. and Mrs. Miller ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Why don't you have your own baby? ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 - And the verdict is... ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Un nuovo inizio ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Have you ever tought about having children? ***


Breve introduzione:
Salve a tutti! è la prima volta, dopo tanto tempo che pubblico su questo sito (ero Queen Susan, ma non ricordo la password xP) e non potevo non pubblicare su Klaine. Questa coppia meravigliosa l'ho vista già sposarsi nella mia mente dal loro primo incontro e quando è successo davvero dopo tutte le peripezie che ci hanno fatto sorridere, soffrire, gioire, disperare, bhè era ora che si sposassero e non potevo chiedere di meglio visto che si sono sposati nella stessa cerimonia di Brittana (La Gay Squad riunita u.u).
Comunque non vi stresso più e vi auguro buona lettura! ;D






Dopo essersi sposati, e aver detto addio al Glee Club, lasciandolo nelle mani di Sam, Kurt e Blaine decisero di ritornare a New York. Kurt doveva finire l’anno alla NYADA e Blaine si stava preparando per entrare alla NYU, avrebbe fatto l’insegnante, come Will Shuester e magari avrebbe insegnato ai bambini.

Rispetto alle precedenti convivenze, stavolta se la stavano cavando abbastanza bene.
Discutevano come una normalissima coppia, ma non stavano per tre ore di fila a litigare su ogni singola cosa come era successo in passato con il dentifricio e l’asciugamano. Si erano distribuiti le faccende domestiche per poter lavorare e studiare entrambi e la sera la dedicavano a loro perché altrimenti sarebbero impazziti.
Kurt era messo molto sotto pressione da Cassandra July e dagli esami somministrati dalla preside Carmen Tibideux che non era poi così terribile come la descrivevano, anzi rispetto a certi insegnanti, la preside era innocua come un agnellino agli occhi di Kurt, ma aveva sempre paura di deludere le sue aspettative. Aveva lasciato gli sfarzi e gli accessori che dominavano le sue performance ma la Tibideux cercava sempre l’anima nelle interpretazioni dei suoi studenti e ogni volta che sentiva un ‘sei stato respinto’ o ‘riprova il prossimo semestre’ lui si irrigidiva e cominciava a tremare, per poi dare il massimo di sé e finora era andato tutto bene.
Blaine, invece, cambiava spesso lavoro. Una volta era allo Spotlight  Diner e un'altra volta lavorava in qualche negozio nei centri commerciali. Non si era mai abbassato di livello lavorando come aiutante elfo di Babbo Natale come fecero suo marito e le sue amiche perché non si vedeva nei panni e lo trovava alquanto imbarazzante, finendo col discutere con Kurt che si era offeso dicendo che quando uno deve lavorare a volte deve fare anche cose che non gli piacciano e lì era scappata anche la questione del Babbo Natale sexy che poi si era rivelato un ladro ma Blaine non la prese così male, cioè si, suo marito si era limonato un uomo vestito da Babbo Natale sexy mentre lui faceva il presepe vivente al McKinley ma non stavano insieme, per colpa sua, e quindi non si lamentò più di tanto.  Quando aveva rimesso piede nell’appartamento di Kurt, aveva già fatto vari spostamenti dei mobili e Kurt non gli disse nulla, a parte per dargli qualche consiglio su dove spostarli. E Kurt aveva dovuto buttare Bruce, il cuscino ragazzo che aveva comprato quando si era lasciato con Blaine, riposto quando erano tornati insieme e ripreso quando aveva stupidamente lasciato di nuovo Blaine. Era giusto, visto che ora erano sposati e non avevano in mente di divorziare perché erano fatti per stare insieme.
“Kurt, dovremmo invitare Kitty a cena, che ne pensi?” chiese Blaine sporgendosi poco con la testa per guardarlo mentre gli parlava.
“Non è una cattiva idea, ma come mai proprio stasera?” rispose Kurt sfogliando le pagine di Vogue, e sistemandosi gli occhiali da lettura, ma alzò lo sguardo per un attimo.

Blaine si asciugò le mani dopo aver lavato i piatti e lo raggiunse al tavolo.
“Bè, lei è a New York per provare ad entrare in qualche scuola di teatro o canto, e ho pensato che rivedere un’amica dopo mesi potrebbe essere bello” disse prendendogli una mano e Kurt ricambiò appoggiando l’altra mano sulle due già strette tra loro “certo che sarà bello. All’inizio pensavo che Kitty fosse perfida, dopo quello che ha fatto a Marley.. cioè, l’aveva convinta di essere grassa quando invece è più magra di me,  ma poi ho capito che come chiunque del Glee, aveva affrontato situazioni difficili e aveva solo bisogno di una seconda famiglia che la cambiasse in meglio. Non ho fatto parte di quella famiglia, ma tu si” Blaine sorrise e si portò in avanti alzandosi leggermente dalla sedia per baciarlo a stampo. “Ora però fammi vedere questa rivista, Isabelle vuole sapere cosa ne penso e presentarle nuove idee” lui annuì e andò a fare il bucato, ma prima si rigirò verso suo marito “Sai, sei molto sexy con i tuoi occhiali, ti fanno sembrare più maturo” Kurt sorrise “è un modo per ricordarmi che invecchierò prima di te e che avrò prima i capelli grigi?” Blaine rise “mai, mio caro, e poi abbiamo solo due anni di differenza. E anche con i capelli grigi sarai sempre un uomo bellissimo”

Per la cena cucinò Kurt, e Kitty arrivò puntuale. Si congratulò su come avevano sistemato l’appartamento e su quanto fossero una bellissima coppia loro due. Mangiarono e parlarono del futuro, Kitty disse loro anche che Sam se la cavava bene come insegnante e al momento stavano anche uscendo insieme, temendo però che non avrebbe funzionato perché lei si sarebbe trasferita a New York e lui sarebbe rimasto per sempre a Lima.
“Allora, i novelli sposi come se la cavano?” chiese e Blaine sorrise “Molto bene, questi sei mesi sono passati come niente e non discutiamo tanto” Kurt annuì “Già.. è passata una settimana dalla nostra ultima discussione, che poi abbiamo sistemato..” disse guardando Blaine e si sorrisero a vicenda “ok, non voglio sapere ragazzi” disse Kitty ridendo “però sono contenta di sapere che dopo tutto questo tempo siate ancora attratti l’uno dall’altro”
Kurt tagliò un pezzo di carne e sorrise a Kitty “Vedi, questo dovrai farcelo notare tra vent’anni, quando io avrò quarant’anni e Blaine sembrerà il mio toy boy, è ovvio che ora lo siamo, siamo giovani e forti”
Blaine gli prese la mano “Kurt, a quarant’anni non sembrerai un uomo di sessanta e io non sarò il tuo toy boy, avrò quasi la tua stessa età, ora mica ne ho quindici, ne ho venti e sembra che tu sia più piccolo di me” Kurt accettò quel complimento, era tutto merito delle sue creme e cercava sempre di non essere stressato perché gli avrebbe fatto venire prima le rughe.
“E non avete nulla in progetto per voi due?” chiese di nuovo Kitty e entrambi risposero subito che avrebbero finito gli studi, Kurt probabilmente avrebbe provato a fare l’attore di Broadway o lo stilista e Blaine espresse il suo desiderio di insegnare, come Shuester, o di provare anche lui con Broadway, scrivendo nuovi musical magari. “no, sono sicura che le vostre carriere saranno brillanti, ma non avete ancora pensato a mettere su famiglia?” la domanda li lasciò impietriti.

Se ci avevano pensato? Certo che si!
Ne parlavano da quando si erano messi insieme. Avevano pensato ai nomi, a cosa avrebbero indossato, se preferivano avere prima una bambina o un bambino, se la possibile Tracy avrebbe avuto gli occhi di Kurt o i capelli riccioluti di Blaine. Con tutto quello che era successo tra loro non ci avevano più pensato, non sapevano neanche se sarebbero tornati insieme. E ora Kurt non riusciva a pensare ad avere dei bambini, entrambi facevano già fatica a mantenere la routine e ad avere del tempo per loro.
“Kitty, non lo so ancora” disse Kurt guardando Blaine “ora io e Blaine ci stiamo costruendo le nostre carriere.. e dovremmo avere una madre surrogata o adottare, comprare una culla, il seggiolone, i pannolini.. non credo che potremmo essere pronti ora..” aggiunse e Kitty annuì per poi guardare Blaine  che fissò il piatto e rigirandoci dentro la forchetta evitando il cibo.
Dopo cena, Kurt si allontanò un attimo per il bagno e Blaine chiese a Kitty di aiutarlo a sparecchiare e a lavare i piatti
“Blaine, perché non hai detto nulla? Credo che tu voglia dei figli .. e al più presto” 
“non voglio mettere a disagio Kurt. Per lui la NYADA è importante e io ho appena cominciato alla NYU..” la sua voce suonava triste alle orecchie della ragazza ma lui sorrise leggermente nel dirlo.
Kitty asciugò un piatto mettendolo a posto “ma ti ho visto con i bambini, ti ricordi quando abbiamo festeggiato il compleanno dei fratelli di Sam? Hai giocato con loro per tutto il tempo e ti avremo scambiato per uno di loro, visto l’altezza”
Blaine fece finta di ridere e toccò il naso di Kitty con il dito pieno di schiuma.
“ehi!” tolse la schiuma e sorrise
“dovete parlarne .. magari non di averne uno domani ma presto.. non vedo l’ora di vedere i piccoli Anderson-Hummel!” esclamò emozionata
“potresti farci da madre surrogata, eh Kitty?”
Blaine la buttò lì senza pensarci, era la prima cosa che gli era venuta in mente e quando rialzò lo sguardo capì che forse aveva sbagliato.
 
Lei rimase in silenzio e Blaine si scusò subito, non voleva imporle niente ma poi vide che stava per piangere visto che aveva gli occhi lucidi “oh Kitty, non volevo..” si asciugò le mani per abbracciarla ma lei si tirò indietro.
“ne sarei onorata, Blaine .. ma credo che Rachel mi ucciderebbe se non fosse lei la madre surrogata del vostro primo bambino, ha sempre detto che vorrebbe avere un bambino euroasiatico con te.. io potrei fare da madre al vostro secondo bambino.. se io e Kurt avessimo un bambino verrebbe assolutamente favoloso, pensa ai miei occhi e ai miei capelli bellissimi e alla sua carnagione marmorea, nascerebbe già pronta/o per fare le sfilate di moda o il protagonista in qualche musical, per non parlare del talento” Blaine sorrise e stavolta Kitty si lasciò abbracciare.
“Ehi! Vi abbracciate e non mi chiamate?” disse Kurt entrando in cucina e li abbracciò “cosa si festeggia?” chiese poi e Blaine rispose “nulla, solo l’amicizia”

Verso le 23:00, Kitty lasciò l’appartamento e Kurt si preparò per andare a dormire “Kurt, riguardo a prima ..” cominciò Blaine sedendosi sul letto e guardando Kurt mentre si cambiava e voleva saltargli addosso ma ora non poteva perché voleva parlargli chiaramente “Si, Blaine?” Lui fece un respiro profondo “Vieni qui”
Kurt gli si avvicinò e si mise seduto accanto a lui “è successo qualcosa?”
Blaine scosse la testa e lo guardò negli occhi “Sai che.. mi hai detto che per qualsiasi cosa, avrei dovuto parlartene?” Kurt annuì “bè.. io desidero avere dei figli con te.. ma non tra cinque o dieci anni..”
“Blaine.. non è il momento adatto per pensare di mettere su famiglia, ci siamo sposati sei mesi fa, siamo troppo giovani.. i bambini sono impegnativi, non sono dei cagnolini o dei gattini..”
“Lo so! Kurt.. io ti amo e voglio avere una famiglia.. non subito ma..” disse Blaine cercando di convincere suo marito, se non lo avrebbe convinto a parole, avrebbe potuto usare i suoi potenti occhi da cerbiatto a cui l’altro si scioglieva ogni volta, un po’ come il gatto con gli stivali di Shrek.
“Blaine, chi baderà ai bambini se siamo a scuola o a lavoro?” chiese Kurt portandosi le braccia incrociate contro il petto “li possiamo portare con noi” ricevendo così lo sguardo fulmineo di Kurt come se avesse appena detto una bestemmia o avesse insultato qualche capo d’abbigliamento da lui indossato
 “piangeranno e dovranno essere cambiati. E poi di notte? Non avremo più quel poco tempo per noi o per dormire!” Blaine abbassò la testa e Kurt capì che stava piangendo così gli si avvicinò e gli prese le mani
“Blaine tesoro, avremo tutti i figli che vorrai, ma solo quando tu avrai finito la NYU e io sarò a Broadway o a qualche sfilata, non sai quanto io desideri avere i tuoi bellissimi bambini” Blaine si asciugò le lacrime con la manica della camicia e si alzò in piedi di scatto
“e io?! Kurt! Pensa anche a me, per l’amor del cielo! Io ti immagino sempre con una piccola Tracy o un piccolo Alfredo e mi sono innamorato di quella visione, saresti un padre eccezionale” Kurt si alzò solo per mettersi sotto le coperte “Che fai?” gli chiese Blaine “dormo, ne riparliamo domani con più tranquillità e lucidità” disse stendendosi e chiudendo gli occhi *Bravo Blaine facendo una delle tue solite scenate ti sei anche offerto una notte in bianco* pensò tra sé e sé . Si cambiò e raggiunse Kurt sotto le coperte.

Il mattino dopo, quando aprì gli occhi vide che l’altra metà del letto era vuota e sul cuscino c’era un pezzo di carta. Lo prese e lo lesse: ‘amore, scusa per ieri sera, non dovevo parlarti così freddamente.. ci vediamo a pranzo. Xoxo Kurt’ Blaine sorrise e ricadde con la testa sul cuscino. Oggi aveva lezione al pomeriggio, quindi poteva riposarsi  e pulire casa. 
A pranzo, Kurt tornò a casa e diede un bacio veloce a Blaine prima che uscisse.
Per tutto il girono entrambi pensarono alla loro conversazione della sera prima. Anche Kurt voleva avere dei figli al più presto ma aveva paura di trascurarli e di non farcela con la routine quotidiana.
Blaine si sentiva in colpa, non voleva forzare Kurt solo perché lui era innamorato della scena familiare che lo ossessionava da quando aveva capito di amarlo. Prima di tornare a casa, passò da un fioraio e prese un mazzo di rose rosse e gialle.

“Ehi Kurt” entrò e chiuse la porta “Blaine! Come mai i fiori?” chiese curioso e Blaine lo baciò “così.. non posso comprare dei fiori per mio marito?” rispose lui con voce profonda
 “si, si, è che..  non lo fai spesso” Blaine sorrise “scusami caro.. rimedierò” e lo baciò di nuovo.
“Blaine, per quanto riguarda la discussione..” Cominciò a parlare Kurt con un po’ di preoccupazione nella voce.
Blaine lo interruppe “non importa! Kurt è tutto a posto, non voglio costringerti a prendere una decisione così importante solo per me” Kurt provò a rispondere ma Blaine lo frenò “Stasera ti porto a cena fuori! Solo io e te e poi chissà, magari ci sarà un dopo cena..” “Blaine Anderson, mi sorprendi sempre” Kurt si avvicinò e lo baciò a stampo. Ci era rimasto un po’ male perché lui stava per dirgli che andava bene avere presto dei figli, ma cercò di non darlo a vedere perché per entrambi l’uno e l’altro erano libri aperti.

Andarono a mangiare in un ristorante italiano perché Kurt adorava la cucina italiana e odiava i fast food. Dopo cena, neanche il tempo di togliersi le giacche e già erano uno appiccicato all’altro sul letto “Ti amo così tanto” disse Blaine tra un bacio e l’altro e lui conosceva molto bene i punti che lo facevano impazzire molti dei quali erano sul collo.
A Blaine piaceva poter baciare ogni singolo punto del corpo di suo marito perché ai suoi occhi era perfetto e nel tempo, anche Kurt aveva cominciato ad apprezzarlo e a prendersene cura, anche se ogni tanto Blaine lo convinceva a mangiare una fetta di torta o del gelato in compagnia di amici.
“Kurt, sei bellissimo” gli sussurrò quando si avvicinò con la bocca vicino al suo orecchio, all’altro vennero i brividi, che percorsero tutto il suo corpo. 
"Blaine.." sussurrò il controtenore facendo avvicinare l'altro a sè che lo guardò confuso.
"si?" chiese con un filo di voce
Kurt cercò di mettersi seduto e Blaine fece lo stesso. "Sei sicuro di quello che mi hai detto prima?"
"Ascolta Kurt.." gli prese una mano tra le sue e cominciò ad accarezzarla con i pollici "avevi ragione tu, siamo sposati da poco e non abbiamo bisogno di correre, per avere dei bambini dobbiamo prima essere sicuri di riuscire ad assicurargli un futuro"
Kurt lasciò le sue mani e portò le proprie intorno al suo collo, premendo poi le loro labbra insieme. Sentì Blaine sorridere durante il baciò e lo fece stendere sotto di lui.




Note dell'autrice:
Hola! :D
Sono Orangepearlvoice (nome momentaneo, l'ho cambiato in SimbaCourage ma dovrò aspettare dei giorni forse per cui cambi definitivamente) e questa è la prima fan fiction su Klaine che pubblico ma non la prima che scrivo, solo che credo che questa sia venuta meglio u.u
Scusate se ci sono errori di grafia o grammaticali o se dovessero mancare parole o essere incomplete ma sono disgrafica ^^'' uso word ma a volte qualcosa sfugge.
Questa storia sarebbe già completa ma mi sto impegnando ad arricchirla quindi spero vengano più di tre capitoli,xD
Spero che vi piaccia e accetto critiche costruttive per migliorare, non insulti u.u
Al prossimo capitolo! ^^

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - The Perfect Baby Onesie ***


Salve a tutti di nuovo,
siamo al secondo capitolo e spero piaccia di più.
vorrei ringraziare babykit87l per avermi fatto da Beta in questo capitolo.
Grazie per l'attenzione e Buona Lettura ^^



Blaine non era stato molto sincero. Non voleva mentire a Kurt, ma non voleva neanche discutere con lui. Aveva mentito, in parte, perché in realtà lui aveva ragione. Erano incasinati tra il lavoro e lo studio ma ce l’avrebbero fatta insieme.

Non chiedeva troppo, per lui non era presto. Amava i bambini e le loro faccette paffute. Aveva fatto da baby sitter ai suoi cuginetti e si era divertito a suonare loro la chitarra o il pianoforte, a cantare canzoni prese dalla Disney e a giocare con loro. Tutti gli dicevano che un giorno sarebbe stato un padre perfetto, forse uno che avrebbe viziato un po’ troppo i figli, che aveva tanto amore da donare, ma non sapevano come avrebbe reagito alle notti in bianco per i pianti, le coliche, i pannolini da cambiare …

A Blaine però non interessava, voleva stringere un fagottino tra le braccia e che accanto a lui ci fosse suo marito, nient’altro.

Quel giorno era andato insieme a Rachel in giro per negozi. La loro amica, di recente, si era messa insieme a Jesse St. James, che Kurt non sopportava, ma almeno ci provava, a volte, perché voleva troppo bene alla sua migliore amica e poi diceva sempre che erano una coppia perfetta. Effettivamente lo erano, aveva concordato Blaine. Si amavano molto e puntavano entrambi al successo. Jesse era diventato famoso grazie a Broadway e Rachel era tornata alla NYADA, ma riusciva sempre a partecipare a spettacoli off e on Broadway.

La ragazza stava parlando molto velocemente e Blaine si era perso nei suoi pensieri, non ascoltandola minimamente.

“...quindi sarebbe bello se Jesse e io vincessimo un premio, magari un Tony, per uno spettacolo diretto da lui e interpretato da me, ovviamente!” disse Rachel emozionata, ma poi notò che il suo amico la stava ignorando e si zittì picchiettandolo col dito sulla spalla e mettendo su il broncio.

Blaine sobbalzò e strabuzzò gli occhi per un attimo, notando l’espressione di Rachel diretta a lui.

“Oh, scusa, Rachel!” esclamò e in risposta, lei incrociò le braccia al petto.

“Non hai ascoltato nulla di quello che ho detto, non è vero?”

Blaine ci pensò un attimo prima di rispondere ma poi decise di essere sincero

“N-no, scusami, è che stavo pensando a… lascia stare”

Incuriosita, Rachel lasciò perdere l’arrabbiatura e si aggrappò al braccio del ragazzo “Dimmi, cosa ti tormenta tanto da ignorarmi?”

Blaine la guardò e sorrise, poi si sistemò i capelli con una mano “Niente…”

Rachel però insistette e lui le raccontò tutta la faccenda dei bambini, partendo dalla cena con Kitty e per un momento Rachel lo interruppe per esprimere la sua indignazione per il fatto che non l’avevano invitata ma poi lo lasciò continuare e Blaine le disse della discussione con Kurt  e che, in poche parole, aveva vinto quest’ultimo.

“Kurt ha esagerato, certo anche tu non avresti dovuto reagire a quel modo ma credo che abbia solo paura.. non è mai stato molto aperto a socializzare con i bambini ma credo che se ne aveste uno vostro sarebbe un padre fantastico”

“E’ quello che gli ho detto io! Ma come può avere paura dei bambini? Sono così adorabili!”

Rachel rise. “Tu sei cresciuto in mezzo a bambini, con i tuoi cuginetti… lui è figlio unico e non ho mai sentito parlare di cuginetti”

“Quindi pensi che andrà tutto bene?” le chiese e Rachel gli sorrise, poi distolse lo sguardo perché aveva visto qualcosa.

Blaine si voltò e in mezzo allo spiazzo del centro commerciale, proprio vicino a una fontana c’era un piano forte, lasciato lì per chiunque volesse suonare.

Entrambi si guardarono e Blaine prese dei fogli dalla tracolla “per fortuna ho sempre degli spartiti con me” disse e si diressero verso lo strumento.

Rachel si tolse la giacca e l’appoggiò sul muretto circolare che racchiudeva la fontana. Si mise accanto al pianoforte e Blaine si mise seduto, appoggiando lo spartito davanti a sé.

Cominciò a suonare e Rachel cominciò a cantare (Count on Me di Bruno Mars):
If you ever find yourself stuck in the middle of the sea,
I'll sail the world to find you
If you ever find yourself lost in the dark and you can't see,
I'll be the light to guide you
 
Find out what we're made of
When we are called to help our friends in need
 
 
Fecero un attimo di pausa e poi cantarono insieme il ritornello
You can count on me like one two three
I'll be there
And I know when I need it I can count on you like four three two
You'll be there
'Cause that's what friends are supposed to do, oh yeah
Whoa, whoa
Oh, oh
Yeah, yeah
 
 
Toccò a Blaine e Rachel fece un paio di giri intorno al piano

If you tossin' and you're turnin' and you just can't fall asleep
I'll sing a song
Beside you
And if you ever forget how much you really mean to me
Everyday I will
Remind you

Mentre cantava, lei si avvicinò alle persone che si stavano fermando per ascoltarli e fece qualche giravolta e passò di danza veloce con loro. Poi vide che c’erano un po’ di bambini e fece fare loro un girotondo.

You can count on me like one two three
I'll be there
And I know when I need it I can count on you like four three two
You'll be there
'Cause that's what friends are supposed to do, oh yeah
 
Oh, oh
You can count on me 'cause I can count on you

Finirono la canzone e tutti applaudirono chiedendo il bis, e Blaine cambiò lo spartito (All together now dei Beatles).

One, two, three, four
Can I have a little more?

Five, six, seven, eight, nine, ten, I love you
A, B, C, D

Can I bring my friend to tea?
E, F, G, H, I, J, I love you
Sail the ship

(Bompa bom) Chop the tree
(Bompa bom) Skip the rope
(Bompa bom) Look at me
 
All together now
(All together now) All together now
(All together now) All together now
(All together now) All together now
 
Quando un uomo si avvicinò a Blaine, gli fece segno che poteva cantare anche senza suonare, per stare con gli altri, lui si alzò e si avvicinò ai bambini, ballando con loro. Anche Rachel stava cantando, ma voleva registrare quel momento, così affidò il suo cellulare a una ragazza che li filmò mentre si divertivano.

Quando la canzone finì, Blaine e Rachel si abbracciarono forte e batterono il cinque a ogni singolo bambino, per poi fare l’inchino davanti a tutti.

Blaine adorava stare con Rachel, oltre che con Kurt, perché con lei riusciva a divertirsi ed era sempre bello parlare con un’amica.

Rachel riprese il suo cellulare e gli fece vedere il video “Siamo stati fenomenali! Peccato che tu non sia più alla NYADA!” disse e Blaine si rattristì un po’, ma era felice alla NYU. Era accettato e non aveva dovuto confrontarsi con i bulli, come al liceo, e aveva avuto l’opportunità di iscriversi a diversi club di sport, scegliendo poi il baseball, perché purtroppo la boxe non era compresa nei club. Era riuscito anche ad avere una cerchia di amici, con cui ogni tanto usciva, con o senza Kurt e per l’altro non c’erano problemi visto che anche lui aveva i suoi amici, ovvero Dani ed Elliott.

Ricominciarono il giro, dopo che Rachel ebbe ripreso la sua giacca.

Si fermarono in diversi negozi e fecero compere, soprattutto la ragazza, che aveva tre borse per braccio e Blaine ne dovette prendere una per aiutarla.
Il suo sguardo si fermò, a un certo punto, su una vetrina di un negozio per bambini. Esposta, davanti a sé, c’era una tutina bianca con delle bretelle e un papillon nero disegnati sopra e fu come se il mondo si fosse fermato intorno a lui. Rachel si voltò e vide il suo amico paralizzato davanti alla vetrina e gli avvicinò. Quando capì cosa stava ammirando, seguendo il suo sguardo, sorrise, emettendo un “Aw” come se si fosse sciolta anche lei a quella vista.

“Blaine, cosa fai ancora lì impalato?! Va dentro e comprala!” gli gridò, rimproverandolo quasi.

Blaine si scongelò e la guardò con gli occhi spalancati e senza parole.

“M-ma, Rachel! Non posso comprarla!”

“Perché? Perché avete deciso di aspettare? Non ti ricapiterà più un’occasione così!”

Blaine era combattuto. Comprarla o non comprarla? Certo, era la tutina perfetta per suo figlio o sua figlia, ma se Kurt l’avesse vista probabilmente si sarebbe arrabbiato con lui perché avevano deciso di non avere bambini al momento e avrebbe portato tutto a un altro litigio.

Ma forse aveva ragione Rachel. Insomma, quante volte gli sarebbe capitato di trovare una cosa del genere, delle bretelle e un papillon su una tutina per neonati!? Non così spesso perché lui non le aveva mai viste, altrimenti le avrebbe già comprate tempo fa, anche se non fosse stato fidanzato.

La fissò ancora per qualche minuto e poi trascinò Rachel per la mano nel negozio. Era molto carino. Aveva una vasta scelta di vestiti e accessori per bambini fino ai dodici anni e neonati. Prima di comprare ciò che voleva, dettero un’ occhiata in giro e ogni volta che vedevano un vestitino o dei capi di abbigliamento da bambini per tre anni al massimo, esclamavano degli “Oh!” e “oh che carino!”

Quando trovarono la tutina prescelta, andarono alla cassa e per un attimo la cassiera insinuò che i due stessero insieme, facendo loro i complimenti per il nascituro, ma entrambi negarono, spiegando la situazione e la donna fece comunque le congratulazioni a Blaine e a suo marito, anche se non era lì di persona.

Tornato a casa trovò Kurt che cantava con la sua band, tutti e tre se ne accorsero, ma non smisero di intonare la canzone e Blaine si mise seduto sul bracciolo della poltrona per ascoltarli. Quando finirono, fece loro un grande applauso. “Siete grandi!” disse e il trio sorrise, ringraziandolo.

“Bè, è proprio ora che vada” disse Dani allontanandosi e prendendo la giacca.

“Si, anch’io” continuò Elliott seguendola.

Kurt andò a salutarli ma a Blaine venne un’idea.

“Perché non vi fermate a cena?” propose e i due ragazzi guardarono Kurt, forse per cercare conferma.

“Perché no? Dai si, fermatevi a mangiare con noi, mi farebbe molto piacere, così possiamo parlare della prossima esibizione” disse Kurt emozionato.

Dani ed Elliott accettarono. Blaine si voltò per andare in camera ma venne fermato da Kurt “Ehi, aspetta un attimo.”

Si voltò e Kurt gli diede un bacio “Non mi saluti neanche, cosa ti prende?”

Blaine scosse la testa. Era solo un po’ nervoso perché in uno dei sacchetti dello shopping c’era la tutina che aveva comprato e per un momento, dopo essere uscito dal negozio, si era sentito un po’ in colpa, ma era passata, di nuovo, in poco tempo. Avrebbe voluto trovare un posto ben nascosto in cui Kurt non avrebbe mai guardato, magari nel cassetto dei papillon.

Si, Blaine possedeva tutto un cassetto per i papillon. Ne esistevano di tanti tipi: da festa, quelli che poteva indossare in un qualsiasi giorno, quelli da sera, quelli per andare a ballare... insomma fin troppi e Kurt non li metteva tanto quanto lui, quindi li teneva insieme ai foulard e alle cravatte.

Kurt notò le poche buste che aveva e incuriosito cercò di guardare cosa aveva preso ma Blaine li portò dietro la schiena.

“Perché non vuoi farmi vedere cosa hai preso?” gli chiese e Blaine poté sentire sudore freddo che stava per grondare dalla fronte, così con una mano lo spalmò tra i capelli.  Alzò e abbassò le spalle sorridendo, ma si poteva benissimo notare che era nervoso e Kurt aprì la bocca a ‘O’ per la sorpresa.

“Oh, capisco, sono cose che Dani ed Elliott non possono vedere, vero?” sussurrò perché potesse sentirlo solo lui.

Blaine era nel panico. Se gli diceva di si, Kurt avrebbe poi voluto vedere cosa aveva comprato in un altro momento e cosa gli avrebbe detto a quel punto? Se invece gli avesse detto di no, non c’era nessun motivo per nascondere i sacchetti e quindi Kurt lo avrebbe scoperto e avrebbero litigato davanti ai loro amici.

Kurt stava aspettando una risposta, cercando di capire dallo sguardo del marito cosa avrebbe detto e arrossì leggermente quando l’altro gli fece segno di si con la testa, anche se non era molto convincente, ma Kurt pensò fosse solo imbarazzo e lo spedì dritto in camera per non far vedere agli altri.

E lui non se lo fece ripetere. Corse in camera e velocemente aprì il cassetto e sistemò il sacchetto in un angolo della superficie, cercando di nasconderlo con dei papillon.

Durante la cena, Kurt espose le sue idee per quanto riguardava la scaletta per l’imminente esibizione ed Elliott non ebbe molto da ridire, mentre secondo Dani avrebbero dovuto cantare qualche canzone del momento, per attirare anche i ragazzi e ampliare così il loro pubblico.

“No Dani, non permetterò mai che i One Three Hill facciano canzoni rapper e senza significato” ribadì Kurt

“E se facessimo Hymn for the Weekend dei Coldplay? La riadattiamo in versione rock ed è perfetta!” esclamò emozionata ed Elliott l’approvò.

“Fammi pensare un po’ e ti faccio sapere” disse con tono arrendevole e sospirando.

“Cos’hai fatto nel pomeriggio, Blaine?” chiese Elliott

Blaine sorrise e raccontò lo shopping sfrenato di Rachel, lui in realtà non aveva comprato molto, e per mantenere il segreto, non volle dire cosa; che si erano fermati a suonare e a cantare nello spiazzo del centro commerciale e di come molti avevano cominciato ad applaudire e a filmarli.

“E’ una gran cosa, bello!” esclamò il rocker, complimentandosi.

“Bè, grazie Elliott.”

“Si ma la prossima volta, cantiamo insieme, io e te. Vuoi forse prenderti tutto il successo?” chiese Kurt sorridendo e spalleggiando suo marito

“Ma certo che canteremo insieme, non vedo l’ora” rispose Blaine, anche lui sorridendo.

Quando rimasero da soli, Blaine si stava rilassando sul divano e girava i canali non trovando nulla di interessante così la spense.

“Nulla da vedere?” gli chiese Kurt, che nel frattempo si era avvicinato e si era messo seduto sul divano, e portò un braccio di Blaine intorno alle sue spalle e appoggiò la testa sulla sua spalla.

Blaine scosse la testa e guardò Kurt. Gli stampò un bacio tra i capelli e lo sentì sorridere.

“Sai Kurt, mi spiace per come ho reagito l’altro giorno…” quando cominciò a parlare, Kurt sollevò la testa per guardarlo negli occhi
“Ancora con questa storia? Pensavo avessimo chiarito…”

“Sì infatti! Ma… ascoltami… mi ero tenuto tutto dentro e quando te ne ho parlato sono semplicemente crollato.”

Kurt gli passò una mano sulla guancia e gli sorrise dolcemente quando Blaine poggiò poi la sua sopra l’altra stringendola più che poteva ma delicatamente.

“Non importa.. l’ho capito che era per quello, per questo che poi sono andato subito a dormire”

Blaine spostò la mano che si trovava sulla spalla dietro il suo collo e lo attirò per baciarlo.

“Uh!” esclamò Kurt “riesci sempre a togliermi il respiro, come diavolo fai?!” chiese facendo una leggera risata.

“Ho talento, che ti posso dire?” disse Blaine, modesto come al solito.

Kurt si alzò dal divano e gli tese la mano “andiamo!”

Blaine lo guardò confuso

“Andiamo a vedere cos’hai comprato” disse Kurt emozionato e Blaine sentì un brivido percorrergli la schiena.

“Ehm... in realtà è per un’occasione speciale... tipo il tuo compleanno o l’anniversario” disse, sperando di evitare di aprire quel sacchetto.

Kurt fece prima una faccia che esprimeva delusione, perché suo marito aveva comprato qualcosa per loro, per il quale avrebbe dovuto aspettare chissà quanto per sapere di cosa si trattasse, ma poi sorrise.

“Ah, ok, allora.. che dici di un bel bagno rilassante ai petali di rose?” propose, andando dietro il divano e cominciando a massaggiargli le spalle, facendo sciogliere Blaine sotto il suo tocco.

“Dico che è un’ottima... idea”

Poi Blaine si alzò e seguì Kurt in bagno per preparare il tutto. Ci rimasero per una bella oretta e quando si misero sotto le coperte, crollarono in un sonno profondo, stretti l’uno all’altro.


Nota dell'autrice:
Bene. Lo so che nel primo capitolo ho fatto comparire Kitty ed è scomparsa lasciando posto a Rachel, in realtà nella mia idea originale doveva essere Kitty ad accompagnare Blaine a fare shopping ma poi ho pensato che fosse meglio metterci Rachel. Ma ricomparirà la nostra Kitty u.u
Credo che Rachel, Blaine e Kurt siano un trio vincente e questo è il motivo principale della mia scelta. Rachel sta bene in accoppiata (da amici, si intende) sia con Blaine che con Kurt e, per quanto non la sopporti, non posso escluderla dalla vita dei Klaine u.u
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - A New Friend ***


Terzo Capitolo!! Yay! :D
Come per il capitolo precedente, ringrazio babykit87l per farmi da Beta.
Buona Lettura ^^




 
Kurt avrebbe voluto che andasse a finire diversamente quella sera. Ci aveva pensato bene e, forse, non era stata un’idea malvagia quella di Blaine. Forse avrebbero potuto farcela insieme, crescere un figlio e pensare alle loro carriere senza problemi.

Non era abituato ad aver a che fare con i bambini piccoli. In tutta la sua vita aveva avuto solo un fratello, Finn, e poteva considerarlo un bambinone a volte, ma c’era sempre stato quando aveva avuto problemi a scuola, quando Blaine lo aveva tradito… insomma, poteva sempre contare su di lui e quando se ne era andato per sempre, aveva perso una gran parte di se stesso.

Blaine, però, aveva deciso di rinunciarci e Kurt si sentiva un po’ in colpa, l’aveva solo fatto per lui, perché lui non era pronto.

Come ogni giorno alla NYADA, Kurt ne uscì distrutto, dalle lezioni di canto a quelle di teatro, per non parlare di quelle di danza. Non era mai riuscito ad abituarsi a quella routine, ma doveva farlo se voleva sperare di cominciare una carriera a Broadway.

“Ehi Kurt Hummel!” Kurt si voltò e vide una ragazza che lo raggiunse, correndo tra gli altri studenti che cercavano di recarsi nelle aule.

“Si?”

La ragazza riprese fiato e gli tese la mano “Stephanie Miller, siamo insieme nella classe della July e di storia dell’arte.”

Kurt annuì e la osservò meglio, aveva i capelli castano chiaro nascosti da un berretto di lana, dei vivaci occhi verdi e un sorriso smagliante. Indossava dei pantaloni larghi e una canotta aderente che metteva in risalto il fisico asciutto.

“Volevo chiederti se puoi aiutarmi con la coreografia per la prossima settimana… sai ho una bambina piccola a cui badare e da sola non potrei mai farcela. Tu sei molto bravo, la July ti fa sempre i complimenti.”

Era sorpreso. Non l’aveva mai sentita fargli i complimenti.

“oh, bè, a modo suo” continuò Stephanie. “Allora accetti?” chiese poi e Kurt ci pensò un po’.

“In realtà io non sono molto bravo… è mio marito il ballerino della coppia. Potrei chiedere a lui.”

“Perché allora non viene alla NYADA?” Chiese la ragazza tutto d’un fiato.

Stephanie non poteva saperlo, ma Blaine prima la frequentava. Tuttavia, dopo che Kurt aveva rotto il fidanzamento, si era lasciato andare e il suo rendimento scolastico era calato, portandolo all’espulsione. Per Kurt era ancora un peso sul cuore quella faccenda, perché sicuramente Blaine avrebbe potuto finire lì la scuola, invece che tornare a Lima. Anche se gli diceva sempre che non era un sogno di rimpiazzo, Kurt pensava sempre che fare il professore di musica lo fosse. Non realizzarsi come cantante di successo sarebbe stato il suo rimpianto, in un futuro, e non sarebbe riuscito a vederlo cadere in una lenta depressione per non aver provato a rendere possibile la sua possibile e sicura carriera.

“Ma vorrei che mi aiutassi tu, magari potremmo fare l’esame di danza insieme, tranquillo, non ti voglio mangiare… è che tu mi sembri l’unico essere umano in questa scuola. Tutti gli altri sono arroganti e puntano solo al successo” spiego Stephanie e Kurt sorrise, gli faceva sempre piacere un complimento.

“Bè grazie Stephanie, certo che accetto. Dove ci vediamo?” Chiese lui entusiasta.

La ragazza scrisse qualcosa su un foglietto e glielo porse “è l’indirizzo di casa mia. Non è un granché, ma si può provare.”

Si salutarono e Kurt proseguì per la sua strada.

Quando tornò a casa, trovò Blaine che stava servendo il pranzo ed esclamò un “Wow”.

“Ormai ho capito a che ora rientri a casa e non voglio farti morire di fame, sono sicuro che sei distrutto.”

“Non sai quanto!” esclamò l’altro buttando la tracolla sul divano.

Mangiarono insieme e si raccontarono la mattinata. Blaine aveva trovato un posto in cui facevano dell’ottimo gelato e Kurt gli ricordò, dolcemente, di non esagerare. Quest’ultimo, invece, parlò di Stephanie e dell’aiuto che gli aveva chiesto per la lezione di danza.

“E’ carina?” chiese Blaine e Kurt lo guardò con un espressione che voleva dire ‘ma sei serio?’.

“Si, è una bella ragazza, ed è anche molto dolce” rispose sorridendo leggermente.

“Uh, mi devo preoccupare? Non è che ci vuole provare con te?”

“Blaine, non ha quelle intenzioni, e poi, per un valido motivo, non cederei alle sue avances”

Entrambi sorrisero. Blaine propose poi a Kurt di andare a vedere un film al cinema quella sera, e l’altro accettò. Non riuscivano mai a passare molto tempo insieme ed era felice di andare ovunque con suo marito.

Scelsero il film quando arrivarono all’edificio già pieno di persone che facevano la fila e che continuavano a parlare di come avrebbero gestito le scene di una parte di libro o come l’attore avrebbe interpretato un determinato personaggio, probabilmente era uscito qualche film importante. Per andare incontro a entrambi, decisero di vedere un film a tratti fantascientifici ma anche romantico.

Rimasero sconvolti dal fatto che, a parte loro, c’erano solo coppiette che non facevano che sbaciucchiarsi e ragazzini che facevano gli scemi. Si isolarono, quindi, nella fila più alta, per avere una visuale migliore.

“Il finale è stato epico!” esclamò Blaine agitando le mani in aria, mentre uscivano dal cinema, e ormai si era fatta tarda sera, quindi si mise poi la giacca che si era portato dietro.

“Si, ma l’aliena avrebbe dovuto scegliere di stare con il capitano dell’astronave e non il medico” commentò Kurt sospirando per la delusione.

“Ah si? Preferivi il capitano al medico?” chiese Blaine alzando un sopracciglio.

“Certo! Era mille volte più bello” continuò Kurt.

Blaine gli prese la mano e intrecciò le dita con le sue guardandolo negli occhi. Kurt sorrise. Era veramente felice, perché la loro vita era perfetta. Aveva sposato l’uomo che conosceva da sei anni e che amava, certo, avevano avuto i loro alti e bassi, ma si erano sempre ritrovati.

Kurt non era mai riuscito a trovare qualcuno che gli facesse provare le cose che gli trasmetteva Blaine: sicurezza, amore e felicità. C’era stato Adam, ma non erano mai andati oltre lo sfiorarsi delle mani e non aveva sentito nulla al contatto, né calore e né elettricità, che invece provava ogni volta che quelle mani erano di Blaine.

Non appena arrivarono a casa, andarono subito in camera, preoccupandosi solo di chiudere la porta di casa, e si amarono come fosse la prima volta, e fu alquanto strano perché ormai conoscevano il corpo dell’altro a memoria e riuscivano comunque a sentire e a procurarsi piacere a vicenda.

Quando furono entrambi al culmine, si ritrovarono appiccicati l’uno all’altro e stanchi. Blaine passò una mano sulle braccia di Kurt, distese lungo i suoi fianchi e appoggiate sul materasso.

“Credo che andrò a farmi una doccia” disse il moro, alzando leggermente la testa dal suo petto e baciandogli delicatamente la spalla.

Kurt annuì e osservò Blaine che, prima si mise seduto, si stiracchiò e poi si alzò dal letto.

 “Non posso venire a farla con te?” chiese, sistemandosi su un lato e tendendosi la testa con una mano.

“Mi piacerebbe, ma sai come andrebbe a finire e ho bisogno di fare una vera doccia” rispose Blaine sottolineando la parola ‘vera’.

“Ok, ma fai in fretta, non è di tuo uso esclusivo!” gli disse alzando leggermente la voce, visto che Blaine era già entrato nel bagno.

Kurt si stava annoiando e gli venne subito un’idea. Avrebbe fatto una sorpresa a Blaine, e per farlo avrebbe avuto bisogno di uno dei suoi papillon, perché sapeva che effetto gli avrebbe fatto e non era proprio pronto per andare a dormire.

Così si alzò dal letto e andò verso i loro cassetti. Non avrebbe usato uno dei propri, ma uno di quelli di suo marito, sarebbe stato più eccitante, pensò.

Si avvicinò al cassetto riservato ai papillon e lo aprì senza fare troppo rumore. Cominciò a osservare i vari cravattini e uno nero in fondo attirò la sua attenzione. Era lo stesso che aveva indossato al loro matrimonio e sorrise al solo pensiero.

Quando lo prese, però, notò della plastica che spuntava fuori e pensò subito al sacchetto della sera prima. Quello che conteneva qualcosa che Blaine aveva preso per un evento importante.

Incuriosito lo prese, senza fare sempre troppo rumore, e aprì il sacchetto, in fondo non faceva male a nessuno se sbirciava.

“Ehi Kurt, la doccia è libera” disse Blaine, rientrando in camera con un asciugamano messo intorno alla vita e uno con cui si stava asciugando i capelli tornati ricci dopo la doccia.

Vide Kurt in piedi, di fronte al cassetto, con qualcosa in mano. Capì di cosa si trattava e perse un battito.

***

Entrambi erano in silenzio. Si erano messi i pigiami, ma se ne stavano seduti sul bordo del letto senza dirsi nulla. Quando Blaine prese il coraggio di parlare, Kurt lo precedette.

“Perché l’hai comprata?” Gli chiese semplicemente e Blaine non sapeva che cosa rispondere.

“I-io… non lo so… l’ho vista e ho solo pensato che sarebbe stata perfetta per quando avremo avuto un figlio”disse preoccupato di come avrebbe reagito l’altro che continuava a fissare la tutina.

“Perché non dici nulla?” Continuò.

Kurt lo guardò e Blaine non sapeva se fosse arrabbiato, deluso o triste, così provò ad avvicinarsi di più e cercò di prendergli una mano. L’altro glielo permise, anche se non aveva distolto lo sguardo.

“Kurt, amore, non l’ho presa con l’intenzione di avere subito un bambino, perché so cosa pensi al riguardo. Avevo solo bisogno di comprarla, insomma, l’hai vista?!” esclamò sorridendo, il suo intento era quello di provare a tirarlo su di morale.

Il castano abbozzò a un sorriso e subito dopo sentì gli occhi diventare umidi e bruciare così li strizzò un paio di volte. Blaine lo notò e l’attirò in un abbraccio, mentre l’altro provava ad asciugarsi gli occhi con il dorso della mano.

“Va tutto bene, Kurt, non ti sto imponendo nulla” disse ancora e sentì Kurt annuire contro la sua spalla.

Riposero la tutina nel cassetto e andarono a dormire, Blaine abbracciò Kurt da dietro e appoggiò le labbra dietro il suo collo.

“ok…” sussurrò piano Kurt prima di addormentarsi.

Il giorno seguente, Kurt andò da Stephanie nel primo pomeriggio. Non fu difficile trovare la strada, perché ormai conosceva bene New York e la ragazza abitava nel Midtown, uno dei quartieri preferiti di Kurt, ci aveva passato le giornate a fare shopping con Rachel, Santana e Blaine in passato o per conto suo, quando aveva un momento libero. Salì le scale per arrivare al terzo piano del condominio e bussò alla porta in legno.

Rimase sorpreso quando una bambina, che aveva forse due anni, dai capelli corti e biondi, tenuti da un lato con una molletta, gli aprì la porta, la maniglia doveva essere abbastanza bassa e magari si era anche alzata sulle punte delle dita dei piedi. Gli sorrideva e Kurt decise di ricambiare il sorriso e di salutarla con la mano.

“Katie! Quante volte ti ho detto che la mamma apre la porta?” Sentì in lontananza la voce di Stephanie. E quando si avvicinò vide che era lui e si scusò subito.

Lo lasciò entrare, prendendo in braccio Katie che continuava fissarlo con i suoi occhioni azzurri.

“Mi ero dimenticato che avevi una figlia, si chiama Katie, eh?” Chiese, posando la tracolla vicino alla porta.

La ragazza annuì, posò la figlia sul divanetto e le diede una bambola con cui giocare. Offrì a Kurt del caffè e si sedettero al tavolo.

“E’ una bambina bellissima” constatò dopo il ragazzo, osservando la bambina che aveva cominciato a pettinare la bambola con un piccolo pettine

“Già… credo che abbia preso tutti i geni da suo padre” disse malinconicamente Stephanie.

“Oh, il tuo ragazzo?” chiese di nuovo e Stephanie abbassò lo sguardo.

“Ex. Il mio ex ragazzo, in effetti. Non appena ha scoperto che aspettavo lei, se ne è andato” disse e Kurt si scusò subito.

“Comunque non ti merita, sei una bellissima ragazza e anche dolce, da quanto ho potuto capire” disse poi prendendole una mano, infondendole coraggio e positività.

“E’ fortunato tuo marito” disse lei sorridendo.

“Si, lo è, e anch’io lo sono.”

“E… voi due avete figli?” Chiese poi bevendo un piccolo sorso dalla tazzina.

“No, non ancora, sto pensando di farmi una carriera prima” disse Kurt facendo una piccola pausa, alla quale Stephanie annuì e poi continuò “e poi i bambini mi fanno paura.”

La ragazza lo guardò confusa e Kurt si spiegò meglio.

“Non fraintendere, i bambini sono adorabili, finché non piangono, non fanno i… loro… bisognini, rigurgitano e strillano” disse con un’espressione tra la paura e il disgusto.

Stephanie scoppiò a ridere all’affermazione di Kurt e poi si scusò percependo il suo imbarazzo.

“E’ normale, ma queste cose non dovrebbero fermarti dal volerne uno, i figli sanno regalarti gioie che nessun altro può darti, e sì, a volte può essere difficile, ma ti danno delle soddisfazioni…”

 Kurt si fece raccontare aneddoti su Katie, come quando si accucciava accanto a lei e la circondava con il suo calore e le faceva capire di volerle bene, quando aveva detto ‘mamma’ per la prima volta, Stephanie gli aveva detto che per la troppa emozione era scoppiata a piangere, quando aveva cominciato a fare i primi passi…

Dopo aver parlato ancora un po’ delle loro vite e di ciò che amavano come la musica, i film e i libri, cominciarono a fare le prove per la coreografia.

Sulla strada verso casa, Kurt ripensò a tutto ciò che gli aveva detto Stephanie e Katie era così adorabile e dolce. Pensò che sarebbe stato felice se il loro primo figlio, ovviamente in un futuro non così prossimo, fosse stata una bambina. Fantasticò sul pettinarle e intrecciarle i capelli, sceglierle dei vestitini e disegnarne magari, perché
Kurt avrebbe voluto anche potersi cimentare come stilista, di insegnarle a cantare e Blaine le avrebbe insegnato a suonare il pianoforte.

Sorrise al solo pensiero di quelle fantasie, ma un attimo dopo le scacciò concentrandosi sul presente e sulla strada che stava prendendo .

Ricevette un messaggio da parte di Rachel che gli chiedeva se potevano vedersi a casa dei due per parlare e Kurt le rispose che sarebbero stati solo loro, perché probabilmente Blaine era ancora a scuola e non sarebbe tornato se non dopo cena.

Si incrociarono proprio davanti all’appartamento e si abbracciarono forte. Poi Kurt la fece accomodare e mise su un po’ di musica presa da qualche musical.

“Di cosa dobbiamo parlare?” Le chiese e la ragazza non riuscì più a trattenere l’emozione.

“Jesse mi ha chiesto di sposarlo!” Esclamò lei saltellando e mostrando l’anello all’anulare.

Kurt rimase a bocca aperta e con gli occhi spalancati per la sorpresa.

“Ma… Rachel… non è un po’ presto per sposarvi? Voglio dire, state bene insieme, ma è da poco che vi frequentate” disse Kurt.

“Kurt Hummel, non puoi dirmi di non sposarmi perché è troppo presto, io e Jesse ci conosciamo forse da più tempo di te e Blaine. È vero, ci siamo lasciati un paio di volte e non ci siamo parlati per dei periodi, ma c’è un legame tra di noi. Non parlo del legame che c’era tra me e Finn, ma amo Jesse e lui ama me” disse Rachel con un po’ di tristezza quando nominò il quarterback, e Kurt l’abbracciò.

“D’accordo, benedico il vostro matrimonio e spero abbiate tante piccole stelle ambiziose e piene di talento” disse e fece sorridere la sua amica.

“Tu e Blaine sarete i miei testimoni, vero?” chiese la ragazza speranzosa. Aveva sempre sognato di avere i suoi due amici come testimoni alle sue nozze e lei lo aveva effettivamente fatto al loro matrimonio, anche se non era in programma.

“Certo che si, Rachel! Anche se pensavo mi avresti chiesto di farti da damigella” scherzò Kurt, ricordando di quando lei aveva annunciato le sue nozze con Finn e dicendo che avrebbe voluto Quinn come damigella insieme a lui e in quel momento non aveva ben capito se l’amica scherzasse o dicesse sul serio, sentendosi così onorato, perché comunque era la sua migliore amica, ma anche offeso perché lui non era una ragazza e non poteva farle da damigella.

“Mi spiace, quel ruolo lo ricoprono già Quinn, Mercedes e Tina” disse Rachel in un primo momento tranquilla, ma poi sussultò e prese una cosa dalla sua borsa.

“Mi sono dimenticata di farti vedere una cosa” disse poi maneggiando il suo cellulare e girandolo verso Kurt.

Kurt vide la ripresa di lei e Blaine che cantavano e ballavano al centro commerciale. Il moro sembrava veramente divertirsi in mezzo a quei bambini e pensò ciò che già sapeva, ma che a volte dimenticava, Blaine sarebbe stato un padre perfetto. Aveva avuto esperienza anche con bambini più piccoli di quelli mostrati nel video e, ogni volta che incrociavano una coppia con un bambino, non poteva non notare i suoi occhi brillare e quando faceva loro le smorfie rispondevano ridendo.

“Blaine mi ha detto tutto” disse Rachel, posando di nuovo il cellulare in borsa e guardando Kurt con il suo sguardo accusatore.

“Rachel, non per mancarti di rispetto, ma sono affari miei e di Blaine, qualunque cosa tu mi dica non cambierà nulla di quello che abbiamo deciso insieme” rispose Kurt, incrociando le braccia al petto.

“Ti correggo, che TU hai deciso, lui ti ha solo assecondato perché ti ama e non vorrebbe mai importi nulla, ma sappiamo entrambi che anche tu vorresti quello che vuole lui, hai solo paura.” Continuò la ragazza a voce più alta, cercando di sovrastare quella dell’amico.

“Certo che ho paura, è di un’altra vita che stiamo parlando! Bisogna essere preparati e sicuri di potercela fare per mettere al mondo un bambino!” Esclamò il castano.

“Ok, ma pensaci bene!” Disse Rachel, per poi uscire dall’appartamento, lasciando Kurt da solo con i suoi pensieri.

 


Nota dell'autrice:
Fine terzo capitolo. Ho visto che qualcuno segue la mia storia e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate quindi lasciate pure un commento, sempre senza insulti ma solo critiche elaborate u.u
Per il personaggio di Stephanie ho deciso di usare come prestavolto Emily Browning, spero vi piaccia ^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - BabySitting ***


Nuovo Capitolo ^^
RIngrazio babykit87l per farmi sempre da Beta, grazie mille! :D
Grazie a chi segue la storia, che spero continui per un pò di capitoli. Ora che la sto rivedendo la sto anche arricchendo di eventi a cui prima non avevo neanche pensato ^^''
Buona Lettura!






La settimana passò in fretta e Kurt e Stephanie si erano visti praticamente tutti i giorni per provare la coreografia per l’esame. Man mano che il fatidico giorno si avvicinava, Kurt sentì l’agitazione pervadergli il corpo e la mente e, a volte, riusciva a esternarla, discutendo con chiunque, anche con Blaine, che cercò di non arrabbiarsi perché sapeva cosa stava attraversando e lo capiva.

Per di più, Rachel aveva anche ficcato il naso dove non doveva. Il castano sapeva che l’amica intendeva solo fare del bene, ma questo faceva solo peggiorare la situazione.

Si stava anche affezionando alla piccola Katie, che ogni volta che lo vedeva voleva essere presa in braccio da lui e guai se si provava a staccarla dal collo di Kurt, perché si metteva a piangere come se non ci fosse un domani. Allora lui le diceva che, subito dopo le prove con Stephanie, avrebbe giocato con lei, ed era quello che faceva, perché era un uomo di parola.

“Kurt, visto che Katie si è abituata a vederti nei paraggi, che ne diresti se tu e Blaine veniste a farle da babysitter domani sera?” Chiese la ragazza, alla fine di una delle lezioni, mentre si dirigevano verso l’uscita della scuola.

“Non saprei… non sono molto bravo con i bambini e…” disse Kurt tentennando e Stephanie lo interruppe subito.

“Stai scherzando?! Sei bravissimo e la prova è che Katie ti adora!” Esclamò lei e Kurt sorrise.

“Non so…” disse di nuovo, ma poi vide lo sguardo di Stephanie che gli urlava ‘ti prego’ e cedette.

“E va bene” e stavolta Stephanie sembrò felice “Ma ti posso chiedere perché vuoi che le facciamo da baby sitter proprio domani sera?” Chiese facendo un sorrisetto un po’ malizioso.

Stephanie arrossì e Kurt sobbalzò pregandola di raccontargli tutto. Lo aveva capito che aveva un appuntamento.

“Si chiama David e segue il corso di recitazione con me, e bè, è molto carino e ha un sorriso che mi manda in orbita” raccontò lei sorridendo tutto il tempo e Kurt sospirò contento.

“Oh! Che bello! Sembra proprio che ti sia presa una bella cotta, se va tutto bene tra voi due, me lo devi presentare!” Esclamò lui contento e la prese sotto braccio. Stephanie sentì qualcosa quando stabilì quel contatto con lei, ma scosse la testa sorridendo all’amico.

Si salutarono non appena fuori dalla NYADA e presero entrambi strade diverse.

Non appena tornò a casa, Kurt trovò Kitty seduta sul divano. Rimase sorpreso, ma la salutò sorridendo il più possibile.

“Sì, so che ti starai chiedendo ‘cosa ci fa qui Kitty? L’ultima volta mi ha fatto discutere con il mio Blaine’,  che è andato un attimo al supermercato a comprare una vaschetta di gelato” disse tutto d’un fiato la biondina e Kurt rimase senza parole a fissarla. Poi Kitty scoppiò a ridere e lo abbracciò forte, sorprendendolo ancora di più.

“Ok, non era proprio quello a cui pensavo, ma sì, che ci fai qui? Blaine non mi aveva detto che avremo avuto ospiti oggi” rispose Kurt dopo aver sciolto l’abbraccio.

“Bè… avevo bisogno di una spalla su cui piangere, e Blaine ultimamente mi è stato molto vicino…” disse, stavolta senza nascondere la tristezza che in realtà provava.

Bè, è ovvio, visto che stai uscendo con il suo migliore amico, che vi frequentiate di più, pensò tra sé e sé Kurt ma poi fece un passo indietro “Una spalla su cui piangere?” chiese confuso.

Kitty gli raccontò la stessa cosa che aveva detto pochi minuti prima all’altro, ovvero che Sam l’aveva lasciata. A quanto pare Mercedes era tornata a Lima per rivedere la sua famiglia, e a fare una tappa del suo tour come corista, e i due si erano rivisti. Qualche giorno dopo, il ragazzo le aveva detto che lui e Mercedes erano tornati insieme, spezzando così il cuore alla povera Kitty, anche se la ragazza sapeva, in fondo, che sarebbe andata a finire così.

“Sam  è proprio un cretino” disse Kurt a fine racconto. Aveva sempre pensato che lui e la sua amica Mercedes formassero una bellissima coppia, ma ogni volta che tornavano insieme, duravano si e no qualche mese, poi capivano che la distanza era difficile da gestire e si lasciavano.

“Si, lo è, ma forse ci saremo lasciati comunque. Tra poco comincerò alla NYU e non ci saremo più visti… forse è meglio così” disse la bionda sorridendo tra le lacrime che cominciarono di nuovo a scendere sulle guance.

“Oh Kurt!” esclamò Blaine entrando nell’appartamento, lasciando il sacchetto sul tavolo e precipitandosi accanto a Kitty.

“Che c’è?” chiese l’altro confuso, stava solo parlando con Kitty.

“Si era appena calmata e tu cosa fai? La fai piangere?” Rispose l’altro, cingendo la ragazza tra le sue braccia e accarezzandole un braccio con la mano.

“No Blaine, non è colpa di Kurt… gliene ho parlato io” disse Kitty tra un singhiozzo e l’altro e asciugandosi le lacrime.

“Grazie Kitty” disse Kurt sospirando e fissando Blaine, il quale gli chiese scusa per averlo accusato ingiustamente. La ragazza si fermò da loro per la notte, dormendo nella piccola stanza degli ospiti che che  avevano nel appartamento insieme alla loro camera, il bagno, la cucina e il soggiorno.

Prima di andare a dormire, Kurt e Blaine si infilarono sotto le coperte,il moro  era intento a leggere ‘Spider-Man’ e  il castano leggeva ‘il Diavolo Veste Prada’ con l’aiuto di un paio di occhiali da lettura. Li indossava solo per leggere, ma non gli dispiacevano, anche perché Blaine gli diceva sempre che era sexy con gli occhiali.

“Ah Blaine…” disse Kurt chiudendo il libro, ma tenendo il segno con le dita. L’altro fece lo stesso e alzò lo sguardo.

Non sapeva come affrontare la situazione. Da quando aveva trovato la tutina nel suo cassetto e Rachel gli aveva fatto vedere il video, avrebbe voluto parlargli, anche se non sapeva cosa ne sarebbe uscito fuori alla fine.

Non poteva certo dire ‘sai, forse ho cambiato idea perché mi sono affezionato a una bambina’ perché non erano per niente pronti per crescere un figlio loro e Blaine avrebbe cominciato a farsi i castelli in aria pensando che ora anche lui avrebbe voluto presto un bambino e avrebbero discusso di nuovo.

Blaine lo stava guardando, in attesa di sentire ciò che aveva da dire, e capì che era in difficoltà perché aveva cominciato ad aprire la bocca senza far uscire alcun suono.

Non sapeva da dove cominciare, così gli afferrò l’avambraccio massaggiandolo con il pollice e gli si avvicinò un po’ di più.

Kurt fece un respiro profondo e posò il libro sul mobiletto accanto al letto, sapeva già che la lettura per quella sera era finita.

“Blaine… io credo che tu abbia fatto bene a prendere quella tutina, è molto bella” disse sorridendo e fu ricambiato,  ma il moro lo fissò ancora più intensamente e Kurt sapeva di non resistere a quegli occhi color nocciola, così dolci e che guardavano solo lui in quel modo.

“Ma voglio essere sincero con te. Sai che non voglio affrettare le cose, siamo giovani, tra qualche anno potremmo permetterci di pensare a costruirci una famiglia, ma ora non siamo pronti, né tu né io, e vorrei di nuovo fantasticare con te sui nostri futuri figli, come facevamo una volta quando eravamo ancora al liceo…” disse tutto d’un fiato e cercando di trovare le parole giuste per non ferire suo marito.

Blaine gli lasciò andare l’avambraccio e spostò la mano sul suo collo, attirandolo verso di sé e appoggiando le loro fronti l’una contro l’altra. Chiuse per un attimo gli occhi.

“Kurt, sono contento che tu mi abbia parlato a cuore aperto, non è una cosa che fai spesso… e sarei felicissimo di fantasticare sulla piccola Tracy o il piccolo Alfredo…”  disse con voce profonda e calda.

Dentro di sé, Blaine esultò di felicità. Kurt poteva averci ripensato? E’ vero che gli aveva detto chiaramente che non era il momento giusto, ma forse neanche lui se ne rendeva completamente conto di ciò che volesse, e quello che voleva era un bambino, per quello gli aveva chiesto di fantasticare sul futuro. Da bravo marito, capì che avrebbe dovuto aiutarlo.

***

“Kurt Hummel e Stephanie Miller!” Chiamò Cassandra July sfogliando il registro degli studenti, leggermente svogliata, chissà quanti studenti aveva dovuto esaminare e quanti ancora doveva valutare.

I due si avvicinarono al centro della sala, sarebbe stata proprio la July a esaminarli ed erano entrambi molto nervosi, ma avevano provato così tanto che la coreografia gli sarebbe rimasta impressa per tutta la vita.

Si esibirono sulle note della lenta e sensuale ‘Funny Honey’ da Chicago. Non c’era stato imbarazzo tra i due e fu così naturale avvinghiarsi l’uno all’altra senza essere a disagio, in fondo lo avevano fatto un sacco di volte durante la settimana. Kurt non era mai riuscito a dimostrare la sua virilità e rimase sorpreso di quanto stesse emergendo in quel momento. Anche la sua partner stava per cedere a quegli occhi azzurri, ai muscoli delle braccia leggermente evidenziati, e lo sguardo, concentrato sulla musica e sui passi, attraente.

Quando finirono erano abbracciati e, mentre facevano l’inchino, e le loro mani si stringevano, Stephanie sentì il cuore batterle forte. La July li congedò passando a un’altra coppia e la ragazza se ne andò.

Kurt la seguì, sconcertato dal suo comportamento, aveva fatto qualcosa di male? L’aveva offesa in qualche modo?

“Stephanie!” La chiamò, rincorrendola per i corridoi e, quando si fermò, riprese fiato.

“Perché sei scappata così?” Le chiese poi, avvicinandosi.

La fece voltare verso di sé e vide che i suoi occhi erano arrossati. Non l’aveva mai vista così sconvolta.

“Perché… è sbagliato… devo uscire con David e non posso prendermi una cotta per te!” Esclamò trattenendo le lacrime.

Kurt abbassò lo sguardo e l’abbracciò.

“Capita, e poi, sfido chiunque a non prendersi una cotta per il proprio partner di danza, soprattutto quando balli una canzone così sensuale… anche tu eri molto sexy, sai?”

Stephanie sorrise sulla spalla del ragazzo e quando risollevò la testa lo guardò negli occhi.

“Scusa…”  Disse con un filo di voce.

“Va tutto bene” rispose lui, asciugandole le lacrime con i pollici.

“Stasera verrete lo stesso, vero?” Chiese lei, sfoggiando un sorriso, anche se aveva gli occhi e le guance arrossate.

“Certo, non è cambiato nulla, e poi devi conquistare David” disse Kurt, facendole l’occhiolino e Stephanie rise.

***

Kurt e Blaine uscirono un po’ prima dell’ora stabilita con Stephanie, perché volevano fare una passeggiata.

“Kurt, sei sicuro che riusciremo a fare da baby sitter a una bambina di due anni?” Chiese il moro, un po’ preoccupato.

Kurt si mise a ridere tra sé e sé  “Il grande Blaine Anderson, che ha più esperienza di me con i bambini, ha paura di una bambina di due anni?”

“Non ho paura!” Esclamò Blaine, “è solo che… i bambini a cui facevo da baby sitter li conoscevo, Katie la conosci solo tu.”

“Tranquillo, le piacerai, dopo tutto hai sposato me, vi presenterò io” scherzò Kurt e Blaine gli fece il verso.

“Siamo sicuri che non farò da baby sitter a due bambini?”

“Smettila Kurt!”

Una volta arrivati all’appartamento di Stephanie, la trovarono già pronta. Indossava un vestito rosso che le cingeva il busto e la gonna ricadeva morbidamente sulle sue gambe, finendo poco prima delle ginocchia. I capelli erano sciolti e ondulati e arrivavano fino alle spalle. Indossava poi delle scarpe col tacco, ma non eccessivo.

“Wow, sei bellissima!” Esclamò Kurt, facendole fare una piroetta. La ragazza lo ringraziò e si presentò a Blaine.

“E’ un piacere conoscerti, Stephanie, Kurt parla molto di te” disse Blaine, stringendole la mano.

“Solo cose buone spero” rispose sorridendo la ragazza, ripensando a qualche ora prima, quando aveva ammesso di essersi presa una cotta per il castano, poi continuò dicendo “parla molto anche di te, Blaine, siete bellissimi insieme.”

Stavolta fu Blaine a ringraziarla.

Stephanie diede una bacio sulla guancia a Katie e uscì per andare al suo appuntamento.

Kurt prese in braccio la bambina e l’avvicinò al marito, che era sempre più nervoso.

“Katie Miller, posso presentarti mio marito, Blaine Anderson?” Disse Kurt con tono solenne e allungando delicatamente il braccino della bambina verso l’altro che cercò di stringerle la manina, ma lei la ritrasse poco prima che entrassero in contatto e nascose il viso nel collo di Kurt.

“E’ molto timida, ma sarà che le piaccio, perché con me non lo è stata neanche per un minuto” disse sorridendo e cercando di scollarla con gentilezza, ma la bambina non ne voleva sapere.

Katie fissò senza sosta l’altro uomo, appoggiando la guancia sulla spalla di Kurt, che non aveva mai visto. “Mama” disse a bassa voce, ma Kurt la sentì.

“La mamma è uscita, stasera saremo io e Blaine a prenderci cura di te, tesoro” Kurt si mise seduto sul divano e la fece sedere sulle sue gambe.

Blaine si mise accanto a loro “Ciao Katie, non aver paura” e riprovò a sfiorarle la manina. Lei continuava a fissarlo, lui e la sua mano, che pian piano si avvicinava.

“Kut…” disse e Kurt rimase sorpreso.

“Tesoro, hai cercato di dire il mio nome?!” E vide che, la bambina, cercava di attirare la sua attenzione e, allo stesso tempo, continuava a fissare Blaine, per tenerlo d’occhio. “Oh… Blaine è molto bravo con i bambini come te, e mi fido di lui” disse, sperando che, per quanto fosse piccola, potesse capire.
Katie lo guardò e poi spostò lo sguardo su Blaine, sporse le braccia verso di lui e il moro cercò l’approvazione di Kurt per prenderla in braccio. Il castano annuì e lasciò che

Katy si facesse prendere da Blaine.

Non appena la sistemò sulle gambe, la bambina lo abbracciò e Blaine sorrise, accarezzandole i capelli arricciolati laddove cominciava il collo.

La fecero mangiare, la fecero giocare con le bambole, e parteciparono anche loro al gioco; guardarono un po’ di Tv e quando Katie si addormentò sul divano, seduta tra di loro, capirono che era il momento di metterla a dormire.

Blaine la prese di nuovo in braccio e seguì Kurt, che aprì la porta della cameretta. Quando entrarono, videro subito il lettino rosa con dei pesciolini disegnati sopra la coperta, i giochi messi in ordine, il tappeto rosa pastello con sopra la casa delle bambole.

Inizialmente non sapevano se metterle il pigiama, perché non la conoscevano, non era figlia loro e forse non era adeguato farlo. Ma poi la cambiarono lo stesso, velocemente, e la misero sotto le coperte. La bambina dormiva profondamente, stringendo un peluche che trovò accanto a sé e portandosi un dito in bocca per sostituire il ciuccio che non aveva.

“E’ adorabile” commentò Blaine, passando una mano tra i suoi riccioli e rimboccandole le coperte.

“Già…” rispose Kurt e invitò Blaine a uscire dalla stanza, dopo aver spento la luce.

 Si risistemarono sul divano in attesa che tornasse Stephanie.

“Non ho avuto il tempo di chiedertelo… com’è andato l’esame?” Chiese Blaine.

“Bene, ma se ti dico una cosa prometti di non arrabbiarti?”

Blaine lo guardò confuso, non sapeva cosa avrebbe potuto dirgli.

“Stephanie si è presa una cotta per me” disse, tutto velocemente.

Il moro rimase senza parole. Stephanie, la ragazza che aveva provato con Kurt per tutta la settimana, la madre della bambina che avevano appena messo a letto, era cotta di suo marito?!

Non poteva biasimarla. Kurt era diventato sempre più attraente con il passare del tempo, si era fatto ricrescere il ciuffo, si era irrobustito grazie alle sue strambe diete e al tanto allenamento che gli avevano permesso di scolpire quel poco di muscolatura che lo rendeva più sexy e aveva quegli occhi azzurri, magnetici, che sapevano catturargli il cuore con un solo sguardo.

“Oh…” disse, solo tenendosi per sé il resto. “E tu cosa le hai detto?” Chiese poi.

“Che ti avrei lasciato e saremmo diventati una famiglia felice” disse Kurt, ironico, e dopo che Blaine lo guardò confuso, gli disse la verità “Stephanie è un’amica ormai… le ho detto che sarebbe potuto succedere a chiunque, sai, quel ballo era davvero sexy” disse con un briciolo di malizia che Blaine colse subito.

“Mmm… credi di potermi concedere il bis?  Ovviamente senza Stephanie, ma potresti insegnarmi i passi.”

Kurt attirò Blaine in un bacio pieno di passione.

***

“Blaine!” esclamò Kurt infastidito.

Blaine lo raggiunse e trovò il marito con in mano il bucato. Da una parte aveva una canotta che sarebbe dovuta essere bianca ma si era tinta di un pallido rosa, e dei pantaloni, un paio degli skinny jeans di Kurt dello stesso colore avevano fatto la stessa fine.

“Hai di nuovo mischiato il bucato?” Chiese, cercando di mantenere la calma e respirando profondamente.

“Mi sono dimenticato, ma sono le uniche due cose che sono finite nel mezzo.” disse cercando di uscire da quella discussione.

“Blaine… questi Jeans mi sono costati una fortuna! Ed erano anche in saldo!” Disse Kurt con tono freddo e fermo, ma senza urlare.

“Te ne comprerò un altro paio per il tuo compleanno, è tra poco, dai sono solo dei pantaloni” disse l’altro, cercando di prendere dalle mani di Kurt i Jeans rovinati, ma Kurt li tenne stretti, quindi lasciò la presa.

“Sono di Alexander McQueen! Probabilmente saranno finiti!” Stavolta alzò leggermente la voce.

Blaine non riusciva a capire perché Kurt se la prendesse così tanto per un paio di jeans, in fondo erano solo dei pantaloni! SI erano di marca, e sapeva quanto Kurt ci tenesse, ma erano pur sempre dei pantaloni!

Il castano posò i due indumenti in una vaschetta, la canotta era meno grave, perché tanto l’avrebbe indossata solo a casa, ma quei Jeans! Li aveva adocchiati non appena avevano aperto il negozio e aveva dovuto combattere per averli, perché ovviamente non era l’unico a volerli e sarebbero finiti in fretta.

E, come immaginava, quei jeans gli fasciavano perfettamente le gambe lunghe e il lato B. Sapeva che Blaine avrebbe apprezzato e gli avrebbe detto quanto ci stava bene e, infatti,  così aveva fatto la sera stessa quando andarono a mangiare fuori.

Ma ora sembrava che non gliene importasse nulla, ‘sono solo dei pantaloni’ aveva detto, e aveva ferito Kurt. Forse a suo marito non interessavano più di tanto le marche, si vestiva sempre bene, anche se a volte Kurt gli consigliava gli abbinamenti, ma al più grande interessavano eccome! Aveva sempre sudato e lavorato duramente per permettersi quelle piccole rarità di vestiti firmati che lo facevano sentire più importante e superiore di fronte agli altri, perché si vestiva con classe, così poteva nascondere tutte le sue insicurezze e paure.

Blaine se ne era andato dal bagno ed era tornato a ciò che stava facendo prima che lo chiamasse, provare a comporre una canzone. Ma non ebbe neanche il tempo di sedersi, che sentì suonare alla porta.

Sospirò e si avvicinò. L’aprì e rimase senza parole.

“Ehi, Hobbit!” Esclamò l’ispanica entrando dentro l’appartamento con un trolley. “Vi sono mancata?” Disse Santana sorridendo.

Blaine l’abbracciò e le diede un paio di baci sulle guance. “Certo, San, come stai?” Chiese il ragazzo facendola accomodare sul divano.

“Oh bè, io e Britt siamo tornate da poco dalla nostra lunga luna di miele, ma è dovuta tornare al MIT, quindi, ho pensato, perché non venire a trovare i miei gay preferiti?”

“Blaine! Non pensare di evitare l’argomento, e se credi che ti perdonerò facilmente, allora non venire a dormir…” Kurt non finì la frase quando vide che era presente anche la loro amica Santana, che lo salutò con un gesto della mano.

“Lady Hummel! Cos’ha combinato lo Hobbit per non meritarsi le tue coccole?” Chiese la ragazza alzandosi e abbracciando velocemente Kurt, che subito dopo gli mostrò i jeans.

“Quindi?” Chiese lei e Kurt spalancò la bocca per lo shock.

“Sono di Alexander McQueen, e posso capirti Kurt, costano un sacco di soldi i suoi vestiti… ma ci saranno altre occasioni” disse Blaine.

“Farò finta di non averti sentito, Blaine, comunque Santana, a cosa dobbiamo l’onore?” Chiese Kurt riferendosi poi all’amica.

“Oh, bè, come stavo dicendo al tuo dolce maritino, mi sentivo un po’ sola” disse con tono innocente, ma Kurt sapeva benissimo che c’era qualcosa sotto, infatti notò una cosa.

“E la valigia?” Chiese Kurt indicando il trolley posto vicino al divano.

“Non vi dispiacerà ospitarmi, non è vero?” Chiese sempre sorridendo Santana.

Kurt e Blaine non seppero cosa rispondere, rimasero senza parole. Perché Santana avrebbe dovuto appoggiarsi a loro, che finalmente potevano avere la privacy tanto voluta, dopo aver condiviso l’appartamento con gli amici?
 

Note dell'autrice:
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo.
La cotta di Stephanie per Kurt sarà meno presente visto che avrà già qualcuno, e Blaine vuole aiutare Kurt a capire quanto lui voglia un bambino... chissà cosa succederà! xD
Tranquilli non mi sono dimenticata di Kitty, semplicemente lei non era presente quando è arrivata Santana, inaspettata anche per me perchè Santana, secondo me, è un personaggio complicato da scrivere nelle fanfiction (ma molte persone hanno azzeccato il suo personaggio e quindi ci proverò anch'io xP) ma l'adoro, dopo Brittany, e quindi non potevo non farla comparire, e Katie si affezionerà molto ai Klaine :)
L'unica cosa su cui ho un dubbio, e ringrazio la mia Beta per averlo fatto notare, è il fatto che Blaine pur non essendo come Kurt, fissato con la moda e il resto, sia comunque il tipo che comunque tiene d'occhio la moda, quindi io la scena l'ho leggermente modificata per alcune frasi, fatemi sapere se va bene. perchè io Blaine l'ho sempre visto come il contrario di Kurt, anche se hanno in comune alcune cose ^^
Che dire ancora... ci  vediamo al prossimo capitolo ;)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Let's Have a Baby ***


Nuovo Capitolo! Yay! ;D
SIamo già al quinto capitolo e spero di aver fatto un buon lavoro finora.
Ringrazio babykit87l per essere la mia Beta *-*
Ho già in mente diverse idee per i prossimi capitoli, ma ora godetevi questo che credo che, per ora, sarà il mio preferito ^^
Buona Lettura :D


Capitolo 5
 
Kurt e Blaine rimasero senza parole, mentre la loro amica si serviva della macchina soda stream per gasarsi un  po’ di aranciata.

“Quante volte ti ho detto di buttare quell’affare?!” Esclamò infastidito Kurt al solo sentire quel rumore assordante.

“Io ti ho permesso di tenere quella lampada Kurt” ribatté l’altro, puntando con il dito il corridoio per indicare la loro camera, perché era lì che si trovava la lampada incriminata.

Kurt sospirò, esasperato “Allora, lo dici tua a Santana che non può fermarsi perché abbiamo già un ospite, Kitty, ricordi?” Chiese poggiando pesantemente una mano sulla spalla di Blaine, per poi tornare in bagno.

Blaine fece un respiro profondo e sorrise all’amica che innalzò il bicchiere pieno di aranciata gassata, sorridendo a sua volta.

“San, a me e a Kurt farebbe piacere ospitarti, anche se lui direbbe che non è vero perché vogliamo privacy, ma, che in caso di bisogno teniamo la porta aperta a una nostra cara amica..” disse tutto d’un fiato.

“Frena, Anderson, vai al punto” disse chiara Santana, prendendo un sorso dal bicchiere e lasciandovi una traccia di rossetto.

“Stiamo ospitando Kitty al momento, ha avuto un momentaccio e ha preso la stanza degli ospiti, quindi…”

“Ho capito, non sono la benvenuta” rispose lei freddamente, prendendo decisa il trolley e avvicinandosi alla porta.

“San, aspetta!” La raggiunse e tenne la porta chiusa. Si girò per capire se Kurt, sentendo l’amica alzare la voce, fosse tornato.

“Ho bisogno di un consiglio”

***

“Ehi Kurt! Mi chiedevo se potessi badare a Katie, io e David usciamo di nuovo e…” disse Stephanie al telefono e Kurt la interruppe subito.

“Mi spiace, Steph… vorrei tanto fare da babysitter a Katie, ma stasera proprio non posso, gli One Three Hill hanno finalmente un concerto e non possiamo perderci questa occasione” disse con tono dispiaciuto, ed era sincero, si stava proprio affezionando alla piccola.

“Oh, non preoccuparti, e scusa se ti sto trattando come se fossi la mia tata personale” disse lei ridacchiando e Kurt sorrise.

“Puoi assumermi quando vuoi, solo non stasera.”

“Ok,bè… buon concerto allora!” Esclamò.

“Grazie.”

Terminarono la chiamata e Kurt tornò ai preparativi. Avevano fatto le prove il pomeriggio precedente, senza pause e, a parte possibili imprevisti, sarebbe andato tutto bene.

“Ehi Kurt, hai visto la mia borsa?” Chiese Kitty, entrando nel salotto e guardandosi intorno.

“Vuoi dire quell’orribile copia di una Louis Vuitton? Dovrebbe essere in cucina, l’hai dimenticata lì prima di uscire” disse Kurt, sistemando tutti gli spartiti che sarebbero serviti ai musicisti di quella sera.

“Sarà anche un’orribile copia, ma è un regalo, comunque grazie, cara” disse lei, accentuando l’ultima parola, infastidendo così Kurt, che non rispose perché doveva conservare la voce.

Kitty prese la borsa e poi andò nella stanza in cui dormiva e lanciò un urletto. Così Kurt vi si precipitò e vide  Santana e Brittany che si baciavano. Anche lui rimase sconvolto, a parte al matrimonio, non pensava di rivedere, così presto, le amiche baciarsi con così tanta passione. Odiava le coppiette che si scambiavano effusioni troppo ‘eccessive’ in pubblico. E lui e Blaine non facevano eccezione, perché Kurt adorava la privacy del loro appartamento o, almeno, quando ne avevano una.

“Cosa ci fate in camera mia?!” Esclamò la biondina.

“Ora questa è camera mia e se ci voglio portare la mia ragazza lo faccio” disse l’ispanica con molta calma, ma non sopportava di essere disturbata quando stava con Brittany.

“E poi pensavo che tu vivessi con Puck, Quinn!” Disse Brittany e tutti si guardarono a vicenda, scuotendo la testa in segno di rassegnazione.

“Britt, non è questo il punto, Kitty ha ragione, la stiamo ospitando e questa è la sua stanza ora, visto che non abbiamo altre stanze” disse Kurt,  incrociando le braccia contro il petto

“E’ stato Blaine a darmi il permesso, prenditela con lui, Hummel.”

“Blaine non lo farebbe mai, io e lui siamo amici!” Ribatté Kitty infuriata.

“Perché te la facevi col suo migliore amico” preciso Santana, alzando un sopracciglio e avvicinandosi alla bionda.

Cominciarono a battibeccare mentre Kurt abbassò la testa, portando una mano sulla fronte, e pensò che sarebbe potuto veramente esplodere in quel momento. Non gli servivano tutte quelle donne in casa, ci era già passato con Santana e Rachel, certo avrebbe potuto tenere Brittany, era così carina e innocente e, in quel momento, fu proprio riportato alla realtà dalla ragazza.

“Kurt, dov’è il tuo unicorno?” gli chiese Brittany, curiosa.

Kurt ci pensò un attimo, confuso. Unicorno? Di quale unicorno stava parlando? Poi cercò lo sguardo di Santana, che per un momento si distacco dalla discussione e gli spiegò “Intende l’Hobbit.”

“Oh! Bè, non lo so in realtà, Britt. Magari è andato a fare compere, teoricamente oggi non aveva né scuola né da lavorare, quindi…” disse sorridendo e venne corrisposto.

***

La sera, gli One Three Hill si esibirono cantando tre canzoni e, in una di esse, cantavano solo Kurt ed Elliott, mentre Dani suonava la chitarra insieme agli altri musicisti.

Ad ascoltarli, oltre ai clienti del locale, c’erano anche Blaine, Rachel, Jesse, Santana, Brittany, Kitty, Artie e Tina.

Quando finirono e ricevettero i meritati applausi, Kurt scese dal palco e andò verso i suoi amici.

“Sono fiera di te, mio unicorno!” Esclamò Brittany abbracciandolo e il ragazzo ricambiò.

“Mi fa un po’ strano rivedere la mia ex, ma sono contenta che non abbia lasciato il vostro trio a causa mia” disse Santana.

“L’ha superata, e sta già uscendo con un’altra” rispose Kurt, sorridendo, e Santana rimase sorpresa.

“Blaine, dove vai?” Chiese poi, vedendo che suo marito stava salendo sul palco e che i suoi colleghi di band non erano ancora scesi-

“Salve a tutti. Mi chiamo Blaine Anderson e vorrei cantarvi un pezzo che dedico a mio marito, Kurt Hummel.” Disse sorridendo e Kurt si guardò intorno un po’ imbarazzato.

Blaine si mise al pianoforte ed Elliott e Dani si misero, uno di fianco all’altro, davanti ai microfoni. Partì la musica e Kurt rimase a bocca aperta. (Let's Have A Baby by Prince)

Elliott & Dani:


I can't wait no more, no
Let's have a baby
What are we livin' 4? Tell me
Let's make love, let's make love
 
Blaine:


So long have I gazed into your eyes
Wonderin' what they'd look like on a newborn child
So long I have listened 2 your voice
Wonderin' what it would sound like coming from a girl or a boy


Isn't it funny that when U're truly in love
How just the thought of such things can bring U so much joy?
B,E&D:
And I can't wait no more, oh no
Let's have a baby
Oh girl, come and shut the door, go on, shut it
Let's make love
U wanna make love?
 
Blaine:
Believe me, honey, I've tried
Without thinking about a little baby
A baby sittin' right by my side
And if anybody in the whole wide world
Ever thought that they could do that 4 me
They are one mistaken girl
Cuz baby, U got me, U got me open, yes U do
And we're doing just fine
If U really love me, baby
If U can find the time
B,E&D:
I can't wait no more
Let's have a baby
Don't U wanna?
What are we livin' 4? Tell me, tell me
Let's have a baby
Come on, come on and shut the door, girl
U know what I wanna do
Let's.. let's make love

Quando finirono di cantare, Kurt rimase senza parole. In un primo momento non sapeva cosa provare, se rabbia, delusione, felicità, perché comunque Blaine era stato molto romantico o forse doveva provare colpevolezza, ma verso cosa? Era stato abbastanza chiaro con lui e, forse, non era bastato al moro per capire.

Si portò le braccia al petto. Quando Blaine gli si avvicinò, tutto contento della sua performance, si ritrovò di fronte a un blocco di ghiaccio. Kurt era fermo e immobile, come una statua, e sembrava impassibile a qualsiasi emozione.

“Che c’è? Non ti è piaciuta la canzone?” Chiese, preoccupato di aver sbagliato qualcosa.

“Come hai potuto farmi questo?” Disse solo, senza far trapelare la rabbia e far sgorgare le lacrime, che lottavano per rigare quelle guance perfette. Non aspettò una risposta e se ne andò.

Santana si avvicinò a Blaine solo per dirgli “Hai esagerato, Anderson” e seguì l’amico.

***

Kurt era tornato immediatamente al loro appartamento, senza guardarsi indietro, e fortuna che quella sera si erano esibiti in un locale vicino, così poté tornare a piedi.

Si buttò sul letto e si avvolse con le braccia. Smise di singhiozzare, quando sentì il rumore dei tacchi di Santana, asciugandosi velocemente gli occhi.

“Vattene… voglio stare da solo” disse con voce spezzata e bassa.

“Senti, ciò che ha fatto non è giusto nei tuoi confronti, voglio dire… annunciare a tutto il locale che vuole un figlio da te, e non nella vostra privacy… ma non aveva cattive intenzioni e lo sai” disse, sedendosi dietro di lui e appoggiando una mano sulla sua schiena, cominciando a creare dei cerchi immaginari col pollice.

“Io e te siamo sempre stati amici in un modo o nell’altro e ti voglio bene, tu e Blaine mi avete aiutata molto con Britt e l’accettare ciò che sono e, quindi, spezzerò un voto di silenzio e ti dirò cosa mi ha detto l’altro giorno…”

Kurt si mise seduto, si tolse le scarpe e si voltò verso l’amica in attesa che parlasse.

***

“Santana, posso chiederti un consiglio?”

La ragazza rimase sorpresa. Nessuno le aveva mai chiesto un consiglio, non a lei personalmente, solitamente c’erano anche altre persone. Annuì e uscirono a prendersi un caffè.

“Allora, di cosa ha bisogno, signora Porcellana?” Chiese lei sorridendo e prendendo posto a un tavolino con solo due sedie, giuste per loro.

“Oh ti prego, c’è già Sue che mi chiama così!” Esclamò ridendo.

“Lo so, sei il mio Hobbit” Blaine sorrise, ma poi tornò serio.

“San, secondo te co-come dovrei comportarmi… con Kurt?” chiese tentennando un po’, sembrava imbarazzato, lo si capiva anche dal tono basso che aveva usato per chiederlo.

“Oh mio Dio, vuoi un consiglio su come comportarti a letto?!” Esclamò “Sai per queste cose dovresti chiedere al tuo amico Sebastian, non so se hai notato, ma sono una ragazza. E’ vero che sono stata con dei ragazzi ma…”  e prima Blaine arrossì, poi le fece segno di abbassare la voce, visto che non erano soli.

“N-no! Non ho bisogno di quel genere di consiglio, grazie.”

“Oh, menomale! Mi stavi facendo preoccupare” disse, sollevata, Santana.

“Kurt mi ha di nuovo detto di non voler un bambino, ma più lo dice e più non mi sembra convinto, e dovresti vederlo con Katie, sembrano padre e figlia, è come una fantasia divenuta realtà!” Esclamò con aria sognante.

“Bè, c’è chi ha fantasie erotiche e chi…” cominciò a dire, poi guardò Blaine, che la fissava di nuovo e gli chiese nuovamente perdono.

“E quindi cosa vuoi fare?” gli chiese poi, bevendo il suo caffè.

“Non lo so, per quello volevo parlarne con te. Rachel non sa stare zitta, idem per Tina, le voglio bene, ma  anche lei non riesce a mantenere un segreto”

“Già… bè, la mia bocca sarà cucita” disse mimando una cerniera che chiudeva le sue labbra. Poi vide Blaine sorridere, ma aveva ancora lo sguardo preoccupato, così richiamò la sua attenzione.

“Senti… Kurt non è proprio bravo a esprimere ciò che prova, te ne sarai reso conto… soprattutto dopo la tua ‘scappatella’” disse e fu attenta a non usare la parola tradimento, “ma adora quando lo fai tu e credo gli farebbe piacere sentirselo cantare, magari, invece che parlarne” finì di dire e Blaine si illuminò.

“E’ un idea geniale, San!” Esclamò alzandosi e andandole incontro per abbracciarla.

“Oh, bè, non c’è di che Hobbit Usignolo.” Disse, poi, una volta sciolto l’abbraccio, Santana esibì un sorrisetto che non passò inosservato dall’altro. “Senti… non è che potrei rimanere da voi? Io ti aiutato, dovresti ricambiare”

Blaine sospirò e annuì, e l’ispanica fu soddisfatta, aveva aiutato un amico e aveva anche un posto dove stare.

***

Kurt rimase ad ascoltare ciò che l’amica gli stava raccontando e non si accorse che una lacrima era scesa sulla sua guancia, non finché Santana non gliela tolse con un semplice movimento del dito indice. Non capì neanche perché stesse piangendo. Forse aveva solo ripensato a quando aveva lasciato Blaine perché, tutto d’un tratto, aveva cominciato ad allontanarsi da lui, usando ogni scusa per discutere.

“Grazie, Santana” disse, sporgendosi per un abbraccio e la ragazza l’accontentò sorridendo.

“E di cosa? Ora però, devo tornare al locale. Brittany è persa senza di me e Snix vorrebbe emergere per rimediare alle mie buone azioni, sul serio, ne ho fatte troppe ultimamente, credo che prenderò di mira quella gnometta della Berry” disse, ghignando soddisfatta della scelta per la sua prossima vittima.

Kurt sorrise e le raccomandò di non esagerare, ma l’ispanica aveva già lasciato l’appartamento, lasciando spazio a Blaine che era appena arrivato.

Si fissarono per qualche minuto, in cui regnò il totale silenzio.

“K-Kurt… mi dispiace… pensavo ti avrebbe fatto piacere…” cominciò a dire, cercando di scusarsi.

“Davvero lo pensavi? Dire a tutto il locale che vorresti avere un bambino con me?” Chiese Kurt in modo freddo e distaccato.

“E’ una cosa che vogliamo entrambi,e poi per me in quel locale c’eri solo tu… gli altri non esistevano.”

“Per me esistevano invece! Sono stati il mio pubblico poco prima della tua performance, e Dani ed Elliott ti hanno pure aiutato! E se ci fosse stato qualcuno che non approvava la nostra relazione e non avesse più voluto vedere un nostro concerto?”

“E’ questo che ti importa? Dei concerti?  Dei pregiudizi? Da quando sei così superficiale?”

“Da quando io non ho altro a cui dedicarmi… vediamo in faccia la realtà… lavorerò per sempre al fianco di Isabelle Wright, non diventerò mai uno stilista e non diventerò mai una stella di Broadway” sbottò Kurt.

Blaine gli si avvicinò e si mise seduto vicino a lui, prendendogli la mano tra le sue.

“Kurt, vedrai che arriverà anche per te un’opportunità, sei fantastico e bellissimo” disse Blaine con voce calda e dolce.

Kurt lo guardò negli occhi e sorrise leggermente. Voleva credere alle sue parole, ma aveva paura che i suoi sogni non si sarebbero mai realizzati e che, invece, tutti i suoi amici, compreso Blaine, ci sarebbero riusciti.

“Ok… ma posso chiederti un favore?”

L’altro annuì e massaggiò la mano con le proprie dita.

“E’ vero quello che hai detto a Santana… probabilmente nel profondo è proprio quello che voglio, ma voglio anche vivere i miei sogni, magari guadagnando anche abbastanza per mantenerci.”

“Si, lo capisco, però sono contento di aver avuto ragione” disse poi Blaine, soddisfatto di sé stesso e sporgendosi verso di lui per baciarlo.

“Perché… ogni… discussione… finisce sempre… così?” Chiese Kurt, tra un bacio e l’altro di Blaine, e pian piano perse la lucidità, stendendosi sul letto.

“Ammettilo, è fantastico” rispose Blaine sorridendo, prima che Kurt gli attaccasse di nuovo le labbra, zittendolo.

“No, Santana, dico solo che chiamare Rachel gnometta è un insulto a tutti gli gnomi, voglio dire, loro sono più simpatici di… oh mio Dio!” Esclamò Brittany, senza alzare la voce, ma sorpresa.

Blaine e Kurt sobbalzarono, col fiato corto per tutti i baci scambiati fino a quel momento. Blaine sospirò e sorrise leggermente alla ragazza, che era rimasta sull’uscio della porta e li fissava con le mani leggermente appoggiate sulla bocca.

“Brittany… che ci fai qui?” le chiese tranquillamente, nascondendo il lato omicida che stava per emergere.

Santana si avvicinò e le afferrò le spalle.

“Andiamo in camera mia, tesoro, lascia che l’elfo e l’Hobbit facciano pace” disse, trascinandola piano con sé.

“Ma, Santana, i miei unicorni stanno per riprodursi! È meglio di quando Lord Tubbington ha cominciato a disintossicarsi… anche se in realtà, dopo qualche settimana Lady Tubbington ha trovato una bustina e lui ha cercato di incolparmi…” finì la frase e abbassò la testa, dimenticandosi per un momento di quello che stava per succedere.

Tutti e tre la guardarono e i due che, nonostante la sorpresa delle due ragazze, erano comunque abbracciati sul letto, sospirarono. Ormai avevano smesso di chiedersi cosa ci fosse, o non ci fosse, nella testa della loro amica e le volevano bene, quindi non glielo facevano notare.

Santana scortò la sua ragazza lontano dalla stanza dei due ragazzi, scusandosi da parte della bionda e augurando loro la buona notte, con l’occhiolino.

“Domani le mandiamo tutte via” disse Kurt, appoggiandosi di nuovo con la testa sul cuscino, mentre Blaine chiudeva la porta, per poi stendersi accanto a lui e cingendogli la vita con un braccio.

“Come credi di fare?” Chiese, divertito perché suo marito era adorabile anche da arrabbiato.

“Non mi importa come, voglio solo  noi e il nostro appartamento, e non due/tre ragazze che ogni mese, per qualche giorno, saranno ancora più nervose del solito!” Esclamò Kurt.

Blaine scoppiò a ridere e Kurt lo colpì leggermente sul braccio che lo stringeva. Poi, il moro, appoggiò la faccia nell’incavo del collo dell’altro e ci lasciò tanti piccoli baci.

“Ti amo, e speriamo di non avere figlie allora, anche se muoio dalla voglia di vederti alla presa con certi discorsi…” disse poi guardandolo, e Kurt gli rivolse subito uno sguardo fulmineo, alzando un sopracciglio.

“Blaine, io voglio avere una bambina, e per quei discorsi c’è sempre Rachel, a meno che tu non sia più informato di lei” rispose, lanciandogli una frecciatina sorridendo e, stavolta, fu lui a ricevere una pacca leggera su un braccio.

Dopo essere rimasti abbracciati per un po’, decisero di cambiarsi con i rispettivi pigiami e di dormire, anche se Kurt difficilmente riuscì ad addormentarsi, passando mezza nottata a guardare Blaine, che aveva la testa appoggiata sul suo petto. I capelli erano liberi dal gel e lui adorava passarci in mezzo le dita, quel gesto aveva un effetto rilassante, così dopo un po’ chiuse gli occhi e riposò per le ultime tre ore, prima di doversi svegliare e ricominciare la routine quotidiana.



Note Autrice:

Mi è piaciuto troppo scrivere questo capitolo XD Partendo da Santana, Brittany e Kitty e finendo con i miei Klaine coccolosi. Dopo aver introdotto Santana, non potevo non mettere anche il mio personaggio femminile preferito di Glee, Brittany S. Pierce :3
E' semplicemente adorabile, e devo dire che sono soddisfatta di come ho scritto il suo personaggio perchè mi manca la Brittany delle prime stagioni (con questo non voglio dire che nelle ultime non sia fantastica, ma a mio parere ha perso un pò del suo carattere).
Blaine ha cantato, e fooorse riuscirà a convincere Kurt, ma non è finita qui u.u Grazie al fatto che ho rivisto tutta la storia, mi sono venute delle idee, anche perchè prima di fare il salto in avanti (perchè mi voglio ricollegare alla serie) vorrei che Blaine e, sopratutto, Kurt si realizzassero e far vedere il matrimonio di StBerry *-*
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, al prossimo ^^

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - New Opportunities ***


Nuovo capitolo! :D
Ringrazio la mia Beta, Babykit87l, perchè grazie alle sue correzioni sto migliorando sempre di più ^^
Spero vi piaccia questo capitolo ^^



Kurt odiava ammalarsi.

Fortunatamente, non succedeva spesso, ma quando si prendeva anche solo un semplice raffreddore, rimaneva bloccato a letto, non trovando la forza di muoversi.

Quando aveva cominciato ad uscire con Blaine, il ragazzo gli faceva sempre compagnia, guardavano ‘Moulin Rouge’, gli preparava da mangiare e poi rimaneva con lui finché non si addormentava, e quando Kurt si risvegliava e suo padre lo salutava, chiedendogli come stesse, ci rimaneva un po’ male nel non vedere il suo ragazzo.

Ma ora che vivevano insieme, potevano svegliarsi insieme tutti i giorni .

Era a lavoro e stava passando informazioni ai dipendenti da parte di Isabelle, quando sentì la testa girare. Chiuse gli occhi per un momento e li riaprì. Raccolse i fogli dalla scrivania ed entrò nell’ufficio del suo capo.

“Ehi, Kurt, hai dato a tutti i fogli con le istruzioni per il prossimo mese?” Chiese la donna sorridendo gentilmente.

Kurt annuì e le porse il nuovo blocco di fogli firmati ‘Vogue.com’ sulla scrivania. Fece per uscire, quando Isabelle lo fermò e lo fece voltare per guardarlo dritto negli occhi.

“Caro, stai bene?” gli chiese, preoccupata. Gli era sembrato più pallido del solito e i suoi occhi erano spenti.

“I-io credo sia solo uno stupido mal di testa” rispose lui, fece per andarsene, ma barcollò e la donna cercò di sostenerlo, afferrandogli le braccia. Lo fece sedere e gli posò le labbra sulla fronte.

“Kurt, scotti!” Esclamò, sconvolta. Kurt sembrava assente, la guardava confuso e non riusciva a spiccicare parola.

“N-no, st-sto bene…” cercò di dire, ma Isabelle lo fissò, porgendo la mano in avanti.

“Cellulare. Dai, chiamo tuo marito…”

Kurt le porse il cellulare con la poca forza che aveva e chiuse gli occhi.

Quando li riaprì, era sul suo letto, sentiva le lenzuola appiccicaticce a causa del sudore e capì di avere solo i boxer addosso. Si voltò e vide Blaine che gli sorrideva, ma si vedeva che era preoccupato.

“Ehi… come ti senti?”

“Come se un trattore mi fosse passato sopra e poi mi avessero buttato in mare… e poi in un forno…” disse lentamente e piano.

“Ok… hai la febbre molto alta e ho dovuto portarti in spalla fino al taxi, e poi fino in camera… Santana ti ha preparato una minestra e…”

“Scommetto per farmi sentire in colpa per averla cacciata” disse e Blaine sorrise.

“O semplicemente, perché sei un suo caro amico e vuole che tu stia meglio” rispose, prendendogli una mano e stringendola.

“Scotti ancora… ti prendo dell’altro ghiaccio.”

Si alzò e andò a prendere una ciotola con del ghiaccio, mise un po’ di cubetti dentro un panno e glielo poggiò sopra la testa.
 
“Blaine… potresti metterti vicino a me?” Chiese Kurt, voltando piano la testa verso di lui.

“Ok, dammi solo un minuto” Si alzò dalla sedia e  si tolse i vestiti, rimanendo anche lui in boxer. Sollevò la coperta e si infilò, stringendo il ragazzo a sé.

“Sai che non finirà bene se siamo entrambi mezzi nudi, vero?” Chiese con una leggera malizia Kurt, anche se la frase  non uscì proprio come avrebbe voluto, perché era debole.

“Kurt, stai male, e io sono obbligato SOLO a coccolarti finché non ti rimetterai.” Disse, sottolineando la parola ‘solo’.

 “Ah si?” Chiese curioso e sorridendo leggermente.

“Sì, tuo padre, in segreto, mi ha fatto firmare un contratto in cui promettevo di starti sempre accanto, di sopportarti, di proteggerti e di coccolarti quando stavi male” confermò, accarezzandogli i capelli e baciandolo sulla fronte.

“E’ ora della pappa, piccolo Hummel!” Esclamò Santana, entrando nella camera con un vassoio in mano.

“Santana, non sono un bambino” disse, strizzando leggermente gli occhi, gli era tornato il mal di testa solo per il volume della voce dell’amica.

“Ok, Hummel, l’ho capito che vuoi farti coccolare dal tuo Blaine, infatti me ne andrò subito e dirò a tutti gli altri di non venirvi a trovare per nessun motivo” rispose lei, ammiccando e facendo arrossire gli altri due, anche se Kurt aveva la scusa di avere la febbre alta e quindi era normale che avesse le guance leggermente rosse.

“Nessuno fare niente, San, Kurt ha bisogno di riposare”  disse Blaine e Santana sbuffò, delusa dalla sua affermazione.

“Ok, ma ora devo veramente andare, Britt ha trovato un appartamento carino e oggi portiamo tutto lì” disse dando un paio di baci veloci ai due ragazzi.

Quando la ragazza se ne andò, Blaine aiutò Kurt a mettersi seduto, portando il vassoio, lasciato sul comodino, sulle coperte, sopra le loro gambe. Gli chiese se ce la facesse a mangiare da solo, ma Kurt scosse la testa e Blaine lo imboccò.

Dopo aver mangiato, Kurt si addormentò.

***

Si svegliò di soprassalto, guardò l’orologio accanto al letto, era pomeriggio inoltrato. Si alzò, anche se a fatica per la debolezza, e arrivò alla porta della stanza.

“Blaine!” Chiamò. Subito non sentì risposta, ma dopo averlo richiamato, il ragazzo si precipitò.

“Cosa fai, Kurt? Stai ancora male!” lo rimproverò Blaine, sorreggendolo.

“Devo andare, Isabelle avrà bisogno di me…” disse, appoggiandosi alle sue spalle.

“L’ho chiamata io, ha detto di stare a casa finché non ti sarai completamente ripreso”

“Ma…”

“Niente ma, vieni…” gli circondò la vita e lo portò fino al letto, facendolo distendere.

“Ora tu resterai qui finché non torno”

“Dove vai?”

“Solo a prendere qualche medicina e quell’olio alla menta che ti piace tanto, prima ho notato che respiravi un po’ male, avrai il naso chiuso” disse, prendendo la tracolla,

“Non ci metterò tanto” gli promise, prendendogli la mano.

Kurt annuì e sorrise. Non appena Blaine uscì di casa, si addormentò non riuscendo a tenere gli occhi aperti.

***

“Come stai, ragazzo?” Chiese Burt, tramite webcam. Non era portato per la tecnologia, così Carole l’aveva aiutato ad accendere la webcam e Skype. E ora era seduta accanto a lui, e sorrideva.

“Meglio… la febbre è scesa un po’… e ho il raffreddore” disse Kurt, stringendosi nella coperta che Blaine gli aveva appoggiato sulle spalle.

“Ottimo, e Blaine? Dov’è?” Chiese, spostandosi leggermente da destra verso sinistra sperando, forse, di scorgerlo e sia Kurt che Carole si scambiarono una risata silenziosa.

“Sono qui, Burt! Stavo giusto preparando il the alle rose” disse, avvicinandosi alla scrivania, dove era riposto il computer portatile e appoggiando le tazze, una per lui e una per Kurt, che gli sussurrò un grazie.

“Ragazzi, verrete per Natale, vero?” Chiese Carole, emozionata.

“Ma Carole, mancano ancora dei mesi a Natale” disse Kurt, pensando che in quel momento erano ancora a Maggio e…

“Manca poco al mio compleanno” disse, quasi sconvolto.

“Certo, come se potessi dimenticarmi che il mio bambino compirà 23 anni tra dieci giorni, mi ricordo che quando sei nato…” cominciò a raccontare Burt, quasi commosso, ma Kurt lo fermò.

“Papà, ti prego!”

“Ehi, eri il neonato più bello, sul serio. Tutti gli altri strillavano o corrucciavano le faccine, tu invece dormivi tranquillo” disse di nuovo e Kurt si portò una mano sulla fronte, sospirando. Blaine sorrise ai racconti del suocero e strinse le spalle di Kurt con dolcezza.

“Kurt, farai sentire in imbarazzo anche i tuoi figli un giorno!” Esclamò dopo il signor Hummel.

“Ti prego Blaine, uccidimi ora” lo supplicò Kurt, appoggiando la fronte sul suo braccio.

Blaine gli accarezzò i capelli lentamente e sentì il castano mugolare di piacere. “Bè, credo sia ora che andiamo a dormire, Kurt mi sembra abbastanza stanco” disse poi verso la web cam.

Burt e Carole annuirono e li salutarono. Il moro spense il computer e capì che Kurt si era addormentato sulla sua spalla. Era così tranquillo che decise di non svegliarlo, lo sollevò e lo fece sdraiare sul letto.

***

Blaine stava pulendo i tavoli del locale, quando notò un signore vestito elegantemente con giacca e cravatta e capelli laccati, con in mano una valigetta, che si avvicinava a lui con il sorriso stampato sulle labbra. Doveva essere sulla cinquantina, ma manteneva il fascino. Si fermò proprio davanti al tavolo che in quel momento stava sistemando. Alzò lo sguardo e lo squadrò.

“Stiamo chiudendo” disse, raccogliendo i bicchieri e mettendoli sul vassoio rotondo che teneva in mano.

“Lei è il signor Blaine Anderson?” Chiese il signore, appoggiando la valigetta sul bordo del tavolo.

“Chi mi cerca, se posso sapere?” Ribatté lui, curioso.

“Mi chiamo Vincent Johnson, sono un rappresentante della EMI, ne avrà sentito parlare…” spiegò e Blaine rimase sorpreso.

“C-Certo che si!” Esclamò.

“Bene, perché siamo interessati a lei, signor Anderson” Blaine lo guardò confuso. Erano interessati a lui? Com’era possibile? Non aveva mai fatto concerti in giro.

“Il caso vuole che l’altra sera, io sia passato da queste parti e l’abbia ascoltata mentre dedicava una canzone a suo marito. Ne ho parlato con i miei superiori e sono interessati per farle fare una prova, e chissà magari per firmare un contratto”

“Un contratto discografico?!” Blaine esclamò a voce alta, poi si guardò intorno e il suo capo gli lanciò un’occhiataccia, è vero che non c’era nessuno, ma non poteva mettersi a urlare.

“Sta parlando seriamente?” Chiese poi, voltandosi di nuovo verso il signor Johnson. “Ma… non siete anche interessati agli One Three Hill, sono fantastici e il fondatore del gruppo è proprio mio marito che è un bravissimo cantante…”

“Signor Anderson, sono più che serio. Il signor Hummel non è ciò che fa per noi, ma lei sì. E’ l’occasione della sua vita, non se la lasci sfuggire, mi raccomando” disse, porgendogli un biglietto rettangolare e  plastificato che portava il nome della EMI e con il nome dell’agente e il numero di telefono. Il signore gli fece gesto di richiamarlo e se ne andò.

Blaine rimase in mano con il biglietto da visita. Cosa avrebbe detto a Kurt?

Nel frattempo, Kurt era a lavoro: stava prendendo le chiamate con le notizie inedite che sarebbero andate su Vogue.com.

“Kurt, Isabelle vorrebbe parlarti” disse Gregory, uno degli assistenti del capo.

Kurt deglutì nervosamente e si alzò dalla scrivania, lasciando le cuffiette con il microfono sulla superficie.

Si diresse verso l’ufficio e vi entrò, chiudendosi la porta alle spalle.

“Signora Wright, voleva vedermi?” Chiese Kurt, prendendo un grosso respiro.

“Quante volte ti ho detto di chiamarmi Isabelle?” Scherzò la donna e gli fece segno di sedersi.

“Allora Kurt, so che avrei dovuto chiederti il permesso prima, ma ho pensato ‘poi mi ringrazierà’” fece una pausa, mentre Kurt la guardava con interesse e terrore allo stesso tempo. “Ho fatto vedere i tuoi lavori ai miei superiori e sono rimasti meravigliati, quando ho detto loro che eri anche molto giovane sono rimasti sorpresi” disse sorridendo.

Kurt rimase a bocca aperta per qualche secondo.

“Puoi anche ringraziarmi ora” disse la donna poi, ridendo.

“Ma non capisco…” sorrise Kurt, emozionato, non poteva credere a quello che gli disse poco dopo.

“Vogliono mettere alla prova le tue abilità di stilista e farti creare capi originali per Vogue, se poi vedono che funzionano, li inseriranno in alcune sfilate di altri stilisti che accolgono nuovi talenti”

Kurt si portò le mani alla bocca per la sorpresa, Isabelle si alzò e accolse il ragazzo in un abbraccio caloroso.

“Ti ringrazio Isabelle!”

“E di cosa, caro? Te lo meriti.”

***

“Blaine!”

Kurt entrò in casa emozionato e lasciò la tracolla sul divano.

Vide Blaine venirgli incontro, curioso di sapere perché fosse così felice.

“Ehi Kurt… cosa…” ma fu interrotto dal castano che lo baciò con foga e portando le mani sul suo viso, stringendolo.

Blaine non disse nulla e lo sollevò, tenendolo stretto a sé. Lo portò in camera e cominciò a svestirlo una volta adagiato sul letto.

“Kurt, questa situazione mi piace… ma cosa festeggiamo di preciso?” Chiese confuso Blaine, non poteva aver dimenticato qualche anniversario o mesiversario.

“Ora non posso fare l’amore con mio marito senza avere un motivo in particolare?” Blaine lo guardò per un attimo e Kurt annuì “Ok, i dirigenti di Vogue.com vogliono che crei dei capi originali e, se va tutto bene, potrebbero essere presentati ad alcune sfilate”

Blaine rimase senza parole e lo baciò dolcemente.

“Piccolo, hai visto? Ce la farai! Diventerai un famoso stilista e, in futuro, potrò dire, non solo, di averti tutto per me, ma potrò anche indossarti.” Sorrise malizioso.

Si baciarono di nuovo e Blaine prese il necessario dal mobiletto accanto al letto. Prese a baciarlo di nuovo, soffermandosi su punti del corpo che facevano impazzire Kurt, che cominciò a scompigliargli i capelli intrappolati dal gel.

“Ti amo.”

“Ti amo anch’io.”

Fecero l’amore e subito dopo, Blaine gli stampò un bacio sulla guancia e mettendosi al suo fianco.

“Anch’io ho una buona notizia” disse col fiatone. Prese la bottiglietta d’acqua che tenevano accanto al letto, mentre Kurt si metteva sul fianco per guardarlo negli occhi.

“Cioè?”

“Mi hanno chiesto di firmare un contratto discografico. Sai la sera del concerto al ‘The Tiger’?”

Kurt annuì e sorrise “Wow! Blaine è una bellissima notizia!” Riattaccò le labbra alle sue e Blaine sorrise.

“Pensavo ti saresti arrabbiato…”

“Bè, se non avessi avuto questa opportunità, ci sarei rimasto male… ma non volevi insegnare?”

“Si, ma se prima provassi la carriera di cantante?”

“Certo sarebbe un’ esperienza… una volta mi dicesti che avresti voluto girare il mondo con la tua musica.”

Blaine sorrise e lo baciò. “Scriverò solo canzoni su di te.”

“Che onore!” Esclamò ridendo.

“Sei la mia musa, Kurt!”

Kurt alzò il sopracciglio e Blaine aggiunse “al maschile, ovviamente.”

“Allora… sei pronto per il secondo round?”

“E stavolta cosa festeggiamo?” Sussurrò di nuovo con malizia e baciandolo sul collo.

“Te, ovviamente!” Rispose Kurt, ribaltando le posizioni e baciandolo.



Note dell'Autrice:
Questo capitolo è dedicato maggiormente ai Klaine, ho messo giusto un pò di Burt e Carole, di Isabelle Wright e un pizzico di Santana che non fa mai male ;).
Inizialmente ero un pò incerta, proprio perchè succede poco e tanto. Poco perchè ho scritto un pò di vita quotidiana con un Kurt malato e Blaine che se ne prendeva cura, e poi tanto perchè all'improvviso faccio cominciare le carriere dei loro sogni, ma spero piaccia comunque la storia. Prossimamente rivedremo Rachel e chissà, forse anche la piccola Katie, un pò ignorata in questi ultimi capitoli xP
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Sad News ***


Nuovo Capitolo!
Scusate se ci ho messo tanto per il capitolo, ma ho avuto da fare e anche la mia Beta babykit87l, che ringrazio.
Ho quasi terminato il prossimo quindi spero di aggiornare prima stavolta
Non ho avuto il tempo di fare la foto per il capitolo (so che non è fondamentale, ma ci tengo xD) e l'aggiungerò più avanti.
Detto questo, spero vi piaccia, vi lascerà a bocca aperta u.u


“Kurt, è una notizia strepitosa!” Esclamò Rachel, mostrando uno dei suoi migliori sorrisi.

I due amici erano andati al loro bar preferito per bere il the del pomeriggio, adoravano questa tradizione del giovedì, l’unico giorno in cui Rachel non era impegnata. Kurt aveva appena finito di ‘festeggiare’ con Blaine e non resistette nel dare la notizia anche alla sua migliore amica.

“Grazie, Rach. Non posso credere che Isabelle abbia fatto questo per me, è proprio la mia fata madrina…” sospirò lui contento.

Mentre parlavano, Rachel non faceva che esibire l’anello di fidanzamento con qualsiasi gesto della mano, come prendere la tazza ripetutamente in mano, senza bere un sorso della bevanda, sbadigliare per finta e  sistemarsi i capelli, anche se erano già perfettamente acconciati con una semplice coda di cavallo alta.

Così Kurt decise di farla felice e le chiese del matrimonio.

“Oh bè… non me l’aspettavo questa domanda! Mi fai arrossire!” Esclamò lei, portandosi le mani sulle guance arrossate.

“Quando ci sarà la cerimonia?”

“Jesse e io siamo molto impegnati in questo momento, ma spero di trovare un buco per l’anno prossimo.”

“Certo, capisco… e chi inviterete?”

“Tutti, è ovvio!”

“Anche Santana?” Chiese perplesso.

“Kurt, sono passati mesi dal nostro ultimo litigio, ora riusciamo a stare nella stessa stanza, per cinque minuti, senza ammazzarci!” Disse, soddisfatta di sé e raddrizzandosi sullo schienale della sedia.

“Ed è un enorme passo avanti, ma…”

“La inviterò, tanto sarò io la protagonista dell’evento.”

“Quando mai non lo sei…” disse a bassa voce il castano e Rachel, che lo sentì ugualmente, fece un’espressione offesa, ma era la verità in fondo, quindi cambiò solo discorso, schiarendosi la voce.

“Allora Kurt… tu hai ripensato alla questione ‘Baby Klaine’?”

Kurt la guardò confuso, allora si spiegò meglio, “Oh, scusa, tutti vi chiamano così, sai, come me e Jesse, noi siamo St.Berry!” Affermò sognante quando nominò il suo futuro marito.

“Bè, smettetela allora, abbiamo già Sue che ci chiama così e ha anche cominciato a mandarci delle cartoline a nome Klaine, fortuna che il postino ci conosce…”

“Comunque…” continuò lei, in attesa di una risposta.

Kurt sospirò, ma sorrise.

“Comunque, ho rivalutato un po’ il tutto… Blaine accetterà quel contratto, Isabelle mi ha dato la possibilità di diventare stilista…”

“Ah!” Esclamò la ragazza, superando il tavolino e abbracciandolo. “Sono così felice per voi! Ascolta, io sarò la vostra surrogata e non avrete bisogno della donazione di
Quinn, voglio essere io la madre biologica e Blaine sarà il padre biologico, così tu e lui avrete un bambino e io avrò finalmente un figlio con Blaine dai tratti euroasiatici!”

Disse tutto d’un fiato e, per un attimo, Kurt perse il filo del suo strambo discorso.

“Rachel, Blaine è MIO marito e il bambino che porteresti in grembo sarebbe MIO figlio e di Blaine, capito?”

“Certo, certo, ma dimmi, glielo hai già detto?” Chiese poi, ignorandolo e riprendendo posto di fronte a lui.

Kurt rimase in silenzio. No, non glielo aveva ancora detto.

Sì, avevano tra le mani le occasioni delle loro vite e magari ne sarebbero usciti con molti soldi che sarebbero serviti a crescere un bambino, ma il castano non aveva ancora cambiato idea sugli studi. Blaine avrebbe studiato da privatista durante i possibili tour se la sua carriera fosse decollata, e lui avrebbe terminato i suoi alla NYADA e realizzato i suoi sogni allo stesso tempo.

Glielo avrebbe detto solo al momento giusto.

***

“Kut!”

“Ehi, Katie! Come va?”

La piccola sorrise e si aggrappò al collo del ragazzo.

“Non fa che chiedere di te, lo sai?” Sorrise Stephanie, salutando l’amico.

“Oh, ne sono onorato principessa” si rivolse alla bambina, che aveva circondato Kurt con le gambine e lui d’istinto la prese meglio in braccio poggiandole poi una mano dietro al collo per tenerla e non farla cadere.

Poi la bambina allontanò la faccia dalla sua spalla per guardarlo negli occhi.

“Blan?” Chiese lei, guardandosi poi intorno.

“Blan… oh! Blaine! Lui è a scuola.”

Katie fece il broncio, ma poi la faccina tornò rilassata, perché almeno lì con lei c’era Kurt.

“Sai, credo che cederò a questa cosa del bambino” disse poi Kurt, guardando Stephanie che, sorpresa, sorrise ampiamente.

“Kurt… sono così felice per te! E per Blaine! Voi due sarete i papà più bravi e sexy del mondo.”

“Oh, grazie” disse lui sorridendo. Poi vide che Stephanie era diventata all’improvviso più triste.

Lasciò Katie a terra, anche se dovette prometterle di giocare con lei e le sue bambole, altrimenti non si sarebbe mai staccata, e raggiunse l’amica, sedendosi accanto a lei e accarezzandole la schiena.

“ Steph… cosa succede?” Le chiese e la ragazza non si trattenne più. Si buttò tra le braccia di Kurt e pianse.

“Sono stata dal medico oggi…  mi ha detto che ho la leucemia” disse con voce tremante per le lacrime che sgorgavano dagli occhi.

Kurt rimase paralizzato dalla notizia e strinse forte Stephanie, che gli raccontò di come in passato, prima di conoscersi, avesse fatto la radioterapia per un tumore al seno, preso in tempo perché ancora all’inizio e di come l’avesse sconfitto, ma che il dottore le aveva detto di aver sviluppato la leucemia a causa della cura stessa a cui era stata sottoposta,  che avrebbe dovuto cominciare la chemioterapia a breve e sperare di avere qualche possibilità di sconfiggere anche questo.

“Katie… non voglio che rimanga da sola…” disse poi, guardandola giocare dalla cucina. Non si era accorta che stava piangendo e sorrise nel vedere che stava facendo
baciare Barbie e Ken per la centesima volta.

“Kurt… so che ti conosco da poco, ma Katie è felice con te e Blaine. Non voglio che la prendano i miei genitori o che la mandino in un centro adozioni… e nel caso in cui non dovessi farcela, vorrei che la prendeste con voi.” Si asciugò gli occhi e Kurt guardò prima lei e poi Katie.

“Stephanie… ti prometto che ci prenderemo cura di lei…” 

La ragazza sorrise e annuì, rassicurata del fatto che sua figlia non sarebbe rimasta sola.

***

“Ehi Kurt! Guarda cos’ho trovato! Il Blazer della Dalton!” Esclamò Blaine, facendo una mossa di danza degna degli Usignoli.

Kurt appoggiò la giacca sulla sedia e fece un sorrisetto. Blaine spense subito l’entusiasmo e gli si avvicinò.

“Kurt, cos’è successo?” Gli chiese, poggiando una mano sul suo braccio e stringendolo dolcemente.

Kurt alzò lo sguardo e mostrò gli occhi pieni di lacrime, si strinse nell’abbraccio che gli offrì l’altro e pianse. Non poteva certo farlo davanti a Stephanie o a Katie e Blaine era l’unica persona con cui voleva sfogarsi.

***

“Blan!” Esclamò Katie, entrando nell’appartamento Anderson-Hummel, tenendo per mano Kurt.

Blaine l’accolse a braccia aperte e la sollevò.

“La stanza è pronta?” Chiese Kurt, sollevando la valigetta con i vestiti e oggetti personali della bambina, che aveva lasciato sull’uscio della porta.

“Sì, purtroppo non avendo molto tempo… però ho cambiato il letto matrimoniale con un singolo, con l’aiuto di Jesse ovviamente, e Rachel, Kitty e Santana mi hanno aiutato ad arredare.”

“E Rachel e Santana non si sono uccise a vicenda?” Si stupì di ciò che aveva appena sentito.

“N-no… hanno fatto le brave” disse semplicemente e Kurt rimase sorpreso.

“Ehi, Katie, che ne dici se andiamo nella tua nuova cameretta?” Le chiese Blaine.

“Tìì!!” Esclamò gettando le braccia verso l’alto e Blaine riuscì a scansarle per non essere colpito.

Andarono tutti e tre nella cameretta e Kurt e Katie rimasero senza parole. Avevano lasciato le pareti con il colore originale, rosa pastello, ma vi erano attaccate tante sagome dei personaggi della Disney, il letto aveva le coperte di Frozen, e un peluche a forma di pinguino era poggiato accanto al cuscino.

Katie scese dalle braccia di Blaine e raggiunse il letto, ma fece fatica a salirci sopra. Così il moro la sollevò di nuovo, aiutandola.

“Essa! Ofaf!” Esclamò, indicando i personaggi.

“E’ molto Disneyana questa cameretta, Blaine.” Quasi sembrò una critica alle orecchie di Blaine, a quali bambini, maschi o femmine che siano, non piaceva la Disney?
Era perfetta!

“Oh bè, potrai fare tutte le modifiche che vuoi, ma le sagome restano. Non sai quanto sia stato difficile trovarle in così poco tempo.”

“E il pinguino?” Chiese, prendendolo in mano e sistemando leggermente il papillon che aveva al collo.

“L’ho chiamato Pavarotti. Vedi, è un pinguino, ha il papillon… mi è sembrato giusto, no?”

Kurt sorrise. Ripensò ai giorni in cui erano entrambi alla Dalton e il povero canarino Pavarotti era morto poco dopo che lo avevano affidato a lui, ma da una parte fu una cosa positiva, perché finalmente Blaine si era accorto di lui, anche se per questo motivo era stato soggetto di molte battute da parte di Santana. E prima di stare con Blaine, lui era un dolce pinguino innocente, che non sapeva nulla sul sesso o sul come essere sexy. Quando avevano cominciato ad avere una relazione, il pinguino che era in lui era scomparso, anche se, a volte,  ritornava solo per riprendere Blaine quando diventava troppo indecente nei suoi discorsi.

“Si, hai fatto bene” disse e lo riappoggiò dove lo aveva preso. Katie lo osservò e decise di stringerlo tra le braccia.

“Ti piace, Katie?” Le chiese Blaine, accarezzandole i capelli e la bambina annuì timidamente e sorridendo.

“Bene… io vado a preparare la cena” disse Kurt allontanandosi e lasciando che Blaine instaurasse un qualche legame con lei, parlando di come si sarebbero divertiti a vivere insieme e di come la sua mamma sarebbe guarita presto per tornare a prenderla.

Cenarono e poi guardarono un cartone animato seduti sul divano. Come quando le facevano da baby sitter, aspettarono che si addormentasse per portarla a letto. Le misero il pigiama che avevano portato da casa e le rimboccarono le coperte. Per tutta la serata Kurt fu agitato, perché non vedeva l’ora di dire a Blaine che avrebbero avuto il loro bambino, ma voleva aspettare che entrambi cominciassero a lavorare e che Stephanie guarisse del tutto. Finché Katie sarebbe rimasta con loro non potevano certo dedicarsi a un altro bambino in giro per casa che avrebbe avuto bisogno di molte attenzioni.

Quando andarono a letto, rimasero in silenzio per un po’. Kurt sistemò il cuscino e si sdraiò.

“Stephanie ha già cominciato la cura?”

“Si… andrò a trovarla domani…” rispose e Blaine sospirò. Non sapeva cosa fare in quella situazione, così fece l’unica cosa che sapeva avrebbe funzionato.

 Si sistemò accanto a suo marito e lo strinse tra le sue braccia, sussurrandogli nell’orecchio “Sai che puoi contare su di me e non devi vergognarti di piangere…” e gli baciò una tempia.

Durante la notte, Kurt sentì dei singhiozzi provenire dalla stanza degli ospiti, così si alzò in fretta per paura che fosse successo qualcosa a Katie.

Entrò e vide la bambina, rannicchiata su un lato che piangeva, stringendo il peluche.

“Kut…” disse piano e Kurt le si avvicinò. “Voglio mamma, Kut” disse poi, asciugandosi gli occhi con i pugnetti.

“La mamma è con te, adesso non può esserci fisicamente perché deve fare delle cure per stare meglio, ma è sempre con te, qui” disse, portando una mano dove stava il suo cuore. Katie annuì, aveva capito, ma non voleva stare da sola.

“Kut… posso domire con te e Blan?”

Kurt annuì e la prese in braccio “Certo, piccola.”

La portò nel lettone, facendola sdraiare vicino a Blaine, per stare in mezzo a loro, protetta dal loro calore. Kurt portò la mano verso il braccio di suo marito per svegliarlo e quando Blaine aprì gli occhi e vide la piccola dormire con loro, sorrise ed  entrambi  le cinsero il corpicino, intrecciando le dita delle loro mani.

***

Nelle settimane seguenti, Kurt era diviso tra il suo lavoro, che procedeva bene avendo finito già tre capi d’abbigliamento, e le visite a Stephanie che stava facendo la chemioterapia e spesso, durante le visite, dormiva per la troppa stanchezza.

“Mi piace la parrucca di oggi” commentò Kurt. Cercava di sorridere sempre, per non rendere la situazione ancora più triste di quello che fosse già.

Stephanie indossava una parrucca biondo cenere che le arrivava alle spalle. “Grazie, Kurt. E’ l’unica cosa positiva dell’aver perso i capelli, posso cambiare colore e stile di capelli senza danneggiare i miei.” Disse, ricambiando il sorriso.

Kurt si mise seduto accanto al letto e le prese la mano. David, che era seduto dall’altra parte del letto, si alzò e la baciò sulla fronte “Vado a prenderti qualcosa dal bar” le disse dolcemente e lei annuì.

Kurt ammirò come, nonostante fossero usciti poche volte, le stesse accanto.

“David è molto dolce” disse, non appena lasciò la stanza.

“Si, gli ho detto che non è tenuto a fare tutto questo… portarmi da mangiare, i regali, i fiori… ma non la smette.”

“Lascialo fare, chissà, magari un giorno sarete la famiglia perfetta con Katie.”

“A proposito… posso chiederti se domani puoi portare Katie da me? Può venire anche Blaine, ovviamente.”

“Certo, Katie non vede l’ora di rivederti e io sto finendo le risposte da dare, ma sei pronta?”

Stephanie annuì e si asciugò gli occhi. “E’ piccola, non vorrei farle vedere lo stato in cui mi trovo, ma ho bisogno di stringerla tra le braccia.”

“Se vuoi ti posso dare una passata di fondotinta e una matita per le sopracciglia.” Si offrì Kurt e la ragazza scosse la testa, sarebbe stato come mentire e Kurt comprese il suo rifiuto.

Quando, il giorno seguente, Katie vide sua madre nel letto d’ospedale, rimase un attimo sconcertata. Guardò Blaine e Kurt che le sorrisero e così venne portata tra le braccia della ragazza.

Non volevano rovinare il momento, così uscirono, commuovendosi alla vista di quel abbraccio tra madre e figlia.

***

“Blan! Blan! Guadda!” Si agitò Katie, saltellando e indicando ripetutamente una coroncina di plastica insieme allo scettro, sullo scaffale del reparto dei giochi.

“Katie, hai già tante coroncine” le disse Blaine, cercando di farla desistere.

“Ok, Katie, cosa ti ho insegnato in queste situazioni?” Le chiese Kurt, guardandola negli occhi e Katie ridacchiò prima di schiarirsi la gola e guardare Blaine, impuntandosi con i piedi sul pavimento.

Blaine guardò gli occhi della bambina addolcirsi e il labbro inferiore portato in avanti, le dita intrecciate in un pugnetto come se stesse pregando. Non riuscì a mantenere lo sguardo dolce di Katie e prese la scatola con gli oggetti, mettendogliela tra le mani.

“Grazie!” Esclamò saltellando di felicità e poi batté il cinque con Kurt.

“Sappi che te la farò pagare quando saremo soli” disse Blaine alzando un sopracciglio e Kurt lo sfidò con lo sguardo.

“Che problema c’è?” Chiese con fare innocente il castano.

“C’è che avrà almeno altre cinque coroncine in casa e sono tutte sparse in giro” disse, gesticolando un po’ troppo con le mani, mentre spingeva il carrello per continuare la spesa.

“Oh andiamo, non vorresti viziare tua figlia?”

“Certo, ma le metterei anche dei limiti, hai visto com’è cresciuta Rachel? Le voglio bene, ma è fissata con la fama, non le avranno mai messo dei paletti!”

“Sì hai ragione… Katie!” La chiamò Kurt e la bambina si girò.

“Dovrest…”

“Dovresti metterla nel carrello, altrimenti poi ci dimentichiamo di pagarla” lo interruppe Blaine, coprendogli la bocca con la mano.

La bambina annuì e la porse a Blaine che la ringraziò, poi Kurt lo guardò confuso e Blaine gli stampò un bacio sulle labbra.

“Diamogliela vinta anche stavolta” disse sorridendo e spingendo il carrello.

***
Passarono altre settimane e Blaine aveva cominciato a incidere canzoni per il disco che sarebbe uscito l’anno successivo e, per fare pubblicità alla sua musica, il suo nuovo manager, Vincent Johnson, decise di fargli fare un mini tour, facendolo esibire ad eventi e a concerti come cantante emergente.

Kurt cercava, invece, di portarsi ovunque Katie, per non lasciarla a una tata, ma la bambina non si lamentava se, ogni tanto, la lasciavano con Santana e Brittany o con  Rachel.

Il castano era pronto per la presentazione dei suoi vestiti. Era arrivato il suo momento. O era gloria o fallimento. Questa occasione avrebbe determinato il suo futuro e come aveva detto una volta Isabelle, i sogni possono cambiare, forse fare l’attore a Broadway non era il suo destino, forse lo era la moda. Il suo nuovo sogno era quello di diventare uno degli stilisti più famosi nel mondo.

Finì di sistemare le modelle e i modelli e li fece sfilare davanti ai dirigenti di Vogue.com.

Per tutta la durata della sfilata, Kurt tremava come una foglia e teneva d’occhio ogni singola piega delle loro facce per intuire una qualsiasi tipo di espressione, quando accennavano a un sorriso, sussultava dentro di sé, cercando di non dare troppo nell’occhio e quando invece sembravano titubanti, la faccia si corrucciava per la preoccupazione, per qualche secondo, per poi farla rilassare immediatamente, perché poteva anche non realizzare un sogno, ma non avrebbe mai avuto le rughe a una così giovane età.

Alla fine lo chiamarono e lui avanzò, posizionandosi davanti al tavolo a cui erano seduti.

“Signor Hummel…”

“Anderson-Hummel.” Corresse velocemente, anche se era lungo da pronunciare, ci teneva che tutti si ricordassero che lui e Blaine erano sposati e ogni volta che lo sentiva, gli scappava un sorriso.

“Ci scusi… signor Anderson-Hummel, siamo rimasti colpiti dai suoi lavori. Ha fatto tutto da solo?” Chiese la signora che sedeva al centro. Forse era la famosa Anna di cui gli parlava spesso Isabelle. Difficile da impressionare.

“Sì, signora. Non ho ancora un team, sono solo io.”

“Bè, è impressionante. Sicuramente, uno degli stilisti a noi affiliati sarà felice di introdurla nel mondo della moda.” Disse, accennando a un sorriso.

Kurt si portò le mani alla bocca e sorrise emozionato.

“La ringrazio! Oh mio dio! Grazie!” Esclamò quasi saltellando sul posto, ma si trattenne.

La donna sorrise leggermente e lo congedò per parlare con i suoi colleghi.

Quando uscì dalla stanza, andò nei camerini per ringraziare i modelli e i  truccatori, quando gli suonò il cellulare. Lo prese e rispose.

“Pronto?”

“Signor Anderson-Hummel?” Chiese l’altra persona.

“Sì, sono io, chi parla?” Chiese, confuso.

“Sono il dottor Jenner, si tratta di Stephanie Miller.”

Kurt chiuse la chiamata e sentì una lacrima rigargli la faccia.
 

 
Note dell'autrice:
Spero vi sia piaciuto il capitolo.
E' stata una decisione importante quella di stravolgere un pò la storia con un colpo di scena e so che tecnicamente Kurt e Blaine non potrebbero tenere Katie anche se la madre ha detto di si, ma verrà tutto spiegato e risolto ^^
Al prossimo capitolo ;)
orangepearlvoice

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Mr. and Mrs. Miller ***


Salve a tutti :D
Scusate se non ho postato prima, ma ora ho del tempo grazie alle feste natalizie ^^
Ringrazio babykit87l per farmi da beta :D
Buona Lettura ^^



“Kurt, la mamma non c’è più… è morta” disse Burt al figlio.

Kurt lo guardò, confuso. Morta? Sua madre non poteva essere morta, fino a qualche ora prima gli sorrideva amorevolmente, e gli aveva pure pettinato accuratamente i capelli.

“No…” sussurrò con voce spezzata per le lacrime che stavano per rigargli le guance.

“Ha lottato con tutte le sue forze. Era una donna forte e dovrai esserlo anche tu” continuò suo padre, inginocchiandosi leggermente per guardarlo dritto negli occhi. Al piccolo parse che l’uomo stesse trattenendo le lacrime, vedendo i suoi occhi lucidi, forse anche lui stava cercando di essere forte per lui.

Kurt si asciugò le lacrime con le maniche del maglioncino e annuì lentamente.

Dopo il funerale, i parenti e gli amici dei genitori gli ripetevano che era in cielo e che avrebbe sempre vegliato su di lui e suo padre.

“Avrebbe potuto vegliare su di me da viva! Ora io e papà siamo soli!” Esclamò, pieno di rabbia e tristezza.

Per i primi tempi, Kurt odiò la madre, perché aveva deciso di morire lasciandoli a loro stessi. Lo sapeva che, in realtà, non era stata una sua scelta. Era malata, ormai da tempo, ma il piccolo Kurt aveva bisogno di un motivo per cui sfogarsi.

Poi quando suo padre cominciò a tentare di creare un legame con lui, come quello che aveva con la madre, non ci pensò più e apprezzò gli sforzi del genitore.

***
 
Non era stato facile da dire a una bambina di tre anni, che la madre se ne era andata, non per un viaggio e che sarebbe presto tornata, ma per sempre. Kurt e Blaine discussero parecchio su come affrontare l’argomento e chi glielo avrebbe detto. Alla fine decisero di farlo insieme, come qualsiasi altra cosa avrebbero affrontato.

Ovviamente, all’inizio, Katie non capì e continuava a ripetere che la mamma sarebbe ritornata e le avrebbe fatto provare una delle sue parrucche colorate, che lei chiamava ‘paucche’, ma Kurt le prese le manine e le spiegò quanto stesse male e quanto cercasse di guarire solo per lei, e che ora stava bene dove si trovava.

 Le disse che era in cielo e Katie cominciò a piangere, gridando che anche lei ci sarebbe voluta andare e Blaine la prese tra le braccia per farla calmare, dicendole che sua madre non lo avrebbe voluto e che voleva che stesse con loro due.

Quando si calmò, e chiuse gli occhi, per il troppo pianto, Blaine la sistemò nella cameretta  e andò a vedere come stesse Kurt.

Si mise seduto sul letto, accanto a lui. Non cercò nessun contatto, perché voleva che fosse Kurt a sfogarsi e, se avesse voluto farlo, sapeva che lui c’era.

“Io avevo otto anni quando mia madre morì” disse, rompendo il silenzio.

“Lo so...” rispose Blaine corrugando la fronte, preoccupato per lo stato d’animo del marito.

Ogni anno quando si avvicinava il giorno dell’anniversario della morte della signora Hummel, Kurt si chiudeva in sé stesso e poi, tornando a Lima, facevano visita alla lapide insieme al padre e a Carole, e Blaine lasciava che il castano gli stringesse la mano, facendogli quasi male, a volte, per la forza che ci metteva, ma avrebbe sopportato di tutto pur di vederlo di nuovo felice.  

“Non sapevo come dirglielo, io ero più grande e avevo capito cos’era successo, non c’era bisogno di dirmi che era in cielo, in paradiso o qualsiasi cosa sia. Io non ci credevo allora e non ci credo adesso, ma voglio che Katie pensi che sia in un posto migliore.”

“Lo pensa, Kurt. Sei stato bravissimo. Hai, o meglio, abbiamo gestito la cosa nei migliori dei modi.” Disse poi, appoggiando una mano sopra la sua coscia e stringendolo leggermente.

“Dall’ospedale mi hanno detto che Stephanie aveva lasciato detto una cosa importante per noi e aveva chiamato un avvocato… non so di cosa si tratti, ma vorrei che ci fossi tu con me.”

Blaine non disse nulla, annuì, e bastò per Kurt, che si buttò tra le sue braccia e si strinsero così forte che sarebbero potuti essere un’unica persona.

***

Vennero mandati dall’avvocato che Stephanie aveva ingaggiato. Si sedettero alla scrivania, subito dopo che la segretaria li aveva fatti accomodare.

L’avvocato era una donna sulla quarantina, molto elegante nel suo completo con giacca e gonna nera che terminava sulle ginocchia. Sulla scrivania c’erano le foto dei suoi figli e del marito. La targhetta messa in bella vista,  dorata con la scritta in stampatello nero diceva:

Avv. BERNADETTE OAKLEY

“Signori Anderson-Hummel, la mia cliente, Stephanie Miller, mi aveva contattata per ufficializzare la vostra richiesta di adozione nei confronti della figlia, Katie Miller.” Disse aggiustando le penne poste vicino a un quadernetto, che aveva di fronte a sé.

“Cos-“ cominciò Kurt, confuso, lanciando uno sguardo veloce a Blaine, scioccato allo stesso modo.

“Non ve ne aveva parlato?”

“N-no, cioè, mi aveva chiesto se io e Blaine avremmo potuto tenerla, e noi siamo contenti di farlo, ma non pensavo volesse che l’adottassimo.” rispose Kurt, sorpreso. Non era arrabbiato, ma avrebbe voluto che Stephanie glielo chiedesse prima.

“Bè, vi ha nominato come suoi tutori, ma si sono presentati i suoi genitori e hanno reclamato la nipote.”

“Stephanie mi disse di non volerla lasciare ai parenti o ad un centro di adozioni…”

“…Ed è qui che entro in scena io. Se volete la custodia di Katie, dovrete battervi in tribunale, e a quanto ho saputo, quelle persone hanno soldi da buttare e avranno già assunto uno studio legale imponente.”

Kurt e Blaine si guardarono. A volte, riuscivano a capirsi con un solo sguardo. Entrambi sapevano che volevano solo il bene per la bambina.

“Noi vorremo combattere per ottenere la sua custodia.” le comunicò Kurt, convinto.

 “Molto bene…” disse e poi si schiarì la voce “ma non potete tenerla al momento. Lei è una minore e non siete imparentati, i signori Miller la vorrebbero portare  a Seattle, ma finché il giudice non deciderà con chi dovrà stare, la bambina dovrà rimanere qui a New York e purtroppo sotto la custodia dei nonni.”

Kurt e Blaine capirono che era sbagliato l’averla portata a vivere con loro, e annuirono in silenzio, stringendosi forte le mani.

“E quando verranno?” Chiese poi Blaine.

“Tra una settimana” rispose Bernadette.

***

“Amore, dovresti andare a prendere Katie a scuola…” disse Kurt, mentre Blaine si stava stiracchiando sotto le coperte, allungandosi verso di lui in cerca di coccole.

“Blaine…” sospirò sorridendo.

“Si?” Chiese Blaine, con fare innocente.

“Devi alzarti.”

“E se lo fossi già?” Domandò, alzando leggermente il sopracciglio e guardandolo dritto negli occhi.

“Allora ti arrangi… fino a stasera.”

“Stasera?! Ma è tanto tempo!” Si lamentò, quasi come farebbe un bambino a cui non è stato concesso di giocare più a lungo, e questo fece sorridere il castano.

“Mi dispiace, ma ho una riunione importante. E’ probabile che la sfilata a cui parteciperò sarà a Parigi, ma non so quando e soprattutto per quanto.”

“Spero non molto…  mi mancheresti…” disse Blaine portando una mano sotto le lenzuola e passando il dito indice sulla coscia dell’altro.

“Mmm… quanto?” Scherzò Kurt, appagato da quelle semplici carezze.

“Da morire” e si sporse verso di lui per baciarlo.

Dopo altri dieci minuti passati a baciarsi e accarezzarsi, finalmente, Blaine si alzò e si fece una doccia, preparandosi per andare a prendere Katie all’asilo.

Quando arrivò alla struttura sorrise. Vedere tutti quei bambini che correvano tra le braccia dei genitori e il pensiero che ora, con Katie e poi il loro futuro figlio, sarebbe toccato anche a loro due lo riempiva di gioia, facendolo respirare a pieni polmoni.

“Blan!”

Sentì una vocina chiamare il suo nome e una bambina che gli correva incontro, con le braccia pronte ad attaccarsi al suo collo. Cosa che fece quando gli fu a due passi di distanza.

“Principessa! Com’è andata la scuola?” Le chiese.

“Bene!” Esclamò felice.

La riportò a casa e passarono il pomeriggio a fare biscotti. Katie si divertì e dopo un po’, cominciarono a gettarsi la farina addosso, diventando più pallidi di un fantasma.

“Papà, mi piace fare i bicotti!” Gridò felice, lasciando Blaine senza parole ed emozionato per come lo aveva chiamato la piccola. Le si avvicinò e la baciò sulla testa, anch’essa piena di farina.

Poi le fece un bagnetto, perché al ritorno di Kurt doveva essere bella e profumata, mentre avrebbe dato di matto se avesse visto in che stato erano il suo vestito, per l’esattezza di original marines, e i capelli.

Kurt tornò stanco ma felice per come era andata la riunione e la giornata in sé, molto produttiva per la sua carriera.

“Soppesa!/Sorpresa!” Esclamarono insieme Blaine e Katie, mostrandogli il piatto con i biscotti che formavano una montagnetta.

“Wow… ragazzi… grazie!” Disse, sorpreso e felice. Attirò la piccola a sé per schioccarle un bacio sulla guancia e poi baciò Blaine con passione.

“Papi bleah!” Esclamò la piccola, coprendosi gli occhi con le mani, mentre Kurt rimase sorpreso, ma Blaine gli fece capire che ne avrebbero parlato dopo, così lasciò perdere la questione e si mise al tavolo.

“Come mai i biscotti?”

“Pensavamo che dopo una lunga giornata di lavoro, avessi bisogno di un po’ di dolcezza” disse Blaine, riportando il piatto a tavola. Lui e Katie avevano già cenato e Kurt aveva cenato con Isabelle.

“Siete i migliori” disse, commosso.

“Anche se… papi non è stato proprio bravo con me” disse Blaine, lasciando a bocca aperta Katie e Kurt alzò un sopracciglio, sapeva a cosa si stava riferendo.

“Cosa ti ha fatto, papà?” Chiese curiosa la bambina, che aveva appena addentato un biscotto e Kurt l’aveva sgridata perché parlava a bocca piena.

“Bè, mi ha lasciato con un conto in sospeso, non preoccuparti, nulla di serio.”

La bambina riprese a mangiucchiare, mentre Blaine si tolse la scarpa e fece arrivare il piede dall’altra parte del tavolo, strusciandolo su tutta la gamba di Kurt, facendolo rabbrividire.

Una volta che Katie andò a dormire, Kurt afferrò Blaine per il colletto della polo e lo trascinò in camera.

“Cos’è che dicevi prima?” Che non sono stato molto bravo con te?” Chiese, in modo provocatorio e facendo agitare Blaine che deglutì pesantemente prima di rispondere balbettando.

“E-Esatto”

“Bè, rimediamo subito. Non mi piace quando mi comporto male con te” disse attirandolo a sé baciandolo.

***

“We walked hand in hand…”

Blaine prese una matita e modificò una nota, poi riprese a suonare il pianoforte. Sam lo avrebbe accompagnato alla chitarra e Rachel decise che avrebbero cantato insieme una canzone.

“Ehi, ti disturbo?”

“Kurt… tutto bene?” Gli chiese, facendogli segno di sedersi sulle sue gambe e Kurt lo fece.

“Sì… ora si…” disse sospirando.

“Katie?”

“Si è spaventata perché ha bagnato il letto e sono rimasto con lei finchè non si è addormentata.”

“E non mi hai chiamato?”

“Non serviva, e poi pensavo dormissi.” Si giustificò il castano, portando le mani intorno al collo di Blaine.

“Mi è venuta l’ispirazione per una canzone… vuoi sentire come inizia?”

Kurt scosse la testa. “Vorrei parlare di quello che è successo stasera.”

“Senti Kurt, non le ho detto che poteva chiamarci così.”

“Ma non le hai neanche detto che non dovrebbe chiamarci in quel modo. Non siamo i suoi genitori, o almeno, non ancora, e questo fa male, capisci?”

“Certo, so che tra qualche giorno sarà il funerale di Stephanie e i signori Miller verranno a prendersi Katie, ma non sapevo come reagire e…”

“Non sto dicendo che è colpa tua, ma come reagirà se dovesse andare a Seattle con i nonni che conosce a malapena?”

Blaine abbassò lo sguardo e Kurt si girò leggermente verso i tasti del pianoforte per cominciare a suonare.

“Perché non  mi fai sentire? E’ da un po’ che non componi…”

“Intendi forse dal tuo ventiduesimo compleanno?” Gli sorrise e Kurt lo baciò sulla tempia.

“Ti amo, Blaine Devon Anderson-Hummel.”

“Ti amo anch’io, Kurt Elizabeth Anderson-Hummel, ma dimmi, com’è andata la riunione per la sfilata?”

Kurt si morse il labbro inferiore.

“Che c’è?”

“E’ stato confermato che sarà a Parigi e tra i preparativi e le prove ci vorrà un mese…”

“Un mese?” Chiese, scioccato.

“Sì, ma…”

“Io verrò con te” disse interrompendolo.

“Cosa? Blaine…”

“Io non ti lascio da solo.”

“Ascoltami” disse, prendendo a coppa il suo viso. “Andrà tutto bene. Partirò dopo il funerale, quindi Katie non sarà più qui con noi, e tu devi pensare al tuo tour
pubblicitario e, quando tornerò, ti sembrerà che non sia passata neanche una settimana.”

“Non cambierà nulla, prometti.”

“Ovvio che non cambierà nulla, sono un uomo sposato ora e sono fedele a mio marito, e tu, prometti che per qualsiasi motivo mi chiamerai e che, se io comincio a ignorarti perché sono emozionato per la sfilata, mi interromperai e ti farai valere”

Blaine sorrise, cercò di ritirare le lacrime che stavano per scendere lungo le guance.

“Sì, te lo prometto. Non voglio farti di nuovo del male…” Si baciarono e si abbracciarono e poi insieme andarono a letto.

***

“Monsieur Hummel! L’aspettano per la prova dei completi!”

“Arrivo.”

Kurt si trovava bene a Parigi, dopo New York, era sicuramente quella la città dei suoi sogni. Ogni volta che poteva si collegava con Skype per vedere come se la stesse cavando Blaine.

Aveva già composto quattro canzoni grazie all’aiuto di Sam, Mercedes e Rachel.

Ogni minuto ripensava a Katie. A quando, quel giorno del funerale, i signori Miller si erano presentati.

La signora era una donna scheletrica, con molte rughe in faccia e che aveva provato a nascondere con un po’ di fard, ma inutilmente. I capelli grigi a caschetto, manicure perfetta e vestita elegantemente. Il padre di Stephanie era un uomo robusto, con un po’ di pancia, i capelli in ordine e i baffetti. Era l’unico della coppia che sembrava provare tristezza, e Kurt lo notò dagli occhi piccoli leggermente arrossati.

La donna si era rivolta a Blaine e a Santana, che teneva Katie in braccio, seguiti da Brittany che stringeva la mano a Kurt.

“Così siete voi che volete la custodia di nostra nipote” constatò.

Blaine si fece avanti e rispose garbatamente.

“Veramente, signora, io e mio marito vorremo diventare i genitori di Katie.”

Da parte della signora ci fu uno sbuffo divertito, mentre il marito prese un fazzoletto e si asciugò gli occhi, forse commosso per aver visto la figlia di sua figlia.

“Allora potevamo risparmiare per l’avvocato, non vincerete mai!”

“Lo crede?” Chiese Kurt, lasciando la presa della mano dell’amica e mettendosi accanto a Blaine.

“Certo, credete che i giurati preferiscano una coppia, gay e giovane, rispetto ai suoi nonni?”

“Sono tempi diversi, c’è più mentalità aperta, e riconosceranno che una coppia gay e giovane sia meglio di una vecchia dalla mente chiusa.”

Non disse nulla contro l’uomo perché non sembrava una brutta persona, voleva veramente bene a Stephanie e ne avrebbe voluto alla bambina, ma finchè sarebbe stato
sposato con quella donna, Kurt non l’avrebbe lasciata nelle sue mani.


“Questo lo vedremo… Verremo a prendere la bambina questa sera.”

Detto questo si allontanarono, e la donna richiamò un paio di volte il marito, perché spesso si voltava per guardare ancora la nipote.

***

“Katie, hai presto tutto?” Le chiese Kurt, entrando nella cameretta.

La bambina aveva uno zainetto sulle spalle ed era seduta sul bordo del letto. Il castano le si avvicinò e si mise seduto a fianco.

“Perché mi state mandando via?” Chiese tra i singhiozzi. La faccia era crucciata per la tristezza.

“Vieni qui.” La strinse a sé, facendola sedere sulle sue gambe. Katie lo strinse più forte che poteva, senza,però,fargli male.

“Non ti lasceremmo mai andare, ma non siamo i tuoi genitori e non siamo imparentati. Dovrai stare con i tuoi nonni finché non lo diventeremo e poi vivremo insieme,
qui e per sempre.”


Katie si asciugò le lacrime e si lasciò baciare la guancia dal ragazzo.

“Kurt… sono arrivati” disse Blaine, rimanendo sulla soglia della porta. Non voleva rovinare quel momento, ma non aveva altra scelta.

Kurt, allora, fece scendere Katie e la prese per mano.

Scesero le scale, e all’entrata li aspettavano uno degli assistenti sociali e i signori Miller, la signora leggermente impaziente da come batteva il piede.

“Eccoti qui, finalmente. Forza, andiamo!”

“Ce la lasci salutare” chiese Blaine e la donna annuì, spazientita.

Blaine si abbassò, inginocchiandosi, per essere all’altezza di Katie. Le prese le manine e le strinse.

“Spero di rivederti presto, principessa, e se hai bisogno di qualsiasi cosa, nello zaino c’è un biglietto con i nostri numeri, chiedi al nonno… credo che possiamo fidarci di lui…” disse con tono più basso e sorridendo leggermente “…digli di chiamarci, noi accorreremo e ti riporteremo subito qui, ok?”

Katie annuì silenziosamente e poi si buttò tra le sue braccia, piangendo di nuovo.

“Forza, ora, devi fare la bambina forte” Le carezzò la guancia e si alzò.

Anche Kurt l’abbracciò di nuovo e quando fecero per uscire, si ricordò di un piccolo particolare.

“Pavarotti!” Esclamò e tutti si voltarono verso di lui. Blaine capì e corse nella cameretta.

Quando ritornò, porse il peluche alla bambina che lo strinse forte, quasi per cercare un qualcosa, un odore o un ricordo che le facesse pensare ai due ragazzi.

“E questo cos’è?” Chiese la signora Miller, disgustata quasi.

“E’ il suo peluche, non se ne separa mai” disse Kurt.

La signora sospirò e prese per il polso la bambina, portandola via.

I due salutarono gentilmente il signor Miller e l’assistente sociale, per poi seguirli fuori.

Salirono in macchina e Kurt e Blaine rimasero a fissarla finchè non scomparì definitivamente, per poi rientrare in casa e capire che avevano appena perso qualcosa di
molto importante.


***

“Monsieur Hummel” lo chiamò uno dei suoi assistenti.

Kurt stava sistemando uno dei vestiti che stava indossando una delle modelle.

“Che c’è?! Non vedi che sto rimediando a uno strappo causato da Térese? Si, so che ti sei data alla pazza gioia alla festa di ieri sera, con tutti quei dolcetti, ma io ho resistito alla tentazione. Tu, come le altre, dovevi moderarti almeno.” Disse, rivolgendosi alla ragazza che lo guardò storto e offesa.

“Ma c’è suo marito” insistette l’uomo.

Kurt si fermò un attimo. Blaine? Blaine era lì? Com’era possibile?

Lasciò scivolare il pezzo da rammendare tra le dita e si voltò.

“Sorpresa!” Esclamò il moro, aprendo le braccia per abbracciarlo.

“Che ci fai qui?!” Chiese l’altro, felice di rivederlo dopo settimane di videochiamate, baciandolo subito dopo.

“Bè, non potevo perdermi la tua prima sfilata” disse rispondendo al bacio.

“Non è così importante, insomma… presenteranno solo un paio di mie creazioni.”

Blaine gli accarezzò le spalle  mentre parlava e sorrise nel sentire quanto modesto volesse essere suo marito, ma aveva lavorato e faticato tanto per arrivare a questo punto, e lui voleva poter dire di esserci stato per sostenerlo nella buona e nella cattiva sorte.

“Vado a sedermi, sarò in prima fila, e ho scelto un posto che ti permetterà di vedermi, almeno un poco, da dietro le quinte. Se hai paura, cercami con lo sguardo.”

Kurt sorrise, perché il suo sogno si sarebbe realizzato tra meno di mezz’ora e dopo si sarebbe deciso se sarebbe diventato uno stilista o no. Tutto dipendeva dalle sue creazioni. Era felice perché da solo non sarebbe riuscito a gestire quest’esperienza, dopo un po’ uno ci fa l’abitudine, ma era un mondo nuovo per lui, e avere Blaine al suo fianco gli faceva meno paura.

“Si va in scena.” Disse un modello, che ammiccò a Kurt, che non ci fece molto caso.

Cominciò a sentire gli applausi per l’inizio della sfilata.



Note dell'Autrice:

Spero vi sia piaciuto questo capitolo e che seguiate anche i prossimi, non credo ci saranno molti altri capitoli, ma devo ancora raccontare delle cose in questa storia e poi dopo magari mi dedichero a one-shot o racconti brevi sempre su Klaine o altre coppie che mi piacciono :3
Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Why don't you have your own baby? ***


Salve :D
E' passato un pò di tempo, me ne rendo conto, ma sto cercando di fare del mio meglio per finire prima i capitoli e ringrazio sempre la mia Beta, che malgrado i suoi impegni, continui ad aiutarmi ^^
Spero che questo capitolo vi piaccia, le cose cominciano a svilupparsi e non so quanti capitoli ci saranno ancora, non credo molti, ma spero che man mano la storia non perda di originalità :)
Buona Lettura!




Cap 9
 
 
Qualche mese dopo l’allontanamento di Katie da Kurt e Blaine, Rachel e Jesse decisero di sposarsi in quello che sarebbe stato un matrimonio a sorpresa, ma ben organizzato, perché secondo Rachel era importante che fosse tutto pronto per ogni evenienza.

Kurt l’aiutò ad aggiustare il vestito che era diventato di una taglia più grande, visto che la sua amica aveva perso qualche altro chiletto e cm di fianchi, anche se Kurt le aveva detto un sacco di volte che non aveva bisogno di perderne altri.

“Kurt sei il mio salvatore!” Esclamò la ragazza, mentre si ammirava allo specchio. Kurt invece era dietro di lei, con uno spillo tra le labbra e alle prese con l’ultima cucitura. Appuntò lo spillo sul portaspilli e si alzò.

“Sono solo bravo a cucire, ma non c’è di che.”

“Sono così emozionata Kurt! Tu come ti sentivi al tuo matrimonio?” Gli chiese, con voce quasi tremante per l’emozione.

Kurt ripensò al giorno del suo matrimonio. Spuntò un sorriso sulle sue labbra al solo ripensare al suo Blaine, con lo smoking, gli occhi lucidi per l’emozione, le guance arrossate… Era arrivato prima lui all’altare, accanto a Brittany, e non riusciva a smettere di sorridere,  la felicità aumentava mentre osservava il suo futuro sposo che avanzava, tenendo sottobraccio la loro amica Santana.

Quando si presero per mano, Kurt aveva sentito un brivido lungo la schiena ed era certo che anche Blaine l’avesse sentito. 

“Bè, non ho avuto molto tempo per pensarci, Brittany e Santana ci hanno preso alla sprovvista. Blaine mi ha preso le mani, ha detto che era da pazzi sposarsi così, senza averlo programmato e poi lo stesso giorno in cui eravamo tornati insieme…” disse, ritornando alla realtà e Rachel lo guardò pensierosa  “…ma poi il cuore ha sopraffatto la ragione e sono andato all’altare, ero felice e tranquillo.”

Rachel sorrise e attirò l’amico in un abbraccio stretto, quasi cercando un sostegno in lui e il castano ricambiò.

“Rachel, scusa il disturbo…” disse Blaine, sull’uscio della camera e rimase senza parole nel vedere l’amica in abito da sposa.

“Oh, Rachel, sei bellissima! Jesse non ti toglierà gli occhi, e le mani, di dosso” si complimentò, avvicinandosi e mettendosi di fianco al marito.

“Grazie Blaine, che succede?” Chiese, capendo che qualcosa non andava.

“Oh! Già! Ehm, è arrivato Leroy e…”

“Portalo lontano da papi, ha portato un ospite e non vorrei mai che cominciassero a litigare.”

Infatti Hiram aveva deciso di portare on sé il suo nuovo compagno, la storia durava ancora da poco tempo per poter dire che fosse una relazione seria, ma a Rachel sembrava simpatico e adorava Broadway e Barbra Straisand, quindi come poteva non approvare la nuova storia di suo padre?  

“O…ok, allora, lo porto qui così ti condurrà all’altare.”

“Ottima idea, Grazie!”

Kurt diede un bacio sulla guancia a Rachel e le augurò buona fortuna prima di seguire il moro.

Venti minuti dopo, ecco Rachel Barbra Berry, futura St. James, che percorreva la navata, con accanto uno dei suoi papà.

Tutti quelli del Glee parteciparono, Carole e Burt, Will Shuester ed Emma e addirittura Sue Sylvester.

Ci furono lacrime e sorrisi. Rachel lanciò il bouquet e fu Quinn ad afferrarlo, sorridendo di gioia accanto a Puck che la teneva per il fianco e sorrideva insieme a lei.

Dopo aver ballato due canzoni consecutive, Rachel si accorse di Kurt, che era seduto al tavolo, Blaine si era appena alzato, baciandolo sulla tempia, prima di allontanarsi.

Gli si avvicinò, lasciando il marito che si scatenava con gli amici.

“Kurt… tutto bene?” gli chiese, sedendosi accanto a lui.

“Mi spiace, Rachel, non voglio parlarne, rovinerei il tuo matrimonio.”

“Lo rovineresti se tutti si accorgessero che stai piangendo e allora io e Jesse non avremmo più attenzioni.” Disse ironicamente, ma Kurt la fulminò, così si scusò.

“Dimmi tutto” disse poi, prendendogli una mano.

“Si tratta di Katie… ora sta con i nonni, e la signora Miller non ce la fa vedere, in più non so se avremo mai la custodia.” Si sfogò, cercando di non esplodere in lacrime, ma Rachel vide che stava trattenendo tutto dentro di sé.

“Quella bambina vi adora, Kurt, e sua madre ha scritto una lettera in cui esprime il suo ultimo desiderio: quello di vederla con voi come i suoi papà. Ne devono tenere conto.”

“Lo spero. Le vogliamo molto bene e ci eravamo abituati ad averla in giro per casa.”

Rachel sorrise. Era la prima volta che vedeva questo suo lato paterno. Ne era sicura, Kurt era pronto per essere padre e lei lo avrebbe aiutato, in qualche modo.

“Kurt, avrete sicuramente la custodia, ma visto che sentite questo senso paterno crescere così tanto dovreste pensare a metterne al mondo uno vostro?” propose, un po’ imbarazzata, non sapeva come avrebbe reagito l’amico o come sarebbe riuscita a spiegarsi.

“Rachel…”

“Pensaci, un bambino che sia tuo e di Blaine, e io potrei farvi da madre surrogata. Ho visto la gioia dei miei papà nel crescermi e non mi hanno fatto mai mancare nulla, come credo farete voi.”

 “Grazie Rachel, io…” Cominciò a dire Kurt. Era un po’ titubante su questa proposta da parte dell’amica. Non voleva pensare subito a un altro bambino, non ora che dovevano concentrarsi sull’ottenere la custodia di Katie.

Intanto che era perso nei suoi pensieri, Rachel riprese a parlare.

“Ovviamente, Blaine sarà il padre biologico, con il mio talento e il suo fascino euroasiatico sarà un bambino stupendo e talentuoso, ovviamente prenderà lezioni di danza classica, di pianoforte, canto…” lo interruppe Rachel, facendo già progetti e gesticolando con le mani e usando un tono di voce potente e maestoso.

“Rachel, Blaine è mio marito e quello di cui stai parlando sarebbe mio figlio, quindi le decisioni spetterebbero a me e a Blaine.”

“Ok… Stavo pensando, visto che due uomini non possono avere figli, potresti  ‘aiutarlo’ a ‘donare’, così potreste dire di averlo creato insieme in un certo senso…” poi guardò l’amico, tra l’imbarazzo e il disgusto.

“Ehi, tesoro, ho preparato la macchina, è qui davanti” disse Blaine, avvicinandosi.

Si fermò quando vide i due amici muti e rossi per l’imbarazzo.

“Cosa succede?” Chiese confuso.

“N-niente… Rach, io e Blaine andiamo, sono molto stanco e lui dovrà partire domani mattina, quindi vorremmo stare un po’ insieme” disse Kurt, alzandosi e afferrando le spalle di Blaine, ancora confuso.

“Ok, pensa a quello che ti ho detto.” Si raccomandò Rachel, alzando le sopracciglia e puntando il dito verso di lui.

Kurt annuì velocemente, mentre Blaine chiedeva spiegazioni.

***

“Signor Hummel, la signorina Miller le ha lasciato una lettera, giusto?” Chiese la signora Oakley.

“E’ esatto” disse, un po’ titubante, era molto nervoso perché stava affrontando quel processo da solo.

“Se la sente di leggerla?” gli chiese di nuovo e il viso di Kurt s’illuminò quando vide Blaine entrare nella sala e prendere posto. Si guardarono per un attimo e il castano ritrovò il coraggio di andare avanti.

Prese la lettera dalle mani dell’avvocato e si schiarì la voce.

“Carissimo Kurt,

So che magari sarai arrabbiato in questo momento, ma non avevo scelta..”

Fece una pausa e poi riprese, respirando profondamente.

“…La prima volta che ti ho visto è stato alla NYADA, eri con Adam Crawford e ti sei fatto valere davanti a quei leccapiedi dopo la sfida di Mezzanotte.
Sono scoppiata a ridere , ma ovviamente non mi hai sentita.

La seconda volta è stato al parco vicino alla scuola, hai accidentalmente urtato un bambino, facendogli cadere il gelato,lui si è messo a piangere e tu lo hai consolato e gli hai offerto un altro gelato, ricordandogli di non mangiarne troppi, altrimenti un giorno non avrebbe trovato una compagna o un compagno.

Anche lì ho sorriso.

Ho sempre sognato un padre come te, per Katie, forte, gentile, affascinante… ops, scusa Blaine se stai ascoltando.”

Blaine sorrise tra le lacrime, per la commozione.

“Solo mesi fa ho trovato il coraggio di parlarti e sono contenta di averlo fatto.

Voglio che Katie stia con voi. So che dubiti delle tue capacità di genitore, ma la verità è che saresti un ottimo padre e la prova è che Katie ti adora, e adora anche Blaine.

Quindi, quello che sto cercando di dirti, vorrei che voi diventaste i suoi papà. Non voglio che viva con i miei genitori.

Io sono scappata da loro, o meglio da mia madre. E’ lei che comanda in quella casa, voglio bene a mio padre, ma non riesce a lasciarla.

Bernadette Oakley è una brava persona, sa già tutto e non dovete far altro che lottare per Katie.
Stephanie”

Kurt chiuse la lettera, mantenendo lo sguardo basso.

“Non dice cosa è successo con i suoi genitori” intervenne l’altro avvocato.

Il giudice lo richiamò perché non gli aveva dato la parola.

“Grazie signor  Hummel” disse la Oakley e Kurt tornò a sedersi.

Dopo il processo, uscì e trovò Blaine. Si buttò tra le sue braccia, nascondendo la faccia nell’incavo del collo e ne inspirò il profumo.

“Scusa se ti ho lasciato affrontare tutto questo da solo.” Si scusò Blaine, passando la mano sulla sua schiena.

“L’importante è che ora tu sia qui…”

Si misero seduti fuori dall’aula in attesa di essere richiamati dopo una pausa, per permettere ai giurati di confrontarsi.

“Blaine…” Kurt stava giocherellando con le dita della mano del marito che teneva tra le sue.

“Si?”

“Io credo di essere pronto ad avere un figlio…”

Blaine sorrise leggermente, intenerito dalla confidenza di Kurt e con l’altra mano gli accarezzò una guancia per poi sollevargli il mento e guardandolo dritto negli occhi.

“Avremo la custodia di Katie e…”

“No, Blaine. Intendo un nostro bambino” disse, precisando.

Blaine rimase sorpreso e a bocca aperta. Kurt si preoccupò perché non gli stava dicendo nulla e  lasciò la presa sulla mano, portandola sul collo, strofinando il pollice sulla mandibola.

“Se…sei sicuro?” Chiese Blaine, che stava trattenendo l’emozione, ma aveva gli occhi già lucidi.

“Sì, non è un rimpiazzo, anzi, se ottenessimo la custodia, Katie avrebbe un fratello o una sorella.”

Blaine si lasciò prendere dall’emozione alla fine e lo baciò appassionatamente. Scoppiarono a ridere insieme e Blaine pianse.

***

“Cosa? Tu e Lady Hummel volete fare un bambino?” Chiese Santana, scioccata.

“E Rachel farà da madre surrogata” disse Kurt, stringendo la mano a Blaine.

“E chi, di voi due, farà la donazione?” Chiese puntando il dito prima su uno e poi sull’altro.  

“Abbiamo deciso che sarà Blaine il padre biologico.”

“Ok, comunque potreste evitare tutta questa procedura e farlo da voi.” Consigliò Santana bevendo un sorso del suo cappuccino.

Ad entrambi per poco non andò di traverso il caffè.

“Santana…” cominciò Blaine, dopo essersi ripreso “…Rachel è una bella ragazza e siamo amici, ma non potrei mai…”

“Ed è sposata, e io non lo permetterò mai!” Sbottò Kurt.

“Però l’hai baciata qualche anno fa, potresti ubriacarti di nuovo e…”

Blaine fece una faccia disgustata.

“…O puoi sempre coinvolgere anche Kurt.”

“Santana, che schifo! Noi siamo sposati ed è una relazione esclusiva, la nostra!”

“Oh, ma dai! Scommetto che uno di voi, almeno una volta, ha immaginato di fare una cosa a tre con Sebastian ‘taglio alla principe Disney’ Smythe.”

I due si guardarono, imbarazzati e Santana spalancò la bocca, sorpresa.

“Cos…?!”

“…Non farei mai una cosa a tre con ‘faccia da checca’...”

Tutti e tre si voltarono e videro l’ex membro degli Usignoli, in piedi, vicino al loro tavolo. Indossava una semplice maglietta verdognola e dei jeans.

“…ma potrei farci un pensierino se si trattasse di Blaine.”

“E tu cosa ci fai qui?” Gli chiese Kurt, infastidito.

“In quanto AMICO di Blaine” disse evidenziando la parola amico. “Sono venuto per impedirgli di fare un errore”

“Quale errore, Seb?” Chiese Blaine, confuso.

“Quello di avere un marmocchio tutto pianti e popò in casa” disse accomodandosi accanto a Santana.

“Blaine ed io avremo un bambino, non puoi farci nulla.”

“Sì, so gestire i bambini, Sebastian, non ho paura.”

“E della vostra intimità cosa mi dite?”

“Bè, all’inizio sarà dura… ma non siamo soli, qualcuno ci aiuterà.”

“Non contate su di me” disse Sebastian, alzando le braccia in aria.

“Come se volessi che mio figlio diventi un piccolo pervertito.” Kurt mandò una frecciatina e Blaine cercò di impedire che cominciassero a punzecchiarsi, ma Sebastian lo anticipò.

“Tu sarai perfetto come figura ‘materna’, Kurt.”

Kurt lo fulminò e Blaine percepì la tensione.

“Ragazzi, calmatevi. Seb,  invece a me farebbe piacere se facessi parte della sua vita, sei un buon amico, quando vuoi.”

“Oh, così mi fai commuovere, Blainey” Sebastian fece finta di commuoversi e di asciugarsi gli occhi con l’indice.

E mentre Sebastian ripeteva vari nomi come ‘Zio Seb’, ‘Zietto Bas’ tra sé e sé, Santana guardò in basso sorridendo.

“San, che c’è?” le chiese Kurt.

“Bè, anche io e Britt vorremmo un bambino e volevamo chiedere a te, Kurt, se potevi esserne il padre.”

Kurt rimase senza parole, ma emozionato.

“Perché proprio io?”

“Sì, perché lui? Hai qui due esempi di stalloni e scegli la cav…” prima che potesse finire, Blaine gli colpi la gamba col piede e Sebastian esclamò un ‘Ow!’ di dolore.

“Vorrei che nostro figlio abbia l’ottimismo di Brittany e la tua forza, Kurt… siete entrambi un ispirazione per me” dichiarò Santana e Kurt le prese la mano, annuendo.

“dammi un po’ di tempo per pensarci, ma sappi che sono onorato che abbiate pensato a me.”

Santana sorrise caldamente e lo ringraziò

***

“Allora, chi sarà il padre?” Chiese l’infermiera avvicinandosi al gruppo. Sia Kurt che Blaine si alzarono, agitati. Il loro percorso per diventare padri sarebbe cominciato quel
giorno.

“Emh… sono io” disse Blaine.

 “Bene, allora,  il signor Anderson nella stanza 2.”

“P…potremo fare una richiesta?” Chiese Blaine, con voce un po’ tremante.

L’infermiera annuì sorridendo. Era abbastanza giovane, probabilmente non li avrebbe giudicati.

“Emh… ecco… potremmo andare insieme a… riempire il b-barattolino?” Chiese poi timidamente, arrossendo.

“Oh!” Esclamò la ragazza, arrossendo anche lei. “Si, certo. Di solito non lo permettiamo, ma farò uno strappo alla regola”

I due la ringraziarono e si diressero verso una delle stanzette.

C’erano riviste di tutti i tipi, ma essendo insieme, non sarebbero servite a molto.  Blaine era un po’ nervoso, ma trovandosi lì con Kurt, ritrovò la calma e gli cinse la vita, avvicinandolo a sé.

“Pensaci… e come se stessimo facendo questo bambino insieme” disse Blaine sorridendo.

“Sì, non ci credo che abbiamo dato retta a Rachel, ma hai ragione… e io potrei fare da padre al figlio delle nostre amiche. Voglio dire, ancora non ho preso una decisione e ci vorrà del tempo…”

“Ti amo,Kurt.”  Disse Blaine, interrompendo il marito che stava per perdersi nei suoi discorsi, e agli occhi di Blaine era adorabile.                                               

“Anch’io ti amo.”

Si baciarono a lungo e dopo un po’ Kurt prese l’iniziativa, cominciando a slacciare la camicia di Blaine.

“Kurt… non abbiamo tutto il tempo per fare le cose come si deve…”

“Devo farti eccitare in qualche modo” disse, passando la lingua sulla porzione di pelle che pian piano continuava a scoprire.

“E te?”

“Prima pensiamo al nostro bambino.”

Dopo avergli stuzzicato i capezzoli e tutti i punti che facevano diventare le gambe di Blaine come gelatina, decise di passare ai pantaloni e Blaine trattenne quasi il fiato, sapendo quello che sarebbe successo a momenti e vide il marito che lo guardava come se fosse improvvisamente affamato. Gli occhi erano passati da un brillante azzurro ad uno scuro blu notte.

Quando finalmente Kurt lo circondò con la bocca, gemette.

Blaine non riusciva a credere a quello che stava succedendo. Si sentiva un po’ in imbarazzo, perché dietro quella porta passava un sacco di gente e non voleva che lo sentissero, così si portò una mano davanti alla bocca.

Il castano grugnì, quando il moro gli diede dei colpetti alla spalla e dovette allontanarsi per avvicinarci il barattolino.

“Wow… grazie.”

“Quando vuoi, amore” sorrise Kurt, si alzò e mise da parte quel contenitore con l’etichetta ‘Rachel St. James’.

Blaine si sistemò e bloccò al muro Kurt, rendendogli lo stesso trattamento.

***

“E’ troppo tardi per impedirti di rovinarti la vita?”

“Seb, non mi rovinerò la vita.”

“Almeno dimmi che sarai tu il padre biologico.”

“Sì, Kurt ha preferito così.”

“E hai dovuto usare quelle riviste per stimolarti?”

“Veramente…”

“Oh mio dio! Ti sei fatto Kurt?”

“N-no…”

“E’ stato lui?! Blaine, ti facevo l’attivo.” Esclamò Sebastian, sconvolto.

“Veramente siamo versatili, ma non lo abbiamo fatto… cioè, lui mi ha aiutato, ma… in un altro modo.” Disse, a bassa voce cercando di non farsi sentire dagli altri clienti del bar.

“Wow, dovrei provarci anch’io con Thad.”

“Perché, volete un figlio?”

“Per carità, no! Ma sarebbe un’esperienza.”

“O…ok… comunque è stato come fare l’amore… è un bambino che abbiamo creato insieme.”

“Anche se Kurt non ha l’apparato femminile?”

“Sebastian, perché devi prenderlo in giro?”

“Perché siete perfetti insieme, perché hai preferito lui a me.”

“Ohh… sei geloso?”

“Sì, non avrò mai una storia d’amore come la vostra, non so neanche cosa sia l’amore.”

“E Thad?”

“Stiamo insieme solo da sei mesi.”

“E hai mai pensato ad una sveltina con qualcun altro?”

“Perché dovrei?”

Blaine sorrise e Sebastian capì

“Ohhh! Allora è questo?”  Sorrise, soddisfatto.

“Sebastian, posso parlarti di una cosa?”

“Certo, Blaine, lo sai che a me puoi dire tutto, anche i sogni che fai su di me, non lo dirò a Kurt.”

“Ah-ha, comunque…c’è questa bambina, Katie, io e Kurt stiamo cercando di adottarla, ma i suoi nonni la vogliono con sé e ci stanno rendendo la cosa difficile. Io mi sono affezionato, mi ha anche chiamato papà.”

“Blaine, posso esserti d’aiuto?”

“Non credo, Seb, avevo solo bisogno di parlartene…”

“Ehi, dimentichi che anch’io ho i soldi, potrei chiamare i giornali e convincere il vostro avvocato a usare la vostra storia per ispirare altre persone nella vostra stessa situazione.”

“No, niente giornali, io e Kurt vogliamo solo che Katie venga a casa con noi” disse Blaine tirando fuori un disegno, fatto sicuramente dalla piccola che la raffigurava con

Kurt e Blaine e sopra le loro teste c’era scritto ‘Papi’ e ‘Papà’.

“Ok, allora vi sosterrò con la mia sola presenza, e già fa molto. Se volete posso parlare per voi davanti al giudice.”

Blaine sorrise. Era felice di essersi riappacificato con Sebastian.

 
Note dell'autrice:

Allora? Piaciuto? In questo capitolo ho voluto provare qualcosa di nuovo, riuscite a capire cosa? ^^" Bè, diciamo che la scena in cui Kurt 'aiuta' Blaine con la donazione per il loro bambino l'ho sempre immaginata mentre la scrivevo la storia, la trovo una cosa particolare e dolce, perchè visto che insieme non possono fare bambini, era un modo un pò per dire "ok, è come se lo avessero fatto insieme", spero sia apprezzata come scena e non scritta male (eheh, non sono proprio brava a descrivere queste cose).
Poi per Sebastian, l'ho sempre voluto come amico di Blaine, ma in continua competizione(?) con Kurt, ma alla fine potrebbero essere amici anche loro, no? u.u e quindi perchè non inserirlo ora che Blaine ha bisogno di sostegno morale (e no, Sam non comparirà, per carità, Blam è una delle amicizie più belle per me in Glee, ma non voglio aggiungere troppi personaggi, altrimenti poi diventa un casino e la storia non finisce più, e poi vi immaginate? Capitolo nuovo: oh! è arrivato Sam!; Altro Capitolo: Oh! Artie e Tina!
Nah! xD
Comunque spero che vi sia piaciuto :) al prossimo capitolo ^^

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 - And the verdict is... ***


Cap 10

 
 
Blaine e Kurt erano seduti comodamente sul divano, o almeno, Kurt era comodo, perché si era messo sdraiato lungo il corpo dell’altro, con la testa appoggiata sotto il suo mento, e Blaine gli accarezzava di tanto in tanto i capelli morbidi.

Stavano guardando uno di quei programmi di moda che adoravano commentare e, soprattutto, criticare insieme.

“Ehi, Kurt?” Chiese a un certo punto il moro, attirando l’attenzione dell’altro, che si volse leggermente per guardarlo.

“Si?” Disse, un po’ preoccupato, visto che suo marito gli stava mandando lo stesso sguardo.

“Non ti sei pentito di non aver fatto da padre a nostro figlio? Non che non sia felice, ma vorrei un bambino dagli occhi azzurri e i tuoi capelli…”

Kurt si voltò completamente, appoggiando le mani sulle spalle di Blaine e lo baciò.

“Non mi sono pentito, io voglio un figlio da te, quindi deve assomigliarti, vorrei una bambina che abbia i tuoi riccioli, che tu ti ostini ancora a nascondere con quel maledetto gel…”

“Ehi! Ho ridotto la dose!”

“…comunque… che abbia anche i tuoi occhi, che riescano a farmi sciogliere il cuore, come fai tu.”

“Ma  hai detto che non vuoi altri occhi da cerbiatto, che ti bastano i miei.”

“Certo che mi bastano, ma immagina una bambina piccola con i tuoi occhi dolci.”

Blaine provò a immaginarsela e sorrise, poi rivolse lo sguardo di nuovo a Kurt.

“Ti amo.”

“Anch’io, sciocchino.” Rispose il castano, risistemandosi sul suo petto e Blaine gli cinse la vita, stringendolo a sé.

***

“No, no, no! Blaine, cos’è questo completo?”

“E’… è il completo che indosserò al concerto di stasera.”

“Te l’ho detto un sacco di volte, e come tuo manager dovresti ascoltarmi. Questo tipo di abbigliamento non va bene, lo sarebbe se fosse un evento di gala, elegante… ma
ti esibirai davanti a delle teenager, e quello che vogliono è uno stile più casual.”

Blaine cercò di capire e prima che potesse esprimere la sua idea, fu zittito.

“Non intendo le polo, quei jeans striminziti e i mocassini.”

Gli porse allora una t-shirt, dei jeans un po’ più larghi e delle scarpe simili ai mocassini, ma di cuoio.

“E dovremo lavarti via quelle tracce di gel.”

Blaine annuì, cosa poteva fare? Aveva chiesto lui di diventare un cantante famoso, ma doveva rinunciare a sé stesso?
In fondo, con questi concerti, non poteva stare vicino a Kurt, che in qualsiasi momento poteva essere richiamato davanti al giudice. Cosa sarebbe successo se a causa dei suoi impegni e della sua assenza, avessero perso Katie?

Cercò di scacciare i pensieri e andò a cambiarsi.

Nello stesso momento, Kurt era nel Caveau di Vogue.com e stava finendo di assemblare i vari pezzi di uno dei vestiti, fissandoli con degli spilli.

“Ehi, Kurt” Sentendo la voce di Isabelle, voltò per un attimo la testa per salutarla.

“Come te la stai cavando?” Gli chiese, avvicinandosi ed esaminando il suo lavoro.

“Molto bene, l’ho quasi terminato, poi chiederò a Samantha di cucirlo, io ho altro a cui lavorare.”

Isabelle sorrise, e ammirò il suo ex stagista all’opera. Ma dentro di sé aveva paura di come avrebbe reagito al suo imminente discorso. Il ragazzo aveva ottenuto tutto quello che voleva, un marito che amava, il lavoro dei suoi sogni e presto un figlio, e lei era così orgogliosa e felice per lui, ma era veramente pronto ad affrontare il tutto?

“Volevi dirmi qualcosa, Isabelle?” Chiese Kurt curioso, la donna era rimasta in silenzio di fronte a lui.

Lei gli sorrise e lo prese per mano, portandolo a una delle postazioni per il trucco, facendolo sedere su una delle sedie vicino.

“Kurt… quando arrivasti qui eri un ragazzo pieno di sogni e dedito al tuo lavoro. Hai saputo consigliarmi meglio tu di qualsiasi altro dipendente che ormai lavora qui da anni.”

Il castano cominciò a sentire un nodo allo stomaco e alla gola, Isabelle gli stava per dare una brutta notizia? I suoi vestiti non piacevano?

“E la sfilata è stata un successo, lo sai, ma sei pronto ad affrontare ciò che arriverà?”

“In che senso?”

“Bè, dovrai partecipare ad altre sfilate, anche se non sono le tue, dovrai farti un nome un po’ ovunque, qui, in Europa… e probabilmente dovrai lasciare Blaine da solo con vostro figlio per un po’, lui non voleva fare il cantante e girare il mondo? Sarete costretti a lasciare i vostri figli con una tata o i vostri parenti.”

“Ma dai, Isabelle, non diventerò subito famoso e potrò stare con loro…”

“Kurt, io ti voglio bene, ma non voglio vederti crollare per colpa del lavoro, pensaci, se è questo il lavoro che vuoi fare.”

Kurt annuì.

Quando Isabelle ritornò al suo ufficio, coincidenza volle che Blaine lo stesse chiamando in quel momento.

“Kurt… mi ha chiamato Jesse.”

***

Kurt e Blaine si incontrarono al più presto all’ospedale e col respiro affannoso, si avvicinarono al primo banco informazioni per sapere dove avrebbero potuto trovare Rachel Berry.

Quando entrarono nella stanza, trovarono Rachel seduta sulla poltrona da ginecologo e Jesse al suo fianco che le teneva la mano.

La ragazza voltò lo sguardo su di loro e gli sussurrò un ‘mi dispiace’ .

I due si avvicinarono agli amici, Blaine posò la mano sul braccio di Rachel, massaggiandolo dolcemente.

“Cosa è successo?” Chiese Kurt. Rachel provò a rispondere ma era troppo triste, allora Jesse prese la parola.

“Il dottore ha detto che non è andata a fine la fecondazione, ma non è stato un aborto, quindi ha detto che se volete, potete riprovarci.” Disse, accarezzando la fronte della moglie.

Kurt sfiorò il braccio di Blaine, per fargli capire che voleva parlargli. Uscirono un attimo e Blaine si strinse a lui. Quando si allontanarono, Blaine aveva gli occhi lucidi e

Kurt cercò di tirarlo su di morale.

“So quanto possa sembrare egoistico e brutto da dire, ma forse è stato un segno, voglio dire, forse non siamo pronti a diventare genitori…”

“Kurt cosa stai dicendo? Vuoi rinunciare a questa possibilità e a Katie?” Chiese ancora sconvolto e confuso il moro, che aveva la voce spezzata dal dolore.

“No, lotteremo per Katie, ma lei è già grande e non dovremo stare svegli giorno e notte per badare a lei, mentre a un bambino piccolo servono queste attenzioni.” Spiegò il castano, mentre il marito lo stava guardando come se non lo conoscesse affatto. Kurt ci aveva riflettuto molto nel periodo di tempo che era passato da quando aveva parlato con Isabelle a quando erano usciti da quella stanza.

“No. Non ti voglio nemmeno ascoltare.” Disse solo Blaine, rientrando poi nella stanza dove si trovava l’amica.

Dopo altri accertamenti sulla salute di Rachel, poterono uscire dall’ospedale e Rachel chiese ai due ragazzi un po’ di tempo per stare da sola, ovviamente Jesse sarebbe rimasto con lei e i due si diressero a casa loro.

Blaine non rivolse la parola a Kurt per tutto il tragitto verso il loro appartamento. A Kurt, dopo un po’, diede fastidio tutto quel silenzio e decise di parlare per primo.

“Blaine, è inutile che fai finta di non sentirmi, non ho detto che non dovremo avere un figlio nostro, solo che forse non eravamo del tutto pronti ad essere genitori di un neonato.”

“Ancora non ha senso quello che dici, Kurt.” Gli rispose semplicemente lui, senza degnarlo di uno sguardo, e mantenendolo davanti a sé sulla strada.

Quando l’auto si fermò al semaforo rosso, Kurt si voltò verso di lui e gli prese una mano. “Cosa c’è Blaine?” gli chiese.

“Hanno fatto tutti i controlli a Rachel e se fossi io il problema?”

“Blaine, ti posso assicurare che non sei tu il problema, hai sentito Jesse? Semplicemente non è avvenuta la fecondazione, non ci sono stati problemi con te o Rachel, e quando ci sentiremo pronti, ci riproveremo. Per ora pensiamo solo a Katie, che ha bisogno di noi.”

Blaine non era del tutto convinto sul fatto di aspettare, ma annuì cercando di sorridere e Kurt gli baciò la mano velocemente prima di ripartire.

***

“Cosa significa che lasci?” Sbraitò Vincent in faccia a Blaine.

“Significa che il tour mi è bastato per capire che, sarebbe bello viaggiare e fare musica, ma ciò che voglio ora è stare accanto a mio marito e ai nostri futuri figli, e non potrò farlo se dovrò viaggiare spesso.” Spiegò tranquillamente il moro sorridendo, sarebbe stata una bella sorpresa per Kurt, ma lui proprio non ce la faceva a gestire la vita del cantante. Sapeva che avrebbe dovuto pagare una penale per tirarsene fuori, ma non gli importava, stare lontano da chi amava per mesi non era ciò che faceva per lui.

Ne parlò anche con Santana e Kitty, con Rachel non parlava da un po’ di tempo perché lei e Jesse si erano concessi una vacanza per far distrarre la ragazza e dopo non si erano fatti sentire, ma sapevano che erano tornati grazie a Kitty che l’aveva vista un paio di volte.

“Hobbit, cosa farai ora? Insomma era il tuo sogno o sbaglio?”

“Non infierire Santana.” La riprese la bionda e l’ispanica le fece una smorfia.

“Ragazze per favore, mi ricordate Bas e Kurt.”

“A proposito, la Mangusta, come ama chiamarlo Lady Hummel, dov’è?” Chiese poi, curiosa, la gente sembrava comparire e scomparire come nulla fosse.

“Come fai a insultare più persone in una sola frase?”

“Kitticat, non sto insultando nessuno, ad Hummel piace che lo chiamo così….”

“In realtà no…” cercò di dire Blaine sovrapponendosi alla ragazza, ma lei lo zittì.

“…stavo dicendo, visto che lui si reputa il tuo migliore amico, ora dovrebbe esserci lui a consolarti e non noi due.”

“E’ con Thad, ma li abbiamo invitati per cena, quindi gliene parlerò stasera, comunque ho un altro sogno, io amo i bambini e vorrei insegnare, come Shuester, ma non in un Glee Club, vorrei insegnare musica.”

“Ma casa vostra è un talk show? Metterete due poltrone come da Ellen DeGeneres o con una scrivania come Letterman?”

Kitty e Blaine si guardarono confusi. Era vero, a casa loro c’era quasi sempre qualcuno, ma stava esagerando.

“E’ una cosa bellissima, Blaine. Sarai un ottimo insegnante.” Disse Kitty, sorridendo ampiamente e Blaine la ringraziò.

“Sì,  devo ammetterlo, Hobbit, lo sarai sicuramente.” Blaine ringraziò anche Santana e si abbracciarono.

***

I coniugi Anderson-Hummel passarono una bella serata, mista a frecciatine tra Kurt e Sebastian e Blaine e Thad che provavano a calmarli, e dopo averli salutati, Blaine raggiunse il marito a letto, che aveva appena finito di fare i suoi abituali rituali di bellezza per la pelle.

“Kurt, mentre tu e Thad eravate in cucina, io ho parlato con Sebastian…”

“Parlato? E di cosa?”

Blaine salì sul letto e si mise seduto sulle gambe di Kurt che erano già sotto le coperte, mettendo le sue ai lati di esse e gli prese le mani, che poco prima tenevano in mano un libro.

“Vedi… ieri ho detto a Vincent che la vita del cantante non fa per me, ho provato a fare quel tour che mi aveva proposto all’inizio, sai per farmi conoscere, ma non è quello che voglio davvero… io…”

Kurt vide che Blaine faceva fatica a parlare e così prese a carezzargli le mani, “tranquillo, cos’è che vuoi?”

“I-io… vorrei insegnare musica ai bambini, o ai ragazzi… così potrò starti più accanto, a te e ai nostri futuri figli.”

“Allora hai fatto la cosa giusta, perché non sei pentito, vero?”

“Certo che no! Kurt, io ti amo e voglio essere più presente” Disse, avvicinandosi un po’ di più a lui. Gli disse anche della penale e all’inizio Kurt rimase sorpreso, poi pensò che Blaine era felice ora e se voleva dire fare qualche sacrificio per il futuro, lui non poteva fare altrimenti.

“Va bene.” Annuì Kurt, sorridendo e attirando a sé Blaine, baciandolo con foga, ma anche dolcezza.

Si separarono per un attimo.

“Domani ci sarà il verdetto… nervoso?”

“Un po’… tu?” Chiese il moro, poggiando una mano sulla guancia dell’altro e spostandosi poi al suo fianco, e mettendosi anche lui  sotto le coperte.

“Sì… voglio davvero bene a quella bambina e non può rimanere con la signora Miller.”

“Lo so e saresti un padre fantastico, Kurt.”

“Anche tu, Blaine.”

Si baciarono di nuovo e risero stavolta nel bacio, stringendosi più che poterono per sentire ogni singola parte dell’altro impressa sul proprio corpo.

***

Il giorno  seguente erano in tribunale, con i loro amici sostenerli. La signora Miller li guardava dall’alto al basso e il signor Miller sembrava triste.

Il giudice entrò in aula e si schiarì la voce. “Buon Giorno a tutti i presenti, stamattina verrà decisa la custodia per Katie Miller, la decisione consiste nell’affidarla o ai nonni
materni, o ai qui presenti signori Anderson-Hummel, tutori scelti dalla signorina Miller in punto di morte.”

Kurt e Blaine si strinsero le mani più forte che potevano. Poi sentirono il rumore della porta che si apriva e chiudeva e videro Rachel e Jesse che erano appena entrati e si sorrisero a vicenda.

Prima che il verdetto fosse emesso, entrambi gli avvocati poterono tenere un ultimo discorso.

“Allora, giurati, qual è il vostro verdetto?” Chiese il giudice, voltandosi leggermente.

Una donna, sulla trentina, si alzò in piedi e unì le mani davanti a sé.

“Sì, signor Giudice… il nostro verdetto è che Katie Miller dovrebbe stare con…”

Dopo quel momento il respiro di tutti i presenti si fermò per un attimo.
 
Note dell'Autrice:
Salve  :D
Allora, spero vi sia piaciuto questo capitolo, anche se non so quanti lo abbiano continuato dopo la lunga pausa, scusate ^^"
Come credo che il prossimo sarà l'ultimo, perchè non vorrei rovinare la storia, facendole perdere originalità, ma scriverò qualcosa di nuovo se avrò l'ispirazione :)
Ci vediamo al prossimo e ultimo capitolo ;D

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Un nuovo inizio ***


Finalmente siamo arrivati all'ultimo capitolo.
Era già pronto da settimane, ma forse ci ho messo così tanto a pubblicarla perchè non volevo che finisse... sono molto affezionata a questa fan fiction :(
Comunque, come potete vedere, la cover di questo capitolo è anche la copertina della storia, manca solo Kitty, ma alla fine non è tato un personaggio così fondamentale, spero di coinvolgerla di più prossimamente ^^






Cap 11
 
Era come se, improvvisamente, il tempo si fosse fermato, soprattutto per Kurt e Blaine, le cui mani stavano per diventare bianche per quanto le stavano stringendo.

“Per noi, Katie Miller dovrebbe stare con… i signori Anderson-Hummel” disse uno dei giurati.

Per un attimo, i due sgranarono gli occhi, increduli di aver sentito chiaramente. SI guardarono e si girarono verso i loro amici. Santana e Brittany si abbracciarono e sorrisero verso i due ragazzi, Sebastian e Kitty applaudirono accanto a Thad e Rachel stava piangendo per la commozione mentre Jesse la stringeva a sé.

Vicino all’assistente sociale, che qualche mese prima era venuto a prendere Katie , c’era la bambina che si era alzata in piedi ed esultava

“Ok… Ordine!” Esclamò il giudice, battendo con il martelletto sul bancone un paio di volte.

Quando poterono uscire, Kurt andò subito da Rachel che lo abbracciò.

“Mi dispiace, non dovevo allontanarmi da voi così… ma temevo foste arrabbiati con me per il bambino.”

“Non potremmo mai essere arrabbiati con te, Rachel” la rassicurò Blaine, avvicinandosi al gruppo.

Rachel abbracciò anche lui.

“Sono qui per dirvi che quando vorrete, sarò disponibile a fare da madre al vostro bambino.”

“Sì, anche perché poi vorrei formare un nostro esercito di cantanti e ballerini.” Disse Jesse, sorridendo e baciando sulla guancia la moglie.

“Certo, Jesse, è ovvio, ma Rachel, io e Blaine ne abbiamo parlato e vorremo aspettare un po’, lui sta studiando per  diventare insegnante di musica e io ho le mie sfilate.”

“Oh… quindi non pensate di averne uno presto?”

“No, mi spiace.”  

“D’accordo ragazzi, prima di fare figli comunque anche noi vogliamo concentrarci sulla nostra carriera e Rachel sta frequentando ancora la NYADA quindi…”

“Sì, è meglio aspettare.” Rispose Blaine, per lui era stato più difficile decidere cosa fare, ma sapeva che era la cosa giusta.

“Papi! Papà!”

I due si voltarono e videro la bambina correre verso di loro e per poco non inciampò, se non fosse stato per Blaine che la sorresse in tempo.

“Ehi, non correre così veloce, altrimenti poi cadi” la riprese dolcemente il moro sorridendole.

“Ok, papà. Posso chiamarttiosì?”

“Ora si, piccola.” E la baciò sulla fronte.

Kurt si abbassò per accogliere tra le braccia Katie che lo strinse forte a sé.

“Papi, vengo casa!”

“Sì”

“Signori Anderson-Hummel… volevo chiedervi se era possibile salutare Katie.” Chiese il signor Miller avvicinandosi lentamente.

“Solo se Katie lo desidera” rispose cortesemente Blaine, alzandosi.

 “Piacere, Blaine” disse poi porgendogli la mano che venne stretta dal signore.

“Piacere di conoscerla.”

Katie si allontanò da Kurt e si avvicinò al nonno che si abbassò anche lui “Mi dispiace per come sia andata, piccolina, avrei voluto tenerti con me, ma capisco che non
saresti stata felice come lo sarai con i tuoi nuovi papà.”

Katie abbracciò forte l’uomo e lo baciò sulla guancia.

“Ti voglio bene, nonno.” Disse semplicemente e poi tornò da Kurt.

Il signor Miller si risollevò e ringraziò la coppia augurandogli tutto il bene possibile.

***

Negli anni successivi, Blaine studiò per diventare insegnante di musica alla scuola elementare, Kurt continuò ad avere successo e presto si fece un nome tra gli stilisti, le modelle e i modelli che volevano sfilare per lui e alcuni di essi lo corteggiavano persino, ma lui li respingeva sempre perché era più che felice e soddisfatto con suo marito.

“Katie, cosa ho detto?”

“Mmm… cucchiaio?”

“No, ti ho chiesto una forchetta” la corresse Kurt.

Anche Katie stava crescendo e da poco aveva cominciato la scuola elementare, infatti da poco aveva compiuto 6 anni. Andava d’accordo con i compagni di classe, si faceva rispettare, ma ultimamente aveva avuto problemi di comprensione e di attenzione e Kurt si preoccupò. Ne parlò con Blaine e decisero di rivolgersi ad una psicologa. SI trattava di dislessia, e malgrado la confusione iniziale sull’argomento, cominciò a migliorare grazie all’aiuto degli insegnanti e dei suoi padri che le rimasero accanto.

Dopo altri tre anni, i due coniugi decisero che era il momento ideale per avere un bambino loro, anche perché ormai Katie era grande e li avrebbe potuti anche aiutare.

Rachel era più che felice di aiutarli, era riuscita anche a portare a termine il musical a cui lei e Jesse stavano lavorando.

Fu così che nove mesi dopo, nacque Tracy Anderson-Hummel. Tutti parteciparono alla festa di benvenuto per la piccola: Burt, Carole, Pam, Cooper, i vecchi amici del Glee, Will, Emma, i loro figli e addirittura Sue Sylvester.

“Mami! Lucy non mi lascia in pace!” Esclamò Javier, figlio di Santana e Brittany, correndo verso l’ispanica. Il bambino aveva i capelli castani  e gli occhi di un azzurro magnifico. Santana diceva sempre che era la fotocopia di Brittany, ma aveva anche preso dal padre, Kurt Anderson-Hummel.

“E’ ovvio che non ti lasci in pace, tesoro! Sei un bellissimo principino” gli disse Santana, arruffandogli un po’ i capelli, che lui rimise in ordine in fretta e furia,  e quello era uno dei comportamenti che aveva preso dal padre, l’essere sempre in ordine, e Santana lo trovava adorabile.

“Ma, mamma, io sono piccolo e lei ha detto che vuole sposarmi e avere figli con me!”

Brittany sorrise e gli sistemò la maglietta tirandola verso il basso “Ascolta, sii gentile con lei e dille che non sei ancora pronto, magari tra 10 anni.”

“Britt, ne avrà 16 a quel punto”

“E quindi? Quinn è rimasta incinta alla stessa età, è perfetto”

“Nono, querido, tu potrai mettere incinta una ragazza solo quando avrai 30 anni.”

“okay, mami” disse il bambino un po’ confuso e tornò da Lucy.

Intanto Katie era accanto alla sorella e le continuava a porgere il suo mignolo e quando lei lo afferrava, lo toglieva subito per ridarglierlo.

“Katie, lascia in pace tua sorella.” Disse Blaine avvicinandosi.

“Ma papà, Tracy si diverte.” Rispose lei sorridendo.

“Ma deve dormire un po’, altrimenti poi non fa dormire noi.”

“Tanto si sveglierà lo stesso e anch’io non dormirò… non mi bastavate voi due, ora devo sopportare anche i suoi pianti…” disse lei sospirando.

Blaine arrossì e afferrò la figlia per scompigliarle i lunghi capelli biondi.

Katie scoppiò a ridere e cercò di divincolarsi, ma Blaine l’abbracciò e la baciò sulla testa.

“Ti voglio bene, piccola.”

“Non sono più tanto piccola, ma anch’io ti voglio bene.”

“Aww, siete adorabili” commentò Kurt, commosso.

“Papi, papà è solo mio!” Scherzò Katie, saltando sulla schiena di Blaine, che per poco non perse l’equilibrio, e baciandolo sulla guancia.

“Ehi, peste, papà è mio” rispose divertito Kurt che baciò Blaine sulla bocca.

“Com’è che sei sempre conteso, Blaine?”

“Ehi, Bas, io non mi lamento, due degli amori della mia vita mi hanno appena dato un bacio. A proposito, Thad dov’è?” disse tenendo forte Katie che aveva appoggiato la guancia sulla sua spalla.

“Oh, sarà ancora in bagno con Charlotte, le serviva un cambio.”

“Non ci credo che hai messo la testa apposto.”

“Già, non me lo ricordare.”

“La Mangusta si è pentita?”

“Per niente, checca.”

Blaine disse a Katie di coprirsi le orecchie, tanto la teneva lui quindi poteva staccarle un attimo dalle sue spalle.

Andarono avanti a punzecchiarsi finchè il marito di Sebastian non tornò con la piccola e lui cominciò a coccolarla con tanto amore.

“Ok, Katie, scendi dalla schiena di tuo padre, non lo voglio gobbo perché deve tenere il tuo peso.”

“Ma se sono un chiodo!”

“Pesi comunque, principessa.” Confermò Blaine.  

Katie scese e andò da nonno Burt e nonna Carole, mentre Kurt e Blaine osservarono le loro bambine e tutti i loro cari.

“Siamo così fortunati ad avere tutte queste persone che ci vogliono bene” disse Kurt, cingendo la vita di Blaine.

“Già, ma la più importante è qui, accanto a me, e nulla me la porterà via” rispose Blaine guardandolo e aspettando che anche l’altro lo guardasse.

Poi si baciarono e in quel momento si isolarono dal mondo.

Avevano tutto ciò che desideravano, dei lavori appaganti, una famiglia unita e felice, delle persone che amavano e che li sostenevano in tutto e avevano l’un l’altro su cui fare affidamento. Sarebbe stato così per sempre, Kurt e Blaine, Blaine e Kurt. Lo era sempre stato, da quel giorno sulle scale della Dalton.
 
 
FIne


Spero che questa fanfiction vi sia piaciuta, era la prima che scrivevo su Klaine, e voglio scriverne altre da pubblicare quindi, alla Prossima!
Francesca

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