A volte i violini tornano a suonare

di kleis87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quello che sento ***
Capitolo 2: *** Il posto delle fate ***
Capitolo 3: *** Comandare ***
Capitolo 4: *** La ragazza dei fiori ***
Capitolo 5: *** Attraverso lo specchio, dentro i miei occhi. ***
Capitolo 6: *** A volte i violini tornano a suonare ***



Capitolo 1
*** Quello che sento ***


 

 C’è stato un tempo in cui credevo che l’onore e la gloria sarebbero stati, per sempre, le colonne portanti della mia vita.L’unico stendardo da portare con orgoglio,l’unico obbiettivo da perseguire.Non c’era tempo per inutili vaneggiamenti della mente, i sentimenti non erano contemplati in questo spettro di esistenza che chiamavo vita.Ma è bastato un attimo, un millesimo di secondo tormentato per sgretolare quella maschera di freddezza e integrità che ho faticato così tanto a costruire intorno a me, intorno al mio cuore.

 

Sei tu il mio cuore Andrè. “Il mio Andrè”, come ho potuto essere così cieca.In questa fredda stanza non c’è altro pensiero se non il mio per te.

“Oscar, ho saputo che il conte di Fersen ha fatto ritorno nei suoi alloggi sano e salvo”

Sei qui con me adesso.Non riesco a fermare il tremore delle mie mani.

“Ne sono felice Andrè.Ma dimmi come stai? Le ferite ti fanno male?”

“No Oscar davvero, non è nulla.Potrò tornare in Caserma tra tre giorni.”

Sei freddo Andrè, e lontano.Sono io che ti ho fatto questo, ma tu non ascoltarmi ti prego, non andare via.Ti prego ascolta il mio cuore invece, almeno tu fallo per entrambi,visto che io sono stata così cieca e sorda al suo richiamo.

“Bene Oscar se è tutto, io andrei.” Aspetti il mio congedo, che non arriva.Non ho la forza di farti restare, ma nemmeno di farti andare via.

“Vuoi del cioccolato Andrè?” La mia voce trema, anni di allenamento e sono sconfitta dal mio cuore di donna in una sola , banale richiesta.Ma ne sono felice.

“No Oscar ti ringrazio, buonanotte”

Ho gli occhi chiusi.Devo calmarmi se voglio trovare la forza.Non andare, non andare te ne prego.

“Aspetta Andrè!!!” C’è un urgenza nella mia voce che mi stupisce, e stupisce anche te.

“Dimmi Oscar , hai forse bisogno di qualcosa?”

Ti sei voltato nel dirmi questo, i nostri occhi si sono incrociati adesso.Oh amore mio, non vi leggi tutta la disperazione e lo smarrimento? Come puoi non vedere tutto questo amore? Tu , proprio tu che per tutti questi anni hai letto dentro di me meglio di come io stessa abbia mai fatto con i miei sentimenti.

“Se non ti va il cioccolato, c’è del vino nel mio scrittorio.Lo tengo nascosto lì per le emergenze.....” ti sorrido.E’ lo stesso posto dove nascondevamo le cose da bambini. So che lo ricordi anche tu.

Continui a scrutarmi Andrè.Non capisci cosa succede vero?Mi sorridi, sospiri. Quanto vorrei sentirli su di me quei sospiri.

“Va bene Oscar. Di certo non posso dire di no al vino segreto delle emergenze!”

La tua risata riempie l’aria, scalda il mio cuore. Devo avere una faccia da ebete mentre ti guardo nella tipica posa che assumi quando ridi, il braccio appoggiato dietro la testa si tende lasciando intravedere i muscoli scattanti del braccio,abbasso il volto imbarazzata e sorrido per la mia felicità  e per la mia fragilità.Basta così poco per rendermi vulnerabile al tuo fascino.Come ho fatto a non vederti per tutti questi anni Andrè?

Hai smesso di ridere e ti dirigi verso lo scrittorio per prendere la bottiglia con due bicchieri. Li appoggi al tavolino di fronte a me , versi la borgogna e mi porgi il bicchieri, nel farlo le mie dita sfiorano le tue.Scariche elettriche attraversano il mio corpo, il corpo trasale a tale contatto, e te ne accorgi amore mio... sarebbe impossibile non farlo.

“Oscar... hai , hai forse freddo? “

No tutt’altro Andrè,sento il volto in fiamme invece...

“Oh no... no certo che no. Deve essere la stanchezza, sono ancora sotto shock per quello che è successo, immaginavo che la situazione fosse critica, ma non fino a questo punto. Ho temuto per la tua vita Andrè come mai, temo che ormai la Francia sia arrivata ad un punto di non ritorno.”

Ho slittato la domanda, sono sempre stata brava nella diplomazia,ho fatto pratica eludendo a domande riguardarti il mio sesso, il mio essere così femminile nonostante i miei abiti da uomo.

“ Lo temo anche io Oscar, spero che i nostri sovrani riescano a trovare una giusta soluzione, equa per tutti, per far risplendere finalmente il sole sulla nostra nazione.”

E’ risoluta e ferma la tua voce, ma non sei sincero. Mi parli con circostanza, eviti di dirmi la verità; ma io non voglio più sentirti così distante da me. No , non voglio più.

“Tu sei dalla loro parte Andrè , vero? Tu ci credi nell’uguaglianza.”

Non è una domanda la mia , ho il viso rivolto alla finestra,ma adesso mi giro e ti guardo.Sei bellissimo. Hai una gambia piegata appoggiata sull’altra , e il braccio muscoloso è adagiato sul bracciolo della poltrona.

“Perchè Oscar, tu no ?”

Sbarro gli occhi.Mi spiazzi.Come al solito sai più tu di me, che io stessa.

“Non credevi forse nell’uguaglianza quando hanno sparato al piccolo Pierre? “ sorseggi un pò di vino e chiudi gli occhi “ non ci credevi forse, quando hai liberato Bernand? O quando hai rischiato la tua vita per salvare la mia dopo l’incidente a cavallo dell’allora principessa Maria Antonietta...? Per salvare me , infondo sono solo un servo.”Calchi l’ultima parola con sprezzante amarezza. Riapri gli occhi e ostenti il tuo sguardo indagatore su di me.

Hai ragione , ci credo. Ma su qualcosa hai sbaglaito amore mio. E te lo dico, senza paura. Il coraggio si conquista passo dopo passo ,ed io ho paura di aver timore dei miei sentimenti , di me stessa. La corazza dell’algido comandante l’ho lasciata li, in quel lurido vicolo di Parigi mentre gridavo il tuo nome.Stasera voglio rinascere, e come un infante imparare a piccoli passi come si arriva al tuo cuore.

“ Si hai ragione ,ma su di una cosa ti sbagli Andrè.Per me non sei mai stato un servo, lo sai. Il fatto stesso che tu sminuisci la tua figura nella mia vita, che la cataloghi in quella stupida etichetta sociale , fa di te un contradittorio Grandier... non credi?”

E’ un sorriso di soddisfazione quello che si dipinge sul mio viso, sorseggio l’ultimo goccio rimasto nel bicchiere, passandomi la lingua sulla labbra per non farne andare sprecato nemmeno un po’.Alzo lo sguardo soddisfatta e ti guardo ,ma tu subito distogli il tuo , come colto in fallo.Sospiri, bevi fino in fondo il tuo vino e appoggi i gomiti sulle ginocchia e mi guardi intensamente, facendomi morire l’anima in gola.

“ E allora Jarjayes ..dimmi tu cosa sono io ..per te....”

Un sorrisetto beffardo illumina il tuo sguardo, io devo essere essere diventata di mille colori perchè sento che tutto il sangue del mio corpo sia defluito , per qualche arcano mistero, tutto sulle mie gote.Torno a guardare le mie mani e poi rialzo lo sguardo su di te, il tuo sorriso  è ancora più luminoso ed io , io non so cosa rispondere, o meglio non ho il coraggio di rispondere la verità... resto in silenzio. Temo che questa sfida l’abbia vinta tu.

“Allora Oscar? Sto aspettando...”Insisti.

“ Bhe......” provo a biascicare, con gli occhi puntanti nel bicchiere come se dentro ci fosse qualcosa di estremamente interessante, ma dove è andato a finire tutto il mio coraggio?Alzo gli occhi, il tuo sguardo su di me è rassicurante , come lo è sempre stato. Non devo avere paura, non devo averne più.

“ Non credo sia definibile sai?”Butto così di getto.

“ Ne vuoi ancora?” Ti sei alzato per prendere la bottiglia, ti faccio cenno di si e mi versi alto liquido rosso nel bicchiere per poi versarne nel tuo.Poggi la bottiglia sul tavolo , torni a sederti e accavalli le gambe.

“Continua pure, spiegati meglio , che vuoi intendere con indefinibile? Ogni cosa ha un propria identità , ogni persona ha un peso nella vita di ognuno. Io so che peso ha Gilbert il giardiniere nella mia vita, così come so  cosa sei tu  per me, so il tuo peso nella mia esistenza, dai spiegami il tuo....” Parole sospese.

Bevo un goccio, prendo aria e sospiro.Coraggio Oscar, coraggio.

“ Non si definisce così facilmente una persona che per tutta la tua vita è stata lì. Che ti ha sentita anche quando eri inudibile anche te stessa. Sei stato il mio migliore amico, mio fratello , qualsiasi figura di conforto che mi viene in mente tu l’hai adempiuta alla perfezione, ma mai come un dovere.Non mi hai mai giudicata , mi hai appoggiata , salvata , mi hai fatto ridere e crescere; tu stesso sei cresciuto e diventato uomo mentre io .....”

“Donna Oscar, sei diventata una donna...” mi interrompi , ed io ti guardo. Avevi paura che io non osassi pronunciare tali parole?

“ Si Andrè “ continuo , puntando sfacciatamente il mio sguardo nel tuo “ sono diventata una donna con libertà che le altre donne nemmeno possono immaginare. E se lo sono diventata lo devo a te, che ci sei sempre stato. Ed è per questo che sei indefinibile.”

Non so più cosa dire, non riesco più a parlare, un nodo mi sale in gola, non riesco a trattenerlo e non voglio farlo, non più. Distolgo lo sguardo dal tuo, appoggio nervosamente il bicchiere sul tavolo e mi alzo, dandoti le spalle.Non devo piangere, non devo farlo proprio ora che io.... Ma non ci riesco , appoggio la fronte alla finestra e non posso impedire a lacrime silenzione di bagnarmi il viso, non riesco..... ma infondo forse non voglio.

Sento che ti sei alzato.Poggi una mano sulla mia spalla, e mi volti.

“Perchè piangi Oscar?” mi chiedi con quella dolcezza disarmante, colonna portante della mia esistenza .Guardo la punta dei miei stivali tra le nebbie degli occhi.

“ Ho avuto paura Andrè.... tanta paura! “ Mi copro gli occhi con le mani e scoppio in singhiozzi, si adesso lo so, non voglio fermarmi , queste lacrime segnano l’abbandono, l’addio a quella Oscar che tutti hanno conosciuto fino ad ora , e danno il benvenuto alla nuova che solo tu Andrè , hai sempre conosciuto. Rinasco qui nel tuo abbraccio , si perchè non hai resistito mi hai stretto a te , è la tua camicia che sto bagnando e non riesco a fermare le parole , che come le lacrime fluiscono libere dalla mia bocca.

“ Ho avuto paura di perderti Andrè! Non mi importava niente della mia vita , niente! Ma tu no, non dovevano prenderti!Ti ho trattato così male e non lo meritavi , potrai mai perdonarmi Andrè? Perdonare la freddezza , la cattiveria gratuita con la quale ti ho calpestato Andrè? “

“ Oh Oscar... non dire così , non hai nulla da perdonarti. Ho avuto paura anche io sai? Ma adesso siamo qui, è tutto passato, abbiamo un’altra occasione per ricominciare Oscar.” Mi alzi ilviso ed asciughi le mie lacrime con le dita.

Non ci sono più parole. Si sono esaurite, ma tremo tra le tue braccia, stai cercando di guardarmi dentro Andrè , hai paura di ingrannarti ma non lo stai facendo. Siamo sospesi , mi accarezzi una guancia con le nocche della mano , lentamente ed io chiudo gli occhi a questa dolce premura, tremando forse più di prima prendo la tua mano che si è fermata sulla mia guancia e bacio il palmo , stupendomi della mia stessa audacia....

“ Non hai paura di me  Oscar? Di quello che ti ho fatto? Io si sai , ne ho tanta paura...”

“ Quella notte è passata Andrè. Avevo più paura di me stessa che di te , devi credermi.....” e ti guardo negli occhi.

Stringo forte la tua mano nella mia , sento scariche in tutto il corpo, un dolce languore mi pervade i tuoi occhi mi chiamano, non riesco a staccare lo sguardo dalla tua bocca così invitante, la schiudi e ti guardo negli occhi, sento come un onda magnetica che mi guida , è un dolce andirivieni tra il guardare le tue labbra e i tuoi occhi,il mio respiro è affannoso come il tuo , il mio seno si alza e si abbassa velocemente come dopo una lunga corsa , così come il tuo ; è così poco lo spazio ormai che divide la mia bocca dalla tua e chiudo gli occhi....

“ Oscar , bambina! Sono venuta a cambiarti le fasciature!”

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Capitolo 2
*** Il posto delle fate ***


Allora, salve a tutti ed eccoci con il secondo capitolo! Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto la mia storia e anche tutte quelle che hanno speso un momento in più per recensirla! Grazie davvero!Io ho sempre scritto solo ed esclusivamente per me, la pubblicazione di questa storia è un pò un “ colpo di testa “ chiamiamolo pure così , e devo ammettere che mi spaventava parecchio!Tuttavia , nemmeno nelle mie visioni più speranzose avrei mai immaginato di avere un riscrontro così positivo!Quindi ancora grazie anche per i preziosi consigli , che aiutano sempre a crescere... Vi lascio al secondo capitolo, questa volta dal punto di vista di Andrè! Baci e buona lettura.

 

Il posto delle fate

 

 Riesco distintamente ad avvertire il peso di ogni mio respiro.E’ profondo e affrettato, l’aria è così pesante che fatico a tirarla fuori dai polmoni.Devo provare a calmarmi se voglio sopravvivere , o morirò in questo stesso istante.

“Maledizione!”

E’ un’imprecazione la mia,tanto ovvia quanto inutile.Cosa è successo in quella stanza?Batto un pugno contro la porta ma il dolore che ne ottengo è nulla in confronto alla frustrazione che mi assale.Non riesco a stare in piedi e non riesco a sedermi.Mi avvicino alla scrivania , unico vezzo della mia stanza di servo colto,immergo le mani nell’acqua gelida della bacinella di porcellana e getto ripetutamente l’acqua fredda sul mio volto, più e più volte, passandomi le mani bagnate tra i capelli.

Qualche goccia sfugge, sfiora il collo e percorre la schiena lasciando una scia fredda che ha il merito di calmarmi.Appoggio le mani e guardo dritto nello specchio.

Ciò che vedo è un uomo prostrato dall’amore.Non mi reggono le gambe, devo sedermi.Mi stendo sul letto raccogliendo le mani dietro la nuca.

Cosa è successo in quella stanza? Possibile Oscar , che dopo tutti questi anni tu ti sia davvero accorta di me?Chiudo gli occhi e sospiro.Ho paura di sperare,dopo tutto questo tempo... Se la nonna non c’avesse interrotti io l’avrei baciata,nulla me lo avrebbe impedito.Anche tu volevi baciarmi Oscar? E se avessi interpretato male? Non sarei riuscito a fermarmi, la bestia che giace in me è troppo potente per essere domata. La verità è che io sono nato per proteggerti , ma il pericolo più grande per te Oscar, sono proprio io.

Bere. L’alcool è l’unica cosa che può aiutarmi in questo momento , mi alzo e chiudo la camicia al collo, ma qualcosa mi fa contrarre lo stomaco, mi gela il sangue: il tuo profumo.Porto le mani al volto e inspiro profondamente, è sulle mie mani e dentro al mio cuore. E’ come averti qui.. Inspiro ancora e ancora.Mi alzo di scatto dal letto, sono sempre più convinto che bere sia l’unica soluzione per placare il mio animo in questo momento.

Inutile prendere una candela, un risolino sfugge dalle mie labbra.Invece di preoccuparmi della mia imminente cecità, l’unica cosa a cui riesco a pensare sono le labbra della mia compagna di giochi.Svolto l’angolo del corridoio dopo averlo percorso con passi sicuri, e mi ritrovo sotto l’arcata che divide gli appartamenti della servitù dalla cucina.C’è una luce accesa, cosa molto strana a quest’ora della notte, ma da questa posizione non riesco a vedere di chi si tratti.Avanzo nella luce e quello che mi ritrovo davanti è uno spettacolo che mi riempie di tenerezza.

Mia nonna addormentata su una sedia accanto al camino quasi spento, con ancora in mano quella che sembra una mia camicia .Mi inginocchio al fianco di questa donna che è stata tutto per noi.Le accarezzo piano una guancia e lei apre immediatamente gli occhi, sobbalzando con aria sorpresa.

“Oh Andrè sei tu! Devo essermi addormentata!”

Si agita e fa cenno di rimettersi subito al lavoro, ma la blocco immediamente.

“ Nonna è normale che tu sia crollata, è piena notte e dopo la giornata che tutti abbiamo avuto devi essere distrutta, su va a letto ora...”

Faccio per aiutare ad alzarla dalla sedia ma la mia cara e cocciuta nonnina a quanto pare non vuole saperne.

“ No Andrè non posso! Devo rammendare le tue camicie altrimenti non saranno pronte e poi... domani oh bhè domani ho tantissime cose da fare io...”

Le tolgo letteralmente la camicia dalle mani.So che questo suo comportamento altri non è che la dimostrazione di un profondo affetto, e le sarò riconoscente per tutta la vita per essersi presa cura di me, di noi; ma adesso è il turno di sdebitarmi, seppur in piccolo, e di prendermi cura di lei per quanto mi è possibile.

“Non se ne parla nonna. Le camicie le rammendi domani, avrai sicuramente qualche povera ragazza da comandare , no?”

Le sorrido e mi guarda tra l’offeso e il divertito

“E va bene! Ma bada a come parli sai! Posso sempre usare il mio mestolo!”

Sorrido ancora più vistosamente , l’aiuto ad alzarsi e le accendo una candela , cosicchè  possa farsi strada per il corridoio buio .La prende e mi strofina la spalla in una lenta carezza che vuole essere una buonanotte.La osservo andare via , è sotto l’arco quando il suo passo rallenta , si gira e mi guarda.E mi spiazza.

“Andrè è successo qualcosa in camera di madamigella stasera?”

Guardo nella sua direzione , annichilito,  e la mia mente non può fare altro che andare al TUO viso che arrossisce, e a TE stretta tra le mie braccia che mi guardi come non mi hai mai guardato, al tuo fiato mescolato al mio.

“No nonna, certo che no! Niente di particolare comunque... Ad ogni modo...” provo ad avere un tono neutro, abbasso un secondo lo sguardo e prendo fiato prima di tornare a parlare “ Come mai questa domanda? Oscar... lei.. ti ha forse detto qualcosa? Io...”

“C’ho provato a separarvi sai...” M’interrompe all’improvviso, ma non sta guardando nella mia direzione.I suoi occhi osservano un punto indefinito.

“Ti ripetevo in continuazione che dovevi restare al tuo posto.Che non avevi il diritto di volerle così tanto bene .Ma il vostro continuo cercarvi, il vostro stare sempre insieme, il vostro proteggervi....”

La nonna sospira e mi guarda.Non so cosa dire, la mia mente è in un limbo, imprigionata tra ciò che vorrei e ciò che non oso sperare. Mi sento così confuso. Così perduto. Cosa sta cercando di dirmi?

“Nonna io, non credo di capire . Se ti preoccupi ancora di dover tenere le distanze tra me e Oscar puoi fare sonni tranquilli.Quello che c’era, se qualcosa c’è stato per davvero, fa parte di un tempo ormai lontano..”

C’è un’amarazza nella mia voce che mi stupisce.Sono talmente abituato a non parlare più di questo, a non parlare più di noi, che esprimere a parole i miei pensieri dopo tanto tempo , lo rende reale ed incredibilmente crudele.Il mio cuore ne risente. Devo girare il viso, potrei cedere e piangere. Non voglio dare questo dispiacere a mia nonna.Per oggi ne ha avuti abbastanza.

“Sai una cosa bambino mio?”

La sua voce mi riporta a forza alla realtà.La guardo , come a volerle dire di continuare, ma credo solo di stare mostrando un uomo sconfitto da se stesso.

“Siamo talmente tanto abituati a guardare le cose nella loro consuetudine che purtroppo, spesso siamo ciechi ai cambiamenti.”

Spalanco gli occhi, ecco che il nodo in gola torna prepotentemente.Perchè mia nonna vuole confondermi ancora?Cosa è successo in quella stanza, cosa è successo nel cuore di Oscar?Sono spazientito.

“Nonna, cosa vuoi dire?!Cosa è successo ad Oscar? Perchè mi dici queste cose .. io non capisco... ti pregherei di essere più chiara io....”

“Buonanotte Andrè, non attardarti troppo , il medico si è raccomandato di farti riposare..”

Quando la nonna fa così vuol dire che non ammette repliche.La conversazione è finita.Mi lascia da solo e basito in cucina. L’alcool mi sembra ancora la soluzione migliore.Prendo il vino dalla dispensa, a cena stasera non è stato propio consumato, me ne verso un bicchiere e vado nel salotto verso la grande vetrata.

Ogni volta che passo per queste stanze non posso fare a meno di pensare a quelle fredde serate passate a bere vino, magari in silenzio. Non c’era bisogno di parlare, è sempre stato così tra noi due.Mi avvicino alla finestra e noto che ha smesso di piovere.Farò due passi in giardino, adoro l’odore dell’aria dopo un temporale, è come una rinascita, una rigenerazione.Prima di uscire prendo il mantello e  lo porto con me, nel caso ricominci a piovere.Esco e c’è profondo silenzio fuori e dentro di me.

Inspiro profondamente l’odore della tempesta passata e socchiudo gli occhi prima di espirare.Un brivido mi percorre la schiena e mi giro, attratto da una forza invisibile in direzione del terrazzo di camera tua.

E ti vedo. Sei bellissima Oscar, seppur pallida ed evanescente ai miei occhi.La camicia da notte che indossi ti va larga, riesco ad intuirlo dalla porzione di pelle sulle spalle lasciata scoperta dallo scollo troppo largo. I capelli ti ricadono ribelli e sciolti fin sui fianchi. Quanto darei per tuffarci le mani .Mi osservi. Non distogli lo sguardo ed io morirei pur di non chiuedere i miei occhi : non sparire, fatti guardare amore mio, ancora un pò.

Non so dire quanto tempo sia passato ,forse un’ora , forse un minuto e poi l’incanto si rompe. Trasali mia Oscar, ed entri in camera , quasi correndo.Questo silenzio deve essere il rumore dei sogni che si infrangono. Brindo al balcone ormai vuoto e sorseggio un po’ del vino che ancora non ho toccato.Ottima annata, come sempre il generale ha buon gusto.

“Andrè...”

Quasi mi spavento quando mi volto e ti guardo. Avevo ragione, la camicia ti va larga ed è scesa su una spalla, lasciando nude le clavicole in maniera talmente sensuale da farmi ribollire letteralmente il sangue nelle vene.

Curioso come spesso non metta a fuoco praticamente nulla fin sotto il mio naso ed invece poi mi appaiano chiari particolari del corpo di Oscar.

Mi rendo conto di non aver ancora proferito parola e tu mi guardi con gli occhi sbarrati di chi non sa quello che deve fare.Mi ridesto dal mio stato di torpore, infondo l’uomo qui, sono sempre stato io.

“Oscar, fa freddo ; metti questo...” faccio un po fatica. Ti passo il bicchiere e ti poggio il  mantello sulle spalle, indugiando un momento di più sulle braccia.

“Ecco fatto...”concludo chiudentotelo un pò sul davanti. Meglio evitare tentazioni, sopratutto dopo stasera.

“Posso bere un pò di vino?...” me lo chiedi stranamente esitante. Penso che se non sono morto oggi tra la folla, lo farò stasera , stramazzando al suolo di fronte a te per il troppo amore.

“Certo, anzi se rientriamo te ne verso subito un bicchiere , vieni.”Faccio per entrare ma vengo bloccato dalla tua mano sul mio braccio. Fuoco sulla pelle, distinguo perfettamente ogni dito che mi stringe e il tuo profumo ritorna prepotente in me come uno schiaffo, devo trattenermi per non tremare.

“No, ne voglio davvero solo un sorso. “ e bevi , ti bagni solo le labbra, socchiudendo gli occhi.Dio mio sei così bella.

“Ecco” Mi porgi il bicchiere e non posso fare a meno di notare che non lasci il mio braccio.Prendo il vino tra le mie mani , senza davvero rendermene conto, ho gli occhi fissi sulla tua piccola mano immobile. É così piccola e bianca, le lunghe dita affusolate sono state spesso oggetto dei miei sogni più tormentati.

“Ti andrebbe di fare due passi?” Le tue parole mi riportano alla realtà.

” Sono ancora così confusa da quello che è successo... fatico a prendere sonno... che ne dici , mi fai compagnia?”

 Per un attimo non capisco se sei confusa per le botte che abbiamo preso o per il bacio che ti ho quasi (ahimè ) dato, ma ad ogni modo , sappiamo entrambi che qualsiasi sia la risposta non farebbe differenza, io non potrei mai negarti nulla.

“Certo Oscar, ero uscito proprio per questo... per..... Schiarirmi le idee...” ti guardo dritto negli occhi, sfacciatamente.

Te lo getto in faccia questo mio cuore Oscar , stasera proprio non riesco a  fingere di non essere innamorato di te, e Dio del cielo posso morire quando sento la tua mano che scivola via dal mio braccio, lenta. Mi stai accarezzando Oscar? E’ davvero così?

Mi sorridi e mi precedi lungo il sentiero , stringendoti nel mio mantello.Ti seguo , in silenzio mi affianco a te. Camminiamo e si sente solo il rumore dei nostri passi sulla ghiaia.Siamo entrambi come sospesi, il tempo è percezione irreale nel mio immaginario in maniera talmente assoluta, da non rendermi conto che dobbiamo aver camminato davvero a lungo, perchè ci ritroviamo al limitare della tenuta, dove sorge un piccolo boschetto su una lieve altura capeggiata da un Salice imponente, secolare; con al di sotto una panchina in fine marmo bianco.Sorrido al pensiero di Nanny e due bambini che ascoltavano una storia; proprio ai piedi di questo stesso albero.

“Ricordi Andrè?La storia della fata .. e del mio prozio..”

Mi hai letto nel pensiero e mi dici questo quasi correndo verso l’albero. Correndo verso la te bambina, che forse alberga davvero ancora in questo luogo, ne è rimasta imprigionata.

“Certo che la ricordo. Si innamorò di lei , nonostante sapesse di non poterla mai avere veramente.”

Sorrido, io non sono tanto diverso da lui .

“ Veniva qui tutte le notti per incontrarla e fece costruire questa panchina per sentirla cantare.La nonna diceva che se si è talmente pazienti da essere per lungo tempo sileziosi, la si può ancora ascoltare.”

Bevo altro vino, e noto che mi guardi. Ti porgo il bicchiere.

Bevi , e lo fai apposta lo so, dallo stesso punto da cui ho bevuto io. Oh Oscar , a che gioco stai giocando? Stasera davvero potrei morire per il troppo amore, ne sono certo ormai.

“Tu ci credi Andrè....?”Mi chiedi, con gli occhi sbarrati e luminosi nel buio della notte.

“In cosa  Oscar, nelle fate?Credo che sia stata tutta un’invenzione della nonna per  tenerci buoni almeno per un pò!”

 Incrocio le braccia divertito, perchè infondo alla fate ci credo. Ma indossano pantaloni e sguainano spade.

“No Andrè, nell’amore.. in quello che , nonostante il tempo , non si affievolisce...”

 Ti giri e mi dai le spalle.Non me lo stai chiedendo davvero!Cosa vuoi Oscar? Sentirti dire che ti amo ancora? Che ti amerò per sempre? Si maledizione si, ti amerò per sempre.Ma continuo a non capire il tuo gioco. Non giochi mai a carte scoperte vero? La strategia militare fatica ad uscire dal tuo cuore di donna.Ma ti ricordo , mia amata, che ho ricevuto la tua stessa educazione.

“Certo Oscar, come potrei non crederci?”

Ti giri, speranzosa. Si la leggo la speranza nei tuoi occhi.Ma voglio giocare, come non ho mai potuto fare nella mia vita con te.

“Esistono varie forme di amore Oscar, molte delle quali infinite; a dispetto anche del tempo. L’amore di una madre per i propri figli non svanisce mai. Resiste alle delusioni, alle morti. Non credi anche tu che sia così?”

Sei arrabbiata. Oh si che lo sei , sei frustrata, perchè questa battaglia la vinco io Oscar.E tu non sei abituata a perdere ma se provi qualcosa per me , devi dirmelo Oscar. Senza giochetti. Senza trabochetti.Voglio essere sfacciato nel mio gioco irrazionale verso di te, per fare di te una donna, una donna che vuole arrivare al cuore dell’uomo che.... non oso pensarci .

“Si hai ragione.... ma....” esiti, sospriri, sono quasi sussuri i tuoi.

“Ma?..” ti incoraggio.Combatti Oscar.Combatti per noi!

“Ma io parlavo di amori trascendenti all’affetto consaguineo. Qualcosa di , diverso... non tra parenti..”

Sorrido. Te l’ho detto Oscar, stasera non mi batti.

“Capisco... è eterno anche quello Oscar a volte...Per esempio...”prendo volutamente una pausa.

“Per esempio?...” mi esorti a continuare.

“Per esempio la nonna Oscar, la chiami nonna anche tu , a volte, ma non è realmente tua nonna; questo lo sai bene. Ma lei ti amerà sempre , incondizionatamente!”

Scacco matto. Colpita. Non puoi ribattere all’ovvietà della mie parole.Mi sorridi e abbassi gli occhi.

“ Già , hai proprio ragione...”

Mi guardi , ci scrutiamo per un tempo indefinito, e sento che il mio respiro si fa pesante, insieme al tuo.Non riesco a distogliere lo sguardo. Vorrei corredere da te e baciarti fino a toglierti il respiro contro quell’albero che ci ha visti crescere.Affondare le mani in quella chioma dorata e respirare il profumo che sento ancora addosso e stringerti talmente forte da imprimerti dentro di me , ancora più di quanto tu non ci sia già.

Ma non posso farlo, non adesso. Non dopo tutto quello che è successo. Adesso ho bisogno di capire cosa sta succedendo nel tuo cuore.Distolgo lo sguardo , e guardo lontano , le stelle nel cielo.Sospiro ancora, ma il fiato esce tremolante dalle narici.

“ E’ meglio rientrare Oscar adesso, si sta facendo davvero tardi e abbiamo entrambi bisogno di riposare...”

La voce mi è uscita più roca di quanto volessi.Non mi rispondi, continui a guardarmi. Stai combattendo vero Oscar? Anche io. Distogli lo sguardo da me , impercettibilmente annuisci e lasci l’albero contro il quale ti eri rifugiata.

Insieme ci dirigiamo a passo svelto verso il palazzo , io resto un pò indietro e non posso fare altro che pensare che si , l’amore vero esiste , è eterno, indissolubile e brucia l’anima fino a consumarti il cuore.

 

 

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Capitolo 3
*** Comandare ***


Salve ! Ecco il nuovo capitolo della mia storia. È un capitolo di transizione , niente di che insomma ! Spero che vi piaccia e che vi rilassi leggerlo , tanto quanto ha rilassato me scriverlo. Buona lettura e volevo ringraziare nuovamente quelli che leggono e sopratutto che recensiscono lasciandomi tantissimi complimenti e sopratutto per le loro critiche che sono costruttivissime e aiutano a crescere anche una “ scrittrice “ della domenica come me! Bando alle ciarle e buona lettura !

P.S xlenovo2015 che è stato così gentile da recensire la mia storia facendomi notare un particolare a cui io non avevo proprio pensato , ho inserito un piccolo accorgimento nel capitolo in virtù di ciò che mi hai detto. Vediamo se lo trovi :D

Comandi

 

Cade. Lieve , impalpabile eppur così ordinato. Il granello di polvere si posa indistintamente sul marmo del comodino , in quel graffio di luce che flebile filtra attraverso le imposte accostate.

Luce . Questo vuol dire che per tutta la notte non ho fatto altro che contare granelli di polvere. Provo a chiudere gli occhi e a rigirarmi supina , per tentare di sopravvivere in un nuovo respiro . Mi sono sentita in apnea da quando mi hai fissata poco fa , o forse era tanto tempo fa? Non so dirlo con certezza.

La consapevolezza del mio amore era così chiara che non puoi non averla percepita , fluttuava nell'aria come lucciole . Si è così che l’ho immaginata . Frammenti del mio amore che brillano intorno a noi  così chiari e determinati, proprio come la luce che poco fa lasciava spazio alla polvere e la  mostrava ; io ho lasciato libero il mio cuore , ne ho colto l’impassibilità e la compostezza in questo sentimento che alberga in me , forse da troppo tempo. Ma tu non hai fatto niente. Cosa credi André? Che lascerò tutto al caso o al destino? No questa volta no. Non voglio stare più lontana da te , nemmeno se tu non mi volessi più. Ti starei accanto anche  in quel caso , esattamente come tu hai fatto con me. Apro la bocca e sospiro faticosamente. Chissà dove sei ora, se stai pensando a me , a noi... poggio una mano al centro del mio seno e sento il battito calmo del mio cuore , ma mi basta  sussurrare il tuo nome per sentirlo sobbalzare come inquieto... eccolo che corre leggermente più veloce , come se si ribellasse; vuole uscire dal mio corpo e correre da te. Sorrido di me stessa. Come ho fatto a far finta di niente per tutti questi anni?

Il bussare alla porta mi distrae e dò l’ordine di entrare. Ho passato la notte in bianco , questo ormai è certo.

Tua nonna entra con quel suo passettino svelto in camera mia , seguito da due cameriere con grossi secchi ricolmi di acqua calda.

“Oscar, bambina noto che siete già sveglia. Ha il viso stanco? Vi siete sentita forse male? Faccio chiamare il medico? “

È sempre stato così. La nonna dimostra quell'apprensivo affetto che mio padre ha avuto ben cura di negarmi per forgiare la mia indole forte.

“No Nanny, non darti pena , stai tranquilla.. “ il mio tono è dolce , non sono mai stata sgarbata con lei , ma questa dolcezza stupisce anche me e non passa inosservata alla mia balia che mi guarda per un secondo con fare sospettoso , senza parlare.

“ Sono solo ancora molto intontita per l’accaduto , ma non ho nulla  di irrecuperabile credimi!”

Mi sbrigo a concludere svelta ,liberandomi dalle coperte  e poggiando i piedi nudi sul marmo. Magari il freddo riuscirà a ridestare il comandante che in me si assopisce ogni momento di più.

Sospira , agitando impercettibilmente la testolina , mette le mani suoi fianchi. Ecco che è tornato il generale.

“ Bene Madamigella , vi sto facendo preparare un bel bagno caldo dopodiché dovrete recarvi nello studio di vostro padre , vuole parlarvi con molta urgenza.”

Mio padre vuole parlarmi . Una strana sensazione mi attanaglia le viscere. Non so bene spiegare cosa sia ma la mia fronte inizia a sudare e mi tremano leggermente le mani . Non comprendo questa mia reazione. Non sono più una bambina ormai , da molto tempo.

“ Cosa vuole comunicarmi? “

“ Proprio non saprei dire Madamigella. Ma vedo che la vasca è pronta , per favore spogliatevi e accomodatevi pure .”

Quando la nonna cambia così argomento non ci sono santi che tengano. Non dirà una parola o forse davvero non è a conoscenza di nulla .

Mi alzo dal letto faticosamente , di certo la passeggiatina notturna non ha giovato alle botte prese ; per non parlare della notte in bianco.

Tolgo le fasciature e non posso fare a meno di guardare imbambolata  le dita che avevano toccato André: è come se bruciassero , così come brucia la mia mente al pensiero della sua sconvolgente bellezza al chiaro di luna. Sospiro; ultimamente mi sembra di non fare altro , sospirare a arrossire. Rido di me stessa mentre sfilo la camicia bianca dalla testa , sento la seta che scivola leggere sulla mia schiena nuda , donandomi tanti piccoli brividi. Come deve essere avere le tue mani su di me , amore mio? Sarebbero leggere come questa seta o ruvide e possenti come il cuoio?

Arrossisco del mio pensiero ardito e mi lascio andare nella vasca. Un sospiro di sollievo non può fare a meno di uscire dalla mia bocca , l’acqua calda invade il mio corpo donandomi quella piacevole sensazione di abbandono. Reclino indietro la testa , mentre sento la nonna che armeggia con i miei capelli tirandomeli su per evitare che si bagnino. Riapro gli occhi e raccolgo le gambe al seno , appoggio il mento sulle ginocchia. Sospiro ancora.

“ Va tutto bene davvero?Io non parlerei se...  “

Mi giro in direzione della nonna  e noto che siamo sole , le cameriere hanno lasciato la stanza. Giro di nuovo lo sguardo e la fisso. È invecchiata povera donna , colpa non solo del tempo ma anche di tutte le preoccupazioni che le abbiamo arrecato nel corso di questi anni.

“ Nulla , davvero....” le rispondo.

Torno a guardare le increspature dell’acqua mentre l’odore di lavanda mi pervade donandomi quella piacevole sensazione di serenità e pulito.

“Il Generale vorrà sincerarsi delle condizioni di sua figlia. Sarà sicuramente questo . Si sarà reso conto della scelleratezze delle sue scelte.”

Crede che io sia preoccupata per mio padre. Come reagirebbe se sapesse che in realtà quello che mi ruba sogni , sospiri e pensieri è il realtà il suo caro nipote .

“ Certo, sarà sicuramente così. “

Impensierirla non servirebbe a nulla. Le abbiamo dato già troppe preoccupazioni .

Inizia a lavarmi la schiena con molta cura , seppur in maniera abbastanza celere. Evidentemente mio padre  ha veramente fretta. Infatti passano solo una manciata di minuti che sento che si allontana , girandomi vedo che viene verso di me con il telo di lino asciutto invitandomi ad uscire dalla vasca.

La mia pelle rabbrividisce lasciando il caldo tepore dell’acqua , il contatto con l’aria mi smorza per un secondo il respiro , ma il contatto con il lino mi rassicura immediatamente, me lo avvolgo intorno stringendo i lembi .

“ Bene , adesso vado . Manderò qualcuno a sistemare non appena avrete lasciato la stanza .”

Sa bene che non amo essere aiutata a vestirmi e che preferisco farlo da sola , lo vedo come un rito. L’indossare la maschera quotidiana dell’Oscar inflessibile , fredda. La maschera dell’uomo che non sarò mai.

La vedo allontanarsi a passi svelti verso la porta , ha già la mano sulla maniglia che la richiamo .

“ Nonna aspetta io.... “

Si gira e mi guarda. Mi sta scrutando da dietro quegli occhialini tondi .

La fisso , ma è tutto inutile . Non mi riesce di parlare , apro la bocca un paio di volte con poca convinzione. Giro la testa di lato , vinta dalla mia stessa insofferenza.

Sento i passi che si muovono veloci nella stanza, la sua mano piccola e raggrinzita prende la mia lunga e affusolata .

“ Andrà tutto bene bambina mia. “

Mi commuovo di fronte alla disarmante dolcezza di questa donna , così pacata e decisa da rendermi conto che sono quasi sull'orlo delle lacrime. Annuisco debolmente e mi abbasso quel tanto che basta per permetterle di darmi una carezza leggera sulla guancia. Ci sorridiamo , lei mi guarda un’ultima volta e finalmente lascia la stanza.

Rimasta sola mi vesto in fretta. Inutile tergiversare , meglio toglierlo prima questo dente . Indosso un paio di pantaloni ed una camicia ma non le fasce . Quelle le lascio lì. Questo gesto rappresenta per me l’ennesimo passo verso di te amore mio. Verso la donna che voglio essere per te e per me. Mi guardo allo specchio con soddisfazione , i lunghi pantaloni bordeaux mi fasciano così come gli alti stivali neri lucidi e la camicia bianca di seta è leggera ed esalta il colorito della mia pelle .

Sorrido , mai mi sono così interessata al mio aspetto fisico.  Do un ultima occhiata alla mia immagine rivolta allo specchio e mi dirigo verso la porta. La apro e richiudo alle mie spalle , ma ecco che non faccio nemmeno un passo che qualcosa mi viene addosso. Non ho bisogno di guardare so già che sei tu , perché il tuo profumo mi ha invaso le narici e il mio cuore ha preso a galoppare prepotentemente dentro di me .

“ Oh accidenti! Scusami Oscar davvero! Non volevo.... Ti sei fatta male ?”

Nel dirlo appoggi le mani sulle mie spalle e un brivido immediatamente mi attraversa la spina dorsale .

“ No , è tutt’apposto. Ma piuttosto , dove corri a quest’ora del mattino? Sembri avere molta fretta. ... “

Lasci andare le mani dalle mie spalle e un moto di delusione mi assale , ma tento di non dartelo a vedere. Mi sorridi con quel sorriso sghembo così maledettamente affascinante e metto una mano alla base del collo perché ho come l’impressione che il cuore voglia letteralmente uscirmi dalla bocca. Perché sei vicino . Cosi vicino che posso sentire il tuo respiro sulla fronte che fa muovere impercettibilmente una ciocca dei miei capelli.

“ Mi recavo in soffitta per prendere una cosa... ed in effetti si , vado di fretta, ma ti prometto che ti racconterò tutto più tardi! “

Passano alcuni secondi in cui nessuno parla , ci guardiamo e basta , apro la bocca per prendere aria. Sento un calore piacevole invadermi ma tu a malincuore fai un passo indietro e ti passi una mano nei capelli gettandoli indietro.

“ Tu invece ..” la voce ti esce un po’ gutturale e tossisci come a scacciare via un attacco di tosse “ dove vai così di buon’ora?”

Mi ridesto ricordandomi improvvisamente di mio padre.

“ Mi ha fatta chiamare mio padre, tua nonna dice che vuole parlarmi con una certa urgenza . “

Fai una faccia strana , come se quella sensazione che poco fa attanagliava le mie viscere ora lo faccia con le tue.

“ Beh , vedrai che sarà solo per sincerarsi delle tue condizioni...” lo dici poco convinto amore mio , hai paura anche tu; come me , di qualcosa che in realtà ancora non conosciamo.

“Certo.” Ti rispondo con ancora meno convinzione

“A dopo allora...” ti dico avviandomi verso le scale , lasciandoti lì e sento il tuo saluto che si fa un po’ più lontano ad ogni passo .

 

 

 

 

 

 

 

Lo studio di mio padre da bambina mi faceva paura. Era tutto così austero e grande , e trovarmi lì significa che c’erano guai o doveri da compiere. Nonostante l’età adulta , sembra che quel sentimento di intima diffidenza nei confronti di quel luogo non sia mai passato lasciandomi quel muto senso di inquietudine tipico del momento che precede il pericolo effettivo.

 

“Siediti Oscar. “

 

È un ‘ordine . Mi rendo improvvisamente conto che tutte le cose che mio padre mi ha detto in questi anni siano stati sempre ordini. Ed io sempre pronta ad ubbidire.

 

“Preferisco restare in piedi , grazie padre. “

 

La grande scrivania è ingombra di carte , sul lato sinistro del tavolo ci sono dei fiori  , non ne ricordo il nome. André sicuramente lo saprebbe , è sempre stato più romantico di me, o semplicemente lui non aveva il problema di poter sembrare troppo femminile conoscendo il nome di un fiore. Lo vedo mio padre , che mi da le spalle mentre guarda fuori dalla finestra. Evidentemente è più interessato al giardino che a sua figlia .

Si gira e mi squadra.

“ Noto con piacere che stai bene. Nulla di grave infondo ti è accaduto “

Nulla di grave? Stavo per morire pestata dalla gente affamata e arrabbiata e l’unico uomo che potrò mai amare, che ho calpestato , scacciato , maltrattato  stava per essere ucciso senza sapere cosa provo per lui.Senza che io sapessi realmente quello che provo per lui. Dire che sto bene non è propriamente la verità .

“ Nulla di grave. Solo un piccolo incidente .”

Mi penetra con i suoi occhi glaciali. Così simili ai miei , cosa vedi in me padre che prima non vedevi?

“ Devi sposarti Oscar. “

Me lo dice senza riguardi. Senza tastare il terreno. Un’ordine come sempre che mi colpisce in faccia come uno schiaffo di ghiaccio. Il mio corpo trema , sento la testa che gira devo poggiare una mano alla poltrona per impedire che le vertigini prendano il sopravvento. Punto lo sguardo in quegli occhi specchio dei miei , interrogandoli.

“ Alla luce di quello che è accaduto Oscar, credo che sia la soluzione migliore. Io non ci sarò per sempre. Hai bisogno di qualcuno che sia al tuo fianco , che ti protegga . Qualcuno che possa tutelare la tua posizione in questa società vacillante . “

Regna un profondo silenzio in questa stanza , pesante come un macigno. Non riesco più nemmeno a distinguere il mio respiro . Evidentemente mio padre avrà scambiato il mio silenzio per cieca obbedienza , perché continua. Senza indugi. Comanda .

“ Ho già inviato gli inviti, domani sera ci sarà un ballo in tuo onore , a palazzo Jarjayes, in cui potrai scegliere il pretendente che più ti  aggrada Oscar ...anche se..”

Anche se? Cosa ? Cosa , maledizione ! Se solo riuscissi a parlare...

“ Ieri sera ho ricevuto la visita del conte De Girodelle , era venuto a sincerarsi delle tue condizioni in seguito all'accaduto . Non ti ho fatta disturbare visto che il medico si era sincerato di farti riposare e lui ... ne ha approfittato per avanzarmi la sua proposta di matrimonio , che io caldeggio vivamente figlia mia. Infondo è un uomo che conosci , di ottima famiglia ; questo non potrebbe far altro che accrescere al buon nome dei Jarjayes. “

Girodelle. Mi viene da sorridere. E poi quel “ figlia mia “ . Sono profondamente disgustata. Finalmente la voce esce decisa da questa mia bocca secca e delusa.

“ Io non desidero sposarmi . Non indosserò una gonna per mettermi in mostra come una puttana da bordello per degli uomini che nemmeno conosco !”

Lo schiaffo arriva deciso.  Non mi picchiava da così tempo che quasi avevo dimenticato quanto facessero male all'anima le sue percosse.  Sento che le lacrime spingono per uscire ma non glielo permetterò. Non piangerò davanti a mio padre ,  l’ho promesso a 8 anni ed ho intenzione di mantenere la parola. Rigiro lo sguardo e lo penetro come lui ha penetrato me poco fa , con i miei occhi così simili ai suoi.

“ Mi dispiace padre. Di avervi delusa. E davvero io ... io vi ringrazio per questa vita così dura. Mi ha dato libertà che altre donne nemmeno possono osare immaginare , rinchiuse in quelle gabbie dorate che sono le loro vite. Ma in quanto tale , donna cresciuta come un uomo, non posso tornare indietro. Non adesso , mi dispiace. “

Mio padre non si aspettava la cieca obbedienza , ma nemmeno questo. Glielo leggo negli occhi. Batte un pungo sul tavolo. L’ostinazione fa parte del suo carattere, così come la caparbietà , così come il comando.

“ Sciocchezze Oscar! Domani indosserai un abito e parteciperai alla festa . Questo è tutto. Puoi andare “

Ti siedi alla scrivania , improvvisamente interessato a qualche documento. Lascio la stanza con profonda calma , quasi come se non fosse successo nulla. Anni e anni di addestramento hanno fatto questo di me , una statua capace di nascondere anche il più terribile tormento nel profondo della pietra. Ma qualcosa dentro di me sta cambiando , lo sento . Appena chiudo la porta mi rendo conto che non posso più impedire alla lacrime di scorrere leggere lungo le guance . Cammino percorrendo a ritroso la strada che poco fa mi ha portata da mio padre. Entro nella mia stanza come una furia , sbattendo la porta alle mie spalle. Alzo lo sguardo con gli occhi fiammeggianti quando sento un rumore , una cameriera stava evidentemente sistemando dei fiori sul pianoforte.

“ Vattene! Esci immediatamente fuori di qui!”

Sento come se il pianto volesse squarciarmi il petto. Lei resta impietrita , starà morendo di paura , glielo leggo negli occhi.

“ Ti ho detto di andartene ! FUORI DI QUI!”

La donna sobbalza , come ridestata da un sogno mi supera riluttante ed in fretta , ma io neanche la guardo. Lascia la stanza e sento i suoi passi diventare una corsa appena superato l’uscio della mia stanza. Chiudo a chiave, chiudo il mondo fuori con tutte le maledette scelte di mio padre. Prendo il vaso con i fiori e lo scaravento a terra con tutta la forza di cui sono capace , avvertendo una soddisfazione immane nel sentire la porcellana infrangersi sul pavimento.

Mi accascio sul letto. Non può essere vero. Non adesso . No . Non permetterò a mio padre di rovinarmi la vita , non più .Sento che il pianto si fa violento , incontrollabile e non riesco a capire se tutto questo che sento dentro è la rabbia per mio padre o è la voglia ,  irrefrenabile di correre da André, prima di chiudere gli occhi vinta dal dolore e dalla stanchezza.

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Capitolo 4
*** La ragazza dei fiori ***


Grazie a tutti quelli che stanno leggendo questa storia ! Un grazie particolare a quelli che recensiscono aiutandomi a crescere ! Buon capitolo spero che vi piaccia!

La ragazza dei fiori

 

Il dondolio del carretto è quasi piacevole , se socchiudo gli occhi posso immaginare di essere cullato dolcemente. Sento i raggi del sole sul viso e l’aria del mezzogiorno è così pulita e limpida che sembra voglia dilatarmi i polmoni e riempirli di vita pura. Apro gli occhi e noto che il cielo è così azzurro , non ci sono più nuvole a contaminarlo , ma quel tripudio di turchese non è niente al confronto dei tuoi occhi amore mio. Atterrisco sempre di fronte ad essi, sono il mio punto debole. Sorrido , perché questo non vuole di certo dire che io sia indifferente al resto del tuo corpo, tutt'altro. Dio quant'eri bella stamattina , ma lo eri anche  ieri , e oggi lo sarai di più. La verità è che diventi sempre più bella. Sospiro rumorosamente tirando indietro la testa .

-Ehi dopo tutti questi sospiri da innamorato , non so se riuscirai a scendere dal carretto! Siamo arrivati André! –

Sorrido a Pierre  , il vecchio stalliere , l’uomo che mi ha insegnato tutto suoi cavalli . Giro su me stesso per dargli una veloce pacca sulla spalla , ma un leggero indolenzimento mi ricorda delle botte prese così poco tempo fa..

-Hai proprio ragione sai , ero talmente assorto nei miei pensieri che quasi mi addormentavo!!-

Rido , provando a celare maldestramente l’essere stato colto in fallo in romantiche elucubrazioni. Ma di cosa mi preoccupo poi? I miei pensieri sono solo miei. Scendo , ancora un po maldestramente dal carretto ,  ma devo ammettere di essere stato peggio.

-Grazie mille per il passaggio-

-È un piacere figliolo!-

Passo per il cortile interno del palazzo , per passare dalle cucine , da cui si sente già provenire un’invitante profumino. Varco la soglia il cui interno è nascosto dal riverbero del sole , ma quando gli occhi si abituano alla nuova situazione , quello che vedo mi atterrisce , gettandomi in uno stato di ansia .

Mia nonna è piegata in due sulla tavola mentre prova a tagliare maldestramente la verdura , ma non deve riuscirci molto bene , visti gli occhi appannati dal pianto. I miei sensi scattano , l’unica giustificazione per un pianto di tale portata da parte della nonna può essere solo.... Oscar.... le è successo qualcosa... Mio Dio. Quel senso di angoscia che ho irragionevolmente provato stamattina torna prepotente , concreto e reale ; come un pugno nello stomaco.

-Nonna! Cosa succede?-

Non riesco a nascondere il mio allarmismo sopratutto quando noto che la  nonna trasale, asciugandosi maldestramente le lacrime che le hanno letteralmente inondato il volto. La mia presenza invece di calmarla la agita ancora di più e si lascia andare sulla sedia coprendosi il viso con le mani. Quelle poche parole che riesco a percepire sono solo frasi smorzate, senza senso.

-Oh André bambino mio! Come posso .... Come potrei dirtelo.....Che destino ingrato ! I miei bambini... i miei bambini! –

Non riesco a fermare il respiro fuoriesce veloce dal mio corpo , una rabbia impaziente mi assale , mi avvicino a mia nonna e la scuoto come a voler far uscire la verità da lei a forza . Deve parlare . Deve!

-Nonna per l’amore di Dio , parla! È successo qualcosa a Oscar ? Lei sta forse male ? CRISTO NONNA PARLA !!!-

Silenzio . Solo silenzio.

-Vedi André ... il padre di Oscar , il signor Generale...-

-Si sposa André!-

Mi girò fulminando con lo sguardo la persona dalla quale proviene questa terribile notizia , talmente orribile da sembrarmi irreale. È Adeline, una delle cameriere di palazzo. Voglio vomitare ma  la gola è talmente secca che non riescono a passarci nemmeno i respiri. Non ha bisogno di pronunciare alcun nome , ho già capito a chi si riferisce. Mi raddrizzo a forza , lasciando le spalle di mia nonna , e continuo a fissare quella ragazza , senza vederla realmente. D’ improvviso il mondo rallenta , non sento più niente. Non sento più le mani , non percepisco più il mio cuore , dimentico come si faccia a respirare.  No amore mio ... non ora che...

-Non fare quella faccia! Magari adesso tornerai sulla terra a guardare noi umili mortali André non credi? Sono anni che noi tutte ti guardiamo sbavare dietro a quella donna , che donna non è! Altezzosa e viziata , fino all'ultimo, come tutti i nobili d'altronde!-

Fa una breve pausa e mi si avvicina , mi guarda da sotto in su scuotendo la testa. La sua voce è veleno, le parole corrodono la pelle del petto , penetrando dritto al suo interno , nelle mie viene scorre fiele..

-              Guarda come ti sei ridotto per lei! Il padre decide di farla  sposare ,e nonostante l’età , le permette di scegliere tra i più ricchi aristocratici della corte francese e lei cosa fa? Piange come una ragazzina! L’ ho vista sai? Ero in camera sua , sembrava una pazza! Avresti dovuto vederla.. ingrata! Ecco cos'è un’ingra..

La schiaffeggio. Le parole le muoiono in gola . Si tiene la guancia con una mano , voltandosi a guardarmi con aria sconvolta. Nessuna emozione trapela dal mio sguardo duro ; in realtà credo di non averle più le emozioni.

-Eravamo solo due ragazzini io ed Oscar quando ti abbiamo trovata nelle stalle di quella locanda. Ricordo bene che ci raccontasti che tuo padre voleva venderti ad uno dei suoi clienti per una moneta d’argento. Lo avevi morso ed eri scappata a rifugiarti tra il fiato degli animali. Eri lì da tre giorni , tremavi di freddo... e di fame. Non ti reggevi in piedi. Ti caricammo a forza su Ceasar. Volle portarti lei fino a qui , anche se Oscar aveva solo qualche anno in più di te. Quando ti lasciammo alle cure di mia nonna Oscar andò subito dal padre a comunicargli che aveva assunto una nuova cameriera. Il Generale in tutta risposta la schiaffeggiò , dicendole che avrebbe dovuto pensare ad esercitarsi con la spada piuttosto che a simili facezie da femminuccia, come trovarsi una cameriera personale. Ad ogni modo... riuscì a convincerlo a tenerti a palazzo.... doveva solo scegliere che mansione darti , visto che non poteva averti come cameriera personale. Sai cosa mi disse ?-

Mi guarda con gli occhi neri sbarrati dallo stupore e dalla vergogna. Fa cenno di no con la testa. Comprendo la sua incredulità , Oscar è una donna altruista nella più pura delle forme , non ha bisogno degli elogi , quello che fa , non lo fa per la gloria , lo fa solo per giustizia.

-Mi disse....- devo fermarmi un secondo e respirare. Sento che il nodo alla gola si sta sciogliendo , il ricordo della ragazzina che ho tanto ammirato , si contrappone all'immagine della donna che amo disperatamente e fa così male che a momenti le gambe mi cedono.

-..... disse  che.... visto che avevi vissuto tre giorni in un luogo così puzzolente , tra lo sterco dei cavalli , avresti dovuto fare qualcosa di profumato. È così che sei diventata la ragazza dei fiori Adeline. E adesso ti prego di rivedere il tuo concetto ingratitudine , visto che appartiene più a te che a lei.-

Volto le spalle e mi allontano , mi fermo poggiando faticosamente la mano sotto l’arco delle cucine.Ogni movimento mi costa una fatica immane. Mi rendo conto improvvisamente del mio gesto , ne sono davvero mortificato. Questo non sono io .

-Mi dispiace Adeline. Non avrei dovuto colpirti.-

È la verità. Non avrei voluto, non è da me. Scusami Adeline. Ma senza Oscar ; io non so più chi sono.Appena mi allontano , sento che la nonna ricomincia a piangere,forse anche più di prima , ma la mia mente è annebbiata ed irrazionale, non riesco a non pensare a te. Se davvero ti sposi Oscar , ti avrò perduta per sempre. Salgo le scale con fretta , motivato dalla rabbia e dalla disperazione. Non busso nemmeno , non me ne importa niente , abbasso la maniglia ma la tua camera è chiusa a chiave. Provo e riprovo. Ma niente. Hai chiuso tutti fuori Oscar. Anche me . Di nuovo.

-Oscar.....- è solo un flebile sospiro il mio , mentre appoggio la testa alla tua porta. Chiudo gli occhi solo un istante e quando li riapro noto la bottiglia di vino appoggiata sul carrello proprio fuori la tua stanza. Deve essere il tuo pranzo quello lì. Afferro nervosamente la bottiglia e mi dirigo in alto , oltre la soffitta .

Salgo le scale a chiocciola con sicurezza.Potrei percorrerle ad occhi chiusi tante sono le volte che io e te ci siamo rifugiati qui nei momenti più bui o più luminosi delle nostre esistenze.

Una volta fuori l’aria fresca non mi da alcuna pace. Appoggio la schiena al muro lasciandomi scivolare verso il basso. Stappo la bottiglia con i denti e sputo il tappo lontano ,non vedo proprio perché dovrei rispettare l’etichetta in un momento come questo. Mi attacco alla bottiglia senza troppe cerimonie. Infondo non vedo proprio cosa mi resti da fare. Ecco cosa farò. Berrò fino a dimenticare di avere un cuore. Così insieme ad esso , sparirà anche il dolore. Avvicino ancora la bottiglia alla bocca , così potrò bere ancora e ancora..

-Non dovresti bere a stomaco vuoto...-

Non mi giro nemmeno . La tua voce , così come il resto di te , sono impressi dentro di me da che ne ho memoria. È come ascoltare i miei stessi pensieri dal profondo dell’anima. Una piega amara distende il mio sorriso , ti porgo la bottiglia.

-Ne vuoi un goccio?-

 Il braccio resta sospeso per un tempo indefinito , non ricevo risposta e sto per ritirare la mano , ma sento che tu prendi la bottiglia , sfiorando impercettibilmente le mie dita con le tue. Ma può un uomo morire per una carezza? Oh si che può... si che può....sento che ti siedi accanto a me. Così vicina che percepisco il calore del tuo corpo. Mi giro  e ti guardo. Sei così bella , ma i tuoi occhi sono gonfi amore mio ... la tua camicia è leggermente sgualcita. Forse ti sei addormentata vinta dalle troppe emozioni. Ti accadeva così anche da bambina. Tiri leggermente indietro la testa mentre bevi un sorso di vino , e il mio sguardo cade sul tuo collo così incredibilmente sensuale. Quel collo sul quale qualche uomo, indegno di te , potrò posare la bocca. Sento che la rabbia risale improvvisa , probabilmente però non era mai andata via. Ti stacco letteralmente la bottiglia da mano e bevo ancora.

-Non dovresti bere così . Ti fai solo del male ...

Un sorrisetto irriverente mi sfugge dalle labbra.

-E cosa dovrei fare sentiamo , per non farmi del male? Per non sentire dolore ? – il mio tono è sprezzante. Ma non lo faccio apposta. Lo so che non è colpa tua , ma per qualche misterioso motivo non riesco a creare un ponte tra la mia mente ed il mio cuore.

- Non lo so. Ma ... di certo non questo....-

Adesso sono io a regalarti il mio silenzio. Mi sento come morto ed i morti non parlano. Il tuo sguardo trema , imperlato da piccole gocce che li rendono lucidi. Non dovresti guardarmi con tanta insistenza , sopratutto quando sono in queste condizioni.

-Lo so che lo sai André.....-

Ti riferisci al matrimonio . Si lo so. E questa cosa mi distrugge. Non so come reagire a tutto questo

-Ovvio che tu lo sappia , mia nonna parla sempre troppo !-

- Non me lo ha detto tua nonna.....-

Torno  a guardarti. Dio quanta malinconia può nascondersi in un paio di occhi ? Ma vi leggo qualche altra cosa , qualcosa che non so decifrare . Non guardarmi così perché io... sento che... tutto l’amore del mondo mi stia precipitando  addosso e non so controllarlo. Non ci riesco più , quando mi sei così vicina tutto diventa indistinto.

Distogli lo sguardo, e mi sembri bellissima anche mentre guardi il pavimento, con aria lontana.

-              È come quando sai che sta per arrivare un temporale estivo. Non lo vedi.. ma lo senti. È sempre stato così tra noi , non ho bisogno che qualcuno mi dica quello che stai provando ; perché credimi André , è la medesima cosa che provo anche io. -

Ma perché sei così criptica? Appoggio faticosamente la testa al muro , l’aria esce a singhiozzi mentre sospiro. Questo silenzio è così pesante , ma stiamo parlando più attraverso le cose che non vengono dette , questa è la realtà dei fatti. Appoggio nuovamente la bottiglia alla labbra , voglio sentire ancora quel liquido scuro scendere giù per la gola e rilassare i miei muscoli. Voglio annebbiarli questi pensieri...ma la tua mano mi blocca. Si attacca al collo della bottiglia  ma inaspettatamente reagisco , strattonandola a mia volta. Non devi giocare con un uomo che non sente più se stesso Oscar , non farlo.Ma tu , come al solito non ti arrendi , strattoni ancora e ancora io dopo di te.

-              Basta ! Ti ho detto di smetterla adesso! Hai bevuto abbastanza! Ma non capisci che così ti fai del male?-

Mi urli contro , usando quel cipiglio da comandante che tanto amo in te , ma oggi non sono in me Oscar.

-              Lascia la bottiglia Oscar! BASTA TI HO DETTO DI SMETTERLA!

La bottiglia ci scappa dalle mani e si infrange sul pavimento. Il liquido si riversa e come sangue si apre creando una pozza scura sul pavimento grigio

Nella lotta ci siamo ritrovati inginocchiato l’uno di fronte all'altra, non riesco a reprimere l’ira che irrazionalmente mi assale e ti prendo anche l’altro polso,stringendoli entrambi tra le dita.Sono così sottili....sto ansimando ,  ma non sono del tutto sicuro che sia per il piccolo screzio che abbiamo appena avuto. Abbasso lo sguardo e noto così chiaramente la forma del tuo seno libero dalle fasce, attraverso lo scollo della camicia. Si alza e si abbassa affannosamente . Sei maledettamente sensuale . Così femmina . Sono perduto Oscar....

Alzo lo sguardo , improvvisamente cosciente di quello che sto facendo. Non posso cedere adesso , non voglio spaventarti in una situazione così terribilmente simile a una notte di Febbraio. Ma quello che scorgo nei tuoi occhi non è paura, è ... incertezza , speranza... non capisco...allento la presa , girando le mani ti lascio una leggera carezza sugli avambracci. Dio quanto sono patetico. Abbasso la testa , sconfitto .

-Vattene Oscar, devi stare lontana da me.. – la voce mi esce bassa e roca.. e poco convincente.

Come sono dolorose queste parole. Fanno più male di un colpo di pistola , bruciano più del fuoco. Scuoti la testa , me ne accorgo dai lunghi riccioli che vedo fluttuare prima a destra e poi a sinistra. Sento leggeri singhiozzi. Hai voglia di piangere Oscar? Ma poi mi sorprendi. Il cuore che poco tempo fa , aveva smesso di battere , torna furioso e più prepotente di prima. La tua testa sul mio petto , stringi tra le dita i lembi della mia camicia , e piangi.... ho le braccia abbandonate lungo il corpo, non ho il coraggio di toccarti... se ti toccassi io..

-              Non me ne andrò André... da nessuna parte. Voglio stare qui... voglio stare qui.....-

Mi arriva ovattata la tua voce.. ma è così chiara! Perché non hai paura di me? Perché mi tocchi , perché mi guardi così? Ti scosto dolcemente. Ti sorrido meglio che posso , e ti asciugo le lacrime..

-              Perché Oscar ? Perché non vuoi andare via .... via da me? –

      Spalanchi gli occhi, hai l’aria smarrita. Parla per l’amor del cielo , potrei impazzire in questo momento.

-              André vedi io .....-

Non prosegui , è come se le parole ti morissero in gola. Hai paura , non di me , ma di te. Di quello che non sai , o di quello che sai? Non posso forzarti. Se ti amo davvero , devo lasciarti libera di scegliere la strada che più si addice al tuo cuore. Ti sorrido e faticosamente mi alzo , aiutando poi anche te.

-              Vai a mangiare qualcosa Oscar, ho notato che il carrello era praticamente intatto, devi riprendere le forze ..-

Ti sorrido , sforzandomi di sembrare almeno a te , sereno. Anche se dentro mi sento così smarrito.

-              D’accordo... tu non scendi ?-

-              Pulisco qui e poi scendo... –

Annuisci , sorridendomi ancora con quel sorrisetto appena accennato , e mi dai le spalle , ti guardo mentre ti incammini verso l’uscita , ma poi ti fermi.

-              André ... devi fidarti di me! Io non mi sposerò , te lo prometto...-

Faccio per aprire la bocca , ma tu non mi dai modo di replicare che silenziosamente ti allontani oltre la porta .

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Capitolo 5
*** Attraverso lo specchio, dentro i miei occhi. ***


Attraverso lo specchio, dentro i miei occhi.

I raggi arancioni stendono una coltre dorata sul giardino, tutt’intorno l’aria si riempie di quel senso di impalpabile calma che contrasta e affievolisce, seppure lievemente, il senso di oppressione che sento stringermi il petto. Il velluto rosso della sedia accarezza i piedi nudi che, dopo aver raccolto le ginocchia al mento, sprofondano nel morbido tessuto, rilasciando un piacevole solletichio alla pianta dei piedi. Adoro questa posizione, passerei ore accovacciata su questa sedia rivolta verso la grande vetrata del balcone, a guardare il mondo fuori, lasciando vagare i miei occhi, meravigliosamente incantati, nel cangiare veloce dei colori del giorno in notte. Manca davvero poco al tramonto. Manca davvero poco a domani.

Lascio scivolare un piede lungo la sedia mollemente a penzoloni e tiro indietro la testa. Sento i muscoli del collo in tensione come se fossi pronta ad attaccare da un momento all’altro. Ma il mio nemico è invisibile, il mio nemico è il mio cuore, il mio nemico è il mio coraggio; che nel momento del bisogno si fa beffe di me, mi secca la voce di fronte ai tuoi occhi, mi smorza il respiro e cedo. Non riesco a parlare, ho perduto così tanto tempo fa l’Oscar bambina e spontanea che ho paura di non riuscire a ritrovarla mai più. Ma non posso perdere tempo, devo fare breccia dentro me stessa altrimenti io…

No, non voglio nemmeno pensarci. Un lieve bussare mi ridesta riportandomi prepotentemente alla realtà. Balzo in piedi come scottata, il contatto con il freddo marmo lascia lievi brividi alle mie caviglie che risalgono veloci attraversandomi la spina dorsale.

“André…”

Che pensiero ardito e speranzoso il mio, sei venuto a salvami amore mio?

“Avanti!”

Lo sconforto deve essere palese sul mio viso perché il sorriso di Nanny si spegne non appena posa il suo sguardo su di me. Non capisco come riesca a stare in piedi con tutta quella stoffa che ha tra le mani. Un gemito di frustrazione mi esce dalle labbra. Non sta succedendo tutto davvero… non di nuovo!

“Nanny, ti prego porta pure tutto via; non vedo la necessità di questa …”

Non so come definirlo mentre muovo le braccia indicando quel groviglio di tulle e sete.

“Questo!”  Concludo sconfortata, riportando teatralmente le braccia lungo i fianchi, sconfitta.

Per un attimo ho paura quando incrocio lo sguardo della nonna, è quasi furente, con una determinazione che farebbe invidia a qualunque Generale militare.

“Madamigella, le vostre intenzioni sono ben chiare… ma…. Questi sono ordini di VOSTRO padre ed io… vestirò la mia bambina come si confà ad una dama finalmente, proprio come il vostro rinsavito padre ha ordinato! “

Se qualcun altro osasse parlami con questo tono lo infilzerei senza pensarci due volte, ma la nonna ha un’ascendente straordinario su di me per cui non riesco a fare altro se non distogliere lo sguardo indispettita.

Noto che la porta è rimasta aperta e non faccio in tempo a chiedere perché che una cameriera fa capolino nella stanza con forse anche più stoffa di quanta ne ha Nanny. La riconosco: è Adeline, la ragazza dei fiori. Incrocia il mio sguardo, nel trasalire quasi lascia cadere la stoffa bianca che ha tra le mani e si lascia andare in un veloce inchino per poi girarsi, chiudere la porta e dirigersi celermente verso Nanny.

Mi giro nei confronti della tata con sguardo se possibile ancora più arrabbiato. A quanto pare per mettere in scena questa pagliacciata un paio di braccia non sono sufficienti, c’è bisogno dei rinforzi! Mi chiedo quando finirà questa tortura.

Entrambe si affaccendano intorno allo sgabello sul quale, da quanto ho capito, dovrò salirci io per prendere le misure di questo stupido abito.

“Madamigella vi prego… spogliatevi e salite, inizieremo con il prendere le misure della lunghezza …Adeline prendi il corsetto ed aiuta madamigella ad indossarlo!”

Trapasso Nanny con gli occhi, il corsetto no! Quel terribile strumento di tortura, preferirei mille scazzottate in taverna piuttosto che indossare quell’aggeggio infernale.

“Ti prego almeno quello risparmiamelo! Non vedo perché dovrei assottigliare ulteriormente la mia vita visto che, da quanto tu stessa affermi, sono anche fin troppo magra!”

La nonna mi guarda come se avessi detto un’assurdità e mi risponde con il tono dell’ovvietà accondiscendente che si usa con un bambino che sta imparando l’alfabeto.

“Il corsetto non è utilizzato dalle fanciulle solo per stringere la vita, ma per valorizzare il decolté e per evitare che esso sia mostrato in seguito a qualche movimento durante un ballo. Non potete assolutamente esimervi dall’indossarlo, sarebbe alquanto sconveniente!”

Alquanto sconveniente. Certo. Per anni ho vissuto fianco a fianco con André passando anche molteplici notti fuori, mai che nessuno si sia posto la domanda se potesse essere sconveniente o no, e adesso improvvisamente devo indossare una bugigattolo infernale, rischiando di soffocare altrimenti ho il rischio di creare qualche scandalo. Assurdo.

Ennesimo gesto di frustrazione, slaccio la camicia ai polsi e poi al collo e mi lascio scivolare la camicia oltre la testa. Lo stomaco mi si contrae. C’è l’odore di André sopra, la trattengo per un momento al volto lasciando che il suo odore mi attraversi, è come se lui fosse qui, quanto vorrei essere su quella torre ancora con te, e respirare il tuo profumo per sempre…

Devo aver indugiato un po’ troppo perché una voce alle mie spalle mi ridesta da questo mio dolcissimo torpore.

“Madamigella permettete...”

Il tono di Adeline è sottomesso e titubante.

Non le rispondo, alzo le braccia e lascio che mi posizioni il corpetto. Stringo la camicia tra le dita mentre appoggio la mano alla spalliera della sedia e aspetto pazientemente che la cameriera stringa tutti i lacci.

Uno, due, tre, duecento…. Ogni laccio una tortura, ogni stretta è un gemito trattenuto. Come fanno le altre donne a sopportare questo tutti i santissimi giorni? Mi vorresti così André? Civettuola, con i seni in belli in vista e lo sguardo celato tra i sussurri di un ventaglio?

O no ... tu no. Tu mi ami per quella che sono. Questo lo … l’ho sempre saputo…

“Ho fatto madamigella… “

“Ti ringrazio Adeline”

La vedo trasalire. Non mi sfugge il suo impercettibile segno di sconcerto sul viso, non sono mai stata amichevole con le cameriere, ma nemmeno sgarbata.

“Bene, venite bambina fatevi infilare il vestito e salite sullo sgabello ora per favore.”

Nanny mi fa segno di avvicinarmi a lei, ma sembra più una minaccia che un invito.

La seta leggera mi scivola sulla pelle, infilo le maniche e osservo l’abito da su in giù. Infondo non è male, è di leggerissima seta azzurra con maniche a tre quarti. La gonna è liscia e il corpetto è impreziosito da un leggero ricamo di perline a tono con l’abito. Ci passo una mano sopra quasi incantata. È così delicato. Nanny ha superato se stessa, devo ammetterlo.

“Madamigella, vi prego salite, fate attenzione a non inciampare, l’abito è ancora lungo e deve essere adattato.”

Faccio passare delicatamente le mani sulla seta liscia della gonna, la stringo tra le dita alzandola, e salgo con passo sicuro sullo sgabello.

Un silenzio irreale cala nella stanza, entrambe le donne si affaccendano intorno con spilli e fili per il cucito quando ad un certo punto un rumore di qualcosa di pesante che cade ci fa trasalire. Viene dal piano di sotto. Nanny deve aver dato disposizione agli altri di iniziare a spostare i mobili per il ricevimento di domani. Mi volto impercettibilmente verso di lei e la conosco troppo bene per non scorgere i primi segni di impazienza sul suo volto, evidentemente qualche cosa la disturba, è palese che non si fida di loro e vorrebbe scendere da basso a bacchettare questo o quell’altro povero malcapitato.

Quasi scoppio a ridere quando il rumore di qualcosa che si infrange la fa cedere definitamente.

“Oh Buon Dio! Cosa avranno mai combinato quelle scansafatiche! “

André la imita alla perfezione quando fa così.

“Nanny non darti pena, si sarà trattato sicuramente di qualche incidente non preoccuparti!”

Le sorrido nel modo più dolce che mi riesce, ma quel minimo di margine di tranquillità che le avevo infuso viene definitamente spezzato dal rinnovare cadere di cocci. Probabilmente qualche pregiato servizio di piatti.

La nonna lascia andare definitivamente l’orlo del mio abito passando ago e quant’altro alla cameriera, quasi pungendola poverina.

“Inetti! Perdonate Madamigella, torno subito, a quanto pare si richiede la mia presenza anche per spostare un semplicissimo servizio! Adeline continua tu a prendere l’orlo a Madamigella!”

Se ne va via puntando i piedi a terra e lo sguardo furente. Povere ragazze. Non vorrei davvero essere al loro posto.  Mi sfugge un lieve sorriso e abbasso lo sguardo. Adeline è concentrata nel prendere sapientemente l’orlo. È sempre stata innamorata di te. Ogni volta che le passavi semplicemente accanto lei arrossiva, ma solo ora capisco che mi accorgevo di questi particolari perché ne ero profondamente gelosa. Da quanto tempo ti amo André? Forse … forse è un sentimento così radicato dentro di me da non avere inizio, così come non ha fine. L’amore fraterno per quel bambino dal sorriso dolce si è semplicemente trasformato nell’amore di una donna per il suo uomo. Mai per Fersen ho provato un simile trasporto. Il mio era un mero capriccio in confronto alla vastità di questo sentimento mio per te...

“Ahia!”

Ritraggo automaticamente il piedi su cui Adeline mi ha sbadatamente punto.

La vedo indietreggiare spaventata.

“Mio Dio Madamigella, vi prego di perdonarmi io…. Io non volevo…. “

La guardo sconcertata, non capisco davvero il perché di questa reazione oltremodo esagerata.

Si avvicina al tavolo dove prende un fazzoletto e lo intinge nella brocca dell’acqua per poi tornare a tamponare l’invisibile puntino di sangue passando convulsamente il fazzoletto su una ferita, praticamente immaginaria.

“Adeline suvvia, non esagerare, dopotutto sono un soldato, credi davvero che possa spaventarmi la puntura di uno spillo quando maneggio spade ed armi da fuoco praticamente da tutta la vita? “

La guardo dall’alto e le sorrido e lei mi rivolge uno sguardo tremolante, sull’orlo delle lacrime; che non riesce più a trattenere e si lascia andare in pianto disperato nascondendo il viso tra le mani.

Davvero non capisco cosa succede. Scendo dallo sgabello e provo a scostarle le mani dal volto, forse teme le ire di Nanny. Non vedo altri motivi per questo pianto.

“Adeline ti prego di calmarti, la tua reazione è esagerata ti assicuro che non mi hai arrecato alcun male , se la cosa ti mette a disagio non vedo nemmeno motivo di dirlo a Nanny ; ma ora ti prego di calmarti! “

Le dico nel tono più convincente che conosco ma i singhiozzi riempiono l’aria, sto seriamente perdendo la pazienza.

“Io…. Madamigella … dovete scusarmi, scusatemi vi prego…!”

“Non ne vedo motivo, ma se la cosa può farti stare meglio … sei perdonata! Ora smetti di piangere che se adesso non ne hai ragione se torna Nanny te ne darà di certo uno!” il mio tono è freddo e sbrigativo. Sono un comandante, dopotutto.

“Madamigella …” si asciuga gli occhi e facendo un profondo respiro mi guarda negli occhi. La disperazione è sparita dal suo sguardo, facendo posto ad una profonda determinazione. Occhi neri, intensi; quasi quanto i tuoi.

“Io non vi ho mai ringraziata, anzi… ho dimenticato ciò che non dovevo dimenticare. Mi avete salvato la vita ed io che avrei dovuto esservi riconoscente come vi ho ripagato? Con l’ingratitudine. È questo ciò che non riesco a perdonarmi. “

Ora inizio a comprendere a cosa si riferisce, il mio sguardo la oltrepassa, perdendosi tra le foglie del giardino lambite dal vento.

 

“Oscar accidenti a te! Corri che se quei tipi ci prendono ce le suonano di santa ragione! “

La tua voce è cristallina, la sento sgorgare da dietro le spalle, quasi come se partisse dal centro del mio essere.

“Da quanto sei diventato così mollaccione André? “Non posso trattenere il riso, quasi soffoco tra il fiatone, le risate e la puzza infernale di questa stalla. Ma da quanto tempo non la puliscono?

“Pensa quanto correvi, per paura di un paio di pugni!” non posso fare a meno di prenderti in giro mentre ritorni dall’esserti affacciato dalle stalle per controllare la strada.

“Più che dei pugni dei loschi individui ho paura del mestolo di mia nonna! Da quello non si fugge dannazione! Come fa ad essere così forte non lo so! Se solo mi permettessi di portarti a casa con qualche livido penso che potrebbe pestarmi a morte con il mattarello!”

Ricomincio a ridere più forte di prima di fronte alla faccia realmente spaventata del mio caro amico d’infanzia. Ma all’improvviso qualcosa mi smorza il respiro, alzo la mano intimando André di fare immediatamente silenzio. È come un mugolio sconnesso, un gemito soffocato. Proviene da uno dei box infondo alla stalla, quello celato dalla più totale oscurità. Mi avvicino, più silenziosa di un gatto sulla neve. Mi sporgo leggermente facendo scricchiolare le assi di legno nel buio e quello che vedo mi sconcerta. Una ragazzina, di non più di dieci o forse undici anni, rannicchiata su stessa, logora di stracci che si sforza di non tremare tra la paglia ammucchiata in un angolo. Apro lentamente la porta, mi avvicino alla ragazzina e mi lascio scivolare per sedermi accanto a lei, ignorando lo sterco e la puzza che, inevitabilmente, ne proviene.

“Ciao, io mi chiamo Oscar, e quello lì è il mio amico André.” Facci indicando nella tua direzione

“.. Tu invece come ti chiami?”

“A…adeline “la sua voce è un flebile sussurro, vinto dalla fame, dal freddo e probabilmente dalla paura.

“Cosa ci fai qui tutta sola? Ti sei forse persa? Sai io sarò un soldato tra poco, con me puoi confidarti, posso riportati a casa se vuoi...”

Ma le mie parole invece di infonderle sicurezza e calma la spaventano, se possibile, ancora di più.

“No! No monsieur vi prego no! Lui, quell’uomo mi vorrà … mio padre mi obbligherà io non voglio, non voglio!!! Mi dispiace così tanto per il denaro, io lavorerò e darò io quel denaro a mio padre ma vi prego... non riportatemi li… vi prego!”

Un colpo di spada mi farebbe meno male di tutta questa disperazione, come può una ragazzina di poco più piccola di me, provare già tutta questa disperazione? Le sorrido.

“Vieni, ti aiuto ad alzarti non avere paura, nessuno ti farà del male mai più!”

Ma come le prendo la mano mi sviene tra le braccia, vinta dagli stenti.

“André aiutami a caricarla sul cavallo.”

André se ne fa carico, senza proferire parola, pronto a caricarla su Alexander.

“No André aspetta, la porto io, carichiamola su Cesar “. Il suo sguardo mi trapassa l’anima, devo distogliere gli occhi dai suoi per non sentirmi nuda, sono sempre stata un libro aperto per André…

Mi porto istintivamente la mano alla guancia sinistra, il ricordo dello schiaffo di mio padre per quella che lui chiamò “leggerezza”, mi brucia ancora. Non mi pentii allora della mia scelta, e continuo a non farlo oggi; anche se mi rendo conto, che la simpatia di questa donna nei confronti di André, possa aver alimentato un giudizio tutt’altro che positivo nei miei riguardi. Nonostante questo, non riesco ad odiarla, non riesco a condannarla; tutt’al più la comprendo. In questi anni non sono stata di certo un modello di irreprensibile bontà nei tuoi confronti amore mio.

 “Ascolta Adeline, capisco perfettamente a cosa ti riferisci. E ti assicuro che non devi preoccuparti. Hai lavorato onestamente e duramente in questa famiglia, essendole devota e portando un piacevole ristoro nei fiori che quotidianamente distribuisci nelle stanze. Va bene così credimi. Non hai nulla da che rimproverarti. “

“Grazie davvero Madamigella, io non sarò mai abbastanza riconoscente e farei qualsiasi cosa per sdebitarmi con voi...”

Prendo impercettibilmente le mani di questa donna tra le mie. Non siamo più padrona e serva, siamo  semplicemente due donne. Le sorrido e giro il volto incontrando il mio riflesso nello specchio. Quello che vedo mi spiazza. Lo specchio mi ridona una Oscar fragile e consapevole di volere l’amore di un uomo. Del mio uomo. Le luci della sera si fanno spazio tra le tende accostate; finalmente sorrido. Ora so quello che devo fare.

“Adeline, io credo… si! C’è qualcosa che puoi…. Qualcosa che devi fare per me!”

 

 

 

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Capitolo 6
*** A volte i violini tornano a suonare ***


A volte i violini tornano a suonare

Sei vestita di bianco e procedi leggiadra come la rugiada che scivola leggera sulle foglie al mattino. L’abito incorporeo ti sfiora le gambe con tocchi delicati, e la stoffa lo rende quasi trasparente nella sua evanescenza. La chiesa è adornata di rose bianche, identiche a quelle della corona di fiori che si intreccia nei tuoi meravigliosi capelli biondi. Sorridi e non puoi farne a meno perché sei felice, la gioia traspare dal tuo viso illuminandone gli occhi; quasi brillano quando attraversi lo sprazzo di luce che si fa strada tra le vetrate della chiesa.

Non indugi nel tuo incedere e quasi mi corri incontro mentre ti aspetto, impaziente all’altare. È sempre così che ho sognato il tuo matrimonio, il nostro matrimonio. Ma resterà solo un sogno. Oggi è il giorno in cui sceglierai l’uomo che ti attenderà in qualche chiesa sontuosa, non ci saranno rose tra i tuoi capelli ma diamanti e zaffiri; degni di una regina, mentre io resterò qui. Indegno di te.

“Dio…”

Stringo forte il capo tra le mani, le dita si serrano intorno ai capelli, quasi tirandoli. Signore accecami ora; te ne prego, non voglio vedere la donna che amo andare in sposa ad un giovane aristocratico! Il tempo sta correndo così veloce, è già tardi, presto sarà il tramonto e le carrozze con i pretendenti affolleranno il vialetto. Ma tu non sei venuta. Sono qui che ti aspetto, nella mera illusione di vederti apparire da un momento all’altro.

 Non posso più restare qui, proprio non posso. Tutto questo è troppo anche per me.

Lascio il letto che mi ha accolto per tutto questo tempo. Sono rimasto rintanato qui dentro per quasi tutta la notte e gran parte della giornata. Ho esaurito tutte le energie, le forze; la determinazione del mio amore è sempre costante ma è affievolita da questo giorno triste; il dolore sordo al petto si irradia fino al centro del mio cervello, mandandomi immagini di te che danzi, meravigliosamente abbigliata, tra le braccia di un altro uomo. Un riso dal sapore aspro e più amaro del veleno si forma sulle mie labbra, mai avrei creduto di poter morire nuovamente di gelosia come una notte di tanti anni fa. Egoisticamente tirai un sospiro di sollievo quando ti vidi tornare, in lacrime; perché capì, che in qualche modo eri ancora mia, ma oggi non so come affrontare tutto questo dolore. Domani. Si domani sarò ancora accanto a te, penserò a qualcosa ma oggi devo andare via Oscar. Perdonami se puoi.

 Apro la porta lentamente, non voglio incontrare nessuno, specialmente mia nonna. Leggerebbe dentro di me tutto questo dolore e non voglio far stare male anche lei.

Il corridoio è vuoto, attraverso svelto l’arco delle cucine oltrepassandolo, ritrovandomi nella sala patronale; sede della festa. È una stilettata al cuore poiché è tutto meraviglioso per essere all’altezza del tuo splendore e della tua grazia. Il salone è riccamente addobbato di fiori freschi, e le candele sono state elegantemente posizionate sul tavolo del rinfresco adornato anch’esso di fiori. Sarai meravigliosa stasera amore mio, proprio per questo motivo devo andare via.

Tiro un sospiro profondo e attraverso il salone nella penombra creata dal sole che inizia a calare, mi infilo nel secondo corridoio procedendo a passo spedito verso le cantine. Sono arrivate pressoché illeso, le poche persone che ho incontrato durante il cammino sono troppo impegnate ad assolvere ai propri compiti per curarsi di me. Infondo ho sempre fatto questo nella mia vita. Abbasso la maniglia ma una mano sulla spalla mi fa voltare all’improvviso.

“Signor Generale.”

“André, stai recandoti nelle cantine per assolvere a qualche compito? “

Il suo sguardo è glaciale, non trapela alcuna emozione dai suoi occhi, ma la vena quasi accusatoria della sua voce non mi sfugge; lo conosco troppo bene per non accorgermene.

“Io…Sì signore, mia nonna mi ha chiesto di rimboccare i decanter in vista della serata ..”

Mento spudoratamente, di certo non potrei dirgli che mi reco in cantina per rubare qualche sua pregiata bottiglia e ubriacarmi perché sono innamorato di sua figlia e sto impazzendo di gelosia. Sarebbe un pensiero talmente inaccettabile per lui che so, e lo so davvero, che arriverebbe ad uccidermi per una simile blasfemia.

“Capisco.”

Non è convinto fino in fondo della mia risposta. Come potrebbe? Non mi crederei nemmeno io. Anche perché non c’è traccia di decanter in giro.

“Ad ogni modo, ti avrei fatto chiamare domani, a patti stabiliti, ma visto che siamo qui non vedo perché non parlarti in questo momento.”

Patti stabiliti. Oscar non è un contratto, una cosa da comprare e vendere per i propri benefici. So che ama sua figlia profondamente, e che questa festa è la dimostrazione di un atto d’amore di un padre che prova a redimersi ma… tuo padre non ti ha mai capita amore mio, e non riesce a farlo neanche adesso. Crede di agire per il meglio, per proteggerti; ma tu … tu non ne hai bisogno. Ci sono io per te.

“Ditemi pure signor Generale, vi ascolto “

Chino leggermente il capo, in segno di rispetto a quest’uomo che, nonostante tutto, rappresenta l’unica figura paterna che io abbia mai conosciuto.

“Ho apprezzato sempre di più nel corso degli anni la tua devozione a mia figlia; e sono fermamente convinto che l’averti messo al suo fianco sia stata una delle migliori decisioni della mia vita.”

C’è qualcosa che non va in questo discorso, troppe lodi per un essere inferiore come me.

“La parsimonia con la quale ti sei dedicato ad Oscar nel tempo è una dote molto apprezzabile in un servo, e volevo farti presente che è un aspetto di te che sono certo che ti aiuterà a trovare lavoro presso un’altra casa nobiliare, nel caso in cui, il futuro marito della tua padrona non voglia prenderti a servizio o nel caso in cui tu non te la senta più di rimanere in questa casa. “

 Servo, marito, padrona. Solo freddo e ghiaccio. Lui sa che io l’amo. Tutto questo è per ricordarmi la disparità sociale che c’è tra di noi amore. So bene qual è mio posto signor Generale. Non l’ho mai dimenticato, e lotterò per questo, potete starne certo.

“La ringrazio molto signor generale, ma vedete, io non sono più a servizio di vostra figlia; mi sono arruolato nella guardia parigina. Torno in questa casa perché è l’unico posto che ho conosciuto come casa e per far visita a mia nonna, ma se la cosa vi crea disturbo, troverò alloggio al più presto a Parigi. “

Anni e anni di duro lavoro su me stesso hanno fatto questo di me. Un uomo in grado di celare con la massima naturalezza le emozioni più devastanti. A quanto pare mi è tornato utile.

“Certo che no, non dire sciocchezze! Puoi tornare in questa casa quando vuoi. Sei un servo leale André.”

Conclude con due pacche cameratesche sulle spalle, lasciandomi poi nuovamente solo dinnanzi alla porta della cantine.

Sono questo anche per te Oscar? Solo un servo? Perché ti sei lasciata andare tra le mie braccia in questi giorni per poi infliggermi questo cocente dolore. Eppure io so di non essermi ingannato. Ti ho vista e sentita trasalire tra le mie braccia… le tue labbra bravano le mie quanto le mie le tue.  Mi passo nervosamente una mano tra i capelli, sto cedendo, non so come farò a sopportare il peso dei brandelli della mia anima lacerata. Non ora che tu sembri così cambiata, così diversa. Qualcosa che si muove attira la mia attenzione, lo avverto dal lieve spostamento d’aria. Qualcuno spiava ed ha ascoltato tutto il discorso.

“Chi va là?!”

Da un angolo nascosto nell’ oscurità fa due passi verso la luce Adeline che tiene in mano un decander vuoto. Lei deve davvero scendere nelle cantine per lavorare, evidentemente. Tiene gli occhi bassi. Non mi guarda. Forse ha paura di me per quello che le ho fatto. Come biasimarla? Sembra che queste mie mani siano in grado di dare solo dolore e di macchiarsi di crimini di cui non mi credevo per niente capace.

Il silenzio irreale viene spezzato dal mio respiro frustrato.

“Hai sentito tutto vero? “

Lei fa cenno di sì e poi finalmente mi guarda. Nei suoi occhi c’è una profonda tristezza, ma la sua, al contrario della mia, è una malinconia rassegnata. Deglutisco e distolgo lo sguardo. Non sopporto la pietà di nessuno. Ma questa fanciulla mia spiazza.

“Avevi ragione sai…”  La sua voce è, se possibile, dolcemente comprensiva, come quella di una madre.

“A proposito di cosa? “

“Di lei… lei è … meravigliosa. E ti capisco sai, è impossibile non amarla. “

La guardo basito. Se è per lo schiaffo che mi dice queste cose...

“Adeline io ti chiedo scusa ancora per lo schiaffo, non è da me comportarmi in questo modo … non devi dirmi queste cose per…”

Solleva una mano per zittirmi e si avvicina a me, il rumore delle scarpe risuona sul marmo lucido.

“Sono innamorata di te…”

“Adeline io…”  Faccio per interromperla ma lei mi fa cenno ancora con la mano di stare in silenzio mentre gli occhi, grandi e neri, le si riempiono di lacrime. Allora taccio e lascio che sia lei a parlare, mentre lacrime silenziose le solcano le guance arrossate.

“Ed essere innamorata di te è meraviglioso sai... nonostante io sappia che il tuo cuore non apparterrà mai a nessun’altra se non a lei. Il guardarvi per tutti questi anni ha portato in me la consapevolezza che, merito un amore come il vostro, indissolubile. Eterno. “

Non so cosa dire. Quanto dolore può esserci in tutti noi? Perché la vita si fa beffe dei nostri cuori? Sarebbe stato tutto più semplice se mi fossi innamorato di lei, a quest’ora avrei una casa, probabilmente dei figli, sarei felice. Ma questo pensiero non mi ha mai sfiorato. Ho solo pensato sempre a te, ho sempre voluto solo te. Questo non cambierà mai. Distolgo lo sguardo imbarazzato e vinto dal nostro stesso dolore.

“Per quanto può valere Adeline io non sarò mai per lei niente più di …”

“Non sei solo un servo André. Non per lei. “

Mi prende le mani, le stringe e mi sorride tra le lacrime. Perché ha cambiato idea così in fretta? Non può essere stato solo il mio schiaffo. Si alza sulle punte per lasciarmi un leggero bacio sulla guancia.  Mi sorride e fa per andarsene, ma si ferma.

“Vai pure a prendere ciò che devi André, e passa per il retro. Distrarrò io tua nonna.”

Sorrido. È davvero la ragazza dei fiori. Ha portato un po’ di ristoro in quest’animo buio e tormentato. Finalmente apro la porta e percorro lentamente le scale che portano ai locali dove vi è l’immensa riserva de Jarjayes.

Fa freddo qui dentro, si ghiaccia. O forse è il mio cuore che si è congelato. A volte vorrei davvero che fosse così, magari smetterei di soffrire. Mi dirigo con sicurezza verso gli scaffali di destra, dove sono conservate le annate più prestigiose, “i vini delle grandi occasioni” e sorrido al ricordo di noi due, poco più che ragazzini, che sgattaioliamo di notte, dividendo una candela, per rubare qualche bottiglia semplicemente per il gusto di farlo.

Leggo l’etichetta, annata del 67, uno dei più pregiati, dal sapore forte e intenso e maledettamente alcolico. Perfetto. Ripercorro a ritroso la strada che mi ha portato fino a lì nascondendo il mio prezioso bottino.

Apro di nuovo la porta e mi affaccio, Adeline ha fatto un buon lavoro, non si vede nessuno in giro, Se mia nonna mi beccasse con questa bottiglia tra le mani mi ucciderebbe. Non posso fare a meno di sorridere. Tutto sommato sono stato molto fortunato nella mia vita, seppure di umili origini e orfano, non mi è mai mancato l’affetto e non ho mai sofferto la fame; destino toccato alla maggior parte di quelli come me.

Attraverso le cucine velocemente, conosco questa casa come il palmo delle mie mani, e potrei percorrerla anche al buio. Apro la porta sul retro, lasciando che gli ultimi, timidi raggi di sole sciolgano il nodo ghiacciato che mi si è formato sul cuore. Ma non indugio. Proseguo verso le scuderie, apro rumorosamente il portone e sorrido al nitrito di saluto di Cesar ed Alexander, lasciando una carezza sul muso prima di uno e poi dell’altro cavallo. Sello Alexander, compiendo quei gesti che ormai fanno parte di me, anche se in questo momento sono dettati dall’inquietudine e dall’amarezza. Infilo la bottiglia nella sacca della sella di Alexander e lascio una carezza sul suo collo. Prendo le briglie e lo guido fuori dal box.

“Andiamo vecchio mio. “

È il fedele compagno di mille avventure. Lo conduco con calma fuori dalle scuderie, il sole è ormai quasi tramontato.

 Evidentemente non sono stato abbastanza veloce, sarei dovuto partire prima perché una carrozza nobile si avvicina a passo spedito verso il cortile d’ingresso della tenuta.

Conosco molto bene quello stemma. Si ferma all’ingresso e dall’abitacolo ne esce un uomo dai lunghi capelli chiari. Volto lo sguardo verso destra e vedo il Generale andargli incontro tendendogli amichevolmente la mano.

“Comandante Girodelle , è un vero piacere avervi qui !”

Il volto del padre di Oscar è ossequioso, quasi accondiscendente. Si riduce davvero tutto a questo la nostra vita amore mio? Che senso hanno avuto tutte le battaglie, le privazioni, le punizioni? Tutto ciò che sei sempre stata, la donna che sei diventata, a dispetto delle etichette e dei pregiudizi. Ne sono così amareggiato Oscar. Ecco come mi sento. Impotente. Non ho il potere di proteggerti. Non questa volta.

“Generale, il piacere è davvero tutto mio. È da quando conobbi vostra figlia che ho sempre sperato di poter avanzare la mia proposta e spero sinceramente che possa essere accolta.”

Oh lo so bene che è tutta la vita che aspetti. Li vedevo anche io gli sguardi che le lanciavi a corte. Come potevo non notarli? Era il medesimo sguardo che io, posavo su di lei.

“Per quanto mi riguarda, questa festa è una pura formalità. Vi prego di accomodarvi in salone, provvederò subito a farvi servire da bere.”

Sto per vomitare. Ne ho davvero abbastanza, queste parole e le mani di tue padre sulle spalle segnano davvero il limite della mia sopportazione.

Salgo su Alexander, ma prima lancio un’ultima occhiata verso il tuo balcone. Sei li amore mio? A farti bella per questi uomini che di te non sanno nulla se non il buon nome che porti? Sii forte Oscar. Amica, compagna e mio unico, grande amore.

“Sii forte amore mio...”

È un sussurro il mio, una speranza lanciata verso questa prima stella della sera che fa capolino nel cielo senza nuvole di una notte imperfetta e dolorosa. Lancio Alexander al trotto per allontanarmi almeno un po’ da te, e da questo tormento che mi logora il cuore.

 

 

 

 Da quanto tempo sono qui? Non riesco a ricordare nemmeno il momento in cui sono sceso da cavallo e mi sono seduto su questa panchina. È stato Alexander a portarmici. Anche lui sa che non potevo allontanarmi troppo da te, ma che nemmeno potevo starti troppo vicino. Il posto delle fate. Mi volto in direzione della tenuta e vedo che è illuminata da mille o forse più candele. Che spreco immane in una Parigi dilaniata dagli stenti e dalla fame. Appoggio i gomiti alle ginocchia prendo la testa tra le mani. Finalmente le sento le lacrime, che coraggiosamente fino ad ora si ostinavano a restare nascoste dietro ai miei occhi. Sei già scesa Oscar? Ti stanno già ammirando? O forse per le troppe danze sei uscita in giardino a passeggiare? Devi essere stupenda alla luce della luna che, stanotte ha superato se stessa nel suo fulgore.

Un singhiozzo sfugge dalle mie labbra. Perché? Perché deve accadere tutto questo?

“Non piangere André…”

Alzo il busto di scatto. La tua voce. Non posso averla sognata. Non ho ancora bevuto un goccio, non sono nemmeno brillo. Un alito di vento mi sfiora, portandomi prepotentemente il tuo profumo alle narici, mi attraversa la pelle e sento che il cuore inizia a battere furiosamente, mi rimbomba nelle orecchie. Sono solo un servo, Oscar. Perché sei qui?

“Non..non dovresti essere qui…” provo a fermare il tremito nella mia voce . Ma non ci riesco, non riesco più a trattenerle le mie emozioni.

“E dove dovrei essere?”

Flebile sussurro il tuo, alito di vento in una sera di maggio.

No, allora non ti ho sognata. La tua voce alla mie spalle mi attraversa, mi trafigge. Amore mio, sei venuta da me. Quanto ti ho aspettata… tu non sai quanto.

“ Non lo so Oscar… a palazzo, in qualsiasi luogo , a cercare l’uomo che diventerà tuo marito. “

Il tono della mia voce è talmente incerto che non convince neanche me. Non convincerebbe nemmeno un bambino.

“Beh… se lo scopo di questa serata è proprio ciò che tu dici allora…allora non dovrei essere in nessun’altro posto André… se non qui. Con te!”

Oh Oscar. Allora è vero. Questi giorni, i tuoi occhi languidi, non erano frutto della mente di uno stupido innamorato. Sei qui, per me.  Ma devo chiedertelo, perché l’ultimo dubbio mi attanaglia il cuore.

Non riesco a girarmi. Ho paura che il mio sia solo un sogno. Scontrarmi con la realtà sarebbe troppo doloroso per me.

“E Girodelle? Lui … io, poco fa, l’ho visto parlare con tuo padre. Sembrava tutto deciso… “

“Oh beh sì... Io ho parlato con lui. Gli ho detto che non potevo sposarlo e che avrebbe dovuto dimenticarmi e…in fretta anche! “

C’è la leggerezza dell’innocenza nella tua voce. Come se poi fosse facile dimenticarsi di te. Finalmente mi decido a voltarmi, voglio guardarti negli occhi amore mio, e leggervi ciò che aspetto da tutta la vita.

 Asciugo le lacrime, che silenziose sono morte nel sorriso che solo tu potevi far nascere stanotte sul mio viso. Sospiro e mi volto. Sento il respiro che si ferma nei polmoni. Mi sento mancare l’aria e quasi mi tremano le gambe, temo che, se non fossi stato seduto, sarei stramazzato al suolo per quanto sei bella. Sei fasciata in un meraviglioso abito azzurro. La vita è stretta e il seno, il tuo meraviglioso seno, messo in risalto dall’abito si alza e si abbassa convulsamente al ritmo del tuo respiro accelerato. Ti guardo con una sfrontatezza che non ho mai avuto. Ma davvero non riesco a staccarti gli occhi di dosso. I capelli sono sciolti, come piacciono a me, e li hai portati meravigliosamente solo su un lato. Alcuni riccioli si adagiano, sfrontatamente su un seno.

Ho la bocca talmente secca, che non so se riuscirò a proferire parola mai più.

“Mio Dio Oscar. Sei una visione… io … Dio sei così bella…”

E non è per l’abito. È per la luce nei tuoi occhi, che illumina il tuo viso, privo di qualsiasi belletto. Sei meravigliosa così. Non ne hai bisogno. Abbassi lo sguardo imbarazzata e ti immagino arrossire.

“Girodelle non ti dimenticherà facilmente Oscar. Non dopo averti vista con quest’abito.”

Alzi il viso, puntando le tue meravigliose iridi azzurre nelle mie.

“Oh beh. Di questo non devi preoccuparti perché non mi ha vista così. Alla festa mi sono presentata in alta uniforme” sorridi ed il tuo sorriso mi fa perdere un battito “ho anche ballato con qualche dama sai?”

Ti lasci andare ad una risata liberatoria, ed io sorrido come un ebete perché la gioia è tanta e non so davvero come contenerla.

“Questo vestito io…. È per te André. Solo per te. “

Solo per me… solo per me!

“Non sei solo un servo André. Non per lei. “ Le parole di Adeline mi risultano così vere adesso.

Non ridi più e ti tremano un po’ gli occhi. Continui a torturarti le mani per l’imbarazzo, ma non devi vergognarti mai più di ciò che provi Oscar. Adesso ci sono io a proteggerti.

Ti tendo la mano.

“Vieni Oscar, vieni a sederti qui… accanto a me. Vuoi?”

Annuisci debolmente e prendi la mia mano nella tua, la stringi. La sento che trema, e tu Oscar lo senti il mio cuore che trema per te? Ti faccio posto sulla panchina e ti siedi, portandoti le mani in grembo, ma non lasci la mia. Guardo le nostre mani intrecciate. Mi sembra di sognare. Ma hai bisogno di calmarti, lo vedo che sei nervosa.

Un silenzio singolare ci avvolge. Solo il canto dei grilli, e il frusciare leggero di un vento timido tra le foglie.

“Come hai fatto Oscar? A presentarti vestita da uomo e poi sgattaiolare di nuovo in camera e venire qui? Non sei passata dal balcone vero? Non con questo vestito! “

Sorridi ancora, stasera sembra che tu voglia sorridere per tutte le volte che non lo hai fatto.

“Non sono tornata in camera. Mi ha aiutata Adeline !”

“Adeline ?” sono davvero incredulo

“Si, le avevo chiesto di aspettarmi nelle scuderie con tutto l’occorrente e mi ha aiutata a vestirmi. Mi ha anche accompagnata fino a qui reggendo la torcia e facendomi luce. Non è facile camminare con quest’abito di giorno! Figurati di notte! Soprattutto per me che non sono abituata.”

Oh piccola Adeline. Grazie, grazie dal profondo del mio cuore. Lascio scivolare via la mano dalla tua, e porto dietro l’orecchio una ciocca di capelli, in modo da poterti guardare bene in visto. Ti volti verso di me e se è possibile sei ancora più bella di pochi secondi fa. Si adesso lo vedo il rossore sulle tue gote, e piano, lentamente le accarezzo, ho quasi paura di romperti per quanto mi appari fragile ed eterea.

Ti guardo negli occhi. Voglio infonderti la calma ed il coraggio per farti compiere l’ultimo passo, quello più importante, verso il mio cuore.

“André, io…”

Ma una musica interrompe le tue parole. Le note di un violino, portate dal vento, riempiono l’aria. Sono l’ultimo miracolo di una serata perfetta. Chiudo gli occhi e sospiro dolcemente.

“Camille….”

“ Camille???”

C’è una leggera irritazione nella tua voce. Comprendo che può sembrare alquanto sconveniente pronunciare il nome di un’altra donna mentre sono qui con te. Così mi affretto a rispondere, ma mi scappa un po’ il sorriso di fronte alla tua reazione di evidente gelosia.

“No aspetta Oscar. Non è come credi!”

Prendo entrambe le tue mani tra le mie. Come sono piccole e sottili in confronto alle mie grandi e indurite dal lavoro.

“Camille è solo una bambina, ha 12 anni ed è la figlia di un contadino mio amico che abita in una piccola casa proprio laggiù “ti indico il limitare dei cancelli della tenuta, ho lasciato la tua mano ma il distacco è così doloroso che la riprendo subito tra le mie.

“Vedi Oscar… io dopo che ti avrò detto questa cosa, spero tu non sarai adirata con me ma… ricordi ieri mattina quando ci siamo scontrati fuori dalla tua stanza? “

Mi fai cenno di sì, ed io stringo un po’ più forte le tue mani.

“Beh io stavo andando a prendere uno dei tuoi violini, uno di quelli che non usi più per regalarlo a Camille. Lei... vedi Oscar, lei non ha mai avuto la possibilità di studiare musica ma ebbe in eredità da suo nonno, che era precettore presso un nobile, un violino malandato ed appena lo toccò fu come magia. Le note albergano in lei. Questo mi raccontò suo padre, ma mi disse anche che purtroppo il violino era in condizioni irrecuperabili e che non poteva permettersi di comprare il pane, figuriamoci un violino! Così io…ho pensato che, visto che tu quelli non li usi più da tanti di quegli anni… “

Mi interrompi con un entusiasmo tipico di una bambina.

“Oh André, non sono affatto adirata con te! Hai fatto benissimo!  Ma non basta di certo! Provvederò domani stesso a farle avere un insegnante privato di musica, ovviamente a spese mie! “

Ti guardo tra il trasognato e l’incosciente. Non credo di poter essere più felice in questo momento. È questa la donna che amo. Fisso il tuo viso, chiudi gli occhi per meglio sentire il dolce suono delle note del violino di Camille. Sorrido e ti imito, non prima di stringere forte la mia mano nella tua.  

“André…”

Quante volte ho sognato una tale dolcezza nella tua voce?

“Si?”

Ti guardo, hai ancora gli occhi chiusi, ma poi li apri e volti il tuo sguardo al cielo. Perso tra le stelle.

“A volte, pensiamo che le cose non ci servano più, e le posiamo in soffitta, senza renderci conto di quanto sia indispensabile il loro suono nelle nostre vite. A volte André, i violini tornano a suonare. E la melodia è ancora più bella, anche se diversa…”

Ti volti finalmente a guardarmi. Parli di me Oscar? Della musica del mio cuore? Sei l’essere più bello del mondo e il mio sguardo ti accarezza, non sprecheremo più nemmeno un momento amore mio. Nemmeno un istante.

Abbasso gli occhi, sorrido di questa felicità che prorompente straripa dal mio cuore.

“Sai cosa c’è? Il cielo stanotte è meraviglioso, la musica è incantevole e tu … tu sei splendida Oscar. Questo vestito non deve andare di certo sprecato...!”

Mi alzo, mi aggiusto la giacca e teatralmente mi piego in un inchino.

“Madamigella, volete farmi l’onore di danzare con me?”

Apri la bocca, sei stupita da questa mia richiesta. Ho sempre celato al tuo sguardo l’André intraprendente e tu sei a digiuno di faccende d’amore, ma nonostante questo lo vedo bene che leggi tutto l’amore del mondo nei miei occhi. Ti sorrido per incoraggiarti, tendendoti la mano che resta sospesa a mezz’aria per qualche momento, prima che tu, finalmente la riempi con la tua.

Arrossisci e mi sorridi, chinando il capo in un piccolo inchino divertito.

“Con vero piacere Monsieur!”

Ti metto una mano in vita e tu appoggi la tua sulla mia spalla, è fuoco sulla pelle questo contatto. Le nostre mani si stringono ed iniziamo a danzare, cullati dalle dolci note di Camille.

Non riesco a staccare gli occhi dai tuoi, sei così raggiante, meravigliosa. Mi pare di non aver parole per descriverti. Ti faccio fare un piccolo giro per poi prenderti di nuovo tra le braccia. Mi calo leggermente alla tua altezza, sento i capelli solleticarmi il viso.

“Sai Oscar, ci sono molteplici vantaggi nel non essere nobili!”

Mi guardi stupida. Ed io sorrido e mi abbasso un po’ di più, in modo tale da avvicinare la mia bocca al tuo orecchio.

“Si…” È un sussurro roco il mio, perché il tuo profumo mi colpisce violento il cuore “per esempio… non devo per forza badare all’etichetta e posso stringerti quanto voglio…”

Con un gesto secco porto i nostri corpi ad aderire. Ti sento sussultare, per un secondo ti irrigidisci, ma poi lasci andare il capo sul mio petto e stringi forte la mia mano nella tua.

Non so da quanto tempo stiamo danzando e non me ne importa. Camille ha smesso di suonare, ma continuo a stringerti a me. Non ti lascerò andare mai più. Ti sento muovere il capo e lo sollevi leggermente, spalanchi gli occhi alla vista del cielo completamente trapuntato di stelle. Qualcuno lassù ci ha fatto un regalo, donandoci una notte perfetta.

“Guarda André! Guarda quante stelle… è così bello!”

Ma non ci riesco Oscar a staccare i miei occhi dal tuo viso. Il tuo sguardo trasognato è la cosa più bella che io abbia mai visto, e illuminato dai raggi della luna sei quasi evanescente. E sei qui tra le miei braccia. Finalmente i tuoi occhi incontrano i miei. Ci siamo fermati. Ora non danziamo più. Ci siamo solo noi. I miei occhi nei tuoi. Ho una voglia matta di baciarti, sento fuoco liquido nelle vene. E le tue labbra, rosse e leggermente dischiuse sono troppo invitanti. Appoggio la fronte alla tua. Voglio sentirti più vicina, ancora più vicina Oscar…

“André …. Io …”

Per l’amor del cielo Oscar parla. Non riesco più a controllare il mio respiro, i movimenti sono così lenti, sfioro il mio naso con il tuo piano, adagio vi poso un lieve bacio. Il tuo respiro aumenta, se possibile, ancora d’intensità; e percepisco chiaro il battito furioso del tuo cuore contro il mio petto.

“Dimmelo Oscar…. Dimmelo…”

Chiudo gli occhi, sono ad un soffio dalle tue labbra. C’è davvero solo lo spazio di un respiro.

“Non resisto più…” è un sussurro il mio

“Io ti amo André, come mai avrei creduto si potesse amare qualcuno!”

La tua bocca è nettare degli dei, mille volte più dolce di quel ricordo tormentato. Ti bacio amore mio, finalmente, come avrei voluto fare da tutta una vita. Un mugolio di piacere esce dalla mia gola. Ero morto fino ad ora, sto rinascendo nella tua bocca. Piano le braccia accarezzano la tua vita risalendo fino alle ascelle; accompagnando il movimento delle tue braccia che mi cingono il collo. Torno alla tua schiena e ti stringo se possibile ancora più forte. Piano dischiudo le mie labbra, invitandoti a fare lo stesso. La mi lingua ardita ti lambisce, ti accarezza e nonostante la timidezza ti lasci guidare dalla mia in una danza che è istinto ancestrale. Il silenzio intorno a noi è rotto dai nostri respiri affannati, ti stringo così forte che ho paura di farti male. Impercettibilmente ti spingo fino all’albero dove qualche giorno fa avrei voluto toglierti il respiro con i miei baci. I sogni a volte si avverano.

Ci stacchiamo per riprendere fiato, il respiro è ancora più affannato di prima. Ti guardo come non ho mai potuto fare.

“Ti amo anche io Oscar, da tutta la vita … lo sai…”

Mi prendi il volto tra le mani.

“Oh André anch’io... Perdonami, perdonami se puoi!”

“shhh” ti zittisco un bacio. Non è la notte del perdono Oscar. C’è stata una notte per le nostre colpe, una notte per il nostro reciproco perdonarci, ma questa è la notte dell’amore.

Ti bacio il collo, lì in quel punto in cui ho sempre sognato di farlo. E sai di buono, di infinito e di estate. Ti mordi impercettibilmente il labbro inferiore e questo se possibile, accende ancora di più i miei sensi.

Tocco un seno, dio com’è morbido è sodo al contatto, sta perfettamente nella mia mano, scendo a baciarlo nella porzione lasciata scoperta dall’abito per poi risalire lungo il collo. La mia mano scende, inevitabilmente versi il fianco e poi più giù, i tuoi glutei sodi riempiono le mie mani e ti spingo verso di me.

Devo fermarmi. Mi stacco dalla tua bocca rumorosamente; allontano le mani da te in un gesto quasi stizzito e mi abbandono contro l’albero di fianco a te. Chiudo gli occhi e provo a respirare. L’aria fresca della notte non porta alcun giovamento al mio spirito che è stato per troppo tempo represso.

“André… ho forse fatto qualcosa di male? Perché ti sei allontanato?”

Sei così tenera e dolce, passionale. Esattamente come ho sempre saputo che fossi.

“Oh Oscar no…” Prendo la tua mano tra le mie e la stringo forte. Ormai il contatto con te mi è diventato vitale come respirare.

“Solo che… ti ho desiderata per tutti questi anni, e sei così bella che averti tra le braccia mi ….”

Eccita terribilmente. Come faccio a dirtelo? Sento la mia virilità premere prepotentemente contro la stoffa dei pantaloni, se non mi acquieto sarei capace di farti mia contro quest’albero.

“… turba… ho bisogno di qualche secondo per calmarmi… “

Ti guarda dall’alto e ti sorrido. Sei tutta rossa.

“Oh…” e ti porti una mano alla bocca, piacevolmente sorpresa.

Il mio amore è carnale Oscar. È sentimento e cuore ma allo stesso momento è carne e sangue. Abbandoni dolcemente il capo sulla mia spalla ed io lascio scorrere la mano tra i tuoi meravigliosi capelli biondi, fino a cingerti per stringerti forte a me.

Passa non so quanto tempo, dove noi muti, ci nutriamo dei nostri silenzi, che ora sono dolci e pieni d’amore; ma ti sento tremare, effettivamente le temperature notturne sono tutt’altro che miti ed il vestito scollato lascia abbondanti porzioni di pelle esposte a questo venticello.

“Che ne dici di tornare a casa Oscar? Ormai gli ospiti saranno andati tutti via… e tu stai tremando di freddo! “

Ho gli occhi chiusi e la guancia appoggiata alla tua testa che vedo annuire lievemente. Lascio un lieve bacio tra i capelli e a malincuore mi allontano per andare a riprendere Alexander.

Volto lo sguardo all’albero e vedo che ti avvicini, fluttui in una nuvola rosa con i capelli mossi dal vento. Sei una dea. E lo sei per me da stanotte e per tutte le notti a venire.

“Vieni “ti tendo la mano, e ti lascio un lieve bacio sulle labbra. Ho perso il conto delle volte in cui ho sognato di farlo, ti cingo la vita e senza il minimo sforzo ti prendo in braccio per accomodarti sul cavallo.

Salgo anche io e mi posiziono dietro di te. Ti accoccoli contro il mio petto, e sento i tuoi capelli solleticarmi il viso. Mi abbasso a guardarti, siamo di nuovo occhi negli occhi ed i tuoi sono così belli e profondi che ho paura di perdermici.

“André… non voglio più stare lontana da te. Mai più!”

È così sicura e risoluta la tua voce. È il comandante che parla per la donna innamorata adesso.

“Ma certo Oscar. Adesso che anche l’amore ci unisce, niente potrà più dividerci!”

Ti lascio un bacio voluttuoso sulle labbra, sono una dolce perdizione; è come annegare senza voglia di riprendere mai fiato. Ti lascio un altro bacio sulla fronte e ti stringo forte a me.

Mando il cavallo al trotto, verso la tenuta; verso il domani che finalmente ci vedrà insieme.

L’André malinconico lo lascio qui, in questo luogo incantato, come una vecchia bottiglia di vino pregiato abbandonata su una panchina bianca, in una notte in cui le stelle sono scese a far brillare l’aria di luce.

 

 

 

 

 

Eccoci arrivati alla fine della mia storia! Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto e un ringraziamento particolare alle persone che hanno speso un momento per recensire. Avevo pensato ad un ipotetico capitolo che descrivesse la loro “prima notte”, ma è una cosa che mi fa paura! Poi chissà… magari un giorno! Baci a tutti e grazie ancora!!!

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