Memorie di Fersen

di letizialorenzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un amore morto ***
Capitolo 2: *** La mia vita era la tua ***
Capitolo 3: *** la fine di un'esistenza ***



Capitolo 1
*** Un amore morto ***


Piangerai scintille liquide, dense, incolori, salate, informi.
Le tue lacrime peseranno come macigni; i tuoi singhiozzi fini si sentiranno a folle distanza.
Ti sentirai come vetro rotto, esposto alle raffiche del vento, potenti, distruttive.
Odierai i tuoi simili, coloro che soffrono del tuo stesso male, perchè scoprirai di non essere il solo.
Sarai triste, impotente, soprattutto verso te stesso, impotente di capirti, di consolarti, di odiarti e di amarti.
I tuoi respiri saranno metallici, irriconoscibili. Soffrirai di morte, che ancora non hai provato sulla tua stessa pelle,
sentirai il dolore che ne comporta, perchè tu stesso soffri di questo medesimo male.
Ti renderai conto di cosa vuol dire per davvero soffrire d'amore,
un amore morto.

 

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Capitolo 2
*** La mia vita era la tua ***


Il sangue gli scorreva denso nelle vene, la bile gli saliva, mentre ripensava a quel giorno, quel dannatissimo giorno. Avevano ucciso una madre, e di conseguenza i suoi figli; avevano ucciso una moglie e di conseguenza suo marito, ma soprattutto avevano ucciso una regina, e da soli si erano condannati. Le aveva già piante tutte le sue lacrime lui, quel giorno; aveva un sapore amaro in bocca; solo il dolore albergava ora nel suo cuore.
"La mia vita, ora, è diventata la tua. Non c'è nulla di più forte che possa sconfiggere l'amore. Io sono la tua anima, tu sei il mio cuore. Tutto combacia alla perfezione, risplende la mia anima come fosse uno specchio. Anima e corpo, una cosa unica."
A questo ripensava, a quelle parole sussurrate nell'orecchio, in uno di quei tanti loro gesti amorosi, che si scambiavano di nascosto, quando potevano. Il conte Fersen, aveva avuto tante donne, ma lei era stata l'unica, la sola, che lui aveva mai amato nella sua vita. La morte, aveva spazzato via da lui tutto, pensieri, emozioni, sentimenti, tutti i sentimenti tranne uno, l'amore. Senza di lei si sentiva distrutto, annientato, senza forze, non riusciva neanche più a vedere la bellezza di ogni singolo giorno, come le creature che abitano la natura, il sole dai suoi riflessi dorati ed il cielo stellato.
Il suo incarnato era pallido, i suoi occhi vuoti, aveva pregato Dio che prendessero lui, al posto della regina sua amante, ma nulla era servita a contrastare la cieca rabbia popolare. Fra le mani si rigirava l'anello inciso in italiano "Tutto a te mi guida" e pensava che avrebbe preferito morire con lei, invece di continuare a vagare sulla terra come un'anima dannata che non trova pace.

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Capitolo 3
*** la fine di un'esistenza ***


Fersen, distrutto, le sue sicurezze rese vacillanti, con i suoi sogni infranti ed il suo ego annientato, vagava lungo una radura dalle sembianze incantate, ma lui, troppo perso nel suo sconforto, non riusciva a cogliere la magia del sole sole danzante sui fiori, del riflesso azzurro del cielo sulla pianura e la melodia dell'acqua che nel suo lento scrosciare, vagava senza sosta accanto a lui. I suoi pensieri presero il posto della razionalità e spronò il cavallo al galoppo e corse, corse, sempre più veloce, fino a che il vento non gli penetrò nelle ossa e gli sciolse i vestiti e i capelli cominciarono a graffiargli le guance e le tempie.
Le sponde del fiume si facevano sempre più vicine, più chiare e le sue acque più dense. Fersen gridò, e spinse il cavallo fino all'estremo, ultimo respiro...le ginocchia del destriero si fecero pesanti, sempre più, si piegarono in avanti e con esse tutto il resto del corpo, e Fersen fu sbalzato via, via, lontano. Il corpo del conte si contorse su se stesso, aggrovigliandosi, e lente e leggere, le lacrime incominciarono a sgorgargli dagli occhi umidi e vitrei. La mano rotta, le costole scomposte, la spalla lussata...i suoi orecchi udirono il rumore dell'acqua evolle avvicinarsi a quella fonte, la sua volontà soppresse il dolore sordo delle sue stanche membra e l'acqua si fece più vicina, ancora, ancora, sempre più, fino a quando non riuscì a specchiarsi ed a leggerne le parole increspate.
Svenne, e quando si riebbe, si meravigliò di essere ancora vivo, poi voltando la testa, la vide, la vide impressa nell'acqua, sorridente come non mai, sembrava felice ora la sua regina, felice come non lo era mai stata. Il conte ammirò quella sua pelle candida, di porcellana, quei suoi occhi blu mare e quella bocca rossa e soffice, della quale poteva ancora ricordarne il sapore. Voleva toccarla, sfiorarle quelle sue guance rosa. Ora tutta la mano giaceva in quel riflesso illuminato dal sole caldo, si sporse ancora e ancora, abbracciandola e poi cadde...cadde in acqua, fin nel profondo, le andò incontro. Il sangue rosso acceso dei suoi graffi bruciò, disperdendosi nella Senna, gli occhi gli si chiusero dopo aver visto che il sole, lento, sfuggiva via, aprì la bocca per emettere un suono, ma tutto ciò che successe, fu solamente che l'acqua, mentre il suo corpo sfumava nell'ombra, gli invase i polmoni.

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