Everything Will Be Okay

di thanksfornothing
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Baby, please, stop cry ***
Capitolo 2: *** Lips Duck ***
Capitolo 3: *** Please, take care of her. ***
Capitolo 4: *** Congratulation Pierce! ***
Capitolo 5: *** We never change ***
Capitolo 6: *** Come Back to McKinley ***
Capitolo 7: *** Don't be sad Britt-Britt ***
Capitolo 8: *** Toxic ***
Capitolo 9: *** An Odd Rainy Day ***
Capitolo 10: *** Oh baby, what are you doing on me? ***
Capitolo 11: *** The Story Of my Life ***
Capitolo 12: *** Trilly or Majin Bu? ***
Capitolo 13: *** Need To Talk ***
Capitolo 14: *** I Want You ***
Capitolo 15: *** A Very Good Morning ***



Capitolo 1
*** Baby, please, stop cry ***


Dolore.
Tutto intorno, fuori e dentro di me, è dolore.
Cos’è quel sangue? È forse il mio?
No. No, non è possibile, non sento nulla. Quel sangue non è il mio.
Jake, Jake, svegliati.
Jake alzati. Che ci fai a terra?
Jake alzati dai, non mi va di giocare. Sono troppo spaventata.
Jake, alzati dai! Perché dalle tue braccia esce tutto quel sangue?
Jake, RISPONDIMI! Perché non mi rispondi? Perché il tuo corpo non si muove?
Perché non respiri, Jake?! IO HO BISOGNO DI TE!
Fratellone perché non ti curi? Aspetta, ho avuto un’idea. Tu non ti muovere, eh!
Aspettami Jake, vado a prendere il kit di medicina e ti medico come ti ho visto fare tante volte, quando mi nascondevo in camera tua.
Scusa Jake, non volevo spiarti, ma non capivo perché passavi tutto quel tempo in bagno e quando uscivi era c’erano sempre tracce di sangue.
Jake, eccomi. Non ti muovere, ti curo io. Lo so che l’acqua ossigenata brucerà un po’, ma non ti preoccupare, andrà tutto bene.
Jake, i cerotti non bastano, e neppure le fascette.
Jake, Jake, ma che hai combinato?!
Aspetta Jake, qualcuno sta aprendo la porta.
Jake la zia è arrivata!!!
Resisti, ti aiuteremo io e la zia.
Zia, zia, fa qualcosa! Non piangere. Dobbiamo aiutare Jake!
ZIA. ZIA!
 
“Briitany. Britt, tesoro, tranquilla, va tutto bene. Era solo un brutto sogno, sono qui piccola”
Aprii gli occhi lentamente mentre mia zia mi avvolgeva in un dolce abbraccio. Mi concessi quel breve momento prima di tornare alla realtà.
“Di nuovo quell’incubo?” mi chiese dolcemente zia Elinor.
Annuii piano, cercando di cacciare dentro le lacrime che si erano formate agli angoli degli occhi pensando a che giorno fosse oggi.
L’anniversario della sua morte.
Del mio fratellone.
Sono già passati 7 anni, eppure quell’immagine è ancora vivida nella mia testa.
“Brittany, tesoro, ti ho preparato un bagno caldo e la tua colazione preferita. Ti aiuteranno ad affrontare meglio questa giornata”
“Grazie zia”
Mi posò un tenero bacio tra i capelli e mi lasciò da sola nella mia stanza.
Rimasi lì seduta, al centro del letto, con lo sguardo perso nel nulla per non so quanto tempo.
Non ero pronta per tutto questo. Sono 7 anni che non sono pronta per tutto questo, ma devo essere forte per mia zia Elinor. Non posso abbandonarla. Non dopo tutto quello che ha fatto per me.
Si è presa cura di me e di mio fratello Jake dopo la morte dei nostri genitori in seguito ad un maledetto incidente automobilistico.
Ha dovuto dire addio ad ogni sua abitudine, anche alla più stupida che caratterizzava la sua vita per starmi accanto, soprattutto dopo la morte di Jake. Dirle “arrivederci e grazie”non sarebbe di certo il giusto ringraziamento.
Il telefono prese a squillare di colpo riportandomi alla realtà.
È Quinn, la mia migliore amica.
Non voglio farla preoccupare, ma oggi non me la sento di affrontare l’ennesimo tono consolatorio. È la mia migliore amica, lo so, e si preoccupa per me. Ma mi fa sentire un peso,qualcosa da dover proteggere costantemente, da trattare con dolcezza. Qualcosa da tenere stretto ma con delicatezza, come se potessi andare in frantumi da un momento all’altro.
In realtà è così, ma cavolo! Ho 16 anni. Sono adulta e vaccinata! Avrò pure il diritto di camminare con le mie gambe e curarmi da sola in seguito alle mie cadute?!
Rifiutai la chiamata spegnendo il telefono e andai a prepararmi. Niente Quinn per oggi.
 
 
Zia Elinor, come sempre, aveva avuto ragione! Un bel bagno caldo mi aveva rigenerata.
Presi il ciondolo di Jake da cui non mi ero mai separata, lo zaino, il borsone, le chiavi dell’auto e scesi le scale che portavano al piano terra della casa.
Corsi fuori salutando da lontano la zia.
“Brittany, la colazione!!!” urlò mia zia vedendomi pronta per uscire.
“Non ho fame zia e poi sono in ritardo. Ma grazie lo stesso. Ci vediamo oggi!”
“Mi domando perché mi ostino a prepararti la colazione se poi non hai mai tempo! Guida piano e fa attenzione! Mi raccomando!!” rispose lei correndomi dietro con ancora in mano il mestolo sporco dell’impasto del pancakes.
“Si zia, sta tranquilla. A dopo!” le urlai praticamente dal vialetto.
 
Non andai a scuola,non mi andava.
Tanto mi reputavano tutti la solita biondina bella e stupida. E in ogni caso, non sarei mancata a nessuno.
Mi recai al parco, sulla panchina sotto la chioma dell’albero preferito di Jake.
Non ho mai capito perché lo ammirasse così tanto. In fondo era solo un albero come gli altri.
Quando ero più piccola, spesso avevo delle crisi dovute alla morte di mamma e papà. Lui mi portava qui e mi diceva:” Shhh. Senti il vento che sfiora le foglie piccola? È la voce di mamma che ti sta sussurrando di non piangere, perché lei è sempre con noi.”
Poi mi prendeva in braccio e mi lanciava in aria fino a trasformare le lacrime di tristezza in risate.
A quel ricordo mi cadde una lacrima. E poi un’altra ancora.
Mi rannicchiai sulla panchina e mi lasciai andare in un lungo pianto.
Rimasi lì tremante per un tempo fin troppo lungo per i miei gusti. Odio lasciarmi andare troppo e mostrarmi debole, specialmente in pubblico.
Ad un certo punto sentii qualcuno, o meglio, qualcosa sbavarmi sui jeans.
Aprii gli occhi e vidi un cucciolo di collie con una pallina in bocca, che mi fissava con sguardo scrutatore, come se mi stesse indirettamente chiedendo cosa avessi.
Udii in lontananza una voce femminile che si stava avvicinando. “Lucy dove sei? Lucy!”
Quando si accorse di noi, ci venne in contro.
“Ehi Lucy, vieni qui. Te l’ho detto mille volte che non devi importunare le persone mentre si riposano!”
Tolse la pallina dalla bocca del cane e gliela rilanciò lontano. Poi si rivolse a me dicendo:” Scusala tanto, ma è più forte di lei! Non riesce a vedere le persone sole mentre dormono, tende sempre a vegliare su di loro. Anche se non le conosce”
Terminò la frase con un sorriso caloroso, poi mi guardò attentamente e quella sua espressione spensierata e divertita si trasformo per un attimo in tristezza. Non capii quel breve cambiamento, così mi voltai lievemente per scrutare qualcosa da lontano che non andasse. Nulla. Era tutto calmo, tutto tranquillo.
Mi ritrovai improvvisamente avvolta da due esili braccia che mi strinsero forte ma con dolcezza. Mi accarezzava lentamente i capelli e mi sussurrò all’orecchio, con voce quasi impercettibile “Non temere, andrà tutto bene.”
Quelle parole mi arrivarono dritte in faccia come uno schiaffo. Come se mi stessi svegliando da qualcosa.
“andrà tutto bene” ma che cazzo ne sa questa qui?! Che ne sa di me? Che ne sa di cosa vuol dire perdere l’intera famiglia nel giro di pochi anni? Non sa nulla della mia storia eppure si permette di parlare.
Mi incazzai, si, tanto. E forse dovette accorgersene, perché mi strinse più forte e mi depositò un bacio tra i capelli.
Sentii il cuore battermi forte in petto o forse era il suo.
Inspirai lentamente e inebriai i polmoni del suo profumo. Sapeva di miele.
Quell’odore, quel calore, il battito del suo cuore, furono come una dolce ninna nanna.
Mi lasciai andare alle sue cure, perdendomi in quell’abbraccio, nelle dolci carezze sulla schiena, nei baci trai capelli. Mi persi in LEI…
In quella massa di capelli corvini, neri come i suoi occhi… così diversi dai miei azzurri… ma molto più luminosi…
Dovevo assolutamente scoprire chi fosse, che posti frequentasse. Non potevo lasciare che quest’incontro casuale fosse anche l’ultimo.
Quando si staccò da me, mi ci volle un po’ per a quella sensazione di freddo che provava il mio corpo senza il suo.
Raccolse l’ultima traccia di pianto dal mio volto e mi stampò un bacio sulla guancia.
Sorrisi. Inconsapevolmente sorrisi.
Non so perché lo feci, ma mi venne da sorridere genuinamente, come non facevo da tempo. E  in quel sorriso, un pezzo di malinconia si allontanò dal mio petto, facendomi sentire più leggera.
 
“Sei bellissima quando sorridi, dovresti farlo più spesso!” disse ricambiando con un sorriso che mi fece mancare un respiro.
Lucy fece ritorno con la pallina, lei le mise il guinzaglio, si alzò dalla panchina e si allontanò.
“Ci si rivede straniera!” mi disse facendomi l’occhiolino seguito dall’ennesimo sorriso che mi fece ammutolire.
Saltai di colpo in piedi ed alzai una mano a mo’ di saluto. “Gra-grazie” riuscii a gracchiare grattandomi la nuca imbarazzata. Poi mi diedi un buffetto sulla testa. Cavolo come facevo ad essere così distratta!!
“Comunque, il mio nome è Brittany!” dissi alzando leggermente il tono affinchè riuscisse a sentirmi.
“Ciao Britt! Passa una buona giornata e sorridi!” rispose di spalle, ma ero sicura che anche così avesse percepito le mie labbra inarcarsi in un sorriso gigante.
Mmmh “Britt” mi piace, sì! Decisamente! Il modo in cui lo pronunciava era perfetto!
“Ehi aspetta! Non mi hai ancora detto come… ti chiami” pronunciai le ultime parole quasi in un sussurro, ormai era troppo lontana.
Rimasi a fissare la sua sagoma in lontananza fin quando non divenne un puntino lontano.
Ripensai alle sue parole”andrà tutto bene”. Si straniera! Andrà tutto bene una volta scoperto chi sei!

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Capitolo 2
*** Lips Duck ***


Presi le mie cose e mi fiondai in macchina. Riaccesi il telefono… Cavolo!
15 chiamate perse da Quinn isterica Fabrey. Non era di certo un buon segno, ed erano già le 2 del pomeriggio! Cavolo!
Decisi di andare a scuola per farmi vedere almeno all’uscita. Sperai che questo l’aiutasse a calmarsi, ma così non fu.
Appena mi vide avanzò con passo deciso verso di me. Fronte aggrottata, labbra a papera, mano sul fianco : La versione squilibrata di Quinn. Uno stato irrazionale che a quanto pare le piace riservarmi spesso.
“Dove diavolo sei stata?! Ti avrò chiamata un milione di volte! Perché hai spento il telefono?! Sue è incavolata nera! Sei il vice capitano! Non puoi assentarti a due settimane prima delle nazionali di cheerleading! Era furiosissima!!
Quinn, la solita esagerata! Non mi aveva chiamata un milione di volte e in più Sue era sempre incazzata. Il suo malessere sicuramente non poteva essere causato dalla mia assenza.
E poi, diavolo! Quinn doveva smetterla di fare quelle lunghissime sfuriate, prima o poi il suo sopracciglio ci sarebbe rimasto secco, o peggio, le sarebbe potuta scoppiare una vena!
“Hai ragione Quinn…scusa” dissi con falso tono dispiaciuto. “Andrò subito a riscaldarmi e a fare qualche giro di campo.” Affermai per cercare di placare la sua ira. “Ti va di darmi una mano con la coreografia?”
Proposi assumendo quello sguardo da cucciolo bastonato a cui nessuno era mai riuscito a dirmi di no.
Papà diceva sempre che quell’espressione sarebbe stata la sua rovina! Riuscivo sempre a farla franca e ad averla finta… proprio come stavolta!
“E va bene..” cedette Quinn. “Però nel frattempo mi racconti dove sei stata oggi”
“Siiiiiiiiiiiiiii Quinn!!! Sei la migliore!” esultai saltellando da un piede all’altro, abbracciandola. “Non hai idea di cosa mi sia capitato oggi! È successa una cosa stranissima ma fantastica!” dissi senza riuscire a trattenere l’entusiasmo.
“Wow! Allora dobbiamo proprio andare! Devi assolutamente dirmi cos’è accaduto!” disse sorpresa, sciogliendo l’abraccio inaspettato con cui l’avevo intrappolata. Mi prese sotto braccio e ci dirigemmo verso la palestra.
 
 
Due ore dopo ero grondante di sudore, piegata in due dalla stanchezza, con una super esigente Fabrey che mi urlava contro con il microfono cose del tipo “sei una rammollita!” o “stai battendo la fiacca! Ricomincia!”. Ecco perché la Sylvester l’aveva eletta capitano, era spietata quasi quanto lei!
“Forza Susan! Sei già stanca?! Abbiamo appena cominciato! Datti una mossa!”- Susan, il mio orripilante secondo nome. Quinn adora chiamarmi così quando deve punzecchiarmi. Sa perfettamente quanto questo mi irriti, ma ovviamente ciò non le impedisce di continuare a farlo.
“Ma a cosa diavolo stai pensando?! Concentrati! Non ne stai prendendo una giusta!”. Continuava Quinn con quell’odioso megafono. Ma quanto si sentiva potente quando lo utilizzava solo Dio lo sa!
A cosa pensavo? Oh ma che domande! Di certo non pensavo ad una bellissima ragazza che mi abbracciava e mi coccolava. E di certo non pensavo a quanto avrei voluto assaggiare quelle labbra mi stuzzicavano l’orecchio mentre mi parlava.
Oh Britt! Andiamo riprenditi! È solo una ragazza e non la conosci neppure!
“Quinn, davvero… non… non ce la faccio più! Possiamo fermarci?” dissi praticamente in ginocchio del tutto ansimante.
“okay, piagnucolona. Proviamo per l’ultima volta l’intera coreografia. E per favore Britt, impegnati! Altrimenti non ne usciamo!”
 
Circa 45 minuti dopo eravamo entrambe sotto le docce degli spogliatoi .
Stavo giusto per lasciarmi andare al caldo tepore dell’acqua sulla mia pelle dolorante dal duro lavoro, quando Quinn irruppe nel silenzio.
“Allora B, cos’è successo di così bello stamattina?” mi domandò con un dolce sorriso interessato. Ecco la mia migliore amica!
“Q… è stato tutto così strano…” mi fermai un attimo perdendomi nei ricordi di quella folle mattina. “Ero rannicchiata sulla panchina di Jake quando un cane si è fermato di fronte a me, fissandomi. La padrona, una moretta dalla pelle ambrata, molto ben piazzata devo dire-dissi con un sorrisino sognante e malizioso allo stesso tempo- si è avvicinata per richiamare il cane. Quando si è accorta che stavo pian… beh che non ero in formissima, mi ha abbracciata e mi ha detto che sarebbe andato tutto bene. È rimasta finchè non mi sono rilassata e poi è riandata via col cane.” Evitai volutamente di dire alla mia amica che stavo piangendo. Non avevo intenzione di subirmi l’ennesima predica firmata Quinn seconda madre Fabrey.
“A proposito Quinn!” dissi facendola balzare, illuminandomi come se avessi dimenticato un particolare importante. “Il cane, si trattava di un bellissimo cucciolo di collie, era tenerissima! Non ne avevo mai visto uno da queste… parti…” Completai il discorso sfumando le ultime parole, rendendomi conto solo allora di aver davvero fatto un apprezzamento sul fisico di quella ragazza ad alta voce. Cavolo! Lo avevo fatto sul serio ad alta voce?! E peggio! Ad alta voce in presenza di Quinn?!. Avvampai immediatamente dall’imbarazzo, pregando segretamente che la mia amica non ci avesse fatto caso.
“Infatti B! hai idea di quanto costi una razza come quella?! E a mantenerli poi! Non te lo dico! Comunque dai, raccontami di più di lei! Come si chiama? O quanti anni ha? Di dov’è?”
Meno male che non se né…
“Ah!-riprese il discorso- non ti preoccupare! Non mi è sfuggito l’apprezzamento. Non commento solo perché sono una signorina per bene, IO. Non una rozza come te!” disse con tono furbesco.
“Dai Quinn! Non prendermi in giro! Non sono rozza!- dissi incrociando le braccia sotto il petto , assumendo una posa offesa- Sono solo realista!” continuai facendole la linguaccia, guadagnandomi un’occhiata divertita dalla mia amica che nel frattempo era uscita dalla doccia e si stava rivestendo.
Interruppi il getto d’acqua, uscendo anch’io dalla doccia e ripresi la conversazione rispondendo alle domande di Quinn.
“… comunque no, non so nulla di lei. Quando ho provato a chiederle il nome, ormai era già troppo lontana da me per riuscire ad ascoltarmi” dissi con aria triste.
“Oh B! non ci posso credere! Finalmente trovi una ragazza che ti piace e te la lasci scappare così?! Senza sapere neppure il suo nome?! Sei veramente unica!”
“Q, non ho mai detto che mi piace, non iniziare ti prego”
“Si, si certo.- disse frettolosamente per accontentarmi- Dai muoviti a vestirti che devi darmi un passaggio a casa!”
“Devo?!” le risposi alzando un sopracciglio con aria scherzosa, cercando di imitare le sue pose di poco prima all’uscita da scuola.
“Ovvio! Sono il tuo capitano, ricordi?! Ti conviene farlo se domani non vuoi fare 10 giri di campo in più” disse a metà tra lo scherzo e il serio
“Oh, non lo faresti mai!”
“Tu dici?! Vogliamo scommettere?”- oh no, non scherzava affatto! Era meglio non tirare troppo la corda e battere in ritirata.
“No, no. Grazie. La lezione di oggi mi è bastata.”
“Sapevo che avresti capito” mi rispose battendomi un paio di pacche sulla spalla.
Che st….stavolta gliela do vinta.
“Ah. Ah. Ah. Molto divertente Fabrey”
Entrambe scoppiammo a ridere come due matte e ci dirigemmo verso la macchina a braccetto.
Ah! La mia migliore amica! Come farei se lei non ci fosse?! Certo su alcuni punti è davvero petulante! Come ad esempio quando si parla delle nazionali di chearleading .
Era davvero così necessario farmi lavorare il doppio oggi,sapendo che l’indomani la Sylvester domani mi avrebbe fatto passare di peggio?! E poi perché continuava a dire “rifacciamolo, riproviamolo”? perché usava il plurale se lei era comodamente seduta sugli spalti mentre l’unica che faceva il duro lavoro ero io?!
Brutta calcolatrice di una Fabrey! Quasi quasi la lascio a piedi!
“Britt! Non pensarci neppure a lasciarmi qui!” disse dandomi uno scappellotto.
Come diavolo aveva fatto a leggermi nel pensiero?!
“Io?! Mai pensata una cosa simile Q!”
Ecco, addio sogni di gloria.
Mettiamo in moto, và, forse è meglio!










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Friaria's corner

Allora!! ecco il secondo capitolo della mia storia!
Un pò diverso dal primo, forse un po' più leggero e divertente(?!) 
Spero vi sia piaciuto!
Fatemi sapere!
Bacini, Friaria :*

ps. all'interno della storia ho utilizzato una citazione presa direttamente da una puntata del Glee... qualcuno l'ha riconosciuta?? XD

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Capitolo 3
*** Please, take care of her. ***


Erano quasi le sei di sera quando lasciai Quinn sul vialetto di casa tua.
Era metà ottobre, ma le giornate erano ancora buone.
 Il sole in cielo era ancora bello alto, così decisi di andare a far visita alla mia famiglia.
Il cimitero non era molto lontano e le strade erano deserte, ci misi pochissimo ad arrivare a destinazione.
Presi un mazzo di peonie, le preferite della mia mamma, dal fioraio di fronte al cimitero e mi diressi nel giardinetto dov’erano sepolti i miei.
Una volta arrivata lì sistemai i fiori e rilessi le epigrafi che ormai conoscevo a memoria.
Le rileggo ogni volta.
Come se ancora stentassi a crederci.
Peter Pears e Mary-Kate Pears  15-08-2004
Jackson Pears  10-10-2008
Era tutto così assurdo.
Loro lì, tutti insieme. Come una vera famiglia.
Ed io qui. A fissare delle stupide foto fissate su uno stupido marmo.
E quello era tutto ciò che rimaneva della mia famiglia. O meglio, tutto ciò che spettava a me.
Odiavo quella condizione.
Odiavo Dio per essersi preso tutto di me tranne il mio corpo.
E odiavo me stessa perché sapevo che non era giusto prendersela con Dio, ammesso che esista, ma dovevo pur prendermela con qualcuno, altrimenti sarei impazzita dal dolore.
Stavo per lasciarmi andare in balia dello sconforto totale, quando sentii qualcosa tirarmi la gamba.
Abbassai lo sguardo e vidi un cucciolo di collie strattonarmi per l’orlo dei jeans.
Quella scena sembrava di averla vissuta, non ci potevo credere!
D’un tratto sentii il mio cuore riempirsi di gioia e di aspettative.
Mi avvicinai al cane per constatare che le mie non fossero solo speranze infrante.
Lessi la targhetta che portava al collo “Lucy”
Oh Dio! Non ci posso credere!
Tra tanti posti proprio qui! Proprio ora!
Il mio cuore di ingrossò di due o tre taglie di felicità!
Era assurdo! Fino a 10 secondi prima ero sull’orlo di una crisi ed ora quasi saltavo di gioia!
E tutto ciò soltanto al pensiero di poterla rivedere!
Dio, Quinn ci aveva preso in pieno!
Ero davvero cotta!
Lucy continuava a tirarmi così salutai la mia famiglia e mi decisi ad inseguirla.
Dopo un centinaio di metri di corsa, scorsi una sagoma distesa in malo modo a terra.
Aumentai il passo, maledicendo mentalmente quella succhia sangue di Fabrey per avermi fatto faticare così tanto poco prima.
Appena raggiunsi quel corpo, andai in panico.
Non poteva essere.
Lei era lì, immobile.
La mia bellissima misteriosa ragazza.
Non si muoveva e quella scena mi sembrava troppo reale. Troppo vicina ad i miei incubi peggiori.
Troppo vicina a Jake.
Le presi il polso. Il battito era debole, ma almeno c’era.
La presi in braccio cercando di essere il più delicata possibile e la caricai in macchina, sul sedile del passeggero anteriore. Sapevo benissimo che in questi casi era meglio farla sedere sui sedili posteriori, ma non ce la facevo. Avevo bisogno di averla accanto il più possibile. Dovevo tenerla sotto controllo. Dovevo averla con me. Dovevo farcela. Stavolta non avrei fallito come… come con…
Scacciai immediatamente quel pensiero dalla testa, non era quello il momento.
Le misi la cintura, le depositai un bacio sulla fronte sussurrandole: “Resisti, ti prego. Andrà tutto bene”
Mi fermai a guardarla un secondo.
Dio quanto era bella.
Persino da svenuta era bellissima: l’espressione rilassata, le labbra che si piegavano quasi in un sorriso…
Sembrava un angelo.
Aprii l’altra portiera.
“Lucy sali in macchina, presto” dissi al cane che subito obbedì. Misi in moto e mi diressi di corsa al pronto soccorso.
Cazzo. Cazzo! MALEDETTO TRAFFICO!  “Resisti ti prego, siamo quasi arrivate”, le dissi come se potesse sentirmi.
“Britt…Brittany…” la misteriosa ragazza riprese i sensi. “Britt… che… che ci faccio in macchina con te? Dove stiamo andando?” mi chiese facendo uno scatto in avanti per cercare di capire dov’eravamo dirette.
“Shhhh, tranquilla piccola. Non ti affaticare.” Piccola?! Sul serio Pears! Ti pare il caso?! “Ti sto portando in ospedale, sei svenuta.” Oh fantastico! Se volevi farla rassicurare, ci sei riuscita perfettamente! Andiamo! Prova a pensare per una buona volta prima di parlare!! “Non ti preoccupare. Ci sono io con te. Sta tranquilla” infine disse, anche se quelle ultime parole erano più per me che per lei.
Ero letteralmente morta di terrore.
Lei mi rispose con un sorriso stanco ma grato e richiuse gli occhi.
 
Fortunatamente la tratta trafficata fu breve.
Circa 15 minuti dopo ero sola in ospedale a camminare avanti e indietro come una pazza, in attesa che qualcuno mi desse notizie sulla ragazza che avevo accompagnato.
Finalmente un’infermiera mi venne in contro mettendo fine alle mie torture mentali.
“è lei che ha portato qui la paziente della 314?”  mi chiese
“Si, si. Sono io. Come sta?” chiesi allarmata.
“Si sta riprendendo. I valori si sono ristabilizzati”
“Posso vederla?” provai speranzosa
“Si,ma non per molto. Deve riposare” mi rispose con un dolce sorriso comprensivo.
“Certo! Grazie!” risposi con un sorriso grato.
Mi incamminai al terzo piano dov’era stata ricoverata.
314…314…314… Ah! Eccola!
Entrai cercando di fare meno rumore possibile, presi una sedia e mi sedetti al fianco del suo letto, prendendole la mano tra le mie.
Mi concessi un lungo minuto per osservarla.
Dio quant’era bella! La sua pelle leggermente più chiara del normale… i lunghi capelli corvini che le ricadevano ordinati lungo il viso e le spalle… le sue labbra carnose leggermente schiuse e illuminate da qualche residuo di lucidalabbra…
Quelle labbra… quanto avrei voluto assaggiarle!
Il tutto era incorniciato da un’espressione rilassata, il battito regolare, come se stesse sognando.
Era uno spettacolo guardarla!
Invece a me sembrava tutto un incubo!
Non riuscivo a vederla legata a tutti quei macchinari senza neppure sapere perché era lì!
Mi guardai intorno cercando qualcosa di specifico, la sua cartella medica.
La presi per saperne di più ma non ci capii molto… erano tutti termini strani e specifici ed io non sono mai stata una fan di Grey’s Anatomy.
Una cosa interessante oerò la scoprii.
La ragazza misteriosa finalmente aveva un nome ed un cognome.
Santana Diabla Lopez, di 21 anni.
Santana”. Pronunciai il suo nome per vedere che sapore avesse nella mia bocca. Mi piaceva un sacco, ma pensai che non le si addicesse affatto.
Quella ragazza sembrava un angelo, altro che Satana!
I miei pensieri furono interrotti dalla vibrazione improvvisa di un cellulare.
Misi le mani in tasca per vedere chi mi stesse chiamando, ma solo allora mi accorsi di non avere più il telefono. Forse l’avevo perso al cimitero mentre correvo per soccorrere Santana. Non che mi dispiacesse, era un rottame, ormai era ora di cambiarlo, ma come avrei fatto ora per avvisare almeno Quinn di questa situazione?
La vibrazione non accennava a fermarsi. Chiunque ci fosse dall’altra parte, doveva avere davvero fretta.
Cercai il cellulare e lo trovai nel cassetto del comodino accanto al letto di Santana.
Sulla schermata apparve una foto di Santana con un vestitino nero che non lasciava spazio all’immaginazione, che sorrideva abbracciata ad un grosso moicano con la cresta e a giudicare dai loro volti, erano entrambi sbronzi.  Ma lei era comunque bellissima e terribilmente sexy!
Lessi il nome . “Puck…” che nome strano! Poi mi decisi a rispondere.
Normalmente non lo avrei fatto, ma in questa situazione… sembrava davvero importante!
“Pronto?” risposi io
“Ehi San! Che fine hai fatto? Sono giorni che non ti…” disse la voce dall’altro capo che si fermò appena apprese che a rispondere non fosse Santana. “…Ehi, aspetta un attimo… tu non sei Santana! Forse avrò sbagliato numero… mi dispi…”
Wow! Andiamo bene! Mi è capitato proprio un genio!
“No,no” lo interruppi “il numero è giusto… solo che…”
“Oh no! Spero solo di non avervi interrotte sul più bello… Accidenti al mio tempismo! Santana mi ucciderà!”
“Interrotte?! Oh mio Dio, no!” avvampai. Decisamente non mi sarebbe dispiaciuto uno scenario simile, ma non era proprio il caso!
“Fermo! Che hai capito!” riacquistai un po’ di buon senso e ripresi il discorso. “Santana è… siamo in ospedale e…”
“COME ALL’OSPEDALE?!” mi interruppe Puck , praticamente urlando “Cos’è successo? Come sta?”
“io.. io non lo so” risposi con una voce piccola piccola e preoccupata “L’ho trovata a terra nel cimitero e l’ho portata subito al pronto soccorso. I medici hanno detto che si sta riprendendo e … Ehi, Puck giusto?”
“si, si Puck. Ma tu chi sei?”
Bella domanda! Come avrei mai potuto rispondergli?! “Ehi, sono una sconosciuta che si è presa una cotta per lei al primo incontro senza neppure conoscerla, ma tranquillo, non sono una stalker!”
“Sono… Brittany… Senti Puck, non è che potresti venire qui? Sono al Lima Memorial Health System. Non conosco molto bene Santana e non so a chi potermi rivolgere… non so! Non potresti avvisare i suoi genitori?” forse la mia richiesta poteva sembrare un po’ disperata. Non volevo andarmene e lasciarla sola. Non volevo lavarmene le mani. Non volevo non rivederla mai più. Ma che avrei potuto fare io? Non sarei stata di certo d’aiuto, visto che non la conoscevo per nulla! E se mi avessero fatto delle domande personali sulla sua salute? Che avrei mai potuto rispondere?
“Brittany non posso. Io sono a Las Vegas. Prenderò un aereo il prima possibile, ma dubito che riuscirò ad essere lì prima di domattina…”
“Beh allora qualche familiare…”
“Purtroppo no. Santana è orfana. È stata abbandonata quando aveva 7 anni e non c’è nessuno che possa prendersi cura di lei…”
“oh… ma qualche suo amico? Sono una sconosciuta… non so per quanto tempo mi faranno rimanere…”
“Mi dispiace Brittany, purtroppo Santana è…” sentii un lungo sospiro dall’altra parte, forse solo un momento per provare a recuperare le forze “Senti, è complicato da spiegare, ok?! Per favore, prenditi cura di lei finchè non arrivo” poi ci fu un altro momento di silenzio e riprese a parlare con voce quasi supplicante “Non lasciarla sola, ti prego. Te lo chiedo come un favore personale. Sarò il prima possibile” disse infine mentre riattacava togliendomi ogni diritto di replica.
“Puck! Aspet…ta”
Oh no! E adesso come faccio? Che m’invento?
Di certo non posso abbandonarla! Sembra così piccola e indifesa… non voglio lasciarla! Ma che m’invento?
Non mi faranno mai rimanere qui!
Sentii un movimento impercettibile nella mia mano che era ancora legata a quella di Santana. Si stava risvegliando.
Aprii lentamente e mi guardò confusa. Aww! Era adorabile!
“Ehi” le dissi sorridendole dolcemente
“Brittany? Che ci facciamo qui?” chiese cercando di alzarsi.
“Buona, sta giù. Non ti devi affaticare” la ammonii con dolcezza. “Ti ho trovata svenuta al cimitero e ti ho portata qui..”
“Svenuta? Al cimitero? E… e Lucy dov’è?”
“purtroppo non sapevo come fare. Ho dovuto lasciarla in macchina, ma a breve chiamerò una mia amica per dirle di prendersi cura di lei mentre noi stiamo qui”
“Come “mentre noi stiamo qui”?
“Certo schiocchina!” dissi mentre battevo scherzosamente l’indici sul suo naso, proprio come se fosse una bambina piccola “ Non penserai mica che ti lasci sola in queste condizioni?! Non esiste proprio!” risposi decisa, ma subito venni assorta da un dubbio “ a meno che…”
“a meno che?” mi domandò quasi allarmata
“A meno che tu non gradisca la mia presenza” dissi con una vocina piccola piccola, chiudendo gli come per difendermi da un eventuale rifiuto.
Non udii nulla, così riaprii gli occhi, e fui accolta da un magnifico sorriso a 32 denti.
 La cosa più bella ed inaspettata di sempre.
 Mi ritrovai anche io a sorridere come un ebete e mi persi nuovamente nella profondità delle sue iridi oscure.
“Oh Britt! Certo che adoro la tua presenza ma… ma non mi conosci neppure!” provò lei ad obiettare.
“Shhh, non protestare e torna a riposare. Mi ritroverai qui al tuo risveglio. Promesso.”
Non ricetti risposta, ma solo una presa salda sulla mano ed un sorriso grato prima di chiudere gli occhi.
“A San?” oh mio Dio, l’avevo chiamata San! Ma che mi era passato in mente?! Stupida!
Lei sorrise a quel soprannome e mi guardò. “Si?”
“Posso usare un attimo il tuo telefono? Ho perso il mio”
“Si, certo. Il codice è 1503” poi si fermò un secondo come se fosse indecisa . come se fosse combattuta sul pronunciare qualche altra parola. Alla fine si decise. Mi strinse più forte la mano che non avrei mai voluto abbandonare e mi disse. “ Grazie infinite Britt.” Mi guardò dritta negli occhi mentre pronunciava quelle parole, come se volesse far recepire al mio cuore tutta la sua gratitudine.
Poi richiuse gli occhi e ripiombò in un sonno profondo.
In quell’istante, il cuore perse qualche battito. Mi sembrò quasi di volare.
“Di nulla San” dissi quasi sottovoce per non disturbare la magia di quel momento.
Presi il cellulare e composi freneticamente il numero di Quinn.
Dopo 3 squilli mi rispose. “Pronto?”
“Pronto Quinn, sono Brittany…”
“Britt ma da dove chiami? Questo non è il tuo numero. Dove sei? Non ti sarai mica messa di nuovo nei guai?” eccola. La mia migliore amica versione preoccupata. Era inquietante la velocità con cui riuscisse a tempestarti di domande senza neppure lasciarti il tempo di rispondere.
“Quinn… sono al Lima Memorial Health System… ho perso il telefono e…”
“Che cazzo ci fai in ospedale Britt? Che hai combinato?”
Stavo decisamente per perdere la pazienza. Ma perché non riusciva a fidarsi di me?! Non avevo combinato niente! Doveva smetterla di chiederlo!
“Quinn calmati! Già sono agitata di mio. Io sto bene. Non ho fatto nulla! Rilassati.” Sentii la mia amica tornare a respirare finalmente “ Ricordi la ragazza di cui ti ho parlato stamattina?” chiesi cauta. Non avevo idea di come intavolare quella conversazione. Era tutto così surreale!
Quinn mormorò un si ed io ripresi a parlare “ L’ho trovata svenuta e l’ho portata qui. Senti ho bisogno di un tuo favore” dissi tutto in un soffio.
“Cosa posso fare Britt?” chiese sinceramente preoccupata.
“Devo passare la notte qui. Santana… beh, la ragazza non ha nessuno e non posso lasciarla sola, quindi devi coprirmi con zia Elinor. Ti prego Quinn”
“Come passare la notte lì, B?! ma non sei neppure una sua parente! Non ti faranno mai restare!”
“Mi devi aiutare anche in questo”
“Come Brittany?”
“Ricordi Mark?” domandai con un sorrisino furbetto.
“Chi? Quello sfigato figlio di papà che mi sbava dietro?”
“Si lui! Se non sbaglio fa tirocinio qui, no?”
“Si… Brittany, dove vuoi arrivare? Non mi starai mica chiedendo si… NO! Ti prego B. Mark no! Non puoi chiedermi questo! Dev’esserci un'altra soluzione!”
“Ti prego Quinn! Sai che non te lo chiederei mai se non fosse di vitale importanza!” mi ritrovai, come prima aveva fatto Puck, a supplicare Quinn “Devo rimanere qui, Q. Ti prego”
La sentii sbuffare dall’altro lato del telefono. “D’accordo, va bene” sbuffo di nuovo stanca “me la vedo io”
“Sei la migliore Quinn! Ti voglio bene!”
“Si, si. Ricordatelo quando ti distruggerò nei prossimi allenamenti”
“ahahahah certo!” e seppi che mai minaccia fu più vera! “ Ah Quinn? L’ultimo favore!”
“Ancora?!” mi rispose un po’ irritata.
“Si scusa” le dissi con una voce da bambina. “Quando vieni qui per Mark, per… si insomma, hai capito! Beh c’è un cane nella mia macchina… potresti occupatene tu finchè non scendo da qui? La copia delle chiavi della mia macchina è sempre al solito posto! Grazie Q! ci sentiamo dopo!”
Staccai prima che potesse dirmi di no e tornai a concentrarmi sui lineamenti del viso disteso della mia bella latina.
Pensai di non aver mai visto qualcosa di più puro in vita mia.
E con quel pensiero, la mano stretta alla sua, mi addormentai.
 
 
 
 
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Friaria’s corner
Ecco il terzo capitolo!
Allora, cosa ne pensate?
Si, lo so! È un po’ lunghetto, ma l’ho fatto per farmi “perdonare”. La settimana prossima finalmente parto per la Spagna per un’intera settimana! VAMOOOOOOOOOOOOOS!
Prima di salutarvi, voglio svelarvi il dubbio col quale vi ho lasciati la volta scorsa!
La frase era “Fronte aggrottata, labbra a papera, mano sul fianco. La versione squilibrata di Quinn” pronunciata dal nostro caro Noah Puckerman nella 4x08… quanti di loro l’avevano capito? XD
Beh che dirvi! Spero tanto vi sia piaciuto! Non vedo l’ora di leggere le vostre opinioni!
Bacini!

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Capitolo 4
*** Congratulation Pierce! ***


Il mattino dopo mi risvegliai coi primi raggi di sole che penetravano dalla finestra.
Avevo la schiena a pezzi.
Mi stavo stiracchiando quando mi accorsi di un paio d’occhi neri che mi fissavano adoranti e divertiti. Dovevo essere davvero buffa in quel momento! Che vergogna!
Ci misi un attimo per realizzare dove fossi e soprattutto con chi fossi!
Dio Britt! Fa qualcosa! Non vedi come ti sta guardando?!
Alzai il capo per ricambiare il sorriso e la vidi distogliere immediatamente lo sguardo imbarazzata, come se l’avessi colta con le mani nel sacco.
Che carina!!
“Buongiorno” dissi
“Buongiorno a te” mi rispose tornando a guardarmi.
“Sei sveglia da molto?”
Lei scosse il capo. “Non da molto. Mi sono svegliata poco fa, quando uno strano tizio, un tirocinante credo, è venuto a controllarmi i parametri.” Fece una pausa guardandomi corrucciata “Ti ha guardato con uno strano sorrisino… quasi vittorioso oserei dire. In effetti… ora che ci penso… è strano che ti abbiano fatta stare qui…”
“Eh già, mooolto strano” la interruppi mordendomi la lingua per trattenere una risata al pensiero di Quinn che faceva la gatta morta con Mark per me…. Wo wo … ferma tutto. CHE SCHIFO!!! Mi ci vorranno secoli prima di riuscire a togliermi quest’immagine dalla testa…
O forse no.
Forse l’immagine di una moretta che ansima sotto di me… forse…
Oh Britt! Smettila di fare questi pensieri! È esattamente di fronte a te che ti fissa… ti fissa come se volesse mangiarti…
Beh forse non sei la sola a fare questi pensieri.
“Ti è dispiaciuto che sia rimasta?” le chiedi divertita mettendola evidentemente in difficoltà, perché sta boccheggiando senza rispondere ed io la guardo divertita… chissà a cosa pensava!
“Io… io… si…cioè no, certo che no! Cioè, volevo dire… non… non volevo esserti di disturbo, ma mi ha fatto veramente piacere che tu sia rimasta” conclude la frase guardandomi dritta negli occhi, come se in quelle parole ci fosse molto di più di un ringraziamento per la compagnia.
“Allora… come ti senti oggi? Ha detto qualcosa il tirocinante che è entrato prima?” domando sinceramente interessata.
“Mi sento davvero meglio, anche se questi letti d’ospedale sono davvero scomodi!” batte la mano sul materasso facendo una buffa smorfia che mi fa ridere.
“Eh immagino! Pensa un po’ le sedie” rispondo facendola arrossire.
Scoppiamo entrambe in una fragorosa risata ed io resto incantata.
Il suono della sua risata era una dolce melodia. Delicata e forte allo stesso tempo.
Mi ridestai quando qualcuno fece irruzione nella stanza.
“Allora Lopez come stai? Ti piace proprio farmi preoccupare, eh?!”
Il moicano di prima si avvicinò a Santana abbracciandola.
“Puckerman! Da quando ti ho dato il permesso di scambiarci effusioni in pubblico e da sobri?!” rispose lei volendo assumere un atteggiamento da dura ma senza far nulla per evitare l’abbraccio dell’amico, anzi sembrò quasi che vi si aggrappò con tutte le forze.
“Da quando ho passato le ultime ore preoccupato su un aereo invece di spassarmela con qualche bella milf del mio giro”rispose lui a metà tra il divertito e l’irritato “è smettila di fare la stronza con me, che tanto lo sai, non attacca!” finì la frase facendole la linguaccia prima di scoppiare a ridere.
“Ehi! Piano con le parole!!” lo rimbeccò Santana puntandogli un dito contro “Io non faccio la stronza.IO SONO STRONZA” disse aprendosi in un meraviglioso sorriso che le illuminò il volto e gli occhi “ E per favore,non farmi fare brutte figure in presenza di una bella signorina” disse quasi indignata prima di ammiccare dalla mia parte.
Bella signorina- avvampai a quel complimento inaspettato. Decisamente Santana Lopez era lesbica fino al midollo e ci stava spudoratamente provando con me!
In quel momento, all’interno di me, cuore, cervello e stomaco fecero un gran festino per la felicità.
“Brittany, giusto?” mi chiese il moicano.
“Giusto! Piacere” risposi stringendogli la mano che mi aveva porto.
“Grazie davvero per essere rimasta. Spero che non ti abbia dato troppi grattacapi” disse divertito indicandola. Poi si sporse verso di me, mettendo una mano davanti alla bocca ed abbassando il tono della voce, come per non farsi sentire dalla more “Sai… tende ad essere un pochino irascibile in certe situazioni. Anzi! È irascibile sempre!”
“Puck bastardo! Guarda che sono qui! E ti ho sentito! Aspetta che mi liberino da questi aggeggi malefici e poi vedrai quanto posso essere irascibile!” Sbottò Santana agitandosi sul lettino.
Puck scoppiò in una risata roca e profonda. “Visto?!”si rivolse a me “Come non detto! Comunque ti devo un favore biondina!” mi fece l’occhiolino mentre uno strano sorrisino perverso si formò sul suo volto, mettendomi a disagio.
“Ehi! Womanaizer!” lo riprese Santana “Datti una calmata se non vuoi che ti rispedisca a calci dalle tue belle milf”
Mi guardò ed addolcì il tono “Britt, sembri davvero stanca, forse dovresti andare. Non ti preoccupare per me, ci penserà questa sottospecie di Homo erectus che mi ritrovo come amico”
“Ehi Lopez, non offendere! Anche io ho dei sentimenti “ disse Puck massaggiandosi il petto per enfatizzare la sua prestazione scenica
“Si si, certo. Poi ne riparliamo Puck” lo liquidò lei.
Mi guardò dritta negli occhi con aria preoccupate “Sul serio Britt, non vorrei sembrarti irriconoscente, ma hai già fatto abbastanza. Sei stata fin troppo gentile. Non voglio crearti altri disturbi”
Rimasi spiazzata dalla sincerità di quelle parole. Quasi ferita. Non volevo andare via senza avere notizie certe sulla sua salute. Non volevo andare via perché sapevo che le probabilità di un altro nostro incontro fortuito sarebbero state molto basse.
Evidentemente il mio malcontento si dipingeva benissimo sul mio volto , poiché Puck intervenne cercando di smorzare la situazione
“Oh! Una Santana grata e riconoscente?! Non pensavo di vivere abbastanza per vederla!”
“Sta zitto Puckerman se non vuoi sperimentare cosa significhi essere donna!” rispose una Santana evidentemente irritata. Forse aveva intuito anche lei il mio stato d’animo. Forse provava lo stesso anche lei.
O forse no.
“Ok, ok, la smetto” si azzittì Puck mettendo le mani in alto in segno di resa.
Era così bello assistere a quel battibecco.
Sembrano due fratelli che si divertivano a ridicolizzarsi a vicenda.
Avrei voluto che mio fratello fosse vissuto abbastanza per poter fare anche io le stesse cose.
E avrei voluto assistere a scene come quelle, nella vita quotidiana di Santana ogni giorno.
Certo, fuori da un ospedale sarebbe stato meglio.
Non volevo andare via. Anche se non potevo più rimanere.
Per lei non ero nessuno e sapevo che una volta lasciata quella stanza, sarei uscita definitivamente dalla sua vita.
Non volevo quello.
Improvvisamente mi ricordai di una cosa e mi venne un’idea.
“Santana sei sicura che posso fidarmi di questo qui?” dissi con tono divertito, intromettendomi tra quei due che nel frattempo avevano continuato a punzecchiarsi.
“Scherzo, non prendertela Puck! Visto che mi ha praticamente cacciata, non ho altra scelta!” terminai la frase ridendo e prendendo il telefono di Santana.
Lei seguì ipnotizzata i miei movimenti.
“Che stai facendo?” domandò curiosa e divertita.
“Ti salvo il mio numero, genietta!” mi guardò quasi sorpresa dalla mia mossa intraprendente “per riportarti Lucy appena sarai tornata a casa. Non farti strani pensieri” scoppiai a ridere vedendo la sua espressione spiazzata.
“Oh, si certo… Lucy!”disse come se avesse capito il mio vero intento “Me ne ero proprio dimenticata! Grazie per esserti presa cura anche di lei” ammiccò nella mia direzione.
“Figurati! Non ci sono problemi!” ammiccai di rimando.
Presi il mio giubbino, le chiavi dell’auto e salutai.
“Ciao Puck! È stato davvero un piacere conoscerti!”
Lui mi risquadrò con un fischio “fidati, il piacere è stato tutto mio!”
Arrossii di colpo. Quel ragazzo era davvero senza mezze misure.
“E smettila Puck!” intervenne Santana dandogli uno scappellotto sul braccio. “non lo pensare Brittany. Non sa mai come comportarsi quando ha di fronte una bella ragazza! Ci sentiamo presto allora e grazie ancora!”
“Smettila di ringraziarmi, veramente. Non ce n’è bisogno”
Mi avvicinai a lei un po’ titubante e le posai un bacio delicato sulla sua guanciotta così adorabile “Ciao Santana, a presto” le sussurrai roca all’orecchio.
Avvertii la sua pelle rabbrividire.
Missione compiuta!
Rimase un secondo interdetta, ma poi si aprì in un sorriso meraviglioso.
All’improvviso, alla vista di quella meraviglia, tutta la mia audacia si defilò.
Certamente lei non se lo aspettava.
Ma neppure io!!
Dove diavolo hai trovato tutto questo coraggio Pierce?! Complimenti!!
Decisi di darmela a gambe prima di compiere qualche atto goffo che avrebbe sicuramente rovinato la mia performance di chiusura.
Le sorrisi di rimando ed uscii.
Una volta lontana dalla stanza, mi appoggiai al muro.
Stavo morendo dall’imbarazzo e dall’euforia!
Ottima mossa quella del numero Pierce! Adesso sarete praticamente obbligate a risentirvi! E quando lo farete, finalmente avrai il suo numero!
Saltai sul posto battendo le mani, lanciando un gridolino di felicità, catturando l’attenzione di molti passanti.
Mi battei improvvisamente le mani sulla testa.
Non avevo più un cellulare. Cavolo!
Beh, direi che è arrivato il momento di fare un visitina al mio porcellino porta soldino, per comprarne uno nuovo.
“Siiiiiiiiii!” ripresi ad esultare, guadagnandomi l’ennesima occhiata sconcertata dai passanti mentre mi dirigevo al parcheggio.



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Friaria's corner.
mi scuso per il tremendo capitolo, so che non ho scusanti, ma questa scuola ci distrugge e l'esame di stato si è dimostrato un degno avversario.
spero che questo nuovo capitolo abbia rapito un po' la vostra attenzione. 
lo spero tanto perchè da quì la storia inizierà a farsi un po' più accattivante! ;)
un ringraziamento speciale a chi avrà atteso il mio continuo, a chi leggerà in silenzio e a chi darà forma ai suoi pensieri con una recensione. Siete tutti importanti per me! 
Bacioni! 

 

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Capitolo 5
*** We never change ***


SANTANA’S PROV
Continuavo a fissare la porta imperterrita.
Quella biondina mi faceva impazzire! Certe volte sembrava proprio una bambina, arrossiva per un semplice complimento ed altre volte sembrava un abile predatrice.
Per non parlare del suo corpo… wow!
Dico, ma l’avete vista?! Gli occhi… un mare di blu in cui perdersi e poi ritrovarsi aggrappati a quelle timide lentiggini che le coloravano il naso e le guance. Le labbra, sottili e soffici che nascondevano un sorriso che quando si apriva, mi mandava il cuore e la vista in panna.
E quelle gambe signori, quelle gambe chilometriche e sode che le mettevano in risalto il sedere, che abilmente, quella biondina, aveva deciso di far sculettare, uscendo dalla mia stanza.
No dico, una si è appena ripresa da un mancamento e giustamente, chi la soccorre decide di farle andare il cervello in fumo con un uscita di scena sensuale del tutto inaspettata.
Ok, lo spettacolo non mi è dispiaciuto, ma andiamo! C’era pur sempre quel pervertito di Puck ad assistere, e credo che abbia apprezzato anche lui. Ma farà meglio a non andare troppo in là con i pensieri. Brittany non è per lui. E se solo le si avvicina, gli faccio pentire di essere nato.
Una bellezza ed una purezza tale nelle mani di quel porco, è del tutto sprecata.
Lo so, lo so, è il mio migliore amico, e non dovrei dire queste cose… ma andiamo! Brittany è un angelo, il mio angelo! 
“Santana, ehi ci sei? Terra chiama Lopez. Terra chiama Lopez.” Fece Puck divertito, sventolandole una mano davanti il volto.
 Ecco. Questo bastardo di Puck che mi desta dalla mia visione meravigliosa! Stavo ancora immaginando il momento in cui due morbide e delicate labbra si sono posate sulla mia guancia.
“Ehm.. cos… che vuoi Puckerma?!” risposi un po’ irritata dal suo sorrisetto.
“Qualcuno si è preso una bella cotte, eh?!”
“Smettila di dire stronzate e togliti quel sorrisino stupido dal volto! Piuttosto, portami a casa!” dissi senza nascondere un sorrisino. Dannato Puckerman! Mi conosceva come il palmo della sua mano. Non potevo nascondergli nulla.
“Sono qui per servirla, mia dolce donzella”si portò una mano al petto e fece una riverenza per enfatizzare la sua frase. Cosa che gli fece guadagnare uno scappellotto.
“Ahi!” esclamò “Vedo che qui ho a che fare con una vera e propria signora!” disse facendo ridere entrambi.
“Una signora che potrebbe dimenticarsi le buone maniere se resta un altro secondo in questo posto!”
“ok, ok. Passo un attimo in accertazione. Devi firmare un paio di scartoffie e poi sarai libera!” e così uscì dalla mia camera.
“Finalmente!” urlai io portando le mani al cielo, facendo ridere qualche passante per la faccia buffa che feci.
 
Tornammo a casa in taxi e mentalmente ringrazia Puck per non avermi domandato nulla riguardo l’accaduto.
Durante il tragitto ne approfittai per farmi aggiornare sugli ultimi avvenimenti a Las Vegas.
Puck mi raccontò che la sua impresa di lava piscine andava alla grande ed era una dette ditte più affermate ad L.A., certo non era quello che voleva fare nella vita, ma gli era molto utile per mantenersi senza fare grandi sforzi. Da quando aveva deciso di frequentare l’università con Finn l’anno precedente,aveva decisamente meno tempo per lavorare, ma il tempo per il divertimento non mancava mai, ed anche le sue prodezze fisiche erano tra le più gettonate.
Finn e Rachel, la coppia storica del glee club, dopo essere scoppiata pesantemente circa 2 anni fa, si stava pian piano ricomponendo negli ultimi mesi. Puck era veramente felice, glielo si poteva leggere negli occhi. Era stato accanto a Finn dopo la rottura e non fu un bel periodo, per nessuno dei due. Ricordo perfettamente un Puck molto preoccupato per il suo migliore amico, anche se non lo avrebbe mai dichiarato, soffriva anche lui per l’amico.
Mi raccontò che il mese scorso, in occasione della prima del revival di Funny Girl a Broadway, di cui Rachel era protagonista, essì la nasona ce l’aveva fatta, Finn le aveva fatto una grande sorpresa.
 Aveva radunato tutti i ragazzi del glee con i quali non si erano rotti i rapporti, creando una “confortable zone” per Rachel, la quale ormai era sull’orlo di una crisi esistenziale pre-prima.  Così si era ritrovato a stazionare come un povero sconsolato, due giorni nel soggiorno di casa di un’isterica Rachel, con un super eccitato Kurt, una Tina Cohen-Chang che si emozionava ogni volta che Blaine ricordava le grandi performance eseguite dalle NEW DIRECTION in epoca,ormai, preistorica.
Come se non bastasse, in quello stesso periodo, era uscito anche il nuovo libro scritto da Kurt, quindi era ancora più energico del solito! Puck aveva davvero una faccia scioccata nel raccontarmi quelle giornate infernali e stupende allo stesso tempo. E ci credo! Convivere con quella banda di matti non era per nulla semplice! Lo aveva attestato durante i viaggi per le nazionali.
Di Kurt mi chiedete?
Beh, quel folletto malefico dopo aver saturato per anni l’aria dell’aula di canto con i suoi riferimenti, esibizioni, suggerimenti o citazioni dai più svariati musical, aveva capito che Broadway non era la sua strada, restava però sempre una delle sue più grandi passioni, e di certo non rinunciava mai ad una serata karaoke con Rachel e Blaine, seguiti da quel poveraccio di Finn che li accompagnava ovunque ed ogni volta si ritrovava a riscaldare gli sgabelli dei pub più gay e anni ’90 di tutta New York.
Ma tornando a Kurt, è diventato segretario di Vogue e finalmente qualcuno di importante apprezza e supporta le sue strambe intuizioni nel campo della moda.
Però la scelta di abbandonare per sempre il suo porto sicuro, non è stata molto semplice, e per aiutarsi aveva deciso di mettere un po’ di pensieri su carta. E chi se lo aspettava che ne sarebbe uscito un bel libro, e addirittura, dopo neppure un anno, anche un sequel!
Quando Puck mi aveva spedito una copia del suo primo libro, ero molto scettica al riguardo, ma mi sono ricreduta, credo dopo l’introduzione. Kurt non era più il ragazzino che camminava spaventato tra i corridoi della scuola, aveva acquisito più fiducia in se stesso, era cresciuto e 4 anni infernali di liceo gli erano serviti molto per diventare una persona più decisa.
Mi mancava davvero tanto, quella banda di matti scatenati mi mancava tanto. E sentire Puck raccontarmi di loro mi aiutava a sentirmi anch’io parte delle loro vite. Puck mi aveva proposto migliaia di volte di trasferirmi da lui, ma non ne ho mai voluto sapere nulla. Non ero pronta e lui lo sapeva.
Mentre Puck mi raccontava tutte le follie di Rachel e di Kurt, delle loro esibizioni da ubriachi sul tetto del suo appartamento, si fermò  a guardarmi e mi abbracciò stretta.
Rimasi interdetta. Era un comportamento del tutto inaspettato. Puck non aveva mai fatto così.
Lo guardai attentamente.
Il suo solito sorriso da ebete era sparito e i suoi occhi, erano diventati più cupi.
Aspettai pazientemente che mi desse spiegazioni, mentre l’aria nel cubicolo di quel taxi veniva a mancare sempre più.
“L’altro giorno, mentre ero sul tetto con loro, ho ricevuto una chiamata dal professor Schuester…” – il professor Schuester coordinava la nostra attività al Glee Club. Si spacciava per professore di spagnolo al liceo, ma tutti sapevano che non era proprio la sua materia.
Lui era nato per dare speranze ai ragazzi. Per insegnar loro l’arte dei sogni. Era imbattibile in questo! Peccato che con me non aveva funzionato…
“Come mai?” chiesi tremendamente preoccupata per la sua espressione.
“Mio fratello.” Disse secco.
Senza lasciar trasparire alcuna emozione.
“C-cosa?!” domandai sconvolta. “Hai un fratello?! E da quando?!”
“A quanto pare da 16 anni Santana!” sbottò lui con un sorrisetto ironico e amareggiato.
La notizia doveva averlo sconvolto e non poco. Glielo si leggeva negli occhi. E come biasimarlo!
Gli stinsi la mano per incoraggiarlo e lo scrutai con attenzione, cercando di capire a cosa pensasse.
Lo vidi chiudere gli occhi per qualche secondo.
Si portò la mano libera sul volto e prese a massaggiarsi ripetutamente le tempie, come per riordinare le idee e darsi forza allo stesso tempo.
Prese la parola continuando a nascondere il suo viso.
“Mi ha telefonato un paio di giorni fa,la cosa mi ha fatto molto piacere visto che non ci sentivamo dall’ultima volta che sono venuto qui. Abbiamo chiacchierato del più e del meno, mi ha aggiornato sulla sua vita familiare e su tutte le magnifiche idee che aveva avuto per vincere le provinciali, quando all’improvviso ha cambiato tono. Ha iniziato a farmi tutto un discorso lungo alla William Schuester sui valori della famiglia, di cui, francamente, non c’ho capito nulla così gli ho chiesto di andare al sodo. Mi ha detto che a scuola si era iscritto un nuovo ragazzo, un pivello ebreo sciupa femmine proveniente dai quartieri bassi di Lima. Io l’ho interrotto con una stupida battuta “un piccolo Noah Puckerman! La storia si ripete! Povero professore, vuole per caso qualche consiglio per incastrarlo e farlo entrare nel glee club?”. Mi sembrava una battuta leggera San, sai come sono fatto, ma evidentemente era del tutto fuori luogo. Non mi rispondeva più. Poi l’ho sentito prendere un lungo respiro prima di sganciarmi la bomba.”
Anche Puck prese un lungo respiro prima di continuare a parlare:” ricordo perfettamente le parole che ha usato. Questo ragazzo si chiama Jake Pukerman. È tuo fratello. È solo… e ha bisogno di te.
Con quelle parole il racconto si interruppe.
Io mi congelai. Mi aspettavo tutto, ma non quello.
Puck riaprì gli occhi e li puntò fissi nei miei.
Vidi rabbia, paura,amarezza.
Per tutta risposta, rafforzai la presa sulla sua mano che non avevo lasciato per tutto il tempo.
“Capisci Santana?! Io ho un fratello!” disse alzando poco il tono della voce e sgranando gli occhi.
Mi aspettavo di leggere odio nella sua espressione. Odio nei confronti del padre per aver combinato l’ennesimo errore che gli stava rendendo la vita ancor più difficile. Odio per essere sparito e avergli nascosto il fratello per tutto quel tempo.
Invece non fu così.
Lessi chiaramente disperazione e frustrazione nei suoi occhi. Paura.
Paura per il fratello. Paura perché potesse aver subito la sua stessa sorte.
“Io non so cosa fare! Sono la persona meno indicata per aiutarlo! La meno indicata per dare buoni consigli in generale! Insomma… Guardami, guardami Santana! Non sono riuscito a combinare nulla nella mia vita.Sono uno stupido lavapiscine in una grande città. Cambio più donne che mutande! Sono riuscito a diplomarmi per il rotto della cuffia e solo grazie all’aiuto dei ragazzi del glee. Sono esattamente ciò che ci si può aspettare da un buono a nulla come me. Che razza di esempio potrei dargli?!” disse tutto d’un fiato quasi con le lacrime agli occhi.
Ed eccole li. Tutte le sue paure.
Sputate fuori e rinchiuse nel cubicolo di quel taxi.
Conoscevo bene Puck.
Giocava a fare il superficiale, lo spavaldo. L’eterno adolescente che non pensa mai alle conseguenze. Ma non era così. era solo una maschera, lui era molto più di quanto si era descritto.
È speciale,e non lo dico perché è il mio migliore amico. Ha un cuore d’oro. Era il ragazzo più dolce e premuroso del mondo se glielo si faceva fare senza deriderlo.
Solo che sminuirsi per lui era più semplice.
Il mondo lo aveva etichettato come una nullità e alla fine lui si era arreso. Aveva mollato la presa.
Per quanto provasse a dimostrare di essere qualcosa di diverso, qualcuno di migliore, la vita gli ricordava sempre chi era e da dove veniva, e quelli come lui non potevano andare lontano. È una regola non scritta che ti fotte sempre!
La vita gli ricordava che era inutile continuare a provare, a lottare per essere migliore. Perché quelli come lui non lo erano, ed era finito per credere in tutto ciò.
Si era convinto di non poter salvare nessuno, neppure se stesso.
 Erano gli stessi dubbi che lo avevano assalito quando Shelby, la madre adottiva di sua figlia Beth che aveva avuto quando era al liceo, gli aveva concesso di poter stringere un vero legame con lei.
All’inizio fu molto felice e soprattutto sorpreso, ma poi, lentamente, il dubbio e la paura di essere inetto, si erano insinuati come un tarlo nella sua mente.
Credeva di non meritarsi quella grande opportunità e sapeva di non essere adatto per una responsabilità tale.
Esattamente come si sentiva in quel momento.
Gli accarezzai dolcemente il volto e lo riscossi dai suoi pensieri.
Gli lascai un leggero bacio a fior di labbra e puntai il mio sguardo deciso, ma allo stesso tempo dolce, nel suo impaurito.
“Ascoltami Puck, chi meglio di te è adatto a questo compito se non tu?! hai avuto un adolescenza difficile, hai vissuto gli stessi drammi a cui sarà sottoposto quel ragazzo se non lo aiuterai, eppure sei ancora qui! Hai una bambina dolcissima che stravede per te. Shelby ti adora e dice che sei un padre eccezionale. Nonostante la distanza, sei sempre presente per loro due. Per me. Per Finn. Per i ragazzi del Glee. Guardati. Ti sei catapultato appena hai saputo che ero in ospedale nonostante fosse una sciocchezza…”
“San, non era una sciocchezza. Lo sai…”
“Shh. Lasciami continuare, sai che probabilmente non dirò mai più una cosa lontanamente carina nei tuoi confronti e soprattutto in tua persona. Perciò sta zitto e ascolta.”
Lo vidi rilassarsi e sorridere. Stava funzionando.
“Ti sei preso cura di me come nessuno avrebbe fatto. Sei stato accanto a Finn nei suoi momenti peggiori e l’hai sempre riportato in sé. Hai aiutato bocca di trota con i suoi fratellini quando il padre aveva perso il lavoro e di certo, tu non te la passavi meglio di lui.
Hai fatto tutto questo anche se il tuo mondo ti stava crollando addosso. Hai sempre tenuto duro per tutti. Hai affrontato il peggio sempre con quel sorrisino spavaldo e ne sei uscito fuori vittorioso. Chi meglio di te potrebbe aiutarlo?”
Mi uscì un sospiro vedendo che le mie parole stavano facendo effetto. Si stava convincendo.
“Ascoltami, non devi fargli da balia. Semplicemente. Fagli capire che non è solo e che tu lotterai con lui. Come hai fatto con me.”
Puck chiuse gli occhi come per riflettere su quelle parole, per studiarle e stamparsele dentro.
Li riaprì ed io rividi quel luccichio, quello sguardo fiero ed orgoglioso che mi aveva tanto colpito di lui.
Mi guardò e gli spuntò il suo solito sorrisino da ebete.
“Grazie San” sussurrò prima di abbracciarmi.
“Ho detto solo la verità”risposi facendomi  stringere. Aumentò la stretta ed in quel momento capii quanto era stato male in quei giorni per quella notizia.
“Puckerman, passare molto tempo con la tua bambina ti sta facendo rammollire. Dai ora lasciami andare! Mi stai facendo venire il prurito” dissi battendo i pugni sul suo petto muscoloso.
Scoppiò a ridere mentre mi liberava. “Sempre la solita, eh Lopez?!”
“Sempre” risposi con un sorriso compiaciuto.
Lui decise di non darmela vinta, così rispose alla mia precedente provocazione.
“Non direi di essermi così rammollito, visto che prima una bella mora mi ha baciato senza che ci provassi neppure!” mi guardò ed alzò ed abbassò le sopracciglia un paio di volte per farsi figo.
“Ahia!” urlò subito dopo “e basta con questi scappellotti a tradimento!”
Scoppiai a ridere mentre lo vedevo massaggiarsi la testa come un cane bastonato.
Ah, il mio Puck! Non sarebbe mai cambiato… fortunatamente!!





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Friaria's corner
eccomi quì con un nuovo aggiornamento.
lo so, di nuovo mi sono allontana dalla storyline Brittana, ma non temete, questo capitolo mi serviva per riallacciarmi al prossimo... anticipazioni? 
mmmh... vediamo un po'... che ne pensate di Puck e Santana che si dirigono al McKinley dove incontreranno due super bombe... ehm,scusatemi, due super bionde cheerleader?! 
spero di avervi accattivati abbastanza ;)
per quanto riguarda questo capitolo, spero abbiate apprezzato il modo in cui, sia Puck che Santana passano dal tragico al divertente in pochi secondi. sarà questa la forza di questi due personaggi.
Spero vi piaccia,e mi scuso per eventuali errori di scrittura, ma sto digitando da circa 4 ore e per una che è attacatissima a bic nera e foglio A4 bianco , è veramente un cambiamento tragico!! ahhahaha
Aspetto un vostro parere e spero attenderete il prossimo aggiornamento, sarà veramente succulento!
Un bacione!
F. 

 

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Capitolo 6
*** Come Back to McKinley ***


Quando arrivammo a casa, Puck andò a sistemare un po’ di cose nella camera che era dedicata a lui ogni volta che tornava a Lima. Raramente restava a dormire dalla madre, preferiva così, e a me non dispiaceva la sua compagnia.
Io andai in cucina a preparare qualcosa da mettere sotto i denti. Avevo una fame da lupi! Quasi non ricordavo l’ultimo pasto decente che avessi fatto.
Puck entrò quando ormai avevo divorato tutto il mio piatto di pancakes.
Mi strinse da dietro e mi depositò un bacio sulla nuca.
Lo adoravo per quei suoi gesti d’affetto. Erano così semplici e naturali, ma esclusivi. Permetteva a pochi di vedere il suo lato dolce. Ovviamente, in cima alla classifica c’era la figlia. La amava da impazzire.
Si sistemò accanto a me, si versò un po’ di caffè e prese la porzione di pancakes. Osservò il mio piatto ormai vuoto ed io già sapevo cosa volesse dirmi.
“Santana…” iniziò con lo stesso tono con cui si rimproverano i bambini. Odiavo quando mi trattava così
“Puck, ti prego, non mi va di parlarne ora. Ti prego. È tutto ok, ho…ho solo bisogno di non pensarci adesso” in realtà avevo bisogno di non pensare e basta, volevo solo godermi una bella giornata col mio migliore amico.
“Va bene” mi sorrise lasciando cadere l’argomento ed io lo ringraziai mentalmente. Proprio non ce la facevo.
Mi lanciò uno sguardo allusivo e con un sorrisino sadico, si scandì la voce e disse “Allora… cosa ti va di fare adesso?”.
Scoppiai a ridere e lui con me.
Adoravo Puck per questo, sapeva sempre come farmi ridere. Era del tutto imprevedibile!
“Nulla…” dissi tra una risata e l’altra “..non con te,almeno” continuai più allusiva di lui.
“Ah, è così che funziona?!” rispose con finto tono offeso” Alla prima bella biondina che passa la notte con te, già il mio Pucksauro viene rimpiazzato!” si alzò da tavola e fece per allontanarsi, poi si voltò e battè  più volte la mano sul suo petto. “Mi hai ferito proprio qui ispanica, proprio qui” concluso puntando il proprio cuore.
A quella sceneggiata scoppiai in una risata cronica, fino alle lacrime. Puck sciolse la sua espressione indignata e si fece trasportare dalle risate. Poi si riprese e puntò il suo sguardo nel mio.
Nero nel nero.
“San, ti piace sul serio, non è vero?” mi domandò, cercando di scavarmi dentro.
“Noah, non lo so” sbuffai “ cioè, l’ho conosciuta solo ieri. E poi “conoscere” è un parolone. Quando l’ho vista ieri, al parco, tutta sola, rannicchiata su una panchina… quando ho incontrato il suo sguardo languido… quell’oceano di emozioni che aveva negli occhi… non lo so Puck. Normalmente me ne sarei fregata, magari avrei anche infierito, ma non so, quando l’ho vista così, mi è scattato qualcosa dentro. Non era pietà, o compassione. Ho avvertito l’impulso di abbracciarla, di alleviare il suo dolore… E Dio, Puck, ma lo hai visto il suo sorriso? No dico, come si fa a non volere che sorrida sempre?! E l’hai vista stamattina? Con i capelli tutti scompigliati, le lentiggini sul naso accentuate dalla luce del sole, gli occhi ancora assonnati..Era sexy da morire! Eh… uff “sbuffai ancora” nessuna mai prima mi aveva fatto questo effetto.” Sorrisi sornione all’immagine di stamattina, alle sue labbra sulla mia guancia.
Sorrisi pensando che avrei voluto svegliarmi così, mano nella mano, col suo profumo addosso, ogni mattina.
Puck era rimasto ad ascoltarmi tutto il tempo senza dire una parola, e ad ogni mia esitazione, il sorrisino divertito che si era formato sul suo volto, diventava sempre più grande.
“Andiamo Lopez, levati quel sorrisino dalla faccia. Sei inquietante innamorata!”
Presi il cuscino dalla sedia accanto alla mia e lo colpii sulla spalla.
“Non dire sciocchezze. Santana Lopez non si innamora mai” ed era vero, non avrei mai incasinato la vita di qualcuno a cui potevo tenere con i miei problemi. “stavo solo pensando che mi sarebbe molto piaciuto ridurla nello stato in cui si ritrovava stamattina” sorrisi sorniona, facendogli l’occhiolino
“Oh, a chi lo dici!” rispose lui con aria stralunata
“Ahia!” esclamò quando il secondo cuscino della giornata lo colpì dritto in volto. “che ho fatto adesso?”
“La prossima volta impari a tenere i tuoi perversi pensieri a bada” lo rimproverai
“Disse colei che quasi sbavava alla vista del suo magico sedere che ondeggiava mentre si allontanava dalla stanza” mi rimbeccò lui
“Io posso. L’ho vista prima io. E poi le donne hanno sempre la precedenza.” Gli sorrisi con un sorriso maligno.
“Tranquilla, tanto non sono interessato”
“Sarà meglio per te, tanto comunque non avresti avuto alcuna occasione. Cioè, guardami. Sono uno schianto di donna! Tutti crollano ai miei piedi!”
“Si si, ti guardo. E in questo momento tutti crollerebbero, ma dalla puzza!” mi rispose divertito “Vatti a dare una rinfrescata Lopez. Puzzi di ospedale”
Aprii bocca per controbattere, ma effettivamente aveva ragione. Sapevo di ambienti sterilizzati e medicine.
“vado Puckerman, ma questa storia non finisce qui”gli puntai minacciosamente l’indice contro “perciò, via quel sorrisino vittorioso” sbottai per poi dirigermi nella mia camera, prendere un cambio pulito ed andare a farmi un lungo e rilassante bagno. Ne avevo proprio bisogno. Ero del tutto fuori fase.
 
Quando uscii dal bagno quasi un’ora dopo, Puck non c’era in casa. Aveva lasciato un post-it sul frigo.
Devo dare la notizia a mia madre, ma prima ho bisogno di riordinarmi le idee. Ci vediamo a pranzo.
Ps. Mi cucini quella roba messicana che mi piace tanto?
Ti voglio bene”
“Che cretino!” esclamai leggendo la sua richiesta. Non ci vediamo da mesi, piomba qui, mi invade casa e poi mi corrompe con un “ti voglio bene” per preparargli il suo piatto preferito!
È sempre il solito!
Mi ritrovai a pensare a tutte le stronzate che avevamo fatto insieme, a tutte le sciocchezze che aveva combinato,da ubriaco e non.
Riportai l’attenzione sulla prima riga del bigliettino.
La madre. Chissà come la prenderà!
Quel bastardo del marito continuava a tormentarla anche quando non c’era. Povera donna. Ne aveva passate davvero troppe a causa sua.
 
Controllai l’ora. Erano le 11:30. Non sapevo che fare.
Puck non sarebbe tornato prima di pranzo e per cucinare non avrei impiegato molto tempo.
Dovevo trovarmi qualcosa da fare, altrimenti avrei dato via libera ai miei pensieri. E non mi andava.
Non mi andava di ripensare alla notte passata, anche perché, come al solito, non ricordavo molto.
Non mi andava di pensare allo sguardo deluso di Puck. Lui faceva di tutto per nasconderlo, ma io lo conoscevo come le mie tasche. Lo avevo deluso. Di nuovo. Nonostante mi fossi ripromessa di non farlo più.
E poi pensai a Brittany… al suo volto spaventato… ai suoi meravigliosi occhi blu, velati dalla preoccupazione.
Andai in camera e presi il cellulare.
Scorsi tra i numeri della rubrica e finalmente trovai il suo.
Si era firmata “BrittBritt” come l’avevo soprannominata io al parco. Che carina!
Dopo un paio di secondi passati a riflettere, decisi di chiamarla.
Attesi ansiosa di sentire la sua voce, e ad ogni squillo il mio cuore perdeva un battito
“il numero da lei selezionato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi”
Strinsi il telefono tra le mani e mi lasciai sprofondare nel letto. Come avrei voluto poter parlare con lei anche solo per pochi secondi. Mi mancava già.
Mi venne un’idea.
Accesi whatsapp e cercai il suo contatto. Lo aprii e per poco non mi veniva un colpo.
C’era la foto di lei distesa su un telo mare,sulla spiaggia, rivolta a pancia in giù con una gamba sollevata, che prendeva il sole con un bikini a dir poco striminzito, con un paio di occhiali da sole ed un cappello da spiaggia, che sorrideva seducente verso l’obiettivo.
Cavolo quant’era sexy!
Rimasi lì impalata a fissarla come una maniaca per secoli, credo.
All’improvviso il mio cellulare iniziò a squillare “keep holding on…”
Risposi senza neppure vedere. Sapevo chi fosse. Avevo impostato quella suoneria solo per lui. Era la nostra canzone. Quella che ci cantavamo a vicenda nei momenti più difficile. Forse la più bella scoperta che ci fece fare Schuester al Glee.
“Puck, cos’hai scordato?” risposi incalzante, nella speranza di chiudere presto la telefonata e tornare a gustarmi quello spettacolo naturale che era Brittany.
“ehi, vedo che il lungo bagno rilassante ha fatto proprio l’effetto desiderato..” rispose sarcastico
“Appunto! Quindi che vuoi? Già ti manco?”
“Ha ha ha. Spiritosa Lopez. In realtà... avrei… avrei un favore da chiederti….” Okay, Puck che tentennava non era un buon segno “… è piuttosto urgente, San. Ti prego..”
Puck che tentennava e mi pregava era un pessimo segno.
“Puck, cos’è successo?” chiesi seriamente preoccupata.
“Il professor Shuester mi ha chiamato. Di nuovo per Jale…” sospirò” mi ha chiesto di recarmi immediatamente al McKinley se mi era possibile” si fermò un attimo. Il fiato di entrambi, sospeso.  Sapevo bene cosa stava per chiedermi, speravo solo avesse avuto il buon senso di non farlo. E invece non fu così “Non mi va di andarci da solo, puoi venire con me?”
Attese in silenzio la mia risposta che tardava ad arrivare “San…” l’ennesimo sospiro stanco “so che tu… ma ho bis-“
“Okay. Dammi 5 minuti e sarò lì. Ci vediamo dopo” risposi prima che potesse continuare ad implorarmi. Risposi come un’automa. Come se Puck avesse appena firmato la mia condanna a morte, ed in un certo senso, per me era così.
“Grazie San”
Staccai e mi accasciai sul letto con le mani tra i capelli.
Stavo per tornare al liceo.
Dopo 5 lunghissimi anni.
Stavo per tornare nel posto in cui avevo giurato di non rimettere piede, almeno finchè non avessi preso il controllo totale della mia vita. Finchè non avessi dimostrato di essere la migliore.
Stavo per farlo dopo una nottata in ospedale. Già… proprio la migliore!!
Sorrisi tristemente e mi preparai per uscire.
Ovvio che dovevo prepararmi.
Ero reduce da uno svenimento, certo. Ma sono pur sempre Santana Lopez. La stronza più figa di tutta la storia del McKinley.
La mia reputazione, almeno lì, andava mantenuta alta!
Mi vestii seducente, chiamai un taxi ed uscii di casa.
Non ero pronta a quell’improvviso ritorno, ma non mi sarei fatta cogliere impreparata.
McKinley, preparati a tremare. Santana Lopez sta per tornare!
 
Puck era all’entrata che mi attendeva teso.
Lo raggiunsi in un istante e lo guardai. “Pronta?”
Gli sorrisi e mi sollevai gli occhiali da sole. “Mostriamo a questi pivelli come si tiene una scuola ai propri piedi” ci stampammo i migliori sorrisi da belli e dannati in faccia ed entrammo.
Per un attimo fu esattamente come 5 anni prima.
La folla di alunni che si apriva al nostro passaggio. Gli studenti ci guardavano con terrore ed ammirazione allo stesso tempo. Sembrava tutto uguale. Come se il tempo, almeno lì, si fosse fermato.
Eravamo ancora delle leggende agli occhi di quegli adolescenti che non avevano ancora fatto lo sviluppo, che basavano la loro intera autostima su di una stupida piramide sociale scolastica.
Ero la cheerleader più stronza, brava e ambita del liceo, ed al mio fianco avevo lo scapolo d’oro , colui che al secondo anno, si era già ripassato l’intera scuola due volte.  Due esempi da idolatrare e seguire, insomma.
Ah bei tempi il liceo! Ero la regina incontrastata!
Adesso ero solo io, sempre la stessa, ma sembrava non bastare più.
Mi riscossi dai miei pensieri sentendo la presenza di uno sguardo intenso sul mio volto, e come una falena attratta dal fuoco, mi ritrovai a ricambiare lo sguardo.
Mi persi nuovamente in un mare profondo di emozioni. Ebbi paura di affondare per il modo in cui quegli occhi mi bramavano e mi desideravano. Sorrisi inconsapevolmente e le andai incontro attratta come una calamita da quegli occhi incatenati ai miei, seguita da un Puck alquanto divertito.
Fu proprio lui a rompere il silenzio quando mi bloccai a meno di un metro da Brittany.
Mi presi tutto il tempo per inquadrarla. Indossava la divisa delle Cheerios.
Dio,quelle divise erano una benedizione! Adoravo indossarle e vedere la reazione dei ragazzi quando sculettavo o correvo per i corridoi e si alzavano tutte le frange della gonna.
Ma indossata da Brittany era uno scandalo! Doveva essere proibito far indossare quei gonnellini così fottutamente corti a delle studentesse. Per non parlare delle stringhe che si sollevavano ad ogni suo passo e le mettevano ancora più in mostra le gambe slanciate e toniche.
Se non fosse stato per Puck, avrei tranquillamente continuato a fissarle! Ero praticamente ipnotizzata dalla sua bellezza!
“Ciao Brittany! E chi si aspettava di rivederti così presto e soprattutto con indosso questa, eh Santana?!” disse dandomi una lieve gomitata che mi fece tornare sulla terra.
“Eh?! Oh si certo!” sorrisi tornando a fissare l’oceano che aveva rinchiuso in un paio d’occhi da gatta predatrice. “Ciao Britt” soffiai.
“Ciao San” rispose lei timidamente. Dal suo sguardo e dal rossore comparso sulle sue guance, compresi che anche lei non aveva perso tempo a squadrarmi. E come non avrebbe potuto!
Indossavo un vestitino aderente verde acqua  che mi copriva a stento fin sotto il sedere e che metteva ben in risalto le gemelle. Le gambe slanciate e rivestite da un paio di stivali col tacco neri lunghi di camoscio. I capelli sciolti che mi ricadevano lunghi sulle spalle ed un trucco che faceva risaltare sia i miei occhi profondamente neri e le mie labbra carnose. Ero uno schianto! Come sempre dal canto! Avevo proprio fatto bene a vestirmi così quella mattina! Brittany apprezzava palesemente
“E così la grande Santana Lopez ha deciso di fare un salto tra noi comuni mortali, eh?!” una voce impertinente che non conoscevo interruppe drasticamente la contemplazione di me stessa.
Abbassai di poco lo sguardo e vidi una biondina dagli occhi verdi accanto a Brittany, anch’essa con la divisa dei Cheerios. Cos’era nella sua voce? Forse sarcasmo?! Ma come osava quella nullità rivolgersi in quel modo a Santana Lopez?!
Stavo per entrare in modalità Lima Heights  quando improvvisamente Puck si schiarì la voce.
“E lei signorina, sarebbe?” disse con fare sornione. Io non l’avevo affatto notata, ma evidentemente a lui non era sfuggita.
“Quinn Fabray, capo cheerleader e migliore amica di Brittany” rispose la biondina portandosi le braccia sui fianchi e alzando il collo. Credo che il suo ego sia aumentato almeno di 10 taglie pronunciando quella frase. Io e Brittany avremmo dovuto fare un bel discorsetto sulla gente che frequentava. Quella biondina non mi piaceva per nulla!
“Noah Puckerma, lieto di conoscerla” disse Puck facendo una lieve riverenza seguito da un baciamano.
Rivolsi gli occhi al cielo. Non potevo assistere ad una scena simile. Era sempre il solito cascamorto!
Anche se devo ammettere che anche a lei la divisa donava. Certamente non come alla mia Britt…
Che cosa?! Aspetta un attimo. La mia Britta?! Lopez datti una calmata e ricomponiti! Brittany ti sta osservando!
“allora… capocheerleader eh?!” guardai Quinn con superiorità “come te la cavi con la Sylvester?” le chiesi con sfida, incrociando le braccia sotto al seno e avanzando lentamente nella sua direzione.
Vidi con la coda dell’occhio che Brittany aveva seguito ipnoticamente i miei gesti ero stava deglutendo. Sorrisi ampiamente soddisfatta.
“Non male tette contraffatte! Certo non è come te, ma ci sa fare!” sbucò dal nulla come suo solito la coach “Ah non ne fanno più del tuo calibro avvelenato” sorrise maligna.
Sue Sylvester. Gelai .
“Sue…” mi sfuggì dalle labbra quasi come un gemito sofferente.
D’un tratto tutte le mie difese crollarono. Sentii venir meno nelle gambe. Puck capii tutto e mi poggiò una mano sui fianchi per sorreggermi senza dare troppo nell’occhio.
Vidi lo sguardo dapprima preoccupato di Brittany spostarsi velocemente dal mio volto alla presa di Puck e mutare in rabbia. Il suo sguardo bruciava.
In altre circostanze sarei andata fiera della sensazione suscitata in Brittany, ma in quel momento la mia testa era altrove. Cercavo disperatamente un modo per uscire da quella situazione scomoda. Ma non mi veniva nulla in mente. Il mio cervello stava andando in fumo.
“Ehi, finalmente! Eccoti Puck!” ringraziando il cielo, il professor Shuester non aveva perso la sua abitudine di apparire nelle situazioni più difficili.
Come al solito, comparve col suo sorriso a 32 denti da bambino felice che mi trasmise un po’ di sicurezza.  Notai che non aveva perso neppure l’abitudine di indossare i suo gilet orrendi e di riempirsi la testa di gel. In passato sembrava che lui e Blaine facessero a gara!
Mi guardò sbalordito. “Oh… Santana!” sorrise felice. Il suo volto s’illuminò come un padre che riaccoglie una figlia in casa dopo tanto tempo.  “come stai? Sono veramente felice di rivederti!” disse abbracciandomi forte. Rimasi un attimo interdetta, ma poi mi strinsi a lui con tutte le forze. Mi era mancato davvero.
Mi lasciò andare e diede una pacca sulla spalla a Puck. “Allora campione, come va? “
“ehi, ehi, mi dispiace interrompere la vostra riunione di famiglia, ma mi state facendo venire davvero il volta stomaco” la solita Sue” Fabray. Nel mio ufficio. Subito” e detto questo sparì, ma prima mi lanciò uno sguardo furtivo che mi fece trasalire.
Quinn scattò immediatamente sull’attenti.
Si avvicinò a Brittany e lasciò un bacio sul guancia che mi fece ribollire. Le disse che si sarebbero viste nel pomeriggio, dopo la scuola e le avrebbe raccontato tutto. Salutò il professore con un sorriso, poi guardò me con aria di sfida ed infine si soffermò su Puck, guardandolo con aria seducente e si allontanò sculettando.
Fortunatamente sparì velocemente dalla mia vista. Non avrei sopportato oltre né la sua presenza, ne quella di Sue.
Il professor Shuester prese di nuovo la parola e si rivolse a Puck “sei pronto?”
Puck annuì non troppo convinto, ma era pronto. Nel profondo di sé lo sapeva.
Sorrise e mi lasciò un bacio sulla guancia emulando l’uscita di scena di Quinn, provocando la mia stessa reazione in Brittany. “ci vediamo tra un po’, fai la brava , mi raccomando!” mi fece l’occhiolino e si avviò. Era teso. Lo si vedeva da come stringeva i pugni. Le nocche erano quasi sbiancate.
Il professor Schuester, inaspettatamente mi abbracciò di nuovo e mi sussurrò “Mi sei mancata così tanto. Non sparire di nuovo, ti prego”. Si allontanò e seguì Puck.
Impallidii sentendo quelle parole, quell’affetto. Non me lo aspettavo. Non ricordavo quanto amore Shuestrer era in grado di diffondere anche solo guardandoti.
Rimanemmo solo io e Brittany nel corridoio a fissarci.
O meglio, io la fissavo divertita, mentre lei giocava con la punta delle sue scarpe. Evidentemente doveva trovarle davvero interessanti, perché non alzava lo sguardo da esse.
*riiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiing*
Suonò la campanella e lei si riscosse.
Era così adorabile il suo imbarazzo! Sembrava davvero una bambina in quel momento! Mi veniva da abbracciarla e riempirle il volto di baci.
Decisi di rompere il ghiaccio.
“Hai lezione adesso?”
“Ehm?... n-no. Ho l’ora libera” rispose schiarendosi la voce
“Ti va di fare un giro con me? È da un po’ che non metto piede qui!”
Il suo volto si illuminò “Certamente! Dai vieni!”
Incastrò il suo mignolo nel mi e mi trascinò letteralmente per i corridoi.
Non ebbi neppure il tempo di realizzare che vi aveva toccata, che mi ritrovai a correre con lei nel corridoio.
Non chiesi nulla. Semplicemente mi lasciai guidare da lei e mi ritrovai a sorridere felice.
Forse non era stata una cattiva idea tornare al McKinley quella mattina.
 
Mi ritrovai pochi minuti dopo nel cortile della scuola, vicino al campo di football.
Ci fermammo vicino ad una panchina su di una collina alle spalle dell’istituto.
“Eccoci” disse sorridente.
 Mi guardò come un cane guarda l’osso che ha appena dissotterrato. Mi guardò come se mi avesse mostrato qualcosa di speciale.
Le sorrisi di rimando, ma continuavo a non capire.
Mi fece cenno di sedermi accanto. Feci come mi aveva detto e aspettai che mi desse spiegazioni.
“Britt, come mai mi hai portata qui?” chiesi sinceramente interessata alla risposta
La vidi guardarsi le dita imbarazzata “beh… hai detto che volevi vedere la scuola… con me… così ho pensato di farti vedere il mio posto preferito in tutta la scuola”
La sua risposta mi spiazzò. Era tremendamente dolce in quel momento
“Ho- Ho fatto male? Forse non ti va di stare qui con me? Forse… forse vuoi vedere altro?” Brittany stava iniziando a parlare a raffica
Le poggiai una mano sul viso e le sorrisi “hey, calmati. Questo posto va benissimo. Credimi, non vorrei stare altrove, se non qui… con te”
Finalmente mi guardò negli occhi e mi sorrise. Un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Un sorriso che brillava anche nei suoi occhi e le illuminava tutto il volto.
Era bellissima. E così naturale.
Non indossava un filo di trucco, eppure era spettacolare!
Ed aveva passato anche la notte in bianco a causa mia, eppure era bellissima.
“come stai?” mi domandò improvvisamente
“bene. Grazie a te” le sorrisi grata. “tu come stai? Non sembri affatto provata dalla nottata! Io invece stamattina ho dovuto fare opera di restauro. Sembrava avessi trascinato un tir a mani nude, invece ho dormito per tutto il tempo!!” lei scoppiò a ridere
“è perché sono bella e giovane io, non ho bisogno di alcun mezzuccio. So resistere ad una nottata di baldoria come la nostra” mi fece l’occhiolino e risi anch’io.
“Ehi, ehi, aspetta un attimo… mi stai dando della vecchia racchia?!” la guardai minacciosa
“No, no assolutamente” rispose quasi spaventata “ piuttosto dico che non sei assolutamente in forma come me! Ahahhahha” si alzò ed iniziò a correre.
Quella ragazzina era imprevedibile. Un attimo prima era ferma e muta, l’attimo dopo sprizzava energia e vitalità da tutti i pori.
Mi alzai e scattai al suo inseguimento. Ma lei era così veloce, aveva delle gambe chilometriche, ed io indossavo persino i tacchi!!
Decisi di giocare di astuzia.
Dopo pochi minuti mi fermai e mi inginocchiai. “Ahi! La caviglia!!Britt, ti prego aiutami!”
“ahahahha dai Santana, questa è davvero vecchia, puoi fare di meglio! Alzati fannullona!”
“no Britt, non scherzo, mi sono fatta male sul serio” dissi emulando una voce dolorante, massaggiandomi la caviglia che avrei dovuto farmi male.
Lei si fermò e si girò nella mia direzione e mi guardò cercando di capire se fosse solo uno scherzo o mi ero fatta male sul serio.
Continuai con la mia sceneggiata e lei cadde nella mia trappola. Si stava pian piano avvicinando.
“ehi San, ma ti sei fatta male sul serio? Hai messo male il piede a terra?” mi aveva quasi raggiunto ed aveva un’espressione preoccupata in volto
Era quasi ad un passo da me “Ehi, tutto ok?” chiese dolcemente.
Io alzai il volto e la guardai con sorrisino perfido “ehi, non stai tanto m-“ mi alzai di scatto e mi lanciai su di lei e la intrappolai tra le mie braccia
“Presa!” esultai mentre tentava di svincolarsi.
Risi così tanto da perdere l’equilibrio.
Io e Brittany cademmo rovinosamente a terra, ma nessuna accusò alcun dolore. Eravamo troppo prese dalle risate tanto da farci venire le lacrime. Ridemmo così tanto da non renderci neppure conto della posizione in cui eravamo impattate. Brittany con le spalle al suolo ed io distesa su di lei.
Mi cadde lo sguardo sulle labbra di Brittany. Erano così sottili ma sembrano dolci e accomodanti.
Smisi di ridere e mi concentrai sulle sue iridi, così profondi e misteriose, mi sembrò quasi di potervi leggere le regole dell’universo all’interno, tanto erano affascinanti.
Anche Brittany smise di ridere e mi fissò.
Mi guardò come se mi avesse vista per la prima volta, come se avesse avuto una rivelazione. Il suo sguardo si alternava tra le mie labbra e i miei occhi mentre si torturava il labbro inferiore. Era così bella e naturalmente sexy… avevo una tremenda voglia di baciarla!
L’accarezzai dolcemente e mi avvicina con calma al suo volto…il suo respiro si vece via via più rarefatto… la vidi chiudere gli occhi quando ero a pochi centimetri dalle sue labbra
 *Keep holding on 'cause you know we'll make it through, we'll make it through*
Mi allontanai da Brittany e mi alzai di scatto.
Vidi lo sguardo smarrito di Brittany che non capiva cosa fosse successo. Un attimo prima stavamo per baciarci e l’attimo dopo ero volata via. Si alzò anche lei.
Mi fissava come se nel mio volto potesse trovare la soluzione. Sembrava così triste, volevo rassicurarla, ricreare l’atmosfera di prima ma..
*Just stay strong ‘cause you know I'm here for you, I'm here for you*
Puck mi stava chiamando, non potevo non rispondergli. Era sicuramente importante e non potevo lasciarlo da solo in quella circostanza. Cavolo Puck, che tempismo però! 
Feci segno a Brittany di attendere un minuto e le sorrisi per tranquillizzarla.
“Santana! Finalmente! Dove sei?”
“Sono sul campo di football”
“Perfetto. Ti attendo all’ingresso. Ho bisogno di andare il prima possibile via di qui”
Staccò la chiamata prima che potessi aggiungere altro. Non mi aspettavo che fosse un uomo felice dopo l’incontro, ma di sicuro, non mi aspettavo questa reazione.
Dovevo correre da lui.
“Ehi, è tutto ok?” Brittany mi si avvicinò preoccupata
“Più o meno… Britt, scusami, non è per te, ma devo davvero andare via. Mi dispiace sul serio” la guardai dispiaciuta. Vidi il suo sguardo diventare ancora più triste. Mi sentii di morire. Non volevo renderla infelice, non avrei mai voluto vederla in quello stato a causa mia, così provai a sistemare le cose.
“..Ma ti chiamo…” vidi il suo sguardo farsi di nuovo speranzoso. “Beh, si così ci possiamo vedere…” Bella mossa Lopez, continua così!
Il volto di Brittany pian piano stava riacquistando la sua gioia “si ci possiamo vedere, così in giornata passo a riprendermi Lucy, non vorrei darti fastidio”
“oh no, non ti preoccupare, non è di nessun fastidio… almeno non a me! Sai, la sta tenendo la Fabray” sul suo viso si formò un espressione strana, come se stesse immaginando tutti i guai che Lucy avrebbe potuto creare a quella Quinn.
Era impossibile, Lucy era buona e docile… anche se in cuor mio speravo che avesse combinato qualcosa di grave! Non sopportavo miss arrogante Fabray.
“San?”
“Si?”
“ho il telefono rotto… potresti direttamente passare in serata a casa mia?”
Era una sottospecie di appuntamento quello?!
Beh, nell’indecisione, non avrei rischiato!
“va bene Britt! Scrivimi solo l’indirizzo!” le passai il telefono e lei digitò il suo indirizzo nella rubrica, dov’era segnato il suo numero.
“allora passo verso le 20, va bene?”
“perfetto San! A stasera!” mi salutò con un splendido sorriso
“A stasera BrittBritt!” mi avvicinai e le diedi un bacio sulla guancia.
Lei rimase immobile. Per un istante smise anche di respirare e si fece rossa come un pomodoro.
Le sorrisi ed andai via.
Puck mi attendeva, ma ora non avevo più l’ansia per ciò che avrebbe potuto raccontarmi il mio migliore amico. Qualsiasi cosa sarebbe accaduta, io avrei rivisto la mia Brittany!


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Friaria's corner

ehi ehi, eccomi con un nuovo capitolo!
lo so, è molto lungo. Avrei dovuto tagliarlo, ma poi avrei dovuto tenervi in sospeso un'altra settimana senza Brittana! Quindi spero non vi sia dispiaciuto! XD
beh, ci sono molti elementi in questo capitolo. molti avvenimenti che hanno scombussolato la vita di Santana e spero di avervi incuriositi almeno un po' sul suo passato. Perchè Santana non voleva tornare al McKinley? perchè l'incontro con Sue l'ha scombussolata? Lo scoprirete solo nelle prossime puntate! ahahahah
Vi attendo al prossimo aggiornamento con il primo vero incontro Brittana.
Mi scuso per eventuali errori di battitura, ma come avrete visto, il capitolo è un po' lungo e sono qui a scriverlo da circa 5 ora. Non sono psicologicamente pronta a rileggerlo,sono un po' svogliata, scusate XD
attendo le vostre recensioni
Bacioni! :*
F.
 

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Capitolo 7
*** Don't be sad Britt-Britt ***


Brittany’s prov.

“l’uomo, considerato come persona, è al di sopra di ogni prezzo, ossia non può mai essere considerato come un mezzo, spiega Kant…”
Oh mio Dio, che noia!
Non capisco perché mi sono iscritta a questo stupido corso di filosofia. Non ci capisco praticamente nulla! Sembra quasi che la professoressa sia entrata in una dimensione a parte!
Sta farfugliando cose del tipo “ho solo due certezze :il cielo stellato sopra di me la legge morale dentro di me spiegazione” oppure “la ragione è come una colomba che vuole volare senza ali” da quando è iniziata la lezione.
Secondo me la prof sta dando i numeri. A furia di ripetere sta roba insensata ha perso completamente i lumi.
E poi è anche l’ultima ora, andiamo, chi sceglierebbe di fare come corso facoltativo filosofia?! E per di più con la consapevolezza che si tiene solo all’ultima ora?! Andiamo è da folli!
E invece no! La mia amica, Quinn la sapientona, riteneva fosse fondamentale iscriverci a questo corso perché “Britt, studiare il pensiero degli altri, aiuta a sviluppare meglio il tuo. E noi tra un anno saremo fuori da qui, ci serve avere più armi possibili per affrontare il mondo li fuori!”
Andiamo! Ma chi ci crede a queste stronzate?! Poteva inventarsi una scusa migliore!
Tanto lo sapevo bene che era impossessata da questa strana malattia chiamata “ambizione”. Voleva diventare l’avvocato migliore di tutti e per questo, si serviva di ogni corso che la potesse aiutare ad affinare la sua razionalità e la sua astuzia.
Perché mi ritrovavo seduta all’ultimo banco ad ascoltare i deliri di quella vecchia se non condividevo affatto il pensiero di Quinn?!
Oh beh, facile! Quella st—mmmh non fatemi dire brutte parole!! Aveva usato la mia arma da “occhi dolci” contro di me! Vi rendete conto?! Aveva usato il mio marchio, l’arma con la quale ero riuscita a scampare alle peggiori punizione, contro di me, la sua inventrice! Era incredibile!
Non resistevo più!
Ormai la lezione stava raggiungendo picchi di follia mai toccati, dovevo andare via di lì!
In più non facevo altro che pensare ad un paio di occhi neri come la pece, profondi come l’intensità delle tenebre. Ad un dolce sorriso e a quelle splendide fossette che si formavano accanto alle sue labbra carnose. Non riuscivo a non pensare a quelle stesse splendide labbra ad un centimetro dalle mie. Non capivo più niente. Volevo solo lei in quel momento.
Volevo correre da lei e baciarla in ogni parte del corpo. Volevo solo coccolarla e vedere spuntare il suo magico sorriso mentre le facevo il solletico.
Non avrei resistito fino alla sera.
Sarei morta prima per l’agitazione.
Iniziai a farmi mille scenari nella testa, di me e Santana nella mia camera.
Il suo splendido corpo nudo che ansimava sotto il mio… che chiamava a gran voce il mio nome…
“Britt, la smetti di agitarti?! Non riesco a seguire!” Quinn che era seduta all’ultimo banco accanto a me, mi diede una gomitata.
“Ahi Quinn!”
“Ehi, lì dietro, se non vi interessa, potete anche accodarvi fuori, non ci offendiamo” ci richiamò acida la prof.
Colsi l’occasione al volo.
Mi alzai di scatto, presi la cartella e mi diressi verso la porta.
La prof e l’intera classe rimasero a bocca aperta. Nessuno di certo si aspettava che prendessi la prof in parola. Ma non ce la facevo più. Mi scoppiava la testa.
Aprii la porta e feci per uscire, poi feci un passo indietro “Quinn, ti aspetto nel parcheggio. Buona noia ragazzi!” detto questo, chiusi la porta e me ne andai, lasciando la prof ancora esterrefatta.
“Pierce, di certo questo non è il migliore dei modi per iniziare l’anno!” mi urlò l’insegnante, ma ormai camminavo già felice per i corridoi.
Mi diressi verso la palestra della scuola.
Decisi di passare il resto dell’ora lì, avrei confluito tutte le mie energie in qualcosa di costruttivo. Ultimamente la Sylvester mi stava col fiato sul collo. Le nuove reclute erano davvero penose, e faceva affidamento su me e Quinn per vincere l’ennesimo campionato nazionale.
Iniziai con un po’ di riscaldamento muscolare, feci partire la base e provai la coreografia che stavamo montando per le provinciali. Improvvisai qualche passo dove la coreografia era rimasta ancora incompleta e provai ad aggiungere qualche salto, alternandolo a qualche passo di danza contemporanea che avevo imparato a scuola di ballo.
Quando finì la musica ero senza fiato. Avevo eseguito ogni passo con tutta me stessa, senza pensare a quanta energia stessi impiegando.  Come se in ogni passo, fosse racchiusa tutta la mia essenza, tutta la mia vita.
Mi distesi per terra e chiusi gli occhi.
Mi tornarono in mente le immagini della sera prima.
Santana distesa al suolo ed io che correvo per salvarla.
Inevitabilmente mi chiesi come sarebbero andate le cose se anche quella volta fossi arrivata in tempo.
Pensai a mio fratello Jake, al mare di sangue in cui stava annegando. Pensai all’abisso in cui era sprofondato prima della soluzione finale.
Mi ritrovai a pensare, che forse, anche Santana stava nuotando in quell’abisso.
 Forse erano solo miei film mentali.
 Forse avevo collegato male i pezzi del puzzle.
Ma se non fosse stato nulla, sicuramente Puck non sarebbe salito sul primo aereo.
Sicuramente Santana non sarebbe stata sola.
Sicuramente non sarebbe impallidita vedendo la Sylvester.Sicuramente il professor Shuester non le avrebbe chiesto di non sparire ancora.
Ed era quell’ancora che la spaventava a morte.
Calde lacrime le scesero ripensando alla mora così piccola ed indifesa in quel triste letto d’ospedale e un sorriso amaro le si formò sul volto quando ripensò alla felicità con cui,prima la stava rincorrendo nel cortile della scuola.
Non capiva perché, ma ormai, tutto ciò che riguardava Santana, suscitava in lei reazioni strane, forse eccessive.
“Pierce! Hai finito di usurpare la mia palestra con il tuo lurido sudore da unicorno impazzito?” ovviamente era la Sylvester. Che tempismo quella donna! “fatti una doccia e poi ti voglio immediatamente nel mio ufficio. Ti do esattamente 5 minuti a partire da adesso!”
Ecco, ci mancava solo la coach. Sempre la solita fortuna.
Chissà cosa aveva sconvolto la sua giornata, ma perché dovevo essere proprio io la poverina di turno che doveva subirsi le sue sfuriate? Perché proprio quella giornata?!
un po’ risoluta mi alzai e feci come mi aveva praticamente ordinato.
 
*tock-tock*
“entra pure Pierce” rispose secca la coach, togliendosi gli occhiali e posando il giornale che stava leggendo, seduta dietro la sua immensa scrivania. “siediti pure.”
Mi sedetti in silenzio di fronte a lei ed attesi che parlasse.
“Pierce, mi spieghi per quale assurdo motivo il tuo sedere era nella mia palestra e non su una sedia di qualche aula? È lì che dovrebbe essere anche in questo momento” Sento puzza di ramanzina in arrivo!!
E adesso come le spiego che sono stata buttata fuori da un corso facoltativo! Come minimo mi ammazza!!
“Mi scusi coach, non volevo sporcarle la palestra, ma vede… sono stata cacciata dalla lezione e non sapendo che fare, ho pensato che un po’ di allenamento extra per le provinciali mi sarebbe stato utile!” Ecco, si brava Brittany! Sposta l’attenzione sul tuo impegno nella squadra, vedrai che ne uscirai viva… o almeno con meno danni possibili… si spera!!
“Pierce, non è questo il modo per iniziare l’anno! Sai che per restare nella squadra bisogna mantenere una media alta e tu non sei mai stata un’alunna modella. Ti ho permesso di restare in squadra perché il consiglio è sempre stato accomodante nei tuoi confronti data la tua situazione. Ma quest’anno è il tuo ultimo anno, o almeno ce lo auguriamo tutti, così non dovremo più vederti saltellare per i corridoi come un cavallo impazzito o con un enorme punto interrogativo sulla fronte durante le lezioni. Perciò dai una bella carica a quel criceto che ti ritrovi al posto del cervello e convincilo a mettersi in moto!” cerco di sorvolare sulla parte degli accomodamenti, visto che in questa scuola, importa veramente a pochi di me. Pochissimi professori sono andati oltre, forse soltanto il professor Schuester, ma neppure lui si è prodigato più di tanto per me. Non mi hanno mai bocciato perché semplicemente mi hanno sempre reputato una stupida e mi hanno promossa per compassione, quindi meglio lasciar perdere il discorso.
“Cercherò di impegnarmi e dare il massimo coach!” che balla! Cercherò di impegnarmi al massimo nel copiare senza farmi scoprire al massimo!
“E per quanto riguarda la squadra, data la tua assenza agli allenamenti di ieri, dubito tu stia dando il massimo Pierce…” oh no! È vero! Mi ero totalmente dimenticata di aver fatto assenza per l’anniversario della morte di Jake. Complimenti Brittany! Ti sei appena buttata la zappa sui piedi!
“… Ti auguro che almeno tutte queste distrazioni ti stiano portando a qualcosa di positivo…”
Okay, non riesco a capire cosa stia insinuando la coach…
“M-mi scusi, ma non credo di comprenderla…” ma che fai Pierce?! Non puoi balbettare proprio adesso! Le hai praticamente fatto capire che ti ha in pugno!
“allora,vediamo se riesco ad esprimermi meglio… ho notato che sei in contatto con una vecchia gloria di questa scuola” iniziò lei
“Si sta forse riferendo a Santana?” domandai non capendo la natura di quella conversazione
“Sveglia come non mai Pierce, complimenti!” rispose lei con sarcasmo
“in realtà noi non siamo proprio in contatto… noi-“
 “Ascolta, non mi interessa come vi conosciate o dove vi rotoliate nel vostro tempo libero, che Dio mi scampi da queste visioni oscene” mi interruppe come suo solito “voglio solo che tu stia attenta a lei. Capito Brittany?”
 Mi fece quasi paura, ed il fatto che mi avesse chiamato per nome, sottolineava che la questione fosse seria. La Coach non ci chiamava mai per nome. In realtà anche sentirsi chiamare per cognome era raro, preferiva inventare ogni volta nomignoli offensivi.
Annuii semplicemente senza capire perché la Sylvester mi stesse facendo quel discorso. Io e Santana non eravamo nulla, perché stava riferendo a me quelle cose? Perché non a Puck?
“Bene Pierce, ora, per favore, porta quella tua espressione dubbiosa fuori dal mio ufficio. Mi fa impressione!”
Certo che quella donna era ricoperta di delicatezza dalla testa ai piedi! Come faceva a crescere una figlia, era ancora un mistero.
 
Mi diressi all’uscita ed attesi Quinn vicino alla macchina. Le avrei dato il solito passaggio. Erano questi i patti tra di noi. La mattina guidavo io e la sera lei .
Data la mia guida diciamo così, un po’ troppo sportiva, e la facilità con cui tendevo ad ubriacarmi, era meglio che guidasse miss prudenza di sera, specialmente quando tornavamo da qualche party.
Ed eccola che arriva! La mia migliore amica!
Mi fa ancora strano vedere quanto abbia in pugno la nostra scuola. Basta un suo sguardo e le persone rigano dritte. Il suo tipo di “dominio” è diverso da quello che adottano i giocatori di football. Lei non ama terrorizzare le persone, tranne quando si tratta di far allenare le cheerios, lì si che mi fa paura, nonostante la conosca da una vita.
Lei è quel tipo di persona che se ne frega delle piramidi sociali, semplicemente da rispetto e pretende rispetto. E si incazza da morire quando le cose non vanno così,specialmente con quegli sbruffoni  della squadra di football che spintonano le persone per i corridoi senza apparente motivo. Ecco perché è temuta ed amata allo stesso tempo.
“Ciao Q.” la saluto felice e mi sporgo per darle un bacio sulla guancia. Lei mi scansa abilmente ed entra in macchina sbattendo la porta.
Ecco, ci siamo! È in arrivo la seconda ramanzina della giornata. È meglio prepararsi ad abbassare lo sguardo e ad annuire colpevole.
Entro in macchina anche io e metto in moto.
10-9-8-
Esco dal parcheggio dell’istituto guardando Quinn di traverso attendendo che inizi a parlare
7-6-5-4-
Vedo che ha le braccia serrate sulla pancia ed uno sguardo assassino che punta dritto davanti a se
3-2
Storce il muso
1
Prende un bel respiro e…
0!
“Brittany Susan Pierce! Ma ti pare questo il modo di comportarsi! Farsi sbattere fuori da un corso facoltativo?! No dico Britt, ma che ti salta in mente?! Posso capire che capiti durante quelli obbligatori perché a volte c’è veramente da addormentarsi, ma in quelli facoltativi non puoi permettertelo! Sono crediti extra Brittany! E ti servono per il college se vuoi diplomarti entro la fine di quest’anno scolastico!”
Ecco! Ha sparato la bomba tutto d’un fiato come suo solito. È rossa come una Ferrari!
“Scusami Q… lo so, ho esagerato, ma non riuscivo più a stare chiusa in quel banco…”
“Me ne sono accorta! Ti muovevi come se avevi un prurito tra le gambe!”
Giro immediatamente la faccia dal suo lato e le sorrido maliziosa
“Un momento Britt… avevi veramente un prurito tra le gambe?!” mi guarda sconvolta
“Brittany!” mi rimprovera dandomi uno schiaffetto sul braccio “Sei una pervertita!”
“ma andiamo Quinn, non esagerare! Mi stavo annoiando a morte e sai che quando succede la mia mente viaggia in luoghi strani”
“Si come no, luoghi strani! Diciamo pure tra le mutande di qualcuno! Perché sei una pervertita!”
“ahahha non è vero Quinn!”
“andiamo, chi era stavolta? Qualche giocatore di football? O alle nuove reclute delle cheerios? Ho notato che quest’anno hai partecipato alle selezioni con un certo interesse…”
“Quinn sei fuori strada, e poi smettila di descrivermi come una ninfomane! Ho partecipato “con interesse” alle selezioni, come dici tu, perché quest’anno il livello era talmente basso che mi sono divertita un sacco guardandoti mentre tentavi di tenere a bada la Sylvester!”
“mmmh… okay, potrei anche crederti visto che quest’anno siamo veramente rovinate! Dovrebbero consegnarmi il premio nobel per la pace per aver impedito un omicidio di massa quel giorno! La Sylvester non riusciva neppure più ad inventare nuovi insulti per questo fosse disgustata”
Scoppiammo entrambe a ridere ricordando quel buffo giorno.
“Santana” sussurrai
“Mmmh?” mi domandò Quinn
Tossii lievemente e poi ridissi “Santana. Pensavo a lei oggi durante la lezione”
“Vi ho visto come vi osservavate stamattina nei corridoi Britt, ti stava praticamente mangiando con gli occhi!”
“Sul serio?” domandai piena di speranze con un sorriso a 32 denti.
“Andiamo! Non si è neppure accorta di me!” rispose quasi offesa
“Oh, ma Puck sicuramente!” ribatto sicura di aver centrato
“Si, si , è vero. Ma ora stiamo parlando di te.” Si voltò nella mi direzione “Britt sei presa sul serio? Tu non hai idea della fama che ha quella Santana nel nostro liceo. Era una vera mangiatrice di uomini! Questo prima di fare coming-out, certo! Da allora tutte le sue attenzioni e le sue abilità si sono concentrate sulle ragazze del liceo e anche su quelle delle feste alle quali si imbucava.”
“Quinn, frena. Non ho detto che mi sono innamorata di Santana Lopez, sposarla ed andare a vivere in una bela casa al mare con tanti bambini. Ho semplicemente detto che non mi è del tutto indifferente e non parlo solo del lato fisico… e a quanto pare, anche lei è dello stesso pensiero.”
“Lo so Britt, ma voglio solo che stai attenta. È la prima volta che ti piace una ragazza veramente e non voglio che tu ci resti male, capito Britt? Non ci metto nulla a farle pentire di essere tornata al McKinley!”
Mi risponde facendo una faccia buffissima, che dovrebbe servire ad enfatizzare la sua minaccia, ma in realtà la rende ancora più dolce
“Perché ridi?” mi domanda
“Eh?! No niente. È solo che sei carina quando entri in modalità mamma chioccia!” le faccio una linguaccia “ahia!” mi colpisce. Non si leverà mai il vizio di picchiarmi mentre guido. Prima o poi finiremo fuori strada!
 
(quella stessa sera a casa di Brittany)

Okay. Santana ha detto che sarebbe passata verso le 20:00.
Guardo per l’ennesima volta l’orologio nel salotto. Sono le 19:30.
La zia è già uscita per il suo turno serale al lavoro. Mi sono anche fatta preparare qualcosa di buono da mangiare, magari riesco a convincere Santana di rimanere per cena.
Mi guardo intorno. La cucina ed il salotto sono perfettamente ordinati. Lucy è impegnata a giocare nel cortile col cane della vicina.
Mi guardo di nuovo allo specchio.
È snervante questa situazione. Non ho potuto indossare nulla di particolare ne truccarmi in modo eccessivo perché sono a casa mia, e nessuno si veste come se dovesse andare a ballare solo per stare seduto comodo sul divano di casa propria.
Ho optato per degli shorts grigi da tuta particolarmente corti, una maglia a mezze maniche bianca con uno scollo a V ed i capelli sciolti che mi ricadevano ad onde sulle spalle.
Una matita azzurra che mi risaltasse gli occhi ed un filo di lucidalabbra.
Più di questo non ho potuto osare, ma risulto comunque vagamente carina, per fortuna!
Faccio l’ennesimo giro per la casa per controllare che tutto sia al suo posto.
Guardo la sveglia 19:55
Santana starà arrivando.
Faccio entrare Lucy in casa e le faccio un po’ di coccole mentre aspetto.
*Ding-Dong*
Il campanello.
Panico.
Respiro profondamente e mi preparo ad aprire.
Qualsiasi corso di preparazione sarebbe risultato vano a tale vista.
Santana Lopez di fronte a me in tutta la sua bellezza.
Indossava un vestito nero a tubino che le fasciava perfettamente tutte le forme. Un paio di scarpe nere con la tacco a spillo e delle calze a microrete.
Improvvisamente senti la gola secca e deglutii vistosamente.
Cercai di portare lo sguardo all’altezza del suo volto. Mi soffermai sulle labbra. Erano rosso fuoco. Il rossetto le faceva sembrare ancora più grandi e morbide. Avrei voluto affondarvi i denti dentro ed inavvertitamente mi passai la lingua sulle labbra. D’un tratto faceva veramente caldo! Meno male che la porta era aperta!
Provai a prendere controllo di  me facendo salire più su il mio sguardo, che inevitabilmente fu catturato da due perle nere che brillavano.
Mi persi totalmente nel contemplare la due che avevo avanti a me.
Mi si avvicinò con un sorrisino perfido e soffiò “Ciao Britt-Britt”
La guardai sconvolta. Ormai le mie facoltà mentali erano fuori uso.
Deglutii più volte e poi risposi tentennante “C-ciao Santana. V-vuoi entrare?”
Lei fece una leggera risata ed entrò guardandosi intorno.
Io rimasi immobilizzata, ancora a contemplare l’entrata dove una volta c’era quella meravigliosa creatura. Non poteva essersi vestita così! voleva farmi morire!
Mi ripresi sentendola ridere ancora
“C-che ridi?” domandai un po’ imbarazzata
“Tu! fissi la porta come se fosse l’oggetto più interessante che tu abbia mai potuto vedere!” rise di nuovo
“non esattamente la porta” mi sfuggì
“come?” mi domandò Santana estremamente divertita da tutta quella situazione
“No niente!” risposi portandomi una mano dietro la nuca super imbarazzata “Seguimi, Lucy è di là nel salotto”
Neppure il tempo di finire la frase che Lucy si era cimentata nella nostra direzione, abbaiando gioiosa verso Santana.
“Lucy! Cucciola mia! Quanto mi sei mancata!” Santana le fece qualche carezza mentre Lucy le faceva le feste.
Almeno ha avuto il buon senso di non abbassarsi per accarezzarla, altrimenti si che sarebbe stata la mia fine! Anche se… non mi sarebbe dispiaciuto del tutto…
Basta! Concentrati Britt! Sembri un adolescente in balia degli ormoni!!
Un momento… ma io sono un adolescente in balia degli ormoni!! Come faccio a contenermi?!
Okay, okay, ci sono. Devo solo ritrovare l’uso della parole mentre Santana si china lievemente per continuare a coccolare Lucy.
Cazzo!! No. No. No. Ti prego!! Basta!!
Santana si volta nella mia direzione e mi osserva “Britt, è tutto okay? Sembri un po’ accaldata…” pronuncia quell’ultima parola con tanta sensualità da sentire già un lago rovente tra le mie gambe.
“N-no, no. Tutto bene, tranquilla.”
Col cavolo tutto bene! Ho bisogno di acqua! Immediatamente!
sto andando  a fuoco!
“Posso offrirti qualcosa?” le domando. Mi serviva una scusa per uscire da quella situazione il prima possibile.
“Un bicchiere d’acqua magari. Stasera fa particolarmente caldo”
Eh, a chi lo dici!!!
Mi dirigo nella cucina passando prima per il salotto.
Santana mi segue silenziosa guardandosi attorno, quasi studiando ogni particolare.
Si sofferma su una foto in particolare.
“Che carina Britt! Questa sei tu? sei praticamente identica ad’ora, solo un po’ più alta e con la faccia meno sporca!”  dice divertita
Ecco! Era giunto il momento in cui quella foto sarebbe scomparsa da casa.
Me la scattò mio padre quando avevo 3 anni. Era una domenica e papà aveva deciso di portare me e Jake al parco a fare una passeggiata. Per concludere la bella mattinata, papà ci aveva comprato il gelato. Io avevo preso il cono più grande e lo avevo fatto riempire tutto di cioccolato, il mio gusto preferito. Solo che quel giorno faceva particolarmente caldo e nel tentativo di mangiare il gelato prima che si sciogliesse, mi ci ero praticamente fiondata con la faccia sopra e papà aveva pensato bene di farne una foto ricordo.
Ero praticamente rossa dall’imbarazzo.
C’era una bomba sexy nel mio soggiorno che rideva di una piccola me ingorda.
Mi fiondai in cucina  a prendere l’acqua, misi tutto su di un vassoio e tornai nel salotto.
Mi misi a ridere e le risposi “Sono sempre stata golosa delle cose a cioccolato”
Lei mi fece uno sguardo eloquente  e poi si mise a ridere
Cavolo! Ho incasinato ancora di più la situazione!
“Ehm… non intendevo in quel senso!!” cercai di giustificarmi immediatamente.
“Ehy Britt, rilassati, sei troppo tesa!”
Si certo, come no! Non aveva lei davanti agli occhi quella visione magica.
“Comunque ti stanno molto bene i capelli sciolti. Ti risalto gli occhi e il sorriso”
Mi feci ancora più rossa per il complimento e abbassai lo sguardo dall’imbarazzo.
“Anche tu sei molto… ecco… molto… “ cosa le dico ora! Non posso rischiare di essere volgare!!
“Sexy?!” mi suggerisce lei maliziosa, vedendomi in evidenti difficoltà.
“Si! Cioè, io volevo dire elegante …ma sexy rende meglio l’idea”
Mi si avvicinò pericolosamente fissandomi con uno sguardo da pantera predatrice.
Si sedette sul divano di fronte a me lentamente accavallando le gambe, sporgendosi in avanti per prendere dell’acqua.
Andiamo! Come si fa ed essere così fottutamente sensuali mentre ci si versa un po’ d’acqua?! È impossibile!
Okay Lopez, se è così che hai deciso di giocare, lo farò anche io.
Mi piazzo di fronte a lei, dandole le spalle e mi chino in avanti per prendermi anche io un bicchiere d’acqua. Avverto un paio d’occhi che bruciano sulla mia figura, mi volto velocemente e la scopro a fissarmi il sedere.
Ben fatto Brittany!
Mi siedo accanto a lei e poggio una mano sulla sua gamba scoperta, disegnando con le dita il motivo delle sue calze.
“Allora, dove te ne vai così ben vestita stasera?”
La vedo boccheggiare un paio di volte prima di rispondere. Non si aspettava tanta audacia da parte mia.
“A-al  Betrayal, non so se conosci, si trova sulla residenziale… c-ci vado con Puck”
“Si, si. mi ci sono intrufolata un paio di volte con Quinn. È un locale molto gettonato… insomma, se cerchi determinate cose…” soffio l’ultima parte, spostando i capelli da un lato lasciando scoperta una buona parte del collo.
“Ah si? e tu cosa cerchi Brittany?” Mi risponde spavalda Santana, risvegliandosi dalla sua trance. Poggia la sua mano sulla mia che non aveva mai smesso di accarezzargli la coscia e si fa più vicina al mio volto.
Il fiato mi si mozza in gola. È terribilmente sexy!
Sento il suo respiro farsi sempre più corto mentre mi si avvicina sempre più.
Vedo il suo sguardo spostarsi freneticamente tra le mie labbra ed i miei occhi. Istintivamente mi mordo il labbro superiore e la fisso negli occhi.
Blu nel nero.
Mi sporgo in avanti per colmare finalmente lo spazio che ci separa
*KEEP HOLDING ON*
Sobbalzo per lo spavento e mi allontano.
Di nuovo quella maledetta suoneria!
Guardo Santana nella speranza che non dia peso a quella telefonata e torni a concentrarsi su di me, ma ovviamente le cose non vanno così.
Mi guarda con aria di scuse mentre tira fuori il telefono dal… ma un momento… Santana non aveva una borsa….OH MIO DIO!!!
AVEVA IL TELEFONO INCASTRATO TRA LE TETTE!!! MA PORCA…!!!
Come faccio a sbollire se ha appena infilato una mano tra le tette per rispondere ad una cazzo di telefonata?!
Seguo attentamente con lo sguardo la sue dita che lentamente scompaiono all’interno della scollatura prosperosa e poi riemergono con quell’aggeggio infernale che non smette di suonare.
“Puckerman” quando risponde Santana ha un tono di voce molto basso e roco, tanto da farmi rabbrividire
Credo di avere ancora la bocca spalancata a causa dello spettacolo al quale ho appena assistito, perché Santana mi sorride maliziosa e avvicina la sua mano libera al mio mento,facendovi una lieve pressione.
Inizia a disegnarmi piccoli cerchi concentrici sulla punta del mento mentre continua a conversare normalmente con Puck.
Deglutisco a fatica immobilizzata da quel lieve tocco mentre seguo ipnotizzata il movimento delle labbra di Santana, ed osservo le lievi fossette che le si formano intorno alla bocca mentre sorride.
Sono così carine che mi viene da morderle.
Non do il minimo peso alla conversazione che sta avendo. Ormai il mio cervello ha fatto le valigie e si è trasferito su un altro pianeta.
Santana conclude la telefonata e mi guarda un po’ dispiaciuta.“Purtroppo ora devo andare”
Improvvisamente vengo catapultata nella realtà. Non voglio che vada via. Non voglio che vada via prima di aver assaggiato quelle labbra che sono così invitanti.
La osservo mentre si alza e si sistema il vestito.
Purtroppo non posso fare nulla per fermarla, quindi sconfitta mi alzo anche io e la accompagno silenziosamente alla porta.
“Non essere triste Britt, non sto mica sparendo! Sto solo andando in un locale” disse facendomi l’occhiolino
“Andiamo Lucy!” Santana richiamò il suo cane che prima di andare via mi fece le coccole. Meno male che c’era Lucy a darmi un po’ d’affetto!
Santana si sporse verso di me e mi lasciò un bacio all’angolo della bocca.
“Ci vediamo presto Britt-Britt” soffio sulle mie labbra, prima di staccarsi ed allontanarsi definitivamente da casa mia.
“Ciao San “ sussurrai a mia volta, ma ormai era troppo lontana per sentirmi.
Chiusi la porta di casa e mi lasciai scivolare contro sconsolata.
Ripensai alle ultime parole di Santana
“sto solo andando i n un locale… ci vediamo presto”
Quello era un invito in piena regola!!
Mi alzai di scatto e corsi verso il telefono di casa. Composi freneticamente il numero della mia migliore amica che ormai conoscevo a memoria ed attesi.
“Ehi ma tu non dovresti strusciarti su una bella moretta a quest’ora?” mi rispose allegra Quinn
“Fabray non è il momento di fare ironia! Vestiti carina, o meglio, svestiti, stasera si va a ballare!”
“Ma…?!Che?! Dove?!”
“Troppe domande! Ti aspetto qui fra 20 minuti, ti spiego tutto in macchina. Ti voglio bene, a dopo!”
Staccai il telefono prima che potesse dirmi altro e mi fiondai in camera per prepararmi.




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Friaria's corner
eccomi qui col nuovo capitolo!
Anche questo un po' lunghetto ma spero non vi sia dispiaciuto!
Qui l'unica che ha il diritto a dispiacersi è la povera Britt che viene continuamente interrotta nel momento clou dal pessimo tempismo di Puckerman!
Chissà cosa avrà intenzione di fare Brittany adesso. Spero siate abbastanza incuriositi da aspettare il prossimo aggiornamento per scoprirlo.
Intanto ringrazio tutti coloro che silenziosamente mi leggono, e coloro che invece mi stanno accompagnando in questo viaggio misterioso con fantastiche recensioni. Siete fondamentali per me! Mi state facendo credere veramente tanto in questa mia prima FF.
Spero di sentire le vostre opinioni anche per questo capitolo.
Come al solito chiedo scusa per eventuali errori, ma se mi soffermo troppo a correggere temo di non aggiornare più! XD
Appuntamento al prossimo aggiornamento.
Bacioni :*
F

 

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Capitolo 8
*** Toxic ***


Santana’s Prov.
Ero nel locale con Puck già da un’oretta ormai e l’atmosfera stava iniziando a scaldarsi.
Il mio amico aveva già preso 3 drink e si era buttato in mezzo alla pista come un sedicenne scalmanato.
Io ero rimasta seduta al bancone sorseggiando un Singapore Sling. Lo so che è da matti!
Santana Lopez che resta al bancone di un locale invece di buttarsi nella mischia a far impazzire uomini e donne con le sue movenze sensuali. Ciò non vuol dire che non erano arrivate proposte invitanti, credo di averne contate almeno 5 da quando sono qui, ma niente che valesse particolarmente la pena.
È solo che… ci avevo quasi sperato!
Insomma… avevo lanciato chiari messaggi a Brittany. Certo, erano un po’ tra le righe… forse un po’ troppo, ma speravo che riuscisse a captarle!
E invece no!
Tanta fatica per ammaliarla e non ho ottenuto nulla.
Lo sapevo! Ho sprecato un’occasione unica prima a casa sua. Chissà ora cosa penserà di me!
Oh andiamo Lopez! Da quando ti interessano le opinioni di una stupida ragazzina del liceo?! Sei davvero caduta così in basso? Ti stai veramente rammollendo con l’età!
Ehi! Non chiamarla stupida!
Ehi, ehi. Non ti scaldare baby, era solo un pensiero..
Si, un pensiero un corno! E poi come ti permetti?! Non sarò più una liceale, ma so ancora far cadere qualcuno ad i miei piedi!
Ah si?! è allora come mai sei tutta sola al bancone di un bar, a sorseggiare un banale drink, mentre tutti intorno , compreso Puck, si stanno dando da fare?!
Ehi! Senti, se non te ne fossi accorta, mi sono appena liberata di un’idiota che ci stava provando con me. Ma sai, hai ragione! Dovrei smettere di bere, l’alcool ti ha dato un po’ troppo coraggio per stasera, mia cara coscienza!
Guarda che è con l’alcool che in genere la gente mi mette a tacere… stupidina!
Oh andiamo, basta! Lasciami in pace.
Oh, ecco Puck! Ciao ciao coscienza!!
Vedo Puck in lontananza che si sta avvicinando. Ordina un altro drink e si siede sullo sgabello accanto al mio.
“Ehi, cosa c’è? Hai perso il tuo sex appeal?” mi domanda divertito
“ah ah ah, spiritoso! Guarda che stasera ho agganciato più persone io seduta su questo sgabello, che tu in pista. Forse è il tuo Puckzilla che sta perdendo colpi! “ rispondo
“ehi , come sei acida stasera! Rilassati, siamo qui per questo. E poi domani parto, non mi va di dover passare l’ultima serata insieme al tuo alterego Snixx. Perciò finisci il tuo drink e vamos a bailar muchacha”
“ahahhahah il tuo accento è peggiorato ancora di più Puckerman”
“Da quando non mi dai più ripetizioni…” risponde allusivo muovendo leggermente il bacino
Detto questo posa il mio bicchiere ormai vuoto sul bancone e mi trascina in pista
 
 
Brittany’s Prov.
“QUINN!! Ti avevo detto 20 minuti, non un’ora!” entro furiosa nella sua macchina, senza neppure salutarla.
“Ciao anche a te!” mi risponde ironica
“Andiamo Quinn, non è il momento di fare i formali. Premi quel piede sul pedale e partiamo!” risposi ancora più nervosa
“Ma se non so neppure dove dobbiamo andare!!”
“Al Betrayal!”
“Al Betrayal?! Brittany ma tu odi quel locale! “è pieno di pervertiti che se ne inventano mille pur di entrarti nelle mutande” disse ripetendo le parole che pronuncia appena uscita da quel locale, la prima volta che ci andammo
“Quinn, non farmi il verso! Io non parlo così”
“Brittany sono tue testuali parole! E poi guarda come ti sei vestita per andare lì!” mi guarda scioccata
Io mi illumino “Allora? Che ne dici? Sono abbastanza provocante?” avevo un top oro che mi copriva il seno e lasciava scoperta la schiena ed il mio addome piatto ma scolpito, degli shorts neri in pelle che mi fasciavano perfettamente il sedere, capelli sciolti che mi cadevano ad onde sulle spalle scoperte. Avevo optato per degli stivaletti e poco trucco, giusto un trucco leggero che accentuasse l’azzurro dei miei occhi ed un lucidalabbra. Rischiavo già troppo vestita in quel modo. Il Betrayal era veramente poco raccomandabile per delle minorenni
“Provocante?! Brittany, se volevi fare la spogliarellista, me lo dicevi! Non avrei perso tutti quei pomeriggi a spiegarti matematica”
“Grazie! Lo prendo per un complimento. Ora metti in moto per favore. Mi stai facendo perdere altro tempo prezioso!”
“ok. Ok” finalmente si decide a partire.
Dopo pochi minuti di silenzio mi domanda “è andata così male con Santana oggi da volerti sfogare in quel lurido locale di pervertiti?”
Sorrido maliziosa “Al contrario Quinn! Non puoi neppure immaginare cos’è successo oggi! Rischiavo sul serio di andare a fuoco!”
Quinn si volta verso di me ed inchioda la macchina di botto facendomi sobbalzare in avanti. Meno male che indosso sempre la cintura!
“Quinn ma che diavolo ti prende?!” quasi urlo dalla paura
“Ti sei fatta una sveltina con Santana Lopez e me lo dici come se nulla fosse?!” mi guarda incredula
“Oddio Quinn! E tu rischi di farci ammazzare per questo?! Dovremmo rivedere i nostri piani di guida…”
“Brittany Susan Pierce! Non ovviare al discorso. Te la sei fatta si o no?”
“Wow! Dove hai tenuto nascosto tutta questa finezza in questi anni! Mi sembri uno dei giocatori di football! Comunque no, rilassati”
La vedo prendere un respiro e rimettere in moto
“O almeno, non ancora. È per questo che andiamo lì stasera. C’è anche lei” sorrido ammiccando nella sua direzione.
Quinn mi piazza una bella sberla dietro al collo. È incredibile come riesca a colpirmi bene avendo lo sguardo fisso sulla strada
“Ahi Quinn! Ma perché ti riscaldi sempre quando ti parlo di lei?” domando
“Britt perché sinceramente mi fa paura questa cosa. Ti stai comportando esattamente come una delle sue tante prede. Ti stai abbassando a questo livello perché ti sei convinta che puoi averla solo in quel senso. E lei potrebbe anche starci, ma sai che tu non la vuoi solo in quel senso. E finirai per starci male” mi risponde tutto d’un fiato la mia migliore amica super protettiva in versione Freud
“Quinn da quando ti risulta che io debba scendere così in basso per portarmi una persona a letto?” domando quasi offesa.
“da mai. Ma io ti conosco Britt, quando ti innamori la prima carta che ti giochi per ammaliare quella persona è il lato fisico. E subito dopo il sesso. Ma con Santana non funzionerà. Lei è la dea del sesso e del divertimento. E si fermerà al lato fisico, non andrà oltre. Non ne è capace!” Quinn aveva centrato in pieno il punto, senza neppure che le dessi qualche indizio. Mi conosceva davvero bene. Ma non potevo farle capire che ci aveva preso.
Insomma, fossi stata una ragazza normale, avrei provato un tipo di approccio diverso, più sentimentale. Ma non lo sono.
Insomma, non posso mica attirare qualcuno dicendo “ciao, sono Brittany. Sono orfana, mio fratello si è tolto la vita poco dopo la morte dei miei genitori ed ora vivo con mia zia, ma non la vedo mai perché fa doppi turni per mandare avanti la baracca”?! andrebbero via tutti a gambe levate.
Quindi ho capito che se li rendo dipendenti da me, almeno sul lato fisico, le persone non si allontaneranno da me facilmente dopo aver scoperto la verità.
Ecco, diciamo che tra le poche storie “serie” che ho avuto, non mi sono mai aperta così tanto da lasciar trapelare qualcosa sul mio passato. Il resto erano solo una botta e via, non ricordo neppure i loro nomi, figuriamoci come avrei potuto raccontargli qualcosa.
Ma con Santana no, lei è diversa.
Per la prima volta in vita mia, mi sono sentita protetta tra le braccia di un’estranea. Quando ci siamo incontrate al parco, ho avuto voglia di affidarle ogni mio più piccolo segreto, quelli che nascondo persino a Quinn, sicura che Santana li avrebbe custoditi e protetti. Sicura che Santana mi avrebbe curata.
“Quinn, tu leggi troppi libri di psicologia! Rilassati, sto solo ricambiando con la stessa moneta Santana. Oggi si è divertita a provocarmi e ad eccitarmi, ed io ho fatto la figura dell’adolescente con gli ormoni in palla. Voglio solo divertirmi anch’io allo stesso modo. Non ho intenzione di andare oltre. Sta tranquilla” rispondo con un sorrisino cercando di deviare il discorso.
 Mi sporgo per darle un bacio sulla guancia “Ma grazie per esseri preoccupata” dico con la voce da bambina.
Vedo la sua faccia distendersi ed aprirsi in un magnifico sorriso. “non fare la scema! Ti voglio bene!”
“Anche io Q. però adesso muoviti, altrimenti non arriviamo neppure per la notte del giudizio. E domani abbiamo scuola!”
Mi fa una linguaccia ed accelera.
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Arriviamo nel locale dopo circa mezz’ora. Come al solito, all’ingresso non si sono neppure disturbati di chiederci i documenti. Ovviamente siamo minorenni, ma giustamente, siamo due gran fighe, quindi possiamo entrare. Vabbè meglio così, almeno ci sono meno intralci tra me e la mia fantastica moretta.
Anche se sarà un’impresa trovarla con tutta questa folla.
Quinn mi si avvicina “proviamo al bancone, da lì c’è una visuale migliore” urla e gesticola perché il volume della musica è troppo forte.
“ok” urlo e ci dirigiamo lì
Ordiniamo due long Island, giusto per non avere la gola secca e ci guardiamo intorno alla ricerca di Santana.
Improvvisamente mi venne in mente una cosa.
“Quinn”
“Mmmh” mi risponde mentre tira un altro sorso dalla cannuccia.
“Sai Santana non è sola stasera… c’è anche Puck” le faccio l’occhiolino.
La vedo allontanarsi dal bicchiere e tossire.  Si è fatta rossa rossa, che carina!!
“Che?! Perché non me lo hai detto prima?!” domanda un po’ arrabbiata
“perché avrei dovuto dirtelo prima?” chiedo punzecchiandola
“Ma come perché?! Mi sarei vestita un pochino meglio!” sbotta ancora più arrabbiata
“Ma se sei una bomba sexy! Se non fossi la mia migliore amica, già ci avrei provato con te!” rispondo ridendo.
Era veramente una bomba sexy. Aveva un vestitino estivo azzurro con una profonda scollatura a V davanti ed una a U un po’meno prorompente sulla schiena che lasciava poco spazio alla fantasia. Tacchi, occhi ben marcati e labbra colorate da un lucidalabbra. Capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle mossi.
“Smettila Brit!” mi dice arrossendo. Quinn è sempre stata bellissima, glielo dicono sempre tutti, ma lei si imbarazza sempre quando sa che è un complimento sincero. Sembra così spavalda, ma poi sparisce in un brodo di giuggiole per nulla.
Il dj cambia musica e mette una canzone che riconosco alla prima battuta.
Io e Quinn ci guardiamo negli occhi nello stesso momento. Un piccolo sorriso si forma all’angolo delle nostre bocche. Posiamo i bicchieri e mi prende per mano.
Baby can’t you see. I’m calling
 “Britt la nostra canzone! Dobbiamo assolutamente ballarla!” urla super eccitata e mi fa strada tra la folla.
io e Quinn ci esercitavamo su quella coreografia da quando eravamo piccole. Fu la prima canzone che ballammo la prima volta che mettemmo piede in una discoteca. In realtà non era proprio una discoteca, era la palestra della scuola addobbata a discoteca per il ballo di fine anno quando stavamo alle medie.
In realtà non era una coreografia molto difficile, era più uno strusciarsi sensualmente l’una addosso all’altra. Di certo non la ballammo così la prima volta, all’epoca eravamo entrambe caste e pure, i movimenti si erano perfezionati col tempo e l’esperienza. Non so se ci siamo capite.
Ma non abbiamo mai creato tanto scalpore, insomma siamo solo due ragazze che si divertono a ballare tra di loro, peccato che qui non la pensano come noi. Ecco perché non ci volevo più tornare.
Ecco che già si forma una folla intorno a noi che ci incita urlando frasi poco carine nei nostri confronti.
Vedo un omone muscoloso sulla quarantina con un sorrisino sadico, piazzarsi dietro Quinn. Per la precisione, vedo le sue luride mani sul sedere della mia amica, mentre strofina ripetutamente il suo bacino contro quello di Quinn.
Subito scatto. La mia reazione fa spaventare Quinn che si volta inorridita.
“Ehi bello, non sei stato invitato” gli dico mentre lo spintono.
Ci spostiamo e continuiamo a ballare.
Quell’essere torna immediatamente all’attacco. Stavolta ci prova con me.
Le sue mani sui miei fianchi che cercano di spostarsi sotto il mio top.
 Quinn mi guarda e cerca di darmi una mano nel liberarmi da quel tizio che continuava a palparmi insistentemente.
“Non sono interessata, stronzo!” urlo mentre gli assesto una gomitata nel fianco.
l’uomo caccia un urlo e all’improvviso vedo qualcosa, o meglio, qualcuno che si avventa su di lui.
 
Santana’s Prov
Io e Puck balliamo da più di un’ora. Mi dispiace che Brittany non sia venuta, ma comunque sono qui col mio migliore amico e non ho intenzione di rovinarmi la serata.
Stiamo ballando accerchiati da 5 belle ragazze che ci squadrano come se volessero mangiarci. E finalmente riesco a vedere il mio amico un po’ rilassato, dopo l’incontro col fratello di stamattina. Non ha voluto dirmi nulla, ma si vedeva che era teso oggi.
Sentiamo strani schiamazzi in lontananza. Puck mi fa segno di andare a vedere “magari c’è uno spogliarello in atto” mi dice speranzoso.
Sempre il solito pervertito.
Rido e lo seguo.
ci facciamo spazio tra la folla e vediamo un gruppo di uomini fare commenti poco casti. Cerco di seguire i loro sguardi per individuare il punto sul quale si erano focalizzati.
Vedo due ragazze strofinarsi l’una sull’altra sulle note di Toxic.
Certo la canzone ha sempre avuto un tono bollente, ma queste due ci stanno dentro sul serio.
Mi allontano da Puck e mi faccio più avanti per vedere meglio.
Mi si ferma il respiro in gola. E subito sento il desiderio accendersi in me.
Quelle che vedo non sono due ragazze qualsiasi.
Sono Brittany e Quinn.
Che si muovono super sensuali l’una su l’altra e soprattutto…. Cazzo! Britt è praticamente svestita! Quel top super striminzito e quel pantaloncino non le copre nulla. E se continua a muoversi assatanata in quel modo, non ci sarà più nulla da coprire.
Seguo quasi con mania le sue movenze sensuali. Ne sono praticamente ipnotizzata.
Lei continua a muoversi ignara di tutto mentre il mio sguardo, e non solo, sta andando a fuoco.
Mi rianimo quando sento l’ennesimo commento squallido su di loro.
Qualcosa mi fa scattare. Rabbia.
Improvvisamente ho voglia di spaccare il muso a chiunque la stia guardando con occhi lussuriosi.
Come si permettono di aggettivare la mia Britt!
Però cavolo, pure lei! Non aveva qualcosa di più coprente o una giacca?!
Vedo un omone sgomitare con uno affianco a lui e dirigersi verso le ragazze con un sorrisino.
Riesco a vedere solo il suo sguardo perverso prima di correre verso Puck.
“Puck” urlo mentre sgomito tra la folla. “Puck! Dannazione dove sei!”
“Ehi, sono qui” Compare alle mie spalle e mi guarda stranito.
“Puck vieni con me. Subito.” Ordino spaventata.
“che succede San?” domanda preoccupato.
Non do spiegazioni e lo trascino a passo veloce verso la folla che si era creata intorno alle ragazze.
Mi immobilizzo vedendo ciò che temevo accadesse.
Quel tizio che prima si era avvicinato alle ragazze, adesso stava importunando in malo modo Brittany.
Puck si ferma accanto a me. Sento il suo fiato farsi più pesante e lo vedo stringere i pugni, ed accade tutto in pochi secondi.
“Giù le mani dalle ragazze, porco!”
Puck che scatta in avanti e l’uomo grida accasciandosi per terra.
Non riesco a capire nulla. L’unica cosa che riesco a pensare è che devo portare via Brittany da qui.
Mi dirigo verso le ragazze e le prendo sotto braccio, portandole verso il bancone.
Riesco a vedere con la coda dell’occhio Puck che ci segue infuriato.
Ci sediamo tutti e quattro al bancone. In ordine siamo Puck, Quinn, Brittany ed io.
Chiedo dei bicchieri d’acqua al barman che mi guarda perplesso ma non dice nulla. Abbiamo tutti bisogno di calmarci.
Brittany mi guarda ancora stordita “Santana?” chiede quasi incredula. “Mi dispiace, io… io non volevo creare tutto questo…N-non mi aspettavo che…”
D’istinto mi sporgo verso di lei e l’abbraccio. Immediatamente vengo investita dal suo dolce profumo di miele che mi tranquillizza.
Sento il suo corpo tremare e la stringo più forte accarezzandole i capelli. “ehi, piccola, va tutto bene” le sussurro. E per un attimo ho un flashback di quando ci siamo incontrate la prima volta al parco. Sembra quasi che questa frase stia diventando il nostro mantra.
Sembra che ogni volta che ci incontriamo debba succedere un guaio e questo mi fa arrabbiare. Ripenso a ciò che è appena accaduto e la paura investe il mio corpo al solo pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere se non ci fossimo accorti di nulla. L’ho portata io qui! Ho attratto una sedicenne in un locale pieno di pervertiti! Ma che cazzo mi è passato per la testa?!
Stringo i pugni per contenere l’ira,rischiando di farle del male mentre continuo ad abbracciarla.
Forse Brittany si è accorta del mio improvviso cambio, perché strofina il suo naso sulla mia guancia come una gentile carezza “Grazie San, grazie per avermi salvata” e scioglie l’abbraccio.
Non rispondo nulla perché non penso di averla salvata. Anzi, l’ho portata dritta io nelle braccia del pericolo.
Mi distolgo dai miei pensieri quando vedo Puck e Quinn che si alzano.
“Io riaccompagno Quinn a casa, posso lasciarti sola con Brittany?” domanda Puck preoccupato
“Si, non ti preoccupare. Recupero le cosa dal guardaroba e andiamo via anche noi” gli rispondo
“Allora vi aspetto all’uscita” pronuncia Puck quasi come un ordine. Deve aver avuto paura anche lui
Annuisco e mi affretto a prendere le cose.
All’uscita del locale Quinn si avvicina a Brittany e si abbracciano. “ci sentiamo più tardi” le sussurra Quinn prima di rivolgersi a me “Prenditi cura di lei, Santana”
Non c’è ammonizione nelle sue parole, semplicemente sono le parole di una ragazza che ha avuto paura per la sua migliore amica. Quinn si sta fidando di me e dentro di me, sento di non volerla deludere.
“Lo farò, Quinn. Promesso”
Detto questo, ognuno prende la sua direzione. Puck e Quinn si dirigono verso una A3 rossa ed io accompagno Brittany verso la mia bellissima mustang nera.
Nel tragitto in macchina Brittany non dice nulla, è ancora molto scossa.
Si è rannicchiata nel sediolino accanto al mio ed ha lo sguardo perso. Sembra una bambina indifesa.
La vedo leggermente tremare.
“Hai freddo?” domando dolce
“mmmh” annuisce
Sposto le ventole nella sua direzione ed accendo l’aria calda.
E ci credo che ha freddo. Siamo ad ottobre e si è vestita come se fossimo in pieno luglio. Ma questo commento lo tengo per me. Per stasera ha già sopportato abbastanza.
Dopo poco domanda “ricordi l’indirizzo di casa?”
Le indico col dito il navigatore e le mostro che il suo indirizzo è salvato tra i preferiti.
Questa cosa sembra farle molto piacere perché il suo volto si rianima con uno splendido sorriso e si posiziona anche meglio sul sediolino.
Addirittura allunga la mano verso lo stereo e mi guarda in una muta domanda. Io annuisco e lei fa partire la musica.
Ci mettiamo circa 20 minuti per arrivare a casa sua e per tutto il viaggio non abbiamo fatto altro che cantare a squarciagola tutti i pezzi che avevo inserito nella chiavetta del mio stereo. Sembrava essere tornata la Brittany dolce e spensierata che avevo visto la mattina al McKinley.
Arrivate fuori casa sua decido di accompagnarla fin dentro. Volevo accertarmi che stesse veramente bene e che non avesse bisogno di altro.
L’accompagnai in camera ed attesi che si lavasse e si preparasse per la notte.
 Per tutto il tempo mi domandai se forse stavo esagerando, ma a Brittany non sembrava dispiacere questo mio atteggiamento, anzi ne sembrava quasi felice.
Mi guardo intorno ed osservo la camera di Brittany. È totalmente diversa dalla mia quando avevo la sua età. Innanzitutto è ordinata e poi è…ROSA!! Ha un letto a due piazze al centro della stanza sul quale ora sono seduta e di fronte c’è la porta del bagno, una scrivania a destra con pochi libri e tante foto-probabilmente non sarà un asso a scuola- il borsone dei cheerios accanto alla scrivania e la divisa da cheerleader lavata e stirata sulla sedia ed infine l’armadio a sinistra.
Quando finalmente esce dal bagno con una canotta ed un pantaloncino, struccata ed i capelli pettinati, il mio cuore perde un battito. È bellissima al naturale. Un vero miracolo della natura.
Brittany mi guarda un po’ titubante mentre si tortura una ciocca di capelli.
Mi avvicino cauta “cosa c’è Britt-Britt?” domando
Lei abbassa lo sguardo e prende un bel respiro “resterestiadormireconme?” domanda tutto in una volta.
Mi scappa una risata perché è davvero tenera in questo momento. Decido di farla imbarazzare ancora per un po’. Poggio una mano sotto il suo mento e faccio pressione, così che possa guardarmi “Britt, non ho capito nulla, puoi ripetere?” domando con un sorriso dolce
Lei diventa rossa e mi guarda con quegli occhi così profondi che subito mi pento di essermi avvicinata così tanto. Ho una voglia matta di baciarla.
Brittany si schiarisce la voce e si fa coraggio “Ti andrebbe di dormire con me stanotte, San?” è così tenera che non riesco a rifiutare
“certo Brit”
Il sorriso che ricevo di ricambio è la cosa più bella che abbia mai visto. Questa ragazzina mi sta facendo impazzire!
Vedo che si allontana da me e fruga nell’armadio. Mi porge una canotta ed un pantaloncino.
“Questi dovrebbero starti più o meno bene” mi dice imbarazzata
“più o meno bene? Stai dicendo che sono grasse Britt?” domando scherzosa.
Lei si fa ancora più rossa “che cosa?! No,no. Non intendevo dire questo!” si agita sul posto “ solo… solo che sei più… più minuta di me, ecco. E le cose potrebbero andarti un po’ lunghe”
“ah, ho capito. Quindi stai insinuando che sono bassa,non che sono grassa.” La guardo con gli occhi chiusi a due piccole fessure.
“No, no, San..” si agita ancora di più
Non resisto più e scoppio a ridere. “Rilassati Britt! Stavo solo scherzando!” detto la supero e mi dirigo verso il bagno.
Inaspettatamente ricevo una piccola pacca sul sedere. Mi volto e vedo Britt che mi fa la linguaccia. Entrambe scoppiamo a ridere.
 
Quando esco dal bagno ho davanti a me una visione celestiale. Brittany si è già addormentata. Ha il volto disteso in un sorriso ed è stesa su un fianco che tiene abbracciato il cuscino con un braccio.
Mi avvicino silenziosamente a lei e mi stendo alle sue spalle.
Mi rigiro nel letto un po’ titubante. Alla fine decido.
Mi volto nella sua direzione e la abbraccio da dietro.
Le do’ un bacio tra i capelli e sussurro “Dolce notte mio angelo” prima di addormentarmi anche io
 
Brittany’s Prov
Dolce notte mia salvatrice






















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Friaria's corner
innanzitutto mi scuso per il ritardo, ma quest'esame mi distrugge persino la fantasia.
appunto per questo non sono molto fiera di questo nuovo capitolo, ho cercato comunque di renderlo in qualche modo accattivante. 
mi dispiace se avrò deluso le vostre aspettative, spero sarete clementi con le recensioni 
inoltre mi scuso anche per eventuali errori di battitura, ma ho dovuto rintagliarmi un breve spazio che va dalle 23:30 fino alle 03:00 del mattino per poter scrivere questo capitolo. 
spero che nel complesso si sia salvato almeno qualcosa XD
a presto, spero con un nuovo capitolo decente XD
Bacioni :*
F.

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Capitolo 9
*** An Odd Rainy Day ***


Brittany’s Prov
Quando mi sono svegliata stamattina, Santana non c’era più.
Il primo istinto è stato quello di allungare la mano dal suo lato del letto. Non trovarvi la mora è stato davvero triste. Subito sono corsa ad affacciarmi dalla finestra della mia stanza, ma della sua auto non vi era più traccia.
Mi sono trascinata al letto delusa. Mi sono distesa dal suo lato, ho poggiato la testa sul cuscino e subito il suo profumo mi ha invaso i sensi.  Ho chiuso gli occhi ed ho immaginato che lei fosse accanto a me in quel momento, è stato come essere avvolta in un lungo abbraccio.
Ho aperto gli occhi e qualcosa ha ottenuto immediatamente la mia attenzione.
Sulla scrivania c’erano i vestiti che avevo prestato a Santana per la notte piegati accuratamente. Accanto vi era un bigliettino. Mi alzai speranzosa e lo lessi.
“Sei dolcissima quando parli di me nel sonno.
Anche per me è piacevole stare con te.
Buona giornata Britt-Britt
S.”
COOOOSA?! Che?!
Rilessi più volte il messaggio freneticamente.
Oh. Mio. Dio.
Avevo davvero parlato di lei mentre mi dormiva accanto?!
Mi misi una mano in fronte agitandomi. Chissà che avrò mai detto!!
Ma quanto sono stupida!
Mezza volta mi capita una cosa bella e il mio cervello decide di giocarmi questo brutto scherzo!
È normale che non è rimasta, se la sarà data via a gambe levate!
Oddio, calmati Brittany, ti stai agitando troppo per un biglietto.
In fondo puoi sempre giustificarti dicendo che dormivi ed eri inconsapevole!
Oh si, certo! Mi sembra una buona idea! Complimenti cervello!
Ecco, brava. Ora respira.
Si, si , respiro.
MAMMAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA AIUTOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!
Oddio, questa ragazza è persa!
Ehi! Non ti permettere!  Mi ci hai cacciato tu in questo pasticcio!
Che?! Io?! Sei tu che non smetti mai di pensare a lei!
Ah, la colpa sarebbe mia adesso?! Guarda che sei tu quello che pensa qui!
Ma… ma come-
*DING DONG*
Ti sei salvata in contropiede biondina, ma non finisce qui!
Oh, ci puoi giurare che non finisce qui!
*DING DONG*
“ECCOMIII ARRIVOOO” Ma chi è rompe a quest’ora ?!
Scendo di corsa le scale che portano al piano terra e vado ad aprire
“Quinn! Ma che ci fai qui?” domando sbalordita
La mia amica mi guarda innervosita, corruccia le labbra e si porta le mani ai fianchi “come che c’è Brittany?! Sono quasi le 8 di venerdì mattina! E tu sei ancora in pigiama!” dice in tono alterato picchiettando con il piede a terra.
Mi porto una mano in fronte “Oh cavolo. È vero! Oggi c’è scuola!”
“Si esatto, c’è scuola! E non prenderò il primo richiamo di tutta la mia carriera scolastica a causa tua! Quindi sbrigati!” ribatte ancora più nervosa
“Eh, cosa?! E perché aspetti me?” domando stupita
“Brittany ma ti sei bevuta il cervello?! Pronto?!” muove una mano davanti a me “È da quando hai preso la patente che ogni mattina mi passi a prendere!”
“oh si, certo. Vero! Faccio subito, giuro!” dico sparendo al primo piano
“Britt ma è tutto ok?” domanda stranita Quinn
“BENISSIMO” urlo io dal piano di sopra
Tutto bene, devo solo riprendermi dal mio shock mattutino. Speriamo che almeno il resto della giornata proceda meglio!!
 
**************************
Come non detto! Questa giornata è iniziata in modo strano e non si sta smentendo per nulla!
Ed io devo assolutamente comprarmi un cellulare, non potrò resistere un’altra ora qui dentro! Non riesco a seguire le lezioni e mi sto annoiando! E di nuovo la mia mente sta facendo quella strana cosa che fa quando mi annoio: inizia ad immaginare situazioni buffe o sconce, e non posso pensare di nuovo a Santana.
Due richiami in due giorni consecutivi non mi sembrano il caso. Mi daranno sicuramente il diploma per sfinimento, ma almeno devo fare la mia parte per salvare le apparenze!
È solo che non riesco a smettere di pensare a ieri sera. È stata così inaspettatamente dolce!
Non ci ha provato minimamente con me, è solo rimasta per proteggermi.
Non capisco come Quinn riesca a descriverla come una cattiva persona!
Se non fosse stato per Santana e Puck, ieri sarebbe potuta finire male
A proposito di Puck… devo chiedere a Quinn come si è conclusa la sua serata. Spero proprio che quel Puck si sia comportato come un galantuomo,altrimenti gli faccio abbassare la cresta!
Do una gomitata a Quinn che è seduta accanto a me. “pss” la chiamo
Fa uno strano verso di disapprovazione e si affretta a copiare gli ultimi appunti di matematica prima che vengano cancellati dalla prof.
“ehi Quinn” riprovo a chiamarla sussurrando
“Cosa c’è?” risponde un po’ acida senza staccare gli occhi dalla lavagna
“Mi è appena venuta in mente una cosa” continuo ignorando il suo tono
“Cosa?” domanda irritata , guardandomi finalmente.
“com’è andata ieri la tua serata con Puck?” domando curiosa
“Bene” risponde velocemente liquidandomi e tornando ad osservare la lavagna.
“come bene?! Non hai nient’altro da raccontarmi? Nessun aneddoto carino?”
“Britt è andata bene. Ora fa silenzio prima di ricevere un altro richiamo!” mi zittisce stizzita e si concentra definitivamente sulla lezione.
Qualcosa non mi torna, se è andata veramente “bene “ come dice, perché stamattina è intrattabile?! Devo indagare! E qualsiasi cosa sia, spero sia passeggera. Oggi abbiamo anche gli allenamenti, ed una Quinn Fabrey in questo stato,a capo della squadra, non promette nuuuuuuulla di buono!
E dire che Puck mi sembrava un tipo apposto!
Dio! che giornata!
*************************************
“Andiamo rammollite! Muovete quelle gambe! Giuro che vi faccio fare altri 10 giri di campo di corsa se non aumentate il passo!”
Ecco.
 Questa è Quinn che strilla al megafono.
Iniziare un allenamento così non è il massimo.
Sono le 3 del pomeriggio, di una giornata super afosa di un venerdì di fine ottobre.
Fa un caldo da pazzi e noi siamo sul campo da football nel cortile della scuola a fare allenamento.
Allenamento con una super irritata Quinn Fabrey che non ti da manco il tempo di respirare tra un esercizio e l’altro. In più ci si mette anche quella mela bastarda che ho mangiato oggi alla mensa scolastica, che mi fa su e giù per lo stomaco.
Ok… forse non è proprio tutta colpa della mela, forse è il male minore.
 Forse non avrei dovuto mangiare la pasta al forno e la carne con le patata.
E forse, ma dico forse, avrei dovuto rinunciare a quel muffin al cioccolato a fine pranzo, ma ehi! Non mettevo qualcosa di decente nello stomaco da ieri a pranzo! Avevo una fame da lupi!
“ok ragazze, ora proviamo la piramide per la coreografia. Pierce, tu oggi starai alla base, con quello che hai mangiato, rischi di sbilanciare tutte!”
Oddio, odio quando si è arrabbiata e se la prende con me. Esistono le reclute del primo anno per sfogarsi, ma no, lei preferisce me, la sua migliore amica!
“Ok” Sbuffo e alzo gli occhi al cielo
“PIERCE!” tuona Quinn “Cos’è quest’atteggiamento poco rispettoso nei confronti del tuo capitano?” mi rimprovera senza neppure guardarmi
Ok, Brittany. Mantieni la calma. È pur sempre Quinn, la tua migliore amica, non puoi strangolarla. Chi lo dice a sua madre poi?!
“Scusami … capitano” sottolineo bene l’ultima parola fissandola negli occhi, per farle capire che è pur sempre un capitano e non può comportarsi così, specialmente con il vice.
“Bene! Ora riprendiamo,veloci! Vi siete già rilassate abbastanza!” da il via alla musica .
Il resto dell’allenamento continua più o meno bene. Quinn sembra riuscire a tenere a bada il suo malumore, credo abbia ripreso la squadra solo un altro paio di volte, ma con toni molto più calmi.
Finito l’allenamento aspetto fuori dallo spogliatoio che finisca di prepararsi.
È l’ultima ad uscire,come al solito. Solo che stavolta ci ha messo veramente un’eternità.
La affianco “ehi capitano, è tutto ok?” domando con tono canzonatorio. Il modo in cui mi ha trattata, mi ha davvero dato fastidio.
Si blocca di colpo e si gira verso di me.
 “Senti Britt, mi dispiace. È stata davvero una giornata terribile. Possiamo non parlarne ora?” mi domanda quasi supplicante.
Non ho mai visto Quinn ridotta in questo stato. Ma che cazzo sarà mai successo? Giuro che io quel Puckerman lo ammazzo!
Non le rispondo nulla, semplicemente mi avvicino e la abbraccio forte. Lei non risponde all’abbraccio, si abbandona alle mie braccia e basta. Dev’essere davvero distrutta.
Mi stacco e ci dirigiamo verso la mia auto, ormai siamo le uniche nel parcheggio dell’istituto.
Viaggiamo in auto nel più assoluto silenzio ed io non riesco a sopportarlo.
Mi viene in mente una cosa
“Quinn?”
“mmmh” risponde sovrappensiero
“ti andrebbe di accompagnarmi al centro commerciale? Sai ho proprio bisogno di un nuovo cellulare…”
“Ah.. sai una cosa Britt?”
“Cosa?” domando incuriosita
“è il tuo giorno fortunato. Non è il caso che spendi i soldi, c’è un I phone 5S fresco di fabbrica a casa mia” mi dice che uno strano sorrisetto
“Che ?! e quando lo hai preso?! Ma poi perché hai preso un modello più vecchio di quello che hai già?” le dico
“Non l’ho preso Britt, è arrivato ieri… insieme ai soliti tanti inutili regali di pentimento…” mi dice
Con queste parole collego ogni pezzo del puzzle.
Ecco perché oggi Quinn era così devastata.
È  tornato a farsi vedere quello stronzo del padre.
 Ha chiesto il divorzio dalla madre senza apparente motivo quando io e Quinn stavamo al secondo anno di liceo. Ha preso tutto ed è andato via senza lasciar traccia.
Ogni tanto torna, porta qualche regalo super costoso alla figlia per farsi perdonare della costante assenza e poi sparisce di nuovo.
Non sono mai riuscita a capire che gli è passato per la testa!
Quinn è una persona spettacolare! È intelligente, matura, è una studentessa modello, sa sempre come affrontare le situazioni con fermezza, si prende sempre cura di tutti ed io non riuscirei a vivere un giorno senza sentire almeno la sua voce! Lui è il padre e se tutto va bene, gli viene nostalgia di lei due volte all’anno, compreso Natale! Non si è mai fatto sentire neppure al suo compleanno!
Per non parlare poi della madre di Quinn, una persona amorevole! Se penso a quella donna non mi viene altro aggettivo con cui descriverla. È dolce, premurosa, sempre gentile e disponibile, e poi sa fare delle torte al mirtillo spettacolari!
Mi ricordo che quando ero più piccola e restavo a dormire a casa loro, quando mi venivano gli incubi su Jake, lei e Quinn mi stringevano forte e la signora Fabray mi cantava una canzone con la sua voce melodiosa da mamma affettuosa. Poi scendevamo al piano di sotto, in cucina, e ci offriva un bicchiere di latte caldo ed un pezzettino di torta ai mirtilli. Aspettava che finissimo tutto e ci riportava di nuovo a letto. Restava con noi tutta la notte e mi diceva sempre“Piccola Britt, non aver paura, ci sono io a fare da guardia, gli incubi non arriveranno” così mi riaddormentavo tranquilla.
Come si fa a lasciare due persone così senza motivo?! Erano una famiglia così felice!
“Quinn… è…-“
“Tornato?! Si Britt. È c’era anche Puck e non puoi neppure immaginare il casino che è successo!” disse Quinn con una tale freddezza che quasi mi fece paura. Era un tasto dolente quello, ed ogni volta Quinn si chiudeva in se stessa ed usava parole forti e taglienti. “E, di nuovo Britt, non ne voglio parlare. Portami a casa così mi sbarazzo anche dell’ennesimo regalo inutile.”
Non dissi nulla. Feci solo quello che mi aveva chiesto.
 Provai a rifiutare quando mi consegnò il telefono. Non volevo nulla da quell’uomo. Non volevo ci fossero più collegamenti tra Quinn e il padre, ne cose che gli ricordassero costantemente il suo abbandono. Ma Quinn continuava ad insistere.
“Britt, davvero! Non ci sono problemi! Preferisco darlo a te anziché buttarlo!”
“ma Quinn-“
“niente “Quinn”! Sai che i soldi del porcellino porta soldino sono per le emergenze ed anche se ora il lavoro di tua zia è stabile,non si può mai sapere Britt. Prendilo, sul serio, è tutto ok” mi disse Quinn con un po’ di tranquillità
“Va bene” disse prendendo il telefono “Quinn?”
“Si Britt?” mi chiese con ancora in faccia stampato il sorriso della vittoria
“Ti voglio bene!”
Lei si sciolse e mi abbracciò “anche io Britt!”
La sua voce era leggermente incrinata. Sapevo che in quel momento stava trattenendo delle lacrime, ma non dissi nulla. Le lasciai il suo spazio. Sapeva che poteva correre da me in qualsiasi momento, ma prima, come al solito,preferiva analizzare ogni situazione da sé. È Quinn e lei, beh, lei è fatta così.
“A domani, B” disse sciogliendo l’abbraccio e sorridendomi trsistemente
“A domani, Q. Qualsiasi cosa lo sai…”
“Si, uno squillo e corri, ti ho dato un telefono nuovo di zecca così sei molto più affidabile! Ahahah Fa attenzione, mi raccomando! Qui il tempo si sta mettendo pure male, secondo verrà a piovere tra poco, perciò guida con prudenza!”
Guadai verso l’alto e vidi due nuvoloni e il cielo farsi pericolosamente grigio
“Si mamma ahahhaha” le stampai un ultimo bacio sulla guancia ed andai in macchina.
Quinn, come suo solito, attese sul porticato che io imboccassi la strada per uscire dal vialetto e poi tornò dentro.
Neanche pochi metri ed inizio a fare un acquazzone tremendo! E meno male che il tempo aveva dato bel tempo per tutto il week end!
Uff!  addio fine settimana da sballo!
Se continua così, mi ritroverò a deprimermi in qualche sala cinematografica, costretta da Quinn a vedere qualche film strappa lacrime!
Comunque credo sia il caso di applicare un po’ di regole scritte sul libro dell’autoscuola, per quanto adori schizzare con la macchina tra le pozzanghere, vorrei arrivare sana e salva a casa.
 
Santana’s prov.
Che giornata di merda, Dios!
Eppure era iniziata così bene!
Mi sono risvegliata in un letto sconosciuto accanto ad una splendida biondina, e non una biondina qualsiasi, la mia biondina.
Si perché ho deciso, deve essere mia.
Dopo ieri sera, non riesco minimamente a resistere all’idea che qualcun altro possa solo sfiorarla. Anche solo con il pensiero!
Se solo ripenso a quell’energumeno che ha osato toccarla con quelle mani orride e pelose, il mio alter ego Snixx potrebbe uscire fuori e castrarlo a sangue freddo.
Comunque dicevo… un risveglio spettacolare…
Accoccolata a lei, le lenzuola e il cuscino che sapevano di lei, del suo balsamo…
Il suo corpo caldo…
Il suo respiro che si infrangeva sulla mia pelle facendomi rabbridire…
È stato così difficile per me dover alzarmi e lasciarla andare…
Se solo Puck non avesse avuto il volo presto per Los Angeles stamattina, sarei rimasta volentieri solo per godermi il suo risveglio…
Solo per potermi di nuovo inebriare dell’azzurro del suoi occhi… del suo splendido sorriso… delle prime luci del giorno che le illuminavano le lentiggini intorno al naso… una visione angelica
Una visione angelica che è stata subito rimpiazzata da quella pensierosa e ombrosa del mio migliore amico.
Mi aspettavo di vederlo felice stamattina, in fondo aveva anche lui riaccompagnato la sua biondina preferita a casa. Invece quando ho aperto la porta stamattina mi sono ritrovata un moicano con due borse sotto agli occhi peggio del crollo della borsa di Wall Strett ed uno sguardo spento.
Ho avuto quasi paura a lasciarlo partire così, senza neppure una spiegazione. Ma non ha voluto dirmi nulla. Mi ha congedata con un misero “è tutto ok, ti mando un messaggio quando arrivo” e poi niente più.
Inutile dire che questo suo comportamento mi abbia fatto pensare, anche se non ho avuto molto su cui pensare dato che non mi ha dato molti indizi, a parte a tutte le possibili torture da applicare volentieri su quell’ochetta di Quinn semmai dovesse rivelarsi lei la causa dell’atteggiamento strano di Puck.
A lavoro poi è stato un inferno!
Che poi chiamarlo lavoro è un parolone!
Lavoro per un bar qui a Lima. In realtà, più che altro, qui servo per fare la bella presenza ed attirare clienti e quindi devo subirmi tutte quelle stupidaggini che sparano i ragazzini in calore o i vecchi in astinenza per fare colpo su di me. Però almeno, una volta a settimana c’è la serata live e posso esibirmi liberamente e sentirmi finalmente appagata… finalmente me stessa.
Parlando di tutti quei buzzurri che passano da queste parti, oggi se ne è ripresentato uno particolarmente snervante. Si chiama Bob ed una volta, per ridere ad una sua battuta, che tra l’altro era anche squallida, non me lo sono più levato di dosso. Purtroppo non posso essere scortese con i clienti per “etica professionale” come dice il mio datore di lavoro. In realtà non posso essere scortese perché … indovinate un po’?Questo lavoro mi serve.
Ma a volte è così dura tenere a bada Snixx… specialmente al cospetto di cotanta stupidaggine!
Almeno il mio turno per oggi si è concluso, posso finalmente tornarmene a casa dalla mia dolce Lucy a farmi fare qualche coccola e a rilassarmi un po’.
Ma giustamente non poteva andarmi bene almeno questa.
Stamattina, dopo aver lasciato Puck all’aeroporto, ho deciso di lasciare la macchina a casa e fare quattro passi a piedi, visto che si prospettava una bella giornata.
Appunto. Si prospettava! Ora infatti sta venendo giù il diluvio universale!
Ma sto tempo non poteva reggere un altro po’?! giusto il tempo che arrivavo a casa, no giusto?!
Sono bloccata sotto una stupida fermata del pullman in attesa che qualche buon samaritano mi venga a recuperare ed ho anche il cellulare scarico. Non avendo dormito a casa mia non ho avuto modo di ricaricarlo e giustamente a lavoro non si può fare perché “non è eticamente professionale”. Gne gne.
Se quel cretino di Bill, il mio datore, non la smette di ripetermi sta frase, giuro che un giorno di questi si ritrova attaccato ad un palo. Dios!
Brr! Inizia anche a fare freddo!
Ma Dios! Averne una giusta oggi è chiedere troppo?!
Nascondo il volto tra le mani mentre mi viene quasi da piangere!
Inizio a disperarmi quando improvvisamente sento un clacson.
Alzo lentamente il capo e mi sembra quasi di aver avuto un miraggio.
Poi vedo il finestrino del conducente abbassarsi e lasciare spazio ad uno splendido sorriso ed ad una mano che mi invita a salire.
Dios … non è un miraggio. È un miracolo!
È lei.
non ci penso due volte ad abbondare quella fredda panchina e ad entrare nella macchina.
Appena apro la portiera vengo investita dal suo profumo e solo quello basta a farmi distendere i nervi.
Ad accogliermi trovo un sorriso radioso ed un paio d’occhi azzurri che mi sembrano, se è possibile, ancora più profondi e belli.
“Ciao San!” mi saluta timida e radiosa allo stesso tempo.
“ehi Britt-Briit” le rispondo con un sorriso da ebete.
Lo so. Sembrerò sicuramente una scema in questo momento, ma sono così felice di vederla. E non solo perché mi ha praticamente salvata dalle grinfie di questo temporale, ma soprattutto perché mi mancava già terribilmente.
“San sei bagnata fradicia! Starai morendo di freddo” mi dice preoccupata
“un po-pochino” dico quasi tremando.
La vedo slacciarsi la cintura di sicurezza, salire con le ginocchia sul suo sediolino, girarsi verso i sedili posteriori. Inizia a frugare in qualcosa, credo il suo borsone.
Dios Britt! Ti prego non sporgerti così.
Ha ancora indosso la divisa dei cheerios ed inevitabilmente il mio sguardo va a posarsi sul suo gonnellino che si alza man mano che lei si sporge in avanti, mettendo sempre più pezzi di pelle in mostra.
Dios! Ma quale freddo! Qui fa improvvisamente un caldo!
Involontariamente mi sollevo i capelli in una coda tenuta con una mano e con l’altra mi sventolo leggermente. Il mio sguardo ipnotizzato dalle grange del gonnellino che si stanno riabbassando…
Cosa?! Santana! Muoviti a spostare lo sguardo. Si sta risistem-
Brittany emette un breve colpo di tosse per ottenere la mia attenzione mentre mi guarda quasi compiaciuta mentre si riposiziona.
Mi porge una cosa, però io non riesco ancora a risistemare i pensieri.
Santana!! Dai muoviti! Ti sta porgendo la tua felpa per farti scaldare, mentre tu hai fatto la figura dell’allocca facendoti beccare come un’adolescente alle prime armi! Il mio cervello che mi urla di reagire ma vado ancora troppo a rilento.
“Metti questa” mi suggerisce Brittany guardandomi intensamente
Ed io quasi come un’automa agisco incantata dall’intensità di quello sguardo.
Lei mi sorride ed io finalmente ritrovo la parola.
“Grazie” sussurro mentre distolgo lo sguardo super imbarazzata. Che idiota che sono!
Dios! Meno male che ne sei consapevole!
Stupido cervello! Dovresti aiutarmi invece di criticarmi!
Oh ma guarda te! Non solo ho cercato di aiutarti, poi la colpa sarebbe anche mia se tu non sai tenere a freno i tuoi istinti perversi! E… e no! Santana! Non puoi assentarti di nuovo! Non incantarti a guardare i suoi occhi! Rischi solo di combinare altri g-
Sta zitto e lasciami sognare!
“San” Brittany mi sventola una mano davanti agli occhi “ ehi San”
Scuoto un po’ la testa “ehm si Britt?”
“Ti ho chiesto cosa ci facevi sotto la pioggia” mi risponde non riuscendo a trattenere una risatina che mi fa smuovere qualcosa nello stomaco.
“oh, ecco. Stamattina ho lasciato la macchina a casa perché mi sembrava una bella giornata per sgranchirmi un po’ le gambe, ed invece Zeus lassù sta dando il meglio di sé” dico mordendomi la lingua per l’ultima stupidaggine sparata.
Lei ride, ed io inizio a pensare che questo sia il suono più bello che un essere umano possa riprodurre “hai ragione! Questo tempaccio era proprio inaspettato! Ma non ti preoccupare, sono venuta io a salvarti!”
Gonfia il petto e batte una mano all’altezza del cuore, facendo un espressione buffa.
Scoppiamo a ridere entrambe.
“Allora, dove la posso portare signorina?”
Dios! Questa è un’opportunità servita su un piatto d’argento!
Potrei portarla da qualche parte, offrirle qualcosa… ma diavolo! Sono bagnata fracida. Nelle mie scarpe si può vedere l’intero mar mediterraneo. E sicuramente avrò anche il trucco un po’ sbavato, per non parlare dei capelli che mi si gonfiano sempre con l’umidità della pioggia.Dove posso mai portarla in questo stato?
Così delusa rispondo “A casa”… purtroppo …penso tra me e me
Le imposto le indicazioni sul navigatore e inizia a guidare verso casa mia.
“com’è andata la tua giornata?” mi domanda un po’ timida
Subito colgo l’occasione “Il risveglio è stato fantastico” dico mentre osservo un piccolo sorriso spuntare sulle sue labbra “… il resto della giornata un po’ meno, a te?”
“anche io mi sono svegliata bene anche se poi la giornata si è trasformata subito in un’insopportabile giornata…” sbuffa leggermente. Poi sembra che qualcosa di importante le sia venuto in mente  “San?”
“Si?” rispondo incuriosita
“sai… ehm… ho un nuovo cellulare adesso”  mi dice di nuovo timida
“fantastico! Adesso non potrai più sfuggirmi così facilmente,sai?” le dico divertita
“E chi ti dice che stavo fuggendo?” ribatte immediatamente facendomi restare di stucco.
Mi stupisce sempre la velocità con cui passa dall’essere una ragazzina timida ad una provocatrice.
Stavo per rispondere a tono quando sento una strano segnale…
SIETE ARRIVATI A DESTINAZIONE
È il navigatore che mi avvisa che ormai il mio tempo è scaduto… ma forse non è ancora detto.
“Ehi Britt, ti va di entrare?” domando a bruciapelo, senza pensarci un attimo. Guardo Brittany speranzosa.
Wow complimenti Santana! Da quando inviti ragazze carine a casa quando prima di te c’è stato solo Puck, il quale è poco famoso per l’ordine?
Dios! È vero! Me ne ero completamente dimenticata!
“Molto volentieri” risponde Brittany con un sorriso a 32 denti.
Beh! Pazienza! Ormai non posso più tirarmi indietro.
 Sorrido vittoriosa e scendo dalla macchina facendole strada lungo il viale di casa mia.




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Friaria's corner
Ehi! 
Eccomi! son tornata! Non eravate mica in pensiero, vero?! XD
mi scuso per la tremenda attesa, ma il terribile nemico, l'esame di stato, è stato finalmente sconfitto. Quindi non preoccupatevi, tornerò ad aggiornare con una maggiore frequenza... FINALEMENTE! Giuro, non resistevo più!
comunque vi chiedo scusa in ginocchio, dopo la lunga attesa forse vi aspettavate qualcosa in più... ma spero almeno di avervi accattivati abbastanza da voler scoprire cosa accadrà il prossimo capitolo nella caliente casa Lopez ;)
vi chiedo terribilmente scusa anche per orrori di grammatica o di battitura, ma non volevo farvi aspettare oltre per la pubblicazione. sapete che ormai ho l'abitudine di scrivere ad un'ora tarda della notte, quindi probabilmente potreste aver trovato anche parole inesistenti XD e di questo mi dispiaccio ancora di più
spero che anche un minimo, vi sia piaciuto e non vedo l'ora di leggere i vostri pensieri, anche crudeli, su questa storia
Ci vedremo alla prossima!
Bacioni :*
F.

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Capitolo 10
*** Oh baby, what are you doing on me? ***


Santana’s Prov

*Click click*

Santana inserì la chiave nella serratura di casa sua ed apri lentamente la porta, quasi con gli occhi socchiusi.

Nella sua testa, mille scenari diversi dell’inferno che avrebbe potuto trovare aldilà di quelle assi di legno.

Ti prego fa che sia ordinata, ti prego fa che sia pulita. Ti chiedo solo questo, null’altro.

Aprì prima un occhio per controllare.

Era pulita.

Non era possibile. Non ci credeva. Quello zoticone di Puckerman aveva finalmente imparato ad essere civile.

Quello spettacolo era degno di essere gustato con entrambi gli occhi.

Aprì anche l’altro occhio e, no, non era stato tutto frutto della sua disperata immaginazione. La casa era pulita.

LA. CASA. ERA. PULITA. Santana realizzò.

“Siiiiiii” quasi urlò esultando!

“Ehm.. Santana? Va tutto bene?” sentì la voce stranita di Brittany alle sue spalle richiamarla.

Diavolo Santana! Che pessima figura! Potevi guadagnare almeno 5 punti con la casa così ordinata, ma ora ne avrai persi minimo 10!

“ehm.. certo Britt. Scusa, ero solo.. beh non importa, entra pure” disse Santana super imbarazzata.

Non appena Brittany entrò e Santana chiuse la porta, la bionda venne assalita dalle coccole di una felicissima e dolcissima palla di pelo

“Ehi Lucy! Cucciolona!” Brittany si inginocchio ed iniziò a farle le coccole “anche tu mi sei mancata”

Santana rimase immobile, incantata davanti a quella scena. Sembrava una cosa così intima.. così familiare.

Non aveva mai invitato nessuna ragazza a casa sua, beh, a parte per fare quello insomma, ma si trattava sempre di una notte e via. Lucy non si era comportata così con nessuna di loro.

Ma Brittany era speciale. In cuor suo Santana già sapeva che quella ragazzina le avrebbe dato dei grattacapi.

“Ah Lucy, è così che alla prima bella biondina ti dimentichi della tua adorata padrona?” disse Santana rimproverando per scherzo il suo cane.

Ci fu un istante di silenzio, poi Santana si ritrovò distesa a terra. Lucy le era saltata inaspettatamente addosso leccandole tutta la faccia. Santana scoppiò a ridere.
Un suono basso e profondo, ma gioioso.

Un suono bellissimo alle orecchie di Brittany che fece sorridere anche lei.

Santana riuscì a vederla di sfuggita e il fiato le si mozzò letteralmente in gola dalla bellezza naturale di quella ragazza.

Iniziò a tossire rovinosamente rompendo tutta la magia del momento.

Lucy subito si spostò per far respirare la sua padroncina e Brittany corse in cucina alla ricerca di un bicchiere d’acqua.

Quando ritornò da Santana che si stava appena riprendendo seduta sul pavimento, non si accorse di un giocattolo di Lucy a terra e vi poggiò il piede sopra. Oscillò leggermente, muovendo le braccia per stabilizzarsi.

Fortunatamente lei non cadde, ma il bicchiere d’acqua.. beh, il bicchiere d’acqua si rovesciò totalmente su Santana.

“oh mio Dio, scusami tanto” Brittany s’inginocchiò mortificata accanto a Santana.

Ma la sua faccia desolata resistette solo per pochi secondi. Santana era troppo divertente in quel momento, quindi scoppiò a ridere senza ritegno.

Dapprima Santana la guardò con aria offesa, ma non resistette e scoppiò a ridere anche lei.

“Ah ragazzina, questa me la pagherai” disse Santana mimando la voce di una vecchietta. E subito iniziò a farle il solletico facendo stendere Brittany a terra dalle risate e sedendosi sul suo bacino.

Brittany ormai era in preda ad una crisi di ilarità.

Rideva come una bambina, quasi aveva le lacrime agli occhi.

E a Santana tutto quello piaceva.

Adorava vederla ridere.

Adorava l’idea che era lei a farla ridere.

Adorava le due fossette che si formavano sotto gli occhi di Brittany quando rideva.

Adorava le sue guance che si arrossavano facendo risaltare le poche lentiggini cosparse sul suo naso.

Adorava la sua voce melodiosa, il modo in cui le chiedeva scusa e le implorava di smettere.

Il modo in cui diceva “San”

“San.. ahahhah ti prego smettila hahaha non riesco a … a respirare ahhah”

Brittany continuava ad agitarsi sotto di lei e provava a bloccarle le mani, ma Santana riusciva sempre a liberarsi.

“San..tana ahahha per favore”

“per favore, cosa?” domandò Santana volendosi sentire potente dalla sua posizione dominante

“ahhahah per favore ahhaha potresti smet-tere di farmi il hahahh solletico?” rispose Brittany tra una risata e l’altra

“Mmmh” Santana finse di pensarci un po’ su lasciando a Brittany il tempo di respirare “potrei…” si portò l’indice al mento e vi picchiettò su, mentre si guardava intorno pensando “.. ma cosa riceverei poi in c-AMBIO. BRITTANY!”

Brittany aveva approfittato del momento di distrazione di Santana per ribaltare le posizioni.

“beh.. potrei liberarti!” rispose Brittany con una linguaccia e ripagando Santana con la stessa tortura.

“No, no,Brittany ahahhaha scusa, pietà ahahaha”

“Ah! Santana Lopez che implora pietà! Questo si che è oro per le mie orecchie! Potresti ripetermelo per favore?” chiese Brittany facendo la sbruffona e sbattendo le sue lunghe ciglia.

Santana si perse un attimo nell’oceano dei suoi occhi prima di riflettere sulla sua richiesta.

Implorare pietà?!  Come no!

Sogna sogna ragazzina!

Santana riprovò a reinvertire le posizioni, ma inaspettatamente Brittany si rivelò un osso duro e nella lotta finirono entrambe a terra

“che dici, la consideriamo una parità?” propose Brittany mentre porgeva una mano a Santana per aiutarla a rialzarsi

“Mmmh.. affare fatto!”poi Santana riflettè un attimo “Ah, Brittany?” la richiamò

“Si, San” rispose

“Considerati fortunata. Nessuna incappa in Santana Lopez e può dire di esserne uscita quasi vincitrice” le disse facendole un occhiolino e superandola si diresse ancheggiando nella sua cucina.

Brittany si fece d’un tratto tutta rossa in viso.

Rimase lì, ferma nell’atrio, boccheggiante alla ricerca di una risposta da dare. Aveva di certo capito il doppio senso che aveva voluto dare Santana a quella frase e la cosa un po’ la intimidiva ma allo stesso tempo, la incoraggiava.

Immagini di una sensuale Santana in diverse occasioni e .. posizioni.. le bombardarono la testa. Questo non aiutava a far diminuire il rossore sulle sue guance.
“Brittany, posso offrirti qualcosa da bere?” domandò dolce Santana dalla cucina

“Uhm..” Brittany deglutì rumorosamente “U-un bicchiere d’acqua per favore” la sua voce uscì leggermente stridula.

Santana sorrideva sorniona tra se e sé. Si congratulò con se stessa per aver fatto una grande uscita di scena nonostante quei primi attimi decisamente… insoliti!
Non aveva ancora perso il suo smalto da stronza.

“Dai Brittany! Che fai impalata all’entrata! Accomodati pure!”

Però forse doveva andarci un po’ più piano con la biondina.. aveva notato che bastavano veramente poche parole per mandarla un po’ in difficoltà e farla arrossire.
Vide Brittany torturarsi un po’ le mani

“veramente io.. uhm.. pensavo che mi facessi fare un tour della tua casa. Insomma.. tu hai visto la mia..” disse in tono insicuro

Santana non era mai stata colpita da tanta dolcezza in così poco tempo. Quasi le si sciolse il cuore.

Ma quella richiesta mandava un po’ in difficoltà Santana.

Non aveva mai mostrato casa sua a qualcuno. Puck non contava, lui era di casa. Lui sapeva ogni cosa.

Brittany era solo una ragazzina, un’estranea.

Stava veramente permettendo ad una estranea di entrare nel suo mondo?!
Andiamo Santana! È solo una casa! Non devi dirle nulla. Devi solo aprire un paio di porte senza neppure parlare. Brittany è abbastanza intelligente da riuscire a dedurre dall’arredamento che stanza le stai mostrando!

Non è solo una casa. Lo sai.
E se si sofferma su qualche particolare? Voglio dire.. qualche particolare non.. mio.

Se si dovesse soffermare su qualche particolare “non tuo” come dici, inventi o tergiversi. Non è la prima volta che racconti balle ad  una ragazza.

Hai ragione, non è la prima volta. Ma Brittany..

Cosa?! Brittany non è solo una ragazza?

Esattamente!

Santana lo so. Ma andiamo. Guardala. No dico?! Hai visto come ti sta guardando, come ci sta guardando! È adorabile! Sembra un cucciolo di cerbiatto. Come fai a dirle di no?!

Cervello?! Tutto..ok?! non eri tu quello che doveva tenermi con i piedi per terra?!

Eh?! Si certo. Hai ragione, scusa. Ma andiamo… è così cariiiiinaaa.

Ok ok.  Questa conversazione deve finire qui. Più tardi ricordami che dobbiamo discutere su quest’atteggiamento. Non puoi perdere anche tu il controllo quando c’è lei nei paraggi. Altrimenti possiamo dichiararci ufficialmente andati!

Ricevuto capo! Ora dalle una risposta!
 
“Dai Saaan, mi fai fare un giro?” ridomandò Brittany con la voce ancora più da bambina

“Ahahah andiamo curiosona!” le disse battendo l’indice sul naso di Brittany. Un gesto dolce e insolito di cui neanche lei riuscì a spiegarsi l’esigenza “ti faccio vedere la casa.. anche se poi non è poi così interessante. Beh, non è così interessante come me” disse con atteggiamenti altezzosi

“Mmmh.. non pensi sia il caso che questo debba stabilirlo io?” disse Brittany

“cosa?” domandò Santana un po’ stranita da quella risposta, ma molto incuriosita dalle capacità di Brittany di metterla leggermente in difficoltà “che la mia casa sia poco interessante?”

“No. Che tu sia più interessante della tua casa” disse Brittany schietta.

Santana rimase interdetta. La biondina l’aveva messa decisamente in difficoltà.

L’aveva smontata praticamente in un secondo. Nessuno l’aveva mai fatto. Pendevano praticamente tutti dalle sue labbra, non l’avrebbero mai messa in discussione.

E poi, parliamoci chiaramente, lei non aveva mai colloquiato così tanto con le ragazze a cui era interessata.

Fatta eccezione per un unico caso. Ma quello non contava più.. era passato troppo tempo ormai.

“mmmh.. vedremo se in futuro non concorderai con me” rispose Santana. Felice di essersene uscita bene.

 
Brittany’s Prov.

Santana non deve sentirsi molto a suo agio nel mostrare la propria casa. L’ho notato quando ho fatto una domanda su alcuni quadri esposti. Non sembravano certo gusti di una ragazza di 20.. oserei dire più di sua nonna, ma comunque non mi ha detto molto.

Non riesco a capire se il disagio lo prova con me, o è una cosa in generale.

Beh perché con me è stata spesso molto sfacciata su certi argomenti, quindi dubito di metterla così in difficoltà.

Infatti quando mi ha mostrato la sua camera da letto, non ha avuto problemi nello sfilarsi sensualmente gli indumenti bagnati ed indossare qualcosa di pulito. Non ha neanche provato a fingere imbarazzo!

Certo bisogna anche dire che non lo ha fatto proprio davanti a me. Si è cambiata nella cabina armadio.. ma ha lasciato la porta socchiusa, quindi non cambia molto!!
È vero, ha lasciato la porta leggermente aperta per facilitare la nostra conversazione.. ma non è colpa mia se inevitabilmente, parlando parlando e guardando la camera, i miei occhi si siano poggiati proprio sulla porta della cabina armadio socchiusa. Più precisamente sulla brasiliana nera di pizzo che indossava Santana in quel momento.

Fortuna che era di spalle, così non mi ha vista.

Anzi! Doppia fortuna! Così ho potuto assistere meglio a quello spettacolo!

Ma forse dovrei tenere quest i pensieri più audaci per me..

 Comunque, andando oltre quella cabina armadio, adoro questa casa!

È grande. Mooolto grande per una persona sola.

3 camere da letto comprese di bagno e cabina armadio, 2 bagni, un immenso salotto ed una cucina open space con penisola. Ha persino un caminetto e un giardinetto! Per la precisione, dalla camera di San si può accedere al giardino interno attraverso la porta finestra.

Chissà quanto le costerà vivere qui.

“Allora curiosona, ora che abbiamo finito il tour della casa, posso offrirti qualcosa?” mi domandò giocosa Santana

“mmh.. dipende. Cos’hai di buono da darmi?” le rispondo guardandola sensuale.

Lei deve aver capito la conversazione a doppio senso a cui ha appena dato vita, infatti si passa la lingua sulle labbra ed improvvisamente nei suoi occhi si accende una strana luce, non so dire se di desiderio o di divertimento.

Punta i suoi occhi nei miei e roca mi risponde “posso darti tutto ciò di cui hai bisogno”

Ok.

Brittany respira.

Non arrossire e respira.

Ti ricordi come si fa? È facile.

Inspira e espira.

Per tutti i folletti! Non ero preparata a questa risposta.

Quinn aveva ragione! Santana è davvero una pantera. Non si lascia sfuggire alcuna opportunità.

Si avvicina lentamente nella mia direzione. Si ferma a pochi centimetri dal mio volto.

“cosa vuoi Brittany?” soffia sulle mie labbra.

E non so se è il suo splendido profumo che inebria il mio cervello e ne impedisce il corretto funzionamento, o la sua avanzata sexy, o la sua voce bassa e roca, o tutto insieme.. ma qui fa improvvisamente molto caldo.

Decisamente troppo!

“Io..” deglutisco “ehm..i-

*KEEP HOLDING ON

“Dios” sento Santana imprecare sottovoce, visibilmente frustrata “scusami solo un secondo Britt, devo rispondere, ma sarò veloce, promesso” detto questo prende il telefono dalla tasca e risponde.

Wow! Il tempismo del suo telefono non è mai stato più perfetto.

Posso almeno prendere tempo per respirare.

Per quanto sia dannatamente sensuale, non posso permetterle di prendere velocemente il sopravvento su di me. Ho un’età.

Il mio cuore non regge!

Brittany portò una mano al petto e provò a contenerne il battito accelerato mentre osservava Santana discutere al telefono .

Era così bella. Anche in tenuta da casa, i capelli leggermente arruffati dalla pioggia e il trucco un po’ sbavato. Era bellissima.

Era adorabile il modo in cui teneva un braccio sotto il seno a mo’ di appoggio per l’altro che sosteneva il telefono lievemente allontanato dal suo orecchio per non sentire, gli occhi che ogni tanto andavano al cielo e il piede che ticchettava .

Evidentemente la conversazione le dava noia, o aveva fretta di riattaccare.

Sembrava quasi un’adolescente che è costretta ad attendere impaziente altri pochi secondi in casa prima di uscire con gli amici perché i genitori devono farle le solite raccomandazioni che puntualmente sanno che i propri figli non ascolteranno.

Era così buffa, ma in egual modo affascinante.

Brittany si ritrovò ad immaginare una piccola Santana che magari sgridava i suoi genitori e puntualizzava su qualcosa che avevano fatto male. Le venne da sorridere.

I suoi genitori..

Ora che ci pensava,non aveva visto molte foto della sua famiglia.

Alcune foto sembravano risalire quasi ai tempi della guerra,erano quasi tutte in bianco e nero, ma di foto recenti quasi nessuna.

Chissà perché!

Non ci fu più tempo per fare assurde teorie.

Santana aveva finalmente staccato.

“Allora.. dove eravamo rimaste?” chiese nuovamente sensuale

“Al punto in cui mi offrivi una birra” rispose stavolta preparata Brittany

“Una birra in pieno pomeriggio?! Mmh audace ragazzina. Ma dopo devi guidare.. e poi è presto! Quindi ritenta, sarai più fortunata” rispose Santana facendole l’occhiolino

Brittany trovò quella specie di ramanzina molto dolce. Santana si stava mostrando attenta nei suoi riguardi?! Sembrava di si. certo aveva dei modi un po’ contorti, ma d’altronde parliamo di Santana Lopez. Lei non ha nulla di ordinario!

“Ma dai? Fai sul serio?” domandò quasi incredula Brittany. La situazione era a dir poco ironica.

“Serissima. Facciamo una cedrata e non ne parliamo più” rispose autoritaria mentre si muoveva agile nella sua cucina versando un bicchiere di cedrata per entrambe

“va bene. Tanto adoro la cedrata. Hai del ghiaccio, vero?” chiese Brittany.

“ovvio! Ma quanti vizi, eh ragazzina?” disse scherzosa Santana

“punto primo non sono viziata. E secondo.. non chiamarmi “ragazzina”. È fastidioso. E poi non abbiamo tutta questa differenza d’età!” rispose Brittany lievemente alterata dall’atteggiamento da superiore di Santana

“Ehi, stavo scherzando. Non essere permalosa” e detto questo le sorrise dolcemente mentre le poggiava sull’isola della cucina la sua cedrata con ghiaccio.
Finirono col parlare del più e del meno, sedute una accanto all’altra sul divano nel salotto. A raccontare aneddoti stupidi. Santana ne aveva un vasto repertorio, specialmente compiuti da Puck quando erano ancora al liceo.

Brittany rise tanto, quasi da farle formare alcune lacrime agli angoli degli occhi.

Sentì il suo cuore farsi molto più leggero. Lo stress della mattinata era ormai svanito.

Si sentiva felice. Felice come non lo era da un po’. E non si sentiva neppure in colpa per esserlo.

Si sentiva bene. Santana la faceva sentire bene. Di un bene che ormai da troppo non provava più.

E così non ci pensò due volte.

Si avvicinò al volto di Santana e la baciò.

Qualcosa di inaspettato per entrambe, eppure, nessuna delle due sarebbe riuscita a trovare un momento migliore.

Quello di Brittany fu un tocco leggero. Le labbra di Santana erano davvero soffici e quasi desiderava potervi affondare i denti per costatarne la pienezza e la consistenza.

Santana sembrò leggerle nel pensiero poiché le mise una mano dietro la testa ed approfondì il bacio.

La passione e la tensione accumulata con tutti quei giochetti finalmente era esplosa.

Intrapresero una danza con le loro lingue, mentre ognuna percorreva con le mani impaziente il corpo dell’altra.

Fu un bacio ricco di passione e allo stesso tempo dolce.

Le due sembravano non volersi mai lasciare. Quasi quel contatto fosse loro necessario per vivere.

Si allontanarono solo quando il bisogno di respirare fu irrimandabile, ma non furono mai del tutto lontane.

Santana appoggiò la fronte su quella di Brittany. Restarono così a guardarsi.

Occhi negli occhi.

Nero pece che si perdeva nel blu cobalto.

Quasi come se un pezzo di cielo fosse stato rubato per darlo alle tenebre per renderlo più luminoso. Ed un pezzo di oscurità fosse stato ceduto di rimando per rendere il cielo più colorato.

Respiri e profumi che si mescolavano.

I cuori che insieme ritrovavano il battito.

Mani intrecciate e sorrisi ritrovati all’unisono.

Fu pura magia.

E Brittany ne era sicura, lo stesso era anche per Santana.

 
Santana’s Prov

Oh ragazzina, cosa mi stai facendo!




Friaria's corner.

Ehi! allora come stanno andando le vostre vacanze? avete staccato un po' la spina?

beh spero l'abbiate riattaccata per leggere questo nuovo capitolo, perchè ho veramente bisogno di tante recenzioni per ricaricarmi un po'! 


ci ho messo un po' per scriverlo, è vero. Ma sono veramente contenta di averlo fatto. Non volevo che il loro primo bacio risultasse qualcosa di banale. D'altronde Brittany e Santana non lo sono mai state.

Dunque spero che per voi sia valsa la pena aspettare.

Ma non per questo mancheranno le mie scuse per il ritardo e per eventuali errori di battitura.

Anzi! Mi prosto umilmente e chiedo perdono.

Spero di sentire presto le vostre opinioni e suggerimenti.

Alla prossima ;)

Sempre vostra serva XD

Bacioni :*

F.

 

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Capitolo 11
*** The Story Of my Life ***


Brittany’s Prov.


 
Eravamo ancora lì su quel divano a conoscerci, a sorriderci… baci rubati, sguardi intensi, le nostre mani che si cercavano, come se per tutta la vita non avessero fatto altro che aspettare il momento in cui si sarebbero congiunte.

Gli occhi di Santana erano bellissimi. Avevano una luce diversa.

Non erano lussuriosi o bramosi. Non stavano tramando qualcosa di losco o di vendicativo. Non erano spaventati o tristi. Sembravano.. erano felici.

La sentivo rilassarsi sempre più. Non aveva più una postura rigida, non stava sul chi va là.. i suoi occhi non mi sfuggivano. Certo faceva sempre battutine sconce e ogni tanto sviava la conversazione baciandomi.. ma insomma, lei è Santana Lopez.

Anche se lì, sedute su quel divano, a conoscerci, a sorriderci,non la riconoscevo nelle vesti della stronza più popolare dell’istituto.. la predatrice famelica. No , era tutt’altro che quello. Era molto di più.

Quella sera credo di averla vista per la prima volta.

Quella sera credo di averla amata per la prima volta.

“Un altro bacio” mi sussurrò all’orecchio mentre mi accarezzava il viso.

Eravamo su quel divano, sedute vicine, le mie gambe distese sulle sue.

Santana mi aveva tratta a se e mi aveva rinchiusa in un abbraccio.

Mi sentivo protetta, al caldo. Le sue braccia intorno al mio corpo sapevano di casa.

Ridacchia alla sua richiesta “Ancora?”

“mmh mmh. Credo che non ne avrò mai abbastanza” mi guardò come si guardano le cose a cui si tiene.

Sorrisi. Sorrisi come un bambino che si siede sulla gambe di Babbo Natale dopo una lunga fila. Sentivo il cuore in gola e una strana sensazione di calore nel petto.

E prima che io potessi rispondere qualunque, Santana chiuse le sue labbra sulle mie e mi trascinò in un dolce e lento bacio.

*DRIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIN*


“San..” provai a staccarmi da Santana ma lei non ne voleva sapere


*DRIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIIN*


“Ehi.. San” ritentai ma continuava a baciarmi


*DRIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIIIIIIIN*


“San dovresti rispondere al telefono. Sembra importante” mi scostai


“uff.. vorrei sapere chi rompe a quest’ora. Spero per lui che sia davvero importante” disse in tono burbero alzandosi dal divano alla ricerca del telefono di casa.

Poi tornò nella mia direzione come se avesse scordato qualcosa. Si abbassò e mi posò un delicato bacio a stampo sulle labbra “Aspettami qui”. Si girò e ritornò a frugare per casa imprecando, o almeno credo, in spagnolo.

Rimasi un attimo interdetta da quel gesto.

Era incredibile il modo repentino con cui cambiava atteggiamento. Ma devo ammetterlo, era davvero divertente stare a guardare mentre impazziva per uno stupido telefono.
In realtà è bellissima.

Adesso è poggiata coi fianchi al tavolo della cucina mentre parla al telefono. Le sue sopracciglia si stanno aggrottando, probabilmente non le piace quello che le stanno comunicando. Conclude la telefonata e ritorna sbuffando.

“Era il mio capo. Una delle cameriere ha l’influenza e non ha nessuno con cui sostituirla. Ci devo andare subito… purtroppo” mi dice a metà tra lo scocciato e il dispiaciuto.
Mi avvicino a lei e le bacio la guancia. “Ti accompagno io” le dico sorridendole.

“Oh ma non devi farlo per forza, e poi mi conviene scendere con la mia auto, altrimenti se continua con questo brutto tempo, non saprò proprio come ritornare a casa stasera”

“ma non mi sento obbligata, lo faccio con piacere” le dico prima di baciarla “e non ti preoccupare, ti passo a prendere io al ritorno” le dico facendole l’occhiolino

“Britt non se ne parla proprio. Ho la mia auto e la mia autonomia. Non mi va di scomodarti. È venerdì sera, sicuramente avrai già altri impegni con i tuoi amici e non voglio disturbare la tua sera-“

Non le do’ il tempo di completare il suo sproloquio insensato e la bacio ancora e ancora finchè il bisogno di ossigeno non si fa impellente “Voglio passare il mio venerdì sera con te.” Le dico con fermezza.

E lei non può fare altro che sorridermi e baciarmi ancora.

“ok, ok. Ora va’ a prepararti altrimenti rischio di non farti mai arrivare al lavoro” ed entrambe scoppiamo a ridere.

“Corro!” mi dà una pacca sul sedere facendomi l’occhiolino prima di fiondarsi nel bagno.

************************************************************************************
“Eccoci qui, puoi fermarti qui, sono arrivata” mi dice Santana indicandomi un locale.

“Mi mandi un messaggio quando sei pronta?” le domando. Ma più che altro è una raccomandazione.

“certo. A dopo” si sporge e mi lascia un bacio a fior di labbra

“A dopo” le dico sorridendo come un ebete

Quasi mi piace questo tipo di saluto.

Santana esce dalla macchina, ma prima di chiudere la portiera mi guarda con aria furba e dice “non pensarmi troppo Britt-Britt”

E prima che io possa replicare chiude la portiera e si allontana sculettando appositamente verso il locale.

Resto lì a fissarla immobile e sorridente come un allocca finchè non entra nel ristorante.

Dio, questa ragazza mi farà decisamente uscire fuori di testa. Sempre che non l’abbia fatto già.

Metto un po’ di musica perché mi va’ di cantare. Sono felice e mi và di cantare.

Il mio sguardo cade su una scatolina bianca.

Diavolo il telefono! Devo metterlo in un funzione, altrimenti come spero che Santana mi invii un messaggio?!

Certo che ho una testa in questi giorni. Sono più fusa del solito!

È normale, pensi solo a Santana!

Ehi, non è vero. Io penso a tante cose!

Ah, si? Tipo..?
….
Ok! Lo ammetto. Mi sono presa abbastanza tempo per pensare a lei ultimamente.. Ma questo non è mica un reato!

È un reato se ti beccano che sbavi mentre le guardi il culo. È da maniaci, lo sai?

Ehi! Non stavo mica sbavando prima!!

Si si, certo. Dillo a quel poco di bavetta all’angolo della tua bocca

O adesso basta! Stai proprio esagerando! Ora attacco la musica ad un volume sovraumano, vediamo se parli ancora!!

Pff!! Ok.. sto zitta.

Brava coscienza! Ben fatto

Non finisce qui

Si si, come ti pare. Però ora devo darmi una mossa.

Avevo promesso a Quinn che l’avrei chiamata appena arrivata a casa. Ed è passata già un’ora. Come minimo avrà scavato un fosso a furia di andare avanti e indietro.

Quella ragazza dovrebbe trovarsi un passatempo.. o quanto meno un fidanzato!

Sai.. anche se è la mia migliore amica, hai proprio ragione!

Ed ora filiamo a casa.



















Quinn’s Prov.



Sono rinchiusa in camera da almeno un’ora, e questo brutto tempo sembra esternare perfettamente la tempesta di pensieri che ho nella mente.

Io ancora non riesco a crederci.

Non riesco ancora a realizzare ciò che è successo ieri sera.

Ma no. No. No. Non è possibile. Non può essere accaduto.

Ieri mio padre non era in casa al mio rientro.

 Non ha visto Puck che mi abbracciava e mi posava un bacio delicato sulla fronte prima di lasciarmi sulla porta di casa

Diavolo mio padre non è uscito subito dopo per fare una scenata a Puck.

Non ha urlato che ero una poco di buono vestita in quel modo e lui non mi aveva cresciuta così.

“È QUESTO CHE TUA MADRE TI FA FARE?! LA BELLA VITA. TI STAI PROPRIO DANDO DA FARE, CONGRATULAZIONI!”

E cavolo no! Mia madre non può essere intervenuta aggredendo verbalmente mio padre.

“NON AZZARDARTI A RIVOLGERTI COSì NEI CONFRONTI DI MIA FIGLIA. NON SAI NULLA DI LEI!-urlava mia madre-PIUTTOSTO QUELLO CHE STA FACENDO LA BELA VITA Qui SEI SOLO TU”

“TUA FIGLIA?! NOSTRA FIGLIA!! E TI RICORDO CHE TI è PIACIUTO FIN QUANDO FACEVO FARE LA BELLA VITA ANCHE A TE!” tuonava mio padre

"GIà MA ALMENO IO MI SONO PRESA LE MIE RESPONSABILITà!" urlava ancora mia madre.

Ma perché?! Pechè Puck doveva trovarsi lì ieri sera?!

Perché ha deciso di prendere le parti mie e di mia madre.

Sono rimasta colpita davvero colpita dalla reazione di Puck a tutto quello.

Un ragazzo qualunque avrebbe messo la macchina in moto e sarebbe filato via ancor prima di realizzare l’accaduto.

Invece no, lui è rimasto.

E mi teneva la mano mentre mio padre stava dando i numeri. Si era messo tra me e lui quasi come per farmi scudo.

Non mi conosce neppure e ha scelto di difendermi a spada tratta. Si è anche preso un bel pugno in faccia da mio padre e non ha reagito. Ha solo continuato a dire che non doveva rivolgersi a me e a mia madre in quei toni.

Ed io mi sento così in colpa nei suoi confronti.

Ho fatto davvero una figuraccia.

Era stato così premuroso con me per tutta la serata, stava anche iniziando a piacermi la sua compagnia ed io l’ho ripagato in questo modo.

Non ho neppure il coraggio di inviargli un messaggio per scusarmi.

Ma come faccio a sperare che mi perdoni?! Ha assistito ad una stupida sceneggiata manco fosse stato il mio ragazzo!

Mio padre stavolta me la pagherà.

Non dovrà mai più accadere una cosa simile.

Non può permettersi di presentarsi una sera qualunque a casa mia e di mia madre comportandosi come se lui non ci avesse mai abbandonate. Come se a lui interessasse veramente qualcosa di noi, di me.

Ha avuto il coraggio di darmi della poco di buono! Proprio lui!

Lui che negli ultimi due anni ha completamente dimenticato di avere una famiglia. Una figlia adolescente che aveva ancora bisogno di un padre che la proteggesse, che la mettesse in guardia dai cattivi ragazzi, che le imponesse degli orari e delle regole.

Ovviamente sua madre lo aveva fatto al posto suo, e non era di certo nel carattere di Quinn perdere il controllo, era sempre stata una ragazzina saggia e composta. Non avrebbe mai fatto nulla di male, e questo suo padre lo sapeva. Ma ovviamente questo non gli aveva impedito di ferirla.

Mi fa davvero tanta rabbia quell’uomo.

Avvolte vorrei soltanto che sparisse, che non si facesse più sentire.

Ha preso la sua scelta due anni fa, e allora perché ogni tanto torna a tormentarci?!

Lo so che è mio padre e non dovrei pensare queste cose. Ma anche lui doveva pensarci meglio prima di decidere di mollare tutto e andare via.

Prima di far venire i complessi a me e a mia madre. Prima di farci credere che noi non eravamo state una brava figlia ed una brava moglie.

Ci sono voluti mesi prima che questi sensi di colpa abbandonassero le nostre menti e in tutto quel tempo non è stato semplice.

La sera attendevo al piano di sotto, sul divano in salotto, fino a tardi sperando di sentire il rumore della sua auto nel vialetto. Mi addormentavo lì stremata dalle lacrime e la mattina dopo mi risvegliavo con la  speranza di trovarlo in cucina a prendere il caffè leggendo il giornale. E invece in cucina c’era solo mia madre che preparava solo due piatti di pancakes , ma che continuava ad apparecchiare per tre.

Abbiamo vissuto l’inferno in quei mesi, problemi su problemi, mia madre si è fatta carico di tutto, si è rimboccata le maniche e ha preso in mano la situazione senza mai mostrare debolezze o segni di cedimento.

E lui adesso si presenta qui e giudica.

Si presenta qui e rovina ancora una volta le nostre vite, la quiete della nostra casa.

Ci ha messo in ridicolo di fronte a tutti i vicini, ma soprattutto, mi ha messa in ridicolo con Puck.

E adesso non so’ cosa fare.

Pensare che prima di quella sceneggiata mi aveva proposto di scambiarci i numeri così quando sarebbe tornato a Lima ci saremmo potuti incontrare facilmente per un drink.
Ma adesso dubito che vorrà avere ancora a che fare con me.

*VIBRAZIONE DEL TELEFONO* (segno che è arrivato un messaggio)

Ecco questa sarà sicuramente Brittany che mi avvisa che è arrivata a casa.

Ma a pensarci bene… è passata più di un’ora da quando ha lasciato il vialetto di casa mia.

Sarà meglio controllare il messaggio, sperando che no sia successo niente.

Prendo il telefono ad apro Whatsapp

Con stupore mi accorgo che non è stata Brittany a scrivermi ma.. Puck!

Dall’anteprima riesco a leggere che mi ha scritto un semplice “Ehi :) ”

Ok. Panico.

Non era previsto che Puck mi scrivesse. Non dopo ieri sera.

Non dopo che si è beccato un cazzotto in faccia per me senza alcun motivo.

Ok che faccio?! Rispondo o no?

Forse mi conviene togliere l’ultimo accesso così non si insospettirà.

Ma no, no. Non posso farlo. Sarebbe da codardi immaturi. Sarebbe proprio da liceale del primo anno.

Andiamo ragiona Quinn!

Se dopo ieri sera ti ha scritta, non può andare tanto male.

E soprattutto, se dopo ieri sera ti ha scritta, non puoi sprecare quest’occasione.

Ok. Prendo un bel respiro e gli scrivo.

“Ehi :* “

Oddio, quasi mi tremano le dita.

Speriamo che mi risponda e non mi chieda come va perché davvero non saprei come comportarmi!!

Devo contattare subito Britt!
 
























 
 
Santana’s Prov.



Dios che serata! Ma Milly giusto stasera doveva prendersela di festa?!

Da quando Brittany mi ha accompagnata qui non ho avuto un attimo di tregua.

Credo di non aver mai visto il locale così affollato.

Ho i piedi che implorano pietà, ormai percorrono da soli il tragitto che và dal bancone del bar ai tavoli.

“Ehi Matt, due birre alla spina, un long Island ed un Manhattan per le due ridicole coppiette al tavolo 8” mi rivolgo al mio amico Matt,il nostro barman, indicandogli l’ordine.

“Ehi San, serata impegnativa eh?”

“Dios Matt, non ne hai idea. Sto correndo da un tavolo all’altro e ci si mettono anche questi neo maggiorenni che fanno tanto i fighetti ora che possono bere legalmente. Fanno tanto gli esperti di fronte al menù dei drink alcolici e poi non reggono neppure un bicchiere di latte” risposi al mio amico suscitandogli una risata roca.

“posso offrirti io qualcosa per risollevarti l’umore?” una voce femminile provenì dalla mia sinistra.

Sobbalzai al solo pensiero e un brivido percorse la  mia schiena.

Sapevo bene a chi appartenesse quella voce. Tra mille, sarei sempre stata in grado di riconoscerla.

Era lei.

Immediatamente mi venne in mente quella stupida canzone.  Vorrei tanto poter fingere di ricordarne il titolo, ma è ancora impresso nella mia mente..“The story of my life”.

Impresso come la prima volta che la ascoltammo.




Eravamo in macchina, lei mi stava riaccompagnando a casa dopo una delle serate più romantiche e dolci che abbia mai trascorso in vita mia.

Era la prima volta che ascoltavo quella canzone, la band che la cantava non è mai stata tra le mie preferite, ma quella canzone era diversa. Io mi sentivo diversa quella sera.

Lei invece la conosceva già, la canticchiava sottovoce mentre guidava, facendo cadere l’attenzione su alcune strofe piuttosto che su altre.

“Non scapperai mai San, vero?” mi domandò tenendomi per mano.

Mi sembrò così dolce ed infantile in quel momento.

Non dovetti pensarci neppure un secondo prima di rispondere.

“certo che no,tesoro. Non scapperei mai da te” le dissi guardandola nel profondo dei suoi occhi.

Ero certa di quello che stavo dicendo. Non stavo mentendo, non cercavo di farla felice, non era una risposta dovuta. Io ci credevo davvero in quelle parole.

Le brillarono gli occhi ascoltando la mia risposta ed un bellissimo sorriso luminoso le spuntò sul volto.

“Ti amo tanto San” mi disse.

Mi stupiva ogni volta che me lo diceva, il mio cuore perdeva sempre un battito.

Subito la baciai.




Non è mia abitudine esprimere i sentimenti con le parole.

Ho sempre preferito i gesti.

Ovviamente parlo di sentimenti “positivi”, perché di certo le cose non le mando a dire.

Anzi, sono molto brava ad esprimere il mio disprezzo.

Ma in amicizia.. e soprattutto in amore, non sono proprio portata.

Forse perché sono state pochissime le volte in cui mi sono trovata a rapportarmi realmente con questi sentimenti.. e altrettante poche le persone che me li hanno fatti provare.

E lei.. beh

Lei era una di quelle persone.

Mi voltai nella sua direzione.

“Ehi Alex!” la salutai sorridendo. Un sorriso sincero, mi faceva davvero piacere rivederla dopo tutto quel tempo.

“Ciao San!” mi rispose con altrettanto sorriso alzandosi dallo sgabello al bar ed abbracciandomi.

“Da quanto tempo! Come stai?” dissi staccandomi “ Ma cosa ci fai in queste zone?! Pensavo avessi deciso di evadere definitivamente da questo covo di matti e pensionati!”

“ahhaha si, però sai.. tra tutti questi matti e pensionati ci sono anche i miei fratelli ed ogni tanto devo farmi viva se non voglio che si prendano anche la mia parte di testamento! Ahahha”

Ah! La solita Alex! Mi mancava il suo umorismo.  Aveva la battuta sempre pronta, e come me, adorava dire l’ultima ed avere ragione.

“ahahah ehi! Ma ti trovo in forma! La California ti ha fatto proprio bene!”

“E a chi non farebbe bene! Ahahah ma comunque grazie per avermi ricordato che prima ero in sovrappeso. Adesso avrò un buon motivo per annegare nell’alcol”

“ma dai, cretina! Scherzavo! Lo sai che per me sei sempre stata una bomba sexy” le dissi ammiccando nella sua direzione.

Entrambe scoppiammo a ridere.

Dio, non mi ero accorta che mi mancasse così tanto.

“Ehi Matt, tu come stai? Che mi racconti?” domandò Alex a Matt.

“Ah.. che devo dirti, non è mai una buona giornata quando ho il turno con Santana, ma non mi lamento!” disse lui con aria da povero cane bastonato

Alex e Matt erano buoni amici. Si conobbero nel periodo in cui lei era mia ragazza.

 Dios fa così strano adesso chiamarla in questo modo, è davvero passato tanto tempo.

Ad ogni modo,io lavoravo qui da poco, Matt invece è un veterano del locale.

È stato il primo ad entrarmi in simpatia, mi guardava le spalle dagli altri neo assunti che cercavano di farmi le scarpe. Sapete, le solite lotte tra poveri per ingraziarsi il capo, per avere la busta paga con qualche spicciolo in più a fine mese.

Ah. Ah. Ah. Poveri stronzetti maledetti, li ho fatti fuori uno ad uno.

 Nessuno può fregare la mitica Santana Lopez.

Tornando a Matt… è stato anche uno dei pochi, ovviamente compreso Puck, a cui ho presentato Alex.

E male feci! Trovavano sempre man forte l’uno nell’altra quando si trattava di prendermi in giro.

“Hai proprio ragione Matt, deve essere dura sopportarla ancora ogni giorno dopo tanti anni” disse Alex

“Già.. ti prego portatela in California!!”disse Matt fingendo di piagnucolare, unendo le mani e chinandosi leggermente verso Alex simulando una preghiera.

Entrambi risero di gusto mentre continuavano a lamentarsi di me come se non ci fossi

“Ehi scusate?! Io sono ancora qui!” dissi alterata

“ahahha ma andiamo San, stiamo solo facendo quattro chiacchiere tra amici!” disse Matt

“è vero, io non ci vedo nulla di male!” disse Alex continuando a ridere di me

“Oh mia cara, non vedrai più nulla dopo che avrò finito con te!” le dissi minacciandola

“Ah si?! e che vuoi fare ragazzina?! Scatenare una rissa qui nel locale?!” mi rispose lei a tono, alzandosi le maniche del giubbino di pelle che indossava.

“No, qui ci lavoro e non voglio casini. Ti aspetto sul retro del locale” le risposi alzandomi leggermente sulle punte e incrociando le braccia sotto il petto

“San?” mi chiamò Matt schiarendosi la voce “odio interrompere questo momento così Fight lesbo-club ma se non ti dai una mossa a portare questi drink al tavolo e a prendere le altre ordinazioni qui si trasformerà in un vero Far West”

Sbuffai al pensiero di ritornare in quel caos, ma purtroppo dovevo. Era il mio lavoro.

“dammi qui cretino, e non pensare di averla passata liscia. Con te me la vedrò dopo!” gli dissi minacciosa prima di prendere il vassoio con i drink e dirigermi verso i tavoli.

“uffii, perché devi prendertela sempre con me!” mi rispose lui desolato.

Mi scappò una risata, poi mi rivolsi ad Alex “Tu che fai?” le chiesi.

Speravo davvero restasse un altro po’. Avevo voglia di passare del tempo con lei, sapere cosa stesse facendo, come proseguiva la sua vita.

In fondo era stata la mia ragazza per 9 mesi, la mia confidente intima, le volevo un bene profondo e mi interessava di lei.

“uhm.. credo che stasera avrò tempo” mi rispose sorridendo e facendomi l’occhiolino

Sorrisi di risposta e mi decisi finalmente di riprendere il mio lavoro.

 
******************************************************************************



Erano quasi le 23 quando finì il mio turno.

In realtà dovevo concludere alle 21, ma il capo mi aveva chiesto di intrattenermi ancora un po’ dato l’enorme affollamento del locale.  Questo significava altro stress, ma soprattutto voleva dire STRAORDINARI PAGATI.

E chi avrebbe saputo dire di no! Certo avrei perso l’occasione di passare del tempo con Alex, ma non potevo proprio rifiutare.

D’istinto mi venne da pensare a due occhi oceano e ad un paio di labbra sottili ed invitanti.

Non ci pensai due volte e le inviai un messaggio.

“Turno concluso. FINALMENTE!!

  Ho i piedi che vanno a fuoco.

 K.o. :(”


Andai nel retro del locale, nella zona addetta allo staff per cambiarmi, presi la giacca, posai il telefono in borsa  e passai dal bancone per salutare Matt.

Di certo non mi aspettavo che Alex fosse ancora lì al bancone che sorseggiava un cocktail.

Per la precisione un Mojito, il suo preferito. Diceva che la faceva sentire su un’isola esotica.

Ogni volta che faceva quell’affermazione mi veniva da correggere l’aggettivo in erotica, visto che quando ne beveva troppi la sua fantasia a letto si triplicava. Non che da sobria fosse una schiappa, assolutamente.

Ma da ubriaca era degna di essere chiamata  50 shades of Sex!

“ehi finalmente hai terminato!” mi disse Alex appena mi vide

“sbaglio o io e te abbiamo un conto in sospeso?” risposi facendo segno a Matt di preparare un drink anche a me.

“Non vedo l’ora di farti atterrare con quel bel culetto ispanico a terra baby” mi disse

“certo che il tempo passa ma voi due siete sempre idiote quando state insieme, eh?” si intromise Matt portandomi il drink

“Ehi!” urlammo praticamente all’unisono io ed Alex

“Mi sarò anche trasferita altrove, ma ricordo bene come si trattano i barristi indisponenti qui a Lima” disse Alex sollevando un sopracciglio.

Aveva lanciato una bella frecciatina.

Matt andava su tutte le furie quando o chiamano barista.

Io sono un Barman professionista-diceva- ho una qualifica. Ed ho dovuto sudare per averla. Non sono mica quello che porta il caffè da asporto.

E infatti da lì ebbe inizio un divertentissimo scambio di idee poco amorevole tra i due.

Alex continuava a dire che non vi era alcuna differenza e Matt si alterava ancora di più, cercava di mantenere sempre la calma dato che era sul posto di lavoro. Ma, nonostante il suo colorito mulatto, il suo volto si faceva man mano più roseo.

Mi facevano morire dalle risate quei due insieme.

Matt aveva 25 anni. La sua famiglia aveva origini cubane, per questo aveva la pelle ambrata. Era davvero un bel ragazzo. Alto, magro, fisico palestrato ma non eccessivamente, occhi color nocciola e capelli biondo scuro.

 A guardarlo, nessuno lo avrebbe preso per un barman, sembrava un modello.

È un ragazzo molto intelligente e cauto, è sempre attento a non perdere il controllo. È molto bravo nel suo lavoro, fa dei drink ottimi e ne sperimenta continuamente dei nuovi molto apprezzati dalla clientela.

La clientela maschile ne apprezza il gusto.. invece quella femminile letteralmente sbava mentre li prepara.

Non è un barman acrobatico, ma Matt si diverte a giocare con gli ingredienti e le bottiglie, ed accompagnato da della buona musica fa delle vere e proprie coreografie.
Non lo fa per mettersi in mostra,anzi è un ragazzo molto timido. Semplicemente ama fare il suo lavoro.

I primi tempi che lavoravo qui, ogni sera c’erano almeno 3-4 ragazze che tornavano a casa ubriache pur di farsi notare da lui.

Adesso non più.

Da quando ha reso ufficiale il suo fidanzamento con Nicki, le ragazze gli stanno alla larga, anche se qualcuna un po’ più audace delle altre c’è sempre.

Nicki gli ha proprio strappato il cuore dal petto.

Matt è cambiato molto da quando l’ha incontrata. Cambiato in bene.

È meno rigido, composto. È più rilassato e meno timido, si lascia trasportare con più facilità dal divertimento. E soprattutto, sorride sempre.

Quando arriva lei nel locale si illumina peggio di quando sperimenta un nuovo cocktail e risulta essere una bomba.

A volte mi domando se anche io mai incontrerò qualcuno che mi faccia splendere come Nicki fa con Matt.

Mi domando se fosse stata Alex quella che avrebbe potuto farmi splendere.

Sicuramente con lei stavo bene.

La conobbi durante le vacanze natalizie di due anni fa.  Ero andata in una baita sulla neve con Puck e la sua famiglia per trascorrere il Natale insieme come facevamo già da qualche anno.

Quel Natale c’era anche Alex con i suoi amici. Mi ricordo che fu una vera impresa riuscire stare 5 minuti da sola con lei, c’era sempre qualcuno che ci interrompeva ancor prima di poter iniziare una conversazione.

La prima volta la vidi nella sala confort. Era seduta su un divano accanto al camino, sorseggiando cioccolata calda. Stava parlando con un paio di amiche e sembrava divertirsi un sacco. Aveva un sorriso bellissimo. Ricordo che le era rimasta una goccia di cioccolata sul labbro che lei leccò via con non curanza.

Io ero di fronte ai divani, appoggiata al bancone del bar,che attendevo Puck.

D’istinto mi venne da mordermi il labbro inferiore.

Fu lì che mi vide.

Non so’ perché, forse aveva avvertito il mio sguardo bruciare su di lei, ma si girò nella mia direzione.

Mi guardò e mi sorrise.

Mi accorsi che oltre ad avere un bel sorriso aveva anche degli occhi stupendi. Occhi verdi con sfumature di giallo. Capelli rossi lunghi e mossi che le incorniciavano il viso leggermente paffuto.

Alex aveva un anno in più a Santana, era più alta di lei e aveva un paio di chili di troppo che le davano un’aria da dura. Ma in realtà Alex era una tenerona …con un bel caratterino però.

D’altronde per stare 9 mesi con Santana Lopez bisognava avere veramente un bel carattere.


 

 
“Santana puoi gentilmente confermare ad Alex che non preparo né porto caffè?!” mi disse un ormai esasperato Matt.

“Allora, voi due la volete smettere?! Sembrate due bambini!” li rimproverai

“ma ha iniziato lei!”

“ma ha iniziato lui!”

Dissero nello stesso momento indicandosi l’un l’altra. Sembravano davvero due bambini e la situazione era davvero divertente che tutti scoppiammo a ridere.

“Allora Alex, come ti stanno andando le cose?”le domandai. Avrei sicuramente avuto un po’ di tempo che arrivasse Brittany

 
 
Continuammo a parlare del più e del meno per almeno una mezz’oretta finchè Alex non si congedò poiché l’indomani avrebbe dovuto svegliarsi per completare del lavoro da spedire prima che la segreteria del suo ufficio in California chiudesse per il week end.

“Ciao Alex”

“Ciao San” lei si avvicinò e mi abbracciò. In quel momento provai una strana sensazione. Era sempre la mia Alex, ma non era più la mia. Ed io non ero più la sua Santana. Era comunque bello trovarmi tra le sue braccia, mi era mancata davvero tanto. Il suo profumo non era affatto cambiato e la sua pelle era calda come sempre, ma era diverso. Non era come abbracciare… Brittany.

Sciolsi l’abbraccio ed incrociai le nostre mani. “promettimi che ci rivedremo almeno un’altra volta prima che riparti” le chiesi guardandola dritta nei suoi grandi occhi verdi.
Lei mi sorrise. “Certo” poi si calò leggermente e mi posò un delicato bacio sulla guancia.

Mi venne da chiudere gli occhi perché in cuor mio sapevo che non ci saremmo riviste, che quello sarebbe stato un altro modo di dirci addio.

Quando li riaprii vidi ciò che non dovevo vedere.

Una figura dai capelli biondi era ferma davanti all’ingresso del locale.

Vidi due occhi azzurri sgranarsi e la bocca aperta a forma di “o” coperta dalle mani.

Quella figura sparì dal locale con la stessa velocità con cui vi era apparsa dentro.

Sbattè la porta e corse via.

D’istinto lasciai andare le mani di Alex che mi guardava con aria interrogativa e le corsi dietro.

“Brittany!” dissi

Poi corsi fuori anche io lasciando Matt ed Alex al bancone interdetti.

BRITTANY!”











Friaria's corner

ciaooooooooooo belliiiiiiiiiiiii!

triste e lunga attesa vero? fidatevi, ho sofferto più di voi durante la stesura di questo capitolo, davvero non avevo idea di come impostarlo. Ho fatto varie prove, ma questa mi sembrava la migliore, spero vi sia piaciuta.

Scusatemi ancora per il ritardo e per gli errori.. ormai mi conoscete ahhahahah

Allora, ho aggiunto nuovi personaggi alla storia.. che ne pensate di queste due nuove presenze?

Ho proprio voglia di scoprire i vostri commenti!

spero che la storia vi continui a piacere e soprattutto ad intrigarvi.

ci vediamo al prossimo aggiornamento

un bacione forte :*

F.
 

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Capitolo 12
*** Trilly or Majin Bu? ***


Ehiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Eccomi qui, son tornata!
Innanzitutto vorrei augurarvi un felice anno nuovo! Che questo 2017 vi porti molto di più di ciò che vi ha lasciato il 2016! Wish you the best!! <3
Vorrei anche scusarmi per questo interminabile silenzio. Lo so, ogni volta vi prometto che sarò più puntuale... ma se può consolarvi, una volta la mia ex mi ha aspettata un'ora fuori al palazzo prima che fossi definitivamente pronta per scendere aahahahah
Ho un piccolisssssimo problema con la puntualità, lo ammetto... ma fa parte della lista mai fatta dei buoni propositi del 2017 XD
Vorrei anche ringraziarvi perchè non mi aspettavo che così tante persone potessero interessarsi a qualcosa scritto da me, vi adoro troppo, sul serio!
Siete una delizia per gli occhi e per l'ego! ahahaha
Detto questo, vi lascio finalmente alla lettura di questo nuovo capitolo, spero che vi piacciano i cartoni animati perchè io li adoro e ne ho inseriti un paio all'interno.. scusate ma era più forte di me!!hahahaha
Buona lettura! 











Poche ore prima…

Brittany’s Prov.


“Ziettaaaaaaaa, sono a casaaaa” cantilenò Brittany spalancando la porta di casa sua con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

Nessuna risposta.

Si diresse in cucina e trovò sul ripiano della cucina un piatto pieno di biscotti con gocce di cioccolato ed un bigliettino sul frigo.

“Ti stavo aspettando per mangiarli insieme, ma sono dovuta scappare a lavoro. Spero che questi possano addolcirti la giornata.

Ti voglio bene, zia El

Ps. Nel frigo trovi una sorpresa per te, ma Britt, non esagerare. Sei grande ormai per passare la notte a contorcerti per i mal di pancia!”

 Aprì la porta del frigo sperando di trovarvi esattamente ciò che tanto desiderava

“Siiiiiiiiii!! Latte al cioccolatooo!” saltellò sul posto, battendo le mani per la gioia.“Oh zia El, sei proprio la migliore!”

Prese un tazza dal mobile sopra il lavello, vi versò all’interno una considerevole quantità di latte al cioccolato, poi prese il piatto con i biscotti e si accomodò al tavolo.

“Che bello, si mangia. Che bello, si mangia” canticchiò.

Quando le piaceva qualcosa, o era semplicemente felice di mangiare- cosa che accadeva praticamente sempre- cantava quella canzone. L’aveva imparata da un famoso personaggio di quell’anime giapponese che guardava sempre Jake, Majin Bu.

Trovava adorabile quel cosetto tutto rosa e cicciottoso. Le veniva sempre voglia di abbracciarlo, quasi non si capacitava del fatto che, nella storia dell’anime,era stato progettato per fare del male, e fu incredibilmente felice quando la sua parte buona si staccò da quella cattiva.

Jake la prendeva sempre in giro quando erano più piccoli, le diceva che se non avesse smesso di mangiare così tanto e di usare le sue citazione, sarebbe diventata una piccola pallina rosa proprio come Majin Bu.

Per il suo compleanno le aveva persino regalato un pupazzo di Bu che quando premevi il pancino ripeteva quella canzoncina. Accanto le aveva messo anche un bigliettino.






 
 
Erano tutti nel salone di casa Pierce per festeggiare il quarto compleanno della piccola Brittany.

La madre aveva appena portato la torta con le candeline accese nella stanza e il padre aveva preso Brittany sulle spalle per farla sentire una principessa

Jake picchiettò sulla gamba  della sorella che dalle spalle del papà era la più alta di tutti

“Ehi piccola Britt, questo è per te!” Jake si sollevò sulle punte dei piedi e consegnò alla sorellina un piccolo regalo dalla forma strana,avvolto in una carta azzurra.

“Per me?!” chiese la piccola Brittany sorpresa e felice per il gesto del fratello “ Ooooooooooh! Grazie fratelloneee!! È bellissimissimo.” Disse battendo le mani e quasi sollevandosi dalle spalle del padre.

“Guarda cosa succede se gli premi il pancinole disse Jake sorridente

CHE BELLO, SI MANGIAAA. CHE BELLO SI MANGIAAA.

“WOOOOOOOOOOOW. GRAZIEEE JAKE!!” disse Brittany agitandosi ancora di più per mostrare quel magnifico pupazzo di Bu al padre“Papi!! Guarda che bello! Non è stupendissimo??”

“Ahahhaha. Si, è bellissimo tesoro. Oh guarda, c’è anche un bigliettino!” disse il padre notando una frase scritta a penna sul cartoncino del pupazzo.

“Leggi papà, dai leggiiiii”

“ehi piano, piano, non ti agitare che cadi” la rimproverò il papà

“Va bene, non mi agito, ma tu leggiiiiiiiiii”

“ahahhahaha okay, okay” il padre prese il pupazzo e senza pensarci, lesse ad alta voce

“Con l’augurio che non diventi come lui” – il padre ci mise un po’ a realizzare ciò che aveva appena letto.
Brittany, purtroppo, no.

Si fece rossa rossa in faccia

“JAAAKEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE” urlò sporgendosi in avanti cercando di arrivare al fratello, rischiando di cadere dalle spalle del padre.

“AHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHHA. Ci siete cascati entrambi! Papà , dovresti vedere la tua faccia!! AHAHHAHAHAHAH” Jake si stava letteralmente piegando in due dalle risate che quasi piangeva.

“Jake, faresti meglio ad iniziare a correre” disse la madre vedendo il marito mettere a terra una super infuriata Brittany.

“oh. Oh. Aiutoooooooooo” urlò Jake prima di darsela a gambe

“vieni qui buffoneeeeeeeeeeeeeeeee!” disse Brittany mentre inseguiva il fratello.
 







 
 
A quel ricordo le venne da sorridere.

Le mancavano quei momenti di spensieratezza, ma non ebbe il tempo di abbandonarvisi che il telefono di casa prese a squillare
“Bronto?” rispose Brittany ancora con i biscotti in bocca

“Brittany! Possibile che in qualsiasi momento della giornata ti becchi con la bocca in movimento?!”

Era Quinn dall’altro lato che, come al solito, la rimproverava.

“Carina questa Fabrey, la stavi pensando da molto?” rispose Brittany

“No, in realtà mi è venuta al momento. Devo ammettere che sono proprio divertente!” riflettè compiaciuta Quinn

“uff! Da morire!ahahah” commentò sarcastica Brittany “ Comunque, cosa c’è? Ti ho scritto poco fa, già ti manco??” disse pavoneggiandosi

“In realtà, se non avessi staccato la connessione, sapresti per quale motivo ti sto chiamando. Vorrei sapere per quale motivo ti ho regalato un telefonino all’ultima moda se poi ti comporti come se avessi ancora quel vecchio rottame!!”

“Ehi, ehi. Non offendere il mio vecchio telefono! Ti ricordo che con la sua interminabile batteria ti sei salvata spesso!” disse indignata mentre prendeva il suo nuovo iPhone ed accendeva la connessione per leggere il suo ultimo messaggio
 


Silenzio da entrambi i lati del telefono
 
 
“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah” strillarono all’unisono

“Ma sto leggendo bene?! Puckerman ti ha chiesto di uscire di nuovo?! “ disse tutta affannata Brittany che quasi si stava strozzando con l’ultimo boccone che stava ingerendo.

“Si! Anche io stento a crederci!” rispose Quinn super felice “Oh mio Dio, Brittany non puoi capire come sto! Nel pallone e super felice allo stesso momento!”

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah” strillarono ancora una volta insieme

“è magnifico Quinn! Non ci posso credere! Non posso credere che le due attuali studentesse più fighe e ammirate del McKinley escano con i due ex studenti più fighi e rispettati del McKinley”

“Come come Britt? Perché questo plurale?.. oh mio Dio!” realizzò Quinn “Anche tu esci di nuovo con Santana??”

“Siiiiiii!!”

….
….

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah” strillarono ancora

“Brittany, qualsiasi cosa tu stia mangiando, impacchetta tutto e vieni qui. Mamma ha fatto la torta ai mirtilli, e noi due dobbiamo parlare!” Quinn ormai non stava più nella pelle per quanto fosse emozionata.

“Ma non avevi detto che oggi non avevi voglia di parlare?!” la punzecchiò Brittany

“Beh quello era prima. Ora sbrigati!” rispose Quinn un po’ irritata. Odiava contraddirsi.

A Brittany le venne da ridere, ma si contenne e si limitò ad un “Sto arrivando, prepara la torta!”.

Abbassò la cornetta del telefono, rimise in ordine la cucina e corse dall’amica.
 
 
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“Oh mio Dio, Quinn, la torta di tua madre è sempre così paradisiaca… mmmh “ disse Brittany mentre mangiava l’ennesima fetta di torta ai mirtilli,
seduta sul divano di casa Fabray .

“Lo so, ma questo non mi sembra un buon motivo per leccarti anche il vassoio..

“Ahi!” si lamentò Brittany, sventolando la mano che Quinn le aveva appena colpito

“Basta mangiare! Domani abbiamo l’allenamento con la Sylvester ed io ho finito i modi per punirti!” le disse Quinn

“Ma andiamo… vedermi in campo ispira sempre la tua fervida fantasia..” disse Brittany punzecchiandola

“Vorresti insinuare che con le tue compagne di squadra sono più indulgente?!” rispose alquanto irritata l’altra bionda seduta sul divano

“No,no, diciamo solo che hai uno strano modo di dimostrarmi affetto…


*VIBRAZIONE*


“… uuuuuuuh mi è arrivato un messaggio” disse Brittany ringraziando chiunque l’avesse salvata da quella conversazione. Gli atteggiamenti che assumeva nei suoi confronti durante gli allenamenti era davvero un tasto dolente per Quinn. Per lei era importante essere un capitano giusto ed equo.

Brittany sbloccò il telefono e lesse.

Le si illuminarono gli occhi.

“é lei. Devo andare Quinn”

Con un balzo Brittany si mise in piedi, recuperò le chiavi della macchina, quelle di casa, il telefono e si avvicinò alla porta per uscire.

“Aspetta” la bloccò Quinn

“Cosa?” chiese Brittany “Ho sporco in faccia?O qualcosa fuori posto?”

“No, no… sei splendida come sempre – Quinn si avvicinò a Brittany un po’ perplessa- solo.. sii cauta Britt. Non buttarti a capofitto”  sussurò un po’
spaventata dalle parole che le stava dicendo.

A Brittany le si scaldò il cuore in petto per l’apprensione e la premura della sua migliore amica

“Ci proverò!” disse sorridendo e trascinandola in un abbraccio carico di affetto e tensione.

“Ora muoviti ad andare! Scrivimi quando arrivi a casa… anche se non dovesse essere casa tua!” le disse maliziosa Quinn mentre lasciava andare la
sua migliore amica

“Lo farò ahahahha! Buona serata a me!” salutò Brittany mentre ormai aveva completamente attraversato il vialetto di casa Fabray .
 
 

 
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Parcheggiò l’auto fuori il locale dove lavorava Santana e prese il cellullare per mandarle un messaggio.

“Sono qui fuori! Fa con calma <3”

In realtà desiderava vedere uscire Santana da quella porta all’istante.

Desiderava riaverla accanto a sé..

Bearsi del suo sorriso..

Dei suoi occhi..

Del suo profumo..

E più di ogni altra cosa, desiderava riassaggiare quelle soffici labbra.

Accese la radio per distrarsi dal pensiero di Santana, voleva almeno provare a non perdere il controllo ancor prima di vederla.

Ascoltò un paio di canzoni leggere e Brittany sembrava rilassarsi.. ma qualcosa cambiò.

La radio passò un pezzo che su Brittany aveva sempre fatto uno strano effetto..

 “COLD HEARTED”

 il suo corpo si risvegliava in ogni sua parte quando la ascoltava.

Era colpa del balletto spinto del video ufficiale… e della cantante che ansimava un po’ troppo

D’un tratto Brittany immaginò Santana nei panni di Paula Abdul-la cantante- che eseguiva alla perfezione i passi di quella coreografia così
sensuale..

Un fuoco si accese nel suo basso ventre e si costrinse a spegnere la radio di colpo.

Abbassò i vetri dei finestrini perché d’un tratto, l’aria nell’abitacolo si era rarefatta.

Prese il telefono e controllò l’orario..

Era passata quasi mezz’ora.

Decise di inviare un altro messaggio a Santana

“… ok, prima scherzavo.

Forse un po’ di fretta dovresti averla.

Non vedo l’ora di rivederti

XO XO”
 
Sperando che Santana si sbrigasse, Brittany provò ad ammazzare un po’ il tempo dell’attesa frugando sui social.. ed inevitabilmente si ritrovò sul profilo di Santana.

Tra le tante foto riconobbe quella con Puck, la trovava veramente carina in quella foto. Come in quella del profilo, ed in quella di copertina.. e in tutte le altre foto che la latina aveva pubblicato.

Arrivò a scorrere le foto degli anni precedenti e notò che in quasi tutte le foto ricorreva una ragazza dai capelli rossi, era un po’ paffuta, ma aveva un non so’ che di sexy.

Lesse alcune delle didascalie che accompagnavano quelle immagini, e comprese che quella doveva essere più di una semplice ragazza per Santana.

Nel profondo di sé avverti un fuoco che quasi le ardeva il cuore.

Era gelosa di Santana Lopez.

Gelosa del suo passato.

Gelosa di quella ragazza che le stava un po’ troppo vicina.

Gelosa del passato di Santana con quella ragazza.

Ciò non andava bene. Per nulla.

Santana Lopez non occupava ancora alcun ruolo nella sua vita e lei non poteva esserne già così ossessionata.

Doveva tranquillizzarsi.

Ora era lì.

Il passato non esisteva , e Santana era a pochi metri, pronta a passare una bella serata con lei.

Solo con lei.

Questa consapevolezza la fece tornare positiva e con un gran sorriso uscì dall’auto per dirigersi nel locale.

Era stufa di aspettare. Non voleva negare un secondo in più la vista di Santana ai suoi occhi azzurri che reclamavano solo lei.

Si diresse con passo deciso verso l’ingresso del locale, quando, aprendo la porta, vide qualcosa che le fece ghiacciare il sangue nelle vene.

Vide Santana stretta ad una ragazza.

Non una semplice ragazza.

Brittany spalancò gli occhi.

Quella ragazza.

Quella della foto.

Serrò i pugni in una presa struggente. Le unghie quasi le si conficcavano nei palmi.

Prese un bel respiro, e prima che qualcuno la potesse notare decise di sparire.

O meglio, provò a sparire, ma le gambe si erano come pietrificate. Non riusciva a muovere un muscolo.

Si sentiva come di gelatina, senza forze, quasi svuotata.

Ma un infondo doveva aspettarselo.

Stavamo parlando di Santana Lopez.

Sapeva che prima o poi l’avrebbe pugnalata.

Certo non si aspettava lo facesse così in fretta.

Fu quando lo sguardo di Santana incontrò il suo, che Brittany riprese a respirare.

Era incredibile, Santana riusciva a risvegliarla anche in quella situazione.

“Brittany” fu un sussurro impercettibile che uscì dalle labbra di Santana.

Ma lei lo sentì forte dentro di sé, come uno schiaffo.

Doveva andare via.

Doveva scappare.

E così fece.

Si girò e corse più veloce che potè, in una direzione che neanche lei ben conosceva.

Correva e basta.

Il vento della sera si imbatteva forte contro il suo volto.

Lacrime calde le sfuggirono.

Diede la colpa al vento.

Santana non poteva avere il potere di farle questo.

“BRITTANY!”

Un unico urlo.

Un richiamo per il suo corpo.

Si bloccò.

Ancora non si era accorta di star tremando. Non faceva così freddo, eppure il suo corpo non trovava pace.

Sentiva i passi di Santana farsi più vicini. Il suo respiro affannato sempre più pesante.

Non voleva voltarsi, non ci riusciva.

“Brittany” sentì la voce di Santana

Ebbe la sensazione che Santana avesse quasi paura ad avvicinarsi. Le sembrava che quasi le stesse chiedendo il permesso di parlare.. di invadere si
nuovo il suo spazio.

“Non ti avvicinare” rispose gelida Brittany. Le mani nuovamente serrate in pugni, lo sguardo duro fisso nel vuoto. “Torna dalla tua ragazza.”

Cazzo, si era lasciata scivolare quell’ultima affermazione come una ragazzina.

Ma in fondo, che pretendeva, lei era una ragazzina.

Sentì Santana tirare un lungo respiro

“Non ti domanderò come fai a sapere che quella era la mia ragazza… ma puoi almeno ascoltarmi? Ci riesci?” domandò cauta.

Brittany fu colpita dal tono prima scocciato e poi dolce della latina.

Non aveva mai conosciuto qualcuno con così rapidi sbalzi d’umore.

Dio, la faceva impazzire.

“ci riesci?” domandò incalzante la latina

Ci riusciva?!

Voleva sul serio ascoltarla? Si sarebbe lasciata abbindolare con tanta facilità?

Voleva che Santana entrasse nella sua vita?

Perché alla fine questo sarebbe successo.

Era questo che Santana le stava chiedendo.

Se le avesse dato l’opportunità di spiegarsi, le avrebbe dato anche l’opportunità di restare.

Forse era pronta. Forse no.

“Credo di si” disse tremante Brittany con lo sguardo basso sui suoi piedi.

“Non mi basta che lo credi” ribattè sicura Santana avanzando verso Brittany.

Brittany si voltò e la fissò negli occhi “Ne sono certa.”

Santana le sorrise vittoriosa,allungò un braccio che poggiò sulla vita di Brittany e sussurò “andiamo a casa, ti offro una cioccolata”

Quel contatto inaspettato fece rabbrividire la bionda, ma non si scansò e si lasciò guidare fino alla macchina.

 
Decise di guidare Santana e questo diede il tempo a Brittany di riprendersi.

Stranamente il viaggio non fu silenzioso.

Santana era riuscita a tirare fuori argomenti leggeri per smorzare i toni e Brittany apprezzò tutti i gesti della latina che cercava di riempire il tempo.

Arrivate a casa della mora però qualcosa cambiò.

Furono accolte entrambe calorosamente da Lucy, ma Brittany evitò accuratamente il soggiorno.. e soprattutto il divano.

Santana preparò della cioccolata calda e la invitò a sedersi su uno degli sgabelli presenti in cucina.

“Coraggio-le disse- chiedimi ciò per cui ti sei torturata durante tutto il viaggio”

La bionda fu di nuovo meravigliata dalla semplicità con cui Santana riusciva a leggerla.

“chi era quella ragazza?” domandò Brittany

“sai già chi era. E non era questo che volevi chiedermi” la mora la guardò dritta negli occhi

Capì che la stava mettendo a disagio, così abbassò lo sguardo sulla sua cioccolata e ne prese un sorso.

Gustò per un momento il sapore dolce della cioccolata e poi parlò “Dai, non farti problemi, è lecito domandare” spiegò con un sorriso dolce.

La bionda sembrò rincuorarsi e chiese:

“Vi vedete ancora?” domandò tutto d’un fiato, stringendo gli occhi per paura della reazione della latina.

Santana d’altro canto, dovette fare affidamento a tutte le sue forze per non scoppiare a ridere di fronte a quell’espressione davvero buffa.

“No” sorrise quando vide Brittany rilassarsi e aprire gli occhi “in realtà era da un bel po’ che non ci vedevamo. Stasera mi ha fatto una sorpresa “

Il volto di Brittany si trasformò in un enorme punto interrogativo.

“Dai chiedimelo” disse Santana

Brittany la guardò stupita

“Non sono io una veggente, è la tua faccia che parla per te” rise la mora

Ancora una volta le aveva letto nel pensiero e questa cosa iniziava anche un po’ a divertirla.

“Mmmh…- prese la parola Brittany- non vi vedete da un po’ e all’improvviso decide di farti una sorpresa?!”

“già.. è una ragazza molto imprevedibile- scherzò Santana giocando un po’ coi nervi di Brittany – ma comunque non ci vedevamo da un po’ perché è
dovuta andare via per lavoro e siamo rimaste in buoni rapporti.” Rispose con sicurezza

“che intendi per ‘ buoni rapporti’?” chiese Brittany cercando di decifrare la risposta di Santana.

“beh è stata in grado di essere la mia ragazza per nove luuunghi mesi, oltre ad avere pazienza, Alex ha anche un bel caratterino, sa sempre come
prendermi e.. abbiamo condiviso molto delle nostre rispettive vite, la nostra non è stata una rottura violenta. Lei è stata la mia prima vera ragazza, è
normale che ci leghi qualcosa di speciale, ma oltre a questo, è sempre stata una buona amica per me, ed è così che ancora oggi la vedo, come una buona amica, e come ogni brava amica mi è venuta a trovare appena è potuta tornare qui” concluse sorridendo.

La risposta di Santana fu così naturale da spiazzare Brittany.

 “Cosa c’è?! Nulla più da domandare?” la punzecchiò la mora sorridendo beffarda.

“la smetti di leggermi nel pensiero?! È contro la legge sulla privacy! Potrei addirittura denunciarti!” rispose un po’ agitata la bionda.

Santana scoppiò in una risata fragorosa

“E adesso perché ridi?” domandò irritata Brittany

“La tua faccia.. ahahahah.. dovresti davvero  vederti” rispose praticamente in lacrime. Ormai la latina rideva senza ritegno sino a piegarsi in due.

Brittany prese il telefono e si specchiò.

Aveva ragione Santana a ridere. I suoi lunghi capelli biondi racchiusi in una coda di cavallo si erano elettrizzati, così aveva tanti piccoli ciuffetti di capelli che le si alzavano sulla testa e si era anche fatta rossa rossa in viso.

Le succedeva spesso quando iniziava ad irritarsi, le si drizzavano i capelli e il volto le si colorava di rosso.

Il papà l’aveva soprannominata Trilly proprio perché le ricordava la fatina di Peter Pan quando si arrabbiava.

Scoppiò a ridere anche lei e si ritrovò a pensare che sarebbe stato fantastico se con Santana fosse andata a finire sempre così, a ridere come due cretine dopo ogni discussione.

“Sei davvero molto carina così, lo sai?” affermò la latina che rise ancora più forte, dato che il complimento inaspettato aveva evidentemente fatto imbarazzare la bionda che era arrossita ancora di più.

“allora- ruppe il momento Santana- ti piace la cioccolata?” chiese

“mmmh.. molto. È deliziosa, grazie” rispose Brittany emettendo quel suono gutturale che fece uno strano effetto sulla latina

“ho notato.. l’hai praticamente divorata col volto.” Santana si avvicinò sempre a Brittany “hai un po’ sporco qui” disse la latina indicando un punto indefinito all’angolo della bocca della bionda.

Brittany sapeva bene che non era vero. Si era appena specchiata e non vi era traccia di cioccolato sul suo viso, ma stette al gioco.

Si passò la lingua sul labbro inferiore lentamente, mentre incatenava il suo sguardo a quello di Santana, che osservava i suoi movimenti ipnotizzata.

“Pulito?” domandò sensuale Brittany.

“No. Aspetta, faccio io” rispose con la voce roca Santana.

Ed in un attimo la bionda si ritrovò le calde labbra della latina sulle sue.

Sarebbe decisamente magnifico se ogni incomprensione con la latina si concludesse sempre così,pensò Brittany











Friaria's corner

Non ho molto altro da aggiungere se non chiedervi di esprimere le vostre opinioni nei commenti.

Spero vogliate continuare questo viaggio con me, perchè sinceramente neanche io sò ancora come andrà a finire... speriamo Everything will be
okay!! ahahhahahahha

Alla prossima 

Bacioni

F. :*

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Capitolo 13
*** Need To Talk ***


McKinley- 12:30
Mensa scolastica
 
 
Erano passate alcune settimane dalla parentesi ‘Alex’.
Santana e Brittany continuavano a frequentarsi regolarmente , alternando intense sedute di baci roventi sul divano di casa della latina a semplici passeggiate nel parco, caffè offerti e aneddoti divertenti.

Le due però non avevano ancora discusso su una questione importante, se la loro potesse evolversi in una relazione chiusa o se semplicemente si stavano divertendo insieme.
In particolare,Brittany sembrava quella che tra le due risentiva di più di questo eterno punto interrogativo, ma allo stesso tempo si ostinava a rimandare quell’ argomento con la latina.

Brittany e Quinn erano sedute al solito tavolo dei “popolari” aspettando che anche gli altri, tra cui cheerleader e atleti, si unissero a loro col pranzo.
“Ma perché non parlarne, B?!” le chiese Quinn che ormai aveva esaurito ogni motivazione per convincere l’amica.
“Non mi va Q, stiamo bene così. Non voglio rovinare le cose. Non voglio che pensi che sia una bambina.” Rispose Brittany piagnucolando frasi che apparentemente sembravano sconnesse tra loro, ma Quinn aveva perfettamente capito le difficoltà dell’amica.

Aveva paura di un rifiuto da parte della latina. Si conoscevano da poco, ma c’era fin troppo dentro ormai.
La presenza di Santana ormai era parte integrante delle giornate di Brittany e lei preferiva averla senza alcuna certezza, piuttosto che perderla.
“Va bene, okay. Argomento chiuso” Quinn decise di lasciar cadere l’argomento ma un’idea si fece largo nella sua mente contorta ed un sorrisino di formò sulle labbra “Allora… stasera vieni con me all’annuale festa di Joe Nickelson?” domandò
“Mmmh.. non saprei” rispose pensierosa Brittany
“ma come non saprei ?! stiamo parlando della leggendaria festa annuale dei Nickelson!  Lì ci siamo prese la prima vera sbronza quando stavamo al secondo anno. È li che è avvenuto il nostro rituale di passaggio nelle Chereeos . Ti ricordi quando imparasti a fare quella cosa strana con la lingua e il gambo delle ciliegie, era sempre ad una delle sue feste!! .. e fidati, facesti venire qualche brivido dove non dovrebbe anche a me  quella sera!” Rispose Quinn con entusiasmo.
Joe Nickelson era il capitano indiscusso di football al McKinley. Era stato il primo alunno del primo anno nella storia del liceo a ricevere il premio come miglior atleta della stagione e dall’anno successivo in poi fu sempre riconfermato come capitano.
In occasione di quella data, ogni anno dava una mega festa a casa sua che si era guadagnata l’appellativo di “epica”.
La casa dei Nickelson era tutt’altro che modesta. Era una mega villa di due piani con tanto di seminterrato attrezzato da un lato come sala giochi e dall’altro come pista da ballo con piano bar. Vi era anche una depandance esterna e piscina all’aperto.

Ogni volta che lei e Brittany mettevano piede lì, si sentivano come due bambine a Disney world.
Alla festa erano invitati tutti i ragazzi e le ragazze più popolari dell’istituto e anche alcuni ex alunni, poiché il fratello maggiore di Joe, Luke era stato anche lui alunno del McKinley, tra le star della squadra di football ai suoi tempi . Era stato Luke l’inventore dello “spaccarty”, il party a cui ti “spaccavi” fino a perdere il senso della realtà .
Era stato proprio ad una di quelle feste che Quinn, al secondo anno, aveva visto per la prima volta Puck, ma  non lo aveva mai confidato al moicano.
In quell’occasione, le due ragazze,sfoggiavano i loro look migliori cercando di mettere quanto più in risalto le loro forme senza essere mai volgari, perché non sapevano mai chi sarebbero state le ‘gests star’ della serata.

Brittany adorava farsi corteggiare e desiderare da tutti.. e tutte, la sua amica non si sarebbe mai fatta scappare l’occasione.. e invece oggi tentennava. Proprio come Quinn si aspettava
.
La causa della sua indecisione? Santana.
Brittany non voleva essere corteggiata e desiderata da tutti.
Voleva che solo Santana la desiderasse in quel modo.
Ma la latina non si era mai esposta su quel fronte, e poi era Santana Lopez, amava corteggiare tutte le donne.

“uuuuhm.. non so se mi va Q” rispose Brittany nuovamente scocciata, giocando col cibo nel suo piatto.
“Dai Britt, questa festa è molto meglio di qualsiasi evento studentesco, cosa ti impedisce di divertirti come facciamo sempre?! Tra l’altro stiamo per diplomarci.. cose ne è stato dell’entusiasmo di inizio settembre ‘non ci dobbiamo assolutamente perdere niente Quinn quest’anno, perché sarà il migliore della nostra vita’ ?!” provò Quinn a convincerla riportando la frase euforica che l’amica le aveva letteralmente sparato nelle orecchie, nella sua stanzetta, giusto pochi mesi fa.
“d’accordo, ci penserò” ribattè Brittany ma poco convinta
“Su cosa dovrai pensare?” intervenne Joe Nickelson, che nel frattempo aveva riempito il suo vassoio alla mensa e preso posto accanto a Quinn.
Quinn subito sfruttò il momento “Brittany non sa se venire alla tua festa, stasera” disse con fare civettuolo incrociando le braccia sotto al seno e sfidando con lo sguardo l’amica.
“Quinn!” la richiamò subito Brittany
“cosa c’è?!è la verita!” ribattè lei fingendo di non capire cosa avesse irritato l’amica.
“Ma come non sai se venire alla mia festa? Hai di meglio da fare?” chiese quasi offeso Joe “e poi non hai idea di chi abbia invitato mio fratello, quest’anno lo concluderemo con il botto!” rispose tutto entusiasta.
“E va bene, va bene, ci vengo!” rispose esasperata Brittany
“Grande!” disse Joe battendo il cinque a Quinn
Brittany lanciò uno sguardo inceneritore all’amica che finse di non coglierlo.
 
 
 
 
 
**************************************************************

 Quel pomeriggio…

Casa Pierce- stanzetta di Brittany.

*brrr* *brrr*

Il telefono di Brittany vibrò nuovamente.

La ragazza distesa sul suo letto, allungò la mano tastando il copriletto in cerca del suo cellulare senza aprire gli occhi.
Si era concessa un riposino dopo il lungo allenamento infernale con la Sylvester.
Portò il cellulare ad altezza viso e lo sbloccò con un occhio semichiuso e l’altro chiuso del tutto.
Scorse tra le varie notifiche sbadigliando. Molti messaggi erano di Quinn che ovviamente stava dando il meglio di sé vista l’imminente festa… quella ragazza era troppo energica..prendeva troppe vitamine, Brittany glielo diceva sempre.

Tra i messaggi, ne trovò uno di Santana di circa un’ora fa.
Aprì la conversazione e lesse:

Allora che farai stasera?’

Una domanda molto semplice e ricorrente nelle normali conversazioni, che però fece risvegliare del tutto Brittany.
Avrebbe potuto dirle che sarebbe andata ad una festa fighissima e che per questo era molto euforica.
E invece no, non era euforica, era quasi.. triste.

Avrebbe tanto voluto chiedere a Santana di accompagnarla, ma la latina si era sempre mostrata un po’ contraria a questo genere di proposte, quindi, per qualche motivo non chiaro neppure a Brittany, decise di omettere qualche particolare sulla sua serata.

stiamo organizzando una serata tra amici con Quinn… Tu??’

Si pentì subito dopo della sua risposta, ma ormai era fatta. E comunque realmente sarebbe uscita con i suoi amici. E poi perché si faceva tutti quei problemi?! Santana non era la sua fidanzata!
Era libera di mettersi un vestitino per andare ad una festa con la sua migliore amica, dove ci sarebbero stati alcool ed erba a volontà e di conseguenza tanti ragazzi strafatti e arrapati.
Libera di bere e ballare in mezzo a quei ragazzi scatenati e magari portarsi qualcuno a letto senza dover dare conto a nessuno.

Eppure ogni cellula del suo corpo desiderava ardentemente che Santana le impedisse di andare a quella festa, le chiedesse di passare la serata con lei, di ballare con lei.. per lei, di divertirsi con lei, ma non sarebbe mai successo perché, beh era di Santana Lopez che si stava parlando e non era nel suo stile sbilanciarsi con una ragazza.

*brrr* *brrr*

Santana subito le aveva risposto.

serata tra amici eh.. mi raccomando, non fare troppe stragi di cuori ;)
Io il solito.. lavoro T.T  Mentre tu andrai a divertiti..Che ingiustizia!!’

 La risposta della latina l’aveva fatta un po’ sorridere , almeno Santana non avrebbe passato una serata folle  con qualcun'altra.
Ovviamente la latina per buon senso(forse) non le diceva mai quando usciva con qualche altra ragazza, ma Brittany aveva imparato a dedurlo dalle risposte un po’ più distaccate della mora.

Chissà.. magari stasera potrei incontrare la donna della mia vita u.u
Ed anche tu, con un po’ di fortuna, potresti incontrare una bella ragazza al bancone del bar ed approfittarne.. ;)’

La punzecchiò Brittany

*brrr* *brrr*

Santana fu più rapida del solito a risponderle.

Non posso.. se il capo mi becca di nuovo nella cella frigorifero sul retro con una cliente, stavolta mi licenzia veramente! Ahhahahhaha
Anche se… molte clienti fisse gliele ho portate io ;)’

Quella risposta un po’ inaspettata fece ribollire e non poco il sangue nelle vene di Brittany

Stai attenta, che a furia di stare nella cella frigorifera, potresti spegnerti u.u’

Digitò il messaggio alla velocità della luce con lo sguardo che le andava a fuoco.
Poi con uno scatto si alzò dal letto e iniziò a frugare nell’armadio alla ricerca di qualcosa di super sexy da indossare quella sera.
Un sorrisino sadico le si formò sul suo volto quando vide l’outfit perfetto.
Se Santana preferiva qualsiasi altra ragazza a lei, avrebbe ricambiato con la stessa moneta.. e qualcuna.. o più di una… sarebbe stata molto fortunata quella sera.
 
Riprese il telefono ignorando il successivo messaggio di Santana e finalmente si degnò di rispondere alla sua migliore amica.

A che ora mi passi a prendere?
Ps. Preparati ad una serata IN-DI-MEN-TI-CA-BI-LE! ;)’
 
 
************************************************************************************

Casa Lopez, quella stessa sera

Ore 23:50

 
“Santana sei pronta?” bussò per la terza volta Puck alla porta del bagno in cui Santana si stava preparando
“Solo un secondo..” si sentì un ticchettio e poi la porta finalmente si aprì mostrando una splendida Santana in un abitino nero che la copriva fin poco sopra il ginocchio “Sinceramente non ho ancora capito che ci fai qui… Ehi Puckerman” si interruppe la latina sventolando la mano a pochi centimetri dal volto dell’amico “Va tutto bene?”
Puck era rimasto imbambolato fuori la porta del bagno con un’aria sognante appena la latina si era mostrata
“cos- eh si certo! Benissimo! Solo, non mi aspettavo ti vestissi così per andare ad una stupida festa da ragazzini!” spiegò l’amico cercando di riprendersi.

La latina si guardò nello specchio poco sopra il lavabo del bagno. Un trucco non troppo marcato le contornava gli occhi e un bel rossetto rosso metteva in mostra le sue tenere labbra carnose. I capelli erano raccolti in uno chignon laterale fatta eccezione per il ciuffo corto che le copriva parte dell’occhio destro.
“Perché? Non vado bene??” domandò un po’ confusa Santana.
“In realtà sei bellissima” si lasciò sfuggire Puck con un enorme sorriso che gli spuntava da un orecchio all’altro
“E allora perché continui a guardarmi con quella faccia da pesce lesso?” chiese la latina
“oh forse perché mi hai criticato dandomi del vecchio adolescente da quando ti ho chiesto di venire a questa festa con me e poi tu sei la prima a metterti in ghingheri come se fosse la tua prima festa al liceo” gli rispose un po’ canzonatorio l’amico incrociando le mani sotto il petto ed appoggiandosi alla parete accanto a lui.

“Puck,tu hai preso un aereo per catapultarti in questa stupida festa, io al massimo ho messo in mostra un po’ di pelle, davvero vuoi paragonare il livello dei tuoi ormoni al mio?!” subito contro beccò Santana mentre si spruzzò una leggera dose del suo seducente profumo
“San??” Puck richiamò divertito l’amica
“okay, okay Puckerman. Le feste di Nickelson sono sempre state le migliori del liceo.. ora datti una mossa!” rispose mentre indossava il suo giubbino nero  di pelle, recuperava le scarpe col tacco al volo e si dirigeva verso l’uscita

“ma se sei tu quelle che ci ha impiegato un’eternità per prepararsi!” sbuffò il moicano
“PUKERMAN!”
“okay.. andiamo” sconsolato Puck prese le chiavi dell’auto e si diresse verso la vettura mentre Santana salutava un ultima volta Lucy chiudendo la porta di casa.
Entrati in macchina di Santana, i due ragazzi si guardarono con complicità e sui loro volti comparve uno sorrisino languido.
“PARTY HARD, ARRIVIAMO!”
Urlarono insieme la frase che gridarono la prima volta che andarono alla festa di Luke Nickelson .
Ridendo come due adolescenti eccitati si diressero verso la bellissima villa Nickelson.
 



 
 
 
Casa Nickelson


Ore 00:20


 
Arrivati nel viale in cui abitavano i Nickelson già si udiva la musica a tutto volume e alcune voci stridule di qualche adolescente.
Prima di scendere dall’auto, Santana ricontrollò il cellulare un’ ultima volta
Strano.. Brittany non mi ha ancora scritto niente..
Un pizzico di delusione le morse lo stomaco, ma fece finta di non aver sentito nulla.
Richiuse il cellulare nella tasca del giubbino e uscì dalla vettura.

Puck era al suo fianco, si prese un attimo per osservarlo. Era sempre il suo amico Puck, ma era diverso. L’aria di Los Angeles gli stava facendo bene.

Indossava una maglietta bianca aderente che lasciava intravedere i suoi pettorali scolpiti, jeans stretti stracciati e giubbino nero. Cresta rigorosamente alzata e sorrisino compiaciuto sul volto mentre con gli occhi osservava felice tutte quelle ragazze che ormai ubriache fradice si rincorrevano seminude nel cortile dei Nickelson.
Lo vide avanzare con la sua andatura lenta e fiera verso Luke che in quel momento era uscito dalla dépendance con un gruppo di vecchi amici del liceo. Puck sollevò il braccio il braccio sinistro in segno di saluto. Questo movimento fece sollevare di poco la maglia del moicano, facendo intravedere il tatuaggio che la latina e il suo migliore amico condividevano sull’inguine


Everything will be Okay


Il loro motto.

Il suo mantra.

Il motivo per cui non aveva mai rinunciato a soffrire.. per il suo lieto fine.

Sarebbe arrivato presto, lo sentiva.
Lo sapeva perché Brittany ne era la prova vivente.
Era lei.

Santana doveva solo trovare il modo di spogliarsi di tutte le sue maschere, della sua strafottenza per aprirsi a Brittany.
Doveva ancora trovare il giusto compromesso, la giusta quantità di Santana da mettere da parte per lasciare che Brittany le entrasse dentro.
Sapeva che Brittany era qualcosa di troppo grande, troppo forte, non sapeva ancora gestire la situazione, per questo non si era ancora sbilanciata.
Un’unica cosa era certa, la voleva.

Ma non poteva averla a qualsiasi costo, doveva preservare qualcosa di sé.
Non poteva lasciarsi travolgere da quell’uragano che si scatenava quando lei e Brittany erano insieme, altrimenti si sarebbero distrutte a vicenda ancor prima di poter essere qualcosa.
 

‘Ehi San!’ la richiamò Puck ‘ vieni a vedere chi c’è!’ disse felicissimo mentre le faceva segno.
Santana si riprese dai suoi pensieri e si diresse verso la depandance dove la aspettavano Puck, Luke ed una figura femminile che non avrebbe mai potuto confondere, neanche in quel momento che era di spalle a parlare con altri ex alunni del liceo di cui non ricordava bene i nomi.

‘Ciao Luke’ affermò Santana avvicinatasi al gruppetto.
‘ Ehi Snix! Favolosa come sempre’ la salutò Luke con un occhiolino, depositandole un bacio un po’ umido poco sotto l’orecchio sinistro.
Snix era tra i suoi soprannomi più usati al liceo, anche se non le piaceva molto.
‘ ah-ah, non ci provare, mi piacciono ancora le ragazze’ lo ammoni divertita Santana
‘ pazienza, continuerò a provarci.. magari un giorno sarò fortunato’ rispose il ragazzo sorridendo
‘ ahhahahahaha non arrendersi mai Luke, così si fa.. ma semmai dovessi cambiare idea sui miei gusti personali, credo che come minimo dovrei dare la precedenza a quel poverino di Puck’ disse Santana sorridendo, indicando Puck che aveva seguito tutta la scena e si era un po’ offeso.
Luke si girò a guardarlo e rise di gusto  ‘ nulla di personale amico’
‘si, si okay, ma ora và a farti un giro’ commentò scocciato


Era una scena vista e rivista quella.
Nel periodo un po’ confuso di Santana, poco prima del suo coming out, Luke e Santana si erano avvicinati molto e Puck le guardava costantemente le spalle, a volte si spingeva oltre il limite interpretando la parte del fidanzato geloso.
Santana sapeva bene che quello era solo l’atteggiamento protettivo di Puck, a volte era davvero troppo buffo, per questo, lei e Luke non avevano mai smesso di prenderlo in giro.
‘solita scenetta?’ la figura femminile che prima era di spalle, ora era di fronte Santana e le stava porgendo una birra fresca.
‘ credo non la smetteremo mai ahahahah’ prese la bottiglia che le aveva offerto la ragazza e con la mano libera l’aveva attirata in un abbraccio.
‘Ciao Alex’ soffio la latina felice tra la massa di capelli rossi e profumati
‘Ciao San’ rispose lei lasciandole un bacio sulla guancia ‘ Dio lo chignon era il look che più adoravo di te’ disse ricordando i vecchi tempi
‘per favore- le diedi un colpetto sulla spalla- nuda era il look che più adoravi di me’ ammiccò la latina nei suoi confronti
‘ touchè’
Entrambe scoppiarono a ridere


‘Allora.. che ci fai da queste parti stasera?’ chiese Santana prendendo Alex sottobraccio per dirigersi verso il vivo della festa
‘ho incontrato Luke per puro caso in un locale qualche sera fa e mi ha praticamente persuasa a venire… credo speri in un nostro ritorno di fiamma ahhaha’ spiegò rapidamente Alex prendendo un altro sorso dalla sua birra.
‘ quindi tu lo sapevi da un paio di giorni, ed io ho dovuto fare le corse stasera.. dannato Puck! Ha il cervello più piccolo di una gallina’
‘smemorato come sempre?’ sorrise Alex
‘oh tu non ne hai idea, e con l’avanzare del tempo peggiora! Mi chiedo se questo non sia un principio di demenza senile’ ragionò a voce alta Santana.
Poi entrambe si voltarono verso la piscina esterna sentendo alcune grida. Puck e Luke si erano appena lanciati in piscina con un tuffo a bomba, seguiti da altri ragazzi.
‘non credo affatto- disse Alex- piuttosto sembra che non sia mai cresciuto.. altro che invecchiamento precoce’
Entrambe risero

‘E tu ci credi ancora?’ domandò di punto in bianco Santana.
Alex ebbe per un attimo lo sguardo smarrito, poi comprese.
Santana in passato aveva avuto molti dubbi sulla chiusura del loro rapporto. Si domandava come sarebbero finite le cose se solo le avesse dato una chance in più, se Alex era la donna della sua vita. Ci aveva messo tanto ad accettare che semplicemente, le cose tra loro, in un modo o nell’altro, sarebbero terminate. Non era colpa di nessuno.
A volte le cose, semplicemente.. finiscono.
‘mmh… se questo servisse a far svegliare Jessi.. tappezzerei la California di foto mie e tue insieme! Hahahah’ rispose con non chalance Alex
‘Jessi? Una nuova fiamma?’ domandò curiosa Santana
‘beh.. direi più una fiammifero che non riesco proprio a far accendere..’ disse un po’ sconsolata la rossa
‘ e che problema c’è?! Tu strofinatici un po’ su!’ rispose ammiccando la latina
‘Fidati, l’ho fatto, ma non c’è verso di far prendere una piega a questa storia. Ci sono momenti in cui mi sembra che sia realmente interessata a me, che sia pronta per qualcosa che vada oltre il semplice corteggiarsi, cercarsi, punzecchiarsi e altre volte invece.. boh, mi sembra di non interessarle, di essere solo un divertimento per il tempo libero. Mi sembra proprio di rivivere i primi tempi con te!’
Alex si lasciò sfuggire quell’ultima frase così, senza neppure pensarci.
Invece per Santana fu quasi un’illuminazione, un fulmine a ciel sereno.
Un pensiero iniziò ad insinuarsi nella sua testa.. ma lo scacciò e provò a concentrarsi sulla sua amica.
Assaporò un altro sorso della sua birra fredda del tutto in contrasto con l’aria afosa di quella sera di inizio novembre.
‘Raccontami qualcosa in più su lei, ti va?’ le sorrise con dolcezza Santana.
Alex annui.


Si sedettero sull’altalena che si trovava proprio di fronte alla porta d’ingesso di casa Nickelson, da lì si poteva avere l’intera visuale dell’immenso giardino strapieno di ragazzi ubriachi, barcollanti e felici, ma era abbastanza isolata da dare quasi un senso di rifugio.
Alex si lasciò andare in un fiume di parole accompagnato dal dolce e lento andamento del gioco da giardino.
Che Santana ricordasse, non aveva mai avuto così stretto contatto coi pensieri del cuore di Alex, neppure quando erano fidanzate, l’aveva sentita così vicina. E ad ascoltare quel flusso di pensieri su Jessi, i suoi dubbi, le sue debolezze, quasi si commosse.
Ciò confermò i suoi pensieri, Alex non era la sua anima gemella… ma i pensieri di Alex, le sue paranoie.. non erano poi così lontane da quelle che lei si faceva quando si trattava di Brittany

Decise di restare in silenzio ad ascoltare, speranzosa che Alex, ancora una volta, le fornisca una risposta a tutte le domande che si stava ponendo.
 
 

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Casa Nickelson- camera da letto per gli ospiti


Ore 01:10


‘Ah.. siii!!’ ansimava la ragazza mora a cui Brittany stava dando piacere.

La bionda si avvicinò all’orecchio della mora sussurrando con voce roca ‘sei così sexy.. vieni per me piccola’
Brittany aumentò la velocità delle spinte portando la ragazza all’apice, che venne copiosamente sulle dita di Brittany mentre urlava il suo nome.
La bionda si ripulì le dita sulle lenzuola ormai stropicciate rivestendosi con grande fretta.
‘Ehi, dove vai? Non ho ancora avuto modo di ricambiare’ provò la ragazza sconosciuta nel vano tentativo di trattenere Brittany.

La bionda la guardò ‘oh fidati, non ce né bisogno, il modo in cui ti ho ridotta è già molto appagante’ assunse un sorrisino sadico ed uscì dalla stanza.


Non era vero ciò che aveva appena detto.

La verità è che non voleva essere toccata da lei.

Non ricordava neppure il nome della ragazza che aveva lasciato nuda nella stanza.

Non ricordava il nome di nessuno con cui era stata quella sera.

Come si chiamava quella ragazza?

Susan?.. no, no forse era Meredith.. no, no, Meredith aveva i capelli biondi, questo lo ricordava.

Allora forse era Erika.. o forse no.
Perché non riusciva a ricordare?!
Le aveva chiamate tutte ‘piccola’. Ecco perché.

Cosa le era preso?

Brittany aveva sempre avuto molto rispetto per tutte le donne con cui era stata, specialmente con quelle di una notte e via. Ci teneva a trattare ognuna di quelle ragazze come meritavano, non come semplici oggetti del piacere.

Ma quella sera c’era proprio qualcosa che non andava.

Era come se in ognuna delle ragazze che aveva assaporato in quella serata cercasse qualcosa.. qualcosa che non aveva ancora trovato. Quel qualcosa che solo una persona avrebbe potuto farle provare.. Santana.

Brittany si sentì improvvisamente soffocare, aveva bisogno di respirare aria fresca.
Provò a posare una mano sul petto per calmarsi e contenerne i battiti troppo accelerati, ma non servì a nulla.
Percorse il lungo corridoio con rapidità e alla fine raggiunse il bagno, senza accorgersi che due occhi verdi scrutatori avevano osservato tutta la scena.
 

 
Brittany spalancò la finestra del bagno, poggiò le mani sul davanzale e prese grandi respiri.
Si sentiva andare a fuoco, ma allo stesso tempo tremava.


Sentì la porta aprirsi alle sue spalle, Brittany aprì la bocca,voleva dire qualcosa per allontanare qualsiasi persona fosse entrata in quel momento, ma non ci riuscì.. non usciva nulla dalle sue labbra. Si limitò semplicemente a respirare con più regolarità.

Sentì dei passi, segno che quel qualcuno si stava avvicinando, un profumo conosciuto invase la stanza ed una mano delicata le si posò sulla schiena.

‘Piano, respira piano.. così brava, segui me Britt’

Era Quinn.
L’amica le spostò i capelli sudati dal volto permettendole di respirare meglio.
‘G-grazie’ provò a parlare Brittany che nel frattempo aveva assunto il suo colorito normale.
‘Shh.. non ancora, tranquilla’ Quinn le accarezzò la schiena e lentamente la spostò verso il lavabo, aprì il rubinetto e fece scorrere i polsi di Brittany sotto il getto d’acqua fredda.
‘Va meglio ora?’ chiese cauta Quinn
Brittany annuì. La delicatezza della sua migliore amica era qualcosa che a volte la spiazzava.


Si sedettero entrambe sul bordo della vasca da bagno con lo sguardo verso la finestra.
‘Visto? Si vede la luna piena da qui’ disse Quinn cercando di distrarre l’amica dal suo flusso di pensieri.
Ma Brittany non si mosse, continuava ad avere lo sguardo fisso nell’indefinito.

‘Cosa ti è successo B? cos’è successo stasera?’  domandò Quinn cercando di suscitare qualche reazione nell’amica.
Silenzio. Ancora una volta non vi fu alcuna risposta.

Quinn poggiò la mano sulla coscia di Brittany ‘va bene, non dire niente. Io sono qui’

Quelle parole, quella dolcezza struggente mossero una valanga nel cuore di Brittany.
Calde lacrime caddero sul suo volto e scivolarono fino a raggiungere la mano di Quinn.
‘Ehi, Britt’ la richiamò Quinn, senza alcun risultato.
Provò a scuoterla con la mano, ma nulla.
‘Guardami Brittany, ti prego parlami.’

Fu così che di scatto Brittany si voltò e guardò l’amica.

Azzurro nel verde.

Cielo nella terra.

Quinn non vedeva quegli occhi così disorientati e devastati da tanto.
Era spaventata quanto la sua amica.

‘Q..’ sussurrò l’amica mentre tirava su col naso ‘Io.. io non sono così. Non sono questa!’ Brittany iniziò a sollevare il tono della voce.
‘ma cosa credevo di fare eh?! Venire qui stasera e trasformarmi nella cacciatrice bella e dannata?! NO!
Io non sono così, e non permetterò che lei mi trasformi in questo! Io non sono come LEI!’
Buttò tutto fuori, fregandosi di chi fuori avrebbe potuto ascoltare

‘è vero Quinn? Io non sono così, giusto?’ domandò poi con un nuovo carico di lacrime che le sporcarono il viso.

Brittany era crollata.

Era arrivata al limite.

Santana l’aveva spinta al limite della sopportazione, e lei ne era stata sopraffatta.

Tutte quelle incertezze, quelle domande senza risposta.. Brittany aveva mandato tutto giù senza fiatare, senza opporsi, ed ora Quinn si ritrovava a fronteggiare i solchi profondi che l’incoerenza di Santana aveva tracciato nel petto e nella mente della sua migliore amica.

Quinn strinse forte a se Brittany.

Riusciva a sentire il cuore dell’amica che batteva all’impazzata nelle sue vene.

‘Ovvio che non sei così. Tu sei delicata, rispettosa e-‘
‘E allora perché non ricordo i loro nomi?!’ esplose nuovamente Brittany
‘Quali nomi?’ domandò un po’ confusa Quinn.
‘delle ragazze di stasera!’
‘ma Britt, è una festa, avrai bevuto troppo.. succede a tutti’ Quinn cercava scusanti valide, ma era inutile.
Brittany ricordava ognuna delle singole persone con cui era stata fino ad ora. Era importante per lei.
‘andiamo Q, non è da me. Lo sai!’ contro battè l’amica

‘Okay Brittany, allora cosa vuoi che ti dica?!- Quinn iniziò ad infuriarsi ed allontanò l’amica dall’abbraccio- vuoi che ti dica che stasera sei venuta con l’unica intenzione di dimostrare a Santana che lei per te non è importante?! Che sei qui per dimostrare che sei mille volte più sexy e seduttrice di lei?! Bene, te lo dirò! Perché questo hai fatto stasera, Brittany. La stronza senza cuore. E questo perché?! Perché non sei in grado di dirle in faccia ciò che senti! Non vuoi e non puoi dirle che ti piace e che la desideri perché hai una fottuta paura. Paura di perderla. E non ti accorgi che così non hai proprio nulla di lei.
Non vuoi dirle che il suo atteggiamento scostante ti ferisce ogni istante, e allora ti vendichi sulle altre. Perché le altre ti muoiono tutte ai piedi. Ma le altre non sono LEI. E tu le punisci per questo.
Tu non sei così Britt, ma lo diventeresti se ciò servisse a farti scegliere da Santana.’

Quinn si era fatta tutta rossa. A stento riusciva a respirare.
Brittany la guardava sconvolta, senza battere ciglio.

 
 
‘Grazie, Q. avevo bisogno proprio di questo’
‘oh, figurati. Non c’è di che, è stato proprio rilassante’ sorrise Quinn.
‘eh si, ho notato’ rispose divertita Brittany
Entrambe scoppiarono in una fragorosa risata.

Quinn si alzò in piedi e porse la mano all’amica.
‘dai su, diamoci una sistemata, c’è la festa più cool dell’anno che ci attende!’ le sorrise dolcemente ed aiutò Brittany a risistemarsi il trucco e i capelli.
‘andiamo?’ domandò un’ultima volta Quinn prima di aprire la porta, per assicurarsi che l’amica fosse realmente pronta.
‘Si’ le sorrise Brittany.
Aprì la porta e accadde l’inaspettato
‘S-Santana’ sussurrò con gli occhi spalancati.
 

 
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Casa Nickelson – seminterrato- bancone del bar


Ore 01:10
 
 
Santana e Alex si erano spostate verso il vivo della festa insieme a tutti ‘Tu invece? Che mi racconti di quella ragazza? Come va con lei?’ domandò Alex

Santana era rimasta lì ad ascoltarla per tutto quel tempo, Alex si sentiva in dovere di ricambiarla.
Santana stava sorseggiando il suo drink mentre una goccia le andò di traverso.

‘Chi? Brittany? Domandò mentre cercava di riprendersi senza soffocare.
‘Si San, non fare la finta tonta con me. Ti conosco.’ La richiamò Alex.
‘non sto fingendo, solo che tra noi  non c’è nulla.. nulla di serio’ precisò Santana
‘ma vorresti che ci fosse’ fini la frase Alex per lei.
‘Cosa?! Non correre Alex. Non sono quel tipo di ragazza, lo sai’ rispose la latina
‘Beh, con me lo sei stata’ la punzecchiò la rossa
‘Beh ma con te era diverso, tu eri più grande .. ed è successo tanti anni fa. Adesso sono diversa Alex, potrei scottarla veramente..’
‘.. e potresti scottarti tu’ continuò di nuovo Alex per lei
‘Già’ sospirò Santana

‘Ehi, non lo trovi romantico? Continuiamo ancora l’una le frasi dell’altra!’ smorzò la situazione la rossa.
‘ahhahaha sei sempre la solita scema!’ Santana prese un altro sorso del suo drink e poi richiamò l’attenzione dell’amica ‘ti va di venire a ballare?’
‘è un invito?’ ammiccò Alex
‘solo se lei desidera che sia così’ rispose a toni Santana

Detto questo, prese per mano Alex e andarono verso il centro della pista a scatenarsi come ai vecchi tempi.

Dopo un paio di balli frenetici Santana si accorse di un movimento strano intorno a lei, ma non ebbe il tempo di realizzare.
‘DIOS. MUCHAS COSAS MALAS A TE RAGAZZINO’

Un ragazzino stava giocando a fare il ballerino professionista per conquistare una più grande di lui, inciampando su un altro ragazzo accanto a Santana, facendogli rovesciare totalmente il drink che aveva in mano sul vestito di Santana.

Puck era ancora al bancone, ed avendo sentito le urla della sua migliore amica si era precipitato da lei.

Quando raggiunse Santana, tutto si aspettava tranne che vedere la faccia di un ragazzino terrorizzato che quasi si nascondeva dietro quella che suppose fosse la fidanzata.
Sollevò di sano peso Santana che nel frattempo inveiva sulla sul goffo malcapitato che non sapeva in che altro modo scusarsi, e la portò al piano di sopra, inseguita da Alex .

‘NON è FINITA QUI RAGAZZINO, CI RIVEDREMO!’ urlò Santana mentre Puck se la caricava sulle spalle come un sacco di patate per salire le scale.
Puck ritenne opportuno portare Santana al secondo piano, dove sperava non ci fosse nessuno, perché avrebbe potuto colpire chiunque.
Nel frattempo la latina continuava a battere coi pugni sulla schiena di Puck

‘fammi scendere scimmione, o giuro che ti castro con le mie stesse mani’ urlava

Mentre Alex assisteva a tutta la scena esilarante con la mano davanti alla bocca e le lacrime agli occhi per le troppe risate trattenute.
‘si si, calma Snix’ disse Puck senza lasciarsi minimamente spaventare dalle minacce della latina.
‘Alla faccia, meno male che eri cambiata, eh San?!’ Alex non resistette più e si lasciò andare ad una fragorosa risata.
‘che ridi tu, rossa?! Guarda che ce né anche per te!’ continuava ad agitarsi Santana sulle spalle di Puck.
Nel frattempo Puck continuava a camminare senza alcuno sforzo ‘Alex ma tu hai visto la faccia terrorizzata di quel ragazzino?!’ domandò all’amico scoppiando a ridere anche lui con la rossa.



Sentendo la battuta del moicano, anche Santana iniziò a ridere tranquillizzandosi.
Arrivati sul piano delle camere da letto, Puck finalmente mise giù la latina.
‘ah, wow, grazie del passaggio! E grazie per aver mostrato il mio posteriore ad un intero liceo di ragazzi arrapati.. tu sì che sei un vero amico.’ Disse al moicano. ‘e tu, dovresti aver provato un minimo di solidarietà femminile, invece nulla!’ si riferì poi ad Alex, ma entrambi la ignorarono
‘ci pensi tu?’ domandò ad Alex
‘si si, tranquillo’rispose Alex
‘ah fantastico, ora ignoratemi pure!’ sbuffò Santana.


Puck udì una voce a lui molto familiare e di istinto mise la mano sulla bocca di Santana ‘shh, sta zitta un attimo.. questa mi sembra.. è Quinn!’
I tre si avvicinarono alla porta da cui sentivano provenire le urla

‘..Perché questo hai fatto stasera, Brittany. La stronza senza cuore. E questo perché?! Perché non sei in grado di dirle in faccia ciò che senti! Non vuoi e non puoi dirle che ti piace e che la desideri perché hai una fottuta paura. Paura di perderla..’

Più si avvicinavano, più la conversazione diventava chiara e nitida.

‘..E non ti accorgi che così non hai proprio nulla di lei.
Non vuoi dirle che il suo atteggiamento scostante ti ferisce ogni istante, e allora ti vendichi sulle altre. Perché le altre ti muoiono tutte ai piedi. Ma le altre non sono LEI. E tu le punisci per questo.’

Santana si pietrificò ascoltando quelle parole.

Un dubbio le si insinuò nella sua mente.

Però no, Quinn non poteva parlare di lei. Non ne avrebbe avuto motivo, loro due non si conoscevano. Il loro punto di contatto era.. Brittany. Ma non aveva fatto del male a Brittany.. o forse si ?

La conferma non tardò ad arrivare


Tu non sei cos Brittì, ma lo diventeresti se ciò servisse a farti scegliere da Santana.’

Poi la calma nella stanza dietro la porta.

 
Santana smise di respirare. Semplicemente fissava la porta in attesa di altro.
Una risposta da parte di Brittany, che però non arrivò.
Puck era lì che la osservava preoccupato.

Anche Alex aveva collegato nel modo corretto i fili.

‘San’ provò a scuotere la latina.
‘è tutto okay ragazzi, andate per favore’


Per favore.. Santana non usava mai modi gentili, eccetto quando si sentiva svuotata, senza forze per poter reagire. Questo lo sapevano bene sia Puck che Alex, per questo decisero che la cosa migliore da fare, era non contraddirla.
 




Santana attese lì, cercando di trovare un ordine a tutti quei pensieri che in quel momento le si affollavano in testa


 ‘hai paura di perderla, e non ti accorgi che cosi non hai nulla di lei’ era cosi? Aveva ragione Quinn? Non stava dando nulla di sé a Brittany?


‘..mi sembra di non interessarle, di essere solo un divertimento per il tempo libero. Mi sembra proprio di rivivere i primi tempi con te!’ poi le tornarono in mente le parole di Alex. Stava forse facendo sentire Brittany un suo giocattolino?


Tu non sei cos Brittì, ma lo diventeresti se ciò servisse a farti scegliere da Santana.’


Forse si.
Aveva sbagliato tutto con Brittany.


Doveva rimediare.
Ma in che modo?
Forse si era già spinta troppo oltre.
 


Era talmente persa nei suoi pensieri che non avverti la porta aprirsi.


‘S-Santana’ la sottile voce di Brittany le arrivò dritta come un pugno in pieno petto
‘Brittany’
Ebbe un momento di indecisione, poi si decise.
‘ Vieni con me, dobbiamo parlare.’  









Friaria's corner
Hey guys! come va?? L'allergia di questa primavera vi ha già colpiti??
spero che tra uno sternuto e l'altro siate riusciti a leggere questo nuovo capitolo.
aaaaah che bellezza tornare a scrivere! non ne avete idea, mi mancava un sacco! voi mi mancavate un sacco!
Spero di essere stata abbastanza chiara nelle descrizioni e nelle tempistiche.. a volte non sono tanto brava ad esprimere le immagini che mi si formano nella testa XD
Niente.. mi fa quasi strano finalmente scrivere nel mio angolino personale.. questo capitolo sembrava non finire più! ahahahah
Spero tanto che vi sia piaciuto, anche se mi rendo conto che ci sono molti punti in cui non sono stata precisa al massimo. Credo che le parti più introspettive, in cui i pensieri dei vari personaggi viaggiano come un treno senza senso logico, non vadano spiegati.. tempo al tempo ed ogni minima venatura verrà svelata! ;)
vi lascio con un bacione forte forte. 
aspetto le vostre opinioni
Bacioni!
F.

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Capitolo 14
*** I Want You ***


Santana mi teneva stretta per il polso mentre mi trascinava verso l’uscita della cucina.

Incontrammo Puck che intanto parlava con quel buffo ragazzino di seconda, quello che aveva fatto le audizioni come ballerino nei Cheerios, quello che la Sylvester cacciò in malo modo a causa della sua goffaggine.. come si chiamava.. ah, giusto! Ricky. Chissà come Puck lo conosceva..


‘Puck, prendo la macchina, mi servono le chiavi’ disse Santana con tono autoritario che mi fece gelare il sangue nelle vene.

Notai l’espressione di Ricky mutare in puro terrore, evidentemente aveva fatto lo stesso effetto anche lui.

‘Ah, ancora qui tu?!’ domandò sarcastica Santana a Ricky.


Un momento, anche Santana conosce Ricky?!


‘ma.. ma com-‘ provo a domandare per fare chiarezza ma vengo totalmente ignorata


‘Puckerman, le chiavi.’ Sibilò di nuovo la latina

Puck mi sembrava al quanto indeciso, chissà perché.

‘Tranquillo amico, ti do un passaggio io’ sbucò dal nulla una ragazza che difficilmente avrei faticato a riconoscere… Alex.


Che ci faceva anche lei qui?

Non ricordavo che avesse frequentato il nostro liceo in passato!

Che l’abbia invitata Santana?!

Al solo pensiero scattò una molla nel mio cervello. Stavo realmente iniziando a spazientirmi.

 Volevo andare via di lì. Volevo la mia amica Quinn al mio fianco.

Volevo andare in un posto tranquillo con lei.

E invece no. Santana doveva tenermi lì con lei.


Provai a svincolarmi dalla sua presa, ma lei serrò ancora di più le dita lungo il mio polso. Quasi sentivo le sue unghia nella carne.


‘Grazie Alex’


Santana addolcì di poco il tono nel risponderle, cosa che mi fece ancora di più arrabbiare, poi afferrò  con l’altra mano senza difficoltà le chiavi che Puck le aveva lanciato e mi trascinò lungo tutto il viale fino ad una mustang a me molto familiare.


‘Sali’ mi ordinò in modo gelido.


Quel suo atteggiamento prepotente mi stava realmente stancando, ma in qualche modo non riuscivo a ribellarmi. Anche se ogni cellula del mio corpo mi urlava di non farlo, alla fine decisi di fare ciò che mi aveva detto.

Entrai in macchina ed infilai la cintura in attesa che mettesse in moto.

L’aria nella vettura era talmente tesa da poterla letteralmente distruggere con un battito di ciglia.


Nessuna delle due parlava.

Santana aveva lo sguardo attento e vigile lungo la strada. Non mi aveva guardata neppure di sottecchi, neppure una singola volta, neanche per sbaglio.

Volevo odiarla per questo.

Per la distanza che stava mettendo.

Per il muro che stava erigendo in quella macchina, in un momento così delicato.

Come se in quel momento fosse offesa e ferita.

Come se fossi stata io  a ferirla.

Ma entrambe sapevamo che era il contrario.

Restai in silenzio.

Non avrei fatto io il primo passo, non quella volta.

Avrebbe dovuto rimediare da sola.

Trascorsi il tempo a massaggiarmi il polso dolorante e rossaceo per la salda presa di Santana, guardando distrattamente fuori dal finestrino.


Cercavo di capire dove mi stesse portando.

Di certo quella non era la strada per andare a casa sua.. o mia.


Nonostante fosse molto tardi, non faceva molto buio, ma il cielo stava iniziando ad incupirsi, forse sarebbe venuto a piovere.


Sembrava quasi la scena di un film.

Un temporale..
due fidanzati che litigano..
poi la calma..
la pace e di nuovo il bel tempo.


 
Ma non era un film.

Era la vita reale.

E loro due non erano fidanzate, tantomeno stavano litigando.

Non erano nulla.

E non stavano facendo nulla.

Era questo che principalmente snervava Brittany

Erano due estranee in un auto, di notte.

Prese a sfregarsi con più foga il polso per il nervoso senza neanche rendersene conto.

Il gesto però non passò inosservato allo sguardo attento della latina.


‘Mi dispiace’

Fu un suono quasi inconsistente, Brittany credette addirittura di averlo immaginato.

Si girò e trovò gli occhi scuri della latina puntati sul livido che si era ormai formato sul suo polso.

Capì che quelle scuse non erano per tutto, ma semplicemente per la presa troppo salda.

Brittany ne fu quasi delusa.

Tornò a guardare fuori senza in realtà focalizzare nulla

‘Tra qualche giorno non ci sarà più nulla’ rispose massaggiandosi nuovamente il polso.

Ma quella frase non era per il livido, era per Santana.

Sentiva che da un momento all’altro Santana le sarebbe passata dal cuore, sperava solo che il suo passaggio non le causasse altre ferite da rimarginare

Sentì un leggero pizzichio agli occhi.

Si impose di non piangere.

Non avrebbe pianto per lei.

Non avrebbe pianto per qualcosa che non meritava.

I pensieri di Brittany furono distorti dalla luce di alcuni lampioni molto familiari.

Si accorse che la macchina si era fermata.

Santana aveva spento il motore.

La bionda capì dove l’aveva portata la latina.

Conosceva perfettamente quel terreno, avrebbe potuto camminarci su ad occhi chiusi ed avrebbe scansato ogni tipo di ostacolo.
Si trovavano sulla collinetta antistante il campo da football del McKinley.

Brittany non capiva come mai la latina l’avesse portata qui.

Si slacciò la cintura e scese dall’auto, non riusciva più a star rinchiusa li.

Le sembrava tutto troppo surreale.


Cacciò il telefono dalla tasca dei suoi jeans e mandò un messaggio veloce a Quinn per rassicurarla


“Siamo sul McKinley camp, sto bene. Ti scrivo appena torno a casa”


Tolse la suoneria e rimise il telefono in tasca.

Si sporse lungo la collinetta e si ritrovò ad ammirare lo stadio della scuola dall’alto ed una serie di ricordi la investirono.


 
Aveva visto la sua prima partita di football proprio da quell’angolazione.


Il padre la teneva sulle spalle e Jake accanto a loro indossava la maglia con i colori della scuola.

Era una domenica mattina di dicembre, una di quelle poche in cui c’era il sole a Lima e la strada non era ghiacciata o bagnata. Una di quelle domeniche in cui il papà e la mamma la portavano in giro per il parco a dare a mangiare alla papere, quelle in cui se fai la brava ritorni a casa col palloncino e il gelato.

Era una di quelle domeniche in cui Brittany era felice perché il papà le teneva stretta le gambette sulle sue spalle per impedirle di cadere e Jake euforico commentava tutti i lanci che vedeva, facendo ridere  la mamma per le sue buffe simulazioni di gioco.

Era una di quelle domeniche in cui la sua famiglia era riunita e rideva.

Una di quelle domeniche che non viveva da tanto e che le mancavano di più.
 



Un brivido di freddo le corse lungo tutta la spina dorsale.

Iniziava a tirare vento e per la fretta non aveva portato con sé il giubbino.

Avvertì poi una strana sensazione di calore.

Un profumo dolce e familiare le riempì le narici.

Santana si era avvicinata e le aveva posato il suo giubbino sulle spalle.
 
Persa nei suoi pensieri, Brittany non si era neanche accorta che la latina fosse uscita dalla vettura.

 
‘Questo puoi anche risparmiartelo. Non ho bisogno di te.’

Brittany non la guardò neppure negli occhi, continuava a darle le spalle e a fissare il campo.
C’era tanta rabbia nelle sue parole, un sentimento che non si spiegava, non credeva di avercela così tanto con Santana.

 
Santana emise un respiro profondo, come per incassare il colpo senza reagire

‘Lo so, ma mi farebbe piacere che tu la tenessi’

‘Tu non hai freddo?’ domandò Brittany realmente interessata. Anche se era molto arrabbiata con Santana per come l’aveva trattata, per come l’aveva ridotta, non voleva che si prendesse un malanno

‘ Sto bene’

Ci fu un minuto di pausa.

Brittany percepì una strana esitazione in Santana, come se avesse lasciato incompleta la sua risposta

‘.. tu come stai? ‘ domandò infine la latina.

Era una domanda che Brittany non si aspettava da Santana e che forse, in quel momento, non voleva neanche sentirsi porre.

Non provò neanche a rispondere.

Quella semplice domanda richiedeva troppe energie.

Energie che in quel momento Brittany non aveva.

Era semplicemente stanca.

Esausta.

La sua testa scoppiava.

I messaggi provocatori di Santana, la serata frenetica, l’alcool, le tante ragazze sconosciute,la confessione a Quinn nel bagno, i ricordi della sua famiglia, Santana, Alex...

Era semplicemente troppo

E lei non aveva la forza

Scosse la testa per suggerirle che non aveva voglia di parlare di niente.

Ci fu un altro lungo silenzio in cui Brittany pensò che Santana si era finalmente allontanata, ma non fu così.

 
‘Brittany..’ la richiamò con gentilezza Santana ‘ posso avvicinarmi?’ domandò con una tale dolcezza che quasi squartò il cuore di Brittany.

Perché?

Perché Santana Lopez era così?

Perché un minuto prima ti faceva sentire una nullità con la sua facciata da stronza e il minuto dopo ti stupiva con tanta delicatezza?
Perché non poteva avere un carattere più mite, meno lunatico?


Perché non poteva essere più semplice?


‘…’

‘…’

‘.. si’


La latina si avvicinò a Brittany restando sempre ad una distanza limite, non voleva invadere lo spazio dell’altra ragazza.

‘Britt..’

‘non chiamarmi così’

‘scusa..’


Santana abbassò il capo ed iniziò a giocare con un sassolino indecisa su come comportarsi

‘Brittany’ disse con più sicurezza

‘Mi dispiace.’

 
‘Te l’ho già detto Santana, è solo un livido, passerà’ rispose evasiva Brittany

‘No. Non è per il polso.

Anzi, a dire il vero, non mi dispiace neanche per il segno che ti ho lasciato’ disse la latina

‘Cosa?!’ domandò stupita la bionda

‘No, non mi dispiace perché vorrei fartene mille di segni così. Vorrei renderti mia in ogni istante, in ogni mod-

‘Io non sono un oggetto Santana.- disse secca- Non sono il tuo cazzo di gioco, ne un divertimento, sono una persona. Una fottuta persona!’ Brittany si voltò di scatto e si avvicinò a Santana per inveire con più veemenza.

‘Oh sta zitta un po’ ragazzina, vedi che non capisci niente?!’ rispose un po’ scocciata ed alterata Santana.

‘non chiamarmi ragazzina! Sei tu che finora ti sei divertita nel prendermi in giro e nel farmi girare la testa in base al tuo cazzo di
umore ballerino. Qui sei tu la ragazzina, non io!’ disse Brittany ‘ e non dirmi di stare zitta, hai capito?! Che io non sono come tutte quelle ragazze che pendono dalla tue labbra, quelle che tu sbatti un piede e loro obbediscono’ continuò ad avanzare verso Santana sempre più infuriata.

‘ Io non sono così e non mi trasformerò in quello per farmi notare da te! Io sono questa! Ti contraddirò ogni volta che qualcosa non mi andrà bene, ti aggredirò ogni volta che mi farai arrabbiare, non ascolterò nessuno degli ordini che mi darai e non farò nessuna cosa che mi imporrai. E al contrario di tutte quelle che ti sbatti credendo che io non lo sappia, non sarò mai una da una notte e via, non ti vedrò mai come un avventura, come una prelibatezza da assaggiare almeno una volta nella vita.

Perché IO TI VOGLIO NELLA MIA VITA!’ urlò Brittany senza più energie ormai.


Santana l’aveva stremata.

Le aveva succhiato ogni goccia d’energia dal corpo.


‘.. ma tu, tu non mi vuoi così. Ed in realtà non riesco neppure a capire in che modo mi vuoi.

Cosa sono io per te?! La prossima da sedurre e abbandonare?! La finta fidanzatina da spremere un po’ per essere compiaciuta?!
La ragazza in pericolo da salvare per sentirti qualcuno di migliore?! Cosa sono Santana?! Aiutami a capirlo o semplicemente lasciami andare perché io non ce la faccio. Io non riesco a starti dietro.. e non riesco a lasciarti andare’ terminò quasi in un sussurro.

Forse Santana non l’aveva neppure sentita, ma era impossibile. Erano così vicine che poteva leggere perfettamente tutti i pensieri contrastanti che attraversavano la testa di Santana.

Aveva letto tutte le reazioni negli occhi della latina


E adesso la vedeva lì, disarmata, provata dalle sue parole, e tutto ciò che desiderava era stringerla forte e non lasciarla più andare.


‘Stupida ragazzina’ disse Santana afferrando il polso di Brittany, costringendo la ragazza a premere il palmo della mano contro il petto della latina.


‘lo senti?!’ chiese retorica

Brittany doveva sentirlo per forza.

Il cuore di Santana batteva all’impazzata, quasi lo sentiva sotto la sua stessa pelle.

‘è incazzato nero per tutte le stronzate che hai appena detto. Cavolate che avresti potuto risparmiarti se solo ti fossi fermata un secondo ad ascoltarmi!’

Brittany la guardava impietrita, non si aspettava quella reazione.

‘Cosa avrei dovuto ascoltare?!’ domandò arrabbiata Brittany.

Santana non rispondeva, aveva di nuovo abbassato lo sguardo sull’asfalto.


La mano di Brittany era sempre poggiata sul suo petto, ma ormai lei non ricambiava più la stretta.


Al contrario, ora aveva i pugni serrati lungo il corpo e sul suo volto si poteva leggere la forza con cui li stava stringendo.

Brittany era preoccupata per quella reazione.


Le aveva detto delle cose che avrebbero fatto scattare come una molla persino Gandhi, e invece lei nulla.

Forse stava interiorizzando la cosa.. ma non voleva questo. Voleva un confronto.

E invece Santana combatteva contro se stessa per non reagire, per non esplodere.

Cazzo! Non era quello il momento!

Santana si arrabbiava per ogni minima cosa.. e adesso voleva fare la saggia della situazione?!

Ma che andasse a fanculo da uno buono però!

D’un tratto Santana prese a tremare interamente come una foglia.

Le mani erano sbiancate di varie tonalità per quanto le teneva forti.

Brittany vide l’asfalto sotto i loro piedi colorarsi a macchie.

Per un istante credette fossero lacrime.. le lacrime di Santana

Gran parte di sé però rimase un po’ delusa quando capì che era solo la pioggia.

Brittany si accorse che stava ancora indossando il giubbino della latina, mentre lei era totalmente scoperta al freddo e l’acqua non aiutava.

‘Santana’ il tono di Brittany suonò molto più dolce di ciò che si aspettava.. molto più dolce di tutta la rabbia che fino a quel momento aveva abitato il suo corpo ‘entriamo in macchina.. inizia a far freddo qui’


Non era una domanda, ne un’imposizione.. voleva solo in qualche modo poter proteggere la ragazza che aveva lì di fronte.

Avrebbe voluto abbracciarla, farle scudo col suo corpo dalla pioggia, imprimerle tutto il suo calore.. ma non poteva.

Santana era lì con lei, ma non c’era.

Chissà dov’era, in quale pensiero si era rinchiusa.. aveva innalzato intorno a sé una barriera che solo Santana stessa avrebbe potuto demolire.


La latina non si muoveva.

Brittany non era neanche sicura che l’avesse ascoltata.

‘San..’ Brittany sollevò con delicatezza il mento della latina per costringerla a guardarla. Tentennò quando incontrò i suoi occhi.


Venne catapultata in quello sguardo smarrito ed anche un po’ esausto, come se avesse appena perso una battaglia.

Brittany non potè fare altro che provare a lenire quel dolore silenzioso con un candido sorriso.

Le accarezzò il volto e le spostò il ciuffo dagli occhi, ormai bagnato e arruffato a causa della pioggia.

‘Andiamo, ti và?’ disse allungando una mano come un gentile invito.


Ci fu un semplice mormorio che a Brittany bastò.

Le prese la mano e l’accompagnò in auto.

La fece sedere dal lato del passeggero anteriore.

Aveva paura che mettendola alla guida in quello stato, potesse compiere qualche stronzata.

Brittany si sedette al posto del guidatore.

Era lì, che la fissava e non riusciva a capire la reazione della latina.

Ed era spaventata.

Santana era lì, rannicchiata nel suo posto, col capo rivolto verso il finestrino e i pensieri chissà dove. Brittany riusciva a scorgere la sua immagine riflessa dallo specchietto laterale. Lo sguardo perso nel vuoto e la fronte leggermente aggrottata.


Non riusciva a capire cosa l’avesse ferita.

In quale momento del suo sfogo, Santana si fosse persa.

Cosa le era arrivato di tutto il suo discorso?

 
‘Tu non sei un gioco ‘

La frase uscì così veloce e labile dalla bocca di Santana che Brittany credette di aver frainteso.

 
‘Tu non sei un gioco’ ripetè Santana con voce più alta guardando Brittany fissa negli occhi.


Stavolta la bionda ne fu sicura, aveva sentito bene.

Santana si voltò con tutto il corpo di scatto verso Brittany.

‘Io non mi diverto con te, okay?!’ disse con veemenza. Gli occhi di Santana erano gelidi, al contrario di quelli di Brittany che ormai era spaventata dalla reazione della latina.

‘Io non mi sto divertendo. Ti sembro una che si sta divertendo?!’ domandò retorica indicandosi.


No, sicuramente in quel momento, il suo corpo, i suoi occhi, non le trasmettevano quello.


‘Brittany, guardami. Io non lo so cosa mi succede quando sto con te. Non lo so caratterizzare, non so dirti se sia bello o brutto, giusto o sbagliato. Io non lo so. Ma di sicuro per me, tu non sei un gioco.

È che per me è strano, okay?!’


Santana si passava freneticamente le mani nei capelli e gesticolava, non sembrava più la ferma e sicura Santana Lopez. Sembrava un groviglio di nodi da districare, e forse, Santana aveva scelto Brittany per scioglierli tutti.


‘Io ti voglio. Ti desidero.

Ma non voglio il tuo corpo, credimi, e la mia pessima fama parla per me. Se voglio solo quello da una donna, non mi faccio scrupoli, vado e me la prendo.

Il punto è che da te non voglio solo sesso. Non ti voglio una sera, o ripetute sere, prima di sparire.

Ti sei mai domandata perché io non mi sia mai avvicinata a te in quel senso?! Perché cercassi sempre qualcosa di diverso dal semplice contatto fisico?!

Ovvio che te lo sei chiesta, ma ovviamente hai scelto di non parlarmene, hai preferito pensare che fosse tutta una tattica della subdola e sadica Santana Lopez. Uno squallido modo per attirarti a me e poi buttarti via. Tipico di me insomma, no?! ‘


Era una domanda retorica quella di Santana, ma nascondeva tanta rabbia. Tanta delusione.


Era ferita da Brittany perché sperava, desiderava con tutta se stessa, che almeno lei non la vedesse così.

In tutto quel tempo aveva provato a dare certezze a Brittany, aveva provato a mostrarle altri lati, ma evidentemente, non ci era riuscita.



‘Ci sono momenti in cui mi sembra che sia realmente interessata a me, che sia pronta per qualcosa che vada oltre il semplice corteggiarsi, cercarsi, punzecchiarsi e altre volte invece.. boh, mi sembra di non interessarle, di essere solo un divertimento per il tempo libero. Mi sembra proprio di rivivere i primi tempi con te!’



Come un fulmine a ciel sereno, le vennero in mente le parole della sua ex.

Stava rifacendo lo stesso giochetto che aveva fatto con Alex.

Ma Brittany non era Alex.

Brittany meritava una Santana migliore di quella che aveva dato ad Alex.


E si sentiva terribilmente ferita. Delusa da se stessa.

‘E invece no, sai?! Cazzo se stavolta no!

Tu sei sexy ed io ti desidero, Dio se ti desidero, ma io non voglio solo questo da te Brittany. Come posso fartelo capire?!

Io ti voglio nella mia vita.

Ti voglio in tutti i modi con cui si possa volere una persona.

Voglio invitarti a cena, magari al cinema, venire a prenderti da scuola e portarti al mare nelle belle giornate di sole. Voglio persino

andare a queste stupide feste con te e sentirmi allo stesso tempo fiera e gelosa della tua bellezza. E tenerti per mano, e prendere a

pugni tutti i cretini viscidi che osano solo avvicinarsi a te. Ma non ci riesco. Perché non so come si fa.


Perché ho paura.’

La latina era sconvolta dalla rapidità con cui il suo cuore si stesse aprendo con Brittany quella sera.

Erano tante le cose da dire, troppi i dubbi da sciogliere, e voleva assolutamente dire tutto. Basta coi pensieri, basta coi silenzi, coi segreti. Basta, era il momento di parlare.


‘ perché tu, Brittany, non sei solo questo- Santana prese una ciocca dei lunghi e biondi capelli di Brittany tra le sue mani e prese ad

attoccigliarla, come aveva fatto tante altre volte mentre parlavano, solo che in quel momento, quello era l’unico contatto che

entrambe potevano sopportare- non sei solo un trofeo da mostrare e proteggere. Tu sei molto di più.

Tu puoi farmi male, Brittany. E lo fai già’


A Brittany le si bloccò il cuore nel petto quando sentì quelle parole, non avrebbe mai voluto fare del male a Santana, non intenzionalmente almeno.


Santana sorrise vedendo l’espressione incredula della bionda.


‘lo fai quando vai via, quando ti arrabbi e mi aggredisci senza voler sentire ragioni. Quando fai la permalosa se ti stuzzico, quando

ridi alle mie smorfie buffe e mi ammazzi con la tua smisurata gentilezza e dolcezza. Lo fai quando mi baci le fossette, quando

assumi l’espressione confusa mentre mi ascolti parlare in spagnolo.

Lo fai in tutti questi momenti, Brittany.

E a me non dispiace.

Mi spiazzi.

Con nessuno mai ho desiderato vivere questi momenti.

Con nessuno mai ho avuto voglia di farmi stravolgere il cuore e le giornate.

Con nessuno mai ho voluto provare la sensazione di leggerezza, di vivere a tre metri dal cielo avendoti accanto.


Ed io non ho armi per ripararmi, per proteggermi da te, dal tuo modo di essere così semplicemente te stessa.

Così vera,così spontanea, così bella che quasi mi sembri un miracolo, perché nulla di così bello potevo aspettarmi dalla vita.

E mi ferisci Brittany, soprattutto quando ti fai mille pensieri su di me e mi tieni fuori, ed esplodi rivangandomi tutto addosso.. ed io..  non so da dove iniziare per difendermi.’



Gli occhi di Santana in quel momento erano indescrivibili.

Brillavano di una luce propria, una luce che forse mai aveva abitato le sue pupille.


In quel momento, lì,c’era la vera Santana Lopez.

Quella Santana per “pochi” che Brittany desiderava conoscere dal primo momento.


 
La confessione di Santana era tutta lì.


Non c’era più nulla da dire. Tutte le carte erano state svelate sul tavolo e la latina non era mai stata meglio in vita sua.

Finalmente si era aperta a Brittany.

Santana tutto si aspettava, tranne quello che accadde in quell’auto nel giro di pochi istanti.

Si accorse solo che improvvisamente il suo volto si era voltato di scatto, ma non per sua volontà, e poi un corpo caldo e profumato l’aveva ricoperta.


Brittany le aveva dato uno schiaffo e subito dopo l’aveva stretta a sé in un abbraccio che valeva molto più di mille parole, molto più di un bacio.. anche se Santana doveva ammetterlo, sperava in un bacio appassionato di riconciliazione.. ma anche quello andava bene.



Andava bene qualsiasi cosa avrebbe fatto Brittany a patto che rimanesse nella sua vita.

 
Rimasero così strette, una ancorata all’altra, per un tempo interminabile, eppure entrambe non riuscivano a trovare la forza di staccarsi.


Brittany sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa a Santana, farle capire che il suo discorso non erano semplici parole, che aveva assorbito ogni cosa, le era entrato tutto dentro e adesso faceva tesoro delle paure di Santana.

Non poteva dirle nulla.

Le uniche rassicurazioni sarebbero arrivate poi, con i fatti, Brittany ne era sicura.

In quel momento,non poteva fare altro che lasciarsi andare alle dolci carezze di Santana e sperare che quella sfuriata avesse messo finalmente un punto al loro passato, ma soprattutto, rappresentasse una base per ripartire insieme.

Una cosa era certa, entrambe volevano vievrsi. Ed entrambe avrebbero lavorato affinchè ciò si realizzasse.


D’improvviso sentì un brivido percorrerle la pelle.


Comprese che non era lei, ma Santana.


Si allontanò di poco e si accorse che la latina stava tremando.

C’era da aspettarselo,con tutta quell’acqua che si era presa sicuramente si era beccata un raffreddore.

Subito Brittany mise in moto ed accese l’aria calda in macchina.

Si tolse il giubbino che prima le era stato prestato e lo usò per coprire la latina.


Si avvicinò a Santana e le lasciò un delicato bacio a fior di labbra.

Le sorrise.


‘Andiamo a casa?’


Santana annui ricambiando il sorriso.


Brittany fece una piccola inversione di marcia e si preparò a lasciarsi alle spalle il luogo che,per quella sera, era stato il palcoscenico delle loro rivelazioni.




































******************************************************************************

Casa Nickelson- vialetto d'uscita
Ore 02:40




'Ehi Puckerman, ti serve un passaggio?' 

'Solo se posso approfittare, signorina Fabray!' 













Friaria's corner

Salveeeeeee guysssss!!

Come sono andate queste vacanze di Pasqua?? Mangiata tanta cioccolata???

Spero vi siate ricaricati un po' prima di leggere perchè sinceramente, questo litigio ha un po' sfinito anche me.

Non si sono risparmiate su niente le nostre due protagoniste preferite, eh?!

Speriamo che da qui in poi vada tutto liscio!!

Ah, piccola sorpresa per i mie amici Quick,tranquilli.. non mi sono dimenticata di voi!
Spero che il colpo di scena sia stato gradito ;)


Ci sentiamo al prossimo aggiornamento, nel frattempo sono curiosa di leggere le vostre opinioni su questo nuovo capitolo!


Vi voglio bene!
Bacioni :* 
F.

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Capitolo 15
*** A Very Good Morning ***


Sabato mattina

Ore 8:00


 
Lievi raggi di sole filtravano dalla finestra e illuminavano la stanza buia e silenziosa.
 
Intuisco che sia finalmente mattina, ma è sabato, e il sabato non si va a scuola, non ci sono allenamenti.. quindi si può poltrire ancora un altro po’.

E poi ieri.. ieri è stata una giornata lunga.. intensa.. sfibrante.

 
Penso a ieri sera e il mio cervello si attiva.

Ecco! Sicuramente adesso non avrò altre chance per dormire.


 
Penso a ieri sera ed anche il mio cuore si attiva.

E sorrido.

 
 
Sento un leggero brusio.

Mi volto nel letto e finalmente trovo la causa di quel tremore.

È il mio telefono.

Un nuovo messaggio da leggere, segna il display.

Riesco, ad occhi semichiusi anche ad intravedere l’orario.


Sono le 08.15
 

Mi domando chi mandi messaggi a quest’ora del mattino. Per di più di sabato.

In realtà mi viene in mente solo una persona.. e vorrei tanto fosse lei.

Ma sarebbe chiedere troppo.
 


Mi rigiro dall’altro lato del letto.

È ancora troppo presto per ricevere delusioni stamattina.

Ho solo tanta voglia di chiudere gli occhi e bearmi dei ricordi della notte appena trascorsa.


 
Penso alle tragiche premesse.. e a come poi la serata si sia evoluta inaspettatamente nel più bello dei modi.

 
E mi viene da sorridere ancora di più.

 
Abbraccio forte il cuscino e vi soffoco all’interno un leggero gridolio perché non riesco a non manifestare la gioia che, adesso, pervade tutto il mio corpo.
 

Un altro brusio.

Mi volto di nuovo verso il telefono.


 
“2 messaggi non letti” annuncia il display.
 

Mi decido a sbloccare e a visualizzare perché adesso la curiosità mi sta mangiando.

Però non voglio vedere.

E se non dovessero essere suoi?


Vabbè, fa niente, l’importante è che non sia qualche stupido messaggio di avviso di inizio saldi in qualche boutique.. d’altronde è anche periodo..

Ma potrebbe anche non essere così..


 
Okay. Basta.

LEGGO.
 


 
Adesso quasi fatico a respirare.

Non può essere, avrò letto male il mittente…

Strizzo bene gli occhi e rileggo
 


No. Non ho letto male.

Allora forse mi sarò immaginata il contenuto dei messaggi.

 Rileggo.
 


“Mi sono appena svegliato.. e sto pensando a te”

“ps. Buongiorno piccola “




 
‘’Siiiiiiiiiiiiiiiiiii!!’’ urlo dalla gioia e di colpo mi alzo saltellante sul letto per esultare.

 
‘’Quinn? Tutto bene?’’ è mia madre dal piano di sotto che mi chiama.


Ops! Forse avrò fatto un po’ troppo rumore.

 
“Si mamma’’ urlo per farmi sentire ‘Tranquilla, va tutto benone’

E in quella risposta, mia madre non può saperlo, ma c’è molto più di una semplice rassicurazione alla sua domanda.
 

Non riesco a smettere di saltare.. e gridare.. e sorridere.

E mi sento come Brittany ad ogni Natale, in fila coi bimbi per sedersi sulle gambe di “Babbo Natale” per esprimere  i suoi desideri.
 

Ma questo è anche meglio.

Perché stavolta Babbo Natale è venuto da me, non viceversa.

E il mio desiderio si è avverato ancor prima che avessi il tempo di esprimerlo.

 
Anche stavolta, Puckerman, mi hai stupita.


 
‘Buongiorno a te.. che con un semplice messaggio mi hai fatto iniziare bene la giornata’
 

Sono indecisa se rispondergli così.. mi sembra un po’ troppo esagerato
Ma lui si è sbilanciato molto nei miei confronti, quindi è giusto ricambiare.

 
Invio

 
Pochi secondi dopo arriva la risposta.


‘potrei anche rendertela migliore..’
 

Immediatamente segue un altro messaggio

 
‘oggi pomeriggio ti va di vederci?’


 
Oh. Mio. Dio.

La bocca letteralmente mi  si spalanca fino a toccare il pavimento.

Gli occhi ancora più increduli di ciò che leggono.

 
E me lo domandi anche?!

Ma è ovvio che si!

Dio, muoio dalla voglia di vederti.

E di baciarti.

E sentire il calore della tua pelle.

E il profumo dei tuoi vestiti impresso nei miei.

E vedere il tuo sorrisetto sadico.

E la tua buffa cresta.

 
E..  mi devo dare una calmata!!


 
Okay, Quinn, respira.

È solo un appuntamento, ne hai già avuti tanti prima.

Certo, non si trattava di Noah Puckerman prima.. ma comunque è un ragazzo

Cioè.. è il ragazzo per cui sbavi dal secondo anno di liceo

E adesso ti sta chiedendo di uscire

E tu non hai fatto nulla per farti notare, o altro

È lui che ti vuole.

È lui che ti ha cercato anche ieri sera.

È lui che ti ha accompagnata a casa.. beh tecnicamente la macchina era tua..

Ma che importa, ti ha accompagnata a casa e ti ha lasciata sotto il porticato con il bacio della buona notte

E poi se l’è fatta a piedi fino a casa di Santana per non crearti disturbo..

 
Ma comunque,è sempre un ragazzo come altri..

E quindi merita una risposta come quelle degli altri ragazzi..

 
‘mmh.. avrei un impegno, ti faccio sapere se mi lib-
 

Oooh ma chi voglio prendere in giro!!

Con lui non riuscirò mai a fare quella che se la tira

Mi piace troppo per giocare a farsi desiderare.

Io non voglio perdere tempo!

Io lo voglio adesso.

Subito.

 
‘ che ne dici invece di andare a fare colazione insieme?’


E il tuo cervello digita e invia prima che tu possa anche solo realizzare la proposta che gli hai appena fatto.

Ecco, adesso sicuramente si tirerà indietro.

Non si fanno gesti così avventati con i ragazzi Quinn, lo sai!

Poi si credono di avere il coltello dalla parte del manico e ti fanno penare.


 
Dio


‘Speriamo non mi tiri un bidone. Speriamo non mi tiri un bidone. Speriamo non mi tiri un bidone.’Recita ad alta voce come un mantra mentre attende una risposta.


Forse qualche buon dio lassù mi ascolterà e mi darà una gioia.


 
Sento di nuovo una vibrazione.

Ha risposto.

Leggo l’anteprima del messaggio dal display e già inizia male


‘ho delle commissioni da fare’ così inizia.

Ecco.

Merda.

Lo sapevo.

L’euforia e l’adrenalina che avevo in circolo è magicamente scomparsa ed ha lasciato il posto ad un forte senso di sconforto.
Ecco la prima delusione della giornata, e sono sveglia neanche da un’ora.

 
Mi faccio forza ed apro il messaggio. Di certo non potrò lasciarlo lì in eterno senza leggerlo.

 
‘ho delle commissiono da fare stamattina, altrimenti Santana m’ammazza.
Passo a prenderti per le 10:30?’

 

Diavolo Puckerman! Stamattina mi vuoi morta o cosa?!

 
‘Per me è perfetto, non vorrei farti fare le cose con ansia però..’


Rispondo preoccupata del fatto che possa fare le cose frettolosamente a causa mia e creargli dei problemi..
 

*tzz*

Altra vibrazione

Potrei farci addirittura l’abitudine

‘Non ti preoccupare.. anzi, sei anche un incentivo per darmi una mossa e alzarmi!
A dopo!’



 
Wow.. lasciarsi sfuggire che è ancora a letto e mi ha scritto è peggio di ammettere che il suo primo pensiero di stamattina sia stata io!

Dio, potrei iniziare a svolazzare da un momento all’altro tanto il mio cuore è felice.


‘Ti attendo.
A dopo’

 

Forse se gli avessi fatto una dichiarazione d’amore, sarei stata meno diretta

Ma non riesco a contenere quest’euforia che mi parte dal petto e arriva dritta ai tasti del telefono.

Ora viene il difficile però..

Cosa mi metto?!

Uff!

Perché per gli uomini deve essere sempre più semplice?!

Un paio di jeans stracciati, una maglietta o una polo ed è andata

Noi donne, no!

se ci vestissimo con un semplice paio di jeans ed una maglia, risulteremmo scialbe e poco attraenti

se invece osi, rischi di dare l’impressione di una “facile” e quindi l’intero incontro sarà finalizzato ad un’unica cosa.

Anche se poi, tutto è sempre finalizzato a quell’unica cosa.

Non che non sia interessata anche io a quello.. specialmente con Puckerman

Però.. un po’ di sana curiosità e di genuino interesse, almeno al primo appuntamento, non guasterebbero..

 
FABRAY, PRONTOOOOO?!

MA TI SEMBRA IL MOMENTO DI FARE FILOSOFIA SOCIALE IN QUESTO MOMENTO?!

CONCENTRTI!!!
 

Grazie vocina interiore, meno male che esisti!

Mettiamoci all’opera!

 



 
SANTANA’S PROV

Casa Lopez

Sabato mattina

 
 
Quella mattina Santana si era svegliata molto presto, nonostante la notte precedente avesse fatto molto tardi.

Erano le 7:00 ed era già attiva mentalmente, ma non si sentiva stanca o assonnata, anzi, si sentiva ricca di energie.

Dopo la sfuriata della sera precedente, si sentiva svuotata di tutte le ansie e le paure.

Poteva finalmente ripartire da zero con Brittany.

Pensò che a lavoro non avrebbe dovuto presentarsi prima delle 9:30, quindi aveva un sacco di tempo a disposizione.

Le balenò un’idea in testa.

Si alzò e corse in bagno per una bella doccia rinfrescante

Fece attenzione a non fare troppo rumore, dato che ieri quando si addormentò, Noah ancora doveva fare ritorno.. ed era abbastanza tardi
 
Chissà che avrà combinato anche lui..

 
Andò in cucina, preparò un post-it sul frigo per Noah su cui lo assicurava che stesse bene e che era uscita presto quella mattina portando Lucy con sé..

Gli raccomandò di lasciare casa ordinata e di venirsi a riprendere Lucy al locale, ma soprattutto di andare a comprare qualcosa di commestibile visto che da quando era arrivato, aveva letteralmente svuotato il frigo.

Erano rimaste solo le scatolette di Lucy!

 
A volte Santana si sentiva un po’ buffa nel fargli le raccomandazioni sui post-it.. ma quello era il loro modo di darsi il buongiorno quando convivevano.

Era un’abitudine che sia San che Puck avevano preso dalla signora Puckerman.

La madre di Puck lavorava in orari improponibili per una madre

Scendeva la mattina presto, prima che i ragazzi di svegliassero o a volte poco prima che loro tornassero da scuola, quindi era difficile per loro comunicare.


Alcuni post-it erano divertenti oltre che minacciosi, tanto che Santana li aveva conservati gelosamente.


 
Infine Santana prese le chiavi della macchina, il guinzaglio di Lucy e ripassò l’ultima volta nella stanza di Noah per accertarsi che stesse ancora dormendo e che non avesse bisogno di nulla.

Con un fischio leggero chiamò Lucy che tutta felice e scodinzolante andò incontro alla padroncina per uscire.

 
 
Dopo una veloce passeggiata al parco vicino casa, Santana si infilò in auto.

“Allora Lucy, stamattina usciamo in missione segreta, voglio fare una sorpresa a Brittany – affermò al cane- ma ora non credo sia più una buona idea..

Primo è sabato mattina e sicuramente starà ancora dormendo..

Secondo.. dolce o salato?! Cioccolato o crema?! Caffè o succo di frutta?! Quali sono i suoi gusti?!

Oddio! Non so praticamente nulla!”

Santana disperata osservava Lucy in cerca di soluzioni.

Lucy per tutta risposta abbagliò  un paio di volte..

D’altronde era un cane, che poteva mai fare?!
 

“Hai ragione Lucy, le prenderò uno di tutto, qualcosa dovrà pur piacerle!

E per svegliarla.. beh busserò più forte il campanello!”

Santana felice dell’illuminazione avuta, abbracciò il cane.

“Grazie, sei una vera amica!”

Lucy, ignara di tutto, emise un breve mugolio felice per le coccole della sua padroncina.


 
“Oh, hai ragione Lucy! Ci vogliono dei fiori per completare tutto.

Ah.. se non ci fossi tu!

Dai, ora basta coccole, mettiamoci a lavoro che non abbiamo poi così tanto tempo”


 
Santana diede una rapida occhiata all’orario.

Erano quasi le 8:00

Mierda!

 
Mise in moto il suo gioiellino e si diresse verso una buona pasticceria

Voleva farle una sorpresa come si deve, nessuna schifezza da bar a portar via.

Necessitava un nuovo inizio col botto!

 
Si fece fare una bella confezione a forma di cuore e la fece riempire fino a scoppiare.

Due pizzette, due cornetti uno a cioccolato e l’altro crema e amarena, (l’ultimo era il suo preferito, ed in cuor suo, sperava che a Brittany non piacesse o almeno, tra tante prelibatezze, la ragazza  scegliesse altro!) caffèlatte, suco di frutta, delle graffe e fece ricoprire il tutto con caramelle e cioccolatini.

Fortuna che aveva da poco preso lo stipendio e poteva permettersi tutta quella roba.

Pagò tutto e si fece regalare un bigliettino bianco da lasciare sulla scatola.
 

Passò dal fioraio ed era davvero indecisa sul fiore da prendere.

In realtà voleva prenderle una rosa.. ma prima di tutto era un fiore fuori periodo e poi una rosa era troppo impegnativa.

Voleva farle una sorpresa.. non una dichiarazione d’amore eterno!

 
Optò per un semplice gelsomino bianco..

Le dava l’idea della purezza e della leggerezza.. le stesse sensazioni che le donava Brittany.



 
Erano le 8:13 e Santana era ferma lì, fuori casa di Brittany con la scatola della colazione, il bigliettino e il gelsomino, completamente pietrificata.
 
D’un tratto, nulla le sembrava una buona idea.

Non aveva il coraggio di bussare il campanello, si vergognava da morire.

E poi cosa le avrebbe detto una volta aperto la porta.

No, no. Doveva trovare un escamotage e anche alla svelta!

 
Si ricordò improvvisamente di una cosa .

 
Incastrò il bigliettino preso in pasticceria tra i nastri della confezione, posò la scatola fuori la porta abbastanza lontano dall’uscio della porta così che Brittany non vi inciampasse aprendo la porta.

Incastrò il gelsomino nel collare di Lucy e le indicò di suonare il campanello con le zampette mentre lei correva a nascondersi dietro il porticato di casa Pierce. Da lì poteva osservare la scena senza rischiare di essere vista.

 
Vide Lucy prendere una piccola rincorsa e poi , con la zampetta destra anteriore, suonare il campanello.

 
Oh, vi starete giustamente domandando per quale assurdo motivo un cane abbia imparato a suonare il campanello..

La risposta è molto semplice

Noah Puckerman, quel disgraziato.

 
“Noah, non capisco.. perché un cane dovrebbe imparare a suonare campanelli di casa?! Non andrà mica in giro a fare scherzi stupidi alla gente.. o consegne a domicilio!!” rise sarcastica Santana.

“Fidati di me, Santana. L’ho visto fare da un tizio su YouTube.. non è difficile, e poi ci tornerà utile, vedrai!”

“Va bene, fa come vuoi, ma se mi rovina l’ingresso, me lo ripaghi tu!”

“Non si rovinerà nulla, non ti preoccupare. Ma hai la mia parola che lo aggiusterò con le mie mani semmai dovesse graffiarsi”


 
Si, come no! Infatti  sulla porta ci sono ancora i segni delle unghiette di Lucy.. che uomo di parola!

 
Santana si appuntò mentalmente di rinfacciare quella vicenda a Puck nel momento più opportuno e poi tornò a concentrarsi sulla porta di casa Pierce che si stava finalmente aprendo, rivelando una magnifica figura bionda e slanciata che si stritolava gli occhi ancora assonnata.


La vide guardarsi intorno con aria sospetta, poi abbassare lo sguardo richiamata da Lucy e finalmente.. sorridere.

 
Brittany s’inginocchiò per coccolare Lucy e toglierle il fiore dal collare.

Accarezzò quel fiore come se fosse la cosa più delicata al mondo..

Lo portò al naso per sentirne il fresco profumo e si guardò intorno in cerca di qualcosa.. per la precisione.. qualcuno.

 
Notò invece una confezione a forma di cuore con un bigliettino scritto a mano con una grafia impeccabile


 
Ad un nuovo inizio di ‘Buongiorno’ speciali
 



Santana vide Brittany aprirsi in un sorriso meraviglioso.

Era sicura che avesse capiti la sua intenzione.

 
Era da un po’ che Santana non aveva qualcuna a cui augurare il buongiorno appena sveglia, o la buona notte prima di andare a dormire, qualcuna a cui dedicare i suoi pensieri durante le ore del giorno..


E voleva che quel qualcuno, finalmente, fosse Brittany

 
Brittany si rialzò ad iniziò a cercare con lo sguardo Santana.. e come se ne avesse percepito la presenza, gli occhi di Brittany si posarono sul punto in cui Santana si era nascosta.

 
Il cuore di Santana cominciò a battere di diverse frequenze sopra la normale e le gambe sembravano non riuscire più a reggere il suo peso durante il tragitto verso Brittany.

Ad ogni passo sentiva l’adrenalina scorrerle nelle vene, una strana gioia pervaderle il cuore ed insoliti brividi partire dal ventre e divagarsi lungo tutto il suo corpo
 

Si fermò ai piedi dei 3 gradini che precedevano il porticato, quasi per chiedere il permesso alla padrona di casa.

Non sapeva che fare, come comportarsi.. a tutto il ‘post-sorpresa’ non aveva pensato.

L’unica cosa che riusciva a fare era rispondere al sorriso contagioso di Brittany .

 
“Ehi” infine le uscì dalla bocca come un sussurro

“Ehi..” rispose Brittany che improvvisamente arrossì “Grazie”
 

Santana la osservò.

Era uno spettacolo anche di prima mattina.

Aveva i capelli un po’ in disordine, le lentiggini accentuate dai pochi raggi di sole che quella mattina illuminavano la città.

Il volto senza un filo di trucco e quegli occhi che sembravano ancora più grandi e azzurri

 
Santana rimase senza fiato.
 

“Ti va di entrare?” domandò Brittany un po’ indecisa su come comportarsi.

Era una situazione strana per entrambe, ma l’invito rassicurò molto Santana, dandole la spinta che le serviva per rompere il momento d’imbarazzo.

 
“Certo, ho portato anche la colazione” disse indicando la scatola che giaceva ancora sul pavimento “Spero di aver indovinato i gusti!” le disse facendole l’occhiolino.

Salì i gradini ed una volta superata la figura di Brittany, si abbassò lentamente nel raccogliere la loro colazione.

Cercò di essere il più naturalmente sexy.

Seppur era di schiena, avvertiva lo sguardo attento di Brittany sui suoi movimenti.

“Vieni Lucy” disse alla sua amica a quattro zampe, dirigendosi in casa alla ricerca di un posto sicuro dove posare la confezione.

 
Brittany attese ancora pochi istanti fuori casa prima di entrare, forse anche le sue gambe avevano smesso di funzionare.

Prese un bel respiro e si decise ad entrare e a chiudere la porta di casa.

A quel punto Santana non resistette più.

La contrastò col suo corpo, incastrandola alla porta ormai chiusa.

Appoggiò entrambe le mani alla porta per sostenersi, all’altezza del viso di Brittany.

Indugiò un attimo vedendo lo sguardo confuso della bionda che faticava a rendersi conto di cosa fosse appena successo.

 
La vide poi rasserenarsi ed intuì che quello era il momento giusto.

 
Congiunse le loro labbra in un delicato.. lento.. ma tanto desiderato bacio.

 
In quel momento, Santana accantonò ogni pensiero.

 
La festa.. la lite della sera prima.. Lucy.. la colazione

Ormai non pensava più a nulla se non alla splendida ragazza che aveva tra le braccia.

 
Era lì, ad indugiare ancora una volta sulle soffici e sottili labbra di Brittany.. e nulla sembrava più perfetto.. o giusto.

 
Santana si staccò accarezzando col naso la guancia un po’ arrossata di Brittany.

 
“Buongiorno piccola” le sussurrò sulle labbra “Ti va di fare colazione insieme?”

 
Brittany sorrise ma sembrò dover riflettere sulla proposta di Santana

“Mmmh..” strizzò leggermente gli occhi e arricciò le labbra nella sua tipica espressione pensierosa.. “magari dopo” sorrise maliziosa e si rituffò sulle labbra di Santana che sperava in una risposta simile.

 
Nulla più bello di un nuovo inizio con un “buongiorno” così

 
 
 
 
PUCK’S PROV

Casa Lopez

Ore 10:00

 
“Ecco sistemata anche l’ultima busta della spesa nel frigo.. era veramente vuoto, non ricordavo di aver mangiato così tanto!” si passò una mano sulla cresta chiudendo la porta del frigo.

Diede un rapido sguardo all’orologio in cucina

Diavolo! Sono già le 10!

Non posso essere in ritardo al primo appuntamento!

 
Corse in bagno per dare un’ultima acconciata alla cresta, si riempì di profumo ed uscì di casa.

Si diresse nel garage di casa Lopez nella speranza di trovarla ancora lì e funzionante.

Aprì la serranda e gli si illuminarono gli occhi.

Lì, nel garage, sotto un telo che copriva la sua bellezza, si nascondeva il “giocattolo” più bello della sua adolescenza.

Una Harley Davidson 1340 datata 1994 rossa fiammante.

Il vicino di casa di Puck, il signor Bob l’aveva ceduta a Santana e Puck poco prima del suo trasloco con la promessa che i due ragazzi avrebbero dovuto sudarsela.

Il signor Bob era un po’ come lo zio figo per Santana e Puck.

Quando la signora Puckerman lavorava, lui teneva d’occhio i due ragazzini

Li portava in giro al parco, sulle giostre, al cinema

Aveva insegnato loro ad andare in bici e sullo skate,gli aveva offerto il primo sigaro, li aveva riportati a casa dopo la prima sbronza.. anche se praticamente era stato proprio lui ad offrirgli gli alcolici

Gli aveva insegnato a trattare bene una donna, bisognava farla sentire speciale, cosicché quando avrebbero incontrato la persona giusta, non avrebbero fatto cazzate.. come lui con l’amore della sua vita.

Non aveva mai avuto problemi con l’omosessualità di Santana.

Bob era di larghe vedute e non aveva pregiudizi, poco gli importava con chi andavi a letto, l’importante era proteggersi ed avere un buon orgasmo
La filosofia di vita di Bob era molto spicciola: buon sesso, sigari cubani e whisky..  ma non era un uomo cattivo.

Aveva amato un’unica donna nella sua vita, alla follia, ma non era stato capace di compiere il grande passo per lei, così, dopo averla persa non ha amato più

Se ne andava in giro con la sua Harley Davidson per le stradine di Lima con quell’aria da uomo vissuto, lo sguardo vispo e attento
Aveva cresciuto Puck e Santana come se realmente ci fosse stato un legame di sangue a tenerli uniti e quando si rese conto che ormai non aveva più nulla da dargli, andò via.

Come regalo d’addio, la sua ‘dama da compagnia’ , la sua favolosa moto.
E da allora, Santana e Puck la tenevano quasi come una reliquia.
 

 
Puck sollevò il telone e salì in sella.

Chiuse gli occhi e mise in moto.

Quel rumore lo riportò indietro nel tempo alle prime volte che aveva provato a guidarla

A Bob che gli urlava di non essere rude, poiché stava cavalcando una vera donna e con le donne non bisogna commettere l’errore di essere cafoni, o si rischia di cadere male.

Sentì il profumo di benzina riempirgli i polmoni e ripensò a quando lui e Santana fecero il primo cambio d’olio da soli.. si ritrovarono tutti unti, sporchi e senz’olio nel motore.. ma con le mascelle doloranti dalle troppe risate, e quello era l’importante.

Ed era deciso ad avere anche un bel ricordo di Quinn Fabray su quella moto.

Sentiva che lei era quella giusta, quella che meritava

Quella che da ricordare ogni volta che avrebbe messo in moto.

 
Sorrise

Inviò un messaggio a Quinn avvisandola del suo arrivo

Prese due caschi e partì.





























Friaria's corner


Eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeehi! Sono finalmente tornata! Spero non abbiate sentito troppo la mia mancanza! 
Mi sono silenziata per un po', lo so, ma ora ho la giusta carica per dare alla storia la svolta che merita


Spero che questo nuovo capitolo vi convinca che continuare a leggere questa fanfic è la cosa più giusta.


Datemi ancora un po' di fiducia


Aspetto di sapere le vostre opinioni
Al prossimo aggiornamento
Baci
F. :*

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