Bad selection

di Tyrannosaurus Meg
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo primo: Distanza. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Note autore: Salve, benvenuti nella mia prima fan fiction. Esatto, è la prima, quindi non mi sento particolarmente esperta in questo campo; in genere faccio la roler, e vi assicuro che è molto diverso. Ho provato molto spesso a scrivere una fan fiction, ma mi sono sempre fermata al primo capitolo. Ed è per questo che questa volta ho deciso di scriverne un paio prima di pubblicare, e spero vivamente di farlo perché ci tengo molto a questa storia, mi sta venendo bene per la prima volta in vita mia. Chiaramente posterò il primo capitolo il prima possibile visto che il prologo è poco chiaro, e rivela davvero poco di trama e quant'altro, ma andando avanti si capirà molto meglio. 

Disclaimer: Pokémon non mi appartiene purtroppo, altrimenti avrei cambiato molte cose per quanto riguarda le coppie (non i personaggi pff) seppur io ami sia anime, che manga, che giochi in tutto e per tutto.





- PROLOGO.

Fin dalla tenera età gli era stato detto di non dire bugie: 'la verità é qualcosa di talmente puro, che mai potrebbe portare a qualcosa di negativo'; era una frase che aveva una volta detto una sua compagna di classe dell'asilo, la cui a sua volta l'aveva sentita da una madre che aveva tentato forse di inculcarle una filosofia illusoria, o semplicemente l'aveva letto in qualche stupido libro. Ma era comprensibile dire una cosa simile perché chi, di grazia, oserebbe dire che la verità può portare a qualcosa di negativo? E non solamente questo, ma può letteralmente infliggere le più grandi ferite che un essere umano possa ricevere nella propria breve esistenza.

Egli non era ancora a conoscenza di come la verità potesse tirar fuori il peggio delle persone, era ancora convinto che qualunque essa fosse potesse venir accettata, persino quella che cercava da nascondere da tempo persino da se stesso. E fu per questo che decise di rivelarla quando si sentì di farlo, ma quello che ne seguì non era stato esattamente ciò che si era aspettato.

L'orrore era qualcosa che credeva non avrebbe mai potuto vedere nello sguardo di nessuno, o perlomeno rivolto alla sua persona, ed ora che poteva percepire quella sensazione fendergli le membra, non aveva la più pallida idea di come reagire ad essa. Non poteva sostenere quello sguardo carico di odio, ferito, tale solamente per mano sua, e sua soltanto. 

«sei disgustoso» fuoriuscì solamente dalle sue rosee labbra, che un attimo prima erano tese e sigillate, come se avessero tentato di trattenere un fiume di parole che probabilmente mai sarebbero state dette; seppur bastarono quelle due soltanto a farlo sentire rivoltante. 

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Capitolo 2
*** Capitolo primo: Distanza. ***


Note autore: Come promesso ecco il primo capitolo, decisamente più lungo del prologo. So bene che praticamente tutti sanno all'incirca cosa sia successo prima della stagione di XYZ, sentivo solo il bisogno di marcare il rapporto che c'è tra i due personaggi principali secondo la mia opinione; ho cercato un paio di cose sull'infanzia di Satoshi, ma su Shigeru non ho trovato molto quindi ho bellamente inventato. Ringrazio chiunque abbia dato anche solo un'occhiata alla mia acerbissima fan fiction, spero non sia banale e che non vi annoi, perchè rimane sempre qualcosa che non mi convince, ma penso accada a qualunque autore LOL anyway buona lettura :3

Disclaimer: Come precedentemente detto, e mio malgrado, Pokémon non mi appartiene, ma i diritti sono tutti di Satoshi Tajiri.


- I. DISTANZA.

Satoshi e Shigeru si conobbero molto probabilmente nei loro primi due anni di vita, seppur non vi era molta comunicazione a parte forse qualche mugolio senza senso o semplice contatto corporeo del tutto innocente. Non avevano idea di quando, come fu e cosa accadde la prima volta che si incontrarono, sapevano solo che l'uno senza l'altro non potevano esistere, come se fosse una necessità che le loro vite collimassero. Nonostante questo non si poteva dire in alcun modo che il loro rapporto fosse rose e fiori, al contrario fin dalla prima occasione non mancarono calci, pugni ed insulti gratuiti -sempre con un tono molto infantile a dir si voglia- ed era quasi sempre Satoshi a perdere per primo il controllo, piuttosto che l'altro, Shigeru, che preferiva mostrare il proprio disappunto ignorando, piuttosto che venire alle mani. Pareva quasi che non si sopportassero affatto, come se assieme rappresentassero la divergenza in se, in quanto caratteri ed atteggiamenti del tutto opposti. Ciò che uno faceva, l'altro non si sognava neppure di fare, e viceversa.

Nonostante questo, quando non litigavano, i due pargoli parevano apprezzare moltissimo l'uno la presenza dell'altro, talmente tanto che rimanevano ore a parlare, a giocare, ad esplorare la foresta nei dintorni di Masara town; la notte spesso uscivano di nascosto e guardavano le stelle, parlando dei propri sogni; soprattutto Satoshi, il quale raccontava di voler diventare un maestro di Pokémon, mentre Shigeru rimaneva a guardarlo affascinato e chiedendosi se volesse lo stesso. Invidiava il migliore amico per il suo sogno, tanto da volerne uno anche lui stesso, seppur l'unico che gli varcasse la mente fosse rimanere per sempre con il corvino.

Crescendo purtroppo qualcosa cambiò: si separarono, e nessuno dei due sapeva il motivo. Probabilmente perché andavano in scuole differenti: Shigeru frequentava quella a Tokiwa City, che distanziava ben due ore dalla loro città natale, cosicché non potevano vedersi per molto tempo durante il giorno. Satoshi aveva anche dei problemi con alcuni compagni che lo maltrattavano, avendo quindi fin troppo a cui pensare, piuttosto che al suo amico d'infanzia.

E poi accadde una sera, i genitori del castano morirono per mano del loro stesso lavoro, ovvero un'esplosione nel loro laboratorio. Sua sorella Nanami in quel periodo partì per diventare allenatrice, senza neppure salutare e senza mai dare notizie di sé. Nessuno la vide da quel giorno. Shigeru si sentiva solo, ma percepiva questa solitudine come meritata, come se fosse tutta sua la colpa, quindi la assecondò. E lo stesso fece Satoshi.

Ovviamente Masara town non era una grande città, incontrarsi era inevitabile, seppur quelle rare volte tra i due non vi furono altro che rivalità. La verità era che volevano l'uno la vicinanza dell'altro, ma l'orgoglio metteva ad entrambi i bastoni tra le ruote. Fu così che trovarono un compromesso: non erano più famiglia, non erano più amici; erano rivali.

Dopo la partenza per il viaggio di formazione per diventare allenatori, le loro strade cominciarono ad incrociarsi molto più spesso di quanto avrebbero voluto; i loro incontri erano pieni di diverbi inutili: Shigeru faceva sfoggio del proprio talento e delle proprie cheerleader, le quali suo zio aveva ingaggiato per viaggiare al meglio, con tanto di corvette rossa fiammante ed autista di bell'aspetto; ovviamente Satoshi lo trovava alquanto vomitevole, e non mancava di affermarlo, seppur col passare del tempo i due parevano quasi apprezzare questo riavvicinamento inaspettato dopo tanti anni di odio inutile, che neppure si poteva definire come tale. Era semplicemente competizione. Durante il loro soggiorno a Johto i due parvero riacquistare un rapporto a lungo dimenticato, non privo di litigate in vero, ma di certo molto più amichevole; e proprio in quello stesso anno Shigeru si rese conto che non aveva alcun sogno, od obbiettivo. Era stato talmente ossessionato da Satoshi che senza neppure accorgersene aveva tentato di portarglielo via, forse per quel lasso di tempo in cui aveva creduto di detestarlo, ma ora che i loro rapporti erano migliorati notevolmente si era ritrovato a pensare a cosa volesse veramente, e ciò non includeva affatto il diventare maestro di pokèmon. Forse il suo subconscio lo aveva portato al voler riavvicinarsi al proprio amico d'infanzia, ed ora che l'aveva fatto poteva finalmente concentrarsi su se stesso.

Decise di diventare un ricercatore, come suo nonno, nonostante questo lo avrebbe portato a non rivedere molto presto il proprio rivale, che ora non sapeva più neppure come definire. Satoshi cominciò a viaggiare per Hoenn, Shigeru si stabilì a Sayda Island. Almeno finché quest'ultimo non decise di viaggiare per varie regioni per osservare i pokémon preistorici nel loro habitat naturale, cosa che lo riportò a vedere Satoshi un paio di volte nella regione di Sinnoh, seppur per breve tempo. Ritrovarsi era per entrambi così nostalgico, ed era un vero peccato che in quel momenti accadesse sempre qualcosa di spiacevole per colpa di vari ladri di pokémon non graditi. Soprattutto perché dopo Aver lasciato la regione, i due ragazzi non si rividero per ben tre anni, tre lunghi anni che portarono i due a non saper nuovamente definire il loro rapporto. Erano amici? Conoscenti? Dopo tanto tempo, in cui a malapena si telefonarono o ebbero qualche notizia da Okido-sensei e la madre di Satoshi, che sapevano ben poco di cosa combinassero i loro generi. Chissà come avrebbero reagito i due nel rivedersi.

Shigeru pensava di tanto in tanto a Satoshi, sperando vivamente che egli avrebbe fatto lo stesso con lui. Gli mancava, terribilmente, anche se non lo disse mai a nessuno. "Sarebbe comunque inutile" si diceva facendo spallucce, perché Il corvino si trovava fin troppo lontano da lui, con qualche suo amico pescato chissà dove, ed il moretto -per quanto lo desiderasse- non poteva lasciare il suo lavoro e non poteva disturbare il viaggio del proprio migliore amico.

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Era da circa una settimana che Shigeru lavorava ininterrottamente, dormendo per si e no quattro ore a notte, palesemente sovreccitato da caffeina ed orari di lavoro massacranti di cui a malapena un quarto d'ora veniva usata per rilassarsi e riposarsi; anche se provava a chiudere gli occhi, la sua mente rimaneva attiva, ed una voce interiore continuava a ripetergli di finire quel dannato progetto. Sia Kenji che Okido-sensei gli avevano ripetuto fino allo sfinimento di prendersi qualche giorno di pausa, altrimenti non avrebbe concluso nulla; continuavano a ribadirgli che tutto quel lavoro fosse inutile, e Shigeru non poteva dargli torto nel crederlo, ma non voleva demordere, anche se oramai non faceva altro che litigare con chiunque si approcciasse con lui in quei giorni.

E tutto questo perché un collega più anziano ubriacatosi durante un party di lavoro, aveva discusso con altri ricercatori di Shigeru dandogli del moccioso egocentrico, citando diverse volte il nepotismo e di quanto Okido-sensei avesse favorito sia i figli diversi anni prima, che il nipote. Il giovane come suo consueto non aveva detto nulla dell'accaduto, era semplicemente rimasto perplesso sulla faccenda, domandandosi se fosse realmente così; eppure sentire tali parole sui propri genitori non gli era andato molto a genio, per questo motivo si era costretto a terminare il proprio progetto almeno un mese prima del dovuto.

«Maledizione!» la sua mano battè per la centesima volta sul vetro della macchina per resuscitare i fossili, il cui contenuto rimaneva nel suo sonno silente di migliaia di anni, nonostante le miriadi di calcoli fatti e rifatti dal giovane ricercatore che aveva tentato disperatamente di fare l'impossibile, come diverse volte gli era stato detto.

«'Geru-kun» una voce gentile ma autoritaria lo portò a voltarsi, e le sue iridi smeraldine incontrarono quelle mogano di Okido-sensei, la cui espressione amareggiata era ben evidente.

«Oji-san, questa volta ci ero quasi riuscito, vedrai che tra un paio di giorni-» «'Geru-kun» lo interruppe l'uomo porgendogli una mano sulla spalla, ripetendo nuovamente il suo nomignolo con espressione amareggiata... O forse era pietà? L'ultima cosa che il castano avrebbe voluto vedere sul viso del proprio parente «sai benissimo che resuscitare un fossile con un DNA così incompleto è impossibile, anche se ci riuscissi non sai cosa potrebbe venirne fuori» la sua voce era roca e stanca, probabilmente anch'egli si era costretto a rimanere per tante ore sveglio in quei giorni, preoccupato che il nipote dovesse collassare da un momento all'altro.

«H-hai ragione» rispose semplicemente il giovane volgendo lo sguardo verso il basso, senza neppure provare a controbattere. «Ma ho davvero bisogno di resuscitare questo fossile, e non ho alcuna intenzione di farmene spedire uno trovato da altre persone, devo fare questa cosa da solo. Questo è l'unico che abbiamo e devo trovare il modo di resuscitarlo, o tanto vale che mi concentri su qualche fossile di Omanyte, come fanno i dilettanti» si passò una mano tra i capelli, sbuffando rumorosamente; era la prima volta in quei giorni in cui davvero esprimeva il proprio disagio verso qualcuno, forse cominciava lentamente a comprendere la situazione in cui si era messo, e non poteva fare altro che darsi dell'immenso imbecille.

«Sai benissimo che quasi tutti gli altri resuscitano fossili trovati da altre persone, il lavoro del ricercatore è quello di studiare, più che scoprire, quella branca appartiene all'archeologo. Sei abbastanza in gamba da comprendere i limiti del tuo lavoro, e non devi dimostrare niente a nessuno. Ti ricordo, figliolo, che hai resuscitato un Areodactyl all'età di tredici anni, ed è piuttosto impressionante direi» continuò Okido-sensei, facendo finta di non aver sentito ciò che aveva detto il nipote.

«No, no, no!» la risposta che seguì fu carica di disappunto, forse accentuato dalla stanchezza; Shigeru spostò bruscamente la mano del nonno dalla propria spalla, stringendo le mani con maggiore forza tra i capelli castani. «io non sono tutti gli altri, diamine..» non sapeva come dirlo senza risultare egocentrico, o meglio era impossibile visto he il tutto si basava sul proprio orgoglio personale «nonno, quel fossile era stato trovato da una bambina di dieci anni, capisci? Shigeru Okido superato da una bambina, non ne vado esattamente fiero» sapeva di esagerare con tali parole, lui stesso aveva pensato che quell'episodio fosse poco importante, ma man mano che sentiva voci sul proprio conto in lui aumentava il desiderio di mostrare di essere migliore di così.

«Credo che piuttosto che tentare l'impossibile, dovresti riacquistare un po' di buonsenso. Se avessi riflettuto a fondo sulla faccenda avresti capito che la soluzione è una soltanto, ma vista la tua cocciutaggine ho capito dall'inizio che non ci saresti arrivato senza un mio aiuto» tali parole parevano forse un poco severe, ma mentre le disse un sorriso fece capolino sulle labbra dell'uomo. «dovresti uscire da questo dannato laboratorio e cercare un fossile adatto, e non questa spazzatura. E si, hai il mio permesso di fare le tue ricerche per quanto necessario, prenditi il tuo tempo» notò immediatamente l'espressione sconvolta del nipote, sicuramente dubbiosa è preoccupata per quanto riguardava le possibili conseguenze per una sua assenza dal laboratorio.

«Sai, non sono esattamente autorizzato ad andarmene da questo posto, è ovvio che abbia pensato di andarmene ma semplicemente non mi sembra il caso di lasciarti da solo a badare ad un intero laboratorio; anche se cercassi di restringere i tempi, mi occorrerebbe di certo un bel lasso di tempo, cercare un fossile non equivale ad una passeggiatina nel parco, sai?» la risposta di Shigeru fu estremamente più calma della precedente, ma non mancò un sorriso sardonico sulle sue labbra, che avrebbero irritato chiunque. Ma non suo nonno.

«Non preoccuparti per me, ho lavorato per anni da solo in questo posto, e spesso anche Hanako veniva a darmi una mano. Inoltre ora ho anche Kenji ad occuparsi dei pokémon, quindi direi che questo posto sia anche troppo affollato» disse mostrandogli un labile occhiolino mentre si dirigeva verso la porta. «quindi ora fai le valige e riposati, perché voglio che tu te ne vada entro questa sera, sono stato chiaro? Vai e trova quel dannato fossile» il suo tono poteva sembrare duro e freddo, ma anche se gli dava le spalle, Shigeru sapeva benissimo che l'uomo stesse sorridendo, contagiando anche il nipote in questo modo. «grazie oji-san» disse soltanto, attendendo che l'altro se ne andasse.

Non mostrava mai troppa esuberanza davanti agli altri, seppur in quel momento avrebbe voluto esultare. Per la prima volta, dopo giorni di insonnia, Shigeru si sentiva terribilmente stanco ed al contempo felice.

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«Tuo nonno ti ha dato il permesso di partire?» Shigeru non aveva alcun bisogno di guardare in Faccia Kenji, soltanto sentendo la sua voce poteva capire quanto fosse sconvolto.

«Non mi ha proprio dato il permesso, diciamo che è stata una sua idea» rispose con voce flebile nel mentre piegava una camicia che subito dopo venne lanciata con noncuranza nel borsone in pelle.

«Hai la minima idea di quanto sia difficile trovare un fossile di Tyrantrum? Sono talmente rari che se ne possono contare sulle dita di una mano, ed uno di essi è qui in laboratorio; senza contare che anche quello sia inutile, e lo hai constatato tu stesso in questa settimana-» «è proprio questo il motivo per cui me ne sto andando» tagliò corto il giovane Okido con espressione che oscillava tra l'esasperato e l'irato, ma trattenne gli insulti che continuavano ad invadergli la mente, che l'amico di certo non avrebbe apprezzato.

«Shigeru,sei certo di volerlo fare?» questa volta la voce del corvino era decisamente meno rude, eppure sempre preoccupata, ma del resto nessuno poteva dargli torto, il luogo dove Shigeru voleva dirigersi era piuttosto pericoloso.

«Certo che si, se proprio devo rischiare la vita per un dannato fossile tanto vale che lo faccia per questo, se davvero tutto andrà liscio finalmente diverrò un vero ricercatore e non più un assistente, senza contare che raggiungerei immediatamente un altissimo livello; lo so che sembra stupido ma sto davvero pensando al mio futuro facendo questo, inoltre finalmente la smetteranno di chiamarmi "raccomandato"» interruppe bruscamente la frase, sapendo di aver detto più del dovuto, quindi chiuse il borsone con noncuranza e si diresse fuori dalla porta, sperando che Kenji non lo avesse ascoltato attentamente. «quindi è questa la tua grande motivazione, qualche vecchio decerebrato ti chiama raccomandato e tu, con tuo grande ego, vuoi dimostrare il contrario. Pensavo fossi meno stupido Shigeru» il castano neppure si voltò a quelle parole, non aveva alcuna voglia di discutere di questo.

«Comunque salutami Satoshi quando arrivi» sentì immediatamente dopo, cosa che lo fece irrigidire senza apparente motivo. Cosa c'entrava il suo amico d'infanzia al momento? Si ricordò immediatamente di non aver sentito quel nome per davvero un'infinità di tempo, talmente tanto che diverse volte si era chiesto se quel ragazzo fosse solamente il prodotto della sua immaginazione.

«Cosa vuoi dire?» domandò con sguardo confuso, senza però muovere un muscolo.

«Ah, non lo sapevi?» rispose l'altro «Satoshi è a Kalos, deve vincere solamente l'ultima medaglia per poter accedere alla lega. L'ho sentito un paio di giorni fa e mi ha chiesto come te la passavi. Ovviamente non gli ho detto che sei diventato una specie di psyduck per tutte le ore che passi in laboratorio, ma quando ti vedrà potrà vederlo coi suoi occhi. So solamente che era diretto ad Eisetsu city, non lontano dove devi andare tu, quindi ho pensato che potessi raggiungerlo e fargli una bella sorpresa. Del resto da quanto non vi vedete? Due anni? O erano tre?» Shigeru non si era neppure accorto di aver trattenuto il respiro fino a quel momento, troppo concentrato ad assimilare quella miriade di informazioni che aveva appena udito.

«Due e mezzo» rispose senza neppure accorgersene, con le iridi puntate sulla porta che avrebbe voluto varcare pochi minuti prima, ma al momento era troppo agitato. Satoshi aveva chiesto di lui, per quale motivo? Lo considerava ancora un amico? L'ultima volta che l'aveva visto gli era parso di si, ma Shigeru era stato talmente assorto nel suo lavoro da non contattarlo neppure, cosa di cui si pentiva tremendamente; eppure il rivale - o ex-rivale se dir si voglia - aveva chiesto di lui nonostante questo.

«Wow, il tempo passa davvero in fretta! Comunque lui non sa che stai partendo per Kalos, quindi potresti fargli una bella sorpresa, lo sai quanto lui ami le sorprese»

"Lo so bene, si" pensò il giovane sorridendo appena, appurandosi di non dirlo a voce alta e sembrare interessato a qualunque argomento riguardante il suo amico d'infanzia. «comunque, adesso devo proprio andare, il mio aereo parte tra quattro ore e devo arrivare a Tokiwa city prima di allora, considerando che la strada sarà piena di traffico come al solito, e quei maledettissimi taxi cercano di aumentare il tempo cronometrato per farsi un bel po' di soldi» mentì Shigeru con nonchalance; voleva solamente svignarsela dall'amico «ci vediamo Kenji» lo salutò senza neppure voltarsi, ma con un semplice cenno della mano, come suo solito.

Appena uscito dal laboratorio si rese immediatamente conto di quanto tempo fosse passato da quando aveva messo piede fuori da quel luogo, certo spesso usciva per qualche commissione, o interagiva coi pokémon nei recinti, ma era sicuro di non aver fatto un vero e proprio viaggio da un bel po' di tempo. La immensa nostalgia che provò lo fece sentire come se gli avessero appena tirato un manrovescio.

Come aveva previsto il viaggio in taxi durò mezz'ora più del dovuto, non che lo avesse davvero previsto, era stata solamente una scusa per andarsene al più presto, ma fu immensamente grato di esser partito prima di quanto stabilito. Arrivò ben tre quarti d'ora prima del previsto, e questo gli diede tutto il tempo per fare il check-in con calma, evitando così di dover correre a destra e manca per poter salire sul proprio aereo; seppur non poté non sentirsi agitato in quel momento, e non solamente per il fatto di star per compiere uno dei viaggi che avrebbe stabilito il proprio futuro come ricercatore.

Mentre osservava il paesaggio fuori dal finestrino dell'aereo, la sua mente era poco concentrata sulla verdeggiante area che si mostrava al suo sguardo; chiunque non viaggiasse spesso per aria in genere era affascinato da come il tutto apparisse così piccolo e lontano, eppure Shigeru non ne era minimamente interessato, probabilmente perché la sua mente era un susseguirsi di pensieri differenti causati dal brusco cambio di eventi accaduto nell'arco di un solo giorno; stentava a credere che fino a quella mattina si trovava ancora al laboratorio di Masara Town, deciso a resuscitare un inutile pezzo da museo. Non a caso Shigeru Okido era spesso descritto come 'grandissimo cocciuto'.

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