Pieno di memorie di lei

di chuxie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro ***
Capitolo 2: *** Infanzia ***
Capitolo 3: *** Svolte ***
Capitolo 4: *** Madre ***
Capitolo 5: *** Il mio incubo più oscuro ***
Capitolo 6: *** Hogwarts ***
Capitolo 7: *** Primo Volo ***
Capitolo 8: *** Primo Natale ***
Capitolo 9: *** Regulus ***
Capitolo 10: *** Dissipi le tenebre del mio cuore ***
Capitolo 11: *** Riesci sempre a farmi fare quel che vuoi tu! ***
Capitolo 12: *** Tre ***
Capitolo 13: *** Pozioni ***
Capitolo 14: *** Licantropi ***
Capitolo 15: *** Lei è troppo candida ***
Capitolo 16: *** Un muro tra noi ***
Capitolo 17: *** Cattive frequentazioni ***
Capitolo 18: *** Il duro prezzo della spavalderia ***
Capitolo 19: *** Conseguenza - Parte 1 ***
Capitolo 20: *** Conseguenza - Parte 2 ***
Capitolo 21: *** E' tutto verde ***
Capitolo 22: *** Potere e rispetto. Ma non la ragazza che amo. ***
Capitolo 23: *** Insoliti (dis)equilibri ***
Capitolo 24: *** Un bel casino ***
Capitolo 25: *** Solo questione di tempo ***
Capitolo 26: *** Amputazione ***
Capitolo 27: *** Arto fantasma - Parte 1 ***
Capitolo 28: *** Arto fantasma - Parte 2 ***
Capitolo 29: *** Forse c'è ancora tempo ***
Capitolo 30: *** Scomode verità ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro ***


Ho tenuto a lungo il segreto della nostra storia, di chi fummo e della profondità dei sentimenti che ci hanno legati l'uno all'altra. Sono sempre stato bravo a celare i ricordi, i desideri, i pensieri a coloro che mi circondavano. Ma ora, mentre la fine di tutto sembra farsi sempre più vicina, ora, che mi ritrovo solo e perduto in un luogo oscuro, sento il bisogno impellente di raccogliere tutto ciò che è stato, così che un giorno, mi auguro, qualcuno possa trovare la mia testimonianza e non lasciare che il ricordo di chi fummo vada perduto.
Ho bisogno di poter credere che nel mondo resti una traccia di me, anzi di noi. Del legame tra me e Lily Evans. Ho per questo raccolto in un pensatoio tutti i ricordi importanti, quelli che hanno segnato la nostra storia, che coincidono anche con tutti quegli avvenimenti che mi hanno reso chi sono oggi. Lo riporrò in un luogo sicuro e resterà là, con il pezzo più puro della mia anima, sino a quando un uomo degno (“O una donna, Severus! Non pensi mai alle donne!!” mi direbbe lei) non troverà questa piccola orma lasciata dal nostro cammino.

 

Ho 9 anni, sono appena scappato di casa, in lacrime, stropicciandomi il naso con la manica troppo lunga della mia camicia da Babbano adulto. Mio padre se n'è andato da pochi mesi.

 

Ho sempre creduto che i miei si amassero molto e forse in un primo periodo è stato anche così. Lui la guardava come se fosse fragile e preziosa, delicata e indistruttibile e lei era gentile e affettuosa, sorrideva sempre quando erano insieme. Non so bene cosa abbia rotto questo legame, né perchè lei per risolvere tutto abbia scelto di ricorrere alla magia invece che ad altro. Certo è che ad un certo punto, non potei fare a meno di notare che mio padre non era più in sé. Dopo un lungo periodo di litigi continui, era diventato come ossessionato da mia madre e dell'uomo brillante e acuto che era stato un tempo non c'era traccia. Così come del resto non vi era spazio per me e le mie esigenze di bambini.

A ripensarci ora credo che mia madre gli abbia somministrato un filtro d'amore per più di un anno, prima che lui se ne rendesse conto, si liberasse dai suoi effetti e la lasciasse senza nemmeno voltarsi a guardarmi. L'ultima cosa che udii di lui, il giorno che se ne andò, mentre giocavo nella mia camera cercando di fare il minor rumore possibile, fu qualcosa che suonava come un “Non intendo passare un attimo in più in questa casa con te e con quel mostro che hai partorito”.

Mia madre, comprensibilmente, ne era uscita distrutta. In seguito, quando indagai sulle sue origini dopo la sua morte, scoprii che proveniva da una famiglia di maghi Purosangue molto prestigiosa e che la scelta di sposare mio padre l'aveva portata ad essere bandita non solo dai luoghi della sua infanzia e dai suoi affetti, ma anche dal suo posto di lavoro. Era come se l'aver scelto mio padre, l'avesse obbligata a rinunciare al suo lato magico e una volta finita la relazione con lui aveva perso ogni cosa.

Io certo non sono mai rientrato tra le cose per cui valesse la pena scuotersi o rallegrarsi. Inoltre per lungo tempo non avevo manifestato alcun potere, cosa piuttosto insolita per i bambini nati nella sua famiglia, che parevano sprizzare magia da ogni sguardo, così mia madre si era convinta che fossi un Magonò e questo non faceva che accrescere il suo senso di frustrazione.

 

Tremo ancora, mentre il corpo viene scosso dai singhiozzi che tento di reprimere invano nella manica. Continuo a toccarmi la bocca, sentendo la pelle diventare sempre più fragile e maciulenta, sento il sapore del sangue, ma lo ignoro.

 

Mia madre, sotto l'effetto dell'ennesima birra, sentendomi reclamare per del cibo, aveva afferrato la bacchetta e mi aveva trasfigurato la faccia, privandomi della bocca. Ero andato nel panico e l'avevo guardata con occhi supplicanti, terrorizzato. Lei aveva iniziato a ridere amara e mi aveva urlato che questa era la vera magia, questo era quello di cui ero e sarei stato sempre privo, questo era quello di cui l'avevo privata.

“La magia è potere, Severus, può darti e toglierti tutto. Lo capiresti se non fossi un disgustoso Magonò come quello sporco Babbano di tuo padre. Non posso credere di aver scelto di insudiciare il mio sangue con quello babbano, partorendoti”.

Avevo sentito montare dentro di me una rabbia folle, che si era miscelata alla paura ed era esplosa in un urlo fortissimo, che aveva ri trasmutato il mio viso in quello che era stato e aveva mandato in frantumi la porta a vetri del salotto. Per la prima volta ero stato capace di usare anche io la magia, non ero un patetico inetto! Mia madre davanti a quello spettacolo quasi si commosse.

Mi tese le braccia come aveva fatto tante volte, tempo prima, per abbracciarmi, ma io fuggii. Fu la prima volta che entrai in contatto con la magia oscura, con quello che la magia poteva dare e togliere. Mia madre mi insegnò quanto potere un abile mago può esercitare sul prossimo. Il controllo. Desideravo quello per me stesso. Desideravo poter ferire, poter controllare, poter umiliare e non dover più essere io a subire. Quel giorno mia madre, me ne resi conto solo anni dopo, aveva piantato un seme velenoso nel mio spirito, che non avrebbe mancato di nutrire e alimentare nel corso degli anni e che probabilmente una volta germogliato è diventato la principale causa di molti sbagli.

 

Cammino senza meta per le villette a schiera di Spinner's End. Raggiungo un vasto prato al limitare di un boschetto di alberelli. È estate e fa caldo, sudo nella mia camicia troppo grande e troppo pesante per quella stagione. Mi sfrego ancora le labbra, come rassicurato dal dolore. “Se mi fa male la bocca, vuol dire che è ancora lì”.

Poi la noto. Una bambina dai capelli rossi e il viso lentigginoso. È seduta nel prato, le gambe aperte e la schiena ben dritta. Indossa un abito leggero, semplice di un delicato giallo pastello. Si è tolta le scarpette azzurre che giacciono scomposte accanto a lei. Con tutti quei colori potrebbe sembrare uno splendido quadro. “Bambina nel prato che gioca”.

Credo abiti poche case dopo la mia. Ogni tanto la sento litigare o giocare con sua sorella. Forse una volta abbiamo giocato a rincorrerci insieme. Non ricordo come si chiama. È chiaramente una Babbana.
Tiene in mano una margheritina, che ha trovato chissà dove nella calura estiva. Penso che stia giocando a “M'ama, non m'ama”, quando realizzo che non è così. I petali del fiore si aprono e chiudono intorno alla corolla quando lei avvicina o allontana il palmo della sua mano aperta. Lei osserva quel movimento con assoluta concentrazionePoi, presa da un'ispirazione improvvisa, chiude le mani a coppa intorno al fiore. Quando le riapre, un'altra decina di margheritine gialle e bianche sono comparse tra le sue mani. Ride da sola, compiaciuta della sua magia mentre queste si alzano in volo portate via da un vento improvviso. La trovo una scena bellissima. Sento salire nuovamente le lacrime agli occhi, ma questa volta è per una ragione diversa.

 

Quel giorno accanto all'amara scoperta del potere distruttivo della magia, che così sapientemente mia madre era riuscita a mostrarmi, scoprii quello creativo e generativo. La magia era in grado di creare qualcosa di così bello, semplice e puro. Una bambina che ride in un prato mentre fa comparire delle margherite tra le sue mani. Quel giorno Lily mi mostrò la vera bellezza della magia. Fu come tornare a respirare dopo lungo tempo. Mi ripromisi di parlarle, di conoscerla, di avvicinarla.

Così, dopo un primo imbarazzante e catastrofico incontro, in presenza di Petunia con la sua aria sprezzante, divenimmo amici. Non fu facile, capisco che ai loro occhi potevo apparire solo come un inquietante bambino, vestito di stracci assurdi, con gli occhi spiritati e i capelli unticci. Probabilmente non avevo nemmeno un buon odore, a dirla tutta. Ma Lily era gentile e generosa, aveva un cuore capace di amare le cose belle e quelle spiacevoli. Così trovai anche io lo spazio per esprimere me stesso, per essere ascoltato.

Le raccontai di Hogwarts, del mondo dei maghi, delle pozioni, delle bacchette e lei mi ascoltava incantata. Io stesso ai tempi, in verità, conoscevo ben poco di quel mondo, avendo mia madre vissuto da babbana per quasi tutta la sua relazione con mio padre. La vedevo usare la magia principalmente per intrecciarsi i capelli, riordinare gli armadi o pulire i piatti. Quel poco che mi era stato raccontato sulla scuola risaliva al periodo precedente alla crisi con mio padre e così le informazioni che avevo erano vaghe, confuse e un po' idealizzate. Tra le varie cose che raccontai a Lily ci fu che a Hogwarts ci avrebbero portato in groppa ad unicorni telepatici.

Lily non dubitava mai di quello che le raccontavo, la sua unica preoccupazione era quella di non riuscire ad essere ammessa, di non essere sufficientemente magica.
Con l'inizio di settembre, dovetti abbandonare l'istituto privato dove mi mandava mio padre precedentemente e la cui retta non era più intenzionato a sostenere, e venni iscritto nella stessa scuola pubblica di Lily, finendo in classe con lei. Malgrado accanto a lei accadessero cose strane, esercitava sugli altri un fascino irresistibile e tutti i bambini della scuola pendeva dalle sue labbra. Aveva molti amici sia tra le bambine che tra i bambini. Inoltre era una brillante studentessa, adorata dalle insegnanti che le davano sempre compiti importanti.

Entrando in questo suo mondo, temevo che sarei finito escluso, coi miei abiti sporchi e i capelli unti. Temevo che sarei stato deriso dagli altri bambini ed emarginato, che lei avrebbe dimenticato le nostre avventure estive tra i boschi e le chiacchierate sulla magia. Invece Lily mi coinvolse da subito nel suo giro di amici e per la prima volta in vita mia fui parte di qualcosa, di un gruppo. Avevo degli amici, mi sentivo visto e accettato nelle mie stranezze. Anche perchè Lily non esitava a prendere a male parole chiunque provasse a deridermi.

Mi sentivo finalmente protetto e sicuro e allora avevo la certezza dentro di me di essere un amico speciale per lei. Così ogni mattina, andando a scuola e lasciandomi alle spalle le stanze buie e sporche di casa mia, che odoravano di cibi bruciati e alcol invecchiato male, dirigendomi a scuola sapevo che avrei trovato ad accogliermi lei e una ventina di facce amiche.

Anche le insegnanti avevano stima e rispetto di me, anzi più volte, vedendo lo stato di trascuratezza in cui versavo, provarono a contattare mia madre, a convocarla e poi, in seguito, non vedendola venire a colloquio, a mandare i servizi sociali a casa mia. Per quanto io cercassi di difenderla e di sgravarla da ogni responsabilità, lo stato in cui versava non era quello di una madre responsabile e non si stava prendendo cura di me adeguatamente, anche se allora non riuscivo a capire che quello che accadeva non era tutta colpa mia. Purtroppo queste attenzioni da parte delle insegnanti, che pure mi facevano sentire sicuro e benvoluto, non fecero che causarmi guai con mia madre che non esitava a punirmi con la magia.

L'assistente sociale stessa venne scacciata malamente, dopo aver subito un incantesimo per la memoria un po' più invasivo del dovuto (anni dopo, venni a sapere che era stata ricoverata in un istituto di cura per le malattie mentali causate da gravi lesioni neurologiche) e io oltre alle punizioni fisiche, subii il solito discorso su come i babbani fossero spregevoli, disgustosi e inferiori. Quell'anno però, le cose che mi diceva faticavo proprio a riconoscerle come autentiche. Tutti i babbani che conoscevo e la mia vita quotidiana, al di fuori di quel mondo magico di cui casa mia era orribilmente popolata, mi sembravano caldi e accoglienti. Tutto questo nella mia mente di allora accadeva per merito di Lily. Lei, da quasi subito, mi aveva incluso nella sua vita familiare e all'inizio anche con Petunia, superato lo sprezzo iniziale, i rapporti furono buoni. Parlavamo tutto il tempo del mondo della magia, dei nostri poteri non ancora ben sviluppati e di quello che avremmo voluto fare una volta entrati in quel mondo.

All'inizio eravamo certi che al compimento degli 11 anni sarebbe arrivata la lettera di convocazione a tutti e tre. Usavamo alcuni rametti come fossero bacchette per lanciarci incantesimi da una parte all'altra di casa Evans, ricorrendoci e urlando divertiti.

Quello fu certamente un anno relativamente spensierato per me. Il calore della vita quotidiana con Lily riusciva ad attenuare ampiamente le tenebre che regnavano nella mia dimensione domestica e familiare. 



Buongiorno a tutti! Questa è la mia prima fic in assoluto! Anzi, per dirla tutta, sino a pochi mesi fa ero completamente fuori da questo mondo, malgrado per tutto il liceo le mie amiche non abbiano fatto altro che raccontarmi di questo sito! Tuttavia dopo l'ennesima lettura di Harry Potter il mio bisogno di sapere che cosa diavolo fosse successo tra Lily e Sev mi ha portata prima qui e poi a fantasticare insistentemente sulla mia versione della storia(ho rischiato un paio di incidenti in bici, perchè ero distratta dalla costruzione della trama!!). Vorrei cercare di essere il più possibile fedele alla trama originale, ma probabilmente accadrà spesso che io commetta delle imprecisioni, sono apertissima alle critiche e alle recensioni. A presto
Spero di postare al più presto il prossimo capitolo!
Chuxie

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Capitolo 2
*** Infanzia ***


Le magie di Lily, volontarie o involontarie che fossero, erano sempre gentili. Indubbio era che, malgrado fosse nata in una famiglia di non-maghi, possedesse delle doti straordinarie. La sua padronanza della magia era superiore a quella della maggior parte dei bambini nati in famiglie di maghi di quell'età, i quali solitamente rompono gli oggetti che li circondano facendoli esplodere nei momenti di rabbia estrema o di paura. Ma lei faceva magie mossa semplicemente dalla ricerca di cose belle. Intuitivamente aveva capito che era sconsigliabile mostrarsi agli altri mentre faceva magie, così io e Petunia eravamo spesso gli unici spettatori delle sue performances.

 

Sono con Lily nel boschetto nei pressi del quale l'avevo vista la prima volta. Ai nostri piedi un manto di foglie cadute e umidicce per la pioggia ricopre il terreno. Ogni tanto sento i fruscii di qualche animale in lontananza.

- Lily sei straordinaria, come hai fatto?- dico mentre osservo una piccola ranocchia ritornare al suo aspetto originario di sasso, mentre rimbalza sul suolo.

- Non lo so, sei tu che sai tutte le cose sul mondo della magia, Severus, dimmelo tu! - ride divertita, guardandomi dritto negli occhi. - Non è difficile, sono certa che puoi farlo anche tu.

- No, io non sono come te! E' già tanto se verrò ammesso a Hogwarts l'anno prossimo, a sentir mia madre!- Mi guarda con aria dispiaciuta, poi si volta verso il fitto degli alberi, mi tende la mano e dopo aver sentito il contatto con la mia pelle, senza aspettare un secondo e senza voltarsi, mi strattona verso l'interno del bosco, correndo. Mentre corriamo così sentendo lo scalpiccio dei nostri piedi e il fuggire degli animali al nostro passaggio, ci sale in gola una risata spontanea e incontrollata. Arrivata davanti ad un grosso albero, si arrampica rapida tra i suoi rami e una volta in cima, ancora ridendo, mi fa segno di raggiungerla. Inciampo un paio di volte, impacciato dai miei abiti troppo larghi e dal muschio che nella bruma ottombrina sembra pervadere ogni cosa. Quando la raggiungo, mi prende di nuovo la mano.

 

Tutti quei contatti che per Lily erano così spontanei e naturali, per me avevano sempre un qualcosa di guaritivo. Nutrivano il mio cuore più di ogni sorriso tirato e di ogni successo scolastico. Era come se in quel contatto riacquistassi la mia dignità di essere umano. La cosa che tuttora mi affascina era l'assoluta assenza di malizia presente in quei nostri gesti.

 

- Sev, ma Hogwarts esiste davvero? Non mi stai mentendo? - deglutisco visibilmente e guardo quanto più lontano mi sia permesso dall'intreccio di foglie gialle.

- Mia madre diceva di sì. Dice che solo i maghi pieni di talento vengono ammessi, che è un grande riconoscimento ricevere la lettera di convocazione al compimento degli 11 anni. Dice che non sa se io ne sono degno visto che assomiglio così tanto a mio padre che è un babbano – dico quest'ultima parola con sprezzo.

 

Le cose in quei mesi, malgrado la rivelazione delle mie doti magiche, non erano andate migliorando. Mia madre scivolava inesorabilmente verso l'alcolismo. Mio padre provvedeva a venire una volta alla settimana per verificare che stessi bene, mi metteva dei soldi in mano per la spesa e poi se ne andava. Forse era preoccupato per me, forse si sentiva ancora in obbligo nei miei confronti, forse stava cercando di fare il padre. Ma io ai tempi non vedevo tutto questo. Le sue intrusioni erano motivo di grande disprezzo e sdegno da parte mia, come un'invasione di territorio e soprattutto lo odiavo per quel senso di ambiguità implicito nei suoi gesti: veniva, mi dava i soldi, sembrava volersi assumere delle responsabilità, ma non parlava con me e se ne andava. Sempre che lei non si mettesse sulla sua strada. Di solito nel corso delle incursioni domiciliari di mio padre, mia madre dormiva semisvenuta a causa dell'alcol nel suo letto sudicio, dove ormai trascorreva gran parte delle giornate inveendo con parole sconnesse a ritmi regolari contro i babbani. Nei rari casi in cui era abbastanza sveglia da rendersi conto della sua presenza in casa, scoppiavano grandi liti. Alcune volte lei piangeva e lo supplicava di tornare, altre volte gli lanciava oggetti urlandogli che le aveva rovinato la vita. Ogni tanto lui restava in silenzio, ma la maggior parte delle volte le urlava contro cose sprezzanti, dicendo che incontrarla e sposarla erano stati il più grosso errore della sua vita e che probabilmente anche in quel caso c'era di mezzo una qualche magia che lo aveva confuso. Accadeva spesso, al termine di questi scontri, che lei si scaraventasse su di lui per graffiargli il viso e che lui la colpisse. Ora penso che si limitasse a difendersi da lei, ma allora vedevo solo l'uomo che mi aveva abbandonato colpire la donna che era rimasta al mio fianco e che incarnava tutto ciò che restava della mia famiglia.

 

- Non credo dovresti preoccuparti, Severus, sai? E' evidente che sei magico anche tu. Andremo a Hogwarts insieme. Diventeremo due grandi maghi e aiuteremo le persone a stare meglio con la nostra magia – mi stringe la mano come a richiamare il mio sguardo. Mi volto verso di lei e la guardo negli occhi. Mi immergo nel verde, come a tuffarmi in un campo di riso. Ricambio la sua stretta. La sua mano è bianca, candida e calda.

- Grazie Lily, davvero – lei si apre in un largo sorriso luminoso e apre le braccia nello stesso gesto di mia madre quando si offre di concedermi un abbraccio. È così strano vedere Lily compiere quelle stesse azioni tipiche di mia madre e non pensare che abbiano per lei lo stesso significato. Per un secondo resto immobile, disorientato e spaventato. Ma Lily si sporge verso di me e mi culla in un abbraccio. Io fatico a ricambiare, mentre mi dibatto per non cadere né dall'albero né nel ricordo dell'ultima volta in cui qualcuno mi ha tenuto stretto in quel modo.

 

Quell'anno procede in serenità, tra abbracci, convocazioni dei miei genitori per elogiare i miei ottimi risultati scolastici e soggiorni a casa degli Evans. Dormo spesso a casa di Lily e i suoi genitori sono gentili con me. Tollerato,o le mie stranezze con un sorriso e non mi negarono mai un pasto caldo. Più volte Harry, il padre di Lily, mi accompagnò a fare la spesa per casa mia. Non mi pose mai domande e scherzò sempre con me, malgrado ora capisco non fosse facile. Non provarono mai a comunicare con mia madre e di questo non posso che esser grato. Non oso immaginare che ne sarebbe stato di loro altrimenti.
Era diventato evidente anche a me come Lily avesse delle attenzioni speciali verso di me e di come io fossi un amico per le più prezioso. Infatti ero l'unico che veniva invitato a casa sua con tanta frequenza. Io, per quanto non disdegnassi di giocare con gli altri bambini, mi sentivo davvero vicino solo a Lily. Per quanto la gentilezza degli Evans contrastasse il germogliare di quel seme piantato da mia madre, ogni sera tornato a casa, dovevo confrontarmi con il suo disprezzo per i babbani. La situazione era ancor più delicata poiché era a conoscenza del fatto che li frequentassi quotidianamente. Era quindi necessario che uscendo e rientrando manifestassi un espressione di sprezzo e disgusto verso quel mondo. Prima di imparare tutto questo ero rientrato una sera a casa con gran sorriso, de cantando le meraviglie della cucina di Martha Evans, ed ero stato tenuto in sospeso, galleggiante a mezz'aria in cima alla tromba delle scale, con la minaccia di farmi cadere giù, sino a quando mia madre non si era addormentata e l'incantesimo si era progressivamente sciolto, facendomi cadere di faccia sullo spigolo di un gradino. Da quel momento avevo imparato l'importanza di celare le mie emozioni e i miei pensieri e avevo creato una maschera che compiacesse mia madre parlandole con sprezzo dei babbani e dei loro costumi. Mia madre ogni tanto mi credeva e si scioglieva in uno dei suoi tanto agognato sorrisi, preparandomi persino la cena; altre volte si limitava a guardarmi con indifferenza come se fossi un estraneo fantasma che abitava nella sua stessa casa.

Sono al cinema. La sala è buia mentre passano i titoli di coda del primo Superman. Lily è al mio fianco, mentre Petunia ha fatto una corsa in bagno insieme a Martha. È la prima volta che vedo delle figure non magiche muoversi e parlare. A casa non abbiamo la TV e a casa Evans sono sempre troppo preso a giocare con Lily per prestare attenzione allo scatolone da cui escono vocette gracchianti che si trova in salotto. Mi chiedo se nel mondo della magia esistano persone con poteri come quelli di Superman. Lily, che mi aveva stretto la mano durante tutto il film, trattenendo il respiro, si decide ad espirare e ai volta verso di me.

- Credi che ci siano maghi capaci di fare le stesse cose di Superman, Sev? - sgrana gli occhioni verdi e nel buio riesco a sentirla pendere dalle mie labbra. Non oso dirle che mi stavo interrogando sulla stessa questione, anche se sorrido pensando a come le grandi menti ragionino allo stesso modo.

- Ma certo! Tutti i maghi poliziotti hanno quei poteri e fanno rispettare la giustizia così! - la sento trattenere il respiro mentre mi stringe forte la mano.

- Anche io voglio avere quei poteri da grande! E far rispettare la giustizia!

- Anche io! Diventeremo due difensori del mondo magico insieme! - si apre in un ampio sorriso e mi aspetto che mi abbracci, come accade sempre quando assume quell'espressione. Invece si china verso di me e mi dà un bacio sulle labbra.

Nessuno mi ha mai baciato sulle labbra e ho ricevuto ben pochi baci in tutta la mia vita. Non so come interpretare quel gesto e sento le guance avvamparmi. È un bacio umido e impacciato. Finisce subito, prima che io possa capire che fare. Ho 10 anni e quelle cose mi sembrano anni luce distanti da me. Sono cose da adulti. Ho sempre pensato a Lily più come ad una sorella. O ad una madre in certi momenti. Non avrei mai pensato potessero svilupparsi situazioni simili. Mi sento sempre più agitato, mentre lei mi guarda con apprensione.

- Severus, stai diventando tutto rosso, stai bene?

- Sì. No. Forse. No. Sì. Io... - lei ride, con quella sua risata cristallina e mi sento sempre più sprofondare nel panico. Precipito in un pozzo nero. Mi sento cadere nell'oscurità. Si sta prendendo gioco di me, l'ho delusa, non sono abbastanza uomo per lei. Ora la perderò per sempre e non ci sarà più una traccia di luce nella mia vita. Sono solo. Sono solo.

- Sev, calmati! Volevo solo... Provare. Nei film lo fanno in continuazione, Lois e Clark sembravano così divertiti, che mi è sorta la curiosità, ma onestamente non mi sembra niente di che. Chissà perchè agli adulti piace tanto... - mi tocca gentilmente la mano e sorride. Incontro i suoi occhi verdi e mi sembra che le tenebre dentro di me si dipanino in un istante.

Sento il mio corpo sciogliersi di nuovo. Come se il mondo ricominciasse a girare e ad acquistare colori. Capisco in quel momento quanto Lily Evans sia importante per me e quanta paura io abbia di perderla. Mi riprometto di fare ogni cosa sarà in mio potere da lì alla fine dei miei giorni per proteggere il nostro legame, mentre Petunia e Martha ritornano da noi per ritornare a casa.

Quello fu il mio primo bacio e me lo diede Lily, per molto tempo non ci pensai più e credetti che per Lily fosse lo stesso. Sentivo per lei un'affezione e una gratitudine più simile a quella di un fratello, di un figlio, di uno di famiglia. Fui convinto di questo per molto tempo. Nonostante con la pubertà lei diventasse ancora più bella, non riuscii a guardarla con malizia per molti anni. Faticavo a considerarla una donna. Non mi resi conto di amarla sino all'estate prima del nostro quinto anno ad Hogwarts. Ora non riesco a capacitarmi della mia immaturità e di quanto tempo io abbia sprecato.

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Capitolo 3
*** Svolte ***


Tutto fu perfetto fino al marzo di quell'anno, quando Petunia compì 11anni e non ricevette la sua lettera da Hogwarts.
Per quel poco che ne sapevo del mondo della magia non mi ero nemmeno figurato che in una stessa famiglia babbana una figlia potesse essere magica e un'altra no. Pensavo semplicemente che Lily avesse più magia di noi due e che Petunia come me, non avesse ancora avuto modo di manifestare i suoi poteri. Del resto, io pure, dopo quella prima volta con mia madre, non ero più riuscito a compiere magie, malgrado i suoi tentativi di indurmi in uno stato emotivo adatto.
Per la prima settimana pensammo ad un ritardo della missiva, ma col passare del tempo divenne chiaro che quella lettera non sarebbe mai arrivata.
Se questo per me significò il panico per il timore di non venire ammesso e di rivelarmi il magonò che mia madre mi accusava di essere, per Petunia fu la prova che ero un bugiardo e che tutte quelle che avevo detto loro non erano altro che elaborate fantasie. La delusione mista al senso di tradimento ruppe il legame che ci univa e la tramutò nella mia più ostinata nemica.
Lily, invece, non dubitò per un istante di me, anzi fu la prima a suggerire che forse Petunia non era stata scelta. A suo dire, però, questo accadeva perché la magia di sua sorella non si era ancora sviluppata a sufficienza e quindi l'avrebbero convocata tra qualche anno. Ma Petunia non voleva crederci e continuava ad accusarmi di aver mentito e di averle ingannate sino ad allora.
Questo creò una frattura tra noi.
Da un lato, Lily mi rimase fedele e questo forse consolidò ancor di più la nostra unione; dall'altro, generò molti conflitti tra lei e Petunia, che si contendeva con me il tempo e l'amore di sua sorella. Non riusciva ad accettare che non mi avesse rinnegato anche Lily . Era furibonda al pensiero che io fossi ancora ben voluto e ammesso volentieri nei suoi stessi spazi. Non voleva più che passassi del tempo a casa loro, che condividessi con loro i pasti o le notti. Spiava me e Lily mentre giocavamo e correva a fare la spia da Martha non appena commettevamo qualche infrazione alle regole di casa.
Martha ed Harry non si capacitavano del suo cambiamento improvviso e, dopo aver provato invano a fare da pacieri tra noi, dovettero imparare ad accogliere sia le richieste di Petunia di non avermi in casa, sia quelle di sua sorella di avermi sempre a dormire da loro. Questo si tradusse in un netto dimezzamento del mio tempo in casa Evans e in un prolungamento dei miei contatti con mia madre, che non faceva altro che avvelenarmi il cuore.

Giochiamo nel solito prato, coi bambini del circondario. É aprile inoltrato, ma fa ancora freddo e tutti indossano una giacca pesante. Tutti tranne me che indosso un maglione di lana marrone di numerose taglie più grande di me e un piumino smanicato color ciclamino. Nessuno pare badare a me e al mio abbigliamento strambo. Ci tiriamo la palla cantilenando una filastrocca. Lily in mezzo al gruppo é luminosa come sempre. I capelli le sono cresciuti molto dalla prima volta che l'ho vista e ora le arrivano a metà schiena, cadendole addosso come una morbida coperta di onde purpuree.
Petunia e Paul, un bambino del gruppo, che abita poche case dopo la mia e che ha sempre avuto una cotta non corrisposta per Lily, si parlano nell'orecchio in un angolino discreto, seminascosti dietro un giovane melo. Lei gli sta dicendo qualcosa di incredibile perché lui è da alcuni minuti con la bocca spalancata e gli occhi strabuzzati. Sembra un pesce rosso morto che galleggia a pancia all'aria in una piccola boccia di vetro. Sto cercando di capire che si dicono quando ricevo una pallonata in faccia. Tutti ridono, anche Lily in un primo momento, mentre mi massaggio il naso, con aria crucciata. Mi sento avvampare, preso dalla vergogna e dall'umiliazione. Poi Lily sempre ridendo corre a riprendere la palla e guardandomi mi dice:
- Tocca a te Sev!- mi lancia la palla, il gioco riprende e io sorrido. Non è nulla, è già tutto sistemato. Non c'è vergogna nell'inciampare ogni tanto.
Ma Paul dopo pochi minuti si intromette. Ha ancora gli occhi strabuzzati da pesce rosso morto e ora ne ha assunto lo stesso colore. Punta un dito tozzo su di me, ma i suoi occhi fiammeggiano altrove, i lunghi capelli biondicci sembrano spiritati.
- Tu e Lily siete due pazzi! Credete davvero di avere dei poteri???? Di poter fare le magie? Che la mamma di questo qui sia una strega e pulisca la casa con un gesto di bacchetta?- boccheggio, mentre il mio segreto viene rivelato. - É meglio credere che sia così, che ammettere che la propria mamma é folle. Andrebbe rinchiusa, lo sanno tutti e nessuno si spiega perché non l'abbiano già fatto!!!! Se davvero potesse fare le magie di cui ti vanti non vivresti in quel porcile!- avvampo, incapace di rispondere, intontito dalla crudezza di quelle affermazioni e dalla trasparenza dello stato di eccessiva trascuratezza in cui vivo.
- Taci Paul! Non sai di che parli- gli altri bambini guardano Lily, turbati dal veleno nel suo tono. La sua voce sembra non ammettere risposte.
- Taci tu, Lily! Parli così solo perché sei innamorata di questo traditore viscido- Petunia si intromette, unica abbastanza coraggiosa da contrapporsi a Lily, mentre una larga vena le pulsa visibilmente sul lungo collo ossuto - Assecondi le sue fandonie, anche se è chiaro che sono bugie perché sogni segretamente di andare in quella scuola inventata con lui!!! L'ho letto sul tuo diario!
- A darvi baci in bocca- rincalza Paul con tono canzonatorio. Gli altri bambini iniziano a ridere. L'atmosfera di pochi minuti prima sembra lontana secoli ormai.
Lily si guarda attorno, silenziosa e a disagio. Lei sempre con la risposta pronta, resta muta. Forse non ha il coraggio di ribattere che sono tutte bugie perché teme di ferirmi. Non vuole ammettere davanti a tutti che non sono speciale pet lei. Petunia ha uno sguardo trionfante, nessun amore pare legarla più a suo sorella.
Alcuni bambini iniziano a canticchiare un'orrenda cantilena, su me e Lily che ci baciamo in un prato e ci sposiamo. La testa mi scoppia. Paul ride sguaiatamente. Lily si colora di rosso, boccheggiando. Improvvisamente, per la prima volta da quando la conosco, mi sembra solo una bambina.

- O forse, Lily, questo verme ti fa solo pena. Ti sei impietosita perché sua mamma lo picchia ed è pazza. Li abbiamo visti tutti i segni con cui viene a scuola. Quella perdente di sua madre non è capace nemmeno di vestirlo, guarda come é conciato!-uno scroscio di risa segue questa affermazione di Paul, deludendo la mia illusione che sia tutto a posto per gli altri bambini e che a nessuno importino le mie stranezze.- E nemmeno a nutrirlo!! Deve pensarci la tua famiglia a provvedere ai suoi pasti - Lily mi guarda e una lacrima le scivola sul viso - Ma dovresti stare alla larga dagli schizzati come lui, non lo sai che persino suo papà è scappato da quella casa?- tutti ridono, additandomi e dandosi gomitate tra le costole. Petunia più di tutti ride, sguaiatamente.
- No, a lei piace credere di essere speciale, "magica"- fa una smorfia, accartocciando le labbra sottili - Vuole credere che tutti la amino, ma non sa che nessuno ama i mostri, come lei!
Lily fugge. I capelli rossi, mossi in un'onda purpurea, le ondeggiano lungo il corpo protetto dal cappottino azzurro. Corre via.
Mi sento sprofondare. Qualcosa mi si rompe dentro. Lily mi ha appena abbandonato, mi ha lasciato lì, solo, ad esser deriso e umiliato. Anche lei, come mio padre, come mia madre, come le insegnanti,ha rinunciato a proteggermi. É colpa loro. É colpa dei babbani, dei sudici babbani, indegni del mondo della magia, incapaci di comprendere la nostra superiorità. É colpa di Petunia, della sua invidia, della sua inadeguatezza, della sua lingua lunga. É colpa di Paul, così ottuso, così meschino come tutti i babbani. Esattamente come mio padre. Mamma me lo aveva sempre detto: i babbani sono la feccia della feccia. È colpa loro se sono in questa situazione. È tutta colpa dei babbani se sono solo.
Sono solo.
Sono solo. Sono solo.
Sono solo. Sono solo. Sono solo.
Sono solo. Sono solo. Sono solo. Sono solo.

 

*

- ...us.......erus....SEVERUS!!! -sento le mani di Lily scuotermi. É tornata! É tornata per me! Ha capito di non potermi e volermi lasciare solo. Non mi lascerà anche lei.
Poi sento le urla.
Paul è a terra, singhiozzante e urlante, mentre si rotola nel fango e dai suoi capelli scaturiscono fiammelle azzurre. Gli altri bambini stanno correndo via in preda all'isteria generale, mentre Petunia resta ritta come una marmotta di guardia accanto a Paul, il suo corpo trema visibilmente e il suo viso è solcato da lacrime di terrore. Un urlo muto le dilata la bocca.
- Severus, basta!!! Falle smettere! Ti prego!- mi prende la mano e la sua mi sembra così fredda e viva al contempo. Scuote la testa e per un attimo scorgo l'ombra della paura nei suoi occhi. Le fiammelle scompaiono, lasciando Paul con i capelli bruciacchiati e rasati in modo scomposto, ma illeso. Credo che per lo spavento se la sia fatta addosso. Resta a terra singhiozzando, senza avere il coraggio di guardarmi. Si tocca ripetutamente la testa in modo febbrile, incapace di credere di aver perso i suoi lunghi capelli biondi e di aver conservato intatta la testa. Non faccio in tempo a guardare Petunia perché Lily mi sta già strattonando via.
- Corri!!!- mi urla, mentre tenendomi per mano corre verso il bosco.
Ha capito prima di me il pericolo che correvamo. Ha capito che ci... Che mi avrebbero dato la colpa, che sarei stato un mostro agli occhi di tutti e sapeva che restando con me lo sarebbe diventata anche lei dal punto di vista degli altri bambini. Ma era tornata indietro apposta per me. Ugualmente. E sta tentando di proteggermi.

Si arrampica rapida sul nostro solito albero e mi aiuta a issarmi il più velocemente possibile sullo stesso grosso ramo accanto a lei. Ansimiamo a lungo, riprendendo finalmente fiato dopo quell'infinita fuga. Sento un groppo alla gola strangolarmi e rendere vano ogni mio tentativo di inspirare con successo.
- Severus- sento il cuore saltarmi alcuni battiti, mentre Lily mi parla con tono fermo e severo - Non devi farlo più, non devi più usare la tua magia contro qualcun altro per ferirlo, per quanto possa essere stato cattivo con te. Promettimelo.
- Ma Lily io non volevo! Non so come sia successo... Non lo so controllare... Non volevo... Io... - sento la mia voce incrinarsi in un pianto lamentoso e provo molta vergogna. Lei resta immobile accanto a me, in attesa - Lily... Scusa, io non avevo mai... Questa é la prima volta... Io... Mi dispiace!- emetto un singulto, ma lei resta ferma, lo sguardo fisso davanti a sé, osservando qualcosa oltre il mondo concreto- Lo prometto. Prometto che non userò più la magia per ferire qualcun altro. - trattengo il respiro in attesa di un suo sguardo, di una sua parola di comprensione e perdono. Mi sembra passino ore, poi lei mi poggia la testa sulla spalla.
- Sapevo che non potevi averlo fatto apposta. Tu sei gentile...- mi mette sulla coscia una mano col palmo rivolto verso l'alto. Goffamente appoggio la mia sulla sua e intrecciamo le nostre dita.

Restammo su quell'albero sin oltre il tramonto. Rimanemmo seduti lì, anche quando iniziò a far veramente freddo e i nostri stomaci iniziarono a reclamare per del cibo. Parlammo pochissimo e non discutemmo mai di quella che si stava rivelando una fuga di casa a tutti gli effetti.
Verso le dieci passate, quando la luna era ormai alta e la foresta buia brulicava di vita, Harry venne a cercarci nel bosco con una torcia e il terrore di trovarci ormai cadaveri. Aveva la faccia stravolta e quando ci notò corse verso di noi urlandoci di scendere con rabbia. Ma una volta scesi, non ci

punì. 
Abbracciò prima Lily e poi me, con la stessa enfasi. Poi ci prese per mano e ci trascinò verso Spinnet's End, facendoci una lunga predica sullo scappare di casa e sul far preoccupare i genitori. Aggiunse che non c'era errore cui non si potesse metter riparo, purché se ne parlasse apertamente. Alludeva probabilmente all'incidente dei capelli.
A quanto capii in seguito, tutti i bambini erano corsi a casa dicendo che sapevo fare le magie e che avevo dato fuoco a Paul. Ovviamente nessuno credette alla parte di storia in cui facevo magie, ma tutti scoprirono ben presto che il figlio dei Grey erano realmente tornato a casa calvo e sotto shock, accusando di tutto ciò il figlio della pazza che abitava in fondo alla strada. Non era stato difficile per loro credere che anche io avessi perso il lume della ragione e avessi dato fuoco a Paul con l'uso di qualche fiammifero vaneggiando di essere un mago. Alcuni avevano aggiunto che Lily mi aveva aiutato e così ben presto erano partite molte telefonate di lamentele sia verso casa mia, sia verso quella degli Evans.

Quando Harry mi lasciò davanti al mio portone, senza attendere l'arrivo di mia madre entrai terrorizzato per l'attenzione che avevo portato sulla nostra casa. Ma ad attendermi non c'era la solita puzza di liquori e l'atmosfera pesante, bensì un profumo di pollo arrosto e la tavola apparecchiata. Mia madre quel giorno, dopo aver ricevuto tutte quelle chiamate, aveva sistemato tutto quello per me. Per premiarmi di aver dato a quei babbani disgustosi ciò che si meritavano, per essermi fatto rispettare come solo un mago vero sa fare. Per la prima volta dopo l'abbandono di mio padre, cenammo seduti a tavola, come una vera famiglia e lei fu gentile con me. Nei suoi occhi vidi brillare un lampo di orgoglio mentre le raccontavo quello che era successo.
Quella sera qualcosa germogliò dentro di me. Avevo finalmente trovato un modo per essere riammesso nelle grazie di mia madre, per sentirmi di nuovo parte do una famiglia e degno del suo amore. E quell'unico modo per esserle di nuovo vicino era fondato sull'odio verso i babbani e sulla loro conseguente sofferenza.

Questo è il mio ultimo capitolo, non so se a qualcuno importi, ma come sempre scrivo principalmente per me stessa, per buttare fuori una storia che da tempo mi brucia dentro. Se qualcosa vi piace, non vi torna o vi aggrada scrivetemi. So che questi primi capitoli sono un pò lenti, ma credo siano fondamentali per far capire cosa legasse Severus a Lily, nella versione della storia.

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Capitolo 4
*** Madre ***


Il mio rapporto con mia madre è sempre stato molto complicato.
In quegli anni in particolar modo a legarmi a lei era la paura. Avevo paura di lei, dei suoi scoppi d'ira, dei suoi incantesimi vendicativi, dei suoi gesti violenti, improvvisi. Temevo le sue assenze e ancor più le sue presenze. Mi terrorizzava il modo in cui con i suoi occhi azzurri scrutava glaciale dentro di me e decideva di distruggere le cose a me care per il puro gusto di vedermi soffrire.
Tuttavia avevo anche e soprattutto paura per lei.
Malgrado le sue incursioni sporadiche che si stavano per altro facendo sempre più rare e violente, sentivo che mio padre mi aveva abbandonato. Mi aveva lasciato indietro senza remore o problemi. Mia madre invece, nonostante io fossi l'impedimento maggiore alla possibilità di tornare ad una vita di magie, potere e supremazia, era rimasta con me. Per questa ragione l'amavo moltissimo e desideravo renderla orgogliosa di me, proteggerla e tenerla lontana da altri motivi di sofferenza.
A motivarmi, inoltre, c'era il ricordo della sua dolcezza. Così quando beveva e si autodistruggeva, mi sentivo responsabile e temevo che potesse finire anche quel barlume di famiglia che mi era rimasto. Facevo di tutto per renderla felice e sgravarla di ogni responsabilità. Imparai a cucinare, a fare la spesa e a pulire casa. Facevo il bucato e pulivo i piatti. A volte, quando la trovavo riversa nel sul vomito, mi trovavo costretto a doverla lavare io stesso. Tutto questo nella speranza di tornare ad esser degno del suo amore.
Più di tutto, desideravo poter esser per lei un motivo valido per vivere, per rialzarsi, per sconfiggere la depressione. Nella mia ingenuità di fanciullo credevo che tutto, colpe, responsabilità e obblighi, ricadesse sulle mie spalle.
Non credo ci sia, quindi, da sorprendersi se così facilmente cedetti al germe velenoso che s'era piantato dentro di me quando mia madre tornò ad esser se stessa. La casa pulita, il profumo di pollo, le luci accese, la tavola apparecchiata, non durarono a lungo, ma mi entrarono nel cuore e mi insegnarono che per renderla felice era sufficiente agire in modo meschino e vendicativo verso quelli che lei riteneva essere la fonte di ogni male: i babbani. Scoprii in questo modo che nulla la teneva più lontana dalla bottiglia di una telefonata di qualche genitore adirato per quello che avevo fatto a suo figlio e che in queste occasioni tornava la donna attenta e gentile che avevo conosciuto nella mia infanzia
Questo, però, era contrario alla promessa che avevo fatto a Lily che a quel tempo si prendeva cura di me con costanza e amore, meglio di quanto non facesse mia madre. Malgrado tutto aveva sempre per me una parola gentile e uno sguardo complice. Divenni per questo motivo ancor più bravo a indossare una maschera. Volevo l'amore di entrambe e non ero disposto a rinunciare a nessuna delle due, perciò mentivo. Dicevo a Lily di non essere io il colpevole di tutti i misteriosi incidenti avvenuti ai babbani del circondario, che facevo in modo avvenissero sempre quando lei nella non era nei paraggi, e raccontavo a mia madre quasi ogni sera fantasiosi dispetti cui sostenevo di sottoporre i miei compagni di classe. Da un lato, mostravo una facciata di pura costernazione per il pregiudizio che mi gravava inesorabile sul capo; dall'altro, portavo una maschera di puro odio verso i babbani. O meglio, se inizialmente di una finzione si trattò, col tempo e in particolare con l'assenza degli Evans per le vacanze estive, divenne un sentimento autentico.

In assenza di Lily, gli altri bambini mi disprezzavano e tenevano alla larga. Li sentivo bisbigliare maligni su di me e ammutolirsi terrorizzati al mio passaggio. Li disprezzavo per la loro codardia e ignoranza. Ogni tanto quindi distruggevo le loro cose o falciavo i cespugli di rose dei loro vialetti. Un paio di volte detti fuoco ad alcuni giocattoli. Agivo di notte con la collaborazione di mia madre, sempre pronta a sostenere la mia presenza in casa all'ora in cui avvenivano i misfatti e ad usare la magia per convincere i più restii a crederle.
Quando Lily tornò a Spinnet's End, dopo quasi tre mesi di assenza, mi ero guadagnato a buon diritto il disprezzo, l'odio e la diffidenza di tutto il circondario, ma lei mi accolse a braccia aperte e mi difese da tutte le maldicenze. Sembrava che il tempo passato lontani non avesse fatto altro che amplificare e rafforzare l'affetto che ci legava. Quando lei tornò mi sentivo incartapecorito nel mio disprezzo, accecato dall'odio di mia madre e distrutto dai suoi continui cambi di umore. Ero chiuso in una spirale per cui per ricevere l'amore e l'attenzione di mia madre dovevo necessariamente farmi odiare da tutti coloro che ci circondavano. Più venivo disprezzato, più lei mi amava, più volevo essere visto da lei, più meschino dovevo diventare.
 
Vedo l'utilitaria degli Evans attraversare la strada, diretta al vialetto di casa.
È una giornata assolata di fine Agosto.
La spio, nascosto dietro le tende scure di casa mia, le mie guance sono scavate dalle occhiaie e dall'odio. Sono un paio di settimane che non mi lavo, per essere certo di essere repellente anche con la mia semplice presenza. Non dormo molto di notte per essere favorito dal buio nel commettere i miei misfatti.
 
Avevo incendiato il capanno dei Grey la notte precedente il ritorno in città degli Evans. Di tutte le mie azioni quella fu certamente la peggiore e la più pericolosa. Le mie malefatte erano andate esacerbandosi dall'inizio di giugno e oggi sono certo che se Lily non fosse tornata, le mie azioni mi avrebbero portato molto prima sulla pessima strada che l'incontro con Lord Voldemort mi ha poi indotto a imboccare.
 
Mi sento come se mi fossi risvegliato da un lungo incubo. Improvvisamente la voce seria di Lily che mi fa promettere di non usare la magia per far del male agli altri mi rimbomba dentro.
La scaccio ripetendomi che non ho usato la magia per nessuna delle mie infrazioni. Ma non riesco a convincermi. Gli occhi verdi di Lily e il suo sorriso mi corrodono dentro. Bruciano il veleno da cui ero stato così diffusamente divorato e scoperchiano il baule in cui avevo rinchiuso il mio senso di giustizia. Provo un improvviso schifo per il mio aspetto repellente e corro a farmi una doccia.
Mia madre dorme nelle sue stanze, accanto all'immancabile bottiglia mezza piena di gin. Cerco ugualmente di non fare troppo rumore mentre mi lavo. Normalmente mi azzarderei a riempirgliela con dell'acqua, così da darle l'illusione di bere ancora molto, pur senza lasciare che si distruggesse il fegato. Altre volte lo avevo fatto, memore dei suoi improperi rivolti agli "annacquati liquori babbani", ma oggi non posso rischiare qualche punizione. Indosso rapido una t-shirt gialla e un paio di quelli che dovrebbero essere dei pantaloncini, ma che mi vanno troppo grandi arrivandomi alla caviglia. Li stringo perciò in vita con una cintura ormai logora. Osservo il mio volto scarno e i capelli neri ormai diventati lunghi ancora bagnati con un moto di disgusto, ma scrollo le spalle e scaccio via quel pensiero.
Ora voglio solo vedere Lily.
Esco di casa silenzioso e chiudo l'uscio della porta sul retro un millimetro alla volta per non fare rumore. Quando svolto l'angolo per imboccare il vialetto di casa, pronto a scattare verso casa Evans vedo Lily ferma davanti alla vecchia staccionata che delimita casa mia, mentre torcendosi le mani cammina avanti e indietro.
È davvero bella, coi capelli rossi legati in due trecce disordinate e un abito celeste. Ai piedi porta le stesse scarpette della prima volta che la vidi nel parco un anno prima. Incapace di trattenere l'emozione le corro incontro e lei dopo aver soffocato un urletto, alla mia vista apre la porta del cancelletto e mi viene incontro festosa. Ci abbracciamo stretti, fino a farci mancare in respiro. Lei sprofonda il viso nella mia maglietta e respira a fondo, mentre ringrazio il mio buon senso per avermi fatto fare quella doccia. Io affondo il viso tra i suoi capelli respirando il suo profumo e sentendomi lentamente di nuovo me stesso. Come un antidoto lei ridona la salute al mio spirito e mi sento di nuovo lucido. Vengo travolto dalla vergogna al pensiero di quanto fatto negli ultimi tre mesi e al contempo mi sento così felice, come se di nuovo mi fossi ricongiunto con una parte importante di me.
- Mi sei mancato tanto, Sev- mi soffia nell'orecchio. Sento crescermi dentro una risata di gioia autentica, che reprimo per paura di far troppo rumore e svegliare mia madre.
- Anche tu, Lily - la sua presa si fa più forte e faccio del mio meglio per ricambiare con tutto il mio affetto artigliandole la schiena. Passano alcuni minuti prima che io capisca il pericolo che correremmo se mia madre si svegliasse e scoprisse cosa ci lega - Andiamo via di qui, andiamo al nostro solito posto. Devi raccontarmi del tuo viaggio - sorride e annuisce.
Corriamo via, tenendoci per mano.
 
Credo oggi che quel giorno mia madre, come nei miei incubi peggiori, fosse alla finestra ad osservare tutta la scena. Sono convinto che sia stato proprio in quel momento che abbia scoperto cosa mi legava a Lily.
Da allora il suo atteggiamento verso la nostra amicizia divenne apertamente ostile e si rivolgeva a me usando solo parole sprezzanti e schifate parlandomi di lei o del mio stare in sua compagnia. Forse temeva che anche io mi riducessi ad una vita d'esilio come lei. O forse non sopportava che esistesse qualcuno capace di avere una simile influenza su di me. A quei tempi nutrivo per la mia amica un sentimento privo di malizia, simile ad un affetto fraterno o filiale.
Non avevo assolutamente coscienza di cosa significasse essere innamorati, né riuscivo a pensare a lei come una possibile fidanzata, il nostro legame era qualcosa di molto più puro, semplice e disinteressato.
Ripensadoci oggi, credo che la considerassi e trattassi come una seconda madre e che proprio per questo fossi in qualche modo dipendente anche da lei e dalla sua approvazione.


Dopo il ritorno di Lily e davanti all'aperta ostilità di mia madre, si rese necessario ridimensionare il mio tempo passato in casa Evans. Malgrado non mi fosse difficile pranzare da loro durante la settimana visto che quasi sempre mia madre dormiva sino a pomeriggio inoltrato, non mi era più possibile dormire fuori casa senza tornare ad incorrere nuovamente nel suo disprezzo. Non c'era ragione per cui io, che in teoria detestavo i babbani tanto quanto lei, dormissi a casa di una di loro o ci passassi gran parte del mio tempo. Inoltre Petunia che stava entrando nella pubertà e che era diventata ufficialmente quella "grande", non tollerava la mia presenza e vi si opponeva con forza. Tuttavia era certamente più difficile ragionare e parlare con mia madre che con Lily e la sua famiglia. La mia amica, purtroppo però, era diventata curiosa. Mia madre era una figura misteriosa di cui parlavo poco, in termini involtiriamente negativi e volontariamente veneranti. Inoltre era l'unica strega a tutti gli effetti che fosse presente nel nostro piccolo mondo. Così, malgrado i miei tentativi di spiegarle quanto fosse pericoloso incontrarla e di dissuaderla dall'avere contatti con casa mia, Lily non faceva altro che chiedermi di lei. Mi poneva domande delle quali non solo non conoscevo la risposta, ma che rendevano manifesto quanto poco conoscessi mia madre. Era così diventato un argomento spinoso, che mi metteva di cattivo umore e che mi induceva a rispondere rudemente anche a lei che mi era così cara. Lily faticava a capire questo mio tabù, lei che per me non aveva segreti.
Tanto lei non aveva filtri nel raccontarmi dettagliatamente come trascorreva quel poco tempo della giornata che passavano separati, quanto io faticavo a raccontarle della mia situazione familiare, a spiegarle i miei lividi e gli sgradevoli incontri saltuari con mio padre. Per lo più prediligevo il tempo che passavano nei boschi o a casa sua a fantasticare su quelli che avremmo fatto una volta divenuti maghi.
Preferivo trascorrere il mio tempo con lei evadendo dalla realtà, piuttosto che affrontandola, tanto più che quando era al mio fianco mi sentivo sicuro. Giocavamo noi due soli, isolati dagli altri; malgrado Lily non fosse apertamente emarginata dagli altri bambini, preferiva trascorrere il tempo in mia compagnia. Questo mi riempiva di immensa gioia, ma al contempo mi allontanava ulteriormente dai babbani, permettendo al germe d'odio piantato da mia madre di germogliare riccamente.
In quel periodo entrambi avevamo l'abitudine di andarcene in giro con due legnetti che dovevano fungere da bacchette e che erano stati accuratamente selezionati per rispecchiare le nostre personalità. Quello di Lily, piccolo e liscio, si contrapponeva al mio grosso e bitorzoluto, più simile ad una mazza che ad una bacchetta.
 
È l'inizio di dicembre. Questa é la prima vera giornata di sole da più di due settimane di pioggia continua e fitta, che ha costretto me e Lily a stare separati più a lungo del solito.
Petunia col sole infatti non può vietarci di passare del buon tempo nei boschi insieme. Se anche lei fosse la regina suprema della casa, come di fatto si atteggia, non potrà avere il controllo su ciò che fa sua sorella fuori di casa e non potrà vietarle di studiare, giocare o stare con me.
Mi sento come se fossi riuscito a trionfare su un nemico spietato. Lily mi tiene per mano fischiettando. Portiamo entrambi degli stivali di gomma, ma, mentre i suoi sono graziosi e femminili, i miei arrivano dall'armadio di mio padre e non sono della mia misura. Lily si ferma alla ricerca di qualcosa nel suo zaino di scuola. Estrae dopo pochi secondi con aria sognante la sua bacchetta.
- Immagino non abbia con te la tua clava, Sev - mi sorride ironica.
- Non è una clava! Ricorda che la bacchetta deve essere capace di incanalare tutto il mio enorme potere. Se avessi un rametto piccino come il tuo, lo spezzerei con la forza dei miei poteri! - le sorrido, gonfiando il petto. Lei ride, strizzando gli occhi. Alcune graziose rughe le incorniciano il viso.
- Come no! Ti piacerebbe, caro il mio mago da strapazzo - mi tira una spallata amichevole e io gliela restituisco ridendo. Abbiamo già fatto questo discorso altre mille volte, scherzando allo stesso modo. A nessuno dei due importa in realtà dell'attuale rametto di legno, sapendo che la nostra vera bacchetta è là fuori ad attenderci. - Facciamo un salto a casa tua, la recuperiamo e poi andiamo al bosco?- sento il cuore guizzarmi in gola.
- Vai avanti al bosco, ti raggiungo al nostro albero... - il mio tono falsamente disinteressato non ingannerebbe nessuno, figuriamoci la mia migliore amica!
- Ma no, dai, Sev, ti accompagno...- anche il suo tono apparentemente disinteressato non mi inganna, so che sta tentando di venire a casa mia per incontrare mia madre-...così stiamo un pò insieme - sento il cuore stringersi al suono di queste parole. Da alcune settimane mi sta facendo pressioni per venire a casa mia, motivandomi questa richiesta col desiderio di passare del tempo insieme, cosa impossibile altrove a causa della pioggia e dell'aperta ostilità di Petunia. Rifiutare le sue richieste, mi fa sentire come se non volessi stare in sua compagnia. La guardo con occhi supplicanti.
- Lily, ti prego... Te l'ho già spiegato. A mia madre non piace avere ospiti e non vede di buon occhio la nostra amicizia...- la osservo storcere la bocca.
- Ma perché? Io non darei fastidio! So essere molto educata! E poi non è per nulla toccata dall'avere davanti una piccola streghetta piena di curiosità e domande, proprio come lo è stata lei un tempo? - mi guarda coi suoi occhioni verdi, simile ad un gatto in cerca di cibo. Spiegarle dell'odio che mia madre nutre verso in non maghi è complesso e mi fa paura. Ho evitato questo discorso più volte. Riprendo a camminare, per non guardarla.
- No. Lei non era piena di curiosità e di domande. Lei è diversa da te! - sento la mia voce assumere un tono duro, mal celatamente sprezzante- Lei è nata in una famiglia di maghi, è stata circondata dalla magia da sempre!
- E allora? - sento la perplessità nella voce di Lily, ma non oso voltarmi a guardarla. Allungo il passo.
- Allora significa che la magia ha sempre fatto parte di lei! Ci è nata nella condizione di strega!
- Anche io! Ho sempre fatto piccole magie da che ho memoria.
- Ma è diverso! Perché non capisci?!? - allungo ulteriormente la mia falcata, sentendomi sempre più nervoso.
- Sei tu che ti spieghi male!!- Lily assume un tono infastidito e mi strattona per una manica. Mi volto a guardarla irritato. Una lunga treccia rossa le spunta disordinata da sotto il berretto di lana e non posso impedirmi di sentire l'irritazione scemare in parte. L'espressione imbronciata delle sue labbra è così buffa.
- Lily- uso un tono paziente, come quello che usano le maestre degli asili nido per spiegare regole ovvie- secondo il punto di vista degli abitanti del mondo della magia ci sono due tipi di persone: i maghi e i non maghi, detti babbani. I maghi si sposano tra maghi, crescono nel mondo della magia e sanno di possedere la magia sin da piccoli perché fanno parte di quel mondo e vivono lontani dalle persone comuni. Restare nascosti agli occhi delle persone comuni è fondamentale per loro. I babbani, come mio padre, come i tuoi genitori, come Petunia, non sanno nulla del mondo magico e mai dovrebbero venire a saperlo. Tu, in teoria sei nata babbana, ma hai dei poteri. Non so come questo sia possibile, né se io stesso sono magico visto che sono mezzo babbano - evito di guardarla perché sento le lacrime salirmi agli occhi.
Per la prima volta le ho esposto quella mia paura così intima e mi son messo a nudo.
Mi guardo attorno e realizzo con una punta di panico che siamo arrivati quasi a casa mia.
Continuo a parlare ugualmente, con voce tremante, incapace di continuare a nasconderle i miei timori:
- I maghi di solito non... Stimano molto i babbani, né coloro che si mischiano con loro. Mia madre vive da emarginata da quando ha sposato un babbano e odia i non maghi da quando mio padre se ne è andato. Forse odierà anche me se non verrò ammesso ad Hogwarts... Forse in realtà sono come lui...
- Oh, Sev... Scusa... Io... Non avevo capito... Mi dispiace! Ma sono certa tu non debba preoccuparti. La tua clava riesce a malapena a contenere tutta la magia di cui disponi- mi sorride gentilmente e tende una mano per stringere la mia, ma io mi ritraggo più bruscamente di quanto vorrei. Ho troppa paura che mia madre ci stia osservando. Le faccio un sorriso tirato.
- Grazie, ora ti prego, ti prego, ti prego, aspettami qui. Non è sicuro per te in casa- corruga la fronte, ma poi sospira.
- Continuo a non capire bene, ma va bene...- mi rivolge un ultimo sguardo incoraggiante mentre mi addentro tra gli arbusti che popolano il vialetto di casa mia.
Salgo le scale cercando di non far rumore, so quanto la mamma si arrabbi se la sveglio prima delle quattro. Per andare in camera mia devo passare davanti alle sue stanze. Come mia abitudine socchiudo la sua porta per sbirciare se sta bene. Dentro di me, intanto, prego di non trovarla riversa nel suo vomito perché questo significherebbe perdere il pomeriggio di gioco con Lily.
Con un tuffo al cuore noto che il suo letto è vuoto e sfatto e di lei non c'è traccia. Poi mi ricordo che è già successo in passato che uscisse autonomamente in cerca di alcolici e mi dirigo nella mia stanza, ripromettendomi di tornare a casa presto per riempirle qualche vecchia bottiglia con dell'acqua.
Sto frugando accanto alla finestra nel mio baule, quando con la coda dell'occhio noto qualcosa che mi fa balzare il cuore in gola.
Premo di scatto il naso e i palmi delle mani aperti contro il vetro freddo della finestra, che si appanna parzialmente a contatto col mio respiro ansioso. Lily sta parlando con una donna. Una donna alta, scheletrica e con lunghissimi capelli biondi, raccolti in una sottile treccia. Un grosso cappello appuntito mi nasconde il suo viso. Le sue dita impugnano una bacchetta. Una bacchetta che viene sapientemente agitata davanti alla mia amica, che la osserva come ipnotizzata, gli occhi sgranati.
Mi riscuoto dal mio torpore e mi precipito giù per le scale, le lacrime mi pizzicano gli occhi.
Devo salvarla!
Provo ad aprire la porta, ma questa mi fa resistenza per quanto giri e rigiri la chiave, strattonandola. Mi si forma un urlo muto in gola, che mi soffoca prepotentemente.
Corro verso il retro e apro l'uscio con uno schianto, correndo raggiungo il vialetto e, ansimando, mi arresto solo quando realizzo che Lily non c'è più.
Mia madre si volta, un sorriso le tende le labbra sottili, sotto il profilo invadente del suo naso adunco.
Tiene una mano nella tasca della vestaglia scura, probabilmente impugnando ancora la bacchetta.
Non sembra affatto consapevole del freddo penetrante che ci circonda.
- Vieni, Severus - dice con voce calda e ferma, mentre mi si avvicina mettendomi una mano autoritaria sulla spalla- Ho pensato io a risolvere la questione con quella piccola babbana. Sono certa non ti disturberà più - la sua voce sembra cordiale, ma ha una punta di ostilità che mi fa rabbrividire. Non sono ammesse né repliche né domande.
 
In seguito a quell'incontro, che oggi sono convinto fosse stato premeditato da mia madre, Lily smise di parlarmi e di guardarmi. Quando riuscivo ad avvicinarla, malgrado le manovre di evitamento che metteva in atto, mi ripeteva quasi cantilenando "Non voglio mai più avere niente a che fare con te".
Questo allontanamento tra di noi venne accolto da tutti i nostri compagni con somma gioia, Lily venne agevolmente riammessa nel gruppo dei popolari, mentre io ritornai alla mia condizione di emarginato. Nessuno mi parlava, né osava contraddirmi apertamente, ma li sentivo bisbigliare alle mie spalle, parlar male di me e ridere di come anche la mia unica amica mi avesse infine allontanato. Accadde così che poco prima delle vacanze di natale, durante una giornata in cui infuriava una tempesta di neve, feci sparire tutti i vetri delle finestre della classe. Lily in quell'occasione non si voltò nemmeno a guardarmi con aria di rimprovero. Mia madre quella sera cucinò l'arrosto e addobbò il nostro primo albero di natale da due anni, canticchiando orgogliosa.
In quel periodo mi rifugiai nell'amore di mia madre.
Non potevo impedirmi di considerarla anche l'unica che mi fosse rimasta vicina, seppur la ritenessi responsabile. Quell'inverno era rimasta sobria molto spesso e si era mostrata compiaciuta dalla mia presenza. In quei giorni venni introdotto all'importanza dell'essere ammesso alla casa di Serpeverde, come tutti i miei antenati e i maghi degni di questo nome. La mia ammissione a Hogwarts era ormai certa. Avevo ricevuto quel 9 gennaio, al compimento dei miei 11 anni, la lettera d'ammissione a Hogwarts. Quella mattina mi ero alzato presto, come ogni mattina, per prepararmi la colazione e il pranzo e lui era lì. 

Un grosso gufo con una pergamena ingiallita legata ad una zampa mi osserva appollaiato sulla finestra. So che i maghi usano i rapaci per inviarsi dei messaggi, ma non ho idea di come bisogna comportarsi con loro. Avviene tutto in modo naturale, come in un sogno.
Il gufo tende la zampa artigliata, io sciolgo il nodo con dita tremanti e lui se ne vola via. Di lui non rimane traccia alcuna. Per un attimo credo di essermi immaginato tutto. Osservo il mio nome inciso sulla pergamena e non riesco a capacitarmi che il mondo della magia stia mandando un messaggio proprio a me. Srotolo la pergamena e leggo della mia ammissione alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Spalanco la bocca, ma ne esce un suono strozzato. Urlo di trionfo muto. 
Mi sento incredibilmente eccitato. Quasi avevo dimenticato che doveva essere oggi il giorno in cui avrei dimostrato al mondo di essere un mago, in maniera ufficiale. Finalmente ho la prova di non essere un magonò! Corro su per le scale e sveglio mia madre.

Per ragioni a me tuttora ignote, l'essere riuscita a isolarmi completamente da tutto e tutti, riempiva mia madre di una gioia immensa e la rendeva una compagnia quasi sempre piacevole. Tuttavia la mattina era sempre meglio lasciarla dormire sino a tardi o si rischiava di incorrere in qualche maledizione.
Quel giorno non fece in tempo ad afferrare la bacchetta che già le sventolavo la lettera sotto il naso con un enorme sorriso. Lei mi abbracciò stretto, come avrebbe fatto una vera madre e la sentii mentre si commuoveva sulla mia spalla. Quel giorno non andai a scuola e rimasi con lei a festeggiare, mangiando pancake e sentendola parlare. Mi permise di spazzolarle i lunghi capelli fini, mentre mi raccontava della scuola, dei suoi fantasmi, delle sue case e del Quidditch, prima di intrecciarseli con un incantesimo e di spedirmi a fare la spesa. Quella sera mi preparò una torta e la incantò in modo da farvi apparire il mio viso sorridente, mentre alle mie spalle si vedeva muoversi il serpente simbolo di Serpeverde.
Fu un periodo particolarmente idilliaco tra di noi che mi faceva sentire finalmente benvoluto e amato, mia madre cucinava per me ogni tanto e manteneva pulita gran parte della casa. Mi sentivo di nuovo un bambino e non più l'adulto di casa. Ma lo stesso la sera, al buio, nel mio letto, non potevo fare a meno di tormentarmi al pensiero di Lily e della nostra amicizia perduta.
Mi sentivo incompleto, proprio come accade oggi. Il non aver potuto condividere con lei l'episodio della lettera mi affliggeva. Subito dopo mia madre, lei era la persona con la quale avrei voluto maggiormente festeggiare. Inoltre per quanto mia madre si comportasse in modo gentile e premuroso, capitavano ancora episodi in cui cedeva all' alcolismo o in cui aveva reazioni violente improvvise. Era come relazionarsi con una belva momentaneamente sedata di cui non si conoscevano i tempi di reazione. Ero sempre teso al pensiero che lei tornasse quella di un tempo. Mi mancava per questo l'affetto semplice e incondizionato di Lily. Lei mi voleva bene malgrado i miei segreti, i miei non detti e i miei silenzi. Io le andavo bene così com'ero ed aveva manifestato più volte di preferirmi agli altri. Aveva accettato i miei difetti e le mie paure. Sempre, con semplicità. Mi chiedevo spesso se mia madre invece mi avrebbe amato ugualmente se non avessi ricevuto quella lettera.

Bentornati (o benvenuti) a tutti. Sono da poco tornata in città dopo le vacanze e ora dovrò mettermi sotto di brutto con la scrittura della tesi, quindi temo che non potrò aggiornare con troppa frequenza, quindi godetevi quest'ultimo, involontariamente infinito capitolo e, se vi va, fatemi sapere che ne pensate. Il prossimo sarà l'ultimo capitolo pre Hogwarts, promesso! A presto
 

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Capitolo 5
*** Il mio incubo più oscuro ***


Con la scoperta della mia ammissione a Hogwarts, persi il desiderio di frequentare e di impegnarmi nella mia routine scolastica. Non vedevo l'ora di iniziare un' altra vita nel mondo della magia, lontano da quei babbani che mi emarginavano e disprezzavano. Ero certo che ad Hogwarts avrei trovato persone come me, che mi sarei integrato. Per consolarmi della perdita di Lily mi ripetevo che là avrei incontrato amici molto migliori di lei, amici che non fossero babbani, che mia madre avrebbe approvato. Fantasticavo di ricondurre mia madre nel mondo della magia ricoperta di fama e di ammirazione, per aver partorito un simile genio magico. Immaginavo la gente bisbigliare al suo passaggio, dicendo "É lei, Eileen Prince, la madre dello straordinario Severus Piton, che donna incredibile deve essere per aver cresciuto un simile genio". Ripensandoci ora ero davvero ingenuo. Probabilmente mi rifugiavo in questo tipo di pensieri per non ammettere la stringente solitudine che avvolgeva il mio cuore. Avevo smesso di frequentare con regolarità le lezioni e mi ero isolato tra le mura di casa insieme a quella strana creatura ambigua che era mia madre. Un'ultima ambigua, sottile speranza tremolante mi tratteneva dal baratro. Attendevo silenziosamente l'arrivo del compleanno di Lily, nella speranza che anche lei ricevesse la lettera e che le cose tornassero a posto tra di noi. Così il 30 gennaio andai a scuola e aspettai il suo arrivo. La osservai tutto il tempo, attendendomi che da un momento all'altro mi gettasse le braccia al collo e mi urlasse "Mi hanno presa, Sev!". Ma questo non accadde. Si limitò a lanciarmi degli sguardi ansiosi, di stralcio, il viso scuro. Quel segnale che avrebbe dovuto farmi capire che la maledizione lanciata da mia madre era svanita, lo interpretai come una dimostrazione di odio. La lettera non le era arrivata e quindi mi odiava, come aveva fatto Petunia prima di lei. Di questo ero convinto. Sentii di perdere ogni freno, ogni speranza. Con la separazione da Lily e il definitivo sgretolarsi delle mie speranze, non c'era più nulla per cui valesse la pena di seguire la mia morale e il mio senso di giustizia. Abbandonarsi alla legge della violenza e dell'odio che mi avevano insegnato mia madre e mio padre, era molto più facile.

É San Valentino. L'aria fredda del mattino mi gela il viso e mi stringo più forte nel lungo cappotto nero di mio padre. Nello zaino sento il peso della scarlatta scatola di cioccolatini ripieni che ho preparato con mia madre. Lei ha aggiunto all'impasto qualche goccia di un intruglio marrone dall'aria repellente. Mi ha sorriso divertita e mi ha detto che avremmo dato una lezione a quei figli di babbani. Dalle sue parole ho capito che si trattava di una pozione per la manifestazione fisica degli incubi. Dice che i maghi la chiamano "succo di molliccio" e che è una pozione molto ambita e difficile da produrre. Sorrido al pensiero di quello che accadrà quando tutti ne prenderanno uno. Affretto il passo per arrivare prima a scuola e riuscire a lasciare i cioccolatini sulla cattedra prima che qualcuno mi veda e intuisca la pericolosità del mio dono. Svolto l'angolo ed evito una pozzanghera scivolosa con un salto. Poi alzo lo sguardo e mi arresto. Lily mi guarda attenta, camuffata sotto un'ampia sciarpa di lana multicolor e un berretto giallo, come la sua giacca. Solo gli occhi e poche lentiggini le spuntano dagli abiti. Le mani sono infilate nelle ampie tasche. Il suo sguardo si illumina vedendomi, come faceva un tempo. Forse non mi ha riconosciuto. Forse aspettava qualcun altro. É la prima volta che la vedo dal giorno del suo compleanno.

- Severus!- c'è un sorriso nella sua voce. Sono quasi due mesi che non mi parla.
- Lily.- ho paura sia un trucco, ho paura a cederle. Mantengo le distanze, la voce gelida, mentre il battito accelera.
- Severus! Finalmente sei venuto a scuola, è una settimana che esco presto e ti aspetto qui, sperando di incontrarti- non voglio crederle, non può esser vero. China lo sguardo, imbarazzata - ho pensato di venire a casa tua, ma... Avevo paura... Dopo quello che è successo, che mi hai detto... - dunque non è più mia amica per causa di quello che le ha fatto mia madre? Che cosa le ho detto? Non capisco, non ricordo.
- Cosa vuoi? - vedo come la mia freddezza le arrivi addosso repentina e violenta come uno schiaffo. Resta in silenzio, con gli occhi abbassati, inizia a parlare piano.
- Chiederti scusa, Severus. Non so cosa sia successo con tua madre quel giorno, continuavo a ripetermi che non volevo avere niente a che fare con te e mi sentivo confusa ogni volta che cercavo di capire perché fossi tanto arrabbiata... - la sua voce é sottile e trema, i suoi occhi saettano tra me e il marciapiede- Poi, un mattino, mi sono svegliata ed è stato come risvegliarsi da un incubo e tutto é stato chiaro e... -trattengo il respiro- Era terribile. Ti avevo allontanato, ero stata così crudele con te e tu... Tu non eri più nella mia vita. Sei...Eri...sei... il mio migliore amico Severus e ti avevo, ti ho mandato via. So di averti fatto del male. Mi dispiace tanto - la sento emettere un singhiozzo, mentre si porta le mani al viso e inizia a piangere sommessamente e ad alternare frasi sconnesse - Voglio essere tua amica... Non... Divisi... É... Perdonami... Gli altri... Scusa...- mi avvicino a lei e le prendo una mano impiastricciata di lacrime ancor prima di aver pensato. Questo romperà l'idillio con mia madre lo so. La tradirò, come ha fatto mio padre. Lei che mi è sempre stata vicina e ha fatto sempre il mio interesse, verrà tradita nuovamente da suo figlio. Mi sento spregevole, ma non riesco a prestare davvero importanza a tutto questo. Voglio Lily, non voglio che lei pianga. Voglio sia felice. Mi sento bene quando mi sorride.
- Mi hai appena risvegliato dal mio incubo più oscuro, Lily: un mondo senza di te - lei mi guarda dritto negli occhi e arrossisce. Realizzo solo in quel momento quanto suoni smielato quello che sto dicendo e anche io sento le mie guance colorarsi di rosso.
- Significa che mi perdoni?
- Significa che non c'é mai stato nulla che dovessi farti perdonare.- apro le braccia stringendomi nelle spalle- Semmai, sarei io a dovermi scusare per mia madre... - mi butta le braccia al collo, improvvisamente. Ci abbracciamo stretti, impacciati dagli strati spessi dei nostri cappotti. Si allontana da me e mi guarda con quei suoi occhi verdi. La sento scavarmi nell'animo, spazzare via le tenebre e riportarmi a galla. Mi fa rinascere. Con un solo sguardo!
- Credevo fossi arrabbiato con me, pensavo non mi avresti parlato mai più e io ho bisogno... - abbassa lo sguardo e arrossisce ancor più intensamente. La abbraccio di nuovo con forza. Lei ridacchia- Così mi soffochi!- ma resta immobile e mi abbraccia con altrettanto vigore.
- Ci sono così tante cose che devo raccontarti!
- Anche io! E forse non tutte ti faranno piacere, ma non posso tacerti più nulla!!! Ma tu devi promettere di non arrabbiarti!
- Anche tu!- tremo al pensiero di come potrebbe accogliere la mia ammissione a Hogwarts. Mi stacco da lei, tenendole le mani sulle spalle. Faccio un profondo respiro e così fa anche lei.- Racconta prima tu!
- No, prima tu!
- No, tu!
- Tu!- scoppiamo a ridere- Insieme- mi sorride.
- MI HANNO AMMESSO AD HOGWARTS!!!! -lo diciamo contemporaneamente, quasi urlandolo. Ci sorridiamo e scoppiano a ridere. Inizia a ballare, tenendomi le mani e girandomi attorno. All'inizio la seguo impacciato, poi mi abbandono a quel buffo girotondo e penso solo a divertirmi.
- Severusssss!!!
- Lilyyyyyy!!!!
- ANDREMO A HOGWARTS!!!!!- siamo felici. Siamo di nuovo vicini. Siamo uniti. Sono di nuovo me stesso. I suoi occhi brillano al sole. Torno a respirare.


Oggi capisco che molto probabilmente mia madre aveva fatto un incantesimo Confundus su Lily per indurla a starmi lontana, convinta che, anche dopo la fine del sortilegio, a causa del senso di tradimento da parte mia e della paura da parte della mia amica saremmo rimasti lontani e divisi. Non poteva immaginare la forza del legame che ci univa e io stesso, ripensandoci, non so capacitarmi di come, malgrado tutto questo, gli eventi si siano sviluppati in seguito.
Dopo quest'episodio il mio legame con Lily venne tenuto segreto a mia madre quanto più a lungo ci fu possibile. Io continuai coi miei racconti di marachelle ai danni del vicinato babbano e Lily smise di chiedermi di visitare casa mia. Ai tempi non sapevamo spiegarci l'accaduto e temevamo che mia madre, scoprendoci di nuovo uniti potesse farci ben di peggio. Presi dunque l'abitudine a tornare a casa per pranzo e ad uscire nel pomeriggio, raccontando di dover andare a fare qualche dispetto. Mia madre non mi prestava molta attenzione e sembrava fidarsi completamente di me. O forse era semplicemente disinteressata, non ho mai compreso cosa provasse realmente. Cercavo ugualmente di commettere effettivamente qualcosa di degno di una chiamata di protesta almeno una volta a settimana e Lily collaborò con me alcune volte. Ovviamente in quei casi sceglievamo obiettivi che meritassero la distruzione di una siepe o l'imbrattamento dei muri di casa. Inoltre si trattava sempre di marachelle non distruttive o pericolose. Dopo che Lily era tornata nella mia vita, mi ero ripromesso di non fare mai nulla che potesse darle una valida ragione per allontanarsi da me. Commettere queste azioni pestifere con lei, inoltre, le rendeva delle piccole, piacevoli avventure. Ricordo che una volta studiammo una complicata marachella ai danni della signora Summers, la vecchia che ci bucava le palle, che ci impegnò per settimane. Mentre Lily fingeva di farle dei lavoretti per riuscire ad acquisire il distintivo scout (cui né io né lei eravamo mai stati affiliati) dell'aiuto agli anziani, cosa che già da sola rendeva la vecchia donna furiosa, perché le sottolineava l'inesorabile peso degli anni, io mi intrufolavo nel retro e le spostavo tutti i suoi "inestimabili gnomi da giardino, dinastia McCallister III", mettendoli in pose e luoghi assurdi. La Summers, che era parzialmente convinta della presenza di un'anima in ognuno dei suoi venti esemplari rarissimi, capì che eravamo stati noi a spostarli, solo dopo tre settimane, quando venne richiamata sul retro da una mia accidentale rottura di Alistair McCallister V, lo gnomo preferito della vecchia, mentre tentavo di porlo sulla grondaia a testa in giù rivolto verso la Mecca. Io e Lily ridemmo a lungo anche nelle settimane successive, poiché avevamo avuto la bella idea di usare la macchina fotografica di Harry per scattare delle polaroid ad ogni mia nuova disposizione. Anche negli anni della nostra adolescenza quelle piccole immagini immobili erano sempre capaci di strapparci una risata. Vorrei non essere stato così stupido da distruggere anche quelle anni dopo.
Con l'inizio delle piogge primaverili, per me e Lily divenne complesso vederci. Inoltre Harry e Martha iniziarono a manifestare segni d'inquietudine per la cattiva strada verso cui sembrava stessi conducendo la loro bambina. Godevamo, in ragione di ciò, il più possibile di ogni istante insieme a scuola. Era impossibile separarci e tenerci lontani durante le lezioni, come le maestre giustamente avevano tentato di fare. Comportava solo il crearsi di imbarazzanti situazioni confuse e caotiche di scambi di bigliettini, frasi urlate da un capo all'altro della classe e dispetti rivolti a entrambi da parte dei nuovi vicini di banco. Tenendoci uniti invece eravamo due studenti modello, silenziosi, studiosi e ubbidienti. Avevamo entrambi ottimi voti, ma non ci sentimmo mai in competizione per questo. Ci piaceva studiare insieme e colmavamo l'uno le piccole mancanze dell'altra. E quando non studiavamo, passavamo il nostro tempo fantastcando per ore e ore sulle nostre avventure magiche, sui nostri abiti, sulle magie che avremmo fatto. Gli altri bambini ovviamente non gradirono il nostro riavvicinamento e agirono alcuni comportamenti infidi nei nostri confronti. In particolare, per Lily questo fu ragione di dispiacere, perché si ritrovò dall'essere benvoluta, all'essere emarginata. Più di tutto soffriva per l'ostilità crescente che Petunia le manifestava. Se un tempo le loro liti erano causate principalmente dal suo rapporto con me, mentre in mia assenza erano piuttosto unite e complici, con l'arrivo della lettera di ammissione Petunia aveva iniziato a manifestare comportamenti apertamente ostili verso Lily. Era chiaramente invidiosa di sua sorella.

- Lily, guarda cosa ho trovato!- esco dalla stanza di Petunia con una lettera in mano. Pare sia partita con la scuola per una vacanza studio e io non ho saputo resistere alla tentazione di frugare in camera sua. Lily fa spuntare la sua massa di capelli rossi dallo stipite di camera sua. Mi osserva con apprensione.
- Che hai fatto, Sev?
- Ho trovato una lettera! Una risposta del professor Silente, il preside di Hogwarts!- lei perde la sua aria corrucciata e, vinta dalla curiosità mi raggiunge.
- Silente?!?! Fa vedere!!- cerca di strapparmi la lettera di mano, ma io la alzo in alto. Sono da poco diventato leggermente più alto di lei e adoro approfittarmi di questa differenza di statura. Rido, vedendola saltellare con aria combattiva per appropriarsi della lettera stropicciata che ho trovato in fondo ad un cassetto.
- No! Hai detto che non dovevo andare a ficcanasare e che non avrei fatto altro che metterti nei guai- imito il suo tono, facendo una vocina stridula e agitando severamente un indice verso il suo naso. Le premo in naso e ridiamo entrambi.
- Sev!!! Eddai!!!- sorrido e le cedo la lettera. La scorse febbrilmente, leggendo e rileggendo le parole scritte nella grafia sottile e obliqua del preside. Poi alza lo sguardo illuminato verso di me.
- Che c'è?
- Sai cosa significa questa lettera?- la guardo perplesso-Significa che anche Petunia vuole diventare una strega! Significa che allora non ci considera mostri se vuole venire con noi ad Hogwarts! Significa che non mi odia!- un sorriso le si allarga sul volto. Storco il naso.
- Non sono certo che sia così... Non credi che potrebbe odiarti ancora di più perchè tu sei stata ammessa, perchè tu sei speciale e lei no? Proprio come dice Silente in questa lettera.
- Non dice questo la lettera, Severus...- sembra contrariata.
- Non letteralmente, ma comunque il preside parla chiaramente di come non possa ammetterla perchè lei non ha la magia dentro di sé... Vedi? In questo punto...- le indico alcune righe, ma lei non le guarda nemmeno.
- No, tu sei troppo pessimista! Non vedi il lato buono di questa cosa! Non capisci che questa è la prova che in verità Petunia non mi vede come un mostro!- sorride guardando estatica la lettera.

Ovviamente le cose non andarono come sperava. Quando rivelammo a Petunia di aver letto quella lettera, lei si adirò infinitamente e prese ancor più le distanze da Lily. Questo la ferii, profondamente. Fu per lei forse la prima volta in cui venne rifiutata da qualcuno per quello che era, in maniera cieca e meschina. Ripensandoci oggi,capisco quanto debba aver sofferto per il rifiuto di sua sorella e quanto in verità desiderasse essere accettata proprio da quella ragazza che fino a pochi mesi prima era stata per lei l'amica più intima.
Tuttavia questo conflitto non le tolse il sorriso, ma anzi sembrò motivarla ancor più all'intraprendere una nuova vita lontana da lì. Noi eravamo più vicini che mai. Non sentivo più il bisogno di tenerle nascosto nulla, né sentivo che a separarci c'erano segreti o non detti. Le confessai anche che in realtà molte cose su Hogwarts me le ero inventate, ma le riportai i dettagli che mi aveva rivelato mia madre sulle case di Hogwarts. Le dissi che eravamo entrambi predestinati a Serpeverde e che saremmo stati sempre insieme per i futuri sette anni. Ci credevo davvero. Non potevo immaginare il mio mondo senza di lei.

Mamma...- uso il tono strascicato di quando devo confessare qualcosa di molto grave e cerco di tenermi ad una distanza di sicurezza, anche se so che con un semplice gesto di bacchetta lei può rendere vana ogni distanza di sicurezza che ho provato a mettere tra di noi.
- Sì, Severus..?- non si volta. Sta mescolando alcune erbe in un calderone, nella nostra cantina . Osservo la sua treccia bionda e sottile, ondeggiare al ritmo lento dei giri che dà alla brodaglia grigia. Un temporale estivo bussa fragoroso alla nostra porta. Molteplici gocce calde gonfie, martellano il legno, supplicandoci di lasciarle entrare.

Da qualche mese ormai,circa poco dopo il mio compleanno, mia madre aveva iniziato a preparare alcune  pozioni “curative”, che rivendeva ad un negozio di medicina alternativa giù in città. Preparava pozioni lenitive del dolore fisico e mentale. Piccole boccette di benessere liquido uscivano dal suo calderone e venivano rivendute alla proprietaria del negozio che sembrava non avere mai abbastanza scorte per soddisfare i suoi clienti. Inizialmente ripensando a quel periodo ho creduto che mia madre avesse confuso anche la vecchia Maggie Smith, la vecchia hippie che gestiva la bettola intossicata d'incenso dove erano esposti i prodotti di mia madre, costringendola così a credere di avere molto bisogno delle sue pozioni. Tuttavia, non appena ho rivisto i miei ricordi nel pensatoio, mi sono accorto di alcune piccole modifiche che mia madre apportava alle ricette originali e che tendevano a causare una forte dipendenza nei soggetti che ne facevano uso. Così, chiunque avesse sofferto di dolori al ginocchio, avrebbe giovato di un senso di benessere della durata di quasi due ore dopo aver assunto la pozione di mia madre, per poi soffrire molto, molto di più non appena l'intruglio avesse smesso di circolargli in corpo, inducendo così lo sventurato ad aver costantemente bisogno di una “dose” per riuscire a sentirsi bene ed essere sufficientemente lucido per poter condurre una vita normale. In questo senso ritengo che mia madre non fosse molto diversa da una qualunque spacciatrice, se non forse per il fatto che i suoi prodotti erano un pochino più ricercati. È molto probabile che la divertisse vedere come così tanti babbani soffrissero a causa sua e fossero dipendenti da lei. Credo fosse una sorta di rivalsa verso quello che aveva dovuto patire. Inoltre la notevole richiesta dei suoi prodotti ci permise di sostenere le spese di casa e della scuola, soprattutto visto che mio padre dopo un ultimo furioso, violentissimo litigio era completamente scomparso dalle nostre vite. Provò ad impedirmi di andare a Hogwarts con le maniere forti, potremmo dire. Ma non desidero parlare di questo, il mio pensiero è, come sempre per Lily.

Devo dirti una cosa, mamma...- mi torco le mani, afflitto. Ho paura di perdere questo nostro legame, ma sento che è arrivato il momento di parlarle di Lily e di informarla che non sto frequentando una babbana, ma una futura strega come me. In questo non dovrebbe esserci nulla di male. Giusto?
- Mmmm... Devo comprare gli occhi di avvincino, li ho quasi finiti... Ricordamelo Severus, quando andremo a Diagon Alley per procurarti il materiale per la scuola...
- Sì, certamente!- boccheggio e mi arrotolo le dita in morse fameliche.- A questo proposito... Cioè, ci sarebbe una cosa che dovrei dirti...- lei seguita ad ignorarmi, canticchiando e muovendosi insieme ala pozione, con lo stesso incedere ondeggiante- Ricordi... Ricordi.. Quella bambina... Lily... la mia amica...- a quest'ultima parola si volta bruscamente a guardarmi con i suoi occhi azzurri ridotti a fessure. Il gesto è tanto brusco da far volare parte della pozione sul tavolo di legno.
- Amica? Amica, Severus? Pensavo avessimo risolto questo punto. Pensavo fosse chiaro che lei non è una tua amica.
- Sì... Sì,ecco... Forse... Non so... Infatti... E' come dici tu...- il sorriso di Lily mi balena davanti agli occhi e mi ci aggrappo con forza, è importante fare questo discorso. Adesso.- Ma vedi... Recentemente...Cioè...
- Cosa stai cercando di dirmi?- le sue labbra sottili scompaiono in una linea gelida e severa.
- Ho scoperto che quella bambina andrà ad Hogwarts- lo dico tutto d'un fiato e mi congelo sotto i suoi occhi. Aspetto che mi picchi o punisca.
- Capisco... Una sanguesporco, dunque... La degna compagna per un mezzosangue come te- la sua voce è sprezzante, improvvisamente non resta traccia dell'atmosfera quasi familiare che regnava nella nostra cantina.
- Mamma... Lei è come noi...- si volta a guardarmi, la bacchetta alzata, un sguardo serpentino e pronto alla vendetta, alla punizione, alla violenza. Ancora una volta lei ha la magia, lei ha il potere e io non posso che piegarmi al suo volere.
- Non ti azzardare a ripeterlo, Severus!- abbassa la bacchetta- Io non sono come voi. Il mio sangue è puro, è nobile. Discendo da una delle più antiche famiglie magiche e...- qualcosa le balena davanti agli occhi. Uno dei suoi fantasmi del passato. Improvvisamente le sue parole perdono di vigore e si avvicina alla bottiglia di gin mezza piena che giace sulla mensola.- Non potrai mai capire, tu... Dunque, cosa vuoi?
- Mi chiedevo... Cioè... Puoi dirmi di no... Capisco che lei non sia come noi...
- Come me, Severus, non come noi. Nel tuo corpo, scorre il sangue di quell'uomo e il tuo volto me lo testimonia continuamente- ripenso ai capelli unticci di mio padre e ai suoi occhi scuri e rabbrividisco. Chino il capo.- Concludi questo discorso per amor di Merlino! Ho delle cose da fare, ora!- beve un altro lungo sorso dalla bottiglia, prima di riporla e rivolgersi verso la sua pozione.- Uno di noi deve trovare il modo di mantenerci. Uno di noi deve trovare il modo di rendersi utile!
- Hai ragione... Volevo solo dire... Che... Cioè...- la sento sbuffare rumorosamente, è tornata a darmi le spalle e a mescolare rigidamente la pozione- Mi chiedevo se Lily non potesse venire con noi a Diagon Alley... Lei e sua madre... O suo padre... Per fare gli acquisti, sai.. loro non sanno come arrivarci, non sanno nulla del mondo magico e...- mia madre alza una mano in segno di fare silenzio.
- E sia...- sto per correre ad abbracciarla, mi apro in un largo sorriso, tendendo le labbra sottili- Ma il nostro aiuto avrà un costo. Non intendo farmi vedere in giro con degli sporchi babbani senza ricevere nulla in cambio...- si volta a guardarmi da sopra la spalla arricciando il naso.- E tu non dovrai vederla fino all'inizio della scuola dopo la gita a Diagon Alley, è chiaro?- il sorriso mi muore in gola, le braccia mi cascano lungo i fianchi, afflitte. I suoi occhi mi stritolano in una morsa, immagino tutte le cose terribili che potrebbe fare se disobbedissi esplicitamente ai suoi ordini. Penso che a partire da settembre io e Lily potremo stare insieme tutto il tempo, tutti i giorni, senza che nessuno ci divida.
- E' chiaro...
- Giuralo.
- Lo giuro, mamma.
- E ora vattene. Domani andremo a Diagon Alley, vai ad avvisare la tua amica- il suo tono è disgustato. Mi avvio verso le scale- Ah! Severus...?
- Sì?
Uno incantesimo mi colpisce in pieno petto, facendomi cadere e sbattere la schiena contro le scale. Sento il dolore diffondersi e le lacrime pizzicarmi gli occhi. Erano molti mesi che non venivo ferito fisicamente da lei. Lo sguardo che mi rivolge è di puro disgusto e mi ferisce ancor più della caduta.
- Non osare mentirmi mai più.

Il giorno dopo ci recammo a Diagon Alley insieme alla madre di Lily e comprammo tutto il necessario. Mia madre truffò la signora Evans cambiandole il denaro babbano in denaro per maghi con dei tassi d'interesse particolarmente elevati e parlò molto poco. Passò gran parte del tempo a Notturn Alley a procurarsi gli ingredienti per le pozioni lasciando a me e Lily lo spazio di esplorare tutte le viuzze e i piccoli negozietti con gioia. Acquistammo anche le nostre bacchette infine. Quella di Lily era in Salice con il nucleo con piuma di fenice. La mia era di cipresso con un crine di Thesral come nucleo centrale. Io e Lily uscimmo dal negozio di Olivander pieni di gioia e di ammirazione. Parlammo per tutto il tempo e io godetti di ogni istante con lei, consapevole del mio imminente stato di reclusione. Sorridendo alla fine della gita Lily mi sfidò a chi avrebbe imparato più nozioni prima della partenza. Poi ci salutammo e io passai le seguenti due settimane chiuso nella mia stanza cercando di assimilare quante più nozioni mi fu possibile. Solo ora mi rendo conto di come anche in quell'occasione, dandomi qualcosa cui aggrapparmi, Lily mi abbia offerto via di fuga dalla realtà opprimente di casa mia. 

Buonasera! Eccovi il nuovo capitolo, che è stato un vero e proprio parto! Alcuni dettagli (tipo il compleanno di Lily e quello di Severus), mi hanno scombussolato la scaletta narrativa e mi hanno molto demotivata alla scrittura. Prometto che dal prossimo capitolo Lily e Severus verranno catapultati ad Hogwarts e che cercherò di dare un incidere un pò più spedito alla storia! Per il resto, alcuni piccoli dettagli: ho scelto le bacchette in base ad alcune indicazioni generiche trovate sulla potterpedia. In pratica quella di Severus è tipica di coloro che muoiono in modo eroico. Mi sembrava calzasse. Se vi va fatemi sapere che ne pensate.
Arrivedorci

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Capitolo 6
*** Hogwarts ***


Lily non era perfetta, credo sia importante precisarlo. Era generosa, leale e coraggiosa, come ogni Grifondoro. Ma era anche infinitamente testarda. Quando si convinceva di qualcosa era difficile dimostrarle che aveva torto anche davanti all'evidenza dei fatti. Era capace di continuare a perseverare nel suo errore all'infinito. E diventava aggressiva e scontrosa con chiunque cercasse di farle cambiare idea. A tratti era permalosa. Soprattutto era una a cui piaceva avere il controllo. Questo non significava solo che detestava tutte le sorprese, ma anche che a tratti era manipolatoria. Sia chiaro non manipolava gli animi, come l'Oscuro Signore, facendo leva sulle paure e debolezze più intime, ma riusciva a insinuarsi nelle menti delle persone in modo abile, comprendendole profondamente e usando questa intima conoscenza per "suggerire" idee. Se questo tratto da bambini era solo accennato, nei nostri anni di scuola si manifestò nel modo in cui pilotava i discorsi dei professori e si destreggiava tra le punizioni per aver violato il coprifuoco. Infine, negli ultimi anni aveva sviluppato un talento nell'indurre me, o James, o Sirius ad assecondarla nei suoi desideri, mettendo da parte le nostre rivalità e i nostri timori per la sua sicurezza. In qualche modo, riusciva sempre a farci fare quel che voleva lei. Forse in realtà, non volevamo altro che vederla sorridere.
Malgrado questi lati di lei l'ho amata intensamente, con tutto me stesso. Se da bambini sono stato guidato da una rappresentazione idealizzata, perfetta e quasi aurea di lei, crescendo ho iniziato a vedere anche i suoi punti d'ombra e a trovate tutte quelle piccole spigolature che la rendevano imperfetta. E unica. Ho impiegato molti anni prima di capire che il sentimento che mi legava a lei non era solo un affetto filiale, ma qualcosa di più intenso, contorto e pervasivo.

É tutto verde. Verde nei prati sotto di noi, a solleticarci. Verde, tra le fronde degli alberi. Verde, il tappeto di foglie sparse intorno noi. Verde, la rilegatura dei volumi di Cura delle Creature Magiche, posati vicino a noi. Verde, il quadrifoglio che spunta a segnare il punto in cui sei arrivata a leggere in un romanzo babbano. Verde, la borsa semivuota con la quale abbiamo condotto qui tutti questi testi. Verde, la piuma di pavone che spunta dal suo taschino. Verde, il suo abito leggero. Verde, il colore dei suoi sandali abbandonati lontano mentre affonda i piedi nel terreno, intrecciando le dita coi fili d'erba. Verde, il colore dei tuoi occhi posati su di me.
Schiude le labbra carnose in un sorriso e porta leggermente in avanti il busto, appoggiandosi su un gomito. Una ciocca dei suoi lunghi capelli mossi dal caldo le ricade sinuosa sino al seno. Lily...

Lily... Questo ricordo si è intrufolato dentro di me, troppo presto per questa storia, ma mi arrovella la testa in maniera costante, circolare. Mi balza davanti agli occhi con persistenza, ogni volta che penso al mio amore per lei. Ma è troppo presto, prima è bene che si sappia del nostro esser stati bambini, insieme. Degli eventi che ci hanno diviso e unito.

Il treno sferraglia sotto di noi. Abbiamo lasciato da poco lo scompartimento con quei due odiosi ragazzini e abbiamo trovato posto tra un paio di ragazzi più grandi, intenti a baciarsi con passione e disinteresse assoluto verso di noi. Osserviamo il paesaggio scivolare sotto le rotaie, rubandoci emozioni e batticuori. Mi volto verso Lily ad osservarla. Fissa fuori dal finestrino con espressione assente, come se davanti ai suoi occhi scorressero ricordi e non immagini rurali. Un paio di lacrime trattenute rendono liquido e opaco il verde del suo sguardo.

- Lily...- allungo una mano verso di lei e le tocco il braccio. Lei si volta e quel movimento improvviso, fa barcollare e cadere una lacrima solitaria sulla sua guancia.
- Andrà tutto bene, lo so... - il suo tono è fermo e caldo. Mi stringe una mano e si tende in un sorriso stropicciato, cui rispondo esitante- Andrà bene. Ne sono certa. Siamo insieme.
- Siamo insieme e resteremo insieme- le stringo la mano.
- Sempre
- Sempre

Il resto del viaggio lo passammo leggendo e punzecchiandoci a vicenda per vedere quanto dettagliate fossero le nostre reciproche nozioni. Una volta arrivati seguimmo Mr. Orwell, il capo guardiacaccia, e Hagrid, il suo giovane e massiccio aiutante, fino a delle piccole barche, sulle quali attraversammo il lago nero. Mr. Orwell era un uomo ricoperto di rughe, la cui pelle era scottata dal sole e coperta da numerose cicatrici. Era una persona cortese, ma fredda, capace di sottomettere con un solo gesto ogni creatura feroce. Si diceva che, prima che diventasse illegale, fosse stato un famoso allevatore di draghi. Quando io e Lily arrivammo a Hogwarts era già molto anziano e veniva aiutato e seguito docilmente da Hagrid. Ricordo che la prima volta che lo vidi rimasi letteralmente spiazzato ed ammirato dalla sua stazza imponente. Lo trovai da subito molto più gradevole e accogliente di Orwell. In qualche modo mi sentivo rassicurato dalla sua presenza, malgrado non dimostrasse molti più anni di me. Mi è sempre piaciuto molto Hagrid per la sua schietta personalità, mi pento di non essere stato capace di comunicarglielo apertamente.
Anche la Minerva McGranitt che ci accolse non era di molto diversa da quella che siede al tavolo dei professori oggi. I suoi capelli erano più scuri e meno rughe le segnavano il volto, ma il cipiglio severo del suo sguardo è rimasto lo stesso negli anni. Già da allora era possibile percepire l'infinito amore per i suoi studenti e per l'insegnamento che la teneva legata a Hogwarts.

Io e Lily ci stringiamo forte la mano, mentre attendiamo in fila indiana di essere chiamati e di venir posti sotto l'analisi del cappello parlante. Ci guardiamo negli occhi, fiduciosi. Sappiamo che non c'è mai stato nulla capace di dividerci, certo non lo farà uno stupido cappello sgualcito. Quando la signora dalle labbra sottili e lo sguardo severo, che si è presentata come vicepreside, chiama il nome di Lily lei mi lancia un ultimo sguardo rassicurante e va a sedersi sul piccolo sgabello. Il cappello non fa in tempo a sfiorarle il capo che sta già urlando la sua casa di appartenenza.
- GRIFONDORO!
Mentre un boato si alza dalla tavolata rosso e oro e vedo Lily sedersi accanto al giovane dai capelli neri e l'aria strafottente che abbiamo incontrato sul treno, mi sento intontito. Non è possibile. Noi dovevamo stare insieme. Io devo finire a Serpeverde. Dobbiamo essere entrambi Serpeverde. Deve esserci un errore. Il cappello deve essere rotto. Io e Lily non possiamo restare divisi. Ma non posso finire in una casa diversa da Serpeverde. O forse sì?
Penso a mia madre. Ai suoi gesti gentili. Ai suoi momenti buoni. Alla sua espressione piena di orgoglio. Penso che non voglio deluderla ancora. Penso che voglio arrivare in alto e renderla fiera di me. Penso ai suoi occhi di ghiaccio e alla sua indifferenza. Penso a tutte le parole meschine che mi ha rivolto per la mia somiglianza a mio padre. Penso alla promessa di fama e gloria che a suo dire mi riserverebbe una casa come Serpeverde. Penso a tutta la mia famiglia magica, di cui non so nulla fuorchè l'appartenenza a questa casa. Penso a mio padre e penso a come io gli somigli. Penso a tutti i passi che voglio compiere per allontanarmi da lui quanto più possibile. E poi penso a Lily e alle nostre mani strette sul treno, mentre ci promettiamo di restare insieme.
Sento chiamare il mio nome in lontananza. Non mi muovo, paralizzato dall'indecisione. Questa volta non posso averle entrambe, questa volta non ci sono vie di fuga. Questa volta non potrò mentire a entrambe per compiacerle ugualmente. Devo scegliere.
Una voce impaziente ripete ancora il mio nome ed esco dalla fila, disorientato. Barcollo. Guardo verso il tavolo verde argento. Una macchia indistinta di colori e facce. Poi mi volto verso il tavolo dei Grifondoro. E incrocio subito gli occhi di Lily. Mi sorride incoraggiante. Mi siedo e sento il cappello ricadermi sugli occhi.

- Bene, bene... - la voce è nella mia testa e prima di farmi prendere dal panico davanti ad un evento tanto insolito, ricordo a me stesso di essere nel mondo della magia. Finalmente - Vedo molte cose interessanti, qui, Severus Piton. Un cervello brillante, una mente acuta. Potresti essere un buon Corvonero... Ma... C'è tanta lealtà e costanza, i Tassorosso sarebbero fortunati ad averti tra le loro file. Ma tu sai già che non finirai in nessuna di queste due case, vero? Ti mancano umiltà e tolleranza...Hai già capito che il grande dubbio è tra Grifondoro e Serpeverde. Vedo così tanto coraggio in te. Ma sei anche ambizioso, hai grandi progetti per te stesso e per la tua stirpe. E' difficile, in questi casi lascio decidere agli studenti, ma pare che il tuo cuore sia più indeciso di me... Forse Grifondoro però ti permetterebbe di avere fama e...
Serpeverde...- la voce mi esce incerta. Il pensiero fisso su mia madre e sul suo sguardo deluso mentre le dicevo della mia ritrovata amicizia con Lily. Non voglio che di nuovo i suoi occhi si posino su di me gelidi e infelici. Voglio che mi guardino con calore e con amore. Voglio essere un uomo migliore di mio padre.
Così, credi di aver deciso, vedo... E sia... SERPEVERDE!-

La sua voce improvvisamente rimbomba per tutta la sala. Resto immobile per qualche istante sino a quando una mano non mi toglie dagli occhi il cappello e con un gesto mi indica il tavolo dei Serpeverde festosi che battono le mani e mi fanno cenno di avvicinarmi. Mi alzo dalla sedia, le gambe molli, come se avessi appena percorso migliaia di miglia a nuoto e stessi per crollare stremato sulla via del ritorno. Mi muovo verso il tavolo argento verde e prendo posto accanto ad un ragazzino della mia stessa età, dai tratti orientali. Lancio uno sguardo verso il tavolo di Grifondoro e osservo Lily sorridere con calore al ragazzo coi capelli neri. Non si accorge del mio sguardo e sembra già dimentica della mia esistenza.
Tutta la mia forza d'animo viene meno e mi domando se davvero scegliere di dividermi da Lily, scegliere mia madre sia stata la scelta giusta. So che Lily, se fossi rimasto al suo fianco, mi avrebbe dato tutte quelle attenzioni di cui non sono più sicuro che mia madre sia ancora capace. Eppure ho scelto l'incertezza, ho scelto di tradire la promessa fatta sul treno, poche ore fa. Tremo al pensiero che non mi perdonerà tutto questo, che non saremo più uniti e complici.

Ma ovviamente Lily, non fu così meschina. La mattina dopo, a colazione, ignara delle consuetudini rivalità tra case corse al mio tavolo e mi raccontò tutto quello che aveva fatto nelle poche ore che eravamo stati separati. Il suo entusiasmo come sempre mi contagiò. La semplicità con cui affrontava quella situazione per me così tormentata mi spiazzava e al contempo tranquillizzava. Lo credetti sul serio che tutto tra noi sarebbe potuto essere come sempre, malgrado la differenza di case, che saremmo stati insieme per sempre. Sempre...

E' tutto verde. Verde nei prati sotto di noi, a solleticarci. Verde, tra le fronde...

Oggi, tenere fuori dai miei pensieri, il ricordo del giorno in cui ho finalmente capito di amarla, è più duro del solito. Eppure sono sempre stato convinto di essere un abile occlumante. Forse non sono bravo a celare i pensieri a me stesso tanto quanto riesco a fare verso gli altri. Ma è bene non cedere ad inutili riflessioni, il mio tempo è vicino al suo termine, lo so.
La prima settimana di scuola facemmo conoscenza di tutti i professori e di materie che avevamo potuto affrontare solo sui libri sino ad allora. Imparare ad usare la magia che era dentro di noi, incanalandola in incantesimi straordinari, era a dir poco fonte di grandissima gioia per noi. Far levitare oggetti, manovrare piante pericolose, trasfigurare tazzine e preparare pozioni. Scoprii ben presto di avere un talento per quella materia, probabilmente influenzato dalle ore trascorse osservando i gesti esperti di mia madre. Anche Lily si innamorò della materia, anche se andò ripetendo per tutta la durata degli anni di scuola che le lezioni di Trasfigurazione erano le sue preferite. Forse, ripensandoci oggi, erano quelle nelle quali aveva modo di mettere a frutto al meglio la sua vocazione originale, quella con la quale aveva scoperto di essere magica. I docenti erano più o meno gli stessi che siedono oggi al tavolo di Hogwarts. La giovanissima professoressa Sprite era al suo primo anno di insegnamento, poco più che ventenne. Lumacorno, con qualche chilo in meno rispetto ad oggi, ma con gli stessi vizi era a capo della casa di Serpeverde e del suo Luma-Club, cui io e Lily non avemmo problemi a venir ammessi. Vitious portava una lunga barba a coprirgli gran parte del volto e del corpo, dettaglio che lo faceva paradossalmente sembrare ancor più basso. Kettlebum, un uomo che come Hagrid aveva una notevole predilezione per le creature pericolose, si occupava di fare lezione di Cura delle Creature Magiche e il pofessor Adler, un uomo sottile sottile, la cui barba era raccolta in un altrettanto sottile treccia, insegnava Divinazione. Poi c'era Adams, un uomo pelato, preciso e infinitamente noioso che insegnava Aritmanzia. Astronomia era tenuta dalla professoressa Sinistra e Babbanologia era insegnata anche allora da Charity Burbage. Ripensare a come l'Oscuro Signore l'abbia fatta divorare da Nagini mi fa rabbrividire tuttora.
Infine c'era lui, il professor Bilius Prewett che insegnava Difesa Contro le Arti Oscure. Era discendente di una nobile e antica famiglia di purosangue e aveva detenuto per alcuni anni la carica di Capo Auror prima di dimettersi e diventare docente. Insieme a Silente, aveva contribuito all'arresto e alla sconfitta di Grindelwald .Era un uomo freddo, severo, ma giusto. Pretendeva molto dai suoi studenti, ma al contempo sapeva ricompensare il talento e l'impegno. Sento che lui è la persona da cui sono stato maggiormente ispirato nei miei anni ad Hogwarts come professore. Se anche fossi riuscito ad essere un insegnante valido almeno la metà di lui, potrei dirmi soddisfatto oggi.

Tengo Lily per mano e la conduco nei sotterranei, fino all'ingresso della mia Sala Comune. Questa è la prima volta che la porto lì. Nella settimana appena passata siamo stati troppo impegnati a visitare ed esplorare ogni singolo angolo della scuola dove ci fosse consentito andare. La biblioteca da subito è diventata una delle nostre mete preferite, ma abbiamo scovato anche un piccolo albero in riva al Lago Nero che ci ha ricordato tanto quello sul quale ci arrampicavamo sempre a casa. Abbiamo passato pochissimo tempo divisi, giusto quello che trascorriamo frequentando lezioni separati. Durante i pasti sediamo sempre insieme. Sembra che entrambi stiamo cercando di recuperare tutto il tempo passato divisi a causa di mia madre e dei babbani ignoranti. Abbiamo trascorso quindi poche ore nelle nostre sale comuni e le occasioni di stringere veri legami con i nostri compagni di casa sono state di conseguenza assai rare. Dico la parola d'ordine e tenendola per mano entro nella lussuosa Sala Comune di Serpeverde. Lily si porta entrambe le mani sulla bocca.

-Sev!!! Non vale!! Voi avete una Sala Comune extralusso!! Cioè, sembra la hall di un albergo a cinque stelle! Che invidia!!!- si getta ridendo su un divanetto in velluto verde e mi fa cenno di sedermi accanto a lei.
Da te non è così?
- No! Ma va!!!! Cioè, non che non sia bella la mia, profuma di casa ed è forse un po' più accogliente di questa, ma... Qui è tutto molto più costoso ed elegante. Sembra la versione per ricchi e in verde di quella di Grifondoro! Domani vieni da me, così te la mostro!- annuisco sorridendole, mentre lei si allarga sulla poltroncina mettendo anche i piedi e le scarpe sulla stoffa pregiata, conquistandosi così numerose occhiatacce.
Lily... Forse sarebbe meglio se evitassi di mettere i piedi su...
Oh! Sì! Scusa..!- rimette i piedi sul pavimento bruscamente, arrossendo.
Massì, non preoccuparti, dai!
Severus! Ciao!- Andy Chang mi si avvicina. E' il ragazzo con cui ho parlato il primo giorno dopo lo smistamento e quello con cui ho chiacchierato più spesso in questi giorni. Rimane in piedi, studiandoci.
Sev! Ti sei fatto un amico! Non ci presenti?- mi tira una gomitata prima di alzarsi in ginocchio sulla poltroncina e di protendersi sopra di me, che le siedo accanto, con una mano tesa versa verso il mio compagno di dormitorio e l'altra poggiata sulla mia spalla per mantenere l'equilibrio in quella posizione precaria- Io sono Lily! - gli sorride e non posso impedirmi di pensare a quanto sia incredibile nella sua spontaneità.
Andy, piacere! Io e Severus siamo compagni di stanza e vicini di letto...- stringe la mano di Lily che ricambia il saluto con una morsa vigorosa.
Ah! Come me e Mary!- si rivolge verso di me, continuando ad agitare la mano del mio compagno- Domani devo presentarti Mary! Sono certa ti piacerà!
Siete amici da prima voi due, quindi?
Sì...- mi mette a disagio l'idea che i miei compagni scoprano da dove vengo.
Certo!- Lily si decide a lasciare la mano del ragazzo e a tornare seduta composta- Dai siediti con noi!- Andy si accomoda nella poltrona accanto alla sua- Io e Sev ci conosciamo da quando eravamo bambini... Questo qui -mi indica con un pollice- abitava poche villette dopo la mia! Tu non conoscevi nessuno prima di arrivare?
Oh, no... Certo che no! Mio padre ha amicizie influenti e quindi ho sempre avuto a che fare con i figli più importanti dell'alta società magica. Conosco Lucius Malfoy da quando ero bambino, sapete...- il suo tono è arrogante, ma noi siamo cresciuti in un mondo senza magia e non conosciamo i nomi delle più influenti famiglie. Non siamo capaci di restare impressionati – Per questo non posso non chiedertelo... Sei per caso parente dei Weasley? Sai occhi chiari, capelli rossi e lentiggini...- Lily corruga la fronte.
Ehm... Non conosco nessun Weasley, mi dispiace... Dubito di essere imparentata con loro, ad ogni modo. Io sono nata babbana- lo dice sorridendo, ma subito capiamo entrambi che ha detto qualcosa di sbagliato. Andy si è fatto scuro in volto e si è alzato rigidamente dalla sedia.
Sei figlia di babbani- smette di guardarla e mi fissa glaciale- Faresti meglio a fare più attenzione alle tue compagnie, Severus...
Si allontana rapido verso un altro gruppo di ragazzi del nostro anno che stanno giocando a scacchi e bisbiglia loro qualcosa, scatenando il loro sconcerto e una conseguente occhiataccia nella nostra direzione. Lily mi guarda a disagio, si agita sulla sedia, intrecciando convulsamente i suoi lunghi capelli.
Non capisco, Severus... Ho detto o fatto qualcosa di male?- scuoto la testa desolato e le poggio una mano sul polso.
No, ovvio che no. Ma forse Hogwarts non è poi così diversa da casa- dico amareggiato. Lei sussulta a quelle parole e si scioglie la treccia, per ricominciare a rifarsela pochi istanti dopo- Forse faremmo meglio ad andarcene da un'altra parte...

Ci scontrammo per la prima volta con la mentalità chiusa e astiosa dell'aristocrazia magica. Per tutta la nostra infanzia avevamo fantasticato che una volta arrivati nel mondo della magia, ci saremmo lasciati alle spalle le divisioni familiari, i sotterfugi e i pregiudizi. Invece ci ritrovammo catapultati in una realtà in cui l'astio tra purosangue e nati-babbani era palpabile. I fatti di cronaca di cui eravamo ancora ignari, non facevano che attizzare il fuoco di quei sentimenti malcelati di reciproco disprezzo. La divisione in case, malgrado le raccomandazioni del cappello a inizio anno e i tentativi dei professori, contribuiva a radicare dentro i ragazzi la convinzione di essere dalla parte del giusto, esacerbando le posizioni e facendo scoppiare frequenti conflitti e duelli tra giovani maghi. Io e Lily, che a modo nostro, in una dimensione alternativa babbana, avevamo sperimentato forme di risentimento analogo non riuscivamo a capacitarci di aver ritrovato persino nella nostra tanto agogna Hogwarts le stesse terribili situazioni.

E' domenica. Abbiamo trascorso le ultime due ore in biblioteca, studiando ed esercitandoci. E' una delle prime vere giornate autunnali del nostro primo anno ad Hogwarts. Ormai compiere magie ci viene assolutamente naturale e il castello è stato esplorato ampiamente. Lily non è più tornata nella nostra sala Comune, ma non ha smesso di sedersi con me durante i pasti, anche se ogni tanto viene chiamata da alcune sue compagne di dormitorio per mangiare con loro. Ha sempre declinato i loro inviti con un sorriso e la solita semplicità. Mi sono sentito in colpa, ma anche compiaciuto.
Siede ora davanti a me, sfogliando annoiata un grosso manuale di pozioni. Una treccia rossa le ricade obliqua sulla spalla. Alcune ciocche sfuggono all'intreccio ordinato e le danno un'aria trasandata. Ogni volta che osservo le sue trecce non posso non pensare a quelle ordinate, impeccabili e rigide di mia madre. Anche in un dettaglio così semplice loro due sono opposte. Lei alza improvvisamente lo sguardo e nota che la stavo fissando, arrossendo improvvisamente.

Che c'è?
Nulla, guardavo quel nido di passeri che sono i tuoi capelli!- le faccio la linguaccia e rido sommessamente, divertito dalla sua faccia fintamente indignata.
- C
he vorresti insinuare??
Che forse dovresti imparare qualche incantesimo da qualche strega per bene e imparare a darti una sistemata...
Severus Piton, i miei capelli stanno benissimo anche così! Non ti azzardare a dire il contrario- cerca di trattenersi dal ridere e di sembrare realmente offesa, ma la fisso intensamente negli occhi e osservo le pieghe intorno alle sue labbra farsi più fitte, che mi segnalano l'arrivo di una risata. Infine cede e scoppiamo entrambi a ridere, tenendoci le mani sulla bocca per non fare troppo rumore. Madama Pince ci lancia uno sguardo assassino.
Ok... - chiude con un tonfo il grosso volume- Non so tu, ma io non ne posso più di questo pomeriggio infinito. Andiamo nella mia sala Comune a rincantucciarci davanti al camino? Potremmo chiedere a qualcuno se ci insegna a giocare a scacchi magici...
La guardo esitando. Ho paura che nella sua sala Comune possano verificarsi situazioni analoghe a quelle avvenute nella mia. Inoltre dopo tre settimane a Hogwarts ho ben chiaro quanta rivalità ci sia tra Serpeverde e Grifondoro e quanto i membri delle due case si disprezzino apparentemente senza ragione. Tuttavia sono infinitamente curioso e anche annoiato da quel pomeriggio. Lily si alza, tenendo il libro sotto l'ascella, mi afferra per il mantello e mi costringe ad alzarmi. La seguo, lasciandomi trascinare dal suo entusiasmo e dai suoi modi prepotenti.
Con te devo fare sempre tutto io, non è possibile!
Non ho mai detto che non sarei venuto!
Te ne sei rimasto fermo lì come uno stoccafisso impagliato, che avrei dovuto pensare?!?
Sei sempre troppo precipitosa!- mi libero della sua stretta e la fisso divertito- Sei impossibile! Riusciresti a convincere Superman a comprare della kriptonite come soprammobile, Merlino!- lei ride divertita- Forza, andiamo!- le prendo la mano come nostra abitudine da quando siamo bambini, mentre un lieve rossore le colorisce le guance, e percorriamo così i corridoi sino al ritratto della Signora Grassa.
La sala Comune di Grifondoro, proprio come aveva anticipato Lily, è molto meno lussuosa e ricercata di quella cui sono abituato. Non ci sono oggetti pregiati, forgiati dai folletti, ad arredarla. I colori sono molto diversi e l'atmosfera è più casalinga. O meglio, ricorda maggiormente l'ambiente domestico in cui è cresciuta Lily. Personalmente trovo molto più familiare l'aspetto freddo e ordinato del mio dormitorio, anche se non disprezzo questo calore familiare. Lily mi lascia la mano non appena varchiamo il ritratto d'ingresso e si dirige spedita verso alcune poltroncine dove siede una ragazzina bionda con un grosso libro in mano.

- Mary, ciao!- Lily le si accomoda accanto e mi fa segno di avvicinarmi
Ciao, Lily! Strano vederti da queste parti, di solito sei sempre con il tuo amico Serpeverde...- dice quest'ultima parola con disprezzo, prima di accorgersi della mia presenza.- Ops! Sei qui anche tu...
Mary lui è il mio amico di sempre, Severus Piton! Sev, lei è la mia vicina di letto, Mary MacDonald!- mi avvicino e porgo impacciato una mano alla ragazza, che dopo un secondo di incertezza l'afferra e la stringe debolmente.
Che facevi? Studiavi per Trasfigurazione?- Lily sbircia verso il suo libro.
Ehm...No...- guarda verso di me, timorosa, cercando di nascondere il libro che aveva tra le mani- Diciamo che ci stavo provando, ma mi sono lasciata distrarre..- Lily ride.
Stai rileggendo ancora Peter Pan??
Ecco...- Mary mi guarda imbarazzata, quasi attendendosi che io la faccia volare dalla finestra a causa dei suoi interessi letterari.
Io sai, preferisco Alice nel Paese delle Meraviglie- mi lancia uno sguardo obliquo- Sev, pure ama leggere, sai? Vero, Sev?- io storco la bocca. Non mi piace che a scuola si sappia che ho un'istruzione babbana e che mi interesso di letteratura.
Circa...
Circa? Ma se abbiamo letto una trentina di volte quel libro!- Lily mi osserva sorpresa e corrucciata.

Sono a disagio e non so che risponderle. Fortunatamente del trambusto vicino alle scale ci distrae. Alcuni ragazzini si stanno picchiando violentemente. Li riconosco subito, perchè sono gli stessi che io e Lily abbiamo incontrato sul treno. James Potter e Sirius Black si stanno picchiando violentemente, dimentichi di essere maghi e delle loro bacchette, capaci solo di seguire una scia di violenza e rabbia. Un Prefetto dai capelli rossi sta cercando di dividerli a mani nude.
Non so capacitarmi di come tutti in questa casa siano stupidi e immemori delle loro doti magiche. Basterebbero un paio di colpi di bacchetta per appianare la situazione. Un gruppo di altri studenti si è radunato attorno ai giovani e, più o meno divertito, incita uno o l'altro dei ragazzi, sotto lo sguardo infastidito del prefetto. La maggior parte di loro pare tifare per Potter, che però è quello che sta avendo la peggio. Lily, improvvisamente, scatta in piedi e si dirige verso di loro con la bacchetta levata.
Petrificus Totalus!
Il prefetto si volta verso Lily e la sua bacchetta alzata, mentre Potter, improvvisamente pietrificato, si prende un ultimo pugno da Black. Lily ha chiaramente evitato di affatturare anche lui. Mi sento inquieto davanti alle possibili spiegazioni di quel gesto.
Sirius! Smettila subito!- Black guarda Lily, muovendo la mascella, come pronto a mostrare i denti. Poi pare ripensarci e lascia andare il bavero del mantello del compagno e inizia fissare insieme a tutti gli altri studenti Lily.
Ben, dovresti provare di ricordarti di essere un mago, la prossima volta che cercherai di comportarti da prefetto!- il prefetto boccheggia, disorientato davanti alle parole di una del primo anno, mentre le orecchie gli si colorano di rosso per l'imbarazzo.
Sì... Ecco... Sì, allora... Dieci punti in meno a Grifondoro a testa, per questo episodio inaccettabile! Che non si verifichi mai più! Voi due, Minus e Lupin- indicò due ragazzini del primo anno, con cui ricordavo di aver frequentato alcune lezioni- prendete Potter e accompagnate lui e Black in infermeria a farsi medicare le ferite. E voi altri tornate a fare quello che dovete, lo spettacolo è finito.
Mentre la folla si dirada e i due ragazzi cercando di sollevare Potter, osservo con un moto di gelosia velenosa, Lily avvicinarsi al giovane Black e cercare di guardargli le ferite, mentre lui tenta di allontanarla con un gesto della mano.
Sei un imbecille! Non è possibile che tu ci faccia perdere punti in questo modo, Sirius!
E' colpa di Potter. Crede di essere l'unico ad avere il diritto di essere un Grifondoro, solo perchè tutta la sua famiglia lo è stata. Non è colpa mia se sono nato nella famiglia Black! A differenza di quello sputo di troll, io sono coraggioso quanto Godric Grifondoro stesso!
Smetti di agitarti! Se stessi fermo, potrei capire che hai fatto e provare ad usare qualche incantesimo per...- il sangue continua a fuoriuscire da una ferita sull'occhio. Lui ha un aria truce, da cane bastonato, ma, malgrado l'espressione irritata, smette di divincolarsi.
Il cappello non sbaglia, Lily! Sono un Grifondoro, quel maledetto succhiatroll di Potter deve smetterla di dire che sono una spia di Serpeverde e tutte quelle altre idiozie! E' folle! Non lo sopporto! E' così presuntuoso! Se fosse qui, io...- il suoi pugni tremano per la rabbia. Mi avvicino cauto a Lily, che sta provando alcuni incantesimi per chiudere la ferita.
Prova con Vulnera Sanetur, Lily...
Che vuoi tu?? Levati di torno se non vuoi fare la fine di Potter!- Lily accanto a lui sbuffa, mentre lui si erge in tutta la sua stazza e mi fronteggia sprezzante, pronto a scatenare un'altra rissa.
Siete ancora qui? Black, vai immediatamente in infermeria! E tu, Serpeverde, tornatene nella tua sala Comune. Non è posto per te questo! Gli studenti delle altre case non sono ammessi! Cinque punti in meno a Serpeverde e te ne toglierò altri cinque se non sloggi immediatamente!

A pensarci oggi, ricordando i legami che nemmeno l'Oscuro Signore è mai riuscito a spezzare o corrompere, mi pare incredibile pensare che James Potter e Sirius Black nei loro primi mesi a Hogwarts fossero famosi per detestarsi reciprocamente. Il primo sosteneva infatti che il secondo non avesse diritto di vantarsi di essere Grifondoro ed era certo che il cappello parlante fosse stato stregato per permettere ad una spia Serpeverde di infiltrarsi tra le fila della casa rosso e oro, così da sabotarne la vittoria della Coppa delle Case. Le sue speculazioni erano a dir poco infantili e ridicole, ma allora Hogwarts era tutto il nostro mondo e cose insignificanti come quella ci apparivano enormi e fondamentali.
Lily ha sempre sostenuto che fossi stato io la vera ragione per cui quei due misero da parte la loro rivalità e, dopo essersi conosciuti, divennero amici, intimi come fratelli. Io non ho mai creduto a questa sua versione della storia, ma è indubbio che mesi dopo sarei diventato, mio malgrado, il primo punto su cui entrambi si sarebbero trovati concordi.


Buonasera a tutti! Eccovi l'ultimo capitolo, pregno di eventi! Credo che il momento dello smistamento sia uno dei momenti fondamentali della storia di Severus. Il grande What if con il quale penso possa essersi arrovellato un milione di volte. Cosa sarebbe successo se lui e Lily avessero avuto modo di essere nella stessa casa? Credo che sarebbe cambiato tutto tra di loro e anche nella sua vita. 
Alcune precisazioni: per la maggior parte del corpo docenti mi sono documentata e ho cercato di essere fedele alle indicazioni della Rowling. Orwell è inventato di sana pianta, forse tornerà utile poi, forse no, ma mi piaceva l'idea di inserire personaggi a caso. Ignatius Prewett, (fratello del padre di Molly e marito di Lucrezia, la zia di Sirius, secondo la Potterpedia), è invece sicuramente un personaggio che tornerà anche in futuro e a cui sento di essere affezionata. Ultimo è Ben, il prefetto di Grifondoro, che anche se non dichiaratamente è un Weasley, il minore dei fratelli di Arthur.
Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno letto sinora e anche coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e i seguiti. Spero di ricevere presto qualche feedback scritto! 
A presto! C:

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Capitolo 7
*** Primo Volo ***


 
Tutti, quando raccontano la storia, dimenticano di dire che Lily e Sirius furono amici intimi da prima che Potter scoprisse in Black un fratello. Non è un caso che lui sia stato il loro unico testimone di nozze. La loro amicizia non è stata costante nel corso degli anni, ma ha avuto modo di crescere, svilupparsi, districarsi, evolvere. Mutare. Sin dal primo giorno di scuola, Lily aveva nutrito una grande simpatia per quel ragazzo dall'aria sciupata e malandrina, ma con l'avvicinamento di quest'ultimo agli altri Malandrini aveva preso le distanze da loro. I loro rapporti erano stati altalenanti per tutti gli anni della scuola. Al quinto anno lei detestava Sirius, mentre al settimo lui era il suo confidente più vicino. Nel corso dei primi anni di matrimonio lui era stato tanto assente quanto durante la gravidanza le era stato incollato come un cane da guardia. Tutti, da una ragazza come lei, si sarebbero attesi che diventasse intima con uno come Remus, gentile e silenzioso, ma, per quanto si stimassero reciprocamente, era Sirius il Grifondoro con cui Lily aveva legato da subito.
Lei ha sempre avuto questa strana abitudine di accompagnarsi a uomini afflitti, dagli occhi tristi e che avevano sperimentato la solitudine di una grande casa piena di gente. E tutti noi ci beavamo della sua presenza come di una sinfonia tra le tenebre, lasciavamo che risplendesse per noi come un piccolo sole e non osavamo contraddirla per paura di interrompere quell'incantesimo. Potter fu probabilmente il primo uomo nella sua vita a non avere quell'ombra negli occhi. Era estroverso, intraprendente e pieno di fiducia in se stesso. Anche se, forse, quando Lily decise di sposarlo, sul suo volto erano ormai indelebilmente impresse le sofferenze per la perdita dei suoi amati genitori. Non ho mai capito come una persona luminosa, piena di energia e voglia di vivere come lei, potesse prediligere la compagnia di personaggi a dir poco ombrosi, i cui cuori vivevano affossati nelle tenebre di un affetto mai ricevuto. Ad ogni modo, sono grato che lei fosse così o non avrei mai potuto parlare di un noi.


È la nostra prima lezione di volo. Fisso la scopa usurata ai miei piedi con una punta di panico, prestando scarsa attenzione alle parole del donna dai capelli corti e l'aspetto mascolino che ci sta strillando le regole del Quidditch.
Quidditch. Da quando sono qui ne ho sentito parlare molto. Sembra che solo gli sfigati e i nati babbani non abbiano una squadra del cuore o non abbiano come massima aspirazione quella di diventare giocatori professionisti. A me volare non piace. Già lo so. Me lo sento nelle ossa. Da quando mia madre mi ha fatto gravitare sulla tromba delle scale fino a farmi cadere, detesto non poter stare coi piedi ben piantati per terra.
Questa lezione la seguiamo insieme ai Grifondoro e davanti a me, accanto ad una scopa se possibile pure più malandata della mia, si trova Lily. Di fianco a lei ci sono Black con la sua aria da nobile snob e Mary MacDonald con lo sguardo disinteressato e vacuo. La mia amica ha gli occhi che le brillano di puro entusiasmo.

Sentendo parlare di lei, i più immaginano Lily come un topo di biblioteca, votata al rispetto tassativo delle regole. L'Hermione Granger della mia generazione, per intenderci. Ma non è mai stato così. Sin da bambini, Lily è stata agile, atletica, con una passione per l'aria aperta e l'attività fisica. Nel nostro gruppo di bambini era la più rapida ad arrampicarsi sugli alberi, è sempre stata tra le più veloci nella corsa e ha fatto per lungo tempo un corso di nuoto. Il Quidditch quindi la esaltava: la possibilità di volare e di fare del volo uno sport concreto era per lei affascinante. Aveva atteso a lungo quella prima lezione.

- Bene, ragazzi, facciamo un tentativo! Mettetevi tutti a sinistra delle vostre scope e al mio via dite "su!". Mi raccomando il tono della voce deve essere fermo e autorevole! Se la scopa non dovesse rispondere ai vostri comandi da subito, non preoccupatevi: è più che naturale!
Mi posiziono a sinistra della scopa e tendo una mano sopra il manico. Ho un brutto presentimento. Cerco lo sguardo di Lily che si apre in un grande sorriso incoraggiante. Il suo entusiasmo è contagioso e mi rilasso anche io. Chissà che volare su una scopa non sia meglio che restare sospeso sulla tromba delle scale per due ore! Il ricordo mi fa rabbrividire e dissipa in un secondo il calore e la sicurezza trasmessami dal sorriso della mia amica. Ma non c'è tempo per un'altra dose di entusiasmo, perché Madama Bum ci ha dato il via.
Urlo "Su!", con voce stridula e impacciata. La scopa trema un poco, ma resta ferma. La fisso intensamente e provo a ripetere "su!", ma questa volta la scopa non mi dà nessun segnale. Alzo lo sguardo, per controllare se altri, come me, non sono riusciti a compiere la magia. Subito noto Lily brandire la sua scopa con orgoglio.  Rivolgo la mia attenzione agli altri compagni. È l'unica ragazza ad esserci riuscita. Anche alcune mie compagne, che sono cresciute in una famiglia di maghi e che quindi dovrebbero avere maggior familiarità con questo tipo di cose, non sono state capaci di ottener nulla. Le Serpeverdi del gruppo fissano Lily invidiose, mentre le Grifindoro le sorridono ammirate. Sento Mary al suo fianco dirle:
- Merlino, come ci sei riuscita?
- Non so... Credo stia nel tono della voce- sorride con umiltà e si volta verso di me.
Io sto realizzando di essere l'unico tra i ragazzi a non essere riuscito a far salire la scopa. Che umiliazione!! Anche la mia amica se ne accorge e, ancora brandendo il manico di legno, fa un passo verso di me per darmi un colpetto incoraggiante al braccio.
- Non preoccuparti Sev. Madama Bum ha detto che sarebbe potuto succedere- mi guarda comprensiva, sapendo perfettamente le ragioni della mia paura di volare- forse è come con i cani: sentono la tua paura e agiscono di conseguenza. Devi stare sereno la prossima volta...
- Oh... Quindi Pitonuccio ha paura di volare... - realizzo tardi che Black ha seguito tutta la nostra conversazione. E non è il solo. Poco più avanti Potter ridacchia, sgomitandosi con Minus.
- Non ho paura!- ritraggo bruscamente il braccio, allontanandomi da Lily. -Su!- la scopa resta immobile.
- Lascia che ti aiuti: su!- alla voce di Sirius la scopa vola bruscamente su, sbattendo contro il mio naso. Le risate si diffondono mentre mi porto una mano al naso.
- Sirius!!!!
- Ehi! Cercavo solo di aiutarlo a superare le sue paure!
- Smettila!- Lily lo strattona per il mantello cercando il suo sguardo.
- Ce la faccio anche da solo!- afferro il manico della scopa.
- Certo! Ce la fai talmente bene che hai persino bisogno farti difendere da una femmina!
- Non è vero!- salgo a cavalcioni sulla scopa.
- Che c'entra che sono femmina?!?!
- Su! - la voce di Potter arriva dalle mie spalle e fa decollare la scopa con un sussulto, urtandomi con violenza il cavallo e portandomi in pochi secondi a molti metri da terra.
- POTTER! - la mia amica sta progressivamente perdendo le staffe, mentre io la vedo diventare sempre più piccola e distante.
- Signor Piton, che ci fa lassù? Non vi ho dato l'ordine di decollare!- Madama Bum mi urla contro, piccola da quassù, con un dito minaccioso puntato nella mia direzione. Tutti ridono, mentre mi aggrappo goffamente alla scopa con tutti e quattro gli arti.
Osservo Black agitare la bacchetta e un vento fortissimo inizia a soffiare nella mia direzione, facendomi ribaltare a testa in giù. Sento la mia presa cedere millimetro dopo millimetro ad ogni folata. Le risate e la mia umiliazione proseguono. Distinguo Lily in mezzo alla folla, una macchia scarlatta. Impugna la bacchetta.
- Resti fermo lì, signor Piton! Vengo a prenderla!- afferra la scopa do Minus e spicca il volo.
Ma è troppo tardi. Prima le braccia e poi le gambe cedono e io volo per alcuni metri, finendo con lo schiantarmi a terra. Qualcuno trasmuta il terreno in fango e cado in una pozzanghera molliccia e sporca. Mi rialzo dolorante.
- Sev! Merlino! Stai bene? - Lily inorridisce pochi istanti dopo- Oh no! Il tuo naso!
Porto le mani al volo e lo trovo intatto. Mi palpo il naso delicatamente. Mi fa molto male e toccandolo sento caldo. Realizzo che sto perdendo sangue a fiumi e sento delle lacrime di rabbia e umiliazione pizzicarmi gli occhi.
- Potter, sei un idiota! E anche tu Sirius! Che vi è saltato in mente, eh??? Che vi ha fatto Severus???
- É solo un verme di Serpeverde, rivoltante...- lo dicono contemporaneamente. Poi si voltano sorpresi dal loro affiatamento e dopo un sguardo corrucciato di esitazione, si sorridono complici. Ridacchiano insieme.
- Mocciosus!- dicono nuovamente insieme. Lily lancia loro uno sguardo assassino e si accuccia accanto a me.
- State zitti! Sev, devi andare in infermeria da Madama Chips! Mi dispiace per il fango...- la guardo incredulo - Ero così spaventata! Non sapevo che fare.. se fossi caduto sul duro temevo saresti morto... Ma non conosco nessun incantesimo di levitazione e... Ho pensato al fango... Scusa...- mi tira per un braccio, per tirarmi su. Tutti continuano a fissarci. Mi sento patetico. E furibondo. E impotente.
La magia è potere, ma io non sono ancora abbastanza potente. Sono debole e umiliabile.
Mi scrollo violentemente dal tocco di Lily, mi alzo da solo e la guardo ostile.
- Lasciami stare!!!!

Dopo quell'episodio mi recai in infermeria da solo ed evitai Lily per i giorni successivi. A ripensarci ora mi sento stupido. Lily aveva solamente cercato di proteggermi dall'inizio e aveva fatto del suo meglio. A prescindere dai risultati. Ma in quel momento sentivo bruciare dentro di me l'umiliazione di esser stato messo in ridicolo davanti a tutti. Il soprannome "Mocciosus" mi si appiccicò addosso e divenne condiviso da tutta la scuola. Non potevo impedirmi di pensare che se la mia amica non avesse trasmutato il terreno in fango, quel nomignolo non sarebbe mai suonato così perfetto per me. Per questo, al solo pensiero dell'accaduto, sentivo bruciare dentro di me la rabbia verso quella che fino ad allora avevo considerato la mia unica alleata. Inoltre Potter e Black, dopo quell'episodio, malgrado fossero stati puniti entrambi, scoprirono in me un bersaglio privilegiato per i loro scherzi e le loro battute. Divenni per loro la principale fonte di divertimento, ritrovandomi spesso vittima di dispetti meschini e umiliazioni che non facevano altro che dare nutrimento al mio lato oscuro.
Nei giorni trascorsi lontano da Lily, proprio come accadeva a casa, fui solo. Non avevo nessuno tra i miei compagni di casa che fosse per me un amico intimo o un gruppo di persone con cui stare. Restavo così in disparte, studiando e leggendo alla ricerca di un modo con cui conquistare il potere. La magia oscura mi attirava a sé magnetica e proibita. Più stavo lontano da Lily più i semi di odio piantati da mia madre germogliavano. Ero ad Hogwarts anche con l'intento di distinguermi tra gli altri e riportare l'onore sul nome della mia famiglia. Volevo diventare invincibile e le arti oscure erano la via più rapida per farlo.
Ma in quella settimana separati patii anche la sua assenza . La osservavo da lontano, seduta vicino a Mary MacDonald o a Black, quando quest'ultimo non si accompagnava a Potter. Sorrideva, rideva e si divertiva. Provavo una fitta di gelosia e malgrado la rabbia ero terrorizzato all'idea che si dimenticasse di me. Eravamo entrambi troppo orgogliosi per chiedere scusa per qualcosa di cui sentivamo di non aver colpa. Per questa ragione, anche dopo aver smaltito la rabbia, mi ritrovai incapace di tornarle vicino per più di un mese.

Entro in biblioteca tenendo lo sguardo basso e i sensi in allerta. Ho timore che Potter e la sua banda saltino fuori da un angolo e mi aggrediscano come pochi giorni fa. Sto cercando tra i libri un incantesimo o una pozione per rendermi invisibile. Mi dirigo verso un tavolo in fondo dietro alcuni scaffali, vicino ad una grande finestra. Il tavolo dove studiavamo io e Lily. Fuori sta nevicando. Presto sarà Natale. Estraggo qualche libro dagli scaffali in modo casuale e cammino con la pila di libri davanti agli occhi.
Poi la noto: Lily.
E' seduta al nostro tavolo. Nel mese passato non è mai venuta qui e ora eccola seduta con la schiena rivolta alla finestra, i capelli disordinatamente raccolti nella solita treccia e lo sguardo puntato sul libro. Forse si è scordata che questo era il nostro posto ed è venuta solo a studiare... No. Che assurdità! Lily è qui per me, forse vuole far pace. O forse si è alleata con il suo nuovi migliore amico Sirius Black e insieme stanno ordendo qualcosa contro di me.
Mi guardo attorno sospettoso, poi realizzo quanto sono stupido e meschino verso la mia amica a pensare certe cose. Appoggio i libri sul banco. Lei arrossisce, ma non alza lo sguardo.
Mi siedo e prendo un libro dalla pila. Lo apro e mi ci tuffo con troppa foga. Mezzora dopo quando alzo lo sguardo realizzo che gli occhi smeraldini di Lily sono puntati su di me. Arrossisce nuovamente.
- Ciao...- la sua voce è un sussurro esitante.
- Ciao...- non posso impedirmi di aprirmi in un sorriso stiracchiato, corrisposto da lei.
- Che leggi?
- Niente di che, cercavo di documentarmi su un certo argomento, per mia curiosità... Tu?
- Cerco di fare il compito assegnatoci oggi da Lumacorno, ma non... Diciamo che questa pozione mi dà dei problemi...
- Capisco...-esito. Forse dovrei offrirle il mio aiuto. O forse dovrei aspettare che prima si scusi. Torno a leggere il mio libro. Alcuni minuti dopo la sento sospirare e alzo lo sguardo.
- In realtà il problema non è la pozione...- la fisso interrogativo- Devo davvero dirlo?
Resto in silenzio, grattandomi il naso e guardando un punto imprecisato oltre la sua spalla.
- Uff... Il problema sei tu!
- Io?!?! Che vuoi da me???
- Mmm! Merlino, non offenderti a casaccio. Non hai succo di zucca al posto del cervello, non fingere di non capire!
- Capire cosa???
- Come fai a studiare, tu??
- Lily, se hai dei problemi con la pozione non è colpa mia e se non riesci a studiare forse dovresti chiedere ai tuoi nuovi amici di lasciarti in pace, invece di dare la colpa a me!- alza gli occhi al cielo e sbuffa vistosamente.
- Okay...- dice con tono di sufficienza, roteando nuovamente gli occhi- Merlino, non pensavo fossi così scemo!- mi alzo di scatto, facendo un rumore brusco con la sedia. Da oltre uno scaffale ci arriva un'intimidazione a far silenzio.
- Non intendo stare qui a farmi insultare!- raccolgo alcuni libri, ma lei posa una mano sulla mia.
- Scusa, non volevo insultarti, okay? È solo che...- sbuffa nuovamente- Non riesco a studiare perché sono triste, va bene?
- Triste?
- Mmmm...- alza gli occhi al cielo per l’ennesima volta- Sev, sei il mio migliore amico ed è un mese che non mi parli. È ovvio che io sia triste e faccia fatica a concentrarmi. Tu non sei triste?
Punta il suo sguardo smeraldino su di me, dentro di me, e io, mentre la guardo, mi sento infinitamente stupido per non aver capito di che stesse parlando. Leggo la sua sincerità nelle labbra strette e nel continuo tormentarsi la treccia.
- Sì, Lily, anche io sono triste. Pensavo ti fossi dimenticata di me- torno a sedermi con gesti lenti, lasciando che i capelli lunghi mi coprano l'espressione imbarazzata.
- Davvero?!? Ma se sei tu quello che non mi parla da un mese e più! Mi eviti come se fossi un troll di montagna!
- Non é vero! É che tu sei sempre in giro coi tuoi nuovi amici... Black e la sua banda... Come fai a girare con quella gente?
- Sirius non é male quando lo prendi da solo. Non so come, ma in qualche modo mi ricorda te...
- ME?!!?!? Lo sai cosa mi hanno fatto Potter e il tuo amico, due giorni fa?
- So dell'incantesimo repellente... E mi sono già arrabbiata con lui per questo...
- Mi hanno... Per tre ore la gente mi ha evitato come se fossi davvero un troll di montagna! E io pure sarei voluto essere il più lontano possibile da me stesso. Mi sento addosso ancora quel senso di schifo verso di me!
- Mi dispiace, Sev...
Tra noi cade il silenzio, io sento la rabbia rimordermi dentro.
- Ti dispiace, ma continui a passare il tuo tempo in compagnia di quella feccia!
- Sev! Ho capito che sei arrabbiato con loro, ma definirli feccia con quel tono presuntuoso mi sembra esagerato!
- Direi che dopo tutto quello che mi hanno fatto passare ho più che mai il diritto di dire che sono feccia! Ma mi pare evidente che tu ti rifiuti di capire…
Mi rituffo nella mia lettura, sentendo e ignorando il suo sguardo su di me. Dopo alcuni minuti la sento chiudere e riordinare I suoi fogli. Non oso alzare lo sguardo per osservare la scena. Mi sento furibondo e incompreso. Ma ho anche paura di aver sprecato la mia unica occasione di chiarirmi con lei. Maledico me stesso e il mio orgoglio. Maledico Lily, le sue amicizie e il suo orgoglio da Grifondoro. Nelle mie orecchie risuona il rumore stridente della sua sedia. Seguo I suoi passi, fino a quando diventano abbastanza attutiti da farmi capire che si è allontanata abbastanza. A quel punto mi decido ad alzare lo sguardo dal libro e a guardare verso di lei. Anche I suoi occhi sono puntati su di me, mentre sosta ferma coi libri in braccio, vicino agli scaffali della sezione proibita. Sospira e con passo spedito torna verso di me. Si accuccia vicino a me, piegandosi sulle ginocchia. Pone una mano sulla mia arrossendo lievemente.

- Sev, ricordi quello che è successo sul treno quando siamo partiti?
- Intendi quando Black e Potter mi hanno dato il tormento? - so perfettamente che non si riferisce a quel momento, ma non so impedirmi di rimarcarle quanto I suoi amici siano una pessima frequentazione. Lei sbuffa rumorosamente, ruotando nuovamente gli occhi all’indietro.
- No, Sev. Mi riferisco a quando ci siamo detti che saremmo stati insieme sempre. Quando ci siamo detti che le cose sarebbero andate bene. Te lo ricordi? – il suo tono è esasperato e impaziente.
- Sì… - chino lo sguardo imbarazzato. – Come potrei dimenticarlo? – la sua espressione infastidita lascia spazio ad un lieve sorriso.
- Io ci credevo davvero, Sev. Che ci saremmo stati sempre l’uno per l’altra. Che non mi avresti lasciata sola. E che io non avrei lasciato solo te. So che… Non me l’hai mai detto… Ma so che la scelta del cappello parlante ti è pesata. Anche a me dispiace che ci abbia divisi. Non so davvero che gli sia preso a quel dannato cappello.
- Già… E’ chiaro che ha fatto confusione- Lily annuisce
- Saresti dovuto essere un Grifondoro!
- Saresti dovuta essere una Serpeverde!- parliamo contemporaneamente e restiamo interdetti dalle nostre affermazioni.
- Che cavolo dici??? Io non avrei mai potuto preferire i muscoli al cervello!
- Io non sono muscolosa, posso fartelo presente?!?! Quanti inutili pregiudizi avete voi Serpeverde, non vorrei mai far parte di una casa così ottusa!
Facciamo entrambi un’espressione un po’ scocciata e restiamo a scrutarci in silenzio. La tensione è ancora densa e ruvida tra noi. Lily sospira.
- Sev, sei la persona più coraggiosa che io abbia mai conosciuto… Non conosco nessuno che più di te potrebbe vantarsi di avere il famoso coraggioso dei Grifondoro… - Tutto quello che hai sopportato con… Con la tua famiglia… Insomma…- gioca con una mano con i libri che tieni accatastati in grembo. L’altra giace gelida e immobile sulla mia.
- E io non conosco nessuno che più di te sia destinata a fare grandi cose, Lily! Come minimo cambierai la storia della magia… – le stringo la mano e lei alza lo sguardo, le guance imporporate e un sorriso umile a illuminarla. – Mi dispiace… Per averti ignorata… Per essermela presa… Per tutto… So che stavi cercando di aiutarmi…
- Già… Ma non ho fatto un gran lavoro, in effetti… Capisco tu possa essertela presa…Ci ho provato, però – si stringe nelle spalle.
- Ci converrà imparare gli incantesimi di levitazione al più presto, per evitare situazioni simili anche in futuro! – mi sorride.
- Direi di sì… Lo faremo insieme!
- Sempre
- Sempre
Si tira su, agilmente e mi guarda raggiante. Mi rendo improvvisamente conto di come quello scambio di battute mi abbia levato un enorme macigno che mi pesava sul cuore. Torno a respirare. Anche se alla fine sono stato io a scusarmi con lei, mi sento ugualmente vittorioso.
- Che ne dici di uscire qui? Dobbiamo parlare di mille cose! – lancio uno sguardo dubbioso ai miei libri.
- E il tuo tema di Pozioni? - la mia amica scrolla il capo.
- Posso farlo dopo. Ora non ne ho voglia…
Sospiro e chiudo il libro. Riordino le mie poche cose e rimetto al loro posto i libri nei loro scaffali. Lily ne prende alcuni per fare prima e li sistema da sola. Pochi minuti dopo siamo fuori di lì e percorriamo i corridoi veloci e vicini. Il mese appena trascorso sembra non essere passato e al contempo ci sono talmente tante cose che vogliano dirci che rimbalziamo di argomento in argomento senza riuscire a concludere nessun discorso.
- Mamma ha detto che forse per natale mi regaleranno un gufo tutto mio!
- Oh! E’ fantastico!! Hai già deciso di che razza lo vorresti?
- Non so… Niente di troppo costoso… Non vorrei che desse fastidio a Tunia… A proposito di Tunia! Sai che le ho scritto?
- Oh! Quando?
- Non so… Due settimane fa, forse. Mi sentivo particolarmente giù per tutta questa cosa tra noi e…- si stringe nelle spalle- Bho!
- E ti ha risposto?
- No
- Ovviamente… Mi dispiace… Dovresti arrenderti al fatto che non accetterà mai questa cosa della magia, Lily…
- Non so… Forse le serve solo tempo…
- Forse tra qualche anno maturerà abbastanza la magia dentro di lei e finalmente verrà ammessa ad Hogwarts- le sorrido ammiccante. Lei mi dà una leggera spallata, ridacchiando.
- Non sapevo come funzionava la magia a quei tempi! E non lo sapevi neanche tu, o sbaglio? Devo ricordarti quello che mi avevi raccontato..?
- Va bene, lasciamo stare… – alzo le mani in segno di resa, sorridendo – Ma quindi questo gufo?
- Non so… Ma averne uno sarebbe davvero comodo, mi permetterebbe di scrivere a mamma e papà tutte le volte che vorrò e anche a Mary, Sirius e gli altri durante le vacanze di Natale. Ad ogni modo, sarai il primo che lo vedrà quando me lo regaleranno! - sorride radiosa.
- Non credo…
- Non credi?
- Ho scritto a mia madre. Ha detto di non tornare per Natale. Resterò qui - cerco di sorridere come prima, ma mi esce una smorfia poco credibile. Lily sembra persino più dispiaciuta di me.
- Mi dispiace tanto… Ero convinta… Non vedevo l’ora di tornare a casa con te per Natale…



Buonasera cari lettori!
Mi ero ripromessa di non pubblicare più così tardi, ma a quanto sembra non so farne a meno. Chiedo venia per eventuali errori di battitura, ma principalmente scrivo sul cellulare nei buchi di tempo sui mezzi, per cui devo lottare con un touch screen poco collaborativo e con la mia incapacità coi telefoni. La chiusura di capitolo è un pò brusca, lo so, ma stava diventando tutto troppo lungo e ho dovuto tagliare qui. 
In qualche modo sento che le vicende dell'amicizia di Lily e Severus e Sirius ricalcano un pò quelle del trio delle meraviglie e Draco. Non so. Trip mentali strani sul senso dell'amicizia. Come sempre spero in un vostro commento o in una vostra recensione. 
A presto

 

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Capitolo 8
*** Primo Natale ***


- Non riesco a credere che non tornerai a casa per Natale...
- Lily, è la milionesima volta che lo dici solo oggi. È così e basta. Non serve ripeterlo...
Affonda la faccia nel cuscino, sparpagliando i capelli rossi sul copriletto verde. Siamo nel mio dormitorio deserto. Sono tutti in Sala Grande per il banchetto di Natale. Lily sbatte i pugni chiusi sul cuscino senza levare il volto dalle coperte.
- Non voglio tornare là senza di te- mugugna nel cuscino. Mi siedo accanto a lei, sospirando. La sento biascicare qualcosa a bassa voce, senza riuscire ad afferrare il senso.
- Lily, se parli nel cuscino non capisco quello che dici...- si tira improvvisamente su, i capelli scarmigliati che le coprono parte del viso. Intravedo un broncio arricciarle le labbra.
- Dovresti applicarti di più e imparare il cuscinese!
- Agli ordini, professoressa! Ora può tradurre per me che sono un povero studente ignorante? - lei lotta per alcuni minuti coi suoi capelli nel tentativo di far emergere il proprio volto da quella folta coltre rossa.
- Se proprio devo...- Sbuffa- Dicevo: perché non torni a Spinnet's End con me senza avvisare tua madre? Potresti stare da noi, dormire da me... Come ai vecchi tempi...- arrossisce- magari non proprio come ai vecchi tempi. In un altro letto... Ecco...
- Sai che non posso...- mi osserva dubbiosa- Serve il permesso di un genitore per lasciare Hogwarts e anche se non servisse, non oso immaginare cosa accadrebbe se mia madre venisse a sapere che sono tornato a casa, contro la sua volontà e sono stato ospitato a casa di babbani...- Lily abbassa lo sguardo.
- So che hai ragione, però... Casa non è casa se non sei nei paraggi...- mi sorride triste- E soprattutto... Che farai qui tutto solo? A Natale non bisogna restare soli!
Mi stringo nelle spalle. Anche in questo momento lei è pronta a preoccuparsi per me. Trascorrere le prossime due settimane senza di lei mi affligge.
- Se lo avessi saputo prima avrei scritto a mamma e papà per restare qui anch'io... Ma con così poco preavviso convincerli è impensabile...
- Avresti rinunciato al tuo natale per me? – si stringe nelle spalle.
- Non so… Non l’avrei visto come un rinunciare al Natale… Dopo tutto ho trascorso tutti i miei primi 10 natali coi miei genitori, trascorrere l’undicesimo in maniera diversa non sarebbe stato male… - mi sorride e io la osservo grato.
- Magari il prossimo Natale- mi stringo nelle spalle sorridendole mestamente.
Cala il silenzio tra noi. Lily si lascia cadere di nuovo sul copriletto verde e dopo aver estratto un elastico dalla tasca inizia a intrecciarsi i capelli sulla spalla. Io mi sdraio accanto a lei, le mani poggiate sul mio stomaco e il viso rivolto verso la mia amica.
- Lily… - lei si volta verso di me, rossa in viso.
- Sì?
- Perché siamo qui?
- Qui?
- Qui. Nel mio dormitorio
- Oh. Qui. – smette di intrecciare capelli e sposta lo sguardo sul baldacchino sopra di noi. – Non saprei… Magia? – scoppiamo entrambi a ridere per alcuni minuti. Poi torniamo a guardarci negli occhi.
- Sul serio… è il nostro primo banchetto di Natale!
- Hai ragione! Maledizione! – si alza bruscamente, facendo ondeggiare tutto il materasso- E’ la nostra prima festa di Natale insieme!!! Non possiamo passarla qui!!
- Ma se sei tu che hai chiesto di venire qui!!!!
- Dettagli, Sev, dettagli!- agita la mano nella mia direzione come a scacciar via il pensiero. Mi metto a sedere anche io e la fisso. – Andiamo a sederci insieme a Mary e festeggiamo come si deve! – fa per alzarsi quando nota l’ombra sul mio volto.
- Con Mary? Non possiamo stare al mio tavolo, solo noi due?
- Ma è Natale! Bisogna passarlo in compagnia! Potrebbe essere l'occasione buona per ampliare il nostro gruppo...
- Non è ancora Natale, innanzitutto- Lily a quella puntualizzazione ruoto gli occhi al cielo- E poi non mi piace stare coi tuoi amici… almeno per Natale, non potresti mettere da parte questo tuo piano di...?- sbuffa.
- Ma proprio perché è natale, Sev!

Da quando ci eravamo riconciliati Lily aveva iniziato a sostenere che i suoi amici non fossero poi così male e che se avessi provato a conoscerli e avessimo formato un grande gruppo le cose sarebbero andate meglio anche per me. Nel tempo passato divisi, aveva approfondito le sue conoscenze con i membri della sua casa. Aveva degli amici, cui non era facile rinunciare per stare in mia compagnia. Si trovava a dover dividere il suo tempo tra me e loro e questo non le piaceva. Aveva iniziato quell'opera di convincimento per persuadermi a passare più tempo in compagnia dei suoi amici, al loro tavolo. Desiderava parlassi con loro come facevo con lei, che mi aprissi e che permettessi loro di conoscermi e apprezzarmi.  Continuava a ripetere che forse sarebbe potuto avvenire il miracolo come tra Potter e Black. Ogni tanto mi faceva intuire che le vere ragioni di quell'insistenza erano altre. Non le piaceva stessi solo. Io ovviamente mi opponevo a quell'idea. Sapevo che se avessi preso a frequentare attivamente il tavolo dei Grifondoro, avrei dovuto rinunciare alla cordiale indifferenza dei miei compagni di casa e rischiare di diventare bersaglio dei loro dispetti. Era diverso cenare in disparte con una mezzosangue dallo stare sempre al tavolo del nemico Grifondoro. Ora tutte queste diatribe mi sembrano così stupide e superflue. Ho sprecato così tanto del mio tempo lontano da lei per orgoglio.

Lily mi afferra per un braccio, mi costringe a mettermi in piedi e a seguirla, dandomi le spalle e muovendosi come una furia muta.
- Lily....- mi azzardo a chiamarla appena usciamo dal dormitorio, ma lei resta in silenzio, proseguendo ad incedere lungo i corridoi deserti a passo spedito- Lily...- voltiamo un angolo e iniziamo a percorrere un'ampia rampa di scale - Lily...- continua a non rispondere, il piccolo naso puntato in alto- Lily! - mi blocco e la fisso, sin quando non si volta a guardarmi.
- Sev, so che non stimi i miei compagni di casa, ma se é per questo non ti piacciono nemmeno i Serpeverde! So anche che Sirius non si é mai comportato gentilmente con te, ma... Lui non é come Potter. A volte sa essere gentile e attento. Un pó, in qualche modo trovo vi assomigliate... E anche Mary è in gamba, un po' introversa, certo... Ma ha la nostra stessa passione per i libri... Non ti stancheresti mai di sentirla parlare di libri!- la osservo dubbioso. - Per favore, Sev! Fallo per me!
A queste parole annuisco remissivo, chino la testa e la seguo, dopo essere entrato in Sala Grande al suo tavolo.
 
Rimasi in silenzio tutto il pasto, lasciandomi scivolare addosso i tentativi di Lily si coinvolgermi nel discorso. Effettivamente Mary MacDonald era una ragazza introversa, ma perspicace e intelligente. Era evidente che viveva con disagio la sua condizione di nata babbana e che era riluttante ad ammettere le sue passioni babbane. La mia presenza la inibiva, ma Lily ogni volta sembrava non curarsene e proseguiva a parlare allegra e spensierata. Sirius Black si alzò e si spostò verso Potter e i suoi amici non appena ci vide entrare in sala comune insieme.
Quella sera, al momento di separarci, Lily mi lanciò uno sguardo omicida prima di soffocarmi in un abbraccio e bisbigliarmi che ero un insopportabile testone. La mattina dopo mi svegliai all'alba e la osservai uscire dal castello ignara del mio sguardo su di lei. Le tenebre mi avvolsero nuovamente per le due settimane successive.
Passai gran parte del mio tempo in solitudine, chino sui libri. Mia madre non mi scrisse nemmeno un biglietto di auguri per Natale. Lily mi scriveva ogni tanto, ma senza un gufo (i suoi genitori non avevano idea di dove procurarsene uno) era difficile riuscire a scriverci con costanza. Leggevo tutto quello che mi capitava sotto mano e proseguivo le mie ricerche sull’invisibilità. Avevo letto dei mantelli che permettevano di divenire invisibili, ma sapevo quanto fossero rari e preziosi.
Verso la fine delle vacanze, prima del ritorno della mia amica, venni avvicinato per la prima volta da Mulciber e Avery. Erano un anno avanti al mio e avevano notato il mio nome su molti testi della biblioteca utili allo svolgimento dei loro compiti. Erano impressionati, o così sostenevano. Speravano che potessi dar loro un aiuto.
 
- Severus hai già finito di controllare i nostri compiti?- Taddeus mi si avvicina, una scopa in mano e la divisa da Quidditch impregnata di sudore. Emilius Avery trotterella dietro a lui. Il suo fisico è decisamente troppo robusto per permettergli di far parte della squadra di Serpeverde, ma non è pensabile che i due restino divisi per più di poche ore.
- Sì… Ho aggiunto alcune parti ai temi di Erbologia- in realtà li ho quasi riscritti da capo, ma loro sapevano che l’avrei fatto e contavano su questo. Sento che questo è il prezzo da pagare per la loro “amicizia”- E vi ho preparato quelle pozioni che mi avevate chiesto- sorrido zelante, senza guardargli negli occhi e porgendo loro un paio di boccette piene di un liquido azzurro brillante- A che vi servono? Maneggiatele con cura, sono molto pericolose- i due si scambiano uno sguardo maligno e complice. Probabilmente le useranno su qualche malcapitato natobabbano
- Sono davvero impressionato! Riesci a correggere i nostri compiti pur essendo di un anno più giovane! Chi l’avrebbe mai detto che sotto quell’aspetto da pezzente si nascondeva un grande mago? Fino a poche settimane fare ero convinto tu fossi uno sporco mezzosangue!- Taddeus Mulciber mi osserva coi suoi occhi scuri, passandosi una mano tra i capelli color castagna.
Mezzosangue. Questa parola mi risuona dentro e mi percorre la schiena in un brivido. So con quanto "rispetto" la comunità magica guarda a quelli come me. O come Lily.
- Un mezzosangue? Io?!?- rido sprezzante, indossando la migliore e più crudele delle mie maschere.
- Già… Sai nessuno ha mai sentito parlare della famiglia Piton, hai abiti di seconda mano e nemmeno una scopa tutta tua…- Emilius Avery tende le labbra sottili, lasciandole sparire nel volto largo e grasso.
- Discendo dalla famiglia Prince, io!- i due a queste parole si scambiano uno sguardo d’intesa, tra l’ammirato, lo spaventato e il sorpreso.

Avevo scoperto pochi giorni prima il cognome da nubile da mia madre, cercandola nei vecchi annuari di Hogwarts. Aveva in quelle foto uno sguardo vivo, come ai tempi in cui lei e mio padre erano stati innamorati e felici. Tuttavia a differenza che nei miei ricordi di bambino, nel suo portamento, vi era qualcosa di arrogante e triste. I suoi occhi, così diversi dai miei, parevano riflettere il mio stesso sguardo. Avevo accarezzato a lungo quella foto, domandandomi che tipo di famiglia fosse quella da cui discendevo. Quando avevo visto quello sguardo negli occhi di due purosangue come Mulciber e Avery, avevo preso a fare ricerche sulla famiglia da cui discendevo. Avevo scoperto che i Prince erano la principale famiglia di maghi che si occupava della gestione del carcere di Azkban insieme ai Dissennatori. I discendenti dei Prince erano gli unici maghi capaci di convivere, giorno dopo giorno, accanto a quegli spettri. Alcuni sostenevano che era stato proprio il fondatore della nostra casa, Raimundus Prince, a creare il primo Dissennatore, distillando dal proprio cuore tutto il dolore per la perdita dell’amata e dandogli quella forma. Fu solo dopo aver appreso tutte queste cose sulla mia famiglia d’origine che capii lo sguardo triste di mia madre nella foto dell’annuario.

Mulciber e Avery non mi chiesero mai perché frequentassi Lily che era da tutti conosciuta come la nata babbana più promettente del nostro anno e io non accennai mai a lei, in quei primi anni di “amicizia”. Il nostro rapporto era principalmente un beneficiare gli uni delle abilità degli altri. Io facevo gran parte dei loro compiti e loro non mi lasciavano solo, proteggendomi dai bulli come Potter e Black. Avevo trovato finalmente degli “amici”, ma ero pienamente consapevole di come il nostro legame fosse fragile e diverso da quello autentico che avevo con Lily. Eppure ero ambizioso e sapevo che per andare lontano era necessario avvalermi della compagnia di maghi e famiglie facoltose come le loro. Così rinunciai a passare il mio tempo con Lily durante i pasti, per stare seduto con loro a sentirli parlare di Quidditch annuendo distrattamente. Lei divenne sempre più intima coi suoi compagni di casa e accettò quella lontananza senza mai parlarmene apertamente. Imparammo a godere di quei piccoli ritagli di tempo in biblioteca in cui eravamo soli e studiavamo insieme.
A partire da quel Natale indossai una nuova maschera, quelle di Serpeverde altezzoso e ambizioso, e lasciai che Lily rimanesse l’unica ad aver mai conosciuto e amato il vero me stesso. O almeno fu così sinchè non arrivò Regulus.

 
- Severus…- mi volto a guardarla. Lily tiene il libro di incantesimi del quinto anno adagiato sulle gambe incrociate. Intorno a lei sono sparpagliate pergamene piene di appunti e schemi. Con un gesto della mano si porta i corti capelli dietro l’orecchio. Il mio cuore perde un battito nel sentirle pronunciare il mio nome. Osservo la lunga linea bianca del suo collo nudo e deglutisco, cercando di calmarmi
- Sì? – siedo di fronte a lei, la schiena poggiata contro il tronco di un albero, la cui ombra ci ripara dalla calura tardo primaverile. Il lago nero brilla sotto i riflessi del sole, che tramonterà presto. Tra meno di una settimana conquisteremo i nostri GUFO.
- Ricordi il nostro primo Natale a Hogwarts?
- E questo cosa c’entra? Tra poco avremo i GUFO! Non distrarti e ripetimi tutti i rimedi conosciuti contro la pietrificazione…- ributto il mio sguardo sui miei appunti e sfoglio alcune pergamene. Lei sospira. Il vento mi porta il suo profumo facendomi palpitare il cuore. I suoi capelli si spettinano e lei con un gesto deciso li riporta dietro l'orecchio. E' così bella! Scaccio quel pensiero con insistenza e le lancio un'occhiata furtiva, ben riparato dalla mia cortina di capelli scuri.
- Sev, è inutile che mi spii da dietro quella coltre nera! - ridacchia, allunga un braccio verso di me e mi dà una leggera spintarella. Il punto che entra in contatto con lei irradia calore e mi mozza il respiro - Smetti di fare il secchione e facciamoci una pausa…- sposta il libro dalle sue gambe e si avvicina alla corteccia, poggiandovi la schiena e facendo sfiorare la pelle delle nostre braccia.
- Ma Lily… Gli esami…
- Lo so… Ma siamo gli studenti più brillanti del nostro anno… Non credo avremo problemi…
- Io ho bisogno di ripetere ancora tutta storia della magia e…- lei ridacchia.
- Cosa dici?!?!? Ma se ieri mi hai snocciolato tutte le date della battaglia della quinta battaglia dei Goblin?? Ed è programma del terzo anno! Allora, te lo ricordi o no, il primo natale a Hogwarts? -sospiro e mi arrendo. Cerco di ignorare il contatto con il suo braccio.
- Sì. Mi ricordo. Tornasti prima perché tua zia Mary Jane si era rotta una gamba sciando e i tuoi erano andati ad assisterla. Sei comparsa, non so come, alle mie spalle, in biblioteca e mi hai fatto morire di paura…- Lily ride spensierata, piego leggermente il volto verso di lei per guardarla meglio. Siamo così vicini.
- Merlino! E’ vero! Mi ero completamente scordata di questo dettaglio! Lanciasti anche un gridolino da donnicciola!
- Non è vero!!
- Invece sì! Mi sorprende che tu non mi abbia lanciato una qualche fattura!
- Non potrei mai farti del male… Lo sai… - lei si volta verso di me e mi guarda intensamente, come a voler controllare la veridicità delle mie parole scavandomi nell'animo.
Siamo così vicini!
Se mi avvicinassi solo un altro po’ potrei baciarla e farla finalmente mia.
È così bella.
Desidero così tanto poterla amare con tutto me stesso, senza veli e senza inganni.
Vorrei abbandonare questa maschera e urlare al mondo con chiarezza la profondità del mio sentire.
Eppure non sono neanche lontanamente degno di lei, non vorrei mai insudiciarla con questi pensieri.
Distolgo lo sguardo e lei china la testa, poggiandola sulla mia spalla. Arrossisco. Il mio mondo si ferma. Ogni mia fibra vive in funzione di quel contatto.
- Non era vero, sai?
- Cosa?
- Mia zia non aveva avuto nessun incidente. Avevo fatto un casino sin dal mio arrivo per convincere i miei a riportarmi a Hogwarts prima. All’inizio si erano opposti e ne avevo combinate di tutti i colori. Avevo accidentalmente tinto la stanza di Tunia di viola, tanto ero arrabbiata e intestardita nel voler tornare qui prima. Era persino venuto un mago del Ministero ad ammonirmi per quella Magia fuori dalla scuola. I miei genitori si erano così arrabbiati! Non hai idea! Ma alla fine avevano dovuto cedere – rido, pensando alla faccia di Petunia davanti alla stanza tinta di viola, ma mi sento impacciato da quell’insolito contatto tra noi. Sono anni che Lily non si concede un gesto affettuoso come quello.
- Perché non me l’hai mai detto?
- Mi vergognavo- resta in silenzio, capisco che sta cercando di rielaborare meglio un pensiero importante, intuisco che dietro quella storia buffa c'è un discorso profondo e aspetto in tensione – Mi rendo conto ora di quanto fosse evidente agli occhi del mondo, ma ai tempi mi piaceva illudermi che i miei sentimenti non fossero così esposti… Così adottavo questi piccoli stratagemmi per starti accanto e ti dicevo piccole bugie per proteggermi, credendo che così non avresti capito...- la sento sorridere sulla mia spalla. Non capisco di cosa stia parlando.
- Proteggerti? Da cosa? – ride.
- A quanto sembra sei l’unico che non si era proprio accorto di niente...- c'è una punta di amarezza nella sua voce.
- Di che stai parlando?- il mio tono è irritato e brusco. Quella situazione di vicinanza e confessioni mi spaventa e confonde terribilmente.
- Non riesco a credere che tu non l'abbia mai capito! Ero innamorata di te, Sev… - il mio cuore si gonfia di gioia.
Se lei mi ama come io la amo, se le mi desidera anche solo la metà di quanto io la desidero, se questi sentimenti in lei esistono ancor da prima che io li scovassi dentro di me, allora non c’è peccato, non c’è vergogna, non c’è errore nel volerla per me. Allora potremo stare insieme. Allora anche io potrò essere felice e completo. E potrò smettere di fingere, di trattenermi e ogni mia ombra verrà purificato da lei e dal suo amore. Al diavolo tutto il resto! Lei è innamorata di me!
– Sono stata innamorata di te così a lungo, che quasi non ricordo i giorni in cui la nostra amicizia è stata priva di questo desiderio mal celato – mi volto ad osservarla, pieno di vita, di energia. Felice. Potrò toccarla. E baciarla. E farla mia. Potrò accarezzarle il viso, le labbra, gli occhi, i fianchi, i seni. Potrò chiedere che lei tocchi me. Potrò tenerla per mano e stringerla forte ogni volta che qualcuno vorrà farle del male. Potrò proteggerla e infuriarmi con chiunque posi i propri occhi su di lei con troppa malizia. Tutto il resto non ha importanza. Mia madre non ha importanza. Colui-che-non-deve-essere-nominato non ha importanza. Ci amiamo. E' solo questo che conta. Il suo sguardo verde guizza verso di me per alcuni istanti e prima che torni a posarsi sul prato vi leggo una punta di tristezza – Per questo per me è stato così difficile passar oltre questo sentimento e vederti finalmente come l’ottimo amico che sei. Mi sono tagliata i capelli anche per questo, per chiudere con il modo in cui eravamo. Ho impiegato così tanto per dimenticarti, ma ora, che sento di avercela finalmente fatta, desideravo comunicartelo, per fare quest’ultimo dono alla me stessa ragazzina.
Precipito.
Un baratro nero mi accoglie.
La solitudine.
Mia madre che ride.
Mio padre.
Il mio futuro.
Le mie ambizioni.
Lei non è innamorata di me. Lei era innamorata di me. Non lo è più. Ho perso la mia occasione di essere felice, ho perso la mia possibilità. Questo mio sentimento che è sbocciato così faticosamente dentro di me, non vedrà mai la luce. Il nostro tempo è finito prima ancora di iniziare.
 

Buongiorno a tutti, cari lettori! 
Eccovi il nuovo capitolo. Come sempre le parti in corsivo sono relative all'io narrante presente di Piton e quelle normali sono i ricordi del giovane Severus(con annesse paranoie). Vi sto buttando lì delle piccole esche con sprazzi degli anni più maturi dell'amicizia tra Lily e Severus. 
So che il capitolo è più corto del solito, ma... Che dite? Vi ho incuriosito almeno un pochino?
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la storia tra i preferiti e seguiti. Vi invito a lasciarmi una recensioncina, anche nel caso  ci fossero degli orrori grammaticali da correggere.
Alla prossima

 

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Capitolo 9
*** Regulus ***


Non credo sia possibile raccontare i nostri successivi anni ad Hogwarts senza citare due fatti fondamentali: il mio incontro con Regulus Black e la guerra di scherzi tra Lily e i malandrini, da cui la sua amicizia con Sirius uscì, momentaneamente, distrutta. 
Il secondogenito Black venne sorteggiato l'anno seguente al nostro primo arrivo a Hogwarts in Serpeverde, come tutta la sua famiglia di purosangue. Il suo aspetto ricordava molto quello del fratello: aveva capelli scuri e mossi e dei penetranti occhi grigi. Nonostante la sua giovane età era già molto alto e magro. Il suo colorito era pallido ma, a differenza del fratello, il suo incedere era curvo e timido. In lui il fascino dei Black era presente e seducente, anche se non tanto quanto avveniva in Sirius. Non avrei mai badato a lui, né mi sarei accorto della sua esistenza se non fosse stato per Lily. 
Il nostro ritorno dalle vacanze era stato per me un sollievo. Per quanto la nostra permanenza a casa significasse, teoricamente, che potevamo passare tutto il tempo che volevamo insieme, mia madre continuava a disapprovare il mio rapporto con una nata-babbana e a riempirmi la testa di parole velenose e sprezzanti verso i babbani.  Così uscire e incontrare Lily era diventato un susseguirsi di sotterfugi e bugie poco credibili per compiacere l’una o l’altra delle due persone più importanti della mia vita. Vivevo indossando una maschera ben più pesante e spessa quando ero a Spinner’s End. Se mia madre, scoprendo le mie menzogne diventava violenta e distante per settimane, Lily non faceva mai domande e fingeva di non notare i lividi. Spesso tuttavia ero io stesso a non volerla vedere, troppo umiliato da quei segni sul mio corpo. Mi dedicavo con tutta l’anima allo studio e il mio interesse per le arti Oscure trovava un terreno fertile nella vecchia libreria di mia madre e nella sua esplicita approvazione dell’orientamento sinistro che stavano prendendo i miei interessi. Questa situazione si ripetè con scarse variazioni per tutti gli anni a venire, sino all’estate prima del sesto anno.
Una volta tornato ad Hogwarts avevo modo di vedere Lily con meno frequenza, ma i ritagli di tempo che dedicavamo l’uno all’altra erano molto più pieni e liberi. Potevo essere me stesso, senza sensi di colpa e senza bugie. Lei mi rendeva felice e quei momenti erano solo nostri.
 
Sediamo sotto il solito albero, in riva al lago nero. Lily sta scrivendo una lunga lettera ai suoi genitori. Ora ha finalmente una splendida civetta, Lokheed, con cui può scrivere loro con regolarità. Io sono immerso nella lettura di un grosso e antico volume di magia Oscura, che la mia amica ha squadrato malamente prima di tornare a riempire la pergamena d’inchiostro. È probabilmente una delle ultime giornate calde di cui potremo godere prima dell’arrivo del freddo.
Alzo lo sguardo dal capitolo che stavo studiando dubbioso quando realizzo che il grattare della piuma è cessato. Lily mi sta fissando con i suoi grandi occhi verdi.
- Che c’è?
- Sai che anche il fratello di Sirius è stato smistato in Serpeverde?
- Black ha un fratello?
- Sì, anche se non ho ancora capito se si somiglino o siano diametralmente opposti…- la osservo mentre si solletica il naso con aria pensosa.
- Te lo ha detto lui o l’hai visto? – Lily alza le spalle.
- Me lo ha detto Potter. Lo ha urlato a tutta la Sala Comune in verità…- resto in attesa di una spiegazione per quelle chiacchiere assolutamente prive di qualsiasi interesse per me – Ho chiesto a Sirius allora. Lui si è incupito un sacco! –storce la bocca- Ha fatto la stessa faccia che… Quella che fai tu quando ti chiedo di tuo padre… Ecco, esattamente quell’espressione! Lo dico sempre che sotto, sotto voi siete simili!
- Ti ho già spiegato che io non ho nulla da spartire con un Black!- ma lei pare ignorarmi. Fissa il lago nero davanti a sé con aria pensierosa.
- Credo abbiano un rapporto complicato… E credo che Sirius sia preoccupato per suo fratello…
- Perché dovrebbe essere preoccupato per lui??- lei si stringe nelle spalle.
- Non so, ho avuto questa sensazione. Forse il fatto che Sirius non abbia continuato la tradizione di famiglia tra i Serpeverde lo ha messo in cattiva luce con i suoi genitori. Forse suo fratello è un introverso in una casa di squali. Forse sulle spalle del piccolo Black pesano troppe aspettative. Forse l'atteggiamento sprezzante dei Serpeverde potrebbe ferirlo- sto per ribattere che non siamo sprezzanti, quando lei continua ignorando completamente la mia espressione di disappunto- L’ho visto, sai? È più alto di Sirius, ma sembra più basso. Se ne cammina tutto ingobbito e lugubre. Non lo vedo bene insieme a tutte quelle serpi senza scrupoli!
- Lily!! Anche io sono un Serpeverde!
- Abbiamo già chiarito che il cappello si è sbagliato con te!- mi sorride complice e prima che io possa continuare a protestare scaccia con un gesto della mano le parole inespresse sulla punta della mia lingua e mi guarda con aria decisa- Tienilo d’occhio tu, ok? Per conto di Sirius!- senza attendere la mia risposta si tuffa nuovamente sulla propria pergamena lasciandomi ammutolito e sconvolto per alcuni minuti.
- Io cosa?? Che senso ha?? È Black suo fratello, non io! Che ci pensi lui!
- Sev, questo lo so anch'io... – continua a scrivere un altro paio di parole, lasciando che alcune ciocche sfuggite alla sua treccia le coprano il viso.
- E allora...!
- ...ma credo che sia complicato! Se Sirius potesse stare vicino a suo fratello penso lo farebbe... – alza finalmente lo sguardo e mi inchioda coi suoi occhi, come se fosse disumano anche solo pensare di non aiutare qualcuno che detesto, proteggendo qualcun altro con cui non ho mai parlato.
- Ok, lui non può star dietro al piccoletto, ma io che c'entro? Non ho nemmeno idea di che faccia abbia!- agito le braccia, cercando di scacciare il senso di colpa. In realtà ho notato il giovane Black nell’esatto istante in cui ho sentito chiamare il suo nome dalla McGranitt il giorno dello smistamento.
- Questa è una bugia, ma non importa... Sei l'unico Serpeverde che conosco che abbia un cuore! Per favore!!- mi fissa dilatando gli occhi e mi prende una mano.
- Perché deve essere un Serpeverde? Perché non lo fai tu????- lei china lo sguardo e lascia la presa sulle mie dita.
- Lo farei... Ma pare che il piccolo condivida le idee dei genitori sulla purezza del sangue. Anche per questo lui e Sirius non sono in buoni rapporti. Dubito tollererebbe la mia presenza senza farsi sfuggire qualche insulto...- sospiro, capendo rapidamente la situazione. Le carezzo un braccio in un gesto di incoraggiamento. Lei alza il viso e si illumina in un sorriso- Promettimi che lo terrai d’occhio!
- No!
- Ti prego!
- No…
- Severus, per favore!- stringe nuovamente la mia mano, tenendola vicino al petto come pregando.
- Non… Non esiste… - i suoi occhi si fanno più grandi. Poso lo sguardo sulle sue mani che stringono la mia. Sono gelide. Lei segue la direzione del mio sguardo e le lascia improvvisamente. Noto che arrossisce. Forse la schifa quel contatto tra noi. Non voglio si senta schifata da me. Voglio farla contenta. Voglio sorrida. Voglio che nessuno si permetta mai di insultarla. Voglio che continui a dire che ho un cuore.
- Sev…
- Ho capito… Lo terrò d’occhio… Ma non ti prometto nulla! – le sorrido incerto e lei mi ricambia con un sorriso radioso e luminoso. China lo sguardo e si protende verso di me, le braccia tese per abbracciarmi. Ma prima che si verifichi quel contatto tanto desiderato tra noi, si ritrae. La osservo confuso. Il contatto fisico non è mai stato un problema per Lily. Lei mi guarda imbarazzata e allunga una mano per darmi una pacca sulla spalla, prima di tornare, rossa in viso, alla sua lettera.
 
Fu così che inizia a fare attenzione al piccolo Black. Non avevo nessuna intenzione di invischiarmi nei fatti suoi, n'è di espormi per lui nel caso si fosse cacciato in un qualche rissa o controversia tra compagni di casa. Ma lui, che, a differenza di me, non avendo amici nati babbani, era molto più bravo a passare inosservato e a non cacciarsi nei guai. Ugualmente quando mi capitava di stare nella sala comune, lo cercavo con lo sguardo. Nei suoi occhi si rifletteva la mia stessa solitudine, la medesima che a quel tempo mi rifiutavo di vedere nello sguardo di suo fratello.
Poi cominciai a notare la sua presenza fissa in biblioteca. Le sezioni da cui prendeva i libri erano le mie stesse, magia oscura, incantesimi potenti e proibiti. Iniziai a notare che spesso i libri che prendevo in prestito recavano sulla scheda di prenotazione il suo nome. Mi sentivo in competizione. Uno studente del primo anno che già leggeva tomi così complessi! Provavo rabbia al pensiero di aver dovuto trascorrere il primo anno a Hogwarts a documentarmi sugli incantesimi di base, a dover leggere tomi più semplici per poi accedere a quelli più complessi. Ero un mezzosangue, ero cresciuto in una famiglia babbana o quasi, la mia conoscenza della magia al mio arrivo a scuola era lacunosa e ingenua. Invece Regulus, il rampollo della nobile e antica famiglia Black, aveva vissuto in mezzo a potenti incantesimi sin da bambino e questo lo rendeva più colto di me. Mi sentivo arrabbiato. Invidioso. Inferiore. La sua presenza, la sua cultura non facevano altro che mettermi davanti agli occhi la mia inferiorità. 
Eppure ero anche curioso di lui. Era la prima persona, dopo Lily, che sentivo vicina e simile a me. Il primo con cui bramassi parlare, che volessi conoscere. E, a differenza di Lily, che disapprovava apertamente l'oggetto dei miei studi, il piccolo rampollo dei Black aveva i miei stessi interessi. 
 
La sala Comune è buia e silenziosa. Quasi tutti sono andati a letto. Pochi volti popolano le eleganti poltrone davanti al caminetto acceso. Alzo il mio sguardo dal libro tra le mie gambe e osservo i volti dei miei compagni serali. Indugio sulla coppia volgare che sta pomiciando senza pudore su un divanetto poco illuminato dal fuoco. Provo un brivido di disgusto. Alcuni ragazzi del settimo anno stanno febbrilmente tentando di finire un tema di pozioni. Li sento mormorare ingredienti e cerco di capire, invano, di cosa si tratti. Ho ancora molto da imparare. Poi la mia attenzione viene catturata dal giovane Black e dal suo libro. Ho cercato quel volume tutto il pomeriggio in biblioteca. Tratta di alcune pozioni molto avanzate e complesse, che io stesso fatico a immaginare di preparare. Mi sono dovuto documentare con un libro meno avanzato, prima di poter tornare a leggerlo. Ma quando, questo pomeriggio ho tentato di prenderlo in prestito, non l’ho trovato. Perché quel moccioso lo sta leggendo?
Prima ancora di rifletterci mi sono alzato e diretto a lunghi passi verso la poltrona in cui è raggomitolato.
- Quello è il mio libro- lui alza uno sguardo confuso dalla scrittura fine delle pagine. Prima di rispondermi fa una lunga pausa.
- Credo tu ti stia confondendo. Questo libro è della biblioteca di Hogwarts.- la sua voce tagliente non riesce a celare completamente il timore che nutre verso di me.
- Si. Ma lo stavo leggendo io, me l'hai rubato!
- Regulus Arcturus Black non ha bisogno di rubare nulla a nessuno.- la sua voce è glaciale e mi ricorda terribilmente la cadenza insofferente di mia madre. Forse è una cosa da purosangue.
Ci guardiamo negli occhi studiandoci. Accarezzo la bacchetta nel mio mantello, assaporando la possibilità di usare qualche maledizione su di lui. Lui sembra disarmato. Non avrò problemi a sopraffarlo e a vendicarmi di lui. Al diavolo Lily e la mia promessa (o quasi) di proteggerlo dai guai. Nessuno si rivolge a me con quell'aria di superiorità senza pagare. Lui, però, china all'improvviso il volto, come in un cenno di umiltà e sottomissione. Mi sento vittorioso, senza ragione alcuna. Ora che il mio onore non è più a rischio, sento la rabbia e l'invidia sfumare e di poter cedere di qualche passo.
- Non importa… Appena lo finisci fammelo sapere, ok? Lo vorrei leggere anche io- cerco di sorridergli come farebbe Lily, ma mi sento idiota e rinuncio prima ancora di aver esteso l'espressione agli occhi.
- Ok... - esita. Poi accenna una specie di sorriso incerto. Come me non pare abituato a mostrare gioia agli altri. Ancora una volta mi sembra così diverso da suo fratello, capace di ridere fragorosamente per ogni piccolo scherzo- Credo... Credo di doverti ringraziare... Forse...
- Non serve- faccio spallucce- Prima di leggere quello dovresti leggerti il volume che Sir Mutchkin ha scritto sui veleni di serpe dell'Amazzonia, secondo me... Ma magari lo sai già...- Regulus scuote il capo mentre io prendo posto nella poltrona accanto a lui e inizio a parlare.
 
Non credo si possa dire che quello fu l'inizio della nostra amicizia, ma di certo fu la prima vera conversazione che avemmo. Ne seguirono altre, sempre casuali, sempre colte, sempre spontanee. Parlare con Regulus era naturale. Era come incontrare dopo molto tempo una di quelle persone che avevano cambiato e condizionato la propria crescita. Era come avere a che fare con una parte di me. Nei primi anni della nostra amicizia, non potei fare a meno di pensare a lui come ad una versione purosangue di me stesso. Mi ripetevo che se mia madre non avesse scelto di corrompere il suo nobile sangue, probabilmente anche io avrei avuto una mente brillante come quella del mio amico. 
Perché Regulus Black era brillante. Io e Lily eravamo sicuramente portati per la magia, ma avevamo bisogno di studiare, di esercitarci e di impegnarci per poter raggiungere grandi risultati. Ma il piccolo di casa Black sembrava capace di compiere magie ancor prima di conoscere la formula magica corretta o il giusto movimento della bacchetta. Tuttora credo che sarebbe potuto essere un mago del livello di Silente o dell’Oscuro signore se non fosse morto così prematuramente. Sarebbe potuto essere tranquillamente il primo della scuola, superiore anche ai ragazzi più grandi. Ma lui non era interessato a farsi notare. Anelava ad una gloria superiore, a vittorie più imponenti. Quelli che non l’hanno conosciuto a fondo, ne direbbero che era una persona umile, riservata e discreta. Ma io, che sono l’ultimo ancora in vita ad averne conosciuto la vera natura, sapevo che le sue ambizioni erano sconfinate e che aveva l’astuzia necessaria a capire che restando in disparte avrebbe avuto modo di realizzarle più facilmente. 
Non so quando le cose cambiarono tra noi. Quando smettemmo di essere compagni di studi e iniziammo ad essere amici. Veri amici. Migliori amici. Quasi fratelli. Il rapporto che Sirius Black aveva instaurato con James Potter era forse la cosa più simile al legame che mi univa a Regulus. Condividevo le sue ambizioni di gloria, il suo appetito di fama e potere. Più avanti avrei condiviso in parte la sua venerazione per l’Oscuro Signore. Perderlo è stato come dovermi privare prematuramente di una parte di me. 
 
Il prato verde su cui sono sparsi i nostri libri del secondo anno, mischiati a quelli per il terzo, ospita anche la coperta di tweed su cui siamo sdraiati. Sono seduto con la schiena appoggiata alla corteccia di quel grande albero ai piedi del quale ci rifugiamo per sfuggire alla calura estiva, mentre Lily è sdraiata a pancia in giù. Ondeggia ritmicamente le gambe piegandole a L e stendendole. Indossa un abito giallo a quadretti. Mi piace l’estate perché offre alla mia amica la possibilità di esprimere tutta la sua personalità con quegli abiti colorati, così diversi dalla divisa scura cui siamo avvezzi. I capelli rossi le ricadono in una cascata disordinata sulle spalle e sulla schiena. Puntellandosi su un gomito sta sfogliando svogliatamente un libro di Divinazione. La scelta dei corsi per l’anno prossimo si sta rivelando più dura del previsto.
- Questa materia mi pare decisamente stupida e inutile! – allunga una mano verso un sacchetto pieno di biscotti alle mele che ha preparato Martha. Ne addenta uno compiaciuta, levando le immancabili briciole dal tomo davanti a lei.
- Vogliamo parlare di Babbanologia? – mi stringo nelle spalle, indicandole il libro chiuso che ho depositato a pochi metri da me. Tanto Lily è radiosa d’estate nei suoi abiti babbani, quanto io sono impacciato negli abiti larghi e scuri di mio padre. Lei si volta verso di me, infilandosi quel che resta del biscotto in bocca e porgendomi il sacchetto da cui estraggo un dolcetto a mia volta.
Dopo averne addentato un morso torno a impugnare la pergamena e redigere la mia lettera. Sento il suo sguardo su di me e mi volto a osservarla. Lei arrossisce e piega il viso bruscamente verso il libro. Sento il suo collo emettere un sinistro e sonoro scrocchio. La osservo fare una smorfia di dolore, cercando di trattenersi dal gemere e di darsi un’aria sostenuta. Sopprimo una risata. Con una mano sposta i capelli in modo che le coprano completamente il viso che sta diventando ancor più rosso. Non riesco a trattenermi oltre e scoppio a ridere. È così buffa nel suo atteggiarsi elegante.
- Non ridere…- io non so fermarmi e rido più forte- Non ridere!!- il suo tono lamentoso aggiunge comicità alla situazione e la mia risata si fa più fragorosa e incontrollata- Severus Piton, smetti di ridere!! Subito!!
Si volta di scatto con uno sguardo omicida negli occhi. Il suo collo emette un altro suono sinistro che le fa fare una smorfia, mentre io sono ridotto alle lacrime. Lei facendo leva sulle braccia in pochi istanti si tira su e prende a colpirmi con il volume di divinazione!
- Smettila di ridere!!
- Lily…- nonostante il dolore per i colpi la sua espressione sostenuta e dolorante mi impedisce di frenarmi e le parlo ridendo- Mi fai male! Smettila… Sei così buffa!- suo malgrado tra un colpo e l’altro inizia a ridere anche lei. La sua risata è contagiosa e rido ancora più forte.
- Non ridere!! – mi colpisce il fianco, cerco di prenderle le braccia ridendo, ma lei si divincola. Io sono indebolito dalle risate che mi scuotono e non riesco a trattenere le risate- E non dirmi che sono buffa!- alza le braccia sopra il capo e fa per calare un altro colpo sulla mia testa, ma, sempre ridendo, questa volta riesco a intercettare il colpo. Per farlo però perdo l’equilibrio e lei mi cade addosso. Ci troviamo sdraiati l'una sopra l'altro. Le teste che eludono la protezione della coperta e che si confondono nel prato. I miei lunghi capelli scuri, mescolati alle spirali rosse dei suoi e al verde dei fili d'erba. Continuo a ridere, felice, il suo respiro profuma di biscotti alle mele e mi solletica il collo, mentre lei diventa improvvisamente seria e inizia ad arrossire. Mi guarda coi suoi occhi profondi e verdi. Socchiude lo sguardo, battendo lentamente le ciglia e si avvicina a me e al mio viso. Ho l’impressione che smetta di respirare, in attesa. Sento il suo cuore battere forte contro il mio petto. Lentamente, guardandomi negli occhi e battendo le ciglia con una lentezza estenuante si avvicina a me. Sento i nostri respiri contendersi l'ossigeno presente nel poco spazio che ci separa.
Non capisco che stia facendo. O cosa voglia.
- Bè? Che c’è?- cerco di tirarmi a sedere e di aumentare la distanza tra i nostri corpi. Lily spalanca gli occhi e resta in silenzio. Apre leggermente la bocca, fa per parlare e poi la richiude. Ripete questo gesto un paio di volte. Mi sembra che continui a non respirare. I suoi occhi sembrano riempirsi di lacrime, diventano acquosi e vacui. Poi con gesti lenti si tira su, facendo leva sul mio petto e si allontana dal mio corpo.
Senza dire una parola, si sdraia su un fianco dandomi la schiena e apre il libro di Divinazione con gesti bruschi e meccanici. Mi tiro su e torno nella mia posizione precedente, lanciandole qualche sguardo di sbieco. Non capisco che stia succedendo e perché lei ora faccia l'offesa. Non dice nulla, ma ogni tanto ho l’impressione che si asciughi il viso. Sospiro, non capisco che sia successo.

Ogni volta che ripenso a questo momento, non so impedirmi di pensare a quanto io sia stato stupido e cieco davanti al suo amore e a quanto tempo io abbia sprecato. Nei giorni peggiori penso a quanto le cose tra di noi sarebbero state diverse se io avessi capito e l'avessi baciata come meritava. In quelli migliori, sorrido davanti alla mia ingenuità di tredicenne e ripenso a come lei mi avesse perdonato anche quello.

- Scusa se ho riso di te, mi dispiace ok? Eri buffa! - lei non dà segnali di vita e io non so che fare. Temo sia davvero arrabbiata e non ne capisco la ragione. – Non volevo prenderti in giro! - si porta una mano alla guancia e fa come per grattarsi la guancia, ma capisco che quel gesto cela una lacrima asciugata. Sono confuso. Forse le ho stretto troppo forte i polsi e le ho fatto male. Mi sembra assurdo, ma preferisco vagliare ogni ipotesi – Ti ho fatto male? – lei trattiene in fiato per un attimo, prima di tirare su col naso e scrollare le spalle.
Restiamo in silenzio, mentre l’ombra dell’albero si sposta e ci lascia scoperti al picchiare del sole di Agosto. Mi sento davvero dispiaciuto. E spaventato. Che farei se lei non mi parlasse più?
Una voce dentro di me mi suggerisce che risolverei gran parte dei miei problemi e conflitti interiori. Mia mamma smetterebbe di essere in collera per le mie frequentazioni, i miei compagni di casa penserebbero che finalmente mi sono liberato di una pessima compagnia, nessuno potrebbe più mettere in dubbio le mie nobili origini. Avrei anche più tempo per studiare. Zittisco quella voce adulante con veemenza. Una vita senza Lily sarebbe buia e infelice. Ne sono certo.
Devo trovare un modo per convincerla a parlarmi o almeno a guardarmi.
- Ehm… Lily…- la sento sospirare. Sono più di 10 minuti che non gira nemmeno una pagina e non si muove.- Devo chiederti un favore…-resta in silenzio, ma da come contrae le spalle, capisco che è in attesa che io prosegua - Dovresti prestarmi Lokhkeed. Mia madre non ha un gufo e io vorrei mandare una lettera…
La osservo restare immobile. Inizialmente penso che non mi abbia sentito e faccio per ripetere la frase, ma poi realizzo che in realtà sta combattendo una lotta interiore tra la curiosità di sapere a chi sto scrivendo e la rabbia che prova.
Sto per pensare che abbia vinto la rabbia e che resterà offesa per il resto dell’estate per qualcosa che non ho capito di aver fatto, quando infila la bacchetta tra le pagine del libro di Divinazione per segnare il punto in cui è arrivata a legger e si volta a guardarmi. I suoi occhi puri e limpidi si posano su di me. Capisco di aver intuito bene quando ho creduta che stesse piangendo. E capisco anche di essere stato uno stupido a credere che senza di lei si sarebbero risolti i miei conflitti interiori.
Mi sento bene quando mi guarda. Mi sento a casa.
- Una lettera? – la sua voce è un sussurro, io annuisco- A chi?
- A Regulus
- Regulus Black?
- Sì
- Il fratello minore di Sirius?
- Sì
- Il mio Sirius?- la guardo con espressione infastidita. Lei alza le spalle- Ti sei finalmente fatto un amico, Sev?
- Ehi! Io ho degli amici! Mulciber e Avery sono miei amici- lei mi fissa scettica, alzando il sopracciglio.
- Non li chiami nemmeno per nome! Non sono tuoi amici, sono solo degli approfittatori!
- Non è vero!
-Sai che ho ragione- improvvisamente sembra di nuovo arrabbiata. Sospiro. So che ha ragione, ma odio doverlo ammettere.
- Comunque non mi sono fatto un nuovo amico. Mi ha chiesto via gufo di consigliargli qualche lettura per l’estate e così ho pensato di rispondergli…- mi fissa con gli occhi ridotti a due fessure, dubbiosa. Poi sembra decidersi, sgrana gli occhi e si apre in uno splendido sorriso. Mi sento leggero.
- Ti sei fatto un amico. Decisamente! Ti presterò Lockheed volentieri e tutte le volte che vorrai!
- Grazie!
- Ma c’è una condizione! – la osservo interrogativo – Appena tornati ad Hogwarts, voglio che me lo presenti! E’ il tuo primo vero amico dopo di me! Ho diritto di sapere con chi passi il tuo tempo – mi gratto la testa. Mi piace quando mi sorride così.
- Non sono certo che siamo amici… Ma credo non ci saranno problem….- un’improvvisa consapevolezza si fa largo dentro di me. Regulus viene da una famiglia di maghi autenticamente convinta dell’importanza della purezza del sangue. Lily è una nata babbana.
- Ehi! – mi sorride. Sembra leggermi nel pensiero – Se è tuo amico, sono certa che non farà storie sulla discendenza della mia nobile famiglia babbana! Lo intontirai di chiacchiere su quanto sono in gamba fino a convincerlo che il sangue non conta niente! - mi fa l’occhiolino e infila la mano nel sacchetto dei biscotti.
 
Lily era sempre capace di passare oltre. Di guardare lontano. Di sciogliere i nodi del mio animo. 


Buon pomeriggio a tutti gli ascoltatori!
Posto finalmente questo capitolo, un pò cortino, ma che ho dovuto tagliare o sarebbe stato troppo pieno. Ho finalmente finito di scrivere la tesi, quindi mi auguro di poter proseguire nella stesura della mia "grande" "opera" incompiuta. 
Per chi si trovasse a pensare "nessun preadolescente con una ragazza sdraiata su di lui e con sguardo adorante reagirebbe così ad un imminente bacio" , sappiate che è tutto tratto da una storia vera!
Come sempre vi invito a lasciarmi un commento, alla prossima
Chux

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Capitolo 10
*** Dissipi le tenebre del mio cuore ***


Ciao a tutti,
come ben sapete non è mia abitudine mettere le note a inizio pagina, ma forse era necessario fare alcune specifiche per facilitarvi la lettura. In questo capitolo sono preseti alcuni ricordi, divisi da un asterisco. Nella mia idea delle cose, quando c'è l'asterisco è come se il ricordo sfumasse lentamente e si spostasse all'immagine successiva, che in qualche modo per Severus è associato al precedente.
Inoltre il secondo ricordo è temporalmente precedente al primo, ci tenevo a specificarlo.
Vi ho messo lì anche un assaggino di quello che è il futuro dei nostri protagonisti, giusto per farvi venire un pò di gola.
Ho finalmente ricevuto le mie prime recensioni e non so dirvi quanto mi abbiano motivata, lasciatemi quindi un commentino se apprezzate o avete qualche commento da fare. Alla prossima

Chux


Ovviamente, una volta tornati a Hogwarts non presentai Lily a Regulus, malgrado sin da subito mi fosse stato evidente che il nostro rapporto era mutato dalla reciproca stima all’amicizia sincera. Iniziai a fidarmi di lui. Passavo molto tempo in sua compagnia, in biblioteca o nella nostra Sala Comune. Studiavamo, leggevamo e ci esercitavamo molto. La nostra sete di sapere, potere e gloria aveva come unico limite il tempo, che non sembrava mai abbastanza.
Oggi mi domando ancora con rimpianto cosa sarebbe successo se avessi presentato Lily a Regulus sin dal primo settembre del nostro terzo anno. In certi giorni, mi tormenta il pensiero che forse la serie di eventi che mi ha portato a capire di amarla sarebbe iniziata un anno prima.
Prima sarebbe nata l’amicizia tra me, Lily e Regulus. Prima sarebbe sbocciato l’amore. Prima la gelosia. Prima la confusione. Ogni singola variabile che mi ha condotto a vedere Lily con occhi diversi su quel prato verde si sarebbe verificata con un anno di anticipo.
E allora non posso impedirmi di pensare che, se anche il risultato fosse stato lo stesso, io e lei, avremmo avuto un anno di tempo in più.
Forse.
Il professor Prewett mi ha sempre rimproverato di applicare alla Difesa contro le Arti Oscure gli stessi principi che regolano la vita di un ottimo pozionista. Nella preparazione di una pozione perfetta serve rigore, precisione, controllo assoluto su ogni ingrediente. Nulla può essere lasciato al caso.
Ho provato a vivere la mia vita allo stesso modo, controllando tutto. Ma il professor Prewett mi ha sempre detto che la Difesa contro le Arti Oscure è una disciplina in cui valgono gli stessi principi della vita reale. Tutto è imprevedibile e bisogna essere sempre pronti ad improvvisare. Un ottimo pozionista lavora da solo, così da poter controllare personalmente ogni ingrediente, ma nei duelli, come nelle relazioni, non si è soli. C’è sempre l’altro con cui rapportarsi. Potrei anche avere fatto tutto alla perfezione con Lily, ma questo non avrebbe significato necessariamente uno sviluppo diverso, perché lei portava nella relazione una sua individualità. Lei aveva la sua unicità con cui dovevo necessariamente rapportarmi. E c’era il mondo intero attorno a noi. Le mie sole scelte non necessariamente avrebbero potuto condizionare il futuro del mondo.
Ora lo capisco. Capisco le parole del professore: “A volte devi lasciare che le cose siano e giocare con le carte che ti dà la vita. Se sei troppo concentrato a far andare le cose come TU credi che debbano andare, rischi di perderti tutti i dettagli fondamentali per aiutarti a vincere”.
Ho vissuto a lungo seguendo piani preparati nei minimi dettagli, vedendoli fallire sempre. Ho passato la vita cercando di far volgere gli eventi nella direzione da me auspicata, senza vedere tutto quello che mi stavo perdendo. Nei giorni migliori, sento che non sarei la persona che sono adesso se le cose con Lily non fossero andate così male e così bene, al contempo. Sento che c’è una sinergia magica ad unire tutti gli eventi tragici e gioiosi delle nostre vite e riesco a scuotermi dal rimpianto. Altre volte sono infestato dagli incubi di come sarebbero potute essere migliori le cose, di come sarebbe dovuta andare tra noi.
Eppure, ora, con la morte che pende sul mio capo così incombente, capisco anche quanti dettagli mi siano sfuggiti mentre tentavo di dirottare la mia vita, e quella degli altri, in una direzione.
Come diceva il vecchio Prewett “Bisogna osservare tutto lo spazio”.
Forse, se non fossi stato così concentrato a cercare di controllare tutto da solo, avrei potuto godere del mondo un pochino di più. Le cose sarebbero potute essere diverse. Avrei voluto almeno non sbagliare con Harry…
 
Scruto tra la folla di studenti. Ho rifuggito questo incontro per anni. Per anni, ho ascoltato resoconti e finto indifferenza. Ho quasi convinto me stesso di essere indifferente al figlio di lei. Quasi.
So che l’ha cresciuto Petunia. Ho sperato che lo amasse come aveva amato, nel profondo del suo cuore, sua sorella.
Le ho letto la mente tante volte. So quanto in realtà sia profonda e ancora viva la ferita per la perdita dei suoi genitori e della sorella. Ho sperato che il ragazzo aiutasse almeno lei a colmare il vuoto.
Osservo quei ragazzini muoversi inquieti e indecisi in attesa di essere smistati, mentre altri siedono impazienti e affamati.
Ripenso a noi. Ai suoi sorrisi. Alla sua lunga treccia rossa. Alle sue mani sulle mie. Faccio una smorfia al ricordo di noi, di lei.
E proprio in quel momento lo noto. Suo figlio, che porta il nome di un grande uomo e che invece è così simile a quell’altro. Provo un moto di disgusto all’idea che un nome tanto importante appartenga ad un corpo così simile a quello di Potter. Ancora non riesco a impedirmi di detestarlo. Lui che me l'ha portata via. Lui che ha avuto la fortuna di essere scelto da lei. Lui che l'ha amata quanto me.
 Sento crollare la mia maschera di indifferenza, costruita in anni di insegnamento e notti insonni tra incubi e ricordi, mentre osservo con disprezzo il frutto del loro amore. Se solo lui non ci fosse stato…
Poi Harry alza lo sguardo e mi osserva. Mi osserva con gli occhi di lei. Il verde dello sguardo di Lily….
 
*
 
É tutto verde.
Verde nei prati sotto di noi, a solleticarci.
Verde, tra le fronde degli alberi.
Verde, il tappeto di foglie sparse intorno noi.
Verde, il quadrifoglio che spunta a segnare il punto in cui è arrivata a leggere il suo romanzo babbano.
Verde, la borsa semivuota con la quale abbiamo condotto qui tutti questi testi.
Verde, il suo abito leggero.
Verde, il colore dei suoi sandali abbandonati lontano, mentre affonda i piedi nel terreno, intrecciando le dita coi fili d'erba.
Verde, il colore dei suoi occhi posati su di me.
Sdraiata su un fianco, schiude le labbra carnose in un sorriso e porta leggermente in avanti il busto, appoggiandosi su un gomito. Una ciocca dei suoi lunghi capelli mossi dal caldo le ricade sinuosa sino al seno, intrecciandosi con i fili d’erba. L’odore della foresta si mischia a quello dei biscotti di mele del suo fiato. Il suo respiro è quieto e le gonfia il seno morbido. Seguo la linea del suo collo sino alle clavicole chiare e alla scollatura generosa nell’afa estiva.
Mi sento avvampare davanti alla sua pelle nuda. Qualcosa si agita dentro di me. Un drago, un troll o un gigante. O forse solo la mia libido, il desiderio di slacciare ogni singolo bottone di quell’abito e scoprire cosa cela quel pezzo di stoffa verde. Mi accontenterei di vedere l’effetto che fa la sua pelle bianca in contrasto con l’erba del prato.
Arrossisco, improvvisamente consapevole della lussuria nei miei stessi pensieri. Non faccio in tempo a chiedermi da dove originino che lei si è mossa nuovamente sul verde. I miei occhi si posano nei suoi, mentre avvicina il suo viso al mio. Lily, quando sei diventata una donna?
 
Odio ripensare a quel giorno e lasciare che i ricordi si intromettano. Ma il solo pensiero di suo figlio mi riporta violentemente a lei. Ma non c’è tempo per ulteriori sentimentalismi, ho l’urgenza di terminare il racconto di quelli che fummo.
 
L’inizio del nostro terzo anno a Hogwarts ci vide lontani. Inizialmente non prestai particolare attenzione a questo fatto, preso com’ero a godere della mia neonata amicizia con Regulus.
Col passare del tempo iniziai a notare il modo in cui Lily fosse sempre accompagnata da Mary MacDonald ovunque andasse e di come evitasse di trovarsi sola con me. Inizialmente temetti di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma non trovando nessuna falla nel mio comportamento iniziai a sentirmi arrabbiato per quella inspiegabile distanza.
Oggi so che quello era il tentativo di Lily di superare l’episodio del “non-bacio” di quell’estate, in seguito al quale si era sentita rifiutata.
Una delle principali ragioni per cui Lily sosteneva di non avere più molto tempo da dedicarmi erano le imminenti selezioni di Quidditch. Nonostante la nostra prima volta su una scopa non fosse stata particolarmente felice, lei aveva sviluppato un’autentica passione per il volo e quando riusciva a staccare Black dalle gonnelle di Potter lo trascinava a volare in campo. Ovviamente era andata a tutte le partite, dove aveva fatto un tifo sfegatato.
Nel corso dei nostri primi due anni a Hogwarts, la squadra di Grifondoro guidata da un’affiatatissima coppia di Cacciatrici, le sorelle Hall, era riuscita a vincere per due anni di seguito. Nel ’73 però metà della squadra si era diplomata e Clara Hall, Cacciatrice del settimo anno, sorella Virginia, l’ex capitano, era rimasta a guidare Jenna Cole e Tim Drake, battitori, e Adam Silver, portiere. Restavano vacanti due posti da cacciatore e quello di cercatore. Lily quell’anno puntava a conquistare uno di questi. Purtroppo la sua esperienza su una scopa era riducibile a quella saltuaria offertaci dalla scuola, oltre al fatto che non possedendone una propria non aveva modo di esercitarsi tranne nei rari casi in cui Black non era insieme a Potter & Co. e si degnava di prestarle la propria.
Ma Lily non era in nessun modo intenzionata ad arrendersi e rinunciare alla possibilità di far parte della squadra. Suppliva, quindi, alla mancanza di pratica con la teoria, andando ad assistere a tutti gli allenamenti, anche delle altre squadre, per documentarsi sulle tattiche più efficaci e sui movimenti migliori da fare in campo.
 
Osservo preoccupato il tavolo di Grifondoro. Regulus accanto a me parla di qualche pozione capace di domare la volontà di cui ha letto in qualche tomo trovato in casa sua, ma non gli presto molta attenzione e mi ostino a punzecchiare svogliatamente il pollo nel mio piatto, mentre osservo di sottecchi il tavolo rosso-oro.
Lily sta discutendo animatamente con Potter. Lui la osserva con aria beffarda, passandosi ogni tanto una mano tra i capelli e bisbigliando qualcosa, facendola diventare sempre più arrabbiata e rossa. Mi danno entrambi le spalle e osservo la treccia disordinata della mia amica ondeggiare pericolosamente lungo la sua schiena al salire della sua rabbia. I suoi gesti si fanno sempre più larghi e il tono della sua voce sale. Ogni tanto colgo qualche frammento delle sue parole in mezzo al chiasso della Sala Grande.
- … Spocchioso arrogante… Figlio di papà… Non puoi credere davvero che…
Black li osserva dalla parte opposta del tavolo con aria affranta, spostando gli occhi grigi da una parte all’altra. Lupin accanto a lui ogni tanto apre la bocca per parlare, ma non sono certo lo faccia realmente perché nessuno pare udire la sua voce.
- Severus? Mi stai ascoltando? – riporto la mia attenzione al mio compagno di casa a malincuore.
- Sì, ho sentito quel che dicevi, ma sono un po’ stanco. Scusami… Ieri per preparare la pozione di Mulciber sono rimasto sveglio fino alle tre… - lui mi osserva contrariato e sta per dire qualcosa quando uno schianto riporta la mia attenzione sul tavolo dei Grifondoro. Lily è in piedi e intuisco che il suono di prima è stato generato da una manata che ha tirato al tavolo. La osservo mentre porta entrambe le mani lungo i fianchi e le serra in due pugni sbianca nocche. Nel suo metro e sessanta sovrasta Potter, che, ancora seduto, la osserva divertito.
- TU!!!!! PALLONE GONFIATO, IGNORANTE E TROGLODITA, TU.... RAZZA DI STRONZO! CHIUDI QUELLA FOGNA CHE TI RITROVI PER BOCCA E SMETTI DI DIRE CAZZATE!! – al tavolo dei professori osservo la McGranitt sussultare davanti ad un linguaggio tanto colorito. Io stesso l’ho sentita parlare in quel modo raramente. Potter si protende verso di lei con aria beffarda, passandosi una mano tra i capelli e nel silenzio generale che si è creato posso finalmente sentire la sua voce.
- Altrimenti cosa fai, Evans? – mentre parla, Potter si alza lentamente, sovrastando centimetro dopo centimetro Lily, tenendo le braccia incrociate sul petto. Un sorriso divertito gli illumina il viso.
Ma lei non si lascia intimidire da quella differenza ed estrae la bacchetta puntandogliela al collo. Per un attimo, noto Black agitarsi dall’altra parte del tavolo e sono certo di cogliere un tremore nell’espressione spavalda di Potter. Il suo colorito sicuramente sbiadisce di alcuni toni.
- La vedremo in campo, Potter! Ti farò rimangiare ogni singola puttanata uscita da quel culo di troll che chiami bocca! – la voce di Lily è un sibilo. Il suo sguardo è un lampo smeraldino, che incenerisce prima Potter e poi Black. La guardo uscire come una furia, mentre la McGranitt si porta una mano alla bocca scandalizzata. Il professor Prewett sorride orgoglioso.
1, 2, 3…
Inizio a contare dentro di me, mentre osservo Potter sedersi con le sopracciglia corrucciate.
…12, 13, 14…
Al 100 sarà passato abbastanza tempo e potrò correre dietro a Lily, senza che la mia uscita sembri causata da questa lite.
…26, 27, 28…
La sala Grande abbandona il suo silenzio carico di tensione e cede ad un brusio divertito e caotico.
…35, 36, 37…
Al tavolo dei professori la McGranitt sembra sul piede di guerra, pronta a togliere punti alla propria casa.
…41, 42, 43…
Lumacorno sorride bonario alla vicepreside e il professor Prewett si stringe nelle spalle, dicendo qualcosa. Entrambi gli uomini hanno in Lily una loro pupilla.
…56, 57, 58…
Merlino, vorrei il tempo passasse più veloce.
…61, 62, 63…
Sento lo sguardo di Regulus su di me. Curioso e indispettito. Lascio che i capelli scuri mi coprano il viso, mentre gioco con una patata nel mio piatto.
…74, 75, 76…
Forse se me ne andassi ora, non farebbe alcuna differenza, forse nessuno lo noterebbe. Forse Lily sta piangendo da qualche parte e io sto qui a contare.
…81, 83, 84…
Ma cosa penserebbero gli altri mentre corro dietro ad una nata babbana impazzita?
…93, 94, 95…
Sono già in piedi e fisso Black, scuro in viso, mentre parla con Potter, che mi dà le spalle e si protende verso di lui.
…99, 100…
- NonmisentomoltobenetornoinSalaCcomune- dico tutto d’un fiato a Regulus, fiondandomi verso la porta e cercando di non inciampare nella mia veste da mago
- A domani! – urlo, senza voltarmi, mentre esco dalla Sala Grande.
Corro verso le scale che portano verso i dormitori. Sembra che le scale incantate di Hogwarts mi assistano perché, malgrado il ritardo della mia uscita dalla sala e la mia scarsa prestanza fisica, riesco ad avvistare presto il corpo agile e irato di Lily che sale a passo pesante, bisbigliando maledizioni.
- Lily! – la chiamo, ma lei non si volta.
- Lily, aspettami! - lei non si volta nemmeno e prosegue come un automa nella salita della scalinata - Lily, sono io, Sev!- lei non sembra sentimenti e perdo la pazienza.
Estraggo la bacchetta e le lancio un incantesimo a caso, con il quale squarcio l’elastico con cui teneva intrecciati i suoi capelli. Una cascata rossa, finalmente libera da quell’impedimento, si dipana sulle sue spalle, mischiandosi alla divisa rosso-oro della sua casa. In un’unica onda sinuosa si ferma sul terzultimo gradino e si volta a guardarmi in un lampo smeraldino non diverso da quello assassino che ha rivolto a Black e Potter prima di uscire dalla Sala Grande. Per un attimo mi paralizzo, spaventato all’idea che possa sfogare su di me la sua rabbia, esattamente come farebbe mia madre.
Poi lei esala: - Sev…- a mezza bocca, come in una supplica mentre la sua maschera di furia omicida cede il passo ad un’espressione afflitta e disperata.
Con pochi passi rapidi la raggiungo, mentre lei a braccia tese, in un gesto per lei così infantile da lasciarmi disorientato, scende alcuni gradini e affonda la testa singhiozzante nella mia spalla.
Si aggrappa alla mia schiena e piange fragorosamente, come una bambina.
Resto fermo, mentre lei si aggrappa con forza alla mia veste.
Non so cosa fare.
E’ Lily quella che consola e comunica.
Io sono quello che resta in silenzio e viene purificato.
Non ho idea di come fare per spezzare questa scia di lacrime.
Alzo prima un braccio e poi l’altro, li osservo per qualche secondo, come se mi fossero estranei. Degli alieni, dotati di volontà propria e che si poggiano delicatamente sulla schiena della mia amica. Lei davanti a quel gesto piange più forte e si stringe ancor più a me. Poso la mia guancia sulla sua nuca e ascolto per qualche istante il suo petto scuotersi.
Mentre siamo in questa posizione passano un paio di ragazze Corvonero, che ci squadrano perplesse. Mentre se ne vanno osservo una delle due piegarsi a bisbigliare qualcosa all'altra.
Sento il sangue salirmi alle guance. È inutile che io conti fino 100 prima di rincorrerla per non destare sospetti, se poi tutta la scuola può vederci qui in questa posizione compromettente.
Tenendola abbracciata tento di muovere qualche passo verso la cima delle scale, ma lei non collabora in nessun modo e continua a singhiozzare rumorosamente.
Forse non ha capito le mie intenzioni.
- Vieni... Andiamo a sederci comodi da qualche parte...
Lei si aggrappa più forte alla mia schiena e non si muove.
Inizio ad essere preoccupato quando noto un paio di ragazzi del settimo anno in divisa verde e argento dirigersi verso di noi.
Lascio andare la presa sulle spalle di Lily, che singhiozza ancor più rumorosamente, strappandomi un'espressione di supplica e panico.
I due ragazzi probabilmente credono che la stia lasciando o chissà cosa perché mi lanciano uno sguardo di approvazione e ridacchiando si dirigono verso la Sala Grande.
Riporto le mie braccia su Lily che pare calmarsi un poco.
- Lily...
Lei sospira sul mio petto, ma resta ferma. Poso nuovamente la mia guancia sul suo capo e sposto un braccio intorno alle sue spalle, in un gesto così spontaneo da sorprendermi. Il suo respiro si quieta, anche se ogni tanto la sento sussultare ancora e tirare su col naso.
Arriva in quel momento dal fondo delle scale il prefetto Weasley, ormai al suo settimo anno. Ci fissa coi suoi occhi azzurrini non appena la nota e, in alcune impacciate falcate delle sue gambe lunghe e sottili, ci raggiunge.
- Che sta succedendo qui? - dice in tono allarmato.
- Non sono fatti tuoi Weasley, gira al largo! - ringhio, con una voce profonda, irata e poco rispettosa della sua autorità.
- Come osi rivolgerti in questo modo ad un prefetto, ragazzino?!? Esigo rispetto!
- Ti darò rispetto quando scoprirò per quale ragione un inetto come te è stato nominato prefetto, Weasley! – il mio tono canzonatorio e irriverente mi lascia sconvolto e sento anche Lily sussultare sorpresa. Il prefetto resta per qualche istante a bocca spalancata, boccheggiando. Una parte di me sa di aver esagerato, ma un’altra sta già progettando tutti gli incantesimi che potrei usare su questo pallone gonfiato.
Weasley inizia a emettere suoni gutturali puntandomi un indice contro e io non posso fare a meno di domandarmi chi abbia concesso ad un tale insulso idiota il dono della magia, visto che è assolutamente incapace di utilizzarlo nelle situazioni adatte.
- Invece di puntare il dito, perché non estrai la bacchetta, così che io possa mostrarti cosa significa essere un vero mago e perché non meriti la tua qualifica di prefetto? – non avrei mai creduto di poter essere così insolente e meschino. Da dove mi esce tutta questa spavalderia? E’ coraggio? E’ stupidità? Sto cercando di difendere Lily?
Certo, non voglio che lui possa importunarla. Voglio che se ne vada, senza che lei gli debba alcuna spiegazione. Non voglio che lei si mostri così fragile davanti a questo ometto indegno. Ma non è solo questo. Non voglio che qualcun altro, oltre a me, possa diventare il suo confidente, che si mostri vulnerabile, fragile e bisognosa di conferme a qualcun altro che non sia io.
Non ho il coraggio di continuare a consolarla davanti ai miei compagni di casa, ma non accetto che qualcuno oltre a me possa avere quel ruolo nella sua vita.
Sono un grumo di incoerenza e contraddizioni. Troppo codardo per starle vicino con orgoglio e troppo possessivo per lasciare che altri la facciano stare bene.
Sento la rabbia e il disgusto verso me stesso salirmi dentro. Spero che Weasley mi offra l’occasione di sfogare tutto questo schifo che mi sento dentro.
- Mocciosus, questo non avresti dovuto dirlo…- un sorrisetto si fa largo sul mio viso mentre sposto un braccio verso la tasca dove tengo la bacchetta e osservo la sua faccia paonazza – Dieci punti in meno a…
- Ben…- la voce di Lily è un sussurro e i suoi occhi gonfi e rossi per il pianto riemergono da sopra il mio braccio ancora avvolto sulle sue spalle. Sussulto, improvvisamente strappato dalla mia spirale di ira e disgusto – Ben, va tutto bene. Severus mi stava consolando e credo che… - sospira - a modo suo, stesse cercando di proteggermi, come forse volevi fare tu – sospira di nuovo - Non ti arrabbiare, ok?
Lily trova sempre le parole giuste e riesce a capire il cuore di tutti. Lei capisce persino quello che io stesso ignoro. La stringo più forte a me, lei che mi è così cara. Lei che così dolcemente interviene sempre per proteggermi. Lei che vorrei difendere da ogni bruttura del mondo, perché è capace di donare colore alla mia esistenza con la sua sola presenza. Lei che ora mi osserva scarmigliata e mocciolosa dal basso. Lei che con il solo sguardo dissipa le tenebre nel mio cuore.
Sento le sue mani artigliare la stoffa della mia veste sulla schiena, mentre torna a nascondere il viso nel mio braccio e io poso delicatamente le labbra sulla sua nuca, respirando l’odore dei suoi capelli e lasciandomi trasportare ai nostri prati. Abbandono la presa sulla bacchetta e porto l’altro braccio ad accarezzare i suoi capelli. Il suo respiro si regolarizza e improvvisamente sento anche il mio corpo rilassarsi. Non mi ero accorto di aver stretto tanto la mascella sino ad ora. Non avevo capito quanto mi fosse mancato stare con lei in questo modo e quanto mi aiuti a rilassarmi.
- Non sono affatto convinto… - Weasley ci riporta bruscamente alla realtà – Lascerò perdere, ma solo per questa volta! – lo fisso con uno sguardo carico di indifferenza, mentre con passo pesante sale le scale diretto al suo dormitorio.
Lo osservo sparire e riporto la mia attenzione su Lily. Appoggio il mento sopra la sua nuca e dico:
- Possiamo andare da qualche altra parte dove non sia necessario affatturare ogni passante per tenerlo fuori dai nostri affari? – Lily ride sul mio petto. Il suo respiro è caldo.
- Dove?
- Mmmm…- le aule a quest’ora sono chiuse ed è troppo buio per uscire dal castello. Tornare in Sala Grande è fuori discussione – La tua Sala Comune? Mmmm… No, immagino sia troppo affollata a quest’ora, come la mia del resto… - lei alza lo sguardo, ancora rossa in viso per il pianto.
- I bagni di Mirtilla Malcontenta? – la guardo di traverso. Se possibile non vorrei dover mai più incontrare quello spettro. Lei intuisce i miei pensieri e ridacchia.
- Il tuo dormitorio? – le propongo. Lily arrossisce ancor di più. Forse ha caldo. Tolgo il braccio dalle sue spalle e tenendole le mani sulle braccia faccio un passo indietro. I capelli rossi sono incredibilmente disordinati e alcune ciocche le si sono appiccicate al viso grazie ad una miscela di moccio e lacrime. I suoi occhi sono ancor più grandi e gonfi. Sembra così buffa e fragile, in questo momento – Sistemati i capelli – aggiungo togliendole una ciocca umidiccia dalla guancia e mettendogliela dietro l’orecchio.
- Il mio dormitorio non è praticabile. Le scale sono incantate per precludere l’accesso ai maschi. Il tuo? – abbassa lo sguardo e aggiunge – Comunque, signor Perfettino, non posso sistemarmi i capelli perché hai distrutto il mio ultimo elastico… Dovevo farmelo durare sino a dicembre!
- Sei una strega o cosa? Non abbassarti anche tu al livello di quel Weasley, per favore! – lei alza in capo con lo sguardo combattivo di sempre e io sorrido sollevato. Così lascio il suo braccio ed estraggo la bacchetta da sotto il mantello. Agito la bacchetta come ho visto fare a mia madre un milione di volte e recito – Entanglo! – i capelli di Lily si ordinano in una treccia perfetta e rigida, che parte dall’alto e le scende precisa sulla spalla sinistra. Il risultato non è preciso e ordinato come quelle che riesce a fare mia madre, ma forse una treccia più morbida è più nello suo stile.
- Wow! Mi devi insegnare quell’incantesimo! – dice toccandosi la treccia con entrambe le mani e rimirandola ammirata. Le sorrido. I nostri occhi si incontrano. Si fa ancora più rossa in viso. Le lascio le braccia e faccio un ulteriore passo indietro, per lasciarle prendere fiato.
- Comunque, se anche andassimo nel mio dormitorio e io conoscessi un incantesimo per farti passare inosservata a tutti, non saprei come fare per impedire agli altri di sentire la tua voce…
- Oh! Per quello c’è l’incantesimo “anti-pettegolezzi”. Io e Mary lo usiamo sempre da quando quella pettegola di Nancy Sinclair è finita nel nostro dormitorio!
Alzo un sopracciglio e muovo la bacchetta nella sua direzione.
- Perfetto! Allora faremo così! Ora ti disilluderò, ma…- lei si porta una mano al viso.
- Sev! Tu sai usare un incantesimo di disillusione?!?- il suo tono è incredulo, mentre io non mi stupisco affatto che lei conosca un sortilegio di difesa tanto avanzato. Mi stringo nelle spalle.
- Sai, la mia curiosità per l’invisibilità a qualcosa doveva pur portarmi, no? – sorrido mesto – Ad ogni modo, la disillusione è molto simile al processo di mimetizzazione usato da certi animali. Non sarai invisibile, semplicemente la magia ti aiuterà a passare inosservata. Questo tipo di incantesimo distoglie l’attenzione delle persone, come se tu fossi nel loro punto cieco. Ovviamente se farai rumore o ti muoverai troppo velocemente si accorgeranno di te. Per questo ti invito a camminare lentamente, possibilmente attaccata alla mia veste, così che io sappia che ci sei e a fare attenzione a non urtare nessuno. Una volta giunti nel mio dormitorio, tirerò le tende e tu dovrai usare subito il tuo incantesimo “anti-pettegolezzi”. Se sapessi fare un incantesimo non verbale, sarebbe meglio, ma…
- Per chi mi hai presa, Sev? Sono una piagnucolona, ma non una ritardata! E’ ovvio che so fare un incantesimo non verbale! - la guardo sorpreso. Io stesso, malgrado mi sia esercitato a lungo riesco ad eseguire incantesimi non verbali di lieve potenza. – Non fare quella faccia sorpresa, tu che sai disilludere la gente! - mi sorride radiosa, come se avesse già dimenticato il motivo delle sue lacrime.
Alzo la bacchetta e la disilludo. Osservo la sua espressione schifata sparire e inizio a camminare spedito verso i sotterranei.
Mentre scendo l'ennesima rampa scorgo Black, che, a passo spedito e con aria mesta, si dirige, stranamente solo, verso il proprio dormitorio. Anche Lily deve averlo notato perché la sua presa sulla mia veste si fa più stretta per alcuni istanti. Rallento e aspetto che alzi gli occhi per incontrare il suo sguardo. Quando mi nota, finalmente, gli passo a pochi centimetri di distanza con un'espressione compiaciuta e vittoriosa.
Lily è con me. Lei ha scelto me, stasera lo ha guardato con lo stesso disprezzo con cui guarda Potter di solito.
Una parte di me spera che lui la noti e capisca di aver perso. Non so bene in che modo, ma mi sento ugualmente vittorioso. Lui, come intuendo i miei pensieri, contrae la mascella e stringe le labbra. Sono io l'amico speciale di Lily. Lui è quello che l'ha delusa.
Mentre scendo sento il suo sguardo su di me e ho la sensazione di sentirlo ringhiare mentre giriamo l'angolo. Sorridendo, affretto ancora il passo.
Quando arrivo in prossimità dell’ingresso della Sala Comune, rallento e mi muovo con circospezione. Sono preoccupato di incontrare Regulus. Ho idea che lui si accorgerebbe della presenza di Lily e mi farebbe domande cui non sono pronto a rispondere.
Fortunatamente, in Sala Comune non c’è traccia della sua presenza. Cercando di evitare gli altri Serpeverde, salgo verso il mio dormitorio che trovo, stranamente, deserto. Dopo aver raggiunto il mio letto, tiro le tende del baldacchino e le sigillo con un incantesimo. Resto in attesa di percepire la magia di Lily, ma non avverto tracce di lei e temo di averla persa prima di salire in dormitorio, quando ci siamo divisi per salire sulla stressa scala a chiocciola.
- Lily..? – bisbiglio con un filo di voce.
- Sono qui! – la sua voce forte e squillante alle mie spalle mi fa sobbalzare.
- Abbassa la voce e fa l’incantesimo!
- L’ho già fatto! – la sua voce viene ora dal mio materasso sul cui copriletto vedo le pieghe generate dal suo peso. Come ho fatto a non accorgermi della sua magia? Devo affinare le mie abilità – Ora puoi togliermi questo impiastro che mi sento in testa? Non è così schifoso come sembra, vero?
Rido e agito la bacchetta verso di lei. Con un calcio mi tolgo le scarpe e mi arrampico sul letto accanto a dove è comparsa lei. Fisso con disappunto la sua gonna stropicciata e le scarpe sul copriletto.
Lei arrossisce e si sistema la divisa, togliendosi quindi le scarpe.
- Che perfettino che sei… - la sento borbottare, mentre mi levo il maglione e mi sistemo meglio sui cuscini.
Lei si guarda attorno per qualche istante, come indecisa su dove mettersi. Per un secondo spero che si sdrai accanto a me, così da poterla stringere ancora. Mi piace essere quello stabile per una volta. Lei mi spia di sottecchi e sembra pensare lo stesso, ma poi si sistema ai piedi del letto a gambe incrociate.
- E’ davvero fantastico questo incantesimo…- dice osservandosi la treccia, come incantata.
- Lo usa sempre mia madre… - dico alzando le spalle e cercando il suo sguardo. Lei per alcuni secondi resta con gli occhi bassi, poi li alza e con una stretta al cuore noto quanto siano arrossati e gonfi – Ricordami di cercare qualche pozione per sistemare gli occhi gonfi. Fai spavento così conciata…- lei storta il naso, tornando a spulciare la treccia – Che è successo, Lily?
- Mi sento stupida… - sospira- So che non dovrei prendermela… E’ che lui è così… - stringe la mascella – Non so come Sirius possa continuare a frequentarlo!
- Che ti ha detto Potter?
- Dice che quelle come me non possono aspirare a diventare giocatrici di Quidditch… E’ così ingiusto!
- Perché sei nata babbana?
Lei spalanca gli occhi e scoppia a ridere, amara.
- Magari…! Se si trattasse di quello non avrei che da rimetterlo al suo posto con un paio di incantesimi! Ho imparato che per far tacere uno snob purosangue, nulla è più efficace di una fattura perfettamente assestata! Lo dice sempre anche il professor Prewett! Nessuno può mettere in dubbio che io sia una delle streghe più brillanti e dotate di Hogwarts! Questo tipo di discriminazione è qualcosa che ormai so gestire – la osservo ammirato, con una punta di invidia.
- E allora che intendeva Potter?
- E’ perché sono una donna. Non posso volare e giocare perché sono una donna – stringe la mascella, mentre alcune lacrime rabbiose le colano sul viso combattivo – Le streghe non sanno volare. Sono dei pericoli ambulanti, a suo dire – resto spiazzato – E’ così ingiusto – digrigna i denti, strappandosi dal viso le lacrime che continuano a scenderle – Come strega valgo il doppio della metà degli studenti del mio anno e lo stesso devo faticare il doppio per dimostrarlo, solo perché sono nata nella famiglia “sbagliata” (che poi guardando Sirius e la sua famiglia, avrei da ridire anche su quest’ultimo punto, ma vabbè). Ma va bene, ho accettato questa cosa. Sono dotata, la loro è solo ignoranza. Ma che mi si dica di tornare in cucina, che il Quidditch è cosa da veri uomini… - mi tiro su e allungo un braccio per consolarla. Lei volta il viso imbarazzata, mentre un singhiozzo le sfugge dalla gola. Non piange perché è fragile, debole e indifesa, ma perché è furiosa. Una guerriera indomabile anche nelle sue lacrime. Con una mano aperta le accarezzo la schiena, mentre con l’altra le accarezzo uno dei pugni stretti.
- E’ ingiusto e ridicolo…
- Lo so…  Io sono certa, che se avessi una scopa mia imparerei a volare persino meglio di lui senza alcuna fatica. Diventerei in pochi mesi sicuramente più brava di quel presuntuoso! E invece…
- Su questo non ci sono dubbi, tu vali quattro volte Potter, sia come strega che come essere umano! – lei mi guarda un po’ più serena.
- Speravo che Sirius mi aiutasse. So che è diventato amico di Potter e sono contenta che abbiano smesso di litigare, ma… Da quando ha fatto amicizia con lui, Peter e Remus, sembra non ci sia più spazio per me! Non chiedo molto!
- No, infatti…
- Ma lo stesso non fa che spalleggiare quel borioso, rendendosi odioso tanto quanto lui! Lo sai che mi ha detto che forse dovrei rinunciare, che senza una scopa mia non ho possibilità? - china lo sguardo afflitta, come se le parole di Black potessero avere più peso persino dei suoi desideri.
- Lily, io credo che tu sia una strega straordinaria e che volendolo tu possa fare qualsiasi cosa…- sento i suoi pugni rilassarsi sotto il tocco delle mie mani. Ha delle dita così sottili. Ha sempre avuto mani così piccole e delicate? Alza lo sguardo, nuovamente combattiva, distogliendomi dai miei pensieri. Nuovamente un fuoco le arde dentro.
- Hai ragione! Nel 1973 è inaccettabile che qualche troglodita figlio di papà creda di avere più diritto di me a giocare a Quidditch solo perché ha un pene – si volta verso di me, con espressione decisa.
Non so trattenere un’espressione disorientata da quel riferimento esplicito all’anatomia maschile. Ci ho sempre considerati asessuati. Per me lei è sempre stata un’amica, una persona, una strega, ancora prima di essere una femmina. Questa è forse la prima volta che realizzo che abbiamo identità sessuali diverse.
Lei scoppia a ridere.
- Che c’è?
- Hai fatto una faccia molto buffa, quando ho detto “pene” – apro la bocca per difendermi, ma mi sento solo troppo imbarazzato. Lei ride di nuovo. Mi prende le mani e me le stringe qualche istante, prima di abbracciarmi.
Respira profondamente sulla stoffa della mia camicia, mentre io goffamente, improvvisamente consapevole di avere una ragazza nel mio letto, le avvolgo le braccia intorno alle spalle.
- Grazie, Sev! – bisbiglia e sento il suo respiro caldo sulla mia pelle, mentre un brivido strano mi percorre la schiena – Anche tu dissipi le tenebre del mio cuore….
 
*
 
Rimiro il volume che ho tra le mani, incantato. Ho atteso a lungo prima di chiedere a Lumacorno di accedere ai testi della sezione proibita. Ho dovuto cercare un libro il cui titolo non fosse troppo sospetto, ma i cui contenuti fossero appassionanti e istruttivi.
“Pozioni avanzate per la difesa anti-babbana”
Il titolo dell’antico volume luccica dorato sulla copertina blu scuro. Ad occhio direi che consta di 1300 pagine. Sarà una lunga lettura.
Respiro l’odore intenso di pagine ingiallite del libro. Il profumo che emana, mi ricorda quello dei calderoni accesi e mi aiuta a dimenticare l’espressione comprensiva e compiacente di Lumacorno.
- In effetti, una lettura simile potrebbe aiutarti nella tua situazione…
Detesto che tutti i miei docenti possano essere a conoscenza delle mie umili origini e della precaria situazione in cui versa mia madre. Detesto quello sguardo compiacente e pietoso, come se il mio sangue fosse sporco e macchiato da un peccato indicibile.
Farò rimpiangere loro ogni umiliazione, ogni sguardo pietoso, ogni vergogna indotta.
Diventerò potente, coperto di gloria. Porterò nuova luce sul nome Prince. Avvierò una nuova dinastia magica, potente e invincibile. E nessuno oserà mai più deridermi o guardarmi con scherno.
Mi siedo al tavolo che condivido abitualmente con Lily.
In questo primo mese di scuola, l’ho vista pochissimo. E’ sempre troppo presa dal suo stupido Quidditch per dividere con me il suo tempo.
Ma io ho cose più importanti da fare. Ho mete più alte da raggiungere che aiutarla a diventare una giocatrice di Quidditch. Il mio nome è destinato a grandi cose.
Accarezzo con lo sguardo il libro, come fosse un figlio molto amato e desiderato.
Con delicatezza surreale lo apro e inizio ad immergermi nella lettura.
Pozioni per far cadere gli arti.
Veleni che sciolgono il corpo da dentro molto lentamente.
Soluzioni esplosive con cui circondare la propria dimora, pronte ad esplodere al primo segno di impurità babbana.
Complessi preparati capaci di indurre la follia nel più saggio degli uomini.
Sfoglio le pagine con rapidità sempre più febbrile. Osservo rapito e poco inquietato le illustrazioni animate che mostrano le conseguenze distruttive delle pozioni. I volti contorti dal dolore dei babbani.
Mi accorgo improvvisamente di avere un largo sorriso diabolico a tendermi le labbra.
Certo, quasi tutte le istruzioni si riferiscono a procedimenti complessi, con ingrediente assai rari. Nessuna delle pozioni elencate può essere definita semplice da preparare, nemmeno da un abile pozionista come me. Ma le cose che potrei fare se avessi a disposizione anche solo poche boccette di alcune di queste formule…
Penso a Paul e ai suoi capelli biondicci che cadono tutti quanti, accompagnati ben presto dalle sue dita tozze.
Penso alle vecchie del quartiere cui riuscirei ad amputare la lingua con pochi sorsi del giusto intruglio.
Penso a Tobias, alla sua nuova compagna e a tutte le cose che meriterebbe di subire, ora che finalmente non è più lui ad avere il potere.
Penso a Petunia e a come potrei togliere il suo lungo naso dalle vite mie e di Lily, se potessi ridurre in brodo i suoi occhietti porcini.
E poi penso a Harry che varca il cancello di casa mia ed esplode.
Il mio cuore manca un battito. Harry è babbano anche lui. Ma è buono. E’ sempre stato gentile con me. Ha sempre cercato di permettere a me e Lily di giocare insieme, anche nei casi in cui Martha era preoccupata che io potessi avere una cattiva influenzata sulla minore delle sue figlie.
E io ho pensato di farlo esplodere. Solo perché non è magico. Pur senza magia, Harry resta uno degli uomini migliori che conosca. È speciale perché è sempre stato uno dei pochi a mostrarmi gentilezza e umanità, laddove sono sempre stato trattato da emarginato.
Osservo con orrore il tomo intriso di magia oscura davanti a me. Non mi sembra più un figlio diletto, ma si è improvvisamente tramutato in uno specchio capace di riflettere solo le tenebre del mio cuore.
Con uno scatto mi alzo dalla sedia che emette un sibilo sinistro. Osservo il volume spaventato e, ignorando i richiami di Madama Pince, corro fuori dalla biblioteca, abbandonandolo sul tavolo.
Lily.
Ho bisogno di vedere Lily.
Ho bisogno di stare con lei.
Corro a perdifiato per i corridoi, tenendomi la veste con una mano, come farebbe Cenerentola per scendere la scalinata allo scoccare della mezzanotte. In altre situazioni avrei troppa paura di venir visto in quella posa poco virile, ma ora l’urgenza di vederla supera qualsiasi pudore.
Ho bisogno che lei mi perdoni per aver pensato qualcosa di così orribile e spietato.
Lily.
Ho bisogno di lei, come dell’aria.
Continuo a correre, ignorando il dolore al fianco e il respiro sempre più affannato.
Sbuco all’aria aperta, ignorando il freddo serale che mi pizzica il viso e continuando a correre, con lei sola in testa.
Lily.
Ho bisogno che mi accolga tra le sue braccia, come farebbe una madre amorevole.
La individuo tra gli spalti e, ormai arrancando, mi dirigo verso di lei più velocemente che posso. Non ho idea di quali allenamenti stia osservando, né chi potrebbe vederci. Non mi importa di nulla.
- Lily…- gemo a dieci metri da lei.
Lei si volta e pur nella poca luce dell’ora del tramonto, scorgo chiaramente il verde dei suoi occhi che si posa su di me.
Il suo sguardo è gentile, limpido e dolce.
Come quello di Harry.
La sua espressione è sorpresa, ma non sembra in nessun modo intenzionata a cacciarmi. Mi scruta dentro e attende che io la raggiunga.
- Che succede, Sev? Non stai bene? – la sua voce ha una punta di preoccupazione, mentre i suoi occhi non mi abbandonano per un secondo. Lei non mi abbandona. Anche se sono così marcio e corrotto da non riuscire a controllare i miei stessi desideri, lei non mi abbandona.
Resterà con me sempre. Ce lo siamo promessi.
Mi sento indegno di lei e allo stesso tempo, ho la sensazione di tornare lentamente umano.
- Avevo bisogno di vederti…- ansimo senza guardarla.
- Perché?
- Perché tu dissipi le tenebre del mio cuore…- bisbiglio appoggiando la testa sulla spalla e lasciando la sua mano scorrere sulla mia schiena.
 
*
 
Occhi che si sciolgono, in grumo di sangue condensato.
Tobias che urla, mentre le unghie gli cadono dolorosamente una dopo l’altra.
Harry che precipita dalla finestra della sua villetta.
Il cadavere di Martha scomposto sul banco della cucina, tra i resti frantumati del suo servizio di piatti per le grandi occasioni.
Grida allucinate e allucinanti, provenienti da corpi che si contorcono ai miei piedi.
Il sapore del sangue nella bocca.
L’avanbraccio che mi brucia.
La voce di Regulus che mi bisbiglia le sue ultime parole.
Fiamme che divampano per un’antica e nobile villa.
Un teschio orrendamente ghignante e un serpente che striscia al suo interno.
Sento un urlo risalirmi per la gola, mentre le lacrime mi pizzicano gli occhi.
È un incubo.
No, sono ricordi, per questo la sofferenza è così chiara e vivida.
Improvvisamente, profumo di biscotti alle mele.
Si mescola a quello dell’erba umida.
Mi guida fuori dall’angoscia, mi riporta alla coscienza.
Resto in silenzio con gli occhi sigillati, di nuovo vigile. L’odore di biscotti è ancora molto forte. Mi devo essere addormentato di nuovo accanto ad un calderone di Amortentia.
Dietro le palpebre percepisco la luce filtrare tra le imposte. Deve essere tardi. Saranno già le otto e io non ho ancora finito di preparare quelle venti dosi di Polisucco per il mio Signore. Dovrò attingere dalle mie scorte personali.
Lentamente realizzo che non ci sono imposte da cui può filtrare la luce nello scantinato dove preparo l’Amortentia. Sono nel mio letto, percepisco la mia bacchetta sotto il cuscino.
Apro bruscamente gli occhi e la vedo.
Non era l’Amortentia a profumare di biscotti di mele.
Tra le lenzuola nere del mio letto scorgo il profilo morbido delle sue curve. Non posso impedirmi di essere compiaciuto nel notare che sono solo le sue gambe a restare coperte. Completamente nuda dorme a pancia in giù, un’espressione rilassata sul viso angelico. La pelle bianca è in contrasto con il colore cupo delle lenzuola e con il rosso dei suoi capelli scomposti. Non sono più lunghi come quando eravamo ragazzi, ma non sono nemmeno corti come ai tempi della nostra relazione. Si spargono disordinati sulla sua schiena candida, in onde sinuose. Le sposto una ciocca dal viso e la osservo.
Lei apre lentamente gli occhi, le lunghe ciglia ancora incollate dal sonno. Le sue labbra carnose si tendono in un piccolo sorriso e mi si avvicina per passare entrambe le braccia intorno alla mia vita e stringermi.
- Buongiorno…- mi posa un piccolo bacio sulle labbra e si raggomitola sul mio petto, senza alcun pudore per la propria nudità. È così bella. Sposta per un secondo il suo sguardo verso i miei occhi e un lampo di sofferenza le attraversa lo sguardo – Hai fatto un altro incubo, vero?
- Non importa… - mi conosce così bene e al contempo è così lontana dalla verità. Non oso immaginare come reagirebbe se sapesse che i miei incubi non sono altro che ricordi – Tu riesci a dissipare tutte le tenebre dal mio cuore, Lily… - mi lancia uno sguardo triste e colmo di amore, prima di tornare a stringersi contro di me.

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Capitolo 11
*** Riesci sempre a farmi fare quel che vuoi tu! ***


3.3
Stringo la mano di Lily, che senza guardarmi ricambia la mia stretta e fissa Clara Hall confabulare con gli altri membri della squadra. Gli altri candidati sono sparsi sugli spalti e attendono trepidanti il verdetto del nuovo capitano sotto il cielo terso di fine ottobre. Pochi posti più in su rispetto a noi, Potter insieme al suo solito terzetto schiamazza nella nostra direzione. Alla terza foglia trasfigurata in aeroplanino che ci lanciano contro sto per voltarmi, ma la presa di Lily sulla mia mano si fa più stretta e noto che la sua mascella è talmente contratta che se la stringesse ancora probabilmente se la sbriciolerebbe. Lascio perdere e riprendo la mia muta preghiera, osservandola. Il suo respiro è regolare e il suo sguardo determinato. I capelli raccolti nella solita treccia disordinata le ricadono su una spalla.
Non ha volato male. Soprattutto per essere una che è salita su una scopa meno di dieci volte in vita sua. C'è chi ha volato peggio, sicuramente. Come il ragazzo biondo del settimo anno che ho visto limonare con la Hall prima dell'allenamento, Terence Mcqualcosa. Lui sta su una scopa come un drago in un igloo. Avrei preso più pluffe io bendato di lui sotto l'effetto della Felix Felicis.
 
Alla fine, una settimana dopo la loro discussione in Sala Grande, Potter e Lily ai erano presentati alle selezioni per giocare in due ruoli differenti. Lei come Cercatrice e lui come Cacciatore. In teoria la competizione tra di loro non sarebbe dovuta essere particolarmente accesa, ma lui non aveva mancato un secondo di prenderla in giro e di ricordarle la sua scarsa esperienza. A lui si aggiungeva l’ostile mutismo di Black che, a quanto mi disse Lily anni dopo, non le aveva perdonato di essersene andata con me (gli incantesimi di disillusione non possono molto contro il fiuto di un segugio). Quella settimana l'avevamo quindi trascorsa quasi sempre insieme, affiatati come solo nelle prime settimane del primo anno eravamo potuti essere. Ed io ero stato bene.
Ero stato davvero bene, accolto e cullato da lei, di nuovo affettuosa. Dopo quasi due anni godevo nuovamente del contatto fisico con lei, che mi era così cara. Lei, che aveva sempre un sorriso per me. Lei, sempre pronta ad ascoltare silenziosa i miei deliri di onnipotenza. Lei, pronta a discutere coi suoi amici per lealtà verso di me. Lei, che con un solo sguardo era capace di purificarmi.
Lei, di cui non sapevo ancora di essere innamorato.
Lily aveva passato la maggior parte del suo tempo libero con me. Mi aveva parlato ore di Quidditch e, malgrado la mia naturale avversione per quello sport, avevo fatto del mio meglio per sostenerla. Avevo provato a consigliarle di presentarsi per il ruolo di cacciatrice, sapendo quale talento avesse per le strategie, ma lei si era ostinata a dire di essere fisicamente predisposta per il ruolo di cercatrice e così mi ero arreso davanti alla sua testardaggine. Regulus era momentaneamente passato in secondo piano, nonostante fossi continuamente terrorizzato all’idea di quello che avrebbero pensato gli altri vedendomi in sua compagnia. Ma per quella breve settimana, la ritrovata complicità tra di noi mi sembrava essere più importante di tutto.
 
I membri della squadra si muovono intorno a Clara Hall come pedine impazzite. Adam Silver, in particolare, urla qualcosa che non capisco prima di raccogliere la sua scopa e dirigersi grandi falcate rabbiose verso gli spogliatoi. Gli altri membri della squadra lo seguono, dopo aver osservato il loro capitano scuotendo il capo.
Lily si porta una mano alla treccia e comincia a giocherellarci nervosamente, mentre la Hall si rivolge verso gli spalti e si punta la bacchetta alla gola per amplificare la propria voce.
- Dopo un’accesa discussione io e gli altri membri della squadra siamo giunti ad una conclusione – sento Potter trattenere il fiato dietro di noi, mentre la presa di Lily sulla mia mano si fa quasi dolorosa – Siete stati tutti molto bravi, ma alcuni lo sono stati più di altri ed è per questo che abbiamo deciso che nel ruolo di Cacciatori quest’anno giocheranno Simon Doyle… - un ragazzo del secondo anno che aveva volato da vero professionista inizia a saltellare alla nostra sinistra, accompagnato dagli applausi dei suoi amici - …e Terence McQuinn – la Hall rivolge un sorriso radioso al ragazzo del settimo anno che si alza dagli spalti e la raggiunge in poche falcate, afferrandola quindi per la vita e baciandola teatralmente.
Dagli spalti si leva un mormorio di concitato disappunto. Persino io, nella mia assoluta ignoranza, ho ben chiaro che quel ragazzo alto e largo ha lo stesso talento su una scopa di un unicorno su un auto da corsa. Dietro di noi è calato un silenzio surreale, mentre sul viso di Lily non è comparsa l’espressione compiaciuta che mi aspettavo. Osserva McQuinn mangiare la faccia alla Hall con aria crucciata e risentita. Il comportamento degli altri membri della squadra ora sembra più comprensibile. Forse aspetta di venire proclamata Cercatrice per voltarsi e ricordare a Potter di non esser stato preso. O forse è troppo preoccupata per le sorti della squadra ora che quell’energumeno è stato scelto.
Finalmente Clara si sottrae alle amorevoli attenzioni del suo ragazzo e restando arpionata alla sua vita con un braccio, torna a puntarsi la bacchetta alla gola.
- Infine, quest’anno nel ruolo di Cercatore giocherà… - fa una pausa ad effetto, durante la quale sento tutti trattenere il fiato - …James Potter – Terence McQuinn le artiglia nuovamente la faccia, costringendola a baciarlo – Gli spalti restano muti e sconvolti, mentre solo la reazione di Potter sembra essere pronta e tempestiva.
- Hall! Ehi, Hall!! Che cazzo stai dicendo…! – la sua voce arriva furibonda da dietro gli spalti e lo sento scendere i gradini con passo pesante, continuando a starnazzare mentre i suoi amici se la ridono – Hall, io gioco come Cacciatore! Non esiste che passi la partita a guardarmi attorno! Sono un uomo d’azione io! – ci supera presto e lo osservo scendere deciso, con le braccia alzate e i pugni stretti – Hall, smetti di farti succhiare la faccia e ascoltami!
Smetto di osservare Potter e rivolgo a Lily la mia attenzione. La sua presa sulla mia mano si è fatta improvvisamente leggera, le sue dita sono gelide e nei suoi occhi verdi si riflette il vuoto.
Non so cosa dire.
Leggo ogni pensiero che le attraversa la mente in quel momento. È stata sconfitta da Potter. Non solo non ha ottenuto il posto che sognava, non solo ha fallito questa prova, non solo si è resa ridicola davanti a tutti tentando e fallendo miseramente, non solo Potter le ha soffiato il posto in squadra, ma anche e soprattutto, sono stati selezionati tutti i uomini. Osservo il dispiacere e la delusione sbiancarle il volto tondo, mentre la mano con cui fino a poco fa giocava con la treccia, le giace in grembo.
Non so cosa dire.
E’ lei quella sensibile, con sempre una parola d’incoraggiamento in bocca. Davanti ad un simile fallimento, non vedo come potrei consolarla, come potrebbe non perdere la speranza e la fiducia in se stessa. Io al posto suo non oserei farmi vedere in giro per i prossimo mese. Come posso consolarla, se io stesso non riesco ad impedirmi di vedere tutta l’umiliazione di questo momento?
- Lily… - la voce di Black arriva alle nostre spalle in un sussurro roco e carico di compassione.
Lei sembra improvvisamente rianimarsi e per un attimo temo che sia felice di essere consolata da un amico diverso da me. Poi realizzo la furia tempestosa riflessa nei suoi occhi e temo per la vita del ragazzo. Abbandona la mia mano e si volta lentamente. Seguo il suo sguardo e lo trovo accucciato nella fila degli spalti subito dietro di noi. Poco sopra i suoi amici ci osservano incerti se raggiungerci.
- Osi anche parlarmi, Sirius? – lui resta spiazzato per qualche istante e si irrigidisce.
- Perché sei arrabbiata con me? La Hall è fuori di testa…
- La Hall sarà anche fuori di testa, ma sei tu l’amico che non mi parla da una settimana, che ha cercato di dissuadermi dal partecipare alle selezioni e che…
- Ho avuto ragione visto quali sono stati i risultati! – stringe la mascella irritato, realizza troppo tardi di aver scelto le parole sbagliate. Lupin e Minus, che si sono avvicinati, guardando allarmati Lily, che sembra sul punto di ucciderlo.
- Hai avuto ragione? Hai avuto ragione?!?!?! – la sua voce diventa un sibilo acuto e stridente – Hai avuto ragione solo perché tu, Purosangue di buona famiglia, non hai mai imparato cosa significhi condividere con gli amici e hai preferito tenere tutta per te la tua scopa personale, di cui tra l’altro non te ne fai nulla, piuttosto che aiutare un’amica!! Sei un egoista esattamente come tutti gli altri membri della tua famiglia, di cui tanto ti lamenti! Un Black fatto e finito! – un sorrisetto mi si allarga in faccia, osservando l’espressione da cane bastonato di Black. Sembra che Lily non potesse usare più dure per ferirlo.
- Ehi, Evans! Non credi di esagerare? Dovresti smettere di dare agli altri la colpa delle tue mancanze! Non è colpa di Sirius se non sai stare su una scopa… Impara ad assumerti la responsabilità delle tue scelte sbagliate e smetti di ferire gli altri solo per sentirti meno inadeguata!- la voce dura e rabbiosa di Potter alle nostre spalle ci fa sobbalzare. Lily si irrigidisce e mi aspetto che risponda a tono anche a lui, ma lei resta in silenzio fissandolo negli occhi. Poi, chinando il capo, sembra arrendersi a quelle parole.
- Wow, James! Sei riuscito a far stare zitta Miss ho-la-risposta-giusta-per-tutto-Evans! Non era mai successo! – Minus sghignazza e alza un palmo della mano che viene prontamente battuto da Potter, tra le risate di tutti. Sirius si unisce all’ilarità generale, distogliendo gli occhi da Lily.
Lei alza lo sguardo verso di me, colmo di tutta la sua tristezza.
- Andiamo via… - dice alzandosi. La imito rapidamente, quando notiamo che un altro Grifondoro si sta dirigendo verso di noi.
Adam Silver, in tutto il suo metro e novanta, si avvicina salendo i gradini tre alla volta, senza fare alcuno sforzo. I capelli corti e biondi, la mascella quadrata ben marcata e gli occhi chiari ne fanno uno dei bellocci della scuola. Durante le partite sono immancabili i coretti volgari e schiamazzanti delle sue fan più giovani e convinte.  
- Evans! – lo osservo torvo mentre si avvicina e le posa una delle sue mani enormi sulla spalla – Evans, mi dispiace! Sappi che io ti avrei voluta al posto di McQuinn! E’ chiaro che gli errori che hai commesso sono dovuti alla tua scarsa esperienza su una scopa – la sua mano enorme, scorre dalla spalla di Lily lungo tutto il suo braccio, in una carezza che mi sembra più ambigua che consolatoria e abbozza un sorriso bianchissimo – Con il giusto allenamento saresti potuta essere un’ottima Cacciatrice. Si vede che hai una buona visione d’insieme del gioco, non capisco nemmeno perchèè tu ti sia presentata come Cercatrice…Ti avremmo tutti voluto in squadra, ma l’ultima parola sulla decisione spetta al capitano e Clara voleva a tutti i costi impedire a Terence di avere del tempo libero da spendere con altre “amiche” e…
- Credi che questo le sia di consolazione? – la voce mi è uscita ancor prima di aver formulato un pensiero complesso. Tutti mi fissano sorpresi, come se avessero dimenticato la mia presenza – Sapere di esserci arrivata molto vicino credi che la farà sentire meno male per questa sconfitta? E’ stata respinta comunque, che sia stato per un pelo o clamorosamente, non fa differenza. Lei non giocherà a Quidditch quest’anno – Silver mi osserva con un sopracciglio alzato, come se non riuscisse a capacitarsi che un microbo come me fosse dotato di voce – Ha tentato e fallito davanti a tutti, che sia stato per un pelo, per un errore di valutazione o nonostante tutti facessero il tifo per lei, rende tutto questo solo più imbarazzante… Dirle che ci è arrivata vicino non la farà stare meglio, né tantomeno l’aiuterà sapere che la Hall è una cogliona senza cervello…
- Come ti permetti, piccolo…- Silver abbandona la sua stretta sul polso della mia amica e congiunge le mani per scrocchiarsi le nocche con fare minaccioso, mentre la mia mano corre alla bacchetta nella mia tasca.
- Adam… - Lily gli poggia una mano sul bicipite muscoloso e lo guarda con occhi vacui – Il mio amico ha ragione. Non sono stata selezionata, sapere di non avercela fatta per un pelo, non mi consola affatto, rende questa sconfitta solo più amara. Ma apprezzo le tue parole davvero – fa un sorriso tiratissimo, che ingannerebbe solo un idiota. Silver, per l’appunto, pare rilassarsi e abbassa i pugni, sorridendole incerto – sei stato carino a provare a rassicurarmi, davvero… - lancia un occhiata verso Black e poi posa i suoi occhi su di me e capisco perfettamente che mi sta chiedendo di andarcene il prima possibile, senza ulteriori complicazioni – Ma come ha detto prima Potter, è arrivato il momento di smettere di incolpare gli altri per le mie mancanze. Evidentemente il mio talento magico si limita nell’utilizzo sapiente di una bacchetta e non nell’uso di una scopa – senza aggiungere altro, inizia a scendere i gradini, seguita da un silenzio teso.
Siamo quasi arrivati in fondo alle scale, quando la voce di Potter ci raggiunge: - Finalmente l’hai capita, Evans! E vedo che hai imparato finalmente un incantesimo degno della tua categoria!! Tornatene in cucina, dove dovrebbero stare le ragazze per bene! E già che ci sei… Perché non insegni anche a Mocciosus a farsi le trecce?
Accade tutto in un istante.
Con estrema eleganza, senza esitare un istante, in un movimento fluido e circolare, Lily estrae dalla tasca la sua bacchetta e voltandosi lancia una fattura Orcovolante non verbale a Potter, che viene colpito in pieno e finisce lungo disteso per terra, sotto gli occhi sconvolti e le bocche spalancate dei suoi amici.
Poi lo sguardo le cade su Black, la cui risata sembra essersi congelata sul suo volto.
- Non osare cercarmi più, se non per scusarti…
- Non mi sembra di essere mai stato io quello che veniva a cercarti, Evans…
Lily si volta e mi afferra per un pezzo del mantello tirandomi verso il castello. Per un secondo intravedo l’ombra del dolore che le ha causato quell’ultima affermazione.
Non mi sfugge, poco prima di voltarmi per seguire Lily, l’espressione ammirata e confusa di Potter, ancora steso tra gli spalti.
 
Se me lo chiedessero, direi che quello è il momento in cui James Potter si è innamorato di Lily Evans, in cui lui ha capito che lei era diversa e unica.
Lei, anni dopo, mi disse che lui le aveva raccontato una storia diversa e molto più romantica. Di questo non ho dubbi. È difficile ammettere che il momento in cui ti sei accorto di amare la donna della tua vita è stato quello in cui lei ti ha schiantato e non quello in cui lei si è mostrata in tutta la sua generosità e bellezza.
Mi sento fortunato se penso che il momento in cui ho capito di amarla non è altrettanto imbarazzante, seppur poco rappresentativo della straordinaria personalità di Lily Evans.
 
E’ tutto verde.
Verde nei prati sotto di noi, a solleticarci.
Verde, tra le fronde degli alberi.
Verde, il quadrifoglio che spunta a segnare il punto in cui è arrivata a leggere il suo romanzo babbano.
Verde, il suo abito leggero.
Verde, il colore dei suoi occhi posati su di me.
Sdraiata su un fianco, schiude le labbra carnose in un sorriso e porta leggermente in avanti il busto, appoggiandosi su un gomito. Una ciocca dei suoi lunghi capelli mossi dal caldo le ricade sinuosa sino al seno, intrecciandosi con i fili d’erba. L’odore della foresta si mischia a quello dei biscotti di mele del suo fiato. Il suo respiro è quieto e le gonfia il seno morbido. Seguo la linea del suo collo sino alle clavicole chiare e alla scollatura generosa nell’afa estiva.
Qualcosa si agita dentro di me. Un drago, un troll o un gigante.
Mi accontenterei di vedere l’effetto che fa la sua pelle bianca in contrasto con l’erba del prato.
I miei occhi si posano nei suoi, mentre avvicina il suo viso al mio. Lily, quando sei diventata una donna?
Le labbra rosee stese in un sorriso gentile, mentre i suoi capelli mi sfiorano la pelle…
 
Ma non ho tempo per questo. Devo restare concentrato.
 
Mi rigiro nel letto, stranamente raggomitolato su me stesso, ma infinitamente riposato. Mi sembra fossero anni che non dormivo così bene. Da quel primo anno, in cui Lily mi aveva accolto a casa sua ed io ero diventato come un terzo figlio per gli Evans. Malgrado ogni volta Martha mi preparasse un letto a parte, Lily non mi dava pace sinchè non accettavo di accoccolarmi tra le coperte insieme a lei. Al mio risveglio c’era sempre ad attenermi profumo di biscotti di mele, come ora.
Realizzo, con un tuffo al cuore, poco prima di cadere, di essere sul bordo del letto e, infastidito, cerco di sistemarmi più al centro. I vestiti e il mantello, ancora legato alle mie spalle mi impacciano. E un corpo occupa gran parte del resto del mio materasso.
Un corpo. Nel mio letto.
Il torpore del sonno svanisce improvvisamente e apro gli occhi di scatto. Lily, con ancora la divisa indosso, una treccia mezza sciolta sulla spalla e la bocca leggermente aperta, dorme raggomitolata su un lato nell’altra metà del mio letto. L’orologio che tengo accanto al letto mi indica che sono le cinque del mattino. Un urlo di panico muto mi risale la spina dorsale.
Dannazione! Dobbiamo esserci addormentati ieri notte, dopo le selezioni. Questa mattina c’è anche lezione! Se ci beccano rischiamo la sospensione!
Trovo la mia bacchetta nella tasca del mantello e, dopo aver sigillato nuovamente le tende con un colpo di bacchetta, mormoro: - Muffliato!
Spero che l’incantesimo “anti-pettegolezzi” di Lily funzioni, ma in ogni caso è meglio essere prudenti: - Lily! – bisbiglio, scuotendola delicatamente per un braccio – Lily svegliati!
Lei apre piano gli occhi, impacciata dal sonno. Si volta supina e osserva i tendaggi del mio baldacchino. Lentamente sgrana sempre di più gli occhi, mentre un’espressione di orrore le sconvolge la faccia.
Con un unico colpo di addominali si tira a sedere esclamando: - Merda!
- Shhhh!
Si porta una mano alla bocca e mi osserva con gli occhi sgranati dal panico.
- Credo di aver fatto l’incantesimo che mi hai mostrato ieri sera, ma non sono certo di averlo fatto bene, prova a ripetere tu la formula…
Lei estrae la bacchetta da sotto il mio cuscino e la agita.
- Credo lo avessi già fatto bene… - scrolla il capo, massaggiandosi il collo – Che ore sono?
- Le cinque – le rispondo lugubre. Lei impiega qualche attimo per realizzare l’informazione prima di emettere un gemito e poggiare la testa sulle proprie ginocchia.
- Mary mi ucciderà… La McGranitt mi ucciderà! Verremo espulsi! Oh Merlino! Come facciamo?
- Non lo so! – volta il volto nella mia direzione, mantenendo la tempia poggiata su un ginocchio e mi osserva supplichevole – Potrei… potrei disilluderti e poi potresti provare a sgattaiolare fino alla tua sala comune… - lei mi guarda dubbiosa, prima di nascondere nuovamente la testa tra le ginocchia – Oppure… potrei provare a sistemare i nostri vestiti e possiamo andare a lezione da Prewett insieme, saltando la colazione come se nulla fosse – lei geme.
- Questo è anche peggio. Potresti provare a urlare direttamente con un megafono “abbiamo dormito insieme” a quel punto…- la sua voce mi giunge arrochita e lugubre dall’incavo delle sue gambe. La gonna spiegazzata gliele lascia volgarmente scoperte.
- Ehi! Sto cercando di trovare una soluzione, io! Non serve essere acida! Non sono io quello che ha dormito fuori dal suo dormitorio! – lei alza il viso di scatto, con la sua espressione decisa.
- Grazie tante! Come se fosse solo colpa mia!
- Colpa mia non è di certo!
- No? – raddrizza la schiena e mi osserva orgogliosa- Perché tu non ti sei addormentato? Mi hai fissata tutto il tempo aspettando di rinfacciarmi quanto fossimo nella merda?
- No, ma almeno io sono nel mio dormitorio, dove dovrei essere…
- No, tu sei con una ragazza di un’altra casa nel letto, quindi taci!
Ci fissiamo astiosi per alcuni secondi. Lei si scioglie quel che resta della treccia e inizia a giocare coi suoi capelli, come sempre quando è nervosa. Io fisso la bacchetta tra le mie dita pensando a tutti i casini in cui incorrerei se dovessimo venir scoperti e se mia madre dovesse venire informata dalla cosa. Penso a quello che mia madre potrebbe fare agli Evans se scoprisse che Lily è coinvolta. Mi sento assalire dal panico e maledico il Quidditch, le selezioni e quel bastardo di James Potter.
- Senti, mi dispiace, ok? E’ che hai ragione. Sono io quella nella situazione più rischiosa… - per la seconda volta inizia a intrecciarsi nervosamente la sua chioma rossa. Sospiro.
- Lo so… Troviamo una soluzione insieme, okay?- le poggio una mano sulla guancia e lei a quel contatto chiude gli occhi, abbandonandosi a quel gesto prima di annuire. Sento la sua pelle diventare calda tra le mie dita prima di interrompere quel contatto e di tornare a giocare con la mia bacchetta.
- L’idea di disilludermi è buona, probabilmente facendo molta attenzione potrei riuscire a rientrare in dormitorio in tempo perché nessuno si accorga della mia assenza… Il problema è Mary…
- Mary MacDonald? – Lily annuisce – Cosa centra lei?
- Lei si sarà sicuramente accorta della mia assenza…
- Bè, meglio, no? Magari ti avrà coperto con le altre! – scuote la testa, crucciata.
- Forse, ma non me la farà passare liscia…- la guardo interrogativo in attesa di una spiegazione più dettagliata. Lei sospira – Mary non vede di buon occhio la nostra amicizia. E’ convinta che tu sia una pessima persona…
Mi si gela il sangue nelle vene. Dall’alto di cosa quella sudicia Mezzosangue osa giudicare il mio rapporto con Lily? Dovrebbe tornare da dove è venuta, invece di stare qui a sputare sentenze. E io che mi sono sempre ripromesso di trattarla con gentilezza. Quelli della sua razza non meritano alcun calore. Quella stupida oca potrebbe mandare in fumo anni di piani e di progetti per una sua stupida opinione. Non riesco a credere che ad una creatura così indegna e ottusa sia concesso di frequentare questa scuola.
- Sev… - sento la mano fredda di Lily sfiorarmi il palmo della mano, che realizzo solo ora essere contratta sulla mia bacchetta – Sev… Lei parla così solo perché non ha avuto modo di conoscerti. Non devi preoccuparti. Io so chi sei – la guardo per qualche istante, sentendomi improvvisamente colpevole per quei pensieri meschini - Basterà trovare una bugia alternativa da dirle…
- Tipo? – lei sospira e riprende a sciogliersi la treccia, pronta a intrecciarla di nuovo, quando io, esasperato da quel continuo armeggiare intorno ai suoi capelli, le punto la bacchetta contro – Entanglo!
- Ehi! Lasciami giocare coi miei capelli!
- Detesto quando lo fai! Mi fai salire l’ansia!
- Che noioso che sei, Severus! – alza gli occhi al cielo con fare teatrale, ma si rimira compiaciuta la treccia ordinata.
- Potrei dire che mentre stavo rientrando in dormitorio sono stata intercettata…- si sfrega la punta della treccia contro una guancia con aria pensierosa.
- Buona idea, ma da chi? Un professore?
- Di notte? Senza subire conseguenze? No, improbabile… Nemmeno Lumacorno mi lascerebbe andare così…
- Da uno studente di un’altra casa?
- Chi? – lei mi guarda confusa.
- Un Prefetto?
- Senza punti sottratti alla nostra casa? Non ci crederebbe…
- Black? – Lily ride.
- Così poi mi uccide direttamente…
- Perché?
- Mary ha una cotta per lui da… più o meno sempre. E’ per questo che in questo periodo non andiamo molto d’accordo. Non apprezza che io abbia tentato di rimanere sola con il suo Sirius – questo spiega perché l’ho rincorsa io fuori dalla Sala Grande l’altra sera - Se le dicessi che ho passato la notte con lui, mi strangolerebbe direttamente… A meno che… - un’aria furba le dipinge il volto nella penombra della stanza.
- A meno che cosa?
- A meno che non le dica che dopo le selezioni ho litigato con Sirius, me ne sono andata con te e mentre stavo tornando mi ha arpionata per scusarsi per il suo comportamento degli ultimi giorni, portandomi…Uhm… Dove può avermi portata?
- Nelle cucine, dagli elfi, per addolcirti!
- Geniale!! Sì, Sirius mi ha intercettata mentre tornavo, mi ha portata nelle cucine, per tentare di scusarsi, ma io non ho voluto saperne, abbiamo litigato sino a notte fonda e quando sono tornata tutti dormivano! Così si sentirà sollevata dalla fine della nostra amicizia e smetterà di tenermi il muso ogni volta che gli parlo – sbuffa - O lo guardo. Come se non sapesse che a me piac… - improvvisamente le sue guance si imporporano di rosso e distoglie lo sguardo da me.
- Cosa?
- Nulla! Credi possa funzionare? Nel caso ci conviene muoverci!
- Può reggere, ma c’è un unico problema… - lei mi guarda interrogativa, con le gote ancora inspiegabilmente arrossate – Black ti reggerà il gioco? – Lily sospira. L’ombra di tristezza del giorno precedente le attraversa nuovamente il viso.
- Immagino ci sia un unico modo per scoprirlo. C’è poco tempo per provare ad inventare qualcos’altro, temo…
Annuisco e alzo la bacchetta. Le sorrido incoraggiante. Mentre recito la formula lei si sporge verso di me e mentre comincia a scomparire sento le sue labbra posarsi delicatamente sulla mia guancia, vicinissime alle mie labbra.
- Grazie – la sento bisbigliare prima di vedere le tende del mio baldacchino muoversi al suo passaggio.
 
Black non confermò, né negò la sua versione dei fatti, ma Mary MacDonald non gradì ugualmente l’idea che Lily fosse stata sino a notte fonda con l’oggetto dei suoi desideri e smise di parlarle per alcune settimane.
Il loro rapporto, del resto, era sempre stato caratterizzato da alti e bassi. Mary non sopportava il modo spavaldo in cui Lily sfoggiava le sue origini babbane, che di quei tempi erano ben più malviste di oggi. Credo che la vicinanza con la mia amica la costringesse continuamente a confrontarsi con le sue origini, che erano motivo di vergogna per lei. Probabilmente se non fosse stato per Lily nessuno avrebbe mai notato che la MacDonald era una nata babbana o avrebbe prestato attenzione alla sua esistenza. Era una studentessa brillante, certamente. Molto portata per l’Erbologia e la Cura delle Creature Magiche, un animo sensibile, come Lily non smetteva mai di ripetere parlando di lei, ma anche molto fragile e introversa. Il suo desiderio di passare inosservata cozzava con la naturale abilità dell’amica di attirare l’attenzione e l’ammirazione di tutti. Questo le portava a scontrarsi e a vivere prolungati periodi di lontananza, caratterizzati da silenzi e questioni mai risolte.
L’andamento del loro rapporto era direttamente collegato al nostro, dato che più io e Lily eravamo vicini, più la MacDonald si mostrava silenziosamente ostile e assente, viceversa nei periodi di conflitto le due erano inseparabili. Il rapporto fu caratterizzato da questo andamento almeno sino al quinto anno. Dopo l’aggressione di Mary, le cose tra le due non furono più le stesse.
Anche il rapporto con Sirius Black uscì straziato da quella maledetta selezione di Quidditch e Lily si ritrovò senza i suoi amici più cari. Per questa ragione aveva iniziato a passare gran parte del suo tempo da sola o con me, qualora io non mi nascondessi nella mia Sala Comune, troppo codardo per mostrare con orgoglio la nostra amicizia. Spesso gli studenti più grandi si sedevano con lei a parlare. La mia amica godeva dell’invidia di gran parte degli studenti del nostro anno e della stima di quelli degli anni più grandi. Anche in quella situazione temporanea di isolamento, tuttavia, Lily non perdeva il sorriso e i suoi modi erano sempre gentili.
 
Osservo Lily dall’altra parte dell’aula. Prende appunti febbrilmente, con lo sguardo vuoto. Mary MacDonald seduta in prima fila accanto a lei, tiene la testa appoggiata ad una mano, creando con una cortina di capelli biondi un muro più che evidente tra di loro. A indicarmi che non si sono ancora riappacificate noto che le loro sedie sono ben distanziate le une dalle altre e che hanno le gambe rivolte verso l’esterno, quasi fossero entrambe pronte ad alzarsi e a scappare il più lontano possibile da lì.
Ritorno alla mia pergamena, con un sospiro lieve, annotando un altro paio di frasi del professor Prewett. Sta spiegando gli Avvincini, di cui ho già letto largamente in biblioteca. Mi chiedo se durante la prossima lezione avremo modo di affrontarne un vero esemplare. Questo sarebbe sicuramente interessante.
Prewett sta camminando, come da sua abitudine, avanti e indietro davanti la cattedra, le mani congiunte dietro la schiena, una ruga a corrugargli la fronte. Oggi sembra particolarmente distratto. Forse è a causa di quei fatti di cronaca di cui stanno parlando tutti i giornali. Le sparizioni di alcuni maghi del Ministero e così via. La Gazzetta del Profeta le attribuisce ad un mago oscuro molto potente, di cui non osa rivelare il nome. Lo cita solamente come “Colui-che-non-deve-essere-nominato”.
Scribacchio un altro paio di appunti.
Recentemente sono numerosi gli articoli che lo “citano”, sembra un mago molto potente e rispettato. E sembra che stia finalmente togliendo i babbani dalle vite dei maghi. Spero un giorno di poter diventare un mago tanto rispettato e potente. Desidero che il mio nome compaia sui giornali e venga sussurrato con timore tra tutti coloro che saranno indegni di fregiarsi del titolo di maghi.
Prewett si ferma e posa i suoi occhi azzurri su di me, come se mi avesse letto nel pensiero.
- Bene ragazzi, per oggi abbiamo finito. Settimana prossima faremo una lezione pratica con gli avvincini, quindi documentatevi adeguatamente sui loro punti deboli. Non vi chiedo nessuna pergamena sull’argomento, valuterò la vostra preparazione teorica dalla vostra prontezza durante la pratica… Sappiate che non intendo intervenire per difendervi, perciò starà a voi proteggervi adeguatamente – sorride deciso. Nessuno si scompone davanti a quell’affermazione. Sappiamo che non sta scherzando e che è necessario prepararci bene per la pratica.
Nell’aula presto si diffonde un gran fracasso di sedie spostate e pergamene arrotolate, mentre lo sguardo dell’anziano professore si posa su di me.
- Signor Piton, signorina Evans, vi pregherei di attendere prima di dirigervi alla vostra prossima lezione. Devo parlarvi brevemente – Lily mi lancia un’occhiata allarmata e si affretta a infilare tutto nella sua borsa per raggiungermi al mio banco.
Io sistemo con ordine le pergamene, cercando di vagliare tutto quello che potrei aver fatto di sbagliato e che potrebbe valermi una punizione dal mio professore preferito. Cerco di mantenere la calma e di celare dietro i capelli il panico che sono certo emanino i miei occhi.
Forse è per questo che era preoccupato. I babbani, i maghi morti e Colui-che-non-deve-essere-nominato non c’entrano nulla. Non vorrebbe dover punire il suo studente prediletto ed è diviso tra i suoi doveri di insegnante e l’affetto che nutre per me.
Ma cosa posso aver fatto?
- Credi che lo sappia? – la voce di Lily vicina al mio orecchio mi fa sobbalzare. Se sapesse della notte che abbiamo trascorso insieme tutto tornerebbe. La guardo pieno di preoccupazione.
Se mia madre venisse a sapere che sono stato messo in punizione per colpa di Lily, ucciderebbe me e farebbe di peggio alla sua famiglia. Lei sembra leggermi nel pensiero, perché sbianca improvvisamente.
- Ragazzi, avvicinatevi, non abbiate paura – Prewett ci sorride magnanimo, insolitamente seduto dietro alla sua cattedra. Tiene i gomiti sul piano di legno scuro e la testa poggia sulle dita intrecciate. Non sembra arrabbiato, solo molto preoccupato – Non vi ho chiesto di fermarvi per punirvi, non preoccupatevi – io e Lily sospiriamo rumorosamente, tornando a respirare dopo interminabili attimi di apnea – anche se, credo concorderete con me, non è opportuno che una studentessa dorma nel dormitorio di uno studente di un’altra casa – mi sento avvampare, mentre il sangue mi defluisce dal viso e probabilmente affluisce a quello di Lily che ha assunto una sfumatura purpurea preoccupante.
- Professore, non è colpa di Severus, mi assumo la piena res…
- Lily, non si preoccupi – lui ci sorride magnanimo, mentre io non riesco a credere che Lily fosse pronta ad assumersi tutta la responsabilità, quando mia madre potrebbe avvelenare tutta la sua famiglia da un momento all’altro – Come ho già detto, non vi ho fermati per punirvi, anche se apprezzo la sua lealtà. Vorrei, invece farvi una proposta – lo osservo stupito e osservo Lily tormentarsi la treccia – Come di certo saprete, alcune incresciose manifestazioni di magia oscura si stanno verificando nella comunità magica. Un mago oscuro, molto, molto potente, che si fa chiamare – prende un lungo respiro - Lord Voldemort, si è riproposto di purificare la comunità magica estirpando, uccidendo ed eliminando qualsiasi mago non venisse da lui ritenuto degno, difendendosi dietro l’assurda crociata della purezza del sangue – Lily smette di tormentarsi la treccia e mi afferra la mano, senza voltarsi verso di me - Temo che tempi molto bui ci attendano, miei cari.
Il professore ci studia a lungo, come se volesse leggerci nell’animo, prima di alzarsi e iniziare a camminare avanti e indietro.
- Credo che i ragazzi debbano venire preparati a questa situazione. Non tutti certo, solo i più predisposti, quelli che hanno manifestato un notevole talento per questa disciplina. Silente non è d’accordo, tuttavia. Non vuole che dei ragazzi vengano inutilmente coinvolti nelle battaglie dei maghi adulti. Ma temo – si ferma e ci osserva con aria afflitta, come se questa situazione potesse essere colpa sua – che sia inevitabile che presto o tardi, resterete tutti coinvolti in questa guerra – la presa di Lily si fa più forte all’udire quest’ultima parola – Per questo ho pensato di fondare un Club di duellanti, cui accederanno solo gli studenti che io riterrò più promettenti e durante i quali proverò a formarvi per un’eventuale guerra magica. Imparerete incantesimi di difesa, di attacco, distruttivi e rigenerativi. Se sceglierete di aderire a questo club le attività che svolgeremo dovranno restare assolutamente segrete e non dovranno essere esercitate sugli altri vostri compagni, per nessuna ragione. Se non doveste sentirvi di diventare guerrieri prima del tempo, sappiate che vi capirei perfettamente. Sentitevi liberi di rifiutare e sappiate che questo non inciderà in alcun modo sulla vostra media scolastica.
Finito il suo discorso, torna a sedersi alla cattedra congiungendo le mani e osservandoci in silenzio. Non oso confessare i miei pensieri di pochi istanti fa. La stima che nutro verso un mago oscuro tanto potente da mettere in allarme un mago del calibro di Prewett. L’ambizione che serbo nel cuore e che mi porta a bramare tanto potere e tanta gloria.
Allo stesso tempo provo vergogna per essere stato così ingenuo da ammirare un mago che aspira a distruggere tutti i nati babbani e a schiacciare sotto la sua egemonia i babbani. Questo significa che Lily sarà in pericolo.
Mi volto verso di lei e realizzo solo ora che ha lasciato la mia mano. Ha preso a tormentarsi la treccia con entrambe le mani. Anche lei sa perfettamente quali rischi correrebbe se dovesse scoppiare una guerra contro questo mago.
Vorrei che stesse il più lontano possibile dall’azione. Vorrei che rifiutasse ora, subito, immediatamente la proposta di Prewett. Vorrei che iniziasse a millantare origini magiche e smettesse di urlare a chiunque la guardi con ammirazione di essere una nata babbana. Vorrei nasconderla e proteggerla. Ma so che questi miei desideri resteranno inascoltati.
Infatti Lily si alza lentamente dalla sedia con aria solenne.
- Professore, non esiste ragione al mondo che potrebbe impedirmi di combattere per una causa più giusta di questa. Può contare su di me, anzi…
E poi lo fa. Tende la mano verso di me. Non riesco ad impedirmi di pensare a come il suo braccio aperto in quella posizione sia simile ad un’ala spiegata. Lily, la mia Lily, sta per spiccare il volo. Andrà lontano da me se non accetto ora la sua offerta, se non afferro la sua mano in questo momento resterò a terra a guardarla volare, lottare, bruciare e crollare al suolo esanime. Perché è questo quello che potrebbe accaderle: potrebbe morire, uccisa da una stupida guerra e dal suo ancor più stupido orgoglio.
Non intendo permetterlo.
È la prima volta in vita mia che mi sento motivato dal desiderio di proteggere e non da quello di potere. Un calore nuovo e sorprendente mi brucia dentro, mentre osservo la mia mano pallida afferrare quella lattea di Lily.
Mi alzo lentamente sentendo tutto il peso del mio corpo e temendo che le gambe mi cedano da un momento all’altro. Prewett ci guarda sorridendo, raggiante.
- Può contare su di noi… - dico con un filo di voce.
Ci tende una mano che a turno stringiamo. Le sue dita sono lunghe, calde e forti. Mi sembrano così diverse dalla mano di mio padre.
- Non avevo dubbi, miei cari… Ora Severus, ti pregherei di lasciarmi solo con Lily, ci sono ancora alcune questioni di cui vorrei discutere con lei – la guardo confuso, ma lei mi sorride incoraggiante.
- Ti aspetto qui fuori – dico mentre esco dall’aula, richiudendomi la porta alle spalle e curandomi di lasciare uno spiraglio per ascoltare le loro voci.
Mi appoggio alla parete con la schiena, accanto allo stipite della porta. Improvvisamente sento di non aver più forza nelle gambe e mi lascio scivolare lungo il muro, stravolto. Mi sembra di aver combattuto un paio di draghi a mani nude. Tiro un lungo respiro, prima di tendere l’orecchio verso le voci provenienti dall’aula.
- … della tua amicizia con Severus…
- Anche io professore…
- Credo che oggi più che mai, sia fondamentale riuscire a mantenere saldi i legami tra le diverse case e superare i ponti e le differenze…- cala il silenzio per alcuni minuti. Sento lo scricchiolare di una sedia.
- Cosa voleva dirmi, professore?
- Ho saputo delle selezioni per il Quidditch – fa una pausa – E’ evidente che la signorina Hall ha ereditato dalla sorella solo il talento per il volo e non quello per la leadership – Lily resta in silenzio – Anche se credo che lei abbia commesso un errore presentandosi per il ruolo di Cercatrice, quando le sue innate abilità strategiche la rendono predisposta per il ruolo di Cacciatrice… - ecco! Glielo avevo detto anche io! Mai che mi ascolti!
- Mi scusi la schiettezza professore, ma… Dove vuole arrivare? – il suo orgoglio ferito ribolle. Prewett si abbandona ad un suono che somiglia molto ad una risata.
- Lei ha l’orgoglio di una vera Grifondoro, Lily… Dunque, credo che lei abbia del talento e sono certo che con il giusto allenamento potrebbe venire ammessa nella squadra l’anno prossimo.
- Non ho qualcuno che mi alleni. E nemmeno una scopa.
- Mi sto offrendo di aiutarla per l’appunto – trattengo il fiato. Prewett, che sembra aver vissuto dieci vite prima di diventare professore, oltre ad essere stato a Capo del Dipartimento Auror per 20 anni, ha giocato come portiere per la nazionale durante la vittoria ai mondiali del ’24. Essere allenati da lui sarebbe un grandissimo onore. Nessuno a scuola, che io sappia, ha mai avuto il privilegio di essere allenato personalmente.
- La ringrazio, professore… Ma credo, come mi ha saggiamente fatto notare James Potter, di non avere alcun talento per il Quidditch. Solo una grande passione per il volo, questo è certo – sento un sorriso nella sua voce – In ogni caso, non intendo ricevere favoritismi. Se mai dovessi ritentare una selezione, voglio entrare a far parte della squadra per i miei sforzi e non perché ho ricevuto un trattamento speciale. Sono certa che col suo aiuto diverrei più brava di tutti i membri della squadra in pochi mesi – di nuovo sento quel suono simile ad una risata provenire da Prewett – Ma se devo ottenere qualcosa voglio farlo contando sulle mie sole forze. Spero possa capire…
- Immaginavo mi avrebbe risposto così. Come le dicevo, lei ha l’orgoglio di una vera Grifondoro, Lily. Ho voluto ugualmente tentare, perché ho visto che queste selezioni le hanno creato alcuni inconvenienti e…
- Non si preoccupi, professore – un sorriso caldo nella sua voce. Che persona straordinaria che è Lily!
- Bene! Tuttavia voglio informarla, Lily, che dispongo di due scope ultimo modello che mi sono state donate dalla Nimbus e che aspettano solo di esser rodate. Se, un giorno, dovesse venirle voglia di volare confido che si rivolga a me…
Intuisco che il colloquio si sta esaurendo e con un balzo mi allontano dalla porta. Mi sento orgoglioso, per una volta, di essere amico di una persona tanto straordinaria, orgogliosa e coraggiosa. Tanto orgoglioso da volerlo urlare al mondo, da non essere in alcun modo pentito di aver accettato una proposta che sembra condurmi in una direzione completamente opposta alla vetta che da sempre agogno di raggiungere.
Pochi minuti dopo, la testa rossa di Lily fa capolino dalla porta sorridendo. Sembra serena.
- Cosa voleva Prewett? – lei mi sorride con aria furba.
- Dirmi che Potter è un’idiota – le sorrido, prima di passarle un braccio intorno alle spalle e tirarle una testata leggera.
 
Il Club dei Duellanti fu attivo a Hogwarts fino alla prematura scomparsa di Prewtt nel 1978. Quello che ho imparato durante quelle lezioni mi è stato utile per il resto della mia vita e mi ha salvato dalla morte in numerose situazioni.
A far parte del Club erano studenti provenienti dalle diverse case di anni diversi. Io ero tra i più giovani del gruppo e fui anche l’unico Serpeverde. Tuttora mi sfugge perché Prewett mi avesse ammesso, malgrado la mia dichiarata passione e propensione per le Arti Oscure.
Gran parte dei membri del Club divennero in seguito membri del primo Ordine della Fenice. Potter, dei cui genitori Prewett era amico da anni, fu escluso dalle attività fino al settimo anno. La discendenza da una nobile famiglia di maghi, non aveva alcuna influenza sui metodi di giudizio del professore. Io smisi di frequentare il Club al termine del sesto, quando le mie scelte sbagliate si rivelarono irrimediabili.
Fu durante queste ore extra di formazione che Lily conobbe e divenne amica intima di Alice Sand, la futura signora Paciok.
 
Da quando Lily era entrata per la prima volta nel mio dormitorio di nascosto, lamentandosi di Potter, non ero più riuscito a dimenticarmi che lei fosse una donna ed io un uomo. Se fino ad allora avevo pensato a lei come ad una madre, considerando, quindi, le nostre interazioni per lo più asessuate, dopo quella prima affermazione di femminilità mi era diventato impossibile ignorare che Lily fosse una ragazza.
A questo si aggiungeva il fatto, che persino ai miei occhi ancora ingenui, era una bella ragazza. Aveva un fascino particolare, morbido e sinuoso. Per quanto fosse piuttosto minuta, aveva forme voluttuose e ben proporzionate. Benchè l’indubbia sensualità del suo fisico fosse spesso celata da maglioni troppo larghi, nulla avrebbe potuto celare la malia dei suoi occhi. Tuttora credo di non aver mai visto occhi più belli di quelli di Lily. Non credo esistano parole per descriverli.
Avendo improvvisamente realizzato il fascino della mia migliore amica, invece di pensare di fare suo il mio cuore e di donarmi a lei anima e corpo, avevo iniziato a pensare che, in quanto donna, Lily avrebbe, prima o poi, iniziato a nutrire un certo interesse verso la popolazione maschile, scegliendo inevitabilmente, il peggior candidato possibile. Esattamente come aveva fatto mia madre. Questo mi rendeva geloso, sospettoso e ostile verso ogni figura maschile che orbitava intorno a lei, che consideravo completamente incapace di fare una scelta saggia.
Mi ero ripromesso, dunque, di aprire gli occhi per individuare io stesso un candidato degno di Lily, tenendola lontana dalle tentazioni sino a quando non fosse giunto il momento. Ovviamente, nessuno sembrava essere mai all’altezza di Lily. Tuttavia non riuscivo in nessun modo a prendere in considerazione che lei potesse donare a me il suo cuore. Probabilmente ero troppo infantile. O forse mi mancava l’autostima necessaria a credere di essere alla sua altezza.
 
Sto scrivendo il tema per la lezione di Trasfigurazione del giorno dopo in biblioteca, quando un turbine rosso-oro si pianta davanti a me ansimando. Sollevo lo sguardo e osservo per qualche istante il generoso petto di Lily alzarsi e abbassarsi ansante. Non oso guardarla negli occhi e riporto ben presto la mia attenzione alla pergamena. Una cortina di capelli scuri mi fa sentire protetto dal suo sguardo. Lei, senza chiedere alcunché, ancora ansimante, sposta con poca grazia la sedia accanto a me e ci si lascia cadere. Poi si protende verso di me e posso sentire il suo respiro caldo soffiarmi sul collo.
- Adam Silver mi ha chiesto di andare a Hogsmeade con lui questo weekend.
Il nostro primo weekend a Hogsmeade? Dovevamo trascorrerlo insieme!
Non potrei tollerare in nessun modo di condividere la mia prima volta in un villaggio di soli maghi con qualcun altro. Nessuno quanto lei sa quale sia la mia condizione familiare. Ad altri dovrei spiegare perché dovrò girare per botteghe in cerca degli ingredienti per le pozioni di mia madre. Ad altri dovrei giustificare la mia completa e assoluta povertà.
E lei andrà con quel pallone gonfiato di Silver a sbaciucchiarsi in qualche angolo, lasciandomi solo. Io che sto mettendo a repentaglio la mia reputazione per stare con una nata-babbana. E probabilmente dovrò sorbirmi i suoi pianti quando Silver, esattamente come accade da tre anni a questa parte a tutte le altre ragazze della scuola, le spezzerà il cuore dopo aver ottenuto quel che vuole.
Certo, ammetto di non averle chiesto esplicitamente di andarci insieme, ma lo davo per scontato! Abbiamo iniziato la nostra esperienza nel mondo della magia insieme, era scontato che avremmo fatto insieme la nostra prima gita in un villaggio di soli maghi! Soprattutto dopo che ho dovuto passare due settimane chiuso in casa, lontano da lei, per ottenere la firma di mia madre sul permesso per andare a Hogsmeade!
Ma non la supplicherò! Se lei vuole essere così stupida e ottusa da farsi spezzare il cuore da quell’idiota di Adam Silver, faccia pure! Non avrà anche la soddisfazione di vedermi pregare per la sua compagnia! Come se io potessi competere con quel palestrato tutto muscoli e niente cervello! Non mi umilierò abbassandomi a chiederle di non andare con lui, solo per sentirmi dire di no…
- Gli ho detto di no e che dovevo già andarci con te…
Non oso alzare lo sguardo, terrorizzato all’idea che possa leggermi in faccia il sollievo e la gioia. Non so nemmeno perché mi sento tanto felice. Avrei potuto benissimo fare il giro da solo, senza intoppi. Ma lo stesso un sorrisino spontaneo mi tende le labbra. Mi chino di più sulla pergamena e a denti stretti, biascico un “Bene”.
- Sev – il suo dito si infila sotto il mio mantello e mi pungola un fianco, facendomi sussultare – Lo so che sei contento, quindi smetti di fare il sostenuto e ammettilo!
- Non so di che parli… Nessuno ti obbliga a venire con me… - cerco di scrivere un’altra parola sulla pergamena, ma lei affonda di nuovo il suo dito sottile nel mio fianco, facendomi sussultare e facendomi uscire dalla bocca un suono simile ad una risata strozzata. Maledizione a Lily e alla sua perfetta conoscenza dei miei punti deboli!
Inizia una lotta tra di noi, in cui, cercando di non voltarmi, provo ad afferrarle le mani prima che mi colpisca. Riesco ad afferrarle una mano, impedendole ogni movimento e mi preparo a catturare l’altra.
- Signor Piton, la smetta di fingere indifferenza e mi guardi! Non mi costringa a prendere provvedimenti seri! – in tutta risposta scatto con l’altra mano cercando di catturare la sua.
Lei è, ovviamente, molto più rapida di me e con espressione furba, recita agitando la bacchetta verso il mio viso:
- Entanglo!
La pesante ciocca di capelli con cui mi riparavo dal suo sguardo si intreccia in una pesante treccia, lasciandomi nudo nel mio imbarazzo.
- Lily Evans! Che ti salta in mente?!!? – con una mano cerco di diramare il più rapidamente possibile quella treccia sgraziata che mi procura più imbarazzo che mai. Sento che le guance mi si colorano.
- Voglio che tu ammetta che sei contento di andare a Hogsmeade con me – lei è rossa in viso, più di me, ne sono certo. La lotta deve averla provata fisicamente. Mi osserva negli occhi con decisione. Smetto di fuggire il suo sguardo e, dopo aver terminato di sciogliere la treccia, sospiro.
- Okay, hai vinto! Perché finisce sempre che l’hai vinta tu? – lei mi sorride compiaciuta - Sono contento di andare ad Hogsmeade con te e anche che tu abbia rifiutato l’invito di quel pallone gonfiato di Adam Silver – lei alza gli occhi al cielo.
Infastidito tendo una mano per afferrare il suo viso. Le premo le guance fino a farle fare un’espressione da papera e ridacchio. Lei mi osserva contrariata, posandomi una mano sul polso.
- Con chi altri potrei voler andare… - i suoi occhi si illuminano e la sua presa su di me si fa più stretta -… se non con la mia migliore amica?
 
*
 
Lily, aggrappata al mio braccio, si stringe nella sciarpa verde Serpeverde, mentre ci dirigiamo verso la bottega indicatami da mia madre nella sua ultima e unica lettera.
- Dovresti iniziare a usare la tua di sciarpa, sai? – dico sfregandomi le mani guantate – Non credo che i tuoi compagni di Casa siano tanto contenti di vederti girare con dei colori rivali… - lei ride.
- Probabilmente hai ragione! Ma adoro questa tonalità di verde… – osserva la sciarpa di lana con occhi adoranti, prima di gettarsene un’estremità alle spalle e stringersi più forte a me.
- Ricorda quello dei tuoi occhi… - i suoi zigomi si alzano in un sorriso celato dalle maglie verdi.
- Sbrighiamoci, ci sono ancora un trilione di cose che voglio vedere!
 
*
 
- No!
- Ti prego!
- No…
- Ti prego, Severus!
- Ho già detto di no… - Lily si mette davanti a me con le mani congiunte in preghiera. Si inginocchia fino a toccare quasi la strada umida di pioggia. Alle sue spalle l’ingresso dei Tre Manici di Scopa mi sembra caldo e invitante.
- Sev! Solo per questa volta… Non possiamo non prenderci una burrobirra durante la nostra prima gita a Hogsmeade!
- Lo so, ma…
- Se è per i soldi ti ho già detto che pago io! – si tira su con un balzo e si porta le mie mani congiunte tra le sue al petto.
- E io ti ho già detto che non sono d’accordo!
- Non fare l’orgoglioso quando sei con me!
- Parli tu! – lei sbuffa, alzando gli occhi al cielo – Non voglio elemosine!
- E va bene!!! Allora diciamo che non si tratta di un’elemosina. Diciamo che è un regalo – la guardo storcendo il naso – La burrobirra sarà il tuo regalo di Natale!
Sbuffo.
- Riesci sempre a farmi fare quello che vuoi tu! – lei ghigna e mi tira per un braccio, ridendo.
 
*
 
Il liquido caldo mi scende per la gola, bruciandomela dolcemente. Credo sia la cosa più buona che io abbia mai bevuto in tutta la mia vita. Lily, accanto a me, mi osserva soddisfatta. Una striscia di schiuma le dona un paio di baffi canuti.
Rido, come non credevo di poter ancora ridere.
Lei mi osserva, gli occhi che le scintillano.
Sono felice.
Al diavolo l’orgoglio, questa burrobirra era tutto quello che potevo desiderare da questa giornata per renderla ancora più perfetta.
Anzi, vedere Lily coi baffi è la ciliegina sulla torta che rende sublime questo momento.
Rido ancora, sentendo il calore spandersi nel mio petto.
- Che c’è? – lei mi guarda sorridente. So che è felice anche lei.
Mi protendo verso di lei e con il pollice le tolgo la schiuma. Lei arrossisce violentemente e inizia ad avvampare.
- Sei buffa!
- G-grazie… - balbetta portandosi le dita alle labbra, per controllare che tutta la schiuma sia stata tolta.
- Grazie a te…
 
*
 
Lily aggrappata alla mia mano cammina al mio fianco.
La treccia le spunta da sotto il berretto di lana e si mescola al verde della mia sciarpa. Prima di arrivare al castello dovrà assolutamente restituirmela.
Nell’altra mano tiene un sacchetto pieno di dolci. Questa rivoluzione dei dolci magici l’ha completamente conquistata sin dalla nostra prima esperienza col carrello dell’Espresso e non avevo dubbi che avrebbe speso gran parte dei suoi soldi per acquistarne a Mielandia.
Siamo riusciti a vedere tutto, o quasi. Ero curioso di visitare la Stamberga Strillante, che pare sia infestata. Ero curioso di scoprire quale Oscura presenza vi risiedesse, ma Lily ha preferito trascinarmi in giro per negozi. Alla fine, non so come, riesce sempre a convincermi a fare quello che vuole lei.
Bruscamente, quasi fossimo sintonizzati, ci fermiamo in mezzo alla strada e ci voltiamo a guardarci. Pochi passi ci separano e le nostre mani guantate ci uniscono.
- Sev…
- Lily….
Parliamo contemporaneamente e scoppiamo subito dopo in una risata. Il sole dietro di noi sta tramontando e illumina i capelli di Lily di una luce ramata che le impreziosisce il viso. Gli occhi verdi lampeggiano nella mia direzione, mentre fa un passo verso di me.
- Prima tu…- bisbiglia.
- Volevo ringraziarti. Non credo che nulla avrebbe potuto rendere più perfetta questa giornata, se non la tua presenza al mio fianco – la sua bocca allargata in un sorriso carnoso emerge dagli strati di lana verde, mentre lei avanza di un altro passo verso di me – Io… Non sono bravo a dire certe cose, lo sai, ma credo sia importante che io…Vorrei dirti che…Io… Cioè… - lei sogghigna, avvicinandosi ulteriormente. Probabilmente non sente quello che dico, visto che sto sussurrando. Sbuffo e cerco di riprendere fiato – Sei davvero la persona più… magica, che conosco. Con te, ritrovo me stesso. E… - lei mi guarda con occhi dolci, un sorriso a fior di labbra, a meno di dieci centimetri dal mio volto – E sono davvero fortunato ad averti come amica. Spero che il nostro rapporto non debba cambiare mai e che noi potremo stare insieme così, per sempre – mi chino su di lei e le lascio un bacio sulla fronte, prima di correre via, senza voltarmi, preso da un improvviso imbarazzo per quel gesto così inconsulto.
 
Il rapporto tra me e Lily durante il primo quadrimestre del nostro terzo anno fu indubbiamente caratterizzato da una continua e costante ambiguità di fondo. A parole dichiaravo e ripetevo di essere suo amico, ma i gesti tra noi erano molto più intimi.
Tuttavia, a tredici anni non riuscivo assolutamente a concepire che il mio atteggiamento potesse mandare messaggi contrastanti e confusi a Lily. Non so se fosse perché ero troppo immaturo per capire che non eravamo più bambini e che quei gesti tra noi avevano un nuovo e diverso significato, o se perché non ero ancora pronto ad accettare i miei sentimenti per lei.
Così, ripensandoci oggi, provo molta vergogna pensando a tutte le volte che ho illuso Lily che potesse esserci qualcosa di più tra noi e poi mi sono tirato indietro definendola solo un’amica.
A questo si aggiungeva che nutrivo desideri contrastanti nei suoi confronti: da un lato, volevo proteggerla, ero possessivo e geloso, la sua vicinanza mi era necessaria per iniziare bene la giornata; dall’altro, ero angosciato da quello che avrebbe potuto pensare la gente vedendoci insieme, da come avrei potuto giustificare questa nostra amicizia, così la evitavo e mi rinchiudevo nel dormitorio Serpeverde con Regulus a condividere la mia passione per la Magia Oscura.
Lily non mi mostrò mai quanto quella situazione la ferisse. Ogni volta che la cercavo, che avevo bisogno di lei, la trovavo con un sorriso e qualche biscotto di Martha.
Tutto questo potè durare sino a quando non mi decisi a presentarle Regulus.
 
Lily stesa sul divano davanti al mio camino, con una coperta di lana a coprirle le gambe, mastica lentamente un biscotto alla cannella. Una ruga le cruccia verticale il viso. Rumina lentamente, come se invece di sminuzzare il biscotto, stesse cercando di scomporre e metabolizzare le mie parole. La osservo crucciato, con le mani congiunte sul grembo mentre le siedo accanto su una vecchia poltrona logora. Sono preoccupato per lei, non dovrebbe stressarsi per nessuna ragione in questo momento.
- Stai bene?
Lei si volta lentamente a guardarmi, i capelli raccolti in una coda disordinata. Molte ciocche, troppo corte per essere trattenute dall’incantesimo, le adornano ribelli il viso. Deglutisce, finalmente, mentre alla ruga tra le sue sopracciglia se ne aggiungono altre. È arrabbiata.
- Davvero?
- Cosa?
- Davvero tu non eri consapevole che tutti quei bacini sulle guance, quelle paroline dolci, quel tenersi per mano e stare vicini, sul tuo letto, nel tuo dormitorio, fossero gesti ambigui? Non lo avevi capito… Hai detto così, ma sul serio? – la guardo confuso e spaventato.
- Sì…- Lily stringe la mascella e distoglie lo sguardo. Temo che possa far esplodere qualcosa in questo stato.
- Sì… Okay! E quindi è perché non capivi di mandarmi segnali da innamorato, che mi evitavi con la stessa facilità e frequenza con cui mi cercavi?
- Ehm… sì…. No… Quello è perché ero stupido – sono stupido anche ora. Dovrei prenderla di peso e portarla il più lontano possibile da qui, dalla magia Oscura, dalla guerra, dal mio Signore. Dovremmo fuggire lontano, rifarci una vita insieme, prima che sia tardi. Dovrei costringerla a seguirmi anche a costo di usare la forza, ma alla fine riesce sempre a convincermi a fare quello che vuole lei.
- Severus, dov’è la mia bacchetta? – il suo tono è pacato, ma i gesti con cui cerca di liberarsi dall’abbraccio delle coperte sono carichi di foga e furia. In un attimo sono accanto a lei, preoccupato.
- Cosa stai cercando di fare? – cerco di impedirle di alzarsi, ma lei si divincola rabbiosa - Sai che è meglio se non usi la magia in queste condizioni!
- Non me ne frega niente!!!! Piangevo nei bagni un giorno e l’altro camminavo a un metro da terra. Stavo impazzendo!! E tu non avevi nessuna idea di quello che mi stavi facendo??? Non puoi passarla liscia! Almeno un mangialumache te lo meriti – cerca di alzarsi ancora, gli occhi pronti alla battaglia, mentre io mi affretto a rispingerla sul divano.
- Hai perfettamente ragione e se vorrai mi infliggerò l’incantesimo da solo, ma ti prego siediti e smetti di agitarti! – lei mi scruta negli occhi per qualche istante. Cerca di capire se sono sincero. È sorpresa. Dopo qualche istante pare arrendersi alla mia stretta e torna a sedersi. Mi affretto a coprirla nuovamente con le coperte e mi accomodo accanto a lei sul divano, passandole un braccio intorno alle spalle. Lei, di nuovo ammansita, si appoggia sul mio petto.
- Ti malediresti davvero da solo? – dice con voce roca e incerta.
- Sì… - lei scoppia a ridere, di nuovo serena – Riesci sempre a farmi fare quello che vuoi tu, lo sai… - lei si volta verso di me, con un sorriso triste.
- Vorrei fosse vero…
 
 
 
Buongiorno a tutti e buon quasi-natale!
Eccovi il nuovo capitolo! Sto ancora cercando di sistemare l'impaginazione, fatemi sapere che ne pensate di questo formato.
Ho anche cambiato una cosuccia nel capitolo 5 (credo). Il nome di Prewett è diventato Bilius (nella mia testa Prewett è lo zio preferito di Molly e la ragione per cui Ron ha quello come secondo nome). 
Non ho ancora capito se questo capitolo mi convince o è completamente inutile. Fatemi avere le vostre opinioni! 
Nel prossimo capitolo conto di introdurre degnamente la figura di Regulus!
Vi uguro buone feste e vi abbraccio!! 
Chux

 

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Capitolo 12
*** Tre ***


A Phoebus, per essere arrivata fino in fondo ed essere andata oltre. Grazie
 
 
 
3.4
- Resterai qui anche questo Natale? – Lily mi osserva di sbieco, mentre camminiamo rapidi verso la prossima lezione di pozioni. Un maglioncino rosso Grifondoro, di una taglia più grade, la avvolge sgraziatamente. Il verde le donerebbe molto di più. Annuisco, sovrappensiero.
- Sì, mia madre mi ha scritto di inviarle i suoi ingredienti via gufo, quindi immagino non le interessi farseli consegnare di persona… - Lily rallenta il passo e mi tira per un braccio, affinchè mi arresti con lei.
Sul suo volto scorgo la familiare espressione materna che assume quando crede che io sia afflitto per le questioni relative alla mia famiglia. Come se non le avessi già ripetuto che non ho nessun problema a trascorrere il Natale qui e che con mia madre le cose ora vanno molto meglio, quasi bene. Si fida persino a lasciarmi acquistare gli ingredienti per conto suo!
Detesto vederle in viso quell’orrenda espressione di pietà. Mi fa sentire umiliato.
- Sev…
- Lily, prima che tu possa iniziare con le tue solite tiritere sul valore della famiglia, del Natale - per imitarla faccio salire la mia voce di un’ottava, mentre lei alza gli occhi al cielo – dell’alcolismo di mia madre – corruga la fronte. Di questo, effettivamente, non ne ha mai parlato perché non credo ne sia mai stata veramente certa – dell’assenza di mio padre, del mio povero essere un figlio abbandonato a se stesso dai suoi genitori, eccetera, eccetera… Sto bene, non mi importa di stare qui, di non tornare in quel covo di babbani per Natale e, soprattutto… NO! No, non voglio parlarne, perché non c’è nulla di cui parlare! Cerchi di farmi discutere della mia condizione di povero disgraziato, continuamente! – questo è ingiusto, lei non ha mai osato chiedermi nulla ed è sempre stata discretamente in attesa che fossi io ad aprirle il mio cuore.
Ma mi sento arrabbiato. Furioso. Sono stufo degli sguardi impietositi della gente, come se nessuno credesse che nella mia vita potranno mai esserci grandi cose, come se la mia identità si riducesse a quella di bambino abbandonato e malvoluto.
Non sono quel ragazzo! Non voglio essere quel ragazzo! Non accetto di essere visto solo come una vittima!
So che non dovrei sfogare così tutta la mia rabbia, tutta la mia scarsa sopportazione degli sguardi della gente, delle domande pietose e delle gentilezze per pura pena. Non su di lei.
Ma a volte mi sembra che lei sia l’unica con cui poter parlare. L’unica cui potermi mostrare in tutta la mia fragilità. Questo però mi fa sentire ancor più vulnerabile, indifeso e penoso.
Mi fa rabbia essere debole e detesto che lei possa vederlo, che possa guardarmi dentro e scorgere anche quella parte di me, provando pena.
- E smettila, per favore, per una buona volta di intrometterti nei fatti miei! Tu non c’entri nulla!
Riprendo a marciare spedito verso l’aula, ignorando la sua espressione affranta e il silenzio in cui rimbombano i miei passi.
 
*
 
- Ciao…
Fa davvero freddo oggi. La neve, che nei giorni passati è scesa copiosa, si sta lentamente ghiacciando creando uno spettacolo spettrale intorno a noi. Dona ad Hogwarts un aspetto ancor più incantato, come se fosse uno di quegli edifici rinchiudi nelle palline babbane, come se il tempo fosse stato congelato in uno stesso istante.
Lily siede su una panchina, parzialmente ripulita dalla neve, nel mezzo di un chiostro con un libro sulle gambe e lo sguardo sorpreso rivolto verso di me, infagottata nella sua sciarpa rosso-oro. Come diceva lei, non le dona quanto la mia verde, che non mi ha ancora restituito, e si mescola al rosso dei suoi capelli in una matassa confusa e disarmonica.
Nuvole di fiato caldo escono dalle mia bocca, la sua è completamente coperta dalla lana. Tengo le mani affondate nelle tasche, cercando il coraggio di chiederle scusa e sperando che, come sempre, lei mie perdoni. L’ultima settimana passata ad ignorarla mi ha dato sin troppo tempo libero da dedicare allo studio della Magia Oscura.
Mi sento sporco.
Mi sento corrotto.
Mi sento potente.
Mi sento di non poter trascorrere un giorno in più senza di lei e la sua approvazione.
Scruto nel verde, in attesa, in bilico tra il timore di non vederla rispondere e la rabbia per questa attesa. Un parte di me sospetta che Lily goda nel vedermi chinare il capo davanti alla mia innegabile dipendenza da lei.
Lei lentamente si riscuote dalla sorpresa e con una mano guantata abbassa il bordo della sciarpa per svelarmi un timido sorriso.
- Ciao…
Spazzando via la neve con un gesto della bacchetta, scivola di lato, per farmi spazio sulla panchina. Il chiostro è completamente deserto. Fa davvero troppo freddo per stare qui più di qualche minuto. Nemmeno il corteggiatore più ardito potrebbe sopportare di stare qui per lei più di quindici minuti.
- Fa davvero freddissimo…- mi stringo nel mio mantello invernale, ripromettendomi di chiedere indietro la mia sciarpa al più presto – Come fai a stare qui a leggere?
Si stringe nelle spalle e si perde a guardare la neve per qualche istante, prima di tornare a posare i suoi occhi su di me. Sembra che il freddo non la scalfisca in alcun modo, malgrado il suo naso arrossato denoti che la sua pelle reagisce a questa giornata invernale.
- Almeno, se me ne sto qui al freddo, avrai una valida ragione per evitarmi… - il verde del suo sguardo mi corrode come fuoco.
Non ha intenzione di aiutarmi a scusarmi, crede di avere ragione. E io detesto ammettere di essermi comportato da stupido.
Distolgo, dolorosamente, lo sguardo da lei, per posarlo sulla mia scarpa che gioca con un mucchietto irrigidito di neve. Il silenzio è quasi assoluto, sembra quasi incredibile pensare che la scuola, dietro quei muri, brulichi di vita.
- Lily… - non oso guardarla, tanto mi sento imbarazzato. Odio quando mi costringe a dire cose ovvie. È ovvio che sono dispiaciuto e che penso di aver sbagliato, in parte! Sono qui, no? Cos’altro vuole? – Mi… Mi dispiace… Lo sai che…- alzo le mani cercando una scusa plausibile, ma non ne trovo. Dalla mia bocca esce solo l’ennesima fumosa nuvola di respiro caldo.
In parte, credo ancora che lei non debba impicciarsi dei fatti miei e non voglio ammettere che certe sue preoccupazioni potrebbero essere giustificate.
In parte, capisco di aver riversato su di lei una furia immeritata.  
- So che il discorso su tua madre è un tabù…
- Non è questo…
- Sì, invece… Tu non vuoi parlarne, quindi lasciamo perdere e passiamo oltre, ok? - alzo lo sguardo e noto che sta nuovamente guardando lontano, come se vedesse oltre i muri, oltre la scuola. Oltre noi – Accetto le tue scuse, malgrado siano le peggiori che io abbia mai sentito in tredici anni di vita! – cerca di tendere le labbra in un sorriso, ma non si volta verso di me.
- Ma sei ancora arrabbiata?
- Un po’, ma mi passerà, lo sappiamo…
Restiamo in silenzio, fissando la neve e ascoltando i rumori impercettibili di quel paesaggio invernale. Da qualche parte della neve sciolta sta gocciolando. Alcuni uccelli in volo sopra di noi emettono strilli striduli e lontanissimi. Sperimento attivamente il suono della neve quasi ghiacciata sotto la pressione della mia scarpa.
Estrae la bacchetta e inizia a trasfigurare, senza alcuna fatica, la neve in piccoli animali bianchi, che si rincorrono tra loro. Un coniglio si rotola insieme ad un topolino, sotto lo sguardo vigile di una candida volpe. Poco dopo a loro si unisce un lungo furetto bianco. Li osservo rincorrersi attorno a noi, interrompendo lo spettrale silenzio del chiostro. Resisto qualche istante ancora prima di estrarre la mia bacchetta con dita tremanti e recitare un incantesimo per far apparire un paio di fiammelle azzurrine intorno a noi.
Lei improvvisamente sospira e distoglie l’attenzione dalle sue piccole creazioni, che in pochi secondi tornano ad essere matasse di neve inconsistenti. Ripone la bacchetta e prende a tormentarsi la treccia, nervosamente, senza guardarmi.
- Potrebbe aiutarmi a smaltire la rabbia l’averti come mio cavaliere al nostro incontro natalizio al Luma Club… – sgrano gli occhi. Me ne ero totalmente dimenticato!
- Ma io lo davo per scontato che ci saremmo andati insieme!
Lei si volta e si apre in un largo sorriso. Sincero.
Mi sento di nuovo bene.
 
*
 
Lily scende dalla scalinata che conduce ai sotterranei con un abito azzurro cielo molto semplice, che le lascia scoperte le clavicole e le stringe sulla vita sottile, delineando le sue forme sinuose, arrivando a coprirle con la stoffa leggera sino al ginocchio. Porta i capelli insolitamente sciolti sulle spalle, abbandonati in boccoli ordinati ed eleganti. Credo si sia truccata, le sue labbra sono più carnose e hanno una sfumatura rossa diversa. Inoltre i suoi occhi sembrano più grandi.
È molto bella e sembra molto più grande dei suoi quasi quattordici anni.
Sarà difficile tenere alla larga tutti i viscidi membri del Luma Club che se la mangeranno con gli occhi, Lumacorno primo tra tutti.
Non riesco a capire perché abbia curato tanto il suo aspetto, quando questa serata è una formalità. Non parteciperanno alla riunione nemmeno alcuni ex studenti illustri.
Stringo la mascella per il disappunto. Vorrei non si mettesse in mostra davanti a tutti in questo modo. Vorrei rinchiuderla in una scatola, dove nessuno potrà vederla o ferirla. Dove lei sarà solo mia.
Probabilmente si è agghindata così per qualche studente. Forse ha una cotta.
Provo a vagliare i membri del Club che conosco e non riesco a individuare nessuno degno di lei.
Probabilmente sarà il peggiore del branco, forse quell’orrendo Ben Weasley che le gira sempre attorno e che non è degno di essere chiamato Purosangue, visto quanto malamente esercita le sue doti magiche.
- Che c’è?
Lily, che mi ha raggiunto, mi osserva preoccupata. Le sue guance arrossate mi dicono che probabilmente ho ragione su un possibile oggetto dei suoi desideri presente alla serata.
- Nulla – provo ad afferrarle una mano per trascinarla verso la sala della festa, ma lei si divincola.
- Sei arrabbiato? – la sua voce è preoccupata.
- No. – la mia risposta gelida è più eloquente di qualsiasi confessione.
- Sì, invece! Che ho fatto?
- Non capisco perché ti devi conciare in questa maniera!
- Cosa? – la sua voce incredula inizia ad infiammarsi di una punta di rabbia.
- Per chi ti sei addobbata così?
- Stai scherzando? – i suoi occhi si riducono a due fessure ostili. Mentre punta un dito a pochi centimetri dal mio naso– Non puoi essere così stupi…
- Non voglio che gli altri vedano quanto sei bella.
Lei resta col dito sospeso, la bocca spalancata e un colorito della pelle tendente al rosso Grifondoro.
 
*
 
Siedo sul letto di Regulus, nel dormitorio di quelli del secondo anno. Mi trastullo con la bacchetta facendo cambiare colore al mio mantello, esercitandomi con gli incantesimi non verbali. Qualche volta riesco a far apparire il colore che vorrei e a distribuire il colore in modo omogeneo, qualche volta la stoffa si ingrigisce a chiazze.
Regulus, seduto a gambe incrociate ai piedi del letto, si sta prendendo cura della sua scopa, mentre la maggior parte dei suoi compagni sono a godersi l’ultimo pomeriggio a Hogwarts prima di partire per le vacanze di Natale. Il baule del mio amico, giace chiuso ai piedi del letto, ordinatamente riempito.
Mi sento in pace. Sento di poter essere me stesso, senza maschere e tensioni.
 
Regulus Black incarnava la perfetta via di mezzo tra le due figure più importanti della mia vita sino ad allora: Lily e mia madre. Come accadeva in compagnia della prima, con lui mi sentivo spensierato e accettato, davo libera voce ai miei pensieri e non esitavo a espormi per potergli essere d’aiuto. Di mia madre, condivideva l’ideologia anti babbana e la passione per l’uso della magia per assoggettare le persone che lui non riteneva degne.
Era, quindi, un amico con cui potevo condividere la mia passione per le Arti Oscure, che alimentava la mia ideologia anti babbana e che, al contempo, mi faceva sentire amato e sufficiente. Ma non era solo questo. Regulus condivideva con me un passato di abusi familiari, seppur nel suo caso avessero una forma diversa, e comprendeva la sofferenza della mia dimora. Non c’era pietà nei suoi occhi nell’ascoltare i miei racconti sulle liti tra i miei genitori e nemmeno nei miei quando udii delle sue settimane trascorse senza mai parlare con nessuno.
Il processo di apertura fu lento e faticoso, soprattutto a causa della differenza di anno scolastico, che ci impediva di frequentare le stesse lezioni, e della nostra sfiducia verso il mondo. Ma una volta raggiunta una vera intimità, anni dopo, compresi sino in fondo quale straordinaria sensibilità per gli eventi del mondo avesse Regulus. Lui sapeva sempre leggere oltre l’apparenza delle cose e scavare nella loro natura profonda. Comprendeva gli animi con la stessa agilità di un legimante esperto. Solo al Signore Oscuro ho visto manifestare un talento per la lettura del pensiero superiore alla sua. E sono certo che l’abbia esercitata e sviluppata nel corso degli anni, mentre al mio amico veniva perfettamente naturale sin dalla gioventù.
Per questa sua estrema sensibilità e saggezza a volte tendevo a dimenticare quanto fosse giovane e inesperto delle cose del mondo. Ma soprattutto restavo sempre spiazzato nel vedere la maniera assoluta in cui il suo animo fosse stato completamente plagiato e condizionato dai genitori. Regulus era per questa ragione capace di parlarti del senso della vita, dell’amore, delle meraviglie del mondo per ore e concludere il discorso dicendo che solo i veri maghi Purosangue erano degni di tutto questo, come il Signore Oscuro andava predicando.
Per questa ragione, soprattutto agli inizi della nostra amicizia, tentai di evitare di introdurre Lily nei nostri discorsi. Evitavo di nominarla e fingevo che non facesse parte della mia vita. Mi piaceva illudermi che se non avessi mai portato la mia amica nelle nostre conversazioni, lui non si sarebbe mai accorto di tutto il tempo che trascorrevo in sua compagnia. Invece, Regulus, probabilmente, aveva notato quell’insolita relazione tra una Grifondoro nata babbana e un Serpeverde Purosangue (o presunto tale) sin dal suo arrivo a Hogwarts. Credo ci avesse studiati da lontano, incerto, per molto tempo.
In ogni caso, mai avrei potuto immaginare che presto saremmo diventati uno dei trii più affiatati di Hogwarts. Ma del resto, me lo sarei dovuto aspettare da un coacervo di incongruenze come Regulus.
 
- Mi passi la pozione rinvigorente? Dovrebbe essere sul comodino…- tende la mano e io gli passo una bottiglietta viola, prima di tornare al mio esercizio – Non riesco a credere che non ti piaccia il Quidditch, Severus!
- Non mi piace volare…- mi stringo nelle spalle, rabbrividendo al ricordo del mio primo volo.
- Forse perché sei salito solo su quegli osceni pezzi di legno sgangherati che offre la scuola. Questa è una Nimbus 200! La scopa più veloce mai creata! Sale verticalmente di 200 metri in meno di 5 secondi!- si volta a guardarmi con un sorriso sottile sul viso. Ho imparato a riconoscere quell’espressione discreta come una manifestazione di puro e grandissimo entusiasmo. Sono pochi gli argomenti che riescono a scioglierlo dalla sua abituale condizione di silenzio, tra questi rientrano certamente il Quidditch e le Arti Oscure.
Mi stringo nelle spalle e mi concentro per trasformare il mantello nello stesso verde degli occhi di Lily.
- Queste cose da sportivi sono un genere che piace più a Lily che…- il suo sorriso si irrigidisce e io realizzo con una nota di panico di aver detto quella frase ad alta voce. Il resto dalla frase mi muore in gola con un suono strozzato.
Un silenzio teso cala tra di noi.
Il suo viso non manifesta disprezzo, né rabbia. Una maschera di apatia mi osserva. Come sempre il giovane Black è molto abile nel celare i propri pensieri. Il mio mantello diventa di un orrendo grigio topo, chiazzato di giallo. L’incantesimo, che ho interrotto, con la bacchetta ancora sospesa a mezz’aria, non è venuto.
- Lily è la Mezzosangue Grifondoro con cui trascorri tanto tempo? – nel suo tono non percepisco il disgusto tipico dei miei compagni sostenitori della purezza del sangue, ma ugualmente pensare che lui si rivolga a lei usando una parola tanto meschina mi fa rabbrividire. Vorrei fargli vomitare lumache solo per aver associato quella parola a lei. Eppure so che sarebbe infinitamente ipocrita da parte mia, visto che non ho mai esitato a usarla per parlare di altri nostri compagni.
Esito prima di rispondergli, per calmare il tono della mia voce, che potrebbe uscirmi tremolante.
- Lily Evans è la mia amica Grifondoro- calco il tono sulla parola “amica” e lo guardo con aria di sfida. Lui mi osserva attentamente. Sembra quasi che per un attimo sia dispiaciuto.
- Quelli come noi non dovrebbero accompagnarsi a quelli come lei, Severus… - il suo tono è comprensivo, ma i suoi occhi grigi sono freddi. Regulus non sa che mio padre è un babbano. Un babbano feccia. Non sa dunque delle mie origini umili e umilianti. Mi considera un suo pari. Un Purosangue.
 “Finalmente mi è stata riconosciuta da un terzo la condizione di nobile Purosangue”. Vorrei pensare questo eppure non riesco a provare soddisfazione.
Vorrei gioire, ma mi sento la morte nel cuore.
Vorrei sentirmi finalmente completo, ma mi sembra che una parte di me si stia sbriciolando davanti alla paura di perdere questo nuovo amico.
- L-lei… Lei è diversa… - lui mi osserva sorpreso, con aria accigliata. Io mi sento patetico. Sto rischiando di compromettere la mia tanto agognata posizione sociale tra i Purosangue per… Davvero, per cosa mi sto sacrificando? Una babbana? Una Grifondoro? Una rivale per il ruolo di Caposcuola?
Un’amica?
Il ricordo della piccola Lily nel parco di margherite mi stringe il cuore.
- So che lei è diversa… - osservo Regulus, sbarrando gli occhi – L’ho osservata, visto che suscitava tanto interesse da parte tua. Ottimi voti. Beneamata dai professori. Migliore del suo anno. Superiore a molti tra gli studenti più grandi. Astuta. Intelligente. Colta. È diversa dalla maggior parte di Mezzosangue della scuola…
Qualcosa dentro di me sembra sciogliersi. Riesco finalmente a deglutire tutte quelle confuse parole che avrei voluto usare per difendere Lily.
- Non avevo mai visto una Mezzosangue tanto abile nell’arte di manipolare le persone…- stavo per annuire, a occhi chiusi, quando il gesto mi si blocca a metà, stringendomi il petto.
- Cosa…?
- Lei non è abile, né dotata, né brillante. Solo molto astuta e talentuosa nella sottile arte della manipolazione – Regulus mi osserva con occhi grigi inespressivi, quasi mi stesse descrivendo il funzionamento della pozione polisucco e non stesse gettando melma sulla mia migliore amica.
- In che senso? – lui mi osserva, con una linea verticale tra le sopracciglia.
- Sei manipolato da lei sino a questo punto? Eppure ti reputavo più brillante di così, Severus… - sospira – Lei si circonda di persone brillanti, maghi purosangue che le permettono di mettersi in luce al meglio, entra nelle grazie dei professori e ottiene la loro protezione. I suoi amici, come te o mio fratello, la aiutano a mantenere il suo status sociale alto e a scalare la piramide del potere. I professori tollerano le sue intemperanze e alimentano il suo ego con lodi esagerate. Vive di gloria riflessa, manipola le persone affinchè possa prendersi i meriti dei loro talenti!
La voce calda di Regulus mi sembra particolarmente suadente.
E se avesse ragione? Io e Lily abbiamo sempre studiato insieme in questi anni. Io correggevo i suoi compiti e lei i miei. Durante le ore di pozioni eravamo sempre insieme. Sono io che le ho mostrato tutti i trucchetti per ottenere risultati migliori. E durante la nostra prima lezione di Difesa contro le Arti Oscure lei si è messa in luce con Prewett disarmandomi velocemente, perché ero troppo preoccupato di poterla ferire per controbattere. Il provino di Quidditch l’ha fallito solo perché Black non le ha dato il suo aiuto. Da sola non è riuscita a splendere. Eppure…
- Probabilmente non è neanche magica. Magari ha approfittato della magia di qualche vera strega che passava da quelle parti per…
Non lo sto più ascoltando. Dentro mi esplodono immagini delle piccole magie della Lily bambina, che era tanto consapevole della magia dentro di lei da riuscire a usarla a suo piacere. Tutte le volte che ha trasfigurato sassi in rane o ha fatto sbocciare fiori in pieno inverno, non sono state casuali, non sono state favorite da nessuno. Lei è straordinaria di suo. Siamo noi che brilliamo di luce riflessa.
- Ti sbagli. Siamo noi che approfittiamo della sua magia per metterci in luce. Tu non la conosci. – il mio tono è fermo, imperioso e non ammette repliche. Regulus ammutolisce e mi fissa negli occhi. Una muta battaglia si svolge tra di noi. Alla fine, come durante quel nostro incontro in Sala Comune, Regulus china lo sguardo.
- E’ evidente che tu sappia qualcosa che io ignoro e che ti porta ad affermare con tanta sicurezza che mi sbaglio – non sembra arrabbiato – forse dovrei incontrarla, così da poterti mostrare io stesso cosa intendo per manipolazione.
 
*
 
- Sbrigati!
- Sev, ma sei impazzito?! Non dovremmo correre a questo modo per i corridoi! – Lily aggrappata alla mia mano cerca di mantenere il passo per seguirmi. Abbiamo appena lasciato l’aula del Club dei Duellanti al terzo piano e ci stiamo dirigendo verso la Biblioteca.
Oggi.
Oggi si incontreranno e la faremo finita.
Prewett ha ragione: senza dialogo e confronto, senza comunicazione, saremmo morti. Non intendo lasciar morire la reputazione di Lily, né la mia amicizia con Regulus. Non intendo rimandare oltre.
- Dimmi almeno dove stiamo correndo! – senza fermarmi, continuo a trascinarla per l’ennesima rampa di scale. Improvvisamente una gradinata cambia posizione e sono costretto ad arrestarmi, col fiato corto.
La mano piccola e sottile di Lily mi afferra le guance e mi induce un’espressione da pesce rosso.
- Ora mi dici dove stiamo andando e cos’è tutta questa fretta o ti congelo la faccia in questa espressione per il resto dei tuoi giorni.
Mio malgrado non riesco a impedirmi di ridacchiare e lei mi segue poco dopo, prima di lasciarmi.
- Sputa il rospo! – sospiro.
- Stiamo andando in biblioteca…
- E tutta questa fretta è perché… - fa un gesto circolare con la mano, come invitandomi a proseguire.
- Perché ho paura che se non lo faccio ora, poi mi mancherà il coraggio!
Lei mi osserva per qualche istante, diventando sempre più rossa in viso, probabilmente a causa della corsa fatta. Apre la bocca un paio di volte per richiuderla, la fronte corrugata.
- T-tu…tu v-vuoi…In b-biblioteca…?
Sfuggo il suo sguardo. Temo che possa intuire le mie intenzioni e dirmi qualcosa che mi faccia mancare il coraggio. Lei soffoca un gemito, ma proprio in quel momento le scale si sono finalmente riorganizzate e senza perdere ulteriore tempo la trascino sino alla biblioteca.
Entriamo rallentando bruscamente il passo e generando un certo scalpiccio, ottenendo la solita occhiata assassina di Madama Pince. Mi aggiro tra gli scaffali circospetto, tenendola per mano e cercando la ragione per cui l’ho trascinata qui. Lei mi segue, insolitamente docile.
Trovo Regulus al suo tavolo preferito, vicino alla Sezione Proibita con un grosso manuale dalla copertina nera davanti. I capelli scuri gli ricadono sulla fronte e sul collo, in attesa di venir sistemati. Le dita sottili e lunghe tengono il segno tra alcune pagine, mentre i suoi occhi grigi scorrono febbrilmente le parole. Come sempre, la sua divisa è impeccabile e la sua postura rigida e nobile.
Non si accorge inizialmente di noi e io ne approfitto per riprendere fiato e dare il tempo a Lily di realizzare di chi si tratti. Mi volto verso di lei e scorgo sul suo volto un’espressione inspiegabilmente afflitta.
Dopo aver insistito tanto per avere un incontro, perché ora fa quell’espressione delusa?
Regulus, finalmente resosi conto della nostra presenza ansante alle sue spalle, ruota il busto verso di noi e ci osserva perplesso.
- Ehm… Lily… Regulus…- indico prima Regulus e poi Lily.
Lui la studia qualche istante, una mano poggiata sullo schienale della sedia, come se fosse pronto ad usarla come perno per alzarsi, ma fosse ancora indeciso su come agire. Lei tiene gli occhi chiusi e fa grandi respiri.
Che diavolo le prende?
Anche il mio amico sembra essere particolarmente perplesso per il suo comportamento e la osserva esitante.
Quando lei torna a guardarci, i suoi occhi brillano e si apre in un largo sorriso.
- Sono felice di conoscerti. Era davvero troppo tempo che desideravo incontrarti.
Il suo sorriso è onesto e disarmante. La sua voce è calda e vibrante. Ogni sillaba da lei pronunciata emana ottimismo, gentilezza e amore. Per qualche istante sembra davvero che Regulus fosse l’unica persona al mondo che desiderasse incontrare.
Si piega in avanti tendendo una mano in un gesto di quotidiana cordialità. Regulus la afferra in modo quasi automatico. La solita espressione impassibile è stata spazzata via dalla sorpresa per la vibrante autenticità delle parole di Lily. Noi, che siamo abituati a sorrisi tirati e privi di ogni calore; noi, che nella nostra giovinezza abbiamo udito solo parole taglienti e crudeli; noi, che la vita ha fatto crescere prima del tempo; noi, non siamo abituati a tanta generosità di cuore.
Regulus osserva Lily confuso e disorientato e, per la prima volta da quando lo conosco, percepisco tutto l’anno di differenza tra noi.
- R-regulus Arcturus Black…- mentre lei gli scuote la mano con foga.
- Rab! – il sorriso le si allarga ancor di più sul viso.
- C-cosa? – sta balbettando! Regulus Black o tace o parla con precisione assoluta, non balbetta di certo.
- Regulus – liberata la presa, Lily conta sulle dita a partire dal mignolo – Artcturus e Black. Insieme fanno Rab.
Lui batte le palpebre, muovendo le lunghe ciglia scure con foga, senza riuscire davvero a capire.
- Non…
- Mi sembra un soprannome carino, non trovi anche tu, Sev? – si volta verso di me, raggiante, mentre anche lo sguardo di Regulus sempre più disorientato mi supplica per una spiegazione. La situazione è tanto surreale che, senza volerlo, mi lascio sfuggire una risata.
- L’antica casata dei Black… Il mio… Non mi sembra…- Lily gli batte un colpo sulla schiena.
- Allora è deciso: da oggi sarai il nostro caro amico Rab! – Regulus arrossisce, mentre io cerco di non ridere fragorosamente.
 
*
 
- Allora? Cosa ne pensi? – lo guardo di sottecchi, sprofondato nella sua solita poltrona in ombra, accanto al caminetto della Sala Grande mentre legge un grosso volume sui veleni del Sudest del Pacifico.
- Penso di cosa? – dice senza alzare il viso dalla sua lettura.
- Dei gorgosprizzi…- alzo gli occhi al cielo e chiudo con uno scatto il mio libro, protendendomi verso di lui.
- Sono discretamente convinto che non esistano, ma alcune delle testimonianze riportate da quel Lovegood sembrano autentiche. Sarebbe certamente interessante provare ad approfondire questo tema in futuro – continua a scorrere il suo libro, senza degnarmi di alcuna attenzione.
- Dovresti smettere di leggere le fesserie del Cavillo*, te l’ho già detto. E sai perfettamente che non mi riferivo a quello… - lui mi lancia un’occhiata in stralcio, mantenendo la sua facciata di indifferenza.
- Dovresti aprire i tuoi orizzonti, Severus, potresti diventare un mago molto più dotato di così, sai? – torna quindi a immergersi quindi nella lettura del suo libro. Sono abituato a questi suoi giudizi non richiesti e solitamente passerei sopra ai suoi “consigli” con un sorriso, ma oggi ho bisogno di risposte. Sono decisamente stufo.
- Ok, come dici tu. Ora potresti dirmi, gentilmente, che ne pensi?
- Di cosa, di grazia? – stupido principino snob dei miei stivali!
- Di Lily, lo sai benissimo! Sono decisamente stufo di sentirti parlare di lei come se fosse un mostro mangiatore di cuori umani e poi di trovarvi a chiacchierare amabilmente in biblioteca, come foste amici da tutta una vita – in realtà mi fa piacere, è bello stare noi tre. Si è creato un equilibrio nuovo e imprevisto. Ma non sopporto di sentirlo parlare male di lei, dopo averlo visto pendere dalle sue labbra per ore. Detesto l’incoerenza. Mi protendo ulteriormente verso di lui, stringendo con rabbia il bracciolo della sua poltrona.
- Magari è quello che fa anche lei, ci hai mai pensato? – si decide finalmente ad alzare lo sguardo dal suo tomo. I suoi occhi sono gelidi.
- A cosa? – un brivido mi corre lungo la schiena.
- Al fatto che lei potrebbe parlare di te come se fossi un mostro e poi trattarti come se fossi il suo migliore amico.
Per un secondo resto paralizzato.
E se Lily non fosse diversa da Regulus? Se anche dietro le sue parole carine e le sue cure amorevoli ci fossero solo doppi fini? Se ridesse di me alle mie spalle? E se lo facesse anche Regulus, nello stesso identico modo? Forse, davvero non esiste nessuno di cui io possa realmente fidarmi. Forse mi sono solo illuso di non essere solo.
Mi ritraggo bruscamente e torno ad appoggiarmi allo schienale della mia poltrona, come se mi fossi appena scottato e mi impongo di riaprire il mio libro. Dopo alcuni minuti sento un sospiro provenire dalla poltrona accanto.
- Dovesti cercare di controllarti meglio e studiare un po’ di Occlumanzia, Severus, sai? Colpendo i tasti giusti, è possibile leggerti ogni pensiero in viso. Perdi completamente il controllo, soprattutto quando si parla di Lily… - chiude il libro e si protende verso di me. La sua voce è calda e ammaliante, quasi gentile – Ad ogni modo… Non credo che lei si finga tua amica, l’ho detto solo per provocarti – mi volto verso di lui, sperando di riuscire a far prendere fuoco anche ai suoi capelli – Onestamente non so cosa pensare di lei. Sembra davvero sincera e autentica. Non ho mai conosciuto nessuno così privo di maschere e bugie, come Lily… - la sua voce si addolcisce, mentre i suoi occhi si posano sul fuoco – Sembra davvero disposta ad accogliere ogni bruttura che le si porti. Soprattutto quando si tratta di te. È come se nulla di quello che tu potresti fare, dire o complottare, potrebbe scalfire l’affetto che nutre verso di te – mi lancia uno sguardo di sbieco, mentre le mie labbra si tendono in un arcigno sorriso - Ma continuo ad avere la sensazione che nasconda qualcosa.
Restiamo in silenzio per un po’, ascoltando il crepitare del fuoco.
- Tipo cosa? – mi decido infine a dire.
- Non lo so…- lui alza le spalle e torna ad aprire il suo volume – Ho bisogno di più tempo e più elementi per poter fare una valutazione completa…
- E’ un mese che ripeti che hai bisogno di più elementi…- lui si stringe nelle spalle, ormai completamente immerso nella lettura, nuovamente indifferente alle mie parole – Non è che per caso questa è tutta una scusa per non ammettere che in verità Lily ti piace molto come persona, nonostante sia una nata babbana?
Regulus non risponde, ma ho l’impressione di vederlo arrossire.
 
*
 
Sono sdraiato nel mio letto. Fisso il baldacchino, lanciando ogni tanto uno sguardo al tema di Trasfigurazione che giace incompleto accanto a me. Mi sento particolarmente irritato e irritabile. Oggi non ho visto Lily.
Ha passato tutto il suo tempo libero a chiacchierare con i fratelli McKinnon. E durante l’incontro del Club dei Duellanti di oggi ha fatto coppia con Alice Sand. Io invece mi sono ritrovato a volare per l’aula sotto l’effetto degli incantesimi precisi e puntuali di quella Dorcas Meadows.
Non pensavo che Prewett avesse dei preferiti tra i preferiti, ma dopo averlo visto parlare con la Meadows mi sono dovuto ricredere. Magari vanno anche a letto insieme. Forse è per questo che lei gli piace tanto.
No, devo essere onesto, quella stupida Grifondoro ha un vero talento per i duelli magici. Oggi mi ha disarmato ancor prima che potessi capire che ci stavamo affrontando a duello.
E poi, per quanto brava, potrebbe essere la nipote di Prewett! E’ troppo giovane! E per lui servirebbe decisamente una donna con più classe!
Sono così immerso in queste mie speculazioni che non mi accorgo del turbine di stoffe pregiate ben stirate che si lancia sul mio letto.
- Ci rinuncio!!
Regulus si sdraia sul mio letto a braccia aperte, con i piedi rivolti verso il mio cuscino, ai quali evito per poco di pestare la pergamena con il mio tema, adottando una postura insolita per il suo nobile lignaggio.
- Ciao Rab! – lui tira su la testa, muovendo solo il collo e mi guarda con aria infastidita.
- Mi pare di avervi già detto che questo soprannome non è degno della mia nobile discendenza e che…- io ridacchio, ormai abituato ai suoi sproloqui.
- Sì, sì… Lo so, ormai! – lo osservo ghignando e lui abbandona nuovamente la testa sul copriletto verde – Un Black che rinuncia a qualcosa non si è mai visto, però!
- Lo so!! – geme con tono perentorio, sedendosi in una posizione finalmente degna della sua discendenza con la schiena perfettamente dritta – Ma mi sono scervellato a lungo e… E’ impensabile che una nata babbana possa avere tutto quel potere magico! – il suo tono è un sibilo irritato.
- Parli di Lily?
- Sì…
- Dunque non senti di aver raccolto abbastanza dati?
- Ho tutti i dati necessari, ma continuo a non trovare la soluzione. Inizialmente pensavo che semplicemente sua madre avesse avuto una storia con un altro uomo, senza sapere che questi era un mago. E questo avrebbe spiegato anche il fatto che sua sorella sia priva di poteri,,,.
Lo guardo torvo. Detesto quando inizia a fare questo tipo di speculazioni estremiste su Lily.
- Ma mi ha mostrato una foto di famiglia e la somiglianza con suo padre è indiscutibile. Stesso taglio degli occhi, stessa forma degli zigomi. Quell’uomo è suo padre! – il suo tono è piatto, simile ad una voce registrata che fornisce delle istruzioni dettagliate, eppure vi scorgo una punta di profonda irritazione.
Penso al modo in cui il sorriso di Harry crei sul volto di Lily le stesse rughe intorno agli occhi e come entrambi strascichino alcune parole nelle frasi, quando sono molto arrabbiati. È indubbio che quell’uomo sia suo padre.
- Ma non ha senso… Una mezzosangue… Come può essere così dotata…? – lo osservo desolato. Mi chiedo cosa penserebbe Lily di lui se sapesse che la chiama a quel modo alle sue spalle. Gli rivolgerebbe comunque quei sorrisi caldi? O chiuderebbe immediatamente la loro amicizia? Probabilmente la prima. Lily è troppo buona.
Distratto dai miei pensieri non mi sono accorto del silenzio prolungato in cui siamo piombati. Raccolgo le ginocchia e vi appoggio la pergamena con il tema, scribacchiandoci un altro paio di frasi. Rab tornerà a parlare certamente, è solo questione di lasciargli il tempo di elaborare i propri pensieri.
- Hai visto quella cosa che fa coi fiori secchi? – la sua voce ha perso improvvisamente quella punta di irritazione di pochi minuti prima e si è notevolmente addolcita – Hai visto come riesce a far sbocciare i fiori anche senza la bacchetta? – alza la testa per osservarmi e io abbasso lo sguardo. So perfettamente di cosa parla e capisco perché ne sia rimasto tanto colpito – Traendo ispirazione da quello che è ormai privo del proprio soffio vitale, lei riesce a ricreare qualcosa di nuovo e luminoso. Dà nuova vita agli oggetti…- fa una pausa di silenzio, come meditando su qualcosa, mentre la sua postura si rilassa - e non solo a quelli – la sua voce è un sussurro morbido e assorto – E’…
- Straordinario – dico.
- Straordinaria – bisbiglia contemporaneamente lui.
Ci osserviamo perplessi, per alcuni istanti.
- So di che parli – alzo lo sguardo dalla mia pergamena e lo incrocio col suo – Quando l’ho vista per la prima volta stava facendo sbocciare una margherita seduta in un prato…
Tra noi cala nuovamente il silenzio, entrambi siamo assorti nei nostri ricordi.
- Non è successo mentre eravate ad Hogwarts, vero? – gli occhi di Regulus mi studiano, privi di ogni malizia, mossi dalla pura curiosità.
Sapevo che un giorno, se fossimo diventati davvero amici, questo momento sarebbe arrivato. Sento il cuore saltare alcuni battiti.
So cosa mi sta chiedendo. Non vuole sapere del nostro primo incontro. Vuole sapere perché il discendente della nobile famiglia Purosangue dei Prince conosceva una bambina babbana prima di arrivare a Hogwarts.
Ho atteso a lungo questo momento. Per gran parte del tempo, ho avuto paura di quando me lo avrebbe chiesto. Il tono con cui parla dei Mezzosangue è così sprezzante che mi sono chiesto se non mi avrebbe immediatamente sputato in faccia deridendomi davanti a tutti.
Avevo così paura che mi sono documentato sugli incantesimi di memoria, che patetico!
E ora non so. Il modo in cui la sua voce si è addolcita parlando di Lily mi dà fiducia.
Speranza.
Scuoto la testa e metto da parte la mia pergamena. Mi siedo con la schiena dritta e con un gesto della bacchetta tiro e sigillo le tende del mio baldacchino.
Intuendo la situazione, anche Regulus si sistema meglio a gambe incrociate e con la bacchetta in mano, mormora: - Muffliato!
- Ho conosciuto Lily quando avevo nove anni. Viveva in una villetta poco distante dalla mia. Avevo avuto una brutta giornata, la prima, vera, tardiva manifestazione dei poteri dentro di me…
 
Quel pomeriggio, Regulus ascoltò tutta la mia storia. Non scesi nei dettagli su mio padre, né su mia madre, ma gli spiegai chiaramente quali fossero le mie origini. Lui ascoltò ogni parola, guardandomi dritto negli occhi, senza fiatare né distrarsi.
Quando terminai il mio racconto rimase in silenzio a lungo. Infine disse che avrebbe dovuto rifletterci e se ne andò. Non mi parlò per alcuni giorni e io non cercai lui.
Vivevo con l’angoscia costante che lui potesse rivelare il mio segreto a qualcun altro della nostra casa. Temevo anche che quella fosse la fine della nostra amicizia. La possibilità di vedermi abbandonato dal primo vero amico che mi fossi fatto a Hogwarts mi scatenava un’ansia terribile e alimentava le insicurezze che mia madre aveva coltivato tanto sapientemente negli ultimi anni. Per questo celai tutto il tempo i miei sentimenti dietro una maschera di rabbia che a sua volta celavo al mondo con le mie migliori espressioni indifferenti.
Ad alimentare la mia furia era il fatto che Regulus continuasse a non disdegnare la compagnia di Lily, dalla quale mi sentivo trascurato e tradito. Anni dopo, scoprii che lei gli aveva fatto ininterrottamente una ramanzina per come si era comportato e lo aveva sollecitato a scusarsi al più presto.
Una sera lui venne da me, in Sala Comune. Si sedette sulla nostra solita poltrona e mi fece quella strana smorfia che sapevo essere il suo tentativo di sorridere cordialmente e mi porse un libro di pozioni. Seppi che quello era il suo modo di dirmi che non aveva importanza di chi ero figlio e di scusarsi per averci impiegato tanto a capirlo.
Conservo ancora quel libro con cura, in una mensola della mia libreria. Ogni tanto lo sfoglio e penso con rimpianto alla nostra amicizia.
Non parlammo più delle mie origini per molti anni.
 
Li trovo seduti su una panchina, vicino alle rive del Lago Nero. La fine di Marzo ha concesso agli studenti di Hogwarts una breve tregua dalla pioggia fitta e gelida degli ultimi mesi e quasi tutti si sono riversati nei cortili o sulle sponde del lago per godere di qualche raggio di sole.
Personalmente avrei preferito che il manto di neve bianca che aveva coperto e reso incantato tutto quanto non finisse mai, ma ammetto che la luce riflessa tra i capelli di Lily è splendida e la illumina.
Corro verso di loro agitando un piccolo pezzo di pergamena, cercando di non inciampare nella veste e di non scivolare sull’erba umida. Non so impedirmi di celare la mia gioia.
Sono poco distanti dall’albero sotto cui con Lily sediamo abitualmente d’estate, cui stanno iniziando a spuntare i primi boccioli. Immagino che quest’anno, sotto quelle fronde saremo in tre.
Regulus siede nella sua solita postura rigida da nobile Purosangue, poggiando il busto alla spalliera della panchina. Con una mano sorregge davanti al naso appuntito un grosso volume, mentre l’altra è posata sulla fronte di Lily.
Rallento improvvisamente il passo e il sorriso mi si smorza in viso.
Lei è sdraiata sul resto della panchina e tiene la testa poggiata sulle gambe di lui. Con una mano regge un piccolo volume ingiallito, mentre l’altra si sta arrampicando proprio in quel momento, bacchetta in pugno verso, i capelli di Regulus, che poco dopo si intrecciano in una cortissima treccina tutt’altro che nobile.
Lui sobbalza e abbandona immediatamente la lettura del suo libro per tastarsi i capelli. Un’espressione di puro orrore gli si dipinge in faccia, mentre lei si allontana rapidamente e lo osserva con un ghigno furbo, puntandosi la bacchetta verso la propria treccia, ormai disordinata.
- Ops, devo aver sbagliato mira… - dice con aria tutt’altro che innocente.
L’espressione di Regulus tra lo sconvolto, il divertito e l’offeso gli dona un’aria davvero ridicola.
Mi stranisce pensare che questo è lo stesso ragazzo che, seduto accanto a me in Sala Grande, osserva tutto con indifferenza e freddezza. Ogni giorno scopro una nuova espressione. Ridacchio tra me e me e torno a correre verso di loro.
- Lilian, per Merlino, devi…
- Lily! Rab! – Regulus sbuffa, voltandosi insieme alla mia amica verso di me. Sventolo la lettera.
- Sev! Dov’eri?
- Leggevo, in biblioteca! – lei corruga la fronte e lancia uno sguardo di sbieco a Regulus, prima di tornare a guardarmi – Mi è arrivato un gufo da casa!
- Un po’ in ritardo, mi pare…- Regulus è tornato alla sua solita espressione apatica.
- Zitto, Rab! – Lily si alza e mi viene incontro, le porgo la pergamena.
- E’ di mia madre! – lei che aveva agguantato la pergamena con feroce curiosità, punta i suoi occhi pieni di vita su di me.
- Sule serio?
- Sì! Vuole che torni per Pasqua! Mi vuole a casa!
Lei senza più badare al foglio ingiallito che tiene in mano, mi butta le braccia al collo, urlando.
Io la stringo e inspiro forte il suo profumo di margherite. La sollevo di qualche centimetro da terra.
Mi sento invincibile.
Ho due amici meravigliosi e finalmente mia madre ha chiesto di me.
- Sev, è fantastico!! – lei ride sguaiatamente, anche per me che non sono certo di esserne ancora capace – Devo scrivere a mamma e papà per chiedergli se posso tornare anche io! La primavera a Spinner’s End è splendida!
Giro su me stesso tenendola tra le braccia. Sembra quasi leggera. Tutto sembra leggero oggi.
- Sarà fantastico godere della foresta in questo periodo. Con te! – mi stampa un bacio sulla fronte, stringendomi ancor più forte – Ora fammi scendere!!
Regulus ci osserva con un sopracciglio alzato, tenendo tra le dita la lettera di mia madre che ha raccolto in quel momento.
- “Severus, la tua presenza è necessaria presso la nostra dimora durante il periodo pasquale. Ti verrò a prendere al binario al tuo ritorno. Indossa il tuo completo migliore e non farmi sfigurare”- legge ad alta voce con il suo tono apatico – Non mi sembra niente di cui esser tanto…
Lily gli tira uno scappellotto sulla nuca.
- Zitto! Questa è una grande notizia! – mi guarda sorridendo, con gli occhi luminosi e pieni di vita.
Passa quindi un braccio intorno alla mia vita e tira Regulus per un braccio così che si avvicini. Mette un braccio intorno alla sua vita e ci stringe.
- Questo si chiama abbraccio di gruppo! – ride di cuore, osservando le espressioni imbarazzate mie e di Regulus mentre ci allontaniamo il più rapidamente possibile – Non fate i timidoni! Ora bisogna festeggiare!
- Lily, davvero, non serve…
- Che assurdità dici mai?!? Questo è un gran giorno e bisogna festeggiare! So da chi procurarmi della burrobirra, anche se potrebbe costarmi cara… – tace per qualche secondo, corrugando la fronte e spennellandosi una guancia con la punta della treccia. Regulus alza gli occhi al cielo.
- Ehi! C’è nessuno? – agita il palmo della mano davanti agli occhi di Lily - Nobile rampollo di una delle famiglie più ricche e influenti del mondo magico al vostro servizio – dice in tono strascicato puntandosi il lungo indice a pochi centimetri dal naso. Lily ridacchia.
- Ok! Rab ci mette i soldi, io il coraggio e l’intraprendenza per procurarmi il tutto e tu, Sev – mi mette una mano sulla spalla – metterai la stanza.
Lily ride di nuovo, mentre io emetto un gemito. Regulus si fruga nella tasca e ne estrae un sacchetto sonante.
- Visto che dobbiamo “festeggiare” – fa le virgolette con le dita, mantenendo la migliore delle sue espressioni più impassibili e facendo alzare gli occhi al cielo a Lily – Vedi di procurarci anche qualche dolce, ok? Voglio delle Piume di Zucchero!
Mi lancia uno sguardo complice. Sa che quelli sono i miei dolci preferiti.
Mi sento ricco.
 
*
 
- Quindi questo giochino dell’incantesimo di disillusione e del Muffliato l’avete usato spesso? – Regulus siede sul fondo del letto, con la schiena dritta e la testa poggiata a una delle colonne del baldacchino. Tiene una burrobirra mezza vuota per il collo della bottiglia e ha, per la prima volta da quando lo conosco, la cravatta allentata. Lily ha cercato anche di slacciargli un bottone del colletto, ma lui ha minacciato di trasfiguararla in un corvo se ci provava.
Accanto a lui, è sdraiata Lily, allungata in obliquo su tutto il letto, con solo la testa poggiata alla colonna del baldacchino, in una posizione tutt’altro che elegante e dall’aria assai scomoda. Sta cercando di far stare in equilibrio sulla sua pancia la sua bottiglia semivuota di burrobirra. La sua gonna è pericolosamente arricciata verso l’alto, lasciando gran parte delle sue gambe nude (“Abbasso la tirannia dei collant”).
I suoi piedi sono poggiati sulle mie gambe incrociate. Siedo sul mio cuscino con la bottiglia vuota di burrobirra poggiata sul comodino e una piuma di zucchero infilata in bocca. La estraggo solo per rispondere a Regulus.
- Solo un paio di volte. Prewett non so come ci ha scoperti l’ultima volta e abbiamo preferito evitare per un po’…
- Basterà evitare di addormentarci questa volta… - dice Lily che ha abbandonato la sua carriera di equilibrista per dare un lungo sorso alla sua bottiglia. Le lancio un’occhiata di rimprovero, mentre Regulus alza un sopracciglio.
- Avete dormito insieme? – Lily arrossisce e inizia a tossire violentemente, sputacchiando burrobirra in giro. Mi allungo verso di lei per darle qualche colpetto sulla schiena, venendo imitato rapidamente dal mio amico.
- Ci siamo addormentati mentre stavamo parlando
- Ma non… coff coff… Non è… coff… Non è successo niente! – il sopracciglio di Regulus si alza ancor di più arrivando quasi a sfiorargli l’attaccatura dei capelli.
- E’ per questo che siete membri del Club dei Duellanti? E’ stata la vostra punizione? – lancio uno sguardo a Lily che ha smesso di tossire, ma non ha perso il colorito. Mi allontano da lei, temendo l’imminente sfuriata.
- Caro il mio principino delle serpi, noi – ci indica con un gesto furioso della mano, mentre la sua voce continua a salire di toni – Noi abbiamo liberamente scelto di unirci al Club di Prewett perché crediamo che quello che vuole fare sia giusto! E non capisco che cosa tu ci faccia qui se non sei d’accordo con noi! – Regulus mi lancia un’occhiata dubbiosa.
- Non sono d’accordo con la politica filo babbana di Prewett, già lo sai Lilian! E se anche capisco perché tu vi abbia aderito, mi sfugge perché lui abbia scelto di unirsi a voi – lei si volta furente verso, di me, facendo volteggiare la treccia.
- Diglielo perché hai aderito! Diglielo in cosa credi!
- Non tiratemi in mezzo!
- Non ti stiamo tirando in mezzo, cerchiamo solo di capire da che parte stai…- maledetto Rab! Sospiro.
- Al di là di quali possano essere le mie ragioni, il club mi forma su strategie e incantesimi che mi saranno molto utili nella mia carriera magica. E lui, indipendentemente dalle sue idee, è un mago potentissimo, al pari forse di Silente e non c’è motivo di rifiutare di partecipare alle sue lezioni speciali…
Regulus rilassa le spalle, segno che ha trovato la mia risposta esaustiva, mentre Lily incrocia le braccia sul petto, tutt’altro che soddisfatta della mia risposta. Le faccio un sorriso tirato e ottengo in risposta uno sbuffo.
- Sei un gran paraculo, Sev!
- Lilian! Questo linguaggio non si addice ad una signorina! – lei si volta a guardare Regulus come ad incenerirlo, prima di posare i suoi occhi fiammeggianti su di me.
- In ogni caso, adesso, per punizione, dovrai fare un discorso! – si tuffa verso la sua borsa ai piedi del letto, con un movimento da vera contorsionista.
- Un discorso? – in quel momento riemergere reggendo con una sola mano il collo di altre tre burrobirre.
- Sì – le stappa con gesto secco della bacchetta – Prima dell’ultimo brindisi! – dice porgendomene una.
Guardo Regulus sul cui volto si è dipinto un ghigno divertito mentre accetta la sua.
Lily si alza in piedi sul letto e ci fa segno con la mano di seguirla.
- Lily non mi sembra il caso…
- Zitto! – gemo prima di seguirla e di mettermi in piedi accanto a lei.
- Riesce sempre a farti fare quello che vuole lei, eh? – Regulus ci guarda dal basso con aria di sufficienza.
- Zitto, Rab! Alza il culo o sarà peggio per te! – il suo tono perentorio viene seguito dalla magica comparsa della sua bacchetta. Regulus sbianca e sbuffando si alza, curvandosi per non battere la testa contro il tettuccio del baldacchino.
- Allora? – dice punzecchiandomi con la punta della bacchetta.
- Lily… E’ proprio necessario?
- Così impari a fare il paraculo!
- Ma non sono bravo in queste cose…
- Severus, sbrigati, tutto questo sta diventando ridicolo – la voce strascicata di Regulus mi fa emettere l’ennesimo sospiro.
- Ehm… Dunque… Allora… Ecco… - sbuffo e aggiungo con tono lamentoso – Non so cosa dire… – lancio uno sguardo supplice a Lily che mi infila la bacchetta più a fondo tra le costole.
Odio quando fa la prepotente in questa maniera. Odio dover dire a voce alta quello che penso. Non sono bravo con queste cose, lo sa benissimo.
- Per le mutande di Merlino! – la mia amica ridacchia – Sentite, siete la cosa più vicina ad una famiglia che io abbia mai avuto. Da quando siamo amici e dopo la notizia di oggi, mi sento il quattordicenne più ricco del mondo – sento le guance colorarmisi e noto, guardandoli di sottecchi, che anche quelle dei miei spettatori si tingono di rosso – Ecco, tutto qua! Ora brindiamo e torniamo a sederci! – alzo la mia bottiglia verso l’alto, cercando di non colpire il tetto del baldacchino, seguito immediatamente da Lily e da Regulus.
- A noi tre! – dice Lily, con voce calda.
Senza guardarli, sento le nostre bottiglie tintinnare e mi sembra con quel gesto di aver consacrato la nostra amicizia meglio che con un qualsiasi patto di sangue.
 
*
 
Non vedevo mia madre così ben vestita da anni. Non sapevo nemmeno possedesse ancora abiti tanto eleganti. Uno stretto bustino verde le avvolge la vita, spremendo il suo petto in una parvenza di scollatura. Sono certo che abbia usato un incantesimo o una qualche lozione per sistemarsi la pelle. Sette mesi fa, l’ultima volta che l’ho vista, aveva delle grosse macchie giallastre sia sul collo che sulle braccia. Ora la sua carnagione è candida come un tempo. Si è tinta anche i capelli, che con gli anni sono diventati radi e sottili. Come sempre li porta legati in una lunghissima ed elegante treccia.
Malgrado i suoi tentativi di nasconderne i segni, l’alcolismo ha contaminato la sua bellezza. I suoi denti sono gialli e le ombre attorno ai suoi occhi sono così marcate da non poter essere celate con nessun tipo di artificio. Ma soprattutto la sua magrezza eccessiva testimonia palesemente il suo malessere. Le guance sono incavate, rendendo ancor più sporgente il suo naso adunco.
Porta al collo un ciondolo ovale, con inciso su uno sfondo verde l’ormai familiare stemma dei Prince: un uomo incappucciato con una falce in mano e una corona scintillante al collo.
- Madre…- la mia voce è incerta e tremante. Non comprendo tutta quell’eleganza e l’ordine con cui mi accoglie la casa. Per la prima volta dopo anni non sento odore di radici di Platano e uno spesso strato di polvere non copre ogni mobile.
Forse sta cercando di rimettersi in sesto.
Forse ha capito che la renderò orgogliosa e che darò nuova luce alla nostra antica casata.
Forse sa che il mio unico obiettivo in questi ultimi tre anni è stato quello di renderla orgogliosa e di permetterle di camminare a testa alta.
Forse l’amore che nutro per lei l’ha salvata. Forse.
Cerco di farmi coraggio e di sorridere, incoraggiante.
Lei voltandosi armeggia con la piccola elegante borsetta in cui le ho visto riporre la bacchetta. Non mi guarda, come non avesse udito il mio richiamo.
La cosa non mi sorprenderebbe, se tutto non fosse così diverso dal solito.
Estrae una piccola fiaschetta d’argento da cui prende alcuni sorsi frettolosi.
Poi i suoi occhi di ghiaccio si posano su di me, mentre riavvita febbrilmente il tappo.
- Severus, questa è la nostra occasione per uscire dalla miseria – si china verso di me, guardandomi coi suoi occhi vitrei e privi di amore, soffiandomi sul collo col suo respiro alcolico- Non. Deludermi. – le sue dita mi artigliano una spalla e mi ricordano singolarmente la mano della morte, mentre viene a reclamare la vita degli sventurati. Sento un brivido percorrermi la schiena, mentre mi guida verso la porta che dà sullo scantinato.
Entro esitante e non appena varco l’uscio, sento la porta richiudersi alle mie spalle. A tentoni inizio a scendere le scale, mentre i miei occhi si abituano al buio. Sono guidato dalla fioca luce di un fuoco acceso sotto un calderone.
- Severus… - una voce femminile sconosciuta mi fa sobbalzare. È sinuosa e suadente, in qualche modo mi ricorda quella di Regulus – Ti stavo aspettando…
Una figura elegante, completamente vestita di nero, esce dalla penombra permettendo alla luce del calderone di illuminarla in volto. Una massa elegante di folti capelli ricci scuri le ricade sino a sotto il seno prosperoso e bianco. Un paio di labbra carnose le adornano il volto, in un sorriso privo di calore, mentre i suoi occhi grigi mi scrutano. È di una bellezza diabolica, tentatrice, che mi costringe a deglutire un paio di volte. La sua vita, stretta da un corpetto scuro e sapientemente ricamato in verde, è così sottile da non sembrare quasi umana.
Fa un altro passo verso di me, silenziosa come un gatto, malgrado le pesanti scarpe col tacco che slanciano ulteriormente le sue lunghe gambe.
- Ho molto sentito parlare di te. Era tanto che desideravo conoscerti di persona – mi tende una mano. Il suo polso è sottile e le sue dita sono affusolate e femminili. Come incantato dalla sua bellezza, afferro la mano che mi porge e resto colpito dalla stretta ferina con cui mi artiglia la pelle.
Per alcuni, interminabili secondi sospetto che non me la restituirà mai. I suoi occhi sono pungenti e mi scavano nell’animo. Poi il sorriso privo di calore si allarga sul suo volto e interrompe il contatto tra noi.
- Sono Bellatrix – fa una pausa ad effetto, mentre con passo sinuoso e rapido si porta alle mie spalle e si piega sul mio orecchio – Bellatrix Black
 
 
 
 
* Ho pensato che il papà di Luna potesse avere giusto una decina di anni in più dei nostri eroi e di essere quindi agli albori della sua carriera giornalistica. Ho immaginato che Regulus leggesse il Cavillo, visto che me lo immagino come un soggetto molto curioso di ogni forma di arte magica. Non sono certa che età e date coincidano anche secondo la continuity della Rowling, ma per un attimo fingiamo che sia così.
 

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Capitolo 13
*** Pozioni ***


A Meg, per tutte le storie che ci sono state,
per quelle che ancora ci saranno
e per essere, da sempre la mia più grande sostenitrice
 

Nel corso di quelle vacanze pasquali, mi limitai a preparare pozioni.
Pozioni complesse, utilizzando ingredienti rari e costosissimi.
Pozioni oscure, i cui effetti sarebbero stati letali per chiunque.
Pozioni nuove, che mai avrei potuto affrontare a scuola.
Pozioni stimolanti, con le quali potevo sperimentare al massimo il mio talento.
Bellatrix, al mio fianco, mi osservava rimestare il calderone, mentre mia madre da qualche parte al piano di sopra attingeva dalla sua fiaschetta senza fondo protetta dalla porta della cantina chiusa a chiave.
Inizialmente pensai che quell’insolita presenza fosse un tentativo maldestro da parte della mia genitrice di prepararmi un matrimonio combinato. Il mio talento per le pozioni avrebbe conquistato quella bellissima creatura dallo sguardo affilato. Credevo che il piano di mia madre fosse questo o che prevedesse qualcosa di simile.
Ben presto mi resi conto di come il soggiornare di Bellatrix presso casa nostra nascondesse qualcosa di più. Dire che soggiornasse presso la nostra dimora in verità è decisamente eccessivo. Sicuramente non dormiva sotto il nostro stesso tetto, ma non era chiaro quando o perché si materializzasse in qualche stanza. Di certo c’era solo che, ogni qual volta io avessi tentato di chiedere delucidazioni a mia madre, lei si era come materializzata nella stanza, con il suo sorriso senza calore e un abito provocante.
La sua bellezza era indubbia e mi metteva profondamente a disagio, soprattutto quando compariva alle mie spalle, bisbigliandomi a pochi centimetri dall’orecchio parole ambigue e ammalianti, che puzzavano di menzogna, ma mi facevano vibrare come verità assolute.
Oggi ritengo, vergognandomene profondamente, che Bellatrix Black sia stata la prima donna verso la quale io abbia nutrito un desiderio carnale forte. Lei non era né materna né amichevole né insignificante.
Fino a quel momento tutte le creature di sesso femminile con cui avevo avuto una vera relazione erano state Lily e mia madre, le quali erano state investite di un ruolo materno, che le elevava dalla dimensione fisica e carnale del desiderio sessuale e che le rendeva ai miei occhi creature splendide, ma intoccabili. Malgrado riconoscessi l’indubbia bellezza appassita di mia madre e il fascino di Lily non mi aveva mai sfiorato l’idea che loro potessero essere considerate sessualmente attraenti. Tutte le altre ragazze o bambine con cui mi ero scontrato avevano scatenato la mia indifferenza, come Mary MacDonald, o avevano stimolato la rabbia, come era accaduto con Petunia, o mi avevo indotto a entrare in competizione, fatto del quale Dorcas Meadowes resta l’esempio più calzante. Nessuna di loro era, dunque, ai miei occhi mai apparsa come attraente o sensuale.
Bellatrix, invece, in ogni suo gesto era ammaliante e tentatrice. Il suo corpo, in ogni sua curva e spigolatura, invitava alla perdizione. Ho scoperto di avere un corpo desiderante, un corpo sessuato grazie alla sua presenza. C’erano istanti interminabili in cui mi perdevo nelle profondità della sua scollatura o nella lunghezza delle sue gambe flessuose. Tuttora, anche dopo che la follia e la Magia Oscura hanno scavato il suo viso, Bellatrix porta i segni della bellezza assoluta che l’aveva caratterizzata in gioventù.
Malgrado queste distrazioni e la confusione che mi induceva la sua vicinanza, tuttavia, mi era stato chiaro sin dal primo istante che mia madre desiderava che facessi un buona impressione su di lei e quindi mi sforzai di accontentare e assecondare ogni sua richiesta, realizzando al meglio gli intrugli che mi chiedeva, senza fare troppe domande e senza compiacermi troppo della crescente difficoltà con cui venivano messe alla prova le mie doti da pozionista.
Una parte di me era consapevole della preoccupazione che probabilmente in quel momento stava attanagliando Lily e mi costringeva a passare notti insonni affacciato alla finestra e contratto nei miei sensi di colpa. Ogni volta che tentai di uscire, dopo essermi accertato dell’assenza della mia seducente carceriera, trovai Bellatrix ad attendermi con il suo solito sorriso privo di calore e con una richiesta pronto a tenermi occupato.
Non osai mai uscire di nascosto di notte. Almeno questo non lo rimpiango. Resto convinto che portare Lily sotto i riflettori del Signore Oscuro più di quanto non riuscisse a fare già da sola, avrebbe portato ad una sua precoce rovina.
 
Aggiungo la polvere tritata di Girilacco e mescolo due volte in senso antiorario, prima di allontanarmi dalla mia pozione Polisucco e dirigermi verso il filtro d’amore che ho lasciato a cuocere a fuoco medio due giorni fa. Aggiungo un paio di crini di Troll Montano e mescolo dall’alto al basso.
Se mi sbrigo, potrei provare a uscire dalla porta sul retro e sgattaiolare per una mezzoretta dagli Evans, prima di tornare a controllare l’ebollizione del Veritaserum e aggiungere le piume di Jobberknoll.
Mi pulisco velocemente le mani in uno strofinaccio, che ripiego accuratamente e pongo sul tavolino vicino alle scale. Salgo il primo gradino quando una leggera carezza al braccio mi costringe a voltarmi.
Bellatrix.
Le sue lunghe dita si attorcigliano annoiate una ciocca tra i capelli.
- Ti cercavo, Severus…- la sua voce si insinua dentro di me, solletica la mia fantasia, fa proposte e promesse. La osservo interrogativo, tra lo spaventato e l’incantato. Mi sento non molto diverso da uno di quei roditori ipnotizzati dai serpenti a sonagli poco prima di venire divorati.
Abbandona la ciocca con cui stava giocando e si porta la mano allo stretto confine tra il suo solito corpetto e la sua pelle diafana, tenendo i suoi occhi artigliati ai miei.
Che sia un invito? Che lei desideri essere toccata da me, quanto io desidero toccarla?
Le sue unghie laccate di scuro si intrufolano con una carezza suadente nell’incavo tra i seni, mentre sento la mia bocca prosciugarsi di ogni goccia di saliva.
Poco dopo ne estrae un pezzo di pergamena ben ripiegato.
- Poco fa è arrivata questa per te. Ho intercettato il gufo per conto tuo, spero non ti dispiaccia. Temevo non riuscisse a raggiungerti qua sotto… - mi sorride e io sento un brivido percorrermi lungo la schiena. Non mi sembra affatto un gesto di cortesia il suo.
Come sospettavo questo non è un incontro combinato e lei non è qui per incontrare il suo futuro sposo. Se legge la mia posta ci dev’essere dell’altro sotto.
Le do le spalle e senza degnare la pergamena di troppe attenzioni mi dirigo verso la dispensa degli ingredienti.
- Ho sentito che conosci il piccolo Regulus… - annuisco lentamente, estraendo alcune bacche da un barattolo di vetro – Ti ha mai parlato di me?
- Sì… – mi stringo nelle spalle incerto. Non so quanto sia opportuno esporre a Bellatrix il legame che ci unisce.
Mi avvicino al tavolo e inizio a pestare le bacche con forza, ignorando il silenzio teso della stanza, come ho fatto negli ultimi giorni.
Lei mi si avvicina e mi passa accanto, lasciandomi una languida carezza da una spalla all’altra al termine della quale depone sul tavolo il piccolo pezzo di pergamena ripiegato.
- Sono la sua cugina preferita, dopo tutto…
Lo dice con un tono invitante, come sperasse in una conferma. Tengo gli occhi bassi e mi concentro per sbriciolare le bacche in maniera omogenea.
- Non sei curioso? – picchietta il foglio con la lunga unghia dell’indice, dove indossa un grosso anello a forma di serpente dagli occhi smeraldini.
Sì. Sono curioso da morire. Sono terrorizzato che quel biglietto possa averlo lasciato Lily e che lei ora sappia della mia amicizia con una nata babbana. O che, peggio, il mittente sia Regulus, che cerca di avere mie notizie per conto di Lily, mettendo nei guai sia se stesso che la mia amica.
Sì, sto smaniando di sapere cosa c’è sul quel biglietto, ma ho troppa paura di scoprire cosa vi è scritto e di non riuscire a celare le mie emozioni.
Appena tornerò a scuola costringerò Regulus, se non saremo tutti morti, a studiare Occlumanzia con me. Non permetterò più a nessuno di leggermi in faccia quello che provo.
Scrollo le spalle, timoroso di essere tradito dalla mia voce.
Lei, strisciando la carta sul tavolo, riprende il biglietto e lo spiega con lentezza estenuante.
- Caro Severus – legge a pochi centimetri dal mio orecchio – Come vanno le tue vacanze? Qui tutto procede con tedio. Ho scoperto un libro in soffitta che sono certo apprezzerai – Regulus. Solo lui può usare la parola tedio in una lettera tra amici. Gemo mentalmente e ripulisco con indifferenza il pestello dalle tracce residue di bacche – Il nostro fornitore di Burrobirra preme per avere tue notizie e continua a mandarmi missive dal tono piuttosto acceso. Spero di ricevere una tua risposta al più presto, così da poter sedare la sua mala lingua. Tuo, Regulus – Bellatrix ripiega lentamente la lettera e me la lascia scivolare nella tasca del mantello.
Vorrei tirare un sospiro di sollievo, ma sento i suoi occhi cinerei su di me e non oso respirare. Fortunatamente Regulus è più lungimirante e astuto di quanto io prevedessi.
Lascio cadere la polvere di bacche nel filtro d’amore e mi volto verso di lei, senza riuscire a posare gli occhi sul suo viso.
- Fornitore di burrobirre? – alzo le spalle e fisso un punto indistinto in mezzo alla sua fronte.
- Sì – la mia voce è strascicata e apatica, mi ricorda terribilmente il tono con cui Regulus parla del mondo – Prima di partire abbiamo fatto un piccolo festino di arrivederci nel mio dormitorio e così ci siamo voluti procurare da un ragazzo un paio di burrobirre… - mi dirigo verso un altro calderone e ne osservo la colorazione ambrata con occhio critico.
- Qualcuno che potrei conoscere?  Dopo tutto mi sono diplomata da soli quattro anni… - la sua voce è ammaliante, ma indagatrice.
- Non credo…- frugo tra i volti dei miei compagni alla ricerca di qualcuno di irreprensibile e insospettabile, che difficilmente potrebbe conoscere - Un ragazzo poco più grande di noi, Mulciber…
- Conosco il giovane Mulciber…- maledizione! Il nobile rampollo di una ricca famiglia di Purosangue? E’ ovvio che lo conosce! - Le nostre famiglie sono molto unite – sento il sudore freddo colarmi lungo la schiena. Mi piego su calderone annusandone il contenuto, sperando che il fumi della pozione celino almeno in parte le angosce dipinte sul mio viso – Lui ha partecipato alla vostra festa?
Scuoto la testa.
- No, credo che ci consideri dei mocciosi… - dico con naturale amarezza, sperando che lei creda alle mie parole.
- Certo, capisco… - dall’altra parte del tavolo, sfiora i resti delle bacche passando un dito su tutta la lunghezza del bancone. Unisce quindi indice e pollice come a tastare la consistenza di quella polvere sottile, osservando con attenzione lo sfiorarsi delle sue dita – E come mai scrivono a Regulus per avere tue notizie? – alza lo sguardo su di me e riesce ad arpionare i miei occhi ai suoi.
- Non ne ho idea… Forse credono che lui possa saldare il mio debito prima di quanto potrei fare io…
Lei mi osserva inclinando leggermente il capo di lato. I capelli si scostano lasciandole insolitamente scoperta una vasta parte del lungo collo.
Non regge.
Non ci crederà mai.
Bellatrix mi ucciderà per averle mentito e aver protetto una nata babbana.
Bellatrix mi ucciderà per essere amico di una nata babbana.
Bellatrix mi ucciderà per averle mentito.
Mia madre mi ucciderà per aver lasciato intendere che siamo poveri e in rovina.
Mia madre mi ucciderà per averla fatta sfigurare.
Probabilmente ho appena mandato a monte qualsiasi cosa mia madre stesse organizzando.
Deluderò mia madre.
Boccheggio colpito da quest’ultimo pensiero e mi allontano da lei e dai suoi occhi penetranti, per aggiungere finalmente le piume di Jobberknoll.
- Il Veritaserum sarà pronto tra poche ore – mi volto a osservarla, più sicuro di me ora che alcuni passi ci separano.
Lei, invece, in quel suo solito modo silenzioso di muoversi, simile a quello di un felino, mi ha raggiunto e la ritrovo a pochi centimetri dal mio corpo.
Sento il mio ventre vibrare di desiderio e lussuria davanti a quel corpo invitante e pieno di promesse. Per qualche secondo il mio sguardo indugia nella sua scollatura. È così vicina che posso sentire il suo profumo, un misto di fiori, cenere e qualcos’altro.
 
Fu solo molti anni più tardi che scoprii che quello l’odore ammaliante ed acre emanato da Bellatrix era quello del sangue.
 
Le sue labbra sono schiuse nel solito sorriso gelido.
- Capisco…Allora credo che sia arrivato il momento di ripagarti per tutto il lavoro svolto qui sotto… - il mio cuore perde un battito e sto per boccheggiare in cerca di fiato quando lei muove il polso e fa apparire quasi dal nulla un piccolo sacchetto sonante. Mi osserva da sotto le folte ciglia scure, poco prima di avanzare per sorpassarmi. Allunga il braccio per depositare la sacca sul tavolo, sfiorandomi il petto con la punta delle dita, mentre ritrae il braccio. Un lungo brivido mi percorre la schiena – Non serve che Eileen se li beva tutti…
- N-no… Non… Credo… Non è necessario!
Mi volto e il suo sorriso glaciale le si allarga in viso, prima che si volti e inizi a salire i gradini. Chino lo sguardo sul sacchetto di soldi.
- Non scrivere a Regulus che sono stata qui. Vorrei andare a trovarlo e fargli una sorpresa…- la sua voce autoritaria si fa sempre più lontana, non ammette repliche mentre sale le scale e apre la porta della cantina – Se vuoi scrivergli una risposta, lasciamela sul tavolo che gliela invierò per conto tuo…
Poco dopo una porta si chiude e una serratura scatta.
 
Anni dopo scoprii che quello era il modus operandi del Signore Oscuro per arruolare adepti. Per seminare il terrore e alimentare il dubbio e la paranoia verso il prossimo, era assolutamente necessario che solo in pochi fossero a conoscenza dei nomi e dei volti dei suoi servi più fedeli.
Tuttavia il mio Signore (ancora oggi sono incapace di pronunciare il suo nome) si preparava a combattere una guerra, con la quale era intenzionato a sovvertire gli ordini e gli equilibri del mondo magico. Per realizzare al meglio questo suo piano era strettamente necessario un esercito.
Così alcuni tra i suoi fedelissimi venivano designati per andare a verificare le qualità e le doti dei possibili candidati, scelti tra i membri delle famiglie Purosangue e tra gli studenti più dotati della scuola.
Bellatrix, con il suo fascino e il suo talento per manipolare le persone, si era rivelata da subito una risorsa preziosa e insostituibile nel trovare e convertire giovani alla causa dell’Oscuro Signore.
Io stesso negli ultimi anni, alla luce della mia esperienza diretta con l’insegnamento, sono stato incaricato di recarmi presso alcune abitazioni a “testare e convertire” giovani dotati.
 
La luce di questo giorno di aprile è quasi abbagliante. Dopo quasi dieci giorni trascorsi rinchiuso in uno scantinato, questa giornata soleggiata è quasi fastidiosa.
Il sole che filtra dalle ampie finestre della stazione mi scalda la pelle e rende soffocanti i miei spessi abiti scuri. Mia madre cammina silenziosa e rigida al mio fianco.
Una sua mano mi artiglia la spalla guidandomi attraverso la folla di babbani chiassosi.
La sbircio di sottecchi, prima di ricordare che a nascondere i miei sguardi non c’è la solita cortina di capelli scuri. Stamattina mia madre ha insistito affinchè intrecciassi i miei capelli nella sua stessa rigida pettinatura. Sostiene che si addice meglio alla mia nobile discendenza. Cammina a testa alta e senza fretta.
Per la prima volta da anni ho l’impressione che la sua priorità non sia più quella di fuggire e nascondersi dal resto della comunità magica. Per la prima volta, da quando ho iniziato a frequentare Hogwarts, sembra davvero la discendente della nobile famiglia Prince.
Così accetto di portare quest’orrenda treccia e cammino accanto a lei sforzandomi di non guardare troppo spesso per terra.
Osservo l’orologio poco sopra la colonna di accesso al binario 9 e ¾. Siamo in anticipo. Mia madre stringe ulteriormente la sua presa sulla mia spalla, come ad invitarmi a non esitare oltre e mi guida attraverso il passaggio.
Restiamo in silenzio sulla banchina, ancora semi deserta.
Alzo lo sguardo verso di lei.
- Madre, io…
- Hai fatto un buon lavoro in questi dieci giorni, cerca di non…
La sua frase viene spezzata a metà da un urlo acuto e lontano.
- Severus!!!
Lily, appena riemersa dalla colonna con al seguito i suoi genitori e un carrello carico di valige e della gabbia di Lockheed, sta saltellando in mezzo ai pochi studenti già radunatisi sulla banchina, sbracciandosi nella speranza che io ricambi il suo saluto.
Lancio una fugace occhiata a mia madre, la cui mascella sporgente si è contratta in una smorfia di disappunto.
Maledizione!
“Cerca di non” che cosa?
Di non essere troppo severo con me stesso?
Di non dimenticare che mi ama?
Di non scordare che ha fatto tutto questo per me?
Di non sottovalutarmi?
Di non aspettarmi troppo da quell’incontro con Bellatrix?
Di non deluderla?
Non lo saprò mai. Le prime vere parole che mi rivolge mia madre da anni, la prima conversazione potenzialmente affettuosa. Interrotta.
Perché Lily deve essere sempre così inopportuna e fuori luogo? Perché non impara a collegare la bocca al cervello, prima di parlare, saltellare e ammiccare a sproposito?
Rivolgo un altro sguardo apprensivo a mia madre e al suo sguardo indisposto, mentre stringo i pugni sino a farmi male.
Resto indifferente all’entusiasmo della mia amica, sperando di tenerla così alla larga e di dimostrare la mia lealtà a mia madre, ma Lily sta già correndo i cento metri piani per raggiungermi rapidamente.
Un sorriso sollevato le si allarga sino agli occhi, prima di far sparire il viso nella mia spalla. Le sue braccia mi cingono la vita e sento il suo naso inspirare profondamente premuto sul mio collo.
Resto immobile.
- Ero così preoccupata… Per fortuna che stai… - alza il suo sguardo perplesso su di me e si allontana di pochi centimetri per osservarmi meglio – Che c’è?
- Non mi sembra il caso di… Davanti a mia mad…- mi volto verso mia madre.
Ma lei non c’è. Si è smaterializzata prima che potessi salutarla, chiedere spiegazioni o dirle qualsiasi altra cosa.
Mi allontano bruscamente da Lily e, dopo averlo afferrato, trascino il mio baule verso il treno.
 
*
 
Il treno sferraglia da un paio d’ore sotto i miei piedi. Il ritmico movimento delle ruote sulle rotaie mi culla dolcemente, ma invano.
Malgrado io sia stanchissimo per tutto il sonno perso nell’ultima settimana, non riesco ad addormentarmi.
Lo scomparto è, fortunatamente quasi vuoto, ma io, nonostante stia cercando di realizzare quest’impresa da ormai due ore, non riesco ad ignorare il penetrante sguardo dell’unico altro viaggiatore che siede a soli pochi posti di distanza. Mi ostino a fissare, senza realmente vederlo, il paesaggio verdeggiante che scorre dietro al finestrino.
Un sospiro pesante, quasi sbuffato, distoglie per pochi istanti la mia attenzione dal confuso mescolarsi di terre sotto le rotaie del treno.
Sento rovistare a lungo nella cappelliera sopra le nostre teste e, infine, il sedile vibra, mentre il mio compagno viaggiatore torna ad abbandonarsi pesantemente nel posto accanto al mio.
Un rumore di carta che viene aperta lo accompagna.
- Non meriteresti di mangiarne nemmeno uno, ma visto che, a quanto sembra sono quasi dieci giorni che non dormi o mangi, dovrei lasciar perdere i miei propositi di vendetta… - qualcosa di leggero mi batte sul braccio.
Mi volto lentamente e osservo prima il sacchetto marrone di carta, da cui proviene un profumo di biscotti di mele, e poi risalgo sino al volto di Lily, che emana lo stesso odore.
- Sono i tuoi preferiti, lo so…
Infilo la mano nel sacchetto e, dopo averne estratti un paio, addento un angolo del primo biscotto.
Mastichiamo per alcuni minuti in silenzio, guardando la panchina vuota davanti a noi.
- Stai…
- Senti…
- Ops! – ride, di qualcosa di cui io pure mi sarei rallegrato pochi giorni fa, ride irritandomi con tutta quella sua voglia di vivere, ride del nostro essere sempre sintonizzati. Ride felice per la nostra amicizia. Io non dico nulla.
Lei si accorge ben presto del mio sguardo severo e un’espressione afflitta sostituisce il suo sorriso.
Torna ai suoi biscotti e a masticare lentamente.
- Lo… Lo hai visto il nuovo gufo imperiale di Regulus?
Scuoto la testa. Non ho voglia di parlare. Mi sento irritato da lei, dalla sua spensieratezza, dai suoi modi di fare eccessivi e invadenti. Non sopporto che abbia interrotto un momento tanto importante della mia vita familiare.
- E’ enorme. Nero ed enorme. Non pensavo nemmeno esistessero esemplari tanto grandi. Probabilmente potrei spazzare tutto il pavimento di camera mia con la sua apertura alare!  Pare che fosse intollerabile continuare ad usare il gufo di famiglia e non averne uno proprio – mi osserva di sottecchi, ma io mastico l’ennesimo angolino del mio biscotto senza prestare troppa attenzione al suo chiacchiericcio continuo – Secondo me ha litigato con Sirius per il predominio del gufo e i Black – il cuore sussulta nell’udire quel nome – non hanno trovato nessuna soluzione più valida di comprare un rapace postino a entrambi… - lei mi osserva con un sorriso forzato sulle labbra – Come se non bastasse è l’esemplare più scontroso e snob che si sia mai visto. Mi ha quasi staccato un dito a morsi quando ho provato a dargli un biscottino gufico…
Mi pulisco le mani e mi appresto a tornare a guardare fuori dal finestrino, quando la sua stretta si fa forte sul mio polso. Per un secondo incrocio i suoi occhi carichi di tristezza e sento la coscienza rimordermi. Allontano lo sguardo prima di essere catturato dal senso di colpa.
- Sai come l’ha chiamato? – dice, sforzandosi di sorridere.
Scuoto la testa. Spero non l’abbia chiamato come uno di noi tre. Sarebbe troppo imbarazzante.
- Lord V! – scoppia in una risata un poco forzata.
A me viene da ridere sul serio, anche se non vorrei. L’ossessione di Regulus per Colui-che-non-deve-essere-nominato sta raggiungendo livelli surreali.
Ma non voglio dare a Lily la soddisfazione di vedermi sorridere. Deve capire che ha interrotto un momento importante, che si è comportata in maniera inopportuna alla situazione. Deve imparare a comportarsi bene. Non posso darle sempre ragione!
Reprimo la risata con un colpo di tosse.
Lei si alza in piedi e mi punta un dito a pochi centimetri dal naso.
- Ti ho visto sai? Stavi sorridendo! Ammettilo!
La osservo con uno dei miei sguardi indifferenti, ma lei parte alla carica e mi si butta addosso, cercando di farmi il solletico.
Una parte di me vorrebbe giocare, abbandonarsi a questo momento di pura spensieratezza, di voglia di vivere, di normalità. L’altra parte di me è ancora furibonda e insofferente, non è in alcun modo intenzionata a cedere ai giochi infantili di Lily.
Come sempre, mi trovo diviso nei miei desideri.
Nel corso della lotta riesco a bloccarle entrambi i polsi e, guardandola con serietà, le dico: - Smettila.
Lei si ritrae di scatto, come se si fosse appena scottata, e si siede nel posto di fronte a me. Inizia a sciogliersi la treccia, lasciando che i lunghissimi capelli le coprano gran parte del viso e si volta a guardare fuori dal finestrino coprendosi la bocca con una mano.
- Ero davvero preoccupata per te.
La sua voce è tagliente. Mi ricorda il tono che ha usato a inizio anno parlando di Potter, dopo tutto il casino successo con le selezioni di Quidditch. C’è amarezza, rabbia e delusione.
Ogni tentativo di leggerezza e allegria è svanito e la sua posa è così forzatamente rigida da sembrarmi surreale. Probabilmente dietro quella cortina di capelli sta piangendo.
Sento la mia coscienza venir artigliata dal senso di colpa.
Improvvisamente, tutta la rabbia che avevo verso di lei e mi sale la paura di perderla.
Ho paura che lei scompaia dalla mia vita e senza di lei sento che mi rimarrebbe ben poco.
Temo che lei possa allontanarmi come ha fatto con il fratello di Regulus, finendo col guardarmi con lo stesso disprezzo. Non riuscirei a convivere con il rifiuto dell’unica persona che ha visto e tenebre più buie del mio cuore.
- Lil…
- Lilian!!
Regulus entra nello scompartimento, la sua voce carica di entusiasmo e il suo viso radioso, momentaneamente dimentico della sua abituale indifferenza da Purosangue.
I suoi occhi si posano su di me e con un tono leggermente più composto aggiunge:
- Severus…- Lily si volta ancor di più verso il finestrino e con una mano strappa via delle lacrime – Vi ho cercati per tutto il treno, dove eravat…- improvvisamente realizza che c’è qualcosa di strano in quella scena, che l’atmosfera è pesante, che Lily non sta sorridendo né gli sta correndo incontro per abbracciarlo –Che è successo?
- Ciao, Rab… - la voce di Lily è un bisbiglio, si volta finalmente verso il nostro amico, la spessa coltre di disordinati capelli rossi le nasconde gran parte del viso.
Lui la studia per alcuni secondi, poi guarda me critico. Infine si siede al mio fianco. Lei torna a guardare fuori dal finestrino.
- Non voglio sapere che hai combinato… – bisbiglia, piegandosi su di me- …ma vedrai che ti perdonerà. Non so come o perché, ma ti perdona sempre tut…
- Vi sento sapete? – Lily punta i suoi occhi su di noi, due smeraldi arrossati, carichi di furia e rabbia. Dopo un secondo, in un vorticare furioso di fiamme, tutto scompare.
Un silenzio teso cala tra noi.
Regulus resta a fissarla insistentemente, come se volesse convincerla con il pensiero a guardarci. Ha un’espressione indispettita, quasi quella infantile di una bambino offeso per la mancanza di attenzioni della madre.
Io alterno sguardi a Regulus ad una dettagliata osservazione del pavimento.
- D-dunque…- la mia voce è roca. Ho la sensazione sgradevole, per qualche istante, di aver dimenticato come si fa a parlare – Lily mi ha detto che hai un nuovo gufo!
- Un gufo imperiale, precisamente… Un esemplare rarissimo, preciso, puntuale, efficiente nelle consegne, dai modi regali ed eleganti. Il degno compagno dell’erede della famiglia Black… L’ho chiamato Lord V…- ridacchio apertamente, lanciando uno sguardo a Lily che sembra non sentirci nemmeno.
- Non credi che Tu-sai-chi potrebbe non essere entusiasta nel sapere che hai dato ad un gufo il suo nome?
- Non un gufo qualsiasi. Un gufo imperiale. E’ diverso! – puntualizza – E comunque non mi permetterei mai di compiere un atto di vile servilismo come questo! Non so neanche come ti venga in mente! Mi riferivo a Lord Vladjn, l’inventore della Polisucco…
- Certo, mi pare ovvio… La tua ossessione per un certo maestro delle Arti Oscure, non c’entra nulla… - sogghigno, mentre lui alza un sopracciglio infastidito.
- Tu-sai-chi è troppo oltre, oltre ogni cosa, perché dei profani come noi possano attribuire il suo nome a oggetti o bestie, quando nemmeno le nostre bocche sono degne di pronunciarlo… - eccolo che riparte coi discorsi da invasato.
Lily si alza di scatto, i pugni stretti lungo i fianchi.
- Vado a cercare il carrello dei dolci, visto che voi siete così presi a esaltare il più grande assassino di tutti i tempi!
Regulus apre la bocca, scocciato, facendo il gesto di alzarsi per discutere, ma io sono più rapido di lui.
- Aspetta, Lily!
- Cosa? – si ferma con la mano sulla maniglia dello scomparto, ma non si volta.
Inizio a frugare nelle tasche del mio soprabito grigio, con Regulus in piedi accanto a me che mi osserva perplesso.
- Aspetta, solo un secondo… - lei tamburella col piede, impaziente – Dove diavolo l’ho messo…
- Non mi sembra opportuno che tu definisca Colui-che-non-deve-essere-nominato il più grande assass…
- Regulus, senti, non ho tempo da perdere coi tuoi…
- Ecco! – sventolo un sacchettino di velluto nero dall’aria logora. Agitandolo, le monete al suo interno tintinnano. Estraggo un galeone – Lily, se incontri la signora del carrello prendi tre piume di zucchero per tutti. Mi ero ripromesso di… Per noi tre… Che avete da fissarmi così?
- Da dove vengono quelli? – Lily punta un indice verso il denaro, come se si aspettasse di trovarci scritto il nome di qualcun altro.
- Non guardarmi così! Non li ho rubati! Li ho guadagnati! E se ti sbrighi a procurarti le piume di zucchero, spiegherò ad entrambi come intendo procurarmene altri. Avrei voluto parlarvene una volta arrivati, ma visto che siamo tutti qui…
Regulus mi mette una mano sulla spalla, scuotendo il capo.
- Siediti e raccontaci. Ho io dei dolci con cui intrattenerci… - con un gesto rapido recupera un sacchetto di Mielandia dalla borsa e, premendomi sulla spalla, ci fa accomodare, sedendosi alla mia sinistra vicino al finestrino.
Lily, che sembra improvvisamente sedata, prede posto accanto a me. Il suo colorito è cinereo.
Forse crede li abbia rubati a qualche nato babbano. Forse sospetta che vada in giro ad ammazzare Mezzosangue e Traditori del loro sangue per derubarli dei loro risparmi.
Forse ha questa opinione di me.
La osservo triste e lei, probabilmente sentendo il peso del mio sguardo, alza gli occhi su di me.
- Allora?
- Sì, ecco…- osservo per qualche istante il logo di Mielandia sul sacchetto che tengo in grembo - Allora, durante la permanenza di Bellatrix a casa mia…
- Bellatrix?!? – esclamano in coro Regulus e Lily.
- Sì, tua cugina… Durante…
- Sua cugina?
- Sì, Lily, Rab ci aveva parlato delle sue tre cugine… Allora, durante la permanenza di Bellatrix a casa mia…
- Permanenza?!? – esclamano nuovamente allo stesso tempo.
- Sì, più o meno…Non ha proprio dormito presso casa nostra…Diciamo che vi si smaterializzava a piacere…
- Ah, ecco, mi sembrava strano…- il tono di voce supponente di Regulus mi irrita.
- Allora, lei…
- Io continuo a non capire. Dove pernottava se durante la sua permanenza non ha dormito a casa vostra?
- Non lo so, Lily, ma se tu e Rab chiudeste il becco e smetteste di interrompermi, probabilmente potrei raccontarvi come sono andate le cose! – tacciono tutti e due, con espressione infastidita – Allora, Bellatrix era a casa mia quando sono tornato durante le vacanze. Sin dal primo giorno ha iniziato a richiedermi pozioni…
- Che tipo di pozioni? – Regulus fulmina Lily con uno sguardo. Io sbuffo.
- Pozioni di tutti i tipi: veleni, filtri d’amore, polisucco…
- In dieci giorni? – Regulus si sporge oltre la mia spalla per lanciare una penetrante occhiataccia a Lily.
- Puoi smetterla? E’ irritante! – la apostrofa, facendole alzare gli occhi al cielo. Mi volto anche io verso di lei, guardandola scocciato, inducendola così a sbuffare.
- In ogni caso, la polisucco verrà terminata da mia madre, io dovevo solo impostare la miscela di base… Credo volesse scoprire sin dove potrebbe arrivare il mio talento…
- Facendoti preparare veleni? – lancio verso Lily uno sguardo stizzito, mentre lei mi osserva crucciata.
- L’ha mandata Voi-sapete-chi – ci voltiamo contemporaneamente verso Regulus.
- Tutti sanno che mia cugina Bellatrix è una delle sue discepole predilette. L’avrà certamente inviata l’Oscuro Signore per reclutarti…
- Non vedo perché dovrebbe… - mi volto verso Lily con espressione irritata – Severus è un…
- Taci. – lei chiude la bocca e assume nuovamente quello sguardo ferito che mi costringe a sentirmi responsabile del suo dolore – Posso finire il mio racconto?
In tutta risposta, lei scuote i capelli in segno d’assenso e lui sbuffa.
- Allora, Bellatrix è venuta a casa mia, mi ha fatto preparare delle pozioni che poi si è portata via. Poco prima di andarsene, ha voluto “pagarmi” - faccio il gesto delle virgolette – con dei soldi per l’aiuto che le avevo dato… Così mi è venuta un’idea e…
- E…? Pensi di preparare qualche altra mistura per avvelenare qualcuno a Hogwarts per farne degli altri? – le lancio un’occhiataccia.
- No, ovviamente… Se la smettessi di interrompermi potrei spiegarti la mia idea!
- Se la smettessi di divagare io forse smetterei di farti domande…
- Se la smettessi di interromperlo, probabilmente arriverebbe al punto! – aggiunge Regulus protendendosi verso di lei.
- Anche tu ti sei intromesso… - Lily si sporge oltre a me e punta un dito verso Regulus.
- Per fare considerazioni sensate! – Rab si sporge verso di lei, irritato. Si fronteggiano come due titani, ormai dimentichi della mia presenza, immersi nel loro scontro verbale.
- Chi stabilisce quali considerazioni siano sensate e quali no? Tu?!?
- Tu no di certo… - infilo le braccia tra i loro corpi e mi faccio strada, rispingendoli verso il loro posto.
- Basta! Lily ha intuito bene, in qualche modo… Voglio preparare pozioni. Voglio investire questi soldi per comprare gli ingredienti. A Hogwarts è pieno di studenti ignoranti e incapaci disposti a pagare per questa o quella pozione. Per non parlare dei filtri d’amore o delle Polisucco, che possono sempre tornar utili… - dico tutto d’un fiato temendo un’ulteriore interruzione.
Piomba uno strano silenzio tra noi. Li osservo alternativamente, spostando il capo come se stessi guardando una partita di tennis. Entrambi sono ancora in parte protesi l’uno verso l’altro e hanno un’espressione sorpresa in viso. O meglio: Lily ha un’espressione palesemente sorpresa, con la bocca aperta in una piccola “o” e gli occhi sgranati, mentre Rab ha le labbra schiuse in una smorfia e gli occhi stretti in due fessure.
- Potrei preparare quelle più sospette nel bagno di Mirtilla Malcontenta e acquistare gli ingredienti dallo stesso rivenditore di mia madre. Potremmo farci un bel gruzzolo… Che ne pensate?
Lily scuote il capo.
- Non sono convinta. È molto pericoloso. Non possiamo controllare l’uso che i nostri compagni farebbero delle pozioni e se ci scoprissero…
- A me sembra una buona idea – Regulus parla con tono incisivo, appoggiando la schiena al sedile e congiungendo le mani in grembo – Un buon modo per esercitarci, dimostrare le nostre abilità di pozionisti, stringere alleanze e crearci un giro di conoscenze sia tra quelli che contano e comprano, sia tra i perdenti che rivendono… - lo guardo radioso, annuendo vigorosamente.
- Verremmo tutti espulsi se ci scoprissero a smerciare pozioni…- Lily è scura in viso e resta protesa verso di me. Mi poggia un mano sul ginocchio – Non voglio che tu finisca nei guai…
- Lo so, hai ragione, ma…
- Perché Lilian sei sempre disposta a infrangere regole quando si tratta del tuo interesse e invece sei così restia a collaborare quando si tratta del guadagno altrui? – un ghigno albeggia sul suo volto – Dov’è finito il famoso coraggio di voi Grifondoro?
- N-non è così… Io…- Lily sembra davvero ferita. Sposta la mano dal mio ginocchio e si ritrae sul suo sedile.
- Rab! Non è così! – forse. In effetti Lily corre dei rischi sempre per fare quello che vuole lei. Ma non mi ha mai costretto a fare niente. Osservo prima lui con aria severa e poi vado ad incontrare la gratitudine smeraldina che i suoi occhi mi trasmettono. No, non è così. – Non voglio costringerti a entrare in questo progetto, ma…
- Ma senza di te naufragherebbe tutto. – Regulus torna ad appoggiarsi allo schienale. Guarda fuori dal finestrino e, senza voltarsi verso di noi, torna a parlare con il suo tono strascicato – Tra noi, sei l’unica che è in buoni rapporti con membri di tutte le case della scuola… - annuisco sorpreso. Regulus ha capito tutto, senza che avessi bisogno di parlare.
- Non conosco nessuno dotato delle tue stesse capacità di persuasione…
Lily mi guarda sospirando. Un lungo ciuffo di capelli le copre metà del viso.
Estraggo la bacchetta e la agito verso di lei.
- Entanglo!
Lei fa un piccolo sorriso, sollevando solo un pochino gli angoli della bocca e portandosi una mano alla treccia.
- Mi piacciono di più quelle che mi fai tu… A me non vengono mai così – dice senza guardarmi, osservando lo stretto intreccio dei suoi capelli.
- Divideremmo equamente i guadagni… Se entrassi in affari con noi, potresti vigilare meglio che nessuno dei due combini qualche casino. Inoltre coi soldi potresti comprarti una scopa tutta tua…- lei alza lo sguardo, lampeggiante.
Ho detto le parole magiche. Le sorrido timidamente e lei mi ricambia con calore.
Come ho fatto a restare arrabbiato con lei tanto a lungo? Quando mi guarda così torno a sentirmi umano.
- Io – la voce di Regullus è infinitamente strascicata e snob - non ho bisogno della mia parte di guadagni, spero ve lo ricordiate…
Scoppiamo a ridere. Sono leggero.
 
Fu così che ci mettemmo in società e iniziammo a smerciare, segretamente, pozioni di ogni tipo agli studenti bisognosi.
Fu anche così che entrammo in concorrenza con lo spaccio in nero di prodotti di ogni genere offerto dai Malandrini, cui si era rivolta anche Lily per il nostro festino.
Fu così che iniziò uno dei periodi più assurdi, divertenti e frenetici della mia vita.
Mi fa male pensare che, meno di due anni dopo, tra noi le dinamiche sarebbero tanto cambiate fino a portarmi a diventare l’uomo afflitto che sono oggi.
 
- Serve un nome in codice anche per te…- Lily è seduta sul prato, con le dita dei piedi strettamente intrecciate ai file d’erba. Alza gli occhi dalla pergamena poggiata sulle sue ginocchia, su cui stava calcolando i guadagni dell’ultima settimana e si infila la piuma dietro l’orecchio.
Regulus, seduto accanto a lei, alza lo sguardo per qualche istante dalle pagine del “Cavillo” e ghigna poco prima di tornare ad immergersi nella lettura.
- Sono assolutamente d’accordo con te, Lilian... – dice con il suo solito tono strascicato.
- Cosa?!? – poso momentaneamente il libro di pozioni avanzate, aperto a metà sull’erba.
- Bè, sulle nostre carte – indica la pergamena - Regulus è Rab, io sono Lady Lilian – storce ancora la bocca pronunciando quel nome che il giovane rampollo Black si è ostinato a propinarle - e tu?
- Sev…? – dico stringendomi nelle spalle.
- Mmmm… Serve qualcosa di più imponente! E che renda difficile identificarti! Non vogliamo che nessun professore o prefetto spione possa risalire a noi.
- Ma tu non hai un soprannome che ti aiuti a tenere segreta la tua identità…- dico guardandola confuso.
- Non un soprannome, un nome in codice. E comunque nel mio caso è normale: io mi occupo delle pubbliche relazioni, i ragazzi devono sapere più o meno chi è opportuno contattare…
- Ma tutti sanno che noi tre giriamo insieme, se prendessero te sarebbe ovvio che anche noi siamo coinvolti…
- Ma sui registri, se mai dovessero venir trovati e decifrati, non deve comparire il tuo nome!
Storco la bocca e la guardo negli occhi per qualche secondo.
Oggi la luce gioca coi riflessi ramati dei suoi capelli, insolitamente sciolti nonostante la calura. Forse lo ha fatto per Regulus, che pare divertirsi a giocarci. Proprio in quel momento lui alza lo sguardo dalla sua rivista e mi osserva sospirando. Le siede infinitamente vicino, lasciando che le loro spalle e braccia si sfiorino. Allunga una mano dietro la sua schiena e si arrotola una ciocca di capelli sul dito. Lei non se ne accorge, ma le lancia un’occhiata penetrante.
- Ma…- Regulus sbuffa, facendo volare per aria alcune delle ciocche scure che gli coprono il naso.
- Severus, Lilian sta cercando un modo per proteggerti, possibile che non ci arrivi? – Rab alza nuovamente lo sguardo dal suo giornale e mi osserva come se fossi un bambino – Comunque ho una proposta… - guarda con complicità Lily.
- Anche io…
- Prima le signore…. – lei ridacchia in una maniera davvero stupida.
- Lord S – Regulus storce il naso.
- E’ un nome da gufo. Severus è una persona… Io pensavo a qualcosa tipo “Il principe”…
- Il principe? Severus? – lei ride divertita, dandogli una leggera spinta con la spalla.
- Vi ricordo che sono ancora qui… Non potrei scegliermelo da solo il sopran… il nome in codice?
- Certo che no! – dicono in coro. Poi si rivolgono uno sguardo complice e, mentre Lily scoppia a ridere, lui fa quella sua tipica espressione sghemba che, per noi che lo conosciamo, coincide ad un sorriso divertito.
Si guardano negli occhi per qualche istante e ho l’impressione che Regulus stia patendo la calura estiva più del solito, perché arrossisce. Poi lei afferra il mio libro con gesto veloce della mano.
- Ho trovato! – si sfila la penna dall’orecchio e scribacchia qualcosa nella prima pagina.
Regulus osserva la penna tracciare i segni sul foglio da sopra la sua spalla e ghigna malevolo.
- Mi sembra perfetto! – dice, facendo un cenno con il capo a Lily affinchè mi porga il libro.
Osservo la scritta sulle pagine ingiallite e sospiro:
 
“Questo libro appartiene al Principe Sanguemisto*”
 
* Da questo punto in poi adotterò questa parola Sanguemisto per riferirmi ai maghi che hanno almeno un genitore babbano e mentre Mezzosangue, come insulto per indicare i nati babbani. So che Mudblood in italiano è stato reso nelle ultime edizioni come “sanguesporco”, ma lo trovo inascoltabile e quindi vorrei adottare un lessico diverso nella mia versione. Siate pazienti!

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Capitolo 14
*** Licantropi ***


 
4.1
 
Il terzo anno ad Hogwarts fu per me ricco di avvenimenti e di svolte positive.
Il mio rapporto con Lily aveva raggiunto un equilibrio e una profondità nuovi, ma molto appaganti.
Avevo avviato un’attività di commercio di pozioni molto redditizia. Ai tempi questo non mi creava alcuno scrupolo morale, dato che mi ostinavo a ritenerla piuttosto legale, un reciproco scambio di favori tra studenti in difficoltà. Oggi, se scoprissi uno dei miei studenti a fare quello che io, Lily e Rab facevamo nei bagni di Mirtilla Malcoltenta, proporrei la sua espulsione immediata. Anche se forse, di questi tempi, coi Carrow al potere, preparare pozioni in un bagno è l’ultimo degli errori che verrebbe punito a Hogwarts.
Avevo anche aderito al Club dei duellanti di Prewett, dove avevo iniziato ad affinare le mie abilità di duellante ed ero entrato in contatto con una branca della magia a me sino ad allora sconosciuta.
Oltre a questo, è fondamentale ricordare della mia amicizia con Regulus, il primo cui avevo rivelato delle mie origini e che mi aveva accettato.
Regulus e la sua presenza nei miei ricordi del terzo anno è sicuramente una delle cose migliori cui sento di potermi aggrappare nei giorni più bui. Mi manca terribilmente quel sorriso sghembo che faceva ogni volta che trovava qualcosa di molto divertente e il suo modo di dire gradi e profonde verità con un tono di voce profondamente snob e strascicato.
Quello fu soprattutto l’anno in cui sentii che il rapporto con mia madre si stava rinsaldando. O almeno così mi piaceva illudermi.
In quell’anno, tuttavia, c’erano stati anche degli incontri sgraditi. Benchè ai tempi non fossi ancora certo di poter catalogare la conoscenza di Bellatrix tra le persone sgradite, sicuramente quello fu l’anno in cui la mia rivalità coi Malandrini vide la sua nascita.
Sirius Black, probabilmente, mi reputava responsabile della fine della sua amicizia con Lily e aveva scelto di prendermi di mira. Se in precedenza tra noi c’era stata sempre una semplice reciproca antipatia, dopo quelle dannate selezioni di Quidditch ero diventato il principale obiettivo dei suoi scherzi. Benchè possa capire cosa spingesse Black ad agire così nei miei confronti, non ho mai compreso cosa muovesse Potter a divertirsi nel vedermi soffrire. Remus, ora lo so, probabilmente si sentiva in debito verso di loro che lo avevano accettato. Infine, a muovere l’ultimo dei Malandrini, era una smodata brama di accettazione e realizzazione e il terrore di finire emarginato come il suo animo corrotto avrebbe meritato. Di Minus mi fa orrore anche il solo ricordo. La forzata convivenza che ci ha uniti, mi ha reso quell’individuo, responsabile della morte della mia Lily, ancor più inviso. Se un grande piano non avesse tirato le fila del mio agire e gli errori passati non mi avessero insegnato il valore della pazienza, avrei volentieri fatto sfoggio di tutte le mie conoscenze su veleni e torture.
Ad ogni modo, trascorsi tutto il terzo anno ad ascoltare in silenzio i loro dispetti, a cercare di evitare i loro incantesimi e a controllare il contenuto di quello che bevevo in sala Grande.
Ricordo che una volta aggiunsero della coda di ratto alla pozione rinvigorente che stavo preparando e mi fecero esplodere il calderone in faccia. Fortunatamente Lumacorno capì che non era una mia responsabilità e tolse unicamente punti a Grifondoro, ma dover scrivere a mia madre per chiederle un calderone nuovo non fu divertente. Verso la fine dell’anno riuscirono a preparare non so come una potentissima pozione scivolante, a causa della quale dovetti rimanere legato al letto dell’infermeria per alcuni giorni, perché non riuscivo né a camminare, né a toccare oggetti, né a indossare abiti senza che questi mi scivolassero naturalmente via. Le prime ore di questo incantesimo furono decisamente umilianti.
Questo accanirsi su di me, mi portò inevitabilmente a spostare la mia attenzione su di loro. Fu così che iniziai a notare gli strani comportamenti di Remus e le sue periodiche sparizioni.
Inizialmente pensai che il malumore e l’aggressività che manifestava in certi periodi fossero legati a un tratto caratteriale che lo portava ad accumulare la rabbia e a farla esplodere nei momenti di maggiore stress. Poi, però, notai che i suoi “scoppi” precedevano sempre di pochi giorni i periodi di malattia in cui era costretto a non frequentare le lezioni a causa di periodiche malattie.
Verso la fine dell’anno, iniziai a realizzare che trascorrevano intervalli regolari tra un periodo di malattia e aggressività e uno di salute e pacatezza. Coincidevano precisamente con le fasi lunari.
Iniziai così a documentarmi sui lupi mannari e mi resi conto che tutti i sintomi e i segnali coincidevano.
Quando comunicai i miei sospetti a Lily e Regulus ottenni, come sempre, due reazioni opposte e complementari. Lei sosteneva di capire perfettamente le ragioni della mia antipatia verso i Malandrini e che il loro comportamento era effettivamente assolutamente deprecabile, ma che da lì all’avere effettivamente un lupo mannaro in classe c’era una gran differenza. Inoltre, malgrado lei e Remus non fossero particolarmente intimi, Lily aveva una grande stima di lui, che riteneva l’unico assennato e rispettabile del quartetto. Si ostinava a ripetere che Silente non avrebbe mai permesso a qualcuno o qualcosa di mettere a repentaglio la vita dei suoi studenti. Mi chiedo se anche oggi parlerebbe così, sapendo tutti gli orrendi rischi e prove che quel vecchio folle ha scelto di far intraprendere a suo figlio.
Regulus, dall’altra parte, rimase molto impressionato dalle mie congetture e concordò con me che ogni pezzo quadrava alla perfezione. Probabilmente non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura, ma da come guardava ogni tanto al tavolo dei Grifondoro era palese che fosse preoccupato per la salute di suo fratello, alla luce di simili frequentazioni. Sostenne che poteva trattarsi di un complotto per trasformare gradualmente tutti gli studenti in lupi mannari. Lily ogni volta che partiva con i suoi discorsi da complottista paranoico gli rideva in faccia e gli tirava una spallata affettuosa. Quelli erano anni pieni di calore e complicità, in cui un’opinione diversa non poteva compromettere in alcun modo il legame che ci univa saldamente.
 
Al termine del mio terzo anno mi ripromisi che durante l’estate mi sarei documentato il più possibile sull’argomento licantropi e che una volta tornato a Hogwarts avrei fatto definitivamente chiarezza sulla vicenda. Quando comunicai la cosa ai miei due amici, sul treno di ritorno ottenni la promessa di Regulus di cercare tra le librerie di casa sua qualche testo sull’argomento e quella di Lily ti prendermi a martellate con il volume di Antiche Rune se anche solo ci avessi provato.
Al mio rientro, tuttavia, trovai nuovamente l’ammaliante figura di Bellatrix ad attendermi nello scantinato e passai i successivi tre mesi a preparare misture di ogni tipo.
Ingrediente dopo ingrediente sentivo la mia anima precipitare sempre più verso il baratro delle Arti Oscure e sempre meno ritenevo possibile sottrarmi a quel destino. Mia madre, che aveva in parte rinunciato all’obiettivo di fare bella impressione su Bellatrix e che girava per casa con occhi vacui e l’alito alcolico, ogni tanto mi osservava, improvvisamente lucida, colma di un misto di gratitudine e apprensione.
Fortunatamente la presenza della mia splendida aguzzina non fu pervasiva come durante le vacanze di Pasqua e potei trovare il tempo e il modo di scrivere a Regulus messaggi relativamente cifrati che avrebbe dovuto far pervenire a Lily.
Lei durante quell’estate mi mancò più dell’aria. Non poter avere nemmeno un pomeriggio, sdraiati lungo le rive del fiume o seduti in cima alla collina sotto un grande albero, fu come privarmi della mia annuale ricarica energetica. Non ebbi piena consapevolezza del bisogno che avevo di perdermi periodicamente negli occhi di Lily, fino a quell’estate.
Ovviamente, la scoperta di questa mia dipendenza dall’affetto di qualcun altro mi spaventò mortalmente.
 
Avanzo lungo il binario 9 e ¾ a passo lento, sentendo tutto il peso del mio corpo e ascoltando i rumori della vita scolastica che ricomincia.
Mi volto indietro per fare un cenno di saluto a Bellatrix che mi ha portato qui con una materializzazione congiunta, ma noto con disappunto che lei non ha nemmeno attraversato la barriera magica.
Ne approfitto per sciogliermi la lunga treccia che mia madre ha nuovamente insistito per fare. Stamattina non si è alzata in tempo e non ha potuto accompagnarmi, anche se sono certo che avrebbe voluto. Probabilmente non si è accorta di aver esagerato tanto con i sorsi da quella sua fiaschetta senza fondo.
Mi guardo attorno con circospezione, studiando i volti dei pochi studenti già arrivati. Vedo alcuni più giovani abbracciare emozionati i genitori, altri più grandi litigare con essi per una scopa e altri che già battono pacche di saluto sulle spalle degli amici, mentre crocchie di madri e padri parlano sommessamente stringendo tra i pugni un giornale.
Colui-che-non-deve-essere-nominato ha compiuto una grossa strage nella redazione di un giornale, gestito da nati babbani e traditori del proprio sangue. Sono morti 15 maghi e almeno il doppio sono rimasti feriti. Il Ministero sostiene di avere la situazione sotto controllo, ma continuano a succedersi morti e sparizioni misteriose. E le campagne di promozione della professione di Auror sono state incrementate a dismisura. Me ne accorgo persino io che ho passato gli ultimi tre mesi chiuso in uno scantinato.
Mi guardo attorno inquieto, ignorando i grossi manifestati di giovani maghi sorridenti che ammiccano alla scritta “Unisciti anche tu al Dipartimento Auror per rendere la tua giornata più sicura!”.
Ho paura di vederla.
Ho paura che lei non riesca a farmi tornare quello che ero prima.
Ho paura che lei in questi tre mesi si sia dimenticata di me.
Ho paura di questa mia voglia di stare con lei sempre.
Ho paura di intimorirla.
Ho paura che quest’estate Regulus abbia preso il mio posto.
Ho paura che lei si sia accorta che ci sono persone capaci di donarle molto di più.
Ho paura di quello che mi accadrebbe se dovessi perderla.
Trascino il mio baule in uno scomparto ancora vuoto e resto a fissare la banchina. Osservo l’arrivo dei fratelli Black guidati dal loro orrendo elfo domestico. Sirius, non appena si orienta prende il suo baule e la gabbia del suo rapace e si allontana dagli altri due senza nemmeno voltarsi. Per qualche istante scorgo sul volto di Regulus tutto il rammarico per questo gesto, ma tutto scompare prima che io possa averne la certezza.
Osservo Rab parlare per qualche istante con la creaturina dalle larghe orecchie penzolanti. Sul suo viso c’è un’espressione nuova. Ha abbandonato in parte l’atteggiamento altezzoso e sembra quasi rilassato. Sorride imbarazzato mentre saluta l’elfo, prima che questi si diriga coi bagagli verso il treno. Inizia a guardarsi attorno con circospezione. Forse mi sta cercando.
Poco dopo, dalla muro di mattoni, spunta Lily con il carrello pieno e Martha che le corre dietro borbottando. Si osserva cautamente attorno e nota ben presto Regulus, che le va incontro celando malamente un’espressione raggiante.
Lei cammina verso di lui, senza fretta e lo stringe in vita. Vedendoli insieme realizzo che Regulus deve essere cresciuto di altri dieci centimetri almeno. Lui, che ora la super di quasi un paio di teste, le dà alcune pacche sulla testa e dice qualcosa che la fa allontanare con aria fintamente offesa. Poco dopo scoppia a ridere e lui le fa il suo solito sorrisino sghembo.
Mi sento ardere di rabbia.
Sono stato escluso.
Mi ha sostituito.
Lui ha rubato ciò che era mio di diritto.
Io li ho fatti conoscere, io li ho messi insieme, non si sarebbero mai nemmeno parlati se non ci fossi stato io e lo stesso ora sono io a essere di troppo.
Stringo le labbra e distolgo lo sguardo.
Forse è meglio così. Forse non ho bisogno di loro, della loro collaborazione, dei loro stupidi nomi in codice e del loro parlarmi alle spalle.
Di questo sono sicuro, avranno trascorso tutta l’estate a discutere di quanto sventurato io sia stato, costretto a restare rinchiuso in uno scantinato a preparare ininterrottamente pozioni dal dubbio utilizzo, mentre mia madre progressivamente si lasciava andare.
Avranno parlato anche del fatto che sono il disgraziato figlio di un’alcolizzata? Ne avranno riso, o peggio: avranno avuto compassione di me?
Avrò fatto loro pena, mentre si scambiavano quotidianamente lettere, fitte di parole e sorrisi, restando comodi nei loro letti, al calduccio nei loro giacigli?
Lui avrà annusato il profumo di lei tra le pagine di pergamena ingiallite?
Si saranno scritti la storia della loro vita, conoscendosi un pezzo alla volta e scoprendosi vicini?
Probabilmente avranno dimenticato che sono stato io, io soltanto a farli incontrare.
La porta dello scompartimento si apre, rivelando l’alta figura di Regulus con in mano la gabbia di Lord V. Senza salutarmi si volta verso una figura nel corridoio e muovendo energicamente il braccio per invitarla a raggiungerci, esclama: - Te lo avevo detto che era qui! L’avevo intravisto dai binari!
Poi si volta verso di me e mi punta addosso i suoi penetranti occhi, tanto simili a quelli di sua cugina Bellatrix,
- Che fai, ti nascondi da noi, Severus? – senza troppa fatica deposita Lord V nella cappelliera e torna a guardarmi – Hai forse paura? – stringo la mascella e lo osservo, cercando di sfoderare il mio miglior sguardo impassibile, nonostante dentro mi ribolla il sangue.
- Te l’ho già detto: quando si tratta di lei, non sei in grado di nascondere le tue emozioni…- prende posto davanti a me e accavalla le gambe, ghignando.
Dal corridoio arriva il rumore di passi affrettati e pochi secondi dopo Lily spalanca la porta scorrevole dello scomparto con un tonfo e punta i suoi occhi su di me.
- Severus! - un largo sorriso le si allarga sul viso.
Non oso incontrare i suoi occhi. La sua voce è così calda e familiare che scioglie, nel semplice pronunciare il mio nome, alcuni nodi. Sento un groppo stringermi la gola. Vorrei piangere tanto sono felice di vederla. Vorrei alzarmi e stringerla forte e respirare odore di biscotti alle mele e ricordarmi cosa significa essere spensierati e non sapere quali sono gli ingredienti di una pozione a esplosione ritardata.
Serro i pugni e guardo fuori dal finestrino, timoroso che lei possa vedere i miei occhi lucidi.
- Ciao, Lilian…
Lei trattiene il respiro e in un sussurro bisbiglia: - Oh… - mentre prende posto accanto a Regulus, che emette un sonoro sbuffo.
 
Un volta arrivato a Hogwarts mi accorsi che le cose non sarebbero più potute essere quelle di prima. Lo scambio epistolare fitto di quell’estate aveva notevolmente unito i miei amici, cosa che mi rendeva spesso difficoltoso passare il mio tempo con loro. Ero pervaso da un’irritazione cui allora non sapevo dare nome, ma che oggi riconosco come gelosia.
Il mio umore, in verità, era molto variabile: passavo da momenti di totale e ostile mutismo, ad altri di giovale complicità. Lily cercava continuamente di sdrammatizzare la situazione e di accendere il mio buonumore, mentre Regulus si limitava ad una serie di commenti sprezzanti ogni qualvolta mi dimostrassi intrattabile.
Se ci ripenso provo tantissima amarezza per aver sprecato tanto tempo a crogiolarmi nel mio malumore. Ci sono così tante cose che io, Lily e Rab avremmo voluto fare insieme.
In questi mie momenti di misantropia, investivo molti pomeriggi solitari nel bagno di Mirtilla a mescolare nei miei calderoni, leggendo i libri sui licantropi che non avevo avuto il tempo di approfondire quell’estate e rimuginavo pensieri cupi su Lily, Regulus, Bellatrix, mia madre e il mio futuro.
 
Siedo per terra, con le gambe incrociate ed un libro sgualcito della biblioteca adagiato su di esse. Accanto a me, sul gabinetto, sobbolle un calderone di Polisucco. Una scatola di legno dagli intagli pregiati, giace aperta poco distante da lì. In questa piccolo scrigno sono riposti accuratamente tutti i nostri ingredienti, le pozioni, le ricevute, i registri con le prenotazioni e le spese e anche parte dei nostri guadagni.
Lily l’ha incantata con un incantesimo estensivo irriconoscibile ed è praticamente senza fondo.
Non contenta di aver fatto efficacemente una magia tanto difficile, ha insistito per modificarne gli intarsi che prima riportavano lo stemma dei Black. Così il coperchio della scatola ora reca la scritta “Peb”, che a quanto sostiene Lily in qualche dialetto cinese significa tre. Quando l’ha scoperto era talmente compiaciuta che i nostri tre nomi insieme avessero in significato simile da riuscire a contagiare persino me con il suo buon umore. Intorno alla scritta, ovviamente, ha dovuto aggiungere alcuni bassorilievi che rappresentano simbolicamente gli stemmi delle nostre famiglie. Non avendo lei uno stemma cui fare riferimento si è divertita ad aggiungere gigli e motivi floreali che uniti alla morte incappucciata della mia famiglia e ai lupi dei Black aveva qualcosa ti tragicomico.
Sospiro voltando pagina.
Tra pochi giorni sarà pronto il nostro secondo calderone di Polisucco, col quale racimoleremo una bella somma. Sogghigno pensando a tutti gli ingredienti e ai libri che potrò comprare durante la prossima gita a Hogsmeade.
Mi metto più comodo, poggiando la schiena alla parete dell’angusto bagnetto, godendo dell’insolita assenza di Mirtilla e dei suoi abituali allagamenti, e allungo una mano per prendere l’orologio da taschino “gentilmente” donato da Regulus alla nostra causa. Lo stemma dei Black mi luccica davanti agli occhi, prima che io prema il pulsante di apertura e noti che è tempo di compiere i dieci giri a sinistra di oggi.
Mi alzo, facendo cigolare sinistramente le mie giunture e appello il mestolo che giaceva sul fondo della scatola delle pozioni.
Mi chiedo dove siano Lily e Regulus.
Probabilmente a parlare di qualche libro babbano o a passeggiare come due meravigliosi migliori amici in qualche corridoio del castello.
Sbuffo.
Spero almeno che Lily non abbia preso alcun appuntamento per oggi. Detesto trattare coi suoi amichetti, tutti a elemosinare pozioni per evitare l’ennesimo Troll in Pozioni o per essere ammessi nel Luma Club e corteggiare quell’oca di Artemis Tyrell. Sono tutti a sbavarle dietro solo perché è una bionda Purosangue, figlia del Ministro degli Esteri. Non mi spiego come possa far parte del Luma Club una la cui massima preoccupazione è di che colore mettere lo smalto.
Sfoglio distrattamente l’agenda degli appuntamenti per il ritiro delle pozioni e noto con orrore che la scrittura minuta di Lily ha segnato un incontro con un certo “Coda”, che dovrebbe passare a ritirare un boccetta da 200 ml. Dal colore della penna usata, rosso, intuisco che si tratta di un Grifondoro e dalla piccola stella lampeggiante accanto a quel nome intuisco che si tratta di una pozione rinvigorente.
- C’è nessuno? Evans? – il cigolare della porta e il sussurrare incerto mi distoglie dalla mia pozione.
Impreco mentalmente contro Lily che se ne sta in giro a spassarsela con Regulus invece di fare il suo dovere di volto dell’azienda qui.
- Evans, sono Minus… Sono qui per…B-bè, tu sai cosa…
Alzo gli occhi al cielo. Persino con uno di quei sporchi Malandrini facciamo affari. Sono tentato da non prendere i suoi sporchi soldi e di abbandonarlo al suo Troll. Poi mi ricordo della copia di “Licantropi e altre creature degli inferi: storia attraverso i secoli della loro sottomissione” che mi aspetta da troppo tempo in libreria e apro lentamente la porta cigolante.
 
Lily aveva preparato anche alcune maschere da indossare in queste occasioni, ma dopo la terza volta che avevamo provato a indossarle, venendo comunque sgamati nelle nostre identità segrete, avevamo rinunciato alla cosa.
Dopo tutto, Rab era sin troppo riconoscibile essendo uno dei ragazzi più alti della scuola e Lily di solito offriva i nostri prodotti ad amici e conoscenti, esponendosi in prima persona. Inoltre non c’era nessuno a Hogwarts che non fosse a conoscenza della strana amicizia che legava noi tre.
In ogni caso, malgrado anche le nostre identità segrete fossero saltate, era sempre stata Lily ad occuparsi del pubblico, perché le poche volte che io e Regulus avevamo provato a negoziare la vendita dei prodotti avevano finito col compromettere interi gruppi di clienti.
Avevamo, invece, scoperto che Rab aveva uno straordinario talento per trattare coi commercianti e i venditori del mercato nero, nei quali incuteva un timore reverenziale e dai quali riusciva ad ottenere sempre i prezzi migliori.
Avevamo dunque finito col suddividerci i compiti in base ai nostri talenti, ma, benchè sia Lily che Rab fossero ottimi pozionisti, ero io a occuparmi della preparazione della maggior parte delle pozioni, sfruttando così la mia tendenza di quel periodo ad isolarmi.
 
- Minus…
- Mocciosus! Dov’è la Evans? – la faccia grassoccia si dilata per la sorpresa, facendo sparire i suoi occhietti porcini dietro un’espressione indagatrice che riesce solo a farlo sembrare più stupido.
- Non l’ho mangiata. Oggi ci sono io…
Lui serra le labbra sottili e mi studia guardingo per qualche secondo. Io lo osservo con un’espressione tra l’insofferente e il vittoriosa. Finalmente la resa dei conti, in cui sarò io ad avere il controllo. Io sono l’abile pozionista e lui è lo studente disperato.
Lui si scava in una tasca e ne estrae alcuni zellini, che mi porge senza proferir parola.
- Mi dispiace Minus, ma alla luce della forte richiesta di pozioni rinvigorenti e della penuria di radice di Baobab australiano, c’è stato un piccolo rincaro nei prezzi…- dico con voce strascicata.
Lui mi studia a lungo, come se non avesse afferrato il senso delle mie parole, poi, improvvisamente, si infila gli zellini nella tasca da cui li ha estratti e inizia a torcersi il bavero della camicia con una mano. Quando si decide a parlare, la sua voce è piena di vergogna.
- Quanto vuoi, Mocciosus?
Lo guardo per qualche istante, soppesando le parole e contando mentalmente quanto mi servirebbe per comprare quella polvere di crini di unicorno. Assaporo questo istante in cui sono io ad avere i controllo su di lui, in cui è lui quello in difetto.
- Dieci galeoni – dico con tono strascicato. Lui strabuzza gli occhietti e serra i pugni lungo i fianchi.
- C-c-cosa?!?! Dieci galeoni? Con la Evans ci eravamo accordati per 30 z-zellini!
Sogghigno. Esattamente come mi aspettavo.
- Sono certo che il vecchio Luma chiuderà un occhio se domani non gli consegnerai la tua pozione. Oppure puoi provare a prepararla da solo entro stasera – sorrido gelido, mentre lui stringe i pugni lungo i fianchi – Anche se nel caso dovrai spiegarmi come sei riuscito a realizzare in un pomeriggio una pozione che richiede due giorni di ebollizione…
Resta in silenzio, respirando affannosamente e colorandosi di un rosso sempre più intenso.
Ad un certo punto lo vedo muovere le dita grassocce e intuisco che sta contando usando le dita. Che ragazzetto patetico! Alla sua età non è ancora capace di fare i conti a mente.
Alza, infine, il capo, dopo alcuni minuti di confabulazioni mentali e borbottii. Nei suoi occhietti cisposi e lucidi scorgo la rabbia e l’odio.
- Non li ho dieci galeoni.
Per una volta mi sento potente. Dopo un anno riesco ad avere la mia vendetta. Finalmente io ho il potere di distruggere uno dei miei aguzzini. Certo, mettere in ginocchio anche Black e Potter mi avrebbe dato molta più soddisfazione, ma per questa volta mi dovrò accontentare.
- Potresti farti aiutare dal tuo caro Lupin allora… Ma aspetta… Lui in questo periodo del mese è malato… – calco su quest’ultima parola e lo osservo sussultare. Un’idea contorta si fa spazio nella mia mente. Lui mi osserva tremante di rabbia, improvvisamente impotente senza i suoi amici a spalleggiarlo e proteggerlo.
Realizzo qualcosa che probabilmente Regulus e Lily avrebbero intuito da tempo.
- Ma i tuoi amichetti non sanno niente di questa tua visitina ai Peb, vero? Non approverebbero un comportamento tanto sleale. Marinare le lezioni, scopiazzarvi tra voi i compiti, infrangere tutte le leggi della scuola è accettabile, ma non comprare pozioni già fatte da uno sporco Serpeverde, non è così?
- T-taci…N-n-non s-sai n-n-niente t-tu! – la comparsa progressiva della balbuzie mi conferma nuovamente il controllo che posso esercitare su di lui e mi fa sentire ancor più potente.
- E tu non vuoi deludere i tuoi amichetti, non vuoi che loro vedano che sei così spaventato da un Troll in pozioni da essere pronto a mettere da parte l’orgoglio Grifondoro e la lealtà alla vostra nobile casa – rido sadico e gongolante. Lui si fa rosso in viso e i suoi occhietti scompaiono in due piccole fessure.
- S-sta z-zitto!
- Non ti senti più tanto forte da solo, sbaglio? Qui, senza i tuoi amici a spalleggiarti, senza di loro che sono innegabilmente quelli dotati, quelli carismatici, quelli con nobili origini, quelli creativi, quelli con una marcia in più, quelli in confronto ai quali tu sbiadisci – lui non mi guarda, scuotendo il capo furiosamente, mentre io mi stupisco di sentire la mia voce sempre più calda e ammaliante - Sono loro quelli forti. Tu, qui, tutto solo, non sei altro un ratto debole e pronto ad essere schiacciato…
Estrae la bacchetta e me la punta contro, con mano tremante. Lo osservo impassibile. Uno come Peter Minus non riuscirebbe a fare un incantesimo degno di questo nome nemmeno sotto Maledizione Imperius.
- Riponi la bacchetta, Minus. Non vorrei doverti fare del male – lui, profondamente ferito, carica il braccio all’indietro, pronto a lanciarmi qualche stupida fattura, che sembra non aver ancora deciso – Ho un patto da proporti. Un patto tra maghi – lui tiene la bacchetta alzata, con il braccio grassoccio teso e mi osserva perplesso.
- Un patto? – annuisco estraendo la bacchetta.
- Sì, un patto tra maghi. Io prenderò i tuoi 30 zellini, per questa volta. Ma tu dovrai fare qualcosa per me…
Lui mi osserva spaventato.
- Nulla di grave o impegnativo… Voglio solo sapere dove andate e cosa fate tu e i tuoi amici quando uscite di notte…
Lui dilata gli occhietti e perde il livore del viso. Lentamente si decide ad abbassare il braccio e a respirare.
- N-n-non s-s-so di c-che p-parli…
- Lo sai benissimo e stai anche meditando di fornirmi le informazioni che desidero – lui abbassa lo sguardo, sorpreso da quella vergognosa verità – Capisco che decidere di tradire tutti i tuoi amici sia una scelta che richieda tempo per riflettere, per cui ti concedo sino a domattina per decidere. Se deciderai di pagare la rinvigorente con qualche piccola informazione, domattina mandami un gufo con quello che chiedo e ti farò trovare la pozione sul banco…
- C-chi mi dice che r-rispetterai la tua p-p-parte di p-p-patto?
Alzo gli occhi al cielo. Questo ragazzetto è più idiota di un babbano!
- E’ un patto tra maghi, idiota! – estraggo la bacchetta, inducendolo a ritrarsi spaventato. La agito e mormoro l’incanto paternus. Lui mi osserva pallido, mentre un filo dorato esce dalla mia bacchetta e si lega prima attorno al suo collo e poi intorno al mio – Se tu domani deciderai di darmi le informazioni, io dovrò fornirti la pozione. Se uno di noi dovesse tradire questo patto, resterà senza voce per un mese. Quindi io dovrò darti la pozione e tu dovrai darmi le informazioni esatte. Se mentirai, l’incantesimo ti priverà della voce esattamente come farà con me se ti fornirò la pozione sbagliata…
Lui mi osserva spaventato e impotente.
- E se dovessi rifiutare?
- Niente pozione per te e un Troll assicurato – sorrido gelido, pregustando il “te l’avevo detto” con cui potrò finalmente rimbeccare Lily sulla questione licantropi.
 
*
 
Un grosso gufo grigio scuro, dagli occhi neri contornati di un piumaggio d’oro lascia cadere una pergamena nel piatto della mia colazione e, senza soffermarsi oltre, vola via.
Regulus mi osserva col cucchiaio a mezz’aria e con accanto alla tazza giace ripiegato l’ormai immancabile Cavillo.
- Che…? – osserva il volatile allontanarsi e poi posa i suoi occhi argentei su di me.
Scaccio le sue domande silenziose con una mano.
Questa missione è solo mia. Solo io la porterò a termine. Raccoglierò delle prove della vera identità di Remus Lupin e dei suoi allegri complici. 
Io sarò l’eroe della scuola.
Io salverò Hogwarts da questa minaccia oscura.
Io solo avrò indagato e svelato questo mistero.
Senza l’aiuto di nessuno, contando solo sul mio coraggio e il mio talento con la bacchetta, svelerò la vera natura di quella belva feroce nascosta sotto abiti ben più dismessi dei miei.
E sarà solo a me che Lily dovrà dare ragione.
La immagino coi capelli arruffati e l’espressione angustiata, mentre mi fa la predica sui rischi che ho corso andando da solo. Fantastico sulle frasi ad effetto che potrei dire per rassicurarla. Qualcosa tipo “Non ero solo, avevo la mia fidata bacchetta e un ingegno sopraffino a difendermi”.
No.
Questa suona troppo stupida e per nulla brillante.
Serve qualcosa di più eroico e disinteressato.
Qualcosa degno delle mie nobili origini.
Qualcosa tipo…
- Ehm… - mi volto verso Regulus che mi sta studiando con espressione contrita.
Lui, ovviamente, non direbbe nulla. Si beerebbe del proprio talento più che palese e guarderebbe tutti dall’alto al basso stringendosi nelle spalle. Per uno della sua nobile famiglia salvare la scuola dalla minaccia di un lupo mannaro è una cosa assolutamente banale.
- Cos’era quello?
- Quello?
- Ti hanno appena recapitato una pergamena…
- Lo vedo da me, grazie…
- Cosa ti ha consegnato?
- Nulla che ti riguardi e ti pregherei di smettere di impicciarti nei fatti miei!
- Oh, fantastico… Oggi è uno di quei giorni… – alza gli occhi al cielo sbuffando, in un gesto così tipico di Lily da essere irritante – Oggi sei nervoso per quale ragione? Hai dormito con un alluce fuori dal piumino? Il libro di pozioni non ti si è aperto sulla pagina di cui avevi bisogno? Hanno mescolato il tuo thè da destra verso sinistra, invece che dall’alto verso il basso? Una farfalla ha battuto le sue alucce troppo vicino al tuo faccino?
- Non sei divertente – lo scruto serio e stringo la pergamena di Minus fino ad accartocciarla.
- Nemmeno tu. Sei, anzi, decisamente insopportabile. E la cosa più fastidiosa di tutte è che lei ancora ci resta sempre male e se avessi il buon senso di prestare attenzione a ciò che ti circonda, invece di chiuderti dietro questa assurda ostilità, forse…
Mi alzo di scatto e lo guardo irritato.
Lui di Lily non sa niente.
Non la conosce come la conosco io.
Non ho bisogno dei suoi stupidi consigli.
Il fatto che ora siano migliori amici non gli dà il diritto di venirmi a insegnare come trattare la mia più vecchia amica.
Distolgo lo sguardo dal gelido grigio con cui Regulus tenta di carpire il mio senso di colpa e mi allontano.
Getto un’occhiata storta al tavolo dei Grifondoro. Lei, seduta accanto a Mary MacDonald mi fissa stringendo un bicchiere pieno di succo di zucca. Di fronte a lei Marlene McKinnon si accorge della sua espressione preoccupata e si volta a osservarmi.
Mi allontano verso l’uscita della Sala Grande, prima che a Lily possa venire la stupida idea di seguirmi per indagare.
Quando credo di essere sufficientemente lontano, srotolo finalmente la pergamena.
Minus con la sua grafia infantile e grassoccia mi ha dato un appuntamento.
 
Ti rivelerò tutto.
Stasera passata la mezzanotte,
ti aspetto all’altro capo del passaggio segreto sotto al platano picchiatore.
M.
 
Non sapevo ci fosse un passaggio segreto sotto quell’albero infernale. Poco male, un nuovo segreto di Hogwarts svelato.
Sento l’incantesimo stringermi sul collo e prima di perdere la voce appello la pozione rinvigorente da lasciare sul banco di Minus prima della doppia ora di Pozioni.
 
*
 
Mi tocco la guancia sentendo il calore del sangue.
Quel maledetto albero indemoniato mi ha quasi ammazzato un paio di volte.
Alla luce della bacchetta osservo le mie dita sporche di sangue. Quell’ultima frustrata è stata davvero potente, ha anche spezzato il mio incantesimo di disillusione.
Speravo che, disilludendomi, l’albero non mi avrebbe notato, ma a quanto pare mi sbagliavo. Inoltre ci ho impiegato più di trenta minuti per trovare l’ingresso di questo fantomatico passaggio segreto e sono sin troppo in ritardo all’appuntamento con Minus.
In futuro, è opportuno che io ampli le mie conoscenze di Erbologia. Quel dannato albero stasera mi ha quasi ucciso a causa della mia ignoranza. Non dovrà più succedere.
Osservo la punta luminosa della mia bacchetta e medito se interrompere momentaneamente l’incantesimo per guarirmi la ferita alla guancia o se proseguire.
Restare al buio non mi alletta e il pensiero di uscire con delle ferite degne di un guerriero da quella notte di luna piena mi riempie di gioia. Immagino Lily che mi tocca la guancia e mi guarda affascinata, mentre le racconto dell’avventura di stanotte.
Poi realizzo che quella sulla mia guancia è una stupida ferita provocatami da uno stupido albero che stupidamente non ho saputo gestire. Avvampo al buio e mi decido a spegnere la bacchetta, che poco dopo rivolgo al mio viso.
- Vulner…
Alle mie spalle qualcuno urla: - Stupeficium!
Mi perdo, poco dopo, nell’oblio.
 
*
 
- …ché…
- …moso…
- ...-te testa?
Lentamente ritorno me stesso.
Il primo dei miei sensi a tornare è l’udito.
Voci sussurrate e furiose. Rimbombano nella mi testa come strilli acuti.
- Che cosa diavolo vi è saltato in mente?
- Ramoso, non fare così… E’ divertente!
- No, Coda, non lo è! E’ pericoloso!
- Da quando sei così serio? C’entra forse una tua passione per la Evans?
- Non essere ridicolo! Non è di quella spaccabolidi che sono preoccupato!
Ecco che ritorna il gusto.
In bocca sento il sapore dolciastro del sangue.
Mi trattengo dal vomitare mosso dal puro istinto, dalla paura.
- La mia preoccupazione è per Lunastorta, Felpato!
- Non capisco…
- Coda, come fai a non capire? Lunastorta è una persona sin troppo coscienziosa, se dovesse ferire qualcuno mentre non è in sé non se lo perdonerebbe mai!
- Oh…
- Che Coda non ci arrivasse me lo sarei aspettato, ma tu Felpato!!
- Ramoso, piantala di fare il perfettino! Sei tu il primo a prendere di mira Mocciosus non appena ti è possibile!
L’olfatto ritorna improvviso come uno schiaffo.
L’odore della polvere si mischia a quello del legno ammuffito.
- Sì, ad Hogwarts, dove l’unica cosa che avremmo rischiato sarebbero stati qualche punto e una punizione con Gazza. Non qui, dove il nostro segreto e quello del nostro amico, rischia di essere svelato e soprattutto dove troppe persone soffrirebbero se un innocente venisse ferito!
- Troppe persone, tipo la Evans?
- Sai che non mi riferivo solo a lei!
- Come se non avessimo notato tutti come la guardi…
- Coda, ti prego non ti ci mettere anche tu! Non mi sono mai tirato indietro dal fare un bello scherzo ben assestato a quella perfettina, sei tu, Felpato, quello che ha sempre preferito proporre il suo animaletto domestico come obiettivo…
Il tatto arriva con un brivido di freddo che mi percorre il corpo dalla punta dell’alluce fino a quella dei capelli.
Realizzo di essere stato pietrificato, perché non riesco a muovere né mani né braccia. Percepisco con sollievo il peso della mia bacchetta nella tasca sinistra della mia veste. Questi idioti non si sono nemmeno premurati di disarmarmi.
- Questo non è vero!
- Se quella spaccabolidi ti interessa dovresti dirlo chiaramente!
- Lo stesso vale per te!
- Ragazzi…
- Zitto, Coda!
- Non serve aggredirlo, Ramoso!
- E non serve fare questo discorso ora. Ne riparleremo quando la salute mentale e fisica di tutti non sarà più a rischio… Adesso fate come vi dico!
- Quando avremmo deciso che eri tu il capo?!!?
- Sirius, per le mutande di Merlino, smetti di fare polemica e ascoltami!
La vista, ho bisogno di vedere.
Con un grosso sforzo apro gli occhi e scorgo tre figure nella penombra.
Sono tre uomini. Il più alto, ha la schiena larga e mi dà le spalle, stando a gambe aperte e ben piantate in terra davanti agli altri due. La tipica posizione da leader carismatico che si ostina ad adottare Potter. Identificare gli altri due non è difficile, uno è basso e largo, mentre l’altro che regge una bacchetta in mano è alto e sottile: Black e Minus.
Cerco di ricordare gli insegnamenti delle lezioni speciali con Prewett e di prendere coscienza del territorio in cui mi trovo per sfruttarlo a mio favore.
Mi trovo in una stanza quadrata, la cui tappezzeria reca evidenti segni di graffi e bruciature. In gran parte è stata strappata via e in alcuni punti è possibile vedere la struttura portante della casa. Un altro brivido mi percorre.
Dal punto in cui sono sdraiato riesco a scorgere il corrimano di alcune scale che portano al piano inferiore. Anche se le gambe mi reggessero non riuscirei mai a strisciare via senza che se ne accorgessero. Gran parte del corrimano, inoltre, reca altri segni di unghiate, laddove non è stato completamente divelto.
- Ora io vado a cercare Lunastorta e cercherò di tenerlo lontano dalla casa. Voi due prendete Mocciosus e portatelo il più rapidamente possibile a Hogwarts…
Nella stanza aleggia un lungo ululato che mi fa tremare.
Sono stato uno stupido a venire da solo e ora sto venendo salvato da quel maledetto di Potter.
- Rientrate il prima possibile, le ultime trasformazioni sono state davvero dure per lui ed è meglio esserci tutti quanti…- esce sul pianerottolo, dirigendosi verso le scale.
- Hai ragione, Ramoso… - la figura grassoccia gli si avvicina, remissiva, bloccandomi completamente la visuale. Black resta nella stanza e li osserva con un ghigno furbo sul viso – Mi dispiace non averci pensato, ma quel verme mi ha ricattat…- viene interrotto da una sonora pacca sulla spalla.
- Me l’hai raccontato, Coda, non preoccuparti… Tra amici ci si perdona tutto!
Poco dopo scompare e sento rumore di zoccoli allontanarsi.
Nella stanza cala un insolito silenzio.
- Hai sentito che ha detto, Ramoso?
- Sì e credo che abbia ragione. Questo bastardo si merita una punizione, ma non avremmo dovuto mettere a rischio Lunastorta… E nonostante tutto ci ha perdonati, hai visto? E’ proprio una persona straodinaria…
- Sìsì, ok, abbiamo un amico con uno straordinario dono per l’empatia, che merita tutta la nostra stima… Ma hai sentito che ha detto dopo?
- A che ti riferisci? – Sirius sbuffa.
- Non è ovvio? – la figura grassoccia scuote la testa energicamente – Mi riferisco all’urgenza di tornare qui al più presto…
- Non capisco…
- Non ci sarà il tempo di riportare il piccolo Mocciosus nel suo dormitorio… Potremmo accidentalmente lasciarlo nel corridoio più battuto da Gazza, o meglio…
- Lasciarlo sotto il platano picchiatore!
- Oh! Non era quello cui pensavo, ma anche quella è una buona pensata…
Ridacchiano insieme per alcuni istanti, poi si decidono ad avvicinarmisi. Serro gli occhi e cerco di regolarizzare il respiro, per fingermi ancora svenuto. In quel momento, un altro ululato, molto più vicino del primo, squarcia il silenzio di quella casa polverosa.
- Sarà meglio sbrigarci…- bisbiglia Minus al mio orecchio. Sento il puzzo acido del suo fiato.
- Aspetta… - Black mi si avvicina e sento il suo respiro sul collo. Se solo potessi muovermi e raggiungere la mia bacchetta – Credo si sia svegliato...
In quel momento un ululato terribilmente vicino li scuote. Era anche ora che iniziassero a preoccuparsi della pericolosissima creatura oscura che sembra dirigersi verso di noi.
- Felpato…
- L’ho sentito anche io… Sarà meglio scendere e andare a controllare…
Il suo respiro abbandona il mio collo e sento il rumore dei loro passi allontanarsi.
Apro gli occhi e cerco di sedare il battito furioso del mio cuore.
Sono pietrificato al secondo piano di una vecchia casa dalle mura distrutte a forza di unghiate e da qualche parte molto vicino una creatura oscura, probabilmente un lupo mannaro, ha ululato in suo disappunto.
Possiamo dire direttamente che sono nello sterco di schiopodo sparacoda sino al collo.
Morirò.
Morirò certamente e sarà perché sono stato stupido e avventato. E anche presuntuoso.
Morirò senza essere riuscito a ridare lustro e onore al nome mio e di mia madre.
Morirò senza averla vista sorridere con calore, guardandomi.
Morirò e la nostra ultima volta insieme, lei era troppo ubriaca per materializzarsi.
Morirò senza aver fatto pagare a mio padre tutto il male che ci ha fatto.
Morirò senza aver mai chiesto scusa a Rab per la mia sciocca presunzione.
Morirò senza avergli mai svelato la mia gratitudine per avermi accettato.
Morirò e l’ultimo ricordo che avrò di Lily sarà la sua espressione preoccupata e apprensiva.
Morirò e la lascerò sola.
Un rumore di vetri infranti seguito da un ringhio sordo giunge dal piano di sotto.
Il mio cuore batte più forte e il mio respiro si strozza risalendo nella mia gola.
Lily.
Lily e i suoi sorrisi caldi.
Lily e il suo odore di biscotti.
Lily e il verde dei suoi occhi.
Lily che mi scava nel cuore e mi strappa l’orrore dall’anima.
Lily e il rosso dei suoi capelli lunghi.
Lily e la stretta gentile della sua mano nella mia.
Lily e a sua voce calda.
Lily, la madre che non ho mai avuto.
Lily, la mia prima amica.
Lily, la mia rivale.
Lily, la mia compagna.
Lily, la mia dipendenza.
 
*
 
Sto tagliando la radice di Baobab quando la sento sbuffare per la terza volta. Mi volto e la osservo lottare con i suoi capelli per toglierseli dal viso.
Regulus non è il solo ad essere cresciuto. Anche Lily è cambiata. Non saprei dire come, ma c’è qualcosa di differente in lei. Il suo viso si è allungato, i suoi zigomi alti sono più sporgenti, le labbra sono più carnose. Anche il taglio degli occhi è diverso; sono ancora grandi, ma hanno un taglio più sottile, quasi felino.
Lei sposta la sua attenzione dal calderone e mi guarda perplessa. Estraggo la bacchetta e recito:
- Adcuccinum!
L’incantesimo le ordina i capelli prima in una lunga treccia, che poi le si annoda sul lato sinistro in un complicato ed elegante chignon.
Lei resta interdetta per qualche secondo e sposta l’attenzione ritmicamente tra me e l’acconciatura.
- C-come hai fatto?
Faccio spallucce. Non ho intenzione di dirle che mi sono esercitato con i miei capelli davanti allo specchio per una decina di notti.
- Mi era parso che recentemente i capelli ti dessero particolarmente fastidio e così…
- Sì, ma… - mi sorride ammirata.
- Visto che ti piacciono le trecce ho pensato di imparare qualche incantesimo – le faccio un sorriso piccolo cui lei risponde con uno largo e gioioso.
- Grazie! E’ bellissima!
 
*
 
Risaliamo veloci le scale che conducono dai sotterranei alla Sala Grande. Quest’ora di Pozioni sembrava non finire più. Quello che stiamo facendo ora è noiosissima robetta da principianti. Vorrei facessimo qualcosa degno del mio talento.
Lily, avanti a me di pochi gradini, si muove sinuosa ed agile. Malgrado non sia particolarmente alta, le sue gambe sono toniche e flessuose. Ha caviglie sottili e femminili. Vorrei non portasse gonne così corte. La camicia bianca della divisa mette in risalto il suo punto vita sottile.
Lei, sentendosi osservata, si volta e posa i suoi occhi nei miei. Mi sento avvampare. Le sue guance subito si colorano di rosso.
- Che c’è? – dico cercando di non balbettare.
- Mi stavi fissando!
- No, ti stavo guardando!
- Mi stavi fissando e ora stai arrossendo!
- Non è vero! Sei tu che stai arrossendo!
- Perché tu arrossisci e allora anche io…
Ci fermiamo, a pochi passi dall’ingresso della Sala Grande e ci fissiamo di sbieco, insolitamente imbarazzati. Il mio cuore batte terribilmente forte. I suoi occhi oggi mi sembrano più grandi, profondi e caldi. Mi perdo per alcuni istanti, prima di realizzare che, inspiegabilmente, lo spazio che ci divideva si è ridotto a pochi centimetri. Lei mi guarda ancora più imbarazzata.
- Che sta succedendo qui?
Regulus.
Qualcosa dentro di me ringhia al suono della sua voce, malgrado in teoria dovrei essergli grato per avermi tratto fuori dall’imbarazzo di questa assurda situazione.
 
*
 
- Sev… Ci sei?
Alzo gli occhi al cielo.
Perché non può lasciarmi in pace?
Voglio solo starmene un po’ in pace per i fatti miei. Perché non se ne va a discutere di babbanologia con il suo nuovo super migliore amico?
Potrebbe anche provare a usare quel suo cervellino tanto brillante e rendersi conto che se me ne sono andato è perché non avevo voglia di stare con loro, no?
A volte, è così stupida! Agisce come se non mi conoscesse!
La porta del bagno cigola e Lily si affaccia lentamente. Sulla spalla ha una treccia disordinata e lunghissima.
- Ciao… - la osservo torvo per qualche istante e poi torno alla mia pozione – Che stai preparando?
Sbuffo, ma non le rispondo.
Lei si avvicina e osserva gli ingredienti che tengo pronti accanto al calderone.
- Mmm… Sembra una pozione sgonfiante. Perché stai preparando una pozione sgonfiante?
Sbuffo nuovamente e aggiungo della radice di cipresso all’intruglio che sta sobbollendo.
- Era radice di cipresso quella? Nella pozione sgonfiante non va messa la rad…
Mi volto a guardarla furioso e lei fa un passo indietro dispiaciuta.
- Lo so perfettamente!
Restiamo un po’ in silenzio, poi Lily dice con un filo di voce:
- Lo so che lo sai, volevo capire che cosa stessi combinando…
- Senti non hai di meglio da fare? – non la guardo e resto in attesa della sua sfuriata.
So perfettamente di aver tirato troppo la corda e che con quest’ultima frase la farò esplodere. Partirà col solito discorso del “Devi smetterla di fare così, sei insopportabile, cerca di avere più considerazione degli altri”, che mi fa sempre quando mi isolo.
Ma tutto tace. Lei non apre bocca. Per un attimo sospetto se ne sia andata silenziosamente senza dirmi nulla.
Mi volto a guardarla. Tiene il capo chino e si torce la treccia tra le mani.
- Lily…
Lei alza lo sguardo e mi trafigge.
- Speravo… Speravo potessi intrecciarmi i capelli come hai fatto l’altro giorno, tutto qui…
Resto ammutolito. Sono certo che lei sia perfettamente capace di usare il giusto incantesimo per intrecciarseli da sola.
Non ho idea di cosa le passi per la testa, ma ugualmente, sospirando, prendo la bacchetta e le faccio segno di avvicinarsi. Se basta così poco per farla andare via, ben venga.
- Adcuccinum!
I capelli si districano dalla vecchia treccia e si arrotolano di lato, ma il risultato è piuttosto scadente e deludente.
- Uff! Stupido incantesimo! Aspetta che ci riprovo!
Lei sorride. Un sorriso caldo e timido. È bella con quell’espressione a fior di labbra.
China il capo e mi si fa più vicina.
Tento un altro paio di volte, con risultati sempre più scadenti.
Dopo il terzo tentativo sono riuscito a ottenere solo che lo chignon si spostasse sul lato destro.
- Maledizione! Non riesco a capire… - lei ridacchia – Prova a sederti qui, che ci riprovo.
Lei, stranamente accondiscendente, si siede sul bordo della tazza del gabinetto e mi guarda dal basso. Noto con orrore che tiene la veste della divisa slacciata di alcuni bottoni, lasciandomi libero accesso alla sua scollatura. Cerco di distogliere la mia attenzione da quello spettacolo e incontro il suo sguardo limpido e gentile.
Mi sento avvampare. Che diavolo ha fatto agli occhi?
- Ti sei truccata?
Lei arrossisce. Io sbaglio il movimento del polso e la treccia le si arrotola intorno alla fronte. Lei sembra non accorgersene e continua a fissarmi intensamente con le gote colorate. Arrossisco.
- Non arrossire!
- Nemmeno tu, scemo! – si porta le mani sulla fronte e dopo aver realizzato di avere una coroncina di trecce rosse sul capo, ride divertita.
Con gesto istintivo, allungo le mani e cerco di districarla. I suoi capelli sono lisci e setosi.
Lei smette improvvisamente di ridere e diventa ancora più rossa. Le si colorano anche le punte delle orecchie.
- La vuoi smettere di arrossire? Ti sto solo slegando i capelli! Se preferisci puoi provare a fare da sola… - lei scuote la testa piano e io sbuffo.
Una volta sciolto gran parte dell’intreccio, alzo di nuovo a bacchetta e, dopo aver preso un lungo respiro, ottengo un risultato vagamente passabile.
Lei si tasta i capelli, sorridendo.
- Così è perfetta!
- Perfetta un corno! E’ troppo poco stretta, fammi provare un’ultima volta…- lei alza gli occhi al cielo, ma rilassa le spalle e china il capo, in attesa dell’incantesimo.
- Chi l’avrebbe mai detto che il grande Severus Piton potesse avere una debolezza magica!
- Ma smettila, cretina! – le do una leggera spintarella sulla schiena, facendola ridere – Adcoccinum!
I capelli le si intrecciano perfettamente questa volta.
- Grazie! – la sua voce è calda.
Come ho potuto essere arrabbiato con lei?
Come posso preferire la solitudine a questi suoi sorrisi gentili?
- Di niente – borbotto, distogliendo lo sguardo e avvicinandomi alla pozione – Comunque, sto facendo un esperimento… - le faccio segno di avvicinarsi e le mostro il quadernino su cui ho appuntato il procedimento – Visto che non ne ho trovate sui libri di scuola, sto provando a creare una pozione per sgonfiare gli occhi pesti di pianto…
Lei mi guarda e sorride.
- Mi sembra una grande idea, ne venderemo a centinaia tra le ragazze della scuola – mi prende a braccetto e poggia la sua testa sulla mia spalla – Ma sono certa che farai in modo che io non ne abbia mai più bisogno, vero?
 
*
 
Non voglio morire.
Non voglio stare senza di lei.
Non voglio lei soffra a causa mia e della mia presunzione.
Lily.
Il pensiero di lei mi rimbomba dentro, forte come poche altre cose. Il cuore mi batte ancor più forte.
Sento le dita della mano muoversi.
Dal piano di sotto provengono altri rumori sinistri. Ringhi e ululati. Sembra che non ci sia un solo lupo, a calpestare il legno fatiscente sono almeno altre 4 paia di zampe.
Sento schianti e suoni di oggetti che si frantumano. Gemiti e tonfi.
Ho l’impressione che il rumore si faccia sempre più vicino.
Con le dita ancora poco sensibili e impastate dalla pietrificazione cerco di raggiungere la bacchetta nella mia tasca. Mi concentro al massimo per aprire i miei sensi e percepire il legno, restando comunque attento a quel che succede intorno a me.
Sento ogni singolo battito del mio cuore rimbombarmi in gola e pulsarmi sulla fronte.
Il legno magico sfrigola a contatto con la mia pelle.
Estraggo la bacchetta con mano tremante.
Porto le mani davanti a me e, cercando di far perno su di esse, cerco di alzarmi.
Al primo tentativo cado malamente, producendo un tonfo sordo, che provoca una serie di ringhi e rumori al piano di sotto. Sento qualcosa guaire.
Devo andarmene.
Non voglio morire.
Lily. Madre. Regulus.
Questa volta riesco a mettermi in piedi, ma la mia gamba destra resta pietrificata e sono costretto ad appoggiarmi alle pareti per trascinarmi verso l’uscita.
Non riesco a ricordarmi il contro incantesimo al “petrificus totalus”.
Arrivato sull’uscio, realizzo che tra me e il corrimano delle scale ci sono alcuni metri senza appoggi. Mi slancio con un balzo verso il corrimano, ma doso male la mia forza e sbaglio a calcolare le distanze. Così un pezzo di legno muffito e divelto mi si conficca tra le costole, facendomi emettere un gemito di dolore. Fatico a mantenere la presa sulla mia bacchetta.
Da sotto un ultimo gemito lascia il posto ad un silenzio innaturale. Realizzo per la prima volta che fuori dalla casa sta soffiando un vento molto forte che fa sbattere alcuni alberi contro il vetro di una finestra. Osservo con orrore dal fondo delle scale una figura lupesca enorme e ferina dirigersi verso di me. Due grandi occhi gialli brillano nel buio e un ringhio sordo la accompagna.
Ha fauci colanti bava e una zampa ferita, perché zoppica mentre lentamente sale le scale. Avanza in una strana posizione a metà tra l’eretto, tipicamente umano, e il bestiale, poggiando sulle quattro zampe. Artiglia il legno dei gradini con i poderosi arti posteriori e si avvicina lentamente, ondeggiando, come in una sorta di danza criminale. Tiene i suoi occhi fissi nei miei e io non sono capace di distogliere lo sguardo. Stringo con sempre più forza la bacchetta cercando un incantesimo qualsiasi da lanciare contro quel mostro.
Ho la mente completamente sgombra.
Non ricordo nulla.
Solo Lily, il suo sorriso, i suoi occhi grandi e gentili.
Morirò senza averla rivista.
Morirò perché sono stupido e presuntuoso.
Morirò e lei si dimenticherà di me.
Morirò dimostrando al mondo di essere un mago mediocre e patetico.
Mancano una decina di gradini e io non sono ancora riuscito a trovare un incantesimo qualunque per contrastare l’avanzata di quella creatura.
Senza che io riesca a pensare altro o realizzare quello che accade, il lupo mannaro fa un balzo e annulla la distanza tra noi.
Con una sola zampata mi squarcia le vesti e il petto.
Sento il sangue colarmi sino all’ombelico e le gambe cedermi.
Muoio, impotente e incapace.
Muoio, senza essere riuscito a dimostrare nulla al mondo.
Muoio, senza averla rivista.
La bestia mi è addosso, fa pressione con le zampe anteriori sul mio petto e si avvicina a fauci spalancate al mio viso.
Sento la sua bava colarmi sul collo e mischiarsi al mio sangue.
Il legno del corrimano alle mie spalle, su cui poggio la schiena, scricchiola sinistro.
Il lupo apre la bocca e carica il morso.
Non riesco a parlare, a muovermi, a pensare, a ricordare, ad essere.
Come sono patetico.
Il legno improvvisamente cede con uno schianto e sento il vuoto sotto di me.
Precipito, mentre, contemporaneamente, un grosso cervo compare dal nulla e colpisce il licantropo a testa bassa.
Osservo il lupo venire sbalzato via, contro la parete, e il cervo voltarsi verso di me con apprensione, prima che diventi tutto buio.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 15
*** Lei è troppo candida ***


Ad Ali, per avermi ricordato che ogni donna
Ha diritto di cercare la propria felicità
Ovunque, con chiunque e in qualunque forma essa si presenti
 
 
 
 
 4.2
Cado.
Mi sembra di cadere all’infinito.
Sono in una casa e precipito nella tromba delle scale.
I gradini di marmo di susseguono uno dopo l’altro davanti ai miei occhi, ipnotici come spire.
Cado e mi sembra di star precipitando da ore, giorni, forse mesi.
Forse sono anni che volo spedito verso uno sfracellamento certo.
Magari, invece, si tratta di interminabili secondi e sono ancora bloccato in quell’istante della mia infanzia in cui mia madre mi tenne sospeso sulla tromba delle scale, fino ad addormentarsi e lasciarmi cadere.
In questo momento, so solo di star precipitando.
Sto cadendo da così tanto tempo che il mio cuore è ormai in pace.
Guardo ipnotizzato verso l’alto, osservando le spirali di gradini intrecciarsi e avvolgersi in cerchi concentrici e marmorei sino a ridursi in un motivo ipnotico e alienante.
Mi dimentico così del soffitto troppo lontano, che altrimenti mi spaventerebbe.
Osservo le scale marmoree inseguirmi mentre volo incolume tra i loro intrichi.
Morirò allo schianto, ora devo solo attenderlo.
Formulo questo pensiero e davanti ai miei occhi si para Lily affacciata da un corrimano, mi guarda dall’alto, dispiaciuta.
Diventa sempre più piccola, mentre precipito e mi allontano dalla scalinata da cui mi contempla.
Tendo una mano verso di lei e improvvisamente lei non è più lassù, ma accanto a me.
Si tratta però di pochi secondi, perché sto di nuovo cadendo e la sua figura affranta si fa sempre più lontana, fino a sparire e ricomparire poco dopo accanto a me.
Compare, mi osserva, si allontana, tendo la mano e lei ricompare nel piano dove mi trovo, ma io continuo a cadere.
Il mio cuore diventa inquieto.
Non voglio lei veda.
Alle sue spalle, si muove un’ombra scura, silente ed inquieta.
Apro la bocca per avvisarla, per darle il tempo di difendersi, ma lei è già scomparsa e ricomparsa accanto a me.
L’ombra si muove verso di noi e assume diversi volti, prima di diventare Regulus.
Li osservo confuso, mentre diventano sempre più piccoli e scompaiono.
Continuo a precipitare.
Loro appaiono accanto a me. Regulus tiene una mano sugli occhi di Lily e un braccio avvolto intorno alle sue spalle. Le impedisce di vedermi precipitare.
Mi sento sollevato, mentre loro spariscono nuovamente, molte gradinate più su.
Per alcuni secondi resto solo, poi eccoli nuovamente accanto a me.
Regulus tiene sempre una mano sugli occhi di Lily e si china per parlarle all’orecchio.
Poi la volta verso di sé e la stringe al suo petto magro.
Lily, che diventa sempre più piccola, mentre precipito, mi volta le spalle, alza il viso verso Regulus che si china e la bacia.
 
Reprimo un urlo e mi sveglio ansando.
Il sudore mi cola lungo la fronte e appesta il mio pigiama.
Un dolore sordo mi lacera il busto. Fatico a respirare, come se fossi legato.
Mi guardo intorno e realizzo di essere in infermeria.
Sono stato qui solo una volta, quando Potter ha fatto esplodere il mio calderone.
La luce dell’alba illumina tenue la stanza, dando alle lenzuola e agli arredi bianchi e asettici una delicata tinta rosa. Gli spessi tendaggi perlacei mi precludono la possibilità di esplorare l’ambiente circostante.
Il mio respiro si regolarizza lentamente, ma una fitta al petto mi fa emettere un gemito improvviso.
Chino lo sguardo sul mio pigiama e realizzo di avere la maglia in gran parte sbottonata. Delle spesse fasciature mi avvolgono il petto. Le tocco delicatamente, mentre i ricordi mi ritornano alla mente, dolorosi e spaventosi. Provo a sistemarmi in posizione eretta, per osservare meglio le fasciature ed è solo in quel momento che realizzo di non essere solo.
Una figura minuta, dalla disordinata criniera rossiccia dorme su uno sgabello accanto al mio letto.
Tiene la testa poggiata sulle braccia intrecciate, pesantemente posate accanto alla mia gamba destra.
Il suo viso è voltato verso di me ed è incrostato di lacrime. Un’espressione crucciata le dipinge il viso, malgrado il sonno profondo in cui sembra essere immersa.
Lily.
La mia Lily.
L’ombra del sogno appena trascorso mi assale, portando con sé un’altra dolorosa fitta all’addome.
Stavo per perderla. Stavo per lasciare che un qualunque altro uomo portasse nel cuore il peso delle sue lacrime e la meraviglia dei suoi sorrisi.
Sono stato pavido, tremante e impotente.
Stavo per perdere tutto perché non sono ancora abbastanza potente. Ero distratto dalle mie emozioni, dai miei sentimenti. Ero troppo preso a pensare alla mia paura, ai miei affetti, ai miei rimpianti. Le mie emozioni sono state il vero freno che mi ha impedito di difendermi e di mettere a frutto le lezioni e gli insegnamenti.
Sono quasi morto perché i sentimenti mi hanno vinto e reso patetico.
La scuola probabilmente starà ridendo di me e della mia morte quasi certa.
Mentre Lily versava altre lacrime a causa mia.
L’ho fatta piangere, perché ero distratto e impotente.
Sono stato poco lungimirante. Ho limitato la mia ricerca del potere alle forme più canoniche. Ho scelto di essere un ottimo pozionista, dimenticando che qualche intruglio non mi avrebbe reso potente e ne ho pagato amaramente il prezzo. Credevo che spacciare pozioni per la scuola mi avrebbe dato un certo ascendente sul prossimo e li avrebbe costretti a rispettarmi, finendo ugualmente col farmi ingannare come il più idiota dei babbani.
Ho avuto paura delle sconfinate possibilità cui mi avrebbero dato accesso le Arti Oscure e ho prediletto la compagnia di poveri sciocchi babbanofili, convinti che l’amore e l’impegno fossero la magia più potente. Ho avuto timore dello sconfinato potere che Bellatrix ha tentato di offrirmi e sono rimasto vincolato alle mie vecchie vie, lasciando che il mio destino glorioso fosse traviato da sciocchi sentimentalismi.
Ho voluto credere che Prewett mi avrebbe istruito adeguatamente, ma l’amore e i sentimenti, così come i suoi tanto decantati insegnamenti, a nulla mi sono valsi, se non a tremare ancor di più al pensiero di ciò che avrei potuto perdere. Sono rimasto tremante e impaurito davanti a quella creatura oscura, incapace di far altro che rotolarmi nei miei rimpianti.
Non permetterò mai più alle emozioni di traviarmi.
Non permetterò mai più a nessuno di vedermi debole e tremante.
Osservo Lily e qualcosa mi stringe il cuore.
Diventerò potente e difendendo me stesso la proteggerò da ogni sorta di dolore.
Un’altra forte fitta mi mozza il fiato, facendomi gemere forte. Mi piego su me stesso, cercando di trattenere un conato che mi risale per la gola.
Lily spalanca gli occhi e si allontana di scatto dal letto. Con un balzo, che fa capitolare a terra lo sgabello su cui riposava, mi fissa ritta sulle gambe tremanti, le mani portate alla bocca e gli occhi colmi di lacrime.
- Severus… - bisbiglia con voce tremula. Poso i miei occhi nei suoi e cerco di non lasciarmi andare alla famigliare sensazione di purificazione e apertura che mi provoca il suo sguardo. Non intendo lasciare più spazio ad emozioni puerili che in futuro potrebbero impedirmi di fare il mio dovere.
Lei incurante dello sguardo freddo che le sto riservando, si butta sul mio letto e mi stringe a sé.
Emetto un altro gemito, ma lei lo ignora e mi stringe come se fossi la sua ultima risorsa, la sua unica salvezza da un naufragio disastroso.
- Ero così preoccupata. Madama Chips, diceva che se non ti fossi risvegliato presto ci sarebbero stati dei seri rischi per la tua salute e ho vegliato a lungo accanto al tuo letto, pregandoti di svegliarti... Ma ora…Ora sei sveglio e stai bene – gemo di nuovo, mentre la sua stretta si fa più forte su di me. Sento le sue lacrime calde bagnarmi il collo – Quando Rab mi ha detto che non eri tornato nel tuo dormitorio ho temuto il peggio… Forse quell’orribile donna era venuta a… Ma sei salvo… stai bene… sei vivo… sei vivo…- tira su col naso, mentre mi accarezza i capelli con estrema gentilezza – Non mi hai abbandonata…Senza di te, io… Ho pensato tanto e… Merlino, sei sveglio! – piange e ride di gioia, alternando un singhiozzo ad una carezza.
Resto immobile, lottando furiosamente col desiderio di stringerla forte a me e ricambiare quell’abbraccio.
No. Non cederò a questo desiderio.
I buoni sentimenti distraggono.
Gli affetti rendono impotenti.
I legami feriscono.
Se non avessi investito tanto tempo in Lily, nelle nostre sciocche pozioncine e nell’occuparmi di difenderla con questi miei ridicoli mezzi, nel timore di deluderla, forse ora non sarei sul letto di un’infermeria a fare la figura dello stupido e dell’impotente. Devo imparare a distanziarmi da tutto.
Lei si allontana e mi guarda negli occhi, confusa.
- Cos’hai?
Scosto lo sguardo verso il mio comodino, su cui giacciono un paio di burrobirre, la mia bacchetta e una bacinella colma d’acqua, con un panno posato sul bordo. Probabilmente Lily ha passato la notte a detergermi il sudore. Sono stato un peso. Non intendo esserlo mai più.
Respiro a fondo, cercando di calmarmi. Quando lei mi parla con questa voce, vorrei solo carezzarle i capelli e rassicurarla che ogni cosa andrà bene, come tante volte lei ha fatto con me. Ma sarebbe una bugia. Le cose non vanno bene solo perché noi lo desideriamo o ci ostiniamo a restare vicini. Le cose vanno come noi bramiamo quando abbiamo il potere di controllarle.
Riporto i miei occhi su di lei, cercando di renderli il più impenetrabili possibili.
- Nulla. – il tono della mia voce è piatto.
- Non è vero. Sei strano… - lei allunga la mano sinistra verso il mio viso e mi carezza la guancia, portandomi a voltarmi. I suoi occhi acquosi e gonfi di pianto mi scrutano nel profondo.
- Non è stata colpa tua, Severus – scandisce ogni parola, rendendola incisiva e pervasiva. La sua voce è vibrante e mi gonfia il petto. Come sempre lei riesce a leggermi attraverso con lucidità.
Una fitta mi strazia il ventre e questa volta non riesco a trattenere il conato che mi risale la gola.
Vomito dall’altro lato del letto, sangue e una sostanza verde. Lily si arrampica rapida sul letto e, alle mie spalle, mi tiene la fronte, accarezzandomi la schiena con movimenti circolari. Poi quando crollo nuovamente sul cuscino, respirando affannosamente, si alza e, con un gesto della bacchetta, senza proferire parola, fa sparire tutto. Poi si sdraia accanto a me e poggia la testa sulla mia spalla.
- Madama Chips aveva detto che sarebbe potuto succedere. La pozione sta ripulendo il tuo organismo… - parla senza guardarmi, fissando un punto imprecisato della tenda perlacea - Non so cosa ti abbiano fatto né come abbiano fatto, ma quella era magia Oscura molto potente…- i suoi occhi diventano due fessure – Potter la pagherà cara.
- Potter? – biascico ancora preda del dolore.
- Quel bastardo, meschino figlio di papà, senza valore alcuno ti ha riportato al castello sostenendo di averti trovato ferito nei pressi del platano picchiatore. Quel bugiardo!! Ma io lo so che è successo!!
- Lo sai?!?
- Certo! Lui e Sirius ti hanno attirato da qualche parte con un tranello. Rab ha notato che avevi ricevuto un messaggio dal gufo di suo fratello quel mattino. La cosa era sospetta, ma mai avrei pensato che… - la sua voce si incrina e prima di proseguire mi lancia un fugace sguardo – che quei vigliacchi ti avrebbero aggredito, in tre, forse in quattro… Vero? C’era anche Remus?
- Lupin?
- E poi Potter, quel vanaglorioso, ti ha riportato al castello facendo la figura dell’eroico salvatore! Ma se crede che siano tutti imbecilli come Silente e credano alle sue menzogne… i suoi amichetti erano gravemente feriti, è evidente che ti sei difeso strenuamente, sei un grande duellante, tu! – il cuore mi si stringe. Non sono riuscito nemmeno a pronunciare un incantesimo! – La pagherà! Eccome, se la pagherà!
- Lily…- lei si volta verso di me e abbandona l’espressione adirata, per indossarne una gentile.
Scende dal letto e si china su di me, posandomi un delicato bacio sulla fronte.
- Severus, ci sarà tempo di raccontarci tutto… Ora vado a chiamare Madama Chips affinchè ti visiti…
 
*
 
- E’ una fortuna che lei si sia risvegliato prima del termine. Se non l’avesse fatto avremmo dovuto prendere provvedimenti seri. Per alcuni giorni ho creduto che ci fosse il rischio concreto che lei potesse…- Madama Chips, che sta armeggiando attorno alla mia fasciatura, si blocca per un secondo e sospira rumorosamente – Le ossa rotte, quelle le posso riparare senza problemi. Un incantesimo e via! E se mai la frattura dovesse essere particolarmente grave c’è sempre l’ossofast! – mi afferra il polso e vi punta la bacchetta per qualche secondo – Certo, quando lei è arrivato qui aveva molte ossa rotte, ma erano niente in confronto a quello sfregio sul petto!
Sospiro, mentre lei emette un sonoro sbuffo e mi fa segno di sdraiarmi sui cuscini.
- Beva questo! – mi porge una fiala con del liquido blu.
- Di che si tratta? – prendo la pozione, che a contatto con la mia mano ribolle, cambiando momentaneamente colore e divenendo verde acqua.
- Uhm… Questo è un buon segno. La prima volta che le ho somministrato questo infuso era di un preoccupante verde prato. Sta smaltendo quel che resta della maledizione che gli artigli di licantropo hanno provocato. Un licantropo, dico io! Dove diavolo è andato a trov…
Non riesce a terminare la frase che Lily ha spalancato le tende che dividono il mio letto dal resto della stanza, urlando e gonfiandosi.
- Licantropo?!?!?? Come…? Cosa…? Quando…?
- Signorina Evans, pensavo di essere stata chiara quando le ho chiesto di andare a lezione e di lasciare l’infermeria!
- E io pensavo di essere stata chiara quando ho detto che non avrei tollerato di venir separata da Severus! – mi sento avvampare.
- Non sia ridicola! Il signor Piton ha bisogno di riposo, non di compagnia! – Madama Chips punta un dito a indicarle la porta, ma Lily la ignora e si fionda al mio capezzale.
- Un Licantropo, Sev?
- Signorina Evans! Non lo ripeterò una seconda volta! E lei signor Piton beva la pozione!
Guardo l’intruglio per qualche secondo e lo trangugio d’un fiato.
Sento il respiro mozzarmisi nei polmoni. Un fitta mi attraversa il corpo.
Per un attimo credo di essere nuovamente sul punto di vomitare, ma poi la stanza inizia a vorticare e tutto si fa prima sfocato e poi, semplicemente, nero.
 
*
 
-... He started at the bottom and he worked his way up. Now he's never going to stop, Until he reaches the top* – la voce di Lily è calda sulla pelle, come la sua mano che gentilmente stringe la mia. Qualcosa di umido mi accarezza delicatamente la fronte.
- It's the same old story. It's the same old dream. It's power man…* – non credo di averla mai sentita cantare. La sua voce è nasale e poco intonata, ma lo stesso il pensiero che lei sia lì, a cantare al mio capezzale, mi rincuora.
Vorrei svegliarmi tutte le mattine della mia vita con la sua mano stretta nella mia.
Apro piano gli occhi. In bocca ho un sapore orrendo, ma, per il momento, nessun dolore atroce mi lacera il petto.
- Lily… - lei mi guarda abbozzando un sorriso e arrossendo leggermente.
La stanza è nella penombra. Il sole deve essere calato da poco, perché le lenzuola e gli arredi hanno una tinta violacea diversa da quella del mio ultimo risveglio.
 - Ben svegliato…
Posa il verde dei suoi occhi in me e per qualche istante mi perdo.
Sono felice.
Sono amato.
Sono a sicuro con lei.
Poi mi ricordo che è tutta un’illusione. Questo calore sarà solo provvisorio e ingannevole, se continuerò ad essere uno sciocco sentimentale che si fa distrarre dalle emozioni.
Devo imparare ad isolare e ibernare i sentimenti.
Devo diventare freddo e lucido, per poter raggiungere i miei obiettivi.
Non intendo continuare a dimostrarmi vulnerabile e mortale. Voglio trascendere la mia corporeità e i miei limiti.
Distolgo lo sguardo e osservo le bottiglie di burrobirra che si sono moltiplicate sul comodino.
- Sev…
- Mmmm… - non mi volto verso di lei e allungo una mano verso una burrobirra di cui comincio a leggere con grande interesse l’etichetta. Lily sospira.
- Sev, so che sei ancora convalescente e che probabilmente sarai stanco, ma ho pensato tanto mentre tu… - il fiato le si inceppa in gola, mozzandole la frase. La sento prendere un respiro profondo, mentre osservo le percentuali di malto presenti nella bibita – Sev, puoi guardarmi un secondo, per favore? È importante… - posa una mano su quella con cui reggo la bottiglia. Commetto l’errore di alzare lo sguardo su di lei.
Non mi ero accorto di quanto mi fosse vicina.
Il sole deve essere ormai tramontato perché la stanza è calata nella penombra e i capelli rossi di Lily hanno perso i loro bagliori ramati e sono diventati di un cupo color mogano. Il verde del suo sguardo è scuro e le ombre violacee sotto i suoi occhi sono più spesse dell’ultima volta che l’ho vista.
- Per quanto ho dormito?
- Dopo… Ti dirò tutto dopo. E tu mi racconterai tutta la storia del licantropo che ti ha attaccato, di Potter e dei suoi amichetti! Sto morendo di curiosità! Ho anche tante novità da raccontarti! – mi sorride tesa, con la voce allegra tirata. Presto un’ombra passa nei suoi occhi e lei prende un altro profondo respiro – Ma prima c’è una cosa che devo dirti e non posso aspettare oltre, perché… - abbassa lo sguardo per alcuni secondi, liberandomi da quel giogo a me così caro – Quando non sei tornato, ho iniziato a pensare il peggio… E quando quel porco di Potter ti ha riportato ferito e privo di sensi al castello, c’era una cosa che continuavo a pensare e che mi tormentava. Ero distrutta al pensiero di tutte le cose che non avremmo potuto fare, o vedere, o sentire insieme. Ma soprattutto mi straziava il pensiero di quello che non avrei mai potuto dirti se non avessi ripreso coscienza. Mi sembra di aver sprecato così tanto tempo, così tante occasioni per ragioni ridicole e sciocche e… Mentre tu eri qui, privo di sensi, su questo maledetto letto – la sua voce per un istante si fa acuta, mentre lei stringe rabbiosa i pugni –pregavo, supplicavo e spergiuravo che se ti fossi svegliato… - deglutisce – Se ti fossi svegliato in tempo, se fossi tornato da me, se fossi sopravvissuto, se… Io… Cioè, io… non avrei più sprecato un secondo del nostro tempo insieme e te lo avrei detto. Te lo avrei detto subito, chiaramente, immediatamente, direttamente, senza girarci intorno… come sto facendo adesso… - si tira una manata sulla fronte e fa una smorfia. Per un attimo temo che stia per mettersi a piangere – Maledizione! Maledizione!!! Perché è così difficile!?! Non voglio questo rimpianto, maledizione! – si porta le mani alla treccia e inizia ad accarezzarsela rapidamente, finendo col disfarla in pochi secondi – Merda! – mi guarda e arrossisce – Severus, quello che sto cercando di dirti è…
- Dunque è vero che ti sei svegliato…- il volto affilato di Regulus fa capolino dalle tende e ci osserva altezzoso. Per un attimo, osservando il suo cipiglio disinteressato, penso che di tutta questa mia convalescenza gli sia importato ben poco, ma poi noto i cerchi neri che gli contornano gli occhi e rifletto che, se qualcosa è riuscito a strappare Rab dal suo giornaliero sonno di bellezza, doveva essere molto importante per lui. Gli sorriso e lui ricambia facendo quella sua strana smorfia.
Mi volto verso Lily, seduta al mio fianco, congelata nelle sue ultime parole, la treccia stretta tra le mani e lo sguardo posato sulle lenzuola.
- Che stavi dicendo, Lily?
Lei si alza di scatto, dandomi le spalle. Punta un dito bianco verso Rab e con voce incrinata dalla rabbia, sibila:
- Il tuo tempismo fa schifo come sempre, Regulus – con poche, rapide falcate supera la tenda e senza salutarmi sparisce dalla mia vista.
Guardo il mio amico con aria perplessa.
- Che le è preso?
- Ti stava dicendo qualcosa di importante e l’ho interrotta al momento sbagliato… -china lo sguardo e prende posto sullo sgabello accanto al mio letto, aggiungendo con un filo di voce – O al momento giusto…
- Oh… - resto un po’ in silenzio, cercando di capire cosa avesse da dirmi Lily di tanto importante, quando realizzo che qualcosa non mi torna – Come fai a saperlo?
Lui mi guarda con un ghigno subdolo per qualche istante, prima di alzare le spalle e ritornare alla sua espressione indifferente. Si siede sullo sgabello e prende una burrobirra, stappandosela.
- Ehi! Quelle sono mie!
- In verità sono mie, viste che te le ho comprate io…
- Stavi origliando?
- Può darsi di sì, può darsi di no… - dice, soppesando le parole e accompagnando quel gesto con un ritmico movimento della bottiglia.
- Te la farà pagare cara, lo sai…
- Lily è troppo candida per poter credere che io l’abbia interrotta intenzionalmente – mi lancia uno sguardo penetrante – Non è come te – un brivido mi percorre la schiena, mentre restiamo per qualche secondo in silenzio, poi lui si stringe nelle spalle e aggiunge – Ad ogni modo, più tardi le parlerò…
- Sempre che accetti di vederti. Era davvero furibonda…
- Non resterà lontana dal tuo capezzale per molto, non dopo che è riuscita persino a farsi dare il permesso dalla McGranitt per vegliarti la notte!
- Lei cosa?!? Come?!!? – lui mi lancia un occhiata furtiva e prende un primo, piccolo sorso di burrobirra, prima di iniziare a raccontare.
- Quando sei sparito, Lily ha dato di matto. Nonostante le avessi ripetutamente detto di aspettare fino al giorno dopo per venire a cercarti, visto che saresti potuto tornare sulle tue stesse gambe, lei ha iniziato a vagare per il castello alla tua disperata ricerca. Credo si sia anche inoltrata nella foresta proibita… Il giorno dopo, quando l’ho vista, era sicuramente coperta di graffi. Fatto sta che quando Potter e gli altri, ti hanno riportato al castello privo di sensi, lei era in giro, così è accorsa in contemporanea ai professori. Continua a dire che quando Potter l’ha vista è sbiancato a tal punto che credeva sarebbe svenuto da un momento all’altro, sostiene che fosse più spaventato da lei che dai professori che erano accorsi – fa la sua smorfia sorriso – Poi, appena si sarà calmata, vedrai che te la racconterà lei stessa questa storia…
- Si, ma quindi? Che è successo con la Mcgranitt? – lui si gratta il mento appuntito per qualche istante, per il puro gusto di creare ulteriore suspence.
- I professori in pratica erano adirati perché non li aveva avvisati, ma avevano cose più urgenti cui pensare – mi lancia uno sguardo molto eloquente – e hanno cercato di rimandarla a letto. A questo punto le versioni si dividono: Potter ha raccontato a tutta la scuola che Lily è scoppiata a piangere, si è buttata ai piedi della professoressa e l’ha supplicata di farla restare accanto a te, che eri la sua ragione di vita…
- Lily lo ucciderà per aver messo in giro queste voci infamanti – ridacchio. Rab mi osserva con un sopracciglio alzato.
- Sempre che siano davvero false…
- Non essere ridicolo! - mi tiro su e con foga sferro un pugno al materasso – Sai che Lily è troppo orgogliosa per fare una cosa tanto patetica…
- Sarà… Ma, quando si tratta di te, lei sembra non avere alcun tipo di amor proprio… - lo osservo confuso.
- E con questo cosa vorresti dire? – lui si stringe nelle spalle e prende un altro sorso dalla sua burrobirra.
- Comunque, lei racconta di aver fatto una scenata alla McGranitt, minacciandola di dare fuoco a tutta la scuola e che non le importava in nessun modo di essere espulsa o che le venisse spezzata la bacchetta, che lei doveva starti accanto e che vi eravate ripromessi di stare sempre insieme. Sai, i suoi soliti discorsi sul fatto che sei la sua famiglia ecc. ecc. – rotea gli occhi al cielo storcendo la bocca, mentre io mi sento rimordere dentro al pensiero di voler… di dover rinunciare a tutto questo. Lui mi osserva di sottecchi e poi prende un altro sorso dalla sua bottiglia.
- Alla fine, pare sia intervenuto Silente e abbia dato il permesso a Lily di seguirti fin qui e di entrare dopo che Madama Chips aveva finito di medicarti a patto che questo non compromettesse i suoi voti scolastici. Così ha fatto la spola tra le lezioni e l’infermeria tutto il tempo, veniva anche durante le pause pranzo. Le ho detto – aggiunge avvampando – che se per lei era così importante – la sua voce si riduce ad un sussurro – avrei potuto darle il cambio, ma sai quanto è testarda! – stringe forte il collo della bottiglia, stringendo le labbra in una linea sottile - Hai visto tu stesso come s’è ridotta, no?
- Ma per quanto tempo sono stato privo di sensi?
- Più di una settimana. La prima volta che sei rinvenuto è stato quattro giorni fa. Ma quello che ti hanno dato… - scuote la testa – La pozione che impedisce la trasformazione in licantropo in caso di ferite gravi è molto potente. Ti ripulisce completamente l’organismo e non sempre funziona. Anche Minus e mio fratello erano malridotti, ma loro sono stati dimessi quasi subito…Sei stato fortunato là fuori… - si volta a guardare verso la finestra e so che il suo pensiero corre a suo fratello, come il mio vola verso mia madre.
Mi domando se l’abbiano informata. Se non si trova qui, accanto al mio capezzale è quasi certo che nessuno le abbia detto nulla.
Sarebbe venuta di certo.
E se anche fosse stata avvisata, è probabile che non sia venuta su richiesta dei professori. Probabilmente una sua visita avrebbe dato troppa visibilità al mio ricovero.
- Signor Piton, la signorina Evans mi ha detto che si è svegliato – Madama Chips richiama la mia attenzione e sbrigativa mi si avvicina allontanando Regulus con un gesto secco della mano – Signor Black, torni al suo dormitorio – noto solo a quel punto Lily, mentre sosta silenziosa vicino alle tende. Guarda Regulus negli occhi e ho la sensazione che stia avvenendo una muta conversazione tra di loro. Lui, malgrado tenti di sembrare indifferente, tiene le labbra estremamente strette -Signorina Evans, mi passi la pozione rinvigorente, grazie
Lily si allontana e torna poco dopo con un ampolla contenente il familiare liquido rosso delle pozioni rinvigorenti. Si avvicina al mio letto, senza guardarmi. Regulus continua a sostare alle loro spalle, fissando la schiena della nostra amica come se volesse mandarla a fuoco.
- Posso fare altro, Madama Chips?
- Vuole aiutarmi a cambiare le bende? Potrebbe essere un buon esercizio per lei… - la osservo confuso.
- Da quando ti eserciti a cambiare le bende?
- Da quando ha deciso che vuole diventare medimaga – dice la voce di Regulus roca alle nostre spalle. Lily arrossisce e si avvicina a me. Le sue dita sono fredde e sobbalzo. Mi sembra che si stia faticosamente obbligando a non guardarmi davvero.
- Molto bene, signorina Evans. Ora reciti l’incantesimo, che le ho mostrato l’altro giorno.
- Infularum Suppositio – il calore che avverto intorno al busto mi segnala che l’incantesimo sta iniziando ad avere effetto.
- Da quando hai deciso di fare la medimaga? – le domando sconvolto. Lei ripete la formula, gli occhi velati e assenti, concentrata sul suo compito.
- Con il complesso da patronus che si ritrova poteva fare solo quello o l’auror…- dice Regulus con voce sprezzante. Ho l’impressione che loro abbiano avuto questa conversazione molte altre volte e che ci siano molte cose che mi sfuggono.
Lily smette di recitare la sua nenia e si volta verso Madama Chips che annuisce, compiaciuta. Non ho mai visto questa donna così rilassata e disponibile. Lily riesce a stregare davvero tutti.
- Ora venga con me, le mostro cosa deve preparare per favorire lo smaltimento definitivo della ferita – si volta a guardarmi – Le resterà la cicatrice, temo – Rab ridacchia, ma Lily si avvicina a lui e gli bisbiglia qualcosa all’orecchio che gli ruba il ghigno dal volto e gli fa fare una smorfia.
- Ci vediamo tra poco, Severus – dice lei senza voltarsi.
- A dopo, Severus…
Con queste parole di commiato mi lasciano solo.
Ho ottenuto quello che mi ero ripromesso di promuovere per il resto della mia esistenza. Solitudine e distanza dai miei affetti.
Non mi sento affatto bene.
 
Se mi guardo indietro oggi trovo che i ragionamenti che mi hanno condotto a prendere le distanze dai miei affetti fossero molto stupide e ridicole. Tuttavia negli anni della mia giovinezza quella mi sembrava l’unica via percorribile per conquistare il tanto agognato rispetto per me stesso che avevo sempre sentito mancare nella mia vita.
Mi sentivo umiliato, quasi traumatizzato dall’impotenza che la situazione con Remus mi aveva costretto a sperimentare. Questo mi riportava a tutte quelle situazioni della mia infanzia in cui non ero stato capace di far altro che subire e mi generava un’enorme rabbia.
Non ero in alcun modo disposto ad accettare che qualcuno o qualcosa potesse farmi sentire di nuovo debole come lo ero stato allora. Sentivo che il semplice fatto di possedere la magia avrebbe dovuto darmi il diritto di controllare la realtà che mi circondava, ma, nonostante questa convinzione, la verità era che davanti ad una minaccia concreta non ero stato capace di fare nulla.
Sebbene io oggi capisca perfettamente che, dopo essere cresciuto protetto tra le mura del castello, imbattersi in un licantropo e doversi battere proprio con lui come primo, vero avversario della propria vita, fosse una sfida ben superiore alle possibilità di chiunque (tranne Harry Potter, a quanto pare), a quel tempo non sapevo perdonarmi o giustificarmi la mia debolezza.
Scelsi quindi di trovare come capro espiatorio i sentimenti che mi rendevano così mortale e umano, che mi facevano provare paura e che mi fossilizzavano in essa. Nella mia visione malata di allora, ero convinto che se fossi stato capace di alienarmi e di smettere di sentirmi tanto legato ai miei affetti, avrei smesso di avere qualcosa di speciale da perdere e sarei finalmente stato potente. Avrei conquistato il tanto agognato controllo e con esso il rispetto della gente.
Mi ripetevo che una volta divenuto imbattibile avrei potuto scegliere liberamente di avere tutto ciò che desideravo. Era quindi necessario smettere di rifugiarmi in Lily per trovare sollievo dal mio veleno interiore, abbandonarmi ad esso e sfruttarlo per avere il controllo. Se avessi continuato a stare vicino a lei avrei seguitato a bramare la sua approvazione e quella misteriosa magia che riusciva a fare con un solo sguardo, purificando nel profondo. Lily era diventata ai miei occhi una sorta di debolezza, di ostacolo sulla via del successo, che andava momentaneamente eliminato. Nella mia visione distorta delle cose, l’allontanamento sarebbe stato solo funzionale a diventare abbastanza forte da poter stare con lei senza alcun tipo di intoppo.
Non capivo ancora che quelli erano i primi passi che mi avrebbero condotto a perderla per sempre.
La cosa davvero surreale di quel periodo era che non riuscivo a restare completamente saldo nella mia decisione di tenerla lontana. Sinchè ero io a rifuggire la sua compagnia mi sentivo afflitto, ma sicuro delle mie decisioni; quando era lei a mantenere le distanze diventavo, però, smanioso di un suo sguardo e quasi servile nel ricercarla. Si era creato tra un malsano gioco in cui fuggivamo e ci rincorrevamo a turno, soffrendo e patendo la costante distanza, ma non riuscendo a trovare un modo di gestire la vicinanza.
 
Lily armeggia attorno alle mie bende da alcuni minuti in assoluto silenzio. Non mi guarda e io non guardo lei. Sento il tocco delicato delle sue mani sulla mia pelle e il rumore della pioggia fitta che batte sulla finestra.
È la prima volta che ci troviamo soli da quando mi sono risvegliato definitivamente.
Lei e Rab sono venuti spesso, parlando poco e portando molti libri, assecondando le mie richieste.
Sul comodino giace “L’erbologia attraverso i secoli – Volume III” con il quale sto cercando di supplire alle mie inconfessabili lacune.
Non ho ancora raccontato a nessuno la mia versione della storia, l’infermeria non è il luogo adatto a fare queste confessioni. Nessun insegnante è venuto a interrogarmi sull’accaduto e questo non fa che confermare i miei sospetti.
Sento il cuore pulsarmi nelle orecchie. Mi sento terribilmente impacciato, come se avessi dimenticato come si fa a parlare con lei. Vorrei riuscire a non agognare così tanto i suoi occhi nei miei, vorrei non sentire un dolore quasi fisico ogni volta che lei evita il mio sguardo.
Mi schiarisco la voce, imbarazzato.
So che non dovrei, so che dovrei smetterla, so che lei è una distrazione, so che lei sarebbe capace di sciogliere tutti i miei buoni propositi. Ma come posso starle così vicino e tollerare di sentirla così lontana? Perché non vuole guardarmi?
- E così… hai deciso di diventare medimaga…
- Mm-mmh – annuisce. I capelli sono insolitamente raccolti in una coda disordinata e alcune ciocche le ricadono sugli occhi, cerchiati dalle occhiaie violacee – Hai sentito che ha detto il tuo amico no? Una col un complesso del patronus come il mio non poteva che fare questo – la sua voce mal cela la sua vibrante irritazione. Si allontana di qualche metro e la sento aprire alcuni armadietti e spostare alcune boccette.
- Il complesso del patronus? – dico alzando la voce per farmi sentire.
- Sì, un’idiozia che Rab ha letto sul suo amato Cavillo. Pare che ci siano maghi e streghe che hanno una certa predisposizione a comportarsi da patronus…- la sua voce si fa più lontana e sento i suoi passi risuonare per la stanza.
- Cioè?
- Cioè… - dice lei riapparendo da dietro le tende – a sacrificarsi per gli altri. Quelli col complesso del patronus hanno una specie di vocazione magica per la protezione e l’aiuto del provssimo. Sono maghi e streghe che alcuni considerano altruisti e che altri deridono come autolesioniste… - mi si avvicina con un cucchiaio nel quale ha versato un preciso quantitativo di gocce – Prendi questo – apro la bocca e aspetto che lei vi depositi dentro il liquido, ma lei sbuffa – Mi pare di ricordare che le tue mani funzionino ancora perfettamente, sarebbe carino se non facessi completamente il cadavere… - afferro il cucchiaio contrariato e ingurgito il liquido trasparente – In sostanza quelli con il complesso del patronus tendono a infilarsi in situazioni pericolose e problematiche, per proteggere gli altri…
- Trovo che questa descrizione ti rispecchi…
- Io non mi sono mai annullata per amore di qualcun altro – dice alzando la voce e riprendendosi il cucchiaio bruscamente – Non rinuncerei mai a stare bene solo per far star bene qualcun altro… - guarda fuori dalla finestra serrando le labbra. È chiaro che qualcuno, Regulus probabilmente l’ha derisa per questo. Io ho sempre trovato questa sua generosità di spirito stupida ma meravigliosa.
- Non ho detto questo infatti... A me sembra che questa descrizione rispecchi quello che stai facendo per me ora e probabilmente senza di te…- dico in un sussurro, guardandola timidamente in viso – Non so che farei senza questo tuo complesso del patronus che ti spinge a stare con me – dico sentendomi avvampare.
Lei finalmente si decide ad alzare gli occhi, sgranati per la sorpresa e li aggancia alla mia anima.
Mi sento come se mi avessero trasportato anni luce lontano da dove mi trovavo prima. È come se qualcuno avesse finalmente tirato le tende e aperto le finestre in una polverosa camera buia. È sdraiarsi a letto dopo aver scalato montagne per tutto il giorno. È come incontrare un vecchio amico dopo tanti anni e sentire che non è trascorso nemmeno un istante.
Inspiro bruscamente, come sconvolto da quella smeraldina apparizione. L’aria tuttavia si incastra malamente in gola e finisco col tossire rumorosamente.
Lei mi si avvicina nuovamente e mi assesta alcune rapide pacche sulla schiena.
- Grazie…- dice con voce triste.
Lei distoglie ben presto il suo sguardo e io la osservo perplesso. Siede sul bordo dello sgabello, la treccia sulla spalla destra e alcune ciocche che le cadono disordinate sul volto. La sua pelle è talmente pallida da sembrare trasparente. Le ciglia lunghe e folte adornano graziosamente i suoi occhi, segnati dalla mancanza di sonno e dalla preoccupazione. Una piccola, timida ruga sorge tra le sue sopracciglia.
- Sei strana in questi giorni, stai bene? Stai dormendo? – cerco ancora il suo sguardo, ma lei guarda pensierosa fuori dalla finestra.
- Non molto, ho molte cose per la testa…- resta imbambolata a guardare fuori dalla finestra, una mano stretta sulla mia spalla e le labbra serrate.
- Forse dovresti lasciare a Madama Chips il compito di prendersi cura di me e provare a riposare un po’- lei si volta verso il mio comodino e inizia a rimetterlo in ordine, malgrado non vi sia molto più che il libro di erbologia e un paio di bottiglie di burrobirra – Oppure potreste avvisare mia madre e forse per qualche giorno lei potrebbe…- Lily alza lo sguardo, carico di dolore e mi fissa afflitta.
Capisco immediatamente e mi sento avvampare per la vergogna.
- Credevi non l’avessimo avvertita? Sev…
- Non è venuta?
- Sev, devi capire…- mi guarda afflitta, cercando una giustificazione valida per l’assenza di mia madre, ma poi resta in silenzio a capo chino, sconfitta quanto me dall’evidenza dei fatti – Mi dispiace… Ho sperato sino all’ultimo di non dovertelo dire…
- Probabilmente non voleva attirare troppa attenzione su di me…- dico con voce tremante. Lei alza lo sguardo, afflitta.
- Probabilmente è come dici tu…
- Per questo ti senti in obbligo a stare qui giorno e notte? O per il tuo complesso del patronus? – dico cercando di cambiare argomento.
- No, ovvio che no… E’ perché tu… - mi fissa con gli occhi verdi dilatanti e un’espressione tremendamente tormentata. Le occhiaie e i molti chili persi le storpiano il viso tondo e le donano un’aria quasi spettrale.
Il mio tentativo di alleggerire l’atmosfera naufraga brutalmente e sento il peso delle troppe parole non dette districarsi tra di noi ed ergersi come un muro di segreti.
- Io cosa? – ti faccio pena? Sono stato abbandonato da tutti? Non ho speranze di essere amato e accudito da mia madre? Sarei rimasto solo altrimenti? Non ho una famiglia? Sento l’irritazione montarmi dentro, odio tutti questi suoi non detti, queste sue fughe e soprattutto detesto gli sguardi complici che si lancia con Regulus ogni volta che vengono a trovarmi insieme.
- Tu sei importante per me, Severus… - la voce le si incrina e una lacrima le cola lungo la guancia – Sei maledettamente importante e... – il resto della frase le muore in gola.
La osservo con il cuore in subbuglio, furibondo con me stesso per essermi lasciato nuovamente turbare da queste assurde situazioni con lei e per essere incapace di mantenere le giuste distanze, adirato con Regulus per essere sempre un passo avanti a me nella comprensione del mondo, arrabbiato con Lily per essere così dannatamente emotiva e criptica.
- Lilian – nella mia voce non c’è alcun calore e lei sussulta nel sentirmi così freddo – sei sempre stata una persona chiara e diretta. Potresti gentilmente smettere di parlare per enigmi e dirmi cosa stai cercando di dirmi da più di tre giorni? Tutto questo non detto tra noi sta diventando davvero irritante e non vorrei perderci altro tempo…
Lei mi scruta per qualche istante. Alla fine, un’atra lacrima le cala sull’altra guancia, scomparendo ben presto pallida e trasparente nell’angolo della sua bocca. Scosta lo sguardo da me e guarda fuori dalla finestra. La pioggia batte fitta e ritmica sul vetro rendendo la visuale del parco del castello assai difficoltosa.
- Odio dover ammettere che aveva ragione – dice in un sussurro enigmatico, mentre scuote la testa. Poi si volta a guardarmi, ma i suoi occhi sono vitrei e distanti. Di nuovo, pur avendo ottenuto ciò che volevo, non mi sento bene - Nulla, Severus. Non preoccuparti per me, sono certa che resterai qui in infermeria ancora per poco, una notte, massimo due – sorride, di un sorriso finto e privo di calore – E poi tutto tornerà come prima…
 
Entrambi sapevamo che quella era una bugia enorme, ma non eravamo disposti ad ammetterlo. Volevamo illuderci che, pur mantenendo i nostri segreti, il nostro rapporto sarebbe rimasto invariato.
Eravamo così stupidi e testardi e io non ho fatto che ferirla, senza rendermi conto di nulla.
A tormentarmi di più, oggi, è il pensiero che in questa vita non avrò mai occasione di espiare il male che le ho fatto.
 
Lily mi osserva dalla penultima fila degli spalti del campo di Quidditch. La luna è piena e grande nel cielo blu alle sue spalle. Soffia una brezza leggera e fredda, che le muove al vento i corti capelli rossi.
Mentre salgo i grandini per raggiungerla, il mio cuore perde alcuni battiti osservandola mentre cerca di portarsi alcune ciocche dietro l’orecchio, nella speranza di riuscire così a sottrarle all’indisciplinata danza del vento.
È così bella da non sembrarmi reale. È così bella che fatico a credere che possa essere vera, che possa essere mia.
Improvvisamente, un grande sorriso le si apre sul volto e si alza, muovendo qualche passo per venirmi incontro.
- Pensavo non venissi – dice, poggiandomi le mani sul petto. Le poso un bacio delicato sulle labbra e per qualche istante, mi smarrisco nel suo profumo. Vorrei affondare la testa nel suo grembo e smarrirmi per sempre. Mentre mi allontano lei sfiora il mio naso col suo – Sei in ritardo…
Le sue dita piccole e delicate si avvolgono intorno al mio collo con forza e, attirandomi a sé, torna a sfiorarmi le labbra. In maniera imprevista e improvvisa la sento aderire a me, sinuosa e passionale.
Ci uniamo in un bacio lungo e carnale, privo di tenerezza, fatto di bisogni e di appetiti, di parole non dette e di frasi urlate dal corpo, di verità taciute e realtà ignorate. Un bacio che parla del nostro rapporto affamato, disperato, ossessivo, celato e taciuto. Un bacio che mi ricorda che la creatura angelica che ho desiderato a lungo, è in realtà una donna vera, fatta di passioni e debolezze.
Per alcuni minuti, attimi, ore, restiamo così, sospesi in una danza scomposta, fatta di carezze, baci e sospiri. Le sue mani si infilano sotto il mio maglione primaverile e le mie risalgono la linea delle sue cosce sino ad arrivare ai glutei morbidi. I nostri corpi aderiscono gli uni agli altri, come se fossero stati creati per incastrarsi e completarsi a vicenda.
Qualcosa mi sibila dentro e preme per farmi avere di più. Vorrei fare l’amore con lei in questo istante, in questo luogo, con quest’urgenza bruciante. In realtà, vorrei fare l’amore con lei per sempre, dimentico del resto, immemore dei miei sogni, della mia identità, delle mie aspirazioni, dei miei doveri. Ho così desiderio di perdermi in lei da averne quasi paura.
Mi stacco bruscamente da lei, spingendola lontano e cerco di riprendere il controllo di me stesso.
I nostri respiri sono ansanti e corti. Faccio un ulteriore passo indietro.
Mi allontano da lei e mi siedo sugli spalti. Lei resta ritta accanto a me, guardando verso la Foresta Proibita, il vento che le agita i corti capelli scuri. La penombra e le ciocche disordinate che le volteggiano sul viso mi impediscono di studiare la sua espressione.
- Lily…- lei resta in silenzio, le braccia incrociate strette al petto. Allungo una mano e le afferro il braccio, tirandola verso di me.
Lei non si oppone e si siede accanto a me, ma si ostina a non guardarmi.
- Lily, ti prego… odio quando fai così… Guardami – la mia voce è calda, come mai avrei creduto sarebbe potuta essere.
I suoi occhi restano ostinatamente rivolti verso il basso, le braccia ancora serrate al petto. Mi chino su di lei e le sfioro la guancia con lo punta del naso, mentre la avvolgo con il mio mantello.
Resta ostile nel suo silenzio, anche se sento il suo corpo sciogliersi a contatto con il mio petto.
- Ho odiato questo tuo modo di rifuggirmi sin da quella prima volta sull’albero… Resti zitta in attesa che io dica le cose giuste. Sei astuta e infida. L’ho sempre detto che avrebbero dovuto smistarti a Serpeverde… - lei mi lancia un’occhiata furibonda, ma fugace.
- Sarei stata in buona compagnia…- borbotta. Sorrido vittorioso, ma lei torna a fissarsi la punta delle scarpe.
- Guardami, Lily!
Lei resta in silenzio e guarda lontano. Il vento freddo le soffia in viso e mi porta il suo profumo. Qualcosa dentro sibila per avere altri baci, altre carezze, altri contatti con la sua pelle calda.
- Ricordi due anni fa, l’incidente col licantropo? – la sua voce è un sussurro.
- Se anche non me ne ricordassi, ho uno sfregio sul petto che mi aiuta a tenerlo a mente…
- Ricordi quello che accadde nei giorni successivi al tuo risveglio?
La guardo confuso.
- Quella è stata la prima volta che mi sono ripromessa di non guardarti negli occhi. Mi sono detta “Non farlo Lily o vi leggerai nuovamente indifferenza”. Privarmi dei nostri sguardi fu doloroso come privarmi di un rituale quotidiano con cui ritrovare la strada di casa…- si volta e mi guarda.
- Ricordo quella sensazione – e ricordo che quel suo gesto si sposava perfettamente coi miei desideri di quel periodo. Non volevo più annegare nella sua dolcezza – Non ho mai capito cosa ti avesse spinto a quel repentino cambio di atteggiamento… - le carezzo il capo e il suo sguardo muta, divenendo improvvisamente afflitto.
- Davvero? Non hai mai capito? Forse allora non mi stavi guardando veramente…
Serro le labbra. So che probabilmente ha ragione, ma detesto ammettere i miei sbagli.
- Perché ogni volta devi dare a me le colpe? – la mia voce è affilata e accusatoria, mentre mi allontano di qualche centimetro da lei – In quel periodo continuavi a farmi discorsi che lasciavi interrotti. Anche quella volta insistetti a lungo per parlarmi e poi…Poi…
Apro la bocca, folgorato da un’intuizione. Improvvisamente comprendo quanto sono stato stupido. E cieco. Lei mi fa un piccolo sorriso e mi passa un braccio attorno alla vita.
- Stavi cercando di dirmi che eri innamorata di me…
- Già…
- Merlino, come ho potuto essere così stupido da non capire??
- Semplicemente non eri interessato…
Non è così. Ero solo troppo ottuso per capire quello che avevo a portata di mano. Se solo avessi capito prima, se solo lei si fosse mossa prima, se solo lei non si fosse fermata, ora forse tutto sarebbe diverso.
- Perché alla fine non mi hai confessato i tuoi sentimenti?
Lei mi lancia uno sguardo indeciso, afflitto.
- Fu per Regulus… – il mio corpo all’udire il suo nome si irrigidisce – Non fare così, Sev… Lui mi interruppe, ricordi?
- Sì… Lo fece apposta…
- Oh, no! Non è possibile! – Lily, nonostante gli anni e le sofferenze trascorse era rimasta sempre la solita ingenua – No, fu un caso, ma io ero ugualmente furiosa con lui. Quando lo affrontai lui mi disse che forse era stato meglio così…
- Tu e lui parlavate di quello che provavi per me? – la mia voce sale di un’ottava, irritata.
- Ovvio che no! Ma sai com’è Regulus: a volte è come se ti leggesse nell’animo, in profondità. Lui sapevo quel che provavo per te, anche senza che io glielo avessi mai confessato. Mi fece notare che non era possibile che tu non avessi compreso i miei sentimenti e che se continuavi a fingere di non capire era perché volevi gentilmente sollevarmi dall’imbarazzo di essere rifiutata. E aveva tutto perfettamente senso…
Stringo i pugni.
- Quella serpe! – lei accanto a me ride – Non voleva tu ti dichiarassi a me, ti voleva per sè, voleva dividerci – serro i pugni lungo i fianchi e programmo vendetta.
- Non è così, non essere sciocco! Rab ti voleva bene, ma aveva anche una piccola cotta per me. Probabilmente non voleva che gli equilibri tra noi cambiassero… Se ci pensi, per molto tempo è stato proprio lui a fare da paciere nei nostri bisticci…
 
*
 
- … E quando il lupo mi si è avvicinato, ho cercato riparo in cima alle scale… – non ammetterò mai di essere rimasto per minuti interi a fissarlo, impietrito e in attesa di venire ucciso – …ma il legno ha ceduto e sono precipitato. L’ultima cosa che ricordo di aver visto, mentre cadevo, era un grosso cervo che colpiva il licantropo all’addome – mi guardo attorno, cercando di cogliere le reazioni dei miei due amici.
E’ la mia prima notte nei dormitori e Rab ha imposto a tutti di ritrovarci nel mio baldacchino e per raccontare finalmente come sono andate le cose quel fatidica giorno di due settimane fa.
A causa della degenza, mi sono perso il banchetto di Halloween e la prima partita di Quidditch giocata da Regulus come Cercatore. Lily aveva trascorso un intero pomeriggio lodando le doti atletiche di Rab e descrivendomi dettagliatamente il modo in cui aveva conquistato il boccino, rubandolo alla stupida cercatrice di Corvonero. Regulus per tutto il tempo se n’era stato in disparte con le guance leggermente arrossate e un ghigno compiaciuto a tendergli le labbra.
Ora siedono vicini, lei, che di solito restava sdraiata alla mia destra, ora è stravaccata in maniera scomposta accanto a lui, posando la testa sulle gambe di Rab, che siede nella sua solita posa rigida e affilata ai piedi del mio letto.
Lily, che sta sbriciolando ovunque mangiando alcune patatine babbane speditele appositamente da Martha, mi osserva con aria crucciata riflettendo a bocca piena. Regulus sposta lo sguardo da me, a lei, alla sua burrobirra e tiene una mano posata sulla spalla di lei, come se volesse rimarcarne la proprietà. È possibile che banchetti e partite di Quidditch non siano l’unica cosa che mi sono perso in quelle due settimane. Qualcosa dentro di me, senza ragione alcuna, sibila.
- Sicuro di starci dicendo tutto? – dice infine, lanciandomi un’occhiata di sfida e prendendo un sorso dalla sua bottiglia. Lui e il suo maledetto intuito. Boccheggio e cerco di trovare un tono convincente con cui rispondere loro.
- Ma certo che ci sta dicendo tutto! Perché dovrebbe mentirci? – Lily si puntella su un gomito e lo osserva infastidita. I suoi capelli sono sciolti e fluenti e la coprono come una fiammeggiante coperta. I suoi occhi dardeggiano incerti verso di me, prima di tornare a fissare con sfida quelli di Regulus – Sei il solito paranoico Rab! – il suo tono si ammansisce e un piccolo sorriso compare sul suo viso, prima che lei torni a poggiare la testa sulle sue gambe – Dovresti fidarti almeno di noi…
Lui mi osserva penetrante e mi tornano in mente le sue parole “Lily è troppo candida… Non è come te”. So che in questo istante stiamo pensando la stessa cosa e temo che darà voce ai suoi pensieri. Lui pare soppesare questa ipotesi osservando il fondo della sua bottiglia, in silenzio.
- Ad ogni modo, questo direi che conferma irrimediabilmente i nostri sospetti – dice con aria altezzosa.
Annuisco, sollevato.
- Remus Lupin è un licantropo e Potter e la sua cricca lo stanno aiutando…
Lily si muove inquieta, Rab la osserva come se fosse delicata e preziosa. Di nuovo, qualcosa dentro di me sibila.
- Non sono convinta, ragazzi… - Lily si mette a sedere e si sposta nervosamente una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
- Che significa che non sei convinta…?- il mio tono è improvvisamente bellicoso.
- Nulla di quello che è successo prova che Remus sia un licantropo. Quello che hai visto sono stati solo quei tre idioti che ti mettevano in una situazione rischiosa, scientemente. Lupin non era con loro…
- Certo che no! C’era la luna piena e lui si era trasformato in un lupo mannaro! Era nei boschi! Anche Potter l’ha detto!
- Non ha proprio detto questo… Quello che hai sentito riguardava soltanto la loro preoccupazione di poter ferire Remus. Magari erano preoccupati che venendo a sapere che eri stato attirato in una trappola, dove sapevano che saresti stato esposto all’attacco di un licantropo, Lupin si sarebbe dispiaciuto…- il suo tono è esitante, ma lei si ostina ad accompagnare le proprie parole con cenni d’assenso del capo.
- Lily, questa cosa non regge! Non essere ridicola, io ero lì!
- Sì, è vero, ma quando ti hanno portato qui eri privo di sensi. Nessuno ci garantisce che non abbiano modificato la tua memoria o ti abbiano confuso!
- Credi che ti stia mentendo? – il tono della mia voce è accusatorio e rabbioso. Mai mi sarei potuto aspettare che proprio lei non mi avrebbe creduto.
- No! Perché devi sempre fraintendere tutto?!?! Sto dicendo che mentre eri svenuto quegli idioti avrebbero potuto modificare i tuoi ricordi! Tu stesso hai detto che tra il tuo ingresso nel passaggio sotto il platano picchiatore e il tuo risveglio nella casa c’è un vuoto!
- Ero svenuto, è ovvio che non ricordi!
- I vuoti di memoria sono…
- Non puoi parlare sul serio!
- I vuoti di memoria sono – ripete perentoria - un sintomo tipico degli incantesimi di cancellazione della memoria, lo sai anche tu! – lei insiste consapevole della furia che alberga nel mio corpo ancora ferito.
- Come puoi dubitare di me?!!?
- Non dubito di te, Severus! Ti prego, non fare il melodrammatico! Potrebbero averti dato una pozione mentre eri svenuto, per farti avere delle allucinazioni o chissà che altro!
- Non si è trattato di allucinazioni, Lily! Le ferite sul mio corpo erano reali, o te ne sei forse dimenticata?!?!- lei impallidisce.
- Come potrei essermene dimenticata? – il tono della sua voce diventa più acuto a metà tra la rabbia e il dolore – Ho vegliato il tuo letto giorno e notte per due settimane! E sono convinta che quei bastardi debbano pagarla per quello che ti hanno fatto!!! Ma… Mi rifiuto di credere che Remus Lupin sia un licantropo!
- Come puoi essere così cieca? Se fossi morto, allora forse mi avresti creduto? Avevi bisogno di vedere il mio cadavere? O vuoi che indaghi oltre?!?!
Lei lancia uno strillo.
- Come puoi parlare così?
- Tu come puoi non credermi?!?
Io e Lily lanciamo contemporaneamente uno sguardo supplichevole a Regulus perché si inserisca nel nostro diverbio e si schieri. Lui sbadiglia e con un gesto della bacchetta fa levitare la sua bottiglia, ormai vuota, sul mio comodino.
- Lilian, perché non ci dici qual è la vera ragione per cui hai così paura di ammettere che quello che io e Severus sospettiamo da mesi possa essere vero? – la guarda dritto negli occhi e per qualche istante, avviene una muta conversazione tra loro, fatta solo di sguardi, ciglia ed emozioni.
Improvvisamente mi sento completamente tagliato fuori. Quando il rapporto tra Rab e Lily è diventato tanto intenso da non richiedere più l’uso delle parole? Quando Regulus ha iniziato a capirla meglio di me, a leggere i suoi non detti?
E’ proprio a causa di stupide controversie emotive come questa che non sono stato capace di esprimere la mia potenza, là fuori.
Stringo i pugni e la mascella, sibilando dico: - Allora?
Lily sospira e si volta verso di me, senza incontrare realmente il mio sguardo.
- Se davvero quello che dici fosse vero, se Lupin fosse un licantropo dal primo anno ad Hogwarts, questo significherebbe che i professori ne sono sempre stati al corrente…
- E’ quello che dico io da mesi!
- Severus, perché non la lasci finire? – il tono di Rab è secco e tagliente, non ammette repliche.
- Se ne sono sempre stati al corrente, significa che hanno scientemente deciso di mettere in pericolo la vita di tutti i loro studenti…- la sua espressione è triste.
- E allora?
- Non voglio credere che i miei docenti, Prewett, la McGranitt, Lumacorno o Silente stesso,, abbiano deciso di mettere in pericolo la mia vita. Questo significherebbe che tutta la fiducia che ho sempre avuto in loro, è stata malriposta. Se davvero loro avessero insabbiato il tuo incidente per proteggere Lupin, vorrebbe dire che hanno mentito su questo e chissà su quante altre cose – la sua voce è sempre più angosciata – Significherebbe che non posso più fidarmi di loro!
Rab le passa un braccio attorno alle spalle, mentre lei si decide, come confortata da quel gesto, a guardarmi negli occhi. La mia risposta è gelida e sprezzante.
- E allora, pur di non accettare questa verità scomoda, hai deciso di non fidarti di me…
Regulus mi guarda e scuote piano la testa.
 
A partire da quell’episodio le cose non furono più le stesse tra me e Lily.
I non detti tra noi divennero pesanti come macigni e iniziarono a costruire un muro che solo alcuni dolorosissimi lutti avrebbero potuto abbattere.
 
 
 
* Powerman, dei Kinks, tratto dall’album Lola Versus Powerman and the Moneygoround del 1970


Miei cari lettori,
chiedo umilmente perdono per il tardivo aggiornamento, ma recentemente sono spesso senza wifi e ho avuto un piccolo "incidente" per cui sono rimasta senza vista per alcune ore. Mi sono quindi ripromessa di evitare gli schermi luminosi per un po'.
Detto questo, il capitolo non mi convince appieno, ma ci tenevo davvero a farlo uscire oggi. Sarei curiosa di sentire la vostra opinione per poterlo, eventualmente, sistemare.
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi hanno letta, seguita, preferita e soprattutto recensita sin qui.


 

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Capitolo 16
*** Un muro tra noi ***



Dopo quel deliberato attentato alla mia vita, dopo quella palese e vergognosa perdita di controllo e di rispettabilità, molte cose cambiarono, prima fra tutte il mio rapporto con Lily.
Come ho già detto, mi ero convinto che liberarmi delle mie emozioni fosse il modo più rapido per smettere di avere paura e di agire pateticamente. Lily era di continuo ostacolo a questo mio proposito. Con lei, inevitabilmente, mi si smuoveva un groviglio di desideri, bisogni, gioie e dolori che non ero in alcun modo capace di controllare. Il semplice riflettermi nel verde dei suoi occhi faceva sorgere in me dubbi e debolezze. Inoltre non riuscivo a perdonarle di non avermi voluto credere quando le avevo chiaramente dimostrato che Remus era un licantropo e che tutti i nostri professori erano complici della sua permanenza ad Hogwarts.
La sua presenza mi era dunque tanto cara quanto fonte di turbamenti. Si alternavano rari giorni in cui ricercavo la sua compagnia con insistenza ed invadenza, ad altri, più frequenti, in cui la evitavo e usavo modi bruschi nei suoi confronti. Sono certo di averle causato in questo modo un’infinità di sofferenze e di averla spinta lontano da me.
 
- Sev, ci sono di nuovo Mulciber ed Avery – Lily apre la porta del gabinetto in cui sto rimestando della polisucco. Mi osserva infastidita, coi suoi occhi cerchiati di rosso dalle occhiaie. Nonostante siano passati giorni dalla mia dimissione, continua ad avere un’aria stravolta. Dovrebbe provare a dormire di più – Chiedono di te…
- Sai già per cosa sono qui. Dagli tu quello che chiedono – con un gomito, reggendo ancora il mestolo, cerco invano di spostarmi una lunga ciocca corvina dalla faccia – Ora, come puoi vedere, sono occupato!
Lei mi si avvicina e, sospirando, allunga una mano verso il mio viso per aiutarmi. Con un gesto brusco, quasi schiaffeggiandola, le allontano la mano.
Realizzo troppo tardi di aver esagerato. Lei mi fissa come se davanti a lei ci fosse uno sconosciuto pronto ad aggredirla, ferita e delusa, gli occhi dilatati dalla sorpresa.
Fantastico! Ora, oltre alla strigliata per aver aiutato Mulciber e Avery con i loro compiti di pozioni, mi beccherò quella sull’essere aggressivo con lei. Come se fosse sempre colpa mia! Se lei smettesse di trattarmi da bambino e iniziasse a degnarsi di prendermi sul serio!
Si volta in un frullare purpureo di capelli e vesti e si allontana a passi furenti.
La sento parlare acidamente con i miei amici, in modo sgarbato e insolente. Lei e il suo stupido orgoglio Grifondoro, ci faranno perdere clienti e alleati!
Poco dopo sento di nuovo cigolare la porta. Ho fatto i venti giri antiorari della giornata e posso allontanarmi per tornare a dedicarmi al mio volume sull’impiego dei veleni delle piante carnivore. Continuo a darle le spalle: non ho voglia di guardarla e di sentire la sua ridicola predica sulla maleducazione e sulle cattive compagnie. Ho quasi 15 anni e direi che sono abbastanza grande da decidere da solo come comportarmi.
Lei si avvicina al calderone, stranamente silenziosa, controllando tutti gli ingredienti e il colore del liquido che sta sobbollendo a fuoco basso, dimostrando l’ennesima, fastidiosa ingerenza nel mio operato. La studio seduto a gambe incrociate da dietro la mia abituale cortina di capelli neri, il libro aperto posato sulle gambe. Perché non può fidarsi di me e basta? Perché deve ficcare il naso in tutto quello che faccio?
La osservo appoggiare la schiena stancamente alla parete del cubicolo, incrociando le braccia dietro la schiena e le gambe davanti a sé.
Mi lancia un lungo sguardo triste prima di iniziare a parlare.
- Severus, che sta succedendo?
- Sto preparando la Polisucco per le nostre scorte – rispondo, tornando a non guardarla.
- Sai che non è a quello che mi riferivo…- non ricevendo risposta, sospira e prosegue con voce stanca – Cosa sta succedendo a te e perché ti comporti così verso di me…
- Non so di cosa tu stia parlando…
- Sì, lo sai. E io questo lo capisco dal modo in cui tenti di nascondermi la tua espressione lasciando che i capelli ti coprano il viso – da dietro la mia cortina corvina mi sento avvampare e, con un gesto di sfida, mi butto alcune ciocche dietro le spalle – Ti conosco, Severus. Ti conosco da tanto tempo. Forse ti conosco anche meglio di quanto tu non conosca te stesso…
- Se è davvero così, allora non c’è alcuna utilità in questa conversazione – dico secco e la vedo irrigidirsi immediatamente. Lily è sicuramente una persona molto paziente, a suo modo, ma, quando arriva al limite, le sue reazioni sono sicuramente esplosive.
- O magari potresti smettere di comportarti da bambinetto capriccioso per un momento e parlarmi onestamente! Forse così questa conversazione potrebbe diventare utile!
- Forse se tu smettessi di atteggiarti da mamma onnipresente, ti accorgeresti che sei tu a trattarmi da bambinetto capriccioso! Stai montando un caso solo perché cerco di essere più indipendente!
- Severus! – alza gli occhi al cielo – Io non ti tratto da bambinetto, tu sei mio amico e mi ignori, allontani e respingi ogni volta che cerco di passare del tempo con te! Per questa ragione, sono venuta da te: per parlarti da adulto – ringhia quest’ultima parola con ira – per capire cosa sta succedendo e cosa posso fare per sistemare le cose tra noi!
- Non c’è nulla da sistemare! Va tutto bene!!
- Non va tutto bene, lo sappiamo entrambi!
- Non impormi il tuo punto di vista, dannazione!! Vuoi sempre far andare le cose a modo tuo! Se le persone non si comportano come vuoi tu, allora non va bene! Continui a costringere le persone in identità che fanno comodo solo a te!
- Sai che non è vero…- la sua voce è incerta, ma arrabbiata.
- No, tu sai che è vero! Sei una bulla non migliore di Potter, semplicemente più subdola e sottile… Sempre pronta a rivolgermi parole gentili e a condurmi per mano, ma solo quando vado nella direzione che tu preferisci! Se voglio percorrere la mia strada dai di matto, come ora!
- Sei tu che stai urlando…- la sua voce è improvvisamente un sussurro e realizzo quanto acuta e alta fosse la mia. Lei china lo sguardo, con quell’espressione afflitta che mi fa sempre sentire in colpa. Per un attimo sento la coscienza rimordermi, ma poi realizzo che per l’ennesima volta mi sta piegando al suo volere con questi orrendi trucchetti subdoli e la rabbia torna a montarmi.
- Smettila! Smettila, cazzo, smettila!!! – sentendomi imprecare lei ha un sussulto e alza gli occhi verdi e confusi su di me – Lo stai facendo ancora! Mi guardi afflitta, mi fai sentire in colpa, io non so resistere alla pressione e finisco col fare come vuoi tu, chiedendoti scusa! E’ sempre, sempre, sempre così! Ma questa volta non funzionerà! Sono stufo delle tue prediche, sono stufo dei tuoi giudizi, sono stufo delle tue assillanti premure nei miei confronti, sono stufo del tuo continuo indagare come mi sento, sono stufo del tuo sbirciarmi continuamente di sottecchi, sono stufo del tuo decidere chi devo frequentare, cosa devo studiare, sono stufo di…
- Sei stufo di me, ho capito – la sua voce è incisiva e gelida. Mi guarda negli occhi senza vedermi davvero. Avverto distintamente il muro tra noi crescere e la distanza aumentare. Una voce dentro di me mi urla disperatamente di stare zitto e chiedere scusa, di non aggravare oltre la situazione, di non ferirla ancora.
Adotto il mio sguardo più glaciale e, finalmente con tono misurato, dico: - No, sono stufo del tuo atteggiarti come se fossi mia madre
- Molto bene – sento il mio corpo rigido, quasi pietrificato davanti a lei e al suo sguardo inclemente. Lei invece si muove fluida e si stacca finalmente dalla parete, la schiena dritta, a testa alta – Ho capito e agirò di conseguenza.
Si allontana con passi fluidi e misurati. Per un attimo si ferma sulla soglia e ho l’impressione che voglia aggiungere qualcosa. Poi si morde il labbro e scuote la resta.
Resto solo nella stanza, coi miei libri, la mia magia, la mia sete di potere e un senso di colpa divorante.
 
Iniziavo lentamente a vedere sotto una nuova luce le relazioni che fino ad allora avevo stretto, le persone nelle quali avevo riposto fiducia, stima e ammirazione, e i miei punti di riferimento.
Prewett, che era sempre stato un modello per me, dopo l’episodio del licantropo era terribilmente decaduto ai miei occhi. Per quanto ritenessi tutti i professori responsabili di aver messo in pericolo la mia vita, lui era quello che consideravo più colpevole di tutti. Lui, che aveva combattuto maghi oscuri e criminali di ogni calibro; lui, che conosceva meglio di tutto il corpo docenti i pericoli annessi alla presenza di un licantropo in una scuola; lui, che aveva sempre condannato ogni forma di Magia Oscura; lui, che promuoveva l’importanza della conoscenza dettagliata e completa della Difesa contro le Arti Oscure; lui, che mi aveva istruito sul valore dei sentimenti e degli affetti in un combattimento; lui, che aveva riposto in me una speciale fiducia e mi aveva reso degno di essere addestrato; lui, che aveva taciuto a noi studenti il pericolo cui eravamo esposti e aveva così voltato le spalle a tutti i suoi insegnamenti; lui, più di tutti, mi faceva una gran rabbia. Frequentare gli incontri del Club dei Duellanti era diventato quindi un fonte infinita di frustrazioni. Non solo ero costretto a passare del tempo con Lily e con un manipolo di babbanofili, ma anche con “quel traditore del suo sangue” di Prewett, come avevo preso a chiamarlo alla presenza di Regulus. Quanto più la mia rabbia cresceva, tanto più aumentava la venerazione per l’agito dell’Oscuro Signore, che in teoria mi stavo preparando a combattere.
A tutto questo si aggiungeva che in quel periodo avevamo iniziato a lavorare sull’Incanto Patronus, verso il quale sarei dovuto essere geneticamente predisposto. La realtà era, tuttavia, che non ero stato ancora capace di far emettere alla mia bacchetta quel filo argentato che spesse volte Lily era stata capace di espellere dalla sua. Entrambi tuttavia avevamo dei grossi problemi a evocare un patronus.
 
Osservo infastidito il corvo di Janus McKinnon librarsi in aria elegante e argentato. Sotto di lui si muove delicato il furetto di Alice Sand, che lo osserva incantata ed estasiata. È la prima volta che riesce ad evocare il suo Patronus e un paio di fossette sono comparse sul suo viso tondo. A pochi metri da lei, Frank Paciock la osserva adorante. Lui pure è riuscito in un paio di occasioni ad evocare il suo patronus, un grosso labrador dallo sguardo vacuo, ma in questo momento la sua espressione è ben più compiaciuta di quando è riuscito a realizzare correttamente l’incanto. La sua venerazione per la Sand ha qualcosa di nauseante.
Lily accanto a me sospira.
- Beata Alice…- la guardo torvo.
- Già – mi volto, dandole le spalle e mi metto in posizione, con la bacchetta levata.
- A che pensi?
- Cosa? – mi volto a guardarla da sopra la spalla. La treccia le ricade lunga di lato, con alcuni ciuffi ribelli che le cadono sulla fronte. Le lancio uno sguardo truce, che non intacca il suo piccolo sorriso. Fa alcuni passi e mi viene vicino.
- A cosa pensi mentre fai l’incantesimo?
- Non credo siano fatti tuoi – distolgo lo sguardo dal verde dei suoi occhi, infastidito.
- Non fare in burbero con me, dai! – mi dà una lieve spallata, cui rispondo con uno sguardo assassino – Eddai, a me puoi dirlo!
- Lilian, sto cercando di imparare qualcosa, piantala! – lei alza gli occhi al cielo, ma non si allontana. Si fa più vicina e mi arriva improvviso e fastidioso l’odore di biscotti di mele.
- Lo so, lo so signor Primo della Classe! Ma fare una pausa non ti impedirà di diventare il più grande mago di tutti i tempi… Dai! – distolgo lo sguardo da lei e alzo la bacchetta, senza risponderle.
Il suo odore mi disorienta, penso a noi che mangiamo i biscotti di sua madre, sdraiati sull’erba. Penso al suono della sua risata, mentre corre lontano da me, con il mio libro di pozioni, mentre la rincorro. Penso a noi che duelliamo nel verde, con due rami per bacchette.
Chiudo gli occhi e scuoto la testa.
- Expecto Patronum! – una sottile scia azzurrina esce dalla mia bacchetta. È la prima volta che l’incanto mi quasi riesce.
- Oh, Sev!! Bravissimo!!- lei batte le mani e mi sorride entusiasta. Mi volto a guardarla irato.
- Bravissimo cosa? Non è uscito nulla! – lei sembra confusa. Il mio patronus non può essere frutto dei miei pomeriggi con lei. il mio patronus deve essere partorito dalla gioia che proverò nel vedere realizzati i miei sogni.
- Ma no, dai! E’ la prima volta che l’incanto Patronus ti quasi riesce, sii orgoglioso di te stesso – il sorriso sul suo volto si allarga, incerto - A che stavi pensando?
- Hai detto bene: quasi. Quindi smetti di gongolare! – lei stringe le labbra.
- Dai, è comunque un miglioramento!
- No! E’ tutto sbagliato!!
- Sbagliato?
- Sì, sbagliato, Lilian, sbagliato!! – la mia voce sale di tono e alcuni occhi preoccupati si voltano verso di noi. Prewett, dall’altra parte della stanza, ci lancia uno sguardo allarmato – La capisci ancora la mia lingua? Tu vieni qui, ti attacchi come una cozza e ti aspetti che io sia contento. Invece viene fuori quel rigagnolo azzurrino!
- Non capisco…
- Certo, non capisci… Come no! Voglio un patronus grande, potente e fiero, equiparato alla dimensione dei miei sogni! Non una robina azzurrina che esce dalla bacchetta a causa del tuo odore!
- Stavi pensando a me? – lei arrossisce e io realizzo che siamo nel silenzio più totale, con gli occhi di tutti incollati addosso.
- No! Perché mai dovrei pensare a te?!? Stiamo parlando di pensieri felici, no? Non ha nulla a che fare con te!
Lei mi guarda con la bocca mezza aperta. Ferita. Vedo le emozioni attraversarle il viso e so che questa volta mi manderà al diavolo.
- Ehi! – sia io che Lily sussultiamo al suono della voce infastidita di Alice Sand.
- Non ti immischiare, Sand!
- Mi immischio quanto voglio – Alice attraversa la stanza con la bacchetta stretta in pugno e un’espressione irritata in viso. Mi irrigidisco e stringo con forza il legno della mia – Lily potrà pure essere disposta a farsi trattare da zerbino da te, a fare sorrissini e sorrisoni davanti a ogni tuo rifiuto, ma io mi sono rotta di vedere che ti comporti così!
- Non sono affari tuoi come mi comporto con lei…
- Direi di sì, visto che io le sono amica e non mi permetterei mai di dirle che i ricordi felici della mia vita non hanno nulla a che fare con lei…
- Potreste non parlare di me come se non fossi qui? – Lily incrocia le braccia sul petto, con un gesto deciso, che so essere studiato per cercare di nascondere la sua insicurezza - Ali, lui non intendeva questo, non serve…
- No, Lily, puoi illuderti quanto vuoi, ma lui intendeva proprio questo. Non so se lo pensi davvero o sia solo così stupido da non voler ammettere con se stesso di tenere a te, ma lui ha detto che tu non c’entri con i suoi ricordi felici e questo è crudele!
- Quello che faccio o non faccio con Lily non c’entra nulla con te, Sand!
Prewett si muove a grandi passi verso di noi.
- Me lo sono detta anche io, per giorni, mesi interi: “Lily lo conosce meglio di te, non intrometterti, tu non c’entri”. Ma mi sono davvero rotta di vederti mentre la tratti peggio di un molliccio e di dover raccogliere tutti i cocci alla fine, mentre tu non guardi…
- Ali! Smettila!
- No, Lily! Lui non lo sa! È così stupido e cieco, da perorare nei suoi errori, da illudersi che può fare il simpatico e l’antipatico quanto vuole con te, senza conseguenze! Credi davvero che se continuerai a trattarla così lei continuerà a venire da te con un sorriso? – mi guarda feroce – Lo sai quanto piange quando tu te ne vai lasciandola con una parola crudele?
- Piange? – guardo Lily confuso. Lei si tinge del rosso della sua divisa.
- Non piango! – si volta verso la Sand furiosa – Alice, smettila subito! Questo non è il luogo né il momento per…
- Sono d’accordo – la voce calma e autorevole di Prewett mi risuona alle spalle, facendomi sussultare – Non è questo il luogo per i vostri bisticci infantili. Qui ci stiamo preparando per una guerra, che è molto più imminente di quanto le mura dorate di Hogwarts vi facciano credere. Sarebbe più opportuno che metteste tutta questa foga nell’apprendimento dell’incanto Patronus, invece di scannarvi tra voi. Dieci punti in meno a Grifondoro, Serpeverde e Tassorosso. E non voglio più sentire un fiato da voi tre!
 
 
*
 
Il vento sulla torre di astronomia soffia particolarmente forte quest’oggi. Tra poco sarà Natale e la prima nevicata dell’anno ha lasciato il posto alla seconda e alla terza, con estrema rapidità. Il castello è completamente ricoperto di neve, donando ad Hogwarts un’atmosfera spettrale e sinistra, seppure alcuni la considerino quasi fiabesca così innevata.
Mi stringo più forte nel mio mantello e con un gesto della bacchetta ravvivo le fiammelle azzurre che lievitano attorno a me, poi alzo lo sguardo e osservo il cielo terso.
Pare che tornerò a casa anche questo Natale. Spero che mi madre stia bene. La calligrafia della sua ultima e unica lettera era insolitamente tremula.
Giro pagina del mio volume di “Le Arti Oscure – Volume VIII”, che sono riuscito a sgraffignare nella sezione proibita. Questo tomo è pieno di cose orrende e al contempo affascinanti e potenti. Magari quando sarò a casa, mia madre mi concederà di esercitarmi con un paio di pozioni che ho trovato. Sono abbastanza certo che nella sua dispensa ci siano tutti gli ingredienti di cui potrei aver bisogno.
Il vento mi scompiglia i capelli, forse è davvero arrivato il momento di tagliarli.
- Eccoti! – il berretto di lana di Lily sbuca insieme ai suoi occhi verdi e alla sua sciarpa dorata dalla botola sul pavimento – Sapevo di trovarti qui!
- Lily…- rapida e sinuosa mi si avvicina e noto subito che nella mano guantata stringe lo scrigno dei Peb.
- Hai bigiato il Club…- osservo sorpreso.
- Anche tu, a quanto vedo… - lei mi sorride complice, prima di coprirsi parte del viso con la sciarpa – Fa un freddo assurdo quassù!
- Già… Posso accendere qualche altra fiammella se vuoi…
- Lascia stare – si stringe un poco di più a me e si cala il berretto sulla fronte. Suoi occhi sprizzano scintille entusiaste. La sua voce è un sussurro eccitato.
- Che è successo?
- Devo mostrarti una cosa – alza il bauletto di legno e ci batte sopra l’unghia dell’indice, entusiasta – Ci ho lavorato un sacco, non volevo dirvi nulla sinchè non fosse stata pronta e ora… Funziona!
- Cosa?
- La mia glassa impastante!
- La tua cosa?!?
- Ok, hai ragione, come nome non è un gran che, ma le cose che posso farci!! Andrà a ruba tra le ragazze!
- E’ un prodotto da commerciare?
- Sì!!! Un glassa impastante, te l’ho detto!!
- Sì, ma che cosa dovrebbe essere una glassa impastante? – la osservo confuso. Lei si sfrega le mani e mi guarda eccitata. Mi sembrano passati mesi dall’ultima volta che siamo stati complici.
- E’… Come dire… Stavo cercando di imparare a fare la pozione lievitante…
- Perché diavolo stavi lavorando ad una pozione da cucina? – lei arrossisce e mi scaccia con una mano.
- Non importa, ma fatto sta che mentre sfogliavo il libro di cucina mi sono imbattuta nella ricetta per fare la lozione autoimpastante – la osservo sempre più confuso – La lozione autoimpastante è un composto incolore e inodore che, se versato sugli ingredienti da impastare, provvede a mescolarli fino alla consistenza voluta. In pratica tu lo metti sulla farina, le uova, il burro e lo zucchero, concentrandoti sulla consistenza della pasta frolla e quello va avanti ad impastare sino ad ottenere l’effetto desiderato!
- E questo cosa c’entra con noi?
- Bè, mi sono detta che era una lozione favolosa e che se fossimo riusciti a riadattarla per le acconciature dei capelli sarebbe stato fantastico! – inizio ad intuire dove voglia arrivare e un piccolo sorriso si fa strada sul mio volto. Per un attimo, sorridere spontaneamente mi sembra così strano da lasciarmi disorientato. Lei annuisce vigorosamente e mi si fa più vicina – Così ho iniziato a sperimentare e alla fine sono riuscita ad ottenere la glassa impastante! – estrae dalla scatola un cubetto rosa acceso, delle dimensioni di un grosso chewingum.
- Non badare al colore, una volta messa sui capelli diventa trasparente… Il problema è che va scaldata per ammorbidirla. Normalmente il calore delle mani è sufficiente…- dice impastandola e sfregandola – Ma quassù… - allungo le mani a cappa intorno alle sue guantate di rosso e comincio a soffiarvi sopra.
- Se vuoi possiamo accendere una fiammella e…
- N-no… Va bene così…- lei rossa in viso, le guance scosse dal vento gelido distoglie lo sguardo – Ecco! Ora ci siamo!
La glassa è diventata di un rosa pallido ed ha assunto una consistenza molto più liquida, simile all’impasto molto denso di una torta. Lily, si toglie il cappello di lana e si spalma l’unguento abbondantemente sui capelli, dopo averli sciolti, poi chiude gli occhi e assume un’espressione concentrata.
I capelli le si intrecciano magicamente, formando un’elaborata treccia intorno al suo capo che le dona un’aria regale e fatata.
- Et-voilà! – lei si tocca i capelli con delicatezza – E’ esattamente come l’avevo pensata!
- Quindi basta pensarla? Niente incantesimi o bacchette?
- Niente incantesimi né bacchette! Basta spalmarla e fa tutto quello che desideri – chiude di nuovo gli occhi e due grosse trecce le si arrotolano sino a formare due spessi chignon ai lati del viso.
- E’ fantastica!!
- Vuoi provare? – dice porgendomi un altro cubetto rosa.
Sto per scuotere la testa, quando la sua espressione mi dissuade. Alzo le spalle e sorridendo inizio a scaldare la gelatina.
- Quanto dura l’effetto?
- Un paio d’ore, non di più per ora, ma possiamo provare a migliorare la ricetta e comunque – aggiunge con un ghigno diabolico – non serve informare le nostre clienti sull’effettiva durata del prodotto…
Adoro questo lato un po’ subdolo di Lily. Ghigno con lei e mi faccio più vicino, improvvisamente dimentico del muro che dovrebbe tenerci lontani.
 
Se ripenso a quegli anni mi è evidente come la presenza di terzi nei miei contatti con Lily influenzasse notevolmente la mia disponibilità nei suoi confronti. Quelle rare volte in cui ci trovavamo completamente soli, senza occhi indiscreti pronti ad osservarci, mi diventava impossibile atteggiarmi da freddo insensibile. Quando tuttavia avevamo un pubblico, o anche c’era Regulus a mediare tra noi, mi sentivo costantemente irritato da lei e dalle sue parole. Sentivo un’agitazione crescente sorgermi nel petto e per combatterla riuscivo solo ad usare parole meschine.
Il magico terzetto che avevamo creato con Rab si stava così progressivamente disgregando, davanti ai continui momenti di estrema complicità tra i due e alla mia continua insofferenza davanti alla presenza di Lily. Passavamo ancora molto tempo gli uni con gli altri, a sbrigare gli affari dei Peb e a festeggiare i nostri guadagni, ma qualcosa nell’equilibrata armonia che ci legava era cambiato.
 
Regulus mi sistema il cravattino, mentre io sento le mani sudate. Intorno a noi solo il crepitare di alcune torce appese al corridoio deserto. Questa dannata festa del Luma Club è davvero importante per la mia riuscita futura. Ci sono alcuni dei membri più influenti della comunità magica. Lancio un’occhiata impaziente alla scalinata che porta dai sotterranei al resto del castello.
- Stasera deve essere tutto perfetto…
Regulus mi studia impeccabile nel suo completo, ben più elegante del mio di seconda mano. Il mio serpente si agita incerto dentro di me, conscio di quanto diverrà palese la mia povertà a confronto con lui.
- Cos’è che ti rende davvero così agitato, Severus?
Lo osservo e realizzo improvvisamente quanto anche lui sia nervoso, nonostante abbia usato l’abituale tono strascicato. Malgrado i suoi capelli siano stati sistemati all’indietro con abbondanti dosi di glassa impastante, alcuni ciuffi sfuggono al suo controllo, rispondendo alla sua agitazione. Alcune gocce di sudore gli imperlano la fronte e la sua postura è insolitamente ingobbita.
- E tu perché sei così nervoso, Regulus?
Lui mi guarda avvampando per qualche istante, distoglie lo sguardo e dice in un ghigno: - Vedo che stai imparando…
È a quel punto che sentiamo un ticchettare frettoloso di tacchi sul marmo, poco dopo Lily compare in cima alla scalinata, con i capelli arruffati e il fiatone. Dietro di lei sopraggiungono i fratelli McKinnon, eleganti come ci si aspetterebbe dai figli di una delle famiglie magiche più prestigiose e politicamente impegnate.
- Noi ti precediamo avanti, Lily, a dopo! – Marlene alzando i lembi della pesante gonna di velluto porpora inizia a scendere la scalinata, mentre Janus si ferma al fianco di Lily, incerto.
- E Lily? – Lily ride e lui avvampa.
- Io ho già i miei accompagnatori, Janus, non preoccuparti! Non tardate ulteriormente anche voi!
Lui sembra confuso, ma Lily gli dà una lieve spintarella sulla spalla e lui inizia a discendere i gradini come un autonoma. Arrivato in fondo alla gradinata sembra riscuotersi e notarci per la prima volta. Ci lancia uno sguardo inceneritore e prosegue a passo pesante. Lily in cima alle scale si sta spalmando della glassa impastante. Indossa un abito a maniche lunghe, bianco, che le stringe in vita e che le si apre sul petto in un’ampia scollatura che le va da una spalla all’altra. Benchè non sia in alcun modo volgare, la trovo insolitamente attraente. Mi si mozza il respiro in gola, mentre lei si sposta i capelli di lato, mostrando la linea perfetta del suo collo lungo e un paio di orecchini color avorio. Alza lo sguardo e ci sorride mentre i suoi capelli, che pensavo avrebbe raccolto, le ricadono sulla schiena in una cascata di boccoli sinuosi.
Mi volto verso Regulus e per un attimo temo di avere io pure la sua stessa espressione idiota: un misto di stupore e desiderio. Mi sbrigo a chiudere la bocca e ad andarle incontro per porgerle il braccio.
- Sei in ritardo – dico burbero, senza riuscire a guardarla. Regulus muove qualche passo incerto verso di noi.
- Lo so, mi dispiace – sto per notare che è più alta, quando scorgo le sue caviglie sottili terminare in due scarpette bianche col tacco.
- Quando ti sei bucata le orecchie? Martha ti ucciderà!
Lily ridacchia.
- Alice è un asso in queste…
Si interrompe guardando Rab e ridacchiando.
- Rab, so che parli solo quando lo ritieni opportuno, ma potresti almeno salutare…
Lui arrossisce. Non credevo che Regulus potesse arrossire. La sua postura è rigida, le braccia serrate lungo i fianchi.
- Comunque me li ha fatti Alice, poche sere fa… Pensavo avrebbe fatto davvero male, ma invece… Cioè, quando Petunia li ha fatti si è lamentata per settimane del male e invece…
- Martha lo sa?
- Certo che no! – ridacchia lei.
- Non oso immaginare quello che ti farà quando lo scoprirà…
- Bè, allora è una fortuna che manchino mesi al mio ritorno a casa
- S-sì… E-ecco… Sei bellissima stasera – ci voltiamo stupefatti verso Regulus.
Cala tra noi un silenzio imbarazzato e gelido. Poi improvvisamente Lily scoppia a ridere, con un risata fresca, leggera e spensierata. Io e Regulus ci osserviamo prima confusi, ma poi ci facciamo contagiare e ridiamo con lei.
Ridiamo gli uni appoggiati sugli altri. Ridiamo senza sapere perché. Ridiamo non appena incontriamo lo sguardo l’uno dell’altro. Ridiamo senza riuscire a smettere. Ridiamo ignari del mondo e del nostro ritardo. Rido io con la voce gutturale. Ride Lily con un suono cristallino. Ride Regulus, come un bambino.
Lily prova a riportare l’ordine, trattenendo a malapena i singulti.
- Devi esercitarti sui tempi giusti per fare i complimenti, Rab!
Si volta verso di me e ridacchia, mentre Regulus fa una risata nervosa.
Estraggo la mia bacchetta e lancio uno sguardo al mio amico, che prende la sua. Le agitiamo contemporaneamente, senza emettere un suono. Ci siamo esercitati a lungo per riuscirci con un incantesimo non verbale.
Una cascata di piccoli fiori bianchi e dorati ricopre Lily, svanendo a contatto con la sua pelle, come in una bolla di sapone. Nelle nostre mani appaiono un paio di fiori. Io appunto il mio tra i suoi capelli rossi, mentre Rab le lega il suo al polso.
Lei ci guarda con gli occhi grandi di sorpresa.
- Grazie ragazzi! Sono bellissimi! – allunga le braccia e ci avvolge entrambi in un abbraccio caldo.
Profuma di erba appena tagliata e margherite.
 
*
 
Lily e Regulus si scatenano sulla pista da ballo, impacciati e divertiti, sotto gli sguardi sorpresi del Luma Club, abituato all’inespressività di Rab che ora sembra divertirsi.
Stringo il mio bicchiere con forza e stringo la mascella, prendendo un altro sorso del mio punch.
Marlene McKinnon mi si affianca e mi fissa con espressione vittoriosa. Suo fratello accanto a lei, tiene gli occhi, ridotti a due fessure, puntati su Lily e Rab.
- Avresti dovuto pensarci prima, Piton…
La guardo irritato e confuso. Lei trascina il fratello sulla pista da ballo, con un gesto fluente.
Per molto tempo li osservo ballare. Non ho bisogno di questo. Sono superiore.
Ho imparato a non desiderare, a non avere paura, a prendermi ciò che mi spetta di diritto. Nulla toccherà la mia maschera di indifferenza, nulla potrà ferirmi. Nemmeno la mano lasciva di Regulus avvolta intorno alla vita di Lily.
Lei si volta a guardarmi e per un attimo mi perdo in lei, nel verde dei suoi occhi e vorrei soltanto essere in qualche altro luogo da solo con lei ad ascoltare il racconto dei suoi buchi alle orecchie.
Ma questo mondo, questa tenerezza, questi pensieri puerili e di debolezza sono qualcosa che non mi appartiene più.
Distolgo lo sguardo e affondo nel mio bicchiere. Lei mi si avvicina, ha il fiatone e il suo viso è sudato, malgrado la glassa impastante mantenga i suoi capelli impeccabili.
- Vieni a ballare con noi, Sev… Ti prego!
- No, grazie. Ho altro da fare…- lei ride e mi pone una mano su quella con cui reggo il mio bicchiere.
- Tipo bere standotene qui tutto solo?
- No, tipo fare buona impressione sugli uomini del ministero che Lumacorno ha invitato e non sembrare uno stupido adolescente ballerino…
- Eddai, Sev! Non abbiamo mai altre occasioni di divertirci così, vieni a ballare con noi! – mi prende il bicchiere dalla mano e lo poggia sul tavolo. Mentre si piega, ho una fulgida visione del suo seno e mi sento avvampare. Scalpito.
- No, grazie.
- Sei il mio accompagnatore ufficiale e pretendo di ballare con te! - lei mi tira un braccio, ma io oppongo resistenza.
- Pensavo fosse Regulus il tuo accompagnatore – dico con tono gelido. Lei mi guarda sorpresa.
- Lo siete entrambi. Ci siamo accordati così del resto, no? – mi guarda e so che sta cercando una risposta nei miei occhi. Sposto lo sguardo e cerco di sedare il martellante battito del mio cuore – Voglio ballare con te, Severus – poso il mio sguardo su di lei, sorpreso. La sua voce è calda e decisa, non più implorante e infantile. Sembra che voglia intendere qualcos’altro, ma non so capire cosa. Regulus ci raggiunge e pone entrambe le sue mani sulle spalle di Lily, in un gesto poco amichevole e molto possessivo. Mi guarda con aria di sfida, mentre sento un familiare sibilo risalirmi la gola.
- Severus, non ballerà, Lilian. Ha altro da fare, stasera…
Lei mi lancia un ultimo sguardo disorientato e poi si lascia trascinare nuovamente sulla pista da ballo. Io mi dirigo verso gli uomini del ministero che Bellatrix mi ha invitato a conoscere.
 
La cosa assurda era che il mio rapporto con Regulus stava avendo un insolito sviluppo.
Avevo, infatti, molto apprezzato la fiducia che Rab aveva riposto in me dopo l’episodio del licantropo e, a partire da quell’inverno, iniziai ad addestrarmi con lui nell’arte dell’Occlumanzia. Gli interessi e le antipatie comuni ci univano in taciti silenzi di assenso. Studiavamo insieme per le ore e nelle nostre lunghe chiacchierate notturne fantasticavamo insieme della gloria dei giorni che sarebbero venuti. Sinchè Lily restava lontana da noi, parlare era facile e nessun sibilo mi aizzava contro di lui. Quando invece eravamo tutti e tre insieme una strana tensione si insinuava tra noi, portandomi a diventare aggressivo e ostile e obbligando Lily o Regulus a fare da mediatore.
Ad alimentare la nostra complicità, c’erano anche le lettere che Bellatrix ci inviava regolarmente, dandoci notizie delle ultime azioni dell’Oscuro Signore, di cui la Gazzetta del Profeta sceglieva di non raccontare. Era ormai chiaro che lei fosse una sua adepta e che, benchè non lo avesse mai dichiarato apertamente, fosse un suo interesse farci entrare nelle file dei servitori del suo padrone. Le sue lettere profumate erano inoltre ricolme di indicazioni su chi fosse opportuno frequentare e chi dovessimo evitare, su quali libri avremmo potuto leggere per ampliare la nostra conoscenza e depurare le nostre menti dalle menzogne babbanofile di Silente.
Regulus beveva con convinzione ogni sua parola, leggeva ogni libro che ci veniva indicato, ma trascurava di frequentare le persone che lei ci indicava come “pure”. Tra questi, ovviamente, vi erano anche Mulciber e Avery, che Rab sosteneva fossero stati contaminati in qualche modo, vista la loro lampante incapacità con la bacchetta. Io per conto mio, trascuravo di lasciare il Club dei Duellanti come ero stato caldamente invitato a fare, ma passavo molto più tempo con Taddeus ed Emilius, principalmente a fare scherzi e dispetti ai figli di babbani delle altre case.
 
Entro nella mia Sala Comune ghignando. Mulciber e Avery al mio fianco mi tirano pacche sulle spalle, ridacchiando.
- Ben fatto, Piton! – l’ultima manata di Avery mi brucia terribilmente sulla spalla, ma trattengo con lucidità il gemito di dolore con un sorriso contorto.
Mulciber si china su di me e, stringendomi con eccessiva forza il braccio e parlandomi con un bisbiglio all’orecchio, mi dice: - Facci avere presto le pozioni chi ci devi…
Non è una richiesta, né un invito, si tratta di un ordine e sento scivolare via dal mio viso il ghigno che lo aveva abitato. Improvvisamente ricordo che quelli non sono miei amici, ma solo compagni. Nessuna complicità o fedeltà ci lega, oltre ad un reciproco scambio di favori e ideali.
Annuisco e scivolo via dalla sua presa per dirigermi verso la poltrona su cui Regulus sta scrivendo il suo tema di Trasfigurazione. Per qualche ragione a me ignota, questa è l’unica materia in cui il suo straordinario talento magico non si traduce in ottimi voti e per questa ragione deve sorbirsi interi pomeriggi di lezioni extra con Lily come insegnante.
Prendo posto sul bracciolo della sua poltrona e aspetto invano che lui alzi lo sguardo.
- Dovresti smettere di frequentarli…- dice in uno svolazzo della sua pregiatissima piuma di falco.
- E tu dovresti dare loro una possibilità. Sono divertenti…
- Sono stupidi, ignoranti e inutilmente aggressivi. E ti sfruttano.
- Non mi sfruttano. Ci facciamo favori a vicenda!
- Loro a te che favori fanno? – alza finalmente gli occhi dalla sua pergamena e mi guarda irritato.
- Anche Bellatrix vuole che li frequentiamo…
- Bella conosce i loro genitori e si illude che siano all’altezza dei loro padri. Ma è evidente che le loro madri non siano propriamente state caste e fedeli ai loro mariti o non sarebbero usciti quei due…- mi guardo attorno allarmato, mentre lui torna al suo tema. Se Mulciber ed Avery lo sentissero parlare così finirebbe in grossi guai.
- Stai attento a come parli! – sibilo – Taddeus ed Emilius discendono da una lunga dinastia di purosangue…
- Che si è probabilmente interrotta nel momento in cui le loro nobili madri hanno deciso di avere una relazione con un babbano…
- Regulus, non insinuare questo genere di…
- Io non insinuo nulla, Severus – torna a guardarmi, con i suoi occhi grigi opachi e infastiditi – Due maghi mediocri e incompetenti come loro non possono certo discendere da una famiglia di Purosangue. L’unica materia in cui eccellono è pozioni e solo perché sei tu a fare i loro compiti. Sono proprio curioso di vedere come se la caveranno ai GUFO di quest’anno…- aggiunge un altro paio di frasi al suo tema, mentre io mi guardo attorno, cercando di non mostrare quanto mi faccia sentire allarmato il suo dichiarare con voce piatta qualcosa che nessun mago degno di questo nome tollererebbe di sentir dire.
Fortunatamente gran parte degli studenti sta sciamando verso la Sala Grande per cenare.
- I tuoi sproloqui sulla purezza del sangue sfiorano l’assurdo – dico con tono piatto alzandomi dal bracciolo e incontrando il suo sguardo fiammeggiante.
- Non sono sproloqui. I maghi purosangue detengono la magia e il potere, tutto il resto è feccia. Lo sostiene anche l’Oscuro Signore ed è per questo che sono più che mai intenzionato ad unirmi alle sue file… - dice con il tono piatto che usa quando ripete parole non sue.
Lo guardo sogghignando.
- E Lily?
Lui sbianca.
- Lily è una nata babbana. Eppure è magica. Il suo sangue non è puro, anzi è interamente corrotto a voler seguire il tuo ragionamento – non ho nessuna intenzione di fare riferimento alle mie umili origini. Io sono un Prince e per diritto di nascita detengo magia e potere – Dichiari di voler seguire i dettami di Tu-Sai-Chi eppure passi con lei così tanto del tuo tempo…
Vedo Regulus in seria difficoltà. Il nervo scoperto della sua vita, la precisa incoerenza che probabilmente gli ha levato il sonno fino ad oggi è stata nominata a voce alta.
- Come pensi che gestirai la vostra amicizia quando diventerai il servo più leale del Signore Oscuro?
Lui mi guarda muto, nella penombra della Sala Comune ormai quasi deserta. Il solo rumore che ci circonda è lo scalpiccio del fuoco nel camino e il girare delle pagine di alcune studentesse ansiose del settimo anno. Nel suo sguardo leggo la muta lotta tra le due inconciliabili parti di sé che da sempre lo tormentano.
- E tu, Severus, come farai?
- Io ho già trovato una soluzione
- Davvero? E quale sarebbe? - Serro le labbra e resto in silenzio. Lui sospira e appoggia la pergamena sul tavolino. Improvvisamente mi sembra molto più vecchio dei suoi 13 anni. Il suo sguardo è uncinante e pervasivo quanto quello di sua cugina - La tua soluzione è ignorarla, allontanarla e bistrattarla?
Sento la mia strategia traballare sull’instabile piedistallo su cui l’ho posta.
- Credi che ferendola lei ti starà abbastanza lontana da non intaccare la tua immagine, pur restandoti vicina e legata? – deglutisco, incapace di staccare gli occhi dai suoi, insolitamente espressivi e afflitti – Quanto credi potrai andare avanti a trattarla come hai fatto alla partita?
 
*
 
- Lilian che ci fai qui?!?! – Lily avvolta nella mia spessa sciarpa verde Serpeverde si siede accanto a Rab che mi fissa con aria interrogativa. Il berretto verde calato sino quasi a coprirle gli occhi e la spessa treccia nascosta dagli strati di lana la rendono quasi irriconoscibile. I suoi occhi guizzano in un ghigno maligno che non fa presagire nulla di buono.
- L’ho incontrata poco fa e ha insistito per venire ad assistere alla partita dai nostri spalti – dico prendendo posto nello stadio di Quidditch e lasciando che lei, come sempre, si posizioni tra me e Regulus.
- Il nostro caro Principino non ha voluto farmi salire addobbata da Grifondoro – dice con una punta di derisione.
- Piantala, Lilian! – dico seccato.
- Ha fatto bene, Lilian… Qui ti avrebbero scannata e tormentata tutto il tempo…
- Oh, suvvia! Neanche giocaste voi oggi! – estrae dalla tasca un pacchetto di Gelatine Tutti i Gusti +1 – Ne volete?
- Dopo che ne ho trovata una al vomito di gatto, non intendo mai più infilarmi una di quelle cose in bocca! – Lily ride e Rab la guarda compiaciuto di essere riuscito a farla divertire. Una parte di me sibila. Fino a poco fa era a me che rivolgeva i suoi sorrisini.
- Visto che oggi gioca Grifondoro non dovresti essere tra i tuoi spalti a fare il tifo?
Lei ridacchia.
- Che c’è, Principe, ti dà fastidio la mia presenza?
- Sì, se questa mette a rischio le nostre identità segrete di contrabbandieri…
- Severus, non esagerare – il tono di Regulus è bonario - Tu sai meglio di me che tutti sono a conoscenza delle identità dei Peb e non ti è mai importato!
- Non sinchè non abbiamo avuto un incremento del 50% delle richieste dopo che lei ha inventato quella stupida glassa!
- Non mi pareva la considerassi stupida quando ti ha permesso di guadagnare abbastanza da comprarti le radici di Mandragola! – Lily mi osserva stizzita da dietro i suoi pesanti camuffamenti di lana verde.
- Potreste evitare di litigare almeno oggi? Vorrei godermi la partita, anche se temo che il risultato sia piuttosto ovvio…
- Non sottovalutare i Tassorosso, Rab! – Lily sembra aver riconquistato brio, mentre io sento macerare il mio cattivo umore in fondo allo stomaco.
- Sai qualcosa che non so?
- Può darsi… Diciamo che Potter oggi faticherà a prendere il boccino, o anche solo il volo…
La guardo allarmato. Sono mesi che Lily dà il tormento a Potter per quello che lei crede mi abbia fatto la notte dell’attacco del mannaro.
- Lily, cosa hai fatto?
- Lo vedrete presto!
In quell’esatto momento i giocatori di entrambe le squadre entrano in campo. Silver è alla testa dei Grifondoro, accolto da un coro di urletti adoranti, Potter a chiudere le file con la sua nuova scopa in mano, mentre con un gesto che recentemente gli ho visto fare troppo spesso, si tocca i capelli guardando verso gli spalti Grifondoro.
I Tassorosso entrano in campo altrettanto acclamati. Riconosco poche facce tra loro. A chiudere le loro file Alice Sand guarda, stranamente, verso gli spalti Serpeverde, prima di tornare a salutare la folla festosa.
Lily abbassa la sciarpa, rivelando le labbra rosee e inclinate in un ghigno. Gli occhi le brillano.
Ha combinato sicuramente qualche scherzo a Potter e io dovrò subirne le conseguenze. Perché nella stragrande maggioranza dei casi, più Lily si accanisce nel mettere nei guai Potter e i suoi amichetti, più loro si rivalgono su di me.
L’ultima volta che lei ha “accidentalmente” rovesciato le loro pozioni poco prima della consegna a Lumacorno, sono stato aggredito nei corridoi e spedito a lezione con la faccia piena di pustole. E quando Lily ha svelato alla McGranitt il nascondiglio di parte delle loro scorte di dolciumi, per rivalersi della pozione sdrucciolante che mi avevano infilato nel calice la sera precedente, ho passato un’intera mattina appeso a testa in giù in una piccola aula abbandonata, prima che Gazza e quella sua gattaccia fetida mi trovassero.
Un fischio ci segnala l’inizio della partita. Tutti i giocatori, con un rapido calcio al terreno si librano in volo con estrema agilità.
Tutti tranne Potter, la cui scopa, una nuovissima Nimbus 1001, si è misteriosamente trasformata in uno spazzolone babbano.
James osserva la sua scopa con la stessa espressione di un bambino che ha appena visto la propria madre venir divorata da un coccodrillo. Madama Bumb fischia nuovamente e interrompe la partita.
Gli spalti tacciono stupefatti. Io guardo atterrito Lily, mentre si scambia sguardi complici con Alice Sand che volteggia a pochi metri dalla nostra posizione.
- Signor Potter, che diavolo sta succedendo?
- L-l-la mia s-s-scopa…l-l-lei è s-s-svanita – sembra che a Potter sia appena stata annunciata l’imminente castrazione.
- Se questo è uno dei suoi stupidi scherzi, sappia che non è divertente!
Tra gli spalti si espande un vociare perplesso. Tra le molteplici divise rosso-oro scorgo Lupin discutere animatamente con Minus, mentre sul volto di Black è comparsa la stessa espressione disorientata e atterrita.
- N-no…N-non capisco… Non è un scherz…- e in quell’istante un lampo di comprensione gli attraversa il volto. Il suo sguardo si rivolge immediatamente agli spalti Grifondoro, in cerca di qualcosa. Lily si affretta ad infagottarsi il più possibile nella sua sciarpa verde, mentre io sento tutto il sangue defluire dalle mie guance. Questa me la faranno pagare cara.
Un sorriso malandrino compare sulla bocca di Potter, mentre i suoi amici lo osservano ancora esangui.
- Potter, non abbiamo tutto il giorno!! Se non puoi volare, non è un problema, la vittoria sarà nostra! – Alice urla nella sua direzione, tenendo le mani a coppa intorno alla bocca.
- Non ti preoccupare Sand! Non ho bisogno della mia scopa per soffiarti sotto il naso il boccino!
A passo spedito si dirige verso la rimessa delle scope, dove dopo un’attenta selezione tra una serie di manici spelacchiati, estrae quello più convincente.
Si mette cavalcioni e si dà una spinta coi talloni. Per qualche istante si libra in aria, poi la forza di gravità lo rispinge a terra e anche quella scopa si trasforma in un moccio babbano.
Lily accanto a noi singhiozza in una risata mal trattenuta. Anche Regulus sembra faticare a trattenersi dal ridere. Nessuno dei due sembra capire che sarò io a dover pagare per questo scherzo idiota.
- Potter, hai finito col tuo spettacolino? – la Sand lo incalza, ridendo apertamente.
- Signor Potter, se non riuscirà a prendere il volo entro breve, sarò costretta a dichiarare la squadra Tassarosso vincitrice!
- James, muoviti a prendere una dannatissima scopa e a far alzare il tuo nobile culo da terra – la voce di Silver è un ringhio.
Potter prova a prendere un altro paio di scope della rimessa, ottenendo che queste ad ogni primo tentativo si ritrasformino in scopettoni babbani. Lily sta ormai soffocando nel tentativo di non mettersi a ridere troppo sguaiatamente, malgrado a questo punto lo stiano facendo tutti intorno a noi.
- Le hai trasformate tutte?
- Io non ho trasformato nulla. Le ho solo sostituite. E comunque non tutte. Prima o poi troverà una di quelle che volano… Insomma, dire che volano è una parolona… Diciamo che si librano in aria – ridacchia.
- Come hai fatto?
- Mi sono introdotta nei dormitori maschili, con la complicità di Frank Paciock. Quel ragazzo farebbe di tutto per Alice… E pensare che non ha nemmeno una possibilità con lei – scuote leggermente il capo, prima di tornare a rivolgersi a me e Regulus – poi mi sono fatta mandare da mamma alcune scope, mentre altre le acquistate durante le vacanze di Natale…
- Progetti questa follia da Natale!?!? Come hai fatto a infilarle nel baule?
- Incantesimo estensivo irriconoscibile! L’ho fatto prima di partire – dice sorridendo radiosa – progettavo questo colpo da mesi. Ho impiegato molto tempo a far sì che gli spazzoloni mantenessero l’aspetto voluto fino al primo tentativo di decollo… e riprodurre la scopa di Potter… Avevo pochissimo tempo per farlo e l’incantesimo doveva durare a lungo. Quella è stata probabilmente la cosa più difficile, ma, ragazzi, la sua espressione è impagabile…
Potter tenta nuovamente di decollare, ritrovandosi con uno scopettone in mano, mentre un’espressione infastidita si sostituisce a quella divertita.
- Stai intenzionalmente facendo perdere la tua squadra, te ne rendi conto? – le dice con un ghigno compiaciuto.
- Che esagerato! Sto riequilibrando le cose! Grifondoro quest’anno, ora che quella vacca di Clara Hall si è tolta di mezzo, è davvero imbattibile. Hanno quasi tutti una scopa ultimo modello, volano insieme da più di un anno e sono tutti giocatori di talento. I Tassorosso di quest’anno, hanno solo Ali e il capitano come membri storici. Tutti gli altri giocano insieme solo da qualche mese e sono principianti. Il loro portiere è il meno peggio di quei pochi che si sono presentati alle selezioni. Sarebbe stato un massacro. Almeno così sto offrendo ad Ali la possibilità di prendere il boccino prima che Grifondoro segni troppi punti!
In un’altra situazione avrei sorriso a questa prospettiva, ma se Potter fosse risalito a lei come autrice dello scherzo me l’avrebbe fatta pagare cara.
- Dove tieni la sua scopa? – le afferro un braccio e la mia voce esce più allarmata di quanto avrei voluto. Lei corruga la fronte, mentre Rab mi osserva freddo.
Sotto di noi finalmente Potter è riuscito a trovare una scopa che voli e faticosamente, sta raggiungendo la quota degli altri suoi compagni.
- Perché?
- Dobbiamo eliminare le prove. Non deve sapere che sei stata tu!
Lei mi guarda sorridendo.
- Non preoccuparti, Sev – mi pone una mano guantata sulla spalla e i suoi zigomi si alzano in quello che riconoscerei ovunque come uno dei suoi sorrisi gentili – Sei molto caro a preoccuparti per me, ma progettavo questa cosa da troppo tempo per mantenere l’anonimato…
- Cosa hai fatto?
Lei si scopre la bocca e mostra un sorrisetto furbo.
- Ho restituito a Potter la sua scopa – fa una pausa che dovrebbe creare suspance – Rimpicciolita!
Corrugo la fronte.
- E questo cosa c’entra?
- Non appena Potter, o chi per lui, probabilmente Remus, capirà come si faccia a trasformare nuovamente la sua scopa a dimensione naturale, noterà una piccola incisione sul suo manico. La stessa che Sirius troverà sulla sua scopa, anch’essa miniaturizzata…
- Lily, cosa hai fatto?
- Ho semplicemente inciso un piccolo tre sulle loro scope, così che sappiano che ciò che amano non è al sicuro e che i loro crimini non resteranno sempre impuniti!
Sento la terra mancarmi da sotto i piedi. Se quello stupido quartetto mi ha lasciato appeso a testa in giù per qualche fondo di magazzino rivelato alla vicepreside, rivelazione che non ho fatto io in prima persona, cosa mi faranno quando mi riterranno responsabile dell’attentato alle loro amatissime scope?
- Cosa diavolo ti è saltato in testa? – mi alzo irato e serro i pugni lungo i fianchi.
Intorno a noi, tutta la scuola osserva i Cacciatori Grifondoro sfondare facilmente e rapidamente le difese del portiere Tassorosso, segnando ripetutamente. Alice Sand batte i perimetro alla ricerca del boccino, mentre faticosamente Potter la segue a molti metri più sotto, impossibilitato a volare alto.
- Cosa? – Lily batte ripetutamente le ciglia, confusa.
- Come diavolo ti è venuto in mente di firmarti anche a nome nostro?? Tuo il misfatto, tue le colpe, tue le responsabilità, tua la firma!
- Non pensavo che…
- E’ esattamente questo il problema, Lily! Non hai pensato! Non pensi mai!
- Di che parli? Non capisco?
- Non capisci? Davvero? Signorina “sono la nata babbana più promettente della scuola”, come fai a non capire? – Rab mi osserva e per un attimo ho la sensazione che stia per dire qualcosa, quando improvvisamente scuote la testa contrito, come rassegnato. Lei ha gli occhi dilatati e la bocca semi aperta per la sorpresa.
- Non capisco perché tu te la prenda…
- Me la prendo perché sono mesi che sopporto le malefatte di quel dannato quartetto, in risposta alle tue provocazioni nei loro confronti…
- E’ per questo che lo faccio! Per fargli pagare i dispetti che ti fanno, per quello che è successo a ottobre…
- No, Lilian, tu non lo fai per me. Lo fai perché ti diverti a mettere la gente nei guai, perché è perfettamente evidente che ad ogni tuo scherzo verso di loro segue uno dispetto verso di me… e questo lo facevano sapendo che non ero io il colpevole. Cosa mi faranno ora che hai sbandierato in faccia che ho attivamente collaborato nell’umiliazione del loro capetto?
- Io…
- Tu non ci avevi pensato, ovviamente! Lo so benissimo! Ma magari la prossima volta che decidi di mettere nei guai i tuoi “amici” magari avvisaci!
Lei resta basita a fissarmi. Capisco di aver esagerato. Ma odio questo suo accanimento verso Potter e i suoi amichetti, come se non sapessi difendermi da solo, come se avessi bisogno di lei che vendica i torti che ho subito.
- O forse sono io troppo presuntuoso a credere di essere tuo amico! Forse le tue sono tutte storielle per poterti nascondere dietro me e Regulus, mentre compi le tue cretinate in giro per la scuola, così se le cose dovessero andare male potrai sempre dire che ti abbiamo costretta – sono ingiusto, Lily si è sempre esposta in prima persona per i Peb, facendo del suo meglio per preservarci da eventuali pericoli.
- Non è così, Severus! Sei ridicolo a parlar così!
- Davvero? A me pare che preferisci credere a degli stupidi professori, piuttosto che darmi ragione. Chi mi dice che tu non sia disposta a sfruttare la nostra amicizia pur di pararti il culo davanti ai tuoi amati professori? Lo sai che succederà se Potter andrà a denunciarci ai professori? Sai quanti guai passeremmo se loro dovessero mettersi ad indagare? Ci avevi pensato a questo?
- Sì, infatti…
- Infatti ti sei premurata di far ricadere la colpa anche sulle spalle mie e di Regulus… Fortuna che siamo tuoi amici, Lily, altrimenti non oso immaginare cosa ci accadrebbe se non ci sopportassi!
Lei cerca di rispondermi, la faccia irata e le sopracciglia aggrottate, ma io la pianto lì e mi allontano a passo spedito, sperando di lasciarmi alle spalle il mordente senso di colpa per averla bistrattata.
 
*
 
- Lily…
- Vattente, Ali…
Osservo quella scena, mentre la porta del bagno femminile del terzo piano sta per richiudersi. Con un rapido gesto della bacchetta incanto la porta perché mi offra uno spiraglio e mi permette di vedere quel che accade.
- Lily, ti prego non piangere da sola… - Alice passeggia davanti alle porte dei gabinetti, cercando di individuare quella da cui proviene la voce dell’amica.
- Non voglio parlare con nessuno. Presto starò bene, sorriderò e uscirò di qui…
- Nessuno di noi vuole che tu sorrida quando dentro soffri. Gli amici servono ad accogliere anche le sofferenze e a condividere gioie e dolori…Lasciami entrare, ti prego…
Un singulto esce da un bagno.
- Vattene, non voglio essere vista così… Ti prego…
Senza pensare troppo entro nel bagno.
- Piton! – la Sand mi guarda con un misto di disprezzo e preoccupazione.
- Sand… Lasciami parlare da solo con Lily!
- Non credo proprio, Mocciosus! A causa di chi credi si sia chiusa lì dentro?
- A maggior ragione, vattene e lasciaci parlare…- sibilo digrignando i denti.
- Per tua informazione, questo è il bagno delle ragazze, quindi sei tu che dovresti andartene e se credi che ti lascerò ferire di nuovo la mia amica, ti sbagli di grosso!
- Ali, lasciaci soli per favore…
Lily esce da uno dei cubicoli, gli occhi gonfi e le occhiaie. L’espressione decisa e la voce ferma.
- Per favore.
Alice lascia il bagno a grandi falcate, furibonda, dopo avermi lanciato uno sguardo minaccioso, degno di un drago. Lily esce dal cubicolo e si posiziona davanti a me. Mi guarda negli occhi e anche se vorrei fuggire so di non averne bisogno. Ormai un muro ci divide e impedisce di comunicare con un solo sguardo.
- Sono molto arrabbiata, Severus…- si pulisce il naso con il dorso della mano.
- Lo so.
- No, non lo sai. Mi rimproveri di non capire, di essere cieca e stupida, ma alle volte credo che sia tu quello che non vuole vedere… O forse ti fa solo più comodo così…
- Vorrei semplicemente che smettessi di portare avanti battaglie che non sono tue. Ho la sensazione che mi tratti come un bambino, ma non è più così! Sono abbastanza grande da difendermi da solo!
- Questo è vero, so meglio di chiunque quanto tu sia coraggioso e forte, Sev! Ma questa contro Potter è anche la mia battaglia. Io devo… voglio… - agita le mani nel vuoto - Lui deve pagare per quei suoi sguardi supponenti, per la sua boria, per il suo maschilismo e per… per l’orrendo spavento che mi sono presa quando sei scomparso e ricomparso esangue tra le sue braccia. Questo non posso proprio perdonarlo né a lui né a Sirius…
La guardo capendo un pezzettino in più. Posso solo temere il panico che si impossesserebbe di me se accadesse qualcosa di male a Lily. Non oso pensare a quanto sarei smarrito senza di lei.
Eppure mi fa rabbia come la sua ira sia rivolta verso Potter, Black e a volte Minus, non intaccando in alcun modo Lupin che è il vero e diretto responsabile delle mie ferite.
Lei mi osserva di sottecchi, spostando il peso da un piede all’altro e incrociando le braccia sul petto.
- Senti, ho sbagliato a far ricadere la colpa dello scherzo anche su te e Regulus, senza avvisarvi. Se dovesse accadere qualcosa mi prenderò io la responsabilità e se Potter dovesse prendersela con te ci inventeremo qualcosa per fargliela pagare… Ma questa volta lo programmeremo insieme…
Senza potermi controllare allungo un braccio verso di lei e le ho preso la treccia arruffata.
- Insieme – pone una mano sulla e mia e ci guardiamo.
- Sempre - lei si appoggia per qualche istante a me, in un abbraccio impacciato e imbarazzato, che profuma di margherite e biscotti alle mele.
- Sempre – ripeto a pappagallo.
Dopo pochi secondi lei si stacca, rossa in viso.
- Sarà meglio andare al Club, siamo già abbastanza in ritardo…
Per qualche ragione, non mi sento affatto sollevato.
 
*
 
- Quanto credi potrai andare avanti a trattarla come hai fatto alla partita?
Apro e chiudo la bocca alla ricerca di una risposta. So di aver esagerato alla partita. Lily è un’ottima amica, questo lo so. Per questo non desidero perderla, ma la sua presenza nella mia vita non solo mi rende emotivo e pavido, ma anche mal si concilia con le mie sempre più esplicite simpatie anti babbane.
- Alla partita ho esagerato, ma avevo le mie buone ragioni…
- Non puoi prendertela così con lei, soprattutto visto che lo sta facendo per te…
- Lo sta facendo per se stessa, non dire idiozie!
- La tua cecità talvolta mi lascia spiazzato, Severus… Lilian sta facendo tutto questo per farti capire che lei è della tua parte e che in ogni caso ritiene colpevole Potter e gli altri di quello che ti è successo ad ottobre… Si sta mettendo in una pessima luce agli occhi dei professori!
- I professori l’adorano…
- Ed è per questo che non è ancora finita in punizione, ma pure loro non potranno continuare a far finta di non vedere che è sempre lei ad attar briga con Potter e a far fallire tutti i loro incantesimi…
So che ha ragione ma questo mi irrita ancor di più. Restiamo in un silenzio truce, studiandoci e tentando di non rivelare troppo dei nostri veri pensieri. Non mi ero accorto di tutto questo. Non avevo visto Lily.
- Che intenzioni hai con lei, Severus?
Vorrei fingere di non capire, di volere ulteriori spiegazioni. Vorrei potermi nascondere dietro domande di cui già conosco la risposta. Sento le gambe pesanti, come se non fosse possibile muovere un singolo passo per fuggire da quella conversazione rimandata da troppo tempo.
- Non…- trovare le parole è così difficile. A tratti mi sembra che quello che sta avvenendo dentro di me sia assurdo e incoerente, mentre in altri momenti mi sembra così giusto. La lingua mi si impasta – Dopo… Dopo quello che è successo – mi porto la mano al petto, dove la mia cicatrice mi brucia la pelle – mi sono accorto di quanto pavido ed emotivo io sia stato… Mentre il lupo mannaro mi aggrediva continuavo a pensare a tutto quello che avrei perso e… Non sono riuscito a fare nulla – alzo le braccia, come per continuare, ma poi le parole mi escono dai polmoni senza emettere un suono e le braccia mi ricadono lungo i fianchi.
- E hai deciso di eliminare tutto quello che ti fa sentire di avere qualcosa da perdere. Lo dicevo che ci nascondevi qualcosa…
- Sì… Ma non per sempre, solo per ora… Finchè non avrò raggiunto i miei obiettivi, finchè non sarò diventato un mago abbastanza potente da essere rispettato e temuto in ogni dove… Quando il Signore Oscuro trionferà ed io sarò al suo fianco, come suo fedele discepolo… Allora potrò scegliere le mie debolezze e stabilire io le regole!
Regulus mi guarda incerto, come perplesso. Alla fine distoglie lo sguardo e sospira.
Si alza e mi pone una mano sulla spalla. La sua voce è calda e sincera, priva della sua abituale supponenza.
- Sev, io più di tutti posso capire la tua scelta. Sarei un bugiardo se dicessi che i dubbi e i tormenti che ti affliggono non sono gli stessi che mi tolgono il sonno e che non ho contemplato la stessa soluzione che hai scelto tu, ma…- per un attimo Regulus, sempre così freddo e deciso, tentenna, la sua voce avvolta da un’insolita tenerezza – Ma noi due, che non abbiamo mai conosciuto l’amore, che non ci siamo mai sentiti accettati o a casa in nessun luogo, che siamo cresciuti con la convinzione che nel mondo non ci fosse nulla per cui valesse la pena di ridere, abbiamo avuto la fortuna di incontrare una come Lily. E lei, per quel suo stupido complesso del patronus, si è legata a noi, trattandoci con una gentilezza e un’umanità che mai nella nostra vita avremmo creduto di poter trovare. So che il suo sangue è impuro e che lei è una strega indegna di questo nome, ma quando riesco a farla sorridere sento di aver compiuto una magia ben più potente e meravigliosa di qualsiasi altra…
Mi si fa vicino, mentre il tocco della sua mano scivola via dalla mia spalla.
- Tu sei libero di scegliere per te stesso quello che ritieni più giusto, ma io non intendo rinunciare a lei per nessuna ragione…
 
Malgrado gli eventi che si susseguirono nel corso di quegli anni credo che mai parole siano state più giuste e sagge e che mai io abbiamo commesso errore più grande di non prestarvi il giusto ascolto.


Salve a a tutti!
Questo capitolo è stato un vero parto. Dovevo scrivere di questo scherzo da 6 o 7 capitoli e ci pensavo da mesi, ma le parole non mi uscivano. Ogni volta che mi mettevo a scrivere veniva fuori un orrendo pasticcio. Mi ero quindi concessa di fare un breve capitolo, ma quando oggi mi sono messa a revisionarlo ho scoperto che mancava troppa roba così ho iniziato ad aggiungere scene ed è uscito questo papiro.
Severus mi sta sempre più antipatico, ma credo sia normale visto che sta intraprendendo una strada sbagliata. Sarei curiosa di sentire le vostre di opinioni anche in merito a Lily e Regulus. 
Spero di aggiornare presto!


 

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Capitolo 17
*** Cattive frequentazioni ***


4.4
 
Benchè io abbia tentato sino ad ora di evitare questo argomento, per la vergogna e l’orrore che certi ricordi mi provocano, credo sia necessario raccontare anche del mio progressivo avvicinamento al Signore Oscuro e delle pratiche oscure che allora esercitavo con eccessiva disinvoltura.
Avrei voluto che questa storia raccontasse solo di me e Lily, dei nostri giorni insieme e dello straordinario legame che ci ha uniti anche sino ai nostri ultimi attimi di vita. Tuttavia, e so che lei concorderebbe con me, trascurare la narrazione della scalata sociale che feci per essere ammesso nella cerchia ristretta dell’Oscuro Signore renderebbe questa storia monca di una parte importante della mia esistenza. Della nostra esistenza.
Durante il natale del ’74 ero tornato a casa dove avevo trovato mia madre deperita e consumata. Aveva in gran parte smesso di esercitare la sua professione di pozionista, conservando i rapporti giusto con un paio di clienti particolarmente ricchi e dipendenti dai suoi intrugli. Lei mi disse di aver smesso perché non sopportava di dover avere a che fare con quella feccia babbana, ma in seguito scoprii che mio padre aveva finalmente iniziato a pagarle una quota per gli alimenti. Nello stesso periodo era venuto a mancare suo fratello Alistair, l’ultimo dei Prince, che non aveva lasciato eredi. Per questa ragione, tutta l’eredità della sua famiglia, dimore e terreni compresi, erano finiti sul suo conto alla Gringott. Tuttavia, il Signore Oscuro, che già in quel periodo tirava i fili di metà delle famiglie più influenti e prestigiose della comunità magica, era riuscito a non far sapere nulla di questi sviluppi a mia madre e aveva posto in una delle regge Prince un suo quartier generale. Il principale vantaggio che lui trasse da tutto questo fu l’accedere al grande patrimonio culturale conservato nelle biblioteche di Villa Prince. Sono tuttora persuaso che la grande influenza che il mio Padrone riesce ad avere sui Dissennatori sia legata alle nozioni che apprese documentandosi nella biblioteca dei Prince. Oggi quei testi sono andati tutti distrutti: l’Oscuro Signore non è disposto a condividere con nessuno le sue conoscenze.
Una parte di me resta convinta che la morte di mio zio Alistair, e forse anche quella di mia madre, non siano state propriamente accidentali. Continuo a chiedermi cosa sarebbe accaduto se io fossi rimasto più vicino a lei e le avessi impedito di soffocare con l’alcol tutti i fallimenti della sua vita. La stessa domanda continua a tormentarmi dagli anni della scuola.
Ero ossessionato dall’idea di trovare un modo per salvarla e l’insistente presenza di Bellatrix nella nostra dimora mi convinceva sempre di più che la strada delle Arti Oscure fosse quella giusta da percorrere per renderla fiera. Eppure, in quei giorni di dedizione ossessiva alla preparazione di intrugli tossici e distruttivi, non vidi mai mia madre sorridere o rilassarsi. Con sempre meno pudore, invece, beveva dalla sua fiaschetta senza fondo, incapace di gioire di alcunchè.
Non so bene quando avvenne che capii che Bellatrix fosse stata mandata dall’Oscuro Signore e che fosse lì per sfruttare al meglio le mie capacità, ma ad un certo punto mi accorsi che alla consegna di tutte le sue ordinazioni seguivano una serie di attentati e sparizioni misteriose nella comunità magica. Continuare a negare a me stesso che stavo preparando pozioni per il nemico che Prewett ci stava addestrando a sconfiggere era ormai divenuto impossibile. Mi ritrovavo così nuovamente diviso tra la mia maschera di studente modello, impegnato nella battaglia contro le Arti Oscure e la mia vera natura di adepto del Signore Oscuro. Avevo due volti, uno per la casa e uno per il pubblico ed ero sempre meno confuso su quale fosse la strada che volevo intraprendere.
Da sempre, del resto, il mio desiderio era stato quello di essere abbastanza potente da impedire agli altri di ferirmi e, quanto più mi documentavo, quanto più mi convincevo che le Arti Oscure fossero la via più veloce, semplice e diretta per conquistarlo.
Avevo voluto dimenticare l’insegnamento di quella bambina nel prato, che faceva sbocciare margherite e che con la magia sceglieva di creare la bellezza, invece di distruggerla. Non mi importava ciò che di buono la magia avrebbe potuto offrire al mondo, l’unica cosa che contava per me era ottenere quello che volevo, indipendentemente da quali fossero i mezzi e i costi per raggiungerlo. Avere Lily accanto in qualche modo mi richiamava verso la bellezza del mondo, operando una potente forma di dissuasione rispetto al mio desiderio di avvicinarmi alle Arti Oscure.
Non riuscendo a tollerare l’ambivalenza e l’inconciliabilità dei miei due volti, ero stato ancor più spronato ad allontanare Lily il più possibile. Tuttavia esistevano ancora dentro di me momenti in cui il desiderio di starle accanto e di lasciarmi vedere e accogliere in tutte le mie brutture prevalevano su tutto il resto.
 
La neve, forse l’ultima dell’anno, è scesa abbondante e fitta. Ha coperto tutto di uno spesso manto bianco, croccante al contatto con i miei scarponcini. Un sole gelido brilla nel cielo sopra di noi, facendo gocciolare dalle punte degli alberi piccoli frammenti di neve liquida. Nei pressi del lago Nero alcuni studenti del primo anno Tassorosso si rincorrono, giocando a tirarsi palle di neve. Noto, con una scossa, che la piccola mezzosangue Tassorosso che io, Taddeus ed Emilius abbiamo incrociato nei corridoi pochi giorni fa, porta ancora sul viso i segni del nostro incontro. O meglio, dell’incontro con Mulciber e Avery, io non le ho fatto nulla. Mi sono limitato ad osservare. Una parte di me mi ripete che non sono quindi in alcun modo colpevole del grosso livido che le copre metà della faccia, ma l’altra sa che avrei dovuto fermarli. È solo una bambina.
Affretto il passo, sperando di potermi lasciare alle spalle gli orrori di quel ricordo, sfregandomi le mani guantate e avvolgendomi nella mia sciarpa verde. Dopo anni, finalmente, Lily si è decisa a restituirmi la mia, salvo poi rubare quella di Regulus. Per qualche strana ragione tutto questo mi ha fatto irritare. Se doveva andarsene in giro addobbata coi colori di una casa che non era la sua, tanto valeva continuare a usare la mia. Non capisco perché abbia voluto indossare quella di Rab, soprattutto visto che ora tra le ragazze della scuola c’è la stupida usanza di indossare la cravatta o la sciarpa dei loro fidanzati. Almeno indossando la mia, tutti avrebbero avuto chiaro che non si trattava di una relazione romantica, sapendo della nostra amicizia. Invece, così facendo, fraintenderanno tutti. Come se uno come Regulus potesse stare con una nata babbana. Piuttosto si farebbe togliere la bacchetta.
Avvisto finalmente il nostro albero, stranamente sgombro di neve, sotto il quale lei siede avvolta nella sua sciarpa verde. Mentre mi avvicino di soppiatto, noto che ha trasfigurato arbusti, terriccio ed erba in una sorta di coperta. Il suo talento per questo tipo di incantesimi è davvero incredibile. Preso da un impulso improvviso, la prendo alle spalle e le copro entrambi gli occhi con le mani. Non dico nulla, certo che la voce mi tradirebbe.
- Rab? – levo le mani, come scottato dal tono gioioso della sua voce. Come ha potuto non riconoscermi?
Lei si volta e mi guarda sorpresa, gli occhi sgranati, finalmente privi di quelle occhiaie che tanto l’hanno tormentata.
- Sev…
- Mi dispiace di non essere Regulus… Avevate un appuntamento?
- No, ma va! – arrossisce, ma fingo di non notarlo. Non ho voglia di litigare con lei.
- Che stavi facendo?
- Scrivevo sul mio diario…- lei scuote la testa e alza un quadernino dalla copertina intarsiata in verde e rosso, dove una soffice piuma di pavone tiene il segno.
Prendo posto accanto a lei e la guardo curioso. Capisco che è imbarazzata dal mondo in cui gioca coi propri capelli.
- Hai tagliato i capelli…
- Un pochino, stavano diventando troppo lunghi – mi guarda, attorcigliandosi una ciocca in torno al dito – Come posso aiutarti?
- In che senso?
- Bè, sei venuto a cercarmi in mezzo a tutta questa neve e visto che non sei un tipo da palle di neve, ho pensato che magari avessi bisogno di qualcosa…- stringo le labbra.
- Devo avere bisogno di qualcosa per venire a cercarti? – lei alza gli occhi al cielo.
- Non ho detto questo, per le mutande di Merlino! – per un attimo la voce assume una piega irata, ma lei poi scrolla la testa e mi guarda, con occhi limpidi e tono incolore -E’ che recentemente mi era parso preferissi evitare di farti vedere in pubblico con me, tutto qui…
Sempre dritta al punto.
- Mmm… Hai ragione – lei mi osserva come spiazzata da questa mia ammissione. Stringo la mascella. La guardo sperando che lei capisca. Restiamo in silenzio a lungo, il vento gelido a pizzicarci le guance.
- E…?
- E… non sempre Emilius ed Taddeus sono una compagnia sufficiente a capire le scelte che dovrei compiere in questo periodo della mia vita…
- Perché stai con loro, Sev? Non fanno che andarsene in giro blaterando tutti quegli sproloqui sulla purezza del sangue…
- Anche Rab li fa!
- Ma lui li fa in automatico, è evidente che è stato plagiato dai suoi genitori! E nonostante questo lui non si vergogna ad andare in giro con me! Lui guarda al mondo con i suoi occhi e malgrado quello che tutti lo abbiano indotto a credere, ha visto in me una brava persona e una strega brillante! Lui non nega la verità…
- Credi io lo faccia?
- No. – ci riflette un secondo – Non lo so. È chiaro che tu sia stato in qualche modo plagiato da tua madre…
- Non è vero!!! Mia madre non c’entra!!! – lei mi guarda triste.
- Sev, quando si parla di te, tua madre c’entra sempre – sento il sangue salirmi alla testa e sto per urlarle contro e lasciarla lì – Ad ogni modo diciamo che tua madre ti ha insegnato delle cose, delle cose sulla purezza del sangue e sulla superiorità dei maghi rispetto ai babbani. Tuttavia tu sei cresciuto in mezzo ai babbani e Prewett ha insegnato ad entrambi i pericoli di un abuso dell’Arti Oscure. Così tu, ora, da una parte, hai gli insegnamenti di tua madre sulla purezza del sangue e, dall’altra, gli insegnamenti di Prewett e le tue esperienze ti hanno mostrato quanto siano tutte idiozie. Così sei indeciso su quale via seguire. Vorresti non deludere tua mamma, ma una parte di te sente di non potersi schierare completamente su quel fronte, per via delle tue origini impure. Non sei un purosangue, ma non sei nemmeno un nato babbano. Non ti fidi di Prewett, ma non hai una fiducia cieca in Tu-Sai-Chi come Regulus. E più tenti di scegliere razionalmente quale sia la via giusta per te, più questo ti fa sentire di star perdendo qualcosa di davvero importante…
La osservo ammirato. Ha capito. Ha capito come sempre meglio di quanto io stesso avrei potuto fare. Davanti a lei, per quanto provi a nascondermi, non ho segreti. Questo mi fa terribilmente paura e allo stesso tempo mi fa sentire sollevato.
- Pensavo che tutti quegli esercizi di Occlumanzia che stiamo facendo io e Rab mi avrebbero reso un po’ meno trasparente…
- E io speravo di aver cianciato invano e che mi avresti detto che mi sbaglio su tutta la linea e che sai perfettamente che la purezza del sangue è un’idiozia e che non hai intenzione di sprecare la tua vita dietro simili ciance… - fa un lungo sospiro e osserva i piccoli Tassorosso che si inseguono lungo le rive del lago. In testa la piccola mezzosangue, che ridendo fugge dai suoi compagni evitando con agili balzi le palle di neve incantate. Avrei voluto fosse riuscita ad essere altrettanto agile quando Taddeus ed Emilius l’hanno chiusa in un angolo e le hanno fatto pagare di essere nata nella famiglia sbagliata.
- So che sono ciance. In cuor mio lo so benissimo, eppure… mi sembra che queste ciance siano la chiave per ottenere quello che voglio…- lei si volta come una furia, abbandonando la ciocca con cui stava giocherellando e osservandomi con rabbia.
- E cosa vuoi, Severus?
- Il potere.
Quella parola galleggia tra di noi come una bolla di sapone inesplosa, incapace di riuscire a raggiungere o toccare nessuno dei due. Lily mi osserva senza vedermi, lontana da quel luogo.
- Il potere… - ripete sillabando ogni lettera, soppesando quella parola sulla lingua. China lo sguardo, si osserva e mani vuote, come tentando di trovarvi una risposta – Cos’è il potere per te?
Distolgo gli occhi dai suoi, spaventato da tutto quel verde. Vorrei fuggire lontano, prendermi a calci per essere venuto da lei a cercare le mie risposte. E so perfettamente che, dopo essere fuggito, tornerei in questo stesso luogo, per farmi consolare e accogliere da lei.
- Potere è non avere paura di desiderare qualcosa – o qualcuno.
Lei sospira di nuovo accanto a me. Poi mi si fa più vicina e appoggia la testa sulla mia spalla, prendendomi la mano che tengo esangue poggiata sulla coscia.
- Credo ci siano altre vie per avere quel tipo di potere, Sev… Vie che non implicano il ferire qualcuno o l’abusare delle Arti Oscure, ma credo che questo dovrai arrivare a capirlo da solo. Spero solo che tu possa farlo prima che sia troppo tardi.
Poggio la testa sulla sua e resto in silenzio, ascoltando il suono lieve del suo respiro che si confonde col mio. Respiro l’odore dei suoi capelli, lucidi sotto il sole di febbraio. Ripenso a quanto sia cresciuta da quando l’ho trovata in quel prato di margherite e a come, dopo tutto, le situazioni tra noi siano sempre le stesse.
Un torpore liquido e dolce si impossessa delle mie membra e poco dopo mi trovo a scivolare sul suo corpo fino a poggiare la testa sulle sue gambe, in una posa tipica di Regulus. Mi abbandono a quell’insolito desiderio, semiaddormentato, mentre lei mi accarezza i capelli.
Mi sveglio quando qualcosa di umido mi colpisce una guancia, probabilmente un ramo gocciolante. Nel torpore ho l’impressione che lei si stia asciugando gli occhi, ma quando cerco di metterla a fuoco lei ha indossato un sorriso piccolo e gentile.
- Devo andare, Sev! Ho promesso a Mary che avrei studiato Erbologia con lei…
Mi alzo di scatto, improvvisamente imbarazzato da quella strana tenerezza cui mi sono scioccamente abbandonato.
Lei raccoglie tutte le sue cose con un rapido gesto della bacchetta e se le infila in borsa, si spazza con una mano gli abiti e mi lancia un ultimo sguardo incerto.
- Ciao…
- Ciao…
Si allontana agile e lieve come una ninfa, malgrado ad ogni passo affondi nella neve sino al ginocchio.
Estraggo la bacchetta e, con un gesto rapido, raccolgo della neve e gliela lancio contro.
Lei si volta a fissarmi stupita.
- Che non si dica mai più che non sono tipo da palle di neve!
Lei scoppia a ridere e per un attimo la vedo esitare tra gli alberi, aspetto la sua mossa, già pronto ad evocare un incantesimo scudo per proteggermi, ma alla fine lei si volta e senza dire altro se ne va.
È a quel punto che realizzo che sul nostro albero non c’è nessuna traccia di neve che possa gocciolarmi addosso.
 
*
 
- Rab, sei pronto? – alzo la bacchetta e mi metto in posizione per iniziare un duello.
Siamo nel solito bagno di Mirtilla Malcontenta. Mi preparo a illustrargli le nuove tecniche che mi ha insegnato Prewett al Club, mentre nel calderone sobbolle la mia prima Amortentia. Ha un odore che richiama chiaramente quello di Lily. In realtà me lo ricorda in maniera chiara ed evidente. Questo mi fa sospettare che qualcosa nella preparazione sia fallito.
- Rab?
Regulus, in piedi davanti a me, tiene la guardia abbassata, la bacchetta mollemente stretta tra le mani e lo sguardo vacuo perso sul calderone.
- Rab??
Lui pare non udirmi e io noto tutti quei piccoli segnali che mi mostrano che qualcosa lo preoccupa. La sua postura, sempre rigida e ben eretta, è curva ed ingobbita. Con la mano libera gioca febbrilmente con un callo sul suo dito, quasi volesse scavarlo via.
- Rab! – alzo la voce, per richiamare la sua attenzione.
Lui si volta sobbalzando, alcune gocce di sudore che gli imperlano la fronte.
- Che hai? Hai anche tu l’impressione che stia venendo male la pozione? Ha un odore strano, vero?
Lui mi guarda, perplesso.
- Forse dovrei rifarla… Eppure mi pareva di aver seguito alla lettera tutte le indicazioni!
Mi avvicino di qualche passo al calderone, da cui esce un forte odore di biscotti di mele e margherite. Scorgo rapidamente le indicazioni del libro di Pozioni Avanzate, cercando di individuare un possibile errore.
- No, non credo sarà necessario… - mi volto a guardare Rab, in attesa di altre spiegazioni -Temo funzioni anche troppo bene…
Sto per chiedere altro, quando Lily entra saltellando. Malgrado scivoli sul pavimento con estrema grazia, il suo arrivo porta scompiglio tra noi, in uno sbattere di porte, frullar di capelli e cadere di bacchette. Quella di Regulus rotola sino a me. Mi volto a guardarlo perplesso.
- Ragazzi!!! – emette un urletto stridulo e colmo di gioia – Ce l’ho fatta!!
- Ce l’hai fatta?
- Ho i soldi! Ho i soldi!!!! La Nimbus 1001 sarà mia presto!! – piroetta su se stessa, gioiosa e vitale – Con la vendita a Margaret Blousen di quest’ultima glassa impastante raggiungo finalmente i 100 galeoni necessari!!
Lily saltella sul posto, passando da un piede all’altro. Non posso impedirmi di notare come tutto il suo corpo rimbalzi insieme a lei, seno compreso. Anche Regulus sembra averlo notato perché la fissa come ipnotizzato.
- Bene…- dico in un sospiro indifferente.
- Bene? Solo bene??? Benissimo!!! Potrò finalmente volare!!! – piroetta su se stessa, mentre la sua gonna svolazza in giro, dandoci un’ampia visuale delle sue mutandine candide. Detesto questa sua sconsideratezza. Sembra non accorgersi di essere una donna, talvolta - Questo weekend mi aspetto che mi accompagniate ad Hogsmeade a prendere questa tanto sudata scopa!!
Per qualche strana ragione, smette di saltellare e, improvvisamente seria, fissa il suo sguardo su di me come se aspettasse solo la mia risposta. Mi volto a guardare Regulus alle mie spalle, che pare impietrito.
Mi guarda incerto, come intimorito. Poi guarda Lily e vedo i suoi occhi luccicare sinistri. Si schiarisce la voce.
- Non credo sia opportuno, Lilian…- dice distogliendo lo sguardo.
- Cosa? – lei stacca finalmente il verde dei suoi occhi da me e va a posare il suo sguardo incerto su Rab.
- Sai benissimo cosa – il suo tono è duro, lontano dalla solita apatia che pare caratterizzarlo. Si guardano negli occhi, in una di quelle mute conversazioni che si verificano con un’irritante, sempre maggior frequenza. Infine, china lo sguardo, dispiaciuta.
- Non capisco, di che parlate?
- Il problema è proprio che “non capisci” di che parliamo…- mi rimbecca Rab.
Senza aggiungere altro, conquista l’uscita del bagno in un paio di falcate lunghe, ancora ingobbito su se stesso, tormentandosi il callo con furia, fermandosi solo per raccogliere la propria bacchetta ai piedi di Lily e lanciandole uno sguardo eloquente, che le fa aprire la bocca in una muta contrizione. Tuttavia non riesce a formulare alcun suono e Regulus sparisce in uno svolazzo verde-argento.
Una volta rimasta soli, lei mi guarda con insolita intensità.
- E tu?
- Sono anni che sogni quella dannata scopa…- dico con aria rassegnata – Direi che a questo punto non esiste ragione al mondo per cui io possa non accompagnarti!!
Lei sorride e mi butta le braccia al collo.
 
Non andai.
Mentre risalivo le scale per raggiungere l’ingresso dove Lily mi stava attendendo, incontrai Mulciber e Avery che mi prospettarono lo scherzo del secolo ad un’odiosa Corvonero nata babbana del mio anno. Non mi sentii di poter rifiutare una proposta tanto allettante. O forse non volli farlo, soprattutto avendo scoperto che io e Lily saremmo stati soli a passeggiare per le vie di Hogsmeade il giorno di San Valentino. La possibilità di trascorrere situazioni dichiaratamente romantiche con lei mi metteva insolitamente a disagio.
Lily mi aspettò per tre ore. Poi da sola decise di raggiungere Alice Sand e Marlene McKinnon ad Hogsmeade e comprò la sua Nimbus con loro.
 
- Che ci fai qui?
Il tono di Regulus è cupo e rabbioso, quasi un ringhio. Lo osservo entrare a passo di marcia nel mio dormitorio e raggiungere il mio baldacchino dove sto scrivendo la terza pergamena per il tema di Pozioni.
- Studio.
- Lo vedo. Intendevo perché non sei ad Hogsmeade con Lily
- Oh… Sì… Ecco, sulla strada ho incontrato Emilius e Taddeus e sono andato con loro a far esplodere il baule di Emily Knight. Sai quella Corvonero saccente di cui ti parlavo? Quella mezzosangue convinta di essere la migliore della scuola? Ecco, lei… Taddeus ha “un’amica speciale” nel dormitorio Corvonero e siamo riusciti ad entrare col suo aiuto ed io avevo…- i suoi occhi sono ridotti a fessure e i suoi pugni sono stretti con forza lungo i fianchi – Che c’è?
- L’hai avvisata almeno?
- La Knight? Non vedo perché avrei dovuto…
- No! Lily!!! Hai avvisato Lily che non l’avresti accompagnata?
- Oh! Ehm… Diciamo che non ho avuto tempo… Ma sono abbastanza convinto che abbia trovato qualcun altro che la accompagnasse a comprare quella stupida scopa…
- Non ne dubito, Lily è popolare, solare e carina con tutti. Non credo esista una sola persona in tutta la scuola che non gradirebbe passare tutta la giornata con lei e conosco almeno 20 ragazzi che pagherebbero per passare San Valentino in sua compagnia…- il suo tono sempre così misurato e calmo, sale di un’ottava, mentre sputa fuori ogni parola sempre più velocemente. Lo guardo sorpreso: non l’ho mai visto così infuriato.
- Non riesco a capire perché tu sia così alterato. Stando così le cose, direi che non c’è stato alcun problema, no?
- Razza di…- alza un pugno tremante e per un attimo sospetto voglia colpirmi – Lei voleva andarci con noi, voleva fossimo noi ad accompagnarla, visto che è con noi che è riuscita a trovare i soldi… questo giorno, tanto atteso e agognato, doveva essere dedicato ai Peb!
- Sei tu che per primo le hai detto che non saresti andato!
- Aaaaah!! – si scompiglia i capelli in un gesto furioso. La sua aria da nobile purosangue viene persa definitivamente quando si slaccia il primo bottone della sempre impeccabile divisa, allentandosi la cravatta – Come fai a non capire?!?!? L’ho fatto per permettervi di stare soli!! E non hai idea di quanto mi sia costato…
- Cosa?!!? Ma perché?!?! Io non ti ho chiesto nulla!
In un attimo lui mi afferra il bavero della camicia e porta il suo viso a pochi centimetri dal mio. Per un attimo ho l’impressione di sentirlo ringhiare. Cerco di riconquistare il sangue freddo e di prendere la mia bacchetta per difendermi, ma una voce dentro mi urla che non posso fare del male proprio a Regulus.
Di nuovo, i miei sentimenti fanno di me un debole.
- Molto bene. - la sua voce è un sibilo crudele - Da adesso in poi non mi farò più alcuno scrupolo nei tuoi confronti.
- Si può sapere di cosa stai parlando??? – ma lui non risponde. Si limita ad allontanarsi da me e a guardarmi con disprezzo.
Poco dopo riconquista la sua abituale freddezza ed espressione apatica e, con la sua postura rigida, sparisce dal mio dormitorio.
 
*
 
- Ehi! Ieri che fine hai fatto? – Lily si aggrappa al mio gomito, mentre scendiamo per la doppia ora di Pozioni del lunedì pomeriggio. Non l’ho vista tutto il giorno e ho sentito dire da Mary che non è riuscita a svegliarla. Indossa un largo sorriso, ma i suoi occhi sono cerchiati di rosso. Probabilmente ha passato tutta la notte a blaterare della sua stupida scopa, mentre io mi rigiravo cercando di capire perché Rab si fosse tanto arrabbiato con me.
- Ero in giro…
- In giro, certo…- lei stringe le labbra – Però avevamo un appuntamento, avresti potuto almeno avvisarmi, no?
- Senti, non ti ci mettere anche tu ora. La prossima volta ti avviserò!
Lei mi guarda perplessa.
- Non ci saranno prossime volte per andare a comprare la Nimbus 1001, Sev.
- Ci saranno altre volte per andare a girovagare per Hogsmeade – allungo il passo, ma lei sembra tentare di trattenermi per il gomito – Lily sbrigati o arriveremo in ritardo!
- Eri con Mulciber ed Avery ieri? – i suoi occhi sono improvvisamente vitrei, come biglie, e la sua voce sembra provenire da chilometri di distanza. Sento l’irritazione salirmi.
- E se anche fosse?
- Dimmi che non c’entri nulla con l’attentato a Emily Knight…
- Ma quale attentato?
- Qualcuno ha messo dell’esplosivo nel suo baule. Quando l’ha aperto le è esploso in faccia e ha quasi perso un occhio, lo sa tutta la scuola…
La guardo sentendo del sudore freddo colarmi lungo la schiena. Avevo detto ad Avery che ne aveva messa troppa di pozione ad esplosione ritardata, ma lui ha continuato ad insistere che così sarebbe stato più divertente. Le do le spalle.
- Io non ne sapevo niente. Ora muoviti…
- Sev…- lei esita senza seguirmi – Tu non c’entri nulla, vero?
Mi volto e faccio appello ai mesi passati ad esercitarmi con l’Occlumanzia.
- No.
Lei mi crede. Improvvisamente sembra tornare a respirare, dimentica anche della clamorosa buca che le ho dato il giorno prima, sollevata dalla mia innocenza, ripulita dal sospetto. Mi supera leggiadra, sorridendomi.
Non mi sono mai sentito così sporco.
 
*
 
Io e Regulus stiamo silenziosamente studiando nel nostro solito angolo in biblioteca. Lui sfoglia con aria annoiata il Cavillo, in verità. Io, invece di studiare la guerra dei due Comandanti Fantasmi, sto leggendo un appassionante volume sul controllo mentale, che sono riuscito a prendere nella Ssezione Proibita.
Fuori piove incessantemente da tre giorni cosa che ha messo me di ottimo umore, dato che mi ha permesso di vedere Potter rientrare zuppo dagli allenamenti di Quidditch, mentre ha dato a Rab un orrendo malumore poiché in mezzo a tutta quell’acqua lui ha dovuto trovare un boccino.
Un suono distoglie la mia attenzione dalla dettagliata descrizione di come l’impiego dei Vermicelli delle Dune possa favorire l’invasione della mente altrui. Passi pesanti si muovono tra gli scaffali, seguiti da una scia di richiami al silenzio.
Poco dopo compare Lily, i capelli le piroettano intorno al viso come serpi velenose, probabilmente a causa di un involontario condizionamento della glassa impastante, mentre lei si pianta davanti al nostro tavolo con i pugni stretti lungo i fianchi.
- Dobbiamo parlare. Ora – il suo tono è duro e inclemente. Non accenna a modificare il volume per rispetto degli altri studenti.
Mi alzo immediatamente e inizio a mettere i libri nella borsa, mentre Rab, dopo aver ordinato con un gesto della bacchetta ai suoi di infilarsi nella sua valigetta in pelle di drago, si avvicina a Lily e le tocca un braccio.
- Stai bene? – i loro occhi si incrociano e avviene un breve dialogo tra loro. I capelli di Lily smettono di muoversi serpentini e le ricascano mosci sulle spalle.
- Non qui. – dice lei voltandosi verso di me, come a spiegarmi quello che loro si sono detti con gli sguardi.
Usciamo rapidi dalla biblioteca, senza badare troppo al rispetto delle regole sul silenzio, scatenando l’irritazione di Madama Pince.
Una volta nei corridoi, senza bisogno di aggiungere altro, disilludo Lily e mi dirigo verso il mio dormitorio. Regulus mi precede col suo passo flessuoso. Saliamo inizialmente nei miei dormitori, ma trovandolo eccessivamente affollato, decidiamo di raggiungere la stanza di Rab, momentaneamente deserta.
Dopo aver percepito l’incantesimo di Rab per sigillare le tende e quello di Lily per isolare le nostre voci, mi decido a toglierle l’incantesimo di disillusione, notando con orrore che la sua piccola mano bianca è stretta in quella grande e ossuta di Rab.
Lei, cogliendo la direzione dei miei occhi, arrossisce lievemente e abbandona quel contatto, sedendosi sul bordo del letto. Io resto in piedi di fronte a Regulus che mi lancia uno sguardo ostile.
- Mi dispiace di interrompere la vostra misteriosa e apparentemente immotivata guerra di silenzi, ma… – Lily sposta uno sguardo infastidito da me a Rab.
- Non capisco a cosa tu ti riferisca, Lilian…
- Regulus sei consapevole del fatto che Lily è un essere senziente come me e te? Perché solo se tu non ne fossi del tutto convinto, potresti negare una cosa talmente palese... – con un passo riduco la distanza tra noi.
- Sev!
- Credo di essere ben più consapevole di Lilian di quanto non lo sia mai stato tu… - fa un passo verso di me, impavido.
- Almeno io non nego l’evidenza!
- Su questo non posso proprio concordare: sei un maestro nel fingere di non vedere quello che hai sotto al naso…
- Rab!
- Seriamente Regulus, qual è il tuo problema? Se smettessi di comunicare tramite enigmi e silenzi forse potrei capire anche io quali sono le presunte evidenze di cui parli! – muovo un altro passo verso di lui.
- Ragazzi, basta!! – Lily, a sua volta, si è alzata e si è frapposta fisicamente tra me e lui. Si volta verso di lui, dandomi le spalle. Lo prende per i polsi – Basta. – dice con voce ferma.
Io e lui ci lanciamo un’ultima occhiata omicida, sinchè il suo sguardo non si posa su di lei. Poco dopo, come sedato da lei, si siede, sdraiandosi tra gli immensi cuscini del suo baldacchino. Lily prende posto accanto a lui, raccogliendo le gambe al petto e poggiando il mento sulle ginocchia. A me non resta che sedere ai piedi del letto a gambe incrociate.
- Cosa succede?
- Ricordi quando dicevi che probabilmente Potter l’avrebbe fatta pagare cara solo a te per lo scherzo delle scope?
- A-ah
- Ecco, diciamo che, finalmente o sfortunatamente, ha deciso di reagire a tutte le mie piccole burle scolastiche e di farmela pagare cara…
- Che cosa diavolo ha combinato?
- Innanzitutto sono sempre più convinta che ci sia il suo zampino in quello che mi è successo due lunedì fa…
- Quando hai dormito sino alle quattro? Pensavo fossi solo stanca…
- E’ quello che voleva far credere a tutti!!! Ma non è da me dormire così a lungo e non mi sembrava che domenica fosse successo qualcosa di particolarmente importante e stancante…
- Vuoi dire oltre alla clamorosa dimenticanza di Severus di avvisarti che non sarebbe venuto con te a Hogsmeade? – Regulus alza un sopracciglio e lei gli lancia uno sguardo assassino. Una muta battaglia si svolge tra di loro. Per un attimo, qualcosa dentro mi suggerisce, sibilando, che entrambi si siano dimenticati della mia presenza.
- Posso finire di raccontare senza essere interrotta ogni due secondi??
- Io non ti ho…
- Abbiamo capito, Severus, tu non hai fatto nulla. Come al solito. – Rab ghigna – Procedi Lilian!
- In ogni caso, mi pareva davvero strano aver dormito tanto a lungo, così, per vedere se i miei sospetti fosse fondati, ho lanciato loro una piccola provocazione, giusto per vedere se avrebbero reagito allo scherzo – fa un piccolo ghigno, senza abbandonare la sua posizione raccolta - Ho, quindi, messo della puzzalinfa nei loro letti…- abbassa gli occhi con aria fintamente colpevole e, sia a me che a Regulus, contemporaneamente, scappa una mezza risata.
- Purtroppo ho sottovalutato le proprietà della puzzalinfa e, a seguito di questo piccolo scherzetto, i quartetto è andato in giro puzzando come la peggiore fogna di Londra per tutto il weekend. Ho così, accidentalmente, sabotato tutti i loro piani romantici per il fine settimana…
Ghigno e senza alcuna sorpresa, scorgo sui volti dei miei due amici la mia stessa espressione, quasi mi stessi riflettendo in uno specchio.
- Dato che sono l’unica con i mezzi, il movente e la possibilità di organizzare uno scherzo simile, il cervello di Remus si è messo in moto e, dopo aver trovato la soluzione, ha spiegato chi fosse il colpevole agli altri, che probabilmente stavano ancora cercando di capire cosa li avesse colpiti … In conseguenza a questo ho trovato Lockheed completamente viola.
- Viola? – domandiamo insieme io e Rab, strappandole un piccolo sorriso.
- Viola. Non so come abbiano fatto a catturare e tingere il mio gufo, ma sicuramente sono stati bravi. Ho impiegato delle ore per farlo tornare al suo colore originario. A questo punto era evidente che ci fosse il loro zampino dietro tutto e mi stavo scervellando alla ricerca di una contromossa degna di una simile bassezza quando loro hanno attuato il loro piano di vendetta…
Lily si irrigidisce e serra la mascella. In un gesto tanto veloce da essere quasi invisibile, Regulus appella una cioccorana dal suo cassetto e gliela porge.
Lei lo guarda facendo un piccolo sorriso, molto luminoso.
- Grazie – sospira, addentando la testa della rana – Fortuna che ci siete voi, ragazzi… Siete degli amici fedeli e leali - scorgo Regulus irrigidirsi accanto a lei e forse per questo non nota il profondo turbamento che pare dominare nuovamente Lily.
- Che cosa è successo? – nella mia voce c’è la promessa di una vendetta.
- Hanno coinvolto Mary – Lily sgranocchia una zampa posteriore della rana, lasciandone intonsa la pancia, la sua parte preferita – Hanno fatto leva sulla sua eterna cotta per Sirius, probabilmente. Si sono fatti aiutare da lei per avere il mio diario.
- Oh. – io e Regulus parliamo di nuovo contemporaneamente, ma, questa volta, pare non badarci.
- E lei come una cretina ha frugato tra le mie cose e gliel’ha consegnato senza esitazioni! Io…- corruga la fronte – Pensavo che per quante differenze potessero esserci tra noi, per quanti bisticci potessimo avere, avrei sempre potuto contare su… - la voce le si mozza in gola - Credevo ci fossero cose più importanti dei ragazzi per Mary!
Scorgo l’ombra di una lacrima gonfiarle gli occhi e faccio per allungarmi a stringerle una mano. Regulus è però più veloce di me e, abbandonata la sua posizione da statua greco-romana in triclinio, le avvolge le spalle in un abbraccio protettivo, posandole un bacio sulla testa.
Decisamente meglio di una stretta di mano. Mi chiedo dove Rab abbia imparato tutti questi gesti così distanti dalla sua cultura d’origine.
- Quindi ora hanno il tuo diario? – le chiedo. Lei scuote la testa.
- No. Se fosse sparito me ne sarei accorta e li avrei ribaltati prima che potessero fare dei danni. In più, il contenuto del diario è tutelato da molti incantesimi di protezione e sarebbero incorsi in numerose maledizioni prima di capire come fare a leggerlo. Così hanno deciso di essere subdoli e infidi! Lo hanno incantato e l’hanno restituito a Mary perché lo rimettesse al suo posto… Non posso davvero credere che lei…
Alza lo sguardo verso di me e per un attimo ho l’impressione che mi stia chiedendo qualche parola di conforto. Poi Regulus inizia a massaggiarle la schiena e lei si volta verso di lui con un piccolo sorriso. Mi domando perché abbia chiesto anche a me di venire se voleva solo farsi spupazzare da Rab!
- E quindi?
- Quindi, questa mattina ho scritto un paio di pagine, convinta che fosse tutto a posto. Dopo aver finito l’ho riposto e ho iniziato il tema di Astronomia. Mentre me ne stavo in Sala Comune a scrivere e studiare… - il volto le diventa paonazzo di vergogna – Mai e poi mai avrei scritto certe cose se avessi anche solo lontanamente sospettato che loro…
- Che è successo, Lilian?
- Ad un certo punto il mio diario è arrivato in Sala Comune librandosi in aria e sbraitando a voce altissima, parola per parola, tutto quello che avevo scritto quel giorno – arrossisce ancor di più, affondando la testa tra le ginocchia.
- Che razza di incantesimo hanno usato?!?
- Direi che questo non è importante, ora, Rab!!! – gli risponde infastidita, scrollando le spalle.
- Sei riuscita a farlo smettere? – lei mi guarda, gemendo.
- Non prima che avesse ripetuto tutto almeno tre volte all’intera Sala Comune…
- Ma che ci avevi scritto di tanto imbarazzante? – Rab e le sue domande inopportune.
Lily, rossa fino alla punta dell’alluce, sprofonda ancor di più la testa tra le ginocchia, gemendo.
- Te l’avevo detto che non era saggio mettere per iscritto i tuoi pensieri dove chiunque avrebbe potuto leggerli!
- Rab, per favore, non iniziare coi te l’avevo detto…
Lui la guarda dispiaciuto per qualche istante e mi aspetto usi le parole giuste, i gesti perfetti che farebbero di lui il suo degno migliore amico, ma resta fermo, come disorientato da quell’improvvisa fragilità di Lily.
Mi avvicino a lei e le pongo una mano sul polso.
- Lily – lei sentendo la mia voce alza gli occhi e realizzo solo in quel momento quanto siano vicini i nostri visi – Gliela faremo pagare cara. Gliela faremo pagare carissima. Ordiremo uno scherzo tanto spietato che gli faremo rimpiangere per tutta la vita di essersi messi contro di noi.
- Noi?
- Noi gliela faremo pagare insieme – le stringo la mano e lei raddrizza la schiena.
- Insieme – stringe la mia mano, con un sorriso caldo, e poi si volta verso Rab tendendogli una mano.
Lui sembra quanto mai infastidito, ma prende quello che Lily gli sta offrendo.
- Insieme – ripete lui.
 
Quello fu probabilmente il vero inizio della guerra di scherzi che vide il quartetto di Potter contrapporsi a Lily. Io e Rab la aiutavamo spesso nell’ideazione degli scherzi, ma dopo la piazzata che le avevo fatto alla partita di Quidditch lei non volle mai che venissimo coinvolti direttamente anche noi. Inoltre Regulus dopo le prime burle si dimostrò piuttosto infastidito da tutte le energie che lei investiva in questa attività.
La cosa più assurda fu che, sebbene fosse stato durante le selezioni di Quidditch del terzo anno che James si accorse di lei, la vera ossessione per Lily gli nacque proprio durante questo reciproco e continuo tendersi tranelli. Probabilmente lei è stata l’unica donna nella sua vita che abbia mai osato negargli qualcosa e che abbia saputo tenergli testa con un sorriso.
Allo stesso tempo, con questo assurdo punzecchiarsi Lily si avvicinò a lui. Se fino ad allora James era stato un odioso bullo che faceva da sfondo alla sua vita, nel tentativo di tenergli testa, iniziò a prestare molte delle sue attenzioni a lui. Lo studiava per conoscerne i punti deboli, gli orari e i desideri, così da poter colpire in maniera più mirata. In questo modo scoprì che Potter sapeva essere un ottimo amico e un leader carismatico; era brillante quando si impegnava e dotato di un ammaliante senso dell’umorismo. Sapeva ridere in faccia al pericolo e alla sconfitta. Non si arrendeva davanti alle prime difficoltà ed era estremamente leale. Io stesso lo vidi prendersi un paio di volte un bolide in pieno petto per proteggere qualche membro della sua squadra. Crescendo, inoltre, era diventato piuttosto “attraente” e aveva al suo seguito uno stuolo di studentesse adoranti, tra le quali lui, saltuariamente, ne sceglieva una per frequentarla occasionalmente, o “spremerla fino in fondo” come diceva Lily, prima di passare alla successiva.
Lo stesso ci si sarebbe potuti aspettare da Sirius, che sin dal primo anno aveva conquistato numerosi consensi femminili. Tuttavia malgrado non disegnasse gli apprezzamenti e i doni delle sue ammiratrici, sembrava essere completamente disinteressato alla possibilità di uscire con una ragazza. Era, invece, ben più consapevole dello sguardo di Lily sul loro gruppetto. Fu proprio per questa sua speciale consapevolezza verso di lei che riuscì a sventare un paio di attentati ai loro calici.
Forse era anche per questo che Rab non era particolarmente contento alla faida in cui si era infilata la sua migliore amica. O forse, lui che è sempre stato più lungimirante di me, aveva capito da tempo quanto potesse essere rischioso far avvicinare Lily a Potter.
Io, intanto, ignaro di tutto, frequentavo sempre più spesso Mulciber ed Avery, grazie ai quali riuscivo molto più facilmente ad entrare in possesso di volumi antichi e proibiti e di ingredienti illegali per preparare pozioni con cui sfidare il mio talento. La maggior parte di quest’ultime venivano sequestrate da Lily e conservate nella scatola dei Peb, affinchè io non fossi tentato di impiegarle su altri essere viventi. Con Taddeus ed Emilius continuavo a muovermi nell’ombra, colpendo i nati babbani nelle maniere più disparate, dalla distruzione degli oggetti a loro più cari alle vere e proprie aggressioni fisiche. Tendenzialmente la maggior parte del lavoro sporco veniva fatto da loro, ma confesso di aver tirato anche io la mia buona dose di calci nello stomaco e di pozioni incendiarie.
Lily era molto turbata da queste mie frequentazioni e le discussioni tra noi si facevano sempre più accese. A rendere tutto ancor più difficile era l’estrema incoerenza dei miei comportamenti. Tanto ero mite, gentile e comprensivo con lei quando si trattava di stare da soli, quanto ero ostile e aggressivo quando ci trovavamo in pubblico o lei mi rimbeccava per qualcosa. Regulus dopo la nostra litigata a San Valentino, continuava ad evitare i discorsi profondi e si limitava ad esercitarsi con me in Occlumanzia.
 
- L’ho trovato!!
Uno stuolo di teste irate e sibilanti si alza dai tavoli intorno a me. Tra queste, quella di Lily mi fissa interrogativa, mentre Regulus mi osserva indifferente succhiando la sua piuma di zucchero.
Sposto il più silenziosamente possibile la sedia accanto a loro, osservando tutti gli altri con occhi assassini, nella speranza che perdano presto il loro interesse nei miei confronti.
- Non so come ho fatto a non pensarci prima! – bisbiglio.
- A cosa? – mi risponde Lily, sussurrando.
Batto un dito sul libro che sto leggendo.
- Ne avevo letto anni fa, quando ero in fissa con l’invisibilità, ricordi?
- A-ah! Ma continuo a non capire!
- Ho l’idea definitiva per la tua vendetta!
- Severus, non credi che far gonfiare Peter Minus come un pallone aerostatico e farlo galleggiare nella Sala Grande fosse sufficiente? - Rab ci osserva con un sopracciglio alzato -  Per non parlare di quando ha tinto i capelli di tutti e quattro di quell’orrendo lilla...
Io e lei ci guardiamo negli occhi ghignando al ricordo.
- Come se loro non si fossero vendicati abbondantemente! Posso ricordarti che hanno convinto gli elfi a tingermi tutti i vestiti di giallo?? Giallo fosforescente!!!
- Ma questo solo perché tu hai messo una pustola uggiolante sotto i loro letti! – Lily ridacchia.
- Hanno impiegato un paio di giorni prima di trovarla!
- Per poi vendicarsi piazzandole uno snaso nel baule! – dico annuendo solennemente.
- Che poi dove abbiano trovato uno snaso, non me lo spiego proprio! – lei scuote la testa, mentre Rab alza gli occhi al cielo.
- Ad ogni modo, tutto quello che c’è stato sino ad ora tra voi è stata robetta in confronto a…
- No, sono stati guai! – dice Regulus, osservandoci infastidito dall’alto verso il basso. Lo guardo con eloquenza.
- Posso finire di parlare, o hai altri commenti sagaci da aggiungere? – lui stringe le labbra e drizza la schiena, tormentandosi il callo sul dito – Molto bene. Tutti i dispetti fatti sinora sono state burle di poco conto, nulla a paragone di quello che hanno fatto col tuo diario e che li facesse davvero quanto meriterebbero. Così ho trovato l’idea perfetta per la vendetta definitiva!
Lei mi osserva incerta. Indossa un paio di orecchini verdi pendenti che le risaltano gli occhi. I suoi capelli sono morbidamente intrecciati di lato. Il suo sguardo è curioso e vivace. E la sua sedia è fastidiosamente troppo vicina a quella di Rab.
- Di che si tratta?
- Una pozione allucinogena
- Vuoi drogarli?!?!? – la voce di Regulus sale, attirandoci qualche sguardo perplesso.
- Zitto!!! Vuoi forse farci scoprire?!? Già Black continua a tenerci d’occhio!! Non possiamo permetterci di perdere l’effetto sorpresa!
- Però Rab ha ragione: vuoi drogarli?
- Non esattamente… E’ una pozione usata dai nativi americani per sentirsi più in contatto con la natura, forse andrà modificata, ma…
- E su chi la testeremo? Io non intendo prendere allucinogeni!
- Di questo non preoccuparti – ghigno malefico, pensando ai miei pomeriggi con Emilius e Taddeus. Lily intuisce immediatamente i miei pensieri e mi lancia uno sguardo allarmato.
- Sev, non sono sicura sia una buona idea… Forse sarebbe meglio cercare qualcosa di meno pericoloso!
- Ma è innocua, guarda! – le passo il libro, aprendoglielo alla pagina richiesta, mi avvicino più a lei sentendo il forte profumo di margherite – Crea l’illusione di essere nudi davanti al mondo. Crederanno di essere senza vestiti, fusi con ciò che li circonda! Se riusciamo a renderla meno allucinogena, potrebbero restare abbastanza lucidi da capire dove si trovano e cosa li circonda, ma non a sufficienza da capire di non essere realmente svestiti…
- Sei sicuro che non ci siano effetti collaterali?
- Leggi tu stessa!!
Lily si tuffa nel libro, mentre Regulus continua ad osservarmi ostile da dietro la sua spalla.
 
Mai avrei creduto che dall’idea per uno scherzo così stupido sarebbero potuti scaturire tanti guai.  E mai avrei potuto prevedere che nuovamente sarei stato responsabile delle sofferenze di Lily.
 
 
 Ebbene sì, miei cari! Non state avendo un'allucinazione, questo è davvero il nuovo capitolo pubblicato a distanza di una settimana!!!
Avere i vostri feedback mi riempie di gioia e di soddisfazione, spronandomi a scrivere! Spero che questo capitolo chiarisca un pò di cose!
Alla prossima

 
 

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Capitolo 18
*** Il duro prezzo della spavalderia ***


4.5
 
Prendo un lungo sorso della mia burrobirra bollente.
È decisamente tutta un’altra cosa berla calda e appena spillata da Madama Rosmerta. Accade così di rado che in mezzo a tutti i nostri impegni coi Peb, con il Club dei Duellanti e con i compiti si riesca a venire ai Tre Manici di Scopa che mi sto gustando ogni singolo sorso con lentezza estenuante.
Regulus accanto a me ha già bevuto più di metà del suo calice e osserva Lily con aria assorta. Lei pilucca una fetta di torta di zucca, prima di prendere un altro sorso di acquaviola.
Malgrado il primo vero sole di questo marzo piovoso splenda tiepido fuori dalle finestre, il locale è strapieno e siamo finiti in un minuscolo tavolino per due a ridosso del muro, cui è stato aggiunto uno sgabello per permetterci di sederci. Il risultato è stato quello di far finire le ginocchia di ciascuno in braccia al vicino.
- Fa un caldo assurdo qua dentro! – Lily si libera faticosamente dalla spessa sciarpa di lana verde e la fa cadere casualmente sulle ginocchia di Rab, che la osserva infastidito.
- Lilian non sono il tuo…
- Lily, non cambiare argomento!
- Non so di che parli, mio caro Principe – ghigna lei da dietro il suo bicchiere violetto.
- Lilian, hai detto che ci avresti detto dello scherzo a Potter solo se ti avessimo accompagnata ai Tre Manici di Scopa. Ora siamo qui!
- Sei il solito lagnoso, Rab! Speravo si creasse un po’ di atmosfera, di convivialità! Che fretta avete?
- Nessuna, Lily – in realtà ho promesso a Taddeus ed Emilius di liberarmi presto e di raggiungerli alla Testa di Porco, per incontrare un loro fornitore – Siamo solo curiosi! – lei, seduta tra noi sul piccolo sgabello, strizza gli occhi e ci scruta torva, spostando lo sguardo ritmicamente tra me e Rab, come se stesse assistendo ad una partita di tennis.
- E va bene!! – con un gesto fluido si leva il maglione, scoprendosi con questo gesto una parte di pancia e mostrandoci un ombelico perfetto, tondo e sporgente, simile ad un bottoncino.
- Lilian copriti!!!!! – Regulus, estremamente accaldato, rosso in viso, allunga una mano per abbassarle la camicetta. Lei alza gli occhi al cielo e mugugna qualcosa tra sé, prima di buttare su di me il maglione.
- Dunque?
- Allora, come sapete ho attuato il piano due giorni fa. Potter e i suoi moschettieri sedevano in Sala Comune con le loro burrobirre al loro solito tavolo, complottando qualcosa davanti ad una vecchia pergamena ingiallita. Io mi sono disillusa, più o meno – aggiunge a voce più bassa, stortando la bocca. Per qualche strana ragione Lily ha ancora qualche problema a trasfigurare se stessa – e Marlene, come stabilito, ha attirato la loro attenzione – Marlene McKinnon coi suoi lunghi capelli scuri e gli occhi simili ad ametiste era l’esca perfetta per quel quartetto di idioti in calore – Ha chiesto con quella sua voce da sirena, se qualcuno di loro avrebbe potuto aiutarla con la scelta del regalo di compleanno per Janus o qualcosa di simile. A quel punto, mentre erano distratti e con le lingue penzolanti, ho versato la pozione nelle loro bottiglie e ho aspettato che cadessero in trappola – un ghigno spavaldo le compare sul viso – E’ come avevi previsto tu, Severus. La menta piperita ha rallentato il processo di assimilazione, ma li ha resi più consapevoli di quello che li circondava. È stato uno spasso!
Trattiene le risate per qualche istante e poi scoppia a ridere fragorosamente, quasi strozzandosi con la sua stessa saliva.
- Il primo a stare male è stato Minus. Ha cominciato a guardarsi attorno con aria sempre più spaventata, Potter e Remus si sono accorti ben presto di quello che gli stava accadendo, ma, prima che potessero capire qualcosa, Sirius si è messo a imprecare in tutte le lingue conosciute, alzandosi dalla sedia con un fracasso che ha attirato l’attenzione di gran parte della sala. A quel punto è stato il turno di Potter. Lui semplicemente è diventato rosso fino alla punta delle orecchie e ha iniziato a tastarsi il corpo. Remus era sempre più preoccupato per loro e chiedeva da cosa fossero tanto allarmati, ma alla fine la pozione ha fatto effetto pure su di lui. Ha lanciato un urlo stridulo, perdendo tutto il colore che aveva in corpo, ed è fuggito nei dormitori. Davanti a quello strano comportamento, anche gli studenti che avevano tentato di ignorarli fino a quel momento hanno cominciato a fissarli e questo li ha mandati ancor di più in paranoia. Minus è corso a nascondersi, o coprirsi forse, dietro alla tenda di una finestra. Ci si è avvolto come se fosse una tunica, ma la pozione gli ha fatto credere di essere ancora nudo. Così ha iniziato a urlare “Perché non funziona?!?!” afferrando, tirando e strappando tendaggi, imbaccuccandosi con quanto più velluto riusciva a trovare. Potter e Sirius, nel frattempo, hanno iniziato a bisticciare tra loro, cercando di nascondersi l’uno dietro l’altro e di coprirsi con le mani le intimità che erano certi fossero sotto gli occhi di tutti. La cosa è diventata surreale quando Sirius ha smesso di reggersi le palle e ha iniziato ad urlare “La mia pelle!! Dov’è finita la mia pelle!?!?!?” sventolando il braccio sotto il naso di Potter, che ha abbandonato le sue presunte nudità per osservare il braccio dell’amico, biascicando “Ti posso vedere attraverso!”. Questo ha mandato Sirius nel panico che ha iniziato a urlargli che gli vedeva i polmoni, allarmando Potter. I due hanno quindi iniziato ad urlare nomi di parti del corpo che riuscivano l’uno a vedere dell’altro. Alla fine sono dovuti intervenire un paio di prefetti per impastoiarli e portarli in infermeria – Lily conclude il suo racconto prendendo un grosso pezzo di torta e se lo porta alla bocca con aria vittoriosa.
Io e Regulus siamo piegati in due, con le lacrime agli occhi, sghignazzando e battendo i pugni sul tavolo.
- Merlino, quanto avrei voluto esserci!
- Porco troll, cosa ci siamo persi!
- Gliel’ho finalmente fatta pagare!! – Lily alza la mano, per farsi battere il cinque e Regulus improvvisamente smette di ridere e la guarda confuso.
- Con gli interessi, Lily! - alzo la mano e le batto il cinque.
- Che fate?
- Cosa?
- Con le mani
- Si chiama battere il cinque, Rab. È una roba da babbani! – dice Lily divertita.
Rab mi lancia uno sguardo truce. So che non avrei dovuto fare una cosa tanto babbana, ma l’adrenalina del momento e la soddisfazione di aver finalmente ripagato Potter e i suoi amichetti con la loro stessa moneta mi ha caricato moltissimo.
- Quella pozione è favolosa! Se la smerciassimo potremmo farci un mucchio di soldi!
Lily scuote la testa e si fa improvvisamente seria.
- No, Sev! E’ troppo pericolosa, i ragazzi sono ancora in infermeria. Per smaltirla ci vuole troppo. Senza contare che questa volta è stata usata per una vendetta più che legittima e in dosi scarse, ma non sappiamo come potrebbero usarla gli altri…
- Perché, Lilian, ti ricordi dei rischi connessi alle tue azioni solo quando ti fa comodo? – Lily squadra irritata Rab.
- Vorresti dire che dovremmo venderla?
- Vorrei dire che non avremmo dovuto usarla nemmeno la prima volta…
- Ma è stato divertente! Stavi ridendo pure tu, non negarlo! – lei lo punzecchia con un dito, cercando di smorzare la tensione.
- Divertente, sì – fa la sua solita smorfia sorriso – Ma non legittimo, come invece tu ti ostini a dichiarare! – aggiunge tornando a guardarla con un sopracciglio alzato.
- Hanno rubato il mio diario e gli hanno fatto urlare i miei segreti in tutta la sala comune!! Avevo il diritto di fargliela pagare!
- Avresti dovuto denunciarli alla direttrice della tua casa. O, meglio, passare oltre!
- Rab, non essere ridicolo! Quei quattro meritavano di essere puniti e Lily aveva il diritto di vendicarsi!
- Non dubitavo che tu saresti stato dalla sua parte, Severus! – dice lanciandomi uno sguardo di sufficienza – Tu e lei avete lo stesso tipo di moralità contorta…
- Da quando in qua parli di morale? Proprio tu! – Lily abbandona ogni tentativo di mediazione e assume il suo cipiglio ostile.
- Proprio io, cosa, Lilian?
- Proprio tu che osanni un fondamentalista, responsabile della morte di tanti innocenti nati semplicemente nella famiglia sbagliata…
Improvvisamente il discorso prende una brutta piega e vedo Regulus a disagio. Una parte di me gioisce, ma l’altra mi fa presente che presto o tardi mi chiederanno da che parte sto e la mia risposta non sarebbe accolta bene.
- Ok, piantiamola qui! Lo scherzo è andato a buon termine, questo è l’importante! Probabilmente avete ragione entrambi: smerciare quella pozione tra gli studenti sarebbe troppo pericoloso ed è meglio lasciar perdere questo tipo di progetti…
Un silenzio gelido cala tra noi e noto che Lily continua a piluccare la sua torta, priva della sua abituale voracità. Regulus le lancia continue occhiate nervose, come in attesa di un suo segnale, mentre lei finge di non notarlo. Io sospiro rumorosamente.
- Si vendicheranno, lo sai? – Rab, parlando, si alza, districandosi dal complicato groviglio di gambe, sciarpe e cappotti, prima di continuare – Non deporranno le armi sinchè non sarai tu a interrompere questo stupido gioco. A loro piace troppo ricevere le tue attenzioni, per potervi rinunciare così…- Lily si volta verso di lui, con aria spavalda.
- E io risponderò a tono ad ogni loro mossa, sinchè non gli passerà qualsiasi voglia di prendersi gioco di me! O di noi!


Purtroppo la spavalderia di Lily non fece che procurarle molti guai, nella sua vita e in particolare in quell’occasione.
Lo scherzo della pozione allucinogena fece ben presto il giro della scuola e Potter e i suoi amici divennero gli zimbelli degli studenti. Nessuno sapeva da chi fosse stata orchestrata una cosa simile, né tanto meno aveva mai sentito parlare di una pozione analoga.
La permanenza di tre giorni in infermeria dei ragazzi, rese necessario l’intervento attivo dei professori, che iniziarono ad svolgere alcune indagini per individuare i colpevoli, indirizzando da subito i loro sospetti verso Lily, che si era spesso messa nei guai proprio agendo contro i quattro malandrini. Gazza aizzò Mrs. Purr, la sua maledetta gatta strabica, contro Lily, rendendole pressochè impossibile raggiungerci nei sotterranei per i nostri abituali festini. Inoltre, visto che il responsabile dell’attentato a Potter e amici, era indubbiamente opera di un Grifondoro, furono tolti 50 punti alla casata, scatenando il malumore generale.
Tuttavia nessuno di questi provvedimenti parve turbare particolarmente Lily, che sembrava aver rinunciato da tempo all’idea di diventare Prefetto, come invece ci si sarebbe potuti aspettare alla luce della sua brillante carriera scolastica
Nulla sembrava importarle più dell’essere finalmente riuscita a piegare Potter, che non solo non si era vendicato con qualche scherzo meschino, ma aveva finalmente smesso di dare il tormento persino a me. Si sentiva una vincitrice assoluta e nessuna conseguenza pareva essere abbastanza grave da minacciare la sua soddisfazione.
 
È bellissima.
Volteggia in aria, coi suoi zoccoli argentati e l’aria nobile. Un bagliore gentile negli occhi opachi.
Sembra uno spettro: intangibile e fumosa.
Al contempo, c’è in lei qualcosa di concreto che infonde coraggio. Non dubiterei se mi dicessero che è l’incarnazione della mia buona sorte, del mio angelo custode.
Il patronus di Lily è una cerva.
Lily la osserva meravigliata, le labbra schiuse in una O circolare e perfetta e gli occhi sbarrati. La cerva si volta verso la sua padrona e le corre incontro con passi rapidi e misurati che non producono nessun suono. Lily le sfiora il capo intangibile e la cerva, incredibilmente umana ed espressiva per essere un patronus, inclina in capo, quasi sentisse il calore di quel contatto.
Sentimenti contrastanti si agitano dentro di me.
La meraviglia davanti a quella creatura perfetta e potente.
L’invidia, davanti a qualcosa che dovrei aver acquisito da tempo e che invece mi risulta sconosciuto.
La commozione davanti a qualcosa che rappresenta tanto autenticamente Lily da lasciarmi spiazzato.
La rabbia davanti alla mia impotenza.
La frustrazione.
L’orgoglio.
La furia distruttiva.
L’ammirazione suadente.
E poi lei, così come era comparsa, svanisce, lasciando Lily barcollante e disorientata per qualche istante, come se a sparire fosse stata una parte di lei.
Poi si volta e mi guarda, con un sorriso largo sulle sue labbra. Innocente. Autentica. Devota. Generosa.
 
*
 
La Sala Grande brulica di studenti chiassosi e affamati. Alcuni si sono già fiondati su alcuni panini all’aglio, mentre altri li osservano sorseggiando succo di zucca in attesa delle portate principali.
- A dopo…
- Lily, sei sicura?
Lily non mi risponde, ma si apre in un sorriso che sa di vittoria, di conquiste, di gioie tanto attese e mi sfiora il braccio prima di saltellare leggiadra e sedersi accanto ai fratelli McKinnon. Io mi dirigo, curvo e impassibile, verso Regulus.
- E’ di ottimo umore oggi, eh?
- Mmm?
- Lily. Erano giorni che non sorrideva così – mi stringo nelle spalle. So che ha ragione, ma non ho intenzione di spiegargli che questo sta succedendo perché lei è riuscita dove io da mesi fallisco.
- E’ successo qualcosa tra voi?
- Tra noi?
Rab gioca col callo sul suo dito e annuisce, guardando intensamente verso il tavolo Grifondoro.
- No. Ha avuto una buona lezione al Club. Dopo ti racconterà lei – lui si volta verso di me e alza un sopracciglio – Insiste per venire da noi a festeggiare stasera. Ho provato a spiegarle che in questo particolare periodo in cui è marcata stretta da Gazza e dagli altri professori forse non sarebbe una buona idea, ma lei non vuole sentir ragioni – mi stringo nelle spalle servendomi alcune patate bollite – Sai com’è fatta…
Lui fa la sua smorfia sorriso e prende un paio di cosce di pollo.
Iniziamo a mangiare in silenzio, come da nostra abitudine, quando un urlo attira la nostra attenzione. La voce che riecheggia per tutta la Sala Grande è troppo familiare per non far perdere alcuni battiti al mio cuore. Accanto a me Rab si strozza con una patata a causa dello scatto repentino della sua testa verso il tavolo rosso-oro.
Individuo subito Lily in piedi davanti alla panca mentre Potter, dopo aver fatto scivolare una boccetta vuota nella tasca dei suoi pantaloni, indietreggia di qualche passo e la osserva con aria compiaciuta, incrociando le braccia sul petto e osservandola con aria compiaciuta.
Tutta la sala tace e udiamo perfettamente il loro scambio di battute.
- Cosa hai fatto? – Lily lo osserva allarmata, puntandogli un dito contro.
Lui ghigna e si sposta i capelli con il solito gesto idiota.
- Lo vedrai presto, Evans…
Poco dietro di lui Sirius e Peter, tendono il collo per osservare meglio la scena, già ridendo sguaiatamente, mentre Remus sembra essere molto concentrato sul suo piatto di broccoli.
Accade tutto in un attimo.
Le collant color carne della divisa di Lily scompaiono in battito di ciglia, mentre davanti a tutti compaiono le sue gambe bianche puntellate da alcune lentiggini. Prima che lei possa capire come sia successo, il suo maglioncino, prima, e la sua camicetta, poi, sono svaniti. A distanza di pochi istanti, la gonna scompare facendole emettere un singulto di panico. Intravedo per qualche istante un paio di slip a righe blu e un reggiseno bianco, prima che anche questi scompaiano, facendole emettere un altro gemito. Infine, le scarpe, l’ultima traccia rimasta della sua divisa, la lasciano a piedi scalzi con un sonoro “pop”.
La reazione della sala Grande è immediata.
Le risate si sprecano, mentre molti ragazzi occhieggiano alle sue forme sinuose e alla bellezza lattea della sua figura con l’intento di imprimere quell’immagine nella loro mente per poterla riutilizzare a comando nei pomeriggi noiosi e arrapati.
Io stesso non riesco, per quanto stia tentando, a distogliere gli occhi dalla curva invitante dei suoi seni, malamente coperti dal suo braccio destro, mentre col sinistro tenta di nascondere la sua intimità. Il solo pensare a quello che nasconde quella mano piccola e candida, il solo ricordare quello che ho potuto intravedere per qualche istante, mi scatena dei misteriosi brividi che mi percuoto il corpo come deliziose frustate. Accanto a me, Regulus pare sia nello stesso stato, perché riesco distintamente a sentirlo deglutire in mezzo al caos in cui questo spettacolo ha gettato la Sala Grande.
Potter, accanto a lei, ha abbandonato la sua postura trionfale e ha la mascella spalancata in una posa che troverei tremendamente ridicola se non mi rendessi conto della gravità della situazione. Sembra non si aspettasse in alcun modo quel tipo di spettacolo. Con la coda dell’occhio riesco a notare che i suoi compari sono altrettanto sconvolti: a Remus cadono alcuni broccoli dalla bocca, mentre Minus sta ritmicamente portando alla bocca una forchetta vuota. Sirius, che abitualmente ostenta un’aria strafottente e malandrina verso il mondo, è rosso sino alla punta dei capelli e stringe gli occhi con un’aria da lupo famelico.   
Tutti, professori compresi, sembrano essere congelati da uno strano panico, troppo disorientati da quell’insolito spettacolo. La maggior parte sono ammaliati dalla bellezza di quel corpo nudo, altri sembrano trionfare davanti all’umiliazione di Lily Evans e ghignano rumorosamente, altri ancora sembrano non riuscire a capacitarsi dell’episodio. Io stesso sono talmente incantato da quella visione da notare solo troppo tardi che Lily sta singhiozzando, umiliata, mentre grosse colate di lacrime e muco le deformano il volto.
Vorrei alzarmi, ma una strana magia mi tiene incollato alla sedia, gli occhi inchiodati sul suo seno destro, malamente coperto, che mi lancia promesse di femminilità a me sconosciute.
Regulus accanto a me deglutisce nuovamente, emettendo un suono strozzato.  
- Ehi!!!! – Alice Sand si alza, richiamando l’attenzione di tutti, con la voce magicamente amplificata e si muove a grandi passi verso Lily – Voi tutti cervelli di troll: non c’è niente da guardare! Frank ripigliati e dà a Lily la tua giacca. Marly aiutala a coprirsi!
Frank che, seduto di fronte alla McKinnon, stava fissando lo spettacolo in prima fila con la bocca spalancata, scatta in piedi con un singulto e si affretta a porgere, non senza prima intingerla accidentalmente in una caraffa di succo, la propria giacca a Lily, che la guarda confusa. Marlene, improvvisamente lucida, la prende e la appoggia sulle spalle dell’amica, coprendola in gran parte. Si toglie il maglioncino e lo lega intorno alla sua vita, mentre Lily tremante continua a singhiozzare. Alice a quel punto arriva accanto a lei e la stringe in un abbraccio protettivo e, posandole un bacio sulla fronte, le bisbiglia qualcosa all’orecchio. Lily pare calmarsi, perché smette di tremare e si lascia condurre dai due compagni di casa fuori dalla Sala Grande.
Anche i professori paiono rianimarsi e la McGranitt, seguita da Prewett, si alza in tutta fretta, probabilmente per redarguire e punire Potter per l’avvenuto. Tuttavia Alice Sand sembra non ritenere l’intervento dei professori sufficiente a punire il ragazzo per il misfatto, perché gli si avvicina con la bacchetta levata, mentre lui sembra essere ancora in preda ad uno stato catatonico. Tutti fissano la sua bacchetta levarsi, compreso Remus che ha estratto la propria per controbattere all’incantesimo e difendere l’amico, tuttavia quello che accade è assolutamente imprevisto: Alice sferra una poderosa ginocchiata ai testicoli di Potter, che si piega in due per il dolore.
Gli studenti intorno a lui ridono, ma riesco comunque a sentire la voce della Sand intimare: - Guai a te se fai di nuovo del male alla mia amica, razza di troglodita!
La professoressa Sprite, al tavolo dei professori, cerca di protestare contro quel comportamento indegno, ma Alice è già volata verso l’uscita.
Poco prima di varcare la soglia della Sala Grande, però, si ferma e lancia verso il nostro tavolo un’occhiata assassina.
So che è arrabbiata con me e Regulus per non essere intervenuti, ma non ho ben chiaro cosa si aspettasse da noi. Dopo tutto non è colpa nostra se Potter le ha fatto una simile infamata! E nemmeno avremmo potuto impartire ordini a tutti i suoi compagni di casata per far sì che la coprissero! Ci avrebbero riso in faccia e ci saremmo gratuitamente umiliati per nulla!
E poi sono certo che non sia successo nulla di grave! Un po’ di imbarazzo non ha mai ucciso nessuno, sono certo che a Lily passerà presto! Quando in prima sono atterrato in una pozza di fango spaccandomi il naso mi hanno chiamato Mocciosus per mesi, ma non sono morto!! Anzi, ho imparato a lasciarmi scivolare addosso le malevolenze della gente! Lily ne uscirà rafforzata, non c’è nulla di cui preoccuparsi.
- Avremmo dovuto fare qualcosa…
La voce di Regulus è un sussurro quasi inudibile nella sala affollata di chiacchiericci. Mi volto a fissarlo, mentre la mia coscienza rimorde laddove avevo forzosamente cercato di sedarla.
- Avrei dovuto aiutarla
Non sta parlando con me. Gioca insistentemente con callo sul suo dito, esasperando la pelle che gli si arrossa vistosamente.
- Sono un vigliacco
Si alza, sbattendo entrambi i palmi delle mani sul tavolo di legno. La sua bocca diventa una linea sottile, mentre serra i pugni sul tavolo e cerca di riprendere il controllo del suo respiro. Sono certo che ora non avrei problemi a leggergli la mente. Forse Lily non è solo il mio punto debole.
Bisbiglia qualcos’altro tra sé e sé, che non riesco a distinguere, poi con uno scatto improvviso si volta e si avvia verso l’uscita con andatura ingobbita e il capo chino.
 
Lily non uscì dal suo dormitorio per quasi una settimana. Ogni nostro tentativo di entrare in contatto con lei sembrava essere vano e questo rendeva me e Regulus sempre più nervosi.
L’assenza di Lily ci rendeva irritabili e irascibili. Eravamo non solo meno attenti a quello che ci circondava, ma anche meno divertiti dal mondo e dalla vita.
Non era la prima volta che stavo una settimana senza vederla, ma era la prima volta, dall’inizio di Hogwarts, che era lei a sottrarsi categoricamente alla mia compagnia e questo mi gettava in un’angoscia assurda e cieca. In me esistevano echi del periodo in cui mi aveva evitato come la peste a causa di mia madre e, anche se ero consapevole si trattasse di un pensiero irrazionale, temevo che tutto potesse tornare come allora. Mi sentivo smarrito e furibondo con lei che si ostinava a non rispondere ai nostri gufo. Questo, in qualche modo, mi liberava dai miei freni inibitori e umani. In quella settimana fornii a Ottavius e Taddeus una pozione velenosa che mandò d’urgenza in infermeria una Tassorosso nata babbana del settimo anno; mi unii a loro nell’aggressione di un bambino del secondo anno i cui genitori erano dei “traditori del loro sangue”; e li aiutai a introdursi nell’ufficio della professoressa di Babbanologia per incendiare la sua collezione di vecchi volumi di letteratura inglese. Credo che in cuor mio sperassi che, venuta a conoscenza di questi miei atti criminali, si sarebbe adirata al punto da uscire dal suo antro di autocommiserazione. Il fatto che, invece, lei non fosse lì a fermarmi e giudicarmi, mi riempiva di rabbia e annullava ogni forma di comprensione empatica di quello che stava passando. Se ripenso a quanto io sia stato cieco ed egoista nella mia adolescenza, non posso fare a meno di inorridire.
Anche Rab viveva in maniera angosciata l’assenza di Lily e si chiudeva dietro silenzi ostili e letture lugubri, trascorrendo lunghi pomeriggi alla voliera con Lord V o svolazzando nel campo di Qwidditch, allenandosi con un boccino rimediato chissà dove. I momenti di confronto tra noi si erano drasticamente limitati, anche perché mi rifiutavo di riconoscere che saremmo dovuti intervenire durante “l’aggressione” a Lily e questo lo riempiva di rabbia.
 
Improvvisamente la Sala Grande si acquieta e lentamente molte teste si rivolgono verso l’ingresso. Alcuni studenti bisbigliano tra loro, altri smettono di ridacchiare a seguito di una gomitata nelle costole, mentre altri malevoli scoppiano in risate arcigne e amare senza preoccuparsi di soffocarle. Io mi accorgo di tutto questo perché Regulus mi afferra il polso, costringendomi a voltarmi, abbandonando la conversazione con Taddeus ed Emilius.
Lily sta facendo il suo ingresso spalleggiata da molti Grifondoro del sesto anno, tra cui Frank Paciock e Marlene McKinnon, mentre Alice Sand le avvolge un braccio protettivo intorno alle spalle, lanciando sguardi assassini a coloro che ridono. Mary MacDonald si sbraccia dal tavolo rosso-oro per invitare l’amica a sedersi accanto a lei.
Lily cammina a testa alta, lo sguardo serio, che vaga per la stanza senza realmente soffermarsi su nessuno. Un pesante paio di collant scure le avvolge le gambe, mentre un maglione, chiaramente non della sua taglia la avvolge. I lunghi capelli sono sciolti sulle spalle e le ondeggiano intorno al viso come morbide onde.
Arrivata al tavolo, si libera dalla presa della Sand e dopo averle sorriso, si china ad abbracciare Mary. Alice, approfittando di questa posa, le tira uno schiaffetto sul sedere, prima di andarsene verso il suo tavolo ridacchiando.
Lily ridacchia e la saluta con la mano, prima di sedersi dandoci le spalle.
Non si volta nemmeno una volta a guardare né me né Regulus.
 
*
 
- Lily! Ehi, Lily! – lei si fionda fuori dall’aula di Pozioni, raccogliendo malamente le sue cose e abbandonando Mary al sua contemplazione estatica di Black.
- Lily!!! – la inseguo fuori dall’aula, dove mi accorgo che lei sta quasi correndo per i corridoi.
Al diavolo se non mi vuole parlare! Non ho bisogno di lei, sono stato benissimo senza di lei per gran parte della mia vita. Non ho bisogno di lei, dei suoi sorrisi caldi, delle sue risate soffiate sul collo, del profumo dei suoi capelli, dei suoi piani diabolici per farci guadagnare soldi o per vendicarci di Potter, del verde dei suoi occhi che mi scava dentro e mi costringe a vomitare fuori tutto il dolore che provo. Che mi ignori pure, non ho bisogno di lei e lei non ha bisogno di me. Possiamo sempre essere felici anche lontani. Sempre. 
Il mio corpo scatta rapido verso di lei, rincorrendola con larghe falcate piene di angoscia e istinto.
- Lily! – la afferro per un gomito costringendola a fermarsi.
Lei si volta, rossa in viso, la mascella stretta, l’espressione battagliere che mi fa capire chiaramente che non è intenzionata a mostrarmi le lacrime che le affollano lo sguardo.
E improvvisamente la trovo bellissima: coi capelli disordinati e malamente incastrati dietro un orecchio, le lentiggini smarrite nell’imbarazzo del momento e quel verde battagliero negli occhi. In un breve flash mi riappare il suo corpo nudo e latteo davanti agli occhi, la forma dei seni morbidi e la curva sinuosa dei suoi fianchi, le caviglie sottili e i piedi di fata. Realizzo che quell’immagine si è impressa a fuoco dentro di me e boccheggio, improvvisamente dimentico di qualsiasi cosa.
Lei sembra leggermi dentro tutto questo e abbandona l’espressione da guerriera. La voce le esce in un sussurro spaventato:
- Di’ qualcosa, ti prego…
- Ricordi quando ci incontrammo quel San Valentino? Quando mi aspettasti nella neve tutta la mattina, per essere sicura di incrociarmi e ti scusasti e ci dicemmo di essere stati presi a Hogwarts? – le parole mi escono appiccicate l’una all’altra e incomprensibili, mentre la mia stretta sul suo gomito si fa serrata. E lei è così morbida. Come può essere così morbida? – Dovetti attendere mesi, prima che tu riprendessi a guardarmi e parlarmi. Fui paziente e infelice. Ma io non ho più né voglia di essere infelice né pazienza. Non ho nessuna intenzione di passare un altro giorno senza parlarti senza che tu prima mi dia una valida ragione per venire evitato in questo modo! – stringo ancor più sul suo gomito, ma lei non accenna a sentire dolore o a distogliere lo sguardo da me.
- Perché non sei intervenuto? – non c’è traccia di accusa nella sua voce, solo paura.
- Non lo so – deglutisco – Non lo so e mi dispiace... – stringo ancor più forte e la tiro verso di me – Mi dispiace davvero
Lei sospira, annuendo piano.
- Mi dispiace di non aver risposto ai vostri gufi, non volevo farvi preoccupare…
Annuisco e abbandono la presa sul suo gomito. Ci avviamo silenziosi e svelti verso la lezione di Aritmanzia.
- Stai bene?
Lei si ferma e si gira a guardarmi, inclinando la testa.
- Sì… O meglio, non del tutto, ma starò bene – cerca di fare un sorriso incoraggiante, ma non ci riesce.
- Non sforzarti con me, ok? – lei sospira e abbassa lo sguardo – Cosa ti ha tirata fuori dall’antro?
- Alice – un piccolo sorriso autentico le rischiara il viso – E’ venuta a parlarmi…
- E che ti ha detto? – lei storta la bocca, pensierosa.
- E’ meglio che ci sbrighiamo a faremo tardi a lezione…
 
Non seppi mai cosa le disse la Sand per aiutarla a riprendersi, ma da allora accadde sempre più di frequente di vederle girare insieme. Anche il rapporto con Mary pareva essersi rinsaldato, malgrado ci fossero tra loro ancora molti irrisolti e non detti.
Lily pochi giorni dopo venne nel mio dormitorio e spiegò a me e Regulus che il mese di punizione che era spettato a Potter era sufficiente a placare la sua fame di rivalsa e che non aveva nessuna intenzione di proseguire quella guerra. Vedere che dava ragione a Rab e che sceglieva una strada diversa da quella che le proponevo, mi fece molto arrabbiare e passai i mesi successivi avendo con lei contatti occasionali e isolati, legati principalmente alle attività che condividevamo, come il Club e i Peb.
Lei era chiaramente dispiaciuta da questa mia freddezza, ma credo iniziasse ad abituarsi ai miei repentini e apparentemente illogici allontanamenti. Io non ero in alcun modo capace di cogliere i segnali che mi mandava, troppo preso a convincermi che avesse trovato in Rab tutto quello di cui aveva bisogno. Trovo assurdo il modo in cui io riuscissi a sopportare la lontananza da lei se ero io a ricercarla, mentre mi facevo cogliere dal panico nel momento in cui era lei a rifiutarmi.
 
Subito dopo il suo ritorno a lezione, tutti e quattro gli autori dello scherzo vennero a scusarsi isolatamente, in gran segreto, portando tutti la stessa versione, seppur raccontata da punti di vista diversi: avevano cercato di preparare una pozione logorante, che le sgualcisse i vestiti, forandoglieli nei punti giusti, ma avevano sbagliato le dosi e avevano finito con l’ottenere un risultato eccessivo.
Io stesso avevo assistito alle scuse imbarazzate e ben argomentate di Remus, mentre avevo visto da lontano Minus prostrarsi rapidamente e fuggire via come il ratto fetido che è sempre stato. Lily ci aveva poi raccontato delle scuse di Sirius che avevano in qualche modo risanato i rapporti tra loro, facendoli tornare amici. Questa cosa aveva reso Rab particolarmente irritabile per alcuni giorni.
Le ultime scuse erano state quelle di Potter.
 
- Non dico che non avresti dovuto accettare le sue scuse, dico solo che dopo tutto quello che è successo tra voi essere così clemente verso di lui non mi sembra una buona idea…
- Rab, ma ti senti? Severus diglielo anche tu!
- Non tiratemi in mezzo nelle vostre discussioni…
Il nostro solito albero ha accolto gioiosamente l’arrivo di Aprile e ci protegge dalla giornata assolata con la sua ampia fronda. Siedo a gambe incrociate sul manto erboso intrecciato magicamente da Lily, in grembo tengo un libro sull’impiego dei veleni dei drago. I capelli lunghi, sciolti sulle spalle, mi permettono di osservare i miei due amici da dietro una cortina sicura.
Rab siede su una delle grosse radici dell’albero, in un equilibrio precario che gli permetta di non sgualcire i suoi nobili abiti. Tiene la schiena dritta e rigida e ha un’espressione palesemente scocciata ad arricciargli le labbra. Accanto a lui giace la sua borsa in pelle di drago. Lily accanto a lui, siede sull’erba con le gambe raccolte e un’espressione di sfida che le fa lampeggiare gli occhi. Indossa, malgrado la calura primaverile, uno spesso paio di collant nere e si intreccia manualmente i lunghi capelli ramati.
- Senti, è tuo fratello, dovresti essere contenta che io non sia più in guerra con lui!
- Proprio perché Sirius è mio fratello so quanto può essere infido! Non fidarti di lui!
Lily alza gli occhi al cielo e gli pone una mano sul braccio, mentre con l’altra si regge la treccia mezza finita.
- Sirius non è uno stinco di santo, questo lo so… Ma non voglio sposarmelo, sto solo dicendo che sono contenta di essere tornata a parlare con lui -  abbassa la voce e addolcisce lo sguardo – Non prenderà il tuo posto, Regulus…
Lui punto sul vivo ritrae la mano e la guarda furente.
- E questo che c’entra?!?
- Interrompo qualcosa?
Mi volto di scatto realizzando che senza essere notato James Potter si è avvicinato a noi e ora troneggia su di me con la sua solita aria spavalda.
- Cosa vuoi, Potter? – sibilo, ma lui non mi degna di uno sguardo e si avvicina a Lily.
- Posso parlarti?
- Mi sembra che tu lo stia già facendo – dice lei sbattendo le ciglia con aria angelica. Io e Rab ghignamo
- Sai che non è questo che intendevo, Evans. Posso parlarti in privato?
- Perché? – lui stringe la mascella irritato.
- Perché preferirei fare questo discorso a quattr’occhi con te, senza queste due serpi ad origliare…
- Non abbiamo bisogno di origliare, Potter… Non credo che il tuo discorso divergerà molto da quello dei tuoi amici…- lui sembra confuso davanti alle parole di Rab e guarda verso Lily in cerca di risposte – Oh. Che sorpresa. Anche l’indivisibile quartetto ha dei segreti. Non te l’hanno detto?
James serra la mascella e si dirige con aria minacciosa verso Regulus.
- Di cosa parliamo io, i miei amici e tuo fratello non sono fatti tuoi, piccolo Black! Saremo sempre più sinceri tra noi di quanto non siate voi nella vostra famiglia di serpi!
Regulus scatta in piedi con la bacchetta in pugno, svettando di alcuni centimetri sopra Potter che però è largo il doppio di lui. Io trovo la mia nella tasca della veste, preparandomi a fargliela pagare finalmente.
- Rab, lascia perdere…- Lily si mette tra loro, guardando James in faccia e posando una mano sul braccio teso dell’amico – Non ne vale la pena…
Lentamente Regulus abbassa la bacchetta, riprendendo anche la propria espressione indifferente e sprezzante.
- Andiamocene Potter, dovevi parlarmi, no?
Lily prende James per un braccio e lo trascina lontano da noi.
Loro camminano lungo le rive del lago fino a diventare due figure lontane e inudibili. Osservo la chioma di Lily, libera dalla mezza treccia agitarsi nel vento, mentre lei gesticola animatamente. Potter si tocca ripetutamente i capelli e un paio di volte cerca di adottare una posizione seducente, senza tuttavia riuscirci. Alla fine Lily smette di gesticolare e porge la mano a James che dopo pochi secondi gliela stringe.
Lui, tuttavia, approfittando di quel contatto, la attira verso di sé e, piegandosi su di lei, le bisbiglia qualcosa all’orecchio.
Accanto a me Regulus trattiene il fiato indignato e muove alcuni passi verso di loro. Lily con un gesto fluido, sottrae la propria mano alla stretta e si allontana indisturbata, abbandonando Potter senza troppi scrupoli. Noto che il suo corpo è mosso da singulti e mi alzo in piedi preoccupato, mentre Rab si muove ancor di più verso di lei. Man mano che si avvicina noto però che sta ridendo sino ad avere le lacrime agli occhi.
- Che è successo? – Rab è ancora allarmato.
- Nulla – fa seguire una scrosciante risata – Potter mi ha chiesto di uscire con lui!
Scoppia a ridere e io rido con lei, non badando allo sguardo preoccupato di Regulus.
 
Quello fu l’inizio della loro storia d’amore. James Potter avrebbe impiegato quasi tre anni per riuscire a convincere Lily Evans ad accettare un appuntamento, ma alla fine avrebbe vinto.
 
Cammino accanto a Regulus. Lui si muove silenzioso come un gatto, lo sguardo inespressivo e i capelli mossi che gli coprono in parte gli occhi. Li scosta di lato con un gesto impaziente e allunga il passo, superandomi.
Mi affretto a raggiungerlo e lo guardo inclinando la testa di lato.
- Sei particolarmente silenzioso in questo periodo…
Lui mi lancia una rapida occhiata e senza rispondere alza un sopracciglio, in attesa di ulteriori spiegazioni.
- Da quando Potter ha iniziato a chiedere a Lily di uscire con lui tu sei particolarmente… - intrattabile - …come dire… - irritante - …pensieroso…
Lui allunga il passo e io, malgrado sia cresciuto di molti centimetri in quest’anno, fatico a stargli. Svoltiamo l’angolo.
- E’ successo qualcosa o…
Un urlo proveniente dai bagni di Mirtilla Malcontenta ci costringe a immobilizzarci.
Abbandono immediatamente le mie indagini ed estraggo la bacchetta.
Regulus accanto a me fa lo stesso, stringendo la mascella e assottigliando lo sguardo. Ci guardiamo e con un gesto del capo gli faccio segno di muoverci.
Lily ci stava aspettando per la nostra abituale riunione dei Peb, ma mi rifiuto di credere che quel suono strozzato e disperato potesse provenire da lei.
Ci muoviamo fluidi lungo il corridoio, silenziosi come spettri e sempre più preoccupati dai tonfi provenienti dal bagno.
Poco prima del nostro arrivo un paio di figure, sorprendentemente simili a Taddeus ed Emilius escono dal bagno delle ragazze correndo.
Rab mi lancia un’occhiata molto eloquente e, senza più preoccuparci di non fare rumore, ci precipitiamo nel bagno.
Lo spettacolo che ci si para davanti è agghiacciante. Numerosi lavandini sono stati distrutti da alcuni schiantesimi e molte porte dei gabinetti sono state divelte e malamente spezzate. I due calderoni su cui stavo lavorando da quasi un mese giacciono a terra insieme a quel che resta del loro contenuto, un terzo si trova a molti metri da dove stava sobbollendo, completamente fuso. Tre dita d’acqua coprono il pavimento, mentre Mirtilla volteggia in un angolo singhiozzando e lagnandosi dello scarso rispetto che tutti hanno per lei.
Tracce più che visibili di sangue colorano vistosamente uno dei lavabi spezzati, insieme ad alcune strisciate rosse sulla porta, dove spiccano evidenti le impronte di una mano. Un rivolo copioso di sangue si mescola all’acqua che fluisce abbondantemente sul pavimento e in una spirale vermiglia finisce nello scolo posto al centro della stanza. Poco distante da quel punto, la fonte del sangue giace riversa con la bacchetta ancora in pugno. La massa di capelli rossi scomposti e bagnati sul pavimento si dipana in lunghi serpenti purpurei, impregnati del sangue che le scivola copioso da una ferita profonda e inquietante sul capo.
Il resto del suo corpo, contuso e ferito, giace in una posizione scomposta e innaturale. Sul polso che impugna la bacchetta sono evidenti i segni violacei di una mano che ha stretto troppo. La camicetta è strappata e lascia intravedere il seno abbondante costretto da un reggiseno bianco, macchiato dal sangue di un lungo taglio poco sotto la clavicola. Le collant nere spesse sono strappate in numerosi punti e lasciano intravedere la pelle lattea ed escoriata. Indossa una sola scarpa, mentre l’altra, per quanto mi sforzi di trovarla, sembra essere scomparsa.
Il bel volto di Lily è gonfio e mortalmente pallido. Un rivolo di sangue le cola dal labbro spaccato. Un occhio verde ci osserva implorante e sofferente, mentre l’altro è tanto gonfio da non riuscire ad aprirsi. Il suo piccolo nasino delicato è chiaramente rotto e sanguina abbondantemente.
- Lily! – Regulus si butta con slancio accanto a lei, inzuppandosi la divisa e cercando di sistemarla in una posizione che non la faccia sembrare una bambola rotta. Cerca di prenderle la mano, ma lei continua a reggere la bacchetta con caparbia insistenza – Lily, che è successo?
Mi avvicino a passi lenti, senza staccare gli occhi da lei, che mi segue insistentemente e sembra aspettare me per parlare. Mi accuccio accanto a lei e inizio a recitare una formula puntando la bacchetta verso il suo naso, osservando con crescente preoccupazione la ferita sul suo capo, che è persino più inquietante vista da vicino.
- Hai bisogno di cure mediche, urgenti! – Rab si agita accanto a lei – Severus, va a chiamare Madama Chips!
Il naso di Lily smette di sanguinare, ma resta ugualmente storto e realizzo che il polso con cui regge la bacchetta deve essere rotto. Lei mi afferra una caviglia con la mano libera e la stringe con una forza che mai mi sarei potuto attendere vedendola in quelle condizioni.
Lei muove piano le labbra secche e incrostate di sangue e cerca di dire qualcosa.
- Aguamenti!
Un rivolo d’acqua esce dalla bacchetta di Regulus bagnandole le labbra.
La osservo cercando di sedare quella parte di me completamente in preda al panico che vorrebbe solo accasciarsi davanti a lei e supplicarla di alzarsi. Sento la gola secca e ruvida. Mi schiarisco la voce un paio di volte prima di parlare.
- Lily, hai una brutta ferita alla testa. Nessuno di noi due ha le conoscenze necessarie per curarti e ammesso che tu lei abbia, non sei nella condizione di farlo. Dobbiamo andare a chiamare qualcuno e portarti in infermeria il prima possibile, perché stai perdendo troppo sangue – cerco di mantenere la voce salda e controllata, ma vedendo quanto sangue sta perdendo dalla testa sento salire dentro di me il panico.
La presa di Lily sulla mia caviglia si fa più stretta e la voce le esce simile ad un miraggio, tanto è lieve e lontana.
- No…
- Lilian, non serve a nulla essere spavalda in questo momento! Hai bisogno di cure!
L’occhio di Lily scatta in giro per la stanza e poi torna a posarsi su di me, implorante.
Improvvisamente realizzo cosa la preoccupa tanto.
- Sei preoccupata che possano scoprire i Peb?
- Sì…- la voce con cui pronuncia quella sillaba è lieve, ma ha su di noi una potenza devastante.
Regulus mi guarda a bocca aperta e scorgo in fondo al suo sguardo il panico. Io pure sento la paura afferrarmi la bocca dello stomaco e fatico a mantenere la calma, mentre lo sguardo impietoso e glaciale di mia madre mi artiglia i pensieri.
- Lily, sei gravemente ferita, cosa dovremmo…
- Ti prego…
Regulus mi guarda e nei suoi occhi vedo la mia stessa paura. Se dovessimo venir scoperti come gli spacciatori di pozioni clandestine che hanno fornito al resto del corpo studentesco i mezzi per infrangere un’infinità di regole, passeremmo grossi guai con la scuola, i professori e, soprattutto, con le nostre famiglie. Lo stesso brivido percorre me e Rab, mentre penso a quello che potrebbe farmi mia madre se scoprisse che ho commerciato pozioni, mettendo il mio talento al servizio anche di sporchi mezzosangue. Se venisse convocata a scuola sarebbe la rovina del mio sogno e l’umiliazione sarebbe troppo grande. Senza contare che l’umiliazione di avere un figlio che compie attività illecite per potersi mantenere, sarebbe per lei un’ulteriore umiliazione. Forse una vergogna troppo grande. Non oso pensare a come si ridurrebbe in seguito, orgogliosa e umiliata, con la solo compagnia della sua fiaschetta.
- Severus…- improvvisamente Rab mi guarda come il tredicenne che è, privo della sua abituale aria strafottente da nobile rampollo Black, colmo di tutta l’ansia per i guai in cui finiremmo se le nostre attività illegali venissero svelate. Vuole sapere da me cosa fare, come un fratello minore che chiede al maggiore cosa fare dopo aver rotto il vaso preferito della madre. Deglutisco in cerca della determinazione necessaria.
- Regulus, sbrigati! Facciamo sparire ogni traccia della nostra permanenza qui…- mi alzo con un sinistro scrocchiare delle mie ginocchia e mi dirigo spedito verso quello che resta del calderone fuso.
- Ma Lily…
- Prima finiamo qui, prima potremo chiamare dei soccorsi per lei!
- Ma se non facessimo in tempo… – la sua voce è un debole pigolio alle mie spalle, mentre tento invano di far sparire i resti del peltro con un Gratta e Netta.
- Ho detto che prima finiamo qui, prima potremo aiutarla. Quindi muoviti! – la mia voce rimbomba molto più autoritaria del previsto, ma sortisce il suo effetto e Regulus si dirige verso i due calderoni rovesciati.
Ci affaccendiamo per alcuni minuti in giro per la stanza, sempre più allarmati a causa delle nostre più che scadenti conoscenze in incantesimi pulenti, quando inizio ad elencare dentro di me tutto quello che bisogna far sparire per non lasciare alcuna traccia del nostro passaggio e realizzo con orrore che manca la scatola dei Peb.
- La scatola dei Peb…
- Cosa? – Rab si volta con in mano quella che ha tutta l’aria di una polisucco rappresa.
- Non c’è!
- Come non c’è??!?
- Tu la vedi da qualche parte? – lui si guarda attorno spaurito.
- Forse è andata distrutta…
- Se fosse esplosa avrebbe fatto un casino, ci sarebbero ingredienti ovunque e se fosse rimasta integra, dovrebbe essere da qualche parte. Ma io non la vedo in nessun posto…
- Forse Lily oggi non l’aveva portata con sé…- mi guarda incerto, consapevole lui per primo dell’inverosimiglianza della sua affermazione.
- Forse… - annuisco ancor meno convinto, cercando di far sparire le tracce dei focolari accesi da un gabinetto.
Lily dietro noi geme forte e sospira qualcosa. Regulus sospinge verso lo scarico il resto della polissuco, che è miracolosamente riuscito a far tornare liquido, e si accuccia accanto al suo corpo.
- Lily, non ho capito, cosa hai detto?
- L’hanno presa loro…
Poi il suo respiro si fa strozzato e incerto e sento il panico pervadermi le ossa al pensiero di cosa farei se dovessi perderla.
Lancio uno schiantesimo e distruggo ogni traccia di quello che prima era il gabinetto in cui ci guadagnavamo la realizzazione dei nostri sogni. Faccio lo stesso con il gabinetto accanto. Mirtilla protesta nuovamente, prima di sparire in fondo ad uno scarico. Temo terrorizzato a quello che potrebbe raccontare e non riesco a pensare a nulla con cui potrei corromperla.
- Lilian? Lily…? Lily!!!
Mi volto verso Regulus che resta affondato stabilmente tra l’acqua e il sangue che continuano a scorrere copiosi. Lily ha smesso di gemere e ha definitivamente perso i sensi. Realizzo che la situazione sta ulteriormente precipitando.
- Rab, smetti di scuoterla e vai immediatamente a chiamare qualcuno!
- Ma le tracce…
- Cercherò di eliminarne quante più mi è possibile prima che arrivino i soccorsi, ma ora lei ha bisogno immediato di cure… Vai!
Lui mi guarda incerto, prima di correre veloce e flessuoso sulle sue lunghe gambe verso l’ufficio del professore più vicino.
 
*
 
- Pochi secondi e probabilmente non ci sarebbe stato più nulla da fare per lei, signorina Evans… - Madama Chips armeggia con alcune boccette accanto al comodino di Lily, che la osserva dalla sua pila di cuscini immacolati. La sua espressione è severa, ma quando ha visto Lily fatta levitare magicamente da Lumacorno fino all’infermeria, è sbiancata e si è affrettata intorno a lei con solerzia e dedizione, vegliandola per tutta la notte.
Io e Regulus sostiamo a pochi metri dai piedi del suo letto, ancora umidi e affannati, stremati dalla notte di veglia fuori dall’infermeria e incapaci di respirare sino in fondo.
Alcuni la McGranitt, Lumacorno, Prewett e persino il professor Silente discutono animatamente in corridoio. Madama Chips si è rifiutata di permettere loro di discutere di certe cose davanti alla sua paziente sintanto che era svenuta, ma ora che si è svegliata le cose cambieranno.
Metto una mano sulla spalla a Regulus e faccio una leggera pressione, sperando di risultare incoraggiante. Lui si volta a guardarmi e stringe le labbra, preoccupato.
Non sono riuscito a far sparire tutto, molti segni di bruciatura sono rimasti nel bagno, ma ho miniaturizzato i calderoni prima dell’arrivo di Lumacorno e li ho fatti sparire in tasca. Ma per quello sciolto non sono riuscito a far molto più che disilluderlo e portarlo fuori dal bagno approfittando del trambusto, per poi abbandonarlo lungo il tragitto. Presto o tardi verrà ritrovato da Gazza e finiremo nei guai.
Silente entra in quel momento nella stanza, seguito da Prewett e dalla McGranitt che occhieggia al volto pallido di Lily con aria severa e preoccupata.
- Albus, andiamo! Lascia che la ragazza si riprenda, prima di…
- Horace, ti prego, non immischiarti! Ci sono questioni per cui non è possibile temporeggiare e la ragazza lo sa bene! – Prewett ha la voce dura e inclemente, improvvisamente mi sembra molto più vecchio e austero di quanto io non abbia mai creduto.
Silente si avvicina al letto di Lily, lanciandoci un lungo, penetrante sguardo azzurro.
- Albus, cosa pensi di fare?!?
- Poppy, sai anche tu che la tempestività è fondamentale in questo tipo di casi…
- La signorina Evans è quasi morta ieri e non ho intenzione di esporla ad altri…
- Risponderò alle sue domande, professor Silente…
Tutti ci voltiamo verso Lily, che cerca di sistemarsi meglio sul suo mucchio di cuscini, non riuscendo a trattenere una smorfia di dolore.
Madama Chips ha sistemato il suo naso con un colpo di bacchetta e molte delle sue ferite si sono già rimarginate, ma il gonfiore all’occhio persiste in maniera preoccupante.
- Ma prima, vorrei sapere se i miei genitori sono stati avvertiti degli ultimi avvenimenti…
- Non ancora. Non ci è sembrato opportuno convocarli, prima che tu ti fossi completamente ripresa, ma Minerva si stava giusto preparando per andare a informarli e a portarli qui, non è vero?
La McGranitt annuisce e sparisce dall’infermeria rapidamente.
- Lily, cos’è successo?
Prewett prende posto accanto a Lily, di fronte a Silente e la guarda serio.
- Mi ero recata nel bagno delle ragazze – prego che nessuno le domandi mai perché abbia scelto proprio quel bagno - quando mi hanno aggredita alle spalle. All’inizio non hanno usato la magia, penso fossero preoccupati dalla possibilità di venir rintracciati magicamente – Prewett suo malgrado sorride, davanti a quell’intuizione - Mi hanno tirato un pugno prima in faccia e poi in pancia. Ma io mi sono difesa – cerca di sorridere spavalda, ma questo le causa una grossa fitta di dolore e la costringe a restare calma – Erano in due. Ho provato a schiantare il primo, ma il secondo mi ha afferrata per i capelli e mi ha buttata a terra.
Ho provato a colpirlo e sono riuscita a centrarlo con qualcosa. Pensavo di averli messi fuori combattimento entrambi, ma l’altro si era rimesso in piedi e si era deciso ad estrarre la bacchetta. Abbiamo duellato e ho provato a ripararmi nei gabinetti, ma l’altro si è ripreso ed è riuscito ad afferrarmi per una caviglia e a trascinarmi al centro della stanza.
I suoi occhi si fanno improvvisamente vuoti e vacui, stringe le labbra e fa vagare lo sguardo sulla stanza fino a posarsi su me e Regulus. Qualcosa di ferino e feroce mi sibila dentro, pieno d’ira e di sete di vendetta. Chiunque sia stato la pagherà.
- Mi hanno insultata, per via… - deglutisce e cerca la parola giusta – per via delle mie origini. Credo volessero umiliarmi, non erano intenzionati a uccidermi. Uno dei due mi ha tenuta ferma e non sono riuscita a liberarmi e ad usare alcun incantesimo contro di loro. O forse qualcosa sono riuscita a fare, ma temo di aver distrutto per lo più il bagno – mi guarda e ho l’impressione che questa parte della storia sia stata aggiunta ad hoc - Hanno tentato di disarmarmi, ma ho tirato un calcio ad uno dei due e sono riuscita ad allontanarmi un pochino, ma poi…- si afferra una ciocca di capelli e inizia ad attorcigliarsela nervosamente intorno al dito - Mi hanno sbattuto la testa contro la porta. Ripetutamente, credo…
Rabbrividisce e guarda di nuovo verso di noi. Prewett le mette una mano sul polso fasciato.
- Lily, continui…
- I ricordi poi sono confusi. Mi hanno picchiata ancora e insultata. Quando probabilmente sono stati soddisfatti, se ne sono andati.
Fa una pausa e stringe le labbra, per non piangere. Ostenta uno sguardo fiero e carico di furia.
- Ridevano, i bastardi…
Silente sospira. E guarda Prewett. Entrambi sembrano non essere completamente persuasi dalla sua versione della storia.
- Sei riuscita a riconoscere uno o entrambi i tuoi aggressori?
Lily sbianca e improvvisamente distoglie lo sguardo dalla stanza posandolo sulle pieghe del suo lenzuolo.
- Non deve preoccuparsi, Lily, se non fosse riuscita a vederli in faccia, sarebbe stato comprensibile e abbiamo ugualmente diverse piste da cui partire per… - Merda!
- No, non è così…
- Teme delle ripercussioni? – la voce di Silente è ferma e gentile – Le posso assicurare che i colpevoli verranno puniti severamente!
Lily deglutisce e alza lo sguardo. Lo sposta da Prewett a Silente, lentamente e ripetutamente. Poi si volta verso di me e guarda solo me e nei suoi occhi c’è qualcosa che sembra supplicarmi e chiedermi perdono, come se il nome che stesse per pronunciare fosse il mio.
- Chi l’ha aggredita, signorina Evans?
- Taddeus Mulciber ed Emilius Avery
 


Eccomi, eccomi! So che questa volta il capitolo arriva tardivo, ma benchè io fossi carica e piena di idee per la scrittura, non sono riuscita a ritagliarmi spesso del tempo per la stesura del capitolo, che è, come probabilmente avete potuto leggere, molto carico di eventi.
La piccola scena del calcio nelle palle era nata come schiaffone in faccia, ma dopo aver letto l'ultimo capitolo di "Una stella danzante" di Bluelectra (purtroppo sono troppo nabba e non ho idea di come si faccia il collegamento con link alla storia, ma cercatevela qui su EFP che è geniale) non ho saputo trattenermi dall'inserire una cosa simile!
Credo che il prossimo sarà l'ultimo capitolo sul quarto anno e poi le cose inizieranno a farsi dannatamente serie. Cosa ne pensate nel frattempo di Alice? Io ammetto di avere un profondo amore per questo personaggio....
Vi ringrazio per aver letto/preferito/recensito/seguito!
Alla prossima!

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Capitolo 19
*** Conseguenza - Parte 1 ***


- Cosa?!?
Gli occhi di tutti si posano su di me per qualche istante. Solo Regulus, al mio fianco, pare essere intenzionato a ignorare la nota di incredulità presente nella mia voce.
Lily mi osserva impaurita, quasi supplichevole. Alla fine abbassa lo sguardo, emettendo un singhiozzo. L’attenzione di tutti torna su di lei, ma Silente continua ad osservarmi con curiosità e ho la strana sensazione che stia cercando di esercitare una qualche forma di lettura del pensiero.
Non ho assolutamente intenzione di permettere a questo babbanofilo di leggermi tra i ricordi la colpevolezza dei Peb, con tutta la fatica che abbiamo fatto io e Regulus per sbarazzarci delle prove! Senza contare che Lily ha quasi perso la vita!
Chiudo la mia mente, come ho imparato a fare in questi mesi di allenamento con Regulus, sperando che sia abbastanza.
Silente mi sorride bonario, con una strana luce negli occhi, prima di parlare.
- Quello che avete fatto lei e il giovane signor Black è certamente pregevole e ammirevole e capisco che possiate essere preoccupati per la signorina Evans, ma il pericolo maggiore è passato e forse è arrivato il momento che torniate nei vostri dormitori, non pensa, signor Piton? Resterà Madama Chips a prendersi cura della vostra amica…
Io e Regulus restiamo immobili per alcuni istanti. Una parte di me sente che questo è il momento per sdebitarmi con Lily per quello che ha fatto per me ad inizio anno. Dovrei strepitare, dibattermi ed urlare che lei è la mia famiglia. Non lasciarla sola e singhiozzante, mentre la interrogano. D’altra parte lei ha appena accusato due ragazzi innocenti. È evidente che quelli che l’hanno aggredita non erano Taddeus ed Emilius! Con tutta la pozione polisucco che abbiamo smerciato per Hogwarts in questi mesi tutti avrebbero potuto aggredire Lily, sotto mentite spoglie. I miei amici non le avrebbero mai fatto del male! Sono stati chiaramente Potter e i suoi amichetti, per vendicarsi delle punizioni cui sono stati sottoposti dopo lo scherzo fatto a Lily. Tutte quelle scuse e richieste di perdono non erano altro che balle, utili solo a farci abbassare la guardia. Non riesco a credere che Lily possa essere così ingenua da accusare Emilius e Taddeus! Sono i miei amici! Avrebbe dovuto parlarne prima con me!
Guardo Regulus e la sua espressione impassibile e imperscrutabile, mi informa che è meglio andarcene. Non bisogna lasciare che questa gente abbia alcuno spunto per poter sospettare di noi.
Annuisco impercettibilmente, forse più rivolto a Rab che ai professori, mi volto e, senza dire niente, mi dirigo verso la porta, seguito da Regulus. Arrivati sulla soglia della porta, sento la voce del professor Prewett dire:
- Il minimo che possiamo fare, per aver salvato la vita alla vostra amica è dare 30 punti a Serpeverde…
Non mi volto a guardarlo. 30 punti per aver salvato la vita di una studentessa mi sembrano davvero pochi, per quanto si tratti di una mezzosangue.
Rabbrividisco e mi maledico per aver pensato una cosa tanto meschina. Lily non è una mezzosangue.
Io e Regulus camminiamo in silenzio a lungo. Poi lo vedo agitare la bacchetta e capisco che ha usato un incantesimo per permetterci di non venir origliati. Si volta verso di me e, senza più la maschera di indifferenza adottata davanti al preside, posso leggere chiaramente quanto sia turbato.
- Severus, te lo dico subito: lascia perdere – si volta e riprende a camminare verso la sala Comune.
- Cosa? - mi affretto alle sue spalle, allungando il passo per star dietro alla sua falcata flessuosa.
- Quello che ha detto Lily è vero e tu lo sai, li abbiamo visti anche noi…
- Poteva trattarsi di chiunque, con tutta la polisucco che abbiamo messo in circolazione. Taddeus ed Emilius non avevano ragione di fare una cosa simile, mentre Potter e tuo fratello sì…- lui alza un sopracciglio, sorpreso.
- Davvero credi che Mulciber ed Avery non avessero nessuna ragione di aggredire Lily? Dopo che tu stesso li hai visti torturare figli di babbani coi tuoi occhi?
- Sanno che Lily è mia amica, non le avrebbero fatto del male!
- Proprio perché lo sanno, hanno agito così. – il tono della sua voce, così come la sua postura sono rigidi e controllati, ma si tormenta il callo sul pollice con insistenza.
- Regulus, loro sono miei amici! – lo fermo, trattenendolo per un braccio, ma lui si divincola con uno strattone dalla mia presa.
- Questo non è vero e lo sai. E anche se fosse, credi davvero che quei due gorilla abbiano agito di loro iniziativa?!?
Lo guardo smarrito e furioso. Lui alza gli occhi al cielo, come ha imparato a fare da Lily e riprende a camminare, dandomi le spalle.
- Severus, anche se fosse come tu dici, anche se fossero altri i responsabili, Lily è convinta che siano stati Mulciber e Avery. È quasi morta per guardarci le spalle, non aggredirla dandole della bugiarda o della visionaria. Lascia perdere da subito questa questione!
- Dovrei lasciare che due miei amici finiscano nei guai solo perché Lily è troppo confusa per ragionare lucidamente?!?
Lui resta muto per alcuni istanti, osservandomi in silenzio, le labbra strette.
- Se non le crederai, se cercherai di convincerla che si è immaginata tutto, se preferirai chiudere gli occhi davanti all’evidenza, non te lo perdonerà Severus. Devi renderti contro che lei non continuerà a perdonarti e giustificarti per sempre – riprende a camminare e io lo seguo, sempre più disorientato.
Lo fisso, smarrito. Che cosa sta cercando di dirmi? Lui mi osserva dispiaciuto, davanti alla porta del suo dormitorio.
- Te lo dico per l’ultima volta, Severus: lascia perdere.
Si volta e sparisce nella sua camera.
 
*
 
Cammino lentamente lungo i corridoi, la bacchetta levata, pronto a schiantare e obliviare chiunque possa notarmi, malgrado l’incantesimo di disillusione che ho posto su me stesso. Ogni mio senso è in allarme, mentre mi dirigo verso l’infermeria con fare furtivo. Questa prima sera spetta a me il compito di vegliare su Lily, mentre domani ci sarà Regulus a percorrere i corridoi di notte, dopo lo scattare del coprifuoco. Questa decisione ha in qualche modo sedato la mia coscienza.
Mi blocco improvvisamente. Ho sentito qualcosa muoversi accanto a me. Qualcosa di magico. Mi guardo attorno confuso. I miei occhi non vedono nulla, eppure i miei sensi avvertono la presenza di qualcosa di magico in avvicinamento. Resto immobile trattenendo il respiro sino a quando quella strana presenza non si allontana. Una presenza doppia, direi se non fosse che nulla è passato davanti ai miei occhi.
Mi affretto verso la porta dell’infermeria e varco la soglia senza fare rumore. Trovo Lily nello stesso letto bianco in cui l’avevo lasciata quel pomeriggio.
Malgrado sia molto tardi, è ancora sveglia. Fissa il soffitto con gli occhi cerchiati di viola. Le porterei un po’ di pozione sgonfiante, se non fosse che hanno rubato tutte le nostre scorte. Osservo Lily rigirarsi nel letto ripetutamente. Si arrotola e srotola tra capelli e lenzuola, attorcigliandosi ripetutamente una ciocca intorno ad un dito e fissando il soffitto. Non sembra felice. Ogni tanto fa delle smorfie come se stesse per piangere, ma subito dopo un’espressione fiera e battagliera si fa largo sul suo volto.
Lentamente lascio che la disillusione scivoli via da me e recito un muffiato mentre tiro le tende silenziosamente. Dopo averle sigillate con un incantesimo, mi volto e le sorrido. Lei mi guarda intensamente, senza essere in alcun modo spaventata dalla mia apparizione improvvisa.
- Severus… - le sorrido e in qualche modo lei pare rilassarsi. Mi siedo sul bordo del letto.
- Lily…
- Che ci fai anche tu qui? – anche? Regulus è venuto stasera?
- Sono venuto a vegliare su di te e sul tuo sonno, come tu hai fatto con me…
Lei si illumina e mi fa spazio sul materasso, facendomi segno di sdraiarmi accanto a lei. La osservo titubante e poi prendo posto sul materasso troppo stretto, sentendomi improvvisamente rigido e a disagio.
Lei mi prende un braccio e se lo passa intorno alle spalle, prima di rincantucciarsi su di me. Sento il suo cuore battere a contatto con il mio petto veloce come un colibrì e per un attimo temo che le esploda fuori dal corpo. La osservo preoccupato e noto che lei sta facendo lo stesso.
- Stai male?
- Male?
- Il cuore ti batte fortissimo, sei tachicardica…- malgrado la penombra noto che lei arrossisce visibilmente e china lo sguardo.
- No – dice con voce sussurrata – è tutto ok. Forse ho un po’ di caldo…
- Posso andare a prenderti un po’ d’acqua, se vuoi – dico quasi precipitandomi giù dal letto.
Tutto questo è dannatamente strano. Prima finirà e meglio sarà per tutti.
Lei mi trattiene per un braccio, con le mani piccole e delicate. Il suo polso è ancora fasciato e le sue dita sono fredde. Eppure il suo corpo accanto al mio è così caldo.
Cerco di non guardare nella scollatura della sua camicia da notte, improvvisamente tormentato dal ricordo del suo corpo nudo in mezzo alla Sala Grande.
Nei miei piani, sarebbe dovuta essere profondamente addormentata. Io l’avrei vegliata tutta la notte e me ne sarei andato prima del suo risveglio, lasciandole un fiore sul comodino, come segno del mio passaggio. Perché le cose non vanno mai come pianifico? Perché tutto sfugge al mio controllo e mi incastra in queste situazioni cariche di disagio?
- Sev… - la sua voce è roca e prima di continuare se la schiarisce un paio di volte.
- Mmm? – mi ostino a fissare un punto sul soffitto, senza capire se si tratti di un insetto o di una macchia di sporco. Lei fa un lungo respiro e per un attimo smetto di sentire il suo cuore battere contro il mio fianco.
- Tu le sai fare le trecce? – mi volto a guardarla confuso e sorpreso.
- Ma se te l’ho insegnato io l’incantesimo per intrecciarsi i capelli!
- Intendo se sai fare le trecce a mano…- perché mentre parla, sussurra e si fa sempre più vicina?
- Certo che no! – perché invece di guardarla con lo scetticismo che ci si aspetterebbe dalle mie parole, la stringo a me?
- Male, molto male… - malgrado questo sembri l’inizio di una predica, nel suo sguardo non c’è traccia del suo solito cipiglio deciso, ma anzi qualcosa le pulsa negli occhi e nel cuore e le offusca la vista. Ho terribilmente caldo.
- Dici che dovrei imparare? – in maniera naturale, senza riflettere, le sposto una lunga ciocca di capelli dal viso. Che Merlino mi spieghi cosa sto facendo!
- Certo! – allunga un braccio e mi afferra una ciocca di capelli, sfiorandomi la guancia con le dita gelide – Allora, ecco, devi dividere i capelli in tre ciocche, poi – fa seguire alle parole alcuni gesti esperti, senza mai togliere i suoi occhi dai miei e mi sembra che con quell’intreccio stia provando a comunicarmi qualcosa di ben più profondo – prendi quella più esterna sulla destra e la sovrapponi su quella al centro, facendola diventare così quella centrale. Ora prendi quella esterna sulla sinistra e la passi su quella che è diventata la nuova ciocca centrale, facendola finire al centro. Poi ricominci. Destra al centro, sinistra al centro, destra al centro, sinistra al centro…- in pochi istanti riesce ad intrecciare la ciocca. Mi sorride, tanto vicina che posso sentire il suo respiro sulla pelle – Ora prova tu!
- Mi sembra molto stupido fare una cosa manualmente, quando esiste un incantesimo che mi permette di farlo meglio e più rapidamente…- dico sciogliendomi rapidamente la ciocca, lei sorride con solo un angolo della bocca.
- Severus, fammi questa dannata treccia e taci! – sospiro e le prendo una ciocca. Il suo cuore riprende a pulsare rapido contro il mio fianco.
- Perché mi insegni a fare le trecce, invece di dormire?
- Non ho sonno… - sospiro di nuovo e inizio a intrecciarle i capelli.
- Sto facendo giusto? – le bisbiglio sulla pelle, sentendola deglutire rumorosamente.
- Sìsì, un vero talento naturale – mi sorride e qualcosa luccica nei suoi occhi. Sento le mani prudermi – Aspetta! - si puntella sul gomito, sottraendomi la ciocca di capelli rossicci e si sposta tutta la chioma dietro le spalle. Per qualche istante scopre il collo nudo e forte mi arriva l’odore di margherite – Prova con qualcosa di più impegnativo di una ciocca…
- Lily! – rispondo affannato.
- Eddai, ti prego!
- Solo se dopo ti metti a dormire!
- Promesso! – torna quindi a sdraiarsi accanto a me, dandomi le spalle.
Le intreccio i capelli, sbagliando e impappinandomi ogni tanto, mentre lei osserva da sopra la spalla ogni gesto. Arrivato alla fine, la guardo interrogativo.
- E ora? – lei si volta lentamente, permettendomi di continuare a stringere la punta della treccia, e mi fa un sorriso misterioso.
- Ora… - allunga un braccio verso la sponda opposta del letto e improvvisamente, me la ritrovo in gran parte sdraiata su di me, i seni premuti sul mio petto, il suo odore nelle narici, i suoi occhi nei miei, la sua bocca a solleticarmi con un continuo richiamo e una delle sue piccole mani fredde artigliata sulla mia spalla mentre con l’altra mi tasta la tasca dei pantaloni, da cui estrae la mia bacchetta. Si ritrae vittoriosa, tornando a puntellarsi su un gomito – Ora possiamo usare la magia…
Muove la bacchetta e un piccolo nastro le si annoda sul fondo della treccia. Mi guarda sorridendo radiosa. Qualcosa in fondo al mio animo mi ripete che non dovrei desiderare null’altro al mondo oltre a quel suo sorriso. Qualcos’altro più in profondità mi sibila di strapparglielo via con un bacio. Scuoto la testa disorientato.
- E ora dormi! – la attiro verso di me e lei adagia il capo sul mio petto. Le accarezzo il capo teneramente, pensando a quanto coraggiosa e gentile sia la creatura tra le mie braccia. E a quanto io sia fortunato ad averla per amica. Il battito del suo cuore, che rimbalza sul mio fianco si fa sempre più tranquillo.
Mi sento scivolare lentamente in un torpore beato e privo di angosce, distante dall’orrendo spettacolo del suo corpo sanguinante che mi ha pungolato tutto il giorno e sto per addormentarmi, quando lei torna a parlare.
- Non vuoi farmela più quella domanda? – la sua voce è un sussurro roco. Mi chiedo se il muffiato sia ancora attivo.
- Quale domanda? – dico ancora assonnato, senza realmente prestarle attenzione.
Lei resta in silenzio a lungo e si ritrae in parte da me. Apro gli occhi per guardarla in viso e capire che accade. Lei rifugge il contatto visivo, quasi avesse paura di me. Le prendo una ciocca di capelli e gliela sposto dagli occhi.
- Quella che mi hai fatto oggi pomeriggio…
- Quando?
- Quando ho detto che erano stati Mulciber e Avery.
Sussulto interiormente. Mi ero ripromesso di rimandare questa conversazione a dopo che l’avessero dimessa, perché vuole parlarne ora?
- Ne riparleremo più avanti…
- Erano loro, Severus. Non cambierò la mia versione. Non la cambierei nemmeno se me lo chiedessi tu…- mi guarda affrante – Devi credermi…
- Lily, ascoltami: abbiamo messo in circolazione litri di polisucco. Chiunque avrebbe potuto prendere loro due capelli e aggredirti sotto mentite spoglie. Taddeus ed Emilius non lo avrebbero fatto…
Lei mi guarda con occhi sconsolati.
- Non voglio parlare di questo adesso… Tu sei ancora confusa dall’aggressione… Forse la botta che hai preso alla testa…
- Non sono inciampata, battendo la testa, Sev! Mi hanno picchiata. Mi hanno sbattuto la testa contro quella dannata porta così tante volte da farmi perdere il conto e la cognizione di dove mi trovassi. Questo lo capisci?!?! – improvvisamente la sua voce si fa stridula, il letto mi sembra incredibilmente grande. Lily mi appare distante anni luce, malgrado a separarci ci siano solo pochi centimetri.
- Certo che lo capisco, Lily! Per questo voglio che prima tu ti rimetta e che solo poi tu rifletta su quanto sia improbabile che i miei amici possano averti aggredita…
- Improbabile? – la sua voce è acuta.
- Sanno che sei mia amica, non ti avrebbero mai fatto del male…
- A me no, ma a tutti quelli come me sì? Mi sembra improbabile. Sono una sporca, lurida, disgustosa, perversa mezzosangue per loro. Esattamente come tutti gli altri che tormentano e torturano… Me lo hanno ripetuto all’infinito, quasi mi stessero lanciando una maledizione – trattiene a stento un rantolo.
- Tu sei diversa. Loro non ti avrebbero mai toccata senza prima dirmi nulla. Sanno quanto tengo a te!
- Avevano il loro aspetto, si muovevano come loro, parlavano come loro, avevano la loro stessa follia negli occhi! Chi altri potrebbe mai aver fatto una cosa simile, Severus?!?
- Potter, Black, Minus o anche Lupin!
- Stai scherzando, spero! – si ritrae da me, quasi l’avessi scottata.
- No, e se non fossi così stanca capiresti che questa è l’opzione più plausibile…- dico con voce stanca.
- Mi avrebbero insultata, picchiata quasi a morte, aggredita e umiliata per quale assurda ragione? – si puntella su un gomito e mi guarda superba. Io la imito rapidamente.
- Perché li hai fatti finire in punizione! – lei ride isterica.
- Sarebbe folle! Si sono scusati!
- Non ti sarai fatta ingannare dalle loro parole, spero! – la mia voce si fa dura e lei scrolla le spalle.
- Per quanti screzi ci possano essere stati tra me e loro, non mi avrebbero mai fatto nulla del genere! Tutti loro aggredirebbero chiunque osasse chiamare una strega o un mago mezzosangue, lo sai! E poi loro… – si zittisce e mi guarda combattuta, prima di aggiungere con un sussurro – …sono venuti persino ad assicurarsi che stessi bene!
- Cosa?!!? Quando?
- Stanotte, poco prima di te…
Sento una furia assurda e cieca montarmi dentro. Non ci sono parole, motivi o ragioni per la rabbia che tempestosa mi si muove nel cuore e dirige i miei gesti. Mi alzo dal letto lentamente, muovendomi quasi fossi un burattino mal controllato dal suo burattinaio. Tento invano di raddrizzare la schiena sotto lo sguardo incredulo e furente di lei.
Mi metto in piedi, sentendo le gambe pesanti e sconnesse e muovo alcuni, faticosi passi verso l’uscita. Uno strano gelo è calato dentro di me.
- Capisco. Ora è meglio che vada, avevi promesso di dormire, se ti avessi intrecciato i capelli, no?
Lei mi guarda, gli occhi gonfi e violacei e le labbra strette, quasi bianche.
Senza riflettere oltre, mi volto e, come condotto da fili invisibili, me ne vado.
 
Nella settimana seguente non visitai Lily nemmeno una volta. Avevo paura.
Paura di lei. Paura dei miei sentimenti ambivalenti. Paura dei dubbi. Paura dell’evidenza. Paura della rabbia. Mia, sua e di tutti i piccoli, grandi attori del nostro mondo. Volevo fuggire lontano da lei, dove il sospetto che i miei “amici” mi avessero mentito non potesse sfiorarmi, dove non avrei dovuto affrontare il senso di colpa per non essere stato capace di contraccambiare l’amore, i gesti e le attenzioni che lei aveva avuto per me.
Se possibile, questo episodio, che creava in me una confusione e una paura profonde, servì a convincermi ancor di più della necessità di prendere le distanze da tutto ciò che era importante per me e che poteva farmi sentire così fragile. L’averla vista ridotta in quello stato mi straziava il sonno, impedendomi di dormire e costringendomi a passare intere notti sulle poltrone della Sala Comune a leggere vecchi tomi di Magia Oscura e ad aspettare il ritorno di Regulus.
Rab infatti trascorse tutta la settimana al capezzale di Lily. In realtà le ferite riportate da Lily essendo state principalmente di tipo fisico e non inflitte da degli incantesimi, impiegarono poco tempo a guarire. Tuttavia quando Lily stava per essere dimessa, manifestò strani sintomi influenzali, come emicranie, febbre e dolori alle ossa. Rab insistette sempre che fosse la reazione del corpo di Lily allo stress che aveva dovuto sopportare.
Io non proferii parola sulle sue condizioni né feci mai domande, malgrado fossi corroso dentro dalla preoccupazione per lei. Lui, come sempre, capì tutto e con clemenza mi tenne aggiornato sulla sua prognosi, non facendo alcun commento sulle mie assenza. Sospettavo fosse impietosito della facilità con cui io e Lily ci ferivamo e allontanavamo a vicenda. A ripensarci oggi, forse, più semplicemente, lui è sempre stato più veloce di me a trarre il massimo vantaggio anche dalle situazioni avverse.
 
Faccio dietro front e mi allontano dalla porta dell’infermeria. Arrivato alle scale, mi volto e con passi svelti ritorno da dove sono venuto. Stringo i pugni lungo i fianchi e mastico alcune frasi a fior di labbra.
Oggi Lily verrà dimessa. Non la vedo da una settimana. Ho ignorato la sua degenza in infermeria per un’intera settimana. Me ne sono andato in giro per il castello, gaio e felice, ignorando la sua permanenza ferita e febbricitante nel castello. Ho lasciato sola proprio lei che ha vegliato il mio corpo giorno e notte, che ha rischiato l’espulsione e la sua carriera magica per me. Lei che è quasi morta per non mettere me e Rab nei guai. Lei che paga il prezzo dei miei traffici e della mia brama di fama e ricchezza.
Allungo una mano verso la maniglia con decisione. Poi improvvisamente mi accorgo che le mie dita sono percosse da un vistoso tremore e che la mia decisione è qualcosa di fittizio. Ritraggo la mano e mi dirigo verso le scale.
Lily paga il prezzo dei suoi errori. Lei che continua a sostenere con Prewett e Silente che sono stati Mulciber ed Avery quando tutta la sala Comune Serpeverde ha fornito loro un alibi. Mentre Potter e i suoi nessuno li ha interrogati! Non sia mai che tra loro stupidi Grifoni si smascherino. Sempre pronti a dichiarare buoni sentimenti, quando dentro hanno solo marciume.
Scendo alcuni gradini, prima di non riuscire più a muovere un passo. Le mie gambe sono come pietrificate, fuse con il marmo delle scale.
Davanti agli occhi mi scorrono le immagini di Lily riversa nel suo sangue, lo sguardo supplice, protesa a proteggermi. A proteggerci, a costo di sacrificare se stessa.
Una scarica di energia mi fa vibrare il corpo e faccio bruscamente dietro front, diretto verso l’infermeria.
Allungo una mano verso la maniglia e davanti a me piomba l’immagine degli occhi supplicanti di Lily mentre accusa Mulciber ed Avery. Sapeva di essere colpevole, di star commettendo un crimine verso la nostra amicizia, accusandoli ingiustamente. Eppure l’ha fatto lo stesso.
Scuoto la testa violentemente e mi decido ad abbassare la maniglia.
Subito giunge alle mie orecchie il suono della sua risata. Qualcosa mi si scioglie dentro. Come un nodo di cravatta troppo stretto, che improvvisamente viene allentato e permette di tornare a respirare.
Tiro le tende del suo letto e la trovo circondata di persone. Molte persone. Troppe persone.
Regulus è seduto sul letto insieme a lei. Lily tiene la testa adagiata sulla sua spalla e lui, con il braccio con cui le avvolge le spalle, giocherella con la sua treccia, osservando gli altri con aria annoiata. Mary MacDonald sta armeggiando sul comodino di Lily con alcuni oggetti, spiando, rossa in volto, Sirius Black che ai piedi del letto sta ridendo sguaiatamente. Accanto a lui c’è Potter, che con un sorriso malandrino a fior di labbra si sistema i capelli, senza distogliere lo sguardo da Lily. Alice, ad un lato del letto, sta tirando una gomitata tra le costole di Minus, ridendo sguaiata e volgare come è nella sua natura, mentre questi, piegato in due per il colpo, si regge a Lupin accanto a lui. Dall’altro lato del letto, in una posizione nobile ed elegante siede Marlene McKinnon che osserva la scena divertita, mentre in piedi accanto a lei, suo fratello Janus, lancia sguardi assassini a Regulus.
Ma che splendido quadretto! E io che mi preoccupavo che Lily potesse sentirsi sola, colpevole o infelice! E’ evidente che di me e della mia assenza le importa ben poco!
Fisso il braccio di Rab attorno alle spalle di lei. Non ha impiegato poi molto a sostituirmi.
Lily è la prima a notarmi e sul suo viso si mescolano una serie di emozioni confuse, che le fanno perdere il sorriso. Poco dopo, Rab nota la mia presenza e ritrae bruscamente il braccio da Lily sedendosi dritto e rigido sul letto.
Lentamente gli occhi di tutti si puntano su di me. Potter mi guarda irriverente.
- Mocciosus, il tuo gufo con l’invito a questa festa non si è perso in volo, ma semplicemente non è mai decollato, quindi tornatene nel tuo antro bavoso… - Minus e Sirius ridacchiano, mentre Lily si sistema rigida e infastidita sul proprio letto.
- Mi stavo giusto domandando se prima o poi ti saresti ricordato di lei…- Alice Sand non ha ancora capito che deve farsi i fatti suoi.
Adotto la mia espressione più indifferente e dopo aver lanciato sguardi apatici a tutti, punto il mio sguardo su Lily. Lei sembra indecisa a lungo su cosa fare poi si apre in un sorriso gentile.
- Sono felice sia passato anche tu…
Alice lancia un urlo accanto a lei, si spettina i capelli, sbuffa, impreca e batte un piede a terra. Tutti la osservano perplessi.
- Porca Morgana, Lily sei irrecuperabile!! – dice in tono falsamente arrabbiato. Lancia un altro urlo e allunga una mano per spettinare l’amica. Lily ridacchia e si stringe nelle spalle - E non guardarmi così, ragazzina!! Sai quanto me quanto…- Lily alza gli occhi al cielo, mentre Marlene ride sotto i baffi e inizia ad alzarsi – Non alzare gli occhi al cielo, carina! Guarda che poi facciamo i conti, sai?!!?
Detto questo, fa un cenno a Mary che infila le ultime cose nella borsa e la segue verso l’uscita, dopo aver lanciato un lungo penetrante sguardo alle schiena di Sirius Black.
Marlene le segue, spintonando suo fratello che si guarda attorno con aria sconvolta e disorientata.
- Bè? Ma se ne vanno tutti?? – Minus segue con lo sguardo adorante la figura longilinea della McKinnon che lascia la stanza.
- Sì, Coda, e forse dovremmo andarcene anche noi…- Remus lancia uno sguardo eloquente a Sirius e Potter, che si allarga in un ghigno diabolico.
- Io non lascerei la festa così presto… Ci sono ancora un paio di cose da sistemare – guarda Rab e allarga il suo sorriso - Quando il gatto non c’è i topi ballano, eh, piccolo Black? – aggiunge, lanciandomi un breve sguardo.
- James, non ricominciare… - geme Lupin, guardandolo esasperato.
Regulus volta lentamente il capo e lo guarda come se valesse meno di un pizzico di polvere volante.
- Scusami? – chiunque non conoscesse bene Rab penserebbe che è totalmente indifferente alle parole di Potter, ma io noto subito come inizi a tormentarsi il callo adottando il suo sguardo più gelido.
- E’ inutile che ti dai arie da piccolo lord, quando sei pronto ad accoltellare alle spalle i tuoi amici, appena ne hai l’occasione. Sei una piccola serpe…
- Mi dispiace, ma non ho idea di cosa tu stia dicendo… Capisco che per te possa essere difficile, ma potresti spiegarti meglio?
- Pensi che tutto il corpo studentesco non si sia accorto delle “attenzioni speciali” che riservi alla nostra Evans?
- Nostra!?!? – Lily corruga la fronte irritata.
- No. Pensavo, però, che ai troll di montagna non fosse permesso di frequentare le lezioni e gli studenti di Hogwarts, ma è evidente che il livello di questa scuola si è molto abbassato rispetto a quando la frequentavano i nostri genitori…- poi sposta lo sguardo su tutti gli altri, prima di posarlo su suo fratello e alzare un sopracciglio – E’ questa la feccia con cui rendi onore al buon nome dei Black? Inetti, abomini e troll di montagna? Non mi stupisce che nostra madre sia tanto delusa da te…
Sirius stringe i pugni e lo guarda a labbra strette.
- Non stavamo parlando di questo, piccolo Bl…
- Rab!
- Non ti permetto di parlare così dei miei amici! – Sirius fa un passo avanti, i pugni stretti, mentre interrompe l’amico – Se tu hai scelto di condurre la tua vita come una marionetta, sono fatti tuoi! Così come sono fatti miei chi scelgo di frequentare e come scelgo di ribellarmi a idee imputriditesi attraverso i secoli…- lo guarda con disprezzo, mentre l’espressione di Regulus si fa affilata – La cosa che trovo più orrenda è quanto tu sia consapevole di ripetere frasi in cui non hai mai creduto, ma non ti è mai importato nulla di tradire te stesso! Per cosa, poi? Un sorrisino di mamma? L’approvazione di quel degenerato di papà? – Rab serra la mascella e nel suo sguardo intravedo qualcosa di letale.
- Per essere il figlio e l’uomo che tu non hai avuto il coraggio di essere!
- Rab!! – Lily prova a protestare, ma Sirius si è già lanciato con uno scatto ferino verso il fratello. Potter e Minus intervengono per tempo e lo placcano, trattenendolo per la giacca. Lui si divincola urlando: - Lasciatemi!
- Non ne vale la pena, Felpato!
- Io sarò anche una marionetta, ma non sono io quello che ora viene trattenuto dal fare ciò che vuole dai propri “amici”…
- Taci, piccolo…- Potter stringe gli occhi irritato, mentre Sirius prende a divincolarsi con maggiore furia.
- Felpato, non raccogliere le sue provocazioni, andiamocene!
- Non ha importanza, Sirius, lascia perdere…
Lui sembra incapace di ascoltare chiunque e Regulus resta a fissarlo divincolarsi tra le braccia degli amici con un’espressione compiaciuta e divertita. Mi lancia uno sguardo d’intesa, cui rispondo con un ghigno, infilando una mano nella veste per recuperare la bacchetta.
- Basta. – Lily si alza bruscamente e, con indosso solo una camicia da notte azzurrina, si mette di fronte a Sirius e gli dà un brusco spintone sul petto. Lui la guarda come se si fosse ricordato solo in quel momento della sua presenza nella stanza.
- Questo non è il luogo, il modo o il momento adatto di fare questo discorso!
Lui la guarda ancor più furioso, mentre Potter rafforza la presa intorno al suo braccio, quasi temesse che fosse pronto ad aggredirla da un momento all’altro. Eppure lei gli va ancora più vicina e senza paura, gli afferra il volto tra le mani, costringendolo a guardarla negli occhi.
- Sirius! Calmati! Per le mutande tricolori di Merlino, non raccogliere le idiozie di quello sciocco – Lily indica Rab col palmo della mano aperta – Sono sciocchezze in cui non credete né tu né lui, l’hai detto tu stesso. E sono discretamente convinta che tu sia andato oltre a tutte queste fandonie da nobili, da molto tempo, non è così? – il ragazzo china il capo e smette di guardarla – Ora, vai a farti un giro – lancia uno sguardo eloquente agli altri ragazzi – Sfogati, calmati, impreca, urla, ma non restare qui a rischiare di fare o dire qualcosa di cui potresti pentirti per sempre…- lancia uno sguardo assassino a Rab, che resta impassibile – Di cui entrambi potreste pentirvi! E tu, Potter, levati di torno prima di fare altri danni!
Sirius scrocchia la mascella con un suono sinistro e china leggermente il capo, annuendo. Poi con uno strattone si libera dalla presa dei suoi amici ed esce dalla stanza, rincorso dai suoi amici.
Remus lancia un sorriso di gratitudine verso Lily e lo segue, mentre Minus guarda Potter in attesa di capire quello che intende fare. Potter osserva Lily con un sorriso malandrino, si passa una mano tra i capelli e poi si volge verso di me.
- Sembra che ovunque tu vada, si crei la discordia, Mocciosus, e che tu sia così ottuso da non capire quanti danni provochi…
Lo osservo con occhi vacui, mentre penso a mia madre e a quanto le parole di questo troglodita siano dannatamente vere, senza che lui lo sappia. Resto inespressivo. Non ho intenzione di mostrargli quanto duramente possano colpirmi le sue frasi ad effetto.
- Lo stesso vale per te, Potter! – la voce di Lily è affettata– Fuori di qui, subito!
- Dai, andiamo, Ramoso, sono stufo di respirare la stessa aria di Mocciosus!
Potter guarda Minus con un ghigno e gli passa un braccio attorno alle spalle.
- Hai ragione, Coda! Non vorrei rischiare di ungermi anche io a restare troppo a lungo qui – si allontana quindi con lui. A metà strada, si volta, si passa una mano tra i capelli e lancia uno sorriso ardente a Lily – Ci vediamo in giro, Evans!
- Spero di no, Potter!
Lui ride e se ne va. Lily si volta furibonda verso Regulus.
- Rab! – dice quasi alzando la voce.
- Sì? – lui la guarda inespressivo.
- Rab!!! – le sale una voce di un’ottava.
- Dimmi…
- Regulus Arcturus Black!!! – lui si limita a risponderle con un sopracciglio alzato e nell’ira di Lily mi sembra ci sia una punta di divertimento, quasi si trattasse di uno gioco tra loro, rodato negli anni – Sei un cretino!
- Io?
- Sei uno stupido! Siete tutti e due degli stupidi! Non fate che rivolgervi parole crudeli, quando non vorreste far altro che scherzare e parlare da fratelli…
- M-mmh…
- E non fare “m-mmh” con quel tono! – a Lily ormai sta sfuggendo una risata dalle labbra, mentre punzecchia il petto di Regulus con l’indice – Io ti conosco e so perfettamente che non è questo che vuoi!
- A-ah…- un lampo divertito scorre nel viso di Regulus che si piega per arrivare a incontrare gli occhi di Lily – E dall’alto di cosa ti deriverebbe questa convinzione?
A lei sfugge una mezza risatina e l’espressione di lui si ammorbidisce nel suo solito mezzo sorriso. Realizzo improvvisamente di essere come invisibile, tagliato definitivamente fuori da quella situazione. Ho portato discordia e confusione, ma poi nessuno ha voluto soffermarsi su di me.
Mi schiarisco la voce ed entrambi sobbalzano. Si scambiano uno sguardo preoccupato e poi spostano gli occhi verso di me.
- Forse…
- Sì, prima si fa meglio sarà… - annuisce Lily.
- Sei sicura di non volere che io…- le tocca il braccio raddrizzandosi.
- Tocca a me, non preoccuparti… - lei sorride, stringendogli la mano.
- Di cosa state parlando? – chiedo con aria indifferente, mentre dentro qualcosa mi sibila furente.
- Va! – dice Lily, senza guardarmi. Regulus mi lancia uno sguardo afflitto, quasi a scusarsi ed esce dalla stanza.


Miei cari lettori! 
Vi ho fatti attendere a lungo, mio mlgrado. Come ho anticipato ad alcuni, questi ultimi due (o 3?) mesi sono stati densi di avvenimenti, ma non mi sono scordata di questa storia. Semplicemente il tempo per scriverla (o l'energia vitale) erano davvero ridotte.
Decido di postare questo interminabile capitolo in due parti, in parte per darvi un assaggio di quello che ci aspetta (la seconda metà sarà densa di avvenimenti) (forse) e in parte perchè l'altra parte è ancora da revisionare e da completare e non volevo farvi attendere troppo.
Ringrazio di cuore tutti, ma soprattutto 
 Alwaysmiling_ e  Elettra_Red che con le loro recensioni mi hanno dato la carica di cui avevo bisogno per tornare a ticchettare sulla tastiera con isteria.
Grazie di cuore a tutti!

 

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Capitolo 20
*** Conseguenza - Parte 2 ***


Lily segue in silenzio la sua uscita dalla scena e poi sospira.
- Cosa succede?
- Ti spiegherò tutto, mentre torniamo in dormitorio… Madama Chips sarà qui presto e se mi trova mentre cazzeggio, mi ammazza…
Mi spinge delicatamente fuori dalle tende intorno al suo letto per poi tirarle e mettersi ad armeggiare per indossare la divisa.
- Mi fa piacere che certe cose non cambino mai…- dico a mezza voce, giocando con la bacchetta.
- A che ti riferisci?
- Alle parolacce. Davanti agli altri non ne dici, invece con me sei scurrile…
- E questa è una bella cosa? – sì, assolutamente sì, perché significa che almeno una parte di te l’ho potuta vedere e sentire solo io. Una parte di te è solo mia.
- Non so… Forse…
Lei tira improvvisamente le tende, mentre finisce di allacciarsi la gonna della divisa e si muove per la stanza alla ricerca delle scarpe.
- Mi prendi la borsa?
- Perché dovrei prenderti la borsa? – dico mentre la osservo piegarsi per guardare sotto al letto ed estrarne un paio di mocassini.
- Perché sei stato ufficialmente incaricato di riaccompagnarmi nei miei dormitori…
- Fino a lassù? – dico scocciato prendendo la sua borsa.
- Come fino a lassù?!? – dice in tono divertito infilandosi il maglione – Sono meno di tre piani di scale…
- Da salire. Più tutti i gradini che dovremo fare per scendere da questa torre e che io mi dovrò fare per arrivare nei miei dormitori…
- Quanto ti lagni per pochi gradini! – agita la bacchetta verso i suoi capelli che si intrecciano in una nuova acconciatura perfetta.
- Perché devo farlo io? – detesto quando tutta la scuola ci vede passeggiare insieme.
- Ti sei offerto volontario! – dice, controllandosi per alcuni istanti nello specchio, prima di prendere la cravatta della divisa.
- Non mi pare proprio! Non potevano farlo i tuoi amici?
- Certo, se tu non li avessi fatti fuggire tutti…
- Io non ho fatto fuggire proprio nessuno. Mi sembra che siano loro che non hanno voluto restare con te… - lei si volta a guardarmi con i lembi della cravatta rosso oro a mezz’aria e un’espressione infastidita.
- Loro sono miei amici ed erano tutti venuti apposta per accompagnarmi in dormitorio e lo avrebbero fatto se non fossi comparso tu…
- Quindi è colpa mia? – poso la borsa sul letto e alzo un sopracciglio. Lei sospira.
- Non sto dicendo questo, Severus… – torna a voltarsi verso lo specchio e, mentre finisce di annodarsi la cravatta, continua a parlare velocemente - Ma sei sparito per una settimana, nessuno si aspettava che saresti venuto a salutarmi il giorno delle mie dimissioni e visto che sei socievole come un ippogrifo offeso e che sanno quanto io sia stata di mer… quanto io sia stata male per la tua prolungata assenza… – si dirige verso l’uscita e senza guardarmi mi fa segno di seguirla – …hanno pensato bene di lasciarci soli. Così che potessimo chiarirci… - afferro la borsa e le corro dietro. Poco prima di scendere il primo gradino la afferro per un braccio e la volto verso di me.
- Sei stata male per mia assenza? – lei alza gli occhi al cielo.
- Sto sempre male quando mi ignori, Severus… - dice con tono gentile da mamma paziente. Mi sorride con una fastidiosa condiscendenza e noto le spesse occhiaie che le cerchiano gli occhi. Sposta la mia mano dal suo braccio con una presa gentile. Le sue dita sono gelate anche oggi.
- Non voglio tu stia male per colpa mia – lei non mi risponde e si limita a stringersi nelle spalle prima di iniziare a scendere i gradini, seguita a poca distanza da me.
Restiamo in silenzio a lungo. Lei cammina flessuosa e leggiadra, rapida e silenziosa. Mi trascino alle sue spalle, appesantito dal pesante borsone che sembra contenere mattoni. Ogni tanto mi arriva il suo odore e il respiro mi si mozza ancor di più in gola. Mi agito tra il desiderio di scusarmi e l’orgoglio mordente. Tra il terrore di incrociare qualcuno lungo il tragitto e l’urgenza di urlarle quanto mi sia mancata. Tra la paura di dimostrarmi troppo vulnerabile e la promessa di proteggerla.
- Lily, puoi… possiamo chiarirci? – lei mi guarda da sopra la spalla e poi torna a svolazzare leggera per i corridoi della scuola.
- Su cosa? – dice proseguendo a passo spedito.
- Sulla questione di Mulciber ed Avery…
Lei si blocca e resta in silenzio senza guardarmi. La raggiungo, ma non ho il coraggio di guardarla negli occhi, così resto alle sue spalle, mentre mi prudono le mani per la voglia di toccarla. Da quando il contatto con lei è diventato qualcosa di così urgente?
- Hanno indagato, lo sai? Mezza casa Serpeverde li ha visti giocare a scacchi magici in Sala Comune e le loro bacchette non avevano lanciato nessuno degli incantesimi di cui hai parlato. Hanno interrogato persino me e Regulus, te lo avrà detto anche lui, no? Ed è una fortuna che chissà come lui abbia trovato chissà dove un antidoto contro il veritaserum – faccio una pausa, meditabondo, sperando che lei mi risponda, ma tutto tace – L’unico che risulti aver usato gli incantesimi di cui tu hai raccontato, è stato il figlio di Crouch, ma lui è del secondo anno e non poteva conoscere quei sortilegi! E anche se fosse particolarmente brillante, nessuno si metterebbe ad indagare sul figlio del Capo del Dipartimento di Applicazione delle Leggi Magiche! E’ intoccabile, lo sai!
- Quindi? – dice immobile senza voltarsi.
- Quindi non sono stati loro… - quindi non odiarmi.
- No: quindi scegli di credere alla versione dei tuoi altri amici e non alla mia… - scandisce ogni parola con chiarezza come se soppesasse il peso di quella indicibile verità sulla punta della sua lingua.
- Come tu hai scelto di credere ai professori e non a me… - impreco mentalmente. Questa è l’ultima cosa che avrei dovuto dirle per pacificarmi con lei.
Lei resta in silenzio per alcuni minuti, prima di voltarsi lentamente verso di me. Per qualche istante nel famigliare sguardo battagliero, nei suoi tratti di giovane donna che non ha intenzione di farsi piegare da nulla, nella postura fiera e indomabile, mi sembra di scorgere qualcosa di alieno e ignoto. Per un solo attimo, ho l’impressione che quella davanti a me non sia Lily, la bambina con cui dormivo a 10 anni, Lily, la ragazzina con cui studiavo mangiando biscotti di mele, Lily, l’amica che ha vegliato il mio letto giorno e notte, ma una completa estranea. Per un solo secondo realizzo che tutti i muri che mi sono impegnato a costruire quest’anno per diventare insensibile e forte abbastanza da non perdere mai il controllo di nulla, sono serviti solo a perderla.
- Quello che dovevo dirti – dice con voce piatta, senza guardarmi negli occhi - è che andrò con Regulus al ballo di Lumacorno.
Resto a fissarla confuso. Cosa c’entra tutto questo ora?
- Anche l’anno scorso siamo andati al ballo con Regulus
- No. Quest’anno andremo solo noi due – fa una pausa, torcendosi la punta della treccia con entrambe le mani – Come coppia.
- Oh.
- Non avrei voluto dirtelo così, ma non ha senso temporeggiare oltre. Quello che dovevamo dirci ce lo siam detto, no? – lei mi guarda con aria di sfida, per quanto veda distintamente il modo in cui le tremano le mani con cui si tormenta i capelli – Semplicemente Regulus mi ha chiesto di uscire e io ho accettato – aggiunge più per giustificarsi con se stessa, che per spiegarmi qualcosa.
- Ah.
Cala un silenzio innaturale tra noi. Lei sembra aspettare qualcosa da me, che io non so capire. Non ho idea nemmeno di come mi senta rispetto a tutta questa storia. Ho solo la sensazione di aver perso il filo e con esso il controllo che mi ero ripromesso di sfruttare per governare la mia vita.
- Ora devo andare – prende dalle mie mani la sua borsa, senza mai guardarmi in viso – Ci vediamo domani a lezione Sev…
Si volta in un frullio di rosso e sale l’ultima gradinata che la separa dal suo dormitorio. Ad ogni gradino qualcosa mi sibila di fermarla e ho sempre di più l’angosciante sensazione che sia troppo tardi, sino a quando, senza voltarsi, Lily sparisce nel corridoio.
 
*
 
Bellissima. Non ci sono altre parole per descriverla.
Ma è davvero sempre stata così bella o è una cosa delle ultime settimane? Come posso non essermi mai accorto dell’estrema perfezione della linea del suo collo? Per non parlare della forma sublime delle sue labbra. Che sia il trucco? Sicuramente quel velo di rossetto aiuta, ma certo non può fare i miracoli. Potrei passare tutta la notte a fissare le sue labbra e sento che non sarei mai sazio di questo spettacolo.
Bevo un sorso della mia acquaviola, che mi sembra innaturalmente amara.
Innaturale, come vederla vestita di nero. Ho sempre pensato che il nero fosse un colore che non faceva per lei, sempre così vivace ed estrosa. Eppure ora mi trovo costretto a rivalutare ogni certezza, oggi scopro cose nuove: lei è bellissima; quel dannato abito nero la rende ancor più attraente; io sono un idiota; è luminosa tra le braccia di Regulus.
L’amore la illumina.
Eccola che volteggia, simile ad una nobile dama ottocentesca, tra le braccia del suo cavaliere. Ride ogni tanto, spensierata, tendendo il collo latteo per parlare all’orecchio del mio amico. Il suo ragazzo.
La notizia si è rincorsa di bocca in bocca per tutta la scuola. Nessuno riesce a credere che l’ultimo vero discendente dei Black possa essersi legato ad una nata babbana. Persino Emilius e Taddeus sono venuti a chiedermi conferma della notizia. Io non ho voluto confermare né smentire, temo che loro possano essere in contatto con Bellatrix.
Regulus la tiene stretta per la vita, con una mano pericolosamente vicina al suo fondoschiena dove finisce l’ampia scollatura, mentre l’altra è intrecciata a quella di Lily. La guarda adorante e felice.
L’amore lo illumina.
La cosa più nauseante è che l’ha sempre guardata così e capisco solo ora perché. Sono stato cieco. Eppure ora, tutti i pezzi si incastrano così bene. Sono stato per lungo tempo solo un peso per loro. Ero di troppo.
Prima di vederla con quell’abito, probabilmente non avrei capito come lui potesse vederla come una donna e non come una semplice amica. Tuttavia quando è apparsa nella stanza, agganciata al braccio di Rab, con quell’abito nero lungo e vaporoso, stretto sotto il seno a sottolinearne la curva abbondante, qualcosa dentro di me ha sibilato possessivo e lussurioso. Mia. Non ho potuto impedirmi di pensare che lei fosse mia e che lui non dovesse toccarla. La mia mano è corsa naturalmente alla bacchetta, prima ancora che potessi capire cosa stavo facendo. Ho dovuto usare tutta la mia forza di volontà per non schiantare tutti i presenti e strappare agli altri la visione di una creatura che dovrebbe spettare solo a me.  
E ora la osservo ballare da fondo pista, dimentico di tutti i personaggi facoltosi che si aggirano per la stanza e di tutte le dettagliate indicazioni di Bellatrix. Non mi importa di nulla. Troppi dettagli di Lily mi distraggono da tutto ciò che mi ero ripromesso di fare, come sempre. Non capisco come potrei ignorare le spalline sottili e dorate del suo abito, che si legano semplicemente dietro il suo collo. Basterebbe un semplice movimento del mio polso per scioglierle e godermi pochi istanti di beatitudine.
Regulus la fa volteggiare su se stessa e lei ride, arrossendo, mentre la lunga gonna nera sia apre in una campana morbida. Il velo di trucco con cui ha coperto le lentiggini sul suo viso, non può nulla contro la sua gioia. E nemmeno contro le efelidi che le macchiano la pelle delle spalle e della schiena nude.  
Rab con una mano risale in una carezza languida fino ai capelli lunghi, in gran parte lasciati liberi in morbidi boccoli. Le prende una ciocca e se la porta alla bocca, per depositarvi un bacio. Lily sorride, di un’espressione nuova, che non ho mai visto sul suo viso e che è solo per Regulus. Una parte di lei è solo di Rab.
- Ti brucia, vero?
Mi volto di scatto e incontro il sorriso ambiguo di Marlene McKinnon, avvolta in un pesante abito di raso viola, che fa il paio con i suoi occhi ed un paio di orecchini a goccia.
- Temo di non capire, McKinnon – la mia voce è aspra e mentre parlo la mia schiena si raddrizza per osservarla con superiorità.
- Credo, invece, che tu stia finalmente iniziando a capire – per pochi istanti mi sorride divertita, poi prende un sorso dalla sua bibita azzurrina. Osserva la pista da ballo e, picchiettando sul vetro del bicchiere con il metallo di un pesante anello, riprende a parlare – Quella sciocca di Alice continua ad insistere che tu lo agisca così stupidamente di proposito e che meriteresti di essere affatturato e Lily continua a ripetere tutte quelle idiozie sulla vostra amicizia… - ride gaia, come se ci fosse un dettaglio molto divertente che solo lei è in grado di cogliere in tutta questa orrenda situazione – Io, però, sono sempre più convinta che tu sia semplicemente tardo a capire le cose – piega il mento, indicando Lily e Rab sulla pista – Forse questo ti darà una svegliata, finalmente…
- Come prego?!
Lei si volta e mi sorride enigmatica, prima di allontanarsi verso il suo cavaliere, lasciando ondeggiare sulle spalle i lunghissimi capelli corvini.
Torno ad osservare la pista da ballo e noto con orrore che Lily e Rab sono spariti.
Frugo con frenesia tra la folla e individuo prima l’impeccabile abito bianco di Rab, dietro il quale scorgo poi la piccola figura della mia amica. Lui, vicino al tavolo delle bibite, porta l’orecchio di lei alla portata delle sue labbra con una carezza sulla guancia. Lei lo ascolta, in punta di piedi, immobile in quella posa, quasi imbarazzata, mentre i suoi occhi guizzano tra la folla.
Improvvisamente il suo sguardo incontra il mio e per un istante il tempo si congela. Nella stanza ci siamo solo lei ed io.
Lily ed io.
La Lily segreta, intimorita dal mondo, che non sa ballare bene, che parla in maniera sboccata e che ama comandare. E il me stesso annoiato, fragile e impacciato, che ha costantemente bisogno di rassicurazioni, ma che non sa come chiederle.
Non ci sono abiti eleganti, trucchi sensuali o bicchieri dietro cui nascondersi. Solo i nostri sguardi incatenati l’uno all’altra e una bruciante sensazione di vulnerabilità.
Sto per distogliere lo sguardo, inorridito da tanta debolezza, quando è lei a spezzare il contatto visivo e riportare la sua attenzione su Rab.
È lei a scegliere lui e non me.
Mi allontano verso il tavolo degli stuzzichini e qui incontro Lumacorno in compagnia di non so quale importante giocatrice di Quidditch.
- Oh, Severus! Che gioia vederti! Sono contento tu abbia deciso alla fine di passare ugualmente! – mi sorride e mi sospinge con una mano grassoccia verso la sua interlocutrice – Questa è Shirley Queen, la cacciatrice delle Vespe del Sassex, una mia ex studentessa dallo straordinario talento!
Lei mi tende la mano imbarazzata e io gliela stringo, riuscendo a pensare solo che non è bella nemmeno un decimo di Lily. Restiamo in silenzio per dieci minuti, a fissarci imbarazzati, mentre il vecchio Luma sposta repentinamente lo sguardo tra noi, come ad incitarci a parlare. Lei, con una scusa elegante, fortunatamente, si allontana e mi lascia solo con l’anziano professore.
- Non mi sorprende trovarti di umore tanto lugubre, Severus…
Resto in silenzio, prendendo alcuni piccoli sorsi dalla mia acquaviola, che ormai sta finendo.
- Malgrado la famiglia Black sia sicuramente facoltosa e non possa essere scontento di questa unione, sono preoccupato per quello che dirà Walburga. E poi ho sempre pensato che alla fine saresti stato tu il cavaliere che la deliziosa signorina Evans avrebbe scelto…
Non lo guardo e resto annegato nel mio bicchiere. Perché diavolo Lily avrebbe dovuto scegliermi? Io sono sempre stato il suo amico!
Che fastidio! Tutti a fare commenti inopportuni. Che ne sanno loro di me?!!? E di Lily?!?! Io non ho mai desiderato stare con lei.
- Con il suo permesso, professore, andrei a rifornirmi di altra acqua viola…
Non attendo la sua risposta e mi allontano verso le spesse tende di velluto verde dove spero di poter annegare la mia confusione senza intromissioni. Fisso contrariato il fondo vuoto del mio bicchiere. Avrei dovuto davvero far scorta di acquaviola prima di venire a nascondermi qui.
- Vuoi ballare?
Mi volto e lei è lì, con un sorriso timido sulle labbra. Le sue labbra rosse. Le sue labbra carnose. Le sue labbra sorridenti. Le sue labbra piene di promesse. Le sue labbra ricche di coraggio. Le sue labbra che tante volte hanno saputo confortarmi e che mai avrei pensato di considerare come labbra da baciare. Le sue labbra che ho evitato per due settimane, come uno stupido.
- Sev?
- Uh?
- Che fai? Vai in fissa? – ride. Ha sempre avuto questa forma? Le sue labbra mentre ride, sono sempre state così invitanti?
- Uhm… No, nel senso… Cosa?
- Dicevo… Vuoi ballare? – mi porge una mano, piccola e gentile. Mi chiedo se sia ancora fredda.
Corrugo la fronte.
- Non credo di capire… Sei qui con Rab, no?
- Sì… - si guarda la punta delle scarpe, incerta.
- Non dovrebbe essere lui il tuo cavaliere?
- Sì, ma tu sei il mio amico di sempre… – allunga la mano per prendermi il braccio e, mentre mi ritraggo da quel contatto, aggiunge in tono amaro -… anche se a volte fatico a ricordarmelo… - evita di guardarmi ma colgo quanto questa mia ritrosia l’abbia ferita.
- Proprio perché sono tuo amico… Vostro amico… - indugio – Proprio per questo credo che non sia il caso di ballare con te…
 Lei mi guarda, finalmente e per un secondo la vedo come smarrita. Persa in pensieri dolorosi e lontani. Poi con decisione si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio, raddrizza la schiena, stringe le labbra e assume un’aria battagliera.
- Sicuro di essere nostro amico?
Mi lascia così, ad osservare la sua schiena lattea e la forma morbida della stoffa che le avvolge i fianchi. Non si volta nemmeno una volta.
 
Le cose con Lily dopo che si mise con Rab si raffreddarono notevolmente. Fu come se improvvisamente lei avesse deciso che non mi voleva nella sua vita e io avessi fatto altrettanto.
Dei Peb non esisteva che il ricordo e un libro zeppo di istruzioni per preparare gli intrugli più disparati. Della nostra amicizia restava anche meno.
Io e Lily ci scambiavamo poche parole, convenevoli, durante le lezioni. Saluti sterili nei corridoi. Era strano vederla passare e non incrociare nel suo sguardo quella luce gentile, che fino a quel momento era stata in grado di rendere più serena qualsiasi mia giornata. Era come se nella mia routine fosse venuto a mancare qualcosa che era assolutamente necessario a farmi sentire vivo. Ma nella mia idiozia puerile non seppi definire quello strano senso di malessere che mi aveva ricoperto come una seconda pelle da quando Lily si era allontanata e mi convinsi che quel malsano vuoto che mi risucchiava giornalmente ogni energia era la necessaria conseguenza dell’avere finalmente conquistato il controllo più completo della mia vita e delle mie emozioni.
Io e Lily non studiammo insieme per gli esami di fine anno, per la prima volta nella nostra carriera scolastica. Affrontai i test con un’ansia sorprendente per uno che non aveva mai avuto bisogno di studiare.  
Era strano. Era tutto molto strano. Nessuno di noi aveva realmente litigato con l’altro, ma c’era come un tacito accordo di lontananza tra noi. Un accordo condiviso che non ci saremmo cercati, che non avevamo bisogno l’uno dell’altra e che avremmo proseguito per la nostra strada senza più prestare alcuna attenzione a quello che c’era stato. Ero straziato dall’idea che lei non perdesse il sonno per me, che lei non avesse i miei stessi incubi o che lei non sentisse nostalgia di quelli che eravamo stati, così mi imponevo di non guardarla, di non pensarla e di non nominarla mai. Qualsiasi riferimento a lei comportava una notte insonne e una serie di domande cui non ero in alcun modo intenzionato a rispondere e per evitare le quali mi dedicavo con assoluta devozione a tutte quelle attività che mi facevano sentire “potente”.  
Fisicamente ed emotivamente lontano da Lily, potevo finalmente dedicarmi a tutte quelle attività “crudeli”, in cui mi ero sempre trattenuto per timore del suo giudizio. Senza di lei a farmi da coscienza potevo essere chi volevo e fare ciò che mi piaceva, senza timore di perderla.
Sentivo di averla già persa.
Lei era di Regulus e Regulus era il ragazzo che lei si era scelta. Non potevo nemmeno intromettermi tra loro, perché lui incarnava tutte le qualità dell’uomo che avrei voluto per lei. Malgrado questo, mi sentivo profondamente irritato dalla loro unione senza realmente capirne il motivo. Per quanto una parte di me intuisse di provare per lei qualcosa di profondo, viscerale e carnale, non ero ancora capace di riconoscerlo o ammetterlo con me stesso. Mi sentivo confuso e furibondo e quanto più mi sentivo disorientato dal mondo, tanto più sfogavo la mia frustrazione sui figli di babbani. Qualunque cosa mi aiutasse a non pensarla, a non interrogarmi, a non sentirmi vulnerabile e legato divenne il mio pane quotidiano. Nulla ti fa sentire forte come l’infierire sui più deboli.
Sorprendentemente, però, almeno il mio rapporto con Regulus continuava sul suo binario, anche se tra noi vi era un gigantesco troll che tentavamo invano di ignorare. Rab non mi parlava mai di lei e io non chiedevo. Notavo, però, i suoi sorrisi e una luce nuova nei suoi occhi. Coglievo ogni volta in cui stava per pronunciare il suo nome e si tratteneva all’ultimo. Sembrava che la giornata di Regulus Black sorgesse e tramontasse intorno a Lily Evans e questo mi nauseava. Lo trovavo ipocrita e assurdo, considerando le umili origini di Lily e quelle purosangue di lui. A rendermi tutto ancor più insopportabile era la quantità di tempo che lui investiva a ideare modi con cui mettersi in luce davanti agli occhi dell’Oscuro Signore, che professava lo sterminio di tutti quelli come Lily.
 
È il mio penultimo giorno ad Hogwarts e me ne resto rintanato su questa dannata torre di Astronomia a rimuginare. L’ultimo giorno da normale quindicenne, l’ultimo in cui mi sarà permesso di camminare dove voglio, quando voglio e con chi voglio.
E io lo trascorro da solo. Solo. Esattamente come quando tornerò a Spinner’s End.
Sotto di me è un costante brulicare di vita. Noto Potter e i suoi amichetti starnazzare vicino alle rive del lago, circondati da un gruppo misto di studenti del terzo anno. La McKinnon passeggia accompagnata dal malcapitato spasimante di turno poco distante da loro.
Alcuni primini si schizzano sulle rive del lago usando qualche incantesimo elementare, mentre alcuni ragazzi Tassorosso dell’ultimo anno siedono sotto un albero, abbracciandosi tra le lacrime. Scorgo anche Alice Sand allontanarsi quasi di corsa verso la capanna del guardiacaccia tallonata da Frak Paciock. Sembra che tra i due ci sia aria di tempesta. Non credevo che Paciock avrebbe mai avuto il coraggio di ribattere a qualunque ordine o opinione della sua amata. Li seguo con lo sguardo sino a quando la mia attenzione non viene catturata da qualcos’altro di più inquietante.
Lily e Regulus passeggiano tra gli alberi, tenendosi per mano. Camminano lentamente, come se volessero godere di ciascun passo fatto insieme, di ogni respiro condiviso, di ogni sguardo. Lui la guarda continuamente, con fare remissivo. Sembra estremamente nervoso. Mai mi era successo di vedere Regulus così vulnerabile.
Lei osserva la natura davanti a sé, lasciando che lo sguardo spazi tra alberi, prati e le mura del castello. Cammina leggiadra, simile ad una ninfa, i capelli raccolti in una coda alta. Recentemente ha abbandonato la sua familiare treccia.
Recentemente ha abbandonato un sacco di cose, me compreso.
Anche se visto come si è ridotto Regulus per stare con lei, forse non è stata una grande perdita. Non ho intenzione di trascorre la mia vita servendo la volontà di qualcun altro. Però, inspiegabilmente, sento comunque bruciare dentro di me il desiderio di schiantare entrambi.
Improvvisamente Rab si blocca e la tira a sé, impedendole di proseguire oltre nella sua passeggiata e lei si volta a osservarlo. Lui le prende una ciocca di capelli e vi posa un bacio sopra, in un gesto che ho imparato a riconoscere come fastidiosamente abituale tra loro. Questa volta, invece di allontanarsi, le fa scivolare le mani sulle spalle e da quelle scende sino a stringerla per i fianchi. Lei gli poggia le mani sul petto e si mette in punta di piedi. Poi Regulus si china su di lei e le deposita un leggero bacio a fior di labbra.
Dura pochi secondi, che il mio cuore trascorre decidendo di cessare di battere.
Lui si stacca brevemente da lei e, occhi negli occhi, si scambiano un breve sorriso. Poi lui abbandona ogni esitazione e torna a baciarla, con rinnovata passione, facendo salire una delle mani a tenerle la nuca.
Lei gli allaccia le braccia intorno al collo e io mi allontano, senza attendere oltre che il mio cuori riparta a battere.
 
*
 
Fuori dal finestrino il panorama scorre rapido e verdeggiante. Fotogrammi di paesaggi mi balenano negli occhi per istanti infinitesimali e poi mi abbandonano senza lasciare traccia del loro passaggio. La mia mente è altrove. Voglio solo arrivare a casa il prima possibile e allontanarmi da tutto questo. Per la prima volta in vita mia, sono davvero contento di lasciare Hogwarts per tornare a casa.
- Eccoti!
Mi volto sobbalzando, con la bacchetta in pugno. Il mio cuore spasima e fatico a non tossire dopo essermi strozzato con la mia stessa saliva.
Lily è sulla porta che mi guarda. Mi guarda veramente, per la prima volta da giorni. Indossa già i suoi abiti babbani e tiene i capelli sciolti spostati su una sola spalla.
Esita pochi istanti prima di entrare, mentre io ripongo silenziosamente la bacchetta.
- Posso sedermi con te?
Non le rispondo e torno a guardare fuori dal finestrino.
- Siamo quasi arrivati, forse dovresti cambiarti anche tu…
- Sì, mamma…
La sento inspirare rumorosamente alle mie spalle.
- Severus, credi che potremmo parlare un secondo? C’è una cosa importante di cui vorrei…
- Regulus dove lo hai lasciato? Non vorrai trascorrere lontana da lui i pochi istanti che vi restano per stare insieme… - il mio tono è sprezzante e amaro. Continuo a darle le spalle.
- Rab ci raggiungerà più tardi – ci? Da quanto io, lei e Rab stiamo insieme? – e vorrei approfittarne per parlare con te…
Resto in silenzio, senza voltarmi. Lo sferragliare del treno non copre il rumore di un suo sospiro esasperato.
- Severus – la sua voce è imperiosa e trattiene a malapena la vena di pulsante irritazione verso di me – non ci saranno altre possibilità. Sto facendo appello a tutti i ricordi migliori che ho della nostra amicizia per non andarmene, quindi non sprecare anche questa occasione…
Resto in silenzio a lungo, sentendola respirare rumorosamente alle mie spalle, poi, con estrema lentezza, mi volto a guardarla, indossando il mio miglior sguardo indifferente.
- Che cosa vuoi? – la mia voce è strascicata e apatica. Non voglio farle sapere che questo incontro mi toglierà il sonno per il resto della settimana, quando è chiaro che a lei non importa. Se è qui, è solo perché le piace erigersi a martire dai buoni sentimenti. Nel mondo di Lily tutti devono andare d’accordo e volerle bene, non importa di chi si tratti. È intollerabile che qualcuno possa apertamente essere arrabbiato con lei. Non le importa di me. Vuole solo passare per campionessa di generosità.
Lei mi guarda furente e si muove con uno scatto verso la porta che dà sul corridoio, poi a metà strada si volta e inizia a camminare avanti e indietro nel ristrettissimo spazio dello scompartimento, coprendo la distanza tra un sedile e l’altro con un paio di falcate.
- Sei davvero… - emette un urlo esasperato – Io no… - scuote vigorosamente la testa – Severus, voglio che facciamo pace.
Mi guarda ferma immobile davanti a me, le labbra, quelle labbra perfette e lussuriose, schiuse in una smorfia afflitta. I suoi occhi si agganciano ai miei e prima ancora che io possa impedirlo, tutta la nostra storia e la sua verità mi si riversa dentro. Senza nemmeno accorgermi di come sia successo, torno a respirare.
- La scuola è finita. Se tutto andrà come credo… Come temo… Per tre mesi non avrò tue notizie. Sarai nella casa accanto alla mia e io non avrò la più pallida idea di quello che ti starà accadendo – dolore. Nei suoi occhi c’è così tanto dolore – Non intendo far passare così tanto tempo senza avere tue notizie, senza sapere quando e se potrò rivederti. Non con ancora così tante cose in sospeso tra noi…
La guardo fare un passo verso di me e desidero solo che mi tocchi. Desidero solo che la sua mano gentile si posi sulla mia. Toccami. È un desiderio così bruciante e vivido da essere come urlato dentro di me. Toccami. Vorrei solo che lei avanzasse di un altro paio di passi e mi ricordasse cosa significa essere umani. Toccami. Voglio solo tornare a sentirmi degno di essere amato. Toccami.
- Lo so che questa cosa con Regulus… - agita una mano in aria, come ad allontanare del pensieri fumosi. Toccami. – E so anche che te l’ho detto in una maniera di merda…
La fisso muto e inespressivo, mentre lei sospirando prosegue il suo discorso. Toccami.
- Ero arrabbiata per tutta la questione di Mulciber ed Avery. E lo sono tuttora. Sono furiosa con te, perché non vuoi credermi e blateri cazzate complottiste – la sua voce si infiamma di rabbia per alcuni secondi, prima di tornare ad abbassarsi. Toccami – Capisco, però, solo ora quanto tu possa esser stato male quando non ti ho creduto sulla faccenda dei licantropi – il suo tono è un sussurro dolce, conciliante, quasi materno. Muove un altro passo verso di me. Toccami – Sia chiaro, continuo a non credere che Remus possa essere un lupo mannaro, ma il nucleo della questione è un altro: non ti ho creduto, come tu non stai credendo a me. E questa distanza, questa sfiducia, queste scelte, ci stanno portando l’uno lontano dall’altra e io…
Mi alzo, improvvisamente. Lei sussulta, sorpresa di vedermi reagire in qualche modo alle sue parole. Sul volto indosso ancora la mia maschera di indifferenza mentre dentro brucio. Toccami.
- Ci eravamo detti che avremmo affrontato tutto questo insieme, Sev – dice in un sussurro. Le sue labbra sono gonfie di promesse e di amarezza. Toccami – Ci eravamo promessi che ci saremmo stati sempre l’uno per l’altra. – la sua voce diventa flebile e imbarazzata, mentre muovo un passo verso di lei. Toccami. – Quella promessa è importante per me – i suoi occhi sono ancora nei miei e quando riprende a parlare la sua voce è quasi inudibile, simile ad un respiro quieto. Toccami – Tu sei importante per me – la sua mano si allunga verso di me esitante e si ferma a mezzaria, come a chiedermi il permesso per fare quello che desidero.
Cedo.
Tutto quanto dentro di me cede. Abbandono il controllo. Abbandono la logica. Abbandono la rabbia. Abbandono le frasi convinte e i soliloqui solitari. Cedo a lei. Cedo al bisogno. Cedo all’emozione.
La stringo forte a me. Le braccia avvolte intorno alle spalle esili, il naso premuto tra i suoi capelli, il suo odore nelle radici. Margherite, erba appena tagliata e biscotti di mele. Casa, più semplicemente. Il corvino dei miei capelli si mescola scomposto tra le sue ciocche purpuree. Si sovrappone ardente. Lei, piccola e minuta, scompare nell’abbraccio che bramo da mesi.
Lily non esita un istante. Sento le sue braccia allacciarsi intorno alla mia vita e stringermi come se da questo dipendesse la nostra salvezza. Forse piange. Forse piango anche io. Forse siamo di nuovo noi stessi e ce ne rendiamo conto solo ora che non siamo più separati. Forse abbiamo atteso troppo a lungo per fare quello di cui avevamo bisogno
- Mi dispiace – le bisbiglio all’orecchio. Lei scuote la testa tra le mie braccia e rafforza la presa su di me, come per timore che io possa allontanarmi – Sono stato uno stupido.
- Anche io.
- Avevo… - deglutisco e prima di proseguire inspiro profondamente il suo odore – Avevo pausa che tu non avessi più… che tu e Regulus non aveste più bisogno di me…
- Non sei stato sostituito, Severus… - come sempre lei va oltre le mie parole e capisce. Come ho potuto stare così a lungo senza di lei? Le sue mani risalgono percorrendomi la schiena, sino alle mie braccia. Con una presa decisa, ma gentile, si allontana da me, per potermi guardare in viso. I suoi occhi sono limpidi. Le sue dita sono fredde.
- No? – non potrei essere più patetico. E sincero.
- Tu sei tu. Nessuno è come te. Nessuno mai sarà come te, per me. Non potrei sostituirti, né lo desidero – aggiunge piano, con un sospiro della voce – E nemmeno Rab lo desidera. Odia che l’atmosfera che c’era tra noi tre sia andata persa…
- Non dovresti parlare per conto d’altri, Lilian!
Io e Lily sussultiamo. Regulus ci osserva con un’espressione indecifrabile sul viso appoggiato con la schiena al vetro dello scomparto. Tiene le braccia incrociate sul petto e i suoi occhi scandagliano impietosi lo stretto cubicolo. Io e Lily ci allontaniamo in uno scatto imbarazzato. Non ci siamo accorti né del suo arrivo né della sua presenza.
- Rab! Sei arrivato in tempo per l’abbraccio di gruppo! – Lily sorride. Mi chiedo se anche Regulus si sia accorto della punta acuta raggiunta dalla sua voce.
Lui fa la sua smorfia sorriso.
- No, grazie, non ci tengo… - si avvicina a lei e in modo assolutamente gratuito le afferra una ciocca di capelli e se la porta alla bocca. Lily mi lancia uno sguardo allarmato, ma io resto impassibile e torno a sedermi, guardando fuori dal finestrino – Sembra che il figliol prodigo sia tornato a ragionare – dice mentre prende posto di fronte a me – Stava diventando piuttosto noioso aspettare che tu riacquistassi il lume della ragione…
Lei gli tira uno schiaffetto sulla spalla, mentre prende posto accanto a Rab e lui sorride, clemente.
- E’ inutile che fai il sostenuto. Ammettilo che sei contento di questo ritorno agli albori!
- Solo perché ora che c’è Severus non dovrò più essere io a sorbirmi i tuoi sproloqui sulla musica babbana…
- Di quelli farei a meno anche io! – ci guardiamo complici e ghigniamo all’unisono
- Ehi voi due! – Rab le passa un braccio intorno alle spalle e la attira a sé. Lei si piega verso di lui, ma mi appare rigida e imbarazzata.
- E per favore, ora che sei qui, Severus, dille tu qualcosa! Non posso credere che i babbani vadano in giro vestiti così! – mi accordo solo in quel momento che Lily indossa un paio di jeans particolarmente aderenti sui fianchi e larghi sul fondo. Ai piedi, smaltati di rosso, porta degli zoccoli con la zeppa e una maglietta bianca offre un’ampia visuale del suo seno prosperoso.
- Rab, tu non ne sai nulla di moda babbana, quindi taci!
- Mi rifiuto di credere che davvero vadano in giro abbigliati così!
- Cos’hai contro i pantaloni a zampa?!?
- Sono semplicemente antiestetici!
Li osservo divertito. Lily mi guarda e sorride.
- Dunque, Severus, potresti fare appello al tuo buon senso e fornirci la tua opinione? – guardo Rab, improvvisamente disteso e sereno.
Mi accorgo solo ora di quanto tra noi due le cose fossero diverse durante questa crisi. E di quanto io stesso mi sentissi diverso. Solo ora realizzo quanto mi fosse mancato tutto questo: i sorrisi sinceri di Lily, le battute pungenti di Regulus, gli sguardi complici e gli amici sinceri. Mi sento a casa. 


Miei cari lettori, 
grazie di aver atteso a lungo anche questa seconda metà, che doveva essere pronta in poco tempo, ma che invece ho faticato a scrivere. Lily come sempre ha un pò salvato la situazione. Dovrò farle compiere qualche idiozia prima o poi. 
Ci tengo a ringraziare tutti voi che mi recensite, seguite e leggete. le vostre parole sono fonte di orgoglio per me. E un grazie speciale va ad Ali, che è sicuramente il miglior incontro che io abbia fatto da almeno un paio di anni a questa parte.
Il prossimo capitolo, se tutt va bene, dovrebbe essere molto breve e dovrebbe mostrarci (finalmente) il momento in cui Sev capisce di amare Lily.
A presto

 

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Capitolo 21
*** E' tutto verde ***


A Isa, per avermi portata al mare



Dell’estate del 1975 ci sarebbero davvero molte cose da dire, sul rapporto con mia madre; sul mio primo, vero incontro con Lucius Malfoy, un uomo che, pur nel culto delle arti oscure, non aveva mai voluto piegarsi fino in fondo al controllo dell’Oscuro Signore; sul rapporto tra Lily e Regulus; e sul matrimonio di Bellatrix.
Tuttavia di quell’estate alla mente mi torna in continuazione lo stesso ricordo, in maniera prepotente e invadente.
Credo che quello sia il momento, banale e imprevedibile, in cui qualcosa dentro di me si è acceso. In cui mi sono definitivamente deciso ad accettare quello che, da tempo, provavo per Lily.
Semplicemente, quell’estate ho capito di amarla.
 
É tutto verde.
Verde nei prati sotto di noi, a solleticarci.
Verde, tra le fronde degli alberi.
Verde, il tappeto di foglie sparse intorno noi.
Verde, la rilegatura dei volumi di Cura delle Creature Magiche, posati poco distanti.
Verde, il quadrifoglio che spunta a segnare il punto in cui è arrivata a leggere il suo romanzo babbano.
Verde, la borsa semivuota con la quale abbiamo condotto qui tutti questi testi.
Verde, la piuma di pavone con cui stavamo scrivendo.
Verde, il suo abito leggero.
Verde, il colore dei suoi sandali abbandonati lontano, mentre affonda i piedi nel terreno, intrecciando le dita coi fili d'erba.
Verde, il colore dei suoi occhi posati su di me.
Sdraiata su un fianco, schiude le labbra carnose in un sorriso e porta leggermente in avanti il busto, appoggiandosi su un gomito. Una ciocca dei suoi lunghi capelli mossi dal caldo le ricade, ondeggiando sinuosa, sino al seno, arrivando a intrecciarsi con i fili d’erba. L’odore della foresta si mischia a quello dei biscotti di mele del suo fiato. Il suo respiro è quieto e le gonfia il seno morbido. Seguo la linea del suo collo sino alle clavicole chiare e alla scollatura generosa nell’afa estiva. Piccoli bottoni verdi congiungono i lembi della stoffa che crudelmente mi preclude la visione intima del suo corpo.
Mi sento avvampare davanti alla sua pelle nuda. Qualcosa si agita dentro di me. Un drago, un troll o un gigante. O forse solo la mia libido, che vibra possente per il desiderio di slacciare ogni singolo bottone di quell’abito troppo corto e scoprire cosa cela quel pezzo di stoffa verde. Mi accontenterei di vedere l’effetto che fa la sua pelle bianca in contrasto con il colore dell’erba.
Arrossisco, improvvisamente consapevole della lussuria nei miei stessi pensieri. Non faccio in tempo a chiedermi da dove originino che lei si è mossa nuovamente sul verde. I miei occhi si posano ancora nei suoi, mentre avvicina il suo viso al mio. Istintivamente sposto il mio sguardo sulle sue labbra promettenti, stese in un sorriso gentile. Scivolo dalla curva del suo ovale alla linea pulsante del suo collo bianco, sino all’incavo ombroso del suoi seni, nel quale mi smarrisco pochi istanti prima di risalire per annegare nel verde.
Lily, quando sei diventata una donna?
I suoi capelli mi sfiorano la pelle mentre si puntella ulteriormente sul gomito e allunga un braccio verso di me.
L’odore di margherite mi invade le narici e all’improvviso, perso nel verde, l’unica cosa cui riesco a pensare è afferrarle i fianchi e spingere il suo corpo contro il mio. Sentire ogni singolo centimetro di quella creatura mentre aderisce alla mia pelle, ai miei vestiti, al mio desiderio. L’unico pensiero fisso, spontaneamente, diviene quello di scoprire se il suo corpo si incastra perfettamente con il mio esattamente come fanno i nostri sguardi. Sento le mie mani artigliare fili d’erba e terriccio, al culmine dello spasmodico bisogno di sentirla.
La sua mano cala sulla mia spalla e nel farlo mi sfiora la mandibola. Una farfalla nera dalle ali chiazzate di porpora, quasi fosse stata schizzata di sangue, si libra dalla mia spalla, prendendo il volo. Lily la osserva volar via, dispiaciuta, mentre la punta delle sue dita ancora giace delicata su di me.
E io brucio.
Muoio e rinasco in quel tocco, molte e molte volte. In un gioco crudele, il mio corpo si iberna e riaccende ad ondate mandandomi un unico segnale vitale: il tocco delle dita di Lily su di me. Ed è come se io fossi vivo solo in quel punto, in quel minuscolo pezzo di pelle sfiorato da lei. Come se improvvisamente il perfetto specchio d’acqua di uno stagno venisse stravolto dalle onde concentriche generate dalla collisione inaspettata con un sasso e, mentre i cerchi si fanno più larghi, l’origine di quell’anomalia svanisce nel fondo degli abissi e tutto intorno a lei muta, lasciando chiaro agli occhi di tutti da dove tutto fosse partito.
Come se avere quelle dita a sfiorarmi fosse uno sforzo esagerato rispetto alle sue possibilità, sento il cuore pompare prepotente nel petto e alternarsi ad infiniti attimi di sospensione in cui il respiro mi si ghiaccia dentro e iberna ogni cosa in uno spasmo doloroso. Malgrado questo non so impedirmi di pensare che vorrei le dita di Lily su tutto il mio corpo per poter nascere, morire e rinascere con ogni singolo frammento di pelle. Questo dolore così pungente è la cosa più sublime che io abbia mai sperimentato.
- La farfalla… E’ volata via…
La sua voce mi vibra dentro, malgrado mi arrivi come attutita in mezzo a quell’inferno paradisiaco di sensazioni e per quanto ci tenti, per quanto mi dibatta furioso per ritornare alla ragione, la punta delle sue dita ancora preme su di me e sospetto abbia trovato il tasto di accensione della mia esistenza. Prima di lei e di tutto questo non ero e ora, finalmente, sono. Finalmente umano, finalmente straziato nella carne e nello spirito, finalmente teso tra la bruciante sofferenza di quel tocco e l’annebbiante brama di averne ancora.
La mia gola è secca e l’aria la raspa rumorosamente un paio di volte, prima che io trovi le parole per risponderle.
- Odio le farfalle.
La mia voce mi giunge lontana e gracchiante. Ridicola sia nella forma che nei contenuti. Eppure lei sorride, con una semplicità disarmante, avvicinandosi un altro poco a me e dandomi un indizio di quello che prova un naufrago mentre annega in abissi tempestosi. Artiglio il terreno fino a sentire le unghie imbottirsi di terriccio e le punte delle dita affossarsi nel suolo. Spero di riuscire così a radicarmi e di tornare ad avere il controllo di me. Poi Lily appoggia anche il palmo della sua mano su di me e per pochi, sublimi attimi, il mio cuore sembra essere più che intenzionato a sfondare la mia cassa toracica per balzarle in mano.
- Lo so.
Sorride e si allontana, infine, da me, con aria complice, come se in quelle due sillabe ci fossero migliaia di significati sottintesi che solo io potrò mai cogliere.
E mi accorgo che è vero. Lei lo sa. Sa che amo le piume di zucchero e la burrobirra calda, appena spillata. Sa che per preparare qualsiasi pozione mi piace avere tutti gli ingredienti già pronti e ordinatamente disposti in ordine cronologico di utilizzo. Sa che mi piace dormire su un fianco, il sinistro, con un braccio sotto il cuscino. Sa che sono allergico ai pinoli e che detesto l’anguria. Sa che me la cavo con gli incantesimi di attacco, ma che sono negato per quelli di difesa. Sa che quando mi fisso su un argomento passo mesi a leggere tutto il leggibile sul tema, sino a quando non mi sento di averlo esaurito sino in fondo e passo al successivo. Sa che odio portare il capelli legati, ma che mi piace averli lunghi per poter osservare il mondo da dietro un sipario. Sa che il mio piatto preferito a Hogwarts è lo spezzatino con le patate arrosto troppo cotte, anche se non abbiamo mai condiviso un pasto e non mi sono mai sognato di confessarle il mio amore per le patate bruciate. Sa che mi sento davvero brillante e intelligente solo davanti ad un calderone pieno di una pozione quasi pronta. Sa di mia madre. E di mio padre. Sa delle mie ambizioni oscure e delle mie passioni segrete per la letteratura babbana. Conosce tutte le mie incoerenze, spigolature, manie e passioni. Ed è sempre rimasta con me, proprio perché sono così, proprio perché sa che io sono io.
Mi guarda ancora per pochi secondi e poi riprende il suo romanzo, posato accanto a lei e torna a leggerlo, mentre io accanto a lei resto paralizzato e vibrante, in attesa che gli ultimi stralci di tutto quello che ho sperimentato sinora svaniscano e mi lascino tornare alla mia mortifera quotidianità. E una volta tornato a vivere in bianco e nero so già che smanierò ogni istante perché lei mi tocchi ancora e mi restituisca questo mondo a colori. So già che lo farà, ancora e ancora.
E, finalmente, capisco cosa mi sta succedendo. Lei conosce me, ma io conosco lei: il modo in cui si muove sbuffando perché le cose non sono andate esattamente come avrebbe voluto; la sua dipendenza dai biscotti di mele e il suo odio per le mele; come si umetta le labbra prima di rispondere alle domande di un professore; la sua assurda fissa perla  musica babbana in generale e per i Kinks in particolare; l’esatta posizione di ogni lentiggine sul suo viso; il linguaggio scurrile che usa durante le partite di Quidditch e il sorriso che ha mentre vola; lo sguardo fiero e feroce che sfodera davanti ad una sconfitta; il modo in cui si intrecciata i capelli mentre parla di qualcosa che la rende ansiosa; quanto siano fredde le sue dita quando ha paura; la sua assoluta dedizione a coloro che ama; e il modo in cui i suoi occhi scavano dentro di me, sradicano il marcio ed insediano la pace. So tutto di lei e proprio per questo ne sono innamorato.
La amo.
Io la amo.
Io, Severus Piton, amo lei, Lily Evans.
Amo Lily.
Ed è uno schiaffo in faccia capirlo dopo tutto questo tempo passato con quest’enigma in tasca e la paura di risolverlo. La soluzione era così semplice e lo stesso mi sono ostinato a fingere di non vederla.
La amo visceralmente e idealmente.
La amo col sorriso sulle labbra e abbandonata in un pianto sulla mia spalla.
La amo col broncio e con gli occhi luccicanti per qualche idea diabolica.
La amo quando sproloquia di Quidditch e quando mi sciorina a memoria tutti gli ingredienti dell’amortentia senza battere ciglio.
La amavo ieri, la amo oggi e la amerò domani.
La amo così tanto da aver avuto un terrore dei miei stessi sentimenti talmente folle da essere riuscito a negarmeli sino ad ora. Eppure la amo così tanto che ora mi sembra di non riuscire a pensare a null’altro, mi sembra che non esista nient’altro.
Mi tiro su a sedere bruscamente e la guardo spaventato. Lei abbassa il suo romanzo sino ad appoggiarselo alla punta del naso, curiosa. Mi interroga col verde.
È così bella da essere quasi doloroso per gli occhi restare ad osservarla. Non riesco a non ricadere continuamente nella trappola ipnotica della sua pelle nuda, dalla curva affusolata della sua caviglia a quella morbida dei suoi fianchi, fino alla linea sottile dei polsi e a quella sinuosa del suo seno. Affogo per alcuni istanti tra le rotondità della sua scollatura, chiedendomi se valga la pena di ricevere un richiamo dal Ministero per aver usato la magia fuori da scuola per far saltare alcuni di quei piccoli bottoncini verdi. O forse dovrei impegnarmi seriamente per replicare la dannata pozione di cui si è servito Potter questo inverno e godere io solo dello spettacolo che si cela dietro questo lembo di stoffa. Qui, dove nessun altro potrebbe intervenire per privarmi di una simile visione, qui dove a dividerci non ci sarebbe alcuna distanza e toccarla sarebbe questione di attimi. In pochi secondi potrei tirarla a me e sentire il suo corpo aderire al mio, mentre di nuovo torno a bruciare. E la bacerei.
Mi mordo un labbro quasi a sangue, per reprimere il desiderio di baciarla o di lanciare lontano il libro che ora mi impedisce di bearmi anche solo della vista delle sue labbra.
E con il dolore riaffiora la lucidità. Io non posso amarla. Lei è di Regulus. Lei ha scelto lui. Probabilmente si amano. E anche se non si amassero, anche se lei non fosse sua, anche se non si fossero scelti, anche se Regulus non fosse il mio unico amico, lei non potrebbe mai essere mia. Non dovrebbe mai essere mia. Lei che è pura e bella e delicata e autentica e candida. Lei non merita di essere guardata e bramata come sto facendo io ora. Sarei capace di consumarla anche con questo solo sguardo, tanto la desidero. Quelli come me non dovrebbero nemmeno sfiorarle quelle come Lily. Mai e poi mai vorrei che lei scegliesse per se stessa un compagno incapace di amarla senza consumarla o costringerla in una morsa ignorante e possessiva, uno di quegli uomini disgustosi capaci di usare la violenza pur di avere il controllo completo delle loro compagne. Io sono così. Io vorrei potermi rinchiudere con lei in qualche luogo lontano da tutto e tutti, dove non esistano Mezzosangue, Sanguemisto e Purosangue, e farla mia giorno dopo giorno, sino a consumarci nel corpo e nello spirito.
- Sev, stai bene? Sembra tu ti sia appena risvegliato da un incubo…
La osservo mentre tende una mano piccola e delicata, diretta a saggiarmi la fronte. Dentro di me infuria la battaglia tra la brama vergognosa e lasciva di essere toccato da lei, di lasciare che lei mi accenda ancora, e la consapevolezza amara e straziante di non poter cedere a lei, più di quanto io non abbia già fatto, senza rischiare di distruggerla. Il terrore di ciò che potrei farle standole vicino mi ipnotizza e atterrisce al tempo.
Scatto in piedi prima che le sue dita mi raggiungano.
- Devo andare…
Mi allontano, quasi correndo, dal verde, prima che possa contaminarmi oltre.

 
*
 
Affondo la testa tra le mani, incapace di guardarla, mentre un sorriso imbarazzato mi forza le labbra. La pioggia scroscia incessante fuori dal portico, bagnando il mio giardino e annegando le mie ortensie. Una cornacchia, celata dalle le fronde verdeggianti, emette un verso di disappunto.
- Non riesco a credere di avertelo raccontato…
Lei accanto a me ride divertita, cercando di allontanarmi le mani dal viso.
- Odio le farfalle? Davvero? – la presa sui miei polsi si fa più debole, mentre un’altra risata la conquista.
- Smettila di ridere….
- Come diavolo è possibile?? Proprio tu che… – scoppia nuovamente a ridere
- Non infierire… - dico gemendo e cercando di allontanarmi da lei, mentre lei mi strattona verso di sé, continuando a ridere. Azzardo uno sguardo nella sua direzione e resto tramortito per un secondo: quando ride Lily è bella. Le guance arrossate dal freddo, alcune piccole rughe intorno agli occhi schiusi nella risata e i capelli disordinati sul viso. Lei, improvvisamente consapevole del mio sguardo, smette di ridere e si sistema una ciocca dietro l’orecchio, arrossendo in un sorriso.
- Che c’è?
- Nulla…- mi allungo verso di lei e le deposito un bacio a fior di labbra, prima di strofinare il mio naso sulla sua fronte – A volte dimentico quanto sei bella…
Lei arrossisce, imbarazzata. Dopo tutti questi anni, dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che è successo, Lily è ancora capace di arrossire.
Mi si stringe addosso, abbracciandomi. La punta del suo naso freddo mi sfiora il collo.
- Hai freddo? Possiamo rientrare se vuoi…
- No, mi piace stare stretta a te qui.
Restiamo in silenzio, mentre la attiro a me e la avvolgo con un braccio, allungando la coperta per avvolgerle anche le spalle. C’è odore di pioggia nell’aria, misto a quello di erba bagnata e di terriccio umido. Le deposito un bacio sulla fronte. Lily alza lo sguardo e protende il viso verso di me, per baciarmi. Chiudo gli occhi e mi perdo in lei, lasciandomi trascinare per alcuni istanti dalla passione. Aderisco al suo corpo con il mio, mentre con una mano corro alla sua nuca per baciarla con più foga. Lei risponde passionale e mi artiglia la stoffa della camicia. Anneghiamo in un oblio di desiderio e passione. Vorrei farla mia ora, senza aspettare, senza riflettere. Vorrei contaminare il suo corpo con i miei baci e il mio desiderio. Sentirla calda sopra di me, mentre geme il mio nome.
Per un attimo sono ancora un adolescente arrapato, senza alcun controllo sulla propria libido. Poi mi ricordo chi sono e il pensiero di chi sia lei mi puntella il cuore. Mi separo da lei lentamente, sfiorandole ancora la fronte con il naso, mentre lei riprende fiato. Appello dalla cucina un paio di tazze di tè, ormai raffreddatosi. Lily, mi lancia uno sguardo languido e infelice, poi, come rassegnata, estrae la bacchetta per riscaldarle.
- Cosa pensi di fare? - la fulmino con lo sguardo. Lei alza gli occhi al cielo.
- Cosa?!?
- Non azzardarti a fare incantesimi! Come minimo finiresti col darmi fuoco alla casa!
- Ma non è vero!! So fare un incantesimo riscaldante! Sono brava coi fuochi!
- Questo lo so perfettamente, non metto in dubbio le tue conoscenze, solo le tue possibilità di riuscire ad eseguire adeguatamente l’incantesimo nelle tue condizioni…- agito la bacchetta e le porgo la tazza improvvisamente fumante. Lily la accetta, sbuffandoci dentro un insulto.
Beviamo in silenzio e la guardo di sottecchi. Non so ancora capacitarmi di averla qui, con me. Mi sento straordinariamente fortunato e tutto questo è così perfetto e fragile, da farmi tremare intimamente.
- E tu quando lo hai capito? – dico mentre le sistemo meglio la coperta sulle gambe, sfiorandole il grembo ormai gonfio.
- Quando mi sono accorta di essere innamorata di te, intendi? – annuisco, mentre lei appoggia la testa alla mia spalla e sospira - Non lo so… Non credo di avere un momento chiaro come il tuo o quello di James…- nel pronunciare il nome di Potter i suoi occhi scattano allarmati verso di me – Credo di essere sempre stata innamorata di te. E’ sempre stata una parte di me, una verità fissa e stabile dentro di me. Era così e basta. Semplicemente, ad un certo punto, verso i 12 anni, quello che provavo per te ha iniziato ad avere un nome. Ero innamorata del mio migliore amico…
Lei si allunga e mi bacia la linea del collo. Rabbrividisco, mentre il fuoco torna a bruciarmi dentro. È così bella. La bacio di nuovo, teneramente e a lungo.
- Scommetto che Potter si è innamorato di te quando lo hai affatturato dopo le selezioni di Quidditch del terzo anno… - dico a pochi millimetri dalle sue labbra. Lily ride e scuote la testa.
- No, James racconta sempre una storia molto più strana e romantica…- la voce le muore in gola, mentre realizza che sono riuscito a farla parlare di lui. Mi lancia uno sguardo carico di disappunto, si alza e si affaccia al portico, allungando una mano a saggiare la pioggia.
- Tipo? – improvvisamente l’aria è diventata elettrica e la mia voce è aspra. Lei non si volta, ma si stringe nella coperta che le avvolge le spalle.
- Non credo sia il caso di parlare di lui con te, te l’ho già detto… - la sua voce pare stanca e rassegnata, priva dell’abituale biasimo. Sa già cosa sto per chiederle.
- E tu quando ti sei accorta di essere innamorata di lui?
Lei si volta lentamente, una mano sul grembo e un sorriso afflitto in viso.



Cari lettori,
questo capitolo è estremamente breve, ma contemporaneamente pregno. Infatti è qui che avviene quello che considero il nocciolo della storia tra Lily è Severus. Tutta la storia ha avuto origine qui, mentre mi interrogavo su come e quando Piton avesse capito di amare Lily: ho pensato che lui fosse troppo stupido e impacciato con queste cose per essersene reso conto subito ed è nata da qui tutta la storia che avete letto ora.
Avevo pensato di inserirvi anche tutti gli altri eventi di quell'estate, ma sentivo che avrebbero fatto perdere colore e spessore al verde. Questo capitolo è davvero importante per me, quindi più che per tutti gli altri spero possiate apprezzarlo.
A presto,
Chux

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Capitolo 22
*** Potere e rispetto. Ma non la ragazza che amo. ***


5.1
 
L’estate del ’75, la verde estate del ’75, mi era parsa infinita. Ogni incontro con Lily era un respiro di aria fresca e, al contempo, una finestra aperta su tutti i miei conflitti interiori. Ho sempre pensato che lei, acuta e sensibile com’era, avesse capito tutto, ma avesse scelto di non chiedere nulla. Anni dopo, Lily ammise con rammarico di non essersi mai accorta dei miei turbamenti, troppo concentrata su quello che stava avvenendo a lei e nel mondo.
Quell’estate la sparizione di maghi facoltosi filobabbani o di semplici nati babbani incrementò notevolmente, al punto che lo stesso Prewett venne richiamato dal Ministero per collaborare insieme a Silente alle indagini. A turbare Lily era probabilmente il fatto che spesso a sparire erano intere famiglie. Il suo timore che qualcosa di grave potesse accadere a Martha, Harry o persino a Petunia era palpabile ogni volta che accartocciava la Gazzetta del Profeta con gesti repentini e sbuffi adirati. Non lo disse mai apertamente in quegli anni, ma era chiaro che temesse più per le loro vite che per la propria.
A questi suoi turbamenti si aggiungeva il fatto che Regulus fosse pressochè sparito. Benchè Lily si aspettasse che lui non avrebbe potuto scriverle con la frequenza adatta al loro cambio di relazione, era evidente che non riusciva a capacitarsi del fatto che le notizie che le dava di sé fossero povere e spurie, pezzi di pergamena sporchi e accartocciati, scritti di fretta. Io, invece, ricevevo lettere lunghissime e dettagliate, con il resoconto dei preparativi per il matrimonio di Bellatrix, che al termine di quell’estate sarebbe andata in sposa al maggiore dei Lestrange. Questo evento fu largamente pubblicizzato dalla stampa scandalistica dell’epoca, dato che erano entrambi membri di due delle famiglie purosangue più influenti della comunità magica. A fare clamore erano anche i 15 anni di età che dividevano la coppia. Quello che nessun giornale scrisse fu che Bellatrix era stata precedentemente promessa in sposa a Lucius Malfoy, per volontà dell’Oscuro Signore, che voleva legare due dei suoi più fidati adepti in un vincolo legale e che permettesse di unire il grande impero dei Black a quello dei Malfoy. Tuttavia so che Lucius si impuntò per poter sposare Narcissa, di cui era innamorato, costringendo l’Oscuro Signore a rivedere i suoi piani e perdendone così il favore. Bellatrix non perdonò mai a Lucius di averle impedito di contentare il suo Signore fino in fondo, malgrado lei e Rodolphus fossero decisamente più compatibili e quest’ultimo fosse notevolmente più manipolabile del suo precedente promesso sposo.
Credo che sia stato per punire Lucius della sua insubordinazione che l’Oscuro Signore lo abbia spedito a farmi da balia quell’estate, costringendolo a vivere in un umile sobborgo babbano, lontano dai suoi agi quotidiani. Tuttavia, sono convinto che Lucius fosse troppo compiaciuto di essere riuscito ad ottenere di sposare la sua amata per prestare realmente attenzione alle punizioni di Colui-che-non-deve-essere-nominato.
Il giovane Lucius era straordinariamente diverso dalla figura amareggiata e disillusa con cui mi sono dovuto confrontare negli ultimi anni. C’era ancora una qualche scintilla vitale ad accendere le sue azioni. Malgrado questo sentimento non fosse del tutto ricambiato, viste le mie umili origini, nutrivo molta simpatia verso di lui, che era stato benedetto da tutto ciò che avevo sempre desiderato per me stesso: prestigio, ricchezza, fama, bellezza e, soprattutto, purezza di sangue. A tutto questo si aggiungevano un cervello acuto, coltivato tra arti oscure e insegnanti privati, una notevole prontezza con la bacchetta e una parlantina degna di un politico. Se Bellatrix mi aveva mostrato il lato sensuale e pericoloso delle arti oscure e per farlo mi aveva pressochè tenuto rinchiuso per intere giornate in una cantina buia a preparar pozioni, Lucius mi aveva mostrato il potere che queste donavano a chi era capace di dominarle fino in fondo, fungendo da fulgido esempio. Il Lucius Malfoy di quegli anni era certo di avere il mondo ai propri piedi e che nulla sarebbe potuto andare storto. Lui faceva ed otteneva sempre ciò che voleva.
Molte volte mi sono chiesto come mai l’Oscuro Signore abbia scelto di cedere al capriccio di un suo giovane adepto innamorato, proprio lui che nell’amore non ha mai creduto né vi ha mai voluto cedere. Ma penso che semplicemente in quegli anni, in cui stava cercando di reclutare seguaci e consensi, preferisse mostrarsi generoso e misericordioso. Inoltre aveva bisogno del prestigio e del patrimonio dei Malfoy per farsi largo nella società magica senza destare sospetti.
È importante dire che in quegli anni non ero in alcun modo consapevole di tutto questo. Mi limitavo a muovermi per la cantina preparando pozioni sotto la saltuaria supervisione di Lucius e a osservare lo spettro di mia madre che si aggirava per le stanze. L’alcolismo era ormai diventato parte integrante delle sue giornate, il pensiero dominante della sua vita, un’idea fissa che le tarava il cervello e la corrodeva da dentro. Della donna austera, elegante e nobile che era stata un tempo non era rimasta alcuna traccia nelle guance incavate, negli occhi vitrei o nei capelli prematuramente ingrigiti. Quell’anno, riversa nel suo stesso vomito, non era stata capace di venire a prendermi alla stazione di King’s Cross ed ero stato costretto a tornare a casa in auto con Martha e Lily.
 
Le villette a schiera scivolano attorno a noi, come lucciole nella notte. La strada asfaltata si succede monotona sotto le ruote della station wagon degli Evans, mentre Lily dorme assopita sulla mia spalla. Martha guida tranquilla, con accanto la gabbia vuota di Lockheed, in volo verso casa mia per avvisare mia madre del mio arrivo.
- Mi sembrano passati secoli, da quando tu e Lily dormivate insieme nella sua cameretta – incontro gli occhi di Martha nello specchietto retrovisore interno. Un sorriso le guizza nello sguardo stanco.
Tendo le labbra in un sorriso cortese, prima di tornare a guardare fuori dal finestrino. Spero che mia madre riceva Lockheed prima di uscire per venire a prendermi. Spero non si arrabbi per essere tornato a casa con dei babbani. Magari potrei farmi lasciare a qualche strada di distanza, per non farmi vedere con gli Evans. Spero solo che Bellatrix non sia già arrivata. Forse avrei solo dovuto essere più paziente e continuare ad aspettarle alla stazione. Un’ora in più non avrebbe certo fatto la differenza. Spero solo che Bellatrix non sappia mai di questo viaggio in auto.
- All’inizio non riuscivo a capacitarmi di come tu, sempre pronto a seguirla ovunque, le permettessi di comandarti a bacchetta …- sposto il mio sguardo verso Martha che si scosta alcune corte ciocche di capelli dalla fronte mentre ridacchia tra sé per il gioco di parole – Non avrei mai creduto che un giorno i ruoli si sarebbero potuti invertire…
La osservo muto, in attesa di capire dove vuole arrivare.
- Avevate litigato, vero? – non c’è traccia di accusa nella sua voce.
Poso lo sguardo su Lily adagiata sulla mia spalla, l’espressione stranamente serena, poi torno a guardare verso lo specchietto, incontrando gli occhi di Martha.
- Nelle sue ultime lettere non ti ha mai nominato, per la prima volta da quando è partita per Hogwarts. Ho pensato avesse altro per la testa, magari quel Regulus Black, ma quando le ho visto quelle occhiaie… - scuote la testa e torna a guardare la strada – Sembrava davvero stravolta…
I suoi occhi si riducono a fessure e sento improvvisamente freddo. Perché tutti vogliono intromettersi nel nostro rapporto dandoci la loro personalissima opinione? Non ha nulla di meglio di cui preoccuparsi? Tipo cosa le farà mia madre quando saprà che sono tornato in auto con lei?
- Lily è molto più delicata di quanto sembri, Severus. Va in giro ostentando coraggio, forza e spavalderia, ma è sensibile alle parole di coloro che ama – i suoi occhi, attraverso lo specchietto si posano nei miei - Sono certa che sappia difendersi e proteggersi da coloro che le sono apertamente avversi, ma non è capace di tutelarsi dalle ferite che le infliggono, più o meno involontariamente, le persone vicine. Per questo, ti chiedo di averne cura tu, per favore…
Resto muto e inchiodato da quello sguardo, nudo davanti a lei. Ha ragione. Lily è così: usa parole per difendere coloro che ama, ma non è capace di proteggere se stessa. Continua a rincorrere me e Regulus. E probabilmente anche Black. Dei casi disperati che non fanno che ferirla e abbandonarla. Fuggo da questa consapevolezza abbandonando quello sguardo penetrante e mi volto verso Lily, ancora assopita sulla mia spalla. Piccola e indifesa. Così diversa dalla guerriera coraggiosa e invincibile che poche ore prima svettava nello scompartimento a reclamare indietro la nostra amicizia. Ancora una volta, l’ho ferita e lei è rimasta accanto a me.
- Lo prometto… - biascico tra le labbra tornando a fissare fuori dal finestrino.
 
Probabilmente per Lily il momento peggiore di quell’estate, furono le due settimane trascorse in Irlanda con i suoi genitori che la videro lontana, priva di un gufo con cui comunicare con i suoi amici e durante le quali né io né Regulus le inviammo alcuna nostra notizia. Quando la rividi per la prima volta, dopo essere sgattaiolato fuori di casa durante una delle molte assenze di Lucius, lei mi apparve terribilmente sciupata. I capelli disordinati, il viso incavato e pallido, le occhiaie profonde. Questo tuttavia non le impedì di illuminarsi in un sorriso sincero e di buttarmi le braccia al collo. La strinsi fino a mozzarci i respiri. Sentivo che quelli erano gli ultimi istanti in cui l’avrei avuta per me. Mia e solo mia. Nelle lunghe notti in cui lei era stata via avevo consumato il ricordo di lei sdraiata nell’erba, piegata verso di me, con un sorriso a fior di labbra. Ripercorrevo nella mente tutti i piccoli dettagli di lei sparsa su quel verde, cercavo di convincermi che non ero io quello che avrebbe potuto renderla felice e finivo col ritrovarmi eccitato e stravolto dal voglia di rinchiuderla tra le mie braccia.
Mi ero comunque rassegnato a vivere in silenzio l’amore che nutrivo per lei, con la consapevolezza che in nessun modo quella passione così stravolgente si sarebbe potuta esaurire da sola. In alcun modo mi sentivo degno di lei ed ero completamente convinto che una come Lily non avrebbe mai potuto desiderare uno come me. Nonostante tutto questo, io non sapevo impedirmi di desiderarla intensamente. Era come se improvvisamente in me si fosse sbloccato un nuovo livello di consapevolezza verso di lei. Non era più bella nel senso oggettivo del termine e desiderabile per la popolazione maschile di un mondo astratto di cui io non facevo parte; lei era bellissima per me ed ogni sua movenza, ogni suo intimo dettaglio, ogni linea del suo fisico mi scatenava dentro un qualcosa di ferino che non pensavo di avere.
Avevo sempre creduto che tra noi, quella passionale fosse Lily. Lei, sempre pronta ad infiammarsi per difendere e sostenere quello che amava e ciò in cui credeva, a costo di scottarsi, era l’incarnazione della passione. Guardavo a me stesso credendo di non essere dotato di quella scintilla vitale necessaria ad ardere intimamente sino a bruciarsi. Io ero quello freddo e calcolatore, che sceglieva la via migliore per ottenere quello che voleva. Se Lily era fuoco, ardente e bruciante, portatore di vita e di distruzione; io ero acqua, paziente e fluido, capace di scivolare tra le cose senza farmene toccare. O almeno così avevo creduto sino a quell’estate. Il verde mi aveva risucchiato qualsiasi logica e mi ritrovavo ora a bruciare ad intervalli regolari ogni volta che Lily mi sfiorava o guardava in un certo modo. Improvvisamente non ero più capace di controllare i miei pensieri e i miei istinti. C’erano stati giorni in cui ero dovuto fuggire lontano da lei per non avventarmi con famelica brama sulle sue labbra. Mi svegliavo nel cuore della notte, le lenzuola bagnate e il pensiero fisso del suo corpo nudo a pulsarmi nelle tempie. Detestavo non riuscire in alcun modo a controllare questi miei desideri e così mi ero forzato ancor più per imparare a celarli. Volevo nascondere al mondo che anche io ero capace di infiammarmi e di bruciare di desiderio. Temevo che se qualcuno si fosse accorto di quanto lei fosse importante per me, avrei finito col perderla per sempre.
 
- Lucius, non vorrei metterti fretta, ma manca meno di mezzora alla partenza dell’espresso per Hogwarts e noi…
Lancio un ultimo sguardo assente a quello che mi circonda. La logora poltrona di mia madre, il divano verde oliva sfondato e il tavolino con le bottiglie vuote accatastate su di esso. Sembra che negli ultimi tempi mia madre si sia stancata della sua fiaschetta senza fondo e sia tornata al caro, vecchio alcol babbano. Dal centro della stanza posso osservare Lucius Malfoy, la lunga chioma albina sciolta sulle spalle e un’elegante veste blu oceano, mentre si osserva con estrema cura le sopracciglia perfette nel nostro squallido bagno color tortora.
Uno scricchiolio sulle scale mi distrae da quello spettacolo surreale. Mia madre, avvolta in un’ampia vestaglia grigia che malcela la sua estrema magrezza, mi osserva con sguardo quasi vigile. Scende lentamente le scale e mi si avvicina fino a quando una distanza irrisoria separa i nostri nasi ugualmente aquilini. Ormai sono quasi più alto di lei.
- Mio caro Severus– la voce di Lucius ci raggiunge affettata e musicale – saremmo in ritardo se viaggiassimo come sudici babbani. Ma tu ed io siamo maghi, capisci? Mi rendo conto che vivere in questo splendido quartiere possa renderti difficile ricordarti cosa sei - il viso pallido di mia madre assume una strana coloritura verdognola – ma sarebbe un vero peccato se un pozionista dotato come te, si scordasse di potersi recare in qualsiasi luogo con un semplice schiocco…
Ma certo!! La smaterializzazione, come sono stato stupido. Sono così abituato a viaggiare con mamma da non ricordarmi che i maghi sobri sono capaci di fare una materializzazione congiunta senza problemi.
- Ma certo, Lucius, hai ragione, come sempre. Ci avvieremo quando sarai pronto tu - dico in tono neutro.
- Ovvio che ho ragione, sono un Malfoy. E ora lasciami concentrare, non riesco a decidermi sul colore del mantello da indossare per incontrare la mia diletta – dice estraendo la bacchetta e facendo cambiare il colore del suo mantello da azzurro cielo ad un tenue celeste prima di accostarselo alla manica blu della sua veste.
Mia madre mi prende una ciocca di capelli e la osserva con occhi vuoti, persa in chissà quali pensieri lontani.
- I tuoi capelli hanno lo stesso colore che avevano quelli di tuo padre quando lo conobbi – dice in un sospiro alcolico, strattonandomeli. Mi piego verso di lei, trattenendo a stento il mio fastidio.
 
Quell’estate qualcosa nel mio rapporto con mia madre era cambiato. Trovarla, al mio ritorno da Hogwarts, riversa nel vomito e incapace di provvedere ai suoi doveri di madre, mi aveva in qualche modo aperto gli occhi sulla creatura patetica e vulnerabile che avevo davanti. Avevo passato tutti quegli anni nel terrore dei suoi soprusi, con la costante angoscia di provocare in lei qualche assurdo cambio di umore, devoto come un cane fedele, che si prende tutte le bastonate senza mai osar mordere la mano del proprio folle padrone. Avevo costruito la mia vita sino ad allora per lei. Ogni scelta che avevo compiuto era stata volta solo a compiacerla, a renderla fiera. Volevo essere il degno erede di mia madre, che fino ad allora avevo considerato una strega dall’eleganza e dal talento ineguagliabili. Si trattava solo di riportare il giusto onore sui nostri nomi, per permetterle di uscire ancora a testa alta e guardare il mondo senza vergogna. O senza una fiaschetta nascosta nella borsetta.
Poi, quell’estate, quella bolla di sapone si ruppe. Vidi con chiarezza quanto fosse patetica, vittima e carnefice di se stessa. Aveva scelto di vivere per una sofisticata forma di autodistruzione, che nel suo ordine delle priorità veniva prima di qualsiasi altra cosa.
Fu così che, improvvisamente, smisi di avere paura e iniziai a provare compassione. Trovavo pietoso il modo con cui guardava me e Lucius con occhi vitrei di alcol. Mi sentivo umiliato dalle sue sceneggiate violente in cui a malapena riusciva a impugnare una bacchetta. Era solo una donna vinta dai propri fantasmi.
A tratti mi sentivo adirato con lei, che era stata una così pessima madre.
Dopo che capii di essere innamorato di Lily la mia rabbia raggiunse il suo apice. Sentivo che se non fossi stato così ridicolmente indottrinato probabilmente le cose tra noi sarebbero potute andare diversamente. Anche oggi, a distanza di anni, non riesco ad impedirmi di ritenere mia madre in parte responsabile delle mie scelte sbagliate.
A rendere tutto più amaro, è il pensiero che l’estate in cui smisi di vederla come un modello cui asservirmi, fu la stessa in cui lei iniziò, senza che io ne avessi una piena coscienza, a provare a risalire dal baratro in cui era precipitata.
 
- Tra qualche anno avrai l’età in cui io e Tobias ci incontrammo per la prima volta…- mi afferra il naso con un paio di dita scheletriche – Saresti potuto diventare bello come lui se non avessi avuto questo…
Lancio uno sguardo allarmato verso Lucius. Lui sembra molto impegnato nel decidere se forse non sia meglio l’argento per il suo mantello, ma so che ci sta osservando. Mi sento profondamente umiliato da questa scena patetica. Potrei liberarmi di lei in pochi istanti, se lo volessi.
Mia madre mi si fa ancor più vicina e riesco a osservare il sudore che le imperla la fronte, mentre alcune ciocche grigie le giacciono disordinate sulle tempie. L’odore di gin raggiunge fetido le mie narici tappate dalla sua presa che si fa più ferrea quando tento di distogliere lo sguardo dallo spettacolo pietoso che è diventata.
- Devi fare attenzione, Severus – bisbiglia – Fai attenzione. Attenzione, capisci? E’ importante che tu stia attento… - strabuzza gli occhi celesti – Promettimi che farai attenzione…- biascica altre parole, sconnesse, che non colgo, mentre la sua presa si fa dolorosa sul mio naso – Prewett lui… Attenzione… Tu non… Severus, piccolo… Attenzione! Se le cose dovessero aggravarsi devi andare da Bilius…
- Sono certo che il tuo piccolo Severus abbia capito, Eileen… - è minaccioso il tono gelido di Lucius, così differente da quello superficiale con cui ci si era rivolto prima, mentre stringe il polso sottile di mia madre sino a farlo sbiancare. Lei rilascia la presa sul mio naso e lo guarda terrorizzata.
- Certo… – balbetta vigliacca, frugando nelle tasche della sua vestaglia. Merlino, ti prego, fa che non stia cercando la sua bacchetta per fare la sua ennesima scenata.
- Se stai cercando la tua bacchetta, Eileen cara, credo che si trovi al piano di sopra, accanto all’ultima bottiglia di quella porcheria babbana che ti sei ingollata…
Mi madre sbianca ulteriormente mentre smette di cercare tra le sue tasche e arretra di qualche passo. I suoi occhi sono sbarrati e saettano imploranti tra me e le scale. Probabilmente sta cercando di capire se mi schiererò dalla sua parte per difenderla nel caso di una sua eventuale aggressione fisica. I suoi occhi si gonfiano di follia e sento il cuore stringermisi.
- Andiamo? – dico guardando Lucius.
Lui mi rivolge un sorriso cordiale, mi afferra il braccio e poco dopo uno strappo all’ombelico mi strattona via da quella visione patetica.
 
*
 
- Bene, Severus. King’s Cross, binario 9 ¾, primo settembre, Espresso per Hogwarts. Direi che è tempo di salutarci. La mia diletta mi attende…- Lucius mi parla senza realmente prestarmi attenzione, agitando una mano guantata, ancora contemplando dubbioso il colore del suo mantello, prima di trasmutarlo in un definitivo bianco avorio.
Alza infine lo sguardo su di me e mi osserva dubbioso.
- Si direbbe che qualcuno ti stia cercando… - allude con un ghigno divertito a qualcosa alle mie spalle, mentre io lo osservo con aria disinteressata. Nel petto sento il cuore accelerare la sua marcia. Mi costringo a voltarmi lentamente già sapendo a cosa si riferisce.
Lei è lì. Bella. Bella e basta. Con le labbra gonfie e rosse, che reclamano un bacio. Annego alcuni istanti nel verde dei suoi occhi, dimentico del mondo. Non ci sono altri intorno a noi. Mi trattengo in gola un groppo di desiderio, che deglutendo tradirebbe la mia voglia di spogliarla dei suoi abiti babbani. Incarcero il mio bisogno di accecare tutti i presenti. Non voglio che la vedano. La scollatura della sua camicetta di lino, la curva dei suoi fianchi attraverso i jeans. Non voglio che sappiano anche loro quanto è bella, questa creatura infernale capace di accenderti dentro la vita.
Indugia nei miei occhi, per poi fare una smorfia irritata guardando alle mie spalle. Ho un lieve sussulto al ricordo di Lucius, che ancora aspetta dietro di me.
Il mondo riprende a brulicare intorno a noi, interrompendo quell’istante di pura magia. Mi volto lentamente e senza esitare poso il mio sguardo nel grigio di Malfoy.
- Non sono certo di capire a cosa ti riferisca, Lucius… - il tono della mia voce è neutro e la mia espressione è apatica. Dentro tremo al pensiero di quello che potrebbero farle se sapessero quanto conta per me, quanto mi rende vulnerabile e patetico.
Lucius si apre in un largo sorriso, di sincero divertimento. Mi ricorda quello di un predatore che sta per affondare i denti nella sua preda.
- Davvero molto bravo, Severus… Molto bene, riuscirei quasi a credere che quella ragazza non significhi alcunchè per te se non sapessi di tutte le tue scappatelle estive per andare da lei…
Mi costringo a non gemere, svelando così il terrore che quelle parole mi incutono.
Mi sono illuso, come il peggiore degli stupidi. Ho davvero creduto che uno dei prediletti servitore dell’Oscuro Signore potesse essere realmente uno sciocco vanitoso, troppo preso dal suo amore per il lusso e le cose belle per accorgersi di me. O di lei, che è sicuramente la cosa più bella su cui io abbia mai potuto posare i miei occhi. Sono stato ingenuo ed ora a causa mia lei è in pericolo. Lei e i suoi genitori.
Non me lo perdonerei mai se per causa mia succedesse qualcosa a Harry o Martha.
Di Petunia possono fare quello che vogliono.
- Non fare quell’espressione tesa o tutto il tuo sforzo per apparire indifferente finirà per perdere di credibilità… - Lucius si piega verso di me, i suoi capelli biondi che sfiorano la mia spalla, mentre il suo respiro mi solletica l’orecchio, facendomi rizzare tutti i peli della schiena – Il tuo segreto è al sicuro con me. A tutti in gioventù piace intrattenersi con qualche frutto proibito, l’importante è abbandonare questi licenziosi passatempi, crescendo – fa una pausa prima di riprendere a parlare, durante la quale mi impongo di contenere il fiume in piena che è la mia ira nel sentire definire Lily “un licenzioso passatempo” – Il tuo segreto sarà al sicuro – lei, lei sarà al sicuro, non il mio amore segreto – sintanto che tu manterrai il massimo riserbo sul nostro.
Lucius si allontana da me e mi sorride cordiale.
- Siamo intesi, Severus? – annuisco, lasciando che i capelli mi coprano il volto e la paura crescente in me - E ti prego, fa qualcosa per i tuoi capelli. Non riesco a credere che un pozionista dotato come te non sia in grado di prepararsi una qualche lozione anti unto.
Prima che io riesca ad articolare una risposta sagace o remissiva, l’erede dell’impero Malfoy è scomparso in un schiocco.
 
Quell’estate ero stato messo a parte di alcuni dei piani dell’Oscuro Signore. Per la prima volta dall’inizio di quella nostra strana collaborazione, mi era stato chiaramente detto il motivo per cui venivano prodotte quelle pozioni e quali sarebbero stati gli utilizzi. All’epoca pensavo che fosse un grande onore venir informato così chiaramente dei piani del nostro Signore. Mi sentivo importante e necessario alla causa in cui, mio malgrado, mi sforzavo di credere. Nonostante le mie preoccupazioni per Lily e le lunghe lezioni filobabbane di Prewett ero comunque convinto che l’Oscuro Signore avrebbe portato ordine e giustizia in un mondo che sentivo come disordinato e ingiusto.
E soprattutto quella era la via più veloce per raggiungere l’obiettivo che da anni ormai, più o meno consapevolmente, muoveva ogni mio gesto: il potere.
Avevo smesso in quei mesi di raccontarmi la favoletta per cui volevo diventare potente per dare nuovo lustro al nome dei Prince e rendere orgogliosa mia madre. O forse, semplicemente, mi vergognavo a riconoscere con me stesso che avevo fatto tutte quelle scelte a loro modo sbagliate solo per accontentare una donna patetica e afflitta come mia madre. Così andavo ripetendomi in quei giorni che il mio solo ed unico obiettivo era il potere. Da quello ne sarebbe derivata la realizzazione di tutti i miei sogni: il controllo, il dominio, il rispetto. Lily.
Mi illudevo che con quel loro fornirmi informazioni e domandare la mia opinione su quale pozione fosse meglio impiegare in questa o quell’altra operazione mi stessero investendo di una qualche forma di stima o di rispetto. Mi sentivo parte attiva di un grande meccanismo potente e capace di schiacciare tutto quello che fino ad allora si era frapposto tra me e la mia felicità. Nella mia ingenuità di ragazzo, non capivo che quelli erano solo altri test per vagliare la mia lealtà e le mie risorse.
 
Sospiro sollevato, prima di potermi accorgere di aver così palesemente manifestato la mia gioia nel vederla. Trascino il baule nello scomparto del treno e lo faccio levitare nel portabagagli.  Lei resta immobile, quasi non si fosse accorta della mia presenza, continuando ad attorcigliarsi una ciocca intorno all’indice, mentre con l’altra mano si sostiene il mento appoggiata al bordo del finestrino.
Finge di non avermi sentito entrare, lo so da come tiene le spalle contratte.
È arrabbiata perché non l’ho salutata. O perché mi ha visto in compagnia di Lucius.
Mi siedo di fronte a lei, chiudendomi la piccola porta di vetro alle spalle.
Non ho voglia di litigare con lei. È proprio per questo che non le ho detto niente della presenza di Malfoy a casa. So già cosa dirà su di lui. E anche cosa pensa di me.
Che le ho mentito, che sono un bugiardo, che mi diverto ad ingannarla, che non sa più chi sono e che è stufa di rincorrermi. So che ha ragione su tutto. Ma lo stesso non riesco a togliermi dalla testa il pensiero che lei sia mia e che io abbia il diritto di fare ciò che voglio con lei e per lei. Nessuno dice al legittimo proprietario come gestire i propri possedimenti.
Inorridisco realizzando che continuo a riferirmi a Lily come se fosse una cosa, non una persona. Anzi, una donna bellissima, precisamente.
È per questo che lei non dovrà mai stare con me. Lei merita qualcuno che la rispetti. Un uomo capace di lasciarle abbastanza spazio da permetterle di crescere rigogliosa e vitale, di sviluppare interessi, passioni, curiosità. Una persona capace di ricordarle in ogni istante quante cose ha da condividere e donare al mondo.
Sospiro.
Nessuno la amerà mai come la amo io, però.
- Lily…
- Era Lucius Malfoy il tuo carceriere estivo, non è così?
- Carceriere estivo mi pare esagerato. E’ venuto a controllare che stessi bene ogni tanto, tutto qui – dico con voce neutra, imitando alla perfezione la parlata strascicata da perfetto purosangue.
Lei si volta di scatto e mi inchioda con il verde. Sento qualcosa dentro di me gemere estasiato davanti a lei e al suo cipiglio guerriero.
- Non farlo Severus. Non farlo con me. – la sua voce mi taglia rovente e faccio uno sforzo per non mostrarle quanto mi affligga vederla così adirata con me.
- Cosa? – la mia voce è ancora apatica.
- Questo. Tu non parli così. Tu non ti comporti così. Tu non sei così! – c’è della disperazione nel modo in cui la sua voce diventa sempre più acuta. 
- Non sono cosa?
- Un Purosangue – sputa quella parola tra i denti, quasi fosse un insulto - Quindi smetti di atteggiarti da stronzo indifferente a tutti i costi. Non mi prendi per il culo! Cosa ci faceva Lucius Malfoy a casa tua? Fa parte della cricca di Bellatrix?
Resto inchiodato dal suo sguardo con il quale sembra volermi scandagliare l’animo alla ricerca di una risposta. Resto a guardarla negli occhi, perdendomi nelle sfumature di verde dei suoi occhi. Verde dei prati. Verde dei bottoncini del suo abito. Verde delle foglie estive. Mi smarrisco nella rabbia tempestosa del suo sguardo. Una rabbia legittima, quanto la mia nel vedere come offre tanto candidamente una visione del suo corpo nudo agli altri studenti indossando una camicetta dalla scollatura così vertiginosa.
Vorrei riuscire a restare concentrato. Su di lei. Sulla sua ira. Sulle sue parole. Sulla sua amarezza. Sul nostro rapporto difficile. Sui nostri non detti. Sul nostro sangue. Misto, mezzo, puro.
Ma mi smarrisco nella sua bellezza. Nella forma perfetta delle sue labbra, nell’elegante distribuzione delle lentiggini sul suo naso, sul suo collo e sulla linea sottile delle sue clavicole, che sembrano indicarmi maliziose di scendere con lo sguardo sino al bordo allusivo della sua scollatura. Sepolta dietro quella stoffa leggere c’è la promessa di una perdizione aulica.
- Severus! – mi riscuoto e realizzo solo ora che ho smesso di guardarla negli occhi e che da troppo sto guardando verso la sua scollatura. Lei incrocia le braccia al petto, in un gesto che probabilmente dovrebbe essere pudico, ma che le strizza il seno, ora pronto a esplodere fuori dal taglio a V della camicetta – Cosa stavi guardando?
Bene, ottimo! Alla faccia dell’imparare a non far capire a nessuno con quanta brama io la desideri. Fissare la linea sinuosa del suo corpo è il modo migliore per non svelare a nessuno i miei istinti.
- Guardami negli occhi quando ti parlo! E’ inutile che guardi altrove e ti fingi distratto! Voglio lo stesso la verità! Perché uno come Lucius Malfoy è venuto tutta l’estate ad accompagnarti alla stazione?
- Perché Bellatrix era troppo presa coi preparativi del matrimonio per farlo, mi pare ovvio, Lilian.
Ci voltiamo di scatto verso la porta dello scomparto dove Regulus ci sta osservando con aria annoiata.
Lily apre e chiude la bocca un paio di volte senza realmente riuscire a dire alcunchè.
- Forse prima di fare certi dialoghi vi converrebbe insonorizzare la stanza – il suo sorriso è glaciale e disinteressato.
Si siede accanto a me e inclina la testa per salutarmi, ignorando platealmente Lily. Stupido. Lui che può averla, lui cui è stato concesso il miracolo di saggiare quelle labbra tenere dovrebbe solo rivolgersi a lei con parole di miele e sguardi adoranti. Non certo ignorarla.
Un’aria pesante e densa cala tra noi.
Non è mai stato così tra noi tre. Anche quelle volte in cui ci siamo apertamente scontrati per questioni di convinzioni o per idiozie. Non è mai stato così. Di fondo c’era sempre la consapevolezza di un legame assurdo e tenero che ci univa gli uni agli altri. Eravamo un trio equilibrato, nelle nostre apparenti diversità. Origini diverse, storie dissimili, percorsi distanti che lo stesso ci avevano condotti gli uni agli altri e che ci avevano fatti sentire finalmente a casa.
E tutto questo ora sembra essersi smarrito. Mi chiedo cosa abbia realmente rotto l’equilibrio, se la storia d’amore tra i miei migliori amici, o la mancanza di fiducia che abbiamo mostrato gli uni verso le parole degli altri.
Lily ci osserva, forse facendo le mie stesse valutazioni, spostando il verde dall’uno all’altro, come se fosse indecisa su chi tra noi due attaccare per prima. Regulus invece ha estratto dal suo baule un pesante volume e ci si è immerso senza prestarci ulteriormente attenzione.
- Come dovrei interpretare questo tuo comportamento? – Rab, ancora chino nella sua lettura, non si è accorto di essere la vittima designata della furia di Lily. Gli tiro una gomitata e lui alza uno sguardo indifferente troppo studiato per essere spontaneo. Non capisco perché si atteggi in questo modo da nobile rampollo. Se questo suo modo di fare poteva intenerire me e Lily i primi tempi, ora questa sua supponenza non fa che irritarci.
Realizzo improvvisamente come deve essersi sentita poco fa Lily quando non ho agito diversamente da questo sciocco. E capisco anche che probabilmente dietro tutta questa studiata indifferenza di Rab ci deve essere una ragione non molto diversa dalla mia. Una ragione che potrebbe spiegare anche la penuria di lettere inviate alla sua ragazza.
- Puoi ripetere? – motivata o immotivata che sia, questa sua voce insofferente è straordinariamente irritante. Lily sembra pensarla come me perché stringe le labbra e respira un paio di volte prima di riprendere a parlare, tentando invano di controllare le note acute della sua voce.
- Rab, piantala di prenderci per il… - Lily si interrompe prima di dire una parolaccia, mordendosi un labbro. Mia. È sola mia la ragazza che usa un linguaggio volgare. – Smetti di trattarci da sciocchi. Non ci siamo mai cascati in queste tue fesserie da Serpeverde – lui alza un sopracciglio, infastidito.
- Come, scusa?
Lily sembra sul punto di esplodere. Mi lancia un’occhiata assassina.
- Che cosa vi prende ad entrambi? Cos’è questo atteggiamento da snob purosangue? State cercando modi creativi per mostrarvi superiori al resto del mondo? Per far capire a tutti chi ha il sangue puro e chi no? – accanto a me sento Rab irrigidirsi – Per questo non ti sei degnato di scrivermi? Dovevi mostrarti in qualche modo superiore? Non volevi dare troppo peso a una mezzosangue o ai sentimenti che fino a pochi mesi prima sostenevi di provare per lei? – Regulus stringe le labbra, fino a farsele sbiancare. Lily non sembra soddisfatta da quella reazione. Sembra che a muoverla sia la necessità di scaricare tutta la tensione accumulata nel corso di quell’estate. I suoi occhi saettano su di me e mi punta contro il suo indice laccato di verde. Il suo piccolo dito bianco. Delicato. Elegante. Bello come lei, perché parte di lei. - È questo che facevi con Lucius Malfoy? Mentre io me ne stavo tutto il giorno ad aspettare che passassi a salutarmi, con l’ansia di non rivederti, tu te ne stavi chiuso in cantina a farti dare lezioni su come far sentire gli altri inferiori da quel pomposo, borioso figlio di… - si morde la lingua prima di proseguire. Mia. Una parte di lei è solo mia. Malgrado la tensione crescente non so impedirmi di gioire interiormente per quella piccola conquista.
Regulus mi guarda con un sopracciglio alzato, quasi fosse più infastidito da me, che da lei.
- Non mi pare di non averti scritto – i suoi occhi dardeggiano verso di me, quasi fossi io la causa di quel litigio.
- No? Parli sul serio? Due righe alla settimana? – Lily agita le mani, protendendosi furiosa verso di noi e dando bella mostra della sua scollatura. Mi chiedo come faccia Regulus a non distrarsi ogni volta che lei parla. Persino nella sua furia non riesco a non pensare a quanto lei sia bella.
- Non mi pare che tu mi abbia risposto con più dovizia di particolari – il tono di Rab è disinteressato, ma colgo lo sguardo che Lily lancia al modo in cui Regulus si tormenta il callo sul pollice.
- E’ di questo che si tratta? Fai l’indifferente per colpa delle mie risposte stringate? Cosa avrei dovuto dirti? Mi sembrava di mandare lettere al muro, tanto erano concise le tue repliche! Ero piuttosto convinta che nemmeno ti interessasse riceverle le mie lettere! – un tremito impercettibile percuote il corpo di Regulus accanto a me.
- Certe volte sai essere davvero stupida, Lilian! Ogni pergamena che ti inviavo era un rischio, tu non sai… non puoi certo capire, tu…
- E allora spiegami!! – Lily scatta in piedi, alzando le braccia al cielo, esasperata.
Rab mi guarda di sottecchi. E capisco. Non può. Ci sono cose che lei non deve venire a sapere. Per la sua sicurezza e per la nostra.
- Non guardare lui, guarda me!
Ma Regulus china il capo, sconfitto. Non osa guardarla.
Lei apre un paio di volte la bocca, scossa. Mi lancia uno sguardo supplice.
- Spiegatemi… - bisbiglia, ma io mi affretto a spostare gli occhi verso il finestrino.
Lei crolla sul sedile, afflitta.
 
*
 
Il silenzio perdura tra noi, mentre la zona urbana fuori dal finestrino lascia il passo a quella verdeggiante dell’aperta campagna. Osservo i campi arati scorrere in quella giornata uggiosa di settembre. Il nostro quinto anno sta iniziando nel peggiore dei modi. Torno a guardare dentro la carrozza solo quanto il peso di quel silenzio mi diventa davvero insopportabile. Regulus non è tornato alla lettura del suo volume. Fissa lo stesso punto del pavimento che ha guardato quando ha scelto di non guardare Lily. Lei invece è raggomitolata sulla poltroncina, il suo diario in mano e la piuma ferma nello stesso punto, dove una grossa macchia d’inchiostro si apre nel bianco della pagina.
Inspiro una grossa boccata di quell’atmosfera afflitta, prima di parlare. So già che me ne pentirò.
- Perché ci siamo scannati? Stiamo tornando a Hogwarts. A casa. Niente più finzioni, niente più obblighi verso genitori che non possono capire o non vogliono farlo. O non sono interessati a farlo – Lily alza lo sguardo di scatto, davanti a questa mia mesta ammissione, per poi distoglierlo immediatamente dopo aver incontrato i miei occhi –Tutti e tre stavamo aspettando con trepidazione il primo settembre, non ha senso farci la guerra così. Lily, io e Rab prima abbiamo esagerato, mi dispiace.
Lily distoglie lo sguardo dalla sua pagina e lo posa su di me. Un muto ringraziamento nello sguardo. Le labbra tese in un piccolo sorriso. Il cuore mi si stringe sperando che quell’ammissione di colpevolezza la distolga dall’intenzione di indagare oltre. Regulus ci guarda di sottecchi. Mi mordo le labbra prima di costringermi a proseguire quel discorso.
- E comunque potete fingere quello che volete, ma la verità è che erano mesi che aspettavate di rivedervi. Prima lo ammettete, prima mi toglierete dall’impiccio di stare in mezzo a tutta questa tensione sessuale – la mia voce è salda, ma dentro di me tremo al pensiero che sto cercando di aiutare la ragazza che amo a stare con un ragazzo che non sia io. So che è la cosa giusta da fare. So che lui è quello che ho sempre desiderato per lei. Ma lui non è me.
Quasi non mi accorgo delle due reazioni insolite dei miei compagni di viaggio. Lily, invece di guardare Rab, posa il suo sguardo sorpreso su di me. Ed è così intenso il modo in cui i suoi occhi si posano su di me che ho quasi la sensazione di venirne corroso.
Dall’altro lato, Regulus deglutisce rumorosamente e distoglie lo sguardo da noi. Arrossendo.
All’improvviso Lily stacca gli occhi da me e guarda lui, per poi lasciarsi sfuggire una risatina, che cerca poi di trattenere mettendosi una mano davanti alla bocca.
- Non posso crederci! Principe, vedi anche tu quello che vedo io? – la sua voce è leggera, divertita. Un ghigno si dipinge contemporaneamente sui nostri volti. Siamo di nuovo complici. Sono stato assolto e lei è di nuovo mia.
- Un evento così raro non può certo sfuggirmi…
- Regulus Arcturus Black che arrossisce vistosamente!
- Incredibile!
- Io non stavo arrossendo! – Regulus si ingobbisce su se stesso, cercando di nascondere la sfumatura rossastra che gli colora gli zigomi affilati.
- E io non mi chiamo Severus Piton! – Lily ride.
- Raaab, non ti nascondere, non c’è niente di male!
- Smettetela! – Regulus non riesce a trattenere l’imbarazzo nella sua voce.
- Eddai, non c’è niente di cui vergognarsi! – Lily ride divertita – Sono contenta anche io di rivederti! – si alza e si fa spazio, sedendosi tra noi. Mi lancia un rapido sguardo da sotto le ciglia lunghe. Il palmo della sua mano sfiora il mio e mi impongo di terminare quel respiro che mi è rimasto incastrato in gola. Poi, con un gesto fluido quanto inaspettato, poggia la sua tempia sulla spalla di Rab.
Regulus alza lo sguardo di scatto, sorpreso, quasi si fosse dimenticato nel corso di quei mesi lontano da lei, della sua spontaneità affettuosa. Rilassa improvvisamente le spalle, mentre sembra che molti dei turbamenti che lo avevano trattenuto sino ad allora dal sorridere lo abbandonino. Le rivolge la sua smorfia sorriso per poi guardare anche me negli occhi.
Sussulto. Quest’estate appena trascorsa è stata in qualche modo rivoluzionaria anche per lui, un oscuro turbamento si agita tra i giovani tratti del suo viso.
Resto in silenzio, con l’assurda speranza in gola che lei intrecci le sue dita alle mie, mentre il suo profumo di margherite mi anestetizza i pensieri. E per un secondo mi abbandono alle fantasie di viaggi in treno con lei sdraiata sulle gambe e i suoi capelli tra le dita, mentre discutiamo di itinerari lontani. Per la mente si dipingono sprazzi di giornate interminabilmente brevi, trascorse a guardarci negli occhi e a sentire i nostri respiri vicini. Sogno che lei sia mia e di essere suo. Sogno un mondo diverso da questo, fatto di luce, di rispetto e cose semplici.
Poi Regulus fa risalire il palmo della sua mano lungo la schiena di Lily, per scostarle i capelli e accarezzarle una guancia. E tutti i miei teatrini romantici si infrangono.
La realtà è davanti a me: loro due sono gli innamorati. I loro sguardi si rincorrono e tutte le parole che hanno da dirsi stanno nei loro occhi. Rab è quel tipo di mago brillante, educato e rispettoso che ho sempre sostenuto di volere per Lily. E lei è quel tipo di strega straordinaria, bellissima e capace di aprirti al mondo con un solo tocco. La ragazza che tutti sognano.  
Lei non è mia.
Lei è di Regulus.
No. Lei non è di nessuno, ma ama il mio migliore amico.
L’aria mi viene a mancare in gola e improvvisamente quello scomparto mi sembra troppo piccolo, quel sedile è troppo stretto per noi tre. Loro hanno molte cose da dirsi. E io ho molte cose che non voglio vedere succedere tra loro.
- Bene! Vado a vedere se trovo la signora del carrello dei dolci. A dopo!
Quasi corro via. Lontano da quell’amore che non sarà mai per me.
Mi chiedo se sia davvero amore. Se lei ami lui e lui ami lei. E non riesco a capacitarmi di come Regulus intenda gestire tutto questo. Malgrado sulla carta siano perfetti, ci sono alcuni piccoli dettagli che rendono questa equazione di difficile risoluzione. Mi chiedo come Rab riesca a districarsi tra le sue diverse identità incongruenti e inconciliabili. Mangiamorte e fidanzato di una mezzosangue. Amico di un sangue misto e unico erede di una famiglia il cui motto inneggia alla purezza del sangue. Un mentore ideale che inneggia alla distruzione concreta di tutti i portatori di sangue impuro e una seconda famiglia composta da vittime di quella carneficina. Il sangue è ovunque in questa nostra storia e ho il terrore che prima o poi uno di noi tre si troverà a dover raccogliere quello dell’altro. Realizzo di colpo che è già successo. Uno di noi ha già versato il suo sangue per via della causa.
Il ricordo di Lily riversa a terra e sanguinante, pestata con una furia indicibile mi mozza il fiato in gola. Resto immobile cercando di cacciare quel ricordo e di tornare a convincermi che non è stata opera di adepti dell’Oscuro Signore, ma una semplice bravata da ragazzini.
Sul finestrino proprio in quell’istante inizia a battere una pioggia scrosciante. Grosse gocce d’acqua distorcono la visuale sulle campagne inglesi. Questo quinto anno sta decisamente cominciando nel peggiore dei modi.
Mi infilo le mani nelle tasche dei pantaloni sgualciti, sospirando. Ed è solo in questo modo che realizzo con orrore di non avere con me nemmeno uno zellino. E neanche la divisa con cui cambiarmi. Dovrò restarmene come un imbecille a zonzo per i corridoi del treno sino a chissà quando, in attesa che quei due finiscano di tubare.
Prima che la mia testa abbia potuto ideare un piano migliore, le mie gambe hanno preso a percorrere a ritroso il corridoio.
In realtà non voglio lasciarli soli. In realtà mi tormento col desiderio di mettermi tra Lily e Regulus. In realtà, bramo, non troppo segretamente, di veder andare in pezzi proprio lei, ferita dalle incongruenze di lui, per poterli poi raccogliere tutti e diventare il suo eroe, il suo punto di riferimento e per farmi guardare con occhi diversi. Voglio tingere il verde del suo sguardo di desiderio e bisbigliare nel suo orecchio a tutte le ore del giorno e della notte quanto io la trovi bella. Non più amico, ma innamorato.
E poi…
Rallento il passo, in prossimità di quello che era il nostro vagone.
Poi mi unirò al Signore Oscuro, perseguiterò tutti gli sporchi mezzosangue di giorno e professerò di amarla di notte? Poi consegnerò nelle mani dei Mangiamorte i nomi di tutti i nati babbani della scuola, tranne il suo? Poi lei mi perdonerà con un sorriso e mi dirà che non importa se per lavoro e vocazione preparo pozioni mortali per i suoi amici e parenti? Poi lei, senza esitare, passerà oltre il fatto che io abbia gli stessi vizi e le stesse ossessioni che potrebbero diventare l’unica, valida ragione per separarsi da Regulus?
Mi arresto davanti allo sportello, un macigno in gola. Lei non potrà mai sapere e vedere ciò che provo per lei. Non dovrò mai cedere al desiderio di mettermi tra loro. Se Regulus è stato capace di trovare un modo per gestire e conciliare tutte queste incongruenze, allora lui è riuscito dove io so che fallirei e per questo è migliore di me.
Lei starà con Regulus.
Regulus, che ora la sta baciando teneramente, con in pugno una ciocca rossa dei suoi capelli, sciolti sulle spalle. L’elastico con cui li teneva costretti in una coda alta giace ora a terra, dove l’ha abbandonato la mano di lui prima di posarsi possessiva sui fianchi di lei. O forse a gettarlo a terra, solitario e insignificante, è stata la mano di Lily prima di correre a carezzare il collo di lui.
Si baciano con una passione inaspettata, quasi senza prendere fiato. Rigidi nelle loro posizioni e forse nell’imbarazzo dovuto alla lontananza prolungata.
Osservo questo spettacolo a lungo, incapace di sottrarmi ad una sofferenza acuta e pungente che sento essere necessaria ad aprirmi gli occhi.
Lily Evans non sarà mai la mia ragazza. Né la mia donna. Né la mia innamorata.
Lily Evans è una nata babbana. Una mezzosangue. Io mi sto faticosamente costruendo una posizione tra le nobili file dell’Oscuro Signore, dove conquisterò finalmente ciò che mi spetta. Potere. Gloria. Rispetto.
Ma non il cuore di colei che amo.
- Ora fai anche il guardone, Mocciosus? Ti sei finalmente accorto che lei non è alla tua altezza?
La voce ci Sirius Black mi colpisce l’orecchio troppo tardi. Faccio in tempo a realizzare la sua presenza al mio fianco, prima di ritrovarmi appeso a testa in giù.
Lui scoppia a ridere sguaiatamente, mentre invano tento di impedire alla mia camicia troppo larga di mostrare a tutto il treno gli sfregi sul mio torace e il bianco innaturale della mia pelle.
- Fammi scendere – dico tra i denti, cercando di non tradire la rabbia che mi muove.
- Altrimenti cosa farà una serpe unticcia e insignificante come te, Mocciosus? – nei suoi occhi c’è una scintilla malevola e crudele, che fa suonare un allarme nella mia testa. È arrabbiato. Mi agito e cerco di raggiungere la mia bacchetta, ma lui è più rapido di me e intuendo le mie intenzioni me la sfila dalla tasca.
- Non che io creda davvero che tu possa nuocermi in alcun modo usandola – dice sventolandomela sotto il naso, prima di farla sparire nella tasca posteriore dei suoi jeans sgualciti – ma non vorrei ti facessi troppo male usando qualche strana formula oscura…
Mi sorride diabolico, mentre dentro di me infuria una tempesta. È arrabbiato e ha scelto me per scaricare la sua ira.
- Vedo che l’estate non ha giovato al tuo senso dell’igiene, Mocciosus… Forse tua madre si è scordata di dirti che bisogna lavarsi ogni tanto…
- E forse la tua si è dimenticata di spiegarti che non c’è onore nell’aggredire un rivale alle spalle…
- Rivale?
- Ma più probabilmente – proseguo senza badare al suo tono sarcastico – la tua cara mamma ha semplicemente deciso dare questi insegnamenti all’unico dei suoi figli che considera degno del suo amore… - il ghigno sulle sue labbra scompare, mentre lo guardo con disprezzo.
- Forse non lo considererebbe tanto degno del suo amore se sapesse chi sta limonando proprio in questo momento! – James Potter fa la sua trionfale comparsa alle mie spalle, venendo accolto da un’espressione piena di gioia da parte di Black. Ovviamente. Dove c’è l’uno non può mancare l’altro. Lo osservo mentre si sposta i capelli disordinati. La mano gli rimane bloccata a metà strada quando i suoi occhi si posano sullo scomparto alle mie spalle, dove immagino che Lily e Regulus si stiano ancora baciando. Questo solo pensiero riesce a stordirmi più dell’assurdità di questa situazione. O del sangue che continua ad affluirmi alla testa.
- Ramoso! Ti stavo cercando! – Black gli si avvicina e i due si abbracciano brevemente.
- E’ bello vederti, Felpato!
- E’ passato troppo tempo, in effetti…- Black ridacchia, mentre Potter annuisce.
- Quest’ultima settimana è stata una noia mortale!
- Non me ne parlare… - Black abbassa lo sguardo e un velo di orrore gli attraversa il viso. Questi Grifondoro sono così patetici. Non sono in alcun modo capaci di celare i loro pensieri. Si lasciano leggere come libri aperti. James al suo fianco sposta il peso da un piede all’altro prima di tornare a toccarsi i capelli.
- Ah! Prima che me ne dimentichi mia madre ti manda i suoi saluti! – Black alza lo sguardo sorridendo.
- Speravo che Magda mi mandasse una scatola di quei suoi deliziosi biscotti allo zenzero! Questi pochi giorni lontani dalla sua cucina mi hanno seriamente provato! – dice battendosi volgarmente una mano sulla pancia.
- Ovviamente ho anche quelli! Ricordami di darteli più tardi! Hai visto Codaliscia o Lunastorta? Devo chiedere a Remus di farmi copiare il suo tema di Pozioni e poi…
- Scusate se interrompo queste vostre effusioni, ma pretendo che mi facciate scendere…- i due si guardano ghignando prima di voltarsi verso di me.
- Oh! Mocciosus, mi ero dimenticato che ci fossi anche tu! Vorrei poter dire che è un piacere rivederti, ma noi Grifondoro non mentiamo! – mi sorride affabile prima di tornare a guardare nello scomparto.
- Potter…
- Allora, che ne facciamo di lui? – Black mi indica con un dito ossuto. Il suo tono è divertito e giocoso, ben lontano dalla rabbia che poco prima lo aveva tanto agitato.
- Fatemi scendere!!
- Potremmo lasciarlo qui fino a quando non si accorgeranno di lui, probabilmente…– Potter si interrompe osservando lo spettacolo alle mie spalle e corrugando la fronte – Probabilmente, se continuano così, se ne accorgeranno solo quando arriveremo a Hogwarts…
I due restano a fissare alle mie spalle come incantati per alcuni minuti, poi Black sembra scuotersi e guarda Potter con un’espressione sinistra in viso.
- Potremmo impastoiarlo e chiuderlo in bagno. A giudicare da come sono impegnati quei due, che per inciso, Mocciosus – mi rivolge un sorriso meschino – sono gli unici cui potrebbe importare della sua assenza, nessuno si accorgerebbe della tua sparizione, sino all’arrivo in Sala Grande. E potresti tornare da dove sei venuto in tutta serenità…- Potter mi sorride.
- In effetti, un anno senza Mocciosus tra i piedi non sarebbe affatto male…
- Potter! Che stai facendo? – tutti e tre ci voltiamo verso lo stretto corridoio da cui è sopraggiunto Potter. Con già la divisa indosso e una spilla da prefetto appuntata al petto Mary MacDonald si erge in tutta la sua scarsa altezza. I lunghi capelli biondi le cadono in onde ordinate sino al fondo schiena e un rossetto troppo sgargiante conferisce alle sue labbra sottili un tocco estremamente volgare.
I suoi occhi saettano verso me e Potter, che probabilmente trova ugualmente disgustosi, e infine si posano su Sirius. Un lieve rossore le colora le guance e quando torna a parlare la sua voce sale di un acuto.
- Oh. Ciao, Sirius! – Potter si scambia uno sguardo d’intesa con Black, che si apre in un sorriso cordiale e falso, mentre muove qualche passo verso la ragazza.
- Ehilà, Mary! Che bello vederti!! – dalla faccia della MacDonald si direbbe che non riesca a capacitarsi del fatto che “il suo Sirius” si sia ricordato il suo nome dopo tre mesi di lontananza – Come sono andate le vacanze?
- B-bene – Mary arrossisce ancora di più – E le tue?
Sirius si fa avanti e le mette un braccio intorno alle spalle, dirigendola verso la fine del vagone e lontano da me.
- Molto bene – mentre Mary ci dà la schiena, Black si volta a guardarci da sopra la spalla e fa l’occhiolino a Potter, che ghigna – Io e James siamo andati a farci un giro nel mondo babbano e ci siamo davvero divertiti… - fantastico, quell’oca si è fatta irretire da quell’idiota e ora dovrò restare appeso per sempre! Ma non darò a questi due la soddisfazione di sentirmi supplicare per chiedere il suo aiuto!
Lancio uno sguardo preoccupato verso Potter che mi sta osservando con lo stesso amore con cui mamma criceto guarda i propri cuccioli prima di divorarli.
Dannato maiale! Gliela farò pagare amaramente per questo trattamento!
- Che sta succedendo qui?
La voce di Lily alle mie spalle mi fa gelare il sangue. Non voglio che mi veda così, non voglio che pensi di me che sono un debole che non sa difendersi, non voglio che colga la mia vergogna. Mi dimeno con più forza cercando di darmi un contegno o di combattere in qualche modo quel dannato incantesimo. Intravedo dietro di me, al contrario, Lily ritta in piedi sulla porta con i pugni sui fianchi e Rab ancora seduto mentre si massaggia la cima del naso con aria costernata.
Black e la MacDonald arrestano la loro camminata e la bionda si volta a guardarci, improvvisamente pallida in volto.
- Mary! - nel tono di Lily c’è tutta la sorpresa e la gioia tipiche di chi incontra una vecchia amica dopo troppo tempo.
- Lily…- la voce di Mary rivela chiaramente quanto quell’incontro sia per lei una sgradita sorpresa.
- Ti hanno nominata prefetto! – il tono di Lily tradisce una vena di sorpresa, che probabilmente in qualche modo è condivisa da tutti. Nessuno si spiega come un’oca insulsa e priva di qualsivoglia talento magico possa essere stata nominata prefetto, soprattutto se a farle concorrenza c’era una come Lily Evans.
- Chi lo avrebbe mai detto, eh? – la stessa MacDonald sembra essere consapevole di quanto quella spilla sia immeritata.
- E’ un’ottima notizia! Dammi una mano a far scendere Sev!
- Finalmente ti ricordi di me, grazie… - nessuno risponde al mio commento piccato. Per un attimo mi sorge il sospetto di essere stato sottoposto a qualche incantesimo a mia insaputa.
- Veramente, Evans, io e Mary stavamo per andare a farci un giro – Mary si volta di scatto verso Sirius, rivelando a tutti la plateale bugia insita nelle sue parole.
- Sirius, non hai di meglio da fare che infastidire il prossimo? – la voce insofferente di Rab giunge inaspettata alle mie spalle. Lo vedo alzarsi e portarsi dietro Lily, avvolgendole la vita con un braccio.
- Qualcosa di meglio, tipo cosa? Magari quello che stavi facendo tu in quello scomparto con lei? Nostra madre lo sa che te la fai con una nata babbana? – a quelle parole Mary trattiene rumorosamente il fiato, mentre Lily apre la bocca in una smorfia stupefatta, per poi rimpiazzarla con uno sguardo furibondo. Uno strano silenzio cala nel corridoio. Nessun Grifondoro fa mai riferimento esplicito alle origini dei propri compagni di casa. In quel covo di filobabbani sono tutti convinti che chiunque abbia diritto ad usare la magia. Fosse per loro ogni babbano dovrebbe poter giovare dei privilegi della magia. Loro non capisco che la Magia è un dono per pochi eletti.
- No. Lei non lo sa. Ben poche cose sembrano riscuoterla dal dolore profondo in cui è precipitata da quando tu ti sei rivelato un tale figlio degenere…- un ringhio ferino esce dal petto di Black.
- Felpato… - il richiamo di Potter rimane inascoltato.
- Cosa vorresti dire? – Black avanza bellicoso verso di noi. La sua voce è un sibilo furibondo, mentre scopre i denti come una bestia pronta ad attaccare.
- Sei la vergogna della nostra famiglia…
- Rab! – la voce di Lily è acuta.
- Brutto stronzetto viziato! – alle mie spalle sento un certo trambusto, di vestiti che si sgualciscono e scarpe che incespicano – Te la faccio vedere io…
- Sirius! – la preoccupazione innaturale nella voce sempre ben dosata di Lily mi fa temere per la sua incolumità. Mary sembra pensarla come me perché si avvicina alla porta dello scomparto velocemente e ignorandomi completamente mentre mi passa accanto.
- Felpato, lascia perdere!
- Picchiami pure. Da te non mi sarei aspettato nulla di diverso – la sua voce è calma e suadente, ma dopo anni so riconoscere quanta amarezza vi sia in quel tono strascicato -  Del resto solo i veri maghi risolvono i loro diverbi con un duello.  
- Che cazzo vorresti insinuare, razza di…
- E quando avrai finito di pestarmi e nostra madre si precipiterà al mio capezzale, rinnegandoti e proclamandomi suo unico, degno e amato erede allora avrai le prove tangibili che ho ragione – la voce di Rab è affilata. Sono tutte bugie. La madre di Rab non verrebbe mai a prendersi cura di lui. Lo so persino io – E allora ti sarà chiaro: sei la vergogna della nostra famiglia.
Segue il suono soffocato di un pugno e l’urlo furibondo di Lily. Mary emette un urletto patetico, mentre io mi dimeno per riuscire a vedere che stia succedendo alle mie spalle.
Sirius, un altro pugno caricato pronto ad abbattersi su fratello, resta in piedi davanti a Regulus, che giace ai suoi piedi con uno zigomo contuso, mentre con una mano cerca di rialzarsi. Un ghigno innaturale gli dipinge il volto. Qualcosa deve essere successo anche tra loro, altrimenti non si spiega tutto questo. Intanto Potter sta cercando di sollevare Sirius per allontanarlo da suo fratello. Lily osserva la scena pietrificata, con la mano sulla bocca e gli occhi pieni di lacrime, seduta sul bordo di un sedile su cui probabilmente è ricaduta durante la colluttazione.
- Sirius! – Mary sembra disorientata da quello scoppio ferino del suo principe azzurro.
- Felpato lascialo! – Black si libera della sua presa e si scaglia ancora contro Regulus, sferrandogli un secondo pugno che la induce nuovamente a piombare a terra.
Alla mia sinistra uno scalpiccio, mi segnala che anche il resto del treno si è accorto che una rissa è in corso tra Serpeverde e Grifondoro. Molte teste di giovani più o meno noti si affacciano da altri scomparti del treno. Un paio di Grifondoro del secondo anno, si affacciano da quello accanto al nostro, incerte sulla necessità di intervenire.
- Che avete da guardare? – sibilo, fulminandone quanti più possibile con lo sguardo, ancora appeso per i piedi e impossibilitato in qualsiasi modo a risultare credibile – Sparite, o vi giuro che la pagherete molto cara non appena mi sarò liberato! – molte teste svaniscono, ma le ragazzette continuano a osservarci.
- Sirius, ora basta! – la voce di Lily richiama la mia attenzione e torno faticosamente ad agitarmi per vedere quanto avviene nello scomparto.
Lily è ai piedi di Black, inginocchiata di fronte a Regulus, mentre tenta di soccorrerlo. Con mani premurose e delicate cerca di spostare la mano con cui Rab si regge il naso, senza emettere un gemito, malgrado stia perdendo molto sangue. I due fratelli sembrano intenti a studiarsi e immuni a qualsiasi richiamo dall’esterno. Sirius in piedi con i pugni stretti ansima rumorosamente. Potter gli tiene una mano sulla spalla.
Poi Regulus, invece di abbassare lo sguardo, alza ancora il mento e tende un angolo della bocca.
- E’ meglio che tu la smetta, se non vuoi trovarti a dover affrontare una verità troppo amara…
Black carica un altro pugno, incurante della presenza di Lily tra loro due. Mi agito di più. Devo fermarlo. Le farà del male e quella stupida certamente non si toglierà in tempo. Dove ha lasciato la bacchetta quella sciocca? Sarebbe capace di prendersi il pugno al posto di Rab, solo per permettere a Sirius di sfogarsi.
- Petrificus totalus!
Sirius si blocca col pugno levato, poco prima di fare una strage. I suoi occhi saettano verso l’amico e fratello di mille scorribande. Potter lo guarda affranto con la bacchetta in pugno e sospira.
- Felpato… - i due si guardano a lungo e una muta conversazione avviene tra i due. Qualcosa da cui noi restiamo completamente esclusi. Sul viso di Regulus si tende un ghigno amaro, mentre china finalmente lo sguardo – Non vale la pena finire in punizione per coglioncello - lancia uno sguardo a Lily, che sembra essere persino più sconvolta di Sirius nel vederlo alzare la bacchetta contro l’amico, e sospira. Per qualche assurda ragione, sembra essere sollevato, come me – E’ meglio se andiamo a parlare lontani da queste serpi…
Con un gesto veloce libera l’amico dall’incantesimo che lo teneva immobilizzato. Sirius guarda tutti con furia, quasi li ritenesse tutti responsabili delle parole che gli erano appena state rivolte e del tradimento del suo migliore amico. Poi senza aggiungere altro, si volta ed esce dallo scomparto, urtando intenzionalmente la spalla di Potter. Mi passa accanto, seguito subito dopo dalla MacDonald che lo rincorre per alcuni passi, fermandosi poi indecisa. La osservo contrarre le spalle, mentre lo osserva allontanarsi con aria afflitta.
- Black!! Fammi scendere!! E rivoglio la mia bacchetta!!!
Sirius, arrivato quasi alla fine del vagone, si volta, il viso distorto in una maschera di sofferenza, e, con un gesto furibondo della bacchetta, mi fa schiantare violentemente a terra. Durante l’urto perdo il contatto visivo, ma poco dopo sento il rumore del pezzo di legno che viene lanciato con furia per terra. Alcuni passi mi segnalano che la MacDonald si è decisa a corrergli dietro.
Quando riapro gli occhi, dopo essermi rimesso in una posizione quasi eretta e aver sconfitto un paio di capogiri dovuti all’improvviso ritorno del regolare fluire del mio sangue, mi accorgo che un paio le ragazzette Grifondoro stanno accora osservando la scena sogghignando. La pagheranno cara.
Poi un suono alle mie spalle, gela la mia rabbia tempestosa verso quegl’innocenti spettatori.
- Grazie, Potter… - la voce di Lily cela a malapena la sorpresa che sembra agitarla.
Digrigno i denti, mentre a carponi mi muovo per raggiungere la mia bacchetta. Umiliazione liquida che mi pulsa nelle orecchie. Quel maiale di Potter è riuscito a fare la figura dell’eroe mentre io me ne restavo impotente ad osservar soffrire le persone a cui volevo bene.
Ancora una volta non sono stato abbastanza potente da controllare la situazione.
 
 
 
Vi chiedo scusa. Questo capitolo, privo di veri avvenimenti, è stato un parto. Ogni volta è un parto pensare che James possa non essere poi così male. E per me è davvero difficile riuscire a capire cosa possa portare qualcuno a diventare razzista o a lasciarsi dominare da dei ridicoli pregiudizi.
Come sempre vi ringrazio per essere qui a leggere, apprezzare e talvolta commentare.
Alla prossima

 

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Capitolo 23
*** Insoliti (dis)equilibri ***


Il quinto fu un anno strano.
Come mi disse molti anni dopo Sirius Black, quello fu il momento in cui tutti i nostri sogni infantili e le nostre illusioni si ruppero. Malgrado tutti gli incidenti che erano capitati sia a me che a Lily, fino al quinto anno era ancora salda in noi la convinzione che Hogwarts fosse un luogo protetto dai conflitti del mondo esterno. Poi, la vita, quella vera e amara, penetrò nella bolla di ottimismo e spensieratezza in cui in qualche modo Hogwarts ci aveva permesso di vivere sino ad allora.
Tuttavia, se ripenso a quei primi mesi, non posso impedirmi di ricordare quanto spensierati fossero. Tra me, Lily e Rab si era creata una sorta di equilibrio, in cui le loro dinamiche di coppia erano strettamente legate alla mia presenza. Passai dal sentirmi terzo incomodo all’essere l’ago della bilancia. Accadeva di rado che si ritagliassero del tempo per stare da soli. Anni dopo Lily mi confessò che c’era una sorta di imbarazzante tensione tra loro che riuscivano a spezzare grazie alla mia presenza. O ad intense pomiciate.
Sebbene le cose tra noi tre fossero apparentemente sospese in questo idillico equilibrio, in verità molte cose si stavano muovendo da entrambi i fronti. Gli incontri al Club dei Duellanti si erano fatti sempre più tesi e pregni di una preoccupazione, che io sapevo essere più che giustificata. Prewett mi guardava con sospetto e io stesso non riuscivo a capacitarmi del perchè frequentassi ancora un gruppo di orientamento apertamente filobabbano. Lucius, però, aveva dato indicazioni chiare a tal proposito. Immagino di essere stato una spia inconsapevole per molto tempo.
Per parte mia, più fossi riuscito a posticipare il conflitto con Lily e il disvelamento delle mie posizioni, più a lungo mi sarei sentito legittimato a stare al suo fianco. Non ero capace di trovare dentro di me un modo per conciliare i due istinti che mi dominavano in quegli anni e per questo desideravo ardentemente di rimandare il più a lungo possibile il momento in cui avrei dovuto scegliere tra l’amore e l’orgoglio.
 
- Dovresti andare a farti controllare da Madama Chips… - cantilena Lily allungando una mano verso il naso storto e violaceo di Regulus.
- Si ricomincia…- dico a fior di labbra, trattenendo a stento un sorriso, mentre copio alcune frasi sulla bella del mio tema di Trasfigurazione. Rab mi lancia uno sguardo omicida e cerca di allontanare la mano della sua ragazza, ritraendosi di lato.
Siamo seduti su una delle solite coperte d’erba trasfigurate da Lily, sotto il nostro solito albero in riva al Lago Nero. Il sole settembrino sta già calando inesorabilmente, mentre noi ci occupiamo della valanga di compiti assegnatici in questa prima settimana.
- Lilian, ti ho già detto che non ce n’è bisogno!
- E io ti ho già spiegato che se non ti fai controllare da qualcuno di esperto ti rimarrà il naso storto! – dice lei allungando nuovamente una mano bianca per sfiorarlo. Lui piega il collo all’indietro con una movimento innaturale.
- Lilian, quello che hai fatto tu era più che sufficiente!
- No, che non lo era! – sbuffa lei, facendomi sorridere – Io non sono una medimaga! Dovresti farti controllare da un professionista!
A quest’ultima affermazione segue una piccola colluttazione tra i due, durante la quale Lily cerca di fermare il viso di Rab in una certa posizione per osservare meglio la gobba del suo naso prima perfettamente all’insù, mentre lui cerca, invano, di ritrarsi e sottrarsi alle sue attenzioni. Che ingenuo!
Dopo il fallimento di alcuni tentativi meno aggressivi, lei gli si butta addosso con tutto il suo corpo, atterrandolo. Deglutisco, imponendomi di non gemere davanti a quello spettacolo, mentre Rab tutt’altro che intontito dalla vicinanza col corpo di lei continua a dibattersi per allontanarla.
- Severus, dille qualcosa! – geme lui, mentre lei si issa a cavalcioni su di lui, ridendo vittoriosa. Gli prende il volto tra le mani e lo analizza da ogni angolatura con fare critico.
- Severus, prova a dire qualcosa e dirò a tutta la scuola che da piccolo giocavi con le bambole! – dice senza guardarmi – E ora, Rab, stai fermo!
- Severus giocava con le bambole?!?
- Ovvio che no, idiota! – protesto, alzando finalmente lo sguardo dalla mia pergamena. Lily come richiamata da quel gesto, si volta per pochi secondi a guardarmi divertita. So già che passerò tutta la notte a sognarmi quella scintilla maliziosa nei suoi occhi e le sue cosce bianche scoperte dalla lotta con Rab. Deglutisco il desiderio e torno a scrivere sulla mia pergamena.
- Spargeresti davvero voci false su un tuo amico, Lilian? – dice Regulus, divertito.
- Può darsi… - lui le fa la sua smorfia sorriso e si decide a smettere di combattere contro di lei. Le posa le mani sui fianchi e la attira a sé
- Sei una vera serpe… - le dice prima di baciarla teneramente.
Alzo lo sguardo e li osservo. Tento di imprimere quell’immagine perfetta e delicata nella mia mente. Mi forzo a mantenere un’espressione indifferente e neutrale. Questa è la realtà. La mia coscienza scricchiola sotto il peso di quell’evidente storia d’amore.
 
*
 
- E continua a parlare e parlare e parlare… “Come è faticoso essere prefetto” – la voce di Lily diventa stridula in una pessima imitazione di quella della MacDonald – “Come è bello Sirius. Quanto è luminoso il mondo quando l’amore della tua vita ti ricambia” e blablabla… - apre e chiude la mano a mimare le labbra di Mary – Io davvero non capisco come ho potuto sopportarla fino ad ora!! Continua a parlare! Incessantemente!
- Mi ricorda qualcuno… - dice Rab a mezza voce, lanciandomi uno sguardo complice con un ghigno sulle labbra, mentre sfoglia il suo pensate tomo sull’impiego del sangue di cincillà. Io, seduto di fronte a lui sullo stesso muretto, osservo Lily in piedi di fronte a noi che cammina avanti e indietro, sproloquiando il suo ennesimo monologo dopo una delle innumerevoli “non-litigate” con la MacDonald.
- E poi non la smette mai di toccarsi i capelli. Fa questa cosa per cui continua a gettarseli alle spalle, con questi atteggiamenti plateali – mima il gesto un paio di volte di seguito con frenesia, finendo con lo spettinarsi tutta – Ma perché?!? Ok, sei bionda. Ok, i tuoi capelli sono lunghissimi e luminosi. Ok, per qualche assurdo incantesimo sei riuscita a farli costantemente profumare di miele, ma non serve che me li sbatti in faccia costantemente!!!
- Lily, sei consapevole che tu…
- Non mi interrompere, Severus! – si blocca a metà strada, puntandomi un indice perentorio verso il naso. Rab sogghigna affondando ancor di più nel suo volume, per non farsi notare da lei – E smetti di ridere nel tuo libro, Rab! Ti vedo sai? – Lily si volta di scatto verso di lui, buttandosi con uno sbuffo i capelli dietro le spalle – Comunque… Non riesco a credere di averla trovata simpatica!
- Sono anni che abbiamo questo stesso pensiero! – Lily lancia a Rab un’occhiata infastidita per la nuova interruzione e poi riprende a parlare, camminando avanti e indietro. Le sue gambe, coperte da dei sottili collant neri, misurano la distanza tra me e Regulus.
-  E poi ha questo modo di ridere nuovo, come se latrasse. Ma io dico, per le mutande a pois di Merlino, perché caz…– sogghigno tra le pagine del mio tema di aritmanzia, scrivendo un altro paio di simboli, senza sollevare lo sguardo sulle sue guance che si imporporano di furia – Perché cavolo ride in quella maniera? Sembra una cagna che ulula! Che senso ha cambiare il proprio modo di ridere… Cioè, per la barba di Merlino, non che la sua risata di prima fosse gradevole! Sembrava quella di una bambina che ha passato metà della sua esistenza a fumare Marlboro, ma questa è così palesemente finta da risultare patetica! Almeno se devi forzarti di cambiare, cerca di migliorarti!
- Oggi è proprio in vena, eh? – sussurra Rab mentre si protende verso di me ghignando. Allungo il collo nella sua direzione, abbandonando la colonna cui ero appoggiato.
- Decisamente – sorrido, prima di allontanarmi da lui non appena Lily mi fulmina con lo sguardo.
- Non è divertente ragazzi! Mary era la mia unica amica nel dormitorio di Grifondoro e ora vorrei prenderla a padellate in faccia ogni volta che apre la sua boccuccia da bambina tabagista!
- Non mi sembra che sia l’unica, Lilian! Ti ostini ad andare in giro con la McKinnon, malgrado io non sia riuscito a capacitarmi della vostra frequentazione più di quanto non abbia fatto di quella con la MacDonald…
- Marlene è fantastica! – Lily fulmina Rab con uno sguardo assassino. Mai offendere intenzionalmente le persone cui vuole bene. Poi sospira teatralmente e prende ad accarezzarsi i capelli, spostandoseli su una spalla – Ma ha due anni più di me, alloggia in un altro dormitorio e non la vedo durante le lezioni!  
- Non vedi nemmeno me, se è per questo…
- E’ questo il dramma, infatti! Posso vederti solo fuori dalle lezioni, come avviene con Ali…
- Mi stai mettendo sullo stesso piano della Sand e della McKinnon? – Rab alza un sopracciglio infastidito.
- …e con Sev posso stare solo durante le lezioni che condivido con i Serpeverde. Tutto in resto del tempo sono costretta a stare con Mary!! – si infila le mani tra i capelli, spettinandoseli nuovamente – E sono costretta a sentire tutte le sue ciance su quanto sia bello, bravo, intelligente e sexy Sirius Black – fa un’espressione schifata, venendo immediatamente imitata da me e da Regulus. – Voglio un’amica femmina!
- Potresti provare a fare amicizia con Laura Tipp…- Lily si arresta accanto a me e fissa Regulus come se le avesse appena proposto di bere sangue di unicorno.
- La Tipp è una vacca Serpeverde! E, nel caso il rospo con su scritto “Mezzosangue” che mi ha fatto trovare sul mio tavolo di Pozioni per due anni di seguito non te lo avesse chiarito, mi odia solo perché sono una nata babbana…
Annuisco. La Tipp è fastidiosa quanto stupida. Lily ha ragione anche quando la definisce “vacca” visto che passa dal letto di Chang a quello di Hudson del sesto anno con la stessa facilità con cui una pallina attraversa il campo durante un match di tennis.
- Laura non è così male…- mi volto a guardare Rab, allarmato. Mai, mai, mai contraddire apertamente Lily mentre sta parlando di un’altra ragazza. Anche se le sue opinioni dovessero essere sbagliate, anche se stesse dicendo assurdità, anche se ogni suo ragionamento fosse infondato, dirglielo apertamente equivale a innescare un’esplosiva reazione a catena che porterà inevitabilmente ad una guerra verbale. E nessuno può vincere contro la logorrea verbale di Lily Evans. Cerco di lanciare a Rab un segnale per spingerlo a ritrattare, ma ormai è troppo tardi.
- Non è così male?!? E allora perché non chiedi a lei di uscire, Regulus Arcturus Black?!!? – non è mai un buon segno quando Lily abbandona i soprannomi. Rab lo sa e infatti sbianca, malgrado tenti ancora di mantenere un’espressione di sprezzante fierezza – Io sono qui a confidarmi con te, a cercare di condividere pezzi della mia vita insieme a te, cosa che tu, per altro, non ti sei mai azzardato a fare e anzi! Ti ostini a fare di ogni singolo fot… - per pochi istanti interrompe la sua lenta avanzata verso Regulus, che la osserva inespressivo, mentre si tormenta il callo sul pollice. Lily scuote la testa e riprende ad avanzare verso di lui – Ti ostini a fare di ogni dannatissimo elemento della tua vita un segreto! Quando, invece, io mi confido con te, cercando di supplire a tutti i tuoi non detti, riesci a farmi sentire peggio? Non riesco a credere che tu abbia davvero…
- Lily! – la mia voce è ferma e imperiosa. Lei si volta a guardarmi furiosa.
- Cosa?
- Non ci permetti di finire le frasi. Quel che Rab voleva dire è che la Tipp non è così male paragonata alla MacDonald. Se ti calmi un attimo, te lo dirà lui stesso…
Lei mi studia dubbiosa. Sappiamo tutti e tre che è una bugia. Lei scrolla le spalle e si volta a guardare Regulus per alcuni lunghi istanti, poi, puntellandosi sul palmo della mano spicca un piccolo salto e si siede sul muretto in mezzo a noi, sbuffando.
La osservo divertito mentre incrocia le braccia al petto e mette il broncio. Non so come, ma riesco a trovarla bella anche in questi suoi momenti infantili. Lancio uno sguardo eloquente a Regulus e lui alza gli occhi al cielo, prima di parlare con voce annoiata.
- E comunque, su una cosa hai ragione: la Tipp è una vacca.
Lily gli lancia un sorriso sbilenco e lui si protende, timidamente, a posarle un bacio sulla tempia. Lei sbuffa, ma ammorbidisce la sua postura. Vorrei potermi smaterializzare lontano da qui.
 
*
 
La biblioteca è silenziosa. Il rumore della pioggia che batte sulle vetrate è solo una cantilena dolce che accompagna il suono delle pagine che vengono sfogliate lentamente. Lily, seduta davanti a me, si solletica la punta del naso con la propria piuma. L’anno dei GUFO ci costringe a passare in biblioteca molto più tempo di quanto non avremmo mai potuto preventivare.
Per un istante, mi concedo di osservare Lily con occhi adoranti. Lei tiene i capelli acconciati sulla nuca, annodati in una sghemba via di mezzo tra la sua immancabile coda alta e una treccia disordinata. La cravatta della divisa, rubata palesemente a Regulus, si intona coi suoi occhi ed è allentata fino a lasciar intravedere la linea bianca delle sue clavicole. Le sue unghie sono laccate di giallo Tassarosso, a dimostrazione del fatto che passa decisamente troppo tempo con Alice Sand. Motivo per cui riesco a vederla solo a lezione o in biblioteca, dove sono quasi sempre costretto a condividerla con Regulus. Ma oggi lui doveva sbrigare qualche affare con Lucius e a me è toccato il compito ingrato di distrarre Lily dalla sua assenza. Temevo avrebbe fatto l’ennesima sfuriata non appena si fosse accorta della misteriosa assenza del suo ragazzo e dalla mia palese incapacità di dare spiegazioni credibili sulla sua ubicazione, ma invece ha accettato di buon grado di studiare sola con me.
Proprio in quel momento Lily alza gli occhi dalla sua pergamena e alza un sopracciglio, perplessa. Mi impongo di non arrossire, ma non posso impedirmi di pensare che sia bella anche coi capelli arruffati dallo studio, le dita sporche d’inchiostro e lo smalto giallo Tassorosso.
- Che c’è? – mi bisbiglia.
- Nulla. Pensavo…
Lei resta in attesa che io prosegua la frase, ma vedendomi temporeggiare con l’angolo del mio tema di Pozioni, mi incalza: - A cosa?
- Nulla – faccio una pausa. So già che mi pentirò di questo – Ero solo sorpreso di notare come non mi avessi ancora chiesto dove fosse Rab…
Lei apre la bocca come per ribattere prontamente, poi la chiude e si stringe nelle spalle, distogliendo lo sguardo, quasi imbarazzata.
- Mi andava di stare un po’ da sola con te, dopo tanto tempo…
Alzo gli occhi dal più che martoriato angolo di pergamena e li poso nel suo verde. Lascio che il suo sguardo mi scavi dentro, fino a raggiungermi il cuore e a rubarmi un battito. Lily mi fa un mezzo sorriso, quasi timido e io non riesco ad impedirmi di risponderle con una diffusa paresi facciale da innamorato. Sono così innamorato che non fissarla sorridendo come un ebete è per me un vero inferno.
Sto per allungare una mano verso di lei e sfiorarle le dita, quando Regulus sopraggiunge alle sue spalle.
Si piega su di lei e con la bacchetta in pugno fa qualcosa ai capelli di Lily, che le ricadono sulle spalle in onde ordinate e morbide. Mi chiedo se anche oggi profumino di margherite. Lily si volta sorpresa verso di lui e la sua espressione muta in un broncio infantile, mentre sente i capelli ricaderle sulle spalle.
- Rab! – bisbiglia irritata – Che hai fatto?
- Ti ho sistemato i capelli!
- No, me li hai sciolti! Ci ho messo ore a trovare il giusto incantesimo per farli stare su e non darmi fastidio…
- Bè, non avevi fatto un buon lavoro, forse devi ancora migliorare!
- Sei il solito presuntuoso! A volte sei peggio di Sirius e di quel borioso di Potter!
Rab sobbalza sentendo nominare il fratello. Le cose tra loro sembrano dirigersi sempre più verso una rottura definitiva da quando Rab lo ha “accidentalmente” affatturato alle spalle, facendolo cadere dalle scale, dopo che Sirius lo aveva lasciato incollato alle pareti della guferia per una notte intera. Lo osservo incupirsi e sistemarsi rigidamente sulla sedia. Anche Lily se ne accorge e mi lancia uno sguardo allarmato.
- Io invece scommetto che Regulus sarebbe capace di sistemarti i capelli meglio di quanto tu non abbia fatto! – provo a rilanciare, solleticando l’ego di Rab.
- Scommetto tre galeoni che non ci riesce! – Lily mi lancia un sorriso grato. A volte penso che potrei vivere solamente di questi istanti complici tra noi.
- Potete anche non scommettere, non ho intenzione di fare uno stupido incantesimo ai tuoi capelli, Lilian… - il suo tono è cupo e tagliente. Il sorriso di Lily le si spegne sulle labbra e io mi stringo nelle spalle, con aria di scusa. Poi un’idea geniale mi attraversa la mente e mi costringe ad aprirmi in un ghigno serpentesco.
- Ora ho capito.
- Cosa? – dicono Lily e Regulus contemporaneamente.
- A Rab piaci coi capelli sciolti. Queste sono tutte scene per costringerti a restare così…
Lei mi lancia uno sguardo di rimprovero, come per ammonirmi di qualche idiozia, ma Rab, abbassa lo sguardo colorandosi impercettibilmente sugli zigomi appuntiti.
- Per le mutande viola di Merlino, stai arrossendo!
- Non sto arrossendo! – Rab alza lo sguardo furente, rivelando anche a Lily il rossore della sua carnagione.
- Sei arrossito!
- E’ arrossito! – concorda con me Lily.
- Regulus, sei arrossito!
- Severus, Rab sta arrossendo!
- Lily, Rab arrossisce!
- Smettete di ripeterlo, non sto arrossendo!
Io e Lily ci scambiamo uno sguardo divertito. Riuscire a far scendere Rab dal suo piedistallo di indifferenza è così raro da essere per noi una fonte infinita di ilarità. Non accade tutti i giorni di riuscire a scatenare una reazione tanto impulsiva nel Signore degli Occlumanti.
- Principe, non so come tu ci riesca, ma il tuo è un talento! Riuscire a far arrossire Regulus due volte nello stesso anno! Entrerai nella leggenda!
- Il mio nome sarà tramandato ai posteri!
- Scriveranno ballate su di te! – ride, ignorando Rab che si muove a disagio sulla sedia.
- Daranno il mio nome ai monumenti!
- “Colui che è riuscito a far arrossire Regulus Arcturus Black”! – dice in tono ufficiale.
- “Due volte” – le faccio eco con voce altisonante.
- Smettetela! – sibila Rab sempre più infastidito, mentre noi ridiamo apertamente.
- Quindi la preferisci coi capelli sciolti, eh? – come posso biasimarlo, quando io stesso ho fantasie ricorrenti in cui Lily è coperta da null’altro che da quel crine scarlatto?
- I-io non preferisco n-niente!
- Principe, per il reggicalze di Morgana, sei persino riuscito a farlo balbettare?
- Come minino pretendo di venir eletto membro onorario del Wizengamont!
- Sono certa che il Ministro della Magia sia già in viaggio per venire a nominarti!
- Dovremmo festeggiare!
- Dobbiamo festeggiare!
- Non c’è niente da festeggiare! – Rab si alza di scatto in piedi, la voce gracchiante, l’ira incastrata nella gola e i pugni serrati lungo i fianchi. Realizzo che abbiamo esagerato quando mi accorgo che siamo riusciti ad attirare l’attenzione di gran parte della biblioteca e che Madama Pinch, che da più di dieci minuti ci stava lanciando occhiate assassine, si sta dirigendo a grandi falcate verso di noi.
- Se dovete disturbare andate a farlo fuori! – sibila tra i denti, indicandoci la porta con il suo indice ossuto.
Lily china il capo, trattenendo una risatina isterica e con un colpo di bacchetta facciamo sparire i nostri libri in borsa. Regulus ci precede fuori, seguito a breve distanza da me e Lily, che fatichiamo a tenere il passo con le sue gambe lunghe e con la sua furia.
- Rab, aspettaci! – gli urla dietro lei non appena usciamo dalla biblioteca. Lui non si volta e prosegue nella sua cavalcata imbronciata – Stavamo solo scherzando…Rab!!! – lui non sembra nemmeno sentirla e prosegue il suo trotto furente verso i sotterranei.
Lily si volta a guardarmi, affranta. Gli occhi gonfi di rimorso e le labbra piegate in una smorfia. I capelli le scivolano sul corpo in onde sinuose e ordinate. Rab ha fatto bene a scioglierle i capelli.
- Seguilo. – mi obbligo a dirle in tono amichevole, ma fermo.
- No, dovresti andare tu con lui. Ho detto quella sciocchezza su Sirius prima e ora abbiamo esagerato ed è ancora arrabbiato e…
- Sciocchezze. Sta solo cercando di farsi desiderare. Vuole che tu lo segua e gli faccia sentire che ha ancora lui il coltello dalla parte del manico…
- Lui non ha il coltello… - prova ad obiettare Lily contrariata.
- Non importa! Ora si sente imbarazzato per essersi svelato nei suoi desideri. Lasciagli credere di avere ancora il controllo! – non riesco a credere che quella sua testolina geniale non arrivi a comprendere cose talmente ovvie. Come il fatto che vorrei essere io quello che viene seguito lungo i corridoi.
- Questa cosa del “farsi desiderare” non dovrebbe essere una prerogativa di noi ragazze? – mi domanda alzando entrambe le sopracciglia con fare scettico. Io mi stringo nelle spalle, imponendomi di non pensare al fatto che invece di spingerla tra le braccia del mio migliore amico, nonché suo ragazzo, potrei spingerla dietro un arazzo e farle sentire quanto io la desideri. Mi infilo le mani in tasca e mi impongo di sembrare indifferente.
- Vuoi stare qui a discutere con me di cosa sia o non sia una prerogativa delle ragazze o vuoi seguire il mio consiglio e andare a fare pace con lui?
Lei mi lancia uno sguardo incerto, tormentandosi una ciocca di capelli e mordendosi il labbro, in un gesto tanto naturale quanto diabolicamente sensuale. Sono certo che sognerò anche questo stanotte. Oltre al suo corpo coperto solo dalle onde sinuose dei suoi capelli.
- Hai ragione, se mi sbrigo riesco a raggiungerlo… - Si sporge verso di me e mi deposita un bacio sulla guancia – Ci vediamo più tardi da Prewett, Principe!
La osservo correre via, mentre sulla pelle sento ancora bruciare la sensazione delle sue labbra. Una statua di pietra, in cui la vita scorre nella singola impronta di un paio di labbra.
 
*
 
Attendo il ritorno di Rab seduto sulle nostre solite poltrone accanto al camino, leggendo un volume di magia oscura, trasfigurato in manuale di Pozioni per l’occorrenza.
È mezzanotte passata e non riesco a non interrogarmi su cosa lui e Lily abbiano fatto sino ad ora, saltando anche la cena. Da alcuni giorni sono tormentato dal pensiero che loro possano fare sesso. Forse effettivamente è presto. Sono giovani, sono alla loro prima relazione, sono in una scuola super controllata, non c’è motivo di credere che faranno sesso. E poi si frequentano da meno di sei mesi!
Eppure il pensiero di lei nuda sotto di lui, affolla tutti i miei incubi e mi rende insonne. So che accadrà prima o poi. Sono innamorati. Vorrei solo che accadesse più poi che prima.
Regulus entra in quell’istante e mi fa un cenno col capo. Deglutisco, notando le sue labbra arrossate e l’insolito disordine dei suoi capelli. Mentre si avvicina, realizzo con orrore che ha i bottoni della camicia allacciati storti. Hanno fatto sesso. Hanno sicuramente fatto sesso. Lui l’ha toccata con quelle sue manacce indegne, le stesse con cui prepara pozioni mortali e pianifica di conquistare la destra del Signore Oscuro. Lui, indegno, patetico, ragazzino ha osato fare sesso con lei, che è solo mia.
Sento la rabbia montarmi dentro e vorrei solo far esplodere in faccia a Regulus uno dei molti incantesimi che ho imparato negli ultimi mesi.
- Ehi. – Rab si siede accanto a me e mi osserva impassibile.
- Ciao. – uno strano gelo mi è calato dentro. Non ho nessuna intenzione di mostrargli quanto io mi senta tradito. E ferito. E furibondo. E disgustato. Agito la bacchetta per rendere la nostra conversazione inudibile dagli altri – Come è andato questo pomeriggio con Lucius?
- Bene – si stringe nelle spalle e mi fissa.
- Hai qualche indicazione per me?
- No.
Restiamo in silenzio, a guardarci negli occhi. Io gelato dentro dalla mia rabbia e lui probabilmente ancora offuscato dai piaceri della carne di Lily, alla ricerca di un mio segno di cedimento.
- Stai diventando un bravo occlumante, Severus…- piega di lato la testa e si apre in un ghigno derisorio, poi si decide a distogliere lo sguardo, in un gesto che so essere il suo tipico segnale di resa – Grazie.
- Di essere un bravo occlumante? – dico con voce strascicata. Non c’è bisogno che mi ringrazi per avergli presentato l’unico amore della mia vita con cui potesse fare sesso tutto il giorno. L’ho fatto con piacere. E con altrettanto piacere ora ti scuoierò vivo.
- No. – i suoi occhi lampeggiano di rabbia per pochi istanti– Di averla spinta a cercarmi. – dice con voce affettata – Di averci dato la possibilità di essere felici insieme. – aggiunge a voce più bassa.
Lo studio senza capire. Non capisco se si stia facendo beffe di me e dei miei sentimenti per lei o se mi stia ringraziando sinceramente. Il suo atteggiamento sembra arrendevole, eppure è assurdo che lui creda che sia merito mio se loro hanno la possibilità di stare insieme. Vorrei fosse in mio potere decidere chi sia l’uomo che Lily ama. O forse si riferisce al fatto che sia stato io l’uomo che li ha presentati. Non sa che potrei essere anche quello che li farà lasciare. Soprattutto se scoprirò che hanno fatto sesso. Non accetto l’idea che loro abbiano avuto un rapporto tanto intimo, senza che lei sapesse con chi ha davvero a che fare. Io non potrei mai averla coì vulnerabile e nuda davanti a me senza confessarle ogni mio peccato. Ma ancora una volta, io sono quello che non è stato capace di trovare un modo per coniugare il suo amore per le e le sue aspirazioni oscure.
O di fare sesso con lei senza sporcarla con l’oscurità di cui la mia anima è macchiata.
- Sei tornato tardi… - dico con noncuranza dopo una lunga pausa silenziosa. Rab alza lo sguardo e mi guarda infastidito.
- Ho incontrato Sirius mentre venivo a cena.
Non chiedo altro. Mi ha detto tutto quello che mi basta sapere. Lily non è mai stata nuda sotto di lui.
 
*
 
Una luce gialla e farinosa entra dall’unica grande finestra del salone, illuminando malamente la stanza del Club dei Duellanti. In un angolo in penombra, Lily sta duellando con Alice Sand, mentre la luce gioca coi riflessi ramati dei suoi capelli, lasciando in ombra il suo sguardo cupo.
Dopo la sua aggressione l’anno scorso, qualcosa nel suo modo di duellare è mutato indiscutibilmente. Sembra agisca come se non ci fosse speranza, come se non credesse nel domani, come se tutta la sua vita si giocasse in quel singolo istante. Non è più un gioco per lei. Forse non lo è mai stato, ma ora mentre duella non si diverte, non gioca, non ride. Ora combatte.
La osservo proteggersi da uno schiantesimo di Alice, che sembra senza domani quanto lei. Le due si fronteggiano con le bacchette in pugno, con uno sguardo così diverso da quello spensierato che si rivolgono nei momenti di complicità.
Le ho viste tante volte passeggiare per i corridoi parlando fitto e ridendo sinceramente. A volte sono stato persino geloso del loro rapporto.
Eppure so che dovrei essere contento di vederla circondata da amicizie sincere e attente. Di certo, dalla Sand ci può aspettare poco altro oltre a lealtà e devozione. Ammetto, mio malgrado, che mi piace il modo in cui riesce a farla ridere spensieratamente.
Io e Rab non riusciamo più a strapparle quella risata cristallina di quando eravamo bambini. O di quando ingollavamo burrobirra sul mio letto progettando pozioni per i Peb.
- Signor Piton, è qui per ammirare il panorama o per imparare a fare un Patronus?
Mi volto verso Prewett che, alle mie spalle, stava mostrando ad alcuni nuovi acquisti del Club i primi incantesimi di difesa. Qualcosa mi sibila dentro, mentre lo fisso gelido, sopprimendo l’impulso di rispondere a quel rimprovero. Invece di insegnare a quei cervelli di ippogrifo incantesimi che persino un primino dovrebbe conoscere, potrebbe darmi qualche consiglio utile per produrre il mio patronus!
Questo dannato patronus, che dovrei essere capace di produrre per diritto di nascita, diverrà la mia rovina. È solo per colpa sua se invece di allenarmi a duellare perdo tempo tra mollicci e nebbie argentate.
Eppure non dovrebbe essere difficile pensare a qualcosa di bello. La gloria, la fama e il rispetto che mi apparterranno non appena avrò conquistato la fiducia del più potente mago di tutti i tempi, ad esempio.
- Expecto Patronum!
La mia bacchetta sembra non sentirmi. Ripeto l’incanto un'altra dozzina di volte, provando con pensieri e fantasie diversi, ma senza mai ottenere risultati differenti.
Mi volto di nuovo verso il punto della stanza in cui Lily e la Sand si stavano esercitando. Ora parlano fitto tra di loro, le espressioni rilassate, il corpo libero dall’angoscia della battaglia. Lily si sistema la coda alta, con un’espressione a metà tra i divertito e l’offeso, mentre Alice sta bevendo da una fialetta, facendole segno di no col dito. Sono di nuovo due adolescenti con un futuro brillante ad attenderle e un mezzo sorriso pronto agli angoli della bocca.
Proprio in quel momento Lily alza lo sguardo e incontra il mio.
Mi sorride. E io sorrido a lei.
Ogni tanto ci capita di cercarci nelle aule affollate, in mezzo ai gruppi chiassosi, durante il protrarsi delle lezioni. Alziamo lo sguardo contemporaneamente e ci facciamo un piccolo sorriso. Come ad incoraggiarci, o a ricordarci che l’altro esiste davvero nel caos del mondo. Come se fosse un modo silenzioso per ripeterci ancora una volta “sempre”.
È una cosa così naturale e al contempo così nostra, che mi ricorda che siamo amici da quasi 7 anni, che mi riporta a tutte le cose che abbiamo condiviso e a quelle che sono rimaste taciute troppo a lungo, allontanandoci.
La amo. Profondamente, visceralmente e disperatamente. La amo, senza possibilità di venir corrisposto e senza il desiderio di esserlo mai davvero. La amo come donna. Ma questi istanti di complicità mi ricordano che ancor prima delle notti insonni e delle fantasie oscene, prima della brama di baci e delle infernali attese del suo tocco, a legarci c’è sempre stato qualcosa di puro e gentile, che mi ha nutrito dolcemente per anni: un’amicizia calda e rassicurante, in cui ho trovato riparo e ascolto.
Così realizzo che, in questi piccoli ritagli di esistenza, davanti a questi piccoli sorrisi complici tra noi, io sono felice.
- Expecto Patronum! – so che questa volta l’incantesimo riuscirà ancor prima di vedere il patronus librarsi in aria. Capisco di essermi finalmente ancorato al giusto pensiero felice. So che quella nebbia che finalmente sta uscendo dalla mia bacchetta, prenderà la forma della mia felicità. Insieme a Lily.
E mentre il mio cuore spicca un balzo e mi permetto per un attimo di abbandonare la mia posa rigida e anaffettiva, concedendomi un sorriso, realizzo con orrore che il mio patronus è una farfalla.
Una farfalla non diversa da quella che si è posata sulla mia spalla il giorno che ho capito di amare Lily. Una farfalla delicata ed elegante.
Una farfalla, capace di spezzarsi al primo soffio di vento, al primo giorno troppo assolato, al primo temporale estivo. Una disgustosa, effemminata, patetica, piccola farfalla, con le sue repellenti antennine e zampettine. Una farfalla che succhia la vita ai fiori con la sua orrenda, minuscola proboscide retrattile.
Una farfalla, che è la cosa meno virile al mondo. Una farfalla. Il mio fottuto, agognato, sofferto patronus è una farfalla.
Digrigno i denti, mentre la osservo svanire rapidamente e controllo con crescente orrore che nel salone nessuno abbia visto. Tutti sembrano essere ancora presi dai loro compiti. Prewett alle mie spalle, però mi sta osservando, con una luce insolita negli occhi. Non capisco se si tratti di una qualche forma di orgoglio o se invece sia semplice derisione per aver prodotto un patronus tanto misero.
Poi, perdendo definitivamente colore, noto Lily che mi fissa, ancora con la bocca aperta. Senza indugiare oltre afferro la mia borsa dei libri e mi fiondo fuori dalla stanza.
Sento Prewett richiamarmi, ma non mi volto a guardarlo.
Non produrrò mai più un patronus in vita mia. Questa è la definitiva dimostrazione che non sono fatto per tutte queste stronzate filobabbane. Il mio destino è altrove, dove la Magia Oscura mi permetterà di elevarmi sopra gli altri senza timore di produrre cose imbarazzanti come una farfalla.
Una farfalla! Tra tutti gli animali imbarazzanti, patetici e deboli che esistono al mondo doveva capitarmi proprio una dannata farfalla? Non potevo avere un gerbillo? O un opossum? Come dovrebbe fare una farfalla a proteggermi da un dissennatore?
- Principe! – il mio cuore si gela. Quella stupida mi ha seguito.
Accelero il passo, sperando che desista.
- Sev! – come se non sapessi con chi ho a che fare. Sento distintamente il suono dei suoi passi affrettarsi alle mie spalle. Forse se continuo a questa andatura riuscirò ad arrivare nei sotterranei prima che lei riesca a raggiungermi e…
- Severus Piton, fermati immediatamente! – la sua voce è ferma e non posso impedirmi di arrestare il mio passo come un cane fedele. Vorrei non essere così succube delle sue richieste. Vorrei non mi costringesse a fare sempre quello che vuole lei, non rispettando mai i miei bisogni.
Sento la rabbia crescermi dentro, come una marea e mi volto verso di lei, affilando lo sguardo sulla sua figura trafelata, quasi la ritenessi la diretta responsabile di tutto questo.
Eppure lei mi guarda raggiante, illuminata da un largo sorriso. Abbandona la borsa ai propri piedi e percorre la breve distanza che ci separa in pochi, piccoli saltelli finendo con l’appendersi al mio collo. Percepisco il suo corpo morbido aderire al mio e per alcuni istanti boccheggio. Le mani mi prudono per la voglia di stringerla con forza e prepotenza, fino a sfogare sulla sua carne calda e invitante tutte la rabbia che mi si agita dentro.
Ma mi limito a posarle le mani sui fianchi con una delicatezza infinita, quasi sperassi di tutelarmi così dalle emozioni brucianti che mi genera sentirla così vicina.
- Ce l’hai fatta! – mi bisbiglia dolcemente all’orecchio, producendo in me un brivido che mi fa drizzare tutti i peli della schiena. Qualcosa dentro mi sibila di stringerla forte a me, senza preoccuparmi di spezzarla. L’impulso a baciarla è così forte che istintivamente mi umetto le labbra.
- Lily, mi stai soffocando. Staccati. – la voce non trema quanto mi sarei aspettato, visto il vortice di emozioni che mi vibra dentro. Riesco a indossare una maschera impassibile e apatica.
Lei sussulta, sorpresa di sentirmi così freddo, inconsapevole di quello che in realtà mi sta bruciando dentro.
- Non sei contento? Era tanto che ci provavi e ora che ci sei riuscito, pensavo…
- Il mio patronus è una farfalla, Lily. – mi gratto la testa cercando di tenere un tono di voce controllato.
- Sì – annuisce.
- Un bellissima, delicata, elegante farfalla. – ammicco verso di lei.
- Già – fa un gesto con la mano come a dirmi di proseguire.
- Una piccola, fragile farfallina argentata. – la mia voce diventa sempre più affettata.
- E…? – mi chiede alzando un sopracciglio. Non capisco se mi prenda in giro o se sia seria. In entrambi i casi è tremendamente irritante.
- Sono un maschio. Certo non sono un macho Grifondoro, tutto muscoli e niente cervello, ma resta il fatto che anche io ho la mia dignità! E avere una farfallina svolazzante come patronus non è esattamente virile! O dignitoso! – la mia voce si alza più di quanto avrei dovuto o voluto. Questo non è un comportamento da bravo occlumante.
- Ma…
- Non esistono “ma” che tengano, Lily!! Un patronus del genere i dissennatori se lo mangiano! O possono limitarsi a soffiarlo via! O a scacciarlo con un gesto della mano! O a saltarlo a pie’ pari! In quale assurdo modo una stramaledetta farfalla dovrebbe difendermi?!?
Lei mi osserva costernata, alzando gli occhi al cielo ripetutamente, con le braccia incrociate sotto il petto.
- Hai finito?
- Una farfalla!
- Ok, non hai finito…- dice roteando gli occhi e tornando indietro a recuperare la sua borsa.
- Avrei preferito un topo, piuttosto! O uno scarafaggio stercorario! Ma perché una farfalla?? – lo so benissimo, in realtà, ma non ho intenzione di ammettere che quel momento verde con Lily possa aver condizionato a tal punto la mia anima da definire il mio patronus – Le farfalle sono una cosa così effemminata! Per Merlino! Se Potter o Black lo sapessero sarebbero capaci di trovare un incantesimo per farmi crescere due ali da fatina! – Lily ridacchia, mentre torna verso di me e mi prende sottobraccio.
- Ora hai finito?
- Credo di sì, ma non escluderei la possibilità di scleri futuri… - Lily ridacchia di nuovo, mentre mi conduce verso le scale, nella direzione opposta a quella che avrei preso per andare verso la mia Sala Comune.
- Posso parlare, ora? – come se esistesse una qualche forza divina capace di impedirglielo.
- Se proprio devi… Non credo che nulla di quello che dirai renderà meno orrendo il fatto che il mio Patronus sia una farfalla!
- Punto primo: hai prodotto un patronus in forma completa, realizzando un sogno che avevi da lungo tempo e dimostrando a te stesso che sei il degno erede dei Prince. Questo incanto non è affatto facile ed esserci riuscito è una grande vittoria. – la guardo infastidito dal suo buonsenso, ma lei si limita a sorridermi – Punto secondo: non è certo che la forma del tuo patronus rimarrà quella per tutta la tua vita e punt…
- Lo sai anche tu che è davvero improbabile che un patronus cambi! E’ l’espressione fisica della parte migliore di una persona e perché cambi serve che qualcosa di fondamentale avvenga nella vita di quella persona. O qualcosa di traumatico.
- Ok, Mr. Libro Stampato, vorrà dire che ti farò prendere un grosso spavento indossando un costume da orso. Così avrai il tuo trauma e il tuo patronus “virile” a forma di orso…
- Gli orsi sono roba da Grifondoro. Io avrei preferito qualcosa più astuto, tipo un basilisco – Lily mi guarda in tralice per alcuni istanti, poi rotea gli occhi al cielo e sorride rassegnata.
- Sei senza speranza – dice scuotendo la testa, conducendomi lungo i corridoi - Posso continuare?
- Se è proprio necessario…
- Punto terzo: come direbbe Ali, le dimensioni non contano – apro la bocca, per ribattere, ma realizzo di sentirmi improvvisamente imbarazzato. Lily nota la mia espressione e scoppia a ridere – Ma no! Che hai capito?!? Nel senso che non necessariamente un patronus deve essere grosso o virile per essere potente. Probabilmente esistono piccoli serpenti tanto velenosi da risultare più letali di un qualsiasi orso.
- O leone – aggiungo, facendole alzare di nuovo gli occhi al cielo.
- O leone. Quindi per favore non fare di questa storia un dramma!
- Resta che non produrrò mai più un patronus in vita mia!
- Non davanti ad un pubblico avverso. Ma stasera devi mostrarlo a me e Rab!
- Cosa?!?! No! – dico puntando i piedi e venendo malamente strattonato per il gomito.
- Sì! – dice proseguendo a trascinarmi lungo l’ennesima rampa di scale.
- Mi prenderà in giro!
- Non è vero! Si limiterà ad alzare un sopracciglio con quella sua aria da nobiluomo afflitto e a stringersi nelle spalle!
- E poi si befferà di me!
- Non con me presente! – scrolla il capo, prendendo l’ennesima rampa di scale.
- Non sarai sempre presente, infatti!
- Gli dirò di non prenderti in giro!
- Lily! Non voglio mostrare il mio partronus da femminuccia a Rab! – cerco nuovamente di puntare i piedi per fermarmi e orientarmi. Finora l’ho seguita senza prestare realmente attenzione alla strada, ma il peso delle gradinate inizia a manifestarsi nel mio fiato corto. Sono decisamente lontano dal mio dormitorio. Lei ignora il mio tentativo e riprende a salire le scale, precedendomi di pochi passi, restando ancorata al mio gomito ormai in fiamme. Un giorno capirò come il suo semplice tocco riesca a sconvolgermi tanto.
- Ma devi esercitarti! E far esercitare anche lui!
- Regulus ha espresso chiaramente la sua contrarietà ad imparare l’incanto patronus!
- Ha cambiato idea!
- Non è vero! – dico scandalizzato. Giusto oggi a pranzo si lamentava con me di quale inutile perdita di tempo fosse frequentare le lezioni del Club dei Duellanti per imparare una cosa “inutile” come l’incanto patronus.
- Gli farò cambiare idea a breve, non ti preoccupare! – si volta a guardarmi, con aria combattiva. Quando ha quello sguardo poche cose possono arrestarla. Non riesco a trattenere un piccolo sorriso.
- Fallo esercitare tu!
- Non credi che se potessi l’avrei già fatto? – sbuffa, non accennando a rallentare la sua scalata dell’ennesima scala chiocciola malgrado io ormai stia pesantemente ansimando.
- E questo che vorrebbe dire?!?
- Che ci abbiamo provato, ma ci… Lui si distrae!
- Che cosa?!? – non sono sicuro di voler sapere cosa intenda Lily – E soprattutto, per le mutande di Merlino, dove mi stai portando?
- Sta zitto e seguimi o rischiamo di non fare in tempo!
Mi affretto dietro di lei, ammutolendo. Realizzo solo ora che tutta la furia provata durante la lezione è svanita. Il mio patronus è una dannata farfalla. Provo a concentrarmi sulle ragioni per cui questo dovrebbe rendermi furibondo, ma riesco solo a pensare alla ridicola lista di Lily e al suo tocco sul mio gomito.
Quasi non trattengo un gemito quando abbandona quel contatto, per estrarre la bacchetta e trafficare con una pesante quanto fatiscente porta di legno.
- Dove siamo?
- In una delle vecchie torri della scuola. Ci insegnavano pozioni prima di decidere saggiamente di spostare le aule nei sotterranei. Secondo “Storia di Hogwarts”, hanno dovuto far “accidentalmente” esplodere l’aula una ventina di volte prima di capire che non era saggio lasciarla in cima alla torre. Dopo l’ennesimo incidente, la torre è praticamente diventata inagibile…
- E gli studenti possono raggiungerla senza problemi?
- Certo che no, Principe! Sto per l’appunto provvedendo a rimuovere tutti gli incantesimi a protezione della torre. E ora lascia che mi concentri!
Dopo un paio di minuti che Lily recita formule, agitando circolarmente la bacchetta, la serratura scatta e lei si volta a guardarmi vittoriosa.
- Ci sono riuscita! – dice saltellando, mentre io la guardo interrogativo. Sussulto impercettibilmente quando lei mi prende la mano per condurmi dentro. Le sue dita sono calde e gentili. Ho l’improvviso desiderio di intrecciare la mia mano con la sua e di rendere quella stretta gentile, qualcosa di più intimo e indissolubile – Sono venuta qui con Ali, le altre volte ha fatto lei gli incantesimi e insomma… Non ero certa di saperli replicare da sola, ma per fortuna hai a che fare con la strega più brillante della scuola e ora possiamo goderci tutto questo – indica l’aula con un gesto del braccio e un sorriso raggiante.
La stanza deve essere in cima alla torre ed è circolare. Alcuni banchi arrugginiti e sporchi di fuliggine giacciono in un angolo, mentre alcuni cuscini sono disposti al centro della stanza. È evidente che è stata frequentata di recente, perché in alcuni punti non vi è traccia della polvere spessa che invece ricopre scaffali e armadi, su cui sono presenti evidenti segni di bruciature.
Inizialmente sospetto che ci sia una qualche illuminazione artificiale a rischiarare la stanza tanta è la luce che la pervade, ma poi realizzo che è tutto naturale. Grandi finestre si affacciano sulla Foresta Proibita e sul Lago Nero da un lato, e sul campo da Qwidditch sull’altro. Alcune vetrate sono state rese opache dalla polvere e dagli anni, ma altre, sono probabilmente state incantate e ripulite di recente perché offrono una vista completa del panorama.
L’occhio si perde oltre l’orizzonte alla ricerca di un limite che non esiste.
Il sole sta tramontando proprio in quell’istante, macchiando il cielo di rosso e viola e baciando la stanza con una luce artefatta.
Lily si getta sui cuscini sul pavimento e mi fa segno di sedermi con lei.
Lentamente muovo alcuni passi sul legno scricchiolante e mi accuccio accanto a lei, sentendo il familiare cigolio delle mie giunture.
Restiamo spalla a spalla a lungo, osservando il lento declino del disco solare e il diradarsi della luce dalla stanza, mentre una penombra violetta tinge le pareti attorno a noi.
Sbircio di sottecchi Lily, trovandola con un principio di sorriso ad arricciarle le labbra. I riflessi dei suoi capelli, sciolti sulle spalle, sono cupi e sanguigni, ma il verde dei suoi occhi resta brillante e vivo, sotto le lunghe ciglia. Le mani le giacciono in grembo, a tormentare il bordo della gonna. Sento il suo profumo di fiori, o forse sogno solo di farlo. In lei sembra rispecchiarsi perfettamente la bellezza di quel panorama: sotto un cielo scarlatto, il verde della foresta luminoso come nel suo sguardo. 
Ti amo.
Le parole mi rimangono incastrate in gola, vittime della consapevolezza di un amore che non dovrà mai esser confessato. Le sopprimo nel calore di quel momento, così gentile e vitale, da dovermi essere più che sufficiente. Mi devono bastare questi istanti in cui lei è solo mia ed io le appartengono anima e corpo. 
- A me piacciono le farfalle, Sev.
Deglutisco, incapace di nascondere la mia emozione davanti a quella frase che scioccamente mi rimbomba dentro simile ad una confessione. So che sta dicendo che le piaccio io. Ma so anche che a lei non piaccio nello stesso modo in cui lei piace a me. Una stretta mi ghermisce il petto e mi costringo a distogliere lo sguardo da lei. Fuori dalle finestre la notte sta calando.
- Grazie.
Lily poggia il capo sulla mia spalla, con un piccolo sorriso a fior di labbra. Sussulto, emozionato mio malgrado da quella vicinanza, felice.  




Benritrovati e benarrivati a tutti!
Questo capitolo è stato un parto. Vi confesso che dopo aver scritto "E' tutto verde" mi sono sentita svuotata e privata di ogni ispirazione. Tutto quello che doveva succedere dopo quel momento era delineato dentro di me per sommi capi e ho faticato a ritrovare il filo dei pensieri. Questo capitolo è uscito un po' "scemo", principalmente per il fatto che dopo 22 capitoli in cui Severus e Lily sono vittime di drammi e insicurezze, mi sembrava giusto mostrarvi quei momenti quotidiani di cui è composta la loro relazione e che rendono tanto importante la presenza dell'uno nella vita dell'altra. 
Presto arriveranno le svolte drammatiche, non vi preoccupate.
Vi ringrazio come sempre di aver letto e vi invito a recensire, se non altro per farmi sapere che siete ancora in ascolto.
A presto
Chux

 

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Capitolo 24
*** Un bel casino ***


Alle amiche,
quelle che hanno letto e apprezzato,
quelle che non hanno letto, ma hanno incoraggiata,
quelle che hanno letto e criticato,
quelle che si sono beccate gli spoiler pur di aiutarmi a scrivere
e a voi tutti, amici e amiche di qualcun altro,
per aver ascoltato il mio messaggio.
 
Fisso l’invito vergato in una tanto fine quanto barocca finitura verde, emettendo un suono strozzato: il rumore di un gemito mal trattenuto. L’annuale festa di Halloween del Lumaclub è infine giunta. Ho provato a fingere che questo momento non sarebbe mai arrivato. Questo tipo di feste mi ricorda inesorabilmente che Lily sta con Rab e che è proprio ad una festa simile che i due si sono innamorati. In più, sono angosciato dall’idea che loro possano decidere di fare sesso dopo una serata danzante a base di alcolici e abiti succinti. Il ricordo dell’abito nero di Lily all’ultima festa del Lumaclub mi chiude definitivamente la gola.
- Sembra che tu abbia appena ricevuto un invito per andare alla tua stessa impiccagione, Principe – Lily, seduta dietro di me, tiene tra le mani una busta uguale alla mia.
- Da cosa lo dici? – dico con la mia intonazione più snob e irritante.
- Forse da questo tuo tono di voce stracolmo di voglia di vivere – Lily mi guarda ghignando, mentre inizia a preparare la sua postazione per la lezione di pozioni. Lumacorno, dietro la cattedra, inizia a darci le indicazioni per la pozione del giorno, venendo ignorato dalla maggior parte della classe. Accanto a Lily, la MacDonald siede rigida al suo banco, alternando sguardi disgustati nella mia direzione a occhiate estatiche verso Black. Sirius, del tutto indifferente alla presenza della sua ragazza, sta ridendo di qualcosa con Lupin. Nei banchi dietro di loro, Minus ridacchia di qualcosa mentre Potter, con un sorriso beffardo in viso si passa la mano tra i capelli e guarda verso Lily. Non mi piace il modo in cui la osserva. Ha negli occhi un luccichio malizioso che mi fa sibilare qualcosa nel profondo.
- O forse dalla tua espressione da morto che cammina – il tono sarcastico di Lily viene condito da un sorriso.
- Non so di cosa parli…- dico con voce piatta, mentre mi volto a sistemare la mia posizione accanto a Rachel Nott, più che intenzionata a ignorarmi, come sempre. Mi irrita mortalmente questo modo di Lily di essere inconsapevole degli sguardi che attira e del modo in cui i ragazzi la osservano. Se avesse un minimo di decenza smetterebbe di portare la camicia sbottonata. E allungherebbe la sua gonna.
- Qualcuno oggi si è alzato con la luna storta, eh? – la fisso infastidito da sopra la spalla – Puoi fare l’apatico quanto vuoi, mio caro Principe, ma io ti conosco, sai? – Lily si protende oltre il banco, dandomi una fugace visione della sua scollatura. Distratto da un simile spettacolo, mi accorgo solo troppo tardi della mano di Lily che sfreccia a premermi la punta del naso con l’indice.
- Lily! – l’indignazione nel mio tono di voce la fa ridere. Dimentico per un attimo la mia maschera di apatia, contagiato da quel suono. A volte penso che nella mia vita non vorrei far altro che farla ridere.
- Volete concentrarvi? Il professore ha iniziato a spiegare! Anche se siete i primi in pozioni, non siete esonerati dal seguire le lezioni!
Lancio uno sguardo infastidito alla MacDonald, che ci osserva con il suo cipiglio da Prefetto saccente, incorniciato dai suoi nauseanti capelli al miele. In quel preciso istante se li butta alle spalle con un gesto della mano, lo stesso che Lily aveva imitato poche settimane fa.
Lancio un’occhiata complice a Lily, che non reprime una risata con la mia stessa abilità, finendo quindi quasi con lo scoppiare a ridere in faccia alla compagna di banco.
- Che c’è da ridere, Lily? – le dice in un tono tanto cortese quanto falso.
- Nulla – la guarda infastidita, cercando di ricomporsi.
- Allora, forse faresti meglio a concentrarti sulla lezione di oggi, prima di farci perdere punti distraendoti e sbagliando – si getta nuovamente i capelli alle spalle, malgrado non ce ne sia alcun bisogno – Non credi?
- Stiamo facendo il distillato di morte vivente, Mary – la sua voce è gentile, ma priva del suo abituale calore - Di nuovo. Luma lo sta rispiegando perché l’ultima volta quell’idiota di Black ha fatto intenzionalmente esplodere il suo calderone, costringendo tutti a correre fuori dall’aula. E la volta prima Potter ha fatto scoppiare un fuoco d’artificio sotto la cattedra del professore – Mary fa una faccia scocciata – quindi scusa se te lo dico, ma forse, in quanto prefetto, non dovresti redarguire me per non seguire la terza identica spiegazione, ma il tuo ragazzo e il suo gruppetto di amici idioti…
Lily si volta a guardarmi e io mi abbandono ad un piccolo sorriso di sottile derisione. Mary si butta nuovamente i capelli dietro le spalle e dilata le narici.
- 20 punti in meno a Serpeverde per non aver seguito la lezione! – bercia tra i denti guardando Lily con aria di sfida.
- Che cosa?!? – Rachel Nott accanto a me si volta a guardare la MacDonald con aria furibonda. Poi mi lancia uno sguardo irato – Piton voltati e smetti di farci perdere punti, parlando con queste vacche – la sua vocetta stridula non ammette discussioni, così obbedisco, dopo aver colto lo sguardo furioso di Lily
 
*
 
- Ora che farai? – forse potrei chiederle di venire alla festa con me. Forse mi darebbe una possibilità, esattamente come ha fatto con Regulus. Forse ballando con me e provando a vedermi come uomo, si dimenticherà di Rab e si innamorerà di me. Forse potrei accontentarmi di una sola notte d’amore. O di una sola notte da ragazzo e ragazza e non da amico e amica. Forse dovrei chiederglielo. – Sev? – mi scuoto dai miei pensieri e poso gli occhi su Lily, col maglioncino spiegazzato e la cravatta verde storta. Bella come la ricordavo.
- Tra mezzora ho due ore di Aritmanzia e speravo di trovare un angolo dove rileggere il mio tema prima di consegnarlo, tu che hai da fare? – e già che ci siamo vuoi venire alla festa di Lumacorno con me?
- Ho un’ora buca, prima di fare Cura delle Creature Magiche – si stringe nelle spalle - Pensavo di dirigermi verso l’aula di storia della magia per vedere se riuscivo a incrociare Rab durante il cambio dell’ora... – annuisco, infastidito. Forse se glielo chiedo prima di Regulus concederà a me l’onore di andarla a prendere ai piedi della scalinata e condurla sino alla festa. Il solo pensiero del braccio di Lily agganciato al mio mi manda il sangue al cervello – Vieni con me?
Alzo la testa di scatto: - Alla festa?
Lei resta per un secondo in silenzio, come spiazzata dalla mia domanda e poi scoppia in una risata cristallina.
- Ci stai ancora rimuginando, Principe? – sbuffo, irritato, distogliendo lo sguardo prima che lei possa leggervi il mio imbarazzo.
- Non… - Lily sembra esitare un attimo, stropicciandosi tra le dita una lunga ciocca di capelli – C’è qualche ragazza con cui ti piacerebbe andare?
La guardo con aria schifata, alzando un sopracciglio.
- No.
- E allora cos’è questo improvviso rifiuto delle feste del Luma Club? Ti sono sempre piaciute!
Le lancio un’occhiata infastidita, malgrado sappia che questo potrebbe svelarle i miei pensieri in meno di pochi secondi.
- Vuoi che ti accompagni da Rab? E’ questo che intendevi prima?
- Principe, non provare a cambiare discorso. Questi trucchetti non funzionano con me, lo sai! – stringo le labbra in una linea sottile – Dunque?
- Dunque cosa? – dico avviandomi lungo il corridoio seguito da Lily.
- Dunque cos’è questo muso per la festa di Luma? Non hai voglia di ballare?
- No. – dico senza voltarmi verso di lei, ma percependo chiaramente il suo corpo accanto al mio.
- E di bere?
- No. – non riesco a capacitarmi di come i nostri passi siano sempre perfettamente sincronizzati, malgrado la notevole differenza di altezza e di andatura.
- E di vestirti elegante?
- No. – a volte penso che questa sincronia assoluta tra di noi sia la dimostrazione che siamo fatti per stare insieme.
- E di andarci con me e Rab?
- N… Cosa? – mi fermo di botto, tentando di recuperare gli ultimi brandelli di conversazione per capire come siamo arrivati a quella proposta. Lei procede di un paio di passi e si posiziona davanti a me con un sorriso compiaciuto.
- Non mi piace l’idea che tu venga solo alla festa e credo che questo pensiero a te piaccia anche meno, quindi perché semplicemente non vieni alla festa con me e Rab? Così sarà più semplice! – no, affatto - Ci divertiremo! – come topi in trappola - Sarà come l’anno scorso! – non credo proprio - Noi tre Peb insieme ad una festa, senza pensieri o complicazioni! – in quale assurdo caso vedere lei e Rab stretti che ballano insieme non dovrebbe darmi complicati incubi per le prossime tre settimane? - Te lo ripeto: perché non vieni con noi?
Sto per risponderle per le rime, fornendole tutte le validissime ragioni per cui la sua è una pessima idea, prima tra tutte il fatto che sentirmi il terzo incomodo in una situazione così palesemente romantica sarebbe uno schiaffo morale per chiunque, quando Lily sorride. Candida e calda come una giornata di neve passata davanti al camino acceso, lei mi sorride e la mia mente si svuota.
- Mocciosus non può venire con te, perché io sono un tipo molto geloso! – l’espressione di Lily si incrina, osservando la fonte della voce alle mie spalle. Mi volto lentamente, indossando la mia miglior maschera di apatia, sapendo che ad attendermi ci sarà Potter coi suoi amichetti.
Resto però sorpreso di trovarlo solo.
- Non ci interessa che tu sia geloso o meno, Potter. Vedi di sparire prima che…
- Eppure dovrebbe interessarti, così per il futuro eviterai di invitare terzi incomodi ai nostri appuntamenti – le sorride gioviale lui.
- Quali appuntamenti? – dico con una nota accusatoria nella voce, fissando Lily.
- Mocciosus, questa è una conversazione privata tra innamorati, vedi di andare a mocciolare altrove!
- Potter, quella tra me e Severus era una conversazione privata. Quindi sei tu che dovresti sparire, non credi?
- Bè, credo che mi riguardi se inviti certi soggetti al nostro primo appuntamento…
-  Quale primo appuntamento? – Lily incrocia le braccia al petto, alzando un sopracciglio.
- Bè, quello che avremo non appena tu mi chiederai di farti da accompagnatore alla festa di Lumacorno, ovviamente! – sorride compiaciuto di sé, passandosi una mano tra i capelli e gonfiando il petto.
- E perché mai Lily dovrebbe volerti come suo accompagnatore, Potter? – James mi lancia uno sguardo sprezzante, prima di tornare a sorridere verso Lily.
- Perché mai non dovrebbe? Soprattutto se l’alternativa sei tu, Mocciosus!
- Forse perché preferirei un milione di volte andare a pulire senza la magia tutti i gabinetti della scuola insieme a Severus, piuttosto che andare da qualche parte con te? O forse, semplicemente, perché sono già impegnata?!?
- Pensavo che ti fossi stufata di girare con scherzi della natura come questo lumacone mocciolento e quel piccolo snob purosangue! – ammicca verso di lei, passandosi una mano tra i capelli e sorridendole come se si trovasse in una pubblicità di dentifrici – Magari hai voglia di uscire con un vero uomo…
- Tu saresti un vero uomo, Potter? – cerco di ribattere.
- Che ne dici, Evans? – James mi ignora, facendo un passo verso Lily.
- Dico che mi fai schifo. Sei solo un borioso, inutile, insopportabile - il sorriso di James non vacilla neppure per un istante, malgrado il rifiuto – fastidioso figlio di papà. Puoi andartene aff… - Lily si morde un labbro – Al diavolo! - Mia una parte, di lei è solo…
- Non serve che fai la perfettina Evans. Lo so che anche tu dici le parolacce! – Lily stringe le labbra per non lasciarsi sfuggire l’espressione sorpresa che invece tradiscono i suoi occhi – Non mi scandalizzo se mi mandi apertamente affanculo, sai? Anzi, trovo piuttosto divertente questo tuo essere sboccata – piega la testa di lato e allarga il sorriso – Forse non sei ancora pronta a lasciar stare questi sfigati, ma io so aspettare – allunga una mano verso di lei e con l’indice le accarezza il profilo della mandibola prima di andarsene. Osservo la scena, immobile, sentendo il sangue ribollirmi nelle vene.
Lei rimane ferma davanti a quel gesto, mentre un’espressione disgustata si fa largo sul suo viso. Resta a fissarlo mentre si allontana con passo deciso, a testa alta.
- Potter – James si ferma poco prima di svoltare l’angolo, richiamato dalla voce calda di lei.
- Sì? – lui le sorride, sorpreso.
- Azzardati ancora una volta a insultare i miei amici o a toccarmi come se fossi di tua proprietà e farò in modo che tu non possa mai più camminare a testa alta – il tono della voce di Lily è tanto cordiale, quanto gelido è il suo sguardo.
A Potter si allarga ulteriormente il sorriso sulle labbra e si allontana fischiettando, con le mani in tasca.
 
*
 
Mulciber e Avery si allontanano verso il castello, mentre io e Regulus li osserviamo dalle ciglio della foresta proibita, con le bacchette ancora in pugno.
Mi sento sollevato nel vederli andare via. Malgrado siano, a modo loro, una piacevole compagnia con cui scambiare opinioni condivisibili e nonostante in loro compagnia io non debba temere gli scherzi di nessuno stupido studente, non riesco ad essere naturale con loro. So che lo sguardo che mi rivolgono è carico di sospetto e di giudizi stereotipati.
Mai penserei di fare una conversazione con loro che vada oltre il “le arti oscure sono potere puro”. Non credo abbiano nemmeno una loro personale opinione sul mondo. Si adattano a quello che viene dato loro in pasto già cucinato da abili intortatori come Bellatrix o Lucius.
- Sembri sollevato.
Mi volto infastidito verso Rab. Lui, contrariamente a me, non tradisce in alcun dettaglio della sua postura il sollievo, che, conoscendolo, sta provando
- Devo lavorare sul respiro e sulle spalle – ammetto infastidito -  Mi rendo conto che continuano a tradirmi…
Lui annuisce e si allontana di alcuni passi da me. Alza la bacchetta, mettendosi in guardia, mentre io faccio altrettanto.
Puntiamo entrambi le bacchette verso l’alto e poi, guardandoci, negli occhi le abbassiamo con un gesto ampio ed elegante, pronti al duello.
 
Durante il quinto anno, insieme a Mulciber e Avery, io e Regulus uscivamo spesso di notte dal castello, per svolgere alcuni compiti assegnatici da Lucius o da Bellatrix. Cose di poco conto, che solitamente rispettavo i nostri talenti individuali. Io, ad esempio, avevo un catapecchia nei pressi di Hogsmeade in cui andavo a preparare alcune pozioni. A Rab veniva chiesto di esercitare il proprio talento di legimante su studenti e informatori. Mulciber e Avery si occupavano di tutta una serie di piccoli attentati volti ad aumentare il terrore tra i maghi nati babbani.
Io e Regulus avevamo quindi preso l’abitudine di fermarci poco fuori dal castello, sul limitare della Foresta Proibita a duellare, per aumentare le nostre doti con la bacchetta.
 
La maggior parte degli incantesimi che si dipanano tra di noi, tra colpi bassi e sortilegi scudo, sono non verbali. Danziamo silenziosi l’uno intorno all’altro, facendo esplodere zolle di terreno e schiantando alberi.
- Pensi di accettare l’invito di Lily? – dice con voce piatta, parando uno schiantesimo con un gesto elegante della bacchetta.
- Non lo so. Dovrò andare comunque a quella stupida festa. Lucius vuole che io dia un pacchetto al signor Fox per conto suo – mi abbasso evitando una fattura di pochi centimetri – E poi sai che Lily riesce sempre a farmi fare quello che vuole l…
Le parole mi muoiono in gola, mentre con un gesto infastidito della mano Regulus mi fa volare per aria per alcuni metri, facendomi atterrare poco elegantemente, tra le foglie secche della foresta ed alcuni arbusti. Cadendo, finisco col tirarmi una ginocchiata in bocca. Il sapore del sangue si mischia a quello della rabbia per essere stato così miseramente sconfitto.
Rab mi raggiunge con passo lento e misurato, privo di alcuna preoccupazione. Attende che io mi rialzi, avvolto nel suo cappotto nero elegante e nella sua aura da Purosangue impeccabile.
- Sarebbe bello se smettessi di nasconderti dietro questa scusa ridicola e ammettessi che ti piace fare quello che vuole lei. O almeno in questo caso, potresti ammettere che ti piace l’idea di andare al ballo con lei – dice in tono apatico, alzando i lembi del colletto del cappotto, senza aiutarmi in alcun modo a rialzarmi.
- Non mi piace l’idea di andare al ballo con voi. E in ogni caso se non sei contento di questo suo invito, dovresti parlarne con lei – dico alzandomi e pulendomi con il dorso della mano il sangue colato dal labbro rotto.
Lui mi lancia un’occhiata penetrante e infastidita.
- Pensi di venire o no?
- No. Non verrò con voi, non ti preoccupare…
Lui si apre nella sua abituale smorfia sorriso, mentre con un colpo di bacchetta mi guarisce il labbro.
Torna quindi a posizionarsi ad alcuni passi da me e ad alzare la guardia con la bacchetta, pronto per un altro duello.
Deglutisco, più che intenzionato a non accettare di cedere facilmente a Regulus la vittoria almeno in questo contesto.
 
*
 
Sorseggio un bicchiere della mia acquaviola, ben riparato dagli spessi tendaggi verdi con cui Lumacorno ha addobbato la stanza.
Il fantastico signor Fox ha preso il suo pacchetto, ne ha lasciato un altro per Lucius e si è volatilizzato, con la stessa rapidità con cui io bevo tre bicchieri di succo di zucca la mattina a colazione, lasciandomi senza uno scopo e senza compagnia. E ora mi nascondo qui, non riuscendo a tollerare di vedere Lily e Regulus che ballano, teneramente abbracciati l’uno all’altra.
Lo spettacolo offerto dalle spalle nude di Lily sarebbe stato più che sufficiente a farmi venire voglia di cavare gli occhi a tutti i presenti e a togliermi il sonno per il prossimo mese, ma Regulus ha pensato di attentare ulteriormente alla mia sanità mentale tenendo costantemente il suo braccio pericolosamente avviluppato intorno al fianco di lei, proprio su quella curva che da settimane ho individuato come la causa principale della mia insonnia.
Un tramestio nei pressi del tendaggio, mi distoglie dei miei pensieri voluttuosi e mi costringe ad appiattirmi contro il muro di pietra per non essere individuato dai nuovi arrivati. Striscio il più lentamente possibile alla mia destra, sperando di non venir notato e di poter lasciare la festa. O di trovare, magari, un altro posto da cui poter fissare la pelle nuda di Lily.
E’ però con crescente orrore che realizzo chi siano i due arrivati, non appena iniziano a parlare.
- Sei davvero bella stasera, Lilian – dice Regulus in un nauseante sospiro galante. Lei ride piano.
- Grazie. Anche tu fai la tua figura così conciato – poco dopo giunge alle mie orecchie il tanto inconfondibile, quanto doloroso rumore di baci.
- Devo ricordarmi di vestirmi così più spesso, se ti faccio questo effetto… - la voce di Lily arrochita dalla passione, mi genera un brivido involontario e inopportuno. Qualcosa dentro sibila furiosa al pensiero che lei posso essere piena di desiderio per lui.
- Sciocca.
- Mai quanto te, Mr “voglio-andare-al-ballo-solo-con-te-escludendo-il-nostro-migliore-amico” – malgrado la voce di lei sia intima e divertita, non posso impedirmi di gioire al pensiero che Lily, persino in una situazione come questa, mi pensi. Poi realizzo che mi ha nominato come “migliore amico” e torno a serrare la mascella.
- Me lo rinfaccerai per sempre?
- Solo fino a quando non avrai ammesso di aver sbagliato – il tono di lei è divertito e segue il rumore di un altro bacio. Li immagino stretti e vicini, a sussurrarsi frasi che nessun altro dovrebbe udire. Mio malgrado non riesco a non restare sorpreso davanti a questa versione tenera di Regulus. Forse lei si è innamorata di lui per un insieme di ragioni che io non potrò mai realmente capire o vedere. Ho sempre saputo che lui con lei fosse diverso, ma forse non ho mai capito quanto.
- Lilian… - la sua voce è profonda e contratta dal desiderio. Fa una pausa, probabilmente tentando di riprendere il controllo di se stesso – E’ dispiaciuto anche a me per Severus, ma…
- Ma?
- C’era una cosa di cui volevo discutere con te – fa una pausa e immagino Lily alzare un sopracciglio - In privato – so che davanti a questa seconda pausa l’espressione perplessa di Lily non farà che rimarcarsi – Da soli, per una volta!
Sento sempre più chiaramente quanto sia sbagliato essere qui, ad origliare parole che dovrebbero essere solo loro. Eppure una parte di me è più che compiaciuta che Regulus, sempre così solerte e puntuale nel ricordarmi l’importanza della segretezza di certi discorsi, si sia dimenticato di rendere inascoltabile il loro discorso.
- So che le cose tra noi… - la voce di Regulus ha una nota incerta che non avevo mai sentito in lui prima di allora. Scommetto che si sta furiosamente tormentando il callo sul pollice. Un ghigno mi si allunga sul viso – Gli inizi… Il nostro inizio… No, ecco…
- Rab – la voce di Lily è calda e carezzevole, quella che usa quando vuole essere materna – Calma. Qualsiasi cosa sia, ascolterò tutto ciò che avrai da dire e ti resterò vicina…
Segue un lungo silenzio, che mi pare tanto interminabile quanto denso di significati. Forse Regulus le sta scrutando nel profondo dell’animo per trovare quel dettaglio necessario a farlo proseguire. O forse si è ricordato di silenziare il loro discorso senza che me ne accorgessi.
- Credo… Lilian, credo di amarti – sin da qui riesco a sentire tutta la tensione e l’emozione vibrante in quelle poche parole – No. Io so di amarti. Ti amo, Lily…
Chiudo gli occhi in attesa di sentir dire a lei quelle due paroline che tanto vorrei bisbigliarle sul collo, sulle labbra, tra i capelli, nell’erba, durante le lezioni. Ovunque. Le due parole che tormentano i miei sonni e bruciano sulla mia lingua, non dette e incancellabili, ogni volta che lei mi guarda. Provo ad immaginare di essere io quello che le ha appena confessato il proprio amore, a fior di labbra, e sogno di essere io quello cui rivolgerà la sua risposta gentile.
Mio malgrado mi trovo a schiudere le labbra in un sospiro, chiudendo gli occhi lentamente. Forse sentirlo dire direttamente da lei quanto ami un altro mi aiuterà a smettere di pensarla così ossessivamente.
Eppure tutto tace. Realizzo confuso, che Lily non ha ancora proferito parola. Non capisco: se lo ama perché non parla?
- Regulus – la voce di lei è un sussurro strozzato. Posso sentire tutta la paura di quelle poche sillabe arrugginite nella sua gola – G-grazie…
- Grazie? – lo sconcerto di Regulus è pari al mio. Sicuramente di ragazze e storie d’amore so ben poco. La mia esperienza è inesistente e il mio interesse per le questioni di cuore è sempre stato latitante, eppure lo so bene pure io: quando una ragazza risponde con “grazie” ad una dichiarazione d’amore è una delle peggiori situazioni in cui un uomo possa imbattersi.
- Sì… Mi fa… - fa una pausa, durante la quale so che cerca le parole meno dolorose per dire l’ovvietà non richiesta del momento – Mi rende davvero felice sapere che tu ritieni di… Sapere quello che credi di provare per me ma…
- Credo di provare? – il tono di Regulus è un sibilo velenoso.
- Ma penso che siamo molto giovani e che sia troppo presto per parlare di queste cose e…
- Non farlo, Lilian – la voce di Rab è sempre più tagliente – Non propinarmi queste idiozie babbane sul fatto che siamo troppo giovani. Soprattutto non farlo proprio tu che fino a sei mesi fa professavi amore eterno a…- a chi? Lily amava qualcuno senza che io lo sapessi? Perché a me non ha mai parlato di nulla, mentre Rab sa sempre tutto? Chi è il ragazzo che le piace? Lei non frequenta nessuno oltre a me e Rab! O il giro della Sand, ma mi rifiuto di credere che le possa piacere Paciock! E ancor meno quello smidollato di Janus McKinnon!
- Ora quello non c’entra. Si tratta di me e di te e tu sei così giovane! – so che questo non andrà giù a Regulus. Proprio lui, cui non è stato concesso di essere “giovane”, che ha dovuto crescere in fretta per soddisfare le aspettative altrui, non può tollerare di essere considerato troppo immaturo – E stiamo insieme da davvero poco, credo sia presto per fare certe affermazioni…
Segue una lunga pausa, in cui il silenzio è turbato dal rumore prodotto da Rab con il costante tormentarsi il callo.
- Sei una piccola ipocrita vigliacca, Lily Evans. – dice con tono piatto e sprezzante.
- Rab! – il tono di Lily si infiamma improvvisamente.
- Non azzardarti a fare quel tono scandalizzato con me! – la sua voce è un sibilo avvelenato.
- E tu non insultarmi gratuitamente!
Segue un’altra pausa infastidita, interrotta da lei questa volta: - Regulus, ascolta…
- No, taci, per favore. Ora sono troppo arrabbiato con te per ascoltare le tue babbanate. Parleremo in un altro momento. Buona notte.
 
Regulus e Lily non furono più gli stessi dopo quella festa. Qualcosa nella loro armonia di coppia si era spezzato. Se, da un lato, il turbamento di Rab mi appariva più che evidente alla luce dei prolungati silenzi con cui sembrava aver deciso di rispondere a tutto e tutti, dall’altro, ai tempi non riuscivo a capire cosa stesse provando Lily. Sin dalla sera della festa, da cui Regulus era sparito senza dir nulla, lei mi era parsa più che serena. Rilassata, sorridente e solare come sempre. Aveva riso insieme ai fratelli Mckinnon fino a tardi ed era tornata al proprio dormitorio come se l’assenza di un cavaliere fosse qualcosa che non la riguardava affatto. Aveva agito così anche nelle settimane seguenti, rispondendo ai silenzi di Rab con chiacchiere inconsistenti e vivaci. Eppure dentro di me sentivo che qualcosa stonava, pur non riuscendo a capire chiaramente di che si trattasse.
 
Lily compare da dietro l’angolo, diretta alla lezione di Prewett. Al suo braccio si tiene strettamente agganciata Alice Sand, che le sta parlando con aria seria e preoccupata.
Lily continua a scuotere la testa, con un piccolo sorriso incollato sulle labbra. Sembra essere intenzionata a osservare con attenzione ogni dettaglio della divisa giallo nera della Sand pur di incrociare il suo sguardo. All’improvviso, scoppia a ridere, scuotendo ancor di più la testa e agitandole una mano davanti agli occhi.
Sono a pochi metri da me, quando Alice con un’espressione dura in viso la strattona e le impone di guardarla negli occhi. Lily cessa istantaneamente di ridere e assume un’espressione desolata.
- Lils, non siamo tutti ciechi come lui. Quando fingi me ne accorgo e vorrei davvero che tu non ti sentissi obbligata a farlo, perché detesto vederti in questo stato, senza avere nemmeno la possibilità di aiutarti perché continui a ripetere che è tutto ok…
Gli occhi di Lily si dilatano e viaggiano in ogni direzione alla ricerca di una fuga.
- Ali, io…
- Lo so. E mi basta che tu sappia che siamo qui. E che ci sono persone che ti apprezzano per quella che sei, anche per quella fragile…
La Sand allunga un braccio intorno alle spalle di Lily e se la stringe al petto, posandole un bacio sulla nuca. Lily sembra affondare per pochi istanti nella sottile siloutte del corpo di Alice, prima di staccarsi da lei con un sorriso sbilenco e colmo di gratitudine.
- Grazie, Ali
- Ci vediamo dopo al campo da Quidditch, Lils – la mia amica fa per protestare, ma la Sand le scompiglia i capelli – E non provare a protestare! Ci vediamo là!
Mentre si avvia, Alice mi lancia uno sguardo torvo e per un attimo credo che sia sul punto di affatturarmi. Poi, dopo aver lanciato uno sguardo a Lily, sembra ripensarci e si allontana a grandi passi. Mi avvicino alla mia amica, notando solo in quel momento che non indossa la solita cravatta verde-argento.
- Stai bene?
- Ciao anche a te, Principe – mi fa un largo sorriso, fissando un punto imprecisato alle mie spalle, mentre varchiamo la porta dell’aula. La fisso torvo e preoccupato - Che c’è?
 - Stai bene??
- Sì, sto bene. Ti sembra che io stia male? Merlino! Ho qualcosa in faccia? – si tasta le guance, con espressione divertita, strappandomi un mezzo sorriso – Dell’inchiostro? Del rossetto? Qualcosa tra i denti?
- No, sciocca. E’ solo che da dopo il ballo la Sand continua a ronzarti attorno e… Non so. Sembra quasi che voglia scortarti e controllarti ovunque – mi stringo nelle spalle, nascondendomi dietro la mia cortina corvina – Come se fosse preoccupata per te…
- Non ti preoccupare, Sev. Sta cercando solo di essere una buona amica – per un attimo, con la coda dell’occhio, incrocio il suo sguardo e vi leggo un turbamento che mi lascia spiazzato. Poi torna a fissare altrove e mi regala un gran sorriso.
- Spero che oggi Prewett ci faccia lavorare un pochino sulle fattura confondenti…
 
Ora so che Lily non era diversa da me e Rab e aveva, come noi, imparato a celare al mondo la vera natura dei suoi sentimenti, seppur in maniera diversa. Io e Regulus, infatti, avevamo scelto l’apatia e l’indifferenza come risposta ai mali del mondo, mentre Lily indossava una maschera di gioia ed entusiasmo, che la rendevano amabile e ricercata dalla maggior parte delle persone, ma che probabilmente la facevano anche sentire profondamente sola.
Ora so che non v’è gioia nel venir amati per la maschera che ci si è costruiti addosso.
 
Osservo le luci della piccola casa di Victor Meryll, funzionario anziano del Ministero della Magia, consigliere del primo Ministro, nonché personaggio di spicco del Dipartimento per la Regolazione della Legge Magica durante gli anni in cui Grindelwald era stato al potere. Un uomo importante, influente e stimato, che se accettasse di entrare nelle grazie dell’Oscuro Signore farebbe guadagnare alla nostra fazione molti punti.
Questa sera il turno di guardia tocca a me e Regulus, celati sotto un incantesimo di disillusione, sul tetto di una vecchia casa fatiscente di Hogsmeade, osserviamo l’uomo aggirarsi per le sue stanze e prendiamo nota dettagliata delle sue abitudini. Non è ancora stato deciso se tentare di confonderlo, imperiarlo o sostituirlo direttamente con l’ausilio di un po’ di polisucco, ma in ogni caso avere molte informazioni sulla sua vita privata e pubblica offre un notevole vantaggio al nostro Signore.
Al contempo per quello che mi riguarda, è un tanto scomodo, quanto sgradevole obbligo che tiene lontani me e Rab dalla scuola e dai nostri doveri studenteschi. O forse, dovrei ammettere con me stesso che detesto passare tutte queste ore in questo luogo a far ben poco quando potrei investirle nello studio o in compagnia di Lily.
Regulus accanto a me sembra però pensarla diversamente, perché osserva costantemente ogni movimento di Meryll, quasi ne andasse della sua stessa vita.
Tra le dita regge una sottile sigaretta azzurrina, rimediata dalle forniture di Avery, che emette un filo di fumo denso e dolciastro.
- Quanto credi che durerà ancora questa idiozia del fumo?
Rab accanto a me, mi ignora e torna a portarsi agli occhi un visore con cui osserva la finestra buia del palazzo di fronte, prima di vergare brevemente un lunga pergamena davanti a lui, senza distogliere mai gli occhi. Sospiro. Il mutismo di Regulus comincia a darmi sui nervi, soprattutto in queste lunghe serate a base di niente, in cui a riempire i silenzi non c’è nemmeno Lily.
- E se lo dicessi a Lily? – dico con un ghigno, aspettandomi una reazione allarmata. Lui, però, scrolla le spalle e annota qualche altra parola, portandosi la sigaretta alle labbra e aspirandone una boccata.
- Fai pure – dice, soffiando via il fumo in un sospiro rilassato.
Resto in un silenzio confuso per alcuni minuti, prima di riprendere a parlare.
- Va tutto bene tra di voi?
Regulus si decide ad alzare lo sguardo verso di me e per un istante ho l’impressione di cogliere della rabbia nei suoi modi indifferenti.
- Che ti importa?
- Bè… - esito, timoroso di svelarmi troppo - Ho l’impressione che voi stiate combinando un gran casino e non mi entusiasma l’idea di vedervi litigare…
Lui saetta uno sguardo furente verso di me, prima di tornare al suo tono apatico e di rivolgere la sua attenzione verso la casa di Meryll, infilandosi la sigaretta in bocca.
- Quello che succede tra me e Lily non è in nessun modo affar tuo, Severus. Faresti meglio a smettere di intrometterti in cose che vanno ben oltre la tua comprensione.
Lo fisso basito, sentendo una rabbia muta montarmi dentro.        
 
*
 
- Piton!
Guardo Andy Chang con un sopracciglio alzato e un senso di profondo fastidio. Non riesco a credere che questo idiota sia diventato il prefetto del nostro anno. Tutto in lui è così dannatamente trasparente e insignificante. Persino quella sua assurda espressione angosciata.
Resto a guardarlo apatico sulla soglia della Sala Comune, in attesa di una spiegazione. Lui si torce le mani e mi raggiunge in poche falcate.
- Devi fare qualcosa! – dice con tono imperativo.
- A che proposito? – dico con indifferenza.
- Devi fermarlo! Abbiamo provato ad intervenire, ma ha schiantato Thomen e ha quasi staccato un orecchio ad Astrid! – Andy sembra scandalizzato davanti alla mia indifferenza, che pare metterlo, se possibile, ancor più a disagio.
Noto alle sue spalle un gruppo di ragazzi del quarto anno, con gli occhi pieni di terrore e disagio. L’altro prefetto del quinto anno, si tiene una benda sporca di sangue sull’orecchio. Guardano tutti nella mia direzione con un misto di speranza e paura.
- Non riesco a capire cosa dovrei c’entrare io, se voi prefetti non riuscite a far rispettare le regole… - lo scanso e procedo a testa alta verso il mio dormitorio. Che pusillanime!
- E’ Regulus! Sembra impazzito! – mi blocco all’istante e mi volto a guardarlo irritato.
- Cosa?
- E’ tornato in dormitorio e ha iniziato a distruggere tutto. E’ completamente uscito fuori di testa! Se non riesci a fermarlo nemmeno tu, saremo costretti a far intervenire i professori e Lumacorno sarà costretto a toglierci punti. Se vedessi come ha ridotto il letto di Lance…
- Che è successo? – dico con un sibilo rabbioso, avvicinandomi a lui.
- Cosa diavolo ne so?!? E’ tornato che era già in quello stato. Parlaci tu!
Lo guardo colmo di disprezzo per pochi altri secondi e silenziosamente mi avvio verso la porta del dormitorio del quarto.
Prima di entrare estraggo la bacchetta e lancio un ultimo sguardo agli occhi angosciati che hanno seguito ogni mio passo, provando per loro un profondo disprezzo.
Regulus, con la divisa a brandelli, mi dà le spalle al centro di quello che resta del suo dormitorio. Metà dei letti a baldacchino sono stati distrutti. Ovunque intorno a Rab sono sparse piume d’oca prodotte da quelli che erano stati cuscini e che ora sembrano solo inutili stracci gettati sul pavimento. Alcuni libri bruciano ai piedi dei letti dei loro proprietari, mentre di altri restano solo pagine stracciate. Sul pavimento giacciono alcune schegge di vetro, prodotte da una finestra andata in frantumi. I bauli di tutti i residenti della stanza sono aperti e il loro contenuto giace disperso in pezzi, tra frammenti di specchi rotti, pozioni infrante e riviste ridotte a brandelli. Quello di Regulus in particolare giace scoperchiato davanti a lui, con un grosso sfregio che attraversa lo stemma di famiglia.
Resto sconvolto nel vedere la sua nuova scopa, una Tornado M5, spezzata a metà a pochi centimetri dai suoi piedi scalzi. Regulus amava quella scopa fino alla follia, non può essere stato lui a romperla.
Il suo petto si alza e abbassa ansante, mentre la mano che non regge la bacchetta si apre e chiude in una morsa a intervalli regolari e sempre più ravvicinati. Noto che la sua presa sulla bacchetta si fa più salda poco prima di realizzare che sta inclinando il capo per osservarmi da sopra una spalla.
- Severus.
La sua voce è così roca e piena di una furia e di un’ira profonde da sembrarmi aliena. Non può appartenere allo stesso Regulus sempre controllato e distinto. Eppure qualcosa che brilla in fondo ai suoi occhi mi conferma che dentro di lui c’è quello stesso mostro sibilante che alberga dentro Bellatrix e Lucius. E anche nel mio profondo. Lo si scorge nel taglio gelido degli occhi e nelle pesanti ombre che glieli cerchiano. È come se tutta la sua giovinezza fosse stata consunta da un’unica ossessione, da una passione tanto accecante quanto distruttiva. Improvvisamente in lui non c’è nulla di fanciullesco o spensierato. Nei suoi occhi non c’è più un futuro, come se fosse stato lui stesso a strangolarlo con la sola forza delle proprie ossessioni.
- Regulus. – rispondo cauto, chiudendomi la porta alle spalle e non accennando a ridurre la distanza tra noi.
- Sei tu? – la voce che sento sembra provenire da un luogo diverso e lontano, un universo dove i sogni e le speranze si sono consunti troppo presto.
Non capisco. E’ così fuori di se’ da non riuscire a riconoscere la mia voce o la mia figura? Eppure sembrava avermi riconosciuto poco fa.
- Sono io?
- Sei tu che l’hai baciata?
Apro e chiudo la bocca un paio di volte, senza capire. È chiaro che sta parlando di Lily, ma non riesco a capacitarmi che lei possa aver baciato qualcun altro, né che lui possa credere che lei possa averlo tradito proprio insieme a me. Soprattutto visto che lui è a conoscenza del nome del ragazzo di cui era precedentemente innamorata. Sarebbe più logico sospettare di quel bastardo, invece che del suo migliore amico. E in ogni caso, Lily non bacerebbe mai un altro ragazzo.
Il solo pensarlo mi fa venir voglia di unirmi a Regulus nella distruzione della stanza.
- Lily ha baciato un altro ragazzo?
Regulus si volta verso di me, lentamente e con gesti calibrati, mentre il suo corpo trema nel chiaro sforzo di contenere la sua furia. Digrigna i denti e mi ancora con uno sguardo carico di disprezzo, senza rispondermi.
- Lily non bacerebbe mai un altro, lei è…
- Troppo pura – dice lui con malcelato disgusto. Un sorriso derisorio gli lampeggia sulle labbra, prima di spegnersi in una smorfia di disprezzo – Lo pensavo anche io. Ci credevo davvero. Che lei fosse pura e incontaminata. Una perla unica nel suo genere. Un nuovo ceppo magico, qualcosa che io avevo scoperto per primo. Credevo che avremmo potuto dare origine ad una nuova dinastia magica insieme. Che saremmo potuti essere i capostipiti di una nuova casta di maghi potenti e invincibili. Malgrado tutto, fino a questo momento, mi sono illuso che anche lei facesse sul serio, che anche lei mi avesse scelto per un nuovo inizio, che ingenuo sono stato! Pensavo sarei stato il primo. E l’unico – il suo corpo vibra più forte per la furia che lo costringe a stringere convulsamente i pugni – Era l’unico modo in cui riuscivo a tollerare e giustificare i miei desideri verso di lei. Se lei fosse stata solo mia, anima e corpo, mai violata da altro, allora sarei potuto passare oltre le sue vergognose origini! E invece non è diversa da una qualsiasi sudicia mezzosangue!
Sul suo viso, fino a quel momento contratto dalla rabbia, compare un’espressione desolata, come se il pensiero di aver appena chiamato Lily mezzosangue generasse in lui un qualche senso di colpa. China il capo e si osserva le mani con costernazione, come se fossero qualcosa di estraneo a lui.
Improvvisamente, alza lo sguardo e leva la bacchetta verso di me. Istintivamente, alzo la mia per difendermi.
- Duella con me, Severus.
Non è una richiesta, ma un ordine. Assurdo, illogico e incomprensibile. Lo osservo confuso, abbassando la mia bacchetta lentamente. Non voglio duellare con lui in questo stato.
- Rab… - proprio in quell’istante il suo primo incantesimo mi piove addosso con tempestività e violenza, facendomi cadere a terra.
- Ho sempre odiato quel soprannome. Non ho mai potuto sopportare che il mio nobile lignaggio venisse riassunto e consunto in tre singole lettere – sibila, mentre mi si avvicina con passo lento ed elegante, mentre ancora le sue spalle tremano di rabbia e la sua voce è resa profonda dalla furia. Mi rialzo rapidamente e mi metto in posizione da duellante, in attesa del suo prossimo colpo – Eppure ho tollerato persino questo: che lei mi sminuisse ogni volta che mi chiamava, che lei si facesse beffa delle mie origini e dei miei antenati, che lei ridesse pronunciando un nome che in una come lei dovrebbe solo generare una totale reverenza!
Il suo polso si muove fluido e incalzante, scagliandomi addosso ogni sorta di sortilegio. Alcuni riesco a pararli, mentre mi limito a evitare come meglio posso quelli di cui non riesco a riconoscere la natura dal semplice movimento della bacchetta.
Un incantesimo, che riesco a parare per un soffio, mi rimbalza addosso e finisce sul pavimento di legno, creandovi un piccolo cratere.  Trovo riparo dietro un pezzo di baldacchino e da lì provo a lanciare un incantesimo di disarmo, che Rab para con un gesto annoiato della bacchetta, mentre si avvicina lentamente al mio nascondiglio.
- Ma, come il più patetico dei sentimentali, sarei stato pronto a rinunciare alla mia famiglia, alle mie tradizioni e al mio futuro! Avrei rinunciato a tutto per lei! – mi lancia uno schiantesimo addosso, che spezza il mio sortilegio scudo e mi fa tornare lungo disteso a terra – Andiamo, Severus, non ti stai neanche impegnando! Non mi aspetto che tu possa essere alla mia altezza, ma almeno provaci!
Mi rialzo rapidamente, mosso dalla furia e dall’umiliazione, confuso dalla sue affermazioni su Lily. Muovo alcuni cauti passi laterali, tentando di aumentare la distanza tra noi.
- Non può averti tradito – dico, tentando nuovamente di disarmarlo, senza riuscirci.
- Davvero credi che non possa? E’ una piccola serpe, ben peggiore di noi, lo sappiamo bene, tu ed io – mi fa un sorriso ammiccante, carico di follia e di amarezza, mentre tento di rispondere adeguatamente ai suoi attacchi. Mi sento sempre più confuso. Lily non gli farebbe mai nulla del genere. Lei è leale. Devota. Buona. Bellissima.
- Non lo farebbe mai! Chi mai ti ha detto una simile idiozia?? – Regulus smette per un attimo di agitare la sua bacchetta verso di me e si stringe in una risata amara e delirante.
- Forse, caro Severus, sarebbe tempo di smettere di vivere nel mondo delle favole e di iniziare ad affrontare la realtà. Lily stessa ha ammesso di aver baciato un altro prima di me! Gliel’ho sentito dire con quelle sue labbra concupiscenti!
- Prima di te?!?
Per la sorpresa mi immobilizzo, non riuscendo quindi a parare lo schiantesimo che mi arriva in pieno petto, facendomi cadere nel mezzo di quel che resta del letto di Greengrass. In poche falcate, Regulus mi è addosso e, a cavalcioni su di me, mi punta la bacchetta al collo.
- Sei tu? – bisbiglia in un rantolo furioso.
- No! – mi immobilizzo, cercando di riprendere il controllo di me. Affondo nello specchio gelido che è lo sguardo di Regulus – Sei impazzito? Quando dovrei averla baciata? Voi state insieme!
- Prima!! – la sua voce trema disperata, mentre una furia cieca riesce ad avere la meglio sul mio autocontrollo. Mi aggrappo ai lembi della sua camicia strappata e mi tiro su, lasciando che la bacchetta penetri più a fondo nella mia carne.
- Prima quando?!?! Sei ridicolo! Mi conosci, anzi ci conosci da sempre!
- Proprio perché vi conosco…!
- Credi che se l’avessi baciata anni fa non te l’avrei detto? O che lei non ti avrebbe raccontato tutto in uno dei vostri nauseanti pomeriggi in riva al lago? Credi davvero che tu, il nostro migliore amico non lo avresti saputo per primo?? – la rabbia mi monta dentro e avvicino ancor di più il viso a quello di Regulus, soffiandogli la mia rabbia sul collo – Credevi che mi sarei comportato come tu e Lily avete fatto con me? Che te l’avrei tenuto nascosto fino all’ultimo, del nostro amore segreto?
- Onestamente? – la sua voce è velenosa e meccanica. Non vi è pietà nei suoi occhi –Sì.
Mi allontano da lui di scatto, come se mi avessero appena bruciato, ma Regulus non accenna ad abbassare la bacchetta.
- Sei sempre stato geloso di noi e non hai mai detto niente. Tu la ami, non mentirmi! La ami da sempre e hai sempre negato!
- Non è vero!
- Sì! Sei uno sporco bugiardo Severus!
- No!
- Credi davvero che non abbia visto come la guardi?!? – affonda la bacchetta nella mia giugulare, bruciandomi la carne, mentre alle sue spalle una finestra va in frantumi – Per l’ultima volta, sei tu che l’hai baciata per primo??
- NO!! – l’ultimo barlume di lucidità svanisce dagli occhi di Regulus poco prima che lui levi la bacchetta.
- Legilimens!
La stanza svanisce, insieme alla sensazione della gola recisa e alla consapevolezza del peso del corpo di Regulus su di me. Vortichiamo nella mia mente, in una spirale di immagini confuse. Ho l’impressione che Rab stia sfogliando febbrilmente tra le pagine dei miei ricordi, senza soffermarsi troppo a guardare o pensare.
Stralci di me e Lily che scherziamo in biblioteca, il treno per Hogwarts, le sua spalle durante le lezioni, l’abito verde che indossava ad Halloween. Regulus non si sofferma su nulla, scorre indietro, frettoloso e furibondo. Non c’è delicatezza nel modo in cui mi legge dentro, solo una rabbia cieca, che avverto distintamente ora che è entrato nella mia mente. Una sensazione di confusione e nausea mi attanaglia lo stomaco, mentre lui scorre altre pagine. Noi tre sull’erba, Lily agganciata al braccio della Sand, il sorriso luminoso che mi ha rivolto di ritorno dall’Irlanda, la sua risata mentre guarda le vecchie foto degli gnomi della dinastia McCallister III della signora Summers.
E poi, prima che possa fermarlo, attratto probabilmente dall’intensità di quella memoria, lo trova. Il ricordo di Lily sdraiata in mezzo al verde, bella come era sempre stata, ma come non ero mai stato capace di vedere.
La furia di Regulus sembra acquietarsi, mentre nella mia mente rivedo scorrere al rallentatore, per l’ennesima volta, il corpo di lei che si tende verso di me. E una furia gelida mi coglie. Non voglio in nessun modo che lui veda questo momento, non posso accettare che sbirci un’istante tanto intimo. Uno stralcio di lei come tanti, ma che per me è stato un momento di svolta definitivo. Non voglio che Regulus la veda, che sappia, che capisca, né che si intrometta. In nessun modo gli permetterò di violare quel ricordo di lei che è mio e mio soltanto.
Con uno sforzo immenso, immagino che quel ricordo sia come la pagina di un enorme volume, un libro che io posso chiudere, così da impedire a chiunque di leggervi me stesso. E chiudo quel volume in faccia a Regulus.
Lentamente riprendo coscienza del letto sotto di me, della ferita sulla mia gola. Le mie mani artigliano schegge di legno e le mie gambe scalciano per il peso di Regulus su di me. Torno cosciente, lontano da quel ricordo tanto caro, quanto intimo. La stanza distrutta riprende forma intorno a me, lasciandomi nuovamente basito. A poco, a poco metto a fuoco Regulus ancora a cavalcioni su di me, che mi fissa congelato in una postura affranta e rigida.
Per la prima volta in vita mia, sono riuscito a respingere un suo attacco diretto. Per la prima volta, l’ho chiuso fuori dai miei pensieri. Per la prima volta, lui non è stato capace di scrutarmi dentro. E sono riuscito a scacciarlo con una forza tale da lasciare sul suo viso un’espressione stupita e afflitta. Nei suoi occhi leggo la sofferenza.
È senza rabbia che raspo tra le coperte del letto sfatto e ritrovo la bacchetta. La alzo senza furia, mentre Regulus mi osserva quasi rassegnato. È il mio turno.
- Legilimens!
Trovo il ricordo senza problemi, quasi fosse la pagina più consumata e riletta del volume dei ricordi di Rab.
In mezzo al campo da Quidditch, Lily si porta una mano alla fronte, per coprirsi gli occhi mentre guarda il cielo. Nella mano regge la sua Nimbus 1001. Un sorriso sbilenco le dipinge il viso, mentre i suoi capelli, legati in una stretta coda alta le svolazzano in faccia.
Regulus davanti a lei, con la sua Tornado M5, la accarezza teneramente con lo sguardo. In mano regge una pluffa.
- Pronta?
- Sicuro sia una buona idea?
- Merlino, sì! E ora sali su quella scopa, Lilian! Il posto da Cacciatrice non diventerà tuo senza un adeguato allenamento!
Non sapevo che Lily volesse tentare nuovamente le selezioni per la squadra. Non sapevo nemmeno che Regulus potesse parlare con tanta tenerezza. Lei gli sorride, incerta, prima di mettersi a cavalcioni sul suo manico.
- Rab?
- Mmmh? – lui non la guarda, impegnato nel sistemarsi sulla sua nuova scopa, e non nota l’espressione angustiata con cui lo sta guardando.
- Sei sicuro sia tutto ok?
Regulus alza lo sguardo e a osserva, in attesa.
- Tra noi, intendo. Dopo il ballo di Lumacorno… Te ne sei andato via così arrabbiato e poi non ne abbiamo più parlato per settimane e tra noi le cose… - Regulus la interrompe, volgendo il suo sguardo verso il cielo terso e portandosi una mano a coprirsi gli occhi, come lei aveva fatto poco prima.
- Non c’era nulla di cui parlare, Lilian. Ti serve solamente più tempo – la sua voce è tranquilla, ma l’espressione di entrambi è tesa e angosciata.
- Probabilmente è come dici tu – dice lei, tendendosi in un sorriso storto.
- Certamente è come dico io – si volta a guardarla e le fa la sua smorfia sorriso.
Regulus senza attendere oltre la sua risposta spicca un salto e si libra in volo, raggiungendo in pochi istanti gli anelli. Lily, dopo aver emesso un sospiro, sale in volo e lo raggiunge.
Li osservo giocare per una buona mezzora, ridere e scherzare. Regulus è negato come portiere. O forse Lily è molto dotata come Cacciatrice. Velocemente prende sempre maggior confidenza con il suo manico. Vola, piroetta e tira senza problemi.
L’atmosfera tra loro si rilassa e ben presto, l’allenamento si traduce in un rincorrersi continuo nel cielo, per sottrarsi vicendevolmente la pluffa. Lily ride sguaiatamente e sul viso di Regulus c’è un’espressione serena e innamorata.
Alla fine, a pochi metri da terra, lui riesca a raggiungerla e a trattenerla per il mantello. Lei frena la sua scopa e si ferma accanto a lui a mezz’aria, ridendo.
Regulues le sorride, facendole un vero sorriso e, dopo averle messo una mano intorno alla nuca, la bacia. Lei gli artiglia il petto, lasciando cadere la pluffa, mentre il mio cuore rallenta il ritmo davanti a quello spettacolo.
- Mia – le bisbiglia lui sulle labbra – Sei solo mia…
Lei ride piano.
- Non ti sembra di esagerare? – lui la bacia di nuovo, con più passione.
- Assolutamente no, dal momento che questo – le passa un braccio intorno al fianco, attirandola a sé, mentre con l’altra mano sale ad accarezzarle le labbra – e queste – Lily lo guarda come ipnotizzata dalla sua voce – Sono state e saranno solo mie. Sempre. – rabbrividisco nel sentirgli pronunciare quella parola, che nel linguaggio segreto mio e di Lily è una promessa di lealtà eterna e molto altro.
- Che presuntuoso – bisbiglia Lily prima di cedere e baciarlo nuovamente.
- Non è forse la verità? – Rab la osserva come se lei fosse il pezzo più raro e pregiato della sua collezione di opere d’arte. Lei si apre in un sorrisino maligno.
- Forse per il futuro hai ragione, ma sul passato non ci metterei la mano sul fuoco – Regulus, che stava strofinando la punta del suo naso sul collo di Lily, si blocca e riemerge dai suoi capelli arruffati, con un improvviso gelo nello sguardo.
- Che vorresti dire? – la sua voce è improvvisamente priva del tono giocoso di pochi istanti prima. Lily se ne accorge e corruga la fronte.
- Nulla. Solo che forse è un po’ presuntuoso da parte tua credere che io abbia baciato solo te…
- Presuntuoso, ma esatto, vero? – Regulus ha un’espressione feroce, che fino a poche ore fa non gli avevo mai visto. Lei pure sembra essere sorpresa da quella reazione e cerca di liberarsi dalla presa con cui lui le sta trattenendo il braccio.
- No.
- Cosa significa? – le lunghe dita di Regulus si serrano ancora di più intorno al polso di lei, producendo in lei un’espressione sofferente. Malgrado io sappia di non poterlo fare sul serio, vorrei solo tirare un pugno a Regulus in questo momento.
- Che non sei l’unico ragazzo che io abbia mai baciato – lo sguardo di lei è fiero e battagliero. Non c’è traccia di vergogna nei suoi occhi. Regulus allenta improvvisamente la presa e per poco non cade dalla scopa. Tutto il colore svanisce dal suo viso, mentre tra le sopracciglia di Lily compare una ruga confusa – Ma è successo molto tempo fa, prima che tu e io stessimo insieme!
- Chi? – la sua voce è un gelido bisbiglio.
- Non ha importanza! Regulus è successo anni e anni fa!
- CHI? – la sua voce rimbomba per lo stadio deserto, piena di furia, mentre si costringe a guardare altrove. Forse sa che sarebbe capace di bruciarla con la sola furia che leggo nel suo sguardo.
- Non. Ha. Importanza! – scandisce lei decisa, cercando di catturare il suo viso con una mano. Lui si ritrae scottato, iniziando a planare verso l’uscita del campo – Regulus, ora sto con te!
Lui atterra e smonta dalla scopa con un salto, dandole le spalle. I suoi occhi sono cerchiati da un’ira profonda.
- Regulus! – Lily lo richiama e atterra poco dietro di lui, impacciata dall’inesperienza – Regulus! – ma Rab non si ferma. Cammina a passo svelto, sembra avere paura che lei possa raggiungerlo, digrigna i denti e stringe furiosamente la scopa, fino a farsi sbiancare le nocche.
Provo a seguirlo, ma lentamente il ricordo svanisce e la voce di Regulus, improvvisamente tornata al suo solito sussurro composto, mi riporta definitivamente alla realtà.
- Temevo che se mi avesse toccato in quel momento sarei stato capace di farle del male…
Lo osservo, sciupato e corrotto dalle sue stesse incoerenti pretese verso un mondo. Sembra essere stato fagocitato e risputato dai suoi sogni inconciliabilmente contrastanti, esattamente come i miei. Forse lui non ha trovato un modo per essere un Mangiamorte e l’innamorato di Lily. Forse lui ha solo deciso di non sprecare un solo istante del tempo con lei a consumarla con lo sguardo, limitandosi ad amarla da lontano. Forse semplicemente lui ha avuto il coraggio di rischiare ogni cosa e di godersi pochi momenti di autentica felicità.
Delicatamente si allontana da me e mi si siede accanto, con le ginocchia al petto, mentre si guarda intorno. Sembra in qualche modo sorpreso. Mentre mi metto a sedere accanto a lui, resto in attesa di incrociare il suo sguardo. Quando alla fine si decide a voltarsi verso di me, incontro finalmente gli occhi del Rab quattordicenne col cuore spezzato, un futuro oscuro a condannarlo prima del tempo e una famiglia piena di aspettative e priva di amore. Davanti a me ho il Rab infelice.
- Ho fatto proprio un bel casino, eh? 


Un capitolo infinito, il cui parto è stato una vera sofferenza. Ringrazio infinitamente Bluelectra per il sostegno datomi, che è stato assolutamente necessario a sbloccare la mia crisi creativa e vi invito, nuovamente, a passare a leggere il suo "Una stella danzante".
Una menzione speciale va a Rosenrot94, che con le sue recensioni è diventata un più che valido motivo per continuare a scrivere.
Mi scuso come sempre per la mia incostanza nel pubblicare, ma la mia creatività è labile, come tutto il resto e ringrazio tutti quelli che continuano a leggere questa storia. 
Alla prossima!

   

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Capitolo 25
*** Solo questione di tempo ***



Da solo, esco per ultimo dalla serra di Erbologia. Il casino fatto ieri da Regulus non ha in alcun modo aumentato la stima per me dei miei compagni di classe, nonostante sia solo grazie a me che non è stato necessario chiamare Lumacorno. Senza contare che siamo stati io e Rab a contattare gli elfi del castello perché sistemassero quel poco che non eravamo riusciti a riordinare da soli!
E Rab ha rimborsato tutti i suoi compagni di dormitorio per gli oggetti che aveva loro danneggiato. Nessuno ha ringraziato, ma da tempo sapevamo che i nostri compagni di casa fossero solo delle serpi ingrate!
Preso dalle mie riflessioni, mi accorgo tardi del turbine di capelli rossi che mi sta correndo incontro.
Lily ha le guance arrossate per la corsa e i capelli in disordine. L’ormai costante assenza di una cravatta, lascia libero accesso alla sua scollatura. Capisco quanto sia trafelata notando come, malgrado il freddo pungente, non si sia premurata di indossare la sciarpa o chiudersi il mantello.
La sua espressione non lascia presagire nulla di buono e nemmeno la stretta urgente con cui mi trascina lontano dall’ingresso della serra, dove presto arriveranno altri studenti per la prossima lezione.
- E’ vero? – tengo lo sguardo basso. So perfettamente a cosa si riferisce la sua domanda, ma non ho idea di come abbia fatto a scoprirlo. Le lancio una breve occhiata di sottecchi, celato dietro le mie cortine corvine.
- Cosa?
- Non fare finta di non saperne niente, Severus! – mi strattona per il braccio cercando di farmi voltare verso di lei. Le sue mani sono piccole, ma la sua presa è salda – Astrid Rosenthal ha detto a Mary che ieri Regulus ha dato di matto e le ha quasi mozzato un orecchio mentre distruggeva il suo dormitorio! E’ vero? – dall’urgenza nella sua voce so che già conosce la risposta. Alzo lo sguardo finalmente e lei emette un gemito.
- Penso tu lo sappia già…- dico con voce incolore. Lei mi osserva affranta e scuote la testa.
- E’ vero, quindi?
- Sì, Lily. Regulus ha distrutto il suo dormitorio e nella sua furia ha attaccato anche i nostri “compagni” – lei sgrana gli occhi e scuote nuovamente la testa, come se non riuscisse ad accettare l’immagine di un Rab tanto preda della furia da non riuscire a controllarsi.
- Perché? – lei lo sa perfettamente perché, lo leggo in fondo ai suoi occhi. Non è qui per avere conferme, ma per veder smentite le sue ipotesi
- Credo tu sappia già anche questo… - fisso il mio sguardo su di lei, gelido. In qualche modo il pensiero che lei possa aver baciato un altro mi irrita. No, non è vero. Mi rende furioso e temo che se mai dovessi scoprire il nome del bastardo da cui si è lasciata avvicinare gli caverei gli occhi. O forse gli farei di peggio. Renderlo impotente per il resto della sua vita sarebbe il minimo.
Sento la presa delle sue dita scivolare lentamente via dal mio braccio e malgrado la rabbia che nutro verso di lei e il suo amante segreto, non posso che rimpiangere quel contatto fisico con lei. La guardo di traverso indeciso se biasimarla o se cullarla con le parole dolci che mi risuonano in fondo al petto.
Lily sembra in qualche modo svuotata, quasi spaventata. Poi alza di scatto il viso, cogliendomi di sorpresa e scrutandomi dentro dice: - Gliel’hai detto? Io non me la sentivo di… i nostri equilibri interni… Era una cosa solo nostra… - quanto più prosegue il suo discorso frenetico e confuso, tanto più la sua voce si abbassa, sino quando china lo sguardo e si stringe nelle spalle.
- Cosa dovrei avergli detto esattamente, Lily?! Come hai detto tu, quello che è successo era una cosa solo vostra – ringhio tra i denti. Lei alza di nuovo gli occhi, sorpresa.
- Vostra? Di chi? – lei è sempre più confusa.
- Tua e di chiunque tu abbia deciso di baciare prima di Regulus senza dirmene nulla!! – realizzo tardi di star quasi urlando. Faccio un passo indietro, respirando profondamente. Lei apre la bocca un paio di volte, mentre il colore abbandona del tutto il suo viso.
- Non lo ricordi?
- Ricordo cosa?
- Davvero non te ne ricordi?
- Mi ricorderei se mi avessi raccontato di essertene andata in giro per la scuola a limonare con tizi a caso! – la mia voce è un sibilo controllato, mentre Lily diventa di pietra.
- Non lo ricordi.
Distoglie lo sguardo da me e lo fissa a lungo su una zolla d’erba poco distante da noi. Per un secondo ho l’impressione che stia per mettersi a piangere. Poi si volta verso di me con il gelo negli occhi.
- Ok. – la sua voce trema e non v’è traccia di sorriso sul suo volto, poi si volta con un frullio di capelli e inizia a dirigersi verso il castello.
- Lily?! – la chiamo confuso e irritato. Lei non si ferma e continua il suo incedere, affossandosi sempre più nel suo mantello, improvvisamente memore del freddo.
- Buona giornata, Severus. – la sua risposta mi arriva da lontano.
 
A quei tempi, non ricordavo del primo, imbarazzato e assurdo bacio che ci eravamo scambiati con Lily da bambini. Era qualcosa che apparteneva alla mia infanzia e in quegli anni ero convinto di voler dimenticare tutto il tempo che avevo trascorso tra i babbani. O forse, preso com’ero dalla mia convinzione di non poter venire in alcun modo ricambiato da lei, avevo deciso di ignorare tutti i segnali del passato e del presente che avrebbero potuto spingermi a sperare che tra noi due potesse nascere qualcosa. Ho recuperato le memorie di quel bacio, anni dopo, quando lei ha smesso di essere mia, in una folle e delirante ricerca di tutto quello che mi permettesse di averla nella mia vita almeno per un altro istante.
Oggi mi domando ossessivamente cosa sarebbe potuto succedere tra me e Lily se io mi fossi accorto, che malgrado il tempo trascorso, lei serbava il ricordo di quel bacio con cura e amore. Sospetto, però, che la convinzione di non meritare in alcun modo di essere amato da lei, o da chiunque altro, fosse così radicata in me da impedirmi in qualsiasi modo di accettare o vedere l’amore che lei mi stava offrendo.
 
La notte è buia e senza stelle.
Presto verrà a piovere.
Una falce sottile di luna, che fino a poco fa era la nostra principale fonte di illuminazione, è stata da poco nascosta da una nuvola scura.
Nel palazzo di fronte Victor Meryll è andato a letto da alcune ore.
Queste è la nostra ultima notte di guardia. Qualsiasi cosa vogliano fare, hanno abbastanza informazioni per farla. Io e Regulus non vi prenderemo parte, ma ci verrà permesso di assistere da questo tetto. Sono emozionato all’idea, ma, anche se so che è una possibilità remota, ho paura che potremmo venir scoperti da qualche Auror e interrogati. Ho pensato ad un paio di fatture per riuscire a fuggire, ma certamente non potermi ancora materializzare non mi lascia molte vie di fuga possibili.
Accanto a me, per un attimo, brilla la fiamma dell’accendino d’argento di Rab, rischiarandogli il viso inespressivo. Poco dopo a illuminarci resta solamente la punta di una sigaretta. Prende una lunga boccata, come se ne andasse della sua tranquillità quotidiana, e poi soffia via il fumo verso l’alto.
Lo osservo infastidito. Non solo la sua stupida sigaretta potrebbe segnalare la nostra posizione, né solamente detesto questo suo vizio che sta sempre di più diventando una dipendenza, ma anche mi sento profondamente irritato dal suo mutismo.
Dall’episodio del dormitorio, ci siamo scambiati poche parole imbarazzate. Sembra che l’essersi scoperto così tanto abbia portato come effetto collaterale il doversi celare del tutto. Come se per me facesse alcuna differenza sapere che anche lui può perdere il controllo.
Probabilmente se Lily ci parlasse, potrebbe pensarci lei a capire cosa gli passa per la testa e a tirarlo fuori dal suo mutismo, ma lei non parla né, comprensibilmente, a Regulus né, inspiegabilmente, a me. Sembra quasi che sia colpa mia se lei si è convinta di avermi raccontato qualcosa che invece non so.
Lancio un'altra occhiata di sbieco a Regulus che tiene il capo reclinato all’indietro, poggiato sul muretto del cornicione del tetto. In qualche modo, mi sembra che negli ultimi giorni sia diventato ancor più spigoloso e allungato.  
Sto pensando seriamente di chiedergli di frugare con la legilimanzia tra i miei ricordi per ripescare quello in cui lei mi svela chi è il bastardo che l’ha toccata. Rab certo sarebbe entusiasta di poterlo fare, ma continuo a non avere voglia di vederlo passeggiare nella mia mente tra ricordi infelici e sguardi adoranti verso Lily. Lui allontana la sigaretta dalla bocca e scosta la manica per guardare l’orologio al suo polso. Nella penombra della sigaretta, vede le lancette segnare le 4 di notte.
- Forse è sempre stata solo questione di tempo…
La sua voce è un sussurro sommesso e sussulto nel sentirla dopo tanto tempo. Abbandono la mia postazione di osservazione e mi siedo accanto a lui, poggiando la testa contro il muretto e respirando l’odore dolciastro della sua sigaretta, mentre mi rigiro la bacchetta tra le mani.
- Di che parli?
- Di Lily – si volta verso di me a osservarmi. Mi porge la sigaretta, ma io scuoto il capo, così prende un’altra boccata di fumo azzurrino – La nostra amicizia, i Peb e tutto il resto. Forse è sempre stata solo questione di tempo prima che tutto finisse. Lo abbiamo sempre saputo, ma ci siamo voluti illudere – non dirlo proprio tu che avevi trovato una via per riuscire a stare con lei – Lei appartiene ad un mondo diverso dal nostro e stare con noi non fa altro che… - trae un lungo tiro dalla sua sigaretta - …macchiarla – dice in una nuvola di fumo.
- Non dirlo, Rab…
- Sai che è vero, Principe…
- Ma tu e lei state insieme! – la mia più che un’affermazione sembra una supplica.
- Sono giorni che Lily non mi parla. Non mi guarda nemmeno. E questo mi fa stare malissimo. È come se avessero improvvisamente tolto ogni luce dalla stanza – scuote il capo, spegnendo la sigaretta sul pavimento in un silenzio denso di richieste – Eppure mi sento anche meglio. Non sono più diviso tra lei e il resto del mio mondo, tra la nostra storia e i miei sogni. È tutto chiaro ora.
- Vuoi lasciarla?!
- Dovrei. – le sillabe escono lente e si soffermano sulle sue labbra per poter essere masticate e digerite meglio. Ma restano indigeste e Regulus si lascia sfuggire una smorfia amareggiata. – Ma sono ancora innamorato di lei – si volta a guardarmi e nella sua voce c’è la muta richiesta di un fanciullo al genitore per essere guidato.
- Forse puoi ancora sistemare le cose. Anche lei è innamorata di te e…
- No. Lei non è innamorata di me e probabilmente non lo sarà mai. Questo l’ho sempre saputo, ma ho sempre creduto… Ho sempre voluto sperare che sarei riuscito a farle cambiare idea – chiude gli occhi e sospira, prima di estrarre nuovamente il suo accendino con lo stemma dei Black e un’altra sigaretta azzurrina.
- Non dovresti fumare così tanto, Rab…- lui mi ignora e si porta la sigaretta alle labbra, mettendo le mani guantate a coppa per poter permettere alla sottile fiammella di accenderla protetta dal vento.
Scuotendo il capo, prende un primo tiro e dopo pochi secondi butta nuovamente fuori una nube azzurrina: - La verità è che so che è solo questione di tempo. Un paio di mesi forse. Ma la verità è anche che quando ci lasceremo, finirà tutto. Non ci saranno più i Peb, i pomeriggi a ridere, i voli sulla scopa… I suoi baci – con il mignolo della mano con cui regge la sigaretta si passa un dito sulle labbra, come se potesse ancora riassaporarla, poi con espressione amara prende un altro tiro dalla sigaretta. Mio malgrado mi sento sibilare al pensiero che lui possa averla assaggiata – Sarà tutto finito e la via davanti a me resterà una solamente.
- Pensavo lo avessi sempre saputo…- dico, incapace di consolarlo. Lui si stringe nelle spalle e si massaggia una tempia. La sigaretta accesa a poca distanza dal suo viso, permette alle ombre di sottolineare la sua espressione afflitta.
- Sì, ho sempre saputo che era solo questione di tempo. Ma era bello potermi illudere che, se ci avessi provato con tutte le mie forze, mi sarebbe stato concesso di continuare a scaldarmi nel fuoco della gentilezza di Lily per sempre. Forse anche se sapevo sin dall’inizio che il mio tempo con lei sarebbe stato limitato, ho voluto vivermelo in ogni istante…
- Non ti senti pentito? – lui si volta a guardarmi con un’espressione divertita in volto. Prende un altro tiro dalla sua sigaretta, mentre, dopo giorni di apatia, vedo riapparire sul suo volto la sua tipica smorfia sorriso.
- Non credo mi pentirò mai del tempo passato con Lily…
 
Il giorno dopo Regulus mandò un enorme mazzo di gigli a Lily, per scusarsi e i due ripresero a girare insieme. Io non venni in alcun modo coinvolto nelle loro passeggiate. Lily seguitava ad essere arrabbiata con me e io non avevo i soldi per poterle mandare enormi mazzi di fiori con cui scusarmi. Del resto, non avevo nemmeno la lungimiranza necessaria a farlo. Restavo convinto che fosse lei ad essere dalla parte del torto e non sopportavo il pensiero, ridicolo, di lei tra le braccia di un altro sconosciuto. Così mi barricai dietro il mio mutismo, in attesa delle sue scuse.
 
Mi sento uno straccio.
Tiro su col naso, sperando di non incontrare nessuno per i corridoi. Mi auguro soprattutto di non imbattermi in Black, che mi appenderebbe a testa in giù in pochi secondi prima che io possa anche solo pensare di difendermi. Detesto che quell’idiota riesca sempre a prendermi alla sprovvista.
Scendo le scale strascicando i piedi. Probabilmente ho preso troppo freddo due notti fa, quando sono uscito insieme agli altri per assistere all’attacco a casa di Meryll. Alla fine hanno deciso di ucciderlo. Il vecchio se n’è andato nel sonno, in un breve lampo di luce verde.
Non avevo mai visto morire nessuno prima di ieri. Anche se ero ben lontano dalla scena del delitto, lo stesso ho potuto percepire tutta la magia oscura necessaria a commettere un atto simile. Continuo a chiedermi se quell’uomo sarebbe ancora vivo se avessi scritto qualcosa di diverso nei miei rapporti. Quel vecchio era un mago per bene, il suo sangue era puro e non era nemmeno un sostenitore dei natibabbani. Eppure hanno deciso di ammazzarlo. Forse se avessi scritto diversamente i miei resoconti o se avessi precisato qualche dettaglio o ne avessi omesso qualcun altro, quell’uomo sarebbe ancora vivo. Regulus non l’ha detto, ma so che si sente responsabile quanto me.
Forse è stato il senso di colpa ad indebolire il mio corpo. O forse le due settimane di insonnia a vegliare le mosse di quel povero vecchio tutte le notti.
Mi scosto i capelli per avere accesso alla mia fronte, che, come previsto, è bollente.
Faccio un respiro profondo, cercando di scacciare il capogiro che mi ha costretto ad appoggiarmi alla parete.
Un dipinto con due dame dall’aria elegante e aristocratica, mi guarda con apprensione. Odio quando la gente mi rivolge quello sguardo compassionevole. Mi fanno sentire debole.
Metto un passo davanti all’altro e arrivo alla scalinata che porta ai sotterranei. Ho incontrato solo un paio di ragazzine Corvonero e alcuni compagni di casa.
Mi chiedo se Regulus sia in dormitorio e non in giro con Lily. Il pensiero di loro due insieme da qualche parte a sbaciucchiarsi mi fa boccheggiare e mi costringe a fermarmi a metà gradinata. Mi chiedo se almeno lui possa venir rassicurato da Lily sulla propria innocenza.
- Sev?
Lily pochi gradini più in basso, con gli occhi di una che stava andando a cercare un angolo in cui piangere, mi sorride incerta. È la prima volta che ci parliamo da più di due settimane.
- Stai bene? – lo diciamo insieme e malgrado tutto, questo ci strappa un sorriso complice. In pochi passi mi raggiunge e mi osserva da vicino.
- Lily? Che succede? – dico cercando di non lasciar trasparire il mancamento che mi ha colto mentre lei si avvicinava. Il mio cuore palpita frenetico nell’averla di nuovo così vicina, mentre sento la pelle tendersi nello spasmo per venir toccata.
Lei agita la mano come a dire che non c’è nulla di cui parlare e mi si avvicina di un passo, guardandomi negli occhi, come se vi cercasse qualcosa.
- Hai litigato con Regulus?
Lei si arresta, sposta lo sguardo e si stringe nelle spalle. Apre la bocca come per parlare, ma la richiude facendo una smorfia afflitta. Cerca di fare di nuovo un gesto noncurante con la mano, ma questa volta non riesce a portarlo a termine. Così si gratta nervosamente una tempia e ho l’impressione che con questo gesto voglia tentare di impedirmi di vedere le lacrime che le affollano lo sguardo. Prova di nuovo a parlare, ma una lacrima le cola lungo la guancia.
- Posso…  Puoi… - mi lancia uno sguardo quasi spaventato, mentre la voce le trema. Cosa le ha fatto Regulus?? – Un abbraccio…
Lo dice pigolando, come una bambina piccola che ha vergogna di chiedere alla mamma un cerotto per coprire un’innocua sbucciatura sul ginocchio. Non mi guarda nemmeno, tanto sembra imbarazzata da quella che intuisco essere una richiesta.
Allungo un braccio verso di lei e la stringo al mio petto. La sento rigida sotto il mio tocco, sorpresa dalla spontaneità inattesa di quel gesto, forse.
Le passo l’altra mano sulla schiena in una carezza.
Mia. Vorrei che tu fossi solo mia.
Il suo corpo si rilassa contro il mio, morbido e caldo, le sue dita si artigliano alla mia schiena e la sento sospirare contro la mia veste. Mentre il suo corpo vibra per i singhiozzi mal trattenuti, io tremo dentro, davanti a lei finalmente tra le mie braccia. Mi è mancata così tanto.
Vorrei che tutto questo non mi sembrasse così giusto. Vorrei non sentirmi di nuovo vivo solo con lei lì. Vorrei che il suo tocco non mi bruciasse attraverso la stoffa come se fossi nudo davanti a lei. Vorrei che il corpo di Lily non esercitasse su di me una simile fascinazione. 
Vorrei che questo momento non finisse mai.
Un paio di Serpeverde dell’ultimo anno, con cui non ho mai parlato, ma che giocano a Quidditch insieme a Mulciber, mi passano accanto, lanciandomi uno sguardo tanto sprezzante quanto schifato.
Questo mi metterà nei guai. Non posso farmi vedere mentre fraternizzo con lei.
Proprio in quel momento la sento tirare su col naso.
- Lily possiamo spostarci da qui?
Lei annuisce e la vedo estrarre la bacchetta. Dal gesto del polso, capisco che ha intenzione di disilluderci, ma la voce le esce tremante e l’incantesimo non le riesce. Emette uno sbuffo e mi lancia uno sguardo acquoso.
Estraggo la mia bacchetta e provvedo a fare io stesso l’incantesimo. Poco dopo la familiare e disgustosa sensazione di umido mi si appiccica addosso, mentre sento la piccola mano fredda di Lily scivolare nella mia e condurmi lungo i corridoi.

 
*
 
- Non posso credere che accedere alle cucine sia così semplice! – dico guardandomi attorno, mentre lei mi guarda sorridendo da dietro la sua tazza di cioccolata calda. Un elfo domestico le serve alcuni biscotti di mele – Come hai saputo di questo posto?
La osservo bere un altro sorso della sua cioccolata, le guance arrossate dal calore e gli occhi gonfi di pianto. Sbatte un paio di volte le ciglia lunghe, mentre si stringe nelle spalle. Vorrei riuscire a non trovarla bellissima anche ora. Bevo un sorso del mio thè e deglutisco quel groppo in gola che mi tormenta da quando sono rimasto solo con lei.
- Mary…
- La MacDonald?
- Da quando Black e Potter si sono accorti di quanto possa essere comodo avere le spalle coperte da ben due prefetti, Mary è diventata la “ragazza” di Sirius… - mima le virgolette con le mani e il tono schifato – E loro se la portano appresso ogni tanto, mentre fanno le loro stronzate in giro per il castello...
- Quasi mi dispiace per la MacDonald, sembra davvero convinta che lui la ami – dico posando la mia tazza di thè e ignorando il pulsante mal di testa.
- Mah... – Lily si stringe nelle spalle – Non saprei. Lei è convinta che sia così. Ma ho visto Sirius girare con un altro paio di ragazze. Ovviamente, lei queste cose non vuole né sentirsele dire né vederle coi propri occhi. Certo Sirius sta facendo del suo meglio per convincere Mary a non fidarsi di me…
 
Da quando eravamo tornati a Hogwarts, Sirius Black aveva abbandonato l’amichevole indifferenza dell’anno appena trascorso e aveva intrapreso una crociata personale contro Lily.
L’estate appena trascorsa aveva in qualche modo cambiato il rapporto tra i due fratelli e Lily si era trovata in mezzo a quella faida familiare. Malgrado lei avesse sicuramente l’intento di intromettersi per aiutarli a riconciliarsi, Sirius sembrava vedere le sue ingerenze come attacchi alla sua persona e questo lo portava ad essere aggressivo e ostile verso di lei persino più di quanto fosse verso Rab.
 
- Non può essere così stupida da non accorgersi che la sta usando!
Lily mi guarda triste, improvvisamente. Un’ombra le attraversa il volto, privandola del colore appena conquistato grazie alla cioccolata. Posa il biscotto con cui stava giocando, evitando di guardarmi. 
- E’ innamorata. Quando si è innamorati, si fanno cose stupide… - alza, infine, lo sguardo. I suoi occhi si incastrano nei miei e mi sento gelare. È come se tutto il mio corpo fosse morto, rigido e freddo, contratto nell’attesa di quella scintilla vitale che è il suo tocco. Quando ci si innamora si fanno cose stupide. E si desiderano cose impossibili.
Come ad esempio, baciarla ora, mandando al diavolo l’amicizia con quell’imbecille di Regulus che l’ha ridotta così. O cadere in ginocchio davanti a lei, liberandomi di ogni remora e dichiarandole, senza filtri, il mio amore. O supplicarla, con la voce rotta dall’emozione, di assolvermi dalla colpa di aver lasciato uccidere un povero vecchio. O implorare per il suo perdono e la sua amicizia, perché queste mie giornate senza di lei fanno davvero schifo.
- Lily… - la voce mi raspa la gola ed esce simile ad un rantolo. Deglutisco, mentre lei continua a guardarmi – Tu… - vuoi scappare con me? – Io… – ti amo. – Hai litigato con Regulus?
Codardo. Fino alla fine. Ed è giusto che sia così. Questa creatura divina che mi divora il cuore con ferocia e delizia non potrà e dovrà mai essere mia.
Lei scuote la testa impercettibilmente, prima di distogliere lo sguardo e liberarmi da quel giogo ammaliante. Guarda il vassoio pieno di biscotti, come se stesse studiando un compito di Antiche Rune.
- Non credo sia giusto parlarne con te…
- Perché?
Lei mi guarda e apre la bocca, per poi richiuderla senza aver emesso alcun suono. Forse lei sa del mio amore, forse lei vuole proteggermi da una delusione, forse è ancora arrabbiata con me perché non mi ricordo che mi ha confessato di aver baciato un altro. Forse non mi ritiene nemmeno un essere umano degno di rispetto. E forse non si sbaglierebbe troppo, visto quello cui ho assistito indifferente. Torna ad osservare i biscotti.
- Perché non sarebbe giusto… Finiresti col trovarti in mezzo tra noi, che siamo i tuoi amici e saresti costretto a schierarti – amici. Io e lei siamo amici. Non vuole mettere in una brutta posizione il suo amico. So che dovrei essere contento di essere ancora considerato suo amico, ma lo stesso il pensiero di non essere nulla di più per lei è uno schifo – E poi io…
Resto in attesa, ma lei scuote il capo chino e lascia in sospeso quella frase.
Rimaniamo in silenzio, mentre i suoni della cucina brulicante di elfi ci arrivano ovattati e distanti. Osservo con indifferenza un elfo mentre mi porta via la tazza del thè, mentre Lily si sforza di fargli un piccolo sorriso malriuscito.
- Che state facendo, Severus?
La sua voce è un sussurro, debole e spaventato. Dove è finita la guerriera impavida di cui mi sono innamorato?
- In che senso?
- Tu e Rab – tende le labbra in una pausa infastidita, prima di riprendere a parlare con maggior vigore – Vi state infilando in un brutto giro, lo so. Girate con Mulciber e Avery. Prima Rab non poteva tollerare nemmeno di sentirli nominare e ora ve ne andate in giro affiatati come se foste dei fottuti Moschettieri! E hai passato l’estate con Lucius Malfoy, non me ne sono dimenticata! E Merlino solo sa cosa abbia passato Regulus insieme a quella folle di sua cugina Bellatrix! Sparite a turno, a volte insieme, non credere che non me ne sia accorta! C’è qualcosa di losco sotto, ma non so fino a quanto certi vostri discorsi siano farneticazioni frutto del vostro lavaggio del cervello famigliare e quanto siano progetti portati avanti da voi stessi… - la voce le diventa sempre più ferma, solida e coraggiosa. Arde dell’affetto che nutre per noi – Continuo a ripetere a tutti che si sbagliano su di voi, che siete maghi perbene, che anche se vi interessate di magia oscura, questo non significa che siate intenzionati ad usarla per ferire gli altri, ma la verità è che non sono convinta di questo nemmeno io. Stasera ho scoperto Regulus a fumare. Che probabilmente rispetto all’esercitare attivamente la magia oscura è una cazzata, ma ha 14 anni!! E fuma. Non voglio nemmeno pensare a quante altre cose mi stia nascondendo! Quello stupido!  – batte un pugno sul tavolo e poi alza gli occhi su di me, mentre io mi concentro sulle nervature del legno del tavolo – Tu lo sapevi?
Resto muto, mentre la tensione cresce tra di noi e il mio silenzio diventa una risposta sempre più chiara. Quando mi decido a parlare, mi impegno per evitare il suo sguardo: - Sì – sospiro.
- Lo vedi? Continuate a tenermi nascoste le cose! Segreti, segreti, segreti! Mi ci pulisco il culo con queste stronzate! Non ne posso più!! Che fine ha fatto la nostra amicizia? – resto silenzioso, ripassando col dito le nervature del legno, celato e protetto dalla cortina dei miei capelli – Da quanto lo sapevi? E da quando va avanti questa storia?!? E, soprattutto, perché non mi hai detto nulla?? – la sua voce si fa acuta, mentre si stropiccia una ciocca di capelli.
- Forse perché sono settimane che non ci parliamo? – la risposta mi scappa involontaria e rabbiosa di bocca, mentre mi decido a incontrare i suoi occhi.
Restiamo sospesi per qualche istante, in quella lotta muta di sguardi dove non c’è bisogno di parole aspre per rinfacciarci il passato e gli sbagli. Ci limitiamo a cristallizzarci nella tensione di questo momento, protesi verso una riappacificazione che non siamo certi potrà avvenire tanto presto e ugualmente ardenti della rabbia per ciò che è stato.
Alla fine, una fitta di emicrania più forte delle altre, mi fa gemere.
- Principe… - la voce di Lily è calda e so già che cederò a qualsiasi richiesta se continuerà a parlarmi con questo tono – Lasciatelo dire, ma hai una pessima cera. Stai bene? – e qui vorrei confessarle ogni cosa. Che mi sento malato, che la amo, che ho lasciato che uccidessero un vecchio innocente senza alzare un dito, che non sono sicuro di nulla nella mia vita se non che non voglio perderla e ugualmente che so di non poterle restare accanto senza comprometterla. Eppure una confessione sarebbe tanto inutile quanto pericolosa per entrambi.
- E tu? Ti ho trovata che piangevi per le scale…
- Non piangevo!
- Stavi per farlo!
- Non è vero!
- Lily…
- Ti ho già detto che non voglio parlare di questo con te!
- Che sta succedendo tra te e Regulus?
- E tra voi due? Che state combinando?
Sospiro. Sono troppo stanco per lottare con lei e tenerle testa. Restiamo in silenzio, guardando i minimi dettagli della stanza con tanta attenzione quanto disinteresse. Forse sono troppo stanco anche per riflettere su quello che dico: - Lo ami?
Lily strabuzza gli occhi e si blocca a mezz’aria con la ciocca di capelli tra le dita. Distoglie lo sguardo da me, mantenendo come meglio riesce, la sua espressione battagliera.
- Cosa c’entra questo adesso?
- Tutto, direi. Mi fai domande su di lui e sul tempo che non passa con te, fai scenate perché non ti dice le cose e sparisce, piangi sulle scale dopo averlo visto. Lo ami, vero?
Lily alza lo sguardo e non v’è ombra di confusione nei suoi occhi.
- No. – la voce le esce salda, mentre io sento mancarmi la terra sotto i piedi - No, gli voglio un gran bene, è una persona speciale e insostituibile per me, ma non lo amo. Lo vorrei davvero, ma non credo ci riuscirò mai. L’amore è un’altra cosa. Credo che questo lo sappia anche lui. Forse Rab lo aveva capito persino prima di me che non avrei mai potuto amarlo, ma penso che per ora faccia comodo ad entrambi ignorare questo fatto…
Non v’è vergogna nel suo sguardo, né in questa verità affermata a testa alta. Eppure sono confuso. Se non si amano, se lei non ama lui, perché stanno insieme? Perché non le sto dichiarando il mio amore a gran voce? Mi gira la testa.
- Ma…- apro la bocca, ma non mi escono parole. Troppi pensieri confusi. Mi passo una mano sulla fronte, sentendola bollente e corrucciata. La guardo, sperando che lei mi dia altre spiegazioni. Se non ama lui, non potrà mai amare nemmeno me, giusto? Non ho speranze? O forse questo è il momento giusto per provare a conquistarla?
Come se potessi avere una qualunque speranza di essere l’uomo che la renderà felice. Come potrei riuscire io, laddove il nobile e brillante Regulus Black ha fallito?
- Ti esploderà il cervello se continui a rimuginarci su, lo sai? – Lily mi mostra uno di quei suoi sorrisi semplici e premurosi, che sarebbero capaci di sciogliere qualsiasi nodo. Fa un profondo respiro e scuotendo la testa guarda in basso – Non riesco a credere che tu sia riuscito a farmi parlare di questa faccenda! Poi dici che sono io quella che ti fa sempre fare quello che vuole! A me sembra piuttosto il contrario!
- Per una volta che l’ho avuta vinta! – le rispondo con un tono altrettanto divertito.
- Sarà, ma finora quello che ha ricevuto una risposta alle sue domande sei tu! – la sua voce è scherzosa, poi inclina il capo di lato e torna seria in un istante – Cosa state combinando, Severus?
- Nulla!
- Non mentirmi! – Lily cerca di prendermi la mano, ma io la ritraggo con uno scatto, alzandomi in piedi con rabbia. Sento che se dovessi starle vicino troppo a lungo finirei col confessarle ogni cosa. Mi sento davvero male. Stringo i pugni, facendo del mio meglio per ignorare il capogiro che mi annebbia la vista.
- Perché non puoi lasciar perdere e fidarti di noi e basta? Ci sarà una ragione se non ti diciamo niente, no? - la voce esce acuta e afflitta, meno rabbiosa di quanto avrei voluto, ma non riesco a vedere l’espressione di Lily perché la vista mi si oscura sempre di più e sono costretto a poggiarmi al tavolo per reggermi in piedi.
Lei in un attimo mi è accanto. Sento le sue dita sottili e gelate avvolgermi il braccio, incendiando una parte di me, mentre il resto del mio corpo di pietrifica, proteso in quel contatto.
Non ho bisogno di questo ora! Provo a sottrarmi alla sua presa, ma nel farlo finisco con l’incontrare il suo sguardo.
Non avevo realizzato fosse così vicina.
I suoi occhi sono dilatati dalla preoccupazione, le pupille come larghe pozze nere incoronate da una sottile linea verde.
È così bella, preoccupata per me, sporca di lacrime e biscotti, salda nella sua fierezza. Resto fermo a boccheggiare nel suo profumo, mentre la sua mano corre alla mia fronte, in un gesto che somiglia troppo ad una carezza per non indurmi una tachicardia immediata.
- Hai la febbre… - decreta con una smorfia infastidita, abbandonando la mia fronte – Ecco perché avevi questo aspetto di merda!
- Grazie tante! E comunque sto bene! – scuoto la testa, inducendomi un altro capogiro. Poggio entrambe le mani sul tavolo, tentando di concentrarmi sulla sensazione della terra sotto i miei piedi.
- Ti reggi a malapena in piedi! – dice tornando a stringermi il gomito. Come se una personcina piccola come lei potesse portare su di sé tutto il mio peso.
- Perché tu… - agito una mano furibondo – Tu… - le punto l’indice contro, prima di portarmi la mano a sfregarmi la fronte – Tu mi confondi…
La scorgo tra una fessura delle dita strabuzzare gli occhi, le labbra leggermente schiuse in una piccola “o”, invitanti e piene di promesse. Mi costringo a serrare le dita e a chiudere fuori la libido, per non cedere a quello spettacolo e baciarla, come vorrei fare da mesi.
- Severus – la sua voce bisbigliata sul mio collo, mi genera un’ondata di brividi, subito annegati nel calore del suo braccio avvolto alla mia vita. Ogni resistenza, ogni tentativo di non piegarmi, ogni ostinazione è perduta nel suono del mio nome pronunciato dalle sue labbra – Ti accompagno fino al dormitorio, andiamo…
Non sono capace di ribellarmi a quell’ordine gentile e perentorio. Annuisco impercettibilmente e mi appoggio al suo corpo morbido e minuto, mentre muoviamo i primi passi verso la porta.
Forse dopo tutto, Lily potrà sopportare il peso della mia esistenza al suo fianco.

 
*
 
Cederò.
Non resisterò ancora a lungo.
Forse, anche per me, è sempre stata solo una questione di tempo.
Non mi importa di cosa accadrà dopo, cederò.
Io voglio cedere.
Se lei non ama Regulus, se lui non ha idea di come fare a renderla felice, se lei non potrà mai amarlo, perché non dovrei cedere e dirle tutto?
Sento il suo corpo morbido accanto al mio mentre trascino i piedi, avvolto dal suo abbraccio. Come potrei non cedere sentendola così vicina?
Stiamo camminando stretti, dissimulati da occhi indiscreti, guardinghi dopo il coprifuoco, il braccio di Lily avvolto intorno alla mia vita e il mio adagiato sulle spalle. Non avrei mai creduto che le spalle di una creatura tanto forte potessero essere così sottili. I suoi capelli rossi sono sparsi lungo la manica della mia divisa e non riesco a impedirmi di pensare che quella strana composizione di capelli, carne e stoffa sia perfetta. Ogni cosa sembra essere nel giusto posto. Sento le sue dita fredde attraverso la stoffa del mio mantello premermi sul fianco.
E anche se è impossibile e assurdo da pensare, ho l’impressione che Lily sia arrossita sempre di più da quando mi sono appoggiato a lei.
Forse è lo sforzo, forse il disagio di stare così vicina a qualcuno che non sia il suo ragazzo, forse è la febbre che mi sta facendo delirare. O forse lei è emozionata da questa nostra imprevista vicinanza come lo sono io. E sempre forse, se la baciassi ora, lei non mi rifiuterebbe. È chiaro che la malattia mi sta facendo perdere il contatto con la realtà, altrimenti non oserei nemmeno sognarle certe cose.
Scorgo in lontananza la rampa di scale che mi condurrà ai sotterranei e sento il tempo a mia disposizione scivolarmi via dalle dita. Dovrei essere sollevato: tra poco sarò nel mio dormitorio, lontano da tutti questi dubbi. Dovrò resistere per ancora pochi metri e tutto resterà come sempre tra noi. Eppure vorrei avere almeno un’altra dozzina di rampe di scale da percorrere con lei, per decidere se baciarla è la cosa giusta. O solo per continuare a respirare il suo odore da così vicino.
E alla fine cedo.
Rallento il passo, prendendo un lungo respiro. Lei alza lo sguardo e si volta verso di me.
- Che c’è? Stai male?
- Resta con me – le bisbiglio poco sopra l’orecchio, nascosto tra i suoi capelli.
Lei si ferma improvvisamente, artigliando il mio fianco con un guizzo, prima di lasciare la presa come se scottasse. Allontana il volto per osservarmi e a quel punto non ho più dubbi: è arrossita.
Perché diavolo sta arrossendo? Dovrebbe scoppiare a ridere e dirmi che sto delirando! Se lei è così seria non potrò impedirmi di sperare.
- Cosa? – dice in un sussurro.
- Resta con me stanotte – Lily a quelle parole arrossisce ancora di più, mentre distoglie lo sguardo da me, senza però allontanarsi di un centimetro. Il mio battito accelera – Non voglio restare solo – lei non risponde e si ostina a fissarsi la punta dei piedi. Sto davvero facendo arrossire Lily Evans? – E forse non vuoi restare sola nemmeno tu… - un silenzio surreale impregna le pareti, prima che la mia voce lo spezzi nuovamente: -Lily, voglio solo dormire con te.
Lei si volta a guardarmi, le labbra leggermente schiuse e lo so: questo è il momento giusto per baciarla. Sono mesi che penso solo a quando potremo baciarci e non avrei potuto desiderare o sperare in una situazione diversa da questa. Ma in realtà qualsiasi situazione in cui le potrebbe lasciarsi baciare da me sarebbe perfetta.
Deglutisco.
Sto davvero per baciare Lily?
Mi piego verso di lei, lentamente. Prego ogni divinità magica e babbana di non venir respinto e di essere capace di baciarla decentemente. Non può essere difficile. Basterà poggiare le mie labbra sulle sue e il resto mi verrà naturale. Non sbaverò. E i nostri denti non cozzeranno, anche se non ho mai baciato nessuna. Perché sento di essere nato per questo, per baciare lei. Qui. Adesso. Con queste stesse labbra.
- Severus…- la sua voce è un sussurro talmente flebile, che spero di essermelo solo immaginato, mentre mi arresto a pochi centimetri dal suo viso, talmente vicino da sentire il suo fiato sulle mie labbra. La sua mano risale tremante a toccarmi il petto, dove il mio cuore si è arrestato nell’impatto con le dita di lei dopo aver corso frenetico dietro ad una speranza forse già svanita. Deglutisco e così fa anche lei, mentre il rossore si dirada dal suo viso.
- Non posso fare questo a Regulus. – dice Lily con un sussurro deciso.
- Non faremmo niente di male – lo sto dicendo a lei o a me stesso?
- Hai visto quanto stava male l’ultima volta che ha perso il controllo, non possiamo fargli questo – ha dannatamente ragione, dovrei ascoltarla, lo so – Gli vogliamo troppo bene entrambi per ferirlo così - si morde il labbro inferiore e con quel gesto sensuale di indecisione, ogni mio dubbio svanisce nel desiderio di baciarla.
- Non glielo diremmo.
Lo sguardo di Lily si fa improvvisamente duro e tagliente.
- No. Basta segreti, basta cazzate. Guarda dove ci stanno portando tutte queste menzogne! – la sua voce è salda, eppure non accenna ad arretrare di un solo passo. Questa creatura divina continua ad innalzarmi l’animo e a gettarmi nel baratro. Non riesco a fare chiarezza in alcun modo. Non mi vuole, eppure stava per baciarmi, di questo sono sicuro! Il suo odore mi confonde. Tutto il lei non fa che portare il caos dentro di me.
Arretro di un passo, mentre lei drizza la schiena.
- Devo andare – dico e lei sembra essere ferita da queste mie parole più di quanto non lo sia stata dal mio tentativo di baciarla.
- Sì, è meglio che tu vada – sposta il peso da un piede all’altro, guardandomi con il capo leggermente inclinato.
- Buonanotte, Lily – aumento di poco la distanza tra noi, camminando al contrario.
- Buonanotte, Severus.
Muovo alcuni passi verso le scale, senza riuscire a decidermi a darle le spalle.
Lei resta a guardarmi, immobile e allo stesso tempo vibrante, come se quella fermezza le costasse uno sforzo inimmaginabile.
Forse dovrei tornare da lei e baciarla. Forse è questo ciò che desidera. Forse ha solo paura. Forse non avrò mai più un’occasione come questa.
Proprio quando sto per arrestare il mio retrocedere lento e insicuro, lei con un gesto deciso si volta e si avvia rapida verso i corridoi.

 
*
 
- A volte ci ripenso ancora, sai?
Mi volto a guardare la trentenne bionda che cammina al mio fianco e mi sorride con le espressioni di Lily.
- A cosa? – le risponde una voce che non è la mia, mentre le stringo la mano e seguito a passeggiare per le vie affollate della città. La gente ci circonda senza notarci, senza sapere chi si celi dietro il nostro aspetto, troppo impegnata a correre in ufficio o a portare il figlio a scuola.
- A quella notte prima del nostro quinto Natale a Hogwarts…
- Quando ti chiesi di dormire con me.
- Sì – annuisce, lasciando che alcune ciocche bionde le cadano su viso, prima di grattarsi la punta tonda del suo naso, mentre l’espressione di sofferenza di Lily le deforma i tratti – Credo che sia stato e sia tuttora uno dei miei rimpianti più grandi. Rimpiango quel momento. Non faccio che tormentarmi chiedendomi quanto sarebbero potute essere diverse le nostre vite se io non ti avessi respinto, se ti avessi baciato come desideravo fare, se fossi rimasta con te quella notte… Forse ora noi – esita, ma so già cosa sta per dire – Forse non ci troveremmo in una situazione così simile e tanto più dolorosa e forse i miei genitori… I miei genitori…- una lacrima cola lungo la guancia spigolosa di quella sconosciuta.
La tiro lontana dalla gente, vicina al vetro di una vetrina di un negozio di dischi. La avvolgo con un braccio spesso e muscoloso, che continuo a sentire estraneo, mentre lei si aggrappa alla mia giacca pesante. E nell’estraneità di quei corpi che non sono nostri, riusciamo a incastrarci con la facilità di sempre.
- Lily, tra tutti i rimpianti che ho, tra tutte le scelte sbagliate che ho fatto, tra tutti gli errori commessi che vorrei riparare, tra tutti sicuramente non c’è il non averti baciata quella notte. Quella non è la notte in cui ci saremmo potuti mettere insieme. No, quella è la notte in cui non abbiamo tradito il nostro migliore amico, quella in cui abbiamo scelto di essere amici leali e non folli accecati dal desiderio. Non devi pensare a quel momento diversamente da così, capito?
Le bacio il capo, inspirando un odore che non è il suo, restando a cullarla lentamente nel freddo di quella giornata invernale.
- Senza contare che se gli avessimo fatto una cosa del genere, probabilmente ora sarebbe un altro il Signore Oscuro che dovremmo combattere. Lo avrei visto bene Regulus Arcturus Black a dominare schiere di Mangiamorte dal suo harem di elfi domestici… - dico facendola ridere.
 
Dopo l’episodio del non-bacio, io e Lily riprendemmo a parlarci, ma non ci confrontammo mai su quello che era quasi avvenuto quella sera. Io di certo avevo troppa paura di venir nuovamente respinto e lei era ancora la ragazza di Rab.
A rendere la situazione ancor più confusa, c’era il fatto che apparentemente lei e Regulus continuassero ad essere una coppia felice. Assistevo spesso ai loro soliti battibecchi, ridendo e schierandomi ora con l’uno e ora con l’altra. Giorno dopo giorno, ristabilimmo la nostra solita routine, sino a quando non mi convinsi che la crisi tra loro era passata e che Lily aveva negato di amare Regulus presa dalla difficoltà di un singolo momento. Ripensandoci ora, avrei potuto e dovuto notare tutta una serie di segnali che parlavano della fine imminente del loro rapporto, primo tra tutti il fatto che lui non le baciasse più i capelli in quel suo abituale gesto possessivo. O che i baci tra loro fossero diventati frettolosi e impacciati, quasi facessero parte di un protocollo superato e indigesto.
Ma, anche in quell’occasione, non mi ero accorto di ciò che realmente stava accadendo, preso com’ero dalla mia autocommiserazione.
 
Regulus si butta sul sedile davanti al mio, emettendo uno sbuffo poco elegante che mi fa alzare lo sguardo dal mio manuale di pozioni.
Lo guardo fissare il paesaggio fuori dal finestrino, tenendo un guancia appoggiata al pugno chiuso, in una posizione molto poco consona alle sue nobili origini e ben più adatta alla sua giovane età. Con la mano libera si tormenta il callo sul pollice, mentre i capelli gli ricadono spettinati e scuri sulla fronte. Trovo che somigli terribilmente a suo fratello in questo momento, con l’espressione annoiata e tormentata tipica della loro famiglia ad adombrargli il viso.
- Non riesco a credere che quegli incompetenti della scuola, oltre a costringerci a viaggiare su dei mezzi così desueti e miserevoli ogni anno, non ci permettano nemmeno di aprire liberamente i finestrini dei nostri scomparti – osservo gli alberi piegarsi sotto l’incedere del freddo vento di dicembre e ringrazio che i finestrini siano magicamente sigillati – Ho bisogno di fumare.
Alzo gli occhi al cielo, prima di parlare: - Lo sai che se fai così, Lily passerà tutte le vacanze di Natale a inviarti brochure contro il fumo? Per non parlare di quanto di ammorberà durante il viaggio per sapere che cosa tu abbia!
- Non ne avrà bisogno, fidati. – dice in tono piatto. Alzo un sopracciglio con fare interrogativo e lui mi lancia un’occhiata infastidita, prima di proseguire – Lo sa già.
- Avete litigato?
- Ci siamo lasciati.
Il silenzio cala assoluto tra di noi e per un attimo il tempo sembra cristallizzarsi. Cerco il suo sguardo per trovarvi una muta conferma delle sue parole, restando spiazzato da quella verità che mi sarei dovuto aspettare e che invece giunge tanto sconvolgente. Regulus tende le labbra, cercando di assumere un’espressione apatica, senza riuscirci. Rintraccio, nella ritmica contrattura della sua mascella, il turbamento profondo che probabilmente lo sta scuotendo.
Guardo lui per non pensare a quello che sto provando. Troppe sensazioni si aggrovigliando sul fondo della mia pancia.
- Oh maledizione! – Rab si alza con un gesto irritato ed estrae dal suo baule una sigaretta e il suo accendino. Si accende la sigaretta, emettendo una sottile linea di fumo azzurrino, senza riuscire a celarmi del tutto il tremore della sua mano – Non capisco perché tu sia tanto sorpreso! Erano mesi che era palese al mondo quanto la nostra relazione fosse senza futuro! Te ne avevo anche parlato!
- Sì, ma…
- Niente ma. È stato meglio così – trae una lunga boccata dalla sua sigaretta, prima di frugarsi in tasca, estrarre la sua bacchetta e fare un gesto irritato verso la porta dello scomparto, cui scatta la serratura prima che le tendine vengano tirate.
- Non sembri sollevato, però.
- Ho perso l’unica persona che abbia mai creduto che avrei potuto fare del bene nel mondo. Non ho alcun motivo di essere allegro.
Lo fisso tormentarsi il labbro col pollice, ripassandone il contorno come a volerne scoprire il confine. Immagino si siano scambiati un ultimo bacio struggente, il cui sapore permei ancora le labbra di Rab. Ogni tanto mi lancia occhiate sbilenche e infastidite, ma io sono decisamente troppo disorientato da questa notizia.
Una parte di me si era convinta a non confessare a Lily quello che sentivo per lei solo per via della presenza di Rab al suo fianco. Che sia arrivato il mio momento? Cosa avrei io più di Rab da offrirle?
- Vuoi parlarne? – chiedo incerto.
- E tu? – mi guarda con un’espressione malevola, gli occhi affossati da un’ira che non riesco a motivare – Vuoi sapere chi ha lasciato chi, per scoprire se c’è la possibilità di prendere il mio posto? O forse non speri di raccogliere informazioni utili per riuscire a sedurla, ma desideri solo conoscere tutti quei dettagli che renderanno le tue fantasie più realistiche? Vuoi parlare di dove ama essere baciata? Sei forse curioso di sapere se sia più sensibile il suo capezzolo sinistro o il…
- Basta! – la mia voce rimbomba per lo scomparto, mentre mi ritrovo a ergermi minaccioso davanti a Rab, col viso arrossato dalla furia e dall’imbarazzo. Non tollero che lui parli di lei in quei termini. La fa sembrare sporca, mentre lei è pura. Il ghigno derisorio che aveva fatto capolino tra le labbra esangui di Rab scompare, mentre lui prende un’altra lunga boccata dalla sigaretta e torna a guardare fuori.
- Non capisco perché ti scaldi tanto – pronuncia con un tono apatico, come se non avesse appena detto parole tanto crudeli verso la donna che ha sempre sostenuto di amare – Lo so che sei sempre stato curioso di sapere com’è Lily in certi momenti…
- Smetti di dire stronzate o ti farò contento aprendo questo finestrino usando la tua testa come ariete – dico con un tono di voce a malapena controllato.
- Dovresti imparare a controllare meglio la tua rabbia quando si tratta di lei, te l’ho già detto…
- Non mi sembra che tu sia stato capace di fare di meglio!
Lui mi lancia una lunga occhiata infastidita, prima di tornare alla sua sigaretta, la guancia sempre più deformata dal pugno con cui si regge lo sguardo.
- Non sono più il ragazzino che ti cede il posto solo perché fai la voce grossa. Non sono più il tipo che si fa da parte, Severus… - prende una boccata di fumo, prima di piantarmi i suoi occhi grigi addosso – Pensi di provarci con lei?
- Con Lily?!
- Te l’ho già detto: ho visto come la guardi. Qualcosa dentro di te è cambiato. Ora sai cosa ti sei perso in tutti questi anni passati a chiamarla “amica” – dice questa parola quasi schifato, per poi aggiungere a mezza voce – Come se poi, voi due foste mai stati amici…- io resto immobile a fissarlo, in attesa di vedere tutte le sue carte, prima di scoprire le mie. Lui mi rivolge un sorriso serpentino e soddisfatto – Vedo che stai imparando a controllarti, almeno in certe situazioni… Ma sono certo che se tornassi a nominare i suoi capezzoli perderesti le staffe in pochi istanti, non è così?
- E io sono altrettanto certo che se ora ti dicessi che intendo farmi avanti con lei e che intendo scoprire da solo cosa le piace, saresti capace di fare a pezzi questo scomparto nel giro di pochi minuti – dico con un guizzo di consapevolezza nello sguardo, tornando a sedermi.
Regulus mi osserva cupo, soppesando le mie parole, mentre io mi tendo in un rigido sorriso di cortesia. Infine si abbandona ad una breve risata isterica.
- Come è potuto succedere che una piccola mezzosangue ci riducesse così?
- Ora la ragazza che amavi è solo questo? Una mezzosangue? Pensavo avessi detto che non avresti mai rimpianto il tempo passato con lei…
Lui sussulta, punto sul vivo, e distoglie lo sguardo da me, prendendo un’altra boccata d’aria azzurrina, prima di poggiare la fronte contro il finestrino. Le occhiaie cupe che gli contornano gli occhi mi sembrano improvvisamente solo l’ennesimo dettaglio che mi parla della sua innocenza rubata.
- Cos’altro dovrei fare dopo esser stato così miserevolmente respinto? – si volta a guardarmi, privo della solita alterigia, lo sguardo vestito solo dei suoi sogni infranti – Severus, cosa dovrei farmene ora di questi sentimenti che ho per lei? E della consapevolezza che non solo non sono mai riuscito a farmi ricambiare, ma che i miei desideri hanno compromesso per sempre gli equilibri della nostra amicizia?  Ho perso la mia migliore amica, la ragazza che amavo e la mia famiglia acquisita. Sapevo che sarebbe successo ed ero certo di essere preparato a questo momento, ma ora… Non sono più tanto sicuro di voler vivere il resto della mia vita senza colori.
Resto a sostenere il suo sguardo in silenzio, incapace di trovare alcuna frase che possa portargli alcun tipo di serenità e mi dibatto tra la miriade di frasi fatte che potrei dire in questo momento senza giovargli minimamente, sino a quando non sposta la sua attenzione per prendere un altro tiro di sigaretta e tornare a guardare fuori dal finestrino.
Tutto ciò che dice è vero. Con la rottura tra lui e Lily non c’è speranza di poter tornare agli equilibri di prima che l’amore e il desiderio incasinassero ogni cosa.
Mi volto a guardar scorrere il paesaggio di sempre fuori dal finestrino. Alberi spogli e colline innevate si susseguono a decorazioni natalizie in un guizzo di colori. Il vetro è freddo sulla mia pelle, come le dita di Lily la notte che mi ha tastato la fronte, la notte in cui mi ha respinto. La notte in cui l’ho quasi baciata.
Il gelo del vetro però non mi incastra il respiro come riesce a fare il ricordo delle sue labbra così vicine alle mie.
- Non le chiederò di uscire – dico rivolto al vetro, facendolo appannare col fiato caldo – Non credo che avrei nulla da offrirle più di quello che le hai sempre dato tu – sento gli occhi di Regulus posati su di me, ma non oso incontrare il suo sguardo – Lily, a differenza di noi, è pura e più lontana rimarrà da noi, più al sicuro resterà. Come hai detto tu, noi non faremmo altro che macchiarla – mi volto verso di lui, cercando di dare forza alle parole che mi bruciano la gola - Né tu né io potremo mai renderla pienamente felice e prima lo accettiamo, prima potremo andare avanti. La nostra strada è altrove – gli faccio un sorriso tirato e so che non è solo a lui che sto rivolgendo queste parole – La cosa migliore che possiamo fare per lei, da ora in avanti, è tenerla lontana dall’oscurità delle nostre vite. Dopotutto, l’hai detto anche tu: era solo questione di tempo.


Buonsalve a tutti!
So che giustamente mi davate per dispersa, ormai, ma ammetto di essermi sentita poco ispirata, malgrado le vostre recensioni all'ultimo capitolo sarebbero dovute essere una spinta motivazionale più che sufficiente.Credo che questo sia un capitolo di rottura degli indugi. Severus non può più celare il suo amore e decide quindi di soffocarlo, non vedendo chi ha davanti. Sento molta pena per lui, ve lo confesso. 
Spero vi piaccia e di riuscire a recensire presto!
Grazie a tutti coloro che si sono impegnati a seguirmi e leggermi sin qui. Siete uno splendido pubblico!

 

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Capitolo 26
*** Amputazione ***



 
Quell’inverno, malgrado fosse stata mia madre a scrivermi di tornare a casa per le vacanze di natale, venne Lucius a prendermi a King’s Cross. Ci smaterializzammo direttamente a Malfoy Manor, prima che io potessi salutare Lily o che lei potesse vedere il mio accompagnatore.
Trascorsi le settimane successive tra i lussi più sfrenati, le magie più straordinarie e i maghi più prestigiosi del mio tempo. Di giorno banchettavo con i creatori degli incantesimi più famosi e con i rappresentanti delle famiglie purosangue più chiacchierati del periodo, deliziandomi il palato tra succulente pietanze e manicaretti ricercati, per poi immergermi ogni notte in riti di magia oscura. Nulla era vietato e ogni cosa era permessa pur di diventare potenti. La biblioteca di Malfoy Manor era straordinariamente ricca e priva di qualsivoglia moralismo o limitazione. Tutto quello che potevo immaginare o progettare era sicuramente racchiuso in uno di quei tomi traboccanti oscurità.
Lucius assecondava ogni mia richiesta e mi lasciava studiare senza disturbarmi. Lui, come scoprii presto, era molto impegnato nell’intrattenere mogli e figlie dell’alta società. Alcune godevano del piacere di trascorrere con lui lunghe e raffinate cene, altre avevano l’occasione di deliziarsi della sua compagnia in camera da letto. Invece Narcissa, discreta ed elegante nelle sue movenze da purosangue, venne un paio di volte a fargli visita. In quelle occasioni, veniva meno ogni forma di pavoneggiamento che caratterizzava abitualmente le movenze di Lucius, dando spazio alla discrezione di un amore sussurrato in un succedersi di sguardi complici e mani intrecciate.
Lucius, questo è indubbio, con lei è sempre stato un uomo diverso. In gioventù, soprattutto, la gioia nel vedere la sua promessa sposa lampeggiava sul suo viso in una maniera tanto palese, che lui stesso preferiva trascorrere il proprio tempo con lei in luoghi segreti e lontani dal pubblico. Gli sporadici incontri cui assistetti durante la mia permanenza a Malfoy Manor, erano privi di quei manierismi che tanto Lucius declamava come modelli di vita durante gli incontri pubblici. Lui e Narcissa si guardavano colmi di un amore tanto semplice quanto anomalo per i tempi. Se ripenso a loro in quel primo periodo, precedente al matrimonio, ho sempre la sensazione che danzassero su una melodia solo loro, inudibile agli altri, ma ugualmente palese nelle movenze raffinate con cui erano vicini anche nell’assenza di contatto.
Ai tempi non riuscivo a spiegarmi come un uomo tanto innamorato da doversi allontanare dai suoi ospiti per non svelare la profondità dei propri sentimenti per la sua fidanzata, potesse riuscire a tradirla con altre donne tanto serenamente. Riflettendoci adesso, credo che in qualche modo tutti noi accoliti, anche i più vicini al Signore Oscuro, temessimo di mostrarci vulnerabili ai suoi occhi. Ogni sentimento sincero e puro non poteva essere mostrato senza rischiare di perdere i favori del nostro Signore. Questo valeva ancor più per Lucius, che tanto si era scoperto per sposare Narcissa e non Bellatrix, opponendosi ad un ordine diretto. Credo quindi che in qualche modo dovesse dimostrare a tutti che il suo legame con la più piccola delle sorelle Black non fosse altro che un capriccio tra i tantii.
Lucius Malfoy, esattamente come me, non si accorgeva che l’amore gli si leggeva addosso con estrema facilità.
 
Mi rimiro nello specchio, affascinato dalla mia immagine distinta e quasi irriconoscibile. I capelli scuri raccolti con eleganza in una coda delicata, tanto simile a quella di Lucius, le mani affusolate a tenermi i baveri della giacca e l’elegante veste verde realizzata su misura per me a darmi un’aria da purosangue. Solo i miei occhi, cerchiati di scuro tradiscono la mia irrequietezza di questi giorni.
- Severus sei irriconoscibile! – la mano di Lucius accompagna le sue parole con una carezza languida sulla stoffa pregiata – Finalmente degli abiti che facciano onore alla tua nobile discendenza!
Tento di tendermi in un sorriso discreto, prima di parlare: - Sappiamo entrambi che questo è tutto merito tuo…
- Non potevo continuare a guardarti andare in giro con quegli stracci di seconda mano e tutto quell’untume sui capelli!
- Ti sono debitore per questo.
- Ne sono certo. E sono sicuro che avrai presto occasione di sdebitarti. Le tue doti come pozionista sono preziose per me e per il Signore che servo, lo sai bene…
Ci guardiamo negli occhi per alcuni gelidi istanti, prima che lui venga a sistemarmi il bavero della giacca, malgrado non ce ne sia alcun bisogno. Le sue dita sono ghiacciate e mi bruciano il collo, mentre il suo profumo muschiato mi avvolge le narici.
- Ho un ultimo dono per te…- dice facendo un passo indietro e infilandosi una mano nella giacca per recuperare qualcosa dalla tasca interna – Dopo tutto oggi è natale! – mi sorride gelido, porgendomi una boccetta blu.
- Di che si tratta?
- Roipnosis
Deglutisco, tentando di trattenere la sorpresa. Metà degli ingredienti necessari a preparare questa pozione sono illegali, oltre che rari e costosissimi. La pozione stessa è stata dichiarata fuori legge.
- Deduco che tu sappia di che si tratta e quanto sia pregiata… - annuisco lentamente, prima di parlare con tono piatto.
- E’ un ibrido tra un filtro d’amore e una pozione per la memoria. Poche gocce sono sufficienti ad indurre nel soggetto che la assume un profondo desiderio sessuale verso un individuo particolare, grazie all’aggiunta di un suo pelo pubico. Quando, poche ore dopo, l’effetto svanisce, la persona non ricorda nulla di tutto il periodo trascorso sotto l’effetto del filtro. Per prepararla servono almeno 30 giorni e alcuni ingredienti che sono illegali da più di duecento anni, primo tra tutti la polvere di lingua di cucciolo di drago. Il Ministero l’ha resa fuori legge una decina di anni fa, per via dell’uso, come dire… Improprio che ne facevano alcuni maghi… - come se il roipnosis fosse mai stato pensato per un utilizzo più “appropriato” dello stupro.
- Vedo che hai fatto i compiti, Severus! – Lucius mi sorride ammirato e mio malgrado non posso impedirmi di sentirmi lusingato da lui – Capisci perfettamente allora quanto sia prezioso questo mio dono per te.
- Capisco perfettamente e mi domando come potrò fare a sdebitarmi davanti a tanta generosità. Non posso fare a meno di chiedermi quale mago possa essere stato capace di produrla... anche se immagino che vista la natura “particolare” di questa pozione sia assolutamente necessario mantenere la massima riservatezza sulle sue origini…
Lucius mi sorride soddisfatto e ho la sensazione di essere caduto in una qualche trappola.
- Chiunque sia questo mago non ha neanche la metà del tuo talento, mio caro Severus! – gli sorrido in tensione, mentre lui fa un passo indietro e mi toglie della polvere dalle spalle con un gesto noncurante – E speravo che tu potessi contraccambiare la mia indiscutibile generosità proprio impiegando al meglio queste tue straordinarie doti, producendo altro Roipnosis per me. Mi pare ovvio che sarei io stesso a procurarti e finanziarti tutti gli ingredienti necessari. Non che io abbia realmente bisogno di un filtro d’amore per far cadere le donne ai miei piedi, ma a volte è meglio che le signore non ricordino quali segreti mi hanno confidato in cambio di un po’ d’amore – fa un altro passo indietro e mi rimira compiaciuto, allargando ulteriormente il suo sorriso, prima di guardarmi negli occhi – In cambio, questa boccetta sarà tua e potrei sollazzarti finalmente tra le sottane di quella piccola mezzosangue impertinente che tu e Regulus vi ostinate a venerare
Resto silenzioso, mentre Lucius con un sorriso radioso e affilato mi prende una mano e vi deposita la boccettina blu sul palmo aperto, prima di racchiudermi la mano tra le sue e aggiungere: - Sono certo che capirai che tutto questo fa parte di un grande disegno del nostro Signore…
 
Regulus mi raggiunse pochi giorni dopo Natale presso Malfoy Manor accompagnato da Bellatrix e da una serie di pozioni che avrei dovuto preparare prima del mio rientro a Hogwarts. Ovviamente, non avevo il diritto di venir informato riguardo all’impiego che intendevano farne.
Di quel periodo, ricordo distintamente la sensazione di venire costantemente trattato come un bambino. Ad ogni evento, festa o incontro, mi sembrava di venir relegato tra i piccoli mentre i “grandi” discutevano di cose importanti. Questo provocava in me una furia cieca che mi muoveva costantemente a cercare di mettermi in mostra agli occhi di Bellatrix e Lucius, che speravo potessero raccomandarmi all’Oscuro Signore, coinvolgendomi più attivamente nella discussione dei suoi piani.
Non capivo ancora che già allora eravamo tutti ugualmente dei burattini sacrificabili tra le sue mani.
 
L’ingresso di Regulus nel grande atrio di Malfoy Manor sembra essere manovrato da Bellatrix, che gli ha saldamente arpionato una spalla con le sue lunghe dita affusolate e smaltate d’argento. Camminano perfettamente coordinati, senza mai guardarsi, come se fossero un organismo unico. Dietro di loro avanza il solito elfo domestico di casa Black, che fa levitare alle loro spalle un’ingente quantità di bauli e valige. Bellatrix interrompe il contatto con il suo pupillo solo quando incrocia lo sguardo di Lucius. Allora la sua espressione si fa gelida e ferina e, in un rapido rimbombare di tacchi, affianca il mago, lo prende sottobraccio e lo trascina lontano, bisbigliandogli all’orecchio con un sorriso serpentino. Non mi saluta né guarda neanche.
Ancora una volta non sono degno di ascoltare quello che hanno da dirsi o anche solo di essere calcolato.
Stringo i pugni e sposto il mio sguardo su Regulus che sta salutando il suo elfo domestico con un mezzo sorriso tirato sulle labbra.
Noto solo in quel momento il grosso livido viola che gli decora lo zigomo spigoloso. Il suo aspetto, come il mio, è terribile. Sembra essere stato scavato dall’angoscia e dall’insonnia.
Mi affianco rapidamente a lui, per fargli strada verso la nostra ala del Manor.
- Ciao.
Lui non risponde al mio saluto e si limita a farmi un gesto con il mento e a procedere ritto e impettito lungo i corridoi marmorei. Detesto che lui sembri più pratico di me di questo posto. E detesto ancor più che noi giovani abbiamo un’ala dedicata e lontana da quella dove i “grandi” discutono gli affari importanti. Come se poi Lucius avesse molti anni più di me.
- Che hai fatto in faccia?
Lui scrolla le spalle, allungando il passo. Qualcosa in lui è diventato più oscuro nei giorni trascorsi lontano.
- Vuoi che provi a guarirtelo?
Rab si blocca accanto a me e mi inchioda con occhi tempestosi e furenti. Persino il suo sguardo sembra più torbido.
- No. Questo marchio – dice con voce meccanica – è il simbolo dell’onta che è stata gettata sulla famiglia Black e dovrà essermi da monito per il futuro…
 
Pochi giorni dopo, Bellatrix deliziò uno dei nostri banchetti con il racconto di come Sirius e Regulus, durante l’ennesimo litigio, si fossero rinfacciati tutti i loro segreti e altarini nascosti davanti alla famiglia Black al completo per il pranzo natalizio. Così Rab aveva raccontato delle pericolose frequentazioni di Sirius, tra filobabbani, licantropi e mezzosangue, mentre suo fratello aveva raccontato a Walpurga e all’intera famiglia che il loro prezioso figlio prediletto aveva da più di sei mesi una relazione con una nata babbana. A questo era seguita una rissa tra i due, in cui, ovviamente, Regulus per lo più era stato malmenato. Tutti gli ospiti erano quindi stati mandati via in fretta e furia per nascondere l’onta vergognosa caduta sui Black a causa degli eredi più giovani e Walpurga aveva punito severamente entrambi. Non mi fu mai chiaro se il livido che Rab portava in viso gli fosse stato provocato dal fratello o dalla madre.
Bisogna sottolineare che, se Sirius reagiva a queste punizione corporali e psicologiche, con la fuga dai Potter e il rinnegamento di tutti i principi della sua famiglia, non trovandosi, quindi, particolarmente in difficoltà perché la sua lealtà e il suo amore erano destinati alla famiglia che si era scelto, Regulus, che sentiva su di sé il peso delle aspettative genitoriali e di una vita già prestabilita, si beveva tutti i deliri purosangue dei suoi genitori come fossero oro, ripetendone le frasi febbrilmente, senza riuscire a scrollarsi di dosso la vergogna per gli errori commessi e l’angoscia per aver tradito l’unica famiglia che avrebbe dovuto servire.
Ai tempi ero convinto che mia madre non fosse diversa. Oggi so che in verità stava, a suo modo cercando di redimersi, e che proprio alla luce di questo gli accoliti del Signore Oscuro mi tennero lontano da lei. Talvolta mi chiedo se davvero sarei stato capace di ascoltare la verità mescolata ai suoi deliri e di leggervi le sue ammissioni di colpevolezza. Bellatrix, soprattutto, era convinta che se Eileen avesse rimescolato le carte in tavola e si fosse mostrata come la filobabbana che era sempre stata, l’avrei seguita nel tradimento del suo sangue puro. Io, però, ho paura ad ammettere che sarei stato cieco e sordo, come lo sono stato per gran parte della mia vita, troppo preso dai miei imperativi ideali per accorgermi di quello che mi accadeva intorno. 
 
Scrivo.
Scrivo a lei.
Scrivo di lei.
Scrivo per lei.
Scrivo fitto, scuro, sporco.
Scrivo obliquo e stretto, sgrammaticato e poetico. 
Scrivo lettere mai inviate e riflessioni senza tempo.
Scrivo, intorbidendo la pagina bianca con parole scure, dense del mio desiderio.
Scrivo le frasi che mi hanno affollato la gola, mozzandomi il respiro, non dette.
Scrivo i desideri turpi delle sue mani su di me e del richiamo estatico del suo corpo.
Scrivo dei baci, quelli che non ci siamo mai dati e quelli che non ci daremo mai.
Scrivo fino a non trovare un senso o anche solo l’inizio e la fine.
Scrivo di noi, del passato, del presente e del futuro che non avremo mai.
Scrivo i miei sogni annegati nell’insonnia e i miei incubi vividi durante la veglia.
Scrivo tutto quello che non ho mai potuto dire a Lily, al mondo e nemmeno a me stesso.
Scrivo illuminato dal solo focolare morente nel camino, fiamme esigue che disegnano lunghe ombre sul foglio, mentre le dita si assottigliano e l’impugnatura della penna sembra farsi debole.
Scrivo.
E poi brucio ogni pergamena, incendio ogni parola, incenerisco ogni sillaba.
Di lei, di noi e dell’affanno speso su quelle carte, foriere d’un amore inconfessabile, non deve restare alcuna traccia.
Lascio che le fiamme lambiscano la pergamena, annerendola e divorandola come sembra fare questo sentimento con la mia anima.
E mentre la fiamma annerisce le sillabe, sento sulla pelle bruciare ogni singola frase, come se distruggere quelle parole annientasse una parte di me.
Eppure non è la prima volta che le sto lontano. Eppure non è la prima volta che la ignoro. Eppure non è la prima volta che mi provo a convincere che questa lontananza è necessaria tra noi.
Lo stesso resto ore a struggermi alla finestra, interrogandomi su quello che sta facendo, sui suoi pensieri e sulle sue piccole mani che vergano lettere cui non dovrò mai voler rispondere. Lettere per me, mie.
Mie come vorrei che fossero tutti i frammenti di lei.
Mie e distrutte, come le parole annerite nel camino.
- Severus…
Mi volgo verso la figura di Regulus, avvolta nella sua elegante vestaglia di seta smeraldina, i capelli ordinati ed eleganti sulle spalle, come se il sonno non fosse venuto a toccarli questa notte.
- Regulus… - lo osservo dalla mia poltrona di velluto, il caminetto che sfrigola alcune rare fiammelle ormai quasi del tutto sopite. Vi getto dentro una delle pergamene di questa notte, la mia anima impressa attraverso l’inchiostro. Lo faccio con noncuranza, lasciando che il fuoco la divori e si ravvivi – Non è un po’ presto per alzarsi? Non è ancora l’alba…
- E tu non credi sia un po’ tardi per andare a dormire?
- Non era mia intenzione farlo, difatti.
Rab mi osserva a lungo, poi con un sospiro infastidito mi si avvicina. È dimagrito. In queste poche settimane di Natale qualcosa l’ha divorato dentro, banchettando con la sua aria d’eleganza disinteressata. Al suo posto ora capeggia un’espressione malaticcia e disillusa. Così magro mi appare come un uomo tormentato dal passato e imprigionato nel corpo di un quattordicenne. Il livido viola sullo zigomo non accenna a sparire, ma la tempesta che albergava nei suoi occhi al suo arrivo sembra essersi in parte placata.
Affonda nella poltrona, troppo bassa per lui, simile ad un adulto che si accomodi tra i bambini all’asilo.
- Che stai facendo?
- Compiti di pozioni – mento con serenità, indicando il pesante volume che giace accanto a me. Ho già studiato dettagliatamente la formula e le procedure per preparare il Roipnosis e sto solo aspettando di tornare a Hogwarts per mettermi al lavoro. Lucius ha già promesso che predisporrà un luogo in cui io possa recarmi a preparare pozioni indisturbato. Getto un’altra pergamena nel fuoco, senza batter ciglio.
- Questo lo vedo da me. Quello che vorrei capire è che stai facendo sveglio a quest’ora a “fare i compiti”. Di nuovo.
- E tu che cosa fai sveglio? Oltre a tentare di farmi un interrogatorio, s’intende!
Lui si ritrae scocciato sulla sua poltrona, prima di estrarre l’ormai abituale portasigarette dalla tasca e accendersene una. Alzo gli occhi al cielo, infastidito da questo suo vizio che nelle ultime settimane sembra essere diventato pervasivo di ogni istante passato insieme.
- Non farlo.
- Cosa?
- Alzare gli occhi al cielo con la stessa espressione di lei
Mi blocco con la pergamena sopra al fuoco, congelato da quel riferimento inaspettato. La fiamma si allunga e si arrampica nel caminetto, fino a raggiungere un primo brandello si pergamena, che in pochi istanti si infiamma. Lascio andare quel frammento bruciante di tormento, mentre mi accorgo del gelo calato tra noi.
Lily è un argomento tabù dopo la nostra ultima conversazione sul treno. Non abbiamo mai parlato di lei dal suo arrivo. Non accenniamo a cose che potrebbero ricordarcela, non nominiamo neppure Hogwarts e non ci chiamiamo nemmeno con gli stupidi nomignoli che ci ha appioppato e che sono ormai diventati parti integranti della nostra identità.
- Oh, ti prego non fare quella faccia sofferente! Sto iniziando a non sopportarti più. Posso ricordarti che quello che è stato piantato, tra i due, sarei io?
- Infatti non capisco cosa c’entri questo con me…
- Severus, ti pregherei di non insultare più di così la mia intelligenza. Sono giorni che non dormi e che osservi il mondo come se ogni luce ti fosse stata rubata. Lei non ti ha scaricato, sei tu che hai deciso di scaricare lei. Lily – deglutisce nominandola ed è costretto a distogliere lo sguardo – ha rifiutato me, non te!
Stringo le labbra. Fino a prova contraria ha rifiutato anche me, ma non credo che dirgli che ho provato a baciare la sua ragazza, mentre stavano ancora insieme, sia una buona idea.
- Come dici tu.
Lui resta in silenzio, aspirando di tanto in tanto dalla sua sigaretta e osservandomi da sotto le lunghe ciglia scure come fossi un quadro astratto di cui non riesca a comprendere il significato. Ogni tanto tamburella con le dita sottili sulla poltrona.
Io lo ignoro e continuo a bruciare ogni riga vergata d’amore, certo che domani notte, nello stesso identico modo, insudicerò altri fogli bianchi con la stessa ossessionante passione.
- Ci ho pensato a lungo. – alzo gli occhi verso Regulus, che sta gettando la sua sigaretta nel fuoco, prima di proseguire il discorso. Parla con voce bassa e vibrante, quella che usa quando si concede di essere un ragazzo di quattordici anni e non il rampollo della nobile famiglia Black. Ora a parlarmi è l’amico, il quasi fratello, e ho timore di quello che potrebbe dirmi perché scorgo l’affetto che nutre per me nei suoi occhi e so che sta per tormentarmi con qualche verità scomoda – A quello che hai detto sul treno. Lily è pura e la nostra strada è altrove rispetto alla sua. La mia lo è sicuramente. Ho giocato le mie carte e fatto un tentativo, vano, di coniugare le mie passioni coi miei doveri, ma mi sono limitato a macchiare inutilmente il nobile nome della mia famiglia e a farmi abbandonare come un povero idiota. Mi sono illuso che sarei potuto essere qualcuno di diverso da quello cui l’esser nato sotto la stella dei Black mi ha predestinato. Per questo, ho deciso che dovrò restare lontano da lei per sempre. Come hai detto tu, questa è la cosa migliore che posso fare per lei – si passa una mano sulla mascella, osservando le fiamme che divorano altre mie parole.
- Sento che sta per arrivare un “ma” – lui alza lo sguardo e mi inchioda alla poltrona.
Poi con gesti lenti ed equilibrati estrae il suo porta sigarette e se ne infila un’altra tra le labbra strette, senza mai distogliere lo sguardo da me. Solo dopo aver preso una prima boccata si alza e muove alcuni passi, aggirando la propria poltrona per prendere l’attizzatoio e rimestare il fuoco.
- Ma questo vale per me, Severus – dice con voce profonda, dandomi le spalle – Sono stato educato per odiare quelli come lei sin da piccolo e lo stesso, malgrado il poco tempo trascorso con lei, mi sono trovato a mettere in dubbio tutte le mie più intime convinzioni. Ho tradito la mia famiglia e le mie tradizioni per Lily. Ho fatto tutto questo sotto l’influenza della sua compagnia per pochi anni e, nonostante io sia convinto che questa sia la scelta migliore, separarmi da lei è stato ed è tuttora doloroso per me – prende una profonda boccata dalla sua sigaretta, si volta verso di me e si piega a sussurrarmi una nube azzurrina a pochi centimetri da viso - Ma tu Severus, tu con Lily, hai trascorso un’intera vita. Chiunque tu e lei siate oggi, è qualcuno che è stato irrimediabilmente influenzato dall’altro. Lei è una parte di te. E tu sei una parte vitale di lei. Sei davvero intenzionato ad amputare una parte così grande e importante della tua vita? – dice allontanandosi di un passo e tornando a raddrizzarsi per guardarmi dall’alto.
Sento la rabbia salirmi dentro, mentre con una mano accartoccio l’ultimo foglio di pergamena, vergato con quella parte di me che sto tuttora tentando di amputare. Cosa ne può sapere lui di chi sia Lily per me?
- Cos’altro dovrei fare?! Io non ho nulla da offrirle che non sia oscuro, pericoloso e contrario ad ogni singola cosa in cui lei crede! Non c’è possibilità che io possa renderla felice!! Non c’è possibilità che lei possa scegliere me! Non c’è possibilità che la nostra amicizia vada da nessuna parte! Non posso certo continuare a sperare in qualcosa di impossibile!!
Mi accorgo tardi di essermi alzato in piedi e di aver alzato la voce, gettando quell’ultimo foglio di pergamena nel fuoco, dove le parole si fondono e l’amore brucia. Regulus mi osserva afflitto e prima di tornare a parlare prende un lungo respiro, accompagnando la sua voce con il ritmico tormento sul suo callo: - Non è così, tu per lei…
In quel momento un gufo si affaccia all’ampia finestra a volta della biblioteca. Un gemito mi esce dalla gola, mentre Regulus trattiene il fiato. Entrambi abbiamo riconosciuto Lockheed con un tuffo al cuore.
Mi alzo con uno scatto e con malagrazia slego la busta dalla zampa del gufo, mandandolo via il più velocemente possibile. L’animale riprende il volo infastidito, dopo avermi quasi beccato per punirmi della mia ingratitudine. Spero che tutti stiano ancora dormendo. Prego che nessuno lo abbia visto arrivare.
Nella busta, con uno strappo al cuore, trovo solo un nastro blu.
 
*
 
Siamo seduti sul letto di Rab per il nostro tradizionale festino prenatalizio, ma qualcosa tra di noi è diverso. Rab e Lily siedono distanti, mentre lui lucida la sua scopa, non notando in alcun modo il modo osceno con cui lei sta succhiando con noncuranza una piuma di zucchero mentre sfoglia ridacchiando l’ultimo numero del Cavillo. Io, invece, malgrado stia tentando ostinatamente di concentrarmi sul volume di pozioni, non riesco ad impedirmi di restare incantato a fissare e fantasticare sul movimento circolare delle sue labbra.
- Dove passerete le vacanze di Natale, alla fine? – dice Lily alzando improvvisamente lo sguardo e cogliendomi in pieno mentre la fisso. Mi affretto a riabbassare lo sguardo e a impormi di non deglutire imbarazzato.
- A casa. – diciamo contemporaneamente io e Rab con il medesimo tono annoiato.
- Anche tu, Principe? Pensavo saresti rimasto qui, quest’anno…
- Mi ha scritto mia madre, chiedendomi di tornare a Spinner’s End…
- E tu Rab andrai a stare dai tuoi? – chiede inclinando il capo di lato.
- A-ah. – Regulus non alza lo sguardo e continua a lucidare con foga la propria scopa.
- Ho sentito che anche Sirius quest’anno tornerà a casa per natale, è una buona notizia no?
- M-mmh…
Lily torna a sfogliare la sua rivista, infilandosi tutta la piuma di zucchero in bocca e facendomi andare di traverso la burrobirra di cui stavo bevendo un sorso. Tossicchiando torno al mio volume e all’anomalo silenzio di questo festino. Forse tutta questa tensione è dovuta al fatto che sono di troppo. O al fatto che Regulus non noti quello che sta facendo Lily e non mi stia cacciando a calci fuori dal suo dormitorio per restare solo con lei.
Non che mi dispiaccia sapere che lui non sembra essere interessato a fare sesso con lei. Anche se potrebbe essere così disinteressato perché lo hanno già fatto ed è stato meno bello del previsto. Ma non vedo come questo sia possibile, trattandosi di Lily.
- Quindi immagino che per queste due settimane sperare di ricevere una vostra lettera sia impensabile – Lily parla con la piuma di zucchero infilata ancora in bocca, spostata di lato e ci guarda con attenzione.
Io sto per annuire, quando Regulus si stringe nella spalle e dice, senza alzare lo sguardo: - Non è detto.
- Quindi non sarete in regime di segretezza? – il tono sarcastico di Lily viene accompagnato da un sopracciglio alzato e incredulo.
- Forse. Ma questo non significa per forza che non potremo scriverti.
- A-ah. Come no. E io sono un Animagus.
- Chissà, anche tu hai segreti, dopo tutto. – Regulus ora la sta guardando e lei gli sta rivolgendo la sua espressione da “non ricominciare, questo non è il luogo adatto per discuterne”.
- Bè, non c’è nessun segreto – dice con voce affettata, estraendo la piuma di zucchero e raddrizzando la schiena - Purtroppo non sono un’Animagus e non riesco a trasformarmi in una bellissima volpe. Non che non ci abbia provato, ovviamente…
- Una volpe? – chiedo sperando di spostare il discorso e smorzare la tensione crescente – Pensavo avresti cercato di tramutarti in una cerva, come il tuo patronus…
- Non vedo perché avrei dovuto. Io amo le volpi. Tuttora non mi spiego perché il mio patronus sia una cerva…
Regulus fa schioccare scettico la lingua richiamando lo sguardo infastidito di Lily: - Davvero non te lo spieghi? Pensavo avessi detto che chiaramente questo fosse dovut…
- Davvero? – Lily lo interrompe con l’aria improvvisamente furibonda – E io pensavo che ti avessi detto chiaramente che ti preferisco quando taci.
- Davvero? Allora dovrebbe esserti chiaro perché non ti dico mai nulla…- Lily dilata gli occhi, furibonda e pronta a rispondere con sagacia quando intervengo.
- Via bambini, non litigate! - entrambi si voltano verso di me e dicono contemporaneamente: - Non ti impicciare, Principe!
Questa inaspettata sincronia li porta a guardarsi e a rivolgersi un piccolo sorriso. Mi aspetto che si diano un piccolo bacio, come accade sempre quando devono riappacificarsi dopo un litigio, e mi affretto a rivolgere le mie attenzioni al mio libro. Il bacio però non arriva.
Dopo alcuni minuti, alzo lo sguardo e trovo Regulus che sfrega con foga il manico della sua scopa e Lily intenta a fissare le pesanti tende del baldacchino, mentre si tormenta una ciocca di capelli. Le rivolgo un’espressione interrogativa, ma lei scuote il capo e tenta un sorriso.
- Dovremmo trovare un modo criptico per comunicare, qualcosa che non vi metta nei guai, ma che ci permetta di sentirci…
- Tipo? – Regulus alza lo sguardo perplesso.
- Non so… Un nastro bianco quando le cose vanno bene e uno nero quando vanno male…
- Tu, Lily, hai letto troppe volte Tristano e Isotta – le dico ghignando, facendole alzare gli occhi al cielo.
- No, seriamente. Voi sapreste che vi penso e io avrei la garanzia che non vi hanno trasfigurati in porcellini d’india.
- Mi sembra che l’opzione vivi o morti sia un po’ limitata, Lilian…
- Ma infatti non è questo che sto dicendo…
- Siamo maghi, Lilian, perché dovremmo ridurci a nastri bianchi o neri? – Rab smette di sfregare la sua scopa e le rivolge uno sguardo scettico – Basta un incantesimo per trasformare il nastro in una parola precisa o in una pergamena dissimulata…
- Fino a prova contraria, fuori da Hogwarts siamo maghi senza bacchetta, Rab…
- Lily ha ragione, Regulus. E temo non ci sia il tempo per pensare di preparare qualcosa prima della nostra partenza. Per il momento potremmo sfruttare l’idea di Lily, che non è male…
Lily mi lancia uno sguardo grato, mentre Regulus riprende a sfregare con foga la sua scopa.
- Però, come dici tu, potremmo pensare a più varianti. Bianco è “tutto bene”, nero “tutto male”, verde “ho un mucchio di cose da dirti” e poi…
- Viola “mia sorella mi fa impazzire”
- Giallo “ho mangiato troppo durante queste feste” – propongo annuendo.
- Rosa “non vedo l’ora di tornare a Hogwarts” – mi asseconda lei.
- Arancione “oggi è successa una cosa buffa” – ribatto.
- Azzurro “non sopporto più i miei”
- O “ascolto musica tutto il giorno” – dico ammiccandole.
- Oppure “ho spaventato a morte i vicini” – ghigna Lily, facendomi scappare una breve risatina – Che altri colori mancano?
- Vediamo…. Marrone?
- Il marrone è un colore orrendo, potrei usarlo solo per comunicarvi che ho fatto la cacca quel giorno – rido insieme a lei questa volta.
- Oppure che hai mangiato troppi biscotti di mele
- O che sto facendo la cacca dopo aver mangiato troppi biscotti di mele – prosegue lei assecondandomi e illuminandosi – Marrone a parte, cos’altro manca?
- Il grigio? Che potrebbe essere “mi sto annoiando a morte”
- Sìììì!! E poi anche il blu: “ti sto pensando” – realizzo solo in quel momento che nella complicità del discorso ci siamo spontaneamente protesi l’uno verso l’altra e che ci stiamo scambiando le battute a pochi centimetri dalla faccia. Riesco a contare le lentiggini sul suo viso, mentre il cuore mi rimbomba nelle orecchie e i suoi occhi mi scavano dentro. Vorrei che starle vicino non mi venisse così naturale.
- Rosso – Regulus, che ci ha osservati senza partecipare per tutto il tempo, ci riporta alla realtà, con una voce tagliente e monocorde - “ti amo” – tiene lo sguardo abbassato, le lunghe ciglia a dargli un’espressione addolorata.
Lily si allontana da me come attratta da una molla e gli lancia uno sguardo dispiaciuto. Prima di rituffarmi nel mio volume di pozioni, la vedo protendersi per depositargli un bacio sulla spalla.
 
*
 
Mi avvicino al fuoco in poche, rapide falcate e vi butto dentro anche i nastro blu, seguito dalla busta, con il mio nome vergato dalla calligrafia appuntita di Lily. Il solo pensare che lei possa aver vergato il mio nome mi fa scivolare un brivido caldo lungo la schiena.
E mentre le fiamme bruciano la stoffa e la carta, cala su di me la gelida consapevolezza che in vita mia non dovrò mai più cercare o desiderare il calore di Lily al mio fianco. Non dovrò mai più fare nulla che possa indurla a spedirmi lettere, nastri o pensieri. Mai più io dovrò darle motivi per scrivere il mio nome sulla carta.
Il pensiero che forse quella sarà l’ultima volta in cui vedrò il mio nome vergato dalla sua mano mi fa salire l’irrazionale impulso di infilare una mano nel fuoco e salvare quel che resta della busta dalle fiamme.
Resto però immobile, mentre un focolare freddo si porta via le parole dell’unica persona che sia mai stata capace di scaldarmi.
Regulus sosta accanto a me, la sigaretta consumata tra le dita e lo sguardo sofferente.
- Dunque hai già deciso di amputarti.
- Sì – mi volto a guardarlo e ho la sensazione che questa mia decisione lo addolori profondamente. Eppure nelle ombre del suo viso scorgo anche il sollievo. Non entrerà nelle tenebre da solo. Questa via predeterminata cui le nostre famiglie ci hanno destinati non la percorreremo da soli.
 
*
 
Mi districo tra la folla di famiglie e ragazzini, tra giovani studenti e i loro bauli, tra gabbie di gufi e fratellini curiosi, tra pance natalizie e maglioni di cattivo gusto.
Regulus al mio fianco incede elegante, mentre i nostri bauli vengono portati dal suo elfo. La gentaglia non ci riguarda e la folla non ci tocca.
Nei miei abiti eleganti da purosangue mi sento finalmente di svettare in mezzo alla mischia.
Mi sento invincibile.
Lo stesso, nelle orecchie mi rimbomba il cuore. Lei è qui da qualche parte. Lei mi vedrà e capirà. Lo so già.
Infido nel profondo di me stesso sibila il pensiero di doverle spiegare, dire, comunicare o anche solo trasmettere chiaramente che non vorrò più avere a che fare con lei. Tremo al solo pensiero di dover essere io a dirle direttamente “vattene”.
- Ehi, Mocciosus, a chi hai rubato quegli abiti? Alla tua mammina?? – mi volto verso Potter per rivolgergli uno sguardo letale e schifato, mentre al suo fianco Minus sghignazza. Sento Regulus tendersi al mio fianco, in cerca di suo fratello, di cui non c’è traccia. Proseguo, ignorandolo.
Mentre salgo i primi gradini della scaletta dell’Hogwarts Express, la noto.
Lily indossa un lungo cappotto giallo senape e porta una sciarpa rosso-oro al collo. Sembra dimagrita. I suoi zigomi alti sono particolarmente marcati e gli occhi sono cerchiati di insonnia. Eppure sorride e fruga la folla con calore. Saluta amici e conoscenti, ma continua a procedere, con la gabbia di Lockheed tra le mani, in cerca di qualcosa. O di qualcuno.
Mi domando se sia Regulus. O il misterioso ragazzo che ha baciato prima di lui.
Poi quando, vedendomi, si ferma e il suo sorriso si allarga illuminandola, capisco: stava cercando me. Si alza in punta dei piedi e agita la mano.
Sa che l’ho vista. È felice di vedermi.
Forse davvero Lily dentro di sé cova, ad ogni separazione natalizia o estiva, il terrore di non rivedermi più. Forse davvero io sono una parte vitale di lei, come ha detto Rab quella notte. Forse io sono la chiave della sua felicità quanto lei è il colore nella mia vita.
Forse.
Non intendo rischiare per scoprirlo, però.
Mi volto, senza lasciar passare alcuna emozione e salgo sul treno senza voltarmi.
 
*
 
Mi passo una mano sulla fronte, tentando di animare la statuetta di una ballerina durante la lezione di Trasfigurazione. Fuori dalla finestra nevica incessantemente da un paio di giorni. E io ripenso costantemente a Lily tra la neve che mi domanda di andare al ballo del Lumaclub con lei, per farmi perdonare.
È una settimana che la ignoro e la evito. Lei più che arrabbiata o confusa sembra rispettare questi miei silenzi, anche se la noto spesso a cercarmi tra la folla.
Mi chiedo se ogni volta che i nostri sguardi si incrociano sia dovuta al fatto che lei mi fissi tanto frequentemente da non poter avere un istante per guardarla senza essere notato o se sia ancora la nostra vecchia sintonia a guidarci nella ricerca l’uno dello sguardo nell’altra tra la folla.
Dovrei smettere di cercarla e basta.
Ma non ne sono capace.
Non ancora.
In quel momento un origami dalle sembianze umane si arrampica sul mio banco, trasformandosi in semplice pergamena a contatto con la mia mano.
Solo Lily nella nostra classe potrebbe essere capace di trasfigurare così della semplice carta. Alzo gli occhi e la trovo pochi banchi davanti a me, intenta a guardarmi da sopra la spalla. Sorride.
Sul foglietto leggo:
Oggi ci sono gli allenamenti di Qwidditch di Serpeverde. Ci vediamo in riva al Lago Nero, davanti al solito albero?
Aggrotto la fronte. Cosa c’entrano gli allenamenti di Serpeverde?
Appallottolo il foglio e torno a concentrarmi sulla mia ballerina.
Mi sforzo di non guardare verso Lily.
Lo faccio per il suo bene.
Poco dopo un altro omino di pergamena si arrampica sul mio banco. Dopo aver mosso alcuni passi incerti verso la mia mano, si trasfigura in messaggio:
Principe, togliti quel muso e fammi un sorrisino, che tanto non ti vede nessuno. Ci vediamo lì alle 18?  
Ps. Stai tenendo la bacchetta troppo stretta, per questo l’incantesimo non ti riesce
Impreco silenziosamente, contro il bisogno naturale di sorridere ogni volta che sia lei a chiedermelo. Accartoccio anche questa pergamena e mi ostino a fare l’incantesimo con la bacchetta troppo stretta, senza guardare Lily.
Il terzo omino di carta che arrampica sul mio banco viene schiacciato sotto un mio pugno particolarmente carico di furia. Non voglio che lei continua a tentarmi in questo modo. Il rumore dell’urto contro il banco riecheggia per tutta l’aula e la McGranitt alle mie spalle mi guarda infastidita dal banco di Andy Chang dove stava rispiegando la lezione.
Potter mi fissa tirando gomitate a Sirius accanto a lui e ridacchiando nel suo orecchio.
- Voleva dire qualcosa, signor Piton?
- No, professoressa.
- Allora la pregherei di tornare al suo esercizio e di smettere di comunicare con la signorina Evans.
- Sì, professoressa.
Torno a voltarmi verso la mia ballerina ibernata nel suo sorriso tirato. Scorgo con la coda dell’occhio Lily fissarmi come se avessi preso a pugni il suo cuore invece di uno stupido omino di pergamena.
Mio malgrado noto che la carta si è nuovamente trasfigurata:
Sev, non voglio farti pressioni, lo so che questo è un momento difficile per Rab e che tu possa volergli stare vicino, ma non succede niente se ci vediamo un paio di volte da soli.
Ps. Se ce l’hai con me per qualche cosa che ti ha raccontato Regulus, ti pregherei di permettermi almeno di raccontarti la mia versione della storia!
 
*
 
Raccolgo il mio libro di pozioni, mentre la maggior parte degli altri studenti schizza fuori dall’aula e dai sotterranei.
Due settimane che non parlo a Lily. Ho anche saltato gli incontri con Prewett finchè mi è stato possibile. Non le ho nemmeno fatto gli auguri di compleanno, né ho risposto ai suoi che è stata costretta a farmi via gufo. In qualche modo sembra non volersi arrendere.
Contemporaneamente è innegabile che abbia un aspetto terribile. Mangia poco e chiaramente non dorme. Fortunatamente Alice Sand è diventata la sua ombra e non perde occasione di guardarmi come se volesse farmi esplodere con lo sguardo.
- Dovresti accettare l’invito di James, Lilybell! – rabbrividisco sentendo la voce squillante e melodiosa di Mary MacDonald, intenta a gettarsi i capelli dietro le spalle.
Lily al suo fianco tiene lo sguardo basso e sembra prosciugata di ogni energia mentre infila gli appunti di pozioni nella propria borsa.
- Ti ho già detto che non sono interessata a uscire con Potter…
- Ma perché no? – perché è un idiota, razza di decerebrata bionda! Stringo i pugni e mi dirigo rapidamente verso l’armadietto degli ingredienti da cui Lumacorno mi ha permesso di attingere liberamente dopo una breve chiacchierata con Lucius.
Devo uscire di qui prima che il desiderio di schiantare la MacDonald abbia il sopravvento.
- Perché è un idiota, Mary.
- Non è così male quando lo conosci… - come se Lily non sapesse benissimo quanto può essere idiota James.
- Io lo conosco già. Sono cinque anni che lo conosco – realizzo con orrore che siamo rimasti solo noi tre nell’aula. Mi volto a guardarle sperando di non venir notato – Devo ricordarti tutti gli scherzi stupidi di cui sono stata vittima? O di tutti i dispetti cui ho dovuto assistere per colpa sua?! E’ decisamente il peggior idiota della storia…
- Non il peggiore, direi…- alludendo a me, Mary si volta a guardarmi, beccandomi mentre le fisso. Tira una gomitata a Lily indicandomi col mento. Lei alza lo sguardo sorpresa e come illuminata – Almeno lui ha il coraggio di ammettere i propri sentimenti nei tuoi confronti! – reprimo l’impulso fervente di trasfigurare la MacDonald in un rospo e mi affretto ad afferrare gli ingredienti di cui ho bisogno per poi dirigermi verso il mio banco, infilandoli nella borsa con delicatezza.
- Dovresti dargli una possibilità! Almeno ti aiuterebbe a smettere di ascoltare “You’re the first, my last, my everything”! Non ne posso più di Barry White!
- Forse allora dovrei prendere in considerazione la sua proposta…- mi volto di scatto a guardare Lily ormai sulla porta insieme a Mary, e lei mi sorride, vittoriosa per essere riuscita a ottenere la mia attenzione.
- Yuppi! – Mary batte le mani entusiasta, senza accorgersi che ogni singola parola di Lily è per me - Posso dire a James che ci sarai domani a Hogsmeade con noi? – quella vacca della MacDonald deve solo tacere. Non ha capito nulla di quello che sta succedendo. E deve smettere di spingere Lily verso un troglodita come Potter. Lui non va bene per lei.
Mi affretto verso l’uscita, sulla quale loro stanno sostando, interrompendole. Forse perché non voglio sentire la risposta di Lily, forse perché non voglio che questo discorso prosegua.
- MacDonald, so che potrà suonarti strano, ma ci sono persone che hanno di meglio da fare che toccarsi tutto il giorno i capelli, quindi vedi di toglierti e di farmi passare – la mia voce è gelida e, nonostante ogni fibra del mio corpo vibri per questa inaspettata vicinanza di Lily, mi costringo a non guardarla nemmeno.
Mary mi guarda come se valessi meno di una cacca di scarafaggio e si sposta di lato. Mentre le passo accanto mi dice: - Sei patetico, Mocciosus, spero tu lo sappia…
- E io spero che tu sappia che presto le mezzosangue come te faranno una brutta fine.
Lei resta paralizzata dalla mia minaccia, mentre qualcosa dentro mi urla di allontanarmi da lì prima che Lily capisca quello che ho detto.
Mi affretto verso la mia Sala Comune, in una vera e propria fuga.
Non so cosa diavolo mi sia saltato in mente.
Lily non me lo perdonerà mai.
Lo so che dovrei essere solo contento di non poter essere perdonato da lei, ma non voglio che lei veda questo di me. Non voglio che lei scopra le mie tenebre. Lei dovrebbe dissiparle e basta, senza sapere quanto oscuro posso essere.
- Qual è il tuo fottuto problema!?!?!?
Non mi sono accorto di lei. Mi è corsa dietro, i capelli scomposti e disordinati, l’espressione furente e la sua mano piccola e ghiacciata artigliata al mio polso a strattonarmi. Lily è più vicina di quanto non fosse da molto tempo e improvvisamente ho l’impressione che il mio cuore riprenda a funzionare. E mentre brucio dentro, impongo il gelo ad ogni mia sillaba: - Prego?
- Quale cazzo è il tuo problema, Severus Piton?? Ti hanno confuso? Sei sotto controllo mentale? Ti prego dimmi che qualche Mangiamorte ti ha imperiato e costretto ad agire da pezzo di merda!
- Non capisco cosa tu voglia da me…- le parole mi escono a fatica, ogni sillaba monocorde è una violenza al mio primo istinto, ma lei è troppo arrabbiata per accorgersene.
- Tu capisci benissimo, razza di idiota! – mi punta il dito contro, lasciando andare il mio polso, mentre io trattengo un gemito di disappunto - Mi sono ripromessa di essere paziente, sto cercando scuse assurde e improbabili, se non addirittura impossibili, per giustificare il tuo comportamento da vero stronzo e tu…- mi spintona il petto con entrambe le mani. Dal basso del suo metro e sessanta scarso, ecco Lily Evans che cerca di farmi del male fisico – Tu! – mi spintona nuovamente, mentre alle sue spalle vedo la MacDonald avvicinarsi col viso sporco di lacrime. Più lontano alcuni studenti, principalmente di Serpeverde, si sono fermati per capire cosa stia succedendo – Tu, stupido, stupido, stupido! – ormai urlando, accompagna i gesti a spinte cariche di dolorosa furia – Non puoi dire queste cose alle persone! Non tu!
- Stai dando spettacolo, controllati.
- No! – Lily ormai piange di rabbia – Che cazzo sta succedendo? Da quando minacci le persone, eh? – con un ampio gesto del braccio indica Mary, portandosi infine la mano al petto. Come se io potessi mai farle del male.
- Non capisco di cosa tu stia parlando – ripeto sibilando, ostinandomi a non guardarla negli occhi.
In lontananza vedo la testa di Alice Sand emergere dalla folla di curiosi e dirigersi a grandi passi verso la Macdonald che sembra essere indecisa se avvicinarsi a noi o fuggire.
- Severus, guardami. – un terrore puro di quello che potrei fare se la guardassi negli occhi mi ghiaccia la schiena. Le sue dita fredde salgono ad afferrarmi la mandibola e tentano di costringermi a incontrare il suo sguardo – Guardami, dannazione! – le sue unghie entrano nella carne, mentre io brucio e mi divincolo. Tutto quello che vorrei fare ora è cedere e abbandonarmi in lei, ma mi ostino a guardare altrove. La Sand parla con la MacDonald che chiaramente le sta spiegando l’accaduto – Severus, guardami… - la sua voce è ora una supplica che quasi spezza la mia volontà. Poco dopo, non riuscendo a farmi cedere, la sua stretta sul mio viso si allenta e vedo le sue spalle scuotersi in un singhiozzo.
Alice Sand arriva in quel momento e la prende per un braccio, lanciandomi uno sguardo di fuoco.
- Lily, lascia stare, andiamo via…
- No… - Lily se la scrolla di dosso e mi afferra per il bavero della camicia con entrambe le mani, la linea del viso coronata da un palco di lacrime senza vergogna – Severus, avevamo promesso che avremmo affrontato ogni cosa insieme, erano solo parole? Era una bugia? Pensavi che anche io fossi una sudicia mezzosangue? – mi scuote per la camicia inamidata e mio malgrado sono costretto a porre le mie mani sulle sue per tentare di contenere la sua foga.
- Stai facendo una scenata per niente. Tornatene in Sala Comune con le tue amiche – non c’è calore nella mia voce eppure so perfettamente che la mia stretta sulle sue mani è troppo gentile per non tradirmi.
- Lily lascialo perdere, è megl…
- Severus – la supplica ha abbandonato la voce di Lily, facendo spazio alla risolutezza mentre interrompe la Sand – Io credo che le promesse vadano mantenute. Ho sempre avuto fiducia nel nostro sempre. Dimmi che sta succedendo e lo affronteremo insieme – a queste parole cedo e finisco col guardarla negli occhi. La mia risolutezza vacilla - Permettimi di restarti vicina. Sempre.
Sempre.
Vorrei dirglielo e baciare via ogni lacrima dal suo viso. Prometterle che la renderò felice, inginocchiato davanti a lei, avvolto dalla sua gentilezza e dal suo immancabile perdono. Perché solo lei può dissipare le tenebre del mio cuore.
Se solo non avessimo un pubblico.
Se solo lei non mi avesse già rifiutato.
Se solo non sapessi già di non poter essere io quello che la renderà felice.
Se solo…
- Severus. – mi volto e trovo Rab alle mie spalle, l’espressione imperturbabile. Incontro il suo sguardo e so che cosa devo fare.
- Tornatene in Sala Comune, stai dando cattiva mostra di te stessa – la mia voce è calda e monocorde. Stacco le sue mani dalla mia camicia e la guardo negli occhi, senza vederla realmente. Davanti ai miei occhi riesco solo a veder passare l’immagine di lei vestita di verde che mi sorride e si protende su di me per scacciare una farfalla – Non ho niente da dirti, Lily. – lascio cadere le sue mani, che, come private del loro burattinaio, le cadono lungo i fianchi. Due grosse lacrime che traboccano dal verde sono l’ultima cosa che vedo prima di voltarmi e darle le spalle.
 
Non vidi Lily per tutto il weekend. Un po’ perché lei non uscì dal suo dormitorio, un po’ perché scelsi di chiudermi a preparare pozioni nella stanza d’albergo che Lucius mi aveva dedicato. Non dormii per quasi 48 ore. Ogni volta che distoglievo la mia attenzione dalla pozione e lasciavo la mia mente vagare, la rivedevo piccola e minuta, che mi scuoteva per i baveri della giacca, tentando di farmi male pur di scuotermi e scoprirmi. Lei che mi conosceva così bene e che sapeva vedere oltre la meschinità delle mie azioni, aveva messo da parte l’orgoglio e aveva scoperto il cuore in una supplica pubblica, cui io avevo risposto con crudele freddezza. Tuttora mi detesto per ciò che le feci in quell’occasione.
Regulus non disse nulla, ma rimase al mio fianco, in silenzio per tutto il tempo. Fumava e mi guardava come se ci fosse qualcosa di fondamentale e necessario che doveva dirmi, ma per il quale non riusciva a trovare le giuste parole.
 
Ci stiamo avviando verso la Sala Grande. Sento addosso tutto il peso delle due notti insonni e degli incubi di stanotte.
Ho pensato anche di non presentarmi questa mattina e di arrivare direttamente a lezione, pur di non incrociare Lily. Poi ho realizzato che avrei comunque dovuto vederla subito dopo a lezione con Prewett e che non volevo che lei capisse fino a quanto fossi rimasto scosso da quel nostro ultimo incontro.
Rab cammina impettito accanto a me. Mi lancia la ventesima occhiata sbilenca da quando ci siamo incrociati in Sala Comune e inizio ad essere seriamente infastidito da questi suoi sguardi. Se ha qualcosa da dire che lo dica e la faccia finita!
Prendiamo posto al nostro solito tavolo e Regulus dispiega il suo numero di Cavillo prima di immergervisi.
Io fisso il cibo con aria disgustata. Non ho appetito. Non vedo quale senso possa avere mangiare.
Non riesco a trovare il senso per fare alcunchè. L’unica cosa che avrebbe significato ora sarebbe scusarmi con Lily.
Ma sono troppo vigliacco. Posso nascondermi dietro la bugia che la amo troppo per ferirla così, ma la verità è che ho solo troppa paura di abbandonare la strada del potere per lei. Mi faccio schifo.
- Mangia qualcosa, Severus – Regulus mi versa del succo di zucca nel bicchiere, lanciandomi l’ennesimo sguardo titubante, prima di tornare al suo giornale.
Fisso il succo di zucca disgustato. L’unica cosa che vorrei mangiare sono i biscotti alle mele di Martha. Sento salirmi un conato di vomito, mentre realizzo con orrore di aver tradito anche la promessa di prendermi cura di Lily che avevo fatto a lei. Perdendo Lily ho perso anche il calore della sua famiglia.
- Merda.
Mi volto confuso a guardare Regulus che ha appena imprecato. Credo sia la terza volta da quando lo conosco che lo sento usare una parola tanto volgare. Mi chiedo quale notizia tanto sconvolgente possa contenere il Cavillo per farlo parlare così.
Poi realizzo che il suo sguardo è rivolto a qualcosa oltre il suo giornale.
Lily.
Sta entrando nella stanza affiancata da Marlene McKinnon e da suo fratello Janus. Ridono e parlano fitto. Fanno un cenno di saluto ad Alice Sand che si è alzata in quel momento per andare a salutarli.
Lily ha i capelli cortissimi. Se prima le arrivavano alla vita, ora le coprono a malapena le orecchie. Della sua chioma di bimba, sempre intrecciata o acconciata, non resta che il colore rosso brillante.
Il mio primo pensiero è che non potrò più vedere le sue ciocche mischiarsi al verde del prato. Quello subito successivo è un’imprecazione.
Nonostante sia chiaro ed evidente che Lily ha passato gli ultimi giorni tra insonnia e lacrime, non posso impedirmi di trovarla bellissima. Quella che si sta accomodando ora al tavolo di Grifondoro, premurandosi di dare le spalle al tavolo di Serpeverde e di non guardare mai nella nostra direzione, è una donna. Questo nuovo taglio rende palese che la bambina che faceva sbocciare margherite nel prato dietro casa, che la ragazzina vestita d’azzurro che ho portato al nostro primo ballo del Lumaclub, che la ragazza bellissima dalle curve sinuose che ho capito di amare quest’estate è cresciuta ed è diventata una donna. Una creatura dal viso affilato dalle lacrime e dall’amputazione di una parte importantissima di se stessa. Senza di me, Lily siede ritta, fiera e orgogliosa, forte nella sua vulnerabilità, bella nella sua riscoperta femminilità. Lily improvvisamente mi appare lontana. E irraggiungibile.
- Merda – dico guardando Regulus.
 
 
Ve lo confesso: ho scritto questo capitolo quasi interamente tra ieri e oggi. Vi confesso anche di aver pianto.
Per lungo tempo mi sono chiesta per quale ragione non riuscissi a scrivere di questo momento così necessario e prevedibile della storia e alla fine mi sono risposta che odio le separazioni. Tanto nella mia vita "reale", quanto nella realtà della storia, separarsi è qualcosa che mi mette in profonda difficoltà. 
Penso che non avrei mai voluto dividere Lily e Severus, che avrei voluto con tutto il cuore che il loro amore vincesse su tutto. Forse ho scritto questa storia proprio per far vincere l'amore e invece mi ritrovo a doverli separare. Non per cause di forza maggiore ma proprio per la loro umanità, che li rende fragili e spaventati. Allontanare chi amiamo spesso ci risulta più facile che rischiare di venir rifiutati. Severus stesso lo ammette: è stato un codardo. 
Quindi, in questo fine anno uggioso, in cui il mio umore è tanto simile a quello dei miei personaggi, mi sento di augurare a tutti voi lettori di essere sempre coraggiosi. O almeno di avere il coraggio di urlare al mondo quello che provate, senza mai rinunciare all'amore e alla vita.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito l'ultimo capitolo, di cuore. Le vostre parole sono sempre uno sprone eccezionale per proseguire nella scrittura. E mi scuso con tutti per il clamoroso ritardo.
Buon anno a tutti!

 

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Capitolo 27
*** Arto fantasma - Parte 1 ***


Bianca.
La pelle del collo di Lily è bianca e lattea.
Continuo a pensare che è bianca come la pergamena su cui sto scrivendo gli appunti di Difesa contro le Arti Oscure.
È bianca come la carta prima che la insudiciassi con il mio amore questo natale e questa associazione mi fa ribollire il sangue al desiderio di sporcare anche lei.
Bianca come la neve di cui si era circondata l’inverno del nostro terzo anno, quando l’avevo quasi persa, quando ancora non capivo quanto fossi fortunato.
Detesto il bianco. Detesto la neve. Detesto la carta senza macchie.
Detesto la pelle di Lily senza segni, scoperta e invitante.
Detesto che lei riesca a sedere ritta e altera davanti a me, come se io non esistessi né la toccassi. Detesto la provocazione del suo collo nudo, della sua chioma tagliata, della sua pelle candida.
Non riesco a pensare ad altro. Scrivo frasi sconnesse, fissando con bruciante desiderio quel frammento di pelle che mi è sempre stato precluso, perché coperto dalla sua fanciullesca chioma. È assurdo. Non è la prima volta che le vedo il collo!
Eppure è la prima volta che sento sibilare all’animale che abita nelle mie viscere la fantasia di macchiare quella parte di lei. Ho in me il desiderio di sporcare la bianca purezza del suo collo e forse anche del suo animo gentile.
Se Lily fosse sporca come me non avrei avuto bisogno di cacciarla via. Se lei portasse addosso i segni del mio possesso allora tutti saprebbero che lei è mia e che non possono toccarla.
Stringo i pugni e deglutisco il desiderio. Segno altre parole vacue e poco interessanti, mentre lei si sporge verso Mary per dirle qualcosa, dandomi bella mostra del suo profilo. Il naso a punta, le lentiggini sparse sugli zigomi, le occhiaie violacee e il taglio felino del suoi occhi mi sembrano nuovi e al contempo familiari modi di torturarmi.
Lily, come richiamata dalla profondità torbida dei miei desideri, si volta a guardarmi e in lei non c’è traccia alcuna della cordialità con cui mi sorrideva incontrando il mio sguardo nella folla. Il casuale incastrarsi dei nostri sguardi è ormai una memoria lontana. La osservo stringere le labbra, infastidita, prima di tornare a guardare Prewett.
Il muro tra noi è invalicabile. Eppure il desiderio che nutro nei suoi confronti non si è in alcun modo placato.
 
*
 
Sto scendendo con la mia abituale flemma i gradini verso l’aula di Pozioni quando vengo trattenuto per il gomito.
Mi volto e trovo Alice Sand a pochi palmi da me che sembra pronta a darmi fuoco. La sua presa sul mio braccio è salda e dolorosa. Ma è un dolore tutto diverso da quello che provo quando noto la presenza di Lily dietro di lei.
- Puoi dirmi, Piton, che problemi hai?
La ignoro e lancio uno sguardo alle sue spalle vedendo Lily che si porta dietro l’orecchio una ciocca di capelli e sposta il peso da un piede all’altro. Incontra il mio sguardo, ma nei suoi occhi non scorgo alcuna risposta.
- Sembra che entrambe mi crediate un legimante migliore di quel che sono – dico scrollandomi il braccio e tentando di sottrarmi alla presa della ragazza.
- Cosa? – Alice aggrotta le sopracciglia, mentre Lily alza gli occhi al cielo, avvicinandosi a noi.
- Perché solo un legimante molto dotato potrebbe sapere cosa ci passa per la testa e capirebbe qual è il nostro problema. Vero Severus? – pronuncia il mio nome in maniera amara e meccanica. La sua voce è gelida e scocciata mentre incrocia le braccia sul petto e si muove attorno a me come se due giorni fa io non avessi rotto un legame speciale per lei – Ali, ho lezione tra poco e non vedo perché dovremmo perdere tempo qui…
Sono solo una perdita di tempo per lei? Valgo così poco ora? Forse allora non sono mai stato importante per lei.
- Non posso che trovarmi d’accordo con la Evans – dico nel mio peggior tono purosangue tendendomi in un sorriso finto. Lily sussulta nel sentirsi chiamare così e perde colore i viso. Riesco ancora a leggere così chiaramente le sue emozioni eppure siamo così distanti.
- Ci metto solo un secondo Lilibell… - il sorriso caldo con cui la Sand si rivolge alla sua amica, svanisce mentre torna a voltarsi verso di me e a strattonarmi per il gomito più saldamente – Non ho idea del perché Lily si sia accompagnata a te fino adesso e nemmeno mi importa scoprirlo. L’altro giorno hai varcato il limite per cui potevo continuare a tollerare le tue cazzate. Non voglio più sentire che importuni Lily o ti mostrerò perché noi tassi non siamo così diversi da voi serpi.
- Non mi pare di averle in alcun modo importunata. Non le ho nemmeno rivolto la parola… - dico con aria schifata. Non riesco a credere che Lily permetta a questa idiota di combattere le sue battaglie. Né so capacitarmi di essere capace di rivolgerle parole così indifferenti.
- Sì, bè essere fissate per tutta la lezione è fastidioso! – sbotta improvvisamente Lily, avvicinandosi a noi e guardandomi con astio.
- Non so di che parli.
- Tu non sai mai di che parlo, vero? Non sei un legimante abbastanza bravo, non è così?! Saresti persino capace di darmi a credere che mi fissavi per capire che mi passava per la testa, magari! Sei fottutamente ridicolo, Severus! Ridicolo!! – mi punta il suo dito affusolato a pochi centimetri dal naso. 
Sento il sangue ribollirmi e vorrei risponderle a tono, ma so che non farebbe che alimentare la speranza che alberga in lei che io ancora tenga alla nostra amicizia. Lo so che è così arrabbiata perché non si spiega questa mia ambivalenza.
- Mi stavo solo chiedendo che avessi fatto ai tuoi capelli – dico in tono monocorde – Questa mi sembra una reazione eccessiva per averti guardata per un paio di minuti, ma da una come te non potevo aspettarmi altro…
- Una come me?!? - Lily estrae la bacchetta con un gesto rapido e furioso – Una come me, come!?!?
Alice abbandona il mio braccio con uno strattone, spingendomi contro il muro e frapponendosi tra noi.
- No.
- Sì, Alice, sì… Si meriterebbe le peggio fatture!
- No. Finiresti nei guai. Lui non merita nemmeno una sola tua lacrima. Non di nuovo. Mai più. Metti via la bacchetta, vai a lezione e dimenticati di questo imbecille. Dimenticatene per sempre – a quelle parole sia io che Lily ci pietrifichiamo e involontariamente cerchiamo l’uno lo sguardo dell’altra. Non posso credere di essere stato così stupido. Ora capirà che il nostro “sempre” ha ancora valore per me– Se dovesse di nuovo darti fastidio – e così parlando si volta a lanciarmi un’occhiata di fuoco, interrompendo così quella strana tensione creatasi tra me e Lily. Torna poi a bisbigliare decisa – me ne occuperò io.
Solo dopo essere riuscita a far abbassare la bacchetta all’amica, si volta nuovamente a guardarmi e mi lancia uno sguardo da tutta la sua altezza.
- Piton, sei stato avvertito. – mio malgrado non posso fare a meno di rabbrividire. Ho visto duellare la Sand e non è il tipo di strega che qualcuno potrebbe volere come nemica. Ma non è solo questo. Il pensiero che il nostro “sempre” sia divenuto una promessa di indifferenza eterna, mi sconquassa infinitamente più delle minacce di questa stupida Tassorosso.
Mi ricompongo e mi pulisco le vesti con aria schifata.
- Siete ridicole. Entrambe.
 
I mesi che seguirono quel taglio netto e doloroso sono tutto un susseguirsi di sofferenza, dolore e assenza.
Lily non c’era e con la sua mancanza riusciva a catalizzare ogni mio pensiero e azione. Ogni pezzo di umanità che perdevo era un frammento di me stesso che sacrificavo sulla tomba del mio amore impossibile per Lily.
La verità è che non vorrei dover ricordare di quei mesi senza di lei. Non voglio riportare in questo calderone di attimi condivisi, più o meno felici, i momenti in cui la mia anima ha iniziato senza troppa vergogna la sua discesa verso la dannazione.
Non voglio riportare dei pestaggi violenti cui ho assistito, dei nati babbani di dodici anni obbligati a denudarsi per noi, costretti a ritornare nudi e umiliati ai propri dormitori. Non desidero mettere alcun frammento relativo all’avvelenamento che costrinse in infermeria metà del dormitorio maschile del terzo anno Tassarosso.
Questo non tanto perché non intenda confrontarmi con il mio limite oggettivo e le brutture del mio passato, quanto piuttosto perché non vorrei contaminare con questa macchia il ricordo di quello che mi lega a lei.
E poi credo di provare una vivida vergogna al pensiero di non essermi sentito sufficientemente in colpa mentre convincevo piccoli Grifondoro di essere in punto di morte con il giusto mix tra pozioni torcibudella e siero per la calvizie precoce. La verità è che tutti questi piccoli atti di violenza e bullismo, non sarebbero nemmeno stati così vergognosi (James Potter e la sua cricca non erano certo mai stati più clementi nei miei confronti), se non fosse stato per le ragioni che mi guidavano nella scelta delle mie vittime. Non provavo alcun odio o antipatia per nessuna delle Corvonero cui rifilai una pozione afrodisiaca per innamorarsi di Mulciber e Avery, il loro unico crimine era stato quello di essere nate dai genitori sbagliati. Un crimine non tanto diverso dal mio.
Talvolta, mentre affondavo a piene mani in magie oscure e pozioni innominabili, mi coglieva il pensiero di Lily e della delusione che avrei letto nei suoi occhi se lei mai avesse saputo che ero io il responsabile di tutto quello di brutto che stava avvenendo ai nati babbani di Hogwarts e non solo. Solo in quei brevi sprazzi di lucidità, riuscivo a fare la tara delle mostruosità che stavo commettendo e a sentirmi colpevole. Per il resto del tempo, quasi sempre chiudevo gli occhi e ignoravo le conseguenze delle mie azioni. Per anni, riuscii a negare con me stesso quello che tutti sapevano: l’esplosione del primo Nottetempo e la morte di tutti i suoi 12 passeggeri non sarebbe potuta avvenire senza la collaborazione del Signore Oscuro con l’abile pozionista che gli aveva prodotto una Cometa Blu, una delle pozioni più distruttive mai ideate nel mondo magico. E quell’abile pozionista non era altri che un sedicenne cieco e in cerca della sua fetta di gloria.
Del resto, non posso negare che se Lucius non avesse ideato per me un luogo così comodo e protetto in cui lavorare alle mie pozioni, le mie colpe sarebbero certamente dimezzate.
Il giovane rampollo Malfoy, che nel giro di quell’estate sarebbe diventato l’unico erede di una sconfinata fortuna, dopo la prematura e “misteriosa” morte di suo padre, all’inizio del ’76 aveva predisposto per me una piccola stanza in una locanda malfamata nella periferia di Hogsmeade, ma si era ben presto accorto che quella soluzione prevedeva numerose limitazioni alla mia possibilità di lavorare appieno sulle giuste pozioni. Innanzitutto troppi testimoni avrebbero saputo del mio e del suo coinvolgimento e avrebbero potuto accedere alla stanza. In secondo luogo, io non ero libero di andare e venire a mio piacimento come invece la preparazione di una pozione complessa quanto il rohipnosys avrebbe richiesto. Il passaggio che usavamo per recarci ad Hogsmeade ai tempi di Meryll non era più sicuro, da quando Avery si era fatto beccare da Orwell mentre usciva dal passaggio in piena notte. Albus, che non era affatto stupido, né tantomeno cieco, aveva quindi provveduto a sigillare il passaggio e a punire Emilius.
Così, Lucius aveva trovato una soluzione alternativa, di cui andava molto fiero: mi aveva comprato un palazzo. Un edificio di tre piani dalle parti della Stamberga Strillante, dove nessuno si avventurava volentieri. Aveva fatto diversi armeggiamenti con gli incartamenti, per non far risultare la proprietà né a nome suo né a nome mio. E si era occupato personalmente degli incantesimi di protezione dell’edificio, che essendo apparentemente fatiscente, era in ogni caso di scarsa attrattiva per chiunque.
 
Il loft che Lucius ha predisposto per me all’ultimo piano del palazzo è sorprendentemente elegante, considerate le condizioni del resto dell’edificio.
Mi aspettavo un appartamento grigiastro e fatiscente, privo di qualsiasi comfort. Ma i Malfoy amano fare le cose in grande. La prima cosa che mi colpisce è come la casa sia ben illuminata, malgrado le imposte sbarrate e i pesanti tendaggi tirati a coprire le finestre. Ad ogni angolo alcune lampade dallo stile inspiegabilmente babbano si premurano di illuminare la mobilia, mentre un contorto lampadario da design avveniristico rischiara diffusamente l’ambiente. Ero preoccupato che la necessità di riservatezza mi avrebbe costretto a lavorare in condizioni di quasi completa oscurità, ma Lucius ha pensato anche a questo. Immagino che il gusto insolitamente babbano di questa casa sia un suo tentativo di sviare i sospetti di chiunque capiti in questo posto con le intenzioni sbagliate.
Gran parte delle pareti sono occupate da librerie ricolme di libri e da dispense strabordanti ingredienti di ogni sorta, cose che ero convinto fossero state bandite dal mondo magico da più di 300 anni. Un grande tavolo ovale al centro della stanza ospita tre postazioni professionali per cuocere gli splendidi calderoni di granito che ho scorto ancora impacchettati all’ingresso. I colori della tappezzeria e dell’arredamento sono caldi e di gusto insolitamente Grifondoro. Lily adorerebbe ogni dettaglio di questo posto, fatto salvo per l’uso che intendo farne.
In un’altra stanza scorgo un grosso letto circolare ricoperto da una coperta patchwork dai toni autunnali. Raggiunta la camera da letto mi attraversa il ricordo dei festini dei Peb sul mio letto e mi sento distante un milione di anni da quelli che fummo allora. Se brindassimo in piedi sul letto non ci sarebbe alcun baldacchino a infastidire l’altezza sproporzionata di Regulus e nessun tendaggio da tirare per precludere al mondo le nostre chiacchiere private. Scaccio con fatica la consapevolezza di quello che un luogo isolato come questo mi permetterebbe di fare con Lily su quel letto. Se solo lei mi volesse.
Ad attirare presto la mia attenzione è il grosso armadio in legno chiaro, che emana un’aura magica insolita. Faccio per aprirlo, ma Lucius mi trattiene il polso.
- E’ un armadio svanitore, non ti conviene aprirlo senza sapere di che si tratta.
- Un armadio svanitore?
- La novità del momento. Ti infili qui dentro e scompari per alcune ore, a volte per giorni. Alcuni raccontano di persone riapparse anche dopo alcune settimane…
- E dove finisci?
- Non è chiaro. Alcuni restano semplicemente nell’armadio, con una diversa percezione dello spazio-tempo, altri finiscono per venire materializzati a qualche chilometro di distanza. Dipende…
- E perché mai qualcuno dovrebbe voler entrare in una diavoleria simile?
- Non lo immagini? – Lucius mi rivolge il più accattivante dei suoi sorrisi, mentre si porta una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio con un gesto elegante della mano guantata - Per fuggire. È un armadio per codardi. Per i mezzosangue che non vogliono essere trovati.
Lo fisso a lungo. Mi chiedo se questo non sia in qualche modo un avvertimento per me. O un modo gentile per offrirmi una via di fuga in caso di guai.
- E io cosa dovrei farmene? – Lucius sorride, orgoglioso.
- Quello che la maggior parte dei maghi comuni non sa, è che, qualora esista un armadio gemello al proprio, è possibile utilizzarli per spostarsi da un luogo all’altro…
- Una specie di passaporta sempre a disposizione, in pratica…
- Esatto, mio caro amico. Sto già provvedendo a far arrivare il gemello di questo ad Hogwarts insieme ad altri ad esso simili, spacciandoli per una donazione alla scuola – Lucius mi dà le spalle e si dirige verso l’altra stanza, fermandosi davanti ad una credenza da cui estrae un paio di bicchieri e una bottiglia di whisky incendiario.
- Sono certo che tu abbia già pensato a come far sì che l’armadio giusto arrivi nelle mie stanze, così che io possa recarmi qui a qualsiasi ora del giorno e della notte…- dico seguendolo.
Lucius si allarga nel suo solito sorriso serpentino, mentre i suoi occhi restano gelidi. Mi porge uno dei due bicchieri pieni di liquido ambrato, ma io lo rifiuto scuotendo la testa. Non ho nessuna intenzione di finire come mia madre.
- E’ sempre un piacere conversare con te, Severus. Capisci le cose subito – prende un lungo sorso dal suo bicchiere, prima di tornare a parlare – Provvederà a tutto un elfo della mia famiglia, lo stesso che si occuperà di tener pulito questo posto…
 
Passai le settimane seguenti chiuso nella mia nuova casa ogniqualvolta gli impegni scolastici me lo permettessero. Facevo avere a Lucius tramite l’elfo le mie richieste in termini di ingredienti e li ricevevo nel giro di pochi giorni insieme a brevi pergamene con le indicazioni su cosa produrre e come procedere a scuola.
Passavo poco tempo in giro per Hogwarts in quei giorni. Preferivo trascorrere tutto il mio tempo immerso nei diversi calderoni. Ero riuscito a ottenere di poter raddoppiare il numero di postazioni alchemiche cui lavorare simultaneamente. Meno tempo riuscivo a trascorrere a scuola, meno occasioni avevo di incrociare Lily. Il tempo delle lezioni che condividevo con lei era più che sufficiente a straziarmi l’anima. A rendere tutto ancor più faticoso era la sua improvvisa diligenza durante le ore scolastiche. Non c’era lezione che lei passasse senza intervenire, torturandomi col suono della sua voce e togliendomi il sonno la notte.
A quei tempi, ero certo che nessuno avrebbe notato la mia assenza, perché a nessuno era mai importato della mia presenza.
Gli unici che sapevano di quel rifugio, oltre a Regulus, erano Mulciber ed Avery, che vi si recavano solo per sottopormi indicazioni di Bellatrix e per richiedermi questa o quella pozione. Da quando il passaggio segreto per Hogsmeade era stato chiuso, girare fuori dalla scuola era diventato rischioso per loro. Io, del resto, non ebbi mai l’intenzione di informarli del comodo armadio svanitore che occupava la mia stanza, né del resto loro furono mai abbastanza scaltri da capire che avevo un mezzo diverso per uscire dalla scuola. Solo Regulus aveva capito e io non avevo avuto problemi a confidargli ogni cosa.
 
Mescolare.
Non dormire.
Rimestare.
Non mangiare.
Aggiungere ingredienti.
Guardare nel vuoto.
Convincermi che il potere è tutto ciò che desidero.
Rinchiudere tutti i frammenti di lei in un baule.
Fare i compiti.
Non riuscire a concentrarmi.
Progettare di dare fuoco al baule.
Fissare il soffitto.
Studiare le ricette dei più potenti filtri d’amore mai pensati.
Interrompere la lettura per mescere le pozioni.
Respirarla tra i vapori dell’Amortentia.
Piombare sul letto, con una stanchezza profonda e fissare il soffitto insonne.
Vederla chiaramente, in un’allucinazione tachicardica, sdraiata tra le coperte, vestita di verde, leggermente protesa verso di me con le labbra schiuse.
Tornare a leggere o a fare qualsiasi cosa serva a non pensare.
Trovare una frase che ti fa pensare a lei e guardare nel vuoto, fuori dalla finestra, fuori dal vetro, fuori dal mondo, fuori da te stesso.
Avere voglia di urlare.
Mescolare.
Aspettare che il giorno tramonti e la notte albeggi.
Alzarsi per controllare colore e consistenza.
Sfogliare vecchi testi scolastici in cerca di informazioni e trovare delle annotazioni di lei.
Bruciare tutto.
Preparare gli ingredienti per una nuova pozione.
Bruciare dentro.
Non mangiare. Non pensare. Non sentire. Non dormire. E aspettare. 
Prima o poi mi dovrò pur svegliare, no?
 
A rendere tutto più frustrante era vedere quanto velocemente lei stesse tornando a star bene. Lily riguadagnò peso e colore in poco tempo. La osservavo sorridente e luminosa, seduta al tavolo dei Grifondoro, intenta a chiacchierare rilassata e serena tra gli amici. Non riuscivo a perdonarle di essere tanto indifferente alla mia assenza, mentre io dentro morivo un pezzo alla volta.
Ero convinto che lei fosse riuscita a passare incolume attraverso quell’amputazione che invece mi aveva distrutto. Non riesco a credere di poter essere stato così cieco.
 
Non guarderò verso il suo tavolo oggi.
Non mi importa di lei.
Non voglio sapere cosa fa.
Non mi interessa con chi sta ridendo questa mattina.
Non intendo scoprire chi è il fortunato oggetto delle sue moine.
Non la cercherò tra la folla.
No.
Camminerò dritto e condurrò la mia vita.
Da solo.
Senza di lei.
Che ora sta ridendo come un’oca accanto a Janus McKinnon.
Si lamentava tanto della risata da cagna della MacDonald e poi lei è la prima a fare la stupida con quell’idiota. Quando è diventata così stupida?
Mi siedo al mio tavolo stringendo le posate con rabbia e ignorando il cibo attorno a me, mentre a pochi metri da me Lily spalma di marmellata l’ennesima fetta di pane. A lei non è passato l’appetito. Forse è quell’imbecille di McKinnon a renderla abbastanza felice da mangiare come una scrofa.
Quando frequentava me e Regulus non si comportava da oca in questa maniera. Non riesco a credere che preferisca la compagnia di quegli idioti a noi. Senza contare che, da quando sta con loro, cura troppo il suo aspetto. Non si accorge di come la guardano gli altri studenti? Sembra che tutti sarebbero pronti a pagare galeoni pur di dare un’altra occhiata al suo corpicino nudo. L’esperienza dell’anno scorso non le è bastata? Che poi, visto quanto si atteggia da reginetta di bellezza, nulla mi vieterebbe di credere che si faccia dare qualche galeone per dare una sbirciatina sotto la sua gonna – che tra l’altro è diventata decisamente troppo corta -.
- Ciao – dice Rab prendendo posto accanto a me.
- Ciao.
- Tutto ok?
Abbasso lo sguardo e realizzo che sto stringendo forchetta e coltello come se fossero pugnali, con tanta forza da sbiancarmi le nocche. E che la sto fissando da troppo tempo. Mi ero ripromesso di non guardarla.
Lascio andare le posate, improvvisamente imbarazzato, allungandomi verso il succo di zucca.
- Sì, perché?
- Mi sembravi distratto – dice irrisorio, prendendo qualche fetta di bacon – Oggi è un giorno importante…- come se gli incontri con Lucius non fossero altro che una formalità. Il fatto che questa volta presenzi anche sua cugina Bella non vuol dire alcunchè.
- Lo so… - scaccio le sue parole con un gesto infastidito della mano, ma lui continua in tono petulante a parlare.
- E’ importante che tu abbia la mente sgombra…- so perfettamente che nessuno deve accorgersi del mio stato di malessere, o finiranno a farsi troppe domande.
- Lo so.
- Serve tu sia concentrato… - so anche quanta concentrazione sia necessaria per l’occlumanzia, visto il talento dei nostri mentori nell’arte della legilimanzia. Non devono riuscire a leggere alcuna traccia del mio tormento amoroso.
- Lo so! – sibilo quest’ultima affermazione con troppa enfasi, alzandomi di scatto e abbandonando Regulus al tavolo.
- Ora dove vai? – dice con tono esasperato.
- A concentrarmi. – non mi volto a guardarlo, ma lo immagino tendere la mascella irritato dalla mia maleducazione.
- La colazione?
- Non ho fame.
L’incontro con Bellatrix e Lucius andò bene. Lentamente, con arguzia, conquistavamo il nostro ruolo al fianco dell’Oscuro Signore. Le pozioni che producevo per lui parlavo del mio talento e mi rendevano necessario. E Rab era una mente geniale: un abile oratore, un manipolatore nato. Era il portatore non solo di un’antichissima e nobilissima tradizione familiare, ma anche di una straordinaria cultura e arguzia. Questo senza nominare la sua innata capacità di leggere il mondo e i suoi abitanti. Credo che fosse persino troppo qualificato per essere un misero servitore del Signore Oscuro. Forse per questo fu di più difficile collocazione tra le schiere del nostro Signore. Soprattutto perché sua cugina non avrebbe mai permesso a nessuno di avvicinarlo più di lei.
Tuttavia, malgrado non dubitassi del mio talento e fossi convinto di essere indispensabile, quel giorno sentii il bisogno di imbrogliare. Alla fine, era sotto gli occhi di tutti quanto io in verità fossi consumato da qualcosa ben più potente della paura agli occhi di un Mangiamorte: l’amore. Avevo quindi imparato per l’occasione a sfilarmi numerosi ricordi e li avevo prontamente chiusi lontani da occhi indiscreti. In quell’enorme laboratorio alchemico che era il mio loft, nessuno li avrebbe notati. Ma questo comunque non mi rendeva sufficientemente tranquillo, così avevo preso un sorso di Felix Felicis.
Rab mi guardò tutto il tempo come se fossi ubriaco. Parlai spigliatamente, con eleganza e spesso con una supponenza che cozzavano con il silenzio in cui mi ero rinchiuso nei mesi passati.
Credo che Lucius fosse il solo ad aver capito sotto l’effetto di quale pozione fossi, soprattutto visto che ero stato proprio lui a procurarmela in pochi giorni.
In ogni caso, dopo quell’incontro, ci venne comunicato che se avessimo continuato a servire tanto fedelmente il nostro padrone, avremmo potuto incontrare l’Oscuro Signore entro quell’estate.
Questo mi diede un barlume di gioia e non fece che motivarmi ancor di più a immergermi nelle arti oscure. Quelli erano gli unici istanti in cui sentivo che tutto quel dolere sarebbe sfociato in qualcosa di “buono”.
 
- Quindi sei riuscito a parlare con Galavant? – cammino ingobbito accanto a Regulus. Siamo entrambi infagottati nei nostri mantelli spessi, mentre la neve cade fitta e offre una scusa agli innamorati per camminare stretti. Hogsmeade, però, ha deciso di ignorare i toni bianchi della neve e di tingersi di rosso. Decorazioni purpuree per questo San Valentino si affacciano ad ogni angolo, sospese tra le vie e ad addobbare le insegne.
La cittadina, malgrado il freddo e la neve copiosa, è affollata di coppiette di studenti di ogni età, fidanzatisi apposta per l’occasione e pronti a rompere l’indomani.
Non riesco a credere che Regulus sia riuscito a convincermi a tornare a scuola con lui e a non usare il mio comodo armadio svanitore.
- Sì, ma quel vecchio di Aberforth ci ha buttati fuori non appena ha visto cosa stavamo commerciando.
- E quindi? Non sei riuscito a fare lo scambio?
Rab mi guarda con un sopracciglio alzato e scuote leggermente la testa.
- Severus, deve ancora venire il giorno in cui Regulus Arcturus Black non concluderà un affare a causa di qualche imprevisto!
Annuisco e riprendo a camminare silenzioso al suo fianco.
- Vuoi che ci fermiamo ai Tre Manici di Scopa per una burrobirra? – lo so che è preoccupato per me e che sta facendo del suo meglio per alleggerirmi l’umore, ma non è mai stato bravo in questo. È sempre stata Lily quella capace di ribaltare con poche parole il mio umore. Lui è solo fastidioso. Soprattutto se ripenso a quel tramonto nella vecchia aula di pozioni, per consolarmi del mio imbarazzante patronus.
- No, non ci tengo a stare in mezzo a tutte queste disgustose coppiette. Voglio solo tornare al castello – Regulus mi rivolge uno sguardo infastidito e prosegue verso il castello.
Io cammino accanto a lui, senza prestare particolare attenzione a chi o cosa mi scorre accanto. Rimugino sui testi che cercherò in biblioteca e sui volumi che non vi troverò e dovrò chiedere a Lucius. Mi irrita essere dipendente da lui.
Evito all’ultimo un passante, che mi urta una spalla. Mi volto a fulminarlo con lo sguardo, ma quello, allacciato alla sua dolce metà, non si è nemmeno accorto della mia presenza. Mi sistemo il bavero della giacca con un gesto stizzito ed è allora che il mio sguardo cade su quello che mi circonda e incontro gli occhi di Lily.
Non è vicina. Si trova a una decina di metri da me, dall’altra parte della strada, la folla tra noi scorre rapida e innamorata, mentre il sangue mi ribolle e il tempo si congela in quell’istante.
Lily, come me, si è come paralizzata, il berretto calcato sin quasi alle sopracciglia, la sciarpa grifondoro arrotolata malamente a coprirle le labbra e il naso rosso per il freddo. Per chiunque altro sarebbe stato difficile riconoscerla così imbacuccata. Non per me. Io troverei ovunque il taglio felino dei suoi occhi come un faro nella tempesta.
Cammina in mezzo ai fratelli McKinnon, mentre salta all’occhio l’assenza dell’immancabile Alice Sand, che probabilmente è troppo impegnata ad accoppiarsi con Frank Paciock. Ma anche se fosse fisicamente qui, non me ne accorgerei, né mi importerebbe. Non ho paura delle sue minacce, anche se so quanto sia abile con la bacchetta.
Io riesco solo a pensare che, in mezzo a tutta questa calca di persone, tra la mia indifferenza per il mondo e le chiacchiere dei suoi amici, senza volerlo, io e lei ci siamo trovati spontaneamente tra la folla e i nostri sguardi si sono incatenati l’uno nell’altra. E tutto quello che vorrei fare è andare da lei, attraversando la folla come uno spettro, e respirare il suo odore.
Non mi importa di toccarla, né che lei mi tocchi. Non mi aspetto nemmeno di sentire il suono della sua voce. Quello è una costante petulante durante le lezioni, visto che sembra essersi decisa a recuperare l’approvazione di tutti i professori a furia di dare lei sola tutte le risposte.
No, vorrei solo sentire l’odore di margherite e prato e biscotti alla mela e avere la certezza di non essermi immaginato tutto.
A volte mi piace fantasticare che sia stato tutto un incubo. Noi non siamo mai stati amici, lei non è mai stata parte della mia vita e io sono sempre stato solo. Nessuna complicazione. Nessun coinvolgimento. Nessuna divisione interna. Altre volte mi piace illudermi di non essere affatto innamorato di lei, di aver frainteso in qualche modo la mia attrazione per quella che è indubbiamente una bella ragazza. Come se, poi, io fossi mai stato solito desiderare qualsiasi bella ragazza.
E invece, quando lei mi scopre nella folla e io individuo lei senza nemmeno rifletterci, quando ci incontriamo in uno sguardo casuale e spontaneo, quando non trovarla diventa una forzatura, mi rendo conto che tutto è stato reale. E che sono stato io a recidere questo nostro legame e a innalzare per sempre un muro.
Mentre lentamente la realtà cala su di me e io prendo coscienza del tempo che abbiamo trascorso solo guardandoci, mi rendo conto che questo è il momento in cui devo distogliere lo sguardo e ferirla ancora una volta, comunicandole che non ho più bisogno di lei, che di lei non mi importa affatto, che sono passato oltre. Questo è il momento della rivalsa sulle sue guance piene e sui suoi occhi limpidi. Lei che così facilmente è passata oltre alla nostra separazione e che ha quotidianamente sotto gli occhi il lento deteriorarsi del mio corpo, ora vedrà quanto poco mi importi di lei, quanto facilmente io possa passare oltre il suo sguardo in mezzo alla folla.
Prendo un respiro.
Non ci vuole niente a spostare lo sguardo.
Non mi interessa restare qui a fissarla.
Ora lo faccio.
Ora la abbandono.
Ora resto solo.
Senza di lei.
Di nuovo.
E non ne sono capace.
Vorrei annegare nel verde limpido dei suoi occhi tutto il giorno. Non mi importa nemmeno di sentire il suo odore. Non più. Voglio solo restare qui e continuare a guardarla e a sapere che lei mi sa ancora leggere dentro con un solo sguardo in mezzo alla folla. E che lo farà sempre, senza avere timore.
Sento la presa di Regulus sul mio braccio. Mi ricordo improvvisamente di lui e per un attimo penso terrorizzato che quello sguardo di Lily non sia per me, ma per il suo ex ragazzo. Mi volto a guardarlo e leggo solo perplessità nei suoi occhi. Non ha capito perché mi sono fermato all’improvviso. Non era lui che lei stava guardando.
Torno, con frenesia, a cercarla tra la folla, ma scorgo solo il suo berretto di lana allontanarsi spalleggiato dai lunghi capelli corvini dei McKinnon.
 
*
 
Dispongo gli ingredienti, sul tavolo da alchimista. Ogni ciotola con il suo elemento di pozione, in ordine cronologico di utilizzo, tutte perfettamente allineate e simmetriche.
Ordine e perfezione sono tutto ciò di cui ho davvero bisogno.
Un’altra pozione sul fuoco accanto a me, emana un forte odore di funghi, come dovrebbe essere dopo una notte di lavorazione.
Sento la stanchezza nel corpo come un solco sul petto. La cicatrice prude, per la luna piena o per l’insonnia di questi giorni.
Osservo le mie dita incrostate di sporco e realizzo solo in questo momento di non riuscire a ricordare l’ultima volta in cui mi sono lavato. O in cui ho mangiato.
Mi volto verso la mia borsa di scuola ed estraggo un pesante volume con tutti i consigli necessari a preparare il rohipnosys. Lo affianco all’altro con la ricetta ufficiale e la lista degli ingredienti. Incredibile che una pozione che richiede tanto impegno e precisione preveda tante variabili e opzioni nella sua preparazione.
Afferro la terza boccetta di pozione rinvigorente di quel giorno e la trangugio in un solo sorso.
Rimesto quello che mi auguro sarà del rohipnosys a breve. Questa pozione è stata davvero difficile da preparare. E Lucius me ne ha richiesto un quantitativo che mi ha imposto di non seguire le quantità della ricetta e di improvvisare con le dosi. Non c’era il tempo di prepararne due calderoni separati. Spero di non aver fatto errori. Sarei in debito con Lucius per il resto dei miei giorni anche solo per ripagarlo di alcuni ingredienti che mi ha fornito.
Giro un paio di volte a sinistra, prima di mescolare quattro volte dall’alto verso il basso. Mi sposto con il gomito una ciocca di capelli dalla fronte e in un doloroso flash la mia memoria mi riporta a quel pomeriggio nel bagno di Mirtilla Malcontenta, in cui non permisi a Lily di scostarmi i capelli della fronte.
Con uno sbuffo scaccio i capelli e i pensieri. Mi concentro solo sul liquido grigiastro davanti a me. La vera difficoltà, quando modifichi le dosi di una pozione, è capire se devi aumentare anche il numero di giri con cui la mescoli. Nel caso di questa pozione così delicata, ho scelto di non modificarne la quantità, ma di raddoppiare gli incantesimi con cui bisogna incantarla. Lily è sempre stata brava con queste modifiche, forse per via della sua creatività. Io sono sempre stato quello più portato per i lunghi procedimenti precisi e puntuali. Del resto è lei l’inventrice della glassa impastante. Per un attimo ritorno a quel pomeriggio ventoso, in cima alla torre di Astronomia, quando Lily mi mostrò per la prima volta i suoi rivoluzionari cubetti rosa.
Mi riscuoto malamente. Purtroppo saprò se tutto questo ha funzionato solo dopo aver aggiunto le ultime gocce di lacrime di drago.
Con mano tremante verso tre gocce e aspetto 30 secondi, pronto a spegnere il fuoco non appena la pozione diverrà blu.
Li conto con fibrillazione, a mezza voce, con la bacchetta in pugno, pronto a spegnere il fuoco prima di fare un danno. I numeri mi rimbombano nella testa come quel giorno al nostro terzo anno, prima di correre dietro a Lily quando Potter la sfidò a entrare nella squadra di Quidditch. Prima dei Peb, prima della sua amicizia con Regulus, prima di questo sentimento bruciante da cui vengo divorato un pezzo alla volta. Prima del verde.
Il liquido diventa blu e in un attimo spengo il fuoco e faccio levitare il calderone lontano, in una bacinella di ghiaccio che avevo preparato.
Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Ci sono riuscito! Questa non è roba da ragazzini, né qualcosa che un qualsiasi mago ben istruito possa fare! Questa è una pozione da alchimisti professionisti! E ce l’ho fatta!
Il lucchetto della porta alle mie spalle scricchiola e la figura dinoccolata di Rab appare, coperta da uno spesso mantello scuro, come l’espressione sul suo viso.
- Rab! Rab, vieni a vedere! Ce l’ho fatta! Quando lo dirò a Lily non potrà crederc…
Mi blocco disorientato. Non posso averlo detto. Non il nome di lei. Regulus mi osserva ancor più scuro in viso, le mani a mezz’aria nel gesto di togliersi il mantello.
Non posso credere di averlo detto. Non so cosa mi sia preso. Forse è colpa della stanchezza. O forse è a causa di tutte queste ore trascorse a rimuginare su di lei.
Gli volto le spalle e mi affretto a togliere il calderone dal ghiaccio.
- Severus…- la sua voce, mentre chiude la porta con un incantesimo non verbale, è un sussurro spazientito.
- Passami quella bottiglia di vetro, per favore. – dell’euforica eccitazione di pochi istanti fa non resta nulla.
Lui me la porge e, mentre io travaso la pozione nella bottiglia, si appoggia al bordo del tavolo accanto a me, accendendosi una sigaretta con la punta della bacchetta, sospirando. Mi osserva mentre con movimenti puntuali e precisi travaso il rohipnosys dal calderone alla bottiglia.
- Principe, forse sarebbe il caso di…
- Non chiamarmi Principe.
Mi allontano e vado a poggiare la preziosa bottiglia sullo scaffale insieme a tutte le mie altre creazioni. Regulus rimane poggiato al tavolo, mentre io mi affretto a rimestare qualcosa in uno degli altri calderoni ancora accesi.
- Da quanto sei qui?
- Dipende.
- Da cosa? – Rab si sta infastidendo, lo osservo alzare un sopracciglio.
- Da che giorno è oggi. Io sono qui da venerdì
Regulus si ferma con la sigaretta a mezz’aria a pochi centimetri dalle labbra, corrugando la fronte. Poi mi lancia uno sguardo afflitto.
- Ti prego, dimmi che stai scherzando. Sono quasi tre giorni che prepari ininterrottamente pozioni?
- Non ininterrottamente. Ieri mi sono preso due ore per fare il tema di Trasfigurazione. E per rispondere alle domande di Astronomia. E credo di aver dormito qualche oretta venerdì notte. O forse sabato mattina. Stando chiuso qui – indico le imposte chiuse della finestra - è difficile capire che ore siano…
Regulus si scosta dal tavolo, massaggiandosi una tempia con la mano con cui regge la sigaretta. Si avvicina alla finestra e spia l’esterno da una piccola fessura da cui trapela un sottile fascio di luce. Mi dà le spalle, ma posso vedere chiaramente quanto nervoso sia mentre apre la finestra, lasciando penetrare uno spiffero gelido.
- Severus, io ho provato a essere paziente e tollerante nei tuoi confronti, malgrado queste non siano mai state due mie virtù, ma tu mi stai rendendo questo compito impossibile – si porta la sigaretta alla bocca, rischiarandosi i tratti spigolosi e tesi del volto con una luce azzurrina – Non dormi, a malapena mangi, parli per monosillabi e passi tutto il tuo tempo libero chiuso qui dentro a preparare pozioni. Sei l’ombra di te stesso… Come se questo non bastasse, sei convintissimo che nessuno noti la tua assenza – se ora si mette di nuovo a blaterare degli sguardi che mi rivolge Lily mentre non la osservo, lo schianto – Lumacorno mi ha ripetutamente chiesto dove fossi. Io ti sto coprendo, ma non crederà alle mie panzane all’infinito. Quel vecchio lumacone è viscido, ma non stupido…
- Dove vorresti arrivare? Io sto facendo, come te, la mia parte per la causa – dico con tono infastidito. Rab si volta di scatto e mi inchioda con due pozze turbinanti di argento liquido.
- Dove vorrei arrivare?!? Dovrei essere io a chiedertelo! Se speri che lei verrà in tuo soccorso, ti sbagli di grosso! Anzi, con questo tuo atteggiamento da cuore infranto non fai che metterla in pericolo!
- Lei non c’entra niente con tutto questo. Quello che faccio della mia vita non la riguarda più in nessun modo!
- Non venire a raccontarmi cazzate, Severus! Non capisci che mostrandoti così abbattuto per la sua lontananza non fai altro che rivelare al mondo la tua debolezza? Ora sanno che lei è la leva su cui premere per metterti al lavoro. Quanto credi che ci metteranno per capire che togliendola definitivamente di mezzo sarai talmente piegato dal dolore da non essere interessato a far altro che preparare pozioni?!
- Loro non…
- Il Signore Oscuro è potente, Severus! Lui vede le fragilità dei nostri cuori e le trasforma in leve per tirare fuori il nostro pieno potenziale! E questo sarebbe fantastico se la tua leva non fosse Lily e questo non la rendesse un dannato bersaglio! – sbatte la mano sul tavolo, facendomi sussultare – Hai voluto rinunciare a lei sostenendo che non potevi permettere che si mischiasse con l’oscurità in cui ci stiamo immergendo e ora però non fai che metterla in pericolo!
- Stai esagerando, il Signore Oscuro non farebbe mai…
- Svegliati, Severus! L’unico modo che Lily ha di sopravvivere all’ascesa dell’Oscuro Signore è non venire notata da nessuno! E tu non fai che vaneggiare di lei!
- Io nemmeno la nomino!
- Non è vero!! Non è vero, maledizione! Appena sono entrato hai parlato di lei! E se non fossi stato solo? Ci hai pensato a cosa sarebbe successo se fossi stato con Mulciber o Avery?
- Ma non c’erano quindi è tutto a posto…
- Non lo è! Devi fare attenzione!
Restiamo in silenzio a guardarci male, immobili come soldatini di piombo. La sigaretta di Regulus lentamente si consuma tra le sue dita, riempiendo la stanza di una patina nebulosa di fumo azzurrino. Alla fine Rab sospira e getta il mozzicone fuori dalla finestra, aprendo le imposte e lasciando entrare nella stanza la luce dei lampioni per qualche istante, prima di richiuderla seccamente.
Poi, spazzandosi la giacca con un gesto preciso delle mani, fa un sospiro e mi guarda negli occhi: - Voglio solo che tu rifletta su questo: ti sei ridotto in questo stato dopo esserti allontanato volontariamente da lei, cosa credi che ne sarà di te se lei dovesse morire per causa tua?
Taccio.
Ha ragione, ha dannatamente ragione e io non ho assolutamente idea di come fare, perché sia standole vicino che lontano non faccio altro che metterla in pericolo. Io voglio la sua felicità. No, non è vero. Voglio essere io la sua felicità, dannazione!
Ma lei non mi ama e io non ho nulla di buono da offrirle.
Apro la bocca un paio di volte. Non so cosa dire, forse vorrei solo un consiglio, capire come ha fatto lui a passare oltre così tranquillamente. Regulus si passa una mano sulla fronte e mi guarda sospirando. Sta per dire qualcosa quando sentiamo bussare alla porta.
Estraiamo contemporaneamente le bacchette e ci dirigiamo alla porta. Sono contento che Regulus l’abbia sigillata magicamente. Ho il tempo di ricompormi e di indossare la mia maschera di indifferenza.
- Chi è?
- Taddeus ed Emilius, chi altri? Muoviti ad aprire, Piton!
Dallo sguardo che mi lancia Rab capisco che sapeva della loro venuta e che non ha avuto modo di avvisarmi.
Apro la porta e li lascio entrare. Sono sporchi di neve anche Rab, ma non hanno la metà dell’eleganza di Regulus nel sistemare i loro mantelli pregiati sull’attaccapanni. Si scrollano la neve di dosso come cani dopo un bagno. Ridono sguaiatamente e non riesco a non pensare che somiglino terribilmente a dei maiali. Scommetto che la purezza del loro sangue è solo paventata.
- Hai qualcosa da mangiare, Piton? Ho una fame assurda! – guardo le scarpe sporche di fango di Avery che macchiano il tappeto persiano con un moto di disgusto e mi muovo verso la dispensa dove tengo il cibo.
È per lo più vuota. Il mio interesse a nutrirmi di recente ha sfiorato lo zero assoluto. Lancio loro un paio di burrobirre, recupero qualche dolce e mi muovo a fare spazio sul tavolo da pranzo per farli accomodare.
Raccolgo i miei compiti e lascio sul tavolo quelli che ho svolto per loro. Mulciber si sistema con malagrazia sull’elegante sedia di velluto rosso e stappa la sua bottiglia con la bacchetta. Avery prende dalle mie mani il pacchetto di zuccotti di zucca e se ne infila un paio in bocca, sbriciolando ovunque. Nessuno dei due ringrazia, mentre si infila le pergamene in tasca.
- Taddeus, Emilius, perché non aggiornate Severus sui recenti avvenimenti? – la voce di Regulus è impostata mentre si siede su un tavolo accanto ad un finestra e si accende una sigaretta.
- Ottima idea, Reg! Ci ha scritto Lei – Avery non pronuncia mai il nome di Bellatrix, su sua indicazione, ma il riferimento è reso chiaro dagli occhi adoranti e dalla bava alla bocca. Non mi sorprenderei se lei avesse scelto di aumentare la propria influenza su questi due bell’imbusti dando loro un assaggio delle sue grazie – Dice che è ora di fare sul serio – sorride compiaciuto a Mulciber che annuisce.
- In che senso?
- Dice che dobbiamo mandare un messaggio forte e pubblico – mi spiega Avery con parole chiaramente non sue.
- Più pubblico che mandare tutti i Tassorosso del terzo anno in infermeria? – dico alzando un sopracciglio.
- Poca cosa, parrebbe – dice Regulus agitando la sigaretta in un gesto infastidito.
- Il problema è l’obiettivo, ha detto così Lei – la venerazione nella voce di Mulciber è davvero nauseante – Se colpiamo dei ragazzi, maschi, nessuno si scandalizza. In più tra i Tassorosso c’erano un paio di Purosangue e numerosi sanguemisto. Dice che tutto quanto passa come la solita bambinata dovuta alla rivalità tra case. Nulla di più significativo di quella volta in cui hanno fatto sparire la scopa di Potter. L’ha chiamato nonnostimo… - si gratta il mento cercando di ricordare la parola giusta – nonnastico…
- Nonnismo?
- Quello! Serve avere un obiettivo che susciti maggiore scalpore e che porti alla luce le nobili ragioni della nostra causa. Deve essere chiaro che gli unici che hanno da temere sono gli sporchi mezzosangue.
- E come dovremmo fare? – guardo Regulus per una risposta, ma lui sposta lo sguardo altrove prendendo una boccata dalla sigaretta e questo mi allarma più di tutti i deliri di questi grossi idioti.
- Dobbiamo colpire le ragazze! – Mulciber mi risponde vittorioso, come se quell’idea fosse frutto di una sua intuizione e non di un suggerimento esplicito di Bellatrix.
- Le ragazze soffrono in maniera più plateale, sono quelle che tutti sentono di dover proteggere – non Lily, Lily non ha bisogno di protezione – quelle che non vanno toccate nemmeno con un fiore…
- Con un fiore no, ma nessuna si è mai lamentata del mio bastone! – Ridacchia Avery, seguito da Mulciber. Li guardo imbarazzato dalla loro indole ferina.
- Questo ovviamente vale solo se si tratta di ragazze vere e non di scrofe mezzosangue. Anche se gli sporchi traditori del proprio sangue dicono che non c’è differenza, è giusto che a quelle cagne capiti il peggio – Mulciber sorride con una luce malevola e onnipotente negli occhi. Mi chiedo se parlerebbe così se tra le fila delle ragazze della scuola ci fosse anche la sua sorellina.
- Non voglio contravvenire a un ordine diretto di Bella, ma… Non credete che costringere le ragazze a venire a letto con voi usando dei filtri d’amore sia già abbastanza… come dire… degno delle loro sporche origini? – dico, mentre Regulus continua a sfuggirmi con lo sguardo.
- Reg ha mosso la stessa obiezione – sghignazza Mulciber, seguito da Avery che per poco non si strozza con uno zuccotto – Siete proprio affiatati voi due…
- Vuoi forse insinuare qualcosa Taddeus? – Rab prende un tiro dalla sua sigaretta e lo guarda con spocchiosa sufficienza.
- Certo che no, Regulus – Mulciber si apre in un largo sorriso finto e continua a tirare pesanti manate sulle spalle del compagno ancora strozzato dal dolcetto – In ogni caso, quello che Lei ci chiede è qualcosa di più plateale di una ragazzetta che piange nel bagno per essere stata sverginata “contro la sua volontà” – fa il gesto delle virgolette con le dita tozze, mentre un ghigno gli agghinda il volto – Come se non fosse risaputo che tutte le mezzosangue sono delle cagne. Basta vedere la vostra cara Evans… - Deglutisco e ingoio il desiderio di volerlo schiantare fuori dalla finestra. Non ha nessun diritto di parlare così di lei. Resto silenzioso, mi affaccendo intorno ad un calderone, fingendo di essere impegnato, per non mostrare la rabbia che mi sale – Prima ci ha provato con l’erede dei Black, poi quando ha capito che da quel traditore del suo sangue non avrebbe potuto ottenere alcun prestigio, si è infilata nel letto del nostro Reg e quando lui l’ha giustamente scaricata, ha puntato l’ultimo dei McKinnon. Mi dispiace solo per te Piton, quella vacca ha continuato a fartela annusare per tutti questi anni, ma sospetto che il tuo sangue fosse troppo poco puro per concederti un assaggino della cosina dolce che ha tra le gambe – noto che Regulus si tormenta furiosamente il callo, mentre io mi sforzo di trovare qualcosa da fare. Nessuno può parlare di Lily così e passarla liscia. Nessuno – Non mi stupirei se anche Potter avesse dato un assaggio alla sua apina frizzola. Questo piegherebbe la sua persistenza nel cercare di farsela. – non spiegherebbe un bel niente. Se Potter l’avesse già avuta, non continuerebbe a perdere tempo dietro a lei
- Dicci Regulus, la sua cosina è gustosa come si vocifera? – Avery, che purtroppo ha smesso di soffocare, sembra quasi eccitato dalla prospettiva di scoprire indirettamente le grazie di Lily Evans.
Mi volto a fissare Regulus, che continua a evitarmi con lo sguardo e lo vedo irrigidirsi. Per un attimo la mano con cui regge la sigaretta trema, poi raddrizza la schiena e li osserva annoiato.
- Non sarei degno della mia nobile casa se ora venissi a raccontarvi delle straordinarie acrobazie della Evans a letto, non credete? – rivolge loro un ghigno complice. Sento il sangue salirmi alla testa. Quindi lui e lei hanno fatto sesso. Quindi lui, dopo averla avuta sotto di sé, dopo essere stato dentro di lei, dopo che lei gli si è concessa in tutta la sua candida purezza, è stato così stupido da lasciarsela scappare? Senza che nessuno lo noti, finisco con lo spezzare il mestolo con cui stavo mescolando la polisucco. Il pensiero di Lily non più candida come me la sono sempre immaginata mi cade addosso come pioggia acida. Piovono in me, immagini simili a gocce, di lei nuda, di lei che geme, di lei tra le braccia di Rab, di lei che piange commossa. Lui le ha rubato qualcosa che non potrò mai riavere e che non potrà mai essere mio.
La voce di Regulus mi distrae dai miei pensieri: - Comunque tornando a noi…
- Ma quindi la Evans davvero se la sta facendo con piattola McKinnon? – Avery sembra non ancora sazio dei dettagli sulla vita sessuale di lei. Qualcosa dentro di me progetta di far cadere alcune gocce di pozione Torcibudella nel suo bicchiere stasera a cena.
- Così sostiene la Rosenthal – Mulciber si stringe nelle spalle – che l’ha saputo dalla MacDonald. Quell’oca pare non faccia altro che lagnarsi che, per via di questo, non ha potuto avere il suo appuntamento a quattro con Black e Potter…
- La MacDonald dice solo stronzate.
Mi ritrovo tre paia d’occhi puntati addosso. Regulus sembra mortalmente irritato e pronto a schiantarmi. Lo so. Sto facendo esattamente quello che mi aveva raccomandato di evitare. Mostro le mie debolezze. Scopro il fianco. Lily è il mio punto debole. Sentir parlare così di lei tira fuori la serpe che è in me e questo non può passare inosservato. - Anche la Evans lo diceva sempre che quella vacca è buona solo a raccontar storie- Rab prova a venire in mio soccorso, ma nessuno gli presta attenzione. Cerco di ricompormi e di mostrarmi indifferente.
- Dubito che ci sia davvero qualcosa di vero in quello che la MacDonald dice. Sono certo che tra la Evans e piattola McKinnon non ci sia niente – malgrado il mio tono indifferente, mi rendo conto di quanto malamente io mi stia arrampicando sugli specchi – A meno che non sia una relazione a tre con la sorella… - tento con una battuta. Avery ride, ma Mulciber mi osserva dubbioso.
- Stai tentando di difendere il buon nome di quella sporca mezzosangue della Evans, Piton? – il pensiero che lui la nomini con tanto ribrezzo mi fa prudere le mani dalla voglia di schiantarlo. Resto, però, impassibile e mi stringo nelle spalle con un gesto noncurante.
- No, dico solo che la MacDonald è una mezzosangue della peggior specie. E’ lei quella che vola di purosangue in purosangue cercando di mascherare dietro risatine frivole le sue sporche origini…
Taddeus mi scruta a lungo, come se tentasse di capacitarsi delle mie parole e di leggermi dentro. Lo guardo indifferente, ben conscio delle sue inesistenti abilità da legimante. E della mia scarsa capacità di negare l’ingarbugliato nodo di emozioni che mi lega a Lily.
- In ogni caso, non è questo il punto – Regulus spegne la sua sigaretta in un’ampolla di vetro vuota e si avvicina elegantemente a noi, attirando l’attenzione di tutti – Bellatrix ci sta chiedendo per conto del nostro Signore qualcosa di pubblico che mandi un messaggio chiaro. Dobbiamo colpire una o più ragazze mezzosangue. Si tratta solo di decidere chi e con quali modalità. Suggerimenti?
- Potremmo replicare il trucco dell’anno scorso, no? – Avery viene fulminato con lo sguardo da Mulciber, che gli tira un calcio sotto il tavolo – Ahio! Ma che ho detto?
- Quale trucco? – chiedo stringendo le labbra.
- Nulla che si possa replicare di nuovo…
- Perché no? L’anno scorso con un po’ di polisucco il piccolo Crouch si è preso la nostra colpa e la Ev… Ahio! – Mulciber sembra più che intenzionato a costringere Emilius a tacere a qualsiasi costo.
Un brivido mi scende lungo la schiena. I pezzi del puzzle vanno ognuno al proprio posto. La verità mi si para davanti come un incubo angoscioso. Mulciber e Avery hanno aggredito Lily l’anno scorso. L’hanno pestata a sangue, insultandola e strappando malamente i suoi vestiti. Probabilmente se lei non si fosse difesa come una leonessa l’avrebbero stuprata volentieri, a giudicare dallo sguardo di Avery di poco fa. Ripenso alle parole sofferte di Lily, al suo costante tentativo di portare avanti la sua verità, mentre io le negavo la mia fiducia, e contemporaneamente ogni dettaglio va al proprio posto. So come lavorano i Mangiamorte. Avranno usato le bacchetta di Crouch, che probabilmente era complice sin dall’inizio. Un paio di ragazzi, uno dei quali probabilmente era non a caso il figlio del Ministro, avranno assunto il loro aspetto mentre loro agivano indisturbati. Sono stati loro. Loro hanno aggredito Lily. Loro le hanno fatto del male. Loro mi hanno costretto a raccogliere il suo sangue, mentre lei tentava di proteggerci. Loro hanno rubato la scatola dei Peb. Loro l’hanno mandata in infermeria per tutto quel tempo. Loro ci hanno divisi. Loro hanno creato una spaccatura tra di noi. Loro hanno minato la fiducia che ci univa. Loro me l’hanno portata via.
Estraggo la bacchetta.
Prima di poter dire qualsiasi cosa, però, Regulus schianta Avery con un solo gesto elegante del posto. Osservo il suo enorme corpo volare attraverso la stanza e cadere malamente, privo di coscienza in un angolo, mentre senza esitare colpisco Mulciber, prima che lui realizzi quello che sta succedendo. Anche Taddeus ricade pesantemente contro la pesante libreria alle sue spalle, perdendo coscienza in un urto doloroso.
Guardo Regulus a bocca aperta. Non posso credere che lo abbia fatto!
Noto ben presto che Rab si muove a scatti, stringendo convulsamente la bacchetta e sbattendo ritmicamente le palpebre. Ha negli occhi un turbamento delirante. Respira a fatica, come se la rabbia gli ostruisse il petto. Si rivolge verso di me, digrignando i denti, il viso completamente distorto dalla rabbia. Solo un’altra volta l’ho visto così e non credevo che avrei dovuto incontrare tanto presto quella sua maschera di passione e furia.
- Spero tu sia contento, imbecille! – sibila furioso, puntandomi la bacchetta addosso.
- Sei stato tu a colpire per primo! – ribatto, preparandomi a schivare il suo attacco.
- Lo sapevo, io lo sapevo!! Lo sapevo che se avessimo continuato a parlare di lei, sarebbe finita male. Lo sapevo perfettamente che erano loro i responsabili di quello che è successo l’anno scorso.
- Lo sapevi?! – stringo incredulo la bacchetta, sentendo la rabbia fluirmi insieme all’adrenalina. Lui mi ignora sbattendo a terra i piedi con rabbia.
- Lo sapevamo entrambi. Lo sapevo da quando quella vacca di mia cugina mi ha inviato il siero contro il Veritaserum, ma… - la rabbia gli annebbia lo sguardo, mentre lancia un urlo e punta la bacchetta contro una sedia, facendola andare in mille pezzi – Ma tu hai voluto farli parlare di lei, e ora guarda in che casino ci siamo cacciati!
- Come se tu non avessi fatto la tua parte vezzeggiandomi della abilità di lei a letto, facendo venire voglia a quel troll di darle un altro assaggio! – gli urlo contro, muovendo un passo furioso verso di lui. La situazione purtroppo è davvero critica. Non riesco a pensare. Questi due imbecilli svenuti sono qualcosa di davvero difficile da giustificare. Ma mai avrei potuto accettare di non fargliela pagare adeguatamente.
- L’ho fatto perché speravo che così facendo avrebbero smesso di parlare di lei, ma tu hai dovuto fargli vedere quanto tenevi a lei e ora siamo in questo casino! Perché non ammetti semplicemente che pensare a me e Lily a letto insieme di ha dato la testa?!?!
- E tu perché non ammetti che a darti alla testa è stata la rabbia per il dolore che le hanno causato?! Che poi dovresti solo ringraziarli, senza la sua permanenza in infermeria tu e lei sareste ancora solo amici!
- Questo è quello che piace credere a te, per sentirti meno inetto! La verità è che ti sei rovinato con le tue mani scegliendo di non crederle!
- Sarei proprio curioso di sapere cosa ne penserebbe lei se sapesse che eri a conoscenza di tutto e che hai taciuto, lasciando che lei passasse per pazza!
- Io non ero a conoscenza di tutto! – urla lui sbiancando – Io… Lo sospettavo, ma mai avrei voluto avere la conferma dei miei sospetti. Il modo in cui Avery parlava di lei come se fosse un dolcetto da divorare era qualcosa di… Il modo in cui parlavano di lei… - agita a casaccio la bacchetta, mentre il suo eloquio perde di fluidità e io capisco cosa ha mosso quel suo gesto – Nessuno! Nessuno mai! Nessuno può parlare di Lily Evans così e...
- … e passarla liscia– concludo per lui, in un soffio di voce.
Rab mi guarda sconsolato, improvvisamente svuotato di tutta la furia che lo aveva animato sino a quel momento. Siamo due idioti. Innamorati ancora perdutamente di una donna che non potremo avere o volere mai. E che per giunta ci ha rifiutati.
Sospira e si dirige verso il suo mantello, scavalcando il corpo di Avery e assestandogli una casuale pedata sui testicoli. Sorrido, mio malgrado.
Estrae dalla tasca il suo portasigarette e torna verso di me accendendosene una con la bacchetta. Solo dopo aver inspirato una boccata di fumo azzurrino si decide a parlare: - Siamo in grossi guai – dice sedendosi sul tavolo, dove fino a poco fa quei due scimmioni stavano gozzovigliando. Mi avvicino a lui e prendo un sorso dalla burrobirra che stava bevendo Avery. Non c’è motivo di sprecarla.
- Decisamente – mi volto a guardarlo con un sorriso amaro – Qualche idea su come potremmo spiegare a tua cugina di aver schiantato i nostri due compari perché si stavano riempiendo la bocca della nata babbana di cui siamo innamorati? – Rab sussulta a quella mia improvvisa ammissione e mi rivolge un sorriso sincero.
- Temo di no.
- Ottimo. Allora non siamo nei guai, siamo nella merda sino al collo.


Buonasalve a tutti!
Chiedo venia per (l'ormai) consueto ritardo. Come ho fatto dire a Severus, scrivere di lui senza di lei è un vero schifo. Purtroppo alla fine quello che sembrava un capitolo senza particolari novità si è evoluto in una roba infinita che ho preferito spezzare a metà.
Se tutto va  bene, entro breve, Lily tornerà a calcare le scene.
Ringrazio tutti voi che avete recensito e letto e che mi fate sentire sempre un pelino importante. Un augurio speciale va a Rosenrot94 che ha da poco compiuto gli anni e che tanto generosamente mi sostiene sempre con paroline al miele. 
Spero di far uscire il prossimo capitolo entro la fine del mese, ma non vi prometto nulla!
Un abbraccio
Chux


 

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Capitolo 28
*** Arto fantasma - Parte 2 ***


Ho fatto prima che ho potuto.
Credo che nel capitolo ci siano cose potenzialmente forti. Se hai 12-13 anni e stai leggendo questo capitolo, sappilo e pondera se proseguire. 
Non credo di avere lettori così giovani, ma certamente devoti. Vi ringrazio delle recensioni, dell'attesa e della fiducia.
Spero che quanto segue non sia per voi una delusione.
A presto

Regulus fuma febbrile la sua seconda sigaretta nel giro di pochi minuti, mentre io gioco col fondo di burrobirra ormai sgasato.
- Lily saprebbe che fare…- dico senza pensare.
Regulus mi rivolge un’occhiata raggelante e spegne la sua sigaretta nell’ampolla di vetro con un gesto stizzito, cominciando a misurare la stanza con lunghe falcate.
- Lily non saprebbe che fare perché Lily non si sarebbe mai immanicata con due aspiranti Mangiamorte. – ribatte in un sibilo – In ogni caso, lei non è qui, non possiamo né vogliamo coinvolgerla e noi abbiamo bisogno di una soluzione ora! – comincia a camminare avanti e indietro, tormentandosi il callo sul pollice, mentre io resto seduto mollemente davanti al tavolo, privato di qualsiasi iniziativa. L’adrenalina sta scemando, lasciando spazio alla rassegnazione – Ci dovrà pur essere qualcosa in uno dei tuoi libri – si arresta davanti massiccia libreria ricolma di tomi su veleni e pozioni – Una qualche soluzione per sbarazzarsi di due imbecilli!
- Nulla che non preveda la loro morte. Sono per lo più libri di pozioni! Se anche contenessero una qualche soluzione, non si tratterebbe di nulla che non preveda due o tre giorni di fermentazione…- mi passo una mano tra i capelli unti, portandomeli all’indietro e sospirando – Riflettiamo: qual è il nostro obiettivo?
Regulus mi lancia uno sguardo acuto e inizia a riflettere ad alta voce con me.
- Direi impedire a questi due scimmioni di sapere che li abbiamo stesi…
- Precisamente… Di cosa abbiamo bisogno per arrivare a tale obiettivo?
- Non ne ho la più pallida idea… Sarebbe bene impedire loro di ricordare. Forse potremmo confonderli e…
- No, troppo rischioso – scuoto la testa ricordando del periodo in cui Lily era stata confusa da mia madre – Gli incantesimi di confusione alla lunga perdono di efficacia e svaniscono, oltre al fatto che chiunque abbia una minima competenza di arti magiche, riuscirebbe a notare la confusione indotta da un simile incanto…
- Non credo che quello sarebbe un problema per questi due scimmioni…- dice sprezzante, facendomi ghignare, poco prima di riprendere a fare avanti e indietro.
- In ogni caso ci serve qualcosa di più preciso e pulito. Non abbiamo alcun margine d’errore…
- Già. – Regulus si accende un’altra sigaretta e fa la sua smorfia sorriso – Accidenti a quella babbana di Lily!
- Mettiamo un attimo da parte il problema della memoria. Dove vogliamo che si risveglino? Qui?
- No, non sarebbe una buona idea…
- Sono d’accordo con te, quindi come facciamo a portarli via da qui?
- Non credo avremo problemi a farli levitare. Ho visto Madama Chips farlo spesso e l’incantesimo non sembra molto diverso da quello usato per la levitazione degli oggetti…
- Sì, non credo ci saranno problemi per quello, anche se la prospettiva di farli rotolare già dalle scale mi allettava molto…- io e Regulus ci scambiamo un altro sguardo complice. Improvvisamente mi sento più leggero con lui. Non ho più un amore impossibile da nascondere e so che i miei turbamenti non sono poi molto diversi dai suoi.
- Il problema è non venir notati mentre trasportiamo due corpi enormi ed esanimi…
- Già, anche se ci disilludessimo non saremmo esattamente invisibili… – mi gratto il naso pensoso, dirigendomi verso l’Amortentia che richiede il mio intervento. Fortunatamente non è ancora in quella fase orrenda in cui profuma di Lily fino a stordirmi – Potremmo trasformarli in qualche animale e…
- La trasfigurazione umana è qualcosa di decisamente troppo avanzato per il nostro attuale livello…
- Regulus Arcturus Black stai ammettendo di non sapere fare qualcosa? – lo schernisco dalla mia postazione tra i calderoni, mentre lui continua a percorrere la distanza tra la porta della camera da letto e quella del loft con la sigaretta tra le labbra, tenendo le mani dietro la schiena. Ogni tanto assesta un calcio ai corpi esanimi dei nostri “compagni”.
- Non ho mai detto nulla di simile. Dico solo che la nostra stupida scuola è tarata sul livello magico dei mezzosangue e dei sanguemisto, quindi certi argomenti vengono trattati solo al settimo anno e nessuno di noi si è mai sognato di andare avanti nello studio del programma di Trasfigurazione…
- Nessuno di noi due – dico amaro e prima che io possa trattenermi, ripeto: - Se Lily fosse qui sicuramente…
- Ma non c’è, quindi ti prego concentrati – mi risponde sbuffando una nuvola azzurrina e infastidita dal naso - Credo che la cosa più sicura sia aspettare che scenda la notte, bruciare da qui un paio di lampioni e muoverci disilludendo sia noi stessi che questi beoti…
- E dove li porteremmo? A scuola?
- Non lo so, credo tutto dipenda da cosa facciamo dei loro ricordi… Anche cancellandoli, ci sarebbe un buco troppo sospetto. Un minuto parlano con noi di donne e il minuto dopo si ritrovano svenuti in un vicolo. Sono stupidi, ma credo che nemmeno loro faticherebbero a fare due più due…
Restiamo in silenzio, ognuno meditando per i fatti suoi. Poi vengo colto da un’improvvisa illuminazione e mi dirigo sicuro verso la libreria. Ne estraggo un piccolo volume nero e scorro febbrilmente le pagine, non dando a Rab, che incombe alle mie spalle, il tempo di vedere il titolo “Chiudere la mente” scritto in caratteri dorati.
- Eccolo! Sapevo di aver letto a proposito di questa roba! – picchietto un paio di volte con l’indice sulla pagina di uno degli ultimi capitoli e passo il volume a Regulus.
- Di che si tratta?
- Un incantesimo per impiantare idee o ricordi…
Regulus scorge rapidamente le poche pagine che parlano dell’argomento. Il volume tratta soprattutto le modalità con cui proteggersi da attacchi alla propria mente e dedica ben poco spazio alla spiegazione di come utilizzare l’incantesimo per l’impianto della memoria, ma è l’unico che ho sul tema. Non abbiamo materialmente il tempo di andare a cercarne un altro in biblioteca, probabilmente nella sezione proibita o di chiedere a Lucius.
- Non ho capito come dovremmo fare…- mi dice Rab con la sigaretta stretta tra le labbra e un’espressione perplessa. Corrugo la fronte.
- C’è scritto, no? Con il giusto incantesimo e un adeguato sforzo magico, si può far credere a chi si vuole qualsiasi cosa, l’importante è impiantare immagini realistiche e dettagliate. Credo sia qualcosa di molto simile al processo con cui si modifica un ricordo per il pensatoio. Per i ricordi banali sembra sia facile, ma quelli che prevedono emozioni forti richiedono uno sforzo magico notevole…
- Quello mi è chiaro, ma come dovremmo eseguirlo noi? Non abbiamo mai tentato nulla di simile!
- Non ho dubbi che saresti capace di fare una cosa del genere!
- Ah, dovrei farlo pure io!?
- Mi pare ovvio. Tra noi due quello anche troppo portato per la legilimanzia sei tu!
- Non vuol dire nulla! Questa è una cosa diversa, da cui dipende il nostro futuro!
- E quello di Lily…- dico mestamente.
Lui sbuffa, spegnendo con un gesto repentino la sigaretta nell’ampolla.
- Smetti di nominarla, per favore! Il fatto che tu, dopo aver schiantato questi imbecilli, ti senta a posto con la coscienza, non mi riguarda. Io preferisco continuare a lasciarla nel dimenticatoio!
Alzo gli occhi al cielo, realizzando troppo tardi di averla imitata in modo quasi spontaneo. Mi domando quanti gesti di lei siano ormai divenuti parte della mia identità. Poi, osservando l’espressione infastidita di Rab, non posso fare a meno di chiedermi per la prima volta dopo mesi, quanto questa gli separazione sia realmente costata. Forse questi sono stati anche per lui giorni bui e dolorosi. Se ripenso al ragazzo sorridente e rilassato che ho visto in compagnia di Lily negli ultimi anni non posso fare a meno di capire quanto di se stesso abbia dovuto perdere.
- Va bene. Risolviamo questo problema. Facciamo così: io mi occupo di obliviarli e tu di introdurre i ricordi va bene?
Rab ci riflette per qualche minuto. Lo vedo considerare le variabili, camminando avanti e indietro, imprecando sottovoce. Alla fine si ferma e si siede sul tavolo, estraendo il suo portasigarette.
- Lascia stare. – si accende l’ennesima sigaretta e senza guardarmi sospira – Lo farò io.
- Rab, non voglio che tutta la responsabilità pesi sulle tue spalle, ci siamo dentro insieme e lo affront…
- No. Non è questo. È come dici tu: io sono più portato per questo tipo di incantesimi. Lo farò io – alza lo sguardo e mi fissa intensamente.
- Va bene. Decidiamo cosa far loro credere. Potremmo far credere loro di essere caduti dalle scale…
- No. Serve un colpevole, qualcuno di credibile, che potrebbe averli aggrediti effettivamente…- annuisco e lui aggiunge – A questo punto, la cosa migliore è far credere loro di non essere mai arrivati qui. E’ più plausibile far credere loro di essere stati aggrediti per strada, ma da chi? Chi mai si metterebbe contro questi due gorilla malgrado la loro…
- Potter e la sua combriccola! – quasi lo urlo.
- Perché?
- Ti serve davvero un motivo per mettere Potter nei guai? Non è sufficiente il modo in cui ci prova spudoratamente con Lily?
- Direi di no – Rab fa una smorfia e so che sta pensando a suo fratello. Ma non capisco se la possibilità di coinvolgerlo lo angosci o lo alletti. Forse entrambe.
- Allora diamo loro la colpa semplicemente perché è credibile. A loro piace ficcarsi nei guai…
- Ma serve una miccia che li istighi ad azzuffarsi con Mulciber ed Avery, un perché concreto…
- Non può essere semplicemente perché si sentono i difensori dei poveri e dei nati babbani? O perché volevano vendicarsi di quello che abbiamo fatto ai Tassi?
- No, non è credibile. Nessuno sa che siamo stati noi e men che meno sospetterebbero di questi due troll. Sospetto che impiantare un’idea così improbabile sarebbe troppo faticoso e rischierei di sbagliare l’incanto. Però…- si massaggia la fronte, pensoso – però se loro fossero intervenuti per difendermi da un’aggressione di mio fratello, sarebbe più credibile, no?
- In che senso?
- Potremmo far credere loro che tu ci abbia trovati tutti e tre privi di sensi nel vicolo, dopo che Potter e mio fratello hanno aggredito prima me e poi loro che avevano assistito alla scena e avevano tentato di aiutarmi…- si ferma e mi guarda crucciato - E’ credibile che Emilius e Taddeus intervengano per aiutare qualcuno?
- Sì, se questo dà loro l’occasione di menar le mani – mi fermo un attimo a riflettere su quanto appena proposto da Rab, poi annuisco – E’ un buon piano. Faremo credere loro di essere stati schiantati in qualche vicolo. Agiremo di notte e avremo una scusa valida per tornare tardi al Castello, io potrò dire di avervi cercato a lungo. Se tutto va bene, tornati a scuola, assisteremo anche ad una qualche loro rivalsa nei confronti di Potter!
- Ottimo! Mettiamoci al lavoro!
 
*
 
Il corpo di Mulciber disilluso come il mio svolazza malamente al mio fianco. Credevo che far levitare i corpi fosse meno complicato, non diverso da un semplice Leviosa. Invece la levitazione di un corpo umano è ben altra cosa. In situazioni come queste mi rendo di quanto limitato e circostanziato sia il mio sapere.
Arrivati nel vicolo pattuito, provvediamo a cancellare la maggior parte delle nostre orme nella neve e torniamo visibili. Rab non ha un bell’aspetto. Il viso più pallido del solito, gli occhi segnati di scuro e le labbra blu. L’incantesimo di impianto delle memorie, cui ha lavorato ininterrottamente nelle ultime 3 ore ha richiesto un enorme consumo di energie magiche. Oltre tutto non possiamo avere la certezza che ci sia riuscito e questo ci rende inquieti. Abbiamo un piano B, che prevede di schiantarli e di darci alla fuga grazie all’elfo domestico di Regulus, che probabilmente se il suo padroncino glielo chiedesse, ci porterebbe anche sulla luna. Ma non mi piace quel piano e non sono certo che Rab sia in grado di schiantare nessuno ridotto in questo stato.
Regulus mi si avvicina a passi lenti e incerti, prima di arrestarsi a pochi centimetri da me, porgendomi una guancia. Lo guardo perplesso. Vuole un bacio?
- Che vuoi? – mi ritraggo, disorientato da quella strana vicinanza.
- Che tu mi colpisca, ovviamente! – alza gli occhi al cielo anche lui.
- Perché dovrei colpirti?!
- Perché nessuno crederà che io sia stato aggredito da mio fratello se non riporterò nemmeno un graffio! – dice in tono ovvio e spazientito.
Sbuffo. Non mi piace l’idea di colpirlo in questo stato, ma capisco la necessità di rendere tutto questo credibile. Alzo la bacchetta e mi accingo a lanciare un “diffindo” quando lui mi fissa scandalizzato.
- Che vuoi fare con quella?!?
- Colpirti, mi pare ovvio!
- Non ci pensare neanche! A scuola potrebbero controllarti la bacchetta per vedere quali sono stati gli ultimi incantesimi! Oltretutto a mio fratello e ai suoi amichetti è sempre piaciuto fare le cose alla babbana – lo guardo dubbioso. La mia esperienza è ben diversa, nessuno di loro si è mai premurato di scazzottarmi quando c’era la possibilità di appendermi a testa in giù grazie alla bacchetta, ma credo che in verità Rab tema di non reggere ad un attacco magico.
Sospiro e annuisco. Non so quanto un mio pugno potrà mai essere credibile, ma va bene. Proverò a pensare di non avere davanti il mio unico amico. Penserò a lui come a quello che ha fatto sesso con Lily.
- Come credi tu. Preparati! – lui si pone a gambe divaricate davanti a me e mi porge il mento spigoloso.
- Sono pronto. – dice in tono neutro. A me viene un po’ da ridere. Non ho mai tirato un pungo a nessuno, tanto meno ho mai avuto intenzione di fare a botte con Rab.
Chiudo il pugno e carico il braccio. Penso a tutta la rabbia nei confronti di Mulciber e Avery. A tutti i guai che passerà Potter dopo questa storia. E a Lily, che si taglia i capelli, mi ignora e fa la stupida con smidollato McKinnon. A Lily, nuda, sotto Regulus, che geme il suo nome, restando per sempre marchiata da lui.
Il colpo atterra sulla mascella di Rab con un rumore sordo e preciso, facendolo cadere a terra in un gemito di protesta. Improvviso e bruciante è il dolore che avverto alla mia mano. Mi avvicino a Regulus, preoccupato.
- Rab…? – lui si volta a guardarmi, il labbro spaccato e l’espressione stupita.
Ci scambiamo uno sguardo complice e senza volerlo dalle labbra ci sfugge breve una risata. Lui ben presto fa una smorfia sofferente ed estrae la bacchetta, puntandola alla mia mano. Dal movimento del polso riconosco una formula di pronto soccorso elementare. Gli sorrido grato, muovendo la mano con sollievo e lo aiuto a tirarsi su dalla neve.
- Stai bene? Sei pronto? – lui mi fa cenno di sì e si avvicina a Avery, pronto a farlo rinvenire. Io mi avvicino a Mulciber con la bacchetta alzata, quando un pensiero mi attraversa la mente – Rab?
- Mmm…- sospetto che la mascella gli dolga molto se non parla.
- Te lo immagini se Lily poi la facesse pagare a Potter per quello? – indico la sua guancia gonfia. Lui mi rivolge la sua smorfia sorriso.
- Figurati se lo fa!
 
Proprio come previsto, Lily, dopo che si diffuse la storia della nostra aggressione per il castello, non mancò di trasfigurare le lenzuola di Potter e compari in un composto simile alla colla, ma più resistente e maleodorante, costringendo tutti e quattro a restare a letto fino a quando la McGranitt non venne informata dell’accaduto da Gazza e non salì nel loro dormitorio per intervenire personalmente, venendo così costretta ad abbandonare a metà la propria lezione. Lily raccontava sempre di quel momento come molto spassoso, con la professoressa che le lanciava occhiate tra l’ammirato e l’adirato, mentre Minus lanciava improperi degni di lui contro il colpevole. Probabilmente era l’unico del quartetto a non aver dedotto il logico responsabile. La McGranitt comunque non tolse punti a Lily, non avendo prove della sua colpevolezza, apparentemente, anche se secondo la versione di lei, fu solo perché era troppo impressionata dal suo operato.
Dopo che Regulus venne informato di quell’avvenimento, camminò ad un paio di metri da terra per alcuni giorni, malgrado i suoi propositi di lasciare Lily e il proprio affetto per lei nel dimenticatoio. Era chiaro, ormai, che lei avesse ancora un enorme potere su di noi.  
L’essere riusciti a convincere tutti che Regulus, Emilius e Taddeus fossero stati aggrediti da Potter nel pomeriggio e poi ritrovati da me in serata, dopo una lunga ricerca, ci aveva dato l’illusione di essere intoccabili. E questo ci aveva reso incauti.
 
Io e Regulus siamo in sala Comune e contempliamo gli inviti eleganti per l’ennesimo party del Lumaclub davanti al caminetto. Lucius ha dato disposizioni affinchè partecipassimo alla festa e incrociassimo il signor Fox, ma l’idea di andarci senza Lily mi getta nel malumore più nero. Regulus sembra pensarla esattamente come me.
- Potremmo andarci insieme…- dico atono, facendogli alzare gli occhi al cielo.
- Severus, credo che sul nostro rapporto circolino già troppe voci anche senza che noi diamo alla gente delle valide motivazioni per spettegolare. Direi che non è decisamente il caso di andare alle feste insieme…
- E allora con chi…
- Piton! Reg! – mi volto a guardare Mulciber, infastidito. Non mi capacito del fatto che continui a chiamare Rab con un tono più colloquiale di quello che usa con me, nonostante il nostro rapporto duri da più tempo. Avery con un sacchetto di Mielandia, chiaramente rubato a qualche primino, si accomoda sul divano accanto a me.
- Dobbiamo parlare – dice infilandosi una grossa manciata di api frizzole in bocca.
- Di cosa? – dico alzando un sopracciglio, spostandomi di qualche centimetro dal suo corpo massiccio. Mulciber si sistema sul bracciolo della poltrona di Rab. Si guarda attorno con aria circospetta, in una maniera tanto losca da farci passare per colpevoli ancor prima di aver commesso qualsiasi efferatezza. Rab, quasi leggendomi nel pensiero, estrae la bacchetta e con un gesto rapido rende privata la nostra conversazione.
- Delle ultime indicazioni di Lei. Reg non te ne ha parlato? – chiede Mulciber. Io lancio una rapida occhiata a Regulus e lui annuisce impercettibilmente col capo.
- Ovviamente. Mi ha detto che dobbiamo fare qualcosa di simbolico ed eclatante, che mandi un messaggio. E mi ha detto che vorreste colpire una mezzosangue per questo…
- Precisamente – annuisce compiaciuto Emilius accanto a me. Dal sacchetto estrae un paio di bacchette di liquerizia guardandole schifato – Bacchette di liquerizia? Chi mangia questa merda?
- Io e Emilius ne abbiamo parlato e abbiamo deciso chi vogliamo colpire. – prosegue, ignorandolo, Taddeus con un sorriso compaiciuto. Rab intercetta il mio sguardo. Questo non era nei piani. Se dovessero decidere di colpire nuovamente Lily sarebbe un grosso problema. Prego mentalmente tutti i grandi maghi del passato che la resistenza che gli ha opposto Lily l’ultima volta sia una ragione sufficiente per non tentare nuovamente di colpirla. Ripenso all’espressione lussuriosa di Avery mentre parlava di lei e rabbrividisco.
Il silenzio galleggia tra noi. Mulciber e Avery ci guardano come se aspettassero qualcosa, poi Emilius accartoccia il suo sacchetto di dolciumi e si decide a parlare con tono infastidito: - Bè? Non ci chiedete chi?
- Chi? – dico rigido. Rab è bianco come un lenzuolo e sembra aver perso ogni facoltà di parlare. Probabilmente lo attraversano i miei stessi pensieri.
- Mary MacDonald. - dice Taddeus quasi vittorioso. Il nome resta sospeso tra di noi, come una foglia nel vento autunnale. Ci raggiunge lentamente, con un moto ondulatorio confuso, che ci lascia progressivamente sempre più spiazzati.
Vorrei tirare un sospiro di sollievo, ma il ricordo della ragazzina bionda sempre al fianco di Lily, di cui lei è stata a tratti orgogliosa, a tratti insofferente, mi risucchia tutta l’aria dai polmoni. Se facessi qualcosa alla sua amica, Lily non me lo perdonerebbe mai. Senza contare la crociata autodistruttiva che intraprenderebbe in sua difesa. Mi obbligo a restare indifferente al pensiero di lei che non ha pace alla ricerca dei colpevoli e mi sforzo di chiedere: - Perché lei?
- Per colpire Black – mentre Taddeus parla, Emilius annuisce al suo fianco – Quella mezzosangue è la sua femmina, no? Così lui e quello schifoso di Potter ci penseranno due volte prima di mettersi contro di noi – il senso di colpa mi rimorde la gola. Innamorata non corrisposta, cornuta e pure coinvolta in una guerra da cui ha sempre tentato di tenersi distante. Provo pena per la MacDonald. Ma una parte di me gioisce sapendo che, questa volta, non colpiranno Lily.
- E poi quella troia l’altro giorno ci ha tolto dei punti perché avevamo preteso ciò che ci spetta da due tassorosso sanguemisto… - aggiunge Avery.
- Avete già deciso che fare? – ringrazio Rab, per aver posto quella domanda al posto mio. Io continuo ad avere immagini di Mary picchiata e spezzata, sul letto dell’infermeria mentre Lily al suo capezzale giura vendetta. E finisce di nuovo riversa in un bagno a soffocare nel suo sangue.
- Certo che no – Taddeus alza le spalle, irritato – Per questo ci siete voi due cervelloni! Non vogliamo lasciare tracce, questa volta!
- Ancora non ho capito perché non possiamo fare come l’ultima volta – sbuffa Avery facendomi ribollire il sangue. Mulciber gli assesta un’occhiataccia, per invitarlo a tacere. Io e Rab ci guardiamo. Questa volta non reagiremo e non chiederemo niente. Se ricominciassero a parlar male di Lily probabilmente finirebbe come l’altra volta.
Sposto lo sguardo su Mulciber, che accanto a me si sta togliendo lo sporco da sotto le unghie. Con un brivido mi chiedo se non sia il sangue di qualche ragazzino.
Questi sono i compagni accanto ai quali vogliamo combattere?
E’ questa la strada che vogliamo percorrere?
La causa che vogliamo perorare è davvero questa?
Cos’altro potremmo fare?
- Rohipnosys – sento dire alla mia voce.
- Roy… cosa?
- Rohipnosys – ripete Regulus, senza togliermi gli occhi di dosso, come se stesse cercando di capire se è davvero questo che voglio fare – E’ una pozione a metà tra l’afrodisiaco e il mnemonico. Se la farete bere alla MacDonald lei vi vorrà come poche altre cose nella sua vita e diverrà burro nelle vostre mani. E la mattina dopo non ricorderà nulla di ciò che è successo.
- Che figata!! Perché non sapevamo niente di una cosa simile??
- Perché è illegale – mi guardano perplessi. L’illegalità del resto non è mai stata un problema per noi – E perché prepararla è molto difficile.
- E costoso – rincara Regulus.
- Io l’ho preparata per Lucius, ma non ho altri ingredienti per farne un altro calderone, oltre al fatto che servirebbe troppo tempo…
- E quindi?
Li osservo tutti e tre per un lungo istante. La faccia eccitata di Taddeus, quella gonfia di Emilius e l’espressione penetrante di Rab. Non so cosa stia cercando in me. In questo momento ho la sensazione che di me stesso, in questo corpo logorato da un amore impossibile, resti ben poco.
- Ho una dose che mi ha dato Lucius per ripagarmi dell’ottimo lavoro svolto. – Rab resta a bocca aperta, mentre gli altri due esultano. Lui non ne sapeva nulla. Non ho avuto il coraggio di dirgli a cosa avrei potuto o dovuto destinare quella dose.
 
*
 
- Quando pensavi di dirmelo? – Regulus mi fissa con aria feroce, dopo aver imperturbato lo spazio tra noi, mentre io sigillavo le tende del mio baldacchino. Il dormitorio è comunque deserto, dato che gli altri sono a cena, attività per la quale ho in gran parte perso interesse.
- Del Rohipnosys? Non vedo perché avrei dovuto…
- Forse perché è a Lily che progettavi di somministrarla?! Della nostra Lily?! Della mia Lilian?!? – lo fisso cupo. Vorrei dirgli che lei non è affatto sua, ma la consapevolezza che la verginità di Lily gli appartenga mi monta ulteriormente, rendendomi ancor più sibilante nella mia risposta.
- Pensi davvero che avrei potuto farle una cosa simile? Non vorrei mai che lei mi amasse per un motivo tanto becero. Se la privassi della sua libertà, della sua volontà, della sua iniziativa e della sua intelligenza con uno sporco filtro d’amore non sarebbe lei che avrei, ma solo un fantoccio con le sue sembianze! Ho già visto le conseguenze di un errore simile e non ho alcuna intenzione di ripeterlo!
Regulus resta in silenzio, il volto una maschera di apatia, gli occhi stretti a due fessure argentee. Dopo alcuni istanti si siede sul mio letto ed estrae il portasigarette.
- Non puoi fumare qui, Rab.
Lui alza lo sguardo, la sigaretta tra le dita e la disperazione nel viso, improvvisamente travolto dall’emozione, come se su di lui fosse calata un’umiliante sconfitta. Resta in silenzio a fissarmi, facendosi rotolare la sigaretta tra le dita, come ad assaporarla col tatto. Poi china il capo, lasciando che i capelli gli coprano lo sguardo.
- Io lo avrei fatto – parla a bassissima voce, quasi inudibile – Pur di averla, pur di vederla innamorata di me fino in fondo, pur di sentirmi amato così, almeno una volta, io…- la voce gli si spezza per la vergogna, mentre si passa una mano sugli occhi, prima di riporre la sigaretta.
Io lo osservo sconvolto da quella rivelazione. Ho sempre pensato che lui la amasse e rispettasse profondamente.
- Ma tu l’hai avuta, lei era tua! – boccheggio infine, rompendo l’ennesimo silenzio afflitto. Regulus scatta in piedi furioso, la sua voce insolitamente acuta e lo sguardo pieno di rabbia.
- Lei non è mai stata mia, lei è sempre stata innamorata di un altro!
- Chi?? – lui mi guarda sempre più furioso, stringendo i pugni, come se volesse picchiarmi. Mi fronteggia a pochi palmi dal mio viso, imponente dall’alto della sua statura spropositata, pallido e tormentato. Per un attimo sembra sul punto di sputare fuori alcune parole, le assapora sulle labbra e un’orrenda smorfia di scherno gli deforma il viso. La versione sadica di Rab fa di nuovo capolino.
Poi china il capo e si ricompone: - Non sarò io a dirtelo. E comunque ormai non ha più importanza. Entrambi abbiamo rinunciato a lei, non è così?
Si siede sul bordo del mio letto e questa volta senza esitare, estrae di nuovo la sigaretta e se la accende.
- Rab…
- Lascia stare, poi faccio un incantesimo per areare la stanza e se Chang ti dice qualcosa digli che è colpa mia, ok? – si lascia cadere indietro sul letto, soffiando nuvolette azzurre verso l’alto e osservando la propria mano.
Mi siedo accanto a lui, ancora arrabbiato spiazzato da quella rivelazione.
- Lo avresti fatto davvero? L’avresti costretta ad amarti, se avessi potuto?
Lui resta in silenzio, continuando a fumare. Lentamente la sua espressione si rilassa e perde la feroce rabbia da cui sembrava essere dominato prima. Non posso fare a meno di notare quanto più frequenti siano gli scoppi d’ira dell’imperturbabile Regulus Black. Forse è come ha sempre detto Lily: continuare a reprimere le proprie emozioni non può che avere un effetto collaterale.
Mi stendo accanto a lui, cercando di metabolizzare tutto. Lei ha sempre amato un altro, di cui non ho mai saputo nulla, di cui non mi ha mai detto nulla. Il pensiero che lei abbia tenuto un simile segreto con me mi fa impazzire. Probabilmente il ragazzo cui ha dato il suo primo bacio. Mi sento tagliato fuori e capisco che probabilmente Rab si sia sentito così, in una relazione in cui lui non era altro che il terzo incomodo. Non riesco a capire chi possa essere quest’altro di cui tutti mi tacciono il nome. Tutti i possibili candidati mi sembrano ridicoli, soprattutto dato che lei si è sempre divisa tra i Peb e il giro della Sand. Continuo a non credere alla storia che Lily se la stia facendo con smidollato McKinnon. Quindi chi può essere?
- Credo che chiederò a Eleanor di venire con me al party del vecchio Luma…- Regulus ha parlato accanto a me, dando l’ultimo tiro al mozzicone che è divenuto la sua sigaretta. La fa evanescere con un gesto della bacchetta.
- Eleanor Nott?
- Perché?
- Bellatrix approverebbe, me lo ha già detto. E credo che tra tutte le oche della scuola, sia quella meno fastidiosa. Sono abbastanza sicuro di poterle impiantare il ricordo di un nostro bacio romantico, che le faccia venire voglia di uscire con me…
Lo osservo di sottecchi, mentre tenta diverse formule per areare la stanza, senza riuscirci.
- Credi sia necessario?
- Andare al party con una ragazza? – lui senza aspettare la mia risposta si stringe nelle spalle e prosegue – No, ma potrebbe essere divertente. Più divertente che continuare a sentire voci su un nostro amore omosessuale…
- Intendevo usare l’impianto di memorie per convincerla ad uscire con te.
- Non è necessario, no. Ma è un campo sicuro in cui esercitarmi, per capire quanto in là si può spingere questo tipo di magia e quanto io sia portato per questo tipo di incantesimi… Potrei farlo anche per te e la Tipp, se vuoi.
- Sei serio?
- Perché no?
- Lily mi ucciderebbe se mi trovasse anche solo a parlare con la Tipp!
- E allora? A me pare solo una ragione in più per farlo…- dice con un ghigno di scherno cui io rispondo con una smorfia di disappunto – E comunque non dovresti più preoccuparti di quello che infastidirebbe Lily, no?
Mi stringo nella spalle. Lui può parlare così quanto vuole, ma so che in qualche modo contorto anche lui si sente di continuare a vegliare su di lei.
- In ogni caso, la Tipp è una gallina insopportabile e non ho alcun interesse ad accompagnarmi a lei…
 
E Rab convinse davvero Eleanor Nott a uscire con lui, impiantandole ricordi falsi. Un bacio appassionato tra gli scaffali della biblioteca. Una prima richiesta romantica, con tanto di fiori alla mano, a uscire insieme. Passeggiate sulle rive del Lago Nero. Cose che non erano mai successe ma che lei ricordava distintamente.
Quello fu l’inizio. Progressivamente, scoprimmo che Rab era molto più che portato per l’impianto dei ricordi.
Documentandoci più diffusamente, scoprimmo che quel tipo di incantesimi di cui avevamo letto in maniera generica e pressapochista in “Chiudere la mente”, era in realtà un tipo di incanto molto articolato e complesso, che solitamente richiedeva una lunga preparazione per poter essere svolta efficacemente. Il fatto che Regulus, conoscendo così poco la materia e non avendo mai provato nulla di simile, fosse riuscito ad impiantare due ricordi identici in due soggetti differenti al suo primo tentativo la diceva lunga sul suo talento in quell’arte.
Presto quella sua dote, lo avrebbe reso uno dei più pericolosi e potenti servi dell’Oscuro Signore, che malgrado il suo straordinario potere faticava notevolmente a fare quello che invece a Regulus riusciva naturale. Talvolta mi domando se non sia stato per via di questa sua dote tanto pericolosa che il nostro Signore si sia deciso a eliminarlo tanto prematuramente.
Una volta, molti anni più tardi, Rab mi confessò che secondo lui impiantare ricordi e idee nelle persone gli risultava facile perché riusciva a comprendere facilmente l’intima natura di ogni essere umano, riuscendo così a costruire delle memorie che fossero in sintonia con ciascuna singolarità. Regulus non faceva mai credere alle sue vittime di aver fatto cose che per loro sarebbero state impensabili, si limitava a insinuarsi tra le pieghe della loro vera natura e a far credere loro di aver realmente agito certi impulsi. Probabilmente Eleanor aveva sempre avuto un’attrazione per i tipi come Regulus, che non si era mai sentita di poter esprimere.
Purtroppo, però, quando si venne a sapere di questo talento, lui finì con l’essere isolato. Nessuno con Regulus poteva dire con certezza se il ricordo di una chiacchierata complice, di un momento di puro divertimento, di un sentimento di simpatia fosse accaduto realmente o se non fosse invece il frutto di un qualche suo gioco mentale. La gente non si fidava di lui e lui non si fidava abbastanza di se stesso per poter credere di piacere agli altri senza l’ausilio di certi trucchi.
Sospetto sia morto con la convinzione che io fossi l’unico che lo avesse mai davvero conosciuto e apprezzato.
 
Sistemo un paio di provette nella libreria del loft, prima di tornare al mio calderone di Polisucco. Ho sempre almeno un calderone di Polisucco in ebollizione sul fuoco, può sempre tornare utile.
Con lo sguardo cerco l’orologio che Regulus mi ha costretto ad appendere alla parete, così da avere un’idea chiara del tempo che trascorro qui. Osservo la lancetta delle ore quasi interamente colorata di rosso e con un sospiro abbandono la mia postazione, per andare a cambiarmi e a prepararmi per tornare a scuola. Rab ha incantato l’orologio per percepire la mia presenza. Quando passo più di 6 ore nella stanza parte un allarme assordante che rischia di compromettere la sicurezza di questo luogo. La lancetta è un utile promemoria, dato che cambia progressivamente colore in base al tempo che trascorro qui dentro.
Sto per infilarmi nell’armadio svanitore, quando lo schiocco di una materializzazione mi trova con la mano tesa sul pomello. Estraggo la mia bacchetta e con una circospezione acquisita negli anni trascorsi frequentando il Club dei Duellanti, mi affaccio per vedere chi si sia presentato qui senza essere invitato.
Lucius elegantemente vestito d’argento si guarda attorno deliziato. Quando mi individua appoggiato con aria perplessa allo stipite della porta si apre in un largo sorriso falso.
- Che gioia vederti, Severus! Proprio te cercavo…
- Come posso esserti utile Lucius? – rispondo in tono altrettanto affettato.
- Speravo tu potessi darmi qualche delucidazione. Vieni, beviamoci qualcosa insieme…
Lancio uno sguardo preoccupato alla lancetta dell’orologio, dalla quale deduco di non avere molto più di mezzora e mi siedo davanti a Lucius, allo stesso tavolo dove ho schiantato Taddeus ed Emilius.
Estrae una fiaschetta dalla tasca e appella un paio di bicchieri dalla credenza. Lo osservo con sospetto, totalmente deciso a non bere nulla che venga da lui. Così con disinvoltura, appello una bottiglia di burrobirra e la stappo versandomene un bicchiere abbondante.
Lucius sorride deliziato.
- E’ sempre meraviglioso avere a che fare con te, Severus. Sei una mente acuta e brillante – mi sorride e per un attimo mi illudo di leggere nel suo viso del sincero rispetto – Molto bene, così non sarà necessario essere sibillini…
- Tu mi lusinghi sempre troppo, Lucius. Sai che ti devo molto, quindi se c’è qualcosa che posso fare per te, non hai che da chiederlo…
- Speravo tu potessi spiegarmi quale rohipnosys intendi fornire a Mulciber e Avery – in pratica vuole sapere se mi sono appropriato del suo rohipnosys. Celo il sollievo per quella domanda e prendo un sorso di burrobirra.
- Non hai di che preoccuparti, Lucius. La dose che useranno Taddeus e Emilius è quello che tu mi hai dato questo natale. Non mi sarei mai permesso di attingere dalla tua scorta personale.
Sorrido cordiale, restando spiazzato però, dalla sua espressione affettata.
- E’ proprio questo che mi preoccupa, Severus. Quel rohipnosys che ti avevo dato aveva uno scopo preciso, mi pare. Ora come pensi di toglierti i pruriti verso quella mezzosangue?
Mi lascio sfuggire un’espressione sorpresa, colto in contropiede da Lucius.
- N-non ci sarà alcun problema su quel fronte. Mi pareva auspicabile sacrificare il mio piacere per la causa del nostro Signore…- Lucius mi sorride, non credendo chiaramente ad una sola delle mie parole.
- Come progettate di usarlo, quindi?
- Durante il prossimo party del Lumaclub, provvederemo a correggere il drink della ragazza e a farla allontanare dalla festa. Non penso sarà difficile passare inosservati vista la quantità di gente che presenzia a questi festini. Mulciber e Avery dovrebbero poi trascorrere con lei la notte nel dormitorio del primo anno Serpeverde, dove vanno spesso con le ragazze anche in occasioni normali. Sarà tutto finito prima dell’alba del giorno dopo…
- Da quanto ho capito questa ragazza sta con il fratello di Regulus, come pensate di distrarlo?
- Innanzitutto c’è da capire se lui verrà. Presenzia di rado e malvolentieri a questo tipo di eventi e difficilmente cambierà il suo atteggiamento per amore della ragazza…- dico con sprezzo.
- Deduco che non la ami…
- Esattamente. Non penso che lui darà noie dopo l’aggressione della ragazza…
- E chi potrebbe darci noie? – mi chiede con un sorriso serpentino.
Deglutisco e lancio un’occhiata all’orologio. Torno a guardare Lucius e, stringendo la bacchetta sotto il tavolo, decido di abbandonare ogni maschera servile.
- Lucius, hai appena parlato della mia intelligenza, quindi ti prego di smettere di insultarla con questi abili giri di parole e di arrivare al punto della questione. Sono certo che tu sia già informato di quali siano i legami della mezzosangue che vogliamo colpire, quindi gentilmente spiegami per quale problema sei qui.
Lucius mi studia alcuni secondi, con espressione fiera e il capo inclinato di lato, poi dice con un tono apatico: - Perché non hai usato il rohipnosys sulla ragazza?
- Tu hai mai usato il rohipnosys su Narcissa? – lui corruga la fronte, spiazzato e inorridito da quella possibilità. Lui la ama davvero. – Ti saresti tolto il prurito amandola una notte mentre lei era sotto i fumi di un filtro simile?
- No. – dice, distendendosi in un’espressione di comprensione.
- Perché la ami. La ami davvero e non è con una pozione che puoi far sparire i sentimenti.
Mi alzo e lo guardo. So di aver appena esposto il mio più grande segreto, ma ho la sensazione che Lucius possa capire, perché a differenza di altri è capace di amare.
- Capirai quindi che il rohipnosys in certe circostante non è di alcun uso. In ogni caso, io non ho interesse a percorrere quella strada.
- Quella?
- La strada dell’amore – faccio una pausa in cui ci osserviamo a lungo negli occhi senza cedere un sospiro, prima di proseguire – Io ho scelto per me la strada del potere e non farò nulla che possa mettere a rischio questa mia via. A differenza di te.
Lui sussulta, come se fosse stato punto improvvisamente e mi osserva pensieroso. Poi si alza e mi sorride. Per la prima volta ho la sensazione ci sia del calore nelle sue parole, per la prima volta mi sento un suo pari.
- E’ davvero un piacere confrontarsi con te, Severus. Fai attenzione lungo la strada. A volte i bivi importanti non sono segnati da cartelli sgargianti e indicazioni chiare.
Si alza in piedi e mi aspetto che si smaterializzi senza dir altro, quando torna a parlare: - Quasi dimenticavo: Bella mi chiede di darti questo. Vorrebbe lo usaste sulla ragazza. Io forse avrei preferito qualcosa di meno…- fa una pausa in cerca di una parola adatta, poi sospira – come dire… brutale. Ma lo sai com’è la nostra signora Lestrange: è difficile discutere con lei. Arriverci
E’ posandomi un foglietto spiegazzato in mano che si smaterializza, lasciandomi perplesso e infastidito.
 
*
 
Una fattura di Marlene McKinnon le taglia la guancia superficialmente, aprendole una sottile linea rossa lungo lo zigomo. Una lacrima purpurea le scivola lungo la guancia, mentre lei non accenna nemmeno una smorfia. La sua avversaria però abbandona l’incalzare di fatture con cui la stava vessando e apre la bocca, probabilmente per informarsi sulla sua salute. Dalla sua gola esce però un suono goffo e soffocato, mentre lo schiantesimo la fa volare dall’altra parte della stanza. Lily la osserva con un sorriso compiaciuto, prima di correrle incontro per assicurarsi che stia bene, mentre con un gesto rude del dorso della mano si pulisce il sangue.
La continuo ad osservare di sottecchi mentre si scosta una corta ciocca di capelli dalla fronte imperlata di sudore e porge la mano all’amica per aiutarla a rialzarsi. Sento il mio cuore accelerare e rimbombarmi nelle orecchie.
Detesto questi momenti. I momenti in cui non posso fare a meno di pensare a quale straordinaria guerriera lei sia. I momenti in cui lei brilla di una luce tutta sua. I momenti in cui è evidente che lei non ha bisogno di me per non farsi abbattere. I momenti in cui il pensiero di imbrigliare una creatura simile in un orrendo filtro d’amore mi sembra una mostruosità imperdonabile e al contempo l’unica possibilità di vittoria. Come potrebbe lei amarmi, altrimenti? E come potrei amarla dopo averla così brutalmente privata di una parte di sé?
Prewett batte le mani e con un gesto usuale ci chiede di avvicinarci a lui. Noi membri del Club ci disponiamo intorno a lui, alcuni seduti per terra, altri svaccati su alcune panche, altri, come me, restano in piedi, poggiati al muro ad ascoltare.
- Sono successe molte brutte cose là fuori di questi tempi – si riferisce all’esplosione del primo Nottetempo. Un brivido mi corre lungo la schiena, come ogni volta in cui mi assale il dubbio di essere io l’autore delle pozioni letali di cui si serve l’Oscuro Signore. Ma allontano bruscamente quel pensiero, nella convinzione che a questo mondo non posso essere il solo capace di realizzare una Cometa Blu – E sono convinto che noi tutti abbiamo ben chiaro chi sia il responsabile di questi attentati e quale sia la loro funzione – alzo gli occhi al cielo, celato dalle mie cortine corvine. Odio quando Prewett attacca coi discorsi filobabbani. Io sono qui per diventare più potente, non per sentire blaterare un vecchio – Sono anche certo che in momenti come questi cedere alla paura sia più facile – Lily, seduta per terra a gambe incrociate, intreccia le proprie dita a quelle di Alice accanto a lei, senza guardarla – Ed è quello che Lord Voldemort vuole: vuole mettere gli amici li uni contro gli altri, desidera insinuare il terrore tra gli intrecci dei nostri legami d’affetto, brama saperci confusi e disorientati davanti a gesti di pura perversione come questi – lo stomaco mi si torce al pensiero di quelli che sono i nostri piani per la serata. Confondere, ingannare, incutere timore, mandare un messaggio: nessun babbano è al sicuro. Noi siamo onnipotenti.  – Questo mago, anzi quest’uomo, desidera non farci sentire sicuri. Mai. In nessun luogo. Progetta di congelarci nella paura, facendoci credere che non esista luogo che lui non possa raggiungere, persona che non possa punire, magia che non sia alla sua portata – fa una pausa – Ed è vero. Il suo potere è inimmaginabile. Le atrocità di cui ha scelto di macchiarsi l’anima sono di gran lunga superiori alle capacità di ciascuno di noi. I suoi seguaci sono ovunque – i suoi occhi si posano alcuni istanti su di me e ho la sensazione che non sia casuale – ma questo non significa che le nostre forze siano insufficienti per combatterlo. Ed è vero, nessuno di noi saprà mai sporcarsi l’anima con la magia oscura che lo rende più potente di ciascuno di noi. Tuttavia non dobbiamo pensare che lo affronteremo da soli. Al nostro fianco ci saranno i valori, le idee, le istituzioni e gli affetti. La famiglia. Gli amici. I mentori. Noi ci muoveremo uniti. – a queste parole molti dei ragazzi si avvicinano gli uni agli altri, si cercano con lo sguardo, si lanciano sorrisi pieni di significati. La McKinnon su una panca, lancia uno sguardo alle sue amiche, che si sono girate a guardarla e poi passa un braccio protettivo attorno alle spalle di suo fratello – Noi, ragazzi, siamo quelli capaci di amare. Noi, siamo quelli capaci di atti di pietà. Noi, siamo quelli che ancora tremano davanti all’orrore della morte, della fine, ma che non per questo vivono meno intensamente. Noi, siamo quelli ancora umani ed è questa nostra umanità che potrà salvarci dall’uomo che ha scelto di vivere negando la sua natura mortale. Noi che siamo consapevoli della nostra mortalità, della caducità della vita e del suo conseguente valore – Alice sembra accartocciarsi per poggiare la testa sulla spalla di Lily, mentre Frank allunga una mano per stringerle la spalla protettivo. Mi chiedo cosa lo spinga a trattarla ancora tanto teneramente, dopo che lei lo ha così platealmente lasciato davanti all’intera scuola. Ma del resto io sono quello che si è quasi giocato il proprio futuro per schiantare due idioti che si sono permessi di parlar male di una che in teoria non ha più nulla a che fare con lui – Un uomo, perché Lord Voldemort non è altro che un uomo, che ha vissuto ignorando ostinatamente questa caducità non potrà che venir sconfitto da coloro che invece apprezzano la vita sino in fondo. E la vivono, rischiando e venendo sconfitti. Rialzandosi e tornando a combattere. Vivendo. Ridendo. Amando. Proteggendo. Piangendo. Uniti e forti proprio di questa unione.
Prewett ci guarda tutti con calore, quasi fossimo tutti i suoi stessi figli, soffermandosi a guardare ciascuno di noi negli occhi per qualche istante. La coscienza mi rimorde. Quest’uomo è come un padre per noi e parla di un potere che va ben oltre la mia comprensione. E io lo sto tradendo. Sto tradendo tutti quanti e tutto quanto per un potere che non mi darà mai l’amore della donna che amo. Ancora una volta mi chiedo se questa sia la strada che voglio percorrere, la causa per cui voglio combattere.
- Ora – riprende Prewett dopo quel lungo silenzio carico di sguardi – per celebrare la nostra umanità, per raccontare gli uni agli altri la nostra capacità di amare, per ricordare la gioia delle nostre vite, presente malgrado gli inevitabili giorni bui che ci sono stati e che verranno, invito tutti coloro che ne sono capaci e anche coloro che stanno ancora imparando a levare le bacchette e a produrre un incanto patronus!
Il professore si alza e così fanno tutti gli altri studenti. Anche quelli che un patronus non sono mai riusciti a produrlo levano le bacchette fieramente. Mio malgrado mi unisco al gruppo, alzando la mia con davanti agli occhi solo Lily, sdraiata nel prato, vestita di verde e protesa verso di me. Sulle labbra schiuse un bacio solo immaginato, che non avrò mai l’occasione di dare.
- Expecto Patronus!
La nostra voce è una sola, mentre una nebbia azzurrina uscita dalle bacchette dei meno esperti invade la stanza e fa da sfondo al rincorrersi dei patronus dei più abili. Riconosco il patronus della Sand, accanto a quello di Paciok, mentre loro due si guardano vicini, quasi inconsapevoli dell’esistenza degli altri. Marlene parla all’orecchio di suo fratello, con un’intimità quasi toccante, facendo apparire sul viso di lui un sorriso sinceramente divertito. Riconosco altri patronus, senza però riuscire a individuare la cerva di Lily. Con un tuffo al cuore realizzo che la mia farfalla si sta librando in aria a pochi centimetri dal suo sguardo meravigliato. Lei ha ancora la bacchetta levata e nei suoi occhi leggo una disperazione sconosciuta, che non so spiegarmi. Mentre la mia farfalla svanisce, lei mi trova tra la folla e mi inchioda con lo sguardo. Un paio di lacrime le colano sulle guance.
Realizzo solo tardi che non è stata capace di produrre il suo patronus e tutto quello che questo comporta. In lei non risiedono abbastanza pensieri felici.
Senza nemmeno rendermene conto attraverso la stanza e sono da lei, chinato su di lei a guardarla negli occhi, a scavarle nell’anima, a tentare di sradicare la disperazione che le trema dentro con la sola forza della pressione con cui le strattono il braccio.
Lei resta come paralizzata per alcuni istanti, mentre un altro paio di lacrime le bagnano il viso e in quello sguardo da cerva paralizzata dalla paura non riesco a riconoscere la guerriera che poco fa combatteva ferocemente ignorando un altro tipo di lacrime ben più dolorose di queste.
- Lily – pronunciare il suo nome, dirlo a lei, guardandola negli occhi da così vicino, sentire la sua vicinanza e il desiderio per lei salirmi nel corpo come un’onda che non riesco a contenere, dà alla mia voce un suono roco e quasi pericoloso. La disperazione dell’ultima speranza immagino – Devo parlarti…
Lei scuote la testa muta, cercando di sfuggire il mio sguardo. Io le stringo più forte il braccio strattonandomela vicino. Vorrei un abbraccio, ma non so trovare le parole.
Non sono nemmeno certo di quello che devo o voglio dirle.
- E’ importante, Lily. Non voglio che nessuno si faccia male – ah! Ecco. Prewett mi ha convinto con il suo discorso da imbonitore di folle. Sapevo che sarebbe successo. Farò la spia sulla MacDonald. Non voglio che nessuna ragazza debba subire nulla di così doloroso, spaventoso e ingiustamente crudele. Nemmeno se si tratta di una sporca mezzosangue.
- So già cosa devi dirmi e non mi interessa – cerca di protestare lei. Ma la disperazione del suo sguardo incatenato al mio dice ben altro.
- Smetti di dire idiozie e ascoltami bene! Ne va dell’incolumità d…
Le dita della Sand avvinghiate ai miei capelli mi strappano con un gemito feroce lontano da Lily. Abbandono la presa sul suo braccio e realizzo di sentirmi improvvisamente incompleto. Il viso di Alice è trasfigurato dalla rabbia, una furia ben superiore a quella che mi sarei aspettato sembra scuoterla dall’interno.
- Mocciosus, ti avevo avvisato – estrae repentina la bacchetta e io faccio solo in tempo a estrarre la mia prima di ritrovarmi violentemente schiantato contro il muro – Sta lontano da lei! – è l’ultima cosa che sento prima di perdere i sensi.
 
*
 
Regulus continua a sghignazzare accanto a me, in abito elegante. La Nott, che sembra più perplessa di tutta la sala di ritrovarsi alla festa con Regulus, si è allontanata per recuperare un paio di drink. Entrambi per se stessa, sospetto.
- Ben ti sta, Principe!
- Grazie tante, Rab – dico lugubre, massaggiandomi la nuca, dove ho ancora il livido per la botta presa oggi pomeriggio. Prewett voleva mandarmi in infermeria, ma non avevo intenzione di perdere altro tempo o di attirare ulteriormente l’attenzione su di me.
- Così impari a farti venire i rimorsi di coscienza!
- Avresti fatto lo stesso al posto mio!
Lui mi lancia un’occhiata scettica e sta per ribattere, quando la sua attenzione viene catturata da qualcosa alle mie spalle.
- Ti prego dimmi che ho bevuto troppo e che sto avendo un’allucinazione…
- Non essere ridicolo, Regulus, non hai ancora bevuto nien…- la parola mi muore in gola, mentre, voltandomi, realizzo cosa ha tanto turbato Rab.
Lily ha appena fatto il suo ingresso in sala, con un abito leggero, “troppo leggero” mi trovo istintivamente a pensare, color blumare. La gonna le arriva a metà coscia, lasciandole il resto delle gambe totalmente scoperte e candidamente a disposizione di chiunque avesse il desiderio di rivederla nuda. Una cintura dorata le stringe poco sotto il seno, accentuando la forma voluttuosa dei suoi seni, che si intravedono dalla scollatura pudica a V. I capelli corti lasciano libero accesso alla linea invitante e sinuosa del suo collo, mentre il trucco leggero sembra voler comporre un inno sul bisogno delle sue labbra di esser baciate. Del pianto di questo pomeriggio in lei non resta alcuna traccia.
Deglutisco.
Il problema non è l’abito troppo corto, o la scollatura troppo invitante o lo sguardo malizioso. No. Il problema non è nemmeno l’accessorio che tiene a braccetto: Janus McKinnon, in un completo color malva da perfetto purosangue. Malgrado vederla appesa al braccio di quella piattola mi crei qualche fastidio. No. Il problema è che lo sta baciando. In punta di piedi, malgrado le scarpe col tacco, si è protesa a posare un bacio a fior di labbra de suo accompagnatore, che sembra in qualche modo spiazzato da quel gesto. Come se nemmeno sapesse come si fa a dare un bacio.
Sfigato.
E io ancor più sfigato di lui che sono qui senza accompagnatrice.
Mi volto a guardare Rab e nei suoi occhi alberga la mia stessa tempesta.
- Muoviamoci – dico – Troviamo il signor Fox e la MacDonald e molliamo questa festa.
 
Di quello che successe a Mary MacDonald quella notte non mostrerò nulla. Non tanto per censurare le mie colpe, quanto perché credo di essere uno dei pochi che sa quello che lei dovette subire e sono convinto che il fatto che lei non avesse memoria di quella notte sia stata la sua unica salvezza dalla disperazione in cui altrimenti sarebbe crollata e che invece la sfiorò solo marginalmente.
Credo che basti sapere che la mattina dopo si ritrovò piena di lividi, privata per sempre della sua verginità, coi capelli rasati e la scritta “mezzosangue” marchiata sul ventre. L’incantesimo di Bellatrix che, Lucius mi aveva consegnato e che venne eseguito con giubilio da Mulciber, mentre Avery approfittava di Mary la prima volta, l’avrebbe resa per sempre incapace di provare piacere durante un rapporto sessuale. Un incantesimo oscuro molto avanzato e difficile da eliminare anche a distanza di anni. Non credo sia mai più stata capace di stare in intimità con qualcuno senza provare dolore. Non so immaginare il dolore che abbia provato mentre di sua spontanea volontà si concedeva ripetutamente, ubbidendo alle richieste di Avery con un sorriso disperato sulle labbra.
Io e Regulus ci limitammo ad assistere e non prendemmo mai parte attiva al “gioco”, malgrado fossimo stati ripetutamente invitati. Alla fine di quella notte infinita, quando della sua lunga chioma color grano non restavano altro che ciuffi e il suo viso di bambola era stato abbondantemente dipinto di lividi, venni incaricato di portarla davanti all’ingresso della sua sala comune.
Credo sia stato per via di quel momento, in cui la pozione cominciava a non avere più effetto, che lei in seguito mi abbia accusato di essere il responsabile di quello che le era successo. In molti a scuola dissero che semplicemente aveva alzato troppo il gomito e si vergognava di aver fatto qualche pazzia con un ragazzo che non era il suo. A parlare così erano per lo più quelli che non avevano visto l’entità delle sue ferite. I professori aprirono un’inchiesta e fecero un’indagine dettagliata. Non era accettabile che una cosa come quella potesse accadere a scuola. A Lumacorno, per quell’anno, vennero vietate altre festicciole. Ma il rohipnosys è molto difficile da individuare e da rintracciare se non si sa quello che si sta cercando e noi ci eravamo premurati di farla bere abbastanza da farla passare per una sbornia. Probabilmente anche dell’incantesimo oscuro che le era stato inferto nessuno si accorse di nulla. Come avrebbero potuto del resto?
Silente fece anche un lungo discorso, chiedendo ai colpevoli di venire allo scoperto, parlando di buoni sentimenti, amore, rispetto e lealtà. Nessuno disse niente. Io, intanto, avevo incubi ogni notte.
Del resto, mi sentivo colpevole come se l’avessi violentata io stesso. Avevo seminato paura e questa sarebbe fiorita nel corpo e nell’anima della migliore amica dell’unica ragazza che in qualche modo fosse mai riuscita a farmi sentire una persona degna di questo nome. Avevo svenduto la mia umanità. Non si trattava più di assistere alla morte di un vecchio o di preparare pozioni potenzialmente pericolose per coloro che ne avessero fatto un utilizzo efferato.
No.
 Ero stato tutta la notte a guardare mentre due miei “compagni” violentavano ripetutamente una ragazza che non aveva mai fatto loro nulla. Una ragazza con cui avevo spesso condiviso pasti e lezioni, di cui conoscevo segreti e passioni. Una ragazza come me.
 
- Accomodati, Severus – Prewett è in piedi accanto a me e mi indica la sedia davanti alla scrivania del suo studio.
La stanza, dove non ero mai stato, è piccola e buia. Le pareti sono stracolme di volumi di magia e di oggetti insoliti. Alcuni sembrano souvenir dall’aria pacchiana, altri sembrano soprammobili di scarso valore e altri ancora sospetto siano strumenti della sua passata carriera da Auror.
Mi accomodo sulla poltroncina, che sembra quasi nuova. Non credo siano molti gli studenti che si siano recati nel suo studio. Ha sempre preferito andare dai ragazzi dove loro erano più agevoli. Per questo motivo la sua convocazione qui mi ha reso profondamente inquieto. Temo che mi ritenga colpevole di quanto accaduto a Mary MaDonald. Ho per questo assunto una dose di siero contro il Veritaserum. Questo però non ha in alcun modo sedato i miei nervi o quietato il mio spirito.
Mentre mi accomodo lui resta in piedi, scorrendo i titoli della libreria con lo sguardo e tenendo le mani giunte dietro la schiena.
- Signore?
- Hai mai avuto a che fare con i bambini, Severus?
- Come scusi?
- I bambini sono pieni di energie. La loro giornata inizia presto e loro vorrebbero non finisse mai. Domani è troppo lontano per aspettare di esplorare, conoscere, vedere – fa una pausa.
- Credo di non capire, signore.
- Eppure i bambini hanno corpi più fragili dei nostri. Si ammalano spesso, sanguinano più facilmente. E il dolore è qualcosa di scarsamente sopportabile per loro. Così la fatica ha un peso maggiore sui loro corpi e nei loro animi di fanciulli. Sta ai genitori, agli adulti proteggerli dalla loro incoscienza, dalle loro imprudenze. Sta a noi porre dei limiti, un confine - si accarezza la barba corta del mento e si volta verso di me – Gli adulti fanno sperimentare per primi il limite ai bambini. Dicono “questo no, per questo non sei pronto, quello lo rimandiamo a domani, se fai così puoi ferirti”. E i bambini, un po’ scalpitando, un po’ affidandosi, perdono quella loro illusoria onnipotenza e scoprono che i genitori hanno ragione: il limite esiste – resta in silenzio, poi parlando tra sé, aggiunge: - Il limite esiste.
- Signore, sono desolato, ma non riesco a capire in che modo questo discorsomi riguardi…
- Temo – dice accomodandosi davanti a me e congiungendo le mani per appoggiarvi il mento – che questo discorso non riguardi te, ma me. A volte nella nostra vita ci dimentichiamo i nostri limiti. Quei limiti che i nostri genitori ci hanno mostrato e che noi, faticosamente, abbiamo imparato a far diventare parte di noi. Dimentichiamo che oltre una certa strada non possiamo procedere, malgrado tutti i nostri sforzi, malgrado l’impegno e la voglia di fare. La nostra volontà può essere sconfinata, ma il nostro corpo e la realtà che lo circondano non sempre hanno la reale possibilità di seguirla. Ci pongono un limite. E io, con te, mio caro, ho per lungo tempo tentato di ignorare questo limite, augurandomi che prima o poi il mio impegno sarebbe stato ripagato e che le cose sarebbero cambiate.
Lo guardo sempre più confuso, mentre si china ad estrarre alcune pergamene da un cassetto della scrivania.
- Ho sperato sino all’ultimo che l’amore per la signorina Evans, che la tua amicizia con il signor Black e gli anni d’amore passati con tua madre ti avrebbero riportato sulla retta via. Ma non posso più ignorare la realtà. Ho raggiunto il mio limite…
- Cosa sta dicendo, signore?
- Mi trovo costretto a espellerti dal Club dei Duellanti, Severus. Non ci sono prove a tuo carico per quello che è accaduto alla signorina MacDonald, ma non posso continuare a ignorare le tue sparizioni e le tue frequentazioni. Quello che facciamo al Club ha il chiaro intento di combattere Lord Voldemort. Continuare a lasciare che un suo fervente seguace faccia parte del gruppo mette in pericolo tutti gli altri ragazzi.
Resto in silenzio, paralizzato. Una cacofonia di emozioni mi saccheggia la testa.
- Avrei voluto davvero qualcosa di diverso per te, Severus. Credimi. Lo avremmo voluto tutti – lo guardo confuso. Mi sta mollando nel baratro anche lui. Come mio padre. Come mia madre. Come Lily – Ti prego di firmare queste carte in cui accetti di ritirarti dal club.
Annuisco impercettibilmente e firmo le carte che mi porge. Negare non avrebbe senso. Ormai non posso più tornare indietro. Anche Prewett ha gettato la spugna con me. Mi alzo come un automa e mi avvio verso la porta. Lui resta seduto, quasi aggrappato alla scrivania con le dita affusolate, quasi temesse di cadere dalla sedia. Mi lancia uno sguardo profondamente dispiaciuto.
- Mi dispiace Severus. Abbi cura di te stesso e dei sentimenti che ti hanno portato a quel patronus. È bellissimo. Aggrappati a essi, se necessario.
Non mi volto a guardarlo. Questo è un addio.
Ora sono solo. Ora so che non posso più tornare indietro. Ora so che il mio destino è solo al fianco dell’Oscuro Signore.
 
“Ti sei ridotto in questo stato dopo esserti allontanato volontariamente da lei, cosa credi che ne sarà di te se lei dovesse morire per causa tua?” così mi aveva detto Regulus pochi mesi prima. Senza volerlo, mi prognosticò un futuro che allora non ero nemmeno capace di immaginare. Quello che mi è accaduto dopo la morte di Lily credo vada oltre le peggiori previsioni di entrambi. Tuttora credo che l’unica ragione per cui non mi sono tolto la vita da tempo sia perché mi sono convinto che solo vivendo questo purgatorio senza fine sarei stato capace di espiare i miei peccati.
Allora dopo aver perso lei tra le braccia di quel cretino di Janus McKinnon e ogni indicazione che potesse ricondurmi alla retta via, mi ero convinto di essere in un orrendo Limbo dove nessuno dei miei desideri si sarebbe potuto avverare.
Pochi anni fa ho scoperto che tra i babbani esiste un fenomeno chiamato la sindrome dell’arto fantasma. Questa si verifica quando, dopo l’amputazione di un arto, le persone sostengono di percepire sensazioni ad esso strettamente legate. La prima volta che ne ho letto il mio pensiero è corso subito a Lily.
Da quando lei è morta, mi sembra di vivere preda di una forma distorta di questa sindrome. Certe notti ho la sensazione vivida e bruciante della sua pelle sul mio corpo. La stretta della sua mano nella mia, il tocco delicato delle sue dita sul mio corpo, l’odore dei suoi capelli: tutte situazioni che sono andate perse per sempre da quasi 20 anni e che sono ancora vivide nella memoria del mio corpo.
Ma lei è morta e tutto ciò che mi resta sono questi ricordi e la consapevolezza di amarla oggi come allora, sentendola come una parte di me viva e attuale pur sapendo che è non resta alcuna traccia di lei, in questa esistenza. Oltre ad un figlio che troppo le somiglia e che non sono stato capace di proteggere.
A ripensarci meglio, sono discretamente convinto di aver sperimentato periodicamente questa “sindrome” ogni volta che mi sono privato di lei.
L’unica vera differenza è che allora ogni qualvolta avevo modo di avvicinarla non ero capace di stare lontano da lei a lungo. Quell’arto di cui mi ero privato tanto dolorosamente era ancora abbastanza vicino da poter tornare a farmi sentire completo. Dopo la sua morte il mio destino è stato quello di sentirmi manchevole per sempre. 

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Capitolo 29
*** Forse c'è ancora tempo ***


Mi scuso per l’imperdonabile ritardo. Ho dovuto canalizzare la maggior parte delle mie energie nella preparazione dell’esame di stato e non ho avuto nemmeno il tempo di portare a riparare il pc. Al fine di facilitarvi la lettura del capitolo che segue, vi propongo un breve “riassunto delle puntate precedenti”. E ringrazio tutti voi che siete ancora qui a leggere e ad emozionarvi con me. 
 

DOVE ERAVAMO RIMASTI…
Lily Evans e Severus Piton crescono insieme. Lui è un ragazzino tormentato dall’abbandono del padre e dall’alcolismo violento della madre. Lei per anni è agli occhi di Piton una sorta di madre surrogata, capace di tirare fuori il meglio di lui. Nel corso degli anni a Hogwarts il loro rapporto evolve sempre di più, sino a diventare alla pari. Lily ha bisogno di Severus, perché ne è innamorata da sempre. Nel frattempo i due stringono una solida amicizia con Regulus Black, diventando un trio inseparabile, malgrado i due giovani serpeverde mirino ad entrare nelle grazie di Lord Voldemort. Lily, dopo anni trascorsi ad amare nell’ombra, senza trovare il coraggio di fare chiarezza tra loro, decide di rinunciare ai propri sentimenti per Severus e si mette con Rab, sconvolgendo le dinamiche della loro amicizia. È solo a quel punto che Piton capisce di amarla, ma sceglie di rinunciare a lei, non sentendosi alla sua altezza, tagliando poi totalmente i rapporti con lei quando la sua storia con Rab si conclude. Da lì in poi il viaggio di Piton verso le arti oscure è in discesa e culmina con la partecipazione (seppur indiretta) allo stupro di Mary MacDonald…

 
 
 
L’inizio delle vacanze di primavera saluta gli studenti di Hogwarts con una pioggia fitta e sottile. Le gocce bagnano il paesaggio silenziose e costanti, distorcendo i confini dell’orizzonte e dando all’aria un’atmosfera umida e pesante.
Mi sposto i capelli dalla fronte, guardando con un brivido fuori dalla finestra. La pioggia di quest’oggi è una di quelle fini, che ti penetrano fino alle ossa, gelandoti l’animo e facendoti smarrire persino nei dintorni di casa tua. Cade silenziosa, tintinnando più sommessamente nei ritrovi d’acqua, tra il terreno umido e le grondaie spioventi del castello.
Riprendo a camminare, diretto verso la biblioteca, dove spero di trovare un paio di volumi con cui potermi intrattenere stanotte.
Ora che Regulus è partito mi resteranno ben poche cose da fare per passare il mio tempo nel castello quasi deserto. Lucius ha voluto che restassi qui, per lavorare più comodamente ad alcune pozioni nel mio laboratorio, ma la presenza di Rab era richiesta a casa. Già so che tornerà di umore lugubre e che impiegherò settimane prima di poter parlare con lui serenamente. Non che nelle ultime settimane la conversazione tra noi sia stata fluente e spigliata. Ma nei nostri silenzi c’era l’intima consapevolezza di star tentando di digerire lo stesso orrore. Non abbiamo avuto bisogno di dirci che le nostre notti erano rese insonni dallo stesso incubo. Ci ritrovavamo spontaneamente nella Sala Comune, agli stessi orari assurdi e in silenzio ci ritrovavamo ad allungare un libro all’altro, quasi gli stessimo tendendo una speranza di salvezza.
Mi affretto verso la biblioteca, stringendomi nel mantello con un brivido di freddo. Questo tipo di pioggia sembra riuscire a rendere umido e tenebroso tutto quel che tocca e il castello, ora semi deserto, sembra ancor più inquietante. Il senso di solitaria alienazione che mi trasmette questo silenzioso scrosciare allunga le ombre scure dei pensieri che più tormentano il mio animo.
Sto costeggiando uno dei chiostri interni quando un dettaglio rosso attira la mia attenzione e, prima ancora che io possa chiederlo ai miei piedi, mi sono fermato davanti ad una delle vetrate che danno sull’esterno. Sotto la pioggia battente siede una figura minuta, ritta e fiera su una delle panche di pietra del chiostro. Vorrei poter dire che nella foschia di questa giornata uggiosa e nell’indefinitezza dei contorni piovosi, ho impiegato alcuni minuti a riconoscerla. Ma la verità è che sapevo che quello era il rosso dei suoi capelli umidi ancora prima di accertarmi che ci fosse effettivamente qualcuno seduto là fuori. Potrei addurre migliaia di scuse al fatto che io sia capace di riconoscerla ovunque - gli anni trascorsi insieme, il tempo passato a fantasticare di lei, la maniacale osservazione di ogni dettaglio che la riguardi, il mio talento come fisionomista - ma la verità, pura, semplice e comunque assurda, è che la amo e saprei trovarla e riconoscerla in ogni luogo, spazio, gesto e sussurro.
È forse per questa stessa ragione che, senza indugiare oltre, ho imboccato la prima uscita sul chiostro e mi sono esposto al battere fine della pioggia gelata, trovandomi zuppo ancor prima di raggiungerla sulla panchina.
Mi siedo accanto a lei. Senza esitare. Senza pensare. Senza avere idea di quello che sto facendo. Una lontana eco con la voce di Regullus dentro di me mi ripete di fermarmi.
- Ciao. – dico e la mia voce suona come quella di qualcuno che non parla da mesi. Per un solo istante mi chiedo come suonasse la voce di Mary MacDonald il giorno dopo quella notte di strilli addolorati, ma lo scaccio con un brivido.
Lily si volta e mi guarda, il viso bagnato e gli occhi gonfi di pianto. Sporca e arruffata dalla pioggia. Le labbra carnose rese blu dal freddo. Quanto tempo ha passato qua fuori? Sto cercando di ricordare quando l’ho vista l’ultima volta, quando lei parla con tono piatto: - Ciao.
Torna a voltarsi e a fissare un punto nel vuoto, mentre la pioggia o le lacrime continuano a rigarle il viso. Resto il silenzio per alcuni istanti, mentre le immagini di Mary nuda mi attraversano la mente e prima di poterle mettere realmente a fuoco, mi faccio più vicino a lei, senza sfiorarla davvero. Senza sapere che sto facendo.
- Da quanto tempo sei qui?
Lei si morde un labbro, prima di parlare, senza guardarmi: - Che cosa vuoi, Piton?
La freddezza della sua voce, arrochita dal freddo mi ferisce. Allontano la mano tremante che stavo per posare sulla sua.
- Ti ho vista qui – lei si volta a lanciarmi uno sguardo vuoto – Ero preoccupato per te.
Lei scrolla le spalle e torna a fissare l’orizzonte uggioso.
- Sto bene – dice, poco prima che la voce le si incrini. Indurisce lo sguardo e stringe le labbra - Va via.
Soffre. La conosco abbastanza da sapere che sta davvero molto male. Mi chiedo che possa essere successo. Piattola McKinnon l’ha lasciata? Una litigata con Potter?
No.
Sono tutte cose da cui lei si è sempre saputa difendere.
No.
È come ha detto quella volta in auto Martha: “Lily è sensibile alle parole di coloro che ama. Sono certa che sappia difendersi e proteggersi da coloro che le sono apertamente avversi, ma non è capace di tutelarsi dalle ferite che le infliggono, più o meno involontariamente, le persone vicine”.
Lily soffrirebbe così tanto solo a causa di qualcuno cui tenga profondamente.
L’ultima volta che l’ho vista così straziata è stato quando abbiamo “chiuso”.
E il fatto che sia a Hogwarts durante le vacanze di primavera mi riporta ad una sola cosa: - Petunia?
Lily stringe ancor più le labbra in una smorfia, mentre tenta di trattenersi dal piangere. Ho fatto centro.
Si volta a guardarmi con occhi fiammeggianti d’ira: - Si può sapere cosa vuoi, Sever… Piton?
- Sono preoccupato per te, te l’ho detto. Cos’è successo a casa? – lei scuote il capo furiosa.
- No. No, no. Non puoi dire “casa” con quel tono, come se tu venissi dallo stesso posto da cui provengo io, come se la mia famiglia fosse la tua – mi mordo la lingua per non risponderle sull’onda del dolore che quelle sue parole mi montano dentro – A te non importa di tutto questo. Non più! Quindi, dimmi perché sei qui!
- Lily – dico in un tono che spero suoni dolce – sono solo preocc…
- Non ti credo! – e come potrei aspettarmi il contrario da lei dopo averla così crudelmente allontanata?! Eppure sono qui. Di nuovo - E’ per qualche idiozia che hai combinato di recente, vero? Sei venuto da me per ripulirti la coscienza!
- Cosa?! No!
- Hai picchiato e bullizzato qualche nato-babbano di troppo e ora speri che io ti aiuti a sentirti di nuovo una brava persona o qualcosa del genere? – davanti agli occhi mi balena il corpo nudo della MacDonald e un brivido mi corre lungo la schiena. Nulla potrà mai ripulirmi la coscienza dopo quello che ho fatto.
- No!
- Com’era quella stronzata che ti piaceva dire? Che io dipano la nebbia del tuo cuore? Dissipo i dissennatori del tuo umore? – sento di aver perso colore. Questo è stato un colpo basso.
- Dipani le tenebre del mio cuore – dico sommessamente, impietrito dal dolore.
- Ecco! – dice schioccando le dita – Bè, mi dispiace, ma ho chiuso bottega. Vai a cercarti qualche altra amica “pura”, purosangue o qualunque altra cazzata del genere ti guidi nella scelta delle persone di cui circondarti. Riversa su di loro la tua merda e lasciami in pace. Io non ci sto più. Soprattutto visto come mi ripaghi ogni volta che sono io a…- agita le mani con foga – non lo so nemmeno io. Forse, semplicemente, visto che non ci sei mai quando io ho bisogno di un amico. Io per te non ci sarò più. Quindi, te lo ripeto: va via.
Resto in silenzio, distogliendo lo sguardo da lei e posandolo sull’orizzonte, più per un bisogno di celarle i miei pensieri che per un reale desiderio di non guardarla.
È ingiusta.
Ci sono stato tante volte quando lei ha avuto bisogno di me.
Quella volta che l’ho rincorsa al fuori dalla Sala Grande al terzo anno. O quando l’abbiamo ritrovata riversa nel suo sangue nel bagno di Mirtilla. O la volta in cui Rab l’ha fatta piangere.
Ero lì per lei. Tuttora, mi sto sforzando di mantenere questa distanza insopportabile solo per lei. Per difenderla da un mondo di cui non ha visto altro che la punta dell’iceberg. Per proteggerla dalle tenebre in cui ho affondato a piene mani. Per non esporla a un pericolo ancor maggiore. E, ugualmente, mi sono avvicinato a lei perché volevo curare il suo animo ferito.
Realizzo con orrore che, malgrado l’unica ragione per cui avevo accettato di separarmi da lei fosse quella di saperla al sicuro e felice, non ho ottenuto nulla di tutto questo. Mi sono infilato in una spirale di incoerenza autodistruttiva tossica per entrambi. Mi allontano per proteggerla e mi avvicino per confortarla. Sono troppo debole e per starle lontano e lei finisce con l’essere costantemente infelice. E allora a cosa è servito separarci? A cosa è servito rinunciare a lei e soffrire, se tutto quello che entrambi desideriamo è sapere di poter contare l’uno sull’altra?
Il suo sguardo caldo, quel nostro primo viaggio sull’espresso per Hogwarts, mi risuona dentro insieme alle nostre parole. Sempre. 
- Io resto.
- No, tu ora te ne vai.
- Non puoi obbligarmi.
Lei si volta a guardarmi con rabbia.
- Va via! – urla.
- No.
Lei scatta in piedi, estrae la bacchetta e, con sorprendente velocità per una con le dita blu, si porta davanti a me, puntandomela ad un palmo dal naso.
- Va. Via.
Mi alzo e mi avvicino alla sua bacchetta, ora rivolta al mio petto.
- No.
- Vattene.
- No.
- Non lo ripeterò un’altra volta. – la bacchetta le trema in mano. Non so se sia il freddo o la rabbia.
- Nemmeno io – dico muovendo un altro passo verso la bacchetta, fino a sentirne la punta premere sul mio mantello fradicio. Questa scena mi ricorda dolorosamente quello che è accaduto con Rab non appena ha scoperto di non essere stato il primo per lei. Spero che anche lei non si metta a ficcanasare nei miei ricordi.
Non che lei abbia mai avuto bisogno di qualche incantesimo per leggermi dentro.
- Vattene… - la voce le si spezza, mentre spesse lacrime si fondono alle gocce di pioggia sul suo viso.
- Io resto – sussurro, guardandola negli occhi.
Lei leva la bacchetta in un gesto tanto feroce, quanto falso. L’ho ammirata duellare tante volte, so come combatte. Se avesse voluto schiantarmi o farmi del male avrebbe usato un incantesimo più sottile, che non le avrebbe lasciato il fianco scoperto. È in quella debolezza che mi infilo.
La attiro a me e la stringo forte. Respiro in una sola zaffata l’odore di margherite ed erba. Lei si divincola come un gatto. Spinge contro il mio petto, tenta di far leva sulle mie braccia, scalcia e urla. Agita la bacchetta, senza riuscire a produrre un solo vero incantesimo. Ma lo stesso lotta come l’amazzone che è sempre stata. Abbandona la bacchetta e mi tira i capelli. Mi graffia il viso. Prova a sferrarmi un paio di pugni. Morde con forza il mio avambraccio. Ma non la lascio, la stringo ancor più a me, fino ad essere certo di farle male. Fino a quando non si arrende e si limita a singhiozzare sulla mia spalla con tanta rabbia e disperazione da farmi sentire come se le fossi rimasto solo io. Mio malgrado, ammetto che questo pensiero mi fa sentire bene.
Le carezzo i capelli, lentamente, cercando di abituarmi alla sensazione nuova di sentirli corti sotto le dita. Un paio di volte vi poggio la bocca, ma non ho il coraggio di depositarvi quel bacio che tanto mi graffia le labbra.
Lentamente si calma, tirando su col naso ed emettendo singhiozzi a intervalli più regolari. Il freddo mi ha ormai ghiacciato il petto, mentre la pelle mi formicola, di nuovo a contatto con lei. La pioggia continua a bagnarci costante e ignara dei nostri drammi. Lei, infine, alza di nuovo lo sguardo e in quel verde che tanto amo, scorgo la Lily più autentica, fragile e ferita, incapace di usare parole per difendere se stessa, ma ugualmente feroce e combattiva. Una guerriera dall’animo gentile. La mia amica di sempre. La ragazza che amo.
Le porto i capelli dietro un orecchio e le lascio una carezza sulla guancia, prima di parlare, guardandola negli occhi: - Direi che per oggi abbiamo preso decisamente troppo freddo. Possiamo spostarci altrove?
Lei fa un sospiro e china lo sguardo.
- Sembra la storia della nostra vita…
- Quale?
- Io che piango, tu che mi consoli e noi che alla fine ci spostiamo in qualche luogo più appartato…
Le sorrido rassicurante, passandole un braccio intorno alle spalle e dissimulandoci con la bacchetta. Reprimo la voglia di farle notare che mi ha appena detto di non esserci mai stato per lei nei momenti di bisogno, quando lei appoggia il capo a me, adattandosi perfettamente al ritmo dei miei passi. Questo nostro incastro è così giusto da farmi male.
- Aula di pozioni nella vecchia torre? – chiede.
- Non potrei chiedere di meglio.
 
*
 
- Che è successo?
Lily si volta a guardarmi, avvolta in una delle coperte che abbiamo trovato nell’aula, mentre i suoi vestiti sono stesi accanto al fuoco. Il pensiero che lei sia nuda lì sotto sarebbe molto più eccitante, se non fossi nudo anche io sotto questa coperta e se lei non rischiasse di vedermi con un’imbarazzante erezione ogni volta che mi muovo.
- Potrei farti la stessa domanda, sai?
- Oppure potresti rispondermi – lei sospira e rivolge il suo sguardo alla fiammella scoppiettante del camino. Nemmeno lo avevo notato la prima volta che ero stato qui, ma del resto è logico che ce ne sia uno nella vecchia aula di pozioni. Noto che qualcuno ha provato a dare alla stanza un’aria meno lugubre e dimessa rispetto all’ultima volta che sono stato qui. Probabilmente la Sand e il suo giro si sono recati da queste parti spesso. Torno a posare il mio sguardo su Lily, che sta ancora guardando indecisa le fiamme nel camino – Hai litigato con Petunia?
- No.
Aspetto che aggiunga altri dettagli, ma lei resta a fissare il fuoco con ostinazione e rabbia. È tornata sulla difensiva. Sospiro scocciato da questi suoi cambi d’umore.
- Intendi dirmi che sta succedendo o devo leggerti nel pensiero?
- Adesso sei diventato un così bravo legimante? – dice sarcastica.
Resto in silenzio, mordendomi la lingua per non risponderle male. Cerco di sforzarmi di ricordare quale incantesimo usasse mia madre per far asciugare prima i panni.
- Petunia qualche settimana fa mi ha scritto di non tornare – sputa fuori alla fine.
La guardo sorpreso: - E tu da quando ascolti Petunia?
- Da quando sembra che mio padre abbia un fottuto cancro alla prostata a causa mia!
- A causa tua?
- Tunia dice che è colpa della magia se papà si è ammalato e che farei meglio a stargli lontana per un po’.
- Ma è ridicolo. I tumori sono malattie di natura non magica! E poi in che modo la tua lontananza…? – poi realizzo di star facendo le domande sbagliate – Aspetta: tuo padre è malato? Da quando? Come lo avete scoperto? Perché non mi hai detto nulla?
- Non lo so! – sbotta, interrompendomi. Ho posto delle domande idiote, me ne rendo conto. Il pensiero che Harry sia malato è tanto sconvolgente da sembrarmi irreale - È ridicolo, me ne rendo conto anche io. Un puro delirio in pieno stile Tunia. Ho pensato fosse il suo ennesimo tentativo per farmi sentire sbagliata, anche perché i miei genitori non mi avevano detto nulla. E non credevo che potessero essersi dimenticati di dirmi che uno di loro aveva una fottuta malattia mortale – dice con feroce ironia, sputando le parole e gesticolando animosamente. Intravedo un paio di volte le sue cosce e sento il sangue arrossarmi le guance. Non posso credere di riuscire a pensare a certe cose anche dopo una rivelazione simile.
- Quindi Harry non è malato. E’ solo l’ultima trovata di Petunia per farti stare male e cercare di allontanarti da casa!
- No. E’ qui che sta la vera chicca. Quando ho scritto a mamma per delle spiegazioni, ha detto che davvero mio padre aveva un fottuto cancro alla prostata, ma che lei e papà avevano preferito non dirmi nulla, perché questo è l’anno dei GUFO e non credevano avesse senso farmi preoccupare alla mia giovane età – sputa queste ultime parole come fossero insulti – Non volevano darmi altro cui pensare oltre a degli idiotissimi esami! Quando ho voluto capire perché invece Tunia lo sapesse, è saltato fuori che non notare le condizioni di salute di mio padre era davvero difficile. Mamma, a quel punto, si è sbottonata un pochino e ha detto che papà stava già facendo dei controlli quando sono tornata a casa per natale, ma che la malattia ha iniziato a dare dei seri problemi a mio padre da un paio di mesi. Ma ovviamente non è voluta scendere nel dettagli di cosa fossero questi “seri problemi”, ha solo aggiunto che forse era meglio che non tornassi per le vacanze di primavera, così da risparmiarmi la vista di mio padre in certe condizioni. Quindi non solo davvero mio padre sta morendo per un fottuto cancro, ma anche la mia adorabile famiglia ha cercato di tagliarmi fuori perché sono troppo impressionabile per vedere lo stato in cui versa mio padre…
- Credi sia ridotto così male?
- Sembra stia facendo un trattamento speciale babbano. Chemioterapia o roba del genere. Non ho idea di come funzioni, ma sembra che abbia molti effetti collaterali. Perdita di peso e capellli, sistema immunitario a puttane. Ho provato a documentarmi, ma figurati se nella biblioteca di Hogwarts potevo trovare qualcosa su una malattia babbana! E non potevo certo chiedere a mia madre di mandarmi dei testi sull’argomento!
- Quindi è grave…- un brivido freddo mi scende lungo la schiena. Non voglio che succeda nulla di grave a Harry. Lily mi guarda spiritata e realizzo solo in quel momento dell’enorme idiozia che ho detto.
- Sì, Severus, un fottuto cancro alla prostata è grave. Sospetto sia tra le prime cause di morte per gli uomini dell’età di mio padre. E i miei genitori nemmeno volevano dirmelo. A Tunia sì. A me no. Neanche lei fosse più vecchia di me di 10 anni, cazzo! Con che diritto possono tagliarmi fuori da una cosa del genere!? Ho dovuto venirlo a sapere da quella cogliona e vogliono pure che io me ne resti qui, buona buona senza fare domande, ad aspettare che loro si degnino di ricordarsi che hanno un’altra figlia. Magari quando mio padre sarà morto si degneranno di farmi avere una comunicazione scritta dell’evento! – sputa le parole con una rabbia e una furia che difficilmente le ho visto in altre occasioni. Ma io vedo attraverso la sua ira e so cosa la tormenta. Io la conosco.
- Ti sei sentita esclusa – a queste mie parole lei sembra improvvisamente sgonfiarsi come un palloncino. Apre e chiude un paio di volte la bocca e china il capo.
- Sì.
- Volevano proteggerti, lo sai?
- Sì, ma…Non sono una bambina e… - corruga la fronte alla ricerca della rabbia che probabilmente l’ha tenuta in piedi sino a quel momento, senza riuscirci - E se lui morisse davvero? Se io non facessi in tempo a rivederlo? Io… - gli occhi le si riempiono di lacrime di nuovo. Allungo un braccio e la attiro verso di me, facendole poggiare la testa sulla mia spalla. Lei posa il naso freddo sul mio collo e io sento la preoccupazione per Harry rimbalzarmi per la testa, alternata al desiderio di curare tutte le sofferenze di Lily con baci e carezze.
- Perché non sei tornata a casa, Lily? – lei sembra volersi nascondere ancor di più nel mio collo. Deglutisco a fatica.
- Il mio dannato orgoglio. Fottuto spirito Grifondoro. Ho risposto male a mamma e ho ignorato le sue successive lettere. Ogni volta che pensavo di scriverle mi rimontava la rabbia e l’orgoglio e il senso di abbandono e finivo sempre con il dar fuoco alla pergamena prima di inviarla. E poi, è diventato troppo tardi per cambiare idea e chiederle di farmi tornare a casa e mi sono ritrovata bloccata qui, con la consapevolezza di essermi forse giocata l’ultima possibilità che avevo di vedere mio padre vivo per una ridicola questione di orgoglio e…- si copre il viso con entrambe le mani, per nascondermi la disperazione e la vergogna – Forse la verità è che avevo solo troppa paura di vederlo in quello stato. Non sono affatto coraggiosa, in verità. È mio padre, capisci? Lui è sempre stato… Io… Severus, se lui morisse… - scoppia nuovamente in un pianto dirotto e carico di disperazione. La stringo ancor più a me, mentre il mio cervello sfoglia febbrile tutti i volumi che conosce in cerca di una soluzione.
- Non hai pensato di procurare a tuo padre qualche medicina magica?
- Per una malattia babbana come questa? Cosa? – biascica tra le lacrime.
Annuisco, in silenzio.
- Harry è forte, Lily. Non ti lascerà sola prima del tempo.
La stringo forte a me e lei si aggrappa al mio collo con foga. Si raggomitola in braccio a me e lascia che io la culli. Ogni tanto piange e mi guarda con occhi terrorizzati, ma io le carezzo i capelli e le ripeto sommessamente che andrà tutto bene. Presto, inaspettatamente, si addormenta tra le mie braccia.
La osservo mentre per la testa mi vorticano milioni di pensieri.
Harry non può morire. Non potrei sopportarlo. È il babbano migliore che abbia mai incontrato. Possiamo anche dire che probabilmente è l’uomo migliore che abbia incontrato. A differenza di Prewett, lui non si è mai arreso con me e mi ha sempre concesso di stare con Lily. E poi se suo padre morisse, Lily andrebbe in pezzi e io non potrei sopportarlo. Anche se fino a poche ore fa ero preso del tutto dal mio delirio di onnipotenza e mi sforzavo di ignorare le emozioni brucianti che nutrivo per lei nel fondo del mio animo. Ho blaterato milioni di volte di come io fossi perfettamente capace di controllare i miei sentimenti per lei e di fare le scelte “giuste” malgrado la nostra passata relazione, eppure eccomi qui a cullarla tra le braccia e a pensare a come salvare suo padre.
Non sarò mai capace di restare intenzionalmente lontano da lei. Se lei avrà bisogno di me io accorrerò in suo soccorso al primo grido d’aiuto. L’amore può rendere davvero tanto irrazionali? Davvero posso essere tanto stupido da buttare al vento mesi, anni di faticosi tentativi per entrare nelle grazie dei Mangiamorte, solo per trascorrere il resto della mia vita nel ruolo di eterno amico, vedendo costantemente frustrati tutti i miei desideri su di lei? Mi sforzo di dire a me stesso che sono andato troppo oltre, che ho macchiato troppo turpemente la mia anima per poter continuare a stare al fianco di Lily, ma la verità è che le ultime, disperate, angosciose ore appena trascorse insieme a lei, sono meglio di qualsiasi pozione ben fatta o di qualsiasi elogio al mio talento. Nulla mi fa stare bene come stare al suo fianco.
Le accarezzo i capelli soffici e percorro con l’indice il contorno del suo viso, fino a tratteggiare alla linea invitante del collo, per poi fermarmi al bordo della coperta in cui si è arrotolata. Per un attimo esito, sentendo le dita prudere al pensiero di scostarle solo un poco i lembi della coperta e sbirciare la carne bianca della sua pelle. Lei non se ne accorgerebbe mai. Non saprebbe che con lo sguardo ho accarezzato ogni centimetro delle sue membra. Non la toccherei mai, posso farcela a trattenermi. Voglio solo vederla.
Poi le urla di Mary MacDonald mi risuonano nelle orecchie e alcune immagini mi strappano un gemito. Con queste mani, con questi stessi occhi non dovrò mai nemmeno pensare di accarezzarla. Sono indegno di lei e lo sarò sempre.
Con quanta più delicatezza possibile, la scosto da me, sentendo improvvisamente freddo. Mi rivesto il più rapidamente possibile e senza fare rumore esco dalla stanza.
 
Passai i successivi tre giorni rinchiuso nel mio loft a tentare di distillare del bezoar. Il distillato di bezoar è tuttora una delle pozioni più complesse che io sia mai riuscito a realizzare. Malgrado richieda un solo giorno di cottura, prevede l’impiego di un enorme quantità di bezoar e un ancor più ingente quantitativo di piccolissime dosi di altri ingredienti rari e difficili da maneggiare. Sebbene recuperare gli ingredienti non fosse mai un problema grazie agli elfi di Lucius, fui costretto a distruggere l’orologio segna ore di Rab, affinchè non mi distraesse dal mio compito e dovetti buttare il primo calderone in cui provai a preparare la pozione. Fui costretto a farne due boccette, per essere certo di non destare sospetti in Lucius per il reale impiego del distillato e questo mi costrinse a sparire per un giorno in più.
Non tornai mai al castello in quei giorni e sono discretamente certo che se non ci fossero state di mezzo le vacanze di primavera a rendere tutti più rilassati e meno attenti, sarei finito in grossi guai per la mia prolungata assenza. Non mangiai e non dormii per quasi tre giorni. Il tempo per farlo non c’era. Trangugiai per lo più pozioni rinvigorenti, sentendomi sempre più debole, folle e smarrito.
Il distillato di bezoar è un potentissimo antidoto universale nel mondo magico. Guarisce da ogni forma di avvelenamento, combatte efficacemente la gran parte delle malattie infettive e facilita la guarigione dalle ferite fisiche.
Non era un rimedio contro il cancro. Lo sapevo bene. Ma speravo che potesse aiutare Harry ad avere le giuste energie con cui affrontarlo. Forse non si sarebbe salvato grazie a quella dannata pozione, ma speravo che quello avrebbe aumentato le sue probabilità di sopravvivere di un buon 10%. Forse anche 20%.
Se poi questo mi avesse aiutato a rientrare nelle grazie di Lily, non mi sarei certo lamentato.
 
La Sala Grande è quasi deserta quando arrivo a cena. L’odore del cibo mi nausea dopo tutti questi giorni trascorsi a nutrirmi solo di pozioni rinvigorenti. Al tavolo Serpeverde siedono solo pochi studenti del settimo anno, troppo presi dai MAGO per rincasare, mentre quello Grifondoro è leggermente più affollato. Sono in ogni caso decisamente troppi. Avrei preferito che quegli sfigati se ne tornassero dai loro genitori babbani e mi lasciassero agire con Lily senza sorbirmi sguardi indiscreti e pettegolezzi malevoli. A maggior ragione viste le voci che circolano su di me dopo quello che è accaduto alla MacDonald.
Lily siede con espressione crucciata al suo tavolo, il viso mollemente poggiato su una mano, il gomito puntellato sul tavolo a reggerle la testa, mentre tormenta una fetta di roastbeef con la forchetta. L’espressione crucciata sul suo viso mi blocca il cuore e mi arresto sulla porta della Sala Grande come se fossi appena stato colpito da un qualche tipo di incantesimo. Realizzo solo ora di essere sparito. Di nuovo. Senza darle spiegazioni. Di nuovo.
Un paio di Tassorosso nerboruti del sesto anno mi spintonano per farsi largo verso il loro tavolo.
- Togliti Mocciosus.
- Altrimenti?
Loro mi guardano dall’alto al basso, ridacchiando come se quella mia risposta aggressiva sia la cosa più surreale del mondo. Mi appunto le loro facce per vendicarmi al più presto, mentre loro si allontanano senza degnarmi di una risposta.
Lily, come risvegliata dalle loro voci, ha alzato il viso e lo ha puntato su di me. Mi apro in un sorriso cordiale e involontario, tanto spontaneo da essere imbarazzante. È così bello poter incontrare di nuovo i suoi occhi senza temere le conseguenze.
Sto per farle cenno di raggiungermi quando noto che lei sta stringendo le labbra con rabbia e mi sta guardando come se fossi un pezzo di sterco di troll. La osservo infastidito, mentre lei viene verso di me a grandi passi. Avrei dovuto lasciarle almeno un biglietto.
- Lily…? - lei non mi risponde e senza guardarmi, mi afferra malamente per un braccio e mi strattona lontano dalla porta e dalla Sala Grande.
- Ok, Piton, mettiamo le cose in chiaro…
- Piton? – sono sparito, è vero, ma porre tutta questa distanza tra di noi dopo che l’ho cullata tra le braccia fino a farla addormentare mi sembra eccessivo.
- … Quello dell’altro giorno è stato un errore. Un cedimento involontario e imperdonabile. Io stavo male e avevo bisogno di essere consolata. Probabilmente mi sarebbe andato bene chiunque si fosse dimostrato disponibile a farlo. Persino Potter. Ora sto bene, quindi sentiti libero di fare come se non fosse successo. Dimenticatene e continua a ignorarmi come hai sempre fatto. Senza di te sto meglio.
Sento le parole cadermi addosso come maledizioni senza perdono.
- Cosa?!
- E per una volta, risparmiami la scenetta del pessimo legimante. Sta diventando imbarazzante. Non avrei dovuto piangere a quel modo sulla tua spalla – arrossisce, distogliendo per pochi istanti lo sguardo furioso – Tu mi hai fatto capire chiaramente che non gradisci le mie attenzioni e so quanto detesti certe sceneggiate. Quindi non è necessario che ti nascondi come un ratto e che salti tutti i pasti solo per evitarmi. Non ti metterò più in imbarazzo, rivolgendoti la parola. Possiamo tornare a fingere che l’altro non esista.
La guardo allucinato, mentre batte impaziente un piede sul pavimento e incrocia le braccia sul petto. Sta delirando. Quello che dice non ha nessun senso!
- Sei impazzita!?
- Sev…Piton! Ti ho già chiesto di risparmiarmi le scenette su…
- Sei fuori di testa! Non ti sto facendo nessuna scenetta e non ti sto evitando, sono stato tre giorni a…
- Non mi interessa, te lo ripeto: senza di te sto meglio. Ognuno per sé. Non serve che tu mi dia spiegazioni. Non mi importa nulla di te.
Sentirglielo ripetere una seconda volta, mi fa andare completamente fuori di testa. Sono tre giorni che non dormo solo per lei e per suo padre e non mi merito parole simili. Ma anche se me le meritassi, davvero lei sta meglio senza di me?
- Benissimo – le afferro sgarbatamente un braccio, liberando l’incrocio ferreo in cui ha rinchiuso le sue braccia strette al petto e, mentre lei protesta, le mollo l’ampolla con il distillato di bezoar tra le mani – Dai questa ad Harry da parte mia e torna a vivere la tua vita migliore senza di me. Io ho di meglio da fare che stare dietro ai tuoi deliri. Tipo recuperare il sonno perduto inutilmente.
Lei la guarda schifata e mi chiede aspramente: - Che cazzo è?
- Distillato di bezoar. Da assumere giornalmente nella quantità di non più di tre gocce. – mi volto e mi allontano verso i sotterranei, borbottando un “prego” che non credo senta neanche.
 
*
 
Ci ritroviamo nello stesso chiostro due giorni dopo, senza nemmeno accorgercene.
Realizzo di essere seduto sulla stessa panca, sotto lo stesso albero solo dopo che lei si siede accanto a me. La guardo stringendo furioso le labbra.
Ho passato gli ultimi due giorni a drogarmi di pozioni per il sonno per riposarmi senza fare gli incubi su di lei che mi tormentano da sveglio. “Senza di te sto meglio”. Neppure nelle mie fantasie più sadiche era mai arrivata a dirmi qualcosa di così crudele. È chiaro che non le importi più nulla di me. Quello dell’altro giorno è stato solo uno sfogo dettato dalla casualità, come ha detto lei. Il solo pensiero che avrebbe concesso persino a Potter di vederla in quello stato mi fa ribollire il sangue nelle vene.
- Ho dovuto documentarmi, sai? – la voce di Lily arriva da dietro le mie spalle - Sul distillato di bezoar. Non sapevo nemmeno esistesse – mi volto ad osservarla, trovandola a studiarmi con espressione crucciata. La vedo portarsi una mano ai capelli in un gesto abituale, restando però delusa di non trovarli abbastanza lunghi per intrecciarseli.
- E invece esiste.
- E’ molto complessa la sua preparazione.
- Già.
- Lo hai preparato tu quello che mi hai dato l’altro giorno?
- Certo non lo ha preparato Potter…
- Che c’entra Potter ora? – mi guarda confusa.
Mi alzo di scatto con un guizzo nervoso e la ferma intenzione di andarmene. Non so neanche perché io sia venuto proprio qui a studiare quando ho un intero sotterraneo semi deserto a disposizione.
La sua piccola mano fredda e nervosa mi trattiene. Mi guarda spaurita. In difficoltà. Vulnerabile.
Esattamente come l’altro giorno. Ed esattamente come l’altro giorno presto mi farà sapere quanto sia meravigliosa la sua vita senza di me. Mi scrollo il suo tocco di dosso con forza.
- Grazie – sussurra abbassando lo sguardo.
Resto paralizzato e in attesa.
- Sono stata una vera stronza con te l’altra sera. Scusa.
Mi passo una mano tra i capelli unti, lasciando che mi coprano il viso, così da poterla osservare da dietro la mia solita cortina.
- Cioè, non che tu non te lo sia meritato, dopo che mi hai mollata a quel modo nell’aula di pozioni, ma… Apprezzo davvero che tu… Non pensavo che ti saresti impegnato per fare qualcosa per mio padre…
Mi siedo, dubbioso.
- Harry mi piace, non voglio gli succeda niente di grave.
Lei annuisce, prendendo posto accanto a me.
- Lo so. Però avresti potuto dirmelo che andavi chissà dove a procurarti un antidoto per lui, invece di mollarmi nell’aula come una troia sedotta e abbandonata…
La guardo sorpreso.
- Non mi pareva di…
- A te non pare mai, Severus, ma devi capire che anche le cose che non fai o non credi di fare, possono far male. Non è carino lasciare una ragazza mezza nuda in un’aula in disuso dopo…
- Dopo…?
Lei arrossisce e io improvvisamente mi sento avvampare. Non abbiamo fatto nulla! Perché ci imbarazza tutta questa ambiguità?
- Dopo qualsiasi cosa sia successa in quell’aula…
- Non è successo nulla in quell’aula – purtroppo.
Lei sembra delusa dalla mia risposta secca, ma sposta altrove lo sguardo.
- Mi hai consolata. Hai rimesso insieme i pezzi – bisbiglia.
Vorrei dirle che sento di essere tornato integro solo dopo che lei mi ha concesso di tornarle vicino, ma so che non servirebbe a nulla.
- Comunque mi dispiace di averti lasciata da sola e di averti fatta preoccupare, ok? Non era mia intenzione…Non ci ho pensato…
- Non ci pensi mai, tu – borbotta a mezza voce.
Restiamo in silenzio, guardando davanti a noi. Ci spiamo di sottecchi ogni tanto, ma io sono avvantaggiato dai capelli lunghi e me ne accorgo sempre quando lei si volta a guardarmi.
- Pensi che mi dirai mai come o dove ti sei procurato quel distillato?
- Ha davvero importanza?
- Sì, ne ha, perché mi sono stufata dei tuoi silenzi e dei tuoi non detti…
- Sento che sta per arrivare un “ma” – le rivolgo un ghigno.
- Ma niente, Severus – sbuffa alzando gli occhi al cielo – Ad ogni modo ho deciso di accettare quel distillato. Ho inviato la pozione con tutte le indicazioni per assumerla a mio padre e ho scritto ai miei scusandomi del mio comportamento. Vorrei andare dalla McGranitt per chiederle un permesso speciale per tornare a casa, ma dubito che me lo darà…
- Perché no? Quella donna ti adora!
- Vero, ma ancor più di me, adora le regole…
- Tentar non nuoce – scrollo le spalle.
Lei mi guarda silenziosa, attorcigliandosi una ciocca corta di capelli intorno ad un dito.
- Comunque grazie, Severus.
La sua voce si addolcisce e qualcosa in me si inizia a sciogliere.
 
La McGranitt non le permise di tornare a casa. Ma Lily scrisse ai suoi genitori, sbloccando l’ostile e preoccupata tensione che si era creata tra loro.
Io e Lily iniziammo ad incontrarci nel chiostro tutti i giorni. Non avevamo un orario preciso. A volte arrivavamo presto la mattina, subito dopo aver fatto colazione. Altre volte l’uno raggiungeva l’altra. Un giorno l’ho aspettata per tutta la mattina prima che lei si facesse vedere. Un altro giorno sono sparito per gran parte della giornata per occuparmi di alcune pozioni e l’ho raggiunta solo all’ora del tramonto.
Non parlavamo mai del giorno successivo. Non ci davamo un appuntamento. Forse entrambi eravamo troppo terrorizzati di restare traditi e delusi dall’altro. Forse non eravamo disposti ad ammettere ad alta voce quello che stava succedendo tra noi.
Ricordo quelle giornate di primavera tra le migliori del mio quinto anno.
Non facevamo nulla di speciale. Studiavamo per lo più. E ridevamo tanto. Ogni tanto, tra noi, nascevano fiumi di parole, come se avessimo trascorso lontani interi anni e non pochi mesi. Riempivamo gli spazi tra una materia e l’altra con aneddoti e ricordi. Rivangammo le istantanee della signora Grey. Lei parlò per ore di musica babbana e io le illustrai tutte le nuove pozioni di cui ero venuto a conoscenza. Tutto era famigliare tra noi e al contempo tutto era diverso.
La sentivo distante e spaventata. Eppure, la voglia di stare insieme era palpabile e questo mi rassicurava. Sentivo di essermi ritrovato e la sicurezza che mi dava l’esserle di nuovo accanto mi terrorizzava.
Non riuscivo a spiegarmi come una cosa che sulla carta era così sbagliata, nella realtà fosse tanto perfetta.
 
Mi sento piuttosto stupido. Seduto su una panca, in questa giornata uggiosa e grigia a sperare che lei compaia. Il fatto che lei abbia accettato il distillato di bezoar non implica automaticamente che siamo tornati ad essere amici. In verità, lo so, non dovrei nemmeno cercarla. Dovrei fare di questi brevi contatti una breve eccezione alla mia regola di non vederla. Eppure questa mattina sono saltato giù dal letto con un’energia tutta diversa al solo pensiero di incontrarla.
Non ci siamo nemmeno dati un appuntamento! Me ne sto qui, ad aspettarla, senza sapere davvero se verrà. Sono soltanto un patetico illuso. Come se poi non avessi almeno un altro milione di cose da fare. Dovrei studiare. E terminare un paio di pozioni per Lucius. Sono rimasto a Hogwarts per questo, no?
- Tieni.
Mi volto e Lily mi sorride nervosa. Indossa un paio di vecchi jeans logori e una felpa col logo di Cambridge sgualcita e probabilmente risalente ai tempi dell’università dei suoi genitori. Mi porge un sacchetto di carta marrone da cui proviene l’inconfondibile odore di biscotti alle mele di Martha.
- Ciao anche a te, Lilian – Lily rotea gli occhi al cielo e, con una spinta poco gentile, prende posto accanto a me.
- Li vuoi o no?
- Sono biscotti di Martha? – dico prendendo titubante l’incarto.
- Sì, te li manda mamma.
- A me?
- Sì – rotea di nuovo gli occhi al cielo - Dice che sono una specie di piccolo ringraziamento per l’estratto di bezoar.
- Ah. Le hai detto che sono stato io procurartelo?
Lei mi guarda scocciata, portandosi le ginocchia al petto e giocando con uno strappo dei suoi jeans così squisitamente babbani.
- Non è mia abitudine prendermi meriti che non mi appartengono. Nemmeno sapevo l’esistenza di quella pozione, non avrei nemmeno mai pensato di potermela procurare, figuriamoci produrla io stessa! Per cui, sì, le ho detto che me l’hai fatta avere tu. – mi lancia uno sguardo sbilenco, poggiando la guancia sul ginocchio, i capelli arruffati dall’umidità – L’hai fatta tu, vero?
- Ha importanza? – dico scrollando le spalle.
- Credo di sì. Perché implicherebbe che hai un luogo dove stare per più di 24 ore a produrre pozioni e qualcuno che ti procura gli ingredienti. Nessuno dei nostri vecchi fornitori avrebbe potuto darti così tanto bezoar né tanto meno avresti potuto cucinarla nel bagno di Mirtilla, quindi…
- Quindi se l’avessi prodotta io, ci sarebbero molti altri punti da chiarire.
- Già. Per cui, sì, ha importanza.
Resto in silenzio, meditando sulla possibile bugia o sulla pericolosa verità. Guardo a lungo davanti a me, stringendo i bordi della panca e facendo oscillare i piedi, sentendo il suo sguardo pungente sulla coltre di capelli dietro cui mi sono riparato.
- Io credo – dico voltandomi infine nella sua direzione – che la cosa più importante sia che la pozione aiuti tuo padre a rimettersi al più presto.
Lei mi fissa. Una ruga le divide la fronte perpendicolarmente, come a delimitare un confine tra le parti di lei in subbuglio. La vedo dibattersi tra la voglia di insistere, la rabbia per quella mia ennesima risposta evasiva e il desiderio di lasciar perdere.
- Harry sta meglio o no?
- Sì – acconsente dopo una lunga pausa - sembra che la pozione lo aiuti ad affrontare meglio le cure. Mamma ti ha mandato i biscotti anche per questo…
- Anche?
- Lascia perdere, idiozie imbarazzanti da madre…
Lily continua a tormentarsi lo strappo sui jeans, scocciata, mentre io mi decido ad aprire l’incarto dei biscotti e ad annusarne il profumo, così simile a quello che associo a Lily.
- Ne vuoi uno?
Lei mi studia alcuni secondi, prima di allungare il braccio.
- I biscotti di tua madre sono eccezionali, ringraziala da parte mia.
- Guarda che puoi scriverglielo anche tu, sai? Mica si offende a ricevere un tuo biglietto…- si gratta la testa addentando un biscotto – Tanto per i miei è come se fossi di famiglia…- aggiunge a bassa voce.
- E per te? – trattengo il respiro, osservandola in viso e attendendo che lei incontri i miei occhi.
- Per me con quelli di famiglia non andrebbero tenuti così tanti segreti. E sembra che tu non sia in alcun modo intenzionato a raccontarmi della merda con cui ti stai andando ad immanicare – fa una pausa, portandosi i capelli dietro un orecchio, mandando giù l’ultimo pezzo di biscotto – Ma è anche vero che è proprio quando stanno andando ad infilarsi in un mare di guai che bisogna stare vicini a quelli di famiglia…
- Che stai dicendo?
Lily si volta e mi studia attentamente. Il cuore mi rimbomba nelle orecchie, ma cerco di mantenere un’espressione indifferente.
- Che non mi piace quello in cui ti stai andando ad infilare, Severus. Che, anche se non mi spieghi e dici nulla, non sono stupida e sono perfettamente in grado di fare due più due. Che so in quale giro ti stai intenzionalmente andando ad infilare. E che non ho più intenzione di far finta di nulla, volgendo lo sguardo da un’altra parte. Non più. Non racconterò più stronzate a me stessa sul fatto che forse sto fraintendendo e che se ti darò l’occasione di spiegare allora tutto avrà senso. Purtroppo per me, malgrado tutto questo, sento che sei uno di famiglia. Un pezzo di me.  
- Quindi?
- Quindi quando capirai in che schifo ti sei andato a cacciare con le tue stesse mani, sarò qui per aiutarti a tirartene fuori… – la vedo deglutire. Stupida coraggiosa grifondoro pronta a restare al mio fianco a scapito del suo cuore -…e a dirti che io te lo avevo detto – abbozza un sorriso. Come potrei non amarla? – Ma, Sev, questo non significa che io sia disposta a tollerare altra merda da parte tua. Non posso e non voglio permettere a me stessa di continuare a soffrire a causa dei tuoi bruschi cambi di rotta. Alla prossima stronzata che combini, alla prossima parola crudele che mi rivolgi, al prossimo “non so di cosa tu stia parlando”, con me hai chiuso, chiaro?
Il suo sguardo fiammeggia e io lo sostengo con tutto il sentimento che mi lega a lei. Lotto strenuamente con me stesso. Ogni parte di me la ama, eppure sento di amarla in modi dissonanti. Da un lato vorrei proteggerla da tutto questo, tenerla al sicuro, lontana dall’oscurità di un mondo cui, se sarò fortunato, non dovrà mai affacciarsi. Dall’altro, la vorrei vicina per poter essere io quello che le strappa un sorriso a fine e inizio giornata. Vorrei proteggerla con le mie mani e con la forza del sentimento che mi lega a lei. E anche se la logica mi dice che la distanza è la cosa migliore, i miei sentimenti strepitano per starle accanto. Al diavolo il raziocinio! Forse io e lei abbiamo ancora una possibilità, forse fintanto che saremo ad Hogwarts potremo sorvolare sui nostri reciproci schieramenti e restare vicini. Forse c’è ancora tempo per noi.
- Ho capito. Niente più stronzate. Te lo prometto.
Vorrei abbracciarla. Stringerla a me e sentire il suo profumo. Sentirmi di nuovo a casa. La guardo sperando che lei, ancora una volta, capisca i miei bisogni. Ma Lily si apre in un breve sorriso e allunga un braccio verso l’incarto dei biscotti, prendendone un altro. Ricambio il suo sorriso e mi infilo un biscotto in bocca.
- Ti va se ripassiamo Astronomia insieme? – dice con un biscotto in bocca, estraendo una mappa stellare dalla piccola borsa.
- Solo se poi mi aiuti a ripetere Trasfigurazione…- e se mi permetti di passare tutto il pomeriggio al tuo fianco.
- Andata! Ma prima ho una domanda per te!
Mi immobilizzo, spaventato dalla prospettiva di doverle dire un’ennesima bugia.
- Cosa?
- Ma Regulus e la Nott? – Lily mi osserva in attesa, con aria cospiratoria.
- Cosa? – ripeto.
- Sono una coppia? Come è riuscito Rab a conquistarla? Voglio i dettagli!
- Sei… - cerco delle parole per dirlo in modo meno diretto, senza riuscirci - … gelosa?
A Lily a quelle parole va di traverso un biscotto. Inizia a tossire e sputacchiare mentre io le rifilo sonore pacche sulla schiena. Lentamente realizzo che ha smesso di tossire e ha iniziato a ridere.
- Principe! – cerca di prendere fiato tra una risata e l’altra. Mio malgrado mi ritrovo a trattenere a stento una risata. È difficile non unirsi a lei quando ride così – Assolutamente no! Sono felice per lui! Tra tutte le serpeverdi scope nel culo, credo che la Nott sia una delle meno peggio. Ha un che di rispettabile e non è un’oca assoluta. Mi ricorda Marlene a volte…
- Quindi non ti importa che lui frequenti un’altra?
- E perché dovrebbe? Stiamo andando avanti entrambi no?
Penso a Rab e al modo in cui ha usato la bacchetta senza esitazione per difendere Lily.
- Immagino di sì…- dico stringendomi nelle spalle.
- Ok, ora però voglio tutti i dettagli! – dice Lily annuendo.
- Lily, ti prego… Non li so! Non sono una ragazza!
- Questo lo so perfettamente, Principe! Ma so anche che voi due serpentelli vi raccontate tutto, quindi voglio i dettagli!
- Ma sarebbe riservato…
- Dettagli! – mi guarda, sorridendo. E ho l’impressione che questo sia il primo vero sorriso che mi rivolge oggi. Prima che io possa impedirmelo finisco con il ricambiare il suo sguardo divertito, illuminandomi anche io.
 
*
 
- Ciao…
Lily alza gli occhi e mi fa posto sulla solita panca. Il sole di aprile ci scalda la pelle e illumina il chiostro di colori pastello. Il colore dei primi fiori sembra più intenso e le prime foglie punteggiano gli alberi. L’erba è tagliata finemente e odora di prato, lo stesso che associo sempre a Lily.
- Ciao! Hai visto che giornata fantastica?
Si apre in un sorriso spontaneo e il mio cuore sussulta, si arresta per pochi secondi prima di pomparmi forsennato nelle orecchie.
Lily scivola giù dalla panchina, tra l’erba, gattonando per pochi metri, sino all’albero più vicino, fino ad appoggiarsi al tronco spesso. Osservo incantato e speranzoso il bordo della sua gonna ondeggiare sinuoso sulle sue gambe nude. Dove sono finiti i suoi collant?
Con un gesto ozioso e infantile, scalcia via le scarpe e, dopo essersi tolta i calzini, intreccia le dita nell’erba. Quando torna a posare i suoi occhi su di me realizzo di essere rimasto a fissarla tutto il tempo, con la bocca socchiusa e un’espressione ebete in faccia.
- Bè?
- Niente – scrollo le spalle, cercando di darmi un tono e frugando nella borsa dei libri a casaccio.
- Che aspetti?
- Per cosa? – alzo un sopracciglio estraendo storia della magia.
- Vieni qui anche tu – batte la mano sull’erba accanto a lei. Deglutisco a fatica.
- Non voglio mettermi per terra. Mi sporcherò tutto. E poi il terreno è ancora umido. E poi l’umidità non fa bene ai libri. E poi…
- E poi sei un vecchio, Severus! – dice lei irridente.
- Non è vero! Solo perché non voglio sporcarmi, non vuol dire che…
- Non sei tu a doverti occupare del bucato e sono certa che nel tuo armadio ci siano almeno una dozzina di altri abiti neri identici a quello, quindi non resterai nudo per il castello! – la guardo infastidito – Dai!
- Non ne ho voglia Lily!
Lei mette il broncio e incrocia le braccia al petto.
- E’ inutile che metti il muso, non attacca! – in realtà sì, ma spero che desista prima che io finisca col cederle ogni cosa.
- Pensavo che voi serpi amaste strisciare nell’erba, ma forse ti ho sopravvalutato…
- Lily smettila di dire assurdità – lei alza gli occhi al cielo e muove la mano a farmi il verso – Smettila!
- Smettila tu di fare il vecchio e siediti nell’erba con me!
- Devo fare sempre quello che vuoi tu?!
- Mi pare ovvio – lei ridacchia – Dai, Sev, solo per oggi, è una così bella giornata!
Sbuffo, rassegnato, e mi alzo per andare a sedermi accanto a lei. Il cuore mi batte nel petto e le mani mi tremano, mentre mi appoggio schifato al tronco dell’albero.
Lily soddisfatta si stende ancor di più, sdraiandosi su un fianco rivolta verso di me. Dalla scollatura della camicetta intravedo la linea dei suoi seni premuti tra loro. Deglutisco e distolgo lo sguardo.
- Non riesco a credere di avertela data vinta, di nuovo! – borbotto, lasciando che i capelli mi coprano il viso. Lei accanto a me ridacchia e si sistema più comoda sull’erba. Intreccia le caviglie sottili tra loro.
Restiamo in silenzio. Ascolto il rumore del suo respiro e tento di calmare il tremore delle mie mani. Questa giornata mi riporta a quel momento terribilmente verde in cui ho capito di amarla. Qualcosa dentro di me mi urla di confessarle ora i miei sentimenti e di smetterla di fuggire. La logica invece continua a riportarmi alla mente il ricordo degli orrori commessi e del ruolo sempre maggiore che sto riuscendo a ricoprire tra le schiere dei Mangiamorte. Frequentare Lily renderebbe ogni cosa vana.
- Credi che starà bene?
Mi volto a guardarla. Per un attimo penso che si riferisca a Mary, ma poi capisco: Harry. Tiene la testa poggiata sull’avanbraccio e le gambe al petto. Sembra così indifesa così raggomitolata nelle sue paure.
Mi sdraio accanto a lei, impegnandomi a restare supino e a non voltarmi nella sua direzione. Esserle così vicino è pericoloso.
- Non lo so – le lancio un’occhiata di sfuggita, in tralice e la vedo stringere le labbra – Ma se c’è un uomo che credo che possa affrontare e vincere qualsiasi cosa, quello è tuo padre…
Lei annuisce, continuando ad osservarmi. Sento i suoi occhi su di me come lava incandescente.
- E noi?
Trattengo il respiro. Non ha bisogno di esplicitare quella domanda perché io capisca che parla della nostra amicizia. La verità è che non credo che la nostra amicizia potrà sopravvivere agli anni della scuola. Appena presi i miei MAGO probabilmente mi unirò alle file dell’Oscuro Signore e a quel punto non potrò più mantenere la promessa di non fare passi falsi. Contemporaneamente mi è intollerabile provare a immaginare il resto delle mie giornate senza questi momenti. Senza di lei.
- Non lo so…
- Già… - lei abbassa lo sguardo, lasciando che le ciglia le disegnino ombre scure sotto gli occhi.
- Però credevo davvero in quel “sempre” quando te l’ho detto…
- Anche io – il suo sguardo lampeggia su di me, mentre Lily mi rivolge un sorriso triste.
 
*
 
- Quindi tu e Janus McKinnon…
Alza la testa dal tronco dell’albero cui è appoggiata. Oggi ha ceduto a me e alla mia collezione di appunti di Storia della Magia il posto sulla solita panca. Si porta i capelli dietro l’orecchio, scocciata, come punta sul vivo.
- Cosa?
- Siete una coppia?
- Non direi proprio – dice come se il pensiero la schifasse.
- Ma uscite insieme.
- Ogni tanto, se ci va…
- Nel senso che fate sesso occasionale?
Lily mi guarda a bocca aperta, sconvolta nel sentirmi parlare esplicitamente di un argomento che per me è sempre stato un tabù. Ma ho bisogno di sapere se lei fa sesso con quella piattola. O continuerò a non dormirci la notte.
Noto con apprensione che lo sguardo di lei si è indurito.
- Uno: con chi faccio o non faccio sesso, Severus, non è in alcun modo affar tuo. Due: non vedo per quale assurda ragione dovrei affrontare proprio con te questo argomento. Tre: non posso credere che tu mi consideri il tipo di ragazza che fa del sesso occasionale!
- Non volevo dire questo! E’ solo che dalla tua risposta evasiva…
- Cosa? Una risposta evasiva è sufficiente a fare di me una troia?!
È scattata in piedi e mi guarda con rabbia. Rispondo con gelida furia al suo sguardo fiammeggiante.
- No. Non ho mai detto che tu sia una troia, né mi permetterei mai di pensarlo. Credo che tu sia libera di fare tutto il sesso che vuoi con chi più di piace. Cercavo di capire se chi più ti piace fosse piattola McKinnon.
Lei prende a camminare avanti e indietro, spostando alcuni fogli nella sua borsa.
- Non chiamarlo così.
- E’ una piattola, e tu lo sai.
- Non lo è…
- Non sembra molto passionale. O divertente. O vivo.
- Nemmeno tu agli occhi del resto mondo, eppure con me lo sei! Sbaglio?!
- Vuoi dirmi che con te, lui si trasforma improvvisamente in una persona interessante?! – alzo un sopracciglio scettico.
- Non con me. – la guardo perplesso – Non sono io la persona cui lui si sente più legato. E’ con lei che lui è il vero se stesso…
- Quindi tu saresti la persona cui sono più legato?
Lily arrossisce e si arresta nel suo furibondo andirvieni.
- Ovvio che no.
Torna a sedersi, scocciata e infelice, aprendo il suo libro di storia della magia.
- Probabilmente se io e Janus fossimo innamorati l’uno dell’altra sarebbe tutto più comodo – strappa con aria pensierosa alcuni ciuffi d’erba e io vorrei essere ovunque tranne che qui a sentirla parlare di quanto sarebbe bello stare con piattola McKinnon. Mi accontenterei di poterle urlare che lei è decisamente la persona più importante per me.
- Purtroppo, però, ci si innamora troppo spesso della persona sbagliata – mi guarda di stralcio.
Prima di potermi trattenere, sento la mia voce greve risponderle: - Sembra che sia una costante della nostra generazione, allora.
Lei alza lo sguardo e mi fissa intensamente. Cerca in fondo ai miei occhi qualcosa, ma io mi sono estraniato. Non voglio che lei veda tutto l’amore che provo per lei e mi respinga di nuovo.
 
*
 
Le sfioro i capelli, allungandomi verso di lei per toglierle un rametto dalla testa. Erano giorni che attendevo una scusa simile. Lascio indugiare le dita tra i crini setosi.
Lei alza lo sguardo e mi osserva per un lungo istante.
- Avevi un rametto tra i capelli.
Si porta una ciocca dietro l’orecchio, senza distogliere lo sguardo da me: - Grazie.
Un silenzio imbarazzato cala tra noi e i nostri volumi di Incantesimi.
- Stai bene con i capelli così…
Nell’esatto momento in cui le pronuncio vorrei rimangiarmi ogni singola sillaba. Lei mi fissa allucinata.
- Pensavo non ti piacessero…
- Perché no?
- Hai fatto tutte quelle scene quando me li sono tagliati che ho pensato di non piacerti più… - mi sento avvampare. Lei realizza quello che ha detto e arrossisce – Nel senso che pensavo che mi trovassi brutta. Cioè, non che tu mi abbia mai trovata bella, ma…
- No. – mi costringo ad un un’unica sillaba, prima di permettere all fiume in piena di lodi alla sua bellezza di lasciare la mia bocca.
- No? – Lily non sembra cogliere i miei sforzi per non dichiararmi a lei, sfortunatamente.
- No. Mi piace come ti stanno. Ti fanno sembrare più matura.
- Oh, fantastico: matura. Il modo educato che usa la gente per definire i vecchi…
Rido: - No, ti danno un’aria più adulta…
- Vecchia…
- Da donna.
Lei si ammutolisce e arrossisce vistosamente.
- Stai arrossendo, Lily Evans?
- Stai zitto, Principe. E’ da quando ho lasciato Regulus che nessun uomo – sono un uomo per lei?  Il cuore fa una capriola - mi fa dei complimenti. Sono fuori allenamento. È ovvio che io arrossisca.
Si imbroncia e coprendosi il viso con i pugni si tuffa nel suo volume, premurandosi di sbuffare.
- Stavamo ripassando la rivolta dei troll del 1754, giusto?
Sorrido. Leggero. Compiaciuto. Vivo.
 
*
 
- …E Minus non riusciva a capacitarsi di come fosse possibile che le loro lenzuola si fossero trasformate in colla e continua a lanciare maledizioni a destra e a manca e la McGranitt lei… Sembrava seriamente che stesse valutando di lasciarlo lì, quasi sperasse di farlo rinsavire così. Come se potesse aiutarlo a meditare sulle proprie affermazioni quell’immobilità o chissà che altro!
Io sono piegato in due dal ridere e lei mi guarda luminosa e ridente.
- Lo hai fatto per Regulus, dì la verità!
- Macchè! L’ho fatto perché quei quattro sono insopportabili!
- E perché hanno steso Rab con un pugno – più o meno.
I suoi occhi saettano verso di me con una punta di tristezza.
- Lo chiami ancora Rab…
Mi stringo nelle spalle, con un mezzo sorriso: - A volte sì, ti da’ fastidio?
- Pensavo che dopo la rottura dei Peb tutte le vecchie tradizioni e i vecchi nomignoli fossero scomparsi… Pensavo che fosse tutto andato perduto…
- Forse – ci guardiamo intensamente, vorrei prenderle la mano con cui si tormenta l’orlo della gonna – in ogni caso sul mio libro di Pozioni c’è ancora scritto che appartiene al Principe Sanguemisto.
Le sorrido e lei tende gli angoli della bocca in su, senza che quel sorriso le arrivi realmente agli occhi.
- Come è successo che la grande amicizia che ci legava sia finita nel cesso con tanta facilità? – getta quella domanda tra noi, apparentemente per caso, ma colgo immediatamente il valore di quel quesito e fremo.
Lei mi osserva in attesa, febbricitante. Percorre ogni spigolo del mio viso in cerca di un dettaglio che mi tradisca, che le dia lo spazio per indagare. Viaggio su un terreno instabile.
- Le persone cambiano. I rapporti si sfilacciano. I sentimenti mutano – dico restando sul vago – Siamo cresciuti lontani e ci siamo trovati su strade differenti…
Scuote la testa: - Eravamo sempre insieme, come avremmo fatto a crescere distanti? Semplicemente voi avevate diverse priorità. – distoglie finalmente lo sguardo e lo posa sull’erba – Mentre per me, voi eravate la mia priorità…
- O forse sei rimasta la nostra priorità e proprio per questo ti abbiamo allontanata…
Realizzo troppo tardi quello che implica questa frase. Lei si è voltata a studiarmi sorpresa e so che se resterò qui ancora qualche istante finiremo in grossi guai.
- Cosa significa questo? Vi hanno costretti a separarvi da me? Vi hanno minacciati? Che vuol dire…?
Mi alzo e raccolgo le mie cose.
- Severus…- non le rispondo affrettandomi, lei si agita inquieta – Aspetta… Sev… - non mi arresto, mentre lei tenta di afferrarmi, ma io le scivolo tra le dita – Merda! Severus! – alza la voce e io per un secondo sussulto - Dove stai andando?
- Ho da fare. – allontano lo sguardo da lei.
- Cosa?
- Delle cose…
- Non raccontarmi stronzate, Severus! – la sua voce sale di alcuni toni - Spiegami quello che hai appena detto.
- Non c’è nulla da fare. Ora ho da fare,
- Certo, come no! – alza gli occhi al cielo, indossando una smorfia di risentimento. Si ingobbisce nel suo libro e si soffia via con una smorfia stizzita una ciocca di capelli che le era ricaduta sul viso.
Mi allontano a grandi falcate, sentendola borbottare tra sé e sé qualcosa sulle mie presunte promesse. Ma prima di arrivare in salvo, lontano da lei, mi arresto e mi volto:
- Qualunque sia la spiegazione, Lily, non credere mai che io non abbia detestato più di te ogni istante di questa separazione.
Poi rosso in viso, senza aspettare la sua risposta, scompaio dentro il castello.
 
*
 
Il tramonto bagna di rosso l’intero chiostro, dando ai capelli Lily un effetto insanguinato e inquietante, che mi ricorda terribilmente del giorno in cui l’abbiamo trovata riversa in una pozza di sangue. Accadeva un anno fa, eppure mi sembra passata una vita intera da quel legame che ci univa allora. Quello è stato l’inizio della fine. Una fine cui mi sono condannato con le mie stesse mani.
Silenzioso prendo posto accanto a lei sulla nostra solita panca. Lily sta scribacchiando qualcosa sul suo diario e alza lo sguardo solo dopo aver terminato una lunga e complessa frase.
- Ciao…- lo diciamo in contemporanea, con lo stesso tono sommesso. Ci strappiamo un sorriso a vicenda.
- Non pensavo saresti venuto oggi...
- Perché no?
- E’ l’ultimo giorno delle vacanze di primavera, no? Domani torneranno tutti.
- E questo in che modo dovrebbe c’entrare con noi?
Lei fa la faccia scocciata e alza gli occhi al cielo. Apre bocca per riprendermi con un cipiglio incredibilmente simile a quello di sua madre, quando la interrompo: - Ti ho fatto una promessa, no? Niente più idiozie. O sparizioni.
Lily mi guarda dubbiosa e nessuno dei due crede davvero che riuscirò a non fare nulla di stupido, quello che è successo ieri lo dimostra, ma forse entrambi speriamo che questo idillio possa durare il più a lungo possibile.
- Sarà meglio per te che tu continui a fare il bravo, Principe. O questa è la volta buona che ti appendo all’anello centrale del campo da Quidditch. Per le orecchie.
- Lo terrò a mente – sorridiamo complici.
E restiamo in silenzio, osservando il cielo mutare di tono, imporporandosi sempre di più. Dentro di me una voce mi urla di prenderle la mano. Che almeno tutta questa follia valga la pena di sentire quel familiare formicolio tipico di quando entro in contatto con lei!
- A proposito di guai, in verità, c’era una cosa di cui volevo parlarti…- mi volto ad osservarla in attesa – Ci ho riflettuto a lungo e credo che dovremmo cercare di essere più… “Discreti” – mima le virgolette con le mani, puntando i suoi occhi nei miei.
- Nel senso che conti di non lasciare tracce quando mi appenderai per le orecchie?
- Nel senso che se Ali ci trovasse insieme farebbe ben di peggio sia a te che a me. E credo che anche Rab e i tuoi amichetti non sarebbero entusiasti di saperti di nuovo in giro con una sporca nata babbana.
La guardo di sottecchi, in attesa. Sono tutte cose cui avevo pensato anche io e sulle quali mi ero tormentato, senza riuscire a trovare una soluzione. Lo stesso mi trovo infastidito dall’intromissione di altre persone nella sua vita. Non credo che nessuno abbia il diritto di recriminarle chi frequenta. Nessuno a parte la MacDonald. Non ho avuto il coraggio di chiederle che ne pensi di quella storia e per quel che mi riguarda eviterò l’argomento per quanto più mi sarà possibile.
- Che c’entra la Sand? – dico arcigno.
- Il fatto che ti abbia schiantato il mese scorso non te lo rende chiaro? Lei non vuole che io soffra. Ed è discretamente convinta, avendone tutte le ragioni, che tu faccia la mia infelicità. Capisci?
- Faccio la tua infelicità? – il mio cuore salta un battito.
- Solo ogni tanto, quando fai lo stronzo – lei abbozza un sorriso rassicurante e io sento il sangue tornare a fluire regolarmente – Altrimenti non sarei qui. E hai promesso di darti una regolata no?
- Sì. Ma non credo che la Sand dovrebbe intromettersi tra di noi e poi…
- Poi nulla. Alice è la mia migliore amica. Io al posto suo ti avrei fatto di peggio. Ha tutte le ragioni di avercela con te. Quindi piantala.
La guardo storto, rimuginando su quanto acida sia alcune volte nei miei confronti. Mi domando se non sia tutta colpa mia, se non sia stato io a corromperla.
- Quindi questa “discrezione” in cosa dovrebbe consistere?
- Consiglierei di non farci vedere insieme. E di limitare i contatti in pubblico.
- Cioè di tornare a prima delle vacanze di primavera? – chiedo cercando di celare il mio disappunto.
- No, solo non mettere gli striscioni quando ci vediamo e farlo in posti isolati – neanche lei sembra pienamente convinta dal suo piano.
- Tipo la vecchia aula di pozioni.
- Precisamente. E poi potremmo trovare un qualche stratagemma per comunicarci giorni e luoghi d’incontro. Qualcosa tipo…
- Un nastro?
Lei sembra illuminarsi all’improvviso, come se quel riferimento al nostro “prima” l’avesse resa felice: - Penso che potrebbe andare. Magari potremmo incantarne un paio, in maniera da far apparire su uno quello che appare sull’altro…
- E i colori potrebbero variare in base ai luoghi…
- Sarebbe perfetto! – mi sorride e io le rispondo con altrettanto calore. Quando sono con lei ho l’impressione che la mia mente funzioni meglio.
- Hai un paio di nastri? Così possiamo provare a vedere se riusciamo a incantarli…
Annuisce, tuffando una mano nella sua borsa: - Mettiamoci all’opera, Principe!
Osservo come alcuni sprazzi di tramonto violacei le tingano i capelli di un presagio torbido e mortifero. La paura di perderla mi attanaglia il petto e vorrei solo che tornasse ad essere baciata da un sole caldo e giallo, che la illumini senza dipingere ombre mortifere sul suo corpo.
Qualcosa dentro di me mi sibila che fintanto che ci sarò io a starle accanto, non ci sarà possibilità per lei di venir realmente baciata dalla luce e finirà per tingersi sempre più foscamente.
M a Lily si volta, con un paio di nastri stropicciati tra le dita, sorride. E io sento di non poter rinunciare in alcun modo a questi istanti di luce e che farò del mio meglio per non macchiarla irrimediabilmente.
 
In quei giorni vivevo con la convinzione che per noi ci fosse ancora abbastanza tempo per assaporare ancora qualche breve istante di felicità prima che la realtà della vita e delle scelte incancellabili ci piombassero addosso. Mi ripetevo costantemente che due anni di scuola mi sarebbero bastati per vivere serenamente il resto dei miei giorni al suo fianco e farmi passare il desiderio di starle accanto. Ero ancora ignaro di quanto poco tempo mi restasse prima di rovinare ogni cosa con le mie stesse mani. Di nuovo.
 

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Capitolo 30
*** Scomode verità ***


5.8
 
- Bentornato.
A quel richiamo sussulto, come fossi un ladro, sorpreso durante uno scasso proprio dal proprietario di casa. La voce di Regulus è calma e ben misurata. Mi osserva impassibile dalla sua solita poltrona verde, accanto al camino nella nostra Sala Comune. Tiene una sigaretta in mano e un grosso volume posato sulle gambe. I capelli gli ricadono scomposti sul viso pallido. Mentre tira una boccata dalla sua sigaretta il fumo sembra addensarsi intorno alle sue occhiaie, dandogli, insieme alla vestaglia argentea, un’aria ancor più fosca.
- Regulus. – cerco di mantenere un tono naturale – Non mi aspettavo di trovarti ancora sveglio.
- Infatti. Sono andato a dormire tre ore fa e mi sono risvegliato da poco. Ero certo dormissi anche tu, non mi aspettavo certo di vederti rientrare alle…- si guarda intorno con gesti lenti e studiati, al solo fine di alzare la tensione tra noi. Studia l’orologio in ottone posto su una mensola, prima di parlare con tono piatto: - …alle due e quarantasei del mattino.
Lo guardo con ostentata indifferenza. L’unica cosa che vorrei fare è fuggire dalla pioggia di domande che mi attende e andare a letto a sognare da capo la serata con Lily appena trascorsa. So, però, che se me ne andassi desterei ulteriori sospetti. Percorro lentamente i pochi metri che ci separano.
- Pensi di dirmi che sta succedendo?
Prendo posto accanto a lui, sulla mia solita poltrona, scacciando con la mano il fumo della sua sigaretta, come se questa fosse solo una delle tante sere in cui i medesimi incubi ci hanno uniti a leggere davanti al camino.
- Nulla di cui tu debba preoccuparti, Regulus.
- Sai che potrei manipolare i tuoi ricordi per indurti a dirmelo, vero?
Lo guardo, divertito.
- So che non lo faresti mai.
- Tu credi? – Regulus si irrigidisce notando la mia espressione di scherno – E cosa ti rende tanto sicuro?
- Se lo facessi, la nostra amicizia non sarebbe diversa da quel sentimento vacuo e vanesio che lega la Nott a te. Contamineresti il nostro rapporto.
- E perché questo dovrebbe essere un problema per me? – gli occhi di Rab rilucono alle fiamme del camino. Qualsiasi cosa sia successa a casa sua durante queste vacanze, l’ha ulteriormente intossicato e spinto verso le arti oscure. Sono seriamente preoccupato per lui. Contrariamente all’ideale della sua famiglia, Regulus non è fatto per questo tipo di magia. Il suo animo è gentile e le arti dell’Oscuro Signore sembrano succhiargli ogni forma di vita dal corpo. Quando stava con Lily in lui brillava una vitalità che ora sembra essersi spenta.
Sospiro: - Come se non lo sapessi…- mi sistemo meglio sulla poltrona, prima di tornare a parlare con voce sommessa, senza guardarlo negli occhi - Tu ed io, Regulus, abbiamo avuto ben poco di autentico nella nostra vita.
- Non vedo cosa c’entri tutto questo… - lui sembra davvero infastidito, ma io lo ignoro e proseguo.
- Le nostre famiglie ci hanno chiesto di conformarci ad un ideale perfetto e assoluto, mettendo da parte i nostri sogni e desideri. Tutto quello che ci è stato chiesto da coloro che avrebbero dovuto amarci per quelli che eravamo è stato di percorrere una strada già scritta.
Faccio una pausa e lo osservo. Malgrado tenti di mostrarsi indifferente è chiaro che questo discorso non gli piace. È decisamente troppo intimo per i nostri standard.
- Tutto ciò che abbiamo amato e desiderato nella nostra esistenza che esulasse da quella via, ci è stato sottratto. O siamo stati costretti ad abbandonarlo per poter essere “perfetti”. Eppure, nonostante tutto, ci siamo conosciuti e rivelati l’uno all’altro con sincerità – la mia voce trema per l’imbarazzo e mi impongo di osservare con attenzione i toni assunti dal velluto della poltrona al passaggio della mia mano - Una delle poche cose buone che non ci è ancora stata preclusa è la nostra amicizia. Il sapere che l’altro ci sarà in ogni occasione, che ci sosterremmo reciprocamente nelle difficoltà per via dell’affetto che ci lega e non di un qualche reciproco interesse, sapere che ci sarò perché tu sei tu e non il parto di una distorsione magica, è qualcosa cui difficilmente rinunceresti di tua spontanea volontà. Perché comporterebbe perdere l’affetto autentico che mi lega a te e ottenere in cambio un controllo assoluto e sterile sulla mia vita.
Rab mi osserva sorpreso. Le dichiarazioni d’affetto sono una cosa che non ha mai fatto parte della nostra amicizia. Sospetto che la lunga boccata che sta tirando dalla sua sigaretta, serva solo a nascondere col fumo l’imbarazzo sul suo volto. Mi auguro che quel fumo possa in qualche modo celare anche il rossore delle mie guance.
- Ecco – dico tornando al mio solito tono strascicato e alzandomi in piedi– ora che hai avuto la tua dichiarazione d’amore, pensi che di potermi lasciar andare a letto? Sto crollando dal sonno e vorrei andare a dormire…
Mi alzo, ma lui scrolla il capo e con esso l’imbarazzo e, tirando un’ultima boccata dalla sua sigaretta, mi fa intuire che non abbiamo concluso. Spegne la sua sigaretta nel suo nuovo posacenere tascabile e mi fa segno di accomodarmi.
- Speravo in uno spassionato “ti voglio bene, sei come un fratello per me, non so che farei senza di te”. Sinceramente non mi sento del tutto soddisfatto – dice con la sua solita smorfia sorriso, mentre io torno ad abbandonarmi sulla poltrona – Quindi temo di non poter far finta di non averti visto sgattaiolare da quella porta a quest’ora.
- Se aggiungessi ora il “ti voglio bene” credi che potrei almeno rimandare a domani l’interrogatorio?
Lui assume un’aria pensierosa, poi estrae il porta sigarette e si sistema sulla poltrona: - No.
- Rab…- dico con tono lagnoso alzando gli occhi al cielo.
- Con chi sei stato fino a quest’ora, Principe? – sorride con la sua miglior espressione da serpe.
- Cosa ti fa pensare che io sia stato con qualcuno?
- Il fatto che non eri nel tuo laboratorio. Se avessi avuto voglia di preparare pozioni saresti andato là, se avessi avuto voglia di leggere ti avrei trovato qui, invece sembra che tu abbia preferito scorrazzare in giro per il castello, dove, è risaputo da tutti, c’è ben poco da fare da soli…
- Elementare deduzione, Watson!
Regulus aggrotta la fronte non cogliendo la citazione babbana. Poi sembra avere un’illuminazione, che trasforma la sua espressione divertita e rilassata in una carica di disappunto. Si irrigidisce sulla poltrona, passandosi una mano sui capelli.
- Stavo per chiederti se fossi stato con qualche ragazza. Sarebbe stata la cosa più ovvia da pensare, se non avessi saputo che nella tua testa bacata c’è spazio per una sola femmina…
- Regulus…
- Ed è così, vero? – i suoi occhi sono carichi di disapprovazione – Non so perché non ci avessi pensato prima… Probabilmente davo per scontato che tu la amassi abbastanza per starle lontano…
- Non è…
- Stai vedendo Lily, Severus? – Rab accavalla le gambe e mi guarda in attesa, con la sigaretta tra le dita e lo sguardo inquisitore incatenato al mio.
Abbasso gli occhi, rassegnato, prendendomi la testa tra le mani.
- Sì.
Rab emette un sonoro sbuffo.
- Perché, Severus, perché dovete continuare a farvi del male in questa maniera?!
- Noi non ci facciamo del male!
- No?! – Rab quasi lo urla, scandalizzato. Prende un lungo respiro e stringe le labbra, per riprendere il controllo prima di riprendere a parlare con voce vellutata – Hai intenzione di trasferirti nella foresta tropicale a mia insaputa?
- Perché dovrem…
- Tu e Lily godete della protezione di un qualche talismano magico che assicura pace e prosperità anche in tempo di guerra?
- Non esiste nient…
- Pensi che Lily sia improvvisamente diventata cieca, sorda e muta? – mi interrompe nuovamente lui - O stupida?
- No, io… - ma prima che io possa proseguire, Regulus torna ad incalzarmi con il suo tono controllato.
- Allora altrimenti non mi spiego come tu possa credere di riuscire a stare con lei, a proteggerla, ad esserle amico o qualsiasi altra cosa stiate facendo questa volta, e contemporaneamente a continuare a servire il Signore Oscuro. Ti rendi conto che siete su schieramenti opposti? Comprendi quanto sia imminente la guerra? Una guerra che darà la caccia a quelli come lei?
- Certo che sì! – borbotto, facendogli emettere un suono strozzato e canzonatorio.
- E allora come puoi metterla in pericolo? – parla con voce sommessa e misurata. Contiene la rabbia, ma i suoi occhi fiammeggiano - Se tradirai l’Oscuro Signore verrai punito e perseguitato. E con te verrà colpita anche lei. Ed entrambe le vostre famiglie. Credi davvero di potertene andare senza conseguenze? Dopo essere arrivato a questo punto?
- No! E non ho certo intenzione di rinunciare al favore del nostro Signore! Non dopo tutto quello che abbiamo fatto per arrivare sin qui! – nostro malgrado non possiamo trattenere un brivido al pensiero di Mary MacDonald.
- Per l’appunto, Severus! Credi che lei ti perdonerebbe tutto quello di cui ti sei macchiato per arrivare sin qui?
- No…
- E allora cosa? Credi che Lily passerà dalla nostra parte?! E anche se fosse, come credi che la tratterebbero una con le sue origini? Li hai sentiti Mulciber e Avery o eri troppo preso a fantasticare di un mondo impossibile? Lei è una mezzosangue. – le parole misurate di Regulus sono taglienti come lame. Fatico a tenere a freno il panico e a trovare parole con cui ribattere. Tutto quello che dice è vero. Non c’è futuro per me. Non esiste un mondo in cui io possa pensare di veder realizzati tutti i miei desideri – Quello che le hanno fatto sinora è solo un assaggio di quello che le faranno poi se ne avranno occasione! Se lei continuerà ad esporsi come ha fatto fino ad adesso, se il suo nome continuerà a saltar fuori nei resoconti su di te, su di me o sulla scuola, sarà una delle prime ad essere presa di mira non appena i pieni del nostro Signore avranno successo. E potrebbero chiedere proprio a te di farle ciò che Avery e Mulciber hanno voluto fare alla MacDonald. O potrebbero costringerti ad assistere mentre qualcuno di più esperto e spietato le fa di peggio.
- Credi che non lo sappia? – realizzo troppo tardi di star urlando – Credi che non sappia quanto faccia schifo questa situazione? Lo so benissimo! Per questo ci ignoriamo nei corridoi, per questo non sto sbandierando ai quattro venti che io e lei siamo tornati amici, per questo nessuno deve saperlo! E lei è d’accordo! Non le accadrà nulla! Non lo permetterò! Quindi vedi di farti i cazzi tuoi!
Lui resta in silenzio a fissarmi, tirando un’ultima boccata dalla sigaretta consunta, prima di spegnerla con stizza facendo scattare il suo posacenere blasonato.
- Severus, guardati. È bastato nominarla, parlare di questa situazione, accennare al futuro che vi aspetta e hai perso il controllo di te stesso. Non sei in grado di nascondere i tuoi sentimenti per lei. Non è pensabile che voi abbiate un rapporto lontano dagli occhi di tutti a Hogwarts. Prima o poi verrete beccati da qualcuno…
- Basterà fare attenzione, noi… - ma lui ignora la mia puerile protesta e prosegue inclemente.
- In ogni caso, se anche per qualche assurdo scherzo del caso riusciste a tenere ancora tutto segreto, a lei ad un certo punto non basterà più tutto questo mistero! E tu la ferirai e abbandonerai di nuovo, perché questa è l’unica vera alternativa che hai per non metterla ulteriormente in pericolo – si protende verso di me, con sguardo seriamente preoccupato – Davvero vuoi questo per Lily?
- No! – strepito – Certo che no! Ma…- sono confuso. Ogni parola di Rab è giusta, sensata, misurata. Sono valutazioni che avevo fatto anche io, ero arrivato alla stessa soluzione del problema. Eppure qualcosa è cambiato. Lily piangeva sotto la pioggia, sola. – Lily aveva bisogno di me.
- No, Severus. No. – il suo tono di voce si indurisce, mentre lui stringe i braccioli della sua poltrona cercando di mantenere la calma – Lei non ha bisogno di te. Lei è perfettamente in grado di stare sola. O di circondarsi di persone più adatte di noi ad aiutarla. Ma malgrado questa evidenza, a voi due idioti piace credere di avere bisogno gli uni degli altri per poter essere felici – faccio per ribattere, ma lui mi lancia uno sguardo furibondo – E non è così. Decisamente. Soprattutto visto che riuscite solamente a ferirvi.
Restiamo in silenzio, col solo rumore del tormento al callo di Regulus ad accompagnarci.
- So che hai ragione – dico alla fine, passandomi entrambe le mani sui capelli per portarmeli indietro - So che quello che mi continua a spingere verso di lei è fuori da qualunque logica, ma con lei sono felice. E so che lei è felice con me – Rab mi rivolge uno sguardo di pura compassione – E so anche che questa situazione non potrà durare per sempre e che finirò col ferirla di nuovo. Forse non oggi, non quest’anno magari. Ma quando Hogwarts finirà non potremo certo continuare così. Dovrò abbandonarla ancora – il pensiero di vederla nuovamente in lacrime come a gennaio mi stringe il petto in una morsa. Ma il pensiero di chiudere tutto ora, è ancor più straziante. Lancio uno sguardo a Rab e so che lui potrà leggervi tutta la mia disperazione – Ma davvero, come posso rinunciare a questi brevi sprazzi, a questi momenti di gioia? Perché non posso restare con lei finchè mi è possibile? Insieme siamo felici. Alla fine tutto quello che chiedo è di poter trascorrere questi due ultimi, miseri anni al suo fianco. A scuola terminata sparirò per sempre, farò in modo di non incontrarla mai più. Non ci sarà più occasione di cedere alla tentazione di starle vicino. Se servisse potrei anche cancellare la sua memoria. Non ha importanza. Ma fino ad allora come posso ignorarla nei corridoi, in aula, nei chiostri? Averla accanto è l’unica cosa che mi permette di dormire la notte, di sentirmi un essere umano decente. Quando sono con lei è come se tornassi a respirare.
- Lo capisco, Severus, ma…
- Ma anche se non ci fosse tutto questo nel presente, la nostra storia passata è così ricca e importante. Le devo così tanto. Come posso passare oltre a tutto quello che abbiamo condiviso?
Smetto di parlare non appena realizzo il tono patetico che ha assunto la mia voce. Regulus scuote la testa, con compassione.
- Non lo so, Severus. Posso capire quello che provi con lei. Anche per me era così. Ma lo stesso non mi pare una buona idea… Perché devi, anzi dovete, distruggervi completamente prima di poter smettere di schiantarvi contro lo stesso identico, dolorosissimo muro? Tutto quello che è successo sinora non è stato sufficiente?
Scrollo il capo, prima di abbandonare la testa contro lo schienale della poltrona, gli occhi serrati. So che è come dice lui. Eppure non riesco a togliermi il sorriso di Lily dalla testa. La sua risata. Le rughe attorno ai suoi occhi quando mi sorride. Il suo sguardo limpido. Il suo profumo. E quel senso di leggerezza che mi avvolge in sua compagnia. Come se tutto il mondo fosse un posto migliore.  
- No. Non credo che, sinchè l’avrò vicina, sotto gli occhi ogni giorno, sarò mai capace di rinunciare a essere io a farla sorridere.
Regulus mi guarda triste. So che capisce cosa provo: - Allora temo, mio caro Principe, che tu abbia scelto il fronte sbagliato su cui combattere questa guerra…
 
*
 
La cosa peggiore dello studiare con Lily è che fatico davvero a concentrarmi. Non perché lei sia particolarmente incline a chiacchierare per evitare lo studio, quanto piuttosto perché con lei c’è sempre un qualche dettaglio che mi distragga.
Il modo in cui la luce si riflette sui suoi capelli, dandovi una sfumatura sempre diversa.
La lunga incurvatura delle sue ciglia.
La disposizione casuale delle sue lentiggini, che sembra invitarmi sempre a cercare una logica, una figura, un percorso.
La leziosa apertura della sua camicetta leggermente sbottonata.
La forma delle sue labbra, gonfie, che lei sembra addentare col solo scopo di provocarmi.
La gentilezza con cui carezza le pagine dei libri, studiandoli.
La cura con cui evita di starmi troppo vicina, aprendo interrogativi e dubbi.
E poi il verde dei suoi occhi, soprattutto quando è posato su di me.
La cosa migliore dello studiare con Lily, invece, è l’avere una così ampia e dolce scelta di dettagli con cui distrarmi. O semplicemente, la cosa migliore dello studiare con lei è l’averla qui.
Oggi sono particolarmente concentrato nello studio delle sue caviglie sottili. Malgrado Lily sia diventata una ragazza formosa, ha sempre avuto polsi minuti e caviglie sottili. Sottili e affusolate. Bianche. Da baciare. Da carezzare. Da afferrare con malizia.
 Il pensiero di come sarebbe portarmi una delle deliziose caviglie di Lily sopra la spalla, mentre le mie mani percorrerebbero l’interno morbido delle sue cosce bianche, mi costringe ad agitarmi sulla sedia.
- Principe?
Alzo di scatto gli occhi su di lei, imbarazzato come se mi avesse colto a masturbarmi.
- Sì? – la mia voce esce, mio malgrado, arrochita dal desiderio.
- E’ tutto ok? Continui ad agitarti…
- E’ tutto ok – ripeto in automatico, senza essere in alcun modo credibile.
Lei chiude di scatto il suo libro e sospira. Si sistema meglio tra i cuscini della vecchia aula di pozioni, mentre io raddrizzo la schiena. Pochi metri ci separano e non impiegherei che pochi secondi a sdraiarmi su di lei e a far aderire i nostri corpi. E le nostre labbra. Mi costringo a posare il mio sguardo lontano da lei, timoroso di quello che il desiderio potrebbe indurmi a compiere.
- Immagino tu sia nervoso perché ti è già arrivata qualche voce, anche se non vedo come sia possibile… - borbotta tra sé prima di posare nuovamente lo sguardo su di me – Tanto vale parlarne, comunque non riesco a concentrarmi. Questo weekend Janus mi ha invitata ad andare con lui a Hogsmeade e io ho accettato. Preferivo essere io a dirtelo, così da evitarci brutte sorprese.
- Di che tipo?
- Del tipo per cui Janus si trova schiantato a sorpresa dalla tua bacchetta mentre siamo ai Tre Manici di Scopa.
- Capisco… In questo caso gli manderò un gufo per avvisarlo – ghigno – Magari con una settimana di preavviso riuscirà a prepararsi a schermarsi adeguatamente…
Lily trattiene a stento un sorriso divertito, prima di assumere un’espressione esageratamente scandalizzata: - Principe! Non esagerare!
- Dici che una settimana non è sufficiente?
Questa volta emette un singulto nel trattenere la risata.
- Scemo! – borbotta. Poi alza lo sguardo, portandosi i capelli dietro l’orecchio – Sul serio, posso non aspettarmi brutte sorprese?
- Assolutamente no! Per fortuna, hai ben una settimana di preavviso per disdire questo insulso appuntamento e assicurarti di non avere brutte sorprese. Non vorrei che finissi con l’addormentarti di noia nella tua burrobirra. E se lui si mettesse a blaterare della sua collezione di bambole? Quella sì che sarebbe una brutta sorpresa!
- Severus! – ora ridacchia. Mi piace quando riesco a farla ridere. Mi piaccio.
Proprio in quel momento sentiamo un rumore alla porta dell’aula. Il mio cuore manca un battito; in teoria nessuno dovrebbe sapere di questo posto. Nessuno dovrebbe venire qui. È un’aula in disuso. Nessuno conosce gli incantesimi per sbloccare le serrature. Tutti credono sia semidistrutta. Sono le dieci di sera. E ogni bravo studente dovrebbe essere a dormire nel proprio letto. Se fosse Gazza, saremmo entrambi in guai seri e la segretezza della nostra relazione sarebbe distrutta.
I miei occhi dardeggiano verso Lily.
- Non possiamo farci trovare qui...
Ma lei è scattata in piedi, lo sguardo preoccupato. Ha fatto alcuni passi e si è posta tra me e la porta. Noto con orrore che ha estratto la bacchetta e mi muovo rapido per prendere anche la mia. Dall’ingresso provengono alcune risatine. La voce sembra femminile. Suona familiare.
Lily l’ha sicuramente riconosciuta perché ha ulteriormente perso colore. Che sia la McGranitt?
Mi lancia uno sguardo di sbieco, non abbandonando la sua posizione di difesa.
- Devi andartene. Subito – sibila.
- No, Lily, non ti lascio nei guai da sola…
In quel momento la proprietaria della voce entra nella stanza, con un’ennesima risata che le muore improvvisamente in gola e io la riconosco finalmente come Alice Sand.
Nonostante sia ancora arruffata dal petting che stava facendo fino a pochi secondi prima, non impiega meno di due secondi per abbandonare il nodo di braccia e gambe con il quale si era avvinghiata al suo, in teoria, ex ragazzo Frank Paciock. Sul suo volto, ancora tinto dal rossore del desiderio, compare un’espressione dura e furente. I suoi occhi saettano tra me, seminascosto dal corpo minuto di Lily e la sua amica. Frank, con la camicia mezza sbottonata, sembra cogliere immediatamente la situazione e posa una delle sue grosse manone sulla spalla della Sand. Ma lei se la scrolla di dosso con stizza. Poco dopo, estrae la bacchetta. Lily deglutisce e allarga leggermente le gambe, quasi volesse radicarsi nel terreno per essere sicura di non venire spazzata via dalla furia dell’amica.
- Non posso credere che tu lo abbia portato qui…- la voce di Alice è innaturalmente calma. Con un brivido, stringo la bacchetta con maggior vigore. 
- Alice, lascia che Severus se ne vada e che io ti spieghi – dice Lily nel suo miglior tono convincente. La Sand sembra non sentirla, mentre avanza di un passo verso di noi.
- Non posso credere che tu gli parli ancora…
Lily si volta verso di me e scorgo la preoccupazione sul suo volto pallido.
- Severus, devi andartene. Subito – dice imperativa. Torna a voltarsi verso Alice e si sposta di alcuni centimetri per coprirmi. Realizzo solo ora che sin dall’inizio si è posizionata per farmi scudo col suo corpo. Ancora una volta è pronta a difendermi con il coraggio che l’ha sempre contraddistinta. Mentre io, vigliaccamente, mi ostino a trovare riparo tra le sue braccia – Ali, per favore, dammi modo di spiegarti.
- Non posso credere nemmeno che respiri la nostra stessa aria a scuola – dice la Sand con la voce ora sepolcrale e la bacchetta levata. Stringo la mia, sperando di trovare coraggio – Dopo tutto quello che ha fatto, dopo tutte le ferite che ti ha inflitto, dopo le bassezze, le meschinità, le minacce, le cattiverie che ti ha rivolto…
- Alice, forse… - Frank sembra essere indeciso su come comportarsi.
Lily fa un gesto nervoso con la bacchetta e tutte le mie cose si infilano disordinatamente nella mia borsa.
- Sev, devi andartene ora. Non farmi incazzare.
- Dopo quello che ha fatto a Mary…- la Sand sembra sul punto di esplodere.
- Severus – dice Lily senza muoversi di un millimetro. Un leggero tremito le percorre il braccio. La osservo lanciare un’occhiata rapida e supplice a Paciock – Se resti qui ancora per qualche istante a schiantarti non sarà lei, ma io. Fai come ti dico. Ora!
- Non ti lascio sola. Non questa volta.
Alice Sand emette una risata sinistra e denigratoria, avanzando di quei pochi passi che ancora la separavano da Lily. Scatto in piedi.
- Fatti da parte, Lils – dice la Sand con un’espressione davvero pericolosa.
- Parliamone, Ali.
Mi alzo in piedi e avanzo di un passo. Poso entrambe le mani sulle spalle di Lily. La sento irrigidirsi a contatto con me. Forse le fa schifo che io la tocchi, malgrado tutto.
- Che problemi hai, Sand?
- Tu. Tu sei il mio problema. Ma sono certa che smetterai di esserlo non appena ti avrò schiantato fuori da quella finestra – non sta esagerando. Sembra davvero pronta a uccidermi.
- Devi solo provarci!
- Severus, levati dai piedi e lasciaci parlare! – Lily si scrolla dal mio tocco e mi lancia uno sguardo furente.
- Non c’è nulla di cui parlare, Lily. Ora levati e lascia che io faccia volare via questo imbecille, come avevi promesso di fare tu stessa, meno di un mese fa! – per la prima volta Alice lancia uno sguardo fiammeggiante a Lily.
- Quando tu hai giurato che non avresti mai più visto Frank?
Paciock, ancora sulla porta, stringe la mascella e si avvicina a noi.
- Cosa?! Alice, che significa? – chiede evidentemente scocciato. Ma la Sand lo ignora, continuando a spostare il suo sguardo tra me e Lily.
- Non è la stessa cosa, lo sai! Frank non ha stuprato nessuna…
Dentro di me tremo. Sono settimane che mi tormento al pensiero che Lily possa aver creduto alle parole i Mary e che mi stia evitando fisicamente perché crede che io sia uno stupratore.
- Nemmeno lui! – Lily ha rapidamente ripreso colore in viso, furiosa.
- Ti prego! Come puoi essere così ingenua, da credere che abbia tentato di avvertirti? Come puoi davvero permettergli di avvicinarsi a te?! Non hai un minimo di amor proprio?
- Alice, il fatto che tu abbia intenzionalmente scelto di rinunciare alla felicità e all’amore, non significa che io debba fare altrettanto e che se non lo faccio allora non mi amo abbastanza!
La Sand arretra di un passo, colpita da quelle parole. Frank la osserva affranto.
- Tu sei libera di fare le scelte che ritieni più opportune per la tua vita e di illuderti di poter controllare i tuoi sentimenti, ma non azzardarti mai più a impormi le tue decisioni – continua Lily inclemente.  
- Non è quello che sto facendo! Ti chiedo solo di essere coerente! Pensavo…
- Forse prima di venire a fare prediche sulla coerenza a me, dovresti imparare a farlo tu per prima. Io almeno sono coerente con i miei sentimenti!
- A me sembra che tu sia coerente solo con il tuo desiderio di fare una brutta fine! Non lascerò che lui ti faccia del male!
I toni ormai sono alti. Incontro lo sguardo preoccupato di Paciock e per un solo istante ho l’impressione di essere sulla sua stessa barca.
- Non ho bisogno di essere difesa da te! Non ho bisogno di un’altra madre. Né di una sorella maggiore! – quelle parole sembrano ferire Alice più di ogni altra cosa, facendola arretrare di un altro passo. Lily, notandolo, addolcisce la sua voce – Ali, io non sono tua sorella, non finirò come lei, non serve che tu…
Frank al nominare della sorella di Alice, le si è fatto vicino, come se temesse di vederla crollare in un istante, ma la Sand sembra solo furibonda.
- A me sembra proprio di sì, visto che continuo a trovarti con lui – dice puntandomi contro l’indice – Direi proprio di sì, visto che sono io a raccogliere ciò che resta di te, quando lui ti abbandona – la sua voce è un sibilo gelido. In lei è davvero difficile riconoscere alcuna traccia di tenera Tassarosso – Sono certa che non manchi molto a quando non sarà solo il tuo cuore che dovrò rimettere insieme, ma anche il tuo corpo. Mi chiedo solo se ti fermerai dopo che ti avrà stuprata come ha fatto con Mary o se anche in quel caso continuerai a trovargli giustificazioni.
Lily diventa ancor più rossa in viso. So che presto esploderà con parole rabbiose di cui non potrà che pentirsi. La scosto e mi faccio avanti.
- Non farei mai del male a Lily.
Alice ride sarcastica e amara. Si fa avanti con furia, imponente grazie alle gambe slanciate.
- Credo che tu abbia già provato ampiamente quanto sei capace di farle del male. Si tratta solo di capire quanto nero sia il tuo cuore e quanto in là sei intenzionato a spingerti pur di scopartela!
- Alice! – Frank sembra davvero preoccupato per lei.
- Questo è troppo! – dico estraendo la bacchetta.
- Che vuoi fare, Mocciosus? Vuoi batterti? O continuerai a nasconderti dietro una ragazza? – la Sand si passa una mano tra i capelli, guardandomi cattiva.
- Non impiegherei più di pochi secondi a ridurti in un guscio vuoto per sempre – le punto la bacchetta contro senza esitare – Io, di certo, non sono frenato dai ridicoli scrupoli con i quali vi ha condizionato Prewett!
Lily dietro di me sussulta, mentre Alice si apre in un’espressione di rabbia vittoriosa. Sembra non aspetti altro che poter mostrare al mondo il mostro che si cela dentro di me. La osservo stringere la sua bacchetta tra le dita con maggior forza e mi preparo a controbattere lo schiantesimo che sicuramente sta per lanciarmi.
Sto calcolando se sarei abbastanza rapido da stenderla prima ancora di venir attaccato, quando sento la punta di una bacchetta bucarmi il fianco.
- Azzardati anche solo a toccarla, o sfiorarla con un dito, Mocciosus e non resterà di te più che un ammasso unto e maleodorante di ossa e carne – Frank Paciock non mi è mai apparso tanto pericoloso, enorme e imponente come in questo momento. Del ragazzo bonaccione e gentile, che ho sempre deriso, non resta che la divisa Grifondoro stropicciata d’amore. La sua non è una vuota minaccia e il coraggio che mostra è frutto di un sentimento simile a quello che mi lega a Lily –Ascolta, per una volta, quello che ti ha consigliato di fare la tua amica e lascia che loro parlino. Prendi le tue cose e vattene. Hai già causato sin troppa discordia.
Guardo Lily indeciso. Da solo contro due bacchette puntate contro di me a così poca distanza non potrei mai farcela, ma se lei si schierasse dalla mia parte non ci potrebbe fermare nulla. Se noi stessimo insieme, saremmo inarrestabili.
Lily raccoglie la mia borsa e me la porge. Non si schiererà dalla mia parte. Non questa volta e probabilmente mai. Sono stato un illuso anche solo a sperarlo.
- E’ meglio che tu vada, Sev. Andrà tutto bene. Non preoccuparti – mi rivolge un sorriso incerto. Abbasso la bacchetta e prendo i miei libri. Frank abbassa anche la sua, pur non rimettendola via. Alice continua a guardarmi con furia.
- Bravo Mocciosus, vattene! Falle vedere chi sei, continua a permetterle di combattere le vostre battaglie, così che lei possa vedere quanto sei vigliacco.
La guardo negli occhi per un lungo istante, furente. Nessuno può permettersi di chiamarmi vigliacco e di passarla liscia. Ma se rispondessi alla sua provocazione adesso, l’avrebbe vinta lei. E sono certo che ci siano tanti modi per fargliela pagare. Magari scoprendo il nome di questa sorella e facendole recapitare un oggetto imbevuto con qualche goccia di vaiolo di drago.
- Non ho bisogno di mostrarle nulla. Lily sa perfettamente chi sono – le dico con tono strascicato e un sorriso indolente. Alzo un braccio e saluto Lily. Al polso porto il nastro che abbiamo incantato insieme, quello grazie al quale ci incontriamo – Ci sentiamo presto.
Lei alza il suo braccio in segno di saluto, mostrandomi il suo nastro dello stesso colore del mio. Mi rivolge un piccolo sorriso.
- A presto, Principe.
 
Non ci incontrammo presto. Lily mi evitò per alcuni giorni, ma si premurò di farmi ricevere via gufo una lettera in cui mi spiegava brevemente che per alcuni giorni era preferibile non incontrarci per far calmare le acque.
Io dedicai quel tempo a cercare informazioni sulla sorella della Sand, sperando così di vendicarmi. Tuttavia di lei non trovai traccia né informazioni. Solo molto più avanti, scoprii da Lily stessa che quella cui avevano fatto riferimento non era la sorellina della Sand, ma bensì la sorella maggiore, perita tragicamente molto prima del nostro ingresso a Hogwarts.
Se ci ripenso mi sembra evidente come ognuno di noi in quegli anni portasse sgraziatamente le ferite del proprio passato e i nodi delle proprie famiglie senza riuscire realmente a scioglierli.
Alice Sand ed io, così come i fratelli Black, eravamo legati tutti ugualmente dalle stesse spire di un destino scritto per noi da qualcun altro; ciascuno di noi non faceva altro che tentare di sottrarsi a quella sensazione di soffocante claustrofobia. Alice lo faceva rinunciando all’amore e immolandosi a protettrice di Lily e così fece Rab, seppure con uno stile diverso. Io portai avanti per quanto mi fu possibile la mia natura ambivalente, tentando di avere cura di esaudire i desideri contrastanti delle due donne che amavo e che mi avevano cresciuto.
Sirius Black, invece, che più di tutti aveva tentato di riabilitare il proprio nome e di allontanarsi dalle proprie tradizioni famigliari, si era ritrovato a sentirsi in qualche modo responsabile di ciò che era successo alla sua fidanzata, Mary MacDonald. Questo è qualcosa su cui mi sono trovato a riflettere solo in seguito, comprendendo il suo punto di vista soltanto molti anni dopo queste vicende. Lui che, probabilmente, desiderava atteggiarsi a protettore dei nati babbani, per ribellione alle proprie tradizioni famigliari o per fedeltà ad una propria indole, aveva lasciato che, complice la sua assenza, la sua ragazza, una nata babbana cui malgrado tutto era affezionato, venisse stuprata e fatta oggetto di violenze da dei fanatici non diversi da quelli che popolavano la propria famiglia. Forse proprio quell’episodio aveva segnato per lui la fine dei giochi e l’inizio di un suo sincero impegno per cambiare le cose, per combattere un certo tipo di mentalità. Era dunque passato da scanzonato buffone, la cui aria tormentata usciva unicamente per far colpo sulle ragazze, all’essere uno scanzonato combattente per i diritti dei nati babbani. Si era quindi molto avvicinato a Prewett, che l’anno seguente lo avrebbe ammesso insieme a James e agli altri Malandrini al Club dei Duellanti, e aveva in qualche modo fatto pace con Lily. Lui e Mary avevano, però, rotto. Oggi credo che non riuscisse a guardarla senza sentirsi un completo fallito, ma ai tempi pensai che semplicemente volesse sbarazzarsi di quell’inutile fardello che era l’avere una ragazza terrorizzata da tutto.
Tuttavia era chiaro che fosse intenzionato a farle avere giustizia e aveva scelto di farlo rendendo la mia vita un inferno. Gli abituali scherzi cui ero abituato, divennero sempre più frequenti e pesanti. Giravo per i corridoi con la bacchetta spianata, ma venivo ugualmente colto alle spalle dai loro attacchi. Più di una volta mi ritrovai contuso o pesantemente umiliato in pubblico.
Tuttavia se in passato avevo preso sul personale ciascuno di quegli attacchi, in quell’ultimo periodo mi ero convinto che il modo migliore (e infinitamente più meschino, oggi lo riconosco) per replicare, fosse prendere di mira tutti coloro che erano troppo deboli per difendersi, così che la responsabilità della sofferenza di quegli “innocenti” pesasse anche sulle spalle di quei bulli che si atteggiavano a difensori del popolo. C’era quindi sempre qualche ragazzino o nato babbano che finiva in infermiera per via di qualche pustola dolorosa, della scomparsa di un paio d’ossa, o perché, improvvisamente, si ritrovava ad essere follemente innamorato di Mrs. Purr.
Ovviamente tra i soggetti preferiti di queste mie ripicche c’era sempre Janus McKinnon, cui crebbe sul naso un brufolo grande come un terzo occhio, pochi giorni dopo il suo appuntamento a Hogsmeade con Lily. Ricordo con orgoglio che riuscii anche a far cantare a quel brufolo qualcosa che somigliava all’inno babbano del Regno Unito. Non dovetti attendere a lungo una reazione da parte di Lily.
 
La fiumana di studenti che affolla i corridoi diretta alla successiva lezione, mi permette di ritrovarmi a camminare gomito a gomito con Lily senza venir notati. Abbandoniamo l’aula di Pozioni diretti verso la foresta per la lezione di Cura delle Creature Magiche. Lily cammina impettita un passo avanti a me, coi capelli corti spettinati e la camicetta sbottonata nella calura quasi estiva. Deglutisco cercando di ignorare la familiare eccitazione che mi sale ogni volta che mi trovo a poter osservare da vicino una porzione scoperta del corpo di Lily.
- Pensavo si fosse detto niente brutte sorprese – dice senza guardarmi, portandosi i capelli dietro l’orecchio.
Mi trovo a sorridere tra la folla, mio malgrado: - Io ti avevo avvisata che ad uscire con quella piattola ti saresti annoiata mortalmente. Che ha combinato? Ti ha raccontato della divisione cromatica dei capi nel suo armadio? O della sua collezione di bambole?
- Ah-ah. Molto divertente. Parlo di un brufolo canterino comparso improvvisamente sul suo naso.
- Oh. Questa non mi sembra una brutta sorpresa. Magari ha ravvivato la vostra uscita.
- E’ successo dopo. E tu sai benissimo a cosa mi riferisco – la scorgo trattenersi dallo scoppiare a ridere.
- Sfortunatamente non sono mai stato benedetto da brufoli canterini sul mio naso, anche perché credo che sarebbero molto grossi vista l’abbondanza di spazio, ma se questo può impedirti di uscire di nuovo con lui e di incorrere in altre spiacevoli sorprese, posso scoprire con quale pozione rimediarne uno.
La folla di studenti si è ormai diradata e siamo rimasti soli davanti al portone d’ingresso. Senza esitare prendiamo un sentiero meno battuto che ci condurrà a lezione, lontani da sguardi indiscreti. Lily affretta il passo per evitare di arrivare in ritardo vista la deviazione e io la seguo, mantenendo sempre un passo di distanza tra noi. E’ una bella giornata, limpida e azzurra. Gran parte delle siepi e degli alberi che incontriamo sul nostro cammino sono in fiore e un manto erboso copre la distanza tra il castello e la foresta proibita.
- Oppure potresti riservarmi una bella sorpresa e scoprire come far sparire quell’enorme brufolo dal naso di Janus.
- Temi che se avessi anche io un brufolo canterino, il suo non sarebbe in grado di reggere la concorrenza?
Lily questa volta si abbandona ad una breve risata.
- Possibile. Però se entrambi non aveste sporgenze sonore sui vostri nasi, potrei definirmi la donna più felice del mondo…
- Vedrò che posso fare… - intravedo un sorriso sul suo volto e mi appunto di trovare qualche altro sistema per tormentare piattola McKinnon – Come stai?
- Bene, dai. Abbastanza bene.
- Merito del brufolo canterino? – lei ride.
- No. Alice ha accettato di riprendere a parlarmi, quindi direi bene.
- Oh… Posso sapere che è successo tra voi quella volta, dopo che me ne sono andato?
Lily si stringe nelle spalle.
- Abbiamo avuto un acceso confronto sulle nostre scelte di vita. Lei si preoccupa troppo per me, solo perché sa che l’anno prossimo non avrà modo di controllarmi e teme che possa accadermi qualcosa di male.
- Non dovrebbe mettere il naso in quello che non la riguarda…- dico con stizza. Lei si volta brevemente a guardarmi infastidita.
- Sono sua amica. Non vuole che io soffra per niente. Crede che io non sia in grado di difendermi… - fa una breve pausa dubbiosa – Come se non sapesse che sarei perfettamente in grado di prenderti a calci in culo, se solo lo volessi…
- A-ah – dico sarcastico.
- Tu sfotti pure, Severus, ma è risaputo da tutti che quella più brava a duellare sono io. Ed è per questo che ti conviene continuare a non fare stronzate. Sappiamo entrambi che potrei fartela pagare duramente. – mi lancia un breve sguardo di sfida. Ma io la conosco e so quanto dietro queste sue parole si nasconda il suo bisogno di essere rassicurata. Mi trattengo dall’azzerare la distanza tra noi e stringerla a me. Non è il caso di invischiarmi in ulteriori complicazioni con un’improvvisa dichiarazione.
- Farò in modo di non dover scoprire mai chi sia più abile tra noi – dico in un tono che spero possa essere rassicurante. Lily rilassa finalmente le spalle e rallenta il passo. In lontananza possiamo scorgere la classe intorno al professore.
- Domani studiamo insieme? – chiedo a Lily.
- Non possiamo tornare nella vecchia aula di pozioni, temo.
- Non pensavo a quello. Con queste belle giornate è un peccato stare nel castello… - lei è talmente sorpresa di sentirmi parlare così che si volta a guardarmi.
- Sev, pensavo avessimo detto che non fosse il caso di…
- No, certo. E non ho cambiato idea, ma potremmo disilluderci e se andassimo sotto il nostro vecchio albero, magari…
- Quello del chiostro?
- Pensavo piuttosto a quello sulle rive del Lago Nero…
Lei mi guarda titubante. È chiaro che vorrebbe accettare, ma qualcosa la frena. Probabilmente il fatto che la disillusione non ci renderebbe completamente invisibili e che saremmo davvero molto esposti.
- I GUFO sono dietro l’angolo e sono certo che se studieremo insieme non avremo di che preoccuparci! - le rivolgo un piccolo sorriso. Ho davvero voglia di stare con lei. Lily lancia un’occhiata alla classe che si sta radunando attorno ad un recinto pieno di animali pelosi, segno che la lezione stia per iniziare. Per non destare sospetti, uno di noi sarà costretto a restare indietro e ad arrivare in ritardo. Torna a guardarmi: - Ok, porta Storia della Magia. Però, per penitenza, oggi sarai tu a fare tardi a lezione – dice col suo miglior ghigno, poco prima di correre verso la lezione.
Resto ad osservarla imbambolato, le gambe nude, la borsa a tracolla mentre corre ignara della gonna svolazzante. Ho un sorriso ebete sul viso e la sensazione di aver vinto una grande battaglia.
 
*
 
- Severus…- mi volto a guardarla.
Lily tiene il libro di incantesimi adagiato sulle gambe incrociate. Intorno a lei sono sparpagliate pergamene piene di appunti e schemi. Con un gesto della mano si porta i corti capelli dietro l’orecchio. Il mio cuore perde un battito nel sentirle pronunciare il mio nome. Osservo la lunga linea bianca del suo collo nudo e deglutisco, cercando di calmarmi
- Sì? – siedo di fronte a lei, la schiena poggiata contro il tronco del nostro solito albero, la cui ombra ci ripara dalla calura tardo primaverile. Il Lago Nero brilla sotto i riflessi del sole, che tramonterà presto. Tra una settimana avremo gli esami per i nostri GUFO.
- Ricordi il nostro primo Natale a Hogwarts? – il suo sguardo limpido cerca ostinatamente il mio.  
- E questo cosa c’entra? Tra poco avremo i GUFO! Non distrarti e ripetimi tutti i rimedi conosciuti contro la pietrificazione…- ributto il mio sguardo sui miei appunti e sfoglio alcune pergamene. So a memoria ognuno degli incantesimi appresi quest’anno e so svolgerli tutti alla perfezione, ma temo di fallire. E ancor di più temo la serietà del suo sguardo.
Lei sospira. Il vento mi porta il profumo di margherite che la caratterizza facendomi palpitare il cuore. I suoi capelli si spettinano e lei con un gesto deciso li riporta dietro l'orecchio. E' così bella. Scaccio quel pensiero con insistenza e le lancio un'occhiata furtiva, ben riparato dalla mia cortina di capelli scuri.
- Sev, è inutile che mi spii da dietro quella coltre nera! - ridacchia, allunga un braccio verso di me e mi dà una leggera spintarella. Il punto che entra in contatto con lei irradia calore e mi mozza il respiro - Smetti di fare il secchione e facciamoci una pausa…- sposta il libro dalle sue gambe e si avvicina al tronco dell’albero, poggiandovi la schiena e facendo sfiorare la pelle delle nostre braccia. È così strano sentirla di nuovo così vicina
- Ma Lily… Gli esami…
- Siamo gli studenti più brillanti del nostro anno, non credo avremo problemi. – mi sorride rassicurante.
- Io ho bisogno di ripetere ancora tutta storia della magia e…- lei ridacchia.
- Ieri mi hai snocciolato tutte le date della quinta battaglia dei Goblin, che è programma del terzo anno, cosa vuoi ripetere ancora? – inclina il capo guardandomi e io non posso che deglutire la voglia che ho di baciarla. Le rivolgo un’espressione rassegnata – Allora, te lo ricordi o no, il primo natale a Hogwarts? -sospiro e mi arrendo. Cerco di ignorare il contatto tra le nostre braccia. Vorrei intrecciare le mie dita alle sue.
- Sì, mi ricordo. – alzo gli occhi al cielo – Tornasti prima perché tua zia Mary Jane si era rotta una gamba sciando e i tuoi erano andati ad assisterla. Sei comparsa, non so come, alle mie spalle, in biblioteca e mi hai fatto morire di paura…- Lily ride spensierata, piego leggermente il volto verso di lei per guardarla meglio. Siamo così vicini. Non accadeva da così tanto tempo che fatico a mantenere il controllo. Non riesco a impedirmi di sperare che questo sia un gesto di fiducia da parte sua e che questo sia il primo passo per tornare quelli che eravamo.
- Merlino! E’ vero! Mi ero completamente scordata di questo dettaglio! Lanciasti anche un gridolino da donnicciola!
- Non è vero!
- Invece sì! Mi sorprende che tu non mi abbia anche lanciato una qualche fattura, visto quanto ti eri spaventato!
- Non potrei mai farti del male, lo sai… - lei si volta verso di me e mi guarda intensamente, come a voler controllare la veridicità delle mie parole scavandomi nell'animo. Siamo troppo vicini. Se mi avvicinassi solo un altro po’ potrei baciarla e farla finalmente mia. È così bella. Desidero così tanto poterla amare con tutto me stesso, senza veli e senza inganni.
Vorrei abbandonare questa maschera e urlare al mondo con chiarezza la profondità del mio sentire. Nonostante tutto quello che mi sono ripromesso, ritrovarmi di nuovo ad averla così vicina, ad essere così felice con lei, mi fa sperare che forse un giorno lei potrà essere mia.
Eppure non sono neanche lontanamente degno di lei. Dopo tutto quello che ho fatto, quello in cui mi sono immanicato e il modo in cui l’ho abbandonata a gennaio, non posso certo credere che i miei sentimenti per lei meritino un futuro.
Distolgo lo sguardo, rivolgendolo ai riflessi del lago nero. Lily senza aggiungere altro, inclina il capo, poggiandolo sulla mia spalla. Arrossisco. Il mio mondo si ferma. Ogni mia fibra vive in funzione di quel contatto.
- Non era vero, sai?
- Cosa? – la voce mi esce arrochita. Devo controllarmi!
- Mia zia non aveva avuto nessun incidente. Avevo fatto un casino sin dal mio arrivo per convincere i miei a riportarmi a Hogwarts prima. All’inizio si erano opposti e così ne avevo combinate di tutti i colori. Sai come sono quando voglio ottenere qualcosa… Avevo accidentalmente tinto la stanza di Tunia di viola, tanto ero arrabbiata e intestardita nel voler tornare qui prima. Era persino venuto un mago del Ministero ad ammonirmi per quella Magia fuori dalla scuola. I miei genitori si erano così arrabbiati! Non hai idea! Ma alla fine avevano dovuto cedere – rido, pensando alla faccia di Petunia davanti alla stanza tinta di viola, ma mi sento impacciato da quell’insolito contatto tra noi. Sono mesi che Lily non si concede un gesto affettuoso come quello.
- Perché non me l’hai mai detto?
- Mi vergognavo- resta in silenzio, capisco che sta cercando di rielaborare meglio un pensiero importante, intuisco che dietro quella storia buffa c'è un discorso profondo e aspetto in tensione – Mi rendo conto ora di quanto fosse evidente agli occhi del mondo, ma ai tempi mi piaceva illudermi che i miei sentimenti non fossero così esposti… Così raccontavo queste piccole bugie per starti accanto e proteggermi, credendo che così non avresti capito...- la sento sorridere sulla mia spalla. Non capisco di cosa stia parlando.
- Proteggerti? Da cosa? – ride.
- A quanto sembra sei l’unico che non si era proprio accorto di niente. E pensare che io e Regulus siamo sempre stati convinti che tu fingessi di non capire per non ferirmi…- c'è una punta di amarezza nella sua voce.
- Di che stai parlando?- il mio tono è irritato e brusco. Quella situazione di vicinanza e confessioni mi spaventa e confonde terribilmente. E soprattutto sento che mi sta sfuggendo qualcosa di importante.
- Merlino! Davvero non lo sai? Non riesco a credere che tu non l'abbia mai capito! O forse l’hai sempre saputo e hai preferito essere discreto. Non devi preoccuparti di continuare a fingere, lo capisco anche io quanto fossero palesi i miei sentimenti – fa una pausa e la vedo arrossire vistosamente - Ero innamorata di te, Sev… - il mio cuore si gonfia di gioia.
Se lei mi ama come io la amo, se lei mi desidera anche solo la metà di quanto io la desidero, se questi sentimenti in lei esistono ancor da prima che io li scovassi dentro di me nel verde, allora non c’è peccato, non c’è vergogna, non c’è errore nel volerla per me. Allora potremo stare insieme. Allora anche io potrò essere felice e completo. Allora tutto il resto non ha importanza. E potrò smettere di fingere, di trattenermi e ogni mia ombra verrà purificata da lei e dal suo amore. Al diavolo tutto il resto! Staremo insieme! Lei è innamorata di me!
– Sono stata innamorata di te così a lungo, che quasi non ricordo i giorni in cui la nostra amicizia è stata priva di questo desiderio mal celato – mi volto ad osservarla, pieno di vita, di energia. Felice. Potrò toccarla. E baciarla. E farla mia. Potrò accarezzarle il viso, le labbra, gli occhi, i fianchi, i seni. Potrò stringere le sue caviglie.  Potrò chiedere che lei tocchi me. Potrò tenerla per mano e stringerla forte ogni volta che qualcuno vorrà farle del male. Potrò proteggerla e infuriarmi con chiunque posi i propri occhi su di lei con troppa malizia. Tutto il resto non ha importanza. Mia madre non ha importanza. Colui-che-non-deve-essere-nominato non ha importanza. Regulus, la Sand, i nostri amici non hanno importanza. Non più. Ci amiamo. E' solo questo che conta. Sono così felice che non riesco a controllare l’enorme sorriso che mi si apre in volto. Il suo sguardo verde guizza verso di me per alcuni istanti e prima che torni a posarsi sul prato vi leggo una punta di tristezza – Per questo per me è stato così difficile passar oltre questo sentimento e vederti finalmente come l’ottimo amico che sei. Mi sono tagliata i capelli anche per questo, per chiudere con il modo in cui eravamo, con quel mio disperato continuare a rincorrerti malgrado i tuoi goffi tentativi di respingermi. Ho impiegato così tanto per dimenticarti, ferendo così tante persone per farlo che ora mi sembra quasi impensabile averti amato così tanto. Penso che anche tutta la mia storia con Rab non sia stato altro che un goffo tentativo di attirare la tua attenzione o provare a dimenticarti. Probabilmente anche per questo tra noi è finita. Ho rovinato anche la nostra amicizia approfittando di lui per dimenticare te. Questo gennaio, quando sei sparito e sono stata così male, ho pensato di aver avuto indietro quello che meritavo…– la voce le trema – Eppure. il modo in cui ti sei comportato era probabilmente tutto quello di cui avevo bisogno per poter andare avanti. E ora, che sento di avercela finalmente fatta, desideravo comunicartelo, per fare quest’ultimo dono alla me stessa ragazzina. Ero innamorata di te, Severus. Grazie di essere stato una parte così importante della mia vita. Grazie di essere stato il mio primo amore. E grazie di essere mio amico, oggi.
Precipito.
Un baratro nero mi accoglie.
La solitudine.
Mia madre che ride.
Mio padre.
Bellatrix Black.
Lucius Malfoy.
Il mio futuro.
Le mie ambizioni.
Lei non è innamorata di me. Lei era innamorata di me. Non lo è più. Ho perso la mia occasione di essere felice, ho perso la mia possibilità. Questo mio sentimento che è sbocciato così faticosamente dentro di me, non vedrà mai la luce. Il nostro tempo è finito prima ancora di iniziare.
Scatto in piedi con malagrazia, urtandola e lasciandola stupita.
- Devo andare – mi allontano senza nemmeno premurarmi di raccogliere i miei appunti. Non mi importa più di nulla.
Lei per tutto questo tempo non ha fatto altro che desiderarmi e io ho continuato a sprecare occasioni. Mi passano davanti agli occhi tutti i momenti ambigui trascorsi insieme. La nostra prima uscita a Hogsmeade, quella notte nel suo letto durante la sua convalescenza, tutti i rossori e gli imbarazzi. Capisco finalmente gli sguardi assassini di Regulus, la sua gelosia, la sua fatica nel farsi avanti. Sono sempre stato io. Il ragazzo di cui era innamorata ero io. E io ho sprecato tutto questo tempo, di nuovo, a convincermi che lei non avrebbe mai potuto volermi.
E ora l’ho perduta.
- Severus, aspetta! – la voce di Lily ha una nota di panico – Lo so che è difficile, ma non sto cercando di stare con te. Non devi preoccuparti…
Mi volto a guardarla. Ritta in piedi, pronta a scattare verso di me. Si torce le mani, gli occhi dilatati dalla paura. Sarebbe potuta essere mia e invece ho buttato via così tante possibilità sino a perderla per sempre. Non sono destinato alla felicità. Io nella vita non posso far altro che continuare a osservare immobile come serenità e gioia mi vengano strappate via. Ho lasciato che la mia famiglia andasse in pezzi, ho sprecato le occasioni che mi sono state concesse da Prewett, ho rinnegato le mie origini, ho lasciato che i Peb si sfilacciassero e disperdessero come mine vaganti e infine ho buttato nel cesso l’unico, vero, grande amore della mia vita. L’unica cosa che so fare è assistere alla distruzione di tutto ciò che desidero e amo. E preparare pozioni che permettono alle ragazze di venire stuprate senza averne memoria.
- E’ tutto ok – dico, senza suonare in nessun modo convincente. Continuo a camminare a ritroso, mentre appello i miei appunti. Ho bisogno di mettere quanta più distanza possibile tra noi, prima che l’orrore che mi trema dentro le esploda in faccia. – Lasciami digerire tutte queste informazioni. Ci sentiamo presto.
Mi volto e senza badare oltre al pallore del suo viso e alla delusione che ho letto nei suoi occhi, mi metto a correre verso il castello.
 
*
 
Il dormitorio di Regulus è immerso in un fitto chiacchiericcio. Da quando ha scoperto il suo talento nella manipolazione dei ricordi, ha deciso di impiantare in tutti i suoi compagni di stanza qualche momento felice e complice trascorso in sua compagnia sin dal primo anno. Questo ha permesso alla sua popolarità di aumentare notevolmente e di inserirlo nel gruppo. Non credo che a Rab importi di nessuno di loro, ma è evidente che ama poter godere di prestigio e affetto senza alcuna fatica. Lo trovo seduto tra i suoi compagni che li osserva oziosamente con un mezzo sorriso sulle labbra, mentre discutono di cose per le quali chiaramente non nutre alcun interesse. Credo di cogliere la parola “gobbiglie” prima che la mia presenza venga notata e faccia scendere un silenzio teso. Capisco di avere un’espressione stravolta, quando persino Regulus mi rivolge uno sguardo allarmato e si tira in piedi in pochi secondi.
- Ragazzi, credete che potreste lasciarci un poco di privacy per parlare? – Rab rivolge loro un’espressione cortese e i suoi ridicoli amichetti escono dalla stanza senza farselo ripetere ancora. Io mi dirigo verso di lui, stringendo la bacchetta tra le mani, senza sapere bene quando l’ho estratta. Avanzando, intravedo il mio riflesso nello specchio di Warren e per un secondo ho paura di me stesso. I miei occhi sono iniettati di sangue e il mio pallore è di una sfumatura grigiastra e cadaverica. I capelli sono incollati alla fronte sudata. Il petto si alza e abbassa rumorosamente, affaticato dalla corsa e dalla disperazione.
- Tu lo hai sempre saputo. – la mia voce sembra provenire da un altro mondo. La punta della mia bacchetta si posa sul mento di Regulus.
Lui mi guarda con compassione. Nei suoi occhi scorgo tutta la pena che nutre per me.
- Lily te lo ha detto?
- Tu! Tu… - la voce mi esce strozzata. Cerco inutilmente di non urlare. – Tu lo hai sempre saputo! Hai sempre saputo che lei mi amava!
Rab posa le sue mani sulle mie, serio in volto.
- Severus, adesso devi calmarti.
- Calmarmi?! Come posso calmarmi? Tutto questo tempo lei non ha fatto che amarmi e desiderarmi esattamente come io desideravo lei. Entrambi abbiamo creduto di non avere speranze. E tu hai lasciato che ci consumassimo con questo pensiero! Non mi hai detto nulla! – mi scrollo di dosso le sue mani e lo afferro per il bavero della camicia scuotendolo violentemente – Pensavo fossimo amici! Credevo ci tenessi a me! E invece tu mi hai nascosto una cosa così importante! Che razza di amico si comporta così?
- Severus, devi capire…
- Sarei potuto essere felice! – lo spintono via, mentre la mia voce si incrina. Lui ricade malamente sul suo letto. Lo stesso dove noi tre abbiamo trascorso così tante serate a ridere, spensierati, cullati da un’amicizia che credevamo non potesse finire – Come hai potuto?!
- Ho solo cercato di proteggerti! – Rab mi guarda infuriato puntellandosi sui gomiti, ancora mezzo sdraiato sul letto – Ti rendi conto di quanto sarà difficile e doloroso respingerla e allontanarla ora che sai che lei prova lo stesso?
- Respingerla?! – rido, di una risata folle e disperata. Vorrei piangere – Lei non mi vuole più! Ho mancato il treno! Ho perso la mia occasione! Lei non mi ama più!
Urlo quest’ultima frase quasi sperando che, gettandola fuori da me, smetta di corrodermi dentro. Regulus resta spiazzato per alcuni istanti, sorpreso e confuso. Si tira su a sedere, cercando di riprendere il controllo di sè.
- Cosa ti ha detto?
- Cosa ti importa?
- Sto cercando di capire, Severus. Cerca di riprendere il controllo!
Mi esce nuovamente una risata strozzata e mi allontano da lui prima di strozzarlo.
- Proprio tu mi parli di controllo? Io almeno non ho distrutto nessun dormitorio!
- Non ancora – lo fulmino con lo sguardo, camminando avanti e indietro davanti al suo baldacchino, con davanti agli occhi tutte le occasioni perse con lei. Quella volta sotto l’albero quando era sdraiata su di me e ho detto “Bè”. Come posso essere stato così stupido?
- Cosa è successo?
- Non è successo nulla! Ha detto che mi ha amato da sempre e che ha passato praticamente tutto l’ultimo anno a cercare di dimenticarmi e ora che finalmente c’è riuscita ci teneva a farmelo sapere!
Regulus si accende una sigaretta, facendo una smorfia.
- Quante cazzate, come se fosse possibile.
- Cosa? – il mio tormento non è altro che una cazzata per lui?
- E’ ancora innamorata di te, poco ma sicuro. Ti amerà fino al suo ultimo respiro, solo che ancora non lo sa. E se giocheremo bene le nostre carte, il suo ultimo respiro avverrà tra molti anni.
Mi fermo davanti a lui, ridendo rumorosamente: - Non è quello che ha detto lei. Era decisamente risoluta nel dirmi come ora io fossi solo un buon amico per lei. E io ho buttato via così tante occasioni, mentre tu mi guardavi perdere l’amore della mia vita senza alzare un dito!
- Adesso è l’amore della tua vita? Perché mi pare che tu abbia passato gli ultimi cinque anni a chiamarla “amica”. E solo quando ti faceva comodo.
- Se io avessi saputo prima dei suoi sentimenti… Se tu me lo avessi detto prima, di sicuro io…!
- Tu cosa?! Ti rendi conto che stai per diventare un Mangiamorte? Lo capisci che i Mangiamorte cacciano e uccidono i mezzosangue come lei?! Sei consapevole di essere responsabile dello stupro di una ragazza o credi forse di averla aiutata e salvata dandole il rohypnosis?
- Se Lily fosse stata al mio fianco non avrebbe avuto importanza!
Questa volta è Regulus a ridere amaramente.
- Stiamo parlando della stessa persona? – butta fuori il fumo con derisione – Lily non te lo avrebbe mai perdonato. Non dopo aver subito lei stessa un trattamento simile.
Gli strappo la sigaretta di bocca e la getto a terra, spegnendola col furia.
- Questo non potevi saperlo. E in ogni caso tu mi hai taciuto ogni cosa sapendo quanto avrebbe potuto fare la differenza per noi, da molto prima di quell’episodio. Hai fatto i tuoi comodi con lei, pensando solo al tuo tornaconto. Sia prima quando ti sei fatto avanti, suggerendole che io la stessi educatamente respingendo, sia dopo, quando hai deciso di non dirmi che lei ricambiava i miei sentimenti. Hai scelto tu per me e ora non mi resta che accettare la situazione che tu stesso hai creato.
Regulus scatta in piedi, silenzioso. L’espressione tesa in una parvenza di indifferenza.
- Se hai deciso di continuare a dare agli altri la colpa delle tue negligenze continua pure, ma io credo che solo un cieco non avrebbe capito quanto lei ti amava e solo un ingenuo potrebbe credere che davvero a lei sia passata. Se tu ora scegliessi anche di dare a me la colpa di questo finale cui ti hanno condotto le tue stesse scelte, allora oltre ad essere cieco e ingenuo, puoi tranquillamente ritenerti vigliacco.
Senza esitare oltre, lo schianto dall’altra parte della stanza. Lo osservo sgranare gli occhi prima di sbattere malamente contro un armadio. Non provo nessun senso di colpa. Lui mi guarda con gli occhi sbarrati e l’espressione profondamente ferita.
- Ho creduto che fossimo come fratelli, che ci saresti stato sempre per me, perché io avrei fatto lo stesso per te – la voce mi trema – Credevo davvero che il nostro fosse un rapporto autentico, basato sulla sincerità. Evidentemente, fidarmi di te è l’unico vero errore che io abbia mai commesso. Per quello che mi riguarda tu ed io abbiamo chiuso. Addio, Regulus.
 
Le cose tra me e Rab dopo quell’episodio non furono più le stesse. Trascorremmo lontani il resto dell’anno scolastico. La perdita di quell’amicizia, il tradimento di cui, ridicolmente, sentivo di essere stato vittima e la fine di ogni speranza con Lily furono solo l’inizio della serie di eventi mi avrebbe condotto a diventare uno tra i più vicini sostenitori dell’Oscuro Signore.
 

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