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di nikita82roma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** UNO ***
Capitolo 2: *** DUE ***
Capitolo 3: *** TRE ***



Capitolo 1
*** UNO ***


- Non ti ho mai visto lavorare così tanto!
Kate era entrata nello studio di Castle e lo scrittore era alla sua scrivania, intento non a scrivere ma a leggere, quella mattina, la sceneggiatura dei primi e due episodi di Nikki Heat mentre appuntava freneticamente a mano le sue annotazioni. La serie tv si sarebbe fatta. Aveva parlato anche con il network che aveva già ordinato il pilot, avrebbero fatto i casting finali a giorni e lui aveva messo come condizione imprescindibile che partecipasse alla scelta dei protagonisti e alla revisioni degli script. Non poteva permettere che rovinassero la sua creatura.
Si era a mala pena accorto della presenza di Kate alle sue spalle che lo aveva abbracciato facendo scendere le braccia sul suo petto, accarezzandolo dolcemente. Lasciò cadere la matita che teneva in mano per portarla sopra quella della moglie.
- Vieni qui... - le disse allontanando la sedia dalla scrivania e convincendola senza sforzo a sedersi sulle sue gambe. Kate appoggiò la testa sulla sua spalla tenendo le braccia intorno al suo collo e giocando con i suoi capelli e con il lobo dell'orecchio.
- In realtà non credo di averti mai visto lavorare. Sembri quasi una persona seria. - gli disse prendendolo in giro e lui fece una faccia un po' imbronciata. Lo adorava così. Gli afferrò la mascella con una mano per avvicinare le labbra di Rick alle sue baciandolo, quanto adorava baciarlo ed essere baciata da lui! Il cellulare di Kate li interruppe facendo sbuffare Castle che grugnì per il disappunto.
- Non rispondere... - Si lamentò cercando di catturare di nuovo le sue labbra mentre lei arretrava per guardare lo schermo e capire chi fosse, ma Rick aveva bloccato la schiena di Kate con le sue grandi mani avvicinandola a se e baciandola sul collo e sulle clavicole lasciate scoperte dalla camicia con i primi bottoni lasciati provocatoriamente aperti. - ... Non rispondere - disse ancora aumentando l'intensità dei suoi baci
- Castle ti prego è il distretto... - provò a sottrarsi con poco successo fino a quando fu lui a fermarsi appena lei rispose, non senza sottolineando il suo disappunto.
- Babe, devo andare... - disse con voce veramente dispiaciuta dopo averlo baciato ancora. - ... Hanno fermato il nostro sospettato e lo stanno portando al distretto, lo devo interrogare.
- Finirà che dovrò uccidere qualcuno per vederti un po' di più - Si lagnò Castle. Kate fece una smorfia di disappunto, non poteva dargli torto. Nelle ultime tre settimane aveva ripreso a lavorare a pieno ritmo, c'erano stati una serie di casi molto complessi e lei era stata molto impegnata, più di quando avesse voluto. Però si conosceva e la conosceva anche Castle. Sapevano entrambi che lei era una che non si risparmiava e fino a quando non risolveva i suoi casi non riusciva a staccare. Rick sapeva dall'inizio che la storia dell'orario ridotto con Beckett non avrebbe retto. Sì, era stato così in quei giorni senza casi particolari che richiedevano la sua attenzione, ma appena gli omicidi si erano accavallati, uno più intricato dell'altro, Kate aveva ricominciato a stare troppe ore al distretto, tornando a casa sempre troppo tardi e troppo stanca, faceva appena in tempo a cenare, farsi una doccia e poi crollava a dormire esausta e la mattina dopo appena suonava il telefono scappava di nuovo al dodicesimo. Castle era riuscito a strappare un compromesso: andare ad un orario umano al distretto, fare colazione insieme prima che lei uscisse così da assicurarle almeno un paio di pasti regolari al giorno, anche se lui cercava di ritagliarsi sempre dei momenti durante la giornata per passare da lei a portarle il pranzo o qualche dolce per fare uno spuntino, così aveva anche la scusa per vederla e farla staccare qualche minuto facendole prendere una pausa forzata passando del tempo insieme in sala relax.
- Rick non dire scemenze. 
- Passi più tempi con presunti assassini che con me. - il suo disappunto andava oltre lo scherzo, lo percepiva dai lineamenti tesi e dallo sguardo basso.
- Ehy, Castle. Un mese. Poi avrai tutto il tempo di vedermi anche troppo. - mancava solo un mese a quando sarebbe andata in maternità. Avevano concordato che ai primi di dicembre avrebbe lasciato il distretto per pensare solo a se e alla sua bambina.
- Non è mai troppo. - Kate si piegò a dargli un bacio e stava per uscire dallo studio di Castle quando lui la richiamò. - Beckett, ti ricordi cosa c'è settimana prossima? - Kate sospirò. Erano un paio di settimane che Castle glielo ricordava quasi tutti i giorni, anche volendolo dimenticare era impossibile, ma era altrettanto impossibile che adesso non ricordasse la data del loro matrimonio.
- Castle posso dimenticare il nostro anniversario?
- Vorrei farti notare che ti sei dimenticata molto di più! - Castle sorrise e lei scuotendo la testa uscì
- Ciao Castle, ci vediamo dopo, tanto so che verrai al distretto.
Kate era da tempo che ci pensava. Ormai era più di un mese che aveva recuperato la memoria ed era più di un mese che con Castle parlavano di tutto tranne che di quello: non quello che era accaduto tra loro in quei mesi, non come era stato lui, non come era stato lei. Kate sentiva la necessità di chiarire alcune cose, Rick non voleva nemmeno accennare a quel periodo ed ogni volta che lei lo faceva o che il discorso involontariamente cadeva lì, Castle faceva finta di niente o se poteva si allontanava. Erano stati d'accordo per i primi giorni ad evitare di parlarne e dedicarsi solo a loro, a ritrovarsi solo attraverso i propri sensi. I giorni però passavano e Kate tornava spesso con la memoria a quei mesi vissuti nel suo personale oblio, ripensando a quello che avevano fatto o detto.

Quando Castle era arrivato al distretto Kate era di nuovo in sala interrogatori. Ci aveva passato tutta la mattina, facendo solo brevi pause. Questo tizio era impertinente e imperturbabile, stava veramente facendo fatica ad ottenere qualcosa e questo la spazientiva oltremodo perché non era una cosa che accadeva spesso.
Rick aveva portato il pranzo e quando Kate uscì per l’ennesima volta, frustrata per quella situazione, vide i contenitori sulla sua scrivania ma non lui ad aspettarla. Si sedette pensando che si fosse allontanato con Ryan ed Esposito, ma lo vide tornare da solo, poco dopo con un gran sorriso sul volto.
- Ti vedo felice Castle… 
- Perspicace Capitano Beckett
- C’è qualcosa in particolare che ti fa stare così?
- Avere una splendida moglie la consideri una ragione sufficiente?
- Uhm… abbastanza lusingante. - disse Kate maliziosa e Castle le diede un fugace bacio che la colse di sorpresa, non aveva mai amato troppe smancerie al distretto, perchè era sconveniente e perchè non voleva farsi vedere dai suoi uomini così, ma in quel periodo gli perdonava tutto, anche troppo pensava lei. 
- Hai tempo per mangiare con me? - Gli chiese Rick prendendo una sedia e mettendosi vicino a lei prima di attendere una risposta.
- Qualche minuto te lo posso concedere. - Kate mosse il collo con movimenti circolari sbuffando un po'
- Sei stanca, vero? - non era una vera e propria domanda quella di Rick mentre apriva per lei uno dei due contenitori e glielo porgeva insieme alle bacchette. 
- È un osso duro. Non cede.
- E non vuoi farlo nemmeno tu. - osservò lui sapendo esattamente come era sua moglie.
- Sai che non lo farò.
- Lo so. - Le disse passandole un pezzo di pollo con le sue bacchette e sorridendole bonariamente mentre lei prendeva il cibo in modo fin troppo provocante facendo diventare il sorriso di suo marito sempre più compiaciuto - Spero solo che finito questo caso ti prenderai un po’ di riposo. 
Kate non gli rispose, ma gli sorrise solamente. Non voleva promettergli qualcosa che non era certa di poter mantenere. Si tuffò sul suo cibo mangiandolo con gusto. Appena ebbero finito Castle andò a prepararle un caffè mentre lei godeva di ancora qualche minuto di relax. Il suo sospettato era stato ricondotto nella cella del distretto in attesa che lei lo interrogasse di nuovo e non riusciva a staccarsi da quello che doveva fare. Rick le appoggiò la tazza davanti e lei se ne accorse solo per l’aroma che arrivava alle sue narici, anche se decaffeinato il caffè di Castle rimaneva comunque il migliore che potesse bere.
Rick si portò dietro la sua sedia, poggiandole le mani sulle spalle e muovendole dolcemente ma con fermezza. Kate si lasciò sfuggire un sospiro troppo accentuato al tocco del marito.
- Sei un po’ troppo tesa Kate… Avresti bisogno di rilassarti un po’, non solo per il tuo bene. - Tolse le mani dalle sue spalle con un po’ di disappunto della donna. Quello era il segnale che Castle si preoccupava per la sua salute più di quanto volesse ammettere, oramai aveva imparato a riconoscere i suoi segnali, ogni volta che metteva di mezzo la loro bimba era il suo segnale per dirle di rallentare e farle venire i suoi sensi di colpa. Ci riusciva perfettamente ogni volta.
- Cercherò di fare il prima possibile. - Gli disse alzandosi per tornare nella sala interrogatori, dopo aver fatto un cenno ad un agente, gesto per tutti loro eloquente che voleva di nuovo quell’uomo sotto le sue grinfie. - Però devi promettermi che continuerai quel massaggio… - Gli ammiccò mordendosi il labbro e lui non avrebbe detto di no a qualsiasi richiesta
- Agli ordini capitano Beckett - Sorrise Castle, lasciandole un bacio sulla guancia ed accarezzandole dolcemente il ventre prima di tornare a casa.

Kate tornò al loft molto più tardi di quanto avesse voluto e di quanto Castle si fosse aspettato. L’aveva però aspettata per mangiare insieme e dopo cena si dedicò amorevolmente a massaggiare le sue spalle ed il suo collo mentre lei era seduta sul divano tra le sue gambe. Era stanchissima, avrebbe voluto solo dormire, ma non poteva anche quella sera, trascurare suo marito. Si rilassò talmente tanto che finì comunque per addormentarsi sul divano tra le sue braccia e Rick la tenne stretta a se fino a quando, indolenzita per la posizione non fu la stessa Kate a risvegliarsi ed andarono finalmente a letto.
Beckett avrebbe voluto riposare molto volentieri la mattina successiva, lasciandosi coccolare dalle braccia del suo scrittore che la tenevano vicino a se, ma qualcuno aveva deciso di uccidere un uomo e nascondere il corpo nel portabagagli di un auto abbandonata in un parcheggio multipiano.
Castle si lamentò molto e la lasciò andare estremamente contrariato ricordandole come doveva riposarsi, stava lavorando troppo e se i primi giorni ci scherzava, ora era diventato molto più serio. Le aveva ricordato ancora che sarebbe stato il loro anniversario da lì a pochi giorni, chiedendole di prendersi qualche giorno per andare via insieme, ma Kate aveva ancora una volta declinato l’invito: non aveva voglia di fare viaggi anche perché se poi fosse accaduto qualcosa a lei o alla bambina voleva essere sicura di poter essere seguita al meglio, e tra poco avrebbe lasciato il suo lavoro per la maternità.
Rick, però, non si diede per vinto. Anche in quegli ultimi giorni Kate aveva lavorato tanto, troppo. Però avevano quasi risolto, a detta sua, il caso di quel cadavere nel portabagagli. Era il pomeriggio del giorno del loro anniversario quando si presentò presto al distretto. La mattina Rick si era svegliato prima di lei, portandole la colazione a letto e si concessero qualche minuto di coccole in più del solito. Gli aveva anche chiesto di non farle nessun regalo, perché “il mio regalo sei tu ed essere tua moglie” facendolo commuovere come poche volte lo aveva visto. Kate non era solita a queste esternazioni per questo avevano ancora più valore, ma tutto quello che era successo qualcosa aveva cambiato anche lei e capiva che aprirsi di più con la persona che ama era una cosa positiva non solo per lui, ma anche per se stessa.
Beckett nel vederlo rimase sorpresa ed anche un po’ infastidita. Erano rimasti d’accordo che sarebbero andati a cena insieme, ma era veramente troppo presto.
- Dai Beckett andiamo - Le disse interpretando il suo sguardo interrogativo e prendendo il suo cappotto appoggiato dietro di lei.
- Castle, dove dobbiamo andare? - Rispose fin troppo acida.
- A festeggiare il nostro anniversario, dove se no?  - Castle aveva uno di quei suoi sorrisi soddisfatti che le faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi. Era una di quelle situazioni che le faceva ricordare benissimo perché appena lo aveva conosciuto una cose che pensava più spesso era che gli avrebbe sparato.
- Rick ma… devo finire, ho ancora da fare… - Protestò ancora Kate.
- No, Capitano Beckett, può andare. - La Gates era uscita dall’ufficio e la guardava appoggiata al muro con le braccia conserte ed un sorriso inusuale mentre ancora in modo più inusuale si scambiava occhiate complici con Castle. Kate li guardava entrambi allibita. - Poi le spiegherà il signor Castle. Per ora pensi solo a riposarsi. E lei - disse indicando Rick - non la faccia stancare troppo! 
La Gates li liquidò con un sorriso più che allusivo che lasciò entrambi a bocca aperta. Rick mostrò il braccio a sua moglie invitandola a seguirlo e lei, dopo essersi messa il cappotto e presa la borsa, non potè fare altro che seguirla, sotto lo sguardo divertito di Ryan ed Esposito che li salutavano con la mano sbeffeggiandoli.

- Allora? - Gli chiese Kate impaziente una volta salita in macchina. Rick per l’occasione aveva preso la Ferrari e lei non capiva proprio le sue intenzioni. - In qualunque posto pensi di portarmi con questa macchina, prima dovrei andare a casa a cambiarmi, non credi?
- Avrai tutto il tempo per cambiarti, ma non è necessario. Puoi anche toglierti tutto e mi vai benissimo, anzi anche meglio - Disse lui facendogli l’occhiolino e lei sbuffò e si voltò guardando fuori. Poi minuti dopo fermò l’auto e scese ad aprirgli la portiera.
- Allora Beckett, andiamo? - Rick le porse la mano e la invitò ad uscire. Erano davanti al Four Season e Kate sembrava non capire. Era stata lì con lui quel giorno che avevano discusso, non certo un bel ricordo, perché andare lì?
- Castle, ma…. - Provò a protestare, ancora presa in contropiede, ma meccanicamente uscì e lo seguì ed un ragazzo andò a parcheggiare la sua auto.
- Fidati di me, Kate.
Andarono diretti all’ascensore, Rick selezionò il piano e poi la condusse con sicurezza alla porta della stanza. Non era quella dell’altra volta, era diversa sia nell’arredamento che nella composizione. Aveva sempre un’ampia zona pranzo, dei divani molto spaziosi, ma una sola camera con uno dei letti più grandi che avesse mai visto e soprattutto un bagno grande almeno quanto la stanza, dove troneggiava un’enorme vasca idromassaggio vicino alla vetrata panoramica da dove si poteva godere di una vista sulla città e, infine, la grande terrazza
- Spero che le due camere da letto non servano. 
- Castle, perché? - Chiese Beckett
- Non volevi viaggiare, volevi essere sicura che se fosse accaduto qualcosa eravamo vicino e qui siamo a 10 minuti dal tuo ospedale, fidati, l’ho fatta molte volte quella strada, con la Ferrari ce ne possiamo mettere anche meno. - Le sorrise con aria innocente - Ho parlato con la Gates qualche giorno fa. Hai tutta la settimana libera. Hai lavorato un po’ troppo in questi giorni… 
- Castle! - Lo riprese
- Però ha detto che devi lavorare il prossimo fine settimana, ho accettato io al posto tuo. Così potremo festeggiare il nostro anniversario ed il tuo compleanno! Non è grandioso Kate?
- In vacanza a New York, quindi…
- Beh, tanta gente ci viene, c’è un sacco di cose da fare, da vedere… Guarda - Disse tirando fuori dalla tasca della giacca un mazzetto di opuscoli - troveremo qui qualcosa di interessante da fare!
- Castle, ma sono cose da turisti!
- Beh, tu le hai mai fatte? - Kate guardò alcune di quelle brochures
- Io… no… credo di no… 
- E allora faremo i turisti a New York! 
- Castle tu sei totalmente pazzo, lo sai? - Disse sciogliendosi infine e allacciando le sue braccia intorno al collo dello scrittore
- Sì, di te. Anche se ormai non ti posso più abbracciare come vorrei… - Sorrise poggiando una mano sulla sua pancia e beccandosi un’occhiataccia ferale. 
- Ti amo Richard Castle - Gli sussurrò prima di baciarlo

Kate trovò in camera una valigia con tutte le sue cose ed un porta abiti con un vestito.
- Di solito non avevo problemi ad indovinare la tua taglia, spero di riuscirci anche ora - Rick sorrise ironico e Kate stette al gioco
- Cosa vuoi dire, Castle? Vuoi insinuare ancora che mi sono ingrassata troppo? - Beckett sapeva che non era vero, anzi, si era mantenuta in perfetta forma.
- Non sto insinuando questo, è un dato oggettivo e non potrebbe essere altrimenti! - Kate sbuffò dandogli le spalle, sapendo esattamente quello che lui avrebbe fatto e lui prevedibilmente lo fece, andando subito ad abbracciarla avvolgendola da dietro tra le sue braccia - E non sei mai stata così bella come in questo periodo. Sei assolutamente perfetta Kate, lo è ogni parte di te.
Si lasciò coccolare dal suo abbraccio, Rick era sempre stato un uomo ironico e divertente, ma allo stesso tempo anche estremamente dolce ed attento a tutti i suoi bisogni. Con lui riusciva a ridere e commuoversi nel giro di pochi minuti. Nessuno era mai riuscito a farle provare emozioni così forti, nessuno sapeva esattamente quali erano le corde della sua anima da toccare in modo così preciso per farla vibrare. Lui la conosceva meglio di quanto si conoscesse lei stessa.
Disse a Castle di prendere le sue cose ed andarsi a cambiare di là. Protestò un po’ perché aveva sempre trovato estremamente eccitante vederla vestirsi e prepararsi, anche se in realtà Rick la trovava così sempre, e poi gli sarebbe piaciuto vedere il suo volto mentre scopriva il vestito che aveva preso per lei. 
Kate tirò giù la zip della porta abiti e sorrise nel vedere un abito fucsia, con il collo leggermente alto ma che le lasciava scoperte le spalle, che le segnava appena il punto sotto il seno e poi scendeva morbido che arrivava poco sopra il ginocchio. Si truccò senza esagerare e lasciò i capelli sciolti sulle spalle, come piaceva a Rick.
Kate uscì dalla stanza e Rick la stava aspettando con due flutes di champagne, in un completo nero Armani, con una camicia bianca con delle sottilissime righe tramate grigio perla.
Le porse il bicchiere squadrandola da capo a piedi. Era perfetta ed il vestito le stava perfettamente. Sorrise soddisfatto di non aver perso il suo occhio.
- Capitano Beckett, ha degli occhi splendidi - Fece appena tintinnare i loro bicchieri e se lo portò alle labbra senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso. Anche lei assaporò lo champagne solo per brindare con lui. - Anzi, mi correggo, sei tutta splendida.
- Non è casuale questo vestito, vero Castle? Quanto tempo hai impiegato per trovarlo?
- Me lo sono fatto fare. - Le regalò un sorriso malandrino e lei scosse la testa, era incorreggibile.
- Perché proprio questo? 
- Se ti dico perché quella sera avrei voluto togliertelo è poco romantico?
- Decisamente poco romantico Rick - Kate fece una buffa smorfia
- Ok, allora perché il fucsia ti sta benissimo. Però era vero che avrei voluto togliertelo!
- Castle! Finiscila! - Gli diede una leggera gomitata e poi lui la prese sottobraccio.
- Allora, signora Castle, andiamo a cena?
- Volentieri signor Castle.

Cenarono nel ristorante dell’hotel ed anche lì Kate ci mise poco a notare l’intervento di Castle, perché non poteva essere un caso che in tutta la sala, l’unico tavolo isolato era il loro. Non ebbe nemmeno bisogno di ordinare, perché Rick aveva già ordinato il loro menù, tutti piatti che Kate amava particolarmente o che per loro avevano un significato speciale. Durante la cena non parlarono molto, lasciarono che fossero i loro sguardi a farlo e le loro mani che si cercavano continuamente sul tavolo. 
- A cosa stai pensando? - Le chiese Castle vendendola improvvisamente soprappensiero mentre teneva lo sguardo basso e giochicchiava con la verdura rimasta nel piatto
- Al giorno del nostro matrimonio. - Kate alzò lo sguardo e Rick vide i suoi occhi brillare, come facevano solo quando era veramente felice.
- Non è stato molto convenzionale Beckett.
- Cosa abbiamo fatto noi di convenzionale Castle? - Rick rimase a pensare alla domanda della moglie, provò a parlare ma poi si interruppe da solo
- No, non mi viene in mente niente, decisamente no, Beckett… - Sorrise di loro e lo fece anche lei.
- Però è stato perfetto. C’era tutto quello che ci doveva essere, eravamo io e te.
- Veramente non ti è dispiaciuto non aver avuto un matrimonio tradizionale, con tutti gli amici, i parenti e tutto il resto?
- Castle, ascoltami. - Kate si sporse più avanti per prendergli entrambe le mani - Del nostro matrimonio tradizionale l’unica cosa che mi è dispiaciuta è stato che tu non ci fossi, non la cerimonia o la festa, ma solo che non sapevo che fine avevi fatto per due mesi e quella è stata l’unica cosa terribile. Il resto lo sai, non era importante. Certo non ti dico che mi sarebbe dispiaciuto, ma l’unica cosa importante del nostro matrimonio eri tu. Potevamo anche essere io e te in uno scantinato, avrei avuto tutto, perché avevo te. Non cambierei il nostro matrimonio con nessuna festa perfetta al mondo.
- Ti devo sempre una luna di miele come si deve Kate.
- Me ne ricorderò Castle.
Rick prese la sedia e si spostò da davanti a lei al suo fianco, così da potergli essere più vicino. Quando il cameriere venne a togliere i piatti, spostò le sue posate dove era seduto ora Rick, che fece un cenno di approvazione con il capo.
Kate abbassò di nuovo lo sguardo, Castle, ormai vicino a lei, le sollevò il volto invitandola a guardarlo.
- Che altro c’è Kate? Questo non è uno sguardo da bei ricordi…
- Pensavo all’anno scorso.
- Non ci pensare. 
- Non doveva andare così, Rick.
- Abbiamo solo festeggiato con un giorno di ritardo, ricordi? Direi che abbiamo anche festeggiato alla grande, no? - Rick le fece un’occhiolino malizioso e Kate arrossì sorridendo. Lui impazziva nel vederla così, tanto si imbarazzava in quelle situazioni quanto non aveva alcun imbarazzo quando più contava per lui.
- Castle io vorrei una cosa, per noi.
- Quello che vuoi.
- Aspetta a dirlo, potrei prenderti in parola. Vorrei che non ci fossero più cose non dette. Che quello che ci ha fatto star male, che abbiamo dentro, possiamo trovare il coraggio di dircelo. Per non avere più zone d’ombra.
- Kate, per favore, non roviniamo questa serata… - La supplicò Rick
- Non voglio farlo. Non ti dico di cominciare ora, però voglio che mi prometti che lo faremo. Rick, amore mio… Se c’è qualcosa che ti fa star male io voglio che tu sia libero di parlarne con me, che tu non ti debba tenere tutto dentro e voglio sentirmi libera di fare lo stesso con te. 
Kate prese la mano sinistra di Rick e la strinse tra le sue. Il suo tono divenne più basso, quasi un sussurro che potesse sentire solo lui.
- Ti amo, Richard Castle. La mia vita è diventata straordinaria da quando ci sei tu e lo è sempre di più, nonostante tutto quello che abbiamo affrontato anche in questi due anni. Ma tu sei sempre la mia certezza, il mio porto sicuro dove posso sempre tornare ed il tuo abbraccio è sempre il posto migliore in assoluto per ripararmi da tutto il resto mondo. Sei l’amore della mia vita e tutto quello che ho e che avrò di bello - si fermò solo un’istante per avvicinare le loro mani al suo ventre - lo devo a te. Grazie per esserci sempre stato e per essere così come sei, splendidamente perfetto per me, con tutti i tuoi difetti. - Sorrise infine, ma gli occhi erano velati di lacrime e la voce incrinata dall’emozione difficile da trattenere. Accarezzò più volte la fede sul suo dito e poi la baciò.
- Beckett, dimmi la verità, te lo eri preparato questo discorso? - Lei scosse la testa ridendo e gli accarezzò il volto per cancellare quelle due lacrime scese dai suoi occhi color del mare, poi fu lui a prenderle la mano tra le sue.
- Ti Amo Katherine Beckett e so con certezza che nella mia vita non potrei mai amare nessuna donna che non sia tu. In te c’è tutto quello che amo e che amerò. Sempre. Sei quello che ho cercato per tutta la vita in tutte le donne che ho incontrato, ma nessuna era te. Sei la sola ed unica, perchè solo tu hai saputo farmi diventare un uomo migliore, degno di te. Sei la luce che illumina tutti i miei giorni. Non mi stancherò mai di accoglierti tra le mie braccia e farti rifugiare tutte le volte che vorrai e proverò sempre ad amarti come tu meriti e non mi stancherò mai di esplorare il tuo mistero.
La baciò teneramente ed avrebbero continuato se il cameriere dietro di loro non si fosse schiarito la voce per richiamare la loro attenzione. Si staccarono sorridendo imbarazzati mentre il ragazzo rosso in volto poggiò i piatti davanti a loro augurandogli buon appetito e congedandosi rapidamente. Poi risero di gusto entrambi e in quella risata scaricarono anche tutta la tensione e le emozioni accumulate. Risero fino ad avere le lacrime agli occhi e i crampi allo stomaco e non sapevano nemmeno loro perché, risero perché erano semplicemente felici, felici come da tempo non erano. Felici e liberi di esserlo. E si imboccarono a vicenda prendendo pezzettino per pezzettino da quei piatti di dolci misti, un po’ di tutto quello che piaceva ad entrambi, così come gli piaceva sempre aspettare che fosse l’altro a passargli il cibo, la trovavano una cosa divertente e intima allo stesso tempo.
Quando si alzarono finita la cena, il cameriere li osservava ancora imbarazzato da lontano: Rick gli lasciò una generosa mancia sorridendogli prima di uscire dal ristorante tenendo sottobraccio Kate e sarà stato il vestito appariscente o semplicemente perché era sempre più affascinante con quella camminata sensuale innata, in molti si voltarono a guardarli e lui si sentì estremamente orgoglioso.
Arrivati in camera, Castle fu finalmente libero di fare quello che voleva da quando l’aveva vista prima di andare a cena: toglierle quel vestito. Kate a distanza di anni non riusciva ad abituarsi ancora a quello sguardo su di se: Rick ogni volta la guardava come la prima volta che era stata sua. Si sentiva completamente a nudo sotto il suo sguardo e non perché era senza vestiti, ma perché quello che lui riusciva a spogliare era la sua anima: quello di Castle non era solo uno sguardo carico di desiderio e passione, quella sarebbe stata la cosa più normale in quella situazione. Lui la accarezzava con gli occhi, ovunque il suo sguardo si posasse, lei sentiva tutto il calore del suo amore, perché Rick non la guardava come un uomo guarda una donna, lui la venerava, letteralmente e Kate ancora non riusciva a capacitarsene di come potesse essere lei il destinatario di tali attenzioni.
- Rick… - Lo chiamò per cercare di farlo smettere di osservarla così e allungò una mano verso di lui. Lei era rimasta immobile fino ad ora come se lo sguardo di suo marito l’avesse paralizzata. Lui prese la sua mano, facendola avvicinare a se e Kate scavalcò il vestito ancora adagiato ai suoi piedi e raggiunse le braccia di Castle ancora completamente vestito. Era così strano appoggiare il suo corpo nudo sulla sua morbida camicia di cotone e seta. Rick la allontanò poco da se, con il dorso della mano le accarezzò un braccio: Kate rabbrividì e lui percependo la sua reazione si lasciò scappare un sospiro.
- Dio mio Kate, sei perfetta.
Beckett sorrise amaramente scuotendo la testa, portandosi istintivamente una mano su quella nuova cicatrice sul suo corpo. Castle gliela prese e l’accarezzò lui, con quella dolcezza che solo le sue mani potevano avere sul corpo di lei.
- Non scherzare Castle… - Gli disse Kate in un sussurro.
- Fanno parte di te Kate, di quello che hai vissuto, di come siamo arrivati qui. Sono tue e tu sei perfetta così e non sarà nessun segno sul tuo corpo a farmi cambiare idea. Ognuno di questi segni mi hanno fatto capire di più quanto ti amo. 
Kate fece una smorfia e Rick la guardò perplesso. Poi gli sorrise scuotendo la testa, vedendo la preoccupazione che già aveva invaso il volto di suo marito.
- Tua figlia… non sta molto ferma… - Rick si precipitò a sentire ed avvertì chiaramente i suoi movimenti, guardando estasiato sua moglie negli occhi. Si emozionava sempre, ogni volta.
Andarono in camera seminando i vestiti di Castle e quel che rimaneva di quelli, pochi, di Kate e poi passarono il resto della notte uno tra le braccia dell’altra, ad amarsi e coccolarsi per poi dormire e ricominciare quando si risvegliavano. Non avrebbero potuto chiedere nulla di più a quel giorno.

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Capitolo 2
*** DUE ***


Nei giorni seguenti fecero esattamente i turisti a New York, sempre però considerato che uno dei due era Richard Castle, quindi con tutti i suoi eccessi, come quando aveva affittato un elicottero per fare un giro sopra la città e farsi lasciare sul tetto di un grattacielo dove c’era un ristorante che aveva prenotato per loro per cena.
Visitarono i principali musei, girarono la città sull’autobus scoperto, andarono ad Ellis Island, salirono sulla Statua della Libertà, sull’Empire State Building e sull’osservatorio del Rockefeller Center, passeggiarono a Central Park e attraversarono il ponte di Brooklyn. Fecero centinaia di foto, insieme e a vicenda. Mangiarono schifezze in chioschi per strada e ristoranti improbabili. Si divertirono, più di tutto, nella loro improbabile vacanza nella loro città, ma si sorpresero di quante cose non avevano mai visitato e anche quelle che avevano già visto, avevano tutto un altro significato nel farlo insieme e Kate adorava vedere le espressioni entusiaste di Castle ogni volta che scopriva qualcosa di nuovo o che vedeva qualcosa che attirava la sua attenzione e toccava i suoi interessi. Così al museo delle cere di Madame Tussauds si era messo in posa per fare le foto sulla bicicletta con ET e la mostrava tutta orgoglioso, dicendo che l’avrebbe appesa nel suo studio ed aveva fatto la stessa cosa anche con tutti i super eroi della Marvel. Aveva detto a Kate che avrebbero dovuto farsi fare anche loro le statue di cera e tenersele a casa e lei inorridì alla sua folle idea e lo guardò talmente male che non osò ripetere ancora una simile idea. 

Quei giorni erano perfetti, tranne che per una cosa: Castle non aveva ancora nemmeno considerato l’idea di parlare di quanto era accaduto. Così come a casa faceva finta di niente quando lei provava a prendere molto alla larga il discorso. Ma lui lo capiva e sviava subito. Kate non aveva voglia di rovinare quei giorni o discutere, quindi faceva finta di niente, anche se le dispiaceva molto, soprattutto perché pensava che lui non si sentisse libero di parlare con lei e questo le faceva male.
Castle sembrava aver cancellato quei mesi e tutto quello che era accaduto tra loro. Era come se fosse passato da prima dell’arresto di Mason Wood, perchè nemmeno di quello aveva voluto parlare, al giorno che lei aveva riacquistato la memoria. Non una parola su nulla, nè con lei nè, per quello che ne sapeva, nemmeno con Martha o Alexis. Aveva avuto modo di parlare con la figlia di Castle quando era tornata a New York per un week end, un paio di settimane prima, anche lei stupita di come suo padre evitasse l’argomento. Kate le disse che probabilmente aveva bisogno di ancora un po' di tempo per elaborare la cosa, anche se dentro di se temeva che non sarebbe stato così. Non era la prima volta che Castle evitava di parlare di qualcosa di molto importante che lo aveva fatto soffrire.
Solo una volta Rick aveva parlato di qualcosa accaduto in quel periodo, ma non con lei e Beckett non lo sapeva. Erano andati a casa di Jim, Kate aveva voglia di vedere suo padre, ma aveva allo stesso tempo insistito che anche Castle andasse con lei. Quando arrivarono Jim si volle preparare del caffè per tutti e Castle si offrì per aiutarlo stupendo sua moglie: Rick e suo padre avevano sempre avuto un ottimo rapporto, ma non li aveva mai visti “complici” come sembravano quel giorno. Fu in cucina che Rick chiese a Jim di non dire a sua figlia che era stato a parlare con lui, soprattutto di cosa ed anzi si scusò per quanto era stato indelicato quella sera nel rivangare il suo dolore. Jim si dimostrò più che comprensivo con lui, dicendogli di non preoccuparsi: a lui interessava solo che sua figlia fosse felice e sapeva che con Castle lo era molto, come gli aveva detto lei stessa, tanto gli bastava. Jim non sapeva come erano andate le cose, ma se quella chiacchierata era servita in qualche modo a rimettere a posto le cose, anche se in minima parte, ne era valsa la pena. Rick si era offerto di finire lui di preparare, dicendo all’uomo di raggiungere Kate per passare un po' di tempo con lei. Sua moglie e Jim si erano già seduti in soggiorno. Castle, tornato con il vassoio con le tre tazze che diede prima a sua moglie e poi a suo suocero, ebbe la tentazione di sedersi sul divano vicino a Jim ma qualcosa gli disse di non farlo ed optò per la poltrona davanti a Kate. Quel posto vuoto era occupato dalla costante presenza di Johanna: era chiaro se si passava solo qualche secondo ad osservare padre e figlia, e Kate sembrò tirare un sospiro di sollievo nel vedere Rick sedersi altrove. Rimasero lì un po', Castle stranamente non parlò molto, preferendo concentrare la sua attenzione ai sorrisi sinceri che sua moglie riservava a suo padre che non esprimeva apertamente quanto fosse felice della stessa felicità della figlia, ma tutti lo sapevano, senza bisogno di parlare. Prima di uscire Jim, senza farsi sentire da Kate, disse a Castle di non dire nulla della lavagna che teneva ancora nascosta ed i due si scambiarono un sorriso ed uno sguardo di intesa.

- Se vuoi per il tuo compleanno possiamo fare una festa, parlo con il direttore dell'hotel e... 
Rick e Kate erano abbracciati sul divano dopo l’ennesima giornata in giro per la città.
- Castle, ti sembro il tipo che ama le feste nelle quali deve essere la protagonista? 
- No ma... Pensavo che dopo quello che era successo ti faceva piacere.
- Castle, alla mia festa di compleanno dovremo essere massimo in due, me compresa.
- Oh... Capisco... - la faccia di Castle si fece improvvisamente triste
- Ehy Babe, che c'è? Avevi già organizzato qualcosa? Va bene ugualmente eh... - Gli scompigliò  dolcemente i capelli.
- No... È che in due ed una sei te... C'è Lily... Quindi io non sono incluso... 
- Rick, ti prego, sii serio! - disse Kate sorridendo, ma lui era serio. Lo baciò in modo molto poco casto. - Allora diciamo così, Castle. Due persone escluse quelle dentro di me, va meglio?
- Kate non posso escludere però che non lo sarò anche io! - un sorriso malizioso si stampò sul suo volto che aveva perso ogni traccia di tristezza, dopo averle sussurrato quelle parole all'orecchio con voce languida e soffiando quel tanto che bastava per farla oltremodo eccitare. Beckett gli diede un buffetto per farlo stare zitto e lui fece ancora una faccia più imbronciata facendola ridere di gusto.
- Devo anche pensare al regalo per il tuo compleanno.
- Non voglio nulla Castle, non c’è bisogno.
- Oh sì che c’è! Niente per il nostro anniversario, niente per il compleanno! Beckett perché mi vuoi fare del male! - Chiese con tono melodrammatico
- Castle non parlare con quell’atteggiamento che si addice più a tua madre che a te! - Lo riprese Kate mentre si sedeva dall’altra parte della poltrona per tenere il punto senza però riuscire a trattenere un sorriso.
- Ma Kate! Tra due giorni è il tuo compleanno ed io… non ti ho preso nulla! Non è giusto! Io devo farti un regalo, capisci? È proprio un’esigenza fisica! Non posso farne a meno! - Gli parlava con un tono che sembrava veramente come se fosse una ragione di vita o di morte e questo fece ridere tantissimo Beckett e lui tornò ad imbronciarsi perché lei non capiva la sua esigenza di farle questo regalo.
- Ok, Castle, parliamone. Che regalo vuoi farmi? - Gli chiese Kate accondiscendente avvicinandosi di nuovo a lui.
- Quello che vuoi! - Rispose lui illuminandosi felice che lei finalmente gli dava ascolto
- Sicuro? - Kate aveva un sorriso sul volto che lasciava intendere che avesse un’idea in testa e che avrebbe fatto girare la cosa a suo vantaggio e Castle lo capì e si preoccupò
- Beh, sì certo… Qualsiasi cosa che io possa comprarti o fare per te. Se vuoi un pezzo di Luna ce l’ho, te lo regalo, è molto romantico in fondo no? Come si dice, se vuoi ti regalo la luna…
- Castle, non voglio la Luna. 
- Ok, niente Luna, allora dimmi. - La guardava attentamente, attendendo le sue mosse, ora ancora più convinto che si era messo nei guai da solo, perché era certo che Kate Beckett non gli avrebbe chiesto un regalo normale. Non era Meredith che avrebbe voluto un’edizione limitata di una borsa di Prada o di Gucci, nè Gina che gli avrebbe chiesto un gioiello di diamanti, possibilmente. Kate non era così, tutti i regali importanti che le aveva fatto, erano stati sempre idee sue e lei li aveva accettati entusiasta sì, ma altrettanto imbarazzata. Per Kate il denaro aveva un valore e non voleva che lui lo sprecasse per lei o per altre cose futili. Certo, le piaceva la bella vita che poteva fare con Castle, ma non le piaceva ostentare nè esagerare. A Kate non era mai importato nulla dei suoi soldi ed era convinto che sarebbe stato ancora così. Si sforzava in quegli attimi di capire che genere di regalo simbolico Kate avrebbe voluto. Magari era qualcosa per la bambina, così avrebbe unito l’utile al dilettevole. Lei però lo sorprese ancora. Appoggiò le mani sulle sue tempie
- Io come regalo voglio sapere che cosa hai qui - e poi spostò le mani sul suo petto, sopra il cuore - e qui Castle.
- Kate…
- Ascolta Rick. È difficile, lo so. Però dobbiamo fare questo passo. Dobbiamo guardare indietro per andare avanti. Non possiamo continuare a lasciarci cose irrisolte alle spalle. Ne abbiamo lasciate tante, tutti e due e me ne sono accorta proprio in questi mesi. Non voglio ricominciare la nostra vita così.
- Kate… - Castle cercava ancora di prendere tempo, Beckett sospirò e tolse le mani dal suo corpo, capendo che non serviva. Lui non voleva ferirla - … veramente vorresti questo come regalo?
- Sì Castle. È l’unica cosa che vorrei. Che tu avessi abbastanza fiducia in me da confidarti e dirmi quello che hai passato, come ti sei sentito, le cose che ti hanno fatto stare male. Non voglio farti rivivere cose spiacevoli, voglio solo capire, perché lo vedo Rick che c’è qualcosa che non va. - Appoggiò la mano sul suo braccio e lo guardò sorridendogli dolcemente - Pensi di riuscire a confidarti con me? I tuoi segreti saranno al sicuro con me. 
- Kate, io mi fido ciecamente di te. Non pensare mai il contrario. Certo che voglio dirti tutto, ma non so se sono pronto.
- Bene Castle, altrimenti dovrò farti il siero della verità per sapere quello che mi nascondi! - Kate rise mentre Castle si ritrasse dal suo tocco, come se lei lo avesse fulminato. Aveva fatto solo una battuta, ma vide Rick inorridito dalle sue parole, si passò più volte le mani sul volto.
- Castle? - Provò a toccarlo di nuovo appoggiando una mano sulla sua gamba e la lasciò fare.
- Lo hanno fatto Kate…
- Cosa Rick?
- Il siero della verità, o qualcosa del genere. LokSat o meglio il suo assistente. Quello che hanno trovato mezzo morto legato nella stanza. C’ero io lì al suo posto. Lo avevano fatto a me.
- Non c’è in nessun rapporto questa cosa, solo che ti hanno trovato lì. - Kate era inorridita e addolorata, aveva letto i rapporti che avevano fatto del caso LokSat i suoi colleghi e le forze speciali e di quello che avevano fatto a Castle non c'era traccia. Nemmeno lui glielo aveva mai detto. 
- Non l’ho detto a nessuno. Lui mi ha chiesto di noi, io non volevo dirgli nulla di noi, di quello che provo per te, sono cose nostre Kate, non ho potuto farne a meno… Poi mi ha chiesto chi è che sapeva di lui. Voleva uccidere tutti… 

- Rick… - Kate avrebbe voluto finirla lì, non voleva farlo soffire, non così, non immaginava che ci potesse essere qualcosa di simile, per lei era stato rapito, forse volevano ucciderlo, ma che lo avessero torturato così, psicologicamente, non poteva immaginarlo. Ripensò alle foto che aveva visto del luogo, lo immaginò lì disperato per quella che era la loro sorte, perchè lo sapeva che lui in quel momento non si stava preoccupando per la sua fine, ma per la loro incolumità. Castle, però, le fece cenno di tacere, voleva che lui parlasse, lo avrebbe fatto.
- Mason Wood mi ha detto che ti avrebbe ucciso, quando mi ha lasciato lì, mi ha detto che mi avrebbe ucciso subito e che veniva a fare la stessa cosa con te. 
- Mi aveva detto che eri morto e che eri nell’inceneritore. - sospirò Kate nel ricordarsi quel giorno. Avevano cominciato a parlare. Sarebbe stato molto doloroso per entrambi ma altrettanto necessario.
- L’idea era quella. Per fortuna sono arrivati Esposito e Ryan. - Castle sorrise amaramente, mentre Kate si avvicinò a lui e fu subito accolta dalle sue braccia.
- Cosa è successo che non ti fa essere completamente sereno Rick? - Gli chiese Kate appoggiata contro il suo petto mentre lui le accarezzava i capelli
- Perché pensi che non lo sia?
- Perchè nessuno può esserlo con quello che hai passato. E poi ti conosco, Castle. La notte sei spesso agitato...
- Quello non ti dispiace però! - Disse lui con un sorriso che le faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi
- Quando dormi, Castle, intendo agitato quando dormi. - Alzò la testa per guardarlo meglio e lui si tolse subito quel sorriso dalla bocca per fare un’espressione innocente
- Ah, ok, quando dormo… Perché per il resto, quando non dormo, se sono agitato, ti va bene, vero?
- Castle! - Lo riprese ancora e lui si ammutolì. Il fatto che stava ironizzando così per lei era un chiaro segnale di quanto fosse nervoso di parlare di questo. - Allora? Cosa c’è? Solo una volta ti ho già visto così ed era dopo il tuo rapimento, quando non sapevi cosa ti fosse accaduto. Ora però non può essere questo il problema, semmai doveva essere il mio.
Rick non le rispose e Kate si alzò dal suo petto per guardarlo negli occhi ora meno sicuri e vivaci del solito, gli accarezzò il volto, tracciando con le dita il suo profilo. Sentiva come era contratto e lo baciò sul mento e sulla guancia.
- Sei teso, ti sento anche quando ti accarezzo il volto, quando ti bacio… - Lo baciò ancora proprio lì dove sentiva la sua mandibola serrarsi.
- Mi conosci così bene Kate… - Sospirò Rick
- Come tu conosci me.
- Ti sei mai chiesta perché la tua amnesia è cominciata proprio quando mi hai conosciuto? Perché hai dimenticato tutto di noi?
- Sì, tutti i giorni, credo. Ogni giorno cercavo di capire, di darmi una spiegazione e spesso quelle che trovavo non mi piacevano per niente.
- Che risposta ti sei data?
- L’ho potuto fare solo adesso. Dopo che ricordavo tutto. Vedi Rick, la mia vita è stata segnata da due eventi, che per motivi diversi mi hanno cambiata in modo inesorabile: la morte di mia madre ed averti incontrato. E per quanto la morte di mia madre è stata traumatica, drammatica e mi ha fatto soffrire avere incontrato te è stata la cosa migliore che mi sia capitata. Tu mi hai fatto rinascere. Sei stato un uragano nella mia vita, Castle - gli disse quest’ultima frase sorridendo, cercando di far sorridere anche lui.
- Gli uragani però ci mancano Kate, pensi che dovremmo rimediare?
- Taci Castle! - Gli chiuse la bocca con le dita - Non ho ancora finito. Io non so perché è successo tutto questo, però posso dirti che ho capito molte cose e tra le tante che ho capito è che nessuno avrebbe fatto tutto quello che hai fatto tu in quei mesi.
- Sono stato patetico, vero?
- Rick, mi vengono in mente mille aggettivi per descriverti, patetico non è nella mia lista. È stata una situazione assurda e paradossale, eppure tu l’hai fatta sembrare quasi normale e non hai mai mollato.
- Non è vero questo Kate, alla fine avevo mollato. 
- Alla fine eravamo esasperati Rick. Ho sbagliato io, molto. Hai sbagliato tu. Io avrei dovuto dirti quello che provavo, senza lasciarmi vincere dalla paura e tu dovevi parlarmi dei tuoi dubbi, delle tue paure, come dovresti fare ora.
- Cosa provavi Kate? - Ora era Castle ad essere molto più interessato alla conversazione. Quelle che dovevano essere le sue confessioni si stavano trasformando in quelle di Kate e a lui piaceva sempre scoprire qualcosa in più di lei, capire i suoi processi mentali, che non erano sempre così comprensibili, essendoci sempre dei lati del suo carattere e della personalità che gli erano oscuri e che si schiarivano a lui solo nel tempo.
- Che mi sono innamorata di nuovo di te, molto prima di quanto ho ammesso a me stessa. - Sospirò
- Non è la prima volta, vero? - Sogghignò Rick
- No, Castle, non lo è. Ed entrambe le volte per questo motivo ho rischiato di perderti. - Concluse Kate amaramente
- Non credo che sarebbe accaduto, Kate, non questa volta, almeno.
Ogni parola era difficile, ogni ricordo apriva cicatrici mai chiuse negli anni e lo era per entrambi, ma si rendevano conto tutti e due che era necessario che lo facessero, prendendosi i loro tempi, facendo le pause necessarie, diluendo quei discorsi se era necessario per tutta la serata, la notte ed i giorni seguenti.
- La notte che sei scappata sulla spiaggia. - Disse Castle dopo qualche minuto di silenzio mentre Kate lo guardava stupita. - È stato quella notte che lo hai capito, vero?
- Come lo sai? 
- Perché tu fai così. Quando hai paura dei tuoi sentimenti scappi. - Non c’era risentimento nelle parole di Rick, era solo una sua constatazione ripensando al suo comportamento nel corso degli anni.
- Non ho più paura dei miei sentimenti adesso Castle, non più. E tu? Hai avuto paura dei tuoi sentimenti?
- Sì… - Rick deglutì ed accarezzò Kate con il dorso della mano visibilmente tremante.
- È questo che ti fa stare male? - La dolcezza e la preoccupazione nella voce di Beckett lasciarono lo scrittore indifeso come un bambino davanti ai suoi sentimenti. Lei perse la sua mano e la baciò mentre lui annuiva solamente. - Cosa ti faceva paura Rick?
- Credevo che non sarei riuscito ad amarti come prima… Come ti amo ora. Quei pensieri che ho fatto in quei giorni mi ritornano alla mente continuamente. Ti vedevo come due persone diverse e ti ho odiato a volte perchè non volevi ricordare di noi. Come posso non amarti Kate? Come posso odiarti?
- Castle… - Kate sussurrò il suo nome non sapendo bene cosa dire per tranquillizzarlo. Prese il suo volto tra le mani e lo indirizzò verso di se  - Ehy Babe… guardami… Mi ami?
- Certo che ti amo!
- Non mi importa del resto. Solo io ho un marito che mi ama talmente tanto da non riuscire ad amare un’altra me! - provo a farlo sorridere mentre si avvicinava a lui baciandolo dolcemente sulle labbra.
- Mi dispiace Kate, per non essere riuscito ad amarti come avresti meritato. Per aver pensato delle cose delle quali mi vergogno.
- Rick, dobbiamo farci un processo alle intenzioni? Colpevolizzarci per quello che abbiamo pensato? Abbiamo vissuto una situazione assurda, è già un miracolo che ne siamo usciti sani di mente! 
- Parla per te, io non ne sono sicuro! - Scherzava ma non troppo e si meritò un’occhiataccia di Kate che bastò per farlo stare zitto.
- Quando te ne sei andata ho pensato di chiedere il divorzio. - Castle abbassò lo sguardo, se ne vergognava
Kate gli accarezzò il volto e gli diede un dolce bacio, in quel periodo vedeva suo marito più fragile di quanto dimostrasse e sentiva il bisogno fisico di coccolarlo. Lui se n’era accorto una volta e mentre lei era intenta ad accarezzarlo e baciarlo teneramente, senza nessuna malizia, gli diceva che era tutto il suo lato materno che veniva fuori e lo sfogava su di lui. Era più felice di ricevere quelle attenzioni di quanto volesse dimostrare, e ironizzava su questo, per non farsi scoprire, ma da come faceva le fusa ogni volta che lei gli si avvicinava, erano tentativi vani. Kate voleva trasmettergli tutto il suo amore con gesti semplici, quelli che per troppo tempo aveva trattenuto, quelli che sapeva lui amava particolarmente, ma non erano forzature per assecondarlo, era lei la prima a trovare beneficio nel fare quei gesti, coccolare suo marito la rilassava almeno quanto rilassava lui a ricevere quelle attenzioni. Ma quella sera non funzionava. Sembrava che lui e i suoi pensieri la rifiutassero. Spostò la testa per sottrarsi ai suoi baci.
- E se io non avessi accettato? - Gli chiese Kate a bruciapelo, appena lui si era scostato facendole capire che non voleva quel contatto in quel momento.
- Sono sicuro che l’avresti fatto. - Disse sicuro ma senza guardarla.
- Se non l’avessi fatto? Che avresti fatto Castle?- Non gli rispose. Non lo sapeva nemmeno lui. Se lo era chiesto molte volte in quelle settimane, era una delle cose che lo tormentava a tal punto da non riuscire più ad essere totalmente se stesso. Si sentiva in colpa. Non sapeva nemmeno di quale colpa precisamente si era macchiato, ma si sentiva inadeguato, come se fosse venuto meno alle sue promesse.
- Per me eri morta Kate, tu, come mia moglie dico. Eri sempre vicino a me, ma per me mia moglie era morta. 
- Mi dispiace Castle, ma non puoi fregiarti del titolo di vedovo. Sono viva. - Kate cercava di sdrammatizzare ma non era brava come lui.
- Come fai a non essere arrabbiata per come ti ho trattato l’ultimo periodo?
- E tu come fai a non essere arrabbiato per come ti ho trattato io in quei mesi?
- Io ero arrabbiato ma non con te, con quella che eri.
- Che sono sempre io - rise Kate.
- Sì, però, cioè, no… - Castle si era incartato e guardava ora Kate ridere e stava per mettere il broncio - Non eri tu, non proprio tu tu. Mi hai capito no? 
- Sì. Ti ho capito. Ho capito che ho un marito che mi ama talmente tanto che non mi tradirebbe nemmeno con un altra me stessa. 
- Beh, in teoria un po’ ti ho tradito con l’altra te…
- Mi ricordo Castle… Tutte le volte. - Gli sorrise ora sì, maliziosamente
- Ah, giusto… 
- E devo dire che durante la nostra seconda prima volta sei stato molto più dolce e delicato che nella prima… prima!
- Non mi pare però che ti sei lamentata, nessuna delle due “prime”. E poi anche tu la prima prima sei stata molto più intraprendente.
- Non vedo l’ora di esserlo di nuovo Castle - gli disse languidamente avvicinandosi a baciarlo con molta più passione e lui questa volta la ricambiò, lasciando che si scambiassero quel lungo bacio consolatorio.

- Comunque ho pensato cose orribili. - Cambiò velocemente discorso Castle appena ripresero fiato.
- Anche io ho pensato cose orribili. Cose che se ci ripenso adesso mi viene da vomitare di me stessa. - Si portò una mano sul ventre ricordando le sue prime sensazioni quando aveva scoperto di essere incinta. Castle non si lasciò sfuggire la cosa, sospirando rumorosamente e le cinse le spalle con un braccio fino ad intrecciare la sua mano con quella di Kate - Cosa dovrei fare io di me stessa Rick? Ho passato non sai quanto tempo a colpevolizzarmi nei mesi scorsi e lo faccio ancora a volte, però non è giusto, razionalmente so che non è giusto e lo devi capire anche tu.
- Hai pensato veramente di farlo? - Rick strinse ancora di più la mano della moglie
- Sì. All’inizio sì, ma non so se avrei mai avuto realmente il coraggio di farlo.
- Ho avuto paura di quello che potevi decidere, ma dentro di me sapevo che non l’avresti mai fatto.
- Ti fidi più tu di me di quanto faccia io di me stessa Castle…
- Perché ti sottovaluti sempre, Beckett. - Kate si appoggiò sulla spalla di Rick, mentre le loro mani continuavano a rimanere congiunte su di lei. 
- Sei andato a cercarmi anche a casa da mia cugina. Ha tempestato di telefonate papà per sapere cosa stava accadendo…
- Ehm… sì. Non le ho dato nemmeno troppe spiegazioni, credo di aver fatto la figura dell’idiota.
- Siete andati anche dentro i cinema, perché non ti è venuto in mente di venire al parco? Lo dicevi anche tu che per noi era importante.
- Perché pioveva, mi affidavo al tuo buon senso di non bagnarti e non prendere freddo. - Fece una pausa durante la quale Kate lo trafisse con il suo sguardo, le stava dando dell’irresponsabile? Beh, non che ne avesse tutti i torti nel farlo però le dava fastidio ugualmente - E poi perché sono andato a cercarti in tutti i posti tuoi, non nei posti nostri, capisci che voglio dire? Le altalene sono nostre Kate. Quando abbiamo parlato dopo che eri venuta in libreria, dove ti ho chiesto di sposarmi, dove ci siamo ritrovati quando ti cercavano… 
- Sono andata un’altra volta lì, una volta molto importante, ma ero sola. - Castle la guardò non capendo di cosa stesse parlando - Anche quella volta sono venuta a casa tua, completamente bagnata… 
Rick non lo sapeva. Quello erauno degli argomenti dei quali non avevano mai parlato, dei quali lui non aveva mai voluto parlare. C'erano delle cose, a distanza di anni, delle quali non aveva mai avuto il coraggio di parlare e quella era una di queste. Non aveva mai voluto sapere nulla di più di quell anotte di quanto lei non gli avesse detto, ed era il minimo indispensabile che era servito per le indagini dei giorni seguenti. Se ci ripensava gli faceva ancora male e quella sensazione di vuoto assoluto provata il giorno in cui si era imposto di dirle addio era ben impressa nella sua mente. Ci fu ancora silenzio tra loro. E la mente di entrambi che tornava a quella notte, non avevano bisogno di dirselo che pensavano tutti e due alla stessa cosa.

- Non è stato facile starmi vicino vero Rick? - Ammise Kate.
- È sempre facile starti vicino, è stato sempre più complicato starti lontano. Quello che ho fatto, lo avrei fatto anche altre volte, se tu me lo avessi permesso.
- Non era la prima volta, ma tu lo sapevi, vero? - Kate giocava con la mano di Rick, girando delicatamente la fede al dito di lui, come se fossero carezze. 
- Cosa?
- Le crisi di panico. - Sospirò - Con te però è stato più facile. Grazie per essermi stato vicino e non avermi affrontare tutto questo da sola.
- Una volta mi hai detto esattamente il contrario. Mi ringraziavi per averti lasciato sola. - Kate si stupiva di come Rick si ricordasse così tanti particolari di loro, ma quello se lo ricordava bene anche lei, erano state giornate molto difficili. Si portò automaticamente un mano sul petto e Castle seguì la sua. 
- Sono cambiate molte cose Castle… Non voglio più affrontare niente senza di te.
- Pensa quanta strada abbiamo fatto per arrivare a questo punto.
- Sposati con una figlia in arrivo?
- No, con te che parli così liberamente di te stessa e delle tue paure quando mi avresti ucciso anche solo se ti chiedevo “come stai” la mattina quando ti portavo il caffè. 
- Ero detestabile eh? - Ridacchiò lei
- Sì, ma soprattutto adorabile. Snervante, intrattabile ma decisamente stupenda e intrigante. E lo sei ancora.
- Snervante e intrattabile? - Sorrise Kate
- Anche Beckett. Ma pensavo di più a stupenda. E sexy. Molto sexy. - La baciò sul collo - Moltissimo.
Kate si voltò per guardarlo negli occhi. Erano di quel blu così scuro da sembrare nero: era il simbolo di quanto la desiderava ed erano lo specchio del suo stesso desiderio. Si stupiva di come voleva suo marito, pensava che con la gravidanza quella voglia sarebbe diminuita, se non scemata del tutto ed invece era esattamente il contrario e lui sembrava venerarla ancora di più di quanto aveva sempre fatto. Non perdeva occasione di farla sentire bella e desiderata, di farla sentire donna prima ancora che madre ed ogni volta si stupiva delle sue attenzioni, come in quel momento.
Si mise a cavalcioni sulle sue gambe, mentre lui le sfilava la maglia e baciarla lì, dove l’aveva baciata la prima volta che si era presentata al loft, su quella cicatrice che per prima gli aveva fatto dichiarare i suoi sentimenti. Castle la abbracciò e con le mani andò a cercare il gancio del reggiseno che aprì e poi lo sfilò via. Rimase a guardarla, sfiorandola con tocchi delicati e poi come un bambino appoggiò la testa tra i suoi seni e senza fare più nulla, lasciando che lei gli accarezzasse i capelli. Per amarsi avrebbero avuto tempo tutta la notte.

 




NOTA: Forse in questo capitolo troverete alcune risposte a delle cose lasciate in sospeso in Always Again. 

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Capitolo 3
*** TRE ***


Kate si svegliò la mattina successiva ancora intrecciata al corpo di Castle. Sentiva il suo respiro profondo dietro il suo collo sbuffare tra i suoi capelli, il braccio che le cingeva la vita facendo avvicinare la sua schiena al torace di lui, le sue gambe tra quelle del marito. Era sorpresa di come anche adesso si incastrassero perfettamente come a formare un unico corpo. Prese la mano di Castle abbandonata su di lei. Gli piaceva accarezzare e maneggiare le sue dita morbide, giochicchiare con la fede, erano il suo antistress personale, in più di un senso, pensò maliziosamente mordendosi il labbro ripensando a quello che avevano fatto fino a poche ore prima e di come quelle si muovevano su di lei e in lei. Sorrideva tra se e se, appagata, soddisfatta. 

La sera precedente, infine, erano riusciti a parlare. Si erano confidati molto più di quanto pensava sarebbero riusciti a fare parlando di quello che li spaventava ed anche di alcune cose del loro passato. Si erano poi stuzzicati e cercati ma non erano caduti improvvisamente nel turbinio della passione. Avevano avuto tempo per coccolarsi e quando Castle si era poggiato sui suoi seni, abbracciandola e tenendola stretta a se, era riuscita a sentire una tale unione con lui più forte ed intima di un amplesso, perchè era perfettamente presente ai suoi sensi e sentiva tutta la forza e la dolcezza del suo abbraccio, il desiderio di amarla e di essere amato. Era Castle, il suo grande uomo bambino che si mostrava contemporaneamente in ogni sua sfaccettatura e lei le amava tutte. Molte volte aveva pensato come la sua vita con Rick fosse cambiata e come di conseguenza fosse cambiata lei: se c’era una parola che poteva descrivere ottimamente come si sentiva, la prima parola che le veniva in mente era completa. Castle la faceva sentire completa, sotto tutti i punti di vista e mai come ora ne era assolutamente certa. Era in questo periodo che se ne era resa conto in modo incontrovertibile. Aveva avuto modo di leggere nei mesi precedenti come l’atteggiamento dell’uomo potesse cambiare nei confronti della propria moglie, arrivando ad essere timido o addirittura intimorito dalla sua gravidanza e dalla presenza tra loro di una nuova vita in lei, arrivandola a vedere solo nel suo nuovo ruolo di madre. Suo marito, invece, non era mai stato così. Si era dimostrato sempre il solito Castle, anche durante il periodo della sua amnesia, un uomo che era letteralmente adorante, che non aveva mai smesso di farle capire in ogni modo quanto fosse donna prima ancora che futura madre, quanto fosse desiderabile e desiderata. Non si trattava solo di sesso. Non che non fosse importante, lo era e tantissimo soprattutto in quel periodo in cui Kate si sentiva sempre molto vogliosa delle attenzioni particolari del marito. Era il modo in cui la guardava, come le parlava, come gli piaceva giocare con lei, come non era assolutamente intimorito dal suo corpo, ed anzi la stuzzicava e la stimolava ancora di più e lei così si sentiva bene con il suo corpo in continuo cambiamento, da quando aveva riacquistato la memoria tutti i suoi timori erano spariti, anche grazie a Castle ed alle sue attenzioni particolari. Ed anche la sera precedente aveva voluto giocare con lei. Quando si alzarono dal divano Kate era convinta che sarebbero andati subito in camera a continuare quanto avevano iniziato lì, in posizione molto più comoda, soprattutto per lei, ma Rick aveva altre idee e sul suo visto dopo la tenerezza da cucciolo bisognoso di coccole era apparso quel sorriso malandrino di chi aveva qualcosa da nascondere che presto avrebbe rivelato. L’aveva condotta sì in camera e lì si era seduto su una poltrona che si trovava esattamente davanti al grande specchio in fondo alla parete. Le aveva preso le mani e condotta davanti a se. La guardava, seminuda, con solo i pantaloni addosso e lei non poteva non guardare anche oltre lui, vedendo la sua immagine riflessa dietro Rick e riusciva a farla stare talmente bene che non ne era per niente turbata. Castle le aveva detto tante volte che doveva imparare a guardarsi con i suoi occhi così avrebbe visto quanto era bella: non era arriva ancora a quei livelli, però non si imbarazzava più.
Rick prese una busta che teneva lì dietro e gliela passò. “Niente regali di compleanno” aveva protestato lei, e lui aveva ribattuto che quello era un regalo per lui, non per lei. Quando l’aprì un sorriso malizioso comparve anche sul volto di Kate e capì esattamente il senso delle sue parole. Un babydoll rosso di pizzo con un tanga ed un paio di sandali dello stesso colore con tacco alto allacciati sulla caviglia. Lei lo guardava in attesa di sapere cosa volesse. “Indossali” gli disse con tono perentorio, così Kate prese quelle cose e fece per andare in bagno a cambiarsi, ma Castle la fermò. “Indossali qui” la sfidava con lo sguardo e lei accettò la sfida. Si tolse i jeans sbottonandoli lentamente senza mai togliere lo sguardo da Castle che la guardava compiaciuto, lasciandoli cadere ai suoi piedi e scalciandoli via e poi fece lo stesso con gli slip, ma ancora con maggiore lentezza, piegandosi provocatoriamente a raccoglierli e lanciandoglieli. Si avvicinò a lui e con un dito gli accarezzò il mento, chiudendogli poi la bocca rimasta socchiusa mentre la guardava. Rick allungò una mano per accarezzarla ma Kate lo bloccò. Non era solo lui a giocare. Si vestì, molto lentamente, indossando prima il tanga, poi il babydoll, aperto sul davanti e tenuto insieme solo da un nastro di raso rosso che chiuse con movimenti lenti. Infine si avvicinò alla sua poltrona, appoggiò un piede sul bordo in mezzo alle sue gambe ed indossò una delle scarpe ripetendo la stessa azione con l’altra e poi, finalmente vestita come voleva lui, gli si fermò davanti, molto vicino, con le mani sui fianchi ad aspettare il suo verdetto, che leggeva già chiaramente sul suo volto. Quei vestiti le rimasero addosso per molto meno tempo di quanto aveva impiegato lei ad indossarli per farlo impazzire ed evidentemente c’era riuscita a pieno.

Appena mosse le gambe ancora intrecciate a quelle di Castle, Kate si rese conto che suo marito le aveva tolto tutto, tranne le scarpe: non si era nemmeno accorta di essersi addormentata indossandole ancora e non capiva come aveva fatto a non fargli del male con quei tacchi. Guardò l’orologio sul comodino. Effettivamente avevano dormito veramente poco e sorrise ancora. Si mosse appena, scostandosi da lui ma Castle appena avvertì la sua seppur poca distanza si avvicinò stringendola di più a se, reclamandola, mugolando qualcosa di incomprensibile nel sonno. Si arrese per un po', godendosi la stretta possessiva del marito, ma poi la sua necessità di andare in bagno vinse inesorabilmente sul desiderio di rimanere lì: questo aspetto della gravidanza non le piaceva proprio. Così dolcemente spostò il suo braccio e si sfilò dalla sua presa districando le loro gambe attenta a non fargli male con i tacchi. Si lamentò molto della sua assenza, Kate gli accarezzò in capelli e gli diede un bacio fermandosi a pensare per un attimo quanto quella scena avesse un sapore materno, quando lui nudo sul letto coperto a malapena dal lenzuolo gli ispirava tutt’altro. Si si tolse le scarpe prima di alzarsi e andò a recuperare la camicia bianca di lui, indossandola chiudendo solo pochi bottoni.
Quando rientrò in camera lo trovò girato dall’altra parte, probabilmente rassegnato nel sonno alla sua assenza, lasciando in mostra il suo fondoschiena nudo che fece roteare gli occhi a Kate imponendosi di mantenere un contegno. Doveva essere in grado di non fare l’adolescente vogliosa, no? Insomma… 
Prese i suoi slip e andò quindi sul divano nell’altra stanza dove ancora c’erano il resto dei suoi vestiti dalla sera precedente. Controllò le mail sul suo telefono ed in mezzo alle tante offerte pubblicitarie una aveva catturato la sua attenzione: Peter Wittle, tra membri più influenti del Comitato Nazionale del partito, era uno degli uomini che aveva incontrato al distretto il giorno che aveva fatto la sua relazione su LokSat. Erano passate varie settimane e attendevano ancora una sua risposta alla loro proposta. Certo, c’era tempo, ma loro le avevano spiegato che volevano lavorare bene sulla sua figura, perchè aveva tutto il potenziale per vincere e far nascere una carriera molto promettente. Il suo background era perfetto per quella svolta verso una nuova politica che il partito pensava fosse il momento di intraprendere e lei poteva essere uno dei profili migliori per questo: intelligente, indipendente, carismatica e bella. Aveva immagine, personalità e testa, se fossero riuscito ad inquadrarla in quel mondo erano convinti che Kate Beckett potesse essere il loro asso nella manica.
Ci aveva pensato distrattamente in quelle settimane. La proposta la allettava, così come la possibilità di mettersi in gioco in qualcosa si nuovo, poteva fare bene difendere quei valori in cui credeva in un altro modo, più sicuro probabilmente per lei e per la sua famiglia: non era in quel momento un argomento secondario. Cercò una posizione più comoda, sentiva la piccola che gli premeva proprio sulle costole ora che evidentemente si era spostata anche lei. Faceva male, sì, ma aveva sopportato dolori ben peggiori che non avrebbero portato a nulla di così bello. Si accarezzò un po' e la sentì muoversi ancora, Kate sussultò e poi si rilassò felice che anche lei avesse scelto una posizione più comoda. 
Quella decisione, però, non aveva solo lati positivi. Cominciare una carriera nuova e completamente diversa voleva dire lasciare la sua zona di confort, quel distretto che ormai conosceva alla perfezione sotto ogni punto di vista, voleva dire lasciare i suoi amici e abbandonare un lavoro che comunque le piaceva, per quanto fosse rischioso. E poi voleva dire andare a Washington anche se non sempre avrebbe passato lì tutto il suo tempo. Già una volta aveva rischiato di perdere Castle per quella sua decisione presa in solitudine senza considerarlo. Se ci ripensava sentiva ancora chiaro sulla sua pelle il senso di disagio e la paura mentre Rick le parlava quella mattina sulle altalene e la sua convinzione che la stava lasciando e non si era resa conto di quanto la facesse soffrire quell’idea fino a quando non se lo era ritrovato davanti convinta che sarebbe stata l’ultima volta. Come sempre doveva arrivare al limite, al punto di perderlo per capire quanto invece avesse bisogno di lui. 
Ripensava a come si era sentita quando lui le aveva raccontato di questo episodio durante la sua amnesia, il suo sdegno per come si era comportata lei stessa e quel paragone con Sorenson e con come lui si era comportato con lei che consciamente aveva sempre rifiutato di fare ma che in quel momento era uscito così vivo e vero. Ora ricordava chiaramente la sua paura di quei giorni e la sua insicurezza su quello che erano e su quello che sarebbero stati, se c’era un futuro per loro. Non poteva sacrificare la sua carriera, i suoi sogni, la sua grande occasione per una relazione che non sapeva quanto fosse seria o meglio, per la paura che lo diventasse effettivamente troppo. Ma il destino non aveva fatto i conti con Castle e la sua cocciutaggine ed il voler credere in loro malgrado tutto e malgrado loro stessi. Erano passati pochi anni in fondo, ma sembrava una vita se ripensava a quante cose erano accadute e a quanto era diversa ed ora che era di nuovo nella stessa situazione, non sapeva cosa avrebbe scelto di fare, ma di una cosa era certa, le sue priorità erano radicalmente cambiate e non avrebbe mai sacrificato Castle e la loro famiglia per nessun tipo di carriera: non era molto, ma era l’unica cosa di cui era fermamente convinta. Si rannicchiò un po’ di più sul divano: il sonno ebbe la meglio su di lei e si addormentò di nuovo.

Kate aprì gli occhi ed un profumo di croissant risvegliò i suoi sensi ma non fece in tempo a farsi venire l’acquolina in bocca che vide due occhi azzurri seri che la guardavano. Osservò il volto di Castle e vide come era teso, seduto nella poltrona di fianco a lei senza staccarle gli occhi di dosso. 
Kate si tirò su e solo in quel momento sentì qualcosa di morbido sulle sue spalle: l’aveva coperta lui. Recuperò il cellulare caduto tra i cuscini del divano, evidentemente le era scivolato di mano quando si era addormentata e sorrise a Rick che però non ricambiò il suo saluto.
- Ehy Castle… - allungò una mano verso di lui sperando che la prendesse ma rimase a mezz’aria e dopo un’attimo di smarrimento la ritrasse guardandolo ora anche lei seria, non capiva.
- Perché Kate? - Parlò Rick con la voce eccessivamente bassa e roca, come se fossero giorni che le sue corde vocali erano rimaste inutilizzate
- Perché cosa Rick? - chiese lei di rimando, non capendo proprio a cosa si riferisse
- Cosa è successo? Cosa ho fatto? Perché te ne sei andata e sei venuta a dormire qui da sola? - Castle deglutì rumorosamente. Kate nell’ascoltarlo chiuse gli occhi e lui interpretò anche quello in modo sbagliato - Io credevo andasse tutto bene tra noi.
- No Castle, non va tutto bene tra noi - disse lei altrettanto seria e lo vide sbiancare. Capì che non era il caso di scherzare - Babe, tra noi va tutto benissimo.
Gli sorrise ed allungò entrambe le braccia verso di lui che timidamente le prese e Kate le usò per fare leva ed alzarsi. Andò a sedersi in braccio a lui che la guardava senza dire nulla.
- Mi sono svegliato e non c’eri. Eri qui e dormivi da sola - Si giustificò lui ancora scosso.
- Quando mi sono svegliata tu ancora dormivi. Sono andata in bagno e quando sono tornata in camera tu stavi così bene che ti ho voluto lasciar riposare visto che stanotte ti sei stancato molto - ridacchiò regalandogli uno dei suoi sorrisi luminosi che fecero ne apparire uno timido anche a lui - E poi eri così poco vestito che non potevo stare lì senza cadere in tentazione
Il sorriso di Castle divenne più marcato. Kate portò le mani ad accarezzargli la nuca, appoggiando la testa sulla sua spalla, così da poter avere a disposizione il suo collo da baciare.
- Ho avuto paura - le confessò Castle sincero
- Rick io non vado da nessuna parte senza di te.
- Quando mi sono svegliato da solo ho pensato a quando tu mi avevi lasciato e poi a quando tu eri in ospedale ed io qui da solo e a quando non volevi che dormissimo insieme e poi ti ho visto dormire qui da sola io pensavo…
- Pensi a troppe cose in poco tempo Castle - gli sussurrò vicino l’orecchio per poi baciarlo ancora proprio lì sotto, dopo avergli dato un leggero morso sul lobo.
- La prossima volta svegliami - disse serio
- No, la prossima volta che ti sveglierai solo devi pensare che non sta succedendo nulla. Ero venuta qui e stavo leggendo delle mail, poi mi devo essere addormentata, evidentemente mi sono stancata molto anche io.
- In effetti sei stata particolarmente attiva anche tu Beckett! - sorrise finalmente sincero voltandosi a baciarla - Qualche notizia interessante tra le mail? 
- Una sì, in effetti, ma ne possiamo parlare dopo? Ho una certa fame ed ho sentito un profumino invitante…

Il tavolo della sala da pranzo della suite era già apparecchiato per due e su un carrello lì vicino c’erano cestini con croissant di vario tipo ed un vassoio di muffin assortiti. Sotto le cloche che Rick aprì frutta fresca già tagliata e pancakes con dei vasetti con una selezione di confetture e creme varie. Kate si accomodò, scoprì il suo piatto trovando uova, bacon, salsiccie e verdure grigliate: praticamente un piccolo buffet a disposizione in camera.
- Non avrai esagerato? - Chiese Kate osservando tutte quelle cose
- Non sapevo cosa volevi - Le disse versandole del succo d’arancia mentre lei girava il suo caffè. - Credo che dovresti recuperare le energie, poi ieri non abbiamo mangiato molto.
In effetti ora che ci pensava si sentiva piuttosto affamata e tutti quei profumi diversi stimolavano il suo appetito ancora di più. Mangiò con gusto, assaggiando un po' di tutto, lasciando che fosse Castle a prepararle i piatti. Si offrì anche di spalmarle burro e marmellata sulle sue fette biscottate e lei accettò osservandolo con attenzione, gomiti poggiati sul tavolo e mani a sostenersi la testa, mentre lui faceva quell’operazione per lei con estrema cura, divertendosi a disegnare cuoricini con la confettura proprio come di solito faceva con la schiuma del cappuccino.
Ora che quella settimana da turisti a New York era quasi finita, Kate provava già nostalgia per quelle giornate insieme a suo marito, non lo avrebbe mai immaginato, ma il suo lavoro non le mancava per niente. Evidentemente dopo tutto quello che era accaduto il bisogno di stare insieme era forte per entrambi e Kate si era accorta di come Castle fosse ancora così fragile ed insicuro. Lui aveva bisogno di lei e per Kate far star bene Rick era diventata una priorità, come lo era il loro matrimonio, la loro nuova famiglia: non li avrebbe più messi in secondo piano rispetto a nulla. Ripensava al suo volto impaurito solo per non averla trovata al suo fianco e capì quanto doveva avergli fatto male con le sue scelte e che evidentemente non le aveva del tutto superate. 
Rick gli porse il piatto con le sue fette biscottate artistiche e Kate accarezzò la sua mano mentre lo prendeva. Morse una di quelle fette e poi la passò a Castle imboccandolo. Amavano condividere il cibo, nutrirsi a vicenda. Era come prendersi cura l’uno dell’altra.
- Grazie Rick. - disse Kate infine dopo aver mangiato qualche fetta di frutta.
- Per la colazione? Lo farò sempre! - Le sorrise e lei non ne aveva dubbi.
- Non per la colazione, per tutto. Per aver insistito per questa settimana insieme. È stata bellissima. Stare con te è stato bellissimo ed era esattamente quello di cui avevo bisogno.
- Abbiamo ancora tutto oggi e domani da goderci! E il vantaggio di fare i turisti nella propria città è che potrai andare a lavoro direttamente da qui, senza dover rientrare il giorno prima.
Si sorrisero a vicenda. Solo con Richard Castle, pensò Kate, si potevano fare queste cose e farle sembrare del tutto normali.
- Hey Kate… sono contento che alla fine hai accettato di passare questa settimana insieme, ne avevo bisogno anche io.
- Ne avevamo bisogno tutti e due.
- Siamo mai stati tutto questo tempo io e te da soli? 
- No, Rick, direi di no, mai.
- Sai, non mi è mancato niente. C’eri tu, tutto quello di cui avevo bisogno.
- Sì beh, anche per me è così - si sorrisero ancora sembravano timidi a confessarsi il bisogno di stare insieme.
- Certo, se escludiamo il periodo negli Hamptons, ma lì tu non eri proprio tu, insomma, capito no? - Rick stava tornando su quel discorso spinoso per entrambi e Kate lo bloccò prima che dicesse altro
- Mi piacerebbe tornarci, sono stati dei giorni molto belli, nonostante tutto Rick. Poi comunque mi dovrai spiegare quella cosa della barca, non credere che farò finta di niente eh!
- Uhm… però ti è piaciuta la barca, ammettilo!
- Dobbiamo ancora provare l’idromassaggio Rick…
- Qui? Non lo abbiamo provato due sere fa, quando io sono entrato e tu poi mi hai raggiunto e ti sei seduta molto vicino e poi noi…
- Dicevo nella barca, Rick!
- Ah, ok… anche lì però si possono fare quelle cose, sai?
- Non vedo l’ora - Gli disse passandosi maliziosamente la lingua sulle labbra facendo scuotere la testa a Rick.
- Ok Beckett ora basta, altrimenti ti porto di là e non ti faccio uscire più. Qual era quell’email interessante che hai ricevuto? - Kate rise, si alzò e andò verso il divano invitandolo a seguirla. Si sistemò tra le sue braccia e gli diede il suo telefono per fargli leggere anche a lui il messaggio di Wittle.
- Fantastico, fanno proprio sul serio! Cosa gli hai risposto? - Le chiese Rick tutto eccitato
- Non gli ho risposto.
- Perché? Non hai deciso?
- No. Non posso decidere da sola. Dobbiamo decidere insieme. Non si tratta solo di me. Si tratta di noi e della nostra vita. Non farò lo stesso errore due volte. - Lo guardò negli occhi mentre gli diceva quelle parole e lo vedeva commosso e felice insieme.
- Lo pensi veramente Kate?
- Certo Rick, non posso decidere una cosa del genere da sola. Non adesso. Non più.
- Ci vorresti provare? Vorresti fare questo passo?
- Ho esaminato sia i pro che i contro. Ci sono entrambi, però sì, mi piacerebbe e sarebbe anche qualcosa di meno pericoloso, per tutti. - Castle annuì sentendo le sue parole e capendone bene il senso. Sapeva quanto Kate amasse il suo lavoro, quanto era brava e quanto fosse portata a farlo. Sicuramente per lei doveva essere un sacrificio rinunciarvi, ma se lo avrebbe fatto sarebbe stato anche per loro e non poteva non amarla per questo. - Però Rick, io non voglio fare nulla che tu non sia d’accordo e soprattutto non voglio andare a Washington da sola, se dovesse essere.
- Non dovremo starci sempre, non sarai sempre lì. Staremo un po’ qui, un po’ lì, torneremo spesso a fare i turisti a New York.
- Insieme però Castle. Non ti lascio più solo. - Glielo ripeteva, perché voleva che lui se ne convincesse, perché facesse sparire quei dubbi dalla sua mente. Gli avrebbe dato tutte le conferme che voleva, era un impegno che si era presa. Glielo doveva, in fondo. In quel momento Lily scalciò un po’ più forte del solito e Kate fece un respiro profondo che non passò inosservato a Castle che la guardò chiedendole conferma che tutto andasse bene.
- Con lei? Come faremo? Pensi che sia giusto fare una vita così? Un po’ qua, un po’ là…
- Sarà piccola Kate, non se ne accorgerà nemmeno, si divertirà con noi, sicuramente!
- Come farei senza il tuo inguaribile ottimismo? - Gli disse sorridendogli appoggiandosi sulla sua spalla.
- Non dovrai saperlo mai Kate. - Passò il suo braccio sopra le spalle di lei avvicinandola a se. - Prenderemo una bella casa, grande, luminosa su due piani almeno!
- Rick, come al solito esageri! - Kate gli diede un bacio veloce, mentre lui le faceva segno con la mano di aspettare che non aveva finito.
- Avremo una stanza enorme tutta per noi, insonorizzata! - Rise beccandosi una gomitata dalle moglie - Ehy come se a te non servisse! Comunque dicevo, una grande stanza per noi, con una grande vasca per fare il bagno insieme. Una stanza per lei - le accarezzò la pancia sorridendo sentendola muoversi leggermente - con tanti giochi. Poi un paio di stanze per gli ospiti se ci vogliono venire a trovare i nostri amici o Alexis o mia madre o tuo padre, ci sarà posto per tutti. Poi un grande giardino dove Lily potrà giocare e dove noi ci potremo rilassare magari sotto il patio.
- Esistono case così a Washington, Rick? Ne sei sicuro? - Rise Kate
- Non lo so, ma mi metterò a cercarla fin da ora, così avremo tutto il tempo per trovarla una perfetta, perché te l’ho già detto una volta e te lo ripeto: saremo perfetti e Washington sarà perfetta. Ma soprattutto tu sarai perfetta, senatrice Beckett!
 


 

NOTA: Anche questa incursione nella vita dei Caskett è finita. Spero che siate contenti anche voi della decisione presa da Beckett, ma comunque non influenzerà le loro vite nell’immediato, almeno non in maniera importante, hanno altro ora a cui pensare :)
Per la prima volta ho "accettato una sfida" per scrivere questo capitolo. Mi hanno sfidato ad ispirarmi alla foto postata da Stana a letto con le scarpe rosse (
clicca qui per vedere la foto) e questo è come l'ho inserito nella mia FF, spero che chi mi ha lanciato il guanto sia soddisfatta del risultato.
Domenica parto e starò fuori qualche settimana. Non garantisco che l’altra storia in cantiere riuscirò a finirla e pubblicarla durante questo periodo, se non dovessi farcela ci ritroviamo a fine settembre :)

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