Drogata dei tuoi occhi o dei tuoi sorrisi?

di Tinucha
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** NON È COLPA MIA❤ ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


<< Cosa vuol dire che sarai il sostituto di Gregorio? >> sbotta Camilla incrociando le braccia al petto << Significa che quando lui sarà assente io prenderò il suo posto. >> << Ma è ingiusto. >> sbotta imbronciandosi e facendomi prontamente roteare gli occhi << Potresti almeno fingerti felice? >> << Mio fratello maggiore viene a controllarmi nella mia scuola e dovrei anche esserne felice? Hai il cervello leso Leon? >> << Lascia stare che è meglio >> mi lascio cadere seduto sul divano quando un' Emma racchiusa in una mini asciugamano fa capolino in salotto con una mela tra le mani, e proprio in quell'istante il campanello suona e lei va ad aprire. Dalla porta entra Andres che la guarda abbastanza spaesato facendole una radiografia. << Ciao >> balbetta lei, reggendo forte l'asciugamano ed arrossendo << Ciao >> risponde il moro facendo incastrare i loro occhi. << Emma va' a vestirti, e tu Andres smetti di guardare mia sorella. >> lo ammonisco mentre le bionda corre velocemente di sopra << Ehi, non è mica colpa mia se la tua sorellina apre la porta mezza nuda >> << Ha 15 anni, non può nemmeno immaginare cosa ti passa per la mente, stronzo. >> rido << E vedi di starle lontano altrimenti puoi dire addio alle tue palle. >> si copre istintivamente scoppiando a ridere. << Allora? >> << Allora cosa?! >> << Allo Studio gira voce che tu prenderai il posto di Gregorio per qualche tempo. >> << Chi te lo ha detto? >> scrolla le spalle << Non ricordo, se non sbaglio una del quarto anno. >> << Beh si, speriamo di non ritrovarmi qualche 'alunno' indisponente, perché se mi girano le palle finisce male. >> << Ricordo bene, amico. L'anno scorso stavi per fare a botte con Samuel nell'ufficio della preside >> << Si, ma hai visto come guardava Camilla? >> << Non potrai per sempre tenere le tue sorelle in una campana di vetro, ne sei consapevole? >> << Fino a quando sarò in vita le mie sorelle si terranno lontane da tipi così loschi >> << Come vuoi >> scrolla le spalle << Quindi sei già pronto per domani? >> << Non aspetto altro! >> rispondo euforico facendolo ridere e facendogli prontamente scuotere la testa. << Lara mi tartassa da due settimane, perché non ti sei fatto più sentire? >> mi guardo intorno per vedere se le mie sorelle sono nei paraggi << Perché me la sono già scopato. >> << Quindi ti tiri indietro? >> << Sapeva benissimo come sarebbero andate le cose eppure sembrava concorde. Tu invece? >> << Io che? >> << A parte mia sorella non ti piace nessuna? >> le sue guance assumono un colore scarlatto << Non mi piace tua sorella. >> << Oh certo. >> rido << Andiamo al campetto dagli altri? >> << Si, Federico ha detto che ci aspettavano e che poi saremmo andati a mangiare una pizza. >> << Non posso devo tornare dalle mie sorelle >> confesso dispiaciuto << Ma.. >> << No Andres, davvero, gli zii ci hanno dato questa possibilità solo se io mi fossi trovato un lavoro e fossi diventato responsabile, non posso lasciarle qui da sole >> << Portale con te, no? >> << Si, Leon, dai andiamo! >> dal cornicione della porta sbuca un'Emma saltellante e fortunatamente vestita, Camilla al suo fianco sorride guardandola. << Oh e va bene, ma sbrigatevi a vestirvi, non abbiamo tutto il tempo del mondo. >> inutile dire che alla mia approvazione tutte e due mi saltano al collo per poi correre a prepararsi. 


POV VIOLETTA
<< Amai tua nonna da subito, fin dal primo sguardo. >> guardo gli occhi luminosi di mia nonno accendersi mentre parla della donna della sua vita, e non penso sia mai stato così felice da quando se n'è andata. So che la notte piange. Lo so perché io lo conosco il cuore di mio nonno. Mi accoccolo vicino a lui, rannicchiandomi sul dondolo e sorridendo aspettando un continuo. << L'ho amata anche quando il suo viso morbido e candido si è ricoperto di rughe. Giuro, non l'avevo mai vista così bella. >> rimango perfettamente in ascolto, perché amo il luccichio negli occhi di chi lo ha anche solo sfiorato l'amore. << Faceva la sarta quando la incontrai. Era così piccola, sperduta, ma amava quel che faceva. Ed io mi innamorai al primo sguardo, ammiravo il modo in cui le sue mani si muovevano, invidiando il filo, l'ago e la stoffa che sorreggeva tra le mani. La vidi passando di fronte la vetrina del negozio in cui lavorava, a quell'epoca aveva solo 15 anni. Ricordo che rimasi a pensarla ogni singolo attimo che fu lontana. Il giorno dopo tornai a quella vetrina, ed anche quello dopo ancora. Era bella, Violetta, bella proprio come te, e la tua mamma. >> accenno ad un sorriso sentendo che potrei scoppiare da un momento all'altro. << Come l'hai conquistata? >> << Un giorno mi sono fatto coraggio e sono entrato nel suo negozio comprando ogni singolo capo cucito dalle sue mani. >> << È stato un gesto molto nobile, nonno. >> gli accarezzo una mano e lui me la stringe forte. << Poi l'ho guardata attentamente, ma lei per nemmeno un secondo si è azzardata ad incontrare i miei occhi. Non ne capivo il motivo, probabilmente per paura o per vergogna. Ricordo che le ho fatto un sorriso inimitabile, che neanche ora potrei mostrarti, le sue guance si sono imporporate di rosso e l'ho invitata ad uscire, ha scosso il capo ma io non mi sarei mai arreso. Ho attraversato probabilmente solo l'orlo dell'uscita di quel negozio, la sua voce mi ha fermato. E poi ha accettato. >> << Anche lei ti amava già. >> constato facendolo annuire ed arrossire al tempo stesso << Abbiamo parlato così tanto, da innamorarci giorno dopo giorno sempre di più, fino all'inverosimile. L'esperienza più bella di sempre. Ti diranno che l'amore è sofferenza, nipotina. Ma sta' tranquilla, quello che c'è dopo vale tutte le lacrime ed il dolore che hai versato con fatica. >> sento il mio cuore esplodere << Non so se sono pronta ad un'esperienza come quella di innamorarmi, ma se dovesse succedere ci provo. Vada come vada almeno ci avrò messo tutta me stessa. >> scrollo le spalle << Voglio innamorarmi della persona giusta, non di quella sbagliata. >> << A volte è più facile adattarsi ad una vita incasinata con la persona sbagliata che ad una vita lunga e monotona con la persona giusta. Pensaci bene, tesoro. Io vado a trovare la mia Meredith. >> sorride alzandosi e raccogliendo dei fuori dal giardino prende il suo giubbotto e lo infila diretto al cimitero, dove troverà la nonna. Lo invidio. Lo invidio perché so che se fossi al posto suo non ne avrei neanche un decimo della sua forza.



POV LEON
<< Sono stanchissimo >> sbotto rientrando in casa seguendo le mie sorelle passo dopo passo. << Per forza, hai giocato due ore di seguito a calcio con i ragazzi. >> << Non ricordarmelo, per favore. Anzi, se dovesse di nuovo saltarmi in mente un'idea del genere tu fermami a qualunque costo. >> << Certo, come se fosse possibile fermarti. Sei così impulsivo che non farei in tempo a girarmi per rimproverarti che già ti ritroverei in campo a giocare. >> << Va' a letto mezzacartuccia, domani ci aspetta una lunga e pesante giornata. >> << Anche imbarazzante visto che mio fratello maggiore sarà il mio professore. >> << Ancora con questa storia? Sarò severo al punto giusto >> << E pesante, tremendamente pesante. >> commenta Camilla ridendo e schioccando un bacio a me ed Emma va di sopra. << Tu non vai a letto? Guarda che domani è il tuo primo giorno allo studio, nana. >> sbuffa, torturandosi le labbra. << Tu ed Andres siete amici da tanto, no? >> << Si. >> << E pensi che io e lui.. >> << ..potreste essere buoni amici, sorellina, certo. >> le sorrido minaccioso posandole una mano sulla spalla << Sarai una sorellina minore anche per lui. >> alza gli occhi al cielo sbuffando << Buonanotte fratellone. >> << Buonanotte Emma. >> mi lascia anche lei un tenero bacio sulla guancia andando di sopra, mentre io, esausto mi stendo sul divano. Non credo di essere contrario al fatto che Emma ed Andres stiano insieme, ma sono molto geloso. Sorrido come un deficiente voltandomi verso il tavolino in vetro ed ispezionando come ogni notte le foto incorniciate. Mi alzo, e per la prima volta dopo secoli metto piede in soffitta ed è lì che le trovo, entrambe, con gli occhi lucidi, il sorriso indelebile e l'album di famiglia tra le mani.



POV CAMILLA
Mi guardo attorno tutto qui dentro sa di lei. Il suo profumo un'essenza dolce, materna ed indimenticabile. I suoi vestiti sono sparsi un po' ovunque, né io né Emma abbiamo mai avuto il coraggio di indossarli. Carezzo la stoffa del suo abito da sposa e sorrido immaginandomela più bella che mai, mentre raggiunge mio padre sull'altare, noto il baule con le sue cose nell'angolo della stanza e sorridendo mi avvicino aprendolo. Il suo profumo invade le mie narici, con le dita carezzo l'album di famiglia aprendolo. Nella prima foto ci siamo tutti e cinque al completo, sorridenti, vivi e accesi. Il mio sorriso si spegne, è ancora lì sulle mie labbra si, ma man mano avverto l'amarezza espandersi nel mio petto. Le mie dita si muovono sulle figure dei miei genitori mentre una lacrima solca il mio viso, una figura si materializza al mio fianco. Emma mi fa un piccolo sorriso sedendomisi vicina. Continuiamo a sfogliare le foto ricordando i vecchi tempi, poi la porta si apre ancora e Leon ci guarda confuso. Credo si stia arrabbiando invece ci viene incontro con un sorriso calmo attirandoci a se e scostandomi i capelli dal viso. << Siete la mia forza. >> << Andiamo avanti sempre insieme, no? >> << Sempre. >> ci stringe più forte << Basta lacrime, non c'è più spazio per il dolore dentro di noi, va bene? >> annuiamo entrambe guardandoci. << Ora a letto, piccole pesti o sarò costretto a portarvici io con la forza. >> Emma sorride, si alza e scappa via, io rimango qualche secondo a guardarlo. << Tu non vai? Guarda che la minaccia era indirizzata anche a te. >> << Non sei arrabbiato? >> << Arrabbiato? E perché dovrei esserlo? >> << Non so, tutte le volte che tiriamo fuori il discorso di mamma e papà ti arrabbi e ti rinchiudi in camera. >> serra la mascella, guardando in basso. << Vai a dormire, Camilla, per favore. >> annuisco consapevole che per lui questa situazione sia più difficile, perché deve portare il nostro peso sulle spalle, ed è così giovane e piccolo ancora. 



POV LEON
Non posso credere di aver messo piede in questa stanza. Una rabbia mi sale dentro. La rabbia di non essere capace di urlare, sfogarmi e piangere. Piangere fino a finire le lacrime. Hanno ragione Camilla ed Emma questa stanza sa di lei. Scaravento i suoi vestiti per aria mentre il dolore si fa strada in me, e quella ragazza, Violetta, lei come starà adesso? 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Il fumo, le grida, la gente spaventata e scossa, mi faccio largo nella folla sgranando gli occhi. Un urlo disumano dovrebbe abbandonare le mie labbra, ma niente. Voglio gridare fino a perdere le corde vocali, ma non ci riesco. Due auto accartocciate, gli occhi di tre ragazzi spenti ed iniettati di dolore quanto i miei. Provo a farmi più vicina, ma un poliziotto me lo impedisce. 'Mi dispiace, signorina, non può passare' 'Lì ci sono i miei genitori' riesco a balbettare scossa. L'uomo guarda uno dei suoi colleghi sospirando. 'Sei figlia dei signori Castillo o dei Vargas?' 'Castillo' rispondo immediatamente 'Non potrai passare fino a quando non avremo capito la dinamica dell'incidente' sorrido agitata scuotendo nervosamente il capo 'Ma io devo vedere i miei genitori' sta cercando di prendere tempo, e a me la cosa non piace per niente.



Mi sveglio di soprassalto nel mio letto, come al solito sola. Il respiro mozzato, la fronte sudata, le mani tremanti. Afferro prontamente la bottiglietta d'acqua posta sul mio comodino ingurgitandone abbastanza da poter assettare la mia gola secca. Mi passo una mano sulla fronte calda e ancora bagnata alzandomi di scatto dal letto e frugando nella parte più nascosta del mio armadio. Raccolgo un pacchetto di Malboro ed il mio accendino, potandomi una sigaretta alla bocca ed accendendola correndo ad aprire la finestra. La stanza è invasa da una fresca brezza, ed un gentile venticello mi fa rabbrividire. Mi godo quella sensazione fantastica, ispirando la nicotina che prende a scorrere quasi nelle mie vene. << Quando la finirai con quel vizio di merda? >> sobbalzo avvertendo la voce di mia zia alle mie spalle << Zia.. >> << No, Violetta no, smettila di farti del male. >> mi torturo le labbra << E tu invece Angie, smettila di intrometterti nella mia vita >> sospira passandosi stanca le mani sul viso << So che non posso prendere il posto di tua madre, non ne ho mai avuto l'intenzione, ma non ucciderti, anche io volevo bene ai tuoi genitori, okay? >> << Avete indetto una riunione? >> spengo velocemente il mozzicone della sigaretta buttandolo giù dalla finestra, finisce inerme sull'asfalto. << No nonno, noi stavamo solo.. >> << ..parlando, stavamo solo parlando, papà >> lo tranquillizza la bionda accennando ad un debole sorriso. Un senso di colpevolezza mi colpisce dritta al petto, Angie non si merita tutto questo. << Che ne dita allora di parlare dopo il sorgere dell'alba? >> ridacchia affannato lui socchiudendo gli occhi << Certo, buonanotte >> sorride Angie salutandoci entrambi e correndo a dormire come se non avessi continuato a distruggerla. Mio nonno mi guarda accennando ad un sorriso. << Non farla soffrire, e non soffrire nemmeno tu, okay? >> domanda con gli occhi luccicanti << So bene cosa vuol dire perdere delle persone care. Ho perso la mia Meredith, ho perso mia figlia e l'uomo che l'amava. Non farmi perdere anche voi, va bene? >>
Non amo far soffrire la gente, soprattutto le persone che mi amano donandomi tutte se stesse. Annuisco dispiaciuta mentre il nonno si fa sempre più vicino con un sorriso ineguagliabile. << Mi hai restituito quei sorrisi inimitabili che regalavo solo a tua nonna >> e credo proprio che non ci sia cosa più bella al mondo. Ho perso la mia mamma ed il mio papà, e mia nonna anche, ma qui al mio fianco ci sono altre persone che mi amano, disposte a tappare i buchi, i vuoti lasciatimi dalla loro perdita. Mi stringe a se, baciandomi dolcemente la fronte << Dormi bambina, e se il buio ti fa paura pensa che non sei sola, né mai lo sarai >> e con un ultimo dolce sorriso se ne va. Prendo il mio pacchetto di sigarette ed il mio accendino guardandoli esitante ed immediatamente li butto via, tornando a dormire, cullata dal silenzio, ma con un peso in meno sul cuore e la voglia di tornare a vivere.



POV LEON
<< Emma, Camilla, avete finito? Devo sistemarmi i capelli! >> sbuffo posando la testa contro la porta del bagno disperato << Oh, siamo in ritardo, quanto cazzo ci mettete a lavarvi e vestirvi? >> << Lo stesso tempo che ci metti tu ad acconciarti quella chioma indomabile che hai in testa >> sbotta Emma aprendo la porta e rischiando di farmi cadere. Camilla profumata quanto lei arriva alle sue spalle con un sopracciglio inarcato << Che poi la cosa non ha neanche senso, te li arruffi come quando sei appena sveglio! >> << Disse quella che si cosparge di crema >> << Vuoi muoverti, o vuoi arrivare in ritardo il tuo primo giorno? >> le rivolgo un'occhiata truce, sorpassando entrambe e chiudendo la porta, sbattendola. << Sorelle ingrate. >> << Fratello rompicoglioni. >> rispondono di rimando, facendomi sorridere come uno scemo. Guardo il mio riflesso nello specchio, la barbetta leggermente accennata, i lineamenti tali e quali a quelli di mio padre, ed i capelli decisamente troppo in ordine. << Bisogna rimediare >> sussurro sicuro portandoci dentro le mani e scompigliandoli. Il risultato fortunatamente è quello sperato. Sorrido soddisfatto raggiungendo le mie sorelle sedute in salotto, ovviamente perse a messaggiare. Roteo gli occhi. << Andiamo? >>


POV VIOLETTA
<< Avanti, signorina è ora di alzarsi. >> mi invoglia la voce dolce ed allegra di Angie. Grugnisco, infossando il viso nel cuscino. << Assolutamente no, lasciami fare l'amore col mio letto. >> ride di gusto << L'amore dovresti farlo con qualche bel giovincello >> << Ziaaa! >> protesto mentre sento le guance infuocarsi ed un colore scarlatto espandercisi sopra. Sghignazza divertita << Ho detto la verità >> mi copro il viso sempre più infuocato << Vado a prepararmi, è tardi >> << Sì, certo, cambia discorso >> le faccio una linguaccia, raggiungendo il corridoio dove il nonno sembra indaffarato con degli strani attrezzi << Buongiorno nonno, che fai? >> mi sorride accettando con gran gioia il mio bacio del buongiorno e continua ad armeggiare con quelli aggeggi << Sto andando in giardino a raccogliervi delle rose >> saltello entusiasta facendo un enorme sorriso << Amo le rose >>.
Mi avvio a passo spedito verso il bagno, correndo a prepararmi. Due occhiaie fanno capolino sul mio viso rendendomi uno zombie ed i miei capelli sono tutti annodati. Sbuffo cominciando a pettinarmeli ed imprecando contro la spazzola. Esattamente 25 minuti dopo sono pronta per fare colazione, la zia è a tavola e di fianco a lei è seduto il nonno. Sorrido guardando le rose fresche che ha appena raccolto e bevo la mia spremuta d'arancia accompagnandola ad una fetta biscottata. << Che ore sono? >> domando ad Angie guardando l'orologio << Le 7 e 35, sarà meglio avviarci, a prima ora, se non sbaglio, hai lezione di ballo quindi devi cambiarti' mi alzo di scatto procurando un rumore assordante con la sedia. I due ridono, divertiti dalla mia impazienza-agitazione.  << Non ridete di me, grazie >> << Ma noi ridevamo della tua agitazione, non di te, tesoro >> sorrido storcendo il naso, imbronciandomi << Non é divertente >> << Sì, lo è, andiamo su >> anche la zia si alza posandomi una mano sulla spalla ed una volta salutato il nonno corriamo verso scuola.


L'edificio è enorme, spaventoso e decisamente intimidatorio. << Non agitarti ulteriormente >> << Certo, nuova scuola, nuovi amici, sono tranquillissima Angie, perché dovrei agitarmi? >> sbotto cominciando a parlare a macchinetta e facendola sorridere intenerita << Vorrei che tua madre fosse qui per vederti bella, forte e cresciuta, piangerebbe fiumi di lacrime mentre tuo padre roteerebbe gli occhi continuando a dirti di coprirti bene la gola e stare lontana dai ragazzi >> smetto di parlare, mandando giù il groppo che ho alla gola << Sai che non li ho detto nemmeno un 'Ti voglio bene' quella sera? Non l'ho fatto e sono una stupida, perché la vita è dannatamente imprevedibile, zia scusami se sono così complicata, ma soprattutto sappi che ti voglio un bene dell'anima. >> le sue braccia mingherline mi circondano quasi proteggendomi. << Dio ti benedica, Violetta, sei un angelo mandato in missione, meno male che sei il mio >> << Non fare tu l'agitata, adesso, godiamoci il nostro primo giorno! >> commento entusiasta staccandomi e scendendo dall'auto seguita a ruota da lei. << Nuovo lavoro, nuovi colleghi, sto pensando di scappare, vieni con me? >> rido << Zia tu dovresti essere la persona responsabile con la testa sulle spalle ed io la scapestrata, la fuggitiva. Quand'è che ci siamo scambiate i ruoli? >> << Ah, non lo so, ma adesso stringimi forte altrimenti cambio idea ed invece di tirare dritto me ne torno da papà >> trattengo un sorriso avvolgendola con un braccio e lei fa lo stesso cominciando ad avanzare verso la nostra nuova vita. Appena mettiamo piede nello 'Studio 21' una strana adrenalina mi cresce dentro, la gente canta, balla e chiacchiera animamente, non c'è nessuno lasciato in disparte. Zia Angie sembra più rilassata, ho come lo strano presentimento che fosse più agitata per me che per lei stessa e la cosa mi fa sorridere come una demente. Un uomo abbastanza giovane sorride, accerchiato da altri due uomini. Uno riccio parecchio divertente ed a primo impatto maldestro ed un altro dai capelli bianchi e gli occhi gentili. << Sono loro >> sussurra la bionda al mio fianco facendomi agitare nuovamente. Mi prende per mano avviandosi verso di loro con un sorriso smagliante. << Salve >> sorride cordiale l'uomo in jeans e cravatta guardandoci. << Buongiorno, io sono Angela Saramego la nuova insegnante di canto e lei è mia nipote Violetta Castillo >> il riccio sorride inciampando e facendomi prontamente ridere mentre l'altro mi porge la mano con un sorriso << Allora finalmente conosco la ragazza che ha fatto scalpore durante la sua audizione, io sono Antonio, Violetta, il direttore dello Studio 21. >> mi affretto a stringergli la mano nervosa << La ringrazio >> << Ma no, non darmi del lei, siamo professionali si ma qui dentro basta solo il rispetto >> annuisco, sto sognando vero? << Violetta credo che tu debba affrettarti se non vuoi perdere la lezione di ballo con il professor Casal >> sgrano gli occhi, salutandoli frettolosamente e corro in cerca degli spogliatoi. Dopo essermi persa all'incirca dieci volte riesco a trovare la mia meta e mi cambio di fretta e furia diretta in aula.



POV LEON
<< Non provare a darci manforte solo perché siamo le tue sorelle, okay? >> << Camilla, quando hai finito di rompere le palle, fammelo sapere. >> la campanella sta per suonare, ed esattamente nell'istante in cui rivolgo un'occhiata severa al mio orologio una ragazza arriva correndo in aula. La guardo estrefatto, mentre Emma e Camilla smettono automaticamente di parlare. Le sue guance adesso sono scavate, non più piene come lo erano due anni fa, i suoi occhi che ho incontrato una sola volta iniettati di dolore quanto i nostri adesso sono vuoti e spenti. Il sorriso che aleggia sulle sue labbra si spegne nell'esatto istante in cui i suoi occhi si posano su noi tre. << Siete i Vargas. >>

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


L'aula comincia a riempirsi mentre noi quattro rimaniamo immobili incapaci di parlare. Non ricordavo fosse così magra e nemmeno così eccessivamente bella. D'altronde non ci ho fatto molto caso, quella notte ero scosso quanto lei, credo. Fa dei lunghi respiri, me ne accorgo dal suo petto che si gonfia e si sgonfia ritmicamente. Ci guarda tutti e tre per poi voltarsi, dirigersi verso la parete e poggiarcisi contro. << Ma il vostro professore è sempre così ritardatario? >> sbotta guardando irritata l'orologio. È bellissima, i pantaloni di tuta larghi le stanno da Dio, e sono contrastanti con quel top aderente che le arriva poco sotto il seno prosperoso. << Infatti, dove sarà Gregorio? >>



POV ANGIE
<< Quindi il professor Casal non è qui? >> Pablo annuisce porgendomi una tazza di caffè << Si è slogato una gamba la settimana scorsa ed ha chiesto ad uno dei suoi alunni migliori di sostituirlo. >> << Davvero? >> << Aha, Leon Vargas ha finito i suoi studi l'anno scorso, è stato scritturato per un contratto con la casa discografica di Los Angeles, ma comunque ha preferito tornare qui. >> scrolla le spalle, mentre a me la tazza cade dalle mani frantumandosi in mille pezzi. << Leon Vargas? >> la mia voce trema, i miei occhi sono iniettati di ricordi mentre la sostanza nerognola si riversa sul pavimento sporcandolo tutto. Pablo mi guarda. << Angie si sente bene? >> 




POV VIOLETTA
Incrocio titubante le braccia al petto << Quindi il nostro professore di ballo saresti tu? >> mi guarda inclinando il capo << Qualche problema, Castillo? >> << Hai la nostra stessa età. >> commento irritata. Questo ragazzo è odioso. << Quanti anni hai, ragazzina? >> << 16, ne ho 16. >> rispondo arricciando il naso << Bene, credo che avere 3 anni in più di te e molta più esperienza mi basti per essere un tuo professore, tu non credi? >> rimango in silenzio decisamente infastidita dalla sua arroganza << Vieni qui. >> mi richiama con tono autoritario, mentre io lo raggiungo seccata. << Ed ora? >> << Ora balla. >> sgrano gli occhi, questo non lo avevo programmato. 'Ma Casal non gli ha parlato del mio problema?' << Leon possiamo parlare un attimo? >> tiro un sospiro di sollievo mentre il professor Pablo gli fa segno di raggiungerlo. 



POV LEON
<< Ha la fobia di esibirsi in pubblico. >> << Ma se ha la lingua più biforcuta della mia! >> protesto scioccato << So che può sembrare strano, ma è così. >> << Dovrò darle delle lezioni individuali nel pomeriggio, purché questa fobia diventi solo un ricordo. >> affermo ovvio guardando Pablo. << Prenderà molto del tuo tempo, Leon, ne sei sicuro? Posso chiedere a Jackie di occuparsene. >> << Per Jackie sappiamo tutti che questo non è un buon periodo, e poi più tempo passiamo insieme prima riuscirò a metterla in riga. >> << Una bella sfida, Leon. >> << Sai bene quanto io sia competitivo e testardo, non permetterò ad un'arrogante ragazzina di mettermi i piedi in testa >> << D'accordo, ma solo ad una condizione >> << Sarebbe? >> << Niente sentimentalismi. >> sorrido divertito << Non ho idea di cosa sia il sentimentalismo, Pablo. >> << Beh, ma lei è una donna, probabilmente ce l'ha l'idea. >>



POV ANGIE
<< Ecco, sto bene, sì, ho avuto solo un giramento di testa, ma ora è tutto okay >> guardo Violetta, seduta impassibile nella sua sedia, dal suo viso sembrano trasparire miriadi di emozioni contrastanti. Il resto degli alunni sembra solo confuso o anche solo disinteressato, deglutisco, pronta alla mia prima lezione, pronta ad affrontare la vita con forza e con coraggio, perché Maria vorrebbe questo. << Mi chiamo Angela Saramego, e sono la vostra nuova insegnante di canto, vorrei però che mi chiamaste Angie >> affermo sedendomi sulla cattedra con le gambe penzolanti << Violetta, la vostra nuova compagna è mia nipote >>



POV VIOLETTA.
Occhiate sprezzanti, curiosità inadatta, parole sussurrate. Giusto, io sono la raccomandata. Tengo la testa alta, ignorando gli sguardi della gente che bruciano su di me e mi fingo indifferente, non mi va di discutere, sono qui per imparare a fare ciò che amo di più al mondo.



POV DIEGO
Mi guardo attorno, avvertendo dei singhiozzi pronunciati provenienti dallo sgabuzzino, apro la porta e nell'oscurità la vedo. È rannicchiata nell'angolo più nascosto della stanza, con la testa tra le gambe mentre piange disperatamente. Mi faccio coraggio e la raggiungo piegandomi alla sua altezza. << Fran, avanti non piangere >> << Diego, non capisci, mi hanno sempre mentito. >> << Lo hanno fatto anche con me >> rispondo sperando che smetta. Non sono mai stato bravo a confortare una ragazza. << Rimarrai sempre la mia sorellina, okay? >> << Okay >> una strana luce brilla nei suoi occhi, una convinzione che le fa credere che non finiranno i nostri pomeriggi a sfotterci e litigare in casa, che le fa credere che rimarrò suo fratello per tutta la vita nonostante io non lo sia davvero, che le fa pensare che continueremo a crescere insieme. Sorrido, stringendola forte a me, per la prima volta il profumo del suo shampoo alla fragola mi inebria i sensi. Chiudo gli occhi e vorrei davvero che questo momento non finisse mai. << Andiamo a parlarci, va bene? Solo per capire che cosa li ha spinti a farlo >> si allontana bruscamente, scuotendo il capo inorridita << Non voglio conoscerli davvero, per me rimarranno sempre e solo i miei professori >> << Ma.. >> la sua ira è immediata, si alza di scatto, gli occhi che luccicano nel buio e nel caos totale. << Non potete capire quello che provo, non sapete cosa vuol dire alzarsi la mattina con la consapevolezza che per diciassette lunghi anni si è vissuti nella menzogna. Non immagini, Diego, quanto mi abbia fatto male sapere che mi hanno mentito fin dall'inizio >> scuote il capo nervosamente, disinibita, sciolta, ferita. << Mi fidavo dei nostri genitori, e giuro, giuro che non ho niente contro di loro, ma Jackie e Beto, come hanno potuto farmi questo? >> << Credo che..Fran, se solo li lasciassi spiegare, come hai fatto con mamma e papà, loro potrebbero giustificarsi, darti le loro ragioni. Ci sono sempre stati per noi, facendosi trattare come degli zii, sono stati una seconda famiglia, ed inconsapevolmente tu li hai amati come se ci fosse un legame speciale tra di voi. Accetta le loro scuse, senti le loro ragioni e perdonali se ci riesci, hanno un cuore grande. Enorme, quanto il tuo >> << Odio i tuoi discorsi del cazzo, mi fanno salire la malinconia. >> Rido, alzandomi e carezzandole dolcemente i capelli con il capo inclinato. << Sono tuo fratello maggiore, no? Questo compito spetta a me, andiamo >> le porgo la mano che lei titubante accetta << Ti voglio tanto bene, moro >> ammette con le guance scarlatte mentre un dolce ed inimitabile sorriso le si dipinge sulle labbra, << Meno male, perché anche io te ne voglio eccessivamente tanto >>



POV LEON
<< Hai visto, Leon? Era la Castillo quella di stamattina >> scrollo le spalle << Il mondo è piccolo, Emma >> rifletto a voce alta, mentre vedo Andres venirci incontro. << Ciao ragazzi >> si enuncia allegramente, mentre mia sorella si irrigidisce di colpo guardandolo e scappando << Ciao Andres, ciao Leon >> rido mentre lui trattiene un sorriso << Dovresti darle un preannuncio quando sei nei paraggi >> << Quanto sei coglione >> sbotta infilandosi le mani nelle tasche dei jeans << Cosa devo fare con Lara? Ieri mi ha chiamato di nuovo perché non riesce a rintracciarti, davvero, è stressante >> << Me ne occuperò nel tardo pomeriggio >> aggrotta la fronte << E le tue sorelle? >> sorrido sornione << È questo il bello, tu le tieni d'occhio mentre io passo il pomeriggio fuori. >> << CHE?! >> << Oh andiamo, è il sogno della tua vita passare l'intera giornata con Emma >> << Solo con Emma. SOLO >> sottolinea, pur sapendo che io non sia una persona comprensiva << Se non la smetti di pensarlo giuro che, oh lascia perdere tanto lo penserai comunque. >>




<< Delle lezioni individuali? CON TE? >> roteo gli occhi << Mi hai quasi spaccato un timpano, vuoi smetterla di strillare?! >> << Io non ho nessunissima intenzione di passare il mio tempo con te che mi deridi >> << Andiamo, Violetta, voglio solo capire il tuo problema ed aiutarti a risolverlo >> schiude le labbra come per parlare, ma non emette nemmeno un suono. << È da molto che canti e balli? >> annuisce torturandosi le labbra << Fin da quando ero molto piccola, credo. << E perché hai così paura di esibirti in pubblico? >> scrolla le spalle mentre entrambi ci sediamo sul pavimento al centro dell'aula. << Ho sempre vissuto in campagna, circondata dalla natura, dai fiori, dagli animali. Mi è risultato difficile fin dall'inizio esibirmi anche solo davanti alla mia famiglia >> annuisco comprensivo alzandomi di colpo << Beh, questa fobia va messa da parte. L'unica paura plausibile, è la morte >> mi guarda sorridendo nostalgica ed io le porgo una mano << Hai proprio ragione >> me l'afferra prontamente sollevandosi così velocemente che finiamo entrambi per terra, in una posizione che di casto non ha proprio nulla. Il suo seno schiacciato contro il mio petto, le sue gambe attorno ai miei fianchi, la sua bocca a pochi centimetri dalla mia. Guardo le sue labbra impeccabili, rosse come il peccato, carnose e sensuali. Ho sempre pensato che le labbra fossero la parte più sensuale di una donna, assieme allo sguardo, ovviamente anche il corpo dà un piccolo contributo. Le sue guance rosee, adesso scarlatte. I suoi occhi luccicanti di paura mista a curiosità. Si alza di scatto ripulendosi i pantaloni senza degnarmi di uno sguardo << Dovresti controllare il tuo equilibrio e la tua forza >>  mi ammonisce con finta severità, ma la sua voce è calda. Mi alzo guardandola << Cominciamo, vah >>.
Accendo lo stereo raggiungendola e mostrandole dei semplici passi. Mentre ballo, osserva ogni mio singolo movimento con i suoi occhi grandi ed espressivi, torturandosi continuamente le labbra. Cerco di non farci caso mentre lei annuisce a ritmo di musica. << Ora è il tuo turno >> le faccio notare gentile. Prende il mio posto cominciando a muoversi tesa come la corda di un violino. << Così non va >> grugnisco sentendomi impotente davanti a quella situazione. << Sei troppo rigida >> << Non mi sembra di aver mai detto che sono sciolta quando ballo >> commenta acida puntellando le dita sui fianchi.




POV ANDRES
Ridacchio guardando un'Emma abbastanza imbranata e titubante venirmi incontro. << Hai visto mio fratello? >> << Deve dare lezioni fino alle 15 >> sbuffa incrociando le braccia al petto << Devo aspettarlo per un'altra ora? >> << No, Emma. Tu e Camilla andate a casa ed io vengo con voi >> mi guarda come se avessi appena compiuto un omicidio. << Tu? A casa con noi? >> annuisco abbastanza divertito dalla situazione facendomi più vicino e mettendole un braccio sulle spalle << Non ti fa piacere passare un po' di tempo con me? >> le sue guance scarlatte fanno sì che il mio sorriso si allarghi << Dobbiamo aspettare Camilla, però >> non c'è rammarico nella sua voce, vuole davvero che sua sorella sia con noi, e non capisco perché abbia il terrore di passare del tempo sola con me. << Sono qui, ragazzi! Leon mi ha detto che torniamo a casa noi tre >> sbotta la rossa arrivando con il fiatone ed alternando lo sguardo tra me ed Emma. << Tutto okay? >> << Okay >> la bionda emette una voce stridula allontanandosi e legandole un braccio intorno al gomito. Camilla ride dolcemente ed io la seguo a ruota << Andiamo piccole Vargas. >>



POV LEON
<< Cazzo, perché balli? >> << Perché amo la musica mi sembra ovvio >> << Ecco, non devi tener conto di chi ti sta intorno, siete solo tu e la musica. >> << Solo io e la musica >> ripete sicura chiudendo gli occhi e ricominciando a muoversi. Ancora nervosa, tesa ma decisamente più rilassata di prima. Annuisco << È già un grande passo, questo >> lancia uno sguardo al suo orologio mentre la Saramego titubante fa capolino nella stanza << Leon, avete finito? Possiamo tornare a casa? >> domanda dolcemente scostandosi una ciocca di capelli dal viso << Arrivo subito zia >> Angie mi saluta andandosene ed io guardo Violetta confuso << E se avessi voluto continuare l'esercizio? >> le domando sfacciato mentre lei voltandosi si ritrova ancora una volta ad un passo dalle mie labbra << Sono le 16.30, non passerò tutto il mio tempo con te >> sbotta allontanandosi e sparendo subito dopo dietro la porta. Trattengo un sorriso, ho come il presentimento di aver trovato la mia alunna indisponente. 



POV ANDRES
Federico e Ludmilla entrano dalla porta di ingresso bisticciando come al solito, io e le ragazze ci guardiamo roteando gli occhi aspettando che si calmino ed accomodandoci da perfetti spettatori sul divano, la bionda si infervorisce sgranando gli occhi ed attorcigliandosi una ciocca di capelli attorno al dito, smettendo di ascoltarlo. << Non puoi rompermi le palle solo perché ho ritardato, avevo da fare, okay? >> << Okay il cazzo, non mi piacciono questi giochetti Federico, ho aspettato 20 minuti sulla porta. 20 >> gli fa notare con voce stridula per poi rendersi conto della nostra presenza e salutarci con un cenno della mano. << Ma che vi prende? >> << Ci prende che da quando abbiamo smesso di scopare, la signorina si altera parecchio >> la bionda lo trucida con lo sguardo << Infatti sono così incazzata proprio per essere stata così stupida, ho perso tempo con te quando il ragazzo che amavo era un altro >> l'italiano sorride sghembo << Marcolino ha fatto breccia nel tuo cuore arido, Ferro? >> << Grr, sei odioso >> io e Federico scoppiamo a ridere, mentre Ludmilla mandandoci letteralmente al diavolo, attira a se Camilla ed Emma portandosele di sopra. << Credi sia incazzata, davvero? >> scuoto il capo << Lo sai com'è Ludmilla, fa la finta arrabbiata, ma non farebbe del male nemmeno ad una mosca >> annuisce spaparanzandosi sul divano, al mio fianco. << Dov'è il grande Vargas? >> << Sta dando lezioni ad una ragazza >> << Che tipo di lezioni? >> capisco le sue allusioni scoppiando a ridere << Di ballo, solo di ballo >> << Che io sappia le lezioni che dà Leon alle donne non portano mai a qualcosa che abbia a che fare con il ballo >> << Stavolta sì, mica può farsi cacciare, no? >> << Credo che quest'anno sarà indimenticabile >> rido più forte << Allora tu e Ludmilla, nulla? >> arriccia il naso << Non siamo compatibili, non c'è mai stato amore e sappiamo benissimo che mai ci sarà >> annuisco << Quindi avete smesso di farvi del male reciproco? >> scrolla le spalle << Le voglio bene, davvero, ma non la amo >> ripete ancora << Amare non fa per me >> << Ma che cazzo dici? Amare fa per tutti, siamo stati creati proprio per questo, sai? >> << Non fare il poeta romantico con me, tanto non sei il mio tipo >> ci guardiamo in viso per pochi secondi scoppiando in una di quelle risate inarrestabili.




POV FRANCESCA
Sono ancora mano nella mano con Diego quando raggiungo Jackie e Beto nel salotto di casa. Si stringono le mani titubanti, terrorizzati dalle mie reazioni mancate. Inclino il capo seduta di fronte a loro << Sono tutta per voi, avanti, spiegatemi per quale motivo voi, i miei genitori naturali non mi avete voluta, e nonostante tutto non avete mai tagliato i rapporti. >> << Non fraintenderci, Francesca, per favore. Ti volevamo con tutti noi stessi << Strano perché da quanto io ricordi i miei veri genitori, quelli che mi hanno insegnato la vita si chiamano Gregorio e Priscilla >> non mi piace essere dura con gli altri, ma il dolore lacerante della sofferenza porta a fare male a chi te ne ha fatto. << Non dire questo.. >> sussurra debole la bionda sporgendosi verso di me. << Noi ti amiamo >> << Hai sentito Diego, loro mi amano >> sussurro mandando giù il groppo che ho alla gola << Sì, ti amiamo >> ripete Beto con una serietà che non ho mai letto nei suoi occhi. Una smorfia si dipinge sul mio viso, non voglio piangere, mai. << Se mi aveste amato, adesso saremmo una famiglia >> << Avevamo 16 anni, tuo nonno era un tipo retrogrado che dava importanza agli sguardo altezzosi della gente, non potevamo permettere che tu non venissi al mondo, ci amavamo davvero ed è così tuttora. Quando hai compiuto i tuoi 15 anni abbiamo provato a dirtelo in ogni modo umanamente possibile, ma il momento giusto non arrivava mai. >> << Non voglio avere niente a che fare con voi, la mia famiglia è con Priscilla, Gregorio, Diego e Ludmilla. >> << Una possibilità, per favore, solo una >> li guardo alternando lo sguardo. I loro falsi sorrisi, le loro false promesse, i loro continui 'nipotina'. << Io non do possibilità a chi mi stravolge la vita >> Diego mi guarda, i suoi occhi mi chiedono di perdonare, non dimenticare, solo perdonare. Anche lui, anche lui è contro di me. Scuoto il capo gli mollo la mano alzandomi di colpo dal divano << Non cambierò idea, mi avete stravolto la vita >> ammetto ancora una volta sconfitta, sconvolta, delusa e ferita. E senza aggiungere altro corro in camera mia.



POV CAMILLA
<< Francesca come sta? >> Ludmilla scrolla tristemente le spalle << Male, non l'ho mai vista così >> << Sarà scoraggiata >> << Distrutta, credo che il termine adatto sia proprio distrutta >> << E a te come vanno le cose? >> << Cerco di non pensarci, il resto dei miei problemi mi tengono la mente occupata >> << Tipo Federico? >> scrolla le spalle disinvolta << Andavamo a letto insieme, ma non ci siamo mai amati >> ammette mentre sento uno strano groviglio di sensazioni nel mio stomaco. Emma arrossisce immediatamente tappandosi le orecchie e noi ridiamo sguaiatamente << Non fare la puritana tu, con Andres molto presto combinerete di peggio >> << No, no! >> grida con fare inusuale facendomi aggrottare confusa la fronte << Hai davvero così paura del fare l'amore? >> rido consapevole del fatto che io abbia quasi più paura di lei. Le sue guance si fanno scarlatte, i suoi occhi luminosi e comincia a torturarsi le labbra. << Io non..non lo so >>



POV DIEGO
<< Posso entrare? >> << Sei già dentro >> afferma duramente asciugandosi velocemente gli occhi, troppo arrossati per una ragazza di diciassette anni che dovrebbe pensare solo a divertirsi e a studiare. Non so che parole usare, non sono mai stato bravo a consolare le persone. << Fran, guardami un attimo >> alza lo sguardo, i suoi occhi così profondi e limpidi da poterci leggere dentro la sua storia. << Non piangere, va tutto bene >> << Non va tutto bene, ho vissuto una vita che non era la mia per anni >> << Ma non ti hanno mai abbandonata, e ti hanno affidata a delle persone che ti hanno voluto davvero bene >> << Ed è per questo che li ringrazio, perché ho conosciuto quelli che oggi posso considerare i miei genitori, non smetterò di chiamarli 'mamma e papà' solo perché nelle mie vene non scorre il loro sangue >> << Ecco, loro non vogliono questo, vogliono solo conoscerti davvero >> << Ma sono io a non voler conoscere loro. >>



POV LEON
<< LEON! >> Lara mi viene incontro sorridente, pronta ad abbracciarmi, mi scosto e lei si imbroncia. << Oh, non fare sempre lo stronzo >> << Lara smettila di torturare Andres, sono qui, perché mi cercavi? >> << Sei sparito >> << Sapevi benissimo come sarebbe andata >> << Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme? >> << Abbiamo solo scopato >> le ricordo inarcando un sopracciglio mentre lei sorride maliziosa facendosi più vicina, indietreggio guardandola. << Ho chiuso con le storie di una notte, mi dispiace, trova un altro su cui scaricare le tue fottute voglie >> e senza attendere oltre mi volto, a testa alta, per raggiungere le mie sorelle.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV VIOLETTA
<< Zia, non dire sciocchezze >> sbraito entrando furiosamente in casa, ansimante. << Non dico sciocchezze, solo che tra te e quel Vargas sembra esserci una certa complicità. >> scuoto il capo irata << 6 ore, Angie, lo conosco da 6 ore >> la bionda rotea gli occhi, grattandosi nervosamente il polso << Beh, può succedere che si crei una strana e complice atmosfera con qualcuno che non conosci appieno.. >> << ..ti riferisci a te e Pablo? >> Sorrido, sbattendo angelicamente la ciglia vedendo un colore scarlatto farsi spazio sulle sue gote. In suo aiuto corre il nonno che fa capolino nella stanza, ricoperto di farina dalla testa ai piedi. Io e la bionda ci scambiamo uno sguardo sghignazzando silenziosamente. << Papà, ma che hai combinato? >> gonfia le sue guance piene in due teneri palloncini portandosi le mani sui fianchi. << Volevo preparare un dolce, ma qualcosa è andato storto. >> inutile dire che a quell'affermazione, scoppiamo in una vera e propria risata. Mi mordo il labbro inferiore sorridendo divertita e rimboccandomi le maniche. << Ho voglia di torta anch'io, nonno, vieni a darmi una mano! >>



POV LEON
Giro la chiave nella toppa della porta entrando in casa, e trattenendo un grido. << Che avete fatto al mio salotto? >> << Smettila di fare la donna mestruata e vieni a giocare con noi alla playstation >> mi invita Federico, comodamente seduto sul mio divano di fianco a quel traditore del mio migliore amico. << Andres, conterò fino a tre e se non vi alzate entrambi dal mio divano per dare una ripulita a questo porcile, giuro che non rispondo di me! >> Mi passo le mani sul viso, consapevole di essere diventato peggio di una di quelle donne costantemente incazzate e li raggiungo sul divano. << Fatemi spazio, cazzoni! >> << Hai lasciato Lara? >> Domanda immediatamente il moro ingozzandosi di patatine con la foga di un bue. << Lasciarla? Io con Lara non ci sono mai stato, ricordate questo piccolo dettaglio? >> Federico sorride sghembo inarcando un sopracciglio, ed incrociando le braccia al petto. << Dai lezioni di ballo alla Castillo? >> << Sì, perché? >> << Perché? Leon, del suo culo ne parla tutto lo Studio. >> << Beh, ha un bel culo >> scrollo le spalle con disinvoltura.
Metto immediatamente fine a quel discorso sorridendogli malizioso. << E tu e Ludmilla? >> << Io e Ludmilla cosa?! >> << Sono già due settimane che non scopate, devo preoccuparmi seriamente?! >> scoppia a ridere tenendosi una mano sullo stomaco. << Che ho detto?! >> << Voltati e lo capirai. >> << Adesso sono cazzi amari, Leon. >> esclama Andres, e quando mi volto trovo la bionda alle mie spalle con un cipiglio nervoso a disegnarle il viso. << Possibile che dobbiate fare i porci depravati anche quando Camilla ed Emma sono in casa? >> << Io oramai ci sono abituata! >> scrolla le spalle la rossa, mentre Emma avvampa di colpo guardando Andres. << Vado a ripassare i passi della coreografia, ciao Ludmilla! >> afferma prima di scappare sotto lo sguardo divertito ed adulante del mio migliore amico. Gli tiro una gomitata nel costato facendolo gemere di dolore. << Non guardare il culo a mia sorella, o ti polverizzo. >> sbuffa sonoramente, roteando gli occhi << Va beh, io vado a casa, mi ha chiamata papà ed ha detto che mi vuole urgentemente lì. >> << Salutaci Fran e Diego, Lud. >> << Sarà fatto. >>




POV JACKIE
Una lacrima solca il mio viso, seguita da tante altre. Solo ora realizzo il male che le abbiamo fatto. Francesca ha solo diciassette anni, ha sempre avuto una vita normale come quella di ogni ragazzina della sua età. Siamo arrivati come un uragano a travolgerla e devastarla, come potrà mai perdonarci? Stringo la cornice che la ritrae da bambina. Ha i codini, gli occhi grandi e verdi come quelli di Beto, il sorriso vivo ed acceso, le goti arrossate. È mano nella mano con Diego, come al solito, Ludmilla è a pochi passi da loro che guarda il cielo esasperata. Ridacchio, quei tre non sono mai andati perfettamente d'accordo, eppure hanno sempre avuto uno di quei legami indissolubili. Faccio più attenzione ai dettagli, stringe un gelato tra le dita, al cioccolato, come le è sempre piaciuto, gli occhi del piccolo moro sono puntati sulla sua figura, quasi l'adulano. Sorrido inconsciamente, non sono mai riuscita a spiegarmi quella forte unione tra i due, quasi come fossero stati due adulti, quasi come si fossero voluti un bene dell'anima. Guardo ancora la mia bambina, e mi accorgo che è praticamente identica all'uomo che amo, se non fosse per i tratti del viso, ed i lineamenti completamente definiti non sembrerei neanche io la donna che l'ha messa al mondo. Un lamento abbandona le mie labbra, un singhiozzo forte, so solo che il mio pianto si fa più forte. Beto arriva immediatamente in salotto, ha gli occhi iniettati di sangue, il sorriso spento. Si siede al mio fianco e posando la cornice sul tavolino, fa intrecciare le nostre dita.  << Jackie, amore, non piangere >> << Non capisci, Beto, tu non capisci. Ci odia, non ci perdonerà. >> << È arrabbiata, ma non ci odia >> sussurra tra i miei capelli, attirandomi al suo petto. Mi sento di nuovo piccola, inesperta, impaurita dalla reazione di mio padre. << Non dovevo ascoltarlo, ho preferito seguire i suoi consigli invece di pensare al mio amore per te. Beto, anch'io volevo crescere Francesca, al tuo fianco, come una famiglia, di quelle che vedi nelle pubblicità del Mulino Bianco >> << Ssh, biondina, chiudi gli occhi, questo inferno passerà >> le mie labbra tremano, ed ogni cosa intorno a me diventa sfocata. << Non passerà, ci accompagnerà per il resto della nostra vita. >>



POV VIOLETTA
Sospiro infilandomi sotto il getto caldo dell'acqua e versandomi un po' di bagnoschiuma sulle mani prendo a lavarmi con cura. Serro le palpebre, le mie dita scivolano verso la pelle sensibile del mio collo, ma quando cerco la catenina di mio padre non la trovo. Mi agito, sgranando visibilmente gli occhi e tastando la mia pelle. Nulla, non c'è. Il mio cuore smette di battere, ho perso la sua catenina. NO. Mi raggelo sul posto, deglutendo sonoramente e riprendo a lavarmi, silenziosamente e con una velocità assurda. Mi risciacquo avvolgendomi in un accappatoio, non ho nemmeno il tempo di infilarmi un paio di ciabatte che già mi ritrovo nella mia camera da letto. Trattengo il fiato, cercandola ovunque. Nel mio borsone, tra le lenzuola, nel cassetto, fino a ribaltare la camera. La porta si apre di scatto, Angie mi guarda agitata. << Vilu.. >> Dei singhiozzi pronunciati abbandonano le mie labbra << L'ho persa zia, l'ho persa >> le mie labbra tremano, ed i miei occhi si inumidiscono. Cautamente si avvicina, piegandosi sui talloni e scostandomi le mani dal viso. << Cos'hai perso, Violetta? >> << La catenina di papà, la portavo al collo, ma è come sparita nel nulla. >> << La ritroverai, tranquilla, probabilmente l'hai persa allo Studio, domani chiederemo a qualcuno dei ragazzi se l'hanno ritrovata. >> scuoto vigorosamente il capo. << Ma se l'ho persa..Angie è l'unico ricordo che mi rimane >> sussurro con la voce spezzata dal pianto, la bionda annuisce colpevole, carezzandomi il viso. << Vilu, non odiarmi, se ho fatto sparire i loro oggetti, le loro foto, e tutto ciò che li riguarda l'ho fatto per il tuo bene, e per quello di tuo nonno >> sussurra asciugandomi dolcemente le guance << Non posso sopportare che vi facciate del male, perché so bene che ogni giorno vi ritroverei con le loro foto tra le mani >> annuisco consapevole che abbia ragione. << La ritroverò, vero? >> Annuisce, scostandomi una ciocca di capelli dal viso << Presto, molto presto. >> mi risponde cercando di non far trapelare la sua preoccupazione, perché sa bene che potrei non ritrovarla, perché sa bene che il loro ricordo per me, equivale alla vita.





POV FRANCESCA
Mi guardo intorno rovistando tra i vecchi oggetti di Jackie e Beto, non so perché mia madre abbia chiesto a mio padre di portarmi qui. È come se mi tornassero alla mente dei ricordi che io non ho vissuto. Frugo nella camera della bionda, è setacciata di foto di ballerine, sul comodino dove intravedo uno specchio è posata una scatola. Aggrotto la fronte quando vedo che ha un lucchetto, poi immediatamente ricordo quella chiave che io credevo insignificante, ma solo affettiva, regalatami tempo prima da lei. L'afferro tra le dita e coincide esattamente con l'apertura di quella scatola. Mi siedo cautamente aprendola e sorrido amareggiata. È piena di foto. Le sue foto da ragazzina, le sue foto col pancione, quelle con Beto. Scavando intravedo un quadernetto, vecchio e stropicciato, lo apro e mi si mozza il fiato.

19 luglio 1999
Caro diario,
oggi ho fatto l'amore con Beto, per la prima volta. È stata una delle sensazioni più strane, dolorose ed al contempo belle che io abbia provato. Mi ha stretto la mano senza mai lasciarla andare, sussurrandomi parole dolci, trattandomi con cura. Credo di aver trovato l'uomo che amo, perché io lo amo davvero, non mi importa ciò che dice mio padre. Non voglio più che ci separi, voglio svegliarmi e sapere che è al mio fianco come al solito, spettinato, maldestro, quasi più imbarazzato di me. Voglio svegliarmi con la consapevolezza che lui ci sarà sempre qualunque cosa accada.



7 settembre 1999
Caro diario,
aspetto un bambino. Un piccolo esserino sta crescendo dentro di me, ho solo 16 anni, e sono una bambina, ho pianto per tre ore consecutive nel mio bagno, ma Beto c'era. Mi ha abbracciata, confortata e stretta a se. Mi ha sussurrato parole dolci come fa sempre, mi ha detto che non se ne sarebbe andato e che insieme avremmo affrontato mio padre, ma lui non vuole sentire ragioni, pensa che sia uno scandalo, una cosa ignobile. Perché? Perché due persone non sono libere di amarsi? Non esiste un'età per farlo. Papà mi ha gridato contro, ha detto che sono una vergogna per la famiglia, che mi credeva diversa, più matura, forse.  Piango da ore, Beto oramai è andato a casa sua, mi ha chiamata tentando come al solito di tranquillizzarmi, ma non vinceremo su di lui, io lo so. Non avrò il mio bambino, questa bellissima creatura che sta nascendo e crescendo dentro di me, non sarà mai mia.




Il mio viso è inondato di lacrime, il diario è pieno dei miei racconti, dei miei aneddoti, di quello che ho fatto, delle mie figuracce, nel fondo della scatola c'è una cartellina, apro anche quella e le mie labbra tremano. Le sue ecografie, i miei dati, tutto ciò che mi riguarda. Una mano si posa sulle mie spalle, mi giro e Priscilla, mia madre mi sta guardando, sorride dolcemente rassicurandomi con il suo sguardo. << Ssh, Francesca, non piangere >> mi accoccolo al suo petto, lasciandomi stringere dalle sue braccia, dei singhiozzi abbandonano le mie labbra, i miei occhi sono sempre più umidi, bagnati. Le sue dita scorrono sulla mia spina dorsale a cercare di fermare la mia ennesima crisi. Tremo, tremo da far schifo, sulla porta c'è mio padre, al suo fianco Diego e Ludmilla, la bionda mi guarda poi volge i suoi occhi al cielo, quasi come a voler frenare le lacrime che potrebbero abbandonare i suoi di occhi. Diego sorride alzandolo l'angolo della bocca ed il mio cuore martella nel petto, perché in quel momento, solo allora, mi sento sicura. Circonda le piccole e mingherline spalle di Ludmilla che lo guarda sorpresa. Per la prima volta probabilmente ha realizzato che Diego ha sempre voluto un gran bene anche a lei. << Non sono pronta ad affrontare un passato così doloroso >> ammetto con voce rauca << ..ma Beto e Jackie lo rivivono ogni giorno, dovrei fare anch'io un passo verso di loro. >> il mio respiro si regolarizza, il mio corpo smette di tremare, il mio cuore però, continua a martellare guardando quello che dovrebbe essere mio fratello.




POV LEON
Sospiro guardando Violetta affranta fare riscaldamento. Non capisco che cosa le prenda, preferisco le sue lamentele al suo silenzio. Una smorfia le si dipinge sul viso quando fa una pressione sbagliata col piede, mi avvicino incrociando le braccia al petto e guardandola. << Stai bene? >> Annuisce, ma quando quel piede tocca di nuovo terra, un lamento abbandona le sue le labbra peccaminose. Serra le palpebre, deglutendo vistosamente. << Fammi vedere. >> come al solito fa per lamentarsi, ma la zittisco immediatamente prendendole il piede. << Non è nulla, hai solo preso una storta, adesso ci mettiamo su un po' di ghiaccio. >> Annuisce mordendosi pericolosamente il labbro inferiore ed io cercando si ignorare il sangue che ribolle nelle mie vene, mi alzo andando a prenderle il ghiaccio.
Quando ritorno in aula è seduta sul pavimento, il respiro le si è regolarizzato. Mi siedo al suo fianco, posandole il ghiaccio sulla caviglia, un sospiro di sollievo abbandona le sue labbra facendomi prontamente sorridere. << Sei eccessivamente distratta, e questo non va affatto bene per le nostre lezioni >> << Non lo faccio di proposito, professore >> sibila l'ultima parola con una punta di acidità mescolata a divertimento. << Hai la testa altrove, dovresti svuotarla quando danzi >> << Credi che io venga qui imponendomi fin da subito di farti saltare i nervi per i miei pensieri? Ho cose più importanti da fare nella vita, Vargas >> sputa acida, scacciando via la mia mano e tenendosi la bustina col ghiaccio da sola. Inclino il capo guardandola, posando le mani sul pavimento all'indietro. << Sei sempre incazzata? >> << Solo quando ho a che fare con qualcuno che non sopporto >> serro le labbra in una linea dura ed inarco un sopracciglio << Ti sembra corretto dare dell'insopportabile al tuo professore di ballo? >> Guarda l'orologio appeso alla parete con un cipiglio divertito sul viso. << Sono le 17, non sei più il mio professore già a partire dalle 15 >> rido scuotendo il capo e ricomponendomi. << Ragazzina insolente >> mi alzo in piedi, infilando le mani nelle tasche della mia tuta quando avverto un oggetto toccare terra. Gli occhi di Violetta si illuminano all'improvviso, e la sua mascella si contrae. << Perché avevi tu la mia catenina? >>

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


POV LEON
Il suo sguardo è duro, la sua mascella contratta e le pupille dilatate << Cosa diavolo ci facevi tu con la mia catenina? >> Si alza frettolosamente attirandola a se come se fosse la cosa più preziosa al mondo. I suoi occhi acquistano una luce inimitabile, bellissima. Scrollo le spalle. << L'ho ritrovata ieri sera prima di tornare a casa, e stavo aspettando il momento per restituirla. >> Gioca con una sua ciocca ribelle, infilandosi la catenina al collo.
<< Mi hai fatto dannare per un'intera notte. >> il suo respiro si è regolarizzato, probabilmente se ne sta altamente fregando del dolore alla caviglia. Scrollo le spalle << Castillo, io la notte le donne le faccio dannare diversamente >> raddrizza il busto, schiudendo la bocca sconcertata. Prova a dire qualcosa senza emettere nemmeno un suono ed alzandosi, scuotendo il capo se ne va.




POV EMMA
<< Ma no, Andres, non ci voglio venire in piscina con te >> mi mordicchio le labbra, rivolgendo un'occhiata nervosa alle mie dita. << Non vuoi che io ti insegni a nuotare? >> << NO >> la mia risposta é categorica, se fosse lui, con addosso solo dei bermuda, ad insegnarmi a nuotare, probabilmente morirei per mancanza di ossigeno e non per essere affogata in acqua. << Ma se sono tre anni che supplichi Leon di insegnarti a nuotare come si deve! >> << Tu non sei Leon >> gli faccio notare ovvia indicandolo da capo a piedi. << Emma, tranquilla, non ti bacerò >> il mio cuore prende a battere ritmicamente, incessante. Ridacchio nervosamente, dandogli una leggera pacca sul petto, il suo corpo si irrigidisce immediatamente, i suoi muscoli si contraggono come la sua mascella. Serra le labbra in una linea dura, inumidendosele con la punta della lingua. Guardo la sua bocca insistentemente, ed in un momento di follia penso che darei la vita per assaporarla. Probabilmente sa di tabacco e vaniglia, mi piace il suo profumo. Decido saggiamente di scostarmi quando le sue dita stanno per sfiorare la mia guancia e mi alzo in piedi, forzando un sorriso. << Che maleducata che sono, non ti ho nemmeno offerto un bicchiere di succo >> sospira, sconsolato, il mio cuore sembra essersi arrestato, ho troppa paura di lasciarmi andare nelle braccia di un uomo, perché mi sentirei spezzata definitivamente se lui se ne andasse. So cosa vuol dire perdere qualcuno che ami, l'ho provato due volte in una notte sola, e non è affatto bello. Ti si indebolisce tutto, non solo i muscoli, sembra che ti venga una paralisi facciale, il sorriso va via oppure rimane lì stampato, per poi crollare tempo dopo, come crolla un vecchio palazzo.
A passo svelto mi dirigo in cucina, le mie mani tremano mentre riempio due bicchieri di succo posandoli sul vassoio assieme ad un pacchetto di patatine. Continuo freneticamente a torturarmi le labbra e prendendo un respiro profondo torno in salotto da lui. Sta giocherellando con il copri divano, sbuffando e pensando a chissà cosa. Le sue labbra sono incurvate in una bellissima smorfia, sembra quasi irritato. << Tutto bene? >> Si alza di scatto, facendomi sobbalzare ed indietreggiare. Mugugno, urtando contro lo spigolo del tavolino, fino a ritrovarmi con le spalle al muro. I suoi occhi sono sono scurissimi, quasi irriconoscibili, le sue mani posate di fianco alla mia testa sulla parete. Rabbrividisco, avvertendo le sue dita scorrere lungo la mia spina dorsale, e trattengo un sospiro di piacere, guardando le sue labbra che imprevedibilmente ad ogni aspettativa sfiorano le mie. In un momento di follia tendo a schiacciarmi contro il muro ed a chinare il capo. << Va bene, accetto che tu mi dia lezioni, ma ricordati cosa mi hai promesso >>  ritorno a guardare i suoi occhi, tremendamente fissi sulla mia bocca. Annuisce, senza dire niente e torna a spaparanzarsi sul divano, passandosi una mano tra quei capelli indomabili. Trattengo ancora il fiato, credo che me ne servirà fin troppo.




POV VIOLETTA
Sistemo le piaghe del mio vestito, cacciando un bel po' di aria nei polmoni e guardando il mio riflesso nello specchio. Amo la Domenica, ma infondo la odio dal profondo. Ho i capelli ondulati raccolti in una crocchia da cui fuoriescono delle ciocche, il nonno mi guarda accostato alla soglia della porta. << Cos'hai, piccola? Non vuoi andare a trovare la tua mamma, il tuo papà e la nonna? >> mando giù il groppo che ho alla gola e mi sforzo di sorridere << Certo nonno, certo che voglio andarci, ho solo voglia di scrivere ad ognuno di loro. >> sorride, annuendo concorde. << Fallo, allora, io ed Angie aspetteremo quanto necessiti. >> deglutendo, agguanto carta e penna, armandomi di un coraggio disarmante.





Ciao nonna Meredith,
Com'è la vita lì? Qui uno schifo, ma non mi lamento, probabilmente il nonno non sa impastare delle torte buone come le tue, ma almeno ci strappa una risata con la sua inesperienza ed estrema impazienza. Sai, ogni giorno mi parla di te, raccontandomi qualcosa di nuovo, mi racconta quanta paura avessi dell'amore.
Dannazione, nonna, ho la tua stessa fobia, ma quello che temo di più è il non innamorarmi, affatto. Invidio chi lo ha anche solo sfiorato l'amore, ha gli occhi limpidi, emananti ed avvolti da una strana luce. Ogni giorno si siede sul vostro dondolo, come facevate quando eri in vita, e mi parla. Mi guarda dritta negli occhi, quasi trasmettendomi quella forza, quella capacità di amare, poi si alza, va nel vostro giardino e recupera tre fiori. Tre rose bellissime. Pure. Per te, per la mamma e per papà. Torna a casa con un sorriso inimitabile, e dietro quella maschera di felicità nasconde una di quelle sofferenze atroci inimmaginabile. I suoi occhi sono rossi e gonfi, quasi sanguinanti, ma io non voglio dirglielo. Si siede a tavola con noi e ride, ride come un matto. Angie invece sorride. Sorride cercando di sembrare felice, ma la vedo quando la notte si rannicchia contro la poltrona, davanti al fuoco, infilandosi disperata le mani nei capelli e singhiozzando. Non ce la fa, nonna. L'altra notte era così arrabbiata..ha spaccato una tazza, le sono corsa vicino ed è scoppiata a piangere, chiedendomi scusa ed alzandosi immediatamente per ripulire e ricomporsi. Ogni tanto sfioro le tue stoffe, nonna, ricordo i pomeriggi in cui mi insegnavi a cucire. Ogni tanto ci riprovo, sai? Non sono perfetti, ma nemmeno la vita lo è, quindi è okay. Al nonno piacciono, ed alla zia anche. Vengo a trovarti, nonna, sempre. Tu aspettami con pazienza, parlerò con la tua foto e con la tua anima.



Quasi trovo difficoltà nello scrivere alla mamma e a papà. Avrei voluto farmi conoscere meglio, aprirmi. Ma sono sempre stata brava a chiudere la porta del mio cuore ed a buttare la chiave nel mio scrigno, pensavo non ne valesse la pena. Aprirsi, e poi provare le sofferenze della vita, no. Meglio la maschera d'indifferenza, preferivo essere la regina dal cuore di ghiaccio.




POV FRANCESCA
Le mie mani sudano freddo, quasi come fosse la prima volta in cui incontro Beto e Jackie, mi pettino nervosamente i capelli, quasi avessi paura di non piacerli, Ludmilla al mio fianco rotea gli occhi, sospirando. << Vieni qui, ti farò una treccia >> accenno ad un sorriso, affidandomi alle sue mani. È concentrata mentre lo fa, sembra essere nata per cose di questo genere. << E non fissarmi >> chino il capo, convinta di averla fatta arrabbiare, ma la risatina che abbandona le sue labbra mi fa ricredere. << Perché mi hai odiata per tutto questo tempo? >> aggrotta la fronte, bloccandosi, probabilmente presa alla sprovvista dalla mia inopportuna domanda. << Io non ti ho mai odiata. >> << Siamo sorelle, o almeno per me lo siamo, eppure tu non mi hai mai parlato di te. >> sorride amareggiata. << Eri sempre con Diego, come avrei potuto? >> chino il capo, colpevole, torturandomi disumanamente le labbra. << Non mi dava fastidio vedervi insieme, é solo che.. >> scuote il capo, serrando la mascella e prendendo a guardare nel vuoto << ..non mi vedevate mai, era come se non esistessi. >> << Ma io ti voglio bene, Lud, ed anche lui te ne vuole. Infinitamente. Non ci crederai, ma parliamo quasi sempre di te, e siamo preoccupati, cosa ti sta succedendo? >> scrolla le spalle, le sue labbra tremano, chiude gli occhi, schiacciandosi contro la spalliera del mio letto. << Si chiama Marco, l'ho conosciuto l'estate scorsa, ed ho perso la verginità con lui. >> deglutisco, incapace di dire qualcosa che possa farla stare meglio. Le sue palpebre sembrano serrarsi fortemente. << Lui non mi amava, e mi va bene, ma so che non ho sbagliato nel donarmi a lui. >> << Sei innamorata di lui? >> << Non lo so, ma..quando si incazza mi torna il sorriso, pensi sia sbagliato? >> scrollo le spalle, inespertamente. << Penso sia giusto e sbagliato al tempo stesso, ma chi sono io per dare lezioni sull'amore? Sono un'ignorante in materia. >> la bionda ride, un'espressione maliziosa le si dipinge sul volto, mentre alzandosi dal letto prende a sistemarsi e ricomporsi come se nulla fosse accaduto, come se non stesse crollando in pezzi. << Non direi. >>






POV VIOLETTA
Mi guardo attorno, il cimitero é triste, silenzioso. Le persone piangono sulla tomba dei loro cari, intravedo una ragazza. Mora, gli occhi verdi, un verde indescrivibile, che si confonde con l'azzurro-trasparente delle sue lacrime salate. Piange sulla tomba di un ragazzo, Tomas. I suoi singhiozzi sono poco pronunciati, cerca di fare silenzio, di rispettare la pace delle anime volate in cielo. Carezza lentamente la sua foto e continua a piangere ininterrottamente. Guardo altrove, rischio di piangere, già lo so. Sono un'adolescente con gli ormoni sballati, piangerei per qualsiasi cosa, come una donna incinta. La zia ed il nonno sono davanti la tomba dei miei genitori, ho bisogno di stare sola quando parlo, quindi raggiungo immediatamente la nonna. Le racconto dello Studio, dei miei progressi e di quello sfacciato, anche se non ne ho motivo. Lascio la lettera custodita in un angolo, dove so che nessuno potrebbe trovarla e rimango un po' con lei. Poi, quando vedo Angie venirmi incontro le sorrido, mi carezza il braccio, mentre io la sorpasso diretta verso i miei genitori. Forse è la primissima volta che li vedo. Leon, Camilla ed Emma, sono seduti in cerchio davanti la tomba dei loro genitori. Parlano come se fossero vivi, ridono, giocano tra di loro sfottendosi. Rimango incantata a quella vista, sono silenziosi, ma allegri. Leon parla della partita di calcio ovviamente vinta grazie a lui, sto per alzare gli occhi al cielo, ma mi contengo. Camilla parla di un amore impossibile, attirando l'attenzione del ragazzo, ed Emma ridacchia guardando il fratello prima di spiccicare parola. Distolgo lo sguardo, fortunatamente non mi hanno notata, e mi siedo davanti la tomba dei miei.



Mamma, papà,
Credo che questa sia una delle lettere più difficili che io abbia mai dovuto scrivere da quando ho imparato a farlo. Mancate, come può mancare l'ossigeno nei polmoni, mancate come manca l'acqua nel deserto, mancate come può mancare una persona che si ama. Sto risolvendo i miei problemi giorno dopo giorno, infondo ve lo devo, perché a dire il vero non sono mai riuscita a mostrarvi la vera Violetta. Amavo il profumo della campagna, lo amo tuttora, eppure per realizzare il mio sogno, per portare avanti le mie passioni devo andare in città. Sorvolate sul fatto che la mia vita si immerga nei libri, vivendo delle emozioni che non sono le mie, perché nonostante io non provi davvero ciò che sto provando non è importante. Vivo comunque, una vita che non è mia, ma la vivo. E per favore sorridete come quando facevate quando da piccola, con i miei pantaloni larghi cominciavo a ballare senza fermarmi. Io affronto il palcoscenico ed affronto la gente, se necessario, ma voi, da lassù, guardatemi. Voglio farmi conoscere.



Sorreggo la lettera tra le mani, ed insieme ad essa, anche il mio cuore.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


POV LEON
Recupero un po' di comprensione dallo scrigno in cui tengo chiuse le mie emozioni, dirigendomi verso la camera di Camilla. Spalanco la porta, senza neanche bussare, è seduta sul letto, la spalla posata contro la spalliera, gli occhi vacui, il sorriso spento. Accorgendosi della mia presenza, si sfila una cuffia, guardandomi curiosa. << È già ora di mangiare? >> Non sono mai stato bravo con i giri di parole, per questo avrei davvero gradito la presenza di mia madre in un argomento delicato come questo. Sospiro, rialzo lo sguardo su di lei. << Da quanto? >> << Da quanto cosa? >> << Il cuore, da quanto ti batte? >> Aggrotta la fronte << Beh, da quando sono nata, credo >> scuoto il capo, come a rimuovere mille stupidi pensieri e preoccupazioni che si fanno strada in me. << Non so, quelle cose da ragazze..le tachicardie, i sorrisi e gli occhi accesi, e poi, credo la voglia di amare..da quanto? >> << Un po' >> ammette sincera. Il silenzio è straziante, sembra portarsi via l'anima, e tutto ciò che rimane dentro di noi, fino a lasciarci spogli..e vuoti. << E com'è successo? >> Scrolla le spalle << Non lo so, Leon, è successo. È arrivato come un uragano, come una tempesta durante un giorno di sole. È arrivato, ed ha spazzato via tutto >> << E poi? Poi cosa succede? >> domando curioso, quasi come fossi un alunno interessato a questa materia, e lei la mia insegnante. Ride, rossa in viso. << Poi ti manca il fiato, e ti viene da chiederti se è sbagliato. >> << Ed è sbagliato? >> scrolla le spalle << Il mio lo è di certo. >> << L'amore non è mai sbagliato, potrà essere indesiderato, ma sbagliato, beh..non credo. >> << Non diresti così se sapessi di chi sono innamorata. >> inclino il capo << E dimmi, è una persona vicina? >> annuisce posando il mento sulle ginocchia, rannicchiate contro il suo petto. << Abbastanza, ma è la persona sbagliata. >>





<< Inutile che me lo ripeti per la quattordicesima volta, Vargas, quel fottuto passo non mi esce. >> Sbotta irritata, passandosi le mani tra i capelli. << Chi è il professore, qui? >> Le domando con una punta di acidità ed irritazione, senza ottenere risposta. << Muovi quei fottuti fianchi, e smettila di fare la lagnosa, okay? >> << Okay? OKAY? Sei la persona più irritante, rivoltante e prepotente che io abbia mai conosciuto! >> << Bene, siamo di pari passo, allora >> le sorrido strafottente, mi sembra di essere tornato all'asilo. Si riposiziona al centro dell'aula, prendendo un bel respiro profondo, e guardando nel riflesso dello specchio, rivolgendomi la diciassettesima occhiata truce della giornata. 'Almeno stanno diminuendo' constato, scuotendo il capo ed avviando lo stereo. Si muove, ma sembra un pezzo di ghiaccio. Roteo gli occhi, esasperato fino all'inverosimile. << Il bacino, Castillo, devi solo muovere il bacino >> << Ce l'avessi l'idea di come si muove il bacino >> grida, voltandosi a guardarmi incazzata. Riavvio la musica, dirigendomi a passo svelto e feroce verso di lei. << Che stai facendo? >> Domanda, mentre cingendole la vita da dietro l'attiro a me. Sgrana gli occhi, sconcertata provando a dimenarsi. I nostri corpi sono schiacciati l'uno contro l'altro, a strettissimo contatto. << Sta' ferma. >> la guardo minacciosamente nello specchio, posando entrambe le mani sui suoi fianchi nudi. << Segui me >> Spingo il suo bacino verso il mio, cominciando a muovere i fianchi a ritmo di musica. << Senti la melodia? Devi solo seguirla >> le suggerisco, mentre lei annuisce, allontanandomi e prendendomi alla sprovvista. << Domani ci riprovo, ma da sola >> dice solo per poi prendere le cose e correre fuori dall'aula. Inclino il capo confuso, forse ho esagerato, è solo una ragazzina.




POV VIOLETTA
Corro velocemente fuori da scuola, riparandomi sotto un albero poco distante, la pioggia mi bagna i capelli ed i vestiti, sono agitata, il respiro è irregolare. Porto una mano all'altezza del cuore, sembra stia per esplodermi tanto è forte il battito. Inclino il capo contro la corteccia, recuperando un po' di fiato e poi raggiungo zia Angie in auto. << Tutto okay? >> Annuisco, le emozioni sembrano espandersi dentro di me, come fossero trasportate dall'acqua del mare. << Okay >> Pochi minuti dopo siamo già a casa, il nonno è seduto sulla dondolo ad attenderci, sorride creando delle adorabili e leggerissime fossette, mentre io decisamente più calma mi siedo al suo fianco, rannicchiandomi sotto la coperta. Avverto l'odore della pioggia e sorrido. << Devi ancora dirmi come hai fatto a rubarle il primo bacio >> scrolla le spalle << Sono un ladro, per caso? Prima le rubo il cuore e dopo il primo bacio? >> Annuisco, come una scema. << Tua nonna è sempre stata furba, ha nascosto i suoi sentimenti finché non le si sono ingigantiti smisuratamente. Per lei l'amore era debolezza, e lei era forte, niente poteva distruggerla, è accaduto, così, da se. Un bacio dolce, calmo e semplice. Ecco tutto. Non c'è un primo bacio ideale, l'ho guardata negli occhi, le ho carezzato una guancia e mi sono preso ciò che mi spettava. >> << Il suo primo bacio? >> Domanda Angie confusa, mentre io scuoto il capo in contemporanea al nonno. << No,  lei. >>




'L'amore è sfrontatezza, saper affrontare le proprie paure, reagire d'istinto, perdere la ragione. Solo un cieco può non amare, qualcuno cieco all'interno, che non vuole conoscere tutte quelle strane sfaccettature e sfumature che lo caratterizzano' carezzo piano quella scritta, situata sui fogli conservati della mamma, e quasi senza accorgermene continuo a scrivere. Scrivo di qualcosa che non conosco, che ho sempre visto da lontano, come qualcosa di irraggiungibile. Scrivo di qualcosa che ho sempre visto come proibito. L'amore è troppo forte per noi deboli, eppure, non ho mai conosciuto qualcuno che non vorrebbe essere sconfitto da un sentimento tale. 'Amore è niente, o forse tutto. È calma, pazienza, ascolto. L'amore vive e noi le permettiamo di viverci dentro. È sicurezza, e titubanza. E persino qualcuno che non sa niente dell'amore, potrebbe descriverlo appieno. Amore è odio. Amore è voglia. È quel desiderio carnale di cui ci priviamo, credendolo come una vergogna. Invece l'amore non ha tabù, ha solo due cuori, un istinto, due corpi. Amore è asciugarsi, procurarsi e versare lacrime. Leccare via le ferite, assaporarne quel gusto ferroso. Conoscere l'amore equivale a conoscere il paradiso, o forse solo l'infern..' Sobbalzo, avvertendo un bussare insistente proveniente dalla porta. Deglutisco, nascondendo frettolosamente i fogli incriminanti, mentre la zia avanza verso di me a passo calmo, con due bicchieri di spremuta tra le mani e dei biscotti appena sfornati. Me ne porge uno, che accetto senza esitazioni, e posa il vassoio sulla scrivania. << Che facevi? >> << Uhm..niente. >> ridacchia << Scrivevi, vero? >> Abbasso lo sguardo sulla punta della mia converse, avvertendo una calda ed angelica risatina abbandonare le sue labbra. << Anche tua madre lo faceva spesso, le piaceva parlare dell'amore, ne sembrava innamorata >> scuote il capo divertita, mentre i miei occhi si accendono improvvisamente << Innamorata dell'amore? >> Annuisce, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. << Già, innamorata dell'amore, come solo e soltanto tu potrai esserlo. >>



POV EMMA
Sospiro dandomi un'ultima occhiata allo specchio, posto al centro dello spogliatoio. Arrossisco all'idea di ritrovarmi sola, in quella piscina, con il ragazzo che mi piace praticamente da un'età immemore, ed il mio corpo freme, venendo attraversato da continue scariche. Rimpiango l'aver accettato la proposta di fare queste lezioni quando la piscina è chiusa al pubblico, e scuoto il capo, ridestandomi dai miei pensieri. Il bikini è azzurro, coprente, anche se non eccessivamente. Mi sfrego le mani, raggiungendo le vasche ed è lì che lo intravedo. Il mio cuore perde un battito, è già in acqua, gli avambracci sono posati contro la superficie della vasca, mentre il suo sguardo è vacuo. Respiro una buona dose di coraggio, tuffandomi immediatamente ed attirando così la sua attenzione. Mi viene incontro, le labbra incurvate in uno splendido e genuino sorriso. << Alla fine di tutto questo nuoterai come una bellissima sirenetta, biondina >> mi porge entrambe le mani che, titubante, accetto.





POV DIEGO
Accosto il capo contro la porta della cucina, provando a capire ciò che sta succedendo in salotto. Francesca è rigida, fredda, incolore, eppure emana amore, come nessuno sarebbe capace di fare. << Hai finito di farti i cazzi suoi? >> Sobbalzo, scontrandomi con lo sguardo divertito di Ludmilla. << Sorellina, che ne diresti di darmi un preavviso, invece di farmi prendere un infarto la prossima volta? >> << Io ho tossito prima di entrare, eri tu troppo intento a ficcanasare nella vita di Fran a non essertene accorto >> << Lei, come te, è mia sorella minore, ed io le voglio molto bene >> rotea gli occhi, dirigendosi a passo elegante e sensuale verso il frigorifero. << Certo, ancora la storia dell'essere fratello e sorella. Diego nutri quella gelosia possessiva nei confronti di Francesca da un'età immemore, e quella gelosia non ce l'hanno i fratelli maggiori, sai? >> << Cosa vorresti insinuare? >> Sorride sfacciata, versandosi un po' di succo d'arancia nell'enorme tazzone, portandoselo immediatamente alle labbra. << Insinuare? Io? >> non aggiunge altro. Sorride, divertita, convinta lasciandomi solo come un imbecille incompreso.






POV EMMA
<< Tranquilla, nel caso dovessi affogare conosco bene la respirazione bocca a bocca. >> sorride sghembo ed una smorfia si dipinge sul mio viso << Su questo non avevo dubbi, ma sta' tranquillo tu, imparo in fretta. >> << Sei l'essenza della sfrontatezza, Vargas Junior. >> ridacchio spensierata spingendo le mani sul bordo piscina e facendo leva per tornare a toccare Terra. Sono gocciolante, ed il mio paradisiaco perfetto adesso è al mio fianco. È in piedi, il suo sguardo languido che scruta il mio corpo senza timore, si inumidisce le labbra e dentro di me qualcosa cambia. Si accende. Rabbrividisco quando i miei occhi radiografano il suo corpo, una sensazione mai provata si fa strada in me. Un calore improvviso che parte dall'organo vitale, espandendosi dentro di me, irradiandosi nelle ossa e concentrandosi come un grumolo nello stomaco. Trattengo un sospiro di piacere, passando nervosamente le dita sulle braccia nude come per coprirmi dall'intensità che emanano i suoi occhi scurissimi. Sfacciato, prepotente, possessivo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


POV ANDRES
<< Emma la sirenetta. >> ridacchio guardandola mentre prende a nuotare decisamente più brava rispetto a qualche settimana fa. << Ammettilo che sono il miglior professore in circolazione. >> << Andres il fatto che tu mi abbia insegnato qualche trucchetto base non ti dà il diritto di vantarti, voglio saper nuotare davvero come una sirena. >> controbatte euforica, ma abbastanza lontana da me e da ogni mia singola fibra. Sorrido divertito, guardandola attento. << Come mai ha cominciato a mettere il costume intero? >> avvampa imprevedibilmente, ridendo nervosa ed imbarazzata. I denti sbattono tra di loro, creando un rumore assordente eppure piacevole. << Perché ho a che fare con un depravato. >> rido di cuore, annuendo. << Riprendiamo la lezione, biondina, fra un mese ti voglio iscritta al campionato. >> << Aha, mi ci vedrai, ma a quello fatto al mare con i Vargas d'estate. Muoviti vah! >>




POV LEON
La guardo, le labbra incrostate a causa della sua continua ed irritante abitudine di mangiucchiarsele quando è nervosa, e quasi non mi sembra più lei, il suo corpo tonico, la sua figura longilinea ed i suoi movimenti aggraziati, tutto di lei ha un qualcosa di sensuale. Non è più la ragazzina ingenua che mi gridava contro, il modo in cui si muove..sembra una donna. Una di quelle intoccabili ed irraggiungibili, i suoi occhi sicuri, la sua spavalderia, i suoi sorrisi innocenti. Le note di 'WORK' di Drake e Rihanna risuonano nell'aula, il suo sguardo fiero puntato nel suo riflesso. Balla sensuale, balla come se fosse l'ultimo giorno della sua vita e sorride, in quel modo peccaminoso, quel modo che manderebbe a chiunque il cervello in tilt. Sento l'adrenalina crescere nelle vene ed il sangue defluire concentrandosi spasmodicamente nel bassoventre. Inclina il capo, le labbra socchiuse, il petto accentuato. Cosa ne ha fatto della ragazzina irritante? Mi avvicino quando è il mio momento l'attiro per la vita, ma lei mi respinge ancora una volta come fa sempre. Si volta, posandomi una mano sul petto e facendo un passo indietro, scuotendo il capo. << Questo pezzo non lo ballo. >> inarco un sopracciglio, fingendomi divertito quando in realtà sono solo irritato. Irritato perché vorrei le nostre pelli a contatto, irritato perché non sopporto che sia sempre lei a decidere quando questo è il mio lavoro. << Come pensi di fare quando avrai a che fare con persone importanti? Dovresti sottostare ad un tuo superiore, non puoi non voler ballare una parte della coreografia solo perché la tua carne dovrà stare a stretto contatto con qualcuno. >> mi guarda, gli occhi da cerbiatta illeggibili, profondi, sorprendentemente intensi. << Leon. >> mi volto incontrando lo sguardo perduto di Camilla, sembra avere degli spasmi al corpo e solo in quel momento mi accorgo che sta avendo un'altra delle sue crisi d'asma. Sgrano gli occhi, avvicinandomi prontamente a lei e posandole una mano sulla guancia. Il mio sguardo puntato nel suo mentre le ripeto che va tutto bene, la sollevo tra le braccia e mi accorgo che è ogni volta più leggera. Lentamente mi siedo sul pavimento accoccolandola al mio petto e cominciando a canticchiare la nostra ninna nanna. Il respiro torna piano regolare, le sue braccia avvolgono il mio addome ed i suoi pazzi e ribelli capelli rossi sembrano cercare conforto dalle mie labbra. Li bacio una, due, forse tre volte e continuo a cantare a bassa voce ed a dondolarla.



POV VIOLETTA
Rimango ferma ed immobile in quella stanza, mentre gli occhi meccanicamente si alternano tra i due fratelli. Non so che fare, i miei piedi non accennano a muoversi da terra, e so bene di essere di troppo.
Rabbrividisco nell'ascoltare il tono di quella voce tanto arrogante ed irritante, e vederlo lì, indifeso, preoccupato mentre dimostra amore continuando a dire di non professarne.




POV DIEGO
Rabbia. Rabbia solo rabbia. Guardo delle mani stringerle la vita, ed è rabbia. Rabbia ed odio per qualcuno che non conosco. Mi avvicino, a passo spedito e con una forza sovrumana allontano le sue mani da quel corpo. Quel corpo che non dovrà appartenere mai a nessuno. Francesca aggrotta la fronte decisamente confusa, inconsapevole della tempesta che si sta scatenando dentro di me. Nuvoloni, lampi, tuoni, fulmini e saette. << Non toccarla. >> solo questo riesco a pronunciare prima di ricevere un'innocua ed inutile spinta da parte della corvina, mi spinge via più e più volte, senza ottenere risultati. << Non toccarmi, Diego, smettila di trattarmi come se fossi di tua proprietà. >> ringhia. Quel rossetto bordeaux sembrerebbe stonare sulle sue labbra, invece la rende bellissima, il mascara le fa le ciglia più grandi evidenziando i suoi enormi occhi verdi, i lineamenti del viso sorprendentemente spigolosi. << Cosa ti sta succedendo, Francesca? >> << Non mi succede un cazzo, ti voglio solo fuori dalla mia vita. >> << Come puoi volermi fuori dalla tua vita? Cosa ti succede, eh? Sono settimane che vai avanti così, non mi rivolgi parola, passi più tempo fuori casa che dentro, che ne hai fatto del: 'Non mi separerò mai da te, fratellone'? >> Dilata le pupille, quasi non ne distinguo le iridi, le narici si allargano, gli occhi sono scurissimi. << Per me tu sei morto. >> stavolta è il mio petto a gonfiarsi prepotentemente, quasi senza accorgermene avanzo pericolosamente verso di lei, spingendola contro ogni aspettativa contro la parete. << Non puoi odiarmi senza un perché. >> riduce gli occhi a due fessure posando le mani sui miei fianchi e premendo le dita in quella pelle sensibile. << ..e a te chi lo dice che io non ce l'abbia un perché? >> Lentamente seguo la linea del suo corpo soffermandomi sull'ombelico lasciato leggermente scoperto dal maglione che indossa. Le sue mani su di me, sono quasi più prepotenti della mia persona. << Dammi questo perché, allora. >> << Fottiti, Casal. >> fa per allontanarsi e scappare, nuovamente, dalla mia presa, ma prontamente la blocco. << Parla. >> << Ti odio, e questo non è solo un perché, ma anche un dato di fatto. Saccente e prepotente, odio i tipi come te. >> << Come puoi essere cambiata così tanto, Francesca? Mischiarti con persone che ti stanno rovinando la vita. >> scuoto il capo quasi indignato, il suo sguardo è agghiacciante << Solo perché ho un piercing, mi tingo le labbra e mi godo la vita? Io mi diverto, Dieguito, fattela anche tu una risata. >> << Smettila, rivoglio mia sorella. >> i suoi occhi si fanno chiari, limpidi, illeggibili. Strattona il suo braccio, allontanandosi di colpo. << Io non sono tua sorella. >>




POV VIOLETTA
<< Non tardare! >> esordisce il nonno gesticolando nervosamente con le mani, seguito ed appoggiato prontamente da zia Angie. Roteo gli occhi, sbuffando. << Voglio solo fare una passeggiata, e voi andate a letto presto. >> vedo le labbra della bionda aprirsi per dire qualcosa, ma la blocco << Ho le chiavi, non tarderò, voglio solo prendere una boccata d'aria fresca. >> e senza aggiungere altro li mando un bacio volante aprendo la porta e scappando letteralmente. Cammino lentamente per le strade di Buenos Aires, respirando un po' d'aria pulita e sentendomi libera. Una brezza leggera, mi fa rabbrividire facendomi stringere nel piumino che indosso. Lo tiro su fino a coprirmi labbra e naso, ed infilo il cappuccio. Cammino distrattamente, senza prestare attenzione a dove vado. Mi guardo attorno, vedendo gli alberi scompigliati dal vento, ed il cielo blu notte pieno di stelle, quella vista sembra farmi rilassare sommessamente, i miei occhi finiscono su una panchina e lo vedo. Sorseggia un'Heineken, per poi sigillare una sigaretta tra le labbra, lo sguardo vacuo e perduto. Indossa un giubbottino nero di pelle sbottonato, riesco ad intravedere una maglietta bianca ed aderente, mi chiedo come faccia a non avere brividi di freddo. Il jeans stretto che aderisce alle sue gambe toniche e le superga bianche. Mi avvicino, sorridendo divertita e rubandogli la sigaretta portandomela alle labbra. Aggrotta la fronte confuso, guardando il vuoto tra le sue mani ed alzando lo sguardo. << Sei anche una ladra adesso, Castillo? >> posa i gomiti sulle sue gambe aperte invitandomi con il capo a sedermi al suo fianco. << Hai scoperto il mio segreto, Vargas, dovrò ucciderti. >> ridacchiamo colpiti da un imbarazzante silenzio. << Non sei così male, sì insomma, quello che hai fatto oggi per tua sorella.. >> annuisco, incapace di trovare le parole giuste. << Non dire che sono dolce, perché non lo sono. >> volto il capo nella sua direzione, schiudendo la bocca e portandomi la sigaretta alle labbra. La nicotina scorre nelle vene. << Sei dolce. >> << Non sarei tanto dolce se ti prendessi qui, ora, in questo momento e su questa panchina. >> gli tiro un pugno leggero sul petto, scandalizzata dalla sua affermazione, arrossendo visibilmente. << Non puoi scherzare così con un'alunna, lo sai, vero? >> << In questo momento non sono il tuo professore, siamo solo un diciannovenne ed una mocciosa che si scambiano parole sconvenienti. >> << Sei dolce. >> ripeto ancora, scatenando in lui le reazioni sperate. << E tu sei irritante. >> << Tu, arrogante. >> << Odiosa. >> lo guardo stizzita gettando la sigaretta ed inumidendomi le labbra. << Devo andare, professore, se torno tardi mi metteranno in punizione. >> << Ti accompagno, ragazzina, non vorrei ti perdessi. >> << E se non gradissi la tua compagnia? >> si alza, lo sguardo fiero e divertito. << Se non la gradissi non staresti parlando con me, Castillo. >> Serro le labbra in una linea dura, alzandomi lentamente e cominciando ad incamminarmi, avverto i suoi passi dietro di me. << Comunque non puoi dire di non essere dolce, il modo in cui hai cullato tua sorella afferma il contrario. >> << Ed anche se lo fossi? >> << Smettila di irritarmi, hai un talento che ti dovrebbe essere riconosciuto. >> esclamo infastidita sistemandomi i capelli e sospirando. << Allora, come mai un ragazzo di diciannove anni con capacità e talento rifiuta una proposta importante ed allettante da Los Angeles per rimanere qui a Buenos Aires a fare l'insegnante? >> posso avvertire ogni suo singolo muscolo irrigidirsi. << Dove abiti? >> capisco fin da subito di aver scelto una discussione accesa ed un argomento toccante. << Lì infondo. >> gli indico la stradina di casa, mentre lui infilandosi le mani nei jeans annuisce avanzando in quella direzione. Di nuovo quel silenzio imbarazzante e sconveniente, non sono mai stata brava con le parole, e lui non è un gran chiacchierone. Roteo gli occhi, sorpassandolo e posandogli una mano sul petto. I suoi occhi scendono a guardare le nostri pelli a contatto, mi allontano quasi come se una potente e rovente scossa mi avesse presa con se. << Meglio che non ti avvicini, se mi vedono tornare con un ragazzo si faranno film mentali. >> << ..ma io sono un bravissimo, affidabile e responsabile ragazzo, ed in più sono il tuo professore di ballo, ti accompagnerò fino alla porta e mi assicurerò che tu vada a dormire per essere in forma durante la lezione di domani. >> ridacchia alla mia occhiata truce, mentre io mi stringo nelle spalle. << Dì un po', non stai gelando così vestito? >> << Sono un fuoco, non ho bisogno di calore. >> alzo gli occhi al cielo. << A domani, Vargas, sono arrivata alla base. >>




POV FRANCESCA
<< È lui? >> la bionda annuisce scostandoti una ciocca di capelli dal viso. << Sì, è lui, ma non devo fargli capire che sono qui per vederlo. >> << Forse se smetti di guardarlo come se fosse l'ultimo sopravvissuto ad una guerra mondiale con te, riuscirai nel tuo intento. >> << Senti, sorella, da quando esci in gruppo con quello Smith sei diventata insopportabile ed implacabile. >> Lambisco le dita, leggermente rinsecchite, con la punta della lingua sistemandomi i capelli disinvoltamente. << Buttati nella mischia, comportati da civetta, bevi un paio di cocktail e salutami Marco. >> sbotto sorridendole maliziosa. Sorpasso la folla creatasi al centro del locale, raggiungendo il bancone e lo vedo. Li vedo. Non ho nulla di quella donna. Ha i boccoli accentuati di un biondo ossigenato che non infastidisce affatto alla vista, le labbra sottili quasi invisibili colorate di un rosso fuoco, gli occhi azzurri come il colore del mare, ed un corpo quasi invisibile. Automaticamente i miei occhi scorrono sulla mia figura. Sono bassissima, mi dovrei considerare una nana, le mie labbra sono carnose e grosse, forse un po' troppo, ed il mio fisico non è scultoreo come il suo. << Cosa prendi? >> mi volto meccanicamente a guardare il barman << Qualcosa di forte. >> La gola brucia quando quel liquido scorre giù amaro e spietato, scorre fin dentro le vene, irradiandosi nelle ossa. Diego sembra svogliato, disinteressato. Si alza, ignorandola ed infilando una mano nella tasca posteriore dei suoi jeans, afferra il pacchetto di Malboro uscendo dal locale. Lo seguo a ruota, dipingendomi sul viso un'espressione totalmente indifferente.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


POV ANDRES
<< Rilassati, non è difficile. >> << È impossibile infatti! >> commenta la biondina, assaporando un goccio di liquore e tappandosi contemporaneamente il naso. Il liquido amarognolo e bruciante sembra scorrere giù nella sua gola, la vedo spalancare gli occhi e sventolare una mano davanti alla sua bocca che si apre roboticamente. << Acqua, acqua, acqua! >> ridacchio porgendole una bottiglia e vedendola ingurgitare in un attimo fuggente. << Ti odio >> sibila guardandomi malamente, deglutendo ancora quella sostanza e facendomi ridere sguaiato. << Per un po' di alcool? Sicura di avere qualche grado di parentela con Leon? >> la mia risata si arresta quando la vedo gattonare sul divano, fino a raggiungere le mie gambe e sistemarcisi sopra. << Io ho qualcosa che Leon non ha. >> deglutisco << A-Ah sì? E-e c-c-cosa? >> << Qualcosa che tu vuoi, Andres. >> sussurra provocante << E cosa voglio io? >> << Tu vuoi me. >> sorride, rialzandosi e sistemandosi i lembi della maglietta. << Vado a dormire, buonanotte. >> le sue labbra cambiano traiettoria allontanandosi dalla guancia fino a posarsi nell'angolo delle labbra. E voltandosi maliziosa, va' a dormire.





POV LUDMILLA
Inclino il capo all'indietro, gettando giù per le tonsille chissà quale cocktail, ho bisogno di coraggio, sfacciataggine, malizia. Avverto una figura materializzarsi al mio fianco, sento il suo sguardo che mi vede donna e sorrido impercettibilmente continuando a bere sensualmente quel liquido bruciante. << Ludmilla, sei..bellissima >> mentalmente scuoto il capo, è sempre il solito, pensa di abbindolarmi con una finta espressione sorpresa e con uno sguardo intenso. Non sono più la ragazzina che si è presa una cotta per la sua prima volta, non sono più ingenua da credere in delle stupide bugie. Mi volto, lentamente, sensuale leccandomi le labbra sotto il suo sguardo attento. << Mmh..Marco, è da un po' che non ci vediamo >> inclina il capo << Sei stata tu a sparire. >> annuisco, mordendomi interiormente una guancia. << Ho avuto altro da fare. >> << Eri tu a cercarmi, non ho mai preteso, Casal. >> << Non ho mai affermato il contrario >> sorrido, pronta alla mia ennesima fuga, dando un'occhiata al mio orologio ed alzandomi di fretta. << Devo andare, ci si vede in giro, Bianchi. >> e quando vedo due mani sconosciute cercarmi tra la folla le seguo, consapevole che saranno la mia unica via d'uscita da quell'amore ossessionante e sbagliato. Saluto il ragazzo che mi ha salvata e mi dirigo verso l'uscita, forse il suo mondo non fa proprio per me, ma io ci provo, mal che vada potrò dire che ho vissuto.






POV VIOLETTA
Guardo Camilla, quasi diffidente, mangiucchiandomi le pellicine delle dita. << Non possiamo ripassare a casa mia? Perché proprio a casa tua? >> << Dai, Violetta, il compito che ci ha assegnato Pablo richiede una tastiera e una batteria, Leon dovrebbe averne alcune conservate in garage. >> << Vero che lui è fuori? >> scuote il capo, fingendosi dispiaciuta << È con Emma a farle compagnia, smettila di avere il terrore di incontrarlo, non è uno stupratore seriale. >> guardo quella pazza e stramba ragazza dai capelli rossi, assegnatami come compagnia nel progetto di teatro, sospirando sconsolata. Quando arriviamo davanti ad una casa accogliente, la vedo raccogliere un mazzo di chiavi con dei portachiavi a forma di fiori colorati ed infilarle nella toppa. Lo ammetto, sarà anche piuttosto ambigua, ma è simpatica, menefreghista ed il suo animo hippy penso che sarebbe il mio ideale, se solo non conoscessi suo fratello. Appena la porta si apre avverto una bellissima melodia giungere ai miei timpani, seguita da quella voce inimitabile e sorprendente. << È Leon, quando è in casa passa la maggior parte del tempo ad allenarsi ed esercitarsi. >> mi guardo attorno. È un posto carino, ordinato e per nulla lugubre. Sul divano vedo Emma, stesa sorridente a canticchiare, seguendo il tempo di quella canzone, alza una mano salutandomi ed io ricambio altrettanto di buonumore. Ondeggia i fianchi da stesa, ripassando chissà quale formula, scarabocchiando un quaderno. << Vieni, andiamo di sopra a chiedere a Leon se ha gli strumenti che ci servono >> << Devo proprio seguirti? Non posso aspettarti qui in salotto? >> dall'occhiataccia che mi lancia deduco sia il caso di seguirla. Le scale non scricchiolano come nei film horror, mi guardo attorno sospettosa avvertendo a pochi passi da me, la risata dolce e divertita di Camilla. << Ma che stai facendo? Mica stiamo girando una puntata di un giallo! >> scuote il capo continuando ad avanzare a passo svelto ed io le sto dietro. Senza chiedere consenso od altro, spalanca una porta, entrando deliberatamente. Al centro della stanza occhi verdi è preso e perduto in un mondo tutto suo, le dita lunghe ed affusolate premono nei tasti di un pianoforte, la voce risana ancor di più quella splendida melodia. Curatore. Si ferma di colpo, scostando le dita dal piano quando sua sorella fa cadere il ripiano che ricopre i tasti, rischiando di tagliargli le dita. Sgrano gli occhi, capendo di essere finita in un covo di pazzi, ed a quel pensiero trattengo una risata, guardando il maggiore dei Vargas rivolgere un'occhiata agghiacciante alla media. << Sei impazzita? Hai deciso di amputarmi le mani? >> << Smettila di fare la donna mestruata, abbiamo bisogno di tastiera e batteria, ovviamente la chitarra non può mancare >> << Avete? Tu e chi? >> la rossa si sposta, mentre avverto due fanali verdi bruciare su di me.
Sguardi che bruciano come il fuoco su di me.
Sguardi che mozzano il respiro.
Sguardi fatti di purezza e passione.
Sguardi.
Il cuore martella nel petto, perforando la gabbia toracica. << Professor Vargas >> alzo la mano, fingendomi infastidita e sarcastica, mentre un sorrisetto divertito si spazia sul suo volto. << Benvenuta nella mia casa, Castillo >>









POV FRANCESCA
Gemo di dolore, quasi come se una lama mi stesse trafiggendo, avvertendo la fresca brezza notturna, accompagnata da un vento abbastanza pronunciato, far rabbrividire la pelle del mio ventre lasciata scoperta. Raggiungo Diego, accostandomi al suo fianco, è poggiato contro un muretto, una mano nella tasca dei jeans e l'altra intenta a sigillare nicotina tra le sue labbra. << Vattene. >> sussulto a quelle parole che devastano come benzina sul fuoco, ma faccio finta di niente, sedendomi al suo fianco. Volta il capo, meccanicamente bagnandosi il labbro inferiore con la punta della lingua. << Non mi hai sentito? Ti ho detto di andartene. >> sorrido sfacciatamente. << Non mi sembra che questo posto ti appartenga, Casal, va' via tu. >> << Stronza ragazzina >> ridacchio raucamente a quel mezzo commento. << Come, non ero la tua sorellina? >> << Ed io non ero il tuo fratellone? L'unico uomo al mondo che ti avrebbe protetta? >> il sorriso si spegne, strizzo gli occhi, portando un pollice alla bocca e lambendolo. << Non ho bisogno di essere protetta, sono una donna oramai, cresciuta. >> inclina il capo alle sue spalle, mentre una rauca e sensuale risata abbandona le sue labbra. << Donna cresciuta, Francesca? In un mese? Cosa mai avrai fatto per diventare una donna? >> << Ho conosciuto la vita >> avverto ogni mio singolo nervo tendersi all'ennesima sua instancabile risata. Non stona all'orecchio, ma mi fa imbestialire. << La vita non la conosce nemmeno chi la vive fino infondo. È troppo lunga per essere scoperta in così poco tempo >> storco il naso, roteando fintamente gli occhi << Il Diego versione filosofica non ti si addice, sai? >> << Nè a te la versione ribelle. >> << Sono indipendente, non ribelle. >> << No, a dire il vero mi sembri solo e soltanto una finta ribelle, hai paura persino di fare un bagno al mare di notte in una spiaggia privata, o di disobbedire a mamma e papà, figuriamoci se riusciresti a trasformarti in un pericolo ambulante. >> inspira una buona dose di fumo, continuando a guardarmi. << Ora sparisci. >> << Trasformarmi in una ribelle >> ride, divertito da quella mia improvvisa impulsività. << Cosa? >> << Sì, rendimi ribelle, chi meglio di te potrebbe? >> << Non ho intenzione di portarti sulla cattiva strada, sarai diventata anche un'insuperabile stronza, ma rimarrai sempre la mia sorellina. >> << CRISTO DIEGO, NON SONO TUA SORELLA! >> sbraito, gli occhi sgranati, il cuore martellante. << Non sono più la ragazzina di sedici anni che ha bisogno di averti al suo fianco in ogni singolo passo, oramai sono per davvero una donna, a tutti gli effetti. >> la Terra sembra smettere di girare, quando i suoi occhi verdi incontrano i miei. << Con Smith? Ti sei donata a lui? >> e duole. Duole il suo sguardo disgustato. Duole la sua mascella contratta. Duole quella sigaretta caduta ai suoi piedi, schiacciata, lì, inerme al pavimento. E quando oramai è troppo lontano, le mie labbra si muovono meccanicamente. << No, Diego, mi sono donata solo a te. >>

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


POV DIEGO
Labbra che si cercano, cuori che perforano la gabbia toracica facendo unire due anime come se fossero una sola. La testa gira, la bocca si curva in un sorriso genuino e spontaneo. Deglutisco, guardando le sue labbra rosee, affamato di averle ancora. Sono gonfie, invitanti, chiedono di essere amate. Riesco ad intravedere le punte dei capelli corvini.



Riapro gli occhi scalpitante, mettendomi a sedere sul letto. Sono affannato, deluso, voglioso. Mi maledico mentalmente, sognare la donna che fino a pochi istanti prima ho definito mia sorella. Serro le palpebre, deglutendo rumorosamente e lanciando uno sguardo verso il basso. I boxer stringono quasi fino a far male. Schiudo le labbra, scuotendo il capo e maledicendomi per i miei desideri sbagliati. Lentamente una mano scivola sull'addome, nella testa non faccio che ripetermi che tutto questo è sbagliato, anche se Francesca non è mia sorella non dovrei sognarla in atteggiamenti intimi e con me. Serro le palpebre, sono impaziente, impaziente solo e soltanto per lei, ma non devo. Gemo silenziosamente, il cuore in gola quando avverto dei leggeri passi, un leggero bussare proveniente dalla porta. Mi fermo, ricoprendomi con il piumone sussurrando al diretto interessato di avanzare. Ludmilla fa capolino in stanza, i capelli scompigliati come se fosse appena uscita da un centro commerciale con i saldi su tutti i capi più costosi. Le labbra ed il naso arricciati, mentre cammina avanti e dietro per la mia camera. «Ludmilla?» la richiamo «Siete dei coglioni, tutti solo e soltanto dei coglioni, okay?» «Tutti chi?» «La vostra razza. Non capite mai, non avete sentimenti, pensate solo e soltanto a soddisfare i vostri bisogni usando quel mollusco che avete tra le gambe» sobbalzo dal letto, per poi mettermi a sedere. «Ludmilla sei andata a letto con qualcuno?» domando lanciandole un'occhiataccia, mentre lei alza lo sguardo, annuendo. «Con chi esattamente?» «Diego andresti mai con una ragazza, sapendo che è vergine, se non provassi niente per lei?» aggrotto la fronte confuso. «Certo che no, che ti salta in mente?» «Si chiama Marco e l'ho conosciuto l'estate scorsa. Credo di amarlo» sospiro, facendole segno di avvicinarsi e stringendola a me. «E lui?» «Penso mi abbia solo usata» un senso di protezione si instaura dentro di me. «Ora usalo tu» «Nel senso?» alzo un angolo della bocca, scrollando le spalle. «Fingi che non esista, provocalo e lascialo lì su due piedi, se davvero gli interessi non esiterà nemmeno un secondo per sbatterti al muro e farti sua» gli occhi le si illuminano e sorrido piano. «Ma se scopate io non voglio saperlo, sia chiaro» l'ammonisco facendola ridere ed annuire. «Sai cos'ha Francesca?» riesco a domandare dopo un istante fatto di silenzi. Mi guarda, sorride. «Sei proprio cieco, eh?»





POV VIOLETTA
Fischietto, stendendomi definitivamente sul letto di Camilla, continuando ad aspettarla impaziente. La porta si spalanca di colpo ed immediatamente mi metto a sedere «Finalmente sei torn-..» le parole mi muoiono in gola, nel constatare che la persona che giace dinanzi ai miei occhi in questo momento non è la ragazza dai capelli di fuoco. Leon mi guarda confuso, gocciolante e con solo un'asciugamano legata in vita. «Dov'è mia sorella?» «È scesa a prendere del succo d'arancia» riesco a deglutire, cercando di non soffermarmi con gli occhi sul suo addome scolpito. «Ah, volevo solo dirle che ho avuto un contrattempo con i ragazzi e che quindi non posso darvi una mano con i compiti» «COME SCUSA?!» la rossa compare alle sue spalle. «LEON, ME L'AVEVI PROMESSO!» trattengo una risatina guardando la differenza d'altezza tra i due e constatando irritata che è decisamente un colosso a mio confronto. «Prometto che domani vi aiuto» «SONO DUE SETTIMANE CHE PROMETTI, SE NON MI DAI UNA MANO SPIFFERO A TUTTI DI QUANDO LA MAMMA TI HA BECCATO A MASTURBARTI IN CAMERA TUA!» sbotta minacciosamente, puntellando le mani sui fianchi. Sgrano gli occhi, mentre occhi verdi la guarda malamente. «Non ne saresti capace» il cuore sembra risalirmi in gola, quando con un sorriso terrificante Camilla avanza verso di me. «Primo anno allo Studio, erano giorni che si rifugiava in camera per ore ed ore, la mamma continuava a preoccuparsi ed a parlarne con papà che ovviamente ribatteva con un 'Oramai è grande, ha bisogno dei suoi spazi' senza che te le stia a fare lunga, la mamma ha spalancato la porta, lui aveva una mano nei boxer e stava guardando un porno» «Sei ripugnante, Vargas» rotea gli occhi, infastidito. «Non sono ripugnante, quale ragazzo sano di mente non si masturberebbe?» «Ed anche rivoltante» «Anche se fosse a te cosa importa?» riduce gli occhi a due fessure. Lo imito arrendendomi, fin da subito, che abbia conseguito e superato tutti gli esami per la sua laurea in coglioneria. «Chiama i tuoi amici e dì che devi aiutarci, Leon, sai che lo farei» «Va bene, va bene, vado a vestirmi, voi cominciate a ripetere, voglio sentire ciò che avete composto finora» quando abbandona la stanza, tiro un sospiro di sollievo. «Appena sentirà ciò che abbiamo scritto ci spedirà in un posto frequentato solo da pitbull di razza» «Il tuo umorismo mi sconvolge, Vilu, giuro.» sbotta sarcasticamente cominciando a premere le dita sui tasti. «Hay algo que tal vez deba decirte, es algo que te hace muy muy bien. Se siente tan real está en tu mente, y dime si eres quien tu quiere ser, tomarme la mano ven aquí, el resto lo hará tu corazón, no hay nada que non puedas conseguir, si vuelas alto..» ci sorridiamo, constatando che infondo è accettabile sia come testo che come melodia. Avvertiamo degli applausi, e voltandoci incontriamo gli occhi magnetici di Leon, ed il sorriso angelico di Emma, accostata ad Andres. Avvampo di colpo, guardando la rossa che ridacchia.






Sistemo lo spartito nella mia tracolla, avvertendo qualcuno tossire alle mie spalle. Mi volto guardando un sorriso genuino aleggiare sul volto di Leon e d'istinto ricambio, arrossendo fino all'inverosimile. «Non sapevo cantassi così» «Ci sono molte cose che non sai di me» lo correggo misteriosa. «E se volessi scoprirle, Castillo? Se volessi scoprire ogni tuo singolo lato nascosto al mondo?» avanzo pericolosamente, le nostre labbra si sfiorano, ed avverto il suo sguardo penetrante sulla mia bocca. «Non puoi» Ride. La sua rauca risata, per un attimo mi annebbia i sensi. «Perché? Dopo dovresti uccidermi?» «No, semplicemente perché non voglio aprirmi con te» «Sei già aperta con me. Come un libro sulla fisica quantistica scritto in finlandese, ma pur sempre aperta.» provo invano a trattenere una risata, abbandonandomi però, al suo volere. «Sei uno scemo» alza l'angolo della bocca. «Uno scemo che mozzerebbe il fiato a qualunque essere vivente respiri» «Sì che lo mozzeresti, per le cazzate che spari» deglutisco, quando il suo sguardo penetrante si intreccia col mio. Uno squillo ci distrae da quella realtà. «Federì, che è successo?» rimane in attesa di una risposta, per poi scoppiare in una genuina e scoppiettante risata che involontariamente porta a ridere sia me che la rossa che compare alle sue spalle. «Sto arrivando» scuote il capo, trattenendo una nuova risata e premendo il tasto di chiusura per la chiamata. «Chi era?» «Federico» il sorriso di Camilla sembra rattristarsi ed il suo sguardo si punta in un punto indefinito. «Che gli è successo?» «È rimasto a terra con la macchina, ha dimenticato di fare benzina» «Uhm, posso venire con te? Così diamo un passaggio anche a Violetta?» Leon la guarda diffidente, per poi scrollare le spalle ed annuire. «Andiamo»



«Vilu chi è quell'uomo sulle scale di casa tua?» il mio volto si illumina istantaneamente. «Mio nonno» «Ti sembra questa l'ora a cui tornare, signorina?» strepita incrociando, severamente, le braccia al petto, avvicinandosi al mio finestrino aperto. «Salve ragazzi, grazie per averla riportata, la ragazzina ogni tanto scappa» ridacchio ringraziando e scendendo dall'auto. «Andiamo, oggi dovevi parlarmi del primo appuntamento» affermo, stringendomi a lui e salutando i ragazzi oramai lontani. Immediatamente sorride, sedendosi sul dondolo di fianco la zia. «Tra poco si cena, ehm, ho già preparato il cibo solo che io..» si gratta nervosamente la nuca «..devo uscire» «Hai un appuntamento?» i miei occhi luccicano, mentre lei avvampa di colpo. «No no, é solo una cena tra colleghi di lavoro, non metterti in testa strane idee, Pablo mi ha invitata per parlare dello Studio» roteo gli occhi «Aha, certo, per parlare dello Studio» commento. «Se ti metti i tacchi è un appuntamento, è scientificamente provato nel caso delle donne Castillo» volge uno sguardo al giardino, le goti rossastre. «Uhm, papà, che ne dici di far partire il tuo racconto?» ridacchia, annuendo. «Eravamo nel '56, Meredith era una ragazza abbastanza attiva e con la lingua biforcuta. Mi ricordo che dovetti andarla a prendere al negozio perché non voleva sapessi dove abitasse. La trovai piccola, indifesa, donna su quel marciapiede. Le braccia mingherline incrociate al petto, indossava un vestitino verde smeraldo e dei tacchetti dello stesso colore, fingeva di non sorridere, ma lo stava facendo. Il mio cuore lo sentiva. Scalpitava, era indomabile, così come la mia irrefrenabile felicità. Salì in auto cominciando a darmi istruzioni di guida, voleva fossi attento, ma io già lo ero. Quale militare non lo sarebbe? Parlava continuamente, senza mai smettere, a volte diceva anche cosa senza senso, inesistenti. Eppure amavo ascoltarla, ridere, fingere di essere d'accordo su qualcosa di inesistente. Si bloccò, era affannata e mi guardò malamente. 'La smetti di darmi ragione su qualsiasi cosa io dica?' Risi, risi così tanto che il fiato non mi bastò, e lei, lei mi seguì a ruota. 'Non mi hai detto nemmeno il tuo nome' il suo sguardo si intrecciò col mio, incatenandosi in un modo disumano. Le dissi di chiamarmi Drew e lei inclinò il capo. 'Non ti piace il tuo nome, vero?' Annuii, scrollando le spalle. Mi sorrise. 'A me piace' fu in quel momento che smisi di odiare smisuratamente il mio nome. Ci furono attimi di silenzio, mi disse che si chiamava Meredith e le dissi che già lo sapevo. 'Ho letto la collana-targhetta che hai al collo' ridacchiò imbarazzata, dandosi degli schiaffetti in fronte ed io risi ancora, con lei. 'Non fa niente, mi piaci comunque' quella frase abbandonò spontaneamente le mie labbra, lei non fiatò, forse smise di respirare, non lo so. Fu la serata più bella della mia vita, mi sentii amato, compreso, e di nuovo bambino. Nell'istante in cui mi consentì di riaccompagnarla sotto casa avvertii un vuoto allo stomaco, quando le sue labbra sfiorarono la mia guancia. In quell'istante realizzai di essermi innamorato, definitivamente, senza alcun remore, sentii che quella era la donna giusta» guardo mio nonno con i brividi a fior di pelle e mi rannicchio sul dondolo. Forse ho capito cos'è davvero l'amore. Forse ho capito che quel sentimento mi toglierà il respiro e mi farà ridere imbarazzata. Voglio anch'io un amore così. Uno devastante, disarmante. Angie mi sorride ed io rido. «Tu va' a vestirti, hai la tua cena di lavoro!» strepito. China il volto, imbarazzata, guardandosi nervosamente le dita dei piedi scalzi. «Violetta?» «Mmh?!» «Credo metterò i tacchi.»

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


POV LEON
«Sicura di stare bene? Ti vedo strana» borbotto, mentre Camilla scrolla le spalle, alzando il volume della radio e serrando le palpebre. «Mai stata meglio» tuona, canticchiando. Quel viaggio in auto è fatto di strani silenzi, sembra prolungarsi, fino a quando non intravedo la figura irata ed imbronciata di Federico. «Ti ho portato un po' di benzina» affermo, trattenendo una risata. «Grazie, mio padre voleva farmi il culo» sghignazzo, scendendo dall'auto ed aiutandolo in quella che ai suoi occhi sembra essersi trasformata in un'impresa titanica. «Cos'ha tua sorella?» scrollo le spalle. «Non ne ho idea, sembrava di buonumore fino a pochi istanti fa, poi quando ho provato a parlarle ha alzato il volume ed ha cominciato a cantare» confesso dispiaciuto. Sorride, abbandonando la latta oramai vuota tra le mie mani, per poi dirigersi verso la mia macchina ed aprire lo sportello chiuso dalla parte di Camilla. «Forza ragazza dai capelli rossi, abbandona il tuo fratellone e sfreccia con me per le vie pericolose di Buenos Aires» noto l'espressione confusa di mia sorella, tramutarsi in pochi secondi in accondiscendente, ed il ghigno sulla faccia di Federico si allarga. «Vargas, rubo la tua sorellina, prometto di riportartela sana e salva» alza le mani, innocentemente, mentre vedo Camilla scendere, seguendolo con i passi. «Sorella, esse-o-erre-e-elle-elle-a, sorella. Federì, ho quasi diciassette anni, smettila di farmi sentire piccola» il biondo rotea gli occhi, esasperato. «Dannazione, somigli sempre di più a Ludmilla» inutile dire che Camilla con molta maturità gli fa il gesto dell'ombrello, sistemandosi sul sedile della sua auto. «Amo le donne aggressive» «Vedi di non amare mia sorella, allora» borbotto «E portarmela a casa in orario, o sarò io a farti il culo, non tuo padre» lo ammonisco con un inquietante sorriso.






POV VIOLETTA
«Come sto?» sorrido guardandola intenta a mangiucchiarsi le pellicine ed a guardarsi da capo a piedi. «Sembro troppo?» «Perfetta zia, sei perfetta» «Sicura? Mi sento di aver osato troppo per quella che dovrebbe essere una semplice cena di lavoro» roteo gli occhi «Ancora con questa 'cena di lavoro'? Se lo fosse per davvero ci sarebbero anche Antonio, Gregorio, Beto e Jackie, non credi?» inarco un sopracciglio divertita, rendendomi conto da chi ho ereditato la capacità di arrossire. «Sono agitata» «Ti piace Pablo» «COSA?! NO. NO. A ME NON PIACE PABLO» «Sì zia, ti piace Pablo» sorrido come una demente ed il campanello suona, facendo tendere ogni singolo muscolo alla bionda. «Non andare a letto tardi» «Va bene, mammina» sorride dolcemente, baciandomi la fronte ed afferrando la sua borsa per poi correre alla porta. Lo sguardo di Pablo appena la vede mi fa capire che non ci sarà nessuna cena di lavoro.



«Violetta?» «Sì nonno?!» mi volto con un sorriso mentre prende a torturarsi le labbra. «Voglio farti vedere una cosa, amore mio, ma devi promettermi che sarai forte» aggrotto la fronte. «Di cosa si tratta?» «Promettimelo e basta» annuisco, mentre lui prende a frugare in uno dei cassetti chiusi a chiave della sua scrivania, estraendone un album. «So che hai bisogno di guardarlo da sola, ma ti prego, sii forte, okay?» avverto ogni mia singola membrana vibrare, consapevole di avere un mondo tra le mani, ed annuisco, baciandogli una guancia e correndo di sopra.





POV LEON
Riapro la porta di casa, lentamente, sussultando nell'avvertire due figure distese sul divano. Emma sorride, gli occhi chiusi, il capo accostato al petto di Andres che la stringe per la vita. Un moto di gelosia mi pervade, mentre involontariamente trattengo un sorriso. Ho sempre visto Emma e Camilla dal punto di vista di un padre. Vedo il mio migliore amico sbattere le palpebre, per poi sbadigliare. Riapre gli occhi, guardandomi in piedi di fronte a se, con le braccia incrociate al petto. «È già arrivata la mia ora?» «Prendila in braccio, dobbiamo portarla a letto, coglione» ridacchio, mentre lui senza nessuno sforzo esegue il mio ordine, dirigendosi verso la scala. «Cosa avete fatto mentre ero via?» «L'ho drogata, l'ho fatta ballare su un cubo e poi le ho fatto mischiare più cocktail, cosa volevi che facessimo?» rotea gli occhi, divertito. «L'hai turbata sessualmente? No, perché lo fai sempre e lo sai che lei ha tachicardie per tutto quando ci sei tu di mezzo» sogghigna «Abbiamo solo parlato un po'» «Di cosa?» china il capo «Dei vostri genitori» mi irrigidisco, voltandomi a guardarlo. «Andres, te l'ho detto mille volte, non voglio che ne parlino» «Perché?» guardo altrove, aprendo la porta della camera della bionda. «Poggiala sul letto» lo fa, mentre io le rimbocco le coperte, baciandole una tempia. «Non puoi impedirlo, Leon, né a lei, né a Camilla, ne hanno bisogno»


Quando Andres va via e Camilla ritorna con un sorriso stampato in volto, mi lascio andare steso sul divano, accendendo la TV e facendo zapping tra i canali. «Ti sei divertita?» domando, vedendola salire le scale. Annuisce. «Vado a dorm-..» «È Federico?» la interrompo, il suo sorriso scompare all'istante. «Non so di cosa parli» le guance scarlatte, il continuo deglutire, le manine strette a pugno. «È lui il tuo amore impossibile» «Devo andare a dormire, domani a prima ora abbiamo ballo, Leon, ed ho bisogno di riposare» «Rispondi» «Leon..» la guardo, china il capo, imbarazzata, ri-scendendo quei pochi gradini saliti. «Non devi dirlo a nessuno, okay? Lo so che è sbagliato, e me la sto vedendo io» aggrotto la fronte, confuso, un'espressione priva di espressività sul mio volto. «Come puoi dire che amare è sbagliato? Proprio tu che credi nell'amore?» «Leon, io..» «Non posso credere a ciò che sto sentendo, Camilla, volevi insegnarmi l'amore, ma probabilmente qualcuno dovrebbe insegnarlo a te. Non decidi tu se un brivido deve percorrerti la pelle, non è sbagliato, è solo umano. Siamo fatti per amare, lo sai, vero?» «Ma Federico è..lui insomma prospetta altro nella sua vita» «Non prospetta nulla, Cami, assolutamente nulla» la correggo. Guarda la punta delle sue converse, senza fiatare. «Non voglio mettermi di mezzo tra lui e Ludmilla» roteo gli occhi, sbuffando. «Come devo dirtelo che sono soltanto amici? D'accordo si sono divertiti, ma devi capire che al mondo esistono questi mezzo rapporti, e poi hanno chiuso definitivamente, non ti butterò tra le braccia di Federico, anche perché in cuor mio spero che tu possa innamorarti a quarant'anni se non oltre, so come ragiona lui, e so bene che semmai dovesse nascere qualcosa nel suo cuore, non sarebbe un mezzo rapporto tra di voi» «Lo credi davvero?» sospiro imbronciato «Sì, lo credo davvero. Ora va' a dormire, nana malefica» ridacchia, avvicinandosi e baciandomi una guancia. «Grazie fratellone»





POV VIOLETTA
Le mani tremano mentre lentamente apro quell'album, un tuffo al cuore quando ai miei occhi si ripresenta la mia immagine, una ragazza che avrà all'incirca la mia età sorride mirando l'obbiettivo, sbatto le palpebre più e più volte, realizzando che il nonno ha sempre avuto ragione quando mi ha detto che somiglio in tutto e per tutto alla mamma. Sembra viva, sorridente, accesa, eppure è bastato un secondo a spegnerla. Involontariamente chiudo di scatto l'album serrando le palpebre.
Quattro vite uccise senza pietà da un destino crudele che ha saputo solo riservare dolore. Un destino che ha portato via la vita anche a chi ha amate quelle persone. Infilo quell'oggetto di ricordi nella mia tracolla, chiudendo gli occhi per un istante, ho solo bisogno di sentirmi forte.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


POV VIOLETTA
Una brezza leggera mi solletica la pelle sensibile del collo, socchiudo gli occhi beandomi di quel venticello che mi fa respirare quasi l'odore di mare e di salsedine. << Hai un bel panorama da guardare prima di andare a dormire >> sorrido a Camilla, seduta sul suo tetto. Annuisce, un indelebile sorriso sulle labbra. << Alla mamma piaceva il mare, per questo papà ha comprato una casa non molto distante >> confessa, scrollando le spalle. << D'inverno ha un sapore molto più buono >> << Tu credi? >> << Sì, il freddo che ti ghiaccia il sangue nelle vene, il vento che ti solletica, e l'odore è molto più forte >> << È vero >> sorride sorpresa, puntando lo sguardo sull'orologio. << Vilu è tardissimo, sarà meglio andare a dormire, domani dobbiamo alzarci presto per ripetere la coreografia ed il pezzo della canzone che presenteremo a Pablo >> annuisco, afferrando la mia tracolla e seguendola in salotto. Di Leon neanche l'ombra, sicuramente sarà rinchiuso in camera ad ascoltare musica. Emma è uscita poco fa con Andres, sono andati a comprare del gelato. << Oh no! >> << Che succede, Cami? >> << Leon ha divorato di nuovo tutto il mio dolce al cioccolato >> borbotta, ed a quel punto non posso fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata. << Va goloso per il cioccolato >> << Uhm, sì, l'ho notato >> affermo, ridacchiando stavolta con più contegno.



<< Ma allora sei proprio coglione! >> << EMMA! >> Leon sgrana gli occhi, guardando la bionda che con non poca delicatezza scalcia contro il povero Andres. << Mi ha sporcato i jeans che ho ho comprato solo la settimana scorsa >> << Sai a cosa serve la lavatrice, vero, biondina? >> la giovane Vargas lo trucida con un'occhiataccia degna di quel nome. << Tu sai cosa sono quelle carezze capaci di mandarti in chirurgia plastica? >> scoppio in una fragorosa risata, incapace di trattenermi, i miei occhi quasi lacrimano, sono anni che non rido in un modo così sguaiato, probabilmente. Il resto dei presenti mi fissa, per unirsi subito dopo, escluso il moro. << Ehi, vuole sfigurarmi il volto e voi ridete? Che razza di amici siete?! Leon?! >> << Oh andiamo, anche tu sei scoppiato a ridere, quando la settimana scorsa Leon si è sfracellato un ginocchio, per rincorrere nostra cugina di sette anni, che come se nulla fosse metteva in pericolo di vita il suo cellulare >> << Sei caduto rincorrendo una bambina di sette anni? >> con la voce faccio una leggera pressione sul sette, trattenendomi dallo scoppiare a ridere ancora una volta, mi fa un adorabile broncio, incrociando le braccia al petto. << Correva troppo veloce >> si difende. Lo guardo, impossibile stavolta non scoppiare a ridergli in faccia come se il domani non esistesse. Lo faccio, affondando il cucchiaino nella vaschetta di gelato posta al centro del tavolino, il gusto dolce mi solletica il palato. Gelato, chiacchiere tra amici e..Leon, questo sì che mi mette di buonumore.




POV FRANCESCA
Continuo a ripetermi che è quello giusto, ma le sue mani non sono le mani che voglio sul mio corpo. Smith mi stringe possessivamente a se, come a marcare il territorio, ma non sarò mai sua, il mio cuore, il mio corpo, appartengono già a qualcun altro. Sbuffo, allontanandolo di poco ed avanzando verso casa di Jackie e Beto. << Smith, non stringermi così, non sono un oggetto >> lo rimprovero, afferrando le chiavi ed infilandole nella toppa, il borsone sulle spalle non pesa poi così tanto. Rotea gli occhi, stampandoti un freddo bacio sulle labbra. << Non pensarmi troppo, tesoro o mi consumerai >> scuote il capo, serrando le labbra in una linea dura << Pensa al tuo fratellino >> mi irrigidisco, spingendolo via con una mano e posando l'indice sulle labbra. << Ne riparleremo, ma non ora, devo andare. Buonanotte. >> rispondo, altrettanto distaccata, facendo capolino in quella casa accogliente tanto quella in cui vivo da oramai diciassette anni. Saluto il biondo e la mora comodamente accoccolati sul divano, e mi siedo su quello dinanzi a loro, accavallando le gambe ed incrociando le braccia al petto. << Uhm, eravate impegnati? >> domando imbarazzata, guardandomi nervosamente intorno. Ridacchiano, scuotendo il capo in sincrono. << Posso dormire qui, stanotte? So che questa è la settimana da Francesca Casal, ma vorrei rimanere qui >> i due si guardano confusi, annuendo con ovvietà. Beto mi stampa un bacio sulla fronte. << Vado a prepararti il letto >> svela, salendo le scale. Mi guardo attorno imbarazzata, gli occhi di Jackie sono su di me. << Credo di essere l'ultima a poter ficcanasare nella tua vita, Fran, ma il mio cuore di mamma mi dice che qualcosa non va, vuoi parlarne con me? >> domanda dolcemente, ma come posso dirle che il mio cuore batte per una sola persona, e quella persona per anni è stata per me come un vero fratello? << Va tutto bene >> sorrido educatamente, mandando giù il groppo che ho alla gola. Continua a sorridere, in quel modo affettuoso, materno. << Lo sai che una persona consciamente innamorata può riconoscere gli occhi di un'altra innamorata? >> << Uhm, davvero? >> annuisce, guardando dinanzi a se. << A volte ci priviamo della nostra felicità per paura di sbagliare qualcosa, per paura che un sentimento così forte non sia ricambiato bensì distrutto, calpestato come una di quelle sigarette, ferme, inermi al suolo, schiacciate dalla suoletta delle nostre scarpe. Ed è questo ad essere sbagliato. >> scrollo le spalle, fingendo di non capire cosa lei voglia dire. Afferra una delle cornici posta sul tavolino che separa i due divani, l'accarezza e sorride venendomi incontro. Si siede di fianco a me, porgendomela. Ci siamo io e Diego. La gola brucia forte. Siamo bambini, mano nella mano. Io ho le lacrime agli occhi, il ginocchio sbucciato, lui sorride dolcemente come se bastasse quello a riparare il dolore. E quello bastava quando eravamo bambini. Serro forte le palpebre, il groppo risale sempre più su. Diego non mi sorride più. La bionda mi fa accoccolare al suo petto, e mi sento bambina. Una bambina con un ginocchio sbucciato, ma stavolta nessuno le stringe la mano riparando al tutto con un sorriso.



POV VIOLETTA
Mi sveglio di soprassalto, la stanza è avvolta dal buio, ho il respiro pesante, il cuore sembra essersi bloccato nella trachea, le labbra tremano. Cerco di calmarmi e lentamente mi alzo, aprendo la porta in silenzio, salgo le scale che portano in terrazza ed avverto il mio battito cardiaco ritornare regolare. La luna spicca nel buio, circondata da miriadi di stelle, le folte chiome degli alberi si muovono voracemente mosse dal vento, l'odore del mare mi oltrepassa le narici. << Come mai sveglia a quest'ora, Castillo? >> sobbalzo, voltandomi a guardarlo. Nell'oscurità lo vedo. È seduto poco distante da me, illuminato da qualche lampione, una sigaretta sigillata tra le labbra ed addosso solo un paio di pantaloni da ginnastica neri. << Che-che ci fai tu qui? >> << Beh, a dire il vero ci abito da più di diciannove anni, tu invece? >> ridacchia, il cuore mi arriva in gola. << Volevo solo-solo respirare un po' d'aria fresca, pulita >> torna serio, all'improvviso, voltandosi di lato ed afferrando qualcosa tra le mani, porgendomela. << Tieni, credo che questo sia tuo >> vedo l'album della mamma tra le sue mani e sgrano gli occhi, riprendendomelo prepotentemente. << Hai ficcanasato? >> << Era lì, non capivo di chi fosse >> ammette, il capo chino. << È tua madre, giusto? >> << Sì >> dico solo, incapace di aggiungere altro. << Le somigli molto >> annuisco, voltandomi a guardarlo. Ha i lineamenti del viso ben definiti, la mascella contratta, le labbra schiuse, gli occhi verdissimi ed i capelli spettinati. << Camilla somiglia molto alla mamma >> confessa << I suoi boccoli rossi e quelle lentiggini >> << Era una bella donna, allora >> << L'ho vista >> afferma tutto d'un fiato, lo guardo confusa, aspettando un continuo, i suoi occhi smettono di incontrare i miei, sono puntati sulla strada, deglutisce. << Quella notte quando la polizia ci ha chiesto di allontanarci io ho visto il suo cadavere >> stavolta sono io a deglutire, incapace di trovare le giuste parole. << Era-era irriconoscibile >> quasi non ci posso credere, ma per la prima volta in quei pochi mesi che l'ho conosciuto lo vedo crollare, si volta debolmente a guardarmi. Gli occhi limpidi, il sorriso spento. << Non so nemmeno perché lo sto raccontando a te, sai? Non l'ho mai detto a nessuno, forse perché so che non mi distruggerai >> e non lo so perché lo faccio, so solo che le mie braccia lo circondano. Stringono forte, quasi a volerne spaccare le ossa.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Lentamente le mie braccia abbandonano quel corpo, Leon non trema, ma posso leggere nei suoi occhi solo ed unicamente dolore, non fiata, ritorna a sigillare nicotina tra le labbra, quasi fosse la sua unica via di fuga. << Beh, meglio che li abbia visti io i loro corpi che una di voi, no? >> e non posso credere che questo ragazzo dalla corazza di ferro stia sorridendo quando il mondo gli è crollato addosso, frantumandosi in un battito di ciglia. Rimango in silenzio, incapace di parlare e mi rannicchio al suo fianco, come una bambina, ma i miei occhi cercano i suoi, quasi ad avere una conferma che vada tutto bene. Non incontro quegli smeraldi che farebbero battere il cuore a qualunque ragazza, incontro due pozze sanguinanti, incontro dei singhiozzi silenziosi, delle lacrime trattenute. << Ritiro tutto, professor Vargas, lei è adatto nel mestiere, ma dovrebbe cambiare corso di insegnamento, la cercano nell'aula vita >> e sorridendogli flebilmente gli bacio una guancia, correndo via.



<< Vilu calmati o non sai dove te lo infilo il tuo buonumore >> Sbotta Camilla, guardando l'orologio che segna le sei del mattino. La guardo ansimante e sudata, mentre disperata si getta sul divano. << Ma dovevamo proprio farla la coreografia per 'Ser mejor'? >> << Dov'eri quando Pablo ha espressamente chiesto di portare come compito un brano ed una coreografia? >> enfatizzo l'ultima parola, guardandola malamente. << Guardavo il culo a Federico >> scrolla le spalle, ridendo e facendomi spalancare la bocca, sconvolta. << Non vorrai mica dirmi che non guardi il culo ai ragazzi? >> avvampo di colpo, scuotendo il capo inorridita e lei prende a ridere sommessamente, almeno l'ho messa di buonumore. Avverto un rumore alle mie spalle e mi volto, incontrandolo. Indossa ancora quei pantaloni di tuta neri, a volte mi chiedo come faccia a non gelare, probabilmente avrà una stufa incorporata. Si passa una mano tra i capelli ed a quel gesto i muscoli dell'addome sembrano tendersi. << Buongiorno mocciose >> << 'Giorno Vargas >> gli faccio una linguaccia, arricciando il naso ed avvertendo la sua risata procurarmi una piacevole sensazione all'altezza dello stomaco. Immediatamente indirizza il passo verso la rossa baciandole la fronte, ed a mia sorpresa invece di deviare il percorso mi raggiunge riproducendo quello stesso gesto d'affetto. Arrossisco, e senza fiatare raggiunge la cucina, i miei occhi involontariamente scendono a carezzare la sua pelle nuda, fino a raggiungere l'elastico dei pantaloni, mi mordo un labbro guardando il suo fondoschiena e confusa, scuoto il capo, rivoltandomi verso Camilla. << Sono uscita di senno io, o mio fratello Leon ti ha appena trattata da essere umano? >>




POV FRANCESCA
<< Questo? >> << No, così sembra che tu gli stia dando troppa importanza. >> borbotto, guardando il vestito che Ludmilla sorregge tra le dita. Aggrotta la fronte, mangiucchiandosi le labbra. << Sì, hai ragione e..che ne pensi di questi? >> << Ti crederà pronta a convertirti. >> rotea gli occhi, lanciandomi uno sguardo carico di fuoco. << Ma sono i miei jeans preferiti questi! >> << I jeans vanno bene, è la maglietta ad essere troppo..soffocante >> Strepito, portandomi le mani alla gola e fingendo di strangolarmi. << ..ma poi fammi capire, ti ha invitata ad uscire? >> << No, cioè sì, forse, mi ha solo detto che vuole parlarmi. Voglio solo per una volta non sembrar pendere dalle sue labbra. >> confessa, lasciandosi andare a sedere tra le lenzuola dal suo letto ancora disfatto. La camicia da notte è corta, evidenzia le sue gambe lunghe, bianche e snelle, il naso è piccolo, il viso tondo, a tratti spigoloso. << Ludmilla, credi che potrei mai piacere ad un ragazzo? >> inarca un sopracciglio, arricciandosi attorno all'indice una ciocca bionda di capelli. << Francesca, tu fai strage di cuori ovunque passi. >> rido, scuotendo il capo. << ..ed hai fatto una strage completa nel cuore di un ragazzo moro dagli occhi verdi, e questo dovresti saperlo bene >> aggiunge, togliendomi il fiato. Porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro, guardando il nulla totale. << Non so di cosa parli. >> la porta si spalanca di colpo, rivelando due occhi verdi magnetici, Diego senza proferire parola raggiunge il letto della bionda, frugando tra i cuscini ed individuando una maglietta blu dell'adidas. << Ludmilla, smettila di appropiarti delle mie magliette, hanno quasi tutte il tuo profumo e mi lasci le forme sbagliate. >> borbotta severo, non degnandomi di uno sguardo, e proprio quando credo che potrei tornare a respirare i suoi occhi raggiungono la mia figura. << Non dormivi da Beto e Jackie questa settimana? >> << Non è più casa mia questa? >> domando scorbutica, arricciando fastidiosamente le labbra, e facendogli roteare gli occhi. << Perché fraintendi tutto? Francesca, se hai qualcosa contro di me dovresti dirmelo, non ha senso trattarmi di merda senza darmi un perché. >> le labbra si serrano in una linea dura, i miei occhi si fanno più scuri, le nocche delle dita di un bianco cadaverico mentre le unghie scavano nei palmi delle mani.
Non gli ho chiesto di fermarsi. Ho visto i suoi occhi lucidi, il sorriso spensierato dopo aver finito quella bottiglia, ma non gli ho chiesto di fermarsi quando è entrato in camera mia. Il cuore scalpitava mentre lo vedevo avanzare verso di me. << Diego cos'hai? >> aveva sorriso, circondandomi le guance con le sue mani calde, in una presa sicura che trasmetteva solo e soltanto protezione. Mi ero invaghita di lui, in quelle poche settimane, inebriandomi del suo profumo. << Tu mi ami, Francesca? >> avevo deglutito guardandolo << Diego, che stai facendo? >> << Mi ami? Mi ami quanto io amo te? >> poi avevo sentito solo le sue labbra che fameliche avevano cercato le mie, il suo corpo mi aveva circondata, riscaldandomi.



POV ANDRES
Lentamente esce dalla piscina, completamente bagnata, i capelli gocciolanti portati all'indietro, di un biondo così chiaro che quasi sembrerebbe una bambola di porcellana, la pelle chiara, bianca quasi come il latte e gli occhi color cioccolato puntati poco più in là. Le manine puntellate sul bordo, mentre con le braccia prova a fare leva tirandosi su, il suo corpo è un paradisiaco. Emma sembra una bambina, sorride di nascosto, arrossisce per un complimento, si nasconde dal mondo.
<< Hai mai fatto il bagno completamente nuda, piccola Vargas? >> Le sue spalle si irrigidiscono, posso vedere ogni suo singolo nervo tendersi e contrarsi, si volta, il capo chino, mentre rossa in viso non mi guarda. Afferro il mio costume, liberandomene in un colpo solo e gettandolo dal lato opposto. << Avanti, raggiungimi, bambina. >> scuote il capo, ignorando il mio invito, e rido, rido nel vederla così piccola ed imbarazzata. << Puoi tenere su la mia maglietta se ti va >> suggerisco serafico. << La-la tua maglietta? >> balbetta, la sua voce irriconoscibile. Annuisco ridendo ed indicandole gli spogliatoi maschili. << Puoi andare a prenderla e cambiarti lì se vuoi, tanto la piscina è chiusa. >> deglutisce, e dopo attimi che sembrano infiniti la vedo raggiungere la stanza che porta al luogo che la indurrà a fare la prima pazzia della sua vita. Ritorna qualche minuto dopo, le mani continuano a tirare giù la mia maglietta, (che le arriva praticamente a più di metà coscia), rendendola aderente e mostrandomi così le sue gentili curve. Schiudo le labbra deglutendo nel guardarla, ha le guance imporporate, le labbra rovinate, sembra se le sia divorate e le gambe sono serrate quando con cura si siede a bordo piscina. Sorrido. << Perché ci hai messo così tanto? >> se possibile il suo colore si fa più scarlatto << Annusavo il tuo profumo. >> << Vieni qui >> le porgo le mani con un sorriso, ma lei scuote dolcemente il capo. << Chiu-chiudi gli occhi. >> lo faccio per far sì che non si preoccupi o vergogni di mostrarmi il suo corpo. Lentamente spinge un piede sul mio petto, facendomi indietreggiare e pochi secondi dopo posso avvertire il suo corpo a stretto contatto con il mio. Deglutisco quando riaprendo gli occhi incontro le sue labbra che viola si posano sulla pelle sensibile del collo. << E-Emma? >> la richiamo, ma lei non risponde. Le dita spingono sul petto, e quelle della mano sinistra si arpionano alla mia nuca. << Non fiatare, Andres. >> sussurra rauca. Deglutisco quando la sua lingua, timida, prende a lambire ogni singolo lembo di pelle. << Emma. >> continuo a ripetere il suo nome, cercando di fermare la tempesta. Un vortice mi si crea dentro, un uragano di sentimenti che partono dal cervello mandandolo in black-out, fino a scorrere in ogni singola fibra del corpo, sostituendo l'aria nei polmoni con l'ossigeno fornitomi da quella strana emozione, provocatami. Gemo, quando trova il punto giusto, addentando quella pelle e succhiandola avidamente. La ragione si oscura completamente, Emma sembra essere un'altra persona, una donna del tutto maliziosa, non una bambina impacciata. Le dita scorrono tra i suoi capelli, li afferro dolcemente, tirandoli piano. Geme debolmente, riaprendo gli occhi e piantandoli nei miei. Sono chiari, limpidi, le guance rosse mi danno la sicurezza che la mia bambina esiste ancora. Schiudo le labbra, ansimando prepotentemente ed afferrandola per la nuca faccio sfiorare le nostre labbra. << No. >> mi fermo, la guardo. << Perché? >> << Perché non voglio accada così. >> ma non si ferma, continua quella tortura facendo legare le nostre dita sott'acqua.



POV VIOLETTA
<< Ehilà professore, che cosa stai combinando? >> Sorrido, le mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans, mentre raggiungo Leon. Alza il capo, sorridendo genuinamente, mostrandomi il telecomandino dello stereo ed alzandosi di colpo fa partire la musica. Indietreggio, presa alla sprovvista e come di consuetudine si passa una mano tra i capelli, gli occhi nello specchio puntano alla mia figura ed involontariamente le mie guance si fanno più rosee. Quella canotta nera, su quei dannati pantaloni di tuta neri a fasce bianche lo rendono più attraente di quanto sia legalmente possibile. Le adidas gli danno quel tocco di cattivo ragazzo, accompagnato dalla sua indomabile chioma. 

<< Com'è andato il compito con Camilla? >> domanda completamente sudato pochi minuti dopo, le mani incrociate al petto, il respiro veloce. Deglutisco. << Bene, Pablo è rimasto molto colpito. >> << Siete state bravissime. >> annuisce, chinandosi a slacciarsi le scarpe. Ridacchio quando prende a sfilarsi anche la canotta. << Che fai, ti spogli? >> << Ho bisogno di una doccia, Castillo, tu a casa, a studiare. >> << Sono già preparata, Vargas. >> Annuisce divertito. << Allora balla con me. Work. >> deglutisco, torturandomi le labbra. Raggiunge, nuovamente, la mia altezza, attirandomi a se. Lo guardo stordita e quando fa partire la musica il mondo sembra fermarsi, mi muovo libera, stanca della troppo rigidità che mi accompagna da anni, gli occhi fissi nei suoi mentre gli ballo intorno, mi muovo perché la musica è la mia vita. Leon rimane fermo, i suoi occhi impressi nei miei, poi indelebili sul mio corpo, le nostre mani si cercano, si trovano, accompagnate dai nostri bacini. Ho il respiro pesante, lo guardo, voglio quelle labbra.



ANGOLO AUTRICE
ALLORAA? CHE NE PENSATE? VI PIACE COME SI STA EVOLVENDO LA STORIA DEI NOSTRI VIOLETTOS? 
Un bacio
~Tinucha
P.S. RIGUARDO ALLO SCORSO CAPITOLO SONO SPARITE ALCUNE RECENSIONI E RINGRAZIO EFP CHE SE NE STA OCCUPANDO, VOGLIO, QUINDI, RINGRAZIARE ANCHE CHI HA RECENSITO MA A CUI NON POTRÒ RISPONDERE❤️❤️

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


<< Quindi praticamente nella seconda strofa devo girarmi tra le braccia di Broadway e lui deve sollevarmi? >> domanda Violetta, gustandosi il suo lecca-lecca alla fragola e guardandomi interessata. Annuisco, torturandomi le labbra. << Ma è così buono quel coso? >> << Perché? >> domanda confusa. << Non lo so, lo guardi come se fosse la tua unica ragione di vita. >> Ridacchio, quando si posa una mano sul cuore guardandomi sconcenrtata. << Tutto ciò che è fragola è la mia ragione di vita, Vargas. >> Scuoto il capo, per poi guardare la ragazza dinanzi a me che persa nei suoi pensieri mi finisce addosso. << Nata. >> la richiamo, sorridendole. << Oh ciao, Leon. >> ha il sorriso spento, gli occhi privi di vita, le guance incavate. << Nata, lei è Violetta, Vilu, lei è Natalia, la figlia di Antonio >> le vedo sorridersi e porgersi la mano. Violetta sgrana gli occhi nel notare il tatuaggio che la riccia ha al polso. << OH. MIO. DIO. Sei una fan di Mengoni? >> Strepita, spalancando la bocca e facendoci ridere entrambi. << Sì, immagino che lo sia anche tu. >> << Sì, sì, assolutamente sì. E la canzone 'Non passerai' è la mia preferita, lo voglio anch'io quel tatuaggio. >> << Come mai sei così esaltata? Ho sentito le tue grida dall'entrata. >> Ride Camilla, raggiungendoci con dei libri tra le mani. << Ha tatuata la scritta 'non passerai' voglio sposarla, okay? >> << Vilu, non per stravolgere i tuoi piani, ma credo che tu la stia spaventando. >> Nata ride, un sorriso che non accompagna molto i suoi occhi. << Credo che sposerò un bel brizzolato, magari con gli occhi azzurri ed il suo giubbottino di pelle, ma se mi dovesse andare male verrò a cercarti. >> e mi incanto, mi incanto nell'udire quella genuina risata che proviene da quella piccola, innocente ed ingenua creatura che cammina al mio fianco, dannandomi.



POV NATA
Titubante busso alla porta dell'ufficio di mio padre, spalancandola dopo aver ricevuto il suo consenso. Il fiato mi si mozza, quando davanti ai miei occhi compare la figura slanciata di Massimiliano, è scomodamente seduto su una delle poltroncine in pelle della stanza, i jeans aderiscono al suo corpo, la maglietta nera e stretta lo slancia, deglutisco salendo a guardare i suoi capelli brizzolati, gli occhi sono scuri, le labbra carnose, e quel piercing al sopracciglio gli dà un tocco da cattivo ragazzo. << Scusate, ehm, papà, volevo sapere se devo aspettarti per tornare a casa. >> Mi inumidisco le labbra, cercando di riportare i miei occhi solo e soltanto sull'uomo che mi ama davvero, mio padre. << Sì, Nata, e mi raccomando a tuo cugino Damien, sono un po' smemorato ultimamente e dovremmo andarlo a prendere da scuola più tardi. >> Annuisco, giocando con l'elastico stretto attorno al polso ed apro la porta, correndo fuori. Ho bisogno di aria, quella stessa aria che lui mi ha tolto. I palazzi, le case, lì fuori tutto quel grigio con lui sembrava di viverlo a colori, mi ricordo il modo in cui sfrecciava con la moto spaventandomi, per poi rassicurarmi con un bacio, ricordo come mi stringeva quasi a voler dire che fossi l'unica, con me non rideva, sorrideva. Uno di quei sorrisi che nessuno poteva veder nascere sul suo viso, uno di quelli genuini, che ti lasciano mille ferite sul cuore, un sorriso assassino, di quelli che ti uccide con calore, non gelidamente. Inciampo nell'erba fresca, respirando affannata, le sue mani sulla mia pelle, nei luoghi più nascosti. Massimiliano giocava, giocava con i miei sentimenti, prendendosi gioco delle mie debolezze, eppure quando lo guardavo negli occhi capivo che quello che ci univa non era una menzogna. Io e lui siamo esistiti. Non so come, non so perché, ma lui apparteneva a me, tanto quanto io appartenevo a lui. E sono così confusa mentre sorreggo in mano la sua catenina, quella stessa catenina che tempo prima mi promise non sarebbe più stata mia se tra noi fosse mai finita.


POV LUDMILLA
Cammino nervosamente verso il tavolino a cui è seduto e mi fingo indifferente, sedendomi alla sedia che mi spetta. << Che vuoi? >> << Avrei voluto spostarti la sedia come un gentiluomo se solo fossi stata meno avventata. >> roteo gli occhi, sbuffando. << Marco, la parola gentiluomo non appartiene al tuo vocabolario. Ora posso sapere perché sono qui? >> il cuore martella nel petto, ma lui mi ignora richiamando l'attenzione della cameriera. << Due gelati, uno limone e l'altro al cioccolato. >> mi guarda dritta negli occhi mentre pronuncia quelle parole. << Allora? >> << Allora, che?! >> << Mi ricordo il gusto preferito del tuo gelato. >> << Ti aspetti che mi metta in piedi sul tavolo e cominci a ballare la macarena? >> domando scetticamente. << Dannazione, Ludmilla, datti una calmata! >> << Io sono calma. >> << No, ce l'hai con me. >> << Ah ce l'ho con te? Come mai sarò stata così cattiva? Infondo mi hai solo tolto la verginità ed usata come un fazzoletto usa e getta, conoscendo i miei punti deboli e manipolandomi. >> Sbollisco quella rabbia, solo quando vedo i suoi occhi cambiare colore. Sono caldi, liquidi. << Possiamo comportarci come due persone mature? >> << Pensi che se non lo fossi sarei ancora qui? >> Sospira, annuendo. << Mi dispiace averti cambiata così. Ti ricordo diversa, sorridevi sempre e mandavi tutte le persone a fottersi perché non ti importava il loro giudizio. Mi guardavi diversamente, Ludimilla, in un modo che nessuno ha fatto mai, non pendevi dalle mie labbra, ma dai miei sorrisi, dai miei occhi. Mi carezzavi i capelli dopo aver fatto l'amore, e trovavi dolce il fatto che assaporassi le tue labbra ogni qualvolta ne avessi il bisogno. Non chiedevi, rimanevi in disparte anche al solo costo di avermi con te e poi parlavi, parlavi continuamente anche se ti dicevo che odiavo la tua voce ed amavo i tuoi silenzi. Mi parlavi delle tue aspettative, immaginavi il tuo futuro, non come quello che vedi nei film, non come quello che una bambina immagina con le sue bambole. Vedevi un futuro anche negativo, uno realista. Immaginavi una carriera come cantante, tre bambini, forse quattro, e la cosa più spiazzante era che tu immaginassi il tuo futuro con me, nonostante continuassi a gridarti contro che non saremmo mai stati niente. Ti prendevi gioco della mia rabbia, arrossivi ai miei complimenti o anche solo se ti scostavo una ciocca di capelli dal viso. Ma non lo fai più, non fai più niente di tutto questo, ed a me manca. Mi manchi. Mi manca svegliarmi e non poter sentire più le tue labbra sulla mia pelle, mi manca non poter più imprigionare i tuoi polsi e baciare la tua pelle candida, mi manca non sentire più i tuoi lunghi monologhi sul perché mi considerassi uno stronzo. E non so perché tutto questo possa mancarmi, non lo so perché non sono mai stato bravo con le parole, né con le cose sdolcinate come i sentimenti. L'ultima volta in cui abbiamo fatto l'amore mi hai urlato contro che ero un robot, privo di emozioni, una specie di macchina. E poi quella volta.. >> Deglutisce, serrando le palpebre per poi guardarmi dritta negli occhi, il suo sguardo duole << ..quella notte, mi ricordo i tuoi occhi spenti, poi quelle lacrime, il mascara colato sul viso mentre nuda mi ordinavi di prenderti, di fare quel che volevo perché le mie uniche intenzioni erano quelle di avere possesso solo e soltanto sul tuo corpo, Ludmilla, ti sbagliavi. >> Stringo forte le mani in due pugni, non riesco a sopportare quel dolore che mi squarcia il petto, lacerando anche la mia parte più profonda. << Marco, che cosa vuoi? >> Domando, respirando a fondo. << Sono tante le cose che posso volere. >> << Dimmene una, ad esempio. >> << Te, ad esempio. >> il mio mondo smette di girare in quell'istante.


POV CAMILLA
<< Camilla, no, quello non è il freno, ma l'acceleratore. >> sgrana gli occhi, stringendo con forza la parte laterale dell'auto, ed io lo guardo ridendo. << Fede, sta' calmo, non ho intenzione di ucciderci entrambi. >> << Ne sei sicura? Non sarà mica per quella moretta a cui ho guardato il culo l'altro giorno? Lo sai che sei tu l'unico amore della mia vita. >> si posa una mano sul cuore, facendo il baciamano ed io fingo di continuare a ridere. Se solo sapesse ciò che sento, magari farebbe meno l'idiota. I suoi occhi sono grandi, luminosi, vivi ed accesi. Parla freneticamente, ovviamente per la maggior parte del tempo spara soltanto cazzate, ma a volte sembra quasi intelligente, me ne compiaccio. << Oh mio principe, quanto siete romantico >> Arriccia il naso, mollandomi la mano. << Credo che se fossi nato in quell'epoca mi sarei tuffato dal terrazzo del mio castello. >> mi mordo il labbro inferiore, scuotendo il capo. << Te l'ho mai detto che sei un coglione? >> << Ed io te l'ho mai detto che hai delle belle e peccaminose labbra? >> Mi irrigidisco, i suoi occhi scendono a carezzare quella mia parte, accompagnati dalle sue dita maestre. Con il pollice ne segna il contorno, credo di non avere più fiato nei polmoni, l'ossigeno scarseggia sempre di più, i suoi occhi non smettono di guardare quel punto del mio viso. Deglutisco rumorosamente. << Parla Camilla, dì qualcosa. >> Ordina. Sgrano gli occhi, come siamo arrivati qui noi due? Mi stava solo dando lezioni di guida. << Federico, non credo sia una buona idea. >> i suoi occhi sono ancora puntati sulla mia bocca, si allontana, guardando dinanzi a se, silenziosamente. Rimaniamo in un imbarazzante silenzio per qualche minuto. << Dove eravamo rimasti? >> domanda voltandosi, quasi come non fosse accaduto nulla.

POV NATA
|A questo incrocio dimmi dove si va
con un passo in più.
Tu che forse un po’ hai scelto di già
di non amarmi più.|

Alzo lo sguardo, trovo il suo sorriso, sembra vivo, perduto in una sua realtà. Massimiliano mi ha cambiato la vita, non riesco ancora a capire se in meglio o in peggio. Forse mi ha rovinata, forse ero rotta e mi ha aggiustata. Si sistema i capelli, passandoci dentro quelle dita che un tempo avevano il posto su di me, sul mio corpo, e presta attenzione alle parole di Broadway, ha lo sguardo vacuo, poi attento, e poi non ci capisco più niente quando le sue labbra si increspano in una bellissima curva e scoppia a ridere. Non lo sto ascoltando, ma la sua risata sembra quasi superare il rumore della musica, e vorrei facesse lo stesso con i miei pensieri.



|E come quadri appesi leve senza pesi,
che non vivono.
Come quando c’era una vita intera,
due che si amano.|


Non so se mi ha amata, però i suoi occhi sono sempre stati sinceri, mai mentitori, non conoscono bugie, perché nessun altro conoscerà il lato buono che aleggia in lui. Forse non sono stata l'unica nella sua vita, ma mai nessuna potrà occupare il posto delle mie labbra, delle mie mani, sulla sua pelle. Ride, vive, ed a me scoppia il cuore.

|E salgo ancora in alto perché
è lì che c’eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me
di guardare giù.
E non c’è niente che resiste
al mio cuore quando insiste
perché so che tu non passerai mai,
che non passerà
(non passerai)
non mi passerai
(non passerai).|

E quando in quel dannato secondo i suoi occhi incontrano i miei, per un istante credo che potrei morire. Il modo in cui continua a sorridere, quello in cui continua a pugnalarmi con quella forza, mi fa stringere lo stomaco. E la presa è sempre più forte, e non lo so se fa male, non sento nulla. Come quando la mattina appena sveglia guardo il soffitto senza provare alcuna emozione, e solo ora tornando a guardarlo mi ricordo di quando alzandomi ridevo perché non sapevo come svegliarlo, solo ora ricordo che lui dormiva al mio fianco, o forse ero io a dormire di fianco a lui. So solo che l'ho amato, e che lo amo ancora. So solo che non potrei mai smettere, perché il vero amore, se inizia, non finisce, mai.

|Okay allora adesso confesso
non avevo che te.
Come faccio a vivere adesso
solo, senza te?
E senza i tuoi sorrisi e tutti i giorni spesi
oggi che non c’è.
E che è una porta chiusa e nessun’altra scusa da condividere.|

I suoi occhi sembrano perforarmi l'anima, è un lettore innato, semmai dovessi chiedere a qualcuno di leggermi lui sarebbe l'unico. Brucia. Brucia il modo in cui mi guarda. Bruciano le sue mani che si stringono in due pugni, quelle stesse mani che un tempo erano colpevoli del mio piacere. E chino il capo, come un'idiota lo faccio, perché non sono pronta, non sono pronta a qualcosa di forte come lo sono i suoi sguardi. Non sono pronta a sentirmi grande, sono solo un'eterna bambina. 


|E salgo ancora in alto perché
è lì che c’eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me
di guardare giù.
E non c’è niente che resiste
al mio cuore quando insiste
perché so che tu non passerai mai,
che non passerà
(non passerai)
non mi passerai
(non passerai).|

Sfioro quel segno oramai indelebile sulla pelle. No Massimiliano, non mi passerai mai.

|E quanto amore mancherà
e troppo rumore in un giorno
che non va.
E non posso comprendere
che non passerà.|

Salto giù dal muretto udendo il mio cuore smettere di battere, i suoi occhi rincontrano i miei, guarda le mie mani, e poi si volta. Ha scelto quella vita a me. Un'altra volta. Ancora.

|E salgo ancora in alto perché
è lì che c’eri tu.
Ma ora serve il coraggio per me
di guardare giù.
E non c’è niente che resiste
al mio cuore quando insiste
perché so che tu non passerai mai,
che non passerà
(non passerai)
non mi passerai
(non passerai)|

E quando penso che quel dolore possa essere finito, scompare, sorreggendo il casco, guardo le sue scarpe, e quasi senza pietà, calpesta il mio cuore ammaccato a pochi passi da lui. No, non mi ha riparata. Massimiliano è la mia malattia, non la mia cura.
La mia rovina.
È un amore malato, non impossibile.


POV VIOLETTA
Sbuffo, posando le mani sui fianchi ed imprecando malamente. << Ma Leon, se ti dico che sono alta un metro e sessanta, sono alta un metro e sessanta, okay? >> Ride, continuando a tenere il sopracciglio inarcato. << Violetta, è impossibile che tu sia alta un metro e sessanta, sarai a malapena un metro e mezzo. >> mi fingo offesa, continuando a guardarlo. A volte mi chiedo come va la vita lassù dalle sue parti, effettivamente non sono alta un granché, ma di certo non può farmene una colpa. << Voglio misurarti. >> << No, scordatelo, non è necessario, sono alta un metro e sessanta, punto. >> << Voglio esserne sicuro, muoviti. >> << No. >> controbatto ancora, convinta di aver vinto almeno per questa volta. Inutile dire che pochi minuti dopo mi ritrovo dinanzi a lui che attentamente prende a controllare la mia altezza. Deglutisco, ha le labbra schiuse, sembra perduto in un mondo tutto suo. << Visto? Sei un metro e mezzo! >> Strepita soddisfatto, scendendo ad incontrare i miei occhi. Rabbrividisco, il suo sguardo mi manda il cervello in tilt. << Già, sono alta solo un metro e mezzo. >> sussurro rauca, riposizionandomi in un punto qualunque nella stanza e quando alzo nuovamente lo sguardo mi maledico. I miei occhi, incontrano le sue labbra. << Castillo, Castillo, cosa stai facendo? >> Mi inumidisco le labbra con la punta della lingua, incapace di abbandonare quei pezzi di carne. << Guardami, Violetta. >> Ordina, afferrandomi prepotentemente il mento. Incontro quei pozzi verdi, ancora. Mi sento persa, ancora. << Sai quanto sbagliato sia ciò che stai facendo? >> Annuisco, silenziosa, interdetta. << Io sono il tuo professore di ballo, d'accordo? >> torno ad annuire, le sue dita si intrecciano tra i miei capelli, e li tirano piano facendo sì che io inclini il capo. Quelle stesse labbra che pochi secondi fa erano il mio desiderio più grande, scivolano a baciarmi avide e possessive la pelle sensibile del collo. << Fa' silenzio, Violetta. >> Ordina ancora raucamente. << Sono il tuo professore. >>_
_Mi sveglio di soprassalto, sono accaldata, sudata, sconvolta. Nella mia mente si ri-proiettano quelle dannate immagini, il respiro è pesante e le cosce sono strette tra di loro quasi a formarne una sola. Deglutisco i cento groppi che ho bloccati in gola, stringendomi nelle spalle. Non capisco cosa stia cambiando in me, trovo solo sbagliato ritrovarmi così giovane a desiderare ardentemente qualcuno. Infosso il volto nel morbido cuscino e lo maledico.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


«Non mi aspetto che mi getti le braccia al collo solo perché finalmente ho aperto gli occhi stile principe azzurro, però se avessi almeno una reazione te ne sarei infinitamente grato» lo guardo, conosco ogni singolo difetto di Marco e so che quando si passa le mani, in quel modo, sulla nuca, vuol dire che è agitato.

«Sarebbe valido spaccarti la faccia?»

«Temo non sarebbe legale»

«Quando dici me, intendi tutto di me o solo il mio corpo?»

«Credo che il discorso che ti ho fatto voglia dire solo una cosa. Ludmilla, sono stato il peggiore, ma ho capito che il corpo senza cuore non ha nessun sapore»

«Credi che potrebbe mai durare tra di noi?» Domando, chinando il capo.

Scrolla le spalle. «Proviamoci. Scopriamolo.»

«E se va male?»

«Possiamo dire di aver vissuto» 

Trattengo un sorriso, mi ascoltava, anche quando diceva di non farlo lo faceva. «Allora viviamo, Marco, fammi sentire che continuerai ad essere la ragione oscura dei miei sorrisi anche quando sarò stanca, esausta, di te»

Mi afferra la mano, stringendola forte. «Faremo tremare il mondo io e te»

E sì, ma per adesso l'unica cosa a tremare è il mio cuore.



POV FRANCESCA
«Diego, lasciami» Ordino freddamente, scansando le sue mani dal mio corpo.

«Spiegami, Francesca, per favore. Cosa è cambiato?» i suoi occhi verdi spiccano nell'oscurità della notte, avverto un brivido lungo la spina dorsale, fa freddo. Sia fuori che dentro.

«Lasciami in pace, Diego»

«Ti prego»

«Non te ne ricorderesti» Sibilo, avvertendo ogni mia singola parete crollare. «Non te ne ricorderai mai. Ero sola quella notte, tu non eri con me»

«Di cosa parli?»

Sorrido amareggiata. «Abbiamo fatto l'amore»

«Noi, cosa?» deglutisce sconcertato. 

«Credo che non ci sia bisogno di spiegazioni. Eri ubriaco, sei entrato in camera mia ed io non ti ho respinto» e quando finalmente credo di poter tornare a respirare le sue labbra tornano a schiudersi.

«Perché?»

«Perché, cosa?»

«Perché non mi hai respinto?»

Posso davvero confessargli tutto ciò che sento? Ogni fibra del mio corpo vibra, vibra nell'avvertire i suoi occhi nei miei. Come potrei mai? Non posso dirgli che lo amo perché il suo profumo mi inebria i sensi. Non posso dirgli che lo amo perché mi strappa i sorrisi. Non posso dirgli che quella che crede ancora sua sorella vorrebbe qualcosa di molto diverso.

«Francesca, dannazione, parla. Perché? Perché non mi hai respinto?»

«Possiamo parlare?» Ad interromperci è la voce di Smith, per una volta sento che è giusto così. Non so domani come potrò ancora guardare in viso Diego fingendomi indifferente.

«Sta già parlando con me, non lo vedi?» Ringhia lo spagnolo. E dannazione, vorrei che quel ringhiare appartenesse ad un sentimento di gelosia, di amore, non di un semplice bene. 

«Credo però che sia tu a parlarle, Diego, lei non vuole»

La testa mi scoppia. Sento mille vortici girarmi dentro. I miei genitori, Jackie e Beto, Smith, Diego, è tutta una confusione. Serro le palpebre, le mani sono strette in due pugni, vorrei una vita meno incasinata, ed invece ogni volta non faccio che aggiungerci problemi. Discutono. Discutono, ma io non sento nulla. Solo rumori, rumori che mi colpiscono il cuore mille volte, come solo un pugnale nel petto potrebbe. Non voglio stare qui, sono stanca. La realtà è ovattata, loro parlano, io vengo avvolta da uno strato di debolezza. Urlo. Urlo quando non posso più sopportare, li guardo. Si bloccano.

«Lasciatemi in pace» e corro, corro a rifugiarmi. Mi siedo sulla panchina nascosta nel parco, sotto quella quercia in cui io e Diego ci prendevamo per mano. Rivivo ogni momento in cui ero bambina. Quei momenti in cui potevo essere spensierata e felice come oramai non lo sono da tempo. Vedo una figura materializzarsi al mio fianco pochi istanti dopo.

«Dobbiamo parlare, e non puoi più rimandare»

«Smith, per favore, non adesso»

Scuote il capo, carezzandomi i capelli. «Sono qui, ma solo lui sapeva dove ti avrei trovata. Devi prima chiarire la situazione con me se vuoi mettere ordine dentro di te»

Mi volto a guardarlo, infossando il viso sulle ginocchia, le gambe sono rannicchiate al petto. «È finita, vero, Smith?»

Scuote il capo, sorridendo amareggiato. «Il problema, Fran, è che non è mai cominciata. Io non sono lui, né mai lo sarò, è stata bella finché è durata, qualunque cosa fosse. Hai preso tutto il bene che avevo nell'anima, sei riuscita a tirar fuori la mia parte migliore, e non posso che dirti grazie. Sei una persona splendida, ma io non sono lui. Te lo ripeto.»

«S-Smith?» la voce trema, la vista si appanna.

«Uhm?»

«Lui mi ha preso milza, polmoni, fegato, stomaco, cuore senza lasciare niente. Ed il problema è che sono stata io a sbriciolare ogni mia singola parte, gliel'ho permesso»

«Era ubriaco, no?»

Annuisco, chinando il capo.

«Fran»

«Eh?!»

«L'amore si fa in due, sobri o ubriachi»

Rientro in casa in punta di piedi, facendo il più silenzio possibile e lentamente salgo le scale avvolta dal buio. Raggiungo la mia camera aprendone la porta e trattengo il fiato quando accendendo la luce me lo ritrovo davanti. È vicino alla finestra, seduto sulla poltrona, gli occhi scuri, i capelli tormentati dalle sue dita perfette. Mi chiudo la porta alle spalle, ignorandolo, la borsa ricade sul letto, le scarpe nell'angolo più remoto. Rimane a fissarmi, sento i miei nervi tendersi ed alzo lo sguardo su di lui.

«Si può sapere che vuoi?»

«Perché hai finto di odiarmi? Dovevamo trovare una soluzione insieme, Francesca, come abbiamo sempre fottutamente fatto»

«Se vuoi parlare puoi benissimo andartene, sono stanca ed ho bisogno di riposare» 

Si alza, le mani nelle tasche dei jeans, impreco. Ma dannazione, non se li può comprare dei jeans larghi? Mi si avvicina, afferrandomi il mento. 
«Cosa ti ho detto quella notte?»

«Oh, beh sai, non hai parlato poi molto» Affermo ironicamente. Non posso certo dirgli che continuava a ripetermi che mi amava, mi direbbe che era solo una conseguenza dell'alcool ed in quel momento spegnerebbe l'ultima fiamma di vita che regna in me.

Arriccia il naso, sospirando.
«Ti ho fatto male?»

«Che?»

«Mi hai sentito, voglio sapere se ti ho fatto male»

«Non parlerò con te di quella notte»

Scuote il capo, allontanandosi e cominciando a camminare nervosamente per la camera. 
«A volte-a volte ho, come, dei ricordi» Confessa. 
«La notte faccio dei sogni particolari e tu ne sei la protagonista» Chino, ancora una volta, il capo. Può essere più imbarazzante di così tutto questo? 
«Può-può essere che io me ne ricordi?» 

Scrollo le spalle, incapace di proferir parola.
«Può essere»

«Perché non mi hai respinto, Francesca?»

“Perché sono drogata, Diego. Drogata di te.” Ma non sempre il cuore prende il sopravvento sulla mente.
«Vattene» e rimango sola, sola in quel posto che poco prima sembrava così accogliente e che adesso mi sembra arido, vuoto.


POV VIOLETTA
Non riesco più a prendere sonno, girovago nella stanza, continuando a camminare avanti e dietro senza più fermarmi. Le mani giocherellano nervosamente senza controllo, e l'avverto. Avverto quella calda sensazione di fastidio al bassoventre. Arrossisco maggiormente, se il sogno fosse continuato probabilmente a quest'ora non potrei permettermi di pensarci, credo non lo avrei mai più guardato in faccia. Immagino le sue mani sulla mia pelle, quando mi fa urtare prepotentemente le scapole contro il suo petto e posa le mani sui fianchi, facendole poi, scivolare sul ventre. Serro le palpebre, gettandomi a peso morto sul letto e battendo i pugni contro il materasso.
Lo odio.
Mi odio. 
La sveglia sul comodino suona e la porta si spalanca pochi minuti dopo. Zia Angie fa capolino nella stanza, sorpresa dal fatto che io sia già sveglia.

«Non dire niente» alzo di colpo la mano, fermando qualunque parola stia per abbandonare le sue labbra. «Ho solo avuto un incubo, per questo sono già sveglia» credo sia l'unica scusa credibile da poterle dare.

«Pft, d'accordo, ma non metterci molto, ricordati che a prima ora hai lezione di ballo e devi cambiarti»

Il mento quasi mi casca, posso essere più sfortunata di così? 

«Ah, e per quanto riguarda la tua richiesta di dormire dai Vargas sabato, il nonno non ha obiettato»









Angolo autrice
Hola ragazzuooooli!
Sì, so bene che mi odiate per aver finito il capitolo così, ma la Castillo sta pensando cose poco carine, quindi meglio non aggiungerle o entreremmo sul serio nel rating rosso.
Ditelo il finalmente, vi capisco, ci sono voluti tanti capitoli per aprire gli occhi a Diego, ma ahimè era troppo ubriaco quella notte per capirci qualcosa, o forse no?😏
Marco e Ludmilla per adesso tutto okay, speriamo che la mia testa non elabori stanotte o tornerò a confondervi.
Essendo che sto pubblicando la storia anche su Wattpad mettendo alla fine di ogni capitolo una domanda volevo provarci anche qui. 
Mmh, allora..“Il vostro colore preferito?”
Rosso, anche se il verde mi ricorda molto gli occhi di quel gran figo di Blanco, ehm, okay..Tutti.

Grazie a tutte le persone che leggono, recensiscono ed aggiungono le mie storie tra le preferite o quelle da ricordare. Bacioni, la vostra Tinucha.❤️

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


POV NATA
Non mi volto quando avverto un caldo respiro infrangermisi sulla pelle sensibile della nuca. Riconoscerei il suo profumo inebriante tra mille. Rimango impassibile, lo sguardo vacuo, la musica sparata nelle orecchie ad un volume illegale. L'auricolare sinistro mi viene portato via ed avverto un corpo materializzarsi al mio fianco, impossessandosene. Trattengo il fiato continuando ad ignorarlo e rannicchiando le gambe al petto. Rimane in silenzio, uno di quelli che parla da se, uno di quelli che strazia l'anima, ma non sarò io ad interromperlo.

«Natalia?»

«Cosa vuoi?» sono fredda. Fredda per tutti questi mesi in cui mi ha spento i sorrisi. Fredda per come mi ha trattata. Fredda per aver scelto la droga a me.

«Sono in astinenza»

«Di quella dannata robaccia?» Strepito oramai fuori di me, piantando i miei occhi nei suoi.

«No, di te. Dell'ossigeno che mi davi.»

Rido. Rido di una risata isterica, inclino il capo alle mie spalle, ridendo. Rido, trattenendo le lacrime che vorrebbero bagnare e far annegare i miei occhi. «Sai cosa, Massimiliano? Prendi le tue frasi d'amore trovate su google ed anche i tuoi vestiti rimasti nella mia camera, e se possibile va' al diavolo» 

«Natalia, dei miei vestiti non potrai mai farne a meno, è grazie a quelli che ti addormenti la notte. Il mio profumo è l'unico capace di calmarti, hai bisogno di me»

Scuoto il capo. «Con te ho vissuto tutto a colori, Massimiliano, ma sei la mia rovina. Hai un modo malato di amare, ami solo con il corpo. Io ho bisogno di amare con cuore, anima, corpo, labbra..tutto.»

«Tu non capisci, Natalia, una volta che sei nel giro, non puoi uscirne. Credevo si sbagliassero, ma avevano ragione, non posso farne a meno, è come una medicina. Una medicina che uccide.»

«Una medicina che uccide me oggi e te domani. Puoi fare a meno di me però, evidentemente non sono io la tua cura»

«Dove sei stata in questi sette mesi? Ho provato a cercarti»

«Lontana da te, cercavo di respirare.»

«Non ti ho mai soffocata» ribatte.

«Mi hai privata dell'aria che chiedevo di respirare. Hai deciso tutto tu, hai preso il mio possesso, quasi fossi un oggetto»

China il capo, giocando con l'anellino che porta alle labbra, lo fa solo quando è nervoso, annoiato o non sa che dire. «Sei mia»

Ringhio, sorpassandolo. «No, non sono di nessuno»

«Non mi avresti permesso di prendere il posto che ho preso se non ti fossi considerata mia»

«Ero accecata, Massimiliano! Accecata da tutte quelle sensazioni di adrenalina che mi portavano il cuore a battere senza un minimo di pietà! Non sarò mai tua, io non appartengo, non pretendere.»

«Questo vuol dire che nemmeno io sono tuo» Stringo le mani in due pugni, deglutendo il groppo che si blocca in gola.

«Devo andare a prendere Damien»



POV VIOLETTA
«Possibile che io e te ci diamo appuntamento di notte?» Volto il capo di scatto, trattenendo il fiato. Leon è seduto sul divano, i capelli spettinati e solo quel dannato pantalone nero a coprirlo.

«Ho-ho di-mendicato di port-portarmi l'acqua di sopra»

Annuisce, facendo zapping tra i canali. «Amo il silenzio della notte» Spiega, voltandosi a guardarmi. 

Annuisco ancora, fuggendo in cucina. La luce della luna illumina la stanza, afferro la mia bottiglietta che casca a terra nel preciso istante in cui avverto il suo fiato corto lungo la pelle sensibile del collo.  

«Quella è mia, piccola ladruncola»

«Perdonami, l'avrò sicuramente confusa con la mia» balbetto, chinandomi a raccoglierla. Nel buio lo vedo porgermi la mano e subito l'afferro, rialzandomi. «T-torno in camera» deglutisco ancora, dirigendomi verso destra e salendo le scale. Aggrotto la fronte confusa quando dinanzi ai miei occhi si para un enorme tavolo da biliardo.

«Anche ficcanaso, eh?»

«Ho sbagliato strada» Mi difendo, guardando quella gigantesca stanza.

«Solitamente è qui che passo il mio tempo con i ragazzi»

Annuisco, allungandomi verso una cornice e carezzando il viso di una donna tremendamente simile a Camilla.

«È mia madre»

Alzo il capo, guardandolo. «Avevi ragione, Camilla le somiglia molto»


POV LEON
Sospiro, guardandola dritta negli occhi.
«C'è qualcosa in te, Violetta. Sei così... Minuta, raggiante, viva. Mi ricordi lei» Sussurro, chinando il capo, le sono troppo vicino e quelle labbra, costantemente ricoperte da un lucidalabbra al lampone mi richiamano, come il canto di una sirena.

«Come hai resistito quella notte, Leon? Come hai potuto continuare a respirare vedendo i loro corpi inermi, sull'asfalto?»

«Me lo domando anch'io, ma credo solo di aver trattenuto il fiato, non respiravo, non reagivo, nulla di nulla. Quella notte io avrei dovuto difendere Emma e Camilla, e non sono riuscito a difendere nemmeno me» Un singhiozzo sfugge alle mie labbra. «Avevo un contratto con una casa discografica a Los Angeles, volevo cambiare aria, crescere, trasformarmi, volevo essere un nome capace di far girare la gente per strada. Volevo che la mia musica divenisse musica e salvezza per gli altri»

«E poi com'è finita?»

«È finita che Emma e Camilla sono la mia famiglia e che le amo con tutto me stesso» Scrollo le spalle, ho il respiro pesante, il battito sembra velocizzarsi e quasi senza accorgermene le afferro i capelli, catturando le sue labbra in un famelico, bisognoso, disperato bacio riparatore. 


Schiude la bocca magneticamente, la sento rigida, immobile, inerme. Serro forte le palpebre, tenendo dentro di me tutto ciò che in questi anni non mi ha né ucciso, né reso più forte. Le sue labbra morbide e peccaminose si muovono lente, dolci, calme, in perfetto contrasto con le mie affamate di sicurezze e sfamate di paure. 

Quando mi allontano, realizzo ciò che ho fatto, deglutisco, i suoi occhi sono un misto di paura. 

«Leon» balbetta il mio nome, impaurita. Quasi mi sembra di averla risucchiata e consumata.


Respiro affannato, ha le labbra rosee e gonfie, tagliate dai miei morsi, amate dalle mie. China il capo sui suoi piedi scalzi, serrando forte le mani in due piccoli pugni. «Sono una tua alunna, te lo ricordi?»

Mi sarei aspettato di tutto, anche uno schiaffo, ma l'assoluta indifferenza assolutamente no. «Sai dirmi solo questo, dannazione? Ti ho appena fatta smettere di respirare e tu sai dirmi solo che sei mia alunna?»

«Forse vuoi sapere che tu e la tua fottuta irruenza mi avete portato via il mio primo bacio»

Sgrano gli occhi, torturandomi i capelli con la mano sinistra, continua a guardarmi fredda, impassibile. «Io-io credevo che.. Violetta, aspetta!» la richiamo, è di spalle, non mi ascolta e corre via. 
La notte non dormo, tormentato da quelle labbra peccaminose e pure, da quegli occhi così scuri e richiamanti, da quel sorriso fresco e genuino. Rimango sveglio a rimuginare su quel bacio inaspettato, vittima della mia pazzia ed irrazionalità.



POV VIOLETTA
«Buongiorno»

Mi volto meccanicamente a guardare Camilla, distesa nel suo letto, abbandonando con gli occhi il soffitto arancione della stanza, non spoglio e vuoto come quello di Leon. «Buongiorno» tento di sorriderle, imitandola.

«Credo che stanotte mi sia arrivato il ciclo» fa il labbruccio, mettendo su un broncio e facendomi ridacchiare. «A proposito, dov'eri stanotte? Ho aperto gli occhi per tipo dieci secondi e non eri nel tuo letto»

Il mio sorriso si spegne in quell'istante, ritento nuovamente di dipingerlo e scrollo le spalle. «Sono scesa a bere, la notte mi viene sete a causa degli incubi»

«Incubi?»

«È dall'incidente che non dormo più tranquilla» Ammetto, chinando il capo. «Non abbiamo mai consultato uno psicologo, ero solo destabilizzata, volevo essere libera, svagarmi, ma la notte quell'incubo ritorna»

Sorride amareggiata, annuendo. «Le guardi mai le loro foto?»

«Ho solo quell'album di cui ti ho parlato, il resto sono..lontane da me»

«Io lo faccio ogni notte prima di andare a dormire, le ho nascoste nel mio cassetto della biancheria intima, anche Emma, non le teniamo in vista perché a Leon non piace molto parlarne, è una persona che si tiene tutto dentro»

«È fatto un po' sbagliato»

Annuisce, torturandosi le labbra. «Credo che lui l'abbia presa peggio di tutti. È tutto pesante e si è ritrovato in una cosa più grande di lui. All'inizio eravamo con gli zii, ma casa nostra era questa. Ha fatto molti sacrifici per mostrarsi responsabile ai loro occhi ed a quelli dell'assistente sociale. Prima non appoggiava neanche a casa. Dormiva pochissime ore, tornava tardi e di mattina. Ora non esce quasi più, non lo riconoscerlo più.»

«È un debole che cerca di essere forte»

La porta si spalanca di colpo rivelando la figura di Francesca che agitata ci viene incontro. Riconosco la paura nei suoi occhi, la stessa che adesso scorre nelle mie vene al pensiero di riguardare negli occhi Leon. «Ragazze, ho detto la verità a Diego» Le nostre bocche si spalancano completamente, chiedendo conferma, ed un seguito. «Continuava a tartassarmi, era troppo insistente ed io ero al limite. Gli ho detto che abbiamo fatto l'amore, Smith ci ha interrotti, sono scappata e lui mi ha raggiunta, Diego gli ha detto dove mi avrebbe trovata. Mi ha detto che prima di fare ordine dentro di me dovevo chiarire la situazione con lui, mi ha consolata, sono tornata a casa e Diego era in camera mia. L'ho cacciato. Lui ha provato a parlarmi, ma io l'ho cacciato.»

«E perché lo hai cacciato?» Ad interrompere quel silenzio è una voce inaspettata. Emma fa capolino nella stanza, le braccia incrociate al petto. «'Cesca, non hai pensato che se è venuto lì da te è accaduto perché ci tiene? Perché per lui sei importante?»

La corvina si tortura i capelli, chinando il capo quasi come stesse ricevendo una lezione di vita. «Diego mi vede solo come sua sorella»

«Per questo ha fatto l'amore con te, giusto?»

«Era ubriaco, Emma» controbatte Francesca, la bionda scuote il capo.

«Ha toccato il tuo corpo, Francesca, le sue mani delicate sulla tua pelle, quei “ti amo” ripetuti, quelle lacrime, l'abbracciarti dopo aver fatto l'amore prima di lasciarti..questo non lo chiami amore?»

«Se mi amasse sarei sotto la sua pelle adesso»

«Lui potrebbe pensare lo stesso di te» Intervengo io, scostandomi una ciocca di capelli dal viso, dietro l'orecchio sinistro. «Va' da lui e scoprilo se ti ama o no»

«E se non mi ama?»

«Se non ti ama è solo perché ancora non lo sa»





ANGOLO AUTRICE
HOLAAAAAAA!
Il capitolo è più corto, ma è pieno di sorprese. La mia mente malata ha elaborato, già da mesi pregustavo un bacio Leonetta con il tavolo da biliardo incluso, non si limiteranno a semplici baci su quel tavolo😏😏
Francesca è nel panico più totale, beh, ma c'è da capirla, Diego ancora non ha capito di essere innamorato di lei *Prende un fucile, puntandoglielo contro, ed ordinandogli di darsi una mossa*

Bacioniiii, la vostra Tinucha❤️
P.s. Grazie per i commenti, letture, e per aver aggiunto la mia storia tra le preferite/da ricordare/seguite. Continuate a recensire ed a farmi sapere che ne pensateeee❤️


Domanda del giorno: 'Avete mai fatto pensieri poco casti guardando il culo di occhi verdi?'
Uhm, okay, forse sì, ma è colpa di una persona, sai bene che sto parlando di te *la indica*

❤️❤️❤️❤️

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Chino il capo, raggiungendo il dondolo sotto la veranda, Diego ci è seduto sopra, gli occhi vuoti, il sorriso spento, assente, una bottiglia di birra premuta sulle labbra. Ha il capo inclinato, ingurgita quella sostanza amara, e non ha neanche cenato. Deglutisco, vorrei provare a sedermi vicino a lui, ma non oso. 

«Non pretendo che tu capisca il motivo per cui ti ho trattato così da quando c'è stata quella notte.»

Rimane in silenzio. Non mi guarda, lo sguardo è puntato al cielo buio, perduto in un mondo proprio.

«Non volevo che si freddasse tutto così tra di noi, pensavo che non sarebbe cambiato nulla, invece tu non mi guardi neanche più e-e..» le parole mi muoiono in gola, avverto gli occhi annegare nel mare di lacrime che vorrebbero liberarsi. Mi sento costretta, costretta nelle catene che mi legano proibendomi di essere me stessa, proibendomi di stare bene.

«Vuoi che ti guardi?» Sibila senza voce, guardandomi dritta negli occhi. Rabbrividisco, sanguinano. «Sai cosa, Francesca?»

«Cosa?»

«Sei un'egoista, mi hai tagliato fuori da tutto questo» indica prima me e poi lui. «..lo hai fatto senza neanche preoccuparti che anche io potessi soffrire. Stringevi la mano a me una volta, perché ti fidavi, perché ero l'unico che avrebbe potuto proteggerti, abbattendo le tue paure più grandi.»

«Diego..»

«No, adesso fammi finire!» strepita. «Finora hai parlato solo tu, dipingendoti come la vittima di tutto questo schifo. Avevi me, Francesca, hai me. Sono io ad essere solo.» tremo quando, facendo scivolare la bottiglia, (ancora piena per metà), china il capo, singhiozzante. «Ho ricordi sfocati e mi sanguina il cuore e quasi anche il cervello quando cerco di ricordare ciò che è accaduto. Ho paura di averti fatto del male, di averti donato nuove paure invece di abbatterne. Ho paura.. Paura di essere diventato io la tua paura più grande» le mani grandi sembrano indifese come lui quando, senza pietà, prendono ad infilarsi tra i capelli soffici e mori tirandoli forte. «Mi hai allontanato giorno dopo giorno, quasi non fossi all'altezza di stare al tuo fianco, io non lo so se sono abbastanza. Non so se riuscirò a farti sorridere, ma ti ho sempre trattat-... Perché? Perché quella notte non mi hai cacciato via? Non avrei mai insistito, nemmeno l'alcool può abbattere i miei principi.»

Deglutisco, le mani tremano, il battito cardiaco si arresta e gli occhi versano sangue. «Continuavi a sussurrarmi che mi amavi, ed a chiedermi se anche per me fosse lo stesso»

Alza di nuovo lo sguardo su di me. Stavolta il respiro ferma per entrambi. «E tu?»

«Io, cosa?»

«Mi amavi?»

«No, Diego no.» “Io ti amo” gridano i miei occhi al posto delle corde vocali. 

«Vattene»

Scuoto il capo, deglutendo. Non voglio perderlo.

«Francesca, devi andartene, vattene.» continua ispido, chinandosi a raccogliere i cocci rotti riversati sul pavimento.

«È stato solo l'errore di una notte, Diego, per favore, non voglio perderti. Voglio continuare a stringere la tua mano, voglio le tue labbra che mi tranquillizzano baciandomi tra i capelli.»

«L'errore di una notte?» Sibila, irrigidendosi. «Ti sono entrato dentro, Francesca, con il corpo e con il cuore.»

«No-..»

«È stata la prima volta, la prima volta in cui il mio corpo ha conosciuto un altro corpo. Ed ero ubriaco, impazzito»

Non so per quanto altro tempo rimango a fissarlo senza fiatare, è sul pavimento, rannicchiato come un bambino, indifeso. 

«Non sono la persona che credi, Francesca. Non sono un santo, ma le mie mani non hanno mai toccato il corpo di una donna fino a quella notte.»

Il cuore non batte più, mi chino lentamente, rannicchiandomi al suo fianco. «Ho rovinato tutto»

«Ogni volta ho un frammento da rimettere assieme ad un altro. Ero arrabbiato, credevo che tu e Smith foste andati oltre, già non potevo sopportare le sue labbra sulle tue, per questo ho reagito in quel modo quella sera in cui ho creduto che tu ti fossi donata a lui, mi avevi dato un ulteriore conferma. Ho bevuto troppo, mi girava la testa, ma volevo parlartene, poi ti ho vista rannicchiata come una bambina sotto le coperte, e stavi sorridendo, hai-hai fatto il mio nome, credo, allora ho deciso di svegliarti.» i miei occhi sono puntati sulle sue mani che giocherellano nervosamente con un innocuo sassolino, i suoi anche. «Poi non ricordo altro, mi ricordo che mi sono alzato, ero nudo e tu piangevi.»

Serro le mani in due pugni, colorandole le nocche di un bianco cadaverico, annuendo. «Mi hai detto che era solo l'errore di una notte, che l'alcool non ti aveva permesso di ragionare lucidamente e che ero..tua sorella»

Un nuovo singhiozzo sfugge alle sue labbra, gli poso il capo sul petto, chiudendo gli occhi per un istante e sorridendo quando le sue mani mi attirano più vicina. «Sono tornato in stanza, ho vomitato anche l'anima, ed ho-ho..» china il capo, avverto il mento sfiorarmi la fronte. «Ho annusato le mie mani, sapevano di te» Confessa imbarazzato. «Poi ho chiuso gli occhi e mi sono addormentato, avvertivo ancora la tua pelle tremare sotto di me»



POV VIOLETTA
Mi guardo attorno, seduta rigidamente sulla sedia, Emma dorme ancora e Camilla piagnucola per i dolori.

«Perché sono nata donna, eh? Perché? Quegli stronzi non soffrono per nessun dolore, noi invece? Siamo nate per soffrire» 

«Lo ripeti ogni mese in cui hai il ciclo, ribadirlo non servirà a niente, questo lo sai, vero?»

Mi lancia un'occhiataccia, degna di essere chiamata tale, e si dirige al piano superiore, imprecando. Rido, scuotendo il capo ed afferrando un biscotto per intingerlo nel latte, sento dei passi procurati da piedi scalzi ed il cuore smette ad un tratto di battere. Rigida, fingo di essere sola in cucina, lui non accenna nemmeno a parlare.

Mi si siede di fronte con in mano un tazzone di latte ed afferra la scatola dei cereali, versandocene dentro una giusta quantità. Deglutisco, non indossa ancora una maglietta, ha i capelli spettinati ed arruffati, gli occhi sono verdi e scurissimi. Mangia tranquillo, privandomi della saliva, ho la gola secca. «Smettila di fissarmi» sussulto a quel commento freddo, crudo, non mi guarda, torna a mangiare.

«Non ti stavo fissando» Sussurro flebilmente, chinando il capo sulle mie mani che, sotto il tavolo, prendono a giocherellare nervosamente.

Ghigna, ma non ha nulla di quel calore che mi regalavano prima i suoi ghigni.

«Posso sapere cosa ti ho fatto per far sì che ti comportassi da stronzo?» è in quell'istante. Quell'esatto istante, in cui i suoi occhi si piantano fermamente nei miei, in cui smetto di respirare.

«Sta' zitta, Violetta, farai più bella figura.»

Mi sento una bambina, una bambina che è appena stata rimproverata dai genitori per una delle sue marachelle. «Dovrei essere io arrabbiata con te, non viceversa»

«Se non l'avessi voluto, le tue labbra non si sarebbero mosse»

«Ero solo destabilizzata, ho seguito un istinto che hanno tutti gli esseri umani.»

Serra le labbra in una linea dura, tornando ad ignorarmi.

«Non comportarti come un bambino, sei abbastanza cresciutello per imparare ad ammettere i tuoi errori»

«Errori? ERRORI?! I miei genitori quella sera correvano per strada perché io non ero ancora tornato a casa, mio nonno mi considera uno sbaglio fin da quando ho fumato la mia prima sigaretta ed Emma e Camilla non possono essere felici perché ogni dannata volta in cui tentano di parlare di mia madre o mio padre con me, scatto. Direi che ne ho fatti abbastanza errori nella mia vita per commetterne altri» gli occhi gli sanguinano senza remore, si alza di scatto, come scottato, indossa solo i jeans bluette. «Sono io il tuo errore, non tu il mio, Violetta»

«Leon» Sussurro solo, rabbrividendo e scattando in piedi. 

«Cosa?» Sorride amareggiato.

«Non sei l'errore di niente, volevo baciarti davvero, non ho pensato per nemmeno un istante di fermarmi» per la prima volta mi accorgo di abbattere i miei muri. Sono bastati due occhi verdi, un sorriso e la presunzione a farmi uscire dallo scudo che mi ero sempre imposta di portare. Solo ora mi accorgo di sentirmi più protetta, privata di quello scudo, aperta alle persone che mi fanno stare bene. Non serve che io aggiunga altro, supera l'ostacolo che ci ha sempre tenuti lontani ed avanza verso di me bisognoso, passandomi le dita tra i capelli e tirandomeli, facendomi schiudere le labbra e poggiando la sua bocca sulla mia.







«No, non convogliamo a nozze appena divento maggiorenne, Camilla» strepito per la decima volta, stando al passo di occhi verdi. 

«Stavate deliberatamente limonando sul tavolo su cui io faccio colazione, pranzo e cena,d'accordo?» 

Avvampo, guardando Leon. «Hai combinato tu questo casino, aiutami ad uscircene»

«Convogliamo a nozze l'estate prossima, scappiamo insieme rifugiandoci in una casa in montagna, stile Heidi, facciamo l'amore nella paglia, sussurrandoci rassicuranti e dolci parole d'amore» gli occhi della rossa formano due cuoricini ed io tiro al biondo una pacca abbastanza forte sulla nuca.

«Ma sempre il coglione devi fare?»

«È la sua natura, Vilu, abbiamo consultato più medici, ma tutti ci hanno detto che la sua coglionaggine non ha cura» Afferma Emma seria, saltandogli sulle spalle. L'afferra, i riflessi pronti, e si volta a sorriderle dolcemente. Guardo quella scena intenerita.

«Ma ehi! Non mi prendi mai in spalla» Fa il labbruccio l'altra.

«Ci sono io per questo» Si irrigidisce, due mani le si poggiano sui fianchi,
facendola voltare. Federico. 



POV CAMILLA
Il mio battito cardiaco sovrasta ogni singolo rumore mi circondi, si gira di spalle, invitandomi a salire. Deglutisco esaudendolo e, gira di poco il capo, sorridendomi. Siamo più indietro rispetto agli altri.

«Calmati un po', rossa, così farai esplodere il cuore dalla gabbia toracica»

«Perché?»

«Cosa, perché?»

«Perché fai così, mi stringi, e poi se freddo, mi tratti bene e poi neanche mi saluti.»

«Leon non è l'unico uomo mestruato al mondo, sai?»

Scendo dalle sue spalle, fermandogli i passi, le mani sulle sue guance lo invitano a guardarmi dritta negli occhi.
«Dico sul serio, Federico»

«Non è facile»

«Tu spiegamelo, poi te lo dico io se è facile o no»







ANGOLO AUTRICE
HOLAAA CHICOSSSS!
La quiete dopo la tempesta? O forse no?😏😏
Diego e Francesca pian piano cercano di rendere il loro rapporto nuovamente 'umano', svelandosi deboli l'uno agli occhi dell'altra. Leon dimostra ulteriormente la sua debolezza alla piccola Castillo, e Federico e Camilla, beh, loro sono pazzi come i nostri Ruggelaria.
Grazie a chi recensisce, legge e aggiunge la mia storia tra le preferite-seguite-da ricordare. Mi raccomando, continuate ad esprimere i vostri pareri.❤️

Domanda del giorno 'Dormite ascoltando musica?'
Ovvio, riesco a dormire solo se l'ascolto, quasi scorre nelle vene.

Bacioni, la vostra Tinucha.❤️

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


POV ANDRES
«Smettila di evitarmi» ringhio, cercando di stare al suo passo. «EMMA!»

Continua a darmi le spalle. La rabbia cresce nelle vene, é un attimo, sono davanti a lei. «Che cosa vuoi, Andres?»

«Cosa voglio? Mi provochi in una piscina, baciandomi e facendomi eccitare, e poi mi eviti, smetti di rivolgermi la parola?!»

Rimango spiazzato quando con lo sguardo chino sulla punta delle sue converse mi raggiunge, stringendomi a se. «Non voglio che per colpa mia tu e Leon smettiate di volervi bene, è già accaduto una volta in passato, e Dio solo sa quanto avete sofferto entrambi.»

Sospiro, carezzandole la bionda chioma. «Emma, non voglio l'ombra di bugie nei tuoi occhi, guardami e dimmi se mi ami o no» stringe più forte, gemo, avvertendo il suo caldo respiro infrangermisi sulla pelle sensibile del collo. «Te lo chiedo con il cuore in mano, biondina, ho bisogno di dare un senso a tutto ciò che da due anni a questa parte mi fa pensare che il tuo cuore voglia incatenarsi al mio, senza più lasciarlo andare. Abbiamo un lucchetto che ci unisce, quindi scegli, o getti via la chiave e scegli me, oppure mi lasci andare, per sempre»

Alza lo sguardo su di me, facendo intrecciare ancora le nostre dita, le stringe. Disperata. Bisognosa. «Me lo prometti? Mi prometti che Leon rimarrà il tuo migliore amico e tu il suo?» 

Faccio per dire qualcosa, ma la sua fronte che si spinge contro la mia mi blocca le parole, ed i gemiti, in gola. 

«Ti amo, Andres. Ti amo ed ho solo quindici anni, non so se sarà diverso, non so com'è l'amore a quindici anni, non so se è stupido o banale. Non so se si può considerare amore, ma io ti amo, ed è l'unica certezza che ho oggi» e non le importa più di nulla, perché le sue mani che stringono le mie, continuando a rimanere intrecciate, abbattono tutte le pareti che fino ad oggi ci hanno separati. E sono le sue labbra, le sue labbra premono sulle mie.



POV PABLO
«Angela, aspetta!» Strepito, sedendomi. «Cosa c'è che non va? Insomma credevo andasse tutto bene in questi giorni, anche la cena, tutto»

«Pablo, ho 29 anni, d'accordo? Non prendiamoci in giro, le storie d'amore non iniziano da una semplice uscita di lavoro, iniziano da uno sguardo che parla più di quanto potremmo fare noi stessi nella vita. Io non ti assicuro che sarò sempre la solita ragazza impazzita tra vent'anni, non ti assicuro nulla, ma i miei occhi lo fanno.»

«E i miei? I miei non lo fanno?»

«Sono più scuri del loro colore, e in quegli occhi ci leggo solo vuoto, perdizione.»

Stringo forte le dita, passandomi una mano sul viso. Straziato, devastato di nuovo dal sentimento più potente che esista. Nemmeno l'odio può abbattere l'amore. «Angela..»

«Non prendiamoci in giro, davvero, capisco quando una storia può avere un futuro, e quello che c'è tra di noi, Pablo, non ha nemmeno un presente»

«NO! NO! Dannazione sei tu che non vuoi darci un presente, okay? Ci sto provando, sto facendo del mio meglio per ri-mischiarmi ancora in questo mondo, ma tu me la rendi difficile, Angie, mi fai combattere da solo in tutto questo schifo.»

Tace, le mani strette in due pugni. «Ri-mischiarti? Hai già amato?»

«Cosa importa?» avverto un groppo alla gola nel ricordare lo splendido sorriso di Brenda e quasi duole, innamorarmi di nuovo è stata la cosa più difficile che io abbia mai potuto fare nei miei 32 anni di vita.

«Sì che importa, cosa ne abbiamo fatto nel raccontarci, svelarci, spogliarci agli occhi dell'altro?»

I nostri occhi si incontrano, intrecciandosi, parlandosi.

«Pablito, mi devi un caffè!» Ad interromperci è la voce di Beto, accompagnata da quella di Gregorio.

«Abbiamo interrotto qualcosa?»

Continuo a guardarla dritta negli occhi, si stringe nelle spalle, e sembra così piccola, debole, indifesa. «No, non avete interrotto proprio niente» Sibilo amareggiato, alzandomi ed afferrando la mia giacca, per poi infilarla. «Va bene il Resto Band?»













«Mi stai dicendo che Priscilla vuole un altro figlio?» domando curiosamente, sorseggiando il mio caffè.

«Sì, è diventata un fuoco, ragazzi»

Scuoto il capo divertito, Beto diventa rosso come un pomodoro.

«Beto, non fare il santo tu, Jackie sbadiglia ogni volta che la vedo, potresti farla dormire un po' di più quella povera donna!» Sghignazza lo spagnolo, il riccioluto fischietta.

«Siete tremendi»

«Ed il piccolo angelo come si comporta en la cama?»

Automaticamente la mia mente riproduce immagine mai nate di ricordi con Angie.
La immagino sul letto, il capo chino, le braccia mingherline che si coprono, vergognandosi del mio sguardo, sola, tra le lenzuola, le labbra schiuse, ad attendermi. Deglutisco. «Non siamo arrivati a quel punto»

«Ma tu avresti voluto, questo è più che chiaro» Ridono i due idioti lanciandomi occhiatine maliziose.

Sospiro. «Dopo Brenda non è stato facile. Angie è stata una rivelazione nella mia vita, mi ha portato a riprovare quelle sensazioni che sono andate via scemando, da quando l'ho persa»



POV CAMILLA
«..ho sempre visto l'amore come un mondo oscuro dipinto a colori» Sospira, stringendomi le mani. «I miei genitori si sono separati ancor prima che compissi il primo anno di vita, mia sorella ha avuto così tante delusioni che a casa quasi non ci azzardiamo più a nominare la parola amore, il mio migliore amico si è tenuto lontano dalla sua ragazza perché se ne stava innamorando» si ferma, un sorriso amaro gli si dipinge sul viso. «Nei miei esempi di vita l'amore è solo un'illusione, Camilla, un regno oscuro, cupo, privo di felicità, un regno che confonde le nostre emozioni facendo sembrare a colori tutto ciò che ci fa stare male, soffrire. L'amore è dolore, è vero lascia i lividi, non i brividi.»

«E chi lo dice che noi ci amiamo?» domando, mordendomi il labbro inferiore.

Sorride, un sorriso genuino che sembra oscurare il sole, mi carezza i capelli, giocandone con le ciocche. «Dici che se ti rapisco di nuovo Leon mi fa fuori?»

«Dipende, saltiamo le lezioni?»

Annuisce, sollevandomi per i fianchi e restituendomi i miei sorrisi. «Sei condannato, Rossi»








«Guarda quella bambina» sorrido, indicando un angelo dai capelli d'oro, che scorrazza con la sua bicicletta, per le strade di Buenos Aires.

«Che c'è, rossa, ne vuoi una anche tu? Posso dartene quante ne vuoi» Sussurra raucamente contro il lobo del mio orecchio sinistro, facendomi rabbrividire.



POV LEON
Roteo gli occhi, sfilandole le chiavi di mano.
«Violetta, non stiamo per rapinare una banca»

«Dobbiamo essere più veloci della luce, se mio nonno ci vede insieme comincerà a fare domande, e fidati, non lo vorresti»

«Vi ho già visti mezz'ora fa, però tranquilli, posso fingere che siate stati furbi ed intelligenti» Sussulto, nel constatare che la persona che cerchiamo di evitare è seduta a braccia conserte su una sedia a dondolo.

«Noi dobbiamo-dobbiamo provare per.. Un concorso che si terrà in città a fine anno per eleggere.. I cartomanti migliori di Buenos Aires»

Mi giro a guardarla. «Ed io che credevo che Camilla mi mentisse quando mi diceva che, quando te ne vai nel panico, cominci a sparare cazzate quasi come fossero il tuo pane quotidiano» 

L'occhiataccia che ricevo in cambio pare non abbia niente di amichevole, mi pizzica un fianco facendomi emettere un lamento e raggiungendo l'uomo che giace seduto. «Nonno, siamo solo amici, davvero»

«Violetta, nipotina mia cara, io non ho insinuato nulla»

Mi sbatto una mano sulla fronte, raggiungendoli. «Ti prego, per l'incolumità del genere umano, sta' zitta»













«Non era necessario prendermi a calci nelle pall-..» mi mordo il labbro, mettendo fine alle parole volgari che stanno per abbandonare le mie corde vocali. 

«Non fare il permaloso adesso, non ti ho fatto nulla» borbotta, rannicchiandosi sul dondolo. Sorrido, ha i capelli spettinati, le labbra inclinate, e gli occhi vispi. Non ci penso due volte per sedermi al suo fianco. All'inizio tituba, poi mi stringe a se, le braccia mingherline che stringono attorno al mio addome, il viso accostato al petto. «Nonno, me lo racconti un altro giorno con la nonna?» aggrotto la fronte confuso, guardando gli occhi dell'uomo dinanzi a me dipingersi di un mondo a colori.

«Meredith Johnson ha cambiato la mia vita, non crediate l'amore sia facile, soprattutto a quei tempi. I suoi genitori avevano una mentalità piuttosto retrograda, lei era una nobildonna, io solo un sempliciotto con pochi spiccioli in tasca.» china il capo, la voce sembra incrinarglisi. Mi aspetto la tipica storia strappalacrime, i genitori di lei troppo ricchi e stupidi per accettare l'amore vero e sincero di due ragazzi, ma quando rialza lo sguardo sorride debolmente, gli occhi sanguinano. «Sono scappato di casa, mio padre anche era un militare, a quei tempi bisognava andarne fieri, ma era considerato ignobile l'amore di due giovani ragazzi se solo nelle vene di uno dei due scorreva del sangue blu»

«Il bisnonno Joseph?» domanda con gli occhi spalancati la cerbiatta, scattando di colpo sull'attenti.

«Sì, bambina mia, credeva saremmo caduti in rovina, credeva che Demon avesse accettato quell'amore solo per rovinarci, avevano avuto parecchi screzi in passato» annuisce, chi l'ha detto che l'amore è una cosa semplice? «Sono scappato una mattina di primavera, con Meredith, siamo tornati solo l'inverno, le fedi al dito ed i sorrisi indelebili» carezza le fedi che porta al dito, non ho mai visto un uomo tremare, non l'ho mai visto autodistruggersi, causa i bei ricordi. «Tua nonna è stato il dono più bello che la vita potesse farmi, mi ha insegnato un mondo a colori, un cielo azzurro, quando è grigio e cupo. È stata il mio sole durante le giornate di pioggia, ma anche in quelle soleggiate. È stata tutto, e lo sarà sempre, così come lo era Maria, così come lo siete tu ed Angie.» avverto un vuoto quando la mia bambina si sporge, per stringere forte a se il piccolo grande uomo che la sta rendendo forte, passo dopo passo. 











«Leon, io non lo so cosa siamo, probabilmente rimarremo per tutta la vita io la tua alunna e tu il mio professore, ma per favore, se ti chiedo di non andartene, almeno tu, rimani.»







POV MASSIMILIANO
Mi hanno sempre detto che il fumo oscura la ragione, ma da quando lei è andata via, è l'unica cosa che mi fa stare bene, anche uccidendomi. Raggiungo gli spogliatoi della palestra malandata che oramai sembra esser diventato il punto d'incontro tra me ed i ragazzi, mi getto a peso morto su una panchina, frugando nelle tasche dei miei jeans. Estraggo cartine e fumo, tutto ciò che per un secondo mi farà dimenticare che sono lo sbaglio più grande che Natalia abbia compiuto nella sua vita. Rullo la canna con la punta della lingua, sento gli occhi già arrossati, la testa leggera, i pensieri svaniscono già al primo tiro.

«Hola, Ponte» Clement entra nella stanza seguito da Gery, si siedono sulla panchina ed ignorandomi prendono a baciarsi passionalmente. Per un secondo ricordo quando sulle mie gambe, in questo dannato schifo c'era seduta Natalia, tremava impaurita, vergognandosi di tutto ciò che la circondasse. Ero il suo primo in tutto, eppure lei anche lo era, nonostante in passato fossi svolazzato di fiore in fiore. La droga oscura la ragione, sì, ma lei la supera la droga.

Un tiro, le sue peccaminose labbra che pure assaporano ciò che le mie si prendono di diritto.

Due tiri, il suo cuore che impavido e senza vergogna scalpita fino a perforare la mia gabbia toracica.

Tre tiri, i suoi occhi che vagano  impauriti e curiosi a scoprire il mio corpo.

Quattro tiri, le sue gambe che si attorcigliano attorno ai miei fianchi, chiedendo disperatamente di essere amate.

Getto il restante sul pavimento, e quasi senza accorgermene..scoppio a piangere. 












ANGOLO AUTRICE
I Leonetta sembrano degli angioletti, vero? Sembrano una coppia dolce, ma saranno anche la più passionale😏😏
I Diecesca sono assenti, però prometto di farli tornare nel prossimo capitolo *mano sul cuore, mentre si ripara dalle fucilate delle Diecesca*
Federico farà “morire” la nostra rossa, ahahahah, nel caso non si fosse capito uno dei più perversi è proprio lui, ma io lo amo troppo che ce posso fa'?
Emma ed Andres, dopo il continuo fingersi cechi finalmente hanno stabilito ciò che in realtà provano l'una per l'altro. ERA ORA!
Gery e Clement, va beh, loro saranno la nostra coppia pazza, e la mora..darà ottimi consigli alle nostre ragazze😏😏
Massimiliano scoppia, troppo stanco per continuare a tenere dentro ciò che lo sta distruggendo e Natalia..beh, nel caso vi steste chiedendo dove si trovi..lo scoprirete presto❤️
Grazie per chi ha recensito, letto ed aggiunto le mie storie tra le preferite-seguite-da ricordare, continuare a farlo, mi raccomando.❤️❤️


Domanda del giorno: “Cosa ne pensate di Pasquarelli?”
IO. AMO. QUELL'UOMO. BAST.
Insomma, è l'amore impersonificato, basta guardare il suo sorriso per farti sorridere..è perfetto, bast.

Bacioni, la vostra Tinucha.❤️

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


«NATA!» Sussulto, richiamata dalla voce che in questi due anni mi ha fatta sentire viva, trattandomi da vera amica. Gery mi corre incontro, ostacolata dalle gambe di Clement che la circondano, sorride, raggiungendomi e stringendomi a se, l'abbraccio, sentendomi piccola, protetta dalle braccia di una mamma, eppure ha solo un paio d'anni in più di me. Il senso di protezione e libertà che instaura nelle persone, è indescrivibile, Gery è un'iniezione di vita. «Sono sette mesi che non ti vedo, per me è un'eternità!» Strepita. «Dove sei stata? Cosa hai fatto?»

«Calma con le domande, calma» Rido, fermandola con una mano. «Ho respirato un po' d'aria diversa, sono sparita..in Italia» Sorrido, tranquillizzandola. «È qui?» domando dopo un attimo fatto di silenzi e parole mancate. So che vorrebbe chiedermi cosa è successo, so che vorrebbe farmi stare bene, ma ora non posso, ora ho bisogno di parlare con lui e di spezzare queste catene che ci tengono legate, invisibili, ma troppo resistenti.

«È nella vecchia sala degli attrezzi» Sussurra, chinando il capo e stringendomi la mano. Le sorrido, tranquillizzandola ancora una volta.

«Nel frattempo che parlo con il nano, tu e Clement cercate di non procreare sulle panchine» Sdrammatizzo, facendola sghignazzare. La stringo a me un'ultima volta, dirigendomi alla porta che mi condurrà al perché dei miei pianti, delle mie sofferenze, dei miei dolori..dei miei sorrisi e delle mie tachicardie.



«Chiunque tu sia va' fuori di qui»

«Non ricordo tu abbia comprato questa stanza»

Si volta di scatto, sussulto ancora, stavolta a causa dei suoi occhi luminosi, ma spenti. «Cosa ci fai qui?»

«Potrei farti la stessa domanda»

«No, no. Natalia, qui ho tutto quello che mi rimane, qui ho i miei amici, miei. Persone che mi accettano per quel che sono.»

«Ed io non ti ho accettato? Non sono entrata a far parte del tuo dannato mondo? Non ho preferito morire dentro piuttosto che perderti? L'ho fatto per tanto, troppo, tempo. Ti ho accettato, Massimiliano, sei stato tu a non accettare me»

«Tu non lo sai cosa vuol dire sentirmi la droga scorrere nelle vene, e mi odio per questo, ma una volta che sei nel giro non puoi più farci niente. Ho sempre creduto di essere padrone della mia vita, ho riso quando me lo hanno detto, 'È solo uno spinello, non ne sarò mai dipendente, ma voglio provare'. Guardami adesso, me la prendevo con te quando per sbaglio rimanevo senza quel dannato veleno»

Un brivido solca la mia pelle candida, rigandola, arricciandola, devastandola, graffiandola a causa dei suoi occhi e del suo sguardo pungente, capace di perforarmi l'anima. «Se sono qui ora, Massimiliano, è solo per dare un senso a ciò che siamo o siamo stati, e sappiamo bene che non potremo continuare ad essere una cosa sola, si è spezzato qualcosa, che tu voglia ammetterlo o meno» sì, ma adesso l'unica cosa a spezzarsi è il mio debole cuore. Afferro la catenina pendente dalle tasche dei miei jeans, porgendogliela. «Questa adesso è tua, giusto?»

Deglutisce, alternano lo sguardo tra i miei occhi e la mano che stringe la cosa più preziosa al mondo, la promessa del nostro amore. Si alza, è più basso di me, eppure mi sento piccola..protetta. «No, tienila tu»

E mi manda in confusione, una completa, totale, straziante, confusione.

POV LEON
Interrotti. Come al solito siamo interrotti, ho letto negli occhi di Violetta e non ci ho letto nulla di semplice e facile, ho letto una ragazza complicata, dalla voglia di amare, dalla paura di perdere le persone che ama. Angie prepara l'impasto per la torta, lei solleva le maniche della maglietta che indossa fino ai gomiti, sistemandosi le mani sui fianchi. Intinge un dito nella coppa, sporcandoselo e portandolo alle labbra. Deglutisco, muovendomi piuttosto irrequieto sulla sedia, cercando di sistemarmi comodamente.

«Buono!» Afferma raggiante come una bambina di cinque anni. Sorrido intenerito a quella vista, ammirandola sporcarsi il viso di farina e prendere a preparare la torta. 
Tiene il labbro inferiore costretto tra i denti, mordendolo. 

«Posso aiutarvi?» domando non intenzionato a lasciare lo sguardo della mia cerbiatta.

«Sì, ragazzaccio, vieni con me» Ridacchio, seguendo il nonno di Violetta in giardino. Si china, raccogliendo tre rose profumate e pure, per poi piantare i suoi occhi nei miei. Ci leggo un mondo dentro di essi. «Violetta sembra più accesa ultimamente, credo di doverti ringraziare»

«In realtà io non ho fatto niente, è una ragazza molto forte, ce l'ha sempre fatta»

Scuote il capo, sorridendo amareggiato. «Non ha mai sorriso così. Non l'ha fatto mai da quando..» ingoia il groppo che ha alla gola. «Lei e sua nonna erano molto legate, era davvero piccola quando abbiamo perso Meredith, e non sapevamo come spiegare ad una ragazzina di dodici anni che il cielo l'aveva accolta con se»

Rabbrividisco.

«Ha perso il sorriso molto prima di perdere i suoi genitori, loro sono stati la sua forza per anni, ma si è sempre tenuta chiusa al mondo come se un lucchetto le impedisse di aprirsi..»

Chino il capo.

«Sembra che quella chiave sia il tuo cuore, Leon. Non ti chiedo di essere chi non sei, ti chiedo soltanto di non lasciarla, nemmeno se ti urla di andartene, perché Maria si è allontanata da German per volere dei genitori di lui. Sono stati separati anni, nonostante le promesse ed i cuori infranti. E Dio solo sa come abbiamo sanguinato gli occhi di entrambi. Sii chi sei, ma non ferirla, è come un palazzo crollato, le macerie sono tutte lì, non serve rimetterle insieme perfettamente. Ci saranno sempre dei buchi in cui mettere le toppe, le ferite si rimarginano sempre, soprattutto quelle profonde che lasciano il segno»

E solo ascoltando quelle parole mi accorgo che Violetta è la chiave del mio cuore.


POV DIEGO
Spalanco gli occhi di colpo, affannato, le labbra schiuse, il petto prende a gonfiarmisi e sgonfiarmisi ritmicamente. 

Francesca mi stringe tremante, gemendo piano nell'avvertire le nostre intimità sfiorarsi.

Serro le palpebre, sconvolto.

Sussurra parole d'amore, le mie anche lo sono, accompagnate da un tono rassicurante, da due cuori scalpitanti.

Indosso i jeans frettolosamente, saltando giù dal letto.

Supplica di essere amata, di essere completata.
Rido.
Rido sulle sue labbra, soddisfatto, pieno di me.

Adidas, maglioncino, giubbotto di pelle e sono già in salotto. Ludmilla sprofonda nel divano alla ricerca di qualche dannato programma televisivo. «Dove stai andando all'una del mattino?»

Mugugna disperata, afferrandomi con una mano. Bisognosa. Schiudo le labbra sorpreso, deglutendo quantità industriali di saliva.

«Ho bisogno di parlare con Francesca»

Mi accarezza dolcemente, strofinandosi contro di me, e tremando nell'incavo del mio collo.

«Sei impazzito? Beto e Jackie ti uccideranno!»

“Diego, ti voglio” Gemo, nell'avvertire quelle parole ed in un colpo secco sono dentro di lei, ad amarla, amarla come quel bastardo non potrà fare mai.

«Non mi importa, se mamma e papà si svegliano dilli che sono fuori in giardino»

Serra le palpebre, spalancando la bocca e gemendo di puro dolore. E solo allora mi accorgo che Smith non é mai esistito.

Raggiungo quella dannata casa, il suo telefono squilla una, due, forse tre volte. «Pronto?!» risponde la sua voce affannata.

Segue il mio ritmo incalzante, le chiedo scusa senza parlare, baciandole le palpebre, supplicando i suoi occhi di incontrare i miei.

«Scendi, sono giù» tiro giù il telefono, aspettandola. Arriva pochi attimi dopo.

Le sue labbra rosee baciano avide le mie, divorandole devastate, muove i fianchi, dimenandosi sotto di me. “Completami”

«Che ci fai qui, Diego?» Sussurra, stringendosi nella mia felpa. Sorrido. Sorrido, avanzando verso di lei, sembra una bambina.

“Amami, Diego, non smettere” Balbetta, gemendo più forte. Gemo grottescamente, e veniamo, veniamo insieme.

«Parla, Diego.»

“D-Diego”

«Ti amo, Francesca»


POV LUDMILLA

“E quindi anche Dieguito sa essere un principe azzurro?”

“Marco, amore, il fatto che tu mi abbia fatto una confessione stile Titanic, non vuol dire che io mi sia dimenticata i momenti in cui facevi l'amore con me senza un minimo di pietà” Arrossisco, nello scrivere quel messaggio, l'esserci amati di giorno e di notte per noi non ha mai implicato parlare di quell'argomento.

“Vogliamo ricordare il modo in cui gemevi, biondina? Ricordi come tiravi i miei capelli quando ti assaggiavo?”

Cambio immediatamente tonalità di colore sul viso, assumendo un bordeaux tendente al rosso acceso. “Tu me li carezzavi sempre quando ero io ad assaggiare te” Digito, prendendo un po' di coraggio. “Ora smettila di parlarne, grazie.”

“Swetee, non ti va di parlarne? Non l'abbiamo mai fatto..” Posso avvertire la sua voce rauca, il suo respiro caldo che mi preme sulla pelle sensibile del collo.

“Preferisco averti con me quando il mio corpo richiede del tuo..”

“Le mie mani negli incavi dei tuoi fianchi e poi a carezzare i tuoi seni, amore mio? È questo quel che chiedi?”

Gemo sommessamente, serrando le palpebre. “Marco, ti prego..no”

“Buonanotte, biondina mia, ricordati che mi hai rubato il cuore❤️”

“Buonanotte, amore, ho bisogno delle tue labbra❤️”










ANGOLO AUTRICE
GIURO, SONO NORMALE.
Marco e Ludmilla sono impazziti, io non c'entro, davvero.
Ma secondo voi tra Diego e Francesca andrà tutto a gonfie vele dopo la confessione dello spagnolo?😏😏
I Naxi sono in alto mare o forse no?
Leon e Violetta sono ancora alle prime armi, ma non manca poi molto alle scene piccanti tra i due, eheheh, saranno mooolto peggio di Marco e Ludmilla, fidatevi.

Un enorme grazie a chi recensisce, legge e mette la mia storia tra le preferite-da ricordare-seguite. Continuate a farmi sapere il vostro parere, è importante!❤️❤️

Domanda del giorno: “Il vostro piatto preferito?”
Patatine fritteee, mlml.

Bacioni, la vostra Tinucha.❤️



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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


«Hai parlato col nonno?» domando, incrociando le gambe e sedendomi sul letto.

Leon annuisce, poggiandosi alla sedia girevole, ha uno sguardo assente, lo guardo confusa aspettando che torni a proferire parola. China il capo, facendo intrecciare le sue dita, sono bianche, affusolate, lunghe. «Non ti ho detto tutta la verità.»

Avverto i battiti farsi più deboli, quasi vengono a mancare, mi sistemo a sedere alzando le ginocchia al petto ed incrociando le caviglie.

«Mio nonno ha cominciato ad odiarmi perché tornavo tardi e fumavo fin troppo già dai miei quindici anni, è stato lui a trovare..erba, nelle tasche dei miei jeans» Deglutisce, sento il petto appesantirsi. «Ho conosciuto Massimiliano fra quella schiera di gente priva di sentimenti, non sapevo cosa l'avesse spinto ad immischiarsi in quel mondo, poi mi ha raccontato la sua storia. Siamo diventati amici fin da subito, un giorno ho voluto provare, era solo uno spinello, chi non ne fa almeno uno nella vita?» domanda con un sorriso amareggiato. «Nonno mi ha urlato contro dicendomi che ero la delusione della famiglia, che come mio solito avrei rovinato tutto. Non mi ha più guardato orgogliosamente da quel giorno, allora io mi sono allontanato sempre di più dalla mia famiglia credendo di migliorare la situazione. Quella sera era tarda notte, io non ero ancora tornato a casa, erano preoccupati. Ero a divertirmi, e mentre io ridevo, loro..perdevano la vita'

..e mentre io ridevo, loro..perdevano la vita.
..e mentre io ridevo, loro..perdevano la vita.
..e mentre io ridevo, loro..perdevano la vita.
Quella frase continua a ripetersi milioni e milioni di altre volte nella mia testa, fino a farla scoppiare. 

Trema da fare schifo, il suo corpo è un fremito, sanguina dagli occhi e continua a sorridere dolorante. «Li ho uccisi io per primo. Prima che la loro auto finisse su quella dei tuoi, prima che i loro corpi si dissolvessero nell'aria.» geme, lo fa, geme di un dolore sconosciuto al mondo. «Ho ucciso i miei genitori»

Vorrei essere capace di ribattere, capace di farlo stare bene, ma l'unica cosa che so fare è alzarmi da quel letto e stringerlo a me. E sembra un bambino, uno di quelli che ha bisogno della sua mamma e del suo papà per essere salvato. Un bambino che ha bisogno di un eroe. Sento la maglietta inumidirsi all'altezza dello stomaco, ha il viso infossato nel mio addome, le braccia possenti attorno ai fianchi, ma nonostante le mie di braccia siano fin troppo mingherline al confronto con le sue posso dire, adesso, che sono io a proteggerlo. «Non piangere, Leon, non hai ucciso nessuno, piuttosto hai salvato. Hai salvato me.» mi chino verso di lui facendo sì che le nostre labbra si incontrino, viaggiando in un mondo fatto di sorrisi, occhi vivi ed accesi, stare bene.



POV LEON
Giro le chiavi nella toppa, e quando la porta si apre rimango spiazzato. Camilla è bloccata al muro, le labbra di Federico l'assaporano senza un minimo di pudore, Emma è seduta sulle gambe di Andres, intenta a baciarlo più e più volte sul collo.
«Avete indetto una riunione di scopate?» Strepito irritato, avanzando nella loro direzione.

Andres si irrigidisce prontamente, e Federico si volta a guardarmi. Un silenzio inquietante cala nella stanza.

«L-Leon sei-sei già tornato» Balbetta Emma, la schiena dritta, il corpo rigido.

«Posso capire per quale motivo i miei migliori amici stanno simulando delle scopate con le mie sorelle minori?»

«Ad Andres faceva male il collo»

«Sì, certo, e scommetto che a Federico stessero sanguinando le labbra» ironizzo.

«Come hai fatto?»

«Come ho fatto a fare cosa?»

«A capire cosa avesse Federico»

Guardo in malo modo Camilla, indicandole le scale. «Entrambe di sopra. Adesso. Devo parlare con Federico ed Andres»




«Se devi colpirmi fallo dall'altra parte, questo è il mio profilo migliore» piagnucola il moro, coprendosi a mo' di scudo.

Roteo gli occhi, sedendomi svogliato sul divano. «Posso capire che puntate mi sono perso di questo telefilm horror? Ero rimasto ad Emma che aveva del pudore ed a Camilla che portava le redini di qualunque gioco»

«Prima di parlare di questo..tu e Violetta?» sulle labbra dell'italiano si dipinge un sorriso malizioso, grande quanto un grattacielo.

«Ho detto che ho smesso con le storie di una notte, ci sto andando piano, anche lei ne ha bisogno» Scrollo le spalle.

«E non hai voglia d-..?»

«..di sbatterla al muro e possederla? Sì, ne ho parecchia voglia» Rido, mordendomi il labbro. «Ma lei ha sedici anni nel caso ve ne foste dimenticati, probabilmente non si aspetta una prima volta su un divano in casa del suo ragazzo, si aspetta una prima volta nella paglia, ed inaspettata»

«Seh, Leon, con te sembra di ritornare al Medioevo, appunto perché ha sedici anni e sa come funzionano le cose per un diciannovenne. Dovrebbe sapere che fa taaaanto, ma proprio tanto male lì sotto, quando siamo con la ragazza che amiamo e non possiamo amarla come Dio comanda»

«Anche voi avete diciannove anni, ma potete benissimo scordarvi di scopare con Emma e Camilla»

«Questo lo credi tu»

Rido, guardando Camilla sulle scale infervorata. «Credo di non essere l'unico a crederlo, Federico.»




POV FEDERICO
Gemo di dolore, misto al piacere, quando le unghie di Camilla mi graffiano la pelle sensibile del collo. 

«Non avrai a che fare con il mio corpo prima del matrimonio, Bianchi»

«E dai, rossa, non puoi farmi aspettare così tanto, Ruggero junior soffre»

«Hai dato il tuo nome alle tue parti intime?»

«È un nome così bello, cosa posso farci io?» 

Scoppia a ridere, sbattendosi una mano in fronte e mordendosi il labbro inferiore. «Ma cosa ci ho trovato in te, eh?»

«Un corpo scultoreo e l'intelligenza di Einstein» Affermo ovvio, attirandola a me. «..ed ovviamente le doti migliori di Siffredi» sussurro rauco contro il lobo del suo orecchio sinistro.

Spalanca la bocca, arrossendo visibilmente e coprendosi il volto imbarazzata. «Smetti di parlare delle tue parti intime!»

Scoppio a ridere, baciandole e graffiandole il lobo dell'orecchio. «Non vuoi sapere quanto sono grosso e duro, Vargas?»

Schiude le labbra e senza attendere oltre le porta sulle mie, legandomi le braccia al collo e le gambe in vita. «No, voglio sentirti, amore»



POV PABLO
«Ti ho trovata, Angela, quando avevo smesso di cercare l'amore, eccoti comparire dal nulla. Non hai pretesto, sei rimasta lì, bellissima da guardare, attendendo qualcuno che potesse amarti, non voglio fare il poeta facendoti grandi promesse. Ci conosciamo da mesi, non da anni. Ricordo che sei entrata allo Studio con una bandana rossa tra i capelli ed una gonna lunga fino alle caviglie, hai sorriso nervosamente, più per tua nipote che per te stessa. Se ti chiedessi, ora, senza più aspettare, di aprirti a me?»

«No.» le mani strette in due pugni, le nocche colorate di un bianco cadaverico. «Perché dovrei? Tu non ti sei mica aperto a me, non mi hai voluto raccontare la tua storia d'amore, hai già amato»

Digrigno i denti.
“Brenda, dammene la forza.”

«Conta qualcosa? È il mio passato, tu non ne fai parte»

«Allora non farò parte né del tuo futuro, né del tuo presente, non ne vale assolutamente la pena. Ho bisogno di conoscere una persona prima di innamorarmene, prima di donarmi, prima di aprirmi. Non lo so se il tuo cuore é ammaccato, ma per ora l'unica priorità è il mio, è stato calpestato fin troppe volte perché io permetta a qualcuno di distruggerlo nuovamente. Non è capace di reggersi solo, Pablo, ma non sarai la mia ancora di salvezza, io non mi aggrappo a nessuno»

«17 anni.» le mie mani tremano dalla rabbia, dalla paura. «L'ho incontrata nei corridoi, la tipica ragazza sbadata che ti capita nel bel mezzo della stanza. Sotto i suoi occhiali ci ho visto un mondo, uno di quelli da scoprire e da vivere. 19 anni, figlia di un uomo onesto, una madre sempre assente..» raccontare la nostra storia, non credo di aver mai dovuto fare nulla di più difficile nella mia vita.








ANGOLO AUTRICE
Hola ragazzuoliii!!
Non ammazzatemi se non ci sono Diecesca né altre coppie nel capitolo *alza le mani innocentemente* cercherò di farmi perdonare, promesso.
Allora, Leon finalmente si rivela a Violetta, in ogni sua sfaccettatura, ed ovviamente presto anche lei riuscirà ad aprirsi completamente. Successivamente scopre le sue amate sorelline in una combriccola con i rispettivi fidanzati. È un fratellone mooolto geloso, anche se non lo dà a vedere. Federico e Camilla ancora nemmeno io sono riuscita ad inquadrarli a dire il vero, e prometto che presto anche loro 'prenderanno forma' nella storia. E beh, i Pangie..loro stanno cercando di scoprirsi l'uno agli occhi dell'altra.
Spero vi sia piaciuto, mi raccomando fatemi sapere che ne pensate, aspetto i vostri pareri❤️❤️ Grazie come sempre a chi recensisce, legge ed aggiunge la mia storia tra preferiti-seguiti-da ricordare.


Domanda del giorno: 'Avete visto il nuovo video di Tini con Jorge?'
Sì, carajo, sono morta. Morta.

Bacioni, la vostra Tinucha.❤️

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


«Fa' silenzio, Diego» Strepito, tappandogli la bocca scale facendo, fino a raggiungere la mia camera e chiuderci dentro a chiave.

«Non me la ricordavo così..vuota(?)»

«Ho spaccato un po' di cose ultimamente» sorrido angelicamente, cercando di sviare ancora il discorso affrontato poco prima in giardino.

Si avvicina alla scrivania, frugando tra i miei quaderni di scuola. «13 Febbraio, completa» 

Arrossisco, chinando il capo sulla punta delle mie converse.

Si volta, mi guarda, aggrotta la fronte. «È la notte in cui abbiamo fatto l'amore» Constata confuso, guardandomi.

Mi faccio sempre più rossa, le dita giocherellano nervosamente tra di loro, i battiti cardiaci accelerano. «Ero completa» Scrollo le spalle, guardandolo ancora imbarazzata.

Sorride, fa sì che le nostre dita si intreccino, si stringano, si amino. «E quante altre volte vorrai essere completata, bambolina?» 

Timidamente mi sporgo verso le sue labbra, sfiorandole. «Fa' l'amore con me, Diego» il cuore arriva in gola, lo stomaco trema quasi più delle gambe.

«Tu dì che mi ami»

Socchiudo gli occhi, cercando le sue labbra. In un primo momento sono dolci, calme, curative. Avverto la mano sinistra abbandonare la mia destra per infilarsi tra i capelli e tirarli piano. Gemo. L'altra mano fa sì che le nostre dita siano un tutt'uno.

«Dì che mi ami, Francesca.» Ordina.

Mugolo. «No» 

Le sue labbra si fanno voraci, intrepide, spudorate. Con un tonfo mi fa finire seduta sulla scrivania, la luce della luna illumina il suo volto, disegnandone i bei tratti. La mascella è contratta, gli occhi verdi ma tremendamente scuri. Rabbrividisco.
Una sua mano scivola al di sotto della felpa che indosso, e senza pietà sale a circondare e massaggiare i miei seni già pronti e caldi. Mi mordo le labbra, cercando di trattenere i gemiti che vorrebbero liberarsi, tirandogli i capelli.

«Dillo» Ripete, slacciandosi la cintura sotto il mio sguardo ammaliato.

Scuoto il capo, deglutendo. I boxer ed i jeans sono già infondo alle caviglie. Gemo, il suo corpo nudo. Ho bisogno di sentirmi amata. Con le mani afferra i miei jeans e sollevandomi li fa scivolare assieme agli slip.

«Fa' l'amore con me» Ripeto, stavolta sono io a cercare le sue labbra, affamata fin da subito. Mugolo quando lentamente lo sento scivolare dentro di me, pronto e creato per riempirmi.



POV NATA
«Quindi ti ha detto che la catenina devi tenerla?» Domanda stridulamente Gery, indicandola.

Annuisco, scrollando le spalle. «Non ne capisco il motivo, sappiamo bene tutti quanto ci tiene» chino il capo sull'oggetto che stringo possessivamente tra le mani. «..perché lasciarla a me?»

Rotea gli occhi, dandomi una pacca sul braccio.

«AHIO! GERY!»

«È come chiedere perché una persona porta l'anello di fidanzamento dopo che si è fidanzata» Borbotta. «Vuol dire che non è finita, te lo ricordi quel che ha detto? Sarebbe finita solo quando quella catenina sarebbe tornata tra le sue mani.» 

Sospiro, rannicchiandomi sul mio letto. «L'hai visto con altre in questi mesi?»

Mi guarda, inarca un sopracciglio. «No, con nessuna.» si inumidisce le labbra con la punta della lingua. «Il suo cellulare.»

«Il suo cellulare, cosa?»

«Ha come sfondo la vostra foto al parco, me lo ha detto Clement»

Schiudo le labbra, deglutendo. «Davvero? Credevo l'avesse cancellata dopo-dopo quel giorno..»





“Ciao, amore mio” Inclina il capo, ha gli occhi rossi, e ride.
Ride senza un perché.

Il mio corpo reagisce d'istinto, mi allontano, lo guardo. “Sai di marijuana” arriccio il naso, inorridita, indietreggiando. 

Ridacchia divertito, per lui è tutto un gioco, mi guarda, avvicinandosi. “Non lo saluti neanche più il tuo Massimiliano?”

Lo strattono via, incapace di reagire diversamente. “Avevi detto che non fumavi più quella roba, che ti saresti limitato solo a qualche tiro alla sigaretta” gli faccio notare delusa.

Il suo sguardo cambia, è amareggiato, sconfinato, irraggiungibile. “Sarebbe come rivivere il mio passato, e fidati, Natalia, nemmeno Leon che ha perso i suoi genitori vorrebbe riviverlo uno come il mio”

“E ALLORA RACCONTAMELO!” Strepito esausta. “Perché lui sì ed io no? Perché se sono io la persona che ami?”

“Tu no. Non ti mischierò nella merda che è il mio passato”

“Bene. Bene, Massimiliano. Allora, sai che c'è? Che mi ci mischierai comunque in quella merda, perché da oggi, io, diventerò parte del tuo passato” non aggiungo altro, i miei piedi si muovono e senza alcuna fretta abbandonano quella stanza. 





Rialzo lo sguardo, guardando la mora, mi sorride dolcemente. 

«Sai cosa credo, Nati?»

«No, cosa?»

«Che Fedez non si sbagli affatto»

Aggrotto la fronte, la guardo. «Fedez?»

«Sì, proprio lui. Massimiliano è l'errore più bello della tua vita.»




POV LEON
«E quindi?»

«Come, e quindi?! Le mie sorelle stanno simulando scopate nel mio salotto, con i miei migliori amici, mentre entro e tu mi dici e quindi?!»

Ride, scrollando le spalle. «Sembravano dispiaciute?»

«Affatto»

«Allora mi dispiace fartelo notare così poco carinamente, Leon, ma ho come il presentimento che a Camilla ed Emma piacesse simulare delle scopate con i tuoi migliori amici» Arriccia il naso, la guardo e mi allungo verso di lei. «Che fai?»

Senza preavviso, schiudo le labbra, mordendone la punta arrossata.

Arrossisce, portandomi a sorridere. 

«Perdonami, bimba, ma è colpa tua, lo arricci sempre ed è troppo invitante perché io mi contenga dal non mangiartelo» Rido di quel pensiero, lei non smette di guardarmi. «Ho qualcosa sul viso?»

Scuote il capo, avvicinandosi e sorridendo dolcemente. «Hai le fossette, ti si creano ogni volta che ridi.»

Annuisco. «Quando ero piccolo le due nane si divertivano a passarci dentro le dita»

«Così?» Sussurra rauca, portando gli indici nelle fossette e facendomi arrossire contro la mia volontà. 

«Sì, così» Rispondo con lo stesso tono, alzando lo sguardo e puntandolo nel suo. Mi inumidisco le labbra, se ne accorge e continua quella dolce tortura, stavolta con il capo chino. «Guardami. Guardami negli occhi mentre mi ami» Sussurro, afferrandole il mento. Non servono parole tra di noi.

Smette di farlo, mi lega le braccia al collo e con un salto mi avvolge le gambe in vita. La tengo salda per le cosce, le nostre bocche si incontrano in un percorso fatto di un amore sconosciuto persino a noi stessi.



POV ANGIE
«Ci sono due ragazzi, lei non smette di farneticare che la differenza di età anche se di così poco può essere un problema, lui non la sta ad ascoltare, le guarda il viso candido, i capelli, le labbra.»

Non capisco perché ad un tratto abbia cominciato a parlare in terza persona, realizzo dal suo sguardo che vuole che questa sia una storia d'amore, so bene però che non lo sarà. Lo so dal modo in cui si passa le mani tra i capelli, frustato, me ne accorgo dal fatto che non accenna a guardarmi. 

«E lei continua. Lui ha solo 17 anni, lei ne ha 19, ma non gli importa. Le afferra una mano, a quel piccolo gesto le sue labbra si paralizzano all'istante. Si irrigidisce, ogni sua singola cellula trema.»

Deglutisco. «E lui, lui che fa?»

«Le sfiora una guancia, rigandola d'amore, carezzandola con le labbra. Poi non gli importa più di nulla e la bacia.»

«E come va a finire questa favola, Pablo?»

Alza lo sguardo, puntandolo dritto nel mio, le sue labbra tremano. «Va a finire che un mese prima del loro matrimonio, lei muore investita da un camion»

Smetto di respirare.















Angolo autrice
Ciaoooo ragazzuoliiii!
Visto che sono tornate le altre coppie? Le faccio alternare, giusto perché voi mi imprechiate contro, ahahahah.
No, a dire il vero cerco di fare il possibile per metterci tutte le coppie, ma solitamente va a finire che dove ci sono Fede e Cami scompaiono i Diecesca. Idem per Emma ed Andres ed i Naxi. Ma ehi, chi lo ha detto che non arriva un capitolo di uscita a coppie?😏 Sapete bene che ho una mente contorta, ah.
Spero che “quell'incontro” per i Diecesca non sia alquanto avventato(?) e che la storia tra i Naxi non sia alquanto banale.
I Leonetta pian piano si faranno sempre più piccanti ed i Pangie? I Pangie..chi lo sa? Non lo so nemmeno io. E so anche che la storia di Pablo e Brenda potrà sembrare piuttosto banale, ma io non c'entro, è la mia testa *si lagna*
Grazie come sempre a chi ha letto, recensito ed aggiunto tra preferite-seguite-da ricordare la mia storia, continuate a farmi sapere i vostri pareri.❤️❤️


Domanda del giorno: “Avete mai pensato a come reagireste incontrando il vostro idolo?”
Obvio😌💁, io vorrei urlare e saltargli addosso per scop-..scostargli i ciuffi dal viso, non vorrei che Jorgito avesse gli occhi coperti👼👼
Reazione reale: *spalanca la bocca per 20 minuti, poi crolla al suolo senza rialzarsi per un'ora e mezza*


Bacioni, la vostra Tinucha❤️

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


«Hai presente quel momento in cui una persona ti si instaura dentro? È come per la droga, ma semplicemente sa essere anche l' opposto. Innamorarsi non vuol dire dipendere da qualcuno, ma aggrapparcisi, come ad uno scoglio. Si rischia di scivolare, cadendo in quell'acqua salata, e una volta caduti siamo ricoperti di ferite. Fin da piccoli ci hanno insegnato che le ferite, quando incontrano l'acqua salata, dolgono, bruciano. L'amore è quasi come una scottatura. Una di quelle vere e proprie che, dannazione, ti chiedi come hai fatto a crederci. All'inizio ti sembra un mondo a colori, un mondo da vivere, ma poi capisci che in amore si sopravvive. Superando gli ostacoli. E si è soli, Violetta. Inutile dire che si è in due, l'altra persona sceglierà sempre se stessa. È una sfida, una sfida contro cui perdiamo tutti. Sembro una persona complicata, ma posso assicurarti che lo sono perché sono una di quelli che ha perso contro l'amore, ed è la sconfitta più brutta di sempre.» Nata parla, senza smettere di sorridere. Ma è uno di quei sorrisi che comporta l'autodistruzione.  Involontariamente mi sporgo verso di lei e la stringo, per una volta mi sento più forte, sento che stavolta qualcun altro ha bisogno di protezione.

«Massimiliano è stata proprio una bruciatura, eh?» le sorrido, i suoi occhi sono magnetici, innamorati.

«Una bruciatura di quelle che non passa» Sorride amareggiata, toccandosi il tatuaggio.

«Sai cosa ho imparato? Che di amore vero e sincero, ce n'è uno solo. Ad una sola persona permettiamo di guardare oltre la nostra corazza. Una sola persona diventerà la nostra inaspettata abitudine. Una sola persona ci farà sorridere anche quando il mondo ci remerà contro. Quindi, Nata, lui è riuscito a guardare oltre la tua corazza, conoscendo le tue debolezze e rendendole la tua forza. Non conosco la vostra storia, né potrei conoscerla sentendotene parlare, le storie d'amore le conoscono solo i due protagonisti che le vivono. Ma in quegli occhi, quegli occhi in cui tante ci leggono superficialità e bellezza, tu ci hai letto il dolore. E fidati, è quello che non passa.»

Massimiliano è seduto su una panchina, guarda il mondo, con occhi da bambino. L'immancabile sigaretta sigillata tra le labbra, le mani ferme, inermi.



POV EMMA
«Sai cosa? Francesca è stata la mia migliore amica per anni, è riuscita ad abbattere le mie paure, mi ha resa più forte perché ha saputo starmi accanto, e poi non lo so cos'è successo. Ad un tratto si è allontanata, non contava più la nostra amicizia, non contavano più le nostre risate sincere. Mi passava di fianco senza neanche più salutarmi ed un mese prima mi stava salvando.» Osservo la matita, rigirandomela tra le mani. «Non sopporto che mi tratti in quel modo freddo. Non sopporto che si comporti così, perché lei, solo e soltanto lei può stare al mio fianco.» Alzo lo sguardo Andres mi stringe forte a se, e scoppio a piangere. Perché sono stanca, stanca di fingere che vada tutto bene.

«Francesca ti vuole bene, bambina»

«E allora, perché? Perché allontanarmi? Quella mattina in cui è arrivata sconvolta qui a casa ed io mi sono intromessa ho letto nei suoi occhi che qualcosa non andava.»

«Diego.» Dice solo, torturandosi le labbra. 

«Diego? Diego, cosa?» domando confusa, guardandolo.

«Una mattina camminavo verso scuola, era una giornata ventilata ed un foglio mi è volato sotto il naso. L'ho aperto ed involontariamente ho letto ciò che c'era scritto dentro.» si ferma qualche secondo, giocando con le mie dita. «'Non so cosa provo per lui, non so se è giusto provare queste strane emozioni per Diego, è mio fratello, ed io non voglio. Mi sento sporca, sporca solo a rabbrividire nel sentirlo sedersi al mio fianco e stringermi dolcemente a se, perché tutto questo non può essere amore. È sporco. Tutto fottutamente sbagliato' Ricordo perfettamente quelle parole, Emma, sembrano essermi entrate dentro, credo che Francesca..beh, si sia allontanata perché già da tempo nutriva un forte sentimento nei confronti di Diego. Un tempo in cui avrebbe dovuto considerarlo sporco quell'amore, ed ingiusto. Un tempo in cui non era amore, perché l'amore non può essere sporco.»

Mi sporgo verso di lui, sedendomi comodamente sulle sue gambe e legandogli le braccia al collo prendo a baciarlo famelica. «Sai di vaniglia» Sorrido, leccandomi le labbra per sentire ancora il suo sapore. La porta di ingresso si apre, rivelando il viso esausto di Leon. Ridacchio, senza muovermi di un millimetro, guardandolo. «Che succede, fratellone?»

«Federico mi ha chiesto di fare da babysitter a sua cugina di quattordici anni che é in punizione» Borbotta «Non sapevo fossero così assatanate le ragazze a quell'età»

«Perché assatanata?»

«Ha detto che si voleva scopare le mie mani, è assatanata o no?»




POV LEON
“Che vuol dire che voleva scoparsi *faccina disgustata* le tue mani?”

“*Faccina che rotea gli occhi* Bambolina, vuol dire che le piacciono le mie mani”

“Anche a me piacciono..ma non a quel livello estremo.”

“Beh, le mani della persona con cui stai devono piacerti, perché sono mani che devono toccarti, amarti e farti provare piacere”

“Mh.. Sì”

“Sei arrossita, vero?”

“No”

“Sì, invece”

“Okay, è probabile di sì”


Rido, fino a quando su whatsapp non si apre l'icona: 'Messaggio da Fucking-Federico'. Inarco un sopracciglio. 

•Fucking-Federico ha creato il gruppo Sexy-Camilla

“Allora, quando la facciamo quest'uscita a coppie?”

“Quando mi spieghi per quale strano motivo al mondo hai chiamato un gruppo Sexy-Camilla, aggiungendomici?”

“Lo sai che non ho molta fantasia, e tua sorella è sexy”

“Ti spacco la faccia”

“Non essere violento, Leon”

“Tu, sta' zitta. Ma dove sei?”

“In camera mia, ovvio, sento da qui che stai guardando un porno”

“UN CHE?!”

“Bambolina, non è vero”

“Ah già, da quando state insieme si masturba sulla tua foto, quella che hai su internet, in cui sei al mare ed esci dall'acqua”

Avvampo, avvertendo un'ondata di calore espandersi per il corpo.
La chat privata si apre.

“Sta scherzando, vero, Leon?”



POV VIOLETTA
Attendo una risposta che però tarda ad arrivare.

“Guarda che vedo che hai visualizzato”

“Capiscimi, Violetta, ho diciannove anni”

“Ma vi giustificate sempre così?”

“Ma sono sexy, secondo te?”

Scoppio a ridere. “E questa domanda che c'entra?”

“Tu rispondi”

“Mmh..forse”

“Allora scappa fuori di nascosto che vengo a prenderti.”














Angolo autrice
Ma perché nessuno me la dice mai una cosa così romantica? *Comincia a borbottare*
Holaaaa, perdonate il monumentale ritardo, ma 'sta settimana è stata infernale.
Quindi, di conseguenza, il capitolo è uno dei peggiori che ho scritto, ma okay, keep calm and eat a banana. No, non c'entrava, ma ho trovato un quaderno così dei Minions e lo amo.
Grazie come sempre a chi recensisce, legge ed aggiunge la storia tra preferite-da ricordare-seguite.❤️❤️


“La stagione di Violetta che preferite?”
Mmh, allora, è difficile, perché infondo sono tutte bellissime, ma la mia preferita in assoluto è la terza.


Bacioni, la vostra Tinucha.❤️


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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


“Toglimi una curiosità, perché il tuo nome è Fucking-Federico?”
“Chiedilo alla tua sorellina perché”
“Ehm..Camilla?”
“Occhi verdi, è evidente che si riferisse al fatto che per Camilla lui è scopabile”

Sbuffo, lanciando il telefono sul materasso e guardo Violetta seduta in poltrona.
«Perché mi scrivi in chat se sono qui?»

«Tu che dici? Mi eviti da quando sono arrivata, non mi hai nemmeno baciata» Borbotta irritata.







Occhi dentro occhi. Mani dentro mani. Violetta si distende su quelle lenzuola bianche come il suo sorriso. Guardo quel bellissimo spettacolo disteso al di sotto del mio corpo. Le gambe lunghe e snelle serrate, il respiro pesante, i capelli sparpagliati sul cuscino, le guance arrossate.









Si alza di scatto, un sorriso indelebile sulle labbra e finalmente torno alla realtà, con un groppo alla gola, e un dolere tra le gambe.
«Se mi andasse male come cantante potrei fare la fotografa, guarda un po'» Sorride, cominciando a mostrarmi le foto che ha salvate in memoria.

Un cielo stellato, un mare in tempesta, le foglie scosse dal vento, delle labbra incurvate, una lacrima d'acqua salata sfuggente a due occhi neri come la pece. Rimango colpito dal modo in cui riesce a catturare le emozioni, la forza e le debolezze di tutto ciò che la circonda. Sembra innamorarsi di tutto, facendo risultare importante anche la cosa più insignificante al mondo.

Torno a scorrere tra le foto, arrossendo nell'intravederne alcune che mi ritraggono dormiente o addirittura sorridente. Qualità che non mi appartiene affatto. Avvampa, allungandosi per afferrarlo. «E queste foto da dove escono, bambolina?»

«Ridammi il cellulare, Leon!» Ride, provando invano ad afferrarlo, e prontamente quell'aggeggio tanto innocuo quanto pericoloso, sfugge alla mia presa, rivoltandosi sul pavimento.

Spalanca la bocca, guardandomi male, e chinandosi a raccoglierlo, nel farlo una mano scivola sul pavimento e l'altra fa leva per tenerla su sulla mia oramai grossa e dolorosa erezione. Si volta meccanicamente, ritornando dritta e sedendomisi di fronte. «Ma cos'hai del cemento armato lì sotto?»

«Cemento armato?» Scoppio a ridere, imbarazzato.

«Diavolo sì, sei duro come una roccia!» Strepita, arrossendo visibilmente e chinando il capo imbarazzata anche lei. «Uhm.. Che si fa in questi casi? Devo lasciarti solo? Devi.. Fare quella cosa? Se devi, è okay, ma niente porno o robaccia del genere, sono gelosa» Si tappa la bocca, spalancando gli occhi. «Per oggi mi sono umiliata abbastanza, per favore, puoi fingere che non abbia fatto figure di merda con te e che per un giorno mi sia comportata come una fidanzata normale?»

Annuisco, sghignazzando. «Comunque niente porno, ho fatto un sogno piuttosto irrequieto ieri notte e poco fa l'ho ricordato.»

«A-ah s-sì?»

«Sì, e noi due ne eravamo i protagonisti»
Sorrido nel guardare il modo in cui le sue guance prendono colore. «Ti dà fastidio?» le domando dolcemente.

«No, cioè, insomma, non puoi controllare le reazioni del tuo corpo o anche i pensieri, partono da soli, ne so qualcosa io che in questo momento mi sto facendo dei film mentali» arrossisce.

«Mi piace il modo in cui arrossisci, ti si arriccia il naso e delle ciocche ricadono ad incorniciati il viso»

«Uuh, non fare il romantico, Vargas, sei un pervertito»

Rido, guardandola.
«Ci siamo io e te, siamo in una casa, non so di preciso dove. So solo che i battiti cardiaci tuoi sono forti quanto i miei, e quasi perforano i timpani. Tremiamo, impauriti, quasi fosse la prima volta anche per me, quasi come fossi impreparato e non ne sapessi molto in materia. Poi ti guardo un secondo, sei nuda, calda, bella, sotto di me. Limpida. I capelli sono sparpagliati per il cuscino, le labbra incurvate verso l'alto ed il naso dolcemente arricciato.»

«E tu come sei?» domande leggermente coraggiosa, piantando i suoi occhi nei miei. Una sua mano incontra la barbetta incolta e ruvida, scivola sulla pelle sensibile del collo liscia e calda, e piano arriva al petto scolpito. La gola prende a sgonfiarmisi e gonfiarmisi prepotentemente, serro le palpebre, lo stomaco è in subbuglio quando raggiunge l'addome. Le dita sono magre, indifese, completamente diverse dalle mie. Mi solleticano, donandomi sospiri di piacere, quando riapro gli occhi incontro ancora quello sguardo. Non ha paura, ma c'è qualcosa in quegli occhi. Sono caldi, liquidi, una sostanza scivola nel mio stomaco, mescolandosi con il batticuore, e non so bene cos'è, mia madre non sarà più qui a spiegarmelo. Rabbrividisco quando delicatamente i polpastrelli delle dita raggiungono la cerniera dei jeans, carezzandola.

«V-Violetta»

«Dimmelo, Leon, voglio immaginarci anch'io.» sussurra, tornando a carezzarmi senza la minima pretesa.

Gemo, la sua mano si fa sempre più insistente, mi sfiora donandomi piacere anche attraverso quelle dannate barriere. E vengo, vengo lì, per lei. «Sono ansioso, spaventato ed..innamorato, perdutamente innamorato di te»



POV MASSIMILIANO
Natalia sbuffa, sedendosi svogliata al pianoforte e dipingendo un broncio sul suo viso perfetto. Il cuore prende a battermi forte nel ricordare che mesi fa, il perché delle incurvature su quel volto sono stato io. Afferro la chitarra, armandomi del coraggio più inutile di sempre e guardandomi attorno. Tutti gli occhi sono puntati su di me, ma non i suoi. I suoi sembrano seccati, stanchi di rincorrermi, forzati a stare al mio fianco a causa del suo legame di parentela con Antonio. Afferro lo sgabello, sedendomici sopra e punto i miei occhi su di lei.



|Tenía catorce años la primera vez en que conocí el sonido de las cuerdas de una guitarra.|

Sorrido, ricordando quel ragazzo seduto sul muretto di una strada, gli occhi pieni di vita che lo sfamavano. Lo sfamavano quanto l'amore, più del cibo. Quella chitarra produceva il rumore più bello di sempre. La musica, da quel momento non ne potetti più fare a meno.



|Mi padre era constantemente ausente, los ojos cansados, todo el tiempo ocultado por un escritorio.|

Mio padre è un uomo sempre indaffarato, costantemente in giro per il mondo o nascosto da quella dannata scrivania, da quei dannati fogli.



|Mi madre una mujer de carrera, los tacones altos, la cara angélica.|

Ed ovviamente mia madre al suo fianco non avrebbe mai sfigurato. Sempre curata, perfetta agli occhi della gente.



|Recuerdo el día en que les conté mi pasión, él leía papeles, ella se hacía las uñas.|

“Mamma, mamma, mamma, papà” sorridevo, guardandoli entusiasta. “Ieri ero per strada con Jorge e mi ha fatto provare la sua chitarra e-e non ci crederete, ma mi ha detto che sono bravissimo!” Strepitavo entusiasta, loro si guardavano ridendo. “Ancora con questo sconosciuto, Massimiliano? Quando crescerai? La musica non ti sfama.”



|Cambió todo una noche como otras cuando por primera vez conocí el mundo.
Peleaban, gritandose contra, yo no era en sus planos.|

Poi è arrivata quella notte, le grida arrivavano fino al fondo della mia stanza, mi alzai tremante, spaventato. Si gridavano contro, odiandosi, sì, io non ero nei loro piani.



|Pues miré mi madre, la cara angélica arañada, indignada.
Di un paso, no podría permitírselo, la ira predominaba, mi padre no reaccionaba.|

E no, non potevo permettere che le avesse fatto del male, una donna..una piccola ed indifesa donna, schiacciata tra le mani di un uomo che non era un uomo.


Mi fermo, non ho il coraggio di andare avanti, stringo forte il piercing al labbro, il gusto del metallo sembra confondersi con quell'amaro che sembra rimasto in bocca. Pablo mi guarda silenzioso, in aula c'è il silenzio più assordante di sempre, e quei ricci indomabili non mi danno più le spalle. I suoi occhi sono di nuovo nei miei. Sfacciati, sorpresi, bisognosi di saperne di più. Abbandono la chitarra sul pavimento, scendendo frettolosamente quegli scalini.
«Vieni con me» e non obietta, le porgo la mano..e l'afferra. Questa è la mia Nata.



«È davvero così? I tuoi genitori non approvavano la tua passione, tuo padre faceva del male a-a..tua madre?» Balbetta, una volta raggiunto il cortile di scuola.

«Nata, Nata, aspetta. Calmati» la rassicuro, prendendo un respiro profondo. «Adesso ti racconterò il mio passato, scoprirai davvero chi sono, e se non vorrai più avere a che fare con me perché..sarai disgustata, io-io ti capirò, okay?»

«Mi stai facendo paura, Massimiliano» e no, stavolta il mio nome sulle sue labbra non è fuoco che arde. È paura, una paura agghiacciante.









Angolo autrice
Ma quanto mi odiate perché ho fatto finire il capitolo così? Da 1 a 10? *Faccina innocente*
Niente menzogne o interruzioni (credo(?)), nel prossimo capitolo il nostro Maxi getterà la maschera. E beh, Leon sta con gli ormoni a mille, lo capisco anche povero ragazzo, Vilu è così innocente ed involontariamente eccitante per lui. Per quanto riguarda ciò che ha fatto la cerbiatta, ehm, io..*sorride innocentemente*..l'ha voluto lei, ah.
Il testo della canzone so che fa proprio schifo, ma serviva a raccontare parte della storia di Maxi, e per la traduzione devo UNA QUANTITÀ INDUSTRIALE, MONUMENTALE, ABISSALE DI GRAZIE A CRAZY_YDA, senza di lei avreste avuto la traduzione meno comprensibile al mondo.
QUINDI GRAZIE PAZZA SCLEROTICA❤️
Grazie come sempre a chi recensisce, legge ed aggiunge la storia tra preferite-seguite-da ricordare.❤️❤️

Baci, la vostra Tinucha.❤️

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


«Quindi credete davvero che io sia così stupida da credere che l'altra notte abbiate soltanto chiacchierato, giusto?» afferro una ciocca di capelli, arrotolandola attorno all'indice, divertita.

Si guardano, rigidi come delle statue, ridendo nervosamente. «Ma è quello che abbiamo fatto»

«Ve lo dico io ciò che avete fatto» mi allungo verso di loro, sorridendo maliziosa «Avete scopato come se il domani non esistesse»

«Ludmilla!» mi rimprovera mio fratello, scioccato.

«Non fare il puritano tu, so benissimo di avere ragione»

«Anche se fosse non ti riguarda»

«Certo che sì, invece, Francesca è anche mia sorella, poi se le fai capire che è più preferibile passare la notte a fare l'amore piuttosto che ascoltarmi mentre le racconto quanto coglione sia Marco io che faccio?»

«Fai l'amore con Marco invece di torturare la mia ragazza»

«Guarda che è la tua ragazza solo perché io ti ho aperto gli occhi, grandissimo cogl-..»

«Ludmilla!» mia madre fa capolino in stanza, guardandoci. «Che combinate, ragazzi?»

Diego e Francesca si allontanano di almeno 25 centimetri ed io li guardo confusa. «Nulla, mamma, chiedevo alle ragazze se volevano venire con me a fare una passeggiata al parco.»

«Ohw, che bravo il mio bambino» Sorride, avvicinandosi a stampargli un bacio in fronte per poi dirigersi sorridente in cucina.

Li guardo, la bocca spalancata, gli occhi sgranati. «Non gliel'avete detto?»

«Senti, tempo al tempo, okay? Già lo sapete voi ragazzi, presto lo sapranno anche loro e Jackie e Beto» mi rassicura Diego.

Lo guardo male, il campanello suona, e vedendo che né io, né Fran, siamo intenzionate ad andare ad aprire, lo spagnolo-suono la chitarra meglio di tutti voi si dirige svogliato alla porta. «Chi è?»

«Il ragazzo più figo che abbia mai messo piede nella tua casa»

Roteo gli occhi, Marco compare sulla soglia della porta con un foglio tra le mani. «Oddio, mi hai scritto una lettera? Sei così romantico!» miagolo, alzandomi e raggiungendolo. Mi allontano quando non proferisce parola. «Che succede?»

«È per Francesca»

«Per Francesca?»

«Per me?»

«Non mi hai mai scritto una lettera e la scrivi a mia sorella?» Spalanco la bocca, prendendo a schiaffeggiarlo.

«Biondina, calmati. Calmati, su» mi blocca i polsi, piantando i suoi occhi nei miei.

Lo allontano, sfrontata. «Non mi avrai più fino a quando non mi scriverai una lettera»

«Ma non l'ho scritta io, Ludmilla, l'ho solo trovata davanti alla porta!»

«Voglio che mi scrivi una lettera, e se davvero provi qualcosa per me lo farai, e basta.»



POV FRANCESCA
“E poi ci sono quei giorni in cui ti chiudi in camera, nulla ha più un senso, ti senti vuota, sola..abbandonata. Francesca, per anni sei stata il mio punto di riferimento, mi hai salvata dall'insalvabile, mi hai stretto la mano lasciandoci alle spalle il vuoto totale, le bruciature del fuoco, mi hai fatta sentire importante quando mi sono sentita il nulla totale, eppure adesso non ci sei più. È iniziato tutto con le tue freddure, e non lo so com'è, ma certi rapporti si freddano. Ti sei allontanata lentamente e non ti accorgevi che ogni istante a me doleva, quindi scusami se adesso non sono a spiegartelo lì di persona, scusami se non lo dico guardandoti negli occhi, ma se fossi lì crollerei di nuovo e sinceramente non so tu che cosa faresti.
Per troppo tempo ho creduto di essere io quella sbagliata, mi sono chiesta perché non volessi più salvarmi, e perdonami. Perdonami ho scelto me. Sono egoista, lo so, ma tra metà della mia felicità e la possibile scucitura ho preferito scegliermi. Non ti sto supplicando di tornare, non voglio nemmeno capire perché ti sei allontanata. Parlarmi di Diego..sarebbe stato sbagliato? No, non ti avrei giudicata, mi avresti detto che era un amore malato, avrei annuito, ti avrei confortata, ti avrei stretta, invece hai preferito rimanere da sola contro il mondo, dimenticandoti che in due, si è sempre più forti. E sono io che porto la dannata cicatrice delle tue fottute scelte, sono io che alzandomi la mattina mi sento vuota, sono io che in ogni cosa ci rivedo te. Fedez parla degli errori più belli della sua vita, beh, tu sei il rimpianto più bello, sei capace di mangiarmi dentro, risucchiandomi, creando gli uragani più forti che siano mai esistiti. Nulla da dire. Sei un uragano, Fran. E manchi. Anche se personalmente sei una grandissima stronza.”
Ti voglio bene, stronza.



POV NATA
«Una notte ero a letto, mi ero appena addormentato, allora ho sentito degli strani rumori, poi delle grida» si ferma, respira profondamente e torna a piantare i suoi occhi liquidi e caldi nei miei. «Mi sono alzato, avevo paura, non sapevo cosa stesse succedendo, e quando ho aperto la porta ho visto mio padre e mia madre litigare, lui le stringeva il polso sibilando strane parole e lei tremava. Allora mi son detto che era un pezzo di merda e che sarei dovuto intervenire, no?» ingoia ancora saliva, cercando di guardare altro, qualunque cosa non sia io. «Mi sono avvicinato e..e non credevo di avere tutta quella forza, lui non reagiva, non faceva nulla e poi vedevo il viso stravolto di mia madre, rigato dalle lacrime e dal sangue che le aveva procurato. Ma non mi rendevo conto che più proseguivo e più mi rendevo uguale a lui.»

Serra le palpebre, ma io non so che fare. Non so se stringergli la mano, non so se attirarlo a me, non so se scappare.

«Mia madre è scappata»

La mia voce trema, lo stomaco è in subbuglio, il cervello ingarbugliato. «E tuo padre?»

«In coma, per tre mesi»

Sussulto, indietreggiando di un passo.

Se ne accorge, freme. «Puoi andare via se vuoi, adesso»

«Non sai dov'è adesso tua madre?»

«È tornata per il processo, ha testimoniato, e poi è sparita.»

«Come mai? Non voleva..rimanere al tuo fianco?»

Gli occhi di Massimiliano sanguinano, un rivolo di sangue abbandona le sue labbra, quando si morde il piercing al labbro con fin troppa forza. «Ha testimoniato contro di me, Natalia, non a mio favore»



POV LEON
«Di chi è stata l'idea del cazzo di un'uscita a coppie?»

Mi volto a guardare male Federico, incenerendolo con gli occhi. «Tua, coglione»

«Pensavo mi avresti almeno permesso di camminare di fianco alla mia ragazza»

«Ssh, non dirlo, non ricordarmelo»

«Cosa? Che tua sorella Camilla è cresciuta, adesso è la mia ragazza e limoniamo deliberatamente come te e Violetta?»

«Io e Violetta non siamo così assetati»

«Ah no?» interviene la cerbiatta guardandomi con un sopracciglio inarcato.

Camilla sghignazza, mandando un bacio volante all'italiano e raggiungendolo saltellante.

«Vi ho detto che non vi voglio vicini»

«Smettila di fare il geloso» mi raggiunge, facendo intrecciare le nostre dita. 

Una scossa si propaga per tutto il corpo ed involontariamente sorrido. «Aspettami, stanotte, vengo a rapirti visto che l'ultima volta non ho potuto»

«E come faremo, Leon? Mia zia è sveglia a tutte le ore.»

«Chiudi la porta a chiave e scendi dalla finestra»

«Ma è-è troppo alto»

«Come alto? Hai la casetta sull'albero, entraci dentro e poi scendi dalla scala»

Arrossisce. «Ma poi dove andiamo?»

«Dove ci porta il vento» Ridacchio divertito.

«Un giorno però sali tu e stiamo nella casetta sull'albero, vero?»

Sorrido ancora, guardando i suoi occhi vispi ed accesi. Ha le labbra piene, perennemente gonfie e rosse, rosse come il peccato. «Offri il tè a me ed alle tue bambole?»

Mi guarda, un sorriso sfacciato ad incorniciarle il viso, una sua mano che lenta raggiunge la tasca dei miei jeans. «No, finisco ciò che ho iniziato ieri»



POV CAMILLA
Lo guardo ridendo, ha la bocca spalancata, gli occhi sgranati, sembra un bambino. «Cosa succede, italiano?»

«Tuo fratello ha avuto il coraggio di dire a me che ero uno sfacciato, l'ha baciata in un modo che quasi mi son chiesto se li funzionavano ancora i polmoni dopo»

«Uuh, questo è un oltraggio, cercano di rubarci il record, dobbiamo rimediare, amore»

«Dobbiamo assolutamente rimediare» enfatizza l'assolutamente, attirandomi a se per i fianchi.

Mugolo quando prende a carezzarmeli, attraversando di poco la stoffa della magliettina che indosso e provocandomi brividi indelebili. «Vacci piano»

«La mia rossa sensibile» Sussurra rauco, ridendomi contro il lobo sinistro dell'orecchio. «Un giorno rimedierò a quello che ti provocano le mie carezze, Camilla»

«Non fare quel sorrisetto soddisfatto, baciami e basta» Cerco famelica le sue labbra, trovandole, divorandole, dissetandomi del nostro amore.










Angolo autrice
Holaaaaa!
I'm baaaaack!! How are you? I'm fine, thanks.
OKAAAAY, ho finito di fingere di saperne qualcosa di inglese e ritorno me stessa, vale a dire la psicopatica che sforna queste idee normalissime.😊😊
Alluooora, dopo settantacinque mila anni sono riuscita ad aggiornare *sorriso innocente* nulla da dire, ho cercato di mettere un po' tutti in questo capitolo, spero di non avervi deluso. 
P.s. La mitica Crazy_YDA sta tornando, presto pubblicherà su Wattpad un'altra delle sue fantastiche storie, non perdetevela!
P.p.s. Ho letto un pezzo di capitolo ed ho pianto fiumi di lacrime, È. BRAVISSIMA.

Domanda del giorno: “Chi è per voi il più bello del cast di Violetta?”
Nulla togliere agli altri perché sono tutti bellissimi, (sembrano usciti da qualche rivista di moda in cui i modelli sono tutti fighi), ma per me il più bello rimane Jorge-occhi verdi-sono scopabilissimo-Blanco.

Baci, la vostra Tinucha.❤️

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Holaaaa chicoss, la pazza è tra voi! No, non voglio cominciare a rompervi il cosiddetto ca*** già dall'inizio, ma solo avvisarvi di scene particolarmente ehm..rosse, quindi se siete sensibili non leggeteee❌ Bacioniii😘😘




«Volete dirmi che non avete mai provocato piacere con questi fottuti pezzi di carne, dannatamente potenti?» Gery ci guarda ad occhi sgranati, le dita che indicano ripetutamente le sue labbra sottili, Natalia non smette di ridere, io e le ragazze arrossiamo violentemente.

«Perché ridi, Nata? Tu non l'hai mica fatto con Massimiliano» Cami la guarda per qualche secondo in viso, la spagnola avvampa di colpo, chinando il capo. «OHMIODIO gliel'hai fatto?»

«Era antipatico quel giorno, si era svegliato scazzato ed era insopportabile»

«Sì, certo certo»

Mi copro il viso, Gery mi si avvicina, afferrandomi le mani e, guardandomi severamente. «Ragazze, la vergogna non serve, l'amore non ha vergogna.»

Annuisco concorde, e sempre più interessata.

«Bene, punto primo vi sconsiglio vivamente di odiare il loro..chiamiamolo..amico d'infanzia»

«Amico d'infanzia?» Domanda Francesca, confusa.

«Pene, Francesca. Il loro pene»

L'italiana arrossisce, chinando il capo. «Amico d'infanzia andrà più che bene»

Tutte e sette scoppiamo a ridere, guardandoci.

«So che fin dalla nascita lo vedete come un aggeggio che loro utilizzano a destra e manca, infilandolo in qualunque buco o serratura»

«Ci sbagliamo, per caso?»

«Affatto, Ludmilla, quello è l'unico scopo della loro vita, però..alcuni di loro sanno ancora cos'è la galanteria»

«Marco deve averla persa mentre era a cavallo per raggiungermi»

«Beh, nemmeno Diego scherza»

Gery rotea gli occhi, ridendo. «Parlo di galanteria, non dolcezza»

Attimi di silenzio regnano in stanza. «Beh, Marco non sa cos'è nemmeno quella»

Una nuova risata aleggia nella stanza e tutte la guardiamo, divertite.

«Okay, tornando più o meno serie, ascoltatemi attentamente. Non sono proprio degli insensibili è solo che tutto ciò che ci appartiene riesce a soddisfarli. Li..riscaldiamo, quasi come fossero nel pancione della mamma, la cosa fondamentale in quel momento è donarli calore, accudirli, proteggerli» Si ferma un secondo, riprendendo fiato. «Non è una cosa obbligatoria, ma non è nemmeno una cosa sporca come la maggior parte delle persone lascia pensare. L'AMORE NON È SPORCO, riesce a rendere pulito tutto, anche l'indelebile.»

«L'hai mai fatto a Clement?»

Arrossisce. «Sì, più di una volta, ma non me ne vergogno, perché ho comunque amato, in una forma diversa, in un modo che la gente definisce sporco, beh, per me non lo è»

«Quindi ci racconti la prima volta in cui gli hai donato piacere con quei due fottuti pezzi di carne dannatamente potenti?»

Ride. «Semplicemente l'ho sentito, l'ho guardato, avevo paura, ma lui c'era. Con gli occhi, col cuore, col sorriso. Era lì con me. Eravamo sul letto e beh, non ci ho rimuginato su, l'ho spogliato e gli ho donato piacere»

«E lui che ha fatto?»

«Del resto non ne è consentito l'ascolto ai minori di diciott'anni»



POV ANDRES
Esco dal camerino, prendendo a sistemarmi il papillon, Leon nello specchio di fianco al mio tenta di spettinarsi ancora, i capelli puntano ogni singolo angolo della stanza, chiedendo disperatamente pietà, ma le mani non ne vogliono sapere di stare ferme.

«Dimmi per quale motivo ho accettato di venire con voi a comprarmi un ridicolo vestito elegante» Borbotta, come una ragazza in piena crisi ormonale dinanzi agli addominali di Jorge Blanco.

«Semplicemente perché il ballo allo Studio sarà come ogni ballo studentesco, le ragazze indosseranno vestiti da favola ed a noi toccheranno gli smoking»

«No, non mi hai convinto a comprarne uno. Riprovarci.»

«Violetta ti ha detto che sei sexy vestito elegante»

«Okay, vada per questo vestito»

Diego, Federico, Massimiliano ed il suo strambo amico, scoppiano a ridere ed io non posso che seguirli a ruota, guardando il mio migliore amico. Non lo vedevo sorridere così da molto tempo oramai. «La cerbiatta ti ha proprio incastrato, amico, eh?»

«Chiamala ancora così ed i tuoi denti per Emma saranno solo un amato ricordo»

«Uuh, qui c'è qualcuno geloso»

«Non sono geloso è solo che..quando siamo per strada tutti le fissano il culo! Anche le donne! È abbastanza irritante sapere che la mia donna riscuota così tanto successo.»

Scuoto il capo, divertito. «Leon, sabato sera posso dormire da te? Dovrò riaccompagnare a casa Emma, e non me la sento di guidare ancora dopo il ballo»

«Sì, ma io entrerò in quella casa prima di voi, voglio che mia sorella rimanga illibata fino al matrimonio.»

«Beh, visto che ci sei perché non le appendi poi le lenzuola? Così ti adatti proprio al secolo in cui sei rimasto.»

«Tu zitto, Federico, non ho dimenticato che ieri hai palpato il didietro a mia sorella» ringhia geloso.

L'italiano sorride innocentemente, prendendo a fare il nodo alla cravatta con molta nonchalance. «Perché tu non lo fai mai con Violetta, giusto?»

«Se lo avessi fatto, fidati, che a quest'ora avrei il volto sfigurato»

Un'altra risata di gruppo riempie il negozio, facendo voltare il commesso irritato. «È violenta?»

«Manesca?»

«Lei non è né violenta, né manesca. HA INVENTATO QUELLE PAROLE.»

«Tua sorella Emma non scherza, ieri le carezzavo le scapole ed era tra le mie gambe e poi bum, ho visto solo nero» gemo dolorante al ricordo. «Il calcio nelle palle più inaspettato della storia» sussurro, coprendomi le parti basse.

Scoppia a ridere, quasi con le lacrime agli occhi, ma ad un tratto la sua risata si arresta, ho paura, lo ammetto. «Perché mia sorella era tra le tue gambe e non seduta sul divano?»



POV LEON 
Le vane scuse di Andres mi portano solo ad una conclusione.
«Io ti elimino»

«E dai, sono così carini!» Squittisce Diego, abbottonandosi la camicia nera dello smoking.

Sbuffo, guardandolo male ancora una volta per poi porre attenzione al mio riflesso. La camicia bianca aderisce perfettamente al corpo, leggermente sbottonata, fino a far intravedere il petto, i pantaloni neri, sorretti da una cintura, svolgono lo stesso ruolo della camicia, stretti, ma non troppo. «Io non metto né papillon, né cravatta»

«Se entri allo Studio vestito così, Violetta ti mena»

«Marco, invece di ricordarmi le doti appartenenti alla boxe che detiene la mia ragazza, perché non ci dici come va la lettera che stai scrivendo a Ludmilla?»

Sbuffa, Diego lo guarda male. «Se non scrivi quella lettera a mia sorella ti prendo a calci nel culo»

«Calmatevi, calmatevi, sto provando a scriverla, voglio dargliela per il ballo.»

«Ricorda di escludere le parole scopata, pene, vagina, okay?»











«Complimenti, bambolina, sei stata proprio brava a fare silenzio» l'accuso.

Angie continua a bussare alla sua porta, decisamente preoccupata. «Vilu? Vilu, tutto bene? Perché ti sei chiusa a chiave?» cerca di sussurrare.

Occhi da cerbiatta mi guarda poco carinamente, pestandomi un ginocchio, per scavalcare nuovamente la casa sull'albero e dirigersi in camera. «Ugh, zia, per favore, torna a letto, è tardi» miagola,fingendosi assonnata.

Sorrido, scuotendo il capo, e quando i passi della bionda sembrano allontanarsi, Violetta torna da me con uno sguardo eloquente.

«Non dire nulla, so di essere la perfezione»

Rido, scuotendo il capo divertito, ed aiutandola a scendere dall'albero per raggiungere l'auto.

Corre al posto del passeggero, le mani leggermente fredde coperte dalle maniche della maglietta, le labbra viola, le guance arrossate. Sospira, avvertendo il calore che ci circonda, voltandosi, poi a guardarmi. «È la prima volta che scappo, Vargas, fammi vivere»

Sorrido, follemente afferro la sua mano facendola intrecciare alla mia.
Perfetti a completarci.
Rimaniamo in assoluto silenzio per tutto il tragitto, uno di quelli che non stona.
Uno di quelli che ti alleggerisce il cuore.






«Siamo già arrivati?» Sussurra, guardandosi attorno.

Rido. «Perché sussurri?»

«È notte»

Scuoto il capo, afferrandole una mano e correndo. 
«Siamo solo noi due.»
Correndo all'odore di salsedine, il più buono di sempre. Le nostre dita sono intrecciate come i pezzettini di un puzzle che si incastrano alla perfezione, gli occhi le brillano quando in quell'oscurità scorge la luce del faro che stiamo per raggiungere. Le impongo di correre, ha il fiatone, i capelli spettinati ed al vento.

«Ho perso un polmone un paio di metri fa» Ansima senza fiato, raggiunta la nostra meta.

Rido, la bacio, non fiato, ci entro dentro.

«Non c'è qualche sorta di guardiano qui dentro?» balbetta, guardandosi intorno. È pieno di corde, aggeggi utili al mare ed alla pesca. Inutili scatoloni. Ed una finestra. Il mare sbuca limpido, e fiero.

«Non in questo periodo, bambolina»

Il silenzio sembra fare da padrone, gli occhi di Violetta sono fermi verso un punto indefinito della stanza, sembra quasi che voglia evitare il mio sguardo. Con una mano le afferro il mento, imponendole in un silenzioso ordine di amarmi come solo lei sa fare. Deglutisce, quasi non sembra lei, basta così poco a far sì che le sue labbra divorino le mie, saziandosi di baci trattenuti per troppo tempo, di un'intensità capace di togliere il fiato. «Oggi ero con le ragazze»

Annuisco silenzioso, quasi non capisco dove voglia andare a parare. «Ti sei divertita?»

Arrossisce, scuote il capo. «Voglio provare a fare una cosa»

«Se vuoi provare a fare la sirenetta no, Vilu, non con questo fred-..» le parole mi muoiono in gola, addenta un lembo della pelle sensibile del collo, succhiandola, oltraggiandola, assaporandola. Le dita flebili mi sfiorano il petto, poi sempre più giù, l'addome, le tasche..la mia erezione. Gemo nella sua bocca, lentamente prende a liberarmi da quelle catene, il cuore scalpita, la ragione si offusca. La mia pelle più sensibile a contatto con la sua, finalmente. Mi afferra, si muove lenta, ripetendo più e più volte il movimento che implica un avanti-dietro.

Gemo il suo nome, in balia di quelle sensazioni, afferrandole i capelli con una mano, posseduto dal modo in cui riesce a destreggiarsi. Sento che potrebbe farmi venire anche solo con uno dei suoi sguardi innocenti, inclino il capo, le sue gambe sembrano cedere, è in ginocchio, davanti ai miei occhi troppo sensibili per reggere uno spettacolo del genere.

Mi guarda titubante, la mano si ferma, le labbra si avvicinano alla mia parte più oscura.

Mi sfiora, posso avvertire la morbidezza della sua bocca soffice, contro la punta dannatamente dura della mia intimità, e si rialza, sorridendo sfacciata, lasciandomi senza fiato.










Angolo autrice
Cosa voglio di più dalla vita? Un Lucano? No, che uno dei miei capitoli esca come me lo aspettavo, avevo immaginato praticamente una cosa che non c'entra niente con questo capitolo, ma okay, tutto molto normale, AHAHAHAHAH.😂😂😂
#ridiamopernonpiangere.
#Marcoscriveràlaletteracosamaineusciràfuori
#ViolettaamafarfremereLeon
#GerycisaràancorautilenelcamposessualeLeonetta
#Lealtrecoppienonmancheranno
#PrestoscopriretecosaèsuccessotraiNaxi
#Hofinitoglihashtag
AAAAH
#RicordatevidiseguireCrazy_YDA
ME VOYYY, GRAZIE COME SEMPRE A CHI HA RECENSITO, LETTO ED AGGIUNTO LA STORIA TRA PREFERITE-SEGUITE-DA RICORDARE, non smettete di farmi sapere che ne pensate, grazieeee.❤️❤️

Domanda del giorno: “Ma anche per voi Jorge ha compiuto 25 anni ma rimane un dolcioso bimbo?”
Ma non lo so com'è! È da amare!

Bacioni, la vostra Tinucha.❤️

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


In un gesto sensuale si passa la punta della lingua sulle labbra, guardandomi fisso negli occhi. «Sarà il caso che ti copra, amore, fa freddo.» si sta prendendo gioco di me, il tono fievole e sfacciato, le labbra incurvate verso l'alto, gli occhi luccicanti.

Deglutisco, rialzando boxer e jeans in un colpo solo per poi riagganciare questi ultimi. Il cuore sembra non volersi fermare, martella nel petto, batte ancora, impreparato, quasi inesperto nel campo d'amore. La guardo, è bellissima, quel sorriso le sta da Dio. 
Un angelo-diavolo.

«In realtà Gery mi aveva proposto di succhiartelo fino a farti dimenticare il tuo nome» apre le virgolette al 'succhiartelo', le guance le si imporporano «..ovviamente io ho deciso per la strada più vendicativa, spero non ti dispiaccia»

«Sei una piccola strega» Sibilo senza fiato, quasi non me ne rendo conto, il respiro è mozzato in gola.

«Aw, ma sei arrossito!» Squittisce come una bambina, alzandosi sulle punte per baciarmi le guance, involontariamente, arrossatesi.

Sospiro, mordendole il labbro inferiore vendicativo, geme, geme graffiandomi con l'unghia dell'indice destro. «Bambolina, sei fuori di testa, mi hai praticamente ucciso.» borbotto ancora, ansimante, bisognoso delle sue labbra che mi circondino.

Ride, il labbro le sanguina, mi si avvicina. «Ma tu mi ami, Vargas, no?» mi afferra la mano, sorride, mi bacia, per poi correre di nuovo giù all'aperto, corriamo, mano nella mano, felici..vivi.



POV VIOLETTA
Abbiamo quasi raggiunto la moto, siamo sulla spiaggia, da lontano intravedo due ragazzi, ridono, le bottiglie di birra sparse sulla sabbia, quanto tempo siamo rimasti dentro? Si passano qualcosa tra le dita, sembra una sigaretta rullata, eppure l'odore non sembra dei migliori, deglutisco, non so di cosa ho paura, non ci stanno degnando di uno sguardo, e sono con Leon.

«EHI!»

Rigida mi volto a guardare Leon, mi fa segno di ignorarli e continuare a correre dritta.

«EHI, DICO A VOI, PERCHÉ NON VI UNITE?»

Tremo, ci corrono incontro, bloccandoci il passaggio. «C-ci piacerebbe, ma-ma dobbiamo tornare a casa»

Il biondo che mi sta davanti mi squadra da capo a piedi, mi rivolge un'occhiata piuttosto ambigua, ridendo poi nel guardare il corvino. «Fateci un po' di compagnia, ragazzi. Più si è e meglio è, giusto?»

«Siete in due, basterete.» Ringhia occhi verdi, stringendomi possessivamente per un fianco. 

«Non dirmi che alla tua ragazza non piacerebbe, ci sta mangiando con gli occhi, basterà poco ad accontentarla.»

Leon scatta, mi si piazza davanti, fronteggiandolo, l'altro ragazzo ci ignora completamente, disteso su un'asciugamano di mare a guardare le stelle, le gambe intrecciate. «Sparisci se non vuoi diventare polvere, ragazzino.»

Deglutisco, posso avvertire i muscoli rigidi delle spalle muoversi sotto le mie dita, il gusto ferroso del sangue tra le labbra, è un fremito di rabbia.

Ride, ride affacciandosi per ritrovare il mio sguardo impaurito. «Sta' attenta, piccoletta, il tuo ragazzo è geloso»

Poi non lo so cosa accade, Leon volta il capo per guardarmi, ed in un fottutissimo secondo, il pugno di quello sconosciuto lo colpisce dritto all'addome.










«Cristo, bambolina, ti ho detto che sto bene!» Strepita occhi verdi, gemente, quando l'auto si ferma esattamente sotto casa.

«Non dirmi che stai bene quando non è così, okay? Sono dannatamente scossa, e devi metterci del ghiaccio o domattina avrai un livido enorme»

Sospira, passandosi le mani sul viso. «Appena arrivo a casa.»

«No, tu ora sali con me, rimani in camera ed io vado a prendere il ghiaccio» Ordino infuriata. «E con Emma e Camilla ci sono Andres e Federico.» Lo precedo, scendendo dall'auto e sbattendo lo sportello.

Sbuffa. «Sai quanto cazzo costa uno sportello nuovo?»

«Perché, tu sai quanto cazzo me ne frega?»

Schiude le labbra, grugnendo e senza sapere che dire. Lo avverto lamentarsi ad ogni singolo passo che fa, non voglio nemmeno immaginare ciò che sarebbe potuto accadere. Quando saliamo di sopra mi affretto a correre in salotto, fortunatamente la zia dorme. Afferro il ghiaccio, ritornando da lui, ma trattengo il fiato. 

È seduto sul letto, i muscoli contratti, ed il viso anche in una smorfia. Una chiazza violacea riflette sull'addome, con le dita la sfiora.

«Ecco il ghiaccio.» Deglutisco, indicandolo ed avvicinandomi per poi posarlo sul punto leso.

Digrigna i denti, piantando i suoi occhi scuri di dolore nei miei.

“Respiro, grande amico mio, che cazzo di fine hai fatto?” «Va meglio?» Balbetto, chinando lo sguardo.

«Andrebbe meglio se al posto del ghiaccio ci fossero le tue labbra, Violetta.»









«E tu che hai fatto?» Sbarrano gli occhi le ragazze, guardandomi.

«E che ho fatto, ragazze, ho fatto una risatina nervosa e mi sono imposta di non scoparlo» Spalanco le braccia, quasi come fosse una cosa ovvia.

Gery si sbatte una mano in fronte, gettandosi a sedere sul suo letto e guardandomi male. «Lo sai che gli uomini quando si tratta del sesso ricordano tutto anche se sono passati secoli, vero?»

Aggrotto la fronte. «Ed anche se fosse?»

«Ti scoperà furiosamente»

«MA-MA GERY!!!!!»

«E dai su, non fare la santarellina, scommetto che qualche volta ci hai fatto un pensierino del tuo moroso in boxer» 

«Assolutamente no!» Strepito indignata. «Perché avrei dovuto immaginarlo anche con i boxer?» mi tappo la bocca, le mie amiche ridono, guardandomi con sconcerto.
Dannato Vargas.



POV ANGIE
Gemo di dolore, scontrandomi con la spalla di qualcuno. La mia disattenzione non può che portarmi a far cadere tutti i fogli sparsi sul pavimento e far voltare la persona che ho colpito.

Pablo mi guarda, sorride e si china a darmi una mano.

Cerco di non guardarlo in viso, ho le guance scarlatte, ne sono certa. Sicuramente mi odierà.

«Sei sparita»

«S-sì, tra la scuola, la musica, mio padre ed il resto sono sempre di corsa.» Pessima scusa. Pablo, odiami.

Si guarda intorno, i corridoi sono vuoti, sospira. «Dalla mia vita, Angela, sei sparita dalla mia vita, e senza nemmeno spiegarmi il perché.»

Nella mia mente si riproducono le immagini di me e lui intenti a spogliarci con foga nel salotto di casa sua. Siamo accostati ad un tavolo, ansimanti, non smettiamo  di guardarci negli occhi. Poi basta un secondo, un'immagine, e puff, la magia è scomparsa, sono fuori dal suo appartamento, rivestita, il giubbotto premuto contro al petto, piangente.
«Non sarebbe stata una buona idea tornare.» Sussurro.

«No, non è stata una buona idea andarsene, avrei accettato un no, forse sembrava tutto troppo avventato, Angela, ma io non capisco. Non capisco te. Ti ho raccontato chi sono, mi sono aperto, confidato, ma tu sembri sigillata.»

Deglutisco, le mani tremano, il cuore anche. «Scusami, Pablo, davvero, non posso. Sono sbagliata.»












Angolo autrice che non vuole essere decapitata *sorriso innocente*
¡Hola chicosssss!
Come butta? No, non intendo come vi butta giù dal letto vostra madre la mattina di Natale per aiutarla con le preparazioni per 657 invitanti di cui 593 sconosciuti e 57 persone che avete visto per l'ultima volta (e come unica volta) come minimo 15 anni prima. Nop, so di non essere simpatica, ma era per distrarvi dal fatto che il capitolo fosse così corto e pietoso, ci sono riuscita :D? 
NO, NON CI SONO RIUSCITA.
Nel prossimo capitolo però avremo il ballo, e ne vedremo delle belle, dai perdonatemi, a Natale si è tutti più buoni. 
#WattpadSeguiteCrazy_YDA(vivoparaellos)ÈBravissimaVeLoGarantisco
#AncheSuInstagramTwitterVotatelaPerchéÈFenomenale
#NonOdiatemi,IoViAmo

Grazie come sempre a chi ha letto, recensito, aggiunto tra preferite-da ricordare-seguite questa storia, un bacio grosso, e non smettete di esprimere i vostri pareri, sono importantissimi!❤️❤️

Domanda del giorno: “La figura di merda più colossale della vostra vita?”
Affacciarmi verso il balcone del ragazzo che amo, passare avanti, farmi dire dalla mia migliore amica che si stava spogliando e correre indietro gridando un 'Muoviamoci si sta spogliando!'
Okay, no, era più o meno simile, ma quella cosa non l'ho urlata, ho solo staccato un braccio alla mia amica.😊😊

Bacioni, la vostra Tinucha, e Buon Nataleeee.❤️




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Capitolo 26
*** NON È COLPA MIA❤ ***


#NONPROGRAMMATELAMIAMORTE #ALMENOFATEINMODOCHENONSIALENTAEDOLOROSA Alluooora, so che è passato un po' di tempo e vi state chiedendo che cazzo di fine ho fatto o cosa più probabile..non ve ne fotte assolutamente #ViCapisco. Vi spiego subito i miei aggiornamenti mancati. Era una normalissima nottata di Dicembre, ero lì, tranquilla, a non fare un cazzo, ed a romperlo a Crazy_YDA, l'IPhone dava segni di pazzia oramai da giorni e poi..BUM..è morto. Non ho pianto, giuro, sono stata forte. Con molta calma l'ho adagiato violentemente sul tavolo andando in cerca di un vecchio, antico cellulare, risalente alla Prima Guerra Mondiale. Ho provato a pubblicare, solo che non posso modificare la scrittura e lasciare lo spazio tra una parte e l'altra, quindi non si capisce niente. Mi dispiace molto per tutte le persone che seguono la storia e che magari non stando su Wattpad non riescono a leggerne il continuo. Posso dirvi che i Leonetta sono diventati parecchio passionali tanto da farmi entrare la storia nel rating rosso, le altre coppie proseguono innamorate e passionali, i Pangie stanno avendo dei problemi e nonno Drew tornerà presto con una delle sue disavventure con nonna Meredith. E soprattutto, non risponderò adesso alle recensioni del capitolo precedente perché sappiate che lo farò quando potrò tornare a pubblicare. Prometto di farlo il prima possibile. Grazie davvero a chi segue la storia, la recensisce, la considera accettabile. Un bacio, e a presto, la vostra Tinucha ed il suo cellulare colpevole.❤❤

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