Noi non siamo come loro

di CreepMind
(/viewuser.php?uid=906716)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non avevano tempo ***
Capitolo 2: *** Uno strano uomo ***
Capitolo 3: *** Max si sveglia ***
Capitolo 4: *** Charlie si sveglia ***



Capitolo 1
*** Non avevano tempo ***


Questa è la storia di due ragazze particolari, che si sono sempre sentite diverse dal resto del mondo. La loro frase più ricorrente era: “Noi non siamo come loro”.
Cosa avessero di speciale, nessuno sapeva spiegarselo, ma era visibile ad occhio nudo che fossero “strane”.
Le vite di entrambe erano principalmente composte da libri, serie tv, film e ancora libri.
Drogate di tutto questo, ne assumevano una dose spropositata al giorno, tanto da meritarsi l’appellativo di “asociali”.
Ma asociali non erano, l’una c’era sempre per l’altra, si facevano compagnia a vicenda, condividevano interessi e passioni che nessun’altro aveva nel loro gruppo.
Quando la gente chiedeva se fossero migliori amiche loro semplicemente rispondevano così: “E’ stata una fortuna incontrarla”.
Non si definivano migliori amiche, questa era una cosa che facevano quelle ragazze snob che credevano di essere chissà chi e che al posto delle migliori amiche avevano delle schiave.
Fino a poco prima di conoscersi erano costrette a condividere ogni aspetto della loro vita con loro stesse: non c’era nessun’altro in grado di capirle e questo le scoraggiava pesantemente. Non uscivano mai, preferivano rimanere a casa a leggere un libro anziché stare con persone con le quali non avrebbero mai potuto parlare dei loro veri interessi.
 Poi l’una è arrivata per l’altra e tutto cambiò, quasi come se fosse stato il destino a sceglierlo.
Inizialmente non erano così tanto amiche, ma le circostanze le portarono a lavorare insieme per un progetto scolastico e così ebbero modo di conoscersi meglio e di capire che erano praticamente la stessa persona.
Ciò che le univa di più era questo senso di non appartenenza al mondo reale.
Fantasticavano e parlavano del loro universo personale, quello ideale, sognando che un giorno le cose sarebbero cambiate e tutto si sarebbe realizzato.
Infatti, proprio grazie alle troppe serie tv, ai troppi film e ai troppi libri la loro immaginazione aveva ormai raggiunto dei livelli ammirevoli.
Non mancavano le persone che le definivano “fatue”, “stupide” o ancora, “sfigate”.
Erano sempre lì in disparte che parlavano emozionate di quella che un giorno sarebbe stata la loro vita e dei progetti in ballo che avrebbero voluto realizzare.
A volte, invece, si isolavano da tutto e tutti semplicemente per guardare alcuni episodi delle loro serie tv preferite o per leggere un libro su cui, alla fine, si sarebbero scambiate pareri come ogni volta.
Insomma, erano inseparabili, identiche, si completavano.
 
Un giorno, un giorno impensabile, un giorno come tutti gli altri, un giorno e basta.
Max e Charlie erano a scuola, nella loro non tanto amata classe ad ascoltare i loro noiosissimi professori e a svolgere i loro esigentissimi compiti.
Era straziante.
Max si girò verso Charlie e le disse sottovoce “Non ce la faccio più” e Charlie le rispose “Io sto ancora aspettando”.
La professoressa le riprese. “Che palle!” -pensarono- “Non si può neanche parlare in questa scuola di merda.”
In quel momento entrò di colpo un uomo vestito di nero.
Era abbastanza strano: indossava occhiali da sole neri, pantaloni neri stretti, anfibi neri, una giacca nera che arrivava fino al ginocchio e guanti in pelle, neri.
Era fermo, appena oltre la soglia della porta, rivolto verso Charlie e Max.
Le fissava, senza dir nulla.
Loro si guardarono, incerte.
La cosa buffa era che la professoressa non si fosse interrotta durante la spiegazione e i compagni di classe continuavano ad essere annoiati come al solito.
Max disse “Ma che…” e Charlie dubbiosa le chiese “Ma sono solo io, o lo vedi anche tu? Perché qui sembra non accorgersene nessuno!”
In quel momento l’oscuro signore pronunciò lentamente una singola parola: “Fuori.”
Le ragazze continuarono a guardarsi, cercando di capire a chi si riferisse. Lui le guardò e disse “Andiamo, non abbiamo tempo.”
Così Charlie chiese alla professoressa: “P-possiamo..?”
E la donna, stupita, le rispose: -Ma cosa?- e Charlie le fece –Come cosa? Non ha sentito il sign..- in quel momento subentrò Max ed esclamò –In bagno! Possiamo andare in bagno?-
Scocciata la professoressa fece senno di sì, raccomandandosi di tornare presto.
Non avevano tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Uno strano uomo ***


Appena fuori dalla classe l’uomo le prese per un braccio cercando di portarle via ma le ragazze si liberarono dalla presa di quello sconosciuto, chiedendogli chi fosse e cosa volesse da loro. Lui rispose dicendo ancora che non c’era tempo per spiegare tutto, che le risposte sarebbero arrivate a tempo debito e che ora dovevano solo fidarsi.
Max lo fissò, cercando di capire le sue intenzioni.
Charlie si rifiutò “Max mi dispiace ma io non vado via con uno sconosciuto dove dice lui, non so nemmeno cosa voglia da noi! Io me ne torno in classe!”
Il signore oscuro la fermò di colpo, piazzandole il suo muscoloso braccio davanti la faccia “Allora ragazzina, forse sono stato poco chiaro.. Non avete scelta, o venite con me o venite con me”.
“Ma perché?!” disse Charlie, quasi lamentandosi.
“Abbiamo bisogno di voi, ragazzine” disse l’omone con aria sprezzante.
“Abbiamo?” ribadì Max.
“Sì, non c’è tempo per spiegare. DOVETE SEGUIRMI, ADESSO.”
In quel momento l’uomo toccò le loro fronti con l’enorme palmo della sua mano e le due ragazze si addormentarono di colpo. Un giovane, vestito anche lui di nero, sbucò da dietro l’angolo, aiutò l’altro a prendere le ragazze in spalla e, senza preoccuparsi di essere visti, andarono via.
Aspettavano che qualcosa stravolgesse le loro vite da sempre. Qualcosa che potesse finalmente dare un senso a tutto. Alle serie tv, ai libri letti, i film visti. Un’avventura inattesa.
La frase “Abbiamo bisogno di voi” spiazzò entrambe.
Cosa potevano mai volere delle persone da loro?
Erano due semplici ragazzine che andavano a scuola come tutti gli altri, facevano i propri compiti e quando potevano uscivano con le loro amiche.
Cosa c’era di speciale, di utile, in loro?
Magari questo avrebbe veramente dato un senso alle loro vite. Al loro sentirsi diverse.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Max si sveglia ***


Occhi aperti.
Uno strano calore avvolgeva Max che, rintontita, cercava di capire dove si trovasse.
Alzò la testa e si rese conto di essere stesa sulle cosce di un ragazzo.
I pantaloni neri gli stringevano le gambe fino alle caviglie che portavano lo sguardo di Max su un paio di anfibi neri un po’ malandati. Era incerta se continuare a fissare le sue gambe o ammettere di essersi svegliata e guardarlo in faccia. Ancor prima che potesse scegliere si sentì un “Ma buongiorno!” molto vivace. Spaventata si mise subito a sedere e, nell’intento di far ciò, si trovò faccia a faccia con Lui.
Era il ragazzo più bello che avesse mai visto in vita sua. Tipi così poteva sognarseli solo nelle sue serie tv. Coperto dal suo giubbotto di pelle, sembrava quasi cattivo mentre le porgeva un sorrisetto malizioso “Dormito bene?!” le disse, come se sapesse che si era già svegliata da un pezzo “Avrei potuto, ma purtroppo oggi è il giorno del mio rapimento e non volevo perdermelo!”
Lui scoppiò in una risata “Andiamo Max, sappiamo entrambi che non aspetti altro che l’avventura. Eccoti servita.” le disse ammiccando.
Lei gli rivolse un’occhiata sorpresa e infastidita “E tu saresti?!”
“Oh certo, Dylan De Versailles, modmoiselle”
Max lo guardò con aria di disgusto “Francese?”
“Di origini” rispose lui con vanto “Perché? Ti piacciono i francesi?” disse ridendo.
“Affatto, li detesto”
“Allora abbiamo molte cose in comune, signorina. Ora rilassati, il viaggio sarà molto lungo.”
“Ma dove stiamo andando?!”
“Lo scoprirai” disse il ragazzo voltandosi verso di lei “..e, a quel punto, ti renderai conto che io sono la cosa più bella che ti sia mai capitata in tutti questi anni. Ora dormi, sei bella quando lo fai.”
Ancor prima che lei riuscisse a rispondere, aveva già il suo palmo sulla fronte e cadde in un sonno profondo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Charlie si sveglia ***


Dall’altra parte Charlie era scortata da una macchina nera di quelle antiche.
Appena sveglia incominciò a riempire di domande chiunque si trovasse in quell’auto.
“Per favore tappatele la bocca!” disse il più vecchio tra loro.
“Julian, sai bene che il capo la vuole sana e salva” rispose un uomo più giovane.
“Ehi! Ci sono anch’io se non ve ne siete accorti! Posso sapere cosa sta succedendo?! E dov’è la mia amica? Cosa le avete fatto? Brutti bastardi! Cosa volete da noi?!” Charlie era sempre implacabile, non stava mai tranquilla, era un’agitazione perenne ma questo compensava la pacatezza di Max.
“Basta così ragazzina! Portiamola al palazzo, non dobbiamo far altro. Il tempo sta scorrendo. Muovetevi.” Così intervenne un ragazzo che era lì con loro. Riuscì a zittire tutti. Si vedeva che, nonostante la sua giovane età, aveva potere in quel gruppetto di vecchi.
Si avvicinò a Charlie e sottovoce le disse “Ora stai zitta e rimani al tuo posto, se non vuoi essere zittita da me.”
Lei rimase ipnotizzata dai suoi occhi. Erano pesanti ma allo stesso tempo profondi, vissuti, come se avessero tanto da raccontare.
Guardò il volto degli altri e tutti trasmettevano una sola cosa: preoccupazione.
Non riusciva a capire cosa stesse accadendo ma avrebbe tanto voluto avere qualche risposta. Si sentiva persa, preoccupata, agitata. La paura che quegli uomini avrebbero potuto farle qualcosa di male da un momento all’altro la faceva stare in costante tensione.
Si mise con le braccia conserte, intenta a rimanere in allerta mentre i pensieri più assurdi le passavano per la mente.
“Perché non dormi?” le chiese il ragazzo
“Perché dovrei?”
“Manca ancora qualche ora, sarebbe opportuno che tu lo facessi”
“No grazie, sto bene così.” Gli disse con tono minaccioso.
“D’accordo.. Ma almeno sistemati i capelli”
“Dove?”
“Proprio qui..” e con un gesto lento e gentile le toccò la fronte, facendola cadere in un sonno profondo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3516497