Perché nelle fiabe c'è sempre un fondo di verità

di cabin13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Raccontaci una storia ***
Capitolo 2: *** Vogliamo la verità ***
Capitolo 3: *** Il viaggio comincia ***
Capitolo 4: *** Alla ricerca di Pedro ***
Capitolo 5: *** Salvataggio rocambolesco ***
Capitolo 6: *** Il giornale di oggi ***
Capitolo 7: *** Notizie dal passato ***
Capitolo 8: *** La persona sbagliata ***
Capitolo 9: *** I binari sull'acqua ***
Capitolo 10: *** Fuori dai guai... o forse no? ***
Capitolo 11: *** Non voglio più aspettare ***
Capitolo 12: *** Ti "propongo" il mimo ***
Capitolo 13: *** Ci imbuchiamo a una cerimonia ***
Capitolo 14: *** Liquore? Fallo sparire per un po'... ***
Capitolo 15: *** Tienimi la mano ***
Capitolo 16: *** A mai più, lampi temporali ***
Capitolo 17: *** Navigazione forzata ***
Capitolo 18: *** In balia della burrasca ***
Capitolo 19: *** Non l'ho protetta ***
Capitolo 20: *** Nemici o alleati? ***
Capitolo 21: *** Missione nella metropoli sull'acqua ***
Capitolo 22: *** Amici finalmente riuniti ***



Capitolo 1
*** Raccontaci una storia ***





RACCONTACI UNA STORIA



– Se vi prendo vi riduco in briciole! - l'urlo che si levò nel tramonto aveva voce di donna, ma di femminile ben poco. La cuoca del palazzo di Alubarna si erse in tutta la sua possente altezza fissando minacciosa i bambini che stavano sgranocchiando la torta al cioccolato appena sfornata. Impugnò il cucchiaio di legno e li colpì entrambi sul capo: – Quante volte vi ho detto che non dovete rubare dalla cucina?
– Ahio! Ma tanto l'avremo mangiata comunque stasera, no? - protestò un bimbo moro massaggiandosi il bernoccolo.
– Appunto, stasera! Dopo il primo e il secondo!
– Dai, Terracotta - fece una voce entrando dalla porta – è solo una fetta a testa, no?
– Principessa Bibi! - esclamò la cuoca inchinandosi – Con il dovuto rispetto, ma questi bambini dovrebbero imparare a darsi una regolatae voi dovreste essere più dura se volete farvi rispettare - e fulminò con lo sguardo i due ancora vicino al tavolo.
La turchina rise e si portò una mano sul pancione rigonfio; altri due mesi e Terracotta si sarebbe trovata un altro esserino a farla impazzire.
– Ace, Bells - li chiamò dolcemente – che ne dite se finché aspettiamo la cena andiamo di là in salone?
La bimba dai capelli rossi fu la prima a tirarsi su con un sorriso che andava da orecchio a orecchio: – Ci racconterai una storia? - chiese entusiasta.
La principessa di Alabasta sorrise: – Certo!
– Quale storia? - si alzò in piedi anche il bambino moro, più grande della sorellina di un anno.
– Tutte quelle che vorrete - assicurò la turchina.
I due fratelli annuirono e corsero entusiasti nel salone chiamando a gran voce gli altri bambini.
La futura regina di Alabasta sospirò e si passò una mano sul pancione ridacchiando. Salutò la cuoca di palazzo e uscì nel salone, dove poco meno di una decina di bambini erano seduti ad aspettarla. Bibi mosse una sedia e si accomodò davanti al suo piccolo pubblico.
– Dai, Bibi, raccontaci una favola! - disse una bimba dai capelli azzurri simili ai suoi e occhi di ghiaccio.
– Una bella, però! - aggiunse una piccola dell'età di Bells con lunghi capelli verdi.
– Sceglietene una voi - esortò la principessa.
– La solita, la nostra preferita! - alzò la mano un bambino di sei anni con i capelli biondi spettinati e occhi marrone scuro.
– Siete tutti d'accordo con Pedro?
–Sì! - fu la risposta unanime dei piccoli.
Bibi ridacchiò e iniziò a raccontare...


Non molti anni fa vagava per i mari una ciurma di pirati veramente singolare. La loro nave era inconfondibile e il loro jolly roger – la loro bandiera, bambini – era diverso dagli altri: era un teschio sorridente con in testa un cappello giallo e il loro veliero aveva la polena che sembrava un leone ad alcuni e un sole ad altri. I pirati di quella ciurma erano persone uniche, primo tra tutti il loro capitano, un ragazzo di diciassette anni con il potere del frutto di Gom Gom; era fatto di gomma e poteva allungare le sue braccia a dismisura. Il suo tesoro più prezioso era il suo cappello di paglia, regalatogli da un suo caro amico quando era piccolo.
C'era il suo secondo in comando, uno spadaccino con i cappelli color menta molto dormiglione, ma nonstante l'apparenza era molto forte e capace e tenva ai suoi amici, era sempre pronto a difenderli. Il suo modo di combattere era inimitabile: usava la tecnica a tre spade e pareva un uragano inarrestabile. Era sempre pronto ad azzuffarsi con il biondo cuoco della ciurma. Un cuoco fenomenale, assaggiare i suoi piatti era come assaggiare un pezzo di paradiso. I suoi modi galanti erano rivolti soprattutto alle belle navigatrice e archeologa.
La navigatrice era una bella ragazza dai capelli rossi, profumava di mandarino e adorava quel frutto che tanto ricordava i suoi capelli. Il cielo non aveva segreti per lei: se un uragano stava arrivando era la prima a saperlo e non si lasciava cogliere impreparata, più volte grazie a lei i pirati avevano evitato di schiantarsi sugli scogli. L'archeologa era una donna che amava i misteri della storia e come la storia anche lei aveva un fascino tutto suo, con i capelli scuri e vivi occhi di ghiaccio.
La ciurma aveva anche un cecchino nasone, un naso lungo lungo, e anche se sembrava bugiardo e fifone era capace di grande coraggio, inoltre nessuno aveva una mira efficacie come la sua: riusciva a colpire il bersaglio a centinaia di metri di distanza e non sbagliava mai.
C'era poi un piccolo dottore, una piccola renna con un nasino blu. Quando qualcuno si complimentava con lui diventava tutto rosso e gongolava come un matto, ma era comunque molto forte e non si lasciava sconfiggere facilmente. Molti pensavano che non fosse capace di combattere, ma cadevano in errore: il dottore aveva mangiato un frutto del diavolo e disponeva di grandi poteri.
Il carpentiere –
quello che aggiusta la nave, Jay e il musicista erano ancora più stravaganti. Il primo era un cyborg, metà uomo e metà robot, era indistruttibile e la sua posa Super faceva ridere tutta la ciurma, era la sua firma. Era goloso di cola, e, incredibile ma vero, le sue armi funzionavano con questa bevanda. Il musicista era invece uno scheletro, sì, avete capito bene, uno scheletro tutt'ossa con in testa voluminosi ricci afro. Poteva sembrare spaventoso, ma in realtà era un simpaticone, certo, con le signorine era un po' troppo impertinente, però era l'anima della festa su quella nave e inoltre era un abilissimo spadaccino. 
La ciurma sgangherata viaggiava di isola in isola, diventando sempre più forte e incontrando sia nemici che amici.
Uno dopo l'altro trovarono tutti l'amore –
lo so che questa parte piace di più alle femmine, ma per favore Shiro, non fare quella faccia schifata!
Il primo fu il cecchino, che tornò con la ciurma al villaggio e rivide la sua migliore amica: aveva mantenuto la promessa di tornarla a prendere quando sarebbe diventato un grande pirata e adesso lo era. La ragazza si imbarcò assieme al suo amore e ai suoi compagni entrando a far parte di quella grande famiglia. Il secondo fu lo spadaccino che – chi l'avrebbe mai detto? – si innamorò di una vecchia nemica della ciurma divenuta poi amica e poi una parte importante del suo cuore. Nessuno se lo sarebbe mai immaginato, perché i due non andavano d'accordo, continuavano a litigare, ma furono i primi a sorprendersi quando capirono di provare amore nei confronti dell'altro, fu quasi comico vedere la loro dichiarazione.
Sulla lontana isola di Dressrosa finalmente il galante cuoco biondo trovò la donna a cui dedicare tutte le sue attenzione, una bellissima ballerina dai capelli neri e gli occhi scuri, anche se il loro era un amore difficile. Lui era un pirata e lei una regina, ma questo ostacolo venne aggirato. La regina abdicò –
vuol dire che non sarebbe stata più regina, Ariel, lo sarebbe stato qualcun altro della sua famiglia – in favore di sua nipote Rebecca e si unì alla ciurma dell'amore della sua vita.
Un'altra nuova coppia furono l'archeologa e il carpentiere, una coppia curiosa ma molto dolce. Il carpentiere già provava qualcosa per la bella donna e pensava sconsolato di non essere ricambiato, immaginatevi la sua espressione quando scoprì che invece il sentimento era reciproco.
Ma non erano buffi e allo stesso tempo romantici come la navigatrice e il suo capitano, diventato Re dei Pirati. I tesori che custodiva gelosamente adesso erano due e guai a chi avrebbe tentato di far loro del male.
Le loro avventure erano famose in tutto il mondo, erano conosciuti per essere diversi dagli altri pirati, loro aiutavano la gente e non la terrorizzavano...



– Bambini, venite! La cena è pronta! - la testa di Terracotta fece capolino dalla porta richiamando i piccoli in cucina. Lo stomaco affamato ebbe la priorità sulla narrazione e in pochi secondi la turchina si trovò seduta di fronte a un pavimento deserto. Bibi scosse la testa ridendo, quei bambini erano incorregibili.
Incamminandosi anche lei verso la cucina ripensò a quello che una volta le aveva detto suo padre quando era solo una bambina e cioè che dietro le fiabe c'era sempre un fondo di verità. Se solo quei bambini avessero saputo quanto la loro vita fosse legata a quella che credevano soltanto una storia...


Hola gente!
Il primissimo capitolo è questo, spero vi piaccia!
Le coppie, credo si capisca sono LuffyxNami (perché la LuNa è la mia otp assieme alla ZoNa), UsoppxKaya, SanjixViolet e FrankyxRobin (non fucilatemi ma la ZoRobin no me gusta, non mi va a genio). Quanto a Zoro... sappiate solo che la nemica, no, non è Tashigi, la coppia ZoTash mi piace, ma non tanto. Si scoprirà nel prossimo capitolo con chi sarà il nostro spadaccino (e metterò anche le mie ragioni per questa scelta nel mio angoletto qui sotto)
Questa è la mia prima storia su One Piece, fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni, ma ringrazio anche chi legge e basta! ^^
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 2
*** Vogliamo la verità ***



VOGLIAMO LA VERITÀ


La ragazzina dai capelli turchini soffiò forte le candeline e spense le undici fiammelle della sua torta di compleanno tra gli applausi festanti dei suoi amici e dei suoi parenti. In un impeto di entusiasmo la madre l'abbracciò tra le sue finte proteste.
La cuoca di palazzo, Terracotta, tagliò la torta e distribuì le fette ai pochi invitati presenti che non fecero complimenti e mangiarono tutto.
Bibi e Kozha osservarono la figlia divertirsi alla sua piccola festicciola organizzata sul terrazzo del palazzo di Alubarna e, felice, la turchina si strinse al petto del marito.
– Mamma - a un tratto la ragazzina si voltò verso la donna con un sorriso – Perché non ci racconti una delle tue storie?
La principessa di Alabasta sgranò gli occhi stupita: – Ancora?!
– Sono belle, dai... - la pregò la figlia e guardò gli amici come a chiedere di aiutarla.
– Sono la parte migliore della festa! - risero  due ragazzi mori identici, dimostravano circa sedici anni.
– Ma non vi sentite un po' grandi per le mie favole?
– Io mi diverto - rincarò la dose una quattordicenne dai lunghi capelli verdi – È come ascoltare dei libri anziché leggerli!
– Dai, non farti pregare - la incoraggiò un ragazzo moro spettinato, diverso dai due gemelli per gli occhi nocciola che aveva.
– E va bene... - cedette Bibi con un sorriso – Quale volete?
– Scegli tu, Lili, è la tua festa! - si rivolse alla turchina più giovane un ragazzo biondo sui diciasette anni.
La festeggiata ci pensò un pochino e poi si illuminò: – Ci sono! Vi va la nostra storia preferita? - e la proposta venne accolta da cori di assenso.
– Ma non vi stufate a sentire sempre la stessa? - inarcò un sopracciglio Bibi.
– Non ne siamo stufi, è troppo bella! - rispose Lili.
Di fronte a tanto entusiasmo la principessa di Alabasta fece un sospiro e iniziò a raccontare...


Solitamente quando Bibi raccontava una storia nessuno osava interrompere e la sua voce era l'unica presente nella stanza dall'inizio alla fine.
Ma quella volta non fu così. La principessa di Alabasta si bloccò quando vide la mano alzata di Olivia, come fosse a scuola: – Sì?
La ragazza dagli occhi di ghiaccio prese la parola: – Ecco, io è da un po' che mi chiedo... - iniziò titubante – insomma, è da qualche tempo che mi frulla in testa... voglio dire, i personaggi di questa storia sono uguali a noi! Ogni volta che ascolto questo racconto lo penso sempre di più!
Bibi rimase un attimo spiazzata dall'osservazione della ragazza e non seppe cosa rispondere. Trasalì quando alle sue spalle sentì il commento sussurrato ma comunque udbilie di suo padre: – Hai lo stesso spirito di tua madre...
Incrociò sconvolta lo sguardo di Kozha, ma ormai non potevano farci nulla, la bomba era stata sganciata.
– Mia... mia madre? - balbettò quasi stupita la diciassettenne – Tu... tu la conoscevi? Che vuol dire che ho il suo stesso spirito? Se la conoscevi perché non mi hai mai parlato di lei? - arrivò una carrellata di domande a travolgere i reali di Alabasta.
– Ecco, ragazzi -prese la parola Kozha, poi guardò la moglie e Cobra ricevendo un cenno di assenso e allora continuò: – È arrivato il momento di dirvi tutto, dopotutto non possiamo lasciare i vostri interrogativi irrisolti per sempre... - si rivolse alla figlia: – Mi spiace per la tua storia, tesoro.
Lili sorrise: – Poco male, sentirò questa. E poi, i misteri sono interessanti!
Gli altri ragazzi nella stanza fissavano l'ex-ribelle e pendevano dalle sue labbra. L'uomo parlò: – La storia di Bibi, come Olivia ha capito, in realtà è vera. I pirati di Cappello di Paglia sono una ciurma reale e noi li abbiamo conosciuti.
– La storia dei pirati che salvarono la principessa di Alabasta e il suo regno? - indovinò una ragazza con lunghi capelli rossi, Bells.
Kozha annuì: – La rivolta di più di vent'anni fa. Bibi si infiltrò tra i nemici della Baroque Works e poi fu aiutata proprio da loro, anche se il governo attribuì il merito a Smoker.
– Vuoi sapere perché assomigliate tanto ai personaggi di quella storia, Olivia? - intervenne il re – Credo tu possa intuire la risposta...
La ragazza farfugliò : – Loro sono... sono...
– ... i nostri genitori! - la frase venne completata da un incredulo Ace, gli occhi nocciola dilatati per lo stupore.
– Non è una balla vero? - chiese sospettose Jay passandosi una mano tra i capelli verdi.
– Per te mentiremmo su una faccenda così importante? - lo squadrò il re e il ragazzo non replicò, segno che era stato convinto.
– Ma allora perché...? - comiciò Shiro, però Nefertari Cobra l'interruppe: – Adesso avrete la verità. Tutta. Dall'inizio alla fine.
Quest'affermazione sembrò calmare in parte gli otto ragazzi, anche se i loro visi tradivano ancora incredulità e dentro di loro si agitava una tempesta di emozioni: rabbia, stupore, felicità. Riuscirono comunque a sedersi dove capitava, pronti ad ascoltare. Fu Bibi a iniziare...
– Vi avevamo detto del capitano e della navigatrice, Mokey D. Luffy detto "Rubber" o "Cappello di Paglia" e la "Gatta Ladra" Nami dai rossi capelli e occhi nocciola. Bells è identica a sua madre ma gli occhi sono di Luffy e per Ace è il contrario, ma avete ereditato parte del carattere di entrambi, pregi e difetti. Siete golosi come il capitano e con ottimo senso dell'orientamento come dei perfetti navigatori.
– Olivia ha invece lo stesso spirito curioso e intraprendete di sua madre, se fossi cresciuta a Ohara saresti stata davvero un'ottima archeologa come Nico Robin. Hai i suoi occhi, ma hai i capelli di tuo padre, il carpentiere Franky, e hai preso anche un pizzico della sua emotività. Shiro e Kai, invece, i vostri riccioli sono quelli del cecchino Usopp, anche se i tratti del viso sono quelli di Kaya, la dolce Kaya. Avete preso la furbizia di vostro padre e anche quel coraggio che sembra non avere – ma io vi assicuro che ne ha da vendere.
– Pedro è il ritratto del cuoco Sanji, ma gli occhi sono quelli di Violet, l'ex-regina di Dressrosa – sì, Pedro, sei per metà di stirpe reale, ma non sbatterlo in faccia a Jay, è infantile! Ah, siete come i vostri padri! Già, Sanji e Zoro, "Gamabanera" e "Il Cacciatore di pirati", erano sempre pronti a litigare ma in realtà grandi amici, seppure non l'avvrebbero ammesso neppure sotto tortura!
– Zoro aveva un pessimo senso dell'orientamento ma un gran senso dell'onore e una lealtà unica verso il suo capitano! Teneva ai suoi amici – anche a Sanji, sebbene si potesse supporre il contrario – e soprattutto alla sua Perona. Perona che al loro primo incontro era una nemica, che nei due anni in cui la ciurma si era divisa l'aveva fatto dannare, che alla sua partenza verso il Nuovo Mondo aveva sofferto come non mai, che aveva attraversato il Grande Blu solo per rivelargli quanto si fosse affezionata a lui e che aveva scoperto di essere ricambiata. Questo sentimento di affetto si era evoluto via via in amore sempre più profondo e ha portato a Jay e Ariel. Siete uguali a Perona di aspetto, anche se i capelli sono quelli inconfondibili di Zoro, e avvete preso anche il suo carattere all'apparenza scontroso, ma amichevole in realtà.
– Se siamo i loro figli perché non siamo con loro sulla nave? - chiese Kai corrucciato.
– Perché sono ricercati in tutto il mondo. Essere loro figli mette in automatico la vostra vita in pericolo - rispose Kozha.
– Vi ricordate la storia del pirata dai poteri del Pugno di Fuoco? - fece Bibi – Vi ricordate che il solo essere figlio del Re dei Pirati lo rendeva un condannato a morte? Non ne ebbe la possibilità perché l'uomo fu giustiziato, ma anche se l'avesse avuta non sarebbe cresciuto accanto a suo padre. Per proteggerlo suo madre lo nascose lontano, in un'isola selvaggia, lo affidò a un marine chiamato Monkey D. Garp. Sapete come crebbe lontano dalle sue origini, che in seguito scoprì, ma non corse mai il rischio di venire trovato e ucciso dai marine. Vi ho parlato dei suoi fratelli adottivi, del nobile Sabo creduto morto in un  incidente e invece membro dell'Armata Rivoluzionaria e del figlio di Dragon "il Rivoluzionario", un ragazzino con i poteri del frutto Gom Gom per il quale anni dopo il figlio di Portuguese D. Rouge e Gol D. Roger sacrificò la sua vita al solo scopo di salvarlo in combattimento.
– Dragon "il Rivoluzionario" non sarebbe in realtà Monkey D. Dragon? - domandò Ariel.
– Monkey D. Garp, Monkey D. Dragon, Monkey D. Luffy- elencò Olivia, il cervello che andava a mille – quindi il pirata dal Pugno di Fuoco era il fratello di...
– ...nostro padre! - esclamò Bells.
– E si chiamava Portuguese D. Ace - cofermò Bibi – Porti il nome di un grande uomo, Ace.
– Ma tutto questo per dirci cosa? - incalzò Pedro.
– Che la ciurma di Cappello di Paglia seguì l'esempio di Rouge e Dragon - chiarì Kozha – Crescervi lontano da loro era il miglior modo per salvarvi la vita.
– E perché proprio Alabasta? - fu la curiosità di Jay a cui rispose il re Cobra: – Il regno deve un grande favore a loro, il merito della pace ristabilita e della rivolta sedata va a loro e in più la Marina non potrebbe mai cercarvi qui violando la nostra monarchia. Sarebbe entrata in urto con noi e con il governo mondiale,di cui siamo protetti e alleati. Le taglie sui vostri genitori sono stratosferiche e causano non poche grane alla Marina. Immaginate che controllo avrebbero sulla ciurma avendovi in pugno, considerando che non tutti si asterrebbero dall'uccidere a sangue freddo dei ragazzini pur di fare giustizia...
– Quindi avrebbero fatto questo solo per noi? - riassunse Kai scambiandosi un'occhiata con il gemello.
– Suona un tantino assurdo... - obbiettò perplesso Jay.
– Eppure è tutto vero, non è una favola - assicurò Bibi.
– Forse vedere i loro volti potrebbe aiutarvi a crederci - disse Cobra facendo un cenno a Pell. L'uomo falco uscì dalla stanza tornando poco dopo con dei folgi stretti in mano e li dispose sul tavolo. I ragazzi si alzarono in piedi e guardarono il contenuto di quei pezzi di carta: ognuno era un mandato di cattura di un pirata, tecava la tipica scritta "Dead or alive", ma le taglie non erano molto ingenti come avevano detto : – Queste purtroppo sono molto vecchie - spiegò il re.
Pell inidcò due volantini: – Monkey D. Luffy e Nami, 500 milioni e 66 milioni di berry, e Ace e Bells sono le loro copie sputate - in effetti i due fratelli assomigliavano molto ai loro genitori da giovani, così come Olivia si riconobbe in Franky e Robin, Pedro in Sanji, Shiro e Kai in Usopp e Jay e Ariel in Zoro. Mancavano però le foto di Kaya, Perona e Violet.
I ragazzi si scambiarono sguardi stupefatti, ancora faticavano ad assimilare la notizia di essere i figli dei pirati più ricercati al mondo e Bibi non poteva certo biasimarli. Fin da quando erano arrivati uno dopo l'altro a Alubarna ancora in fasce lei e tutti a palazzo avevano sempre dato risposte molto evasive alle domande dei piccoli su dove fossero le loro mamme e i loro papà.
– Io voglio cercarli - il silenzio creatosi venne interrotto di colpo da Ace.
– Co-cosa? - Bibi immaginò di aver sentito solo nella sua testa quella frase.
– Mi hai sentito: io voglio trovarli - ripeté secco il quindicenne – Non mi bastano dei pezzi di carta vecchi ora che conosco la storia. Voglio vederli di persona.
– Ma siete pazzi a partire? - obbiettò Kozha – La Marina potrebbe uccidervi, potreste affondare nel Grande Blu, potreste non trovarli ami, potreste...
– Non mi interessa - lo interruppe Ace con sguardo determinato.
– Sembra una bella avventura! - commentò sorridente Lili, ma un'occhiataccia di suo padre la zittì all'istante.
– A dirla tutta, anch'io voglio cercarli - intervenne Olivia – quantomeno, solo per dire so chi mi ha messo al mondo e lo conosco...
– Ma... ma... è un suicidio! - provò a protestare Bibi.
– Io sono d'accordo con Ace e Olivia - disse Pedro e anche i gemelli espressero il loro appoggio con un cenno del capo.
– E voi? - Bibi si rivolse a Bells, Ariel e Jay. La rossa sembrava un pochino titubant, ma poi incrociò gli occhi del fratello che le trasmisero fiducia e disse: – Io ci sono - e i due verdini annuirono convinti.
La principessa stava per protestare, ma la mano che il re le posò sulla spalla la trattenne: – Non puoi fermarli, come io non sono riuscito a fermare te quando ti sei infiltrata nella Baroque Works. Vogliono andare fino in fondo.
– Sì, però Pell o qualcuno della guardia reale andrà con loro.
– No. È una ricerca che devono compiere da soli. Il tuo viaggio con i pirati ti ha aiutato a diventare la principessa che sei, forse il loro li aiuterà a maturare e a crescere.
Alle sagge parole del padre la turchina non rispose e si limitò a guardare i ragazzi preoccupata: anche se non era la loro madre naturale li aveva cresciuti e teneva tantissimo a loro.
– E va bene - concluse alla fine scuotendo il capo, poi si avvicinò ai ragazzi in piedi e li abbracciò forte uno a uno dicendo che voleva loro bene e voleva tornassero tutti vivi e vegeti.
– Vi offriremo la nave e l'equipaggiamento necessario - parlò Cobra – Spero tanto che non incappiate sempre nei guai come fanno loro...


Hola gente!
Sì, oggi pubblico doppio capitolo perché mi andava e perché è già pronto! Ho mezzi capitoli pronti ma fa stesso...
Allora, sì, non sparatemi, linciatemi o altro ma Zoro (amore mioo) l'ho messo con Perona! Ha iniziato a piacermi come coppia, ho visto delle immagini e dei video che mi sono piaciuti e poi come coppia sono buffissimi, battibeccano sempre e fanno troppo ridere, ma sono anche carini. In realtà è una coppia che ho scoperto da poco quindi spero di gestirli bene!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo (scusate se è corto), ringrazio chi recensice e anche chi legge e basta e mi scuso per eventuali errori di battitura :-)
Alla prossima
Adios

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Capitolo 3
*** Il viaggio comincia ***




IL VIAGGIO COMINCIA


– Ma si può sapere chi ti ha dato la patente di navigazione, Bells?! - imprecò Jay aggrappandosi al parapetto della nave mentrela rossa al timone evitò degli scogli.
– Zitto tu, che hai il senso dell'orientamento di un cactus! - lo rimbeccò la ragazzina.
Erano salpati parecchie ore fa da Alabasta e il vento aveva soffiato sempre favorevole, le coste del regno che per anni era stata la loro casa adesso erano un microscopico puntino all'orizzonte che in due minuti lasciò posto al blu a perdita d'occhio. Bibi e il re Cobra avevano fornito loro tutto il necessario per il viaggio, inclusa una nave adatta a essere manovrata da poche persone: era un veliero con solo due alberi, piccolo ma resistente.
Bells evitò un altro gruppo di scogli con una brusca manovra e un barile di viveri, non agganciato con le corde, rotolò pericolosamente verso il parapetto opposto, dove si teneva Shiro.
– Attento, Shi! - lo chiamò Ariel e il moretto fu veloce a voltarsi e spostarsi quando il barile si schiantò.
– Ahi!
– Oh, no! Ti sei fatto male - si avvicinò a lui Ace.
– Eh? - lo guardò sorpreso il moro – No, io non ho neppure parlato - assicurò.
– Ma allora... - all'unisono otto teste si voltarono verso il barile incriminato. Shiro lo raddrizzò aiutato da Ace e poi insieme i due tolsero il coperchio...
– Lili?! - strabuzzarono gli occhi i ragazzi quando la testolina azzurra dell'amica fece capolino dal bordo del barile.
– Cosa diavolo ci fai tu qui? - riuscì ad articolare Pedro dopo un silenzio che parve interminabile.
– Che domande... Parto anch'io!
– Non se ne parla - intervenne Olivia irremovibile – L'hai sentito anche tu che questo è un viaggio pericoloso.
– Non mi interessa. Io voglio vedere il mondo!
– Torniamo indietro, Bells - ordinò la diciassettenne rivolta alla navigatrice.
– Non possiamo - rispose rassegnata quella – Il log pose punta la prossima isola e Alabasta è sparita all'orizzonte da un pezzo! Siamo in mezzo all'oceano!
Lili esultò un: – Evviva! - mentre saltava fuori dal barile.
– Frena l'entusiasmo - l'ammonì Kai – Dovrai stare fuori dai guai e non combinarne. Quando ti diremo di nasconderti non protesterai, quando ti diremo di filartela, lo farai senza storie, quando ti diremo di rimanere sulla nave, ci resterai da brava, capito? Sei parte della famiglia reale di Alabasta e non possiamo permettere che ti succeda qualcosa in questo viaggio.
– Okay - annuì Lili e il moretto immaginò che la ragazzina avesse smesso di di ascoltarlo dopo la prima frase.
La turchina guardò Bells al timone: – Che rotta stiamo seguendo? - chiese curiosa.
– La più veloce per l'Isola degli uomini-pesce e quindi per l'Arcipelago Sabaody. Re Cobra ha detto che per entrare nel Nuovo Mondo è necessario passare da quel gruppo di mangrovie e far rivestire la nave, ma non ho idea di cosa voglia dire...
– Chissà se vedremo la metropoli sull'acqua di cui Bibi ci ha raccontato... - sospirò sognante Ariel.
– Io vorrei tanto provare a fare un giro sul treno marino- aggiunse Kai.
– Oppure vedere anche la gigantesca nave-isola di Thriller Bark non sarebbe male con la sua aria misteriosa... - ipotizzò ancora la verdina.
– Hai la memoria corta? Bibi ci aveva detto che era stata distrutta. E poi solo tu ci vuoi andare, se vuoi ti molliamo là - la stuzzicò il fratello, dando via a un battibecco.
Gli amici sospirarono: quei due erano fratello e sorella, ma erano peggio di cane e gatto. Erano rimasti calmi e tranquilli tutto il giorno prima e le ore precedenti, era troppo bello per essere vero che se ne stessero calmi e tranquilli come angeli...


L'idea di quella testaccia verde di Jay di fare turni di guardia era stata accolta all'unanimità, così come quella di estrarre a sorte il primo turno di vedetta e adesso, lassù sulla coffa, stretto nella coperta che gli avevano dato per la sera, Pedro si chiedeva cosa cavolo gli fosse passato per il cranio quando aveva accettato quell'idea. Non che non gli dispiacesse starsene lontano dal russare dei suoi nakama, ma il legno della coffa era duro più del cemento e doveva stare sveglio e vigile anche se in realtà era stanco morto.
Stava per cedere chinando la testa sul petto e addormentandosi, quando uno strano rumore attirò la sua attenzione. Era come un canto celestiale, tanto che per un secondo Pedro credette di essere morto e di avere di fronte le porte dell'aldilà. Scosse la testa dandosi dello stupido per un pensiero simile e si alzò in piedi impugnando il cannocchiale. Non riusciva a mettere a fuoco tutti i dettagliaì, ma in piedi sulla spiaggia di fronte alla quale la nave era ormeggiata - il log pose aveva puntato proprio quell'isola come prima tappa - c'era una ragazza. La luna illuminava in parte il suo viso e Pedro fischiò quando vide che la giovane era a dir poco... bellissima. I tratti ricordavano il volto di una di quelle ninfe degli antichi miti, gli occhi luminosi e i i lunghi capelli mori, il chitone colorato drappeggiato sul corpo.
Rapido il ragazzo scese dalla coffa e si sporse col busto oltre il parapetto della nave ad ascoltare quella voce melodiosa. Non era mai stato indifferente alla bellezza femminile e inspiegabilmente si sentiva attratto alla follia da quel canto che lo invitava a scendere sulla spiaggia. Quel suono gli stava annebbiando il cervello, la riva lo chiamava, lo esortava a abbandonare la nave.
Dimentico di tutto il resto, ammaliato dalla ragazza, Pedro non si accorse nemmeno di aver scavalcato con una gamba il parapetto...


Mattiniera come sempre, Olivia uscì sul ponte appena dopo l'alba. Guardò in alto verso la coffa aspettando di veder sbucare la testa bionda di Pedro, ma il posto di vedetta rimase silenzioso, nessuno la salutò. La turchina rimase calma, non era certo il caso di andare in paranoia per un saluto mancato: il biondo avrebbe potuto benissimo essersi addormentato. Del resto, il primissimo giorno di navigazione era stato massacrante per tutti loro.
Ridacchiò, le era venuta in mente una bella idea per svegliare il principino addormentato. Si arrampicò sull'albero maestro cercando di fare meno rumore possibile e già si immaginava la faccia che l'amico avrebbe fatto quando gli avrebbe strillato nelle orecchie. Urlò lei, invece, e quasi perse l'equilibrio alla vista della coffa deserta, di Pedro nessuna traccia se non la coperta sul pavimento. Sorpresa, Olivia ridiscese sul ponte e provò a curiosare in cucina, magari aveva avuto fame e aveva deciso che era ora di una colazione anticipata oppure la stava aspettando dentro perché sapeva che lei si alzava sempre a quest'ora.
Fu colta alla sprovvista nel trovare anche la cucina vuota e silenziosa. Olivia iniziò a preoccuparsi un pochino; era impossibile che Pedro fosse sceso sotto coperta, abbandonando il suo posto - si erano messi d'accordo nel decidere che il turno sarebbe finito quando uno degli altri compagni si fosse svegliato e fosse salito sul ponte, così sarebbero state due persone - e comunque l'azzurra avrebbe dovuto incrociarlo nel corridoio.
Allarmata, la ragazza tornò in coperta e svegliò le sue compagne di stanza, poi tutte e quattro chiamarono i ragazzi: – Alzatevi, pigroni, è importante!
Quando furono riuniti tutti sul ponte, Olivia si ritrovò sette paia d'occhi puntati addosso, in attesa di quello che aveva da dire.
– Pedro è sparito - snocciolò.
– In effetti mi stavo domandano perché Casco di banane non fosse qui con noi... - commentò Jay guadagnandosi una gomitata nelle costole da Bells.
– Sicura che non si sia imboscato da qualche parte?
– Assolutamente sicura. Qualcuno di noi avrebbe dovuto vederlo, altrimenti. La nave non è immensa.
– E allora dove può essere andato? - domandò Lili.
– Non ne ho idea...
– Nell'unico posto dove sarebbe potuto andare - intervenne Bells attirando l'attenzione su di sé. Indicò oltre il parapetto della nave: – Prima o poi saremmo dovuti sbarcare per permettere al log pose di registrare il magnetismo dell'isola, adesso abbiamo un motivo in più per scendere.



Hola gente!
Eccomi qui con il terzo capitolo di questa storia che mi sta prendendo tantissimo, spero sia di vostro gradimento ^^! Spero non mi sia venuto troppo corto, il prossimo tranquilli che è più lungo (almeno credo...)
Due paroline su Olivia, tanto per precisare: lei è la figlia di Robin e Franky e per questo ha ereditato parte del suo carattere da uno e parte dall'altra, quindi è per questo che non si comporta sempre in maniera distaccata e fredda come l'archeologa (tipo l'idea di spaventare Pedro per svegliarlo in questo capitolo), ma dimostra di più e sue emozioni (come fa Franky).
Ecco, dopo questo punto finisco di fare la precisina e tolgo il disturbo ^^
Alla prossima!
Adios

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Capitolo 4
*** Alla ricerca di Pedro ***




ALLA RICERCA DI PEDRO


– Mi potreste rispiegare come mai Lili e Jay se ne sono rimasti sulla nave lontano dalle zanzare? - sbuffò per l'ennesima volta Kai agitando la mano per allontanare un'altra nuvola di moscerini. Dietro di lui Ace lo spintonò borbottando un "muoviti, cammina", anche lui stufo di marciare.
– Te lo ripeto di nuovo io - fece Ariel davanti a lui – Lili deve starsene al sicuro e Jay è rimasto con lei per proteggerla, ma amche perché così non dobbiamo stare dietro a quell'imbranato con un senso dell'orientamento penoso.
– Bell'opinione che hai di tuo fratello - tentò di sdrammatizzare Shiro.
– Ah, beh, l'idea è stata di Bells - fece le spallucce la verdina.
– Ehi, - protestò la chiamata in causa – io alla seconda non ci avevo pensato! Però è vero! - rise infine.
Dopo questo piccolo scambio di battute la camminata proseguì in silenzio. Si addrentravano nella foresta alla ricerca di una qualche traccia di Pedro.
A un tratto Shiro si bloccò e Ariel sbatté contro la sua schiena: – Uh? Perché ti sei fermato, Shi?
Il moretto riccioluto non rispose, lo sguardo fisso sulla destra del sentiero più avanti rispetto a Olivia e Bells che guidavano la fila. Ariel si voltò verso Kai e Ace dietro di lei e li trovò nella stessa posizione di Shiro. Richiamò le due amiche che non si erano accorte dei ragazzi rimasti indietro e avevano continuato a caminare: – Bells, Olivia, venite! I ragazzi si sono imbambolati!
Le ragazze tornarono indietro e, raggiunta la verdina, guardarono nella direzione in cui gli sguardi dei giovani erano fissi.
Sul limitare del sentiero c'era una giovane donna molto attraente che aveva puntati su di sé gli occhi dei tre ragazzi. Era molto bella e sensuale, i lunghi capelli rossicci si arricciavano sulla schiena in tanti boccoli e gli occhi celesti erano incastonati in un abbronzato visino da dea. La figura era fasciata da un morbido chitone verde smeraldo e un bracciale argentato copriva il suo arto sinistro dal polso al gomito.
– E tu chi diavolo sei? - chiese ostile Bells.
La donna non rispose alla domanda, amzi, sembrò ignorarla e tese una mano verso i tre ragazzi ipnotizzati come a far cenno di avvicinarsi a lei. Shiro, Ace e Kai mossero un passo, non calcolando minimamente le amiche che tentavano invano di rattenerli.
– Mi vuoi rispondere? - s'irritò Bells – Chi sei? Tu sai cosa ne è stato di Pedro, vero? Parla!
– Calmati, bells! - le posò una mano sulla spalla Olivia.
– E se provassimo a seguirla? - propose Ariel – Magari ci porterà da Pedro...
– Sì e poi ci farà fuori! - sbottò la rossa.
– Senti, non abbiamo preso tutte quelle legnate da Pell e Chaka per niente - le ricordò Ariel – Se le cose prendono una brutta piega troveremo un modo per arrangiarci e uscirne fuori!
– Se proprio non abbiamo altra scelta... - si rassegnò Bells. Mollò la maglia per la quale aveva trattenuto il fratello e così fecero Olivia e Ariel con i gemelli. I tre avevano ancora gli occhi puntati sulla donna e liberi dalle mani delle ragazze si mossero verso la sconosciuta.
– Seguiamoli di nascosto - ordinò Olivia – A distanza. Sia mai che se andiamo con lei, quella non ci tenda qualche imboscata per poi controllare i ragazzi indisturbata.
Le altre due annuirono e rimasero ferme quando la donna sparì tra i cespugli con ace e i gemelli dietro.
Quando la schiena di Kai, ultimo della fila, non fu più visibile le ragazze si mossero e percorsero la stessa strada della donna. Si tennero basse e camminarono tra i cespugli, guadagnarono terreno e la schiena di Kai rientrò nel loro campo visivo. Ariel quasi schizzò in piedi quando un grosso insetto le svolazzò davanti al naso, Olivia dietro di lei ebbe la prontezza di tirarla giù posandole una mano sulla bocca per impedirle di urlare. La verdina spalancò gli occhi appena l'insetto si avvicinò pericolosamente al suo viso. Agitò convulsamente una mano per mandarlo via e le sue spalle si rilassarono solo quando il piccolo invertebrato se ne andò attratto da un fiore o qualcos'altro di più interessante.
– Muoviamoci - sibilò Bells – Li stiamo per perdere.
Tentando di fare meno rumore possibile tornarono a tallonare la donna e il suo seguito, gli occhi appena sopra la linea dei cespugli puntati sulla schiena di Kai in coda
Le fronde si facevano sempre più fitte e solo qualche macchia di luce filtrava tra i rami degli alberi; in qualunque posto li stesse conducendo la donna si trattava del fitto della foresta.
Il cuore di Ariel perse un battito quando per poco rischiò di uscire dalla copertura delle felci ritrovandosi allo scoperto.
La donna li aveva portati a destinazione. Erano arrivati al suo villaggio.


Shiro, Ace e Kai seguirono la sconosciuta senza notare gli sguardi poco rassicuranti che riservavano loro gli altri abitanti, o meglio, le altre abitanti del villaggio. Erano tutte donne giovani, snelle e con volti di una bellezza pari a quella delle ninfe.
L'accampamento era piuttosto piccolo – una decina di capanne o poco meno – perciò le tre amiche riuscivano a vederelo spiazzo centrale anche dai cespugli.
Un fremito le scosse alla vista di ciò che c'era nel centro: con la stessa aria ebete degli altri tre, Pedro se ne stava seduto buono buono ignaro delle corde legate ai polsi. In effetti la loro utilità parve discutibile alle ragazze, dato che i loro amici erano totalmente inermi e in balia delle donne.
Quella con il chitone verde fece sedere Ace e i gemelli e legò anche a loro i polsi.
– Ma che diavolo vogliono fare quelle? - sussurrò Bells.
– Me lo chiedo anch'io - rispose Ariel.
Le donne stavano parlando tra loro e due in particolare sembravano discutere animatamente attirando l'attenzione di tutte le altre intorno e di Olivia tra i cespugli.
La lite tra le due stava degenrando e passò ben presto dalle semplici urla alle mani in un marasma confuso di gambe, chitoni e braccia.
La donna della foresta e un'altra mora con la veste grigiastra si misero in mezzo e tentarono di dividere le due litiganti. Aiutate dalle altre radunate lì attorno riuscirono nel loro intento e le giovani vennero separate, sui loro visi c'erano delle espressioni che di umano avevano ben poco.
Olivia trasalì alla vista delle loro braccia e gettando un'occhiata a Bells e Ariel capì che anche loro l'avevano notato.
– Quelle donne sono... sono... arpie! - esclamò incredula.
– Arpie?
Olivia annuì: – Alcuni libri che ho letti ad Alubarna parlavano delle arpie. Vedete le loro braccia?
– Le braccia o le piume? Sembrano un tutt'uno... - osservò Bells.
– Infatti. Dalle braccia spuntano delle piume che formano delle ali. Si riconoscono da questo, le arpie. Secondo la mitologia loro vivono negli Inferi e a differenza delle Furie loro non sono solo tre e non sono serve dirette del dio Ade. Il loro compito era quello di rimanere nei Campi della Pena per torturare in eterno i dannati.
– Per caso qualche mito raccontava di ipnotizzare – o qualunque altra cosa abbiano fatto loro – ragazzi? - inarcò un sopracciglio Ariel.
– No, quelle erano le sirene negli oceani. Attiravano i marinai con il loro stupendo canto e poi li uccidevano. Le arpie non si comportano così.
– E le ninfe?
– Nemmeno, quelle vivono in ambienti naturali come i boschi e i laghi e di solito non sono aggressive con i mortali. E poi quelle piume...
– Okay, quelle sono arpie, - tagliò corto Ariel – ma non abbiamo ancora capito cosa vogliono da loro. Insomma, i nostri amici non sono anime dannate, non sono nemmeno morti!
– A meno che le loro anime... - inizilò Bells – Vi ricordate le storie sui popoli antichi che facevano offerte per placare gli spiriti?
– Quindi tu credi che forse... forse le arpie vogliono offrirli come tributo al dio Ade? - incalzò Ariel.
– Può darsi che abbiano fatto arrabbiare il dio e vogliano farsi perdonare - ipotizzò Olivia.
– Poco male - ringhiò Bells – Mio fratello non è un pacchetto regalo per divinità. E nemmeno Pedro, Shiro e Kai!
Ariel era d'accordo con la rossa. La quattordicenne si tolse lo zaino che aveva sempre tenuto in spalla e ne tirò fuori un'arma particolare: sembrava una mezza via tra una spada e un pugnale, la lama era lunga quanto il suo avambraccio. La verdina si tuffò nella borsa alla ricerca del fodero e ne riemerse con in mano quello più la cinghia per appendere la spada alla cintura.
– Credo che tutti i lividi che mi sono durati un mese dopo ogni allenamento con Pell e Chaka mostreranno oggi i loro frutti - sorrise determinata.
Bells ricambiò il sorrsino dell'amica e anche lei posò il suo zaino a terra, mettendosi a frugare alla ricerca dei suoi armamenti mentre Ariel si fissava alla cintura la spada corta.
Olivia invece era titubante all'idea di lanciarsi nella mischia. Non che fosse una codarda, ma il pensiero di combattere contro uno stormo di donne-galline torturatrici armate soltanto di due spade e un pugnale nella sua testa era molto vicino al sinonimo di suicidio e lo fece notare alle altre. Se volevano sconfiggere le arpie prima che i loro amici perdessero le anime dovevano inventarsi qualcosa.
– Sentite - esordì – Prima di andare a farci sbranare, io avrei un'idea...


Hola gente
Innanzi tutto ringrazio Sugar22
per aver messo la storia tra le preferite e LadyRunami per averla messa tra le preferite e aver anche recensito! Grazie mille, davvero! (e io che pensavo non mi cagasse nessuno lol)
Eccomi qui con il quarto capitolo! L'idea delle arpie mi è venuta un po' così (da fissata di Percy Jackson che sono dovevo per forza mettere qualcosa riguardante la mitologia! ^^) e ho preso spunto da quello che mi ricordavo su di loro e in più mi sono inventata qualcosina, tipo quando hanno incantato i ragazzi solo con lo sguardo perché sono bellissime (non credo che nel mito fossero queste grandi bellezze, ma non me lo ricordo bene). Diciamo che ho "adattato" le arpie alla mia storia...
Spero non sia venuto troppo male questo capitolo, comunque spero che mi diciate le vostre opinioni nelle recensioni, ma va bene lo stesso anche se date solo una letta! ^^
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 5
*** Salvataggio rocambolesco ***



Nota dell'autrice: le tre Furie della mitologia greca erano Alecto, Megera e Tisifone  ed erano dette anche Benevole o Erinni.



SALVATAGGIO ROCAMBOLESCO


– Del perché assusmiamo forma mortale non vi deve interessare - borbottò Megera passandosi una mano tra i capelli rossi – Anche voi non siete nella vostra vera forma e nascondete le vostre piume.
– Possiamo almeno conoscere il motivo della vstra visita, oh Benevole' - si inchinò una donna bionda con i lunghi capelli ricci e il chitone di un colore rosato.
Alecto fece un passo in avanti: – Siamo qui per i mortali - e indicò i quattro prigionieri.
L'arpia che si era inchinata aggrottò le sopracciglia perplessa, ma la sua divenne un'espressione intimorita quando vide l'occhiataccia di fuoco di Tisifone, che si stava arrotolando una ciocca verde attorno a un dito con fare annoiato.
– Potrei... - l'arpia della foresta deglutì – Potrei sapere come mai vi interessano le nostre off... i nostri prigionieri?
Un lampo turchino e improvvisamente una mano le stava attanagliando la gola: – Gli affari personali del divino Ade non sono di tua competenza.
– Quattro nuove anime gli farebbero piacere - fece atona Tisifone.
– E il divino ade ha incaricato noi di portargliele - aggiunse Megera con aria superficiale.
– Quindi consegnateci i mortali - ordinò la Benevola dagli occhi di ghiaccio – O forse dobbiamo riferire al divino ade che le sue arpie gli amcano di ripsetto e non obbediscono più ai suoi comandi?
Un brivido di terrore scosse l'intero gruppo di donne-volatili. La ragazza bionda si avvicinò a Shiro e lo fece alzare in piedi strattonandolo per la corda che gli univa i polsi. Fece lo stesso con Pedro mentre la donna della foresta si occupava di Ace e Kai.
I ragazzi furono spinti davanti alle tre Erinni, che li osservarono con cura: – Mmh... sì, credo che il divino Ade gradirà di certo questi giovani- decretò infine Alecto.
Prese in mano la corda di Shiro, Megera aveva Ace e Tisifone teneva Pedro e Kai e le tre Furie si incamminarono verso la costa.
Dopo un paio di passi Megera si voltò di nuovo verso le arpie e chiese: – Qualcuna di voi ha esperienza di navgazione nel mondo mortale?
– Eh... io, Benevola - si fece avanti una ragazza castana con occhi chiari – Come mai?
– I mortali ci scorteranno in barca fino all'ingresso degli Inferi - disse Alecto.
– Dobbiamo sapere quanto impiegherà il nostro strumento di navigazione a ricalibrarsi - parlò Tisifone in tono secco.
– Uh... circa mezza giornata - rispose l'arpia.
Le Benevole non fecero nessun cenno di ringraziamento. Ripresero a camminare verso la foresta sempre trascinandosi dietro i quattro ancora inebetiti. Non appena giunsero al limitare degli alberi che circondaavano il villaggio, però, qualcosa si spezzò di colpo e i ragazzi si risvegliarono di colpo dal loro stato di trance. Fissarono sorpresi le persone che li stavano portando con loro.
– Olivia?!
– Bells?
– Ariel!
Le tre ragazze spalancarono gli occhi sentendo bruciare sulla schiena gli sguardi inferociti delle arpie che capivano di essere appena state fregate da tre ragazzine qualunque. All'unisono le tre amiche si schiaffarono una mano in fronte: la loro "copertura" era appena saltata.
– Sei il fratello più stupido che si potesse avere, sai? - ringhiò Bells prima di strattonarlo e gridare a tutti: – Correte!
Senza farselo ripetere, il gruppetto scappò via dal villaggio mentre le arpie si lanciavano all'inseguimento, rabbiose per essere state prese in giro. D'altronde, Olivia l'aveva detto, le arpie non erano tra i mostri più intelligenti.
Bells passò in testa al gruppo poiché era quella che sapeva orientarsi meglio e dovevano tornare alla barca alla svelta.
Saltavano i cespugli incuranti dei rami e delle foglie che graffiavano loro le gambe, erano veloci a ben presto si ritrovarono le arpie alle calcagna.
Mollando le corde di Pedro e Kai, Ariel si tolse lo zaino dalle spalle e prese a rovistare cercando la sua arma che aveva nascosto quando lei e le altre si erano finte le erinni.La verdina imprecò tra i denti, la sua spada sembrava non voler usicre fuori.
– È inutile, Ariel! - strillò Olivia.
– Come, inuitile?
– Perché mi sono appena ricordata una cosa!
– E sarebbe?
– Le arpie non possono essere uccise dal semplice metallo!
– E tu vieni a dirmi una cosa così importante solo adesso?! - strepitò la verdina.
– Non sono un'enciclopedia, non posso ricordarmi sempre tutto! - si difese piccata la ragazza dagli occhi di ghiaccio.
– Che ne dite se rimandiamo la chiacchierata a più tardi? - intervenne Pedro mentre armeggiava cercando di slegarsi i polsi. Il tentativo era complicato dai continui sobbalzi per via della corsa. – Quelle galline si stanno avvicinando!
– Ariel, prova a stordirle! - suggerì Shiro e il gemello aggiunse: – Esatto, una botta in testa è pur sempre una botta intesta!
Un'arpia si lanciò sulla quattordicenne e avrebbe sicuramente ferito in modo serio la verdina se un grosso sasso non avesse centrato in pieno naso la donna.
– E andiamo! - esultò Ace che era riuscito a slegarsi. Il moretto la prese per mano, spronandola a rimettersi in equilibrio e ad accelerare il ritmo.
La verdina riprese a correre tra varie imprecazioni sempre reggendo la sacca tra le mani mentre riusciva a tirare fuori finalmente la sua spada corta.
Appena in tempo. Un'arpia più veloce delle altre riuscì a balzare verso i ragazzi e Ariel sguainò rapida l'arma, colpì con il piatto della lama la donna-volatile e la fece ruzzolare via indietro.
– Grande! - si complimentò Ace.
– Andiamo di qua! - gridò Bells scartando a destra. Accelerò la sua corsa e in effetti Olivia poté notare di sfuggita che le fronde erano meno folte rispetto a prima.
Ariel si portò in fondo al gruppo, respinse un'altra donna e Ace ne colpì un'altra con un sasso sulla clavicola. Olivia imitò l'amico e centrò una nemica in pieno petto con un sasso piuttosto grosso.
Gli alberi si stavano aprendo e si iniziava a intravedere la spiaggia in lontananza.
– Dai, dai! Ci siamo quasi! - esortò Pedro.
Animati da quella vista, i ragazzi misero più strada tra loro e le serve di Ade, riuscirono a correre più veloci delle donne.
Appena la sua mano scostò l'ultimo ramo della foresta graffianosi e i suoi piedi toccarono la sabbia della battigia, Bells urlò con tutto il fiato che aveva in corpo: – Jay! Leva l'ancora, levala! Dobbiamo filarcela! - e si augirò con tutto il cuore che lui o Lili avessero afferrato le sue parole.
Continuando a correre la rossa entrò in mare e quando l'acqua le raggiunse la vita iniziò a nuotare rapida verso la nave.
– Bells, ma che diamine...! - provò a dire suo fratello  dietro di lei, ma la ragazzina lo zittì: – Muoviti e nuota, Ace! Non sappiamo se quegli stupidi polli siano capaci di nuotare e io non voglio stare qui a scoprirlo!
– Sai... - fece Kai guardando verso la spiaggia dove si erano fermate le arpie – ...credo si siano arrabbiate per come le hai chiamate!
Con un'imprecazione trattenuta tra i denti, la ragazza in testa al gruppo si voltò e vide che le donne-volatili stavano entrando anche loro in acqua annaspando tra mille spruzzi.
– Ma perché non volano? - si chiese Olivia e all'istante Shiro la fulminò: – Ricordaglielo pure, tranquilla! Non ti preoccupare, non stiamo cercando di seminare uno stormo di galline rimbambite per salvarci la pelle, figurati! - la rimbeccò acido.
– Ah, giusto... - tornò alla realtà la ragazza dagli occhi di ghiaccio: a volte la sua curiosità prendeva il sopravvento.
Lo scafo della nave era sempre più vicino e una scaletta di corda era stata calata per loro: finché Jay aveva tirato su l'ancora, Lili aveva lanciato la scaletta per issare a bordo gli amici.
Uno a uno, i ragazzi si arrampicarono – Pedro e i gemelli vennero quasi spinti su, dato che avevano le mani ancora legate – ringranziando tutti i kami che conoscevano, ma non era ancora finita.
Le arpie in acqua erano impacciate, ed erano troppo stupide per ricordarsi di volare – era stata una passeggiata per Ariel, Olivia e Bells fingersi le tre Furie –, ma comunque se fossero rimasti lì sarebbero stati raggiunti e non sarebbero stati in grado di difendersi con le loro armi mortali.
Jay era al timone e seguiva le indicazioni di Bells, dovevano lasciare l'isola.
– Com'è messo il log pose? - chiese Kai finalmente libero dalle corde, adesso stava aiutando il fratello nel tirare una delle funi per spiegare le vele.
– Credo... credo abbia quasi registrato il magnetismo di quest'isola! Insomma, la punta ancora, ma l'ago trema e spesso cambia direzione!
– Allora speriamo che quell'aggeggio si sbrighi! - gridò Ace.
Bells rimase a fissare l'ago del log pose, nella sua testa lo esortava a registrare in fretta quell'isola e sperava si muovesse a indicare una nuova direzione.
"Andiamo, dai, ce la puoi fare, dai..."
– Sì! - esplose in un grido di gioia – L'ago si è girato, indica una nuova isola! - e infatti così era: non erano più obbligati a tenere le vele mezze ammainate emezze no e non erano più costretti ad allontanarsi dall'isola a passo d'uomo con le donne-volatili che annaspavano sulla loro scia.
– Presto Jay, - disse la rossa – andiamocene da qui.
La piccola imbarcazione si allontanò dall'isola con le vele bianche spiegate e il vento favorevole, il suo equipaggio ancora un po' scombussolato, ma pronto per nuove avventure.


Hola gente
Questo capitolo è ancora più corto degli altri mi sa, ma se lo accorpavo a quello precedente mi sa che veniva fuori una mattonata, quindi è meglio così ^^
Sì, dopo le arpie, ho tirato in ballo pure le tre Furie della mitologia greca (tutta colpa di Rick Riordan e del suo Percy Jackson lol) e le ho "adattate" anche loro al mio capitolo: ho fatto comportare le Olivia, Ariel e Bells come delle stronze epocali perché mi immagino tra me e me che negli Inferi riordaniani (?) le arpie e le Furie non vadano proprio d'accordo...
Spero che il capitolo vi sia piaciuto
Alla prossima gene
Adios

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Capitolo 6
*** Il giornale di oggi ***




IL GIORNALE DI OGGI


Un verso che pareva un guaito di cane misto alla voce di una foca si levò dal ponte della piccola imbarcazione. Ace era sdraiato sulle assi di legno a pancia in su in una posa che ricodava molto una balena spiaggiata e si rivelò essere lui la sorgente di quel lamento.
– Piantala di lagnarti - lo rimproverò Pedro intento a giocare a carte con Bells, i gemelli e Ariel.
– È che mi annoio - proruppe il moretto, gli occhi nocciola fissi al cielo – È più di una settimana che non vediamo uno straccio di isola.
– E pensa che abbiamo pure vento favorevole - rise Shiro, anche se la sua espressione cambiò quando pescò una carta dal mazzo e storse le labbra in una smorfia di disappunto.
– Se non altro così non rischi di perdere l'anima - commentò Ariel calando una carta. Pedro, che aveva il turno dopo di lei, si batté un palmo contro la fronte sconsolato.
D'improvviso un fischio sopra le loro teste attirò la loro attenzione: era il gabbiano che consegnava i giornali.
L'uccello si appollaiò sulla ringhiera del parapetto e lasciò giù il quotidiano solo dopo che Olivia gli pagò i quattro berry del prezzo. La ragazza dagli occhi di ghiaccio lo prese in mano e iniziò a sfogliarlo, curiosa di conoscere le nuove notizie del Grande Blu. Non erano particolarmente interessanti, più che novità sembrava gossip.
Olivia voltò la pagina dedicata al nuovo cantiere ultra moderno aperto a Water Seven e sbiancò quando lesse il titolo dell'articolo successivo.
Sorpresa e irritata si chiese come mai una notizia del genere non venisse neppure menzionata nelle novità in primo piano.
Sempre più curiosa lesse tutto l'articolo e arrivata in fondo era senza parole.
– Ragazzi... - riuscì a chiamarli – Ragazzi, venite un po' qua, dovete assolutamente leggerlo!
Gli amici perplessi si avvicinarono a lei, anche Jay che dormicchiava si incuriosì. Ace prese in mano il giornale e lesse ad alta voce per tutti:


"La ciurma di Cappello di Paglia è tornata a Sabaody"

– Sabaody non è dove siamo diretti noi? - chiese conferma Ariel.
– Sì, ma non è quella la parte interessante - disse Olivia – Vai avanti, Ace.
Il ragazzino cominciò a leggere l'articolo:


"La ciurma capitanata da Monkey D. Luffy, detto Cappello di Paglia, è attraccata a Sabaody causando non pochi problemi.
L'uomo, che ottenne il titolo di
Re dei Pirati anni fa quando riuscì a trovare il famigerato One Piece, ha aggredito un Nobile Mondiale nel Grove Uno dando dando il via a un vero e proprio combattimento tra i Draghi Celesti supportati dagli uomini della Marina e i suoi pirati, terminato con la vittoria di quest'ultimi. Allo scontro hanno preso parte anche dei rivoluzionari di alto rango di cui ancora non si conosce l'identità.
La Marina è sulle tracce dei fuorilegge, ancora nascosti in qualche Grove dell'archipelago, e permette di pubblicare i manifesti di questi ricercati. Chiunque li avvisti, avvisi immediatamente la divisione di marine più vicina
"

– Adesso ci sono le taglie, le leggo...

"Monkey D. Luffy, detto Rubber Cappello di Paglia, con una taglia di 3 miliardi 750 milioni di berry,
Nami, la
Gatta Ladra, su cui pende una taglia di 771 milioni,
Roronoa Zoro, l'ex
Cacciatore di Pirati, vale 1 miliardo 991 milioni,
Vinsmoke Sanji,
Gamba Nera, che ha una taglia di 1 miliardo 478 milioni,
Usopp, il cecchino, conosciuto anche come
Sogeking, vale 998 milioni,
Nico Robin, detta
La Bambina Demoniaca, taglia da 976 milioni,
Franky,
Il Cyborg, su cui pendono 930 milioni di berry,
Brook, conosciuto come Il Canterino o anche Il Re del Soul, vale 842 milioni,
Tony Tony Chopper, detto
Il Tenero Peluche
, ha una taglia di 335 milioni,
Violet, ex regnante di Dressrosa e detta
La Regina Pirata, vale 589 milioni,
Perona, conosciuta come
La Principessa Fantasma, ha una taglia di 328 milioni,
Kaya,
L'Angelo Letale, che ha una taglia di 124 milioni.
"

Ace terminò la lettura e il silenzio calò sul gruppo di amici. Dopo quelle che parevano ore, Shiro fu il primo a parlare: – Quindi... la ciurma di Cappello di Paglia... Loro... loro sarebbero i nostri... genitori... - disse l'ultima parola in un soffio.
– Sembrano parecchio strani - commentò Lili. Avvicinò il viso alla pagina per vedere meglio le fotografie dei manifesti: – Eh sì, non c'è che dire, non sono tipi ordinari!
– Fatemi capire... Volete dirmi che mia madre dovrebbe avere i capelli rosa?! - storse il naso Jay.
– Almeno tuo padre non sembra Pinocchio! - protestarono i gemelli.
– Nessuno dei vostri ha le sopracciglia a ricciolo - mugugnò scandalizzato Pedro.
– Però sono buffe - ridacchiò Ariel – A me piacciono. E tu, verza con le gambe, - si rivolse al fratello – da dove credi abbiamo preso il colore di capelli, eh? Di certo non dalla cicogna!
Jay le fece la linguaccia: – E tu sei ancora abbatanza infantile da credere a questa storia dei bambini portati dalla cicogna...
– Taci! - Ariel gonfiò le guance offesa.
Olivia s'intromise nella discussione: – Su, calmatevi ragazzi. Anziché lamentarvi dei difetti dei vostri genitori, dovreste notare i pregi. È la prima volta che vediamo i loro volti da quando possiamo ricordare!
Alle sue parole i due Roronoa non risposero e tornarono a guardare il giornale assieme agli altri, il quotidiano lo tenevano Ace e Bells.
– Nostra madre è molto bella - Ace stava indicando il manifesto di Nami – Ti assomiglia tantissimo, Bells.
– E tu sei uguale a nostro padre, - rispose la sorella guardando la foto di Luffy – però lui ha quel taglio sotto l'occhio e la cicatrice sul petto. Chissà come se l'è fatta...
– Guarda la spalla di nostra madre - notò Ace, anche se gli faceva uno strano effetto chiamare "mamma" e "papà" due foto di avvisi di taglia.
– Bel tatuaggio - esclamò Bells – Mi domando se sia lì solo per vezzo o se abbia un significato preciso...
– Ehi voi due - li  chiamò Ariel – Non monopolizzate il giornale, vogliamo vedere pure noi!


Fu così che il giornale venne messo a terra sul ponte con i ragazzi seduti in cerchio a guardare le foto. Bibi aveva detto loro i nomi e quindi ognuno cercava di imprimersi nella mente le immagini.
L'idea di quella specie di gioco era venuta a Olivia e Bells, Lili – curiosa di "conoscere" i genitori dei suoi amici – e Pedro l'avevano subito appoggiata, seguiti a ruota da Ace, i gemelli e Jay.
L'idea era semplice: guardavano i manifesti della ciurma e ognuno dove commentare con le proprie impressioni senza però lamentarsi o scandalizzarsi o che altro. Solo commenti positivi, aveva imposto Olivia.
I primi due ad essere "guardati" furono gli unici due che non avevano nessun legam di parentela con i ragazzini: Brook e Chopper.
– Il piccoletto ha l'aria tenerona - fece Ariel – Sembra così morbido.
Pedro convenne che aveva un musetto simpatico, anche se lo scheletro lo inquietava un poco nonostante i vestiti colorati.
– A me piacciono i suoi ricci - se ne uscì Bells mentre Ace apprezzò il boa arancione e Olivia ridacchiò: – Begli occhiali...
– Ha un sorriso un po' maniaco - borbottò Kai, ma agli sguardi obliqui di quelli che già avevano commentato alzò le mani ai lati del viso: – Okay, okay, ehm... ha... ha dei bei denti, tutto sommato...
Suo fratello lo fissò con un sopracciglio alzato, poi espresse la sua opinioe: – Il naso blu di Chopper è carino.
Lili annuì: – Già, gli dà proprio l'aria da morbido orsetto!
Per ultimo tocco a Jay: – Anche a me fa ridere come si veste lo scheletro, lo rende meno... ecco... da casa degli orrori - e si guadagnò una gomitata dalla sorella.
La secona coppia di Mugiwara presa "sotto esame" furono Franky e Robin, che erano i genitori di Olivia.
– È bella, lei, e lui ha un'aria buffa e da duro al tempo stesso - sorrise la diretta interessata, il giro di commenti partiva da lei. Kai ridacchiò per la pettinatura di Franky e a Shiro piacque il suo naso di metallo: – Perché di metallo, poi? - si chiese divertito.
Jay e Lili notarono il sorriso di Robin: – Sembra quasi quello misterioso delle ninfe...
Ariel e Bells impazzirono per gli occhiali da sole che entrambi avevano, invece Pedro e Ace apprezzarono gli occhi di ghiaccio della donna: – Ricordano proprio quelli di Olivia - avevano commentato entrambi.
La coppia successiva toccava nel vivo Pedro, i manifesti erano quelli dei suoi genitoi, Sanji e Violet.
– Ha le sopracciglia strane, mio padre, però non è male, e lei, beh, è stupenda - disse il ragazzino biondo osservando gli occhi castani di Violet identici ai suoi – Sono pure vestiti eleganti.
Bells notò il fiore tra i capelli di Violet, ad Ace piaceva il ciuffo di Sanji e Olivia ammirò il vestito che portava la donna. Kai se ne uscì con un commento di apprezzamento – cosa insolita per un negativo cronico come lui – e Shiro rise: – La sigaretta in bocca gli dà un'aria da duro!
Jay disse che gli piacevano gli occhi di Violet e Lilie Ariel, ultime del giro, convennero con Pedro nel dire che entrambi avevano un aspetto curato.
La quarta coppia di Mugiwara furono Usopp e Kaya.
– La... mamma - iniziò Kai con tono incerto – è tanto pallida, speriamo sia il suo colorito naturale...
Il gemello alzò gli occhi al cielo per quella frase e poi parlò: – Invece nostro padre – kami se fa senso chiamarlo così! – ha uno sguardo sveglio!
A Lili piacquero il buffo naso di Usopp e la sua cascata di riccioli, Jay incece osservò che Kaya non aveva molto l'aria da pirata: – In senso buono, intendo! - specificò subito quando vide le occhiate di Bells e Ariel. Le due, assieme a Olivia e Ace, dissero che l'aria "non pirata" della bionda le dava un aspetto allegro e gentile e per ultimo Pedro commentò che gli piacevano il cappello e gli occhialoni da cecchino di Usopp.
Passarono poi a osservare i manifesti di Zoro e Perona, lo spadaccino e la principessa dei fantasmi.
Il primo a parlare fu Jay: – Ha i capelli rosa... - obbiettò.
– Te li tingo io i capelli di rosa se non trovi subito qualcosa di carino da dire - lo minacciò Bells.
– Non oseresti - la fulminò il verdino, ma poi rassegnato tornò a guardare le foto: – Hmm... Lui... nostro padre... sembra forte e lei... mmh... ha un bel viso... chissà che poteri ha.
Fu la volta di Ariel: – A me Peron... nostra mamma piace. Insieme danno l'idea di una coppia buffa ma carina, una di quelle tutto pepe!
A Bells piacevano i tre pendagli di Zoro e Ace e Pedro aggiunsero che la bandana nera in testa e l'occhio sfregiato gli davano un'aria da mettere i brividi perché doveva essere un combattente eccezionale.
Lili andò in visibilio per gli abiti scuri di Perona, Olivia e Shiro notarono i suoi occhi particolari identici a quelli dei due verdini e Kai convenne che Perona era un po' strana ma comunque una bella donna.
Gli ultimi manifesti a essere osservati furono il capitano e la sua navigatrice, Luffy e Nami.
– Woah... fece Ace – Siamo uguali! E lui ha proprio l'aria da Re dei Pirati! Lei invece ha uno sguardo astuto.
– Nostra madre ha un tatuaggio stupendo - aggiunse Bells – E nostro padre ha il viso allegro, sembra quello di una persona sempre sorridente!
Lili fu d'accordo con la rossa per il tatuaggio e ad Ariel piacque il prezioso cappello di Luffy. I gemelli per una volta condivisero la stessa opinione: insieme quei due erano proprio una bella coppia e risero tutti quando Jay venne messo al tappeto da un cartone di Bells per essersene uscito con un: – Devono esserlo proprio se loro due sono venuti fuori così!
Olivia notò la cicatrice sul petto di Luffy – visibile solo in parte nella piccola foto – e si chiese curiosa come sempre che storia ci fisse dietro, Pedro invece fischiò: – È bellissima, lei! Quasi come mia mamma! - rise anche se come gli altri conservava una certa titubanza nel pronunciare quella parola.
Jay si massaggiò il bernoccolo e fu l'ultimo a esprimersi: – Già, è proprio carina! - disse stranamente d'accordo con il biondo – Tutto sommato non sono male insieme. Non è colpa loro se Bells è così! - stuzzicò la rossa, che non se lo fece ripetere due volte e lo mise KO di nuovo.
– Stupido - sibilò la quattordicenne.
Fu così che il resto della giornata lo trascorsero giocando con quelle foto: il gioco delle opinioni era finito, ma si erano appassionati e così Olivia propose di provare a immaginare le loro capacità. Sapevano dalle storie di Bibi che alcuni di loro avevano mangiato i frutti del diavolo, ma non sapevano fino a che punto arrivassero i loro poteri e così passarono il pomeriggio a inventarsi i colpi e le abilità più disparate, alcune – come la possibilità dell'uomo di gomma Luffy di allungarsi e allargarsi a tal punto da fare da vela nelle emergenze tirata fuori da non si sa dove da Shiro – addirittura assurde e impossibili.
Non che fossero soddisfatti di quei semplici giochi, ma associare i nomi a dei volti reali anziché a delle figure solo immaginarie era già per tutti un buon passo avanti nella conoscenza dei loro genitori.


Hola gente
Questo è il sesto capitolo! Lo so che ne ho pubblicati tre in un giorno, ma ce li ho già tutti pronti fino all'undicesimo e e preferisco postarne il più possibile prima del 12 settembre (che con l'inizio della scuola chissà quando troverò del tempo!)
Sì, questo capitolo è più lungo degli altri (spero, perché con il mio senso della misura e del tempo... sarà che ho impiegato di più a ricopiarlo! ^^) e ho paura che sia un po' più pesante degli altri, ma non ho resistito all'idea del gioco quindi vi prego di non lanciarmi contro troppe maledizioni, dai! ^^

Capitolo modificato il 16-9-2016: ho sistemato le taglie, perché giustamente The_Unfallen mi ha fatto notare che le taglie della ciurma erano un po' troppo basse perché fossero quelle del Re dei Pirati e del suo equipaggio ^^' Spero che adesso siano un po' più credibili... Chopper finalmente ha avuto una taglia decente (la Marina ha capito che non è solo una mascotte) e le cifre di Perona e Viole le ho sparate un po' a caso, non sono elevatissime perché è da "poco" che sono ricercate così come Kaya (nel senso che comunque è da meno tempo che hanno una taglia rispetto agli altri Mugi)...
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 7
*** Notizie dal passato ***




NOTIZIE DAL PASSATO


Passarono altri tre giorni di navigazione prima che all'orizzonte avvistassero terra. Trascorsero quel tempo con un bel banchetto proposto da Ace e i gemelli e appoggiati da un'entusiasta Lili. Sotto la direzione di Oliva, la più dotata in cucina, tutti diedero una mano a cucinare le portate – Jay e Ace furono buttati fuori a calci da un furente Pedro, il primo perché era un disastro e il secondo perché continuava ad assaggiare le pietanze crude.
La scusa usata dai tre per far baldoria era che il giornale aveva fornito loro un indizio in più – anche se effimero – per trovare i Mugiwara e poi Shiro aveva aggiunto: – Nelle storie i pirati fanno sempre festa! Noi non siamo da meno, no?
– Ma noi non siamo pirati, - aveva borbottato Bells – almeno credo...
L'intenzione era quella di festeggiare un solo giorno, ma si erano fatti trascinare ed erano andati avanti anche nelle giornate seguenti esaurendo quasi tutte le scorte.
Per questo adesso Bells era sdraiata sul ponte con lo stomaco che brontolava: anche lei, come Ace – soprattutto Ace –, aveva ereditato un po' dell'ingordigia di suo padre.
– Ho fame - mugugnò – Non mangiamo da ieri sera!
– E per forza - fece Ariel – Ci siamo fatti fuori le provviste di una settimana in tre giorni! Tutta colpa di voi festaioli... - si rivolse ai gemelli e all'altro moretto.
– Voi non avete obbiettato alla festa! - disse Kai – Potevate imporvi e farci cambiare idea: di solito i cazzotti di Bells funzionano!
– Sì, ma adesso ti convinco io a suon di pugni, a stare zitto, però! - lo incenerì con gli occhi la verdina e il moretto si ammutolì.
Lili, seduta vicino ad Ariel, stava per commentare divertita quando la voce di Jay dalla coffa attirò la loro attenzione: – Terra in vista!
I ragazzi sul ponte si diressero a prua e osservarono l'isola verso cui si stavano dirigendo: sulla costa si intravedeva un molo, segno che c'erano degli abitanti e poi dietro la cittadina si stagliava una macchia verde, un grande bosco, sicuramente.
– Ma sarà sicuro per dei pirati attraccare così allo scoperto? - chiese Ace.
Bells inarcò un sopracciglio.
– Veramente noi non siamo pirati - puntualizzò Olivia – Non abbiamo la bandiera con il jolly roger.
– Allora ci fermiamo, la disegniamo e poi scendiamo sull'isola! - decretò il quindicenne.
– Okay! - esultò Shiro.
– No!! - Bells stese entrambi con un pugno, aveva l'aria di volerli fucilare solo con lo sguardo.
– Razza di idioti - borbottarono Jay e Ariel, una volta tanto di comune accordo.
– Noi non siamo pirati - riprese la rossa – Non possiamo andarcene in giro con Lili a dire che siamo criminali! E poi se beccassimo qualche marine, noi che speranze avremmo contro soldati duramente addestrati e ufficialiche hanno i poteri dei frutti del diavolo?
– Andare in giro con una nave di Alabasta con la bandiera pirata  metterebbe nei guai noi e tutto il regno - aggiunse Olivia pacata – Bibi ha detto che sono importanti alleati del governo mondiale: che figura ci farebbero se noi li smentiamo così?
– Vero, non ci avevo pensato... - ammise Ace.
– Questo perché non pensi mai - rise la sorella.
– E tu non sei mai gentile!
– Meglio mai gentile che mai intelligente!
– Tu non hai l'aria da intelligente! Sei un'oca!
– Io ti... ti detesto!
I due stavano per darsele di santa ragione – tra loro e i due Roronoa non si sapeva chi fossero quelli che bisticciavano di più – ma Pedro si mise in mezzo e li calmò entrambi.
– Adesso possiamo pensare a riempirci la dispensa? - cambiò discorso Kai.
– Va bene - disse la rossa – Ora vediamo di entrare in porto... e finché voi fate la spesa io tenterò di affogare mio fratello! - lo stuzzicò.
– Eh, ma allora, sorellina, le vuoi prendere proprio!


La piazza centrale dell'isola era occupata da un grandissimo mercato dove vendevano di tutto, sembrava un po' di girare per le vie di Alubarna piene di commercianti e compratori e merci disparate.
Si passava dai vestiti alle spezie, dalla carne al pesce alla verdura, una bancarella vendeva vasi e manufatti di terracotta, un'altra finimenti per cavalli e accessori per viaggi via terra, un'altra ancora offriva cartine, eternal pose vari e strumenti di navigazione: ce n'era per tutti i gusti.
Pedro si era autoproclamato responsabile della dispensa e aveva trascinato Shiro con sé a guardare i tagli di carne di una bancarella, invece Kai e Ace si erano aggregati a Jay – dicendogli che aveva bisogno di loro perché una pietra sarebbe stata sicuramente più abile nel ritrovare la via del ritorno – ed erano spariti chissà dove tra le vie commerciali.
Le quattro componenti femminili del gruppo avevano deciso di fare una passeggiata in città e curiosavano tra la merce di vari mercanti con interesse: vestiti, profumi, accessori e libri attiravano la loro attenzione.
Proprio questi ultimi fecero entrare OLivia in una bottega. La ragazza dagli occhi di ghiaccio prese a sfogliarli e a osservare le raffinate rilegature di alcuni volumi. Tanti tomi erano storie di avventura, alcuni dall'aspetto più vissuto raccontavano di storia e geografia e due o tre che Olivia guardò trattavano di scienza.
Immersa com'era con il naso tra i libri, non si accorse delle altre che si allontanavano, attirate da qualche altra merce interessante.
– Ti piace un genere in particolare? - la diciassettenne sobbalzò nell'udire un vocione parlare di fronte a lei.
Alzò lo sguardo dalle pagine di un libro di avventure medievali e si trovò a fissare un omone moro e abbronzato, calvo solo sulla cima della testa e con un sigaro acceso in bocca. Vestiva con una canotta bordeaux un po' lisa e dei jeans scuri. Non sembravano gli abiti adatti a un libraio.
– Potrei dire che ti piacciono le cose stravaganti, ma magari mi sto sbagliando...
Olivia ci mise un po' a capire che si stava riferendo ai suoi vestii dai colori in contrasto tra loro, li aveva scelti perché rispecchiavano alla perfezione il suo carattere poco ordinario; un top con le spalline verde acqua e una gonnella rosa shocking, dei manicotti multicolor fluo, infradito e alla caviglia sinistra un laccetto scuro.
– Ehi, ti sei incantata?
– Uh...? - si riscosse all'improvviso – Beh, signore, esprimo il mio modo di essere attraverso l'abbigliamento, ma anche tramite quello che leggo, sì. Però tra il mio dentro e il mio fuori c'è molta differenza: se all'apparenza sembro fuori di testa, sappia che qui - e sorrise toccandosi la tempia con un dito – non lo sono per niente!
L'omone scoppiò a ridere a quell'affermazione: – Simpatica, la ragazza! Sembri proprio quel tipo di persona che non se ne importa del giudizio altrui, mi piaci molto! Come ti chiami?
– Olivia, piacere.
– Piacere. Io sono Sheiki. Ti andrebbe di entrare nel retro della bottega? Ho una collezione d'epoca che credo possa piacerti.
– Certo - rispose la ragazza dagli occhi di ghiaccio. Quell'uomo le ispirava simpatia e gentilezza, e se così non fosse stato nello zaino aveva comunque un'arma per difendersi.
Seguì l'omone oltre una tenda dietro il bancone e rimase a bocca aperta: la stanza era quadrata e non molto grande, due finestre lasciavano entrare la luce e il resto delle pareti era interamente occupato da grandi scaffali, grandi scaffali pieni di giornali, gli stessi che i gabbianews portavanoa ogni nave nel Grande Blu, con l'unica differenza che quelli che Olivia aveva di fronte erano vecchi di decenni.
– Wow...
– Alcuni miei conoscenti dicono che sono un po' pazzo a conservarli, ma è la mia passione e in più sono tutti un ricordo di quanto è successo negli anni - rivelò Sheiki.
– È fortissimo - esclamò Olivia – Posso dare un'occhiata? Sono curiosissima!
– Sicuro! - sorrise l'omone – Soltanto... trattali bene che alcuni sono vecchiotti, quasi come me!
Sheiki tornò nella bottega a occuparsi di eventuali clienti e Olivia iniziò a passare di scaffale in scaffale leggendo le etichette: i giornali erano ordinati per annò, trovò un articolo che parlava dell'esecuzione di Gold D. Roger. Alzò lo sguardo all'etichetta, in effetti era tornata indietro con gli anni di parecchio, di quel periodo conosceva soltanto quella storia del Re dei Pirati raccontata da Bibi.
Senza controllare l'anno si spostò più avanti negli scaffali e tirò fuori un quotidiano a caso: la notizia principale era la fine di una guerra tra la Marina e i pirati nel Nuovo Mondo. L'articolo parlava di instabilità politica dovuta alla morte di uno dei Quattro Imperatori in una battaglia precedente. Siccome di tutta la storia Olivia aveva afferrato poco nulla, prese uno dei quotidiani prima e lesse il titolo principale e trasalì.
Veloce si mise a sfogliare i quotidiani ancora più antecedenti alla ricerca di qualcos'altro di interessante e lo trovò: un'isola giudiziaria devastata dal governo mondiale. Il governo che si distruggeva da solo un pilastro della sua organizzazione non aveva molto senso, ma era una poche notizie che la ragazza aveva trovato. Nelle prime righe accennavano anche a due taglie istituite dopo la rivolta di Alabasta, m Olivia sapeva che quella era una menzogna con cui il governo si era salvato dall'umiliazione. Perché in effetti, ragionò la diciassettenne, sarebbe stato uno smacco per le alte sfere mondiali ammettere che un regno loro alleato era stato salvato dal caos solo grazie a dei pirati.
Scostò la tenda e tornò da Sheiki chiamandolo a voce alta. L'omone che aveva appena finito di trattare con un cliente si girò a fissarla curioso: – Che cosa succede?
– Devo chiederti un favore.
– Di cosa si tratta?
– Ecco, vedi... Io volevo prendere in prestito dei giornali dalla tua collezione per farli vedere ai miei amici, sono importanti per noi... Ma poi te li riporterò tutti, promesso!
Il libraio rimase un attimo perplesso da quella strana richiesta e Olivia temette potesse rifiutare, ma poi l'omone annuì: – A patto che tornino com'erano prima. Uguali identici.


Aveva fatto non poca fatica per radunare tutti i nakama sulla nave, tra chi non l'ascoltava e chi era stato introvabile aveva passato due ore a saltare da una parte all'altra della città, ma adesso tutto il gruppo era riunito sulla barca, non poca curiosità attanagliava le loro menti.
– Ho alte notizie! - esordì Olivia, non c'era bisogno di specificare su chi.
– Davvero?
– Sì, più o meno. Più che notizie sono "ricordi" - e fece il segno delle virgolette con le dita.
– Spiegati meglio - disse Jay.
– È un po' lunga da raccontare, ma mi hanno prestato - marcò la parola con la voce – questi vecchi giornali, sono quello che ho trovato su di loro.
– Un po' pochino... - alzò un sopracciglio Kai.
– Pochi i giornali, tante le pagine di notizie dentro - Olivia prese il primo quotidiano in cima ai tre che aveva, che era anche il primo in cui aveva scoperto qualcosa.
– Vi ricorate quando Bibi prima di partire ci aveva riparlato del pirata dal Pugno di Fuoco? - iniziò la ragazza dagli occhi di ghiaccio.
– Sì, aveva detto che si era sacrificato per suo fratello minore - ricordò Shiro.
– Esatto. E vi ricordate il suo nome? Bibi aveva detto a Ace che si chiamava come un grande uomo, ma non abbiamo capito cosa intendesse - poi batté una mano sulla pagina: – Qui invece c'è tutto, tutta la storia per filo e per segno. Si parla dell'esecuzione, della guerra, ...
– Woh, ferma, time out! - la interruppe Ace – Io ci sto capendo meno di prima! Intendo, sappiamo come si chiamava e com'è morto, sappiamo che era suo fratello, ma se parti così in quarta io rimango allo stesso punto di prima!
Olivia gli passò il quotidiano: – È nelle prime pagine.
Ace lo aprì e iniziò a leggere ad alta voce tutte le notizie riportate, la sua voce man mano che andava avanti si faceva sempre più incredula e alla fine dell'articolo la sua faccia come quella degli altri era sconvolta.
– Quindi Monkey D. Luffy detto Rubber  oltre a essere figlio di Dragon il rivoluzionario era anche fratello del figlio di Gold D. Roger e Portuguese D. Rouge - Ariel riassunse la parte che già sapevano.
– E Cappello di Paglia ha sfidato la Marina e la Flotta dei Sette per salvarlo. Si è spinto fino alla base della Marina imitando uno dei Quattro Imperatori del Nuovo Mondo, Barbabianca, e i suoi alleati ed è venuto fuori un putiferio colossale - Pedro aveva gli occhi spalancati.
– È riuscito a liberare Ace e insieme hanno sbaragliato centinaia di marine, ma l'ammiraglio Akainu si è messo sulla loro strada e alla fine Ace è morto per salvare il fratello venendo trafitto da un pugno di lava... - fece Shiro.
– Poi Luffy è stato tratto in salvoda Jinbe e altri pirati e se ne sono perse le tracce. La guerra ha continuato a infuriare e Barbabianca è morto sul campo di battaglia, poi tutto quanto è finito con l'arrivo della Red Force e di un altro Imperatore, Shanks il rosso - concluse basito Kai.
– Questa storia ha dell'incredibile - biascicò Lili.
Olivia riattirò l'attenzione degli amici su di sé prendendo il secondo giornale: – E non è mica finita qui!
Passò il quotidiano a Jay e il verdino lesse come aveva fatto prima Ace. L'articolo era ancora sconvolgente quasi come della battaglia di Marineford e stavolta era protagonista la ciurma di Mugiwara eccetto Brook, Perona, Kaya e Violet.
– Questa è bella ! - fischiò Bells – Hanno espugnato la base del governo mondiale a Enies Lobby e hanno sconfitto tutti i membri più forti dell'organizzazione CP9, incredibile!
– L'hanno fatto per salvare Nico Robin, wow... - commentò Pedro.
– E sono sfuggiti a un buster call della Marina tutti integri. Sono davvero mitici!
– Cosa dice l'ultimo giornale? - s'incuriosì Lili.
– È simile a quello che ci ha portato il gabbianews qualche giorno fa - spiegò Olivia – Dice dell'aggressione che loro hanno compiuto a dei Draghi Celesti insieme alle supernove Eustass Kidd e Trafalgar Law. Ma non è stata una vittoria - la ragazza lesse dello scontro avvenuto in seguito tra pirati e pacifisti, della lotta tra i Mugiwara e i marine, l'ammiraglio Kizaru e il portatore d'ascia Sentomaru. L'articolo termina con la scomparsa della ciurma dovuta al membro della Flotta dei Sette Orso Bartholomew, c'è scritto che si sono come volatilizzati nel nulla.
– Non possiamo tornare in quella libreria a chiedere al tizio se ci presta altri giornali? - intervenne Ace.
– Delicato come sei, tu rischieresti di stroppicciarli tutti, però - replicò Ariel, ma il moretto non raccolse la provocazione.
– Non lo so, mi è sembrato un po' geloso dei suoi giornali. Da un lato aveva un'aria un po' inquietante quando glieli ho chiesti, - ammise Olivia – ma dall'altro sembrava fiero di mostrare la sua collezione a qualcuno...
– Perfetto, allora andiamo tutti a fargli visita! - decise Shiro levando un pugno al cielo.


Si persero un paio di volte nel tragitto dalla nave alla via della libreria, un po' perché Olivia c'era capitata per caso e non ricordava bene la strada, un po' perché Ariel e soprattutto Jay mancavano qualche svolta o confondevano la destra con la ssinistra e Bells doveva sempre andare a recuperarli.
Finalmente, Lili riconobbe un negozio di abbigliamento in cui era entrata prima con soltanto le due quattordicenni e alle domande di conferma dei ragazzi assicurò che dopo aver perso Olivia erano rimaste sempre nella stessa via. Anche la ragazza dagli occhi di ghiaccio riconobbe un negozio di vasellame che aveva intravisto finché camminava di ritorno alla barca.
A un tratto Jay fece loro segno di abbassare la voce e portò una mano all'elsa della katana che aveva a tracolla. I ragazzi lo fissarono con occhi sgranati: – Ma che ti prende?
– Mi prende che, di spalle, a quella bancarella di cibo, ci sono dei marine - sibilò secco.
– E allora? - si stupì Kai – Noi non stiamo facendo nulla di male: siamo qui a gironzolare, siamo viaggiatori comuni e non li abbiamo infastiditi. Dove sta il problema?
– Dove sta il problema?! - si accigliò ancora di più il sedicenne.
– Su, non fare il paranoico - disse Pedro.
– Paranoico?! - grugnì Jay, le sopracciglia aggrottate – Vi devo forse ricordare la predica di tre quarti d'ora che Bibi e Kozha ci hanno fatto sul non farsi vedere dalla Marina, sul girare al largo anche dal più banale soldato perché rischiamo di venire scambiati per loro? Siamo le loro copie sputate!
– Io non credo che rischiamo così tanto - minimizzò Shiro – Dopotutto il mondo è grande, ci saranno delle persone che si assomiglieranno per puro caso...
– Ma di che diamine stai farneticando? - sbottò il verdino e fece per compiere un passo avanti, ma qualcosa tra le sue scapole lo fece irrigidire e si fermò all'istante. I visi dei suoi nakama di fronte a lui erano sbiancati e fissavano qualcosa alle sue spalle, o meglio, qualcuno, Jay immaginò si trattasse della persona che gli stava premendo la punta di una spada tra le vertebre. Riuscì a girare il volto di tre quarti per poter guardare il suo nemico in viso e gli mancò il fiato quando vide di chi si trattava.
– Non muovere nemmeno un muscolo - scandì guardandolo dritto in viso una marine con occhi scuri incorniciati da degli occhiali da vista e lunghi capelli nero-blu raccolti in uno chignon sfatto.
La donna sorrise soddisfatta: – Finalmente io, Tashigi, ho l'occasione di ribattermi con te dopo tempo e sconfiggerti, e dopo ti arresterò e prenderò quelle spade così preziose che non sei degno di maneggiare. Preparati a perdere, Roronoa Zoro!


Hola gente
Ringrazio Saryna_001 per aver aggiunto la mia storia tra le preferite! :)
Questo è il settimo capitolo! Non ho niente da dire in questo mio angoletto pazzo, quindi mi auguro solo che non vi faccia troppo schifo e levo il disturbo ^^
Fatemi sapere quello che ne pensate nelle recensioni, ma se date solo una letta va bene lo stesso!
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 8
*** La persona sbagliata ***





LA PERSONA SBAGLIATA


Intorno a loro la gente aveva rapidamente sgomberato la via e la strada era deserta, non c'era nessuno esclusi loro e i marine.
– A-ehm, signore... - tossicchiò Jay, ma non poté aggiungere altro perché la lama premette più forte sulla sua schiena: – Zitto!
– Lo lasci stare! - esclamò Ariel – Non ha fatto niente di male!
– Voi cosa ci fate qui? - l'uomo li guardò da sopra la spalla di Jay – Dei ragazzini come voi non dovrebbero stare qui. Quest'uomo è un pericoloso criminale, un ex cacciatore di taglie e ora un pirata!
– È incappato in un grosso errore, signore - provò a dissuaderlo Oliva con tono pacato.
– Ha sbagliato pers... - Jay non riuscì a finire la frase: un calcio lo spinse via e ruzzolò a terra vicino al marine.
– Mi sembri un po' deboluccio, Roronoa. Non è da te - commentò Akira.
– Io non sono Roronoa Zoro! - protestò il verdino, ma se avesse parlato al vento quello gli avrebbe dato più ascolto: era sordo, sentiva solo il suo trionfo.
– Cos'è, ad esserti messo con la donna fantasma sei diventato vivido come uno spettro anche tu?
– Non tiri in ballo la famiglia! - Jay venne punto sul vivo: per famiglia lui intendeva principalmente Ariel e tutti i suoi nakama, ma non voleva che quel tizio infangasse il nome di suo padre dandogli del rammollito.
– Andiamo, Zoro, combatti! - Akira si mise in posizione di guardia.
Inutili furono i richiami di Ariel e Olivia, l'uomo rimase sordo a qualunque parola le due dicessero.
– Visto che a parole non capisce di aver sbagliato glielo farò capire a suon di legnate - disse Jay determinato – E poi ha dato dello smidollato a nostro padre. Anche se lo conosco, so per certo che non lo è, non può offenderlo e passarla liscia!
– Razza di idiota, non essere impulsivo!
– Zitta Bells!
– Non hai speranze, non rischiare la pelle per niente! - esclamò Kai.
– Chiudi il becco e lascialo fare - quello era Shiro.
– Jay ce la può fare - disse Ace – Può vincere.
– Allora, hai finito di indugiare, Roronoa? - fece Akira.
– Sta' attento... - fu il sussurro che Ariel riuscì a pronunciare prima che i due si lanciassero all'attacco.
Il marine tentò un affondo che il ragazzo schivò rapido e poi Jay caricò un  fendente appena il fianco destro dell'uomo passò vicino al suo, ma Akira parò il colpo con la lama di piatto. Con un balzo il sedicenne si allontanò dallo spadaccino e si rimise rapido in posizione di guardia. Il marine si lanciò contro di lui, fendette un colpo dall'alto verso il basso mirando al petto del ragazzino che lo intercettò a un palmo dal suo viso intercettanodolo con la spada sollevata, una mano stretta sull'elsa e l'altra aperta contro la parte non affilata della katana.
Dovette sforzare sia le gambe che le braccia per non indietreggiare e cadere seduto, spingeva contro la spada di Akira per allontanarla da sé, ma l'uomo non demordeva. Sentiva di stare per cedere, però, e quindi rilassò i muscoli non opponendo più resistenza e quando il marine portò giù il peso del colpo completando l'attacco, Jay scartò veloce a destra ruzzolando sul terreno. Si rimise in piedi con un'agilità felina e per un soffio schivò la mossa di Akira: sentì lo spostamento d'aria a un centimetro dalla sua testa accarezzargli i capelli. Quel pazzo l'aveva attacato alle spalle!
Di nuovo si buttò di lato facendo una capriola e si rialzò. Stavolta era il suo turno di attaccare.
Caricò un affondo mirando alla gamba sinistra, ma Akira fu lesto a frapporre la sua lama tra l'arma di Jay e il suo corpo.
Il verdino abboccò a una finta del marine: si preparò a difendersi da un attiacco diretto al torace e invece venne colpito alla coscia sinistra sopra il ginocchio. Lo squarcio non era profondo, ma percorreva il muscolo in tutta la sua lunghezza e la considerevole quantità di sangue che imbrattava i pantaloni allarmò i nakama che assistevano allo scontro.
Jay osservò la ferita appena infertagli e un basso ringhio si levò dalla sua cassa toracica. Era il marine che doveva prenderle, non lui, dannazione!
L'uomo a due passi da lui sorrise soddisfatto e questo lo fece imbestialire ancor di più: si lanciò contro di lui con un grido improvviso e l'attacco lo sorprese quel tanto che bastava per permettere al verdino di ferirlo alla spalla. L'attimo di supremazia di Jay fu brevissimo, infatti si ritrovò sbilanciato all'indietro per la pedata nella pancia che il tizio gli aveva appena datoed evitò di cadere mettendo dietro l'altro piede, balzando così a due braccia da lui.
Ma che diamine, era uno spadaccino o un karateka?!
– Mai distrarsi in combattimento, Roronoa! - lo provocò Akira.
– In che lingua te lo devo dire che non sono la persona che cerchi? - strillò esasperato Jay.
– Non mi prendere per stupido - ringhiò l'uomo – Se ti distrai, tanto meglio. Finalmente ti consegnerò alla giustizia! - e si avventò contro il ragazzino senza dargli tregua.
Jay riuscì a schivarli quasi tutti muovendosi veloce a destra e a sinistra, ma gli affondi erano fulminei e due o tre andarono a segno ferendogli le braccia e le gambe.
– Kami, Jay! - esclamò con le lacrime agli occhi Ariel. Dietro di lei anche gli altri assistevano impotenti alla scena.
Il sedicenne evitò un altro fendente del marine e riuscì a fare un paio di passi indietro per riprendere fiato ed equilibrio. La mano che non impugnava la spada, la destra, era premuta su una ferita poco sotto la spalla, una smorfia dolorante impressa sul viso.
Quando Akira caricò un altro attacco lui fece per parare il colpo con la spada stretta tra entrambe le mani, ma per per i lunghi tagli infertigli i muscoli delle braccia cedettero e, senza quasi capire come, Jay si ritrovò con un graffio sul palmo sinistro e lo stesso arto stretto intorno al nulla.
La sua arma era caduta davanti ai suoi piedi, una qualche divinità generosa aveva fatto sì che l'impugnatura della spada fosse posata in parte sul suo piede sinistro: gli sarebbe bastato semplicemente chinarsi e nel contempo alzare il piede per riprendersi la katana ed evitare di finire infilzato.
"Che colpo di culo" rifletté.
Quel semplice pensiero fu una distrazione fatale. Pell, ad Alabasta, glielo aveva insegnato che distrarsi in combattimento poteva essere fatale.
Proprio mentre stava per mettere in atto la mossa per recuperare l'arma, poco sopra l'anca destra esplose come un fuoco, davanti ai suoi occhi la via vacillò e si contorse, i contorni si sfocarono e piccole luci buie invasero il suo campo visivo. A fatica, le sue orecchie registrarono i nakama urlare inorriditi.
La spada del marine venne estratta dal suo addome e Jay vide che la punta era rossa. Si portò incredulo una mano a tastare la sua ferita. La sua canottiera bianca era strappata e una macchia scarlatta si allargava come un fiore che sbocciava. Le luci intermittenti continuavano a offuscare la sua vista e il suo respiro si affannò, un luccichio lo avvertì del movimento di una lama, ma non fece in tempo ad elaborare una qualche idea sensata per contraccare o anche solo scansarsi dalla traiettoria.
– Non fa differenza se ti porto al quartier generale vivo o morto! Li libererò dal dover costruire un patibolo per te! - ringhiò Akira.
– Ti ordino di non farlo! - una voce autoritaria bloccò la spada a un millimetro dal petto di Jay, ancora stordito e piegato in avanti.
Finalmente, dall'inizio dello scontro, il marine degnò della sua attenzione gli altri che avevano assistito al combattimento.
Tutti non guardavano l'uomo, ma Lili. La turchina si era fatta largo tra i suoi nakama e all'ultimo secondo aveva usato un tono autorevole per bloccare il tizio.
– Ancora qui, voi? Dei civili non dovrebbero stare così vicino a dei criminali come lui! - parlò duro.
– Vedo che quando te l'hanno detto loro non hai capito, forse te lo ripeto io capisci! - rispose Lili a tono e poi sillabò: – Lui non è Roronoa Zoro! Non l'ha neppure mai visto!
Il marine rimase un po' spiazzato dall'intervento della ragazzina: – E tu chi sei?
Lili gonfiò il petto e assunse un'aria offesa: –Come "chi sei tu"? Come ti permetti?
I suoi nakama capirono all'istante che la turchina si era calata nei panni della principessa petulante e viziata, chi la conosceva davvero sapeva che di carattere era tutto il contrario.
– Ma tu guarda che sfrontato! - disse Lili scandalizzata – E poi queste dovrebbero essere le persone che ci proteggono! - fece sprezzante  girandosi verso gli amici.
– Se vuoi sapere chi sono io... - riprese con tono altezzoso – ...dovresti prima di tutto ricordarti che il mio regno è un grande alleato del governo mondiale. Quando saprai il mio nome sarai mortificato anche solo di aver usato quel tono con me.
Guardò il marine con aria di sufficienza squadrandolo da capo a piedi.
– Io sono Nefertari Lili - affermò superba, di solito detestava usare il suo nome per fare la spocchiosa ma non aveva altra scelta se voleva salvare il suo amico – Figlia del principe Kozha e della principessa Bibi, nipote del re Cobrae futura erede al trono del regno di Alabasta - al tono di superiorità aveva aggiunto anche una sfumatura pomposa. Ace dovette trasformare un risolino in un colpo di tosse per non scoppiare a ridere sguaiatamente: Lili, con quell'atteggiamento, era quasi comica.
– E tu - indicò furente il marine – hai osato attaccare senza motivo un mio servitore non degnando di ascolto i miei ordini di fermarti. Se la Marina e il governo ci rispettano così, non prendendo in considerazione le nostre parole, forse potrei indurre i miei familiari a troncare i rapporti con il governo.Sai, loro tengono alla mia opinione – dicono che a occuparmi insieme a loro di questioni politiche imparerò ad essere una buona regnante e modestamente sono anche un'allieva piuttosto brava – e sarebbe un disastro se per colpa tua il governo mondiale perdesse un grande alleato.
– Ragazzina, chi mi dice che non è tutto un bluff? - la squadrò scettico l'uomo.
– Sono stata incaricata da mio nonno di viaggiare fino a Dressrosa per occuparmi dei rapporti diplomantici con i reali - Lili sparò la prima scusa che le venne in mente: era una mezza verità, Dressrosa intratteneva accordi con Alabasta.
– Loro sono la mia scorta.
– Non un granché come scorta se si fanno sconfiggere così facilmente. E sono uguali ai pirati di Cappello di Paglia. Non il massimo come sicurezza.
– Vedi un nemico anche in persone oneste? - s'irritò Lili, stavolta non recitava – Tu credi che io giri con i pirati? La Marina crede i reali di Alabasta dei doppiogiochisti?
– Io... non intendevo questo - l'uomo rimase spiazzato.
– Pefetto - soffiò Lili adirata, poi assunse il tono autoritario di prima – Il mio servo è ferito e necessita di cure, quindi vorrei che sia immediatamente curato. E a carico dei tuoi superiori, naturalmente.


Sul ponte erano rimasti Pedro, Shiro, Ace e Kai. I quattro si torturavano le mani impazienti, la tensione tra loro era quasi possibile afferrarla.
Akira era stato trovato dal suo gruppo e si era preso una strigliata dal suo comandante, una donna con gli occhiali, occhi scuri e capelli blu raccolti chiamata Tashigi. Il Contrammiraglio gli aveva promesso una punizione esemplare e si era fatta spiegare in breve la situazione, dopodiché i marine avevano trasferito Jay sulla nave dei ragazzi.
L'avevano portato in coperta, Ariel li aveva seguiti quasi correndo e Lili e Bells erano scese per dare supporto morale ai due verdini. Non che i quattro fossero insensibilli alle condizioni dell'amico, ma a vedere i due dottori lavorare esperti sulle ferite del comagno si erano sentiti totalmente d'intralcio e avevano lasciato campo libero a chi se ne intendeva e avevano rinunciato a dare un aiuto – che magari avrebbe potuto anche fare peggio.
Salutarono con un cenno Olivia quando la videro mettere piede sulla barca – era volata come un fulmine alla libreria e aveva lasciato giù i giornali tornando di corsa alla nave – e la diciassettenne rispose alzando una mano.
Un lamento debole giunse dalla stanza e fece sobbalzare i ragazzi. Mentre stavano per alzarsi e dirigersi in coperta la porta si spalancò e uscirono Bells e LIli con un'aria tirata in volto.
– Che succede? - saltò su Shiro.
– Oltre alla ferita sulla pancia devono cicatrizzare anche quella sul torace. È piuttosto profonda... - spiegò Bells con voce strozzata.
– Ci hanno mandato fuori - biascicò Lili – Ma Ariel ha insistito per restare. Gli sta stringendo la mano così forte che le nocche sono sbiancate.
Un grido impastato li fece preoccuprare ancor di più.
– Ma l'anestetico? - farfugliò Kai – I dottori hanno l'anestetico, vero? Perché non lo usano?!
Il mutismo delle due ragazze rispose per loro: non ne sapevano nulla. Si sedettero in silenzio con gli amici.
Un altro urlo simile al primo fece strizzare gli occhi a Bells e d'istinto abbracciò Ace. Il moro strinse forte la sorella minore e vide i gemelli tappare le orecchie a Lili e tentare di rassicurarla anche se i primi a essere preoccupati erano loro. Olivia strinse le ginocchia al petto e Pedro l'abbracciò per le spalle.
– Stanno ricucendo le ferite - mormorò la ragazza dagli occhi di ghiaccio.
– Perché sono così lenti? - sussurrò Bells con le lacrime agli occhi – È straziante... Perché non lo addormetnano con l'alcol? Così soffre e basta, stava quasi meglio prima!
Il commento della rossa fu l'ultimo, poi il silenzio scese sul ponte, interrotto solo dallo sciabordio delle donne lieve delle onde e dalla voce di Jay sottocoperta.
Trascorsero venti o trenta minuti in questo modo, gli animi sempre più inquieti e i loro muscoli sempre più contratti per la tensione. I gemiti giungevano sempre più ovattati alle loro orecchie, cercavano di isolarsi dai rumori provenienti della stanza, erano un massacro per i nervi.
A un tratto i lamenti arrivarono più flebili fino a cessare del tutto. Questo, se possibile, agitò ancoa di più i ragazzi, i loro respiri quasi trattenuti.
Un rumore di passi catalizzò la loro attenzione verso la porta che conduceva in coperta e quando quella si aprì apparve la figura di Tashigi con al seguito i suoi uomini. Sette volti la fissarono smaniosi di avere notizie, i corpi scattarono all'unisono verso di lei.
– È tutto a posto - sputò fuori la marine vedendo i muscoli delle spalle dei sette nakama rilassarsi – Le ferite sono stae ricucite.
– Perché non l'avete anestetizzato?! - incalzò all'improvviso Kai.
La donna rimase un istante spiazzata, ma un marinaio rispose: – L'anestetico non bastava ad addormentarlo, era solo stordito. La nostra è stata una medicazione di emergenza; le cicatrici resteranno.
La piccola Nefertari aggrottò le sopracciglia: – Se permette, Contrammiraglio, vorrei una spiegazione riguardo il comprtamento assurdo del suo sottoposto!- indicò Akira parlando con tono freddo e scocciato.
La corvina sospirò: – Sono desolata per l'insubordinazione del mio soldato. Purtroppo, è entrato in servizio da soltanto due giorni, è un novellino ed ha una pessima memoria. Una volta, in foto ha addirittura scambiato l'Ammiraglio Fujitora per il Grand'Ammiraglio Sakazuki.
– Spero che la prossima volta ci pensi due volte prima di attaccare qualcuno senza ritegno - ringhiò Lili seriamente irritata.
– Ve lo prometto, principessa - assicurò la donna – Noi qui abbiamo finitio, arrivederci.
Anche i soldati salutarono educatamente Lili e se ne andarono, venendo totalmente ignorati dalla turchina e dai suoi nakama che si fiondarono dall'amico.
I marine scesero dal veliero e si incamminarono sul molo.
– Tsukine? - Tashigi chiamò Akira per cognome.
L'uomo si ferrmò un paio di passi dietro al suo superiore: – Sì, Contrammiraglio?
– Qualcosa in quei ragazzini non mi convince...
– In che senso, scusi?
La corvina aggrittò le sopracciglia e assunse un'espressione ancora più seria: – Nel senso che quella era davvero la principessa di Alabasta, ma la stori che hanno raccontato, quella della scorta fino a Dressrosa, non me la sono bevuta. È vero, quel ragazzino non era Roronoa- rifletté – Ma in lui e in tutti gli altri c'era qualcosa di sospetto. Non mi convincono. No, la loro farsa non mi convince per nulla.



Hola gente
ho totalmente cambiato questo capitolo (da settembre mi ci sono voluti quattro mesi per decidermi a cambiarlo, ma finalmente l'ho fatto) perché mi era già stato fatto notare che nella versione precedente non aveva senso e anche perché rileggendolo mi sono detta... "Ma che cazzo ho scritto?! O_O"
Spero che così possa essere più sensato ^^
Fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni e ringrazio anche chi legge e basta
Alla prossima gente
Adios

 

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Capitolo 9
*** I binari sull'acqua ***




I BINARI SULL'ACQUA


Si sentiva come se si fosse buttato da un dirupo e una mandria di bufali gli fosse passata sopra, ogni osso e ogni muscolo gli doleva in una maniera pazzesca. Si stava lentamente risvegliando da quel limbo in cui era caduto dopo essere stato medicato da quei pazzi di marine. L'unica cosa che ricordava che non fosse il dolore per i punti era la presenza di sua sorella che gli teneva la mano mentre lui la stringeva forte conficcandole le unghie nel dorso per sopportare il male. E dietro di lei erano giunte ovattate due voci, una Jay non l'aveva riconosciuta – l'alcol e i punti gli avevano fatto perdere lucidità prima che quella parlasse –, ma l'altra sapeva che apparteneva a Bells.
Strizzò appena gli occhi e guardò verso l'oblò della stanza in cui era: fuori splendevano le stelle. Quanto era rimasto svenuto per due cavolo di tagli?! Sbuffò dandosi dell'idiota debole. Ed era anche stato sconfitto dalla donna marine esaltata. Doppiamente idiota, doppiamente debole.
Un mugolio sommesso attirò la sua attenzione: con la testa appoggiata al materasso, seduta su una sedia lì accanto, dormiva profondamente Bells. Sorrise divertito e intenerito allo stesso tempo, la conosceva bene ed era certo che la rossa avesse spedito a letto sua sorella – erano una più testarda dell'altra, quindi ridacchiò immaginandosele testa a testa, la rossa che cercava di convincere la verdina ad andare a letto e Ariel che s'impuntava dicendo di non essere stanca – e poi fosse rimasta lei lì ad aspettare che aprisse gli occhi.
Affettuoso, si protese ad accarezzare con una mano la nuca dell'amica, poi si ridistese a dormire sperando che l'indomani il mal di ossa fosse sparito.


– Dammi una mano con questo sacco, muoviti! - esclamò scocciato Ace scuotendo Pedro, che si era incantato a fissare alcune ragazze molto carine poco lontano dal negozio dove i due si trovavano.
– Ohi, Pedro, ci sei? Schiodati da quelle due! - Ace passò una mano davanti agli occhi dell'amico, ma quello non lo vide neppure. Il moro allora sospirò e poi gli strillò nelle orecchie: – Svegliati, Casco di Banane!
Il biondino si girò a osservarlo assassino: odiava quel soprannome inventato dal moro e da Jay tempo fa durante un battibecco.
– Che vuoi? - sibilò – Ero perso in una contemplazione paradisiaca e tu mi disturbi... che diamine ti prende?
– Ma che contemplazione, maniaco! - borbottò Ace – Comunque, dammi una mano a portare questo sulla nave!
Pedro scrollò le spalle e sbuffando aiutò l'amico a tirare su il sacco contenente provviste per la navigazione.
Il primo giorno in cui erano sbarcati sull'isola erano riusciti a comprare solo una cosetta o due, distratti dalle meraviglie del mercato, poi Olivia li aveva richiamati per far vedere loro i giornali e, per ultimo, in strada la marine sbadata – i suoi uomini avevano detto così, ma per i nove nakama quella era soltanto fuori di testa – aveva ferito Jay perché l'aveva scambiato per suo padre. Va bene che si assomigliavano molto, ma tra il ragazzino e la foto del manifesto la differenza c'era!
Erano passati quattro giorni dallo scontro tra il verdino e Tashigi, il loro amico aveva impiegato poco più di una giornata per riprendersi, ma al log pose ne serviva ancora un'altra per egistrare il magnetismo dell'isola.
Nelle ventiquattro ore che separavano i nakama dalla partenza, Ace e Pedr stavano caricando sulla nave le ultime cose necessarie a salpare: farina, pesce secco, legumi in scatola. Contavano, anche se non più di tanto viste le dimensioni dei re del mare, di pescare anche qualcosa di fresco.
Il resto del gruppo si era diviso per il mercato: le ragazze avevano continuato il loro giretto di compere varie, loro erano lì a occuparsi degli alimenti – ma d'altronde si erano offerti volontari per ultimare questa faccenda – e i gemelli e Jay erano spariti alla ricerca di qualche negozio curioso o di una qualsiasi armeria. Ace sperò vivamente che quei tre riuscissero a tornare al porto senza perdersi, altrimenti chi l'avrebbe sentita sua sorella sclerare?
– Ehi, Pedro, tieni il sacco - proruppe a un tratto il ragazzino.
Il biondo non fece tempo a protestare che dalla sua parte Ace mollò il carico. A fatica riuscì a mantenere l'equilibrio: – Dove diavolo vai?
– A pagare - sorrise a trentadue denti l'amico.
– Eh?! E tu mi fai alzare un peso del genere per poi piantarmi qua? Perché non hai pagato prima, baka?!
– Mi sono dimenticato - fece le spallucce l'altro.
Poco ci mancò che Pedro finisse gambe all'aria. Era quasi impossibile per una persona reggerlo da sola: che cavolo c'era dentro?
Il biondino mollò a terra il carico con poca grazia e sbuffando fissò torvo l'amico: più tonto di lui non c'era nessuno, si ritrovò a pensare.
"Evitiamo di continuare a parlare di sacchi e conti, se no giuro che lo prendo a calci fino a farlo secco!"
– Senti... tu dove speri ci porti la prossima rotta? - chiese con una voce mal controllata perché ancora irritato dall'atteggiamento del più piccolo.
Ace non diede peso al suo tono ringhiante e rifletté: – Mmh... non lo so, non ne ho la minima idea... Spero una delle isole di cui ci ha parlato Bibi!
– Anch'io ci spererei! Ma vorrei tanto arrivare in fretta a Sabaody e poi andare nel Nuovo Mondo a cercarli - il tono di Pedro tornò normale.
Si accorse del commerciante giunto dietro di loro solo quando quello parlò: – Prendete solo questo sacco?
I due amici si voltarono a guardarlo e annuirono. Il venditore sorrise; era un uomo alto e smilzo, con disrodinati ricci rossi in testa e due lenti enormi a nascondere un viso allungato e occhi piccoli e stretti. Vestiva con un grembiule bianco sopra dei pantaloni scuri e un'assurda camicia lilla.
– Bene bene - si strofinò le mani soddisfatto – Fanno esattamente 1500 berry.
– Eh?! - strabuzzò gli occhi Pedro – Così tanto?!
– Eh, certo, ragazzo - rispose quello con nonchalance – La carne di re del mare aromatizzata alla cannella e alle spezie speciali di Fukura è molto pregiata e costosa.
Circondato da un'aura nera, il biondo fissò omicida Ace: – Tu e il tuo dannato stomaco - scandì pericoloso. Si voltò poi verso il commerciante con un sorriso angelico: – Non la prendiamo.
– Cosa?! - sgranarono gli occhi gli altri due.
– Ma... ma... la carne di yagara in confronto non è nulla!- protestò l'uomo nel disperato tentativo di concludere l'affare – E poi è già scontata al massimo!
– Carne di yagara? - ripeté Ace come se non avesse udito le parole successive.
– Non sapete cos'è? - si stupì il venditore – Oh, kami, ma da dove venite?
– Alabasta - grugnì secco Pedro.
– Allora dovreste conoscerla, assieme al nostro re del mare la carne di yagara è una tra le più pregiate e buone del Grande Blu!
– E dove possiamo trovarla? - chiese speranzoso Ace. Il solito ingordo, alzò gli occhi al cielo Pedro sconsolato.
– Ma a Water Seven! - esclamò l'uomo come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Vi ho sentito parlare della vostra prossima meta e posso dirvi che da Fukura l'unica rotta possibile è quella verso la metropoli sull'acqua!
– Davvero? - a Ace brillavano gli occhi.
– Sicuro!
– Allora prendiamo la carne! - decise prima che Pedro potesse fermarlo. Il biondo inveì contro di lui in tutte le lingue conosciute e non.
– Dai, non essere così arrabbiato, piacerà anche a te questa carne! - ridacchiò il moro.
Il diciassettenne abbassò le spalle con aria rassegnata e tirò fuori un buon gruzzoletto di soldi: sempre atterzzarsi quando si comprava cibo con Ace, lo aveva imparato ormai.
– La prendiamo a una condizione, - contrattò serio – te la prendi tutta tu la responsabilità se tua sorella si incavola!


Bells non si era arrabbiata più di tanto per i soldi quando aveva saputo che la prossima destinazione sarebbe stata Water Seven, la grande metropoli acquatica di cui Bibi aveva raccontato. Non li aveva neppure presi a pugni, non che Ace ci tenesse a ricordarle che doveva ancora gonfiarlo di botte.
Fukura era sparita da un giorno oltre la linea dell'orizzonte e adesso l'equipaggio filava verso la città con il vento in poppa e il sole splendente nel cielo.
Sulla nave ognuno si stava rilassando come meglio credeva: Kai se ne stava stravaccato sulla coffa e anche se aveva tentato di stare sveglio russava alla grossa già da qualche ora, Jay lo imitava appoggiato all'albero maestro, Lili e Olivia erano sdraiate all'ombra di un grosso ombrellone, la prima sorseggiando un succo di frutta ghiacciato e la seconda leggendo un libro, mentre il resto dei nakama di divertiva a giocare a carte. Di tanto in tanto Bells controllava il log pose per accertarsi che la direzione fosse giusta e non ci fossero guai in vista.
Prima di salpare da Fukura il venditore smilzo della bottega alimentare li aveva avvisati di stare attenti ai treni marini. I ragazzi sapevano che ne esisteva uno, il Puffing Tom; Bibi aveva narrato anche quella storia, ma non sapevano che ne fossero stati realizzati altri modelli funzionanti – la principessa aveva detto che era stato complicato costruire il primo –, però del resto quella storia era vecchia di quasi trent'anni: a Water Seven si saranno dovuti mordenizzare un po' in quell'arco di tempo.
– Io non vedo l'ora di assaggiare la carne di yagara! - esclamò con l'acquolina in bocca Ace.
– Pure io non sto più nella pelle - convenne Shiro, poi si rivolse a Bells: – Sai per caso quando riusciremo a vedere questi benedetti binari?
La rossa lo guardò in tralice: – Non lo so, il negoziante non ha specificato quanto fossero distanti da Fukura e io sono un navigatore, non un contachilometri! Ci ha detto che erano sulla rotta e...
Uno scossone fece ondeggiare il piccolo veliero e i membri del suo equipaggio dovettero reggersi al parapetto e all'albero per non finire catapultati in acqua.
– Che diavolo succede? - Kai si affacciò dalla coffa allarmato.
– Non lo so, prova a dare un'occhiata tu dall'alto! - suggerì Olivia.
Il moretto non se lo fece ripetere due volte e scrutò il mare attorno a sé per individuare un eventuale nemico – dei pirati magari – ma la superficie dell'acqua si estendeva blu a perdita d'occhio, nessuna sagoma di vele all'orizzonte.
Qualcosa d'improvviso attirò la sua attenzione: sembrava un filo appena sotto il pelo del mare e accanto a quello ce n'era un altro parallelo.
Aveva un abuona vista, Kai, e sottigliando gli occhi riuscì anche a intravedere delle linee corte perpendicolari ai fili e racchiusi tra questi due. Formavano una specie di scala sottomarina, o anche...
...una rotaia.
Appena formulato quel pensiero, i suoi occhi registrarono automaticamente un nastro giallo lunghissimo spezzato in due, Ovvio che non l'avevano visto, era mezzo a galla e mezzo nascosto in mare.
Dannazione, erano in grossi guai.
– Ragazzi! - chiamò i nakama sul ponte – Siamo nei casini più totali!
– Oh no, che cavolo c'è adesso? - sbottò esasprato Shiro.
– C'è che rischiamo la rotta di collisione!
– Spiegati meglio, arriva al sodo! - proruppe Pedro.
– Un treno marino potrebbe arrivare da un momento all'altro e noi... - deglutì a vuoto – Noi siamo proprio sui binari!


Hola gente
Sono sopravvissuta al primo giorno di scuola yeee!! Okay, molto interessante...
Ringrazio Sabry_001 per aver recensito il capitolo precedente e LadyRunami e Sugar 22 che seguono la mia storia (sì, vi ringrazio sempre lol XD)
Non ho molto da dire su questo capitolo, solo... la carne di Water Seven che nominano nell'anime (perché io guardo quello, il manga non lo leggo) è quella di yagara o un'altra? Io ho usato quella di yagara perché non me lo ricordavo più... ^^'
Spero che vi piaccia, fatemi sapere quello che pensate nelle recensioni, ma ringrazio anche chi legge e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 10
*** Fuori dai guai... o forse no? ***




FUORI DAI GUAI... O FORSE NO?


Lili avrebbe voluto volentieri sbattere la testa contro l'albero maestro: non voleva finire i suoi giorni investita da un treno, aveva tutta la vita davanti! Si ritrovò a singhiozzare in preda al panico stringendosi come un koala all'albero maestro: – No, io non voglio diventare marmellata di principessa, vi prego!!
Accanto a lei, Jay si era rimesso in piedi e stava sghignazzando: – Sai, diventeresti proprio una bella marmellata azzurrina; mi immagino già i barattoli!
Il suo scherzo fece agitare ancora di più la ragazzina, che prese a strillare totalmente terrorizzata.
– Se non la calmi subito accanto a lei ci sarà anche marmellata di testa verde - ringhiò Pedro – E non sarà per colpa del treno!
– Spero che la "testa verde" non tiri in ballo anche me - alzò un sopracciglio Ariel.
Olivia impedì a Jay di replicare a tono alla sorella e tossicchiò: – Che ne dite se troviamo un modo per tirarci fuori da questa storia prima che arrivi un treno e poi ne discutiamo, eh?
Il verdino mugugnò qualcosa che ricordava un verso di assenso e gli altri due annuirono sorridenti.
– Hai un'idea, Oliva, vero? - si calmò d'improvviso Lili.
– Ehm... no.
– Ecco, io lo sapevo - guaì la turchina.
– Finiscila di lagnarti e vai con gli altri al timone - arrivò secca la voce di Bells.
L'undicenne impiegò un paio di secondi a metabolizzare le parole dell'amica e poi corse con gli altri a prua e prese in mano la ruota del timone, anche se non capiva cos'avesse in mente la rossa.
– Kai - chiamò Bells. I riccioli del moro si sporsero con tutta la sua testa in attesa di istruzioni. – Resta di vedetta. Devi la superficie del mare e avvertire ogni volta che un'onda di avvicina allo scafo, chiaro?
– Chiarissimo! - annuì il sedicenne.
La navigatrice guardò gli amici al timone, reggevano tutti la ruota in attesa.
– Ogni volta che vi dirò di girare, voi girerete il timone tutto a destra il più forte possibile.
– Che cos'hai in mente? - chiese Pedro.
– Il vento si è levato e soffia da sinistra a destra, quindi nella nostra direzione. Anche le onde seguono questo movimento e colpiscono di lato la chiglia. Ogni volta che un'onda passa sotto di noi il nostro scafo si solleva leggermente dal binario; dobbiamo sfruttare quel momento ogni  volta per spostarci sempre più a destra e scendere da questa rotaia - spiegò risoluta la rossa.
Tornarono tutti concentrati quando la voce di Kai segnalò onde in arrivo e Bells diede più volte il comando, i nakama ogni volta giravano il timone con tutta la forza che avevano in corpo: la polena della nave adesso non era più perpendicolare alle rotaie, era spostata di traverso a formare un angolo acuto.
Un'altra onda, un altro movimento.
– No! - gridò sconvolto d'improvviso Kai – No, no, no!
– Ehi, che succede? - volle sapere Jay.
– In lontananza, no, no! - continuò il moretto come in tilt.
– Kai!! - lo riportò alla realtà lo strillo di Bells – DImmi cos'hai visto!
Il ragazzo di vedetta diede loro una notizia che fece perdere ai loro cuori un battito: – È abbastanza lontano, ma su queste rotaie sta per arrivare un treno marino!
A Shiro quasi cedettero le gambe: – Stai scherzando, spero!
– Ti pare che scherzi su una cosa del genere?!
Olivia intervenne con tono duro: – Calmiamoci tutti e continuiamo a sfruttare le onde, non dobbiamo perdere tempo prezioso!
– Ma noi non ne abbiamo! - protestò dalla coffa Kai, ancora più negativo del solito.
– Sì, invece! - si impuntò decisa la ragazza – Continua a segnalarci le onde, ce la possiamo fare!
Deglutendo a vuoto, il ricciolino sulla coffa annuì e tornò al suo incaric. Si sforzò di non pensare al treno sempre più vicino, furioso e fischiante, lanciato a gran velocità contro di loro... E loro che venivano presi in pieno in un fragore di acciaio e legno spezzato, la nave ridotta a un ammasso di ruderi e loro scagliati in aria come piume nel vento pronti a spiaccicarsi contro la locomotiva e a diventare poltiglia come predetto da Lili...
Okay, no, doveva finirla di essere così tragico! E poi lui non voleva morire a sedici anni per colpa di uno stupido nastro spezzato!
Avvertì di un'onda e poi un'altra, e un'altra ancora, Bells dava il comando, il timone veniva girato e la nave era sempre meno incagliata sui binari.
Con i nervi a fior di pelle Kai gettò un'occhiata fugace al treno: era sempre più vicino, ormai sentiva perfettamente il fischio della locomotiva e il clangore delle ruote contro la ferrovia.
Per non accasciarsi a terra tornò a osservare le onde e a segnalarle.
Alla nave mancavano solo due giri per liberarsi dal binario...
La locomotiva era sparata verso di loro come un razzo, i suoi fischi trapanavano loro i timpani...
Un giro di timone, la nave era quasi libera...
Il rumore delle ruote rimbombava nelle loro teste, totalmente fuori tempo con i battiti furiosi dei loro cuori...
Un altro giro, ma perché non se ne andavano via, il treno era praticamente addosso a loro!
Ne serviva un ultimo, ecco cosa stava strillando Bells con voce isterica. Ancora uno e sarebbero stati liberi!
Il muso della locomotiva era a una decina di metri da loro, non avevano più tempo...
Ma eccola! Quell'onda, un colpo di fortuna o una grazia del destino. Kai non lo sapeva, seppe solo che urlò con tutta l'aria nei suoi polmoni: – Ora!!
Il timone girò velocissimo e la nave ruotò brusca  verso destra, la prua e la chiglia finalmente senza più il ferro delle rotaie sotto.
Si coprirono tutti le orecchie quando il Puffing Tom sfrecciò a un centimetro da loro e si accovacciarono a terra, lo spostamento d'aria sventolò violento i loro vestiti e i loro capelli. In un lungo ruggito – quasi il treno fosse offeso di aver incontrato un ostacolo sulla sua strada – seguirono alla locomotiva tutti i vagoni, le ruote sferraglianti crearono un baccano infernale.
In un lampo, però, tutto tacque.
Ritornò soltanto il silenzio, interrotto dal leggero rumore delle onde che increspavano l'acqua e due gabbiani passarono in cielo.
Ancora storditi, pian piano si rimisero tutti in piedi. Si guardarono increduli come se intorno a loro fosse appena esplosa una bomba, anche se tutto era intatto e non era vero.
– Non dobbiamo più prendere così sottogamba questi binari - esordì Ace serio.
Bells annuì: – Ma come faremo a controllare di non finirci sopra? - chiese poi.
– Dovrebbero essere segnalati - intervenne Kai dalla coffa – Con un nastro giallo che qui è spezzato e metà sta in acqua, quindi non si vede! È stato quando l'ho notato che ho capito.
– Allora dovremo prestare attenzione a questa linea gialla, tutto qui -tagliò corto Jay.
– Non farla così semplice - lo ammonì Pedro – Kai ha detto che qui è rotto. Non possiamo escludere che non lo sia anche in altri punti...
– Giusto - convenne Ariel, poi propose: – E se uno di noi rimanesse di vedetta con sempre il binocolo sotto mano? Metterebbe a fuoco in anticipo i nastri e noi non ci finiremmo sopra...
– È un'ottima idea - approvò Olivia.
– Kai, - lo chiamò il suo gemello – hai sentito cos'ha detto Ariel?
– Sì, non preoccupatevi, passatemi il binocolo, starò io di vedetta e sarò vigile, promesso!


La loro buona stella doveva aver vegliato anche lei su di loro perché nei due giorni seguenti non incapparono più in nessuna spiacevole rotaia e non rischiarono di essere travolti da nessun treno.
In quelle ore di tarda mattinata di vedetta c'era Ace. Scrutava attento il mare, ma il nastro giallo era sempre visibile e in più aveva curvato e adesso seguiva una direzione piuttosto lontana dal loro veliero. Al ragazzo era parso un po' strano che le rotaie compiesseroo un tragitto così contorto, il venditore aveva detto loro che il treno marino era di Water Seve, ma magari i costruttori della ferrovia avevano avuto le loro buone ragioni per farle compiere una strada piuttosto che un'altra.
O forse sua sorella era imbranata e non sapeva seguire il log pose. Se Bells gli avesse potuto leggere nel pensiero a quest'ora se le starebbero già suonando di santa ragione. Ridacchiò a quella scena: ovviamente avrebbe vinto lui, l'avrebbe stesa e ci si sarebbe seduto sopra e poi avrebbero fatto pace in qualche maniera.
Okay, era meglio se non si distraeva.
Sussultò quando individuò l'isola che era la loro prossima meta, non sembrava molto distante, ma senza il binocolo si accorse che era un punto all'orizzonte.
– Terra in vista! - gridò ai nakama – Ragazzi, stiamo per arrivare a Water Seven!
Sul ponte sentì i suoi amici esultare: finalmente avrebbero potuto vedere dal vivo uno dei tanti luoghi di cui Bibi aveva narrato loro.
La principessa di Alabasta aveva parlato di una gigantesca città circondata da una cinta di nura su cui si apivano sette bocche e l'acqua fluiva dalla vetta della metropoli fino all'oceano per di lì. In cima, aveva raccontato, c'era una gigantesca fontana e Ace voleva tanto vederla con i suoi occhi perché aveva sempre pensato che fosse impossibile.
Il moro, come tutti gli altri, non stava più nella pelle...


– Ma solo a me sembrava che a Water seven non ci fossero foreste e montagne, vero? - borbottò perplesso Shiro.
In poche ore la loro nave era giunta all'isola avvistata da Ace e adesso tutti erano in piedi sul ponte a osservare delusi la spiaggia senza grandi mura e le montagne senza una fontana sopra.
– Qualcuno mi spiega che razza di scherzo è? - grugnì Lili – Perché io qui non vedo neanche una città...
– Magari la storia di Water Seven era l'unica che Bibi si è inventata davvero - suggerì Olivia.
– Eh, no! - fece Pedro – Il venditore ci ha parlato di quella città e degli yagara! Forse... forse noi ce la siamo immaginata diversa e quindi siamo rimasti delusi...
– O forse il cuore dell'isola è meglio della spiaggia - aggiunse Ariel poco convinta.
– Non ci resta che scendere e scoprirlo! - esclamò Ace. La sua risata venne accolta con un sospiro rassegnato dagli altri nakama.
Un poco alla volta misero tutti piede sulla spiaggia, per sicurezza erano armati, ma erano anche curiosi e speranzosi di trovare una città più in dentro.
Non fecero neppure in tempo a muovere due passi verso la foresta che dai cespugli limitrofi sbucarono fuori cinque ombre minacciose che imbracciavano armi poco rassicuranti.
– Fermi dove siete! - latrò una di quelle, era di sicuro un uomo.
Le cinque figure uscirno pian piano alla luce del sole pomeridiano: erano cinque brutti ceffi.
Pedro e Ace sussultarono quando riconobbero, in mezzo agli altri quattro, il venditore della bottega alimentare.
– Ma bene bene - ghignò quello individuando i due ragazzi nel gruppo – Direi proprio che questo mio scherzetto su Water Seven vi ha fatto totalmente abbassare la guardia!
– Io non lo chiamerei scherzetto - grugnì torvo Jay.
– Su, non essere così scontroso... - sorrise falso l'uomo smilzo – Permettemi, ragazzi, di darvi il benvenuto sull'isola Rashu – in un'antica lingua vuol dire lampo, sapete? –, l'isola dei lampi del tempo, dove voi, miei ingenui amici, sarete catturati e venduti come schiavi a qualche Drago Celeste!
– Forza, buttate le armi - ordinò uno degli uomini puntando contro di loro un fucile.
– Come no... - borbottò cupo Ace. Accanto a lui anche Pedro, Jay e Oliva avevano lo stesso sguardo.
Un vento freddo iniziò a soffiare in quel momento di stallo, nessuno fece caso alle nuvole poco rassicuranti che si erano radunate in cielo, solo sopra l'isola.
– Non fare storie, ragazzino - rise il venditore – Oppure finisci male...
– Io non faccio storie - parlò ace cauto, aveva una nota bellicosa mal celata nella voce. Se i sequestratori volevano catturarli, tutto il gruppo era pronto a lottare per impedirlo e salvarsi.
– Io no faccio storie... - ripeté il quindicenne preparandosi a colpire – ...È che non mi servono le armi per stenderti!
Si lanciarono tutti all'attacco contro i cinque nemici, ma proprio in quell'istante le nuvole nere scatenarono tutta la loro potenza sulla spiaggia e sul resto dell'isola. Lampi bianchi accecarono tutti quanti, furono colpiti entrambi gli schieramenti e non si vedeva più nulla. Grida di paua e di sorpresa si levarono dalla spiaggia e, quando i lampi cessarono, le nuvole svanirono e il cielo tornò limpido e soleggiato, sulla spiaggia non era rimasto più nessuno.


Hola gente
Eccomi qui con il decimo capitolo! Mado, siamo già a dieci  e io che pensavo di non riuscirne a scrivere più di quattro o cinque! XD
Ringrazio LadyRunami, Sabry_001 e Sugar 22 che hanno messo la storia tra le preferite (sì, vi ringrazio a ogni capitolo lol ;) XD)
Non c'è molto da dire su questo capitolo, soltanto... per la parte in cui si liberano dai binari, io non faccio fisica e quindi non so se sia vero che ogni volta che un'onda passa sotto la chiglia di una nave quella si solleva di un poco, fate finta che sia possibile in ogni caso... ^^'
Un avviso che metterò anche all'inizio del prossimo capitolo: sarà presente quasi di sicuro l'OOC (io ho cercato di inserirne il meno possibile però... okkei, basta spoiler sul capitolo 11 ^^')
Ringrazio chi recensisce e anche chi legge e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 11
*** Non voglio più aspettare ***





NON VOGLIO PIÙ ASPETTARE


Precipitare nel vuoto. Più o meno era questa la sensazione che tutti i nakama stavano provando. Sembrava di cadere in una voragine senza fondo, intorno a loro si mescolavano tutti i colori possibili a una velocità impressionante, strisce arcobaleno scivolavano ai lati e davanti ai loro occhi.
Poi, tutto di colpo, l'azzurro fu l'unico colore visibile e una bella botta fece capir loro di essere atterrati da qualche parte su una superficie dura.
Si guardarono in giro, miracolosamente nessuno mancava all'appello; dovunque fossero, erano tutti uniti. Dei seuestratori non c'era nessuna traccia.
Videro di essere precipitati su una nave molto particolare: era abbastanza grande, il ponte era ricoperto da uno buffo strato di erba verde e le vele bianche erano spiegate. Alzando lo sguardo notarono il disegno di un teschio sulla vela maestra e una bandiera nera con lo stesso jolly roger sventolava sulla coffa.
– Come diavolo abbiamo fatto a finire su questa barca? - si stupì Olivia.
– Vorrei tanto saperlo... - biascicò seduta accanto a lei Ariel.
– Srebbe un guaio se ci vedessere adesso - disse Shiro – Come glielo spieghiamo, poi?
Che razza di magia li aveva tutto a un tratto teletrasportati sulla nave dei Mugiwara?
– Sei un emerito idiota! - strillò furente una voce acuta da poppa.
Spaventati, i nove ragazzi si voltarono in quella direzione e rimasero a bocca aperta.
Dietro di loro, in piedi, c'erano due ragazzi che si fissavano astiosi con l'aria di volersi ammazzare a vicenda. Intorno ai due stavano altre persone, alcune talmente vicine ai nove nakama piovuti dal cielo che questi si domandarono come non avessero fatto a sentirli quando erano precipitati.
Tutti i compontenti dell'equipaggio stavano guardando la scena in corso sul ponte vicino al cassero di poppa sul veliero.
– Io sarei un idiota? - latrò adirata un'altra voce, era un po' più roca e chiaramente maschile – Se io sono un idiota tu sei una cretina patentata!
Capendoci sempre meno di quello che accadeva intorno a loro – pareva così assurdo dover assistere a una furiosa discussione tra due membri della ciurma più unita dell'oceano –, il gruppo osservò i due litiganti. L'ultimo a parlare era stato un ragazzo sulla ventina, alto e muscoloso. I suoi capelli corti e spettinati erano verdi e l'occhio destro – quello non coperto da una lunga cicatrice verticale – era di un duro colore nero. All'orecchio sinistro portava tre pendagli e sullo stesso braccio, annodata sopra la manica di uno yukata verde, c'era una bandana scura. Al fianco teneva tre lunghe katane dall'aspetto prezioso.
La prima voce udita, invece, apparteneva a una ragazza più o meno coetanea dello spadaccino. Teneva i lunghi capelli rosa sciolti sulla schiena e quella cascata di boccoli le arrivava fin sopra i fianchi. Gli occhi erano grandi e neri, in quel momento erano anche un po' lucidi. Indossava degli stivali bassi neri che arrivavano fino a metà polpaccio e un vestito dello stesso colore con lo scollo a cuore e le balze gotiche sulla gonna dovevane essere state molto eleganti, ma adesso erano tutte sporche e stracciate.
Visti i due ragazzi, non ci voleva molto a capire chi fossero gli altri intorno a loro: anche se avevano visto i loro manifesti era difficile non riconoscere i personaggi di Bibi nella piccola renna, nello scheletro altissimo e nel cyborg.
Erano capitati sulla Thousand Sunny, adesso non c'erano più dubbi. Nessuno capiva come mai Perona e Zoro stessero litigando e come potesse essere che i Mugiwara non li vedevano.
Rimaneva irrisolto anche l'interrogativo di come fossero riusciti ad attraversare mezzo Grande Blu in meno di dieci secondi.
Era questo che Bells provò a chiedere avvicinandosi all'archeologa della ciurma, ma la donna stranamente non sentì le sue parole.Ripeté un paio di volte la sua domandaalzando ogni volta la voce, però le risposte furono zero e la quattordicenne iniziava ad irritarsi. Quando, spazientita, provò a strattonarla per la maglia il suo viso divenne pallido e sorpreso appena il suo braccio passò attraverso Nico Robin come se fosse un fantasma.
– Ma che diamine...?
– Oddio, non ditemi che siamo morti! - farfugliò Kai.
Un coppino da parte del fratello gli fece capire che nessuno dei due era diventato incorporeo come uno spettro: – Siamo vivi e vegeti! - lo rimbrottò seccato.
– Io sarei una cretina patentata? - la ragazza dark stava inveendo contro lo spadaccino e riportò l'attenzione dei ragazzini su di lei.
Capirono – almeno, Olivia, intuitiva come sempre, fece capir loro – che intervenire sarebbe stato inutile dato che sembravano essere invisibili.
–Eh no, Marimo! Come osi dare della cretina alla stupenda Perona? - s'intromise nel battibecco il cuoco. Appoggiato alla ringhiera del cassone di poppa scrutava torvo lo spadaccino dall'alto in basso, grazie anche alla sua posizione sopraelevata. Poi rutò gli occhi sulla figura di Perona e in un mare di cuoricini iniziò a blaterare di essere il cavaliere delle sue dolci Nami, Robin, Kaya e Perona.
Con un ringhio gutturale lo spadaccino lo guardò malissimo e gli ringhiò contro che era un bellimbusto che correva dietro a ogni donna anche se era già fidanzata – tipo Kaya – e in più, oltre a essere un Torciglio, era pure un cuocastro di basso rango. E concluse la sfilza di insulti ordinandogli di chiudere il becco.
– Te lo do io il "chiudi la bocca"! - all'istante i cuori e i fiorellini di Sanji furono sostituiti da occhi di brace.
– Scendi qui a ripeterlo, se hai coraggio! Non farai tempo a prendere fiato che ti avrò già affettato!
Il cuoco stava per replicare a tono, ma fu messo al tappeto da un qualcosa di incorporeo che gli attraversò il torace e lo fece accasciare a terra mentre piagnucolava su quanto fosse inutile la sua esistenza.
– Dovevi proprio usare i Negative Horo? - inarcò un sopracciglio Franky.
– Sì - fu la risposta secca di Perona.
– Sicuri che stia bene? - si preoccupò Kaya.
– Gli passerà tra un po', vedrai - la rassicurò il cecchino passandole un braccio intorno alle spalle.
– Prima di tagliuzzarlo, tu mi ascolti senza aprire bocca, chiaro? - Perona incrociò le braccia irosa rivolgendosi al verde.
L'occhio buono di Zoro tornò a fissarla: – No, tu stai a sentire...!
– Nemmeno per sogno! - l'interruppe furibonda la ragazza – Io non mi sono attraversata il Grande Blu e la Linea Rossa solo per tacere mentre mi sorbisco la tua ramazina!
– Ma tu non dovevi proprio attraversarlo! - ribatté lui con altrettanta rabbia.
– Zitto, zitto, zitto! - strillò Perona posandosi le mani sulle orecchie. I Mugiwara erano stupefatti: nessuno l'aveva mai vista così.
– Stai rovinando tutto, Zoro!
– Ma di che diavolo stai farneticando?
– Smettila di parlare! - strepitò Perona ancora più forte. Era fuori di sé.
Lo spadaccino per un attimo rimase bloccato da tanta veemenza, ma poi riuscì a ricomporsi e parlò con un tono da far gelare il sangue nelle vene: – Perché sei qui? Perché sei partita?
– Perché non ne potevo più! - rivelò d'un fiato la principessa fantasma – Prima di partire mi avevi promesso di tornare, mi avevi detto di restare a Kuraigaina al sicuro, lontana, perché il Nuovo Mondo era pieno di pericoli e minacce e non volevi perdermi...
– E avresti dovuto restare là, infatti.
– Invece no! - gli parlò sopra la ragazza – Non hai messo in conto che nemmeno io voglio perderti, e come avrei potuto starmene buona e tranquilla sull'isola sapendo che tu ero quello sprezzante del pericolo e ti lanciavi sempre nelle sfide, anche col rischio di non uscirne vivo? Non sarebbero stati i pericoli del viaggio ad uccidermi, no, sarebbe stata l'attesa che ogni giorno mi attanagliava, la preoccupazione di sapere se eri vivo o no e se saresti mai tornato!
– Io sarei tornato da te, la mia era una promessa, e lo sai che le mantengo sempre.
– Non m'interessano le promesse, Zoro! - Perona fu scossa da un tremito. Fece per andare avanti, ma la voce ferma e carica di rabbia dello spadaccino la bloccò: – Guarda. Guarda come ti hanno ridotto la gamba. E tutto perché sei partita da sola...
La rosa strinse i pugni. Tutti spostarono gli occhi sul punto appena nominato dal ragazzo: le balze stracciate della gonna permettevano di vedere una ferita che da sopra il ginocchio destro passava nell'interno della gamba e terminava sullo stinco. Perona tentò di nascondere la gamba incriminata, ma la parte inferiore del vestito era tutta sbrindellata e il graffio si vedeva eccome.
–No, non lo accetto - sbottò di colpo – Non accetto che a farmi la predica sulle mie ferite sia tu, proprio tu che ogni giorno dovevi essere curato perché nuovi tagli ti venivano inferti e tu te ne preoccupavi con leggerezza! Cosa credi, che io mi sia divertita a medicarti e a vederti lottare ogni volta per sopravvivere?
– ...e io non ero lì a proteggerti... - Zoro terminò la frase di prima in un sussurro non ascoltando l'intervento di Perona.
Sentendolo, la ragazza lo guardò ad occhi sgranati, poi, con tono più calmo mormorò: – Allora hai finalmente deciso di smettere di scappare... L'hai capito alla fine che nonè tenendomi lontana che terrai via tutti i tuoi sentimenti. Sai, un anno fa, ti ho sentito quando l'hai detto, in realtà ero sveglia: ho sentito quando hai ammesso che se fossimo state persone normali la tua vita l'avresti di sicuro trascorsa con me... Peccato che noi non siamo normali, è vero, ma siamo comunque esseri umani, Zoro, e io la mia vita voglio passarla vivendo dei sentimenti. Che tu mi hai fatto provare forti come non mai.
Zoro, per la prima volta dall'inizio del loro litigio, era completamente muto.
– Ti amo - parlò Perona – Ti amo e voglio poterti amare per sempre non su una stupida isola lontana popolata da stupide scimmie umanoidi, ma stando al tuo fianco. Qui. Con te.
Osservò il compagno di fronte a lei timorosa di ricevere uno smacco con lui che le diceva di tornarsene da Mihawk e sentiva il cuore rimbombarle nel petto.
I ragazzini invisibili, seduti sul ponte dietro i Mugiwara, avevano osservato a bocca spalancata tutto il dialogo. Quella di Perona somigliava tanto a una dichiarazione d'amore, eppure... lei e Zoro non stavano già insieme?
I loro ragionamenti furono interrotti quando lo spadaccino, una mano a grattarsi la nuca imbarazzato e impacciato, aprì la bocca: – Ascolta...
Perona sentì cedere le gambe: ecco, adesso l'avrebbe rifiutata.
In quel momento in cui sentiva che sarebbe caduta a terra in ginocchio, avvertì una stretta tenerla per la vita e un braccio che le circondava le spalle. Il petto di Zoro era appoggiato contro di lei e la bocca dello spadaccino le stava baciando dolcemente la fronte.
– ....Faccio schifo a parole - sussurrò il verde – Se ti dicessi solo "anch'io ti amo" suonerebbe penoso in confronto al tuo discorso, sono più bravo con le azioni.
– Allora dimostramelo - fece Perona. Posò le mani sulle spalle larghe e muscolose di Zoro mentre si alzava in punta di piedi per raggiungere le sue labbra, che incontrò a mezza via quando si unirono in un bacio dolce e tanto desiderato.
Cinse il suo collo con entrambe le braccia mentre le sue mani forti di guerriero la stringevano di più a lui, i loro respiri entrati in contatto, ognuno si beava del sapore dell'altro: Zoro sapeva di saké e di metallo, Perona di fragola e di rugiada.
Intorno a loro tutti i nakama stavano esultando, applaudendo e fischiando la coppia; Sanji si era ripreso e non avevanneancora riempito Zoro di calci solo perché le mani create da Robin lo avevano trattenuto.
I nove ragazzi invisibili erano invece piuttosto imbarazzati di fronte  quella scena e provarono un improvviso interesse per l'erba del ponte. Faceva loro un certo effetto, specialmente a Jay e Ariel, vedere i due Mugiwara comportarsi come due fidanzatini davanti ai loro occhi.
Un verso nel cielo fece alzare il loro sguardo al cielo e anche Nami se ne accorse: – Oh, è arrivato il giornale!
Il gabbianews volava sulle loro teste e mollò sul ponte le notizie del giorno. Il quotidiano cadde proprio di fronte ai nove ragazzini, che curiosi si sporsero per leggerei titoli della prima pagina, mentre in sottofondo udivano Sanji e Zoro strillare uno contro l'altro, Kaya, Perona e Luffy ridacchiare e tutti gli altri sospirare.
I nove nakama non riuscirono a guardare tutti gli articoli della pagina iniziale perché la mano di Nami passò attraverso il petto di Shiro e prese i fogli e li portò ai suoi compagni sventolandoli allegramente.
I ragazzini ignorarono quello che la navigatrice disse, troppo occupati a scambiarsi sguardi sbigottiti.
– È incredibile - mormorò Bells.
– Non ha senso... come diavolo avremmo fatto? - scosse la testa Lili.
Nessuno degli altri riuscì a fornire una spiegazione, sembrava un sogno perché era assolutamente impossibile che loro avessero....
– L'isola! - saltò su all'improvviso Ace.
– Co-cosa? - balbettò Kai esprimendo a voce la perplessità di tutti.
– L'isola Rashu - ripeté il quindicenne.
– L'isola dei lampi temporali, ma certo! - Pedro capì dove volesse arrivare l'amico.
– Potreste essere un po' più precisi? A me sembra ancora una cosa assurda - inarcò un sopracciglio Ariel.
– I tizi che ci volevano catturare hanno chiamato Rashu l'isola dei lampi temporali - spiegò cooncitato Ace.
– E quindi...? - incalzò Olivia.
– Quindi è stato un lampo a portarci qui - concluse Pedro – E ha portato i nostri nemici da qualche altra parte.
– Ma perché non ci possono vedere loro? - volle sapere Lili.
– Non ne ho la minima idea - fece le spallucce il biondo – E neppure Ace, immagino. - il moretto annuì, dando conferma alle parole dell'amico.
Adesso sapevano dove, anzi, quando erano, ma rimaneva comunque il problema di tornare indietro sull'isola nel loro tempo.
Stavano per preoccuparsi di quello quando un forte vento soffiò impetuoso su di loro scompigliando i vestiti e tirando loro i capelli. Tentarono di ripararsi dalle folate portandosi le braccia di fronte al volto, ma fu inutile, il vento continuava a sferzare i loro visi.
Shiro aprì a fatica un occhio e riuscì a vedere la nave totalmente immobile e le vele non scosse dalle folate potenti. Neppure l'acqua era sollevata in alte onde, era calma e solo lievemente increspata.
Ma che diamine...? Quel vento colpiva solo loro?
Si raggomitolò tentando di aggrapparsi al ponte quando si sentì sollevare in aria come una piuma. Shiro sentì intorno a lui i suoi nakama gridare sorpresi e spaventati, li vide fare come lui e provare a tenersi, ma il vento soffiò rabbioso, quasi lo sentivano ululare, e spezzò quella poca resistenza che loro tentavano di opporre. Uno a uno vennero scaraventati in aria come grani di polvere in balia di un tornado e si allontanarono dalla Sunny e dall'oceano sotto di loro. Si alzarono man mano di quota e presto l'azzurro limpido si mischiò al verde, al blu, al viola e a tutti gli altri colori dell'arcobaleno in un tunnel che vorticava rapido. Era identico a quello che li aveva trasportati nel passato, forse, pensò Shiro, stavano tornando nel loro tempo.
Le folate imptuose cessarono di colpo e ben presto i nove amici ritornarono a precipitare nel vuoto gridando spaventati. Cadevano come pesi morti verso l'ignoto, il vortice roteava intorno a loro in un tripudio di colori ipnotici e infatti strizzarono di colpo gli occhi quando l'unica tinta a predominare fu il blu scuro illuminato da centinaia di stelle. Sotto di lorointravidero una superficie dello stesso colore che rifletteva la luce argentata degli astri e della luna. Non notarono nient'altro, non ne ebbero il tempo perché di nuovo si schiantarono contro una superficie dura e Shiro dovette trattenere tra i denti un centinaio di imprecazioni molto colorite.
– Ma porca di quella... - digrignò i denti suo fratello dietro di lui e più in là udì Ace e Jay fare lo stesso.
– Accidenti, che botta - si massaggiò le gambe Lili con una smorfia di dolore in viso – Speriamo che questa sia l'ultima volta, altrimenti mi verrà un livido enorme sul ginocchio - mugugnò stensendosi a terra supina.
– Ma siamo tornati sull'isola? - chiese Bells guardandosi intorno. La sua espressione assunse un'aria delusa quando vide l'ambiente circostante.
La nave era la stessa su cui erano capitati prima ed erano di nuovo in mezzo al mare, la luce tenue della luna rischiarava il ponte e il profilo degli alberi, le vele bianche rilucevano illuminate dal bagliore chiaro.
– Non siamo tornati indietro - si deluse Ariel – Mi sa proprio che siamo ancora bloccati nel passato.


Hola gente
Non ho resistito a pubblicare anche questo capitolo, non riuscivo ad aspettare ^^
Ecco, Zoro e Perona sono TANTISSIMO ooc (anche se Perona così un po' ce la vedo...) e volevo scusarmi perché effettivamente non hanno molto senso alcuni passaggi di questo capitolo, ma ci tenevo a scrivere di Zoro e Perona perché sono una coppia che mi incuriosisce e sto iniziando ad apprezzare. Fidatevi che ho dovuto riscriverlo per intero tre volte prima di arrivare a questa versione, che è la più decente tra tutte.. Mi scuso di nuovo se non ha tanto senso (il bello è che metà ne sono convinta e metà no, ma allo stesso tempo ci tengo... viva la coerenza)
Spero di non ricevere troppi linciaggi nei commenti, abbiate pietà ^^'
Alla prossima gente
Adios

 

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Capitolo 12
*** Ti "propongo" il mimo ***





TI "PROPONGO" IL MIMO


Si guardarono intorno un po' abbattuti. Potevano aver fatto un salto temporale di solo qualche ora o di qualche anni, ma il vento non li aveva riportati al giorno giusto e chissà se e quando ce li avrebbe riportati.
– Ma cos'è, l'isola ha mente propria e ci sballotta qua e là come vuole lei? - grugnì a un tratto Bells.
– In che senso, scusa? - volle sapere Kai.
– Nel senso che mi sembra un po' strano che ci abbia portati qui solo per puro caso...
– Senti, non mi sembra il momento adatto per pensarci - disse Ace – Prima torniamo a Rashu e poi ci mettiamo a fare le riflessioni finali.
La rossa incenerì con uno sguardo il fratello, ma non ribatté e il quindicenne sapeva che quando la sorella si comportava così che gli dava ragione.
– Okay - intervenne Olivia – Cerchiamo di capire dove siamo, in che periodo. Magari c'è in giro qualche giornale vecchio...
– Il ponte sembra deserto - si stava guardando attorno Jay.
Le ultime parole famose.
A poppa si aprì una porta che molto probabilmente era la cucina, dato il rumore di posate e schiamazzi udibili, e uscirono fuori i Mugiwara con aria soddisfatta sui loro visi. Evidentemente avevano appena finito di rimpinzarsi.
Notarono Usopp scherzare assieme a Brook e Kaya mentre teneva quest'ultima per mano, Nami e Chopper stavano ridendo per qualcosa con Franky e Robin teneramente abbracciati mentre Perona e Zoro camminavano vicini in silenzio, il braccio dello spadaccino circondava le spalle della rosa e la teneva vicino a sé.
– Ehi, non potete piantarmi qui da solo con tutti questi piatti da sbaraccare! - sbraitò una voce rabbiosa dalla porta aperta.
– Arrangiati, cuocastro - gridò di rimando Zoro – L'hai detto tu che la cucina è il tuo "regno" - mimò le virgolette quando pronunciò l'ultima parola. Vicino a lui tutti gli altri nakama scoppiarono a ridere divertiti.
– Maledetto di un Marimo!
– Ehi, Sanji, ti muovi a darmi dell'altra carne? - si lamentò una seconda voce in cucina.
– Stai zitto, Luffy
– Ma io ho fame...
Un ruggito animalesco si levò dalla stanza e poi un boato. I Mugiwara che stavano uscendo sul ponte sospirarono sconsolati e Nami si spiaccicò una mano in faccia con fare rassegnato. Robin sorrise divertita alla reazione della navigatrice.
– Ehi, Sanji, se vuoi ti do io una mano con i piatti - si offrì una terza voce, di donna stavolta.
– Oh no no, Violet-chan - trillò il cuoco – Tu non devi nemmeno provare ad aiutarmi, non devi sentirti in dovere! Dovrebbero essere quei balordi a sgobbare qui con me! - concluse alla fine, marcando ben bene con la voce l'ultima frase in modo che fosse udibile ai nakama maschi fuori dalla stanza.
– Fatti aiutare da Luffy - replicò Usopp.
Si sentì un altro tonfo e i Mugiwara capirono che il cuoco aveva preso in considerazione l'idea del cecchino: aveva rifilato un calcio micidiale al ragazzo di gomma imponendogli di finirla di lagnarsi per la carne e l'aveva messo al lavoro.
– E meno male che Luffy sarebbe il capitano... - ridacchiò Perona – Chissà perché poi finisce sempre così...
– Ah, sapessi quante volte l'ha fatto anche con gli altri! - scherzò Nami.
– Chissà quanti piatti si saranno rotti quando Sanji ha obbligato Zoro a farlo - la rosa tiracchiò una guancia dello sadaccino, che in risposta distolse lo sguardo con un grugnito e la ragazza fantasma scoppiò a ridere.
Da quella scena, in nove ragazzi, di nuovo incorporei, capirono che si trovavano in un periodo successivo alla dichiarazione di Perona e Zoro.
I Mugiwara si sedettero sul ponte proprio vicino al gruppetto invisibile, che subito si spostò per non essere in mezzo ai pirati, altrimenti ogni volta che quelli si sarebbero mossi sarebbero stati attraversati dai loro arti continuamente e questo sarebbe stato parecchio strano e spiacevole.
– Vi prego, ripetetemi che non siamo morti - fece Lili mentre Chopper le passava attraverso la spalla con il suo cappello.
– No, non siamo morti - le pizzicò il braccio Ariel con un lieve sorriso nel tentativo di rassicurare la piccola amica. La turchina incurvò le labbra all'insù e ricambiò scherzosa il gesto.
Intanto, i Mugiwara si erano disposti in cerchio e proponevano vari passatempi per quella serata.
– Vi va una partita a care? - proruppe Nami.
– Non ci penso nemmeno, sorella - rifiutò Franky – L'ultima volta ci hai lasciati tutti al verde...
– Già, dopo mezz'ora io non avevo più un berry da sborsare... - convenne Brook – Però se mi mostri le mutandine potrei anche accettare...
Nemmeno a dirlo, un secondo dopo averlo pronunciato, un pugno fumante l'aveva steso.
– Il solito pervertito!
Lo scheletro rimase a terra con un grosso bernoccolone tra i capelli afro e borbottava qualcosa riguardo a tutte le sue ossa rotte, ma si rimise subito seduto quando vide Usopp e Franky parlare fitto fitto, il cyborg si era allontanato da Robin.
– Tutto a posto? - si avvicinò ai due nakama parlano sottovoce.
– No - fu la risposta del cyborg mentre si passava una mano sul ciuffo azzurro.
– Smettila di fare il paranoico - sibilò il cecchino – Non ti mangia mica.
Il carpentiere di bordo prese a tormentarsi le tasche della camicia hawaiana che portava: – Eh, ma se dice di no?
– Pensavi lo dicesse anche quando ti sei dichiarato e invece tu lo sai meglio di me com'è andata - bisbigliò Usopp con un sopracciglio alzato.
Franky aprì la bocca per replicare, ma la voce gentile di Kaya riportò i tre compagni alla realtà: gli altri pirati li guardavano in attesa di una risposta.
– Oh, ehm... - Usopp si grattò la nuca imbarazzato – ...Cosa stavate dicendo?
– Chopper ha proposto il mimo - riassunse calma Nico Robin con un sorriso sulle labbra – e stavamo mettendo ai voti l'idea.
– Ah... Certo - si riscosse subito il nasone – Dovreste vedere le mie imitazioni degli animali, vi lascerebbero a bocca aperta dalla bravura!
– Ma sì dai, - acconsentì Brook – così magari una di voi mima il gesto di darmi un bacio.
– Te lo scordi! - strillò Perona e Nami picchiò di nuovo il musicista.
– Franky, almeno tu, di' di no a questa cavolata - lo pregò lo spadaccino.
– No, io ci sto - si mise nella sua posizione "super" il cyborg, mentre Zoro si spiaccicava la mano in fronte, perché così anche lui sarebbe stato costretto a partecipare al gioco.
– Aspettateci, ci siamo anche noi - li chiamarono da poppa Violet e Luffy mentre scendevano sul ponte. Pochi minuti dopo furono raggiunti anche da Sanji e tutti e tre acconsentirono a giocare al mimo.
Il primo a iniziare fu Chopper, che aveva proposto l'attività. Il piccolo dottore si alzò in piedi mentre il cerchio di amici si apriva in una U rivolta verso di lui. In quella posizione la renna dava le spalle ai ragazzini invisibili e il resto dei pirati guardava nella loro direzione.
Chopper ci pensò un po' su, poi batté le zampine risoluto e si preparò a mimare.Mutò nella sua trasformazione Horn Point e si calò il berretto in modo che gli coprisse il muso. Iniziò a mimare mosse di combattimento un po' alla cieca e agitò gli arti superiori come se stesse utilizzando due lame.
– Ci sono! - esclamò Luffy – È Zoro!
La renna negò con un cenno del capo e continuò a far finta di combattere.
– Io non ho i capelli lunghi fino alla schiena - protestò lo spadaccino.
– allora è Law! - riprovò Luffy invano.
– Jinbe!
– Ma ti pare che lui e Law abbiano dei capelli così? - lo riprese Sanji.
– Jinbe ce li ha lunghi... - si difese il capitano.
– Non così lunghi, però!
– Dai, muovetevi a indovinare- li esortò Chopper che un po' si sentiva in imbarazzo a dover combattere con dei nemici inesistenti davanti a tutti.
– È Dragon il Rivoluzionario - sparò Franky.
– Mio padre non va in giro con una maschera così - disse Luffy quasi offeso.
– Era per tentare - alzò le mani ai lati del viso il cyborg.
– Maschera... Capelli lunghi... - rifletté Nami – Non è per caso uno dei pirati di Kidd, uno che come lui era una supernova? Killer?
– Sì, hai indovinato! - la voce della renna giunse un po' ovattata per via del cappello sulla faccia.
– Evviva, adesso tocca a me - esultò la cartografa. I suoi compagni sapevano che avrebbe scelto qualcosa di impossibile da indovinare. Già si immaginavano a dover chiedere indizi a pagamento...
Anche lei torvò una persona da mimare. Chiese in prestito gli occhiali da sole a Robin e se li mise in testa in modo da tirare indietroi capelli, poi fece finta di avere un sigaro in bocca e di fumarlo.
– Crocodile? - azzardò Kaya: Usopp l aveva raccontato di tutte le loro avventure e di tutti quelli che avevano incontrato, quindi sapeva chi era l'ex nemico di Alalbasta.
Nami, però, scosse la testa.
Continuò a mimare, finse di tirare una fune e di martellare qualcosa, ma ancora i nakama non avevano capito chi stesse imitando.
– Volete indizi? - strizzò loro l'occhio.
– Scordatelo - rispose Zoro – Strozzina come sei...
La rossa si trattenne dal strnagolarlo solo perché voleva prima finire il suo turno. Nami tese le mani davanti a sé e poi tirò verso di lei delle corde immaginarie, lanciò una fune contro un avversario inesistente e finse di legargli una caviglia tirandolo giù.
Ancora i suoi compagni non avevano la minima idea di chi fosse la sua imitazione.
– Eddai - li esortò, poi fornì loro un indizio gratuito: – E se vi dicessi che ha a che fare con le navi?
– Un pirata all'arrembaggio - provò Vilet, ma era sbagliato.
– Un marine - sparò Chopper.
– Un rivoluzionario - tentò Usopp, anche se non c'entrava per niente.
– Sforzatevi un po', lo conoscete... - li aiutò di nuovo la ragazza.
Seguirono altri tentativi sbagliati, vennero persino nominati Kizaru e Lucci – Nami non capiva come fossero venuti in mente ai suoi nakama – e la rossa iniziava già ad annoiarsi quando Franky esclamò :– È Paulie! Il carpentiere di water Seven!
La navigatrice confermò la risposta e ringraziò il cyborg per esserci arrivato prima che lei esaurisse tutta la sua pazienza nel sentire le cavolate di Luffy, Chopper e Usopp.
Adesso era il turno di Franky inventarsi qualcosa. L'uomo, di spalle rispetto ai nakama, rifletteva e sovrappensiero portò una mano alla tasca della sua camicia dove teneva quello. Erano da giorni che voleva chiedreglielo, ma non aveva mai trovato il momenti giusto o si era fatto sempre prendere dal panico, però quest'occasione capitava a fagiolo.
Sorrise.
Adesso sapeva cosa mimare.


Si girò con un sorriso stampato in volto, pronto a iniziare quella che non sarebbe stata una recita.
Si mise nella sua tipica posa "super" con gli avambracci uniti sopra la testa per ricevere le ovazioni adoranti di Chopper, Luffy e Usopp. I loro applausi e le risate divertite degli altri nakama erano come un incoraggiamento per lui.
"È l'unica possibilità che ho per fare le cose come si deve senza impacciarmi o fare la figura del cretino, non devo sprecarla" si disse.
Tornò a una postura normale e frugò nella tasca della camicia hawaiana. Con calma, deglutendo a vuoto per il silenzio insolito dei suoi amici, ne tirò fuori una piccola scatolina cubica blu scuro.
– Oh, kami, ho capito dove vuole arrivare... - intuì Usopp. Il cecchino sapeva già del desiderio di Franky, ma non si sarebbe mai immaginato che l'amico volesse usare questo metodo.
– Chi è, Nami? - rovinò l'atmosfera Zoro. Inutile dire che si ritrvò con un bernoccolo in testa, una gran voglia di rinascere come pulce e la sua fidanzata seduta sulla schiena.
– Così impari a dire stupidate - Perona si scambiò un'occhiata complice con Nami: nel far impazzire lo spadaccino quelle due erano imbattibili insieme, il verde non durava due secondi.
La rosa fece segno a Franky di continuare pure, un sorrisino imbarazzato in viso.
Il cyborg guardò le due perplesso, ma poi si riscosse e continuò le sue azioni. Sempre tenendo la scatolina chiusa in mano si avvicinò al cerchio di nakama e si diresse verso Robin ignorando il cuore simile a un tamburo e le gambe molli. In silenzio si inginocchiò di fronte a lei, che lo osservava con la sua solita maschera impassibile. Con un gesto impacciato, il carpentiere aprì la scatolina davanti agli occhi dell'archeologa e qualcosa brillò alla luce della luna: era un anellino argentato. In cima era incastonata una piccola pietra preziosa e la parte in metallo era decorata con motivi raffinati ed eleganti.
Franky guardò in viso Robin e vide che la solita espressione impentrabile era stata sostituita da una sorpresa: la bocca socchiusa, gli occhi luccicanti e le gote lievemente arrossate.
– Nico Robin... - esordì piano – ...vuoi sposarmi?
L'archeologa non esitò un secondo: si sporse verso l'uomo inginocchiato davanti a lei e gli posò un bacio dolce sulle labbra che Franky ricambiò con la stessa dolcezza.
Quando si staccarono lui balbettò: – Era... era un "sì", quello?
La donna ridacchiò: – Tu come lo interpreresti?
Al culmine della felicità, Franky infilò l'anello al dito della compagna e poi la prese tra le braccia sollevandola e facendola volteggiare in aria tra lo stupore dei suoi nakama.
Usopp era balzato in piedi e stava battendo le mani fischiando di tanto in tanto, le ragazze della ciurma erano felici e commosse per l'archeologa e il carpentiere. Gli altri componenti maschili dell'equipaggio erano rimasti a bocca aperta.
– Sei stato grande fratello! - stava esultando il cecchino – Io te lo dicevo che non ti avrebbe rifiutato, no?
– Tu lo sapevi? - lo guardò Sanji e il cecchino annuì fiero. Non si sarebbe mai aspettato che il cuoco tentasse di ucciderlo strangolandolo e strillando: – Brutto baka, perché sei stato zitto?!
Un calcio di Violet in piena faccia lo fece cadere a terra intontito: – Tu sei un baka! Che razza di sorpresa avrebbe potuto fare, se Usopp lo avesse rivelato a tutti noi? Comunque ti avverto, io voglio una proposta inaspettata e romantica come questa, sappilo!
Il biondo si rimise in piedi con uno scatto: – Ovvio, mia Violet! - cinguettò.
La ballerina spostò lo sguardo sui due fututri sposi al centro del ponte: i nakama esultavano intorno ai due innamorati e Brook riapparve sul ponte – non si erano nemmeno accorti che fosse andato via, prima – con due barili sotto braccio: – Dobbiamo festeggiare, yohohoh!
Ben presto si levarono nella sera dodici boccali che brindavano alla salute dei futuri marito e moglie.
Sotto gli occhi invisibili dei ragazzini i pirati iniziarono un party serale tra birra, musica e canti. Brook attaccò le prime note de Il liquore di Binks e presto dalla Sunny si levò un coro stonato ma gioioso.
– Woah - fu tutto quello che riuscì a dire Pedro osservando quella baldoria.
– Le ha fatto la proposta di matrimonio, è stato dolcissimo... - sussurrò Olivia, ancora colpita. Non l'aveva chiesto nel modo più romantico possibile, non aveva fatto un discorso elaborato, aveva solo fatto un gesto semplice e classico come l'inginocchiarsi e mostrare l'anello, ma l'aveva compiuto con un tale amore che Olivia era rimasta commossa dalla scena. Sotto l'aria buffa e spaccona di suo padre c'era un uomo tenero e romantico a modo suo!
Ebbe il tempo di pensare solo questo prima che il vento particolare che li aveva colpiti prima li risollevasse di nuovo da terra e li trascinasse un'altra volta nel vortice di colori.
L'ultima cosa che udirono prima che tutto sotto di loro sparisse furono le note festose de Il liquore di Binks  suonate dal violino di Brook e le voci dei Mugiwara che cantavano allegre ed entusiaste.


Hola gente
Aggiorno oggi perché ieri sono tornata a casa da scuola alle tre ed ero praticamente apatica... E siamo solo al quarto giorno di scuola!! X(
Tralasciando la mia fantastica vita scolastica, questo è il dodicesimo capitolo! Mi è venuto abbastanza "strano" (non chiedetemi perché, io penso che sia strano e basta ^^') e non sono proprio sicura di avrer scritto qualcosa di sensato... (ma quando mai l'ho fatto? XD)
Come al solito il titolo del capitolo è azzecatissimo, ma vi dico che a trovare questo e quello del capitolo precedente (e anche quelli dei prossimi capitoli) ho dovuto spremermi le meningi perché non mi veniva in mente nulla, della serie viva la fantasia! ^^'
Ringrazio LadyRunami, Sabry_001 e Sugar 22 che seguono la mia storia e... niente, se vi è piaciuto o vi ha fatto schifo ditemelo nelle recensioni ^^
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 13
*** Ci imbuchiamo a una cerimonia ***




CI IMBUCHIAMO A UNA CERIMONIA


Il vortice sembrava proprio non averli presi in simpatia perché ogni volta che li trasportava da qualche parte, poi finiva sempre che atterrvanao come dei sacchi di patate. Questa non fu diversa dalle altre e i nove ragazzini precipitarono a peso morto su una superficie dura. Di nuovo si rimisero in piedi tutti acciaccati sperando di non avere nulla di fuori posto.
– Certo che questo vento potrebbe metterci giù in maniera più gentile - mugugnò contrariata Ariel.
– Ma che ti aspetti, un servizio a cinque stelle con tanto di limousine temporale? - la rimbeccò Kai – Sarebbe stato troppo bello...
La vrdina non replicò e iniziò a guardarsi intorno assieme ai nakama. Il cielo era blu scuro, segno che l'episodio che stavano per rivivere si sarebbe svolto di notte. Non erano sulla nave dei Mugiwara, non riconoscevano gli alberi o il ponte. Non erano nemmeno su una barca: erano in una strada.
Dei passi attirarono la loro attenzione e si voltarono: una figura imponente, avvolta in un mantello avanzava calma nella notte, non riuscivano a scorgere il suo viso nascosto sotto il cappuccio. Il personaggio misterioso voltò in un vicolo alla loro sinistra e subito lo seguirono incuriositi.Non si preoccuparono minimante di nascondersi, dato che erano di nuovo invisibili e incorporei.
Il vicolo era angusto e stretto, la luce della luna faticava a filtrare e tutto era immerso nell'oscurità quasi totale. I ragazzini sussultarono quando un'altra persona uscì dall'ombra, ma il personaggio incapucciato, invece, non fece una piega.
L'ultimo apparso fece un paio di passi e venne illuminato in parte dai flebili raggi lunari: indossava un completo bianco e aveva sulle spalle un giaccone dello stesso colore. Parlò piano nella notte: – Ce ne hai messo di tempo. Credevo non arrivassi più.
– Come vedi, adesso sono qui - la figura incapucciata non era di molte parole.
– Tutto qui quello che hai da dire? - fece l'uomo in bianco – Non ci vediamo da anni.
– Arriva al sodo.
– Non cambi mai - sospirò l'uomo più loquace e poi permise alla luna di illuminare appieno il suo volto: era un vecchio alto e muscoloso per la sua età, aveva barba e capelli bianchi e una cicatrice circondava l'esterno del suo occhio sinistro. Sulle spalle aveva il cappotto bianco dei marine.
I nakama invisibili non avevano la minima idea di chi fosse quel marine e non capivano come mai fossero capitati durante quell'incontro: a loro sembrava slegato dal passato dei pirati di Cappello di Paglia.
– È inutile che rimani così sulla difensiva - fece le spallucce il vecchio – Dovresti saperlo bene che ormai non faccio più parte dei piani alti della Marina da molto tempo.
L'incappucciato annuì.
– Comunque, - proseguì l'altro frugando nelle tasche dei pantaloni – tuo figlio mi ha chiesto di darti questo - gli passò un piccolo foglietto color salmone.
L'uomo misterioso osservò perplesso il bigliettino: – Perché? - chiese dopo un lungo silenzio.
– Ci tiene, sai? - confidò il marine anziano – Sono ventiquattro anni che non ti vede e ad entrambi è sempre andato bene così. Ma per questo giorno, nel profondo, ci spera molto.
– Tu ci sarai? - domandò diretto.
– Sì - rispose il vecchio – Ma il mantello e l'uniforme non ci saranno. Sarò presente come nonno e non come "eroe della Marina" Garp.
L'incapucciato non disse nulla. Mise in tasca il biglietto , una folata di vento calò il cappuccio e rivelò un viso serio e impassibile, occhi e capelli corvini e un tatuaggio a linee rosse che copriva la metà sinistra del suo volto.
– So che non lo deluderai, Dragon - furono le ultime parole di Monkey D. Garp prima che il marine girasse le spalle al rivoluzionario e sparisse nel vicolo.
Dragon si incupì in volto, poi si rimise il cappuccio del mantello e se ne andò anche lui.
I ragazzi del futuro erano rimasti un tantino confusi: avevano scoperto chi erano i due interlocutori misteriosi, ma non avevano minimamente capito di cosa parlasse Garp quando aveva passato al figlio quel foglietto da parte di Luffy.
Non ebbero tempo a sufficienza per scervellarsi su quell'incontro, perché il vento magico si risollevò e li trascinò di nuovo nel vortice per trasportarli nel prossimo ricordo.


Quando si rimisero in piedi notarono che il cielo sopra di loro era chiaro e soleggiato, nessuna nuvola attraversava l'azzurro limpido.
Erano capitati su un sentiero sterrato che partiva da un villaggio costiero e s'inerpicava su un monte aspro e dall'aria ostile. Intorno alla strada si estendavano verdeggianti prati e qualche mulino aveva le pale in movimento per via della lieve brezza che soffiava. Le case della cittadina avevano un aspetto curato e semplice, al piccolo molo erano ormeggiate molte imbarcazioni.
Un grosso polverone proveniente dal monte attirò la loro attenzione, quella che pareva una mandria di bufali inferociti si stava fiondando a rotta di collo verso la cittadina.
– Muovete le chiappe, cialtroni! Siamo in ritardo! - tuonò una vociona vagamente femminile.
I nakama invisibli riuscirono a malapena a registrare una nuvola di crespi ricci rossi passare loro accanto che già il gruppo di personaggi era sparito e al loro posto era rimasta solo polvere sollevata dal vento.
Un po' incuriositi di loro, un po' urtati dalle misteriose folate che di solito li trascinavano nel vortice, decisero di seguire i ritardatari in paese. Che poi, per cosa fossero in ritardo nessuno ne aveva la minima idea.
Corsero veloci dietro alle persone della montagna, a malapena notarono che in città le vie erano coperte di ciottoli e non più sterrate. Nessuno era in giro e i negozi e le due o tre locande che incorciarono erano tutti chiusi.
Quasi finirono addosso ai ritardatari quando quelli inchiodarono di botto – anche se sarebbe più opportuno dire che quasi passarono loro attraverso, vista la loro condizione incorporea.
Riuscirono a rimettersi in equilibrio dopo la brusca frenata e osservarono il luogo in cui erano arrivati: la piazza del paesino. Era uno spazio circolare non molto esteso ed era circondato da degli edifici in mattoni non molto alti. Quattro strade partivano da questo posto: una era quella da cui i ragazzi erano giunti e proveniva dal monte, la sua opposta proseguiva invece dritta fino al mare e al molo, mentre le altre due prendevano rispettivamente le direzioni di destra e sinistra e si dirmamavano tra le case.
Sarà stato che lo spiazzo non era ampio nemmeno un terzo di quello davanti al palazzo di Alubarna, ma pareva ancora più minucolo per la presenza di tutta quella gente e i ragazzi capirono che era radunato l'intero paese, se non ancora più persone. La folla aveva lasciato libero un "corridioi" nella piazza che univa la strada del molo al sentiero sterrato. Il gruppo del monte capì, con molto imbarazzo, di essersi precipitato proprio nel mezzo della via e perciò veloce si mescolò tra le persone più vicine sgomitando per farle spostare più in là. Anche i ragazzi, sebbene invisibili, si sentirono a disagio a stare nel mezzo e quindi si avvicinarono il più possibile al gruppetto in ritardo e si tolse dalla strada.
La folla lì radunata stava borbottando sommessa ma si ammutolì quando un uomo giunse dal molo. Era alto e aveva corti capelli rosso scuro, occhi neri e tre cicatrici trasversali sulla parte sinistra del viso. Portava un mantello color pece sulle spalle e alla cintura aveva una spada. Notarono ch gli mancava il braccio sinistro.
– Allora, Shanks - tuonò la voce femminile dietro di loro facendoli sobbalzare impauriti – Noi pensavamo di essere in ritardo, ma a quanto pare lo siete voi, eh?
– Rilassati, Dadan - sorrise l'uomo – Lo sappiamo tutti che tu sei più nervosa di loro! - scherzò.
I ragazzi si girarono a osservare questa Dadan: era una donna imponente, ricordava Terracotta per la corporatura, aveva lunghi capelli rossi tutti crespi e portava una camicia bianca, dei pantaloni lisi e scuri stivali vecchi. Non era molto femminile.
Dadan stava per replicare al rosso, ma un altro uomo arrivò in piazza a passo di corsa: era Monkey D. Garp.
– Scusatemi... anf... per il... puff... ritardo... - riuscì ad ansimare prima di guardarsi intorno e raggiungere la rossa e gli altri, anche se lui spintonò n po' meno. Tutti in piazza notarono che non indossava l'uniforme dei marine. I ragazzi invisibili sapevano che l'aveva detto a Dragon nel vicolo come mai.
I mormorii che si erano levati all'arrivo di Garp si spensero di nuovo quando comparve dal molo un ragazzo snello e muscoloso, la sua identità inconfondibile per via del cappello di paglia che portava in testa. Luffy avanzava sorridente verso Shanks, anche se si stava torturando le mani con fare agitato. Aveva un abbigliamento diverso da quello che Bibi aveva sempre descritto nei suoi racconti: il gilet rosso e le braghette azzurre erano stati sostituiti da dei lunghi pantaloni scuri e scapre dello stesso colore, portava una camicia scarlatta e una cravatta nera. Sulle spalle aveva un mantello molto simile a quelli dei marine di alto grado, ma le decorazioni erano rosse e dorate e il tessuto non era bianco, bensì color pece.
Il capitano dei Mugiwara raggiunse Shanks alla fine del "corridoio" nella piazza e il Rosso gli diede una pacca sulla spalla con fare quasi paterno. Luffy ricambiò con un sorriso tirato e l'Imperatore del Nuovo Mondo scoppiò a ridere: – Non mi dire che sei nervoso! Sei il Re dei Pirati, non temi di scontrarti con gli ossi duri della Marina e hai fifa di sposarti, sei proprio un bel tipo!
Cappello di Paglia lo guardò storto, ma non nascose il suo stato agitato.
I nakama invisibili credevano di non aver capito bene: Luffy si sposava?! Erano stati trasportati nel giorno del suo matrimonio?!
– Ecco cos'era il biglietto che si sono passati Garp e Dragon - esclamò Kai.
– Luffy ha voluto invitare anche suo padre - comprese Pedro.
Due note rieccheggiarono nella piazza e poi una voce allegra concentrò l'attenzione di tutti verso il molo: – Yohohoh, signoi e signore, sta per arrivare la sposa! - annunciò e poi prese a suonare il piano. Dallo strumento nelle mani dello scheletro musicista dei Mugiwara si levò una melodia lenta e romantica, quelle poche persone che stavano ancora parlando si ammutilorono del tutto.
Sulle note della marica nuziale fecero il loro ingresso le damigelle, scortate dai loro uomini: Usopp in testa alla fila, Sanji, Franky, un ragazzo biondo con una cicatrice sull'occhio e Zoro erano tutti vestiti eleganti con completo nero, camicia bianca e cravatta scura. Kaya, Violet, Robin, una giovane con un caschetto castano e Perona avevano tutte i capelli sciolti pettinati soltanto con un fermaglio a forma di fiore bianco e rosato a tenere le ciocche più ribelli lontano dal viso, indossavano morbidi vestiti arancioni, quasi rossi. La gonna davanti arrivava sopra le ginocchia e lo strascico dietro quasi toccava terra, il corpetto era liscio e semplice con uno scollo a trapezio. Ognuna delle damigelle teneva in mano un mazzolino di fiori simili a quelli tra i capelli.
Dietro le damigelle seguivano le due damigelle d'onore, che i ragazzini non conoscevano: una era una ragazza con corti capelli lilla e un elaborato tatuaggio blu sulla spalla e sulla clavicola e l'altra una donna con i capelli verde scuro raccolti in uno chignon e occhi neri. Entrambe erano abbigliate in modo simile alle altre damigelle, avevano lo stesso boquet e lo stesso fermaglio tra i capelli però il vestito di tessuto leggero era diverso: era lungo fino ai piedi ed era rosso acceso, il corpetto aveva lo collo a trapezio e una fascia argentata si avvolgeva intorno al busto creando contrasti tra i due colori.
Il piccolo corteo giunse fino a Luffye Shanks, poi si divise in due ali ai lati del corridoio unendosi agli invitati.
La melodia di Brook si fece più intensas e soave. Adesso entrava la sposa.
Dal fondo della strada apparvero due figure in sella a una cavalcatura piuttosto particolare, ricordava un equino con le corna, ma era più basso e senza la tipica criniera: si trattava di Chopper nella sua trasformazione più simile a una classica renna e sulla sua groppa c'erano Nami e un uomo coperto di cicatrici con in testa un berretto ornato da una girandola.
Prima che Chopper iniziasse ad avanzare per la via, però, il vento soffiò tra le case scompigliando i capelli di tutti i presenti, che si coprirono il viso con le braccia. Quando poterono di nuovo aprire gli occhi, vicino alla sposa e al dottore c'era una gifura incapucciata; i ragazzi invisibili la riconobbero subito.
La damigella con i capelli corti e il suo compagno biondo dovetterno notare qualche movimento irrequieto tra la folla perché assieme con il vecchio marine scattarono e ordinarono a tutti di non intervenire.
– Chi diavolo sei tu? - chiese ostile l'uomo con Nami – E che vuoi da noi?
– Che domande - replicò l'altro per nulla turbato dal tono astioso. Con un gesto si tolse il cappuccio e si rivolse alla damigella castana e al suo compagno: – Sabo, Koala, vedo che siete arrivati in orario, a differenza mia.
Il  biondo con la cicatrice, Sabo – che i nove nakama riconobbero come il fratello maggiore di Luffy grazie alle storie di Bibi –, fece le spallucce e ridacchiò.
– Comunque, - Dragon guardò l'uomo in groppa a Chopper – io sono qui per assistere al matrimonio di mio figlio.


Luffy, vicino a Shanks, era rimasto a bocca aperta, mai avrebbe immaginato che il bigliettino consegnato a suo nonno fosse arrivato a destinazione. Si voltò incredulo verso Garp e quello incrociò le braccia al petto con aria soddisfatta.
Dragon si girò verso Nami e le porse una mano che la ragazza afferrò un po' stupita. Il rivoluzionario fece cenno a Chopper di avanzare mentre Brook riprendeva la musica da dove si era interrotta prima.
Luffy osservò incantato la sua donna in groppa alla renna scortata da Genzo e Dragon, nel suo abito bianco era stupenda. I lunghi capelli rossi sciolti sulle spalle in vaporosi boccoli facevano da contrasto con il candido del vestito da sposa: il corpetto senza spalline aveva lo scollo a cuore ed era decorato con elaborati quanto fini ghirigori brillanti, invece la gonna era svasata  ma non ampia e scivolava fino ai piedi liscia e semplice. Sulla spalla nuda il tatuaggio era in bella mostra e tra le mani la navigatrice stringeva un boquet di fiori di arancio. Un diadema tra i capelli brillava ed era agganciato al velo a strascico che la faceva assomigliare a una principessa, o meglio, a una regina.
Sulle note della marcia nuziale percorsero tutta la piazza dal molo fino a dove si trovavano Luffy e Shanks.
Genzò balzò giù da Chopper e aspettò che Dragon, sempre tenendo la mano a Nami, la facesse scendere delicatamente dalla groppa del suo nakama, dopodiché la prese a braccetto e insieme si avvicinarono al Re dei Pirati. Nami diede un bacio sulla guancia all'uomo con la girandola e uno sul naso al piccolo dottore e ringraziò con un sorriso anche Dragon, poi i tre – Chopper era tornato alla sua forma normale – si aggregarono alle damigelle e ai Mugiwara.
Tutti si voltarono verso Shanks e gli sposi.
La  cerimonia vera e propria stava per cominciare.


Hola gente
Questo è uno dei miei capitoli preferiti assieme all'unidici ^^ e quindi ci tengo tantissimo, non vedevo l'ora di scrivere questa parte! ;)
Spero vivamente che Dragon non sia troppo ooc, perché nell'anime l'ho visto solo tre-quattro volte in apparizioni molto corte e quindi non so come sia di carattere, a me è sembrato uno un po' taciturno, come ho cercato di descriverlo in questo capitolo...
Parlando di Nami e Luffy, a me sembra di averli fatti piuttosto IC (sarà che questo capitolo è più descrittivo che altro e quindi non agiscono o parlano tanto...) ^^
Tengo tanto a questo capitolo, è la prima volta che scrivo su una mia OTP e quindi spero vi piaccia ^^ io ce li vedo Nami e Luffy (o Nami e Zoro perché pure la RuNami e la ZoNami sono le mie
OTP e sceglierne una sola mi è impossibile) a sposarsi a Foosha o come cavolo si scrive con una bella cerimonia presieduta da Shanks e i loro nakama e amici con loro (l'unico che non ci sarà è Ace  *piango ç_ç*)
Per quanto riguarda i vestiti, per quelli di Luffy ho praticamente copiato quelli di Strong World (perché sta da dio con quel mantello! *.*) e per gli altri me li sono bellamente inventata ^^
Dei, che papiro che ho scritto, speriamo abbia senso... ^^'
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, ringrazio chi recensisce e anche chi legge e basta ^^
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 14
*** Liquore? Fallo sparire per un po'... ***





LIQUORE? FALLO SPARIRE PER UN PO'...


La celebrazione non durò molto tempo, Shanks – in quanto capitano era l'unico che potesse unire in matrimonio Luffy e Nami – non si dilungò tanto. Iniziò con una breve introduzione salutando tutti i presenti e "presentando" i due sposi: parlò di Luffy, capitano dei Mugiwara e Re dei Pirati, ragazzo coraggioso e temerario, e di Nami, navigatrice esperta, bella e astuta.
Dopodiché tra la folla si fece largo un mambino sugli otto annicon i capelli verde scuro spettinati e gli occhi neri. Tra le mani reggeva una scatoletta nera aperta dentro cui luccicavano due anelli dorati. Il bambino avanzò verso Shanks e gli consegnò gli anelli bisbigliando un "Ciao, papà" prima di avvicinarsi alla damigella d'oinore con il suo stesso colore di capelli. Tutti nella piazza ridacchiarono divertiti, ma poi l'attenzione si spostò di nuovo sui due innamorati che avevano preso in mano le fedi.
La prima a parlare fu Nami: – Di tutte le persone in questo mondo non avrei mai creduto di potermi innamorare di te, sai? - era emozionatissima eanche un pizzico imbarazzata – Ma è successo davvero e non so se è stato il caso o il destino ad averlo voluto, so solo che dovessi tornare indietro non cambierei una virgola di quello che è stato perché alla fine tutto questo mi ha portato a te.
Con la mano tremolante e il sorriso sulle labbra la rossa infilò l'anello all'anulare sinistro del compagno, anche lui visibilmente emozionato.
Fu il suo turno di prendere l'anello dalla scatolina e di parlare:– Accidenti, nessuno mi aveva detto che c'era da fare un discorso, però!
– E quello che io e gli altri ti abbiamo fatto ripetere fino alla nausea? - si levò la voce stizzita di Usopp.
– Me lo sono dimenticato... - mormorò disarmante Luffy. Anche quando si sposava era sempre lui, inimitabile.
– Allora improvvisa, capitano, yohohoh! - suggerì Brook divertito da quella situazione.
– Eh... Va bene... - annuì poco convinto il moro mentre metà degli invitati finiva gambe all'aria e l'altra metà si schiaffava una mano in fronte.
– Allora, ehm... - prese fiato il capitano – Io non sono bravo a fare discorsi profondi, proprio no, però non credo sia necessario farli. Io ti amo, Nami, e lo farò per sempre fino alla morte e anche dopo. So già che lo sai, però io non mi stancherò mai di ripetertelo perché devi ricordarti che per me sei unica... anche più della carne! - sorrise.
Infilò anche lui l'anello al dito della sua amata e poi Shanks conclluse la cerimonia: – Con il potere datomi in qualità di capitano, io vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.
In una grande ovazione Luffy prese Nami per i fianchi e appoggiò le sue labbra su quelle della rossa in un bacio lento e dolce, Nami passò le mani sulla nuca del capitano e ricambiò con altrettanto amore.
I nakama invisibili erano emozionati, non si sarebbero certo aspettati che i matrimoni tra pirati fossero così... romantici.
Subito alla cerimonia seguì una grande festa piena di cibo, canti e balli. Le danze, naturalmente, vennero aperte dalla coppia di sposi. Ben presto tutti si buttarono in pista, le canzoni di Brook passavano da vivaci a lente e melodiche, chi non ballava si stava abbuffando al banchetto o stava chiacchierando con altri invitati.
Nami si girò di spalle alla folla e lanciò a caso il boquet di fiori d'arancio, nel marasma confuso molte mani si alzarono per afferrarlo ma non si riuscì a capire chi l'avesse preso finché la voce acuta di Perona non esultò. Accanto a lei Zoro aveva un'espressione buffissima, un misto tra il preoccupato e il contento. I due Mugiwara non riuscirono neppure a scambiare due parole con gli sposi che quelli erano già spariti chissà dove.
I ragazzini seguirono Luffy e Nami tra la bolgia che brindava alla loro salute, i due giovani salutarono Koala e Sabo che ballavano insieme e poi incrociarono Shanks e la damigella d'onore con il bambino che le assomigliava, altri non erano che la moglie e il figlio del rosso.
– Siete stupendi - sorrise materna la donna. I due risero ringraziandola e la chiamarono col nome di Makino. Parlarono anche con il capitano della Red Force e scompgliarono teneramente i capelli del piccolo.
Giunsero a una delle estremità della piazza e finalmente lo trovarono, un po' in disparte dai festeggiamenti e con ancora indosso il mantello scuro.
Dragon li notò e si avvicinò a loro.
– Sono felice che tu sia venuto - esordì Luffy un po' imbarazzato.
Il rivoluzionario non rispose ma distese il volto in un sorriso accennato.
Non era di molte parole – il Re dei Pirati non aveva certo preso da lui –, ma era comunque contento di poter essere stato presente almeno una volta nella vita di quel figlio con cui non si era mai trovato veramente faccia a faccia.
Un po' a disagio  i due si scambiarono una pacca sulla spalla.
– Forse... forse potremmo incontrarci, qualche volta - balbettò Luffy – Ogni tanto Sabo e Koala li incontriamo...
Dragon sorrise: – Un giorno o l'altro, per provare ad avvicinarci.
– Dovrai come minimo venire a vedere i tuoi nipotini! - rise il capitano tornando il ragazzo di gomma di sempre mentre Nami a quelle parole arrossiva e gli tirava la guancia imponendogli di smetterla.
– Ma che ho detto? - la guardò lui sorpreso e Dragon ghignò. Decisamente suo figlio non aveva preso il carattere da lui.
I nakama invisibili avrebbero voluto vedere come sarebbe terminata la festa, ma all'improvviso il vento burrascoso soffiò di nuovo colpendo solo loro e sollevandoli in aria lontani dalla piazza e dall'aria di festa che aleggiava tutt'intorno. Il vortice colorato apparve per la quarta volta e per la quarta volta li scaraventò in un luogo nuovo per mostrar loro un altro avvenimento del passato.


Erano capitati di nuovo sulla Thousand Sunny, ma stavolta la giornata pareva bigia e umida, faceva anche piuttosto frreddo.
Si rimisero in piedi e notarono Zoro scedere dalla coffa a torso nudo con un asciugamano attorno al collo. Lo spadaccino si guardò intorno, il ponte era deserto e perciò scese in coperta, sicuro che tutti gli altri sarebbero stati lì.
I ragazzi invisibili lo seguirono all'interno della nave e rimasero di stucco quando entrarono in una grande sala comune arredata con tavolini e divani dall'aria comoda, ma la parte più spettacolare era una parete che in realtà era il vetro di un grande acquario in cui nuotavano molti pesci di varie dimensioni.
I nakama di Zoro erano radunati nella sala: Perona giocava a carte con Usopp e Brook, Chopper stava parlando con Kaya e Sanji era impegnato a zittire i continui lamenti di un affamato Luffy cercando di tenerlo lontano dalla cucina.
  Quello che lasciò stupiti gli amici era la presenza di Franky e Robin accovacciati sul divano, poiché l'archeologa non era snella come l'avevano sempre vista, anzi, si accarezzava amorevolmente il grembo gonfio e tondeggiante.
Olivia quasi cascò a terra per la sorpresa. Faceva un effetto assurdo e un poco si sentiva a disagio. No, senza il "poco": era tremendamente strana quella sensazione.
La loro attenzione venne spostata da Nico Robin alla porta dietro Zoro, che si spalancò quando Nami irruppe nella stanza come un ciclone.
– Dov'è Chopper? - chiese urgente.
Il piccolo dottore si alzò in piedi: – Cosa succede?
Senza dargli una spiegazione la rossa lo afferrò per un braccino e lo trascinò di corsa con sé nei corridoi della Sunny. Quando i due sparirono nella sala calò il silenzio, interrotto solo dalla navigatrice che riapparve e prese senza tanti complimenti anche Kaya.
Loro malgrado i nakama del futuro seguirono le due ragazze, per colpa del vento magico che si era levato di nuovo e li aveva sballottati verso la bionda e la rossa come a esortarli ad andar loro dietro.
Nami condusse Kaya e i ragazzi davanti a una porta chiusa, dove Chopper le aspettava massaggiandosi il braccio strattonato dall'amica.
– Allora? - domandò la renna curiosa e confusa.
Nami indicò la porta: – È chiusa lì dentro da almeno venti minuti buoni, Violet.
– Avrà problemi intestinali... - senteziò Kaya.
– No, no - scosse la testa Nami – Fino a due secondi prima stava benone, poi è scappata qui tenendosi una mano contro la bocca, L'ho vista, stavamo facendo l'inventario dei nostri armadi assieme!
I due medici della ciurma assunsero un'aria pensierosa, poi Kaya bussò alla porta: – Violet? Stai bene?
– Tutto a posto! - giunse biascicata la voce dall'altra parte.
– Senti, - riprese la bionda – Nami mi ha detto cosa ti sta succedendo, io e Chopper ti curiamo subito se c'è qualcosa che non va.
– Ma io sto benone!
– Violet... - la voce severa di Kaya convinse la testa della mora a fare capolino dal bagno: – È solo un po' di nausea, tranquilli!
– Sì, ma vai avanti da venti minuti - protestò Nami preoccupata per l'amica.
– Fatti visitare - tentò di persuaderla Chopper – Se tutto va bene sarà solo un controllo di routine, okay?
Violet sospirò prima di aprire del tutto la porta e uscire dal bagno: – E va bene, facciamo questo controllo...


– Sembra che tutto sia okay - disse Chopper dopo aver visitato la ragazza mora, che sorrise: – Io te l'ho detto che ero a posto...
– Sì, però dobbiamo controllare anche il sangue come ultima cosa - le comunicò Kaya.
– Ah, lo sai che i prelievi io li detesto con tutta me stessa - sbuffò la donna cercando con gli occhi la solidarietà di Nami.
– Pure io, ma purtroppo devo farlo - ammise la bionda.
Riluttante, Violet tese il braccio a Chopper e la renna infilò l'aghetto nella vena della nakama per raccogliere i campioni da analizzare. Riempiì un paio di boccette con il liquido denso  e rossastro e poi applicò un cerotto sul foro dove prima stava l'ago.
– Perfetto - sorrise il piccolo dottore – Adesso, tempo venti minuti o poco più e ti diremo i risultati. Se volete tornare all'inventario, vi veniamo a chiamare noi dopo...
La navigatrice e la ballerina annuirono e poi tornarono in una stanza della nave a proseguire il loro lavoro.
I ragazzini invisibili restarono nello studio tutto il tempo assieme a Kaya e Chopper a osservare le varie analisi che i due compievano. Per fortuna i due dottori terminarono in fretta il loro lavoro proprio quando tutti e nove in nakama stavano per addormentarsi sul pavimento dalla noia.
La ragazza bionda uscì dalla stanza solo per tornare qualche minuto dopo con Violet e Nami al seguito.
– Ebbene? - volle sapere la ballerina.
Il musetto serio di Chopper la sorprese, di solito la renna era sorridente quando doveva comunicare a qualcuno che stava bene. Violet sgranò gli occhi a quel pensiero che aveva appena formulato. No... non poteva essere... non poteva essere malata!
– Per caso sei ingrassata nelle ultime settimane? - le chiese Kaya a bruciapelo.
– Eh? - fu tutto quello che riuscì a pronunciare, presa in contropiede.
– Per caso hai messo su peso da qualche tempo a questa parte? - ripeté la bionda.
– Io... ehm... Sì, un... un po' sono ingrassata - farfugliò Violet non capendo dove volessero arrivare i dottori – Un pochino lo sono. Come mai?
Quando le dissero il motivo la ballerina sgranò gli occhi e il suo cuore accelerò il ritmo. Gli occhi le si illuminarono e le labbra si distesero in un sorriso.
Poi un lampo le attraverso la mente.
– Oh, kami! - esclamò fissando Kaya, Chopper e Nami che a loro volta la guardavano felici – E adesso come lo dico a Sanji?


Le tre giovani donne e il dottore, non vedendo nessuno nella sala dell'acquario, descisero di andare in cucina dove trovarono i nakama radunati intorno a delle fumanti tazze di cioccolata calda. In effetti, a quell'ora di solito Sanji preparava loro degli stuzzichini per la merenda – nel caso di Luffy si parlava di abbuffata pre-cena – e dato che il pomeriggio non era dei più miti il cuoco aveva optato per qualcosa di riscaldante.
In mezzo al tavolo c'erano dei biscotti che sparivano a fiotte nelle fauci ingorde del capitano.
– Ehi, Ace - rise Shiro a quella vista – Stiamo assistendo a una scena piuttosto insolita, vero?
Dato che i Mugiwara non li avrebbero sentiti, il moretto decise di rifilargli un calcione nel didietro: – Imbecille! Pensa al tuo, di stomaco! - gli strillò mentre gli amici scoppiavano a ridere.
Intanto Sanji si era avvicinato alle tre nuove arrivate seminando cuoricini tutt'intorno: – Oh, mie adorate! Accomodatevi a bere un po' di cioccolata, sarete tutte infreddolite! - trillò.
Kaya provò a fargli notare che la stanza era riscaldata e si poteva quasi stare in maniche corte, ma il biondo le aveva prese tutte e tre e le aveva fatte sedere intorno al tavolo. Tra mille giravolte servì alla navigatrice e alla dottoressa due tazze identiche a quelle di Robin e Perona ricolme di bevanda con la panna montata sopra mentre a Violet ne porse una senza guarnizione: – Ecco a te, amore. Allungata con un goccio di liquore  come piace a te! - sorrise dolce.
La mora bloccò la tazza a mezz'aria: – Li-liquore? - balbettò.
– Ma sì, il tuo preferito - assicurò Sanji.
Violet posò il contenitore sul tavolo e si girò verso il suo uomo: – Non te n'è rimasta un po' senza il liquore, per caso?
Il cuoco di bordo rimase un po' spiazzato dalla domanda: – Ma... tu detesti la cioccolata calda da sola... - obbiettò.
– Per caso ti senti male? - si allarmò Luffy smettendo un secondo di ingozzarsi.
– Non è che non ti piace il liquore che ho usato? - piagnucolò Sanji, disperato all'idea di non aver soddisfatto le esigenze culinarie della sua Violet.
– Ma no, scemo - lo rincuorò affettuosa lei – È buono. E sto benissimo, non vi preoccupate - si affrettò a rassicurare i nakama che la fissavano tutti – eccetto i tre che sapevano – con un filo di preoccupazione.
– Alla mia dea non piace il liquore che ho messo - iniziò a lagnarsi Sanji, segno che non aveva minimamente creduto al tono della ballerina – Sono un cuoco fallito!
– Smettila di frignare - lo rimbeccò secco Zoro dando il via a una delle loro tipiche litigate – Sei più idiota di quello che sembri...
– E tu sei un Marimo rincoglionito!! - sbraitò il cuoco caricando uno dei suoi micidiali calci.
Lo spadaccino sguainò una katana: – Sei un completo cretino che non sa nemmeno cucinare!
– Ti spacco le ossa, le userò per gli ossibuchi!!
– E io ti afffetto prima che riesca a muovere un solo muscolo!!
Non fecero tempo a iniziare a picchiarsi che due fantasmi li trapassarono mettendoli in ginocchio e facendo rimpiangere loro di non essere nati come pulci.
Perona passò dalla sedia a sfruttare lo spadaccino come divano: – Dovreste finirla una volta tanto. Siete irritanti - mormorò portandosi la tazza alle labbra. Sotto di lei Zoro si riprese quasi subito e le grugnì di spostarsi venendo bellamente ignoranto.
Anche Sanji ritornò quello di prima e si avvicinò di nuovo alla sua compagna che non aveva bevuto neppure un sorso, anzi, stava cercando di convinvere Usopp a scambiarsi i bicchieri.
– No, io non la bevo - stava protestando il cecchino – L'ho assaggiata l'altra volta ed è troppo forte!
– Dai, non fare il difficile...
– Ma perché non te la bevi e basta?! - inarcò un sopracciglio il ragazzo.
– Appunto, mio dolce fiore - riprese a piagnucolare il cuoco – Perché non bevi quello che ho preparato con tanto amore?
A quel punto una vena iniziò a pulsare sulla fronte della ballerina, che scattò in piedi e batté i palmi sul tavolo attirando l'attenzione di tutti, anche di Zoro che stava inveendo contro Perona.
– Io non li posso più bere gli alcolici - decretò.
– Hai avuto una reazione allergica? - si preoccupò il biondo.
Violet lo fulminò con lo sguardo: – Baka! Io gli alcolici non li posso più bere, ma non per quello. È perché...
– Perché...? - incalzò il suo uomo.
– Ah, ho capito, sei astemia! - si illuminò lo scheletro, ma il gancio di Nami gli fece capire di aver appena detto un'idiozia: – Come fa ad essere astemia se li ha sempre bevuti?!
– Non è che sei semplicemente stufa di liquori? - azzardò Usopp venendo steso anche lui.
La ballerina si irritò ancor di più e alla fine sputò: – Perché sono incinta, razza di stupidi!
Nella sala da pranzo calò un silenzio carico di stupoe.
– E da quanto, sorella? - volle sapere Franky.
– Chopper e Kaya dicono da quasi un mese mezzo - comunicò la mora.
– E quando l'hai saputo? - domandò Perona.
– Ehm... più o meno... mezz'ora fa? - ci pensò su Violet.
– Cioè quando Nami è venuta a chiamarvi in sala? - il cecchino si voltò verso la bionda accanto a lui.
– E tu Nami lo sapevi? - si sorprese Luffy – Perché non hai detto niente?
La navigatrice colpì con un destro il marito: – Perché il bambino è suo, non mio, baka!
– Yohohoh, che bello, avremo due nuovi nakama! - esultò Brook abbracciando di slancio Chopper, il più vicino alui.
Violet si voltò verso il cuoco, che da quando aveva dato la notizia era rimasto pietrificato. Gli passò una mano davanti agli occhi chiamandolo piano, ma vedendo che dall'uomo non arrivavano risposte lo scosse decisa finché quello non tronò in sé.
– Eh? Uh? Cos'è successo? - chiese scioccamente.
– Tua moglie ti ha appena detto che diventerai padre, Torciglio, sveglia - lo informò Zoro con Perona ancora seduta sulla schiena.
Il cuoco non badò all'offesa dello spadaccino sulle sue sopracciglia e guardò emozionato la sua ballerina. Era a bocca aperta, come i ragazzi invisibili che stavano assistendo alla scena, e specialmente Olivia e Pedro erano scossi dall'avvenimento.
Lento, il biondo si avvicinò a Violet, che lo guardava ancora titubante – la mora temeva che Sanji non volesse il bambino, magari lui reputava che fosse ancora troppo presto –, ma la donna sussultò quando suo marito le posò una mano sul grembo e mormorò: – Mi hai reso l'uomo più felice del mondo, fiore mio - e per la prima volta non pronunciò l'epiteto tra mille cuoricini ridicoli, ma con un sorriso vero.
Violet d'improvviso lo afferrò per i baveri della camicia e lo attirò a sé baciandolo con passione mentre Sanji le passava il braccio atttorno alla vita e uno sulla schiena ricambiando il gesto.
– Yohohohoh, qualcuno qui smania di portarsi avanti prima che la gravidanza entri nel vivo - Brook se ne uscì con un commentaccio pervertito e a farlo sudare freddo ci pensarono una delle rare occhiatacce di fuoco da parte di Kaya e le mani create da Robin che minacciarono di spezzargli unpo o due ossi.
Zoro e Franky che stavano ghignando all'intervento dello scheletro si zittirono di colpo e fecero finta di nulla: non volevano finire con le ossa rotte dalle prese ferree dell'archeologa.
Anche Pedro avrebbe voluto pestare volentieri il musicista, ma al contempo guardava imbarazzato i suoi baciarsi come due adolescenti. Fortuna che dopo un paio di sescondi si staccarono.
I ragazzi immaginarono  che a quella notizia fosse seguita una festa come quelle precedenti, ma non riuscirono ad assistervi perché di nuovo il vento giunse brusco a portarli via da quella cucinaa e il vortice li trascinò da qualche altra parte nel passato.


Hola gente
Eccomi qui con il nuovo capitolo! Chiedo perdono se ci saranno (di sicuro ci sono) errori di battitura, ma sono mezza influenzata e sono un po' KO quindi di sicuro qualche lettera di troppo mi sarà scappata o magari qualcuna mi è anche sfuggita... *viva le frasi senza senso XD*
Non so che dire su questo capitolo, quindi ciao
No, scherzavo, prima di liberarvi della mia presenza (sono uno spirito, no, non è vero, io figlia di Ade li comando, gli spiriti XD) volevo ringraziare Auri_8782, LadyRunami, RuNamistaAVita, Sabryna_001, Sugar 22 e Le sorelle pirata che seguono la mia storia, l'hanno messa tra le preferite e tra le ricordate... grazie mille, davvero! ^^ <3
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo nelle recensioni, ma ringrazio anche chi legge e basta ^^
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 15
*** Tienimi la mano ***





TIENIMI LA MANO


Jay dovette conficcarsi le unghie nei palmi per non imprecare in dieci lingue diverse quando Kai atterrò a peso morto su di lui seguito a ruota da Lili. Più in là Olivia era finita sopra Bells, mentre Ace e Ariel stavano tentando di levarsi Shiro di dosso; l'unico che si era rialzato subito era stato Pedro, che adesso stava borbottando qualcosa mentre si massaggiava il fondoschiena.
Scattarono tutti in ipedi, però, quando un ululato acuto squarciò l'aria. Con gli occhi sbarrati si guardarono atturono e compresero di trovarsi di nuovo sulla Thousand Sunny, ma a differenza del ricordo precedente il clima era più caldo e umido – doveva essere un tardo pomeriggio di un qualche mese d'estate – ed erano ormeggiati in una piccola baia isolata.
Si accorsero in un secondo momento di due Mugiwara seduti sull'erba del ponte vicino alla prua. Si avvicinarono e tutti e nove, ma specialmente Olivia e Pedro, osservarono sbigottiti i due nakama.
Il carpentiere Franky tentava di cullare invano una piccola Olivia di un anno circa che proprio non ne voleva sapere di chiudere gli occhietti e dormire. Il cyborg sollevò la figlia e la scrutò per benino: – Ma non hai un tasto off? - sospirò con un'espressione comica in viso.
– Robin e Violet te l'avranno ripetuto migliaia di volte che i bambini, tua figlia inclusa, non funzionano con pulsanti e bulloni! - fece Nami reggendo tra le braccia un piccolo circa dell'età di Olivia: non si trattava di Ace perché non aveva i capelli mori ma biondi e anche perché il figlio della navigatrice e di Luffy aveva due anni di differenza con la ragazza dagli occhi di ghiaccio, quindi in quel ricordo lui doveva ancora nascere. La rossa teneva in braccio Pedro, che come l'altra piccola non era nell'ordine di idee di addormentarsi.
– Mi domando dove sia la sorella rosa con la camomilla... - pensò ad alta voce il carpentiere.
– Ne starà facendo in abbondanza, io credo sia quasi più per lei che per i bambini - sorrise Nami. Guardò poi verso la baia: – Io vorrei piuttosto sapere dove diavolo sono finiti Usopp, Luffy, Sanji e Zoro... Brook si offerto di correre a chiamarli ma non ha ancora fatto ritorno...
– Spero per loro che si muovano! - grugnì il carpentiere.
Nami stava per aggiungere qualcosa ma la porta della cucina si aprì di colpo e ne uscì Perona reggendo in mano un vassoio con delle tazze fumanti e due biberon pieni di un liquido giallo chiaro.
– Eccomi, impaziente di un robot!
– Alleluia, sorella ! - esclamò Franky prendendo un biberon – Ce ne hai messo di tempo per fare questa camomilla!
Nami prese il biberon per Pedro e Perona mise a terra le tre tazze. Rivolse uno sguardo di sbieco al cyborg: – Senti, fratello - iniziò con tono battagliero – solo Sanji si capisce in quel caos primordiale che è la sua cucina e ho impiegato mezz'ora solo a prendere le pentole in alto. Sai com'è, non posso liberamente svolazzare di qua e di là, ultimamente ne sono un po' impossibilitata... - e dicendo questo si posò le mani sul grembo rigonfio mentre continuava a squadrare il cybrog.
La mascella di Jay quasi toccò terra dallo stupore: Perona era incinta! Anche Ariel aveva la sua stessa aria sbigottita e al contempo un po' imbarazzata, i due Roronoa capivano l'effetto che Olivia aveva provato quando aveva visto il pancione di Robin.
– Perona siediti - la rabbonì Nami – Beviti la camomilla e calmati. Se ti agiti più di noi messi insieme non fai altro che peggiorare la situazione... Non stressare anche il bambino.
La rosa ascoltò la navigatrice e rivolse a Franky un cenno di scuse, poi si accomodò tra i due nakama prendendo in mano la sua tazza gialla e grigia.
Un altro grido di dolore fece sobbalzare le persone sul ponte e anche Nami e il carpentiere, reggendo i bambini in qualche modo, presero le loro bevande e ne sorseggiarono un po' anche se erano in pieno giugno e le camomille non erano esattamente l'ideale per combattere il caldo.
Una specie di ringhio urlato innervosì ulteriormente Perona, che in un sorso svoltò mezza tazza e nel contempo si passò una mano sul ventre.
– Ehi - le poggiò una mano sulla spalla Nami – Non farti paranoie inutili, non pensarci. Focalizzati su qualcos'altro...
– Che succede? - si preoccupò Franky. Olivia e Pedro si erano finalmente calmati.
– Ormoni sballati, credo - fece la rossa – Ehi, Perona, sei al sesto mese, ne hai ancora tre, non preoccuparti in aniticipo... E comunque sarai una mamma bravissima...
La rosa sorrise un pochino sollevata e proprio mentre stava per ringraziare la nakama un rumore di passi di corsa li fece scattare tutti in piedi con lo sguardo verso la baia.
Un grosso polverone si levava dalla spiaggia e all'improvviso qualcosa si staccò dal resto del gruppo e si fiondò in acqua tra mille spruzzi.
Veloce, Franky adagiò Olivia tra le braccia di Perona con tutta la delciatezza di cui disponeva e calò una fune dal parapetto della Sunny.
Il nuotatore risalì veloce la corda, nemmeno stesse frequentando un corso di sopravvivenza o scappando dalla Marina.
– Nami, cavati da lì!! - strillò il nuovo arrivato.
La rossa ebbe appena il tempo di muovere due passi che una specie di siluro nasuto scavalcò il parapetto e le sfrecciò accanto strepitando un saluto ai nakama e poi sparì. I tre Mugiwara capirono che era entrato nello studio medico soltanto perché l'eco della porta sbattuta si udì secco in tutta la baia. Le giovani donne e l'uomo avevano ancora lo sguardo puntato contro la ringhiera verso la spiaggia.
– Razza di idota, quanto ci avete messo?! - proruppe furiosa una voce dall'interno – Tua moglie è da mezz'ora buona in travaglio!
– Violet... nngh... così... non mi... aiuti... - sbottò Kaya tra vari gemiti di dolore. Un altro lamento della bionda si levò nell'aria e coprì le parole di scuse della ballerina.
I tre Mugiwara sul ponte , intanto, erano ancora pietrificati dallo sprint del cecchino e non si accorsero dei nakama che erano giunti sulla nave in quel momento. Ci pensò Sanji a risvegliarli inciampando nelle katane di Zoro e spiaccicandosi sull'erba con il naso. Lo spadaccino lo guardò malissimo, ma i due non provarono neppure a litigare: non era il momento adatto e Chopper sarebbe uscito per vaporizzarli tutti.
Il cuoco si rialzò e prese suo figlio dalle braccia di Nami e Franky, riscossosi, prese di nuovo Olivia.
Un grido di Kaya catalizzò l'attenzione di tutti verso la porta e si udì Usopp incoraggiare la giovane: – Ce la puoi fare, avanti, io sono qui che ti tengo la mano!
Tra i ragazzi invisibili correva lo sconvolgimento generale e, per lo schock, Shiro e Kai erano quasi collassati a terra: eera assurdo e traumatico assistere alla propria nascita.
Tra i Mugiwara, Perona aveva ancora in mano la tazza e la stringeva fino a sbiancarsi le nocche, i muscoli delle spalle irrigiditi di nuovo nonostante il tentativo di conforto di Nami. Zoro si accorse della sua tensione e, silenzioso, la abbracciò da dietro posando le mani sul suo grembo e dandole un bacio impercettibile sulla tempia, al che la rosa si rilassò un pochino.
Il silenzio era calato sulla nave, si udivano solo le onde che si infrangevano sulla battiga.
Kaya urlò di nuovo e Chopper incitò: – Andiamo Kaya, manca pocole doglie sono quasi finite!
– È... aaarrgh... una parola... quasi! - sbraitò la dottoressa in un tono iroso che non era da lei.
– Dopo dovrai assecondare le contrazioni e spingere - anche la voce di Robin non era calma e controllata come suo solito.
– Ci siamo, Kaya, spingi! - ordinà la voce della renna.
Usopp diceva parole di incoraggiamento, ma i ringhi a denti stretti della giovane le coprivano e le facevano risultare un borbottio indistinto. Chopper esrotava la bionda a spingere con crescente enfasi.
– La testa è fuori! - proruppe Violet – Ancora un paio di spinte, forza!
– Dai, Kaya - parlava il cecchino – Tra poco potremo abbracciare i nostri figli!
Si sentì un cric, segno che la bionda stava stritolando la mano del marito e sttava digrignando i denti spingendo con tutte le sue energie. D'improvviso un pianto lacerò l'aria e la voce di Robin esultò: – È un maschietto! - probabilmente l'archeologa era anche sorridente.
I ragazzini avevano un'aria un po' sconvolta e dietro di loro i gemelli non erano ancora collassati a terra solo perché erano appoggiati di schiena al parapetto. I Mugiwara invece avevano un'espressione sollevata in volto.
– Devi spingere ancora, Kaya, sta per arrivare anche l'altro! - avvertì Chopper.
La dottoressa assecondava le contrazioni ringhiando e gemendo, Usopp, Robin e Violet la incitavano; le due donne l'aiutavano dicendole anche quando spingere più forte.
– Forza, la testa è quasi fuori! - esortò la renna.
– ...Yargh... Come... quasi fuori?! - sbottò Kaya intervallando una parola a un ringhio.
– Tu continua a spingere, manca pochissimo! - intervenne Violet.
La bionda fece come detto dalla ballerina e pochi minuti dopo l'ex regina di Dressrosa gridò: – La testa è fuori, è fuori!
Il tono di voce di Usopp si fece più concitato e molto probabilmente adesso era lui a stringere le dita della moglie: – Ci sei quasi, ci sei quasi! Stringi i denti e fai un ultimo sforzo, io sono qui con te!
A quelle parole seguirono una serie di suoni sovrapposti: il cecchino continuava a incoraggiare la bionda, Violet imitava il moro e a ogni spinta le diceva quanto ancora mancava e Chopper girdava a Robin di portargli un'altra coperta per il secondo neonato. La "baraonda" della stanza si interruppe quando rieccheggiò in tutta la Sunny il vagito di un bambino.
– Un altro maschietto! - di nuovo Robin annunciò il sesso del nuovo nato.
Sul ponte della nave i ragazzini avevano ormai le mandibole che toccavano terra, le espressioni di stupore in volto non erano minimamente paragonabili a quelle frastornate dei gemelli. I due avevano l'aria scioccata e i loro nakama non potevano certo biasimarli, avevano appena "assistito" alla loro nascita, sarebbe stato un trauma per chiunque.
All'annuncio di Nico Robin, invece, i Mugiwara si erano riscossi e adeso Brook e Franky – piangendo a dirotto ma negandolo fermamente – si stavano abbracciando e tutti stavano gioendo.
Passata una decina di minuti la porta si aprì e Chopper permise al resto della ciurma di avvicinarsi, seguita anche dai ragazzi invisibili: tutti tranne Kai e Shiro erano curiosi.
I nakama, visibili e non, entrarono nella stanza. Kaya era sdraiata sul letto con dei cuscini dietro che le alzavano la schiena, aveva un'espressione stanca ma felice, era tutta sudata e alcune ciocche bionde le si erano appiccicate alla fronte. Accanto a lei era seduto Usopp al settimo cielo, il cecchino carezzava piano uno dei due fagottini che la dottoressa teneva in grembo. I bimbi avevano gli occhietti chiusi e le manine serrate in piccoli pugni, dei riccioli neri spuntavano sulle fronti dai due teli, i gemellini erano identici in ogni minimo dettaglio.
– La nostra ciurma ha due nuovi membri - parlò dolcemente Usopp.
– Benvenuti Kai e Shiro - Kaya si adagiò con la schiena al petto del cecchino e nel contempo strinse a sé i suoi figli mentre suo marito li abbracciava tutti e tre delicato e impacciato.
Chopper, Robin e Violet si diressero alla porta e fecero segno ai nakama di uscire: adesso che avevano visto i nuovi nati, tutti – loro tre inclusi – potevano lasciare initimità alla nuova famiglia per godere appieno di quel momento.
I nakama invisibili riuscirono a vedere Usopp che baciava dolcemente la spalla di Kaya prima che Chopper chiudesse piano la porta.
Pedro gettò un'occhiata ai gemelli sedicenni, ancora vicino al parapetto; i due fratelli erano sempre accasciati a terra con espressioni scioccate in viso. Il biondo non riuscì ad avvicinarsi a loro di più di due passi perché per l'ennesima volta si levò il vento misterioso che scaraventò i ragazzini in aria. Le folate erano più violente e più fredde rispetto a prima, adesso l'aria tirava i loro capelli e strattonava i loro abiti, il vortice apparve e i colori giravano così veloci che a osservarli veniva la nausea; i gemelli si premettero una mano sulla bocca mentre gli altri chiudevano d'istinto gli occhi.


Con un grido rauco i nove amici si schiantarono – tanto per cambiare – sulla sabbia umida di una spiaggia. L'aria profumava di salsedine, si udivano le onde increspare la superficie dell'acqua e aleggiava un odore umido, come se fosse appena finito un acquazzone: maledicendo l'isola dei lampi temporali e la dannata rotta che li aveva portati fin lì in svariate lingue, i nakama si rimisero in piedi tutti barcollanti e videro di fronte a loro una foresta che pareva farsi via via più tetra a causa del crepuscolo imminente.
Un brivido percorse le loro spine dorsali quando udirono uin grido acuto.
Ace dovette trattenersi dal bestemmiare quando capiì che la fonte dello strillo era Lili vicino a lui. La turchina  era girata verso il mare e dire che saltava di gioia era un eufemismo, pareva dovesse quasi prendere il volo. Con una pazza voglia di strangolarla per lo spavento che aveva fatto prendere loro, il moretto si voltò e rimase a bocca aperta. Anche gli altri nakama erano rimasti come pietrificati.
– Siamo a casa! - trillava Lili al settimo cielo – Siamo a casa! Siamo tornati nel nostro tempo!


Hola gente
Dopo non so quanto, pubblico un capitolo che avevo scritto già un mese fa ^^' come al solito il titolo è azzeccatssimo, ma quando riuscirò a trovare titoli decenti per le mie storie allora le capre riceveranno il Nobel per la scienza...
Chi segue la mia storia mi perdoni, la parte della conclusione è la parte più schifosa dell'intero capitolo (non che il resto abbia più senso, lo so) ma questo capitolo è stato tremendo da scrivere perché c'era sempre una parte senza senso o una parte che non c'entrava niente con quelle precedenti quindi ho impiegato un bel po' a metterlo giù...
Ringrazio chi segue la mia storia e l'ha messa tra i ricordati/seguiti/preferiti/quel cavolo che è (lo so che dopo questo capitolo mi prenderete a mattonate ^^'), ovvero LadyRunami,
Nami93_Calypso, Le sorelle pirata, RuNamistaAVita, Sugar 22, Sabryna_001 e Auri8782
Spero che questo capitolo non provochi troppi istiniti omicidi nei miei confronti XD ringrazio chi recensisce, ma anche chi legge e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 16
*** A mai più, lampi temporali ***





A MAI PIÚ, LAMPI TEMPORALI


Le parole di Lili ebbero l'effetto di una sveglia sui nakama. I ragazzi iniziarono a esultare come la turchina, levavano le braccia in aria e ridevano al settimo cielo. Erano nel loro tempo, potevano finalmente proseguire il loro viaggio!
– Water Seven, Sabaody, stiamo arrivando! - gridò la giovane Nefertari!
– Certo che ci arrivarete. E poi da là la vostra meta successiva sarà Marijoah - parlò una voce viscidaalle loro spalle, proveniva dalla foresta.
Un brivido percorse le colonne vertebrali dei nove nakama, sentirono i passi di più persone calpestare le felci e uscire allo scoperto sulla spiaggia.
I ragazzi si voltarono verso la persona che aveva parlato e si dovettero trattenere dal bestemmiare in sette lingue diverse – con dialetti locali annessi. Come avevano fatto a essere così idioti? Come diavolo erano riusciti a scordarsi dei sequestratori che li avevano attirati fin lì?
I cinque uomini ghignavano vittoriosi e questo provocò moti di irritazione in più o meno tutti e nove gli amici: li avevano colti di sorpresa, certo, ma prima di essere scaraventati nel passato i nakama si erano lanciati all'attacco ed erano riusciti a tener loro testa quel poco tempo prima che i lampi li colpissero. Adesso pregustavano già la loro vittoria?
– A Marijoah ci finirete voi a calci nel sedere! - s'inalberò Ariel.
– Tsk, ti consiglio un po' meno aggressività, ragazza - ghignò il finto venditore di carne – Di solito apprezzo le tipe focose, ma oggi è meglio se non mi fai arrabbiare davvero. Conserva questo temperamento di fuoco per quando saremo in viaggio, lì potrò darti tutte le mie attenzioni.
– Te lo dò io il fuoco se dici di nuovo queste porcate ad Ariel! - ringhiò Kai scattando in avanti, non si scagliò contro l'uomo solo perché Pedro lo trattenne per un braccio. Anche Jay e Ace erano stati tenuti fermi da Olivia e Lili.
Il sequestratore alzò le mani ai lati del viso e fece le spallucce, il ghigno falso sempre a incurvargli le labbra: – Suvvia, era solo un innocente scherzetto! Non prendetevela per così poco!
– Piuttosto, - intervenne un altro dei mercanti di schiavi – adesso arrendetevi e non vi torceremo nemmeno un capello. Forse.
– Mmh... A dire il vero... - Olivia finse di rimuginare sulle parole del suo nemico, come se quello avesse appena fatto una proposta anziché aver dato un ordine. Si grattò il mento con due dita: – ...tutti noi saremmo di un'opinione diversa, sapete?
Il venditore di Fukura ridacchiò: – Non cercare di prendere tempo, sarebbe inutile, ragazza.
– Non sto temporeggiando. Sto valutando la tua offerta.
Nel contempo, finché pronunciava quella frase, indietreggiò di appena un passo. Toccò piano il braccio sinistro di Shiro, il più vicino a lei, e strattonò Jay – che teneva ancora fermo – per la maglia attirando su di sé l'attenzione del verdino.
– Vedi, un passaggio fino a Sabaody ci farebbe proprio comodo - riprese la diciassettenne.
Mosse di nuovo il piede all'indietro solo di pochissimi centimetri,  i due nakama notarono la sua azione.
– Sono le condizioni che non ci vanno a genio...
Incorciò i suoi occhi di ghiaccio prima con quelli cioccolato del gemello e poi con quelli neri del verdino. Mimò un movimento in avanti con il capo come se stesse annuendo lentamente.
– Perciò se non vi dispiace vorremmo ricontrattare...
I luccichii negli sguardi degli altri due le fecero capire che i sedicenni avevano afferrato. Sapevano già come passare il messaggio agli altri.
– Ah, vorreste ricontrattare? - ripeté un sequestratore con voce carica di disprezzo.
– Ovvio che sì!
– E, sentiamo, - il venditore con la camicia lilla le diede corda, il tono però era derisorio e strafottente – cos'avresti intenzione di proporre?
– Mah... - la ragazza dagli occhi di ghiaccio finse di pensarci su – Non so... Sgobbare al posto nostro sulla nave non sarebbe male... - il suo tono sicuro irritò i cinque sequestratori.
La giovane fece un altro passettino verso il mare, imitata dagli altri nakama.
Uno dei sequestratori si spazientì e quasi sbraitò: – Perché diamine stai al loro gioco, Yago?! Prendiamoli e basta!
– E non strillare... - gli grugnì contro il venditore di Fukura sibilandogli poi qualcosa sottovoce, al che quello si calmò di nuovo.
Olivia aproffittò del loro piccolo disguido e alzò il viso verso l'alto, il mento puntato contro i loro nemici. State pronti.
– Se proprio ci tieni veniamo noi... - ridacchiò Ace.
La ragazza dagli occhi di ghiaccio ripeté il gesto con il volto...
Ora.
– ...a prendervi a calci, però!
I ragazzi smisero di arretrare e scattarono tutti in avanti contro i cinque sequestratori, che rimasero sorpresi dalla mossa repentina e improvvisa.
Era un trucchetto che Pell aveva insegnato loro tempo fa: fingere di indietreggiare facendo credere all'avversario di essere intimoriti cosicché si sentisse sicuro di sé e poi scagliarglisi contro senza dargli il tempo di reagire. I segnali che Olivia aveva dato se li erano inventati loro per mettersi d'accordo senza dover usare la voce.
Pedro e Kai riuscirono a saltare addosso a un mercante di schiavi, quello si dimenava invano tentando di scrollare dalla sua schiena il moretto e nel contempo l'altro ragazzo lo tempestava di calci e pugni sul petto e sulle gambe.
Ariel e Olivia stavano affrontando un altro uomo; non avevano la sua stessa abilità nel maneggiare la spada però erano in due ed erano rapidissime, il nemico stava fronteggiando una serie veloce di attacchi ripetuti.
Shiro se la stava vedendo con il tizio che prima aveva urlato, Lili aiutava come poteva l'amico, distraeva il suo avversario girandogli intorno, riempiendolo di fastidiosa sabbia – mirava soprattutto al volto e agli occhi – e colpendolo con rami e grosse pietre. Quel piccolo supporto bastava al sedicenne per non finire sopraffatto.
Bells schivava i colpi di un quarto trafficante, gli attacchi della rossa finivano a vuoto o sfioravano il bersaglio. La quattordicenne ricorreva alla sua agilità per evitare la katana micidiale del nemico.
Ace e Jay, invece, stavano caricando contro il venditore di Fukura. Yago non si stava impegnando per nulla nel combattimento, evitava soltoanto le stoccate dei due con un'agilità e una velocità sorprendenti, nemmeno un affondo lo aveva seriamente minacciato.
– Ti decidi a fare sul serio, stupido venditore del cavolo? - sbottò spazientito il verdino caricando l'ennesima stoccata a vuoto.
– Ma io sto facendo sul serio - mentì Yago con un ghigno da prendere a pugni.
– Maledetto schif.. - Ace digrignò i denti, ma non finì la frase perché si ritrovò d'improvviso disarmato.
– Ma che cavolo sta...? - grugnì il giovane Roronoa: anche la sua katana era schizzata via dalle sue mani. Le imprecazioni dei loro compagni fecero capire loro che anche le loro armi si erano "volatilizzate".
Jay quasi bestemmiò quando vide che le loro spade erano sospese a mezz'aria sopra le loro teste, nessuno le teneva, galleggiavano nel vuoto.
– Ce ne hai messo di tempo, Yago! - esclamò un sequestratore toccandosi la spalla destra: lì i pugni di Pedro e Kai erano andati a segno.
L'uomo con la camicia lilla sghignazzò: – Eddai, Bern, mi stavo solo divertendo un pochino...
– Che razza di trucco è?! - sbottò Shiro.
– Mi offendo se lo chiami trucco, ragazzino, - scosse la testa quello schioccando la lingua – e tu ci fai la fugura dello stupido. Il mio è il potere di un Frutto del Diavolo, non un banalissimo trucchetto di magia...
– Yago si è mangiato il frutto Kines Kines, - ghignò l'uomo chiamato Bern brandendo la spada sguainata – il frutto che gli permette di avere poteri telecinetici. Capite, adesso, perché siamo imbattibili? - strinse la presa sull'elsa e si avvicinò a grandi falcate a Pedro e Kai.
– Buono, buono - lo richiamò il suo capo – Ci penso io a catturarli.
Le armi sospese in aria tremolarono e poi caddero al suolo con un tonfo, il sequestratore poi alzò parallelamente al terreno il braccio sinistro, una vena pulsò sulla sua fronte e uno a uno i nove nakama si ritrovarono a galleggiare nel vuoto. A nulla servì annaspare, scalciare o dimenarsi, non potevano tornare con i piedi per terra ed erano completamente in balia dei loro nemici.
Sempre tenendoli sollevati in aria, l'uomo gettò un'occhiata al veliero ancorato poco distante dall'isola: – Ma che bel guscetto, proprio carino. Ehi, ragazzi! - gridò rivolto ai suoi compari – Che ne dite di cambiare nave? La nostra traversata fino a Sabaody sarà in prima classe e totalmente a scrocco!
I versi di assense degli altri quattro sovrastarono le imprecazioni dei nove ragazzi.
L'uomo di Fukura tornò a concentrarsi sui suoi prigionieri: – Chi di voi è il navigatore? Dobbiamo salpare.
I nove amici risposero con un ostile silenzio. Un'altra vena pulsò sulla fronte del sequestratore e il braccio destro tirò una manata all'aria, ma il colpo non andò a vuoto: Pedro, il più vicino agli alberti limitari della foresta, volò a schiantarsi di schiena contro un tronco. Nessuno dei suoi amici poté provare a evitare il suo impatto, erano tutti immobilizzati dai poteri telecinetici dell'uomo.
– Pedro!! - strillò con orrore Lili.
– Bastardo, perché colpisci chi non si può difendere? - si adirò Kai.
– Ditemi chi è il navigatore, - ripeté Yago ignorando il sedicenne, la sua voce aveva un tono sadico – o questo qui finirà per spezzarsi la schiena e Water Seven non la vedrà manco di striscio.
L'uomo con la camicia lilla fece per scaraventare di nuovo il biondo contro l'albero quando la voce di Bells lo bloccò: – Fermo, ti dirà chi è il navigatore! Ma prima posalo a terra! - lo supplicò.
– Non sei in condizione di contrattare, rossa - le ringhiò Bern, ma quello tacque a un cenno di Yago.
L' uomo guardò la giovane squadrandola con un ghigno poco rassicuante e la ragazza continuò: – Il navigatore...
– ...sono io! - urlò Ace prima che la sorella potesse completare la frase. Non gli era sfuggita l'occhiata famelica che il loro nemico aveva dato alla quattordicenne ed era intervenuto senza pensare: non voleva che quegli schifosi osassero anche solo sfiorare Bells, avevano già mostrato fin troppo interesse per Ariel e Olivia.
– Bellls, non fingere di esserlo tu, ridammi il log pose. C'è in ballo la vita di Pedro.
– Meglio se lo ascolti ed eviti di ingannarmi, ragazzina - ridacchiò Yago, era una risata vuota e fredda. Mosse un dito e il bracciale al polso della rossa si staccò per andare a posarsi su quello di Ace.
– Perfetto - l'uomo con la camicia lilla tornò al suo sorriso inquietante – Adesso che abbiamo il nostro navigatore direi che possiamo salpare.
Il morale dei ragazzi, a quella frase, finì sottoterra, dopo aver visto quello che Yago era riuscito a procurare a Pedro con un solo gesto della mano – il diciassettenne adesso era stordito e un rivolo di sangue gli colava dalla fronte – tutta la loro sicurezza era svanita.
Loro non erano i loro genitori, erano stati troppo avventati nel voler compiere quella ricerca e ne avevano pagato le conseguenze. Bibi aveva detto loro che partire sarebbe stato un suicidio, ma loro non l'avevano ascoltata e adesso Ace era furioso con se stesso, perché era stata tutta colpa sua: lui aveva voluto partire, lui aveva zittito Kozha e Bibi quando avevano tentato di fermarli, lui aveva convinto gli altri a salpare, lui aveva sperato di arrivare fino a Sabaody e poi nel Nuovo Mondo per cercare i loro genitori.
La ricerca era finita, la loro avventura pareva davvero terminata a Rashu. A Sabaody sarebbero arrivati i nove schiavi catturati sull'isola dei lampi temporali da Yago, Bern e i loro complici.
I nove nakama di Alabasta avevano perso.
I mercanti di schiavi avevano vinto.



Hola gente
Rieccomi con il nuovo capitolo dopo un secolo! Ho impiegato un po' a scriverlo, visto che mi è capitata una di quelle crisi da "e adesso che m'invento?" XD L'ultima parte forse è un po' depressiva, ma dettagli... ^^'
Scusatemi in anticipo se ci saranno errori di battiura!
Come sempre ringrazio LadyRunami, Sabryna_001, RuNamistaAVita, Nami93_Calypso e chi altro legge, recensisce e ha messo la mia storia nei preferiti/seguiti/preferiti :3 *.*
Fatemi sapere che ne pensate di questo capitolo con le recensioni, ma ringrazio anche chi legge e basta ^^
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 17
*** Navigazione forzata ***




NAVIGAZIONE FORZATA

Oltre a raccontare storie, Bibi adorava cantare. La principessa di Alabasta conosceva moltissimi canti – tradizionali e non – del suo regno e di altre terre lontane. Non era raro trovarla intenta a canticchiare una qualsiasi melodia mentre sfogliava un libro o passeggiava per Alubarna, spesso intonava un pezzo di una canzone e poi cambiava tutto di colpo musica.
A Kai gran parte di quelle canzoni non piacevano,però ce n'era una faceva eccezione. Non era nemmeno tanto antico come canto, Bibi l'aveva imparato da uno dei suoi tanti viaggi diplomatici nel Grande Blu e poi l'aveva insegnato ai agazzi. Era una melodia energica che parlava dei prodi guerrieri che nonostante tutto combattevano senza arrendersiper proteggere il loro regno e al ragazzo piaceva particolarmente sia per il suono che per il significato delle parole.
Kai incurvò le labbra in una smorfia di amaro divertimento, buffo che in una situazione come quella gli fosse in mente una canzone del genere – a un pessimista cronico come lui, per di più.
Poggiò la testa contro la parete dietro di lui e posò le braccia sopra le ginocchia in un tintinnio di catene.
Come c'erano arrivati fino a quel punto?, si domandò.
Si sentiva debolissimo e gli dolevano tutte le articolazioni. Aveva perso il conto dei giorni trascorsi dalla loro sconfitta e cattura, forse erano passati solo poco meno di cinque giorni, però a tutti i nakama pareva molto di più. Da quando avevano lasciato Rashu, i sequestratori li tenevano rinchiiusi e incatenati in cooperta, i ceppi metallici  ferivano loro i polsi: i ragazzi avevano provato a liberarsene col solo risultato di graffiarsi e sanguinare ancora di più.
Kai mugugnò quando la nave traballò per via di un'onda e lui perse l'equilibrio sbattendo il ginocchio contro il pavimento. Dovette faticare un pochino a rimettersi seduto, la testa gli vorticava e un senso di nausea gli stava invadendo la gola.
Udì Olivia avvertire: – Schermatevi gli occhi - quando nella stanza rieccheggiò il rumore metallico e secco della maniglia, segno che i sequestratori sarebbero entrati di lì a poco e, con loro, anche la luce esterna violenta e brillante.
I nakama ascoltarono il consiglio della ragazza dagli occhi di ghiaccio, Kai si portò un palmo della mano davanti al viso e rimase in ascolto.
Sentì che qualcosa veniva malamente buttato a terra, anzi no, era qualcuno; il sedicenne udì un grugnito soffocato e un gemito di dolore.
– Per oggi hai finito, getteremo l'ancora prima del calar della sera e perciò per il momento non ci servi più - parlò duro uno dei mercanti di schiavi.
– Ehi, Ray, non stare lì a parlare con quello, manco è sveglio! - un secondo uomo richiamò il suo compare.
Dagli spiragli tra le dita Kai vide i due avvicinarsi ai ragazzi incatenati e riuscì a scorgere una figura stesa accanto alla porta.
– Arrivo, arrivo... Che impaziente che sei, Daisuke - borbottò il sequestratore chiamato Ray, dal tono che aveva usato il ragazzo immaginò che stesse ghignando.
– Voi due, alzatevi - ordinò Daisuke rivolgendosi a qualcuno che era seduto sul lato opposto di Kai, il moro non vedeva bene chi fosse.
– Avanti, muovetevi! - sbottò secco facendo scrocchiare le dita. Aveva sicuramente voglia di menare le mani e stava solo aspettando l'occasione buona. E arrivò quando Olivia – Kai ne riconobbe la voce, roca per via della sete – ringhiò sommessamente qualcosa che suonava come un rifiuto.
Il sequestratore fece per scattare contro la diciassettenne, ma lo fermarono Ray e Pedro. Il primo trattenne il compagno per un braccio e il secondo riuscì a gracchiare un: – Fermati!
Daisuke non colpì Olivia, ma concentrò la sua attenzione sul biondo: – Tu ordini a me di fermarmi? - domandò pericoloso.
Il giovane deglutì a fatica per via della gola secca e rispose: – Avevamo fatto un patto. Non puoi picchiarla.
– Ah, giusto, il patto - ridacchiò malevolo – Che stupidaggine, accettare di farvi massacrare per far sì che alle vostre amiche non venga torto un capello. Non so se se sia più stupido il navigatore che si è offerto per primo o voi che avete deciso di imitarlo...
– Io credo che lo stuoido sia tu - non si seppe trattenere Kai – Dopotutto non siamo noi quelli che seguono come burattini gli ordini di uno come Y... - non finì la frase perché il sequestratore si era avvicinato a lui a grandi passi e gli aveva serrato una mano intorno alla gola sbattendolo contro la parete dietro.
– Forse il più stupido di tutti l'abbiamo trovato... - sibilò l'uomo con un'espressione raccapricciante in viso. La sua faccia era in ombra per via della luce proveniente dalla porta alle sue spalle, ma Kai riuscì comunque a scorgere il luccichio dei suoi occhi e dei suoi canini.
Gli mancò il fiato quando una ginocchiata lo colpì sulla cassa toracica e sentì il labbro inferiore gonfiarsi non appena l'uomo lo prese più volte a pugni in quel punto. Il sedicenne non provò nemmeno a difendersi: sapeva che se l'avesse fatto si sarebbe beccato solo più cazzotti, l'aveva imparato a spese sue e degli altri nei primi due giorni.
Quando ritenne di essersi sfogato abbastanza, il sequestratore si rimise in piedi, si spolverò i pantaloni con noncuranza e si ripulì le nocche dal sangue che era schizzato dalla bocca di Kai. Il ragazzo rimase inerte sul pavimento, era mezzo storidito e tutto il suo corpo stava pulsando di dolore.
L'uomo gli diede un'ultima pedata sul braccio e poi tornò a concentrarsi su Pedro, mentre Shiro si avvicinò a suo fratello.
Il biondo stava incenerendo Ray, che a sua volta lo fissavva con aria di superiorità. Quando il suo compagno lo affiancò, il sequestratore lo guardò con un sopracciglio alzato: – Ti sei divertito abbastanza?
Daisuke sghingazzò: – Più o meno... Adesso portiamo questi due in cucina.
Ray fece un verso sprezzante, poi afferrò saldamente i ceppi che legavano i polsi di Pedro, mentre il suo compagno strattonava Olivia. I due nakama si alzarono in piedi barcollando e con passi malfermi furono costretti a seguire i due sequestratori fuori dalla cella. Quando la porta si richiusse, nella stanza tornò a regnare la penombra crepuscolare che precedeva la notte. Gli occhi dei ragazzi si riabituarono immediatamente alla scarsa lce e così gli amici riuscirono a mettere bene a fuoco la figura che i sequestratori avevano portato dentro prima.
– Ace! - esclamò Bells scattando verso il fratello, ma le catene la strattonarono all'indietro.
Il quindicenne non rispose al richiamo della rossa, era svenuto e giaceva con il volto sul pavimento. La più vicina al ragazzo era Lili, che, con non poca fatica, si avvicinò e lo girò delicatamente supino.
– Ti prego, Shi, dimmi che almeno tuo fratello è ridotto meglio - supplicò la quattordicenne tenendo lo sguardo fisso sul moro a terra.
– Sto... sto bene, tranqui... - biascicò Kai provando invano ad alzare un braccio.Gli altri nakama si calmarono un pochino: almeno lui era cosciente.
Lili provò a scuotere il ragazzo, ma ottenne solo un debole mugolio in risposta. Nella scarsa luce del sole calante si notavano i lividi sul corpo del moretto. Sulle braccia, sulle gambe e sul viso era pieno di botte e graffi. Gli zigomi avevano un colore verde bluastro che pareva innaturale e sul gomito destro c'era un grosso ematoma nero che faceva assomigliare la sua pelle alla buccia di una mela quando diventava marcia. Le labbra erano spaccate e nella scarsa visibilità si notava il sangue incrostata che gli sporcava la bocca.
– Diamine, Ace, svegliati! - lo chiamò la turchina dandogli dei colpetti sulla guancia.
Il quindicenne strizzò gli occhi e mosse debolmente il capo, Lili lo scosse con più energia e finalmente il moretto aprì gli occhi. Di slancio la ragazzina abbracciò l'amico. Ace strinse la nakama piano, la testa gli girava come una trottola, un sapore metallico gli invadeva la bocca e tutto gli faceva un male cane. Sentiva pulsare ogni muscolo del corpo, lungo la gola avvertiva un retrogusto acido che gli dava la nausea; il fatto che la nave ondeggiasse così tanto non lo aiutava per nulla, il ragazzo si chiese se a girare era davvero la sua testa o la stanza. In più, davanti ai suoi occhi continuavano a lampeggiare intermittenti luci nere che gli fecero sbatterre più volte le palpebre. sembrava che il suo cervello fosse sul punto di scoppiare, non ci capiva più niente.
Con un grande sforzo il moretto posò la mano sulla spalla di Lili e da lì fece leva per riuscire a mettersi seduto. La stanza ruotò vorticosamente attorno a lui, perciò dovette reggersi alla turchina per non finire di nuovo disteso a terra.
– Si può sapere che diavolo è preso stavolta a quei pazzoidi per ridurti così?! - si adirò Ariel, quasi gridava.
Ace scrollò le spalle e minimizzò la cosa con un semplice: – Niente...
Bells batté un pugno contro il pavimento: – Ace, non prenderci per stupide! - spostò lo sguardo prima su Kai e poi su Shiro e Jay – Nessuno di voi ci prenda per stupide! Perché diamine dovete continuare a farvi massacrare in questo modo?
– Se continuerete così, mi domando come vi avranno ridotto quando saremo arrivati a Sabaody... - mormorò Lili stringendo la presa sulla felpa rossa di Ace.
– Appunto, - si infervorò sempre di più Ariel scuotendo i ceppi che le legavano i polsi – perché vi intestarditea mettere in pratica questo accordo? Non siete nemmeno certi che lo rispetteranno davvero!
I quattro ragazzi rimasero in silenzio, le loro espressioni si erano inasprite e avevano tutti le mascelle serrate in una linea dura.
– Voi lo sapete che siamo capaci di difenderci se mai qualcuno tentasse di aggredirici - ringhiò Bells stringendo i pugnia tal punto da far sbiancare le nocche.
– Hai ragione... - iniziò Shiro, ma venne interrotto dalla rossa che esplose: – E allora perché ci fate sentire come se fossimo soltanto pesi inutili?!
– Non serve che ci facciate stare peggio di come stiamo ora- aggiunse Lili con tono grave, ma più calmo rispetto alle altre due – Siamo già in una situazione di... di merda, proprio!
Dopo le parole della turchina il silenzio calò nella stanza, si udivano lontane le grida ovattate dei sequestratori sguaiati e rozzi che cenavano a poppa. I loro versi quasi animaleschi erano coperti ogni tanto dallo sciabrodio delle onde che si infrangevano contro lo scafo del veliero.
Fu Jay a interrompere quel mutismo quando batté i palmi sul terrreno. Fissò i suoi occhi neri e cupi prima in quelli corvini di Bells, poi in quelli di sua sorella e infine in quelli color mogano di Lili: – Siete voi quelle che non si stanno fidando delle nostre capacità... - sibilò il verdino con una voce che metteva i brividi. Le ragazze lo guardarono con occhi sbarrati, sorprese e al contempo intimidite dal suo tono.
– Se davvero vi avessimo lasciato a difendervi da sole, allora adesso non riuscireste nemmeno a parlare! - parlò duro il ragazzo – Vi avrebbero trattato peggio di noi; prima sarebbero venuti a prendere Oliva e tutte voi per portarvi in un posto diverso dalla cucina!
– E se aveste tentato di opporvi sarebbe stato anche peggio - intervenne Shiro.
– Se noi siamo dovuti strisciare ai loro piedi per ottenere un compromesso è stato soltanto perché volevamo proteggervi tutte! - si infuriò Jay – Il primo è stato tuo fratello, Bells, che l'ha fatto per tutti quanti! E noi l'abbiamo seguito perché... kami, vi vogliamo bene, siete le nostre compagne e sorelle!
Le tre nakama rimasero un po' basitre dalle parole del verdino, era stato davvero diretto e aveva espresso ad alta voce l'affetto che provava per loro – cosa impensabile per un tipo chiuso come lui.
– Che... che cosa ci avrebbero fatto? - deglutì a vuoto Lili, la turrchina temeva di sapere la risposta, ma lo chiese comunque.
– Come credi si divertano degli animali come loro quando hanno a disposizione donne schiave? - disse Shiro.
La piccola Nefertari sentì un'onda di disgusto percorrerle l'esofago fino a giungerle in gola. Ripensandoci, sarebbe stato meglio che non ne avesse avuto la conferma, le bastavano già le parole viscide che Yago aveva rivolto ad Ariel e a Olivia quando erano ancora a Rashu. O l'occhiata eloquente che aveva dato a Bells quando la rossa gli stava per rivelare che lei era la navigatrice...
Lili strinse ancora più forte il tessuto della felpa rossa che Ace aveva; il moretto era ancora semi appoggiato alla ragazzina, che, avvertendo gli angoli degli occhi pizzicare, strinse il quindicenne in un abbraccio posando il capo sulla sua spalla e posando le mani sulla sua schiena.
Nel silenzio, Ariel e Bells avevano espressioni cupe e rabbiose. La rossa stava stringendo i pugni fino a far sbiancare le nocche e si stava mordendo il labbro inferiore con forza. Appoggiò il capo contro la parete dietro di lei e chiuse gli occhi strizzando le palpebrre, se le parole dei ragazzi avrebbero dovuto farla sentire meglio allora avevano fallito nell'intento, dato che la quattordicenne percepiva in sé una sensazione di inutilità ancora più grande.
Ariel era furiosa con se stessa per essere così debole da necessitare protezione e sfogava la sua ira sul suo stesso corpo, in silenzio: i graffi che i ceppi le avevano provocato non si erano rimarginati. Ogni volta che tentava di muovere le braccia il ferro sfregava contro la sua pelle e così le sue articolazioni si riempivano di grattoni, lividi e – a lungo andare – ferite. Non si fermò quando avvertì un fortissimo dolore non appena il metallo entrò in contatto con il suo braccio e neppure quando il sangue appicicoso e viscoso le colò lungo il braccio.


Mangiarono quando il sole era già tramontato da ore, Olivia e Pedro – addetti alla cucina, visto che erano i due più bravi ai fornelli – entrarono portando quel grande miscuglio di avanzi che era la loro cena e i ragazzi, affamati, lo fecero sparire in fretta e con ingordigia.
I due diciassettenni tornarono nella cella dopo la mezzanotte e trovarono i nakama addormentati gli uni accanto agli altri: i gemelli erano seduti con le ginocchia strette al petto e le teste vicine, Lili aveva la testa di Ace posata sulle sue gambe e il capo reclinato all'indietro, mentre il moretto era steso su un fianco in posizione fetale. Jay stringeva per le spalle la sorella – che era messa nella stessa posizione di Ace – e teneva stretta la mano di Bells, seduta accanto a lui.
I ragazzi sorrisero e guardarono un'ultima volta verso l'oblò della stanza per vedere le stelle splendere, dopodiché si stesero e si addormentarono anche loro.



Hola gente
Per disgrazia vostra non sono morta e dopo oltre un mese di assenza me ne torno con un capitolo... pessimo, lo so.. e puntulamente, come mio solito, il titolo non c'entra niente...
È un capitolo bruttissimo, lo so anche io, smettetela di lanciarmi dietro maledizioni in greco antico *si nasconde dietro un muro e poi sbuca come fa Chopper*
Questo capitolo ho impiegato un bel po' a metterlo insieme e il risultato fa proprio pena, ma l'ho inserito perché volevo descrivere come se la passassero i ragazzi durante il viaggio da Rashu a Water Seven (perché prima o poi ci arriveranno, spero prima del 2023 XD)
Ringrazio come sempre LadyRunami, Sabryna_001, RuNamistaAVita, Nami93_Calypso e chi ha messo la mia storia tra i seguiti/preferiti, chi recensisce (adesso mi smadonnate tutti dietro per l'obrobrio pubblicato, lo so XD) e anche chi legge e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 18
*** In balia della burrasca ***



IN BALIA DELLA BURRASCA


Il tempo stava cambiando: il cielo che fino a pochi minuti fa era stato limpido e celeste adesso si stava riempiendo di nuvole sempre più grandi e sempre più tendenti al grigio cupo nascondendo in parte il sole splendente che aveva scaldato il ponte del veliero fino a poco fa. L'umidità del clima stava via via aumentando e nell'aria aleggiava quel tipico odore bagnato che si sentiva ogni volta che stava per giungere un temporale. Nella stanza dove i nakama  erano incatenati questo profumo entrava dalla finestra semi-aperta. Ariel chiuse gli occhi e immaginò di essere ancora ad Alabasta, in estate: le polverose strade di Alubarna si sarebbero trasformate in scivoli di fango dove loro, da bambini, si divertivano a correre e a giocare a battaglia di palle di fango – facendo irrimediabilmente arrabbiare la cuoca Terracotta, dato che tornavano a palazzo sempre tutti sporchi dalla testa ai piedi.
La porta della cella si spalancò d'improvviso allarmando tutti e otto i ragazzi seduti sul pavimento, entrarono a passo spedito Daisuke, Bern e Hiroshi, un uomo sulla trentina alto e snello, con lisci capelli color prugna e piccoli occhi neri. Senza tanti giri di parole i tre afferrarono i ceppi che legavano i polsi dei nakama e li trascinarono a forza sul ponte ignorando le loro proteste e i loro insulti. Bern , che era il più robusto, si caricò in spalla una scalciante Lili mentre la mano libera strattonava malamente Jay che tentava di divincolarsi dalla sua presa col solo risultato di ricevere un colpo nell'addome tale da lasciarlo senza fiato.
Quando giunsero sul ponte, i raggi del sole che filtravano dalla coltre di nubi accecarono gli amici per cinque minuti buoni: i ragazzi si dovettero coprire gli occhi con le mani per non essere feriti dalla luce troppo forte rispetto alla scarsa luminosità della cella cui ormai si erano abituati. Quando le loro retine riuscirono a sopportare quella condizione si accorsero di Yago appoggiato all'albero maestro che li osservava ridacchiando divertito, cosa che fece venir voglia a Pedro di pestarlo a sangue. Il possessore del frutto Kines Kines era affiancato da Ray e poco distante da loro se ne stava – l'aria abbattuta, le spalle incurvate, nuovi lividi ovunque e la parte inferiore della sua felpa rossa tutta sbrindellata – Ace.
– Ben fatto - disse Yago ai suoi compari, che finalmente mollarono le catene dei nakama.
Il finto venditore di Fukura si rivolse ai prigionieri: – Ehilà, ragazzi - li salutò falsamente allegro – Finalmente vi potete rendere utili tutti quanti... - li sfotté.
– Perché, sopportare te e i tuoi amiconi qui non è già un'attività utile a tutto il resto dell'umanità? -ghignò Shiro non tenendo a freno la lingua: nonostante lui e Kai avessero caratteri molti diversi, la rapidità di parola era una dote che avevano in comune. Dietro di lui Daisuke fece per mollargli una pedata nella schiena, ma Bern fu più veloce e colpì il moretto con una ginocchiata nel costato.
– Impara a stare zitto, marmocchio - lo ammonì il colosso – A meno che tu non voglia essere venduto come cavia per esperimenti...
– Puoi sfasciarlo più tardi, Bern - Ray placò il compare – Adesso ci serve tutto intero.
– Vedete, cari miei, - prese la parola Yago – il vostro navigatore ci ha appena detto che sta per arrivare una tempesta con i fiocchi, una di quelle capaci di ribaltare una nave da guerra con una sola onda, quindi sarebbe bene che voi vi deste da fare per farci allontanare da qui, visto che nessuno né di noi né di voi vuole finire in fondo al mare insieme ai pesci... O forse mi sbaglio?
Un boato fortissimo coprì la sarcastica risposta che stava dicendo Kai e subito dopo un fulmine illuminò il cielo,  che, finché Yago aveva parlato ai nakama, si era oscurato ed era stato coperto da grandi nuvoloni scuri.
– Merda! - imprecò Daisuke  osservando allibito l'acqua del mare farsi sempre più torbida, mentre il vento turbinava e sollevava increspature sempre più grandi che ben presto si trasformarono in cavalloni alti quanto l'albero maestro del veliero, se non di più.
Il secondo tuono fu seguito dall'ennesimo boato e da una pioggia che cominciò tutta di colpo, come se qualcuno dall'alto stesse continuamente bersagliando di gavettoni l'equipaggio della nave.
– Dobbiamo ammainare le vele! - tentò di urlare Bells, ma la sua voce venne portata via dal vento e così la rossa dovette strillare di nuovo: – Le vele! - indicando il tessuto candido. Il vento lo gonfiava e lo tirava, rischiando di lacerarlo e di far prendere una pericolosa inclinazione alla nave, che poteva rischiare di ribaltarsi.
Il più vicino alla ragazzina era Jay, che subito si diresse verso l'albero maestro, ma un'onda colpì lo scafo facendolo tremare la barca e il verdino quasi perse l'equilibrio. Finì addosso a Hiroshi, che se lo scrollò malamente di dosso sbraitandogli contro di muoversi a occuparsi delle vele.
– Dammi una mano, idiota!! - strillò il sedicenne di rimando – Avete appena detto di non voler affondare... Beh, aiutateci e forse potremmo resistere a questa dannata tempesta! - in realtà le sue parole erano rivolte a tutti e cinque gli stupidi sequestratori.
Il ragazzo arrancò verso l'albero, la pioggia gli entrava negli occhi, il vento sferzante scuoteva le sartie, Jay cercò di non pensare al fatto che se avesse preso l'equilibrio e fosse caduto in acqua sarebbe stata la fine per lui.
Guardò dietro di sé e vide che l'uomo era rimasto a fissarlo con un'ombra di rabbia negli occhi. Stava per urlargli di sbrigarsi quando Yago lo anticipò e ordinò ai suoi di aiutare i ragazzini: – Altrimenti qui finiamo davvero sott'acqua! Spicciatevi! - aggiunse.
Con un'espressione ancor più contrariata il corvino corse verso il giovane Roronoa e insieme iniziarono ad arrampicarsi sulle corde. Al verdino facevano male le nocche per quanto stringeva le funi, quasi cadde quando le sue scarpe scivolarono sulla sartia dopo un'altra onda che aveva scosso il veliero. Soffocò un'imprecazione tra i denti e fece forza sui bicipiti per rimettersi in equilibrio, cosa non facile visto che il vento ululante gli strattonava i vestiti e i capelli.
– Jay!! - lo chiamò dal ponte Bells.
– Sto bene! - replicò lui – Pensa al timone, muoviti!
Vide con la coda dell'occhio la rossa fare come le aveva detto e riprese ad arrampicarsi. Il ragazzo riuscì ad arrivare sul pennone e dovette quasi conficcare le unghie nel legno per non sfracellarsi a terra.
Sul ponte sotto di lui vedeva i suoi nakama e i sequestratori correre a destra e a manca e affannarsi per fissare i grandi barili – provviste che i cinque uomini avevano portato con loro da Rashu – in modo che non rotolassero pericolosamente rischiando di finire addoso a qualcuno o fuori bordo.
A poppa, Bells e Ace si stavano occupando del timone: la minore dava indicazioni che il fratello eseguiva girando la ruota con tutta la forza che aveva; dovevano vincere i cavalloni e la corrente furiosa che premeva contro lo scafo.
Un'onda s'infranse sulla fiancata del veliero e l'acqua invase il ponte, i barili rotolarono verso il lato opposto e si schiantarono danneggiando il parapetto. Prima che la nave si inclinasse di nuovo intervennero Ariel e Pedro ad assicurare la botte alla ringhiera di legno con grossi nodi stretti.
Sul pennone, in qualche maniera, Jay e Hiroshi  si stavano tenendo al legno della barra ed erano riusciti a prendere le funi delle vele e adesso le stavano ammainando. La corda pesante era fradicia  e scivolava dalle loro mani, il ragazzo non si sentiva più le dita da come la stringeva spasmodicamente per non farsela sfuggire. Fu solo per quello che nessuno dei due  piombò a terra quando il veliero si inclinò pericolosamente a sinistra e poi subitò si girò a destra quando un'altra onda scosse lo scafo.
– Bells, portaci via da qui!! - urlò Pedro cercando di sovrastare il boato dei tuoni e del vento.
– Ci stiamo provando! Ci stiamo provando! - la voce della rossa aveva una nota di disperazione nella voce.
L'ennesimo cavallone colpì la nave e bagnò tutto il ponte, gli schizzi giunsero così forti che sembravano schiaffi sui visi dei memebri dell'equipaggio. Ne seguì un secondo ancora più forte che si abbatté sui marinai e trascinò con sé in mare qualche asse del parapetto e un barile con le sue corde strappate.
– Dannazione, Ace, Bells! - gridò Shiro tentando di voltarsi verso la poppa, ma per la pioggia negli occhi non riuscì a vedere com'erano messi i fratelli.
– Il timone non vuole collaborare - ringhiò tra i denti il quindicenne, ma un fulmine coprì le sue parole.
Un'altra massa d'acqua travolse il veliero e tutti quanti furono sbalzati all'indietro, l'onda era stata così potente da muoverli come foglioline in un tornado. Altre assi finirono in mare e sparirono tra i flutti, i ragazzi dovettero reggersi con tutte le loro forze, i polpastrelli e le umghie che grattavano il legno del ponte.
Per qualche minuto i cavalloni diedero loro tregua e finalmente Ace e Bells riuscirono a muovere la ruota del timone, la chiglia della nave cavalcò una grossa onda e si diresse verso un punto in cui il cielo pareva meno cupo del resto.
– È quella la zona sicura! - strillò la rossa – La zona in cui la tempesta è già passata!
Come richiamata, la burrasca si risvegliò  e il vento ululò ancora più forte, mentre un fulmine seguito da un tuono rischiarava la coltre di nubi nere. Il veliero s'inclinò ripetutamente facendo traballare tutti quelli a bordo, i ragazzi e i sequestratori dovettero reggersi al parapetto e all'albero maestro imprecando in svariate lingue.
Lili sentì i polmoni svuotarsi quando la nave si piegò un'altra volta e lei finì a sbattere contro la ringhiera con la pancia, quasi sarebbe caduta in mare se non fosse stato per Kai che prontamente riuscì a strattonarla all'indietro per la giubba. La turchina arpionò le assi con forza quasi a volerci conficcare le unghie in profondità, la mano del sedicenne comunque la teneva per i vestiti con una presa ferrea. La ragazzina fece per ruotare il volto e guardarlo con lo scopo di dirgli che era tutto a posto, ma proprio in quel momento un'altra onda arrivò. L'acqua invase di nuovo il ponte per quella che sarà stata almeno la decima volta, colpì i ragazzini e i mercanti di schiavi con una fora sorprendente, frustò i loro corpi con furia e premette per trascinarli in acqua.
Kai fece appena in tempo a gridare: – Reggiti!! - prima che il mare lo colpisse. Il ragazzo non lasciò andare Lili, ma quando l'onda gli bagnò le spalle e legocce gli schizzarono in viso dovette chiudere gli occhi e da lì l'acqua coprì tutto. Quando riaprì gli occhi la sua mano stava stringendo...
...L'aria. Non Lili. Stringeva l'aria.
La piccola Nefertari era sparita tra le onde insieme a un pezzo della ringhiera. Impiegò un paio di minuti per metabolizzare il pensiero, e quando ne capì il vero significato fu come se una pietra gli si fosse appena schiantata in viso. Non udì dietro di sé Ariel chiamarlo urlandogli di fare qualcosa e il pugno che gli diede Ray per farlo risvegliare mnon gle fece nulla.
Gli occhi gli bruciavano. Bruciavano per la pioggia che entrava e per le lacrime che stavano rigando le sue giance.
– Lili!! - strillò con tutto il fiato che aveva in gola. Scrutava il mare alla ricerca di una minuscola traccia di azzurro turchino in mezzo all'oceano e muoveva rapido le pupille nella speranza di intravedere il color vinaccia della sua giubba, ma l'acqua rimaneva di un cupo colr verde petrolio e solo i rimbombi dei tuoni risposero alla sua voce.


Sentiva le forze abbandonarla. Aveva resistito per ore, ma adesso veramente non ce la faceva più, voleva solo chiudere gli occhi e riposare un pochino, giusto il necessario per riprendere le energie. Teneva le palpebre socchiuse,i forti raggi del sole le facevano male. Avvertiva l'acqua bagnarla dalla vita in giù, le gambe e i piedi avevano perso sensibilità e penzolavano inermi nel mare. Ormai era sul punto di lasciarsi andare e di abbandonarsi tra i flutti scuri e freddi, anche la poca forza rimastale nelle braccia stava per terminare e lei credeva di essere ormai finita. Vide qualcosa entrare nel suo campo visivo, era un'ombra ma al contempo emanava una forte luce,aveva un colore che pareva chiaro. Colse il fugace movimento delle dita di una mano.
"Un angelo..."
Il tocco dell'angelo prosciugò l'ultima resistenza che aveva posto al mare. Lentamente si abbandonò a quel contatto e si lasciò andare. Avvertì un'ultima volta le onde lambirle il corpo, dopodiché i suoi occhi si chiusero e tutto il resto svanì nel buio.


Hola gente
Eccomi qui con il capitolo numero 18! Spero che non ne sia venuto fuori un mattone come quello precedente ^^'
Per chi non lo sapesse, i cavalloni sono delle onde davvero alte che si verificano nei giorni di burrasca, io li ho sempre sentiti chiamare così sul lago di Garda, ma non so se sia un modo di dire dialettale o se sia davvero italiano quindi se c'è una parola più adatta ditemelo che correggo il capitolo (regalatemi un dizionario a Natale e fate prima XD)
Non ho niente da aggiungerre, quindi prima di dileguarmi ringrazio chi segue la mia storia, chi recensisce e chi semplicemente legge e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 19
*** Non l'ho protetta ***




NON L'HO PROTETTA


Teneva le braccia incrociate davanti al viso, ma non voleva davvero proteggersi. Non sentiva nemmeno il dolore fisico. Quello che gli attanagliava il petto e il cuore, invece, lo stava facendo soffrire molto più delle pedate che i suoi aguzzini gli stavano infliggendo. Anche loro erano arrabbiati, ma provavano un'ira differente da quella che il ragazzo sentiva dentro di sé, non provavano nessun rimorso e non ce l'avevano a morte con loro stessi, ma con lui. Dopotutto, era colpa sua se loro avevano appena perso un mucchio di berry, finiti da qualche parte in fondo all'oceano.
Kai ignorava quello che i sequestratori gli stavano sbraitando contro, non faceva loro minimamente caso e pure non prestava attenzione alle botte che gli venivano date; rimaneva rannicchiato in posizione fetale a terra con il corpo pieno di lividi e graffi e il volto bagnato dalle sue copiose lacrime e dal sangue che gli colava dalla fronte. Si sitava mordendo il labbro inferiore con forza e poco gli importò che iniziò a fuoriuscire sangue anche da lì quando i suoi denti affondarono nella carne per colpa di un contraccolpo di un calcio ricevuto nell'addome.
– Scommetto che l'hai fatto apposta, piccolo demonio! - latrò Hiroshi posando un piede sul suo costato e calpestandolo con forza.
Il sedicenne non riuscì a trattenere un grido rauco e strozzato, i sequestratori lo stavano distruggendo pian piano provocandogli più dolore possibile. Nella sua mente pensò che forser quella era la giusta punizione per non aver protetto Lili.
No, gli disse una vocina in testa, la punizione peggiore era rivedere costantemente come in un replay l'onda che si portava via per sempre la piccola Nefertari, i suoi occhi mogano spalancati, la mano che si staccava da quell'amico e la sua testa turchina che spariva sotto l'acqua senza poi riemergere.
Non era passata nemmeno un'ora da quell'accaduto. Kai continuava a ricordarlo, a sentire la voce della nakama disperata che lo chiamava e lui che gridava con la stessa disperazione.
– Adesso i compratori della Casa d'Aste ci pagheranno molto meno! - sbottò Bern colpendogli l'anca destra con una tallonata.
Il ragazzo sentì in bocca il sapore metallico del sangue quando Yago scaricò tutta la sua furia calciandolo dritto nello stomaco. Sputò davvero il liquido rosso quando, per la forza del colpo, volò di schiena contro la parete dietro di lui e poi ricadde a terra come un manichino privo di vita.
Il capo dei sequestratori si avvicinò a lui e lo guardò con rabbia e disprezzo: – Questo inutile essere non ha un briciolo di resistenza - ghignò sadico – Le sta prendendo solo da dieci ed è già mezzo svenuto...
Caricò un'altra pedata e colpì Kai poco sotto lo sterno mozzandogli il respiro. Il moretto sentì i polmoni svuotarsi d'improvviso e violentemente, tossì un paio di volte e poi riprese fiato gonfiando e abbassando il petto con affanno, la parte lesa che pulsava di dolore.
Sempre ridendo, Yago lo afferrò per i ricci che gli ricadevano sulla fronte e lo sollevò da terra fino a poterlo osservare in faccia: il sangue colava dalla bocca, dal naso, dalla fronte e da vicino l'orecchio sinistro, in più aveva lividi grandi e scuri su gran parte della pelle, nessun punto del viso pareva essere rimasto sano.
– Sei davvero una delusione... - borbottò con finto dispiacere l'uomo – Il tuo amico navigatore durava molto di più... Tu invece sei una vera noia! - urlò scaraventandolo contro il muro grazie ai suoi poteri telecinetici.
Gli occhi di Kai si spalancarono all'inverosimile per il dolore e del sangue schizzò fuori dalla bocca bagnandogli le labbra e il mento. Non si accasciò a terra solo perché Yago lo teneva sospeso in aria con una mano tesa verso di lui. Il mercante si avvicinò al ragazzo fino a essere a un centimetro dal suo volto, il sedicenne lo guardava con occhi pieni di lacrime e odio, respirava rauco e con velocità.
– Però potresti tornarmi utile... Solo tu sai cos'è successo alla piccola bastarda... - sorrise velenoso, poi il suo tono di voce assunse una nota di finta preoccupazione: – Ma i tuoi amici no, e qualcuno dovrà pur dirgli che se la piccola è morta è stata solo colpa tua... - scoppiò a ridere, una luce maligna che brillava nei suoi occhi.


Subito dopo la fine della burrasca i sequestratori li avevano ributtati in cella dicendo che la loro l'unica ora d'aria concessa era appena terminata, gli unici che Olivia che non vedeva erano Lili e Kai. La ragazza dagli occhi ghiaccio non aveva idea di dove fossero, ma sperava che entrambi stessero bene.
I nakama nella stanza erano tutti stanchi morti, lei in primis era stravaccata prona sul pavimento duro e umido con gli occhi a mezza palpebra. Accanto a lei avvertiva la presenza di Shiro, appoggiato con il capo alla parete e con le gambe protese in avanti.
La diciassettenne non aveva davvero voglia di aprire gli occhi per vedere come fossero messi gli altri, le bastava udire la voce sommessa di Jay che mormorava frasi senza senso per sapere che con lui c'era Ariel e sentiva i respiri un pochino rumorosi di Ace e Bells, poi c'era anche il russare di Pedro appena appena udibile, segno che il biondo aveva ceduto alla stanchezza e si era finalmente appisolato.
Anche i suoi occhi si stavano pian piano chiudendo...
Il cigolio acuto della maniglia fece svegliare di botti tutti quanti i nakama dal loro stato di torpore, si misero tutti seduti con gli sguardi puntati sull'uscio che lentamente si stava aprendo. Quando Yago entrò aggrottarono le fronti e incupirono gli sguardi.
"Cosa cavolo vuole adesso?" pensò esasperata la ragazza.
Ma le sue sopracciglia si sollevarono e la sua bocca si socchiuse quando si accorse che l'uomo stava trascinando con sé qualcuno di davvero davvero malconcio.
– Ehilà, ragazzi, - ridacchiò – meno male che siete tutti belli arzilli! C'è una novità per voi...
– E allora non fare tanti giri di parole e arriva al dunque! - grugnì Pedro.
– Come siamo curiosi... Ah, ma non ve la posso dire io, altrimenti che gusto ci sarebbe? Quello con la novità non sono io, ma questo qui! - esclamò scaraventando nella stanza Kai.
Le espressioni dei ragazzi passarono in un secondo da sorprese a disgustate e arrabbiate.
– Maledetto!! - sbraitò Jay scattando verso l'uomo. Quello aveva già un piede fuori dalla stanza, ma prima di andarsene si voltò verso i nakama che lo fissavano pieni di odio e sibilò: – Non fate quelle facce. Se l'è meritato... Quando sentirete ciò che ha da dirvi lo penserete anche voi... Appena si riprenderà!


Kai aprì gli occhi perché qualcuno lo stava scuotendo e impiegò un paio di secondi per mettere a fuoco l'ambiente in cui si troavava e la persona china su di lui. Riconobbe il soffitto della cella e poi il suo campo visivo venne invaso dal viso teso e preoccupato di Shiro: – Per tutti i kami! - esclamò sollevato – Devi smetterla di farci prendere questi spaventi, Kai! Quasi non respiravi!
– Perché si sono accaniti così tanto su dite? - digrignò i denti Bells – Sembravi davvero morto!
A quelle parole il cervello del ragazzo si risvegliò del tutto e ogni cosa accaduta nell'arco delle ultime ventiquattro ore riapparve davanti ai suoi occhi, sentì il significato di ciò che aveva detto Yago colpirlo come un pugno in faccia.
All'improvviso gli parve che la mano con cui il suo gemello lo stava tenendo per un braccio fosse a contatto con qualcosqa di impuro e perciò se lo scrollò di dosso con uno strattone. Il fratello minore – di soli quindici minuti, ma pur sempre il minore – lo guardò un po' stupito, di solito il moro non rifiutava il contatto fisico. Kai ebbe la stessa reazione anche quando Ariel provò a passargli un braccio intorno alle spalle, per cui  la sua fronte si corrugò in un'espressione stupita e i suoi occhi si velarono di preoccupazione.
– Stai... stai bene? - farfugliò confuso.
Provò a posargli una mano sulla clavicola, ma il ragazzo indietreggiò con fare impacciato, inciampando nei suoi piedi e trascinandosi sulle gamen traballnti e ferite: – Non toccatemi! - strillò – Statemi lontani!
Gli sguardi dei nakama si fecero ancora più confusi e sorpresi, non sapevano che dentro di sé Kai si sentiva sporco... I sequestratori avevano ragione: Lili era morta per colpa sua.
– Ma che cavolo stai blaterando? - sbottò Jay avvicinandosi all'amico.
Il moretto prese a indietreggiare sempre pià fin quando non si trovò con la schiena addossata alla parete della stanza. IL verdino continuava ada avanzare ignorandhttp://www.efpfanfic.net/stories.php?action=editoro il nakama che gli strillava di allontanarsi, il gemello pareva fuori di sé. Quando gli fu di fronte si piegò sulle ginocchia e lo afferrò per le spalle con una presa salda, lo scosse leggermente e parlò con voce ferma: – Adesso calmati! Calmati e dicci che sta succedendo! Ma prima di tutto calmati!
L'altro non aveva altra scelta che fare come gli aveva detto l'amico, ma impiegò diversi minuti a calmare i singhiozzi che lo scuotevano e a regolarizzare il respiro. I suoi compagni si sedettero di fronte e vicino a lui. Si portò le ginocchia al petto e le circondò con le braccia nascondendo le mani serrate a pugno, stava stringendo le nocche fino a farle sbiancare e si stava conficcando le unghie nei palmi.
– Aspettate un attimo - si levò la voce di Ariel – Dov'è finita Lili? Noi credevamo fosse con te...
Il ragazzo si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo in un atteggiamento non era suo: – Di questo... devo... devo... parlarvi io - sussurrò.
– Du-durante la tempesta... Io... io sono... sono stato uno stupido - la sua voce era spezzata e i suoi occhi pieni di lacrime – Le onde... le onde... s-si abbattevano sul... sul ponte...
Gli occhi dei nakama erano puntati su di lui e questo lo metteva a disagio, lo faceva sentire ancora più colpevole.
Continuò: – Dovevo proteggerla, ma non l'ho fatto! Quando un'onda ci ha... ci ha colpito... non sono riuscito a tenerla e... e... e...
– ...E? - incalzò Jay con tono gentile.
– ...E Lili è finita in mare! Non sono riuscita a tenerla! Ho lasciato che cadesse in acqua! Lei non è riemersa, è morta! Morta! Morta per colpa mia! - gridò il ragazzo incurvando la schiena e infossando il capo tra le ginocchia.
Lui non li stava guardando, ma i suoi nakama erano rimasti a bocca aperta, gli occhi spalancati a fissarlo senza realmente vederlo.
– M-Morta? - balbettò scioccata Olivia.
Kai non le rispose, era ripiegato su se stesso, le ginocchia nella stessa posizione di prima, ma le mani stringevano spasmodicamente i ricci neri e stava cantilenando senza sosta insulti contro di sé. Alla ragazza dagli occhi di ghiaccio bastò questo per capire da dove provenissero tutti i lividi che l'amico aveva sul corpo. I sequestratori si erano vendicati per il fatto che lui avesse perso la loro merce di valore. Non sapeva se era più orribile quello, sapere che Lili fosse morta o vedere Kai fare i conti con i sensi di colpa che lo pervadevano; forse furono tutte e tre le cose messe insieme a farla scoppiare in lacrime irrefrenabili.
Con la vista annebbiata vide che tutti i nakama erano nelle sue stesse condizioni e li conosceva abbastanza bene da spaere che tutti stavano pensando la sua stessa cosa: con questo pianto non stavano accusando Kai, ma loro stessi. Il sedicenne aveva fatto il possibile per aiutare la piccola Nefertari, loro invece si erano solo preoccupati per la nave e per loro stessi senza ricordarsi minimamente che la loro nakama era una loro carissima amica e la figlia della donna che aveva fatto loro da madre fin dalla loro infanzia. Lili era considerata da tutti una sorella minore aggiuntiva con cui avevano sempre avuto bei ricordi felici, ma loro l'avevano ignorata nel momento più critico.
E il loro egoismo era stato punito con la punizione peggiore di tutte: Lili se n'era andata, inghiottita dall'oceano per colpa loro. E non sarebbe mai più tornata.


Una fortissima luce le fece socchiudere gli occhi. Sentì del morbido intorno a sé e si vide circondata da un bianco quasi abbagliante.
"Nuvole"
Era forse aarivata nella Terra dei Morti? Si sentiva senza peso e fragile, pareva quasi che un colpo di vento avrebbe potuto trasportarla lontano.
Dunque ai morti capitava questo, una volta compiuto il grande passo.
In tutti quel mare bianco si sentiva un poco spaesata, ma per sua fortuna la mano morbida dell'angelo non le permetteva di smarrirsi: quando era sul punto di chiudere gli occhi e perdersi nel nero, l'angelo le toccava la guancia e la faceva tornare nel bianco.
L'angelo staccò la mano calda e morbida dal suo viso e subito una sensazione di freddo si manifestò laddove prima c'era il contatto.
"No"
Annaspò per cercare di poterlo avere di nuovo.
"Non andartene" supplicò "Resta con me, angelo"
La voce calda e gentile dell'angelo tentò di rassicurarla " Andrà tutto bene, tranquilla"
"Ma se non ci sei tu con me viene tutto nero"
"Tranquilla"
"Angelo, ti prego"
Iniziava a sentirsi spaventata per davvero, se l'angelo se ne fosse andato a lei cosa sarebbe successo?
"Per favore, resta" si disperò "Se non ci sei tu io non ce la faccio. Il nero fa troppa paura. Ti prego"
"Va bene, calmati, piccola. Io, l'angelo Koala, resterò con te"



Hola gente
Questo capitolo 19 è un concentrato di allegria, eh? Vabeh, io non ci posso fare nulla se sto cavolo di periodo mi fa sentire sempre così di cacca... -.-'
Non ho un cacchio da dire, ma prima di levare le tende ringrazio Sabryna_001 (dimmi che è giusto perché l'ho scritto senza guardare ^^') che ha recensito lo scorso capitolo e ringrazio anche chi segue la mia storia, tra tutti LadyRunami, RuNamistaAVita e Nami93_Calypso (ditemi che sono giustiii XI )
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo nelle recensioni, ma ringrazio anche chi legge e basta ^^
Bene, adesso levo le tende davvero
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 20
*** Nemici o alleati? ***




NEMICI O ALLEATI?


Fino a quel momento, Izumi stava avendo una giornata noiosa.
Come al solito si era alzata e si era vestita con i suoi abiti preferiti – una felpa viola con il cappuccio e un disegno stilizzato di fiamme arancioni e rosse, una gonnellina celeste scuro, degli stivali bassi marroni, una fascia grigia stretta sulla fronte, un guanto nero senza dita alla mano destra e su quella sinistra un polsino dello stesso colore – e poi, fino all'ora di pranzo, si era allenata con sua madre e Hack. Dopo mangiato aveva lavato via il sudore puzzolente dal corpo e dai capelli biondo ramato tutti appicicaticci e umidi.
Quando era tornata sul ponte Iva le buttato in mano tutto il necessario e poil'aveva praticamente spintonata in infermeria dicendole che quel giorno era il suo turno di occuparsi della ragazzina. Izumi, in tutta risposta, aveva masticato tra i denti insulti irripetibili rivolti alla regina di Kama Bakka e aveva minacciato di prendere a calci il suo faccione smisurato.
Erano due giorni che la ragazzina dormiva. L'aveva avvistata per caso sua madre e tutti avevano collaborato per tirarla fuori dall'acqua in cui era immersa da chissà quanto tempo. Non c'era voluto molto per farle mollare le assi a cui si era aggrappata con una forza tale da incidere il legno con le unghie, anche perché il mare gelido l'aveva sremata e perciò era mezza svenuta. Quando l'avevano issata a bordo avevano subito notato i graffi e i lividi che rovinavano la sua pelle, i polsi erano i più martoriati: erano zozzi, pieni di ferite e il sangue rappreso sporcava anche le mani e le braccia.
L'avevano medicata all'istante, mentre lei continuava a perdere conoscenza e a svegliarsi mormorando qualcosa riguardo agli angeli e ai suoi nakama nel dormiveglia.
Izumi non aveva ascoltato quello che si dicevano gli adulti, si era persa nei suoi pensieri: il viso della ragazzina le era molto familiare e le sembrava di averlo già visto da qualche parte, il punto era che non ricordava dove o a chi assomigliasse. Probabilmente anche i suoi e il comandante avevano discusso sulla possibile identità della sconosciuta.
La giovane era certa che non fosse originaria delle isole poco distanti dal luogo in cui l'avevano trovata: nessuno aveva capelli come lei e anche i lineamenti erano differenti, per non parlare della foggia degli abiti. La ragazzina inossava una giubba a mezze maniche color vinaccia che le arrivava fino alla vita, i bordi delle maniche, del colletto e della parte inferiore erano più scuri e il tessuto era leggero ma resistente. Portava anche una gonna di lino – o forse era cotone? – lunga fino alle caviglie e strappata sul lato destro per renderla meno stretta. Doveva essere stata bianca, ma adesso era tutta impolverata e sporca. L'elastico era dorato e le tre righe orizzontali che decoravano l'indumento – la prima di media grandezza, la centrale sottilissima e l'ultima così larga da occupare tutta la parte inferiore – parevano realizzate con un filo dorato molto prezioso. Forse, da quest'ultimo particolare, si poteva immaginare che la piccola fosse di condizione agiata se non nobile, ma Izumi non voleva tirare conclusioni azzardate che si sarebbero potute rivelare errate.
Dalla ragazzina non avevano avuto nessun'informazione, dato che era rimasta priva di conoscenza fino a quel momento.
Fino a quel momento, per l'appunto.
Perché adesso lei era seduta sul letto e osservava Izumi con sguardo curioso e al contempo timoroso. La ramata incurvò le labbra in un sorrisino impercettibile: finalmente quel dannato viaggio in nave sarebbe diventato interessante.
La più giovane fece per dire qualcosa, ma quando dischiuse le sue labbra non ne uscì alcun suono e così la sua espressione rimase totalmente inebetita.
– Io sono Izumi - si presentò l'altra intuendo cosa avesse voluto chiedere.
Il suo intervento parve tranquillizzarla, infatti quella rilassò le spalle e la sua postura si fece meno rigida: – Dove... dove mi trovo? - domandò con voce un po' roca.
– Sei al sicuro, ti trovi sulla nostra nave. Non posso dirti di più - anticipò altre sue eventuali domande.
Forse aveva usato un tono un po' freddo, perché di nuovo la ragazzina assunse un'espressione tesa e strinse il lenzuolo. I suoi occhi color mogano vagarono in giro per la piccola stanza che fungeva da infermeria e si soffermarono sulle sue stesse braccia: quegli sconosciuti l'avevano salvata e curata, il sangue che aveva prima sui polsi adesso era rrappreso e solo qualche macchiolina scuriva le garze bianche.
Era vero che quelle persone erano state gentili con lei, ma il suo istinto la portò a fissare le sue pupille in quelle blu della ragazza e a domandare piano: – Non... non siete mercanti di schiavi, vero...?
La ramata sbarrò gli occhi sbigottita ed esclamò: – Kami, no! Perché credi che ti abbiamo medicato?! I mercanti di schiavi non si preoccupano se i loro prigionieri sono tutti sporchi di sangue e feriti! Almeno finché non arrivano all'Arcipelago Sabaody... E la nostra nave è piuttosto lontana.
La sua risposta incalzante fece storcere il naso all'altra per qualche momento, ma poi la ragazzina si rilassò e tirò un sospiro di sollievo: se non altro non era passata dalla padella alla brace. Aprì per scusarsi della domanda stupida, ma rimase sorpresa nel non torvare nessuno di fronte a lei. Dove cavolo era finita? E, soprattutto, come aveva fatto ad andarsene in maniera così veloce e silenziosa?
Lei non aveva certo l'intenzione di restare lì a fissare il vuoto come un'idiota, perciò scostò le lenzuola e fece per scendere dal letto quando udì un rumore di passi che camminavano nella sua direzione.
– Dove cavolo vuoi andare?? - strillò Izumi non appena varcò la soglia della porta.
Dallo spavento lei quasi cascò per terra di faccia. Dentro di lei, però, quell'atteggiamento della ragazza le ricordò una dei suoi nakama e questo le fece pensare che adesso lei era l'unica che potesse liberarli.
– Dove diamine eri finita tu?! Mi hai mollato qui come una scema senza nemmeno avver... - brontolò, ma non terminò la frase perché notò delle persone appena entrate dietro alla giovane: due uomini e una donna.
Quest'ultima era un po' bassina ed esile, aveva lineamenti che la facevano sembrare piuttosto giovane, i suoi capelli erano simili a quelli di Izumi ma avevano una tonalità più scura ed erano anche più corti – erano a caschetto mentre alla ragazza arrivavano poco sotto le spalle – e i suoi occhi erano blu. Portava un cappello violetto con con occhialoni arancioni che era simile al cilindro blu scuro con occhialoni azzurri dell'uomo biondo. Era molto alto, la superava di due spanne buone. I suoi capelli erano corti e ondulati e le iridi color ossidiana. Una cicatrice copriva la pelle dell'occhio sinistro.
Il secondo uomo aveva un'aria misteriosa e seria, i capelli erano spettinati e neri sebbene si potesse intravedere qualche ciocca ingrigita e il mento aveva qualche accenno di barba incolta. Le pupille erano piccole e scure e un tatuaggio rosso copriva l'intera parte sinistra del volto.
La ragazzina rimase a bocca spalancata e occhi sbarrati. Sapeva benissimo chi erano e adesso aveva capito dov'era capitata.
– Ti presento il comandante e il suo secondo, - sorrise l'altra indicando i due uomini – nonché Dragon e mio padre Sabo. E lei è mia madre Koala.
Sentendo i nomi ebbe la conferma di ciò che aveva pensato prima, e questo non sapeva se fosse un bene o un male.
– Ri-rivoluzionari! - farfugliò – Voi siete l'Armata Rivoluzionaria!
Doveva essere sollevata o iniziare a preoccuparsi? Forse non l'avevano riconosciuta e se avessero saputo chi era magari non sarebbero più stati così gentili.
Però... se erano i veri rivoluzionari, i suoi amici allora...
– Non devi temerci solo perché siamo i rivoluzionari - parlò gentile Koala.
– Non siamo tuoi nemici... - aggiunse Dragon con tono calmo – ...Nefertari Lili.


Sorseggiò con calma il té bollente che le aveva versato Koala e mantenne lo sguardo fisso su Sabo e sul comandante: le loro spiegazioni l'avevano tranquillizzata.
Non si sarebbe mai aspettata che Dragon l'avesse riconosciuta alla prima occhiata; sapeva anche lei di essere identica a sua mandre, ma non si sarebbe mai immaginata che il nonno di Ace e Bells conoscesse a memoria i volti degli attuali reali di Alabasta. Si era data dell'idiota per averlo pensato, era ovvio che i rivoluzionari conoscessero i visi dei monarchi importanti alleati del governo.
Quello che l'aveva rilassata era stato ciò che aveva aggiunto Sabo in seguito: il regno di Alabasta non era nemico dei rivoluzionari.
– Non abbiamo da guadagnare nel far cadere un regno che si è opposto alla creazione di Marijoah secoli fa e la cui famiglia si è rifiutata di diventare parte di quei bastardi dei Draghi Celesti - era intervenuta Koala – Il nostro obbiettivo è far sì che la superiorità dei Nobili Mondiali sia annullata, così come le diseguaglianze e i loro privilegi. Alabasta con tutto questo non c'entra niente.
Lili finì la sua bevanda calda e si allungò per afferrare la teiera e versarsene ancora. Voleva parlare prima che i tre iniziassero a farle domande sul come fosse caduta in mare e sul dove fossero i suoi genitori, ma non aveva idea di come iniziare il discorso. Doveva buttarsi, loro erano la sua unica possibilità di salvare i suoi amici.
Tossicchiò un poco e poi esordì: – Voi... voi sapete chi è... Ace?
Era la domanda più stupida che le sarebbe potuta venire in mente, ma non aveva idea di cos'altro chiedere. Ace le sembrava un buon modo per partire con il spiegare tutto, era il nome del fratello di Luffy e Sabo e il nome del suo nakama. L'unica cosa che la rendeva incerta era la possibile reazione dei rivluzionari, del vice comandante in primis.
– Dovresti stare attenta - fece Koala – Ace è un nome pericoloso, se pronunciato con leggerezza.
– Però sapete chi è - insistette – Non c'è molta gente che si chiama così.
– Solo due persone in realtà, o almeno così mi ha detto papà - intervenne Izumi versandosi altro té – Però una è morta da anni.
– Se qui ci fosse mio fratello, ti salterebbe al collo e inizierebbe a scuoterti come un matto facendoti migliaia di domande a raffica per sapere di quale dei due Ace parli - ridacchiò Sabo.
Lili incurvò le labbra in un sorriso: – Chissà che farebbe se avesse uno dei due...
Il biondo spalancò gli occhi e la fissò sorpreso, era più o meno la stessa reazione che avevano avuto Koala e Izumi. Dragon era bravo a mascherare le sue emozioni, ma la piccola Nefertari era certa che anche lui ne fosse rimasto sbalordito. Perlomeno la domanda stupida che la turchina aveva fatto prima era servita a qualcosa.
Cercando di essere il più sintetica e chiara possibile, spiegò ai rivoluzionari come mai avevano intrapreso quel viaggio, in che situazioni si trovavano i suoi amici e perché lei era finita in mare.
Alla fine del racconto le facce dei rivoluzionari – Dragon escluso – erano quasi comiche: gli occhi sgranati all'inverosimile e la bocca spalancata con il mento che quasi toccava terra.
– È per questo che io ho bisogno del vostro aiuto! - iniziò a parlare concitata – O... o perlomeno, ho bisogno che mi portiate fino a Water Seven! - li supplicò.
– Non c'è problema: la metropoli sull'acqua è la nostra prossima meta! - la rincuorò Izumi.
Suo padre prese uno dei lembi della fascia che aveva sulla fronte e lo strattonò verso il basso facendola strillare più per la sorpresa che per il dolore. Inarcò un sopracciglio e la guardò di sbieco: – Guarda che in missione non ci andrai solo tu... Verremo anche io e la mamma!
– Cosa?! - protestò lei – Non hai mai avuto problemi a mandarmi in missione da sola!
– Eri con Hack, non da sola! - puntualizzò Koala – E poi hai sentito cos'ha detto Lili: quelli sono cinque, ben armati e hanno dalla loro anche un Frutto del Diavolo piuttosto potente.
La piccola Nefertari ridacchiò di fronte a quel siparietto comico e si sentì sollevata ad avere anche il loro aiuto, era certa che presto i suoi nakama sarebbero stati liberi.
– Quanto ci metteremo fino a Water Seven?
– Circa un paio di giorni, non siamo molto lontani - le rispose Dragon.
Il comandante dell'Armata Rivoluzionaria osservò la famigliola che bisticciava e alzò gli occhi al cielo con sguardo esasperato, al che Lili non riuscì a trattenersi dal dire: – Si fidi, Dragon-san, Ace e Bells sono molto peggio!


In quei due giorni Lili si rimise completamente. Aveva ancora alcuni lividi, ma le ferite sui polsi erano quasi rimarginate del tutto e non si sentiva più debole e stanca.
Si era dovuta far prestare un paio di scarpe da Izumi dato che i suoi stivaletti marroni erano stati inghiottiti dall'oceano durante la tempesta. La piccola Nefertari aveva instaurato un buon rapporto con la ramata, le due andavano piuttosto d'accordo anche perché la giovane rivoluzionaria aveva un carattere che ricordava un po' Bells e Ariel messe insieme.
Le due ragazze erano sedute vicino all'albero maestro e si stavano raccontando divertenti annedotti che erano capitati loro; Lili stava narrando di quella volta che si erano messi a giocare a nascondino per l'intera Alubarna e avevano impiegato tre ore buone a trovare Jay, che anziché nascondersi si era proprio perso.
Dal canto suo, Izumi aveva ricordato di quando, da piccola, lei era andata a fare il bagno e si era allontanata un po' dalla spiaggia. Aveva trovato divertente agitare le manine in aria schizzando l'acqua.
– Il problema è stato che papà era sulla costa e ha pensato che stessi annegando, così si è fiondato subito in acqua. Peccato che mare e Frutti del Diavolo non vadano molto d'accordo e perciò è dovuta arrivare la mamma a tirarlo fuori dall'acqua prima che colasse a picco! - era scoppiata a ridere.
Inutile dire che Sabo, appena l'aveva sentita parlare di ciò, aveva messo il broncio suscitando l'ilarità di tutto il veliero.
All'improvviso le voci divertite delle due amiche vennero coperte da quella in falsetto di Emporio Ivankov: – Virate a tribordo! irate a tribordo!
A Lili era preso un colpo appena aveva visto la regina di Kama Bakka la prima volta. Con il faccione smisurato e il corpo muscoloso vestito dalla tutina fucsia e dalle calze a rete le era parsa un po' grottesca.
– Mamma, che sta succedendo? - Izumi richiamò l'attenzione di Koala.
– Ci stiamo dirigendo verso un'insentatura nascosta per ormeggiare. Siamo arrivati a Water Seven!
La piccola Nefertari avvertì il cuore accelerare il battito, ancora poche ore e avrebbe potuto riabbracciare i suoi nakama e dare una lezione a quegli schifosi trafficanti di schiavi.
Il veliero costeggiò l'ampia linea di terra che circondava le mura della metropoli, lì sorgevano un paio di case un po' sbilenche e sporche di muffa sulle fondamenta, con la nave ci passavano talmente vicino che si potevano vedere le diverse tonalità di verde muschio. Dietro le abitazioni la terra era piatta e con solo qualche ciuffo d'erba qua e là.
La principessa di Alabasta alzò lo sguardo verso le grosse mura di cinta, erano enormi e grigio chiaro, da sette bocche gigantesche sgorgavano altrettanti torrenti che percorrevano la città dall'alto verso il basso e sulla cima una grossa fontana si ergeva imponente.
La metropoli sull'acqua era ancora meglio di come l'aveva descritta sua madre e Lili avrebbe speso volentieri intere ore a fissare le grosse bocche e i ponti che al contempo abbellivano la struttura e collegavano la linea esterna con la zona all'interno.
L'imbarcazione giunse finalmente a una parte in cui non c'erano abitazioni e la corrente dell'oceano era più tranquilla, finalmente avrebbero potuto attraccare.
La ragazzina corse in avanti verso prua e sentì il sangue bollirle nelle vene, man mano che si avvicinavano si delineavano i contorni di un'altra nave. Strinse i pugni, non vedeva l'ora di farla pargare ai sequestratori che avevano fatto male ai suoi nakama e li avevano quasi massacrati di botte.
– Ma cos...? - balbettò Iva accanto alla turchina – Chiamate Sabo, presto!
Lili allungò il collo per vedere cosa stava succedendo davanti a loro e sentì il sangue defluirle dal viso.
Erano a meno di venti metri dalla baia e la ragazzina avvertì l'irrefrenabile voglia di sbattere la testa contro il parapetto; non era così che si era immaginata la cosa. Non avrebbe dovuto essere da sola!
Nella baia era già attraccato un altro veliero piuttosto particolare. Sulla fiancata era dipinto un gigantesco numero 1, a poppa, vicino al timone, c'era un grosso motore e a prua spiccava la polena: un fiore, un sole o forse un leone col muso giallo e la criniera arancione.
Non era una barca di Alabasta, non era quella con cui Lili e gli altri erano salpati da Alubarna, non ne aveva lontanamente l'aspetto.
Era la Thousand Sunny.


Hola gente
Purtroppo per voi non sono sparita ^^ Ultimamente ho trascurato un po' One Piece per iniziare altri nuovi anime (Attack on Titan e FullMetal Alchemist Brotherhood... adoroooo *.* *.*) ma finalemente eccomi qui.
In realtà questo capitolo era già pronto, ma prima di pubblicarlo avrei voluto scrivere anche il 21.. peccato che nella mia testa sia chiaro ciò che deve succedere ma che non riesco a metterlo giù in una maniera che abbia senso o che sia anche lontanamente accettabile -.- spero di avere un'illuminazione divina (Apollo aiutami!) e di riuscire a terminarlo entro la prossima era geologica
Come al solito il titolo è azzeccatissimo... (Apollo aiutami anche con questo, please!!)
Non ho altro da dire, anzi, sì ^^ Ringrazio chi recensirà e anche chi darà una letta e basta
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 21
*** Missione nella metropoli sull'acqua ***


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MISSIONE NELLA METROPOLI SULL'ACQUA

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Lili riprese a respirare solo quando Sabo tornò sul ponte riferendo che non c’era nessuno a bordo dell’altra nave.

Per tutto il tempo che il biondo era stato sulla Sunny, la piccola Nefertari si era andata a rintanare appena dietro la porta che conduceva in coperta e, se non ci fosse stata Izumi a trattenerla, avrebbe volentieri sbattuto la testa contro una parete. Tra sé e sé aveva pensato che stesse accadendo un gran casino: se i Mugiwara  fossero saliti sul veliero, l’avrebbero riconosciuta all’istante data la palese somiglianza con sua mamma – nonché ex nakama del Re dei Pirati e della sua ciurma – e si sarebbero di certo domandati il motivo della sua presenza tra i membri dell’Armata Rivoluzionaria, un perché piuttosto difficile da spiegare.

Per questa ragione la turchina era sollevata nel sapere che la Thousand  Sunny era deserta.

La voce di Monkey D. Dragon la destò dai suoi pensieri: il comandante stava spiegando a tutti quanti il piano che avevano messo a punto in quei giorni. Non prevedeva l’entrata in azione di molte persone, sarebbero scesi a terra solo sei di loro – tra cui Lili per ovvie ragioni – e gli altri sarebbero rimasti a sorvegliare entrambe le imbarcazioni.

***

Izumi si domandò perché cavolo proprio a lei fosse toccato lo yagara più testardo e ingovernabile; era già la quinta volta che lei strattonava le redini per virare verso sinistra e quello continuava a nuotare per i cavoli suoi. Come mai avevano deciso di noleggiare quegli animali? Il loro compito era quello di perlustrare la periferia sud-ovest della metropoli e anche la zona fuori dalle mura..

Quando espresse il suo dubbio a voce alta, la risposta di sua mamma fu: – Usando gli yagara possiamo arrivare più in fretta dall’altra parte della città.

 – Ah, già – borbottò la sedicenne – Non fa una piega..

Koala e Iva, in testa al gruppetto, svoltarono in un vicolo a sinistra che procedeva in salita e la ragazza dovette masticare tra i denti un paio di imprecazioni per convincere la sua cavalcatura a seguirli: era più interessato ai fiori del negozio sul lato opposto e tirava per andare ad annusarli – o forse voleva mangiarseli?

Man mano che si inoltravano nel centro della città aumentava il via vai di gente e diventavano sempre più numerosi i negozi e i bar. C’erano varie bancarelle che vendevano cibi di ogni tipologia, alcune si trovavano sul marciapiede e altre erano situate su barche ferme nel canale. In tutte le vie si udiva il caos delle persone che chiacchieravano, dei mercanti che strillavano le loro offerte e dei compratori che contrattavano il prezzo della merce. I tre rivoluzionari si guardavano intorno e per un brevissimo istante, in uno stretto vicoletto, a Koala parve di notare delle ombre che si muovevano rapide e furtive..

***

L’area fuori dalle mura era sembrata migliore quando l’avevano vista dalla nave. In realtà era un fazzoletto di terra dura e secca su cui sorgevano case piuttosto malandate e scalcinate, qui e là sbucavano dal terreno ciuffi di erba secca, ingiallita e cotta dal sole.

Lili, Sabo, Dragon e Hack camminavano costeggiando le mura della città e tenendosi a una decina di metri dalla costa; in questo modo era difficile vederli tra i ruderi disabitati, ma loro potevano comunque avvistare le navi che veleggiavano in direzione di Water Seven e potevano riconoscerle grazie al binocolo che avevano con loro.

Lili sperava con tutto il suo cuore che le sue supposizioni fossero giuste e che la metropoli sull’acqua fosse davvero la prossima meta dei sequestratori. Non provava nemmeno a pensare alla sua reazione se questa missione si fosse rivelata una perdita di tempo, doveva trovare i suoi nakama e doveva liberarli. Ad ogni costo. Anche se fosse dovuta arrivare fino all’Arcipelago Sabaody a nuoto..

***

Impiegarono un bel po’ per attraversare il centro della città dato che i canali si stavano riempiendo sempre più di persone, sia a piedi che in groppa agli yagara.

Man mano che si avvicinavano alla periferia sud i vicoli si facevano via via più silenziosi e stretti, c’erano meno negozi. Dalle finestre ai piani più alti delle case si potevano scorgere i vestiti delle persone che vivevano lì stesi ad asciugare.

In confronto al caos del centro, il silenzio che regnava lì era quasi irreale e a Izumi dava fastidio. Pareva che quel posto fosse fuori dal mondo da tanto che era deserto...

Non riuscì nemmeno a completare il pensiero che all’improvviso si sentì afferrare da dietro e qualcosa la tirò con forza verso il basso. Dovette soffocare tra i denti svariate imprecazioni poco adatte a una ragazza e, invano, si tastò la schiena cercando di capire cos’era che l’arpionava e provando a levarsela di dosso. Si bloccò a metà dell’azione quando alle sue spalle avvertì uno spostamento d’aria – riuscì proprio a sentire il woosh dell’aria –e una voce maschile strillò il suo nome.

Fece appena in tempo a mormorare: – Oh, no – che un razzo umano si schiantò sul sedile della sella del suo yagara sollevando schizzi in tutto il canale.

Koala e Hack videro che a un tratto erano apparse tre ombre tra i vicoli lì intorno e la donna sussultò nel capire che erano le stesse che aveva scorto mentre stavano attraversando il centro e che non se le era solo immaginate.

Le tre figure si calarono il cappuccio – al proiettile umano si era scoperto il viso quando si era lanciato verso Izumi, ma la ragazza non si era ancora voltata a guardarlo – e ai rivoluzionari prese quasi un colpo. Uno dei tre incappucciati era in realtà una donna e in quel momento si stava tenendo il ponte del naso con pollice e indice, in viso aveva un’aria piuttosto rassegnata : – Certo che tu non cambierai proprio mai – sospirò.

Il misterioso “passeggero clandestino” di Izumi si girò verso di lei con un’espressione buffamente imbronciata: – Per colpa dello scherzetto idiota di questa qui – e indicò con il dito la ragazza – ho avuto in bocca quel saporaccio di soia per un mese! Non gliela posso far passare liscia, capito, Nami?

***

Erano già passate quattro navi e si erano rivelate tutte dei falsi allarmi. La principessa di Alabasta sentiva che, man mano che passava il tempo, il suo morale e il suo ottimismo si stavano abbassando lasciando il posto al disfattismo e al pessimismo.

Avevano passato la linea della costa due volte in modo dettagliato, non avevano trascurato nemmeno un millimetro, avevano perlustrato tutti i piani dei vecchi ruderi pericolanti e avevano controllato l’esistenza di eventuali  cantine sotterranee. Ottenendo in tutto.. uno straccio di niente. Lili sentiva che il panico si stava impossessando di lei, doveva calmarsi e pensare lucidamente, doveva ricordarsi che non avrebbe avuto alcun senso se i sequestratori avessero detto una fandonia riguardo alla prossima meta, doveva calmarsi, doveva solo respirare profondamente, inspirare ed espirare, inspirare ed espirare..

Sussultò non appena avvertì il tocco di Dragon sulla sua spalla e incrociò i suoi color mogano con quelli ossidiana del rivoluzionario: erano calmi e le penetravano l’anima infondendole sicurezza. Solo in quel momento la ragazzina si accorse di star tremando e, quando smise, le labbra del nonno di Ace e Bells si incurvarono in quello che era un sorriso appena appena accennato, ma che la turchina ricambiò.

– Dragon-san! Sabo! – attirò la loro attenzione Hack, aveva una nota di urgenza nella voce.

L’uomo pesce giallo stava scrutando l’orizzonte con il binocolo e aveva notato due velieri che stavano procedendo in direzione della metropoli sull’acqua.

Animata dal coraggio che il comandante dell’Armata le aveva infuso, Lili scattò e rubò di mano lo strumento all’uomo pesce incollandolo ai suoi occhi. Mise a fuoco al massimo e si sporse verso la costa per avvicinarsi di più. La prima nave era molto semplice, la prua era spoglia e le vele avevano un qualche stemma particolare stampato sopra, perciò la piccola Nefertari non si soffermò molto ad osservarla e passò subito a studiare la seconda.

Dovette fare uno sforzo per non mollare tutto di colpo il binocolo e cadere in ginocchio. I suoi occhi erano spalancati all’inverosimile e le lacrime premevano per uscire, sentiva il sangue arderle nelle vene e tutta la sua attenzione era focalizzata verso l’oceano, neppure si accorse che Sabo le aveva preso l’oggetto dalle sue dita.

– Merda! – imprecò il biondo – Dobbiamo trovare Koala, Izumi e Iva! Quella è la nave e attraccherà tra poco!

 

Emporio Ivankov era seriamente pentito di essere sceso dal suo yagara ed era forte la tentazione di colpire il Re dei Pirati con un pugno per farlo smettere di sproloquiare su quanto facesse schifo la “carne” di soia rispetto a quella vera e di quanto fosse stato infido lo scherzetto che Izumi definiva innocente. Per la fortuna delle sue orecchie ci pensò Nami a mettere a tacere suo marito con un colpo sulla sua testa vuota.

Insieme ai due c’erano anche Violet e Sanji –  il cuoco aveva fatto un salto di due metri quando aveva visto il faccione di Iva, in così tanti anni non si era ancora dimenticato del periodo passato con i travestiti – e dissero ai rivoluzionari che il resto dei nakama era andato nella zona dei cantieri della Galley Company dove si trovavano Iceberg, Paulie e i membri della Franky Family.

Koala sorrise e tra sé e sé pensò che non vedeva l’ora di riabbracciare Robin e tutti gli altri; non si vedevano da un anno se non di più. Aprì la bocca per domandare ai quattro pirati come se la stesse passando il resto del gruppo, ma non riuscì ad emettere alcun suono dato che tutto a un tratto si ritrovò a girare su se stessa come una trottola impazzita: un secondo missile umano aveva percorso a tutta velocità il vicolo e l’aria era come se fosse stata bruciata.

Ma era stata davvero bruciata! I tre rivoluzionari e i pirati se ne accorsero immediatamente, osservando sbigottiti il missile che cercava di frenare. Che non era un missile.

Izumi fu la prima a riconoscerlo: – Papà!?

Il biondo non era da solo, con lui c’era una figura più piccola e minuta che teneva il cappuccio ben calato sul viso. La ramata la notò e si dovette trattenere per non chiedere alla piccola Nefertari perché diavolo non fosse rimasta con Dragon-san e Hack.

il vice dell’Armata Rivoluzionaria aveva un’espressione seria e grave che fece ammutolire tutti, persino Luffy richiuse la bocca che aveva aperto per salutare il fratello. Proprio a lui si rivolse Sabo e gli disse: – Noi adesso dobbiamo muoverci ad entrare in azione, ma sappi che rimarremo qui a Water Seven per qualche giorno. Per favore, non partire; ci sono cose importanti che dovremo dirvi finita questa missione e che adesso non possiamo rivelare.

Sua moglie, sua figlia, Hack e Lili lo seguirono veloci fuori dal vicolo e si rimisero alle redini dei loro yagara, non prima di aver rivolto tutti – eccetto la piccola Nefertari – un cenno di saluto alla Ciurma di Mugiwara.

Non se n’era accorto nessuno, ma il volto di Violet era lievemente impallidito. I suoi poteri non l’avevano tradita, la Chiaroveggenza le aveva permesso di scorgere il viso della ragazzina – era stata sospettosa nei suoi confronti fin dal primo secondo –  ed era riuscita a sentire i suoi pensieri, ma non si sarebbe mai aspettata di vedere ciò che aveva visto. Dovevano ricongiungersi agli altri e doveva trovare un modo per riferirlo a tutti: quella ragazzina era Nefertari Lili. Ed era lì con i loro figli.

***

Hack si era tuffato in acqua e aveva seguito la nave a distanza, mentre Dragon era rimasto ad attendere gli altri, insieme poi avrebbero raggiunto l’uomo-pesce. Per il comandate dell’Armata non sarebbe stato difficile rintracciarlo grazie al suo potente haki. Non ci volle molto perché i sei rivoluzionari e Lili si ritrovassero tutti insieme nascosti dietro un enorme masso distante dalla nave attraccata.

Ora che la distanza tra lei e il veliero era minore, la piccola Nefertari poteva vedere benissimo tutti i dettagli dell’imbarcazione, che era proprio quella con cui lei e suoi amici erano salpati da Alabasta.

Si irrigidì quando vide scendere sulla terraferma Yago e serrò ancor di più i pugni quando notò che la sua giubba era schizzata di un rosso scarlatto che sicuramente non era il suo. L’uomo ghignava in una maniera che storceva tutti i suoi lineamenti in un’espressione raccapricciante e la principessa di Alabasta sentì il panico montarle dentro: il capo dei sequestratori non aveva mai sorriso in quella maniera in tutto il viaggio, cosa diavolo era successo ai suoi nakama?

Fu il vento a portarle la risposta. Era un grido strozzato, come di qualcuno che provava un dolore lancinante ma non lo voleva dare a vedere e a questo ne seguirono un altro e poi un altro ancora.

I suoi occhi si dilatarono, le pupille luccicarono di furore, si restrinsero e i sensi si annebbiarono, nella sua testa nulla riuscì più ad avere un senso compiuto non appena si rese conto di chi aveva urlato. Erano due persone.

Erano stati Jay e Kai.

Meccanicamente, con un'aria di puro odio in volto, Lili si chinò per raccogliere un sasso che era ai suoi piedi. Nessuno dei rivoluzionari fu abbastanza rapido da trattenerla, la turchina scavalcò il masso e si lanciò contro il capo dei mercanti di schiavi con un ruggito furioso.

– Bastardo, crepa!!

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Hola gente
Non aggiorno da oltre due mesi e adesso che lo faccio, lo faccio con un capitolo penoso che non convince neppure me, quindi chiedo scusa a tutti quelli che seguono la storia e si ritroveranno a leggere questa roba insensata (sempre se dopo la prima riga avranno ancora voglia di andare avanti...)
Boh, spero che per il prossimo capitolo mi venga fuori qualcosa di decente e intanto ringrazio i coraggiosi (?) che vorranno leggere o addirittura recensire (okkei, no, adesso pretendo troppo... ^^')
Alla prossima gente
Adios

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Capitolo 22
*** Amici finalmente riuniti ***


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Amici finalmente riuniti

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Fu un attimo.

Un lampo blu e dorato invase il suo campo visivo, perse la concezione dello spazio. Un secondo dopo la sua guancia era sbattuta contro il terreno duro e polveroso. La mano di Sabo le premeva tra le scapole e la schiacciava a terra.

Una pietra grande come il suo pugno fischiò sopra di lei. Le avrebbe staccato di netto la testa se non fosse stato per il rivoluzionario. Attraversò il corpo di Sabo in un turbinio di fiamme.

Tra la polvere che si era sollevata davanti a lei, gli occhi di Lili individuarono la figura ghignante di Yago.

Il capo dei mercanti aveva utilizzato i suoi poteri per scagliare addosso che lei aveva afferrato. Le era sfuggito dalle dita – riusciva a intravedere le goccioline di sangue che fuoriuscivano laddove i polpastrelli erano rimasti graffiati – ed era schizzato verso il suo viso.

– Sei tornata dall’aldilà con una bella schiera di amici, signorinella – schioccò la lingua il sequestratore. I suoi occhi squadrarono a lungo Sabo e Dragon. – Hai incontrato persino il comandante dei Rivoluzionari e il suo secondo, sono parecchio colpito.

Lili non avvertì più pressione sulla sua schiena perciò si rialzò, ma non smosse lo sguardo dal nemico.

Sapeva che non sarebbero valse a nulla le pacifiche richieste di liberare i suoi nakama. La scintilla che si rifletteva negli iridi di Yago trasmetteva tutta la sua ferocia, la sua smania di affrontare e sconfiggere i suoi avversari. Non gli importava chi avesse davanti, un gruppo di ragazzini o dei rivoluzionari ben addestrati, lui fremeva dalla voglia di piegarli al suo volere.

Il mercante di schiavi chiamò i suoi complici, ordinò a Bern di lasciar perdere i ragazzi che stava malmenando: l’uomo ci impiegò a scendere dal veliero, picchiò gratuitamente i prigionieri senza una ragione per svariati minuti, fino a che il capo non lo minacciò dello stesso trattamento se non si fosse mosso subito.

I quattro sequestratori fronteggiavano i rivoluzionari e la piccola Nefertari, Bern si stava scrocchiando le dita.

Lo scontro era imminente. Vide Sabo evocare fiamme dai palmi, mentre Koala, Hack e Izumi si mettevano in posizione di guardia. La ragazza dai capelli ramati le aveva spiegato che aveva appreso il suo stile di combattimento, il karate degli Uomini Pesce, da sua madre.

La turchina era ben conscia di essere un inutile peso in quella battaglia, le sue capacità combattive erano inesistenti in confronto a rivoluzionari e mercanti di schiavi.

Il caos che si creò quando si scontrarono i due fronti fu tale che nelle zone circostanti si diffuse l’eco del boato prodotto e si sollevò un polverone che le fece lacrimare gli occhi. Appena si diradò, la scena che le si palesò davanti  fu più o meno la seguente: Koala e Iva impegnati con Bern, Izumi che evitava rapidissima i colpi di Hiroshi, Hack fronteggiava Rei e Sabo se la vedeva con Dragon. Non aveva idea di dove fosse finito Dragon e francamente non le interessava.

La sabbia che si alzava e si disperdeva di continuo rendevano difficile vedere cosa stesse realmente succedendo, Lili ne era frastornata. Eppure la sua mente stava lavorando a mille, il suo corpo era un fascio di adrenalina.

Doveva fare anche lei la sua parte.

Scattò verso il veliero, approfittò della nuvola di polvere per passare inosservata. I grani di sabbia negli occhi le fecero perdere l’orientamento un paio di volte.

Con una capriola evitò un pugno di non capì neanche bene chi, schivò per un soffio Rei che stava indietreggiando, scartò all’ultimo secondo una figura mastodontica. Zigzagava, correva quasi alla cieca, cambiava spessissimo direzione e un paio di volte virò così bruscamente che i suoi piedi slittarono sul terreno sabbioso e rischiò di scivolare a terra in mezzo alla mischia.

Alla fine riuscì ad arrivare nei pressi della nave, quasi precipitò in acqua da tanto era veloce e disperata la sua corsa. Era arrivata a pochi metri dalla prua, vedeva la chiglia stagliarsi di fronte a lei sulla destra, ma doveva spostarsi verso il centro per trovare la passerella con cui salire.

Si mosse, rapida e guizzante. Il pontile del veliero si ergeva di fronte a lei, sempre più vicino ad ogni passo che compiva.

Dovette trattenere un grido quando la sua testa venne strattonata all’indietro e i muscoli del collo pulsarono di dolore per l’improvviso strappo. Provò a tirare una volta, ma c’era qualcosa alle sue spalle che la tratteneva. Con la coda dell’occhio la piccola Nefertari vide che si trattava di Hiroshi: l’uomo la teneva per la treccia e aveva le dita infilate tra le ciocche turchine.

– Dove pensavi di andare, signorinella? – digrignò i denti scoperti un sorriso feroce.

Lili sentì un brivido freddo lungo la schiena, doveva liberarsi dalla sua presa ma non aveva idea di come: era almeno il triplo di lei e le stava praticamente staccando la testa dal collo.

Soffocò un’imprecazione. Era totalmente disarmata, dannazione! Se avesse avuto un piccolo coltello, avrebbe potuto almeno tagliarsi la treccia per sfuggire al nemico.

– Ehi, faccia di merda! Ricordati che sono io la tua avversaria! – strillò una voce acuta.

Da non si sa bene dove spuntò una Izumi lanciata a mille con il piede protesto verso la faccia di Hiroshi. Il mercante di schiavi non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi verso di lei, venne centrato in piena guancia da un colpo fulmineo e violentissimo e per il contraccolpo finì violentemente lontano dalla piccola Nefertari. La ragazzina dovette puntare i piedi saldamente a terra per non finire a gambe all’aria, ma si ritrovò comunque in una posizione quasi accovacciata sul terreno roccioso. Non si curò del forte dolore che avvertì sulla nuca laddove le ciocche in mano all’uomo si erano strappate di netto. Lo strattone che aveva subito al collo le causava un fastidio lancinante, ma se ne preoccupò poco.

Strillò un velocissimo “Grazie!” all’amica e sperò che quella l’avesse sentita, ovunque fosse finita: Izumi era sparita dal suo campo visivo di nuovo, ma non aveva il tempo di preoccuparsene, alla rivoluzionaria sarebbe stata solo d’intralcio. Doveva sbrigarsi e salire su quel dannatissimo veliero.

Non aveva un vero piano preciso, doveva in anzi tutto ritrovare i suoi nakama, dopodiché avrebbe pensato a un modo per liberarli, si sarebbe inventata qualcosa, avrebbe improvvisato. Trovare le chiavi delle catene in quella marmaglia che le stava alle spalle sarebbe stato un suicidio.

Dopo aver schivato di nuovo uno dei combattenti impegnati nella battaglia, riuscì finalmente a posare il primo passo sulla passerella che conduceva a bordo dell’imbarcazione.

Dapprima procedette un pochino insicura, non certa che quell’affare fosse stato abbastanza stabile per reggerla – era piuttosto stretto e alcune assi sembravano marce – ma poi acquistò sicurezza e l’ultimo tratto lo percorse quasi correndo.

Quando fu sopra, il respiro le si bloccò in gola e la testa prese a pulsare incessantemente. Sentì un’ondata di rabbia implacabile travolgerle l’anima, se avesse avuto forza avrebbe di sicuro compiuto una strage.

Jay. Kai.

Erano ridotti… Erano ridotti… Lili non sapeva nemmeno come definirlo, lo stato in cui i due amici si trovavano.

Avevano i vestiti strappati e il sangue colava da ogni angolo del corpo. Non era nemmeno certa che fossero ancora coscienti.

Si avvicinò, le gambe traballavano pericolosamente, era scioccata. Scosse delicatamente il gemello, ma dal giovane arrivò in risposta solamente un gemito sofferente trattenuto tra i denti. I due ragazzi respiravano raucamente e pareva che costasse loro una fatica esorbitante.

Da sola non poteva aiutarli. Doveva trovare gli altri, liberarli e farsi raccontare cos’era successo. Si morse il labbro inferiore, non poteva nemmeno lasciarli lì immersi nel loro stesso sangue in attesa che lei trovasse il modo per salvare il resto del gruppo.

Le lacrime le bruciavano agli angoli degli occhi. In qualche maniera, con le mani che tremavano, girò i due giovani supini e con tutta la delicatezza possibile lacerò il tessuto inzuppato di sangue in prossimità delle ferite che le parevano più grandi; voleva evitare che la stoffa si appiccicasse alla carne viva.

– Mi dispiace, mi dispiace – continuava a mormorare a mezza voce, e non sapeva nemmeno lei bene perché.

– Resistete vi prego, tornerò subito! – sussurrò prima di allontanarsi – Tornerò! Tornerò con gli altri!

Come una scheggia imboccò la porta che conduceva in coperta. Correva con affanno, i corridoi bui del veliero le sembravano infiniti e  totalmente estranei, eppure li aveva percorsi mille volte in lungo e in largo durante il loro viaggio.

Non aveva idea di dove i sequestratori potessero tenere le chiavi delle catene, il suo timore era che ce le avesse con sé uno degli uomini. Rovistò dappertutto, nelle camere dei nakama che i mercanti avevano trasformato nelle loro – riducendole tra l’altro a un letamaio –, nella dispensa, persino nel piccolo bagno di cui disponeva la nave. Da ultimo capitò in cucina, aprì i cassetti e rischiò di ferirsi le mani frugando tra i coltelli e i vari attrezzi, ma la sua ricerca non produsse alcun risultato.

Sconfortata, Lili afferrò un coltello dalla lama abbastanza affilata. Ritornare sulla terra ferma e provare a capire quale nemico avesse le chiavi, schivare i suoi attacchi e sottrargliele sarebbe stata un’impresa a dir poco titanica. Con quell’arma improvvisata Lili non era certa di poter fare molto, ma avrebbe dovuto come minimo tentare.

La piccola Nefertari riprese la sua corsa e finalmente individuò la stanza. L’ultima in fondo al corridoio, la più angusta e con gli oblò più piccoli.

Sentiva dei rumori ovattati provenire dall’aldilà della porta sbarrata, sembravano chiaramente un cigolio di catene e delle grida di aiuto. I ragazzi avevano evidentemente visto i rivoluzionari combattere e tentavano di attirare la loro attenzione.

La ragazzina si avvicinò alla pesante superficie di legno che le sbarrava l’ingresso. Esaminò il buco della serratura, magari con il coltello avrebbe potuto provare a forzarla.

Ficcò la punta nella serratura e provò a girare in un senso, ma non si mosse nulla. Tentò nell’altro e avvertì qualcosa che opponeva resistenza al suo movimento. Non se ne accorse, ma intanto dall’altra parte le voci si erano ammutolite e ascoltavano ciò che stava facendo.

– Dannato arnese! – imprecò a denti stretti. Il meccanismo non accennava ad allentarsi e la frenesia e l’adrenalina che le scorrevano in corpo avevano decisamente ridotto la sua pazienza.

Quasi lanciò il coltello per aria quando udì qualcuno picchiare contro la porta. – Ehi, dall’altra parte! – chiamò Bells – Facci uscire da qui!

Lili boccheggiò un paio di volte, non riuscendo ad articolare una risposta sensata.

– Ehi! – gridò di nuovo la ramata – Ehi! Mi senti, ci sei ancora?

Le sinapsi della principessa di Alabasta, dopo quell’improvviso lapsus, sembrarono connettersi tutte insieme.

– Bells, – disse parlando tutto d’un fiato – sono io, sono Lili! Sto… sto provando a scassinare la serratura!

Si preoccupò quando non sentì nessuna risposta da parte della ragazza e perciò mosse il polso più in fretta, sperando che il chiavistello si decidesse finalmente a collaborare. Il metallo produsse un cric sinistro, come di qualcosa che si spezzava, ma la giovane percepì il meccanismo opporre una resistenza minore.

I cardini cigolavano. I nakama all’interno le stavano agevolando il compito, tiravano la porta e facevano forza sul chiavistello indebolendolo.

– Ci sono quasi! Preparatevi! – avvertì sistemandosi dietro l’orecchio una ciocca sfuggita alla sua treccia.

Un sonoro clack riecheggiò nell’aria e finalmente, dopo giorni e giorni, i suoi compagni rividero la libertà.

La ragazzina si piazzò in piedi, proprio sulla soglia e si dovette asciugare col dorso della mano le lacrime che premevano agli angoli degli occhi.

L’aria era fetida, stantia e puzzava di sudore. Erano emaciati, zozzi e coi capelli arruffati e avevano vistose occhiaie violacee. In prossimità dei polsi la pelle era segnata da graffi, sangue secco e sporcizia.

Se li ritrovò tutti intorno, increduli e sgomenti. Ariel non riuscì a resistere e le buttò le braccia al collo in un tintinnio di catene, quasi la soffocò nel suo abbraccio.

– Non ci posso credere! – singhiozzò – Ti credevamo tutti morta durante la tempesta!

Lili ricambiò la stretta, beandosi della felicità di aver ritrovato finalmente tutti i suoi amici.

Quando la verdina si staccò, la piccola Nefertari mostrò l’arma che aveva usato per forzare la serratura e si mosse per spezzare anche i ceppi che imprigionavano i nakama. Gli altri non le chiesero spiegazioni, sapevano che prima bisognava uscire da lì.

E soprattutto dovevano tornare sul ponte da Jay e Kai.

Riuscì a liberare per prima la giovane Roronoa, impiegò vari tentativi ma poi capì in quali punti degli anelli i suoi colpi erano più efficaci e in poco tempo furono tutti liberi.

Non avevano tempo per i baci e gli abbracci, corsero tutti verso l’esterno. La piccola turchina si tormentava nervosamente le mani, pregava tutti i kami che conosceva che le condizioni dei due sedicenni non fossero peggiorate. Ad ogni passo che compiva l’angoscia prendeva il sopravvento sull’adrenalina che aveva avuto fino ad un momento prima.

Il sole li accecò con i suoi raggi, dovettero schermarsi gli occhi per non restarne feriti. Ariel si precipitò dai due ragazzi distesi a terra seguita da Shiro, erano coperti di sangue e i loro volti erano tumefatti. La giovane girò supino il fratello con molta delicatezza. Gli carezzò la guancia e gli diede un bacio sulla fronte, dopodiché si voltò verso i nakama con sguardo deciso.

– Io e Shiro rimaniamo a prenderci cura di loro. – asserì – Voi andate ad aiutare quelli che stanno combattendo contro quei bastardi. Vendicate quello che hanno appena fatto, fategli pagare tutto quello che ci hanno fatto passare. E, vi prego, massacrateli.

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Hola gente

Sì, non sono morta... Dopo quasi un anno ce l'ho finalmente fatta a scrivere questo capitolaccio(?)

Praticamente è stato un parto, perché le idee in testa ce le avevo, ma per un primo tempo non riuscivo a metterle per iscritto in una forma vagamente decente (non che questa sia tanto meglio ^^') e poi ho perso pure un po' di interesse per One piece dato che la prima parte della saga di Big Mom mi ha annoiato un po' e ho recuperato qualcosa come 30 episodi in tipo 3 o 4 giorni... 

Tralasciando tutti i miei problemi che mi affliggono, spero che questo capitolo vi piaccia e non risulti troppo lungo o ripetitivo^^ So di essermi focalizzata amggiormente su Lili rispetto agli altri personaggi, ma se scrivevo le sensazioni e i pensieri di ognuno non veniva fuori un capitolo, ma un poema (e inoltre mi sarei addormentata io nel scriverlo, figurarsi voi nel leggerlo XD)

Ringrazio chi lascia una recensione e anche chi legge e basta

Alla prossima gente

Adios

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