Fear of the Dark

di The_Black_Widow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Emma ***
Capitolo 2: *** La Luce e l'Oscurità ***
Capitolo 3: *** The Eternal Kingdom ***
Capitolo 4: *** Caccia al Tesoro ***
Capitolo 5: *** Sulla Via del Non Ritorno ***
Capitolo 6: *** Il Gioco delle Tre Carte ***
Capitolo 7: *** Anime Perse ***
Capitolo 8: *** L'Amore è Forza ***
Capitolo 9: *** L'Autore e la Salvatrice ***
Capitolo 10: *** Di Coscienza e di Volontà ***
Capitolo 11: *** Quel Che Fa Paura ***
Capitolo 12: *** Ritrovarsi ***
Capitolo 13: *** Cattivi Pensieri ***
Capitolo 14: *** Lo Stregone Supremo I ***
Capitolo 15: *** Lo Stregone Supremo II ***



Capitolo 1
*** Emma ***


 

Capitolo 1

Emma

When the light begins to fade,

I sometimes feel a little strange

A little anxious when it's Dark”

 

Iron Maiden

 

 

Negli alloggi del capitano della Jolly Roger regnava il silenzio più assoluto, volendo escludere l'impercettibile sibilo del respiro di Emma che dormiva profondamente. Killian era seduto sulla sedia dello scrittoio poco distante dal letto a fissare la sua donna, per quanto lo permetteva la poca luce notturna che penetrava dall'oblò. Immerso nel buio e nei suoi pensieri non era riuscito a costringersi a dormire, come purtroppo accadeva da diverse notti ormai, da quando Emma aveva compiuto quel gesto sconsiderato condannando se stessa, anzi entrambi, a un destino che definire incerto e pericoloso era eufemistico. Erano passate poche settimane eppure il ricordo era così vivido che sembrava fosse successo appena il giorno prima, del resto come avrebbe potuto dimenticare? Quella maledetta sera l'avrebbe ricordata per sempre, anche quando, ne era certo, avrebbero risolto tutto e salvato la ragazza come solo la Salvatrice saprebbe fare. “Ti amo” gli aveva detto, con gli occhi bagnati di lacrime e paura, pochi istanti prima di sollevare quel pugnale verso il vortice nero di Oscurità, in un attimo il cuore di Killian si era riempito fino quasi a esplodere, e poi fermato di colpo stretto in una morsa di terrore. Il destino sembrava divertirsi con lui, aveva perso Milah, il suo primo grande amore, per mano del Signore Oscuro e adesso, dopo che gli ci erano voluti secoli per innamorarsi di nuovo, la sua donna era volontariamente divenuta essa stessa l'Oscuro. Leggere il nome di Emma Swan inciso sulla lama ondulata del pugnale lo aveva scioccato profondamente, così come accorgersi che la donna era sparita, volatilizzata nel nulla. Lui e gli altri testimoni del sacrificio di Emma si erano guardati intorno attoniti, era successo troppo in fretta per realizzare, o provare ad immaginare, quali sarebbero state le conseguenze, e ci volle qualche minuto prima che qualcuno avesse una qualunque reazione. La prima fu Regina, scioltasi dall'abbraccio protettivo di Robin si era avvicinata al punto in cui la nuova Oscura era scomparsa e le aveva dato della stupida. Troppo sconvolto per razionalizzare e ricordarsi dei modi di fare un po' rudi della ex Evil Queen con cui reagiva quando era sopraffatta dalle emozioni, si arrabbiò parecchio e la aggredì ritenendola un'irriconoscente, in fondo era stato per salvare lei che Emma aveva assecondato il suo istinto di Salvatrice, una premura immeritata pensò. Così più lesto di lei aveva afferrato il pugnale e aveva cominciato a pronunciare la formula per evocare il Signore Oscuro, con un groppo alla gola che lo costrinse a uno sforzo notevole perché la sua voce risultasse abbastanza ferma e udibile.

 -Emma Swan io ti invoco!-

Nell'attesa che succedesse qualcosa, nessuno osò muovere un muscolo, inconsciamente qualcuno trattenne il respiro mentre continuava a scrutare quel minuscolo pezzo di mondo sospeso e immobile in maniera surreale. Paura, rabbia e sconforto erano le sensazioni comuni a tutti i presenti in quei momenti, Emma era sparita chissà dove e nessuno sapeva cosa le fosse successo davvero, ci sarebbe voluto qualche giorno prima che il pirata potesse incontrare di nuovo gli occhi della sua amata, prima che potesse stringerla di nuovo tra le braccia. L'aveva stretta forte e guardata con intensità. Cercava un segno, un indizio che indicasse il cambiamento, ma Emma sembrava la stessa: nello sguardo e nei piccoli gesti era esattamente la donna che gli aveva fatto perdere la testa. Oltre un secolo di vita aveva però insegnato a Killian che l'ultima cosa di cui ci si poteva fidare al mondo era l'apparenza, per questo adesso se ne stava lì a seguire il movimento ritmico e calmo del petto di Emma che si alzava e abbassava, sprofondata com'era in un placido sonno. Lui invece il lusso di dormire non poteva permetterselo, doveva capire come fare a trovare Merlino, l'unico pensiero che un po' lo confortava era la consapevolezza che non era l'unico ad amare Emma.

 

Il sole non era ancora alto nel cielo e nella cucina di casa Mills c'era già odore di caffè, ancora qualche minuto e Henry avrebbe raggiunto la madre per fare colazione prima di dirigersi alla villa dello Stregone, luogo dove avevano progettato di trascorrere l'intera giornata. Dovevano trovare un modo per contattare questo fantomatico Merlino, l'unico mago tanto potente da annientare definitivamente l'Oscurità che si era impossessata dell'altra madre del ragazzo. Ogni volta che si ritrovava a pensare a lei Regina sentiva la rabbia montarle dentro, quel sentimento poteva essere, ed era stato a dire il vero, frainteso, ma era quello che provava e non poteva farci nulla. Era arrabbiata col fato che le sembrava sempre e inesorabilmente avverso, anche quando faceva del suo meglio per meritare un po' di serenità, ed era arrabbiata con Emma perchè quella sciocca ragazza, per assecondare il suo “complesso dell'eroe”, agiva sempre senza ragionare. Non voleva credere che quella fosse l'unica soluzione, l'Oscurità l'aveva avvolta d'accordo, ma era davvero la prima volta? Per anni ne era stata schiava, cosa c'era di diverso stavolta? L'avrebbe gestita come sempre ne era certa, e molto meglio di come avrebbe fatto ora Emma, perché lei con l'Oscurità aveva convissuto tutta la vita, prima Cora e poi lei stessa. Sapeva cosa fare, e nel frattempo avrebbero trovato Merlino, senza rischi per nessuno. Era arrabbiata soprattutto perché a Regina Mills non piaceva essere in debito. Tutto quello che aveva ottenuto nella vita, bello o brutto, buono o cattivo, lo aveva ottenuto guadagnandoselo, o prendendoselo con la forza. Adesso ad Emma Swan doveva molto (la vita forse?) e l'unico modo che aveva di sdebitarsi era ridarle la libertà. Senza contare che così facendo avrebbe anche ridato a Storybrooke la sua Salvatrice, ma per adesso “l'ingrato” compito spettava a lei. Stava giusto versando una generosa quantità di cereali nella sua tazza preferita quando Henry fece capolino in cucina, era già vestito e aveva un'espressione assonnata.

-Buongiorno mamma- le disse mentre le posava un bacio sulla tempia, da quando era successo tutto il ragazzo sembrava molto più affettuoso del solito.

-Buongiorno a te tesoro- rispose Regina con un sorriso che tradiva non poca stanchezza, due settimane passate a compiere ricerche infruttuose tra libri di incantesimi nella cripta, e oggetti dall'oscura provenienza nella villa di Merlino, cominciavano davvero a pesarle. Cercando di non badarci troppo continuò:

-Prima di andare alla villa devo passare al campo di Robin, vieni con me o preferisci avviarti?-

Il giovane ci pensò un attimo.

-Se non ti dispiace preferirei iniziare a cercare- disse con la bocca piena, e dopo aver ingoiato il boccone aggiunse: -Ieri sera mi è venuta un'idea su come utilizzare quella strana scatolina che abbiamo trovato, e voglio togliermi il dubbio-.

-D'accordo, allora ci vediamo lì tra poco più di mezz'ora, stai attento: la prudenza non è mai troppa quando c'è di mezzo la magia- disse la donna mentre afferrava la borsa e si apprestava ad uscire.

-Mamma...- la voce del figlio la bloccò. -Mamma oggi ho un buon presentimento!-

Il suo sorriso speranzoso la contagiò, l'incrollabile fede del Vero Credente le avrebbe dato sempre la forza di fare qualsiasi cosa.

-Beh, se lo dici tu c'è da crederci ciecamente!- e andò via, ma solo dopo avergli stampato un sonoro bacio sulla fronte.

Un'ulteriore dose di buon umore per affrontare la giornata le fu donata dall'abbraccio del piccolo Roland, che non appena la vide spuntare tra gli alberi, le corse incontro gridando felice il suo nome. La sensazione di benessere nello stringere quello scricciolo tra le braccia era indescrivibile, la riportava indietro nel tempo, a quando Henry aveva la sua età e si aggrappava al suo collo con tutto l'affetto e il trasporto che solo i bambini sanno dimostrare. E la proiettava anche nel futuro e alla sua incertezza, lei e Robin non si erano ancora confrontati seriamente sulla questione Zelena e il bambino che portava in grembo, però quel tarlo le rodeva la mente con costanza, insieme alla questione Emma. Il rischio di impazzire era concreto, meglio concentrarsi su un solo problema alla volta, per il secondo c'erano ancora otto mesi di tempo. Rimesso Roland a terra le sue braccia furono sostituite da quelle del padre.

-Sono felice che tu sia passata a salutarci prima di andare alla villa. Se vuoi chiedo a Will di tenere Roland e vengo con te- propose il principe dei ladri. -No ho bisogno che tu stia qui oggi, Marco, August e i Nani verranno a prendere delle misure per la caserma. Facciamo in modo che almeno una parte delle nostre vite prosegua normalmente-.

Lei e Robin non vivevano insieme, non ancora. Da quando erano tornati a Storybrooke, passata l'euforia di essersi ritrovati, Regina aveva iniziato a metabolizzare il “tradimento”, o meglio era combattuta sul ritenerlo tale o meno: in teoria lei e Robin si erano separati, aveva rinunciato a lui per salvare quella che pensavano fosse sua moglie, ma in cuor suo non aveva mai perso la speranza di ricongiungersi a lui in un modo o in un altro, in un tempo o in un altro. Si era data da fare per trovare l'Autore e riscrivere la sua storia, poi le cose erano andate com'erano andate, lei aveva capito che il solo modo di ottenere l'agognato lieto fine era accettare la sua storia così com'era, errori compresi, e sentirsi parte del mondo. Mondo che includeva Robin Hood, che invece si era arreso, aveva voltato pagina ed era andato avanti rinunciando a lei. Forse era questa la cosa che in fondo la feriva davvero, più del fatto che lui fosse andato a letto con la sua perfida sorellastra, la cosa che le aveva istillato la paura di legarsi definitivamente all'uomo che amava e di perderlo nuovamente. Nel contempo però non sopportava nemmeno l'idea che padre e figlio dormissero accampati nella foresta anche in un mondo pieno di comodità, così insieme a David e a Mary Margaret aveva trovato una soluzione brillante che piacque molto anche a Robin e a tutta la sua Allegra Brigata: istituire il Corpo delle Guardie Forestali di Storybrooke, di cui Locksley e compagni avrebbero fatto parte. Il progetto prevedeva anche la costruzione di un piccolo villaggio per permettere ai Merry Man di continuare a vivere nella foresta come desideravano, senza rinunciare ai comfort della vita moderna. Ed era di questo che parlava facendo riferimento al mastro falegname e ai suoi operai improvvisati. Dopo di ciò salutò e si incamminò verso la villa per cominciare un nuovo giorno di ricerche.

 

Nel frattempo i genitori di Emma si apprestavano ad andare a lavoro, dopo aver lasciato il piccolo Neal alla sua tata Granny con molta riluttanza, e non per mancanza di fiducia nei confronti dell'anziana donna. Da quando la loro primogenita si era trasformata nella Signora Oscura vivevano nel terrore costante di perderla, e la paura si estendeva anche al fratellino andando a mescolarsi con quella tipica e fisiologica di tutti i genitori. Mentre attraversava i corridoi della scuola Mary Margaret ripensava alla sensazione orribile che aveva provato quella sera, si era sentita mancare il terreno sotto i piedi e precipitare nel vuoto, una sensazione molto simile a quella che spesso ci fa svegliare di soprassalto sconvolti da un incubo tremendo. Sua figlia le era sparita sotto il naso dopo l'ennesimo atto eroico. Erano passati anni da quando la famiglia si era riunita e avevano scoperto il ruolo importante che la ragazza ricopriva per l'intera città, eppure era difficile abituarsi all'idea di essere la madre della Salvatrice. La responsabilità di quel ruolo ricadeva anche sulle sue spalle, sottoforma di ansia e angoscia perenni, e ogni volta che si verificava qualcosa di brutto, Mary Margaret si trovava a far fronte al buco che le si formava puntualmente nel cuore. Era anche e soprattutto fiera della sua Emma e della donna forte che era, ammirava il suo coraggio e il grande senso di giustizia che la spingeva a fare la cosa giusta sempre, com'era successo quella sera. Il sacrificio della ragazza era l'unica via per salvare Regina e Storybrooke, lo sapevano tutti, ma ciò non impediva loro di aver paura. Fu terribile e faticoso tornare a casa dopo quello che era successo perché non sapeva dove fosse finita sua figlia, l'istinto materno le disse che Emma stava bene, per quanto potesse stare bene chi si è appena trasformato nella personificazione dell'Oscurità, quindi decise di assecondarlo e convinse il marito e Hook di rimandare le ricerche al giorno dopo, e che probabilmente la ragazza si sarebbe presentata da sola. Passò la notte in bianco e non chiuse occhio nemmeno quella successiva, avevano cercato invano Emma senza risultati finchè un giorno, come aveva pronosticato, non si materializzò nel salotto del loft, spaesata e un po' confusa, ma almeno tutta intera. Raccontò ai genitori e agli altri che il vortice l'aveva sbalzata in una specie di universo parallelo dove spazio e tempo erano fermi, lì aveva iniziato a familiarizzare con i suoi nuovi poteri, e quando era riuscita a controllarli, si era ritrovata a casa. Il sollievo di Mary Margaret era evidente, gli altri invece sembravano più preoccupati, Killian in particolare e Regina parevano diffidenti, o forse erano solo troppo cauti nell'affrontare quella situazione ignota a tutti. A dirla tutta anche David era preoccupato, nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere. A differenza della moglie la certezza incrollabile che Emma non si sarebbe mai e poi mai fatta sopraffare dall'Oscurità in lui era a malapena una speranza. Il principe sapeva che Emma in queste nuove vesti poteva costituire un rischio sia per se stessa che per gli altri. Quel pomeriggio alla centrale osservava sua figlia di sottecchi, come si era abituato a fare negli ultimi tempi, stava sempre attento a non farsi sorprendere, ma quel giorno non riuscì ad evitarlo.

-Va tutto bene David?- chiese la bionda guardando perplessa suo padre. Non voleva insospettirla, aveva deciso che avrebbe indagato i modi di fare di sua figlia di nascosto, per capire quanto l'essere la Signora Oscura avesse influenzato la sua indole. La speranza di tutti era che, essendo la Salvatrice, Emma avrebbe controllato senza troppi problemi l'Oscurità, e al tempo stesso la paura di tutti veniva dalla consapevolezza che poco tempo prima la giovane aveva rischiato di capitolare alla stessa. Ricordava benissimo quei giorni orribili in cui la ragazza guardava lui e Mary Margaret con disprezzo per quello che avevano ingenuamente fatto a Malefica e alla figlia Lily, e non voleva mai più vedere quello sguardo sul volto gentile della sua bambina.

-Credi che Henry e Regina riusciranno a trovare un modo per contattare Merlino?- rispose David alla figlia col chiaro intento di distrarla. La donna parve non accorgersene, e sollevando le spalle disse: -Non saprei. Ci provano senza successo da settimane ormai-.

-Stai forse perdendo la speranza Emma?- chiese più incuriosito che preoccupato il vice sceriffo.

La bionda replicò con uno sbuffo divertito: -Impossibile, sono una Charming e in questa famiglia non è permesso!- Poi tornando improvvisamente seria aggiunse: -Forse stanno sprecando tempo, forse non c'è alcun bisogno di questo mago. Io sto bene, ho il pieno controllo di me e dei miei nuovi poteri. In più non c'è nessuna nuova minaccia in città, e non capisco perché, invece di goderci la pace, dobbiamo andare a cercarci i guai-.

Mentre diceva queste parole sembrava davvero convinta e convincente, al punto che David per qualche istante si sentì rincuorato. Solo pochi attimi poi il suo lato pragmatico prese il sopravvento

-Può darsi che tu abbia ragione Emma, però credo ancora che sbarazzarsi dell'Oscurità una volta per tutte sia meglio che tentare di controllarla. E poi non puoi semplicemente permetterci, per una volta, di fare qualcosa per te?-

Quest'ultima frase fu detta con un sorriso sornione che parve contagiare la figlia.

-Non voglio che rischiate nulla senza motivo- rispose lei con sguardo dolce, quello che riservava sempre a Henry, a suo fratello o a Killian, lo sguardo di Emma, lo sguardo di sua figlia.

 

 

Se ne era accorta, tutti tentavano di dissimularla, ma la paura nei loro sguardi era evidente, la situazione la feriva? Può darsi ma cercava di non pensarci, in fondo lei stessa era spaventata, perciò come biasimarli? Non aveva pensato troppo alle conseguenze, quando aveva visto il vortice circondare Regina l'istinto aveva preso il sopravvento, e pensare che la mora l'aveva rimproverata di recente per questo lato del suo carattere. Emma sentiva di avere una missione che aveva imparato ad accettare col tempo, assicurare il lieto fine a tutti. Lo aveva promesso anche alla sua amica, e quando questa aveva rischiato di perderlo, insieme alla vita, non aveva esitato un solo istante. Per salvare lei e tutta Storybrooke aveva deciso di diventare il nuovo Dark One, temporaneamente, almeno finché non avrebbero trovato un modo per liberarla. Nel frattempo avrebbe controllato l'Oscurità assicurandosi di non ferire nessuno. Era certa di poterlo fare perché non era sola, la sua famiglia l'avrebbe aiutata a combatterla come era già successo poco tempo prima. Ci era andata davvero vicino a perdersi dopo aver ucciso Crudelia, il rimorso ancora la tormentava nonostante l'episodio potesse essere tranquillamente catalogato come incidente, e avrebbe ammazzato Lily se Regina non l'avesse fermata in tempo. Per questo era sicura che anche stavolta avrebbe gestito tutto senza problemi, con i poteri ad esempio era già a buon punto. Quando aveva provato la prima volta ad usare la magia dopo la trasformazione, aveva sentito chiaramente che la fonte del potere era diversa, come se fosse alimentata da sentimenti negativi. Le erano tornate in mente le prime lezioni impartitele da Regina a Neverland, all'epoca con esercizio aveva imparato ad attingere alle emozioni positive in accordo con la natura della sua magia di Luce, questi nuovi poteri sembravano spegnerla la luce, manifestandosi con potenza inaudita e con gravi conseguenze per il suo corpo e la sua mente. Ora riusciva a dominarla quella forza Oscura, l'aveva come imprigionata in un angolo del suo cuore, ed era una lotta costante con essa e con se stessa, per far sì che restasse lì. La sentiva spingere verso l'esterno, sapeva che se avesse trovato anche solo un piccolo spiraglio si sarebbe diffusa il lei contaminandola irrimediabilmente: non poteva e non voleva assolutamente permetterlo.

 

Capitolo 1

Emma

 

Negli alloggi del capitano della Jolly Roger regnava il silenzio più assoluto, volendo escludere l'impercettibile sibilo del respiro di Emma che dormiva profondamente. Killian era seduto sulla sedia dello scrittoio poco distante dal letto a fissare la sua donna, per quanto lo permetteva la poca luce notturna che penetrava dall'oblò. Immerso nel buio e nei suoi pensieri non era riuscito a costringersi a dormire, come purtroppo accadeva da diverse notti ormai, da quando Emma aveva compiuto quel gesto sconsiderato condannando se stessa, anzi entrambi, a un destino che definire incerto e pericoloso era eufemistico.

Erano passate poche settimane eppure il ricordo era così vivido che sembrava fosse successo appena il giorno prima, del resto come avrebbe potuto dimenticare? Quella maledetta sera l'avrebbe ricordata per sempre, anche quando, ne era certo, avrebbero risolto tutto e salvato la ragazza come solo la Salvatrice saprebbe fare. “Ti amo” gli aveva detto, con gli occhi bagnati di lacrime e paura, pochi istanti prima di sollevare quel pugnale verso il vortice nero di Oscurità, in un attimo il cuore di Killian si era riempito fino quasi a esplodere, e poi fermato di colpo stretto in una morsa di terrore. Il destino sembrava divertirsi con lui, aveva perso Milah, il suo primo grande amore, per mano del Signore Oscuro e adesso, dopo che gli ci erano voluti secoli per innamorarsi di nuovo, la sua donna era volontariamente divenuta essa stessa l'Oscuro. Leggere il nome di Emma Swan inciso sulla lama ondulata del pugnale lo aveva scioccato profondamente, così come accorgersi che la donna era sparita, volatilizzata nel nulla. Lui e gli altri testimoni del sacrificio di Emma si erano guardati intorno attoniti, era successo troppo in fretta per realizzare, o provare ad immaginare, quali sarebbero state le conseguenze, e ci volle qualche minuto prima che qualcuno avesse una qualunque reazione. La prima fu Regina, scioltasi dall'abbraccio protettivo di Robin si era avvicinata al punto in cui la nuova Oscura era scomparsa e le aveva dato della stupida. Troppo sconvolto per razionalizzare e ricordarsi dei modi di fare un po' rudi della ex Evil Queen con cui reagiva quando era sopraffatta dalle emozioni, si arrabbiò parecchio e la aggredì ritenendola un'irriconoscente, in fondo era stato per salvare lei che Emma aveva assecondato il suo istinto di Salvatrice, una premura immeritata pensò. Così più lesto di lei aveva afferrato il pugnale e aveva cominciato a pronunciare la formula per evocare il Signore Oscuro, con un groppo alla gola che lo costrinse a uno sforzo notevole perché la sua voce risultasse abbastanza ferma e udibile.

-Emma Swan io ti invoco!-

Nell'attesa che succedesse qualcosa, nessuno osò muovere un muscolo, inconsciamente qualcuno trattenne il respiro mentre continuava a scrutare quel minuscolo pezzo di mondo sospeso e immobile in maniera surreale. Paura, rabbia e sconforto erano le sensazioni comuni a tutti i presenti in quei momenti, Emma era sparita chissà dove e nessuno sapeva cosa le fosse successo davvero, ci sarebbe voluto qualche giorno prima che il pirata potesse incontrare di nuovo gli occhi della sua amata, prima che potesse stringerla di nuovo tra le braccia. L'aveva stretta forte e guardata con intensità. Cercava un segno, un indizio che indicasse il cambiamento, ma Emma sembrava la stessa: nello sguardo e nei piccoli gesti era esattamente la donna che gli aveva fatto perdere la testa. Oltre un secolo di vita aveva però insegnato a Killian che l'ultima cosa di cui ci si poteva fidare al mondo era l'apparenza, per questo adesso se ne stava lì a seguire il movimento ritmico e calmo del petto di Emma che si alzava e abbassava, sprofondata com'era in un placido sonno. Lui invece il lusso di dormire non poteva permetterselo, doveva capire come fare a trovare Merlino, l'unico pensiero che un po' lo confortava era la consapevolezza che non era l'unico ad amare Emma.

 

Il sole non era ancora alto nel cielo e nella cucina di casa Mills c'era già odore di caffè, ancora qualche minuto e Henry avrebbe raggiunto la madre per fare colazione prima di dirigersi alla villa dello Stregone, luogo dove avevano progettato di trascorrere l'intera giornata. Dovevano trovare un modo per contattare questo fantomatico Merlino, l'unico mago tanto potente da annientare definitivamente l'Oscurità che si era impossessata dell'altra madre del ragazzo. Ogni volta che si ritrovava a pensare a lei Regina sentiva la rabbia montarle dentro, quel sentimento poteva essere, ed era stato a dire il vero, frainteso, ma era quello che provava e non poteva farci nulla. Era arrabbiata col fato che le sembrava sempre e inesorabilmente avverso, anche quando faceva del suo meglio per meritare un po' di serenità, ed era arrabbiata con Emma perchè quella sciocca ragazza, per assecondare il suo “complesso dell'eroe”, agiva sempre senza ragionare.

Non voleva credere che quella fosse l'unica soluzione, l'Oscurità l'aveva avvolta d'accordo, ma era davvero la prima volta? Per anni ne era stata schiava, cosa c'era di diverso stavolta? L'avrebbe gestita come sempre ne era certa, e molto meglio di come avrebbe fatto ora Emma, perché lei con l'Oscurità aveva convissuto tutta la vita, prima Cora e poi lei stessa. Sapeva cosa fare, e nel frattempo avrebbero trovato Merlino, senza rischi per nessuno.

Era arrabbiata soprattutto perché a Regina Mills non piaceva essere in debito. Tutto quello che aveva ottenuto nella vita, bello o brutto, buono o cattivo, lo aveva ottenuto guadagnandoselo, o prendendoselo con la forza. Adesso ad Emma Swan doveva molto (la vita forse?) e l'unico modo che aveva di sdebitarsi era ridarle la libertà. Senza contare che così facendo avrebbe anche ridato a Storybrooke la sua Salvatrice, ma per adesso “l'ingrato” compito spettava a lei.

Stava giusto versando una generosa quantità di cereali nella sua tazza preferita quando Henry fece capolino in cucina, era già vestito e aveva un'espressione assonnata.

-Buongiorno mamma- le disse mentre le posava un bacio sulla tempia, da quando era successo tutto il ragazzo sembrava molto più affettuoso del solito.

-Buongiorno a te tesoro- rispose Regina con un sorriso che tradiva non poca stanchezza, due settimane passate a compiere ricerche infruttuose tra libri di incantesimi nella cripta, e oggetti dall'oscura provenienza nella villa di Merlino, cominciavano davvero a pesarle. Cercando di non badarci troppo continuò -Prima di andare alla villa devo passare al campo di Robin, vieni con me o preferisci avviarti?-

Il giovane ci pensò un attimo.

-Se non ti dispiace preferirei iniziare a cercare-, disse con la bocca piena, e dopo aver ingoiato il boccone aggiunse -Ieri sera mi è venuta un'idea su come utilizzare quella strana scatolina che abbiamo trovato, e voglio togliermi il dubbio-.

-D'accordo, allora ci vediamo lì tra poco più di mezz'ora, stai attento: la prudenza non è mai troppa quando c'è di mezzo la magia- disse la donna mentre afferrava la borsa e si apprestava ad uscire.

-Mamma...- la voce del figlio la bloccò. -Mamma oggi ho un buon presentimento!-

Il suo sorriso speranzoso la contagiò, l'incrollabile fede del Vero Credente le avrebbe dato sempre la forza di fare qualsiasi cosa.

-Certo tesoro. Se lo dici tu c'è da crederci ciecamente!- e andò via, non prima di avergli stampato un sonoro bacio sulla fronte.

Un'ulteriore dose di buon umore per affrontare la giornata le fu donata dall'abbraccio del piccolo Roland, che non appena la vide spuntare tra gli alberi, le corse incontro gridando felice il suo nome. La sensazione di benessere nello stringere quello scricciolo tra le braccia era indescrivibile, la riportava indietro nel tempo, a quando Henry aveva la sua età e si aggrappava al suo collo con tutto l'affetto e il trasporto che solo i bambini sanno dimostrare. E la proiettava anche nel futuro e alla sua incertezza, lei e Robin non si erano ancora confrontati seriamente sulla questione Zelena e il bambino che portava in grembo, però quel tarlo le rodeva la mente con costanza, insieme alla questione Emma. Il rischio di impazzire era concreto, meglio concentrarsi su un solo problema alla volta, per il secondo c'erano ancora otto mesi di tempo. Rimesso Roland a terra le sue braccia furono sostituite da quelle del padre.

-Sono felice che tu sia passata a salutarci prima di andare alla villa. Se vuoi chiedo a Will di tenere Roland e vengo con te- propose il principe dei ladri. -No ho bisogno che tu stia qui oggi, Marco, August e i Nani verranno a prendere delle misure per la caserma. Facciamo in modo che almeno una parte delle nostre vite prosegua normalmente-.

Lei e Robin non vivevano insieme, non ancora. Da quando erano tornati a Storybrooke, passata l'euforia di essersi ritrovati, Regina aveva iniziato a metabolizzare il “tradimento”, o meglio era combattuta sul ritenerlo tale o meno: in teoria lei e Robin si erano separati, aveva rinunciato a lui per salvare quella che pensavano fosse sua moglie, ma in cuor suo non aveva mai perso la speranza di ricongiungersi a lui in un modo o in un altro, in un tempo o in un altro. Si era data da fare per trovare l'Autore e riscrivere la sua storia, poi le cose erano andate com'erano andate, lei aveva capito che il solo modo di ottenere l'agognato lieto fine era accettare la sua storia così com'era, errori compresi, e sentirsi parte del mondo. Mondo che includeva Robin Hood, che invece si era arreso, aveva voltato pagina ed era andato avanti rinunciando a lei. Forse era questa la cosa che in fondo la feriva davvero, più del fatto che lui fosse andato a letto con la sua perfida sorellastra, la cosa che le aveva istillato la paura di legarsi definitivamente all'uomo che amava e di perderlo nuovamente. Nel contempo però non sopportava nemmeno l'idea che padre e figlio dormissero accampati nella foresta anche in un mondo pieno di comodità, così insieme a David e a Mary Margaret aveva trovato una soluzione brillante che piacque molto anche a Robin e a tutta la sua Allegra Brigata: istituire il Corpo delle Guardie Forestali di Storybrooke, di cui Locksley e compagni avrebbero fatto parte. Il progetto prevedeva anche la costruzione di un piccolo villaggio per permettere ai Merry Man di continuare a vivere nella foresta come desideravano, senza rinunciare ai comfort della vita moderna. Ed era di questo che parlava facendo riferimento al mastro falegname e ai suoi operai improvvisati. Dopo di ciò salutò e si incamminò verso la villa per cominciare un nuovo giorno di ricerche.

 

Nel frattempo i genitori di Emma si apprestavano ad andare a lavoro, dopo aver lasciato il piccolo Neal alla sua tata Granny con molta riluttanza, e non per mancanza di fiducia nei confronti dell'anziana donna. Da quando la loro primogenita si era trasformata nella Signora Oscura vivevano nel terrore costante di perderla, e la paura si estendeva anche al fratellino andando a mescolarsi con quella tipica e fisiologica di tutti i genitori. Mentre attraversava i corridoi della scuola Mary Margaret ripensava alla sensazione orribile che aveva provato quella sera, si era sentita mancare il terreno sotto i piedi e precipitare nel vuoto, una sensazione molto simile a quella che spesso ci fa svegliare di soprassalto sconvolti da un incubo tremendo. Sua figlia le era sparita sotto il naso dopo l'ennesimo atto eroico. Erano passati anni da quando la famiglia si era riunita e avevano scoperto il ruolo importante che la ragazza ricopriva per l'intera città, eppure era difficile abituarsi all'idea di essere la madre della Salvatrice. La responsabilità di quel ruolo ricadeva anche sulle sue spalle, sottoforma di ansia e angoscia perenni, e ogni volta che si verificava qualcosa di brutto, Mary Margaret si trovava a far fronte al buco che le si formava puntualmente nel cuore. Era anche e soprattutto fiera della sua Emma e della donna forte che era, ammirava il suo coraggio e il grande senso di giustizia che la spingeva a fare la cosa giusta sempre, com'era successo quella sera. Il sacrificio della ragazza era l'unica via per salvare Regina e Storybrooke, lo sapevano tutti, ma ciò non impediva loro di aver paura. Fu terribile e faticoso tornare a casa dopo quello che era successo perché non sapeva dove fosse finita sua figlia, l'istinto materno le disse che Emma stava bene, per quanto potesse stare bene chi si è appena trasformato nella personificazione dell'Oscurità, quindi decise di assecondarlo e convinse il marito e Hook di rimandare le ricerche al giorno dopo, e che probabilmente la ragazza si sarebbe presentata da sola. Passò la notte in bianco e non chiuse occhio nemmeno quella successiva, avevano cercato invano Emma senza risultati finchè un giorno, come aveva pronosticato, non si materializzò nel salotto del loft, spaesata e un po' confusa, ma almeno tutta intera. Raccontò ai genitori e agli altri che il vortice l'aveva sbalzata in una specie di universo parallelo dove spazio e tempo erano fermi, lì aveva iniziato a familiarizzare con i suoi nuovi poteri, e quando era riuscita a controllarli, si era ritrovata a casa. Il sollievo di Mary Margaret era evidente, gli altri invece sembravano più preoccupati, Killian in particolare e Regina parevano diffidenti, o forse erano solo troppo cauti nell'affrontare quella situazione ignota a tutti. A dirla tutta anche David era preoccupato, nonostante facesse di tutto per non darlo a vedere. A differenza della moglie la certezza incrollabile che Emma non si sarebbe mai e poi mai fatta sopraffare dall'Oscurità in lui era a malapena una speranza. Il principe sapeva che Emma in queste nuove vesti poteva costituire un rischio sia per se stessa che per gli altri. Quel pomeriggio alla centrale osservava sua figlia di sottecchi, come si era abituato a fare negli ultimi tempi, stava sempre attento a non farsi sorprendere, ma quel giorno non riuscì ad evitarlo.

-Va tutto bene David?- chiese la bionda guardando perplessa suo padre. Non voleva insospettirla, aveva deciso che avrebbe indagato i modi di fare di sua figlia di nascosto, per capire quanto l'essere la Signora Oscura avesse influenzato la sua indole. La speranza di tutti era che, essendo la Salvatrice, Emma avrebbe controllato senza troppi problemi l'Oscurità, e al tempo stesso la paura di tutti veniva dalla consapevolezza che poco tempo prima la giovane aveva rischiato di capitolare alla stessa. Ricordava benissimo quei giorni orribili in cui la ragazza guardava lui e Mary Margaret con disprezzo per quello che avevano ingenuamente fatto a Malefica e alla figlia Lily, e non voleva mai più vedere quello sguardo sul volto gentile della sua bambina.

-Credi che Henry e Regina riusciranno a trovare un modo per contattare Merlino?- rispose David alla figlia col chiaro intento di distrarla. La donna parve non accorgersene, e sollevando le spalle disse -Non saprei. Ci provano senza successo da settimane ormai-.

-Stai forse perdendo la speranza Emma?- chiese più incuriosito che preoccupato il vice sceriffo.

La bionda replicò con uno sbuffo divertito -Impossibile, sono una Charming e in questa famiglia non è permesso!- Poi tornando improvvisamente seria aggiunse -Forse stanno sprecando tempo, forse non c'è alcun bisogno di questo mago. Io sto bene, ho il pieno controllo di me e dei miei nuovi poteri. In più non c'è nessuna nuova minaccia in città, e non capisco perché, invece di goderci la pace, dobbiamo andare a cercarci i guai.-

Mentre diceva queste parole sembrava davvero convinta e convincente, al punto che David per qualche istante si sentì rincuorato. Solo pochi attimi poi il suo lato pragmatico prese il sopravvento -Può darsi che tu abbia ragione Emma, però credo ancora che sbarazzarsi dell'Oscurità una volta per tutte sia meglio che tentare di controllarla. E poi non puoi semplicemente permetterci, per una volta, di fare qualcosa per te?- Quest'ultima frase fu detta con un sorriso sornione che parve contagiare la figlia

-Non voglio che rischiate nulla senza motivo- rispose lei con sguardo dolce, quello che riservava sempre a Henry, a suo fratello o a Killian, lo sguardo di Emma, lo sguardo di sua figlia.

 

Se ne era accorta, tutti tentavano di dissimularla, ma la paura nei loro sguardi era evidente, la situazione la feriva? Può darsi ma cercava di non pensarci, in fondo lei stessa era spaventata, perciò come biasimarli? Non aveva pensato troppo alle conseguenze, quando aveva visto il vortice circondare Regina l'istinto aveva preso il sopravvento, e pensare che la mora l'aveva rimproverata di recente per questo lato del suo carattere. Emma sentiva di avere una missione che aveva imparato ad accettare col tempo, assicurare il lieto fine a tutti. Lo aveva promesso anche alla sua amica, e quando questa aveva rischiato di perderlo, insieme alla vita, non aveva esitato un solo istante. Per salvare lei e tutta Storybrooke aveva deciso di diventare il nuovo Dark One, temporaneamente, almeno finchè non avrebbero trovato un modo per liberarla. Nel frattempo avrebbe controllato l'Oscurità assicurandosi di non ferire nessuno. Era certa di poterlo fare perché non era sola, la sua famiglia l'avrebbe aiutata a combatterla come era già successo poco tempo prima. Ci era andata davvero vicino a perdersi dopo aver ucciso Crudelia, il rimorso ancora la tormentava nonostante l'episodio potesse essere tranquillamente catalogato come incidente, e avrebbe ammazzato Lily se Regina non l'avesse fermata in tempo. Per questo era sicura che anche stavolta avrebbe gestito tutto senza problemi, con i poteri ad esempio era già a buon punto. Quando aveva provato la prima volta ad usare la magia dopo la trasformazione, aveva sentito chiaramente che la fonte del potere era diversa, come se fosse alimentata da sentimenti negativi. Le erano tornate in mente le prime lezioni impartitele da Regina a Neverland, all'epoca con esercizio aveva imparato ad attingere alle emozioni positive in accordo con la natura della sua magia di Luce, questi nuovi poteri sembravano spegnerla la luce, manifestandosi con potenza inaudita e con gravi conseguenze per il suo corpo e la sua mente. Ora riusciva a dominarla quella forza Oscura, l'aveva come imprigionata in un angolo del suo cuore, ed era una lotta costante con essa e con se stessa, per far sì che restasse lì. La sentiva spingere verso l'esterno, sapeva che se avesse trovato anche solo un piccolo spiraglio si sarebbe diffusa il lei contaminandola irrimediabilmente: non poteva e non voleva assolutamente permetterlo.

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Capitolo 2
*** La Luce e l'Oscurità ***


Capitolo 2

La Luce e l'Oscurità

 

La misteriosa scatolina trovata da Henry nella villa alla fine si era rivelata l'ennesimo buco nell'acqua, e la speranza cominciava a vacillare anche nel petto del Vero Credente. Se solo non avesse spezzato quella dannatissima penna ora avrebbe riscritto la storia modificando, o influenzando, gli eventi! Peccato che l'avesse rotta proprio per evitare di cadere in tentazioni simili, e rischiare di diventare schiavo di quel potere come l'Autore che lo aveva preceduto. Gli eroi sono tali perché non seguono mai la strada più facile, con questo insegnamento bene impresso nella mente continuava imperterrito la sua ricerca, coadiuvato per lo più da sua madre e da Uncino.

Quest'ultimo stava rigirando l'oggetto rettangolare nella sua mano buona con aria infastidita, quando la porta della biblioteca si aprì per far entrare una Belle tutta trafelata e apparentemente foriera di buone notizie.

-Ragazzi ho trovato qualcosa- disse tutto d'un fiato e posando un grosso tomo su uno dei tavoli della grande sala. -Ero al negozio poco fa, e mentre sistemavo delle cose in un grosso baule mi è apparso questo- continuò indicando il libro che aveva portato con sé.

-Che significa “apparso”?- chiese sconcertato Killian.

-Significa quello che ho detto! Stavo riponendo degli oggetti nel baule e non c'era, poi quando mi sono voltata me lo sono ritrovato davanti-.

-Forse è sempre stato lì, solo che non lo hai visto la prima volta- insistette il pirata.

-No, ti dico che è comparso all'improvviso, magicamente!-

-Cosa stavi pensando quando è successo?- domandò invece Regina

-Come scusa?- Belle non capiva il perché di quella domanda. Allora Regina spiegò:

-Quando siamo tornati a Storybrooke, dopo che io avevo annullato il sortilegio di Peter Pan, il libro delle favole di Henry era sparito. Io e i Charmings lo abbiamo ritrovato a casa loro proprio in un baule, ricordo che la prima a controllare fu Emma senza esito, poi lo fece Mary Margaret e il libro comparve-.

-Quindi secondo te questo è...-

-E' opera di un Autore!- Henry completò la deduzione di Belle. -Su Once Upon A Time sono registrati gli eventi della Foresta Incantata, mentre qui ci sono quelli di Camelot, ma certo!-

I quattro fissavano il grande libro che aveva come titolo “The Eternal Kingdom” mentre cercavano di capire fino a che punto questa scoperta li avrebbe aiutati, di sicuro adesso avrebbero saputo di più su Camelot e i suoi abitanti, ma non il modo di arrivarci.

-Tremotino c'è stato quando era il Signore Oscuro. Mi raccontò che la sua presenza creò un po' di caos, ma non scese nei dettagli. So che ci era andato per recuperare un guanto magico, e non credo che abbia mai incontrato Merlino-. Un velo di tristezza aveva coperto i begli occhi chiari di Belle quando aveva menzionato il marito. Dopo che l'Apprendista gli aveva purificato il cuore era piombato in uno stato di incoscienza, come un coma, e ancora non dava segnali di risveglio. La giovane consorte trascorreva le giornate al suo capezzale dividendosi tra l'ospedale, il negozio dei pegni e la biblioteca, aspettando di poter riabbracciare il suo uomo finalmente libero del ruolo di Dark One dopo secoli, impaziente di ricominciare la loro vita insieme senza il timore di veder preferire il potere a lei.

-Beh sapere dei viaggi di quel folletto non ci aiuta molto, a meno che questo non ci dia un suggerimento su come raggiungere ora quelle terre- rispose sarcastica Regina.

Hook si alzò dalla sedia avviandosi verso l'uscita passando accanto a Belle visibilmente dispiaciuta -Sei stata grande bellezza- le disse con un sorriso e una leggera pacca sulla spalla, prima di uscire dall'edificio.

Era diretto alla locanda di Granny, dove aveva appuntamento per pranzo con Emma. La trovò ad un tavolo intenta a salutare la sua amica Lily, che uscì facendo un cenno al pirata.

-Ehi!-

-Ciao-

Si salutarono con un bacio veloce a fior di labbra.

-Va tutto bene? Hai una faccia!- scherzò la bionda.

-Abbiamo trovato qualche informazione in più su dove potrebbe essere Merlino- disse il pirata con una nota di sconforto nella voce.

-Davvero?- Emma si morse le labbra. -Non dovrebbe essere una buona notizia questa?- continuò a scherzare cercando di nascondere un certo nervosismo. Killian la guardò negli occhi, poi cominciò a scorrere distrattamente il menù che conosceva a memoria, non aveva molta fame.

-Lo sarebbe davvero se potessimo spostarci tra i mondi a nostro piacimento-

-Quindi serve un portale o qualcosa del genere- disse la ragazza sospirando, sembrava sollevata. -Killian io sto bene. Sono certa che troverete un modo, ma non c'è alcuna fretta. Ho tutto sotto controllo, non c'è motivo di preoccuparsi. Ordiniamo un hamburger?-.

Il pirata annuì sorridendole teneramente.

Emma non sapeva perché aveva cominciato ad agitarsi quando aveva sentito degli apparenti progressi nella ricerca del mago. Per un breve istante il pensiero di non essere più la Signora Oscura l'aveva spaventata, durò solo qualche battito di ciglia, il tempo sufficiente per riconoscere quella sensazione e accorgersi di quanto fosse reale. Cercò di distrarsi parlando col suo uomo delle cose più disparate: dal nuovo videogioco che voleva regalare ad Henry, al perché Lily fosse con lei poco prima. Era per suo padre, lo sceriffo aveva promesso alla ragazza di aiutarla a scoprire chi fosse. Una ricerca complicata quanto quella del mago suo guaritore, perché l'unico indizio da cui partire era un pezzo del guscio in cui era nata la figlia di Malefica. Quest'ultima, per ragioni sconosciute, cercava di ostacolarla rifiutando di concedere qualsiasi tipo di aiuto, e asserendo più volte di non ricordare assolutamente con chi avesse trascorso la notte di passione in cui fu concepita la ragazza, tanto più che avvenne sottoforma di draghessa. Le due ore di pausa passarono in fretta, ed entrambi poterono tornare alle loro occupazioni e preoccupazioni.

 

Quando Mary Margaret entrò nella villa per portare il pranzo alla sua ex matrigna e a suo nipote trovò entrambi piuttosto scoraggiati, era andata di persona proprio perché voleva sapere se avessero fatto dei progressi, e quella scena spense tutti i suoi entusiasmi.

-Ciao ragazzi, vi ho portato da mangiare- si annunciò Biancaneve porgendo loro dei sacchetti contenenti cibo da asporto che i due cominciarono subito a scartocciare. -Allora. Da questi musi lunghi devo dedurre che siete ancora in alto mare?-

-Mary Margaret per favore risparmiati le battute a sfondo marinaresco, l'unico che le apprezzerebbe non è qui- disse acida Regina mentre affondava la forchetta nell'insalata che le era appena stata portata.

-La mia non era affatto una battuta, almeno non intenzionalmente! Credi sul serio che mi metterei a scherzare in questo modo quando la vita di mia figlia è in pericolo?- rispose infastidita la donna più giovane. Ci pensò Henry a interrompere uno dei classici battibecchi che condivano il rapporto tra le due.

-A dire il vero qualcosa in più la sappiamo, ma non si tratta di un aiuto concreto purtroppo.- Il ragazzo raccontò alla nonna della scoperta di Belle innervosendosi ogni secondo di più, proprio come la madre.

-Quindi, ricapitolando, dobbiamo sempre trovare il modo di raggiungere il nostro mondo senza cilindri o fagioli magici...- la mora dai capelli corti chiese conferma con lo sguardo ai due che annuirono. -...Ma le uniche due persone in grado di aprire portali senza l'ausilio di queste due cose sono l'uomo che stiamo cercando, e il suo apprendista... che è morto-

-Già- confermò il sindaco, e entrambe presero a fissare il pavimento con la fronte aggrottata, fino a che un tonfo improvviso non le costrinse a rialzare la testa. Henry aveva battuto forte un pugno sul tavolo.

-Sono stato uno stupido. Stupido e avventato! Non dovevo spezzare quella dannata penna!- gridò preso dalla rabbia. Regina gli si avvicinò subito, poggiando delicatamente la mano su quella dolorante del figlio.

-Non dire così Henry, tu hai fatto una scelta molto saggia e matura, non devi assolutamente rimproverarti per questo- gli disse dolcemente col suo innato tocco materno, ma il ragazzo non si calmò, e con gli occhi che cominciavano a caricarsi di lacrime le chiese: -A che serve essere l'Autore se non posso usare questo potere per aiutare chi ne ha bisogno? Io... io mi sento inutile!-

La mano di Regina si mosse verso l'alto a coprire una guancia di suo figlio per raccogliere l'umida disperazione che scorreva senza ostacoli.

-Tu stai aiutando eccome tesoro. Ogni passo fatto avanti è stato conquistato anche grazie a te. Essere l'Autore, o una potente praticante di magia, o un pirata con una sola mano e un gran talento a sopravvivere, non rende le cose più facili.-

Mary Margaret, intenerita dal discorso di Henry, volle rincuorarlo ulteriormente. -Tua madre ha ragione, nessuno più di te si sta prodigando in questa missione, e te ne sono infinitamente grata. Vedrai che troveremo il modo di uscirne fuori, lo facciamo sempre. Ne sono ancora più convinta adesso che siamo tutti dalla stessa parte- disse sorridendo prima al ragazzo e poi a Regina.

-Sono stato un codardo, tutto quel potere mi ha spaventato, e invece di imparare a gestirlo, ho preferito scappare.-

-Non sono d'accordo- ribatté convinta la giovane nonna. -Hai spezzato la penna per proteggere tutti noi, per assicurarci la possibilità di scegliere noi stessi il nostro destino. E per come la vedo io questo è un atto di grande coraggio. In questo somigli molto a tuo nonno, lo hai dimostrato tante altre volte. Quando sei partito per cercare Emma e portarla a Storybrooke, per spezzare il sortilegio, ad esempio.-

-Quello è stato da incoscienti! Sparire senza dire nulla e cimentarsi in un viaggio tanto lungo da solo è un po' troppo per un bambino di soli dieci anni. Ho seriamente rischiato un infarto quel giorno.- Si intromise Regina con una smorfia di disapprovazione sul volto.

-Vero, ma è innegabile che abbia prodotto i risultati sperati. Tu sei quel tipo di eroe Henry: giusto, temerario e guidato dall'amore. Per te la Regina Cattiva si è redenta, e hai riunito la nostra famiglia.- Continuò Mary Margaret rivolgendosi prima a una e poi all'altro.

-Hai tenuto testa a Peter Pan ed eri pronto a sacrificarti per quello che ritenevi essere un bene superiore- suggerì con uno sguardo complice e una evidente punta di orgoglio materno nella voce Regina. Biancaneve annuì e proseguì il resoconto degli atti eroici del nipote. -E da solo hai saputo rimediare alle malefatte di Isaac che avevano stravolto le nostre vite-.

Henry aveva seguito il discorso alternando lo sguardo ancora umido di pianto da una donna all'altra, doveva ammettere che quelle parole avevano sortito un buon effetto. Aveva riacquistato fiducia in se stesso. Abbracciò forte sua madre e sua nonna.

-Non mi arrenderò. Salveremo Emma: tutti insieme!-

I tre si sorrisero complici, ancora stretti in quell'abbraccio di famiglia.

 

Dopo l'appuntamento con Killian Emma si era recata nel suo ufficio, la giornata lavorativa si stava rivelando, come sempre, poco impegnativa, e questo dava modo allo sceriffo di pensare. La sensazione di disagio che aveva provato quel pomeriggio continuava a tormentarla, rendendola irrequieta e anche piuttosto irascibile. Se ne era accorto Will Scarlett, che si era ritrovato per l'ennesima volta dietro le sbarre della stazione di polizia, senza neanche avere il tempo di realizzare cosa stesse accadendo. Aveva provato a spiegare alla bionda tutrice dell'ordine che aveva avuto il permesso di entrare nel suo laboratorio da Marco in persona per recuperare alcune attrezzature, ma la donna non volle sentire ragioni, trascinando l'ex ladruncolo con modi tutt'altro che gentili. Will aveva rinunciato ben presto a continuare con le sue legittime proteste quando si era accorto che venivano ignorate di proposito. Seduto sulla branda, tra uno sbuffo e l'altro, osservava lo sceriffo che fissava il vuoto con uno sguardo vacuo e davvero poco rassicurante, e attendendo impaziente l'arrivo del suo vice nella speranza che questi fosse meglio disposto. Anche Emma aspettava ansiosamente la fine del suo turno. Doveva capire quanto la scoperta di Belle costituisse una minaccia per il suo nuovo essere, e per farlo doveva parlare in prima persona con Regina. Non appena David si palesò in ufficio, la ragazza non perse tempo, non diede neanche uno straccio di motivazione per cui Will fosse lì. A dire il vero a stento lo salutò.

 

Quando arrivò alla villa Regina e Henry stavano riponendo le ultime cose prima di tornare a casa.

-Ehi! Ho saputo da Uncino che ci sono grosse novità.-

-Ciao mamma- la accolse il giovane con un sorriso.

-Ciao ragazzino- la madre gli scompigliò i capelli.

-Non così grosse a dire il vero. Tu che ci fai qui comunque?- A Regina veniva d'istinto mettersi sulla difensiva quando c'era Emma, non si sentiva al sicuro.

-Volevo saperne di più e ho pensato di venire a chiederlo direttamente a voi. In fondo la faccenda mi riguarda in prima persona. Poi sono passata anche per Henry. Stasera pizza e film, che ne dici ti piace il programma?- disse guardando il figlio.

-Veramente io avrei dei compiti da fare, e a casa di mamma riesco a concentrarmi meglio che nel loft dei nonni.-

-Oh andiamo! Non sei stanco di stare tutto il giorno chino sui libri?-

-Beh un po' sì, ma stiamo svolgendo queste ricerche per te.-

-Lo so ragazzino, ma è importante distrarsi ogni tanto. Riposare la mente può solo farti bene. Dai andiamo, ho il maggiolone parcheggiato qui fuori.-

-Non credo sia una buona idea- si intromise la mora, che fino a quel momento si era limitata ad osservare, poi si era accorta del disagio del figlio e aveva deciso di intervenire. -Henry ha scuola domani, ed è altrettanto importante che tutta questa , come l'hai chiamata tu, non influisca anche in questo ramo della sua vita.-

-Davvero? Allora perché permetti che stia qui tutto il giorno sottraendo ore preziose allo studio? E' un po' ipocrita da parte tua non credi? O ti ricordi di essere la “mamma dell'anno” solo quando Henry deve stare con me? Non ricordo quand'è stata l'ultima volta che ho trascorso del tempo con mio figlio perché è sempre qui dentro con te, sono sua madre anch'io e stasera lui sarà con me!- L'aria s'era fatta tesa.

-Non essere ridicola Swan! Nessuno impedisce a Henry di incontrarti, o lo obbliga a stare qui. Nostro figlio è grande abbastanza da decidere da solo cosa fare, dove farla e con chi, e ha già detto che deve studiare.-

Le due donne si guardavano come se potessero incenerirsi con lo sguardo, e al giovane, che pareva in quel momento essere l'unico loro punto di contatto, sembrava di essere tornato indietro di qualche anno, a quando le sue mamme non facevano altro che litigare per lui, una preoccupata di perderlo, e l'altra che non fosse sufficientemente amato. Tutti i progressi fatti nel loro rapporto sembravano svaniti, come se non fossero mai state amiche. Regina in realtà era solo preoccupata, sentiva istintivamente che l'Oscurità che ora risiedeva nella sua ex rivale avrebbe trovato il modo di manifestarsi, era solo questione di tempo e voleva essere pronta per quando sarebbe successo. Nel frattempo doveva proteggere suo figlio, e se questo significava tenerlo lontano dalla donna che lo aveva messo al mondo pazienza, era perfettamente in grado di sostenere una lotta verbale con Emma Swan. Quest'ultima dal canto suo non era esattamente a suo agio con le emozioni che stava provando in quel momento, perché le conosceva e la spaventavano oltre che tentarla. Aveva una voglia irrazionale di afferrare quella donna per il collo e stringere con tutta la sua forza, per ridurla senza fiato e farla stare zitta. Qualcosa dentro di lei ribolliva. Da un luogo imprecisato del suo cuore, o della mente, un'ondata rovente nasceva e lentamente si propagava in tutto il corpo, come il sangue che attraverso vene e capillari riesce a raggiungere ogni organo. Cercò di contenere l'impulso di liberare l'energia che si stava accumulando in lei al pari con la rabbia che montava, ma proprio non riuscì a trattenere un ghigno malefico quando disse: -Pensavo di farti un favore concedendoti una serata libera con il tuo uomo, fossi in te cercherei di passare più tempo possibile con lui, non vorrei mai che incontrasse un'altra sua ex, o una tua parente, e la ingravidasse.-

Regina si sforzò di non mostrarsi ferita da quelle insinuazioni, sapeva che Emma non avrebbe mai detto quelle cose se fosse stata in sé, e questo la mise in allarme: forse le sue supposizioni erano esatte, e l'Oscurità cominciava a fare breccia nella Salvatrice.

-Divertente Swan, davvero. Non so che intenzioni tu abbia, ma non accetterò le tue provocazioni. Henry verrà a casa con me oggi e nei prossimi giorni, fattene una ragione.-

-Continui a contraddirti Regina, sbaglio o solo pochi istanti fa hai detto che Henry è libero di scegliere dove andare? Di cosa hai paura esattamente? Che nostro figlio preferisca me, o che si senta di troppo nella tua nuova famigliola perfetta? Non puoi tenerci separati, nelle sue vene scorre il mio sangue, e questo varrà sempre di più di un pila di fogli timbrati, non lo dimenticare mai!-

Per una strega esperta come Regina non fu difficile percepire la forza della magia scaturita da Emma, poteva distinguerla chiaramente nell'aria, pochi istanti dopo poté notarla anche Henry, perché questa si manifestò visivamente spaventando il ragazzino. Un'aura scura avvolgeva le braccia e le mani della bionda, dalle sue dita si diramavano sinistre scariche elettriche nere.

-Mamma smettila!- Urlò Henry nel tentativo di impedire alla sua madre più giovane di ferire ulteriormente l'altra sia con le parole che con la magia.

-Henry va a casa- gli ordinò Regina.

-Ma...-

-Va a casa e non preoccuparti- lo interruppe la mora, -ti prometto che non accadrà nulla- cercò di rassicurarlo con un sorriso tirato che doveva mascherare i suoi timori, ma che non si rivelò poi così efficace.

Mentre il ragazzo oltrepassava la porta Emma d'istinto provò a fermarlo allungando le braccia; frammenti di vetro e pezzi di legno andarono a formare una densa nube che si spanse nell'atrio e subito fuori di esso. L'Oscura aveva inconsapevolmente fatto partire una potente onda di energia, che Regina aveva prontamente deviato, distruggendo la parete di portefinestre della grande sala. La bionda parve sorpresa, e continuava a fissarsi le mani con evidente paura negli occhi: aveva rischiato di uccidere suo figlio.

-Emma! Metti giù le mani e guardami.-

La voce grave e timorosa di Regina giungeva alle sue orecchie in un suono ovattato, lontano, indistinto. L'udito, insieme agli altri sensi, era concentrato su quello che stava avvenendo dentro e fuori il suo corpo. Ogni sensazione era amplificata, l'euforia scaturita dall'aver liberato quel potente flusso di magia la stordiva. Il dolore provocato dalle profonde piaghe prodotte dallo stesso era lancinante, e il tutto si mescolava e si alternava alla perfezione, rendendo quel potere pericolosamente seducente. I tentativi di Regina di attirare la sua attenzione parvero funzionare quando gli occhi di Emma saettarono improvvisamente in direzione della mora.

-Tu lo hai fatto scappare via-

Lo sguardo della nuova Signora Oscura era terrificante e la ex Evil Queen si sentì rabbrividire, nessuno l'aveva mai spaventata tanto. Quando vide la sua avversaria avvicinare le mani tra loro per formare una sfera con i fulmini che ancora le partivano dalle mani, capì che non avrebbe potuto sottrarsi allo scontro, nonostante quella fosse l'ultima cosa che voleva. Aveva davanti a sé quella che, probabilmente, era il nemico più potente che si fosse mai ritrovata ad affrontare, e al tempo stesso una delle persone a cui teneva di più, il che rendeva difficile prendere la decisione giusta con la dovuta lucidità. Si affidò quindi all'istinto, il ragionamento era elementare: magia di Luce batte magia Oscura. Nei pochi istanti che le restavano prima dell'attacco richiamò quanta più energia poteva, proprio come aveva fatto con Zelena, e si preparò a respingerlo. Il colpo fu talmente potente che la donna si ritrovò scaraventata nella sala accanto dopo aver distrutto la porta, si stava rimettendo in piedi con un certa fatica quando sentì Emma avvicinarsi esibendosi in una tetra risata.

-Tutto qui quello che sai fare? Forse chi in passato ti ha affibbiato gli epiteti “grande e terribile” ti ha sopravvalutata.-

Le due donne si fronteggiavano in piedi, ognuna a sostenere senza fatica lo sguardo dell'altra, i loro visi distanti solo pochi centimetri.

-Con la Luce che hai dentro di te al massimo potresti accendere un lumicino- continuò a provocare la ex Salvatrice. -Il ruolo dell'eroe non ti si addice. Pensaci: se quel giorno al fienile avessi ucciso tua sorella, come volevi fare, ora non avresti nessuna preoccupazione.-

-Tu credi di conoscermi ma ti sbagli. Dedicarsi al bene, o cedere all'Oscurità è una scelta, io ho fatto la mia e non tornerò indietro. Tu Emma? Hai intenzione di lottare o lascerai che il buio ti divori anima e corpo, senza più avere la possibilità di rimediare?- Rispose Regina afferrandole le mani e avvicinandogliele al viso perché vedesse con i suoi occhi le conseguenze dell'uso di quel potere spropositato. Le braccia e le mani della giovane infatti mostravano delle ustioni piuttosto estese ed altre piaghe che minacciavano seriamente di lasciare il loro segno per sempre, forse era così che Tremotino aveva assunto quell'aspetto rivoltante quando si era trasformato nel Signore Oscuro. Poi l'ex sovrana rincarò la dose.

-Se non ti importa di fare del male a te stessa allora pensa che potresti farne alle persone che ami. Vuoi davvero mettere in pericolo la tua famiglia come hai fatto poco fa?-

Henry... aveva quasi ucciso Henry!

Rendersi conto di ciò che era successo riscosse Emma che, come risvegliata da uno stato di trance, si allontanò repentinamente da Regina e si avvolse le braccia doloranti intorno ai fianchi per fermare il tremore che scuoteva le sue membra. Regina fece per curare le ferite superficiali della bionda, ma la ragazza si scostò.

-No! Stammi lontano, non voglio farti del male... di nuovo- e per la prima volta da quando Emma era tornata Regina vide nel suo sguardo una richiesta silenziosa di aiuto. Si avvicinò ancora a lei, anche se non sapeva esattamente per cosa, non erano abituate a scambiarsi gesti affettuosi, forse una leggera stretta alle spalle sarebbe bastata. Non fece in tempo a decidere, Emma scappò via veloce, lasciando il sindaco Mills a fissare la porta con un nuovo senso di angoscia e la consapevolezza che non c'era più molto tempo.

Radunò tutti per informarli, gli raccontò ogni cosa senza risparmiare i particolari più agghiaccianti della scontro, riteneva un'accortezza inutile tentare di minimizzare, la situazione era grave e richiedeva una certa tempestività. Per Mary Margaret fu difficile accettare che la figlia avesse praticamente perso la sua battaglia col potere Oscuro, e adesso se ne stava in un angolo del divano di casa sua incredula, mentre David cercava di confortarla e infonderle speranza. Henry era ancora spaventato per ciò che aveva visto in prima persona, e Hook sembrava un'anima in pena.

-Dov'è adesso? Perché non hai cercato di fermarla? Chiedeva con fare aggressivo.

-Secondo te se sapessi dove si è cacciata ora starei qui a farmi urlare addosso Capitan Guyliner?-

-Io vado a cercarla.-

-Non essere stupido- lo fermò David, -hai sentito regina, Emma adesso costituisce un grosso pericolo.- Parlare in quei termini della figlia richiese uno sforzo notevole. Killian non demorse.

-A me non farà niente, saprò come calmarla.-

-Davvero pensi di riuscire dove anche Henry ha fallito? E poi ora potrebbe essere ovunque- continuò il principe Azzurro, ma il pirata non volle dargli ascolto e si inoltrò per le strade solitarie di Storybrooke alla ricerca della sua amata. Si stava dirigendo al molo, il posto preferito della donna quando aveva bisogno di meditare, preparandosi a rimanere deluso perché non l'avrebbe trovata. Emma infatti si trovava al confine della città, a pochi passi dalla famosa linea rossa. Ci era arrivata dopo aver maturato la convinzione che l'unico modo per assicurarsi di non ferire nessuno era oltrepassarlo: uscendo dalla cittadina sarebbe finita in un mondo senza magia, e di conseguenza avrebbe perso i suoi poteri. Era solo una teoria, il che la frenava, non poteva sapere con certezza assoluta che le cose sarebbero andate come ipotizzava, e il tentativo comportava un effetto collaterale non indifferente. Una volta fuori non avrebbe più avuto modo di rientrare in città a causa del solito incantesimo che la rendeva invisibile al resto del mondo. Ciò significava non poter più vedere suo figlio, la sua famiglia e il suo fidanzato, in più l'Oscurità che ora dimorava in lei, avrebbe potuto manifestarsi in mille altri modi diversi anche al di fuori. Voleva fare la scelta giusta e cercava di capire quale fosse continuando a fissare quel tratto evidenziato di strada, alla probabile ricerca di un indizio.

-Non puoi scappare Emma.-

Una voce bassa e roca la fece trasalire, era sicura di essere sola ma evidentemente si sbagliava. Gli occhi inquieti si spostavano freneticamente nella speranza di catturare un'immagine sufficientemente chiara e distinguibile nel buio che la attorniava. Riusciva a malapena a distinguere le sagome degli alberi ai lati della strada, ma nessun indizio che segnalasse una presenza, e per accertarsene chiese ad alta voce: -Chi c'è? Fatti vedere e non ti farò niente.-

-Non puoi andare via. Tu non vuoi.-

Per quanto sinistra e distorta quella voce aveva qualcosa di familiare.

Chi sei? Dove ti nascondi?-

-Io non mi sto nascondendo affatto. Sono qui per te, tu hai bisogno di me.-

-Vieni fuori!- Gli alberi sembravano non poter contenere la forza di quel grido, gliene restituirono una parte che rimbalzò nelle sue orecchie rimbombandole in testa, e finalmente la riconobbe: era la sua stessa voce!

-Non puoi scappare da te stessa, accetta quello che sei.-

Il display della sveglia digitale sul comodino segnava le tre, regina stesa sul letto fissava da ore il soffitto della sua camera come se fosse uno schermo bianco che proiettava i suoi pensieri e i suoi ricordi. Le immagini si susseguivano e si sovrapponevano di continuo creandole uno stato d'ansia e paura, che mischiato al dolore per il colpo subito nel pomeriggio, le impediva di dormire. Ripensava agli avvenimenti del giorno, e più si rendeva conto che bisognava al più presto trovare una soluzione, più si disperava perché sembrava impossibile. Emma le aveva fatto fare davvero un bel volo, la schiena a pezzi glielo confermava insistentemente ogni volta che provava a cambiare posizione, chissà quali altre conseguenze avrebbe subito se non avesse avuto la prontezza di parare il colpo violentissimo. In situazioni normali non avrebbe subito neanche un graffietto, ma a quanto pareva la magia Oscura nelle mani di Emma Swan la Salvatrice era imprevedibilmente più potente, e la cosa preoccupante era che la ragazza si era mostrata già particolarmente abile nell'usarla. Aveva sprigionato quella forza contro di lei con grande precisione e controllo. No, non avevano più tempo da perdere, se le avessero permesso di completare la sua trasformazione, e di imparare a sfruttare appieno tutto quel potenziale , nessuno, nemmeno una strega potente ed esperta come lei, avrebbe potuto contrastarla. Aveva appena deciso di chiudere gli occhi e provare a dormire quando sentì la porta della camera spalancarsi e sbattere contro il muro adiacente. Si alzò di scatto mettendosi seduta e guardando la figura che le si stava avvicinando.

-Henry che succede?-

-So come raggiungere Camelot!-

 

Widow's corner

Ciao a tutti! In realtà non so se c'è qualcuno che legge questa storia, e a scrivere queste due righe mi sembra di parlare da sola, o al massimo davanti allo specchio (solo che se somigliassi almeno un po' a quella strafiga di Lana Parrilla potrei anche atteggiarmi a Evil Queen, ma non è così perciò sembrerei solo una povera pazza). Comunque, il mio unico lettore immaginario si sarà accorto che rispetto al primo, questo capitolo è un po' più movimentato. Ho impiegato un po' più di tempo del previsto a scriverlo perché c'erano dei punti fondamentali a cui tenevo particolarmente, e che volevo scrivere bene, uno in realtà: lo scontro tra Emma e Regina. Alla fine sono mediamente soddisfatta e spero sia piaciuto anche a te lettore immaginario, se volessi farmi sapere cosa ne pensi, se hai dei dubbi e/o critiche non esitare a scrivermi... così se mi accorgo di non esser sola posso disdire la seduta con lo psicanalista! 

 

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Capitolo 3
*** The Eternal Kingdom ***


 

 

Capitolo 3

The Eternal Kingdom

 

Comfort me through this stormy weather

From where I stand, I see a broken land.”

The Adventures

 

Henry Mills, da ragazzino sveglio quale era, coltivava diverse passioni: amava leggere, tirare di scherma con suo nonno, amava la cannella e le lasagne di sua madre, ma soprattutto adorava i rompicapo. Che fossero numerici, alfabetici o mnemonici non aveva importanza, l'unico requisito imprescindibile era che fossero complicati. Più erano difficili, più lui si divertiva a risolverli, gli bastava trovare un numero o una parola chiave, e tutti i pezzi andavano al loro posto con estrema facilità. Con il ragionamento e con tanta pazienza Henry aveva risolto innumerevoli giochi, e fu applicando lo stesso metodo che trovò la soluzione anche al problema che affliggeva la sua famiglia da settimane. L'illuminazione arrivò nel sonno, come se il cervello avesse continuato ad elaborare dati anche mentre dormiva. Sognò il libro di Belle, i discorsi di incoraggiamento che gli avevano fatto Regina e Mary Margaret, e improvvisamente tutte le tessere del puzzle andarono a comporre l'immagine, tutte le facce del cubo erano allineate, tutte le lettere erano nelle giuste caselle a formare parole di senso compiuto. Si svegliò di soprassalto, corse a frugare nel cassetto della sua scrivania, e dopo aver trovato quello che cercava si precipitò in camera di sua madre.

Regina faticò parecchio per dissuadere suo figlio dall'idea di viaggiare con lei verso Camelot, il giovane infatti rivendicava, a ragion veduta, la scoperta che avrebbe consentito loro di raggiungere la landa leggendaria, ma la donna semplicemente non poteva rischiare di metterlo in pericolo. I rischi erano troppi, non sapevano nemmeno se il metodo avrebbe funzionato, né sapevano cosa avrebbero dovuto affrontare una volta raggiunta la meta. Preferiva lasciarlo a Storybrooke, nonostante l'incognita Emma, perché istintivamente sapeva che, per quanto l'Oscurità stesse ormai prendendo il sopravvento in lei, per nessuna ragione al mondo avrebbe ferito Henry. Come di consueto si erano ritrovati tutti da Granny's già dalle prime ore del mattino, sui loro volti stanchezza, preoccupazione e curiosità. Nessuno aveva avuto notizie di Emma, e ciò di cui avevano bisogno era una buona notizia, una qualsiasi.

-Henry ha trovato il modo di raggiungere Camelot.- Annunciò senza troppi preamboli Regina.

I Charmings, Hook, Belle e Robin Hood si voltarono verso il ragazzo, che con aria trionfante sfilò dalla tasca una piccola chiave. Mary Margaret e David la riconobbero all'istante. -E' la chiave della porta dietro la quale era intrappolato Isaac!- Dissero in coro.

-E a cosa dovrebbe servirci?- Chiese scettico Uncino guadagnandosi un'occhiataccia da parte del sindaco. Henry non si perse d'animo e iniziò la sua spiegazione.

-Quando Heller ha riscritto le vostre storie intrappolandovi nel libro “Heroes and Villains”, io sono riuscito a raggiungervi proprio grazie a questa.-

-Cosa intendi?- Il pirata sembrava l'unico a non vergognarsi di esprimere le proprie perplessità.

-Intendo che, quando l'ho rintracciato, quell'impostore mi ha mostrato la copia originale del suo libro, io ho scelto un'illustrazione in cui si vedeva una porta chiusa e ho usato la chiave per aprirla, finendo catapultato in un imprecisato posto della Foresta Incantata.-

-Quindi, adesso che ho trovato la copia originale di “The Eternal Kingdom”, possiamo provare ad utilizzare lo stesso metodo!- Dedusse Belle provocando una serie di sorrisi negli altri interlocutori.

-Esattamente. Per quanto rischiosa sia, al momento è l'unica strada che possiamo tentare.- Rispose Regina mentre passava il braccio intorno alle spalle del suo piccolo genio, fiera più che mai.

Dopo una discussione piuttosto animata avevano deciso come agire: sarebbero partiti in tre, Regina, Killian e Mary Margaret, di lì a poche ore, appena dopo aver raccolto lo stretto necessario per il viaggio, il più incerto e aleatorio della loro vita, nonostante il terzetto ne avesse vissute di avventure rocambolesche. Il punto più tortuoso riguardava il ritorno. Nella migliore delle ipotesi avrebbero trovato Merlino e sarebbe stato lo steso mago ad aprire un portale, ma la verità era che niente giustificava tanto ottimismo, quindi un piano di riserva era indispensabile. La soluzione era solo una: una scadenza. Un tempo limite di una settimana entro il quale avrebbero svolto le loro ricerche, dopodiché avrebbero raggiunto lo stesso luogo del loro arrivo al tramonto, permettendo a Henry e agli altri di riaprire la porta con la chiave e farli tornare a Storybrooke.

David in cuor suo sapeva che le obiezioni mosse da sua moglie erano più che valide, era più prudente che uno dei due rimanesse in città a controllare la situazione nel caso in cui Emma fosse riapparsa. E poi qualcuno doveva pur pensare a Neal, ma l'idea che lei si avventurasse in quel posto sconosciuto senza di lui era un tormento troppo grande. La calma apparente con cui Mary Margaret continuava a giocare con il piccolo mentre riempiva un grosso zaino lo metteva ancor più in agitazione.

-Chissà se anche tu continuerai a mantenere lo stesso fascino anche col broncio come fa il tuo papà- disse Biancaneve solleticando suo figlio con un dito e provocandogli un risolino.

-Sono preoccupato Snow, e davvero non capisco come invece tu faccia a restare così serena! Sbottò il principe.

-Serena?! David io sono terrorizzata!- Si avvicinò al marito prendendogli il volto tra le mani guardandolo dritto negli occhi, -ho paura che qualcosa possa andare storto, ho paura a lasciarvi qui soli, e ho paura per Emma. Ma sono anche determinata. Ti prometto che farò qualunque cosa pur di salvare nostra figlia, e so che Regina e Killian faranno altrettanto.-

-Mi mancherai-

-Anche voi mi mancherete.-

Poi un bacio e un tenero abbraccio: le anime gemelle non hanno bisogno di tante parole per comunicare.

 

Al 108 di Mifflin Street l'unica in grado di non far trapelare emozioni era Regina. Henry era euforico al pensiero che, presto, la splendida eroina in cui si stava trasformando sua madre avrebbe salvato Emma, anche grazie al suo intervento, e il suo entusiasmo aveva finito col contagiare Roland, a cui stava raccontando una storia ispirata ai leggendari Cavalieri Della Tavola Rotonda. Robin Hood era al piano superiore ad aiutare Regina nei preparativi, cercando di capire se quello fosse il momento adatto per porre alla sua donna la domanda che aveva nel cuore da diverso tempo. Prima però c'era un'altra cosa importantissima che doveva dirle, lo aveva capito il giorno prima parlando con Will Scarlet. Dopo aver pagato la cauzione i due si erano diretti all'accampamento, il più giovane alternava ogni passo a un sorso dalla sua fiaschetta, che conteneva chissà quale intruglio alcolico. Non aveva ancora superato la recente delusione amorosa, e cercava conforto in qualunque cosa riuscisse a intorpidirgli i sensi. Quando era lucido, invece, era arrabbiato proprio come in quel momento, poiché le ore passate in cella avevano smaltito la mezza sbornia, e ogni occasione diventava buona per attaccar briga con chiunque avesse a tiro. Con Robin poi era particolarmente incazzato, o forse semplicemente deluso dal comportamento di colui che era da sempre il suo migliore amico e mentore, e decise di cogliere l'occasione per farglielo sapere.

-Sei come lei.-

-Lei chi?- Chiese dubbioso Hood.

-Belle. Sei come lei: egoista e bugiardo. Sapeva di essere ancora innamorata di Gold, ma questo non le ha impedito di stare con me. Mi ha usato come distrazione, e quando lui è tornato, lei se ne è semplicemente andata, senza neanche degnarmi di un addio. Tu hai fatto lo stesso con Marian.-

-Non era Marian!-

-Ha importanza? Tu non lo sapevi.-

Robin non seppe cosa rispondere e Will continuò: -Hai tradito entrambe. Hai tradito quella che pensavi fosse tua moglie, stando con lei pur sapendo che il tuo cuore appartiene ad un'altra donna. E Hai tradito Regina facendo... Beh è inutile scendere nei particolari.-

Will aveva ragione. Conviveva col rimorso dall'istante preciso in cui aveva cancellato il numero di telefono di Regina dal suo cellulare per dimostrare a Marian che la mora era un capitolo chiuso. Il punto era che all'epoca pensava davvero di aver preso la decisione più giusta per sua moglie e suo figlio. Il suo codice etico gli imponeva di tener fede alla promessa fatta sull'altare, anche a discapito della sua felicità, eppure sapeva quanto poco onorevole fosse fingere di amare qualcuno.

-Almeno tu puoi condividere la colpa dei tuoi misfatti con la Perfida Strega. Ti è bastato chiedere scusa per essere perdonato dalla tua amata, non ti sei neanche dovuto preoccupare di lasciare indietro una povera anima col cuore spezzato. Belle invece è anche codarda. Sono proprio sfortunato con le donne.- Disse sarcastico Will.

Fu più doloroso che ricevere un pugno nello stomaco.

Lo aveva fatto? Aveva mai chiesto scusa a Regina?

Non se lo ricordava, e questo era anche peggio; lui, semplicemente, la dava per scontato, ma il non doversi mai dire “ti amo” per far sapere all'altro che è vero, non era una giustificazione sufficiente.

Regina, avendo notato l'espressione assorta di Robin, non aveva potuto evitare di chiedergli a cosa stesse pensando, riscuotendo l'uomo dai suoi pensieri.

-Io ti amo- le disse dopo aver preso un lungo respiro.

-Lo so, ti amo anch'io.- Il sorriso di lei sembrava illuminare da solo tutta la stanza. -Ehi, non devi preoccuparti, vedrai che una settimana basterà per trovare Merlino. Passerà così in fretta che neanche ti accorgerai della mia assenza. Torneremo senza un graffio, te lo prometto.-

-E' impossibile non notare la tua assenza. E comunque non è per quello, cioè sì, anche. E' che stavo pensando a quanto sono fortunato ad averti nella mia vita. Certe volte credo di non meritarti.-

-Cosa stai dicendo?-

-Zelena... il bambino... io non avrei mai dovuto! Mi dispiace così tanto amore mio e ti chiedo scusa.- La voce incrinata dal dolore. Regina gli strinse forte le mani, commossa dalle parole di lui e dalla situazione.

-Se ti dicessi che questa storia non mi ha ferito ti mentirei, e so che lo sai. Hai commesso un errore, io nella mia vita ho fatto di peggio e sono stata perdonata. Non ha importanza se per un attimo hai smesso di credere in noi, la mia fede basta per entrambi. Robin non ho mai smesso di lottare per il mio lieto fine, anche Emma si è sacrificata perché lo ottenessi, e non permetterò a niente e a nessuno di portarmelo via.-

Robin, mentre le baciava le mani ancora intrecciate alle sue, si sentiva davvero l'uomo più fortunato di tutti i reami. Liberò la mano destra per portarsela in tasca e tirare fuori una scatolina di velluto. Il cuore di Regina sembrava volesse balzarle fuori dal petto quando il principe dei ladri la aprì mostrando un anello. Un gioiello luminoso ed elegante come la donna a cui era destinato. Stava per porre la fatidica domanda ma lei lo fermò: -No. Non adesso. Tra una settimana, al mio ritorno da Camelot.- Lo disse stringendo di nuovo la mano di lui in un pugno per richiudere il piccolo scrigno.

-D'accordo. Così avrò il tempo di preparare un bel discorso.- Un sorriso a increspargli le labbra, pochi istanti prima di fonderle con le sue.

 

Killian Jones aveva fatto presto a radunare le sue poche cose. L'unico oggetto che avrebbe voluto davvero portare con sé era la Jolly Roger, ma nel posto dove stavano andando, probabilmente, sarebbe stata poco utile. E poi era impossibile portarsela dietro, a meno che non l'avessero rimpicciolita di nuovo, cosa assolutamente fuori discussione. Aveva già sacrificato la sua preziosa nave una volta per Emma Swan, e l'avrebbe fatto altre mille, solo che il pensiero di rivedere quell'imponente veliero ridotto a un giocattolino in bottiglia, lo faceva rabbrividire. Stava scrutando l'orizzonte quando ci riprovò per l'ennesima volta: -Emma appari per favore!- Gridò come aveva fatto tutta la sera precedente mentre la cercava, sperando di vederla comparire. Voleva vederla, parlare con lei guardandola dritto negli occhi. Non poteva credere alle parole di Regina, doveva capire quanto fosse grave, se la stava davvero perdendo. Voleva poterle dire di resistere ancora un po': sette giorni e quell'incubo sarebbe finito, sette giorni ancora e avrebbe ritrovato la sua Swan. Ma soprattutto desiderava salutarla, per portare nel suo bagaglio il ricordo vivido del sapore del suo bacio. Un altro tentativo vano, sul molo solo un manipolo di pescatori che ripiegavano delle grosse reti. Rassegnato si era chinato a raccogliere la sua sacca, tirando dritto verso la villa dello stregone. Se avesse guardato con più attenzione, si sarebbe accorto che c'era qualcuno nascosto proprio accanto a uno dei magazzini del porto. Lo stava osservando da diverso tempo. La sera prima, dopo lo spavento per quello che le era accaduto al confine, Emma aveva sentito il bisogno dell'abbraccio rassicurante di Hook, per verificare di essere capace di provare ancora sentimenti positivi, ma non era riuscita ad avvicinarsi. Si era detta che fosse a causa del suo timore di fargli del male (come aveva fatto con Regina e Henry), ora che sentiva di non avere più il totale controllo della situazione come credeva, e come andava dicendo in giro. In realtà era ben consapevole che, ad impedirgli di fare anche solo un passo verso il suo uomo, era l'Oscurità che continuava a parlarle dandole il tormento. Così aveva deciso di restare lì ad osservare il pirata, sforzandosi di ignorare la voce nella sua testa che le diceva di allontanarsi. Era come se la sua parte oscura volesse impedirle di bearsi dell'amore che lei e Uncino provavano l'uno per l'altra: l'amore è magia di Luce, la più potente di tutte.

Dai movimenti di Killian Emma aveva capito che qualcosa di grosso doveva essere successo, perciò aveva iniziato a seguirlo ancora una volta, stando bene attenta a non farsi notare. Dopo pochi istanti aveva capito dove fosse diretto e, trasportandosi con la magia, lo aveva anticipato. Era comparsa poco distante dalla villa in una nuvola di fumo grigiastra, e aveva notato subito il pick-up di suo padre e la macchina di Regina: sì era successo sicuramente qualcosa.

Hook era arrivato poco dopo, trovando le sue compagne di viaggio con Henry, David e Belle intente a sfogliare il libro per cercare l'illustrazione più adatta da aprire.

-Qui va bene?- Chiese Mary Margaret indicando un dettaglio del castello di Camelot.

-Sul serio? Scommetto che re Artù accoglierà a braccia aperte tre sconosciuti che hanno fatto irruzione, con la magia, nella sua fortezza.- La derise Regina, costringendola ad abbassare lo sguardo in preda all'imbarazzo. Nonostante fossero passati decenni, e fosse diventata moglie e madre (due volte), la sua matrigna riusciva sempre, e ancora, a farla sentire come un'ingenua ragazzina di dieci anni.

-Sarebbe meglio un posto isolato, dobbiamo essere discreti. Apparire in un castello, o in un villaggio, creerebbe troppo scompiglio, e non possiamo permettercelo.- Spiegò il sindaco. Gli altri annuirono.

-Ecco! Questo è perfetto. Somiglia al posto dove sono atterrato io in “Heroes and Villains”.- Henry aveva continuato a sfogliare le pagine con buon esito, e adesso stava indicando ai grandi un disegno in cui era raffigurato un piccolissimo agglomerato di case fatiscenti, sembrava un villaggio abbandonato.

Era tutto pronto ormai, giusto il tempo degli ultimi saluti.

-Ci vediamo tra una settimana- disse Henry alla madre quasi sovrastandola con un abbraccio, era diventato davvero molto alto. La presa salda tradiva la preoccupazione che aveva tentato di nascondere col tono neutrale delle sue parole.

-Se troveremo Merlino anche prima ragazzo!- Uncino aveva pensato di allentare la tensione del giovane con una pacca sula spalla. Henry gli sorrise e Regina fu grata al pirata per la prima volta in tutta la sua vita.

-Credo che dovreste tenervi per mano. Così da essere sicuri di atterrare tutti insieme nello stesso punto.- Suggerì il giovane Mills, provocando la reazione infastidita dei tre. La madre in particolare era la meno entusiasta.

-Oh andiamo!- Sbottò Mary Margaret posizionandosi tra la mora e il pirata e prendendo una mano di ognuno, soddisfatta di apparire come l'adulta stavolta.

Avevano istintivamente chiuso gli occhi quando Henry aveva infilato la chiave che aveva provocato un fascio di luce abbagliante che li aveva avvolti. Attenuato il riverbero, nella biblioteca erano rimasti solo il ragazzo, David e Belle.

Aveva funzionato!

 

Suolo umido, odore acre e fruscio di foglie, gli occhi erano ancora chiusi ma non avevano bisogno di riaprirli per sapere dove si trovavano; nonostante la somiglianza col clima, di sicuro quella non era la foresta di Storybrooke. Hook aveva allungato la mano verso Mary Margaret per aiutarla a rialzarsi. Regina aveva fatto sa sé, e mentre si scrollava via il terriccio e le foglie morte dai pantaloni esclamò: -Bravo il mio piccolo principe!- Riferendosi alla buona riuscita del piano di suo figlio.

-Adesso che facciamo?- Chiese l'unico uomo della comitiva.

-Innanzitutto...- Regina con un ampio gesto delle braccia cambiò d'abito a tutti e tre, adeguando i loro stili al posto in cui si trovavano. -Così non daremo nell'occhio.- Motivò così la sua decisione. Le sopracciglia aggrottate degli altri due le fece intuire che qualcosa non andava.

-Certo. Chi vuoi che noti un pirata, una bandita e...- Snow indicò prima Killian, poi se stessa, e adesso stava squadrando Regina dalla testa ai piedi che se ne stava lì, con sguardo interrogativo, sfoggiando un paio di pantaloni di pelle strettissimi, una giacca a coda lunga rosso violaceo, e i capelli raccolti in un'austera pettinatura. -...e la Regina Cattiva: senza ombra di dubbio!- Concluse con una leggera nota di rimprovero nella voce.

-Ho pensato che vi sareste sentiti più a vostro agio con i vostri vecchi abiti.-

-Per me va più che bene.- Confermò Killian.

-”Dobbiamo essere discreti per non creare scompiglio”- la mora dai capelli corti provò a imitare l'altra.

-D'accordo ho capito.- Cambiò di nuovo d'abito tutti e tre, e un ghigno soddisfatto fece capolino sul suo viso. Adesso lei indossava un completo da cavallerizza che si componeva di giacca grigio scuro con ricami dorati e maniche con le spalle a palloncino. Gli altri due avevano una gonna lunga di un colore indefinito e una camicia molto scollata, che si chiudeva davanti con dei lacci; mentre Hook un paio di brache scure e una giubba della stessa tonalità indistinguibile della gonna di Snow. Apparivano come un'aristocratica e due suoi servitori.

-Così va meglio Snow?- Chiese retoricamente la maga, un grugnito di disapprovazione fu la risposta.

-Non è giusto, io non mi ero lamentato.- Sbuffò Uncino.

Regina lo ignorò. -Allora la storia è questa: eravamo in viaggio e dei banditi ci hanno assalito e poi derubato-, preferiva non rivelare la loro identità, viaggiare in incognito era molto più prudente e avrebbe dato loro più margine di manovra.

-Non sarebbe meglio far apparire una carrozza?- Propose il capitano.

-Certo, come ho fatto a non pensarci prima?! La faremo trainare dai nostri cavalli invisibili!- Rispose sarcastica la ex sovrana, poi continuò: -incamminiamoci verso il primo villaggio, lì cominceremo la nostra ricerca. Ah e prima che tu me lo chieda, ci andremo a piedi, niente teletrasporto, voglio limitare l'uso della magia solo ai casi in cui è veramente necessario.-

Non avevano dovuto camminare molto prima di scorgere un insieme di abitazioni più grande di quello in cui erano arrivati, in poco più di due ore di cammino lo avrebbero raggiunto e la scoperta li portò ad accelerare il passo. Un sibilo improvviso e un leggero spostamento d'aria li aveva fatti fermare di colpo, alzato lo sguardo si erano accorti di una freccia conficcata in un albero alla destra del sentiero che stavano battendo. Quasi contemporaneamente avevano sentito il rumore inequivocabile di cavalli in corsa e delle grida. Una giovane donna, sui vent'anni circa, correva a perdifiato inseguita da due uomini a cavallo.

-Aiutatemi vi prego!- Gridò la ragazza appena notati i viandanti, giusto un attimo prima di cadere rovinosamente a terra ed essere raggiunta dai cavalieri. Hook e Biancaneve avevano portato subito le mani a cercare, rispettivamente, una spada e un arco che non c'erano, Regina, che si era appena accorta della falla nel suo piano, stava silenziosamente chiedendo scusa. In quanto l'unica a potersi difendere, si decise a intervenire, ma non avrebbe usato la magia, l'imprevisto non cambiava i propositi.

-E' questo il modo in cui i gentiluomini di queste terre trattano le fanciulle?-

-Questo è il modo in cui trattiamo i ladri milady- rispose prontamente uno dei due uomini.

-Io non ho fatto niente!- La ragazza era troppo stanca per scappare ancora, ora stava in piedi solo grazie al sostegno dei compagni di viaggio della donna che stava prendendo le sue difese.

-Rubare le scorte di grano nei sili reali è un reato gravissimo, punibile anche con la morte- disse perentorio il solito cavaliere, l'altro si limitava a fissare con sguardo torvo i quattro, tenendo la mano destra ferma sull'elsa della sua spada, pronto ad estrarla in qualsiasi momento.

-Oh!- Esclamò Regina, stupita più dal fatto che questa informazione l'avesse turbata, che dalla politica drastica adottata dal sovrano di quel Regno. Provò ancora con la carta della diplomazia.

-Cavalieri non mi permetterei mai di dubitare della vostra parola, ma se davvero la ragazza avesse rubato del grano ora lo porterebbe con sé, invece non ha nulla-

-Esatto! E' così, non ho nulla- La giovane riprese le parole della Evil Queen, ma fu subito zittita da Mary Margaret e Killian, preoccupati che il suo fare ostinato potesse peggiorare la situazione.

-Non sia ingenua milady, lo avrà nascosto. O forse aveva dei complici. Adesso voi e i vostri servi consegnateci la ladra e fatevi da parte.-

-Ma certo, chiedo venia per la mia scarsa perspicacia, devo essere ancora turbata dalla disavventura che ci è appena accorsa. Anche noi siamo stati derubati, abbiamo subìto un'imboscata a poche miglia da qui da due brutti ceffi. Avevano un aspetto inequivocabile, non come questa giovane donna. Forse con i vostri possenti destrieri potreste raggiungerli e fare giustizia. Anche se mi rendo conto che rubare a dei viandanti qualsiasi non è grave come rubare al re- provò a distrarli la ex sovrana.

-Basta così Signora. Non so chi siate né da dove veniate, ma sono sicuro che al re interesserà molto la vostra storia. Vi porteremo tutti al castello, e lì sarà decisa la vostra sorte- disse l'unico cavaliere che aveva parlato finora, estraendo la spada e puntandola verso i suoi nuovi prigionieri, subito imitato dal compagno d'armi taciturno.

-Li hai fatti arrabbiare. Forse “Sua Maestà” è un po' arrugginita- bisbigliò canzonatorio Hook, provocando uno sbuffo da parte del bersaglio della sua ironia che, persa la pazienza, esclamò un -Al diavolo!- e creò una sfera di fuoco. Solo con la magia si sarebbero tirati fuori da quell'impiccio. Gli uomini a cavallo erano spaventati quanto le bestie che montavano e che avevano cominciato ad agitarsi, rischiando di disarcionarli. Un improvviso moto di coraggio portò i cavalieri a scagliarsi contro la donna al grido di -E' una strega!-. Regina senza scomporsi li addormentò insieme ai loro destrieri con un semplice gesto della mano, poi si rivolse ai suoi compagni di viaggio.

-Mi hanno costretta.-

-Perfetto! Adesso tutta Camelot saprà del nostro arrivo, ci daranno la caccia e addio Merlino!-

-Rilassati Snow. Gli modificherò i ricordi. Dubiteranno anche di essere usciti dal letto con le proprie gambe.-

-I cavalli li prendiamo noi, cavalieri dei miei stivali. E Regina, credo che dovresti fornirci delle armi, la prossima volta sarà meglio farsi trovare preparati.-

-Pensavo ti bastasse l'uncino.-

La giovane che avevano salvato li guardava attonita: chi erano questi forestieri?

Nel frattempo Snow e Regina erano salite in groppa a uno dei cavalli risvegliati dalla maga, e Killian sull'altro le porgeva una mano invitandola a salire a sua volta.

-Mi sembra di capire che fuggissi nella stessa direzione in cui siamo diretti noi, se vuoi possiamo accompagnarti per un tratto di strada.-

-Ve ne sarei immensamente grata, mi sdebiterò offrendovi rifugio nel mio villaggio. Ma prima devo chiedervi di fare una piccola deviazione.-

Regina sollevò un sopracciglio, e con tono inquisitorio le disse: -Dobbiamo andare a recuperare il grano rubato immagino- la giovane annuì imbarazzata.

-Bene, andiamo prima che i nostri simpatici amici si sveglino.- Dicendo questo Hook issò la ragazza e si incamminò nella direzione da lei indicata.

-Non volevo mentirvi, è solo che non potevo rischiare di essere catturata, la gente del mio villaggio conta su di me.-

Il tono dispiaciuto della giovane donna colpì il cuore sensibile di Biancaneve.

-Tranquilla, non bisogna per forza vivere qui per capire che si tratta di una situazione particolare. Cos'è successo? Questo posto sembra tutt'altro che il regno splendente e rigoglioso di cui abbiamo sentito parlare.-

-Oh ma era così, prima della sciagura che ci ha investiti.- Gli sguardi incuriositi dei suoi salvatori la spronarono a proseguire il suo racconto.

-Camelot era uno dei Regni più prosperi di queste terre, guidato da un re giusto e assennato, che ha evitato all'intero Reame di venire coinvolto nelle guerre tra i Regni vicini. Ha garantito la pace e la giustizia grazie ai suoi prodi cavalieri e al sistema della Tavola Rotonda, finché non è stato tradito dalle persone di cui si fidava di più. Re Artù ha perso la ragione, è diventato vendicativo e totalmente indifferente alle esigenze del suo popolo. Siamo costretti a rubare per sopravvivere. Credetemi, se non fosse un'esigenza, non me lo sognerei neanche. Per stare a posto con la mia coscienza mi dico che sono come il famoso ladro di Sherwood, o come Biancaneve tormentata dalla Regina Cattiva.-

Matrigna e figliastra si ritrovarono a sorridere perché entrambe avevano motivo di sentirsi lusingate per l'ultima frase della donna.

 

Emma aveva avuto conferma dei suoi sospetti e delle sue paure, quando vide un bagliore attraversare gli infissi della villa da cui stava spiando Hook e gli altri. Conosceva quella luce perché l'aveva vista quando aveva liberato l'Autore dalla sua prigione di carta, forse anche Merlino era intrappolato in qualche pagina, e gli altri lo avevano liberato? In preda ai dubbi, decise di restare a osservare. Vide uscire Henry in compagnia di suo padre e di Belle. Nessuna traccia di Killian, Regina o Snow, e capì: non avevano liberato nessuno, erano semplicemente partiti. Non le era ancora ben chiaro come, ma lo avrebbe scoperto. Doveva fare qualcosa, quei tre insieme erano un'ottima squadra, anche se forse ancora non se ne rendevano conto, non poteva perdere tutto quel potere proprio adesso che stava imparando ad usarlo al meglio. Però con Regina fuori dai piedi avrebbe avuto modo e tempo di sottomettere Storybrooke al suo volere, e rendere inutile la loro spedizione a Camelot. C'era solo un ultimo ostacolo da superare, l'unico oggetto in grado di influenzare la sua volontà. Doveva trovarlo ad ogni costo, l'istinto di sopravvivenza del suo lato oscuro aveva preso il sopravvento.

 

 

 

 

 

Widow's corner

Ritirate le denunce di scomparsa, sono qui! Non ricordo a quando risale l'ultimo aggiornamento, ma di sicuro è passato molto (troppo) tempo. Il fatto è, miei cari, che il mio PC ha pensato bene di abbandonarmi irrimediabilmente. Settimane spese ad aspettare invano che il tecnico facesse un miracolo, e di recuperare tutti i files tra cui i capitoli della fanfiction! Alla fine ce l'ho fatta ed eccomi qui. Spero che questo prolungato, e forzato, silenzio non vi abbia fatto spazientire al punto di abbandonarmi, siate tenaci come il buon vecchio lettore immaginario.

Detto questo, qualche considerazione sul capitolo che avete appena letto:

-Forse la scelta di far viaggiare i nostri attraverso il libro è un po' forzata, me ne rendo conto, ma siate indulgenti, non sono riuscita a pensare a niente di meglio.

-Camelot, nella mia ff non è nella Foresta Incantata come è invece nel telefilm.

-Siete riusciti a indovinare quali sono gli outfit di Regina?

Ciao a tutti, e al prossimo capitolo (in cui scopriremo qualcosa in più sulla storia di Camelot e sulla misteriosa giovane che hanno tratto in salvo i tre) che arriverà prima dell'anno nuovo, promesso ;P

 

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Capitolo 4
*** Caccia al Tesoro ***


Capitolo 4

Caccia al Tesoro

 

Apprendere delle condizioni disastrose in cui si trovava Camelot aveva destabilizzato i tre. Sarebbero rimasti meno sorpresi se avessero letto il tomo che gli aveva fatto da portale, ma non ne avevano avuto materialmente il tempo. Per questa ragione ogni informazione carpita dalla giovane straniera che stavano aiutando era preziosissima. Fortunatamente per loro la fanciulla sembrava molto incline alla chiacchiera. Fino a quel momento avevano capito che il regno, una volta rigoglioso, era finito in rovina in seguito ad una disgrazia che sembrava legata al tradimento che aveva reso folle re Artù, e che, nonostante fosse la terra natale di uno stregone potentissimo, i suoi abitanti avevano una paura irrazionale della magia. Regina se ne era accorta nello scontro avuto con i cavalieri, c'era il terrore nei loro occhi quando era apparsa la sfera di fuoco nelle sue mani, e la loro nuova conoscenza glielo confermava ogni volta che, timorosa, la guardava di sottecchi durante la cavalcata. Anche adesso lo stava facendo mentre si dirigeva verso un piccolo antro che era il nascondiglio per la sua refurtiva. Refurtiva che consisteva in due grossi sacchi piuttosto pesanti.

-Come hai fatto a rubarli da sola tesoro?- Chiese Hook. La ragazza sorrise maliziosamente.

-Anche io ho i miei trucchi. Nulla a che vedere con quelli della signora- disse riferendosi a Regina. Poi rivolgendosi direttamente a lei chiese: -Siete una strega, non è vero?-

-Sì- rispose prontamente Mary Margaret. Lo sguardo della ex Evil Queen era tutto un programma.

-Se fossi in voi ci andrei più cauta con la magia, qui le persone che ne fanno uso non sono viste di buon occhio. Diciamo.-

-Lo avevo intuito. Posso chiedere come mai?-

-E' da queste cose che si capisce che siete forestieri. Mi piacerebbe sapere da quale regno provenite, e cosa vi ha portato qui.-

Uncino e Mary Margaret non avevano ben chiaro quale fosse il piano di Regina, perciò le rivolsero entrambi lo stesso sguardo interrogativo e di attesa. Dal canto suo l'ideatrice aveva sperato in un qualsiasi supporto da parte dei suoi compagni di viaggio, e quegli sguardi totalmente identici a quello della giovane che aveva posto la domanda, le avevano fatto capire che, come sempre, avrebbe dovuto cavarsela da sola.

-Lei capirà che è difficile fidarsi di chiunque quando ci si ritrova su suolo straniero, ancor più se ostile e pericoloso come questo. Per adesso le basti sapere che abbiamo intrapreso il nostro viaggio per cercare una persona che può aiutarci a salvare qualcuno a cui siamo molto legati.-

-Voi non siete affatto chi volete far credere. Non vi hanno derubato, siete arrivati qui con la magia direttamente da un altro mondo. Dico bene?-

I tre si limitarono a guardarla, chi sorpreso, chi infastidito e chi preoccupato da tanto intuito.

-Non preoccupatevi, qualunque siano le ragioni che vi spingono a mantenere l'anonimato, potete contare sulla mia discrezione e sul mio aiuto. Dopo tutto vi sono debitrice.-

-Sei molto sveglia signorina, ma prova a metterti nei nostri panni, tu ti fideresti? In fondo va bene così, neanche noi sappiamo chi sei...- Killian non finì neanche la frase che fu subito interrotto.

-Il mio nome è Cassandra, e sono una lavandaia. Conosco molte persone del mio villaggio e non, e forse potrei aiutarvi nella vostra ricerca.-

Stavano per rimettersi in cammino dopo aver caricato i cavalli. Mentre il sindaco di Storybrooke valutava tra sé e sé se fosse il caso di fidarsi della giovane ladra di grano, Mary Margaret non aveva dubbi, forse mossa dalla voglia di trovare il prima possibile il mago e tornare a casa.

-Stiamo cercando Merlino- per poco Cassandra non cadde a terra di peso, udire quel nome l'aveva fatta tremare e mettere male il piede nella staffa del cavallo su cui stava salendo. Anche il colorito era cambiato, era letteralmente sbiancata per il terrore, e la cosa di certo non era passata inosservata.

-Avete detto... avete detto Merlino?- Chiese con voce tremante.

Se prima Regina era furiosa con Biancaneve per la sua avventatezza, adesso era più che altro incuriosita dalla reazione della loro guida, perciò prese parola: -Sì, suppongo sia piuttosto famoso da queste parti.-

-Beh purtroppo per il regno è così- confermò Cassandra.

-Che intendi dire?- Chiese Killian aiutando di nuovo la fanciulla a issarsi sul cavallo.

-Lui e la magia sono la causa principale della caduta di Camelot. E' per questo che praticare le arti magiche in queste terre è pericoloso, è vietato per volere del re. Tra poco comincerà a tramontare, sarà meglio andare verso il villaggio, vi racconterò tutto durante il viaggio.-

 

A Storybrooke Belle accresceva la già notevole preoccupazione di David riassumendogli per grandi linee quello che aveva scoperto su Camelot iniziando a leggere il libro. A quanto pareva il Regno Eterno era ben lontano dall'essere il luogo prospero e leggendario che tutti conoscevano, ma era in declino e governato da un re non propriamente equilibrato. Quello che aveva sconcertato di più, prima la bibliotecaria poi il vice sceriffo, era l'aver scoperto che la causa di tutto fosse proprio l'uomo che avrebbe dovuto aiutarli.

-Devo raggiungerli e riportarli indietro prima che sia troppo tardi- aveva cominciato a dire David, mentre Belle ancora gli spiegava come stavano i fatti.

-David è una follia. Sai bene che la situazione potrebbe essere diversa, saranno passati anni da quando il libro è stato scritto. E poi i nostri amici non sono degli sprovveduti, sapranno come cavarsela, e vedrai che riusciranno anche a portare Merlino.-

-Certo come no! Ma non capisci? Se Regina usasse la magia finirebbero al patibolo, e se trovassero Merlino questi potrebbe distruggerci per chissà quale scopo. No, devo recuperare Mary Margaret e gli altri, troveremo un altro modo per salvare Emma.-

-Non c'è nessun altro modo, e lo sai bene.- David sbuffò spazientito, Belle aveva ragione, ma queste nuove notizie lo avevano terrorizzato. Sapere che sua moglie potesse essere in pericolo e avere le mani legate lo faceva impazzire, quasi quanto sapere di non poter fare nulla di concreto per liberare sua figlia. Certe volte si ritrovava a rimpiangere di aver recuperato i ricordi, essere l'anonimo e mite David Nolan che lavorava al rifugio per animali. Poi ripensava a Katryn e alla situazione ingarbugliata in cui si erano ritrovati, e capiva che forse né per lui né per alcun membro della sua famiglia avrebbe mai avuto una vita tranquilla. Del resto erano pur sempre personaggi delle favole.

-Cosa consigli di fare?- chiese a Belle appena ritrovata un po' di calma.

-Beh, per quanto possa essere frustrante, credo che la cosa migliore sia attenerci al piano e aspettare. Non bisogna mai perdere la speranza David, me lo avete insegnato voi- gli rispose sorridendo.

Un istante dopo il suo cellulare prese a squillare, il numero sul display le aveva mozzato il respiro.

-E'... è l'ospedale- riuscì a dire con un filo di voce.

-Rispondi- la incoraggiò l'uomo.

Già rispondi. Che altro doveva fare? Era solo un tasto, poi una voce dall'altro capo del telefono le avrebbe detto qualcosa che avrebbe condizionato la sua vita comunque. La paura la paralizzava. Cosa avrebbe fatto se le avessero detto che Tremotino non si sarebbe mai più risvegliato? Separarsi da lui era stata la decisione più difficile che avesse mai preso, ma era stanca delle sue bugie, provata dalle tante delusioni, al punto tale che aveva deciso di sacrificare l'amore che aveva sempre provato per lui. Perché quella era l'unica certezza, l'unica costante nella loro tormentata relazione. Lo amava, non aveva mai smesso un solo istante, neanche quando aveva provato a voltare pagina con un altro uomo. Will era stato il suo chiodo scaccia chiodo. Si sentiva terribilmente in colpa anche con lui. Si era illusa di poter vivere felice senza il vero amore accanto, e lo aveva coinvolto in questa pazzia, finendo col ferirlo inesorabilmente. Quando Gold era tornato a Storybrooke, il suo castello in aria si era sgretolato una pietra alla volta, e si era dovuta arrendere alla realtà dei fatti. Loro due erano legati e lo sarebbero sempre stati, indipendentemente dagli sbagli e dalle speranze disattese. Stavolta però si era ripromessa di non soccombere totalmente al sentimento, voleva che a suo marito fosse chiaro che, se voleva stare con lei, molte cose sarebbero dovute cambiare. Lui sarebbe dovuto cambiare, e sembrava fosse intenzionato a farlo, poi Isaac, il nuovo libro e quel cuore che era diventato un vero e proprio buco nero pronto a risucchiare ogni spiraglio di luce, ogni briciola d'amore. Paradossalmente questo aveva dato a Tremotino l'opportunità più concreta di sempre di liberarsi dall'Oscurità, dopo essersi fatto divorare da essa per secoli, perché incapace di farne a meno, sempre più dipendente dal suo potere. Ora il suo cuore era una tela bianca pronta a tingersi di luce o ancora di buio. Era l'occasione perfetta di ricominciare daccapo senza commettere gli stessi errori, e ricadere nelle solite vecchie abitudini. Libero dalla sete di potere, libero di poter essere se stesso senza la paura di non essere amati. Tutto ciò a patto che si sarebbe risvegliato, e che avrebbe avuto il coraggio per concretizzare le buone intenzioni. Lo stesso coraggio a cui si appellava Belle per affrontare l'incertezza e la paura che ne derivava. Chiuse gli occhi e prese un respiro profondo mentre premeva il pulsante.

-Pronto?!-

David vide i suoi occhi diventare sempre più lucidi e cominciò a preoccuparsi. Belle chiuse la telefonata, l'espressione indecifrabile.

-E' sveglio- sospirò prima di scoppiare in un pianto liberatorio. Le braccia del principe la avvolsero in un tenero abbraccio comprensivo.

-E' un insegnamento giusto a quanto pare. La speranza chiama speranza- le disse, provocandole una piccola risata che si fece spazio tra le lacrime.

 

Il rumore degli zoccoli sul sentiero che stavano percorrendo scandiva ritmicamente il tempo dell'attesa. Avevano già percorso un bel tratto di strada e Cassandra ancora non si decideva a parlare, forse ancora bisognosa di riordinare le idee, come suggeriva l'espressione pensierosa sul suo viso. Poi ad un tratto cominciò, facendo trasalire i suoi interlocutori.

-Qui a Camelot si narra da secoli una leggenda-

-La spada nella roccia, Exalibur, Artù è diventato re estraendola, perché l'unico degno- Mary Margaret presa dall'impazienza non aveva resistito e la interruppe. La ragazza però non si scompose e, conservando il tono serio tenuto fino a quel momento, continuò.

-Sì in parte è vero quello che dice, quello che non sapete è che fu tutta una messa in scena architettata da Merlino per fare in modo che Artù salisse al trono. La leggenda di cui vi parlavo non ha a che vedere con la spada, non direttamente almeno. Merlino, come sapete, è il mago più potente di tutti i mondi esistenti, i suoi poteri non conoscono limite, e tra questi, quello che gli ha permesso di mantenere il primato, è senza dubbio la preveggenza. Grazie ad essa ha scoperto che in un regno di una delle terre incantate, sarebbe nato un erede di sangue reale in grado di divenire un mago mille volte più potente dello stesso Merlino. Così da secoli si sposta di mondo in mondo, di reame in reame e di corte in corte, alla ricerca di questo predestinato, con lo scopo di eliminarlo perché la profezia non si compia mai. Pare che poi abbia scoperto che il futuro mago sarebbe appartenuto alla stirpe dei Pendragon, per questo si era stabilito qui a Camelot, tenendo d'occhio ogni generazione, e diventando fidato consigliere di tutti i sovrani che si sono succeduti al trono. Nessuno di loro, né i loro figli poi, ha mai mostrato di saper usare le arti magiche, finché non è nato Artù...-

 

Non era più abituato alla luce, letteralmente, per questo riaprire gli occhi gli costò un grande sforzo; anche l'odore di medicine e disinfettanti lo infastidiva, lo riportava con la mente a New York, Zelena e il piano per tornare a Storybrooke dopo essere stato cacciato da Belle. Belle. L'unica cosa che avrebbe voluto vedere in quel momento era il dolce viso di sua moglie, invece appena riuscì a mettere a fuoco le immagini, si trovò davanti il Dottor Whale che impartiva ordini a delle infermiere mentre continuava a visitarlo. Si sentiva strano, leggero, nonostante un forte mal di testa, dovuto probabilmente al lungo periodo di incoscienza, quel peso nel cuore che provava da troppo tempo nel suo petto era sparito, e si sentiva bene. Non aveva idea del perché si trovasse in ospedale, né da quanto fosse lì; l'ultima cosa che ricordava era un dolore fortissimo che lo aveva costretto a privarsi della visione del mare limpido degli occhi della sua anima gemella, mentre le chiedeva perdono per l'ennesimo atto di codardia. Aveva ragione Belle, in quel mondo aveva perso suo figlio, ma aveva ritrovato lei, che sapeva benissimo essere l'unica cosa di cui aveva bisogno per raggiungere la felicità. Però il Potere Oscuro gli aveva annerito l'anima e il cuore fino a farlo marcire, e gli aveva offuscato il giudizio. Adesso si era risvegliato incredulo davanti alla scoperta di essere talmente fortunato da avere ancora una chance, giurando a se stesso che non l'avrebbe sprecata, e sperando che la sua amata fosse indulgente ancora una volta... l'ultima. Provò a far capire a quei testoni in camice che stava bene e che poteva alzarsi, ma la sua volontà di uscire ed andare incontro alla sua donna rimbalzò violentemente contro l'ostinatezza del medico, e il dato oggettivo che stare per un tempo lunghissimo immobile e disteso su un letto, in un riposo forzato, indebolisce le membra e lo spirito. Si arrese quindi, sperando di sentire davvero la dolcezza del profumo e della voce di sua moglie, senza dover ricorrere ai ricordi.

 

-Cioè Artù sa usare la magia?- Mary Margaret non poteva credere alle sue orecchie. Ok, anche le loro storie raccontate erano ben lontane dalla realtà di come si erano svolti i fatti, ma scoprire che anche il famoso re di Camelot fosse un mago, come il suo consigliere, la destabilizzò non poco. Fu rassicurata poco dopo dalla stessa Cassandra che, nonostante fosse leggermente infastidita dalle continue interruzioni della moretta dai capelli corti, proseguì il suo racconto senza mostrarlo.

-No ma, quando Merlino lo sottopose alla prova della spada, capì che sarebbe stato lui a generare il famoso erede destinato al potere più grande.- Spiegò poi che l'espediente di Exalibur fu messo a segno dallo stesso Merlino, incantando la spada in modo che potesse essere estratta dalla roccia solo da un Pendragon, per assicurarsi che la stirpe rimanesse sul trono di Camelot per sempre. Quando l'arma magica sarebbe stata estratta da colui che avrebbe messo al mondo il suo rivale, le gemme poste sull'elsa si sarebbero illuminate secondo una sequenza ben precisa.

-Ed è successo? Artù ha avuto questo figlio?- Chiese Uncino, mentre finalmente si apprestavano ad entrare nel villaggio a cui erano diretti.

-No, ma non avrebbe mai potuto. Merlino decise di intervenire preventivamente. Una volta scoperto chi era la donna con cui Artù avrebbe avuto l'erede, la uccise e fece in modo che il re si innamorasse perdutamente di un'altra donna, principessa di un regno vicino, incapace di avere figli, che è diventata poi la sua regina.-

-Ginevra!- La interruppe ancora Snow.

-Esatto...- confermò in un sospiro la giovane.

-E come ha fatto Merlino a “costringere” i due a innamorarsi?- Per una come Biancaneve era difficile credere che un sentimento naturale, spontaneo e puro come l'amore, potesse essere in qualche modo forzato o deviato in direzioni che non fossero quelle volute dal destino.

-Con la magia delle acque di una fontana incantata che si trova in non so quale mondo, e che è in grado di amplificare i sentimenti. Artù e Ginevra si conoscevano ed erano legati da una sincera amicizia sin da bambini, è bastata qualche goccia per far sì che questo sentimento si trasformasse in amore-

-E' uno strumento pericoloso, gli amori fittizi distruggono le persone privandole della felicità, e illudendole di averla trovata.- Stavolta la narratrice trovò l'intervento della principessa più che appropriato, perché le dava modo di proseguire il racconto con la certezza che certe situazioni sarebbero state capite al meglio.

-Ed è proprio quello che è successo. La regina Ginevra si è innamorata di un altro uomo, probabilmente l'ultimo di cui avrebbe dovuto: Sir Lancillotto, il più prode dei cavalieri della Tavola Rotonda, nonché migliore amico di re Artù. Scoperta la tresca la reazione del re è stata... beh, folle. Entrambi sono stati condannati a morte. Lancillotto è riuscito a scappare, ma non a a salvare la sua amata. Anche l'inganno di Merlino è stato scoperto, e ciò ha amplificato la furia del re che ha bandito il mago e la magia dal regno. Da allora i praticanti di magia sono perseguitati e uccisi, e ogni artefatto magico scovato e distrutto. Anche Exalibur ha subito la stessa sorte. Merlino prima di sparire ha lanciato un ultimo incantesimo, o sarebbe meglio definirlo sortilegio: per condannare Artù alla sofferenza eterna, e per evitare che un altro Pendragon salisse al trono, ha rallentato il tempo, dilatandolo oltre misura. Qui a Camelot un secondo dura indefinitamente- concluse solenne.

-Se le cose stanno davvero come dici non abbiamo un solo minuto da perdere.- Affermò risoluta Regina alzandosi di scatto dallo sgabello su cui sedeva da quando Cassandra li aveva portati a casa sua.

-Vuoi dire che ogni minuto che passa qui potrebbe corrispondere a ore o giorni in qualsiasi altro posto?- Chiese allarmato Hook alla giovane che confermò: -Sì, e la differenza di tempo aumenta in proporzione alla distanza, ma nessuno si è mai preoccupato di calcolarla, qui siamo troppo impegnati a sopravvivere.-

-Adesso come facciamo? Regina tu puoi annullare il sortilegio o provare ad attutirne gli effetti?- Biancaneve era ormai in preda al panico più totale, così come lo erano gli altri due, al punto che nessuno di loro si accorse della reazione di Cassandra nell'udire il nome del sindaco.

-Non credo di poter fare nulla, è magia troppo potente per me, e può essere sciolta solo da un potere equivalente. Dannazione!- Regina non poté fare a meno di imprecare, per quanto la cosa fosse molto lontana dal suo essere sempre composta e posata come conviene a una sovrana.

-E se la settimana a Storybrooke fosse già passata?! Mio dio e se fossero già passati mesi?- Mary Margaret stava seriamente rischiando un attacco di panico.

-Adesso datevi una calmata signore! Sono sicuro che la faccenda sia meno grave del previsto, e che riusciremo a risolverla. Henry è un ragazzo in gamba, se davvero la settimana è già trascorsa, probabilmente sta tentando di riportarci a casa ogni giorno-

-Questo però non ci assicura che ci riuscirà. Dobbiamo trovare un modo per avvisarlo, e poi quello per andare via con o senza questo mago. Perché, francamente, dopo le cose che abbiamo appreso non so proprio come un essere tanto spietato e calcolatore possa liberare Emma dall'Oscurità.- I dubbi di Snow White erano effettivamente condivisi dai suoi compagni di viaggio, se Cassandra stava dicendo la verità, forse non era affatto un bene coinvolgere un individuo tanto ambiguo in una situazione così delicata. Né avevano la certezza che Merlino avrebbe accettato di aiutarli, sempre ammesso che fosse davvero in grado di farlo, in maniera totalmente disinteressata.

-Tu hai suggerimenti bellezza? Chiese Uncino alla ragazza, nella speranza che ci fosse ancora qualcosa di non detto nel suo racconto che potesse essere d'aiuto in qualche modo. La giovane però adesso fissava Regina con uno sguardo a metà strada tra lo stupore e la paura, e senza dare l'impressione di aver anche solo ascoltato quello che l'uomo le aveva detto, incominciò a balbettare: Re... Regina? Voi vi chiamate Regina? Come la malvagia sovrana di Mistheaven?- Chiese rivolgendosi alla donna più anziana, prendendola alla sprovvista. La mora davvero non si aspettava una domanda simile, perché fino a quel momento erano stati tutti molto attenti a non rivelare nulla sulle loro identità, e adesso non sapeva come rispondere. Aveva paura della possibile reazione della ragazza già evidentemente sconvolta dalla notizia. La pessima reputazione della Evil Queen era giunta fino a Camelot, ma di sicuro, in posti come quello, la notizia che ormai non fosse più quella donna e che avesse compiuto un difficile percorso di redenzione, non si era diffusa con la stessa efficacia. Allora, inaspettatamente, fu la stessa persona che aveva creato il problema a tentare di risolverlo.

-Non è come credi Cassandra, Regina non è più la persona che credi, lei è un'eroina adesso, e il fatto che adesso sia qui a rischiare la propria vita fianco a fianco a me, la sua storica rivale, per salvare quella di sua figlia ne è la dimostrazione.-

La ragazza sembrava ora più confusa di prima, del resto c'erano ancora molti tasselli mancanti perché arrivasse da sola a dedurre il resto della storia e i suoi particolari.

-Ok ascolta, io sono Killian Jones, meglio conosciuto come Capitan Uncino, e loro invece sono Biancaneve e la Regina (non più così) Cattiva, anche se dall'aspetto non si direbbe visto che continua ad avere uno sguardo truce, ma credimi le cose si sono evolute dopo che la maledizione si è spezzata. Tu sai della maledizione, vero? Ecco noi veniamo dal posto che questa ha creato, ed è lì che dobbiamo tornare, preferibilmente con il non troppo meritevole di fiducia mago Merlino, per salvare la mia fidanzata, che è poi la figlia di Biancaneve e la madre del figlio di Regina, dall'Oscurità.- L'intervento del pirata sembrava aver portato davvero pochi benefici, la loro storia era troppo complicata e intrecciata per essere liquidata in un piccolo sunto, perché non sarebbe mai stato abbastanza esauriente. Regina allora prese la parola rivolgendosi alla giovane con grande sincerità per cercare di guadagnarsi la sua fiducia, cosa che ormai era abituata a fare con chiunque da molto tempo.

-Cassandra lo so che è difficile credere a, e decidere di aiutare una persona che ha causato tanto dolore a degli innocenti da meritarsi questo appellativo. Così come è difficile fidarsi di sconosciuti, ma tu lo hai fatto, e sapere chi sono non cambia effettivamente le cose, giusto?- La ragazza assunse un'aria pensierosa, come per valutare la validità del ragionamento della mora. -Se per te questo costituisce un ostacolo insormontabile- continuò Regina, -non farlo per me, ma fallo per lei. Prima hai detto che la ammiri, allora aiuta la tua eroina a ricongiungersi con sua figlia. Per quel che vale comunque sappi che non hai alcun motivo di temermi.- Mary Margaret si ritrovò a guardare con estrema gratitudine la sua ex matrigna, mentre insieme agli altri aspettava in silenzio la risposta di Cassandra, che non si fece attendere poi molto.

-Si dice che nel castello di re Artù ci sia una sala dove vengono conservati tutti gli artefatti magici troppo potenti per essere distrutti, e tra questi ve n'è uno legato proprio a Merlino.-

-E tu sai qual è?- Chiese Regina con tono pacato, grata del fatto che le sue parole avessero sortito l'effetto sperato. La ragazza annuì.

-E' una piuma, almeno così dicono i racconti. Merlino viaggiava tra i reami cambiando fattezze, il più delle volte assumeva quelle di animali capaci di coprire grandi distanze e di viaggiare anche al buio, come i gufi. La piuma gli è caduta mentre scappava via da Artù e da Camelot, proprio mentre aveva l'aspetto di gufo, ed è indistruttibile perché ancora pregna del suo potere. Ma vi ripeto sono solo dicerie, nessuno l'ha mai vista.- Leggenda o meno questa era un'opportunità che valeva decisamente un tentativo, e il volto di Snow si illuminò di speranza mentre poteva già intuire il piano che Regina stava elaborando in quel momento, date le nuove informazioni.

-Dobbiamo trovare questa piuma, useremo su di essa un incantesimo di localizzazione, e una volta trovato Merlino lo obbligheremo a riportarci a Storybrooke- espose chiara la strega con un sorriso soddisfatto a incurvarle le labbra.

Anche Hook sorrideva mentre una scarica di adrenalina gli invadeva il corpo al pensiero di quella nuova missione: -Una caccia al tesoro, la mia specialità.-

 

Qualcun altro si stava cimentando in un compito simile. Emma doveva trovare il pugnale ad ogni costo. Non si aspettava certo che sarebbe stato facile, sapeva che la sua famiglia lo avrebbe nascosto talmente bene da renderle quasi impossibile il ritrovamento, ma contava comunque di riuscirci in poco tempo. Invece si sbagliava. Il problema vero era che non poteva aggirarsi per le strade della fredda cittadina del Maine indisturbata, nonostante trovasse insospettabilmente divertente incrociare gli sguardi di terrore dei suoi abitanti, per non incontrare suo padre e suo figlio. Quindi si aggirava per le strade di notte come un ladro o un fantasma, pensando di tanto in tanto a quanto ironico fosse che la Signora Oscura si trovasse più a suo agio muovendosi nel buio. Aveva cercato nei posti più ovvi: il negozio di Gold, l'appartamento dei suoi genitori, la torre dell'orologio. Era stata anche alla villa di Regina, senza però ottenere risultati. Se solo avesse avuto modo di sapere chi di loro lo aveva nascosto, avrebbe avuto qualche indizio in più o, ancora meglio, lo avrebbe costretto a rivelarle il segreto. Quest'ultima era decisamente la via più facile, ma una parte di lei rifiutava l'idea di ferire in qualche modo le persone a lei più care. La stessa parte che la spingeva a nascondersi per non mostrare le conseguenze dell'essere il nuovo Dark One. Le piaghe che erano comparse la prima volta dopo aver lottato con Regina, si stavano espandendo e diffondendo su tutto il suo corpo, e lo facevano sempre più velocemente man mano che usava la magia oscura, come fossero la rappresentazione fisica del suo conflitto interiore. David era assorto nel suo lavoro quando l'ufficio fu improvvisamente inghiottito dal buio. Pensando a un blackout si alzò dalla scrivania per raggiungere la finestra, quando una voce lo fece trasalire.

-Ciao papà-

Erano settimane che non aveva notizie di sua figlia, e averla lì gli donò un vago sentore di sollievo che alleggerì di poco la tensione dei suoi nervi perché, nonostante tutto, c'era sempre da aver paura del Signore Oscuro, chiunque fosse. Ingoiando il nodo che gli si era formato in gola, si voltò lentamente verso di lei.

-Emma, sono contento di vederti- pur non essendo propriamente vero, visto che la poca luce gli permetteva a malapena di distinguerne la sagoma.

-Davvero? Lo sono anche io. Come stanno Henry e Neal?- Chiese la bionda mentre passava distrattamente una mano sulla superficie della sua scrivania.

-Bene... gli manchi tanto-

-Mmmh. Come gli mancherà l'altra mamma. A proposito dov'è finita? Dove sono spariti lei, Mary Margaret e Hook?-

-Sono in missione per te-

-E vi hanno lasciati soli? Molto male- sentenziò Emma con una smorfia di disapprovazione, poi si spostò verso il padre, lentamente, raggiungendolo alle spalle.

-Questa missione è troppo importante. Tu sei importante Emma. Stare separati per qualche tempo è un piccolo sacrificio, se servirà a liberarti dall'Oscurità, anche Henry lo sa bene, ed è quello che vuole-

-Credi che a me faccia piacere non stargli vicino?- Gli disse parlandogli all'altezza dell'orecchio, ma stando sempre attenta a non farsi vedere in volto. Lui voltandosi nella sua direzione azzardò una domanda: - Allora perché ti nascondi? L'episodio nella villa è stato un incidente, nessuno è arrabbiato con te. Torna a casa e lasciati aiutare-

-Detesto la superficialità con cui a volte affrontate le cose!- Sbottò la Signora Oscura provocando un brivido di terrore a David, poi con un tono più pacato riprese: -Non posso stare con Henry, o con nessun altro, finché non avrò il totale controllo della situazione. Lo capisci? Questi nuovi poteri mi hanno sopraffatta, e non riesco a gestirli.- Adesso si era spostata verso la finestra dando le spalle all'uomo, che non poté fare altro che cedere all'istinto di protezione nei confronti della figlia.

-Tu ce la farai Emma. Il potere oscuro è forte, ma non lo sarà mai più di te. Tu sei la Salvatrice- le disse poggiandole una mano sulla spalla, temendo che lei si spostasse al contatto, cosa che non avvenne.

-Quell'aggettivo adesso mi sembra più astratto di prima. Merita di essere chiamato così chi non è nemmeno in grado di salvare se stesso?-

-Sbagli a pensare di essere sola in tutto questo. Noi stiamo facendo, e faremo, tutto quello che possiamo per aiutarti-

-Lo so, ma forse non è sufficiente- e prima che David potesse protestare continuò, lo sguardo ancora fisso fuori, -...in realtà ci sarebbe qualcosa di concreto che potresti fare ora-

-Ma certo! Qualsiasi cosa!-

Stando di spalle la ragazza riuscì a nascondergli il ghigno soddisfatto comparso sul suo viso.

-Ho bisogno che tu mi dica dov'è il pugnale. Averlo mi permetterà di avere il totale controllo dei poteri oscuri, e non farò più del male alle persone involontariamente.- Il tono da calmo era diventato più agitato, e mal celava una certa frenesia, che mise subito in allarme il principe.

-Non puoi chiedermi questo, è una follia! Se avessi il pugnale l'Oscurità non avrebbe più freni. Si impossesserebbe totalmente di te trasformandoti definitivamente nella Signora Oscura!-

-E' proprio questo il punto!- Si voltò di scatto mostrando finalmente il volto sfigurato a metà dai segni della corruzione del suo animo a suo padre, che trasalì visibilmente. -E' lo stare a metà strada tra il bene e il male, la Luce che ancora alberga in me e che interferisce con l'Oscurità, a impedirmi di controllare i miei nuovi poteri. Lasciar prevalere una sola parte creerebbe stabilità, e io devo far prevalere quella più forte perché... Perché sta già vincendo! Dimmi dov'è il pugnale David.-

-Io non... non lo so- la paura quasi gli impediva di ragionare. L'unica cosa che riusciva a fare era indietreggiare davanti allo sguardo di Emma, nuovo e inquietante, al punto da renderla irriconoscibile come e più delle piaghe sul viso.

In pochi passi la ragazza colmò la distanza che li divideva, costringendo suo padre a fermarsi contro lo schedario. Nessuna via di fuga, era in trappola.

-Davvero ti aspetti che io ci creda? Dimmi dove tu e la tua cara mogliettina avete nascosto il pugnale! E bada bene di rispondere, perché non te lo chiederò un'altra volta.- Per quanto vaga potesse sembrare come minaccia, il tono di voce usato fece gelare il sangue nelle vene del vice sceriffo.

-Non lo so Emma, ma se anche lo sapessi non te lo direi. E' troppo pericoloso, e io come padre ho il dovere di proteggerti.-

L'ennesimo rifiuto dell'uomo mandò su tutte le furie Emma, il volto trasfigurato dalla rabbia, la voce grave.

-Non volevo arrivare a tanto, ma non mi hai lasciato altra scelta.-

Così dicendo posò la mano destra distesa sulla sommità del suo capo, attivando l'incantesimo che aveva deciso usare suo malgrado. Chiuse gli occhi mentre dalla sua mano rami di magia nera si distendevano e andavano a infilarsi nella testa del malcapitato principe, che lanciò un grido disumano appena sentì il contatto. Non aveva mai provato un dolore così intenso in vita sua, la magia come piccole agili dita stava letteralmente frugando nella sua mente, alla ricerca di ricordi che, lui sapeva, non avrebbe mai trovato.

Quando Emma era stata risucchiata dal vortice di Oscurità, lui e gli altri si erano chiesti cosa fare del pugnale, se affidarlo a qualcuno di loro o semplicemente nasconderlo. Nessuno voleva controllarla, ma allo stesso tempo non potevano lasciare che qualcuno, o la stessa Emma, ne entrasse in possesso, quindi avevano preso quella che sembrava essere l'unica decisione sensata. Lo avevano nascosto in un posto scelto di comune accordo, e subito dopo avevano fatto in modo di dimenticare dove, con una pozione preparata da Regina per cancellare quello specifico ricordo. Quell'invasione nient'affatto discreta nella sua mente era, dunque, una tortura inutile, e il pensiero che fosse proprio sua figlia a infliggerla, gli straziava anche il cuore.

Durante tutto il processo non aveva smesso un attimo di urlare. Anche Emma sembrava provata dallo sforzo, un incantesimo come quello richiedeva un notevole dispendio di energie. Si arrese dopo qualche minuto, aveva scavato in ogni angolo senza esito, l'ennesima ricerca infruttuosa, ma stavolta le tracce della magia erano riconoscibili.

-Regina!- Gridò con frustrazione. Che fosse presente o meno quella donna riusciva sempre a metterle i bastoni tra le ruote. -Tanto è inutile, troverò lo stesso il pugnale. E adesso che ho scoperto, leggendo nella tua bella testolina, come sono arrivati a Camelot, farò in modo che il nostro adorato sindaco vi rimanga per sempre.-

Scomparve in una nuvola di fumo, lasciando David privo di sensi disteso sul pavimento.

 

 

 

Widow's corner

Mai fare promesse se poi non si è sicuri di poterle mantenere! Lo so, avevo detto che avrei postato un nuovo capitolo prima della fine dell'anno e invece... però ci sono andata vicino, no? Non siate troppo arrabbiati, non fa bene iniziare un nuovo anno col broncio. Per farvi tornare il sorriso colgo l'occasione per ringraziare tutti voi lettori (più o meno assidui) per la pazienza, quelli nuovi (se ce ne sono), e tutti coloro che hanno letto anche solo una riga della mia storia. Sarebbe fantastico iniziare il 2016 con qualche recensione, perciò se aveste voglia di scrivermi per commenti, dubbi, critiche e/o insulti fatelo senza riserva!!!!

Felice Anno Nuovo a tutti e...

... al prossimo aggiornamento!

 

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Capitolo 5
*** Sulla Via del Non Ritorno ***


Capitolo 5

Sulla Via del Non Ritorno

Oh you Dark One

Eternal outsider

Caught in the spider's web you've spun”

Depeche Mode

 

Robin Hood osservava preoccupato suo figlio mentre con la forchetta continuava a spostare da un lato all'altro del suo piatto un pezzo di torta di mele che non sembrava più intenzionato a voler mangiare. Era stato il piccolo a insistere per avere a tutti i costi una fetta di quel dolce, e lo aveva costretto a portarlo da Granny's.

-Roland non sta bene giocare col cibo, hai voluto la torta e adesso la mangi-

-Non mi piace- sbuffò capriccioso il bambino.

-Che significa non ti piace? E' la tua preferita, chiedi sempre a Regina di preparartela-

-Adesso non mi piace più!- Allontanò il piatto in maniera brusca.

Robin soppresse la rabbia, non era difficile intuire il motivo del comportamento lunatico di Roland, gli mancava Regina, proprio come a lui. Erano già passati cinque giorni da quando la donna era partita per Camelot, cinque giorni trascorsi a farsi divorare dalla paura e dall'incertezza, visto che non c'era modo di comunicare con lei; e dallo stress per la lentezza con cui stavano procedendo i lavori nella foresta. Poi c'era la faccenda Zelena che lo faceva passare dalla gioia di diventare padre per la seconda volta, al senso di colpa perché sarebbe avvenuto con un'altra donna. Quello non lo avrebbe abbandonato mai, nonostante la situazione con Regina fosse stata più o meno chiarita. Prese il piatto rifiutato dal figlio e cominciò a mangiare la torta, osservando la reazione a metà strada tra l'imbronciato e lo stupito del piccolo.

-Hai ragione sai? Non piace troppo neanche a me, quella di Regina è mille volte meglio- gli disse facendo l'occhiolino. Poi abbassandosi al suo livello gli sussurrò: -Non credo sia il caso di farlo sapere a Granny, potrebbe rimanerci molto male.-

Roland si voltò pensieroso in direzione della nonna, che appena se ne accorse gli sorrise teneramente, allora prese un gran boccone di dolce che gli gonfiò le gote in modo buffo, facendo sorridere suo padre. Al loro tavolo si avvicinò Henry che si sedette accanto al bambino sospirando pesantemente e lanciando rumorosamente il cellulare sul piano.

-Ehi va tutto bene?- Gli chiese Robin

-Sto aspettando David. Ha detto che appena finito in ufficio sarebbe passato qui a prendere la cena, e che poi mi avrebbe raggiunto all'appartamento, ma è parecchio in ritardo. Ho provato a chiamarlo ma non risponde, così ho pensato fosse già qui e invece...-

-Vedrai che sta arrivando, magari è stato trattenuto da qualcuno che aveva bisogno di aiuto-

-Sì può darsi. Se solo rispondesse al telefono-

-Ascolta, se andassi a cercarlo ti sentiresti più tranquillo?- Propose Robin notando la preoccupazione crescente del ragazzo.

-Sarebbe grandioso. Grazie- Accettò grato Henry

-Bene. Tu stai qui con Roland, io tornerò presto, con David- Gli disse con una pacca sulla spalla.

Decise di iniziare la sua ricerca proprio dal dipartimento. Quando arrivò una strana sensazione lo avvolse. L'aria era più pesante, come se fosse carica di energia che non si era ancora dispersa, la luce era spenta, e per poco non inciampò in una sedia stranamente rovesciata a terra.

-David?- Cominciò a chiamare guardandosi intorno, un rumore attirò la sua attenzione, e procedendo verso quella direzione, vide l'uomo, visibilmente provato, che tentava di tirarsi su con le poche forze rimastegli.

-Per la miseria, cos'è successo?- Esclamò correndo ad aiutare l'amico.

-E... Emma- si sforzò di dire David

-Emma? Vuoi dire che è stata lei a ridurti così?- Il vice sceriffo annuì debolmente

-E'... è fuori controllo. Vuole il pugnale e... credo...- un forte capogiro gli impedì di completare la frase

-Non affaticarti. Adesso ti porto in ospedale- disse deciso Robin mentre lo faceva sedere su una sedia, poi prese il telefono e cominciò a digitare il numero del pronto intervento. David riprese fiato e riprovò.

-Devi andare a casa e farti dire da Henry dove tiene la chiave per richiamare Mary Margaret e gli altri da Camelot. Devi prenderla e nasconderla prima che Emma possa trovarla-

-Perchè, che c'entra la chiave? Hai detto che cerca il pugnale. Chiese allarmato l'ex ladro.

-Sì vuole il pugnale, ma sa che lo abbiamo nascosto e non sappiamo più dove. E' furiosa, credo che voglia impedire a Regina di tornare.- Robin si sentì gelare il sangue nelle vene. Se ci fosse riuscita lui avrebbe potuto non rivedere più la sua amata, doveva assolutamente fermarla.

-Corro da Henry e ti mando qualcuno- disse a David, per poi precipitarsi da Granny's dove sapeva avrebbe trovato il ragazzo.

Il castello di Camelot si ergeva imponente su una collinetta, ed era circondato da un fossato come la più classica della fortezze medievali, difficile, se non impossibile, introdursi senza farsi notare. Per questo Regina e gli altri stavano cercando di mettere a punto un piano prima di tentare un'irruzione e affidarsi totalmente al caso, mentre percorrevano l'ultimo tratto di foresta intorno al maniero.

-Credo che l'unica soluzione sia la magia- continuava ad insistere Mary Margaret da diversi minuti.

-Quale parte di “chi usa la magia a Camelot viene condannato a morte” non ti è ancora ben chiara Snow?- Rispose stizzita Regina -Se prima non escogitiamo un buon piano di fuga, per Artù e i suoi cavalieri sarà un gioco da ragazzi catturarci. Senza contare che, con tutta la paura che nutrono queste persone per la magia, è probabile che il castello abbia una qualche protezione specifica, e francamente non mi va di schiantarmi contro una barriera invisibile o cose simili-

-Allora cosa proponi? Corde e rampini nella speranza che nel fossato non ci siano i coccodrilli?- Ribatté sarcastica Biancaneve

-Potremmo semplicemente bussare- propose Killian lasciando tutti interdetti

-Guyliner non ti ci mettere anche tu per favore- Regina era esasperata

-In realtà quella del pirata potrebbe essere una buona idea- intervenne Cassandra, -potremmo fingerci dei commercianti in cerca di un'udienza dal re, per richiedere una licenza per il mercato che si tiene una volta al mese- spiegò tenendo gli occhi bassi per paura di essere rimproverata a sua volta. Il sindaco invece, stupita dall'audacia della ragazza, si limitò ad osservarla.

-Ah, mi piacciono le persone pratiche e piene di iniziativa- esclamò divertivo Hook sorpassando le donne e facendo segno a Cassandra di seguirlo. -Cosa vendiamo tesoro? Stoffe? Candele? Qual è l'articolo più ricercato nel regno di Camelot?-

-Non funzionerà- sentenziò secca Regina smorzando l'entusiasmo dei due, -ai sovrani non piace essere disturbati per cose simili quando non è il momento, in genere vengono stabiliti dei giorni in cui sbrigare queste pratiche.-

-Io e David davamo udienza a chiunque lo chiedesse tutti i giorni- disse con un pizzico di superiorità Mary Margaret.

-Già, e ricordami: quanto tempo è durato il vostro regno?- La protesta di Snow fu interrotta dallo sguardo della sua matrigna che non ammetteva repliche.

-Mi dispiace, non conosco bene le dinamiche di Corte- si scusò timida Cassandra

-Tranquilla è solo il loro modo di comunicare- la rassicurò Uncino riferendosi alle due donne che, come sempre, non mancavano l'occasione di punzecchiarsi.

-Abbiamo bisogno di un pretesto che attiri inevitabilmente la loro attenzione. Qualcosa per cui dovranno per forza acconsentirci di entrare- spiegò Regina

-Prendendo in considerazione l'intransigenza di re Artù cosa suggerisci? Gli portiamo un oggetto magico finto? E se poi ci condannassero per stregoneria? Sarebbe un suicidio!- dedusse spaventata Biancaneve.

-Lo so, è per questo che pensavo a qualcosa di meno pericoloso. O meglio a qualcuno...- rispose la donna più anziana facendo un cenno verso la ragazza di Camelot, e rendendo un po' più palesi le sue intenzioni

-Stai progettando di usare Cassandra come esca?!-

-Sì... più o meno. Mentre voi consegnerete la ragazza alle guardie, io approfitterò della loro distrazione per introdurmi nel castello alla ricerca di questa stanza. Quando avrò trovato la piuma scapperemo portando in salvo anche lei ovviamente.-

Non ci mise molto a convincerli, e dovette accettare una sola condizione, cioè che Snow White sarebbe andata con lei perché aveva “molta esperienza nell'intrufolarsi nei castelli” e perché la sua abilità con l'arco l'avrebbe protetta essendo impossibilitata ad usare la magia. L'unica che ancora aveva riserve sul piano della ex Evil Queen era proprio Cassandra, che seguiva Killian con passo incerto e un velo di preoccupazione negli occhi mentre si avvicinavano alla fortezza.

-E' davvero spietata e crudele come raccontano le leggende?- Chiese all'uomo

-Chi cara?-

-La sovrana di Mistheaven, la Regina Cattiva. Tutte le storie che ho sentito sul suo conto la dipingono come una donna senza scrupoli e una strega potente capace di radere al suolo interi villaggi al solo passaggio. Si dice anche che fosse bellissima, e questo è senz'altro vero-

Uncino ridacchiò sotto i baffi, la giovane era chiaramente spaventata e affascinata dal sindaco allo stesso tempo.

-Regina è molto avvenente certo, ed è indubbiamente una strega potente. Ma spietata e crudele? No. Non più almeno. Vedi le leggende sono piene di iperboli e inesattezze. Di me, ad esempio, ho sentito dire che con la mia Jolly Roger avrei affondato un'intera flotta di cento navi-

-E non è così?-

-Certo che no... in realtà erano solo novantotto- le rispose col suo solito fare spavaldo e ammiccante, strappandole finalmente un sorriso.

Quando furono in prossimità del ponte levatoio Killian le legò le mani per rendere più credibile la loro recita, e aspettò il segnale concordato con Mary Margaret che li avrebbe avvisati che anche loro erano in posizione. L'uccellino inviato dalla donna dai capelli corti si posò presto sulla sua spalla. -Bene possiamo andare. Pronta per entrare in scena?- Cassandra annuì senza esitazioni.

Nonostante la furia crescente che l'aveva spinta a materializzarsi nel vialetto di villa Mills subito dopo aver scavato inutilmente nella testa di David, Emma si prese il tempo per perlustrare l'interno della magione dalle finestre e assicurarsi che fosse vuota. La presenza di Henry avrebbe complicato tutto. Una volta dentro si diresse verso la camera del ragazzo eludendo tutti gli specchi per non imbattersi nel suo ripugnante riflesso. Ce n'erano troppi per i suoi gusti, ma quanto era vanitosa quella donna? Messo piede nella stanza fu investita dall'odore familiare del suo ragazzino. Quel profumo che aveva sempre il potere di calmarla e che cercava di nascosto, di notte, quando compariva accanto al suo letto per osservarlo dormire, perché gli mancava da morire. Si guardò intorno cercando di immaginare dove il giovane autore avrebbe potuto nascondere la chiave, poi si avvicinò alla scrivania iniziando a rovistare nei cassetti. Si trattava di un oggetto tanto piccolo quanto importante, quindi Henry lo aveva sicuramente nascosto in un posto poco probabile e non accessibile a tutti, magari sotto un'asse del pavimento. Calpestò attentamente ogni centimetro del parquet della stanza, ma nessuna cigolò, allora spostò la sua attenzione ai muri. Ogni foto o poster fu staccato dalle pareti e ispezionato senza rivelare nulla. Che fosse stato usato un incantesimo per rendere il piccolo tesoro invisibile? Questa folle idea abbandonò subito la sua mente, Regina era a Camelot e ci era giunta proprio grazie alla chiave, e Gold era presumibilmente ancora in ospedale, e forse senza poteri. Iniziò quindi ad analizzare la libreria volume per volume. Sentì un brivido correrle lungo la schiena quando le sue dita percorsero il dorso di Once Upon A Time, sfilò piano il libro, e con la cura che non aveva riservato agli altri lo sfogliò piano. Ogni pagina le riportava alla mente un ricordo, momenti di vita vissuti con suo figlio. La prima volta che se l'era ritrovato davanti, così piccolo e determinato, aveva quasi avuto un attacco di panico: il passato si era presentato alla sua porta e le aveva stretto la gola in una presa soffocante. Poi l'Operazione Cobra e le volte che aveva pensato fosse pazzo, mentre provava disperatamente a convincerla che lei era la Salvatrice destinata a spezzare la maledizione della Regina Cattiva e a donare a tutti i personaggi delle favole il loro lieto fine. L'emozione e il senso di inadeguatezza provati la prima volta che l'aveva chiamata mamma. Lo spavento e poi il sollievo durante la brutta parentesi Neverland/Peter Pan. Per un attimo fu presa dal disgusto per se stessa, per non essere stata all'altezza delle sue aspettative. Forse la situazione le era sfuggita di mano, e un atto estremo da Salvatrice l'aveva trasformata nella Signora Oscura. O forse era proprio quello il suo destino, ricevere l'Oscurità, accettarla e dominarla. Sì... e Regina era troppo sciocca per comprenderlo. Perciò non poteva permetterle di tornare a Storybrooke, non così presto.

-Fuori di qui strega!-

Immersa nei suoi pensieri non si era accorta che qualcun altro si era introdotto nella villa. Distolse gli occhi dal tomo e sorrise sarcasticamente. -Disse il “Principe dei ladri” fidanzato con la matrigna di Biancaneve.-

I due uomini di guardia sul ponte levatoio si guardarono perplessi quando videro avvicinarsi quello che sembrava un cavaliere di ventura in sella a un cavallo, che trascinava una fanciulla in abiti cenciosi con le mani legate.

-Altolà. Chi siete?-

Killian salutò con un cenno del capo, -Signori il mio nome è Sir Luke di Tatooine, cavaliere errante da poco giunto in queste terre in cerca di fortuna-

-Tat cosa? Non ho mai sentito questo regno, e tu?- Chiese uno dei due guardiani all'altro che rispose di no, poi si rivolse di nuovo a Hook. -Dunque Sir...-

-Luke- suggerì l'altro

-Sì, Luke. Cosa vi porta qui a Camelot?-

-La fama del Regno Eterno e... lei- rispose il pirata indicando Cassandra che si dimenava fingendo di voler scappare. -Ho sorpreso questa popolana a rubare e ho pensato di consegnarla al vostro re perché riceva la giusta punizione.-

I due cavalieri si guardarono un po' offesi dall'implicazione nelle parole dello straniero, come se li avesse accusati tra le righe di non essere capaci a svolgere il proprio lavoro.

-Molto bene Sir, adesso ci pensiamo noi- disse quello più alto allungando il braccio per afferrare la ragazza. Killian fu più veloce e glielo impedì

-Ah ah. Non conosco le usanze di questo reame, ma noi di Tatooine abbiamo la buona abitudine di attribuire i giusti “meriti”...- e sottolineò la parola con un'eloquente alzata di sopracciglio, -...a chi contribuisce attivamente a mantenere l'ordine pubblico assicurando i banditi alla giustizia. Capite cosa intendo?- Il cavaliere più basso sospirò pesantemente, poi sussurrò qualcosa nell'orecchio del compagno che infastidito disse: -D'accordo, non vorremmo mai che si spargesse la voce che a Camelot non si conosce la riconoscenza. Seguitemi- e fece strada ai due all'interno del castello. Regina e Biancaneve erano state più fortunate riuscendo a eludere le guardie spostandosi lungo il fossato e intrufolandosi nel maniero attraverso una grata sulle possenti mura che dava alle segrete. Quando furono abbastanza vicine alle alte mura Regina si accorse che, contrariamente a quanto aveva sospettato, non c'era alcuna barriera magica a proteggere la fortezza, quindi usarono la magia per smaterializzare le sbarre e teletrasportarsi appena fuori dalle prigioni, perché non conoscendo il castello avrebbero rischiato di apparire in un posto troppo affollato. Si incamminarono cautamente lungo il corridoio poco illuminato e disseminato di ritratti di quelli che dovevano essere i precedenti sovrani ed esponenti della famiglia Pendragon. Percorso tutto si ritrovarono all'ingresso di un enorme ambiente leggermente più luminoso e dall'aspetto tetro: la sala del trono. Corsero a nascondersi dietro le grosse colonne che ne segnavano il perimetro appena distinsero delle voci.

-Anche oggi hai la possibilità di riconquistare la tua libertà mia regina. Basta rispondere nel modo giusto alla semplice domanda che conosci bene-

Regina e Mary Margaret si sporsero leggermente per capire a chi appartenessero. Videro un uomo di mezza età seduto su un grande seggio dorato che si rivolgeva a una donna, apparentemente di poco più giovane, inginocchiata al suo cospetto.

Artù e Ginevra! Le due forestiere si scambiarono uno sguardo sorpreso e interrogativo, Cassandra aveva detto, o lasciato intendere, che la regina fosse stata giustiziata, e invece eccola a pochi passi da loro con un'espressione indignata sul volto e in un ostinato silenzio.

-Chi scegli, me o quel traditore di Lancillotto?- Incalzò il re. Ginevra lo guardò dritto negli occhi e con tono di sfida rispose: -Lancillotto! Ora e per sempre!-

Artù si alzò di scatto dal trono gridando: -Perché?!- L'eco di quell'urlo disperato sembrò far tremare le colonne a cui le due intruse erano poggiate, ed entrambe trasalirono. Il sovrano allora assunse improvvisamente un'espressione più gentile, sembrava avesse repentinamente cambiato umore. Si accostò alla moglie e le accarezzò il viso. Era inquietante.

-Eri proprio qui, in questo preciso punto, quando di fronte a mio padre il re e a tutta Camelot giurasti di amarmi per l'eternità. Te lo ricordi? Finché morte non ci separi- si chinò a respirare il profumo dei capelli della donna. -Me lo hai promesso, dovrà pur valere qualcosa. Possiamo essere di nuovo felici-

Ginevra si scansò bruscamente facendo tintinnare le catene che le bloccavano i polsi. Il consorte indispettito si rialzò.

-Bene, allora fallo per la tua libertà!- sbottò alzando ancora il tono di voce.

-Mai!- urlò a sua volta la regina, -Preferisco la prigionia eterna alla menzogna!-

-Così sia!- disse solenne Artù. Si diresse verso il trono, prese una specie di scrigno e ne sollevò il coperchio. Le catene ai polsi della della donna cominciarono a muoversi sinuosamente e ad allungarsi verso la scatola, una volta dentro si trasformarono in grosse serpi che la strattonarono trascinandola con loro al suo interno. Il coperchio si richiuse con un tonfo. Regina e Snow dovettero ammettere che un dettaglio del racconto di Cassandra era senz'altro vero: Artù era pazzo. Erano ancora frastornate dalla scena a cui avevano appena assistito quando un soldato entrò nella sala per annunciare al re che un cavaliere di un regno sconosciuto insisteva per incontrarlo e per ricevere da lui una ricompensa per aver catturato una ladra. Il re, agitato per non aver ottenuto quello che voleva, decise che valeva la pena sfogare la sua frustrazione su degli stranieri, perciò acconsentì. Diede alla guardia lo scrigno magico e gli ordinò di riporlo nella Sala delle Reliquie, cosa che fece drizzare le antenne alle due. Seguirono l'uomo lungo altri corridoi bui che sembravano infiniti, elemento architettonico ricorrente della struttura, fino a quando non lo videro scostare delle grosse tende che nascondevano una pesante porta a due battenti. Aspettarono che aprisse il portone per attaccare, Snow lo colpì dietro la nuca con una statuina raccolta strada facendo tramortendolo, poi insieme lo trascinarono dentro la stanza e richiusero le porte. Si voltarono per dare una rapida occhiata al luogo e restarono completamente senza parole. La sala era molto più grande di quanto avessero immaginato, suddivisa in tre navate dove sorgevano scaffali e colonnine con teche straripanti di oggetti magici di ogni tipo e provenienza, e illuminata da un arcobaleno di colori scaturiti dalla magia degli stessi, che era in grado di sovrastare la luce prodotta dal numeroso numero di torce e dalle finestre poste in alto alle pareti. Nell'attraversarla si aveva l'impressione di visitare un'enorme ala di un museo davvero particolare. Gli artefatti erano posizionati secondo un ordine ben pensato in varie categorie: c'erano quelli legati agli elementi come aria, terra e acqua; quelli di provenienza animale o antropomorfa; e quelli legati a fatti leggendari. Mary Margaret strabuzzò gli occhi nel notare le ali di Icaro e il filo di Arianna; e non resistette alla tentazione di afferrare un grosso occhio appartenuto a un orco che doveva avere dimensioni spaventose. Regina glielo tolse subito dalle mani.

-Non toccare niente, non sappiamo come funzionano questi oggetti potenzialmente pericolosi. La magia qui dentro è... stordente. Troviamo questa piuma e usciamo in fretta- disse con voce e corpo tremanti. La figliastra annuì accorgendosi dell'effetto che l'insieme delle magie diverse e contrastanti avevano su Regina e propose di dividersi per velocizzare i tempi.

Locksley teneva gli occhi fissi sulla Signora Oscura, muscoli e nervi in tensione come il suo arco pronto a scoccare al primo segnale di pericolo. Emma chiuse con un tonfo il libro delle favole e si voltò piano verso quell'uomo tanto stupido da minacciarla, e guardò la sua figura con aria beffarda.

-Quelle frecce dovrebbero spaventarmi?- chiese retoricamente. L'uomo si sforzò di non mostrare sgomento nello scoprire il suo volto sfigurato e continuò a puntarla minacciosamente. Lei gli diede di nuovo le spalle per rimettere il libro nel posto in cui l'aveva trovato.

-Qualsiasi cosa tu abbia in mente ti consiglio di lasciar perdere- le intimò Robin

Emma era divertita da tanta sconsideratezza. -Altrimenti?-

-Altrimenti ti fermerò con qualsiasi mezzo- rispose serio l'arciere, provocando una sonora risata al suo bersaglio.

-Sei ridicolo- gli disse con sdegno. Sperava di farlo desistere, ma lui non si mosse di un millimetro. Emma ebbe un'intuizione e gli si avvicinò lentamente.

-Fammi indovinare, inchiostro di calamaro gigante?- gli occhi di Robin ebbero un guizzo che glielo confermò. -E una volta che mi avrai immobilizzata che farai? Mi porterai di peso fuori dalla villa?-

La risata che ne seguì fece rabbrividire l'uomo. Si era spaventato quando aveva visto ciò che la donna era stata capace di fare a suo padre, ma trovarsi faccia a faccia con la nuova Dark One era tutta un'altra storia. Cosa l'avrebbe trattenuta dall'uccidere un uomo col quale non aveva alcun tipo di legame, se non si faceva scrupoli a ferire i componenti della sua famiglia?

-Va via Robin se non vuoi farti del male- gli disse tornando seria

-No. Non ti permetterò di intrappolare Regina a Camelot-

-Oh, eroico e romantico!- lo prese in giro Emma posandosi una mano sul cuore. -Dimmi mio caro, dov'era tutta questa smania di ricongiungerti con la tua amata quando eri a New York? L'avevi smarrita tra le gambe di Zelena?-

Robin serrò le mascelle prima di rispondere indignato. -Questi non sono affari che ti riguardano!-

-E quello che sto facendo io qui non riguarda te. Quindi, per l'ultima volta, sparisci- sibilò la donna

-Invece mi riguarda eccome, visto che impedirà a Regina di tornare. Perché vuoi farle una cosa del genere dopo aver sacrificato tanto per aiutarla a ottenere il suo lieto fine? Non ha senso!-

-Saresti tu il suo lieto fine?- sbuffò Emma sarcasticamente, -allora ho sprecato tempo e fatica non trovi? Pensaci forse, separandovi, le sto soltanto facendo l'ennesimo favore.-

La rabbia per queste ultime parole fece ribollire il sangue nelle vene di Hood. Che diritto aveva quella donna, anzi no quel mostro, di giudicare la loro relazione e di decidere il loro futuro? L'avrebbe fermata ad ogni costo, così Regina sarebbe tornata, si sarebbero sposati e avrebbero finalmente vissuto la storia d'amore a cui erano destinati da sempre. La mano destra lasciò in un attimo la cocca e la freccia partì veloce, flettendosi appena e emettendo un leggero sibilo, dritta verso il suo bersaglio. Un'istante prima di essere colpita Emma sparì nella consueta nuvola di fumo facendo conficcare il dardo nella parete retrostante. Robin non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa stava succedendo. La signora Oscura riapparve a pochi centimetri da lui, gli afferrò il collo con una sola mano e lo sbatté contro il muro stringendo con forza, puntandogli negli occhi uno sguardo agghiacciante.

-Non dire che non ti avevo avvisato- gli disse mentre con la sua morsa gli rubava il respiro. Lui provò a liberarsi portando entrambe le mani su quella di Emma per allentarne la presa, ma presto si accorse che si trattava di una battaglia impari. -Trovi che tutto questo non abbia senso, eppure tu più di chiunque altro dovresti sapere che nella vita si compiono scelte che alcune volte feriscono gli altri.-

Fu l'ultima cosa che Robin sentì prima di svenire. La ex Salvatrice continuò a stringere, ormai in preda al solito flusso di magia Oscura a cui non sapeva resistere, finché una voce non la fermò.

-Mamma!-

Con un gesto veloce Killian si scostò il mantello, sfilò il suo prezioso uncino che aveva nascosto dietro la schiena e lo rimise al posto della mano sinistra con un sorriso compiaciuto. Prese la spada che aveva in vita con l'altra mano e si apprestò a combattere. Fosse dipeso da lui avrebbe volentieri continuato la farsa del cavaliere errante, ma dopo pochi minuti trascorsi al cospetto del re, si era palesato nella sala del trono un altro cavaliere che, sfortunatamente, era proprio uno dei due che avevano incrociato sul loro cammino il giorno prima, e a cui avevano rubato i cavalli. Una volta smascherati lui e Cassandra erano stati accerchiati da almeno quattro uomini, con Artù che se ne stava sul trono pronto a godersi lo spettacolo.

-Ho provato antipatia per questo regno dall'istante in cui vi abbiamo messo piede- provocò il pirata, poi si rivolse a Cassandra che gli dava le spalle armata di stiletto, -senza offesa mia cara-

-Tranquillo, in realtà non piace neanche a me- rispose lei.

Il loro confabulare fu interrotto da un affondo di un cavaliere, Hook lo bloccò con la spada e facendo leva con l'altro braccio lo spinse indietro di qualche passo. Subito gli altri si prepararono a colpire.

-Tre contro uno? Questo sì che è sleale, pensavo foste uomini d'onore-

Il quarto infatti era concentrato su Cassandra, divertito dall'atteggiamento della ragazza che non sembrava affatto intimorita mentre gli puntava contro la sua piccola arma. Rimase seria anche quando il suo avversario cominciò a colpire con la punta della spada il pugnale, col solo scopo di prenderla in giro. Killian intanto, grazie alla sua esperienza, riusciva a tenere testa ai tre che lo affrontavano, parando abbastanza agilmente gli affondi che si alternavano, tra piroette e pose plastiche sembrava danzassero. Cassandra indietreggiava di un passo ad ogni tocco di spada aspettando il momento giusto per provare a reagire.

-Impressionante ragazzina- disse il cavaliere tra un ghigno e l'altro. -E' davvero una bella lama, sicuramente più affilata del mio rasoio, ma altrettanto utile.-

Nello stesso istante in cui l'uomo tirò su il braccio per colpire sul serio la giovane, lei con uno scatto si abbassò quel tanto che le permise di schivare la lama e di ferirlo alla mano, facendo cadere l'arma. Uncino sentì l'urlo e l'imprecazione che ne seguirono, si voltò per capire cosa fosse successo e, piacevolmente sorpreso, suggerì alla ragazza di approfittare del momento per scappare.

-Ottimo lavoro dolcezza. Va a cercare Regina e Mary Margaret mentre io do una lezione di scherma a questi dilettanti.- Attese che la giovane scomparisse nel corridoio per fare la sua mossa. I tre cavalieri si avvicinarono tra loro per chiudere il pirata in un angolo, quando quello più a sinistra prese l'iniziativa attaccandolo con un fendente carico di forza bruta, Hook agganciò la lama con l'uncino, facendo compiere al polso di questi un movimento rotatorio che colpì le spade degli altri due disarmandoli. Con altrettanta forza sferrò un colpo con l'elsa della sua arma al cavaliere che si era mosso per primo, e questi cadde rovinosamente. Creatosi un varco corse fuori dalla sala alla ricerca delle sue compagne di avventura. Artù, furioso, ordinò ai suoi, ancora imbambolati, di seguire il pirata e di chiamare altri rinforzi.

Nella Sala delle Reliquie invece Biancaneve e la regina si muovevano incerte tra i ripiani.

-Tu dove la catalogheresti una piuma di un mago trasformato in uccello?- chiese la principessa all'altra, più esperta di magia, che sembrò non sentire

-A quanto pare il re non è per niente spaventato dalla magia, ne sembra più ossessionato. In questa stanza ci sono oggetti potentissimi, mi domando come abbia fatto a raccoglierne tanti- rispose invece.

Un rumore destò entrambe dai loro pensieri, poco dopo entrò un uomo in armatura. Evidentemente la pesante porta non era stata chiusa bene, e il cavaliere era stato attirato dallo spiraglio di luce.

-Voi chi siete?- chiese il soldato quando notò le due. -Intrusi! Ci sono degli intrusi nel castello!- gridò. Regina provò a creare una sfera di fuoco che avrebbe fatto esplodere appena ai piedi dell'uomo, ma finì con lo scaraventare il cavaliere contro uno degli scaffali.

-Regina!- esclamò con voce stridula Snow

-Non è colpa mia, io volevo solo spaventarlo- si giustificò l'altra mentre si osservava con preoccupazione le mani. -E' la magia concentrata in questo posto, sento scorrere la sua forza in ogni mia fibra, e questo mi impedisce di controllare la mia.-

Un'altra figura apparve poco dopo nella Sala, Mary Margaret impugnò istintivamente l'arco per poi abbassarlo subito dopo. -Cassandra?- chiese stupita

-Mi dispiace, ci hanno scoperto- si scusò la ragazza

-Diamoci una mossa!- ordinò Regina

Le tre si rimisero a cercare, consapevoli che di lì a poco non ne avrebbero più avuto la possibilità. Infatti non passò molto tempo prima che facessero capolino Killian e uno stuolo di soldati. Il pirata notando l'espressione di rimprovero sul volto del sindaco disse: -Che ci volete fare Maestà, questo viso è difficile da dimenticare- mentre provava a richiudere le porte per guadagnare tempo, subito aiutato da Cassandra. Gli uomini dall'altro lato però erano troppi, quindi tornò a rivolgersi alla strega.

-E' troppo chiedere un aiuto “magico”?-

-In effetti sì. I miei poteri non funzionano gran che qui-

-Beh, grandioso! Vorrà dire che combatteremo alla vecchia maniera-

Le porte si spalancarono spingendo via Uncino e Cassandra, e lasciando che la stanza fosse invasa da Artù e i suoi cavalieri.

-Catturateli- ordinò il re, -ma state attenti alle reliquie!-

Le guardie si schierarono a difesa del portone per bloccare l'unica via d'uscita.

L'ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire era la voce di suo figlio.

-Mamma cosa stai facendo?-

La Signora Oscura si girò subito dalla parte opposta, la presa sul collo di Robin si fece un po' più lenta.

-Cosa ci fai qui ragazzino?- chiese in preda all'ansia

-Lascialo andare- la implorò spaventato Henry.

La donna assecondò la sua richiesta, e il corpo esanime dell'ex principe dei ladri scivolò lento lungo la parete prima di distendersi scompostamente ai piedi della sua carnefice.

-Va via Henry. Tu non dovresti essere qui- la voce di Emma tremava mentre indietreggiava di qualche passo, alla ricerca della solita, confortevole, coltre di buio, per eludere così lo sguardo del ragazzo.

-No, voglio aiutarti- rispose lui avvicinandosi alla donna. Quando aveva scoperto cosa fosse successo a David, e che Emma ne era la causa, non aveva potuto fare a meno di disobbedire a Ruby, ed era corso alla villa di Mifflin St. per provare a fermare sua madre.

-Stai indietro ti prego- si distanziò ulteriormente Emma

-Io non ho paura di te- la rassicurò il giovane autore muovendo un altro passo in avanti. -So che puoi fermarti se lo vuoi, e lo sai anche tu. Sei più forte di tutto questo- e, ormai a pochi centimetri da lei, le poggiò una mano sul viso, esercitando una piccola pressione perché lei si voltasse. -Guardami mamma-

Emma provò a ritrarsi appena percepì il tocco delicato sulla sua ruvida pelle, ma era troppo il desiderio di rivedere gli occhi di suo figlio, e vi si arrese. Henry non fece una piega quando ebbe la perfetta visuale del suo volto, e accarezzandolo le parlò dolcemente.

-Con l'Operazione Cobra ti ho insegnato a credere nelle favole, adesso lascia che ti insegni a credere in te stessa come ci credo io. Tu sei la Salvatrice mamma, il frutto del vero amore. Tu sei pura Luce che disperde le tenebre, puoi sconfiggerle-

Lo sguardo della Signora Oscura di addolcì perdendosi in quello speranzoso e amorevole del Vero Credente, e si commosse nello scoprire quanta fiducia incondizionata il ragazzino avesse in lei. Henry notò il cambio di espressione e la lacrima solitaria che si fece strada tra i solchi di quella pelle segnata. Si affrettò a cancellarla con un movimento lento del pollice, gioendo internamente quando si accorse di quanto stava per succedere. Gli occhi di Emma erano tornati del loro verde naturale, e le piaghe sul viso si stavano diradando millimetro dopo millimetro, nubi spazzate via dal vento caldo generato dalle affettuose parole di suo figlio. La bionda chiuse gli occhi e abbassò la testa abbandonandosi un po' a questa nuova sensazione di benessere, ma quando li riaprì qualcosa di luccicante sul collo del giovane attirò la sua attenzione. Ecco perché non la trovava, era un oggetto troppo importante per essere nascosto in un posto qualunque. Si svolse tutto in pochi secondi, la catenina con appesa la chiave apparve magicamente sulla sua mano e Henry fu allontanato con una spinta leggera; l'Oscurità di nuovo a sporcarle la faccia.

-Mamma?!-

-Era ovvio che ce l'avessi tu- disse fissando il prezioso manufatto

-Stavi cercando la chiave. Perché?- chiese Henry sempre più confuso

-Per assicurarmi che tua madre mi stia fuori dai piedi- rispose Emma con un tono di voce che spaventò suo figlio.

-No! Ridammela- la Signora Oscura allontanò la chiave dalla portata del ragazzo con un gesto veloce

-Devo farlo ragazzino. Ho una missione da compiere e Regina mi sarebbe solo d'intralcio-

-E alla nonna non ci pensi? E a Killian? Così non rivedrai più neanche loro- Emma vacillò per un istante sentendo menzionare sua madre e il suo fidanzato, ma un battito di ciglia bastò a dissipare qualsiasi incertezza.

-Tu non capisci Henry!- gridò facendolo trasalire. -E' proprio perché non voglio ferirli che non posso farli tornare prima di aver trovato il pugnale-

-Ma tu non ne hai bisogno. Te l'ho appena dimostrato!- provò a farla ragionare

-No, sono io che ti ho dimostrato che ti sbagli. Non sono abbastanza forte- e così dicendo strinse in un pugno la chiave che si sgretolò senza fatica. Il giovane autore osservava sconvolto i pochi granelli dorati scivolare tra le dita di sua madre, poi incontrò i suoi occhi. Emma non riuscì a sostenere quello sguardo ferito, e svanì.

La situazione non era favorevole, gli uomini di Camelot erano almeno una trentina e armati di tutto punto, loro invece erano solo in quattro, chi disarmato e chi scarsamente equipaggiato.

-Cerca riparo Cassandra. Qui ci pensiamo noi- disse Killian rivolgendosi alla più giovane del gruppo, ma appena lei provò a muovere un passo fu fronteggiata da un paio di cavalieri. Mary Margaret allora prese l'iniziativa approfittando della sua posizione arretrata, e scagliò una freccia che si piantò a terra proprio davanti ai soldati, creando lo spazio necessario a Cassandra per rifugiarsi in fondo alla grande Sala. Regina, consapevole di non poter usare la sua magia, cominciò a guardarsi intorno in cerca di un'arma qualsiasi, ma gli artefatti più vicini erano principalmente amuleti e parti di animali. Alla fine optò per un anonimo bastone immerso stranamente in un calderone pieno d'acqua, almeno così avrebbe tenuto occupati i cavalieri senza combinare disastri con la sconosciuta magia di qualcuno di quegli oggetti dall'oscura provenienza. Con sua grande sorpresa il bastone si rivelò essere una lancia, e si approcciò a Killian sperando di essere abbastanza forte per fronteggiare quegli energumeni. Col supporto di Snow White, che da dietro lanciava frecce disperdendo i nemici, per Hook fu abbastanza semplice contenere gli attacchi, riprendendo la danza iniziata nella sala del trono. Regina era un po' più in difficoltà, data la scarsa dimestichezza con l'arma che le era capitata. Uncino schivò un primo fendente partito dall'alto e sferrato da un omone di quasi due metri. Al secondo tentativo pestò con violenza il piede del soldato e lo colpì forte sul naso con una gomitata, poi compì un giro di 180° per pararne un altro proveniente da destra. Facendo leva con la sua spada tirò su il braccio del cavaliere e lo atterrò con una spallata in pieno petto. A dispetto del loro titolo, ad affrontare Regina erano almeno in tre, impugnando la lancia con entrambe le mani, e tenendola in diagonale, bloccò la prima lama, la tirò su, e rimase senza parole quando sentì il corpo della lancia riscaldarsi e la punta lanciare una fiammata sul soffitto. Tutti i cavalieri indietreggiarono spaventati, nessuno era mai riuscito a maneggiare quell'arma proprio perché diventava rovente e finivano tutti con l'ustionarsi, quindi ne avevano ignorato il potere fino a quel momento. La mora sorrise soddisfatta alla nuova scoperta.

-Il bastoncino fa scintille- esclamò divertita

-Cosa state facendo?!- gridò Artù osservando i suoi tremare come foglie davanti a quella lancia magica che li puntava. -Attaccateli subito!-

-Ma Maestà quella lancia sputa fuoco!- protestò uno dei cavalieri

-E con questo? Voi siete Cavalieri della Tavola Rotonda, gli uomini più valorosi di Camelot, non potete farvi spaventare da qualche fiammella!- spronati dall'ordine ricevuto i soldati ripresero ad attaccare.

David salì piano le scale del loft, attento a non rovesciare neanche una goccia della cioccolata calda che aveva preparato per Henry. Trovò il ragazzo pensieroso in piedi davanti alla finestra. Erano passate poco più di due settimane dai rispettivi incontri/scontri con Emma che sembrava nuovamente sparita nel nulla, dopo aver letteralmente ridotto in polvere l'unica possibilità di riportare a casa Mary Margaret e gli altri.

-Va tutto bene?- chiese il vice sceriffo porgendogli la bevanda

-Potrebbe essere ovunque- disse il nipote riferendosi a Emma tenendo lo sguardo fisso fuori

-E' vero, ma finché si nasconde e non fa danni non costituisce un gran pericolo-

-Perché lo ha fatto? Perché si è arresa all'Oscurità invece di lottare?-

-Henry queste forze agiscono in un modo che va al di là della nostra comprensione-

-Ma lei poteva farcela, ci stava riuscendo!- si voltò a guardare suo nonno con gli occhi umidi di rabbia e delusione. -Invece a causa della sua debolezza potremmo non rivedere più la mamma, la nonna e Killian. E ha anche quasi ucciso Robin-

David gli strinse forte le spalle guardandolo serio. -Robin sta bene, e noi non dobbiamo perdere la speranza. Quei tre sanno il fatto loro. Magari hanno già trovato Merlino e adesso sono sulla via del ritorno.-

Il secondo assalto dei cavalieri era decisamente più vigoroso del primo, e più ponderato. Avevano capito infatti che, attaccando in massa, costringevano Regina a difendersi tenendo la lancia in orizzontale impedendole di sparare fuoco. Considerando anche che la fornitura di dardi di Mary Margaret si stava esaurendo, l'andamento della battaglia stava prendendo una brutta piega. Snow controllò con la mano destra di quante munizioni disponeva. Solo tre e doveva usarle intelligentemente. Studiò la situazione, sia Regina che Killian erano in difficoltà, abbastanza vicini tra loro e troppo ai loro nemici. Se avesse scagliato una freccia avrebbe rischiato di ferire uno dei due, allora a malincuore decise di provare a colpire uno dei cavalieri che fronteggiavano Regina. Prendendo la mira notò con la coda dell'occhio Artù muoversi in direzione di qualcosa con aria preoccupata. Vi prestò più attenzione e capì che si trattava dello scrigno in cui era imprigionata Ginevra. Dopo aver tramortito la guardia che le aveva inconsapevolmente portate nella Sala se ne erano completamente dimenticate, distratte dalla loro scoperta, e adesso era a terra nel bel mezzo dello scontro, scalciato di tanto in tanto da qualche stivale che ne ignorava la presenza. La mora dai capelli corti lanciò quindi la freccia a pochi passi da Artù interrompendo la sua corsa.

-Uncino!- gridò attirando l'attenzione del pirata, -Passami quello scrigno- gli chiese indicandogli l'oggetto. Hook senza smettere di combattere si avvicinò, e con la suola lo spinse all'indietro.

-No!- urlò disperato il re. Uno dei soldati impegnato ad affrontare Regina si voltò in direzione del suo sovrano, e lei approfittò di quell'attimo di distrazione per muovere la lancia e disegnare sul pavimento una striscia di fuoco che funzionò da barriera, e che permise a lei e a Killian di allontanarsi e riprendere fiato. Mary Margaret raccolse la prigione magica da terra.

-Prendete quello scrigno!- ordinò Artù ai suoi che si mossero subito in direzione della donna. Uncino e Regina riuscirono a bloccarne un buon numero. Il primo, utilizzando il mantello agganciato alla sua armatura come una rete, intrappolò uno dei soldati facendolo cadere all'indietro addosso ai suoi compagni, provocando un divertente effetto domino. La seconda continuando a lanciare sfere di fuoco col suo nuovo “giocattolo”, perfetto sostituto della sua magia. Alcuni però riuscirono nell'intento di raggiungere Biancaneve, che di conseguenza cercò rifugio tra i fitti corridoi creati dagli scaffali della grossa Sala. Nella sua corsa urtò una teca di vetro che cominciò a traballare, memore del monito di Regina sulla pericolosità degli oggetti magici, si affrettò a fermarla abbracciandola. Tirando su lo sguardo il cuore le balzò in gola: davanti a lei c'era un baccello di pianta di fagioli magici. Lo afferrò appena prima di essere raggiunta e, imboccando una corsia laterale, si diresse nuovamente alla navata centrale.

-Regina, Killian! Ho trovato un fagiolo magico!- gridò ai suoi compagni. Hook si affrettò a raggiungerla frapponendosi tra lei e i suoi inseguitori. Regina sorrise trionfante, finalmente un colpo di fortuna. In questa nuova fase di stallo la ex Evil Queen si rivolse ad Artù

-Ditemi Maestà, sapete cosa fa un fagiolo magico? Serve ad aprire portali verso altri mondi. Adesso noi lo useremo per tornare a casa nostra e ci porteremo vostra moglie come souvenir- Il re fece uno scatto in avanti, subito fermato da Regina. -A meno che non ci darete quello per cui siamo venuti qui-

-E cosa sarebbe, di grazia?- chiese Artù

-La piuma di Merlino- rispose subito la mora, notando il viso del sovrano contrarsi in una smorfia d'ira prima di espirare gravemente in segno di resa. -Allora abbiamo un accordo?- aggiunse morendo dalla voglia di usare la formula tanto cara al suo maestro.

Killian ridacchiò; Snow White, invece, provò ad opporsi al nuovo piano escogitato dalla sua matrigna.

-Regina ti prego. Non possiamo lasciare che quell'uomo crudele torturi ancora questa poverina-

-Non è un nostro problema Mary Margaret- disse Regina col tono freddo e distaccato che, purtroppo, Biancaneve conosceva bene, ma che non sentiva da tempo. -E' la nostra opportunità migliore. Non si può salvare sempre tutti- continuò con una nota di dispiacere nella voce.

La donna più giovane chinò il capo, Killian le si avvicinò tendendole la mano per farsi dare lo scrigno, guardandola dritto negli occhi.

-Per Emma...-

Regina tornò a rivolgersi ad Artù con espressione interrogativa e d'attesa. Il re sospirò sconfitto.

-La teca dorata in fondo alla Sala- disse indicando il punto dove conservava la reliquia cercata dagli intrusi.

A Regina bastò chiamare Cassandra perché questa si muovesse in quella direzione e, dopo pochi istanti, annunciasse trionfante: -Eccola l'ho trovata!- Si avvicinò a Snow porgendole la piuma, ma la mora la fermò

-Lei però viene con noi. Disse a Regina riferendosi alla giovane, che subito appoggiò l'idea.

-Sì vi prego, questo reame non ha più nulla da offrirmi-. Il sindaco annuì impercettibilmente facendo sorridere entrambe.

-Adesso apri il portale Mary Margaret-

La figliastra non se lo fece ripetere due volte e lanciò il fagiolo. Il vortice sul pavimento si allargò velocemente. Regina cominciò ad arretrare tenendo sempre puntata la lancia verso i nemici, e fece segno a Killian di lanciare lo scrigno al re. Il pirata scagliò lontano la scatola costringendo Artù ad indietreggiare per afferrarla al volo e non farla cadere.

-Messeri, è stato un vero dispiacere conoscervi- sbeffeggiò i cavalieri con un inchino, e appena notò uno di questi brandire la spada per scagliarla contro di loro urlò: -Via!- trascinando Regina, dopo aver agganciato il suo vestito con l'uncino. Anche Mary Margaret afferrò Cassandra per un braccio, e tutti e quattro si tuffarono contemporaneamente. Il gorgo si richiuse un secondo dopo, lasciando interdetti gli uomini di Camelot, e una spada conficcata nello stesso punto in cui era stato aperto il portale.

Era notte fonda quando David fu svegliato da un rumore sordo. Preoccupato si voltò subito verso il piccolo Neal che dormiva ignaro accanto a lui, nel posto solitamente occupato da sua moglie. Allungò il braccio per prendere la spada che teneva sotto il letto e piano si avvicinò alla zona giorno dell'appartamento.

-Atterraggio morbido come sempre- sentì borbottare. Accese le luci e vide sua moglie, Hook. Regina e una sconosciuta che si rialzavano dal pavimento su cui erano crollati. Anche Henry, che dormiva al piano superiore, si affacciò dalle scale, ed entrambi gridarono felici contemporaneamente.

-Mary Margaret!-

-Mamma!-

 

Widow's corner

Non potete immaginare quanto sia stato faticoso scrivere questo capitolo! Le scene di lotta non sono proprio il mio forte, spero di essermela cavata in qualche modo.

Giusto per informarvi la lancia trovata da Regina è la Lancia di Lùg, un arma leggendaria appartenente alla mitologia irlandese. Non ho fatto una ricerca approfondita, lo ammetto, ma mi hanno incuriosito due aspetti che poi ho usato nel capitolo, cioè: spara fuoco ed era effettivamente conservata in un pentolone pieno d'acqua per raffreddare la punta incandescente.

Detto questo abbiamo una Emma totalmente fuori controllo (Robin Hood ci ha quasi lasciato le penne) che ha ferito il povero Henry emotivamente... che ne pensate?

Se avete voglia di farmelo sapere sapete come si fa.

Vi saluto lasciandovi un piccolo avvertimento: sta arrivando l'angst... quello vero (!) lettore avvisato mezzo salvato ;)

Ciao!!!!!!!

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Capitolo 6
*** Il Gioco delle Tre Carte ***


Capitolo 6

Il Gioco delle Tre Carte

 

Quella famiglia aveva la capacità di ritrovarsi sempre, e adesso che stringeva forte sua madre, Henry aveva l'assoluta certezza che non fosse solo un motto. Non avrebbe dovuto dubitarne mai, e dare credito a suo nonno quando provava a infondergli speranza nel momento in cui tutto sembrava perduto.

-Temevo che non ti avrei più rivisto- le disse scostandosi appena, ma senza spezzare l'abbraccio. Regina gli sorrise

-Non permetterò mai a niente e a nessuno di tenerci separati. Sarei tornata da te, anche se ci fossero voluti degli anni- e lo strinse di nuovo.

David, che fino a quel momento sembrava ipnotizzato dalla visione di sua moglie che cullava teneramente Neal, prese la parola

-A proposito, come avete fatto a tornare senza la chiave?- Prima che qualcuno potesse rispondere Hanry chiese a sua volta: -Già. Abbiamo provato a trovare una soluzione dopo che Emma l'aveva distrutta, ma non sapevamo come fare-

-Emma ha fatto cosa?!- chiesero in coro Killian e Regina allarmati. David provò a tranquillizzarli

-L'ha rotta, non voleva che tornaste. Ma non ha importanza, ciò che conta è che adesso siete qui con...- si interruppe voltandosi verso Cassandra, -... Merlino?- chiese dubbioso

-Siamo tornati grazie a un fagiolo magico. Il secondo colpo di fortuna, il primo è stato incontrare lei, Cassandra- rispose Uncino, e David si accorse di quanto assurda fosse la sua supposizione. Mary Margaret, dopo aver adagiato suo figlio nella culla, si unì alla conversazione.

-Killian ha ragione, l'aiuto di Cassandra è stato preziosissimo- disse poggiando amichevolmente una mano sulla spalla della ragazza che arrossì timida per tutti quei complimenti.

-Quindi non avete trovato Merlino- disse sconsolato Henry

-No, non ne abbiamo avuto il tempo. Re Artù non ama avere ospiti nel suo regno- affermò Regina, che poi tirò su il viso di suo figlio col suo solito modo di prendergli il mento tra pollice e indice -ma non siamo tornati a mani vuote-

Si voltò a guardare la nuova arrivata, subito imitata dagli altri. Cassandra dopo un attimo di esitazione capì a cosa faceva riferimento Regina, e portò la mano sotto la sua mantella alla ricerca della piuma. Quando la videro sbiancare, a tutti sembrò mancare l'aria. Solo Killian ebbe la forza di parlare

-Che succede? Dov'è la piuma?-

-Io non... Mi dispiace, credo... Credo di averla persa- rispose la giovane mortificata e balbettante lasciando gli altri increduli. Henry e David si guardarono con aria interrogativa quando videro che la ragazza prese a disperarsi.

-Non è possibile! L'avevo infilata qui nella cintura!-

-O forse credi di averlo fatto. Maledizione! Dovevi stare più attenta!- urlò Regina in uno scatto d'ira che svegliò Neal dal suo placido sonno. David corse a calmare il neonato mentre Mary Margaret, ripresasi dallo shock, provò a fare lo stesso con la mora.

-Dev'esserle caduta quando ci siamo tuffati nel portale. Poteva succedere a chiunque di noi. E' inutile urlarle contro, piuttosto cerchiamo una soluzione-

-Per te è sempre tutto così facile vero? Ti rendi conto che questo significa che il viaggio a Camelot è stato praticamente inutile?- incalzò la ex Evil Queen sempre più arrabbiata.

-Cos'è questa piuma di cui state parlando?- chiese Henry preoccupato dalla reazione della madre. Gli rispose Uncino

-Era un oggetto che ci avrebbe permesso di rintracciare Merlino, e purtroppo è andato perso-

-E non potete neanche tornare indietro a riprenderla perché Emma ha distrutto la chiave- completò il ragionamento il giovane abbattuto.

-Appena Emma si accorgerà che siete tornati si rimetterà in azione- si intromise David dopo aver riaddormentato il piccolo, -purtroppo mentre eravate in viaggio la situazione è drasticamente peggiorata. Emma è ormai succube del potere Oscuro e vuole il pugnale. Fortunatamente le precauzioni che abbiamo preso ci hanno fatto guadagnare tempo, ma credo che stia per finire.-

Il silenzio piombò di nuovo pesante nella stanza, per alcuni minuti nessuno proferì parola finché David non riprese il suo discorso. -Forse è il caso di dormirci su- disse provocando un gesto di stizza da parte di Regina. -Dico solo che domani, dopo che vi sarete riposati un po', avremo tutti la mente più lucida. Potremmo anche andare da Gold per discutere insieme sul da farsi- finì fermandola.

-Aspetta stai dicendo che Tremotino si è risvegliato?- chiese la mora. David annuì, -Bene almeno una buona notizia c'è-

-Non so se riusciremo a chiudere occhio ma il principe ha ragione- commentò Killian, -adesso siamo stanchi e troppo nervosi per poter prendere le giuste decisioni.-

Programmarono di incontrarsi l'indomani mattina presto al negozio di Gold, affidandosi alla speranza che la delusione di quel momento si sarebbe trasformata in nuova determinazione.

Killian porse un paio di coperte pesanti a Cassandra mentre le mostrava la cabina della Jolly Roger dove avrebbe dormito. Snow aveva invitato la ragazza a passare la notte nel suo appartamento, ma il pirata aveva presentato un'alternativa più comoda del divano di casa Charming, visto che anche Henry era rimasto lì; e Regina era voluta andare all'accampamento di Robin Hood per assicurarsi di persona che stesse bene, dopo aver appreso della sua disavventura con la Signora Oscura.

-Non ero mai salita su una nave prima d'ora- disse la ragazza con l'entusiasmo di una bambina, -e credo di non aver mai avuto tutte queste coperte!-

-Siamo attraccati al molo, ma siamo pur sempre in mare, l'aria è piuttosto umida e potresti avere più freddo di quanto pensi- rispose sorridendo Hook

-Grazie. Davvero, per tutto, non solo per l'ospitalità. Ho sognato tutta la vita di poter cambiare il mio destino. Fuggire da Camelot e ricominciare in qualunque altro posto. Non ne avevo mai avuto il coraggio finché non ho incontrato voi-

-Sono contento di sapere che anche noi abbiamo fatto qualcosa per te. Storybrooke è il posto perfetto per i nuovi inizi, io ne so qualcosa.- Poi entrambi furono distratti dal borbottio dei loro stomaci vuoti che reclamavano cibo.

Nessuno dei due riusciva a ricordare quand'era l'ultima volta che avevano messo qualcosa sotto i denti, e Killian propose di andare in cucina a vedere cosa offriva di commestibile la sua stiva. Fortunatamente da quando era in quel mondo aveva preso l'abitudine di fare scorta di cibo in scatola, ed è ciò che poté offrire alla sua ospite stupita dai nuovi sapori e dai nuovi utensili, prime tra tante scoperte che l'attendevano in questa terra sconosciuta. Finito di cenare rimasero ancora un po' seduti prima di dirigersi ai rispettivi alloggi. Hook sperava che la presenza della ragazza fosse una distrazione sufficiente per non pensare alle cose orribili che aveva appreso su Emma, ma la sua Swan era per lui un pensiero costante, e il silenzio, rotto solo dal leggero rumore del mare, lo rendeva inevitabile. Prese così a giocherellare con un piccolo oggetto sfilato dalla tasca, e raccolto prima nelle sue stanze, che incuriosì Cassandra.

-Che bella spilla, posso vederla?- gli disse quando capì di cosa si trattava

-Questa? Non è niente di speciale- rispose lui porgendogliela.

Era una piccola spilla dorata a forma di ancora con una pietra verde incastonata nella cicala.

-Ma è speciale la persona a cui ti fa pensare, giusto?-

Hook guardò dritto negli occhi la ragazza sorpreso dal suo intuito. Il gesto fu interpretato come un rimprovero e Cassandra si scusò subito per la sua impertinenza.

-Volevo regalarla ad Emma prima che... beh prima di tutto questo casino. Vedi i suoi occhi hanno lo stesso colore della pietra- le spiegò facendole capire che la domanda così personale non lo aveva infastidito. In realtà aveva scelto quel monile come regalo per la sua amata non solo per il motivo spiegato a Cassandra, ce n'era un altro di cui un po' si vergognava, perché gli sembrava infantile e troppo melenso. La piccola ancora aveva un ceppo in tre componenti, uno più lungo e perpendicolare al fuso, e altri due più corti che lo incrociavano obliquamente ai lati dando forma a una “K”, chiaramente distinguibile se si posizionava la spilla in orizzontale. “K” come Killian, legata da una corda sinuosa alla “E” di Emma formata dall'unione di marra destra e marra sinistra con lo stesso fuso. L'aveva vista tempo prima al banco dei pegni e aveva pensato che fosse un regalo perfetto per Emma, che avrebbe sicuramente notato e amato tutte quelle particolarità, e magari lo avrebbe preso anche un po' in giro per il suo essere sdolcinato. Non aveva fatto in tempo a dargliela, e adesso quella donna non c'era più. Adesso ce n'era un'altra, inghiottita dall'Oscurità, violenta, irrazionale e (forse) incapace di amare.

-La tua ragazza, questa Emma, non ho ancora capito cosa le è successo e perché vi serve Merlino- chiese Cassandra provando a fare breccia nei foschi pensieri del pirata.

-Hai mai sentito parlare del Signore Oscuro?- rispose con una domanda Uncino. La ragazza rispose di sì con una evidente nota di preoccupazione nella voce, ovviamente Tremotino aveva contribuito non poco a diffondere la pessima fama dell'Oscuro in tutti i mondi e i reami conosciuti, quando ne rivestiva la carica. -E' Emma. O meglio lo è diventata per salvare Regina-.

Cassandra lo guardava attenta, desiderosa di saperne di più. -Questo c'entra col pugnale di cui discutevate prima?- chiese ancora

-Più o meno. Il pugnale è l'unica cosa in grado di controllare il Signore Oscuro. Quello precedente aveva provato ad affrancarsene ma glielo abbiamo impedito, probabilmente Emma vuole fare la stessa cosa-

-E se dovesse riuscirci?-

-Diventerebbe inarrestabile e non potrebbe più tornare ad essere la persona che era prima-

-L'unica soluzione al momento, quindi, è ucciderla come ha fatto lei col vecchio Signore Oscuro. Solo che questo trasformerebbe qualcun altro, giusto?-

-Nessuno ammazzerà Emma!- gridò Killian alzandosi bruscamente dalla sedia

-Ma certo. Perdonami. Stavo solo ragionando ad alta voce- si scusò la giovane

-Il precedente Signore Oscuro non è morto- spiegò Uncino ritrovata la calma, -in qualche modo l'Apprendista di Merlino lo ha liberato dall'Oscurità tentando di intrappolarla, e quando questa si è liberata Emma ha salvato tutti noi convogliandola dentro di sé-

-L'Apprendista?! E'... è da lui che dobbiamo andare domani?- domandò con una strana ansietà nella voce Cassandra

-No. Ci sarebbe stato di grande aiuto, ma purtroppo è morto subito dopo averci detto che il mago è l'unico a poter salvare Emma-

-Oh. Capisco- commentò lei con un'espressione tra lo stupito e il sollevato. Killian era troppo stanco e preoccupato per indagare.

-Perché non proviamo a riposare per qualche ora?- suggerì lui avviandosi all'uscita.

Cassandra annuì alzandosi a sua volta. A pochi passi dal pirata lo guardò tristemente. -Mi dispiace davvero tanto per la piuma-

Uncino le sorrise debolmente, e osservando la spilla ancora tra le mani della giovane le disse: -Puoi tenerla se vuoi.- Ignorando le sue proteste gliela appuntò in bella mostra sul vestito. La ragazza restò ferma, sembrava quasi che non respirasse. Hook osservò perplesso quell'immobilità così innaturale, poi un brivido gli percorse la schiena per tutta la sua lunghezza dopo aver udito una voce a lui cara e familiare.

-Bentornato...-

-Emma- sussurrò lui voltandosi piano per incontrare i suoi occhi

-... Stavo per chiederti se ti fossi mancata, ma a quanto pare hai trovato il modo di distrarti- continuò la Dark One esaminando da vicino la nuova arrivata. Se non fosse stato spaventato Hook avrebbe senz'altro apprezzato questo attacco di gelosia.

-Cosa le hai fatto?-

Emma ridacchiò. -Tranquillo l'ho solo immobilizzata, una delle tante cose utili che ho imparato a fare con i miei nuovi poteri. Volevo un po' di privacy- gli spiegò avvicinandosi.

Fu relativamente facile per il pirata sostenerne lo sguardo perché sia Henry che David lo avevano preparato allo spettacolo a cui avrebbe assistito se avesse avuto la sfortuna di incontrare Emma.

-Volevi intrappolarci a Camelot!-

-No! Solo Regina!- si difese la bionda, -In realtà me ne sono pentita subito. Sono contenta che siate tornati, renderà tutto più interessante-

-Tutto cosa?-

-Non preoccuparti tesoro, lo scoprirete presto- disse lei accarezzandogli una guancia col dorso della mano. Killian la bloccò afferrandole saldamente il polso. Dispiaciuta Emma lo fissò e abbassò lentamente la mano.

-Mi trovi disgustosa, lo capisco. Sono diventata la cosa che odi di più al mondo.- Poi si avvicinò di nuovo a Cassandra, ancora vittima della sua magia, osservandola con una smorfia di disapprovazione.

-Io non penso affatto che tu sia disgustosa! Vorrei...- provò a ribattere convinto lui.

La donna non gli diede il tempo di continuare, e afferrò il lembo di stoffa del vestito della giovane dove era appuntata la spilla.

-Dozzinale- commentò sarcastica, riferendosi al monile o alla ragazza, prima di sciogliere l'incantesimo e di sparire, lasciando interdetto e ferito nell'orgoglio l'uomo che l'amava più di se stesso, e che mai l'avrebbe tradita.

Aveva sempre avuto il sonno leggero Zelena. Quando cresci con la consapevolezza che il tuo stesso padre ti considera un abominio, la paura che possa provare a ucciderti in qualsiasi momento non ti fa abbassare la guardia nemmeno di notte. Per questo si accorse subito dell'altra presenza nella sua cella, nonostante fosse apparsa alle sue spalle nella maniera più silenziosa possibile. Riconobbe subito la forza del potere Oscuro, ma era anche certa che non si trattasse di Tremotino. Con un po' di apprensione si voltò piano, curiosa di scoprire chi fosse a farle visita dopo settimane in cui non vedeva nessuno se non dottori; e ad un orario così insolito. Strinse gli occhi a fessura aspettando che le pupille si abituassero al buio per poter distinguere la figura che aveva di fronte, rimanendone poi davvero sorpresa.

-Emma Swan?-

La non più misteriosa visitatrice fece qualche passo in avanti posizionandosi sotto il sottile raggio di luce artificiale che filtrava dalla finestra per rendersi ancora più visibile.

-Sai sto cominciando a capire perché tu e Regina amiate tanto la teatralità, è divertente-

-Non hai una bella cera- le disse la strega riferendosi al suo aspetto, -hai provato con una crema idratante?-

-Funzionava sulla tua faccia verde?-

-Touchè. Tremotino ha fatto arrabbiare la Salvatrice al punto da farsi ammazzare?-

-Non è così che sono diventata l'Oscuro. E' una storia più lunga e non è per raccontartela che sono venuta qui-

-E a cosa devo questa solerte visita?-

-Mi serve una mano con questo- Emma le porse un libro di antica fattura, Zelena si limitò a dargli un'occhiata.

-Oh cara, fai parte del “team villains” da troppo poco tempo per conoscerne le regole. I cattivi non aiutano gli altri cattivi solo per il gusto di farlo-

-Credimi lo so bene, e se mi aiuterai ti assicuro che avrai il tuo bel tornaconto- la Signora Oscura ammiccò intenzionalmente

-Ti ascolto- le disse la donna dai capelli rossi improvvisamente interessata alla proposta.

Emma aprì il libro su una pagina specifica che mostrò alla strega. Era chiaramente un incantesimo scritto in qualche lingua arcaica e misconosciuta a chi non era pratico di magie di quel genere. -Ho bisogno della tua competenza per la traduzione. Vedi neanche a scuola ero troppo brava con la teoria, ma sono sicura che tu, invece, eri un'alunna modello-

-Beh è tutto più facile quando hai talento e un bravo maestro- rispose Zelena mentre leggeva sommariamente il testo. -Potrei aiutarti sì, ma ancora non ho capito cosa ci guadagnerei.-

Emma sorrise leggermente chinandosi verso la rossa, come per assicurarsi che l'ascoltasse bene. -La cosa che brami di più ovviamente. I tuoi poteri-

Zelena guardò istintivamente il bracciale magico che la faceva sentire davvero in gabbia, più delle sbarre e delle porte blindate. Poi si rivolse di nuovo alla bionda sforzandosi di non apparire troppo ansiosa di riottenere la libertà. -Come faccio a sapere che questa non è una trappola?- le chiese scettica.

-Lo senti anche tu il potere Oscuro che ho dentro, no? C'è forse modo di simularlo?- le rispose la Dark One cominciando a percorrere avanti e indietro i pochi metri di quel luogo angusto. -E poi perché ad ostacolare i miei piani è la stessa persona che ti ha rubato la felicità-

Zelena arricciò il naso e le labbra rabbiosamente al pensiero di tutto quello che le era stato negato nella vita a favore della donna che più detestava al mondo, sua sorella. Emma continuò

-Sappiamo bene entrambe che Regina non ti permetterà mai di crescere il bambino che porti in grembo. Quando nascerà te lo porterà via, come ha sempre fatto con qualsiasi altra cosa che spettava a te. -La strega si portò protettiva entrambe le mani sul ventre lievemente arrotondato, e la smorfia di prima si trasformò in un vero e proprio ringhio. Emma fermò il suo peregrinare e andò a sedersi sul letto accanto alla donna che stava tentando di convincere, le posò una mano sulla pancia e la fissò dritto negli occhi per terminare il suo pensiero. -Potresti impedirglielo se avessi di nuovo la tua magia.-

La bocca di Zelena si piegò nel suo solito ghigno inquietante. -Dove devo firmare?.-

Quando riaprì gli occhi Regina non seppe dire che ore fossero, disorientata com'era dal posto, dai suoni e dagli odori a lei così poco congeniali. Ciò che sapeva con certezza era che fosse ormai mattina e che aveva dormito nella foresta all'accampamento dell'Allegra Brigata, nella tenda di Robin. La notte precedente non aveva saputo resistere quando, prima l'ex ladro e poi suo figlio, avevano insistito perché rimanesse. A dire il vero aveva accettato con gran piacere. Stare di nuovo con loro era molto più importante della situazione sconfortevole e, contrariamente a quanto preventivato, addormentarsi non fu così difficile. I brutti pensieri, l'ansia, le preoccupazioni e la stanchezza svaniti per qualche ora, mentre fissava lo sguardo dolce del suo uomo e sentiva il respiro calmo del piccolo ometto accoccolato contro il suo petto. Che avesse un debole per i bambini, e uno spiccato istinto materno, era risaputo, ma col figlioletto di Robin era stato amore a prima vista, proprio come con Henry. E la cosa migliore era che il sentimento fosse reciproco. Si stiracchiò e si apprestò ad uscire, ma fu sorpresa da Roland che entrò nella tenda in punta di pedi, probabilmente per non svegliarla, e si fermò di colpo dopo essersi accorto che lo era già.

-Buongiorno!- gli disse Regina ridendo per l'espressione sorpresa che era apparsa sul suo volto, -che ci fai già sveglio?-

Roland sfoderò uno dei suoi bellissimi sorrisi che gli facevano spuntare due adorabili fossette sulle guance, e scrollò le spalle non sapendo cosa rispondere.

-Dov'è papà?- provò con un'altra domanda alla quale il piccolo rispose prontamente.

-Sta preparando la colazione. Mi ha detto di venire a svegliarti. Perché sei partita?-

Il cambio repentino di argomento la sorprese solo per un attimo, aveva imparato presto che i bambini hanno la capacità di pensare e fare mille cose diverse contemporaneamente. -In città sono sorti alcuni problemi e sono dovuta andare in un posto per recuperare delle cose che ci aiuteranno a risolverli.- Rispose restando sul vago, chiedendosi quanto Roland avesse intuito della brutta situazione in cui si trovava Storybrooke.

-Perché sei il sindaco?- Lingua sciolta e mente sveglia, somiglia tanto a Henry, pensò lei annuendo.

-La torta di mele di Granny è buona ma non come la tua- le disse cambiando nuovamente soggetto e provocandole una risata genuina.

-Davvero?-

-Sì. Mi è mancata la tua torta di mele, e anche tu- rispose lui serio

Regina gli carezzò la testolina riccioluta. -Allora ti prometto che appena avremo tempo ne preparerò una enorme solo per te. E magari potresti darmi una mano-

Roland batté felice le mani per entrambe le proposte. Regina porgendogli la mano fece per uscire dalla tenda, ma fu bloccata ancora una volta dalla loquacità di quel piccolo vulcano.

-E quando i problemi saranno risolti tu e papà vi sposerete-

Non era una domanda ma un'affermazione convinta che la lasciò di sasso. Com'era arrivato a quella conclusione? Lo aveva sentito da Robin o ci era arrivato da solo? Ne sarebbe stato felice o avrebbe detestato l'idea?

-Regina?- la ridestò Roland. -Quando sarete sposati tu diventerai la mia mamma?-

Questa nuova domanda le azzerò la salivazione. Tante volte si era soffermata a pensare a cosa avrebbe significato stare insieme a Robin. Costruire una famiglia con i loro figli, non c'era niente che desiderasse di più. Ma Roland cosa ne pensava? Non riuscendo a indovinare la risposta dalla sua espressione decise di parlargli nel modo più sincero che poteva. Si abbassò al suo livello per incrociarne lo sguardo e gli prese il mento tra le dita.

-Sarò per te tutto ciò di cui avrai bisogno. E se lo vorrai, ti prometto, che farò del mio meglio per meritarmi quel titolo-

-Io voglio che tu sia la mia mamma- sentenziò con risolutezza il bambino. Regina aveva gli occhi lucidi. -Però non voglio aspettare il matrimonio se ci vuole troppo tempo. Facciamo che lo sei già adesso?- propose speranzoso.

Una sottile lacrima andò a bagnare il sorriso luminoso della donna, -Ne sarei davvero onorata.-

In quel momento Robin fece il suo ingresso nella tenda annunciando che la colazione era pronta. Il piccolo corse fuori, evidentemente affamato, e l'uomo si avvicinò a Regina. -Va tutto bene?-

-Sì- rispose lei asciugandosi il viso prima di sporgersi leggermente in avanti e unire le loro labbra per un tenero bacio. -Tra poco dobbiamo incontrare gli altri, pensavo di passare a casa per una doccia veloce-

-Perché prima non mangi qualcosa?- suggerì lui con fare premuroso

-Lo farò strada facendo, tranquillo. Ci vediamo lì?-

-Certo- rispose Robin. Regina fece per andarsene ma lui la fermò prendendole delicatamente la mano e intrecciando le dita con le sue. -Non avrei potuto desiderare una madre migliore per i miei figli- le sussurrò soavemente, facendole capire di aver ascoltato il dialogo tra lei e Roland.

Quelle parole ebbero il potere di turbarla notevolmente. “I miei figli” aveva detto, includendo nel quadro anche il bambino di Zelena, ovviamente. Lei invece non lo aveva fatto quando prima si era immaginata la famiglia che avrebbero formato. Si impose di non pensarci e di non lasciar trasparire nulla. Gli restituì un sorriso e si trasportò a casa con la magia.

Procurarsi tutti gli ingredienti necessari per l'incantesimo era stato tutto sommato semplice per Emma. La cripta di Regina e la villa dello stregone erano ben forniti, e lei ormai sapeva esattamente come muoversi nei due posti nei quali aveva trascorso gran parte del suo tempo durante le ultime settimane. Vi si era rifugiata dopo aver deluso irrimediabilmente suo figlio. Mente e cuore in subbuglio, divisi tra senso di colpa e soddisfazione, tra la voglia di rimediare e la necessità di proseguire col suo piano. Aveva trovato molte cose utili, più che altro al secondo obiettivo, e aveva avuto modo di pensare a come agire. Il libro che aveva portato a Zelena faceva parte di queste scoperte, ma adesso che i suoi amici/nemici avevano fatto ritorno non era più abbastanza. Dunque raccolti gli ingredienti elencati dalla Strega Perfida, aveva preso con sé anche un altro paio di oggetti che avrebbero fatto sicuramente al caso suo. Riapparve nella cella della donna scelta come alleata e la trovò ad armeggiare con ciotole e ampolle che le aveva precedentemente procurato. Le porse le nuove cose osservando attentamente ogni suo movimento mentre, concentrata, le versava e le mischiava all'intruglio che stava preparando. Il liquido, stranamente denso (e con davvero un pessimo odore), prese a ribollire provocando un sorriso poco rassicurante sul volto della strega.

-Allora, ha funzionato?- chiese impaziente Emma

-Più o meno. Manca ancora un ultimo ingrediente-

-E non potevi dirmelo prima?!- sbottò la bionda

-Sì, avrei potuto, ma volevo assicurarmi che avresti mantenuto la tua promessa-

La Signora Oscura con un movimento del polso bloccò Zelena contro il muro e le parlò minacciosa. -Forse non ti è chiaro strega che non sei nella posizione di porre condizioni. L'unica tua opzione è fare esattamente quello che ti chiedo, senza fare domande o richieste. Quindi basta con i giochetti.-

La rossa provò a divincolarsi mentre ascoltava. -Non puoi farmi del male perché altrimenti ne faresti anche al bambino. Sarai anche diventata l'Oscuro, ma sei pur sempre Emma Swan la Salvatrice.-

Emma, continuando a tenerla bloccata, fece fluttuare Zelena avvicinandola a sé, finché i loro visi non furono che a pochissimi centimetri di distanza. -Se fossi in te non ci metterei la mano sul fuoco- le sussurrò prima di riposizionarla alla postazione di lavoro e liberarla.

Poche volte nella sua vita Zelena aveva avuto tanta paura, si sistemò nervosamente i vestiti e guardando l'altra con la coda dell'occhio le disse quello che voleva sapere.

-Una goccia del tuo sangue, è l'ultima cosa che manca-

-Bene. Meglio per te che tu non faccia scherzi-

-Tranquilla, ho afferrato il concetto- si difese la rossa dal tono intimidatorio di Emma, poi spiegò l'importanza di quel particolare ingrediente

-L'Oscurità che permea tutto il tuo essere scorre direttamente nelle tue vene, e costituisce l'essenza stessa del pugnale. L'incantesimo sfrutta proprio questo legame.-

Emma la fissò per qualche istante, decidendo di fidarsi fece apparire una lama e si procurò un piccolo e profondo taglio sul palmo, strinse il pugno e lo sospese sull'ampolla.

-Ci siamo quasi- disse, mentre la goccia di liquido rosso cadeva come a rallentatore davanti al suo sguardo assorto.

Entrando nel negozio dei pegni a Cassandra sembrò di essere tornata nella Sala delle Reliquie di Camelot, con la differenza che questo posto era decisamente più piccolo, e gli oggetti non sembravano nascondere chissà quali proprietà mistiche. Nonostante nessuno li avesse avvertiti prima, Gold e Belle non furono sorpresi di quella pacifica invasione, perché, pur non avendo più i suoi poteri, Tremotino restava sempre il maggior esperto di magia di questo mondo. Purtroppo la presenza di così tante persone insieme non era mai un buon segno.

-In cosa posso esservi utile signori?- chiese con la sua classica flemma l'ex Dark One.

-Siamo stati a Camelot per incontrare Merlino, ma i nostri piani non sono andati a buon fine. Avevamo trovato un modo per rintracciarlo, poi siamo stati attaccati e abbiamo perso l'oggetto che ci avrebbe aiutati- spiegò brevemente Regina, che nel proferire l'ultima frase lanciò un'occhiata alla nuova arrivata. Anche Gold fissò quindi Cassandra, e lei abbassò lo sguardo andando a cercare riparo, o conforto, dietro le spalle di Killian.

-Anche il modo che avevamo trovato per raggiungere il Regno Eterno è andato distrutto- completò il racconto il pirata.

-In pratica siete nuovamente al punto di partenza- commentò Tremotino guardando serio le facce dispiaciute di tutti. -Il che significa che se non potevo aiutarvi prima, non posso farlo neanche adesso-

-Dovrà pur esserci qualcosa che puoi fare!- esclamò Regina esasperata

-Se non potevo attraversare i mondi quando ero il Signore Oscuro, come pensi che possa farlo ora che non ho più neanche la magia?- gridò l'uomo di rimando visibilmente alterato. Belle gli prese la mano e gliela strinse appena, rivolgendogli un sorriso di conforto e incoraggiamento che lo calmò all'istante.

-Almeno aiutaci a recuperare il pugnale prima che lo trovi Emma- propose David

-Recuperare da dove?- chiese confuso Gold

-Lo abbiamo nascosto e dimenticato di proposito dove con un incantesimo- spiegò sospirando il principe.

Tremotino si voltò subito a guardare Regina. -Tu hai praticato una magia irreversibile senza preoccuparti di creare una scappatoia? Pensavo di averti insegnato meglio di così, cara- la rimproverò severo.

-Non c'è alcun modo di recuperare questi ricordi o di rintracciare il pugnale?- gli chiese speranzosa Mary Margaret.

-No. Per la seconda domanda invece potrebbe esserci un modo. E' un incantesimo antico che neanche io ho mai praticato, e per il quale serve un ingrediente fondamentale- fece una pausa lasciando tutti in attesa, -il sangue del Signore Oscuro. Ma dubito che qualcuno di voi possa riuscire ad avvicinarsi ad Emma così tanto da poterselo procurare, ora che è diventata così potente.-

La delusione era palpabile, nessuno voleva arrendersi, ma ogni volta che pensavano di fare progressi, mille altri ostacoli gli spezzavano il cammino. Sarebbero mai riusciti a salvare Emma? Killian per la frustrazione batté forte il pugno sulla vetrina che aveva accanto rischiando di romperla, e facendo trasalire tutti.

-Capisco i vostri sentimenti, ma vi sarei grato se evitaste di sfogare la rabbia sugli arredi del mio negozio- disse Gold cercando di non sembrare troppo minaccioso.

-E se lo avesse fatto?- chiese improvvisamente Belle. Si voltarono a guardarla perplessi, e lei si rivolse a suo marito. -Prima hai detto che Regina avrebbe dovuto procurarsi una scappatoia come le hai insegnato. Se lo avesse fatto?-

-Che intendi dire?- chiese Regina alla bibliotecaria

-Qualche tempo fa, quando Tremotino era ancora in coma ed Emma non si trovava, mi desti una cosa. Una busta precisamente, piena ma senza alcuna indicazione, e mi dicesti di non aprirla mai. Di non parlarne mai a nessuno, nemmeno a te, e di conservarla in un posto sicuro. Mi dicesti anche che avrei capito da sola se e quando sarebbe servita, e credo che quel momento sia ora- rispose la signora Gold lasciando tutti a bocca aperta. Sparì nel retro del negozio e tornò poco dopo con in mano la lettera misteriosa.

Regina la aprì subito e ne sfilò quella che aveva tutta l'aria di essere una mappa. Adesso sapevano dove era nascosto il pugnale.

-C'è un motivo se sei sempre stata tu la mia allieva preferita- ammise soddisfatto Tremotino.

L'intruglio preparato da Zelena divenne sempre più scuro e cominciò a ribollire con più veemenza nel largo recipiente in cui era stato travasato, fino a che non parve esplodere, costringendo la strega e la Signora Oscura ad indietreggiare di qualche passo. Le due furono comunque investite dalla nuvola di fumo che si sollevò per poi disperdersi pochi istanti dopo. Emma guardò Zelena con un sopracciglio alzato palesando la propria perplessità, la strega le fece segno di avvicinarsi alla pozione. La bionda obbedì, guardò all'interno del recipiente e vide che la superficie, prima scura, ora era limpida e rifletteva delle immagini come uno schermo. Distinse chiaramente un'ampia area appartenuta alla foresta, il terreno battuto e degli edifici in costruzione.

-Dannazione! Avrei dovuto immaginarlo!- imprecò.

La rossa osservò a sua volta le immagini e le chiese: -Conosci questo posto?-

-Certo. E' il nuovo cantiere nella foresta. Sono stata una stupida a non pensarci prima- rispose l'altra, che poi rimase in silenzio per diversi minuti assumendo un'aria pensierosa.

-Bene, direi che ho fatto la mia parte. Adesso tocca a te tenere fede alla promessa Signora Oscura- disse d'un tratto Zelena porgendo il polso col bracciale che le bloccava i poteri ad Emma.

L'Oscura sorrise, -Un accordo è un accordo, cara- ribatté facendo il verso a Tremotino, poi liberò magicamente il polso dell'altra che sentì subito la propria magia irradiarsi nel suo corpo.

-Adesso spero tu faccia esattamente quello che mi aspetto da te- continuò Emma indicando l'esterno dell'edificio.

-Oh non temere. Muoio dalla voglia di riabbracciare la mia sorellina- la rassicurò Zelena prima di sparire in una nube verde.

-E mentre tu ti occuperai di Regina, loro si intratterranno con tutti gli altri- disse ancora la bionda mentre cospargeva alcun pagine di un altro libro antico con quella che sembrava la polvere della chiave di Henry. Quella che aveva distrutto con le proprie mani.

Regina era uscita da pochi minuti dal negozio di Gold col resto del gruppo diretta al cantiere, quando sentì il suo cellulare squillare. Dopo una rapida occhiata al display rispose.

-Robin qui abbiamo finito è inutile che ci raggiungi. Arriviamo noi da te- disse tutto d'un fiato. Quando gli altri si accorsero della sua espressione atterrita si fermarono. La mora allontanò il telefono dall'orecchio e chiuse la chiamata meccanicamente.

-Che succede?- le chiese preoccupata Mary Margaret

-Zelena- ringhiò semplicemente il sindaco

-Ma come? Non è possibile... . Non penserai che Emma... . Oddio- ragionò ad alta voce Snow.

Poi un ruggito spaventoso squarciò l'aria. Proveniva senza dubbio da Main St stando al flusso di persone terrorizzate che correvano verso di loro. Biancaneve tornò a rivolgersi a Regina

-Tu vai da Robin, qui ci pensiamo noi-

Quasi si pentì di aver allontanato l'unica persona in grado di usare la magia quando si ritrovò a fissare spaventata, come gli altri, due enormi bestie che producevano versi orribili e avanzavano a passo sicuro sulla grande via. Entrambi i mostri erano ibridi raccapriccianti, uno aveva per metà fattezze umane, di donna precisamente, e il resto del corpo di serpente. Il secondo era molto più grosso ed era un'accozzaglia di animali diversi, una parte leone, una drago, una capra, aveva una coda a forma di serpente e delle grandi ali.

-Que... quella è una chimera?!- chiese balbettando Henry, terrorizzato ed eccitato allo stesso tempo

-Non so che bestia sia ma sembra parecchio pericolosa. Stai indietro ragazzo- gli suggerì Killian.

-Mary Margaret torna al negozio a procurarti delle armi- prese in mano la situazione David rivolgendosi a sua moglie, poi al nipote -Tu Henry corri dalla Madre Superiora e raduna tutte le fate. Ho il sospetto che qualche freccia o qualche colpo di spada potrebbero non bastare contro mostri del genere.-

I due corsero subito verso le mete a loro indicate.

-Nel frattempo noi cosa facciamo?- chiese il pirata al principe. David sfilò la pistola dalla fondina e la puntò in alto

-Tu allontani chiunque si trovi ancora nei paraggi, mentre io provo a tenere occupati questi due cucciolotti-

Killian annuì, poi si voltò in cerca di Cassandra -Tu mi dai una mano dolcezza?- ritrovandosi a chiederlo al nulla perché la ragazza era scomparsa. Non ebbe il tempo di preoccuparsene perché David aveva già sparato un paio di colpi attirando l'attenzione dei mostri.

Regina raggiunse in brevissimo tempo il punto della foresta poco distante dall'accampamento. Robin era legato stretto ad un albero e Zelena gli stava di fianco in attesa che la mora facesse la sua comparsa, le bastò intravederla e un sorriso di sfida le adornò il viso.

-Oh eccoti! Mancavi solo tu a questa riunione di famiglia. Mi mancavate, e poiché non mi fate mai visita, ho pensato di venire io da voi. Contenti?-

-Lascialo andare!- le intimò Regina, per niente in vena di scherzi

-Perché, Hai paura che possa piacergli?-

Il sindaco furente formò subito una sfera di fuoco sulla sua mano destra.

-Regina no, il bambino!- gridò Robin per fermarla temendo che la donna se ne fosse dimenticata.

Zelena, ancora sorridente, si accarezzò la pancia, -Grazie caro- e gli fece un occhiolino.

Regina senza perdere il contatto visivo con la sorellastra lanciò la sfera guidandola verso le corde che costringevano Robin, liberandolo.

-Sei la solita guastafeste- si lamentò la Strega dell'Ovest, mentre la ex Evil Queen aiutava l'uomo, che era finito in terra, a rialzarsi. Sinceratasi che stesse bene si rivolse ancora a Zelena

-Come hai fatto a scappare dalla tua cella?-

-Ho avuto un piccolo aiuto da Emma- le rispose l'altra avanzando di qualche passo, -per qualche motivo adesso mi è molto più simpatica. Forse perché ho scoperto che abbiamo diverse cose in comune, come un certo astio nei tuoi confronti...-

Regina deglutì, la rossa non era la prima persona che la informava del fatto che la nuova Signora Oscura aveva scelto proprio lei come oggetto del suo odio.

-E immagino che la tua nuova amica ti abbia anche restituito i tuoi poteri- disse notando l'assenza del bracciale sul polso dell'altra.

-Beh, mi pare ovvio sorellina- e prima che la mora potesse rendersene conto fece apparire quello stesso accessorio che bloccava la magia sul suo di polso. -A te sta meglio non trovi?-

Robin corse subito a fare da scudo alla sua donna puntando l'arco che aveva raccolto da terra contro la strega. Zelena fece un verso sprezzante per sottolineare l'inutilità di quel gesto.

-Spero che mio figlio non erediti la tua stupidità-

-Che cosa vuoi Zelena?- le chiese allora la mora avanzando un po'

-Intendi adesso o in generale?- rispose la rossa con fare canzonatorio. -Sai una cosa? Non fa alcuna differenza perché la risposta è la stessa: Ucciderti!- e così dicendo scaraventò via Hood. In una frazione di secondo fu a un passo dalla sorella, le infilò la mano nel petto e la strinse attorno al suo cuore.

Il campo di battaglia era sgombro, Killian aveva fatto un ottimo lavoro nell'allontanare gli abitanti di Storybrooke, e le fate si erano posizionate tutte intorno per creare una barriera magica che impedisse ai mostri di allontanarsi, trasformando Main St in una vera e propria arena. Le uniche presenze erano, ovviamente, quelle dei contendenti, con David, Mary Margaret e Killian finalmente armati per fronteggiare fauci e artigli.

La donna serpente, che avrebbero poi scoperto si trattava di un'echidna, era veloce e strisciante grazie alla particolarità del suo corpo, il che la rendeva un bersaglio difficile da colpire, ma la cosa che Mary Margaret peggio sopportava erano i suoi versi acutissimi, fastidiosi come unghie che graffiano una lavagna. A quanto pareva lo scopo dell'echidna era tentare di divorare chiunque avesse a tiro, delle semplici frecce avevano come unico effetto quello di farla arrabbiare ancora di più. La chimera, nonostante la stazza, era ugualmente agile, e dalla sua aveva la capacità di sputare fuoco da una delle sue tre teste, quella di drago ovviamente, che le permetteva di colpire a distanza i suoi avversari. David e Hook schivarono un colpo e andarono a ripararsi provvisoriamente dietro alcune auto parcheggiate lungo la via. La fiammata che aveva mancato i due si spense a pochi centimetri dall'echidna, che si allontanò subito emettendo uno dei suoi striduli versi. Biancaneve intuì che la bestia aveva, con ogni probabilità, paura del fuoco e decise di sfruttarla a suo favore, avrebbe incendiato le punte dei suoi dardi.

-Dobbiamo sbarazzarci della testa incendiaria- disse Uncino al vice sceriffo che fu subito d'accordo con lui

-Se hai qualche idea sentiti libero di condividerla-

-Sbaglio o sei tu quello abituato ad uccidere i draghi? Una chimera non sarà peggio-

David si tirò su piano senza farsi notare per studiare la situazione, il pirata aveva ragione ma l'unico modo per avere qualche chance concreta di colpire il mostro era tendergli un'imboscata. Dopo un po' riprese a parlare

-Ok, ascolta devi distrarlo finché io non raggiungerò il tetto di quell'edificio laggiù- indicò a Killian la ferramenta poco distante, di fronte alla biblioteca. -Dopo di che lo attirerai lì vicino e io salterò giù con la spada e gli taglierò la testa-

-Quindi io farei l'esca e tu l'eroe? Non sono per niente d'accordo amico-

-Quel mostro ha la pellaccia dura se non lo avessi notato, avendo entrambe le mani posso imprimere più forza alla spada. Oppure hai paura di farti divorare?-

-Beh l'appellativo “charming” non ti si addice, sei piuttosto sgarbato principe. E comunque non c'è bisogno di due mani per maneggiare bene una spada.-

Si fissarono con aria di sfida ancora qualche attimo, poi David corse verso la ferramenta e Killian spuntò di nuovo in strada pronto a provocare la bestia.

Nel frattempo Mary Margaret cercava disperatamente qualcosa con cui accendere un fuoco, sperava che la chimera lanciasse ancora fiammate dalle sue parti, ma al momento Hook la stava portando nella direzione opposta. Capì che lui e suo marito dovevano avere in mente un piano, perché di sottecchi vide David entrare nella ferramenta. Echidna continuava a strisciare veloce urtando auto, pali della luce e cassette della posta, che spesso venivano scaraventati nelle vetrine dei negozi. La mora vide avvicinarsi la Madre Superiora

-Biancaneve, tenere su la barriera è molto faticoso, molte delle fate sono allo stremo delle forze. Bisogna fare presto-

-Me ne rendo conto. Credo di aver trovato il punto debole della donna serpente, ha paura del fuoco. Se tu potessi accenderne uno incendierei le mie frecce e...-

-No. Queste creature sono magiche, il fuoco non basterebbe-

Snow la guardò preoccupata. -Allora ci vuole un piano di riserva-

-Tu hai un'ottima mira non è vero?- chiese la fata che aveva avuto un'idea

-Sì, il più delle volte-

-Dammi una freccia-

Mary Margaret obbedì e Turchina con la sua bacchetta ne toccò la punta che si illuminò come fosse incandescente, la luce, prima fortissima, prese a pulsare e poi a diminuire un poco di intensità.

-L'ho caricata di magia di Luce- disse a Biancaneve mentre le riconsegnava la freccia incantata, -se siamo fortunati ne basterà soltanto una.-

La principessa incoccò il dardo sul suo arco e prese la mira. L'echidna avanzava verso di lei seguendo un percorso a zig-zag. Prese un respiro profondo e scoccò sperando con tutta se stessa di non mancare il bersaglio. Man mano che avanzava la freccia tornò ad illuminarsi sempre più, sembrava un lampo che procedeva in orizzontale. Le due donne seguirono trepidanti la scia di luce che terminò il suo viaggio nel fianco sinistro della bestia. Il tempo di rilasciare i respiri che avevano trattenuto, poi un'esplosione. Il mostro era sparito, o meglio, si ere come dissolto in una sostanza fluida e nerastra.

Seguendo le direttive di David, Uncino teneva occupata l'altra bestia lanciandogli ciottoli raccolti per strada, e urlandogli parole irritanti

-Ehi scherzo della natura! Com'è avere un solo cervello diviso in tre?-

La chimera ruggiva furiosa mentre con poche falcate raggiungeva il pirata.

-Killian!- si sentì il principe urlare, era il segnale che Hook aspettava.

Cominciò a correre in direzione della ferramenta rasentando il più possibile gli edifici. Quando il mostro fu a tiro David spiccò un salto, e con la spada tracciò un fendente che avrebbe staccato di netto anche la testa di un orco alto sei metri. Rotolò pochi metri più avanti e si rialzò con un sorriso soddisfatto osservando la chimera china su un fianco e apparentemente inerme. Killian col fiatone si avvicinò al principe, stava per dire qualcosa quando entrambi notarono che la bestia si era rimessa in piedi. Sul collo solo una ferita superficiale.

-Com'era quella storia che due mani sono meglio di una?- commentò sarcastico il pirata, poi impugnò la sua di spada e con tutta la forza che aveva in corpo la scagliò contro il mostro. Stava quasi per colpirlo, ma questi spiegò le sue grandi ali e si sollevò in volo lasciando a bocca aperta i due guerrieri.

-Dì un po' principe, con le tue due manine sai anche volare?- Hook derise ancora David che rispose seccato

-Oh falla finita Uncino!-

Dall'alto la chimera fece sfoggio di un'altra abilità, la coda a forma di serpente sputò un liquido viscido, viola scurissimo, verso di loro. I due lo scansarono e il tratto di strada colpito si sciolse come la plastica al contatto col fuoco. Il capitano e il principe fissarono con occhi sgranati il cratere poi si allontanarono di corsa in direzione di Mary Margaret. All'improvviso udirono un altro verso spaventoso, diverso da quello della chimera.

-Ne sta arrivando un altro?- chiese il pirata mentre si infilavano nella veranda del Granny's. Alzarono lo sguardo e videro un enorme drago che in picchiata sfondava la barriera magica eretta dalle fate, e con le sue grosse fauci azzannava la chimera scaraventandola violentemente al suolo.

-Malefica!- esclamò David dopo aver riconosciuto il drago.

La strega muta-forma non diede il tempo alla sua vittima di rialzarsi, mosse la testa all'indietro mentre il lungo collo si illuminava, e con la coda protesse il posto dove si erano rifugiati i tre. Spalancò di nuovo il muso da cui uscì un enorme getto di fuoco che si abbatté sulla creatura mitologica riducendola a una sostanza liquida identica a quella dell'echidna.

Finito il trambusto Malefica riprese le sue fattezze umane e si avvicinò ai resti del mostro appena sconfitto, anche i Charmings e Uncino fecero lo stesso. La strega raccolse un po' di quel liquido scuro strofinandoselo sulle dita.

-Sembra inchiostro- disse rivolta ai tre che la guardarono con aria interrogativa.

Turchina si unì al gruppo subito dopo aver fatto segno alle fate di sciogliere la barriera. -E' così infatti. Questi mostri sono stati animati dalla magia Oscura, prima erano soltanto delle illustrazioni-

-Credi che ne arriveranno altri?- chiese David

-Ne dubito- rispose Gold al posto della Madre Superiora. -Credo che questo fosse solo un diversivo. Un modo per tenervi occupati mentre la Signora Oscura aveva tutto il tempo di recuperare ciò che cerca.-

Mary Margaret guardò suo marito costernata. Killian si mosse veloce verso il cantiere

-Dobbiamo andare!-

Per Regina fu uno sforzo enorme cercare di non urlare nonostante il dolore lancinante, ma non poteva e non voleva dare questa soddisfazione a Zelena. Dal canto suo Zelena stava vivendo il momento atteso per una vita intera, Regina era in ginocchio di fronte a lei con la sofferenza dipinta sul volto, indifesa e con le mani strette al petto... vuoto, perché il suo cuore giaceva ora nelle sue di mani. E nel suo delirio di onnipotenza non poteva fare altro che stringere forte, sempre più forte, godendosi ogni istante e ogni gemito che la mora non riusciva a trattenere. Regina sapeva che se era ancora viva non lo doveva alla resilienza del suo cuore, ma alla voglia di Zelena di prolungare il più possibile la sua agonia. A memoria non riusciva a ricordare di aver mai patito un dolore così grande, neanche quando Greg Mendel l'aveva torturata con la corrente elettrica.

-Non ti permetterò mai di prenderti il MIO bambino! Hai capito? Mai!- le gridava furiosa Zelena con gli occhi che sembravano voler scappare dalle loro orbite, poi una stretta più decisa delle altre, quella che avrebbe frantumato definitivamente il suo cuore.

Stavolta Regina non poté fare nulla per fermare un urlo, era dunque questa la fine della regina? Chiuse gli occhi, senza più forze e senza più fiato, aspettando l'inevitabile.

Zelena non poteva perdersi lo spettacolo della sua odiata sorellastra che si contorceva, e rimase a fissarla con un sorriso trionfante, mentre si apprestava a ridurre in polvere l'organo incantato. Lo sentiva opporre resistenza sotto i polpastrelli. Ancora una stretta e... .

-No!- gridò istintivamente quando si accorse di non avere più nulla tra le mani. Ebbe appena il tempo di voltarsi e si ritrovò impossibilitata a muovere un solo muscolo che non appartenesse alla sua faccia.

Regina riempì d'aria i suoi polmoni prima di provare a rimettersi in piedi e capire cosa fosse successo.. Con la coda dell'occhio vide una figura avanzare piano, senza però riuscire a metterla a fuoco.

-Perché?- sentiva Zelena urlare. -Avevamo un accordo!-

La sagoma si fermò calpestando rumorosamente dei rametti sparsi al suolo.

-Già, e non prevedeva che tu uccidessi Regina- rispose una voce roca artificiosamente calma.

Regina, piegata sulle ginocchia, tirò su la testa e riconobbe Emma. Adesso era la bionda ad avere in mano il suo cuore, ed ebbe la spiacevolissima sensazione di essere finita dalla padella alla brace.

Zelena continuava a sbraitare senza sosta. -Non è giusto! Tu... tu mi avevi detto che avrei dovuto fermarla. Si prenderà il mio bambino! Io devo prendermi la sua vita!- Emma aveva smesso di prestarle attenzione, e lentamente aveva iniziato ad avvicinarsi alla mora. -Tu mi hai ingannata! Te la farò pagare Signora Oscura dei miei stivali! Nessuno si prende gioco della Perfida Strega!-

La bionda sbuffò infastidita dai continui schiamazzi, e con la magia interruppe l'odioso monologo rubando la voce a Zelena, come un tempo aveva fatto Regina con Ariel. Quando fu abbastanza vicina alla mora si abbassò per incontrare i suoi occhi timorosi e fieri allo stesso tempo, e per porle una sola semplice domanda

-Dov'è il pugnale?-

Killian, i Charmings e la fata Turchina raggiunsero velocemente il punto segnato sulla mappa, l'area era deserta, ma era piuttosto evidente che qualcuno vi si era allontanato da poco. Il terreno del campo, sul quale sarebbe sorta una piazzetta con tanto di fontana ornamentale, secondo i progetti di Marco e August, era smosso e presentava una profonda buca.

-Siamo arrivati tardi. Emma ha già preso il pugnale- sospirò il pirata senza nascondere la frustrazione.

Mary Margaret strinse forte la mano di suo marito in cerca di conforto, o per chiedergli silenziosamente cosa fare.

-Non è stata Emma- disse Turchina sorprendendo tutti, -lei è stata qui, ed è stata sicuramente usata della magia, ma non è la sua-

-Che significa?- chiese Hook confuso

-La magia lascia sempre delle tracce che ogni praticante abbastanza esperto è in grado di percepire e riconoscere. E' come una scia. Posso sentire chiaramente quella di una magia oscura e potentissima, ma non è quella di Emma- spiegò la suora

-Come fai ad esserne così certa?- fu David a porre quest'altra domanda

-Perché ogni magia è diversa, unica per ogni individuo che la possiede-

-Ma Emma e diventata oscura adesso, la sua magia potrebbe essere cambiata- suggerì Mary Margaret

-No. Nera o bianca che sia, l'impronta della magia di chi la possiede è una sola, e vi dico che questa non è quella di Emma.-

I tre si guardarono attorno sconcertati, questa svolta non l'avevano prevista.

-Ma allora di chi è?- chiese a bassa voce il principe.

Killian si inginocchiò per raccogliere da terra qualcosa di luccicante che aveva occupato il suo campo visivo. Deglutì rumorosamente quando riconobbe la spilla.

 

 

Widow's corner

Salve bella gente!

Se siete riusciti a leggere fin qui vi sarete accorti di un piccolo accorgimento grafico rispetto ai capitoli precedenti. Poiché quando vado accapo l'editor HTML fa il doppio spazio e non ho grande dimestichezza per modificarlo manualmente, ho sempre preferito evitare. Però ho capito che (forse) così non è sempre chiaro quando inizia un nuovo paragrafo. La soluzione che ho trovato è quella usata qui: ogni nuovo paragrafo sarà distinguibile dalla lettera iniziale in grassetto e sottolineata. Spero apprezzerete.

Se qualcuno di voi non riesce a immaginare la famosa spilla potrei caricarvi uno schizzo al prossimo upgrade, però avrei bisogno del vostro aiuto perché non so come si fa a postare foto o link su questo sito (s'è capito che sono una schiappa?). Se siete timidi, o semplicemente detestate l'idea di scrivermi nel riquadro delle recensioni, potete farlo anche con un messaggio privato.

Grazie infinite a tutti voi che avete la pazienza e la costanza di leggere questa storia nonostante i miei tempi lunghi,

siete mitici, ciao!

 

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Capitolo 7
*** Anime Perse ***


Capitolo 7

Anime Perse

 

Foresta Incantata, alcuni anni prima del sortilegio

Inseguiva quell'uomo già da qualche minuto, il sole era già bello che tramontato, e il Signore Oscuro detestava perdere tempo, il tempo è merce preziosa e il suo lo era di più. Si erano lasciati alle spalle un piccolo paese malandato in cui l'uomo che stava pedinando aveva trascorso il giorno a mercanteggiare cianfrusaglie, chiedendo somme esose e per niente corrispondenti alla loro qualità, approfittando di poveri ingenui da spennare come polli. Aveva una tecnica notevole, doveva ammetterlo, una favella efficace e degna di un oratore. Stavano per inoltrarsi nella foresta quando Tremotino decise di abbandonare ogni prudenza per celarsi al suo obiettivo, o a chiunque avessero incontrato per le strade dissestate del paese.

-Detesto i ciarlatani come te. Esistono modi più... leciti per gabbare le persone, dovresti saperlo visto che sei così bravo con le parole- disse apparendo davanti al malcapitato spaventandolo al punto che la lanterna che reggeva nella mano destra gli cadde rovesciando tutto l'olio, spegnendosi.

-Chi siete?- chiese questi con voce tremante

-Sono il peggior cliente che ti potesse capitare, perché mi prenderò ciò che voglio e tu non ci guadagnerai assolutamente niente-

-No, vi prego! Questo è tutto ciò che possiedo, se mi derubaste non avrei di che vivere- lo implorò il mercante ipotizzando che lo strano uomo che lo stava minacciando fosse un comune ladro

-Oh mio caro ma questo non è affatto un problema, se non troverò quello che mi interessa non avrai alcuna vita di cui preoccuparti- La sua vittima deglutì, e con riluttanza si spostò dal suo carretto, dando a Tremotino il pieno a accesso al suo inventario. Il Signore Oscuro allungò il collo per una rapida occhiata

-Non penso che l'articolo in questione sia tra questa robaccia-

-Signore vi giuro che non ho altro-

-Davvero? Invece credo proprio che tua abbia qualcosa di molto prezioso e che stia tentando di nasconderlo-

-Non so di cosa state parlando- disse il mercante indietreggiando cautamente, mentre il sudore freddo gli imperlava la fronte. Improvvisamente si voltò tentando una fuga, ma i suoi passi vennero nuovamente spezzati da qualcuno.

-Che pessimo bugiardo- commentò la donna che ne aveva interrotto la corsa. -Voglio dire, oltre ad essere un tale incosciente da sfidare così spudoratamente il Signore Oscuro. Dico bene?- Continuò rivolgendosi a Tremotino che non si era mosso nonostante la sorpresa, e che la fissava incuriosito. Era alta e con un fisico slanciato da quanto si poteva intuire sotto le vesti pesanti. Non sembrava di estrazione nobile a causa dei cenci che indossava, eppure il portamento e la pelle chiarissima, ancora più evidente dato il contrasto con i lunghi capelli scuri, raccolti approssimativamente con un fermaglio, lasciava intendere che non fosse una popolana.

-Credo di non aver avuto il piacere mia cara- le rispose Tremotino con un sorrisetto divertito

-Infatti. Non sono di queste parti, e dubito che la mia fama, per niente paragonabile alla tua, possa avermi preceduto- disse lei sfilandosi con movimenti lenti e precisi gli spessi guanti di pelle. Quando rialzò lo sguardo il Signore Oscuro rimase affascinato dalla particolarità dei suoi occhi. Erano di un colore inconsueto, a metà strada tra il verde e il castano, un colore molto simile all'ambra che li rendeva magnetici. Nonostante i lineamenti marcati e un po' spigolosi, caratteristiche lontane dai suoi canoni di bellezza, il fascino di quella sconosciuta era innegabile. Il mercante, ignorando il ping pong tra i due, si guardava intorno frenetico in cerca della maniera per dileguarsi. Stava per fare l'ennesimo tentativo quando sentì il terreno sotto i suoi piedi perdere consistenza, e se stesso finire sotterrato fino al busto, impossibilitato a muoversi. Tremotino aveva assistito alla scena piacevolmente colpito, la bella straniera sapeva usare la magia.

-A questo punto mi sembra evidente che sei una forestiera. Io conosco tutti i praticanti di arti magiche di queste terre, molti di loro li ho addestrati personalmente. Qual è il tuo nome?-

La donna girò intorno all'uomo che aveva intrappolato al suolo e si avvicinò al Signore Oscuro ancheggiando con aria soddisfatta e compiaciuta.

-Morgana- rispose, -e vengo da Camelot-

Storybrooke, il nostro tempo

Killian era piegato sulle ginocchia e fissava il piccolo gioiello a forma di ancora che aveva raccolto da terra, la mano gli tremava impercettibilmente mentre la testa gli si affollava di dubbi e di pensieri.

-Hai trovato qualcosa?- gli chiese Mary Margaret ridestandolo. Lui si rialzò e mostrò a tutti la spilla

-Questa ce l'aveva Cassandra, gliel'ho data io proprio ieri sera-

-Chi è Cassandra?- domandò la fata Turchina che non aveva conosciuto la giovane

-E' una ragazza che abbiamo conosciuto durante il nostro viaggio a Camelot. Ci è stata di grande aiuto e l'abbiamo portata qui con noi per salvarla dalle grinfie di Artù e dei suoi cavalieri- rispose Biancaneve. -Perchè credi che sia venuta qui?- chiese poi a sua volta al pirata che scosse la testa

-Non saprei, ma sembra scomparsa, e Emma ieri quando l'ha vista non era entusiasta-

-Questa Cassandra ha dei poteri magici?- li interruppe con un'altra domanda Turchina.

Hook fece una mezza risata scettica. -Non penserai che...- disse, poi si fermò. Non poteva credere ai sospetti della fata, basati su cosa poi? Se la madre Superiora avesse conosciuto Cassandra non le sarebbe mai passata per la mente un'assurdità simile. No era molto più probabile che la ragazza, nel tentativo di aiutarli, fosse stata sorpresa dalla Signora Oscura, e loro, invece di stare lì ad accusarla, avrebbero dovuto darsi una mossa per scongiurare il peggio. Quella ragazzina dagli occhi grandi e sinceri non poteva essere nessun altro che la giovane in difficoltà di cui si erano fidati, e che avevano deciso di aiutare. Qualsiasi altro pensiero era semplicemente ridicolo.

-Qualsiasi cosa tu stia pensando ti sbagli di grosso- disse con tono deciso alla suora

-Beh non sarebbe la prima volta, che di ritorno da un viaggio in un altro mondo o tempo, ci si porti dietro qualcuno di potenzialmente pericoloso- asserì David facendo del suo meglio per non sembrare sarcastico, ma Killian parve offendersi lo stesso

-Se ti stai riferendo a Elsa vorrei ricordarti che, alla fine, il vero pericolo non era lei-

-Basta così!- Li rimproverò la fata alzando il tono della voce, -è inutile litigare tra di noi quando qualcosa, o qualcuno, di ignoto minaccia la città. Uncino spero davvero di sbagliarmi sul conto della vostra amica, ma per adesso ogni nuovo arrivo o anomalia è sospetto. La potenza magica che percepisco in questo posto è qualcosa che non ho mai sentito-

-Hai detto che le scie magiche sono distinguibili per i praticanti esperti, giusto? Se Cassandra fosse una strega non credi che Regina se ne sarebbe accorta?- Provò ancora il pirata, deciso più che mai a scagionare la giovane.

-E' una giusta osservazione, ma maghi e streghe di livello superiore sono in grado di occultare le tracce-

-Quindi secondo te Cassandra non solo sarebbe una strega, ma sarebbe anche tanto potente da ingannare la Regina Cattiva o il Signore Oscuro? E poi che senso avrebbe renderle visibili ora? E' un'assurdità!-

-Probabilmente hai ragione Killian, ma ne ha anche Turchina quando dice che ora andrebbero prese in considerazione tutte le ipotesi- intervenne David, seguito a ruota da Mary Margaret

-Non potrebbe essere stata Emma ad evocare questa nuova potenza oscura che senti, come ha fatto con i mostri di inchiostro?-

-Certo potrebbe- ammise la suora, -per questo credo sia opportuno fare delle ricerche. Io e le mie sorelle proveremo a creare un incantesimo per scovare la fonte di questa magia, anche se sarà difficile con questi pochi elementi-

-Io invece torno al negozio di Gold. E' lì che abbiamo visto Cassandra l'ultima volta, magari scopro qualcosa.- Hook si incamminò nervoso senza aspettare consensi.

-David noi dovremmo andare a cercare Regina- disse Mary Margaret al marito visibilmente preoccupata, -ho un brutto presentimento.-

Emma teneva in mano il suo cuore a pochi centimetri da lei, avrebbe potuto allungare un braccio e riappropriarsene in un attimo, e il pensiero le aveva davvero sfiorato la mente. Mente che per sua fortuna era sempre stata attenta e razionale, evitandole innumerevoli volte di cacciarsi nei guai. Tenendo a bada le emozioni, la paura su tutte, e analizzando la situazione con obiettività, forse si poteva affermare che il fatto che Emma fosse lì a mani vuote, cuore suo a parte, era un vantaggio, perché Mary Margaret e gli altri erano riusciti ad arrivare al pugnale prima di lei. Certo lo sguardo incandescente che le stava piantando negli occhi non poteva lasciare tranquilli.

-Non mi rispondi, eh? Spero per te che sia la paura ad averti tolto le parole, perché la spavalderia, ora come ora, ti si ritorcerebbe contro- tuonò la Signora Oscura stanca di attendere invano una risposta alla sua domanda. Dopo aver scoperto il nascondiglio del pugnale con l'aiuto di Zelena, e aver messo in atto un diversivo, vi si era precipitata ansiosa di ottenere il pieno controllo dei suoi poteri, rimanendo di sasso quando si era accorta che l'arma non era più lì. Non aveva la più pallida idea di come Regina e gli altri avessero fatto ad anticiparla, ma questa era davvero l'ultima goccia. In preda all'ira era corsa ad interrompere il tète a tète tra sorelle, decisa più che mai a riversarla tutta sulla sua nemesi. Si allontanò dalla mora di un passo o due rimettendosi dritta

-Sono parecchio infastidita, sai?- Continuò a dirle mentre si rigirava pericolosamente tra le mani il suo cuore. -Ho speso giorni interi a cercare un modo per aggirare il tuo stupido incantesimo della memoria, sai quanto odio fare ricerche sui libri, e sai anche che la pazienza non è il mio forte. Ma stavolta ho voluto seguire il tuo esempio, stavolta, mi sono detta, ne varrà la pena. Così ho messo a punto il mio piano con minuzia e senza frenesia, convinta che così facendo non avrei trascurato nessun particolare, che sarei stata pronta a far fronte ad ogni imprevisto. Ho persino portato il circo in città, con la ranocchia la serpentessa e quell'obbrobrio con le ali- Regina la vide indicare con le braccia larghe Zelena e un punto indefinito oltre il bosco, -il tutto per darmi il tempo di godere della mia vittoria. Peccato che tu abbia un talento formidabile nel mettermi il bastone tra le ruote.-

Regina, riacquistando un po' di sicurezza, ribatté sarcastica, -Mi sembra che tu abbia effettivamente trascurato un particolare, e neanche di poco conto, una cosa che ho imparato tanto tempo fa sulla mia pelle, e che tu dovresti conoscere bene: gli eroi vincono sempre!-

Emma scoppiò in una risata fragorosa. -Dimenticavo che adesso ti consideri un'eroina. Presuntuosa-

-Oh no mia cara, non parlavo affatto di me, ma dei tuoi genitori. Sono riusciti per l'ennesima volta a sgominare la strega cattiva di turno. Dovresti esserne fiera-

Lo sguardo di Emma tornò per un attimo serio, poi riprese a sorridere amaramente. -Mi risulta difficile esultare per i loro successi se questi vanno contro i miei interessi-

-Non deve essere per forza così-

-E tu cosa ne sai?-

-Ne so molto più di quanto credi- rispose Regina con tono grave. -So quanto può essere seducente l'Oscurità, so cosa si prova ad avere tutto quel potere. Ti fa sentire viva e invincibile, ti fa credere che niente più al mondo potrà ferirti, ma è esattamente il contrario. L'Oscurità ti isola, ti consuma, ti corrompe l'anima. E ogni volta che cedi alla tentazione ti fa precipitare in un abisso dal quale diventa sempre più difficile riemergere. L'unico modo è aggrapparsi alla luce, se ce n'è anche solo uno spiraglio, un raggio sottile e impercettibile, devi afferrarlo con tutte le tue forze e risalire. Se ce l'ha fatta io, puoi farcela anche tu.-

Emma aveva fissato Regina per tutto il tempo senza battere ciglio. -Io non sono come te, tu sei debole, l'Oscurità non riuscirebbe mai a consumarmi, perché io posso dominarla- ribatté sicura.

-Ne sei convinta? A me invece sembra che si stia già servendo senza troppi complimenti. Emma noi siamo più simili di quanto credi, non è troppo tardi per te come non lo era per me. Il mio appiglio è stato Henry, e sarà anche il tuo, insieme al resto della tua famiglia, devi solo tendere loro una mano- concluse il sindaco. Sperava di aver almeno scalfito la spessa corazza dietro cui si era rifugiata la bionda. Henry le aveva raccontato del suo tentativo mezzo riuscito. Che per un attimo Emma aveva abbandonato le tenebre e stava tornando ad essere se stessa. E adesso lei aveva provato con la stessa tattica, ma con scarsi risultati. La ex Salvatrice sembrava annoiata

-Che bel discorso toccante... a cuore aperto direi- commentò mostrando l'organo alla sua proprietaria. -Basta così, dei miei genitori mi occuperò più tardi, adesso preferisco finire quello che ho iniziato con te.-

Regina si irrigidì aspettando di sentire di nuovo il suo cuore in una morsa terribile, invece la Signora Oscura si avvicinò a Zelena che, non potendo parlare, esprimeva tutto il tuo terrore sbarrando gli occhi. Le accarezzò con gesti ampi il ventre e tornò a rivolgersi alla mora.

-E se facessi male al cucciolo di Robin Hood che è qui dentro?-

La mora si costrinse a mostrarsi impassibile, non era contenta del fatto che la sua sorellastra fosse incinta del figlio del suo fidanzato, ma quella piccola creatura innocente era pur sempre sangue del sangue di Robin. -In tutta sincerità? Mi risolveresti un bel problema- disse assumendo il tono più indifferente che poteva. Forse Emma avrebbe creduto al suo bluff, come aveva fatto Zelena che si era voltata sconvolta nella sua direzione.

-Bugiarda- sibilò la bionda, e tornando a guardare la donna dai capelli rossi vide spuntare tra gli alberi l'arciere di Sherwood. -Lupus in fabula!- esclamò, -ecco arrivare “l'uomo d'onore” armato di stuzzicadenti.-

Robin si approcciò alle tre fissando Emma con aria trova. -Regina stai bene?- chiese alla mora. Poi senza attendere risposta puntò una freccia in direzione della Signora Oscura. -Allontanati da mio figlio!-

-Robin va via, è pericoloso e non c'è niente che tu possa fare!- provò a dissuaderlo Regina.

-Sì Robin, dai ascolto alla tua innamorata- fece Emma con fare divertito, -ci siamo già passati una volta, e mi pare di ricordare che non sia stata una bella esperienza per te.-

Robin digrignò i denti, di qualsiasi cosa fosse capace la Dark One lui non aveva paura. -Non vado da nessuna parte finché la mia famiglia è in pericolo- la sfidò.

-Peggio per te-

La notte era scesa velocemente, e il buio ora inghiottiva la foresta accompagnato da un vento freddo e umido che sferzava i rami degli alberi, e i visi imperturbabili delle sole due persone libere di muoversi in quel tratto di bosco. Tremotino e Morgana si fronteggiavano a pochi passi di distanza, e subito dietro di loro, costretto in una fossa, c'era ancora lo sfortunato imbroglione che avevano, per qualche motivo, preso di mira, e che pregava silenziosamente di uscire vivo da quella situazione.

-Morgana- ripeté il Signore Oscuro dopo che la donna gli aveva rivelato la sua identità, -che brutto nome cara- commentò senza preoccuparsi di risultare scortese, e senza ottenere reazioni. -E' stato gentile da parte tua volermi aiutare con questo furfante, ma non ce n'era alcun bisogno. Adesso puoi anche andare- le disse infine agitando la mano come se volesse scacciare un insetto. Morgana non si mosse

-A dire il vero gli ho impedito di fuggire perché ha qualcosa che mi preme avere- spiegò

-Beh, il suo carretto è lì, serviti pure- fece lui spostandosi verso l'uomo intrappolato

-Ti ringrazio ma ho già fatto-

Tremotino ruotò il capo per guardarla, sentendo la rabbia montare quando si accorse di ciò che la donna teneva tra le dita. -Quello è mio- le ringhiò indicando l'oggetto che altro non era che un fagiolo magico. Lei scosse la testa e lo strinse in un pugno

-Eppure ce l'ho io-

-Ancora per poco. Nessuno si prende gioco del Signore Oscuro a meno che non abbia istinti suicidi- la sua voce vibrava pericolosamente.

-Lo so benissimo. Sono confinata in queste terre da molto tempo, e conosco tantissime cose sul tuo conto-

-Allora saprai che sono un tipo piuttosto violento- la minacciò lui, stanco della sfacciataggine con cui la strega gli parlava.

-Certo, e so anche che hai una propensione a stipulare accordi-

-Perché dovrei stringere un accordo quando mi basterà un dito per spezzarti il collo e prendermelo?-

-Perché, per quanto desideri ricongiungerti col tuo figlio perduto, vuoi anche il potere, e io posso offrirti un modo per ottenerne a dismisura- gli disse gongolante per il lampo di interesse che aveva attraversato lo sguardo di Tremotino.

L'Oscuro si avvicinò alla donna così tanto che lei poté notare al meglio ogni dettaglio della sua pelle verdognola e luccicante. -Come fai a sapere di Baelfire?-

-Forse volevi chiedermi: come riuscirai a mantenere le tue promesse?- Tremotino non rispose e lei continuò. -Da quando sono qui ho cercato un modo per tornare a casa mia, ma ho scoperto presto che non si trattava di un'impresa facile. Un tempo Mistheaven era una terra piena di possibilità, adesso pare che gli oggetti in grado di aprire portali siano merce rarissima, quasi impossibile da reperire. Se non sai dove cercare- indicò con un cenno il mercante. -Ne ho incontrati molti di ciarlatani ed imbroglioni, persone che non possono più raccontarlo in giro, fino a che non mi è giunta voce di questo qui-

-A tirare troppo la corda si spezza, mia cara- sibilò a denti stretti Tremotino, ne aveva abbastanza di tutte quelle chiacchiere.

-Vieni a Camelot con me- disse Morgana sorprendendo il folletto che adesso la osservava con aria perplessa. -Lì c'è un uomo, uno Stregone molto potente, capace di aprire portali verso ogni mondo, e di renderti invincibile-

-Sciocchezze- rispose lui seccato

-Affatto! Il suo nome è Merlino, è il mio maestro. E' stato lui a esiliarmi qui, perché spaventato dal mio potenziale. Mi ha fatto un torto enorme e io ho intenzione di vendicarmi, solo che da sola non ci riuscirei mai. Quindi, una volta in possesso del fagiolo sarei venuta da te a proporti questo accordo, ma tu mi hai battuto sul tempo- rivelò finalmente. A Tremotino però non sembrava importare

-Ti rendi conto che la cosa più conveniente per me resta ancora ucciderti e prendere il fagiolo?-

Morgana sorrise nervosa -Sì se ricongiungerti a tuo figlio fosse il tuo unico obiettivo. A Camelot Merlino lavora per la famiglia reale, e nel castello possiede un reliquiario dove sono stipati artefatti magici di ogni fattura e provenienza, che saranno tutti tuoi dopo che mi avrai aiutato a sconfiggerlo-

Il Signore Oscuro era ancora titubante, -Tutto questo perché ti ha esiliata? E' tanto male la Foresta Incantata?- le chiese sarcastico

-Mi ha negato la possibilità di compiere il mio destino. Aiutami e avremo entrambi ciò che desideriamo- rispose serrando la mascella. Tremotino fece un risolino dei suoi

-Non ho ancora capito se sei più determinata o incosciente, ma ti darò una possibilità. Ricordati soltanto che se non otterrò una sola delle cose che mi hai promesso il nostro accordo sarà nullo, e io ti ucciderò.- Dopo quest'ultimo avvertimento attese che la strega attivasse il portale.

Il mercante urlò fino a che il fuoco nella sua gola glielo permise, mentre vedeva il vortice allargarsi sempre più e lambire la buca in cui era intrappolato. Quando i due vi sparirono dentro, e il portale si richiuse repentinamente, l'uomo era ancora lì. Intero e sconvolto, esausto e abbandonato a se stesso, vivo e aggrappato alla speranza che un'anima passasse presto di lì.

Lungo Main St. i proprietari dei negozi che avevano subito i danni peggiori dall'attacco dei mostri mitologici, passato lo spavento, avevano iniziato a sistemare quello che potevano, in attesa di un aiuto magico da parte delle fate. In strada regnava ancora il caos, ma crisi di questo genere a Storybrooke erano all'ordine del giorno. Killian osservò i nani mettere un nastro di protezione intorno alle voragini che martoriavano l'asfalto prima di entrare nel banco dei pegni di Gold; vi trovò Belle intenta a risistemare alcune delle armi che aveva tirato fuori per aiutare Biancaneve. La ragazza notò subito che qualcosa preoccupava il pirata.

-Killian va tutto bene? Dove sono gli altri?- gli chiese agitata

-Hai visto Cassandra?- Fece lui. Belle aggrottò la fronte facendolo spazientire. -La ragazza che era con noi stamattina, te ne ricordi?-

-Ma sì certo- rispose la donna una volta capito a chi faceva riferimento

-E' scomparsa, e poiché questo è l'ultimo posto dove è stata vista, mi chiedevo se avessi notato qualcosa, se l'avessi vista andare via con qualcuno e in che direzione-

-Mi dispiace, l'ho vista uscire dal negozio con voi e poi basta.- disse lei scuotendo la testa. Gold apparve dal retrobottega e la moglie gli rigirò la domanda fatta da Uncino, scoprendo che l'uomo ne sapeva quanto lei.

-Maledizione! Non può essersi volatilizzata nel nulla, deve esserle successo qualcosa- imprecò Hook

-Magari si è solo nascosta, spaventata dal trambusto- ipotizzò la signora Gold

-No, abbiamo trovato qualcosa di suo nel posto dove era il pugnale. La fata Turchina dice di aver sentito tracce di una magia potente e sconosciuta, e sospetta di lei. Ma io dico che qualcuno può averle fatto del male-

-Mi duole ammetterlo, ma credo che la falena abbia ragione- sentenziò Gold seccamente. -L'atteggiamento della ragazza stamattina mi aveva colpito, quel modo di fare non penso fosse dovuto all'eccessiva timidezza.-

-Si può sapere cosa diavolo avete tutti quanti? Da quando ci si ferma alle apparenze in questa città dove a chiunque è concessa una seconda opportunità?- commentò il pirata irritato.

-Le apparenze possono ingannare, ma la magia non mente mai. Dietro un aspetto innocente può celarsi l'insidia peggiore. Non deve essere stato difficile per lei ingannare uno stupido come te, le sarà bastato sbattere le lunghe ciglia- incalzò l'uomo più anziano.

-Cosa vorresti insinuare?- sbottò Killian

-Niente di più di quello che ho detto- rispose beffardo l'altro

-Pensi anche tu che sia una strega tanto potente da riuscire a nascondere la propria magia anche a Regina?-

-La cosa non mi stupirebbe. Ho già avuto il dispiacere di incontrarne... proprio a Camelot.-

La foresta di Camelot non era poi tanto diversa da quella del suo mondo, pensava Tremotino tra sé mentre avanzava verso il castello accanto a Morgana. Da quando erano giunti a destinazione, la donna non aveva detto una parola, concentrata sul suo obiettivo aveva tirato dritto, come se non volesse attendere un solo minuto in più. Tremotino la seguiva osservando attento tutto ciò che li circondava, al contrario di lei non aveva alcuna fretta.

-Allora qual è il piano cara?- le chiese scavalcando un tronco che ostruiva il sentiero

-Il piano è uccidere Merlino- rispose la donna come se fosse la domanda più stupida che avesse mai sentito. Tremotino si accigliò e lei si affrettò ad aggiungere: -Dopo che lo avremo costretto ad aprire il portale ovviamente-

-Sì. Ma. Come?- domandò ancora l'Oscuro

-Non lo so! Intanto andiamo al castello e vediamo come vanno le cose- fece Morgana proseguendo per la sua strada. Poi si accorse che Tremotino si era fermato un paio di metri dietro di lei, e che con una mano spolverava una roccia sulla quale si sedette subito dopo incrociando le gambe.

-Che cosa fai?- sbottò la strega

-Aspetto che tu abbia un piano decente cara- rispose il folletto senza scomporsi, -Credo che un'irruzione improvvisata sia una pessima idea. Se il tuo maestro è davvero potente come dici, un'azione così sconsiderata gli darebbe solo un vantaggio.- Morgana lo fissava a bocca aperta

-Noi due abbiamo un accordo-

-A cui io terrò fede solo con determinate garanzie- le ricordò Tremotino.

-E va bene!- sbuffò lei, -perlustrerò la zona intorno al castello e studierò un piano d'attacco, se proprio ci tieni!-

-E io starò qui ad aspettarti. Non tardare- fu la risposta dell'uomo, accompagnata da un sorrisetto di circostanza che fece irritare ancora di più la strega. Questa si tirò su l'orlo della gonna e ispirando profondamente si inoltrò cupa nel folto della foresta.

Per diversi minuti gli unici rumori intorno a lui furono quelli prodotti dalle foglie smosse dal vento, e dal canto ritmico dei grilli, finché uno sbattere d'ali non attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo notando un grosso gufo, dal piumaggio tendente al rosso, appollaiato su un albero poco distante che lo fissava con i suoi occhi che sembravano risplendere di luce propria riflettendo quella della luna.

-Non essere timido- disse rivolto all'animale, questi spiegò le ali e prese il volo, compì un giro intorno agli alberi e planò giù. Appena le zampe toccarono il suolo, un denso fumo blu lo avvolse e il gufo assunse l'aspetto di un uomo apparentemente giovane e di bell'aspetto. Il Signore Oscuro ridacchiò prima di riprendere la parola

-Lasciami indovinare: tu sei... Merlino!- disse gesticolando e ponendo l'accento sul nome. L'uomo di fronte a lui si limitò a sorridere debolmente. -Ti immaginavo più vecchio- commentò ancora.

-Per gli uomini come me e te Tremotino l'età è un dettaglio di poco conto- disse Merlino con voce profonda

-Come hai fatto a...- riprese l'Oscuro

-A nascondere le tracce della mia magia?- concluse per lui il mago di Camelot. -Potere ed esperienza-

-Beh niente di eccezionale quindi. Soprattutto inutile, se non sei in grado di seguire furtivamente qualcuno, mi sono accorto della tua presenza molto prima che Morgana si allontanasse.- Il tono del Dark One era sprezzante, forse invidioso delle straordinarie capacità dell'altro stregone.

-Magari volevo che tu mi notassi-

-Strana strategia. Sai perché lei mi ha portato qui?-

-Non è difficile indovinarlo. Ma, se permetti, dubito che il signore Oscuro si trovi a suo agio a farsi manovrare come una marionetta da una sciocca ambiziosa come Morgana- Tremotino si irrigidì

-Io non mi faccio manipolare da nessuno- ringhiò, -Sono qui perché ne guadagnerò qualcosa-

-Perciò se ti dessi quello che vuoi non avresti problemi a tradirla, giusto?-

-Dipende da cosa vuoi tu in cambio- disse il folletto puntando un dito contro il petto di Merlino

-Sto per lasciare questo reame, e devo farlo prima che lei mi veda- iniziò a spiegare Merlino. -Se Morgana ottenesse il potere nessun mondo sarebbe al sicuro. Per questo devo fare di Camelot la sua prigione. Mi dispiace condannare il regno e tutti i suoi abitanti, ma non ho altra scelta. Ho già modificato i loro ricordi perché nessuno si ricordi di lei, e ho fatto in modo che tutti temano la magia, così sarà braccata e costretta a vivere in clandestinità-

-Sembra quasi che tu abbia paura di lei, perché? E cosa ti fa pensare che se ne starà buona?- chiese curioso Tremotino.

-Ho i miei buoni motivi, e non ti riguardano- Merlino sfoggiava un sorriso sereno, -Se tu farai la tua parte non ho dubbi sulla riuscita del mio piano. Conosco molto bene Morgana, so come ragiona e posso prevedere le sue mosse-

-Lei può sconfiggerti...- sussurrò quasi a se stesso il signore Oscuro

-No, non può. Neanche col tuo aiuto- si affrettò a dire l'altro. Qualcosa nel suo atteggiamento non convinceva. -Perderà, e a te non piace perdere- aggiunse.

-Dunque cosa vuoi che faccia?- Non aveva ancora ben chiaro da quale schieramento avrebbe ottenuto maggiori benefici. Gli importava poco delle sorti di Camelot o di Morgana, e la possibilità di distruggere uno stregone potente come Merlino, per quanto minima e ipotetica, lo solleticava parecchio. La risposta del mago fu sorprendente

-Voglio che tu vada via e che non racconterai mai a nessuno di questo nostro incontro.- Si voltò e tirò su un braccio, lentamente, a disegnare un rettangolo nel vuoto. A poco meno di un metro di distanza da loro, in quella stessa direzione, apparve una porta. Tremotino capì subito che si trattava di un portale, e mentre lo fissava trepidante, Merlino riprese a parlare. -E' questo ciò che ti ha promesso Morgana?- gli chiese retoricamente, gli occhi del Signore Oscuro saettarono verso di lui

-Sì...- rispose piano. -Questo e... il potere-

-Non essere ingenuo- lo fermò l'altro intuendone le cattive intenzioni. Forse non era saggio provare a eliminare lo stregone. -Sei il Signore Oscuro da abbastanza tempo da sapere dell'esistenza di una maniera per liberarti dal giogo del pugnale-

-Il cappello- Tremotino dedusse serrando i pugni

-Esattamente- commentò Merlino in tono neutro. -Il tuo cuore si divide da secoli tra l'amore che provi per tuo figlio e la brama di potere e, purtroppo, una cosa esclude l'altra-

-Io le avrò entrambe!-

-Non oggi, né mai. Il portale ti aprirà la strada verso una sola di esse, sta a te decidere quale.- Così dicendo lo stregone fece apparire un guanto di ferro, probabilmente appartenente ad un'armatura. -Questo guanto ha il potere di mostrare, senza ombra di dubbio, il punto debole di una persona, quello che il suo cuore desidera sopra ogni altra cosa al mondo, e nel tuo caso, attraversando questa porta, ti ci condurrà.- Lo porse a Tremotino fermandosi a osservare la sua reazione, poi scomparve nello stesso modo in cui era apparso.

Il Signore Oscuro aveva afferrato l'oggetto magico fissandolo assorto, le ultime parole del mago ripetute nella sua testa come un mantra.

Il suono delle minacce di Emma vibrava ancora nell'aria.

-Non ci provare- ringhiò istintivamente Regina. La bionda l'aveva messa in una situazione difficile, Robin e il bambino erano in pericolo e lei non poteva fare nulla per proteggerli. -Sono io il tuo obiettivo, o sbaglio? Anche se non ho ancora capito perché tu abbia sviluppato questa ossessione nei miei confronti-

Emma rise di gusto. -E' questo quello che pensi?-

-Che cosa vuoi da me Emma?- le chiese ancora il sindaco sperando di capirci qualcosa e magari guadagnare tempo.

-Adoro questo lato della tua personalità- ricominciò Emma continuando a ridacchiare, -Mi ha sempre fatto venire voglia di mollarti un pugno dritto in faccia, ma ammetto che te l'ho sempre invidiato. Il piglio fiero e sicuro che ti ostini a mostrare in ogni situazione, anche quando sei terrorizzata... e noi due sappiamo quanto lo sei adesso.- Un'altra scarica di brividi percorse la schiena di Regina, che inghiottì rumorosamente la paura. -Non è difficile- continuò Emma, -qual è l'unico scopo dell'Oscurità? Estirpare la Luce-

-Allora cosa stai aspettando? Uccidimi- la provocò la mora intuendo che c'era qualcosa che impediva alla Signora Oscura di farlo.

-Sarebbe troppo semplice, e poco divertente- rispose la bionda scuotendo la testa, poi si voltò a guardare Robin Hood, che non aveva smesso di puntarle contro l'arco. -Adesso facciamo un gioco- disse, e con la mano libera compì dei movimenti circolari che smossero l'aria. Presto un mulinello di piccole dimensioni si caricò di magia oscura, crepitando di scariche nere di energia, e ingrandendosi, andò ad avvolgere il corpo immobile di Zelena. La rossa spalancò la bocca in una smorfia di dolore senza produrre suoni, mentre il vortice magico le provocava tagli sul corpo e sul viso.

-Ah già dimenticavo- Emma ridiede la voce a Zelena e le sue urla strazianti, finalmente libere, stordirono sia Regina che Hood. Quest'ultimo ebbe appena il tempo di domandare cosa stava succedendo che l'Oscura strinse forte il cuore che aveva nell'altra mano e le grida di Regina si confusero a quelle della sorella. -Dunque- riprese la bionda alzando il tono della voce per farsi sentire dall'uomo. -Il gioco si chiama... dubbio amletico. Da un lato abbiamo Zelena, o meglio, tuo figlio; e dall'altro il tuo Veeero Amore. Entrambi sono inermi ed entrambi stanno per morire- fece una smorfia dispiaciuta. -Ma tu puoi salvarne uno. Ti basta solo decidere chi.-

Gli occhi colmi di terrore di Robin si alternavano senza sosta sull'una e sull'altra donna, mentre la Signora Oscura spiegava le regole del suo sadico “gioco”. -S... Smettila- le intimò balbettante.

-Fai la tua scelta Robin, o nessuno di loro sopravvivrà.-

Hood sentiva il proprio cuore battere a un ritmo insostenibile, quasi volesse scappargli dal petto. La testa gli girava vorticosamente, aveva le vertigini, come fosse in bilico sul bordo di un baratro che sembrava senza fondo, e ansioso di accogliere la sua paura e le sue membra. Un forte senso di nausea gli attanagliava le viscere, e compì uno sforzo enorme per reprimere il bisogno di vomitare. Provò, per quel che poteva, ad ignorare le urla che gli stavano facendo scoppiare il cervello e a ragionare. Non c'era nulla che potesse fare, eppure non poteva limitarsi a subire, doveva reagire, doveva almeno provare a fermare Emma. Ma come? Regina aveva ragione, contro la Signora Oscura non aveva scampo, già una volta aveva rischiato di restarci secco, se non fosse stato per l'intervento tempestivo di Henry. Il punto era che della sua vita non gliene importava nulla, ciò che contava era salvare la sua anima gemella e suo figlio, anche se per assicurarsene avrebbe pagato un prezzo tanto alto. Non avrebbe mai conosciuto il suo bambino, né avrebbe più potuto rivedere Regina... e Roland. Il suo corpo si mosse in autonomia, seguendo l'istinto scagliò una freccia mirando al petto della bionda, ignorando la voce della ragione che gli ripeteva “è inutile”. Forse colpendola, la donna avrebbe almeno mollato la presa sul cuore di Regina; oppure si sarebbe distratta al punto da dare tregua a Zelena. Era un azzardo, ma era anche l'unica cosa che si era sentito di fare. Sfortunatamente per lui i riflessi di Emma erano prontissimi. Le bastò fare un passo indietro e chinarsi leggermente per ghiacciare il sangue nelle vene dell'arciere: tendendo il braccio destro aveva posto il cuore della mora nella traiettoria del colpo che di certo non avrebbe mancato il bersaglio, e che a quella velocità sarebbe stato fatale. La freccia si fermò a pochi millimetri dal cuore.
-Non barare Hood, conosci le regole- disse freddamente Emma strizzando un po' più forte l'organo incantato. Regina era allo stremo. -Ti conviene sbrigarti, non resisteranno per sempre.-
La Signora Oscura sperava di spingere l'uomo a compiere una scelta. Era questo il suo piano per distruggere la Luce che albergava nella ex Evil Queen, la stessa donna che era stata in grado di usarla per sconfiggere Zelena senza avere il cuore nel petto. Doveva cancellare ogni sentimento positivo di cui la Luce si nutre: speranza, altruismo e, ovviamente, amore, per sostituirlo con delusione, rabbia e odio. La visione dell'uomo caduto in ginocchio con la testa tra le mani per la disperazione, ne confermava la validità.
-Io non posso... non posso- farfugliava tra le lacrime Hood, ed era perfettamente udibile perché Zelena aveva smesso di gridare ora che era svenuta, e Regina non aveva più fiato e respirava a fatica, distesa su un fianco con le gambe leggermente piegate e le braccia strette al petto.

-Guarda Regina- gridò improvvisamente Emma, -Quanto è patetico il grande amore della tua vita. Il codardo che non sa assumersi la responsabilità delle sue scelte nascondendosi dietro ad un “codice etico”, che non ha il coraggio di lottare per le persone che ama scegliendo la strada più facile, e accontentandosi di quello che gli altri hanno scelto per lui.- Il suono sprezzante delle sue parole feriva più efficacemente della magia che stava attaccando Zelena, e provocava squarci profondi nel cuore dell'arciere, ma soprattutto in quello di Regina, e lei poteva sentirlo mentre lo stringeva nella mano destra. Quindi continuò la sua invettiva. -E' davvero per questo che mi sono presa l'Oscurità al posto tuo? Lo sai che sceglierà il bambino, tu sei sempre venuta dopo. Dice di amarti ma ha già scelto di vivere senza di te due volte, e stavolta non sarà diverso.-

Regina si tirò su poggiandosi sul gomito, -Sceglierà il bambino perché è la cosa giusta da fare- disse con un filo di voce. -I figli vengono prima di tutto.- Doveva essere un rimprovero che la Signora Oscura non colse, o che semplicemente ignorò.
-Raccontati quello che vuoi, il tuo cuore è nelle mie mani e posso sentire la delusione che stai provando invaderlo- le disse prima di tornare a rivolgersi a Robin. -Non fartene una colpa, il suo amore è debole quanto il tuo.-
Si prese ancora un po' di tempo per ammirare gli sguardi distrutti dei due innamorati. Poi richiamò il tornado magico che stava tormentando Zelena e allentò la pressione sul cuore di Regina.
-Non ho mai voluto fare del male al bambino, l'ho protetto con un incantesimo e le ferite di Zelena sono superficiali- spiegò all'uomo che era corso a sincerarsi delle condizioni della madre di suo figlio. -E non avevo alcuna intenzione di uccidere te. Almeno non fisicamente- disse a Regina mentre con un colpo secco le riposizionava nel petto l'organo che aveva maltrattato.
La mora le bloccò il polso mentre lo ritirava, avrebbe voluto gridarle in faccia tutta la sua rabbia, ma senza trovare le parole lasciò che fossero i pozzi neri che erano i suoi occhi a parlare per sé. Emma si liberò dalla debole presa e si allontanò dalla donna
-Basta coprire tutte le crepe per impedire alla luce di entrare nell'abisso- le disse camminando piano, e liberandola dal bracciale che le bloccava la magia.
Si fermò di colpo fissando la propria mano come se fosse un corpo estraneo, la vide tremare, sollevarsi seguendo una volontà propria, e muoversi in direzione della freccia che Robin Hood le aveva scagliato contro, e che giaceva a terra... fino a quel momento. Non si accorse dell'urlo di sua madre che insieme a suo padre era arrivata un attimo prima; né del rumore del corpo di Regina che si trascinava a fatica verso Robin, o del tonfo del corpo di lui che colpiva il terreno mentre gli ultimi frammenti di vita lo abbandonavano. Tutto ciò che sentiva era l'eco di una voce sconosciuta che le rimbalzava nella testa: “uccidilo”. Tutto ciò che vedeva erano due occhi ambrati e magnetici tra gli alberi, e il bagliore di una lama ondulata che vi si rifletteva.
Un guanto di ferro non poteva conoscere il suo cuore meglio di lui, non poteva sapere quanto grande fosse l'amore che provava per il suo Baelfire, che doveva essere più forte della sete di potere che lo consumava dal giorno in cui era diventato il Signore Oscuro. Eppure, nonostante le sue certezze, stava ancora lì, esitante, di fronte a quella porta. Al diavolo Merlino e le sue prediche! Certe regole varranno per i comuni mortali, pensò, non per quelli come lui. Se anche quel portale si fosse aperto sulla Foresta Incantata lui avrebbe comunque raggiunto Bae in un altro modo, la veggente a cui aveva rubato quel dono glielo aveva predetto. Infatti aveva già cominciato a tessere la trama del suo piano da tempo, e alla fine amore e potere sarebbero stati suoi, doveva solo aspettare. Prese un respiro profondo, si infilò il guanto e afferrò la maniglia.

-Dove credi di andare traditore?!- lo fermò Morgana di ritorno dal castello.

-Mi dispiace cara, ma come puoi vedere ho ricevuto un'offerta migliore- le disse Tremotino aprendo la porta

-Mi avevi promesso che mi avresti aiutato-

-Sì ma perché farlo se ho già quello che volevo?-

-E di tutti gli oggetti nel reliquiario?- La strega non sapeva più a cosa appellarsi. Se Tremotino aveva deciso di non tener fede al loro accordo, lei non poteva farci nulla, però non sopportava l'idea di essere stata raggirata ancora una volta da Merlino.

-Credo proprio che mi farò bastare questo- Il Signore Oscuro le mostrò il guanto. Il corpo di Morgana era scosso da forti tremiti per la rabbia

-Dimmi...- disse provando a mantenere la calma, -dimmi almeno dov'è andato.- Tremotino alzò le spalle

-E cosa vuoi che ne sappia? Non mi ha fatto una buona impressione, trovo che sia arrogante, e anche un po' spocchioso- le rispose sprezzante. Fece un altro passo verso il portale che si affacciava su una distesa apparentemente infinita di alberi, e sentì Morgana borbottare

-A causa tua questo regno sta per conoscere il periodo più nero della sua storia-

-Lo penso anch'io- concordò l'oscuro, -ma non sarà solo per mano tua- aggiunse. La strega aggrottò la fronte confusa. -Dopo tutto ti meriti un po' di aiuto.- Tremotino le si avvicinò, protese le braccia verso di lei e chiuse gli occhi. Restò in questa posizione pochi istanti, poi li riaprì e riprese a parlare

-Un giorno avrai modo di incontrare il tuo maestro. Vi affronterete in battaglia, e grazie a un pezzo della sua magia, avrai la meglio- le predisse.

-Che significa un “pezzo della sua magia”?- chiese Morgana

-Immagino che lo scoprirai da sola, devi solo pazientare. Le vendette richiedono tempo, dedizione e... le persone giuste-

-Ho già atteso troppo- sbottò lei

-Dovrai farlo ancora se vorrai avere successo. Nutri la rabbia e mantieni intatta la magia- concluse Tremotino. Poi, tornando alla porta, si voltò un'ultima volta prima di passare la soglia. -Il nostro amico ha perso qualcosa- le disse ancora indicando qualcosa sul terreno.

Morgana afferrò una piuma rossastra sorridendo trionfante. -Un pezzo della sua magia- ripeté rivolgendosi al Signore Oscuro che nel frattempo era sparito insieme al portale. Dunque avrebbe davvero raggiunto il suo scopo, ma stando alla profezia di Tremotino sarebbe trascorso diverso tempo, forse decenni. Lei sarebbe invecchiata, e il potere di cui la piuma era impregnata sarebbe svanito prima o poi, a meno che... . “Mantieni intatta la magia” ricordò, il folletto si riferiva a quella della piuma. C'era un solo modo per farlo: conservarla in un posto carico di potere, come il reliquiario di Merlino. Il periodo più nero della storia di Camelot iniziava adesso, e sarebbe durato indefinitamente, perché lei avrebbe rallentato lo scorrere del tempo con un incantesimo, aspettando la sua occasione e conservando “intatte” anche le sue energie.

Molti anni dopo...

Morgana stava tirando la corda del piccolo secchio di un pozzo, quando si accorse di un cambiamento nell'aria, ed era certa che non si trattava di un fenomeno atmosferico. Lei era, ormai, l'unica persona di quel regno capace a usare la magia, e il suo corpo reagiva istintivamente quando la percepiva da fonti esterne, facendole formicolare la pelle. Qualcosa o qualcuno era giunto a Camelot usando mezzi non convenzionali. Raccolse le sue cose e si incamminò nella direzione da cui proveniva l'anomalia. Scansando i rami della fitta boscaglia sentiva l'eccitazione crescere dentro di lei, da troppo tempo aspettava la famosa occasione che le aveva predetto Tremotino, e il fatto che dei visitatori fossero giunti nel reame per la prima volta dopo anni, doveva pur significare qualcosa.

-Ho pensato che vi sareste sentiti più a vostro agio con i vostri vecchi abiti.-

-Per me va più che bene.-

Delle voci riecheggiavano poco lontano, si avvicinò il più possibile e si nascose dietro una grossa quercia per spiare i forestieri senza essere vista. C'erano due donne dai capelli scuri e un uomo molto affascinante che discutevano animatamente. La donna con i capelli più lunghi sembrava essere l'unica dei tre ad avere poteri magici, ed era anche piuttosto abile, pensava mentre la osservava cambiare gli abiti di tutti. Dunque erano loro l'ultimo tassello che le avrebbe permesso di vincere su Merlino. Un sorriso incontrollato le illuminò il volto. -Grazie mille folletto. Ora non mi resta che guadagnarmi la loro fiducia- disse tra sé e sé prima di cambiare il proprio aspetto assumendo le sembianze di una giovane con abiti dimessi. Cassandra.

 

Widow's corner

Non so gli autori di OUAT, ma io, come Merlino, ho le mie buone ragioni...

...non odiatemi, e non mi abbandonate!

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Capitolo 8
*** L'Amore è Forza ***


Capitolo 8

L'Amore è Forza

... 'Cause darling you died

and well I cried

but I'll get by

salute our love

and send you a smile

and move on

So darling farewell

all will be well

and then all will be fine...”

Patti Smith

 

-E' stata dura ma alla fine ce l'ho fatta ad addormentarlo. Deve aver percepito la tensione degli ultimi giorni, non mi stupirei se in futuro manifestasse capacità empatiche- David andò a sedersi accanto alla moglie, che se ne stava sul bordo del letto a fissare una foto di lei e Emma sorridenti e felici, per informarla su Neal. -Forse dovresti provare a riposare un po' anche tu- le disse accarezzandole delicatamente la schiena con movimenti circolari. Lei fece no con la testa e lui evitò di insistere.

Le ultime quarantotto ore erano state difficili per tutti, gli avvenimenti che le avevano caratterizzate avevano sconvolto le loro vite, anche se in maniera differente, ma la sensazione che ormai si fosse arrivati a un punto di non ritorno gravava in egual modo sul cuore di ognuno. Mary Margaret non riusciva a darsi pace, le immagini di quello che era successo nella foresta la tormentavano riproponendosi ciclicamente nella sua testa. Quando Lei e David erano giunti nel punto dove avevano sentito urlare, si sorpresero nello scoprire che Emma fosse lì. Erano convinti che fosse stata Zelena a minacciare Regina e Robin, ma la strega si trovava a terra priva di sensi, con Hood che provava a rianimarla, e Regina era poco più in là visibilmente provata, tutto questo lasciava poco spazio ai dubbi: era opera di Emma. Avevano avuto giusto il tempo di rendersene conto, poi avevano osservato inermi Emma fermarsi e scagliare con mano tremante una freccia nel petto di Robin. David si era precipitato dall'amico, Mary Margaret aveva iniziato a gridare

-Emma cosa hai fatto?! Emma!-

Ma Emma non le aveva dato l'impressione di stare ascoltando, piuttosto stava fissando un punto nella foresta con un'espressione atterrita sul volto già pallido. Seguendo il suo sguardo, anche Mary Margaret si era voltata in quella stessa direzione e l'aveva vista: Cassandra con un ghigno terrificante e il pugnale dell'Oscuro stretto tra le mani. La voce di David che le chiedeva di chiamare un'ambulanza l'aveva fatta focalizzare per un attimo sul corpo disteso dell'arciere e su Regina che lo stringeva, poi era tornata a guardare Emma e Cassandra... sparite. Da quel punto in poi i ricordi erano diventati confusi, sapeva che erano arrivati in ospedale in qualche modo; che lì avevano scoperto che Zelena aveva subito un forte stress emotivo, ma che le ferite sul suo corpo erano superficiali e per niente gravi; e che per Robin era già troppo tardi. Ciò che invece non era sbiadito affatto era il senso di colpa, perché non poteva fare a meno di pensare di essere in parte responsabile.

-E' colpa mia David- disse con un filo di voce mentre posava la foto sul comodino.

-Mary Margaret no...- rispose David stringendole una mano tra le sue

-Sono stata io ad insistere perché Cassandra venisse con noi- continuò la mora, -Se non lo avessi fatto ora quella dannata strega sarebbe ancora a Camelot e non avrebbe costretto Emma a...- le parole le morirono in gola, calde lacrime cominciarono a bagnarle le guance.

-Non potevi saperlo- la rincuorò l'uomo, -quella donna ha ingannato tutti-

-Ho lasciato che fossero le emozioni a guidarmi e non sono stata attenta ai segnali- insisté la donna. -Volevo solo che tutto finisse al più presto e ho finito col peggiorare le cose.-

David si alzò per portarsi di fronte alla moglie, poi si inginocchiò e le prese il volto tra le mani affinché lei potesse guardarlo negli occhi. -Questo è quello che sei Snow, ed è uno dei motivi per cui mi sono innamorato di te- le disse

Mary Margaret fece un sorriso amaro, -Cosa? Un'ingenua presuntuosa?-

-Una splendida donna col cuore puro che crede nelle persone- rispose Charming

-E per questo Regina ha perso un altro amore- ribatté secca Biancaneve

-Regina non ti incolperà perché sa che se tu non fossi come sei, se non avessi sempre creduto in lei, ora non sarebbe la persona che è diventata- le disse David accarezzandole le gote

-Lo credi davvero?-

-Ne sono più che sicuro-

Mary Margaret gli afferrò le mani per baciarne il palmo e David tornò a sedersi sul letto accanto a lei. Si strinsero in un abbraccio, restando in silenzio per diversi minuti a pensare a quello che si erano appena detti. La mora sperava che il marito avesse ragione. Era così fiera di come il rapporto tra lei e Regina fosse cambiato, che non avrebbe sopportato l'idea che la sua matrigna potesse ricominciare ad odiarla. Provava per Regina profondo e sincero affetto da sempre, e ora più che mai era convinta che avessero bisogno l'una dell'altra. David, dal canto suo, credeva solo in parte alle cose dette a sua moglie. Per quanto si sforzasse, non poteva ignorare il flebile allarme nella sua testa, che lo metteva in guardia sulla possibilità che Regina potesse reagire alla sua perdita nello stesso modo in cui aveva reagito alla morte di Daniel.

La preoccupazione più grande per entrambi però era Emma, e il fatto che fosse sotto il controllo di una megera senza scrupoli, di cui ancora ignoravano le intenzioni, o il perché li avesse seguiti a Storybrooke. Se la ragazza da sola costituiva un enorme pericolo, con questa nuova incognita potevano immaginare soltanto il peggio.

Killian Jones aveva trascorso l'ultimo giorno nella villa di Merlino in cerca di qualcosa che potesse aiutarli, rovistando in ogni angolo della grande magione, anche se sarebbe più corretto dire che quello era solo un pretesto per sfogare la propria frustrazione, come testimoniavano i tavoli e le sedie rovesciati, e i pavimenti ricoperti di libri, e cocci di suppellettili, scaraventati con violenza contro i muri. Anche lui come Snow era furioso con se stesso. Le parole di Tremotino gli ronzavano in testa come zanzare fastidiose: “Non deve essere stato difficile per lei ingannare uno stupido come te”. Già... . Quando aveva perso la capacità di fiutare il pericolo a miglia di distanza? Quando aveva iniziato a rilassarsi a tal punto da farsi fregare dalle apparenze? L'amore lo aveva rammollito fino a quel punto? Che Cora avesse sempre avuto ragione?

-L'amore rende deboli...- disse ad alta voce nella solitudine della biblioteca in cui sembrava fosse passato un uragano.

Se ne stava seduto a terra con la schiena appoggiata alla parete sorseggiando rum dalla sua fiaschetta con sguardo vacuo. La sua mente gli rimandava pensieri e ricordi sfocati, apparentemente slegati tra loro, o forse era solo troppo poco lucido per coglierne i collegamenti da solo. Pensava ad Emma, costantemente. Pensava allo sguardo spaventato sul suo dolce viso quando l'aveva raggiunta a New York e non aveva memoria di lui, della sua famiglia e di Storybrooke; e al modo in cui era cambiato quando le aveva fatto prendere la pozione. Pensava a quanto era stato bello baciarla la prima volta, un bacio violento e senza amore, non ancora, ma carico di passione; alla sua voce tremante mentre gli confessava di amarlo poco prima di assorbire l'Oscurità; al loro primo incontro e a quanto le fosse sembrata bella nella sua risolutezza e diffidenza; al suo profumo; ai riflessi della luce lunare sui suoi capelli dorati sparsi sul cuscino.

Dov'era adesso la sua Emma? Nelle mani di una pazza che proprio lui aveva portato in città. Di una maledettissima strega della quale si era fidato ciecamente e che aveva difeso dalle accuse degli altri con convinzione. Si sentiva un idiota, un idiota inutile, perché non c'era modo di rimediare ai suoi errori. Era convinto di essersi fatto in quattro per salvarla e invece aveva finito col perderla, perché se era arrivata al punto di uccidere un loro amico, non c'era più niente di Emma in quella donna che ne aveva le sembianze.

-Cos'è successo qui dentro?- Qualcuno era entrato nella villa e aveva commentato a voce alta il disastro che vi aveva trovato. -Credi che sia opera dell'Oscura e di quella strega?- chiese ancora la voce a un teorico interlocutore. Evidentemente erano in due, e presto fecero il loro ingresso nella biblioteca.

-Killian!- esclamò Belle appena ebbe notato l'uomo. Scansando gli ostacoli che aveva di fronte gli si avvicinò. -Che è successo? Stai bene? Uncino!- Hook non la guardava neanche, forse non si era nemmeno accorto della sua presenza.

-Lascia stare Belle- le disse Gold tirando su una sedia, -probabilmente è ubriaco-

-Ma non possiamo lasciarlo così. Almeno aiutami a metterlo sulla poltrona- insisté la donna raccogliendo i tomi che erano sparsi nel tragitto tra la parete dove era Killian e la poltrona, per non rischiare di inciamparvi.

-Pensavo fossimo qui per cercare quel libro di cui mi parlavi, non per riassettare-

-Smettila di fare il cinico Tremotino- lo rimproverò Belle. Poi tornò da Uncino e gli sfilò da mano la fiaschetta, finalmente l'uomo si mosse spostando molto lentamente lo sguardo sulla giovane. -Killian- ripeté dolce Belle sorridendogli, -vieni ti portiamo su quella poltrona.-

Tremotino sbuffò in disapprovazione e si avvicinò malvolentieri a sua moglie e a quel relitto umano che era Killian Jones in quel momento. I due afferrarono il pirata per le braccia e lo tirarono su. Seppur barcollante Uncino riusciva a stare in piedi, e col giusto sostegno raggiunse la poltrona sprofondandoci.

-Avevi ragione tu coccodrillo- disse improvvisamente Hook, la voce impastata. -Sono uno stupido-

-Non ne ho mai dubitato- commentò sarcastico Gold, subito rimproverato dalla moglie.

La donna indugiò su Killian ancora un po', poi percependo l'impazienza di suo marito gli disse: -Il libro che cerchiamo si intitola “The Eternal Kingdom”, io e David lo abbiamo lasciato qui l'ultima volta, perciò sarà tra questi-

I due osservarono ancora una volta il disastro compiuto dal pirata, e con un cenno d'intesa si spostarono ai lati opposti della sala per cominciare la loro ricerca.

-Speriamo che sia intero- fu l'ultimo commento di Tremotino mentre raccoglieva da terra un tomo anonimo con la copertina strappata.

-Henry qual è il colore preferito della mamma?- La vocina squillante di Roland riecheggiò nel salotto rianimando l'intera casa al 108 di Mifflin St., che negli ultimi giorni sembrava essere caduta vittima di un incantesimo del sonno. Al momento le uniche presenze erano appunto il bambino e Henry, il primo se ne stava seduto al grande tavolo circondato da fogli e matite colorate, tutto concentrato nello sforzo di restare nei margini del disegno che stava colorando, e che aveva intenzione di regalare a Regina. Henry gli sedeva accanto reggendo il telefono in attesa di qualche notizia (dalla madre o dai nonni, gli sembrava di vivere in allerta da sempre), e sorrise alla domanda del piccolo, perché ancora non si era abituato a sentir chiamare Regina “mamma” da qualcun altro che non fosse lui.

-Mi verrebbe da dire rosso, ma credo sia l'azzurro- rispose il giovane Mills dopo averci pensato un po'. Roland lo guardò perplesso afferrando i pastelli dei relativi colori. -Potresti usarli entrambi, oppure tutti quelli che hai a disposizione, così sarai sicuro di indovinare- propose ancora Henry, e attese che l'altro prendesse la decisione di seguire o meno il suo bizzarro consiglio.

Roland osservò attentamente il disegno, poi con un sorriso a tutto denti chiese: - Come se fosse un arcobaleno?-

Henry annuì. -Sì. Forte no?- disse, e il bambino non se lo fece ripetere due volte, afferrò la prima matita, un giallo molto appariscente, e cominciò a colorare.

La mina tracciava linee a ritmo costante e con movimenti decisi, osservarla trasmetteva un senso di calma, distendeva i nervi e apriva la mente. Per Henry tutto era diventato così surreale, eppure non c'era niente di più vero della fitta di dolore, che dal cuore si era spostata allo stomaco, che aveva provato quando era venuto al corrente degli ultimi terribili avvenimenti. Emma aveva ucciso Robin, e sapere che lo avesse fatto solo perché obbligata da qualcun altro non lo faceva stare meglio, non al momento almeno. Imitando Regina si sforzava di mostrarsi tranquillo a Roland, perché l'ultima cosa che volevano era destabilizzarlo ancora di più. Sapeva cosa provava il ragazzino, anche lui aveva perso suo padre, ma con accanto le sue due madri, e il resto della sua famiglia era riuscito a gestire il dolore. Adesso anche lui aveva una responsabilità simile, essendo diventato un fratello maggiore. Eppure non poteva negare di essere deluso, arrabbiato e triste. Come poteva non esserlo? Voleva bene a Robin, nutriva per lui grande rispetto e senso di gratitudine per aver donato a sua madre l'amore che non sperava più di meritare, di aver riportato un po' di luce nella sua vita buia, nonostante anch'egli avesse commesso degli errori. Ma la loro storia, e quella dei suoi nonni, aveva insegnato a Henry che l'amore può superare tutto. All'incirca un mese e mezzo prima, Robin Hood gli aveva offerto un enorme piatto di patatine fritte da Granny's come pretesto per chiedergli ufficialmente la mano di sua madre, e quando aveva capito che non si trattava di uno scherzo, si era inorgoglito così tanto. Perché Robin lo faceva sentire uno dei “grandi” e non il piccolo da proteggere e che non viene mai coinvolto.

Intanto il nuovo acquisto della famiglia Mills era passato al blu e stava profondendo il massimo impegno in quel lavoro che, evidentemente, significava molto per lui. Henry lo fissava pensando che avrebbe fatto di tutto per essere il miglior fratello maggiore che un bambino possa desiderare, poi il campanello di casa lo distrasse. Quando aprì la porta non fu troppo sorpreso di vedere Mary Margaret e David col piccolo Neal al seguito.

-Ciao tesoro- lo salutò sua nonna

-Ciao a voi- fece lui lasciando loro libero il passaggio. I tre ospiti raggiunsero la sala occupata da Roland.

-Regina è in cucina?- Chiese ancora Mary Margaret notando l'assenza della donna

-No, in realtà è uscita da più di un'ora, ma non mi ha detto dove andava. Ha detto solo che aveva bisogno di stare da sola per un po'-

Mary Margaret e David si scambiarono sguardi preoccupati, erano passati di lì proprio per assicurarsi che Regina e i ragazzi stessero bene, che non stessero soli.

-Hai qualche idea su dove possa essere andata?- stavolta fu David a prendere parola.

Henry ci pensò su e disse: -Credo che sia andata...- fece una pausa e concluse sussurrando per non farsi sentire da Roland, -...alla tomba di Robin-

-Io vado a cercarla- annunciò Snow prima di uscire. David fece un mezzo sorriso a Henry.

-Sono sicuro che sta bene- gli disse con fare incoraggiante, ma il ragazzo lo guardò serio rispondendo bruscamente

-No, non sta affatto bene! Come nessuno di noi-

Roland smise di colorare e cominciò a fissare i due sorpreso dall'ostilità improvvisa del più giovane, Henry se ne accorse e gli si avvicinò per ammirare il frutto della sua arte

-E' davvero bello Roland- gli disse appoggiandogli affettuosamente una mano sulla spalla, -la mamma lo adorerà-

Il bambino tornò a rilassarsi e chiese: -Posso avere un succo?-

-Vado a prendertelo- rispose Henry, e si avviò in cucina. David lo seguì dopo aver dato una veloce occhiata a Neal ancora addormentato nella sua carrozzina.

-Henry so che questa situazione è stressante per te più che per chiunque altro. Se hai bisogno di parlarne sai di poter contare su di me- gli disse appena entrato. Henry prese un bicchiere dalla credenza e lo appoggiò sulla spaziosa isola al centro della cucina.

-A che servirebbe?- chiese retoricamente a mezza voce, dando le spalle a suo nonno nell'atto di prendere la bottiglia di succo dal frigorifero.

-E' normale avere paura, anche io ne ho, ma dobbiamo avere fiducia...- riprese David. Il ragazzo stava per versare la bevanda ma si interruppe per ribattere che la fiducia e la speranza si erano rivelate inutili di recente, David non gliene diede il tempo e continuò. -Le circostanze sono simili, è vero, però stavolta Regina non è da sola. Adesso lei ha te e Roland. E anche me e Mary Margaret-

-Tu pensi che io sia preoccupato che mamma possa tornare ad essere cattiva?!- gridò incredulo e arrabbiato Henry dopo aver compreso il discorso del nonno.

-Non fartene una colpa. Conosciamo la sua storia e sappiamo quanto l'Oscurità possa trasformare le persone- proseguì David nel suo ragionamento, dando per scontato che suo nipote avesse le sue stesse paure.

-E' proprio perché conosco bene lei e il suo passato che so che questo non succederà mai!- sbottò il ragazzo smentendolo. -E' di Emma che dovresti avere paura. E' lei quella veramente pericolosa!-

-Sai che era sotto il controllo di quella Cassandra!- ribatté altrettanto nervoso David, avendo però cura di non gridare

-Già! E prima era influenzata dall'Oscurità!- Henry invece non si preoccupò di regolare il suo tono di voce. -Sei così cieco da dare per scontato che Regina possa tornare ad essere la Evil Queen e da non accorgerti che la persona che dovrebbe salvarci è in realtà la più debole di tutti! Se Emma fosse forte almeno la metà di quanto lo è mamma non saremmo mai arrivati a questo punto!- Concluse il giovane Mills sbattendo forte un pugno sul ripiano della cucina, poi , prima che le lacrime trovassero la loro strada sul suo volto arrossato, corse in camera sua.

David rimase a fissare l'uscio vuoto, profondamente colpito dalle parole di suo nipote, finché non vide spuntare Roland che lo avvisava che Neal si era svegliato.

L'ultimo raggio di sole calante indugiava sul nome di Robin Hood inciso sulla pietra liscia. Regina lo osservò ritrarsi lentamente per fare spazio all'ombra, l'immagine perfetta per descrivere la sua vita. Ogni volta che qualcosa o qualcuno le illuminava la via, presto o tardi era destinata a perderlo, e poco importava quanto si sforzasse per evitarlo.

Per quanto fosse triste ammetterlo, era abituata al dolore, ci conviveva da sempre ed era ciò che l'aveva indurita così tanto negli anni; non era abituata al dolore degli altri, a quello dei suoi figli. Dopo la corsa in ospedale, due giorni prima, si era armata di coraggio, si era coperta gli abiti sporchi di terra e del sangue di Robin con un cappotto, ed era andata da Roland, e dai Merry Men, per dire al bambino di suo padre. Ma a Storybrooke le voci circolano in fretta, e quando era arrivata tutti sapevano già. Roland le era corso incontro, come faceva tutte le volte, ma senza gioia negli occhi, stavolta c'erano solo lacrime e paura. Lo aveva stretto forte provando a calmare i suoi singhiozzi accarezzandogli la testa riccioluta, il volto del bambino sepolto tra il collo e la spalla. Erano rimasti così per molto tempo, in silenzio, avevano lasciato che fossero i respiri sincopati e i battiti dei loro cuori a calmarli, poi Roland si era tirato su e lei gli aveva asciugato il viso e scostato i capelli dalla fronte sudata per posarci un bacio.

-Sei ancora la mia mamma anche se papà non c'è più?- Le aveva chiesto il bambino guardandola con occhi speranzosi. Non lo avrebbe mai lasciato alle cure di nessun altro. Lei e Robin non si erano sposati ma si consideravano già una famiglia, Roland era già la sua famiglia. Per questo le era venuto naturale rispondere con un -Sempre piccolo mio.-

Insieme erano andati a prendere le sue cose, avevano salutato tutti e si erano allontanati mano nella mano, diretti a casa. Nessuno della Brigata di Robin aveva avuto da ridire, neppure Little John che per Roland era una specie di secondo padre, perché sapevano che il loro leader e amico avrebbe voluto così.

Da quel momento la vitalità che quel piccolo ometto riusciva a mostrare, nonostante le brutte esperienze che la sua giovane vita gli aveva già riservato, e l'amore incondizionato di Henry l'avevano distratta dai cattivi pensieri e da certi istinti con i quali non era più avvezza a combattere. I sorrisi e i disegni di Roland avevano iniziato a riempirle le giornate e la casa, era attraverso di essi che lui esternava i suoi sentimenti, che comunicava dubbi e paure, e lei, seguendo il consiglio del dottor Hopper, lo assecondava e lo incoraggiava. Dopo tutto assicurargli un barlume di serenità era il minimo che potesse fare per lui, non essendo riuscita a proteggere suo padre... il suo amore.

Mary Margaret annunciò la sua presenza camminando rumorosamente sulle foglie secche che ricoprivano l'erba del cimitero. Regina non si voltò, aspettò che la figliastra si avvicinasse, e chiuse gli occhi.

-Sei venuta a chiedermi di non uccidere tua figlia?- le chiese seria, tornando a fissare la lapide. Mary Margaret si portò al suo fianco. -Non ne ho bisogno, so che non lo farai-

-Se ce l'avessi davanti in questo istante- le disse Regina serrando forte i pugni, -non esiterei a strapparle il cuore e a stritolarglielo senza pietà!- La sua voce era roca, e le parole volutamente provocatorie.

-Non è vero- rispose tranquilla Biancaneve, accennando anche un sorriso. Il sindaco la fissò

-Sembri sicura di quello che dici. Devo ricordarti chi è la persona con cui stai parlando?-

-So perfettamente con chi sto parlando- le fece eco Snow, -puoi provare a spaventarmi quanto vuoi Regina, ma io conosco il tuo cuore.-

Ed era vero, pensò Regina, le mani di nuovo distese e palmi arrossati. L'unica persona che avrebbe potuto passare quella specie di esame a pieni voti era proprio Mary Margaret. Sapeva che la stragrande maggioranza, se non la totalità, degli abitanti di Storybrooke, avrebbe temuto un ritorno della Evil Queen dopo la morte di Robin, e sentiva il bisogno di essere rassicurata sul fatto che la sua famiglia facesse parte della minoranza. Non che il pensiero di cedere nuovamente al lato oscuro non l'avesse sfiorata, ma aveva davvero troppo da perdere nel seguire la strada più facile.

-Ti chiedo scusa- disse ancora Mary Margaret, Regina la guardò perplessa

-Ti stai scusando per Emma? Credi che questo mi faccia stare meglio?-

No. Cioè sì... anche- rispose imbarazzata Snow, -scusa non so cosa sto dicendo- concluse sconsolata. In un'altra occasione Regina avrebbe preso in giro la donna più giovane per questo suo essere sempre così impacciata e inopportuna.

-Per qualche crudele scherzo del destino, sembra che tu e la tua discendenza siate venuti al mondo solo per distruggere la mia felicità- commentò freddamente. Perché, diavolo, qualsiasi osservatore imparziale lo avrebbe considerato un dato di fatto: aveva perso la sua prima occasione di vivere la vita che desiderava, libera e innamorata, a causa della lingua lunga di Biancaneve; e adesso aveva perso Robin per mano di Emma.

Nel silenzio che si era venuto di nuovo a creare tra le due, perché Mary Margaret non seppe cosa rispondere, Regina rabbrividì al ricordo di quello che era successo appena quarantotto ore prima, tempo che a lei sembrava molto più breve. Riavere il proprio cuore al sicuro nel petto le aveva fatto provare contemporaneamente sollievo e disagio, visto il trattamento riservatogli prima da Zelena e poi da Emma. Per un fugace momento aveva creduto che il peggio fosse ormai alle spalle, la Signora Oscura si stava allontanando soddisfatta, e le aveva anche ridato i poteri. Sentirli riaffiorare piano le aveva fatto male, come fa male tornare a respirare dopo aver rischiato di soffocare, aveva sentito le fibre del suo corpo dolere nel riaccogliere la magia, proprio come dolgono le ossa del costato all'espandersi dei polmoni. Con molta fatica aveva provato a rimettersi in piedi, con la coda dell'occhio aveva visto Robin avvicinarsi a lei per aiutarla; l'istante prima era in piedi, quello successivo in ginocchio con le mani contro il petto e un'espressione sofferente sul volto. Nel tentativo di rialzarsi e camminare più in fretta le gambe l'avevano tradita, allora si era trascinata facendo leva sugli avambracci, Robin aveva abbassato le mani, il sangue che imbrattava la sua maglietta era più vivido che mai. Quando finalmente lo aveva raggiunto aveva subito posizionato le mani per curarlo con la magia, ma era ancora troppo debole, e la ferita troppo profonda. Un colpo preciso al centro del suo cuore, con una potenza tale da attraversarlo.

-Robin resisti!- gli aveva gridato, anzi ordinato, mentre provava ancora, inutilmente. La mano dell'uomo aveva tentato a sollevarsi verso le sue guance rigate di lacrime appellandosi agli ultimi scampoli di forza, per dirle addio probabilmente. Regina lo aveva guardato negli occhi consapevole che quella sarebbe stata l'ultima volta che sentiva il suo tocco sulla sua pelle. Mentre la sfiorava aveva sentito i loro respiri fermarsi all'unisono, il corpo di Robin rilassarsi, e la mano ricadere pesante sul terreno.

Dalla sua bocca non era uscito un suono, ma la sua mente urlava forte, disperata, e aveva continuato a farlo anche quando i paramedici le avevano strappato Robin dalle braccia per metterlo su una barella; quando in ospedale attendeva che qualcuno in camice bianco le confermasse quella che già sapeva; quando ogni sera, da quel giorno, serrava gli occhi per costringersi a dormire.

-Non oso immaginare come tu possa sentirti- La voce di Mary Margaret tornò a sovrastare il rumore assordante dei suoi pensieri. Regina si passò stancamente una mano nei capelli corvini sospirando pesantemente.

-Accettare che la propria figlia sia diventata un'assassina deve essere altrettanto doloroso- le disse senza rabbia o sarcasmo. Vide l'altra trasalire alle sue parole, poi spostò lo sguardo puntandolo al cielo sempre più rosso.

-Stavolta è diverso- riprese Biancaneve, la voce tremante. -Stavolta ci siamo l'una per l'altra- e le afferrò la mano con un gesto che era fermo e rassicurante. Regina ne fu sorpresa. Osservò le loro mani unite, poi il profilo della donna più giovane, che stoicamente cercava di mantenere un contegno, mentre le lacrime sgorgavano copiose dai suoi occhi, e sentì una piacevole sensazione di calore irradiarsi nel petto. Il nome di Robin inciso sulla lapide fu investito da un ultimo raggio di sole per un breve momento. Regina restituì la stretta a Mary Margaret abbandonandosi a sua volta, ad un pianto silenzioso, composto e liberatorio.

Quella stessa sera Regina, vittima della consueta insonnia, girovagò per casa in cerca di qualcosa da fare. Dopo aver riassettato la cucina con superflua perizia provò a rilassarsi con un lungo bagno caldo, poi andò a controllare Roland e Henry nelle loro rispettive camere. Il più piccolo dormiva già da tempo, Regina si accorse che nel sonno si era scoperto e lo rimboccò. Si spostò in camera di Henry dove il ragazzo, ancora sveglio, era steso a letto e immerso nei suoi pensieri, alla luce della piccola lampada notturna che Regina gli aveva comprato quando, a tre anni, aveva iniziato ad aver paura del buio. La donna si approcciò al figlio sedendosi sul bordo del letto.

-Non riesci a dormire?- gli chiese piano poggiandogli una mano sul braccio che teneva lungo lo stomaco.

-Neanche tu- rispose lui, la madre strinse le labbra. Capiva il suo stato d'animo, e sapeva quanto potesse essere pericoloso arrendersi alla rabbia. Doveva parlargli, ma quello non era il momento giusto, avrebbe finito solo col fare più danni.

-Anche Roland ha il sonno agitato- disse per distrarlo

-E' il materasso, è troppo morbido per lui- spiegò Henry, Regina aggrottò le sopracciglia, poi sorrise ricordando qualcosa.

-No, io e Robin abbiamo già avuto la nostra buona dose di calci e manate in precedenza-

Anche Henry ridacchiò immaginando la scena. -Ricordami di non condividere mai il letto con lui-

Regina tornò seria e gli strinse la mano. -Non fare troppo tardi- gli disse dolcemente e uscì per tornare in camera sua.

Trascorse l'ora successiva a guardare la collezione di opere d'arte che Roland le aveva regalato. Quasi tutti i disegni rappresentavano loro due con Robin e Henry in tipiche situazioni familiari, rappresentavano quello che avrebbero potuto essere e che non sarebbero stati mai. Perchè con Robin era morto anche un pezzetto delle loro anime che forse, col tempo, avrebbero risanato a vicenda, ma le cicatrici sarebbero rimaste sempre ben visibili.

Il suo pollice accarezzò piano la figura dell'uomo vestito di verde che le sorrideva dal foglio ruvido.

-Mamma...- si sentì chiamare, e per un attimo fugace pensò che si trattasse di un Henry seienne spaventato da un temporale. Tornata alla realtà osservò Roland in piedi sulla soglia, in una mano reggeva la scimmietta di peluche che Regina gli aveva regalato al loro primo incontro, e con l'altra si strofinava gli occhietti assonnati. Sentirsi chiamare a quel modo dal piccolo era sempre un tuffo al cuore, non si era accorta di quanto desiderasse avere un altro figlio, finché non si era imbattuta in Robin Hood e il suo bambino.

-Roland, va tutto bene?- gli chiese posando i disegni sul comodino alla sua destra. Il bambino fece un passo avanti un po' incerto

-Ho fatto un brutto sogno- le spiegò. Regina si spostò un po' più al centro del letto per fargli spazio e gli fece cenno di raggiungerla. -Posso dormire qui?- disse lui felice avanzando senza ulteriori indugi.

Regina scostò le lenzuola e lo aiutò a salire, Roland si posizionò sul fianco aderendo al suo corpo e abbracciando il suo pupazzo preferito.

-Mi manca papà- sussurrò all'orecchio del peluche, Regina lo cinse con un braccio e con l'altro prese ad accarezzargli dolcemente la testa che le arrivava sotto il mento

-Lo so- sussurrò a sua volta, -manca tanto anche a me.-

Bastarono pochi minuti all'ometto per riaddormentarsi, il suo respiro leggero e il dolce profumo dei suoi capelli avevano sempre avuto il potere di rilassarla, chiuse gli occhi aspettando Morfeo. Dopo poco sentì le lenzuola spostarsi dietro di lei, Henry. Si voltò e lo accolse con un sorriso stanco, il ragazzo la abbracciò dopo che lei gli ebbe baciato la fronte. Quella notte le venne più facile addormentarsi e riposare davvero con accanto i suoi figli che, come giovani cavalieri, vegliarono su lei e sui suoi sogni.

Il fitto buio non permetteva di vedere a un palmo dai loro nasi, Emma accese una sfera di fuoco appena in tempo ad evitare di inciampare in un spuntone di roccia più alto, mentre proseguiva attenta nelle profondità dei sotterranei della città, con Morgana alle calcagna. La strega di Camelot, subito dopo l'omicidio, l'aveva costretta a portarla in un posto poco accessibile per farne il proprio rifugio.

-Perdonami, davo per scontato che il Signore Oscuro si trovasse a proprio agio nelle tenebre- disse ridacchiando Morgana

-Si può sapere chi diavolo sei tu?- ringhiò Emma

-Non ci siamo già conosciute sulla nave del tuo affascinante fidanzato?- fece l'altra fingendosi perplessa. -E' davvero un gentiluomo per essere un pirata-

Emma non cadde nella provocazione, cos'era successo a Camelot? Perché Killian, Regina e Mary Margaret si erano portati dietro un elemento tanto pericoloso? Come aveva fatto questa donna ad ingannare tutti?

Arrivarono in una zona più ampia, con rocce levigate e leggermente più luminoso, difficile indovinare da dove filtrasse la luce.

-Qui andrà benissimo- affermò la strega fermandosi. -Puoi sederti lì- indicò ad Emma una grossa pietra piatta e larga sulla sinistra. La bionda provò a resisterle e lei, stringendo l'impugnatura del pugnale, ripeté il comando con voce fredda, -Siediti.-

La Signora Oscura non poté evitare alle sue gambe di muoversi, l'ordine impartito dall'altra donna le rimbalzava nella testa, spingendo i suoi muscoli a contrarsi ad ogni sillaba, proprio come era successo poco prima nella foresta. Con un groppo alla gola si accomodò nel punto indicatole.

-Perché?- chiese con voce strozzata, mentre per la prima volta si trovava a fronteggiare il peso di ciò che era stata costretta a fare. -Perché hai voluto che lo uccidessi?- Morgana smise di guardarsi intorno e si voltò verso la giovane.

-Dovevo testare l'efficacia di questo pugnale- le disse senza un briciolo di emozione, mostrandole l'arma e scrutandone ogni particolare. -Sembra proprio che tu non possa fare altro che obbedire ciecamente a chi ne è in possesso. Straordinario, non trovi?-

-Era mio amico!- urlò la bionda furiosa

-Davvero? Se non sbaglio lo sono anche tutti gli altri, eppure il tuo comportamento con loro non era propriamente cordiale- ribatté subito l'altra, ed Emma fu investita dalla consapevolezza.

Quello che aveva fatto sotto l'influenza di Morgana era spaventoso, ma anche le azioni compiute spinta dall'Oscurità erano imperdonabili. Aveva ferito David, Regina e soprattutto Henry, l'unico che era stato in grado di capire e di mostrarle la via per salvarsi da sola, e lei gli aveva voltato le spalle, preferendo sprofondare nel buio fino ad annerire inesorabilmente la sua anima. Se avesse ascoltato suo figlio, se non si fosse spinta fino a quel punto, adesso non sarebbe alla mercé di questa folle strega.

-Cosa vuoi da me?- le chiese

-Tu sei una pedina fondamentale nella mia partita, Signore Oscuro- rispose Morgana infilandosi il pugnale nella cintura, -In realtà mi aspettavo che lo fosse ancora Tremotino quando sono giunta qui con i tuoi amici, ma devo ammettere che sei una piacevole e graditissima sorpresa.- Si allontanò di poco da Emma raccogliendo due sassi grandi quanto un pugno e proseguì. -C'è qualcosa di speciale nei tuoi poteri che ti rende mille volte più forte del tuo predecessore. Non ho capito di cosa si tratta, ma conto di scoprirlo presto. Ho imparato che la pazienza è una virtù che ripaga sempre.-

Emma la vide sistemare i sassi a una certa distanza tra loro, e successivamente trasfigurarli in una poltrona e in un tavolino. Non aveva mai visto una magia simile. La strega, notando il suo sguardo curioso le disse: -era un po' spoglio- e si accomodò sulla poltrona fissando la ragazza con un sorrisetto fastidioso.

-Qualunque sia il tuo piano non potrai mai portarlo a termine- la sfidò Emma, -loro troveranno il modo di fermarti!- Il sorriso sul volto di Morgana si allargò sgradevolmente

-Oh, ma è esattamente quello che mi auguro...-

 

 

Widow's corner

Ciao a tutti e scusate per il ritardo, sono entrata nella crisi del settimo (capitolo) e l'ispirazione mi aveva un po' abbandonata.

Quando ho progettato la FF (lo scorso anno ormai), non avrei mai immaginato che gli autori di OUAT avrebbero fatto morire Robin, come invece volevo fare e ho fatto io. Ho anche pensato di non farlo più per evitare troppe similitudini col telefilm, ma alla fine ho preferito non cambiare nulla dei progetti originali, spero che questo non vi induca ad abbandonarla.

Come vedete Regina per me ha già stravinto la battaglia con i suoi demoni interiori da tempo.

Non vi chiedo più di farmi sapere i vostri pareri, mi accontenterò di sapere che mi leggete.

Alla prossima!

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Capitolo 9
*** L'Autore e la Salvatrice ***


Capitolo 9

L'Autore e la Salvatrice

 

   Ogni passo sull'asfalto ancora umido dall'ultimo rovescio gli costava un'immensa fatica, sembrava che la forza di gravità fosse aumentata al punto da raddoppiare il peso del suo corpo già stanco, e il cerchio alla testa che lo accompagnava da giorni rendeva tutto più difficile. Trascinandosi pesantemente era arrivato al molo dove era ormeggiata la Jolly Roger, la sua casa, il suo rifugio. Annebbiarsi la mente con litri di alcol non era più sufficiente, e il senso di impotenza si era impadronito di lui, tanto che l'unica cosa che sentiva di poter fare era scappare, o nascondersi dagli errori commessi a cui non si poteva rimediare, o dalle responsabilità o, più semplicemente, dalla paura. Eppure tutto si poteva dire del famoso Capitan Uncino, tranne che fosse un codardo. Le avventure leggendarie vissute da lui e il suo equipaggio parlavano da sole. Sprezzante del pericolo, era sempre riuscito a cavarsela, anche nelle situazioni più pericolose. Peccato che fosse tutto più semplice quando le decisioni da prendere erano state sempre e solo in funzione dell'unica cosa che contasse veramente per lui all'epoca: la propria sopravvivenza. Ma adesso le sue priorità erano cambiate. Prima di tirare su il piede per salire la piccola scala che portava al ponte della nave si concesse qualche istante per fissare l'orizzonte, meta immaginaria e desiderata da ogni marinaio, e che acuiva in lui il bisogno di prendere il mare, nonostante il cuore lo tenesse saldamente ancorato alla terra.

Sobbalzò quando percepì il tocco delicato di una mano sulla schiena, si voltò di scatto con gli occhi sgranati per incrociare quelli di Emma. Forse perché spaventato, o sorpreso, non riuscì a proferir parola, solo un debole gemito gli sfuggì dalle labbra dischiuse, quando la mano di Emma cominciò a salire piano arrivando a sfiorargli la nuca con le dita sottili, poi afferrarono una porzione di capelli costringendolo a chinarsi verso di lei, che premette forte le labbra sulle sue. Fu meraviglioso naufragare ancora una volta, dopo tanto tempo, in quelle sensazioni, le loro bocche che si muovevano esperte una contro l'altra, il profumo di Emma che gli invadeva narici e cervello, e la mano buona che istintivamente aveva subito trovato la strada verso il fianco della donna, per far aderire meglio i loro corpi. Emma ne aveva imitato il gesto con la mano sinistra, mentre l'altra aveva allentato la presa sui capelli di Killian e aveva cominciato a scendere accarezzandogli il collo, poi la spalla, e l'uomo maledì il clima rigido del Maine che lo costringeva ad indossare giacche troppo spesse. Voleva sentire le mani di Emma sulla sua pelle e toccarla a sua volta; voleva fare l'amore con lei; voleva risvegliarsi accanto a lei e scoprire che era stato tutto un incubo: l'Oscurità, il pugnale, il sacrificio, il viaggio a Camelot, l'assassinio di Robin Hood, tutto. Poi le sentì davvero le dita di Emma, mentre quel bacio stordente diventava sempre più appassionato, le sentì poggiarsi sul suo petto all'altezza del cuore, sentì i polpastrelli spingere contro la stoffa della sua camicia sempre più forte, come a volergli entrare dentro. E fu esattamente quello che accadde. Killian tentò di allontanarsi spingendola via, quando le dita della donna si strinsero saldamente intorno al suo cuore. Quando ci riuscì lo vide pulsare luminoso nella sua mano, ma a gelargli il sangue nelle vene fu il ghigno terrificante che le aveva deformato il viso rendendolo irriconoscibile. Poi quel volto cambiò davvero. Hook fece un passo indietro rischiando di inciampare: davanti a lui adesso c'era Cassandra, con la stessa espressione che prima si era impossessata dei tratti di Emma. Ebbe appena il tempo di sussurrare un “No” esterrefatto prima che il dolore lo pervadesse, oscurandogli la vista e gli altri quattro sensi, mentre Cassandra gli stritolava il cuore con evidente piacere...

Riaprì gli occhi facendoli settare a destra e a sinistra lungo il perimetro della stanza in penombra. Aveva il fiatone ed era sudato fradicio. Si portò una mano sul petto per sentire il cuore battere all'impazzata, come se la poltrona sotto il suo sedere, e gli scaffali pieni di libri intorno a lui, non bastassero da soli a testimoniare dove si trovasse, e che quello appena vissuto era solo il peggior incubo che avesse mai avuto nella vita. Un po' alla volta si calmò prendendo respiri sempre più grandi, e abituandosi alla fioca luce rossastra che caratterizzava la biblioteca della villa della Stregone. Non ricordava quando vi fosse arrivato, né da quanto tempo dormisse su quella scomoda poltrona, comunque doveva essere da tanto a giudicare dalla fitta di dolore ai lombi che provò nel tentativo di tirarsi su. I battiti del suo muscolo cardiaco smisero di rimbombargli nella testa permettendogli di focalizzarsi sugli altri suoni, in particolare sul fitto vociare che proveniva dalla stanza adiacente, e che diventava sempre più forte e vicino. La finta parete che faceva da porta alla biblioteca roteò e fece entrare un nutrito gruppo di persone: Gold, Belle, David, Mary Margaret e Regina.

-Sarebbe stato meglio conoscere prima questi particolari- sentì sbottare infastidita il sindaco

-Beh scusa tanto Regina se ho trascorso buona parte del mio tempo in coma nell'ultimo mese e mezzo- disse sarcastico Gold a cui, evidentemente, erano rivolte le lamentele della mora.

-Killian!- esclamò Belle notando il pirata, che finalmente era riuscito nell'impresa di alzarsi in piedi. -Non dirmi che non ti sei mosso da qui da ieri!-

Hook evitò di rispondere, così come evitò di incontrare lo sguardo disgustato di Regina, probabilmente non doveva avere un bell'aspetto, e nemmeno un buon odore. -Che succede?- chiese bofonchiando. Nessuno gli prestò attenzione.

-Qualsiasi siano le intenzioni di questa strega, adesso che ha tra le mani il potere dell'Oscuro avrà la strada spianata- Regina era tornata a rivolgersi a Gold

-Temo di sì. Aveva già tentato di coinvolgere me nei suoi piani, quando ero io ad avere quel potere. Purtroppo il Signore Oscuro non può nulla contro il pugnale- rispose l'uomo

-Credimi, ne sono ben consapevole- la voce di Regina si incrinò per un momento, ma tornò subito al suo tono normale dopo aver deglutito a vuoto. -Chi è questa donna e perché ha preso Emma?-

-Morgana- rispose Gold in un sospiro, -Non conosco bene la storia, ma suppongo voglia più o meno quello che desiderano tutti: il potere. Ed è convinta che per ottenerlo dovrà...- fece una pausa ad effetto e concluse, -... beh, uccidere Merlino-

-Pensi che lei sappia dove si trova?- chiese Mary Margaret, che fino a quel momento era stata in silenzio ad ascoltare, proprio come suo marito

-Non saprei, ma non mi sentirei di escluderlo.-

Ci fu un lungo momento in cui nessuno disse nulla perché impegnato a pensare alle varie eventualità.

-Allora dobbiamo trovarlo prima di lei- disse Uncino determinato, e tutti finalmente si ricordarono dalla sua presenza. -Voglio dire: è ancora l'unico che può liberare Emma dall'Oscurità, giusto?-

-E come?- sbottò Regina, -c'eri anche tu a Camelot, la sola pista che avevamo, o l'alcol ti ha cancellato la memoria oltre a ogni decoro?-

Hook strinse i pugni per la rabbia, detestava essere trattato come uno stupido. -Ricordo benissimo Camelot e cosa ha significato. Dobbiamo... dobbiamo solo capire come fare. Ci sarò un modo. Costringeremo questo fantomatico mago a guarire Emma, dopo di che lo lasciamo a sbrigare i suoi conti in sospeso con quella strega-

-Ti illudi se pensi che mi farò sfuggire l'occasione di vendicarmi.- Il tono di Regina era altrettanto ostile, e quando notò Killian e David irrigidirsi, capì che avevano frainteso le sue intenzioni, perciò aggiunse: -Di Cassandra, o come diavolo si chiama, ovviamente! Non permetterò a nessun altro di ucciderla, devo farlo personalmente.- Mary Margaret scosse la testa, sapeva in cuor suo che si trattava di una minaccia senza fondamento

-Ammesso che tu ci riesca- disse Gold facendo voltare il sindaco indignata. -Sono stregoni troppo potenti per te; forse solo la signorina Swan può competere con loro, adesso che ha il potere Oscuro-

-Pensavo che in tutti questi anni avessi imparato a non sottovalutarmi Tremotino-

-Non sto mettendo in discussione le tue capacità, sto solo dicendo che Morgana e Merlino sono maghi di livello superiore. Soprattutto Merlino, per questo Morgana ha bisogno della Signora Oscura per sconfiggerlo-

-Beh vorrà dire che dovrò usare altre armi per batterla, basterà individuare il suo punto debole, tutti ne hanno uno.- Tremotino fece un'espressione che significava “se lo dici tu”.

-Quindi come procediamo?- tornò a domandare Uncino, ricadde il silenzio, finché Gold non riprese la parola

-Henry- disse semplicemente. Regina e Mary Margaret si voltarono a guardare l'ingresso convinte che il ragazzo fosse arrivato. -I suoi poteri di Autore possono fare al caso nostro- chiarì l'ex Signore Oscuro.

Killian si illuminò per una frazione di secondo, poi si ricordò che quella non era più una pista praticabile. -La penna è stata distrutta- disse mestamente, Gold non parve sorpreso

-Immaginavo dovesse esserci un buon motivo per cui non siete mai ricorsi a lui, non poteva essere solo iper-protezione materna- commentò facendo un leggero cenno alla sua ex allieva. -In ogni caso la penna rotta non costituisce di per sé un problema.- Regina aggrottò le sopracciglia perplessa

-Che vuoi dire?- gli chiese

-Voglio dire che è rimpiazzabile. Basta costruirne una nuova.- Gli sguardi sorpresi di Belle e degli altri lo fecero sorridere. -Purtroppo per farlo c'è bisogno del legno di un albero particolare... magico-

-Fammi indovinare- lo interruppe Regina, -Quest'albero si trova nella Foresta Incantata per caso?- Gold annuì eloquentemente e tutti tornarono a scoraggiarsi.

-Non è possibile!- sbottò incredulo Hook. Era esasperato da questa situazione assurda che li poneva puntualmente davanti ad altri ostacoli ogni volta che ne superavano uno. E, a giudicare dalle espressioni degli altri, non era il solo a pensarla così.

-Non abbiamo modo di aprire portali- disse in un sussurro rassegnato Mary Margaret

-Lo so- commentò Gold. -Forse, paradossalmente, ci conviene sperare che invece Morgana possa farlo.- Tutti lo guardarono sorpresi.

-Stai suggerendo di attendere una sua mossa e colpire per provare ad anticiparla?- chiese dubbioso David

-Precisamente principe-

-Mi sembra un piano troppo azzardato persino per te Tremotino-

-Senza contare il fatto che, se qualcosa dovesse andare storto, rischieremmo grosso tutti, se Morgana è davvero potente come dici, e Regina è l'unica strega dalla nostra-

-State dimenticando un altro dettaglio- si intromise, stizzito, Killian. -Per tenere d'occhio quella megera dovremmo sapere esattamente dove si nasconde-

-Il pirata ha ragione, Emma e Morgana sembrano sparite nel nulla- convenne Regina.

Dopo qualche istante, in cui la sala ripiombò in un silenzio così forte che si poteva sentire il rumore dei pensieri che mulinavano nella mente di ognuno dei presenti, Uncino andò via platealmente, senza far nulla per nascondere la rabbia, e lasciando che le sue ultime parole (-Restate pure qui a rimuginare quanto volete, io sono stanco!-) riecheggiassero tra gli scaffali impolverati.

   Nei sotterranei della città, trasformati in un luogo piuttosto accogliente grazie ai poteri di Morgana, la Signora Oscura cercava di assecondare la sua volontà di scappare, e di disobbedire così al comando ricevuto dalla strega di Camelot che, prima di sparire col pugnale, le aveva intimato di restare nel loro covo fino a nuovo ordine, mentre lei usciva per un “giro di perlustrazione”. Odiava quella parte del suo potere, perdere la volontà era la cosa che più temeva da quando era diventata l'Oscuro, per questo si era data tanto da fare per trovare il pugnale prima di chiunque altro. Quello che non si aspettava era che lo stesso finisse nelle mani di quella che, probabilmente, era il nemico più forte con cui si erano confrontati finora. Pericolosa perché in possesso di poteri straordinari, e perché dava l'impressione di essere una persona che non si fa troppi scrupoli al fine di ottenere ciò che vuole. La cosa che non riusciva a spiegarsi era perché, da quando c'era qualcuno a guidare le sue azioni, le voci nella testa, quelle che per mesi le avevano dato il tormento, e che l'avevano enormemente influenzata, erano sparite. Ma se da un lato questa improvvisa scomparsa le aveva dato un minimo di sollievo, dall'altro le aveva fatto piombare addosso, come un macigno, la terribile consapevolezza, e il senso di colpa, per le sue deplorevoli “gesta” da Signora Oscura. La morte di Robin, in particolare, era qualcosa che, nonostante le attenuanti, non si sarebbe mai e poi mai perdonata. Quando aveva scelto di assecondare l'Oscurità, sedotta dall'enorme potere che ne derivava, non si era curata delle conseguenze. Ingenuamente e presuntuosamente, aveva pensato di riuscire a dominarla, e non avrebbe potuto sbagliarsi più di così. Avrebbe dovuto ascoltare Regina. Chi meglio di lei poteva metterla in guardia sul fascino pericoloso del potere Oscuro? E lo aveva fatto, con discorsi ai quali Emma si era mostrata sorda e indifferente, ma soprattutto con i fatti, perché la storia personale di Regina era la prova più concreta di quanto possa essere facile lasciarsi prendere dalle tenebre, e quanto proporzionalmente difficile liberarsene. Se adesso era già tardi non lo sapeva ancora, contrastare Morgana, al momento, sembrava impresa impossibile, ma quello che sapeva con certezza era che ora avrebbe lottato con tutta se stessa per liberarsi della strega e dell'Oscurità.

Sentì chiaro un brivido quando Morgana si rimaterializzò nell'antro, con l'aria di chi si diverte molto.

-Non ti sei mossa vedo- la prese in giro, godendosi la smorfia di stizza apparsa sul volto di Emma. -Ho fatto un giro in città, mi piace molto Storybrooke. Mi affascinano le tecnologie di questo mondo, e come il popolo della Foresta Incantata vi si è adeguato. Magari mi ci stabilisco anche io, che dici?- continuò sistemando sul tavolino alcuni oggetti presi chissà dove, sfruttando la sua capacità di cambiare aspetto probabilmente. -Non ho visto i tuoi amici, però ho preferito non cercarli per non attirare troppo l'attenzione. Dove pensi possano essersi nascosti?- chiese infine con fare innocente. Prima che Emma potesse rispondere impugnò il pugnale e aggiunse: -Niente bugie-

-Se non sono da Gold, forse sono alla villa dello stregone- disse suo malgrado la bionda

-Per stregone intendi Merlino? Credevo che non fosse qui-

-Infatti. C'è solo la villa, che presumibilmente è arrivata qui dopo il secondo sortilegio-

-Secondo sortilegio? Questa storia diventa sempre più interessante. Quando avremo tempo mi racconterai tutto. Ora che ne diresti di far loro una sorpresa?- Emma la guardò perplessa. -Sì- rispose incoraggiandola Morgana, -Vai da loro, magari dal tuo bel fidanzato, e ti fai raccontare cosa hanno scoperto su Merlino, se sanno dove andare a cercarlo per esempio.-

Emma scosse la testa incredula. Cosa faceva credere a quella strega che Killian e gli altri si sarebbero confidati con lei dopo tutto quello che era successo, e sapendo benissimo che al momento era sotto l'influsso del pugnale? E poi che importanza aveva sapere dove si nascondeva Merlino se rimaneva comunque irraggiungibile? Espresse i suoi dubbi a Morgana che rise di gusto.

-Ho le mie risorse Emma, sempre. Non dubitarne mai- le disse guardandola con intenzione, e la bionda sentì un fremito di paura serpeggiarle sulla pelle. Non dubitava affatto delle sue capacità, anzi, temeva che fosse in grado di fare molto più di quanto prometteva. -Voglio confidarti un piccolo segreto- ricominciò la strega approcciandosi all'elegante poltrona che aveva magicamente ricavato dalla roccia, come il resto dell'arredamento del loro nascondiglio. -Quando a Camelot ho conosciuto i tuoi amici, abbiamo fatto una visita al castello di re Artù. In una stanza che un tempo era il laboratorio di Merlino, e che poi è diventata un reliquiario, una sorta di magazzino dove il re conserva ogni tipo di artefatto magico. Mi segui?- si fermò per assicurarsi che la ragazza fosse attenta. Emma annuì. -Bene- riprese, -Conosco molto bene quel posto, perché io stessa vi avevo conservato degli oggetti molto preziosi, che un giorno mi avrebbero aiutato nel miei propositi di vendetta.- A questo punto infilò una mano sotto la mantella dei suoi abiti di fattura antica, ma meno poveri di quelli che indossava fingendo di essere la giovane e ingenua Cassandra. Quando la tirò fuori stringeva nel pugno qualcosa di piccolo, perché completamente nascosto dalle dita e dal palmo. Si sedette e tornò a fissare Emma. -Sai come siamo arrivati qui da Camelot?- La bionda fece di no, senza mai staccare lo sguardo dal pugno chiuso della donna dagli occhi ambrati. Quest'ultima riaprì la mano con lentezza studiata, mostrando alla Signora Oscura un piccolo oggetto oblungo e trasparente.

-Un fagiolo magico- sussurrò Emma, Morgana sorrise

-Ce n'erano due, ma tua madre e gli altri non potevano saperlo-

La mente di Emma prese a lavorare velocemente, quest'ulteriore vantaggio per la strega proprio non ci voleva. Era l'unico o ne aveva altri? Nel suo racconto aveva parlato al plurale, a quali altri oggetti magici si riferiva?

-Quindi Emma. Mi piace il tuo nome- divagò per un secondo Morgana riprendendo il monologo, -Raggiungere Merlino, ovunque si trovi, non sarà un problema. Dobbiamo solo scoprire dov'è.- La mora interruppe per un attimo il flusso dei suoi pensieri per concludere il ragionamento che Emma aveva già intuito da sé.

-E dopo?- si azzardò a chiedere la bionda

-Dopo io e te faremo grandi cose- la risposta fu accompagnata da un occhiolino. -Vedi Emma, non devi pensare che io sia presuntuosa quando dico che ho enormi poteri, il problema è che da soli non sono abbastanza per avere la meglio su quel dannatissimo Merlino- pronunciò quest'ultima frase con evidente stizza, poi il tono tornò pacato, -Ma contro la mia magia combinata alla tua non potrà nulla!-

-Perché vuoi ucciderlo?-

-Non è importante che tu lo sappia, tanto, se anche volessi, non potresti rifiutare di aiutarmi- le disse accennando vistosamente al pugnale poggiato sul suo grembo. Emma deglutì a vuoto, aveva la netta sensazione che quella storia non si sarebbe conclusa bene in nessun caso.

-Cosa vuoi che faccia adesso?-

-Te l'ho detto. E' tempo che tu vada a riconciliarti col tuo innamorato.-

   La linea dell'orizzonte era sempre lì, sempre simile a se stessa, a come l'aveva vista nei suoi sonni agitati. Dopo aver vagato per un po', ormai stanco, sia fisicamente che emotivamente, Killian aveva deciso di rientrare alla nave per darsi una sistemata e provare a rilassarsi e a svuotare la mente. Si fermò nei pressi della scaletta per salire e, proprio come aveva fatto nel suo ultimo incubo, si voltò a scrutare il punto di contatto tra cielo e mare senza una ragione precisa. Non aveva molto senso in effetti voler ripercorrere certi ricordi, anche se scaturiti da una mente provata.

La situazione era davvero particolare, tutto somigliava terribilmente a quell'incubo, persino le sensazioni, per questo la reazione fu identica quando percepì una presenza alle sue spalle, e un leggero tocco sulla schiena. Stavolta però fece in tempo ad indietreggiare, finendo con l'inciampare e cadere disteso. Cosa che gli diede la perfetta visuale di Emma che lo fissava turbata e dispiaciuta.

-Sta... sta lontana- balbettò lui rimettendosi in piedi e tenendo un braccio largo per rimarcare le distanze

-Non volevo spaventarti- si scusò Emma.

I due rimasero a guardarsi negli occhi per una frazione di tempo indefinita. Occhi nei quali si erano specchiati vicendevolmente milioni di volte, e che adesso quasi stentavano a riconoscere.

-Hai paura di me- affermò con un filo di voce la ragazza, Killian non rispose, mentre si rialzava. -Non ti biasimo per questo, al tuo posto ne avrei anche io- concluse spostando lo sguardo verso il mare. Il tono non era minaccioso, sembrava piuttosto mortificata.

Hook dovette lottare contro l'istinto di abbracciarla. C'era qualcosa in lei che lo spingeva a credere di avere davanti la donna che amava, ma la logica gli imponeva di essere cauto.

-Hai ucciso Robin...-

-Lo so...- e le lacrime che brillavano sulle sue guance sembravano sincere. Killian si avvicinò di qualche passo

-E' stata Morgana a ordinarti di venire qui?- Emma sospirò e poi annuì. -Perché?-

-Lei pensa che, dato il nostro legame, mi rivelerai quello che avete scoperto su Merlino- Uncino aggrottò la fronte

-Significa che lei non sa dov'è?-

-No- Killian ridacchiò nervosamente a questa risposta

-E tu pensi che io me la beva?- chiese sarcastico. -Dovresti spiegare a quella megera che fa malissimo a sottovalutarci. Saremmo stati anche un po' ingenui a scegliere di fidarci di lei quando non sapevamo chi fosse, ma questo non significa che siamo stupidi-

-E' la verità Killian. Se lo sapesse lo avrebbe già raggiunto- Il pirata tornò serio

-A che gioco state giocando tu e la tua amica?-

-Io...- provò Emma, ma lui la interruppe

-No! Non mi fido di te!- le urlò, e lei parve ferita dalle sue parole

-Hai ragione- disse Emma avvicinandosi di nuovo, -Morgana ha il pugnale, e con quello può farmi fare qualsiasi cosa voglia, senza che io possa ribellarmi.- Ormai era a pochi centimetri da Hook, e gli parlava con voce quasi ipnotica. -Infatti mi ha mandato qui con l'obbiettivo di scoprire tutto quello che sapete- poggiò la mano sul petto dell'uomo, -Con ogni mezzo.-

Il cuore di Killian batteva ad un ritmo insostenibile, di sicuro Emma poteva sentirlo sotto il suo tocco. Che sia stato un sogno premonitore oppure no, non era difficile indovinare quello che sarebbe accaduto. Chiuse gli occhi e trattenne il respiro.

-Non costringermi a farlo- lo supplicò lei

-Uccidimi- rispose lui tenendo la sua posa e, imprevedibilmente, la mano della bionda si spostò dal petto per salire ad accarezzargli il viso

-Vorrei avere la forza di oppormi, ma sarebbe comunque pericoloso, quella strega è troppo potente- sussurrò Emma poggiando la fronte a quella del pirata. -Come pensate di agire e cosa avete scoperto?- le labbra di Emma erano invitanti come nel sogno, e anche la voglia di lasciarsi andare era la stessa.

-Non ti dirò niente-

-Se non lo farai Morgana mi costringerà a farti male sul serio!- e in tutta risposta Killian si esibì in un sorriso beffardo.

La mano di Emma esitò un istante prima di tornare sui pettorali dell'uomo

-Killian... - sussurrò la bionda, aveva lo sguardo implorante. Lui non si mosse e la mano di lei andò a serrarsi intorno al suo cuore.

Un urlo strozzato e la presa divenne più forte.

-Parla Killian. Ti prego!-

-N... no-

-Hook!-

Il pirata provò a resistere con tutte le sue forze ma il dolore era insopportabile, pur avendolo già sperimentato, Cora gli aveva riservato un trattamento simile molti anni prima, quando aveva provato ad ucciderla al soldo di Regina. Presto si trovò senza più forze.

-Parla!- insisté Emma, quasi altrettanto sofferente. E alla fine Killian si arrese.

-He... Henry- balbettò. Emma finalmente allentò la presa

-Cosa?-

-Forse esiste un modo per fargli riottenere i poteri- spiegò lui affannosamente. La Signora Oscura tolse bruscamente la mano dal suo petto.

-No. Regina non può pensare di coinvolgere Henry!-

-Infatti non vorrebbe, ma è l'unico modo. Tremotino ha detto che ci serve un albero dalla Foresta Incantata- concluse Uncino tra un colpo di tosse e l'altro.

Emma si allontanò, aveva uno sguardo spaventato e preoccupato insieme, sembrava stesse valutando e soppesando le informazioni avute. Killian si ricompose, aspettando incerto una sua mossa, e maledicendosi per non aver resistito di più. Poi, inaspettatamente, Emma si riportò nuovamente a pochi centimetri dal suo viso, passandogli una mano dietro la nuca per far toccare ancora le loro fronti.

-Devi promettermi- gli disse, -Che, qualunque cosa accada, farete di tutto per fermarla. E che, se uno qualunque di voi dovesse trovarsi in pericolo di vita, a causa mia, non esiterete ad uccidermi.-

La trasparenza dei suoi occhi era disarmante, pensò Killian, non vi era alcuna traccia di Oscurità, e la cosa lo confondeva.

-Emma...- sussurrò lui

-Promettimelo- insisté Emma, provocandogli un brivido.

Rimasero a fissarsi ancora un po', in silenzio. Che fosse sincera o no, Killian non avrebbe mai potuto prometterle una cosa simile.

-Ti salveremo Emma. Questa è l'unica cosa che posso prometterti- le disse accarezzandole il volto ancora segnato dal potere Oscuro. E quando si sporse in avanti per baciarla, lei si smaterializzò.

   Camminava a testa bassa Henry, e senza prestare attenzione a quello che lo circondava nelle strade, comunque poco animate, della città. Il passo era veloce, alimentato dal nervosismo e dall'adrenalina che ancora gli scorreva in corpo dopo la discussione avuta con sua madre poco prima. Arrabbiarsi e inveire contro Regina era l'ultima cosa che volesse, ma non aveva potuto evitarlo, perché anche lei, come nessuno del resto, sembrava non capire i suoi sentimenti, quella combinazione di rabbia, delusione e frustrazione che teneva in costante tensione i suoi nervi. Aveva accettato di restare a casa con Roland ancora una volta, mentre “gli eroi” si riunivano per decidere la prossima mossa, che sperava riguardasse solo la sconfitta di Morgana. Non perché non volesse più indietro la sua madre biologica, ma perché ormai aveva smesso di credere che ciò fosse possibile. Aveva paura che Emma avrebbe trascinato giù, nell'abisso in cui era sprofondata, chiunque avesse tentato di salvarla, e il pensiero di perdere qualcun altro delle persone che amava era semplicemente insopportabile. E camminava svelto, quasi correva, per spegnere quella fiammella di speranza che, timida e determinata, ancora bruciava in lui, riaccesa dal racconto di Regina.

-Come fai a non odiarla?- le aveva chiesto riferendosi a Emma, una volta soli; visto che Roland era andato a farsi il bagno da solo come il “bimbo grande” che era.

-Henry...- aveva risposto esasperata Regina

-No! Lei ha distrutto il tuo lieto fine!-

-Non è stata colpa sua-

-Invece sì! E' stata lei a scegliere di arrendersi, non ha voluto combattere! Dovresti volerla morta invece che salvarla!-

-Henry adesso basta!- Il ragazzo in quell'istante aveva avuto la netta sensazione che Regina lo avrebbe schiaffeggiato per la prima volta in quindici anni. -So che Emma è il tuo eroe, e capisco che sei arrabbiato, ma non devi dimenticare che è soprattutto tua madre!- lo aveva rimproverato. Henry aveva distolto lo sguardo. -Essere la Salvatrice non l'ha resa perfetta. E' umana, e in quanto tale commette errori. Non smettere di credere in lei. Riuscire a perdonare è il vero atto di eroismo, la vendetta la strada che percorrono i cattivi. La storia mia e dei tuoi nonni avrebbe dovuto insegnartelo-

-Quindi non cercherai di uccidere Morgana per vendicare la morte di Robin?- l'aveva provocata il ragazzo, e Regina, colta in contropiede, non aveva saputo cosa rispondere, farfugliando qualcosa che somigliava a un “è diverso”. Henry ne aveva approfittato per infliggere l'ultima stoccata. -Come pensavo- aveva ripreso sprezzante, -I bei discorsi valgono solo per Emma. Sei un'ipocrita mamma, e io non accetto lezioni dagli ipocriti.-

-Salveremo Emma, e se nel farlo Morgana dovesse perdere la vita, beh non mi dispiacerà- aveva specificato la donna, una volta ritrovata la sua sicurezza. Henry però si era già avvicinato alla porta. -Henry dove stai andando? E' pericoloso!- gli aveva detto ancora Regina preoccupata, mentre il ragazzo spariva sbattendola.

Senza una meta si era incamminato a testa bassa, rimuginando e cambiando idea di continuo, ignorando di proposito il telefono che, imperterrito, gli vibrava in tasca. Si ritrovò a compiere un mezzo giro su se stesso quando, con la spalla, andò a urtare qualcuno che procedeva alla sua stessa velocità ma in direzione contraria, Killian.

-Henry!- esclamò il pirata, sorpreso quanto lui. -Ti sei fatto male?-

-Sto benissimo- rispose bruscamente il giovane, che si spostò per proseguire

-Ho incontrato Emma- disse l'uomo facendolo fermare. Istintivamente Uncino sentiva che la persona più giusta a cui rivelarlo fosse proprio Henry. Il ragazzo si riavvicinò

-Stai bene?- gli venne naturale chiedere, dando per scontato che, dopo un faccia a faccia con Emma, difficilmente si restava illesi. Hook annuì

-All'inizio ho avuto paura, ma poi...- fece una pausa e sospirò. -Henry era lei!- strinse forte la spalla del ragazzo come per rafforzare il concetto. Henry aggrottò la fronte

-Ti sei lasciato ingannare- rispose freddamente. Era difficile credere che potesse essere vero, molto più probabile che l'amore, e il forte desiderio di riavere Emma con sé, avessero illuso l'uomo.

-No- fece convinto quest'ultimo. -Le cose che ha detto, la sua voce. Erano una richiesta di aiuto. Sta tornando in sé.-

Non smettere di credere in lei”.

Le parole di Regina ancora vivide nella mente. E Henry voleva crederci con tutto se stesso che la Salvatrice fosse tornata a lottare.

-Ne sei sicuro?- chiese con voce incerta

-Sì. I suoi occhi non mentivano. Era la nostra Emma- confermò Uncino, e queste parole furono ossigeno che andò ad alimentare la fiammella di speranza che Henry avrebbe voluto spegnere, trasformandola in fuoco ardente e vigoroso. -Mi ha fatto capire che Morgana può aprire un portale- continuò il pirata, -Stavo andando da Gold per dirglielo. Regina ti ha detto dell'albero?-

-Sì.-

Sapeva dell'albero e della concreta possibilità di riottenere i suoi poteri di Autore, che mai aveva bramato come adesso. Sarebbe stato lui l'asso nella manica vincente.

Perdonare è il vero atto di eroismo”.

Sarebbe stato lui a salvare sua madre.

   Quando Emma tornò al nascondiglio trovò Morgana intenta a versarsi una bevanda fumante, comodamente seduta al famoso tavolo costruito dal nulla, e sorridente.

-Oh bentornata!- esclamò felice la strega. -Vieni, prendi una tazza di tè. L'acqua di questo mondo ha un sapore buonissimo, non ne ho mai viste di più limpide, sai com'è, vivendo tra Camelot e la Foresta Incantata...- Il tono falsamente affabile infastidì la Signora Oscura, che rispose bruscamente

-Non mi va il tè-

-Perché devi sempre essere così ostile? Io ci sto provando a rendere questa nostra collaborazione piacevole, oltre che proficua, ma tu fai di tutto per rendermi le cose difficili- sbuffò Morgana

-L'ultima cosa che vorrei è collaborare con te, ma non ho molto margine di scelta, mi pare-

-Bene. Se la metti su questo piano smetto di provarci. Del resto mi serve la Signora Oscura, non un'amica.- Morgana riprese a versare il liquido ambrato in una seconda tazza, che avvicinò alla bionda. -Bevi il te Emma- le ordinò, sorridendo soddisfatta quando vide compiersi il suo volere. -Raccontami quello che vi siete detti tu e il bel pirata, e non provare a mentire-

Emma mandò giù un sorso piuttosto rumorosamente. Le parole che avrebbe usato per il suo racconto affollarono subito, obbedienti, la sua mente, accalcandosi in fila sulla sua lingua, pronte per essere proferite.

-Mi ha detto che devono andare nella Foresta Incantata per recuperare una cosa- disse perdendo la lotta contro se stessa

-Cosa?- chiese l'altra iniziando a spazientirsi

-Un albero- rispose la bionda, a Morgana sfuggì una risata

-Come scusa? E a cosa mai dovrebbe servirgli un albero?-

Emma strinse forte i pugni sotto il tavolo fino a farsi male, se avesse potuto si sarebbe strappata via la lingua pur di non rispondere, ma non poté evitarlo.

-E' un albero dalle proprietà magiche. Da esso soltanto è possibile ricavare il legno per costruire la penna dell'Autore-

La risata della strega mutò in un sorriso sorpreso

-Vuoi dire che tu e i tuoi amici sapete dell'esistenza dell'Autore? Ma certo, sarà stato l'Apprendista a rivelarvelo- borbottò tra sé e sé, -Peccato che non serva a nulla procurarsi una nuova penna. Solo chi è stato prescelto può usarla, perciò senza di lui è un pezzo di legno qualunque.-

Emma cercò di restare impassibile, ma chiuse gli occhi disperata quando Morgana arrivò da sola alla giusta conclusione.

-A meno che...- riprese la strega, -...Oh! Te l'ho già detto che adoro questa città?- esclamò battendo entusiasta il pugno sul tavolo. -Quindi i tuoi amici, pieni di risorse, hanno trovato l'Autore. Quando?- chiese alla bionda che, purtroppo. Rispose prontamente

-Prima che diventassi la Signora Oscura-

-E perché mai non avete sfruttato i suoi poteri per salvarti?- ragionò a voce alta Morgana, poi tornò a rivolgersi a Emma, -Quello dell'Autore è un grande potere. Merlino ha sempre voluto che fosse usato solo per registrare gli eventi e tramandarli, ma con esso si può scrivere la Storia. Modificarla a proprio piacimento, far accadere cose inimmaginabili. Non lo sapevate?-

Emma sibilò un debole e sommesso “sì”

-Ovvio- commentò l'altra, -Ed è quello che sperano di fare adesso i tuoi. Una mossa intelligente, devo dargliene atto, ma grazie a te potremo giocare d'anticipo sfruttando l'altro nostro piccolo vantaggio- disse picchiettando la tasca dove teneva il fagiolo magico. Poi arrivò la domanda che la Signora Oscura temeva più di tutte. -Chi è l'Autore, e perché ha bisogno di una penna nuova?-

Il nome di suo figlio si schierò immediatamente sulla punta della sua lingua, accompagnato dal resto delle informazioni richieste da Morgana. Immaginò di poter sbarrare loro la strada per una volta.

-E'... Killian- pronunciò dopo una piccola, impercettibile, esitazione.

Ce l'aveva fatta. Aveva sostituito le parole giuste con una bugia improvvisata. Aveva disobbedito al pugnale, ed era una sensazione magnifica riconquistare una briciola di libertà. Mascherò gioia e stupore, mentre la strega chiedeva delucidazioni.

-Il tuo Killian? Il pirata gentiluomo?- disse dubbiosa, Emma sentiva il proprio cuore martellarle nel petto. Dopo aver riflettuto l'altra continuò. -Navigando per mare avrà avuto modo di visitare molti mondi, sì, ma non immaginavo fosse un amante della scrittura-

-Infatti. Ha ricevuto i poteri dopo che il precedente Autore li aveva persi per averne abusato. Killian non si sentiva all'altezza e ha deciso di spezzare la penna, per non cadere nella stessa tentazione- continuò a mentire la bionda con sempre meno difficoltà.

-Che animo nobile. E quanta dedizione!- commentò Morgana, -Non vedevo un uomo così innamorato da... boh, non ne ho idea! Credo che vada premiato-

-Cosa? Che... che significa?- domandò Emma non presagendo nulla di buono.

-Aiuteremo il tuo adorato Uncino a riottenere i suoi poteri, e lui, in cambio, ci consegnerà Merlino-

-E dopo cosa accadrà a Hook e agli altri?-

Morgana non rispose, ma sorrideva mentre si riportava alla bocca la sua tazza di tè, e con un lento soffio diradava le ultime scie di vapore che, sottili, risalivano ancora dalla superficie.

 

 

Widow's corner

A R. per il supporto e l'incoraggiamento,

grazie amica mia, ti voglio bene.

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Capitolo 10
*** Di Coscienza e di Volontà ***


Widow's corner

Eccoci al decimo capitolo, sono un po' emozionata perché per me è un piccolo grande traguardo. Ringrazio tutti quelli che lo hanno raggiunto con me: ai lettori silenziosi, a chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite, e a chi voluto dedicare qualche minuto del suo tempo per recensirla. C'è ancora strada davanti a noi, spero di avervi ancora tutti come compagni di viaggio.

Buona lettura.

Capitolo 10

Di Coscienza e di Volontà

 

   La foresta di Mistheaven era la più estesa e fitta che avesse mai visto. Gli alberi si ergevano maestosi, dritti, e molto vicini tra loro, tanto che le folte chiome si intrecciavano creando uno spesso velo scuro attraverso il quale , a mala pena, penetrava la luce del sole. La Foresta Incantata la chiamavano i suoi abitanti, e non era difficile indovinare perché. Bastava passeggiare in quei luoghi per respirare l'aria muschiata e carica di magia, quella che scorreva latente in ogni singolo atomo degli esseri, viventi e non, che la popolavano. Appena giunto in quel posto mistico, l'Apprendista seppe che era quello giusto per portare a termine l'importante compito che gli aveva affidato il suo Maestro. Si addentrò sicuro, ma senza fretta, tenendo all'erta tutti i sensi, facendo scorrere i robusti tronchi sotto il suo sguardo e sfiorandoli con le dita. In pochi si erano spinti così in là, il terreno incolto e coperto di erba era stato calpestato solo da zampe animali, quelli dell'Apprendista erano, probabilmente, i primi piedi umani a saggiarne la consistenza. Altro indizio era l'assenza di sentieri. Scansò un grosso ramo che pendeva proprio all'altezza dei suoi occhi, e proseguì cauto, infilandosi tra due fusti particolarmente vicini. L'aria in quel punto era più frizzante, per il piccolo lago riparato dagli alberi e pieno di vita, presso il quale gli animali trovavano ristoro; e per la quercia secolare che svettava a pochi passi dalla riva opposta. Il flusso di energia magica emanata dal grosso albero solleticò la sua pelle, provocandogli un sorriso. Decise di costeggiare lo specchio d'acqua per raggiungere la quercia, per non destabilizzare l'equilibrio di quel posto ameno, dove le creature alate più belle coloravano il cielo spostandosi di ramo in ramo, spesso a causa del rumore provocato involontariamente dai suoi passi, e poggiandosi sui dorsi di comuni cervi, e di creature magiche come gli unicorni, intenti ad abbeverarsi. Arrivato nei pressi dell'albero rallentò fino a fermarsi, si tolse la sacca che portava a tracolla, poi fu la volta del mantello da viaggio. Si arrotolò le maniche della camicia fino ai gomiti e, infine, si sfilò le scarpe prima di avvicinarsi. Compiuto il primo passo chiuse gli occhi e sentì le radici, vive, vibrare sotto le piante dei piedi nudi, li riaprì e tese entrambe le mani per toccare finalmente la spessa corteccia, lasciando che la magia scorresse sotto la sua pelle, e si diffondesse in ogni fibra del suo essere. Per lui non era un'esperienza nuova percepire la magia in quel modo, ma la purezza di quella degli esseri viventi privi di coscienza, di ragione o dei difetti degli uomini, gli procurava sempre un senso di benessere unico. Restò a bearsene ancora per qualche istante prima di allontanarsi. Armeggiò nella sacca che aveva adagiato a terra e ne tirò fuori una sorta di raschietto. Tornò all'albero per staccare un piccolo pezzo di corteccia, avendo cura di non ferirlo più del dovuto, poi lo ripose in una piccola boccetta, osservandolo un'ultima volta attraverso il vetro, controluce, sempre più convinto che quella forte, pura e incontaminata, fosse proprio il tipo di magia che cercava.

 Gold si fermò a guardare i cittadini di Storybrooke che camminavano noncuranti lungo il marciapiede fuori dal suo negozio, la mano sollevata pronta a girare dal verso giusto il cartello open/closed, come faceva ogni giorno. La banale quotidianità di quella scena lo irritava e non riusciva a spiegarsi il perché. Si allontanò dalla porta con un sospiro proprio mentre Belle faceva capolino dal retro.

-Qualcosa non va?- chiese lei notando l'atteggiamento infastidito del marito

-E' possibile che siano tutti così ciechi in questa città?- si lamentò in risposta l'altro, guadagnandosi un'occhiata perplessa che lo spinse a chiarire il suo pensiero. -La loro incolumità potrebbe essere in serio pericolo e loro... guardali! Passeggiano. Vanno a fare la spesa. Trascorrono le serate davanti alla tv come se niente fosse!-

-Beh io non ci vedo niente di male a vivere la propria vita. Storybrooke è sempre sotto attacco, se tutti si facessero prendere dal panico sarebbe la fine. A volte è meglio vivere la propria normalità nell'ignoranza-

-Si comporterebbero allo stesso modo anche se sapessero. Non si preoccupano di quello che accade intorno a loro, ma poi pretendono di essere salvati. Sono dei parassiti!-

-Tremotino!- lo richiamò Belle, più preoccupata che arrabbiata. Gli si avvicinò, -Cosa stai cercando di dirmi?-

-Mi sento così inutile Belle- rispose Gold a mezza voce senza guardare la donna negli occhi, -E' una sensazione orribile sapere e non potere- concluse, e si spostò dietro il banco centrale del negozio, con il pretesto di dover chiudere il registratore di cassa.

-Ma tu non sei affatto inutile!- protestò Belle. -I tuoi consigli, la tua conoscenza, sono un aiuto fondamentale per Regina e gli altri-

Tremotino fece un mezzo sorriso sarcastico. -L'alternativa a un libro troppo grande che ci si scoccia di consultare. Praticamente poco più necessario della gente qui fuori-

-Vuoi di nuovo i poteri dell'Oscuro...- constatò la moglie senza nascondere la delusione

-No!- si affrettò a dire lui sbattendo il cassetto che conteneva l'incasso, e il rumore forte riecheggiò tra vetrine e scaffali. -Non vorrei mai tornare ad essere il mostro che ti ha fatto soffrire tanto. E' solo che...- uscì dal banco per avvicinarsi alla giovane, le strinse le mani e fissò lo sguardo nel suo. -Morgana è davvero molto pericolosa, e il pensiero di non poter far nulla per proteggerti mi fa impazzire! Se avessi la magia, qualsiasi tipo di magia, sarebbe tutto più facile. Ma so anche che così potrei perderti, e vivere senza te è l'ultima cosa al mondo che vorrei.-

Lacrime silenziose cominciarono a bagnare il volto di lei, che comprendendo il dilemma di suo marito, gli accarezzò dolcemente una guancia e posò un tenero e deciso bacio sulle sue labbra in risposta.

La campanella che segnalava la presenza di avventori nel negozio tintinnò spezzando la magia del momento, i due si staccarono a malincuore. Belle si voltò per asciugarsi le lacrime e Gold borbottò: -Siamo chiusi- a chiunque fosse entrato.

-Nonno!- esordì Henry, che non aveva fatto caso alla scena che gli si era parata davanti, euforico come Killian che lo accompagnava. -Avevi ragione nonno!-

-Di cosa parli Henry. Tua madre sa che sei in giro a quest'ora?- gli chiese Tremotino

-No, ascolta. Morgana può aprire portali e Emma è dalla nostra- continuò tutto d'un fiato il ragazzo, che rendeva ancora più difficile seguirlo per quel muovere di continuo le mani. -Con un pizzico di fortuna potremmo rintracciare Merlino prima di lei!-

Tremotino guardò perplesso prima suo nipote, poi Uncino, poi Belle, infine tornò a rivolgersi al primo

-D'accordo, avverti Regina e poi mi spiegherai tutto con calma.-

   Una densa nebbia di colore ramato si espanse tra gli alberi diffondendosi in fretta e mescolandosi alla semioscurità della sera, elemento poco naturale e fuori luogo, considerando le figure che vi apparirono una volta diradata. Due donne, una dai capelli biondi, quasi argentei, e una dai riccioli scuri e spettinati. Emma si guardò intorno un po' spaesata, mentre Morgana ravvivava le pieghe della sua ampia gonna e si scostava una ciocca di capelli ricaduta sulla fronte con un soffio.

-Perfetto- esclamò rivolgendosi alla Signora Oscura, -Non c'è nessuno, vieni- e avanzò di qualche metro per raggiungere una piccola radura facendo segno a Emma di seguirla.

-Perché siamo venute qui?-

-Tu dove lo camufferesti un albero?- rispose stupita la strega. La bionda serrò i pugni, il respiro improvvisamente affannoso.

-Perché proprio qui?-

Appena arrivate non se ne era accorta, poi, quando gli occhi avevano iniziato a distinguere le ombre e le sagome, Emma aveva sentito la propria pelle accapponarsi. Pensava che non saprebbe mai più tornata in quel posto. Lo stesso dove aveva irrimediabilmente toccato il fondo.

Morgana, confusa, mosse lo sguardo a destra e a sinistra, osservando solo alberi e i primi raggi lunari farsi strada tra i rami. -Ah...- i suoi occhi ebbero un guizzo improvviso, aveva capito cosa turbava la ragazza. -Non pensare che io sia sadica o nostalgica- le spiegò, -Per quello che dobbiamo fare, questo posto è l'ideale, perché è qui che hai usato la tua magia per me la prima volta. E' qui che si è instaurato il legame tra la tua magia e la mia volontà, dunque ti sarà più facile fare quello che devi. Ed è l'unico motivo per cui ti ho portata qui-

Emma scosse la testa. - Non capisco cosa ti aspetti da me-

-Emma, Emma, Emma- cantilenò la strega avvicinandosi, e prendendole il mento tra le dita. La bionda si irrigidì. -Tu non immagini neanche di cosa sei capace. Hai un potenziale straordinario, come fai a non sentirlo?- La lasciò andare e allargò le braccia in un gesto che tradiva esasperazione e incredulità. -Te l'ho già detto. I tuoi poteri superano di gran lunga quelli di Tremotino. Se solo volessi, potresti assoggettare l'intera città e non solo! Quello che le persone come te non capiscono è che doti naturali come queste vanno onorate. Lo spreco di un simile talento non è mai giustificato. Se si è nati per essere Dei, allora è giusto agire come Dei!-

Emma avrebbe voluto obiettare a quel discorso che considerava solo delirante e vanesio. Non lo fece perché in cuor suo ne capiva la logica. Lei stessa, inebriata dalla forza del potere Oscuro, non si era preoccupata delle conseguenze delle sue azioni, ignorando di proposito le responsabilità.

-Fortunatamente per te io so come sfruttare al meglio la tua magia- concluse Morgana dando le spalle alla giovane e cominciando a tracciare un perimetro immaginario tra gli alberi più a margine della radura. Misurava la distanza media contando mentalmente i suoi passi. Si fermò di colpo quando la Signora Oscura pose un'altra serie di domande.

-E' questo che ti ha fatto Merlino? Ti ha impedito di dare libero sfogo a tutto il tuo potenziale? Vuoi ucciderlo per questo?!- La strega si voltò lentamente. La solita aria benevola, che Emma sapeva essere finta, sostituita da un'espressione seria e allarmante.

-Merlino ha sbarrato la strada a ogni mia ambizione- rispose con la voce tremante di rabbia. -Imparerà a sue spese che è un grosso errore sottovalutare la tenacia di una donna, e che neanche lo Stregone Supremo può impedire che il destino si compia.-

Emma rimase a fissarla in silenzio, non voleva contrariarla oltre, e aspettò che la mora si calmasse. Cosa che avvenne poco dopo. Morgana indietreggiò di qualche passo, e con un ramoscello raccolto da terra, tracciò una “X” nel terreno tra due tronchi distanti tra loro poco più di tre metri.

-Lo faremo spuntare qui- disse soddisfatta a Emma.

-”Spuntare”? Come?- chiese quest'ultima. La mora sospirò stancamente e si sfilò dalla tasca il fagiolo magico

-Questo, mia cara, come ben sai, è la chiave per aprire un portale tra due mondi, usato normalmente per raggiungere uno o l'altro. Quello che le persone tendono a dimenticare però, è che un portale non è altro che un varco, e in quanto tale, accessibile da entrambi i lati.- Emma sgranò gli occhi sorpresa. Cosa le stava suggerendo la strega? -Quello che faremo adesso sarà aprire un portale, non per raggiungere la Foresta Incantata, ma per trasportare qualcosa, l'albero magico che cercano i tuoi amici nello specifico, da Mistheaven a qui.-

-Io non...- balbettò la ragazza sempre più sconcertata

-Oh sì invece- la interruppe l'altra, -E' proprio questo il punto: tu puoi. Anzi, noi possiamo. Basterà individuare con precisione l'oggetto in questione; e io conosco esattamente aspetto e ubicazione dell'albero perché ci sono stata; e invertire il flusso di energia magica una volta aperto il portale. Cosa che i maghi e le streghe dotati come te possono fare. La tua magia unita alla mia volontà, ricordi?-

-Se è davvero possibile perché non “richiamare” direttamente Merlino?-

Morgana rispose come se si fosse aspettata un simile dubbio. -Perché questo genere di incantesimi funziona soltanto con chi non può opporre resistenza. Oggetti inanimati privi di coscienza e di volontà. Merlino, ahimè, è pur sempre un essere umano consapevole-

-Vuoi dire che può opporsi al richiamo della magia?- La strega annuì e continuò a farlo anche mentre Emma traeva le proprie conclusioni ad alta voce. -Ed è una cosa che può fare qualunque essere dotato di ragione, che sia in grado o meno di praticare la magia?-

-Beh, a patto che abbia una personalità... straripante. Come nel caso del nostro Stregone. Inoltre, una mossa simile lo metterebbe in allarme, e io faccio molto affidamento sul fattore sorpresa-

-Allora perché pensi che l'Autore possa riuscire a richiamarlo?- La risposta di Morgana fu preceduta da una risata

-Perché i poteri del tuo fidanzato- la bruna aveva creduto alla bugia di Emma, -sono più forti di qualunque altra cosa. Trascendono lo spazio e il tempo; la magia e la volontà, anche quelle di maghi e streghe di livello superiore. Perciò, se Uncino scrivesse di un'apparizione improvvisa di Merlino qui a Storybrooke, la cosa accadrebbe, che questi lo voglia o no.- Rise ancora, ma con una luce sinistra nello sguardo stavolta. - Che stupido da parte sua incanalare un tale potere, a cui lui stesso è vulnerabile, e affidarlo a creature corruttibili come gli uomini- disse asciugandosi la lacrima che le si era formata all'angolo dell'occhio destro.

Il tempo delle spiegazioni era finito. La strega di Camelot trascinò Emma in un punto poco distante dal segno che aveva tracciato nel terreno e le fece un cenno d'intesa, pronta a lanciare il fagiolo magico.
- Aspetta!- la fermò la Signora Oscura – Come faccio a invertire il flusso d'energia del portale?- le chiese allarmata. Temeva di sprecare la loro unica opportunità a causa della sua inesperienza.

-Nello stesso modo in cui usi qualsiasi altro tipo di magia Emma- fu l'unico suggerimento che ebbe da Morgana, mentre un gorgo incantato si allargava sempre di più davanti a loro.

La bionda prese un profondo respiro e si concentrò per visualizzare quello che doveva essere fatto, poi incanalò le proprie emozioni, come le avevano insegnato anni prima Gold e Regina. Dalle sua braccia tese scaturirono lampi di magia scura e crepitante, che si riversarono nel vortice. Questo, sotto lo sguardo attento ed eccitato di Morgana, prese a girare nel verso opposto a quello solito, acquistando velocità. Attraverso le fessure dei suoi occhi socchiusi per lo sforzo Emma vide un alone di luce fuoriuscire dai bordi del cerchio di terra, e ispessirsi, fino a trasformarsi in un fascio luminosissimo, il cui riverbero scaraventò lei e la strega al suo fianco pochi metri più indietro. La luce si spense nello stesso momento in cui le schiene delle due donne impattarono sul terreno. Si rialzarono e corsero di nuovo nel punto in cui erano prima, scoprendo, con orrore di Emma, che il portale si era richiuso, e il terreno appariva inalterato, come se non fosse stato smosso che da una leggera brezzolina.

-Non ha funzionato!- esclamò la bionda, ormai in preda al panico. Morgana rimase a fissare il solco a forma di “X” con calma serafica, gli angoli della bocca si tirarono su in un sorriso

-Guarda...- disse alla ragazza senza mai alzare lo sguardo. Emma fece come chiesto, il fiato sospeso.

Con un piccolo rombo, nella terra cominciò a formarsi una crepa, i cui margini presero ad allontanarsi lentamente. La Signora Oscura non poté evitare di avvicinarsi per osservare meglio il fenomeno, ma sussultò e fece un balzo all'indietro quando si accorse che dalla fenditura stavano spuntando quelle che sembravano radici. Risalendo dal terreno, sinuose, si intrecciarono e saldarono tra loro, assumendo ad ogni centimetro di altezza guadagnato, l'aspetto di una maestosa quercia secolare.

Dunque era questo il famoso albero magico? A giudicare dall'energia che emanava, e dall'espressione trionfante di Morgana, non poteva essere altrimenti. L'incertezza e il pericolo facevano paradossalmente sfoggio di sé nella forma più solida e imponente possibile. Le sue menzogne sull'Autore avevano vita breve. Presto Morgana avrebbe agito, e lei non aveva idea di come proteggere Henry. Ancora una volta però la strega la stupì.

-Direi che si mimetizza bene col paesaggio, i tuoi amici non si accorgeranno di nulla- disse ammirando soddisfatta il loro operato con i suoi occhi dal colore tanto particolare. Dopodiché vi si allontanò. -Possiamo andare.-

Emma, interdetta, non fece in tempo a dire nulla, in un batter d'occhio la mora aveva trasportato entrambe nel loro rifugio tra le viscere di Storybrooke. Solo allora espresse i suoi dubbi

-Pensavo che avessimo richiamato l'albero magico per costringere l'Autore ad evocare Merlino-

-Infatti-

-E allora perché siamo tornate qui?- Morgana fece un mezzo sorriso e andò ad accomodarsi sulla solita poltrona, alla solita maniera

-Non c'è alcuna fretta. Con il pirata e gli altri impegnati a trovare un modo per raggiungere la Foresta Incantata, noi due avremo tutto il tempo per organizzare l'attacco che non lascerà via di scampo allo Stregone. Quindi rilassati ragazza, e riprendi le forze con calma, avrò bisogno della Signora Oscura in forma smagliante.-

La mente di Emma cominciò a lavorare freneticamente, doveva sfruttare questa opportunità insperata, approfittare della sicurezza di Morgana, e capire come informare Killian, e gli altri, degli ultimi sviluppi all'insaputa della megera.

   La porta del banco dei pegni di Gold si spalancò con una forza tale che per poco non volò via dai cardini, per fare spazio a una Regina Mills in preda all'ansia, e in modalità “mamma apprensiva”, accompagnata da David Nolan, versione sceriffo, visibilmente più rilassato.

-Henry Daniel Mills non provare mai più a scappare in quel modo, e a non rispondere al telefono, quando c'è in giro una strega malvagia che può controllare il Signore Oscuro!- gridò il sindaco mentre si avvicinava al figlio a grandi falcate. -Mi hai fatto preoccupare- gli disse abbracciandolo e addolcendo il tono

-Lo so, mi dispiace- rispose il ragazzo ricambiando la stretta. Tremotino interruppe il quadretto familiare con un discreto colpo di tosse.

-Allora Henry, mi stavi dicendo di Emma.- L'attenzione di tutti si spostò sul giovane Mills. Spiegò brevemente del suo incontro con Killian; il quale aggiunse al racconto le parti mancanti, quelle vissute da lui in prima persona; e ci rimase malissimo quando notò la chiara mancanza di entusiasmo da parte di tutti, soprattutto di sua madre e di David.

-Potrebbe essere una trappola- sentenziò la mora, -un piano orchestrato da Morgana-

-Non è da escludere- convenne Gold, -Ma potremmo comunque rischiare. Se solo sapessimo come comunicare con la signorina Swan-

-No!- esclamò Henry, -Se fosse una trappola perché mai Emma avrebbe chiesto a Hook di fermarla?-

-Beh, gli inganni e i sotterfugi sono prerogative di un Signore Oscuro- ribatté suo nonno. Il ragazzo non demorse, e stavolta si rivolse direttamente a Regina

-Mamma sei stata tu per prima a dirmi di non smettere di credere in Emma, te ne ricordi?- cominciò con voce implorante, Regina annuì. -E' quello che ho deciso di fare, puoi fidarti di me?-

Regina parve un po' a disagio. Ricordava bene il discorso a cui si riferiva il figlio, era un discorso sincero, ma ora la posta in gioco era troppo alta per affidarsi ciecamente agli idealismi. Eppure gli occhi speranzosi che la stavano fissando dicevano chiaramente che, qualsiasi accenno di obiezione non sarebbe stato accolto bene. E non sopportava nemmeno l'idea di sentirsi dare di nuovo dell'ipocrita.

-Ma certo tesoro- rispose posando una mano rassicurante sulla spalla di Henry, -E' del giudizio di un pirata ubriaco e disperato che non mi fido- aggiunse “diplomaticamente”, guardando di sbieco Uncino

-Ehi, non sono ubriaco! E so cosa ho visto!- si difese questi

-Ma è pur sempre una tua valutazione soggettiva. Non puoi pretendere che la tua parola venga accolta come verità assoluta- ribatté aspra la donna voltandosi completamente verso Killian, pronta a continuare il botta e risposta. Hook però non disse nulla, era praticamente immobile e aveva lo sguardo perso e fisso davanti a sé. -Dunque mi dai ragione? Forse non sei poi così sicuro...- disse ancora Regina. Ancora nessuna reazione da parte dell'uomo. La cosa cominciò a preoccuparla e gli si avvicinò per capire quale fosse il problema. -Stai bene?- gli chiese posizionandosi dietro di lui. Seguendo il suo sguardo arrivò alla giostrina per culla con gli unicorni di vetro. I pendenti oscillavano appena, ma il pirata sembrava come ipnotizzato.

-Che succede?- anche Henry adesso si era accorto della stranezza

-Non lo so.- Il sindaco scrutò con la fronte aggrottata Killian e, quando fece per posargli una mano sulla spalla, questi crollò a terra svenuto... .

Aveva appena tratto un profondo respiro per prepararsi a parare ogni colpo che la ex Evil Queen stava per sferrargli con la sua invettiva, quando Killian notò uno strano luccichio provenire da un oggetto alla sua sinistra. Lo fissò per una frazione di tempo indefinita, focalizzando sul bagliore tutta la sua attenzione. Il negozio e Regina sparirono. Sbatté le palpebre e, all'improvviso, si ritrovò nei suoi alloggi sulla Jolly Roger, ma non si vedeva l'oceano dai vetri, solo una infinita indistinta oscurità.

-Killian-

Si voltò verso quella voce morbida che conosceva così bene, e non poté frenare il sorriso, quando i suoi occhi si posarono su Emma Swan, col viso pulito, la giacca di pelle rossa, e i pantaloni infilati negli stivali. La sua Emma.

Si riprese dallo stupore

-Cosa succede?- chiese

-Siamo nella tua testa- gli spiegò la bionda. -Ascolta, non abbiamo molto tempo, Morgana potrebbe accorgersi del mio incantesimo da un momento all'altro- continuò sbrigativa. Hook si limitò a un cenno di assenso per farle capire che era attento. -L'albero magico è qui a Storybrooke, nel punto della foresta dove...- ebbe una breve esitazione -...Dove è morto Robin Hood. Io e Morgana lo abbiamo evocato con un fagiolo magico. Non credo abbia ancora un piano preciso per sconfiggere Merlino, per questo ha deciso di prendere tempo, ma quando ce lo avrà costringerà l'Autore a richiamare il mago-

-E dopo ci ucciderà tutti?-

-No se agite per primi. Andate, costruite la penna e richiamate Merlino-

-D'accordo- disse Uncino, -Ci riusciremo, Henry è in gamba-

Nell'udire il nome di suo figlio Emma cambiò espressione, poggiò una mano sulla spalla dell'uomo che rimase di stucco nello scoprire di non percepirne il contatto nonostante la presa salda.

-A proposito di questo- riprese lei, -Morgana crede che tu sia l'Autore. Le ho mentito per proteggere Henry quando mi ha costretta a rivelarne l'identità. State attenti.-

Killian vide le proprie dita accarezzare le gote della donna e desiderò di poter sentire la pelle vellutata mentre la sfiorava. -Te l'ho detto, ci riusciremo- la rassicurò. Emma sorrise abbandonandosi a quel tocco

-Vorrei poterlo sentire- sussurrò soave al pirata

-Anche io. Perché non possiamo?-

-Perché non siamo veramente qui, non siamo insieme. Sono solo le nostre menti ad essere in contatto.-

Killian portò il braccio sinistro dietro la schiena di Emma e la strinse in un abbraccio, ricordando quanto amasse quella sensazione, e il profumo dei suoi capelli d'oro. Non poteva avere di più al momento.

-Presto non sarà più così- le disse chiudendo gli occhi, quasi avesse espresso un desiderio. Emma rimase a dondolarsi in quella stretta

-Sì, presto...- sospirò, aggrappandosi con tutte le sue forze a quella speranza... .

Regina si era inginocchiata accanto a Killian e aveva preso a dargli leggeri buffetti sul viso.

-Cosa gli hai fatto?- chiese David allarmato

-Niente! E' svenuto-

-Prova con questo- Belle porse al sindaco dei sali, ma prima che questi fossero accostati alle sue narici, il pirata rinvenne. David e Regina lo aiutarono a tirarsi su.

-Ho parlato con Emma- disse, gli altri lo guardarono con aria interrogativa. -E' entrata nella mia testa- spiegò.

-Connessione mentale: davvero notevole- commentò Gold compiaciuto

-Cosa ti ha detto?- domandò Henry

-Dice che l'albero è qui nella foresta e che possiamo costruire la penna prima di Morgana. Proprio come suggeriva il Coccodrillo- Killian fece un cenno verso Tremotino.

-Allora cosa stiamo aspettando? Andiamo, forza!- disse ancora Henry, ma sua madre lo bloccò

-No. Potrebbe sempre essere un tranello, tu resti qua-

-Regina- intervenne Uncino, lo sguardo fisso nel suo. -Capisco i tuoi dubbi, ma credo che questa volta valga la pena affidarsi alla sorte. Non c'è molto tempo, abbiamo bisogno di Henry-

Regina si arrese, purtroppo Hook aveva ragione.

-Belle...- David si rivolse alla giovane, -Potresti avvisare tu Mary Margaret? E' rimasta a casa con Neal e Roland-

-Sì, certo- rispose lei, -E se vorrà raggiungervi resterò io con i bambini- concluse con un sorriso, accogliendo i ringraziamenti dello sceriffo e di Regina.

Prima di seguire gli altri anche Tremotino si avvicinò alla moglie, forse in cerca di incoraggiamento. Gli bastò perdersi nel chiarore dei suoi occhi, mentre lei gli sistemava delicatamente il nodo della cravatta, per ritrovare tutta la sicurezza di cui aveva bisogno.

   L'Apprendista precedeva Merlino di pochi passi, mentre gli faceva strada verso il lago con l'albero incantato. Quando gli aveva mostrato il piccolo pezzo di corteccia lo Stregone si era illuminato, e aveva voluto subito raggiungere il posto per ammirare da vicino la fonte di tanta magia. Lo specchio d'acqua era come sempre vibrante di vita, e trasmetteva un senso di pace anche solo a guardarlo.

-Oh, è magnifico!- esclamò Merlino di fronte all'albero, -Sei stato bravo.-

L'apprendista trattenne a stento un sorriso, contento del complimento appena ricevuto, poi, sempre più curioso e ansioso di osservare il suo maestro all'opera, domando: -Adesso?-

Anche Merlino sorrise, divertito dall'entusiasmo del giovane. Alzò la testa per ammirare la folta chioma verde che capeggiava su di loro, intrecciò le dita delle sue mani e, tendendole, le fece scrocchiare.

-Perdonami vecchio amico- sussurrò all'enorme tronco posandovi la mano destra, -Ma non c'è altro essere vivente più qualificato di te per questo lavoro.-

Dalle dita poggiate si propagarono sottili raggi di luce. Un attimo dopo un rettangolo di corteccia si staccò dal fusto. Merlino lo fece volteggiare per saggiarne consistenza e spessore, soddisfatto vi pose ai lati le mani e, magicamente, lo accartocciò. Il suo allievo sussultò per la sorpresa. Con i palmi ancora uniti, lo Stregone distese le dita e prese a sfregare tra loro le mani. Quando le separò, a galleggiare sospeso in aria c'era un foglio di pergamena candido e intonso. L'uomo più giovane, estasiato, si sporse per afferrarla, ma fu fermato dal maestro

-Non ancora ragazzo. Non ho finito- disse riavvicinandosi alla quercia. Sfiorati alcuni rami, scelse quello che gli sembrava più adatto e, aiutandosi con la magia, lo staccò delicatamente. Lo pose in verticale e lo fece roteare imprimendo il moto disegnando spirali immaginarie con le proprie mani. Il ramoscello girò prima lentamente, rendendo così visibili tutti i cambiamenti che subiva nel processo: si accorciò, fu privato delle foglie, fu levigato; poi prese velocità, diventando una macchia scura senza forma, fino a quando Merlino non lo fermò.

-Cos'è?- chiese l'Apprendista osservando il bastoncino nero e appuntito. Lo Stregone sgranò gli occhi

-E' una penna! Perché non è bella?- sbottò un po' offeso

-Ma certo maestro... mi perdoni- balbettò le sue scuse l'altro. Merlino scrutò ancora il frutto del suo lavoro e aggrottò la fronte

-Mmh... Forse hai ragione, non sembra una penna- disse tenendosi il mento tra pollice e indice. -Poco male! Non mi va di abusare della pazienza del nostro amico-

-Ne parla come se fosse una persona- ridacchiò il giovane

-Solo perché non ha il dono della parola merita meno rispetto, secondo te?-

-No... io-

-La Natura non conosce i concetti di bene e male. La Natura segue le proprie regole. E' giusta perché è imparziale e incorruttibile. Per questo va rispettata più di qualunque altra cosa, soprattutto più degli uomini- Lo ammonì Merlino, il giovane chinò il capo in assenso. -Ed è anche il motivo per cui ti ho mandato a cercare questo albero. Gli uomini, in quanto dotati di ragione e volontà, si credono esseri superiori, in realtà sono le creature più deboli ed imperfette. Ciò non vuol dire che non possano migliorarsi- Il mago puntò un dito in alto, -L'unica maniera è quella di imparare dai propri errori. Purtroppo però l'Umanità ha la memoria corta-

-Quindi c'è bisogno di qualcuno che registri gli eventi...- lo interruppe l'Apprendista

-Di ogni tempo, mondo e reame. Esattamente- confermò Merlino. -Chi meglio della Natura, con la sua magia pura ed equa, potrebbe scegliere chi sarà all'altezza di tale compito?-

-E come?-

Merlino attirò verso di sé la pergamena

-Questo foglio è un registro sul quale appariranno i nomi dei potenziali candidati. Uomini o donne che sapranno usare con giudizio e responsabilità questo enorme potere. La penna, infine, compirà la scelta definitiva- disse prendendo il secondo oggetto. -Tutto ciò che con essa verrà scritto dall'Autore prescelto, sarà registrato per sempre-

-Ma maestro, non teme che l'Autore possa cedere alla tentazione di condizionare gli eventi col proprio potere?-

Lo Stregone guardò imperturbabile il giovane, -No Anacleto, non lo temo... sono certo che prima o poi accadrà-

L'allievo aprì e chiuse la bocca confuso prima di riuscire a dire: -Ho capito. Non se ne preoccupa perché sistemerà tutto lei.- L'uomo più anziano sollevò un sopracciglio

-Affatto- disse, -Niente e nessuno potrà mai sopraffare il potere della penna, nemmeno lo Stregone Supremo.- Notando lo sconcerto sul volto del giovane sorrise benevolo. -Devi sempre ricordare che tutto ha come fine ultimo l'equilibrio, il bene superiore. Avere fiducia negli uomini e nella giustizia della Natura è necessario.-

Il ragazzo scosse la testa, -Non capisco, pensavo che quello fosse compito suo-

-Infatti- disse Merlino, -Capirai, prima o poi lo capirai- e gli diede una pacca sulla spalla.

In quel momento la pergamena emise un bagliore, dopo vi apparvero due nomi. Il mago porse la penna all'Apprendista

-E' tempo di conoscere il primo Autore- gli disse sorridendo sornione.

 Giunti nel punto della foresta indicato da Emma, Uncino e gli altri avanzarono guardandosi intorno. Tutti tranne Regina, che era rimasta indietro, scossa da leggeri brividi che non sapeva se attribuire all'umidità o al flusso di orribili ricordi che l'aveva assalita. Trasalì quando sentì una mano stringere la sua, Henry le sorrise incoraggiante e la trascinò al centro della radura, dove si erano fermati David, Killian e Gold.

-Come facciamo a capire qual è l'albero giusto?- chiese il pirata, facendo sbuffare Tremotino in disapprovazione

-E' quello lì- disse Henry indicando una gigantesca quercia, -Lo sento.-

Pochi passi e si ritrovarono faccia a faccia con il grosso fusto.

-Un ramo vale l'altro?- domandò David al nipote che scrollò le spalle. Il principe lo recepì come un segnale affermativo e ne afferrò uno vicino. Hook si affrettò ad aiutarlo, ma infruttuosamente. Gold sospirò ancora

-Regina...- disse semplicemente.

La donna, con un gesto secco della mano, staccò il pezzo di legno facendo barcollare pericolosamente i due che, ripreso l'equilibrio, la fulminarono con lo sguardo.

-Che c'è?- fece lei impassibile, -A mani nude non ci sareste mai riusciti.-

Non aspettandosi repliche tese le mani per farsi consegnare il ramo tagliato.

-Ehm...- Henry richiamò l'attenzione della madre, -Deve essere per forza come quella vecchia?- chiese mordendosi le labbra un po' timido e nervoso. Avere gli occhi di tutti addosso lo mise in ulteriore imbarazzo.

Regina si apprestò a scolpire magicamente il legno.

-Magia di Luce- le ricordò Tremotino. Lei annuì e prese un profondo respiro, mentre attingeva a sentimenti positivi, cosa che le era sempre risultata difficile, e adesso più che mai. Pensò a Henry e a Roland, ai loro sorrisi e sentì il calore concentrarsi nelle mani.

Lasciando tutti col fiato sospeso, in un tempo relativamente breve, diede vita a una penna nuova di zecca. Una penna diversa dalla precedente nella forma, con un design più moderno e colori accattivanti, cosa che fece esclamare a Henry un “Forte!” dovuto al fatto che sua madre aveva indovinato la richiesta implicita alla domanda che aveva posto.

Il giovane Autore allungò una mano per afferrare il suo nuovo strumento, visibilmente emozionato, quando le dita furono a pochi millimetri sentì un formicolio familiare: la connessione tra lui e la penna era stata stabilita. Era talmente preso dalla situazione che quasi non si accorse che il bastoncino di legno era sparito quando chiuse il pugno. Cercò lo sguardo di tutti i presenti, che invece fissavano sconvolti un corvo dagli occhi curiosamente chiari, giallo ambra, che volteggiava trattenendo la penna nel becco. L'uccello terminò i suoi giri adagiandosi sul suolo erboso, e si circondò di una nube ramata che svanendo rivelò la presenza di Morgana. Regina istintivamente le scagliò contro una sfera di fuoco, lei la estinse con un gesto distratto della mano.

-Non sprechi inutili energie Maestà-

-La penna!- esclamò Henry, Morgana gli sorrise

-E così saresti tu il vero Autore. Sapevo che tua madre aveva mentito, quello che non capisco è come sia potuto succedere- disse la donna sfiorando l'elsa del pugnale dell'Oscuro che portava legato in vita.

-Dov'è Emma?- gridò Killian. David sfoderò la spada

-Più vicino di quanto pensiate- affermò la strega prima di far apparire al suo fianco la bionda con i polsi legati dietro la schiena. -Non mi piace essere presa in giro Signora Oscura- le disse puntandole la lama ondulata alla gola. -Dimmi come hai fatto a disobbedire agli ordini del pugnale!-

-Non... non lo so- rispose Emma, Morgana ringhiò furiosa.

-Suppongo abbia a che fare con il suo essere la Salvatrice- si inserì Gold, che si aggrappava forte al suo bastone da passeggio per farsi coraggio. La strega di Camelot lo squadrò, scettica, dalla testa ai piedi

-Tremotino- gli disse piano, - Sembra che tu sappia di cosa parli pur non avendo più la magia-

-La signorina Swan era colei che era destinata a spezzare il sortilegio oscuro della Regina Cattiva, ed è anche il frutto del Vero Amore tra Biancaneve e il Principe Azzurro. Questo fa sì che, per quanto l'Oscurità possa contaminarla, sarà sempre contrastata dalla magia di Luce più pura-

-Questo spiega molte cose, anche perché è così potente- commentò pensierosa Morgana riportando gli occhi sulla figura di Emma, - Vorrà dire che aiuterò l'Oscurità a prendere il sopravvento... finché ne avrò bisogno.-

La bionda rabbrividì quando la strega impugnò la daga e si rivolse a Henry, a cui Regina fece immediatamente da scudo

-Ragazzino usa il tuo potere per richiamare Merlino, altrimenti costringerò Emma a uccidervi tutti- gli disse facendo apparire ai suoi piedi la penna e un piccolo quaderno

-No!- urlò Emma divincolandosi, Henry fissò gli oggetti che aveva davanti, poi cercò lo sguardo di entrambe le sue madri

-Forse hai bisogno di un incentivo- Morgana slegò Emma. -Da chi vogliamo cominciare? Da uno dei tuoi nonni o dall'altra tua mammina?- lo minacciò.

-Non ho l'inchiostro!- ribatté il ragazzo

-Giusto!- esclamò la strega, che un attimo dopo fece apparire una boccetta piena del liquido scuro, inflisse un taglio alla mano di Emma col pugnale, e ne immerse la punta sporca di sangue per caricarlo. -Ecco- disse facendo apparire il piccolo calamaio tra le mani del giovane Autore.

-Fa' come ti dice Henry- gli disse la bionda, -Io saprò resistere.-

Morgana le si parò davanti. -Oh non stavolta mia cara, se vuoi che tuo figlia sopravviva-

-Prima dovrai passare sul mio cadavere- sibilò Regina, creando un'altra grossa sfera di fuoco con entrambe le mani. La donna dagli occhi ambrati si rivolse a Emma

-Colpiscila...-

La ragazza si irrigidì, sforzandosi di impedire al suo corpo di assecondare il comando, ma non ci riuscì.

-Mi dispiace- sussurrò a Regina prima di scagliarle contro una potente onda di magia che scaraventò il sindaco contro gli alberi facendole perdere i sensi.

-Regina!- David corse ad aiutarla

-Allora giovane Autore sto aspettando- la voce di Morgana era tagliente come lame.

Emma continuava a fissarsi le mani, tremavano. Non sopportava l'idea di aver nuovamente perso il controllo della sua volontà. Né di aver, per questo, ferito ancora qualcuno che amava. Provò a isolare la mente, e quando sentì di poterlo fare, si lanciò contro Morgana. Quest'ultima pose in sua difesa il pugnale tra lei e l'ex Salvatrice e le ordinò di fermarsi. Emma si bloccò di colpo, immobile. Col cuore accelerato per lo spavento la strega le si avvicinò pericolosamente

-Cosa credevi di fare?-

Emma non riusciva a muoversi, ma sentiva crescere dentro di sé il desiderio di colpire la donna. L'energia magica si accumulò tra le sue mani, crepitante delle consuete scariche scure. Gridò con tutto il fiato che aveva in corpo quando la riversò violentemente contro il suo bersaglio. L'onda d'urto costrinse Killian, Henry e Gold a coprirsi gli occhi.

Morgana, incredula e dolorante, provò a rimettersi in piedi. Lo aveva fatto ancora. Emma aveva ignorato volontariamente il comando del pugnale, e non poteva permettere che succedesse ancora. Doveva poter gestire e controllare quel potere, era la sua unica possibilità di uccidere Merlino, e adesso le stava sfuggendo via, le si stava rivoltando contro. C'era un solo modo per rimpossessarsene , e decise di ricorrervi nonostante tutto.

L'energia scura che ancora circondava gli arti della bionda cominciò a schiarirsi, così come il suo viso e la sua anima.

-No...- disse a denti stretti Morgana prima di scagliarsi con impeto contro la ragazza.

-Emma!- gridò disperato Killian. La punta della daga a lambire l'addome della Signora Oscura.

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Capitolo 11
*** Quel Che Fa Paura ***


Capitolo 11

Quel Che Fa Paura

 

   David voltò Regina con cura, e notò il sottile rivolo di sangue che partiva appena sotto l'attaccatura dei capelli. Ebbe paura. Per un lunghissimo momento temé il peggio, e rimase a guardarla senza sapere cosa fare, poi un debole lamento da parte della mora lo fece sospirare di sollievo. Regina riaprì piano gli occhi e si aggrappò al braccio che l'uomo le stava offrendo per mettersi a sedere.

-Stai bene?- le chiese il principe

-Più o meno- rispose lei sussultando dopo aver sfiorato il taglio che aveva sulla fronte.

Entrambi si voltarono di scatto quando il grido di Killian li raggiunse, accompagnato da un lampo improvviso di luce che, per un istante, illuminò a giorno quel tratto di foresta.

 

   Leggerezza. Era quello che aveva iniziato a sentire Emma dopo aver scagliato la sua magia su Morgana. Leggerezza e sollievo. Come se l'enorme peso che gravava sul suo cuore, da quando aveva lasciato che l'Oscurità si impossessasse di lei, fosse sparito. Un macigno andato in frantumi e spazzato via dalla Luce. Abbassò il capo per osservare le sue mani ancora circondate di potere, e sorrise incredula vedendo le scariche nere schiarirsi e tornare a somigliare alla sua magia, bianca e luminosa.

-Emma!- la voce di Killian la ridestò.

Ebbe appena il tempo di accorgersene, che Morgana l'aveva già assalita. Provò a lanciare un incantesimo protettivo un attimo prima che la lama ondulata si infilasse, spietata, sotto il suo petto. Si piegò in avanti mentre il pugnale penetrava sempre più a fondo nella sua carne, sapeva che non le avrebbe lasciato scampo. Istintivamente poggiò le mani sulle spalle della strega per provare a spingerla via, e incontrò gli occhi traboccanti di insano furore misto a piacere. Sentiva le proprie forze venir meno, la sua magia defluire lentamente dal suo corpo. “Ci siamo” pensò, il supplizio stava per finire, non avrebbe più causato dolore ai suoi cari. L'unico rammarico era non poter esserci per proteggerli. Sentì un altro bruciore intenso quando la lama compì il percorso inverso. Si voltò a guardare Killian, poi chiuse gli occhi e si accasciò a terra.

 

   Si era data slancio Morgana, per questo non ebbe grandi difficoltà ad affondare il pugnale. Per questo e per l'ausilio della magia. Aveva sorpreso Emma mentre era distratta mirando al cuore, ma un forte bagliore l'aveva accecata e, riaperti gli occhi, si era accorta di averla colpita più in basso. Poco importava, il colpo era stato comunque violento, l'avrebbe uccisa lo stesso, ma per velocizzare il processo decise di roteare l'arma e aumentare la pressione, fino a toccare i muscoli tesi della giovane.

Non aveva idea di come sarebbe successo, di come sarebbe diventata la nuova Signora Oscura, e attese.

Fu come prendere la scossa. L'energia le pizzicò le dita e quasi ritrasse la mano, o forse fu Emma a provare ad allontanarla. La massa scura che fuoriusciva dalla ferita, e che si avviluppava sul suo avambraccio, non era sangue, era la magia più potente che avesse mai sperimentato, e si stava insinuando nel suo corpo e nella sua anima con invadenza: un dolore inconcepibilmente piacevole.

Sfilò con uno strattone la daga e ne osservò la lama, ansiosa di leggere il suo nome sotto il rosso velo di sangue.

 

   Regina e David arrivarono di corsa e si raggelarono sul posto alla vista del corpo di Emma disteso in terra, e Morgana che, a due passi da lei, scrutava fibrillante il pugnale.

Regina era stanca di tutto questo, e arrabbiata. Non ne poteva più di vedere soffrire persone a cui teneva per i capricci di una strega venuta dal nulla, e che non aveva niente a che fare con loro. Perciò agì senza pensarci troppo, approfittando del fatto che fosse così assorta dalla daga, e ripagandola con la stessa moneta con la quale lei stessa era stata colpita. Mise tanta energia nel colpo che Morgana quasi scomparve dal suo campo visivo, tanto fu scagliata lontano. Per niente soddisfatta la seguì, decisa a farle davvero molto male. Ad ogni passo la sfera di fuoco che stava creando nella sua mano cresceva, alimentata dalla sua furia al pensiero del dolore che quella donna le aveva procurato.

Voleva ucciderla.

In quel momento ogni buona intenzione, ogni bel discorso, ogni cambiamento, era stato offuscato dall'ira, e abbandonarsi ancora una volta a quel sentimento aveva un gusto agrodolce. Ma lei l'avrebbe uccisa questo era sicuro, e nessuno avrebbe potuto biasimarla in questa circostanza. Lo avrebbe fatto per Robin, per tutti gli inganni, per Emma.

Esitò solo un attimo quando incrociò lo sguardo terrorizzato di Morgana, lo stesso attimo che permise alla strega di fuggire via in tempo.

-Regina!-

Qualcuno alle sue spalle la stava chiamando chissà da quanto, ma lei non si mosse. Rimase ferma a fissare il fuoco spegnersi sull'erba, scossa dalla paura per aver realizzato cosa aveva appena fatto. Anche le voci di David e Killian erano spaventate, Regina però reagì solo al richiamo di Henry. Si ricompose per quel che poté e tornò indietro.

-Mamma...- le disse disperato. Lei si inginocchiò accanto ad Emma. La ferita era davvero profonda, e il pallore della sua pelle metteva i brividi.

-Fa qualcosa, presto!- la incitò Uncino

In quel momento furono raggiunti da Mary Margaret che soffocò un grido coprendosi la bocca con entrambe le mani davanti al corpo in fin di vita della figlia. Non cadde svenuta solo perché c'erano le braccia forti di David a sostenerla. Regina sfuggì al suo sguardo sconvolto e si concentrò sulla ferita di Emma. Le sue mani furono respinte via da qualcosa appena sprigionarono le prime stille di magia.

-No...- sussurrò tra sé

-Che succede?- domandò Killian

Ci riprovò, scuotendo la testa per cacciare dalla sua mente l'immagine di Robin morente tra le sue braccia. Emise un altro flusso di magia, ma subito sentì il corpo della ragazza fare resistenza. Aumentò la potenza e finì col venire allontanata con altrettanta forza.

-Cosa diavolo sta succedendo?- si sentì chiedere di nuovo dal pirata

-Non lo so!- rispose con voce tremante, dovendo fare i conti con la consapevolezza che anche stavolta non sarebbe stata in grado di salvare nessuno. -E' come se ci fosse una specie di barriera che respinge la magia- provò a spiegare, cercando conferme nello sguardo assorto di Tremotino.

-Sì, deve essere così- disse quest'ultimo, -Prima che Morgana la colpisse ho visto la signorina Swan scagliare un incantesimo, probabilmente di protezione, ma qualcosa deve essere andato storto-

-Come lo annullo?-

-Sembra una specie di sonno apparente, pur non essendo una maledizione...- ragionò Gold ad alta voce

-Il bacio del Vero Amore!- esclamò Killian credendo di aver indovinato la soluzione

-Non così in fretta pirata- lo fermò l'ex Signore Oscuro. -La signorina Swan si trova in una bolla temporale. Per difendersi dalla ferita mortale ha sospeso perennemente quel momento. Se la risvegliassi ora morirebbe all'istante.-

Hook guardò Emma, in effetti la ferita non sanguinava ma, stando alle conclusioni di Tremotino, avrebbe ripreso a farlo se avessero sciolto l'incantesimo. L'unico modo per salvarla era guarirla prima, ma la barriera lo impediva.

-Non possiamo lasciarla così!-

-Mi dispiace, è un problema senza soluzione- e per una volta il tono di Gold non sembrava freddo e distaccato.

Mary Margaret affondò il viso nel petto di suo marito e scoppiò in un doloroso pianto.

-Portiamola in ospedale- suggerì David determinato a non arrendersi. Sua moglie si mosse ad osservarlo con una piccola scintilla di speranza negli occhi.

-Temo che sarebbe inutile visto che c'è di mezzo la magia-

-Dobbiamo almeno provarci!- sbottò Killian. -E' pur sempre una pugnalata no?-

-Forse non mi sono spiegato bene- riprese Tremotino un po' spazientito, rivolgendosi a Uncino come avrebbe fatto con un ragazzino ottuso. -Il corpo di Emma è fermo nel tempo, bloccato in un preciso istante. Ogni parte di esso lo è, ogni singola cellula. Ricucire la ferita non servirebbe a niente perché non si rimarginerebbe.-

Nel silenzio pesante che era calato l'unico suono perfettamente distinguibile era quello provocato dai singhiozzi di Mary Margaret e di Henry. Regina aveva assistito alla crisi senza proferir parola, rimuginando e alternando lo sguardo tra Emma e loro figlio. Detestava scoprirsi così impotente, aveva sempre creduto di essere abbastanza forte come strega da affrontare e risolvere degnamente ogni difficoltà, ma si sbagliava. Perdere Robin a causa della sua inadeguatezza era già stato abbastanza, non avrebbe permesso alla storia di ripetersi.

-Non è giusto!- Hook aveva ripreso ad urlare in preda alla disperazione, -Deve esserci qualcosa che possiamo fare!-

Gold fece per rispondere

-Basta così- la voce di Regina li interruppe riecheggiando nella radura.

Con un gesto della mano trasportò tutti i presenti alla villa dello Stregone. Disorientati la guardarono per chiedere spiegazioni.

-E' come dice Tremotino, l'ospedale sarebbe una perdita di tempo. C'è soltanto una cosa da fare, e tocca a te... Henry.-

 

   Per Henry fu come tornare alla realtà dopo un sogno vividissimo. Un incubo per la precisione, in cui era costretto a vivere la perdita di una delle sue madri. Le guardò entrambe. Una stava distesa sul divano del salotto in cui Regina aveva portato tutti, immobile come una statua e inconsapevole di quello che le accadeva intorno. L'altra era in piedi davanti a lui e lo fissava con uno sguardo carico di aspettative, dando dimostrazione di quanta fiducia riponesse nelle sue capacità, e tutto questo gli provocò una strana sensazione di disagio.

-S... sì- balbettò in risposta, poi deglutì sonoramente. -Pe... però voglio farlo bene, non su un foglio di carta qualsiasi. Vado a prendere un nuovo libro dalla biblioteca- disse velocemente, sparendo in un batter di ciglia.

Quando entrò nella grande sala in penombra si sentì soffocare. Si appoggiò ad uno degli scaffali e inspirò forte più e più volte, nella speranza di calmare i battiti furiosi del suo cuore. Quello era il suo momento, ciò che aveva desiderato con tutto se stesso, essere un eroe. Ma non riusciva a spiegarsi perché, improvvisamente, era stato investito da un'ondata di terrore. Alzò gli occhi sulla miriade di libri davanti a sé, tutti ordinati, tutti uguali, e sentì mancargli il fiato ancora. Non si accorse della presenza di Regina finché non sentì la sua voce.

-Henry, va tutto bene?-

Avrebbe anche potuto mentire, ma la fronte imperlata di sudore parlava per lui, così come la lacrima furtiva che provò a celare chinando il capo.

-Ehi...- gli disse sua madre stringendogli la spalla

-Mamma ho paura- confessò sottraendosi al suo tocco dispiaciuto per la delusione che stava per darle. -E se non fossi in grado? Se non fossi all'altezza di un compito così importante? E se per un mio errore perdessimo la mamma? Tu sembri così sicura, ma ci sono tante cose che potrei sbagliare. Potrei scrivere una stupidaggine e far apparire un mostro al posto di Merlino. Potrei scrivere sul libro sbagliato, potrei spezzare la punta della penna o sbavare con l'inchiostro, o...-

Regina arginò il fiume di parole prendendogli dolcemente il volto tra le mani.

-Hai finito?- gli chiese asciugandogli le lacrime con i pollici. -Lo so che hai paura, ne ho anche io perché, coma hai detto, questa cosa potrebbe andare male in mille modi diversi, ma non a causa tua. Sono sicura perché ti conosco. So quanto vali e so che se la penna ha scelto te come Autore, è perché non c'è persona al mondo più degna.-

La voce vellutata, il tono fermo e lo sguardo intenso della donna rincuorarono il ragazzo, che sentì alleggerirsi il peso di quella responsabilità che gravava sulle sue giovani spalle ad ogni parola.

-Ma potrei comunque combinare un disastro- disse ancora un po' insicuro. Regina sollevò un sopracciglio alla sua maniera.

-Se per sbaglio evocassi un mostro... ce ne sbarazzeremo! Se spezzassi la penna la punta della penna, la rifaremo. Se sbavassi con l'inchiostro, riscriverai tutto daccapo. E credo proprio che sia impossibile sbagliare libro perché...- con un ampio gesto indicò gli alti scaffali della biblioteca -...beh, perché sono tutti uguali-

Henry scoppiò a ridere, subito imitato dalla madre. Quella parentesi di spensieratezza gli ridiede coraggio.

-Grazie- le disse quando si ricomposero

-Andiamo- fece lei dirigendosi verso l'uscita. Henry la seguì afferrando un tomo a caso dal ripiano più vicino.

Tornarono in salotto, dove la preoccupazione e la paura ancora appesantivano l'aria. Il ragazzo posò il libro sul tavolino eludendo gli sguardi ansiosi di Killian e dei suoi nonni, poi prese la penna, la boccetta di inchiostro e aprì il libro alla prima pagina. Inspirò profondamente prima di intingere la punta. Diede un'altra occhiata alle sue madri trovando nello sguardo di Regina la spinta di cui aveva bisogno, e finalmente la posò sulla carta ruvida, pronto a scrivere le poche righe da cui dipendeva il destino di sua madre, e del resto della sua famiglia. La mano gli tremava, più per l'emozione che per insicurezza, perché appena si concentrò sul foglio seppe esattamente cosa scrivere.

"La Salvatrice, Emma Swan, giaceva sospesa tra la vita e la morte in un sonno apparente. Solo una persona avrebbe potuto salvarla, il potente Stregone conosciuto col nome di Merlino. E quando tutto sembrava ormai perduto, egli apparve al suo capezzale."

 

   La penna tracciò l'ultimo segno sul foglio. Nessuno osò muovere un muscolo, l'aria sembrava essersi ulteriormente appesantita. Poi un lampo violentissimo squarciò il cielo e fece tremare le luci della villa. Tutti si voltarono a guardare fuori dalla finestra il temporale che imperversava su Storybrooke, e di cui non si erano accorti fino a quel momento, presi com'erano dalla situazione.

-Che cos'è questo posto?-

Il suono di una voce alle loro spalle, profonda e sconosciuta, li fece trasalire. Un uomo alto e dal portamento elegante se ne stava dritto in mezzo alla sala. Non era anziano come si poteva pensare, al contrario, la sua immagine era ben lontana dall'iconografia classica del famoso mago di Camelot. Aveva corti capelli neri, riccioli ma ben ordinati. Il bel viso reso ancora più affascinante da un paio di rughe d'espressione agli angoli della bocca, e da un sottile velo di barba. L'aspetto curato e l'abbigliamento raffinato facevano intuire che fosse una persona piuttosto vanitosa. Infatti indossava una tunica con la chiusura anteriore, dal colletto alto e di un bel tessuto blu oltremare, con finiture e bottoni color bronzo; che scendeva dritta, stringendosi appena sui fianchi per mettere in risalto il suo fisico atletico, fin sotto le ginocchia, e a pochi centimetri più su degli stivali a punta, nei quali erano infilati calzoni grigi. I vivaci occhi scuri smisero di disegnare il perimetro della stanza e si posarono sulla figura trepidante di Henry che stringeva ancora la penna tra le mani.

-Tu!- tuonò Merlino, -Tu sei l'Autore?! Ma sei un ragazzino! Forse è per questo che mi ritrovo catapultato in un luogo sconosciuto mentre ero impegnato in uno scontro magico! Ti hanno spiegato quali sono le responsabilità del tuo ruolo? Quella penna non è un giocattolo!-

-Ehi!- gridò Regina per interrompere la predica, Merlino la guardò ed ebbe un sussulto. -Continua rivolgerti a mio figlio con quel tono e giuro che ti farò pentire di essere nato!- lo minacciò severa.

-E se proprio vogliamo parlare di responsabilità- si intromise Gold, -Tu sei l'ultimo che ha voce in capitolo, visto che è a causa dei tuoi problemi irrisolti se ci troviamo in piena emergenza-

Colpito nel vivo lo Stregone fissò l'ex Signore Oscuro

-Tremotino- esclamò sorpreso di vedere l'uomo, -Perché non hai più i tuoi poteri?-

-Li ho persi- disse l'altro mascherando al meglio il disagio, -E adesso sono nelle mani peggiori: Morgana-

Merlino si irrigidì. -Morgana è qui?-

-Sì- rispose Henry che, metabolizzati lo shock e la ramanzina, era più che intenzionato a portare a termine il compito che si era assunto. -E' stata lei a colpire mia madre. Per questo l'ho richiamata. Non mi importa delle conseguenze, se sarò punito o se smetterò di essere l'Autore, ma la prego, faccia quello che può per salvarla.-

Il mago sembrò scosso da tanto trasporto e spostò la sua attenzione su Emma. La studiò con la fronte aggrottata, soffermandosi sul suo viso privo di espressione, come se volesse, o potesse, leggerle nella mente e scoprire in quale mondo fosse sprofondata. Sollevò le mani sulla giovane e la barriera magica che ne proteggeva il corpo fu visibile a tutti, creando uno strano effetto ottico per il quale Emma sembrava all'interno di una bolla di sapone che ne seguiva la silhouette e ne sfocava i contorni.

-Questo incantesimo richiede un potere incredibile. Chi lo ha lanciato?- chiese Merlino ammirato
-Lei- disse semplicemente Tremotino indicando Emma. -Per proteggersi dall'attacco di Morgana-
Il mago tornò a fissare la bionda incredulo, -Chi è questa donna?-
-E' nostra figlia- rispose Mary Margaret. Lo stregone capì subito chi aveva davanti
-Ma certo. Il Vero Amore, la magia di Luce più pura- disse pensieroso.
-Allora? Puoi salvarla?- Killian non resse più al silenzio carico di tensione in cui erano tornati. Non poter far nulla per Emma, tranne che sperare in un miracolo, lo stava consumando. Fosse servito a qualcosa avrebbe dato la sua stessa vita pur di rivedere quel sorriso che per lui era ossigeno puro, invece poteva solo aspettare. La pazienza, però, era l'ultima delle sue virtù; quindi nonostante Merlino lo mettesse, in qualche modo, in soggezione, pose la domanda che, ne era certo, galleggiava nella mente di tutti.
-No.-
Il mondo del pirata sembrò crollare sotto il peso di quella terribile sillaba. Le gambe gli diventarono molli e fu costretto ad aggrapparsi allo schienale del divano per non cadere. Ma la disperazione non era soltanto sua, anche gli altri erano rimasti atterriti da quella risposta.
-Solo un atto di Vero Amore può spezzarlo- spiegò Merlino lasciando tutti a bocca aperta per ingoiare grandi “sorsate” dell'aria che fino a un attimo prima era venuta loro a mancare.
Come sempre fu Regina la prima a riprendersi dallo sgomento.
-Per quello abbiamo diverse soluzioni- disse mantenendo una certa calma. -E' la ferita che ci preoccupa...-
Lo Stregone sbatté le palpebre confuso, guardò ancora la Swan e finalmente si accorse della grossa macchia di sangue che ricopriva i suoi vestiti.

-Se annullassimo l'incantesimo non le lascerebbe scampo- continuò la mora, -Ho provato a guarirla, ma la mia magia non è abbastanza forte per attraversare la barriera-
Merlino annuì ripetutamente. -Si, di... di questo posso occuparmi io- balbettò imbarazzato. -Vi chiedo scusa, non mi ero accorto del...- non concluse la frase e si limitò a indicare il corpo della bionda.
Si schiarì la voce e si preparò tornando serio, ma prima di fare qualsiasi cosa tornò a rivolgersi ai presenti
-Devo scusarmi anche per Morgana. Mi dispiace che vi abbia causato tutti questi problemi. Tremotino ha ragione, la responsabilità è soltanto mia. Troppo a lungo ho rimandato il confronto, fortunatamente ora ho la possibilità di rimediare ai miei errori, grazie a un giovane eroe molto più saggio e coraggioso di me- disse quest'ultima frase rivolgendo un caloroso sorriso a Henry, subito ricambiato. Regina cinse le spalle del ragazzo in un gesto affettuoso e fiero.

 

   Le mani di Merlino erano di nuovo sospese sulla bionda, all'altezza della profonda ferita. Gli occhi di tutti puntati su di loro.

Solo Regina, che era l'unica ad avere poteri magici, percepì distintamente l'incredibile potenza della magia dello Stregone, restando di sasso, soprattutto perché sapeva che quella utilizzata era solo una minima quantità. Istintivamente si voltò a guardare Tremotino, chiedendosi come avrebbe reagito l'uomo se avesse saputo, lui che era sempre stato così avido di potere, e troppo abituato a primeggiare. Per gli altri quella sprigionata dalle mani di Merlino era semplice luce, particolarmente intensa, che irradiava il petto di Emma, e quando si spense si sollevarono sulle punte pronti a correre con un balzo dalla giovane.
La bionda aveva ancora un'espressione neutra e impassibile, ma l'orrendo squarcio sull'addome era sparito, e il colorito della sua pelle era tornato normale. David e Mary Margaret sorrisero riconoscenti all'uomo che aveva appena salvato la loro primogenita, posando tenere carezze sul suo viso e tra i capelli dorati.
-Baciala- disse David a sua moglie. Lei lo guardò dritto negli occhi, poi scosse la testa
-Fallo tu- disse ad Uncino, -Riportala da noi-
Killian prese un respiro tremante, non riusciva a credere che Biancaneve fosse sicura a tal punto del sentimento che lo legava ad Emma. Lui sapeva di amarla profondamente, e sapeva di essere ricambiato, ma non aveva idea di quanto intensamente.
-Io non so- rispose incerto, -Forse è meglio che lo faccia uno di voi... o Henry-
-Tu la ami?- chiese Mary Margaret seria
-Più di qualsiasi altra cosa al mondo- Hook non ebbe la minima esitazione
-Allora... riportala da noi.-
Il rimbombo del suo cuore accompagnò ogni passo di quel breve, ma interminabile cammino. La gola gli si era seccata per l'ennesima volta, e la mente non smetteva di tormentarlo con pensieri che avrebbe preferito ignorare. Emma attendeva di essere salvata, e lui aveva paura di scoprire di non esserne capace. Stava vivendo quel bacio, il più importante che avrebbe dato nella vita, come un test che avrebbe messo alla prova la veridicità di quell'amore. Se non fosse riuscito a svegliarla ci avrebbe pensato qualcun altro, ma cosa sarebbe accaduto alla loro relazione? Avrebbe potuto ignorare la scoperta che Emma non lo amava tanto quanto lui amava lei?

Si chinò mettendo a tacere la mente e concentrandosi sul cuore, perché quello era il posto dove risiedeva la verità, l'antro tenebroso a cui Emma Swan aveva ridato la luce. Non aveva dubitato di lei la sera in cui gli aveva detto di amarlo, poco prima del sacrificio, e non don doveva dubitare ora. Chiuse gli occhi e riversò delicatamente tutta forza di quei sentimenti sulle sue labbra sottili, non riuscendo a trattenere una lacrima, quando si accorse del vento caldo che il bacio aveva sprigionato, e che risvegliò le sue membra congelate.

 

   Era difficile per Morgana restare in piedi, la poca luce e le pareti frastagliate dei sotterranei di Storybrooke, miste alle fitte di dolore lancinante che le oscuravano la vista, la facevano barcollare ad ogni passo tentato. Provò a raggiungere la sua adorata poltrona, ma cadde a pochi passi dalla meta, soccombendo all'ennesima scarica dolente, che costrinse il suo corpo a contrarsi e piegarsi su se stesso.

Si mise a sedere poggiando la schiena su un piede della poltrona, distese le braccia davanti a sé e, messe a fuoco, notò il terribile aspetto che condividevano col resto del corpo. Corpo che sentiva bruciare come se avesse appena fatto un bagno in un calderone pieno di olio bollente. Tutto era iniziato dopo che, per sfuggire alla Regina Cattiva, aveva usato la magia per raggiungere il suo nascondiglio. Aveva sentito chiaramente il Potere Oscuro mischiarsi al suo, aggredirlo, divorarlo e sopraffarlo, come un virus, libero di agire perché non c'erano ostacoli sul suo cammino. Lei lo aveva accolto e accettato senza indugio d'altronde, e nonostante fosse ben disposta non era preparata alla portata di quella forza. La nuova magia l'aveva investita come un treno in corsa, e lei non aveva neanche tentato di schivarlo, finendo inevitabilmente dilaniata. Ogni piaga, ogni spasmo le ricordava l'enorme costo che aveva acconsentito a pagare per ottenere la sua vendetta.

Ma se anche una “mocciosa inesperta” come Emma Swan era riuscita a dominare quel potere, per lei sarebbe stato altrettanto facile perché, a differenza della bionda, lo rispettava e riveriva. E presto tutti avrebbero rispettato e temuto lei, la strega più potente di ogni mondo conosciuto. Si sarebbe sbarazzata di Merlino e di chiunque avesse tentato di salvarlo schiacciandoli come insetti. Nessuno avrebbe potuto fermarla, né la Evil Queen con le sue “patetiche” sfere di fuoco, né la Salvatrice con la sua Luce ormai “appannata”.

Doveva solo aspettare, dare al suo corpo e alla sua magia il tempo di abituarsi al Potere Oscuro... solo quello.

Widow's corner

Salve gente! Volevo solo dirvi che, come accaduto per Artù e Ginevra, anche il Merlino di questa fan fiction non è "interpretato" dallo stesso attore che abbiamo visto nel telefilm. A prestargli corpo e volto, infatti, è Ioan Gruffudd ("I Fantastici 4", "Ringer", "Forever"). Da sempre, da quando nella mia mente ho visualizzato per la prima volta il personaggio. Se non lo conoscete cercatelo su google. ;)

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Capitolo 12
*** Ritrovarsi ***


Capitolo 12

Ritrovarsi

 

I am done whit my graceless heart

So tonight I'm gonna cut it out and then restart

Cause I like to keep my issues strong

It's always darkest before the dawn...

And it's hard to dance with a devil on your back

So shake him off.”

Florence+The Machine

 

   Emma riaprì gli occhi un po' a fatica, e la prima cosa che vide furono i sorrisi radiosi che la sovrastavano. L'ultima cosa che ricordava era il terribile dolore per la pugnalata all'addome, si portò le mani in quel punto e si sorprese scoprendo di non avere le budella di fuori. Pensò di stare sognando.

-Bentornata amore- la salutò commosso Killian. Lei si mise a sedere

-So... sono viva?- domandò esitante

-Sì- rispose Mary Margaret ridendo tra le lacrime.

Allora anche Emma scoppiò a piangere felice. Tra il groviglio di braccia amorevoli, lasciò che le emozioni più disparate prendessero il sopravvento, amando e odiando ogni singhiozzo che le ridava la libertà, e al tempo stesso le impediva di parlare, per esprimere ad alta voce ogni sensazione. La gioia di essere viva e di nuovo se stessa, e l'enorme dispiacere per aver deluso la sua famiglia, Henry in particolare. Fu lui che strinse più forte, accarezzandogli la testa per rassicurarlo e scusarsi silenziosamente.

-Oh mamma mi dispiace tanto- le disse il ragazzo lasciandola di sasso. Lo allontanò per guardarlo meglio

-Per cosa?-

-Perché ho smesso di credere in te. Mi ero arreso!-

-Henry, no...- gli prese il volto tra le mani cercando i suoi occhi. -Tu hai cercato di salvarmi. Sono io quella in torto. Sono stata tanto stupida e presuntuosa da pensare di poterci riuscire da sola. Invece avrei dovuto ascoltarti quel giorno, perché, come sempre, avevi capito tutto prima di noi.-

Henry si gettò di nuovo tra le sue braccia. Aveva nuovamente la sua mamma con sé.

-Adesso non ha più importanza- disse David osservando ammirato la scena, -Quello che conta è che tu sia tornata in te, e che siamo di nuovo tutti insieme.-

Emma sorrise debolmente, posò un bacio sulla testa di suo figlio e si guardò intorno. Oltre le spalle dei suoi genitori c'erano Gold, un uomo che non aveva mai visto prima e che suppose fosse Merlino, e Regina. La mora la stava fissando con un'espressione che Emma avrebbe definito tra il sollevato e il combattuto, e le si strinse il cuore. Non erano “tutti”: Robin Hood non c'era più ed era soltanto colpa sua. Aprì le labbra per dire qualcosa, ma il sindaco la anticipò.

-Bentornata- le disse dopo un respiro profondo, e con un sorriso triste e forzato. Poi voltò le spalle e scomparve oltre la soglia. Emma sospirò chinando il capo

-Mi odia...- sussurrò. Henry le strinse la mano

-Ti assicuro che non è così- E lei provò a fare la cosa giusta stavolta, affidandosi alla fiducia cieca che il giovane riponeva in entrambe le sue madri, e zittendo quella vocina interiore che le diceva che, al posto di Regina, lei si odierebbe eccome.

-E' stata dura per tutti, ma è finita- la rassicurò Killian. -Giusto?- chiese poi il pirata a Gold, non vedendo più Merlino.

-A dire il vero credo che il peggio stia per arrivare- rispose l'uomo riferendosi a Morgana

-Sì ma Emma non ha più l'Oscurità- si intromise David

-Nessuno è totalmente privo di Oscurità, ma di sicuro la Signorina Swan non è più la Dark One. E' riuscita a liberarsene e Morgana l'ha assorbita col pugnale prima che si diffondesse per la città-

-Vuoi dire che non avrei potuto distruggerla?- fece Emma corrucciata

-Ne dubito mia cara. L'Oscurità è un'entità troppo potente, che esiste da prima che l'uomo facesse la sua comparsa sulla Terra, per disfarsene una volta per tutte non sarà sufficiente volerlo disperatamente-

-Allora troviamo il modo di sconfiggere sia il Potere Oscuro che quella strega, solo così potrò ritenermi davvero libera- disse la bionda, desiderosa di mettere la parola fine a tutta quella storia.

   Regina si precipitò fuori dalla sala raggiungendo a grandi falcate il patio della villa. La pioggia continuava a cadere, ma con meno irruenza, e la donna ebbe la tentazione di fermarcisi sotto e lasciarle lavare via tutte quelle sensazioni che le stavano agitando anima e corpo. Si strinse nelle braccia sperando che almeno l'aria gelida della sera le intorpidisse a sufficienza la mente, e arginasse così il crollo nervoso che era sicura avrebbe avuto davanti a tutti, se fosse rimasta nel salotto. Un problema era stato risolto, avevano salvato Emma, e ne era davvero felice. Ciononostante il suo cuore era ben lontano dall'essere sollevato, perché pur sempre mancante di un pezzo, quello che il suo Robin aveva portato con sé nella tomba.

-Fa freddo qui fuori- udì alle sue spalle. Merlino l'aveva seguita.

-Già- si limitò a confermare asciugandosi le lacrime che avevano iniziato a rigarle il viso stanco

-Volevo scusarmi per aver aggredito tuo figlio senza conoscere le circostanze-

-Non devi, va tutto bene-

Merlino sorrise. -Sai la mia mente tende a lavorare troppo velocemente, e spesso finisco col distrarmi, soffermarmi su particolari irrilevanti e perdermi quelli che invece risultano essere importanti- fece una pausa avvicinandosi di un passo alla figura rigida davanti a lui. -Come... adesso che continuo ad importunarti quando è più che evidente che preferiresti restare da sola...- finì mestamente, e si apprestò a rientrare in casa.

-Tu sai chi sono, non è vero?- lo fermò Regina. -Hai riconosciuto Biancaneve e il Principe, quindi avrai riconosciuto anche me- gli disse voltandosi piano nella sua direzione

-Conosco il tuo nome, sì-

-E saprai anche tutte le cose orribili che ho fatto in passato, le pene che ho inflitto a persone innocenti per inseguire i miei propositi di vendetta-

Merlino aggrottò la fronte, incerto su dove volesse arrivare la donna. -Quella parte della tua storia è piuttosto nota-

Regina sfuggì al suo sguardo improvvisamente imbarazzata. -Ho trascorso gran parte della mia vita a tentare di uccidere le persone che sono lì dentro- riprese con un cenno alla porta, -Le stesse persone che adesso considero la mia famiglia. Ho fatto...- prese un gran respiro e proseguì. -Sto facendo del mio meglio per redimermi, per meritarmi il loro perdono e la loro fiducia. Per Henry, mi sono sempre detta, ma non è soltanto per lui. L'ho fatto per me stessa, perché ero stanca di tutto quell'odio che mi stava consumando, stanca della solitudine alla quale mi sono condannata da sola.-

Non sapeva per quale motivo stava confessando quelle cose ad un perfetto estraneo, uno di cui non era ancora certa di potersi fidare al cento per cento, ma lui era lì, e la stava ascoltando attento; e la sua espressione non tradiva alcun giudizio di sorta, il che bastava a convincerla a continuare.

-Eppure mi ci è voluto un attimo per ritrovarmi di nuovo sulla strada sbagliata-

-Che intendi dire?-

-Ho quasi ucciso Morgana. Mi sarebbe bastato un solo colpo, lei era debole, non poteva difendersi. Ma ho aspettato un secondo di troppo ed è scappata-

-Hai esitato. Non l'hai fatto- constatò lui serio

-Ma avrei voluto! L'ho desiderato con tutta me stessa, credimi-

-E questo ti fa sentire in colpa?-

Il viso di Regina divenne sofferente. -Mi... spaventa- ammise esitante, lottando contro le lacrime che spingevano da dietro i suoi occhi. -Non sono sicura che la prossima volta riuscirei a domare i miei istinti-

-Lo farai- disse risoluto lo Stregone fissando lo sguardo nel suo. -Perché la prossima volta che ti ritroverai Morgana di fronte avrai accanto la tua famiglia e... me-

Le vibrazioni della sua voce provocarono a Regina un brivido di natura sconosciuta, le sembrò coinvolgessero direttamente la sua anima.

-Come fai a dirlo? Quella donna ha costretto Emma a uccidere la mia anima gemella!- riuscì a dire dopo aver mandato giù il groppo che le si era formato in gola.

Il respiro di Merlino si fece per un attimo irregolare. -Quindi è questo: hai paura di voler ferire Emma in futuro-

-La Regina Cattiva non è mai stata incline al perdono- pronunciò come una sentenza Regina, lo sguardo perso in un punto indefinito davanti a sé.

Merlino si portò ad appena due passi da lei cogliendola di sorpresa, e invadendo il suo spazio vitale. Fu insolito per lei subire tale comportamento, questo era un suo modo di fare. Alzò la testa per incontrare i suoi occhi, ma non arretrò, non si era mai tirata indietro davanti a una sfida, anche se l'uomo la sovrastava di parecchi centimetri. Qualcosa dentro di lei le diceva che non costituiva una minaccia.

-La Regina Cattiva è soltanto qualcuno che hai impersonato nel corso della tua vita, una maschera che hai scelto di indossare per aiutarti ad affrontarla, non è quello che sei. Ti assomiglia, è parte di te, ma non è quello che sei- le disse con intensità. -Possiamo essere mille persone diverse e allo stesso tempo nessuna di esse, spetta soltanto a noi scegliere. E tutte insieme costituiscono il nostro essere, ma singolarmente non bastano a raccontare chi siamo.-

Regina ridusse ulteriormente la distanza tra loro studiando il mago con sguardo indagatore

-E chi sei tu?- gli chiese

-Io sono... colui che vi aiuterà a sconfiggere Morgana- rispose Merlino. La donna fece un mezzo sorriso e si allontanò

-Bene. Allora andiamo-

-Adesso?! Perdonami ma non credo sia una buona idea-

-Come sarebbe a dire? Emma sa di sicuro dove trovarla, dobbiamo colpire ora che è più vulnerabile-

-Ma lo siamo anche noi. Tu ed Emma siete esauste, e anche io ho consumato molta energia-

-Ma saremmo comunque in tre contro uno, o sbaglio?-

-Io sono dalla vostra- ribadì lo Stregone dopo un pesante sospiro. -Nessuno conosce i poteri di Morgana meglio di me, e posso assicurarti che, anche nello stato in cui si trova adesso, per batterla avremo bisogno di tutte le nostre forze. A noi qualche ora di sonno basterà per rimetterci in sesto, per lei non è così scontato, è probabile che il Potere Oscuro l'abbia debilitata parecchio-

Regina arricciò le labbra e gli puntò un dito al petto

-Spera di aver ragione. Ho un altro figlio che ha appena perso suo padre, e non ho alcuna intenzione di renderlo orfano per la terza volta.-

Merlino la osservò smaterializzarsi in silenzio. Rientrò nella villa e trovò Emma che cercava di reggersi in piedi sorretta da Uncino e da suo padre. Appena la bionda lo notò gli chiese:

-Dov'è Regina?-

-A casa sua suppongo. Abbiamo concordato che sarebbe più saggio rimandare la caccia alla strega a domani- la bionda aggrottò la fronte dubbiosa. -Abbiamo tutti bisogno di riposare, tu in particolar modo Emma, sei quasi morta oggi-

-Sono d'accordo, andiamo a casa- disse Mary Margaret, ed Emma annuì rassegnata.

In effetti come poteva pensare di affrontare Morgana se a malapena si reggeva in piedi?

-Credo che dovresti andare da tua madre- la Salvatrice si rivolse a Henry, -Io ho già molte persone che si occupano di me- il ragazzo accettò sorridendo alla sua battuta

-Tu dove starai?- domandò Biancaneve a Merlino. Il mago si voltò sorpreso, poi guardandosi intorno rispose

-Ho riconosciuto diverse cose che mi appartengono qui, deduco che questa casa sia mia-

-Sì è così- confermò Henry, -E' arrivata col secondo sortilegio. Per un periodo abbiamo pensato fosse dell'Autore, sa per tutti i libri nella biblioteca-

-C'è anche la biblioteca?- Merlino sembrò turbato dalla notizia, poi sfoggiò nuovamente il suo affascinante sorriso. -Ottimo! Così se dovessi avere problemi di insonnia saprò come passare il tempo-

Henry evitò di rivelargli che era una speranza vana, visto che le pagine di quei libri erano completamente bianche.

   Passeggiavano lungo Main St., diretti a casa, sotto la pioggia che si era fatta molto sottile, come in una romantica scena da pellicola hollywoodiana. La città era immersa nella sua solita aria sognante e fiabesca, e Tremotino si sentiva più sicuro adesso che aveva sua moglie sotto braccio, non che se si fosse palesata Morgana avrebbe potuto fare molto per difenderla. Quell'orribile pensiero gli martellava il cervello come le gocce d'acqua picchiettavano sulla stoffa tesa del loro ombrello.

-E così questa nuova Signora Oscura è davvero invincibile?- domandò Belle a suo marito intuendone i pensieri dall'espressione preoccupata

-Mi auguro vivamente di no- provò a sdrammatizzare lui con una battuta, -Ma Emma e Regina questa volta hanno una brutta gatta da pelare. Io sono stato un Signore Oscuro spietato, anche la Swan nella sua breve parentesi ha commesso enormi crudeltà, ma una strega come Morgana con tutto quel potere....- lasciò la frase incompiuta e scosse la testa. Belle fece scivolare la mano lungo il suo braccio fino a far intrecciare le loro dita

-Devi avere fiducia in loro. So che con la magia ora ti sentiresti più tranquillo, ma sai una cosa? Né io né Mary Margaret, o David, abbiamo mai avuto poteri magici eppure, in crisi come questa, abbiamo sempre fatto la nostra parte-

-Io senza magia sono sempre stato solo lo storpio codardo del villaggio- commentò amaramente Tremotino

-Volevi solo proteggere tuo figlio- ribatté Belle.

Proseguirono in silenzio per diversi minuti, la pioggia terminò e Gold si fermò per chiudere l'ombrello, avendo cura di scuoterlo per liberarlo delle gocce in eccesso

-E' stato un gran bel temporale- disse riprendendo sua moglie per mano

-Violentissimo- confermò lei, -Ad ogni tuono le pareti dell'appartamento di Mary Margaret tremavano. Pensavo di dover tranquillizzare i bambini, ma Neal si è addormentato come un sasso subito dopo aver mangiato, e Roland non ha battuto ciglio-

-Immagino che fenomeni naturali come questo difficilmente possano spaventare chi come lui è nato e cresciuto nella foresta di Sherwood-

-Già- concordò Belle scansando una grossa pozzanghera. -Sapessi quanto è dolce, povero Roland. Così piccolo e così sfortunato. So perfettamente cosa significa perdere la propria madre, ma crescere senza entrambi i genitori deve essere terribile. Regina ha compiuto un gesto meraviglioso prendendolo con sé-

L'ex Signore Oscuro strinse le labbra, -Hai ragione è terribile-

-Oh mio dio, Tremotino mi dispiace, io non volevo-

-Non devi scusarti. Perdere i genitori per la loro volontà o per quella di qualcun altro è la cosa peggiore che possa capitare a un bambino. Non mi perdonerò mai per aver condannato mio figlio alla mia stessa sorte-

-Ma lo ha fatto Baelfire-

-Sì- rispose Gold, e un sorriso commosso e malinconico rimarcò i solchi che il tempo e le sofferenze avevano scavato sul suo volto.

-Se il destino vorrà darti una seconda opportunità sono certa che non la sprecherai- disse ancora Belle spiazzando suo marito, che arrestò di colpo il passo, dubbioso su quanto aveva appena sentito

-Stai... . Stai cercando di dirmi qualcosa?- domandò esitante

-Sì- rispose distrattamente la donna, poi si affrettò a negare quando si accorse dell'equivoco. -No! Cioè non quello che pensi!-

Gold abbassò lo sguardo un po' deluso, per un secondo aveva accarezzato l'idea e sperato di aver ragione. Belle ridacchiò alla sua reazione

-Quello che stavo cercando di dirti è che non mi dispiacerebbe se... Oh sì insomma io... io vorrei un figlio! Ecco l'ho detto- sbuffò e riprese a camminare molto lentamente trascinandosi dietro il consorte. -Mi rendo conto che questo potrebbe non essere il momento migliore, per Morgana eccetera, ma lo desidero davvero, e a meno che tu non sia d'accordo...-

Gold piantò i piedi a terra una seconda volta e afferrò il braccio di sua moglie invitandola a guardarlo negli occhi, erano lucidi e raccontavano l'amore vero, puro e sincero che provava per lei, e per quel figlio che per ora viveva solo nei loro pensieri. Le accarezzò una gota candida con estrema dolcezza, e nonostante il freddo Belle poté percepire il calore di quel gesto

-Niente mi renderebbe più felice- le disse.

La mora prese la mano che le scaldava il volto e posò un bacio sul palmo, poi intrecciò ancora le loro braccia e poggiò la testa sulla sua spalla. Sorridendo entrambi ripresero il loro cammino verso casa.

   Nell'appartamento di Mary Margaret e David regnava il silenzio. Neal dormiva indisturbato nel suo lettino, e lo stesso facevano i suoi genitori stremati dal concentrato di emozioni che avevano dovuto affrontare nelle ultime ore. Sapere Emma finalmente al sicuro nella sua camera, grazie a chi aveva avuto abbastanza sangue freddo da agire senza farsi sopraffare dalla disperazione, aveva permesso loro di rilassarsi quel tanto da concedersi il meritato riposo. Stretti l'uno all'altro come d'abitudine.

Nella stanza del piano rialzato Killian stava seduto sul letto, con la schiena poggiata alla testiera, e accanto a lui c'era Emma distesa su un fianco e gli occhi chiusi, che provava ad imitare il resto della famiglia con scarso successo, nonostante le ritmiche carezze del pirata (tra i suoi capelli, sul suo viso e sulle braccia) avessero un benefico effetto soporifero. Hook guardava assorto il suo profilo, di cui conosceva a memoria ogni angolo e ogni curva, ancora non gli sembrava vero di averla realmente tra le braccia.

-Se continui a fissarmi non mi addormenterò mai- disse Emma sbirciandolo con un occhio solo e facendolo sussultare. Uncino si scusò imbarazzato, poi si fece serio

-Ho avuto così tanta paura di perderti Swan-

Allora Emma riaprì entrambi gli occhi e si tirò un po' su facendo leva su un braccio e poggiando l'altra mano sulla gamba di lui

-Lo so, e mi dispiace tantissimo. Non volevo farvi soffrire-

-Emma...- provò a fermarla Killian , ma lei scosse la testa e continuò il mea culpa

-Ho fatto del male a tutti voi, e la cosa peggiore è che ne fossi pienamente consapevole. Mi sentivo giustificata capisci? Ero la Signora Oscura, avevo il potere, al diavolo i sentimentalismi!- Adesso si era messa a sedere nella stessa posizione di Hook. -E' come ho detto ad Henry, mi sono comportata come mai una Salvatrice dovrebbe fare: sono stata sciocca, avventata... debole; e il prezzo più alto per la mia debolezza lo ha pagato Regina-

Uncino attese che finisse il suo sfogo, non sopportava la vista di quegli occhi, delle stesse sfumature dell'elemento a lui più caro, carichi di lacrime così amare. La prese per mano affinché anch'ella guardasse nei suoi.

-Emma ascolta, devi smetterla di biasimarti in questo modo. L'Oscurità è un demone dal quale è quasi impossibile fuggire. Chi lo ha fatto ci è riuscito soltanto dopo essere stato spezzato e schiacciato, perché da quella prospettiva ha potuto guardare in faccia la parte peggiore di sé, e detestandola ha trovato la forza di rimettersi in piedi. Questo lo so bene io, e lo sa ancora meglio Regina-

-E come faccio a liberarmi di questo peso sul cuore? Come si fa a dimenticare tutto il dolore che ho provocato?- chiese disperata, portandosi la mano libera sul petto. Hook fece un mezzo sorriso intenzionato a rispondere molto sinceramente

-Non si può. Ci sarà sempre qualcosa o qualcuno che ti riporterà alla mente tutto quello che hai fatto, tu puoi solo imparare a fare in modo che questi ricordi non ti feriscano più. Rinchiuderli in un cassetto del tuo cuore e trasformarli in un monito per il futuro-

-Fantastico!- sbottò la ragazza asciugandosi le lacrime. -Sarebbe molto più semplice cancellare tutto...- e abbassò lo sguardo vergognandosi di sembrare una bambina capricciosa. Non voleva che Killian pensasse questo di lei, ma era stanca e, in tutta onestà, avrebbe preferito quel genere di soluzione.

-Ma è semplice- Emma rialzò la testa spiazzata. -Nascondere le cicatrici dell'anima è molto più facile che nascondere quelle del corpo- spiegò lui, -Il che è un bene perché, a differenza di queste ultime, non sono per niente affascinanti- concluse sfiorandosi una di quelle cicatrici, quella sullo zigomo destro, e che, era convinto, contribuisse a incrementare la sua aura da bel tenebroso.

Emma rise, la testa finalmente leggera per qualche preziosissimo istante. Era grata a Killian per quelle parole che sapeva essere una innegabile verità, anche la sua anima era cosparsa di cicatrici che aveva sempre coperto sotto spessi strati di faccia tosta e determinazione, e di confortevoli giacche di pelle. L'avevano resa una donna forte, una donna che, grazie a quell'uomo dalla voce calda, grazie a suo figlio, alla sua famiglia e ai suoi amici, aveva riscoperto la gioia di riaprirsi e concedersi all'amore. Si sporse in avanti per baciare quella bella e saggia bocca, ma un pensiero la fermò a pochi centimetri dal traguardo. Il pirata sollevò un sopracciglio.

-Mi hai svegliata col bacio del Vero Amore...- disse Emma, come se avesse realizzato solo in quel momento cos'era successo, e tutto ciò che una tale scoperta comportava. Hook sembrò imbarazzato e orgoglioso allo stesso tempo

-Lo avresti mai detto?-

Emma tornò a sorridere.

-Sì- rispose semplicemente, prima di far incontrare finalmente le loro labbra con dolcezza e fermezza, felice di poterlo fare ancora, di sentire quel calore nel petto così familiare. Quel bacio, seppur non magico, ebbe il potere di riconnetterla al suo vero io, e di farla riscoprire più forte di prima.

   Morgana era ancora in balia del dolore più atroce, ma almeno il suo corpo aveva smesso di tremare, e lei poté muoversi e spostarsi su una superficie più comoda della fredda e polverosa pietra. Aveva freddo, aveva sete e, pur ammettendolo a se stessa con estrema riluttanza, aveva paura. Non sapeva se e quando la Swan e i suoi amici avrebbero attaccato, ma sapeva che, se lo avessero fatto mentre versava in quelle condizioni, la sua sorte era già segnata. Perché era assolutamente certa che gli eroi di Storybrooke avrebbero trovato il modo di salvare la ragazza, magari proprio grazie all'aiuto di Merlino, ma sperava che la ferita mortale che le aveva inferto le avrebbe fatto guadagnare un po' di tempo.

Scattò in piedi dalla poltrona quando udì dei rumori provenire da qualche caverna poco distante, stringendo i denti a causa dell'ennesima fitta di dolore, il cuore in gola e le dita delle mani formicolanti di magia.

Un topo.

Un topo che correndo aveva urtato alcuni ciottoli, ecco cosa aveva scatenato l'allarme. L'animale si fermò a fissarla per qualche secondo con i suoi occhietti rossi, poi scappò via con la stessa velocità con cui era comparso. Morgana cominciò a ridere nervosamente, tornando a sedersi. Rideva di se stessa e di quello che era appena successo: quanto poteva essere ridicola una Signora Oscura del suo calibro spaventata da un ratto? Il corpo scosso dalle risa doleva indicibilmente, perciò provò a rilassarsi concentrandosi su altro. Doveva mettere a punto le prossime mosse, a patto che fosse sopravvissuta a tutto questo maledettissimo processo di fusione tra il Potere Oscuro e il suo. Poi si ricordò di come la sua mano fosse pronta a utilizzare la magia per scongiurare l'attacco del topo, e sorrise. Si osservò le lunghe dita sottili e la richiamò ancora, concentrandola su di esse. Poteva riconoscerne il calore e le caratteristiche che la rendevano unica, uniti a nuove note, nuove sfumature, come quando qualcuno inserisce una spezia esotica in una ricetta collaudata: non sufficiente a stravolgerne il gusto, ma abbastanza da rendersi riconoscibile. Forse il processo stava avvenendo più in fretta di quanto potesse sembrare, c'era un solo modo per scoprirlo. Indirizzò la magia accumulata sul tavolino accanto a lei, e immaginò una brocca d'acqua fresca e limpida apparire su di esso, per placare la sete. Un istante dopo era lì, piena e trasudante. Morgana sorrise, non solo perché era riuscita a far funzionare la sua magia, ma soprattutto perché non aveva patito troppo nel farlo: il dolore stava diminuendo, o semplicemente lei vi si stava abituando. Quale che fosse il motivo, per lei rappresentava un'ottima notizia. Ripeté l'operazione, stavolta per far materializzare dal nulla un bicchiere, lo riempì due volte, bevendo avidamente e dando sollievo alla sua gola arida.

I centimetri di pelle privi di piaghe si riducevano ogni volta che utilizzava i suoi nuovi poteri. Era qualcosa con cui poteva tranquillamente patteggiare, considerando quello che ne veniva in cambio, e forse proprio per questa ragione, adesso che aveva iniziato, non voleva più smettere. Accese un fuoco che si auto-alimentava per scaldare le sue membra, e prima di rilassarsi completamente, valutò se fosse il caso di innalzare un incantesimo di protezione intorno al suo rifugio, manovra che avrebbe richiesto un notevole dispendio di energie, e che non era del tutto sicura di poter sostenere. Si guardò intorno in cerca di un'idea, e per un fugace momento considerò di catturare il topo di prima e fare di lui una sentinella, almeno finché non le sarebbe stato più semplice muoversi e usare la magia. Poi guardò verso l'angolo buio dove c'era il grosso baule che aveva creato per depositare i suoi pochi averi, la maggior parte di essi rubacchiati qua e là in giro per Storybrooke. Si trascinò in quel punto e accovacciandosi lo aprì cominciando a rovistare. Cercava un oggetto che poteva esserle davvero utile, lo aveva trovato praticamente appena arrivata in città, nel negozio di Tremotino, quel giorno che, ancora nei panni di Cassandra, ci era andata con Jones e gli altri per cercare indizi sul pugnale dell'Oscuro. Si trattava di un cristallo a forma di fiore, molto simile per colore e caratteristiche a un grosso pezzo di sale, ma con proprietà davvero particolari. Quando era una sua allieva, Merlino le aveva raccontato dell'esistenza di un minerale in grado di reagire a e di assorbire i poteri magici di una persona, tuttavia il trasferimento avveniva soltanto per contatto, e la quantità di magia immagazzinata era davvero irrisoria, oltre che inutilizzabile, perché la pietra poteva trattenerla giusto il tempo di formare un nuovo petalo. In alcuni mondi, in cui i praticanti di magia erano braccati come banditi, essa serviva agli inquisitori per rintracciarli e smascherarli, costringendo i sospettati a toccarla. Non capiva perché Tremotino conservasse un oggetto simile, non avendo la capacità di incrementare i poteri né di rubarli agli altri, perciò non doveva stupirla averlo trovato su un anonimo scaffale come un banale fermacarte. Lo aveva preso solo per fare un dispetto all'uomo che tanti anni prima si era rifiutato di aiutarla a sconfiggere Merlino, di certo non poteva immaginare che le sarebbe servito realmente a qualcosa. Aveva intenzione di usarlo come un segnale, infatti il cristallo poteva captare la magia di qualcuno anche ad una certa distanza, vibrando appena in reazione; in questo modo avrebbe saputo se Emma, Regina, o Merlino si stessero avvicinando ai sotterranei, in tempo per fuggire altrove. Il minerale non avrebbe reagito alla sua di magia perché la aveva già assorbita e consumata quando l'aveva rubato dal banco dei pegni, il processo avveniva una sola volta e non si ripeteva con una fonte di magia già memorizzata. Doveva solo sperare che nessuna delle due donne lo avessero mai sfiorato.

Spostò un mangianastri che copriva la sua visuale, aggeggio che l'aveva affascinata molto, e che si era ripromessa di studiare non conoscendone la funzione, e sussultò sorpresa quando notò sul fondo del baule la luce rossa pulsante di qualcosa di davvero molto prezioso e mille volte più utile del fiore di cristallo. Qualcosa che conservava da molti anni.

-Lo sapevo, sei qui- disse fra sé mentre una scarica di adrenalina le attraversava i muscoli tesi.

   Merlino attese che tutti lasciassero la villa prima di cominciare la sua ispezione. Era strano riconoscere oggetti personali e suppellettili della sua vecchia casa nella Foresta Incantata in quei nuovi ambienti a lui sconosciuti. Ogni cosa era un pezzo di storia passata a cui non pensava da tempo, e che stonava col suo presente, per quanto in parte ancora incerto. Vagò tra le spaziose stanze di quell'immensa casa, pensando a quanto fosse imprevedibile perfino per lui la situazione in cui si trovava: catapultato in un altro mondo per affrontare il destino dal quale era fuggito per una vita intera. Pensava fosse ironico. Tantissimi anni prima, quando era ancora un ragazzino, aveva scoperto che il suo destino era diverso da quello che credeva e desiderava, quindi si era dato da fare per indirizzare la sua vita sulla strada che riteneva più giusta, e col passare del tempo ogni nuova conquista aveva rafforzato in lui la convinzione che nessun altro poteva decidere al suo posto la direzione da prendere. Aveva attraversato i percorsi più impervi, svoltato senza preavviso, nel tentativo di depistare il destino, e adesso si trovava esattamente dove questo aveva sempre voluto che arrivasse. E trovava altrettanto divertente che, seppur in schieramenti opposti, Morgana avesse fatto la stessa identica cosa e ottenuto la stesso risultato. Erano stati due stupidi a pensare di poter cambiare le loro storie e prendersi ciò che invece apparteneva di diritto a qualcun altro. Alla fine la resa dei conti era arrivata.

Svoltò in un corridoio stretto, apparentemente un vicolo cieco, sorrise e afferrò l'applique accanto al quadro appeso alla parete, inclinandola verso il basso. Un rumore sordo accompagnò il movimento del muro che girava su se stesso permettendo l'ingresso nella biblioteca. Si fermò dopo pochi passi, per apprezzare il profumo della carta e indugiando sui ricordi. Anche quella stanza aveva subito cambiamenti e si era adattata alla modernità di quel mondo, ma la struttura era rimasta intatta, così come il contenuto, volendo trascurare le lampade ad energia elettrica. Si accostò agli scaffali alla sua destra e ne sfilò un libro, non c'erano scritte sulla copertina o sulle pagine all'interno, almeno finché non vi passò sopra una mano come a scostare un velo trasparente eppure in grado di celare ciò che ricopriva. D'incanto sui fogli bianchi di quel tomo apparvero storie di mondi lontani, scritte con perizia dagli Autori passati, e quando lo rimise al suo posto, e sfiorò le coste degli altri libri man mano che avanzava verso il camino al centro della stanza, anch'essi svelarono il loro contenuto. Ricordò di aver imposto quell'incantesimo di copertura per proteggere da occhi indiscreti quel luogo, facendolo apparire come una comunissima biblioteca, quando invece era il posto dove custodiva un enorme segreto.

Raggiunse il caminetto, compiaciuto di trovarlo acceso, quella sera faceva piuttosto freddo, e le sue vesti non erano adatte a quel clima. Si abbassò sulle ginocchia avvicinandosi pericolosamente alle fiamme, e dopo aver tirato su una manica, protese il braccio e queste si divisero al centro, consentendogli di toccare la parte posteriore del camino senza ferirlo. Al tocco delle sue dita anche i mattoni si spostarono, uno alla volta in fila verso destra e verso sinistra, come se scivolassero su binari immaginari, e rivelarono uno spazio nascosto a chiunque non avesse il suo stesso sangue nelle vene. Il fuoco scoppiettante si rifletté sulla superficie liscia e lucida di una lama, poggiata a un piedistallo come una reliquia. Merlino fissò la spada contemplando gli intarsi e le gemme che decoravano riccamente l'elsa, aveva perso il conto degli anni passati dall'ultima volta in cui era stata brandita, e giaceva dimenticata in quel posto sicuro, sostituita da una pallida imitazione che poteva avere le sue forme, ma che mai avrebbe eguagliato il suo potere. Senza resistere alla tentazione il mago la prese con entrambe le mani, di modo che la lama poggiasse sui suoi palmi, e la avvicinò al viso fino al punto in cui poté chiaramente specchiarcisi

-Sembra sia arrivato il tuo momento... Excalibur.-

 

 

Widow's corner

Ciao a tutti!

Capitolo di transizione, forse un po' pesantuccio (mi scuso per questo) ma che mi è servito per fissare dei punti che ritengo molto importanti per il resto della storia. E' un capitolo che ha una funzione preparatoria, che fa da ponte tra quello che è successo e quello che sta per accadere.

Winter is coming”... stay tuned! ;)

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Capitolo 13
*** Cattivi Pensieri ***


Capitolo 13

Cattivi Pensieri

 

   Al Granny's Diner tutto procedeva secondo la routine quotidiana, le friggitrici funzionavano a pieno regime, e gli abitanti di Storybrooke consumavano le loro colazioni come fosse una mattina qualunque, completamente ignari del pericolo incombente. La preoccupazione si concentrava tutta ad un solo tavolo, e faceva mostra di sé sul viso corrucciato di Henry Mills, mentre la cioccolata con panna e cannella davanti a lui si raffreddava senza essere stata neanche assaggiata. Mary Margaret adagiò Neal nel passeggino per tornare alle sue uova, gettando di quando in quando lo sguardo a suo nipote, che aveva trascinato a fatica nel locale. Quella mattina Emma, Regina e Merlino sarebbero andati a catturare Morgana, e lei comprendeva benissimo la preoccupazione del ragazzo, perché era anche la sua. Ma le due donne e il mago avevano insistito perché loro, e il resto della città, non rimanessero coinvolti, perciò aveva fatto come richiesto, ostentando un comportamento indifferente.

-La cioccolata ormai è imbevibile, te ne ordino un'altra- Stava per tirare su un braccio per richiamare la cameriera, ma Henry la fermò

-No, tanto non mi va più- le disse, per poi tornare a guardare fuori dal locale, ma solo per un minuto. -Pensi che ci siano riuscite? Sembra tutto così tranquillo, e non abbiamo notizie. Ci avrebbero già avvisati se ci fossero dei problemi, no?-

Mary Margaret si limitò ad osservarlo, per guadagnare tempo e trovare le parole giuste da dire al fine di rassicurarlo, il che non era affatto facile.

-Sono sicura che se qualcosa non dovesse andare secondo i loro piani, le tue mamme sapranno come cavarsela. Sono in gamba, e in più c'è lo stregone più forte di sempre con loro-

-Dovrei essere anche io con loro. Sono l'Autore, i miei poteri potrebbero tornare utili-

-Ne abbiamo già parlato, poteri o no, la presenza di uno qualunque di noi sarebbe stata solo d'intralcio, perché sarebbero state più occupate a proteggerci che a sconfiggere quella strega-

Ragionamento logico e condivisibile, peccato facesse a cazzotti con l'istinto di madre e amica in ansia che, se assecondato, l'avrebbe spinta a seguire Emma e Regina. Henry sospirò non potendo che dar ragione a sua nonna.

-Vorrei solo sapere cosa sta succedendo-

-Anche io tesoro, dobbiamo aver fiducia che andrà tutto bene- i due si scambiarono un timido sorriso che era insieme ringraziamento e incoraggiamento. -Adesso. Che ne dici se ti ordinassi anche una delle tue ciambelle preferite insieme alla cioccolata?-

E stavolta il ragazzo non poté rifiutare.

   A pochi metri dal ristorante della signora Lucas, fuori dalla biblioteca della città, i tre praticanti di magia si preparavano a colpire.

-I sotterranei, davvero?- domandò delusa Regina a Emma. Chissà perché si aspettava un nascondiglio più originale. La bionda si strinse nelle spalle

-Con voi impegnati a svolgere le vostre ricerche alla luce del sole sembrava la scelta più logica-

-Sono d'accordo. Il miglior nascondiglio è sempre quello sotto il naso di tutti- Merlino ci tenne a condividere la sua opinione, anche se non richiesta. E si mostrò ancora più inopportuno poco dopo complimentandosi con Regina per il fascino di Storybrooke, implicando il buon gusto della donna

-Sì beh, è stato il sortilegio oscuro a costruirla secondo le mie necessità- ringraziò imbarazzata il sindaco, per poi sgranare gli occhi in direzione di Emma che si morse l'interno della guancia per non ridere. Lo stregone era davvero un tipo stravagante.

Regina aprì la porta della biblioteca invitando gli altri due a precederla, ma poco prima di varcare la soglia la Salvatrice si fermò

-Regina noi dobbiamo parlare. Io... io ho bisogno di spiegarti-

Ci pensava da tutta la mattina, da quando si erano riuniti alla villa di Merlino, e salutate frettolosamente con una punta di imbarazzo. Sentiva di non poter affrontare Morgana con la giusta concentrazione e la serenità nel cuore, se prima non avesse avuto la certezza di non aver perso la stima e l'amicizia della donna. Regina sbatté le palpebre perché colta alla sprovvista, poi rispose seria

-Non è questo il momento Swan- ed entrò in fretta nella biblioteca lasciando la bionda ai suoi tarli.

Una volta in ascensore, non sopportando il silenzio, Emma decise di romperlo con una domanda

-Ricordatemi qual è il piano-

-Entreremo di soppiatto nel nascondiglio di Morgana, che non si accorgerà della nostra presenza grazie all'incantesimo che vi ho fatto stamattina per schermare la vostra magia, e la cattureremo- rispose Merlino con molta pazienza, nonostante avesse spiegato quella parte del loro piano alla ragazza più di una volta.

-Questo l'ho capito- riprese la Salvatrice, -E' sulla faccenda della cattura che ho ancora qualche dubbio-

-Costruiremo una gabbia magica che le impedirà di fuggire e inibirà i suoi poteri- spiegò il mago

-Il che sarà possibile unendo i nostri- aggiunse Regina distrattamente. Merlino le sorrise, fissandola con una tale intensità che costrinse sia lei che Emma ad abbassare lo sguardo per l'imbarazzo.

-Io mi muoverò per primo- continuò lo stregone, -Voi subito dopo. Se saremo abbastanza veloci funzionerà di sicuro, fidatevi di me.-

Le due donne si guardarono furtivamente, fiducia o meno, erano nelle mani di Merlino.

L'ascensore toccò il suolo e i tre uscirono. Emma si posizionò alla testa del gruppo per guidarli nel punto esatto in cui si trovava il covo di Morgana. Con un cenno della testa indicò loro la direzione e si mossero cercando di fare meno rumore possibile. Procedettero con molta cautela, perché il buio nascondeva perfettamente ogni insidia del terreno, e il silenzio surreale amplificava il rumore dei loro respiri. A pochi passi dalla meta la Salvatrice si fermò cedendo il posto a Merlino, e andandosi così a posizionare alla sua sinistra, Regina la imitò raggiungendo il fianco opposto. Dalle profondità delle caverne non proveniva alcun suono, il che incrementava l'ansia delle due donne, Merlino invece sembrava solo molto concentrato, mentre fissava l'ignoto davanti a lui.

-Siete pronte signore?- domandò in un sussurro che le fece comunque trasalire entrambe come se avesse urlato.

Annuirono. Si erano esercitati tutta la mattina a sincronizzare i movimenti, con loro grande sorpresa avevano trovato l'intesa in un tempo relativamente breve, quindi bastò uno sguardo allo stregone, un lievissimo movimento del capo, per far scattare Emma e Regina. In un lampo i tre fecero irruzione, richiamando contemporaneamente la magia che sarebbe servita ad attivare la gabbia, pronti a vederla innalzarsi dal nulla e circondare con le sue eteree sbarre una Morgana indifesa e incapace di reagire. Ma nessun grido di stupore colpì le loro orecchie, nessun paio d'occhi strabuzzanti gli si parò davanti. Il nascondiglio era vuoto. L'arredamento testimoniava che fosse abitato da qualcuno, ma questo qualcuno non c'era.

-Che diavolo...?- ringhiò Regina allargando le braccia e rivolgendo uno sguardo interrogativo a Emma e a Merlino. La bionda osservava quell'ambiente familiare palesando lo stesso sconcerto

-Io non so... Credi... credi che ci abbia scoperto e che sia scappata?- chiese balbettante alla mora

-Impossibile, a meno che non avesse modo di spiarci- rispose invece Merlino aggirandosi tra la poltrona e il tavolinetto. Quasi inciampò quando l'ira del sindaco Mills lo travolse

-Avevi detto che l'avremmo trovata inerme e in preda al dolore! Si può sapere come ha fatto a sparire?-

-E' quello che sarebbe dovuto succedere. Il Potere Oscuro debilita il corpo, soprattutto se non fai nulla per contrastarlo. Evidentemente ho sottovalutato le capacità di resistenza di Morgana, in tutti questi anni deve essere migliorata molto-

-E adesso cosa facciamo?- Emma interruppe sul nascere una seconda sfuriata di Regina. -Suppongo sia improbabile che ritorni qui, ma se anche lo facesse non è una grande idea restare ad aspettarla. Ci serve un nuovo piano-

-Se sa già come utilizzare i poteri da Signora Oscura non ci vorrà molto prima che passi all'attacco, e ho paura di quello che potrebbe fare. Dobbiamo trovarla- disse il mago tradendo, per la prima volta, una certa preoccupazione.

-E come?- domandò stizzita Regina, Merlino la guardò cupo

-Ancora non lo so- le rispose, -So solo che dobbiamo farlo in fretta-

Emma si avvicinò all'amica mentre l'uomo si allontanava guadagnando l'uscita del rifugio a passi svelti, e creando una sfera luminosa per rischiarare la strada.

-Anche tu hai la fastidiosa sensazione che ci stia nascondendo qualcosa?- le chiese a bassa voce

-Sì- rispose la mora senza staccare gli occhi dall'uomo, -Ma sarà così ancora per poco.-

   Zelena sbuffò rumorosamente e spense la tv quando la lista dei canali ricominciò per la terza volta. Lo zapping compulsivo era ormai il suo unico svago, costretta a letto in una camera d'ospedale sorvegliata ventiquattro ore su ventiquattro. La temporanea alleanza con Emma in versione Signora Oscura si era rivelata controproducente a più livelli, e in un colpo solo aveva perso l'ultima chance di ottenere un minimo di fiducia da parte della sua sorellastra, quella di riottenere parte della sua magia, e la possibilità di tenere Regina lontana da suo figlio. Non poteva scappare, non poteva difendersi, poteva solo lamentarsi e rimuginare, e guardare la televisione ovviamente.

-Tra cinque minuti comincia la replica di “Bake off”. Ieri sera mi sono addormentato e non ho visto chi è stato eliminato- suggerì Gongolo sbirciando nella camera della Perfida Strega, quella mattina il turno di guardia spettava a lui.

Zelena si voltò con aria disgustata pronta a riversare tutta la sua frustrazione sul nano impertinente che, pensava, avrebbe potuto restare a casa a guardare tutti gli insulsi programmi di cucina che voleva data la sua totale inutilità. Fu anticipata però da una voce femminile dal tono pacato, quasi flemmatico.

-Fatti da parte nanerottolo, sei congedato. Ordini del sindaco- disse Malefica fermandosi sull'uscio a un passo dal piccolo uomo

-Non ho ricevuto alcuna notifica al riguardo- si impuntò lui, sforzandosi di mostrarsi autorevole nonostante la paura. La donna bionda sollevò un sopracciglio divertita

-Te lo sto comunicando io- ribatté entrando nella stanza di Zelena e cominciando a sbottonarsi il cappotto grigio. -Si tratta di un cambiamento dell'ultimo momento dettato dall'emergenza- spiegò posando l'elegante indumento sull'appendiabiti adiacente alla porta.

Zelena, che fino a quel momento era rimasta ad osservare interdetta la scena, recuperò la sua arroganza commentando a braccia conserte

-Finalmente mia sorella si è decisa a mandare qualcuno realmente in grado di proteggermi-

Malefica le lanciò un'occhiata veloce e riprese a convincere il nano ad andarsene e a lasciare a lei il posto di sorvegliante. Si infilò una mano in tasca e tirò fuori un telefono cellulare

-Se non mi credi chiamala- lo sfidò porgendogli il dispositivo, -Sono sicura che sarà felicissima di essere disturbata-

Il solo pensiero di intavolare una discussione con la ex Regina Cattiva bastò a convincerlo e a farlo tornare ad occupazioni più gradite, e meno pericolose.

-Quanto a te Zelena- disse la bionda avvicinando una sedia al letto della rossa, -Sai bene che sono qui per proteggere il tuo bambino e lui soltanto-

In quel momento fece il suo ingresso l'infermiera del mattino con la colazione e le vitamine per la degente, posò il vassoio sul comodino e cominciò a compilare la cartella clinica con i dati che trasmetteva il monitor. La strega di Oz non si lasciò distrarre.

-E tu ti fai comandare a bacchetta come un perfetto soldatino? Avevo sentito grandi cose su di te Malefica, e guarda come ti sei ridotta: la mia sorellina ti ha ammaestrato per bene.- Alla muta-forma scappò una risata

-Dici? A me invece sembra che tra le due sia tu quella che se la passa peggio-

Zelena ringhiò e cominciò a mangiare con stizza. Dopo un paio di bocconi trovò le giuste parole per rispondere a tono alle frecciatine della sua sorvegliante.

-E così ti sei unita alla “Lega della Giustizia” di Storybrooke. Anche tu ritieni che io debba essere punita come pensano i grandi esempi di virtù e moralità, Regina in testa, che popolano questa città? La perfida Zelena, che non chiede altro che un po' di felicità per se stessa e per suo figlio, deve essere rinchiusa, mentre donne come te e tua figlia, che possono trasformarsi in feroci draghi; ex pirati e Signori Oscuri, possono permettersi di fare il bello e il cattivo tempo, ed essere perdonati senza remore-

-La parte della vittima ti riesce proprio bene- commentò l'altra, mentre l'infermiera, imbarazzata, si spostò nel piccolo bagno per cambiare gli asciugamani. Era evidente che tra le due donne non corresse buon sangue. -Devi ritenerti molto fortunata ad essere ancora viva. Regina è davvero cambiata, siamo amiche da tanto, e posso assicurarti che in altri tempi, dopo il brutto scherzo che le hai giocato, non l'avresti passata liscia. Adesso fai la brava e prendi le tue medicine-

Zelena serrò forte i pugni e spezzò le posate di plastica che aveva ancora tra le mani, poi afferrò il bicchierino con le pillole e le mandò giù deglutendo sonoramente.

-Non dovresti stare fuori dalla porta?- provò a liberarsi così della fastidiosa presenza

-Preferisco stare qui, grazie- rispose piccata Malefica. La rossa sbuffò. Se proprio doveva sopportare la “draghessa”, tanto valeva conversare

-Di quale emergenza parlavi prima? Emma continua a scatenare il panico?-

La bionda prese a gironzolare per la stanza. -A dire il vero Emma è tornata ad essere la Salvatrice, il Potere Oscuro le è stato rubato da una strega molto pericolosa che, purtroppo, non siamo ancora riusciti a catturare. In questo momento la mia Lily, “il feroce drago”- rispose facendole il verso, -E' con gli altri a cercarla e ad organizzare la difesa della città-

-Ma che bravi- commentò sarcastica Zelena guardando fuori dalla finestra, come aspettandosi di notare nell'aria qualche segno di ciò che l'altra le stava raccontando.

L'infermiera, uscì dal bagno approfittando della tregua tra le due, e raccolse il vassoio ormai vuoto dal comodino. Stava per andarsene, ma Malefica glielo impedì

-Infermiera è possibile avere un cuscino? E anche qualche rivista magari-

Zelena la guardò sconvolta. -Guarda che questo è un ospedale, non un albergo- la rimproverò, ma la bionda finse di non aver sentito.

L'operatrice sanitaria, sentendo montare di nuovo la tensione la smorzò

-Vedrò cosa posso fare- disse con un sorriso incerto, prima di sparire in un lampo.

Dopo alcuni istanti di silenzio Zelena riprese parola

-Come fai a stare fianco a fianco alle persone che ti hanno rovinato la vita? Come fai a resistere all'impulso di strappargli il cuore e ucciderli con le tue stesse mani? I cosiddetti “buoni” non sanno far altro che giudicare, e al primo errore che commetterai, dimenticheranno che sei stata loro alleata, e ti rinchiuderanno-

Malefica le rivolse uno sguardo di compatimento mentre tornava a sedersi. Conosceva le emozioni negative di cui l'altra strega era prigioniera, avevano avvelenato anche il suo sangue fino a poco tempo prima, ma nel momento in cui aveva potuto riabbracciare sua figlia, erano semplicemente sparite.

-Giuro che farò qualsiasi cosa pur di impedire a Regina di mettere le mani sul mio bambino- riprese la rossa, avvolgendo istintivamente le proprie braccia al ventre con fare protettivo

-Regina desidera soltanto che il figlio di Robin Hood sia al sicuro, e che cresca con tutto l'amore che merita-

-Nessuno amerà mai mio figlio più di me!-

-Ed è per questo che non ti impedirà di stare con lui, o lei. Te l'ho detto Regina è cambiata, non si sognerebbe mai di privare una madre del proprio figlio. La vita non è solo in bianco e nero Zelena, e prima lo capirai, prima sarai in grado di viverla davvero-

-Come sei ingenua... e patetica- commentò con disprezzo Zelena

-Tu invece sei testarda e saccente- ribatté Malefica, che aveva evidentemente già raggiunto il limite della sua pazienza.

-Buongiorno Zelena, le ho portato la colazione e le sue vitamine- si annunciò nuovamente l'infermiera interrompendo il litigio

-Ho appena finito di fare colazione!- sbottò la rossa

-E io le avevo chiesto un cuscino- aggiunse Malefica

La donna in divisa, ferma col vassoio tra le mani, le guardò come se fossero impazzite

-Non so di cosa stiate parlando, sono entrata in servizio neanche cinque minuti fa-

Malefica scattò in direzione dell'estranea afferrandola per il colletto del camice. Il vassoio, e il suo contenuto, finirono a terra con un gran fracasso

-Che cosa hai detto?!- ringhiò la bionda.

L'infermiera tremava terrorizzata, non riusciva a parlare, ma era chiaro che, se avesse potuto, non avrebbe risposto alla domanda, ma avrebbe gridato in cerca di aiuto. Anche Zelena si agitò

-Si può sapere che diavolo sta succedendo?-

Malefica lasciò andare la poverina ma le impedì di fuggire. -Fatele vomitare tutto quello che ha ingerito- le ordinò riferendosi a Zelena. Poi si lanciò all'inseguimento della nuova Signora Oscura, furiosa con se stessa per essersi fatta ingannare tanto facilmente.

   Emma e Regina terminarono le rispettive telefonate in contemporanea.

-David ha messo su delle squadre di ricerca insieme ai Merry Men, e Killian sta andando alla Jolly Roger a cercare qualcosa di Morgana che può aver perso quando è stata lì- avvisò Emma avvicinandosi a Regina

-Ottimo, così potremo usare un incantesimo di localizzazione. Ho chiesto a Malefica di sorvegliare l'ospedale, preferisco qualcuno con poteri magici a piantonare la stanza di mia sorella. Mary Margaret ha portato Henry, Roland e tuo fratello da Granny prima di andare dalle fate-

-Merlino?-

-E' di là immerso tra i libri, spera di trovare qualcosa che possa indebolire Morgana, ma dubito ci riuscirà-

I tre avevano stabilito la base operativa nella biblioteca cittadina subito dopo esser riemersi dai sotterranei. Il tentativo di cattura andato a vuoto li aveva innervositi, pensavano di poter condurre loro i giochi per una volta, e invece erano stati destabilizzati dall'ennesima mossa a sorpresa del nemico, costretti a riorganizzare piani d'emergenza nuovi, e senza punti di riferimento.

-Ho sbagliato tutto e continuo a sbagliare- esclamò in preda allo sconforto il sindaco, passandosi una mano tra i capelli

-Cosa?- chiese lo sceriffo cercando di intuire da sé quale fosse il problema.

-Avevi ragione tu, il ruolo dell'eroina non fa per me. Ci ho provato davvero, ma ogni tentativo, ogni scelta che ho fatto per risolvere i nostri problemi ha solo portato conseguenze più disastrose. Probabilmente è una questione di talento, tu e i tuoi genitori siete nati per fare gli eroi, io, invece per fare la cattiva-

-Non dirai sul serio! Se sono qui adesso è anche grazie a te Regina-

-Il tuo salvataggio è stato frutto del lavoro di squadra-

-Squadra di cui tu eri la leader-

Regina fece un mezzo sorriso, -Onere che sono ben felice di riaffidare a te- concluse, e si apprestò a raggiungere lo stregone in fondo alla biblioteca.

Era quello il momento giusto, pensò Emma, doveva necessariamente parlare con Regina dei suoi tormenti, perciò la fermò provando a riprendere il discorso interrotto quella mattina

-Mi dispiace. Le cose che ti ho detto non le ho mai pensate- cominciò incerta. Regina si voltò appena

-Lo so, era il Potere Oscuro a parlare- rispose compiendo un altro passo verso la sua meta, ma Emma, dopo un profondo respiro, la costrinse a fermarsi di nuovo

-E non avrei mai voluto... fare quello che ho fatto- continuò la bionda, e nel farlo la voce le era venuta meno.

Era doloroso ripercorrere quei momenti proprio con Regina, ma sentiva di doverlo fare per entrambe. Fissò per un po' la mora, era di spalle, i muscoli tesi e chissà quali pensieri ad affollarle la mente, allora si fece coraggio avvicinandosi appena.

-Il potere del pugnale era troppo forte- disse con una punta di rabbia rivolta a chi l'aveva costretta a quell'atto orribile. -Non mi sto giustificando- aggiunse per non essere fraintesa, -Voglio solo che tu sappia che ho tentato-

Regina restava immobile e Emma cominciò a temere che quelle parole sconnesse non sarebbero servite al loro scopo. Gli occhi le si riempirono di lacrime, odiava apparire fragile, soprattutto con le persone alle quali teneva particolarmente, ma come le aveva detto Killian la sera prima, confrontarsi col proprio lato oscuro le aveva dato modo di conoscere meglio se stessa, e le aveva mostrato quanto i legami costituissero la sua forza. Ecco perché non avrebbe mai voluto perdere la sua famiglia, e Regina era a tutti gli effetti un membro di quella famiglia.

-Probabilmente non mi perdonerai mai e lo capisco, perché io stessa non potrò farlo- ammise asciugandosi una guancia col dorso della mano. -Ma ti prego Regina non allontanarmi. Noi due ci capiamo come nessun altro, perché ci somigliamo. Mi piace il rapporto che abbiamo costruito in questi anni, questa amicizia così unica, e non posso e non voglio rinunciarci.-

A Regina tornarono in mente le parole che Emma le aveva detto appena un anno prima, erano nella sua cripta quella sera, e avevano appena incassato un'offensiva della regina delle Nevi. In quel periodo ricordava di essere furiosa con la ragazza per aver riportato dal passato Marian, che poi avevano scoperto essere Zelena, l'aveva accusata di non averla mai aiutata, e aveva provato in tutti i modi ad allontanarla. Emma però non l'aveva ascoltata, come sempre del resto, e alla fine Regina si era dovuta arrendere alla sua tenacia, e all'evidenza: la sua amica/nemica aveva ragione sul loro conto. Ripensò anche a com'era cambiato il loro rapporto dal primo incontro sul vialetto di casa Mills. Procedendo per gradi si erano avvicinate sempre più, e senza rendersene conto si erano ritrovate a spalleggiarsi e a supportarsi con una complicità che era ormai sotto gli occhi di tutti, quelli di loro figlio soprattutto, il più felice di questo cambiamento. E coprirle le spalle era quello che aveva fatto Emma salvandola dall'Oscurità, Regina lo sapeva, e nonostante questo sacrificio avesse avuto imprevedibili e mortali conseguenze, non poteva addossarle tutta la colpa. Almeno razionalmente. Per sanare le ferite del cuore le sarebbe servito altro tempo, oltre il supporto di un'amica speciale, capace di comprenderla al primo sguardo.

Il sindaco strinse i pugni per farsi forza e impedire a se stessa di piangere, poi rilassò le mani e si girò piano verso la Salvatrice notando quanto fosse scossa.

-Quella strega ha ucciso Robin, non tu Emma- disse con tutta la calma che poteva, controllando al meglio il tremore della voce. -Tu sei stata solo uno strumento inconsapevole, ma adesso sei qui, libera dal Potere Oscuro e da quel dannato pugnale, e insieme le impediremo di fare ancora del male-

Gli occhi lucidi e sinceri non lasciavano spazio al dubbio, la strega di Camelot era per Regina l'unica responsabile di tutto, la sola persona contro la quale avrebbe rivolto la sua vendetta. Emma aveva atteso la risposta della mora con la concreta paura di averla già persa, e alla parola “insieme” pronunciata da Regina sentì la tensione sciogliersi, e nuove lacrime formarsi. Si morse il labbro inferiore per recuperare un contegno, e quando fu sicura di sé, riprese parola

-Allora troviamola e facciamola pentire di averci sfidato-

La ritrovata determinazione della giovane fece sorridere Regina, forse Merlino aveva ragione, ormai aveva smesso del tutto i panni della Evil Queen, e perdonare non era più così difficile.

   Merlino alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando quando vide arrivare Emma e Regina.

-Signore mi è venuta un'idea- disse andando loro incontro, -Morgana sta nascondendo la sua magia e non riesco a localizzarla, ma non può nulla per il pugnale, giusto?- fece una pausa attendendo una reazione che non arrivò. -Conoscendola sono sicuro che ce l'abbia con sé, perciò basterà trovare quello per trovare lei. Ma ho bisogno di andare alla villa-

-Perché?- chiese Regina seria incrociando le braccia al petto

-Come prego?- Merlino era confuso dal tono improvvisamente ostile della donna. Di entrambe le donne a dire il vero, ora che notava il cipiglio con cui lo fissava Emma

-Vogliamo soltanto sapere perché vuoi andare alla villa- puntualizzò quest'ultima. Lui accennò un sorriso, poi si rabbuiò

-Non capisco cosa sta succedendo-

-Non sta succedendo niente- ribadì Emma, -Ti stiamo soltanto chiedendo qualche dettaglio in più. Si chiama collaborare-

Lei e Regina, dopo il chiarimento, avevano deciso di far fronte comune e scoprire finalmente se, e cosa, Merlino teneva loro nascosto, perché erano assolutamente certe che fosse così. L'uomo annuì

-Pensavo che fosse quello che stiamo facendo- disse

-Noi di sicuro, ma tu?- provocò Regina puntandogli negli occhi lo stesso sguardo inquisitorio della sera prima

-E' assurdo che non vi fidiate di me, ho salvato la vita ad Emma!- sbottò restituendo alla donna uno sguardo duro e offeso, che sembrò lasciarla indifferente

-Ultimamente ci risulta difficile fidarci perfino delle nostre ombre- commentò il sindaco di Storybrooke. -E' vero hai salvato Emma, e di questo te ne saremo per sempre grati- continuò sciogliendo l'incrocio di arti che aveva frapposto tra loro, -Ma è anche vero che è a causa della tua strategia sbagliata se abbiamo perso la più concreta occasione di sconfiggere Morgana-

Sentirsi accusare in questo modo provocò un moto di rabbia nel mago, che inspirò profondamente, e tanto bastò per ritrovare la calma. Aveva sempre avuto un temperamento irascibile da quando poteva ricordare, erano passati molti anni dalla sua adolescenza, ma sapeva di essere stato un giovane irrequieto e difficile da gestire per chi lo aveva cresciuto. Col tempo, e a causa, o grazie, alle esperienze vissute, aveva imparato ad arginare quel fuoco, imponendosi un comportamento più consono al ruolo che ricopriva, il che lo aveva reso (forse) anche più saggio. Comunque quel fuoco non si era mai spento, e capitava che alle volte qualcuno trovasse il modo di provocare una fiammata, come Regina in quel momento.

-Pensate che sia suo complice? Io voglio davvero aiutarvi. Ero sincero ieri- tornò a rivolgersi alla donna con la quale sentiva di avere una certa affinità, sperando di essere finalmente creduto

-D'accordo- rispose infatti la mora, -Allora sii sincero anche adesso. Perché è evidente che non ci stai dicendo tutto-

-Ascolta- si intromise lo sceriffo, -Se sapessimo tutta la verità, ad esempio che tipo di rapporto c'è tra te e Morgana e perché lei vuole ucciderti, per noi sarebbe più facile-

-Credetemi, se vi ho taciuto delle informazioni è stato solo per proteggervi-

-Siamo perfettamente in grado di proteggerci da sole- commentò Regina, mandando all'aria il tentativo di Merlino di farle desistere.

-No, voi non capite- riprovò il mago, -Ci sono in ballo forze più grandi di noi-

-La lotta tra il bene e il male?- chiese sarcastica il sindaco, -E' il nostro pane quotidiano-

Lo stregone non poté che constatare la cocciutaggine dell'ex Regina Cattiva, ed anche Emma non era da meno

-Poco prima di morire il tuo Apprendista ci ha detto che soltanto tu avresti potuto sconfiggere l'Oscurità. Dicci come- incalzò la bionda

-Anacleto è...- sussurrò Merlino. Sconvolto dalla notizia della dipartita dell'uomo, indietreggiò fino a sedersi sulla scrivania dietro di lui.

-Mi dispiace credevo lo sapessi- balbettò imbarazzata la giovane

Dopo qualche attimo di silenzio fu Regina a riprendere il discorso

-E' per questo che ti stavamo cercando, noi vogliamo distruggere il Potere Oscuro in modo che non possa più controllare nessuno. Ti abbiamo seguito fino a Camelot, ed è lì che ci siamo imbattuti in Morgana, ci ha presi in giro e usato per arrivare a te-

Il mago rialzò lo sguardo su di lei provocandole un brivido, quegli occhi scuri e penetranti le facevano ogni volta uno strano effetto

-Lui vi ha detto di cercarmi?- chiese, Emma glielo confermò

Tutto ciò poteva dire soltanto una cosa, pensò Merlino mentre fissava la bionda, anche Anacleto nutriva i suoi stessi sospetti, che trovavano via via più conferme, analizzando gli eventi successivi alla morte del suo vecchio amico. Gli indizi c'erano tutti, forse, dopo una vita di ricerca, lì a Storybrooke avevano trovato la persona giusta, proprio quando pensava che non sarebbe mai successo.

-L'Oscurità non può essere distrutta, questo minerebbe gli equilibri dell'intero universo- sentenziò con aria grave, -Ma esiste un modo per evitare che finisca nelle mani di male intenzionati-

-Intendi intrappolarla, come hai fatto col pugnale?- domandò Emma sfilandosi le mani dalle tasche dei jeans

-Qualcosa del genere, sì-

La Salvatrice e Regina si guardarono per un momento, come a chiedersi tacitamente se fidarsi o meno dello stregone, poi la bionda si voltò decisa verso di lui

-Facciamolo!-

Merlino tirò su una mano per frenarne l'entusiasmo, e ben consapevole della reazione che ciò che stava per dire avrebbe provocato, continuò titubante

-Io non posso farlo- ammise in un sospiro. Le due donne scattarono

-Che significa?-

-Come?- gridarono all'unisono.

-E' una storia lunga e complicata che non posso ancora raccontarvi, ma vi giuro che lo farò a tempo debito. Tanto sarebbe comunque inutile se prima non troviamo Morgana- disse velocemente lui, e approfittando dello sgomento momentaneo delle sue interlocutrici, fece per andarsene attraversando lo spazio tra le due. Regina gli afferrò saldamente un braccio

-Forse non ti è chiaro il senso di tutto questo discorso- gli disse aumentando la pressione delle dita, -Basta con i segreti-

Merlino fissò a lungo la mano curata della mora stretta al suo bicipite, finché Regina non la allontanò.

-Credetemi, non siete ancora pronte per sapere-

-Lascialo decidere a noi- aggiunse Emma

Anche l'ultimo tentativo era fallito, davanti alla risolutezza di quelle donne così forti, e così testarde, non aveva altra scelta che arrendersi

-E sia! Vi dirò ogni cosa dal principio, ma dovete promettermi che non mi interromperete e che ascolterete fino alla fine. Anche se probabilmente non vi piacerà-

Emma e Regina annuirono, desiderose di scoprire finalmente la verità. Dopo un lungo respiro Merlino cominciò

-Io e Morgana non siamo propriamente maestro e allieva...-

-Lo sapevo, l'amore! C'entra sempre l'amore- la voce insolitamente squillante di Regina fece trasalire sia il mago che Emma, ora a bocca spalancata per la rivelazione

-Cosa?! No... no! Sei completamente fuori strada!- si agitò l'uomo, perdendo per un attimo quell'aria composta che aveva sempre sfoggiato. -Avevamo detto niente interruzioni. E niente supposizioni, per favore- concluse con un leggero rossore sulle guance

Il sindaco alzò le mani per scusarsi e gli fece segno di continuare. Merlino si lisciò la tunica per ritrovare se stesso nel silenzio imbarazzato che si era venuto a creare

-Come dicevo, non sono il maestro di Morgana- riprese, poi si concesse una nuova pausa. -Io sono...-

   Le pareti della biblioteca tremarono violentemente, al punto che molti libri caddero dagli scaffali, qualcosa di molto grosso e pesante aveva impattato il suolo, a non molta distanza dall'edificio. Subito dopo il piccolo terremoto, un rumore assordante, acuto e penetrante, coprì ogni altro suono. Regina, Emma e Merlino si voltarono d'istinto nella direzione da cui proveniva.

-Cosa è stato?- domandò la mora appena fu possibile parlare di nuovo.

Intanto dalla strada giungevano grida di persone spaventate.

-Credo di saperlo- rispose Emma con la paura dipinta sul volto, aveva già sentito quel verso alcuni anni prima.

La Salvatrice e la (non più) Regina Cattiva si precipitarono fuori, e dopo aver schivato un omone grande e grosso che correva a perdifiato sul marciapiede, stentarono a credere alla scena che gli si parò davanti: Morgana in groppa ad un enorme drago, con ghigno trionfante.

-Salvatrice, come sospettavo sei già in piedi, e sono anche sicura di sapere di chi è il merito- esordì la strega dagli occhi ambrati quando notò le due. -Allora, dov'è?-

Regina non aveva smesso un attimo di guardare la gigantesca bestia alata. -Quella è...-

-Malefica, sì- confermò Emma, non avrebbe mai potuto dimenticare quei fari verdi, né il terrore provato la prima volta che aveva dovuto affrontarli. Davvero una delle esperienze più traumatiche della sua vita, anche perché li avrebbe associati per sempre alla scoperta del mondo dal quale proveniva.

-Parlate del mio maestoso destriero?- le punzecchiò Morgana, che mostrò loro un cuore pulsante con delle macchie scure. -E' davvero una bestiolina obbediente, o almeno lo è diventata dopo che le ho preso questo- Il drago si dimenò e Regina digrignò i denti, infastidita dal vedere la sua amica usata in quel modo

-Se credi che farti scudo con una nostra amica ti salverà dai nostri colpi hai fatto male i tuoi conti- disse

Morgana rise. -Regina, sempre così arrogante. Sai conoscevo una persona, un tempo, che avrebbe perso la testa per una come te. In ogni caso, avevo in mente altro, e devo ringraziare Emma per l'idea. Sei stata un discreto Signore Oscuro signorina Swan-

Emma fece istintivamente un passo avanti e strinse i pugni, quanto avrebbe voluto stamparne uno dritto sul naso di quella megera.

-E' da tutta la vita, beh quasi- continuò Morgana indifferente alla reazione della bionda, -Che mi preparo per questo momento, e non permetterò a nessuno di intralciarmi. Così, mentre voi sarete occupate a proteggere gli abitanti della vostra ridente cittadina, io potrò uccidere finalmente Merlino e prendere il posto che mi spetta-

La Salvatrice e la Regina si scambiarono un cenno d'intesa, e le loro mani si circondarono di magia.

-Non ti permetteremo di attaccare Storybrooke- disse Emma distendendo le braccia in avanti, nella classica posa che era solita assumere prima di colpire. Morgana finse stupore

-Oh, ma l'ho già fatto- ribatté con un sadico sorriso. Le braccia delle due eroine tornarono sui rispettivi fianchi. -In questo momento il tuo eroico paparino, e un gruppo di buzzurri, stanno combattendo nella foresta contro branchi di animali selvatici e pericolosi che ho provveduto a potenziare con la magia. E presto ordinerò al drago di calpestare e incendiare qualsiasi cosa, o qualunque persona che gli capiterà sotto il muso.-

Consapevole di averle appena condotte in un vicolo cieco senza via di scampo, si concesse di restare ad ammirare la paura e la rabbia sui loro volti dalla sua posizione di vantaggio. Era stato un bene che il suo corpo si fosse abituato tanto presto al Potere Oscuro, adesso era praticamente invincibile per le due eroine di Storybrooke, e di certo lo avevano capito anche loro, o lo avrebbero fatto se si fossero azzardate a tentare un'offensiva nei suoi confronti. Per Merlino il discorso era diverso, ma anche in questo caso aveva un asso nella manica, che avrebbe estratto al momento giusto. Dimenticandosi del sindaco e dello sceriffo, che cercavano di trovare una soluzione al problema nel più breve tempo possibile, e che ormai per lei non costituivano più una minaccia, si concentrò su quanto le interessava davvero

-Merlino so che sei qui!- urlò verso l'edificio con la torre dell'orologio, era da lì che aveva visto uscire Emma e Regina. -Pensavo che dopo tutti questi anni anche tu morissi dalla voglia di rivedermi-

La Salvatrice e la Regina si guardarono intorno accorgendosi soltanto in quel momento che il mago non le aveva seguite, ma prima che potessero formulare qualsiasi cattivo pensiero sull'uomo che tanto chiedeva fiducia quanto poco affidabile si dimostrava, Morgana continuò.

-Allora vecchio, non ricordavo fossi un tale codardo, vieni fuori e affrontami!- gridò ancora più forte, -Me lo devi- aggiunse con una tonalità normale.

Sentì l'eccitazione crescere quando una densa nuvola blu si formò davanti a lei, ogni centimetro di pelle sensibile al più impercettibile cambiamento d'aria, ogni muscolo pronto a scattare. Il fumo cominciò a diradarsi

-E dimmi, com'è che mi ricordavi?-

La voce profonda e familiare le spense il sorriso fremente che le era spuntato sul viso appena un'istante prima, sostituito da profondo e sincero stupore. Quella, e la figura maschile che prese forma dalla scia blu

-Kay?!-

-Ciao sorellina.-

 

 

Widow's corner

Kay?!?! Chi è questo Kay?!?

Lo scoprirete nel prossimo capitolo, che per l'occasione sarà un po' particolare. ;)

Alla prossima... ah se vi andasse, scrivetemele pure due righe (fosse anche solo per insultarmi)

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Capitolo 14
*** Lo Stregone Supremo I ***


Capitolo 14

Lo Stregone Supremo I

 

Camelot, moltissimi anni fa.

La casa del mago si trovava nella zona più nascosta ed inaccessibile della foresta, e non era stato semplice raggiungerla, anche a causa dell'ingombrante cesta che si portava dietro. A pochi passi dalla meta la donna adagiò il suo bagaglio sul terreno, e scostò la pesante copertina per controllare che suo figlio fosse ancora addormentato, nonostante i sobbalzi e il freddo pungente. Constatato che fosse così, spostò le sue attenzioni sull'abitazione.

Gaius non godeva di ottima fama nel regno a causa delle sue presunte abilità, proprio come tutti coloro che millantavano di avere poteri magici, e come questi era temuto e isolato, persino da chi aveva beneficiato dei suoi servigi. L'aspetto della sua dimora era lo specchio di tale condizione, una capanna piccola e fatiscente, con una sola finestra e nessuna canna fumaria che spuntasse dal tetto semidistrutto, e rappezzato alla meno peggio. Veniva da chiedersi perché, un uomo in grado di manipolare a suo piacimento le leggi della natura, non si preoccupasse di migliorare il suo tenore di vita, ma non aveva né la voglia né il tempo di indugiare in pensieri così futili. A differenza di molti altri abitanti del regno, lei aveva già avuto realmente a che fare con la magia, e con altro ben più grande e potente, da cui le era nato quel figlio tanto pericoloso, quanto innocente, e che se ne stava accoccolato nel suo giaciglio di vimini, ignaro di tutto. Per questo non era affascinata da essa, o incuriosita dai suoi meccanismi. L'unica ragione che l'aveva spinta in quell'inospitale luogo, sfidando gelo e fatica, era la certezza che quell'uomo tanto ambiguo e misterioso l'avrebbe aiutata ad assicurare al suo bambino una vita migliore.

Una folata di vento gelido si insinuò sotto le sue vesti, rabbrividì, riafferrò la cesta, e finalmente bussò a quella porta che sembrava reggersi sui suoi cardini arrugginiti solo per forza di volontà.

L'interno della casa era in uno stato altrettanto pietoso; pochi mozziconi di candele, posizionati per lo più sul tavolo al centro della stanza che costituiva la quasi totalità dell'abitazione, illuminavano a stento le pareti rovinate, che sembravano vicine al crollo sotto la spinta del vento fuori. C'era un odore acre, pungente, e particolarmente sgradevole, dovuto certamente alla scarsa igiene, ma anche ai sinistri contenitori pieni di chissà quali sostanze, ammassati in disordine in una sgangherata credenza. Gaius posò due bicchieri sul tavolo per servire a sé, e alla sua ospite, del tè, la donna non se l'era sentita di rifiutare per paura di sembrare scortese, ma accostò le labbra al bordo della tazza con molta riluttanza.

-Allora, potete farlo?- chiese al mago quando trovò il coraggio di parlare, sperando di non averlo offeso con i suoi dubbi. In realtà chiedeva di essere rassicurata solo perché lui rappresentava la sua unica possibilità. Gaius fissò lo sguardo acquoso nel suo mantenendo un'espressione neutra.

-Certo- fu la sua risposta, poi lanciò un'occhiata al bambino nella cesta adagiata accanto alla sedia della madre. -Sarà doloroso- asserì con la sua voce roca per l'età.

Era un uomo anziano il mago, o almeno il suo aspetto suggeriva che lo fosse, per i capelli bianchi, le rughe profonde, e le macchie sulla pelle. Ed era malato. Ma questo era difficile indovinarlo solo dalle apparenze, perché aveva sempre avuto un aspetto emaciato, non avendo mai potuto godere di molti agi nella vita. Il volto della donna divenne sofferente e consapevole

-E' per il suo bene- rispose guardando suo figlio.

Il mago annuì, ormai autorizzato ad agire, si alzò per avvicinarsi alla credenza, armeggiò rumorosamente con barattoli e flaconi, poi tornò al tavolo reggendo un capiente recipiente che vi poggiò sopra. Da un altro scaffale recuperò un pesante libro, e un pugnale, col quale incise la superficie piana del tavolo, disegnando una stella a cinque punte racchiusa in un cerchio. Alla vista dell'arma la donna prese ad agitarsi; forse non era stata una buona idea, forse c'era un altro modo per liberare suo figlio dal terribile destino che lo aspettava.

Se solo avesse immaginato chi era, anzi cosa era il padre di quel bambino, non avrebbe mai giaciuto con lui, ma forse sarebbe stato inevitabile, probabilmente per un demone non era così difficile trovare il modo di irretire una giovane mortale come lei, anche contro la sua volontà. Purtroppo il suo fecondo ventre aveva generato un figlio da quell'unione, un figlio che amava con tutta se stessa, e che avrebbe protetto sempre da ogni genere di pericolo. Ma cosa fare se la minaccia più grande per il suo Merlino (era questo il nome che aveva scelto per lui), si nascondeva nelle sue stesse cellule, eredità dei suoi singolari natali? Ricordava perfettamente il giorno in cui aveva capito quanto speciale fosse il suo bambino. Il tegame con la zuppa bollente si era rovesciato, e una parte della pietanza era finita addosso al piccolo. Urlando terrorizzata aveva afferrato uno straccio e lo aveva posato sulla pelle ormai lesa, e quando lo aveva rimosso, non aveva potuto credere ai suoi occhi: era candida e perfetta come sempre. Questa ed altre capacità, non tutte positive, erano proprie della sua metà soprannaturale, e il terrore che potessero un giorno trasformare Merlino in un essere spaventoso e malvagio, l'aveva condotta in quel tugurio.

-Il mio bambino è il figlio di un demone, voglio separarlo dalla sua parte malvagia- aveva detto risoluta al mago, quando lo aveva incontrato. Ed era esattamente quello che l'uomo si stava apprestando a fare.

Gaius terminò di mescolare gli ingredienti necessari, dando vita ad una sostanza viscosa dal colorito verdognolo. Prese il pugnale tenendo l'impugnatura con entrambe le mani e la punta rivolta in alto, poi, solennemente, cominciò a pronunciare parole che giungevano incomprensibili alle orecchie della donna. Merlino si svegliò, e la madre lo prese in braccio stringendolo forte al petto, prima di tornare a guardare il mago. Quest'ultimo portò la lama del pugnale in basso, e senza smettere di recitare i suoi incantesimi, la immerse nel recipiente, avendo cura che il liquido verde la coprisse fino al manico. Quando lo estrasse, il pugnale non sembrava avere nulla di diverso, lo sguardo di Gaius invece era cambiato. I suoi occhi infatti sembravano brillare di una strana eccitazione; la donna se ne accorse quando li vide posarsi su suo figlio.

-Ci siamo- disse il mago tendendo le braccia per prendere l'infante, -Non si può più tornare indietro-

La donna strinse d'istinto Merlino a sé, colta da una improvvisa paura

-Mi prometta che starà bene-

-Quando avrò finito, non una goccia di Oscurità risiederà in lui-

Alla risposta del mago, la giovane madre posò un bacio sulla fronte del suo piccolino prima di consegnarlo a Gaius, ripetendo a se stessa: “E' la cosa giusta”, “Starà bene”, “Andrà tutto bene”.

Il mago adagiò Merlino sul tavolo al centro della stella intagliata, prese il pugnale, e con la mano libera afferrò quella sinistra del pargolo, aiutandosi col pollice per distenderne le minuscole dita. La madre, intuendone le intenzioni, si morse le proprie, per impedirsi di saltare al collo dell'uomo e ucciderlo per il dolore che stava per procurare alla sua creatura.

E' la cosa giusta”, “Starà bene”, “Andrà tutto bene”.

Bastò una leggera pressione, e il pugnale tagliò la tenera carne al centro esatto del piccolo palmo con una facilità estrema. Merlino, ovviamente, pianse agitando la manina insanguinata, e sua madre con lui. Gaius rimase immobile.

La visione di quello che accadde avrebbe potuto condurre chiunque sull'orlo della pazzia, ma quella donna mostrò ancora una volta di avere una sorprendente forza d'animo. Qualcosa di scuro e spaventoso cominciò a sgorgare dagli occhi di suo figlio mescolato alle lacrime, poi dalla bocca mescolato agli urli, e dalla mano ferita mescolato al sangue. Quella massa tenebrosa sembrava traspirare da ogni centimetro di pelle del piccolo Merlino, e saliva per condensarsi in un vortice dall'aspetto terrificante. Gaius vi protese la lama del pugnale, che la attirò come fosse un magnete. La donna sbatté le palpebre più volte per mettere a fuoco l'immagine del mago completamente avvolto, e scosso, dal vortice oscuro; e il pugnale, deformato e trasformato dalla furia di quel potere, ora aveva la lama ondulata e intarsiata da neri ghirigori che incorniciavano il nome di Gaius. Non sapendo cosa fare, e in preda al più puro terrore, la donna riafferrò Merlino e scappò via. Per lasciarsi alle spalle quella casa nella foresta, e i demoni di suo figlio che, adesso, avrebbero tormentato qualcun altro.

 

Anni dopo.

Merlino aveva seguito gli indizi fino a quel punto della foresta. Da qualche parte, tra gli alberi, nemmeno troppo fitti, c'era il nascondiglio dell'essere che tutti nel regno avevano iniziato a chiamare Signore Oscuro. Era cresciuto Merlino, forse più lentamente degli altri ragazzi suoi coetanei, ma comunque cresciuto. Con tante domande sul suo essere diverso, alle quali sua madre aveva cominciato a rispondere solo poco tempo prima di morire. Così aveva scoperto la straordinarietà della sua storia, e aveva capito, ad esempio, perché, pur avendo da tempo superato i trent'anni d'età, continuasse ad avere l'aspetto di un ragazzino. La magia, che faceva parte di lui sin dai suoi primi vagiti, l'aveva ereditata da suo padre, un potente demone arrivato sulla terra per distruggere l'Umanità della quale, invece, era rimasto ammaliato. Insieme alla magia aveva ereditato anche l'oscurità, dalla quale sua madre aveva provveduto a separarlo, grazie all'intervento di uno stregone. Ma questi, piuttosto che sbarazzarsene, se ne era appropriato, trasformandosi nella creatura di pura malvagità che, da anni, terrorizzava Camelot e altri reami, disseminando morte e distruzione.

L'obiettivo di Merlino quel giorno, era appunto fermarlo, riprendendosi l'Oscurità che avrebbe dovuto appartenere sempre e soltanto a lui. Proseguì attento attraverso la boscaglia che si diradava sempre più, rendendogli difficile nascondersi, sembrava quasi che il Signore Oscuro non ne sentisse alcun bisogno. Rendendo così accessibile il suo covo sembrava voler sfidare chiunque ad affrontarlo, sicuro di vincere grazie alla grandezza dei suoi poteri. Il giovane mago non ebbe più dubbi al riguardo quando raggiunse la grande ed elegante magione nella quale, evidentemente, viveva il suo nemico: una bella villa nel mezzo di un'ampia radura.

-Ti sei perso ragazzo?- una voce sabbiosa lo fece voltare di colpo, apparteneva ad un uomo dall'aspetto orribile, con la pelle squamosa, di uno strano colore a metà strada tra il dorato e il verde, e con i denti marci.

Senza rispondere Merlino gli scagliò contro una sfera di energia, colpendolo in pieno. Sbalzato indietro di qualche metro il Signore Oscuro si rialzò ridendo sguaiatamente, e si avvicinò al ragazzo.

-Merlino...- Disse una volta passato lo scoppio di ilarità. -Ti immaginavo più grande dopo tutti questi anni, Ma se non sono invecchiato nemmeno io... E' logico non trovi?-

-Sei un impostore!- lo aggredì l'altro

-E perché mai? Tua madre mi chiese di privarti dell'Oscurità, ed è esattamente quello che ho fatto-

-Non avresti dovuto impossessartene-

-E sprecare tutto quel potere?-

Allora il giovane realizzò

-E' sempre stato il tuo obiettivo, vero? Per questo ti sei offerto di aiutare mia madre!-

-Curioso che la cosa ti stupisca tanto- commentò Gaius, -Sentiamo. Adesso che lo sai cosa vorresti fare?- domandò allargando le braccia come a volerlo sfidare. Merlino lo guardò serio

-Mi assicurerò che tu non faccia più del male a nessuno.-

Con un gesto veloce della mano fece apparire un cappello a punta di un blu intenso, e ne puntò l'apertura contro il Signore Oscuro. Questi rise trovando quella mossa piuttosto buffa. L'istante successivo la base del cappello si illuminò, e vi si attivò un vortice che prese a risucchiare al suo interno l'Oscurità e gli altri poteri di Gaius. Al termine del processo Merlino osservò soddisfatto prima il cappello, poi il vecchio. Aveva lavorato su quell'artefatto per anni, con l'unico scopo di riprendersi la sua parte oscura e governarla, così come avrebbe dovuto essere. La pelle di Gaius cominciò a sgretolarsi come pezzi di intonaco su una parete malandata, gli occhi sbarrati per il terrore e la consapevolezza di esser stato sconfitto. Poi, quando ormai sembrava troppo tardi, il vecchio afferrò con le ultime energie rimastegli il pugnale che aveva sul fianco, e tutto quello che era stato assorbito dal cappello si liberò dall'improbabile contenitore, e tornò a legarsi nuovamente all'arma e al suo proprietario, restituendogli anche la vita.

Merlino, incredulo, fece cadere l'artefatto, e Gaius riprese a ridere, puntando il suo folle sguardo sul ragazzo.

-Per un attimo ho creduto che avresti potuto farcela- gli confessò, -Ma mi sembra chiaro che l'unico modo che hai per fermarmi è uccidermi... con questo- aggiunse sollevando il pugnale.

-Non... non è possibile. Doveva funzionare. Doveva... doveva tornare in me!- borbottò Merlino indietreggiando. Il volto del Signore Oscuro fu deformato da un altro ghigno

-Oh, è questo che avevi in mente?- si avvicinò al ragazzo porgendogli l'arma ondulata dalla parte del manico. -Allora prendilo ragazzo, uccidimi. Ma sappi che questo ti trasformerà in tutto quello che sono io, perché questa non è più soltanto la tua Oscurità, e non puoi fare nulla per cambiarla-

Merlino fissò l'arma. Gaius aveva ragione, e lui era stato uno sciocco a non capirlo da solo prima. Il suo lato oscuro si era unito a quello già presente nel suo nuovo ospite, e da esso aveva acquisito ancora più potere. Anche per questo motivo il cappello non era stato in grado di contenerlo troppo a lungo, e probabilmente avrebbe continuato a rafforzarsi trasferendosi in un nuovo corpo. Purtroppo non aveva altra scelta. Prese il pugnale

-E se lo distruggessi?- minacciò convinto di aver trovato una soluzione, ma Gaius continuò a guardarlo divertito

-Cosa pensi che succederà? E' il pugnale a vincolare l'Oscurità a chi la ospita, se lo distruggessi questo legame si spezzerebbe. E sì, io perderei i miei poteri e morirei, ma l'Oscurità sarebbe libera di vagare tra i mondi senza controllo, dissipando ogni frammento di Luce che si ritroverà davanti nel suo cammino. Te la sentiresti di diventare l'unico responsabile della fine dell'universo intero?-

Merlino lasciò cadere l'arma ai suoi piedi. Entrambi gli scenari prospettati dal Signore Oscuro erano inaccettabili, e non sapeva davvero cosa fare.

-Ascolta, ragazzo- riprese il vecchio chinandosi a raccogliere nuovamente il pugnale. -Voglio alleviare i tuoi sensi di colpa promettendoti che farò in modo da conservare questi preziosi poteri per l'eternità. E che mi impegnerò a estinguere la Luce in un tempo appena più breve- concluse poi, svanendo in una nuvola di fumo, e lasciandosi dietro l'eco di una gelida risata.

Dopo quel confronto Merlino prese l'unica decisione possibile. Nessuno poteva contrastare il Signore Oscuro a parte lui, e non potendo fare a meno di sentirsi responsabile perché, seppur cambiata, quella rimaneva la sua Oscurità, decise che avrebbe dedicato l'intera sua esistenza a rimediare agli orrori che questa avrebbe causato. Sapeva anche che non sarebbe vissuto per sempre, a differenza del Signore Oscuro. Cominciò, quindi, ad istruire apprendisti stregoni, scelti tra giovani dai particolari talenti e abilità congenite, col fine di renderli abbastanza in gamba, e poter affidare loro quello stesso compito. Non tutti però si rivelarono all'altezza. Il primo a fallire fu un giovane ambizioso, al quale il maestro aveva spiegato che il cappello non avrebbe mai potuto togliere i poteri all'Oscuro, ma che al massimo avrebbe potuto spezzare il legame tra costui e il pugnale, rendendolo soltanto più forte. Sedotto dalla possibilità di ottenere un tale potere, aveva ucciso Gaius trasformandosi nel secondo Signore Oscuro della storia, e a lui, nei secoli, se ne sostituirono altri con le stesse modalità.

 

Circa due secoli dopo.

Lo Stregone Supremo. Così la gente lo chiamava ormai da anni, un nome che stava ad indicare al tempo stesso rispetto e gratitudine per colui il quale salvaguardava le loro vite con la magia. Era diventato un punto di riferimento per tutti, non solo a Camelot; ed era sempre così bendisposto ad aiutare chiunque, che spesso la gente finiva con l'approfittarsene, chiedendo il suo intervento per qualsiasi sciocchezza. Un giorno un uomo, apparentemente disperato, lo supplicò di guarire la sua unica figlia, affetta da una malattia sconosciuta, davanti alla quale ogni dottore si era arreso. Lo seguì fino all'angusta abitazione molto fuori le mura di Camelot, e a due passi da un grande lago, per valutare di persona se ci fosse effettivamente qualcosa che potesse fare; o in caso contrario spiegare all'uomo che la magia non era la soluzione a tutto.

-Vivienne, tesoro mio, questo è lo Stregone di cui tutti parlano. Presto starai bene- disse il padre alla figlia chinandosi per darle un bacio sulla fronte madida.

Era una giovane fanciulla dai capelli castani e dal corpo esile; le curve appena accennate suggerivano che non poteva avere più di 17 anni; e soffriva, questo era evidente. Il viso e le braccia, le uniche parti del corpo non nascoste dai vestiti o dalle coperte, erano ricoperti di chiazze rosse che sembravano bruciarle da morire, per questo teneva gli occhi chiusi, e una smorfia di dolore accompagnava i lamenti e i tremori.

Merlino le si avvicinò e le prese un braccio per esaminarlo meglio, sentiva che il malessere della ragazza aveva origini magiche, ma non riusciva ad indovinarne la fonte. Vivienne gli afferrò la mano in una presa debole della quale si accorse solo perché ne aveva seguito i movimenti con lo sguardo.

-Gr... grazie- riuscì a pronunciare la fanciulla con un filo di voce, il mago alzò gli occhi sui suoi e sentì il suo cuore sussultare. Erano i più belli che avesse mai visto nella sua già lunga vita, di un blu talmente intenso, da rivaleggiare con le profondità del mare che aveva conosciuto nei suoi viaggi fino ai mondi più esotici.

Impiegò ogni minuto dei giorni e delle notti successive in ricerche sui libri e nei luoghi legati a magie ancestrali, per venire a capo del problema, finché non ci riuscì. Non sapeva spiegarsi perché avesse preso tanto a cuore le sorti di quella ragazza, perché non sapeva dare un nome al trasporto che provava nei suoi confronti, al legame che sentiva di avere con lei, e che coinvolgeva le loro anime. Erano sentimenti che non aveva mai provato prima: l'amore, lui, lo aveva conosciuto solo attraverso i racconti e le esperienze di altre persone; era troppo impegnato nella sua missione per pensare di viverlo sulla sua pelle. Eppure Vivienne dagli occhi zaffiro era ormai il primo pensiero delle sue giornate, e l'ultimo prima di addormentarsi, ed era anche certo che fosse l'assoluta protagonista di ogni sogno. Eppure Vivienne dagli occhi blu provava per lui le stesse cose. E glielo disse un pomeriggio in riva al lago, durante una delle abituali, e gradite, visite del mago a casa sua. Non era per gratitudine, o per la magia, ma per quel cuore puro che lo rendeva un uomo tanto straordinario. Lo stesso cuore che ebbe la meglio sulla razionalità, e li fece unire in matrimonio, nonostante vi fossero ottime ragioni per considerare quel passo una pessima idea. Una delle preoccupazioni più pressanti di Merlino era dovuta all'incompatibilità di una vita tranquilla col suo obiettivo di sconfiggere il Signore Oscuro; un'altra era la certezza che sarebbe sopravvissuto a sua moglie a causa della sua particolare fisiologia. Dopo la morte di Vivienne anche la sua anima sarebbe morta, e il pensiero di dover vivere ancora, per chissà quanti anni, in un corpo vuoto, seppur ancora giovane, gli era insopportabile.

Fu per questa ragione che intraprese un'altra ricerca, qualcosa che gli permettesse di continuare la lotta all'Oscurità senza perdere i suoi poteri, ma vivendo lo scorrere del tempo come qualsiasi altro essere umano, e invecchiare, così, insieme alla sua anima gemella. Grazie al suo nuovo apprendista riuscì a procurarsi il libro di incantesimi dal quale Gaius aveva attinto per separarlo dalla sua metà oscura, e iniziò a studiare a una variante. Il tutto all'insaputa di Vivienne, che non aveva le sue stesse preoccupazioni. La donna, infatti, aveva spesso provato a convincerlo che una mossa del genere sarebbe stata un atto davvero egoista da parte loro, che proteggere l'Umanità dai Signori Oscuri era più importante, e che per lei non sarebbe mai stato un problema “dividere” suo marito con essa, perché l'Umanità non aveva speranza di sopravvivere senza lo Stregone Supremo, proprio come lei non ne avrebbe avuta senza Merlino. E Merlino teneva in gran conto l'opinione di sua moglie, ma quella decisione spettava principalmente a lui, e quindi perfezionò l'incantesimo.

Scelse di metterlo in atto di notte, in un tratto di foresta isolato. L'apprendista aveva preparato per lui tutto l'occorrente, e provveduto già alle iscrizioni nel terreno, secondo le sue precise istruzioni. Merlino accese le candele posizionate in modo da formare un cerchio, al centro del quale andò a posizionarsi, poi fece segno all'allievo di avvicinarsi

-Siamo pronti, passami la spada- gli disse calmo, l'altro annuì e prese l'arma, ma prima di consegnargliela esitò

-Siete proprio sicuro di volerlo fare, Maestro?-

Merlino sorrise, si aspettava quella domanda

-Hai parlato con mia moglie?-

-No!- rispose l'apprendista arrossendo, -Ma la penso come lei-

Lo Stregone lo vide chinare il capo timido e sorrise ancora più apertamente

-La mia magia di Luce non sparirà, verrà semplicemente convogliata in quella spada, e potrà essere utilizzata da qualunque mago abbastanza potente-

L'apprendista rialzò la testa. -E se non esistesse un mago con queste caratteristiche, cosa ne sarà della Luce? Chi sconfiggerà l'Oscuro Signore?-

-Io non avrei vissuto per sempre comunque, non sono immortale. In questo modo mi sto anche assicurando che qualcun altro, dopo di me, si assuma quel compito. So per certo che succederà, il mio successore è lì fuori da qualche parte, oppure non è ancora nato, e noi lo troveremo-

L'apprendista mostrò il suo scetticismo con una smorfia

-Non comprenderò mai perché ripone tanta fiducia nel genere umano- commentò passando la spada a Merlino, che si limitò a prenderla senza dire nulla, e a portarsi nuovamente al centro del cerchio.

Quando puntò la lama al cielo la luna rifletté la sua candida luce sul liscio metallo e negli occhi limpidi del mago. Pronunciando a voce alta la formula per l'incantesimo, prese a lambire con la punta della spada le fiamme dei ceri intorno a lui. Disegnata la circonferenza, allargò la mano sinistra e si procurò un taglio perfettamente perpendicolare alla cicatrice che Gaius gli aveva procurato da bambino, l'unica ferita che gli avesse mai lasciato un segno. Fece cadere qualche goccia del liquido rosso sulla lama, e questa le assorbì al suo interno, come fosse fatta di spugna anziché di robusto acciaio. Piantò la spada nel terreno, al centro esatto dei simboli concentrici incisi in precedenza, e si posizionò in modo da avere di fronte sia l'arma che l'astro argenteo, poi chiuse gli occhi. La Luce abbandonò il suo corpo con la stessa potenza di un'esplosione, e si espanse per molte miglia nella foresta, avvolgendo cielo e terra, e confondendo ogni cosa nella sua lattiginosa densità.

Nascosta tra gli alberi, appena più lontano, c'era Vivienne, che trovato il posto nel letto accanto al suo vacante, era uscita alla ricerca di Merlino. Quando le fu di nuovo possibile aprire gli occhi, li alzò al cielo per notare la massa luminosa sospesa in esso, e le corse incontro. Arrivò nel momento in cui la spada cominciò ad inglobare la Luce, ma non poté far altro che restare a guardare il corpo di suo marito disteso ed esausto.

-E' quello che penso?!- gridò all'apprendista che sembrava sotto shock, ma non attese una risposta perché nella foresta tornò la notte, segno che il rituale era completo, e si precipitò da Merlino.

Per sette giorni lo Stregone rimase privo di conoscenza, e sua moglie si rifiutò di abbandonare il suo capezzale anche solo per un minuto. Poi una mattina tirò su un braccio per accarezzare il viso stanco di Vivienne, e la strinse a sé per calmarne il pianto. Erano di nuovo insieme, e lo sarebbero stati fino alla fine dei loro giorni. Sapeva di aver fatto la cosa giusta perché, pur avendo rinunciato a quella parte di sé così vicina all'immortalità, non si era mai sentito più vivo.

 

Corte di Camelot, alcuni anni più tardi.

I Passi riecheggiarono nel corridoio, c'era silenzio in quell'ala del castello, per cui era più facile distinguerli anche dalla stanza chiusa. La regina Igraine continuò ad accarezzare teneramente i folti capelli crespi della sua figlioletta che ancora piangeva

-Non è successo niente, piccola mia- le ripeté per l'ennesima volta

La porta si spalancò con forza, e re Uther fece il suo ingresso accompagnato da una guardia

-Artù sta bene?- gli chiese la regina. Suo marito la fissò per qualche istante con un'espressione durissima in volto prima di risponderle

-Il dottore ha appena finito di visitarlo, sembra che non ci saranno conseguenze- I muscoli della donna si rilassarono per un attimo fugace, poi tornarono ad irrigidirsi. -Questo non cambia le cose. Quel demonio è pericoloso!- concluse alterato il re riferendosi alla bambina.

Igraine si alzò dal letto di sua figlia per farle da scudo

-Morgana non è un demonio! E' una bambina speciale-

-E' uno scherzo della natura, e la voglio fuori da questo castello. Prima che faccia irrimediabilmente del male a qualcun altro-

-No! Lei non voleva ferire Artù, è stato un incidente. Non si ripeterà più, imparerà a gestire il suo dono...-

Uther non le diede il tempo di continuare. Fece un cenno alla guardia che bloccò la donna afferrandola di spalle, mentre lui trascinava Morgana fuori dalla stanza con un po' di difficoltà, ignorando le voci di madre e figlia che si mescolarono in un unico, straziante, urlo che fece tremare le inespugnabili pareti della fortezza. Morgana non aveva smesso di gridare e dimenarsi nemmeno durante il viaggio a cavallo con Uther, che l'aveva legata e tenuta distesa a pancia in giù sulla sella fino a destinazione, poco fuori i confini del regno. La scaricò come un sacco di patate, e la poggiò a terra con ancora meno grazia. Lo sguardo carico d'odio di quella mocciosa lo spaventava, doveva ammetterlo. Le si avvicinò per scioglierle le corde

-A meno di un'ora di cammino, proseguendo su questa strada, c'è un villaggio- le disse indicando il largo sentiero davanti a loro. -Sono sicuro che una bambina in gamba come te saprà cavarsela. Ma non provare mai a tornare a Camelot, o giuro che non sarò così clemente.-

Gettò la corda in terra e tornò dal suo destriero, sulla cui groppa erano agganciati arco e faretra; avrebbe atteso che Morgana si fosse allontanata prima di agire. La bambina si rialzò piano, senza smettere di fulminarlo con quegli occhi terrificanti e dal colore così innaturale. Uther la vide muovere la mano destra, ma non comprese cosa fosse successo finché il cavallo non nitrì imbizzarrito: quel piccolo mostro aveva trasformato la corda in un serpente che non aveva perso tempo a mordere la povera bestia. Il re schivò l'equino che si stava accasciando a terra agonizzante, e sfoderò la spada che portava sul fianco per puntarla contro Morgana, deciso a colpirla senza pietà.

-Sarebbe una mossa alquanto disonorevole, non credete Maestà?-

Una voce ferma alle sue spalle lo fece voltare

-Voi siete... Merlino- Il mago fece un inchino e andò a posizionarsi tra il re e la sua figliastra. -Fatevi da parte. Questi non sono affari che vi riguardano-

-Tutto ciò che ha a che fare con il Signore Oscuro mi riguarda- rispose Lo Stregone Supremo. Uther lo guardò senza capire. -Sbaglio o è grazie al suo intervento se siete riuscito a conquistare la regina Igraine, e ad avere da lei un erede maschio, nonostante fosse già sposata al duca Gorlois?-

Il re si irrigidì e abbassò l'arma, lanciando un'occhiata di sbieco alla figlia di primo letto di sua moglie. Non aveva idea di come Merlino sapesse del suo viaggio nella Foresta Incantata, e dell'accordo siglato col Signore Oscuro per ottenere una notte di passione con la donna che lo aveva stregato con la sua bellezza. Gorlois morì poco tempo dopo in circostanze sospette, e ciò gli aveva permesso di sposare Igraine, già incinta di Artù, ma aveva dovuto accogliere al Castello anche la piccola strega.

-Ebbene?- si rivolse allo Stregone

-Io vivo per rimediare agli errori della mia controparte malvagia, Sire. Non vi sembra che questa povera creatura abbia già sofferto abbastanza a causa dei vostri desideri?-

Morgana, che nel frattempo si era accostata al mago, fece timidamente capolino dalla sua lunga veste. Uther evitò ancora una volta gli occhietti ambrati che lo turbavano tanto

-D'accordo, la risparmierò. Prendetela pure con voi, fatene quello che volete. Ma dovrete assicurarmi che non incrocerò mai più quella piccola serpe!-

Merlino sentì la bambina aggrapparsi alla sua tunica, e le poggiò una mano in testa per rassicurarla

-Avete la mia parola- disse al re

-Non me ne faccio niente della vostra parola, mago!- Uther pronunciò quella parola come fosse un insulto. -Voglio la possibilità di difendermi da lei e da tutti quelli come voi-

-Vi prego Maestà, siate più specifico-

Sul volto del re comparve un ghigno

-Excalibur. La spada magica di cui tutti parlano, quella che usate nelle vostre battaglie. Ecco cosa voglio-

Perdonatemi, Altezza, ma excalibur è un'arma molto particolare, non tutti possono maneggiarla- rispose Merlino senza scomporsi

-Che cosa vorreste insinuare?- il tono di Uther si fece minaccioso

-Niente, Sire, dico solo che la spada sceglie da sola chi è degno di lei. Sono sicuro che un uomo coraggioso, e di grande valore, come voi non avrà problemi a superare la prova-

-Di cosa state vaneggiando?-

-Oh, è conficcata in una roccia, oltre le montagne a nord- spiegò Merlino, -Se riuscirete a trovarla e ad estrarla sarà tutta vostra- concluse prendendo per mano Morgana e sparendo in una nuvola di fumo blu.

Vivienne poggiò il piatto di minestra sul tavolo, e rivolse un caloroso sorriso a Morgana, che non ricambiò. Non sembrava affatto intenzionata a consumare la cena che le era stata offerta. La donna preferì lasciarla sola e raggiungere suo marito nel cortile di casa

-Va tutto bene?- le chiese Merlino vedendola arrivare

-Non saprei, non riesco a farle mangiare nulla. Deve essere sconvolta, poverina: strappata in questo modo dalla sua vita-

-Ho dovuto Vivienne. Uther l'avrebbe uccisa-

-Lo so, hai fatto la cosa giusta- rispose lei accarezzandogli la guancia irsuta, da un po' di tempo aveva deciso di farsi crescere la barba. -Cosa possiamo fare per sua madre?-

Merlino scosse la testa. -Non ci ho ancora pensato. Intanto ho mandato il re a cercare excalibur- Vivienne aggrottò la fronte e spostò lo sguardo sulla spada che, come sempre, era nel suo fodero allacciato alla vita di suo marito, che non poté trattenere una risatina. -Almeno così la lascerà in pace per un po', e noi ci prenderemo cura della bambina- Sua moglie annuì. -Ha dei poteri straordinari per un'umana, lo sai? Quasi al pari dei miei quando avevo la sua età, e diventerà ancora più abile col mio addestramento-

-Pensi possa essere lei quella destinata ad ereditare excalibur?-

-E' ciò che mi auguro- rispose il mago, felice di aver trovato una così valida candidata.

 

Widow's corner

Dopo tanta attesa ecco un nuovo capitolo. E' più lungo del solito (frase che detta da me fa un po' ridere) per questo ho deciso di dividerlo in due parti. L'ho fatto per rendervi più agile la lettura, e per permettervi di assimilare la grande mole di informazioni contenute. Non temete, la seconda parte verrà pubblicata la prossima settimana. Vi ringrazio per l'attenzione e la pazienza. Se avete dubbi scrivetemi. Alla prossima!

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Capitolo 15
*** Lo Stregone Supremo II ***


Widow's corner

Ecco a voi la seconda metà del "capitolone" :D

Non procedete con la lettura se non siete sicuri di aver letto la prima parte. A presto!

 

Capitolo 15

Lo Stregone Supremo II

 

Morgana si abituò presto al nuovo tenore di vita, aveva scoperto di amare vivere libera di esplorare la foresta, libera da etichette nobiliari e dagli scomodi corsetti. Ma soprattutto vivere lontano da Uther. Della sua vecchia vita le mancava soltanto sua madre, alla quale si sforzava di non pensare, cosa che le riusciva più facile durante le lezioni di magia con Merlino. Per la prima volta non solo le era permesso utilizzare il suo dono senza essere punita, ma veniva addirittura incoraggiata a farlo sempre meglio. Talvolta gli esercizi del maestro le sembravano talmente facili, che aveva l'abitudine di strafare per dimostrargli di cosa era realmente capace, come quella mattina. Merlino le aveva assegnato il compito di trasfigurare un ciocco di legno grezzo in una liscia e semplice ciotola, ma lei preferì farne un cavallo a dondolo, col disappunto del mago

-Davvero bello, curato nei dettagli e ben calibrato- commentò lui ammirando la sua opera, -Peccato non sia quello che ti avevo chiesto di fare-

-Ma questo è meglio di una ciotola- ribadì convinta Morgana

-Per chi?- E lei non seppe rispondere, perché proprio non capiva dove avesse sbagliato. -Quando si ha un compito da svolgere è necessario dedicarcisi con attenzione e scrupolosità per portarlo al termine nel migliore dei modi- le spiegò ancora Merlino, -E soprattutto portarlo al termine senza conseguenze negative. Solo perché puoi, non significa che devi-

La bambina sembrava ancora più confusa

-Vedi, un grande potere come il nostro può costruire- continuò lo Stregone ricorrendo alla magia per creare una casetta di argilla dal terreno, -Ma può anche distruggere, dipende tutto da come decidiamo di usarlo- nella mano destra formò una sfera di fuoco che abbatté sulla casetta incenerendola, guadagnandosi l'attenzione della ragazzina. -Ricorda però che qualunque sarà questa scelta, dovremo sempre renderne ragione a chi vedrà la propria vita sconvolta dalle nostre azioni-

Merlino attese un cenno di assenso da parte della piccola e trasformò il cavallino di legno in una ciotola.

Uno sfrigolio nell'aria fece voltare entrambi, a pochi passi da loro comparve dal nulla una porta, attraversata subito dopo da Anacleto l'apprendista. Lo Stregone lo aveva inviato nella Foresta Incantata anni prima per custodire il cappello tanto desiderato dai Signori Oscuri, perché lo riteneva il più esperto, e perché, essendo lui nato in una terra magica i cui abitanti invecchiavano più lentamente del normale, avrebbe sorvegliato quel luogo per moltissimo tempo. Anacleto aveva lo sguardo allucinato e portava uno strano fagotto a tracolla, ricavato da vecchi stracci. Morgana si alzò sulle punte dei piedi per sbirciarne il contenuto, che le risparmiò la fatica emettendo un inequivocabile, e acuto, vagito.

-Per oggi va bene così, Morgana. Va pure a giocare- le disse Merlino prima di condurre verso casa Anacleto e il neonato che si portava dietro.

La bambina, troppo incuriosita dalla situazione, disobbedì al maestro e rinunciò volentieri al gioco per spiare gli adulti. Si avvicinò alla casa senza far rumore, e salendo agile sulle aiuole vicine, prese a osservarli dalla finestra che dava nella stanza del focolare. I due uomini erano seduti al tavolo uno di fronte all'altro, il bambino era stato affidato alle cure di Vivienne. Non potendo sentire cosa si dicevano a causa della finestra chiusa, si appiattì contro il muro per non farsi vedere, roteando il polso fece scattare il chiavistello, spinse il vetro quanto le bastava e le voci di Merlino e dell'apprendista giunsero finalmente fino alle sue orecchie.

-In quella zona della Foresta si è stabilito un drago che, a poco a poco, sta distruggendo tutti i villaggi lì attorno- stava dicendo Anacleto

-Compreso quello del bambino- intuì serio Merlino

-Proprio così. E' stato un attacco ferocissimo. Con una sola fiammata dalle enormi fauci ha raso al suolo ogni cosa, e spazzato via ogni forma di vita presente. Non ho potuto fare niente, quando sono arrivato era già troppo tardi-

-Sei riuscito a salvare lui- il mago si riferì al piccolo al quale sua moglie stava cambiando le fasce

-No. Lui si è salvato da solo- disse Anacleto

-Cosa?!- chiese stupefatta Vivienne

-Mi sono inoltrato nel fumo tra le macerie in cerca di superstiti, ma non c'era nessuno. Stavo per arrendermi in mezzo a tutta quella devastazione, poi ho sentito un pianto, l'ho seguito e ho trovato una culla, incredibilmente intatta, al centro del nulla. Quando mi sono avvicinato ho capito perché: il bambino era avvolto da una barriera magica che ha eretto da sé. L'ho capito perché quando mi ha visto ha smesso di piangere e l'ha disattivata. Non avevo mai percepito tanto potere in un neonato-

Il racconto di Anacleto colpì tanto lo Stregone quanto sua moglie, che ascoltò rapita ogni passaggio cullando meccanicamente il bambino. Merlino si avvicinò loro per accarezzare la piccola testolina

-E' vero- disse, -E' una magia incredibile. Riesco a sentirla-

-Più forte di quella di Morgana?- fu la domanda spontanea di Vivienne.

Poi un rumore sordo li interruppe. La finestra della stanza era andata in frantumi, come se fosse stata sbattuta da una violenta folata di vento.

 

Si trovavano in un posto indefinito, tra strane grotte labirintiche sui monti ai confini del regno. Vi erano arrivati grazie alla magia di Merlino, lo scopo dell'insolito viaggio: insegnare ai due ragazzini a smaterializzarsi da un luogo e rimaterializzarsi in un altro. Kay (Vivienne aveva scelto di chiamarlo così per omaggiare il proprio padre) aveva solo 8 anni, ma eguagliava già Morgana nelle abilità, nonostante lei avesse quasi il doppio dei suoi anni. Ovviamente alla giovane strega non andava a genio questa situazione, ed era più determinata che mai a mostrare al loro maestro che “il bimbo prodigio” non si sarebbe mai rivelato più degno di lei a raccoglierne l'eredità.

I tre si erano addentrati così a fondo nei meandri di pietra, da non vedere quasi più nulla, quando Merlino si fermò

-Bene, ragazzi. Direi che siamo abbastanza lontani dall'ingresso delle grotte. Qualcuno di voi ha memorizzato la strada fatta?-

I giovani apprendisti abbassarono il capo imbarazzati. Morgana aveva iniziato a farlo, ma poi il buio crescente glielo aveva impedito; Kay invece, da bambino curioso e vivace, si era lasciato distrarre da ogni altra cosa. Merlino scoppiò a ridere, adorava prenderli in giro

-Tranquilli, non era importante. Tanto non riuscireste mai a trovare l'uscita a piedi, non vi resta che ricorrere alla magia. Così- disse giusto un attimo prima di sparire in una nuvola di fumo, e ricomparendo nella stessa qualche metro più avanti- Morgana annuì seria, Kay ridacchiò. -Tutto quello che dovrete fare è immaginare il luogo in cui volete apparire. Concentratevi e... ci vediamo fuori di qui!- concluse andando via, e lasciando i ragazzi da soli.

Morgana non perse tempo, chiuse gli occhi e cominciò a richiamare la sua magia. Kay pensò bene di creare una sfera di fuoco, il buio lo metteva sempre a disagio

-Ehi, Morgana. Secondo te chi ci riesce per primo riceverà un premio?- chiese entusiasta per quella nuova sfida. Merlino non era solito ricompensarli, ma l'entusiasmo di bimbo lo portava sempre a sperarlo

-Non è una gara- rispose infastidita la giovane

-Magari ci permetterà di allenarci con Excalibur-

-Non ci sperare-

-Perché no? Dice sempre che se ci dimostreremo all'altezza, un giorno apparterrà a noi-

-A uno solo di noi- puntualizzò Morgana

-Allora è una gara- ribadì il ragazzino, -E la vincerò io!-

-Scordatelo moccioso- fece Morgana, poi, con un ghigno stampato sul viso, creò una voragine nel terreno sotto i piedi di Kay. Il bambino vi sprofondò fino all'addome, mani e avambracci compresi

-Prima dovrai trovare il modo di fuggire da qui- lo canzonò sapendo bene che l'altro aveva ancora difficoltà ad usare la magia senza l'ausilio delle mani.

Impiegarono entrambi qualche ora a completare il compito, con la ragazza in vantaggio di poco sul più piccolo che aveva dovuto superare un ostacolo in più. Il confronto avuto con Kay, per quanto minimo, aveva messo comunque in allarme Morgana. La ragazza aveva accettato di essere strappata alla sua vecchia vita, e a sua madre, per seguire Merlino sulla strada che l'avrebbe resa la strega più potente di tutti i reami, ma Kay era un degno avversario, e un grosso ostacolo da superare, o abbattere. Quel giorno più di altri sentiva il bisogno di certezze, per questo si avvicinò al posto dove Merlino teneva abitualmente Excalibur, sapendo di non trovarvi il mago perché impegnato in altre faccende che non richiedevano l'uso della spada magica. Qualcuno però la seguì

-Cosa stai facendo, sorellina?- la vocina squillante di Kay le provocò un brivido, prima di spavento, poi di rabbia

-Impara a farti i fatti tuoi- rispose visibilmente nervosa, -E poi ti ho detto mille volte che non devi chiamarmi in quel modo. Io e te non siamo fratelli, e Merlino non è nostro padre. I nostri padri sono morti-

-Va bene, scusa- disse il bambino allungando di proposito le vocali per accentuare il tono lamentevole

-Vattene, non dovresti essere qui- continuò Morgana

-Se è per questo nemmeno tu. Vuoi prendere Excalibur?- domandò eccitato Kay, Morgana sospirò

-Qualsiasi cosa ti dicessi ora non ti farebbe andare via, giusto?-

Il ragazzino sorrise sornione e seguì l'altra come un'ombra fino alla teca dov'era riposta la spada.

Se Excalibur, come diceva Merlino, era davvero destinata ad uno di loro, pensò Morgana, allora sarebbe riuscita a prenderla, anche se non aveva ancora completato l'addestramento. Le ante della teca si aprirono senza problemi, producendo solo un flebile cigolio, Merlino non aveva alcuna ragione di temere che qualcuno potesse rubarla

-Stai indietro- disse Morgana a Kay che fece appena un passo indietro. Era troppo ansioso di scoprire cosa sarebbe successo, e troppo affascinato da quell'arma incantata. Excalibur era bella, una spada di pregevole fattura, con la lama dritta, lucida e affilata; e l'elsa era d'oro, tutta intarsiata e arricchita di gemme colorate, la più grande era sulla sommità del manico, rossa e brillante. Kay ne aveva costruito una di legno molto simile, che portava sempre in vita per imitare il maestro.

Morgana trattenne il respiro e allungò la mano. Sentì la propria magia entrare in contatto con quella contenuta nella spada, invisibili scariche elettriche che le solleticavano la pelle. Quando sfiorò il manico la gemma rossa si illuminò per una frazione di secondo, poi, quasi immediatamente, divenne nera come la notte. Le scariche elettriche si trasformarono in un'onda che scaraventò la strega lontano con una certa irruenza. Kay si avvicinò per aiutarla a rialzarsi, ma lei lo allontanò sprezzante

-E' tutta una bugia- la sentì borbottare prima che corresse via tra le lacrime.

Il ragazzo tornò a guardare la spada, la grande gemma al centro dell'impugnatura era tornata del suo colore originale. Procedendo cauto raggiunse la teca, e quella riprese a brillare. Tenendo a bada, per quel che poteva, il tremore delle sue mani, richiuse le ante con un gesto rapido e corse via a sua volta.

 

Il sole stava tramontando su uno degli spiazzi fittamente coperti d'erba che si aprivano in quella foresta*, e mentre la calda luce faceva spazio alle prime tenebre notturne, in quello stesso posto si diffusero, senza preavviso, due distinte nubi di fumo colorato: una ambrata, l'altra blu. Morgana e Kay vi erano giunti per conto di Merlino. I giovani maghi, uno adolescente, l'altra poco più che ventenne, erano ormai veri e propri aiutanti dello Stregone Supremo, autorizzati a svolgere incarichi in completa autonomia, ma lavorando sempre in coppia perché, come sosteneva Merlino, i loro poteri erano complementari. C'erano cose, infatti, che Morgana non riusciva a fare a differenza di Kay, e viceversa, e insieme erano potenti quasi quanto il loro leggendario maestro. Purtroppo però i due avevano anche personalità molto forti, e spesso finivano col litigare perché in disaccordo su come agire. Kay era sì sicuro dei propri mezzi al limite dell'arroganza, ma era anche molto diligente e pignolo, e questo aspetto del suo carattere indispettiva parecchio la sua partner, che lo accusava di essere solo un “lecchino”, o un “bravo soldatino senza spina dorsale”. Morgana, dal canto suo, di spirito d'iniziativa ne aveva fin troppo.

La strega aveva in mente un piano ben preciso quel giorno, che non prevedeva l'aiuto di Kay.

-Siamo piuttosto lontani dal mare, dove pensi che troveremo un'alga magica nel bel mezzo della foresta?- domandò sarcastico il ragazzo, ricordando all'altra in quale missione erano impegnati

-L'alga magica è l'ultimo dei miei pensieri- rispose seccamente Morgana

-Ma Merlino ci ha...-

-So benissimo cosa ci ha chiesto di fare il vecchio! Sai credo proprio che dovresti accontentarlo, io ho altre priorità al momento-

Prima che Kay potesse ribattere, Morgana si incamminò tra gli alberi. Il ragazzo non si arrese e la seguì fino a un dirupo, non si era reso conto che si trovavano così in alto. Sotto di loro, a molti metri di distanza, si estendeva un'ampia vallata, il luogo perfetto per una battaglia. Quando Kay si sporse poté notare, infatti, un accampamento militare, che sfoggiava orgogliosamente vessilli fin troppo noti

-Quello è l'esercito di Pendragon?-

Morgana sbuffò alla domanda, pensava di averlo mandato via. Senza degnarlo di una risposta lasciò vagare lo sguardo tra le tende ordinatamente schierate, cercava quella di Uther. Il re amava stare in prima linea quando c'era da combattere, soprattutto quando in ballo c'era la conquista di un territorio: com'era stato per Logris, adesso toccava a Verlamion**. La giovane sapeva della campagna militare in atto perché, nonostante la promessa di stare lontana da Camelot, non aveva mai smesso di cercare informazioni su ciò che accadeva a Corte. Il desiderio di rivalsa era germogliato nel suo cuore da tanto tempo.

-Morgana, perché siamo qui?- insisté Kay

-Non è importante che tu lo sappia. Adesso va via! Va e racconta pure tutto al caro “paparino”, non mi interessa. Tanto nessuno mi farà cambiare idea-

-Posso almeno provarci?- La voce di Merlino colse entrambi di sorpresa. Lui e la sua pessima abitudine di apparire sempre all'improvviso. Morgana non fece nulla per mascherare il disappunto. -Cosa pensi di ottenere con la vendetta? La soddisfazione che ne ricaveresti sarebbe tanto effimera da non darti il tempo di assaporarla- riprese lo Stregone, -E cosa più importante, non ti restituirà mai ciò che hai perduto-

Morgana, che aveva ascoltato la predica restando di spalle a fissare la tenda del re, tornò a rivolgersi a Merlino furibonda

-Uther Pendragon ha ucciso mio padre- cominciò a scandire, caricando ogni parola della giusta quantità d'odio, -Si è preso mia madre con l'inganno, e ha quasi ucciso me! Mi ha tolto tutto quello che avevo. Ha distrutto la mia vita, e io farò lo stesso con la sua!-

Merlino le regalò lo sguardo deluso di un padre

-Ho provato a darti uno scopo più alto- disse serio. E Morgana in tutta risposta scoppiò a ridere. Una risata che lasciava trasparire sarcasmo, amarezza e... accusa.

-Per favore. Sappiamo benissimo che non rinuncerai mai a quella spada e al suo potere!-

-Ti sbagli- rispose indignato lo Stregone, -Non vi ho mai mentito al riguardo. Se e quando Excalibur vi riterrà all'altezza, sarò ben felice di affidarla a voi-

-Beh, peccato che ci abbia già rifiutati entrambi-

Merlino si girò subito verso Kay che rifuggì lo sguardo evidentemente imbarazzato, poi tornò a Morgana

-E tanto basta a spingerti a sporcare ulteriormente la tua anima?-

-A te non è mai importato niente della mia anima! Hai raccolto me e Kay dalla strada solo per alleviare i tuoi sensi di colpa!- lo aggredì la ragazza

-Questo è anche il tuo pensiero?- chiese il mago al più giovane dei suoi allievi, lui si affrettò a negare suscitando l'ilarità di Morgana

-Ma certo! Lo studente modello non si permetterebbe mai di contrariare il grande maestro- disse col chiaro intento di provocarlo. -Ma non capisci? Continua a tenerci legati a lui per limitarci, perché sa che se ci lasciasse liberi di esprimere tutto il nostro potenziale, diventeremmo mille volte più forti di lui. Con o senza quella stupida spada!-

-Se ne sei convinta perché non lo dimostri?- la sfidò Merlino guadagnandosi ancora la sua attenzione. -Prova a colpirmi con tutto il tuo potere. Se ci riuscirai mi dichiarerò sconfitto, e ti lascerò uccidere Pendragon- Kay gli rivolse un'occhiata sconvolta, lui continuò, -In caso contrario, potrai dire addio a Camelot. Per sempre.-

Morgana rifletté sulla proposta. In fondo cosa aveva da perdere? Nella migliore delle ipotesi avrebbe ottenuto una doppia rivalsa. Nella peggiore, si sarebbe finalmente liberata del controllo di Merlino; e in qualunque posto egli avesse deciso di esiliarla, un modo per tornare indietro lo avrebbe trovato comunque prima o poi. Poco importava se non si era mai mostrata capace di creare portali tra i mondi, come invece sapeva fare Kay. Con un mezzo sorriso fece sapere di aver accettato la sfida.

-No!- gridò Kay nel tentativo di fermare quella follia, ma lei aveva già iniziato a richiamare la magia.

Il terreno sotto i loro piedi cominciò a tremare, provocando anche una frana che non causò danni; e il cielo si velò di uno spesso strato di nuvole grigie, tra le quali serpeggiarono fulmini. La potente onda di energia si liberò nell'aria con effetti devastanti per il paesaggio intorno, ma non arrivò mai al suo bersaglio. Merlino non mosse un solo muscolo, né per difendersi, né per allontanarsi. Alla sua magia bastò la sola presenza per contrastare, e di fatto dissipare, quella della sua avversaria. Pur aspettandosi un simile epilogo, per Morgana fu dura accettare la sconfitta, strinse i pugni e mantenne la testa alta mentre Merlino disegnava nell'aria la porta che avrebbe dovuto attraversare

-Ti lascerò scegliere la tua meta- le concesse lo Stregone quando finì ci creare il portale alle sue spalle.

Merlino ignorava che quell'ultimo atto di clemenza si sarebbe rivelato un grosso errore in futuro. Fu l'unica debolezza che si concesse, preferendo nascondere il dispiacere per aver fallito con quella ragazza dietro a una maschera di impassibile severità anche davanti allo sguardo implorante di Kay.

Morgana afferrò la maniglia, decisa a non salutare nessuno, poi un ghigno preoccupante tornò a deformarle il viso, e prima che Merlino potesse fermarla, lanciò una maledizione servendosi delle nubi sulle loro teste

-Condanno te e tutta la tua discendenza all'infelicità eterna Uther Pendragon!- pronunciò mentre la pioggia incantata bagnava il re, inesorabilmente; dopodiché aprì la porta con slancio, diretta alla sua nuova vita nella Foresta Incantata.

Kay era talmente turbato che sembrava avesse perso l'uso della parola. Non riusciva a credere al tradimento di Morgana, e una parte di lui, pur sapendo che avesse ragione, era arrabbiato con Merlino per la sua reazione.

-Adesso ci toccherà fare da balia ai Pendragon per il resto della vita...- La battuta del mago lo riscosse. Voleva porgli tante domande su colei che considerava una sorella, ma non ne trovò la forza. Intuendo da sé ciò che stava provando, lo Stregone gli si avvicinò poggiandogli una mano sulla spalla

-Non devi preoccuparti per lei, continueremo a tenerla d'occhio in qualche modo- gli disse con fare rassicurante, Kay annuì. -Davvero Excalibur ha rifiutato anche te?- domandò ancora Merlino improvvisamente serio. Kay alzò la testa, ma non riuscì a guardarlo negli occhi

-In realtà non ne sono sicuro, non ho mai avuto il coraggio di toccarla- gli confessò. Merlino trasse un sospiro di sollievo e tornò a sorridere bonario

-Se il tuo animo si manterrà limpido andrà tutto bene.-

 

Che fosse sotto il sole cocente, o in mezzo a una bufera di neve, allenarsi con Excalibur divenne la principale, se non unica, occupazione di Kay. La spada in fin dei conti non lo aveva rifiutato, eppure non si lasciava usare se non come un comunissimo gladio. Quando l'aveva brandita per la prima volta la gemma rossa sull'elsa aveva brillato intensamente, poi aveva semplicemente smesso. Merlino gli aveva spiegato che, con ogni probabilità, c'era qualcosa nella sua anima essenzialmente candida che non lo rendeva sereno, qualcosa che intorbidava la purezza necessaria a creare il legame tra il possessore della spada, e la magia di Luce racchiusa al suo interno. Questa teoria non trovò mai concorde Kay, il quale era fermamente convinto di star dedicando tutto se stesso alla causa, soprattutto dopo l'esilio di Morgana.

Tutto ciò contribuì ad esasperare quell'aspetto del suo carattere che lo vedeva spesso preda dell'ira. Non che il suo maestro gli avesse mai fatto pesare il presunto fallimento, ma Kay proprio non poteva perdonare a se stesso di non essere abbastanza, tanto più da quando il tempo aveva smesso di essere suo alleato. Merlino, ormai anziano e vittima della depressione per aver perso sua moglie, si isolò da tutto e tutti, lasciando a lui ogni onere da Stregone Supremo. In poco tempo la gente cominciò ad identificarlo col grande mago, e lui non si preoccupò mai di correggere nessuno, intuendo sin da subito i vantaggi che ne avrebbe ricavato. Lasciar credere che Merlino fosse nel pieno delle forze, per alcuni addirittura immortale, oltre ad evitare di gettare popolazioni intere nel panico, avrebbe contribuito a tenere a bada Morgana. Kay non aveva dubbi sul fatto che presto o tardi sarebbe tornata, perché la conosceva abbastanza bene da sapere che anche lei desiderava prendere il posto di Merlino. Ovviamente gli scopi della strega non erano dei più nobili. Per Morgana era solo ambizione, brama di potere, l'unica occasione di riscatto che riuscisse a concepire, e che pretendeva dalla vita. E la conosceva abbastanza da sapere che, finché fosse stata certa di non poter sconfiggere lo Stregone, avrebbe atteso a fare una qualsiasi mossa. Sospettava anche che, ovunque si trovasse, Morgana stesse continuando ad allenarsi con lo stesso impegno col quale lo stava facendo lui. Se solo Excalibur lo avesse accettato, non avrebbe temuto il confronto.

Merlino morì poco tempo dopo, stanco di lottare, e senza più uno scopo o qualcosa a cui aggrapparsi: la sua Vivienne non c'era più, e a Kay aveva insegnato tutto quello che poteva. Excalibur era tra le mani di chi, un giorno, avrebbe avuto accesso al suo potere, o altrimenti, l'avrebbe difesa per preservarlo per chi il destino avrebbe scelto. Kay e Anacleto lo seppellirono in una tomba anonima nei pressi del lago dove aveva conosciuto il suo grande amore, che adesso riposava accanto a lui, secondo le precise volontà del mago. Quel posto divenne per il più giovane il luogo perfetto per riflettere, era come se lo spirito di Merlino lo aiutasse ad aprire la mente e a vedere le cose con più chiarezza. Ci tornava ogni volta che poteva, quando sentiva il bisogno di una guida, di un segno che lo rassicurasse sulla validità delle scelte che compiva; o quando, semplicemente, doveva mettere a tacere i pensieri più foschi che talvolta gli affollavano la mente.

Uno in particolare si riproponeva con insistenza, disturbando perfino i suoi sogni. Merlino, il suo mentore, il suo punto di riferimento, l'unico padre che avesse mai conosciuto, era stato per Kay un esempio infallibile di virtù, giustizia e rettitudine. Tranne che per un unico, grande neo: il solo sbaglio che aveva da rimproverargli, quello che aveva segnato la sua fine. Ci stava pensando anche in quel momento, mentre osservava una libellula posarsi leggera sulla pietra che faceva da lapide alla tomba del mago, ma non così assorto da non accorgersi dell'arrivo di Anacleto

-Un grande uomo come lui meriterebbe un monumento- disse appena giunto, Kay sorrise come faceva ogni volta che sentiva quel commento

-Cercavi me?-

-Solo per sapere come vanno le cose da queste parti- rispose vago l'altro apprendista, e per Kay fu troppo facile leggere tra le righe. Anacleto gli era molto affezionato, del resto era stato lui a salvarlo da bambino e a portarlo da Merlino, e si preoccupava per lui come un padrino, o uno zio affettuoso

-Sto bene- gli disse infatti, -Tu piuttosto, non dovresti lasciare incustodito il nascondiglio del cappello-

-Come sai è ben protetto da un incantesimo a prova di Signore Oscuro- fece l'altro ostentando una certa sicurezza

-Mai abbassare la guardia con i Signori Oscuri. Ormai hanno acquisito un potere immenso-

-In effetti l'ultimo mi preoccupa non poco, sembra piuttosto pericoloso-

-E lo è. Siamo rimasti soli Anacleto. Se dovesse accaderci qualcosa nessuno potrebbe più difendere il cappello e la spada- il tono di Kay si era fatto cupo

-Vuoi cominciare a reclutare apprendisti anche tu?- Anacleto provò a sdrammatizzare senza sortire effetti

-Non mi fido di nessuno- sentenziò Kay, e il suo interlocutore non avrebbe potuto essere più d'accordo. -Merlino mi ha insegnato tanto, ha insegnato tanto a entrambi, in realtà. E' stato il più grande mago di sempre, e un uomo straordinario, ma anche lui ha commesso un errore che gli è costato caro-

-Di cosa stai parlando?-

-Si è innamorato- rispose lapidario il giovane. -L'amore è stata la sua debolezza. Se non vi avesse ceduto non avrebbe mai rinunciato alla quasi immortalità, ed Excalibur non sarebbe mai stata creata. Mi sono ripromesso che avrei seguito il suo esempio in tutto, ma posso fare di meglio provando a rimediare anche a questo unico passo falso-

-Ragazzo, io non credo che Merlino volesse questo da te. Non si può semplicemente decidere di non innamorarsi, sono cose che sfuggono alla volontà umana. E, francamente, pur non avendo capito cosa tu abbia intenzione di fare con Excalibur, dubito possa essere un'idea saggia-

-So quello che faccio- concluse Kay con un tono che non ammetteva repliche. Una mezza verità questa, perché benché avesse chiaro il cosa, il come era ancora un mistero.

Ebbe l'illuminazione qualche giorno dopo, e come Anacleto aveva intuito, la soluzione era proprio la spada. Vivere il più a lungo possibile gli avrebbe dato il tempo di riuscire, finalmente, lì dove aveva fallito fino a quel momento. Intanto avrebbe continuato ad impersonare Merlino, e tenuto Excalibur al sicuro, portandone sempre con sé soltanto un “pezzo”. Gli bastò una delle piccole pietre che impreziosivano l'elsa per confermare la sua teoria, e mettere in pratica il suo progetto. Quella infatti, come tutte le parti della spada, era pregna della parte di sé a cui Merlino aveva rinunciato secoli addietro, e gli fu sufficiente indossarla per accedervi. Camuffata da banale bottone, nessuno mai avrebbe sospettato.

 

*Da “Ivanhoe” di Walter Scott, capitolo 1

**Logris è il vecchio nome medievale dell'Inghilterra. Verlamion era un'antica città della Britannia romana situata nell'Hertfordshire

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