Piccoli bacetti innocui

di Tokorode Hana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Occhiali ***
Capitolo 2: *** Wii ***
Capitolo 3: *** Tempera ***
Capitolo 4: *** Divano ***
Capitolo 5: *** Lampadario ***
Capitolo 6: *** Pacchetto di fazzoletti ***
Capitolo 7: *** Peluche ***
Capitolo 8: *** Segnalibro ***
Capitolo 9: *** Chitarra ***



Capitolo 1
*** Occhiali ***


Piccoli bacetti innocui
Occhiali
Occhiali. Avrebbe dovuto portare degli stupidi ed orrendi occhiali.
Gold pensò a lungo a come sarebbero stati i suoi occhi dorati e i suoi capelli corvini, con il solito ciuffo ribelle, accompagnati da un paio di spesse lenti e dalla pesante montatura. Uno schifo.
Il tutto non era migliorato quando, in cerca di consolazione, aveva riferito tutto a Silver. Infatti il rosso aveva prima ghignato e poi l’aveva chiamato “Stupido Quattrocchi” con un’espressione soddisfatta e compiaciuta.
Fu il suono del campanello a distrarre Gold da tutti i pensieri e i ricordi dell’infernale mattinata. Si alzò e andò ad aprire. Era Silver. Reggeva in mano un cofanetto rosso e la sua faccia era più o meno dello stesso colore.
-Cos’è?- chiese burbero il corvino ancora offeso, ma l’altro non rispose, anzi si mise a fissare un Weddle che strisciava lì vicino. Gold afferrò il cofanetto e lo aprì. Dentro c’erano degli occhiali neri, la montatura semplice e rettangolare. Il corvino li mise immediatamente e vide il rosso ritornare a fissarlo. Ora poteva contemplare perfettamente i suoi occhi argentei e le sue labbra balbettare –N…non ti stanno troppo male…-.
All’improvviso quegli occhiali sembrarono al moro fantastici e voleva urlarlo al mondo intero. Intanto si limitò ad afferrare le spalle di Silver, impedendogli di scappare, e a dargli un leggero bacio a fior di labbra.  

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Capitolo 2
*** Wii ***


Piccoli bacetti innocui
Wii
Non sapeva precisamente come fossero arrivati a giocare a tennis di fronte lo schermo luminoso in camera di Blue. Sta di fatto che, dopo un quarto d’ora di frecciatine e prese in giro, era diventata una questione personale, sia per Blue che per Green, vincere le dieci partite che si erano imposti di fare. Green fece una di quelle battute imprendibili che costrinse Blue ad allargare il braccio verso l’esterno in maniera repentina. Nonostante tutto il suo sforzo, la ragazza non colpì la palla, bensì il naso del suo avversario che prese a sanguinare.
Blue si sentiva maledettamente in colpa mentre, seduta a cavalcioni sulle gambe del ragazzo, gli tamponava accuratamente il naso.
-Altro che fastidiosa! Sei maldestra e impacciata!- continuava a ripetere Green e, dopo dieci minuti, la castana alzò il braccio, minacciando di tirargli il ghiaccio in faccia.
Il ragazzo, però, fu più veloce, bloccandole il polso  e coinvolgendola in un bacio appassionato.
-Dovrei colpirti in faccia più spesso- concluse Blue, alzandosi e avvicinandosi minacciosamente a un cuscino.

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Capitolo 3
*** Tempera ***


Piccoli bacetti innocui
Tempera
Il caldo, onnipresente in quei giorni, sembrava ancora di più a Chicco in quella mattina di metà agosto. Il suo malessere non era, però, comparabile a quello di Maisello che giaceva inerme qualche metro più avanti.
Il giorno seguente sarebbe stato il compleanno della loro mamma e, mentre Spighetto era andato a raccogliere dei fiori, i due fratellini non avevano la minima idea di cosa regalarle.
-Una pokèbambola!- aveva azzardato Chicco, ma Maisello gli aveva ricordato che né avevano soldi, né sapevano cucire.
Dopo circa un’ora di assoluta immobilità, il blu scattò in piedi, gridando –Tempere!-.
Già di per sé il disegno di due bambini di cinque anni ha scarse probabilità di venire un capolavoro, ma provate ad immaginare quello di due bambini che passano tutto il tempo a inveirsi contro.
Ad un tratto Maisello sbottò, facendosi verosimilmente sentire da tutta Levantopoli, -Chicco! Hai mischiato il rosso col blu!-.
Il fratellino sbuffò sonoramente –Ma non c’è alcun problema!-, poi si avvicinò al viso di Maisello e gli scoccò un piccolo bacio –Visto? Non c’è alcun problema!-.
Il blu alzò le spalle e riprese a colorare.

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Capitolo 4
*** Divano ***


Piccoli bacetti innocui
Divano
Il professor Birch fissava sconvolto sua figlia con solo un paio di mutande e un top sul divano, avvinghiata a baciare un imbarazzatissimo Ruby. I due ragazzi non avrebbero saputo precisamente spiegare come fosse successo; semplicemente Ruby aveva trovato la porta di casa socchiusa ed era entrato, non preoccupandosi di bussare, trovando Sapphire nel pieno atto di vestirsi dopo una doccia calda. Neanche il tempo di dirle qualcosa che era inciampato sul tappeto e le era caduto addosso. Erano stati piccoli attimi in cui i loro ormoni erano impazziti, correndo da una parte all’altra dei loro organismi, prima che le loro labbra finissero incollate, guidate dall’impulsività incontrollata della ragazza.
E lì la porta si era aperta, lasciando entrare un allibito professor Birch. Stesso uomo che qualche secondo dopo aveva mostrato il suo lato oscuro, cacciando fuori i due giovani con tutto il divano. Sì, quel divano che adesso per Ruby rappresentava il luogo più bello del mondo.
-Me lo regali, questo divano?- chiese il ragazzo un attimo prima di baciare di nuovo la sua cavernicola.
 

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Capitolo 5
*** Lampadario ***


Piccoli bacetti innocui

Lampadario
Spighetto era finalmente riuscito a convincere Iris a visitare un’antica e maestosa villa non molto lontana da Levantopoli. Iris non aveva impiegato molto tempo a intuire che l’amico fosse anche un intenditore di ville e importanti famiglie reali, ma aveva acconsentito comunque (dopo l’ennesima supplica in ginocchio da parte del ragazzo).
Per tutta la visita Spighetto non fece altro che parlare sognante di una stupenda terrazza sul tetto, dove dovevano assolutamente andare. E, immerso nelle sue stesse parole, non si accorse che la sua accompagnatrice era sgusciata via dal gruppo di turisti che ascoltavano attenti le spiegazioni del capopalestra, avendolo scambiato per una guida. Il suddetto individuo si accorse dell’attuale posizione dalla ragazza solo quando il gruppo di persone iniziò ad emettere urla e sospiri spaventati. Una volta usciti dalla villa, scortati cortesemente dalle guardie, Spighetto sentiva di poter esplodere da un momento all’altro, ma si sforzò di tenere il suo tono pacato di sempre «Iris, mi spieghi cosa ci facevi aggrappata ad uno dei lampadari più fragili e costosi di Unima?»
«Ah!» sbottò una seccatissima Iris «Tu te ne stavi a parlare con tutte quelle persone di cose noiosissime! Non si invita una persona fuori se poi non la si calcola affatto!».
All’improvviso la rabbia del ragazzo sparì, sostituita da una risata e da uno sguardo intenerito rivolto al volto da bambina impertinente di Iris.
«Era solo per questo?» chiese Spighetto dopo averle lasciato un leggero bacio sulle labbra «Volevi solo un po’ di attenzioni?».
Iris sorrise, salire sul lampadario non era stata proprio una cattiva idea. 

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Capitolo 6
*** Pacchetto di fazzoletti ***


Piccoli bacetti innocui

Pacchetto di fazzoletti

L’inverno porta battaglie di palle di neve, porta i piedi gelidi sotto le coperte, porta le cioccolate calde ed anche qualche notte passata a dormire sul pavimento gelido per aver avuto la geniale idea di far salire tutta la tua squadra di pokémon sul tuo letto per riscaldarti. E fu la mattina dopo un evento simile che Red si svegliò con la fronte che scottava e con il naso grondante di un orribile muco giallastro. Proprio quella mattina che aveva promesso a Yellow di portarla fuori a fare una passeggiata!
Quando sentì qualcuno bussare, si mise una coperta sulle spalle e decise di intraprendere quel faticosissimo ed arduo tragitto fino all’ingresso, trovandosi davanti una Yellow più o meno nelle sue stesse condizioni.
Si sorrisero, consapevoli che non sarebbero usciti, e la bionda entrò in casa, togliendosi cappotto e sciarpa, ma lasciando un cappello di lana sulla testa. Red notò solo allora che aveva i capelli sciolti, che con le guance arrossate era davvero bellissima.
Yellow iniziò a preparare due cioccolate, come spesso era capitato nelle ultime settimane, in cui si erano visti quasi ogni giorno. Non si parlarono per tutta la fase di preparazione, ma si scambiarono continuamente sguardi e sorrisi, accompagnati puntualmente da un rossore ben diverso da quello del raffreddore.
«Red, hai un fazzoletto?» chiese infine la ragazza, porgendogli una tazza di cioccolata fumante. Il moro annuì e uscì di corsa dalla cucina, per tornare poi con il volto dello stesso colore dei suoi occhi. Si inginocchio dinnanzi a colei che non riusciva più ad uscire dal suo cuore e le porse il pacchetto di fazzoletti come fosse un anello.
Yellow non poté fare a meno di sorridere, si chinò fino a che i loro nasi si sfiorarono e gli lasciò un piccolo bacio al sapore di cioccolata.

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Capitolo 7
*** Peluche ***


Piccoli bacetti innocui

Peluche

 
Green odiava San Valentino. Era solo una di quelle feste assolutamente commerciali senza un briciolo di sentimento dietro. Eppure era da un intero pomeriggio che guardava quel peluche a forma di Pikachu, con un grosso cuore rosso stretto tra i pugnetti, nella vetrina di un negozio. Ciò che lo aveva attirato era la scritta su quel cuore; non perché fosse chissà quale frase -era un semplice “I love you”-, ma perché era ricamata in verde. Era uno strano accostamento di colori, tremendamente natalizio, ma, allo stesso tempo, perfettamente azzeccato.
Senza riflettere per un altro secondo ancora, decise di entrare e comprare quel pupazzo infernale. Se non lo avesse fatto sarebbe probabilmente impazzito.
Tra lui e Red non era mai successo nulla di particolarmente significativo, solo qualche sguardo, parola o tocco in più, solo qualche sensazione diversa.
Quella mattina, però, il moro aveva parlato di San Valentino e del doversi dare appuntamento al bosco di Smeraldopoli, come se le cose fossero collegate, o come se una dipendesse dall’altra.
Quando Green arrivò finalmente nel luogo prestabilito, trovò l’amico sdraiato sull’erba a fissare il sole con un sorriso soddisfatto stampato in volto. Il corpo del castano si mosse da solo: si posizionò esattamente a cavalcioni sul ventre dell’altro, posandogli il peluche sul petto. Tutto si sarebbe aspettato meno che Red, senza dire una parola, scattasse a sedere e lo baciasse, il peluche stretto al cuore dalla mano destra.   
 

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Capitolo 8
*** Segnalibro ***


Piccoli bacetti innocui
Segnalibro


 
Gold era sdraiato sul letto di Crystal, annoiato come forse non era mai stato in vita sua. L’amica stava da mezz’ora cercando un maledetto segnalibro che le aveva regalato sua nonna e che non riusciva più a trovare.
«In mezzo al libro che stai leggendo per ora?» azzardò il corvino, sbuffando rumorosamente, ma la ragazza negò affranta.
«In un libro che hai già letto?» provò ancora, ma stavolta l’esperta di cattura si bloccò, si avvicinò al giovane con le lacrime agli occhi e scoppiò in un pianto disperato «Ho letto troppi libri per controllarli uno per uno!».
Gold sbuffò nuovamente, alzandosi dal morbido materasso «Senti un po’: oggi è una bella giornata e non ho intenzione di passarla a cercare un oggetto inutile come un segnalibro! Se devi ricordare a che pagina sei arrivata basta fare una piega all’angolo!».
Crystal si fece rossa in viso per la rabbia e prese ad alzare anche lei il tono della voce «Dici una cosa del genere perché non hai mai sentito parte di te quello che hai letto! Inoltre potresti anche aiutarmi piuttosto che stare lì a lagnarti!». Fu così che dopo neanche due minuti il ragazzo era già fuori di casa.
Per un po’ rimase immobile, appoggiato al muro a fissare il cielo. Il cielo a quell’ora aveva il medesimo colore degli occhi di Crystal e luccicava proprio come loro poco prima di inondarsi di lacrime. Era triste pensare all’amica, solitamente così forte, che piangeva per un segnalibro.
 
Era sera quando qualcuno bussò alla camera di Crystal. Lei aprì, sospettando già chi si sarebbe trovata dinnanzi. Gold le porse un piccolo cartoncino rettangolare, colorato di azzurro e giallo, sul retro una frase che la mamma gli aveva detto, scritta con il pennarello nero: un oggetto può essere caro quanto la persona che lo ha donato. La ragazza sorrise, arrossendo appena, mentre lui alzò le spalle e ricambiò quasi timidamente. Poi lei si sporse lievemente dallo stipite della porta e gli lasciò un tenero bacio sulle labbra.    

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Capitolo 9
*** Chitarra ***


Piccoli bacetti innocui
Chitarra
Nina era sdraiata sul tetto della palestra con Valerio di fianco, che suonava una vecchia chitarra. Era una canzone dolce e Nina non poteva far altro che rimanere ad ascoltare in silenzio.
Un orribile suono, più duro di una nota stonata, la fece sedere di scatto e drizzare la schiena come un felino.
Valerio rise di gusto nel vedere quella scena, cosa che fece andare in bestia la ragazza.
«Scusa» disse semplicemente tra le risa «Ma tu non vuoi cantare!»
La ninja mise un broncio offeso e scosse la testa «L’ho detto e lo ripeto. Sono terribilmente stonata e mi vergogno!»
Valerio emise un sonoro sbuffo, poi ghignò, ripetendo il terribile suono di prima senza sosta, mentre vedeva Nina di fianco tapparsi le orecchie e sbattere i piedi come una furia.
Dopo una manciata di minuti passati così, finalmente si arrese «Ok! Canterò!»
Odiava darla vinta al ragazzo, ma doveva pur proteggere le sue povere orecchie.
Optò per una canzone della sua infanzia, che lei e suo padre amavano cantare all’ombra di un albero in una giornata di sole.
Valerio rabbrividì non appena Nina prese ad emettere dei suoni che si sarebbero facilmente scambiati per i versi di un Oshawott nel periodo dell’amore.
«Basta!» la supplicò, rendendosi quasi subito conto che quella dell’amica sarebbe stata una lenta e sadica vendetta.
Doveva assolutamente trovare una soluzione, così fece la prima cosa che gli venne in mente.
Nina sgranò gli occhi quando avvertì le labbra del ragazzo sulle proprie.
«L’hai fatto solo per…» tentò di chiedere, ma Valerio la baciò nuovamente.
Si era accorto che quel bacio non era soltanto meglio della voce stonata della ninja, ma che era molto meglio di tantissime cose aveva già provato nella sua vita.

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