Il veliero sul lago

di slytherin_sev
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La grande fuga ***
Capitolo 2: *** La stanza nei sotteranei ***
Capitolo 3: *** Al lavoro Cenerella ***
Capitolo 4: *** Mille bolle blu ***
Capitolo 5: *** Una questione di mantelli ***
Capitolo 6: *** La coppa delle coppe ***
Capitolo 7: *** Divieto di balneazione ***
Capitolo 8: *** Repellente per pipistrelli ***
Capitolo 9: *** Barche dorate ***
Capitolo 10: *** Severus passione intrusione ***
Capitolo 11: *** Inferi mollicci ***
Capitolo 12: *** Letto di chiodi ***
Capitolo 13: *** Gli occhi della notte ***
Capitolo 14: *** I marinai tornano tardi ***
Capitolo 15: *** Fra draghi e draghetti ***
Capitolo 16: *** Che rumore fa la felicità ***
Capitolo 17: *** Pretty big liars ***
Capitolo 18: *** Draco dormiens nunquam titillandus ***
Capitolo 19: *** Salacadula ***
Capitolo 20: *** My only friend, the end ***



Capitolo 1
*** La grande fuga ***


Era Novembre e come al solito la sala grande era gremita, soliti volti solita noia, raggiunse le sue amiche al tavolo dei Serpeverde e la prima cosa che fece fu guardare a sinistra verso il tavolo dei professori. Era dal primo anno che lo faceva, e lui dal primo anno era sempre là, seduto in corrispondenza del loro tavolo, Severus Piton il suo insegnate di pozioni nonché capocasa. Era dal primo anno che ne era attratta, le erano sempre piaciuti i suoi occhi neri, quei capelli lunghi che incorniciavano il suo viso tagliente, le piaceva anche la sua voce così calda, era come se ľabbracciasse mentre parlava. Nonostante fosse già il suo settimo anno arrossiva ancora involontariamente durante le sue lezioni ma non si illudeva, sapeva che il suo nome era dimenticato non appena avesse letto il successivo durante ľappello. Guardò per un secondo il suo volto sorrise impercettibilmente per poi voltarsi e tornare a parlare con le sue amiche che tutt'ora la prendevano in giro per quella strana cotta
Nonostante all'apparenza questa fosse una sera come tutte le altre così non era, ľaria in sala era frizzante e tutti erano voltati verso ľentrata, era un anno speciale. Il ministero della magia aveva scelto di riportare in vita il torneo tre maghi, a lei non sembrava una buona idea visto ľalto numero di morti che si portava dietro ma, contenti loro. Presto avrebbero fatto il loro ingresso i ragazzi di Durmstrang e quelli di Beauxbaton, un coro di trombe fece calare il silenzio in sala ed arrivano i ragazzi francesi per primi, erano tutti bellissimi, le loro uniformi erano in tessuti preziosi, un bel azzurro intenso con i dettagli argento, sia i ragazzi che le ragazze sembravano eterei. Dopo di loro entrò la delegazione di Durmstrang, il loro vestiti erano porpora e oro, avevano lunghi mantelli con cappucci e dei colbacchi di pellicia, erano molto diversi dagli altri, erano tutti massicci, ben piantati e tra tutti loro emergeva Viktor Krum, campione di Quidditch conosciuto a livello internazionale. Era bellissimo, lo avrebbe mangiato con gli occhi ma poi si ricordò che tanto tutti gli sarebbero sempre stati appiccicati e gli passò la voglia anche solo di immaginarlo, Silente presentò brevemente le due scuole e le fece accomodare, la delegazione francese andò al tavolo dei Corvonero mentre i bulgari si sedettero proprio al tavolo dei Serpeverde. Poteva vedere Krum che parlava disinteressatamente a Malfoy qualche posto più a sinistra rispetto a lei, aveva un viso stupendo, la mascella squadrata, spalle larghe e occhi nerissimi, quanto era bello.
La serata continuò ma lei non si sentiva a suo agio, troppe persone, troppo rumore, troppo tutto, si alzò e si diresse alľuscita. Mano a mano che si allontanava dalla sala ľaria era più fresca e respirabile, le luci soffuse e i rumori ovattati. Andò al lago e lo sfiorò, subito ne uscì un tentacolo enorme, lei lo accarezzò chinata sull'acqua per qualche minuto fino a che quest'ultimo non si ritrasse tornando nelle profondità. Lei si alzò e girandosi vide che non era più sola, c'era qualcuno davanti all'entrata, era controluce e non capiva chi fosse ma a giudicare dalla dimensioni doveva essere un uomo. Lei andò a sedersi nelle panchine che davano sulla foresta e poco dopo lui le si sedette vicino, la cosa la infastidì, era uscita per cercare la tranquillità e con tutti i posti del mondo questo tizio proprio vicino a lei doveva mettersi?! Passarono qualche minuto in silenzio quando lui parlò.
Lei non capì quasi nulla, di sicuro era un ragazzo straniero, aveva un forte accento e, a giudicare dai colori, doveva essere di Durmstrang. "Come?" disse lei distrattamente "dicevo, certo che avete molta confusione qua", lei stava giocherellando con i suoi capelli "a dire il vero di solito è piuttosto tranquillo, sta sera è un evento eccezionale. Da domani tutti i riflettori saranno su Krum e i comuni mortali come me torneranno alla solita routine", lui si tolse il cappuccio del mantello dalla testa "speriamo che anche lui possa vivere normalmente". Le sembrava una risposta strana così si girò a guardarlo meglio, neanche a dirlo aveva davanti proprio Viktor Krum in persona che le stava sorridendo, le sue guance arrossirono in un istante, iniziò a fissarsi le ginocchia come se fossero la cosa più interessante che avesse mai visto. Dopo qualche attimo di imbarazzo iniziarono a parlare e a rompere il ghiaccio, lo trovava simpatico, gentile, alla mano, lo aveva immaginato diverso. Mentre parlarono lei gli descrisse com'era la loro sala comune e quando ebbe finito "sembra bellissima, vorrei tanto vederla" disse Viktor alzandosi "prima o poi chiederò a Draco di portarmi quando sarà tranquilla". Lei si alzò in piedi a sua volta "perché prima o poi? Perché non sta sera?", gli allungò un mantello che aveva con sé, lui la guardò perplesso senza prenderlo "ho già il mio, grazie", lei gli sorrise "questo è un mantello speciale, fidati". Viktor indossò il mantello e scomparve dal collo in giù "hai capito ora?" disse lei mentre ancora sorrideva, lui si strinse sotto il mantello, quando fu pronto partirono insieme verso i sotterranei.
Mentre passarono davanti alla sala grande uscì Piton, lei capiva che qualcosa non andava dal suo sguardo, le si fermò davanti con le braccia conserte. "Mi dica, lei sa per caso che ore sono? Perché se non lo sa la avviso che lei è fuori tempo sul coprifuoco di ben oltre un ora, spero che abbia un ottimo motivo per esserlo", era stata colta alla sprovvista, erano rimasti fuori a parlare e lei non aveva controllato che ore fossino "ehm si scusi, non avevo ľorologio", lui la guardò storto "e immagino che quello della torre non le bastasse vero? Si muova, vada nel suo dormitorio prima che le dia una punizione", lei arrossì leggermente, abbassò il capo e andò dritta al dormitorio. Piton la seguiva con lo sguardo assicurandosi che andasse verso i sotterranei quando vide qualcosa, non sapeva cosa fosse ma, per un momento, gli era sembrato che ci fosse qualcuno con lei, come nascosto, la cosa gli puzzava e decise di seguirla. Lasciò della distanza tra loro ma sembrava tutto normale, andò nella sala comune e si sistemò vicino alle scale quando vide poco dopo di lei Piton entrare, non diede peso alla cosa quando notò però che si guardava intorno, come se stesse cercando qualcosa fuori posto, si mise anche lei a farlo. Vide poco dopo, per un solo attimo un piede materializzarsi dal nulla vicino al fuoco e si girò meccanicamente verso ľinsegnante, anche lui era voltato verso il caminetto ma non era sicura che potesse aver visto qualcosa, così si diresse dove poco prima aveva visto il piede, si chinò colpendo, cercando di non farsi notare, ľaria alla sua sinistra lui sussurrò qualcosa di impercettibile e lei gli disse di seguirla. Si diresse alle scale ma trovo Severus a bloccarle il passaggio e capì che doveva distrarlo, voleva fare un'impressione positiva ma sapeva che non avrebbe funzionato così decise di puntare sul suo odio verso i ragazzini. Lo guardò con supponenza "sa dovrei salire, è a questo che servono le scale", lui le diede un'occhiata di fuoco "ma davvero?" disse in tono mellifluo "grazie per questa sua lezione, lasci che gliene dia io un'altra. Mi porti alla sua stanza", lei tremava, era terrorizzata, aveva capito? Aveva visto? Quando arrivarono davanti alla porta lui gliela fece aprire. Entrò e la perquisì palmo a palmo ma non trovò nulla, sapeva che aveva aveva capito, che anche se non ľaveva visto aveva fiutato qualcosa ma per fortuna non sapeva dove fosse Viktor. Quando ebbe finito lei gli sorrise, era evidente che si stesse prendendo gioco di lui. "Bene, se ha finito di fare il cane da guardia vorrei riprendere possesso della mia stanza. Certo che deve essere proprio interessante la sua vita se il venerdì sera non ha niente di meglio da fare che perquisire alloggi. Si trovi qualche passatempo, lo dico per il suo bene", fece per chiudere la porta quando Piton la fermò con una mano, le si avvicinò fino a sibilarle nell'orecchio "crede veramente che io non sappia che ha fatto entrare qualcuno? Al mento non ho le prove, ma non si preoccupi, le farò pagare cara questa sua mancanza di rispetto" e se ne andò sbattendo la porta. Lei si sedette sul letto e tirò un sospiro di solievo, un secondo dopo vicino alla porta ricomparve Krum che indicò alle sue spalle con il pollice "simpatico ľamico, chi era?", lei stese la schiena sul letto "ah nessuno è solo Piton, insegna pozioni, e a volte prende un po' troppo sul serio il suo ruolo"
Lui si sedette vicino a lei, le stava accarezzando un braccio quando lei si rialzò di colpo, sembrava quasi avesse una molla al suo interno "mi sa che ho sbagliato a farti entrare così, se vuoi ti faccio entrare normalmente", lui si sdraiò indicandole di mettersi al suo fianco "non ti preoccupare, ho bisogno di qualche minuto per me poi torno al veliero, ti spiace se prendo il mantello e te lo riporto domani?", "figurati" disse lei mettendosi al suo fianco, parlarono parecchie ore fino a che si addormentarono involontariamente vicini.
Se nella stanza della ragazza ľambiente era rilassato, tranquillo quattro porte più in là, alla fine del corridoio, non si poteva dire lo stesso, quella era l'alloggio di Severus e la regnavano rabbia e sdegno. Già non poteva sopportare i ragazzini di altre case che gli mancavano di rispetto ma perfino quelli della sua ora gli si rivoltavano contro?! Non sapeva bene chi era lei, sapeva che esistesse ma non riusciva a ricordarla nitidamente, il che significava che di sicuro non era una cima nella sua classe. Come osava quella ragazzina mancargli di rispetto in questo modo? E per cosa poi? Chissà chi aveva fatto sgattaiolare dentro, che vita scoccia e che spreco di tempo, ma non sarebbe finita qui, gliel'avrebbe fatta pagare.

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Capitolo 2
*** La stanza nei sotteranei ***


La stanza nei sotterranei Era notte inoltrata quando Viktor si svegliò guardandosi intorno confuso, alla sua destra c'era una vetrata che dava sulle acqua scure del lago, una pesante tenda verde smeraldo con i drappi argento lasciava solo intravedere le profondità, davanti a lui vide che c'era una scrivania con una sedia e andò là a risistemarsi gli abiti. Prima di andare prese un pezzo di pergamena, lo incantò lasciandolo in bella mostra sul tavolo in modo che fosse la prima cosa che potesse vedere al mattino. Quando ebbe finito uscì silenziosamente diretto al veliero di Durmstrang, era sotto al mantello quando si fermò un attimo a osservare meglio la sala comune. C'erano due divani in pelle scura posti uno di fronte alľaltro vicino al camino con un tavolo rotondo poco distante, c'erano sottili colonne con rilievi scolpiti finemente, la luce era di un verde freddo data dalľacqua scura, tutto ľambiene in generale era raffinato ed elegante, ma freddo, come se fosse fatto più per adulti che per ragazzi.
Si svegliò che era mattina e il vociare da fuori era forte, si rigiró nel letto allungando il braccio per toccare Viktor ma lui non c'era, e le venne un tuffo al cuore, ok sicuramente non lo aveva sognato ma dov'era finito? Guardò ľora e non aveva tempo di pensare, corse alla scrivania per ficcare nello zaino più libri possibili quando vide la pergamena che le aveva lasciato e la mise nello zaino frettolosamente insieme alle altre. E si diresse in sala comune a fare colazione, si sedette insieme alle sue amiche e le sentì parlare degli ultimi pettegolezzi riguardo Viktor Krum lo avevano visto scendere la scale al mattino, lei si fermò a riflettere? Come scendere, al massimo salire no? Forse si erano confuse? Ma no, avevano ragione loro, entrò infatti affiancato da Hermione parlandoci amabilmente, lo guardò infastidita, quindi? Che stava succedendo? Ma non poteva di certo stare lì a spaccarsi la testa per due parole dette la sera prima. Finì di mangiare in silenzio e poi andò con le sue amiche a finire di parlattore in corridoio prima di andare a lezione, quando vide Viktor uscire e venire verso di lei insieme ai suoi amici. Istintivamente drizzò la schiena e sorrise pronta a parlarci ma lui le passò oltre senza nemmeno guardarla, lei girò la testa seguendolo con lo sguardo quando vide un piccolo pacchetto vicino ai suoi piedi e lo raccolse, era il mantello. Quindi lui le aveva usato per andare in giro insieme ad altre ragazze mentre a lei aveva lasciato una pergamena? Fantastico, disse ironicamente tra sé e sé, ma non aveva tempo di pensare a queste cose, la prima lezione del giorno era, manco a dirlo, pozioni e non poteva categoricamente fare ritardo.
Si era seduta al suo solito posto a metà aula insieme alle sue amiche quando entrò Piton sbattendo le porte, era una pessima giornata, fece ľappello frettolosamente sperando che mancasse il più alto numero di studenti possibili, quando di rimando a un cognome sentì la voce della sera precedente, alzò lo sguardo e la ragazza aveva alzato distrattamente la mano. Ľirritazione tornò prepotentemente in lui che dwcise che non gli avrebbe fatto fare lezione, avrebbero dovuto consegnare una pergamena di almeno trenta centimetri sulle piante che popolavano il sottobosco bretone e i loro utilizzi in pozioni. Lei prese la prima pergamena che le capitó sotto mano e iniziò a prendere appunti quando vide comparire sul foglio, oltre la sua calligrafia, ne comparve un'altra, sconosciuta. Strinse gli occhi e la sollevò cercando di capire cosa stesse succedendo poi si ricordò che quella era la pergamena di Viktor, quella mattina non era il caso di perdere tempo per delle sciocchezze così la mise via e ne tirò fuori un'altra e ricominciò da capo.
Sentiva continuamente il rumore dei suoi passi tra i banchi, quasi ľaiutava a concentrarsi, ci mise un po' a capire che il silenzio ora era totale quindi doveva essersi fermato. Alzò lo sguardo per cercarlo ma non lo vide da nessuna parte quando da dietro di lei sentì, "sta cercando qualcosa? Magari che so, la sua voglia di studiare?", lei abbassò la testa continuando a scrivere "no, quella so perfettamente dov'è, insieme alle materie che valgono la pena di essere studiate". Sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca, aveva inserito il pilota automatico e aveva risposto senza pensare a chi stesse effettivamente parlando, non aveva il coraggio di girarsi anche perché le risatine dai banchi circostanti non mancarono, "FUORI, FUORI DA QUA SUBITO!". Capí di averla fatta grossa, raccolse velocemente le sue cose, raggiunse la porta, aveva già una mano sulla maniglia quando Piton sentenziò "visto che tutta questa voglia di divertirsi questa sera dopo cena verrà da me, si divertirà un mondo a pulire i vermicoli a mani nude", uscì inferocita, più con se stessa in realtà, non erano queste il genere di attenzioni che avrebbe voluto da Piton. Tirò fuori la pergamena e vide che Viktor ľaveva invitata nel suo veliero quella sera, questo le risollevò immediatamente la giornata per poi ricordarsi che aveva avuto la brillante idea di farsi mettere in punizione, non ci sarebbe potuta andare con Viktor. Stava per dirglielo quando ci riflettè su, aveva fatto trenta tanto valeva fare trentuno e uscire di soppiatto, tanto Piton ľavrebbe comunque punita il giorno dopo, prese la penna e rispose affermativamente all'invito di Viktor.
Arrivò a cena che sembrava uno straccio, più pallida del solito, con pesanti occhiaie a segnarle il viso, era anche calda, fece in modo di farsi vedere da tutti e finse di tornare in camera ma, appena girò ľangolo, si mise sotto il mantello aspettando che Viktor uscisse. Lui mangiò insieme ai suoi compagni quando ebbe finito si girò per cercarla ma lei non c'era già più, così uscì insieme ai suoi amici, si fermò sulla porta per dare un altro sguardo alla sala quando si sentì afferrare il braccio ma girandosi non c'era nessuno così capì, si diresse in solitaria verso la sua camera. Entrando lasciò la porta aperta che poco dopo si richiuse da sola e ricomparve la testa della ragazza, la guardò, era pallida con il viso segnato "sei sicura di stare bene?", lei lo guardò cercando di capire "ah ti riferisci a questo?" si pulì il viso tornando normale "ero in punizione e dovevo trovare una scusa per uscire", le sorrise. Il tempo volò tra poche parole e molte carezze, in breve lei si accorse che era ben oltre la mezzanotte e ben oltre ľorario in cui era possibile tornare senza essere notata anche con il mantello ma prima o poi sarebbe comunque dovuta tornare. Mise ľargomento lì a languire mentre lo guardava "ora dovrei andare, è già tardissimo", lui la guardò confuso "devi andare? Pensavo rimanessi a dormire, ti avevo preparato il pigiama" e indicò una porta. Lei ľaprí e si trovò in un piccolo bagno. Il pigiama le piaceva anche se era parecchio più grande rispetto a lei, era rosso con ricami dorati e a lato della gamba c'erano le sue iniziali VK sempre dorate. Tornò nel letto insieme a lui, rimasero tutta la notte vicini, abbracciati, labbra contro labbra e così si addormentarono, il mattino la colse di sorpresa, aprì gli occhi e questa volta lui era ancora lì così lo strinse a se e sorrise. Erano la cinque e a quest'ora le porte del castello erano aperte, uscì da veliero e andò nella sua stanza con ancora il pigiama indosso, fece una doccia e si preparò ad andare nella sala comune. Stava facendo colazione e parlando amabilmente con le sue compagne quando si sentì sollevare per il colletto della camicia, si girò arrabbiata per quello stupido scherzo quando si ritrovò davanti un Piton ancora più adirato di lei "sa vero che alla mia età mi so alzare da sola?" Gli disse, lui la trascinò via dal tavolo e si fece seguire fino al suo ufficio.

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Capitolo 3
*** Al lavoro Cenerella ***


Al lavoro Cenerella Lei non aveva mai visto il suo ufficio, si guardò intorno ed era circondata da boccette di ogni forma e colore, che riflettevano la luce del camino sembrando quasi le vetrate di una chiesa. C'era poi una parete che era completamente piena di libri, si avvicinò sfiorandoli, le piaceva quel posto aveva un'aria quasi romantica se non fosse stato pieno di polvere e ragnatele. Era ancora intenta a guardare la stanza quando fu riportata alla realtà "pensa per caso di essere in gita premio? Si metta quel grembiule e inizi a pulire. Non serve dirle che non potrà usare la magia. Ti avviso che passerai tutta la giornata qua e sarà tuo compito recuperare le lezioni perse", inclinò la testa come a fare un inchino e si mise al lavoro, certo che quando voleva sapeva proprio essere sgradevole. La stanza era completamente silenziosa, eccezion fatta per lo scoppiettio del fuoco e il rumore di pergamene che veniva da Piton, ogni tanto con la coda dell'occhio lo osservava, mai una volta lo aveva visto interessarsi a lei. Verso ora di pranzo aveva quasi finito di spolverare le pozioni quando Piton la interruppe "può andare a mangiare se vuole" disse senza alzare il naso dalle carte che stava leggendo "io qua ho quasi finito, il pomeriggio posso andare a lezione?", questa volta la guardò "forse non sono stato chiaro prima, lei passerà TUTTO il giorno qui a pulire, non le ho fatto saltare le lezioni per premiarla e ora vada a mangiare prima che mi arrabbi e le prolunghi il castigo".
Se ne andò sbuffando e sbattendo la porta, si presentò a tavola abbassando solo la parte superiore del grembiule, aveva il viso sporco di polvere e i capelli arruffati, le sue amiche risero e la paragonarono a Cenerentola. Quando ebbe finito si alzò e mentre si girò sbatte contro qualcosa, si girò e scoprí che era un qualcuno non un qualcosa, Viktor Krum per la precisione, era insieme a uno dei suoi fidati accompagnatori, lui la guardò stranito mentre uno dei sui amici sgarbatamente le disse di stare più attenta, lei fece uno strano ghigno e si inchino lasciandoli passare. Tornò a sedersi ed estrasse la pergamena, Viktor la informava che oggi non si sarebbero potuti vedere, le aveva scritto altre cose di poco conto a cui stava per rispondere ma vedendolo di nuovo al tavolo sbagliato decise che se avesse avuto veramente bisogno avrebbe potuto muovere il culo per parlarle. Piton aveva visto la scena dal tavolo degli insegnanti e suo malgrado aveva riso sotto i baffi vedendola prendere in giro qualcun'altro, almeno non era solo lui il suo bersaglio. Tornò serio e ľandó a chiamare, lei uscì di corsa dal tavolo dimenticandosi la pergamena poggiata la sopra, in bella vista.
Il pomeriggio era il turno della libreria di essere spolverata, ogni libro che puliva lo tirava fuori per sfogliarlo, ne annusava le pagine, lui alzò lo sguardo per controllarla dopo mezz'ora che erano rientrati e vide che aveva fatto poco o niente "pensa ancora di essere in gita premio? Vuole muovere quelle braccia e lavorare?", lei lo guardò irritata "io sto lavorando, dice sempre che siamo ignoranti così cercavo di farmi una cultura. Se non ha niente di meglio da fare mi legga questo libro così almeno io imparo e lei può sentire la sua voce visto quanto le piace" e gli sbattè il primo libro a portata di mano sul suo tavolo "mi ha preso per caso per una bibliotecaria?", la guardò piccato, lei pensò 'no, perché in quel caso saresti utile'. Senza pensarci si mise a canticchiare e Severus di nuovo si interruppe "senta aveva" ma lei lo interruppe "no senta lei, avevamo detto punizione non supplizio va bene?" e riprese a canticchiare, lui allora pensò che tanto valeva leggere a questo punto e finire quest'agonia. Quando lei lo sentì si fermò un secondo, sorrise e riprese il suo lavoro più speditamente. A fine serata lui smise di leggere e lei si voltò "perché si è fermato?" disse guardandolo delusa, lui chiuse il libro è si girò verso di lei "per due motivi: numero uno, non ero certo tu mi stessi ascoltando e secondo, è ora di cena, sei finalmente libera, vattene". Lei si diresse alla porta, ľaprí e fece un passo oltre per poi tornare sui suoi passi "senta" lui posò le carte e la guardò "so che ha modi migliori di usare il suo tempo e che non sono nella lista delle persone con cui vorrebbe passare le giornate" lui la interruppe "arrivi al dunque", "potrei venire altre volte a sentirla leggere perfavore?", lui alzò un sopracciglio "ora è tardi, semmai ne riparleremo" e la congedò con un gesto della mano.
Tornò ai suoi alloggi e vide un foglio attaccato con il magiscotch sulla porta, lo prese ed era la pergamena di Viktor, le aveva lasciato scritto sopra due righe che lesse svogliatamente, a quanto pare ľaveva dimenticata sul tavolo e lui gliel'aveva riportata, le disse anche che la trovava bella anche se tutta impolverata, si sarebbe voluto fermare con lei ma che era impegnato. Arrossì subito quando lesse che lui la trovava bella, si sentì speciale e strinse la pergamena a sé mentre piroettava, poi ripensò a cosa era successo veramente a pranzo, lui non ľaveva nemmeno degnata di uno sguardo, o salutata o almeno fatto finta di conoscerla, non le aveva nemmeno sorriso quando, per sbaglio, gli aveva sbattuto contro e sì rabbuiò. Ok, con Severus non è che ci fosse mai stato chissà che legame ma aveva sbagliato a mancargli di rispetto così apertamente, sapeva che non avrebbe mai accettato la sua proposta, ma almeno voleva fargli vedere che non aveva sprecato il suo tempo, così decise che avrebbe scritto una relazione a Piton, voleva dimostrargli che, dopotutto, non era una scappata di casa. Andò a cena, mangiò due cose al volo senza guardarsi in giri, tanto Krum bene che andasse era con i Grifondoro e Piton non ľavrebbe considerata, tanto valeva farsi gli affari propri. Tornò nella sua stanza e solo allora si accorse che aveva ancora il grembiule addosso, quella era un'ottima scusa per tornare dal professore, lui era ancora immerso nelle sue scartoffie ma pensava a quella assurda proposta, un grande pozionista come lui a fare da baby sitter a una ragazzina impertinente? Anche no grazie, ma come le era mai passata per la testa una cosa simile? Ci mise del tempo a scrivere quello che lui le aveva letto, aggiunse anche in una postilla le sue scuse, quando le sembrò tutto in ordine prese il grembiule e la lettera, stava per dirigersi alla porta quando sentì bussare, si girò sorpresa, era tardi e non aspettava nessuno, chi poteva essere?

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Capitolo 4
*** Mille bolle blu ***


4- Ti riporta via, come la marea, la felicità Si alzò con in mano la lettera e il grembiule e aprì la porta era Viktor che aveva un sorriso dolce e allargò le braccia per stringerla, lei lo guardò perplessa, gli mise una mano sul petto e lo spinse indietro guardandosi intorno "che ci fai tu qui? Scusa ma adesso ho un impegno, non so quando torno, se hai altri impegni vai pure" aveva già ripreso a camminare prima di finire di parlare che arrivò alla porta del professore. Si fermò un attimo a fissarla, non sapeva se ne aveva veramente il coraggio ma doveva tentare, si sistemò i vestiti e bussò.
Piton era ancora intento a leggere i suoi fogli e guardò ľora, erano le dieci e mezza di sera "mi auguro che sia una questione di vitale importanza per essere disturbato a quest'ora", "ehm si professore scusi del disturbo ma mi sono dimenticata di renderle il grembiule", la porta si aprì e lui non accennò ad alzare lo sguardo, lei entrò chiudendosela alle spalle, rimase ferma sul posto, dopo qualche secondo Piton finalmente alzò lo sguardo "si può posarlo lì grazie", lei lo posò su una sedia e rimase lì, ferma con il foglio in mano. Passò nuovamente una manciata di secondi che lui si accorse che era ancora lì "c'è altro?", lei stava quasi tremando per ľagitazione "si, le ho fatto una relazione su quello che mi ha letto oggi", gli allungò ľelaborato e lui lo prese iniziando a leggerlo. Non le disse una parola, non la fece sedere, lei era lì ferma, in piedi come uno stoccafisso, lui lesse rapidamente e la liquidò con un gesto della mano quando ebbe finito.
Quando fu uscita Piton si rilasso, la schiena, prima rigida si posò sullo schienale morbidamente, le braccia erano mollemente poggiate sui braccioli della poltrona e la testa era in avanti con i capelli che gli ricadevano sul viso. Era sorpreso, non dalla parte delle scuse quelle non gli interessavano, ma dal fatto che lei avesse fatto una relazione fuori programma, pensò che forse qualche ora passata a leggere le avrebbe fatto bene dopo tutto, ma ne avrebbero parlato domani, oggi era troppo tardi.
Quando la porta fu alla sue spalle lei abbassò la testa demoralizzata, cosa sperava di ottenere precisamente con quel gesto? E poi proprio a lui, che in sette anni non lo aveva mai sentito apprezzare qualcosa o qualcuno. Era abbattuta e si diresse alla sua stanza e trovò Viktor seduto per terra, quando la vide si alzò, le sorrise e allargò nuovamente le braccia, "posso stringerti ora?" lei ci andò dritta in mezzo, posò la testa e le mani sul suo petto mentre lui la stringeva dolcemente. Aprì la porta e lo fece entrare "io ho bisogno di un bagno calda, ti unisci a me?" lui accettò, si spogliarono e lei preparò la vasca. Il primo ad entrare fu lui che le fece spazio facendola sedere in mezzo alle sue gambe, lei appoggio la schiena al suo petto, lui aveva le braccia stese sul bordo vasca e ľaccarezzava dandole qualche bacio di quando in quando mentre lei teneva gli occhi chiusi facendosi cullare da quel momento, lasciando che la delusione venisse lavata via da quel bagno caldo e dalle sue carezze. Quando ľacqua iniziò a raffreddarsi uscirono e si avvolsero in caldi asciugamani. Ormai era mezzanotte e lui doveva tornare quando la guardò. Le sue spalle erano scoperte, la sua pelle bianca così pulita era in netto contrasto con i capelli scuri che le ricadevano sulla schiena e al contempo le incorniciavano il viso, lo vedeva leggermente di profilo con le ultime gocce d'acqua che vi si inseguivano sopra. Parlò senza quasi accorgersene "dovrei andare via ora per non passare dei guai, ma guardandoti ora i miei guai sono appena iniziati" la prese e la baciò, si tolsero gli asciugamanii e fecero ľamore, sapevano come muoversi e i loro corpi danzavano mossi al ritmo dei loro desideri, la notte volò e il mattino li colse impreparati.
Si svegliò sentendo bussare alla porta, aprì gli occhi in due fessure per capire cosa stesse succedendo e disse un poco convinto 'chi è?' ma non ricevette risposta, cercò ľorologio erano solo le sei e trenta, un nuovo colpo alla porta, si alzò avvolgendosi in una coperta, nascose al meglio Viktor sotto le lenzuola e andò ad aprire.
Si trovò davanti Piton che fece per entrare, lei lo bloccò "le sembra una buona idea entrare in una stanza insieme a una sua alieva mezza nuda?", lui fece un passo indietro "perché è nuda? Le devo parlare ľaspetto qui" lei si coprì meglio "perché io dormo sempre così, vada avanti che la raggiungo" lui la guardò scocciato "no, ľaspetto qui. Non è un argomento di cui si può discutere in mezzo ad altre persone, si muova". Si chiuse la porta alle spalle, chissà poi cosa aveva da dirle di così urgente per svegliarla a quel ora, si vestì velocemente, mise alcune cose nello zaino, scarabocchiò velocemente un biglietto che mise al fianco di Viktor e uscì. Piton era ancora lì e cercò di guardare dentro la stanza "sono qua se non se ne fosse accorto" gli disse in maniera acida "oh so perfettamente che lei è qui ma volevo assicurarmi che non ci fosse nessuno là visti i suoi precedenti. Tornando a noi, ho pensato che effettivamente le farebbe bene un po' di cultura in più, ho controllato i nostri orari, direi che martedì e sabato siano i nostri giorni liberi, ci vedremo la sera, le lascerò la porta del mio ufficio socchiusa, lei si metterà il mantello delľinvisibilità, no non ci provi nemmeno a negarlo non perda il suo tempo", lei quasi non inciampò, ľaveva solo intuito o ľaveva proprio visto? Ma che importava, lui ormai sapeva. Piton la vide distratta, la tirò per la veste fermandola e la fissò dritta negli occhi "mi ascolti attentamente, non ho intenzione di ripetermi, martedì e sabato dalle sette di sera fino a orario da destinarsi nel mio ufficio, tassativo il mantello" tornò a mettersi al suo fianco e camminarono fino alla sala grande affiancati, ognuno perso nei suoi pensieri, senza badare alľaltro, lei si fermò al tavolo dei Serpeverde mentre lui proseguì fino al tavolo dei professori, lei si era seduta sola, non era mattiniera e essere svegliata di soprassalto non le aveva fatto partire la mattina con il piede giusto.
Viktor si girò e allungò un braccio per stringerla ma non trovò nessuno al suo fianco, aprì gli occhi e vide solo un foglio che lesse, si sedette a petto nudo sul suo letto per riprendersi. Iniziò a vestirsi e le scrisse un messaggio sulla pergamena ma vide che la sua grafia comparve nel foglio affianco al suo. Lasciò perdere, era infastidito perché faceva così? Non è che lui si divertisse a scriverle invece che vederla. La prima prima sera non si era nemmeno accorto di lei, ľaveva notata solo quando era uscito e lei era là in piedi contro il lago, le si era accostato per parlare. Si era trovato bene, non aveva fatto la pazza quando aveva capito chi era, di solito otteneva urli o lacrime o scene di ordinaria pazzia, ma lei niente. Non lo aveva trattato da campione di Quidditch ma da normale ragazzo, non ci era abituato ma gli era piaciuto. Ľunico motivo per cui non si faceva vedere con lei era per proteggerla, non voleva che fosse sulla bocca di tutti, voleva tenerla solo per lui un piccolo angolo di mondo solo per se, ieri sera poi fare ľamore era stato unico, era come se avesse spento il cervello e acceso il corpo ma lei non sembrava capirlo. Finì di vestirsi e uscì dalla sua stanza con ľintenzione di parlarle.

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Capitolo 5
*** Una questione di mantelli ***


Entrò nella sala grande cercandola, era da sola a fare colazione aveva le occhiaie più accennate del solito, i capelli erano scompigliati e raccolti alla belľe meglio, le si sedette al fianco, lei si girò e fu sorpresa di vederlo li. "Ciao?" gli disse confusa, lui la guardò e le sorrise mentre si serviva la colazione "hai qualche minuto? Vorrei parlarti", lei annuì ma le venne immediatamente mal di stomaco, niente di buono era mai seguito a un 'dobbiamo parlare'. Mangiò poco e velocemente "dove possiamo andare?" sia alzarono senza parlare, lui le prese la mano lei si girò a guardarlo, stava sorridendo, così ricambio il suo sorriso abbracciandolo, riprese la sua mano e camminaro insieme fino al bordo del lago nero dove lei si sedette per terra mentre lui rimane in piedi con le mani in tasca. La guardò e iniziò a parlare, era come un fiume in piena e le disse tutto quello che aveva pensato poco prima, le disse i suoi timori, i motivi per cui 'la nascondeva', quando ebbe finito lei guardava ancora avanti a sé senza girarsi.
"Partiamo da un presupposto" iniziò lei "ci conosciamo da pochissimo, meno di una settimana quindi non puoi chiedermi cosa voglio perché nemmeno io lo so. Non pensavo ci fosse differenza tra il Viktor con cui parlo normalmente e il campione, tu hai iniziato a parlarmi e io semplicemente ti sono stata dietro. Tu dai per scontate troppe cose però, io non ho chiesto di essere protetta, hai visto come rispondo ai miei insegnanti pensi per caso mi possano preoccupare un gruppo di ragazzine pazze? Io so difendermi da sola. Tu mi piaci e questo è sicuro, ogni tuo sguardo, ogni tua carezza per me è un angolo di paradiso tutto mio. Io non so però cosa tu voglia da me, sempre che tu effettivamente voglia qualcosa, ma posso dirti cosa voglio io. Prima cosa, non un rapporto epistolare, vuoi vedermi? Devi parlarmi? Muovi quelle belle gambine atletiche e vieni da me perché, per quanto mi riguarda, la vita da gufo non fa per me. Seconda cosa io non voglio e non mi nasconderò più. Io voglio qualcuno con cui uscire, poter ridere, correre fra i corridoi, non ho voglia di vivere una relazione confinata a due sole stanze. Capisco che per te questo non sia fattibile ma sono le mie condizioni, se hai bisogno di tempo per riflettere ti capisco. Quando avrai deciso sai dove trovarmi". Ora entrambi guardavano il lago senza più dire una parola, lei si alzò dopo alcuni minuti "ora devo andare o farò tardi a lezione" e senza girarsi tornò verso il castello.
Aveva la testa che vorticava, non riusciva a mettere in fila due pensi che avessero senso e si vedeva, era già la seconda volta che mandava fuoco il calderone e dovette ricominciare la pozione da capo. Era andata nell'armadio a prendere altri ingredienti quando le si avvicinò Piton con la scusa di cercare qualcosa sussurrandole "sabato non possiamo vederci, c'è la proclamazione dei campioni, se è libera farei sta sera dopo cena, sempre che Krum non mi abbia preceduto", lei, lo guardò strafottente ma si limitò ad annuire e con le mani piene tornò al suo posto. La giornata fu estenuante e accolse con gioia ľora di cena, era a metà del primo piatto quando vide Piton allontanarsi dalla sala, guardò il suo piatto sconsolata ma questa volte la fame prevalse e mangiò a sazietà prima di seguirlo. Entrò nella sala comune senza guardarsi intorno e salì dritta le scale che portavano ai dormitori, non si era accorta che Viktor era lì, non aveva ancora preso la sua decisione ma aveva voglia di vederla, di parlarci, ma lei non si accorse nemmeno che lui era lì, così si alzò per seguirla ma quando sbucò dalla sala al dormitorio lei era sparita. Andò alla sua camera e bussò ma non ebbe risposta, riuscì anche ad aprire la porta ma di lei non c'era traccia, stava per girarsi e tornare indietro quando con la coda dell'occhio vide la porta infondo al corridoio chiudersi. Si avvicinò silenziosamente poggiando ľorecchio ed effettivamente sentì due voci, una maschile e una femminile ma non poteva distinguerle, non sapeva a chi appartenessero così bussò alla porta "spero che chiunque stia bussando alla mia porta stia sanguinando perché qualsiasi altro motivo inferiore a questo comporterebbe almeno tre mesi di punizione", era il professore dell'altra sera, quello che la aveva punita, doveva pensare a qualcosa velocemente "ehm si scusi il disturbo sono Viktor Krum e" non fece in tempo a finire la frase che la porta si spalancò e se lo trovò davanti fumante di rabbia "COME HAI FATTO AD ENTRARE? CHI TI HA DATO IL PERMESSO DI STARE QUI A QUEST'ORA?! VATTENE IMMEDIATAMENTE DA QUI SE NON VUOI CHE TI IMPEDISCA DI PARTECIPARE AL TORNEO" Viktor sgrano gli occhi e tornò di corsa sui suoi passi. Nel frattempo anche la situazione dentro lo studio era agitata, c'era in corso un interrogatorio "ma a chi vuole che ľabbia raccontato? Pensa per caso che ci sia qualcuno che smani per fare a cambio con me? Guardi che anche io mi chiedo cosa lui ci facesse lì", mentre discutevano lei scelse un libro a caso pur di finire quella conversazione, glielo porse sedendosi su una poltrona poco distante.
Piton iniziò a leggere senza preoccuparsi di lei, era a metà del secondo capitolo quando si girò per farle un appunto e la trovò addormentata. Aveva le gambe poggiate sul bracciolo, la schiena aveva una curva innaturale mentre collo era adagiato sul bracciolo insieme alla testa, le sue labbra erano leggermente socchiuse. Di colpo una ventata di tristezza lo colpì, lei era la prima persona oltre a lui, che dormisse lì dentro e si aspettava che accadesse diversamente, innanzi tutto non doveva essere lei, poi si sarebbe aspettato qualcosa di romantico non di certo quello che aveva davanti. Si chinò su di lei per svegliarla e dopo qualche mugugno lei aprì gli occhi quel tanto che bastava per capire cosa stesse succedendo, fu così che se ne accorse, per la prima volta in sette anni "tu... tu hai gli occhi verdi...", lei non pensava di aver capito bene "si, può essere ma ora sono stanca, voglio dormire ne parliamo domani". Lui la seguì con lo sguardo fino alla porta che si chiuse alle sue spalle, era come ipnotizzato, bloccato da quella visione, da quello che aveva realizzato.
Lei strisciò i piedi fino alla sua stanza, trovò Viktor ad aspettarla "ti stavo cercando, ti vanno quattro chiacchiere?" lei non lo ascoltò, lascio cadere quello che aveva in mano, si tolse le scarpe e crollo sfinita nel suo letto. Krum era amareggiato, aveva solo voglia di parlarle ma lasciò perdere, la coprì e uscì dalla sua stanza.

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Capitolo 6
*** La coppa delle coppe ***


Fece tutta la notte sogni strani, intricati, senza senso che non la fecero dormire bene, fu quasi un sollievo svegliarsi quella mattina. Non ricordava bene la sera prima, le sembrava che Piton le avesse detto qualcosa sui suoi occhi, Viktor le era per caso entrato in camera? Non lo ricordava ma non aveva troppa voglia di pensarci, oggi era il giorno della proclamazione dell'eroe, era sicura che Viktor sarebbe stato scelto, sapeva che nel momento in cui il suo nome fosse stato estratto lei poteva considerarsi accantonata, roba vecchia. Non voleva pensarci e andò a fare colazione, non sapeva perché ma si sentiva osservata, era cone se qualcuno la cercasse, cercasse il suo sguardo, si sentì così tutto il giorno e non prestò attenzione al fatto di aver incontrato Piton molto più spesso del solito, erano sempre incontri brevi, lungo i corridoi, fuori dalle aule, in giardino, infondo perché avrebbe dovuto sospettare qualcosa di strano lui insegnava lì, era normale girasse per la scuola no?
Non fece quasi in tempo a svegliarsi che era già ora della selezione, andò nella sala comune e prese posto, dopo una mezz'ora portarono il Calice e la cerimonia poté finalmente iniziare. Una lingua di fuoco emerse dal calice e un biglietto bruciacchiato arrivò dritto nelle mani di Silente "Viktor Krum per Durmstrang" disse il preside, la sua voce era amplificata e rimbombò su tutte le pareti, scoppiò il primo di una lunga serie di boati che riempirono la stanza, questa volta venivano dal tavolo che ospitava Durmstrang. Di colpo quella stanza le sembrò minuscola, piccolissima, come potevano tutte quelle persone stare lì dentro senza soffocare? Le si chiuse lo stomaco e le mancò ľaria, si guardò intorno per farsi coraggio e non cedere al panico. Il Calice sputò il secondo nome, "Cedric Diggory per Hogwarts" tutto il tavolo dei Tassorosso fremette di gioia, il campione era loro. Lei non lo conosceva personalmente benché fossero dello stesso anno, era sicuramente bravo ma sperava fosse qualcuno della sua casa a essere il campione, era persa nella sua riflessione quando sentì 'finita la selezione vai al lago, ti raggiungerò là' si girò ma era circondata da una marea di persone, chiunque come nessuno poteva averle detto quella frase, probabilmente non era nemmeno per lei. Calò di nuovo il silenzio, un altro biglietto uscì dal calice e venne preso al volo "Fleur Delacour per Beauxbaton" un altro boato, ora che tutti i campioni erano stati scelti erano tutti in piedi a festeggiarli quando una lingua di fuoco più alta delle altre emerse dal calice, il preside prese il biglietto che ne uscì e lesse "Harry Potter" tutta la sala si fermò e contemporaneamente tutti gli occhi furono su di lui. Scoppiò un boato ancora più rumoroso dei precedenti, chi urlava ai brogli, chi non credeva che Potter fosse capace di ingannare uno strumento così potente ma a lei non poteva interessare di meno.
Si sentì di nuovo soffocare, solo a spinta riuscì a uscire da lì, iniziò a correre per guadagnare ľuscita, appena varcó la soglia posò le mani sulle ginocchia cercando di respirare a pieni polmoni senza riuscirsi, raggiunse la riva del lago barcollando, si allargò il nodo della cravatta, si inginocchiò e immerse la testa nell'acqua gelata e urlò sott'acqua lasciando che tutto quello che rimaneva del suo ossigeno diventasse bolle. Quando riemerse si sedette sulla riva, le gambe allungate in avanti verso ľacqua le braccia tese dietro di lei e la testa molle all'indietro che puntava verso le stelle ma teneva gli occhi chiusi concentrandosi sui rumori circostanti, riprese a respirare a pieni polmoni e fu come rinascere. Il freddo era pungente, le passava attraverso i capelli e i vestiti bagnati come lame ma non le importava, aveva bisogno di quella sensazione.
Ora era di nuovo pronta per rientrare quando di trovò davanti Piton, non se lo aspettava, si guardò intorno cercando di capire se ci fossero motivi che lo spingessero a uscire ma non trovò altro, lei era la sola cosa che era fuori posto quella notte. Le si era avvicinato come in preda a una strana febbre, la guardava senza vederla, le prese il mento fra pollice e indice della mano destra e le alzò leggermente il viso "non ero certo tu mi avessi sentito" tacque un minuto "tu hai gli occhi verdi... non lo avevo mai notato fino a ieri" lei rimase ferma, senza dire niente mentre lui era sempre più vicino, iniziò quasi a pensare che volesse baciarla e a questa folle idea il suo cuore iniziò a battere all'impazzata."Come mai voleva incontrarmi?" chiese mentre teneva lo sguardo fisso nel suo, ma lui non rispose, non capiva questo suo interessamento di colpo verso i suoi occhi. "Professore?", "volevo solo osservarti meglio" rispose mentre le lasciava il viso allontanandosi. Per un singolo minuto le era sembrato che la guardasse diversamente, che avesse trovato qualcosa di nuovo in lei ma ora quella magia era sparita.
Non capiva perchè volesse osservala, soprattutto perchè lo stesse facendo in un luogo completamente buio come il lago. Ora però il freddo non era più piacevole, stava tremando "è stato un piacere incontrarla, ma ho freddo e ho la testa bagnata, vorrei andare nella mia stanza", "le dispiace se l'accompagno?", lo guardò stranita "n-no?" e si misero in cammino per raggiungere la stanza nei sotterranei.
Lei tremava come una foglia e si rese conto che i bagni, in un lago, di notte a Novembre non fossero il miglior piano del mondo, lui la superò, si giró verso di lei fermandola e, senza dire una parola, si tolse il mantello, le si avvicinò scostandole i capelli, lei avvampó, ma cosa stava facendo? Perché la tirava a se? Questa volta era certa che volesse baciarla. Era così vicina che avrebbe potuto abbracciarlo, stringerlo forte a se, posargli la testa sul petto e sentire il battito del suo cuore. Stava quasi per farlo quando lui si abbasso per stringerle il mantello intorno alle spalle. Avvampó di nuovo, che stupida, si stava preoccupando per lei e la prima cosa che le era saltata in mente era che Piton ci stesse provando, lui professore integerrimo con lei, ragazzina che aveva appena ficcato la testa nel lago. "Ma così le si rovinerà il mantello" disse, "lei è una studentessa della mia casa, e il suo benesse verrà sempre prima di ogni mantello". Lei sogghignó pensando di valere almeno di più di un mantello per lui
Arrivarono presto nella sua stanza essendo che tutti erano ancora nella sala grande immersi nel caso Potter e per festeggiare i campioni legittimi, "ora mi cambio, le ridaró il mantello dopo che lo avrò pulito se non è un problema",  "facciamo così" rispose lui "per prima cosa dammi del tu quando siamo soli, secondo cambiati e mettiti un pigiama pesante, ti preparo un tè caldo poi ti lascio riposare ok?".
Chi ho davanti a me? questo non è Piton, non è l'austero professore con cui fino a due secondi fa battibeccavo, cos'è uno scherzo di pessimo gusto?
A questo pensava mentre si metteva il pigiama di Krum, usava sempre quello da quando lo aveva ricevuto, se lo era messo senza pensare che Severus sicuramente avrebbe capito da dove veniva.

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Capitolo 7
*** Divieto di balneazione ***


7-Divieto di balneazione Lui rientrò poco dopo, aveva un nuovo mantello nero, iniziò a pensare che li avesse cuciti addosso.
Aveva in mano due tazze di tè, prima di muoversi dalla porta però la scrutò qualche secondo "da dove è uscito quello?" ovviamente parlava del pigiama di troppe taglie più grandi per essere suo.
"Un regalo, di cui hanno sbagliato taglia, quello che me l'ha comprato non capisce niente", lui aggrottò le sopracciglia, entrò nella stanza, chiuse la porta, poggiò sulla scrivania una delle due tazze mentre ľaltra la portò con sé dirigendosi verso di lei.
"Mmh, chi ti ha preso questo pigiama non doveva conoscerti per niente perchè ha ricamato 'VK' sul fianco" e senza aggiungere altro le diede una tazza fumante.
Bevvero qualche sorso in silenzio prima che il professore tornasse a parlare "come mai nel freddo di una notte di Novembre hai ben pensato di ficcare la testa in un laghetto? E ti rammento inoltre che ci vivono delle creatura che esplicano i loro bisogni in quel acqua, non è il massimo dell'igiene", non ci aveva pensato affatto e ora la sua scelta non le sembrò solo stupida ma anche terribilmente schifosa.
"Le cose non sono andate come avevo previsto" si interruppe per qualche secondo "o meglio sono andate esattamente come sarebbero dovute andare. Per un momento mi ero illusa di essere importante, ho sperato, di essere quasi fondamentale per un secondo e non averi dovuto" non aveva gli occhi lucidi ma voleva piangere la tratteneva solo il fatto di non essere sola e di non voler dare ulteriore motivo di scherno a sé stessa. Ľuomo abbasso lo sguardo e scosse il capo "Krum non vale la pena di tutto questo patema d'animo. Stai cercando dei sentimenti profondi in qualcuno che ha preso troppi bolidi in testa per poter mettere insieme due pensieri che siano più profondi di una pozzanghera". Lei si alzo in piedi dirigendosi alla vetrata che dava sul lago, strinse il manico della tazza fino ad avere le nocche bianche "non è così, lui ne vale la pena. È arrivato qui quel bel campione e per sbaglio è inciampato nella mia vita. È entrato senza bussare e ha aperto porte che nemmeno sapevo di avere dandomi cosa in cambio? Una stupida pergamena comunicante. Se avessi voluto scambiare corrispondenza con qualcuno sarei nata postino, eppure chi voglio prendere in giro? Appena mi arriva un suo messaggio mollo tutto e corro da lui. Ho qualcuno con cui non posso stare al di fuori di quattro mura e sono comunque felice, felice perchè per stare insieme abbiamo vissuto un'avventura ogni volta. E ora che mi resta? Lui è uno dei campioni, e a quanto pare, non ha paura di mostrarsi insieme alla Granger, a me cosa rimane ora? Un Re non può stare con una contadina"
Non riusciva a capire come mai provasse tutti questi sentimenti per qualcuno che fino a mese non era nessuno per lei, pensò il professore, ma ľultima frase che aveva detto riapriva una vecchia ferita, quella che lo aveva spinto a essere in quella stanza.
I bellissimi occhi verdi della sua regina, lui era il contadino della sua storia, lui non era stato all'altezza dell'unica donna amata, lui l'aveva prima persa e poi condannata a morte.
Perchè stava parlando? Ma soprattutto perchè lo faceva con la persona peggiore con cui avrebbe potuto farlo? Quel professore refrattario a qualunque cosa non fossero sarcasmo, ironia e insulti.
Erano passati minuti di interminabile silenzio, quando Severus rise silenziosamente "certo che se mi racconti queste cose conciata così non ti rendi molto credibile sai?" Vedi cosa succede a parlare dei propri problemi con un estraneo?!, pensò lei mentre andava a posare la tazza quando si vide riflessa in uno specchio e tornò sui suoi passi
Aveva la testa bagnata con alcune alghe impigliate fra le ciocche, un pigiama enorme con le iniziali di Viktor, la faccia di un pallore cadaverico fatta eccezione per due enormi occhiaie viola, non aveva torto questa volta il pipistrello, Sorrise allo specchio sentendosi sciocca per tutto quelloche era successo.
"Per questa volta ha ragione", "si però vada a lavarsi che dopo un bagno nel lago non profuma esattamente di violette", lei non protestò andando dritta in bagno.
Ne uscì con indosso il pigiama di prima , il freddo ora non era più piacevole, si sentiva debole e intirizzita.
Passò dalla scrivania e afferrò quel che rimaneva del tè, la tazza ormai aveva perso quasi completamente il suo tepore "riuscirebbe a scaldarmela? Sto gelando e non riesco a pensare a niente ora", lui le prese la tazza dalle mani e andò a posarla, tornò rapidamente dalla ragazza, si sedette insieme a lei sul bordo del letto.
"Dammi le mani" le disse in maniera seria e lei ubbidì, lui le prese e iniziò a scaldarle, soffiando e stringendole fra le sue, lei non riusciva a fare altro se non guardarlo, avrebbe voluto che la guardasse, specchiarsi nei suoi profondi occhi neri e sentire il suo calore avvolgerla lentamente, avrebbe solo voluto poterlo stringere a sé in quel momento, non riusciva più a mettere i pensieri in fila, riusciva solo a sentire il proprio cuore batterle nelle orecchie, come se non fosse più in mezzo al petto ma si fosse fatto spazio fino al suo cervello.
"È meglio se dormi ora o rischierai di prenderti un malanno, farò un incantesimo e riscalderò il letto tu però sdraiati e chiudi gli occhi", lei lo fece quello che lui e dopo poco stava già sognando.
Lui rimase li a osservarla, sentiva come uno strano e innaturale senso di protezione crescergli dentro ma si sentiva impotente, davvero quello stupido bulgaro davanti a qualcuno che voleva solo stargli vicino era riuscito solo rifilarle una stupida pergamena?
Stava per uscire reggendo le due tazze in una sola mano quando la porta lentamente si aprì, era Viktor.
Il giocatore di quidditch rimase immobile "lo sa vero che posso vederla anche se rimane fermo?" Disse Piton con aria beffarda, il giocatore fece per girare i tacchi quando il professore lo richiamò, "si fermi, stavo giusto andando via, non si è fatto scrupoli fino ad adesso a sgattaiolare qui dentro perché iniziare ora? Chiuda la porta quando se ne va".
Uscendo urtò per sbaglio il ragazzo si scuso freddamente e tornò ai suoi alloggi.
Perchè quel professore era li, di notte e con due tazze in mano? pensò lui mentre si sedeva accanto a lei.
Le era mancato vederla dormire e fece un sorriso quando vide che aveva il suo pigiama addosso.
L'accarezzò stando attento a non svegliarla, restò qualche minuto il tempo di sfiorarle i capelli umidi e tornò al veliero.

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Capitolo 8
*** Repellente per pipistrelli ***


8- Repellente per pipistrelli La scuola era iniziata da circa due mesi e aveva già una noiosissima verifica del professor Binns sulla storia della magia.
Non stentava a crederci che fosse così noioso da essere morto mentre insegnava.
Aveva già detto a Severus che non sarebbe potuta andare al loro appunto perchè doveva studiare, prese qualcosa dal banchetto per cenare e tornò svogliatamente nella sua stanza.
Era seduta scomposta, scribacchiava e mangiava, quando vide un messaggio sulla pergamena di Viktor, le diceva di aprire la porta che era li fuori.
Si alzò svogliatamente e andò ad aprire la porta "sta sera non posso dev..." si interruppe quando vide che fuori dalla porta non c'era nessuno. Forse ľaspertava fuori dalla sala comune perché non sapeva la parola d'ordine? Uscì scalza e in pigiama e raggiunse ľingresso della sala, aprí la porta ma nemmeno lì c'era traccia di Viktor. Era forse un qualche tipo di scherzo in voga da lui?! Avrebbe dovuto ridere? Si ridiresse alla sua stanza scocciata per aver perso tempo.
Come si chiuse la porta alle spalle si trovò di fronte Severus, urlò per lo spavento e il professore alzò un sopracciglio guardandola con uno sguardo interrogativo.
"Come mai sei sorpresa? Ti ho avvisata che sarei venuto e soprattutto, tu non eri troppo occupata il nostro appuntamento?", "Certo che lo sono. Come puoi vedere dal mio abbigliamento non avevo intenzione di uscire, dovevo solo dire a Viktor che non potevamo veder... aspetta un momento, avvisata? Quando mi avresti avvisata?"
"Ti ho scritto poco fa sulla pergamena", "di cosa stai parlando? Io non ho ricevuto niente da te. Per caso hai messo anche tu la testa nel lago?", lui la guardò con aria trionfante, lei lo guardava accigliata mentre si dirigeva alla sua scrivania e prese la prima pergamena della pila.
"Vedi? è tutto scritto qui, nero su bianco" lo guardò in maniera perplessa "ma veramente quella è la pergamena mia e... ecco perché oggi mi sembrava più intelligentedel solito! Dimmi che non hai fatto quello che io penso che tu abbia fatto oppure mi sentiranno per tutto il castello".
Lui non negò, rimase lì fermo con la pergamena in mano cercando di capire cosa dovesse fare, lei invece era così arrabbiata che non riuscì a controllarsi e iniziò a urlare "COME HAI OSATO RUBARE LA PERGAMENA A VIKTOR!!! E SOPRATTUTTO PERCHÉ?! NON AVEVI NIENTE DI MEGLIO DA FARE? CHE TI IMPORTA SE ESCO O SE RIMANGO CHIUSA QUA? NON HAI UNA VITA TUA? COME HO PENSATO DI POTERMI FIDARE DI UNO COME TE?!"
Mentre urlava gli strappò la pergamena dalle mani prese il suo zaino e iniziò a metterci dentro libri, penne, fogli e il mantello dell'invisibilità e uscì dalla porta sbattendola.
Era ancora in pigiama e pantofole ma non sapeva dove stava andando aveva la mente che ancora vorticava di pensieri e senza accorgersene i suoi piedi la portarono dove sperava che quel professore ficcanaso non sarebbe mai andato: al veliero di Durmstrang
Pregava che Viktor non fosse impegnato ad allenarsi per il torneo, per il quidditch o per chissà che altro, indossò il mantello e salì sulla nave. Non ricordava chiaramente la via per arrivare alla sua stanza ma improvvisó, riuscì ad arrivare dal lui sbagliando solo un paio di svolte.
Alzò una mano per bussare ma la fermò a mezz'aria, ľultima volta che avevano parlato era in riva al lago e non era andata precisamente bene. Stette qualche minuto a fissare la porta quando finalmente si decise a farlo.
Restó ferma a fissare la porta quasi trattenendo il respiro, cercava di sentire il rumore dei suoi passi ma lo sciabordio dell'acqua ovattava gli altri suoni. Dopo qualche secondo fece per girarsi e andare via quando la porta si aprì.
Viktor si sporse per capire chi fosse quando si sentì spingere in dentro, agrottò le sopracciglia e mosse le mani davanti a sé, come se cercasse di afferare ľaria quando prima un paio di piedi, poi di gambe, un torso e infine una testa gli comparvero davanti.
Dopo qualche attimo di sorpresa le sorrise caldamente, la strinse forte a se e lei fece lo stesso, posó ľorecchio sul suo petto lasciandosi cullare dal suo cuore per ľennesima volta, si alzò poi sulle punte e gli baciò ľincavo tra la spalla e il collo. Il suo profumo era inebriante, le sembrava più buono che mai in quel istante.
"Finalmente sei tornata da me. È un sacco che non ti vedo sveglia, non sapevo se avessi voglia di vedermi dopo che" lei lo interruppe "scuse se ti disturbo, volevo chiederti un grosso favore, posso rimanere qui per la notte? Non me la sento di tornare al castello".
Aveva un'aria mista tra l'iracondo e lo sconvolto "certamente, che è successo per farti stare così?" gli raccontò brevemente il motivo per cui era scappato e lui unì il resto punti.
"L'altra sera, dopo la nomina, ti ho cercato, volevo festeggiare insieme, ma non ti ho trovato nella sala grande così sono venuto ai tuoi alloggi ma tu dormivi. In compenso c'era il tuo professore, che mi è parso fin troppo gentile, non ha fatto domande e non mi ha cacciato, anzi mi ha addirittura chiesto di rimanere. Entrando ci siamo urtati, deve essere stato allora che me ľha presa".
"Come mai non mi hai svegliato? Mi avrebbe fatto piacere stare insieme" disse sorridendo, lui andò a sedersi sul letto "porti sempre il mio pigiama? anche l'altra sera lo avevi. Purtroppo sono dovuto scappare la mattina dopo avevo allenamento e Karkaroff è venuto all'alba a chiamarmi. Ma ora siamo insieme ed questo ľimportante"
Continuarono a chiacchierare mentre lei sistemava le sue cose sulla scrivania di Viktor, e si rimise al lavoro, era felice di essere di nuovo in quella stanza insieme a lui, si sentiva di nuovo importante mentre erano insieme, non le interessava di essere ľunica a saperlo.
Non capire se anche per lui fosse lo stesso, se fosse felice di averla li e se le bastasse. Lui era abituato ad avere ogni ragazza ai suoi piedi, poteva essere sufficiente lei?
Ma la vera domanda era: lei lo voleva veramente?
Lo voleva, ma sapeva che non sarebbe stato lì per sempre. Lo voleva, ma non poteva negare a sé stessa che, almeno fino a questa sera provasse qualcosa anche per Severus. lo voleva ma se lui non avesse voluto lei? Quindi, lo voleva veramente?

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Capitolo 9
*** Barche dorate ***


9 - Quando lo vide il primo giorno aveva le idee chiare: che fosse amore o una semplice avventura non importava, ľimportante era avere Viktor Krum al proprio fianco.
Ora invece? Che cosa voleva? Certo gli voleva bene, ma così tanto da chiamarlo amore e anche solo pensare di progettare qualcosa insieme?Lui cosa pensava? Cosa voleva? Pensava che una sorta di affetto o attrazione la provasse anche lui ma di che tipo è soprattutto quanto forte? Valeva la pena investire il suo tempo per creare qualcosa?
Da un lato questo legame era perfetto così, ognuno era libero di uscire con chi voleva quando voleva, ma sapere che ľaltro sarebbe potuto essere lì. Dall'altra parte questo era proprio quello che non voleva. Il suo tempo era prezioso e non voleva sprecarlo. Non voleva essere un ripiego, aspettare che lui avesse tempo da dedicarle.
"Viktor" disse poggiando la penna, aveva gli occhi puntati sui fogli ma non lo stava realmente guardando "penso di provare qualcosa per te".
Lui non rispose.
Questo discorso, pensava, prima o poi sarebbe comunque venuto fuori, meglio affrontarlo che aspettare e sperare in qualcosa che magari non sarebbe mai nemmeno successo.
Sapeva anche che sarebbe arrivato un altro momento, il suo ritorno a casa, erano i primi di Novembre e lui sarebbe partito a Giugno, quasi un anno da passare insieme.
Un anno, che poteva essere interminabile o brevissimo, si potevano fare mille cose che poi a giugno sarebbero state un fardello da dover lasciare andare. La paura che andasse male era tanta, ma di più era quella se le cose fossero andate bene. Come avrebbe potuto dirgli addio?
Si guardarono e si sorrisero all'unisono, lei si alzò mettendosi al suo fianco mentre lui le metteva un braccio sulle spalle posando la testa sulla sua "che dobbiamo fare?"
"È un'ora che penso a cosa fare, per me vale la pena provare a stare insieme, che ne pensi?", lui annuì.
Che importava del tempo, dei mantelli magici, di quel professore e di tutto il resto. Valeva la pena tentare, essere compagni per un anno se fosse stato bello anche solo la metà di quello che era stato finora.
Lei non si illuse nemmeno di poter tornare a studiare, semplicemente rimase lì dov'era. Passarono la notte a stringersi, baciarsi, fare ľamore o anche solo a sentirsi vicini in vista un un periodo impegnativo che probabilmente li avrebbe tenuti separati.
Quando si svegliarono lei rimise nello zaino le sue cose ad eccezione del mantello che si infilò appena prima di uscire "toglietelo, abbiamo deciso di stare insieme no? Tanto vale non nascondersi più". Lei era emozionata, camminava mano nella mano insieme a Viktor Krum! Tutti li stavano osservando e bisbigliavano, dalla nave al castello ovunque andassero le voci li seguivano.
Dopo la colazione si diresse tristemente nell'aula di storia, le bastava un Accettabile, del resto Viktor valeva ben una sufficienza scarsa.
A fine giornata dopo interminabili ore lezione tra cui pozioni e aritmanzia si diresse in biblioteca, a breve avrebbe avuto un compito di trasfigurazione e tanto valeva mettersi avanti, prese prima il libro, poi la pergamena ma non riusciva proprio a trovare la penna in quello zaino stracolmo. Tirò gradualmente fuori ogni cosa fino a che le capitó tra le mani un libro che non riconobbe
Era piccolo, sembrava antico, i tessuti che lo rivestivano erano leggermente consunti ai lati, la copertina e la quarta erano porpora mentre il dorso era un verde scuro mentre le pagine erano dorate esternamente.
Si domandò da dove uscisse, qualcuno doveva averglielo messo per sbaglio nello zaino o doveva averlo preso lei distrattamente un compagno, se lo rigiró fra le mani, cercando un nome, delle iniziali o qualsiasi cosa potesse aiutarla a ritrovare il proprietario. Stava sfogliando distrattamente le pagine quando dal libro uscì un foglio.
Non riportava nome e cognome del proprietario, riportava invece una frase in una grafia che non riconobbe.
'Questo libro ti rappresenta, come te nasconde un segreto che svela solo a coloro che sono in grado di andare oltre le apparenze e di guardare oltre ciò che vedono. Io sono riuscito a farti svelare i tuoi misteri ci riuscirai tu con me e con questo libro?'
Questo messaggio la intrigò e nonostante non fosse diretto a lei voleva almeno capire cosa nascondesse il libro. Le sembrava un'enigma divertente, chissà chi ľaveva ideato e soprattutto a chi era diretto. Avrebbe voluto anche lei ricevere qualcosa del genere, magari avrebbe potuto organizzarlo lei per Viktor.
Girò il libro a testa in giù, provò a leggere alcune pagine al contrario, solo le prime lettere della colonna di sinistra, le prime parole ma niente, mentre lo rigirava tra le mani distrattamente le cadde per terra.
Si chinò per raccoglierlo e vide che le pagine dorate ora che erano inclinate nascondevano un disegno.
Era uno splendido paesaggio, c'erano alberi, una baia, piccole barche che galleggiavano sulla superficie tranquilla delľacqua, c'era qualche nuvola in cielo, era semplicemente meraviglioso. Aveva già sentito parlare di questi libri ma non ne aveva mai avuto uno tra le mani, lo guardava meravigliata.
Provò istintivamente un moto di invidia verso chi avesse ricevuto quel regalo.
Decise di tornare alla sua stanza quando trovò la porta socchiusa, eppure lei era certa di averla chiusa la sera prima, anzi ľaveva propriosbattuta. Un brivido la percorse da capo a piedi, Hogwarts, lo sapeva, non era un posto affidabile in quanto a sicurezza però di solito Potter era quello preso di mira, chi mai poteva avere interesse a entrare nella stanza di una persona qualunque come lei?
Si sfilò lo zaino cercando di non far rumore, lo mise di fianco alla porta e la spinse leggermente per allargare lo spiraglio e vide qualcuno dentro la sua stanza.
Era un uomo, completamente vestito di nero e le dava le spalle, stava scrutando il lago, le sue mani erano congiunte dietro la schiena stringendo mollemente una bacchetta.

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Capitolo 10
*** Severus passione intrusione ***


10 - Lei scagliò un incantesimo non verbale che fu respinto da un pigro movimento di bacchetta "se questo è il meglio che ti insegnano a difesa contro le arti oscure puoi venire da me a prendere delle lezioni private".
Non riusciva a credere alle sue orecchie "fammi capire, prima rubi la pergamena al mio fidanzato" la verità non era proprio quella ma del resto lui non poteva saperlo "poi ti presenti qui, senza avvisare, e hai pure il coraggio di commentare la mia abilità magica? È evidente che tu sappia dov'è ľuscita, ti invito a raggiungerla".
"Non sono entrato perché non avessi niente di meglio da fare, volevo solo assicurarmi che ti fosse arrivato il mio messaggio", lei aggrottò le sopracciglia iniziando a girare su se stessa con la testa rivolta alla sua schiena come se cercasse qualcosa, lui era interdetto. "Si può sapere che stai facendo ora?", lei si fermò "controllavo che non mi fossero cresciute delle ali nel frattempo. IO NON SONO UN GUFO! SE AVETE BISOGNO PARLATEMI! Comunque no, nessun messaggio", lui continuava a fissare il lago "non hai trovato un libro porpora nel tuo zaino?".
Quindi era stato lui a darglielo, ľenigma era per lei, era quasi ammirata "quindi era per me quello?" traspariva ľallegria dalla sua voce "mi sono divertita a risolverlo. Comunque, perché me lo hai dato?" mentre parlava frugò nello zaino, trovato il libro si diresse verso Piton porgendogli la mano che lo conteneva, lui si girò appena tornando a osservare il lago "tienilo pure, è un regalo. Volevo solo sapere se avessi capito quello che volevo dirti".
Andò a sedersi sul letto con il libro fra le mani "veramente no, ho apprezzato il gesto ma non ho capito cosa tu stia cercando di dire". Severus si era voltato e vide che la ragazza aveva posato il tomo mentre si stava distrattamente sbottonando la camicetta. "Cosa stai facendo! Ti spogli mentre sono qui?!", lo guardò con aria interrogativa "cosa ci sarebbe di strano? Questa è la mia stanza dove altro dovrei cambiarmi? In girdino forse? Capirei se fossi venuta nella tua stanza a farlo, li si che avresti ragione a obbiettare ma tu sei quello fuori posto qui. Chissà che non ti passi anche la voglia di fare improvvisate così" stava per aprire ľultimo bottone quando lui allargò gli occhi e andò a chiudersi in bagno.
Lei aprì la porta disinteressatamente non senza una vena sadica nello sguardo "ti spiace? Proprio ora ho bisogno di lavarmi i denti", le era rimasto solo ľintimo addosso ma lui non poteva saperlo, aveva gli occhi chiusi e una mano a coprirli mentre con ľaltra cercava ľuscita del bagno a tentoni.
"Cosa mi dicevi del libro quindi?" disse con la bocca impastata di dentifricio, lui era rosso di imbarazzo, questo round lo aveva vinto lei "cioè, praticamente, intendevo che, l'altra sera quando" continuò a farfugliare mentre lei usciva dal bagno in pigiama legandosi i capelli.
"Ma come, mi insulti continuamente, arrivi a rubare, devo ancora capire il perché poi, al mio fidanzato" e rimarcò la parola "entri nella mia stanza senza invito, però ti scandalizzi se faccio esattamente quello per cui una camera è fatta? Suvvia come se non avessi mai visto una ragazza nuda per di più. Dai Sev, ti facevo più uomo di mondo, non mi fare perdere tempo", sperava che a questo giro lui capisse di lasciarla in pace, capisse di essere indesiderato, che lei avesse altro per la testa ora.
Fidanzato? aveva sentito bene? Era la seconda volta che lo ripeteva. Aveva perso ancora una volta la possibilità di poter stringere la sua Lily? Tornò immediatamente serio, " non ne far perdere tu a me" e si ridiresse verso il lago "pensavo avessi capito cosa volevo dirti. Come ho saputo della pergamena? Tu me ne hai parlato e mi hai detto quanto ti facesse soffrire. Come ho fatto a entrare qui? Tu mi ci hai lasciato qui ľaltra sera mentre sei scappata e io ho solo aspettato che tu tornassi. Cercavo di dirti che sono riuscito a guadagnare almeno un pizzico della tua fiducia. Sono riuscito a 'piegarti' per ottenere le informazioni che volevo" di cosa se ne faceva di quelle informazioni, e perché mai avrebbe avuto bisogno della sua fiducia? "Quindi, ricapitolando, secondo quello che hai appena detto tu, professore, avresti piegato me, una tua studentessa, per ottenere delle informazioni? Sai vero che non suona bene? Magari potrei riferire questa conversazione al preside o a qualsiasi insegnante" disse lei stringendo il mento fra pollice e indice mentre guardava il soffitto
"Non fare la sciocca, mi sono spiegato male ma so che hai capito cosa stessi cercando di dirti" il tono di voce era quasi supplicante, lei si perse a guardare il suo riflesso nel vetro "stai cercando di dirmi che vorresti costruire un rapporto con me? Stai cercando di rimediare?" lo guardò con aria interrogativa, lui annuì arrossendo leggermente
Era stupita, cosa stava succedendo? Prese il cuscino fra le braccia e si poggio alla testata del letto era persa nei suoi pensieri, guardava dritto davanti a sé senza vedere realmente mentre lui la guardava con la coda dell'occhio.
"Mi spiace non funziona così, o almeno, non è così che funziono io. Non ti metterò mai in posizione di fare qualcosa contro la tua volontà o estorcendotela con ľinganno. Se me ne darai ľoppurtunità guarderò con piacere il tuo paesaggio ma se vorrai rimanere un libro chiuso sarai libero di farlo. Cosa pensi di aver fatto ľaltra sera per far sì che mi aprissi? Spero vivamente che tu non stia pensando sia bastato un tè a farmi confidare. Io ti ho parlato perché mi fidavo, e il tempo passato è voluto, mi eri vicino, mi stavi ascoltando, forse ti eri addiritturapreoccupatoper me, il tutto senza giudicarmi e io ho creduto di potermi fidare, di potermi aprire con te, evidentemente sbagliandomi. Perché hai dovuto rubare quella pergamena? Per farci cosa poi? Controllare che io stia nella mia stanza? Io non ti capisco, cosa vuoi da me?".
Era seria, lo stava fissando, sentiva i suoi occhi penetrargli la nuca per cercare i suoi ma non voleva cedere, non voleva dirle la verità così si girò e andò verso ľuscita. Lei si alzò di scatto lanciando il cusino sul letto "se la metti così ritieniti libero da ogni impegno preso con me, non sopporto i codardi. Se mi devi dire qualcosa dimmela ora, ma se stai zitto non voglio mai più, per nessuna ragione al mondo, vederti qui dentro". Qualcosa dentro di lui si mosse, rabbia o forse disgusto, disgusto verso di lei, verso se stesso o forse verso questa situazione.
"VEDI DI SCUSARTI IMMEDIATAMENTE" si avvicino a lei "PER PRIMA COSA DEVI SEMPRE RICORDARTI CHE HAI DAVANTI UN TUO PROFESSORE, PORTAMI RISPETTO. SECONDO HO SBAGLIATO AD AGIRE COSÌ. AVREI DOVUTO TENERTI DISTANTE, MA NON SONO UN CODARDO" continuò ad avvicinarsi, ormai era in piedi davanti a lei "STO CERCANDO PER LA PRIMA VOLTA DI AVVICINARMI A QUALCUNO E TU MI TRATTI SEMPRE E COSTANTEMENTE A PESCI IN FACCIA" era a un centimetro dal suo viso "VORREI SOLO AVERE PIÙ SPAZIO NELLA TUA VITA. PERCHÉ TI RIESCE TANTO DIFFICILE CAPIRLO? PERCHÉ DEVI SEMPRE, COSTANTEMENTE RESPINGERMI?".
Era così vicino... le sue labbra erano così vicine che le sembrava quasi di sentirle poggiate sulle sue. Un momento, non le sembrava solo, l'aveva baciata! Le loro labbra si stavano veramente toccando in un caldo abbraccio. Sgranò gli occhi, era tutto vero, Severus era davanti a lei e la stava baciando
Gli occhi di lui non erano semplicemente chiusi ma proprio stretti, come quelli di un bambino che da il suo primo bacio alla compagna di banco. Le si mosse una tenerezza per quel uomo che non pensava di poter provare, chiuse gli occhi anche lei, delicatamente gli sfiorò il viso con una mano e si lasciò cullare dal quel momento.
Com'era venuto quel bacio se ne andò, portandosi Piton con se, lasciandole ancora più dubbi di quelli che non avesse in precedenza.
Aveva appena deciso che si sarebbe goduta il momento con Viktor e ora questo. Questo, che voleva dire questo poi? Non le pareva possibile, aveva appena sistemato Viktor e ora il problema era Severus?! Ah no, questa volta no, non avrebbe trascinato questa cosa in eterno, lo avrebbe seguito e gli avrebbe parlato risolvendo subito la situazione, non sapeva ancora cosa si sarebbe detti ma intanto avrebbe almeno iniziato a seguirlo.

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Capitolo 11
*** Inferi mollicci ***


11-Inferi molicci Cosa aveva fatto? Come aveva potuto farlo.
Il cuore gli batteva a mille, pensava potesse fermarglisi in un qualsiasi momento per ľimbarazzo, avesse potuto sarebbe scappato, avrebbe voluto avere miglia di kilometri a a separlo da lei non solo la porta del suo ufficio.
L'aveva baciata, aveva baciato Lily. No, non era vero ma era come se lo fosse. Quegli occhi ľavevano riportato indietro a quando valesse ancora la pena amare, a quando il tempo insieme non era mai abbastanza.
Quello era il suo primo bacio, e per quanto quegli occhi fossero come quelli di Lily lei non era Lily. Era una ragazzina caduta per sbaglio nella sua vita, eppure non lo aveva respinto, non lo aveva scacciato anzi, aveva posato le mani sul suo volto, lo aveva stretto, accarezzato, accolto e per ultimo ricambiato. Era una sensazione nuova per lui, stava pensando, mentre con le mani si sfiorava dove poco prima c'erano le sue, poteva quasi sentirne il calore, decise di tornare sui suoi passi.
Lei si diresse a passo incerti verso la porta di Severus, stava quasi per bussare quando quest'ultima si aprì. Aveva davanti agli occhi il suo petto e ora non sapeva più cosa fare, alzò gli occhi per capire cosa gli passasse per la testa, quando lui le accarezzò il viso, entrarono nel suo studio, la porta non era ancora completamente chiusa che erano già abbracciati, labbra contro labbra.
Non si era aspettata quello, in realtà non si era aspettata niente. Non capiva cose fosse successo. Fino a un paio di settimane prima lei nemmeno esisteva per quel uomo, rimaneva nei suoi radar giusto il tempo della lezione, non un secondo di più e ora la stava baciando. Lui la stringeva, le passava le dita fra i capelli, le aveva alzato appena il pigiama per sfiorarle la pelle nuda della schiena. Sentire le sue mani su di lei le fecero desiderare di averlo, di poter essere sua e solo sua.
Aveva ancora gli occhi chiusi mentre le sfilava la maglia, la sospinse sempre più nel suo studio fino a posarla sul suo letto. Si alzò da lei per sbottonarsi e finalmente aprìgli occhi
Era incredulo, disgustato, sotto shock. Gli occhi che lo fissavano erano si verdi come quelli di Lily ma li si fermava tutta la somiglianza tra le due. Dove Lily aveva quegli splendidi capelli rosso fuoco lei aveva dei normali capelli castani, pallida era pallida ma perfino il tipo di pallore era diverso, per non parlare poi del fatto che stesse indossando il pigiama di un altro, anzi lui era ľaltro perché, a quanto pareva, loro erano 'fidanzati'.
Aveva slacciato solo qualche bottone quando si fermo di colpo sedendosi sul letto, posandosi la faccia tra le mani, con i capelli che gli ricaddero in avanti coprendogli completamente il viso.
Lei era al centro del letto e non capiva cosa fosse ssuccesso ma lo raggiunse, appoggiò il petto alla sua schiena tenendogli una mano sul petto e una sulla spalla "va tutto bene?" disse con un filo di voce "si, purché te ne vada" rispose lui gelidamente.
Si sentì nuda e respinta, sì coprì istintivamente i seni con le mani mentre si rimetteva la parte di sopra del pigiama. Lo sentiva singhiozzare nitidamente, cosa aveva fatto per ridurlo così? Dove aveva sbagliato? Lui aveva iniziato a baciarla, lui ľaveva cercata, lui lui lui, aveva fatto tutto lui e ora, sempre lui, piangeva disperato. Lei era lì, affranta all'idea di stargli procurando tutto quel dolore e non sapeva dove avesse sbagliato o come rimediare. Tornò nello studio e si sedette su una poltrona ad aspettarlo, aspettare che fosse pronto a parlare, spiegarsi.
Cosa stava facendo? Perchè l'aveva baciata? Perchè stava per farci l'amore? Lily sarebbe dovuta essere il suo primo bacio, la sua prima volta non lei. Lei, che cos'era poi questa lei, una cosina che aveva solo gli occhi della sua Lily, a cosa aveva pensato? Lei non era e non sarebbe mai stata Lily.
Lei era uno sbaglio, tutto questo lo era. Doveva sparire, essere cancellata dalla sua vita, una fastidiosa macchia che un colpo di spugna avrebbe portato via in un soffio.
Al mattino si vestì, svogliatamente, si preparò a fare lezione controvoglia a un branco di ragazzini urlanti che non avrebbero capito il reale valore di una pozione ma sapevano solo agitare stupidamente le loro bacchette. Aprì la porta della sua camera e se la trovò davanti, come uno schiaffo.
Stava dormendo sulla poltrona, era in posizione fetale ma seduta, con i piedi nudi poggiati sul bracciolo della poltrona, la maglia le si era sollevata mostrando un lembo di schiena. Era così piccola e indifesa, cosa ci faceva ancora lì? Perché non era andata via? Era rimasta lì ad aspettarlo? Ad aspettare qualche sua parola, che magari le spiegasse cos'era successo. Per un attimo provó tenerezza per quel esserino, avrebbe voluto scostarle i capelli e baciarle dolcemente la fronte ma respinse questi suoi sentimenti profondamente dentro di sé, dove non avrebbe più potuto trovarli.
Prese la bacchetta, la sollevò posandola nel suo letto coprendola. Si sentiva in colpa, stava sbagliando tutto. Ľaveva avvicina e ľaveva respinta senza darle spiegazioni eppure lei era ancora lì ad aspettarlo. Era sbagliato, tutto sbagliato, il motivo per cui ľaveva baciata, il modo in cui la trattava. Pensava di poter avere una seconda possibilità con Lily e ľaveva messa in mezzo, ferita e lei non c'entrava, non aveva colpe.
Non la svegliò, ma andò a giustificarla con gli altri professori, parlo di una non ben specificata pozione che aveva delle fasi da completarsi al chiaro di luna ed erano stati tutta la notte precedente a realizzarla. La McGrannit lo guardò storto, Piton, che aveva bisogno di aiuto, per di più da una studentessa... qualcosa non tornava, ma del resto chi capiva Severus era bravo, e tornò alle sue faccende.
La mattina scorreva lenta ma non per lei, se ľera dormita tutta senza saperlo. Era imbozzolata dalle coperte, sveglia ma teneva gli occhi chiusi per vedere se riuscisse a dormire ancora qualche minuto ma qualcosa non andava. Ľodore, non lo riconosceva, non era quello della sua stanza, era come se ce ne fossero migliaia mischiati insieme. Spezie, altri non ben decifrabili, carta vecchia e un profumo che non riusciva a riconoscere. Lo aveva già sentito ma non sapeva dove, aprì pigramente gli occhi e non riconobbe la sua stanza allora si alzò di scatto stringendosi le coperte al petto, era la stanza di Sevur. Si riprese in fretta e sgattaiolo fuori per vedere se lui fosse nel suo ufficio ma tutto taceva, si diresse alla porta e ľaprí.
Davanti ai suoi occhi non aveva il corridoio del dormitorio ma dei bottoni, tanti piccoli bottoni neri tutti in fila. Non abbassò il viso ma era come se i suoi occhi non facessero più parte di lei, senza che lo volesse iniziarono a uscirle, prima lentamente poi sempre più copiasamente, lacrime che le colarono fin sotto il mento.
Rimasero entrambi li dov'erano, immobili e in silenzio, fino a che lei non alzò la testa e lui vide il suo dolore. Si sentiva inutile, una piccola bambola di pezza tirata di qua e di là e quando ci si stancava bastava buttarla via, tanto non era mica come se fosse una persona no?
Non era mai stata così debole e malleabile, era come se fosse un molliccio al contrario, si trasformava in ciò che chi aveva vicino voleva e quando era sola tornava una massa informe, senza pensieri, bisogni o sentimenti.
Non aveva mai visto un infermo ma era certo che avessero lo stesso suo pallore e trasparenza, era come se nella notte avesse perso densità, poteva giurare che le vedeva attraverso. Lo oltrepassò sbattendogli contro e lui non la fermò, non le disse niente, lasciò che andasse per la sua strada, come se niente fosse successo.
Era andata nella sua camera a cambiarsi, aveva messo i suoi vestiti babbani, prese un libro qualunque e si diresse verso il parco. Incrociò Viktor ma era come se fosse trasparente, lo aveva guardato ma i suoi occhi non lo registrarono, la salutò ma lei non rispose. Lesse, o meglio teneva il libro in mano mentre pensava, stette fuori tutto il giorno e ben oltre ľora di cena. Tornò dentro solo quando il freddo era così intenso da non poterlo più sopportare.
Andò dritta nella sua stanza e prese il libro porpora e lo avvolse nel mantello, quel mantello era rimasto lì dalla proclamazione dei campioni e ogni tanto lei lo sfiorava, lo stringeva e lo annusava . Era come avere Severus tutto per sé, almeno per un minuto. Anche ora che stava avvolgendo il libro sentiva la stoffa sotto le sue dita ed era come tornare al giorno precedente, quando gli accarezzava il viso e sentiva la sua pelle, il suo odore e tutto il suo corpo e di nuovo pianse disperata.
Era notte eppure sentì dei passi fuori dalla sua porta, Piton tese ľorecchio. Non erano di soppiatto o svelti come di chi scappa dopo aver fatto un qualunque genere di scherzo, la cosa lo insospettì ancora di più, così decise di aprire la porta e vedere cosa stesse succedendo.
Non c'era nessuno, solo il suo mantello, quello che aveva lasciato da lei, ripiegato ai suoi piedi.
Non aveva più niente di suo ora, era come aver cancellato quelle settimane in un colpo solo, era come se non fosse successo niente, non si erani baciati, non avevano discusso, scherzato, non ľaveva confortata, non avevano quasi fatto ľamore...
Lei era ferma davanti alla sua porta, non riusciva a stringere la maniglia e rassegnarsi che tutto fosse finito così quando sentì un tonfo, si girò e vide Severus con il mantello aperto in mano e il libro ai suoi piedi.

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Capitolo 12
*** Letto di chiodi ***


12 - Letto di chiodi Ad entrambi il cuore era arrivato ai piedi, finalmente aveva afferrato la maniglia della porta, la strinse così forte che le facevano male le dita, eppure non riuscivano a distogliere lo sguardo.
La vedeva li, ferma, pallida, i suoi occhi, per uno strano gioco tra le luci e le lacrime, erano coperti da un velo grigio che le impediva di vedere, erano come... morti. In un attimo tornò a quella sera, la sera in cui un Avada kedavra di Voldemort ľaveva portata via per sempre, fu come rivere quel momento e il suo corpo non resse. Svenne
Lei corse fino a lui e si assicurò che respirasse, che ci fosse battito, quando vide che erano presenti prese le cose che gli aveva lasciato sulla soglia e le gettò dentro, non voleva metterlo nei guai, nel frattempo chiamò i soccorsi.
Quando Severus fu portato in infermeria le chiesero cosa fosse successo, disse che non lo sapeva, stava studiando quando aveva sentito un tonfo ed era uscita per controllare lo aveva trovato lì, steso a terra.
Era passato un giorno, era ancora in infermeria, lei voleva andare a trovarlo ma non poteva farsi vedere, indossò il mantello e lo raggiunse.
Era seduto su un letto, circondato solamente da altri letti tutti vuoti, aveva le mani in grembo e guardava fuori, ma i suoi pensieri erano rivolti a lei. Non pensava ai suoi occhi ma a come lo aveva trattato, avevano avuto tanti bassi e pochissimi alti ma lei aveva fatto di tutto per stargli vicino, ľaveva anche baciata e lei non ľaveva respinto, ľaveva spogliata e non ľaveva respinto, stava per farci ľamore e, di nuovo, non ľaveva respinto. Si era confidata, ritenendolo una persona degna di fiducia e lui quella fiducia ľaveva tradita.
Lei era in piedi al suo fianco, in silenzio, stretta sotto al mantello e solo ora si rendeva conto che non aveva senso esserci lì, le aveva fatto capire forte e chiaro di non volerla.
"Cosa sei venuta a fare?" disse Severus, lei si fermò impietrita, doveva per forza parlare con lei, non c'era nessun'altro nello stanza a parte loro, si volto verso di lui, era girato verso di lei e aveva gli occhi puntati sui suoi anche se non la stava veramente vedendo, come se non riuscisse a metterla a fuoco "tu, tu riesci a vedermi? Non è possibile" esclamò.
Lui sospirò scuotendo il capo "non posso vederti ma posso sentirti" disse toccandosi il naso "ho riconosciuto il tuo profumo, sempre pensato ne mettessi troppo, sei stata da me mezza giornata e ora tutto ha il tuo odore" chinò la testa, e vide che aveva un mezzo sorriso.
"Non volevo disturbarti, volevo solo vedere come stessi, dalla tua lingua direi benone quindi vado" si girò per andarsene quando le prese il polso, ma non si girò, i suoi occhi erano puntati sull'uscita. "Vorrei che tu rimanessi, avrei bisogno di parlarti", rimase voltata "di cosa?", mollò la presa sul suo polso "direi che sono tante le cose da discutere non credi?". Le avrebbe detto tutto: il solo motivo per cui era interessato a lei, che quel bacio e quello che ne era seguito era uno sbaglio colossale, non poteva più stare nella sua vita, per lui era solo un incidente di percorso, non aveva bisogno del suo affetto né di lei.
"Senti io..." si fermò, sentiva un brusio da fuori la porta, tante voci preoccupare e Madama Chips entrò con Viktor su una barella tenuta a mezz'aria. Era sempre lui, anche da svenuto riusciva a rovinargli i piani. A quanto pareva su tanti momenti aveva scelto proprio questo per cadere e sbattere la testa, che persona inopportuna.
A lei venne un colpo, si era completamente dimenticata che ľavesse anche invitata alls partita, gliene aveva parlato la sera in cui era scappata da Severus e lei preferiva essere al fianco di chi ľaveva ferita e respinta invece che di essere vicina a chi con amore ľaveva accolta.
Approfittò della confusione per uscire da lì indisturbata, si mise subito fuori la porta togliendosi il mantello, voleva sembrare appena arrivata, che lo avesse seguito dallo stadio a lì.
Mezz'ora dopo Madama Chips uscì e la trovò seduta a gambe incrociate davanti alla porta "puoi andare se vuoi ma sta dormendo. Ha sbattuto la testa, attenta a non svegliarlo. E mi raccomando non disturbare il professor Piton che ha bisogno di riposo totale"
Viktor era nel letto direttamente di fronte a Severus, lei prese una sedia e si mise al suo fianco, lo accarezza gli sfiorava le mani e gli baciava la fronte. Lo guardava con gli occhi dell'amore, prima quello sguardo e quelle attenzioni erano per lui, lo aveva guardato allo stesso modo e sfiorato allo stesso modo. Vederlo da fuori gli aveva come aperto gli occhi.
Si era reso conto di volerla, voleva svegliarsi accanto a lei, i suoi sguardi innamorati, voleva essere il solo a sentire il suo corpo e che le sue braccia stringessero lui e lui soltanto. Non era più così sicuro che i suoi sentimenti fossero solo guidati dal fatto che avesse gli stessi occhi di Lily, si addormentò pensando di stringerla a sé, di vederla al suo fianco quando si sarebbe svegliato.
Quando si svegliò Viktor era confuso, non capiva dove fosse, c'erano molte finestre, la luce era quasi accecante e non riusciva ad aprire completamente gli occhi e pensava che la testa gli sarebbe scoppiata da un momento alľaltro, ľultima cosa che ricordava era di essere sul campo di quidditch, cosa era successo? Vedeva bene solo una sagoma nera controluce che si muoveva verso di lui e mosse le mani per scacciarla.
"Calmati, hai una commozione cerebrale, bevi questo ti farà bene. E non muoverti troppo o la sveglierai" non poteva vederlo ma la voce ľaveva riconosciuta, era proprio lui, il professore che gli aveva rubato la pergamena! "Chi mi assicura che non sia veleno?", "oh nessuno te lo assicura" disse Piton sarcastico "ma hai due scelte, tenerti il mal di testa e qualsiasi altra cosa tu abbia o bere questa e riprenderti, a me non cambia niente".
Bevve la pozione, solo ora che vedeva nitidamente si accorse che lei gli stesse dormendo addosso, doveva averlo seguito dalla partita, le accarezzò i capelli, all'improvviso la rabbia gli ribollí dentro "levami una curiosità, sbaglio o tu sei quello che mi ha rubato la pergamena e me ľha fatta arrivare in lacrime ľaltro giorno? Perché se è così devo ringraziarti, è solo per merito tua se siamo insieme", "lei non ha molto di cui ringraziarmi è finita insieme a uno che non sa stare nemmeno a cavallo di una scopa, non ha fatto un grande affare" disse beffardo. Viktor non poteva crederci, non solo ľaveva ferita e aveva derubato lui, ma lo stava anche sbeffegiando "meglio cadere dalla scopa e stare con lei che camminare su due piedi e rincorrerla senza poterla avere, sai mi hai detto che le fai pena", gli occhi di Severus diventarono due fessure "innanzitutto io non le corro dietro, e se proprio lo vuoi sapere io e lei abbiamo dormito insieme più volte da quando la frequenti".
No, non era vero, non poteva credere alle sue parole "SEI UNO STRAMALEDETTO BUGIARDO!" urlò e il professore gli fece cenno di tacere, si allontanò e tornò con una coperta che posò sopra la ragazza "ti ho detto di fare silenzio o la sveglierai. Perché pensi ti stia aiutando eh? Solo perché lei sarebbe triste a saperti morto, io avrei tranquillamente corretto alľarsenico quella pozione". Fece un rapido cenno con la bacchetta e la ragazza si sollevò andandosi a posare qualche letto più in là, Piton ľavvolse in una bolla e insonorizzó la stanza con un muffliato.
"Caro Viktro" disse "io non mento mai, ma non penso si possa dire lo stesso di te" alzò una mano per interrompere ľobbiezione di Krum sul nascere. "Dubito tu abbia mai sentito parlare di Verita Serum, il siero della verità, ne bastano tre gocce e non saremo più in grado di mentire nemmeno volendolo. Se hai detto tutta la verità e non hai nulla da nascondere potremmo berne 3 gocce a testa e vedere chi mente qui", "accetto" disse Viktor in fretta senza pensarci due volte "un'ultima cosa signor Krum, per evitare che a qualcuno vengano strane idee firmerei un contratto magico vincolante. Chi dovesse rivelare il contenuto di questa nostra conversazione avrà lo spiacevole effetto collaterale di vedere la propria lingua gonfiata a dismisura, fino al arrivare ai piedi perdendo la possibilità di parlare o fare qualsiasi altra cosa per due settimane, che ne dici?"

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Capitolo 13
*** Gli occhi della notte ***


13 "Ho già detto che accetto" disse Viktor, i due preparano la pergamena e quando entrambi ľebbero firmata Severus andò fuori dalľinfermeria e tornò pochi minuti dopo, aveva in mano un bicchiere con del tè e una piccola boccetta, il liquido al suo interno era limpido e verde smeraldo.
"Come so che non vuoi ingannarmi e che berrai anche tu verita serum?" Piton alzò un sopracciglio "ma veramente le piace uno come te? Perché berremo dallo stesso bicchiere ovviamente". Versò con attenzione tre gocce dell'ampolla nel bicchiere e bevve metà de contenuto, poi lo passo a Viktor che bevve quello che rimaneva.
"Abbiamo mezz'ora prima che ľeffetto svanisca, ognuno di noi porgerà una domanda per volta alľaltro a turno, se vuoi puoi iniziare" disse Severus, "visto che non menti mai sentiamo, quando avreste dormito insieme?"
le parole uscirono senza controllo dalla bocca di Piton "una volta si è addormentata nel mio ufficio mentre leggevo per lei. La seconda volta si è addormentata nel mio ufficio dopo che avevamo cercato di fare ľamore". Il groppo alla gola fu immediato per Viktor, ok non avevano veramente dormito insieme però avevano cercato di fare ľamore. Perché poi, lui non le bastava?
"Tu invece, quando hai dormito con lei?", anche a Viktor sembrò che le parole uscissero dalla sua bocca indipendentemente rispetto alla sua volontà. "Quattro in totale, la prima sera sono rimasto io da lei, avrei voluto fare ľamore con lei ma abbiamo solo dormito, la seconda volta lei è venuta da me, la terza volta eravamo di nuovo da lei e abbiamo fatto ľamore, i nostri corpi sembravano creati solo per quel momento e l'ultima volta è stato ľaltra sera, dopo che tu ľhai spinta fra le mia braccia".
Lo aveva ingannato più di una volta, aveva fatto entrare un'intruso sotto al suo naso e per di più ci aveva fatto ľamore. Questa era la cosa che lo feriva di più nella sua mente, il pensiero lontano che loro fossero andati oltre la semplice conoscenza c'era, ma era nebuloso, lontano ora invece glielo stava proprio sbattendo in faccia. Del resto però non poteva aspettarsi troppo visto come ľaveva trattata.
"Arriviamo al dunque, cosa provi per lei?" chiese Viktor "inizialmente niente, ero solo attratto dai suoi occhi, mi ricordavano quelli della mia Lily, ma più passo il tempo con lei più mi accorgo di desiderarla, di volerla solo per me, penso di essere innamorato" istintivamente si portò le mani alla bocca, non lo aveva ammesso neppure a sé stesso e ora lo stava sbandierando a un perfetto sconosciuto, ma ora era il suo turno e sapeva esattamente cosa chiedere "ti frequenti con altre ragazze?" Viktor si tappo la bocca ma le parole uscirono comunque anche se smorzate "Si". Lo sapeva! Lo sapeva che fosse un meschino, lo vedeva sempre insieme alla Granger, non poteva essere un caso.
"Perchè non avete fatto ľamore? E chi è Lily?" chiese Viktor. Non voleva dirgli la verità, non voleva far sapere a quel ragazzino perchè non fosse riuscito ad averla ma doveva farlo "volevo che la mia prima volta fosse con Lily e quasi mi sembrava vero ma poi ho aperto gli occhi e ho visto lei sono crollato, non era ľamore della mia vita e soprattutto non la amavo. Lily è il mio unico grande amore, purtroppo è morta quindici anni fa. E queste sono due domande non una, non sai nemmeno la matematicadi base vedo" disse lui, sentiva le lacrime al bordo dei suoi occhi ma non cedette.
"Cosa provi tu per lei?" Viktor ci mise un attimo a rispondere "non lo so, a volte è quasi come se ľamassi però quando sono con Hermione è come se non esistesse. Come se fosse un'amica lontana, poi però quando mi stringe a se vorrei spogliarla e farci ľamore. Non lo so, è complicato". Era senza parole, lui si era comportato male ed era innegabile, ma anche Viktor quanto a cialtroneria non era secondo a nessuno, si girò a guardarla e gli si strinse il cuore a sentire come aveva parlato di lei.
"Cosa farai ora?" chiese Viktor "voglio continuare a vederla, cercare di riguadagnare la sua fiducia e magari il suo perdono, spero che possa amarmi per quello che sono" Viktor sapeva che se qualcuno poteva amarlo veramente questa era lei ma sperava che non ci riuscisse, voleva continuare a vederla. "Cosa provi quando la vedi?" Viktor lo guardò stranito "bho non so, credo niente? Non mi ci sono soffermato troppo". Stava per porre la sua domanda ma Severus lo precedette "posso descriverti cosa provo io quando la vedo? Tranquillo non vale come domanda, potrai farmela dopo" Viktor annuì. "Quando la vedo sento il cuore che inizia a battere così forte che sembra quasi voglia farsi sentire da lei, quando mi guarda i miei pensieri si mescolano e sragiono. Se poi mi sorride vorrei solo solo stringerla a me e baciarla fino a toglierle il fiato. Capisci dove voglio arrivare?" Viktor fece cenno di sì con la testa ma poi rispose "no".
"Come temevo" disse Severus scuotendo la testa "io ti capisco, capisco che tu la voglia, che abbia voglia di leggerezza, che ti diverta insieme a lei ma rifletti, cosa pensi possa succedere a Giugno quando ripartirai? La ferirai ancora, come hai, anzi no, come abbiamo fatto fino ad ora. Io ti capisco ma rifletti un attimo, pensa anche al suo bene". Viktor stette qualche minuto in silenzio e poi parlò "fammi indovinare, il suo bene per caso saresti tu? Sbaglio o è vietato che un professore e un'alieva abbiano una relazione? Anche tu la nasconderesti o sbaglio? Lei poi non sarà mai come la donna che hai nominato prima, dovrà vivere per sempre alla sua ombra? Non sono così sicuro che sia proprio tu il meglio per lei. Il meglio sarebbe farci da parte entrambi ma io non lo farò".
"Hai ragione, sono tanti i motivi per cui entrambi siamo sbagliati ma ripensa alle parole che ci siamo detti. Confronta i tuoi sentimenti con i miei. Hai ragione, ho sbagliato ad avvicinarla per Lily ma ora sento che le cose sono cambiate, che io posso renderla felice e lei può rendere felice me. Tu hai già un'altra senza fare troppo sforzi e non hai rimpianti a frequentarla stando con lei. Ti senti davvero la persona destinata a darle la felicità?". Si era tutto vero, aveva già un'altra e lui sembrava veramente innamorato di lei, però non ci riusciva, non riusciva ad accettare ľidea di perderla, avrebbe riflettuto sulle sue parole ma per ora voleva lasciare le cose com'erano.
Piton si alzò e fece scomparire la bolla, le sistemò meglio la coperta, le mise sopra il mantello dell'invisibilità e la sollevò "che stai facendo, voglio che sia al mio fianco quando si sveglia", "è tardi, se dovesse arrivare Madama Chips passerebbe i guai, la riporto nella sua stanza" e senza dire un'altra parola uscì portandola nascosta sopra la sua testa.
Entrò nella sua camera e ľadagió sul suo letto, le tolse il mantello di dosso e le scostò i capelli dal viso, la sfiorò dolcemente e la coprì. Si avvicinò per baciarle la fronte quando la sentì sussurrare nel sonno,"ti prego non te ne andare, io ti amo Severus". Il viso gli si accese di rosso, lei, lei... lo amava? E così si provava questo a sentire il proprio nome seguito da un 'ti amo', era la prima volta che gli succedeva. Si sentì leggero e allo stesso tempo invincibile, una doccia fredda lo riportò alla realtà, lo amava veramente o stava solo parlando nel sonno, aveva capito che lui era lì con lei oppure stava facendo qualche strano sogno e quella frase era il risultato? Si sedette, avrebbe aspettato che si svegliasse per saperlo.

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Capitolo 14
*** I marinai tornano tardi ***


14 - I marinai tornano tardi Si svegliò di colpo verso le due del pomeriggio sollevando di colpo la schiena dal letto "Viktor! Dov'è Viktor?" disse guardandosi intorno "e tu che ci fai qui?" era rivolta a Severus che stava leggendo "calmati, ti sei addormentata là oltre ľorario di visita, ti ho riportato qui. Lui si è svegliato, sta bene ha solo battuto la testa" nel frattempo lei si era sistemata i vestiti e aveva indossato le scarpe "dovrei ancora parlarti" lei aveva già il corpo fuori dalla porta "chiacchiere dopo, ora Viktor", bhe se non altro avevano lo stesso livello comunicativo pensò lui.
Si maledisse per essersi addormentata e lo maledisse per averla portata via da lui, voleva essere la prima cosa che vedeva al suo risveglio, correva concitatamente, voleva arrivare in infermeria e voleva arrivarci subito.
Quando entrò vide una cosa che prima non c'era, tutti i separé della stanza erano intorno all'unico letto occupato, era strano no? A che gli serviva la privacy se era da solo lì dentro? Si avvicinò e scostò il bordo della tenda quando li vide. Occupavano in due un letto singolo il che significava stare vicino, molto vicino, troppo vicino. Lui aveva un braccio intorno alle sue spalle e il viso sprofondato nei capelli di Hermione mentre lei era poggiata sul suo petto con il braccio che gli cingeva la vita. Ora capiva il perché di tutti quei separé, richiuse la tenda.
Il suo primo istinto fu quello di urlare, spaccare tutto dalla rabbia, fargli sentire quello provava ma poi si fermò. Che senso aveva farlo? Di certo lei non ľaveva obbligato a farle spazio nel letto ed abbracciarla quindi perché scenate se tanto a lui non sarebbe importato? Poi si erano detti di non mettersi troppi vincoli no? Di non volere una relazione troppo stretta, certo che però con lei invece ci stava stretto eccome. Alla fine non poteva nemmeno lamentarsi troppo, anche lei aveva approfittato della situazione anche se lui non lo sapeva, si vede che era destino che andasse così e tornò sconsolata ai dormitori.
Entrò nella sua stanza e Severus non c'era più così si mise a recuperare tutti i compiti arretrati, mise il naso fuori dalla sua stanza solo a ora di cena quando andò a sedersi al tavolo dei serpeverde. Allungòlo sguardo e li vide, Viktor ed Hermione, seduti vicini a ridere e scherzare. Si concentrò sulla sua cena quando Silentr si alzò in piedi richiamando ľattenzione della scuola. I suoi occhi si soffermarono pochi secondi sul preside per poi scorrere il tavolo degli insegnanti fino ad arrivare a Severus che ricambiò il suo sguardo. Provó a fare ľindifferente e guardare davanti a se ma non pensava che Piton potesse bersela. Il preside nel frattempo parlava del torneo, di quanto fosse importantee bla bla bla per poi annunciare che la prima prova sarebbe stata tra un mese.
Finito di cenare si diresse alla sua stanza e penso che ora non aveva più nessun posto in cui scappare, non poteva andare da Viktor per nascondersi da Severus e non poteva andare da Severus per non farsi trovare da Viktor, ma a ben pensarci non aveva più né Severus né Viktor quindi non sarebbe stato un grosso problema. Si mise sul letto a leggere, fece in tempo solo ad assimilare le prime righe quando sentì bussare alla porta, ľaprí e si trovò davanti Severus.
"Devo farti i miei complimenti, ti è solo bastato svenire e sbattere la testa per imparare a bussare" disse lei sarcastica "vedo che siamo aggueriti questa sera, e dimmi un po', sei la stessa che oggi pomeriggio mentre dormiva dichiarato di amarmi o?..." lei cambiò istantaneamente mille colori. "Io, io cosa?! Dichiarmi a te?! O mio dio e Viktor mi ha sentita?", "no, ma potrebbe farlo se continui a urlare in mezzo al corridoio, pensi di farmi entrare?". Lei si spostò facendolo passare, mise fuori la testa e guardò a destra e sinistra assicurandosi che nessuno li avesse sentiti per poi richiudersi la porta alla spalle.
"Cosa avrei fatto io?!" disse lei imbarazzata "mah, niente di che, mentre ti sistemavo nel letto mi hai chiesto di rimanere dicendomi che mi amavi" disse con finta indifferenza guardandola solo con la coda dell'occhio "ma dimmi invece, com'è andata con Viktor?", lei si girò dandogli le spalle "è stata una cosa veloce, stava dormendo", "ah" disse lui, "si ma con un'altra" concluse lei. Piton sgranò gli occhi, ma si poteva essere più stupidi e sconsiderati di così?! "mi, dispiace, vuoi parlarne?", "no" disse lei sbrigativamente sedendosi alla sua scrivania "piuttosto, perché sei qua? Dubito tu ti sia scomodato per parlare di Viktor". Lui si schiarì la voce, era pronto, le avrebbe detto tutta la verità.
"Volevo solo dirti che, se te la senti, io sono disposto a continuare i nostri pomeriggi di lettura", pensò che dopo tutto lei non avesse tutti i torti a chiamarlo codardo. Voleva dirle che la amava, che voleva che lei fosse solo sua e invece era solo riuscito a parlarle di Viktor e di quegli stupidi incontri di lettura. Lei aveva pensato a chissà che discorsi lui fosse venuto a farle e invece era tutto qui, quasi quasi tirò un sospiro di solievo, almeno non erano altri drammi "oh, ehm ok, va bene" disse alzando le spalle. Piton si alzò capendo che non c'era molto altro che potesse o meglio, volesse dirle e si diresse alla porta aprendola "perfetto rimaniamo con il vecchio orario allora" e si chiuse la porta alle spalle.
Era esausta mentalmente, prima Viktor, poi Severus e ora si era messa pure a parlare nel sonno, aveva bisogno di riposare e non pensare a niente. Si mise il suo vecchio pigiama, aveva quasi pensato in realtà di mettere quello di Viktor ma a ben pensarci non le sembrava il caso, e si sdraiò cercando di dormire. Si stava rigirando nel letto quando sentì di nuovo bussare alla porta e nervosa andò ad aprila "che altro c'è?!" disse alzando un po' troppo la voce.
"Oh, scusami, ti disturbo?" era Viktor questa volta non Severus "oh no scusami, pensavo fosse qualcun'altro, entra pure", socchiuse la porta e lo fece accomodare. "Stai bene? Come mai non mi sei più venuta a trovare oggi?", lei gli fece un mezzo sorriso "in realtà sono venuta, ma non eri da solo e non volevo disturbare" la voleva mettere giùvaga per evitare imbarazzi, fu Viktor questa volta ad arrossire leggermente. "Ah, si bhe guarda" lei scosse il capo e lo interruppe "non dire altro, non serve. Certo, non posso dirti di essere stata la persona più felice del mondo davanti a quella scena ma ne avevamo già parlato. Avevamo deciso di non impegnarci troppo ma ho mentito, in primis a me stessa. Non riuscirei mai a vederti con un'altra, sono innamorata di te, e questo è sicuro, ma forse non abbastanza da impegnarmi per farti innamorare, anche io ho la mente occupata da qualcun'altro. È meglio mettere un punto ora e proseguire ognuno per la sua strada ora che siamo ancora in buoni rapporti non ti pare?". E così ľaveva spuntata il professore a quanto pareva, bhe almeno era stata lei a chiuderla e non era toccato a lui più avanti. Si alzarono insieme, lei prese il pigiama che poco prima stava per mettere e glielo porse "questo credo che sia tuo" lui lo guardò un attimo, lo prese e lo lancio sul letto.
La prese fra le sue braccia e la strinse come non aveva mai fatto prima aveva un braccio dietro alla sua schiena e una mano fra i suoi capelli e si baciarono, lui stava piangendo e non sembrava intenzionato a lasciarla. Le posò infine le labbra sulla fronte, sentiva le sue lacrime scendergli dal mento e rigarle il viso. Come poteva mantenere il suo proposito dopo questo? Dopo minuti che entrambi sperarono fossero interminabili lui la lasciò e si guardarono in viso, avevano gli occhi luci e ľespressione di chi aveva cambiato idea. Viktro preso il suo pigiama dal letto "ricordati sempre che ti voglio bene, la mia porta sarà sempre aperta per te. Mi mamcherai", la strinse un'ultima volta, uscì chiudendosi la porta alla spalle, lei rimase lì a fissarla sperando che, come era già successo lui tornasse sui suoi passi, riaprisse la porta e la baciasse per poi fare ľamore, ma ciò non avvenne. Aspettò qualche altro minuto per poi tornare a coricarsi.
Ora non aveva più niente a legarli a lei, ieri aveva ridato il libro e il mantello a Severus e ora il pigiama a Viktor. Non aveva più niente che testimoniasse quello che era successo nelle scorse settimane, era un po' come rinascere anche se molto in piccolo. La sua stanza però le sembrava più fredda, più vuota, come se avesse perso un pezzo della sua anima, eppure da un lato era felice, si era finalmente reimpossessata in toto dei suoi spazi.

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Capitolo 15
*** Fra draghi e draghetti ***


15 Le settimane che li separavano dalla prima prova volarono tra compiti, gite a Hogsmeade con le amiche e le punizioni di Severus. Si perché oltre ai pomeriggi di lettura se avevano bisogno di passare più tempo insieme ľuomo fingeva di punirla per poter stare insieme
Anche quelli che erano iniziati appunto come pomeriggi di lettura erano cambiati, ora per la maggior parte del tempo si trovavano la sera, un po' da lui e un po' da lei. Se lei aveva troppi compiti lui stava da lei e parlavano quando riusciva, se invece era lui quello impegnato lei si portava un libro e lo osservava lavorare.
Le cose però tra di loro non erano cambiate un granché lui era sempre sarcastico e scostante ma cercava di farle capire che era sempre disponibile, mentre lei lo punzecchiava e provocava continuamente ma ogni tanto 'involontariamente' qualche carezza o complimento le sfuggiva.
Era la notte precedente alla prima prova, erano nella stanza di lei sul letto, lui seduto con la schiena che poggiava sulla testata del letto mentre lei era in pigiama, sdraiata al suo fianco, aveva le mani sotto la sua nuca e guardava il soffitto. "Domani andrai alla prima prova?" disse lei interropendolo "ovviamente, sono un professore della scuola ospitante, devo andarci" aveva chiuso il libro usando il suo indice come segnalibro.
"In effetti ha senso. Io invece non credo che ci andrò" disse girandosi verso di lui "non penso di voler vedere Viktor e poi domani Hogsmeade sarà deserta, penso che ne approfitterò,".
"Io invece sono curioso di vedere in cosa consisterà la prima prova e come se la caveranno. Voglio vedere quanto dura Potter senza aiuti" lei sorrise e si guardò intorno "che succede? C'è qualcosa che non va?" le chiese lui "no, non c'entra con quello che stavamo dicendo ma" e prese una piccola pausa per trovare il coraggio di dire quello che le passava per la mente "da quando ti ho ridato le tue cose questa stanza, non lo so, mi sembra come più vuota, come se le mancasse qualcosa". Non riusciva a guardarlo mentre diceva quelle parole ma per lei che lui lasciasse qualcosa di suo voleva dire tanto, una sorta di 'non ti abbandonerò mai, sarò sempre al tuo fianco qualunque cosa accada', era un po' come mettere radici.
"Ah" disse Severus e si alzò andando verso la sua scrivania, si tolse il mantello adagiandolo allo schienale della sedia "va meglio ora?" E tornò a sedersi nel letto a fianco a lei. "Si molto meglio, grazie" rispose appoggiandogli la testa sul suo braccio. Non era nervoso, nemmeno agitato, ere avvenuto tutto con naturalezza e lui era tranquillo. Sentiva il il profumo dei suoi capelli, le sue mani che gli sfioravano delicatamente il braccio, per un secondo gli era sembrato che il mondo esterno non esistesse più. Lei si sentiva a suo agio lì dov'era, tanto da addormentarsi con la testa poggiata sul suo petto
Si perse nella lettura fino a tardi, ma aveva ľapertura del torneo il giorno dopo e non poteva proprio rimanere lì, le rimboccò le coperte e uscì un po' a malincuore dalla sua stanza. Si svegliò tardi e rimase nel letto a poltrire godendosi il caldo delle sue coperte, non aveva nessuna fretta, tutti erano al torneo e lei non aveva niente da fare. Fece un bagno caldo e si vestì, era pronta per uscire quando vide il mantello di Piton sulla sedia e lo sfiorò, le passò per la mente di indossarlo per uscire ma ľabbandonó ľidea, Hogsmeade era sempre piena di gente e qualcuno avrebbe potuto riconoscere quel mantello, aveva la maniglia della porta in mano quando si ricordò che non ci sarebbe stato nessuno in circolazione, sarebbero stati tutti al torneo, così tornò indietro e se lo mise. Per sicurezza si portò con sé anche il pranzo e un libro, ma era certa che avrebbe fatto altro.
Quando fu in paese si pentì quasi istantaneamente della sua scelta, erano andati tutti, ma proprio tutti al torneo, anche i pub erano chiusi. Si rassegnò e andò su una collinetta che dava sullo stadio. Nonostante fosse piuttosto lontano dagli spalti sentiva le urla quasi chiaramente, estrasse il suo panino ormai freddo, il suo libro si raggomitolò iniziando a leggere.
"Ah eccoti, è un ora che ti cerco", saltò per aria e le caddero sia il panino che il libro per terra, abbassò la testa e si volto "giuro che la prossima volta che entri senza permesso in camera o che mi spaventi ti lego un campanellino al collo e ti trasformo nel mio prossimo gattino". Era Severus, le fece una smorfia "pensavo di farti una sorpresa" lei lo guardò storto "anche gli infarti arrivano a sorpresa ma ci giurerei che non ne vuoi uno" ora che la osservava qualcosa era diverso in lei. I vestiti babbani forse? No, dovevano essere i capelli poi la guardò meglio "sbaglio o è il mio mantello quello che stai indossando?", lei divenne bordeaux e si girò di scatto "senti non ci sarebbe dovuto essere nessuno in giro, soprattutto non tu e io avevo freddo e così ľho messo, tutto qui"
Lui le sorrise "immagino che sia così" e le andò vicino "idee per il pranzo? Ho una fame" lei indicò il panino che le era caduto "la vedi lì la mia idea prima che qualcuno pensasse bene di farmi morire oggi", "ma quello non sarebbe bastato per due" e lei arrossì "che vuoi dire?", lui si girò verso gli spalti "sai mi annoiavo la e la tua idea di Hogsmeade deserta mi intrigava così sono venuto qui a cercarti, magari, se ne hai voglia, potremmo stare insieme oggi". Lei si bloccò mentre lui le dava la schiena e agì di impulso: gli poggiò il viso contro abbracciandolo da dietro, lui si girò e poggio le labbra sopra la sua testa mentre la stringeva a sé. Passarono tutto il giorno insieme, lui ogni tanto le teneva la mano mentre camminavano insieme, quasi come fossero una coppia.
Tornarono a orario di cena, come varcarono la soglia di Hogwarts le loro mani si separarono, lei teneva il mantello nascosto sotto la sua maglia in modo che non fosse visibile e si diresse alla sua stanza mentre Severus andò spedito al banchetto, lei si era già messa in pigiama quando sentì bussare, aprendo la porta ľodore di cibo caldo la avvolse "sto morendo di fame, che hai preso?". Era venuta a Severus ľidea, anziché separarsi lui sarebbe andato a prendere la cena e avrebbero mangiato insieme in camera, quello sarebbe stato probabilmente uno dei pochi giorni che avrebbero potuto passare insieme, la fuori e non voleva che finisse. Mangiarono ridendo e parlottando fino a notte inoltrata quando lui fece per alzarsi "hai mai provato i letti dei dormitori degli studenti?" chiese lei, lui la guardò stranito "che domande, ti ricordo che ho fatto anche io questa scuola". Lei alzò gli occhi al cielo e gli afferrò una mano con le sue "si ma quello un milione di anni fa, li avranno cambiati da allora no? E poi per colpa del tuo mantello ho preso freddo, forse dovresti rimanere qui questa notte e assicurarti che io stia bene non trovi?".

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Capitolo 16
*** Che rumore fa la felicità ***


16 - Draco dormiens nunquam titillandus Piton alzò un sopracciglio "se proprio la metti così" disse uscendo, tornò qualche minuto dopo con ľoccorente per passare la notte lì "e io dormivo in questo letto massimo vent'anni fa non un milione, miss simpatia" disse sorridendo.
Lei lo guardò a sua volta, sorrise e gli sfiorò delicatamente il viso, era perplesso "va tutto bene?" le chiese, lei annuì "questa è una delle poche volte che ti ho visto sorridere, probabilmente la prima che lo fai senza ironia. Sei ancora più bello del solito". Era in imbarazzo, non era il loro tipo di rapporto, loro non si dicevano quel genere di cose, a dirla tutta loro non erano nemmeno un loro ma non era riuscita a trattenersi.
Per la prima volta in vita sua qualcuno gli aveva detto che era bello, anzi più bello del solito il che significava che per lei lo era sempre, aveva apprezzato il suo sorriso, era la prima volta che gli succedeva qualcosa di simile, lei lo guardava con amore non con disprezzo.
"Pensavi veramente quello che mi hai detto ľaltro giorno?" lei lo guardo confusa "quando?", "quando hai detto che mi amavi", gli tolse la mano dal viso e guardò verso il basso "vuoi veramente parlare di questo argomento? Vuoi veramente sapere se ti amo o no? Dimmi, se ti dico ti dico di no, e tu fossi innamorato di me, saresti ancora disposto a vedermi? Perché ti avverto che se io ti dicessi di sì e tu non mi ricambiassi io non riuscirei più a uscire con te.".
Aveva ragione, non sapeva quale delle due risposte lo spaventasse di più, se lei avesse risposto sì non sapeva cosa fare, non era mai stato fidanzato. Che si doveva fare? Come avrebbe potuto gestire la loro storia e il suo lavoro. E se avesse risposto di no era pure peggio, sarebbe stato respinto un'altra volta, probabilmente non sarebbe più riuscito a guardarla con gli stessi occhi.
"Questa volta hai ragione" lei sospirò e gli mise una mano fra i capelli scompigliandoglieli "dimmi qualcosa che non so pipistrellino" gli fece una linguaccia e iniziò a correre per la stanza con lui che faceva il finto offeso e la seguiva.
"Pensi di riuscire a stare al passo? Non sei più giovane come una volta" disse lei provocandolo, lui si fermò alzando lievemente un lato della bocca "vedi, la sottile differenza tra me e te sta proprio qui, tu usi le gambe io invece la testa" mosse la bacchetta e in un attimo lei si sentì sollevata per una caviglia.
"Ma sei diventato tutto scemo?! fammi scendere che mi si vedono le mutande", "buon segno no? Vuol dire che le hai" disse lui sorridendo "hai proprio scoperto il mio segreto Sherlock Holmes" disse lei scocciata. Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, aveva solo una maglietta larga indosso e un paio di mutandine. La fissava millimetro per millimetro come a volersi imprimere la sua immagine sulla retina. Le sue gambe scalciavano, erano corte ma proporzionate, il suo sedere era tondo, grazioso avrebbe voluto quasi morderlo o sfiorarlo, le sue mani erano impegnate a tenere su la maglietta per coprirsi rendendola attillata sul seno, non doveva portare un reggiseno perché riusciva a vederle i capezzolli. Avrebbe voluto spogliarla, vederla completamente nuda, baciarla, possederla, mettere le mani su ogni parte del corpo.
"Sei ancora qui?" disse lei alzando la voce riportandolo alla realtà "ti decidi a mettermi giù?", lui le si avvicinò e sorrise "e perché dovrei? Sei carina a testa in giù, perché non vieni a vivere nel mio antro?" e la baciò. Questa volta era diverso, non aveva paura, ma la desiderava. Ľaveva colta alla sprovvista e per un momento si dimenticò di essere a testa in giù lasciando andare la maglietta che le ricadde sul viso..
"Muoviti a liberarmi, più mi tieni qui e peggiore sarà la punizione quando mi farai scendere", la libero vicino a sé, lei barcolló e lui le andò incontro per sorreggerla, "grazie" gli disse subito prima di sferrargli un pugno allo stomaco, lui rimase piegato qualche minuto, dolorante, con la testa sul fianco di lei sotto al suo braccio, quando si riprese lei lo guardò "dove eravamo rimasti?" e lo baciò. Lui la sfiorava ma voleva sentire il suo corpo, vederlo nudo, imprimerlo nella sua mente così si staccò da lei prendendo i lembi della sua maglietta e guardandola negli occhi cercando il suo consenso, lei annuì e lui le sfilò la maglia.
Lei istintivamente si coprì il seno con le braccia, "no, ti prego" disse lui, lei tornò ad abbassarle distogliendo lo sguardo, lui era inginocchiato e le strinse i seni, li sfiorò con le mani, ci mise il viso in mezzo, lì bacio annusava ľodore della sua pelle, poteva sentire il suo battito accellare. Scese e posò la testa sul suo ventre stringendola mentre lei gli accarezzava la testa, le tolse le mutandine. Era circondato da ogni tipo di odore, la sua pelle, il suo profumo, la sua voglia, si sollevò e la mise sul letto per continuare quello che stava facendo quando lei lo fermò, "sai vero che bisogna essere entrambi nudi per andare avanti si?'.
Era così preso da lei che si era dimenticato di spogliarsi, si alzò dal letto si tolse i vestiti, stava per tornare a letto ma venne fermato. "Aspetta", ora era lei che lo stava guardando e non gli sembrava vero. Aveva un fisico asciutto ma non allenato, gli addominali appena accennati, le gambe e le braccia definite. Non le pareva vero di essere nella sua camera completamente nuda insieme lui, doveva essere un sogno. Lo raggiunse e lo sfiorò "volevo solo assicurarmi che fossi vero, che non fosse una fantasia". La prese e la spinse sul letto.
Si stava per mettere sopra quando lei rise "credevi veramente pipistrellino che avrei lasciato a te il controllo?", lo fece sdraiare e si sedette sopra di lui guardandolo negli occhi, si muoveva ritmicamente, gli mise le mani sopra i suoi fianchi ma lui le fece arrivare ai seni quando gli sussurrò "siediti". Lui obbedi, ora i loro corpi era stetti, avvinghiati. Lei aveva il collo teso con il viso rivolto al soffitto, gli occhi cerano chiusi mentre lo stringeva fra le braccia, lui le mise le labbra sul collo e la baciò, la morse e la strinse a se. Continuarono per parecchio ore a stare insieme fino a che lui non si sdraiò esausto con le braccia spalancate, lei si mise sulla sua spalla destra mettendogli una gamba sopra i fianchi, come a coprirlo. Lui era affannato "quindi è questo che si prova" lei lo guardò dubbiosa "si ma penso tu lo sappia no? Non è mica la prima volta" lui arrossì, il messaggio era chiaro e cercò di correggere il tiro "wow, non lo avrei mai detto. Comunque se questa è la prima volta posso dirti che il nostro rapporto sarà in discesa" disse sorridendo.
Lui la stava accarezzando "Sev" disse lei, lui si girò a guardarla "ti amo", era immobile, sorrise "anche io" rispose stringendola più forte a se, per la prima volta si addormentarono insieme, abbracciati. Nelle settimane successive continuarono a vedersi assiduamente anche se ormai la lettura era solo un lontano ricordo, il loro tempo lo passavano nudi, facendo ľamore o semplicemente stando insieme. Fuori dalle loro stanze dovevano fingere di odiarsi ma quando erano da soli... lui non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e lei lo provocava costantemente. Ogni tanto lui provava a mantenere il buoni propositi, si sedeva con un libro sul divano chiamandola, lei arrivava con solo le mutandine sdraindosi su di lui facendogli usare la schiena come poggia libro. Ovviamente non riusciva a mantenere la concentrazione, lei poteva sentirlo, per dispetto allora la mordeva o la sculacciava e le buone intenzioni finivano in camera insieme a loro due.
Una volta si era seduto nel suo studio, pronto per leggere e ľaveva chiamata, lei era uscita dalla sua stanza con indosso solo una sua camicia "ora ti metti pure a rubarmi i vestiti?" disse, mentre metteva il libro di lato e la faceva sedere sulle sue gambe tirandola per un braccio "mi serviva qualcosa da abbinare al tuo cuore" gli disse facendogli una linguaccia "tanto sta meglio a me" aggiunse con aria di superiorità. Lui le stava baciando il collo e alzò la testa "permettimi di dissentire", era serio "tu stai bene solo quando hai me addosso" e la porto nella sua stanza. Quando ebbero fatto ľamore lui si girò a guardarla "hai qualche programma per sabato prossimo?" chiese lui "si c'è il ballo del ceppo" gli rispose, "ah me ne ero proprio scordato" disse con aria vaga "hai già un cavaliere per la serata?", lei lo guardò storto "no, perché dovrei?", "sai stavo pensando, magari potrei fare un giro in città questo fine settimana, potrei rubare qualche capello e bere una certa pozione per venirci con te". Lei si sollevò di colpo "sì sì sì" e lo baciò su tutto il viso. Entrambi pensarono che non si potesse essere più felici di così.

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Capitolo 17
*** Pretty big liars ***


17 - Draco dormiens nunquam titillandus Era metà Dicembre e loro stavano insieme da qualche settimana, aveva approfittato della gita di Hogsmeade per prendergli un piccolo regalo, non si sarebbero dovuti vedere quella sera ma raramente organizzavano i loro appuntamenti ormai, si mise il mantello e andò con il suo regalo stretto al petto nella stanza del professore, la porta era socchiusa ed entrò. Provó a chiamarlo un paio di volte ma non ottenne risposta, stava quasi per andarsene quando uno strano bacile si illuminò e lei vide riflessa la sua immagine e quella di Piton.
Si avvicinò per guardare meglio ma venne risucchiata da un vortice grigiasto. Era finita in un modo dai toni spenti, seppiati, come se fosse in una vecchia foto, si guardò intorno, era in un bosco che non conosceva, vide due ragazzini venirle incontro. Lui era tutto vestito di nero con abiti che non erano fatti per stare insieme, mentre lei aveva i capelli rossi e gli occhi verdi, a differenza di tutto quello che li circondava quest'ultimi erano luminosi come smeraldi. Cercò di fermarli per capire dove fosse ma loro le passarono attraverso. Ora si che era confusa, si mise a seguirli per capire se li conoscesse o se potessero aiutarla a uscire di lì quando la bambina chiamare il suo amichetto 'Severus', si fermò di colpo. Quel bambino doveva essere Piton, le fece una tenerezza infinita, in effetti non aveva riflettuto sul fatto che anche lui fosse stato un bambino, sentendo la loro conversazione capì che lei si chiamava Lily.
Vide tutta la loro storia, fino alla morte di lei, lui che la stringeva straziato dal dolore. Arrivò di colpo al mese scorso, a quando tutta la storia tra lei, Viktor e Severus era cominciata. Rivide la loro prima lite e la sua rabbia e ci rise su. Vide fino alla sera prima della scelta dei campioni quando lei si era addormentata da lui ma la scena cambiò aspetto. I suoi occhi che prima erano spenti come quelli di tutti gli altri improvvisamente si accesero come quelli di Lily poco prima. Le nacque un sospetto, ma no, non poteva essere vero, figurati. E andò sempre più avanti nei suoi ricordi, vide quello che era realmente successo quando stavano per fare ľamore la prima volta, la discussione tra Viktor e Severus in infermeria, tutto quello che avevano detto e fatto e fu come se qualcosa dentro di lei si fosse spezzato. Così come era stata tirata dentro dal vortice fu rimandata fuori e il mondo intorno a lei tornò ad avere colori vivi e saturi.
Era lì, nel suo ufficio, con ancora il pacchetto stretto fra le mani quando iniziò a singhiozzare, non strillava, non strepitava, non faceva scenate, era solo lì, ferma, sul posto a piangere, posò il regalo sulla scrivania e sé ne andò.
Era nella sua stanza seduta e non riusciva a fare altro che sentirsi stupida odiava Viktor, gli aveva voluto veramente bene nonostante tutto e a lui non era importato, ľaveva tenuta solo per egoismo, non voleva mostrarla per 'proteggerla' come diceva lui e poi raccontava tutto ciò che per lei era importante a quello che per lui era un perfetto sconosciuto. Quello però che ľaveva veramente ferita e umiliata era Severus, lei lo amava e non da un paio di settimane ma dalla prima volta che lo aveva visto, lo aveva amato come solo un'undicenne poteva fare, era cresciuta con lui non smettendo mai di provare qualcosa, poco le importava di non avere speranze ci aveva sempre fantasticato, certo senza mai perderci il sonno, ma lui era sempre stato lì. E ora questo, lei era solo un feticcio, ľunico rimasuglio di una donna morta, questo era lei ai suoi occhi. Come ľaveva descritta? Anonima, insignificante ma aveva gli occhi di Lily. Tutto quello che lui aveva pensato di lei le risuonava in testa, le si ficcava nel cervello, semplicemente lei non era abbastanza. Non abbastanza per Viktor che aveva preferito Hermione, e non abbastanza per Severus che in lei vedeva solo un ricordo di qualcuno che aveva amato.
Non poteva finire così, non voleva finisse così, era delusa, amareggiata, ferita, ma la rabbia prese il sopravvento. Insonorizzó la stanza e urlò fino a perdere la voce, fino ad anestetizzare il dolore che aveva dentro. Ora doveva solo capire come fargliela pagare, come farli pentire di quello che le avevano fatto e fu semplice.
Per prima cosa andò a cercare Viktor, non sapeva più dove fosse la sua pergamena dopo la sera in cui era scappata da Severus quindi andò in sala grande, lui non c'era però c'era uno degli amici che si portava sempre con sé. Lei non ci aveva mai parlato, non sapeva nemmeno il suo nome ma valeva tentare "ciao, sono un'amica di Viktor, sai mica dove sia?". Lui la guardava sospettoso poi annuì, "ora ho capito chi sei" disse allusivo "è nella sua camera" disse ridendo, lei lo ignorò e procedette spedita verso il veliero. Salì e arrivò dritta alla sua stanza, sta volta non sbagliò nessuna svolta e bussò, Viktor aprì la porta e quando la vide le sorrise come aveva sempre fatto "hey che ci fai tu qui". Stava pensando a una scusa accettabile quando si ricordò chi aveva davanti "niente di che, è un sacco che non ci vedevamo e avevo voglia di parlare". Si dovette sciroppate un'interminabile mezz'ora di resoconti della storia tra lui ed Hermione di cui non leimportava assolutamente di nulla fino a che Viktor non gli chiese come andasse con il suo misterioso innamorato. Per un secondo le andò il sangue al cervello, faceva pure ľallusivo, quello che non sapeva niente, le venne voglia di urlargli in faccia ma si trattene, "oh tutto bene" disse lei con aria leziosa "ma sai, lui non sarà mai come te, nessuno sarà mai" lo fissò in maniera allusiva e gli sfiorò il braccio con la punta delle dita. Lui si avvicinò cercando di baciarla ma lei si spostò facendolo arrivare al collo "Viktor" disse lei con voce da oca "ho un'altra idea, ti andrebbe se domani alle quattro ci vedessimo soli, tu ed io vicino al platano?" lui annuì e lei si congedò. Non era stata se stessa e lui non aveva sospettato niente, non si era accorto che era cambiata, non gli era parso strano che tornasse dal nulla, così all'improvviso a cercarlo? Ripensò a tutto il tempo che ci aveva perso dietro, Piton aveva ragione su questo, troppo bolidi lo avevano reso scemo.
Sapeva che con Severus sarebbe stata tutta un'altra storia, a ben vedere probabilmente nemmeno lui la conosceva così bene ma era più sveglio di Viktor, avrebbe dovuto trovare un'ottima scusa per essere fredda e distante. Entrò nella sua stanza sbattendo la porta, "va tutto bene?" disse una testa che uscì a sorpresa dal bagno, non aveva riflettuto sul eventualità che lui potesse aspettarla anche se ormai era una loro consuetudine. "Ah si scusa tutto bene amore sono solo un po' nervosa, stanca" si fermò lì dov'era, non lo aveva mai chiamato amore, non era una cosa strana di per sé ma poteva insospettirlo, lui invece sorrise "mi piace questa novità, amore" e la abbracciò, lei rispose freddamente alzando solo ľavambraccio. "Sicura che vada tutto bene? Ho fatto forse qualcosa che non va o ", "no no tranquillo" lo rassicurò frettolosamente lei "sai ho una marea di compiti, poco tempo, stress. Ho bisogno di riposare", lui cercò di guardarla "ti do una mano se vuoi, ai miei tempi ero piuttosto bravo" si prese in girò sull'età come lei faceva di solito ma sta volta non gli sorrise in risposta, era dritta ferma e guardava oltre a se "non serve, voglio solo del tempo per me". Era dispiaciuto "oh, ok quando ci vediamo allora?", "domani, alle quattro davanti al platano. Ti ho preparato una sorpresa speciale" e gli sorrise. Si salutarono e lui tornò nel suo studio.
Qualcosa non tornava, era diversa, più lontana forse era davvero stress ma fino a qualche ora prima era tranquilla, normale, qualunque cosa avesse, sempre se effettivamente ci fosse questo qualcosa, non poteva essere niente di grave, infondo gli aveva preparato una sorpresa speciale per domani. Entrò e vide un pacchetto sulla sua scrivania, accanto al bacile che ripose immediatamente. La carta del regalo era verde e argento con un piccolo fiocco a chiuderlo con sotto un bigliettino, lo lesse e riconobbe la sua scrittura, c'era solo scritto 'Sev' con un cuoricino, sorrise scartandolo. Si trovò tra le mani una cornice semplice, nera con dentro i loro visi che lo guardavano, stavano sorridevano abbracciati, ľaveva scattata lei quella foto, era una delle due preferite, nell'angolo in basso a destra gli aveva lasciato una piccola dedica 'ti amo pipistrellino' la mise subito di fianco al suo letto. Gli dispiaceva di non essere con lei, avrebbe proprio voluto abbracciarla come in quella foto. Erano due settimane che dormivano insieme ogni sera, ora che lei non era lì si sentì diverso, di nuovo solo.
Il primo ad arrivare fu Severus, stringeva un piccolo pacchetto fra le mani, era andato a Hogsmeade in mattinata e le aveva comprato una collanina, era argento e un serpente stringeva tra le sue spire una piccola pietra verde, non vedeva ľora di vedere la sua faccia quando glieľavrebbe data. Stava ancora sorridendo quando vide arrivare Viktor che si fermò poco distante da lui, il suo sguardo trasmetteva trionfo. "Quale studentessa stai aspettando questa volta?" gli chiese Krum "come sarebbe a dire 'quale', a differenza tua io esco con una sola persona per volta" rispose Severus piccato. "Allora ho brutte notizie per te. Ieri è venuta a cercarmi 'sai Viktor il mio nuovo ragazzo non è come te mi manchi' e mi dato appuntamento qui per oggi alle quattro". Severus, per quanto possibile, sbianco ed ebbe un tuffo al cuore "n-non è possibile, stai mentendo. Ha dato a me appuntamento per oggi alle quattro qui", i due si guardarono con aria interrogativa.
"Ma come Sev, non hai dell'altro Verita Serum con te per vedere a chi di voi mente?" Sbuccó davanti ai loro occhi dal nulla, il suo sguardo non prometteva nulla di buono.

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Capitolo 18
*** Draco dormiens nunquam titillandus ***


18- Agrifoglio rosso "Cosa sta succedendo?" Le chiese Piton disorientato "veramente non lo hai ancora capito tesoruccio?" disse lei in tono canzonatorio. "No io" disse lui confuso "dimmi, ieri sera hai trovato il mio regalo sulla tua scrivania?" lui sorrise ma Krum li interruppe "scusate cosa ci faccio" ,"VUOI STARE ZITTO" gli urlò contro Piton, "dicevo, si sai ľho messo", "non mi interessa" rispose lei glaciale "dimmi un po', cos'era quello strano oggetto che era lì, sulla tua scrivania, di fianco al mio pacchetto", lui corrugò la fronte il mio pensatoio", "quindi è così che si chiama, interessante. Spero che tu stia capendo dove sto andando a pare". Lui rimase zitto qualche secondo "no, no... NO NO! NO!! NO!!!" disse lui facendo un passo verso di lei. Gli punto la bacchetta dritta al petto "fai un altro passo e posso assicurarti che sarà ľultima cosa che farai oggi". Viktor era spazientito da questo teatrino "sentite questa è una cosa fra di voi, io non c'entro niente, sbrigatevela da soli, io ho altro da fare". "VUOI STARE ZITTO E COLLEGARE IL CERVELLO ALLA BOCCA UNA BUONA VOLTA?!" gli urlò contro lei immobilizandolo con la bacchetta e impedendogli di parlare, "Severus, spiega al tuo amichetto che cosa hai combinato", lui raccontò in breve quello che pensava fosse successo, Viktor sgranò gli occhi cercando di parlare ma la magia glielo impedì.
"Ebbene sì" disse lei sorridendo quasi in maniera isterica "ho visto la tua dolce Lily e i suoi begli occhioni verdi, che per mia sfortuna sono tanto simili ai miei, ma soprattutto ho visto il vostro bel teatrino con il Verita Serum. Oh che uomini coraggiosi a decidere a tavolino a chi sarebbe andata la pulzella. Poverina del resto la sua testa era troppo piccina per poterlo decidere da sola" fece una faccia triste in maniera teatrale, tirò in fuori il labbro inferiore e abbassò gli occhi "meglio scambiarci tutti i modi in cui ľabbiamo ferita e umiliata, del resto lei non è mica come se avesse dei sentimenti no? Povera piccola, stupida bambolina. Mettiamo in piazza i suoi sentimenti, i suoi pensieri, perché no, diciamo anche come fa ľamore, quando e se geme". Piton aveva le lacrime agli occhi "perdonami non era mia intenzione", lo interruppe fissandolo dritto negli occhi, Viktor ormai era lì solo come contorno, sapeva di essere lui il vero obbiettivo, aveva già visto quel ardore, un'altra cosa che aveva in comune con Lily, e sapeva che i suoi guai erano appena iniziati. "Non era tua intenzione fare cosa di preciso? Uscire con me perchè ho gli stessi occhi di una donna morta? Mentire sui sentimenti che provavi per me? Decidere che io ero quella giusta solo quando l'alternativa era la solitudine? O meglio ancora convincermi che tu ne valessi la pena? Farmi credere di potermi fidare, di essere amata, forse addirittura capita, quando sono solo un giocattolo per te? Un passatempo nell'attesa che arrivi qualcosa di meglio ma nel frattempo perché non divertirsi no?" voleva piangere, urlare ma non voleva fargli vedere fino a che punto ľaveva ferita, umiliata e calpestata.
"Sei stato stupido sai? Io avrei sempre e comunque scelto te. È da quando ho undici anni che sono innamorata di te, dalla prima volta che ti ho visto entrare in aula. Ma tanto a te non è mai interessato finché non hai visto Lily in me, dubito che persino ora tu sia dispiaciuto, mi sorprendo più di me, che continuo a perdere tempo dietro qualcuno che più e più volte ha dimostrato di disprezzarmi, che il mio affetto non ti serve".
Severus si sentì morire, stringeva quel pacchettino come se ne valesse della sua vita, come se servisse a tenerlo collegato alla realtà. Ma questo non poteva essere vero, questa non poteva essere la realtà, fino a ieri era sua, poteva baciarla, stringerla, farci ľamore, parlarci, ridere insieme, e ora... ora la storia si ripeteva identica, la stava perdendo, di nuovo per colpa sua. Fece un passo avanti tendendole nuovamente la mano per stringerla quando un lampo di luce arrivò ai suoi piedi facendolo indietreggiare "pensavo di essere stata chiara a riguardo ma mi ripeterò solo perché sei tu, TU - MI - FAI - SCHIFO" disse scandendo parola per parola, "non ti permetterò mai più di toccarmi".
"Vi sentivate tanto intelligenti vero? Con quel vostro stupido patto a legarvi, eppure nonostante il vostro intelletto sopraffino non ti è parso strano Viktor che dopo settimane senza vederci o parlarci io tornassi da te come se niente fosse? Ah, già, dimenticavo, le cose con Hermione non vanno, meglio tenersi il rimpiazzo senza fare troppe domande. E tu Sev? Posso ancora chiamarti Sev vero? Tu non ti sei accorto che ti ho evitato? Che non ti ho mai guardato negli occhi, che per la prima volta in due settimane non ho voluto dormire insieme a te? Da Viktor mi aspettavo non capisse, non cogliesse le sfumature, ma tu? Mi aspettavo di meglio. Uh, scusa Viktor, mi ero quasi dimenticata di te, qualche parola per la stampa?" e gli tolse il bavaglio magico che gli aveva messo prima. Nonostante la domanda fosse per Viktor a lei non importava della risposta, lei era lì per Severus, aveva creduto a ogni singola parola e si era sentita in colpa per un uomo che nemmeno era interessato a lei.
"Io ecco, si bhe io mi sono accorto di tenere a te" lei scoppiò a ridere "BALLE", urlò inorridita. "Ci tenevi a me, tanto da non farti vedere o sentire dall'ultima volta che abbiamo parlato, tanto da non farci vedere insieme perchè 'volevi tenermi lontana dalle luci della ribalta', 'non volevi che subissi ripercussioni'. Vedo che con Hermione lo stesso problema non si è posto vero? Volevi che la nostra intimità rimanesse privata ma non hai avuto nessun problema a rivelare, a quello che per te era un perfetto estraneo, la nostra intimità. Sei un pezzente della peggior specie. Ora so perché tutti vogliono conoscere il campione e non Viktor, perché Viktor non è niente di più di una nullità su una buona scopa".
Era furente avrebbe continuato per ore a offenderli e avrebbe fatto anche di peggio ma pensò che il suo tempo trovasse impieghi migliori "ah, a proposito Sev, ho cambiato idea, non verrò al ballo con te", si voltò in direzione del castello ma dopo un paio di passi si fermò "ah, già, prima che ti vengano strane idee, io ci verrò al ballo e voglio vederti, riconoscerti, tenerti d'occhio. Non ti approfitterai mai più di me", se ne andò per davvero sta volta.
Quando lei sparì Viktor era ancora bloccato a mezz'aria, Severus fece un gesto rapido con la bacchetta liberandolo. Aveva ancora in mano il pacchetto ma non riusciva a metterlo a fuoco, le sue lacrime creavano una realtà distorta, sfocata. Si sentiva vuoto dentro, pensava di avere un buco al posto del cuore e si portò la mano al petto come a voler essere certo che non fosse così.
Anche Viktor provava dolore ma era diverso, non si sentiva in colpa per ciò che le aveva fatto ma solo per quello che lei aveva detto su di lui, di essere considerato niente di non valerne la pena. Quelle parole erano stati lunghi e dolorosi coltelli nel costato, li aveva sentiti tutti, uno per uno, aprirlo e farsi strada dentro di lui, si guardarono, entrambi avevano gli occhi lucidi.
Severus ci impiegò del tempo per trovare la forza necessaria per muoversi da lì, senza riflettere tornò al suo alloggio, davanti alla porta trovò una pila di oggetti, lì riconobbe senza esitazione, erano quelli che aveva lasciato da lei, sopra avevano un biglietto 'tu eri tutto per me, ogni tua cosa era un dono speciale. In un attimo sei riuscito a trasformare il tesoro più prezioso in spazzatura'.
Aveva cancellato ogni traccia di lui dalla sua vita con quel gesto, era già la seconda volta che succedeva e se la prima era stato un sollievo dirle addio, ora era come un incubo, un evento distaccato dalla realtà.
Si sedette sul sua scrivania posando davanti a se tutti gli oggetti, osservandoli uno a uno, c'erano dei bigliettini che gli aveva scritto senza mai aver avuto il coraggio di dargli, aveva annotato i suoi pensieri, le emozioni di ogni piccola cosa di cui non si era nemmeno accorto e le aveva riempite di cuoricini, c'erano piccole S ovunque, gli venne un sorriso, quello era il genere di cose che fai e quando ritrovi anni dopo ti penti.
Poi capì che non sarebbe successo, non si sarebbe pentita dopo anni ma lo era già, aveva tradito la sua fiducia in tutto e per tutto, quelle cose non le voleva ritrovare e riderci su, lui non sarebbe stato un bel ricordo anzi, lui non sarebbe stato affatto.
Gli aveva ridato anche i libri che le leggeva la sera, la sua camicia di quando ľaveva invitata al ballo.
Ripose ordinatamente tutti i suoi bigliettini nel primo cassetto della sua scrivania in modo da poterli trovare rapidamente. Mentre sistemava la camicia pensò tristemente che il suo armadio fosse di nuovo completo, passò una mano tra i capi quando si accorse che c'era un buco, mancava un mantello.
Ci impiegò qualche minuto a ricordarsi dove lo aveva lasciato, torno alla sua scrivania e lo cercò fra le altre cose che gli aveva ridato.
Non c'era! Poteva voler dire solo due cose: l'aveva buttato oppure l'aveva tenuto! Nel secondo caso aveva ancora una, seppur flebile, speranza di poterla riavere.
Non aveva torto, lei lo aveva tenuto, gli aveva ridato tutto tranne il suo mantello
Lo stringeva a se nel letto quando lui non era con lei, lo abbracciava ogni volta che non riusciva a credere che Severus fosse suo, lo stringeva e subito un'onda di calore e felicità la travolgeva.
Ma non questa sera, questa sera non aveva niente, o meglio non voleva avere niente, voleva farsi forza e superare tutto quello che aveva visto e sentito. Nonostante volesse eliminare tutto di lui il ricordo di queste settimane riaffiorava continuamente. Sentiva le sue mani, il suo respiro, il suo profumo, la sua sua risata. Ogni volta che pensava a un loro bel momento insieme la sua sicurezza veniva meno, la voglia di tornare da lui prendeva il sopravvento ma poi si ricordava delle sue parole, del disprezzo con cui ľaveva guardata.
Arrivò presto il mattino, aprendo la porta quasi calció il piccolo pacco regalo che le era stato messo sulla soglia. Era rosso, il suo colore preferito, con delle piccole foglie di agrifoglio sopra, la carta preziosa era chiusa da un nastro in velluto nero.

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Capitolo 19
*** Salacadula ***


19 - Salacadula Lo raccolse con diffidenza, non era natale, tanto meno il suo compleanno, chi poteva averlo lasciato? Ľunione dei colori le sembrava una buona rappresentazione di lei e Sev, pensandoci le si strinse istantaneamente lo stomaco, che bello scherzo del destino riceve quel pacco ora.
Aprendolo capí che non era affatto uno scherzo, men che meno del destino. Si trovò davanti i bigliettini che poco prima gli aveva dato, pensò che poteva almeno fare lo sforzo di buttarli, quando li guardò meglio si accorse che non erano quelli che aveva scritto lei, la grafia era quella di Piton e sotto c'era una lettera sigillata dall'emblema dei serpeverde in cerca lacca.
Si sedette sul letto posandoci sopra biglietti, lettera e scatola. Un 'ti amo' le saltava agli occhi, voleva correre da lui e baciarlo, stringerlo sentirlo di nuovo suo. Non era una voglia, era un bisogno, si costrinse a rimettere tutto nel pacco senza nemmeno fare lo sforzo di leggerli. Richiuse la scatola e la mise nello zaino, glieľavrebbe ridata subito.
Un'amica le portò la colazione in stanza, non aveva intenzione di stare più tempo del dovuto con Severus, in mattinata aveva due ore di pozioni, stava già male al pensiero.
Sperava che il tempo si dilatasse, che pozioni non arrivasse mai, invece quasi senza accorgersene si trovo nei sotterranei, si mise nell'ultimo banco dell'ultima fila tenendosi in disparte senza dire una parola. Quando la campana suonò aspettò che tutti uscissero, prese il regalo e lo poggiò sulla cattedra. Severus stava scrivendo ma quando vide la sua mano sulla scrivania la afferrò senza riflettere.
Lei gli dava la schiena mentre lui aveva il suo polso fra le mani, sentiva che il cuore le correva veloce. "Ti prego, resta. Parliamo", disse sull'orlo delle lacrime "non ho altro da dirti, e soprattutto nessuna intenzione di darti altre possibilità di mentirmi", il polso aveva rallentato i battiti "io penso di sì invece, hai ancora il mio mantello. So che hai altro da dirmi". Si sentì sconfitta nuovamente "hai ragione, mi deve essere sfuggito. Devo andare, mi farai fare tardi" le mollò il polso e lei andò via senza voltarsi.
Aprì quasi febrilmente la scatola per vedere se gli avesse risposto, ma niente. La lettera era ancora sigillata e i bigliettini nello stesso ordine, probabilmente non li aveva nemmeno letti
I giorni passavano e quasi senza rendersene conto il ballo era sempre più vicino. Ogni ragazza di qualsiasi età avrebbe fatto carte false per essere ľaccompagnatrice di Viktor, farsi vedere in sua compagnia e poter essere la regina della serata, non le invidiava.
Più si avvicinava il ballo più la voglia di non andarci era forte. Vedere tutta la sera Viktor ed Hermione abbracciati le dava la nausea. Per non parlare di Severus. Sarebbero stati lì, tutta la notte, nella stanza a ignorarsi, sai che spasso.
Cercò il vestito che potesse dar più fastidio possibile a Piton. Scelse un abito verde smeraldo, damascato di un mezzo tono più scuro, quasi non si vedeva ma gli dava un twist, aveva lo scollo a cuore e la schiena scoperta, con maniche off shoulder ed era asimmetrico arriva poco sopra il ginocchio davanti e fino ai piedi dietro. Le scarpe che aveva preso erano verdi ma di una gradazione diversa rispetto al vestito, era più scuro, sembravano quasi nere ed erano vellutate. Il tacco era ampio e non molto alto ed erano legate alla caviglia con un nastro in velluto dello stesso colore. Non mozzava il fiato ma non le importava, lei voleva solo ľattenzione di una persona ben precisa, voleva farlo pentire, voleva che la desiderasse senza poterla avere.
Quando entro nella sala grande quasi non la riconobbe era a tema inverno, era pieno di cristalli, dal soffitto nevicava e c'erano tre immensi abeti ricoperti di neve. La prima cosa che fece quando entrò era cercare Severus. Era insieme agli altri insegnanti, vestito elegante con un bicchiere in mano, non sembrò averla notata così si diresse dalle sue amiche. Lui era intento a parlare con i professori e ci mise un po' a trovarla. Non era abituato a vederla così. Avrebbe voluto osservarla, seguirla tutta la sera, divertirsi con lei, ballare ogni ballo insieme ma non poteva, soprattutto ora che non erano nemmeno insieme, la osservava solo quando poteva, solo quando era sicuro che nessuno lo notosse.
La prima metà della serata andò bene, si era divertita aveva ballato ogni canzone con le sue amiche o con chiunque le chiedesse di ballare. Stava riempiendo il suo bicchiere quando Viktor le se mise affianco "ti andrebbe di", lei non alzo nemmeno lo sguardo "sparisci", e lui si girò con i suoi bicchieri diretto da Hermione. Era ancora al tavolo delle bibite quando partì la musica lenta, questo no, questa non poteva sopportarla, vedere tutte le coppiette insieme era troppo per lei. Posò il suo bicchiere e uscì. Severus stava chiacchierando con gli altri insegnanti e ľaveva persa di vista, si mise a cercarla e non la trovò, aspettò qualche minuto quando non la vide tornare andò a cercarla.
Si era seduta nella sua aula preferita, era spaziosa, grande con un immensa vetrata che dava sui cancelli della scuola, poteva vedere Hogsmeade, le montagne circostanti nella pace e nel silenzio più totale. Era seduta sulla cattedra e con le mani si teneva le spalle aveva gli occhi lucidi "va tutto bene?", si sentì avvolgere da un mantello. Guardò verso il basso e sorrise amaramente "sapevo che saresti arrivato, tu arrivi sempre", disse a Severus che si stava sedendo al suo fianco. "Che succede?", "niente di che, di là stava iniziando la sagra della coppietta felice e non avevo voglia di assistere. Tu come mai qui?", "volevo assicurarmi che tu stessi bene", lei si alzò e andò davanti alla finestra per guardare il panorama facendosi cadere di dosso il mantello. "Per assicurarti che io stessi bene dovresti tornare indietro di qualche settimana e comportarti da persona decente, ora è tardi per pensare a farmi stare bene", lui si alzò dal tavolo raccolse il mantello e glielo rimise sulle spalle "vieni con me, voglio mostrarti una cosa".
Lei lo seguì con riluttanza fino al suo studio dove lui tirò fuori il pensatoio, lei era esasperata "senti, direi che ho già un quadro dettagliato dei tuoi sentimenti non credi?", lui le porse la mano "fidati di me", lei lo guardò ironico "certo perché me hai sicuramente dato modo" ma allungò la mano e prese quella di Piton. Poterlo risentire vicino era quasi un solievo, acqua fredda su una bruciatura, avrebbe voluto che la stringesse di nuovo a se, che la baciasse, poter sentire di nuovo il desiderio di lui crescere mentre la stringeva ma niente di tutto questo accadde, entrarono nei pensieri dell'uomo, questi non li aveva visti. Era nella sua stanza la prima volta che avevano fatto ľamore, poteva sentire il suo desiderio, la sua voglia il suo amore. Sentì tutto quello che lui provava per lei. Vide anche le settimane successive, tutta la felicità nel vederla, la gioia per ogni suo sorriso, quanto si sentisse importante quando lei gli dedicava ogni suo minuto, il desiderio di poterla baciare a lezione davanti a tutti, girare con lei per mano nei corridoi. Vide i suoi pensieri anche durante ľappuntamento che lei aveva organizzato, sentì la sua angoscia, il suo dispiacere, sentì quanto si sentiva mortificato quanto volesse poter tornare indietro e cancellare ciò che aveva fatto, poterla stringere di nuovo. Sentì quello che aveva provato a vederla al ballo, così bella, come non ľaveva vista mai, avrebbe voluto poter stare con lei tutto il tempo, ballare insieme, tenerla per mano tutta la sera. Lei non se ne rendeva nemmeno conto ma stava piangendo, quanto gli era mancato, faceva male pensare di non poter più stare insieme. I colori intorno a loro erano di nuovo vividi ma lei non se ne accorse, era persa nella sua mente a rivivere quei momenti insieme, quando lui le strinse la mano riportandola alla realtà.
Lei si girò a guardarlo con il viso rigato di lacrime "volevo che tu vedessi anche questa parte di me. Non erano nel pensatoio perché voglio sempre portare te, i tuoi sorrisi e i nostri momenti con me. Pensi di riuscire a perdonarmi, di riuscire ad amarmi di nuovo?". Lei lo guardava fisso negli occhi, così neri e profondi senza riuscire a distogliere lo sguardo, ma dove farlo, così girò la testa verso la libreria. "Io ti ho sempre amato, anche dopo aver visto quelle cose orribili. Sono sette anni che sono innamorata di te e nemmeno il dolore è riuscito a cancellarli", fece una pausa "ma.... quello che hai fatto non posso, non voglio cancellarlo in un giorno. Mi hai manipolata, usata, mi hai mentito, ti sei approfittato di tutto quello che ho sempre provato per te, se tu fossi chiunque altro non starei nemmeno qui ad ascoltarti. Ti darò una seconda possibilità", lui la strinse felice a se baciandola ma lei allungò le braccia divincolandosi dalla sua presa "non ho finito, te la darò quando avrai dimostrato di meritarlo. Non voglio mai più vedere i tuoi pensieri, sentire le tue emozioni, voglio vedere il tuo cambiamento con i miei occhi e i miei sensi non attraverso di te. Se non vorrai farlo o avrai altre cose più importanti lo capirò, ma questa è la mia condizione".
Si vedeva che si sarebbe aspettato altro, pensava che mostrandole i suoi sentimenti lei sarebbe tornata, avrebbe dimenticato tutto ma non era così, era rimasta sulle sue posizioni. Sperava in altro ma la strinse comunque a se, posò le mani sulle sue spalle nude, sentì i suoi brividi e le baciò il collo. Lei avrebbe voluto cedere, lasciarlo fare, finire a fare ľamore con lui per tutta la notte ma doveva tenere il punto e si allontanò "se non hai nient'altro da dire io andrei", si girò voltandogli le spalle ma lui le afferrò il polso "farò tutto quello che vuoi, ti dimostrerò tutto il mio amore. Ma ti chiedo solo una cosa, concedimi un ballo, è tutta la sera che lo desidero". "Non hai ballato con nessun'altra questa sera, non pensi sia sospetto?" la tirò a se "non mi importa, per una sera vorrei sentire come sarebbe una vita normale con te", lei annuì "come vuoi".
Raggiunsero il ballo insieme ed entrarono, la musica era lenta, da ballo di coppia, lui la strinse a se e ballarono, doveva essere solo una canzone ma in breve diventarono due, poi cinque, poi fino alla fine della serata. I suoi compagni li guardarono straniti e i colleghi di Piton non capirono cosa succedesse, ma quando la musica finì si lasciarono e ognuno andò per la sua strada senza voltarsi.

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Capitolo 20
*** My only friend, the end ***


20 - the end I giorni tornarono ad essere tutti uguali, passavano molto meno tempo insieme, lui non la cercava mai, era sempre lei ad andare nel suo studio, da settimane lui non andava nella sua camera. Un po' se lo aspettava, sapeva che lui non le avrebbe mai dedicato il tempo necessario per ricostruire il loro rapporto. Nel frattempo però si era avvicinata a un suo compagno di casa, erano sempre stati amici ma non erano mai usciti assiduamente insieme, ultimamente il loro legame si era stretto, durante pozioni lei dava sempre le spalle alla cattedra per poter parlare con lui, Severus lo aveva notato ed era infastidito dal suo comportamento.
Le uscite che prima, già prima occasionali, divennero sempre più sporadiche, Piton non le chiedeva mai di uscire e lei quando poteva stava insieme al suo amico. Un sabato sera erano tornati da una gita a Hogsmeade lui era fuori, in corridoio e lì vide, entrambi avevano un lungo lecca lecca in mano, lui le stringeva a sé con una mano sui suoi fianchi mentre le sussurrava all'orecchio, lei sorrideva fingendo di ribellarsi ma era ben attenta a non spostarsi dalle sue braccia, fingeva di provare fastidio dicendo il suo nome in modo sciocco quando gli occhi di Severus si sollevarono dal fianco di lei, lui la stava baciando.
Non importava se era solo sulla guancia, se era da amici, un bacio c'era stato. Andò da loro a passi lunghi "cosa sta succedendo qui? Il coprifuoco è finito mezz'ora fa, dovreste già essere nelle vostre stanze" il tono che aveva usato era più alto di quello che sperava ma ľimportante era farli allontanare e aveva funzionato, lui le aveva tolto le mani di dosso e aveva fatto qualche passo indietro abbassando il lecca lecca con aria colpevole, un sorriso crudele gli solcò il viso, una sola frazione di secondo ma lei lo notò e i suoi occhi dardeggiarono su di lui.
Anche lei si portò il lecca lecca al fianco ma aveva il pugno chiuso per la rabbia e guardò ľora "innanzitutto il coprifuoco al massimo inizia tra mezz'ora e alla sua età lei dovrebbe saper usare da un pezzo un orologio. Seconda cosa, come vede non stiamo facendo niente di male, siamo entrambi Serpeverde e siamo nel nostro dormitorio a un'orario decente". Lei si voltò verso il suo amico "ti dispiace aspettarmi un attimo dentro?", gli apri, lui entrò e, senza fare domande, si chiuse la porta alle spalle. Lui fece per parlare ma lei lo precedette prendendolo in disparte per la camicia facendolo abbassare fino al suo viso "chiariamo bene una cosa tu e io, non so cosa ti sia messo in testa ma vedi di finirla prima di subito. Primo queste sceneggiate con urla a me non le fai, se alzi di nuovo la voce in mia presenza per un motivo meno che valido sarà anche ľultima volta che mi parlerai. Secondo, non ci provare nemmeno anche solo a pensare di metterti in gara con lui ora per vincere il mio amore, quanto è vero Dio è la volta buona che lascio il tuo corso e voglio vedere come lo spieghi ai tuoi colleghi. Terzo, in queste settimane non ti sei mai e dico mai degnato di venire tu per primo a cercarmi" lui fece per parlare ma lei lo interruppe di nuovo "oh si lo so lo so, sei impegnato, il tuo tempo è prezioso, non è come il mio, io sono solo una ragazzina che ha in mente la scuola, i ragazzi e poco altro, non salverò il mondo una pozione alla volta, ma vedi questo è il mio tempo, e anche se non prezioso come il tuo è il solo che ho e per me ha valore". Come ebbe finito di parlare lasciò la presa e, senza dargli il tempo di replicare, entrò nella sua stanza sbattendosi la porta alle spalle e chiudendo a chiave. Poggio la schiena alla porta scivolando fino a pavimento coprendosi il viso con le mani, piangeva copiosamente perché sapeva che lo aveva perso, questo era ľultimo chiodo sulla bara della loro relazione.
O meglio, avrebbe fatto questo se avesse avesse potuto, se fosse stata sola, quando chiuse a chiave si girò verso il suo amico e sorrise "ma che gli prende a Piton?" chiese lui "ma niente, è il solito mr simpatia" gli rispose lei poi Severus non sentì più niente, solo qualche risata ovattata. Lui doveva ignorarla, per qualche motivo il marchio nero era tornato a farsi vedere, dove capire come fare, cosa stesse succedendo. Lei non sapeva del suo passato, non sapeva che fosse stato un mangiamorte, che fosse stato lui ad aver condannato a morte Lily, doveva dimenticarsi di lei, non voleva che il signore oscuro sapesse di lei tramite i suoi pensieri.
Un paio di settimane e si erano lasciati alle spalle anche la seconda prova, quando ebbero di nuovo lezione insieme, non si erano rivisti, lui non era andato da lei che ci aveva costantemente pensato, si metteva spesso sul letto a fissare la porta sperando di vederla aprirsi e trovarci dietro Severus, la porta però rimaneva sempre, invariabilmente chiusa. Ormai usciva sempre insieme ai suoi compagni e spesso loro erano da lei, il mantello nero era rimasto sulla sua sedia in bella vista. Spesso riceveva battute a riguardo, la accusavano di uscire con Piton, ogni volta lei li dissuadeva da quella sciocca teoria facendo raccontare al suo amico come lo aveva trattato e, ogni volta, lei moriva un po' dentro. Voleva urlarlo al mondo che loro erano insieme, che erano una coppia, che nessuno ľaveva amata come aveva fatto lui, che per lei lui era speciale, era tutto, avrebbe fatto carte false per potersi poggiare di nuovo sul petto dopo aver fatto ľamore, per poter fare ľamore, essere nudi e non sentirsi a disagio, lui le mancava come ľaria, decise quindi di agire.
Aveva messo il mantello nello zaino, glielo avrebbe ridato a fine lezione, sperando che reagisce, che lottasse, che facesse qualunque cosa. La campanella era suonata "vieni andiamo dalla McGonagall", lei abbassò lo sguardo "arrivo tra due minuti, andate avanti" lì osservò tutti uscire con la coda dell'occhio assicurandosi che fossero rimasti soli, posò il suo mantello sulla scrivania "mi fanno troppe domande, preferisco ridartelo", aspettò una sua reazione, che alzasse la testa, che la guardasse, che le chiedesse di restare o che gli desse un appuntamento ma non successe, lui semplicemente continuava a scrivere. Le si spezzò il cuore definitivamente e uscì da quel aula sapendo di aver perso per sempre un pezzo di lei.
Lui iniziò a piangere quando vide che lei gli aveva lasciato il mantello, le lacrime iniziarono a rigargli le guance ma non voleva che lo vedesse, doveva lasciarsela alle spalle, era pericoloso per lei e per chiunque altro essergli troppo vicino. Quella sera strinse il mantello a se, aveva il suo odore, quello della sua stanza e le mancò quasi da fargli male. Uscì dal suo studio, fece alcuni passi e bussò alla sua porta, lei gli aprì che aveva indosso solo una maglietta, quella maglietta, quella della loro prima notte insieme e lui non capì più niente. La spinse dentro le mise una mano dietro al collo e la baciò. In un momento erano di nuovo nudi e fecero ľamore come non gli capitava da tanto. Quando finirono lui la guardò dritta negli occhi "ascoltami bene e non interrompermi e non farmi domande, lo so è strano ma ascoltami. C'è qualcosa che non va, no non riguarda me ma il mondo magico, non posso spiegarti cosa stia succedendo ma ti prego stai in guardia. Questa sarà la nostra ultima notte insieme, devi dimenticarti di me e io di te. Capirai il perché molto presto temo", si era alzato dal letto e lei non aveva parlato era rimasta sdraiata a guardare il soffitto "ti prego resta, se non possiamo vederci mai più almeno rimani un'ultima volta", rimase un attimo in piedi a riflettere ma alla fine accettò e si rimise al suo fianco. Dormirono tutta la notte abbracciati e al suo risveglio lui era sparito, al suo fianco trovò un pacchetto e lo aprì. Era la collana che le aveva preso quando si erano lasciati anche se lei non poteva saperlo, la sollevò e la guardò attentamente, le piaceva e la indossò subito giurando di non toglierla mai più.
Arrivò la terza prova e con lei anche la morte di Cedric, non riusciva a crederci, Harry Potter diceva che era stato Voldemort a ucciderlo e Silente gli credeva ma chiunque altro no. Nessun suo compagno sembrava credere a tutta quella montatura in stile Potter ma lei sotto sotto sì, sentiva che che le parole di Severus ora aveva un senso ma non sapeva a cosa pensare.
Arrivò a breve anche la fine della scuola, quello era il suo ultimo anno a Hogwarts, non avrebbe mai più rivista quella che per sette anni era stata la sua casa ma soprattutto non avrebbe mai più visto Piton, dentro aveva come un vuoto impossibile da colmare. Andò a lavorare per il ministero e così il suo amico, che divenne presto fidanzato. Lui non credeva a niente di quello che aveva detto Potter, per lui era solo una montatura di Silente come pensava anche chiunque nel mondo magico, lei non voleva crederci ma si fidava di Piton almeno su quello
Dopo qualche mese che lavorava per il ministero si era fatta dei nuovi amici e insieme al suo fidanzato decisero di andare un week end a Hogsmeade come ai vecchi tempi. Lei si guardava continuamente intorno cercando Severus quando lo vide con la coda dell'occhio dentro i tre manici di scopa, propose allora a tutti di prendersi una burrobirra per potersi scaldare. Piton era al bancone, lei fece in modo di trovare un tavolo che le permettesse di vederlo, sperava che non andasse via prima di lei, quando ebbero finito di bere si propose lei di andare a pagare per fare in modo di trovarsi da lui senza dare nell'occhio. Lui non la vide fino a che non le fu di fianco, diede i galeoni a Rosmerta e quando lei si allontanò gli sussurrò "è vero quello che dice Potter? Siamo in pericolo? Lui è tornato?", Severus girò a malapena il viso per guardarla e annuì leggermente quando vide che sulla mano aveva un anello "quello è" e lei annuì, ľoste era tornata con il suo resto, si allontanò da lu con la paura nel cuore.
Si fidava di Piton, non aveva senso che mentisse, ma perchè il ministero allora stava insabbiando la verità invece che correre ai ripari? Aveva paura ma era certa che, per quanto i comportamenti di Caramel e della Umbrige verso Hogwarts fossero strani, si potesse stare tranquilli. Era impossibile che ci fosse un reale pericolo così incombente e il ministero non facesse niente.
Fu smentita quando Voldemort entrò al ministero. Era tutto vero, il signore oscuro era tornato e lei era terrorizzata. I nati babbani e i mezzo sangue erano attaccati continuamente e lei era uno di loro nonostante fosse Serpeverde. Viveva nella paura senza poter dire niente mentre il suo compagno si sentiva tranquillo "io non ho niente da nascondere o di cui preoccuparmi, sono un vero mago, 100% purosangue" e forse questo la terrorizzata anche di più ,voleva andarsene ma non sapeva come, così rimase al suo posto, non era abbastanza importante perché la cercassero. Entrò nella resistenza ma nemmeno lì era troppo ben voluta, la tenevano all'oscuro dei piani e non le davano incarichi importanti, come potevano fidarsi di una Serpeverde? Non era sicura in nessun posto.
A giugno arrivò la notizia della morte di Silente e con lei anche chi ľaveva ucciso e non riuscì a crederci. Non poteva essere vero, non poteva essere stato Severus, doveva essere un fraintendimento oppure una menzogna ma non poteva essere così. Dopo quella notizia venne cacciata dalla resistenza, Piton aveva dato prova di chi fossero veramente i Serpeverde e ora non c'era spazio per lei in nessun posto. Quando iniziarono anche a requisire le bacchette dei nati babbani e dei mezzosangue come rubate decise di entrare in clandestinità, sapeva che prima o dopo sarebbero arrivati a lei, il suo compagno non era certo un mangiamorte, era più simile a quelli che 'stavani solo eseguendo gli ordini'. Si inventò di dover tornare dai suoi e scappò per boschi per un anno intero.
Mangiava quando e se poteva vivendo di piccoli furti e il suo aspetto cambiò giorno dopo giorno era come se si spegnesse un po' di più la fiamma della vita che ardeva dentro di lei, non le importava più di niente, anche la sua sanità mentale stava iniziando a cedere, un giorno voleva nascondersi, uno lottare, uno andare all'estero e uno uccidere Voldemort a mani nude. Nei suoi peregrinaggi incontrò un gruppo di suoi coetanei che come lei erano in fuga e si unì a loro. Fortunatamente avevano una radio così riuscì a unirsi alla battaglia di Hogwarts. Prima che iniziasse fu strano per lei trovarsi di nuovo là, dentro quelle mura che erano state una casa per lei. Sfiorò il muro di mattoni con la punta della dita e le tornarono alla mente tutti i suoi ricordi felici, i suoi amici, quanto era cresciuta, il suo primo volo, quando sgattaiolava nelle cucine, i primi amori, i voti belli e quelli brutti, le notti insonni per gli esami e quel anno. Era scolpito chiaro nella sua mente quel anno, ľultimo, il più bello, prima Viktor e poi Severus ed ora era di nuovo qua, a combattere anche contro di lui. Era la fine di tutto Hogwarts era di nuovo qui a proteggerla e lei la difendeva, la scuola ora sembrava come lei, un po' come se avesse avesse perso il suo calore, la sua anima. Iniziarono gli sconti e lei non si tirò indietro, aveva paura ma cosa cambiava da morire a vivere da reietta?
Quando finalmente la battaglia finì lei era malconcia, ma stava sicuramente meglio di molti altri così aiutò come poté i feriti, stava fasciando una ragazza quando sentì Severus nominato in una conversazione, allungò ľorecchio mentre con le mani continuava a lavorare. E sentì tutto quello che aveva fatto Severus, Lily, la sua redenzione, aveva salvato il mondo magico sacrificandosi, perché si, era morto e il suo corpo era all'interno della stamberga strillare, lasciò istantaneamente quello che stava facendo e si fiondò fuori. Entrò strisciando nel cunicolo che portava fino a dentro e quando riemerse la prima cosa che vide fu una gamba, circondata da sangue e una mano posata per terra, esanime. La sua sanità mentale in quel momento sparì e corse fuori, urlava il suo nome e lo stringeva a sé, morto. Urlò con quanto fiato aveva in gola fino a perdere la voce, si raggomitolò vicino a lui con la testa sul suo petto, il suo battito una volta forte e chiaro ora era debole e distante quasi come fosse morto. Un momento, ma lui doveva essere morto, lui non doveva avere battito! Mandò il suo patronus ad avvisare i medimagi e questi lo teletrasportarono al San Mungo.
Passarono diverse settimane prima che lei riuscisse ad andare a trovarlo all'ospedale, era in un letto, ricoperto di bende al collo e circondato da pozioni, dormiva senza potersi svegliare da allora. Il primo giorno rimase qualche minuto, una settimana dopo passava lì diverse ore e, un mese dopo, passava lì anche la notte, incantava il letto magicamente e si accoccolava al suo fianco. Era presto, non sapeva quanto ma a giudicare dal fresco e dal silenzio non più tardi delle sei quanfo si sentì chiamare "buongiorno", lei si coprì svogliatamente "no, è presto", "svegliati, ne avrai di tempo per dormire ora alzati e dammi un bacio". Un bacio? Chi è che doveva baciare? Aprì gli occhi e Severus la guardava sorridente, era pallido e affaticato ma ancora vivo lei urlò e lo strinse "ahia, ahia fai piano che non sono più quello di una volta", lei lo baciò e si alzò dal letto "doveva vai?", "a chiamare gli infermieri" era la risposta che sentì a malapena mentre lei era già sparita dietro la porta. Ci vollero mesi per riprendersi e lei rimase sempre al suo fianco, ogni giorno passava quanto più tempo poteva insieme a lui fino al giorno delle dimissioni. Lui era seduto sul letto con la schiena poggiata al muro e lei aveva la testa posata sulla sua spalla lui le carezzava un braccio "senti volevo chiederti" disse lui esistante "se, ecco, insomma, domani mi dimettono. Però non è che mi sento proprio in forma, non potresti passare qualche settimana da me?", lei annuì.

Le settimane divennero mesi, e i mesi anni e lei era rimasta la, era diventata sua compagna prima e sua moglie poi.
Erano seduti sul divano, lui leggeva un libro e lei aveva la testa sulle sue ginocchia "stavo pensando" disse lei interropendo il silenzio, lui spostò il libro e la guardò dall'alto sfiorandole i capelli "che progetti hai per la stanza vuota?", lui riflettè un attimo "non saprei, non ci stavo pensando in realtà, bho forse un altro studio, oppure non saprei". Lei rimase un attimo in silenzio "io avrei un idea diversa" si interruppe e lo guardò, lui le fece cenno di continuare "io pensavo a una nursery". Lui la guardò non convinto "perché mai dovremmo fare una nursery se non abbiamo bambini?", lei sorrise scosse la testa e si accarezzò la pancia. Lui ci mise un attimo a ricollegare i punti ma si alzò di scatto dal divano facendole sbattere la testa contro i cuscini "ahia!" gli urlò contro stringendosi la testa. "NO! Dimmi che non stai scherzando! Dimmi che è vero" lei si sedette e annuì chiudendo gli occhi lui la sollevò dalla vita abbracciandola e girando su se stesso mentre la baciava "mi hai reso ľuomo più felice del mondo". La stringeva senza nessuna intenzione di mollarla, con lacrime di gioia a rigargli il viso, finalmente anche lui aveva qualcosa per vivere, finalmente aveva il suo lieto fine.

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