Il veliero sul lago di slytherin_sev (/viewuser.php?uid=825704)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La grande fuga ***
Capitolo 2: *** La stanza nei sotteranei ***
Capitolo 3: *** Al lavoro Cenerella ***
Capitolo 4: *** Mille bolle blu ***
Capitolo 5: *** Una questione di mantelli ***
Capitolo 6: *** La coppa delle coppe ***
Capitolo 7: *** Divieto di balneazione ***
Capitolo 8: *** Repellente per pipistrelli ***
Capitolo 9: *** Barche dorate ***
Capitolo 10: *** Severus passione intrusione ***
Capitolo 11: *** Inferi mollicci ***
Capitolo 12: *** Letto di chiodi ***
Capitolo 13: *** Gli occhi della notte ***
Capitolo 14: *** I marinai tornano tardi ***
Capitolo 15: *** Fra draghi e draghetti ***
Capitolo 16: *** Che rumore fa la felicità ***
Capitolo 17: *** Pretty big liars ***
Capitolo 18: *** Draco dormiens nunquam titillandus ***
Capitolo 19: *** Salacadula ***
Capitolo 20: *** My only friend, the end ***
Capitolo 1 *** La grande fuga ***
Era Novembre e come al solito la sala grande era gremita, soliti volti solita noia, raggiunse le sue amiche al tavolo dei Serpeverde e la prima cosa che fece fu guardare a sinistra verso il tavolo dei professori. Era dal primo anno che lo faceva, e lui dal primo anno era sempre là, seduto in corrispondenza del loro tavolo, Severus Piton il suo insegnate di pozioni nonché capocasa. Era dal primo anno che ne era attratta, le erano sempre piaciuti i suoi occhi neri, quei capelli lunghi che incorniciavano il suo viso tagliente, le piaceva anche la sua voce così calda, era come se ľabbracciasse mentre parlava. Nonostante fosse già il suo settimo anno arrossiva ancora involontariamente durante le sue lezioni ma non si illudeva, sapeva che il suo nome era dimenticato non appena avesse letto il successivo durante ľappello. Guardò per un secondo il suo volto
sorrise impercettibilmente per poi voltarsi e tornare a parlare con le sue amiche che tutt'ora la prendevano in giro per quella strana cotta
Nonostante all'apparenza questa fosse una sera come tutte le altre così non era, ľaria in sala era frizzante e tutti erano voltati verso ľentrata, era un anno speciale. Il ministero della magia aveva scelto di riportare in vita il torneo tre maghi, a lei non sembrava una buona idea visto ľalto numero di morti che si portava dietro ma, contenti loro. Presto avrebbero fatto il loro ingresso i ragazzi di Durmstrang e quelli di Beauxbaton, un coro di trombe fece calare il silenzio in sala ed arrivano i ragazzi francesi per primi, erano tutti bellissimi, le loro uniformi erano in tessuti preziosi, un bel azzurro intenso con i dettagli argento, sia i ragazzi che le ragazze sembravano eterei. Dopo di loro entrò la delegazione di Durmstrang, il loro vestiti erano porpora e oro, avevano lunghi mantelli con cappucci e dei colbacchi di pellicia, erano molto diversi dagli altri, erano tutti massicci, ben piantati e tra tutti loro emergeva Viktor Krum, campione di Quidditch conosciuto a livello internazionale. Era bellissimo, lo avrebbe mangiato con gli occhi ma poi si ricordò che tanto tutti gli sarebbero sempre stati appiccicati e gli passò la voglia anche solo di immaginarlo, Silente presentò brevemente le due scuole e le fece accomodare, la delegazione francese andò al tavolo dei Corvonero mentre i bulgari si sedettero proprio al tavolo dei Serpeverde. Poteva vedere Krum che parlava disinteressatamente a Malfoy qualche posto più a sinistra rispetto a lei, aveva un viso stupendo, la mascella squadrata, spalle larghe e occhi nerissimi, quanto era bello.
La serata continuò ma lei non si sentiva a suo agio, troppe persone, troppo rumore, troppo tutto, si alzò e si diresse alľuscita. Mano a mano che si allontanava dalla sala ľaria era più fresca e respirabile, le luci soffuse e i rumori ovattati. Andò al lago e lo sfiorò, subito ne uscì un tentacolo enorme, lei lo accarezzò chinata sull'acqua per qualche minuto fino a che quest'ultimo non si ritrasse tornando nelle profondità. Lei si alzò e girandosi vide che non era più sola, c'era qualcuno davanti all'entrata, era controluce e non capiva chi fosse ma a giudicare dalla dimensioni doveva essere un uomo. Lei andò a sedersi nelle panchine che davano sulla foresta e poco dopo lui le si sedette vicino, la cosa la infastidì, era uscita per cercare la tranquillità e con tutti i posti del mondo questo tizio proprio vicino a lei doveva mettersi?! Passarono qualche minuto in silenzio quando lui parlò.
Lei non capì quasi nulla, di sicuro era un ragazzo straniero, aveva un forte accento e, a giudicare dai colori, doveva essere di Durmstrang. "Come?" disse lei distrattamente "dicevo, certo che avete molta confusione qua", lei stava giocherellando con i suoi capelli "a dire il vero di solito è piuttosto tranquillo, sta sera è un evento eccezionale. Da domani tutti i riflettori saranno su Krum e i comuni mortali come me torneranno alla solita routine", lui si tolse il cappuccio del mantello dalla testa "speriamo che anche lui possa vivere normalmente". Le sembrava una risposta strana così si girò a guardarlo meglio, neanche a dirlo aveva davanti proprio Viktor Krum in persona che le stava sorridendo, le sue guance arrossirono in un istante, iniziò a fissarsi le ginocchia come se fossero la cosa più interessante che avesse mai visto. Dopo qualche attimo di imbarazzo iniziarono a parlare e a rompere il ghiaccio, lo trovava simpatico, gentile, alla mano, lo aveva immaginato diverso. Mentre parlarono lei gli descrisse com'era la loro sala comune e quando ebbe finito "sembra bellissima, vorrei tanto vederla" disse Viktor alzandosi "prima o poi chiederò a Draco di portarmi quando sarà tranquilla". Lei si alzò in piedi a sua volta "perché prima o poi? Perché non sta sera?", gli allungò un mantello che aveva con sé, lui la guardò perplesso senza prenderlo "ho già il mio, grazie", lei gli sorrise "questo è un mantello speciale, fidati".
Viktor indossò il mantello e scomparve dal collo in giù "hai capito ora?" disse lei mentre ancora sorrideva, lui si strinse sotto il mantello, quando fu pronto partirono insieme verso i sotterranei.
Mentre passarono davanti alla sala grande uscì Piton, lei capiva che qualcosa non andava dal suo sguardo, le si fermò davanti con le braccia conserte. "Mi dica, lei sa per caso che ore sono? Perché se non lo sa la avviso che lei è fuori tempo sul coprifuoco di ben oltre un ora, spero che abbia un ottimo motivo per esserlo", era stata colta alla sprovvista, erano rimasti fuori a parlare e lei non aveva controllato che ore fossino "ehm si scusi, non avevo ľorologio", lui la guardò storto "e immagino che quello della torre non le bastasse vero? Si muova, vada nel suo dormitorio prima che le dia una punizione", lei arrossì leggermente, abbassò il capo e andò dritta al dormitorio. Piton la seguiva con lo sguardo assicurandosi che andasse verso i sotterranei quando vide qualcosa, non sapeva cosa fosse ma, per un momento, gli era sembrato che ci fosse qualcuno con lei, come nascosto, la cosa gli puzzava e decise di seguirla. Lasciò della distanza tra loro ma sembrava tutto normale, andò nella sala comune e si sistemò vicino alle scale quando vide poco dopo di lei Piton entrare, non diede peso alla cosa quando notò però che si guardava intorno, come se stesse cercando qualcosa fuori posto, si mise anche lei a farlo. Vide poco dopo, per un solo attimo un piede materializzarsi dal nulla vicino al fuoco e si girò meccanicamente verso ľinsegnante, anche lui era voltato verso il caminetto ma non era sicura che potesse aver visto qualcosa, così si diresse dove poco prima aveva visto il piede, si chinò colpendo, cercando di non farsi notare, ľaria alla sua sinistra lui sussurrò qualcosa di impercettibile e lei gli disse di seguirla. Si diresse alle scale ma trovo Severus a bloccarle il passaggio e capì che doveva distrarlo, voleva fare un'impressione positiva ma sapeva che non avrebbe funzionato così decise di puntare sul suo odio verso i ragazzini. Lo guardò con supponenza "sa dovrei salire, è a questo che servono le scale", lui le diede un'occhiata di fuoco "ma davvero?" disse in tono mellifluo "grazie per questa sua lezione, lasci che gliene dia io un'altra. Mi porti alla sua stanza", lei tremava, era terrorizzata, aveva capito? Aveva visto? Quando arrivarono davanti alla porta lui gliela fece aprire. Entrò e la perquisì palmo a palmo ma non trovò nulla, sapeva che aveva aveva capito, che anche se non ľaveva visto aveva fiutato qualcosa ma per fortuna non sapeva dove fosse Viktor. Quando ebbe finito lei gli sorrise, era evidente che si stesse prendendo gioco di lui. "Bene, se ha finito di fare il cane da guardia vorrei riprendere possesso della mia stanza. Certo che deve essere proprio interessante la sua vita se il venerdì sera non ha niente di meglio da fare che perquisire alloggi. Si trovi qualche passatempo, lo dico per il suo bene", fece per chiudere la porta quando Piton la fermò con una mano, le si avvicinò fino a sibilarle nell'orecchio "crede veramente che io non sappia che ha fatto entrare qualcuno? Al mento non ho le prove, ma non si preoccupi, le farò pagare cara questa sua mancanza di rispetto" e se ne andò sbattendo la porta. Lei si sedette sul letto e tirò un sospiro di solievo, un secondo dopo vicino alla porta ricomparve Krum che indicò alle sue spalle con il pollice "simpatico ľamico, chi era?", lei stese la schiena sul letto "ah nessuno è solo Piton, insegna pozioni, e a volte prende un po' troppo sul serio il suo ruolo"
Lui si sedette vicino a lei, le stava accarezzando un braccio quando lei si rialzò di colpo, sembrava quasi avesse una molla al suo interno "mi sa che ho sbagliato a farti entrare così, se vuoi ti faccio entrare normalmente", lui si sdraiò indicandole di mettersi al suo fianco "non ti preoccupare, ho bisogno di qualche minuto per me poi torno al veliero, ti spiace se prendo il mantello e te lo riporto domani?", "figurati" disse lei mettendosi al suo fianco, parlarono parecchie ore fino a che si addormentarono involontariamente vicini.
Se nella stanza della ragazza ľambiente era rilassato, tranquillo quattro porte più in là, alla fine del corridoio, non si poteva dire lo stesso, quella era l'alloggio di Severus e la regnavano rabbia e sdegno. Già non poteva sopportare i ragazzini di altre case che gli mancavano di rispetto ma perfino quelli della sua ora gli si rivoltavano contro?! Non sapeva bene chi era lei, sapeva che esistesse ma non riusciva a ricordarla nitidamente, il che significava che di sicuro non era una cima nella sua classe. Come osava quella ragazzina mancargli di rispetto in questo modo? E per cosa poi? Chissà chi aveva fatto sgattaiolare dentro, che vita scoccia e che spreco di tempo, ma non sarebbe finita qui, gliel'avrebbe fatta pagare.
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Capitolo 2 *** La stanza nei sotteranei ***
La stanza nei sotterranei
Era notte inoltrata quando Viktor si svegliò guardandosi intorno confuso, alla sua destra c'era una vetrata che dava sulle acqua scure del lago, una pesante tenda verde smeraldo con i drappi argento lasciava solo intravedere le profondità, davanti a lui vide che c'era una scrivania con una sedia e andò là a risistemarsi gli abiti. Prima di andare prese un pezzo di pergamena, lo incantò lasciandolo in bella mostra sul tavolo in modo che fosse la prima cosa che potesse vedere al mattino. Quando ebbe finito uscì silenziosamente diretto al veliero di Durmstrang, era sotto al mantello quando si fermò un attimo a osservare meglio la sala comune. C'erano due divani in pelle scura posti uno di fronte alľaltro vicino al camino con un tavolo rotondo poco distante, c'erano sottili colonne con rilievi scolpiti finemente, la luce era di un verde freddo data dalľacqua scura, tutto ľambiene in generale era raffinato ed elegante, ma freddo, come se fosse fatto più per adulti che per ragazzi.
Si svegliò che era mattina e il vociare da fuori era forte, si rigiró nel letto allungando il braccio per toccare Viktor ma lui non c'era, e le venne un tuffo al cuore, ok sicuramente non lo aveva sognato ma dov'era finito? Guardò ľora e non aveva tempo di pensare, corse alla scrivania per ficcare nello zaino più libri possibili quando vide la pergamena che le aveva lasciato e la mise nello zaino frettolosamente insieme alle altre. E si diresse in sala comune a fare colazione, si sedette insieme alle sue amiche e le sentì parlare degli ultimi pettegolezzi riguardo Viktor Krum lo avevano visto scendere la scale al mattino, lei si fermò a riflettere? Come scendere, al massimo salire no? Forse si erano confuse? Ma no, avevano ragione loro, entrò infatti affiancato da Hermione parlandoci amabilmente, lo guardò infastidita, quindi? Che stava succedendo? Ma non poteva di certo stare lì a spaccarsi la testa per due parole dette la sera prima. Finì di mangiare in silenzio e poi andò con le sue amiche a finire di parlattore in corridoio prima di andare a lezione, quando vide Viktor uscire e venire verso di lei insieme ai suoi amici. Istintivamente drizzò la schiena e sorrise pronta a parlarci ma lui le passò oltre senza nemmeno guardarla, lei girò la testa seguendolo con lo sguardo quando vide un piccolo pacchetto vicino ai suoi piedi e lo raccolse, era il mantello. Quindi lui le aveva usato per andare in giro insieme ad altre ragazze mentre a lei aveva lasciato una pergamena? Fantastico, disse ironicamente tra sé e sé, ma non aveva tempo di pensare a queste cose, la prima lezione del giorno era, manco a dirlo, pozioni e non poteva categoricamente fare ritardo.
Si era seduta al suo solito posto a metà aula insieme alle sue amiche quando entrò Piton sbattendo le porte, era una pessima giornata, fece ľappello frettolosamente sperando che mancasse il più alto numero di studenti possibili, quando di rimando a un cognome sentì la voce della sera precedente, alzò lo sguardo e la ragazza aveva alzato distrattamente la mano. Ľirritazione tornò prepotentemente in lui che dwcise che non gli avrebbe fatto fare lezione, avrebbero dovuto consegnare una pergamena di almeno trenta centimetri sulle piante che popolavano il sottobosco bretone e i loro utilizzi in pozioni. Lei prese la prima pergamena che le capitó sotto mano e iniziò a prendere appunti quando vide comparire sul foglio, oltre la sua calligrafia, ne comparve un'altra, sconosciuta. Strinse gli occhi e la sollevò cercando di capire cosa stesse succedendo poi si ricordò che quella era la pergamena di Viktor, quella mattina non era il caso di perdere tempo per delle sciocchezze così la mise via e ne tirò fuori un'altra e ricominciò da capo.
Sentiva continuamente il rumore dei suoi passi tra i banchi, quasi ľaiutava a concentrarsi, ci mise un po' a capire che il silenzio ora era totale quindi doveva essersi fermato. Alzò lo sguardo per cercarlo ma non lo vide da nessuna parte quando da dietro di lei sentì, "sta cercando qualcosa? Magari che so, la sua voglia di studiare?", lei abbassò la testa continuando a scrivere "no, quella so perfettamente dov'è, insieme alle materie che valgono la pena di essere studiate". Sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca, aveva inserito il pilota automatico e aveva risposto senza pensare a chi stesse effettivamente parlando, non aveva il coraggio di girarsi anche perché le risatine dai banchi circostanti non mancarono, "FUORI, FUORI DA QUA SUBITO!". Capí di averla fatta grossa, raccolse velocemente le sue cose, raggiunse la porta, aveva già una mano sulla maniglia quando Piton sentenziò "visto che tutta questa voglia di divertirsi questa sera dopo cena verrà da me, si divertirà un mondo a pulire i vermicoli a mani nude", uscì inferocita, più con se stessa in realtà, non erano queste il genere di attenzioni che avrebbe voluto da Piton. Tirò fuori la pergamena e vide che Viktor ľaveva invitata nel suo veliero quella sera, questo le risollevò immediatamente la giornata per poi ricordarsi che aveva avuto la brillante idea di farsi mettere in punizione, non ci sarebbe potuta andare con Viktor. Stava per dirglielo quando ci riflettè su, aveva fatto trenta tanto valeva fare trentuno e uscire di soppiatto, tanto Piton ľavrebbe comunque punita il giorno dopo, prese la penna e rispose affermativamente all'invito di Viktor.
Arrivò a cena che sembrava uno straccio, più pallida del solito, con pesanti occhiaie a segnarle il viso, era anche calda, fece in modo di farsi vedere da tutti e finse di tornare in camera ma, appena girò ľangolo, si mise sotto il mantello aspettando che Viktor uscisse. Lui mangiò insieme ai suoi compagni quando ebbe finito si girò per cercarla ma lei non c'era già più, così uscì insieme ai suoi amici, si fermò sulla porta per dare un altro sguardo alla sala quando si sentì afferrare il braccio ma girandosi non c'era nessuno così capì, si diresse in solitaria verso la sua camera. Entrando lasciò la porta aperta che poco dopo si richiuse da sola e ricomparve la testa della ragazza, la guardò, era pallida con il viso segnato "sei sicura di stare bene?", lei lo guardò cercando di capire "ah ti riferisci a questo?" si pulì il viso tornando normale "ero in punizione e dovevo trovare una scusa per uscire", le sorrise. Il tempo volò tra poche parole e molte carezze, in breve lei si accorse che era ben oltre la mezzanotte e ben oltre ľorario in cui era possibile tornare senza essere notata anche con il mantello ma prima o poi sarebbe comunque dovuta tornare. Mise ľargomento lì a languire mentre lo guardava "ora dovrei andare, è già tardissimo", lui la guardò confuso "devi andare? Pensavo rimanessi a dormire, ti avevo preparato il pigiama" e indicò una porta. Lei ľaprí e si trovò in un piccolo bagno. Il pigiama le piaceva anche se era parecchio più grande rispetto a lei, era rosso con ricami dorati e a lato della gamba c'erano le sue iniziali VK sempre dorate. Tornò nel letto insieme a lui, rimasero tutta la notte vicini, abbracciati, labbra contro labbra e così si addormentarono, il mattino la colse di sorpresa, aprì gli occhi e questa volta lui era ancora lì così lo strinse a se e sorrise. Erano la cinque e a quest'ora le porte del castello erano aperte, uscì da veliero e andò nella sua stanza con ancora il pigiama indosso, fece una doccia e si preparò ad andare nella sala comune. Stava facendo colazione e parlando amabilmente con le sue compagne quando si sentì sollevare per il colletto della camicia, si girò arrabbiata per quello stupido scherzo quando si ritrovò davanti un Piton ancora più adirato di lei "sa vero che alla mia età mi so alzare da sola?" Gli disse, lui la trascinò via dal tavolo e si fece seguire fino al suo ufficio.
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Capitolo 3 *** Al lavoro Cenerella ***
Al lavoro Cenerella
Lei non aveva mai visto il suo ufficio, si guardò intorno ed era circondata da boccette di ogni forma e colore, che riflettevano la luce del camino sembrando quasi le vetrate di una chiesa. C'era poi una parete che era completamente piena di libri, si avvicinò sfiorandoli, le piaceva quel posto aveva un'aria quasi romantica se non fosse stato pieno di polvere e ragnatele. Era ancora intenta a guardare la stanza quando fu riportata alla realtà "pensa per caso di essere in gita premio? Si metta quel grembiule e inizi a pulire. Non serve dirle che non potrà usare la magia. Ti avviso che passerai tutta la giornata qua e sarà tuo compito recuperare le lezioni perse", inclinò la testa come a fare un inchino e si mise al lavoro, certo che quando voleva sapeva proprio essere sgradevole. La stanza era completamente silenziosa, eccezion fatta per lo scoppiettio del fuoco e il rumore di pergamene che veniva da Piton, ogni tanto con la coda dell'occhio lo osservava, mai una volta lo aveva visto interessarsi a lei. Verso ora di pranzo aveva quasi finito di spolverare le pozioni quando Piton la interruppe "può andare a mangiare se vuole" disse senza alzare il naso dalle carte che stava leggendo "io qua ho quasi finito, il pomeriggio posso andare a lezione?", questa volta la guardò "forse non sono stato chiaro prima, lei passerà TUTTO il giorno qui a pulire, non le ho fatto saltare le lezioni per premiarla e ora vada a mangiare prima che mi arrabbi e le prolunghi il castigo".
Se ne andò sbuffando e sbattendo la porta, si presentò a tavola abbassando solo la parte superiore del grembiule, aveva il viso sporco di polvere e i capelli arruffati, le sue amiche risero e la paragonarono a Cenerentola. Quando ebbe finito si alzò e mentre si girò sbatte contro qualcosa, si girò e scoprí che era un qualcuno non un qualcosa,
Viktor Krum per la precisione, era insieme a uno dei suoi fidati accompagnatori, lui la guardò stranito mentre uno dei sui amici sgarbatamente le disse di stare più attenta, lei fece uno strano ghigno e si inchino lasciandoli passare. Tornò a sedersi ed estrasse la pergamena, Viktor la informava che oggi non si sarebbero potuti vedere, le aveva scritto altre cose di poco conto a cui stava per rispondere ma vedendolo di nuovo al tavolo sbagliato decise che se avesse avuto veramente bisogno avrebbe potuto muovere il culo per parlarle. Piton aveva visto la scena dal tavolo degli insegnanti e suo malgrado aveva riso sotto i baffi vedendola prendere in giro qualcun'altro, almeno non era solo lui il suo bersaglio. Tornò serio e ľandó a chiamare, lei uscì di corsa dal tavolo dimenticandosi la pergamena poggiata la sopra, in bella vista.
Il pomeriggio era il turno della libreria di essere spolverata, ogni libro che puliva lo tirava fuori per sfogliarlo, ne annusava le pagine, lui alzò lo sguardo per controllarla dopo mezz'ora che erano rientrati e vide che aveva fatto poco o niente "pensa ancora di essere in gita premio? Vuole muovere quelle braccia e lavorare?", lei lo guardò irritata "io sto lavorando, dice sempre che siamo ignoranti così cercavo di farmi una cultura. Se non ha niente di meglio da fare mi legga questo libro così almeno io imparo e lei può sentire la sua voce visto quanto le piace" e gli sbattè il primo libro a portata di mano sul suo tavolo "mi ha preso per caso per una bibliotecaria?", la guardò piccato, lei pensò 'no, perché in quel caso saresti utile'. Senza pensarci si mise a canticchiare e Severus di nuovo si interruppe "senta aveva" ma lei lo interruppe "no senta lei, avevamo detto punizione non supplizio va bene?" e riprese a canticchiare, lui allora pensò che tanto valeva leggere a questo punto e finire quest'agonia. Quando lei lo sentì si fermò un secondo, sorrise e riprese il suo lavoro più speditamente. A fine serata lui smise di leggere e lei si voltò "perché si è fermato?" disse guardandolo delusa, lui chiuse il libro è si girò verso di lei "per due motivi: numero uno, non ero certo tu mi stessi ascoltando e secondo, è ora di cena, sei finalmente libera, vattene". Lei si diresse alla porta, ľaprí e fece un passo oltre per poi tornare sui suoi passi "senta" lui posò le carte e la guardò "so che ha modi migliori di usare il suo tempo e che non sono nella lista delle persone con cui vorrebbe passare le giornate" lui la interruppe "arrivi al dunque", "potrei venire altre volte a sentirla leggere perfavore?", lui alzò un sopracciglio "ora è tardi, semmai ne riparleremo" e la congedò con un gesto della mano.
Tornò ai suoi alloggi e vide un foglio attaccato con il magiscotch sulla porta, lo prese ed era la pergamena di Viktor, le aveva lasciato scritto sopra due righe che lesse svogliatamente, a quanto pare ľaveva dimenticata sul tavolo e lui gliel'aveva riportata, le disse anche che la trovava bella anche se tutta impolverata, si sarebbe voluto fermare con lei ma che era impegnato. Arrossì subito quando lesse che lui la trovava bella, si sentì speciale e strinse la pergamena a sé mentre piroettava, poi ripensò a cosa era successo veramente a pranzo, lui non ľaveva nemmeno degnata di uno sguardo, o salutata o almeno fatto finta di conoscerla, non le aveva nemmeno sorriso quando, per sbaglio, gli aveva sbattuto contro e sì rabbuiò. Ok, con Severus non è che ci fosse mai stato chissà che legame ma aveva sbagliato a mancargli di rispetto così apertamente, sapeva che non avrebbe mai accettato la sua proposta, ma almeno voleva fargli vedere che non aveva sprecato il suo tempo, così decise che avrebbe scritto una relazione a Piton, voleva dimostrargli che, dopotutto, non era una scappata di casa. Andò a cena, mangiò due cose al volo senza guardarsi in giri, tanto Krum bene che andasse era con i Grifondoro e Piton non ľavrebbe considerata, tanto valeva farsi gli affari propri. Tornò nella sua stanza e solo allora si accorse che aveva ancora il grembiule addosso, quella era un'ottima scusa per tornare dal professore, lui era ancora immerso nelle sue scartoffie ma pensava a quella assurda proposta, un grande pozionista come lui a fare da baby sitter a una ragazzina impertinente? Anche no grazie, ma come le era mai passata per la testa una cosa simile?
Ci mise del tempo a scrivere quello che lui le aveva letto, aggiunse anche in una postilla le sue scuse, quando le sembrò tutto in ordine prese il grembiule e la lettera, stava per dirigersi alla porta quando sentì bussare, si girò sorpresa, era tardi e non aspettava nessuno, chi poteva essere?
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Capitolo 4 *** Mille bolle blu ***
4- Ti riporta via, come la marea, la felicità
Si alzò con in mano la lettera e il grembiule e aprì la porta era Viktor che aveva un sorriso dolce e allargò le braccia per stringerla, lei lo guardò perplessa, gli mise una mano sul petto e lo spinse indietro guardandosi intorno "che ci fai tu qui? Scusa ma adesso ho un impegno, non so quando torno, se hai altri impegni vai pure" aveva già ripreso a camminare prima di finire di parlare che arrivò alla porta del professore. Si fermò un attimo a fissarla, non sapeva se ne aveva veramente il coraggio ma doveva tentare, si sistemò i vestiti e bussò.
Piton era ancora intento a leggere i suoi fogli e guardò ľora, erano le dieci e mezza di sera "mi auguro che sia una questione di vitale importanza per essere disturbato a quest'ora", "ehm si professore scusi del disturbo ma mi sono dimenticata di renderle il grembiule", la porta si aprì e lui non accennò ad alzare lo sguardo, lei entrò chiudendosela alle spalle, rimase ferma sul posto, dopo qualche secondo Piton finalmente alzò lo sguardo "si può posarlo lì grazie", lei lo posò su una sedia e rimase lì, ferma con il foglio in mano. Passò nuovamente una manciata di secondi che lui si accorse che era ancora lì "c'è altro?", lei stava quasi tremando per ľagitazione "si, le ho fatto una relazione su quello che mi ha letto oggi", gli allungò ľelaborato e lui lo prese iniziando a leggerlo. Non le disse una parola, non la fece sedere, lei era lì ferma, in piedi come uno stoccafisso, lui lesse rapidamente e la liquidò con un gesto della mano quando ebbe finito.
Quando fu uscita Piton si rilasso, la schiena, prima rigida si posò sullo schienale morbidamente, le braccia erano mollemente poggiate sui braccioli della poltrona e la testa era in avanti con i capelli che gli ricadevano sul viso. Era sorpreso, non dalla parte delle scuse quelle non gli interessavano, ma dal fatto che lei avesse fatto una relazione fuori programma, pensò che forse qualche ora passata a leggere le avrebbe fatto bene dopo tutto, ma ne avrebbero parlato domani, oggi era troppo tardi.
Quando la porta fu alla sue spalle lei abbassò la testa demoralizzata, cosa sperava di ottenere precisamente con quel gesto? E poi proprio a lui, che in sette anni non lo aveva mai sentito apprezzare qualcosa o qualcuno. Era abbattuta e si diresse alla sua stanza e trovò Viktor seduto per terra, quando la vide si alzò, le sorrise e allargò nuovamente le braccia, "posso stringerti ora?" lei ci andò dritta in mezzo, posò la testa e le mani sul suo petto mentre lui la stringeva dolcemente. Aprì la porta e lo fece entrare "io ho bisogno di un bagno calda, ti unisci a me?" lui accettò, si spogliarono e lei preparò la vasca. Il primo ad entrare fu lui che le fece spazio facendola sedere in mezzo alle sue gambe, lei appoggio la schiena al suo petto, lui aveva le braccia stese sul bordo vasca e ľaccarezzava dandole qualche bacio di quando in quando mentre lei teneva gli occhi chiusi facendosi cullare da quel momento, lasciando che la delusione venisse lavata via da quel bagno caldo e dalle sue carezze. Quando ľacqua iniziò a raffreddarsi uscirono e si avvolsero in caldi asciugamani. Ormai era mezzanotte e lui doveva tornare quando la guardò. Le sue spalle erano scoperte, la sua pelle bianca così pulita era in netto contrasto con i capelli scuri che le ricadevano sulla schiena e al contempo le incorniciavano il viso, lo vedeva leggermente di profilo con le ultime gocce d'acqua che vi si inseguivano sopra. Parlò senza quasi accorgersene "dovrei andare via ora per non passare dei guai, ma guardandoti ora i miei guai sono appena iniziati" la prese e la baciò, si tolsero gli asciugamanii e fecero ľamore, sapevano come muoversi e i loro corpi danzavano mossi al ritmo dei loro desideri, la notte volò e il mattino li colse impreparati.
Si svegliò sentendo bussare alla porta, aprì gli occhi in due fessure per capire cosa stesse succedendo e disse un poco convinto 'chi è?' ma non ricevette risposta, cercò ľorologio erano solo le sei e trenta, un nuovo colpo alla porta, si alzò avvolgendosi in una coperta, nascose al meglio Viktor sotto le lenzuola e andò ad aprire.
Si trovò davanti Piton che fece per entrare, lei lo bloccò "le sembra una buona idea entrare in una stanza insieme a una sua alieva mezza nuda?", lui fece un passo indietro "perché è nuda? Le devo parlare ľaspetto qui" lei si coprì meglio "perché io dormo sempre così, vada avanti che la raggiungo" lui la guardò scocciato "no, ľaspetto qui. Non è un argomento di cui si può discutere in mezzo ad altre persone, si muova". Si chiuse la porta alle spalle, chissà poi cosa aveva da dirle di così urgente per svegliarla a quel ora, si vestì velocemente, mise alcune cose nello zaino, scarabocchiò velocemente un biglietto che mise al fianco di Viktor e uscì. Piton era ancora lì e cercò di guardare dentro la stanza "sono qua se non se ne fosse accorto" gli disse in maniera acida "oh so perfettamente che lei è qui ma volevo assicurarmi che non ci fosse nessuno là visti i suoi precedenti. Tornando a noi, ho pensato che effettivamente le farebbe bene un po' di cultura in più, ho controllato i nostri orari, direi che martedì e sabato siano i nostri giorni liberi, ci vedremo la sera, le lascerò la porta del mio ufficio socchiusa, lei si metterà il mantello delľinvisibilità, no non ci provi nemmeno a negarlo non perda il suo tempo", lei quasi non inciampò, ľaveva solo intuito o ľaveva proprio visto? Ma che importava, lui ormai sapeva. Piton la vide distratta, la tirò per la veste fermandola e la fissò dritta negli occhi "mi ascolti attentamente, non ho intenzione di ripetermi, martedì e sabato dalle sette di sera fino a orario da destinarsi nel mio ufficio, tassativo il mantello" tornò a mettersi al suo fianco e camminarono fino alla sala grande affiancati, ognuno perso nei suoi pensieri, senza badare alľaltro, lei si fermò al tavolo dei Serpeverde mentre lui proseguì fino al tavolo dei professori, lei si era seduta sola, non era mattiniera e essere svegliata di soprassalto non le aveva fatto partire la mattina con il piede giusto.
Viktor si girò e allungò un braccio per stringerla ma non trovò nessuno al suo fianco, aprì gli occhi e vide solo un foglio che lesse, si sedette a petto nudo sul suo letto per riprendersi. Iniziò a vestirsi e le scrisse un messaggio sulla pergamena ma vide che la sua grafia comparve nel foglio affianco al suo. Lasciò perdere, era infastidito perché faceva così? Non è che lui si divertisse a scriverle invece che vederla. La prima prima sera non si era nemmeno accorto di lei, ľaveva notata solo quando era uscito e lei era là in piedi contro il lago, le si era accostato per parlare. Si era trovato bene, non aveva fatto la pazza quando aveva capito chi era, di solito otteneva urli o lacrime o scene di ordinaria pazzia, ma lei niente. Non lo aveva trattato da campione di Quidditch ma da normale ragazzo, non ci era abituato ma gli era piaciuto. Ľunico motivo per cui non si faceva vedere con lei era per proteggerla, non voleva che fosse sulla bocca di tutti, voleva tenerla solo per lui un piccolo angolo di mondo solo per se, ieri sera poi fare ľamore era stato unico, era come se avesse spento il cervello e acceso il corpo ma lei non sembrava capirlo. Finì di vestirsi e uscì dalla sua stanza con ľintenzione di parlarle.
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Capitolo 5 *** Una questione di mantelli ***
Entrò nella sala grande cercandola, era da sola a fare colazione aveva le occhiaie più accennate del solito, i capelli erano scompigliati e raccolti alla belľe meglio, le si sedette al fianco, lei si girò e fu sorpresa di vederlo li. "Ciao?" gli disse confusa, lui la guardò e le sorrise mentre si serviva la colazione "hai qualche minuto? Vorrei parlarti", lei annuì ma le venne immediatamente mal di stomaco, niente di buono era mai seguito a un 'dobbiamo parlare'. Mangiò poco e velocemente "dove possiamo andare?" sia alzarono senza parlare, lui le prese la mano lei si girò a guardarlo, stava sorridendo, così ricambio il suo sorriso abbracciandolo, riprese la sua mano e camminaro insieme fino al bordo del lago nero dove lei si sedette per terra mentre lui rimane in piedi con le mani in tasca. La guardò e iniziò a parlare, era come un fiume in piena e le disse tutto quello che aveva pensato poco prima, le disse i suoi timori, i motivi per cui 'la nascondeva', quando ebbe finito lei guardava ancora avanti a sé senza girarsi.
"Partiamo da un presupposto" iniziò lei "ci conosciamo da pochissimo, meno di una settimana quindi non puoi chiedermi cosa voglio perché nemmeno io lo so. Non pensavo ci fosse differenza tra il Viktor con cui parlo normalmente e il campione, tu hai iniziato a parlarmi e io semplicemente ti sono stata dietro. Tu dai per scontate troppe cose però, io non ho chiesto di essere protetta, hai visto come rispondo ai miei insegnanti pensi per caso mi possano preoccupare un gruppo di ragazzine pazze? Io so difendermi da sola. Tu mi piaci e questo è sicuro, ogni tuo sguardo, ogni tua carezza per me è un angolo di paradiso tutto mio. Io non so però cosa tu voglia da me, sempre che tu effettivamente voglia qualcosa, ma posso dirti cosa voglio io. Prima cosa, non un rapporto epistolare, vuoi vedermi? Devi parlarmi? Muovi quelle belle gambine atletiche e vieni da me perché, per quanto mi riguarda, la vita da gufo non fa per me. Seconda cosa io non voglio e non mi nasconderò più. Io voglio qualcuno con cui uscire, poter ridere, correre fra i corridoi, non ho voglia di vivere una relazione confinata a due sole stanze. Capisco che per te questo non sia fattibile ma sono le mie condizioni, se hai bisogno di tempo per riflettere ti capisco. Quando avrai deciso sai dove trovarmi". Ora entrambi guardavano il lago senza più dire una parola, lei si alzò dopo alcuni minuti "ora devo andare o farò tardi a lezione" e senza girarsi tornò verso il castello.
Aveva la testa che vorticava, non riusciva a mettere in fila due pensi che avessero senso e si vedeva, era già la seconda volta che mandava fuoco il calderone e dovette ricominciare la pozione da capo. Era andata nell'armadio a prendere altri ingredienti quando le si avvicinò Piton con la scusa di cercare qualcosa sussurrandole "sabato non possiamo vederci, c'è la proclamazione dei campioni, se è libera farei sta sera dopo cena, sempre che Krum non mi abbia preceduto", lei, lo guardò strafottente ma si limitò ad annuire e con le mani piene tornò al suo posto.
La giornata fu estenuante e accolse con gioia ľora di cena, era a metà del primo piatto quando vide Piton allontanarsi dalla sala, guardò il suo piatto sconsolata ma questa volte la fame prevalse e mangiò a sazietà prima di seguirlo. Entrò nella sala comune senza guardarsi intorno e salì dritta le scale che portavano ai dormitori, non si era accorta che Viktor era lì, non aveva ancora preso la sua decisione ma aveva voglia di vederla, di parlarci, ma lei non si accorse nemmeno che lui era lì, così si alzò per seguirla ma quando sbucò dalla sala al dormitorio lei era sparita. Andò alla sua camera e bussò ma non ebbe risposta, riuscì anche ad aprire la porta ma di lei non c'era traccia, stava per girarsi e tornare indietro quando con la coda dell'occhio vide la porta infondo al corridoio chiudersi. Si avvicinò silenziosamente poggiando ľorecchio ed effettivamente sentì due voci, una maschile e una femminile ma non poteva distinguerle, non sapeva a chi appartenessero così bussò alla porta "spero che chiunque stia bussando alla mia porta stia sanguinando perché qualsiasi altro motivo inferiore a questo comporterebbe almeno tre mesi di punizione", era il professore dell'altra sera, quello che la aveva punita, doveva pensare a qualcosa velocemente "ehm si scusi il disturbo sono Viktor Krum e" non fece in tempo a finire la frase che la porta si spalancò e se lo trovò davanti fumante di rabbia "COME HAI FATTO AD ENTRARE? CHI TI HA DATO IL PERMESSO DI STARE QUI A QUEST'ORA?! VATTENE IMMEDIATAMENTE DA QUI SE NON VUOI CHE TI IMPEDISCA DI PARTECIPARE AL TORNEO" Viktor sgrano gli occhi e tornò di corsa sui suoi passi. Nel frattempo anche la situazione dentro lo studio era agitata, c'era in corso un interrogatorio "ma a chi vuole che ľabbia raccontato? Pensa per caso che ci sia qualcuno che smani per fare a cambio con me? Guardi che anche io mi chiedo cosa lui ci facesse lì", mentre discutevano lei scelse un libro a caso pur di finire quella conversazione, glielo porse sedendosi su una poltrona poco distante.
Piton iniziò a leggere senza preoccuparsi di lei, era a metà del secondo capitolo quando si girò per farle un appunto e la trovò addormentata. Aveva le gambe poggiate sul bracciolo, la schiena aveva una curva innaturale mentre collo era adagiato sul bracciolo insieme alla testa, le sue labbra erano leggermente socchiuse. Di colpo una ventata di tristezza lo colpì, lei era la prima persona oltre a lui, che dormisse lì dentro e si aspettava che accadesse diversamente, innanzi tutto non doveva essere lei, poi si sarebbe aspettato qualcosa di romantico non di certo quello che aveva davanti. Si chinò su di lei per svegliarla e dopo qualche mugugno lei aprì gli occhi quel tanto che bastava per capire cosa stesse succedendo, fu così che se ne accorse, per la prima volta in sette anni "tu... tu hai gli occhi verdi...", lei non pensava di aver capito bene "si, può essere ma ora sono stanca, voglio dormire ne parliamo domani". Lui la seguì con lo sguardo fino alla porta che si chiuse alle sue spalle, era come ipnotizzato, bloccato da quella visione, da quello che aveva realizzato.
Lei strisciò i piedi fino alla sua stanza, trovò Viktor ad aspettarla "ti stavo cercando, ti vanno quattro chiacchiere?" lei non lo ascoltò, lascio cadere quello che aveva in mano, si tolse le scarpe e crollo sfinita nel suo letto. Krum era amareggiato, aveva solo voglia di parlarle ma lasciò perdere, la coprì e uscì dalla sua stanza. |
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Capitolo 6 *** La coppa delle coppe ***
Fece tutta la notte sogni strani, intricati, senza senso che non la fecero dormire bene, fu quasi un sollievo svegliarsi quella mattina. Non ricordava bene la sera prima, le sembrava che Piton le avesse detto qualcosa sui suoi occhi, Viktor le era per caso entrato in camera? Non lo ricordava ma non aveva troppa voglia di pensarci, oggi era il giorno della proclamazione dell'eroe, era sicura che Viktor sarebbe stato scelto, sapeva che nel momento in cui il suo nome fosse stato estratto lei poteva considerarsi accantonata, roba vecchia. Non voleva pensarci e andò a fare colazione, non sapeva perché ma si sentiva osservata, era cone se qualcuno la cercasse, cercasse il suo sguardo, si sentì così tutto il giorno e non prestò attenzione al fatto di aver incontrato Piton molto più spesso del solito, erano sempre incontri brevi, lungo i corridoi, fuori dalle aule, in giardino, infondo perché avrebbe dovuto sospettare qualcosa di strano lui insegnava lì, era normale girasse per la scuola no?
Non fece quasi in tempo a svegliarsi che era già ora della selezione, andò nella sala comune e prese posto, dopo una mezz'ora portarono il Calice e la cerimonia poté finalmente iniziare.
Una lingua di fuoco emerse dal calice e un biglietto bruciacchiato arrivò dritto nelle mani di Silente "Viktor Krum per Durmstrang" disse il preside, la sua voce era amplificata e rimbombò su tutte le pareti, scoppiò il primo di una lunga serie di boati che riempirono la stanza, questa volta venivano dal tavolo che ospitava Durmstrang. Di colpo quella stanza le sembrò minuscola, piccolissima, come potevano tutte quelle persone stare lì dentro senza soffocare? Le si chiuse lo stomaco e le mancò ľaria, si guardò intorno per farsi coraggio e non cedere al panico. Il Calice sputò il secondo nome, "Cedric Diggory per Hogwarts" tutto il tavolo dei Tassorosso fremette di gioia, il campione era loro. Lei non lo conosceva personalmente benché fossero dello stesso anno, era sicuramente bravo ma sperava fosse qualcuno della sua casa a essere il campione, era persa nella sua riflessione quando sentì 'finita la selezione vai al lago, ti raggiungerò là' si girò ma era circondata da una marea di persone, chiunque come nessuno poteva averle detto quella frase, probabilmente non era nemmeno per lei. Calò di nuovo il silenzio, un altro biglietto uscì dal calice e venne preso al volo "Fleur Delacour per Beauxbaton" un altro boato, ora che tutti i campioni erano stati scelti erano tutti in piedi a festeggiarli quando una lingua di fuoco più alta delle altre emerse dal calice, il preside prese il biglietto che ne uscì e lesse "Harry Potter" tutta la sala si fermò e contemporaneamente tutti gli occhi furono su di lui. Scoppiò un boato ancora più rumoroso dei precedenti, chi urlava ai brogli, chi non credeva che Potter fosse capace di ingannare uno strumento così potente ma a lei non poteva interessare di meno.
Si sentì di nuovo soffocare, solo a spinta riuscì a uscire da lì, iniziò a correre per guadagnare ľuscita, appena varcó la soglia posò le mani sulle ginocchia cercando di respirare a pieni polmoni senza riuscirsi, raggiunse la riva del lago barcollando, si allargò il nodo della cravatta, si inginocchiò e immerse la testa nell'acqua gelata e urlò sott'acqua lasciando che tutto quello che rimaneva del suo ossigeno diventasse bolle. Quando riemerse si sedette sulla riva, le gambe allungate in avanti verso ľacqua le braccia tese dietro di lei e la testa molle all'indietro che puntava verso le stelle ma teneva gli occhi chiusi concentrandosi sui rumori circostanti, riprese a respirare a pieni polmoni e fu come rinascere. Il freddo era pungente, le passava attraverso i capelli e i vestiti bagnati come lame ma non le importava, aveva bisogno di quella sensazione.
Ora era di nuovo pronta per rientrare quando di trovò davanti Piton, non se lo aspettava, si guardò intorno cercando di capire se ci fossero motivi che lo spingessero a uscire ma non trovò altro, lei era la sola cosa che era fuori posto quella notte. Le si era avvicinato come in preda a una strana febbre, la guardava senza vederla, le prese il mento fra pollice e indice della mano destra e le alzò leggermente il viso "non ero certo tu mi avessi sentito" tacque un minuto "tu hai gli occhi verdi... non lo avevo mai notato fino a ieri" lei rimase ferma, senza dire niente mentre lui era sempre più vicino, iniziò quasi a pensare che volesse baciarla e a questa folle idea il suo cuore iniziò a battere all'impazzata."Come mai voleva incontrarmi?" chiese mentre teneva lo sguardo fisso nel suo, ma lui non rispose, non capiva questo suo interessamento di colpo verso i suoi occhi.
"Professore?", "volevo solo osservarti meglio" rispose mentre le lasciava il viso allontanandosi. Per un singolo minuto le era sembrato che la guardasse diversamente, che avesse trovato qualcosa di nuovo in lei ma ora quella magia era sparita.
Non capiva perchè volesse osservala,
soprattutto perchè lo stesse facendo in un luogo completamente buio
come il lago.
Ora però il freddo non era più
piacevole, stava tremando "è stato un piacere incontrarla, ma ho freddo e ho la testa bagnata, vorrei andare
nella mia stanza", "le dispiace se l'accompagno?", lo guardò
stranita "n-no?" e si misero in cammino per raggiungere la stanza nei
sotterranei.
Lei tremava come una foglia e si rese conto che i bagni, in un lago, di
notte a Novembre non fossero il miglior piano del mondo, lui la superò, si giró verso di lei fermandola e, senza dire una parola, si tolse il mantello, le si avvicinò scostandole i capelli, lei avvampó, ma cosa stava facendo? Perché la tirava a se? Questa volta era certa che volesse baciarla. Era così vicina che avrebbe potuto abbracciarlo, stringerlo forte a se, posargli la testa sul petto e sentire il battito del suo cuore. Stava quasi per farlo quando lui si abbasso per stringerle il mantello intorno alle spalle. Avvampó di nuovo, che stupida, si stava preoccupando per lei e la prima cosa che le era saltata in mente era che Piton ci stesse provando, lui professore integerrimo con lei, ragazzina che aveva appena ficcato la testa nel lago. "Ma così le si rovinerà il mantello" disse, "lei è una studentessa della mia casa, e il suo benesse verrà sempre prima di ogni mantello". Lei sogghignó pensando di valere almeno di più di un mantello per lui
Arrivarono presto nella sua stanza essendo che tutti erano ancora nella
sala grande immersi nel caso Potter e per festeggiare i campioni
legittimi, "ora mi cambio, le ridaró il mantello dopo che lo avrò pulito se non è un problema", "facciamo così" rispose
lui "per prima cosa dammi del tu quando siamo soli, secondo cambiati e mettiti un pigiama pesante, ti preparo un tè caldo poi ti lascio riposare ok?".
Chi ho davanti a me? questo non è Piton, non è l'austero
professore con cui fino a due secondi fa battibeccavo, cos'è uno scherzo di pessimo gusto?
A questo pensava mentre si metteva il pigiama di Krum, usava sempre quello da quando lo aveva ricevuto, se lo era messo senza pensare che Severus sicuramente avrebbe capito da dove veniva.
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