Il manoscritto

di ChiaraBJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Beta Reader ***
Capitolo 2: *** ‘il tuo casino è il mio casino’ ***
Capitolo 3: *** insieme per forza ***
Capitolo 4: *** B & B: secondo round ***
Capitolo 5: *** attacco e difesa ***
Capitolo 6: *** la rivincita di Ben ***
Capitolo 7: *** l’Acherontia Atropos ***
Capitolo 8: *** il movente ***
Capitolo 9: *** la rivincita di André Bohm ***



Capitolo 1
*** Il Beta Reader ***


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IL BETA READER
 
Era quasi sera e uno stupendo tramonto illuminava i volti dei due ispettori della CID Semir Gerkhan e Ben Jager, mentre con l’auto di servizio percorrevano l’autostrada e si avviavano verso il comando per concludere un’altra giornata di lavoro.
“Ben” esordì il più anziano dei due poliziotti che era alla guida “Ti andrebbe di farmi compagnia stasera a cena?”
Ben si trovò un po’ spiazzato, aveva altri piacevoli programmi per quella sera.
Aveva conosciuto una bellissima ragazza dopo un concerto che aveva tenuto con la sua band in un noto locale e quella sera aveva intenzione di chiamarla per chiederle di uscire insieme, ma sapeva che il suo socio, dopo la momentanea separazione da Andrea aveva giornate in cui la depressione lo attanagliava più del solito, e oggi era una di quelle.
Semir infatti per tutto il turno era stato abbastanza silenzioso e Ben non era riuscito a fargli spuntare nemmeno un mezzo sorriso ,tanto che dopo qualche tentativo aveva desistito.
A rompere quel silenzio la radio di servizio che ogni tanto li informava sulla situazione attuale del traffico e l’autoradio sintonizzata su una stazione che trasmetteva musica decisamente rock.
Una frequenza che trasmettesse musica melensa sarebbe stato per Semir una sorta di colpo di grazia.
Quindi anche se la cosa non lo entusiasmava più di tanto, per la profonda amicizia che lo legava a Semir, Ben imitando una voce femminile rispose:
“Okay tesoruccio, una serata soli e soletti io e te…che mi prepari di buono stasera? Pizza, kebab, wurstel e crauti oppure mi porti al ristorante italiano? Una bella spaghettata pomodoro e basilico sarebbe l’ideale…” poi si voltò verso il suo amico sbattendo in modo decisamente civettuolo gli occhi e in questo modo cercando di portare un po’ di buonumore e un piccolo sorriso sul volto del socio.
“Quello che vuoi piccioncino” rispose altrettanto civettuolo Semir di rimando, apprezzando l’impegno di Ben nel farlo almeno sorridere.
“Per me va bene anche una pizza a casa tua accompagnata da un ettolitro di birra, poi se mi fai dormire nel tuo divano potrei anche una volta tanto esagerare”
“Wow,  serata di follie” fece Semir porgendo la mano all’amico “Affare fatto”
Nell’abitacolo risuonò lo schiocco di un ‘cinque’.
“Sì, però lasciami a casa che mi faccio una doccia e mi cambio, poi mi faccio bello per te…” continuò la farsa Ben “Prendo l'auto e corro da te”
La serata tra i due colleghi passò tra risate e ricordi delle loro passate avventure e dopo aver cenato Semir si alzò da tavola, prese i cartoni delle pizze e le portò fuori negli appositi contenitori , mentre Ben si diresse verso il divano della sala.
Il giovane stava prendendo il telecomando della televisione posto sopra ad un tavolino quando il suo sguardo cadde su un manoscritto posto lì vicino.
“Ehi socio” domandò incuriosito Ben  e prendendolo in mano lo sfogliò “Da quando ti sei dato alla scrittura? Ah ho capito fai parte della 'Setta dei poeti estinti'
Poi dopo aver letto qualche frase qua e là continuò “Direi che non c’è dubbio scrivi davvero bene, non conoscevo questo tuo lato…artistico”
“Cosa? Ben non ho capito una singola parola di quello che stai dicendo, sto riempendo la lavastoviglie” urlò Semir dalla cucina.
“Ti ho chiesto da quando in qua scrivi libri? Però” rise divertito Ben “Il titolo non è male ‘Autostrade Infuocate’ cosa è la tua biografia? Ci sono anche io? Il bell’ispettore alto, moro, atletico, intelligente…senza macchia, sprezzante del pericolo” chiese curioso il giovane ispettore.
Semir tornò dalla cucina e si sedette sul divano assieme a Ben.
“Allora dicevo, sei diventato un seguace del professor Keating?”
“Ben sei ubriaco? Di già dopo solo due birre? Che stai farneticando?” chiese sbigottito Semir.
Ben levò gli occhi al cielo, poi alzò le mani in segno di resa, ma poi vedendo la curiosità dell’amico continuò il discorso interrotto “Ma sì ti ricordi il film ‘L’attimo fuggente’…’Carpe diem'…’cogli l’attimo’…vabbè già mi stai guardando male…lasciamo perdere”
“Ben mi preoccupi a volte riesci ad essere più sconclusionato di Hartmut, vedi di cambiare fornitore quello che hai te la taglia male”
“Eh?” fece finta di non capire Ben.
“Comunque, questo non è mio, devo leggerlo per dare …delle indicazioni, suggerimenti, magari mettere qualche punto, qualche virgola” e si alzò di nuovo per prendere altre birre dal frigorifero.
“E poi lo sconclusionato sarei io…” replicò facendo il finto offeso Ben.
“Ti ricordi l’anno scorso quando la Kruger mi ha mandato all’Accademia di Polizia  a tenere un corso su come svolgiamo le indagini?”  disse Semir tornando a far compagnia a Ben.
Il giovane prese dalle mani di Semir l’ennesima birra, l’aprì e dopo averne bevuto un sorso continuò il discorso.
“Sì e come distruggere le auto di servizio in meno di dieci minuti” rispose divertito Ben.
“Spiritosone” ribatté Semir.
“Comunque in quell’occasione ho conosciuto diverse reclute che potrebbero essere nostri colleghi in futuro, anche se al giorno d’oggi mi chiedo come ci si possa fidare di un poliziotto con i capelli rasta o con strani tatuaggi sui polsi”
“Tu ti sei fidato di me e quando mi hai conosciuto avevo una chioma da far invidia a ‘Furia cavallo del West’ e ho pure i tatuaggi” replicò secco Ben sfoggiando i suoi.
“Touché ! Ma almeno l’aria da bravo ragazzo l’avevi e i tuoi tatuaggi sono…normali e non visibili a tutti”
“Detta così sembra che ne abbia qualcuno chissà dove” sghignazzò Ben.
“Comunque in mezzo a questa stravagante gente “ continuò Semir “C’era  una brillante e bella ragazza che oltre ad essere un’eccellente allieva si diletta nel tempo libero a scrivere romanzi polizieschi”
“Bene possiamo assumerla per redigere i nostri rapporti visto che le piace scrivere” lo interruppe Ben di nuovo.
“Uff, mi lasci finire???” Semir si stava spazientendo “Dunque ieri è arrivato tramite corriere questa copia del suo romanzo e allegata c’era una lettera che mi chiedeva se volevo leggerlo, fargli da ‘Beta reader’. Pensava di inoltrare una copia anche ad altre persone, per avere degli ulteriori pareri, ma ci teneva che fossi io il primo a leggerlo perché il protagonista è un ispettore della polizia autostradale, mi ricordo che quando le dissi di sì le si illuminarono gli occhi. E ci teneva che fossi il più sincero possibile, dirle in tutta onestà cosa ne pensavo”
“Bello, mi pare una bella cosa, ti terrà impegnato, ma cos’è un ‘Beta reader’?” si incuriosì Ben.
“In gergo da come ho capito è quella persona che legge per primo la tua opera letteraria, la corregge se ci sono errori, ti da un parere, prima che l’autore lo dia ad un editore, un po’come quando io ti correggo e dico cosa ne penso dei tuoi rapporti prima che tu li consegni alla Kruger”
“Ma come siamo spiritosi stasera! Comunque hai cominciato a leggerlo?” domandò Ben.
“Non ancora, ma adesso che Andrea e le bambine …”
A Semir venne il magone, sentiva la loro mancanza dopo la momentanea separazione, ma poi continuò “Adesso avrò tempo per leggerlo”
 
Da quella serata passarono un paio di giorni e i due soci non avevano mai avuto occasione di vedersi né tantomeno di sentirsi, Ben aveva approfittato dei giorni di riposo per andare a fare visita a sua sorella Julia e a suo padre a Düsseldorf.
Ben arrivò in ufficio di buon ora, lo aspettava il turno mattutino, quello che odiava di più perché costretto ad alzarsi molto presto.
Il giovane ispettore entrò al comando, salutò Susanne, notando che nel suo ufficio il commissario Kruger stava parlando in maniera piuttosto concitata al telefono con qualcuno.
“Che ha il capo? Sembra…insomma direi su di giri…”
“Non saprei è arrivata di corsa mezz’ora fa e da allora è al telefono, comunque” continuò la segretaria cambiando decisamente argomento “Semir non è ancora arrivato ed è un peccato, avrebbe notato che una volta tanto sei in orario” lo canzonò.
“Come non c’è? Che sia ancora a letto? Si sarà dimenticato di mettere la sveglia, adesso ci penso io a buttarlo giù dal letto” e prendendo il cellulare compose il numero di Semir “Stavolta la ramanzina gliela faccio io” ma dopo vari squilli si attivò la segreteria telefonica.
“Che strano non risponde, gli do venti minuti e poi vado a prenderlo a casa” sbottò Ben dirigendosi verso il suo ufficio.
Stava quasi entrando, quando il commissario Kruger uscendo dal suo ufficio lo chiamò.
“Jager sa dirmi dov’è Gerkhan?” chiese con un tono che a Ben suonò quasi duro.
Ben trasalì e si voltò in direzione del commissario e quando la vide in faccia restò perplesso: la Kruger aveva un’espressione molto preoccupata.
“Capo” domandò dubbioso Ben “C’è qualcosa che non va? “
Ma la Kruger fece quasi finta di non averlo sentito e ritornò nel suo ufficio.
Il giovane poliziotto e Susanne si guardarono negli occhi e la bionda segretaria aggrottò la fronte come per dire ‘chissà cos’ ha’.
Ben allora si avviò verso l’ufficio del suo superiore bussò entrando senza aspettare risposta.
“Capo cosa c’è?” disse senza tanti convenevoli.
“Niente Jager” rispose quasi stizzita la Kruger.
“Via capo, me lo dica” insistette Ben che aggiunse “Non è che ha a che fare con Semir?”
La Kruger alzò lo sguardo dalle carte che aveva davanti e traendo un profondo respiro informò Ben.
“Ieri sera è stato rinvenuto in un piccolo appartamento il cadavere di una ragazza. La scientifica esaminando la scena del crimine ha trovato a parte le impronte della vittima, solo un altro tipo di impronte: quelle di Gerkhan e la prova balistica inoltre ha confermato che la ragazza è stata uccisa con la sua arma d’ordinanza”
“Cosa?” Ben restò di stucco e passandosi una mano tra i capelli disse “Commissario non crederà che Semir possa …” ma Kim Kruger lo interruppe bruscamente.
“Sono sconvolta quanto lei Jager, ma cerco di essere obiettiva, la Schrankmann ha già emesso un’ordinanza di custodia cautelare. Il suo collega non si trova e questo non gioca a suo favore” disse seria il commissario.
 “Ma capo? Si rende conto che così facendo lo farà diventare un bersaglio?” Ben era allibito.
“Senta Jager le ho già detto che il suo collega non si trova, sono state rinvenute solo le sue impronte oltre a quelle della ragazza, in più la prova balistica conferma che a sparare è stata l’arma di Gerkhan, secondo lei che dovevo fare?” obiettò la Kruger.
“Avrebbe perlomeno dovuto avvisarmi subito, dannazione!” e detto questo uscì dall’ufficio della Kruger sbattendo violentemente la porta.
“Susanne” disse Ben all’indirizzo della segretaria “Vedi se riesci a rintracciare Semir, cellulare, auto…tutto”
“Okay Ben, ma che è successo e tu adesso dove vai?” chiese la ragazza vedendolo che si stava dirigendo verso l’uscita del comando.
“Sicuramente Semir è in un mare di guai, vado a cercarlo, anche se non so da dove cominciare. Non capisco perché non mi abbia cercato, quando uno di noi due è nei guai … Beh ci cerchiamo per risolvere i problemi, forse ha paura, forse è in pericolo, sicuramente non vuole coinvolgermi. Spero solo di trovarlo prima che sia troppo tardi, prima che qualche collega lo arresti o nel tentativo di farlo. Maledizione non voglio nemmeno pensarci” disse risoluto Ben.
“Ma Ben che è successo e perché Semir dovrebbe essere arrestato?”
“Adesso non ho tempo per spiegarti, per favore fai quello che ti ho chiesto e se vuoi altre informazioni chiedile al capo”
Pochi istanti dopo si sentì un’auto partire sgommando dal parcheggio della CID, il commissario Kruger affacciata alla finestra del suo ufficio poté constatare che era la Mercedes di Ben.
 
Angolino musicale: Ben in un ruolo…nuovo, come pure Semir. Piccola nota : il Commissario Bohm, che incontreremo più avanti appare negli episodi ‘L’uomo ombra’ e ‘I ricercati’ e nella mia F.F. ‘Sogni infranti’ e non ha mai ‘brillato per simpatia’. Comunque cari lettori/recensori per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po’ …mi prendo una piccola vacanza, ma ritornerò più agguerrita che mai, promesso.
Ringrazio fin da subito chi vorrà lasciare una recensione e la mia Beta, anzi BETA READER MATY, consulente, amica e molto altro…
Brady ‘Best Friend’ (migliore amico)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=GbW2UHR11_s


Ogni volta che mi sento giù, mi rivolgo a te mio amico una mano amica tu porgi, nel momento del bisogno…Non lo so che cosa avrei mai fatto senza di te dall’ inizio alla fine Tu sei sempre stato qui al mio fianco così io ti chiamerò il mio migliore amico
sia con i bei momenti che con i cattivi sia che perda o che vinca io so una cosa che non cambia mai e sei tu come mio migliore amico Ogni volta che mi sento giù, con tutto ciò che sta veramente succedendo tu dici la cosa giusta, per farmi andare avanti per mantenermi forte, che altro posso dire Gli amici sono là nella cattiva e nella buona sorte…


 

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Capitolo 2
*** ‘il tuo casino è il mio casino’ ***


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‘il tuo casino è il mio casino’

Ben aveva cercato per tutto il giorno il suo socio in ogni angolo della città.
Aveva più volte tentato di chiamarlo al cellulare, ma questo risultava sempre irraggiungibile.
Si era recato da tutte le persone che potessero in qualche modo dargli ospitalità, persino a casa di suo padre a Düsseldorf, dove Helga, la governante di ‘villa Jager’ gli aveva assicurato che là non c’era e si augurava che il suo ragazzo lo trovasse scagionando Semir da ogni accusa, nemmeno lei lo credeva capace di commettere un crimine.
Andò anche dai suoceri di Semir e quando Andrea se lo trovò davanti subito la donna si preoccupò moltissimo.
Ben la mise subito al corrente del perché lo stesse cercando e la donna immediatamente prese le difese del marito, nemmeno lei credeva Semir capace di assassinare qualcuno e questo, malgrado la momentanea separazione, era da considerarsi un buon segno.
Andrea teneva ancora molto a Semir.
Il giovane ispettore lo aveva cercato persino nello studio dove provava con la band, la porta si apriva con una combinazione numerica e Semir per ogni evenienza ne conosceva il codice, ma purtroppo anche quel posto si era rivelato un buco nell’acqua.
Aveva girato anche tutto il quartiere turco, e alla fine decise di entrare nel negozio di ferramenta gestito dal fratello di Semir.

Quando Kemal Gerkhan vide Ben il sorriso che aveva stampato in volto si spense all’istante.
“Buongiorno Kemal” esordì Ben.
“A cosa devo la sua presenza ispettore Jager?” rispose duro Kemal.
Ben ebbe la sensazione di non essere il benvenuto, sensazione che trovò subito conferma nello sguardo di ostilità che aveva l’uomo.
“Cercavo tuo fratello…per caso è qui?” chiese impassibile il giovane.
“No” rispose ruvido Kemal.
“Senti so che tra voi due…” ma fu subito interrotto.
“Ecco appunto e se ora se ne va io avrei da fare, i clienti se la vedono…scappano, i poliziotti tedeschi non sono i benvenuti in questo quartiere” rispose abbastanza seccato Kemal.
“Tuo fratello, Semir è nei guai, posso aiutarlo…ti prego se è qui…per favore...” Ben non avrebbe mai voluto pregarlo, ma se serviva a trovare Semir il ragazzo si sarebbe anche messo in ginocchio.
L’espressione di Kemal cambiò, anche se tra i due fratelli non c’erano buoni rapporti, Semir era sempre suo fratello.
“Semir non è qui…” e vedendo che Ben non era molto convinto continuò “ Può credermi o no, ma lui qui non c’è…provi dai suoi amici poliziotti”
Ben avrebbe voluto rimbeccare, ma quello non era né il momento né il luogo e trovare Semir, preferibilmente vivo, era la sua priorità.
“Se hai notizie questo è il mio biglietto da visita, per favore, se si fa vivo chiamami o fammi chiamare è importante” disse porgendogli il cartoncino, ma Kemal non mosse nemmeno un muscolo per prenderlo. A Ben non restò altro da fare che girare i tacchi e andarsene, non prima di aver lasciato il biglietto da visita sopra una piccola scansia.
Una volta uscito Kemal prese il cartoncino, lo stava per accartocciare e cestinarlo, ma all’ultimo momento cambiò idea e se lo mise in tasca.

Ben riprese le ricerche del socio, gli sembrava di aver setacciato ogni angolo della città.
Lo cercò in qualsiasi posto gli venisse in mente, ma purtroppo di Semir ancora nessuna traccia.
Come ultimo tentativo aveva provato la casa fuori Colonia dove abitava Nazan, la madre di sua figlia Dana, ma anche quello si era rivelato un altro fallimento, alla fine non gli restò altro da fare che avviarsi sconsolato e col morale  a terra verso casa sua.
“Maledizione Semir, dove diavolo sei finito, in che casino ti sei cacciato?” e un brutto presagio s’impadronì di lui.
Il piccolo ispettore aveva consegnato alla giustizia un numero abbastanza cospicuo di ladri, assassini e pirati della strada, qualcuno di loro potrebbe essere uscito dal carcere e aver voluto, cercato e trovato vendetta. 
“Spero davvero di non dover identificare il tuo cadavere rinvenuto da qualche passante sulle rive del Reno” si ritrovò a pensare triste.
Ben guidava la sua Mercedes per le strade di Colonia, nell’auto un silenzio innaturale a cui  pose fine accendendo la radio e ascoltando le ultime notizie: ormai anche i radiogiornali davano Semir come un potenziale assassino, un ricercato da tutta la polizia di Colonia e non solo, complice anche il fatto che l’indagine era stata affidata al commissario André Bohm che, dal canto suo, vedeva il caso come un’ottima pubblicità per il suo smisurato egocentrismo e mania di protagonismo e per screditare una volta per tutte  i due ispettori dell’autostradale.
“Che razza di iella nera, tra tutti i poliziotti che ci sono qui a Colonia proprio quel pallone gonfiato di ‘‘Berlino, Oldenburg, Heidelberg, Monaco ’ ! Spero solo di non trovarmelo tra i piedi, mancherebbe solo quello”  ragionò ad alta voce Ben che al momento era uno dei pochi convinto dell’innocenza di Semir.
Anche se a dir la verità era più il suo cuore a crederci.
Sconsolato e sempre più avvilito Ben si avviò verso il suo lussuoso appartamento, ormai era buio e non sapeva più dove andare a cercarlo.
Neanche gli passò per l’anticamera del cervello l’idea di ritornare al distretto,  sarebbe stato un’opera di autolesionismo, visto il modo in cui si era congedato dal commissario che se fosse stata ancora in ufficio vedendolo arrivare sicuramente non gli avrebbe risparmiato una bella ramanzina sulle regole disciplinari.
Una volta arrivato a destinazione parcheggiò l’auto in garage, prese l’ascensore e quando si trovò davanti alla porta di casa prese le chiavi inserendo quella della porta d’entrata.
La serratura scattò immediatamente e questo lo insospettì non poco. 
Ben portò subito la mano sopra la fondina, aprì il bottone a pressione e lentamente estrasse la pistola.
“Chiudo sempre con due mandate” pensò tra se togliendo la sicura all’arma “Perché stamattina no?”
Ben aprì lentamente la porta con un piede, entrò con circospezione, la pistola spianata tenuta saldamente con entrambe le mani, ma poi il suo istinto gli suggerì un pensiero:
 “Semir, ehi socio, sono Ben, sono solo, sei qui?”
Il giovane quasi in apnea attese una risposta che non venne, ma poco dopo sulla soglia della camera da letto fece la sua comparsa Semir.

Ben quindi chiuse la porta e andò incontro al suo collega quasi correndo.
“Ciao Ben” disse triste il piccolo ispettore vedendo l’amico.
“Semir” fece di rimando Ben “Come stai? Che è successo? Stai bene?” e appena gli fu vicino lo abbracciò forte sollevandolo da terra e facendogli fare quasi un giro “Come sono felice di vederti, ti ho cercato ovunque, ero preoccupato per te, pensavo di ritrovarti su di un tavolo d’obitorio, santo cielo Semir perché non mi hai chiamato?”
Ben era un fiume di domande, ma  poi guardandolo bene notò che in mano aveva una confezione di ghiaccio istantaneo “Ehi, ma che ci fai con il ghiaccio in mano? Sei ferito?” domandò preoccupato squadrandolo da cima a fondo.
“No ho solo una botta in testa e mi fa un male terribile e non ricordo niente” rispose Semir che continuò “Ben ti giuro io … non …”
“Lo so socio” disse sicuro Ben interrompendolo “Tu non sei un assassino”
“Ben, ma io non ricordo niente ” disse triste sedendosi nel divano della grande sala.
“Questo non fa di te un criminale” replicò Ben sedendosi accanto.
“Ma nemmeno il contrario, pensa per un attimo…e se lo fossi?”
“Senti il fatto che tu non ricordi nulla non vuol dire che tu sia un assassino e poi la botta in testa come te la sei procurata? Una botta in testa può provocare amnesia momentanea …” replicò sempre con tono deciso Ben.
“Mi sembri Perry Mason…e mi stai scagionando a priori, non sei oggettivo, sei mio amico e …” confutò Semir.
“Maledizione  Semir, che cavolo di discorsi stai facendo? Certo che sono tuo amico, ma non penso che tu sia un assassino, quante volte te lo devo ripetere. Ti aiuterò socio, insieme scopriremo la verità e cosa è successo. Qui non ti cercherà nessuno, almeno per ora” ribatté serissimo Ben.
“Ben non voglio metterti nei casini” disse Semir sapendo cosa poteva voler dire aiutare un ricercato.
“Falla finita, ‘il tuo casino è il mio casino’ ” sentenziò Ben.
“E questa dove l’hai sentita”  domandò Semir abbozzando un mezzo sorriso.
“E che ne so mi è venuta così” replicò  Ben anche lui sfoderando un piccolo sorriso.
“Tu vedi troppi film americani”
“Comunque” continuò Ben tornando serio “Come mai ieri sera eri a casa della ragazza morta, la conoscevi?”
“La ragazza è l’autrice del manoscritto che hai visto a casa mia l’altra sera ricordi?”
“Sì ‘Autostrade infiammate’ giusto?” domandò aggrottando la fronte Ben.
“Veramente erano ‘infuocate’ comunque” proseguì Semir “L’unica cosa che ricordo per ora è che l’altra sera stavo entrando in un negozio e lei stava uscendo, abbiamo iniziato a chiacchierare, siamo andati a mangiare un boccone e poi l’ho accompagnata a casa, mi ha chiesto se volevo entrare… e prima che tu dica qualsiasi cosa, ti informo subito che io avevo rifiutato, ma lei mi ha assicurato che non c’era nessun secondo fine, almeno non quel tipo di…insomma io sono sposato”
“Sì, sì ho capito, vai avanti dai, la faccenda si fa interessante e poi…” continuò Ben accompagnando la frase con un gesto che inequivocabilmente significava ‘amo ancora Andrea e come vedi porto la fede’.
“Sì dicevo che mi invitò a bere qualcosa, senza impegno, Maja Dekker , questo era il suo nome, voleva  sapere che ne pensavo del suo romanzo, ma io le ho risposto che non lo avevo ancora letto. Poverina ricordo che ne restò delusa, ma mi ripromisi che la sera stessa l’avrei almeno cominciato”
“E poi?” lo incalzò Ben.
“E poi non mi ricordo più niente cioè, mi sono svegliato la mattina seguente in mezzo alla pineta…quella vicino all’autostrada, sai quella dove si appartano le coppiette”
“Ma scusa, come sei arrivato fino a là?” domandò Ben.
“Non né ho idea, ma forse è meglio se mi costituisco” disse senza però tanta convinzione Semir.
“Sì bravo, mossa astuta! Un genio!” sbottò Ben alzando gli occhi e le mani al cielo con fare quasi teatrale “Sai a chi è stato assegnato il caso eh?” chiese poi piantandogli letteralmente gli occhi addosso come se stesse facendo un interrogatorio “ ‘Berlino, Oldenburg, Heidelberg, Monaco’…ti ricorda niente???”
“Il Commissario dell’LKA Bohm??? Mapporcamiseria, mancava solo quello in questa giornata di…meglio che stia zitto, altrimenti divento volgare…” rispose sempre più sconsolato Semir.
“Già proprio lui. Sono sicuro che starà già cercando il modo migliore e più altisonante possibile per provare la tua colpevolezza, sicuramente non cercherà prove che possano scagionarti. Ah quasi mi dimenticavo… la tua pistola dov’è?” chiese quasi terrorizzato dalla risposta che poteva dare l’amico.
“L’avevo con me, lo sai che non me ne separo mai, solo che adesso non so dove sia e come vedi la fondina è vuota…potrei averla persa nella pineta” ragionò Semir.
“Me l’aspettavo” replicò avvilito Ben “Purtroppo la prova balistica effettuata sul proiettile che ha ucciso la ragazza…” il ragazzo non ebbe nemmeno il coraggio di concludere la frase.
 “Mi stai dicendo che Maja è stata uccisa con la mia pistola? ” domandò sconvolto Semir che continuò  “Ben ragiona, non ricordo niente, potrei essere davvero stato io …e il trauma…mi ha reso ‘amnesico’”
“Eh ??? Scusa, ma mi sembri Hartmut, dire smemorato ti sembrava troppo normale? E comunque perché l’avresti uccisa? E il movente quale sarebbe? Gelosia? Soldi? Tu ami Andrea e quindi a priori io escludo il delitto passionale” Ben si stava scaldando era più sicuro lui dell’innocenza di Semir che Semir stesso.
“Senti non ho intenzione di sgomberare la tua scrivania, né voglio un nuovo partner, quindi vediamo di risolvere il caso e al più presto. I colleghi ci daranno una mano” disse risoluto il giovane ispettore.

Un secondo dopo il cellulare di Ben squillò “E’ la Kruger, vedi di stare zitto” disse Ben verso Semir dopo aver visto il numero del capo sul display.
“Mi dica capo … no capo non so dove possa essere, l’ho cercato ovunque … lo so, ma fino a prova contraria io ritengo… sì… sì… se si fa vivo lo faccio convinto e lo porto al distretto” e detto questo chiuse la conversazione.
“Non ti ha creduto vero?” domandò Semir.
“Eppure sono stato convincente…ma penso che non mi abbia creduto neanche un po’. Ormai ci conosce da parecchio, in questi casi sa che siamo sempre, come dire, complici. Comunque sono convinto che nemmeno la Kruger e i colleghi ti reputino colpevole, ma come sempre il commissario avrà dovuto arrendersi davanti alle prove schiaccianti e alla pressione della Schrankmann”
“Prima o poi verranno a cercarmi anche qui” concluse Semir  alzandosi dal divano e a passo strascicato avviandosi verso l’uscita.
“Semir, dove vai?” chiese preoccupatissimo Ben.
“Non lo so, ma devo andarmene, volevo che sapessi che sto bene…un posto per nascondermi e non inguaiarti lo troverò” rispose mesto il piccolo ispettore.
“Ehi socio aspetta un po’ mi è venuta un’idea” Ben si diresse verso lo studio e poi ritornò con due mazzi di chiavi in mano.
“Tieni queste sono le chiavi di un cottage che possiede mio padre all’Eifel, adesso ti scrivo l’indirizzo per impostare il navigatore e questa è la chiave della Maserati, sconnetti il GPS, caso mai mettessero sotto sorveglianza anche me, vai là, nessuno ti verrà a cercare e sarà il nostro quartier generale, quando verrò a trovarti busserò tre volte,  in caso contrario, sei autorizzato a sparare attraverso la porta”
“Ben…sarai complice di un fuggitivo…un ricercato” il tono di Semir era triste.
“Ascolta tu per me faresti lo stesso. Chiuso il discorso, noi non siamo solo colleghi, siamo soci e soprattutto amici. Veri amici” replicò deciso il ragazzo.
“Allora forse è meglio se vado” disse porgendogli la mano  e uno schiocco rimbombò nella stanza. Ben poi lo attirò a se e lo abbracciò forte “Vedrai riusciremo a provare la tua innocenza”
Semir annuì e basta.
“Stai attento Semir, chi ha ucciso la ragazza potrebbe voler uccidere anche te …” continuò il ragazzo mettendolo in guardia.
“Ben grazie, e comunque non posso sparare attraverso la porta, non ho una pistola” disse l’ispettore più anziano che non voleva lasciare il ‘suo ragazzo’ senza vederlo sorridere almeno un ultima volta.
“Magari te ne procurerò una, se posso” e dopo averlo abbracciato di nuovo Semir uscì furtivamente dal palazzo dove abitava Ben.

Semir stava percorrendo le strade semideserte e buie di Colonia diretto verso l’Eifel. Ogni tanto gli capitava di incrociare una volante della polizia e ogni volta per lui era un momento di vero e proprio panico.
Ben gli aveva riferito che la Schrankmann alla luce dei fatti aveva già emesso un ordine d’arresto e la Kruger purtroppo non aveva potuto impedirglielo.
Alla guida dell’auto di Ben, Semir cercò di essere il più calmo e sciolto possibile; una guida insicura e agitata avrebbe senz’altro attirato l’attenzione di qualche volante.
Assorto nei suoi tristi pensieri Semir vide all’ultimo minuto un semaforo che da giallo diventò rosso e quindi per fermarsi frenò facendo stridere i freni.
Pochi istanti dopo accanto a lui si affiancò una pattuglia e meccanicamente Semir puntò gli occhi verso il passeggero della volante.
Non ci fu bisogno di dire o fare niente. Dieter diede ordine a Jenny di mettere la freccia e svoltare dalla parte opposta della direzione che stava prendendo Semir.
“Grazie Dieter” disse con lo sguardo Semir e dopo che fu scattato il verde il piccolo ispettore proseguì il suo viaggio verso l’Eifel.
 
Angolino musicale:la coppia d’oro è tornata più o meno. Almeno Semir è ancora tutto intero…per ora…
Un ringraziamento speciale va ai recensori, il ‘mitico trio’ e alle ‘New entry’ ...BENvenuti nel club!!!…
Andrea Mingardi e Alessandro Bono ‘Con un amico vicino’
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=vb76j05uIS4
…Con un amico vicino, si può parlare Con un amico vicino, ti puoi sfogare Perché un amico vicino di commenti non ne fa Rimane qualche domanda senza risposta Ma se un amico non parla, non parla apposta E puoi riuscire a salvarti E a venir fuori da un gran casino Con un amico vicino…E puoi riuscire a salvarti Perché lui non se ne va...Con un amico vicino, ci vuole poco Perché un amico vicino, ti regge il gioco E puoi sbagliare parole tanto lui ti capirà Perché un amico vicino non si offende Davanti agli altri lui ti difende E puoi riuscire a salvarti E a cambiare anche un destino Con un amico vicino


 

 
 

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Capitolo 3
*** insieme per forza ***


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INSIEME PER FORZA

Il mattino seguente Ben si alzò di buon mattino.
Aveva dormito poche ore, ma solo il fatto di aver rivisto il suo collega lo aveva decisamente confortato, ricaricato  e anche rasserenato da sentirsi abbastanza in forma da poter affrontare il suo capo e per dare inizio alla sua personalissima ‘battaglia’ in difesa di Semir.
Arrivò in ufficio poco prima delle otto e non fece nemmeno in tempo a salutare i colleghi che il commissario con un tono che non ammetteva repliche lo chiamò in ufficio.
“Ecco ci siamo” pensò tra se l’ispettore “Prepariamoci alla ramanzina di ‘gonna di ferro ’ sulla disciplina, sul rispetto, sulle frasi appropriate quando ci si rivolge ad un superiore bla bla bla... che pizza...tanto vale che la saluti come avevo in mente di fare. L’avrei strozzata ieri…Semir nei guai e manco si è degnata di farmelo sapere subito”
Ben alzò gli occhi al cielo e seppur riluttante, entrò nell’ufficio del capo salutandola in maniera decisamente ironica, quasi strafottente:
“Buongiorno commissario, dormito bene?”
“Si risparmi le smancerie Jager e mi dica dov’è Gerkhan! E badi bene che non accetterò un ‘non lo so’ o cose del genere, perché non le crederò, anzi sono quasi sicura che lei lo abbia visto e gli abbia pure parlato” replicò severa Kim seduta dietro l’enorme scrivania.
Ben non voleva arrivare a tanto, ma non vedeva in quel momento alternative.
“Capo le assicuro che non so dove sia Semir e men che meno gli ho parlato” le rispose il ragazzo guardandola dritto negli occhi, doveva mentire in maniera convincente e la prima regola era guardare l’interlocutore dritto negli occhi.
“Come vuole Jager, farò finta di crederle, comunque questo che ho in mano è il referto dell’autopsia svolta sul corpo di Maja Dekker” e quasi con gesto stizzoso lo porse al giovane che cominciò a leggerlo con attenzione.
”Come le anticipavo ieri la ragazza è stata uccisa con un colpo alla nuca e la prova balistica ha evidenziato che il proiettile è uscito proprio dalla pistola d’ordinanza di Gerkhan. In casa della ragazza c’era anche il cellulare del suo collega, che a proposito continuava a squillare. I colleghi della scientifica mi hanno informato che lei avrà fatto minimo venti chiamate verso il cellulare del suo collega, senza contare i messaggi lasciati in segreteria” stavolta era lei che aveva un tono quasi ironico verso il suo ispettore.
Ben fece finta di niente, non alzò nemmeno lo sguardo dal referto che stava velocemente leggendo, ma si augurò che nessuno, tanto meno la Kruger avesse ascoltato i messaggi che aveva lasciato a Semir, autentici appelli più o meno replicabili in cui lo esortava a contattarlo.
“Suvvia capo, non crederà che sia stato Semir, è lampante, qualcuno lo vuole incastrare” Ben cambiò decisamente atteggiamento, indossando di nuovo i panni dell’avvocato difensore.
“Senta Jager, se sa qualcosa, se sa dov’è, la cosa più sensata che possa fare Gerkhan è quella di costituirsi, troveremo le prove per scagionarlo se è innocente”
“Se è innocente??? Semir è innocente!!!”  sbottò Ben che non aggiunse altro  guardando la Kruger quasi con odio.
“Molto bene Jager lei comportandosi così non mi lascia scelta” replicò a tono la donna incrociando le braccia e poggiandosi sullo schienale della poltrona.
Ben si aspettò una sospensione, ma a questo punto non gli interessava, anzi magari avrebbe avuto un raggio d’azione più ampio.
“Come vuole, questa è la pistola e il tesserino” replicò asciutto il giovane ispettore, mentre sfilava l’arma dalla fondina e il tesserino dalla tasca dei jeans.
“Non così in fretta Jager, non ho intenzione di sospenderla, sta venendo qui il commissario della omicidi André Bohm, sarà affiancato a lui e dovrà stare ai suoi ordini visto come disubbidisce ai miei” replicò ironica la donna.
“Cosa???”  Ben era incredulo restò per alcuni secondi con la bocca spalancata.
“Ma capo, si rende conto di cosa sta dicendo? Come l’è venuta un’idea così …così”
A Ben vennero in mente un sacco di aggettivi più o meno replicabili.
Ne cercò uno che potesse essere detto in presenza del suo capo, ma incredibile, assurdo, inconcepibile, idiota, folle, pazzesco o balordo gli sembrava troppo poco per rappresentare a pieno ciò che pensava in quel momento e pensandoci bene dirne anche uno solo davanti alla Kruger sarebbe stata una pessima idea, visto la brutta piega che stava prendendo quell’assurda conversazione.
“Jager sta forse cercando di chiedermi con parole meno offensive possibili come mi sia venuta in mente un’idea così stupida?” domandò ironica il commissario spiazzando ancora di più Ben.
“Beh ecco…decisamente direi di sì” asserì Ben che continuò “Con il dovuto rispetto, capo,  non mi sembra una buona idea…”
“Spiacente Jager, ma idee del genere, per vostra fortuna non vengono a me, ma alla procuratrice Schrankmann”  replicò secca.
“Capo “ la voce di Ben era più di un lamento, quasi una supplica “Ascolti ci impiegheremo cinque minuti al massimo a metterci le mani addosso, conosce i precedenti…dire che non ci sopportiamo…è un eufemismo! E poi se non se lo ricorda io ho chiesto il trasferimento per non lavorare più con quelli dell’LKA”
“Questo è un suo e vostro problema, anzi mi aspetto la sua collaborazione più … collaborativa che mai” replicò sempre più seria il commissario.
“Non se ne parla!” sbottò Ben.
“Jager non deve decidere lei. Le cose stanno così che le piaccia o no…la procuratrice ha deciso così” sibilò la donna “E non mi costringa a prendere provvedimenti di cui potremmo pentirci entrambi, sono stata abbastanza chiara?”

Ben ne ebbe abbastanza e questa volta uscì dall’ufficio della Kruger senza sbattere la porta, ma una volta entrato nel suo batté violentemente la sua e cacciò un urlo di rabbia.
Si mise a gironzolare per l’ufficio come se fosse un leone inferocito dentro a una gabbia di due metri quadrati, poi afferrò la sua chitarra, si sedette e cominciò a suonare qualche accordo; doveva calmarsi e cominciare a ragionare in ballo c’era la vita di Semir e quello era l’unico modo che al momento poteva rilassarlo un po’.
“Maledizione, non posso dimettermi…Semir sarebbe in balia di quell’incompetente pallone gonfiato, ma lavorarci assieme, questo è davvero troppo…mi viene già la nausea” pensò tra se furibondo.
Poco dopo sentì bussare alla porta e sulla soglia dell’ufficio comparve Susanne.
“Ben il capo ti vuole immediatamente nel suo ufficio, è arrivato il commissario Bohm. Quando me lo ha detto il commissario non era molto…accomodante quindi è meglio se…” ma la segretaria venne interrotta da Ben.
“Neanche da morto collaborerò con quel pallone gonfiato, incipriato da sembrare un damerino da operetta ” replicò Ben guardando Susanne e poggiando la chitarra al muro.
Lui e Semir conoscevano il commissario André Bohm da qualche anno e la sua presenza era sempre presagio di enormi grane.
Per loro il commissario della omicidi era solo un arrivista, arrogante incompetente. I due ispettori erano certi che Bohm avrebbe voluto fare l’attore poi, per loro sfortuna era diventato poliziotto, ma questo non gli aveva impedito di voler diventare famoso a tutti i costi. Faceva in modo di farsi affidare casi con il maggior impatto mediatico, gli piaceva apparire in televisione e ogni scusa era buona.
E secondo Ben quello di Semir era un caso molto…allettante, da prima pagina.

Il nauseabondo profumo del dopobarba anticipò l’arrivo del commissario dell’ LKA che fece la sua comparsa alle spalle di Susanne che stava ancora sulla soglia.
La giovane segretaria arricciò il naso con fare disgustato, stava per dire qualcosa e confessare il suo disappunto a Ben quando venne spostata letteralmente dall’entrata dell’ufficio.
“Ma che modi da cafon…” Bohm non le lasciò nemmeno finire la frase, rivolgendosi a Ben con un mezzo sogghigno.
“Il fatto che lei non voglia collaborare ispettore Jager, mi creda è reciproco, odio che la mia persona venga, come dire infastidita da un incompetente come lei” disse arrogante Bohm entrando nell’ufficio di Ben.
“Stia attento a come parla Bohm” sibilò Ben cercando di mantenere un po’ di contegno, saltagli subito al collo, strozzarlo o piantargli un colpo in testa non avrebbe giovato a lui e soprattutto nemmeno a Semir. Certo la cosa lo avrebbe fatto momentaneamente felice, ma non era quello il modo per togliersi dai piedi Bohm una volta per tutte.
“Senta mi dica subito dove si trova il suo amichetto turco, lo arrestiamo e così saremo tutti contenti, che dice ispettore? Fine della collaborazione”
Ben fece un respiro profondo, bastava un colpo solo, in mezzo alla fronte, aveva una mira da cecchino, non avrebbe mancato quella zucca vuota.

“Ben respira, non fare cavolate, pensa invece a tirarmi fuori dai guai, lascia da parte i dissapori con quel pallone gonfiato” sussurrò Semir con voce tranquilla, in versione ‘Grillo Parlante’ all’interno della sua testa “Dai respira, ti ricordi il dottor Markwart? Fluommmmmm”

“Fluommmmmm??? Che cazzata…un calibro 34 in mezzo agli occhi!” sbroccò mentalmente Ben, poi tornando a rivolgersi a Bohm.
“A lei non interessa se l’ispettore Gerkhan è innocente o no, lei ha già deciso che è colpevole. Lo troverà e lo sbatterà in prigione, punto e basta, caso chiuso. Non è così forse? Commissario Berlino, Oldenburg , Heidelberg, Monaco”  lo sfottè Ben accennando un mezzo sorriso e scandendo bene le città che con le loro iniziali formavano il suo cognome.

Tra i due era in corso una guerra di nervi, Ben era sicuro che Bohm volesse arrivare allo scontro fisico, il commissario sicuramente sarebbe uscito sconfitto, ma si sarebbe tolto dai piedi una volta per tutte l’ispettore dell’autostradale.
“Suvvia ispettore apra gli occhi, le prove sono tutte contro di lui e lei sa benissimo dov’è” lo stuzzicò Bohm.
“Certo come no, trovo strano che la procuratrice non mi abbia estromesso dal caso, in fondo sono decisamente coinvolto, secondo me è stato lei ad avere questa brillante trovata …e mettendoci in collaborazione forzata lei spera che io la porti da lui vero? Beh sa che le dico Bohm? Dica alla procuratrice e al mio capo che mi prendo le ferie arretrate …” disse alzandosi stizzito dalla sedia.
“Jager” disse dura la Kruger entrando anche lei nell’ufficio  “Non si azzardi a contravvenire ai miei ordini”
“Non si preoccupi commissario, da questo momento non sono più un poliziotto” e gettando il tesserino e la pistola sopra il tavolo uscì dal distretto, andando volutamente a sbattere contro la spalla del commissario Bohm avviandosi verso casa sua a piedi.

Angolino musicale: che dite uno a zero per Bohm? Comunque quando Semir verrà a sapere che Ben si è dimesso…prometto che non vi lascerò tanto tempo senza sapere nulla. Prima delle ferie vere e proprie ci sarà un altro aggiornamento…
Kè ‘Strange World’ (strano mondo)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=St2UinD59PI
Questa è l'ultima possibilità che abbiamo di dire tutto ciò che abbiamo da dire
Nascondendoci dentro noi stessi viviamo questa vita di paure Allora chiudi gli occhi e semplicemente credi in tutto ciò che hai detto Perché in questo mondo di grande confusione E' facile perdere il controllo Strano mondo, la gente parla e dice solo bugie Strano mondo, la gente uccide occhio per occhio Strano mondo, sognare un giorno che vedremo la luce Strano mondo, credere e ogni cosa sarà giusta…


 
 

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Capitolo 4
*** B & B: secondo round ***


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B & B: secondo round

Semir era barricato nel cottage del padre di Ben, tutte le finestre e le porte erano chiuse, l’auto con cui era arrivato parcheggiata nel piccolo garage antistante la casa, tutto doveva dare l’impressione che nella villetta non ci fosse nessuno.
Stava quasi per appisolarsi steso sul divano quando sentì dei rumori provenienti dall’esterno.
Sicuramente doveva essere Ben, tenuto conto che era l’unico che sapeva dov’era, ma se non fosse stato così?
Le precauzioni non erano mai troppe quindi cercando di fare meno rumore possibile, svelto andò in cucina, prese un lungo coltello e aspettò silenziosamente dietro la porta d’entrata.
Semir aveva il cuore che batteva a mille, ma poi quando sentì tre colpi secchi alla porta  si rilassò un po’.
“Sei tu socio?” chiese lo stesso Semir.
“Sì sono io, apri” confermò Ben.
E Semir aprì.
Appena entrato Ben notò subito il coltello che aveva in mano l’amico.
“Ehi socio, stai preparando il pranzo o questa è l’accoglienza per gli ospiti non graditi?”
“La prossima volta mi lasci la tua pistola, che ne dici?” chiosò Semir poggiando il coltello sul tavolo.
“Mi piacerebbe, ma l’ho lasciata al distretto” replicò secco il collega, ma poi rendendosi subito conto della sciocchezza che aveva appena detto cercò di distogliere subito lo sguardo.
“Come sarebbe a dire al distretto?” domandò l’ispettore guardandolo con fare indagatore “Ben fammi vedere il tesserino …”
Semir conosceva molto bene il ragazzo e soprattutto il suo carattere a volte troppo impulsivo.
“Non ti sarai fatto sospendere?” chiese puntandogli gli occhi addosso “Allora?”
Il ragazzo non rispose, guardando in giro per la stanza.
“Ben?” insistette il collega.
“Mapporcamiseria dico …sei impazzito?” il piccolo ispettore avrebbe voluto prenderlo a sberle.
“Senti mi avevano imposto la collaborazione forzata con Bohm, e io ho detto che preferivo dimettermi” sbroccò alla fine Ben cercando in qualche maniera di giustificarsi.
“Ma Ben, ti rendi conto di quello che hai fatto? E poi … tu ami questo lavoro, hai lottato con il mondo intero per entrare in polizia e adesso butti tutto alle ortiche per cosa poi? Ragiona una volta tanto prima di agire… potrei averla uccisa io”
Semir ora era davvero arrabbiato e anche preoccupato.
Ben pur di difenderlo stava, secondo lui, esagerando, stava oltrepassando ogni limite. Infischiandosene come sempre di regole e leggi.
“Senti puoi dire quello che vuoi, se vuoi farmi la ramanzina fai pure. Puoi continuare fino all’infinito a dirmi che sono uno sprovveduto, un bambino viziato o altro, ma io non collaborerò mai con un idiota che è già arrivato alle conclusioni prima ancora di aver esaminato prove e controprove. Per Bohm sei colpevole prima che cominci l’indagine vera e propria e a me questo non sta bene. Chiuso il discorso!” replicò con decisione Ben puntandogli gli occhi addosso, poi incrociò le braccia, mettendo quasi il broncio.
Semir non seppe replicare, Ben era cocciuto e quando aveva deciso una cosa niente e nessuno poteva fargli cambiare idea.
“Comunque ero venuto qui per chiederti se ti ricordavi qualcosa” domandò Ben ritrovando la calma.
“Beh ecco ho dei ricordi vaghi. Ero a casa di Maja. Mi ricordo che abbiamo cominciato a chiacchierare sorseggiando birra … e poi non ricordo altro … come ti ho detto ieri mi sono svegliato nella pineta, ho cominciato a girare per il bosco in direzione dell’autostrada. Sono arrivato vicino ad una piazzetta di sosta e ho sentito la radio di un’automobilista , ho saputo di Maja, che mi cercavano in quanto sospettato del suo omicidio e non sapendo dove nascondermi sono andato a casa tua”
“Okay, va bene, magari la memoria ti ritornerà. Comunque adesso torno a Colonia, faccio un salto alla scientifica, voglio sapere se le prove a tuo carico sono inconfutabili, ma prima scarico la macchina, ho portato un po’ di provviste”
“Come vuoi…senti pensi di ripassare?” chiese speranzoso il piccolo ispettore.
“Stasera vedrò se riesco a fare un salto qui, ma non posso rischiare, sicuramente mi metteranno sotto sorveglianza. Bohm non si lascerebbe mai scappare l’occasione per sbatterci in galera; penso che anche lui sia convinto, come tutti del resto, che io so benissimo dove sei e che stai bene. Purtroppo non riesco a mascherare bene i miei stati d'animo. Se non sapessi dove sei darei di matto.  E invece sono abbastanza tranquillo, ecco”
“Stai attento Ben, non renderti complice di un assassino” Semir non sapeva in quel momento che altro dire.
“E chi sarebbe questo assassino? Io non vedo nessun assassino…” e lo disse guardandosi attorno.
“Dai, sai che voglio dire…”
“Ascolta, sono stato da Andrea, da tuo fratello, dalla madre di Dana…nessuno crede che tu sia colpevole”
“Mio fratello…che coraggio” Semir non avrebbe mai immaginato che Ben arrivasse a tanto, poi continuò “Sai Ben …Andrea…mi manca…e le bambine…e questa situazione non mi aiuta certo” a Semir venne il magone.
“Vedrai quando questa storia sarà finita…potrebbe essere un inizio per ricominciare”
Detto questo i due si diedero un cinque, si abbracciarono e Ben fece ritorno a Colonia.

Erano quasi le cinque del pomeriggio quando il giovane ispettore andò alla sede della scientifica.
Entrando non vide nessuno quindi chiamò a gran voce il giovane tecnico “Hartmut, ehi Einstein sono Ben!”
Il giovane fece appena tempo a finire la frase quando sentì come un colpo secco contro qualcosa di legno e il conseguente ‘Ahia’.
“Ehi, che modi sono questi di entrare… mica sono sordo” e il giovane tecnico sbucò da sotto la scrivania vicino ai piedi di Ben massaggiandosi la testa.
 “Che ci fai lì sotto” sogghignò Ben “Ho interrotto qualcosa?” chiese malizioso.
“Ma come siamo spiritosi, data la situazione eviterei” lo apostrofò Hartmut.
“Hai ragione, Einstein, me la sono andata a cercare, ma non mi hai risposto, che facevi lì sotto?” chiese di nuovo l’ispettore.
“Niente di…insomma potrei anche dirtelo, ma tanto a te non interessa e poi non dovresti stare qui, circolano voci che tu ti sia dimesso” replicò schietto il tecnico.
“Sì lo so cosa ho fatto, ma Semir resta sempre mio amico” ribatté risoluto Ben “Quindi come vedi sono qui. Dai Einstein dimmi un po’ le prove a carico di Semir sono così…”
La voce odiosa di Bohm interruppe la sua conversazione con Hartmut.
“Schiaccianti! Jager, ma mi dica che ci fa qua? Ai civili la scientifica è interdetta” disse col suo fare sempre più arrogante Bohm entrando nel laboratorio.
“Strano devo avere il raffreddore, non l’ho sentita arrivare, di solito puzza come un ‘Arbre Magique’ andato a male” e mentre lo diceva Ben si stampò sul volto un enorme  sorriso.
Bohm non fece caso al sarcasmo di Ben e rivolgendosi al giovane tecnico “Signor Freund dica al nostro ‘ex’ ispettore quali sono le prove contro l’altro ‘ex’ ispettore Semir Gerkhan”
Sia Ben che Hartmut notarono con che verve Bohm aveva puntualizzato la parola ‘ex’.
“Forza signor Freund illustri le prove a carico dell’ ‘ex’ ispettore Gerkhan” insistette il commissario vedendo il volto imbambolato del giovane tecnico.
Seppur riluttante Hartmut cominciò ad elencare le prove “Sono state trovate delle impronte lasciate dai dermatoglifi …”
“Sono impronte digitali, Jager” lo interruppe Bohm guardandolo con aria da saputello.
Ben stava cercando in tutti i modi di restare calmo, ormai l’aveva capito, Bohm  stava cercando di provocarlo, se Ben lo avesse toccato anche solo con un dito sarebbe stato messo subito in custodia cautelare per aggressione ad un pubblico ufficiale e così Bohm avrebbe avuto campo libero.
Avrebbero arrestato Semir per omicidio e Ben per favoreggiamento.
Gloria e onori al commissario Bohm.
Fine della storia.
Caso chiuso.
“Comunque dicevo” continuò con tono alterato Hartmut che a quanto poté notare anche Ben mal tollerava la presenza di Bohm  “Sono state trovate impronte digitali appartenenti alla vittima ed a Sem … all’ispettore Gerkhan … “
Ex” puntualizzò Bohm guardando negli occhi Ben volendo ulteriormente provocarlo.
“Il colpo che ha ucciso la ragazza è partito dalla pistola d’ordinanza dell’ispettore Gerkhan …”
“La prego signor Freund lo chiami ‘ex’ ispettore” rimarcò nuovamente Bohm.
“La pianti Bohm” sbottò furioso all’ennesima interruzione Ben sbattendo la mano sulla scrivania facendo sobbalzare sulla sedia Hartmut “Non le hanno insegnato le buone maniere? Perché non la finisce di interrompere il collega?”
“Cosa le da più fastidio Jager? Che lo interrompa o che puntualizzi ‘ex’?”
Ben e Bohm erano a trenta centimetri l’uno dall’altro e l’atmosfera era così carica che tra i due si percepiva quasi una sorta di elettricità.
Ben aveva le braccia lungo i fianchi, avrebbe voluto in quel momento stenderlo all’istante, ma si impose un stoico autocontrollo.
Strinse forte i pugni e li teneva così fissi che le unghie delle mani gli stavano quasi lacerando la pelle.
“Senta Bohm” disse alla fine Ben “Fin tanto che Semir, anzi l’ispettore capo Gerkhan non verrà giudicato colpevole e posso assicurare che alla fine risulterà estraneo ai fatti, lui resterà l’ispettore capo Semir Gerkhan, che la cosa le piaccia o no e ora se mi fa il favore di chiudere quella bocca cinque minuti ascolterò volentieri le delucidazioni delle prove che il qui presente dottor Hartmut Freund vorrà elencare, dopo di che mi leverò dai piedi” poi con un tono quasi affettuoso Ben  si rivolse al giovane tecnico “Prego Einstein, puoi continuare”
“Sì certo” quasi balbettò Hartmut, poi schiarendosi la voce continuò la sua relazione.
“Dunque sul cadavere non è stato trovato nessun segno di colluttazione segno che l’assassino le ha sparato a bruciapelo e senza che la vittima avesse il tempo di accorgersene. I colleghi poi hanno rinvenuto tra le dita della ragazza un piccolo pezzetto di carta, che sto esaminando, ma che si direbbe facesse parte di un libro, non certo una rivista, l’appartamento era in ordine, non sembra sia stato portato via niente”
“Come sarebbe a dire… è stata uccisa mentre leggeva un libro?” chiese Ben.
“E se anche fosse” rispose Bohm.
Ben non si scompose nemmeno, ma chiese di nuovo al giovane tecnico.
“Scusa Einstein, ma la ragazza quando è stata trovata aveva un libro in mano? O c’era un libro nelle vicinanze?”
“No, guarda queste sono le foto che ha scattato la scientifica”
Ben le stava prendendo dalle mani di Hartmut, ma Bohm gliele strappò letteralmente di mano.
Ben fu costretto ad avvicinarsi al commissario visionandole assieme a lui.
“Ma scusa allora che senso ha togliere di mano a un cadavere un libro?” domandò stupito Bohm.
“A meno che il pezzo di carta che la ragazza aveva in mano non fosse un libro, ma qualcos’altro” replicò il giovane ispettore.
“Dove vuole arrivare Jager?” chiese curioso Bohm.
“Alla verità Bohm, voglio vedere se ci sono altri moventi per quel omicidio e poi l’ordine in casa, l’assassino avrebbe potuto far ricadere tutti i sospetti su Semir, magari qualcuno si è intrufolato dentro per svaligiare la casa, Semir lo ha sorpreso…o la ragazza…magari qualcuno voleva ucciderla davvero…”
“Sta cercando altri moventi? Suvvia Jager” disse sprezzante Bohm “Lo sappiamo tutti cosa può essere successo, mi sono informato sa, la ragazza aveva partecipato a un corso in cui … “ Bohm cercò di evitare di dire ‘ex’ e quindi non disse nemmeno ispettore .
“Gerkhan era il relatore, la ragazza lo ha conosciuto, magari lo ha invitato a casa sua solo per gentilezza. Ma il suo collega in questo periodo si sente solo visto che si sta separando dalla moglie, ha tentato di baciarla o altro, lei si è rifiutata, ha detto che lo avrebbe denunciato per molestie e quindi per evitare scandali o ripercussioni sulla sua carriera l’ha uccisa”
Ben non credeva alle sue orecchie, aveva sempre ritenuto Bohm un idiota incompetente, ma questo era davvero troppo.
“Sa una cosa Bohm, avrei una voglia enorme di spaccarle la faccia, ma questa sarebbe la scusa per sbattermi in galera, non le darò né l’occasione né la soddisfazione di farlo” sibilò acido Ben e guardando Hartmut “Grazie Einstein ci vediamo per una birra più tardi? Magari a casa tua?” e volutamente prima di uscire dalla scientifica andò a sbattere contro una spalla di Bohm.
Ma inaspettatamente Bohm lo prese per un braccio.
“Non le conviene giocare con me Jager, scoprirò dove è il suo collega e lei risulterà suo complice, a meno che…” e lasciò cadere il discorso.
Ben questa volta non si diede neanche la briga di rispondere, con uno strattone si liberò dalla presa di Bohm e uscì dai laboratori della scientifica.

Angolino musicale: dunque direi che possiamo fondare un club ‘anti-Bohm’ senza contare che voi, stupendi recensori, state coniando nomignoli uno più bello dell’altro e che io col vostro permesso potrei fare miei. Comunque dopo questo capitolo forse potremmo dire ‘uno a uno palla al centro’…Ben comincia a macinare idee, mentre il nostro ‘simpaticone’ brancola nel buio…
Bene, vi auguro buone vacanze e se vorrete ci risentiamo dopo Ferragosto. Bacioni e grazie a tutti, in particolare ai miei recensori ‘vecchi’ e ‘nuovi’ e se qualcuno vuole aggiungersi al club…è il Benvenuto.
CBJ.
Alanis Morissette ‘Ironic’ (ironico)
 
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=Jne9t8sHpUc
Un vecchio compì 98 anni Vinse alla lotterie e morì il giorno dopo È una mosca nera nel tuo Chardonnay È un’assoluzione della pena di morte due minuti troppo tardi È ironico, non credi È come la pioggia il giorno del tuo matrimonio È un giro gratis quando hai già pagato È il buon consiglio che non hai seguito E chi ci avrebbe pensato, funziona Mr Gioco Sicuro aveva paura di volare Fece la valigia diede il bacio d’addio ai suoi figli Aspettò tutta la vita per prendere quel volo E mentre l’aereo si stava per schiantare lui pensò "bene non è perfetto" ed è ironico, non credi? La vita ha un bel modo di infierire su di te Quando pensi che tutto è okay e tutto sta andando bene E la vita ha un bel modo di aiutarti…


 

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Capitolo 5
*** attacco e difesa ***


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Attacco e difesa

Dieter e Jenny rientrarono al distretto verso le sei e mezzo di sera, dopo aver finito il turno di servizio per le autostrade limitrofe alla città.
“Finalmente possiamo andare a casa” disse Jenny esausta entrando al comando e lasciandosi cadere sulla poltroncina della sua scrivania.
“Signorina dobbiamo compilare i rapporti , inoltre  ti ricordo che abbiamo un  appuntamento stasera a casa di Hartmut” ribatté seccato Dieter che, distratto dalla conversazione con Jenny, non si accorse che stava quasi scontrandosi con il commissario Kruger.
“Bonrath, venga nel mio ufficio per favore” disse perentoria la Kruger schivandolo per un pelo e avviandosi verso il suo ufficio.
L’agente varcando la soglia della stanza si chiese che cosa volesse il commissario, e fortunatamente senza tanto farlo attendere la sua curiosità fu subito accontentata.
“Questi sono la pistola e il tesserino di Jager;  stasera quando lo vedrà glieli restituisca. Gli dica da parte mia di essere meno impulsivo la prossima volta, perché non ci sarà 'una prossima volta' intesi?” sentenziò abbastanza severa la donna.
“Certo commissario” rispose con un sorriso Dieter prendendo gli oggetti dalle mani di Kim.
“Ah Bonrath è anche meglio che lo metta in guardia non posso difendervi in eterno…e questo vale anche per tutti voi. Dica a Jager che se si comporterà ancora così la prossima volta inoltrerò le sue dimissioni immediatamente: Bohm e penso, a volte anche la Schrankmann, non aspettano altro. Sappiamo entrambi che come poliziotto vale molto, ma ci sono delle regole che vanno rispettate, che ci piacciano o no. Lo informi che può continuare pure la sua ‘personale indagine’ anche se ritengo che non serva che glielo dica io, è l’unico che può scagionare Gerkhan e tener testa a Bohm. Il commissario non piace nemmeno a me, ma come sempre non posso agire diversamente” disse seria e anche un po’ amareggiata per non poter far molto per poter aiutare i suoi ispettori.
“Va bene commissario glielo riferirò, grazie” e dopo averla salutata e augurato una buona serata uscì dall’ufficio.

Erano quasi le nove di sera quando Ben suonò al campanello di casa Freund.
“Ciao Ben, vieni accomodati” lo salutò il giovane tecnico facendogli cenno di entrare.
“Grazie Einstein” rispose Ben e con grande sorpresa vide che presenti in casa di Hartmut c’erano anche Susanne, Dieter e Jenny.
“Che sorpresa ragazzi” il ragazzo era orgoglioso e felice di vedere che c’era quasi tutta la ‘famiglia’.
“Non potevamo lasciare te e Semir soli” disse Dieter dandogli una vigorosa pacca sulle spalle.
“Grazie ragazzi” rispose, quasi commosso, il giovane ispettore.
“Ben, il capo mi ha detto di restituirti questi” continuò Dieter consegnandogli la pistola e il tesserino “Sono sicuro che sarebbe venuta volentieri anche lei qui, ma il ruolo che le compete, insomma sembriamo un gruppo di sovversivi in questo momento…”
“Sì, lo ritengo probabile e restituendomi questi…si è già esposta abbastanza” replicò prendendo dalle grandi mani di Dieter la pistola e il tesserino, sistemando la fondina  e riponendo il badge nella tasca dei jeans.
“Ti risparmio il resto, ma penso che tu possa immaginare…” continuò serio Dieter, e a Ben sembrò un po’ il ‘sostituto di Semir’, in quel momento non c’era il suo socio e quindi a fagli la ramanzina ci aveva pensato Bonrath.
“Sì lo so avrà detto che sono il solito indisciplinato e che prima o poi…bla bla bla…comunque ragazzi che dite se facciamo il punto della situazione?” propose Ben.
“Ben” chiese però Jenny “Come sta Semir?”
E nella stanza calò il silenzio.
“Non lo so Jenny dal giorno dell’omicidio non l’ho più visto” mentì spudoratamente Ben.
Tutti i presenti capirono subito al volo. Ben aveva detto loro una bugia colossale, non aveva guardato nessuno dritto negl’occhi, tutti però avevano capito che il ragazzo aveva detto così perché non voleva farli diventare ‘complici’ di un presunto assassino.
Già così rischiavano conseguenze disciplinari, se poi avessero saputo dove era Semir  le conseguenze sarebbero state peggiori.
“Ascolta Ben” disse Hartmut prendendo la parola e togliendolo da quel momentaneo imbarazzo “Ho riesaminato attentamente tutte le prove, purtroppo sono tutte contro Semir”
“Lo so ragazzi, ma io non credo, anzi non voglio credere che Semir sia colpevole, Hartmut ci sarà pure una traccia, un qualcosa … quel pezzo di carta, cosa sappiamo?”
“Purtroppo niente che ci possa aiutare” delucidò serio il tecnico “E’ un pezzo di carta di una comunissima risma, tipo quella che usiamo noi in ufficio, dove stampiamo i rapporti tanto per intenderci. Però cosa più importante e che ho scoperto dopo la tua uscita di scena e dopo che mi sono…levato dalle scatole il commissario Bohm è che sono riuscito a leggervi alcune lettere…o forse parole… ‘AUTO’ e ‘INFU’, ma non ho trovato nessun riscontro, ho pensato che stesse leggendo qualcosa tipo un libro, ma fare una ricerca basandoci su quello…se anche sapessimo il titolo, non so quanto potrebbe servirci”
“In ogni caso” intervenne Dieter “Se anche fosse, che senso avrebbe avuto strapparle di mano un libro dopo averla uccisa”
“Potrebbe esserle caduto” intervenne Jenny “La ragazza stava leggendo, volta la pagina nell’instante in cui viene colpita e un pezzo le rimane in mano”
“Ma allora il libro sarebbe stato ritrovato lì vicino al cadavere” ribatté Susanne.
“A meno che..." intervenne Ben “ Ragazzi scusatemi , ma devo andare a casa di Semir e subito”
“Ben vuoi che veniamo  con te?” chiese Jenny.
“No ragazzi vado da solo, se trovo qualcosa vi chiamo, ho un sospetto, ma devo avere la conferma” e dopo aver salutato tutti si precipitò a casa del suo migliore amico.

Mezz’ora dopo Ben si trovò all’interno della casa di Semir; era sicuro di non essere stato seguito da nessuno e quindi visto che le imposte erano tutte chiuse accese la luce.
“Dov’è lo hai  messo Semir? Dov’è lo hai messo …” si chiese il ragazzo guardandosi attorno.
Diede un’occhiata in sala, sotto il divano, sopra le varie mensole della cucina, in camera da letto, sopra il comodino, in bagno, ma niente.
Il manoscritto di Maja Dekker non era in casa di Semir, secondo Ben il possibile movente per cui avevano ucciso la ragazza. Ma ciò che non capiva era il perché. Cosa c’era scritto in quel manoscritto da arrivare ad uccidere una persona?
Mentre si chiedeva il perché gli venne in mente un film tratto da un famoso libro “Sarà come ne ‘Il nome della rosa ’, ma io non mi ci vedo tanto nei panni di Sean Connery”
Forse l’unico che poteva dirglielo era il suo socio, sperando che ne avesse letto almeno qualche stralcio.

Un’ora dopo il giovane ispettore uscì dall’appartamento di Semir, sfortunatamente davanti a lui si parò di nuovo l’odiosa presenza del commissario Bohm.
“Jager che piacere vederla” lo salutò ironico “Come mai esce dalla casa del suo amichetto turco? Scommetto che ha pure le chiavi. E’ venuto a controllare se il suo ‘ex’ collega ha lasciato il gas aperto? Se il rubinetto dell’acqua perde? Qualche luce accesa? Andiamo, mi dica dov’è, tanto lo so che lei lo sa. E’ troppo tranquillo” disse con aria di sfida Bohm.
Ben alzò gli occhi al cielo, quanto avrebbe voluto toglierselo dai piedi una volta per tutte.
“Primo: non le dirò un bel niente. Secondo, come vede, ho le chiavi. Terzo, come dice lei potrei…ah ecco, lo sa che il mio socio ha uno stupendo orticello? Dovrebbe vederlo, ci tiene molto e quando va in vacanza con la famiglia ci bado io. Sono venuto ad annaffiare le piante, sa non vorrei che soffrissero la sua assenza, sa coltiva diversi tipi di ortaggi, anche le zucche, non quelle vuote però…”
“Ah ah ah spiritoso, lo sa che potrei arrestarla? Offesa a pubblico ufficiale, che ne pensa ispettore…ops  adesso non lo è più” lo interruppe mellifluo Bohm.
“Dovrebbe aggiornarsi commissario, non sono più un civile, le mie dimissioni sono state…respinte” disse esibendo il tesserino e mostrandogli la fondina fissata alla cintura dei jeans.
“Comunque sta inquinando una possibile scena del crimine…” replicò Bohm cercando di rispondere a tono al giovane poliziotto.
“Non vedo sigilli alla porta e come vede ho le chiavi” replicò prontamente Ben.
“Glielo ripeto Jager, dove si trova il suo amichetto” Bohm si stava alterando, mentre Ben conservava una calma quasi olimpionica.
“Sa una cosa Bohm, ho intenzione di non dirle nulla, a meno che lei non valuti la possibilità che l’ispettore capo Semir Gerkhan potrebbe anche essere innocente” replicò acido Ben.
“Suvvia Jager, se Gerkhan non fosse suo amico lei lo avrebbe già sbattuto in galera. Pensi per un attimo se al posto suo ci fossi io” sibilò Bohm.
Ben se lo immaginò dietro le sbarre, magari circondato da detenuti che lui stesso aveva messo in prigione. In fondo una bella lezione se la sarebbe meritata, anche se effettivamente sarebbe stato troppo. In fondo Ben era sempre un ragazzo di sani e nobili principi, ‘buono’ anche con chi non se lo meritava, certo che l’idea lo stuzzicava e parecchio.
“Può essere, forse…anzi sicuramente ha ragione lei Bohm, ma prima voglio essere sicuro che sia colpevole anche se le ripeto che per me è innocente e adesso mi scusi, ma devo andare” ma Bohm gli si parò davanti impedendogli di passare.
“Comunque ero venuto qui a perquisire la casa, fra poco arriveranno anche i colleghi della scientifica” lo informò il commissario.
“Cosa spera di trovare?” lo sfidò il giovane ispettore.
“Sta cercando di farmi credere che non sa nulla?” chiese tronfio il commissario.
“Riguardo a cosa, sentiamo” lo sfidò nuovamente Ben.
“Vuole farmi credere che non ha sentito il suo ‘ex’ collega?” chiese arrogante Bohm.
“No!” replicò Ben guardandolo dritto negl’occhi, adesso quel botta e risposta cominciava a dargli veramente su i nervi.
“Allora forse è stato di nuovo lui, anzi sicuramente” e un sorriso beffardo comparve sul volto del commissario.
“A fare cosa?” chiese ora sospettoso il giovane ispettore.
“Non lo so, me lo dica lei”
“Mi lasci passare Bohm ho da fare, lei non mi sta dicendo niente, vuole solo sapere se so qualcosa io, così mi sta solo facendo venir su i nervi e perdere tempo”
“Gerkhan ha ucciso di nuovo” replicò lapidario il commissario.
“Cazzate” sbottò Ben lasciando da parte le buone maniere. Oltretutto non riusciva a capire in quel momento se Bohm stesse mentendo o no.
“Il suo collega ha freddato il fidanzato di Maja Dekker” continuò.
Ben restò per un attimo scioccato, ma poi trovando lucidità:
“E il movente? Perché lo avrebbe fatto? Mi dica ‘signor so tutto io’, pendo dalle sue labbra” chiese Ben ancora non sapendo se la notizia fosse vera o no o forse solo uno dei tanti sotterfugi di Bohm per far uscire allo scoperto Semir e reputare lui complice di un assassino.
“Sa ho una bella teoria” continuò sempre più tronfio Bohm “Secondo me il suo ‘ex’ collega è stato sorpreso dal fidanzato della Dekker mentre stava cercando di molestare la ragazza o mentre la uccideva, ma il suo socio non è riuscito ad uccidere anche lui quella sera, lo ha fatto appena ne ha avuto la possibilità e cioè oggi pomeriggio”
Ben si passò una mano tra i capelli, questa non ci voleva. Tutti compreso lui stavano brancolando nel buio e l’assassino aveva avuto la possibilità di uccidere ancora, ma perché? Quale era il vero movente? Perché adesso uccidere due persone per un manoscritto gli sembrava un movente che non poteva reggere.
“Bohm non dica idiozie lei sta saltando come sempre a conclusioni affrettate. E poi il ragazzo poteva venire subito da lei, sa che è il titolare delle indagini, poteva chiederle protezione, denunciare Semir…sarebbe stato un testimone oculare…” replicò Ben assumendo di nuovo le difese del socio.
“Magari era spaventato, un poliziotto che uccide, avrà pensato che siamo tutti corrotti” sentenziò Bohm.
“Allora mi ascolti, razza di deficiente che non è altro” sbottò Ben perdendo letteralmente le staffe e rischiando seriamente di essere denunciato da Bohm per offese a pubblico ufficiale “Mettiamo per ipotesi che l’assassino uccida un’altra persona con la pistola d’ordinanza di Semir, di fatto noi saremmo portati a creder che sia lui l’assassino, ma non ha mai considerato che qualcuno avrebbe potuto prendergli la pistola…”
“Lei lo crede innocente e si sta arrampicando sugli specchi. Se è come dice lei perché non si costituisce?” replicò duro Bohm di fatto interrompendolo.
“Come vuole Bohm, allora io le ripeterò fino all’infinito che sono convinto che il mio collega sia innocente, questo nuovo omicidio non fa che avvalorare la mia ipotesi, l’assassino uccidendo ancora con la sua pistola sta cercando non solo di incastrarlo, ma anche di farlo uscire allo scoperto, magari per uccidere pure lui”
“E secondi lei perché l’assassino vorrebbe uccidere il suo socio? Così le accuse cadrebbero…dovremmo cercare un altro assassino…”
“Questo non fa che confermare la mia di ipotesi, siamo in presenza di un altro assassino che vuole uccidere Semir perché ha visto o sentito qualcosa…cerca di farlo venire allo scoperto commettendo altri omicidi…” ma fu bruscamente interrotto da Bohm.
“Jager la faccia finita e mi dica dov’è Gerkhan, maledizione” sbottò alquanto irritato Bohm, il commissario stava letteralmente uscendo di se, cercava di fronteggiare il giovane ispettore dell’autostradale, senza concludere niente.
L’ispettore era veramente un osso duro.
 “Si rende conto che sta intralciando un’indagine? Sta coprendo un assassino” Bohm cercava di farlo desistere, ma senza successo.
Ben decise che ne aveva abbastanza, aveva ascoltato fin troppo le conclusioni affrettate, sconclusionate e assurde di Bohm.
Inoltre lui sapeva benissimo che Semir non poteva aver ucciso il fidanzato di Maja Dekker, visto che sapeva dove si trovava e considerato che la pistola d’ordinanza non era in mano sua. Certo se lo avesse detto a Bohm lui gli avrebbe risposto che Semir gli stava mentendo…
Il giovane poliziotto tentò di andarsene, ma Bohm  lo prese per un braccio.
“Jager, ci pensi bene, ne vale davvero la pena? Sta rischiando la carriera, la libertà, tutto ciò per cosa??? Per un poliziotto che si è trasformato in un assassino senza scrupoli, ragioni prima di agire…” Bohm cercava di pungerlo sul vivo, ma Ben conservava una calma in quel momento per lui quasi straordinaria.
“Dovrebbe saperlo che Semir per me è molto più di un semplice collega” confermò sicuro Ben.
“Lo so è per quello che glielo chiedo…le ripeto la domanda Jager: ne vale davvero la pena?”
“Per un amico ne vale sempre  la pena, ma lei non penso sappia cosa vuol dire averne uno” replicò convinto il giovane.
“Sa questo non fa che avvalorare un’altra mia ipotesi…”
Ben avrebbe voluto rispondergli che non vedeva l’ora d’ascoltare l’ennesima cavolata, ma si limitò a fare la faccia più o meno interessata.
“Secondo me voi due potreste essere davvero complici. Gerkhan ha ucciso la ragazza, lei lo sta coprendo, ma il fidanzato della Dekker lo ha visto uccidere e quindi lei lo ha eliminato. Niente testimoni”
“Lei sta dicendo un sacco di cazzate e io come un idiota la sto pure ad ascoltare, vada a quel paese Bohm! Mi disgusta…se non fossi un poliziotto, anzi uno che si fa scrupoli l’ammazzerei seduta stante”
Ben in quel momento si stava davvero scaldando. Meglio battere in ritirata prima di commettere qualche imprudenza che avrebbe potuto costargli cara.
“Stia attento a ciò che dice Jager, potrei farla arrestare per oltraggio a pubblico ufficiale” replicò l’altro puntandogli un dito contro.
“No stia attento lei Bohm, sta oltrepassando ogni limite e quando questa storia sarà finita, quello che dovrà guardarsi le spalle sarà lei”
E detto questo con uno strattone si liberò di Bohm, salì sulla sua auto dirigendosi versa casa.
L’indomani sarebbe andato da Semir per aggiornarlo, ma per raggiungere la casa del padre sull’Eifel questa volta Ben avrebbe preso un’altra strada.
Avrebbe aspettato l’alba, scalato la montagna situata dietro al cottage, nessuno avrebbe potuto seguirlo a meno che fosse un esperto scalatore quanto lui.

Bohm vide la Mercedes di Ben sparire dalla sua visuale  “Povero pivello, troverò il tuo amichetto turco. Vi sbatterò in galera per sempre, posso assicurarvi che farò in modo che buttino via le chiavi” e con un sogghigno estrasse dalla tasca della giacca un piccolo congegno: era un localizzatore per tracciare e controllare la posizione di persone, auto o altro. E una parte del congegno era saldamente ancorata sotto la Mercedes di Ben.

Angolino musicale: Intanto comincerei con un BENritrovati e Buon Ferragosto!
Dunque passettino falso di Ben o il ‘nostro’ Mister simpatia forse non è così…come sembra? Guai in vista per la coppia d’oro? Vedremo ai posteri l’ardua sentenza! Canzone di incoraggiamento…
Lighthouse Family High (in alto)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=zqQS9PCZ8dA
Quando stai per piangere ricorda Che un giorno finirà tutto Un giorno riusciremo ad arrivare in alto Sebbene tutto sia più oscuro di dicembre Quello che c’è avanti a noi è un colore diverso Un giorno riusciremo ad arrivare in alto E alla fine del giorno ricorda i giorni In cui eravamo vicini alla fine E chiediti come ce l’abbiamo fatta Ad attraversare la notte Alla fine del giorno ricorda il modo In cui siamo stati così vicini alla fine Ricorderemo che eravamo io e te Perché noi saremo sempre io e te Perché anche l’impossibile è facile Quando siamo l’uno con l’altro Un giorno riusciremo ad arrivare in alto…



 
 
 

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Capitolo 6
*** la rivincita di Ben ***


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La rivincita di Ben

Era l’alba di una bellissima giornata quando Ben, indossata l’imbragatura, si preparò a scalare la montagna situata dietro il cottage dove Semir aveva trovato rifugio.
Con agilità ed esperienza Ben cominciò l’ascesa, una mano dopo l’altra, un piede dopo l’altro.
In quel momento gli sembrava di essere tornato un ragazzino quando, messa per la prima volta l’imbragatura con l’aiuto di un suo zio affrontò una parete rocciosa.
Ricordava ancora come fosse ieri quella stupenda sensazione di libertà mista a paura, come un novello ‘Uomo Ragno’ che passo dopo passo raggiungeva la cima della montagna.
Mai avrebbe immaginato di dover affrontare quella parete per raggiungere il suo socio dall’altra parte del monte, ma in cuor suo sentiva l’impellente bisogno di informarlo tempestivamente degli eventi accaduti il giorno prima , doveva sbrigarsi, fare in fretta.
E poi forse avrebbe dovuto anche trovare un altro nascondiglio per Semir.
Infatti mentre si preparava all’ascesa aveva quella strana sensazione di essere osservato, ma più di tanto non ci badò in fondo lui avrebbe avuto un discreto vantaggio su qualsiasi persona avesse voluto seguirlo.
In ogni caso se qualcuno avesse collegato la sua scalata alla proprietà del padre a meno che non fosse provvisto di un elicottero non sarebbe arrivato prima di lui e Ben avrebbe avuto tempo per avvisare Semir e lasciare il cottage.
Ben saliva rapidamente, sembrava non sentire la fatica, tutti i suoi pensieri erano concentrati sull’arrivare il prima possibile da Semir.
Quanto avrebbe voluto fermarsi qualche minuto e contemplare quel stupendo paesaggio, purtroppo quella era l’unica cosa che non poteva permettersi di fare in quel momento.
L’ascesa durò circa un’ora e mezza mentre la discesa fu molto più breve, anche perché il cottage del padre era situato a metà della montagna.

Mentre Ben affrontava la parete, Semir al cottage si stava svegliando, quella notte aveva avuto una serie di incubi e la fronte imperlata di sudore e il respiro quasi affannoso al risveglio ne era un’ulteriore conferma.
Cominciava a ricordare qualcosa, chiedendosi come era possibile dimenticare fatti dolorosi, ma poi gli vennero in mente le parole di Ben, molto probabilmente, la forte botta in testa aveva contribuito alla sua momentanea amnesia, la paura e la disperazione di essere colpevole aveva fatto il resto.
Semir aveva ricordi ancora un po’confusi come fossero una sorta di flashback, rammentava di essere stato a casa di Maja dopo averla incontrata all’uscita di un negozio, di aver bevuto qualche birra seduti sul divano di casa sua, discusso della trama del romanzo di cui la ragazza aveva una copia poggiata sul tavolino davanti a loro.
Poi dopo un paio d’ore di conversazione e di lattine di birra si era alzato dal divano per andare … già per andare dove? Forse in bagno?
Mentre stava cercando di mettere insieme spezzoni di ricordi come fossero una sorta di un intricatissimo puzzle Semir scese le scale ritrovandosi vicino alla soglia d’entrata del cottage.
Ormai erano quasi due ore che Semir continuava a ripetere  movimenti e frasi che lo aiutassero a far luce sulle ultime ore di vita di Maja quando tutto ad un tratto la porta si spalancò violentemente e, pistola in pugno, fece la sua comparsa il commissario Bohm.
“Alzi lentamente le mani, Gerkhan! La dichiaro in arresto per l’omicidio di Maja Dekker. Sa è un peccato che non siamo in America, sarebbe stato bello leggerle i diritti” disse trionfante Bohm.
Per un attimo a Semir parve di vivere in un sogno, gli sembrò quasi di vedere un luccichio negli occhi tronfi del commissario e brillii  provenienti dai denti bianchissimi come una sorta di assurdo cartone animato, mancava solo la stella splendente da sceriffo.
Purtroppo non era un sogno, ma un spaventoso incubo trasformato in realtà.
Semir era sconvolto e anche spaventato; come aveva fatto Bohm a trovarlo?
Per un secondo si chiese se il commissario fosse riuscito a far parlare Ben con metodi pochi ortodossi, anche se Semir era più che sicuro che piuttosto che tradirlo il ragazzo avrebbe preferito morire.
“Bohm …le posso giurare che non sono stato io…sto cominciando a ricordare qualcosa…lei mi deve credere” si difese Semir alzando le mani.
“Senta io non sono il suo collega Jager, io guardo i fatti” rispose duramente Bohm e sul suo volto comparve un sorriso soddisfatto quanto diabolico.

“Le do due secondi per darmi la pistola Bohm, dopo di che potrei anche valutare l’ipotesi di spararle, che ne dice?” disse Ben comparendo improvvisamente dietro le spalle di Bohm che aveva incautamente lasciato la porta aperta, arrivando oltretutto da solo, senza un collega d’appoggio.
“Jager è impazzito? Abbassi la pistola, dannazione!” replicò rabbioso Bohm tenendo sempre puntata la pistola contro Semir “Anzi la dichiaro in arresto per complicità nell’omicidio di Maja Dekker”
“Non mi sembra nella posizione più adatta per impartire ordini” replicò serio come non mai Ben “E dovrebbe saperlo che mal tollero che mi siano imposti, figuriamoci i suoi”
“Ben per favore” supplicò Semir vedendo che nessuno dei due era disposto a cedere o ad abbassare l’arma “Non fare sciocchezze, non renderti colpevole …”
“Oh per la miseria, basta fatela finita tutti e due!” sbottò Ben dopo di che diede un deciso colpo in testa a Bohm col calcio della pistola tramortendolo.
Il ragazzo però non lo lasciò cadere come un sacco di patate, anche se la cosa gli sarebbe piaciuta, lo prese al volo accompagnandolo a terra.
“Ma Ben ti si è fuso il cervello?” Semir era allibito e al contempo spaventato “Lo hai colpito, ma …ma”
Semir non poté concludere la frase, fu interrotto da un deciso Ben.
“Semir, adesso piantala! Comincio ad averne le scatole piene! Bohm ti avrebbe arrestato e ringrazia il cielo che non si è portato dietro la cavalleria, comunque dobbiamo andare, se uno stupido come Bohm è arrivato fino a qui chi ti sta cercando potrebbe fare altrettanto”
“Ma come è arrivato fino a qui Bohm?” chiese perplesso Semir “Ti sei fatto seguire come un pivello?”
“Ehi socio, ma per chi mi hai preso?” Ben cominciò un po’ ad alterarsi, ma poi capendo che Semir aveva parlato così perché era in uno stato decisamente  confusionale data la situazione, riacquistando lucidità e calma gli rispose:
“Caspita forse Bohm è meno stupido di quanto credessi. Ieri sera sono stato a casa tua, all’uscita me lo sono trovato davanti” poi mettendosi una mano in fronte “Che idiota e quella sensazione che ho avuto prima della mia ascesa…”
“Non capisco…” chiese alquanto perplesso Semir.
“Dicevo che ieri sono andato a casa tua e quando sono uscito ad aspettarmi c’era Bohm. Avrebbe avuto tutto il tempo per mettere un localizzatore sotto la mia macchina”
Semir guardò fuori dalla porta “Ma non mi pare tu sia arrivato in macchina e poi sei in tenuta…da scalatore o sbaglio?”
Ma Ben non lo stette ad ascoltare stava cercando di capire come Bohm fosse arrivato fin lì e valutare se andare via dal quel posto subito o meno.
“Sicuramente Bohm avrà spulciato tutte le proprietà di mio padre, avrà scelto quella più vicina…quella sensazione che avevo mentre mi vestivo…qualcuno dei suoi mi avrà sicuramente seguito in auto, poi ha chiamato Bohm riferendogli  la mia posizione. Il nostro ‘eroe’ avrà voluto verificare di persona. Non si è portato dietro nessuno perché come sempre gli piace agire da solo,  per non dover condividere la gloria con nessuno…e se si fosse sbagliato…nessuno lo avrebbe saputo o deriso” poi tornando a guardare Semir continuò  “E comunque, per la cronaca sono venuto qui ‘scavalcando’ la montagna”
“Come scusa?” chiese basito Semir.
“Sì, se Bohm mi avesse seguito avrebbe dovuto desistere, non penso avesse dietro l’attrezzatura per una scalata”
“Sì la mossa sarebbe stata astuta, purtroppo eccolo qui, il nostro ‘eroe’!” disse sarcastico Semir, poi vedendo che Ben lo ammanettava disse “Ma adesso che stai facendo? Sei un civile che ammanetta un commissario dell’LKA, quando si riprenderà sarà a dir poco incazzato…”
“La Kruger mi ha restituito la pistola e il tesserino” replicò con un mezzo sorriso Ben.
“Quella donna ti vuole troppo bene, fosse stato qualcun altro” replicò secco Semir.
“Senti non sono in vena di prediche, socio!” sbroccò Ben “Speriamo solo che Bohm non abbia avvisato nessuno, rischiamo che ci piombi qui la SEC in assetto di guerra, anche se dubito visto che in questa zona prendono solo i cellulari satellitari. E a proposito raccogli la pistola del nostro ‘eroe’…potrà esserti utile visto che non sono riuscito a procurartene una” disse Ben finendo di ammanettare Bohm spostandolo in mezzo alla stanza “E mentre aspettiamo che il ‘bello addormentato’ si svegli, che ne dici di raccontarmi quello che stavi dicendo a lui? Ti ho sentito dire che cominciavi a ricordare qualcosa”
“Sì, mi sono ricordato che io e Maja stavamo conversando, bevendo birra a fiumi e ho sentito il bisogno di andare in bagno, quando sono uscito qualcuno da dietro le spalle mi ha colpito e sono caduto disteso in mezzo al piccolo bagno. Pochi istanti dopo ho sentito uno sparo e d’istinto ho portato la mano sopra la fondina, ma era vuota. Allora anche se la testa mi girava e mi faceva male sono andato verso la sala e ho visto l’uomo che le toglieva dalle mani il manoscritto. Io gli sono piombato alle spalle, forse credeva che fossi morto visto che ho sbattuto violentemente la testa sul lavandino, volevo fermarlo ne è nata una colluttazione, mi stava per sparare, ma sono riuscito a scappare”
“Lo hai visto in volto? Sapresti riconoscerlo, fare un identikit?” chiese Ben euforico nella speranza di dare un volto e un nome all’assassino.
“No, mi sembra avesse qualcosa che gli copriva il volto, un passamontagna, forse un foulard, ma adesso che mi ci fai pensare aveva uno strano tatuaggio, mi pare sul polso. Che strano adesso che ci penso mi pare di averlo già visto quel tipo di tatuaggio, ma non ricordo dove” rifletté Semir.
“Vedrai ti verrà in mente comunque a casa tua la copia del manoscritto della Dekker non c’era, sono stato là ieri sera e quello che aveva la ragazza in casa al momento del suo assassinio è stato portato via sicuramente dall’assassino stesso”
“Io non l’ho dato a nessuno…pensi che l’assassino si sia intrufolato a casa mia e se lo sia portato via?” A Semir vennero i brividi, fortuna che sua moglie e le bambine non erano in casa, aveva trovato suo malgrado una nota positiva a quella momentanea separazione.
“Semir, tu lo hai letto? Di cosa parlava? Perché a questo punto sono sempre più convinto che il movente dell’omicidio della Dekker sia il manoscritto”
“Non lo so, non l’ho nemmeno sfogliato, tu al confronto hai letto più di me la sera che ci siamo trovati a casa mia”
“Sì ho letto qualche frase qua e là, ma non mi sembrava così…strano o compromettente” ragionò Ben.
“Maja mi accennò la trama” continuò Semir “Un omicidio, un pirata della strada, la polizia che indaga, poi non mi disse altro, diceva di non voler rovinarmi la sorpresa del finale”
“Comunque c’è dell’altro, purtroppo è stato ucciso il suo ragazzo, ieri pomeriggio e hanno usato sempre la tua pistola” lo informò Ben senza tanti giri di parole.
“Cosa??? Ma perché?” Semir era sconvolto, ma poi ragionando un po’ concluse “A meno che il ragazzo non ne avesse una copia o lo avesse letto, me lo disse lei che non sarei stato l’unico ‘Beta Reader’”
“Sembra che l’assassino voglia eliminare tutti i possessori di quel manoscritto o chi ne conosce l’esistenza. Chissà perché, forse tra le pagine c’è scritto qualcosa di…molto interessante” sentenziò alla fine Ben.
“Cosa pensi? Qualche caso irrisolto…risolto? Qualcosa di compromettente? Un qualche codice segreto o altro? L’assassino è l’artefice di qualche crimine che casualmente Maja ha risolto?” Semir era perplesso.
“Non penso che nel manoscritto siano celati codici segreti altrimenti non te lo avrebbe fatto leggere, magari inavvertitamente, come ipotizzi tu, ha scritto la soluzione di qualche caso che potrebbe incastrare l’assassino, forse siamo davvero in presenza di qualche caso irrisolto”

Mentre Ben e Semir facevano congetture Bohm si svegliò, appena vide i due ispettori cominciò a dimenarsi e ad urlare:
“Maledetti, vi faccio radiare, vi sbatto in galera! Levatemi subito queste manette! Siete due pazzi criminali, giuro che appena avrò le mani libere vi sparerò personalmente” Bohm era decisamente furibondo, poi rivolgendosi a Ben “Ho fatto delle ricerche, se non mi vedranno tornare spulceranno il mio computer, troveranno la mappa di tutte le proprietà di suo padre…un mio agente l’ha seguita…mi ha detto dove era e cosa stava facendo…”
“Visto Ben? In fondo Bohm non è così stupido” constatò Semir.
“Già, ma in quanto a cercarlo…hai notato ha detto agente, non collega, ne tantomeno socio o amico…che pena” rincarò la dose Ben.
“Moderi il linguaggio Jager…” sibilò Bohm, ma fu interrotto dal giovane ispettore.
“Ehi Semir hai fatto caso se qui al cottage c’è del nastro da pacchi?” chiese con serafica calma Ben.
“Per la miseria Ben, mica vorrai imbavagliarlo?” Semir era sconcertato.
“Infatti non voglio imbavagliarlo, cioè voglio solo che stia zitto, allora c’è o non c’è?” chiese sempre più deciso Ben.
“Secondo cassetto a destra” disse indicando una credenza Semir.
“Ehi un momento, non vorrete mica farlo sul serio?” urlò sempre più rabbioso Bohm.
“Sa commissario è l’unico modo che abbiamo per farci ascoltare” replicò Ben tappandogli la bocca.
“Comunque come agiamo? E che ne facciamo di lui?” disse Semir guardando Ben che contemplava soddisfatto Bohm ammanettato e senza possibilità di rimbeccare.
“Non lo so, ma ora dobbiamo andare via di qua, trovare un nuovo nascondiglio, anche se penso che con Bohm in mano nostra nessuno ci cercherà. In ogni caso è meglio togliere la SIM dal suo cellulare e la batteria per non essere rintracciati. Il mio invece è funzionante, ma non rintracciabile … regalino da parte di Einstein” disse sorridendo Ben sventolando in faccia a Semir il cellulare.
“Sai socio, a volte mi spaventi, ti rendi conto che stiamo parlando di un sequestro di persona? Anzi peggio sequestro di un ufficiale di polizia” disse Semir aggrottando la fronte.
“Lo so socio lo ammetto l’idea di aver sequestrato Bohm non mi piace, ma quella di te innocente in prigione mi piace ancora meno”
“Come pensi di proseguire Ben?” domandò Semir.
Ben per un attimo restò di sasso, un Semir senza idee, senza iniziativa e voglia di lottare non lo aveva mai visto.
Stavolta toccava a lui prendere in mano le redini della situazione, sbrogliare la matassa, tirare fuori dai guai il suo migliore amico.
“Vieni Semir” lo incoraggiò il giovane “Mi è venuta un’idea, torniamo a Colonia andiamo alla sede della scientifica da Hartmut. Con il suo aiuto troveremo il disegno del tatuaggio che dici di aver visto sul polso dell’assassino e stileremo una lista di negozi di tatuatori che ci sono in città. Chiederemo ad ognuno se hanno fatto quel tatuaggio. Purtroppo è l’unica pista che abbiamo, vale la pena tentare, potremmo aver fortuna”
I due ispettori quindi misero nel bagagliaio della Maserati il commissario Bohm, ma mentre Ben era quasi divertito nel farlo, Semir era sempre più preoccupato.
“Se alla fine il commissario ci denuncia…” cominciò Semir, ma fu interrotto da Ben.
“Ascolta, non piace nemmeno a me questa situazione, ma ora pensiamo una cosa alla volta, ti scagioniamo, catturiamo il vero assassino e poi penseremo alle conseguenze di aver ‘rapito’ Bohm, ok?”
Semir guardò con affetto Ben, quel ragazzo stava davvero rischiando molto per lui, stava per dire qualcosa, ma il giovane intuendolo lo bloccò:
“Dai prima partiamo, prima arriviamo e prima ci metteremo alla ricerca di questo criminale, i colleghi ci aiuteranno, l’unica cosa di cui abbiamo veramente bisogno in questo momento è una buona dose di fortuna”

Il viaggio durò un ora abbondante.
“Ben hai già pensato dove ‘lasciare’ Bohm?” chiese Semir, ormai il piccolo ispettore aveva posto tutta la sua fiducia e soprattutto la sua vita nelle mani di Ben.
“Pensavo alla mia sala prove, dentro c’è una stanza insonorizzata, Bohm potrà urlare fin che vuole, tanto nessuno lo sentirà. Lo ammanetteremo ad una gamba del pianoforte, con le mani davanti  e visto che in fondo siamo ‘buoni’ gli lasceremo vicino un paio di birre e una bottiglia d’acqua” ma mentre Ben era abbastanza sereno o cercava di esserlo per non agitare ulteriormente Semir , il piccolo ispettore era sempre più preoccupato.
L’unica cosa che al momento lo consolava era la presenza accanto del suo migliore amico.

“Maledetti” pensò tra sé il commissario chiuso dentro il bagagliaio “Ve la farò pagare, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia” e continuò il discorso con frasi e parole a dir poco irripetibili.

Angolino musicale: Ben ha attuato una sorta di personale vendetta…quanti di voi, cari lettori non hanno sognato di ‘impacchettare’ Bohm, autentica spina nel fianco dei nostri due ispettori…
Bon Jovi Thorn in my side (spina nel fianco)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=3zxfhPHbLFU
Spina nel fianco Sei sempre là Giusto per ricordarmi che mi importa ancora Spina nel fianco Non mi lascerai stare Proprio lì accanto a me per farmi sapere Ma io sopravviverò Ho rinunciato alla fortuna, ma me la cavo ancora Si, starò bene Puoi testare la mia fede, ma non puoi prenderti il mio orgoglio Spina nel fianco, Non vuoi proprio lasciarmi Di tanto in tanto quando abbozzo un sorrisomi fai sentire il dolore in esso Spina nel fianco Non mi lascerai correre Sono stato maltrattato Sono stato buttato giù Perso un round o tre La vita si è presa un paio di cose che amavo quando ero troppo cieco per vedere…
 

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Capitolo 7
*** l’Acherontia Atropos ***


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L’Acherontia Atropos

Ben parcheggiò la Maserati che aveva prestato a Semir per raggiungere il cottage del padre,  il più possibile davanti all’entrata della sua sala prove, aprì il bagagliaio e diede una rapida occhiata alle condizioni del commissario.
“Sa, in fondo mi dispiace averla messa nel bagagliaio, ma l’auto come vede ha solo due posti. Posso assicurarle però che durante il viaggio ho fatto in modo di evitare tutte le buche o i dossi”
Nella voce di Ben non c’era la solita nota ironica, questa volta il ragazzo era fin troppo serio, questo anche solo per non urtare la sensibilità di Semir che non gli aveva fatto mistero di non approvare quello che stava facendo alle spese di Bohm.
Dalla bocca imbavagliata di Bohm uscirono solo dei versi che a Ben sembrarono dei grugniti, avrebbe voluto dirlo a Semir, stemperare un po’ il clima tesissimo che si era ulteriormente creato, ma appena incrociò il suo sguardo tutta la sua ilarità sparì di colpo.
Purtroppo non avevano avuto molta scelta, visto che il commissario li riteneva colpevoli e ogni tentativo di fargli cambiare idea si era rivelato vano.
“Vedrai socio” lo rassicurò Ben “Un giorno ci faremo perdonare” dopo di che con l’aiuto di un silenziosissimo Semir portò il commissario all’interno dell’edificio.
Bohm era troppo stanco e indolenzito per fare resistenza, quindi anche se la cosa non gli piaceva affatto entrò nello stabile, ma il suo sguardo era più che eloquente, se quegl’occhi azzurri avessero potuto lanciare saette per  i due ispettori non ci sarebbe stato scampo, sarebbero stati inceneriti all’istante.

Mezz’ora dopo i due ispettori entrarono nella sede della scientifica.
“Einstein, dove sei?” chiamò a gran voce Ben entrando nei laboratori della KTU.
“Accidenti Ben quante volte ti ho detto di non urlar…” ma il giovane tecnico si bloccò di colpo quando vide che assieme a Ben c’era anche Semir.
“Semir, che bello rivederti” e fece per andargli incontro e abbracciarlo, ma fu interrotto da Ben.
“Niente smancerie Einstein, ci devi aiutare, abbiamo poco tempo” troncando ogni tentativo di Hartmut di sincerarsi delle condizioni più morali che fisiche dell’amico.
“Sì, sì certo” balbettò il giovane tecnico “Ditemi pure”
“Stiamo cercando di capire un tatuaggio…” delucidò Ben.
“Raffigurante cosa?” giustamente volle sapere Hartmut.
Ben guardò Semir che però era ancora perso nei suoi pensieri.
“Semir? Ehi socio…” lo riportò alla realtà Ben.
“Sì, dunque…mi sembrava un insetto…con le ali…”
“Altro? Ragazzi è poco…avete una vaga idea di quanti insetti abbiano le ali?”  ma incrociando lo sguardo di Ben e le sue conseguenti spallucce, Hartmut non osò nemmeno chiedere altro.
“Va bene ho capito, digito ‘insetti con le ali’…da qualche parte dobbiamo pur cominciare” chiosò Hartmut.
I tre quindi si misero a visionare un’infinità di tatuaggi con le caratteristiche che si ricordava Semir.

Passò un bel po’ di tempo, ormai i disegni cominciavano a ripetersi.
“Semir” disse ormai sfinito Ben stropicciandosi gli occhi “Ne abbiamo visti a migliaia di tatuaggi di insetti, sei sicuro che …”
“Aspetta … torna indietro … eccolo lì” disse euforico Semir come se si fosse svegliato in quel momento da un lungo letargo.
“E’ un’Acherontia Atropos” sentenziò  Hartmut.
“Dire una farfalla è troppo semplice per te?” esclamò Ben alzando gli occhi al cielo.
“Per carità Ben, le falene e le farfalle sono due cose distinte, appartengono alla stessa famiglia dei lepidotteri, ma le antenne…”
“Okay, grazie per la lezione di entomologia, Einstein” lo interruppe Ben facendo anche lui il saccente “Abbiamo una falena con sul dorso un teschio …”
“Non è un teschio, ma una macchia scura che…” ma Hartmut si zittì subito. Ben lo aveva letteralmente fulminato con lo sguardo.
Semir invece aveva ancora gli occhi incollati allo schermo, cercava di ricordare i particolari di quella sera.
“Quella falena …è quella resa famosa dal film ‘Il silenzio degli innocenti’” esclamò Semir “Ecco perché quel tatuaggio mi ricordava qualcosa”
Ben era interdetto “Ma chi può essere così bacato da farsi tatuare una cosa del genere? Comunque adesso abbiamo uno straccio di pista. Hartmut” disse rivolgendosi al giovane tecnico “Che dici di stampare la foto e una lista completa di tutti i posti in cui si fanno tatuaggi qui a Colonia? Magari qualche tatuatore si ricorda di aver fatto un tatuaggio simile, magari c’è pure un registro”
Hartmut avviò subito il motore di ricerca, in città esistevano una trentina di esercizi in cui si facevano tatuaggi.
“Ecco qua la lista, Ben” disse il tecnico pochi minuti dopo porgendogli alcuni fogli.
“Mapporca, ma quanti sono?” esclamò sconsolato Ben “Vabbè ci divideremo a zone, speriamo di aver fortuna, non è detto che l’assassino si sia fatto tatuare in città. Chiamo Dieter e Jenny, se possono darci una mano faremo prima”
“Vengo con te” propose Semir.
“No socio, tu torna alla sala prove, farai compagnia a Bohm. Se qualche collega ti vede…”
“Bohm?” sgranò gli occhi Hartmut sentendo il nome del commissario.
Semir stava per dire qualcosa, ma Ben lo prese per il braccio conducendolo fuori dai laboratori, non prima di aver salutato il tecnico.

Passarono diverse ore, Dieter e Jenny avevano controllato tutti i negozi delle loro rispettive  liste, purtroppo nessun  tatuatore aveva mai impresso un disegno con quel tipo di insetto. Il giovane ispettore comunque li ringraziò.
Caso mai se avesse avuto ancora bisogno di loro li avrebbe tempestivamente chiamati.
Ben parcheggiò l’auto davanti all’ennesimo esercizio, altri tre e poi anche lui sarebbe arrivato in fondo alla sua lista.
Ormai cominciava ad essere stanco e scoraggiato, e dopo ogni negozio che depennava lo era sempre più.
Pensava a Semir, il suo migliore amico che rischiava seriamente l’incriminazione per omicidio.
Lui invece sarebbe stato arrestato per favoreggiamento e anche per aver sequestrato il commissario Bohm.
Per entrambi sarebbe stata la fine di un’onesta e brillante carriera.
Ben stava per spingere la porta del negozio quando vide sulla porta il cartello  ‘suonare il campanello’, quindi suonò e attese.
Pochi istanti dopo la serratura scattò.

Il giovane entrò, pensando di trovarsi di fronte il solito omone alto, palestrato con bicipiti tatuati in bella mostra. Inaspettatamente si trovò davanti una ragazza esile sulla trentina, molto bella, con lunghi capelli castani, occhi verdi e con un semplice delfino tatuato sulla spalla.
“Salve” disse con voce decisa la ragazza “Posso esserle utile?”
“Sì, ecco mi chiamo Ben Jager” ed esibendo il suo tesserino continuò “Sono della polizia autostradale, sto cercando una persona…”
“Peccato, pensavo volesse essere ‘tatuato’ sarebbe stato un piacere ‘lavorare’ su di lei, comunque io sono Angelika” replicò civettuola la ragazza porgendo la mano.
Ben fu colto un po’ di sorpresa, stringendole la mano continuò “Sarei tentato, ma vede noi poliziotti dobbiamo mantenere una certa etichetta, non so se rendo l’idea”
“Sì non dovrebbero essere molto visibili, sotto le maniche delle T-shirt, insomma quando si è in uniforme  non dovrebbero vedersi giusto? Anche se a volte fate delle eccezioni”
“Esatto” confermò Ben.
“Ottimo, quindi niente avambraccio, potrei…mi sembra che abbia dei pettorali come dire…notevoli…non di poco conto e…” continuò un po’ maliziosa.
Ben cercò di mantenere lucidità e soprattutto serietà quindi la bloccò prima che il discorso si facesse troppo … compromettente.
“Magari un’altra volta” troncò deciso il ragazzo “Senta sto cercando una persona a cui è stata tatuata una farfalla sul polso, ha presente quella del film con Jodie Foster…” ma fu interrotto dalla ragazza e Ben non dovette nemmeno farle vedere il disegno.
“Acherontia Atropos, si chiama così e non è una farfalla” disse con fare saccente “E’ una falena, compare nella locandina del film ‘il silenzio degli innocenti’”
“Wow, esatto proprio quella” rispose Ben “E mi dica, lei per caso ne ha tatuata una di recente?”
“Sì certo”
“Può dirmi a chi?” Ben era a dir poco euforico, ma cercò di restare saldamente con i piedi per terra.
“Mi scusi, ma voi in polizia non vi conoscete tutti?” rispose aggrottando la fronte la ragazza.
“Sta dicendo che l’ha tatuata a un poliziotto?” Ben era sconvolto.
L’assassino poteva essere un collega.
“Non proprio, cioè, mi diceva che era un allievo dell’Accademia di polizia”
“Tiene un registro? Può farmi dare un’occhiata?”
“Scusi, ma non le serve un mandato?”
“Senta potrebbe essere in pericolo anche lei” replicò deciso Ben “Non sto scherzando, e farmi perdere tempo per procurare un mandato…”
La ragazza aggrottò la fronte “Okay ispettore, aspetti un attimo…l’ho nel retrobottega” e notando che Ben la stava seguendo “Non scappo, ma ho un cliente, sa la privacy…”

Ben decise di non seguirla.
Si passò una mano tra i capelli e la sua testa cominciò a fare una serie di ragionamenti, ma nessuno gli sembrava logico. Cercò di mettere insieme tutti gli elementi che aveva come fossero i tasselli di un puzzle: aveva un’allieva dell’Accademia e il suo fidanzato assassinati con la pistola di Semir, due copie di un manoscritto sparite e un altro allievo poliziotto, forse l’assassino, con un tatuaggio al polso.

La ragazza intanto sparì nel retrobottega e vedendo che dopo un paio di minuti la tatuatrice non tornava, Ben si addentrò oltre la tenda per dare una controllata.
Scostò la tenda e davanti a lui apparve distesa sul pavimento a faccia in giù la ragazza; stava per mettere mano alla fondina quando un colpo secco alla nuca lo fece stramazzare al suolo.
E per Ben fu tutto buio.

Angolino musicale: Questa non ve l’aspettavate…o forse sì? Chi avrà randellato Ben?
Michael Jackson ‘on the line’ (sulla linea)
Per ascoltarla https://www.youtube.com/watch?v=LVLt7D1GtJ8
 
Non ha senso far finta che sia finita I tempi duri non vanno semplicemente via Devi assumerti la responsabilità E’ ora che tu ti apra ed abbia un po’ di fede Nessuna cosa buona viene facilmente Tutte le cose buone vengono a tempo debito Devi avere qualcosa in cui credere Ti sto dicendo di aprire la tua mente Devi mettere il cuore sulla linea Se vuoi farlo nel modo giusto Devi venire fuori e provare Non perdere il tuo tempo sul passato E’ ora che tu guardi al futuro E' tutto lì se chiedi Questa volta potresti provarci più duramente Sarai il meglio che tu possa essere Le cose stanno così Tu devi fare ciò che desideri Devi sapere ciò che devi fare…
 
 

 

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Capitolo 8
*** il movente ***


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Il movente

Ben si stava lentamente riprendendo, aveva un male atroce alla testa, un senso di nausea tremenda ,la vista decisamente annebbiata.In quel momento si sentiva come se fosse immerso in una immensa bolla di sapone che minacciava di scoppiare da un momento all’altro, come la sua testa. Gli sembrava però di muoversi, ma non per volere suo, qualcuno lo stava trascinando tenendolo per le caviglie chissà dove.
Quando gli parve di non muoversi più due grosse mani lo afferravano per i polsi, cercò di divincolarsi o almeno tentò, rimediando solo un violento calcio alle costole.
Stava per urlare per il forte dolore al fianco, quando udì come una voce ovattata che gli intimava di stare zitto, tappandogli la bocca.
Per un attimo si sentì soffocare.
Cercò di alzarsi, di fuggire al suo aguzzino, ma tutto si rivelò inutile. Chiunque fosse la persona che lo stava spostando era decisamente più in forze di lui.
Improvvisamente un campanello suonò, percepì passi che si allontanavano da lui, una porta che sbatteva e ancora dei passi.
Ben ne approfittò per guardarsi un po’ attorno per capire meglio dov’era, per fare un po’ il punto della situazione, ma quando tentò l’operazione si accorse che aveva le mani ammanettate attorno ad una gamba di un grosso tavolo d’alluminio.
Sarebbe stato impossibile sollevarlo e sfilare le mani.
Si guardò attorno, davanti a lui c’era una persona distesa a faccia in giù.
Ben strabuzzò gli occhi per cercare di mettere il più possibile a fuoco quell’immagine.
Tutt’ad un tratto si ricordò di Angelika. La sagoma che davanti a lui giaceva supina era decisamente la tatuatrice.
“Ehi” sussurrò piano Ben “Signorina, ehi si svegli”
“Tempo sprecato ispettore, non le risponderà, Angelika è morta ed è morta per colpa sua” disse senza un minimo di compassione una voce maschile.
Il giovane ispettore ancora un po’ intontito dal colpo alla testa, cercò di focalizzare la figura che aveva davanti, ma quando alzò lo sguardo migliaia di stelline gli offuscarono nuovamente la vista.
“Maledetto bastardo” disse Ben con odio cercando con tutte le forze di liberarsi, avrebbe voluto saltargli al collo, ma il ragazzo, perché questo era, gli diede un violento calcio sullo stomaco che lo zittì di colpo.
“Si può sapere chi sei? “ chiese tossendo Ben alzando nuovamente lo sguardo verso la voce.
Ma il ragazzo non rispose alla domanda.
“Adesso lei mi porterà dall’ispettore Gerkhan e se non lo farà, le assicuro che sulla coscienza avrà anche altre persone, come vede non mi faccio tanti scrupoli” e sul suo volto comparve un sogghigno quasi diabolico.
“Ho chiuso il negozio” continuò il ragazzo “Già due persone hanno suonato il campanello,  molto probabilmente avevano appuntamento con Angie. Quindi le faccio questa proposta: o lei mi porta subito dall’ispettore Gerkhan o io al prossimo cliente che suona faccio un bel buco in testa. A proposito come vede ho in mano la sua pistola d’ordinanza, ispettore”
Per qualche istante Ben non disse niente, cercò di cercare una soluzione, almeno una mediazione, ma al momento non ne trovava.
Quando finalmente gli si schiarì la vista e la mente notò che il ragazzo aveva una falena tatuata sul polso: molto probabilmente quello era l’uomo che cercava.
“Allora ispettore Jager?” insistette il ragazzo.
“Come sai il mio nome?” Ben cercò di prendere tempo.
“Angelika” e indicò la ragazza morta accanto a Ben “Mi stava tatuando un drago sulla schiena, quando lei ha suonato il campanello. Ho ascoltato la vostra conversazione, ho sentito chi era, che mi cercava. E’ venuta da me e io le ho spezzato il collo. Poverina forse voleva avvisarmi, magari mi avrebbe fatto scappare dal retrobottega, sa siamo amanti, poteva inventarsi qualcosa. Ma poi ho pensato che avrebbe potuto parlare, scoprire il mio segreto, ma adesso che è morta…fine del fidanzamento” rise malefico.
“Tu devi farti curare, sei un pazzo, completamente fuori di testa” lo sbeffeggiò Ben.
“Non sono pazzo!” esplose furioso l’uomo che assestò un altro violento calcio alle costole di Ben.
Il giovane poliziotto non fece una piega, malgrado il dolore fosse forte, sapeva che al momento il ragazzo non lo avrebbe ucciso, gli serviva vivo per trovare Semir.
Ben pensò che avrebbe potuto indurlo a fare una mossa sbagliata, forse parlargli in quel modo quasi arrogante avrebbe potuto essere un ottimo espediente.
“In ogni caso sei ricercato per omicidio e detta tra noi solo un folle potrebbe trovare il tempo per farsi un tatuaggio mentre l’intero corpo di polizia di Colonia lo sta braccando”
“Ispettore, il suo collega è ricercato per omicidio, non io” sbroccò l’uomo.
“Hai freddato la tua ragazza. Secondo me questa è l’opera di uno che è completamente fuori di testa” lo sfidò Ben.
“Angie era solo un piacevole passatempo, mi faceva i tatuaggi gratis”
“Mi dai il voltastomaco, si può sapere chi sei? E perché c’è l’hai con l’ispettore Gerkhan? Che ti ha fatto? Ti ha bocciato a qualche esame? Ti ha fatto la multa per eccesso di velocità?” chiese spavaldo Ben, ma il ragazzo non digerì la battuta sferrandogli un altro violento calcio allo stomaco.
Poi si chinò su Ben e prendendolo per i capelli gli tirò violentemente la testa indietro facendola sbattere contro il muro che aveva a pochi centimetri dietro alle sue spalle.
“Tu adesso mi porterai dal tuo collega” sibilò l’uomo.
“Non so dove sia” rispose spavaldo Ben puntandogli gli occhi addosso. Occhi di sfida.
“Non è vero, lei sai benissimo dov’è…e se fosse morto penso che lei non sarebbe venuto qui” e mentre gli parlava gli poggiò la canna della pistola sulla fronte “Quindi adesso mi porterà da lui e niente scherzi altrimenti vado fuori con la sua pistola , qui vicino c’è un parco giochi …”
“Okay, hai vinto, ti porterò da lui” disse intontito Ben, pensando che l’uomo era così folle che avrebbe potuto uccidere qualcuno senza tanti problemi solo per fargli capire che non stava scherzando affatto e che per raggiungere il suo scopo avrebbe fatto qualsiasi cosa.
“Prima però voglio sapere il perché, non posso guidare in queste condizioni dammi un po’ di tempo, ho la vista offuscata, nell’attesa…perché non mi dici perché ce l’hai tanto con l’ispettore Gerkhan?”
“Per ‘Autostrade infuocate’ “  rispose trionfante il ragazzo.
“Cosa? Il manoscritto scritto Maja Dekker? Cosa c’entra l’ispettore Gerkhan con quel libro” chiese alquanto stupito Ben.
“Cosa? Ne è a conoscenza anche lei? Maledizione!!!” e alzandosi sferrò un altro calcio a Ben, poi si chinò di nuovo prendendolo ancora per i capelli. Rabbioso e furioso disse “Quanti sanno dell’esistenza di quel manoscritto?”

Ben cominciava ad avere le prime conferme alle sue ipotesi, ciononostante ora quell’idea gli sembrava davvero folle.
“Aspetta un attimo, tu…tu vuoi eliminare tutti quelli che sono a conoscenza di quel manoscritto, vero? Di cosa parla? Che c’è scritto?” adesso Ben era decisamente furioso, diede un violento strattone alle manette, ma l’unica cosa che ne ricavò fu un forte dolore ai polsi.
L’uomo troneggiava davanti a lui, negli occhi Ben vi lesse solo pura follia.
“Il mio sogno è quello di diventare uno scrittore di successo, ho scritto svariati romanzi, ma nessun editore ha voluto mai pubblicarne uno, poi ho conosciuto all’Accademia di polizia Maja Dekker e lei mi ha confidato che le piaceva scrivere. Mi fece leggere il primo capitolo di ‘Autostrade infuocate’. Restai allibito, scriveva divinamente, mentre leggevo … era come se stessi vedendo il film del romanzo. Prima ancora di finire il capitolo, sapevo già cosa fare”
Il ragazzo poi si chinò di nuovo davanti a Ben.
“Lo farò passare per un romanzo mio, verrà pubblicato, diventerò uno scrittore di successo. Poi una volta diventato famoso potrò pubblicare i miei scritti, quelli che le case editrici non hanno mai voluto pubblicare, perché quando si diventa famosi…”
“Si possono pubblicare anche le liste della spesa” concluse sarcastico Ben interrompendolo.
“Lei non capisce!”  urlò furioso l’uomo colpendolo al volto con il calcio della pistola.
Ben trattenne l’ennesimo urlo di dolore, sentiva il sangue che gli colava da una guancia, molto probabilmente quel bastardo gli aveva lacerato la pelle sotto uno zigomo.
“Diventerò uno scrittore di successo, acclamato dalla critica! Signori e signore ecco a voi il nuovo talento letterario, il giovane scrittore Oliver Ritter” gli ringhiò in faccia il ragazzo, accompagnando la frase con gesti teatrali e con una risata che a Ben sembrò quella di uno completamente fuori di testa.
“Tu sei matto, anzi sei un folle omicida. Penso che non saprai mai che sapore ha il successo” sentenziò Ben.
“Cosa vuole saperne lei” rispose avvicinando la canna della pistola alla gola del giovane ispettore.
“Il successo non viene dal denaro e neanche dalla fama. Il tuo lavoro, il sudore, ma soprattutto la passione, con queste cose ti realizzi e assapori il successo. E la passione non te la puoi inventare, non la puoi rubare a qualcun altro perché viene da dentro ognuno di noi” replicò con calma Ben.
“Belle parole ispettore, ma adesso dobbiamo andare”
Ritter frugò nelle tasche dei jeans di Ben ed estrasse le chiavi delle manette, togliendogliele, dopo di che puntandogli contro la pistola gli ordinò di alzarsi.
“Adesso usciremo da qui, saliremo in macchina e lei mi porterà da Gerkhan, le conviene collaborare, come vede non sono uno che scherza, non mi faccio scrupoli”
A Ben non restò altro da fare che alzarsi ed eseguire gli ordini imposti da Ritter.

Il viaggio per arrivare dal suo socio sarebbe durato una decina di minuti e in quel lasso di tempo Ben avrebbe dovuto escogitare qualcosa per salvare la sua vita e quella del suo socio.
Il giovane ispettore guidava piano scatenando l’ira del ragazzo.
“Cerchi di accelerare, non ho tempo da perdere”
“Siamo in un centro abitato, vuoi che la polizia ci fermi per eccesso di velocità?” sbroccò Ben.
“Non mi importa se qualcuno si ferma io lo uccido appena si sporge dal finestrino…bang! E sarà per colpa sua, quindi acceleri, pensi di avere le pizze che si freddano” lo sfidò il ragazzo, facendogli sentire il freddo della canna della pistola sulla nuca.
“Pizza” sussurrò Ben.
Quella parola scatenò in lui quello che in quel momento gli sembrò un lampo di genio.
Avrebbe solo dovuto essere convincente, sperare che il suo socio capisse al volo quello che attraverso la porta gli avrebbe detto. Sarebbero serviti un intuito eccezionale e forse anche una buona dose di fortuna.
In ballo c’era la vita sua, quella di Semir e sicuramente anche quella di un ignaro Bohm.

Angolino musicale: Ben come una tartaruga Ninja?
Coldplay ‘For you’(Per te)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=gisF4ITDkLQ
Se sei perso e ti senti solo Circumnaviga il globo È tutto quello per cui devi sperare E il modo in cui sembri fluire Circumnaviga con speranza E loro sembrano perdere controllo con te Ognuno di noi è ferito E ognuno di noi è spaventato Ognuno di noi è spaventato Tu no Quando i tuoi occhi si chiudono La tua testa fa male I tuoi occhi si sentono drogati Ognuno di noi è spaventato Ognuno di noi è ferito Ognuno di noi ha speranza Per te...
 

 

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Capitolo 9
*** la rivincita di André Bohm ***


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La rivincita di André Bohm

Intanto nella sala prove di Ben all’interno della stanza insonorizzata, Semir stava seduto di fronte a Bohm a debita distanza con la schiena appoggiata al muro.
Avrebbe potuto prendere una sedia, ma preferiva stare alla stessa altezza del commissario che era ancora ammanettato ad una gamba del pianoforte.
Il piccolo ispettore parlava con Bohm o almeno ci provava. Cercava in tutti i modi di fargli capire che lui, con la morte di Maja Dekker e del suo fidanzato, non c’entrava nulla. Purtroppo il commissario non voleva saperne, continuando a ripetere che per lui il piccolo ispettore era colpevole e che a confermarlo c’erano prove schiaccianti.
Alla fine Semir intuendo che il commissario non avrebbe mai cambiato opinione fino a che non si fosse trovato il vero assassino, alzandosi da terra cortesemente chiese:
“Vuole un’altra birra Bohm? Avrà la gola secca a forza di sparare cretinate, sa cominciavo a …simpatizzare per lei, Ben mi sembrava esagerato, quasi ‘cattivello’ nei suoi confronti, ma adesso …”
“Vada al diavolo Gerkhan, lei e il suo collega” rispose acido Bohm interrompendolo “Sequestro di persona, due omicidi, vi farò marcire in prigione lei e il suo compare! Farò in modo che vi diano l’ergastolo con isolamento a vita”
Semir fece spallucce non facendo molto caso allo sproloquio del commissario.
“Lo prendo come un sì, ne prenderò una anche per lei” disse uscendo dalla stanza.
Semir stava chiudendo il frigo quando nel piccolo piazzale antistante al capannone dove aveva trovato rifugio, sentì arrivare un’auto che si fermò con una brusca frenata.
“Oh, eccoti arrivato socio!” pensò tra sé “Certo che questo modo di frenare non mi sembra il più adatto per passare inosservato…scommetto che hai pure tirato il freno a mano” ma, mentre formulava  questo pensiero, gli venne un dubbio.
Possibile che Ben fosse stato così sprovveduto?
Ben era sì una persona che amava a volte farsi notare, ma quello non gli sembrava il momento giusto per farlo,  a meno che…
E se fosse stato fatto apposta, proprio per far attirare l’attenzione, per metterlo in qualche modo in guardia?
Semir si avvicinò alle finestre, purtroppo  non poté vedere chi era, tutte le imposte erano chiuse e sulla porta d’entrata non c’era lo spioncino.
Si avvicinò alla porta, alzando la sicura alla pistola sequestrata a Bohm.
Sentì il classico rumore di una portiera che si apriva, subito dopo anche quello di un’altra, poi il rumore sordo di due portiere che si chiudevano a distanza ravvicinata.
Semir ne dedusse che nel piazzale era arrivata sì un’auto, ma con minimo due persone a bordo.
Ben si avvicinò alla porta bussando in maniera decisa.
“Conosce la combinazione e bussa alla porta rischiando di farci scoprire…a meno che…” Semir aveva la mano sospesa sopra la maniglia, in pochi secondi una miriadi di pensieri invasero la sua mente.
Pensò che molto probabilmente Ben era accompagnato da qualche collega, anche se non sapeva spiegarsi bene il motivo, tenuto conto che il ragazzo gli aveva confidato che voleva coinvolgere il meno possibile i colleghi del distretto.
Magari era  in ‘compagnia’ di qualcuno di ‘pericoloso’. 
Forse la Schrankmann o il commissario Kruger che alla fine aveva ceduto alle pressioni della procuratrice e aveva costretto Ben a svelare il loro nascondiglio.
E se invece fossero i ragazzi della band di Ben? Sarebbe stato un bel problema. 
Spiegare la sua presenza forse non sarebbe stato difficile, ma convincerli e mandarli via, se avessero anche insistito nel voler provare nello studio dove era tenuto prigioniero Bohm…
Alla fine Semir decise che avrebbe aperto la porta.
“Chi è?” chiese, la mano ormai sopra la maniglia.
“Pizza a domicilio, una 5-0-9 senza origano” rispose il ragazzo scandendo bene le parole.
“Che cosa stai dicendo” disse piano Ritter premendo di più la pistola sulla schiena di Ben.
“E’ il nostro segnale, per farmi aprire” disse sicuro Ben.
“Guarda che se è un giochetto dei vostri ti ammazzo seduta stante, e poi questa porta si apre con un codice numerico, perché hai bussato? ” Ben sentì il fiato dell’uomo vicino all’orecchio.
“Perché io non conosco il codice” rispose sicuro il poliziotto.
“Pizza 5-0-9 ? Ma che cavolo sta dicendo…” si chiese Semir, ma subito ebbe una folgorazione “Ben è nei guai, questo è il codice che usiamo in presenza di ostaggi, mapporca e adesso?”
Semir valutò l’unica cosa sensata da fare…chiedere aiuto a colui che sarebbe stato felicissimo di vederli dietro alle sbarre.
Si allontanò dalla porta per essere più credibile poi urlò.
”Ben dammi un paio di  minuti e ti apro sono appena uscito dalla doccia” e si catapultò nella stanza insonorizzata dove c’era Bohm.
“Allora questa birra?” disse sprezzante Bohm appena vide Semir.
“Commissario Bohm, mi ascolti bene, per favore faccia quello che le dico, ne va della sua vita, della mia e di quella di Ben, adesso la libero, le riconsegno la pistola, le assicuro che lei avrà il vero assassino di Maja Dekker”

Pochi istanti dopo Semir andò ad aprire.
Davanti a lui comparve l’alta figura del suo socio con le mani alzate, ma anche un altro ragazzo che teneva una pistola puntata alla testa del suo partner.
“Faccia un passo indietro Gerkhan e lei entri” disse Ritter spingendo in malo modo Ben all’interno della sala “E tenga le mani alzate”
Dopo di che con un piede chiuse la porta.
“Semir” disse spavaldo Ben “Ti presento Oliver Ritter l’assassino di Maja Dekker, hai visto che bel tatuaggio che ha sul polso?”
“Bravo socio, ma dovevi arrestarlo, non farti sequestrare” disse decisamente seccato Semir che continuò “Almeno un movente c’è l’ha? Sai anche i muli vorrebbero saperlo”
“I muri, non i muli” lo corresse Ben.
“No fidati i muli…”confermò Semir.
“Mi spiace interrompere questo idillio” disse sarcastico Ritter “Ma non ho tempo per dare spiegazioni, e sentire i vostri battibecchi, adesso devo farvi fuori …far sparire i vostri cadaveri…”
“Aspetta un attimo” lo interruppe Semir “Se devo morire almeno voglio sapere il perché”
“Perché non se lo fa dire dal suo collega?” sbottò infastidito Ritter.
“Molto bene” disse Ben traendo un profondo respiro “Al  nostro amico piace scrivere, ma siccome non ha molto talento ha deciso di impossessarsi del manoscritto scritto da Maja Dekker, lo voleva spacciare per suo. Ovviamente nessuno doveva sapere che il manoscritto non lo aveva scritto lui, quindi ha ucciso Maja in quanto autrice …”
“Poi” dedusse allora Semir “Doveva eliminare tutti quelli che erano a conoscenza del manoscritto, quindi me e il suo fidanzato. Doveva far sparire anche tutte le copie, quindi quella che avevo io in casa e quella che aveva la ragazza in mano al momento del suo omicidio, ma nel strappandoglielo di mano ne ha lasciato un pezzo tra le dita. Bravo Holmes!”
“Elementare Watson” replicò compiaciuto Ben.
“Complimenti ispettori” si intromise Ritter “Adesso basta chiacchere. Vi farò fuori con le vostre pistole, verrà fuori che vi siete uccisi a vicenda, omicidio-suicidio. Vi piace l’idea?” continuò il ragazzo nella sua lucida follia “Diranno che avete preferito morire che finire in carcere, in fondo tutti sappiamo come vengono trattati gli ex poliziotti. Con voi morti, Maja, il suo ragazzo, Angie…niente testimoni. Che sollievo finalmente tutti quelli che sono a conoscenza del manoscritto sono o saranno eliminati e per mano mia. Potrò finalmente diventare un grande scrittore”

“Spiacente Ritter , ma non la farà franca”
Bohm fece la sua comparsa da dietro il divano col suo solito fare teatrale, la pistola spianata davanti lui:
“Sono il commissario dell’LKA André Bohm, la dichiaro in arresto per l’omicidio di …” ma venne bruscamente interrotto da Ritter.
“Non so chi diavolo sia lei e francamente me ne infischio” replicò altrettanto in maniera teatrale Ritter “Ma le consiglio di abbassare la pistola se non vuole che faccia saltare la testa al suo collega”
“Quello non è un mio collega!” lo informò Bohm e nei suoi occhi apparve come un brillio.
Nella stanza calò il gelo.

Ben aveva una pistola puntata alla tempia, la sua testa era vicinissima a quella di Ritter.
A circa otto metri da loro Bohm teneva l’arma spianata davanti a lui, mentre Semir era a fianco di quest’ultimo sempre con le mani alzate.
“Allora? Quanto ci vuole? Metta giù la pistola” insistette Ritter vedendo che Bohm non accennava ad abbassare l’arma.
Ma chi spiazzò tutti fu proprio Ben.
“Commissario Bohm, quando è stata l’ultima volta che è andato al poligono?”
“Ben” esclamò esterrefatto Semir “Ma sei impazzito? Che diavolo stai dicendo? Bohm potrebbe colpirti e…” il piccolo ispettore non osò nemmeno finire la frase.
“Vedi altre soluzioni socio?” e rivolto a Bohm “Commissario, questo è il momento di far vedere quanto vale”
“Non penso sparerà, all’Accademia ci insegnano che non si ‘gioca’ con la vita degli ostaggi” lo sfidò Ritter che impercettibilmente premette di più il dito sul grilletto.
Bohm aveva la testa di Ritter a portata di tiro, ma per quanto odiasse Jager e Gerkhan, non se la sentiva di sparare, in fondo loro tre erano colleghi, e ora aveva anche la conferma che erano innocenti.
Ora tutti erano dalla stessa parte.
Nella stanza la tensione saliva man mano che passavano i secondi.
“Bohm, spari” disse ancora più convinto Ben.

Il tempo sembrò fermarsi per qualche istante.
Ben guardava Bohm dritto negli occhi e altrettanto faceva il commissario.
Sembrava quasi che in quella stanza ci fossero solo loro.
Due rivali ora costretti a collaborare per trovare una via d’uscita per sopravvivere.
In quei frangenti Ben pensò che ora la sua vita dipendeva da ciò che avrebbe deciso di fare Bohm, quel stesso Bohm che con ironia e qualche volta anche con cattiveria aveva sbeffeggiato, insultato, picchiato, rapito e imbavagliato.

Semir dal canto suo avevo una paura folle.
Il fatto che Bohm li odiasse era un più che valido motivo per non abbassare l’arma e sparare senza tanto pensarci.
Se Ben fosse rimasto ferito o, peggio ancora morto, sarebbe stato considerato un effetto collaterale.
Ferito o morto Ben sarebbe caduto a terra, Bohm avrebbe sparato ancora e l’assassino colto alla sprovvista e senza il giovane ispettore a fargli da scudo sarebbe stato a suo volta ferito o ucciso.

Uno sparo rimbombò nella stanza mettendo la parola fine a tutti i pensieri dei tre poliziotti.
In un modo o nell’altro la situazione che si era creata sarebbe giunta ad un epilogo.

Ben sentì la pressione della pistola alla tempia diminuire, poi dietro di lui un tonfo sordo.
Il giovane ispettore si voltò, vedendo il corpo senza vita di Ritter a terra.
Bohm lo aveva freddato colpendolo in mezzo alla fronte.
“Non ci posso credere Bohm” disse spaventatissimo Ben “Gli ha sparato!!! Poteva colpirmi, farmi secco!!!”
“Me lo ha detto lei di sparare Jager” replicò con un sogghigno Bohm “E comunque sono tre settimane che non vado al poligono, forse ho sbagliato mira, volevo colpire lei!”
E soffiò sulla pistola imitando i cow-boy dei film.
“Beh direi che mi è andata bene, grazie commissario” rispose Ben allontanandosi un po’ dal cadavere di Ritter e riprendendosi dallo spavento.
“Di niente, ma la prossima volta potrei spararle davvero…non dimentico io…” replicò riponendo la pistola nella fondina.
“Adesso che farà Bohm, ci arresterà tutti e due?” chiese Semir voltandosi verso il commissario.
“Mi piacerebbe davvero molto sbattervi in galera, vedervi dietro le sbarre è il mio …sogno segreto. Poi se penso che mi avete preso in ostaggio, legato ad un pianoforte, imbavagliato…dovrei minimo farvi radiare. Ma alla luce degli eventi propongo una tregua,  in fondo avevate ragione,   anche se mi secca ammetterlo” e porse inaspettatamente la mano ai due ispettori.
Ben e Semir si guardarono in faccia poi strinsero la mano a Bohm.
“In fondo se siamo vivi è anche merito suo” ringraziò Semir.
“Sicuramente, e ora se non vi dispiace vorrei riavere il mio cellulare”
“Certo” disse Ben “Anzi usi pure il mio, io e il mio socio le lasciamo volentieri il campo e la gloria dei riflettori”

Ben e Semir uscirono dalla sala prove, il piccolo ispettore prese affettuosamente per un braccio il suo socio “Grazie Ben, senza di te sarei in galera o morto”
“Semir piantala, te l’ho già detto … tu avresti fatto lo stesso” ribadì Ben “E ora chiamiamo il commissario Kruger, dobbiamo scagionarti dal tutto. Sarà felice di sentirci, che ne siamo venuti fuori sani e salvi. E poi sarebbe meglio avvisare anche tuo fratello e tua moglie. Andrea sarà felicissima di sapere che stai bene, sicuramente vorrà vederti e abbracciarti”
“Grazie di tutto Ben, sei un vero amico” Semir si stava emozionando.
“Lo so” replicò l’altro stampandosi in volto un enorme sorriso “E sai mi è venuta anche un’idea, due persone, anzi tre sono morte per quel manoscritto, sarebbe bello che il libro venisse pubblicato in memoria di Maja Dekker, del suo fidanzato e Angelika”
“Desumo che tu sappia già come proseguire, come sempre avrai gli agganci giusti, vero Ben?” disse Semir conoscendo già la risposta “E sono sicuro che la famiglia di Maja sarebbe felice e orgogliosa”
“Bene non ci resta che chiedere al nostro ‘commissario simpaticone’ di darci una copia del libro una volta conclusa l’inchiesta, caso mai nelle note conclusive faremo scrivere che il libro ha ‘visto la luce’ anche grazie al nostro intervento e a quello di Bohm…”
I due ispettori si scambiarono un sonoro cinque, poi Semir avvicinò Ben a se abbracciandolo forte.
“Ti ho già detto grazie?” domandò Semir ritrovando finalmente un po’ di serenità.
“Sì” rispose ormai stanco di sentirselo dire Ben.
“Davvero?”
“Sì adesso basta…”
“No davvero Ben, grazie”
“Ho capito basta, guarda che altrimenti la prossima volta ti sbatto in galera io…”
“Ok, grazie…”
“UFFF…BASTA!!!”
 
N.D.A. Il codice usato da Ben è lo stesso usato nell’episodio ‘L’eclisse’. Il commissario Bohm nel telefilm non ha un nome, ho scelto André perché l’attore che lo interpreta si chiama così. Posso già anticiparvi che in futuro avremo ancora tra i piedi il nostro ‘Mr. LKA’ nella solita veste da ‘antipatico patentato’ e in una decisamente più insolita… alla fine, vi risulterà addirittura simpatico e Ben decisamente antipatico (ma solo un pochino perché alla fine Ben è sempre il ‘mio’ Ben).
Come sempre voglio ringraziare i miei recensori Furia, Cladda, Maty, Summer _moon e Skatelover.
I lettori che hanno inserito la storia in una delle liste e quelli silenziosi (siete davvero tanti…un immenso grazie!!!).
L’ultimo ringraziamento come sempre alla mia ‘Beta Reader’ che ha ispirato questa storia. Grazie Maty!
E ora una piccola anticipazione: le prossime due storielle fanno parte della serie ‘Legami speciali ed indissolubili’…la prima sarà abbastanza ‘all’acqua di rose’ questo perché la seconda sarà la più ‘tremenda’ f.f. che abbia mai scritto (secondo me) …e stavolta credetemi non sto scherzando. Bacioni a tutti. ChiaraBJ.
Angolino musicale: Madonna I’ll remeber (ricorderò)
Per ascoltarla: https://www.youtube.com/watch?v=RWJ_yWAaXAI
…E mi ricorderò la forza che mi hai dato Ora che sto in piedi da solo Mi ricorderò come mi hai salvato me lo ricorderò…Dentro io ero una bambino che non sapeva guarire un’ala spezzata Fuori di me cercavo una via…E mi ricorderò Ora che sto in piedi da solo Mi ricorderò come mi hai cambiato me lo ricorderò…Non ho mai avuto paura di piangere Ora ne ho finalmente un motivo ricorderò


 

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