Di cinque momenti noti, uno è inedito

di VenerediRimmel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Scelte amiche e nemiche ***
Capitolo 2: *** Invidia ***
Capitolo 3: *** Galeotto fu il Bolide ***
Capitolo 4: *** Il club dei disonesti ***
Capitolo 5: *** Voce del verbo dimostrare ***
Capitolo 6: *** Stesse scelte, diverse decisioni ***



Capitolo 1
*** Scelte amiche e nemiche ***


I. Scelte amiche e nemiche
 
Draco gli aveva offerto una mano in segno di amicizia. Harry lo aveva scelto come nemico.
Senza alcuna dimora assegnatagli da un cappello parlante, a 11 anni sia Harry sia Draco avevano trovato diversi volti amici, ma una sola, indiscutibile nemesi.
Che fossero stati assegnati l’uno a Serpeverde e l’altro a Grifondoro, poi, fu come voler mettere i puntini sulle i.
Di fatto, c’erano già le basi per una solida rivalità: il ghigno di Malfoy tanto detestato da Harry e la faccia da sfregiato di Potter che invece sembrava influenzare poeticamente gli insulti di Draco.
Draco Malfoy avrebbe tanto voluto il famoso bambino sopravvissuto come suo amico, tant’è che aveva sostenuto fosse destino averlo incontrato da Madama McClan, prima dell’inizio della scuola. Ma un rifiuto, per un Malfoy, era un affronto impossibile da perdonare.
Harry Potter gli aveva dichiarato guerra.
E tale sarebbe stata, fino alla fine.







Angolo VenerediRimmel

Presa dalla nostalgia, torno sempre a loro, ai miei adorati Harry e Draco. Questa volta voglio provare a tracciare i momenti che più ho amato scritti dalla Rowling, cercando un approfondimento su loro due in particolare.
Se vi piace l'idea, scrivetemi i vostri momenti preferiti tra Draco e Harry e potrei scriverci qualcosina! 

Vi abbraccio,

VenerediRimmel

 

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Capitolo 2
*** Invidia ***


II. Invidia


Se solo suo padre lo fosse venuto a sapere, che brutto guaio che avrebbero passato tutti. Sì, quel pensiero, a Draco, sembrò talmente geniale che ci tenne a ripeterlo ad alta voce. 
«Ma questa è roba da servi, mica da studenti. Io pensavo che ci avrebbero dato degli esercizi o roba del genere... Se lo sapesse mio padre, quel che mi state facendo, lui...».
Peccato che Hagrid lo avesse ammonito, rispondendogli a tono.
La verità è che aveva fatto tutto questo cercando di mettere nei guai il famoso e privilegiatissimo Harry Potter. Perché lo volesse, era semplice da individuare: nell’invidia che provava nei suoi confronti. Era scoppiata quando tutti sembravano vederlo soltanto come il bambino sopravvissuto e non per ciò che fosse veramente, ovvero un idiota che non sapeva scegliersi nemmeno la casa giusta a cui appartenere. Anche se il culmine, dell’invidia, l’aveva raggiunta quando aveva scoperto che Potter era stato reclutato per il ruolo di Cercatore nella squadra di Grifondoro. Potter: un moccioso che non sapeva nemmeno cosa fosse il Quidditch. 
La massima espressione dell'invidia la si poteva rintracciare nel piccolo corpicino da undicenne e nei tratti smunti e incattiviti di Draco Malfoy.
Ovviamente, il Serpeverde avrebbe negato con una scusa, se Tyger e Goyle nel momento più intelligente della loro esistenza gli avessero chiesto perché sprecasse il suo tempo dietro a Harry Potter – e gli altri due. Per sua fortuna nessuno dei due, e nessuno in generale, glielo chiese… per diverso tempo.
In nome dell’invidia, perciò, Draco aveva tentato di incastrarlo con Gazza, dopo il coprifuoco, sfidandolo a un duello tra maghi, riuscendo perfino a metterci in mezzo quello stupidissimo Filobabbano di un Weasley. Ciò che Draco non aveva messo in conto, però, era la sfacciata fortuna di Harry Potter: quella che l’aveva fatto sopravvivere al mago oscuro più potente del mondo; quella che l’aveva salvato da Gazza la sera del duello di mezzanotte; e la stessa che aveva fatto sì che la McGranitt trovasse lui e non loro, e non gli credesse nemmeno sulla storia del drago.
Se solo il professor Piton fosse stato lì, lui infatti sembrava vedere Potter nel medesimo modo.
Per quel flusso di pensieri, che lo incattivì, si ritrovò a fare uno scherzo a Paciock. Che divertimento! Quel bamboccione, sì, che gli dava soddisfazioni!
Quel lurido guardiacaccia, invece, non gliene dava mai una, nemmeno per sbaglio. Cosa potrebbe esserci di peggio di una punizione, secondo voi? Finire a zonzo per la foresta proibita con Harry Potter, quello stupido, sfigato che aveva rifiutato la sua mano e che sembrava avere il lanternino per i guai.
Oh, se solo suo padre lo fosse venuto a sapere… Hogwarts sarebbe finita in rovina!
Fu in quel momento che gli balenò in testa, nuovamente, l’idea del duello tra maghi. Erano da soli, dopotutto. Se lo avesse sfidato in quel momento e lo avesse battuto… Ah, sì! Poi tutti avrebbero iniziato a parlare di lui, di Draco Malfoy, lasciando nel dimenticatoio Harry Potter. Che, ammettiamolo, era proprio il posto che si meritava. D’altronde, batterlo, gli risultava facile come un battito di ciglia. Potter era una mezzasega. Non meritava neppure di essere un mago.
E invece...Invece. Eccola di nuovo ad esporsi magicamente: la fortuna di Potter.
Sì, quella.
Perché quando Harry lo bloccò con un braccio sul petto per indicargli una direzione oscura della foresta, lui per un momento fu troppo impegnato a ponderare su quel braccio che lo toccava e successivamente troppo preso a «AAAAAARGH!» urlare come una donnicciola, scappando via inseguito da Thor, per pensare al duello, al coraggio... che effettivamente non aveva.
Dannazione.
Non fu più una questione di invidia, allora, ma Draco non lo accettò, sebbene Harry Potter fosse rimasto lì, impavido, senza nemmeno lanciare un urlo di terrore.
Fu, allora, meglio credere che fosse veramente una questione di invidia, ma Draco, benché lo accettasse, avrebbe continuato a negarlo. Non poteva accettare a gran voce, infatti, che chi aveva rifiutato la sua amicizia fosse veramente migliore di lui e fosse, quindi, davvero in grado di decidere al meglio le proprie amicizie.

E, ah, sì, certo, poi c’era anche il fatto che proprio non poteva iniziare a stimare un Grifondoro per il coraggio dimostrato nella foresta proibita davanti a una creatura agghiacciante.
No, c’era da preferire Azkaban, piuttosto.




Angolo VenerediRimmel

La scena nella foresta proibita è una delle mie preferite. Penso che le espressione dei caratteri di Harry e Draco siano tutte lì. Harry è un coraggioso di nascita, Draco deve solo imparare ad esserlo perché in 11 anni di vita è sempre stato protetto sotto una teca di cristallo e illuso di false credenze. O per lo meno, è questo il mio pensiero su di lui. 
Vi rinnovo l'invito a scrivermi i vostri momenti preferiti tra Harry e Draco perché mi farebbe molto piacere conoscerli.

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Capitolo 3
*** Galeotto fu il Bolide ***


III. Galeotto fu il bolide


Erano sostanzialmente due le differenze tra i caratteri di Harry Potter e Draco Malfoy. Quelle differenze si erano mostrate in diverse situazioni, ma ancora una volta ebbero modo di farsi palesi, al secondo anno, durante la prima partita di Grifondoro contro Serpeverde.
Draco Malfoy fu in grado di far qualsiasi cosa per entrare nella squadra: ma prima di tutto, sfinì suo padre di sciocche lamentele durante i tre mesi di vacanze estive.
«L’anno scorso Harry Potter aveva una Nimbus Duemila e un permesso speciale di Silente per farlo giocare con il Grifondoro. E non è nemmeno così bravo! Solo perché è famoso… famoso per quella stupida cicatrice sulla fronte…» […] ,«E tutti lo considerano brillante! Potter il Magnifico, con la sua cicatrice e la sua scopa».
Sembrava, infatti, che Draco non potesse fare a meno di avere Potter sulla punta della lingua e incastonato tra le labbra, sempre irrigidite in un ghigno sdegnante: «Potter di qui, Potter di là. Potter, Potter, Potter».
Il padre, il signor Lucius Malfoy, allo stremo della sopportazione, aveva infine fatto ciò che gli riusciva meglio: comprarsi l’ingresso del figlio nella squadra di Serpeverde.
Così, una volta in squadra, Draco Malfoy fu certo di poter dimostrare quanto Potter fosse non solo un imbecille, che da piccolo doveva esser stato immerso totalmente in un calderone di Felix Felicis, ma soprattutto quanto fosse incapace nel Quidditch, a dispetto di lui.
Avrebbe vinto contro Potter, perché lui era il migliore.
Harry Potter, invece, dopo aver scoperto che il nuovo Cercatore di Serpeverde sarebbe stato proprio Malfoy, e dopo essere venuto a conoscenza del modo in cui fosse riuscito ad ottenere quel ruolo, si era caricato di nuove ambizioni. Non lo pensava, ma lo provava il desiderio di sfidare un degno rivale. Cercatore contro Cercatore, stavolta la sfida sarebbe stata alla pari. Nonostante il nuovissimo modello di scopa che possedevano quelli della squadra avversaria. Mai come in quel momento aveva desiderato battere i Serpeverde.
Avrebbe vinto contro Malfoy, stabilendo così chi fosse il migliore.
 
«Tutto bene, Sfregiato?» fu quanto disse Malfoy in segno di sfida, saettandogli attorno con la sua velocissima scopa, il giorno della partita. Ma non ci fu il tempo per Harry di rispondergli, a causa di quel Bolide maledetto che lo aveva inseguito fin dall’inizio, come se volesse a tutti i costi mandarlo fuori gioco, disarcionandolo.
Harry per un po’ pensò che fosse un trucco disonesto di Malfoy. Un inganno tipico di quella serpe. Ma anche Draco, guardandolo poco prima che iniziasse a piovere, sembrava stupito dal comportamento del Bolide maledetto. Anche se, con quel ghigno che gli si stampò in viso successivamente, mentre lo guardava divertito, il dubbio a Harry si insinuò più forte di prima. Soprattutto quando a sostenerlo furono anche Fred e George. Ciò nonostante, non sarebbe stato un Bolide a impedirgli di vincere contro i Serpeverde. Contro Draco Malfoy.
Per tutta la partita, lo sappiamo bene, Harry fu particolarmente impegnato a schivare quel Bolide.
Draco Malfoy, invece, trovò più divertente beffeggiare Potter che mettersi alla ricerca del Boccino – che ammettiamolo, con quella pioggia fitta risultava veramente impossibile da trovare.

«Ti alleni per il balletto, Potter?» gli disse beffardo Draco, mentre l’altro piroettava su se stesso.
E fu nel momento in cui, destreggiandosi con un Bolide che non gli dava pace e girandosi per gettare uno sguardo carico d’odio nei riguardi di Malfoy, che Harry vide per la prima volta il Boccino d’oro.
Si muoveva attorno a Malfoy, che era troppo impegnato a sbeffeggiarlo per accorgersene.
Tuttavia Potter, agli occhi di Malfoy, era come un libro aperto. Così, stemperando il suo ghigno seguì lo sguardo di Harry. Non si impegnò molto a capire cosa guardasse né fu in grado di agire, per prenderlo, perché quando tornò a guardare il Grifondoro, con cipiglio, il Bolide, che si era schiantato sul braccio di Harry, tirò dritto verso di lui solo per inchiodare a pochi centimetri dal suo viso. «Porc-».
Raggelato, Malfoy non riuscì nemmeno ad avvertire Potter del ritorno all’attacco del Bolide, ma tentò «Potter…» con quel richiamo che, infatti, venne udito con disarmante sorpresa soltanto dalle orecchie del Serpeverde.
Si ridestò rinnegando ogni tipo di aiuto che potesse offrire al suo avversario, quando vide il Grifondoro rimettersi in sella alla scopa per raggiungerlo come se volesse attaccarlo. Lo deviò « cosa diavolo… » per un soffio, e in quel momento vide veramente il motivo che aveva spinto Potter verso di lui.
Il Boccino d’oro.
Reagì di conseguenza, inseguendolo in picchiata verso una delle tribune poco più in basso di loro. Si fece un tutt’uno con la scopa, Draco, per essere più veloce e raggiungere colui che, senza guardare quanto pochi metri mancassero per schiantarsi al suolo, stava per acchiappare il suo Boccino D’oro.
Con la sua velocissima scopa, però, gli fu al fianco in un battito di ciglia.
Per un po’ corsero ancora in orizzontale, e Draco, avendo assistito al fatto che Potter si fosse fatto male al braccio destro, fece ciò che meglio gli riusciva di solito: barò andandogli a sbattere di proposito con la propria spalla.
Harry mugugnò di dolore ma non demorse, tornando in picchiata verso il terreno. Draco annaspò, seguendolo, mentre continuava a guardare Potter – e non piuttosto dove stessero andando a rompersi l’osso del collo – cercando un modo per liberarsi di lui, metterlo in difficoltà, privargli la possibilità di afferrare il Boccino. Non ebbe nessuna idea geniale, così gli diede un altro colpo con la propria spalla, ma fu vano anche quel tentativo.
Alla fine, guardando quanto poco mancasse a toccare il suolo, Draco rinunciò inchiodando e mettendosi in orizzontale circondato dalla pioggia. Fu meschino, perché era certo della fine bruttissima che Potter stesse per fare. Con un ghigno, infatti, assistette a come quell’imbecille di Potter, in piedi sulla propria scopa, si schiantò contro il terreno.
Lo vide rotolare e rise sguaiatamente, mentre già pregustava l’idea di stringere forte a sé il Boccino d’oro, mentre Harry Potter correva in infermeria con la maggior parte delle proprie ossa distrutte.
Peccato che, come ben sappiamo, le cose andarono in maniera completamente diversa. Draco ne prese coscienza pochi istanti dopo. E smise di ghignare. Nuovamente si disse fra sé e sé, quel nome che soleva ripetere almeno una dozzina di volte al giorno: «Potter…» stavolta deluso, assaporando la sconfitta.
Gli urli di Grifondoro gli diedero la conferma. Draco Malfoy aveva perso contro Harry Potter. Serpeverde contro Grifondoro.
 
Così, eccovi perfettamente dimostrate – una seconda volta – le differenze tra Draco Malfoy e Harry Potter. Se il primo credeva di essere il migliore e per questo potesse vincere dimostrando quanto imbecilli fossero le intenzioni di Potter, quest’ultimo nelle sfide prendeva sempre sul serio le capacità, spesso ingannevoli e disoneste, di Draco Malfoy.
Prima di incontrare l’elfo domestico, infatti, l’idea che fosse stato Draco a maledire il Bolide erano assolutamente concrete. Tuttavia, per quanto sembrasse assurdo, Draco Malfoy aveva giocato nel modo più onesto che potesse. E aveva perso, sì, ma con quella partita Harry capì almeno che, in campo da Quidditch, con Malfoy, avrebbe potuto gareggiare in modo onesto, o meglio, in modo “onesto” senza dimenticare che si sta pur sempre parlando di Draco Malfoy.
Se vogliamo invece ricercare cosa comprese Draco con quella partita, mh, vediamo, sì: ora perlomeno sapeva che con Potter sul campo da Quidditch, avrebbe dovuto impegnarsi al mille per mille e non affidarsi semplicemente alla mera opinione che Harry Potter fosse un imbecille.
Perché per quanto fosse vera, non bastava a batterlo.





Angolo VenerediRimmel

Avevo scritto questo terzo momento già una settimana fa, ma avendo lasciato il secondo libro di HP a Roma, ed essendo in vacanza in Calabria, ho atteso fino ad oggi per essere il più corretta possibile con quanto succede fra Harry e Draco durante la partita. Nonostante questo, ho allungato un po' il momento della partita fino a quando Harry prende il Boccino. La scena in sé non cambia affatto anche perché la Rowling non l'ha descritta approfonditamente e io mi sono concentrata più su Draco, quindi è abbastanza "verosimile".
Secondo me, questo episodio è fondamentale per chi shippa Drarry, perché Harry e Draco si sfidano e si sfideranno sempre in base a queste due sostanziali differenze fra loro. Draco prende sempre sottogamba le potenzialità di Harry, mentre quest'ultimo per quanto lo disprezzi, non lo fa mai. Anzi, per ben due volte dà a Draco un ruolo fondamentale da "nemesi": proprio nel secondo libro, quando credono che sia lui l'Erede di Salazar Serpeverde; e poi nel sesto, quando SA che Voldemort ha affidato a Draco il compito di uccidere Silente. 
Durante la loro prima partita, quindi, Harry sfida Draco in modo onesto. E qui mi riallaccio a una delle mie prime frasi di questa raccolta: Harry lo ha scelto davvero come nemico. Mentre Draco, pensa di poterlo battere avvalendosi dell'idea che Harry sia un imbecille. 
Ecco, in questa partita, Draco capisce che non è semplice come crede - un po' come lo capisce nella scorsa flash. Il prossimo momento che sceglierò riprenderà un momento del secondo libro che si riallaccerà direttamente con un momento del sesto. Cosa sarà secondo voi?

Rinnovo comunque la possibilità di dirmi i vostri momenti preferiti tra Harry e Draco. Perché scrivere di loro mi piace tantissimo. 


Volevo, infine, chiedere scusa a una ragazza che mi ha recensito al capitolo scorso: purtroppo i problemi di EFP hanno fatto sparire la tua recensione e io non ho avuto il tempo di memorizzare il tuo nome. Ti ho letta, comunque, e ti ringrazio per le cose super carine che mi hai scritto! Mi faresti un enorme favore, sempre se mi stai leggendo ancora, se mi scrivessi nuovamente in modo tale da ringraziarti di persona!


Vi abbraccio,
VenerediRimmel

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Capitolo 4
*** Il club dei disonesti ***


IV. Il Club dei disonesti

«Bacchette in posizione!», «Al mio tre, lanciate l’incantesimo di disarmo al vostro avversario. Soltanto per disarmarlo, naturalmente… non vogliamo incidenti! Uno, due… tre!»

È consuetudine pensare che la forte integrità di Harry Potter fosse incorruttibile. Eppure, quando il disonesto Draco Malfoy gli lanciò contro un incantesimo di disarmo prima che il professor Allock dicesse il fatidico ‘tre’, Harry Potter non porse l’altra guancia tentando di dare il meglio di sé. No, lui optò per ‘occhio per occhio, dente per dente’ e fu più disonesto del Serpeverde.
All’input di lanciare solo incantesimi di disarmo, infatti, Harry Potter scagliò un incantesimo di Solletico mandando così a puttane la sua gagliarda onestà: «Rictusempra!».
Ma si sa, Draco Malfoy ha sempre tirato fuori il peggio di Harry Potter.
In risposta a quell’incantesimo, Malfoy, piegato in due dalle risate “forzate”, replicò con un esilarante «Tarantallegra», dando modo a Potter di farsi una bella danza inarrestabile, prima che Piton fermasse tutto con un «finite incantatem».
Ma il vero duello, quello che accadde di fronte a tutti gli altri ragazzi del secondo anno, in cui l’imprescindibile onestà di Harry Potter fu messa a dura prova, accadde pochi momenti dopo.
Nuovamente furono con le bacchette alle mani, con le braccia piegate a formare un angolo acuto, su di una passerella entrambi vicini fra loro e accanto ai professori che li avevano scelti per combattere.
«Paura, eh?» gli bisbigliò in modo tale che potesse udirlo solo lui.
«Ti piacerebbe!» ribatté Harry a labbra strette.
Concentrati, occhi negli occhi: iridi grigio chiare come stalattiti, contro quelle sue smeraldo, di una madre che non aveva mai conosciuto.
Un breve inchino: il ghigno di Malfoy imperituro a insistere su una paura che Harry, in realtà, non provava affatto.
Era certo che Malfoy avrebbe imbrogliato, doveva essere vigile nel rispondergli con la stessa moneta in modo tale da avere la meglio in quel duello.
Quando Draco gridò «Serpensortia!», probabilmente su consiglio del Professor Piton che, nonostante il suo viso imperscrutabile, doveva star godendosela da matti, Harry Potter non fu né spaventato né sorpreso. E se non fosse stato per il professore di pozioni, probabilmente avrebbe trovato un modo per usare quel serpente contro Malfoy.
Ciò nonostante, quel duello fu una semplice dimostrazione. E per quanto avessero potuto prenderlo sul serio, fu soltanto un gioco per Harry e, soprattutto, per Draco.
Un'idea sorgeva nella testa di molti (ovvero quella che fosse lui l'Erede di Salazar Serpeverde, quando parlò al serpente che uscì dalla bacchetta di Malfoy), ma l
a solida onestà di Harry Potter dormì sogni tranquilli, ancora per molto tempo. 
 
***
 
Accadde al sesto anno. Harry Potter era ritenuto ancora una persona onesta e nessuno, NESSUNO, avrebbe osato parlare o fare accenno alla sua ossessione nei riguardi di Draco Malfoy.
Ormai Harry Potter conosceva anche gli orari in cui il Serpeverde era solito andare in bagno, quindi si sorprese quando dalla Mappa del Malandrino lo scorse non nella Stanza delle Necessità, dove si rifiugiava per quell’ora, ma in uno dei bagni maschili assieme a Mirtilla Malcontenta.
Per la sua ossessione, fu una botta di novità. Ed è per questo che ci si fiondò precipitosamente.
Draco gli dava le spalle, aggrappato con le mani ai lati del lavandino, la testa quasi bianca china in avanti. «No» gemette la voce di Mirtilla Malcontenta da uno dei cubicoli. «No… dimmi cosa c’è che non va… io posso aiutarti…».
«Nessuno può aiutarmi» rispose Malfoy. Stava tremando. «Non posso farlo… non posso… non funzionerà…. E se non lo faccio presto… dice che mi ucciderà».
Harry rimase come fulminato. Malfoy stava piangendo: le lacrime scorrevano sul volto pallido e dentro il lavandino sudicio. Malfoy singhiozzò e deglutì; poi, con un gran brivido, guardò lo specchio incrinato e vide Harry che lo fissava al di sopra della sua spalla.
C’è da premettere che le cose sarebbero potuto andare molto diversamente. Fin dal principio, Draco Malfoy aveva accettato con orgoglio il compito che il Signore Oscuro gli aveva dato. Per la prima volta, lui era quello importante. Per la prima volta, poteva fare grandi cose, ed essere il migliore. Soprattutto in quegli anni in cui la famiglia Malfoy, con l’arresto di Lucius, non stava navigando nella fama e nel rispetto dovutogli in quanto una delle famiglie Purosangue più antiche del mondo magico.
Di fronte ai fatti compiuti per portare avanti il suo compito, però, Draco aveva lentamente ceduto all’evidenza: non solo non ne era in grado, bensì iniziava a credere di non voler compiere quelle determinate azioni. Ammetterlo, tuttavia, non era così semplice come crederlo.
Lui avrebbe dovuto, sebbene non volesse affatto.
Trovare alle sue spalle Potter, in quel momento, lo ritenne un colpo basso. Dal momento in cui stava mostrando la sua debolezza, quella vera in quanto essere umano e non quella di un bambino viziato che ha perso il suo capriccio, gli occhi verdi, sorpresi, di Harry Potter furono per lui una minaccia.
Sì, col progredire delle settimane e poi dei mesi aveva sempre più percepito Harry col fiato sul suo collo, ma era sempre stato vigile nel non farsi trovare in quelle condizioni. Non da lui.
Perciò, quando si voltò con la bacchetta già fra le mani, le intenzioni di un duello non furono più alle basi di un gioco né di una dimostrazione.
Erano in quel bagno, bacchette alle mani, braccia a formare un angolo acuto e occhi negli occhi, per farsi male. Per duellare come maghi adulti, posti agli antipodi di due schieramenti, rivali fra loro.
Per questo Draco scagliò una maledizione che mancò Harry di pochi centimetri. Per questo, Harry rispose con una fattura.
Non c’era tempo per semplici incantesimi di disarmo: Potter aveva visto quanto di lui non avrebbe mai dovuto conoscere. Doveva morire.
«Cruci…» lo avrebbe costretto a dimenticare. A dimenticare l’espressione disperata del suo volto, le lacrime e le sue parole. Erano queste le sue intenzione.
Harry Potter, nuovamente istigato da Malfoy, fu costretto a dare un taglio netto alla sua amicizia con Onestà, per lanciargli contro una maledizione che il libro del Principe Mezzosangue gli consigliava di usare “contro i nemici”: «SECTUMSEMPRA».
Draco Malfoy si accasciò sanguinando; poi, steso a terra in totale agonia. Il duello aveva avuto il suo vincitore.
Harry era sceso a patti con Disonestà, e fino ad allora era stato ignaro dei veri sensi di colpa che questa riusciva a far provare, così «no…» ansimò senza fiato, avvicinandosi a Draco senza sapere cosa fare. Che poi, se fosse stato amico di Draco Malfoy, probabilmente sarebbe stato ben predisposto a spiegargli i motivi per cui, disonesti, bisogna esserlo senza rancore.
«No… io non…».
Voleva? Non voleva provocare tutte quelle ferite che stavano facendo sanguinare e tremare il corpo non più candido di Draco Malfoy?
Quando il Professor Piton entrò nel bagno e prese il suo pupillo di peso per portarlo in Infermeria, Harry Potter era già consapevole che le cose sarebbero potuto andare diversamente.
Se non avesse disprezzato a prescindere la figura di Draco Malfoy, avrebbe potuto cercare di parlargli, di farlo ragione, di… essergli amico.
Perché è questo che fanno gli amici, no? Tentare di avvisare e consigliare chi sta per commettere o sta già commettendo uno sbaglio. Lo aveva visto piangere e per questo aveva provato sorpresa. Lo aveva sentito parlare e per questo lo aveva capito. Eppure...
Nessuno può aiutarmi.
Lo sapeva, che lui avrebbe potuto farlo. Eppure non lo aveva fatto.
Perché Harry Potter aveva scelto Draco Malfoy come suo nemico. La sua scelta si era rivelata giusta fino a quel momento. Fino a quel momento in cui accecato dalla rabbia non aveva nemmeno per un attimo pensato di offrirgliela lui, una mano, invece che attaccarlo.
Perciò, persa l’onestà e persa pure la disonestà, di cui non avrebbe più fatto uso, ad Harry rimase solo un grosso rimorso.






Angolo VenerediRimmel

Ecco un altro dei miei momenti preferiti. Sì, va bene, lo so. Sono due ma... sì, okay. Sono due. Uffa. Ho sempre adorato la scena del bagno, nel sesto libro, perché Harry agisce in un modo poco consono per lui, che è sempre disposto ad aiutare gli altri. Per questo ho sempre creduto che Draco gli tirasse fuori il suo peggio. Ma questo un po' da sempre. Mentre Draco, beh, penso che nel sesto libro la psicologia del suo personaggio sia fondamentale per il suo futuro, soprattutto nel modo in cui cambia, ma ritengo anche che la Rowling non sia stata molto attenta a specificarne i dettagli. D'altronde si sarà sentita limitata dovendo spiegare tutto dagli occhi di Harry. O non lo avrà ritenuto necessario. Non saprei... spero comunque che anche questo momento vi sia piaciuto. 
Il prossimo sarà l'ultimo momento noto tra Harry e Draco (proviamo a scommettere quale sarà?) e poi ci sarà quello "inedito" che vi voglio precisare fin da ora: inedito significa in un futuro dopo Hogwarts e dopo la grande battaglia, ovviamente immaginato dalla sottoscritta che non ha niente a che vedere con quello scritto dalla Rowling. 
Vabbè, basta spoiler (quali spoiler?).
Ehm, sì, vi saluto.
VenerediRimmel
 

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Capitolo 5
*** Voce del verbo dimostrare ***


V. Voce del Verbo Dimostrare

Draco tirava fuori il suo peggio, è vero. Ma dopo quanto era accaduto nel bagno di Mirtilla Malcontenta, Harry non aveva avuto più tempo di tentare di rimediare, dimostrando di non essere quello che diventava di fronte a Draco. O meglio, non aveva avuto tempo, troppo indaffarato a salvare il mondo magico da Voldemort.
Eppure, ci aveva pensato Draco a sorprenderlo in diverse occasioni, dimostrando che se voleva, poteva tirare fuori qualcosa di buono anche lui.
L’aveva fatto abbassando la bacchetta impugnata per uccidere Silente. Anche se era stato tutto inutile.
E l’aveva fatto mostrando incertezza e titubanza nel riconoscerlo quando furono catturati dai ghermidori. E anche se quello avrebbe potuto facilmente passare più per timore di sbagliarsi e subire quindi la collera di Voldemort, Harry aveva elaborato in un piccolo spazio della propria mente che Malfoy non aveva agito per paura di Voldemort, bensì per altro.
Anche se poi, di ritorno a Hogwarts, gli echi del passato in cui erano stati sempre e solo rivali dovevano averlo percosso a tal punto da farlo tornare nell’infame persona qual era, attaccandolo nella Stanza delle Necessità mentre tentavano di cercare il diadema di Priscilla Corvonero, uno degli Horcrux di Voldemort.
Ecco, fu proprio in quel momento che Harry avrebbe potuto nuovamente mostrare il suo peggio, posto di fronte al grande enigma di Draco Malfoy. Ne aveva tutti i motivi, visto che Draco lo aveva affrontato, di nuovo, dimostrandosi dalla parte di Voldemort.
E Harry avrebbe potuto vederlo morire, lì, nella Stanza delle Necessità che andava a fuoco a causa dell’Ardemonio lanciato da Tiger, dando prova fino all’ultimo che se Malfoy non era dalla sua parte, allora lui poteva permettersi di svestire i panni del buono ed essere spietato con lui.
Eppure su quella scopa, ripensò a quando aveva sbagliato ed era stato crudele senza riflettere e agire diversamente. Senza concedergli il beneficio del dubbio e tentare di convincerlo, come aveva visto la notte della morte di Silente, proprio da quest’ultimo, che poteva essere possibile, che poteva salvare Draco Malfoy dal suo atroce destino.
Ron lo stava minacciando di ucciderlo se fossero morti – un paradosso piuttosto divertente – ma Harry aveva già deciso. Perché Malfoy non poteva tirare fuori il suo peggio, lui doveva dimostrarlo.
Così lo salvò, tirandolo, a un pelo dalla morte certa, sulla propria scopa e correndo velocemente fuori dalla Stanza delle Necessità.
Non ci furono ripensamenti da parte sua, né ringraziamenti da parte del Serpeverde. La sensazione di sentire le sue braccia strettissime attorno alla sua vita gli bastarono per sapere che aveva compiuto la scelta più giusta.
Non l’aveva salvato per chiedere ammenda di ciò che era successo ormai un anno addietro.
Non lo aveva salvato nemmeno per ringraziarlo di ciò che aveva fatto nel maniero dei Malfoy, covo dei Mangiamorte, pochi mesi prima.
Lo fece per dimostrare a se stesso che non era come Malfoy.
Ma, forse, neppure Malfoy lo era. Questo lo avrebbe scoperto solo se fossero sopravvissuti entrambi a quella guerra.   

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Capitolo 6
*** Stesse scelte, diverse decisioni ***


VI. Stesse scelte, diverse decisioni
 

«Potter, giù!»
Strano a dirsi, ma da diversi anni se Draco Malfoy dava, perentorio, un ordine a Harry Potter, lui semplicemente lo seguiva. Poteva dirsi lo stesso anche il viceversa.
Ma come era successo, viene da chiedersi. Molto semplice. Seguendo due percorsi nettamente diversi, dopo la Grande Guerra e la caduta di Voldemort, Harry e Draco erano diventati Auror.
Per Harry era stato automatico, considerate le sue gesta. Quindi non aveva dovuto nemmeno frequentare l’ultimo anno a Hogwarts, per ottenere i M.A.G.O. necessari per entrare all’Accademia degli Auror. Ma questa era stata l’unica sua eccezione, perché i tre anni di allievo non glieli aveva risparmiati nemmeno il suo curriculum da Eroe.
Per Draco, invece, la strada era stata più… ripida. Il suo curriculum, difatti, non gli garantiva un futuro promettente; eppure l’ex Serpeverde, dopo aver ottenuto eccellenti voti agli esami finali di Hogwarts, aveva dato prova di quanto decise fossero le sue ambizioni. Entrò all’Accademia, fu fra i migliori Auror cadetti, e i tre anni sancirono per lui una nuova vita all’insegna della giustizia.
Anche Harry, nonostante la sua reticenza, dovette prenderne nota.
Tuttavia, non fu facile accettarlo come compagno all’Accademia e a tratti sembrò riaccendersi fra loro la ben nota rivalità che c’era stata a Hogwarts.
Soltanto che, fra allievi, entrambi, non c’erano state offerte di amicizia né rifiuti con conseguente decisione di rendere l’uno la nemesi dell’altro. Piuttosto, scelsero di ignorarsi. Da compagni, si salutavano semplicemente con un gesto del capo a inizio mattinata e un altro a fine giornata.
Dovettero, però, scendere a patti quando, entrati nel Quartier Generale come veri Auror, furono accoppiati come partner per volontà delle più alte cariche.
Già, il Ministro in persona li aveva voluti assieme, giustificandosi in questo modo: «Potter, Malfoy, voi due dovete dare l’esempio. Siete quanto di più eccelso sia venuto fuori dalla Guerra contro Voldemort: l’uno, l’eroe che ha sconfitto un pericolosissimo mago oscuro, e l’altro, il redento che ora lotta per il Bene. Voi due, insieme, farete grandi cose».
E all’inizio era stato veramente troppo difficile. Anche solo credere a quelle parole.
D’altronde, per chi si è odiato tanto per un tempo così lungo risultava veramente difficile anche solo pensare di riuscire, un giorno, a fare squadra, a collaborare nel risolvere casi di estrema difficoltà.
Il dubbio fu il seme della discordia per molti mesi. Nessuno dei due, infatti, si fidava dell’altro, credendo che ogni pretesto e ogni minaccia fosse buona per vendicarsi e uccidersi  o, peggio, screditare l’uno le capacità dell’altro.
 
«Potevamo morire, coglione!» lo investì Harry, acciuffandolo per il colletto, non appena risolsero il loro primo caso.
 «Perché non hai seguito il piano?» lo rimproverò a denti stretti, mentre l’altro ghignava indisponente con una brutta ferita alle tempia che col tempo avrebbe senz’altro lasciato il segno.
«Perché quello era il tuo piano, Potter. Mica il mio» spiegò calmo, pacato. Soprattutto strafottente. Fu proprio quest’ultimo atteggiamento, seguito dall’aggiunta, a far infervorare ancor di più Harry: «E fine a prova contraria non mi sembra di averti detto di essere d’accordo col procedere in quel modo».
«Ma potevamo morire!» gridò Harry, strattonandolo. A quel punto, Draco lo afferrò per i polsi e lo spinse via da sé: «Lo hai già detto, questo. Eppure siamo ancora qui a parlare, no? Sfortunatamente per me, sia chiaro».
Harry si pulì dalla polvere terrosa attaccato alle sue vesti e lo guardò male.
«Dovresti essere la mia spalla, se vuoi nascondere la tua codardia fingendo di non essere d’accordo con il mio piano, non c’è bisogno di questo teatrino. D’altronde l’ho sempre pensato che uno come te non sarebbe mai stato capace di sostenere tutte le difficoltà di questo lavoro» ammise ad alta voce, Harry. E, sì, puramente spinto dal provocarlo.
Ci riuscì, perché fu la volta di Draco di infervorarsi e acciuffarlo per il collo con l’espressione più minacciosa che quella faccia smunta potesse assumere: «Ora sei tu che fai il teatrino, Potter, per nascondere il tuo istinto suicida. Perché, dai, ammettiamolo che a te proprio piace ritrovarti in faccia alla morte! E quindi scusami se io non ho alcuna intenzione di seguirti in questa follia. Potrei pure essere costretto a essere la tua spalla, ma non il fesso che muore per un coglione che non vede l’ora di rimetterci le penne» esclamò con gli occhi grigi accesi di rabbia.
Harry lo fissò in quelle iridi chiare e rivide la sua espressione soddisfatta, così simile a quella che poco prima aveva dipinto il viso di Draco. E si spaventò. Così lo prese per i polsi e lo spinse via. Confuso.
Respirarono profondamente, fino a quando non si calmarono. Poi, metabolizzarono di essere, in un modo o nell’altro, a risolvere il caso e aver catturato un ex Mangiamorte in fuga, ora privo di sensi accanto a loro.
Non si seppe come, né perché ma alla fine si misero a ridere. Iniziò prima Harry, poi seguì Draco. Infine si guardarono: «Hanno ragione al Ministero, siamo proprio due casi eccelsi che devono dare l’esempio» bofonchiò Harry, scompigliandosi i capelli.
Draco sghignazzò divertito: «Sì, due casi senza speranza!» replicò, trovandosi d’accordo con l’altro. E fu la prima volta.
Forse la prima, nella ricerca della fiducia da riporre l’uno nell’altro. Con un po’ di ottimismo per il loro futuro come partner, sì, avrebbero potuto fare grandi cose. Insieme.
 

«Stupeficium!» lanciò Draco, mettendo KO l’ennesimo loro nemico. Subito dopo essersi accertato che fossero fuori pericolo, l’ex Serpeverde si avvicinò all’ex Grifondoro offrendogli la mano.
Questo gesto, che accadeva spesso oramai, rievocava alla mente di entrambi lo stesso ricordo, così scampati all’ennesima morte certa, si sorridevano complici.
Harry Potter aveva rifiutato il gesto d’amicizia, offerto da colui che ora lo stava fronteggiando, una sola volta, sancendo quel lontano giorno una rivalità durata sette lunghissimi anni. Dopodiché dal secondo a quest’ultimo, Harry non l’aveva fatto più.
«Potter, ti sembra il momento di riposare?»
Draco, quindi, gli offrì una mano per aiutarlo a rialzarsi dopo averlo obbligato ad abbassarsi per schiantare una minacciosa creatura magica. E Harry accettò senza alcuna remora. «Stavo solo accettando l’idea che pianificare una strategia con te sarà sempre inutile, tanto sarai sempre pronto a mandare tutto in malora per le tue genialate, Malfoy»
Aveva fatto una scelta, in fondo, diversa e contraria alla prima: lo aveva scelto come partner.
«Finalmente lo hai accettato, ce n’è voluto di tempo, eh?»

 
 
 
Angolo VenerediRimmel
 
Perché sì, ho sempre immaginato e mi è sempre piaciuto pensare che Harry e Draco, svestiti dell’inimicizia secolare, potessero diventare partner (in crime) e lavorare spalla a spalla come Auror, contro la Magia Oscura, anche contro la loro volontà.
E questa scena “inedita” chiude quanto volevo dire di questa ship, più bromance che romance, che tanto ho amato e che amo tuttora. Si è chiuso un po’ il cerchio, aperto in un determinato modo e chiuso un po’ come ripartendo dall’inizio.
Spero vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato.
Non è detto che io non riapri questo cerchio per aggiungere qualche altra flash/drabble – sempre che a voi faccia piacere, ovviamente!
Vi abbraccio, ringraziando chi ha preferito/ricordato/seguito e commentato questa storia!
VenerediRimmel

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