Troubles

di Fogli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dubbi e incertezze ***
Capitolo 2: *** La lettera ***
Capitolo 3: *** Tra Ramen e deduzioni ***
Capitolo 4: *** Mi chiamo Okita ***
Capitolo 5: *** Pace interiore ***
Capitolo 6: *** Chiamami Ai ***
Capitolo 7: *** Ti presento mio fratello ***
Capitolo 8: *** Ti presento mio padre ***
Capitolo 9: *** Dichiararsi? ***
Capitolo 10: *** Esplosioni e ricordi ***
Capitolo 11: *** Errori ***
Capitolo 12: *** "Perfetta" ***
Capitolo 13: *** Capire ***
Capitolo 14: *** Cambiamenti ***
Capitolo 15: *** Ehhhh...? ***



Capitolo 1
*** Dubbi e incertezze ***


1)Dubbi e Incertezze



La candida e fioca luce del sole mattutino illuminava timidamente,attraverso le tende, una giovane dai lunghi capelli neri. Essa emise un mugolio e lentamente si mise seduta. Assonnata, si stropicciò gli occhi e guardò l'ora nella sua sveglia elettronica rosa. Era un regalo della sua migliore amica per natale, e forse era anche troppo vistosa con quei brillantini fucsia , ma per evitare di ferire i sentimenti di Sonoko la teneva lì da ormai quasi un anno. Si sforzò di decodificare lo schermo a cristalli liquidi con i suoi occhi intorpiditi: sette e trenta....come sette e trenta!? 
Si alzò di scatto rischiando un mancamento e , indossando i primi abiti che le capitarono a tiro si diresse in cucina dove ormai si stava svolgendo la colazione degli altri componenti della famiglia.

« Giorno! Avete fatto colazione? » Chiese lei spalancando la porta visibilmente assonnata.

« Ah Ran finalmente! Ormai mi ero rassegnato ad andare a mangiare al bar,  dovresti sapere che nè io nè Kogoro sappiamo cucinare e invece ci lasci qui digiuni! »

Ran si voltò e vide un ragazzo ormai sedicenne che  , con una espressione lievemente scocciata, annaspava nel frigorifero alla ricerca di qualsivoglia di appetibile. Certo che col tempo era diventato veramente bello... e ormai era la copia di ....LUI.  Una lacrima rigò la guancia della karateka. No, lei non ci doveva pensare; aveva già pianto al suo funerale cinque anni fa e aveva giurato di non nominarlo mai più. Come poteva una semplice parola farla soffrire? Come poteva una parola toglierle il fiato e la forza di vivere?

Shinichi.....

No, non ci doveva proprio pensare. Si ricordava ancora quel lontano giorno in cui il suicidio le sembrava l'unica soluzione, in cui non vedeva più la luce, quel dannato giorno in cui avrebbe voluto farla finita per sempre. Ma per fortuna c'era chi era più forte di lei: quel ragazzo che era di difronte a lei, all'epoca a malapena undicenne, l'aveva aiutata ad alzarsi e affrontare il mondo, a vedere di nuovo la LUCE. Ormai era diventata la sua unica ragione di vita, la sua torcia nell'oscurità , il suo bastone che la sorreggeva: lui era tutto.
« Che stupida... » mormorò,il sorriso amaro e gli occhi lucidi.
Già , era veramente una stupida, Come poteva dipendere da lui? 
In fondo lui era soltanto il suo fratellino più piccolo di dieci anni, lui era quel bambino saputello che sembrava sapere tutto, lui era quello che da enciclopedia vivente diventava il ragazzino più infantile del mondo.
Forse, ma era anche quello che le aveva salvato la vita più volte, l'unico che riusciva a capirla veramente , l'unico di cui lei aveva potuto sempre contare.
Intanto il suo viso aveva cancellato l'espressione corrucciata per sostituirla con un sorriso da ebete.
« Ran neechan? »

Le parve di svegliarsi da un sonno profondo:« C..Che c'è?? » 

Il ragazzo si avvicinò e visibilmente preoccupato la guardò. Lei arrossì: già... era veramente bello....

« Ran?!! » ora stava arrossendo anche lui.

Una voce piuttosto seccata interruppe il momento « Ran!! Hai intenzione di cucinare o di far morire di fame il tuo paparino?? »

La karateka si allontanò dal ragazzo e si diresse ai fornelli: « Ok, faccio presto! »

« Invece zietto credo che sarai costretto ad andare al bar se non vuoi che tua figlia faccia tardi a lavoro! »
Ran guardò l'orologio: le le sette e quarantacinque?!! 

Doveva correre. Prese il borsone e ,insieme al suo fratellino uscì di corsa da casa. « Anche oggi niente colazione! » disse ridacchiando lui mentre scendevano le scale. 

« Credo che dovrai farci l'abitudine ... » rispose lei ridacchiando a sua volta.

« Yuppi!! Così inizierò la giornata sempre pieno di energie pronto per gli allenamenti di calcio del pomeriggio!! »

« Eddai! » esclamò la karateka scoppiando a ridere.
Lui fece lo stesso.

« Oh! Ma guarda i piccioncini sono talmente legati che ritardano pure insieme » Una ragazza con i capelli corti e lisci rideva di gusto. 

Nonostante avesse quasi trent'anni sembrava ancora una ragazzina liceale, e le sue battute non la facevano di certo sembrare più matura. « Ran faresti meglio a lasciarlo perdere, ho sentito dire che le sue ammiratrici sono talmente tante che servirebbe un quaderno per annotare i loro nomi!! » 

« Sonoko basta!! Conan ha dieci anni in meno di me!! » Non sapeva perchè ma sembrava proprio una scusa.

« Ok andiamo.... Ah già dimenticavo! Conan la tua fidanzatina è venuta a prenderti! » 
««««
Il detective sobbalzò: la SUA fidanzata??  Conoscendo Sonoko probabilmente stava parlando di Ayumi. « Guarda che Ayumi non è la MIA fidanzata! » dichiarò arrabbiato e stufo. Come faceva Sonoko a essere sempre così inopportuna??

« Sarà.... comunque lo volete un passaggio con il mio bolide? » L'ereditiera mostrò la sua auto come se si trattasse di un gioiello d'alto valore.

« Beh...almeno così mi risparmierò una camminata da digiuno.. » Disse Conan accomodandosi nel sedile posteriore.

« Vieni Ayumi? » la incitò ad entrare.

« S..Sì grazie Conan sei sempre così gentile! » borbottò lei arrossendo leggermente. Col tempo era diventata una ragazza adorabile e sensibile con i capelli a caschetto raccolti con una molletta. Era incredibile quanto sembrasse innocente e fragile, anche se quando voleva diventava fin troppo determinata.

« Ma guardali! Eh no Ran non hai chance! » Sonoko ritornó alla riscossa. 

« Eheheh... » ridacchiò nervosamente la karateka. 
La situazione la portava a provare un po' di astio nei confronti di Ayumi. Scosse il capo come per cancellare quel pensiero. Veramente era gelosa di Ayumi ? Invidiava quella ragazza che aveva avuto sempre un debole per il suo fratellino?  Ma lei non era solamente la sua sorellona? Cosa le era successo quella mattina per farla impazzire cosí? E soprattutto perchè non riusciva a guardare Conan senza arrossire? Tante domande e niente risposte... Doveva aver bevuto qualcosa di strano alla festa della notte prima. Sbadigliò: e doveva anche aver dormito poco...

« Ran?? » quella voce sembrava provenire dagli abissi di un oceano.
« Ran!?? » chi era che continuava a urlare??
« RAN!!!! » si svegliò di soprassalto e sobbalzò. Si ritrovò a faccia a faccia con lui più bello che mai: persino quella risatina che caratterizzava in quel momento il suo volto risultava amabile.

« Allora, vuoi continuare a dormire a occhi aperti? » Era Sonoko che parlava.

« Sì...ora mi alzo... » rispose lei evitando di riguardare Conan. Fece un attimo mente locale:«  Mi sono addormentata??!?? » 

L'ereditiera le rispose«  Sì, ma grazie a Mister Cordevocalipotenti ti sei svegliata e io mi sono beccata un mal d'orecchi.. »

« Ma...che ore sono? » lesse l'ora nel suo Casio: otto e cinque!! Era in ritardissimo!! Scappò fuori dall'auto e corse senza voltarsi fino alla palestra dove insegnava karate.






#%#%#%#%#%#%#%#%#% Fogli (di carta)... Buondì!! 
Questa è la mia prima fanfiction e il risultato del primo capitolo non è dei migliori... XP 
COMUNQUE...spero che la mia mente malata non abbia prodotto una sottospecie di aborto e che il risultato del mio lavoro sia decente...^_^
Aggiornerò appena possibile il prossimo capitolo! ;) 
Ciaoooooooooooooooooooooooooooo

Fogli (di carta)

COMMENTO POST RILETTURA DELL'AUTRICE
^*^*^*^*^*
Salve a tutti, dopo aver riletto il primo capitolo della mia fanfiction dopo qualche mese dal suo inizio, mi vergogno incredibilmente di quello che ho scritto. Proprio per questo, se riuscirò a trovare un po' di tempo libero, modificherò leggermente questo capitolo e lo renderò migliore.
Inutile dire che questo commento verrà cancellato.
Se questa è la prima volta che incappate nella mia storia, posso assicurarvi che i capitoli successivi sono migliori di questo obrobrio :)
Bye 
Fogli

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Capitolo 2
*** La lettera ***


La lettera


Ran entrò nella palestra e si meravigliò per l'ennesima volta di quanto essa fosse spaziosa e moderna, e dotata ,soprattutto , di  quei macchinari nuovissimi e professionali che alloggiavano solamente in pochi palazzi dedicati allo sport. La karateka entrò negli spogliatoi e indosso il proprio karategi*.
Si guardò allo specchio:la divisa cadeva morbida sui fianchi e la sua cintura, rigorosamente nera, la faceva sentire molto più a suo agio. Si ricordava quanti combattimenti aveva dovuto affrontare e vincere per avere l'onore di cingersi la vita con quella stoffa. Sembrava perfettamente a suo agio con la divisa, e in effetti lo era. Se avesse potuto probabilmente l'avrebbe indossata anche per la vita di tutti i giorni. Si avviò in palestra e si preparò a ricevere i suoi alunni. Non erano ragazzi e bambini, visto che il corso si svolgeva in orario scolastico, ma bensì suoi coetanei, se non addirittura uomini di mezza età.
<< Dovrebbero mettere dei limiti di etá al corso... >> borbottò ricordandosi della settimana prima, quando un gruppo di pensionati si era presentato al corso pretendendo di imparare calci e pugni.
Guardò l'entrata,i suoi allievi stavano arrivando: si sistemò i capelli, leggermente arruffati e sfoderò un sorriso a trentadue denti per dar loro il benvenuto.
Li salutò pronunciando il Rei* insieme ad un Ritsurei* perfetto.  Gli allievi fecero altrettanto.
Incominciò a mostrare le mosse che avrebbe insegnato nel corso di quella lezione,
Ora si sentiva straordinariamente bene. Il karate eliminava i problemi dalla sua mente.
Mostrò un calcio laterale. Era come se allontanasse lo stress. Ora una cosa era certa: Avrebbe voluto che quella lezione non fosse mai finita.

*^*^*^*^*^*^

Intanto nel liceo Teitan i ragazzi si apprestarono ad entrare. Alla prima ora avevano una verifica sui kanji. Era solamente una prova per vedere se il mese di ripasso di lingua giapponese fosse servito a qualcosa, ma l'intera classe era in preda ad un attacco di panico.
<< Pst...pst Mitsuhiko? Mitsuhiko ? Che ne dici di passarmi la verifica e farmi vedere cosa diavolo va scritto nella seconda colonna di destra?? >>
<< Neanche morto! E se la prof ci scopre? Non voglio prendere un brutto voto per colpa tua!! >> bisbigliò questo.
<< COSA!? Non si trattano così gli amici!! Forza Mitsuhiko dammi quel compito! >> il ragazzo alzò un po' troppo il tono della voce.
<< Credo che Kojima sarà felicissimo di dare a me la sua verifica, giusto? >> La professoressa interruppe la conversazione <<  E per quanto riguarda il nostro caro Tsuburaya, credo che anche lui farebbe meglio a stare zitto e non alzare lo sguardo dal suo banco per tutta l'ora. >> esordì questa  con un tono decisamente severo.
I diretti interessanti annuirono nervosamente e s'apprestarono ad ubbidire agli ordini.
Certo che faceva veramente paura quella professoressa...
L'ora passò lenta e al suono della campanella si senti chiaramente un sospiro di sollievo da parte di buona parte degli studenti.
Genta si alzò immediatamente e ,per quanto fosse possibile con la sua stazza, si avvicinó silenziosamente al suo compagno di banco, nonchè amico da sempre Mitsuhiko e lo prese per il colletto della camicia. Possibile che lo avesse piantato nel momento del bisogno!? Beh una cosa era certa la doveva pagare cara. 
<< Hey Genta! Mollami ! >> 
Kojima voleva vendicarsi, ma non essendo mai stato un tipo violento non aveva nessuna idea sul da farsi.
<< Tu! Come hai potuto!? >> Furono le uniche parole che uscirono da quella bocca che, nonostante fosse contornata da una leggera barba pareva così infantile.
Ma la risposta non fu altrettanto compassionevole << Ho solamente fatto il mio dovere >> esordì , ostinato e quasi sdegnato da quella domanda.
Per fortuna ad interrompere il momento ci pensò Ayumi che riuscì a convincere Genta a mollare Mitsuhiko e a farli scusare a vicenda.
Conan, che aveva seguito la conversazione in disparte dal suo banco si avvicinò. Possibile che non fossero mai cambiati per niente? Già, infatti non era difficile riconoscere i detective boys in quei volti, sembrava quasi che fossero passati solo pochi giorni, o magari solo uno.
Invece sono passati  dieci anni...
Ed anche i dieci anni più difficili della sua vita. Non solo non era riuscito a sconfiggere l'organizzazione , ma il vero lui era anche scomparso per far posto a quel bimbetto ora cresciuto, che era riuscito a far sotterrare ,letteralmente, il nome di Shinichi Kudo. Già perché ogni giorno che passava si sentiva sempre meno Shinichi e più Conan. Sospirò, però neanche la vita di Conan, il detective liceale forse anche più famoso del precedente per aver cominciato a collaborare con la polizia all'età di sette anni non era male. Non gli mancava niente: lavoro garantito, posto da capitano nella squadra di calcio Teitan e un sacco di ammiratrici. Eppure... qualcosa era assente. 
Qualcosa o Qualcuno?
No, aveva deciso tempo addietro di lasciarla stare per non metterla in pericolo, non poteva...
I suoi pensieri vennero interrotti da una voce familiare << Kudo? Lo so che è bello il muro, ma non lo fissare così tanto, potrebbe arrossire. >>
Conan sobbalzò risvegliandosi da quella specie di sonno profondo che l'aveva avvolto. Davanti a lei vide una ragazza dai capelli ramati che ridacchiava , il suo sguardo profondo e inquisitore metteva i brividi. 
<< Ai? Conan si è svegliato? >> una voce da dietro di lei domandò quasi ridendo.
<< Sembra di sí, ma potrebbe cadere di nuovo in letargo da un momento all'altro >> continuó lei.
<< Basta! Sono sveglio! >> Tutti si girarono a guardarlo. Forse aveva alzato un po' troppo il tono di voce. 
Haibara ridacchiò e Lui sbuffò. Possibile che riuscisse sempre a prenderlo in giro? 
Il detective non ebbe il tempo di proferire parola che la scienziata lo prese per mano e lo fece uscire dalla classe. A quel contatto lui arrossì, ma cercando di non darlo a vedere cercò di pensare a qualcos'altro.
<< Haibara, dove mi stai portando? >> 
<< Kudo ho bisogno di parlarti. >> 
<< C'era proprio il bisogno di portarmi fuori dalla classe così bruscamente? >> domandò il detective sbuffando visibilmente stressato.
<< Ho cercato di parlarti prima ma Yoshida ti stava sempre appiccicata. E per giunta se non c'era lei eri circondato dalle tue ammiratrici. Credo che se continui così per parlarti dovrò prenotare un mese prima. Sai, tipo quando si va dal dentista. >> esordì lei senza interruzioni. Sembrava veramente innervosita dalla situazione. 
<< Che c'é sei gelosa?  >> domandò lui , lo sguardo furbetto e divertito.
<< Certo gelosa per questa specie di tonno che sto trascinando fuori da scuola. >> Nonostante avesse appena detto una  battuta era tutta rossa in viso.
<< Comunque >> continuò tornando improvvisamente seria << ora vai all'agenzia di Kogoro e ti prepari un borsone con i vestiti >> 
<< E perché mai ? >> La interruppe.
<< Stasera dormirai da Agasa. Te l'ho detto dobbiamo discutere. >> 
Si limitò ad annuire. Quando Haibara si comportava così solitamente era successo qualcosa d'importante. Appena usciti si allontanarono salutandosi con un semplice ciao.

#*#*#*#*#*#*#*#*#*#*#*#*#^#*#

Conan aprì la porta dell'appartamento dove abitava da ben dieci anni con la sua copia delle chiavi.
Ormai la possedeva da cinque anni, o più semplicemente dal primo giorno di scuola media.
<< Sono a casa >> avvisò mentre chiudeva la porta e indossava le ciabatte.
<< Cooonannnn noon dirrmii chee haiiii marrrinato dinuovoo la sciuola! >> Kogoro era , come al solito, ubriaco.
Si girò per rispondergli ma si accorse che stava già dormendo. Quanto era deprimente vederlo in quello stato...
Entrò nella camera che divideva con l'ubriacone e infilò un pigiama e un cambio nella borsa. Si fermò: forse ora avrebbe potuto finalmente indossare i vestiti di Shinichi; aveva provato due anni fa ma gli stavano larghi e il risultato era orribile. Ma forse ora... 
Tolse il cambio. Era deciso a passare nella sua ex-casa e prendere qualche vestito lì. Ora più che mai aveva bisogno di ritrovare lo Shinichi rimasto in quel corpo rimpicciolito,  per avere la certezza che questo esistesse ancora.
Si avviò all'ingresso , si mise le scarpe e incominciò a correre per la rampa di scale.  Per far prima prese il suo vecchio skateboard e lo azionò. Aveva l'adrenalina a mille.

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Quando Ai vide Conan correre all'impazzata con quel vecchio skateboard  non riuscì a trattenere una grassa risata. Veramente aveva ancora quel coso? E lei che pensava che l'avesse buttato...
Ma quando lo scorse suonare al campanello del dottor Agasa fu sollevata. Aveva veramente bisogno del suo aiuto...come sempre. Da quel giorno in cui le aveva giurato di proteggerla nonostante il pericolo il detective  aveva rischiato la vita un sacco di volte; e lei?
Beh.. si era limitata a produrre quegli stupidi antidoti che poi si erano rivelati inutili. 
No, Kudo meritava molto di piú di una sforna pillole come compagna di sventure, gli serviva qualcuno che lo aiutasse realmente. 
Lei aveva già perso quasi tutte le persone a cui voleva bene, non voleva veder scomparire anche lui.
Però una cosa era certa: doveva smetterla di pensare a lui in quel modo... a lui in quel senso non mancava di certo compagnia, però ...
Scosse il capo: no non doveva illudersi , già troppe persone la avevano fatta soffrire e lei non aveva voglia di piangere per un detective rimpicciolito. Per lui, era solo un amica, una scienziata , oppure solo una semplice compagna di sventura.
Il campanello emetté uno stridio acuto e assordante. Non capiva ancora perché il dottor Agasa avesse messo accanto al citofono una sua invenzione al posto di un normale campanello.
Si avvicinò alla porta e infilò la chiave all'interno della serratura dopo alcuni giri aprì la porta: Conan era lì davanti, più serio che mai,  dai suoi occhi si percepiva una leggera preoccupazione. 
<< Haibara fammi entrare! >> Più che una richiesta sembrava un ordine bello e buono.
Appena arrivato si sedette sul divano e la scienziata lo seguì. 
<< Vuoi del tè? >> domandò mentre ne versava una tazza per se.
<< Haibara non è il momento. >> dichiarò serio mentre si appoggiava allo schienale imbottito.
<< Che cosa è successo? >> chiese lei timorosa.
<< Ho ricevuto una lettera da Vermouth. >> esordì senza emettere altre sentenze.
Ai fece cadere la tazza di tè. Questa cadde in frantumi sul pavimento e riversò il tè sui piedi dei due. 
Nonostante la bevanda fosse bollente nessuno dei due parve darle importanza. Erano troppo spaventati.


++++++++
NOTE
karategi= divisa del karate
Rei= saluto del karate
Ritsurei = inchino da accompagnare al Rei



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Ciao! Ecco il secondo capitolo! Ho cercato di seguire tutti i consigli e spero proprio che il risultato sia migliore del precedente! ^_^
Scusate il ritardo ma... Beh sono al mare in questo momento e pubblicare senza wifi è una vera impresa!  XD 
Eh, si sto scrivendo col telefonino...
Ah e grazie a tutti quelli che hanno recensito!
èaci

Fogli



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Capitolo 3
*** Tra Ramen e deduzioni ***


Tra Ramen e deduzioni

Conan tolse dalla tasca del giubbetto di jeans una lettera. Era piccola e rigorosamente nera senza alcuna intestazione sul davanti; la passò alla scienziata, che spaventata, la fissò per qualche secondo per poi girarla con massima cautela come se fosse una bomba pronta a esplodere. Scorse un luccichio: una penna ad inchiostro argenteo aveva lasciato spazio a una scritta in un corsivo esageratamente inclinato verso destra che ,al minimo fascio di luce, mostrava i brillantini di cui era composta.

<< To Silver Bullet >> lesse guardando il detective posto affianco a lei con uno sguardo preoccupato.  

Lui le annui leggermente per farle segno di leggere il messaggio << Ancora non l'ho aperta >> confidò, il suo sguardo profondo e preoccupato non lasciava capire cosa provasse.

Ai si fece coraggio e , delicatamente, aprì la busta. Trovò un foglio A4 ripiegato in quattro parti. Lo stese: il documento era stato scritto al computer in alfabeto inglese.
Emise un profondo respiro per prepararsi a leggere il tutto:
<< Hello! How are you, my dear Silver Bullet? If it is not she, but the other girl my dear; It is not little narcissistic think only at that pronoum!?; But we are ALONE, the italian is the last way.; Do you want answer back?;The end is in the three! >>

Il detective ascoltava vigile, il viso corrucciato e concentrato << Tutto qui? >> chiese come se si aspettasse che la lettera non fosse finita.

<< Beh... In realtà, esclusa la firma lo scritto termina con una serie di lettere senza senso... >> La scienziata gli rivolse un sorriso divertito ma quasi tetro << Non dirmi che è tutto un indovinello, vero? >>

<< Probabile... >> i suoi occhi blu concentrati fissavano il vuoto e la sua bocca accennava un sorriso.

Ai rimase imbambolata a fissarlo. Ormai era un classico: quando era di fronte a un mistero il suo sguardo diventava così profondo, e più non ci capiva niente più sorrideva.  Quel viso la faceva sciogliere, sarebbe stata ore a guardarlo solamente per il gusto di farlo.

<< Fammi vedere >> quelle parole vennero appena scandite. Ai sobbalzò leggermente, annuì e gli porse la lettera. Il detective la prese in mano e la fissò immobile per alcuni secondi per poi proclamare a gran voce: << AKSTFHBKETWHJKATPSOETXPOFQDTRIQLE >>

<< Più che un messaggio in codice sembra che un gatto abbia deciso di dormire sulla tastiera del computer... >> commentò critica la scienziata , ma Conan ormai non la ascoltava più.

A quel punto, Ai inarcò il sopracciglio e con tono di sfida pronunciò << Non dirmi che hai già capito tutto mio caro detective!? >>

Conan non rispose, bensì tirò fuori il suo vecchio taccuino, ormai ridotto in uno stato pietoso e incominciò a prendere appunti nella sua strana e ,spesso, incomprensibile scrittura.

<< La prima cosa che si puó notare in questo messaggio in codice è che ogni proposizione è divisa da un punto e virgola, come per sottolineare il distacco tra le varie parti. Quindi suppongo che il messaggio vada scoperto pezzo per pezzo per poi riunirlo, ovvero come le proposizioni all'interno di un periodo.  >> spiegò lui beffardo.

<<"Hello! How are you my dear Silver Bullet?" è solamente un saluto niente di particolare. >> continuò lui.

Nel frattempo Ai, leggermente incurvata, seguiva il discorso con un  aria apparentemente scocciata, la testa appoggiata alla mano, gli occhi socchiusi e lo sguardo assente. Poi tutto ad un tratto esordì:<< Quindi la prima frase da tenere in considerazione è " If It is not she, but the other girl, my dear" >>

Il detective annuì, poi continuò il monologo, sicuro di sè <<"Se non è lei, ma l'altra ragazza, mio caro." Una, frase del tutto insolita non credi? Suppongo che con "Lei" intendesse te, Haibara. Quindi è semplice: qual è "l'altra" con cui mi relaziono oltre a te? >>

<< Ayumi? >> propose lei con una finta convinzione degna di un'attrice.

Conan sospirò <<  Certo Haibara...come sei perspicace... >> Come faceva quella ragazza a scherzare nonostante tutto? Non aveva appena fatto cadere una tazza piena di tè per lo spavento?

<< Ad ogni modo >> Il detective ritornò serio << Credo proprio che intendesse Ran. >> concluse lui.

<< E per quanto riguarda la seconda proposizione? >> chiese la scienziata con aria di sfida.

<< Parli di " It is not  little Narcissistic think only at that pronoum!? " beh questa è ancora più semplice. >> spiegò compiaciuto.

<< La traduzione è " Non è un po' Narcisistico pensare solo a quel pronome!?". In questa frase l'incognita è "quel pronome" , che la proposizione stessa sottolinea che è narcisistico. Qual'è l'unica parola che rispetta questi criteri? >>

<< Io >> rispose a sua volta la scienziata.

<< Giusto >> approvò lui mentre annotava i risultati. << Credo che però il prossimo  sarà il pezzo più difficile >> ammise Conan, grattandosi la testa e scostandosi leggermente gli occhiali per ragionare meglio.

<< Parli di "But we are ALONE, the Italian is the last way"? >> domandò Ai.

<< Sì..."Ma noi siamo SOLI, L'italiano è l'ultimo modo." Questa non riesco proprio a capirla...>> spiegò quasi scoraggiato il detective,ma dopo pochi secondi ritrovò la sua solita  aria beffarda e continuò la spiegazione. << Qui Vermouth vuole evidenziare la parola "ALONE" tanto che la scrive in caratteri maiuscoli, ma non riesco proprio a capire il riferimento successivo all'italiano. >> confidò il detective tirandosi una piccola botta alla testa per aiutarsi a ragionare.

<< Non sarà che... >>  La scienziata dai capelli ramati incominciò ad armeggiare il telefonino. Dopo qualche secondo un sorriso di scherno comparve sul suo volto << Kudo credo proprio di esser venuta a capo del mistero prima di te >> sentenziò lei mentre spengeva  compiaciuta il cellulare.

<< Sul serio? >>Conan era molto sorpreso dal fatto. Aveva sempre saputo che Ai aveva intuito da vendere, ma non si sarebbe mai aspettato che lei fosse più veloce di lui a risolvere un caso.

La scienziata incominciò subito a spiegare senza dare tempo al detective di pensare altro << L'italiano è l'ultimo modo. Se si traduce in italiano la parola "Alone" si ottiene "Soli", e la pronuncia corretta è questa.  >> Ai prese il telefono e attraverso un programma per traduzioni gli fece ascoltare la parola. << Ma, se "Soli" venisse pronunciato alla giapponese che cosa si otterrebbe ? Beh un nipponico tenderebbe a staccare le due sillabe "so" e "li" come se fossero due hiragana* >> sentenziò lei. << Ma la differenza più evidente sarebbe questa: un giapponese pronuncerebbe la "L" come se fosse una "R" dell'omonimo alfabeto. Risultato ? Beh una cosa più o meno simile a questa "So-Ri". >> concluse lei.

<< Avrai sicuramente notato che ciò è molto simile alla parola inglese "Sorry". Ricollegando la parola alla frase che appartiene si ottiene questo " to be sorry" ovvero essere dispiaciuto. >> sentenziò la scienziata.

Conan rimase leggermente scioccato dalla bravura e dalla capacità con cui la ragazza aveva argomentato il tutto, ma per non darle troppa soddisfazione sorvolò il fatto.

<< "Do you want answer back?" ovvero "vuoi ribattere ?" >> tradusse lui cercando di rimanere indifferente. << Se uno vuole ribattere userà la congiunzione ma o uno dei suoi sinonimi, è inevitabile.>> spiegò lui mentre annotava gli ultimi risultati.

<< E qui arriviamo all'ultima proposizione. La fine è sul tre, giusto? >> la scienziata aveva assunto il suo solito sguardo complice ed inquisitore.

<< Già, ma per quella ho già elaborato una mia teoria >> esordì il detective.

<< Ovvero? >> chiese la ragazza dubbiosa mentre armeggiava una propria ciocca di capelli.

<< La frase è collegata con il messaggio in codice sottostante. Infatti selezionando una lettera ogni tre dovremmo ottenere l'ultima proposizione. >> sentenziò Conan sicuro di sè.

<< S , H , E. ... >> la scienziata aveva cominciato il conteggio delle lettere.
<< H , A , S , T , O , D, I , E. >> finì lei.

<< Bene, ora non ci resta che unire il tutto: I , BE SORRY, BUT, S,H,E,H,A,S,T,O,D,I,E. Allora, il verbo to be viene coniugato sotto la prima persona singolare, mentre le lettere vengono unite. Così si forma la frase " I am sorry but She has to die." >> il detective ebbe appena il tempo di riprendere il fiato dopo quel lungo discorso quando si rese conto del significato di quella frase "Mi dispiace, ma lei deve morire".
Le parole percorsero incombenti e pesanti la sua mente: aveva precedentemente accurato che "lei " era Ran, ma non aveva idea di come questo fosse possibile. Come mai Vermouth voleva ucciderla? Eppure era convinto di essere riuscito a tenerla al sicuro dalle grinfie dell'organizzazione...

Una cosa era certa: doveva chiamarla. SUBITO.

Estrasse dalla tasca posteriore dei jeans il suo cellulare e compose il numero in fretta e furia.
Uno squillo.
Due squilli.
Ti prego Ran rispondi...

<< Pronto? >> la sua voce risuonò per tutto il salotto del dottor Agasa come un inno alla gioia.

<< Pronto Ran! >> il detective urlò letteralmente alla cornetta.

<< Conan? >> Domandò lei, dubbiosa. Ma quel giorno il suo fratellino voleva proprio essere al centro dei suoi pensieri?

<< Ran dove sei? Sono le 13:30 dovresti essere a casa! >> la sgridò lui con un tono decisamente troppo materno.

<< Scusa paparino.... >> rispose seccata lei << ma la stessa domanda vale per te. Dovresti uscire di scuola tra mezz'ora, non mi dirai che marinato dinuovo le lezioni, vero? >> si sentì in sottofondo una risata famigliare che Conan riconobbe all'istante.

<< Ran passami Heji. >> esordì secco.

La karateka, leggermente stupita, si limitò ad annuire e a passare la cornetta.

<< Ciao! Da quanto tempo non ci si vede, eh Ku.. >> il detective dell'ovest riuscì a malapena a trattenere l'ultima parola, cammufando la prima sillaba insieme a una raffica di tosse tale da attirare irrimediabilmente l'attenzione di chiunque fosse nei dintorni.

<< Heji stai bene? >> dalla cornetta si udiva una voce femminile leggermente preoccupata.

<< Sì non ti preoccupare.. >> la rincuoró, probabilmente sfoggiando un sorriso a trentadue denti.

Il detective del Kanto non riuscì a trattenere una risatina isterica. Possibile che in dieci anni non si fosse abituato a chiamarlo Conan davanti agli altri?

<< Comunque, che ci fai a Tokio? >> chiese recuperando quel briciolo di serietà perduta precedentemente.

<< Si accolgono così gli ospiti? Volevo venire a fare una visitina al mio caro amico, quando quella scema Kazuha si è voluta aggregare.. >>

<< Ehi! >> la voce rimbombò nell'orecchio di Conan che , per precauzione, impostò l'audio ad un volume più basso.

<< Grazie Hattori.... Ora potresti dirmi il vero motivo? >>

<< Ne riparliamo dopo... >>
<< Anzi... potrei passare da te ora! Dove sei? >>

<< Accipicchia come cambi idea facilmente! Prima dici che non ne vuoi parlare, poi mi chiedi di incontrarti?>> commentò sprezzante << Comunque sono a casa del dottor Agasa >>

<< Arrivo! >> comunicò riagganciando all'istante senza lasciare tempo all'amico di salutare.

Conan rimise il cellulare in tasca,più sereno. Non l'avrebbe mai ammesso, ma Ran era al sicuro con Heji:  lui era un buon amico di cui ci si poteva sempre fidare.
Una voce femminile attirò di nuovo la sua attenzione << Riguardo alla lettera cosa hai intenzione di fare? Poi ancora non ti ho detto il motivo percui ti ho fatto venire qui. >>

<< Ah e quale sarebbe? >> chiese distrattamente il detective mentre si chinava per pulire il pavimento ormai imbevuto di tè.
La scienziata si avvicinò a lui, riducendo la distanza fra i loro visi di pochi centimetri << Indovina...  >> rispose lei facendo diventare porpora il colorito del detective. Ma quanto gli piaceva provocarlo!?
Conan lasciò cadere i ciottoli che aveva raccolto e,in stato confusionale, cominciò a formulare balbettii privi di alcun senso.
Ai ridusse ancora le distanze, le loro bocche vicine si sfiorarono, poi  pronunciò lentamente queste parole << La cosa che volevo dirti è  che... >>

Il detective, incapace di prevedere in quale modo la situazione sarebbe degenerata si fece cullare dal suono dolce e soave di quelle parole. Sbaglio o stava impazzendo anche lui?

Ai prese fiatò e Conan si preparò ad ascoltare , ormai più che paonazzo in volto , il discorso.
<< Ho... ho ricevuto una lettera anonima >> esordì secca la scienziata.

Il detective , pronto a tutt'altra confessione , non potè fare a meno di emettere un sospiro di sollievo. Quando aveva a che fare con Haibara non sapeva mai come comportarsi.

<< Posso vedere il messaggio ? >> chiese Conan mentre riacquisiva il proprio colorito naturale.

<< Eccolo >> disse Ai mentre tirava fuori dal cassetto un piccolo cartoncino più simile ad un biglietto da visita. Lo porse a Conan.
<< Come puoi notare, il biglietto è anonimo e riporta il seguente messaggio: "Oh mia cara Sherry come stai? Verrà deciso da una persona che conosci". L'ho trovato nella cassetta delle lettere, e sono quasi certa che sia stato scritto da un membro dell'organizzazione . >> concluse lei leggermente scossa dalla sua stessa sentenza. Da quando in qua riusciva a essere  così distaccata nei confronti dell’organizzazione?

<< Driiiiin >> Improvvisamente il campanello suonó , facendo sbuffare il detective che con un secco << Vado io! >> si incamminò verso l'ingresso.

Conan non ebbe il tempo di aprire completamente la porta che un ragazzo dalla carnagione olivastra si precipitò in casa. Ma come diavolo aveva appena fatto a scavalcare il cancello?

<< Da quanto tempo! Vedo che sei cresciuto, eh! >> lo canzonó  stropicciandogli i capelli.

Conan sospirò: Ma quanto l'odiava quando si comportava in quel modo? Del resto anche lui era cambiato con gli anni...

<< Ah, ciao Conan! >> una ragazza dalla coda di cavallo lo salutò distrattamente.

Il detective dell'est guardò il rivale ridacchiando << Prima mi dici che hai qualcosa da confidarmi e poi ti porti dietro tutta la compagnia? >>chiese indicando Kazuha e Ran.

<< Hanno voluto seguirmi... come sempre >> spiegó Heji seccato.

Nel frattempo Ran e Kazuha si accomodarono in casa.
<< A quanto pare ora si marina la scuola in gruppo... >> commentò la karateka mentre si sedeva sul divano accanto alla scienziata.
<< E quest'odore di tè? >> chiese Heji guardando Conan. Lui rispose ad entrambi i commenti con una risatina isterica.

Passarono alcuni minuti dove tutti non fecero altro che scambiarsi occhiate, come per essere certi di essere nella stessa stanza di quelle persone che ,tre anni prima, avevano salutato distrattamente promettendosi di rivedersi al più presto. Sembrava che niente fosse cambiato, tranne forse i loro volti ora diventati più maturi e  la statura di Conan e Ai che era nettamente aumentata, ma erano sempre loro.

<< Non è fantastico? >> esordì Kazuha << Intendo ritrovarsi tutti insieme come una volta. Da quando lui è morto ci siamo visti sempre più di rado...>> finì lei, zittendosi all'improvviso per la paura di esser stata troppo indiscreta nei confronti all'amica.
<< Scusa Ran... >> mormorò.

Ma la reazione della karateka fu esemplare << Kazuha, non preoccuparti, nonostante il mio sforzo penso che sarà impossibile rimuoverlo dalla mia mente >>  disse forse più a se stessa che all’amica, per auto-convincersi che avrebbe dovuto smettere con quella stupida regola che aveva infisso: “ Non nominatelo più per favore…” aveva letteralmente implorato quello spiacevole giorno ai suoi amici singhiozzando. Già,perchè sentiva che con lui era morta anche una parte di sè stessa  che non avrebbe mai più avuto, e lei ne aveva bisogno.
A questo punto, aveva pensato, sarebbe meglio cercare di rimuovere il suo ricordo. Ma ora dopo anni di tentativi si era accorta che era impossibile: capitava spesso che ,nei momenti più disparati, una situazione, un luogo o una citazione riportasse lui al centro dei suoi pensieri.


Conan la fissó con uno sguardo triste; tale occhiata venne intercettata subito da Heji che immerse l'amico in una discussione sugli ultimi omicidi e delitti in cui erano stati coinvolti.

Kazuha alla scena sospirò: nonostante la differenza di età quei due erano sempre stati amici, se non migliori. Ma era sempre strano trovare un liceale e un uomo di ventisei anni che ridevano e scherzavano insieme...



Il gruppo incominciò subito a parlare e a divertirsi, quando nel bel mezzo della discussione Ai si assentò per poi ricomparire con un panino e una tovaglietta. Questa lanciò il tutto a Conan, che con uno sguardo perplesso e abbastanza irritato guardò male la scienziata.

<< Non hai ancora pranzato e io non ho avuto il tempo di cucinare niente, quindi mangia che fino a stasera non tocchi cibo... >>

<< Grazie Mrs Cortesia... >>  commentò Conan mentre assaporava il primo morso.

Le risatine di Heji giunsero all'orecchio dell'amico detective che guardò questo in cagnesco.



#+##+#+#+#+#+#+#+#+#+#+#

Il pomeriggio passò veloce , come spesso accade quando si è in buona compagnia , e l'ora di cena arrivò imminente.

Ran , Kazuha e Ai andarono a cucinare. Appena chiusa la porta che separava i due locali le due ventiseienni incominciarono a chiacchierare a tutto spiano.

<<  Finalmente un momento di privacy! Ai che ne dici di unirci a noi in una chiaccherata fra donne? >> chiese la ragazza dalla coda di cavallo mentre apriva il frigo.

<< Perfetto… >> mormorò la scienziata dai capelli ramati mentre tirava fuori dalla credenza un pacchetto di noodles per cucinare il ramen.

<< Allora Kazu, che mi dici ti sei finalmente fidanzata con il tuo caro Heji? >>


<< Sì anno fa….   E’ stato romanticissimo! Pensa che ogni settimana mi portava in qualche ristorante di  lusso nei dintorni di Osaka e mi ricopriva di regali! >> rispose, gli occhi che gli luccicavano e l’aria sognante.
Poi tutto ad tratto, s’incupì:<< Peccato che  quello stupido passa da un estremo all'altro... Prima mi riempie di attenzioni e poi scompare quando gli va! >> esordì secca << Pensa che anche oggi  voleva sgattaiolare di nascosto fuori Osaka, ma io l'ho intercettato e mi sono unita a lui! >>

Haibara sospirò: Ma stava parlando del suo fidanzato oppure di una partita di rugby???

<< Eh te, Ran? Trovato qualcuno di carino ? >> Kazuha punzecchió la karateka.

<< No... >>

<< Ran devi sbrigarti! Non sei più una ragazzina hai ventisei anni! Oppure vuoi rimanere zitella a vita? >>

La karateka, sorvolando il fatto che tale discorso corrispondeva alla norma di Sonoko ma sicuramente non della sua amica del Kansai, si concentrò sul vero significato di quella frase e dovette ammettere, che non c'era niente di più veritiero.  
Aveva quasi trent’anni ,diamine! Ormai non era più una ragazzina!

Per non sembrare troppo scossa dal discorso, cambiò subito argomento: << E te, Ai? C’è qualcuno che ti piace? >>

Ma prima che la scienziata  ebbe occasione di proferire paura la ragazza di Osaka s’intromise nel discorso << Vuoi dirmi che non sei la fidanzata di Conan? All’inizio non ne ero sicura, ma poi visto quelle occhiate che gli lanciavi mi sono ricreduta… >>
Improvvisamente Ai divenne rosso-porpora. Kazuha per lei era soltanto una conoscente, e il semplice fatto di essere un libro aperto per quella ragazza del Kansai le fece venire i brividi.  Veramente era così prevedibile?  
Guardò la pentola dove aveva lasciato i noodles: l’acqua stava bollendo, come del resto  il suo volto. Già perchè la temperatura delle due cose era molto simile.    

Ai versò nel brodo preparato nel frattempo dalle due amiche la pasta e aggiunse il condimento formato da uova e naruto*.
Successivamente prese un vassoio e con un sonoro << E’ pronto! >> attirò l’attenzione dei due detective che si sedettero a tavola.
La cena venne gradita e il tempo passò  allegramente.

Ad un tratto Heji dubbioso chiese << Scusate, ma quel vecchio signore che abita qui, quello ciccione… sapete per caso dirmi dov’è andato a finire?? >>
Appena udita la domanda  Conan non potè fare a meno di sputare l’intero contenuto del bicchiere da cui stava bevendo rischiando quasi di soffocare.
Il dottor Agasa un vecchio ciccione??? Beh, in effetti, quel soprannome gli stava proprio a pennello…

<< E’ a un convegno… da quanto ho capito  un importante casa di videogiochi sarebbe interessata ad alcuni suoi titoli… >>

<< Già ... Ma credo che questa si ricrederà subito! Vorrei proprio vedere "Le avventure del dottor Agasa 2" in vendita nei negozi! >> pontificó Conan

<< Ora fai tanto lo spavaldo, ma mi ricordo che quando eri piccolo non passava sera che non mi chiedevi di andare a casa del dottore per provare qualche nuovo videogioco! >> la karateka concluse.

 

Conan sospirò: non poteva certo dirgli che quelle sere le aveva passate indagando sull’organizzazione oppure come  cavia per qualche nuovo farmaco inventato da Haibara??

 

<< Non si può cambiare idea? >> inventò.

 

Ran guardò l’orologio: << Comunque credo che dovremmo riprendere il discorso domani… sono le undici e ancora non ho preparato la cena a mio padre… >> spiegò mentre si avviava verso l’ uscita seguita da Kazuha  ed Heji.

 

<<  Conan, te non vieni? >>

 

<<  No, stasera resto a dormire qui… >>

 

Si salutarono e andarono via allegramente promettendosi di andare l’indomani insieme per Tokyo.

 

Appena la porta si chiuse Ai ritornò all’attacco: << Come non li segui? allora come farai a proteggere la tua Ran ?? >>

 

Il detective, ignorando quel velo di gelosia presente del discorso della scienziata, rispose noncurante << Ho detto tutto ad Heji, e visto che oggi dormirà da Kogoro ci penserà lui, no?

Comunque,non penso che succederà niente questa sera. >>

 

<<  Allora… buonanotte. >> replicò fredda lei.

<<  Buonanotte. >>

 

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Ai guardò l’ora nella sua sveglia: 00:30. Possibile che non riuscisse a prendere sonno?

Quella giornata era stata veramente pesante. All’inizio sembrava una delle solite e scialve giornate di gennaio, niente di lontanamente interessante. Poi  aveva trovato quel messaggio nella cassetta delle lettere. Rabbrividì: ancora non aveva capito il suo significato.  

 

Come il suo solito, pensò di  andare a chiedere al suo tuttofare Conan di decifrarlo.

 

Sei sicura di riuscire ancora ad allaciarti le scarpe senza il suo aiuto,Shiho?

 

Peccato che il tuttofare in questione avesse altre clienti.

 

Pensa al lato positivo non sei l’unica ad essere Conan-dipendente…

 

Quando finalmente era riuscita a portarlo a casa aveva incominciato a fare una specie di gara di deduzioni con lui…

 

Ok...così suona tremendamente male…

 

Fino a quando non è completamente impazzita: avvicinarsi in quel modo e tentare di baciarlo? Che cosa gli era saltato in mente?

 

Volevi vedere la sua reazione, vero Shiho?

 

E lui ti ha lasciato fare. Già, non ha opposto nessuna resistenza…

 

Shiho, non farti strane idee lo sai benissimo che è innamorato pazzo di Ran!

E se… il sonno avvolse la scienziata, che si addormentò col sorriso.



NOTE:
hiragana: alfabeto giapponese
naruto: caratteristico cibo giapponese che si ottiene frullando insieme surimi e pesce azzurro

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Ed ecco il terzo capitolo! scusate per l’attesa… spero di aver ricompensato in lunghezza visto che questo capitolo è il doppio dei precedenti…

Spero che la qualità di questo capitolo sia decente!
Mi sono impegnata un sacco per rendere il tutto il più scorrevole possibile!
 Beh… spero di non avervi deluso!

( Da notare il numero di volte in cui ho scritto spero...)

Baci

Fogli


P.S sapete per caso dirmi come si fa a togliere una storia dalle preferite? No, perchè per sbaglio ci ho messo la mia storia...




 
 

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Capitolo 4
*** Mi chiamo Okita ***





Mi chiamo Okita

Il bacio duró ancora alcuni secondi. Attorno ai due Kazuha era rimasta a dir poco allibita e Heji si sforzava di non ridere.
Alla fine, Kudo, hai avuto quello che volevi, no?
La karateka,invece, continuava a restare appiccicata al fratellino, che tutto ad un tratto si staccò.
« Ran... » questo  la fissava quasi perplesso con i suoi profondi occhi blu, scordandosi completamente del suffisso " neechan" che avrebbe dovuto adoperare. 
La ragazza trasalì: quel tono di voce... Com'era possibile che fossero così simili!?
« Sì? » chiese tentennando.
« ... Grazie... » rispose timidamente diventando di un colore simile al viola.
Mentre la karateka lo guardava sorpresa, Heji decise di prendere in mano la situazione:
Grazie!? Kudo deve proprio aver perso il cervello! Ah... Cosa farebbe senza di me...
« Conan! Non ti ricordi!? Forza, andiamo, ci stanno aspettando! »inventò, cercando far apparire il tutto il più verosimile possibile.
« Vorresti dire che hai degli impegni anche a Tokyo!? » la ragazza del Kansai si immischiò.
« Certamente... Forza io e Conan dobbiamo andare, non ho tempo da perdere con una stupidella come te, forza migra,MIGRA! » rispose guardandola in cagnesco, mentre afferrarava definitivamente l'amico per il braccio e lo trascinava dalla parte opposta.
« Uffff... Quando si comporta così non riesco proprio a sopportarlo... » borbottó tra se e se stringendo i pugni. 
Poi cambiò discorso  « Comunque Ran che ti è saltato in mente? Ora devi spiegarmi perchè diavolo hai baciato Conan! » concluse alzando il volume della voce.
Alla domanda la karateka arrossì:già,perchè lo aveva baciato? 
Forse perché rivedeva in lui Shinichi!? Bah.. puó darsi, ma fatto era che le era piaciuto veramente tanto.
Mentre lo aveva baciato aveva provato un sacco di emozioni contrastanti, che non aveva mai sentito in altri baci prima d'ora, ma era sicura che tali sensazioni non si potessero avvertire baciando la copia di qualcuno. 
Infatti per lei era come se Conan avesse riempito il vuoto nel suo  cuore lasciato da Shinichi, e la cosa la faceva stare bene.
Ma cosa diavolo stava pensando!? Conan aveva dieci anni in meno di lei, ed era il suo fratellino, niente di più. 
« Allora? » la ragazza del Kansai interruppe la riflessione della karateka.
« No..non lo so. » rispose balbettando.
« Beh... Ho sempre pensato che quel ragazzino avesse una cotta per te, Ran, ma non mi sarei mai aspettata che la cosa fosse ricambiata! » rispose a tono cercando di stuzzicare la karateka.
« Vuoi dire che Conan è innamorato di me!? » chiese provando un senso di gioia che non avrebbe dovuto sentire.
« Come,  vuoi dire che non te n'eri mai accorta!? Comunque Ran, ti rendi conto che hai baciato tuo fratello!? »
« Non è mio fratello di sangue. » rispose quasi offesa, come se la cosa le desse una motivazione in più per baciarlo di nuovo.
« E allora? Non riesco a capire cosa ti è preso oggi! » sentenziò guardando storto l'amica.
« Perchè mi tratti in questo modo! Non mi è preso assolutamente niente, poi la colpa non è tutta mia, insomma! Anche Conan ci ha messo del suo, no? » pontificò sentendosi sporca e in certo senso bugiarda perfino con se stessa. No, doveva ammetterlo, Kazuha sarebbe riuscita a capirla e ad aiutarla. 
« In realtà, l'ho baciato perchè ho rivisto in lui Shinichi. Ma poi ho pensato di smetterla, perchè il mio comportamento era infantile, ma mi sono resa conto che anche lui stava ricambiando i miei sentimenti e a quel punto non mi è importato più niente. » confidò sentendosi stupida. Possibile che perfino un liceale potesse abbindolarla in quel modo?? 
Ran sei proprio caduta in basso...
Scosse la testa: no, con Conan era tutto tranne caduta in basso. Infatti,quando si erano baciati, lei sentiva di poter toccare il cielo con un dito; e in un certo senso, quella sensazione persisteva ancora.
« Ran, questo è stato un periodo pesante per te, posso capire lo smarrimento che provi da quel giorno, ma baciare un liceale? » sentenziò l'amica, riprendendo fiato per continuare il discorso « Facciamo una cosa, non parliamone più e godiamoci questo weekend! » finì.
La karateka seppellì la voglia che aveva di controbattere: gira e rigira Kazuha aveva ragione.
Solo il tempo avrebbe svelato come sarebbero andate le cose, per il momento le andava bene così. 
Annuì all'amica e le fece cenno di fermarsi ad un bar per prendere un caffè di metà mattina.
Forse era meglio lasciare i problemi alle spalle, per ora.



#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#%#



« Kudo, cosa diavolo ti è saltato in mente?? » Heji stava letteralmente urlando all'amico producendo schizzi di saliva imbarazzanti per via del gelato che aveva in bocca.
« Guarda che io non ho fatto niente, sono stato passivo in tutta l'operazione! » 
« Proprio tutta? » 
« Ok... Nell'ultima parte sono intervenuto un pochino. » concluse. 
« Comunque, Hattori sei unico! Mangiare un ghiacciolo a gennaio, nessuno si era spinto a tanto! » ironizzò il detective di Tokyo.
« Ora non cambiare argomento! Sto cercando di parlarti di una cosa seria. Cosa farai se Ran scopre la tua vera identità, eh? Non giocare con il fuoco, amico! »
« Uffff... Quante volte devo dirti che è stata lei ha dirigere il tutto!? Comunque starò più attento, promesso. » finì il detective, seccato e stufo di quella conversazione.
« Bene... Allora avrei ancora una cosetta da dirti... Ieri non ho fatto in tempo, ma visto che è proprio il motivo della mia visita sarà meglio che mi sbrighi... » spiegò il ragazzo di Osaka.
« Avanti spara! » rispose Conan, leggermente incuriosito.
Il detective del Kansai si colorò di rosso: « Dunque... Volevo dirti che... » 
Edogawa si sentì subito in imbarazzo e fuori luogo: insomma, vedere Heji che arrossisce di fronte a lui non lo faceva di certo stare a suo agio.
« Vorrei fare la proposta di nozze a Kazuha. » pronunciò tutto d'un fiato.
« Finalmente ti sei deciso! » rispose tirando una gomitata all'amico.
« Già... Guarda ho comprato anche l'anello! » finì tirando fuori dalla tasca dei pantaloni un cofanetto rosso. 
Lo aprì: la scatolina celava al suo interno un anello d'oro bianco, con qualche brillante incastonato, che donava lucentezza all'insieme. 
« Wow, è bellissimo! » confessò Conan osservando quelle pietre luccicanti. 
Peccato che, dagli sguardi furtivi delle persone intorno si poteva capire che molti avevano interpretato male la scena. 
« L'anello non è per lui. » esordì Heji portandosi una mano alla testa « L'ho comprato per la mia ragazza, volevo solo chiedergli un parere. »
Conan sbottó: « COSA??? Ma che razza di problemi vi fate!?? » 
A quel punto Hattori non riuscì più a trattenersi dal ridere. « Dai, Kudo andiamo e smettiamola di dare spettacolo... »
Così si incamminarono verso  la strada che avevano intrapreso le due ragazze.
« Kudo? » 
« Si? » era da alcuni minuti che non si rivolgevano più la parola.
« Ti andrebbe di farmi da testimone? » 
« Quanta sicurezza! Non sai neanche se Toyama accetterà! »
« Eddai! » commentò il detective del Kansai tirando uno spintone al rivale.
« Ok... Va bene accetto, in fondo sono troppo curioso di sentirti pronunciare "Lo voglio" con il tuo accento incomprensibile! »
Heji rispose con un "Hey! " di protesta.



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« Allora cosa ne pensi? » domandò la karateka mentre aggiungeva lo zucchero al caffellatte che aveva deciso di prendere. 
« Non so... » Kazuha si era messa a giocherellare col cucchiaio.
« Scusate, disturbo? » Un ragazzo dai capelli lunghi aveva interrotto la chiaccherata.
« Mi chiamo Hajime Okita, ed è un vero piacere fare la vostra conoscenza. » esordì guardando languido Ran. 
« Piacere, Ran Mouri. » mormorò a malapena. Ora non le andava proprio di assistere alle avance di un tipo sbucato dal nulla. Però forse, quella era un occasione: doveva riuscire a togliersi dalla testa Conan e quel tizio capitava a fagiolo.  
Massì... Diamogliela una possibilità dai...
Il tempo passò velocemente e in men che non si dica si ritrovò a passeggiare con Kazuha e Okita. 
Non l' avrebbe mai ammesso, ma Hajime oltre ad essere simpatico era proprio un bel ragazzo: alto e slanciato, sembrava un modello, e i suoi occhi verdi erano semplicemente stupendi. 
Forse avrebbe avuto qualcosa da ridire sul suo codino biondo, ma quelli erano soltanto particolari.
« Sai, Ran avrei qualcosa da darti. » proclamò il ragazzo.
« A davvero? E cos.. » per l'ennesima volta in quella mattinata si ritrovò partecipe di un bacio. 
Peccato che quello non era niente, se non semplice contatto. Proprio niente, nada, nessuna di quelle sensazioni che aveva provato con Conan. Fece per staccarsi, quando si rese conto che qualcuno alle loro spalle aveva incominciato a correre dalla parte opposta. 
« Conan-Kun! » lo chiamò, cercando di non piangere, peccato che in pochi secondi si ritrovò a singhiozzare.





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Buondì! 
Allora, che si dice?
Ok...la smetto.
Ed ecco qua il quinto capitolo!
Beh... Che dire? Sono riuscita ad escogitare un modo per pubblicare nonostante tutto ed eccomi qui!(^_^) 
Allora... Questo capitolo è pieno di avvenimenti importanti per la trama. Ancora molti misteri rimangano tali, ma per quello ci sarà tempo.
La nostra Ran partecipa a ben due baci in una mattinata e incomincia seriamente a dare di matto! XD ( ecco cosa succede a passare troppo tempo con il gurzo! u.u )
E invece Heji si prepara per fare la proposta a Kazuha...
Beh... Mi dileguo annunciando che il prossimo capitolo si distinguerà particolarmente per essere Shin/Shiho
(Al contrario di questo)
Ringrazio martini02, virginiella4869 e B Beky per aver recensito il precedente capitolo;
Dudi_Mouri, MelodySong99 e ShinRan4862 per aver messo la mia storia tra le preferite;
Ranechan, (ancora) Dudi_Mouri, (ancora) martini02 e( ancora) ShinRan4862 per averla messa tra le seguite;
Ed infine Illusioni per averla messa tra le ricordate.
Detto questo, spero di non aver dimenticato nessuno. ^_^
Saluti
Fogli











Inviato da  Saturno 

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Capitolo 5
*** Pace interiore ***


PACE INTERIORE

Un ragazzo si svegliò: era in una stanza vuota e completamente bianca.
 Era steso sul pavimento , legato con delle cinghie.
Comparve un balcone. I muri non erano più bianchi,
 ma decorati con una carta da parati dai colori pastello.
 Una colomba si posò sul davanzale di una finestra che il ragazzo non
aveva notato.
Alla vista del volatile questo iniziò a piangere, desiderava la colomba,
 ma non poteva averla perché era legato.
Incominciò a singhiozzare, a implorare di poter raggiungere l’animale.
Un gatto comparve dal nulla: questo cominciò a farsi le unghie con le cinghie,
che si sgretolarono al minimo contatto con quegli artigli affilati.
Il  ragazzo ignorò il felino e corse verso la colomba.
Ma  tutto ad un tratto questa volò via e lui, esasperato,
si rese conto di essere ammanettato al gatto.
Conan si svegliò di malumore: non aveva idea di cosa avesse sognato, ma sicuramente non era una cosa piacevole.
Sbuffò e si sedette sul letto. Guardò l’ora: le nove… come!?   Doveva essere a scuola già da un pezzo!
<< Oggi è sabato… >> si ricordò rilassandosi. Poteva restare a dormire quanto voleva. 
Si alzò in piedi e incominciò a sbottonarsi il pigiama. Gli occhi ancora impastati di sonno si socchiusero per fare spazio ad un largo sbadiglio.
Indossò il cambio che aveva preso nella sua ex-casa: finalmente poteva indossare i suoi veri vestiti!
Compiaciuto, si guardò allo specchio. Ora niente avrebbe potuto togliere il sorriso dal suo volto.
<< Buongiorno! Dormito bene? Al supermercato ho trovato un po’ di cosuccie insolite e ho deciso di comprarle! >> spiegò mentre mostrava un vassoio pieno di paste.
<< Che roba è ? >>Chiese dubbioso osservando un cannolo come se fosse l’arma del delitto di qualche astruso omicidio.
<< Cibo italiano. Mangia e non ti fare problemi! >>  finì lei mentre addentava un cornetto.
<< Quando cucini te è impossibile mangiare cibo normale ,eh? >> pontificò studiando il modo per sollevare il cannolo che aveva adocchiato prima.
Al primo tentativo di presa fallì miseramente imbrattandosi la t-shirt di ricotta.
<< Uffa… dovevo proprio sporcarmi oggi!? E pensare che non ho altri cambi… >>
<< Come, Conan-kun? Vuoi dirmi che non ti sei portato un altro cambio?? E se ti facevi la pipi a letto? >> lo canzonò la scienziata.
<< Molto divertente… >> rispose lui rosso in viso.
 << Driiiiiin! >> chiunque fosse alla porta, doveva ringraziarlo calorosamente  per averlo sottratto a quella imbarazzante conversazione.
<< Vado io! >> proclamò allegramente.
Aprì la porta, trovandosi all’istante intrappolato in un morboso abbraccio.
<< Conaaan! >> Attaccata al suo collo aveva Ayumi.
Da dietro comparirono due ragazzi visibilmente irritati per la situazione appena creatasi.
<< Ayumi… così lo stritoli…  >> Era Genta che parlava, mentre Mitsuhiko rivolgeva la sua attenzione all’ altra ragazza presente in sala.
<< Bel vestito Haibara-chan… >> disse adocchiando la scollatura dell’abito rosso della ragazza con nonchalance .
Ai non rispose, preferendo guardarlo in cagnesco.
Conan, cercando di uscire dalla morsa in cui era intrappolato, ridacchiò. Insomma, Mitsuhiko scegline una! 
Anche se però, pensandoci, Haibara e Tsuburaya erano  una coppia perfetta: entrambi erano scienziati, o almeno aspiravano ad esserlo.
Infatti col passare degli anni Mitsuhiko aveva incominciato a non essere più affascinato da tutte quelle deduzioni, bensì l’analizzare e il ricostruire lo aveva invaghito: aspirava a lavorare nella polizia scientifica.
Immaginò Ai a badare ad un paio di bebè con la faccia di Mitsuhiko. Storse il naso: nah… Haibara è troppo… speciale per Tsuburaya. Già, perché lui non aveva mai incontrato persona più insolita di Shiho.
All’apparenza sembra la classica ragazza serena. Ha i suoi amici, le piace fare battutine ed è molto brava a scuola. Ma basta riuscire a penetrare in quella  corazza che la caratterizza per capirla appieno. Lui con gli anni si era fatto un’ idea di cosa nascondesse quella ragazza misteriosa: un’ infanzia travagliata, che aveva lasciato un velo di paura e insicurezza, un senso del coraggio che la portava costantemente a sacrificarsi per il bene altrui e soprattutto… quello.
Già, perché quello era  il lato più nascosto del suo carattere, quello più vulnerabile.
Ma capitava certe volte, che in attimo appena impercettibile si notasse. Quel luccichio che risplendeva nei suoi occhi quando accarezzava un gatto,  quando i suoi amici le facevano un regalo inaspettato, quando lo vedeva tornare  ancora vivo dall’ennesima lotta con l’organizzazione, ne era la prova ed era una delle cose più belle che avesse mai visto.
Lei era insieme ad Heji, la sua migliore amica.
Conan si rese conto che Ayumi aveva allentato la presa : non perse tempo e uscì da quella stretta micidiale che avrebbe immobilizzato il peggior assassino.
Possibile che non conoscesse nessuna ragazza incapace di ucciderlo o provocargli seri danni?
Mise i suoi pensieri filosofici da parte e indossò il suo giubbotto per seguire gli altri che stavano già uscendo. 
Così iniziò una mattinata tra amici all’insegna dal divertimento. Conan non lo avrebbe mai ammesso, ma era veramente affezionato a quel gruppo di ragazzini con cui era (ri)cresciuto.
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ORE CINQUE E TRENTA , AGENZIA  INVESTIGATIVA KOGORO MOURI
 
<< Ran!! Sveglia! >>
<< Mh? >>
<< Ran? >>
<< No… ancora cinque minuti… >>
<< RAAAAAAAN! >> Questa volta, la karateka si alzò di soprassalto, e non proprio sorridendo, guardò la sua amica.
<< Finalmente ti sei svegliata! Ho pensato di mettere la sveglia alle 5:30 per poter passare più tempo insieme!! >>
Questa gli rivolse uno sguardo minaccioso e perplesso: non gli era mai piaciuto svegliarsi presto, e questa volta non faceva eccezione , però doveva ammettere che la sua amica aveva effettivamente ragione. Avevano ancora sette ore libere prima di pranzo!
Si stiracchiò e si diresse verso l’armadio. Dei blue-jeans e una t-shirt: oggi non aveva voglia di vestirsi troppo elegante.
Ma prima che Ran potesse afferrare la sua felpa azzurra nascosta in fondo all’armadio venne intercettata dall’amica.
<< Eh, no Ran, dove credi di andare? Devi curarti, guardati non ti sei neanche pettinata i capelli! >> La sgridò, incominciando ad annaspare nell’armadio dell’amica. Dopo qualche minuto di ricerca questa tirò fuori una maglia rossa terribilmente aderente e scollata.  Ran trasalì: non si ricordava chi diavolo gliel’avesse regalata, ma sicuramente la conosceva poco e niente, visto che quello non corrispondeva sicuramente al suo stile.
<< No! >> sbottò, arrossendo in viso. Le mancava il coraggio di mettersi una cosa così provocante.
Peccato che l’amica non l’ascoltò,  e Ran si ritrovò in men che non si dica vestita con quella maglia accompagnata da dei leggins neri e un giubbetto nero di pelle. Per finire un leggero tacco che aumentava la sua statura di qualche centimetro.
La karateka si guardò allo specchio: quella era veramente lei?
Nel frattempo Kazuha aveva già afferrato spazzola e piastra,e si era messa all’opera.
<< Non farò niente di drastico, semplicemente ti liscerò un po’ i capelli >> spiegò mentre cercava una presa di corrente.
La karateka, ormai incapace di emettere parola, annuì solamente.
Dopo qualche minuto interminabile Kazuha sorrise compiaciuta e si limitò a porgere uno specchietto all’amica, che ancora non riusciva a riconoscersi.
<< Ora va molto meglio! >> esordì soddisfatta, mentre l’amica fissava il suo riflesso incredula.
<< Forza andiamo a fare colazione che sono già le sei e quarantacinque! >>
Ma, appena uscite di camera, notarono un ospite indesiderato che stava occupando il divano.
<< Heji? >> Era Kazuha che parlava. Lui rispose di rimando con un sonoro russio.
<< Hattori non  era andato a dormire nel letto di Conan ? >> chiese Ran perplessa.
<< Non me ne importa un fico secco del motivo percui sta russando sul divano, vorrei solamente FARLO SMETTERE ! >> proclamò tirando uno strattone violento al diretto interessato, che si  svegliò di soprassalto.
<< Ehhh? >> Un mugolio uscì lieve mentre, con lentezza straordinaria, si metteva seduto.
Si guardò intorno con sguardo da ebete, per poi rifiondarsi sulla spalliera del divano
<< Hattori sveglia! >> proclamò facendo sobbalzare il ragazzo che , inerme si alzò in piedi a mo’ di zombie.
Mentre Heji riprendeva coscienza del mondo intorno a lui, Ran si decise a preparare la colazione.
<< Non immaginatevi niente di particolare, non voglio stare ad impazzire sui fornelli, quindi spero che vi piaccia un cappuccino accompagnato da  una  semplice brioches…  >>
Hattori, che fino a qualche secondo prima era in stato vegetativo, si accorse solo in quel momento dell’abbigliamento di Mouri. Alla vista del panorama offerto arrossì violentemente: come diavolo si era conciata quella ragazza?
Guardò alla sua destra: sicuramente era tutta colpa di quella scema di Kazuha se ora non riusciva più a guardare Mouri senza che il suo sguardo cadesse in basso.
Immaginò la reazione di Kudo se si fosse  trovato improvvisamente davanti Ran in quelle condizioni: doveva avvertirlo, lo aveva visto diventare rosso-porpora per situazioni minori.
Prese il cellulare e inviò di nascosto un messaggio a Shinichi.
 
 
 
<< Attento a Mouri??? >> Conan era a mangiare un gelato insieme ai ex-Detective Boys.
<< Quello stupido di Hattori mi ha inviato un messaggio alle sette del mattino… >> borbottò.
Ad un tratto un cupo pensiero travolse la sua mente: e se con quel “ attento a Mouri” volesse  dirmi che Ran è in pericolo?
Senza pensarci due volte abbandonò i suoi amici e si mise a correre come un pazzo verso l’agenzia investigativa di Kogoro. Erano già le dieci, doveva fare in fare in fretta.
Trovava molto improbabile che Ran fosse ancora lì dopo tre ore dall’invio del messaggio, ma il detective restava aggrappato ad un ultima speranza, che anche se flebile, lo alimentava in quella corsa al limite del possibile che aveva intrapreso.
Ansimante, si fermò davanti all’agenzia investigativa.
<< Oh, Conan-kun! Che coincidenza, stavamo giusto giusto andando a casa del dottor Agasa a chiamarti! >>
Il detective alzò lo sguardo: era lei, più bella che mai e soprattutto viva e vegeta. La scansionò con lo sguardo dalla testa ai piedi per avere una certezza in più che stesse bene.
Ad un certo punto, i suoi occhi rimasero bloccati a fissare un particolare, o meglio due.
<< Be..bel vestito Ran-neechan… >> mormorò ormai violaceo, mentre cercava di distogliere lo sguardo, senza riuscirsi.
Anche la karateka si colorò di rosso, e cercò impacciatamente di allacciarsi il giubbetto.
Alla vista di quello che stava per accadere Conan si lasciò sfuggire un appena mormorato “no..” , che fece sbottare Ran.
<< Pervertito! >> gli urlò dietro lei accompagnando il tutto con un bello schiaffo.
L’azione le fece notare un particolare che non restò indifferente nella mente della karateka che rimase a dir poco allibita.
Una t-shirt gialla, dei blue-jeans e un giubbotto verde. Come lui quando sparì al Tropical Land.
<< Dove hai preso quei vestiti? >> sbottò lei facendolo rimanere di sasso.
<< Perché scusa? >> I suoi occhi blu  la fissavano incuriositi e sorpresi.
Ran alla  sua vista sussultò: era identico spiccicato a lui quella sera. Pregò mentalmente che Conan non si togliesse gli occhiali, altrimenti non avrebbe più saputo se sarebbe riuscita a trattenersi dall’ incominciare a piangere.
<< Rispondimi e basta. >>
Il viso del ragazzo diventò improvvisamente serio. Cosa doveva fare? Che Ran avesse riconosciuto i  vestiti di Shinichi?  La cosa più giusta da fare era dire la verità.
<< Li ho presi a casa di Kudo. >> esordì lui.
<< Perché? >>mormorò lei incominciando a singhiozzare.
Il detective ebbe un tuffo al cuore: non avrebbe mai pensato di poter far soffrire Ran con quel semplice gesto, e ora che il danno era fatto si sentiva tremendamente male.
Le offrì un caldo abbraccio di conforto, sperando di poter migliorare la situazione.
La karateka si fece cullare dal suo fratellino. Conan era sempre riuscito a donargli un sorriso, e questa volta non era da meno.   Ma perché era andato a casa di Shinichi?
Ok, forse Kogoro non è il padre più generoso del mondo, ma se gli avesse chiesto dei vestiti nuovi glieli avrebbe sicuramente comprati… Non importava  andare a casa di un morto e fare razzia di magliette, insomma!
<< Ran sei fuori? >> Kazuha uscì dall’agenzia seguita a ruota da Heji.
<< Cosa ti è successo? >> chiese preoccupata l’amica notando gli occhi lucidi.
<< Niente, stai tranquilla… >> spiegò staccandosi mal volentieri da quel confortevole abbraccio che l’aveva rassicurata.<< semplicemente Conan si è vestito  per sbaglio come Shinichi quel pomeriggio  al Tropical land e me lo ha fatto ricordare. >> spiegò.
<< Ran , puoi ripetere? >> stavolta era Kazuha quella sorpresa.
<< Semplicemente Conan si è vestito per sbaglio come… >> La karateka sgranò gli occhi: era dal giorno del funerale che non pronunciava quel nome.
Shinichi… 
Quella parola che aveva tanto amato ora rappresentava la sua condanna.
Perché quando pronunciava quelle poche sillabe provava un sacco di emozioni contrastanti: il dolore per la perdita, l’amore che non aveva mai smesso di provare, la fiducia che aveva avuto in lui fino a quando questo non aveva incominciato a scomparire dalla sua vita.
Quel nome era parte del suo passato, e finalmente aveva capito che era stata stupida a cercare di dimenticarlo.
Guardò il suo fratellino, e in lui vide per l’ennesima volta Shinichi.
Ran seguì il suo istinto, e si ritrovò con le labbra attaccate a quelle del fratellino.
Lui, non fece niente. Si limitò a guardarla sorpreso.
La ragazza ritornò in sé: Cosa diavolo stava facendo? Si era lasciata guidare dai sentimenti, con il risultato di essersi catapultata sulla bocca di Conan. Fece per staccarsi quando si rese conto di un particolare: lui stava ricambiando.
Si lasciò trasportare da quel bacio. Ora non le importava più cosa stesse facendo e con chi, fatto era che aveva finalmente trovato la pace interiore.
 

 
 
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Buondì! ^-^
Allora chiariamo subito alcune cose: perché ho pubblicato il quarto capitolo così velocemente?
Semplicemente perché domani vado in montagna e sto quindici giorni senza wi-fi.
Per quanto riguarda la trama:
Si inizia con un sogno…Accetto interpretazioni nelle recensioni! (rima involontaria)
Ai si improvvisa cuoca internazionale, mentre Conan, bambino di cinque anni che non sa prendere in mano un cannolo! XD
Fanno la loro comparsa i Detective Boys e il nostro tonno incomincia a fare una riflessione filosofica su Haibara. Peccato che è un tonno.
Kazuha sveglia Ran alle 5:30 ( com’ è dolce la ragazza ) e successivamente riserva lo stesso trattamento ad Heji.
Quest’ultimo avverte tramite messaggio Conan di stare attento a Ran. Peccato che ha come amico tonno che non capisce niente. ^_^
Arrivato all’agenzia di Kogoro Conan riceve in regale un pacchetto “Baci e Abbracci “ tutto compreso da Ran,e lo accetta di buon grado.
Ringrazio shinichi e ran amore, virginiella4869 e martini02 per aver recensito il precedente capitolo;
aya_00 , Ehi_Ciao_3, karter, maja, satoshi_red ,stef23 e (ancora)virginella4869 che hanno messo la mia storia tra le seguite;
E per finire fedicabaldini e (ancora) martini02 per averla messa tra le preferite.
Scusate se non vi ho ringraziato nei capitoli precedenti, ma non avrei mai pensato che qualcuno mettesse la mia storia in una di queste categorie e di conseguenza me ne sono accorta soltanto di recente. ^_^
Saluti
Fogli
 

 

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Capitolo 6
*** Chiamami Ai ***


Chiamami Ai
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Aveva camminato a lungo insieme ad Heji,  voleva rincontrare le ragazze e passare il resto della mattinata tutti insieme: in fondo sarebbero rimasti a Tokyo per pochi giorni, e tutto il tempo a disposizione andava sfruttato.
Riconobbe il giacchetto di Ran tra la folla, e si precipitò sul posto per salutarla, era stato veramente facile intercettarla, con il suo abbigliamento. Stava per incominciare a correre verso di lei quando si accorse di un particolare: un ragazzo le era particolarmente vicino, e... Oh no.
Si stavano baciando.
Si sentì tradito, e in un certo senso arrabbiato: Ran era a conoscenza dei suoi sentimenti, ma questo non l'aveva fermata dal fare una cosa che di persè era già moralmente scorretta: aveva baciato un completo sconosciuto.
Si guardò: ora neanche i vestiti di Shinichi gli avrebbero ridato un briciolo della sua vera identità;lui era Conan Edogawa e stava assistendo alla definitiva sparizione di Shinichi Kudo e di Ran Mouri dalla sua vita.
Frenò l'impulso d'intervenire, era chiaro come stavano le cose: lei preferiva quel pallone gonfiato a lui.
Distolse lo sguardo, era troppo doloroso guardare. Non resistette più a quella situazione, e scappò dai problemi, sentendosi uno schifo.
<< Conan-kun! >> Oh, no lo aveva visto. 
Si accorse che la voce di Ran era rotta dal pianto: quello fu  l'ultimo straziante colpo che il suo cuore ricevette. Lui ci teneva a lei e sentirla piangere era come ricevere una pugnalata. 
Incominciò a correre il più velocemente possibile, in quel momento avrebbe voluto saper fare una sparizione ad effetto come il suo rivale ladro per ritrovarsi in qualunque altro posto all'infuori di quello.
Non poteva andare da Kogoro, Ran sarebbe tornata a casa a momenti, quindi optò per dirigersi verso l'abitazione del suo ex-vicino di casa: Agasa.

Arrivato suonò il campanello e aspettò paziente. In quel momento aveva voglia di piangere, ma per orgoglio se l'era vietato.

<< Ciao, Shinichi! >> Un uomo panciuto dai capelli bianchi lo salutava allegramente.
Il ragazzo si sforzò di apparire sereno: << Salve professore, com'è andato il convegno? >>
<< Bene, alla fine hanno deciso di non comprare niente, ma sono sicuro che ci ripenseranno! >> spiegò facendo l'occhiolino a Conan << Avanti entra, credo che sarà meglio continuare la discussione in casa. >> 
Il detective, appena entrato, si accomodò sul divano, e sorseggiando il tè verde che Agasa gli aveva gentilmente offerto cercò di rilassarsi. 

<< Cosa ti turba? >> una ragazza dai capelli ramati distolse il suo sguardo dal computer su cui lavorava. 
Il ragazzo trasalì: Come mai non l'aveva vista quando era entrato? 
E soprattutto come aveva fatto Haibara a leggergli nel pensiero? 
Bah... Più tempo passava, più quella ragazza diventava un mistero.
<< Assolutamente niente >> rispose lui cercando di rimanere indifferente.
<< É inutile che cerchi di ingannarmi: al contrario di te io riesco a capire i sentimenti degli altri, e te sei un pessimo attore! >> continuó lei.
<< Io sarei un pessimo attore!? Ma se sto interpretando alla perfezione la parte di Conan da ben dieci anni! >> proclamò.
<< Anche il bacio era previsto dal copione? >> 
Il ragazzo sgranò gli occhi, e senza riuscire a capacitarsi di come la notizia fosse arrivata alla scienziata, decise di chiederglielo direttamente: << Come fai a saperlo? >> 
<< Vuoi dirmi che non l'hai notato mio caro detective? Controlla la lente destra dei tuo occhiali, dovrebbe esserci attaccato un dispositivo di trasmissione... >> spiegó compiaciuta.
<< A questo punto posso raccontarti anche tutto... >> concluse sospirando il detective preparandosi mentalmente il discorso.
Così raccontò tutto l'accaduto della mattinata alla scienziata, che lo ascoltava vigile e concentrata.
<< ... Questo è tutto. Ancora non riesco a capacitarmi del comportamento di Ran... >> finì Conan.
<< L'unica cosa da rimproverare a Mouri-san è l'aver baciato così su due piedi uno sconosciuto. Kudo, lo sai benissimo che non potrai mai stare insieme a lei in queste condizioni, ma  lei ha tutto il diritto di farsi una vita. >> concluse austera la scienziata.
<< Ran sapeva cosa provavo, ma questo non l'ha impedito di fare quello che ha fatto! Non mi ha neanche chiesto un parere, non le importa niente neanche dell'opinione di suo fratello!? >> sbottò lui.
<< Ha quasi trent'anni, deve farsi una vita, non può restare  ancorata ai ricordi, e te ora rappresenti semplicemente un familiare. Probabilmente se non fossi scappato, te lo avrebbe anche presentato. >> finì lei guardandolo con tenerezza. 
Nonostante Conan avesse dimostrato più volte di essere particolarmente maturo ogni tanto aveva queste uscite da ragazzino geloso quale era. 
Ma forse questa incongruenza  nel carattere del detective era una delle cose che la scienziata amava più di lui.
Senza rendersene conto guardò Conan dolcemente e gli accarezzò il capo con premura.
<< Haibara non sono un gatto... >> ironizzò il detective.
La ragazza sobbalzò e alla vista di quello che stava facendo arrossì. 
Improvvisamente provò una certa pena per Conan: in fondo era nella stessa sua situazione: amore non ricambiato.
Guardò in faccia il detective: aveva assunto una strana espressione pensierosa. Lei lo fissò curiosa.
<< Ai? >> Haibara sobbalzò: Conan non l'aveva mai chiamata per nome, solo Ayumi si era concessa tanto.
<< Sì? >> chiese quasi timorosa.
<< E se rendessimo a Ran il favore? >> 
La scienziata lo guardò storto per qualche secondo, ma non ebbe il tempo di chiedere spiegazioni che si ritrovò partecipe di un bacio appassionato.
"Cosa diavolo sta facendo Kudo? 
Vorrebbe usarmi per far ingelosire Ran, eh!?
Io non sono uno strumento da usare a piacimento! 
Deciso, ora mi stacco...
No, non ancora..."
Ma prima che la scienziata ebbe il tempo di fare qualcosa fu Conan ad abbandonare il bacio. 
Mise le sue mani sulle spalle della scienziata e la fissò dolcemente: <<
Che stupido... Non avrei dovuto coinvolgerti... Tu non centri niente in questa storia... >> finì incupendosi.
Ai rimase allibita: erano poche le volte in cui aveva visto Conan così amareggiato, e sicuramente aveva bisogno di conforto. Vedere la propria amata allontanarsi sempre di più da lui doveva essere asfissiante...
"Shiho è giunto il momento di rendere il favore a Kudo..."
<< Ok,ti aiuterò. Anche se non credo che Ran s'ingelosirà più di tanto...>> 
Gli occhi di Conan s'illuminarono:<<  Grazie Haibara >>
<< Non prendere tutta questa gentilezza come abitudine... >> sentenziò lei << Ah e chiamami Ai >> finì accennando un sorriso.
<< Grazie Ai. >> Si corresse pieno di gratitudine.
La conversazione si concluse con un abbraccio sincero che rassicurò Conan e rese felice Ai. 
La scienziata dai capelli ramati non riusciva a credere che Conan l'avesse baciata,  ma non doveva illudersi: lei era solo un mezzo per scatenare la gelosia della sua prediletta. 
Peccato che ora non le importasse tanto il motivo percui stava facendo questo; la gioia che provava a vedere Conan felice non gliel' avrebbe tolta nessuno.
Il detective ancora non credeva a quello che era successo. Nonostante avesse ancora quella pressante paura di perdere la sua vera vita e Ran ora guardava il futuro con maggiore ottimismo. Tutto grazie ad Ai.
Guardò la scienziata di fronte a lui: perdere qualcosa... Qualcuno che migliora la situazione... Aveva una strana sensazione di deja vu al riguardo.










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Buondì! (^_^)
Ecco il sesto capitolo di questa storia! 
Allora innanzitutto scusate se è un po' corto, ma essendo una parte troppo importante della storia non potevo aggregarla ad altri avvenimenti...
Vediamo un po'che è successo...
Innanzitutto si assiste alla versione dei fatti di Conan.
Poi il nostro tonno si confida con Haibara che, con frasi piene d'amore tipo " non potrai mai avere Ran", lo tranquillizza. 
Ma questo deja vu... Cosa starà a significare?
Ringrazio: stef23, MelodySong99 e martini02 per aver recensito il precedente capitolo;
(Ancora) martini02 e (ancora) MelodySong99 per aver messo la mia storia tra le ricordate;
E infine clif che l'ha aggiunta alle seguite.
Grazie anche a chi legge soltanto!
Grazie mille per il supporto!
Saluti
Fogli

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Capitolo 7
*** Ti presento mio fratello ***


Ti presento mio fratello

Lui era corso via e lei lo aveva seguito.
Peccato che piangendo mentre si corre il fiato va a farsi benedire.  
Non era riuscita a raggiungerlo, e ora stava accasciata sul marciapiede ancora singhiozzante e ansimante.
Sapeva di non aver fatto niente di male, ma nonostante questo sentiva di aver tradito la fiducia di Conan. E per lei Conan era tutto.
Come avrebbe fatto senza il suo fratellino?
Era stata una stupida, sapeva che Conan era particolarmente geloso nei suoi confronti, ma nonostante tutto non gli aveva chiesto neanche un parere.
Il pianto s'intensificò talmente tanto che la ragazza dovette fare dei respiri profondi e misurati per non svenire.
Si alzò in piedi, le gambe le tremavano, ma non le importava: doveva raggiungere Conan e scusarsi.
Pregò mentalmente che il fratello la perdonasse. Ormai quella era l'ultima speranza.
Rabbrividì al solo pensiero di poter perderlo.
Rivisse quella corsa che gli aveva visto intraprendere dalla parte opposta della strada;aveva provato le stesse sensazioni di quel maledetto giorno al Tropical Land, ma non voleva neanche pensarci.
"Conan non è Shinichi.
Lui non scomparirà mai." Si ripeteva mentre cercava di tranquillizzarsi.
Cercò di tornare lucida e ragionare: sicuramente Conan non era andato da Kogoro, ma bensì da Agasa, che conosceva da quando era piccolo essendo un suo lontano parente.
Lì abitava anche quella ragazzina, Ai. Era un amica d'infanzia di Conan.
« Speriamo che lei sia più fortunata di me... » borbottò amareggiata ricominciando a lacrimare.
Già, ma Conan, al contrario del suo alter ego morto, aveva ben due amiche d'infanzia. C'era anche l'altra ragazzina, Ayumi.
Ayumi e Ai erano il giorno e la notte. La prima era solare e allegra, aveva una cotta per Conan dall'età di sette anni, insomma era la classica ragazza della porta accanto.
Ai invece... Beh non lo sapeva. In realtà quella ragazzina le metteva soggezione. Chiusa e schiva in tutte le conversazioni in cui la karateka aveva provato a coinvolgerla, sembrava saper relazionarsi solo con Conan.
Si era sempre divertita a stuzzicare il fratello chiedendogli quale delle due preferisse, ma questo non aveva mai voluto rispondere.
Gli aveva detto che erano soltanto delle amiche e che lo sarebbero sempre state.
Lei ci credeva.
Praticamente credeva a tutto quello che le diceva.
Conan si era meritato la sua fiducia, e lei non gliel'avrebbe mai negata.
Con un fazzoletto si asciugò le lacrime per rendersi un poco più presentabile.
Si sforzò, anche se le veniva difficile, di sorridere mentre suonava il campanello. Il cancello venne aperto poco dopo;lei ,timidamente, entró.

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Qualche minuto prima, casa del Dottor Hiroshi Agasa


« Cosa dovrei fare? » Ai fissava Conan con aria di sfida.
« Semplicemente dovresti riuscire a essere un po' ...più amorevole con me. » spiegò il detective arrossendo lievemente.
« Ho deciso di aiutarti, ma non prenderci troppo la mano, non riuscirei mai a essere dolce con una sottospecie di detective rimpicciolito come te, ma comunque cercherò di sforzarmi... » mentì la scienziata.
Non era vero, se Conan veramente l'avesse ricambiata sarebbe diventata sicuramente più premurosa e gentile, e ora si ritrovava a fingere di aiutarlo per compassione quando in realtà stava fremendo dalla gioia.
La sua infanzia era stata priva di affetti -oltre a quello della sorella- e riviverla insieme a Conan come una ragazza normale era stata una delle cose più belle che le erano mai capitate.
Era stato fantastico accorgersi di non essere più sola, di avere degli amici su cui contare che ti vogliono bene.
Lei non era più Sherry ,e tantomeno Shiho Miyano.
Lei era Ai Haibara e la cosa le piaceva.
Improvvisamente,come spesso accade quando si lascia la mente libera a vagare tra i ricordi, le venne in mente qualcosa che tolse il sorriso dal suo volto per lasciare spazio ad un espressione spaventata.
« E se quel tizio che ha baciato Mouri-san fosse un membro dell'organizzazione sotto copertura? In fondo, il messaggio in codice diceva che era in pericolo,giusto? » esordì guardando Conan spaventata.
Il detective ebbe un tuffo al cuore: a quest'ora Ran poteva essere imbavagliata e addormentata in qualche scantinato fuori Tokyo.
Rabbrividì al solo pensiero: perdere Ran per uno stupido errore e vanificare lo sforzo di quegli ultimi dieci anni di tenerla al sicuro non era un opzione menzionata tra le possibilità.
Afferrò il cellulare per chiamarla; doveva fare in fretta.
« Driiiiin » Fantastico, c'era qualcuno alla porta.
Ai si alzò e premette il pulsante per aprire il cancello
« È Mouri-san » esordì apparentemente indifferente. « Dai Kudo sorridi, è ancora viva. Ma d'ora in poi cerca di non lasciarla mai sola,intesi? »
Conan si ritrovò ad annuire frustrato, per la pesante giornata che era appena a metà, e felice per il fatto che Ran stesse bene.
La scienziata aprì la porta, e Ran si accomodò timidamente.
« Buongiorno Mouri. Le ciabatte sono lì sul tappeto. » esordì la scienziata con tono freddo e distaccato.
Ai provava nei confronti della ragazza dell'agenzia investigativa un po' di astio: dopotutto lei aveva quello che la scienziata aveva sempre desiderato, una vita normale, senza nessuna organizzazione che ti vuole morta, un carattere solare che affascinava tutti e ...Conan.
Lei invece era per tutti la ragazza scontrosa e fredda che non ride o piange neanche sotto tortura. Era brutto apparire così, ma in fondo quel carattere se l'era forgiato a misura per se stessa. Fin dai tempi in cui era stata portata in America a studiare aveva dovuto scontrarsi con la crudeltà della gente.
Appena entrata nell'organizzazione aveva capito che mostrare affetto a qualcuno o qualcosa poteva costare la vita al suddetto.
Meno le persone sapevano di lei, meno la potevano far soffrire.
Ma quando l'organizzazione uccise l'unica persona veramente importante per Ai, anche la sua dura corazza aveva ceduto.
Non riusciva più a lavorare in quel posto che aveva portato via Akemi.
Non voleva averne più a che fare.
Grosso errore: si era mostrata per quello che era e si era rifiutata di continuare la sperimentazione dell' APTX4869.
Risultato? L'avrebbero uccisa.
Caso fu che la fortuna era stata dalla sua parte e ingerendo l'apotoxina era riuscita a rimpicciolirsi, e di conseguenza, scappare.
Guardò Ran mentre si toglieva le scarpe: Nah...Non riusciva ad odiare una ragazza così solare e simile ad... Akemi.
Si ricordava quel giorno di dieci anni prima in cui Mouri  l'aveva protetta con il suo stesso corpo dai cecchini dell'Organizzazione.
Lei era soltanto una bambina che andava a scuola insieme a Conan per la ragazza , ma questa non aveva esitato a proteggerla anche a costo della sua vita.
Era una ragazza d'oro, e poteva capire benissimo il motivo percui Conan se ne era innamorato.
La scienziata guardò meglio la karateka: doveva aver pianto molto quella mattina.
Nel frattempo la ragazza aveva indossato le ciabatte e si era avvicinata a Conan.
« Scusa » mormorò appena guardando il pavimento  mentre ricominciava a piangere.
Ma quello che accadde fu totalmente inaspettato da questa, che rimase a dir poco sorpresa: « No... » Il detective aveva assunto un espressione tremendamente seria « Sono io a scusarmi »
« Non hai fatto niente di male, sono io quello che per l'ennesima volta ti ha fatto soffrire » concluse amareggiato riferendosi alle lacrime che ancora solcavano gli occhi lucidi della karateka.

Finalmente aveva capito che Ai aveva ragione, Ran doveva farsi una vita, lui era soltanto il passato.
Ran non capì il riferimento fatto dal detective.
Mi ha fatto per l'ennesima volta soffrire? Ma se mi ha sempre rassicurato e reso felice?
Lei commossa e sollevata per essere stata perdonata abbracciò Conan continuando a piangere, ma stavolta di gioia.

Un motivetto piuttosto orecchiabile spezzò il momento.
« È Kazuha » Annunciò la karateka tirando fuori il cellulare.
« Pronto? »
« Ran, dove sei? Ti abbiamo visto scappare via e non siamo riusciti a ritrovarti. » Una voce femminile leggermente preoccupata mormorava appena queste parole.
« Sono a casa del dottor Agasa » la karateka tirò un occhiata al detective « Porta con te anche Okita, almeno lo presento a Conan »
« Arrivo subito! » esordì questa.
Ma un momento prima di riattaccare tornò alla ribalta: « Scusa Ran te hai visto Heji? Non riesco a trovarlo e il telefono è costantemente occupato... » nelle parole della ragazza del Kansai si distingueva parecchia preoccupazione.
« No, mi dispiace. »
« Ok... Se hai qualche notizia non esitare a chiamarmi »
Le due amiche si salutarono e la chiamata finì.
Conan, che per via dell'abbraccio di prima era molto vicino a Ran, era riuscito a sentire granparte della conversazione.
"Chissà chi starà chiamando Hattori..."
Accese il cellulare:« SESSANTAQUATTRO CHIAMATE PERSE!?? »





^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^


Nel frattempo, da qualche parte a Tokyo



 


"Segreteria telefonica di Conan Edogawa, lasciare un mes.. "
Il ragazzo di Osaka riattaccò per l'ennesima volta. Aveva perso il conto del numero delle volte in cui aveva provato a chiamare Kudo.
Perchè diavolo non rispondeva!?
Un attimo di distrazione e non lo aveva più visto. Aveva provato a cercarlo nei dintorni, non poteva essere andato tanto lontano,no?
Così si era ritrovato a vagare per la capitale nipponica, in quartieri che non aveva né mai visto né visitato, fino a perdere completamente l'orientamento.
« Maledetta Tokyo con le sue strade che sembrano tutte uguali... » aveva borbottato sbuffando,  mentre continuava la lunga camminata che aveva intrapreso.
Se Kudo non voleva proprio rispondere si sarebbe dovuto rassegnare a chiedere indicazioni.
Sospirò, preparandosi ad entrare nell'alimentari di fronte.
« Driiiiiiiiin » Fantastico, il telefono stava squillando.
Lesse lo schermo: « KUDO !!! » Urlò letteralmente attirando irrimediabilmente l'attenzione dei passanti.
Senza indugi, accettò la chiamata.
« Pronto, Kudo! »
« Hattori dove sei? » Una voce seccata e stufa rimbombava nelle orecchie del detective del Kansai.
« Non lo so! » sbottò facendo rimanere di sasso il rivale.
« Come non lo sai?? Vorresti dirmi che ti sei perso? » Più che preoccupato sembrava divertito.
Heji non rispose subito, ma solamente dopo qualche secondo incominciò a farfugliare qualche specie di risposta: « Sì... cioè no! Forse... »
Conan ridacchió: Possibile che Hattori non avesse un minimo di orientamento fuori Osaka?
« Ok... Ho capito. Potresti dirmi cosa vedi? » chiese capendo l'imbarazzo dell'amico.
« Di fronte a me c'è una sottospecie di alimentari, dietro di me un grande parco con tanto di laghetto e accanto a me un'università... » spiegò il detective del Kansai guardandosi intorno alla ricerca di un punto fisso da elencare.
« Ok... Fammi pensare... »
« Hattori? »
« Sì? » chiese dubbioso.
« Quanto hai camminato prima di fermarti? » domandó Conan trattenendo una risata.
« Un po'... » rispose questo ripensando ai minuti precedenti, poi riprese « Perchè scusa? »
« Se la memoria non m'inganna sei a dieci kilometri di distanza dalla agenzia investigativa, Hattori. Aspetta lì che passo a prenderti. » esordì il ragazzo del Kanto, poi continuò il discorso ridacchiando « Non ti immaginavo così sportivo, guarda quante cose si scopre! »
« Hey... » borbottò in segno di protesta.
« Ok... Ora ti raggiungo. Per favore non ti muovere » Conan tagliò corto.


Il detective del Kansai annuì, dimenticandosi che tale gesto non potesse raggiungere l'amico, e riagganciò la chiamata.


Nel frattempo Conan si mise il giubbotto e, senza avvertire nessuno di aver finalmente  ritrovato il disperso,uscì.
Mentre Ai riusciva ad immaginare cosa stesse succedendo , Ran non capiva il motivo percui il fratellino dopo aver chiamato Hattori era corso via all'istante.
Che non volesse conoscere Okita?
Si affacciò fuori per chiedere spiegazioni, ma Conan era già scappato via.


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Conan si fermò per l'ennesima  volta ad un semaforo.
« Di questo passo arriverò da Hattori tra mezz'ora... » borbottó.
No... Era meglio fare presto.

Non riusciva a immaginare cosa sarebbe successo se lo avesse lasciato solo trenta minuti, visto che in un quarto d'ora era riuscito a finire quasi fuori Tokyo.

Non doveva fare presto...di più.

Dopo qualche secondo la luce divenne verde e Conan ripartì.
Quel motorino che si era comprato un mese prima andava benissimo.
Era stato molto utile sin dal primo giorno averlo. Inseguire criminali e andare sui luoghi del delitto dei casi in cui investigava non era mai stato così facile. Ormai era da qualche anno che lavorava senza l'ausilio di "Kogoro il dormiente" e chiedergli tutte le volte un passaggio non era proprio il caso.
Lo aveva comprato senza chiedere pareri a nessuno.
Lo teneva nel garage di Agasa, e non era neanche sicuro che Mouri ne fosse a conoscenza.
Guardò un cartello stradale: mancavano ancora due kilometri e il disperso sarebbe giunto in salvo.

"Un altro caso di sparizione risolto per Conan Edogawa, il detective liceale più famoso in tutto il Giappone e dintorni" pensava ridacchiando come un ebete e muovendo, suo malgrado,  il volante rischiando quasi di sbattere contro un albero.

Già... Per gli auto-elogi ci sarebbe stato tempo dopo, non era proprio nè il momento nè il luogo adatto, avrebbe potuto rileggere le lettere delle sue ammiratrici e crogiolarsi  nel suo mondo di fama e gloria una volta tornato a casa.

Parcheggió il motorino. Riconobbe Heji tra la folla e lo raggiunse.
« Eccomi, certo che avevi camminato, eh? Ci ho messo quasi più tempo io che te a piedi... » esclamò salutando l'amico.

Ma questo bloccò con una mano la bocca del rivale che, prima di zittirsi completamente, emise una raffica di mugolii .

Ad un certo punto il ragazzo di Osaka mollò la presa e Conan, stavolta bisbigliando, non ci pensó due volte a chiedere spiegazioni:« Mi puoi spiegare perchè mi hai zittito?? » chiese questo.

« Guarda laggiù, di fronte a quell'università, proprio lì davanti quell'auto parcheggiata... » borbottò serio indicando il posto.

Conan seguì le indicazioni date e rivolse il suo sguardo verso l'edificio scolastico che imponente, si alzava accanto a loro. Tra le varie auto si distingueva un modello piuttosto raro, ma familiare a Conan: una Porsche365A nera.

Il detective liceale sbiancò; ma cercando di non darlo a vedere assunse la sua solita espressione corrucciata e indagatoria.

Ci fu qualche secondo di silenzio, dove entrambi i detective non smettevano di fissare imbambolati l’auto; ma dopo un poco il ragazzo del Kansai ,senza togliere lo sguardo dal veivolo, esordì: « Non è detto che sia la sua auto, insomma non è mica un pezzo unico… »

La risposta non si fece attendere « E’ una macchina rara, e l’unico nei dintorni ad averla è proprio lui » sentenziò freddo e distaccato Conan, ormai più che assorto nei suoi pensieri.

Si portò una mano alla testa.

Era così strano… troppo strano.

L'organizzazione non si era fatta viva per anni e poi era ricomparsa tutta in una volta.

La lettera di Vermouth, quella anonima di Ai e ora… questo.

Non riusciva a capire cosa stesse succedendo, ma una cosa era certa: lo voleva scoprire.

Cercò di tornare concentrato ed elaborare un piano: se avesse avuto qualche ricetrasmittente avrebbe potuto attaccarla all’auto e…

« Grazie Ai! » esclamò, incominciando ad aggeggiare gli occhiali mentre Hattori incominciava a guardarlo storto.

Non avrebbe mai pensato che gli atteggiamenti pseudo-spionistici di Haibara potessero tornare utili.

Tolse la ricetrasmittente dalla lente destra dei suoi occhiali e sentenziò: « Ascolta: ora facciamo finta di essere degli appassionati di auto, ci avviciniamo e attacchiamo questa ricetrasmittente, intesi? »
Il compare annuì,cercando di non chiedersi dove Conan avesse tirato fuori quell’aggeggio, e s’incamminò insieme all’amico verso il veivolo.

Una fredda ventata li investì, raffreddando gli animi dei due detective che già di per se avevano i brividi.
« Gin e Vodka...  Grazie a loro sono in queste condizioni... » mormorò arrabbiato e spaventato Conan.
Era colpa loro se lui non poteva più vivere come Shinichi Kudo.

Era colpa loro se lui non aveva più la sua vera vita.

Loro facevano parte di un organizzazione criminale nata per uno scopo ignoto,  e non avrebbero esitato a ucciderlo persino lì per strada.
Ma in fondo, in tutti i casi, non sarebbe morto Shinichi Kudo,già perché lui non esisteva più, vero?
Lui era Conan Edogawa, e per l'organizzazione era una semplice e squallida persona come tante.
Heji incominciò a recitare: « Wow di auto così non se ne vedono in giro! »
Conan si riprese:« Hai ragione! Guarda queste ruote! » Con uno scatto felinò attaccò la ricetrasmittente sotto l'auto.
« È stato  bello vedere un simile modello, ma ora dobbiamo andare che peccato! »
« Andiamo... » Così il teatrino finì e i due amici entrarono nel parco soddisfatti.
 

Camminarono a passo svelto, l'erba verde e folta si comprimeva sotto i loro piedi producendo un rumore impercettibile, soffocato dalle grida e dagli schiamazzi dei bambini che giocavano.

L'aria fresca e ben ossigenata da quegli alberi intorno al vialetto veniva intaccata solamente in alcune zone dove dei vecchi e accaniti fumatori si appostavano.

Il sole batteva lieve, quasi completamente oscurato dalle nuvole, mentre un leggero venticello quasi primaverile soffiava appena percettibile.

I due amici continuarono a camminare in silenzio, quasi del tutto assolti nei loro pensieri, fino ad addentrarsi nel parco alla ricerca di una panchina libera.
« Allora Kudo? » Il detective di Osaka attaccò discorso « Ancora non mi hai spiegato cosa sta accadendo »
« Semplicemente non lo capisco. In realtà non capisco proprio niente. » esordì incominciando a scalciare l'erba con i piedi « Dalla lettera di Vermouth a quella anonima di Ai fino al cosa ci fanno Gin e Vodka da queste parti. Sono nel buio più totale. »
« Sei nel buio totale da più di dieci anni, Kudo. Questo non è uno dei tuoi insignificanti casi che sei abituato a risolvere. Questa è un organizzazione criminale, Kudo. Non una moglie che in preda ad un attacco di gelosia ha assassinato il marito. Capisci la differenza? »
Il detective del Kanto annuì  continuando a scalciare e a fissare l'erba.

« Ora cosa si fa? » chiese questo pensieroso « intendo, restiamo qui ad aspettare che l’auto si muova? »

« Nah… lo sai quanto me che potrebbero stare fermi anche per delle ore. Meglio non destare sospetti inutili: quando si muoveranno noi faremo altrettanto » spiegò il detective del Kansai « Forza andiamo via da qui e ricongiungiamoci con gli altri » finì  alzandosi in piedi.
« Approposito, con cosa sei venuto Kudo? Ti sei fatto accompagnare da qualcuno ? »
Conan si ridestò: « Sono venuto in motorino, dai andiamo » spiegò alzandosi in piedi e facendo cenno all'amico di seguirlo. »
« Da quando in qua hai un motorino? » chiese curioso il ragazzo del Kansai.
« Vorrei ricordarti che non mi vedi da tre anni... Forse potrei anche aver imparato a fare qualcosa di nuovo , non credi? »ironizzò il detective, per poi ritornare subito serio « Non avrei mai pensato di  ottenere la patente a ventisei anni e sotto le mentite spoglie di Conan Edogawa... »

I due s'incamminarono fuori dal parco continuando a chiacchierare animatamente.



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Poco prima, casa del Dottor Agasa.

« Hai idea di dove sia andato Conan? » La karateka provò ad attaccare discorso con Ai.
« A prendere Hattori, presumo » La scienziata scandì quelle parole con una tale freddezza e sicurezza che Ran non seppe più se doveva commentare il fatto.
La ragazza dell'agenzia investigativa deglutì e si preparò a continuare il discorso: « E se fosse scappato via perchè è ancora arrabbiato con me? Oppure perchè non vuole conoscere Okita? » chiese visibilmente preoccupata.
A quel punto, la scienziata si alzò, si avvicinò alla karateka, e guardandola fissa negli occhi sentenzió: « Mouri-san, Edogawa-kun non potrà mai essere veramente arrabbiato con te. Tienilo bene a mente, e per favore non farlo soffrire inutilmente »
Passarono alcuni secondi di silenzio dove Ran fissava allibita Ai.
Poi , la prima annuì, guardando negli occhi la scienziata che quasi contemporaneamente distolse lo sguardo.
La karateka stentava a credere a quello che aveva sentito.
Quella ragazzina doveva tenere veramente tanto a Conan, e le sue parole, all'apparenza fredde e distaccate, erano state veramente dolci,ma perchè ora si sentiva come se qualcuno le avesse appena fatto una ramanzina??

Forse perchè ti appena sgridato, Ran. Una liceale ti ha appena fatto la predica, ma non hai il coraggio di controbattere.

Il campanello suonò, e Ran andò ad aprire:  « Kazu! » La karateka scandì quello che la scienziata avrebbe poi interpretato come un saluto.
La karateka aprì il cancello e una ragazza dalla coda di cavallo, seguita a ruota da un ragazzo dalla pettinatura molto simile entrarono.
« Conan? » chiese questo rivolgendosi ad Ai.
« Secondo te? » rispose la scienziata quasi offesa.
Dove diavolo aveva trovato Mouri un tipo del genere che non capiva  neanche che Conan è un nome maschile !?
« Conan in genere si usa per i maschi... » borbottò esausta la karateka.
« Ah già! Avete ragione! Che sbadato che sono... » rispose lui ridacchiando.
« Eheh... » La karateka smorzò una risata.
« Allora tu chi sei ? » Chiese Okita rivolgendosi per l'ennesima volta ad Haibara.
La scienziata usufruì di tutto il suo autocontrollo e pronunciò impettita: « Si da il caso che questa è casa mia, e qui l'estraneo sei tu. Non dovresti dunque presentarti prima tu? »
« Oh come siamo scortesi... Mi chiamo Hajime Okita, e sono un grande amico di Ran... »
La conosceva da mezza giornata e si riteneva un grande amico, se non qualcosa di più!?
La scienziata incominciava ad odiarlo più di quanto avesse mai potuto Conan.
« Driiiiiin » il campanello interruppe il momento.

« Vado io, dovrebbero essere Conan e Hattori » proclamó la karateka.
E infatti così fu. I due detective entrarono in casa interrompendo la conversazione da poco iniziata per sedersi su, quel comodo e decisamente sovrappopolato, divano.
« Ci conosciamo? » Conan guardò truce Okita.
« Direi di no. Piacere, sono Hajime Okita. Il tuo futuro cognato. » finì lui beffardo mentre Conan si tratteneva a stento di commettere un delitto.
« Piacere Conan Edogawa. Non sarò mai niente per te e tu non sarai mai niente per me, intesi? » proclamò aspro mentre prendeva per un braccio Ai.
« Questa invece è Ai Haibara, la mia ragazza. » proclamó fiero mentre Ran sbiancava.
« Ah... A quanto vedo gli scorbutici si attraggono... » commentò sprezzante osservandoli con superiorità.
« Conan dici sul serio? » la karateka era rimasta di sasso. Invece, Kazuha sfoderava in sorriso a trentadue denti che stava a significare " Io l'ho sempre saputo" ed Heji si tratteneva a stento di scoppiare a ridere.
Il ragazzo del Kansai sbuffò: non aveva voglia di vedere quella specie di soap opera creatasi in quel soggiorno.
Infatti ben presto smise di seguire il continuo scambio di battute tra Conan e Okita e lasciò vagare la mente libera tra i pensieri.
"Chissà se Gin e Vodka abbiano già preso l'auto..."
Senza pensarci due volte, il detective dell'Ovest sfilò gli occhiali a Conan e se li mise, per accertarsi della situazione.
Guardò i grafici: « Uffa non si sono mossi... » borbottó seccato. Cosa stavano facendo per metterci così tanto tempo!?
« Hattori! » Un liceale si era appena avventato sul Detective dell'Ovest, recuperando in un millisecondo gli occhiali perduti.
« Che fratello antipatico che hai Ran... » borbottò Okita incrociando le braccia.
Ran trasalì: Conan antipatico? Forse un po' saputello, ma sicuramente non antipatico. « Mio fratello non è antipatico, anzi è anche molto gentile e premuroso! » sbottò la karateka,rendendosi conto solo successivamente dell'infantilità della frase appena detta.

« Sentite, che ne dite se andiamo tutti a mangiare da Kogoro? » Kazuha s'intromise non appena si accorse che se continuavano così sarebbe scoppiata una rissa.
« Ottima idea, almeno conosci mio padre... » proclamò Ran rivolgendosi ad Okita.
« Speriamo che sia più simpatico del figlio... » borbottò lui.
« Non sono figlio di Kogoro. Non l'hai notato che Ran si chiama Mouri e io Edogawa? » precisò il detective dell'Est seccato e stufo.
« Oh scusa... Come siamo permalosi... »
« Avantì Ran, andiamo » continuò allungando il braccio verso la karateka toccando, a giudicare dall'improvviso mutamento di colore della ragazza, il posteriore della suddetta.
A quel punto Conan, rosso di rabbia, non riuscì più a trattenersi e tiró un pugno in faccia ad Okita.
Questo si riversò sul divano emettendo qualche mugolio  di disapprovazione. Accanto a lui Conan e Ai sorridevano compiaciuti, mentre Ran preoccupata cercava qualche medicinale per alleviare il dolore.
« Cosa gli  hai fatto, Conan!?  » chiese lei arrabbiata.
« Gli ho dato quello che si meritava...» borbottò lui con ancora i pugni stretti.
« Dovrebbe ritornare pimpante tra qualche minuto... Intanto godiamoci il momento... » proclamò la scienziata, mentre si accomodava sul divano accanto ad Okita con nonchalance.

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Buondì!
Che si dice?
Ecco a voi il settimo capitolo !
( ancora non ci credo di essere vicina ai capitoli con le due cifre... )
Non sono completamente soddisfatta del risultato, ma ho cercato di migliorarlo e renderlo il più scorrevole possibile. Io ho fatto del mio meglio, ( Possibile che mi trovo sempre così in difficoltà con i capitoli un po' più complessi?? )

Vabbè ritornando a noi, vorrei farvi presente che in realtà ho spezzato il capitolo sette in due parti...
Comunque è abbastanza lungo come capitolo,no ?
Dico così perché scrivendo dal telefono non me ne rendo conto più di tanto ^_^
Parlando della trama...
Si vede "la fuga" dal punto di vista di Ran,il Tonno del Kansai che dimostra le sue doti di orientamento e poi l'auto di Gin e Vodka...mh chissà cosa staranno facendo...
E per finire Conan e Ai che "fanno amicizia" con Okita... Ma quanto è odioso quello lì!?
La storia prosegue lenta come una lumaca, ma costante ( in fondo neanche l'anime originale è proprio riassuntivo, no? )
Vorrei comunicarvi che questo capitolo era già pronto da qualche giorno, solamente che ho avuto problemi con il bluetooth che hanno rimandato la data di pubblicazione fino ad oggi.

Ringrazio stef23 , _fantasie_ , martini02 , virginiella4869 , shinichi e ran amore , WinnerFrozen e BlackLapis per aver recensito il precedente capitolo;
(Ancora) _fantasie_ , Starmystar , vanessa_1999 , sarocchia , Youaremysmile03 , Shelly_Naocrijo e conan99 che hanno messo la mia storia tra le seguite;
Bianca76 e sarocchia per averla messa tra le ricordate;
E infine MelodySong 99, (ancora) Youaremysmile03 , (ancora) BlackLapis e (ancora) WinnerFrozen per averla messa tra le preferite!

Grazie anche a chi legge soltanto!
Spero di non avervi deluso con questo capitolo, ma in ogni caso fatemelo sapere nelle recensioni. (^_-)

Saluti
Fogli






Inviato da  Saturno

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Capitolo 8
*** Ti presento mio padre ***


Ti presento mio padre                       

 

Appena Okita rinvenne non perse tempo e continuò la lite intrapresa con i due liceali rimpiccioliti.
Tra questi, Conan incominciava seriamente a capire cosa portava un criminale a compiere un delitto.
Ran s'intromise tra i tre e gli intimò di fermarsi: d'altronde avrebbe dovuto presentare Okita a Kogoro, e il colorito vocabolario del ragazzo non era proprio una cosa da rendere particolarmente nota al padre.  Già, perché da qualche minuto Conan e Hajime avevano incominciato a imprecare parole sconnesse e certamente non proprio cortesi a vicenda.
Lei stessa era rimasta sorpresa dalle offese originali ed elaborate che aveva presentato Conan, non riusciva a concepire che il suo innocente e gentile fratellino conoscesse tali insulti.
Certo, anche Haibara faceva degli interventi, ma la cosa era certamente più rada e lei stessa più calma e misurata. Ma la cosa che l'aveva veramente sorpresa era la confessione di Conan dinanzi ad Okita: Era fidanzato con Ai.
Quella frase così semplice era arrivata schietta alle sue orecchie, e con lei il suo duro significato.
 
Il tuo caro fratellino non è più tutto tuo.
 
Ora doveva dividerselo con quella ragazzina.
Almeno lei, però era giunta ad un lieto fine con il suo amico d'infanzia.
 
Al contrario di te, Ran.
 
In quello stesso istante provò un pizzico d'invidia nei confronti di Ai.
In fondo lei aveva quello che la karateka aveva sempre desiderato: una vita felice con qualcuno, qualcuno non da aspettare, ma presente.
Quanto le sarebbe piaciuto aver avuto qualcuno da abbracciare, qualcuno a cui voler bene, qualcuno da amare.
Ma lei, in quelli che probabilmente erano stati i migliori anni della sua vita, aveva avuto solo Conan.
 
Ma ora Conan farà sorridere un’altra ragazza, Ran.
 
Ed era giusto così.
In fondo, il lieto fine non è destinato a tutti. C'è chi è fortunato, e chi no.
 
Accettalo.
 
Ora lei doveva pensare al presente. Doveva cercare di essere felice con qualcun'altro e quello era Okita.
 
Sempre se riesce a uscire indenne da questo litigio...
 
Con velocità felina bloccò i due litiganti con una stretta al polso e gli intimò di fermarsi con tono minaccioso.   Alla vista della ragazza infuriata i due, spaventati, si scusarono - sebbene con un po' di astio- a vicenda e ripromisero di non litigare in presenza di Kogoro.
La banda, con le chiavi di Ran, apri la porta dell'appartamento sopra l'agenzia investigativa, trovandosi davanti un uomo tutt'altro che presentabile.
L'ex- detective dormiente giaceva vulnerabile su una sedia girevole rossa; la camicia bianca imbrattata di qualcosa che dal colore sembrava birra, la mano semiaperta che impugnava la bottiglia contenente il liquido incriminato; il suo volto sconvolto e stanco contornato da una barba incurata probabilmente da un bel po' di giorni. I capelli non erano certo messi meglio, visto che il caro Kogoro incominciava a soffrire di calvizie e la gelatina che si era spalmato probabilmente una settimana prima non contribuiva ad aumentare la massa della sua chioma, ma sicuramente il tocco di classe era la bocca aperta a mo' di deposito di aerei che lasciava libero accesso a qualunque moscerino che ne fosse interessato.
Il padrone di casa salutò i ragazzi con una serie di parole sconnesse e prive di senso.
Ran, ormai convinta che le possibilità di far fare alla sua famiglia una buona impressione erano pari a zero, smorzò una risatina nervosa facendo accomodare il gruppo.
« Questo è mio padre... » borbottò portandosi una mano alla testa più che imbarazzata.
Da quando Conan aveva incominciato a risolvere casi per conto suo i clienti all'agenzia si erano diradati sempre di più. In compenso il suo caro fratellino era diventato nel giro di un anno un detective di fama internazionale rinomato addirittura più del suo predecessore.
Ma, al contrario di qualunque previsione, a Kogoro non importava un granché: come diceva lui, l'importante era che il lavoro rimaneva in famiglia.
Peccato che col passare del tempo l'ex-detective dormiente aveva sempre più tempo libero, troppo.
Le serate e le sbronze s'intervallavano a ritmo frenetico e crescente, fino ad arrivare a ...questo.
E se questo era un padre di famiglia che avrebbe dovuto portare il pane a casa erano messi davvero male.
Era imbarazzante, se non sconcertante, sapere che buona parte dei guadagni provenivano dalle tasche del fratellino, e che senza di lui, a quest'ora si sarebbero ritrovati sotto un ponte.
Povero Conan... Per tutto quello che aveva fatto si sarebbe meritato un monumento.
Un monumento? Si sarebbe meritato qualcosa di molto più importante di una costruzione.
Lui era stato per lei una presenza rassicurante, che le donava conforto e la proteggeva dai pericoli.
Sbaglio o questo non era proprio il compito dei fratelli minori?
Conan aveva avuto un ruolo importante, quasi paterno, per lei.
Quando l’abbracciava si sentiva protetta, si sentiva bene, come se non esistesse posto migliore che tra quelle braccia, che solamente da qualche anno riuscivano a cingerla completamente.
Lei era come un bambino, vulnerabile e triste senza la mamma.
 
Sbaglio o stai diventando dipendente da Conan?
 
Prese i piatti e le bacchette e incominciò ad apparecchiare.
Nel frattempo, Conan si era avvicinato a Kogoro, lo fissava indeciso sul da farsi: svegliarlo o meno?
Optò per la prima opzione: scosse lo zietto con degli strattoni, Kogoro, di tutta risposta balbettò qualcosa come: « Tutto sul mio conto, pagherò domani… Oppure vuole offrirmi qualcosa da bere, bella signorina? »
Il detective non riuscì a trattenere una risatina nervosa, accompagnato da Heiji che sfacciato, era scoppiato a ridere, e sembrava proprio non volersi fermare.
« Sei proprio una bella signorina, eh Conan? » borbottò incominciando a lacrimare.
Le risate svegliarono l’ubriaco, che riconoscendo il detective da strapazzo di Osaka ridere di gusto davanti a lui, dedusse di essere stato preso in giro dal figlioccio; senza pensarci due volte tirò una botta sul capo di Conan -tanto per riaffermare il suo ruolo di forte e temibile capo famiglia (?)-  che fece produrre a questo un mugolio di disapprovazione accompagnato da un massaggio d’obbligo al capo.
« Papà, finalmente ti sei svegliato! » la karateka si avvicinò a lui con ancora in mano i bicchieri.
« Già non hai fatto altro che dormire zietto! come sempre… » L’ultima parte della frase fu appena borbottata, ma nonostante tutto arrivò all’orecchio del diretto interessato che rispose a tono con un altro scappellotto nel, povero e malmenato, cranio del figlioccio.
Heiji, ormai consapevole di essere particolarmente incline al distrarsi quella giornata, si chiese quante botte in testa avesse mai ricevuto Conan nel giro dei dieci anni di permanenza in casa Mouri.
Mille? Diecimila? UN MILIONE!?
Si chiese se ottenere un milione di scappellotti rientrasse nel guinness dei primati.
 
Forse arrivati a quel punto il cranio si fortifica a tal punto di poter rompere un’asse di legno!
 
Immaginò Conan spaccare delle tegole con la testa: rise da solo al pensiero.
 
Certo, Kudo è una testa dura, ma non in quel senso!
 
Senza pensarci due volte, testò la forza del cranio del rivale con una breve bussata sul suddetto.
 
« Cosa diavolo ti salta in mente, Hattori? » Conan lo guardava tutt’altro che benevolo.
« Eh?? Niente! Stavo solo valutando se il tuo cranio si è rinforzato abbastanza da essere degno di un record mondiale… » spiegò portandosi una mano alla nuca, senza rendersi conto del completo nonsense della frase detta.
Conan lo guardò storto per poi emettere perplesso « Ah… »
 
« Lascialo stare, quello scemo non sa nemmeno lui cosa dice… » Kazuha aveva commentato il fatto sbuffando.
« No, ti sbagli qui la scema sei tu! » rispose a tono il detective del Kansai.
Conan alla scena non riuscì a nascondere un sorrisetto: ne aveva viste di coppie, tra polizia, scuola e lavoro.
Ma nessuna era strana come quella del suo amico Hattori e Kazuha: quei due si amavano, questo lo sapeva, ma in un modo tutto loro… ecco.
Si scambiavano offese e insulti per nulla, incominciando a bisticciare come cane e gatto alla minima occasione.
Così uno “scemo” seguito a ruota da cretina, stupido, sciocca e via dicendo diventavano il tormentone della serata.
Ma non era mai una cosa seria: si capiva che non erano mai veramente arrabbiati l’un con l’altra.
Quei commenti sarcastici seguiti da una vasta gamma di offese tra cui stupida, cretina o pazzo erano quasi un simbolo d’affetto.
 
 
Scambiarsi insulti deve essere il loro modo di volersi bene, credo.
 
 
Rimase qualche secondo immobile e, riflettendo su i pensieri fatti, rilasciò una risatina isterica.
 
 
Bah…. Che problemi mi faccio, certe volte sembro Sonoko...
 
 
Nel frattempo Kogoro si era svegliato completamente: dopo essersi alzato in piedi rivolse uno sguardo al gruppo appena entrato in casa.
C’era sua figlia, Conan, quella ragazzina con il broncio, il mocciosetto di Osaka con la ragazza e quello sconosciuto col codino…
 
Aspetta, chi è quello sconosciuto col codino???
 
Lo fissò con sguardo indagatorio, incominciando a indagare sulla sua identità.
 
Forza, Kogoro e ora che tu ricominci ad usare quei neuroni tenuti troppo tempo immersi nell’alcool…
 
Mouri incominciò a ragionare: Non poteva essere il fidanzato dell’amichetta di Conan, era troppo vecchio…
Sarebbe potuto essere un amico di quel detective da strapazzo...nah ancora non si erano nemmeno rivolti la parola…
 
« Scusa papa? » una voce femminile interruppe i pensieri di Kogoro.
« Si? » chiese distrattamente lanciando uno sguardo alla figlia.
Particolare che improvvisamente notò fu l’abbigliamento della ragazza: Come diavolo si era conciata la sua piccolina??
Afferrò un abito dall’attaccapanni, e senza prestare attenzione a cosa fosse, lo infilò addosso alla ragazza, che continuava a guardarlo senza capire.
« Come diavolo ti sei vestita!? » chiese capendo che incominciava a perdere le staffe.
Quella magliettina aderente e scollata era troppo volgare per una fanciulla dalla elevata raffinatezza come la sua bambina, lei non era quel genere di ragazza, insomma!
Forse la sua piccola, troppo ingenua e pura, non riusciva a capire che quel tipo di abbigliamento era usato spesso dalle donne che si trovavano nei locali che   il padre frequentava, e forse non concepiva neanche il fatto che andando in giro per Tokyo vestita in quel modo prima o poi si sarebbe incappata in qualche ragazzaccio…
La sua mente si illuminò:
 
Ti prego non dirmi che quel ragazzo col codino è quello che penso…
 
« Vorrei presentarti Okita, è un mio amico… » spiegò questa indicando il giovane dietro di lei.
 
Oh no, come sospettavo…
 
Sentì la rabbia scaturire nel suo animo: come poteva quel ragazzo, anzi quel mostro, anche solo pensare di poter essere amico della sua bambina!?
« Soltanto un amico? » mormorò il ragazzo col codino guardando languido Ran.
Tale occhiata venne subito intercettata dal padre, che strinse i pugni e diventò letteralmente rosso di rabbia.
Come osava quell’essere dire certe cose!? Se avesse solo provato a toccare, anzi sfiorare, la sua bambina avrebbe dovuto vedersela con il grande -e spietato- detective Kogoro Mouri!
Guardò truce quell’infimo essere col codino, chi si credeva di essere!?
Più che arrabbiato si avvicinò rosso di rabbia al ragazzo: « Sta lontano da mia figlia! » ringhiò letteralmente.
Trasalì: qualcuno aveva detto le sue stesse parole nello stesso istante.
L’unica differenza era che quello aveva chiamato la sua piccola “Ran” e non “figlia”.
Si girò: era stato Conan.
 
 
Kogoro lo guardò storto per qualche secondo: il ragazzino era sempre stato possessivo con Ran, ma in fondo era un bene.
Infatti, l’ex-detective dormiente sapeva bene di non poter seguire la sua bambina per tutta Tokyo, ma al contrario Conan sì.
E il bello era che stava sempre appiccicato a Ran già di suo senza che nessuno gli chiedesse niente.
E lui poteva, anzi doveva, fare in modo che alla sua bambina non venisse torto un capello.
Era il minimo dopo il soggiorno quasi completamente* gratuito che gli era stato offerto per ben dieci anni.
Quel ragazzino doveva essergli grato, era grazie a lui che il piccolo aveva imparato a fare il detective: a dodici anni gli aveva gentilmente offerto un corso d’investigazione gratuito come suo insegnante, insomma chi non avrebbe accettato?
In fondo ci teneva che quel ragazzino seguisse le sue orme: Conan ormai era come un figlio per lui, soprattutto da quando venne a conoscenza che i genitori del marmocchio erano morti in un incidente stradale.
All’epoca aveva solamente dieci anni, ma nonostante tutto il figlioccio non aveva versato neanche una lacrima alla notizia: quel bambino cercava di essere forte, doveva aver cercato di seguire l’esempio dal grande detective Kogoro Mouri, sempre astuto e audace anche nelle situazioni più disparate!
Questo comportamento intenerì l’ex-detective, che decise che due anni dopo –ovvero quando il povero orfanello sarebbe stato un po’ più grandicello- avrebbe impartito al ragazzino una serie di lezioni di investigazione per insegnargli cosa vuol dire essere davvero un detective, e non una sottospecie di aiutante di un vecchio ispettore.
Ma quando questo gli offrì questa imperdibile opportunità, cosa fece il marmocchio?
Da bravo saputello quale era gli aveva riso in faccia.
La cosa aveva fatto imbestialire terribilmente il detective di mezza età: come osava quel ragazzino ridere del suo Sensei??
All’epoca Conan era comparso qualche volta in alcuni giornali regionali come “Conan Edogawa; il jolly della polizia”; gli articoli parlavano di questo ragazzino dodicenne che, quando le indagini di qualsivoglia omicidio e simili sembravano essere ad un punto fermo, forniva spunti e indizi interessanti che smuovevano la situazione.
“Fu in quel periodo che cominciò ad avere le sue prime fan… “si ricordò il detective, pensando a quanto fosse seccante trovare bigliettini e mielose lettere d’amore non indirizzate a se stesso nella cassetta della posta.
Ad ogni modo, in quel periodo il moccioso, avendo visto la sua faccia su qualche articolo, aveva incominciato a pavoneggiarsi e sentirsi superiore.
Come quel detective da quattro soldi che aveva quasi abbindolato la sua bambina al liceo!
 
Basta Kogoro, lo sai che non sta bene parlare male dei morti…
 
 
In ogni caso, ci pensò lo zietto a fare una bella lavata di capo a quel mocciosetto e ad obbligarlo di partecipare al corso.
Si rivelò un bravo studente, raggiunse quasi il livello del maestro a dirla tutta.
Così gli aveva aperto la strada per il successo, restando a suo discapito, disoccupato.
Ma Conan guadagnava al giorno più di quanto l’agenzia avesse mai fruttato in una settimana, e in certo senso il vederlo così attivo nella sua passione, rendeva lo zietto fiero e felice.
Già perché era tutto grazie a lui.
Conan era come un figlio per lui, anzi lo era sicuramente: chi se non un uomo che ha badato ad un bambino per ben dieci anni si può chiamare padre di questo?
Lui lo aveva accudito, lo aveva sfamato e dissetato, lo aveva aiutato.
Lui lo aveva visto crescere e raggiungere nuovi traguardi, ma soprattutto lui lo aveva visto affezionarsi a Ran e a se, fino a rendersi conto di quanto affetto provasse nei confronti di quel mocciosetto con gli occhiali.
Però ora doveva occuparsi della sua bambina e di quel mostro che cercava di abbindolarla.
Si mosse in direzione di quell’essere: non aveva idea di quanto tempo fosse stato immerso tra i pensieri, ma fatto era che voleva mettere le cose in chiaro.
« Piacere Kogoro Mouri » borbottò mostrando un sorriso ai limiti del falso.
« Piacere, sono Hajime Okita. Ho incontrato Ran stamani e abbiamo subito stretto un legame, lei deve essere il padre giusto? » chiese, sfrontato e arrogante.
Kogoro trasalì: quel ragazzo era impetuoso, maledettamente sicuro di se, acido con le parole.
Non era il tipo per la sua bambina, anzi: più le stava lontano meglio era.
 
Conan? Perché non hai fatto il tuo lavoro!?
 
« Bene, ci siamo conosciuti, ora poi andare… » borbottò stringendo i pugni per soffocare la rabbia.
« Papa? Guarda che Okita rimane a pranzo da noi! »
In quel momento gli cadde il mondo addosso. Doveva veramente condividere il pane guadagnato col sudore della fronte con uno sbruffone arrogante che voleva portargli via la figlia?
« No, ma come? E’ un VERO PECCATO che tu debba andare via! Forza, vai altrimenti arriverai in ritardo! » intimò guardando il povero ragazzo col codino con sguardo assassino.
Questo, spaventato, mormorò qualcosa simile ad un “Sì” per poi correre alla porta, venendo intercettato, suo malgrado, da Ran.
« Da qui nessuno si muove! » sentenziò guardando truce Kogoro e Okita « Poi, visto che quella che cucina sono io, ho tutto il diritto di scegliere chi resta a mangiare da noi, oppure vuoi cucinare tu, papi? »
Fantastico, gli aveva appena fatto scacco matto.
Si ricordava quando un anno fa Ran aveva dato forfè e aveva costretto lui e Conan a mangiare cibo d’asporto per una settimana, e non voleva ripetere l’esperienza.
Sbuffò e si sedette a tavola.
Dopo qualche minuto il pranzo venne servito e tutti si accomodarono.
Quasi all’istante tutti incominciarono a parlare del più e del meno, solamente Kogoro continuava a fissare imperterrito Okita senza emettere parola.
Heiji, intercettando l’occhiata truce di Mouri, incominciò a chiedersi se in quella giornata avrebbe assistito ad un omicidio.
Hajime era in serio pericolo, avrebbe fatto meglio ad allontanarsi il più velocemente possibile, nessuno sapeva veramente quanto poteva diventare feroce quel vecchio detective quando si trattava di sua figlia.
« Wow Ran non pensavo che ti stesse così bene la mia divisa di calcio! » borbottò Conan riferendosi all’abbigliamento della ragazza.
Questa sgranò gli occhi e rivolse a se il suo sguardo: era vero, suo padre gli aveva messo l’uniforme della squadra di calcio Teitan, quella da capitano.
Quella di Conan.
Senza sapere neanche lei il motivo arrossì rendendosi conto che la maglia era impregnata dell’odore del fratellino. Quasi quasi non voleva più toglierla.
Ridacchiò: certe volte odorava le persone come se fosse un …cane.
Doveva vergognarsi per quello?
« Me l’ha messa mio padre… non è colpa mia. » borbottò sentendosi fuori luogo.
« Conan, potresti dirmi perché diavolo c’era la tua divisa sull’attaccapanni? » chiese ridacchiando Ai, riuscendo come sempre, a metterlo in imbarazzo.
A quel punto Heiji era letteralmente scoppiato a ridere:« Eh Conan? Vorresti dirmi che appena entrato in casa ti togli la maglia!? Non ti sembra più appropriato andare in camera e indossarne un'altra? »
Il detective dell’Est diventò di un colore simile al violaceo e incomincio ha borbottare una serie infinita di parole sconnesse.
 
No, questo no! Se Haibara e Hattori incominciano a coalizzarsi e prendermi in giro non potrò più dormire sogni tranquilli!
 
« Hattori… Ai… perché non mi fate il favore di stare zitti? » borbottò stufo.
« Come scusa? E da quando la chiami per nome? » Kogoro si era, improvvisamente, interessato al discorso.
Ma a rispondere non fu Conan, bensì Okita: « Bah… certo che siete proprio una famiglia strana! Come dovrebbero chiamarsi due fidanzati? »
« ZITTO TU! » urlò il padrone di casa, senza neanche ascoltare quello che il ragazzo aveva detto. Non gli andava proprio di risentire la voce di quell’impiastro… ma aspetta … se non sbaglio gli aveva detto che…
« Voi due siete fidanzati!? » chiese risputando l’acqua che stava bevendo nel suo bicchiere.
Conan fece per parlare, ma imbarazzato per la situazione, e per quello che avrebbe dovuto dire rimase fermo –quasi bloccato- a mo’ di televisore rotto.
« Sì, lo siamo » rispose Haibara, notando che l’amico sembrava congelato.
 
Eheh… prima mi prega di aiutarlo e poi non riesce neanche a recitare la parte…
Ah, pagherei oro per rendere tutto questo reale…
No, Shiho non devi illuderti!
 
Nel frattempo anche Kogoro si era immerso nei pensieri: non si era reso conto che il ragazzino occhialuto e saputello era cresciuto, e fosse già grande.
Un po’ gli mancava non avere un bambino piccolo che girovagava per casa, lo faceva sentire giovane, in un certo senso.
Peccato che i bambini crescano e diventano grandi…
 
E ora perché parli come un vecchio decrepito!?
 
“Beh… almeno quella ragazzina mi sembra per bene, un po’ scontrosa, ma per bene. Ora però devo pensare a mia figlia, che non ha buon gusto in fatto di ragazzi! Possibile che mai mi porti un laureato? Se penso che due anni fa ha rifiutato il Dottor Araide e la sua paga profumata, mi ribolle il sangue!”
 
« Allora, Okita ci parli un po’ di te? » chiese con una gentilezza incredibile, che impressionò il detective dell’Ovest.
 
“Certo che oggi sto’ pazzo è più schizofrenico del normale! Prima sembra che lo voglia uccidere, e poi fa queste uscite gentili… Bah. “
 
« Sì, grazie sono molto lieto che le interessi il mio passato signore! »
 
“Ah… perfetto ora fa anche lui il lecchino… “
 
« A giudicare dalla casa in cui sono stato ritrovato, io dovrei appartenere ad una famiglia benestante »Spiegò con orgoglio.
« O almeno credo. » continuò mentre il suo viso si incupiva.
« Come, vorresti dirmi che non lo sai? » L’ex detective dormiente sembrava seriamente interessato al discorso.
« Vede… io ho perso i miei genitori quando avevo cinque anni. E’ successo in una notte di luglio. Non so bene cosa sia successo, so solo che i miei genitori erano privi di vita sull’ingresso di casa. Mi hanno detto di avermi ritrovato svenuto in camera mia. La polizia crede che io abbia visto in faccia l’assassino, ma il fatto è che io quel giorno, ho perso la memoria. » finì facendo un sorriso amaro.
Ora tutti fissavano Okita, chi con sguardo spaventato e chi incuriosito, ma fatto era che tutti loro erano veramente impazienti di conoscere la vita di quel ragazzo.
« Visto che i corpi dei miei genitori erano a dir poco maciullati non è stato possibile risalire alla loro identità, e di conseguenza io ero un orfano che non sapeva neanche il suo nome e cognome. » spiegò tristemente al ricordo di quei brutti giorni.
« Scusa, ma in casa non c’era niente che poteva portare all’identità dei tuoi genitori? Non so, la carta d’identità, la patente o magari il portafoglio! » chiese Conan incominciando a provare una certa pena per il ragazzo.
« E’ qui che viene il bello. Tutti gli effetti miei e dei miei genitori erano scomparsi. Chiunque abbia fatto una cosa del genere è un esperto. »
« Capisco… » borbottò Conan incominciando a ragionare.
« Quindi io venni adottato dalla famiglia Hajime, che desiderava un figlio, ma non poteva averlo naturalmente. Mi diedero il nome Okita, e da quel giorno io mi chiamo così. » finì osservando i visi allibiti del resto del gruppo.
Ran alla scoperta era rimasta di sasso. Non riusciva ad immaginare che un ragazzo così scontroso testardo e sicuro di se potesse avere un passato simile.
Non sapere neanche il proprio nome doveva essere snervante. Improvvisamente si rese conto di quanto lei fosse stata fortunata ad avere dei genitori separati, ma presenti.
Certe persone hanno una corteccia che li protegge dal mondo, magari dopo un forte trauma. Okita era uno di questi.
 



Note:
*ep il rapimento di Conan, Yukiko dona dei soldi a Kogoro per occuparsi del mantenimento del figlio.

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^
 
Buondì!
Sorpresi vero?
Beh… anch’io.
Comunque credo di aver sfornato un altro capitolo mongolfiera, voi che ne pensate?
Ma… passiamo ai fatti.
Il nostro Kogoro fa amicizia con il nostro grande simpaticone,
Poi incomincia a riflettere su Conan (scusatemi se vi ho annoiato, ma ci tenevo a sottolineare quanto il detective dormiente tenesse ai suoi figli)
D’altro canto, anche le riflessioni di Heiji sono singolari, avreste mai pensato che Conan potesse vincere un record per la sua testa dura?
Poi, ho mostrato al mondo il lato nascosto di Okita. Dai, dite la verità, lo so che vi ho trollato ben benino xD
Comunque rimarrà il solito rivale di Conan, non pensate male, non è che tutto ad un tratto diventa simpatico!
… un altro mistero si aggiunge, e la verità è sempre una sola ehehe…
No, seriamente, qui tutto è collegato, quindi letteralmente la verità è una ^^
Non mi sono scordata dell’auto di Gin e Vodka, se ne riparlerà nel prossimo capitolo!
Ah, e per quanto riguarda il disegno che è comparso, è una mia “opera”. Ho pensato che sarebbe stato bello mettere delle illustrazioni, e allora ho disegnato un po’ ^^
Spero che vi piacciono, ma fate presente che non ho nessuna tavoletta grafica, ho disegnato tutto dal tablet – grazie ad una applicazione gratuita- e quindi la grafica non è delle migliori T.T
In ogni caso ditemi se è meglio che li rimuovo…
Se avete tempo, passate nei capitoli precedenti, in alcuni ho messo delle immagini!
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, ma in ogni caso fatemelo sapere nelle recensioni (^_-)
Ma ora…passiamo ai ringraziamenti J
 

 
grazie a chi ha recensito: shinichi e ran amore WinnerFrozen _fantasie_ Zanexd22 B Beky Starmystar Shinichi00 ranxshin025 martini02 virginiella4869
a chi ha messo la storia tra le seguite: Shinichi00 Rosye EleEmerald ilary07 Julie05_ShinRan          
a chi ha messo la storia tra le preferite Ehi_Ciao_3 Julie05_ShinRan _fantasie_ RossellaPottered            
a chi ha messo la storia tra le ricordate Dudi_Mouri Julie05_ShinRan                

Saluti
Fogli
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Dichiararsi? ***


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Dichiararsi?

Ayumi tastò con un dito l’hamburger che aveva appena ordinato.

Non aveva proprio fame, anzi solo al vedere del cibo il suo stomaco si rivoltava.

In realtà non capiva neanche il motivo, visto che non aveva ancora mangiato niente, ma forse la sua fame veniva placata da quella sensazione di ansia che stava provando per Conan.

Era scappato via senza dare spiegazioni.

Neanche Ai sapeva dove fosse andato, e solitamente Ai sapeva tutto di lui.

Lei aveva semplicemente fatto spallucce e dichiarato, senza dare altre spiegazioni, che avrebbero solamente perso tempo ad aspettarlo.

Poi era andata via anche lei.

Per un attimo aveva pensato che quei due avessero un appuntamento segreto.

Ma poi si era ricreduta: in fondo Ai non aveva mai mostrato affetto nei confronti di Conan, e lui idem.

Però, se non si fosse dichiarata al più presto quei due avrebbero potuto riscoprirsi a vicenda, e la sua ipotesi diventare un eventualità.

Doveva stare attenta, c’era troppa complicità tra i due.

Era proprio quello il motivo per cui non era più sicura di donare a Conan quella cravatta che stringeva in mano.

Ma, in fondo, non era neanche detto che solo Ai fosse interessata al suo amore.

 

E se ci fosse un'altra Ayumi? Magari una bella, alta, snella e seducente?

Una sirena che ha già incantato il tuo Conan?

 

No, quel giorno doveva dichiararsi apertamente e togliersi ogni dubbio.

 O, almeno, doveva provarci.

In fondo, era quasi sicura che Conan fosse già a conoscenza dei suoi sentimenti. Ma doveva rendere la cosa ufficiale.

Lui era il ragazzo di cui si era innamorata all’istante, dieci anni prima, e ora i suoi sentimenti erano rimasti invariati, anzi erano cresciuti.

Se prima era solo una cottarella, ora poteva giurare che quello era amore.

Non riusciva a immaginarsi senza il suo Conan.

Si portò le mani al petto, stringendo forte la cravatta, e con aria sognante guardò il soffitto del fast food: Il suo detective preferito, sempre acuto e ingegnoso, il suo genio ammirato da tutte le sue coetanee e amiche, il suo amico d’infanzia.

Lui era per lei il suo tutto.

Poi tutto ad un tratto s’incupì.

E te cosa sei per lui?

 

Era proprio questo il punto. Non lo sapeva.

Certo, alcune volte lui le faceva qualche regalino, ma mai nulla per il White Day.

 

Eppure te glielo hai sempre dato il tuo cioccolato, vero Ayumi?

 

Ma non sapeva neanche se lo avesse mai mangiato.

Come poteva ricordarsi quale era il suo pacchetto, tra le dozzine che si materializzavano nel giorno di San Valentino sul suo banco?

Forse non gliene importava neanche, forse per lui te sei solo una rompiscatole che gli sta sempre tra i piedi…

Improvvisamente si sentì un vuota dentro, una triste sensazione la pervase:

 

E se per il tuo tutto tu non sei niente?

 

Come se potesse seppellire il dolore, incominciò a trangugiare l’hamburger a velocità supersonica.

Lo finì in un battibaleno, e aspirò la Cola rimanente, quando questa finì, incominciò a mordicchiare istericamente la cannuccia fino a spappolarla con i denti.

Poi tutto ad un tratto si ridestò: no, non poteva abbattersi così facilmente.

Doveva capire. E per capire sarebbe dovuta andare da Conan.

Si alzò dal tavolo e, senza neanche buttare i rifiuti, si fiondò verso l’uscita.

^*^*^*^*^*^*^*^*

 Nel frattempo, villa Suzuki

«Che strano, solitamente Ran si fa sempre sentire il sabato, cos’avrà oggi di tanto importante da fare per trascurare così un’amica?» Una voce leggermente stufa proveniva dalla sala da pranzo.

«E’ questa l’accoglienza che mi dai? Sono appena tornato e domani ripartirò per lavoro: proprio nelle poche giornate che posso stare con te devi pensare alla tua amica?»  La predica proveniva da una voce maschile leggermente arrabbiata.

«Scusami, Makoto… allora questa giornata sarò tutta per te…» scandì la ragazza avvicinandosi con fare sensuale al ragazzo.

«Sonoko?» Il karateka era arrossito pesantemente, e ormai, inconsapevole di quello che frullava per la testa della ragazza, si godette il massaggio sulle spalle che la fidanzata aveva incominciato a praticare.

Era sempre stata una particolare, Sonoko. Si ricordava quando tre anni prima era convinto che lo stesse tradendo.

In fondo, lui stava spesso via per lavoro, e la sua fidanzata era così bella e attraente… insomma quale uomo avrebbe resistito!?

Non poteva accettare di vivere con il dubbio: così ingaggiò un detective privato con il compito di pedinarla e scoprire cosa facesse durante le sue lunghe assenze.

Ma non poteva essere più sorpreso degli esiti: Sonoko ne aveva incontrati di uomini, quando lui non c’era.

Ma con tutti si fermava solo e soltanto al flirt. Come se si divertisse.

La cosa lo aveva immediatamente sollevato: Sonoko era una donna con degli ideali, in fondo.

Non era da lei tradire qualcuno, lei era sincera, aperta, spontanea. Non era una persona falsa.

Si girò di scatto e coinvolse la fidanzata in un lungo e intenso bacio passionale.

Sì, quella giornata con Sonoko si prospettava magnifica.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*

«Sorellona!? Cosa fai!?» una bambina sui nove anni si era precipitata dentro la camera della maggiore, che la guardava in cagnesco non riuscendo a capacitarsi del motivo per cui, da piccola, desiderava tanto avere un fratellino/sorellina.

«Non sono affari tuoi Kozue, potresti andare via, ora??» chiese scocciata cercando di ridurre al minimo i tempi di sfrattamento della sorella.

«Ma Ayumi!!??» borbottò questa incominciando a piangere.

La maggiore si portò una mano al capo: ma a chi poteva assomigliare quella frignona lì, era sicura che lei alla sua età fosse molto meno piagnucolona…

«Calmati, stai tranquilla» scandì con tono rassicurante sorridendo lievemente cercando di trasmettere la sua calma alla bambina.

«Mi lasci stare con te?» chiese questa guardando la maggiore con sguardo terribilmente cuccioloso.

“Ah… quando mi fa quella faccia non riesco proprio a resisterle, accidenti! Uff…questa ne sa una più del diavolo…”

«Va bene… ma stai buona e calma sul letto intesi?» Ordinò con tono quasi materno.

«Va bene! » squittì la piccola, accomodandosi sul piumone rosa.

Ayumi restò interdetta per qualche secondo: la sua era una sorellina dolce, carina e forse, fin troppo infantile per avere nove anni.

Ma aveva un carattere magnetico, a cui nessuno poteva resistere, e la sorella maggiore era pronta a scommettere che Kozue avesse già qualche corteggiatore.

Le voleva un bene dell’anima, quella bambina dai capelli a caschetto color nocciola e occhi verdi le ricordava troppo se stessa a quell’età.

Molti avevano detto che era la sua copia sputata, ma Ayumi era certa che la sua sorellina fosse ben più timida di lei: quando in casa arrivava un estraneo, lei si nascondeva in camera sua e stava ferma, anzi immobile, ad osservare.

C’era voluto un po’ di tempo per far conoscere i suoi amici alla sorellina, ma tra tutti si era affezionata maggiormente ad Ai.

Del resto doveva aspettarselo, Kozue era fin troppo introversa per fare amicizia con la sua banda di amici quasi esclusivamente maschi, e a tre anni, spesso si cerca un modello da seguire, possibilmente dello stesso sesso.

Così ora, a sei anni di distanza, considerava Ai come “la sua seconda sorellona”.

Lanciò uno sguardo affettuoso alla minore notando che questa aveva una strana macchia sul vestitino rosa.

«Cosa hai fatto, eh Kozue?» chiese indicando lo sporco con finta rabbia.

«Ho mangiato la cioccolata che mi ha dato il dottor Amasa…» borbottò lei unendo gli indici aspettando un rimprovero.

«Agasa, Kozue, non Amasa!» spiegò la maggiore trattenendo una risata. «E ora vai a cambiarti»

«Vado!» disse mostrando un sorriso smagliante.

Quando Ayumi sentì la porta sbattere si riconcentrò su quello che stava facendo: doveva scegliere un abito con cui andare da Conan.

Doveva essere raffinata, non banale e carina.

Doveva essere perfetta.

Prese un vestitino celeste chiaro: lo aveva comprato la settimana prima, si trattava di un corpetto semplice, ma carino, che finiva in un’ampia gonna a pieghe.

Se lo allacciò, poi prese delle ballerine dello stesso colore e un cerchietto per mettere in ordine i capelli.

Per finire si mise un filo di trucco e, soddisfatta, si guardò allo specchio.

Ora doveva solamente andare da Conan e dichiararsi… sempre se avesse avuto il coraggio di farlo.

Salutò i famigliari e Kozue; con il cuore in gola, si avviò verso l’uscita.

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^+

«Ne vuoi un po’?» un ragazzo più grande della media stava offrendo un gelato ad un altro suo coetaneo decisamente più proporzionato.

«Dovrei mangiare quel coso totalmente sbavato da te, Genta? » chiese quello non nascondendo il disgusto provato.

«Uff, Mitsuhiko, come sei pignolo! Per una volta ti offro del cibo e ti comporti così?» chiese l’altro iracondo.

«Mi dispiace, ma non ci tengo ad ASSAGGIARE LA TUA SALIVA!» proclamò scandendo le parole dette e guardando l’amico truce.

«NON SI TRATTANO COSI’ GLI AMICI!!!» sentenziò urlando Kojima, prendendo per le spalle l’amico sballottandolo per tutto il marciapiede.

«Genta! Bastaaaa» farfugliò questo investendo per sbaglio una signora sulla quarantina, in preda all’attacco furibondo dell’amico.

«Eh? Ma quella è Ayumi?» chiese indicando, per quanto gli fosse possibile, l’altro lato della strada.

Genta mollò l’amico: «Hai ragione! Su che aspetti? Andiamo a salutarla! »

Mitsuhiko si massaggiò la testa e, cercando di seguire l’amico che aveva già imboccato le strisce pedonali, incominciò a correre.

 

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^

 

 

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

 

Ayumi camminava per le strade totalmente assorta dai suoi pensieri.

Ma la sua mente continuava a ripetere, fosse per auto-motivarsi o chissà cosa, quelle due parole.

 

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

 

 

Attraversò la strada.

 

 

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

 

«Ayumi!! »

 

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

 

«Ayumiiiiii»

 

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

Devo dichiararmi.

 

«Ayumi?» Stavolta il messaggio venne accompagnato da una pacca sulla spalla.

«Eh?»

«Finalmente, sembravi ipnotizzata, possibile che non ci sentivi? »

La ragazza riconobbe delle voci famigliari: si girò.

Erano Genta e Mitsuhiko.

Che cosa volevano quei due, possibile che li incontrasse sempre al momento sbagliato?

«Che volete?» rispose fredda lei, aspettando impaziente che andassero via.

«Beh, in realtà nulla, stavamo facendo un giro e ti abbiamo vista, tutto qui!» spiegò Genta portandosi una mano alla nuca.

«Potremmo andare tutti insieme per Beika, che cosa ne dite ragazzi?» propose Mitsuhiko sorridendo.

«Sì, è un ottima idea! » constatò l’amico.

«Ehm…scusate ma io ho da fare…» spiegò timidamente Ayumi.

«Ah, peccato…» borbottò Genta abbassando il capo.

«Allora cosa dovresti fare?» chiese Mitsuhiko inarcando il sopracciglio. Forse lui non aveva tutto l’intuito di Conan, ma capiva quando la sua amica d’infanzia era tesa.

Ayumi rimase interdetta. Mitsuhiko diventava ogni giorno meno facile da abbindolare.

E ora… cosa avrebbe dovuto rispondergli?

Certo, se Genta e Mitsuhiko fossero state ragazze non avrebbe avuto problemi a confessargli il suo intento.

Ma non sapeva se loro due, essendo entrambi maschi, l’avrebbero capita.

Era meglio tenere tutto nascosto.

«Ehm… devo andare a fare la spesa alla bottega qui all’angolo!» proclamò nervosamente.

Tutt’ad un tratto si accorse che Mitsuhiko la stava squadrando.

Quello sguardo le ricordò immediatamente Conan: proprio per questo, arrossì vistosamente nell’immediato.

«Ayumi?» chiese questo mantenendo la solita espressione.

«Si? »

«La bottega di cui parli è chiusa oggi. Potresti dirmi la verità? »

Fantastico, ora non era neanche più capace neanche d’inventare una bugia decente.

Non c’era modo di nascondere qualcosa a quel ragazzo con le lentiggini, a quanto pareva.

 Conan lo doveva aver contagiato.

«Devo andare a casa di Conan.» borbottò sperando che la discussione fosse finita.

Mitsuhiko la fissava in modo strano. Dalla sua espressione sembrava quasi che avesse capito tutto.

«Perfetto, allora ti dispiace se veniamo anche noi allora?» Chiese questo assottigliando gli occhi e sorridendo compiaciuto.

«Sì, dai Ayumi sarà divertente stare un po’ con Conan!» esclamò entusiasta Genta.

La ragazza alla scena si domandò se fosse Mitsuhiko troppo sveglio o Genta troppo stupido. Probabilmente ambedue le cose.

In ogni caso,se alcune persone erano legate da un filo rosso lei e Conan erano distanziati da un catenaccio. Almeno così le pareva.

«Sì… va bene…» borbottò avvilita.

«Forza andiamo!» incitò raggiante Genta seguito a ruota da Mitsuhiko.

 Ayumi li seguì mogia.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*

La karateka incominciò a raccogliere piatti e stoviglie.

Quel pranzo le era sembrato lungo un’eternità.

Inizialmente suo padre non faceva altro che guardare male Okita.

Poi Hajime aveva raccontato il suo passato, e tutti erano stati con gli occhi fuori dalle orbite per cinque minuti buoni.

E ora c’era Hattori che verso la fine aveva incominciato a prendere gli occhiali di Conan ogni tre per due.

Sì girò: Anche ora ce li aveva addosso.

Ridacchiò fra se e se: Hattori con gli occhiali sembrava quasi uno studioso. Sì, magari un professore o un esperto in qualcosa.

Ma Conan? Come faceva a vedere bene ugualmente? E poi perché ad Heiji non davano noia quelle lenti spesse?

Rivolse il suo sguardo al fratellino: era lì, seduto vicino ad Hattori, le braccia incrociate e un’espressione seccata.

Ma…

Le cadde un bicchiere di mano.

Accanto ad Heiji non c’era il suo fratellino occhialuto, ma bensì un giovane, dallo sguardo magnetico che non vedeva da parecchio tempo.

 

NO, non è possibile…

 

«Shinichi!» La ragazza incominciò a singhiozzare. Cadde a terra e finì ai suoi piedi. Senza indugi li afferrò e continuò, senza darsi il tempo di respirare, a piangere.

«Sei ritornato, Shinichi?» chiese quasi più a se stessa che ad altri.

 

No, Ran non può essere…

 

Conan aveva assunto un’espressione amareggiata e triste. Cercò di avvicinarsi per tranquillizzarla, ma venne bloccato dal detective dell’Ovest.

«Si stanno muovendo, Conan.» spiegò indicando gli occhiali «Non ti preoccupare ci penserà Kazuha a Mouri. Noi due dobbiamo andare»

Conan rimase interdetto per qualche secondo, poi annuì.

Era incredibile quanto spesso le cose succedevano nel momento meno opportuno, ma doveva rassegnarsi.

Hattori aveva ragione, ora doveva seguire l’auto di Gin e Vodka.

Indossò il giubbotto e sconsolato, uscì.

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*

Buondì! :)

Ecco il nono capitolo di questa storia! ^_^

In questo capitolo assistiamo alla ricomparsa di Ayumi: da quanto è che non si vedeva?

Dal capitolo quattro?

A quanto pare vuole dichiararsi… ma Genta e Mitsuhiko si mettono in mezzo! XD

Poi si fa conoscenza con la sorella minore di Ayumi: Kozue.

Ma quanto è pucciosa!? Io mentre scrivevo avevo gli occhi a cuoricino! xD

Ah, e gioite e gioite in questo capitolo mister simpatia viene solo nominato!

E’ un evento da festeggiare, non credete?

Vi lascio con la premessa che l’inizio della scuola è alle porte, e io non avrò il tempo di pubblicare un capitolo a settimana… T.T

Abbiate pietà, quest’anno ho gli esami >.<

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ma in ogni caso fatemelo sapere nelle recensioni!

Approposito, grazie di cuore! <3 dovrei farvi un monumento per tutto il supporto che mi date! =)

Ora, passiamo ai ringraziamenti! ( Sì, con la mia tanto amata tabellina xD)

 
grazie a chi ha recensito: WinnerFrozen shinichi e ran amore Shinichi00 B Beky Julie05_ShinRan
Ai_Ran ShinRan4862 _fantasie_ martini02 virginiella4869 Zanexd22
grazie a chi ha messo la mia storia tra le seguite: MajoBibi Zanexd22 virginiella4869
grazie a chi a messo la storia tra le preferite: Zanexd22 Kanamila Ai_Ran bessielizzie

 

 

Grazie anche a chi legge soltanto!

Siete unici, davvero.

Saluti

Fogli

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Esplosioni e ricordi ***


Esplosioni e ricordi

I morti non parlano.

I morti non si possono vedere.

I morti non si siedono sui divani.

 

Ma allora che ci faceva Shinichi !?

 

Era lì, davanti ai suoi occhi. Era ritornato.

La ragazza non riuscì più a frenare le lacrime.

«Shinichi!» lo chiamò, sperando con tutte le sue forze che un miracolo fosse accaduto.

Magari il destino le aveva offerto un’ altra possibilità, magari ora doveva soltanto fare quello che non era riuscita a fare dieci anni prima: fermarlo.

Cadde a terra, e notò le gambe del ragazzo: senza indugi le afferrò.

Ora non sarebbe riuscito più a scappare, ora sarebbe rimasto lì con lei.

Ora anche lei avrebbe avuto il suo lieto fine.

«Sei ritornato, Shinichi?» chiese piangendo e accennando un sorriso.

Ma non ricevette risposta. Lui si limitava a fissarla triste, con lo sguardo che si dà a un malato non più guaribile.

Uno sguardo di compassione.

«Shinichi…» borbottò talmente piano da non essere sentita.

Strinse ancora più forte le gambe dell’amico d’infanzia, lasciando le sue unghie marchiare il ragazzo.

Alzò lo sguardo: ora stava parlando con Hattori.

Dopo poco lo vide togliersi dalla sua presa, impassibile, e andare via.

Lo vide varcare la soglia della porta.

 

Stupida Ran. Anche questa volta non ce l’hai fatta.

 

NO, non poteva farsi fregare un'altra volta.

Non poteva permettere a Shinichi di scappare. Non di nuovo.

Si alzò in piedi, e alimentata da una forza che non credeva di avere arrivò alla porta.

La aprì con fermezza, e quasi sorridendo pronunciò: «A noi due, Shinichi. »

Si girò a destra: vide il ragazzo correre all’impazzata accompagnato da Heiji.

Sconsolata, si lasciò cadere a terra.

Lo aveva perso. Stavolta per sempre.

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

 

 

«Hattori, alla prossima rotonda gira a destra» il detective dell’Est aveva recuperato i suoi occhiali e ora stava diligentemente fornendo le indicazioni all’amico.

«Ricevuto, a proposito quanto siamo distanti dalla Porsche?»  Un ragazzo dalla carnagione molto scura stava guidando un auto di seconda mano.

«All’incirca due chilometri. Premi su l’acceleratore, sempre se questa auto ne possieda uno…» borbottò osservando l’interno del catorcio in cui era volontariamente entrato.

«Invece questo gioiellino funziona molto bene, senti qua!» proclamò il detective del Kansai producendo una sgommata che quasi catapultò fuori dal finestrino l’amico.

«Per favore non fare sciocchezze…» sentenziò tenendosi la pancia.

Se Hattori incominciava a fare evoluzioni con l’auto come sua madre Yukiko doveva incominciare a temerlo seriamente.

Non si fidava più di tanto della sua guida, ecco.

«Ti ricordo che non dovremmo attirare l’attenzione siamo in mezzo a un inseguimento…» aggiunse sconsolato.

«Tranquillo, tranquillo… ora dove devo andare?» chiese indicando un bivio.

«Continua dritto, poi alla prossima rotonda gira nell’uscita che va a Nord» spiegò l’amico guardando i grafici che erano comparsi sulla lente degli occhiali.

«Wow Kudo, lo sai che sei proprio un bravo navigatore!» disse ridacchiando.

In quel momento Conan sentì il serio bisogno di strozzare l’amico.

Davvero non capiva la serietà della situazione? Stavano inseguendo due importanti membri di una organizzazione segreta, diamine!

Invece quello stupido di Hattori stava lì a ridacchiare come uno scemo e a fare battutine ogni tre per due.

Conan si chiese se quel ragazzo avesse la percezione del pericolo. Probabilmente no.

«Hattori, l’auto si è fermata» spiegò impassibile il ragazzo del Kanto guardando quasi con disprezzo quel puntino immobile proiettato nei suoi occhiali.

«Un kilometro più ad Est. Solamente un kilometro ci separa dall’organizzazione, non è incredibile? Da quanto tempo è che non vedevo Gin: quattro anni? Cinque? Veramente troppo tempo.» spiegò, il viso corrucciato e sul volto proiettato un sorriso di sfida.

«Certe volte mi chiedo quanti anni abbia» borbottò Heiji pensieroso «Quaranta? Cinquanta? Solo a me i membri dell’organizzazione sembrano pensionati che non invecchiano…»

«Sì, dei pensionati che uccidono chi vogliono riuscendo sempre a cavarsela senza lasciare tracce. Proprio il vecchietto della porta accanto…» esordì Conan sorridendo per il paragone fatto dall’amico.

«Ma parli di Agasa?» chiese Heiji ridendo sotto i baffi.

A quel punto Conan non resistette e venne trascinato dalla idiozia dell’amico incominciando a ridere.

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

 

«Ran, tranquilla…» Kazuha guardava l’amica sorridendo cercando di rassicurarla.

L’aveva trovata fuori dalla porta a piangere come una disperata.

Doveva cercare di calmarla. Ran era una ragazza forte, e vederla stare così male non la faceva sentire bene.

«È scappato! Non sono riuscita a fermarlo!» spiegò tra un singhiozzo e un altro.

Le lacrime cadevano veloci dal suo viso, bagnando la divisa di calcio che avrebbe voluto far scomparire.

Quell’odore così simile al suo la faceva stare peggio. Era come una palla al piede.

Le portava l’umore sottoterra.

«Calmati…» s’intromise timidamente Kazuha, abbracciando l’amica lasciandola sfogare.

La karateka cercò di annuire, ma venne sopraffatta dal pianto.

 

Shinichi non tornerà mai… l’hai perso Ran…

 

«Shinichi non c’è più…» balbettò triste guardando verso il basso.

«No…»

Ran puntò il suo sguardo verso l’amica: «Eh? »

«No, non è vero quello che hai detto Ran» esordì Kazuha pensierosa, lo sguardo assente incollato al pavimento.

Passò qualche secondo, la karateka stupita con gli occhi incollati all’amica e questa immobile con la solita inalterata espressione.

«Cosa significa la vita per te?» chiese seria.

«Ehm… non so, la vita è il periodo in cui siamo, appunto, vivi, quindi in parole povere è quando esistiamo» borbottò squadrando l’amica senza capirne le intenzioni.

«Davvero la consideri un periodo di tempo!? La vita è ciò che di più prezioso esista, la vita è un miracolo che accade ogni giorno, ma nonostante tutto rimane una delle cose più spettacolari mai viste. La vita è tutto, senza la vita non ci sarebbe niente. Tu non saresti niente, io non sarei niente. Tutti non sarebbero niente» La ragazza fece una breve pausa per respirare. A giudicare dal luccichio dei suoi occhi, doveva credere fermamente a quanto detto.

«La vita è un dono incredibile, destinato a pochi. Una vita e tutte le situazioni da essa comportate non si possono dimenticare con una cosa come la morte.

Cose buone e non, certo. Ma sicuramente è proprio questo a rendere speciale la vita.

Cadi, ti rialzi, commetti degli errori e correggi. Migliorando te stesso e il mondo che ti circonda. Noi ora possiamo godere di comfort come poltrone, televisioni o telefoni cellulari grazie a persone che si sono scervellate per crearli.

E sono certa che non hanno inventato queste cose alla prima.

Anzi, probabilmente hanno dovuto usufruire di molto del loro tempo per studiare e progettare questi oggetti. E ora tutti li ricordano per questo.

Certo, altra cosa è non usare la propria vita o usufruire di essa solamente portare zizzania agli altri. A quel punto stai sprecando il più grande tesoro che possiedi.

Capisci cosa intendo?

Quante cose ha fatto durante la sua vita Shinichi? Quante cose ricordi di lui?

Tutte le sue azioni, i suoi modi di fare, il suo carattere. Tutto è ancora impresso nelle menti di tutte le persone che lo hanno conosciuto.

E lui vive ancora in quei ricordi, sebbene non possa più starti vicino.

Ogni volta che tu guardi una sua foto con te, ogni volta che indossi una giacca che ti ha regalato. Alimenti il suo ricordo.

La vita non è solo un periodo di tempo. E neanche svanisce.

Essa rimane impressa nel tempo, e da lì non scompare mai.

La morte non può niente, contro la vita, Ran. Tienilo bene a mente. »

 

 

Ran fissava allibita Kazuha. Non aveva mai pensato alla vita da questa prospettiva.

 

La morte non può niente contro la vita, Ran. Tienilo bene a mente.

 

Quella frase veniva riprodotta ininterrottamente nella sua testa come se questa fosse inceppata.

La vita non poteva essere offuscata da un evento come la morte.

Un po’ del suo Shinichi sarebbe sempre rimasto con lei.

E nessun incidente avrebbe potuto toglierlo dai quei ricordi allegri e spensierati della sua infanzia.

Mostrò gratitudine all’amica attraverso un flebile sorriso; si asciugò le lacrime e si alzò dal pavimento.

 

La morte non può niente contro la vita, Ran. Tienilo bene a mente.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

 

«Ci siamo quasi» annunciò il detective del Kanto guardando i grafici posti sui suoi occhiali.

«Mancano solo cento metri. È strano che ancora non si veda niente» aggiunse portando le mani al mento.

«Potrebbero essere entrati in qualche edificio, non pensi?» domandò Heiji guardandosi attorno.

«Ricordati che la ricetrasmittente è attaccata ad un’auto. E io non vedo edifici con parcheggi sotterranei o simili» borbottò l’amico.

Ma allora come poteva essere? Che avessero scoperto l’oggetto?

Il detective dell’Est si stropicciò i capelli, cercando di ragionare:

Visto che la ricetrasmettente era stata attaccata all’esterno dell’auto non era stato possibile sentire i dialoghi tra i due uomini. Ma non si era sentito neanche lo sbattere della portiera, quindi essa non era ancora stata aperta.

Gin e Vodka dovevano essere ancora all’interno del veicolo.

Ma quindi dov’erano?

Il punto in cui aveva attaccato la ricetrasmittente era abbastanza stabile, era quasi completamente certo che questa non si fosse staccata, poi la luce lampeggiante nei suoi occhiali indicava che questa era circa dieci metri alla sua destra e lì c’era solo un vecchio capannone abbandonato…

Tutto ad un tratto capì: «Hattori, veloce metti l’auto in orizzontale sulla corsia in modo da bloccare il traffico»

«Eh? »

«Tu fallo!» urlò, non era il momento per discutere.

Heiji, seppure senza capire, seguì gli ordini dell’amico, si fermò e, senza ascoltare le imprecazioni dei guidatori dietro di lui che lo incitavano ad andare, coricò l’auto sulla corsia.

Non ebbe tempo di chiedere spiegazioni che vide Conan togliersi la cintura e aprire la portiera in tutta fretta.

Senza aspettare due volte lo seguì, e notò che questo aveva incominciato a correre. Quando, dall’altro lato della carreggiata riuscì ad afferrare l’amico per un braccio, sentì un forte boato dietro di lui e un improvvisa fitta alla schiena.

Si toccò il punto dolorante. Quando riportò la mano davanti a se si accorse di averla completamente insanguinata.

Si guardò attorno. Una fiancata del capannone era esplosa demolendo completamente l’edificio. Pezzi di lamiera giacevano in terra spezzati e taglienti. Uno di questi, era distante pochi metri da lui ed era intensamente bagnato di sangue.

Notò il suo gioiellino tra il trambusto generale: era lì, la forza dell’impatto lo aveva trascinato più avanti, facendolo scontrare con un auto di passaggio. Il passeggero di quella era ancora dentro, ma sembrava stare bene, in fondo la povera auto del detective del Kansai gli aveva fatto da scudo.

Anche i guidatori che erano dietro sembravano stare bene, qualcuno di loro sembrava ferito, ma niente di mortale.

Del resto avevano preso solo le lamiere più esterne, che viaggiavano ad una velocità minore. 

Praticamente la sua auto era distrutta, ma in compenso, aveva salvato la vita ad una ventina di persone.

Guardò Kudo: il ragazzo era stato colpito alla gamba e al braccio. Perdeva un po’ di sangue, e nonostante il viso contorto dal dolore si ostinava a fare l’indifferente.

Probabilmente se il ragazzo non gli avesse fatto evacuare l’auto a quest’ora sarebbe stato all’altro mondo.

Fantastico, ora Kudo gli aveva appena salvato la vita. Doveva prepararsi al dover sentire per un mesetto circa la classica affermazione “mi devi un favore” per poi dover ubbidire come un maggiordomo a qualsivoglia ordine.

Quasi quasi rimpiangeva il fatto di aver abbandonato l’auto.

«Grazie...» borbottò, soffocando quasi per l’imbarazzo. Dover essere sempre salvato come una principessina da Kudo era l’ultimo dei suoi desideri.

 

Ma questo, a quanto pare non lo ascoltava, perché continuava a tenere fisso lo sguardo verso l’orizzonte.

«Hattori, abbiamo appena assistito ad un omicidio» proclamò, andando ad assistere un ferito lasciando Heiji a bocca aperta.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

“Esplosione di un capannone nella periferia di Tokyo, i feriti sono 30. Nessuno è in pericolo di morte, ma si aspettano gli accertamenti dai dottori che li hanno visitati…” la radiolina portatile di Goro aveva emesso delle voci metalliche distanziate da qualche interferenza, ma facilmente capibili con un po’ di concentrazione.

 

«Santo cielo, e pensare che non dista neanche troppo da qui…» mormorò preoccupata Ran. Dopo il discorso di Kazuha si era ripresa, ma questa notizia la aveva ri-scombussolata nuovamente.

«Già…» borbottò flebilmente l’amica, cercando di seguire il continuo dell’articolo.

Ma nessuna delle due si era accorta dello sguardo preoccupato di Ai.

«Ragazze… io devo andare, il dottor Agasa mi aspetta» inventò sul momento, cercando di essere credibile.

Non aveva proprio voglia di stare con quelle due, adesso.

Ran e Kazuha la salutarono distrattamente, per poi ricominciare a parlare senza dargli troppo peso.

“Si vede che non mi conoscono… “pensò Ai, ipotizzando la reazione di Conan ad una sua uscita così brusca e inaspettata.

Inutile dire che il non essere capita, questa volta le era molto utile.

Prese il giubbotto e, totalmente immersa nei suoi pensieri, uscì.

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

«Allora, secondo te Conan ci sarà, o come sempre starà indagando per qualche caso…» borbottò Genta stufo. Sin dal primo giorno in cui avevano deciso di sciogliere la squadra dei giovani detective gli era mancato ricevere ringraziamenti dalla polizia, e il vedere il faccino di Conan sui giornali come “il miglior detective di tutti i tempi” lo faceva imbestialire.

«Non credo, altrimenti mi avrebbero chiamato per analizzare le prove» confessò Mitsuhiko soddisfatto. Era bello avere qualcosa in cui primeggiare, senza avere ragazzini occhialuti davanti, s’intende.

«Ma cosa dici! Lo so che sei una palla al piede per la polizia scientifica! È inutile che fingi!» spiegò Ayumi ridendo. Parlare con i suoi amici da sempre l’aveva rilassata, anche se avrebbe preferito di gran lunga essere sola.

 

«Non è vero! Anzi, pensa che l’agente Nikaido mi ha detto che sono stato di vitale importanza per l’indagine!» ribatté il ragazzo irritato.

«Mh…» Genta stava per dire qualcosa «Secondo me gli facevi pena…»

«Come scusa!?» Mitsuhiko si avvicinò a Genta tutt’altro che benevolo, ma venne bloccato da Ayumi.

A questo punto, impossibilitato a muoversi, incominciò a divincolare le braccia come un pazzo, cercando di colpire Genta; ma suo malgrado, travolse una passante.

Proprio per questo si fermò, e preoccupato, si girò per vedere chi fosse.

«Mi dispiace, sta bene?» chiese incominciando a fare una serie di inchini per scusarsi.

«Sì…non si preoccupi…» rispose questa alzandosi in piedi.

Ma bastarono pochi secondi per far capire ai due di conoscersi.

«Mitsuhiko!? »

«Haibara!?»

«Oh, ciao Ai!» salutò amichevolmente Ayumi.

«Noi stiamo andando a casa di Conan, tu… vuoi venire?» chiese Mitsuhiko impacciatamente arrossendo a dismisura.

«No, grazie… ora torno a casa, sono appena andata via dall’agenzia investigativa, non mi va di ritornarci. Ora, se non vi dispiace, devo andare» proclamò con freddezza mentre s’incamminava dalla parte opposta.

Ayumi ebbe un tuffo al cuore: che ci faceva lei tutta sola a casa di Conan!? Ma cosa stava accadendo quel giorno? Sembrava che tutti i suoi conoscenti si fossero messi d’accordo per mettergli i bastoni tra le ruote.

Arrivata all’agenzia investigativa notò la porta aprirsi: uscirono la sorella di Conan ed una sua amica. Erano talmente occupate a chiacchierare che non li avevano neanche visti. E, per la cronaca, non notare Genta era una situazione più unica che rara.

Suonò il campanello: ad aprirli non fu Kogoro, bensì un ragazzo col codino. Aveva mezza manica del giubbotto infilata, e questo provava che a momenti, anche lui sarebbe uscito.

«Ehm… siete dei clienti?» chiese questo squadrandoli con un evidente aria di superiorità.

«No, siamo qui per Conan…» borbottò Ayumi guardando perplessa il ragazzo.

«E lei chi è…? »

«Io sono il futuro ragazzo di Ran ehehe… se cercate quell’impiastro è uscito con quello di colore prima e, conoscendo i soggetti, potrebbero stare fuori delle ore a fare chissà cosa…» spiegò compiaciuto «Ad ogni modo, volete entrare? »

Mitsuhiko e Genta annuirono perplessi, mentre Ayumi strinse i pugni cercando di contenere la rabbia. Come poteva quello sconosciuto chiamare il suo Conan impiastro !?

Non gliene importava nulla se la sorella di Conan avesse deciso di darsi alla pazza gioia con il tipo di turno, ma se la cosa avesse in qualche modo intaccato il suo amore, lei avrebbe usufruito del corso di autodifesa svolto l’anno prima...

Camminò impettita con i pugni stretti. Quella cravatta che teneva in mano ormai doveva essere ridotta in uno stato pietoso, la aveva tenuta nascosta fino a quel momento nel giubbotto, e non aveva affatto un aspetto piacevole.

Si sedette sul divano, seguita a ruota da Genta e Mitsuhiko che, accomodandosi uno a destra e l’altro a sinistra, la accerchiarono.

Si chiese quando Conan sarebbe arrivato, perché quella situazione la stava facendo impazzire. Doveva veramente stare ad aspettare Conan in mezzo a due amici ultra appiccicosi e uno psicopatico da strapazzo!?

«Allora che ci racconti di te?» chiese facendole l’occhiolino Okita «Non so perché, ma mi sembra di conoscerti»

Ayumi si sentì terribilmente a disagio: davvero conosceva un simile individuo?

«No… non credo… scusi potrebbe dirmi come si chiama?» borbottò non nascondendo l’irritazione.

«Hajime Okita… ti dice niente? »

«Mh… no, non direi… io sono Ayumi Yoshida… nome famigliare? »

La ragazza venne bruscamente interrotta: «Non dirmi che tu sei…» Okita aveva assunto un’espressione particolarmente sorpresa.

«Tu eri quella bambina che…»

Ayumi lo guardò curiosa. Veramente lo conosceva?

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*

Dodici anni prima, parco Beika.

 

 

 

 

I bambini giocano e sghignazzano.

I cani vanno a spasso con i loro padroni scodinzolando allegramente.

I ragazzi ridono.

 

Per tutti la giornata è felice, per tutti ma non per te, vero Okita?

 

Sì, forse in quel parco era l’unico a non riuscire a sorridere.

Ma quel giorno aveva sentito di non riuscire a stare a casa un momento di più.

Aveva bisogno di essere solo. Di rintanarsi in un luogo così pieno di gente dove vieni sicuramente sommerso dalla folla.

 

Dove non verrai notato.

 

Ed ora eccolo lì. A piangere, seduto su una panchina, solo come un cane.

Non riusciva a credere a quello che aveva scoperto: i suoi veri genitori erano morti, e quei due tizi che aveva chiamato mamma e papa da quando avesse memoria, erano degli emeriti sconosciuti.

E lui era un orfano.

Un orfano che non sapeva neanche il suo vero nome.

Aveva vissuto undici anni della sua vita credendo di avere una famiglia, una madre, un padre.

Ma in realtà non aveva nulla di tutto ciò.

 

 

Undici anni passati a credere alle bugie, e altri cinque in cui hai avuto la vita perfetta che non ricordi, giusto?

 

 

 

La sua vita faceva schifo.

«Scusa, perché piangi?» si girò: era una bambina a parlare. Indossava l’uniforme dell’asilo. Probabilmente era sgattaiolata via durante un attimo di distrazione della maestra.

Non era dell’umore per fare il bravo ragazzo e riportarla a scuola.

«Che cosa vuoi?» chiese bruscamente.

«Tu piangevi, e la maestra dice sempre che bisogna consolare le persone quando sono tristi» spiegò, mentre con un po’ di fatica, si sedeva vicino a lui.

«Vai dai tuoi insegnanti… Tu…non puoi capire» la sua voce venne rotta dal pianto. Quando era stato adottato doveva avere circa l’età di quella bambina.

La bambina si avvicinò. Portava un piccolo cerchietto rosa, e lo fissava con determinazione: «gli amici vanno aiutati» scandì, abbracciando il ragazzo.

«Io sono Ayumi. Ayumi Yoshida. La tua nuova amica» sentenziò sorridendo vivacemente.

«Tieni, l’ho fatto a scuola. Sono io» spiegò porgendogli un disegno molto stropicciato «Almeno non ti scorderai più di avere degli amici»

La bambina sorrise al ragazzo. Un sorriso aperto, spontaneo. Un sorriso che in parte si trasmise anche sulla faccia di questo.

 

«Grazie» borbottò.

E così i due si salutarono.

 

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^

 

«Davvero!?» Ayumi era rimasta molto sorpresa. Non si ricordava niente di tutto ciò, ma d'altra parte, se il ragazzo le stava raccontando la verità, al momento del fatto doveva avere meno di cinque anni, età di cui ricordava poco e nulla.

«E' incredibile, vero? Io non mi sarei mai aspettato di rincontrarti!» spiegò euforico il giovane. Tutto ad un tratto sembrava essere diventato socievole.

«Ehehe... che coincidenza...» borbottò la ragazza.

«Ma ad ogni modo come facevi a ricordarti di me dopo così tanto tempo?» chiese curiosa.

«Me lo hai detto te di non scordarmi dei miei amici!» spiegò sorridendo.

Come era possibile che quel ragazzo scorbutico e antipatico fosse diventato tutto ad un tratto così solare!?

Ayumi incominciò a sospettare che Okita avesse una doppia personalità.

 

Un motivo piuttosto forte e stordente fece sobbalzare i presenti.

«Oh è per me» spiegò Mitsuhiko indicando il cellulare «Scusate ma devo rispondere»

«Pronto? ... Ah sì capisco...ci vediamo sul posto...arrivederci» La chiamata finì, e il ragazzo con fare soddisfatto proclamò: «Era Megure. Mi ha chiamato per invitarmi a partecipare all'analisi del delitto. Lo stesso in cui Conan sta investigando. Presumo quindi di non essere una palla al piede per la polizia scientifica, giusto?»

Poco dopo prese il giubbotto, e spiegò: «Ci vediamo dopo ragazzi, io vado a prendere l’autobus»

«Ciao Mitsu!»  Lo salutò Ayumi sorridendo riuscendo a far avvampare il ragazzo.

Proprio per questo, si diede dello stupido da solo: Yoshida o Haibara, doveva darsi un contegno e scegliere, insomma!

«Ciao Mitsuhiko!»  Anche Genta salutò il ragazzo, ma suo malgrado non venne udito dall'amico che stava già fantasticando sulla sua futura vita da sposato.

La porta venne chiusa, e Ayumi ricominciò a parlare con Okita.

«Allora ti sei fidanzato con Ran?» chiese questa curiosa.

«Ehehe... la timidona non vuole rendere il tutto ufficiale, ma scommetto che tra qualche giorno si sarà decisa!» spiegò con vanto.

«Ah...»  Ayumi aveva assunto uno sguardo perplesso.

«E te invece? C'è qualcuno che ha fatto breccia nel tuo cuore?»  Okita punzecchiò la ragazza con una gomitata.

«Ehm...»  Ayumi arrossì pesantemente «Forse...»

«E chi?»  chiese il ragazzo assottigliando gli occhi.

Prima di dare risposta la ragazza si chiese il motivo per cui si stava confidando con un tizio che aveva visto due volte in tutta la sua vita.

Bah... forse perché lo conosceva da più di dieci anni.

Ayumi prese un profondo respiro per rispondere alla domanda del ragazzo, ma si accorse che c'era un terzo in comodo, anche detto Genta, che era particolarmente interessato alla conversazione.

Proprio per questo prima di confidarsi prese Okita per il braccio e lo trascinò dall'altra parte della stanza.

A questo punto, bisbigliò nell'orecchio dell'interessato la fatidica risposta, che fece a dir poco, sobbalzare l'amico.

« COOOOSA!? Vuoi dirmi che ti piace quell'impiastro!? Ma non ti merita!»  Spiegò con ovvietà «E poi è fidanzato con quella scorbutica. L'impiastro e la pazza, una coppia perfetta direi»

Ayumi si sentì sprofondare. Conan fidanzato?  Il suo Conan apparteneva a qualcun'altra?

Non riuscì a trattenere il pianto.

Lo conosceva da dieci anni. E lei stupida, se lo era lasciato scappare.

Sentì le gambe cederle, si sentì scema, ingenua e presa in giro.

Senza pensarci due volte, scappò fuori sbattendo la porta.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

 

Buondì!

Ecco il decimo capitolo !

Ebbene sì, siamo sulle due cifre, traguardo che non credevo neanche di raggiungere,

e devo ringraziarvi, perché siete voi lettori e recensori che mi date sempre supporto e aumentate la mia voglia di scrivere,

Sul serio, GRAZIE <3

Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, è il più lungo di tutti, ha quasi 20 pagine O.O

E per la cronaca, io non ho mai scritto qualcosa più lungo di 20 pagine ^^

Innanzitutto, per quanto riguarda la trama:

Ran viene tranquillizzata da Kazuha attraverso quella frase sul significato della vita (spero di aver reso l’idea, perché per esporre il pensiero in modo completo mi sarebbe voluto un capitolo intero -.- );

Poi, mentre Conan e Hattori inseguano Gin e Vodka, succede un esplosione e tra poco ci lasciano la pelle, e un altro mistero si aggiunge… Ma nel prossimo capitolo si incomincerà a fare un po’ di chiarezza! ^_^

Ah, e poi si scopre un lato di Okita (al quanto strano direi),

 ma anche per quello ci saranno chiarimenti prossimamente, keep calm :)

Ah, e se nello scorso capitolo era Ran a piangere, ora è Ayumi -.-

Sì, quelle due fanno praticamente a turno ^^’

Ah, poi ho aggiunto un disegno di Kozue nel capitolo precedente, se avete tempo ,andate a guardare ^^

Ad ogni modo spero che questo capitolo sia piaciuto,

ma in ogni caso fatemelo sapere nelle recensioni ;)

E ora… passiamo ai ringraziamenti:

grazie a chi ha recensito: ranxshin025 shinichi e ran amore _SiMoNe_00 Hagenti _fantasie_
martini02 virginiella4869 ShinRan4862 Kudo A
grazie a chi ha messo la storia tra le seguite: steffy_96 _ClyssiasChange_ ranxshin025
a chi ha messo la storia tra le ricordate: shinichi e ran amore
a chi ha messo la storia tra le preferite: Kudo A

 

 

 

 

Grazie anche a chi legge soltanto!

Saluti

Fogli

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Errori ***


Errori

Conan è fidanzato.

Conan è fidanzato.

Conan è fidanzato.

 

Nella mente di Ayumi queste parole risuonavano come una straziante cantilena.

Aveva capito solo quello del discorso di Okita, e non voleva sapere altro.

Non voleva ascoltare.

O forse, non voleva soffrire.

Lei era semplicemente una stupida, si era fatta soffiare da sotto il naso il ragazzo, possibile che fosse sempre così lenta!?

In fondo aveva avuto tutto il tempo del mondo, conosceva Conan da ben dieci anni, diamine!

E ora lui stava con quella…

Aspetta… ma quella chi!?

Non aveva ascoltato a fondo le parole di Okita, e non aveva capito l’identità della fidanzata.

Ma, d’altra parte, poteva anche non averglielo proprio detto.

 

Improvvisamente si accorse di essere osservata.

Genta si stava avvicinando, probabilmente per consolarla.

Anche Okita la stava guardando, ma quasi subito si alzò e, imperterrito, si diresse verso la porta.

«Ciao, ci vediamo…» salutò con il suo solito fare menefreghista.

Ma questo per Kojima era un vero e proprio invito alla guerra: Non solo aveva fatto piangere la sua cara Ayumi, ma poi voleva squagliarsela così!?

Non poteva permettere a quell’essere di farla franca.

«Tu! Dopo tutto quello che Ayumi ha fatto per te ti comporti così!?» urlò fuori di se afferrando le spalle di Okita.

Ma il ragazzo lo ignorò, e con una scaltrezza degna di un ladro uscì dalla presa di Genta, e con nonchalance chiuse la porta riuscendo a sgattaiolare fuori.

Un gesto che fece ribollire di rabbia il liceale portandolo addirittura ad imprecare nei confronti del ragazzo le peggio offese.

Ayumi rimase sorpresa: era da anni che Genta non si comportava così nei suoi confronti, sembrava quasi essere ritornato ai tempi in cui era un grosso bambino di sette anni che malmenava chiunque non le desse retta.

Ma era rimasta ancora più allibita del comportamento di quello che prima, considerava un amico; sul serio Okita era un essere così viscido!?

La ragazza si accorse che Genta aveva appena finito di sfogarsi, e si stava dirigendo con passo calmo verso di lei, sperando probabilmente di riuscire a tranquillizzarla.

Ayumi, sorpresa ma allo stesso tempo stufa, si chiese quando Kojima avrebbe imparato a non vederla come un cucciolo indifeso, o peggio, un pupazzetto da difendere e strapazzare.

La aveva seguita e tormentata finora, diamine!

Veramente credeva di poterla aiutare?

Lui che per tutta la giornata non aveva fatto altro che darle grattacapi? 

Era l’ultima persona che voleva accanto in un momento delicato come quello.

Appena il ragazzo provò ad appoggiarle una mano sulla spalla lei si scostò, ringhiando una serie di borbottii sconnessi di disapprovazione.

«VAI VIA!» poi proclamò, il tono autoritario e potente non permetteva repliche.

«Ma Ayumi…»

«Ti ho detto di andare via!  La vuoi smettere di starmi appiccicato!? Ne ho piene le tasche di averti come ombra, SMAMMA!» urlò in preda ad un attacco d’ira, senza pensare minimamente alle parole dette.

La ragazza non udì risposta: doveva aver colpito nel segno con quelle parole.

Era da un sacco che desiderava stare da sola. E forse ora si sarebbe riuscita.

«Oh…» lo sguardo di Genta da raggiante era appena diventato smorto e triste.

«Se è quello che desideri, mi toglierò dalla tua vita per sempre, Ayumi» esordì, il viso dominato da un’espressione sconvolta e quasi assente.

In quel momento il ragazzo pareva una bambola di porcellana, fredda e austera, inespressiva, che nasconde chissà quali cose al suo interno.

«Ti lascio sola, addio» concluse andando via sbattendo la porta, lasciando la ragazza nella disperazione più totale.

 

 

 

 

 

 

 

^*^*^*^*^*^*^*

 

 

 

 

 

 

«Ma guarda cosa mi devo sorbire…» un giovane col codino stava parlottando fra se e se.

«Prima l’impiastro mi dà un pugno, poi il secondo impiastro formato famiglia incomincia ad urlarmi contro… mh se avessi saputo in anticipo quanto è strana la gente da queste parti non mi sarei trasferito a Beika…»

Il ragazzo continuava a volgere i suoi pensieri altrove, rendendosi troppo distratto per notare un particolare che avrebbe invece dovuto tenere bene a mente.

Infatti, poco più in là, una ragazza lo stava squadrando.

Era appoggiata al muro, e indossava un lungo cappotto nero con il cappuccio abbassato che le copriva buona parte del viso.

Si poteva scorgere, se la si osservava attentamente, solamente qualche ciocca dei suoi capelli biondi e ricci.

Questa, appena Okita si apprestò a sorpassarla, spiegò la gamba, riuscendo a far inciampare il malcapitato.

Per finire, estrasse dalla tasca il suo telefono cellulare e si mise a far foto a tutto spiano.

Il suo ghigno soddisfatto mostrava la sua felicità nell’essere riuscita a provocare una sbucciatura al ragazzo.

Come era comparsa, magicamente scomparì, lasciando a terra Okita perplesso: «Sì… a Beika sono tutti psicopatici…» borbottò, alzandosi in piedi dolorante.

^*^*^*^*^*^*^*^*^

Heiji Hattori sbuffò. Era da una mezz’oretta che era lì fermo su quella barella come se fosse un reduce di guerra in fin di vita.

Dovevano solo fasciargli il bacino e non avrebbe avuto più problemi, diamine!

A che cosa gli serviva stare lì ad aspettare ore e ore per una cosa che avrebbe potuto tranquillamente fare da solo!?

Si girò a destra: a giudicare dalla sua faccia scocciata, anche il suo compare Kudo doveva essere della stessa opinione.

Ma i dottori del pronto intervento erano stati chiari, e finché la omicidi non sarebbe arrivata loro erano bloccati lì.

«Allora mi vorresti spiegare cosa sta succedendo?» chiese il ragazzo del Kansai all’amico.

«Come ancora non ci sei arrivato, Hattori? Stai perdendo i colpi, eh! E pensare che venivi addirittura definito come mio rivale…»

«Kudo, basta. Lo sai quanto me che io non ho tutte le informazioni che hai te sull’organizzazione. Quindi ora, potrebbe spiegarmi cosa diavolo è successo senza questi pseudo-pavoneggiamenti !? »

«Ok, ok ho capito…Ti ricordi che l’auto era ferma davanti all’università? Secondo me Gin e Vodka erano lì per prelevare qualcuno che sapeva troppo, e sicuramente lo hanno caricato in auto con loro, a quel punto avranno sicuramente pensato co…»

«Hey ragazzi!» Una voce piuttosto giovanile interruppe la conversazione.

Heiji si girò: Chi era quello scocciatore che aveva interrotto la spiegazione di Kudo? Sapere le cose a metà era una cosa che non gli era mai piaciuta, ecco.

«Mitsuhiko?? Che ci fai qui!?» Conan era a dir poco sorpreso.

«Come, sono qui per aiutare la scientifica, non te l’ha detto Megure? Ah, e poi perché sei qui tra i feriti?» chiese il ragazzo con ingenuità.

 

«Ehm… vediamo… forse perché è un ferito?» rispose al posto dell’amico il ragazzo del Kansai, scoppiando a ridere da solo come uno scemo senza un vero motivo.

 

Conan rimase piuttosto perplesso alla vista di quel ragazzo, che aveva quasi trent’anni e avrebbe dovuto dimostrare una certa maturità, sbellicarsi dalle risate da solo come un bambino dell’asilo a cui si fa il solletico.

Beh… forse la lamiera non l’aveva colpito solo alla schiena, era un ipotesi da tenere in considerazione, ecco.

Ma quasi nell’immediato decise di disinteressarsi all’argomento:

«Vuoi dire che Megure ti ha chiamato prima di arrivare?» domandò curioso «Comunque sì, sono sulle barelle perché sono un ferito, ero presente quando il capannone è esploso, dei pezzi di lamiera mi hanno colpito e ora mi trattano come se avessi ricevuto tre proiettili in pieno ventre… insomma zoppico, ma cammino tranquillamente, è possibile che se un infermiera vede un po’di sangue crede che tu sia in punto di morte!?»

Il ragazzo alzò un po’ troppo il volume della voce, attirando irrimediabilmente l’attenzione dei presenti più di quanto avesse già fatto Hattori con la sua risata che da divertita, stava assumendo un non so che di macabro.

Già…non aveva mai visto Heiji sganasciarsi in quel modo, e il non sapere il motivo rendeva la faccenda assai inquietante.

«Ehm… sì, deve avermi chiamato mentre partiva, ma che ne dici che ne parliamo fuori in un luogo più appartato? Ci penso io a dirlo agli addetti non preoccuparti» rispose sorridente facendogli cenno di alzarsi «Dovresti anche ritenerti fortunato, non è da tutti assistere ad un esplosione ottenendo solo qualche graffio»

Conan, quasi sorpreso, annuì. Ancora non riusciva a realizzare che quel bambino di sette anni che aveva conosciuto tempo prima ora era lì che lo aiutava nell’indagine facendo anche discorsi abbastanza sensati.

Ciò lo faceva sentire vecchio in un certo senso.

Sì, perché quando lui aveva incominciato a investigare quel ragazzo era a malapena uno scolaretto, che stava ancora imparando a leggere i Kanji più basilari, commettendo spesso un sacco di errori.

Si ricordava come fosse ieri quando i Detective Boys avevano storpiato il suo nome da “Kudo” ad “Eto” *.

Ma poi gli anni erano passati, e pian piano tutti avevano trovato il loro posto nel mondo.

Quei tre bimbi con cui aveva passato buona parte del tempo libero da dieci anni a questa parte incominciavano a non essere poi così “bambini” dopotutto.

Improvvisamente si accorse che Hattori aveva smesso di ridere come un forsennato. Prese nota mentalmente di ricordarsi più tardi, di chiedergli il motivo.

Anche se non era certo di riuscire, prima o poi, ad ottenere una risposta.

Zoppicante si alzò, e insieme a Heiji e Mitsuhiko si avviò verso il capannone.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

 

Stupida.

 Ingenua.

Crudele.

 

Quelli erano i tre aggettivi che in quel momento avrebbe usato Ayumi per descriversi.

 

Stupida perché sbagli sempre tutto.

Ingenua perché credi di vivere in una fiaba e riuscire sempre a coronare i tuoi sogni.

Crudele perché gli amici vanno trattati bene, non come fai tu.

 

La ragazza, riflettendo, aveva finalmente capito di essersi comportata malissimo quella giornata, senza considerare gli altri e lamentandosi come “la principessina di turno”.

A questo punto capiva il motivo per cui Conan aveva scelto un'altra al suo posto.

Chi mai vorrebbe bene ad una romanticona inacidita che tratta gli amici come bestie?

Qualunque ragazza fosse stata scelta, sicuramente sarebbe stata migliore di lei.

Ayumi ricominciò a singhiozzare, lasciandosi andare e di conseguenza piangendo a dirotto, riuscendo a malapena a respirare.

Lei era un fallimento. In tutto e per tutto.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

Okita era entrato malamente nel suo appartamento, sbuffando e sbattendo la porta.

In quella giornata aveva conosciuto quello schianto di ragazza, ed era riuscito ad ottenere un bacio senza aspettare neanche troppo.

Si ricordava come Ran era gli era saltata subito all’occhio con quel completino che lasciava poco spazio all’immaginazione…

Inizialmente aveva pensato che fosse una di quelle ragazze da “discoteca”, imprevedibili e birichine, un tipo di donzelle che lui conosceva molto bene.

Però la ragazza con cui parlava sembrava essere per bene.

Si era avvicinato, e con il suo fascino l’aveva colpita.

Le solite battutine, un sorrisetto falso e una buona dose di ego.

Funzionava praticamente con tutte.

E in quella mattinata, anche Ran sembrava essere caduta in quella trappola di fascino.

Ma poi quando l’aveva baciata non si era comportata come previsto.

Doveva sorridere, guardarlo strano, o al massimo tirargli uno schiaffo.

Invece aveva incominciato a sbiascicare piangendo qualcosa tipo “Pogan” … o “Trogran” ed era scappata via.

Sul serio, non aveva mai conosciuto ragazze che dopo un suo bacio erano scappate via urlanti.

Non aveva proprio mai visto nessuno avere una reazione del genere.

La sua amica, Kazuha, la aveva guardata malinconica, non gli doveva piacere vedere la sua migliore amica in quelle condizioni.

Anche lei era molto carina, soprattutto con quello sguardo affranto.

Ma, purtroppo per lui, era stata tutto il tempo a lamentarsi del suo fidanzato, quindi ahimè non aveva campo libero con quella ragazza.

Al massimo poteva sperare in un futuro litigio.

Poi aveva conosciuto quella ragazzina, Ai, pazza come poche. Forse solo il suo strampalato fidanzato la batteva.

Quando le aveva chiesto se lei era Conan lo aveva trattato in un modo talmente altezzoso da riuscire a farlo ribollire di rabbia.

Sentite scuse, ma lui di nomi stranieri proprio non se ne intendeva.

Ma quando arrivò il “vero” Conan incominciò il putiferio.

Okita aveva assunto il suo solito modo di fare menefreghista e arrogante, quello che attirava le donne come mosche.

E il ragazzino gli aveva risposto acidamente.

Così anche lui aveva incominciato a sfoderare gli artigli e il risultato era stato un pugno in faccia.

Lui, abbonato in palestra, che si faceva prendere a pugni da un liceale.

Solamente perché lo aveva trattato male, cercando di farlo ribollire di rabbia e quindi riuscire ad isolarlo.

Peccato che le cose, per la seconda volta in quella mattinata, non erano andate come previsto.

Forse doveva incominciare a cambiare tattica.

Arrivato davanti al cassettone scosse la testa e incominciò a ragionare:

Dove diavolo lo aveva messo?

Ah, già!

Rapidamente aprì il terzo cassetto dal basso e annaspò tra i vestiti: Ma dov’era andato a finire?

Quando stava per rinunciare, tastò qualcosa che sembrava cartone.

Così estrasse dal mobile una cartellina celeste, sembrava molto vecchia a giudicare da quanto era consumata.

Improvvisamente, con uno scatto fulmineo, la strinse a sé:

Ora avrebbe potuto battere una volta per tutte la tristezza…

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

 

 

Quattro ore e ventuno minuti…

 

Era passato un lasso di tempo a dir poco microscopico, prima che lei incominciasse a mettere in dubbio questa idea del falso fidanzamento.

Anzi, a dir la verità, non capiva come aveva fatto a essere talmente stupida da accettare.

Tutta colpa di quell’ infatuazione che coltivava da ormai dieci anni.

Quando lui le aveva chiesto aiuto, lei non era riuscita a rifiutare.

Un po’ come quando gli dava, nonostante il pericolo, un antidoto provvisorio per l’APTX.

E questo gesto, piano piano, lo aveva portato alla rovina, rendendolo immune anche a una forma più efficace e definitiva.

Praticamente era stata lei a firmargli la condanna.

 

Un po’ come sempre, vero Shiho?

 

Se lei non fosse mai nata, a quest’ora Shinichi avrebbe avuto una vita perfetta: fama, amore, amici… a quel ragazzo non sarebbe mancato niente.

Ma poi era arrivato un corvo, a portare malaugurio.

Già, perché esistono tanti uccelli.

Bianchi e puri come colombe, colorati e vivaci come pappagalli, gioiosi e melodici come gli usignoli.

Ma i corvi… quelli sì che erano pericolosi.

“Se vedi un corvo, allontanati subito. Ma se lo sei, rassegnati”

 

Il nero è un colore potente, forte, che impregna le anime in modo permanente.

Un corvo nero non potrà mai cambiare colore, e questo Shiho se l’era momentaneamente scordato.

Vivendo tra colombe e pappagalli, ci si può dimenticare della propria appartenenza.

 

Ma ormai il danno era fatto, e il corvo si era aggrappato al pappagallo con tutte le sue forze, trascinandolo in parte con se nelle tenebre, allontanandolo dalle colombe, dalla sua colomba.

Se poi il pappagallo vuole chiedere aiuto ad un corvo per una colomba, va fermato; corvo e colomba sono i due opposti.

L’oscurità e la luce.

I peccati e i miracoli.

L’odio e la pace.

 

È palese quale dei due sia il vincitore.

Ma questo Conan non lo sapeva.

E così le aveva chiesto di aiutarlo a far ingelosire Ran.

Un piano a dir poco stupido, ma per qualche strano motivo in quel momento sembrava sensato ad entrambi.

Forse se Ran fosse stata un corvo, la strategia avrebbe anche funzionato, ma una colomba non opera per gelosia o altro.

La scienziata aveva visto come la ragazza ci era rimasta male, ma aveva fatto buon viso a cattivo gioco, cercando di sorridere.

Ma quando ella confuse Conan per Shinichi, Ai aveva finalmente capito quanto la ragazza dell’agenzia investigativa stava male per la perdita subita.

Le ricordava lei quando Gin uccise Akemi, per certi versi.

E illudere, o addirittura prendere in giro una ragazza che soffre in quel modo è ignobile.

Forse anche Conan lo avrebbe notato, se non fosse stato troppo distratto da Okita.

«Devo smetterla con questa finzione…» borbottò socchiudendo gli occhi.

«Per quanto a me possa giovare, è solo un sogno, un sogno che fa soffrire terze parti»

 

Credevi veramente che esistesse un simile lieto fine per te?

Stupida, stupida Shiho.

Se veramente fossimo in una fiaba come credi tu, saresti sicuramente la strega malvagia, non di certo la principessina accompagnata dal bel principe.

Saluta il tuo sogno, e regalalo a chi lo merita di più.

 

Con sguardo malinconico, ma deciso, sbloccò il telefono: doveva scrivere a Conan di venire da Agasa, non bastava un messaggino per spiegare tutto.

E lui non era neanche troppo veloce nel capire queste cose.

A proposito… da quando aveva sentito la notizia alla radio di Kogoro si sentiva irrequieta.

Un capannone esploso… qualche ferito… e se ci fosse stato Kudo fra loro!?

Dopotutto quel ragazzo era capace di ritrovarsi recapitato settimanalmente ai suoi piedi un morto, come se lui ovunque andasse, invogliasse le persone ad atti estremi.

Sì, insomma, non era proprio la persona adatta da portare con se quando fai visita alla tua bisnonna centenaria.

O almeno, se non la vuoi vedere appesa ad una trave con qualche messaggio criptato inciso sulla pancia.

Ma questa storia le puzzava di un non so che di losco.

Anche se erano passati dieci anni, non aveva ancora perso completamente il suo istinto dopotutto.

Aveva appena accurato di non essere una principessina, non poteva stare con le mani in mano come se fosse tale.

Prese una borsa a tracolla, il giubbotto e qualche spicciolo; e dopo aver cercato le coordinate del luogo, uscì.

 

^*^*^*^*^*^*^*^*

«Wow… certo che l’esplosione l’ha proprio sfasciato…» borbottò Mitsuhiko, gli occhi fissi sul capannone come se fossero incollati.

«Lo sai vero che dobbiamo entrarci dentro?» chiese Conan, sorridendo per la faccia più che stupita dell’amico.

«COOOOSA??? Ma non vedi che è pericolante? Il soffitto potrebbe cadere da un momento all’altro! »

Heiji interruppe la conversazione: «Pensavi che lavorare nella scientifica fosse sempre una pacchia?? Comunque Kud..ehm Conan è fin troppo pericoloso per te, non riesci neanche a camminare normalmente, guarda come zoppichi! »

 

«Zoppicherò pure, ma sono l’unico che ha una vaga idea di dove possa essere il cadavere!  E se pensate che vi lascio andare lì dentro da soli vi sbagliate di grosso! Forza andiamo! »

 

«Uff… Hai una vaga idea di quanto sei odioso quando diventi così cocciuto?

La tua età mentale varia tra i 50 e i 5 anni; complimenti, sei un tipo veramente versatile!» sentenziò Heiji.

«Parla quello che ride da solo per mezz’ora senza un apparente motivo!» borbottò Conan, ridacchiando.

«Ragazzi? »

Mitsuhiko era arrivato vicino alla facciata del capannone, ma non sapendo come procedere, si era fermato «Da dove si entra? »

«Mh…» Conan incominciò a percorrere la fiancata dell’edificio, girando all’angolo verso la parte integra.

«Se proprio non volete avventurarvi fra le macerie ci sarebbe questa finestra» esordì, indicando il muro «da questa parte il muro è stabile, non dovrebbero esserci problemi, e poi il vetro è già rotto…»

 

Heiji si avvicinò: «Come?» a quel punto, il ragazzo fece capolino all’interno della finestra «Sì… l’area sembra abbastanza agibile… però è strano che il vetro sia rotto… aspetta! Conan ci sono delle schegge all’interno! Sai cosa vuol dire, no? »

 

«Significa che qualcuno ha rotto il vetro dall’esterno» proferì Mitsuhiko «Quando un ladro rompe una vetrata di un negozio, i vetri vengono ritrovati all’interno, mai all’esterno. Ma se questo invece usa lo stesso stratagemma per scappare, essi verranno ritrovati all’esterno»

 

«Già e proprio per questo le possibilità sono due: o è  un semplice atto di vandalismo di qualche bullo del quartiere, oppure si tratta di qualcosa che centra con questo caso» spiegò Conan.

 

«Ma non sarebbe meglio utilizzare la porta?» chiese ingenuamente Mitsuhiko.

 

«Le porte dei capannoni sono anch’esse di lamiera, e vengono spesso chiuse con un lucchetto: dimmi un po’, trovi più semplice scassinare una serratura o rompere un vetro di una finestra?» spiegò Heiji con ovvietà.

 

«A giudicare dalle cucitrici all’interno questo doveva essere un impianto tessile, e anche piuttosto scadente e non a norma, probabilmente è stato chiuso proprio per questo. E si sa cosa succede a questi edifici quando non vengono più usati, giusto?

Non mi stupisce affatto che quest’esplosione sia avvenuta in un posto del genere» pontificò Conan, portando la mano al mento.

 

«Avanti, entriamo» fece Heiji, fiondandosi all’interno della fessura riuscendo, contro qualunque legge fisica, a entrarci con facilità.

Anche Conan lo seguì, arrangiandosi un po’ per via della ferita al piede.

Pure Mitsuhiko faticò un po’, ma nel giro di cinque minuti, tutti e tre erano in piedi all’interno dell’edificio.

 

«Attenti a dove mettete i piedi, non credo sia piacevole cadere su quegli spilli» proferì Heiji, indicando i piccoli aghi nascosti e non bene in vista tra il putiferio causato da tavoli, macchinari, sedie e molto altro rovesciati e accatastati a terra.

 

«Sì…» rispose distrattamente Mitsuhiko, volgendo l’attenzione altrove «ci saranno circa venti metri quadri di spazio sicuro… andando oltre il tutto diventa fin troppo pericoloso… guardate tipo quel… O MIO DIO!»

Inutile dire che tale affermazione attirò l’attenzione dei due detective, che preoccupati lo squadrarono.

Questo, ancora tremante, indicò un punto non troppo distante, lì la sicurezza era precaria, una lamiera era caduta sopra qualcosa, e il resto del soffitto era penzolante.

Conan ed Heiji si avvicinarono, e sollevarono il pezzo di metallo: davanti ai loro occhi mostrò uno spettacolo a dir poco ripugnante.

Lì giaceva una figura umana, completamente aperta dall’interno; gli organi parevano rigirati ed esso stesso una spoglia squarciata.

Entrambi, alla vista di tale spettacolo sobbalzarono, sbattendo gli occhi più volte non essendo sicuri che ciò potesse essere reale.

 

«Da quelle lacerazioni sembra quasi che la bomba sia partita da… dentro di lui…» borbottò Conan stupefatto.

 

«Sei proprio certo che sia un lui…?» chiese Heiji non riuscendo a trovare in quella poltiglia niente che potesse determinare il sesso.

 

«Già… per quello aspetteremo esami più accurati…» borbottò il detective del Kanto.

 

«Fermi, fermi! Questo è il mio settore!» annunciò Mitsuhiko tornato improvvisamente sereno.

«Aspettate, vado a prendere la mia valigetta!» finì facendo l’occhiolino ai due detective, allontanandosi e scavalcando la finestra con una agilità che prima non aveva dimostrato.

Appena Heiji lo sentì abbastanza lontano proferì: «Adesso Kudo mi devi spiegare come diavolo facevi a sapere che qui c’era …questo»

«Mitsuhiko tornerà tra un momento all’altro. Non farei in tempo, per ora sappi che non devi farti sfuggire niente sull’Organizzazione. Dobbiamo fingere di essere estranei alla faccenda. Intesi? »

 

«Guarda che lo so come mi devo comportare…» borbottò Hattori ridacchiando «Comunque alquanto sinistra la faccenda… una bomba in corpo, ma mi sembra impossibile che una cosa così minuta da essere impiantata senza problemi dentro qualcuno possa far esplodere un edificio.

Sarebbe… fantascienza…»

«Proprio per questo sto cercando di trovare qualche segno che confermi la presenza di altre bombe… ma è più facile a dirsi che a farsi, un passo falso e ci crolla il soffitto in testa! » spiegò Conan, leggermente sottopressione.

«Già... proprio per questo credo che il caso verrà archiviato come incidente… ho visto omicidi dove tutti gli indizi erano nascosti e oscurati, ma questa è la prima volta che mi capita di ritrovarmi impossibilitato ad indagare! »

 

«Tsk… questa è da vedere!» esordì il detective del Kanto, mentre si avvicinava, con non pochi problemi, al cadavere.

«Visto che gli organi in condizioni peggiori appartengono al sistema respiratorio e digerente, posso presumere che la bomba fosse collocata in un punto medio tra lo stomaco o i polmoni. Probabilmente è stata messa lì grazie ad un intervento chirurgico.

Se il fisico era capace di sopravvivere anche con un peso del genere a comprimere gli organi vitali si presume che il corpo appartenesse a una persona nel pieno delle forze, quindi probabilmente giovane. »

 

«E che cosa andrebbe a fare un “giovane” come dici tu dentro un capannone non più usato da anni? A giudicare dalle macchie di sangue sul pavimento, il decesso è avvenuto qui, e non riesco proprio a capire il motivo per cui sia dovuto venire dentro un posto simile»

«Probabilmente c’è lo zampino di Gin e Vodka, forse sarà stata una persona scomoda da eliminare, ma per ora sarebbe meglio far credere alla polizia che questo sia stato un semplice atto di vandalismo finito in catastrofe. Se l’organizzazione venisse al corrente che qualcuno durante queste indagini l’ha sospettata, non faticherebbe a rintracciare il nome di Conan Edogawa»

«Sì, sì lo so…» borbottò Heiji stufo «Però ne discuteremo in privato intesi? »

«Ti sembro il tipo che per paura di essere ucciso rimane con le mani in mano?» rispose il ragazzo all’amico sorridendo.

 

«Hey ragazzi ci sono!» una voce esaltata proveniva dall’esterno.

Poco dopo un ragazzo entrò dalla finestra, con stretta alla mano una grande e nera valigetta.

Arrivato di fronte ai due detective l’aprì, lasciando scorgere il nastro adesivo, la colla, i guanti, le polvere esaltatrici, delle carte per la raccolta dell’impronte e molto altro ancora.

I due rimasero sorpresi nel vedere quanto il ragazzo fosse equipaggiato; Heiji si fece avanti e chiese: «Ehm… chi te l’ha data quella?? »

 

«L’agente Nikaido!» rispose questo sorridente, lasciando Heiji piuttosto perplesso.

«Ehm… Kudo chi è costui?» bisbigliò all’amico.

«Mh… direi un agente della scientifica che verrà prossimamente licenziato per aver dato materiale della polizia ad un liceale…» borbottò Conan.

Ma Mitsuhiko aveva già preso la sua fantomatica valigetta e si era messo a far fotografie a tutto spiano.

Conan si chiese se quello era lo stesso ragazzo che aveva urlato alla vista del cadavere.

Già, perché ora stava immortalando qualunque particolare che vedesse, dal sangue per terra, allo stomaco da cui fuoriusciva il bolo del cibo mangiato precedentemente.

Successivamente indossò dei guanti e, con incredibile nonchalance si mise a ispezionare la giacca del malcapitato.

Anche Heiji rimase sorpreso dell’improvviso mutamento di carattere del ragazzo, ma ben presto giunse ad una conclusione: “quando Mitsuhiko ispezionava, diventava praticamente un'altra persona”

«Eheh… ho fatto centro! » borbottò il liceale soddisfatto.

Ciò attirò immediatamente l’attenzione di Conan: «Scusa… che intendi? »

«Guardate qua cosa ho trovato nella sua tasca!» il ragazzo sventolò praticamente in faccia agli amici una tessera completamente impregnata di sangue.

«La patente!» si rispose da solo sorridendo.

« Yukio Ayashiro, 22 anni…. Che ve ne pare!? »

«Ottimo lavoro! Ora sarà molto più facile scoprire chi è questo… presumo che dal nome sia un uomo… giusto? »chiese Conan.

Mitsuhiko annuì: «Nikaido e gli altri dovrebbero arrivare a momenti, per loro sarà un gioco da ragazzi informarsi maggiormente su questo…coso…»

 

Heiji, guardando perplesso Mitsuhiko, ribattè:« Se aspettiamo che arrivi l’omicidi facciamo notte! E tu che razza di pseudo investigatore sei, se aspetti che arrivino i rinforzi prima d’intervenire! Piuttosto vieni qui e aiutaci a spostare questa lamiera… potrebbe esserci qualche indizio importante, insomma! »

Il ragazzo avrebbe potuto controbattere con la solita frase che incentivava la pericolosità nel protrarsi a lungo in un simile luogo,ma, non potendo sminuire in alcun modo la veridicità di quelle parole, si limitò ad annuire ubbidiente.

Dopotutto, quel ragazzo con l’accento di Osaka sapeva il fatto suo sull’argomento, e sicuramente rappresentava una presenza a cui ispirarsi per il giovane Mitsuhiko.

Se fosse poi uscito con una gamba rotta o peggio, avrebbe avuto uno strano aneddoto da raccontare a scuola dopo essersi rimesso.

In fondo, aveva affrontato situazioni ben peggiori.

Ma quando si avvicinò ai due sentì un richiamo proveniente dall’esterno:

«Conan?? Se ci senti vieni, le infermiere hanno detto che eri uscito! »

Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo: per quanto Hattori avesse potuto avere ragione, era veramente riconoscente a Megure.

«Mi dispiace ragazzi… ma dobbiamo andare» proclamò con una finta voce dispiaciuta, incamminandosi verso la finestra festoso.

 

 

 

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

 

 

 

 

Il chiasso la faceva da padrone nell’agenzia investigativa; Kogoro, sulla sua cara sedia girevole rossa si era appisolato. Inutile dire che russava, la sua testa a ciondoloni e la bocca aperta.

Ma buona parte del rumore proveniva da Ayumi, che incessantemente singhiozzava e piangeva, singhiozzava e piangeva, bagnandosi il volto di calde lacrime.

Ma tutto ad un tratto, il campanello suonò.

La ragazza, sentendo tale rumore, alzò lo sguardo: i suoi occhi erano pieni di lacrime, e le era difficile vedere.

Si stropicciò gli occhi, e capendo che qualcuno era alla porta decise di ignorarlo.

D’ altronde non voleva vedere nessuno, ed era certa che anche se fosse stato un cliente, Kogoro non era in grado di servire nessuno e Conan…

 

 

Perché lo hai nominato di nuovo!?

 

Il brusco suonare del campanello interruppe i suoi pensieri.

Chiunque fosse stato alla porta, sicuramente era parecchio impaziente.

Non avendo altra scelta, si alzò in piedi e tremando, si diresse verso la porta.

Ma quando l’aprì, sentì il serio bisogno di richiuderla immediatamente.

«Okita… che ci fai qui?? » borbottò infuriata, anche se la voce era fioca si poteva distinguere l’irritazione.

Fece per richiudere la porta, ma il ragazzo infilò la mano nell’abitacolo cancellando ogni possibilità di fare ciò.

Egli si morse il labbro, probabilmente cercando di trattenere il dolore che la porta in pieno braccio gli aveva causato, e con cautela afferrò la mano di Ayumi portandosi all’interno dell’appartamento.

La ragazza cercò di divincolarsi, ma rendendosi conto di non poter in alcun modo sottrarsi, sconsolata si lasciò adagiare sul divano.

Lì continuò a piangere in silenzio, chiedendosi cosa volesse da lei quel ragazzo, ma non si sarebbe mai aspettata quello che stava per accadere.

 

 

 

 

NOTE:

*alla fine del volume 2 (non mi ricordo il file, pietà -_-) i Detective Boys decidono di visitare una casa disabitata, più precisamente quella di un certo signor Eto, scritto con la E in katakana e TO in caratteri cinesi…Ma Conan subito cerca di bloccarli capendo che quel nomignolo è soltanto una lettura errata di Kudo, nome scritto in Kanji e ben in vista davanti alla sua villa.

 

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*

Buondì! :)

Ecco il tanto aspettato 11° capitolo!!

*cerca di evitare i forconi e le lance che le vengono lanciate*  lo so, lo so, sono in SUPER RITARDO, lo so T_T

E poi, per la prima volta nella mia vita, ho cercato di lasciare un po’ di suspance a fine capitolo, così tanto per farmi volere ancora più male…!

Cosa accadrà? Cosa vuole Okita da Ayumi?

Se anche voi vi volete male come me, provate a indovinare! ;)

 

 

Comunque, andiamo per gradi;

Una strana ragazza fa cadere Okita per terra…

Tu hai idea di chi possa essere… eh _fantasie_ ???

Comunque sì,è proprio lei la “stolker” di Okita, per chi ha pensato anche lontanamente che fosse qualche MIB si è sbagliato di grosso…

A meno che tu non faccia veramente parte dell’Organizzazione … Che mi dici??? Eh??

Tutto questo è nato da una discussione fra me e lei,potete quindi intuire che ogni parola usata in mia presenza può diventare un pretesto per inserirvi così, nelle mie storie a destra e a manca!! XD

Vabbè, andiamo avanti.

Signori e signori… ecco a voi…

DETECTIVE MITSUHIKO!!

Devo ammettere che mi sono divertita un sacco a scrivere di quell’accenno di caso, -che proseguirà nel capitolo 12- sul serio, ADORO SCRIVERE QUESTE COSE!!!!:3

*Tutti si accorgono che la scrittrice è una pazza sadica e si allontanano con cautela*

Ebbene, ci siete arrivati, meglio tardi che mai, no!?

Ma quanto fa ridere Mitsu e la sua mania per l’agente NIkaido?? XD

Vi avverto che nel prossimo capitolo comparirà in un ruolo attivo!

Come ve lo immaginate l’idolo di Mitsuhiko??

Esigo un’opinione! XD

Ah, poi in questo capitolo Ayumi è più frignona del solito.

Povero Goro, quella impiastra gli ha bagnato tutto il pavimento ! XD

Ah, poi è riuscita anche a ferire Genta. Sul serio, Ayumi, i miei più sinceri complimenti U_U

Ah, la risata macabra di Hattori…

La lamiera lo avrà colpito veramente alla testa!?

Lascio ai posteri l’ardua sentenza.

( Cit. Alessandro Manzoni, L’ode il cinque maggio)

Potete capire quanto sono messa male se mi ritrovo a fare simili citazioni XD!?

Può darsi che la lamiera non abbia colpito solo Hattori, dopotutto ^^’

Comunque anche a voi capita di incominciare a ridere come dei forsennati senza un motivo??

Dai, ditemi che non sono l’unica >_<

Ah, poi parlo a voi, Shiho/Shin che state leggendo sta’ cosa… VI PREGO NON UCCIDETEMI!!! U_U

Comunque anche per quello, precisazioni al prossimo capitolo, I’m sorry T_T

 

 

Questo capitolo è di nuovo lunghissimo.

Tutta mia colpa che mi perdo in dialoghi,pensieri e descrizioni.

L’unica cosa che non ho descritto è quando vanno al gabinetto XD

Se poi volete anche questi momenti, fatemi un fischio u-u

Ok…

Ora passiamo ai ringraziamenti, che è meglio ^^’

 

 
grazie a chi ha recensito: ShinRan4862 _fantasie_ Virgola4869 Hagenti martini02
shinichi e ran amore ranxshin025
grazie a chi a messo la storia tra le seguite: VSRB
grazie a chi ha messo la storia tra le preferite: Hagenti

 

 

 

 

Wow… Sul serio siete riusciti a leggere ventidue  pagine di miei vaneggiamenti??

I miei più sinceri complimenti,

Ad ogni modo spero che questo capitolo vi sia piaciuto,

anche se a dire la mia non sono troppo soddisfatta,

ma non potevo farvi aspettare più di cosi… perciò ho dovuto pubblicare XP

Aspetto un vostro parere, positivo o negativo che sia,

se volete anche per le note d’autore,

visto che stanno diventando talmente lunghe da essere considerate un capitolo a parte,

Grazie a tutti,

Grazie per il sostegno che mi date,

grazie per essere riusciti a leggere questi undici capitoli,

grazie a chi legge soltanto e anche se non recensisce trova il tempo di aprire la mia fanfiction :)

GRAZIE.

Saluti

Fogli

 

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Capitolo 12
*** "Perfetta" ***


 

 «Perfetta»

 
Il brusco suonare del campanello interruppe i suoi pensieri.
Chiunque fosse stato alla porta, sicuramente era parecchio impaziente.
Non avendo altra scelta, si alzò in piedi e tremando, si diresse verso la porta.
Ma quando l’aprì, sentì il serio bisogno di richiuderla immediatamente.
«Okita… che ci fai qui??» borbottò infuriata, anche se la voce era fioca si poteva distinguere l’irritazione.
Fece per richiudere la porta, ma il ragazzo infilò la mano nell’abitacolo cancellando ogni possibilità di fare ciò.
Egli si morse il labbro, probabilmente cercando di trattenere il dolore che la porta in pieno braccio gli aveva causato, e con cautela afferrò la mano di Ayumi portandosi all’interno dell’appartamento.
La ragazza cercò di divincolarsi, ma rendendosi conto di non poter in alcun modo sottrarsi, sconsolata si lasciò adagiare sul divano.
Lì continuò a piangere in silenzio, chiedendosi cosa volesse da lei quel ragazzo, ma non si sarebbe mai aspettata quello che stava per accadere.



 
«Ti devo far vedere una cosa»
Ayumi sgranò gli occhi sorpresa: «Eh? »
«Ho detto che di devo far vedere una cosa» ripeté con tono solenne «Forza, mettiti a sedere per bene»
La ragazza, stupita e anche arrabbiata per il modo in cui Okita l’aveva trattata quel pomeriggio, sbottò: «Vorresti darmi anche lezioni di galateo!? Tu che scappi nel momento del bisogno!? Sei soltanto uno stupido! »
«Ehi! Sarei io lo stupido!? Sei tu che ti innamori delle persone sbagliate, signorina perfetta!» urlò verso Ayumi irritato.
La ragazza, colpita al petto da quelle parole, urlò in preda ad una crisi di pianto: «Che male c’è ad avere dei sogni o delle speranze…!? Stupido, insensibile, menefreghista…  Sai una cosa… TI ODIO!!»
«Ehi! Qui la stupida sei tu! Sto cercando di aprirti gli occhi, sei tu quella che non vuole capire! Mi dai del menefreghista, eh!? Io ho fatto cinque chilometri a piedi per aiutarti e tu mi ringrazi in questo modo!? La menefreghista sei tu, svegliati, il mondo non gira intorno a te, diamine!» sbottò il ragazzo, lanciandole uno sguardo truce ed infuriato «Sogni o speranze, eh? Se quello era solo un sogno per te, non ti saresti intristita così tanto, dimmi la verità, lo so che tu eri più che certa che l’impiastro ti ricambiasse! Stupida! »
Ayumi si sentì trafiggere. Okita emanava una strana aurea… che in un certo senso le faceva paura. Ogni sua parola lacerava il cuore ormai più malmenato della fanciulla, che ormai non sapeva più a chi credere.
«E… se lo fossi…?» chiese intimidita balbettando. Tratteneva a fatica le lacrime e sembrava sull’orlo di una crisi di pianto. Il suo viso era sconvolto, bagnato e rossastro, con la classica espressione di chi non sa più cosa fare.
A quella reazione Okita sgranò gli occhi: «Come scusa? »
 
«E se io lo fossi…  Se io fossi stupida?»  Pronunciò flebilmente la ragazza.
 
Hajime fissò per qualche secondo la ragazza senza pronunciare parola.
Così triste, sconsolata, illusa. Sapeva bene come ci si sentiva, per sua esperienza personale.
Ma non aveva mai assistito ad una crisi di pianto del genere.
O almeno, non così, in una casa dove non aveva mai messo piede, con una liceale affranta sul divano e un padrone di casa russante su una sedia.
Non sono situazioni così tanto frequenti… ecco.
Ma, in ogni caso, il destino gli giovava sempre brutti scherzi, e questa volta non era da meno.
Il fato aveva voluto che la situazione di dodici anni prima fosse stata rivissuta da lui ed Ayumi scambiandosi i ruoli.
Chissà cosa avrebbero pensato i suoi amici, se avessero potuto vederlo coinvolto in una simile situazione.
Ma, orgoglio o non orgoglio glielo doveva.
Doveva in qualche modo sdebitarsi con quella ragazzina per tutto quello che aveva fatto per lui.
Certo, una ragazzina un po’ stupidella e fin troppo sensibile, ma pur sempre una delle poche persone che lo avevano fatto sorridere.
Del resto, anche lui lo era stato, un tempo.
 
«Sì… lo sei; sei proprio stupida, Ayumi» pronunciò accennando un sorriso «È proprio per questo devo ringraziarti»
La ragazza sollevò la testa, e stupita lo guardò.
«Se tu non fossi stata la stupidella quale sei, non mi avresti mai definito come tuo amico. E nessuno mi avrebbe aiutato» Il ragazzo prese fiato «Ma cosa voi, in fondo si sa, gli stupidi attirano gli stupidi. Anch’io infatti sono uno stupido, perché ti considero mia amica»
 
Ayumi lo guardò sorpresa, mentre Okita ricominciava a parlare: «Siamo entrambi degli stupidi che soffrono, che certe volte dimenticano di non essere soli al mondo, che commettano errori su errori.
Ma certe volte capita, tra i mille sbagli, di fare qualcosa di buono.
Tu mi hai aiutato, e scommetto che non sono l’unico ad aver beneficiato della tua dolcezza; io ahimè non sono mai stato utile a nessuno, ma sono veramente contento di aver fatto il filo a Ran, perché altrimenti non ci saremmo mai rincontrati»
 
La ragazza si asciugò le lacrime, a questo punto quasi scioccata: «Okita…»
 
«Detto questo, vorrei farti vedere l’interno di questa cartellina, se non ti dispiace» proclamò il ragazzo indifferente.
Ayumi annuì, confusa e curiosa. Che cosa ci sarà mai stato di così tanto importante in quel raccoglitore!? E poi da quando quel ragazzo era così dolce??
In ogni caso Okita teneva il fantomatico oggetto stretto in mano, e dal modo in cui lo guardava, doveva essere particolarmente importante per lui.
«Voglio far capire a una certa stupidella qualcosa che un tempo sapeva» mormorò mentre giocava con il filo elastico della cartellina.
«Ovvero?» chiese questa curiosa del proseguirsi di quella conversazione che da litigio, diventava ogni secondo più amichevole e rilassante.
«Di non scordarsi di avere degli amici» spiegò Hajime sorridendo «per esempio, parlando dell’impia…ehm Conan, anche se si è fidanzato con quella pazza al posto tuo,-e vorrei sottolineare che ha proprio cattivo gusto, scegliere quella arpia quando si ha l’affetto di una ragazza del tuo calibro vuol dire essere ciechi-  rimarrà sempre un buon amico per te, non c’è bisogno di disperarsi così tanto! E se un giorno cercherà disgraziatamente di allontanarti avrà da vedersela con me!»
 
«Sai, certe volte sembri Genta…» al finire la frase la ragazza s’intristì. Con tutto quel trambusto di emozioni e pensieri se ne era momentaneamente scordata.
Tale sguardo, venne miracolosamente intercettato Hajime, che stranito la guardò: «Ed ora cos’è successo!? »
«Ehm… quando tu sei andato via lui ha cercato di consolarmi ed io ecco… gli ho urlato di lasciarmi stare e sparire dalla mia vista; come è ovvio che sia è scappato via»
«Wow… giornata pesante vedo, eh!? Comunque quel ragazzo deve essere molto legato a te, non dovresti preoccuparti tanto, scusati e se è un vero amico capirà»
«Mh… non so, certe volte lui sa essere veramente infantile ed io non sono completamente sicura che comprenderà, anzi …probabilmente mi odierà!» finì intristendosi la ragazza.
«Dai… non dire così… sai io credo che tu sia stata l’unica persona di cui io mi sia mai fidato completamente, non ho mai concesso a nessuno di oltrepassare la barriera, ma credo che tu te lo sia meritato ampliamente» spiegò Okita «con quei due ragazzi le cose si sistemeranno non preoccuparti, non è possibile tenerti il broncio, credimi, l’ho sperimentato io stesso»
«Ed ora guarda» il ragazzo incominciò ad aprire lentamente la cartellina «Tu me lo hai regalato dodici anni fa per ricordarmi di avere degli amici, ma credo che in questo momento serva più a te»
Okita passò il contenitore spalancato alla ragazza; ella sorpresa lo guardò non capendo.
Poi vide un foglio. Era molto stropicciato, e a giudicare dal retro, sembrava essere stato colorato con dei pennarelli: «Non dirmi che…»
Il ragazzo annuì: «Forza, giralo»
 
Ayumi, con mano ferma, capovolse il foglio e davanti ai suoi occhi trovò un disegno: doveva essere una bambina, a giudicare da quel triangolo che doveva rappresentare un vestito; e in alto a destra c’era una scritta storpiata, i tratti si accavallavano uno sopra l’altro e la lettura risultava confusa.
«Ayumi Yoshida.
Qui c’è scritto Ayumi Yoshida. Vorresti dirmi che questo è il disegno che ti ho dato dodici anni fa al parco? »
«Sì, ed è in quella cartellina dalla sera stessa di quel giorno. Vorrei che tu lo usassi per ricordarti che ci sono persone che ti vogliono bene, come ho fatto io. Genta e Conan non ti abbandoneranno mai, credimi»
La ragazza afferrò il disegno e lo strinse a se, e, colpita positivamente da quelle parole appena espresse salto al collo del ragazzo, il quale sorpreso, l’abbracciò.
«Grazie» scandì, incominciando a sorridere di cuore.
 
 
 
 
 
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«Vorreste dirmi che c’è una vittima all’interno dell’edificio?» Megure era appena arrivato, ma era stato fin da subito bombardato di informazioni dai tre giovani detective, che in quello stesso momento lo guardavano con un’aria di superiorità come se lui fosse estremamente lento a capire. Era colpa sua se non riusciva a capire al volo una cosa come: “dentro l’edificio c’è un coso che è esploso dall’interno ed è morto” !?
Il giovane Mitsuhiko sarà stato pure un asso a ispezionare, ma il linguaggio specifico non era uno dei suoi pregi, ecco. Non che le informazioni degli altri due sembrassero tanto più dettagliate: parlavano di cadaveri ed incidenti, bombe nascoste ed edifici pericolanti.  E tutti e tre all’unisono, per intenderci.
 
«Potete ripetere tutto, per favore!?» domandò esasperato, chiedendosi se fosse veramente necessario ed utile portare costantemente ragazzini sulla scena del crimine.
Ma in ogni caso, per quanto si scervellasse, la risposta la sapeva già, ma era comunque umiliante essere continuamente surclassati da dei pocopiùchebambini.
Si ricordava come qualche anno prima i suoi colleghi ispettori delle altre prefetture gli avevano riso in faccia alla scoperta che si faceva aiutare da bambini di quinta elementare.
E il bello era che non c’era neanche da biasimarli.
«Allora… oggi nel primo pomeriggio io e Hattori eravamo in auto diretti a Saitama*, quando siamo stati coinvolti in questa esplosione. Sembra essere stata generata da bombe e all’interno dell’edificio c’è un cadavere appartenente a Yukio Ayashiro, sesso maschile, ventidue anni. Probabilmente è una vittima che si trovava all’interno dell’edificio nel momento sbagliato» proferì Conan, riuscendo ad inventarsi con scaltrezza particolari inesistenti per sviare le indagini.
 
Ancora una volta, Megure rimase allibito della quantità d’informazioni che quei tre avevano raccolto da soli. Certo, uno di loro era già un detective a tutti gli effetti, ma il vecchio ispettore era pronto a scommettere che a comandare le indagini fossero stati i suoi due ragazzi, Conan e Mitsuhiko, che praticamente erano cresciuti attorno a poliziotti.
 
«Capisco. Ma… se quello che dite è vero e il cadavere si trova all’interno dell’edificio… VORRESTE DIRMI CHE SIETE ENTRATI LÀ DENTRO RAZZA DI SCONSIDERATI!? POTEVATE FARVI MALE SERIAMENTE, DIAMINE!» urlò ai tre, facendo dipingere sulla faccia di Mitsuhiko una certa consapevolezza.
«Eheheh… dai ispettore si calmi non è successo niente…» borbottò Conan, portandosi una mano alla nuca.
«Però, poteva» obbiettò «Insomma, avete fatto una cosa davvero rischiosa, dovevate lasciare al compito a chi ne ha competenza»
«Ad ogni modo, sarebbe utile indagare maggiormente sulle abitudini della vittima… non crede?» domandò il detective del Kanto, sperando di ottenere il materiale tanto desiderato.
«Non ne vedo il motivo» proferì Megure «Se veramente questo è un incidente come dite voi, non vedo bisogno d’indagare maggiormente su questo punto»
Heiji trattenne una risata: e ora come avrebbe fatto il suo caro amico Kudo ad estrapolare le informazioni di cui aveva bisogno!? 
Un errore del genere era da principianti, fatto più che anomalo visto che il ragazzo in questione era, visto l’allenamento di quegli ultimi dieci anni, esperto nel mentire.
«…Già… però bisogna avvertire la famiglia della vittima, e poi fatto sta che il cadavere è stato trovato in un luogo tecnicamente chiuso a chiave, non crede che sia necessario indagare?» proclamò Conan con una risatina sforzata.
«Già…» ammise l’ispettore, riferendo ai suoi sottoposti di farsi spedire delle informazioni.
Il detective del Kansai lasciò andare un sospiro di sollievo: non sapeva come se lo era scordato, ma Conan era il migliore a salvarsi all’ultimo minuto.
In modo più o meno dignitoso a seconda delle situazioni, s’intende.
Improvvisamente, da una delle tante macchine della polizia che stazionavano lungo il marciapiede, un poliziotto della scientifica uscì.
Questo, senza aspettare troppo si diresse imperterrito verso il giovane Mitsuhiko, per dargli un affettuosa pacca sulla schiena.
«Agente Nikaido!» proclamò il ragazzo aggrappandosi all’uomo che aveva di fronte con poco contegno.
Poi, accorgendosi degli sguardi perplessi degli altri presenti, si scostò, e come un bambino che si vergogna di essere accompagnato dai genitori, proferì: «Ehem… lui è Nikaido Norio, ve ne avevo già parlato, no? »
«Sì…» mormorò Heiji, guardandolo stranito.
Conan lasciò andare una risatina nervosa.                                                           
La situazione stava degenerando. E di brutto, anche.
«Allora... Naoki e Takao erano sono venuti con te?» chiese Megure, incominciando a perdere la pazienza.
«Sì, stanno prendendo il materiale dall’auto» rispose l’agente in tono solenne.
«Perfetto, possiamo cominciare l’indagine vera e propria.  La vittima è Yukio Ayash…»
«Conan! Finalmente eccoti! Ti dovrei parlare di una cosa importante»
Una voce femminile interruppe il seccatissimo Megure, che, non riuscendo a capacitarsi del motivo per cui quel giorno stavano mettendo il triplo del tempo a svolgere le normali procedure, urlò: «E ORA CHI DIAMINE È !??? »
Ma fu Conan quello più sorpreso, che sgranando gli occhi oltre misura pronunciò: «Ai? »
 
 
 
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Qualche minuto prima
 
 
 
Il mezzo era affollato.
Decine e decine di persone si accatastavano fra di loro, sobbalzando a ogni singola frenata e rotonda.  L’aria era pesante, il caldo insistente che dominava la vettura scaldava i nuovi passeggeri, provenienti da fuori, dove aleggiava la fredda aria di gennaio, ma allo stesso tempo accaldava quelli a viaggio ormai avviato, che erano letteralmente immersi nel sudore.
Tra le poche persone che avevano il privilegio di stare a sedere, vi era una ragazza. I suoi lineamenti non erano troppo pronunciati, come se non fosse del tutto giapponese. Anche i suoi capelli ramati a caschetto, sembravano attenersi a questa ipotesi.
Ella guardava fuori dal finestrino, con aria più che assente.
Sembrava in stato dormiente, o comunque esterna da quella situazione.
Nonostante l’afa che si protraeva in quel luogo, non si era ancora slacciata il giubbotto.
E non sembrava neanche minimamente accaldata, tra l’altro.
«Devo fare ciò che è più giusto» mormorò piano, scandendo sillaba per sillaba.
Era in situazioni come questa che si sentiva come divisa in due: anche se sentiva il dovere, e il bisogno, di rinunciare a quella finzione che lei e Conan avevano creato per Ran, una parte di lei, dal più profondo delle sue viscere le diceva di lasciar perdere e non preoccuparsi per gli altri.
Conan era una delle poche persone che le aveva dato affetto, insieme ad Agasa e i Detective Boys, e per una volta che lui, anche se per finzione, era obbligato a stare con lei un po’ più del dovuto poteva anche non pensare alla ragazza dell’agenzia investigativa.
In fondo di cosa si preoccupava!?
Lei aveva avuto l’amore di Shinichi fin da bambina, ed era palese notare come questo non si fosse intaccato.
Possibile che non notasse quanto Conan fosse cotto di lei!?
Le aveva dato pure un bacio, non serve certo essere un detective per capire delle cose del genere. 
La ragazza batté un pugno contro lo schienale davanti, e alzò lo sguardo al cielo.
Forse Ran si sentiva persa, senza che il suo tanto amato fratellino le corresse dietro con gli occhi a cuoricino tutte le sante volte…
Forse…
«Oh-oh»
La scienziata sgranò gli occhi, stupita di quanto il destino si divertisse a beffarsi di lei.
Eccola lì, la signorina che dominava i suoi pensieri.
Era in piedi, insieme all’amica. Con una mano si teneva, e con l’altra impugnava salda la borsa, per evitare sgradite sorprese.
Ai sentì il bisogno di scomparire.
Come poteva, sorridere e magari salutare una persona di cui sparlava poco prima!?
Si mise il cappuccio, e si allacciò il giubbotto al massimo.
 
Una colomba non si comporterebbe così… una colomba non fa simili pensieri…
I corvi sì.
 
Stupida, stupida, stupida.
 
Cosa diamine stai facendo Shiho!?
 
Forse finalmente aveva capito il problema. Non era Ran a essere stupida o gelosa, era lei, quel brutto corvo del malaugurio a nutrire un certo sentimento…
 
Invidia.
 
 
Era quella la dura verità.
Era diventata una di quelle bisbetiche invidiose che lei stessa tanto ripudiava.
Cosa le aveva fatto veramente Ran?
Le uniche cose che alla scienziata venivano in mente erano l’essere troppo bella e troppo spensierata.
Parlare con lei doveva essere qualcosa di piacevole, che ti fa sorridere e ti tira su di morale. Che distoglie i problemi e ti lascia il fascino di intrattenere una conversazione con una ragazza aperta, solare e dannatamente carina.
Non come qualcuno che porta solamente sventura nelle vite delle persone che incontra.
Già, se esisteva un difetto nella ragazza dell’agenzia investigativa era l’essere semplicemente troppo perfetta.
Non aveva il coraggio di salutarla, dopo tutte quelle cose spiacevoli che aveva pensato di lei.
 
Però, d’altra parte, Ran non era del tutto al sicuro: secondo la lettera che Conan aveva decifrato la ragazza in questione era tenuta d’occhio dall’organizzazione.
Il motivo restava ancora un’incognita, ma per quanto strana fosse la questione fatto era che era troppo pericoloso lasciarla vagare per Tokyo indisturbata.
Aprì la sua borsa a tracolla, e tirò fuori una scatoletta: dentro di essa, ordinate in diversi scompartimenti, risiedevano delle pellicole trasparenti.
Ella ne prese una, e si alzò in piedi. Bastò qualche secondo e il suo posto era stato occupato.
La scienziata, con una buona dose di scaltrezza, sfiorò i pantaloni della ragazza dell’agenzia investigativa e, alla prima fermata, uscì soddisfatta.
 
Almeno qualcosa di utile lo hai fatto, ottimo lavoro Shiho!
 
 
A questo punto le bastarono pochi secondi, per farla ri-immergere nei pensieri.
Doveva chiarire con Conan, per Ran.
E non solo, quella situazione incominciava a confondere pure lei, non aveva la più pallida idea di cosa sarebbe successo andando avanti così.
Erano in momenti come questi che si domandava cosa sarebbe stato meglio per lei, se avesse fatto bene a scappare dall’organizzazione facendosi ospitare e aiutare per anni da persone troppo gentili, che le donavano affetto.
 
Affetto che non meritava.
 
Non sarebbe stato meglio rimanere schiava a vita dell’organizzazione!?
Non avrebbe fatto soffrire nessuno, nessuno avrebbe pianto… nessuno si sarebbe importato di lei.
 
 
Praticamente il mondo perfetto.
 
 
«Basta» scandì guardando il pavimento.
Ormai il danno era fatto, e non si poteva tornare indietro.
Purtroppo ormai era entrata nelle vite di un sacco di persone, facendole correre un sacco di rischi.
Non era male se ogni tanto faceva qualcosa di utile, dopotutto.
Doveva chiarire, aiutare e non interferire.
Un piano da attuare il prima possibile.
 
«Oh, eccoci!» mormorò alzando lo sguardo verso un edificio distrutto.
Se le sue intuizioni erano giuste, Conan doveva essere nei paraggi.
Vagò per qualche minuto, senza ottenere il minimo risultato.
Vedeva solo feriti, avanzi di auto e pezzi di lamiera.
Un posto ospitale, tutto sommato.
Ma quando stava per perdere la pazienza, notò un piazzale pieno di auto della polizia: «Bingo!» borbottò, dirigendosi sul posto.
Infatti non si era sbagliata: eccolo lì, il detective preferito di lei e Mouri.
Solitamente avrebbe aspettato prima di interrompere le indagini, ma qui non si trattava di un suo capriccio, e la faccenda era importante.
«Conan! Finalmente eccoti! Ti dovrei parlare di una cosa importante» avvertì, sperando vivamente di essere ascoltata.
Anche se, essendo realistici, era piuttosto raro riuscire a staccare Conan dai suoi casi, ma la speranza era l’ultima a morire, in fondo.
«E ORA CHI DIAMINE Ė!?» sentì urlare, stupendosi non poco.
A parlare era l’ispettore Megure, in versione piuttosto nervosa.
«Ai?» udì poi pronunciato in tono incerto, quasi non convinto.
Era Conan, quello stesso Conan che aveva rubato il cuore a lei e a Mouri.
Quello stesso Conan che tutt’ora non aveva capito di averlo fatto.
«Sì… potresti venire con me…? Ti prego, è importante» pronunciò con voce fredda e tremendamente calma.
Perfetto, se aveva una minima possibilità di far sembrare un’urgenza quello che aveva appena detto l’aveva completamente annientata.
«Non posso! Non vedi che sto investigando!? » rispose seccato il suddetto.
 
Come volevasi dimostrare… eh Shiho?
Chi smetterebbe di lavorare per un corvo come te??
 
«Ma certo!» borbottò in modo impercettibile la scienziata.
Per far smuovere il giovane Kudo, bastava mettere in ballo una certa fanciulla…
«È importante» ripeté con voce salda «Ti prego, Conan, ascoltami è per il bene di Mouri»
«Ran?» pronunciò questo esterrefatto.
Qualcosa diceva alla scienziata di aver fatto centro.
«C-Cosa è successo a Ran??»
 
Wow… è incredibile quanto Conan sia facile da ingannare, eh Shiho?
 
 
«È una cosa privata. Vieni con me, a casa del Dottor Agasa avremo tutto il tempo di parlarne» spiegò lei, senza scomporsi.
Doveva sembrare un robottino, a giudicare dalla faccia con cui i poliziotti la stavano guardando.
«Eh!??» stavolta era Mitsuhiko a parlare, rosso di quella che poteva essere invidia.
La scienziata accennò un sorriso, che seppure impercettibile, le illuminò lo sguardo.
Mitsuhiko arrabbiato era uno spettacolo esilarante, ed aveva bisogno di qualcuno che le tirasse su il morale. Ma ora, aveva altro a cui pensare.
«Allora?? Vieni sì o no??» chiese la ragazza, vedendo Conan digrignare i denti.
Messo alle strette tra amore e lavoro, eh!
Sarebbe stato davvero interessante sapere cosa avrebbe scelto.
«Mh…» mugugnò Conan, pronto ad esprimere il verdetto «E va bene. Hattori, mi fido di te, cerca di portare a termine le indagini nel migliore di modi»
 
«Ma Conan!» sbottò Mitsuhiko «Come, ci lasci così!? »
 
«Sì…» borbottò questo «andiamo, Ai»
 
La ragazza annuì, un poco malinconica: con questo fatto, aveva avuto la conferma di quello che aveva sempre creduto: a Conan importava poco o nulla del corvo, nella sua mente c’era solo lei, l’unica e inimitabile colomba.
 
 
 
 
NOTE:
Saitama= cittadina vicino a Tokyo
 
^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*
Buondì! (^_^)
Ecco il dodicesimo capitolo,
Ormai è inutile scusarsi per il ritardo,
Questa volta ho avuto anche una specie di “crisi dello scrittore”: mi ero demotivata a tal punto da non riuscire a scrivere :(
Non che ora ne sia totalmente uscita, ma ho recuperato un briciolo di autostima! ^^
(Con un briciolo, si intende proprio un briciolo -. -)
Comunque siete stati voi ad avermi dato uno stimolo in più con le vostre bellissime recensioni, siete proprio fantastici se riuscite a motivare una depressa cronica come me!
Il capitolo doveva essere più lungo e comprendente qualche risvolto sul caso, ma ho deciso di pubblicare questo pezzo e non farvi aspettare più di quanto avete dovuto! ^^’
Sono veramente una
persona orribile… >_<
Dicevamo?
Quante persone ho trollato? Chi è che, notando il riferimento al divano del capitolo precedente ha pensato male??
Okita la consola, a modo suo, ma la consola e basta.
Comunque non vi biasimo, anch’io sarei caduta in questo tranello…
(Per chi invece ha indovinato… BRAVO/A !!! Sei molto più intelligente della scrittrice!!! )
-_-  Ehm… ANDIAMO AVANTI.
 
 
 
Ah, voi Shin/Shiho che state leggendo volete uccidermi!?
Prego, fate pure -_-

 
A parte gli scherzi, non temete troppo, la Conan/Ai è una coppia che personalmente adoro, non la annienterei mai così tanto, ma c’è da dire che questa storia è anche Shin/Ran, quindi non sarà sempre rosa e fiori…
 
Ora le possibilità sono due:
O odiate Shiho per aver incominciato a sparlare di Ran;
O odiate Ran per aver messo i bastoni fra le ruote a Shiho;
(Terza opzione bonus) O odiate me perché pubblico una volta ogni lustro e incasino le cose.
Come!? Tutti avete scelto la terza opzione!? -_-
 
Come sempre, parliamo della trama:
Il simpaticone è all’attacco!
Devo ammettere che ha un modo veramente strano di consolare le persone,
Solitamente chi ha bisogno di un oggetto per spiegare non è bravo con le parole!
(Tipo la sottoscritta… T_T)
Comunque spero di aver reso bene il litigio, il massimo della mia esperienza personale è stato qualcosa tipo “Ehi! Ridammi quel Nintendo, ho ancora una partita da giocare! “XP,
Potete quindi capire che sono andata molto di fantasia X/
Comunque ormai sì sa quanto Okita è incoerente e Ayumi ingenua, tutto sommato credo di non essere andata troppo nell’ OOC.
Poi… POVERO MEGURE!!! U_U
È inutile, per quanto mi sforzi, un mezzo capitolo serio proprio non mi viene XD
Neanche un indagine riesce a fare! Tra agenti fin troppo affettuosi e spiegazioni precisissime ha perso la pazienza!
Poi quando tutto sembra finito… ecco a voi lady positività!
Sul serio Haibara, mi hai rallegrato la giornata -_-
Glielo dico io o voi di smettere di paragonarsi a un corvo!?
Ora poi ha incominciato anche a definire Ran la ragazza perfetta… voi che ne pensate? Ai ha ragione?
Ad ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto,
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito,
Con i vostri bellissimi commenti mi avete rallegrato la giornata! ^_^
Quindi, un grazie veramente sincero per:
shinichi e ran amore _fantasie_ Zanexd22 Hagenti Julie05_ShinRan
 
Grazie mille anche a:
chi ha messo la mia storia tra le seguite: The master of darkness Conan Kid  
Chi ha messo la storia tra le preferite: The master of darkness    
 
Grazie anche a chi legge soltanto! (^_-)
Saluti
Fogli
 
 
 
 
 
 
 
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Capitolo 13
*** Capire ***


Capire

«Bene, forse ora riusciremo a concludere qualcosa» pontificò Megure irritato, guardando carico di fiducia i due ragazzi rimasti.
« Dicevamo? »
«Ah… sì come ti stava dicendo Conan siamo chiaramente di fronte ad un incidente » spiegò Heiji portandosi una mano alla nuca.
«UN INCIDENTE!?? Ma come diavolo sarebbe possibile provocarsi quelle ferite con un...Mh! mh! Mhh! »Il giovane Mitsuhiko fu sapientemente bloccato da Hattori, che con mano ferma, teneva la bocca al liceale.
Lui e Conan si erano dimenticati di un piccolo e insignificante particolare…
«Mh! Mhh! Mh! »
Un certo piccolo, insignificante e TERRIBILMENTE FASTIDIOSO particolare con le lentiggini.
« Non provare a comunicare le tue teorie sul caso…altrimenti…»bisbigliò in un tono deciso all’orecchio del ragazzo con una certa enfasi, applicando al suono della sua voce un non so che di spietato.
«A-Altrimenti? »borbottò il giovane con tono spaventato e poco virile.
«Altrimenti… Zack» spiegò facendo scorrere il dito sotto il mento del liceale.
Questo annuì spaventato.
 
Sicuramente era un tipo facile da convincere, quel Mitsuhiko.
 
«I-Ispettore?! C-credo di essermi sbagliato p-prima… questo è chiaramente un i-incidente… » esordì guardando Hattori in cerca di consenso, ricevendo un sorrisino sforzato e una pacca sulla spalla.
Erano in momenti come questi che si chiedeva perché nonostante fosse cresciuto tra campionesse di arti marziali e poliziotti non avesse imparato a farsi rispettare.
In ogni caso era meglio rimandare quella lezione di vita al futuro, ecco.
 
«Perfetto. In ogni caso sarà meglio esaminare il cadavere» spiegò Megure piuttosto stranito facendo cenno ai suoi sottoposti di entrare nell’edificio.
 
In quel momento, Heiji si pietrificò: ritrovando il corpo, sarebbe stato facile capire che non era stata una triste casualità a far si che quel ragazzo morisse.
Ma… cosa poteva fare!?
Non aveva alcun modo per ostacolare i poliziotti senza risultare sospetto.
 
All’improvviso un boato interruppe le indagini. Tutti i presenti fecero un passo indietro, e gli agenti che avrebbero dovuto entrare nel capannone rimasero immobili, come pietrificati.
 
C’era stata un’altra esplosione.
 
L’edificio era stato privato dell’ultima parete stabile, collassandosi su se stesso.
Inutile dire che l’ultima via di passaggio, la finestra, era ormai inutilizzabile.
Tutti i presenti restarono immobili, non coscienti sul da farsi.
A quanto pareva, l’area non era ancora del tutto sicura, e ogni secondo in più che sarebbero rimasti in quel posto, più sarebbe stato pericoloso.
«Forse è meglio allontanare i minori» esordì un Megure senza fiato.
«Mitsuhiko, la situazione è troppo pericolosa qui per te; Heiji, tu sei maggiorenne, ma ti consiglio vivamente di allontanarti. » continuò.
Tsuburaya annuì, cercando di trattenere la paura, lo stupore e tutto quello che gli passava per la testa in quel momento.
Megure aveva ragione: lui aveva solo sedici, solo e solamente SEDICI anni.
Troppo presto per rischiare di morire.
 
«Fantastico… per poco ci lasciavamo la pelle… e ora? È più che chiaro che siamo di fronte ad un attentato terroristico, più rimarremo qui più faremo il loro gioco! Ispettore, non c’è motivo per restare in questa zona, anzi propongo di farla evacuare completamente! » esordì un agente seguito da un coro di consensi.
Praticamente nessuno, era più così convinto dell’utilità del rimanere in quel luogo.
Dopo qualche momento di ripensamento Megure annuì e diede l’ordine di evacquare la zona.
Se avesse detto di perlustrare l’edificio quindici secondi prima buona parte dei suoi sottoposti sarebbero ora stati all’altro mondo.
Stava diventando tutto pericoloso. Troppo pericoloso.
Fece cenno ai due ragazzi d’andarsene e rimase lì, aspettando ordini dal quartiere generale.
Anche questa volta il vecchio Megure se la sarebbe cavata, in un modo o in un altro.
 
^*^*^*^*^*^*^*^*^*
 
«Ai?? Ai?? AI????? »  Conan, oramai esasperato, continuava a ripetere il nome dell’ amica in tono quasi cantilenante, aspettando impaziente una qualche risposta.
La ragazza in questione continuava a tirarlo malamente, facendo , per via della differenza di statura, assumere al detective un atteggiamento piuttosto sbilenco.
Ormai da qualche minuto la situazione era inalterata.
«Ai! Senti potresti dirmi cos’è successo a Ran!? E poi si può sapere dove diavolo mi stai portando!?? » Un'altra richiesta di spiegazioni, destinata come le altre a essere completamente ignorata.
«Ai! Dimmi cosa diavolo sta succedendo!! » mormorò poi supplicante, sperando di essere considerato.
«Eccoci, siamo arrivati» pronunciò la ragazza in tono freddo, indicando l’edificio di fronte a lei.
«Cosa!?? Ma questa è la casa del professore! Non dirmi che… »
«Kudo, fammi il piacere di stare zitto. Per una volta invece di scervellarti faresti meglio ad ascoltare» pontificò la scienziata, riuscendo a zittire il ragazzo.
Conan sospirò, e insieme ad Ai, attraversò la strada.
Se capire le donne era difficile, capire la mentalità di una scienziata lunatica e riservata come Shiho era perlopiù impossibile. Insomma, era meglio arrendersi.
«Bene, siamo arrivati» enunciò la ragazza appena varcata la soglia di casa.
«Conan, siediti. Io e te dovremmo parlare a quattr’occhi»
«Come?? E qual era l’urgenza!?? E Ran? Cosa le è successo?? »
«Mouri sta bene. Puoi accertartene attraverso questo tablet» spiegò Ai porgendo il dispositivo «Sai, l’ho incontrata in autobus prima, e senza che lei se ne accorgesse le ho attaccato una ricetrasmittente ai pantaloni. »
 
Il detective afferrò il tablet. Dinanzi a lui vedeva una mappa e un puntino rosso lampeggiante, simile a quello riprodotto sui suoi occhiali.
«Questo è un nuovo modello. Agasa l’ha finito di progettare la scorsa settimana: non solo tutto l’apparecchio è totalmente trasparente e dotato di una pellicola adesiva; ma attraverso questi auricolari potrai sentire tutto quello che Mouri sente o dice e se clicchi due volte sullo schermo potrai anche vedere quello che succede attraverso una microtelecamera» spiegò con sufficienza.
 
Il ragazzo, incuriosito ma allo stesso tempo diffidente,  cliccò più volte sul puntino rosso.
«Un tavolo…? » mormorò.
«Probabilmente Mouri si trova in qualche bar in zona. Ricordati che la ricetrasmittente è attaccata sui pantaloni, sarà raro vedere visi umani. »
 
«Comunque non volevo parlarti di questo. Dimmi ti sei accorto cosa faceva Mouri mentre  correvi all’inseguimento con Hattori?? Oppure quando le hai detto che io e te siamo fidanzati? E quando sei corso su tutte le furie qui perché Okita l’aveva baciata come si è comportata?? Possibile che non ti rendi conto di nulla?? »
 
Conan si bloccò: probabilmente qualcosa gli stava sfuggendo. Un qualcosa che non era riuscito a notare.
 
«In tutte queste situazioni Mouri ha sofferto per te, e si parla soltanto di questi ultimi due giorni. Ma se allarghiamo il periodo di tempo il numero di esse diventa incontabile. Lei è una ragazza paziente e leale come poche, che ha perso una presenza a lei molto cara. E tu? Si può sapere cosa hai fatto quando l’hai vista angosciata?? Ah, già dimenticavo, il detective qui presente non se ne è accorto, era troppo occupato a litigare con Hajime, come biasimarlo…! » sbottò la ragazza, tutto d’un fiato, osservando con gusto il viso del suo migliore amico diventare sempre più cupo e pensieroso.
«E non solo» continuò «Sei anche andato su tutte le furie con lei… e poi per cosa!? Mouri ti aspetta da dieci anni, se all’età di ventisei anni suonati bacia un ragazzo, per quanto odiabile sia, è del tutto legittimo. Ma no, secondo un certo investigatore la signorina in questione doveva rinchiudersi in un monastero di clausura aspettando il principe azzurro che non  sarebbe mai arrivato. Questa mattina hai ricevuto un suo bacio, ma rimani pur sempre solo e soltanto il suo caro fratellino e non hai nessun diritto su di lei. Devi smetterla di comportarti in questo modo: è uno strazio per tutti, stai semplicemente giocando con i suoi sentimenti senza neanche rendertene conto. Basta»
 
«Come mi dovrei comportare, allora!? Tu non capisci come mi sento io in questa situazione… credi che lo faccia apposta!? Io in questi anni ho fatto del mio meglio per non farle pesare la scomparsa di Shinichi… Ma non è così semplice. Come credi che io mi senta?? Tu non sai cosa significa, Ai! » proclamò il ragazzo, triste e irritato.
Peccato che non si fosse accorto di aver riaperto una profonda ferita nel cuore della giovane scienziata: «Già è vero… Io non ho la vaga idea di cosa significhi soffrire per amore…»
L’investigatore spalancò gli occhi, sorpreso: «Haibara... »
«Solamente tu mio caro hai una vita privata… credi che io sia un robot per caso!? »sbottò poi la ragazza, guardando Conan diventare sempre più confuso.
«Apri gli occhi, il mondo non gira intorno a te, come tu soffri, anche altre persone soffrono, ma non vuol dire che tu debba smettere di aiutare gli altri. » proclamò nervosa  «Sai… non ti riconosco più. Come puoi essere lo stesso ragazzo che faceva di tutto per aiutare gli altri e che mi ripeteva fino allo sfinimento valori che ho finito per imparare a memoria? Cosa è successo a quel ragazzo che non si arrendeva mai? Cosa è successo a quel liceale intrappolato in un corpo da bambino che conobbi anni fa!? » chiese poi tutto d’un fiato. Dalla dedizione con cui parlava si poteva capire quanto credesse a quelle parole.
 
Cosa è successo a quel ragazzo di cui mi sono innamorata?
 
 
«Tsk… Mi stai chiedendo cosa è successo a quel liceale sicuro di sé che tu conobbi?? » chiese poi lievemente amareggiato «Semplice: è morto in quell’incidente. La fiamma di Shinichi Kudo è spenta ormai da un pezzo.
Quella di Conan Edogawa l’ha sostituita… »
Il viso del detective si contorse in una strana espressione tra l’arrabbiato e il triste mentre il resto del corpo si adagiava sul divano, inerme «…Ė inutile… » borbottò con un filo di voce « è inutile continuare a credere di essere Shinichi Kudo, è completamente inutile… io ormai non ho più niente di Shinichi, nulla… »
«Stupido. »
«Cosa? »
«Sei uno stupido, Kudo»
«Ti ho detto di chiamarmi Conan, e poi non ripronunciare mai quel no-»
«Basta. Faresti meglio ad ascoltarmi, Kudo. Non pensavo che tu fossi veramente capace di annegare così bene in un bicchier d’acqua. Chi sei tu? Non sarebbe del tutto corretto definirti Conan Edogawa, tantomeno Shinichi Kudo. In questo momento il nome ideale per te sarebbe Idiota. In ogni caso tu sei semplicemente te stesso. Che importanza ha se gli altri ti chiamano Shinichi o Conan!? Tu devi semplicemente comportarti come credi equilibrando le tue scelte, non stilare un grafico con la tua percentuale di “Kudità”…! »
Il silenzio avvolse la sala. Ai fissava Conan e Conan fissava il pavimento. Il pavimento non fissava nessuno.
«E quindi dovrei essere semplicemente me stesso…? »
«Sì»
«…Ok » pronunciò lentamente «Di che cosa mi dovevi parlare Haibara? »
«Del tuo comportamento verso Ran. Per favore, cerca di esserle più vicino, poi…»
«Poi? »
La scienziata emise un lungo respiro «Dovremmo smetterla con questa storia del falso fidanzamento… è estremamente dannoso per Ran… quindi d’ora in poi diremo a tutti che ci siamo lasciati, intesi? »
«…»
«Conan? »
«…Intesi»
Ai socchiuse gli occhi, come sollevata «… Bene. Finalmente tutto sta andando per il meglio»
«Ai? »
«Sì? »
«Mentre parli potresti guardarmi? »
Silenzio.
La ragazza alzò la testa lentamente, e senza mostrare la ben che minima emozione rivolse a Conan uno sguardo freddo, inesistente;
E poi, finalmente parlò:
«Ran ha sofferto e soffre molto, Conan. E credimi, molto più di quanto immagini» la scienziata accavallò la gamba, e a voce bassissima, continuò: «proteggi la tua colomba, Kudo. Ora pensa solo a proteggerla… Ho paura di non essere l’unico corvo in giro… »
La ragazza alzò il tono di voce «Ah, Conan poi… »
Il detective sobbalzò: «S-Sì? »
«Tu non devi… »
«Io non devo…? »
Lo sguardo di Ai si fece tutto ad un tratto malizioso: «Tu non devi usare il tablet che ti ho dato per vedere particolari panorami di una certa ragazza… intesi? »
A quel punto Conan si fece cadere sul divano, alla disperata ricerca di qualcosa per coprire il rossore e il sangue che gli colava dal naso.
Inutile, quando c’era di mezzo Ai non riusciva proprio a non fare la figura dell’imbecille.
 
^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^
 
Un giovane dalla carnagione scura camminava per Tokyo, diretto verso la più vicina fermata dell’autobus.
Dopo tutto quello che era successo i mezzi pubblici erano stati obbligati a fare deviazioni, e al momento non era disponibile una linea diretta per Beika. Anche se lui era sempre stato un ragazzo sportivo, fare un altro paio di kilometri a piedi non era certo il primo dei suoi desideri.
Ma forse la cosa che gli scocciava di più era…
«Dai Heiji! Non fare quel muso lungo! Anzi, che ne dici di andare insieme a bere un cappuccino in quel bar affianco? »
… quella specie di scienziato da strapazzo che lo stava seguendo.
«Senti… Mitsuhiko… »chiese stringendo i pugni «Ė sabato, sei DAVVERO SICURO di non avere dei compiti da fare?? »
«Certo che sì! Il programma scolastico è fin troppo facile, ho finito tutto in un battibaleno! » rispose sereno, senza notare l’isteria dell’altro «…Aspetta ma se mi ci fai pensare…ODDIO!! Avevo promesso a Genta di aiutarlo con matematica! Aspetta che ore sono… LE CINQUE DEL POMERIGGIO!? Sono in ritardo di mezz’ora! Genta mi ammazzerà! » urlò in preda al panico, ignorando gli sguardi furtivi della gente e correndo via a massima velocità.
«Eheheh… » ridacchiò Heiji, senza riuscire a capire come potesse un simile fenomeno da baraccone ottenere ottimi risultati a scuola.
Beh, forse il vecchio Hattori si era semplicemente abituato alla serietà oltremisura di Kudo.
Ricominciò a camminare allegramente sollevato di non avere più nessun moccioso a parlargli, ed arrivò alla fermata dell’autobus in un battibaleno.
 
 
 
^*^*^*^*^*^*^*^*^*
L’atmosfera a casa del dottore Agasa si era fatta a dir poco imbarazzante.
Entrambi i finti liceali erano seduti, ognuno perso nei suoi pensieri, quando uno dei due decise di parlare.
« Ai? »
«…Sì? »
«…Credo che dovrei andare. Ho lasciato Hattori da solo e vorrei partecipare anch’io alle indagini»
«Se Conan-kun non ha fiducia in Hattori-kun non è affar mio. » Disse senza togliere lo sguardo dal computer che aveva preso in mano « Comunque, se veramente nutre così tanta paura farebbe meglio ad andare. Sembra davvero in pena»
Il detective annuì e ridacchiò nervoso, non riuscendo ancora una volta a ribattere.
«Driiiiiiiiiiiiiiiiiiin! »
Il ragazzo sobbalzò e curioso andò a vedere chi stesse suonando al campanello.
«HATTORI!? CHE CI FAI QUI!? »
«Beh, ciao anche a te Kudo» rispose portandosi una mano alla nuca «Sono qui per discutere di quello che sta succedendo. Vedi devi sapere che mentre tu eri qui a chiaccherare amorevolmente,  c’è stata un’altra esplosione. »
«Cosa!? Che è successo ?? » chiese visibilmente sorpreso. Quella storia sembrava non avere né capo né coda.
 
«Niente di che… semplicemente c’era un'altra bomba e l’edificio è collassato su se stesso… Ti sei già fatto dell’idee al riguardo di questa situazione, Kudo? » chiese guardando l’amico con rivalità.
«Credi che la lettera che hai ricevuto e questo siano collegate? »
Il detective del Kanto fissò il soffitto per qualche secondo, per poi esordire: «È da troppo tempo che l’organizzazione non si fa viva. E ora compare tutta in una volta, con esplosioni, messaggi segreti e misteri. Sembra la trama di un romanzo. » ironizzò «A prima vista verrebbe spontaneo credere  che tutto sia collegato, ma ne dubito. Il messaggio era scritto da Vermouth, la quale conosce la mia vera identità, e diceva di stare attento all’incolumità di Ran.
Non credo che queste esplosioni siano in qualche modo ricollegabili a lei… »
«Conan! Ti rendi conto cosa stai dicendo!!!?? » Ai si era tutto ad un tratto alzata in piedi, e con fare deciso stringeva i pugni « Se veramente ci fosse un collegamento in tutto questo, ciò vorrebbe dire che l’organizzazione sa che tu sei Shinichi Kudo. Altrimenti perché dovrebbe commettere un omicidio dove il giovane Conan Edogawa sicuramente investigherà?? Se veramente questi due fatti avessero un filo logico, noi tutti non avremmo altro da fare che aspettare la nostra esecuzione»
«Aspettate! » Heiji si portò una mano alla testa, e riordinando velocemente le idee proclamò « Kudo sei troppo ottimista, e tu Haibara… a dir poco sei la negatività fatta persona. E se Vermouth avesse voluto soltanto avvertirci? Forse l’organizzazione ha qualche sospetto su voi due, e sta investigando. Forse la seconda esplosione era una trappola per te, Kudo. Si sa, sei in questa situazione perché sei stato troppo curioso e hai ficcanasato in affari che non ti riguardano. Forse l’organizzazione ha pensato che, se Conan Edogawa fosse stato veramente Shinichi Kudo, in quel momento sarebbe stato dentro il capannone ad investigare. E anche se, a fine dell’impresa avessero solamente ucciso un comune detective distaccato dal caso, non ci avrebbero comunque rimesso. Mi sembra un piano a prova di mandato di cattura, come tutti i loro del resto. »
«Questa è una possibilità. Ma un po’ azzardata, visto che tutti i detective sono un po’ curiosi. Comunque ancora tutte queste ricostruzioni hanno un buco. Yukio Ayashiro. Quest’uomo è stato ucciso con una bomba. O forse si è ucciso. Ma non è questo il punto. Credo che per capire meglio questa storia dovremmo trovare il filo che lo lega all’organizzazione. Io e Hattori abbiamo chiesto alla polizia d’indagare, ma vorrei che ci aiutassi anche tu, Ai. »
«Sentiamo… cosa dovrei fare? »
«Cerca su tutti i siti, forum e blog informazioni su quest’uomo. Spesso con Internet è possibile tracciare il profilo psicologico di una persona » proclamò in cerca di consenso.
«Sono una scienziata non un hacker, Conan… comunque… farò del mio meglio… tu pensa alla ragazza dell’agenzia investigativa e invece tu Hattori chiedi il maggior numero d’informazioni possibili alla polizia. Ritroviamoci tra tre ore, ognuno con il proprio responso. »
I ragazzi annuirono, chiedendosi come fossero arrivati al punto di far dirigere le indagini ad Haibara, e uscirono indaffarati.
La ragazza aprì il browser di internet in navigazione anonima, e dopo essersi preparata una tazza di caffè incominciò a lavorare.
 
Dovresti essere felice Shiho, finalmente ha deciso di farti partecipare attivamente alle indagini…
 
^*^*^*^*^*^*
«Allora Kudo io vado »disse un ragazzo dalla carnagione scura all’amico « Haibara è stata crudele, mi ha affidato il compito più noioso. Ma a te non è andata tanto male, eh?? » chiese dandogli una gomitata.
Conan assunse un espressione da ebete. Tra tutti gli incarichi che gli poteva affibbiare, gli aveva dato il compito di proteggere Ran. Dopo tutto, Ai era veramente un buon capo.
 
«Kudo togliti quella espressione dalla faccia, sembri un maniaco »
 
«Eh?? » il liceale divenne color porpora e con fare scocciato chiese «Hattori… faresti meglio ad andare la strada è lunga»
« Sì sì ho capito,  vuoi stare tutto solo nei tuoi pensieri… »borbottò ridacchiando «allora ti lascio, ciao! »
Conan strinse i pugni, ricordandosi che prima o poi, quel ragazzo del Kansai avrebbe fatto una brutta fine.
 
^*^*^*^*^*^*^*^*
«Allora Kazuha ora dove andiamo? »
«Non so, senti Ran che ne dici se…»
Un ragazzo, da sopra il tetto di un edificio lì a fianco, rideva di gusto.
Era vestito completamente di nero e indossava un passamontagna che gli copriva il viso.
Era da tempo che aspettava quel momento. Finalmente aveva l’opportunità tanto sperata per sbarazzarsi di una certa persona. Impugnò la pistola che aveva portato e si perse a pregustare il momento.
«Mouri… MUORI! »
Ecco finalmente, aveva preso la mira.
«Ehehe… è finita per te! La Shin/Shiho trionferà! »
« Tre… »
«Due…»
«Uno.. »
«FERMO! »
Il ragazzo, preso alla sprovvista, venne immobilizzato da un'altra figura.
«Solo io posso comparire in questa storia! E l’unica persona che può essere presa di mira è Okita! »sentenziò questa, trascinando via l’altro, ormai esasperato.
 
 
^*^*^*^*^*^*
 
Buondì!
Sono in super ritardo lo so T-T
Il fatto è che dopo quello che è successo a Parigi non me la sentivo di pubblicare un capitolo che parlasse di esplosioni… comunque alla fine mi sono fatta coraggio! ^_^
Comunque ecco il tredicesimo capitolo.
Spero che vi sia piaciuto,
Nonostante pubblichi ogni decennio mi sto appassionando a questa storia, e mi fa veramente piacere sapere tutti i vostri pareri.
Allora parliamo un po’ della trama.
Ho adorato scrivere quel momento dove Ai parla a Conan di Ran. ^_^
È un punto importante della trama, come del resto tutto questo capitolo in generale e ci tengo particolarmente.
Ma anche l’indagine appena iniziata incomincia a dare i suoi frutti. Chi sarà questo Yukio Ayashiro?? Cosa centrerà con l’organizzazione??
Per una volta Ai partecipa più attivamente alle indagini, è un fatto da ricordare! XD
Ma ora, passando alle cose più serie… avete capito chi era il paladino della Shin/Shiho??
Zanexd22 hai qualche idea??
Per farti capire le motivazioni, copio direttamente il testo della tua ultima recensione:
 
E sono sicuro che farò comparsa nel prossimo capitolo, come assassino di Ran...
 
 
Mai offrirmi queste succose opportunità XD
Però sei stato bloccato da qualcuno che diceva di concentrarsi su Okita…
Ehm… chissà chi era….  _fantasie_
 
Grazie a chi ha recensito ^_^
 
Martini02  _fantasie_ Virgola4869 ShinRan4862
SiMoNe00 Zanexd22 shinichi e ran amore Hagenti
 
Saluti e buon novembre (?)
Fogli

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Capitolo 14
*** Cambiamenti ***


Buondì! Quanto tempo, vero? Lo so, sono imperdonabile >_<

Ad ogni modo, di questo parleremo dopo.

Per ora, vi lascio un piccolo riassunto per riprendere il filo, perché quando ho ripreso in mano la fanfiction, tra poco neanche io mi ricordavo la trama, quindi figuriamoci voi!

Spero che vi sia utile e vi risparmi dal dover rileggere tredici capitoli di vaneggiamenti!

Quindi, bando alle ciance, iniziamo ^_^

Riassunto Troubles cap 1-13

La storia inizia un venerdì mattina di gennaio.

Quel giorno Ran incomincia ad accorgersi di provare qualcosa di più per il suo fratellino Conan, ma non ha troppo tempo per rimuginarci su perché è in ritardo e deve andare a insegnare karate al corso.

Intanto nel liceo Teitan si è appena svolta una verifica sui kanji.

Ai preoccupata dice a Conan che deve parlargli di cose importanti, perciò lo invita a preparare un borsone per la notte e andare a casa del dottor Agasa.

Conan decide di prendere come cambio i vestiti che indossava quando era ancora Shinichi e, controllando nella cassetta delle lettere, trova una busta inviata da nientedimeno che Vermouth.

Quando arriva da Haibara, il detective incomincia ad indagare sul significato della busta, quando scopre che anche Ai ha ricevuto una lettera, ma anonima.

Discutendo, arrivano alla conclusione che Ran è in pericolo.

Conan, preoccupato, chiama quest’ultima e scopre che Heiji e Kazuha sono a Tokyo.

La serata finisce con Ai, Conan, Hattori, Kazuha e Ran a cenare a casa del dottor Agasa.

La mattina dopo, Conan va a prendere un gelato insieme ai Detective Boys.

Ran quella mattina si era vestita in modo “appariscente” e Hattori manda un messaggio con scritto “Attento a Mouri” a Conan per avvisarlo.

Messaggio che però viene interpretato male dal detective, che corre preoccupato all’agenzia. Senza andare troppo nei dettagli, diciamo che li Conan riceve un pacchetto completo “Baci e Abbracci” da Ran.

Successivamente Heiji confessa a Conan di voler fare la proposta di nozze a Kazuha.

Poi Conan vede Ran baciare tra la folla un ragazzo e scappa.

Ran lo insegue.

Dopo questa scenetta alla guardia e ladri in versione angosciante Conan si sfoga con Ai e la bacia anche (un comportamento maturo, non c’è che dire XD). Successivamente decidono di far finta di essere fidanzati.

Ran li raggiunge e lei e Conan fanno pace, ma poi lui deve scappare perché un certo tonno di nome Hattori si è disperso per Tokyo.

Lì vedono la macchina di Gin e Vodka davanti ad un università e ci attaccano una ricetrasmittente.

Tornati da Agasa, arriva il momento dell’incontro con il ragazzo che ha baciato Ran, ovvero Okita Hajime. Diciamo che non fa una buona impressione né su Ai né su Conan e finisce sul divano K.O. dopo un pugno di quest’ultimo.

Così la banda arriva a casa Kogoro e, evitando di citare le scenette che si creano, pranzano. Lì Okita racconta del suo passato: da bambino è stato ritrovato svenuto in una casa anonima con quelli che sembrerebbero i suoi genitori maciullati.

Conan e Hattori, sentito il segnale della ricetrasmittente muoversi, incominciano l’inseguimento. Peccato che esso si fermi ad un capannone che subito dopo esplode.

Nel frattempo Ran crede di aver rivisto Shinichi scappare e scoppia in lacrime, ma poi Kazuha la tranquillizza.

Per quanto riguarda Ayumi, la ragazza sta valutando l’idea di dichiararsi a Conan; ma quando finalmente si era decisa di andare viene intercettata da Mitsuhiko e Genta. Questi, senza accettare le lamentele decidono di seguirla e andare insieme a casa Mouri.

Così i DB arrivano quando Ran e Kazuha sono uscite e pure Okita si sta mettendo il giubbotto.

Lì il gruppo incomincia a far conoscenza con Okita; ma Mitsuhiko è costretto a scappare per aiutare nelle indagini.

Hajime e Ayumi incominciano a parlare. Il ragazzo le racconta di averla conosciuta 12 anni fa e da lì parte una discussione.

Poi Ayumi viene a sapere che Conan è fidanzato con un’altra.

Genta cerca di consolarlo ma lei stufa lo fa andare via.

Successivamente Okita riesce a calmarla donandole che gli aveva dato lei 12 anni prima.

Nel frattempo Conan, Mitsuhiko e Hattori sono entrati nel capannone e hanno scoperto il cadavere di un uomo imploso: Yukio Ayashiro.

Poi, nel bel mezzo dell’investigazione Ai chiede a Conan di venire con lei perché ha da dirgli una cosa importante.

Nel frattempo c’è un’altra esplosione.

A casa Agasa poi si svolge lo storico discorso Conan-Ai in cui lei gli dice di essere se stesso e cercare di non ferire ulteriormente Ran.

Quando Heiji smette di indagare, si disfa velocemente di Mitsuhiko (che doveva andare a fare i compiti da Genta) e va a casa Agasa.

Lì Hattori, Haibara e Conan discutono sul caso e dividono gli incarichi.

ECCO PER FINIRE UNA PICCOLA Immagine DI RIEPILOGO :)

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Cambiamenti

«Bene, per oggi abbiamo finito» Una voce frustrata, emise un sospiro di sollievo accasciandosi sulla sedia girevole. Non credeva che fare i compiti di matematica con Genta fosse così faticoso.

«Finalmente! Quelle espressioni sembravano non voler finire…» borbottò Kojima portandosi la mano alla testa, cercando di placare l’emicrania «Senti… che ne dici di andare un po’ fuori, ho bisogno di staccare»

«Questa sì che è un ottima idea! Potremo chiamare anche Ayumi-chan, che ne dici?» chiese sorridendo Mitsuhiko.

Ma, inaspettatamente, l’amico si rabbuiò, e con un lieve movimento, fece cenno di no.

«Non credo che Ayumi gradirebbe la mia presenza…»

 

 

“La ragazza si accorse che Genta aveva appena finito di sfogarsi, e si stava dirigendo con passo calmo verso di lei, sperando probabilmente di riuscire a tranquillizzarla.

Ayumi, sorpresa ma allo stesso tempo stufa, si chiese quando Kojima avrebbe imparato a non vederla come un cucciolo indifeso, o peggio, un pupazzetto da difendere e strapazzare.

La aveva seguita e tormentata finora, diamine!

Veramente credeva di poterla aiutare?

Lui che per tutta la giornata non aveva fatto altro che darle grattacapi?

Era l’ultima persona che voleva accanto in un momento delicato come quello.

Appena il ragazzo provò ad appoggiarle una mano sulla spalla lei si scostò, ringhiando una serie di borbottii sconnessi di disapprovazione.

«VAI VIA!» poi proclamò, il tono autoritario e potente non permetteva repliche.

«Ma Ayumi…»

«Ti ho detto di andare via!  La vuoi smettere di starmi appiccicato!? Ne ho piene le tasche di averti come ombra, SMAMMA!» urlò in preda ad un attacco d’ira, senza pensare minimamente alle parole dette.

La ragazza non udì risposta: doveva aver colpito nel segno con quelle parole.

Era da un sacco che desiderava stare da sola. E forse ora si sarebbe riuscita.

«Oh…» lo sguardo di Genta da raggiante era appena diventato smorto e triste.

«Se è quello che desideri, mi toglierò dalla tua vita per sempre, Ayumi» esordì, il viso dominato da un’espressione sconvolta e quasi assente.”

 

 

 

«Ayumi-chan ha detto che non vuole più avere a che fare con me…» borbottò amareggiato.

«Su, Genta» esordì preoccupato l’amico «Ayumi-chan non è il tipo da tenere il muso a lungo, sono sicuro che non dicesse sul serio»

«Lo spero…»

«A proposito… puoi dirmi cosa diavolo è successo?? Quando sono andato via sembravate così allegri…»

Kojima si rabbuiò più di quanto avesse già fatto. Poi, dopo aver stretto i pugni, sentenziò: «Parlando Okita e Ayumi hanno incominciato a discutere sulla loro situazione sentimentale, e A-Ayumi-chan…»

«Ayumi-chan?» chiese Mitsuhiko particolarmente interessato di sapere quel particolare aspetto dell’amica d’infanzia.

«…Ayumi-chan mi ha allontanato e ha confessato nell’orecchio di Okita il nome della persona che le piace! »

«Oh…» borbottò Tsuburaya deluso che anche questa volta, si sarebbe dovuto rassegnare.

«Poi Okita le ha detto che l’impiastro era fidanzato e lei ha incominciato a piangere… E quando ha finito se ne è andato come nulla fosse! Come può calpestare così i sentimenti di Ayumi-chan! Quell’essere…  E poi vorrei sapere chi è l’impiastro che ha preferito un’altra ragazza ad Ayumi! No, adesso sto incominciando a parlare come lui…Mh… Al diavolo perché doveva accadere una cosa simile!! Tutta colpa di quel decerebrato di un Okita!»

Il ragazzo continuò con gli insulti, passando dalle più leggere offese alle imprecazioni.

Mitsuhiko invece, sgranò gli occhi, assumendo una faccia stupita e abbastanza rassegnata: «Genta-kun, poco prima, quando Okita ci ha aperto la porta si è riferito ad Heiji con il termine ragazzo di colore, ma ti ricordi come ha chiamato Conan!? »

Anche Kojima sgranò gli occhi, senza ormai più sapere cosa pensare: «I-Impiastro…»

«Credo che tu sappia bene cosa voglia dire…»

«Ma… Come ha potuto!? E poi Conan è single!» rispose con ovvietà l’amico, senza nascondere però il suo scetticismo.

«Deve essere riuscito a nascondere la cosa agli altri…» rispose l’altro preoccupato «Ma io, detective Mitsuhiko, e il mio fido assistente Genta scopriremo la verità! »

«Ehi! Chi sarebbe l’assistente!? »

Mitsuhiko si raggomitolò pronto a ricevere un po’ di botte da Genta.

 

Uno…

Due…

Tre…

Ma quanto tempo ci sta mettendo!?

 

Dopo essersi fatto un po’ di coraggio, il ragazzo alzò lo sguardo, e sorpreso si accorse che l’amico era rimasto lì, immobile davanti a lui, con una faccia più che scioccata.

«Genta-kun…? »

«M-Mitsuhiko, di ricordi cosa è successo oggi dopo pranzo? Io, te ed Ayumi stavamo camminando quando tu…»

«Io…»

«Allora, secondo te Conan ci sarà, o come sempre starà indagando per qualche caso…» borbottò Genta stufo. Sin dal primo giorno in cui avevano deciso di sciogliere la squadra dei giovani detective gli era mancato ricevere ringraziamenti dalla polizia, e il vedere il faccino di Conan sui giornali come “il miglior detective di tutti i tempi” lo faceva imbestialire.

«Non credo, altrimenti mi avrebbero chiamato per analizzare le prove» confessò Mitsuhiko soddisfatto. Era bello avere qualcosa in cui primeggiare, senza avere ragazzini occhialuti davanti, s’intende.

«Ma cosa dici! Lo so che sei una palla al piede per la polizia scientifica! È inutile che fingi!» spiegò Ayumi ridendo. Parlare con i suoi amici da sempre l’aveva rilassata, anche se avrebbe preferito di gran lunga essere sola.

 

«Non è vero! Anzi, pensa che l’agente Nikaido mi ha detto che sono stato di vitale importanza per l’indagine!» ribatté il ragazzo irritato.

«Mh…» Genta stava per dire qualcosa «Secondo me gli facevi pena…»

«Come scusa!?» Mitsuhiko si avvicinò a Genta tutt’altro che benevolo, ma venne bloccato da Ayumi.

A questo punto, impossibilitato a muoversi, incominciò a divincolare le braccia come un pazzo, cercando di colpire Genta; ma suo malgrado, travolse una passante.

Proprio per questo si fermò, e preoccupato, si girò per vedere chi fosse.

«Mi dispiace, sta bene?» chiese incominciando a fare una serie di inchini per scusarsi.

«Sì…non si preoccupi…» rispose questa alzandosi in piedi.

Ma bastarono pochi secondi per far capire ai due di conoscersi.

«Mitsuhiko!? »

«Haibara!?»

«Oh, ciao Ai!» salutò amichevolmente Ayumi.

«Noi stiamo andando a casa di Conan, tu… vuoi venire?» chiese Mitsuhiko impacciatamente arrossendo a dismisura.

«No, grazie… ora torno a casa, sono appena andata via dall’agenzia investigativa, non mi va di ritornarci. Ora, se non vi dispiace, devo andare» proclamò con freddezza mentre s’incamminava dalla parte opposta.

Mitsuhiko sgranò di nuovo gli occhi, e assunse una espressione mista tra l’arrabbiato e l’imbarazzato: «Aspetta non dirmi che Conan …. E Ai…» il ragazzo batté un pugno sul tavolino, ignorando il dolore provocatosi «N-Non ci credo, cioè, n-non può, n-no… NON E’ POSSIBILE NON LO ACCETTO! »

«Mitsuhiko, calmati! »

Ma ormai il ragazzo non ascoltava più l’amico. Al diavolo le buone maniere, quelle erano troppe informazioni in una volta, e per giunta di dubbio gusto.

Lui che era stato così occupato a scegliere quale delle sue due amiche d’infanzia effettivamente preferisse non si era reso nemmeno conto che entrambe gli erano già state portate via da Conan.

Sì, da Conan. Quel bambino con gli occhiali che veniva sempre elogiato per la sua intelligenza e il suo straordinario acume. Tra tutti, lui spiccava sempre più di qualunque altro.

E a te cosa restava Mitsuhiko? Almeno lo hai ricevuto il premio di consolazione??

Qualunque cosa facesse, qualunque cosa dicesse, il bambino che veniva veramente apprezzato era Conan.

 A tutti piaceva Conan.

Tutti avevano bisogno di Conan.

 

Cosa speravi Mitsuhiko? Sapevi benissimo che i tuoi sentimenti per Ayumi e Haibara non sarebbero mai stati ricambiati…

«Mitsuhiko, mi senti? »

La voce preoccupata di Genta fece uscire dal quel mare di pensieri il ragazzo, che con un mugolio fece cenno di sì.

Era brutto saper di avere a che fare con qualcuno di nettamente superiore e non poter fare niente al riguardo.

In effetti, guardandola da questo punto di vista, sia Haibara che Ayumi avevano avuto buon gusto.

La faccia del ragazzo si contorse in una strana morsa di tristezza, e un sentimento oscuro si fece largo nel suo cuore: la gelosia.

Se Conan non si fosse mai trasferito nella tua stessa scuola a quest’ora tutto sarebbe diverso…

Mitsuhiko trasalì, e, senza pensarci, si tirò un pugno in faccia.

Stupido, idiota, testa bacata.

Sul serio aveva anche lontanamente pensato queste cose??

Dopotutto Conan era un suo caro amico, e se davvero avesse voluto bene ad Ayumi e ad Haibara non avrebbe dovuto neanche farsi sfiorare da pensieri del genere.

Era stato un demente a perdersi in quegli stupidi pensieri: qualunque cosa fosse accaduta, la felicità delle sue amiche d’infanzia era prima di tutto.

E ora una di queste aveva bisogno di essere consolata.

Con uno scatto si alzò, e con sguardo d’intesa guardò Genta, che, non capendo più niente di quello che passasse per la testa del ragazzo, rimase piuttosto stranito.

Sul serio aveva un amico così lunatico??

«Genta, dimentica la tua lite con Ayumi-chan. Se veramente le vuoi bene quando lei ha bisogno di te non devi pensare a queste sciocchezze. »

Il ragazzo in questione annuì perplesso, chiedendosi da quando in qua Mitsuhiko fosse capace di simili discorsi.

Ma ora questo non importava, niente importava.

Era vero, quel pomeriggio, si era completamente scordato della parola “priorità”.

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

«Sono Heiji Hattori, investigatore privato. Desidero incontrare l’ispettore Juzo Megure» la voce impaziente e frustrata del detective di Osaka toglieva tutta la formalità alla frase.

Improvvisamente, la donna dall’altra parte dello sportello con uno scatto fulmineo si scansò gli occhiali e squadrò il ragazzo.

Il suo sguardo serio e sprezzante toccava quasi il ridicolo, e i lineamenti forti e marcati che caratterizzavano il suo volto enfatizzavano ancora di più la cosa.

Hattori si chiese se la signora in questione stesse scontando qualche ora di volontariato per evitare il riformatorio, ma preferendo non interagire più del minimo necessario con quella irascibile vecchietta sorvolò la questione.

«Il signor Megure al momento è occupato. Per favore provi a passare più tardi» l’acidità con cui questa frase fu pronunciata eliminò completamente quella specie di forzatissima gentilezza che la donna era intenta a mostrare.

Di questo passo non avrebbe incontrato Megure neanche a sera inoltrata.

«Devo discutere con lui del caso di oggi. La mia non è una visita di cortesia. »

«Lo spero, sarebbe deprimente scoprire che solo perché la sua faccia è comparsa in qualche giornale e trasmissione televisiva lei si sia montato la testa a tal punto di credere di poter convocare agenti e ispettori a suo piacimento. Lo sa, odio proprio la gente come lei. E’ colpa vostra se questo settore sta cadendo in miseria. »

Sbaglio o stava parlando dei delitti come se fosse un business??

E soprattutto con “odio proprio la gente come lei” cosa diavolo intendeva??

«Ehm… mi scusi. Devo proprio parlare con Juzo Megure. Entro sera. »

«Che arroganza! Crede che l’intero dipartimento di polizia sia ai vostri ordini per caso?? Scenda dal piedistallo, cocco! »

Cocco. Cocco. Cocco.

Cocco…

Ma che razza di commessa si rivolge alle persone chiamandole “cocco” !?

Haibara aveva detto che dovevano ritrovarsi da Agasa entro tre ore. Ma non era tanto certo di farcela, ormai.

«Senta signora, io vorrei soltanto…»

«Hattori! Da quanto tempo! »

Una voce interruppe la disputa dei due.

 

Il ragazzo di Osaka si girò verso essa.

«Agente Takaji! Mio salvatore!»

Non ci fu da stupirsi che il ragazzo venne squadrato dal poliziotto.

«…Ad ogni modo, ti serve qualcosa…? »

«S-Sì, vorrei parlare con Megure.» il detective tentò di trattenere la felicità di poter finalmente ottenere ciò che voleva, ma tutto quello che venne fuori dalla sua bocca fu una frase pronunciata con un tono estremamente sforzato ed altalenante.

«Hattori… stai bene? »

«Certo, certo!» rispose portandosi una mano alla nuca.

«Ok… se lo dici tu…» mormorò piuttosto scettico «Forza, vieni con me. »

Heiji si avviò insieme al poliziotto per i corridoi che, oramai, conosceva praticamente a memoria.

^*^*^*^*^*^*^*^

«Ancora cinque minuti e il gelato sarà pronto!» All’agenzia investigativa “Kogoro Mouri una voce particolarmente allegra proclamò queste parole.

«Ehm… sicuro di saper preparare del gelato partendo da zero!? Senza offesa, ma non mi sembri un tipo tanto portato per questo genere di cose, Hajime…»

«Certamente! In fondo non deve essere così complicato se tutti quei gelatai ci riescono… ah, poi perché tutto ad un tratto mi chiami per cognome!? Ci conosciamo da dodici anni Ayu-chan! »

«… AYU-CHAN!?  Sembra il soprannome di una bambina dell’asilo! »

«Per me infatti sarai sempre quella bambina dell’asilo spensierata a cui devo tanto, Ayu-chan» la risposta era venuta da sola, con un immediatezza tale da sembrare preparata.

Ma la ragazza non ci diede peso, e piuttosto confusa, si domandò due o tre cosette.

Quindi per Okita era come se lei una bambina dell’asilo…

Era per questo che era stato così premuroso con lei...?

E poi perché tutto ad un tratto parlava come se fosse suo padre!?

«…In ogni caso siamo pur sempre a casa di Ran, non possiamo usare così latte e panna…» esordì, cercando di cambiare discorso.

«Dai, non credo che Ran-san si arrabbierà, in fondo ormai siamo come una famiglia!» rispose sorridendo «Io, Ayu-chan e anche Ran-san. Scommetto che appena saprà che noi due abbiamo mangiato del gelato fatto in casa ne sarà entusiasta! E poi da quanto ho sentito alle donne piacciano i ragazzi che sanno cucinare, quindi potrei guadagnare qualche punto in più con lei!»

Ayumi rimase un attimo interdetta, a riflettere sulle parole appena dette dal giovane.  

“Ormai siamo come una famiglia” Una frase a dir poco inusuale da dire per un uomo adulto dopo aver conosciuto due persone da qualche ora.

E questa sua fissazione sul fare colpo su Ran!?

Da quando aveva cominciato a preparare il gelato l’aveva nominata parecchie volte, e sempre in occasioni strane.

Ma ancora non aveva capito quale fosse il suo legame con la sorella di Conan.

Lui diceva che la stava corteggiando, ma Ayumi non aveva capito cosa Okita fosse per la karateka.

Un conoscente? Un amico? Un fidanzato?

No, Ran non sembrava interessata ad un fidanzato.

Ma forse si stava sbagliando, dopotutto.

In ogni caso, se prima era quasi divertente, il suo nominare Ran ogni tre per due stava diventando inquietante. E parecchio anche.

«Okita-san? »

«Finalmente ti sei decisa a chiamarmi per nome, Ayu-chan! »

«Cosa sei per Ran-neechan? »

Okita sussultò alla domanda, e dopo un attimo d’indecisione mormorò: «…Non lo so. Stamattina sembrava interessata a me, ma ora non ne sono più sicuro. Beh, qualunque cosa stia pensando, si ricrederà! »

Ayumi, con un piccolo velo di amarezza, sorrise. Non essere certi di essere ricambiati, anzi essere sicuri del contrario, ma non mollare.

Era una cosa che lei non sarebbe mai stata capace di fare. 

Improvvisamente, sentirono le chiavi girare e la porta aprirsi.

Alla vista di chi stava entrando, sia Okita che Ayumi sussultarono.

Ran e Kazuha.                                                        

«Ran-san! Sto preparando il gelato, vuoi venire ad assaggiare?» Il ragazzo col codino, ridestatosi subito dalla sorpresa iniziale, chiese questo con incredibile nonchalance.

Ran sgranò gli occhi, e leggermente irritata, borbottò qualcosa simile al “cosa diavolo ci fate qui.

Era una situazione al limite dell’ospitalità, effettivamente.

Sia Ayumi che Okita erano stati per più di un’ora in quella casa, che non era neanche loro, a chiacchierare amabilmente.

E avevano fatto il gelato, per giunta.

«Okita-san, non eri andato via prima…» chiese una Ran che, tentando di mantenere la calma, cercava di capire il motivo per cui un ragazzo di quasi trent’anni e l’amica d’infanzia di suo fratello erano in casa sua a cucinare.

Okita tossì, e cercando di assumere uno sguardo deciso, appoggiò il gomito sulla spalla di Ayumi pronto per incominciare il suo monologo.

Era probabilmente talmente tanto concentrato da non riuscire a notare lo sguardo stranito di Ayumi e quello spazientito di Ran.

«Mi dispiace, mia cara Ran» La frase era stata pronunciata con enfasi, quasi teatrale a dirla tutta: «Ma quando un gentiluomo sente suonare il campanello, esso va ad aprire»

«E sentiamo, chi era?» chiese Ran socchiudendo gli occhi.

«Beh era Ayu-chan che voleva ved…»

«Ayu-che…?» stavolta era Kazuha ad essersi intromessa.

Fu allora che Okita perse la sua faccia da poker.

Come aveva potuto chiamare Ayu-chan davanti alla sua Ran-san?

«Ecco…»

Kazuha sospirò.

«Lasciamo stare. Comunque cosa ci facevate voi due a casa di Ran? »

«Ehm…ve lo stavo dicendo, no?» il discorso fu interrotto da una risatina nervosa. Ayu-cha…san voleva entrare per vedere l’impiastro e poi… e poi…»

«Impiastro? »

«N-No ecco… io volevo dire che…»

Ormai era ufficiale, Okita era andato completamente nel pallone.

Come poteva spiegare una cosa del genere omettendo i fatti personali?

Come poteva anche sperare di sembrare attraente e far colpo su Ran se non riusciva neanche a spiegare la situazione!?

Fu allora che Ayumi mise una mano sulla spalla di Okita, e con sguardo comprensivo che sembrava dire “non ti preoccupare, ci penso io” cominciò il discorso.

«Sono venuta per cercare Conan, ma questo non c’era. Così Okita mi ha fatto entrare. Poi abbiamo cominciato a parlare…» ci fu un attimo di silenzio «…del mio gatto e mi sono ricordata che stamattina era scappato» la ragazza finse uno sguardo triste, che però, essendo troppo sforzato, sembrava quasi un’espressione disgustata.

Non va bene Ayumi, impegnati di più…

«Okita mi ha consolato, e mi ha spiegato che ho degli amici su cui mi posso affidare, e quel gatto non mi avrebbe mai lasciato sola, e se anche per qualche ragione potrebbe diventare il gatto di un altro padrone non si dimenticherà di me» improvvisamente la ragazza assunse un’espressione triste: «Certo, io ho sempre voluto essere io la padrona di quel gatto ma…»

Ayumi stava per perdere il controllo. No, non se lo poteva proprio permettere; strinse i pugni, e giurando a se stessa di non crollare, continuò: «Ran-neechan, so che può non sembrare, ma Okita è un ragazzo molto dolce, e s’impegna molto per quello a cui tiene. Davvero, non so cosa sarebbe successo se non ci fosse stato lui. Non so quello che tu pensi di lui, ma per favore…mhmhmh!»

La bocca di Ayumi fu prontamente tappata da Okita che, leggermente rosso in volto, fece segno di zittirsi.

«Ahahah, molto divertente, Ayu-chaehm Ayumi-sama… no che sto dicendo Ayumi-san, assolutamente Ayumi-san ma io non sono così cioè…» Hajime, completamente rosso in volto balbettò: «Al diavolo, Ran mangia quel benedetto gelato e…»

Ran, che aveva assistito alla scena, rimase interdetta. Ma che razza di persona era Okita!? In una giornata lo aveva visto cambiare radicalmente modo di fare svariate volte. Si era passati dalla versione simpatica alla versione playboy, fino ad arrivare alla versione “insultiamo tutti a destra e manca” che aveva mostrato ad Ai e Conan.

E poi… questo. Ran non sapeva bene come descriverlo. Sembrava un ragazzino timido alle prese con la sua prima cotta.

La karateka era certa di non aver conosciuto una persona più incoerente di lui, e ancora non riusciva ad inquadrare quel ragazzo.

Lo aveva conosciuto quella mattina, sapeva poco e nulla di lui, e questo era un fatto di cui ne era al corrente solo da pochi minuti.

Improvvisamente, la porta di casa si aprì; alla vista del ragazzo sulla soglia di casa, Ran sussultò: << Conan? »

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^*

Poco prima

Dopo aver salutato Heiji, il detective dell’Est sorrise soddisfatto.

«Perfetto, secondo il tablet Ran dovrebbe essere a casa»

Ai gli aveva dato il compito di tenere d’occhio Ran, e quella sarebbe stata una buona occasione per chiarirsi una volta per tutte.

La sua vita, che era rimasta praticamente immutata in quegli ultimi dieci anni, stava prendendo una svolta epocale.

Certo, se fosse stato per lui avrebbe preferito che tutto fosse rimasto com’era, ma sapeva che non era giusto nei confronti di Ran. Un ragazzino del liceo non può colmare il vuoto presente nel cuore della karateka.

L’aveva vista piangere e disperare, e ancora, nonostante tutti gli sforzi fatti dal detective, vedeva che tutto era vano.  Lei aveva bisogno di affetto, affetto che Conan, il bambino occhialuto, non poteva dargli.

Il ragazzo strinse i pugni, cercando di contenere la sensazione di impotenza che gli scorreva nelle vene.

Il tempo passava, e Shinichi era scomparso da tempo dalla vita di Ran.

Lei aveva tutto il diritto di trovarsi qualcuno ma…

Sentiva che quello che stava succedendo non era giusto.

Okita. Quel ragazzo, da qualunque lato la si guardasse, non era una persona degna di Ran.

Conan, che nel bene e nel male aveva provato a starle accanto non poteva tollerare che un ragazzo del genere gli rubasse la sua tanto amata amica d’infanzia.

Ma Conan non poteva opporsi.

Improvvisamente, un ricordo lampò nella mente del detective.

Riguardava la discussione che aveva avuto con Ai poco tempo prima.

«Tsk… Mi stai chiedendo cosa è successo a quel liceale sicuro di sé che tu conobbi??» chiese poi lievemente amareggiato «Semplice: è morto in quell’incidente. La fiamma di Shinichi Kudo è spenta ormai da un pezzo.

Quella di Conan Edogawa l’ha sostituita…»

Il viso del detective si contorse in una strana espressione tra l’arrabbiato e il triste mentre il resto del corpo si adagiava sul divano, inerme «…Ė inutile…» borbottò con un filo di voce «è inutile continuare a credere di essere Shinichi Kudo, è completamente inutile… io ormai non ho più niente di Shinichi, nulla…»

«Stupido. »

«Cosa? »

«Sei uno stupido, Kudo»

«Ti ho detto di chiamarmi Conan, e poi non ripronunciare mai quel no-»

«Basta. Faresti meglio ad ascoltarmi, Kudo. Non pensavo che tu fossi veramente capace di annegare così bene in un bicchier d’acqua. Chi sei tu? Non sarebbe del tutto corretto definirti Conan Edogawa, tantomeno Shinichi Kudo. In questo momento il nome ideale per te sarebbe Idiota. In ogni caso tu sei semplicemente te stesso. Che importanza ha se gli altri ti chiamano Shinichi o Conan!? Tu devi semplicemente comportarti come credi equilibrando le tue scelte, non stilare un grafico con la tua percentuale di “Kudità” …! »

Al ricordo di quelle parole l’investigatore sorrise: «E’ vero, Conan non ha parola in merito, tantomeno Shinichi, ma io sì» borbottò.

Avrebbe potuto sbagliare, e lo sapeva.

Avrebbe potuto rovinare tutto, e questo era ancora più chiaro.

Ma ora, in tutto quel caos generale, sentiva che almeno una cosa andava chiarita.

Il ragazzo, non Conan, non Shinichi, ma semplicemente se stesso, aprì la porta di casa Mouri.

Era giunto il momento di venire a capo dell’enigma più difficile di tutta la sua vita.

«Ran»

^*^*^*^^*^*^*^*^*

«Conan? »

In quella stanza ci fu silenzio. Ayumi abbassò lo sguardo, e Okita in risposta le accarezzò la testa. Kazuha guardava Ran preoccupata, mentre quest’ultima guardava l’investigatore esitante.

L’ultima volta che lo aveva visto, a pranzo, lo aveva scambiato per Shinichi e nella sua mente erano affiorati brutti ricordi.

Ma ora grazie a Kazuha Ran aveva capito che era stata una stupida a demoralizzarsi tanto, perché un po’ del suo tanto amato amico d’infanzia sarebbe rimasto sempre con lei.

Ora doveva guardare avanti, e pensare al futuro.

Con uno scatto, si alzò in piedi, e si diresse verso il fratellino.

«Conan…» borbottò avvicinandosi.

«Ran» i suoi occhi, blu come l’oceano, la guardavano fissa senza accennare la benché minima esitazione, ma era chiaro il tormento che li stravolgeva.

Uno sguardo profondo, indomito, che sembrava poter conquistare il mondo.

Uno sguardo potente che il suo fratellino aveva avuto sin dalla più tenera età, uno sguardo che negli ultimi tempi era stato per lei impossibile da affrontare.

Ma ora, anche a costo di piangere, di far riaffiorare brutti ricordi, di essere presa dal desiderio di baciare quello che fino a prova contraria è il suo fratellino, doveva saperlo reggere.

La karateka guardò Conan: il ragazzo allora strinse i pugni, e fu allora che per un attimo, per un veloce singolo attimo, si distinse un velo di insicurezza e paura nei suoi occhi. La karateka sussultò.

«Ti devo parlare, vieni con me»

Ran annuì, avviandosi insieme a Conan fuori da quella agenzia investigativa che era stata centro dei suoi tormenti degli ultimi tempi.

«Allora… Di cosa volevi parlarmi?» chiese la karateka esitante.

Fu allora che il detective sospirò, e rivolgendole uno sguardo gentile, sorrise.

Alla vista di quell’espressione, la karateka avvampò inconsciamente, pensando che sì, Conan era davvero cresciuto bene.

«Ran… ti ricordi per caso da quanto tempo ci conosciamo?»

«Da dieci anni e tre mesi, tra una settimana quattro»

Un silenzio imbarazzante avvolse i due.

Conan guardava la ragazza non poco stupito, e questa non sapeva proprio come replicare.

Aveva risposto istantaneamente, come se fosse stata la più banale delle domande, ma forse lo era veramente.

In fondo la karateka non avrebbe mai dimenticato quel giorno ormai lontano in cui a casa del dottor Agasa aveva trovato quel bambino un po’ saputello che diceva di chiamarsi come due scrittori.

In quel momento Ran era probabilmente troppo persa nei troppi ricordi per notare il velo di tristezza nel fratellino alla risposta dieci anni. Già, perché in realtà si conoscevano da ben più tempo, ma ciò ora non era importante.

Fatto sta che dopo un po’ d’imbarazzo, la ragazza si schiarì la voce e sentenziò, convinta: «Vai avanti»

«Dieci anni fa sono piombato nella tua vita. Mi dispiace di essere stato un peso certe volte, ma non è questo ciò che voglio dirti» Il ragazzo prese un respiro profondo «Grazie. Grazie per avermi accolto. Grazie per avermi salvato. Grazie per esserti presa cura di me. Grazie per…»

«Fermo» Ran, inizialmente guardandolo con meraviglia, poi con stupore, poi con un velo di rimorso mormorò questa unica parola tutta d’un fiato.

Conan la stava… ringraziando?

Il suo fratellino orgoglioso, che si comportava da adulto e voleva fare l’indipendente da quando aveva sette anni!?

E poi… si può sapere per cosa la stava ringraziando?

«Cosa stai facendo?? Non capisci quanto questa cosa non abbia senso!? Sono io quella a essere stata salvata!!!» Ran si tappò la bocca, arrossendo lievemente. Praticamente, le parole si erano dette da sole, usando lei come tramite. Ma sentiva che non sarebbe stata capace di fermarle ora.

«Nel momento del bisogno, tu ci sei sempre stato. Nei momenti tristi eri accanto a me, ma io continuavo lo stesso a frignare. E poi cosa fai, mi ringrazi?? Non capisci che io non ho mai fatto niente per te e invece tu…» La karateka prese fiato e continuò «Anche stamattina! Ti ho solo complicato la vita lasciandomi andare baciandoti! E poi fai questi discorsi… Sono solo un peso per te…»

«No.» Il detective ribatté fermamente «Non sei mai stata un peso per me, Ran»

La karateka sentì una mano sui capelli. Una mano ferma e gentile, che però trasmetteva sicurezza. Si lasciò cullare dai delicati movimenti, che, a lungo andare, la stavano ipnotizzando.

Stupida, drogata di Conan, Stupida, ha dieci anni meno di te e ti considera la sua Onee-chan, non hai speranza, stupida…

In quel momento per lei magico, come se il tempo si fosse fermato, neanche la sua vocina interiore poteva disturbarla.

Ma, purtroppo, il ragazzo tolse la mano dai suoi capelli. Lei lo guardò, interdetta, ma questo si avvicinò e le rivolse un grande sorriso, subito prima di abbracciarla. Fu allora che nell’orecchio la karateka avverti un suono, o ancora meglio una frase;

«Ti amo Ran»

Grazie di esistere.

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

«Yukio Ayashiro… Yukio Ayashiro… POSSIBILE CHE TUTTA LA POPOLAZIONE GIAPPONESE SIA SUA OMONIMA!?» Una voce, piuttosto tendente all’adirato, sentenziò aspramente ciò a casa Agasa.

Era veramente così difficile, trovare il profilo di una persona su Internet???

La ragazza sbuffò, scostandosi una ciocca di capelli ramati dal viso.

Se lo sarebbe dovuta aspettare, in fondo.

Ma essa non aveva intenzione di mollare così presto: anche se quella non era e probabilmente non sarebbe mai stata la sua specialità sentiva di poter essere da aiuto.

Doveva essere d’aiuto.

Ai sbadigliò e, mentre controllava l’ennesimo sito, incominciò a sorseggiare distrattamente una tazza di tè.

Mentre annotava l’ennesimo fallimento, si accorse di non aver visitato ancora tutte le pagine presenti. Ce n’era una, rimasta inosservata fino ad allora, che richiamava particolarmente la sua attenzione.

Era scritta in inglese.

La scienziata diede uno sguardo veloce alla pagina.

Bingo.

Senza farselo dire due volte, aprì il blocco appunti e salvò l’URL della pagina.

Un sorriso soddisfatto comparì sul volto della ragazza che non faceva altro che digitare e digitare, avida di informazioni.

Finalmente, ora aveva una traccia da seguire, e che traccia!

«Crash!! »

Improvvisamente, un rumore proveniente dal piano di sopra attirò irrimediabilmente l’attenzione di Ai.

C-Cos’era??

Agasa era partito per un'altra mostra di videogiochi fuori città e non sarebbe tornato fino al giorno dopo, non poteva essere lui.

Spaventata, intimò a se stessa di calmarsi.

Non c’è bisogno di preoccuparsi.

 E’ solo un normalissimo rumore.

Sarà stata una persiana lasciata aperta o sarà caduto qualcosa.

Non c’è bisogno di preoccuparsi.

La ragazza, recuperando del coraggio che lei stessa non pensava di avere, afferrò una scopa e decise di andare a vedere cos’era successo.

Se ti tranquillizza avere in mano un attrezzo per pulire,

Lasciatelo dire,

Sei davvero messa male, Shiho.

Allora la ragazza si alzo in piedi, ma prima che potesse fare qualcosa sentì qualcuno premerle con forza un panno sulle vie aeree.

Quindi la ragazza provò a divincolarsi, ma quel qualcuno era davvero forte, e i suoi pensieri sempre più offuscati.

Allora la ragazza… la ragazza decise di…

 

E allora la ragazza svenne.

 

 

 

 

 

 

 

^*^*^*^*^*^*^*^*^*^

Buongiorno, come va…?
… VI PREGO NON UCCIDETEMI! >_<
Lo so, lo so, stavolta ho davvero esagerato con il ritardo, talmente tanto che probabilmente molti di voi avranno anche pensato che io la volessi abbandonare.
Mi dispiace, ma non vi disferete di me così facilmente! XP
Semplicemente, arrivata alle vacanze di Natale, mi sono accorta che se avessi continuato a cercare di aggiornare durante quel periodo non sarei stata capace di ottenere buoni risultati.
Né a scuola, né su efp, per intenderci.
Così verso gennaio ho deciso che avrei sospeso il tutto fino all’estate, per dedicarmi ad un mio obbiettivo tanto agognato: ottenere la lode agli esami! XD
Insomma, praticamente è andata a finire che fino a luglio non ho fatto altro che ammazzarmi di studio, dormendo mediamente cinque ore a notte (troppo poco per i miei standard: P) e passando tutta la giornata sui libri per poi andare a scuola sembrando uno zombie in piena regola XD
Avete presente quando negli anime il protagonista dorme in classe?
Ecco, io ero (quasi) a quel livello!
Arrivata l’estate ho cercato di rimettermi in carreggiata, ma lo ammetto, riprendere così di punto in bianco a scrivere questa storia non è stata proprio una passeggiata.
E così, eccomi qui.
Spero che non abbiate perso la voglia di leggere questa fanfiction, ma del resto non posso biasimarvi.
D’ora in poi cercherò di bilanciare meglio le due cose e garantire una pubblicazione più regolare anche durante l’anno.
Ecco i ringraziamenti, come sempre nella tabellina (ve la ricordavate ancora...? )
grazie a chi ha messo la mia storia tra le preferite: zumi_chin SiMoNe GrAnGer _AnnairA_
grazie a chi  ha messo la mia storia tra le seguite: brenda the best Kyem13_7_3 sweet_el_0812
E poi...
Grazie a chi ha recensito: SiMoNe GrAnGer shinichi e ran amore kokka1110
_fantasie_ Zanexd22 martini02 Conan Kid
D'ora in poi prometto di essere più attiva! M'impegnerò a rispondere sempre e più velocemente!
Davvero... sumimasen... scusate tanto >_<

Detto questo…
Cosa ne pensate di ciò che è successo in questo capitolo?
Dopo tanta attesa, ecco le famose complicazioni che sarebbero prima o poi arrivate.
In uno scenario dove le incomprensioni tra amici, gli amori non ricambiati, le dichiarazioni improvvise aleggiano nell’aria, cosa sarà successo ad Ai?
Con questo capitolo finisce la prima parte di questa fanfiction, quella più rosea e dedicata ai sentimenti e le amicizie.
Benvenuti nella vera parte della storia in cui, come da titolo, iniziano i veri problemi.
Problemi difficili di cui nessuno, proprio nessuno, può garantire il loro risolvimento, problemi di cui anche il tempo si ritrova incapace di far fronte.
Considerate quello che avete letto finora come un enorme prologo, perché ora l’equilibrio che piano piano si è formato si sgretolerà.
Benvenuti nella parte due.
 
 
 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Ehhhh...? ***


capitolo 15

Ehhhh...??

Il sole era ormai tramontato a Tokyo, e quella lunga giornata d’inverno che il detective aveva vissuto sembrava giungere al termine.

Per le strade di quella metropoli che era la capitale assoluta del Giappone, molte persone come lui tremavano dal freddo.

Sembravano una massa compatta di sardine, una massa sempre all’opera, troppo indaffarata per fare caso a quello che avevano intorno.

E forse, anche lui ne faceva parte.

Già, perché in quell’atmosfera invernale, il mondo per lui sembrava niente di meno che una massa incolore poco delineata.

«Sono già le sette e cinquantacinque…» borbottò mentre accellerava il passo.

Era passato poco, anzi pochissimo, da quando si era dichiarato.

Si ricordava l’insieme di emozioni, insicurezze a cui aveva dovuto far fronte mentre parlava con Ran.

Ora si sarebbe dovuto sentire sollevato, leggero, con il cuore a mille…

«E allora perché mi sento…COSI?!? » sbottò mentre camminava per strada.

Conan non riusciva a capire il motivo, ma ora solo a rammentare la situazione sentiva solo una strana sensazione di insicurezza e vulnerabilità.

Sentiva come se avesse fatto una mossa inutile, come se avesse complicato ancora di più le cose.

E ora? Cosa sarebbe successo?

Non lo sapeva.

Ma in qualche modo, non si pentiva della sua scelta.

«Già, ma… »

Aveva un brutto presentimento. Un bruttissimo presentimento al riguardo.

E lui stesso ne ignorava completamente il motivo.

«Oh! Guarda chi si vede! Allora Kudo, tutto ok con Mouri? » una voce lo scosse dai suoi strani pensieri.

Il ragazzo alzò lo sguardo, e si rese conto di essere pranticamente arrivato.

Davanti a lui un ragazzo piuttosto alto, dalla carnagione scura, il suo rivale: Heiji Hattori.

«Sì, sì » annuì in modo non troppo convincente, per poi subito cambiare discorso: «E tu, invece? Megure ti ha dato qualche informazione su Yukio Ayashiro? »

Il detective di Osaka annuì: «Non ti immagini quali informazioni ho in possesso! E’ stata una faticaccia, ma credimi che rimarrai esterrefatto! »

«Davvero? » disse Conan non nascondendo il suo interesse: «Allora faremmo meglio ad andare subito da Ai»

Il detective dell’Est indicò l’abitazione di Agasa, distante pochi metri.

I due s’incamminarono.

«Che strano… non risponde al campanello…  che si sia addormentata? » borbottò Conan.

«Sì parla di Haibara, non credo che sia una ragazza così poco professionale…»

Il detective di Tokyo ridacchiò: «Beh… hai ragione »

«…»

«…Hattori? »

«…Kudo… la finestra… »

«La finestra cosa? »

«…Il vetro della finestra… è rotto. »

«Cosa?!? »

Il ragazzo si scostò dall’entrata e alzo gli occhi al cielo: uno scintillio di luce attirò la sua attenzione.

Non c’erano dubbi, quello era proprio vetro rotto.

Cosa…?

Mantenere la calma.

Mantenere la calma, non sarà successo niente, qualche ragazzino nel vicinato avrà tirato qualcosa e rotto la finestra per sbaglio.

Ma non scherziamo, come diavolo avrebbe potuto mantenere la calma in questa situazione!??

Conan con uno scattò incontrollabile si scaraventò addosso alla porta.

Una volta.

Due volte.

La porta si ruppe.

Allora si buttò letteralmente dentro.

Ignorò il dolore.

Rialzandosi, incominciò a correre.

«Ai! Dannazione dove sei??» borbottava mentre cercava disperatamente per le stanze.

…Fino a che arrivò in soggiorno.

Una cioccolata calda iniziata ormai fredda. Un laptop acceso sul tavolino. Delle impronte.

Il ragazzo si voltò verso Hattori: anche lui sembrava scosso.

Nei loro sguardi c’era una strana consapevolezza, una consapevolezza che nessuno dei due avrebbe voluto avere.

Conan abbassò il capo, ricordando improvvisamente i giorni precedenti.

Fu allora che il mondo gli cadde addosso.

^*^*^*^*^*^

«Ran, tutto ok? » mormorò Kazuha all’amica «Da quando hai parlato con Conan non hai più aperto bocca e poi… come dire… sei strana »

La karateka, guardando un punto imprecisato del muro, annuì.

Non riusciva a credere a quello che era successo.

Ti amo Ran.

Quella frase risuonava nel suo cervello.

Ti amo Ran.

Ma com’era possibile?? E si può sapere come avrebbe dovuto reagire??

Ti amo Ran.

Ti amo Ran.

Ti amo Ran.

«Oh il campanello. Ran puoi aprire? »

Ti amo Ran.

Ti amo Ran.

Ti amo Ran.

«Ran? »

Ti amo Ran.

Ti amo Ran.

Ti amo Ran.

«Ran! »

Questa volta, la karateka venne spinta verso la porta da quella che sembrava una Kazuha piuttosto stufa.

Allora, dopo essersi ridestata almeno in parte dai suoi pensieri, aprì la porta.

«Mitsuhiko, Genta… » mormorò «accomodatevi »

«…C’è Ayumi-chan? » chiese quest’ultimo con un velo di nervosismo.

«Sì è… in cucina »

I due entrarono, e senza troppi preamboli, si diressero verso la ragazza.

Ma quello che videro non fu proprio quello che si aspettavano.

«Aggiungere 200 ml di latte poi mescolare, cercando di togliere i grumi… »

«Beh lo farei ma abbiamo già finito il latte prima… vediamo vediamo… » un ragazzo col codino aprì il frigo in cerca di qualcosa: «…E se invece usassimo il succo d’arancia? »

«Cooosa!? Secondo te il latte può essere sostituito con del succo?? »

«Perché no? Sono entrambi liquidi, no? »

«Non è questo il punto! » ribattè stizzita quella che sembrava essere Ayumi-chan, con tanto di grembiulino e cuffia per capelli.

«Parli come se lo sapessi ma almeno ci hai mai provato? »

«No, ma… »

Fu allora che, senza pensarci troppo, un ragazzo con un grembiule  e una cuffietta identica alla prima che lasciava intravedere una coda buttò tutto il contenuto della bottiglia  nell’impasto.

«Cosa stai facendo!? Hai rovinato tutto!! »

«Zitta e vedrai. Forza, ora  dimmi il prossimo ingrediente. »

La ragazza sbuffò:«Allora… »

 

 

 

Già decisamente inaspettato. Diciamo  che quello che videro li fece dubitare sulla loro stessa salute mentale.

«Ayumi-chan? » fu Genta il primo a riuscire a ridestarsi da quella situazione.

La ragazza si girò sorpresa.

Il suo sguardo andò a posarsi su quello di Genta, per poi scendere velocemente verso il pavimento.

Doveva farcela.

Doveva riuscirsi.

Fu allora che Ayumi si avvicinò e, prendendo prima un bel respiro, sentenziò: «Senti… lo so che sono stata una stupida a trattarti così ma… TI PREGO DI PERDONARMI ! »

Kojima le sorrise e, portandosi una mano alla nuca, la rassicurò: « Non ti preoccupare… piuttosto mi dispiace di essere scappato via così »

Davanti a quella riappacificazione anche Mitsuhiko non riuscì a fare a meno di sorridere e, con grande stupore di quest’ultimo, neanche Okita fu da meno.

«Piuttosto… » borbottò il ragazzo con le lentiggini « mi potete spiegare cosa state facendo tu e Hajime? »

L’interpellato rispose con ovvietà mentre chiudeva il frigo: «Il gelato, no? »

«Ehhhh…? »

^*^*^*^*^*^*^*^*^

«Non è possibile non può essere!!  » Conan strinse i suoi capelli e, come se fosse un gesto liberatorio, lì tirò, temendo quasi di rimanere pelato.

«If it is not she… but the other girl my dear… »

«If it is not she, but the other girl my dear…»

«Kudo? »

«IF IT IS NOT SHE, BUT THE OTHER GIRL MY DEAR!!! COME HO FATTO A ESSERE COSI’ STUPIDO!??? »

«Eh? »

Ma Conan non lo ascoltava.

Nella mente del detective c’era solo il ricordo di quella lettera, quella stupida e insulsa lettera inviata da Vermouth… e di come lui l’avesse decifrata.

Nel frattempo Ai, leggermente incurvata, seguiva il discorso con un  aria apparentemente scocciata, la testa appoggiata alla mano, gli occhi socchiusi e lo sguardo assente. Poi tutto ad un tratto esordì:<< Quindi la prima frase da tenere in considerazione è " If It is not she, but the other girl, my dear" >>

Il detective annuì, poi continuò il monologo, sicuro di sè <<"Se non è lei, ma l'altra ragazza, mio caro." Una, frase del tutto insolita non credi? Suppongo che con "Lei" intendesse te, Haibara. Quindi è semplice: qual è "l'altra" con cui mi relaziono oltre a te? >>

 

« Ayumi? » propose lei con una finta convinzione degna di un'attrice.

 

Conan sospirò <<  Certo Haibara...come sei perspicace... » Come faceva quella ragazza a scherzare nonostante tutto? Non aveva appena fatto cadere una tazza piena di tè per lo spavento?

 

« Ad ogni modo » Il detective ritornò serio «Credo proprio che intendesse Ran. » concluse lui.

«DANNAZIONE, DANNAZIONE, DANNAZIONE!! » urlò poi « COME HO FATTO A ESSERE COSI’ STUPIDO! »

Il detective non riusciva a perdonarsi.

Quando aveva letto quella lettera non aveva minimamente pensato che la ragazza di cui Vermouth parlava poteva essere Ai.

Aveva commesso un incredibile errore di valutazione, e le conseguenze erano state devastanti.

Terribilmente devastanti.

Ma non poteva abbattersi così e gettare la spugna.

Ai era ancora viva, ne era certo.

E l’avrebbero trovata, a qualunque costo.

^*^*^*^*^*^*^*^

Mhhh…

Clapson…

Neve…

Sassi…

Albero…

Foresta.

^*^*^*^*^*^*^*^*

«… E neanche in bagno niente di anomalo, Kudo » riportò Heiji mentre ritornava in salotto «Per ora gli unici indizi sono quelle impronte, ma… »

«Ma…? »

«Ancora non abbiamo controllato il computer»

Il detective annuì, e subito dopo sbloccò il laptop.

Si trovò davanti diverse pagine del browser aperte in modo confusionario.

Dietro alcune di esse, un documento di testo e il blocco appunti.

Aprì il documento.

I due detective incominciarono ad analizzarlo: sembrava un depliant  di una qualche università.


東京工業大学

Tokyo Institute of Tecnology
Here are almost almightly as scientists

 


«… Cosa? » borbottò Heiji: «Il Tokyo Institute of Technology… se non sbaglio è quella famosa università che viene abbreviata con Tokodai… E’ uno degli istituti più prestigiosi del Giappone! »

«Here are almost almightly as scientist... immagino che sia il motto… »

«Già, ma si può sapere perché Haibara ha salvato nel suo computer un file del genere…? Dubito seriamente che stia cercando un’università dove andare dopo le superiori in un momento del genere… »

Il detective dell’Est annuì e, senza pensarci due volte, aprì il blocco appunti.

«Un URL…? » Sì domandò.

Heiji si avvicinò al computer e si appoggiò sulla spalla di Conan: «Forza, copialo nel browser »

Quindi Conan copiò l’URL, lo incollò e premette invio.

«Un blog…? »

Quello che i due avevano davanti agli occhi  era quello che sembrava uno dei soliti siti amatoriali creati da chi non aveva tutta questa esperienza nella programmazione.

Era una specie di blog, dove venivano annotati particolari assortiti della vita del blogger, ovvero…

«YuKyAyA94XD»

I due detective si guardarono negli occhi: «Ehhhh…? »

^*^*^*^*^*

 Buondì!

Allora a chi va il premio come titolo migliore dell’anno? XD

A me vero!? Dai, chiamare il capitolo «Ehhhh…? » è stato un colpo di genio, quasi quasi chiamo tutta  la storia così XD

Ok, ora  serietà.  Molta serietà (?). Sono una persona seria io (???????).

Questo capitolo è di transizione.

In confronto agli altri che ho scritto ultimamente è molto più corto (solo 9 pagine >_<) e non contiene niente di troppo esaustivo per la trama.

Credo che possa essere considerato una specie di pausa per prendere visione delle conseguenze di ciò che è successo nell’altro capitolo.

Nessun mistero è stato aggiunto.

Nessun mistero è stato svelato.

Però abbiamo nuovi pezzi nel puzzle.

L’istituto di tecnologia di Tokyo.

Un blog. E diretto da un certo YuKyAyA94XD.

Avete capito chi è, vero? XD

Yukio Ayashiro

Cosa avranno a che fare questi due fattori con la storia?

Perché Haibara è stata rapita?

Cos’è quel trafiletto in cui non si capisce cosa sta succedendo?

E perché Ai ha salvato cose del genere nel computer? (Sì ok, una è abbastanza capibile ma cosa centra l’ università -_-)

Nel prossimo capitolo incomincerà l’investigazione! ^_^

Mi dispiace che questo capitolo non contiene niente di particolarmente entusiasmante e, sinceramente, non è che io sia troppo soddisfatta ma non credo di poterlo migliorare poi più di tanto.

Spero di non avervi deluso, ma ormai lo sapete, sentitevi liberi di dirmi qualunque cosa se vedete qualche errore.

Non sono una persona che  si offende se viene criticata,  inoltre uno dei  miei pochi  punti forti è l’autoironia.

Ah, ultima cosa, grazie a tutti quelli che stanno continuando a seguire la mia storia nonostante tutto e grazie anche alle new entry! ^_^

Il supporto fa sempre comodo, quindi vi sono parecchio grata per tutte le bellissime recensioni che scrivete  (=*^*=)9

(credo di aver appena inventato una nuova faccina ma… particolari =_= )

Detto questo ecco a voi la sola, unica e inimitabile… TABELLINA! U_U

 
grazie a chi ha messo tra le preferite; Sofia777 Elsa Ai
a chi ha messo tra le seguite: Sofia777
a chi ha recensito shinichi e ran amore Ball00n Sofia777 SiMoNe  GrAnGeR

Saluti

Fogli

 

(=*^*=)9 (Scusate… >_< non ho resistito XD)

P.S. Secondo voi è meglio che faccia capitoli più lunghi ma più di rado o capitoli più corti e pubblicarli più spesso?

 



 

 

 

 




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