La stanza sopra alla mia

di mxrlynians
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo V ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


La stanza sopra alla mia

 Capitolo I


La prima volta che Arthur ha sentito i rumori provenire dal piano di sopra, ha pensato che stesse avendo un incubo. Si era svegliato lentamente, sbatté le palpebre fino a che non riusciva a distinguere le forme dei mobili nella sua stanza, poi sbuffò e si e si girò dalla parte opposta.
Ma lo strano rumore persisteva, qualcosa di morbido simili a dei singhiozzi, che in qualche modo provenivano dalle pareti. Si tirò la coperta sopra la testa, arricciò le gambe fino a farle arrivare al petto e desiderò che il rumore proveniente dalle pareti si fermasse di colpo, così come era venuto.
Senza accorgersene si addormentò con quel suono così strano.

 

-

 

"Mamma?” disse Arthur la mattina successiva come Igraine gli aveva messo davanti una sostanziosa colazione a base di cereali.

"Sì?"

"La scorsa notte, ho ... ho sentito qualcosa dentro al muro."

"Che cosa hai sentito più precisamente, caro?"

"C'è stato un rumore nel muro," Arthur ha cercato di spiegare. "Come qualcuno che piange."

"Oh, sono sicuro che è stato solo un brutto sogno. Mangia la tua colazione prima che diventi tutta molliccia ". Arthur sospirò e fece del suo meglio per dimenticare quell'episodio così strano.

"Tesoro, ti sei ricordato di mettere in valigia i vestiti? Ricorda che papà ti viene a prende a scuola, passerai con lui il fine settimana." Arthur annuì cupamente; si rianimò un po’ quando si rese conto che stare a casa di suo padre significava allontanarsi dallo strano muro, apparentemente infestato, nella sua camera da letto.

"Arthur, hai visto le mie chiavi?"

"Sono nella mia camera da letto," Arthur mormorò, abbassando lo sguardo sulla sedia quando Igraine gli lanciò un'occhiata. Prima che avesse la possibilità di chiedere, Arthur aggiunse in fretta:
"Non ho fatto niente lo giuro! Volevo solo mostrarle a Lance. "

Igraine sospirò e lasciò la stanza senza dire una parola.
Tornò pochi istanti dopo, infilando le chiavi in tasca.

"Hai detto che hai sentito un rumore proveniente dal muro ieri notte vero?" Arthur alzò lo sguardo, sorpreso dal fatto che sua madre stava prendendo quella situazione sul serio e non dicendo cose stupide come era solita fare per farlo spaventare.
Lui annuì e Igraine sorrise, avanzò verso il suo bambino e gli accarezzò la testa.

"I rumori non provenivano dal muro amore, ma dalla bocca dell'aria"

"La bocca dell'aria?"

"Lo sfiato che hai in camera attraversa l'intero edificio, e quindi suppongo che i rumori che senti sono le persone che abitano sopra di noi."

"Beh, chi vive sopra la mia camera da letto?" Arthur aveva terminato i suoi cereali e spinse la scodella nel lava piatti, facendo riempire l'aria di un rumore stridulo.

"Sai la famiglia che vive al piano di sopra... quella donna, il marito e il figlio. Hai incontrato Merlin prima, fa la tua stessa scuola". Arthur alzò le spalle, anche se aveva effettivamente incontrato Merlin prima;
Merlin, lo strano, magro, pallido, troppo alto per un bambino della sua età.
Avevano dieci anni per la miseria!

Arthur aveva parlato con Merlin una volta sola, e, occasionalmente, lo vedeva anche a scuola, Arthur si chiedeva perché rimanesse sempre solo.

Il bambino alzò gli occhi e guardò l’orologio, 7.15 sarebbe meglio muoversi, saltò giù dalla sedia, e si diresse verso la sua camera da letto. Una volta lì prese la sua cartella e se la mise sulle spalle, fermandosi di fronte alla bocca dell'aria. Si inginocchiò e appoggiò l'orecchio alla bocca, sforzandosi di sentire qualcosa.

Niente.


-


Arthur aveva trascorso il fine settimana nella grande, ed inutile, doveroso da dire, casa di suo padre, aveva tenuto il broncio per buona parte del tempo in cui si trovava in quella villa immensa, ed era contento di essere a casa domenica sera.
Igraine lo baciò e gli diede la buona notte, dopo aver spento le luci, gli sorrise per poi chiudere la porta alle spalle.
Arthur si girò su un fianco, già sentendosi assonato e improvvisamente stanco.
Era prossimo all'addormentarsi quando sentì' ancora quel rumore.
Era, inequivocabilmente, un singhiozzo morbido.
Era persistente e senza fiato, Arthur voleva solo dormire così già di cattivo umore, scese dal letto e spinse la faccia contro la bocca, e sibilò:

“Smettila! Sto cercando di dormire!”

Sentì un rantolo morbido, e poi il silenzio.
Soddisfatto, tornò di nuovo a letto e tirò le coperte fino al mento, si girò e si addormentò nel silenzio più totale.








Buco dell'autrice....
Sono stanca e tra 4 e dico 4 giorni ricomincio la scuola ma si può?!
Si a quanto pare si... Mi sta piacendo questa fic...e a voi? Lasciate un commento qui sotto!
Come sempre sono graditi, pensieri, consigli e critiche costruttive!

Grazie per aver letto! (*-*)

Arcobaly_739

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


La stanza sopra alla mia

 Capitolo II


Appena la campanella suonò la fine delle lezioni, Arthur corse fuori come un forsennato, voleva uscire a giocare mica rimanere sui banchi di scuola per tutta la vita giusto?

Quando mise il piede fuori dell'istituto, una brezza gentile gli scompigliò i capelli, l'estate era alle porte, e chi dice estate dice, giochi, party, e sopra tutto niente scuola!

Si mise a correre a perdi fiato verso casa, che distava solo cinque minuti dalla scuola.
Aveva la testa fra le nuvole, qualche volta il suo pensiero ricadeva sull'argomento della bocca dell'aria di camera sua, si chiedeva perché quel bambino dovesse piangere ogni singola sera.

Un improvviso ostacolo le fece cadere per terra, per un primo momento trattenne il respiro, e pregò che la persona che aveva urtato, non fosse stato un adulto, se no una ramanzina non gliela avrebbe tolta nessuno.
Alzò lo sguardo per vedere il suo ostacolo, e si ritrasse quando lo riconobbe.

“Ah, sei tu!” urlò per poi scattare in piedi e puntando un dito contro il coinquilino, che per sua risposta abbassò lo sguardo e lentamente si rimise in piedi.
I pantaloni del bambino erano un po’ corti e il biondo poté scorgere sotto, sulla pelle pallida, delle brutte cicatrici e delle grosse botte.
Alzò subito gli occhi verso il volto del bimbo, si ricordò che fissare una ferita è maleducazione.
Quando incontrò il volto del corvino, la sua pelle era perlacea, gli occhi grandi e di colore blu oltre mare, il blu più bello che Arthur avesse mai visto.
La sua attenzione però, era tutta su quel brutto livido verde e viola, che si trovava sulla sua guancia destra.
Era grande e sembrava fare molto male.

“S-scusa non ti avevo visto” mormorò riabbassandosi per allacciarsi e scarpe, a dirla tutta Arthur non se lo ricordava così basso.

“Non preoccuparti aveva la testa fra le nuvole” sorrise, e cercò con tutto se stesso di distogliere lo sguardo dal livido, Arthur gli tese una mano, e aspettò che l'altro l'afferrasse per alzarsi. Dopo pochi secondi d'imbarazzo, Merlin strinse la mano di Arthur, e si alzò da terra, e poi tenne la testa bassa, cercando in tutti modi di nascondere quello sfregio sul suo viso.

“Io ti conosco giusto? Abitiamo nello stesso palazzo!?”

Merlin annuì, continuando a tenere la testa bassa.

“Vuoi tornare a casa con me?” chiese titubante, e abbastanza in imbarazzo.

L'altro alzò la testa, Arthur distolse lo sguardo dalla botta, e lo concentrò sui suoi occhi, sembravano due zaffiri, che, con la luce del sole assumevano una nota chiara di azzurro, e che non guastava affatto con la carnagione pallida del bimbo.

“Si certo” sorrise e si diressero insieme verso casa.


-


Per il resto della settimana, non uscì nessun rumore dalla bocca dell'aria, e Arthur aveva appena trascorso la settimana più bella della sua vita, per due ovvie ragioni; uno, suo padre doveva andare in Giappone per un viaggio di lavoro, e questo voleva dire che sarebbe stato a casa con sua madre, e due, avrebbe anche parlato con Merlin.

Si mise a letto il venerdì sera, con la consapevolezza che al suo risveglio, avrebbe sicuramente trovato il sorriso raggiante di sua madre, al posto del broncio di suo padre.

Si stava rilassando nel suo letto, il calore delle coperte era confortevole, le sue palpebre stavano per chiudersi, quando un urlo lo fece rivenire dalla sua dormiveglia, si tirò seduto e scese velocemente dal letto, per avvicinarsi alla bocca dell'aria, si mise in ginocchio, e quello che sentì dopo gli fece gelar il sangue nelle vene.

Merlin.

“La prego, non lo farò più basta la prego!” la voce di Merlin arrivava ovatta al suo orecchio, ma riusciva a distinguere i suoi singhiozzi, una altro colpo, e poi un altro, un gemito strozzato e poi il silenzio più totale.

Che fu rotto da una voce grossa e potente, “sarà meglio per te brutto moccioso, se non fossi figlio di Hunith ti avrei già regalato al circo!” una risata, e poi ancora quel rumore di carne pestata.
La porta si chiuse il silenzio tornò nella stanza di Merlin, sanguinava, gli faceva male la pancia, e la vista si stava oscurando, ma poi sentì quella voce, chiara e bellissima come il suo proprietario.

Arthur si portò vicino allo sbocco dell'aria, e senza pensarci due volte parlò; “Merlin?”

Niente. Attese per qualche minuto, poi sentì un singhiozzo e ringraziò il cielo.

“Merlin!” Provò ancora, e anche questa volta ci fu il silenzio.

Il corvino tacque ancora, e Arthur si lasciò sfuggire un sospiro di impazienza, “hey, hai bisogno di aiuto?”.
Le gambe Arthur stavano cominciando a diventare insensibili, così si appoggiò al muro, proprio vicino alla bocca, e aspettò in silenzio.

Appoggiò l'orecchio alla bocca e sussurrò, “Merlin lo so che sei lì!”.

Passò un minuto, e ancora niente. “Se non mi rispondi, guarda che vengo di sopra con la mia mamma!”, disse deciso, ma quando passarono più di due minuti, Arthur capì che forse, Merlin si era addormentato.

Si alzò e si diresse verso il letto, quando dalla bocca dell'aria uscì un sussurro debole.
“Sei il bambino più testardo che abbia mai visto...” ad Arthur sfuggì un ghigno divertito, si riappoggiò nello stesso punto, molto probabilmente anche Merlin era seduto in quella posizione, e questo lo fece sorridere.

Rimasero in silenzio fino a quando Arthur non gli fece quella domanda; “allora come stai?”.

Davvero Arthur? È il meglio che tu sai fare!? No ragazzi io esco... Ciaone!

Beh in effetti la voce del suo subconscio aveva ragione, non era stata un grande mossa fare quella domanda...

“Non ne voglio parlare...” la voce di Merlin era debole e rauca, e il cuore di Arthur perse un battito.

“Davvero? Mi hai svegliato, e ora non mi dici nulla?”

Sai, tu non sei un bambino... Sei un demonio! Merlin sta soffrendo e tu lo fai anche sentire in colpa?! Bravo, facciamo un applauso all'Asino Reale più grande del mondo intero! Wow!

“Scusami” la voce di Merlin era carica di colpa, sembrava che sarebbe scoppiato a piangere da un momento all'altro.

“N-non volevo darti la colpa...Scusami tu... Allora di cosa vuoi parlare?” si mise in una posizione un po’ più comoda, si sdraiò e con le mani incrociate sotto la testa fissava il soffitto.

“Merlin?”

“Si?”

“Parlami di qualcosa che ti piace... non so il calcio! Piace a tutti!”

“Odio il calcio” fu la risposta secca di Merlin.

Arthur sbuffò, “rugby?”

“Ma mi hai visto Arthur!? Sono tutto pelle e ossa! Quei tizzi mi ucciderebbero come se nulla fosse!”

“Già hai ragione” Arthur si lasciò sfuggire un sospiro esasperato, cosa piaceva a quel bambino?

“Non ti piace nulla!?” sbottò, ma si pentì subito dopo.

“In verità, mi piace la scuola...” disse piano, “anche la scienza, tu sei nella mia stessa classe giusto?”

Arthur fece una faccia schifata, a chi poteva piacere la scienza?!
Ma soprattutto, a chi poteva piacere la scuola?!

“Io O-D-I-O la mia classe” scandì bene la parola 'odio', e per risposta ebbe solo una risatina, cristallina e tranquilla come l'acqua di un torrente.
Voleva sentirla ancora una volta, era come musica per le sue orecchie.

Stava andando tutto così bene, ma poi sentì dei passi avvicinarsi alla sua camera, Arthur scattò in piedi e balzò sul letto, fingendo una bella dormita.

Igraine aprì la porta, guardò nella stanza e trovò il suo bambino che dormiva beato nel suo letto.
Mi sarò immaginata tutto... pensò chiudendo la porta alle sue spalle.



 

 

 

 

Buco dell'autrice....

Hey! Ciao! Inanzi tutto vorrei ringraziare tutte le persone che hanno messo la mia storia tra le seguite quindi ringrazio;
1 - baileyzabini90
2 - icymaiden
3 - ilpianista99
4 - lelagleek
5 - marghevale123
6 - __Ginger__

Quelle che l'anno messe nelle ricordate;
1-PandoraEvans_888

E quelle nelle preferite;
1 - Margherita Dolcevita

Grazie veramente tanto! Vi amo!
Lasciate una recensione! Grazie!

Come sempre sono gradite; pensieri, consigli e critiche costruttive!

Grazie per aver letto! (*-*)

Arcobaly_739

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


La stanza sopra alla mia

 Capitolo III

Quando Igraine aprì la porta della camera, Arthur aveva pregato che non si accorgesse di nulla, la madre guardò all'interno della camera, e, in silenzio, dopo qualche minuto, uscì.

Arthur sentì i passi di sua madre mentre si allontanava, aspettò di sentire la porta chiudersi, e poi scattò giù dal letto e si riavvicinò alla bocca.

“Merlin?” sussurrò con calma, passarono diversi minuti, Arthur aggrottò la fronte, chiedendosi se Merlin non fosse già andato a dormire.
Ma quando si stava ormai facendo troppo tardi per lui, la voce di Merlin riempì la stanza.

“Hai ancora voglia di parlare....?” chiese con fare stanco, Arthur notò la differenza di tono, e per questo si ritrasse, per poi inginocchiarsi davanti alla bocca, batté due volte su di essa, e aspettò la risposta.

“Buona notte” disse alzandosi, si sdraiò sul letto, e prima di addormentarsi giurò di aver sentito la sua, melodiosa voce, intonare le parole; “buona notte”


-


Il sole stava splendendo alto nel cielo, faceva caldo, e l'unica cosa che Arthur voleva fare era arrivare a casa e buttarsi letteralmente nel frigorifero.
Il termometro della classe segnava 36º, e lui era il povero malcapitato, che si trovava a pochi centimetri dalla finestra.
Merlin gli offrì di scambiarsi di posto con lui, ma appena vide il volto pallido del ragazzo, rifiutò l'offerta, non voleva che lui si scottasse perché Arthur Pendragon, si stava comportando da femminuccia!

Wow, è finita finalmente! Voglio un gelato... Chissà se….
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti da un urlo, il sangue si gelò nelle vene come se fosse la prima volta che lo sentiva.
Corse a perdi fiato verso la voce, si fermò di colpo davanti allo spettacolo a cui stava assistendo.

Merlin.

Merlin era per terra, e tre ragazzi, che avranno avuto si e no tredici anni, lo stavano picchiando.
Il sangue di Arthur cominciò a ribollirgli nelle vene, la rabbia prese il sopravento sul suo corpo, e in men che non si dica, era davanti a Merlin, gli occhi azzurri puntati in quelli verdi dell'altro.

“E tu chi saresti moccioso!?” sbraitò il più basso fra i tre, aveva i capelli marroni, lunghi e due occhi verdi da mozzare il fiato.

“Sono la persona che ti darà una lezione se non sparisci dal mio campo visivo entro cinque secondi” disse con calma Arthur, il suo sguardo fece ritrarre un po’ il moro, che per sua risposta si voltò e sputò per terra, vicino a Merlin.

“Andiamocene! Sono sicuro che quelle orecchie troverai lavoro al circo!” urlò, e subito gli altri due scoppiarono a ridere, l'ira che Arthur stava provando in quel momento, divenne un fuoco che ardeva nel suo più fragile essere.
Come stavano solo osando parlare così a Merlin?
Fece un passo, ma una mano gli prese il polso.
Era piccola e pallida e tremava leggermente, l'avrebbe riconosciuta ovunque, anche tra un milione di coppie, Arthur avrebbe sicuramente trovato la mano di Merlin.

Si voltò, e quello che scorse in quei pochi attimi di ira funesta, gli calmarono i bollenti spiriti.
Merlin gli stava sorridendo, un bellissimo sorriso che sapeva di sangue.
Dalla bocca di Merlin usciva un po’ del liquido cremisi, che andò a mischiare al rosso del foulard che portava sempre al collo.

Arthur lo aiutò ad alzarsi, e lo fece sedere su una panchina, quando vide che il moro non poteva rimanere in piedi.

“P-posso vedere?” chiese mentre allunga il braccio dell'altro.
Era ricoperto di graffi, cicatrici, ustioni di sigaretta di botte e di troppi lividi.
Non tutti quelli sfregi erano colpa di quello che era appena successo, certe ferite erano anche più vecchie, si parla di cinque sei anni.
Merlin teneva lo sguardo basso, quando vide il volto di Arthur, voleva raccontargli tutto, sapeva che di lui ci si poteva fidare, ma il pensiero di quello che gli avrebbe fatto quell'uomo lo fece tremare.

“Che diavolo è successo?!” chiese con la voce piena di stupore e di paura, alzò gli occhi, il volto di Merlin era pieno di graffi, sotto ai ciuffi corvini, si poteva scorgere una piccola cicatrice, proprio sopra al sopracciglio sinistro.

“Nulla, quei ragazzi volevano i miei soldi per il pranzo ma io no glielo dati...” disse ritraendo il braccio dalle mani calde del biondo.
Quelle mani, agli occhi di Merlin, erano perfette. Come i capelli, colore del sole, o del grano che presto avrò dor splendore, gialli come il più bel sole, nel mese del sol Leone*, il mese in cui era nato Arthur.
I suoi occhi erano l'unico cielo che Merlin voleva vedere, poteva rimanere tutto il giorno a fissarli, a inventare parole che li descrissero al meglio, ma, che quando era davanti ad Arthur, non riusciva a dire.

“Sei stato coraggioso!” disse balzando in piedi, e come sempre, gli porse quella mano, tanto perfetta, “un po’ stupido ma pur sempre coraggioso!” gli sorrise, come solo Arthur poteva fare, quel sorriso era il suo sole.

Anche Merlin sorrise, ed Arthur per un attimo indugiò.
Era fragile come una farfalla quel ragazzo, una piccola e indifesa farfalla in balia del mondo pazzo e veloce, che avrebbe rischiato di rompere le sue flebili ali.
Ma nel sorriso di Merlin, trovava tutto quello che lui non manifestava a nessuno.
Calma, semplicità e purezza.
Il sorriso di Merlin era la sua luce lunare, le sue stelle.

“È un altro lato del mio fascino” disse spocchioso stringendo la mano di Arthur, e, insieme si diressero a prendere il tanto bramato gelato.
Se lo erano meritato no?


Sol Leone= Mese di Luglio




Buco dell'autrice....
Hey! Ciao! Allora ringrazio tutti per il supporto, comunicazione di servizio, non posterò tanto in questo mese, perché comincia la scuola yeeee!

Mi raccomando leggete anche il prossimo capitolo;
Grazie veramente tanto! Vi amo!
Lasciate una recensione! Grazie!

Come sempre sono gradite; pensieri, consigli e critiche costruttive!

Grazie per aver letto! (*-*)


Arcobaly_739

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Capitolo 4
*** Capitolo V ***


La stanza sopra alla mia

 Capitolo V


Il dolore al ventre, non accennava a svanire e la voce che Merlin amava tanto stava diventando fiocca e ovattata alle sue orecchie.
Almeno no ha colpito Arthur, pensò soddisfatto, dopo tutto è lui che doveva morire no?
Lui.
Il mostro, nato per sbaglio.
Un errore.
Un orrore.

-

Stava andando tutto così bene, ma quando la voce del suo Patrigno giunse fitta e potente, alle sue orecchie, il panico prese il sopravento, Merlin stava cercando di non tremare.
“Che schifo la gente come te...” disse l'uomo, si avvicinava minaccioso ai due ragazzi, che per loro risposta indietreggiavano velocemente, Arthur davanti a Merlin, pronta a difenderlo con le unghie e con i denti.

Cosa può fare un ragazzo di undici anni contro un uomo di mezza età!? Sbottò la vocina nella testa di Arthur, quasi non la sopportava più, ma non poteva stare un po’ zitta per una buona volta?
Il cielo si stava annuvolando, e dei tuoni in lontananza stavano ruggendo potenti, segno che da lì a poco, una bella tempesta, avrebbe purificato tutto quel meraviglioso bosco.

“Vattene moccioso questi non sono affari che ti riguardano!” tuonò l'uomo, la paura prese il sopravento nel cuore di Merlin, e il respiro si fece accelerato, non voleva che Arthur rimanesse ferito per colpa sua.
“Se vengo con te non farai del male al mio amico?” la voce del corvino era tremante e fiacca, il biondo si voltò di scatto verso di lui, nei suoi occhi era chiara e lampante la domanda che non voleva fare; “ma sei scemo? Quello ti ammazza!”.

L'uomo annuì e sorrise, i brividi corsero veloci su per la schiena di Merlin, ma lui doveva essere forte, doveva proteggere il suo amico, così con passo deciso si avvicinò al suo Patrigno, che lo prese per braccio strattonandolo brutalmente, e poi lo colpì in pieno volto, il colpo era così forte che lo fece cadere per terra.
La pioggia cominciò a cadere dolce, e serena, mentre la rabbia e lo sgomento di Arthur crescevano.

Hey! Hey sta calmo, sono più che sicuro che Merlin sta bene! Non fare cose avventate è? Intesi?
Arthur mosse un piede in aventi, poi un altro, e si avvicinò lentamente all'uomo, si chinò e prese un bastane, le mani stringevano con una quantità di forza sorprendente il ramo.
Oh, ma perché non mi dà mai retta! Ecco, ora finiremo nei casini!
Sta zitto per una volta, questa è quella buona che lo uccido! Sarà legittima difesa! Arthur zittì la voce, e con passo felpato si avvicinò al Patrigno di Merlin, lo stava picchiando proprio davanti ai suoi occhi, questo non lo avrebbe mai perdonato.

Alzò il bracciò e con un colpo secco colpì l'uomo, che cadde con un tonfo sordo in una pozzanghera di fango.
Merlin, dietro di lui, tremava.
Arthur si avvicinò e si tolse la giacca che avevo indosso, e cercò di posarla sulle spalle di Merlin, che indietreggiò.
“Non voglio farti del male, vieni qui, sei tutto bagnato...” disse inginocchiandosi, sapeva bene che Merlin non lo aveva riconosciuto, e questo lo addolorava, ma per sua fortuna quelle parole lo calmarono un po’, e si avvicinò senza tanti complimenti.

Arthur gli posò la giacca sulle spalle, gli cinse la schiena, e con un movimento fulmineo le strinse a se.
Anche dopo quel gesto, Merlin tremava, e le lacrime cadevano violente sulla sua pelle fredda, sentiva le forze scivolare via, mentre un timido sorriso si faceva strada sulle sue labbra, “Arthur” mormorò e prima di dire altro, il biondo lo strinse ancora più forte a se.

“Shhh, sono qui, non devi più temere nulla...”rimasero lì per minuti, che per entrambi sembravano ore, dopo con calma, lo fece alzare, e con passo incerto si diressero verso l'uscita del bosco, quando un colpo ben assentato fece cedere in ginocchio Arthur. Il respiro gli venne mozzato quando un bastone, lo stesso che aveva usato per mettere K.O. quell'uomo, gli arrivò dritto in pancia, e con pochi gesti l'uomo lo fece inginocchiare davanti a lui.

“Lascialo stare!” urlò in preda al panico.
La voce di Merlin era bellissima, anche dopo tutto quel tempo passato ad urlare.

“È colpa tua se ora si trova in questa situazione...” quelle parole ferirono Merlin nel profondo, era vero, era unicamente colpa sua.
“Avanti perché non usi quella cosa che fai sempre è?” chiese divertito, si allontanò da Arthur, e si diresse, fiero, verso Merlin, “perché non dici quelle parole? E perché i tuoi occhi non risplendono di oro puro?” chiese minaccioso.

Di cosa sta parlando? Si interrogò Arthur, ma non ci pensò molto, quando vide cosa aveva in mano il Patrigno.
Un coltello.
Voleva uccidere Merlin?

Ah, ora finiremo veramente nei casini...

“Fermo!” gridò, ma era troppo tardi.
Il coltello era dentro alle carni calde di Merlin.
Il ventre gli faceva malissimo.
Cadde in ginocchio quando l'uomo estrasse veloce il pugnale, e si diresse verso Arthur.

No... Pensò, tremante, n-non p-posso permetterglielo... Vide il volto spaventato di Arthur, ma non aveva più forze, era al limite, ed è lì che la sentì.
Non conoscerai mai la cima, fino a quando non avrai toccato il fondo.
Arthur poté vedere il corpo di Merlin che ciondolava, deliberatamente da una parte all'altra.
Il corpo di Arthur venne inondato dai brividi quando vide gli occhi del corvino.
Dov'era finito il bellissimo blu oltre mare che amava tanto?
Ora, lo sguardo del corvino incuteva solo timore a chiunque lo guardasse compreso l'uomo, che indietreggiò ad ogni passo di Merlin.

“S-sta indietro!” urlò a gran voce, mentre agitava il coltello davanti a lui, il corvino non si scompose nemmeno un po’ da quell'atteggiamento, e continuò a camminare, dritto verso di lui.

“M-Merlin... Ti ha ferito, stai bene?” chiese Arthur, mentre gli correva incontro, la voce gli tremava.
Aveva paura di Merlin?
Questo si, che era strano.

“Dovrà pagare, non preoccuparti, non sentirà dolore...” disse con voce spenta. L'uomo si agitò, ma Merlin lo tenne fermo, mettendogli una mano sulla spalla.
“Baerne” sussurrò, e le fiamme circondarono l'uomo.
Dopo quella scena, Merlin cadde a terra, incosciente.

E la pioggia cadeva.

E i fulmini cantavano in Cielo.






Buco dell'Autrice...

NON TRUCIDATEMI VI PREGO!
Allora prima di tutto scusatemi se non ho postato...
Spero ce questo capitolo plachi la vostra fame per la mia Fanfic...
Aggiornerò Sabato.... (Forse)

Lasciate una recensione! Come al solito sono graditi, pensieri, commenti e critiche costruttive!

Grazie per aver letto! (*-*)


Arcobaly_739

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


La stanza sopra alla mia

 Capitolo IV

Il tempo passava, e del muro non sembrava più arrivare nessun rumore.
C'erano quegli incidenti occasionali, sentiva tutto che quell'essere spregevole urlava a Merlin, il rumore della carne che si contrae e poi la botta sorda.
Il silenzio cadeva sempre dopo qualche colpo, e poi c'erano le solite frasi;
«Se non fossi figlio di Hunit ti avrei già regalato a circo!»
«Sei uno spreco di soldi, se non fossi umano ti avrei già scuoiato!»


La porta veniva sbattuta con evidente forza, e la stanza di Merlin diventava tutta buia, ma questo non importava se c'era Arthur ad aspettarlo dietro a quella ventola.
A volte durante le loro conversazioni, Arthur sentiva i singhiozzi e i sospiri che affliggevano il corvino, ma il biondo non ha mai detto a questo riguardo, per il bene di entrambi. Una sera però, Merlin era del tutto incapace di trattenere i singhiozzi, e tutto quello che Arthur poteva fare, era ascoltarli in silenzio, dietro a quel muro che li impediva di vedersi. Arthur avrebbe voluto stringerlo tra le sue braccia, dirgli che con lui era al sicuro, che non sarebbe successo nulla, teneva la testa china, in ginocchio davanti alla bocca, i pugni stretti in una morsa, le nocche divennero bianche per lo sforzo.

“Lo odio” sussurrò piano, i singhiozzi si fermarono, il Patrigno di Merlin era un uomo alto e robusto, sulla quarantina, capelli scuri, e gli occhi così simili a quelli di Merlin, lo facevano andare in bestia. Una volta stava tornando dal negozio di alimentari con sua madre, e lui gli sorrise, il sorriso più patetico e falso che Arthur avesse mai visto.

“Anche io non pensare...” disse con voce spenta, il biondino riusciva a sentire la gravità della situazione, scattò in piedi, anche se Merlin non poteva vederlo e disse; “vuoi che venga lì?”.

Le parole di Arthur risuonarono nella testa di Merlin, lui si stava preoccupando di lui?
Ma la paura gli attanagliò il cuore, e se quel mostro, avrebbe fatto del male anche ad Arthur? Lui non se lo sarebbe mai perdonato.

“NO! MA SEI IMPAZZITO!?” Un dolore all'addome lo fece risedere, un gemito strozzato fece mettere in allarme il biondo.
Il respiro di Merlin accelerò un po’, le mani di Arthur strinsero forte la grata che li divideva, voleva stare con lui, ma come poteva fare?

“Ma tu... V-vorresti d-davvero...” provò a dire Merlin ma l'altro lo zittì all'istante.

“Certo...” disse soltanto Arthur, poi un'idea gli balenò in testa.

Così folle.... Così folle che potrebbe funzionare! Arthur prese il suo giubbotto, corse veloce nel corridoio, sentì la voce di sua madre che gli gridava qualcosa, molto probabilmente il solito “voglio che tu sia a casa per l'ora di cena!”, scese le scale del piccolo palazzo in cui abitava, per fortuna erano solo due piani.
Entrò nel giardino in comune, e cominciò a tirare sassi alla finestra, ne era più che sicuro, di Merlin. Il ragazzo si affacciò, il sole stava tramontando, ma faceva sempre caldo.
E Arthur si stupì quando vide addosso a Merlin quel pesante maglione di lana, doveva avere il raffreddore se aveva così freddo.

Prese la scala e la posizionò sotto alla finestra di Merlin, che lo guardò un po’ sorpreso.

“Che dovrei fare?” chiese mentre si sporgeva per vedere Arthur negli occhi, la testa gli girava e il respiro era affannato, voleva dirgli di lasciarlo lì, nella sua gabbia che quell'uomo gli aveva costruito anno dopo anno, colpo dopo colpo, urla dopo urla.

“Cosa vuoi fare?! Devi scendere! Non è difficile da capire!” gli urlò dal giardino, teneva la scala, e quando vide che Merlin stava per scendere, strinse la mano nel ferro freddo, il corvino scese tutti i pioli, e quando arrivò a terra, le braccia si Arthur gli cinsero la schiena, sentì una fitta al ventre, ma era così bello l'abbraccio di Arthur, che sarebbe stato così per sempre, coccolato dal suo respiro e dal suo profumo, anche se il dolore era sordo, a lui bastava sentire la voce del biondo, e tutto si sarebbe risolto, come un puzzle di cui lui era l'ultimo pezzo.

Arthur lo lasciò dopo pochi minuti, alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Merlin, lucidi e così caldi, anche se a scuola gli avevano insegnato che il blu è un colore freddo, lui vedeva solo calore in quel giaciglio che faceva perdere la testa ad Arthur, si sentiva felice quando lui era felice, era una cosa assurda da pensare, ma forse, ipotizzò Arthur, in un’altra vita eravamo amici per la pelle.

Il Pendragon gli prese la mano e lo condusse fuori, corsero verso il tramonto, quando non conosceva ancora Merlin, Arthur andava molto spesso al lago di Avalon, una lago dove un tempo un grande mago, lasciò per l'ultima volta il suo più grande amico e Re di un regno. Questa leggenda aveva sempre affascinato Arthur fin da quando era piccolo, lui voleva diventare un valoroso cavaliere, salvare le pulzelle in pericolo e sconfiggere i draghi. Arrivarono sulle sponde del lago, il sole era tramontato e la luna era la meravigliosa regina che governava il cielo, quando Arthur crollò sfinito sulla sfonda del lago, e Merlin invece si inginocchiò, il suo corpo non era fatto per simili sforzi.

“D-dove siamo!?” chiese Merlin, si alzò e si diresse verso il lago, che risplendeva illuminato dalla luce lunare.

“Merlin”

L'interpellato si voltò.

Alla luce della argentata della luna, era ancora più pallido e indifeso, Arthur inghiottì a vuoto, sudava freddo, ma doveva farlo, per il suo bene.

“Conosci la leggenda di questo lago?” chiese con un filo di voce, l'altro scosse la testa e rimase in silenzio, le cicale riempirono quel vuoto di suono con il loro dolce cantare.

“La leggenda dice che non troppo distante da questo lago, si svolse una violenta battaglia...” Cominciò Arthur, puntava i suoi occhi in quelli di Merlin, vedeva la curiosità nel suo sguardo così continuò.

“La battaglia vedeva come protagonisti due grandi regni, il regno di Camelot, guidato dal coraggioso Re Arthur, possessore della spada forgiata nel fuoco di un potente drago, mentre il suo avversario era guidato dalla sorellastra Morgana, potente sacerdotessa dell'Antica Religione dall'animo nero come il peccato. I due regni erano molto forti, ma il regno di Camelot, aveva qualcosa che l'esercito di Morgana non aveva; Un potente stregone di nome Emrys. Questo stregone però era anche molto amico del Re, lo aveva aiutato nelle situazioni più ambigue e pericolose, lo aveva aiutato con la Magia, che era severamente vietata nel regno di Camelot. Durante la battaglia però il grande Re venne ferito ad un fianco, e giacette lì per molto tempo, fino a che il suo amico lo trovò, lo portò qui a Avalon, voleva curare la sua ferita, ma non ci riuscì. Il Re Arthur era morto tra le braccia di Merlin, il suo più fidato servo, amico, e mago. Sì, perché prima che Arthur morisse, Merlin gli raccontò di avere la Magia, di essere pura e semplice Magia, e il Re lo accettò, e morì tra le braccia del suo migliore amico, con il sorriso sulle labbra".

Arthur concluse la storia, e Merlin rimase a fissarlo, ma il biondo ruppe subito il silenzio.
“Hai capito perché ti ho raccontato quella leggenda Merlin?” chiese, si sedette accanto a lui e guardò il lago, “te lo dico io perché, perché tu sei la persona più speciale che io abbia mai conosciuto, mi diverto accanto a te, ma se siamo davvero amici, mi devi dire quello che succede, quando lui entra in camera tua” .

Le spalle di Merlin si irrigidirono, si strinse fino a farsi piccolo piccolo, abbassò lo sguardo, e cominciò a giocare con l'erba. Arthur sospirò, “non voglio metterti fretta, hai tutto il tempo che ti serve...” alzò lo sguardo e osservò le stelle.

“Mia madre è morta quando ero piccolo, colpa di un incidente stradale...” cominciò piano, Arthur non staccò lo sguardo dal cielo notturno, “un ubriaco guidò per due chilometri contro mano, sulla diciannovesima, solo un morto, mia madre, solo un ferito, quell'uomo che meritava l'inferno.” sussurrò e le lacrime cominciarono a scendergli violente sulle guance.
“Mio padre sparì due giorni dopo il funerale di mia madre, e così visto che nessuno mi voleva ospitare, il mio patrigno si offrì di farlo...E-E....” i singhiozzi presero il sopravento, e Merlin non riuscì più a parlare.

“E cosa Merlin?!” sbottò Arthur tirandosi a sedere davanti all'amico, “guardati non riesci nemmeno a dire una parola senza tramare come una foglia! Lui non qui! Non può farti nulla qui!” Arthur alzò la voce, stava per continuare quando dei passi lo fecero girare, e una voce che Merlin conosceva bene riempì l'aria;

“Allora sei tu il moccioso che da false speranze a quello spreco di spazio!?”




Buco dell'Autrice.....
Ciao! Scusatemi se ieri non ho pubblicato ma oggi è stato il mio primo giorno della scuola superiore! *applauso*.
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia alle preferite/da ricordare/seguite, un vero onere per me! *Inchino*
E ringrazio specialmente le persone che hanno recensito, e spero che lo facciano anche per questo capitolo, il prossimo o domani sera, o sabato mattina!

Lasciate una recensione! Come al solito sono graditi, pensieri, commenti e critiche costruttive!

Grazie per aver letto! (*-*)


Arcobaly_739

 

 

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