Point of view -Vite intrecciate

di DaisyChan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 -P.O.V. Levy-Cana ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 -P.O.V. Lucy ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 -P.O.V. Juvia ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 -P.O.V. Levy ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 -P.O.V. Cana ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 -P.O.V. Juvia ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7- P.O.V. Lucy (parte 1) ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 -P.O.V. Lucy (parte 2) ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 -P.O.V. Natsu ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

- Lucy! Merda! Apri questa cazzo si porta! - urlò una ragazza dai folti capelli marroni, battendo i pugni contro la porta bianca del bagno.

 

- Non voglio! - piagnucolò una voce femminile da dietro la porta bianca.

 

- Lucy, brutta str...-

 

- Cana, trattieniti! I vicini ci sentono! - disse con voce pacata una ragazza piuttosto bassa dai capelli turchini, avvicinandosi alla castana con lo scopo di acquetare il suo animo colmo d'ira.

 

- Levy, sai quanto me ne fotte dei vicini! Per me possono benissimo andare al diavolo! - sbuffò Cana, portandosi dietro le orecchie un ciuffo di capelli. Cattivo presagio. Cana aveva l'abitudine di compiere quel gesto solo quando era davvero irritata e se Cana era irritata, questo significava solo guai. Levy portò gli occhi al cielo.

 

Lucy chiusa dentro il bagno a frignare come una bambina. Cana davanti alla porta, pronta a sfoggiare il suo fantastico dizionario di parolacce e bestemmie contro quel pezzo di legno bianco che fa da  porta del bagno. Cosa ci vuole di più dalla vita?

 

- Lucy apri la porta! - gridò sconsolata Levy.

 

- No! -

 

Un rumore metallico fece presagire l'arrivo di un'altra inquilina di quella casa. Ed ecco che fece capolino una ragazza dai lunghi capelli blu con in mano una macchina fotografica.

 

- Juvia è a casa! - esclamò la blu.

 

- Ciao, Juvia - sorrise falsa Levy.

 

Perfetto: è arrivata Juvia! Ora sì che siamo nei guai.

 

- Che succede? -

 

- Nulla, Juvia. Vai a rip...- ma Levy non fece in tempo a completare la frase, venendo interrotta da Cana.

 

- Lucy è chiusa dentro il cesso e non vuole dirci cosa succede -

 

- COSA? - gridò Juvia e aggiunse - Lucy-san apri la porta! Juvia farà tardi e si deve ancora preparare -

 

- Ecco! Lucy hai sentito? Non farà tardi solo Juvia, ma anche io e Levy! Oggi c'è il ballo scolastico. Mi hai torturato per tutta la settimana per trovarmi un accompagnatore. Quindi ora esci da quel cazzo di bagno e ci racconti cosa è successo, chiaro? -

 

Cana ottenne solo un singhiozzo mal soffocato da dietro il pezzo di legno bianco su cui ancora batteva i pugni.

 

- LUCY! - esclamò Levy che ormai aveva perso la pazienza.

 

- Lucy-san, Juvia vuole vedere al più presto il suo amato Gray-sama! - disse Juvia diventando isterica e aggiunse - Rivale in amore sappi che Juvia non rinuncerà al suo Gray-sama tanto facilmente...-

 

Abbiamo completamente perso Juvia. Ormai è partita in quarta con le sue fisse mentali. Povera me! Come farò?

 

- Juvia sa che Lucy-san fa tutto questo per ostacolare la relazione fra lei e Gray-sama. Ma Juvia non permetterà che il suo piano malefico funzioni. Juvia è pronta ad abbattere la porta! - completò minacciosa la blu dirigendosi verso la cucina, con l'intenzione di prendere un coltello e spaccare la porta bianca che sembrava essere diventata ancora più pallida a causa della paura di una possibile morte.

 

- Juvia ha perfettamente ragione! - esclamò Cana emozionata all'idea di rompere qualcosa. Levy era nel panico. La situazione stava degenerando.

 

Ho il timore che presto non avrò più una porta per il bagno. Oddio! Devo farmi venire un'idea al più presto.

 

In pochi millisecondi, Levy ottenne una illuminazione e così in tutta fretta disse: - Juvia! Chi è questo...ehm...Gay? -

 

Juvia e Cana si bloccarono sul posto tornando sui loro passi.

 

La porta del bagno è salva! Alleluia!

 

- Juvia prega Levy-san di non storpiare il nome del suo amatissimo! - rispose irata Juvia.

 

- Come vuoi, Juvia. Un nome vale l'altro, no? L'importante è la persona -

 

- No, Levy. C'è differenza tra Gay e Gray. Ti spiego: i gay sono quelli a cui piace il...- cominciò Cana, gesticolando.

 

- Interessantissima spiegazione Cana, ti ringrazio, ma conosco perfettamente cosa vuol dire la parola "gay". Juvia raccontaci tutto su questo Ga...volevo dire Gray -

 

- Gray-sama è...- cominciò Juvia, parlando con enfasi, mentre gli occhi le diventavano cuoriformi.

 

- È? - ripeterono in coro Cana e Levy.

 

- È...-

 

- È? – domandarono ansiose le due amiche.

 

- È...-

 

- Juvia, non tenerci sulle spine! - esclamò Levy, spazientita.

 

- È un ragazzo - completò la blu, sorridendo a trentadue denti.

 

Cana batté le mani sarcastica, seguita da una Levy vogliosa di battersi la testa contro un muro.

 

- Juvia è innamorata di Gray-sama -

 

- Devo essere sincera: non lo avevo intuito. Tu lo avevi capito, Cana? -

 

- No, Levy - disse la castana, ironica.

 

- Gray-sama frequenta la FTHS (Fairy Tail High School) e va nella sezione C -

 

- Quindi è nella classe accanto alla nostra? -

 

- Esatto, Levy-san -

 

- E da quando lo conosci? - chiese Cana.

 

- Da esattamente un'ora e cinquantotto minuti - sorrise Juvia, guardando il dispaly del cellulare.

 

- Ah! Quindi lo conosci da molt...No, aspetta! Dici che ti piace e lo conosci da così poco?! -

 

- Juvia e Gray-sama hanno avuto un colpo di fulmine - asserì seria Juvia.

 

- Fantastico...non voglio essere cattiva, Juvia, ma vorrei ricordarti come è finita tra te e Bora -

 

- Juvia prega Levy-san di non mettere sullo stesso piano Gray-sama e Bora-sam...ehm...Bora-san! - gridò furibonda la blu, con una voce più acuta del normale che fece sobbalzare Levy e Cana.

 

- Il nome Gray l'ho già sentito...- mormorò Cana, cercando di ricordare il cognome del ragazzo - Gray Duaster? No, non è lui. Forse Gray Hester? No, nemmeno. Gray Lancaster? No, no. Quello è il ragazzo della F. Gray Faster? No..-

 

- E come lo hai incontrato, Juvia? – chiese Levy, curiosa di capire meglio la situzione.

 

- Juvia era andata a scuola per consegnare il modulo di partecipazione nella squadra delle cheerleader e ha sbattuto contro un ragazzo, cadendo. Juvia era pronta ad assalire il ragazzo, quando lui l'ha aiutata a rialzarsi chiedendole scusa e Juvia è rimasta abbagliata dalla sua immagine. Ha sentito dentro di sé le campane della chiesa suonare e ha visto la celebrazione del suo matrimonio fra lei e quel bellissimo ragazzo. Subito dopo un ragazzo dai capelli rosa ha salutato l'amatissimo di Juvia, chiamandolo: "Gray! Fottutissimo ghiacciolo squagliato, dove ti eri nascosto?". Ed in questo modo Juvia ha conosciuto il nome di Gray-sama - raccontò sognante Juvia.

 

- Ah...- sospirò Levy, abbattuta.

 

- Ci sono! Mi sono ricordata il cognome! Fullbuster, Gray Fullbuster! - esclamò Cana.

 

Solo allora Levy si accorse della macchina fotografica che la ragazza dagli ondulati capelli blu teneva in mano.

 

- Juvia, da quando in qua vai a scuola con una macchina fotografica? E soprattutto da quando hai una macchina fotografica? – chiese la turchina, dubbiosa.

 

Juvia non rispose. Con nonchalance cominciò a roteare i pollici delle mani fra loro, puntando gli occhi sulla porta bianca del bagno ancora chiusa.

 

- Juvia...rispondi! – la incitò Levy. Qualcosa non quadrava a dovere.

 

- Juvia ha sempre avuto una macchina fotografica - rabbrividì la blu cercando di evitare li sguardo indagatore della ragazza turchina.

 

- Juvia stai mentendo! -

 

- Juvia non mente - frignò la ragazza.

 

A giudicare del tipo di macchina fotografica le sarà costata parecchio. Il salario del part-time che svolge non è sufficiente per poter comprare un modello del genere...basta appena per pagare la sua parte di affitto e coprire le spese necessarie per sopravvivere. Forse si è fatta prestare dei soldi da qualcuno...ma da chi? Cana? Mira? Erza? Lucy? No, nessuna di loro ha una tale quantità di denaro da poter permettersi di prestarne una parte. E se glieli avessero prestati degli aguzzini con un tasso di interesse altissimo?!

 

- Juvia chi ti ha dato i soldi per comprati una macchina fotografica? - chiese preoccupata Levy.

 

Magari è finita in un giro mafioso! Oddio! E se fosse in pericolo di vita?!

 

- Nessuno -

 

- Credo stia dicendo la verità, Levy – intervenne Cana, guardando negli occhi la coinquilina blu.

 

- E allora da dove hai preso i soldi per permetterti di comprarla? -

 

E se li avesse rubati? Santi numi! Forse la polizia è già sulle tracce di Juvia per arrestarla. Maledizione.

 

- ... -

 

- Juvia! Cazzo! Mi stai facendo preoccupare! -

 

Non riesco a capire cosa spingerebbe Juvia a rubare i chiedere in prestito i soldi per comprare una stupida macchina fotografica...non è da lei! Lei è una maniaca del risparmio!

 

Ad un certo punto Levy ebbe una illuminazione. Si diresse nella sua camera da letto ed aprì l'armadio dove lei e le sue coinquiline tenevano i soldi per l'affitto.

 

Sicuramente mi sto sbagliando. Juvia non lo farebbe mai. Sa che quelli sono gli unici soldi che abbiamo e che sudiamo per ottenerli ed arrivare a fine mese ancora con un tetto sulla testa. Non lo farebbe mai...giusto?

 

Sospirò. Levy stava odiando se stessa per dubitare di Juvia. Ma aveva bisogno di scoprire la verità. Così prese in mano la scatola di legno chiaro comprata due anni fa all'Ikea e ne sollevò il coperchio. Era vuota.

 

- JUVIAAAAA! - urlò la turchina arrabbiata come non mai.

 

Velocemente Cana arrivò in camera di Levy, in ansia per l’urlo furibondo che aveva gettato l’amica.

 

- Cosa è successo? -

 

Ma Levy non aveva ascoltato la domanda. Gli occhi le lampeggiavano pieni di rabbia. Cresceva in lei la voglia di compiere un delitto e la vittima prescelta era la povera Juvia. Con una velocità fuori dalla norma raggiunse la blu. Juvia se ne stava ancora davanti alla porta del bagno, guardando le lucide mattonelle bianco panna del pavimento. Le braccia erano abbandonate lungo i fianchi. Sembrava quasi priva di vita. Era piena di sensi di colpa per ciò che aveva fatto, ma non ne aveva potuto farne a meno. Così, immobile, aspettava la sfuriata che Levy le avrebbe fatto.

 

- JUVIAAAA...- parlò Levy irata con voce cavernosa, voce che sembrava provenire da un altro mondo. La blu rabbrividì.

 

- PERCHÉ LO HAI FATTO? -

 

Levy era davvero terrorizzante. Sembrava che le fossero crescite le corna sulla testa e le iridi degli occhi stessero diventando rosse. Era come se stesse diventando un mostro.

 

- Juvia non lo sa...- rispose timidamente la "vittima".

 

- SPIEGATI! -

 

- Juvia ha visto Gray-sama e voleva scattargli qualche foto di nascosto...così è entrata in un negozio di elettronica vicino alla scuola per comprare una macchina fotografica. Ma Juvia non aveva soldi, così è venuta a casa per chiedere se Levy-san, Cana-san e Lucy-san potevano prestarle un po' di denaro, ma non c'era nessuno in casa. Quindi Juvia ha preso i soldi dell'affitto ed è tornata nel negozio dove ha comprato la macchina fotografica. Juvia chiede scusa - disse la ragazza sinceramente pentita, scoppiando in lacrime.

 

- Lo sai che con la tua azione forse non potremmo più pagare l'affitto? - le fece notare Levy ancora arrabbiata, ma un po' addolcita dalle copiose lacrime che rigavano il viso della giovane dai capelli blu.

 

- Juvia chiede di nuovo scusa! Juvia farà tutto ciò che è necessario per recuperare i soldi che ha preso. Juvia lo giura! -

 

- Mancano ancora due settimane alla fine del mese...quindi forse se al posto di svolgere un solo lavoro part-time ne svolgessimo due, potremmo riuscire ad ottenere la cifra necessaria per pagare l'affitto in tempo - disse Levy, elaborando una strategia.

 

- Ragazze sono quasi le 20! - urlò Cana correndo verso le altre due.

 

- Oddio! La festa comincia alle 20:30! Lucy esci dal bagno! Juvia, riprendiamo il discorso domani mattina. Per il momento concentriamoci sul ballo di sta sera -

 

- Lucy-san! Per favore, esci! -

 

- No! -

 

- Come facciamo a farla uscire? - sussurrò Levy alle altre due.

 

- Non lo so, Levy. Sei tu quella che le idee geniali! -

 

- Juvia vuole vedere Gray-sama al più presto. Juvia crede che la scelta migliore sia spaccare la porta! -

 

- Sì, Juvia. Così oltre ai soldi dell'affitto dobbiamo anche aggiungere le spese per riparare la porta del bagno. Non se ne parla -

 

- Idea! -

 

- Parla, Cana! -

 

- Aspettate e vedrete! Sono certa che il mio piano funzionerà! - detto questo la ragazza castana prese il cellulare e alzando la voce in modo da farsi sentire da Lucy, disse: - Benissimo! Sto chiamando Erza! -

 

Grande idea Cana! Erza fa paura a tutti. Sono certa che Lucy non resisterà ed aprirà quella maledetta porta.

 

Immediatamente le tre amiche sentirono la serratura scattare. La porta bianca si aprì e sull'uscio comparve una bella ragazza dai capelli biondi con gli occhi nocciola arrossati per il pianto.

 

- Ho aperto la porta, va bene? Non chiamate Erza, per favore – mormorò la biondina.

 

- Oh! Lucy! Finalmente sei uscita! - esclamò Levy, abbracciando la sua amica del cuore.

 

- Sputa il rospo, biondina! Chi ti ha fatto piangere? Chiunque sia io lo ammazzo! - disse furiosa Cana, immaginando mentalmente se stessa che ricopriva di botte un innocuo ragazzo.

 

- Anche se sei la mia rivale in amore, non voglio che Lucy-san pianga - asserì Juvia, piuttosto preoccupata.

 

Gli occhi di Lucy si riempirono di nuovo di lacrime.

 

- Lucy...-

 

- È uno stronzo! - disse la bionda, scoppiando di nuovo in lacrime e tra un singhiozzo e l’altro aggiunse - Non ha mai capito i miei sentimenti...-

 

- Benissimo! Vado ad uccidere Loki -

 

- Vengo con te, Cana-san -

 

Tutte sapevano che Lucy aveva una cotta per il suo migliore amico: Loki. Le era sempre piaciuto fin dalle medie, ma non era mai riuscita a dichiararsi. Nell'ultimo periodo le tre ragazze avevano notato un leggero mutamento dell’umore di Lucy, ma non riuscivano a dare una spiegazione a ciò. Sapevano che forzandola a parlare non avrebbero ottenuto nessuna risposta, per cui le tre coinquiline avevano deciso di aspettare che fosse Lucy stessa a prendere l'iniziativa e confidare loro i suoi problemi. Ma la bionda aveva taciuto ogni cosa fino a quella sera, quando, arrivata a casa si era chiusa nel bagno, piangendo disperata.

 

- Cosa è successo, Lucy? - chiese dolcemente Levy, fermando le due ragazze che si stavano già preparando per assassinare Loki.

 

Dopo molti singhiozzi, Lucy riuscì finalmente a parlare.

 

- Si è messo con Aries – disse con voce rotta dal pianto.

 

- Quella troia! Dovevo immaginarlo! - scoppiò Cana. - Vado ad uccidere pure lei! -

 

- No! - gridò Lucy.

 

- Perché? -

 

- Aries ed io siamo da sempre state amiche di infanzia. Le voglio molto bene e lei in tutta questa vicenda non c'entra. La colpa è solo di Loki che non capisce ciò che provo -

 

- Lucy sei troppo gentile con le puttane -

 

- Cana modera il linguaggio! Ti ricordo che i vicini ci sentono -

 

- Mi pare di averti già detto Levy che non me ne fotte nulla dei vicini -

 

- Oh! Sono certa che te ne fotterà qualcosa, quando verremo buttate fuori di casa per colpa delle tue parolacce -

 

- Cana-san, Levy-san, smettetela di litigare! Juvia non vuole. Juvia vuole solo andare alla festa per incontrare il suo Gray-sama -

 

- La festa! Oh mio Dio! Manca mezz'ora esatta prima che cominci! Dobbiamo ancora prepararci! Lucy vai a sciacquarti la faccia, Cana vai a vestirti e Juvia manda un messaggio ai tuoi amici per chiedere se possono darci un passaggio al ritorno! -

 

- Io non vengo alla festa! – urlò Lucy.

 

- Lucy non fare i capricci. Tu. Vieni. Alla. Festa. Chiaro? Ti trascino e non mi mettere alla prova perché sai che lo faccio! -

 

- Ma ci sarà Loki! -

 

- Zitta! E muoviti che arriveremo in ritardo! -

 

La bionda, rassegnata, andò a lavarsi la faccia, mentre le altre cominciarono a vestirsi. Avevano davvero pochissimo tempo.

 

 

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

 

Salve a tutti, sono DaisyChan [e sto morendo di fame]!

 

Sotto esortazione della mia prima lettrice (nonché la mia migliore amica u.u) che mi ha addirittura minacciato che avrebbe pubblicato lei questa “fantastica” [schifosa] storia, mi sono iscritta su EFP e, finalmente, da semplice lettrice silenziosa, ho deciso di pubblicare qualcosa di mio....ebbene, eccomi qui! Siate clementi con me, non linciatemi per l’enorme porcheria che ho creato [ho ancora i sensi di colpa per aver pubblicato questo prologo], vi chiedo umilmente perdono!

 

Dunque, tornando alla storia, questo capitolo è un semplice prologo [ma dai! Non si era capito]. Mi è servito principalmente a presentare le quattro protagoniste che narreranno tramite il loro punto di vista il corso degli eventi. I primi capitoli che pubblicherò li userò per farvi conoscere le protagoniste, dunque non succederà un granché (almeno inizialmente). Poi, a mano a mano, scoprirete la trama.

 

Tengo a dirvi che questa storia per me è una sorta di esperimento. Fino ad adesso, ho sempre scritto le storie in terza persona, introducendo di tanto in tanto i pensieri dei personaggi (come ho fatto nel prologo, dove, in questo caso, ho trascritto i pensieri di Levy). La verità è che io non so scrivere in prima persona. Non so spiegarlo, ma ho una specie di blocco. Qualunque cosa io elabori in questo modo viene una vera e propria schifezza. Dunque, come al mio solito, mi sono incaponita, decidendo di provare a scarabocchiare una storia del genere. Vi prego di lasciare un commento. Fatemi sapere se ci sono eventuali errori [quelli purtroppo ci sono sempre] grammaticali e/o di battitura che ho fatto. Non me la prenderò per eventuali critiche ect. insomma, sono qui per imparare e le critiche mi servono proprio per questo.

 

Dunque, un bacio!

 

DaisyChan.

 

 

 

Ps: non potete immaginare la mia gioia nello scrivere per la prima volta le “N.d.A”! Sono troppo emozionata!

 

Ps2: Tenterò di aggiornare la storia puntualmente. Inizialmente sarò piuttosto veloce con gli aggiornamenti (i primi otto capitoli li ho già scritti, devo solo riguardarli con attenzione), ma non vi assicuro di mantenere la stessa puntualità durante l’anno scolastico (che quest’anno sarà anche abbastanza impegnativo). Perciò, ci si vede! Bye.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 -P.O.V. Levy-Cana ***


Capitolo

1

P.o.v. Levy

Mi guardo ancora una volta allo specchio.

Dannazione! Quanto odio i miei capelli!

Sono di un bellissimo color turchese, lo ammetto, ma sono davvero ingestibili. Li ho ereditati da mia madre che li portava molto più lunghi dei miei. Certo, è insolito avere dei capelli turchesi, ma posso assicurare che non li tingo. Sono miei di natura. E i miei non li consiglio a nessuno. Lo ripeto: sono ingestibili. Ondulati, senza una forma e neanche la piastra funziona con la mia chioma ribelle.

No, non posso proprio lasciarli sciolti. Meglio una coda. Magari non è proprio il massimo per partecipare ad un ballo scolastico, ma non ho altre alternative. I miei capelli fanno letteralmente pena.

Così raccolgo in tutta fretta quei boccoli turchesi e li lego con un elastico. Ma, ahimè, sono troppo corti e dalla mia acconciatura sfuggono birichini alcuni ciuffi.

Okay! Fantastico! Cestiniamo l'idea di una coda, ma di lasciarli liberi non se ne parla nemmeno!

Il mio sguardo vaga dentro il cassetto dove tengo tutti gli accessori per il trucco e per i capelli. Ovviamente dentro quel cassetto regna il caos. Noto mille fermagli che non uso, rossetti e fondo tinta finiti, matite per occhi stemperate...ma nulla fa al caso mio!

Uffa! Sono davvero disperata.

Il mio cellulare vibra. Qualcuno mi sta chiamando. Apro la chiamata senza leggere chi sia.

Grande errore, Levy! Impara a leggere di chi è il numero.

- Pronto? - rispondo titubante.

Ti prego signore, fai che non sia lei. Chiunque ma non lei!

- Levy! Sono quasi le 9! Dove diavolo siete? - esclama una voce infuocata che conosco benissimo.

Cosa potrebbe esserci di peggio?! Signore, mi sembra di aver appena pregato affinché non fosse Erza. Ha presente una ragazza bellissima dai capelli rossi e lunghi che frequenta la FTHS? Ecco. Doveva solo evitare che ad avermi chiamata fosse lei. Ma nulla!

Erza... Immagino la sua espressione adirata e rabbrividisco.

Siamo spacciate.

Erza è la rappresentante degli studenti. Colei che organizza ogni festa, evento, corteo, ect. della FTHS. Temuta da tutti per la sua rigidità. Adora le regole e soprattutto adora far rispettare le regole. Non accetta ritardi di nessun tipo. Anche il preside della mia scuola ha paura di Erza. Quando si arrabbia diventa il diavolo in persona

Levy, cerca di trovare una scusa convincente affinché Erza non ti uccida.

- Ah...ehm...ecco...Lucy...ha avuto un piccolo problemino e quindi non siamo potute uscire - dico, deglutendo.

- Problemino? - mi chiede dubbiosa.

- Ehm...sì...sai, la poverina ha vomitato tutto il pomeriggio...ehm...ma ora sta meglio...- nervosamente, avvolgo una ciocca di capelli con il mio indice sinistro.

Erza trae un sospiro. Mi preparo mentalmente alla terribile sfuriata che mi aspetta, ma inaspettatamente mi dice: - E va bene! Basta che siate qui entro cinque minuti. Se non rispettate il limite di tempo che vi sto dando vi faccio a pezzettini, chiaro? -

- Signorsì, signor capitano! - dico, portandomi inconsciamente la mano destra alla tempia, imitando il saluto militare.

- Le ricordo che questo è un ultimatum, soldato Levy! Vi aspetto. A dopo -

- Ciao – saluto, chiudendo velocemente la chiamata.

Non ci credo! Impossibile! Sono appena riuscita a non farmi rimproverare da Erza! Passerò alla storia come "la ragazza che fronteggiò Erza e vinse"!

Sorridendo guardo l'orario nel cellulare. Siamo in netto ritardo. Per l'ennesima volta incontro lo sguardo del mio riflesso. Non ho ancora trovato nulla che possa rendere ordinati i miei capelli.

Forse se cercassi nelle camere delle ragazze...

Con passo svelto esco fuori dalla stanza e mi ritrovo nel corridoio.

La porta della camera di Lucy è chiusa, si starà ancora vestendo. Inutile entrare nella stanza di Cana: lei non utilizza accessori per i capelli. I suoi sono categoricamente sciolti. Che fortuna! Ha dei capelli splendidi, ondulati come i miei ma meno ricci e ribelli.

La camera di Juvia è aperta. Si starà passando la piastra nel bagno. Sono certa che lei ha qualcosa. Devo approfittarne prima che torni.

Furtivamente entro nella stanza. È molto simile alla mia, ma anni luce più ordinata. Juvia è una maniaca dell'ordine. A dare un ulteriore senso di candore sono le pareti bianche. Le mie sono tappezzate di poster, disegni e foto. Immagini di band rock, attori preferiti, scrittori e anime, mi destreggio nell’apparente caos che regna nella mia stanza, che per me rappresenta l’ordine.

E poi Cana mi addita come maniaca della perfezione! Vedesse Juvia che, a quanto pare, pulisce anche gli infissi della portafinestra!

Velocemente comincio ad aprire ogni cassetto alla ricerca di qualcosa che possa fare al caso mio. L’odore delle viole penetra nelle mie narici. Juvia, ultimamente, si è fissata con le viole. Tutto deve profumare come le viole, anche i cassetti. Trovo di tutto: intimo, magliette, gonne, calzini, pennelli, quaderni, penne (tra cui due o tre mie), gioielli di bigiotteria...anche qualche disegno abbozzato, mai completato. Juvia è davvero brava a disegnare.

Rimango abbastanza sorpresa da ciò che scorgo in uno dei tanti cassetti che controllo. Ho trovato delle foto... Mi sento un ladro. Il cuore mi batte fortissimo nel sentire dei passi fuori provenire dal corridoio. Ho paura di venire scoperta. Ma, in effetti, non sto facendo nulla di male, eppure rimango in tensione, fin quando non sento quei passi allontanarsi dalla stanza. Mossa dalla curiosità di sapere cosa raffigurassero quelle foto, furtivamente ne afferro qualcuna e le scruto attentamente.

Certo che Juvia è parecchio strana. In questo cassetto ci sono solo delle foto e, inoltre, tutte sfocate che inquadrano sempre lo stesso soggetto ma in posizioni diverse. Che sia questo il famoso “Gray-sama"? Ma come fa ad avere così tante foto (stampate per giunta!) di lui se lo conosce da meno di tre ore?

Non riuscendo a trovare una risposta logica, decido di lasciar perdere e di continuare la mia ricerca. Juvia mi stupisce sempre. Dopo due buoni minuti non trovo ancora nulla. L’odore delle viole mi si è impregnato addosso. Mi sento un fiore. Spero davvero che le api non vengano attirate da questo profumo. Io sono allergica alle api. Basta una piccola puntura e finisco all’ospedale.

Maledizione! Come faccio?! Mi sembra di aver controllato tutta la cassettiera.

Faccio un ultimo tentativo aprendo l'armadio e trovo altri cassetti. L’odore di quei fiori mi investe ancora. Doveva spruzzare quel profumo anche nell’armadio?! Assurdo!

Comincio ad odiare i cassetti.

Li passo in rassegna uno ad uno, ma nulla. Non trovo assolutamente niente.

Juvia mi deludi.

Quindi, chiudo l'armadio, ma proprio mentre spingo l'anta color ciliegio del mobile, il mio sguardo viene catturato da una salopette appesa. Non l'ho mai vista indossare da Juvia e mi sorprendo, dato che lei ama questo tipo di vestiti. Scruto la salopette attentamente.

Magari non le piace. Vorrà dire che me la farò prestare.

Mi accorgo, mentre ancora la osservavo, di un nastro arancione che passa tra le asole di jeans, fungendo da cintura. Dopo averlo accuratamente sfilato lo osservo. È di seta ed è a strisce nere ed arancioni. L’arancione è il mio colore preferito!

Certo che è molto carino.

Mi è venuta un’idea! Tenendo il nastro di seta con attenzione nella mano sinistra, chiudo in fretta l'armadio e mi dirigo verso la mia stanza. Sono di nuovo di fronte allo specchio. Faccio passare il nastro sotto i miei capelli e lego le estremità con un fiocco, creando una fascia. Mi specchio.

Non credevo che un misero pezzo di stoffa arancione potesse fare miracoli!

Soddisfatta del risultato, ringrazio mentalmente Juvia.

- Ragazze, siete pronte? - chiedo, impaziente di mostrare loro la mia acconciatura, mentre mi dirigo verso l’ingresso. Getto un’occhiata all’orologio posto accanto alla porta. Sono le 20:45.

Per andare a scuola ci rimane solo l’autobus delle 21:10. Se ci sbrighiamo, forse riusciamo a prenderlo. Non credo di essermi mai preparata così velocemente in vita mia. Di solito ho bisogno di iniziare i preparativi almeno un’ora e mezza prima. Credo che a farmi velocizzare sia stata la paura di dover scontare una punizione tremenda da parte di Erza. Il solo pensiero mi mette i brividi.

 

***

P.o.v. Cana

- Un minutino ancora! - urlo in risposta alla domanda di Levy.

Ricomincio a cercare. Mi metto a gattoni e guardo per la milionesima volta sotto il letto. Nulla. Mi metto in piedi e apro l'armadio, ma niente.

- Eppure le ho viste sta mattina! - sbuffo spazientita.

Possibile che siano sparite nel nulla?! Si tratta pur sempre di un paio di scarpe e per di più col tacco, non possono sparire all'improvviso.

Sono il mio paio preferito, ci tengo troppo. Delle belle scarpe bianco panna con un tacco abbastanza moderato. Quando le avevo mostrate a Lucy era rimasta piuttosto sorpresa. Solitamente indosso scarpe più alte e soprattutto molto vistose. Mentre quel paio bianco era molto semplice e fine. Niente di azzardato. Avevo speso moltissimo per ottenerle, ma alla fine si erano rivelate davvero perfette.

Evoco mentalmente dove le avevo viste questa mattina. Erano davanti alla cassettiera. Do uno sguardo sbrigativo nel punto esatto dove dovrebbero essere, ma l'unica cosa che noto essere bianca è la mattonella su cui erano poggiate.

E se la mattonella le avesse risucchiate?!

Rido di me stessa per quei pensieri assurdi. Rido per non piangere. Trattengo una parolaccia.

Perché accade tutto a me?! Bene, Cana. Sto indossando un vestito bianco, quindi devo indossare un paio di scarpe bianche. L'unico paio bianco che ho col tacco è scomparso. Mi rimangono solo le ballerine che non indosso da anni. Insomma ho diciassette anni, quasi diciotto, non indosso scarpe basse da molto tempo. Non che ne abbia bisogno, sono già piuttosto alta, ma...no! Non metterò mai le ballerine. Non ci so più nemmeno camminare! E poi che dirà Bacchus? Si metterà a ridere.

Immagino la scenetta. Il mio ragazzo che ride di me per colpa di quelle ridicole ballerine.

Non se ne parla! Di questo passo finiremo per rompere e non stiamo insieme nemmeno da una settimana.

Tutta "colpa" di Lucy. Per tutto il mese non ha fatto che parlarmi del ballo. Sinceramente non ho molta simpatia per questo genere di festa all'Americana, ma tutto sommato non sono male. Insomma, ci sarà un po' di alcol, no?

Io non sono la tipica brava ragazza. Frequento gente abbastanza movimentata e un quartiere di Magnolia additato negativamente. Okay, non faccio uso di stupefacenti, né fumo quella roba che ti va a rovinare il cervello, ma ho un debole per l'alcol. Sono famosa in quel quartiere proprio per la quantità di alcol che riesco a ingerire mantenendomi abbastanza sobria. E spesso, con i miei amici, facciamo a gara a chi resiste di più. Ho perso solo due volte in tutta la mia vita. La prima, quando per la prima volta ho messo piede in quel quartiere. E la seconda è stata all'inizio di questo mese. Me ne vergogno un po', ma nulla di che. Capita ai campioni di subire qualche sconfitta...ed io sono una campionessa!

Mi ricordo molto bene della seconda sconfitta. Era già molto tardi, mezzanotte inoltrata, e con i miei amici avevamo deciso di andare a bere qualcosa. Entrammo nel nostro solito bar. Il locale era più affollato del solito e nel l'aria si poteva percepire la tensione. Si mormorava che il ragazzo seduto davanti al bancone detenesse il record di reggere l'alcol meglio di chiunque altro. Spavalda, mi diressi proprio verso il ragazzo in questione. Nessuno poteva portarmi via il titolo di "Reginetta dell'alcol". Furiosa lo sfidai. Non posso dimenticare il volto sorridente del ragazzo. Era alto, muscoloso con la pelle pallida e aveva capelli neri raccolti sulla nuca. Appena sotto gli occhi aveva due tatuaggi che, non appena gli proposi la gara, guizzarono su, tirati dai muscoli facciali che si contorcevano in un sorriso. Rimasi colpita da quel ragazzo che non poteva avere più di vent’anni.

Cominciammo la gara. Avevamo deciso che chi avrebbe vinto, avrebbe preso qualcosa materiale dell’altro. Ero sicura di vincere, ma questa mia certezza cominciò a vacillare. Ben presto capii che Bacchus, così si chiamava, era davvero un osso duro. Il suo sorriso provocatorio non era ancora andato via. Rimaneva lì, ad incurvare quelle labbra perfette. I suoi occhi magnetici erano fissi su i miei. Incatenavano uno sguardo dopo l’altro, non permettendomi di distogliere la mia attenzione da loro.

Dopo molti bicchieri, cominciai ad avere la nausea e le vertigini. Anche lui non mi sembrava molto sobrio, ma quella smorfia di gioia era ancora presente sul suo viso. Quel ragazzo mi irritava. Mi sembrava che non prendesse sul serio la situazione. Eravamo in parità. Avevamo ingurgitato bene quarantanove bicchieri di vodka pura a testa. Avremmo potuto scegliere un altro alcolico, ma la vodka è assolutamente il mio liquore preferito. Quel gusto infuocato che ti scende giù dalla gola è una delle mie sensazioni preferite.

 Lentamente presi il cinquantesimo bicchierino in mano, seguita dal mio avversario.  Lo portai sotto il naso e mi preparai mentalmente a bere. Non capivo più nulla. Presi un lungo respiro, pronta ad ingurgitare l'alcolico, ma l'odore della vodka mi penetrò fino alle viscere. Così, mentre Bacchus beveva il cinquantesimo bicchiere, io mi porsi di lato e vomitai. Entrai in uno stato di semi-incoscienza successivamente che mi portò ad appoggiare la mia testa sul tavolo urtando i bicchierini pieni e rovesciandone il contenuto sul tavolo. L’odore dell’alcol mi ferì nuovamente lo stomaco, ma trattenni i coniati.

Nella mia mente è rimasto impresso l’espressione beffarda di Bacchus, mentre si alzava vittorioso in piedi,  instabile a causa del troppo alcol bevuto. Evitando la parte del pavimento che avevo sporcato, si era avvicinato a me

- Hai perso la scommessa...devo prendermi qualcosa di tuo – mi disse e poi aggiunse – cosa potrei prendermi...uhm...Ah! Dammi il tuo reggiseno –

Provai a dissuaderlo dalla sua idea, ma nulla. Voleva davvero il mio indumento intimo bianco in pizzo. Mollemente, infilai una mano sotto la maglietta rossa che indossavo e mi sganciai il reggiseno che, dopo averlo sfilato, porsi a Bacchus. Lui lo prese euforico e se lo agganciò sotto il mento, come se quell’indumento fosse una fascetta per capelli, e cominciò a correre per il locale in quel modo. Il mal di testa, intanto, prese il sopravvento della mia testa. I miei amici mi condussero a casa, dove mi aspettava una bella strigliata da parte di Levy poiché era davvero molto tardi. Non ascoltai nemmeno una parola che pronunciò la mia coinquilina. Non mi interessava. Dentro di me cresceva solo la rabbia della sconfitta e dell’umiliazione subita. L’immagine di quel ragazzo dei capelli neri legati che correva per il locale con il mio reggiseno bianco, tornava a fere vista alla mia mente intorpidita.

Da quel momento in poi cominciai a seguirlo ovunque. Volevo che mi rivelasse il suo segreto per vincere. Beh...persi ancora. Persi il mio cuore, innamorandomi perdutamente di lui.

Al diavolo le scarpe col tacco. Metto le ballerine. Lo farò bere talmente tanto da non fargli ricordare che tipo di scarpe indosso.

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Salve a tutti, sono tornata!

Dopo essermi inzuppata completamente a causa di un acquazzone assolutamente fuori programma, sono qui a scrivere per la seconda volta le “N.d.A” e a pubblicare il primo vero capitolo della storia. È piuttosto breve (almeno per i miei standard), ma spero che lo apprezziate lo stesso. Mi è servito un po’ per presentare Levy e Cana (anche se è un po’ presto per delineare totalmente il loro carattere). Mi attirava molto l’idea che Cana non fosse la “tipica brava ragazza”. Scusatemi se è un po’ [forse molto] OOC, ma il mio intento era quello di rendere tutto il più reale possibile, ed io la immaginavo così. Ho anche introdotto la prima coppia, la Baccana (una delle mie preferite...a mio parere Bacchus è troppo bello!). Non mi allettava molto l'idea di far incontrare durante la storia Cana e Bacchus. Volevo che stessero già insieme dall’inizio. E così è stato!

Nessuna recensione per il prologo [sob!], ma spero che per questo capitolo si fermi qualcuno a lasciare un commentino [anche piccolo, piccolo, io lo apprezzerò moltissimo!]! Ne approfitto per ringraziare tutti i lettori silenziosi che hanno letto il capitolo precedente, spero davvero che vi sia piaciuto!

Ho avuto diversi problemini: la mia storia scompariva e compariva ad intermittenza. Credo però che il problema si sia risolto...non vi immaginate la mia rabbia!

A presto,

DaisyChan.

 

Ps: Fatemi sapere se ci sono errori e siate buoni con me! Questo è il primo P.O.V. [in realtà i primi due, dato che narrano sia Cana che Levy] che scrivo e pubblico! Aiutatemi a migliorare.

Ps2: Sono stata veloce ad aggiornare!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 -P.O.V. Lucy ***


Capitolo

2

P.o.v. Lucy

Dopo aver velocemente posato gli occhi su ogni mobile presente nella mia stanza alla ricerca dell’oggetto in questione, finalmente lo scorgo. Mi chiedo come sia finito proprio lì, sulla sedia di legno chiaro. Ero certa che l’ultima volta che l’avevo utilizzato, lo avevo riposto accuratamente nell’armadio con le altre mille cose, andando ad aumentare l’enorme caos che regna all’interno del mobile. Magicamente, invece, si è spostato. Queste cose succedono ogni volta che una persona ha fretta di andare da qualche parte ed improvvisamente...POOF! Qualunque cosa cerchi scompare, facendoti perdere un sacco di tempo prezioso, dato che passi quel poco tempo a disposizione ad esaminare da cima a fondo la stanza.

Sbuffo innervosita, notando come abbia perso ben dieci buoni minuti alla ricerca di questa dannata borsa blu, una delle mie preferite. Ed è proprio per questo che sono così meravigliata che non si trovasse nell’armadio al suo posto! Tutto ciò a cui tengo di più, lo ripongo, solitamente, con molta cura e questa borsa significa molto per me. Ogni volta che la uso, faccio attenzione che gli strass attaccati al tessuto non si stacchino e che il manico rivestito da vernice non si rovini. Levy, spesso, mi prende in giro per la tale cura con cui mi occupo di questa borsa. Se fosse per me la rinchiuderei in una teca di vetro, limitandomi ad osservarla ammirata e a sorvegliarla nel caso in cui qualche malintenzionate tentasse di rubarla. Okay, sto esagerando! In realtà non è poi così preziosa, né di marca e né, quindi, di valore come altre borse, però è davvero troppo importante per me. È stato un regalo di compleanno che mi ha fatto Loki, dunque basta questo per renderla speciale ai miei occhi.

Afferro, dunque, la borsa e tiro la cerniera per aprirla. Esamino il contenuto e controllo che abbia messo tutto.

Portafoglio, fazzolettini, eye-liner e rossetto nel caso mi servano per ritoccare il trucco, cuffiette, carica batterie...mmm...mi sembra ci sia tutto.

Nel mentre che sto chiudendo la zip, mi ricordo di non aver messo una cosa molto importante: gli assorbenti. In fretta e furia, mi dirigo verso il bagno, rischiando addirittura di prendere una storta a causa degli alti tacchi che indosso.

- Lucy! Dannazione! Manchi solo tu! - mi urla Levy dall'ingresso.

- Momento! – dico di rimando, aprendo lo sportello dell’armadietto bianco posto sopra il lavandino.

- Lucy-san! Il mio Gray-sama mi aspetta...RIVALE IN AMORE! -

- Juvia, la vuoi smettere per una buona volta di farti filmini mentali?! - sbuffa Cana, piuttosto irritata.

Sorrido, alzando gli occhi al cielo. Certo che le mie migliori amiche sono piuttosto strane! Una peggio dell'altra. Il più velocemente possibile, il mio sguardo vaga alla ricerca dei tanto familiari assorbenti. Non riesco a trovarli da nessuna parte, sono troppo nervosa.

Calmati Lucy. Questo tensione non aiuterà nessuno, perciò rilassati.

Reggendo ancora lo sportello bianco, chiudo gli occhi e comincio ad emettere respiri profondi, cercando di distendere i miei muscoli e di alleviare quel senso di irrequietezza che mi comprime lo stomaco. Tento di reprimere la rabbia che sta a mano a mano aumentando dentro di me. Io sono un persona più o meno paziente, ma quando non riesco a trovare ciò che cerco, mi irrito molto facilmente. In queste situazioni divento davvero pericolosa. È come se perdessi le mie, già relativamente poche, facoltà mentali, cedendo completamente all’ira. Accade anche quando sono su internet e, se ho in mano un pc o un cellulare o un qualsiasi altro dispositivo tecnologico che possa essere collegato al web, diventa problematica la cosa. Potrei romperli da un momento all’altro.

Dopo aver ripetuto l’operazione per un paio di secondi, dischiudo gli occhi e magicamente la busta dall’inconfondibile colore viola appare davanti a me. Il profumo troppo intenso di cui sono impregnati gli assorbenti mi ferisce le narici, facendomi venire leggermente la nausea. Di fretta ne acchiappo due e con grandi falcate, copro la distanza che separa il bagno, in cui ero rinchiusa quasi un ora fa, e la mia camera. Una volta nella stanza, apro nuovamente la borsetta blu e aggiungo i due oggetti appena recuperati.

Perfetto! Sono pronta.

Rapidamente incontro il mio sguardo nello specchio posto davanti a me. I miei capelli biondi ricadono morbidi lungo le spalle e, grazie al tubino blu scuro prestatomi da Levy, il mio fisico viene messo in risalto. Noto che il colore blu mi dona.

Quanto ho sudato per farmi prestare quest’abito! È un pochino corto, ma non poteva essere altrimenti, dato che Levy è più bassa di me di parecchi centimetri. Pazienza! Cercherò, di tanto in tanto, di allungare l’orlo del vestito, tirandolo un po’ verso il basso. Chissà che espressione farà Loki non appena mi vedrà!?

Felice, continuo ad osservarmi nel tentativo di trovare qualcosa che non va nel mio abbigliamento, ma nulla: scarpe, trucco, vestito e borsa sono abbinati, almeno secondo me, in maniera egregia.

Loki rimarrà stupefatto! Forse, finalmente, si dichiarerà a me e ci metteremo insieme e...

Il mio flusso di pensieri, ad un tratto si ferma. Come un disco mal funzionate, sento rimbombare nella mia testa quel “ci metteremo insieme”. Una terribile sensazione di puro vuoto mi pervade l’animo. La serenità che si era impossessata di me durante i preparativi per andare al ballo, si è appena volatilizzata, insieme alla speranza che Loki mi possa vedere sotto un altro punto di vista, diverso da quello di semplice amica. Il testo del messaggio che mi ha inviato sta mattina, entra di nuovo in scena, tramutando il vuoto che sento in dolore. Mi viene da piangere. Guardo me stessa allo specchio: tutto sarebbe perfetto se non per il mio sguardo color nocciola intriso di tristezza.

Non sono mai stata fortunata con i ragazzi. Ne ho avuto parecchi nella mia vita, e questo, forse può sembrare una fortuna, ma non per me. A detta degli altri, sono di piacevole aspetto: la seconda ragazza più carina della scuola. Sono sempre stata abbastanza ingenua in tema di fidanzati. Solo più avanti, con gli anni, ho capito che tutti i ragazzi che ho avuto, erano stati attratti da me solo per il mio aspetto fisico. Tutti. È una cosa piuttosto brutta e dolorosa, poiché avevo sinceramente dato l'anima in tutte le relazioni che ho avuto.

Sono piuttosto inesperta riguardo l'argomento "amore", ma negli ultimi due anni mi sono innamorata veramente. Due anni fa, infatti, ho incontrato la persona migliore del mondo: Loki. Inizialmente le cose tra noi non erano proprio messe bene. Lui era il tipico playboy: carnagione chiara, muscoloso, affascinante, capelli un bel colore arancione, misto ad un acceso marrone chiaro. Le ragazze gli vanno dietro, come falene attirate dalla luce di una lampada. Io non lo sopportavo proprio per questo. Mi sembrava solo uno sbruffone che giocava con i sentimenti degli altri. Poi ci siamo conosciuti bene e tra noi è nata una forte complicità. Da conoscenti siamo diventati amici e da semplici amici a migliori amici.

Ha sofferto molto. La sua ex fidanzata, Karen, è morta a causa di un incidente stradale, mentre stavano ancora insieme. Il semplice dire “Ha provato molto dolore” non basta per descrivere veramente ciò che ha passato. Ci siamo conosciuti più o meno un anno dopo che era avvenuto l’incidente. Loki non si era mai aperto con nessuno. Molti lo credevano, e anch’io tra questi, una persona molto superficiale, ma in realtà non è così. Dentro nasconde un animo profondamente ferito e tristemente segnato. Penso che non supererà mai realmente questo trauma. Sorride, si diverte ed è felice, ma ogni cosà che fa è sempre velata da una sorta di malinconia che noti solo quando lo conosci realmente. Mi dispiace molto per lui. A volte mi sento inutile perché vorrei fare di più per renderlo felice e magari colmare quella mancanza che gli ha lasciato Karen, ma oltre a sostenerlo e ascoltare di tanto in tanto i suoi sfoghi, non posso fare di più.

È stato, probabilmente, lo scoprire che Loki non era il tipico playboy a fare scattare in me la scintilla. Inizialmente era una semplice cotta passeggera, ma il conoscerlo sempre più affondo ha fatto aumentare in me questo sentimento. Può sembrare avventato affermare che mi sono innamorata di lui. So che ho solo diciassette anni e che mi devo ancora affacciare nel mondo adulto, ma è ciò che provo. Io lo amo. Lui è la persona che mi fa stare meglio di chiunque altro. Mi capisce al volo, mi rispetta per ciò che sono, mi fa ridere e mi fa stare bene. Sento che potrei fare qualunque cosa per lui. È un emozione davvero difficile da esprimere. Qualunque parola riduce di troppo il significato immenso e profondo di questo sentimento.

Non sono mai riuscita a dichiarargli ciò che realmente provo nei suoi confronti. Ho tentato più volte, ma altrettante volte ho fallito. Non mi sono mai rassegnata, mai arresa. Non avrei mai immaginato che dichiararsi ad una persona fosse così difficile. Ogni volta che arrivo alla fatidica frase, al posto di dire "io ti amo" mi blocco, sostituendo la parola "amo" con "voglio bene". Mi sento patetica a volte, eppure lo conosco da così tanto tempo! Non dovrei avere segreti per lui e forse dovrei riuscire ad esprimergli i miei sentimenti con più facilità, ma non è così. Non per me, almeno. Spesso mi dice "Ehi, Lucy! Ti amo!", ma so benissimo che quel "Ti amo" non ha lo stesso significato che assume per me. Ho sofferto molto per questo. Detesto il fatto che lui, nonostante tutto questo tempo, ancora non abbia capito ciò che provo. Inizialmente mi illudevo che magari prima o poi avrebbe ricambiato i miei sentimenti, ma le mie speranze sono scomparse totalmente all'inizio di questo mese.

La data del ballo scolastico era stata determinata molto tempo prima ed io mi ero prefissata che per questo giorno gli avrei confessato i miei veri sentimenti. Non attendevo che il ballo. Mi ero preparata anche un piccolo discorso da fargli. Ero molto in ansia e tesa, ma ormai avevo fatto la mia scelta e non mi sarei tirata indietro tanto facilmente. Però, come ho già detto, le mie speranze si sono infrante. Ricordo benissimo cosa mi disse quattro settimane fa. Con un sorriso a trentadue denti mi era venuto incontro ed emanando quasi luce aveva esclamato:

- Lucy! Aries mi ha contattato! -

- Meraviglioso! - gli avevo risposto con gioia più o meno sincera.

Gliela avevo presentata io e successivamente mi sono maledetta per aver commesso un errore del genere. Inizialmente pensavo che lui si fosse solo infatuato di lei, ma mi sbagliavo. Cominciò a parlarmi di Aries sempre più spesso e sempre con maggiore entusiasmo. Un entusiasmo un po' eccessivo per una semplice cotta. Il mio umore, durante questo mese, ha avuto degli alti e dei bassi davvero assurdi. Passavo dalla serenità più assoluta alla tristezza più profonda: ero diventata lunatica. Le mie migliore amiche hanno cercato di capirne il motivo, ma avevo deciso di non spiegare nulla a loro. Tanto Loki era semplicemente infatuato, giusto? Una cosa passeggera, no? Che motivo avevo di preoccuparmi!? Ma le mie supposizioni si sono rotte quando mi ha detto che si era innamorato di lei. A quel punto un vuoto nel petto, all'altezza del cuore, si è impossessato di me. Lui è così felice! Io odio me stessa per non riuscire a provare la sua stessa allegria. Non posso nemmeno, da egoista, dare la colpa ad Aries, la quale non ha fatto proprio nulla.

Io ed Aries siamo amiche di infanzia. Abbiamo frequentato le elementari insieme e le voglio molto bene...io non riesco nemmeno ad insultarla. Molte delle mie amiche, passano il tempo a urlare le migliori offese a ragazze che nemmeno conoscono, colpevoli di stare con il ragazzo che vogliono. Cana non esiterebbe mai a gridare un "Troia!" contro Aries. Io, però, non ci riesco. È più forte di me. La colpa non è sua, ma mia. Non sono neanche mai riuscita a dichiararmi! Non posso pretendere che Loki non si innamori di nessuno all'infuori di me. Con quale pretesto poi, dovrei essere contro la loro relazione?! Aries è molto bella, gentile e dolce, insomma, una brava ragazza al cento per cento. Chiunque cadrebbe ai suoi piedi. È naturale che Loki si sia innamorato di lei.

La mia voglia di partecipare al ballo è scemata del tutto. Dal momento in cui Loki mi aveva inviato quel messaggio sono rimasta in bagno a piangere. Mi sento una totale idiota. Piangere per una cosa del genere è da veri stupidi. Eppure, in questo momento, sto, a stento, cercando di trattenere le lacrime che in tutti i modi provano a sgorgare dai miei occhi, facendoli arrossare.

Non devo piangere. Non devo piangere. Non devo piangere. È meglio che prenda la borsetta e la smetta di rimuginare su tali pensieri, non servirebbe a niente.

Con sguardo assente e forza nelle gambe pari a zero, mi dirigo verso la porta della mia stanza. Improvvisamente mi rendo conto che andare a questa stupida festa non ha più senso. Il mio migliore amico si è fidanzato, dunque, è inutile che io partecipi a questo evento: il mio obbiettivo è stato cancellato. Gli occhi cominciano a bruciarmi. Energicamente chiudo le palpebre per trattenere ogni lacrima, ma non ce la faccio. Il mio viso è contratto da una smorfia di dolore e la tristezza mi pervade. Mi sento sola, abbandonata dalla speranza di poter condividere la mia vita con Loki.

Che discorsi da adulti. A mala pena so che cosa significa la frase “Condividere la mia vita”. È da immaturi continuare a tornare sulla questione. Ormai Loki ha una ragazza e io non devo mettermi in mezzo a loro. Lui la ama, lei lo ama, dunque devono stare insieme...giusto?

La borsa mi casca dalle mani inermi, provocando un tonfo sordo. Stringo forte le palpebre, mentre un gemito mal controllato mi esce dalla bocca. Sento le unghia che mi si conficcano nella carne, facendomi male.

Devo resistere e non piangere. Qualunque cosa succeda, nessuna di queste cazzo di lacrime deve rigarmi il viso.

Tiro su col naso, mentre emetto un singhiozzo dietro l’altro. Quasi non sono più padrona del mio corpo che prende decisioni per conto suo.

- Lu-chan, che succede? Ho sentito un rumore...- urla Levy.

- Lucy, muoviti! Siamo già in ritardo! Porca putt...-

- Cana modera il linguaggio! -

- Ancora con questa storia del moderare il linguaggio! Levy stai rompendo il caz...-

- Cana-san, Juvia ti prega anche lei di non dire così tante parolacce! -

- Juvia! Ti ci metti pure tu! -

- Vedi Cana?! Juvia ha perfettamente ragione! -

- Sgrunt! Lucy che cazz...okay, Levy non mi guardare in quel modo, fai paura...volevo dire, che cavolo stai facendo?! – esclama Cana, sottolineando la parola “Cavolo”. Io, intanto, cerco di controllarmi. A momenti trattengo anche il respiro.

- Visto, Cana?! Non c'è bisogno di dire parolacce – afferma con fare ovvio la mia migliore amica dai capelli turchini. Riesco ad immaginare la sua espressione da “so-tutto-io”, nonostante si trovi nell’altra stanza.

Sento dei passi. Probabilmente, si sono allarmate non sentendo la mia voce rispondere alle loro domande. Il mio cuore perde qualche battito e comincio a respirare velocemente. Non voglio che mi vedano ridotta così. Sono davvero troppo patetica. Mi faccio pena da sola. Le sento sussurrare tra loro, ma non riesco ad afferrare le parole concitate che si rivolgono. In pochi secondi sono tutte e tre davanti a me. Velocemente mi volto, distogliendo i miei occhi dai loro sguardi pieni di sorpresa nel trovarmi con gli occhi arrossati e il mio corpo percosso da alcuni gemiti. Sento un dolore alla gola e la bocca mi si è improvvisamente seccata.

- Lu-chan...- mi si rivolge Levy.

- Lucy, su! Non ci pensare! Loki è solo uno stupido -

- Lucy-san, vieni, dai! - dice Juvia.

- Andate voi ragazze. Non ho voglia di incontrarlo e non avrebbe senso partecipare al ballo...nessuno si accorgerebbe di me. Rimarrei appoggiata contro la parete della palestra per tutta la serata e ben presto comincerei a diventare parte dello stesso muro - e aggiungo con voce spezzata - E potrebbe accadere anche una cosa peggiore! Magari nel punto dove mi fonderò col muro potrei riuscire a vedere Loki e Aries, che, da novelli fidanzati, ballano felici e sorridenti - a questo punto scoppio in lacrime.

Nessuna delle mie migliori amiche dice una parola. Non hanno idea di come consolarmi. Non le biasimo. Se fossi nella loro stessa situazione non saprei nemmeno io cosa fare. Sento i loro sguardi sulla mia figura. Io continuo a piangere. Vorrei che se ne andassero e mi lasciassero sola. Non voglio sentire una sola frase di conforto.

Levy mi si avvicina e mi fa sedere sul letto. Mi guarda sempre in silenzio e poi mi abbraccia, imitata da Cana e Juvia.

Andatevene via...

Non riesco a ricambiare la loro stretta. Sembro quasi priva di vita. L’unica cosa che mi distingue dagli altri oggetti della stanza, sono i gemiti che di tanto in tanto percuotono. Comincio a sentire le mani delle mie migliori amiche sfiorarmi...

No, questo no! Non oseranno!

Dopo brevi attimi, sto ridendo a crepapelle...il solletico è qualcosa a cui non so resistere. È inutile provare a divincolarmi o soffocare qualche risata, lo soffro troppo. Mi ritrovo a ridere in mezzo alle lacrime, mentre le mie coinquiline sghignazzano di gusto. Si dà il via a quella specie di guerra a chi fa più solletico alle altre, anche sembra una coalizione contro di me. Infatti, Cana mi ha immobilizzato le braccia, mente Juvia le gambe. La malefica Levy, avanza con uno sguardo di fuoco e con molta determinazione, cominciando a muovere le mani, pizzicandomi. Inutile dire che mi sto letteralmente sbellicando dalle risate. Amo le mie amiche. Riescono a trasformare una situazione drammatica in una situazione completamente opposta, rendendola più leggera. Preferisco molto di più il solletico a qualunque parola di consolazione. Mi sento un po’ più leggera e la tristezza che porto ancora addosso la accantono momentaneamente in un angolino remoto della mia testa, dove, per questi pochi istanti, i miei pensieri non possono raggiungerla. Quando finalmente, smettiamo tutte di ridere per il troppo dolore allo stomaco, Levy mi dice seria:

- Lucy, io non credo che sia giusto che tu sta sera non venga. Sei triste per colpa di Loki, lo so. Farebbe male vederlo, lo so. Ma mi sembra piuttosto stupido tutto questo...-

Nel frattempo, mi sistemo alcune ciocche dorate che mi sono scivolate sul viso a causa della “zuffa”. Mi rimetto seduta composta sul letto. Non ho voglia di ascoltare cosa Levy ha intenzione di dire, ma, in un modo o nell’altro, la mia migliore amica ha la mia attenzione.

- Levy ha ragione, Lucy -

- Anche Juvia è d'accordo -

- In che senso? Cosa c'è di sbagliato in ciò che sto facendo? - dico indignata. Mi fa troppo male sentire rivolgermi la parola “stupida”, parola che continua a rimbombarmi nella testa. Non sopporto quando gli altri mi dicono già ciò che io mi auto-dico da sola.

- Lucy...proverò a spiegarmi nel migliore dei modi. L'amore e l'amicizia sono due sentimenti molto belli e forti. Due sentimenti tra loro molto differenti, ma difficili da capire. Sono molto vicini, separati soltanto da una sottilissima linea. Spesso si confondono, si scambia per l’amore vero con una forte amicizia e la stessa cosa al contrario. Io non voglio ferire i tuoi sentimenti, ma non ho mai pensato che tu fossi realmente innamorata di Loki. Ciò che vi unisce, secondo me, è solo pure e semplice amicizia -

Le parole di Levy mi spiazzano. Sento come se il tempo si sia fermato e il mondo mi sia caduto addosso. Mi sembra tutto così irreale e falso...tutti i miei castelli in aria sono andati in frantumi con quelle semplici parole. Guardo la ragazza che ho di fronte e leggo nei suoi occhi pura e semplice verità. Sono davvero allibita, non so che fare. È come se qualcuno mi avesse tagliato le gambe e avesse reciso ogni mio appiglio. Mi sembra assurdo pensare che Levy dubita della veridicità dei miei sentimenti. Questo mi fa innervosire. Le guance mi si imporporano e gli occhi mi diventano lucidi.

Cosa sta dicendo? Io sono innamorata di Loki. Lo amo con tutto il mio cuore notte e giorno. Levy non capisce proprio nulla.

- Concordo con Levy – dice improvvisamente Cana. Le rivolgo uno sguardo furibondo.

Anche lei sospetta dei miei sentimenti...scommetto che anche Juvia la pensa come loro, dato che non è ancora intervenuta per parlare.

- Ma se fosse così, perché allora sono così triste? – ribatto con tutta la forza che ho nell’animo. Mi sento bruciare il volto.

- Lucy sei triste perché ti sei innamorata di un'idea che ti sei fatta, non della realtà. Di tua iniziativa hai "deciso" di innamorarti di lui, ma non lo sei veramente – continua quella ragazza dai capelli turchini che ho di fronte. Non riesco nemmeno a riconoscerla. Ciò che mi dice la fa apparire come un’estrania ai miei occhi.

Levy è una stupida. Avrei passato due anni della mia vita innamorata di qualcosa che non esiste?!

- Lucy, l'amore è un'altra cosa - asserisce Cana seria.

- L'amore non si decide, Lucy-san. Juvia si è innamorata di Gray-sama solo per caso – ci si mette pure Juvia. Mi sento tradita dalle mie migliori amiche.

- Juvia, proprio tu non puoi parlare! Ahahahah! Poi facciamo un bel discorsetto noi due, eh? –

- Levy-san cosa vuoi insinuare?! -

- Nulla, Juvia, nulla –

Mi sento confusa. Ciò che mi hanno detto, mi ha colpito molto nell’animo. Non mi era mai passato minimamente per la testa che avrei potuto non essere innamorata veramente di Loki.

- Comunque, Lucy. Ora vatti a sciacquare la faccia e sistemare quel mascara colato! Non puoi di certo uscire così! Magari con Levy andate a "caccia"! – dice maliziosa la bevitrice del gruppo, ammiccando con lo sguardo.

- Cana, ma smettila! – esclama Levy.

- Non ho forse ragione, Juvia? – chiede appoggio la castana alla blu.

- Perfettamente, Cana-san -

- Ecco! -

Levy sbuffa spazientita. Mi dà un buffetto sulla guancia destra e mi porta una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. Sembra una mamma quando fa così, con quello sguardo pieno di dolcezza e affetto capace di riscaldare l’animo anche alle persone più fredde. Con questo gesto mi quieta un po’ la rabbia che mi era precedentemente salita.

- Forza, Lu-chan! Ti aspettiamo all'ingresso – mi dice con voce allegra, mentre tutte e tre escono dalla stanza.

Mi lasciano sola, sola con i miei pensieri. C’è molto caos nella mia mente in questo momento. Non so come affrontare la situazione. Credo che per tutto il tempo in cui hanno parlato sia rimasta con gli occhi spalancati, mentre una espressione dubbiosa e stranita mi attraversava il volto. Mi avranno preso per un’idiota...

E se avessero ragione?

Scuoto la testa. Questo non è il momento adatto per poter affrontare una questione del genere. Dovrei solo pensare a divertirmi e godermi la serata. Forse distraendomi, più tardi potrei fare chiarezza nei miei pensieri e riuscire a dare una risposta ai vari interrogativi che mi sono sorti.

Vado in bagno per darmi una sistemata. Per poco non mi spavento nello specchiarmi e constatare che sembro un pagliaccio, dato le macchie nere che mi rigano le guance. Dovrei comprare un eye-liner resistente all’acqua. Dunque, mi sciacquo la faccia e mi aggiusto il trucco completamente sbavato e ravvivo i capelli biondi leggermente arruffati. Una volta completata l’operazione, afferro di fretta la borsa blu e vado all’ingresso dove le mie coinquiline mi stanno aspettando. Pochi minuti dopo chiudiamo la porta del nostro appartamento e scendiamo le scale velocemente. Siamo in completo ritardo

Spero solo di non incontrare Loki....

***NOTE DELL’AUTRICE***

Ciao gente! [Sono di nuovo qui a rompervi le scatole...Yeeeee!]

Finalmente sono riuscita a pubblicare! In questi giorni ho avuto molto da fare, dunque non ho potuto aprire questo file Word e correggere i vari errori. Anche oggi è stata quasi una avventura riuscire a pubblicare questo capitolo. Purtroppo varie telefonate mi hanno tenuta occupata e alla fine mi hanno distratto da ciò che mi ero prefissata di fare, ma non importa! Sono, comunque, riuscita nella mia ardua impresa.

Bando alle ciance, oggi vi presento il secondo capitolo con il punto di vista di Lucy [nonché il mio personaggio femminile preferito...un po’ scontato ma l’adoro tantissimo u.u]. Mi sarebbe piaciuto pubblicare anche il P.o.v. di Juvia, ma il capitolo sarebbe risultato lungo venti pagine Word e non è il caso. Dunque...che ve ne pare?

In questo capitolo ho fatto uscire un po’ i pensieri di Lucy. Mi dispiace un po’ per lei, sta soffrendo abbastanza, ma prima o poi questa situazione avrà un risvolto positivo: entrerà in scena Natsu [che figo!] che, come al solito, salverà tutto e tutti! [o almeno Lucy]

Ancora i maschietti della storia non si sono visti, ma arriveranno, abbiate pazienza. Sono tutti e tre davanti a me che fremono di comparire nella mia storia. Ecco, come al solito, si stanno azzuffando tra loro nel vero spirito di Fairy Tail...dannazione! Ma non fanno nient’altro che litigare?! Mah...finiranno per rompere qualcosa.

Ne approfitto per ringraziare Bambolinarossa98, Delavega e Alichan8 che mi hanno lasciato una piccola recensione...GRAZIEEEEE! Ovviamente un grosso ringraziamento va anche a tutti coloro che seguono la mia storia anche da semplici lettori silenziosi.

Domani inizia la scuola...sigh! Non so quando avrò tempo per poter aggiornare di nuovo, ma vi assicuro che il capitolo è già scritto.

Tanti saluti e alla prossima [speriamo al più presto]

DaisyChan

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 -P.O.V. Juvia ***


Capitolo

3

P.o.v. Juvia

- Ragazze...ma l’abbiamo chiusa a chiave la porta di casa? – domanda Cana, dopo aver sbattuto energicamente il portone di ferro.

Ancora ansimanti per la gran velocità con cui abbiamo sceso i gradini di marmo, tutte e quattro ci guardiamo dubbiose negli occhi ed è un’imprecazione mal trattenuta da Lucy e un: - Oh no! – pronunciato da Levy, a farci capire la situazione.

Ci eravamo dimenticate di chiudere a chiave la porta di legno chiaro del nostro appartamento. Levy sbuffa rumorosamente, appoggiando la mano destra sulla pomello di ottone, pronta a riaprire la porta di ingresso.

- È colpa tua Juvia! Sei tu che sei uscita per ultima! – mi attacca la mia coinquilina castana.

- Non è colpa di Juvia! Voi potevate ricordare a Juvia di chiudere a chiave – ribatto furente.

Non è giusto che Cana-san se la prende con Juvia... Juvia era troppo impegnata a pensare a Gray-sama.

Sono così emozionata! Fra poco vedrò Gray-sama. Stringo forte i manici della grande borsa bianca che ho abbinato col mio abito. Certo, è un po' ingombrante, ma mi serve. Dentro ho messo tutto ciò che mi sarà necessario per questa sera. Mi fremono le mani dall’entusiasmo! Comincio a saltellare da un piede all’altro, mentre Levy inserisce la chiave d’ingresso nella toppa di metallo. Lucy mi guarda stranita, ma facendo questa strana danza posso finalmente sfogarmi un po’. Troppa gioia! La devo pur manifestare in qualche modo, no?! Non posso tenermi tutto dentro.

- Chi va sopra? – chiede Levy, muovendo la chiave nella serratura, fino a quando uno scatto ci fa capire che il portone è aperto.

- Mi sembra giusto che ad andarci sia colei che ci sta facendo perdere un sacco di tempo per colpa della sua sbadataggine...- dice Cana, guardandomi male.

- Non è colpa di Juvia! Vai tu, Cana-san! – urlo arrabbiata, stringendo i pugni e conficcandomi nella pelle bianca pallida le unghia lunghe smaltate di blu scuro.

- Io? E perché dovrei?! Sei tu che ci ha messo in questa situazione – Cana muove qualche passo verso di me, accorciando quel metro e mezzo di distanza che ci separa.

- Juvia non ha fatto proprio nulla – ribatto accigliata, fissandola negli occhi. Ormai è ad un palmo da me. Nonostante indossi un semplice paio di ballerine bianche, mi supera di alcuni centimetri. Mi si secca la gola.

Juvia non la sopporta! Cana-san cerca sempre di dare la colpa agli altri.

Osservo la castana trattenere, grazie ai soliti rimproveri e occhiatacce di Levy, una parolaccia. Si porta un ciuffo di capelli dietro le orecchie e concentra il suo sguardo da spavalda su di me. Mi sento intimorita. Non sopporto quando assume questo atteggiamento, soprattutto se è rivolto nei miei confronti. Mi incute quasi paura. Quei suoi occhi castani sono lucidi dalla rabbia... Provo a sottrarmi dal suo sguardo marrone scuro, quasi nero, ma invano. I miei occhi blu continuano a ritornare sul viso della mia coinquilina.

- Juvia prega Cana-san di smetterla di fissarla in quel modo inquietante –

Chissà dove ha imperata a guardare qualcuno in quel modo, con quello sguardo così cupo...

Cana non ci ha mai raccontato qualcosa del suo passato. A malapena conosco il suo cognome, ma nulla di più. Mi chiedo spesso chi sono i suoi genitori...

La prima volta che l’ho vista mi ha subito dato l’impressione che fosse una persona che ne ha passate di tutti i colori e che si fosse fatta le ossa da sola. In confronto a me, è una ragazza molto più lodabile. Ho una grande stima di lei per i suoi modi, sempre decisi e determinati. La ammiro proprio per questo. A differenza di me, lei ha un carattere ben definito e molto forte. Io, invece, sono una persona piuttosto volubile. Ho tentato, nel corso degli anni, di cambiare questo aspetto del mio carattere, che, viceversa da quello della mia coinquilina, si deve ancora formare. Diciamo che io tendo, a volte, o forse il più delle volte, a farmi trascinare dalla situazione. La cosa che mi irrita di più è il fatto che ne sono perfettamente cosciente, eppure non riesco a cambiare. D'altronde, non si può mutare la natura di una persona.

- Ragazze smettetela – esclama Levy furente e aggiunge – stiamo perdendo solo tempo prezioso: finiremo per perdere l’autobus! –. La nanetta turchina puntella le mani sui fianchi, guardando storto sia me che Cana.

- Io non vado. Ci andrà Juvia – mi addita la castana, riducendo gli occhi a due fessure.

- Juvia non si muove da qui – dico cercando di nascondere la voce tremante. Mi chiedo anch’io da dove ho preso il coraggio di ribattere in questo modo. La mia coinquilina fa davvero molta paura.

Levy sbuffa spazientita. La vedo respirare affannosamente e le sue guance si sono colorate di rosso. Chiude le palpebre e la sento contare sommessamente, nel tentativo di darsi una calmata. È un’azione che compie spesso per evitare di perdere la ragione. Quando si arrabbia diventa anche peggio di Cana, perdendo totalmente la lucidità mentale. Sono certa che, ora come ora, può sbottare da un momento all’altro. Getto uno sguardo furtivo verso Cana. Anche lei sembra piuttosto intimorita. Lucy, invece, afferra un braccio alla turchina nel tentativo di trattenerla e le sussurra delle parole per cercare di non farle perdere le staffe. La bionda è piuttosto in crisi. Nell’aria si percepisce tensione e conto mentalmente i battiti cardiaci del mio cuore che, a mano a mano, sono aumentati. Rimaniamo nel più completo silenzio, immobili. L’unico rumore è prodotto dal motore e dalle ruote delle macchine che percorrono la strada. Dopo un paio di secondi, la situazione sembra essersi ristabilita. Levy spalanca gli occhi e con voce calma, ma che nasconde dietro una grande ira, ordina a me e a Cana di salire sopra. Io e la castana ci guardiamo negli occhi, incapaci di ribattere all’ordine datoci dalla nostra coinquilina turchina.

- Non pensi che si possano scannare durante il tragitto? – sento mormorare Lucy a Levy che trasale e getta un’occhiata fugace a metà tra il dubbio e l’ansia a me e alla bevitrice del gruppo. Intanto, Cana, ha spinto il pesante portone nero, lasciando intravedere l’androne del nostro condomino. Le mattonelle di marmo bianco panna sono tirate a lucido e la luce dell’unica lampadina che pende dal soffitto, si riflette sul pavimento, rendendo la stanza più luminosa.

Probabilmente oggi è venuta la signora delle pulizie e avrà passato la cera...

- Va bene, ho capito. Saliamo tutte e quattro – dice Levy, dopo aver ragionato sulla possibilità che Cana mi possa uccidere. L’immagine raccapricciante di una me che scappa dalle grinfie della mia amica castana, invocando l’aiuto di Gray-sama, visita i miei pensieri. Non credo che Cana sia capace di fare una cosa del genere. È vero che spesso litighiamo, ma siamo molto amiche e ci vogliamo bene. Insomma, la conosco da più di un anno, non mi farebbe mai del male. Eppure mi sento subito rassicurata nel sentire l’ultima frase della tappetta.

Lucy-san e Levy-san difenderanno Juvia dagli attacchi di Cana-san. Anzi, solo Levy-san difenderà Juvia: probabilmente Lucy-san si alleerà con Cana-san. Quella biondina malefica vuole sottrarre a Juvia il suo adorato Gray-sama!

Fisso gli occhi nocciola di Lucy con astio. Odio il fatto che lei sia così bella. Ogni volta che passeggiamo insieme, tutti i ragazzi si girano ad ammirarla. Non è che io sia gelosa di lei, infatti, anche io ho un modesto successo con i ragazzi (ma il mio cuore è interamente dedicato al mio meraviglioso Gray-sama), però mi da un po’ fastidio.

- Juvia, perché mi guardi in quel modo? – mi domanda quella biondina da quattro soldi, notando che la sto osservando molto male.

- Nulla – sorrido falsa e solo dopo aver visto Lucy stringersi nelle spalle, aggiungo piano un – rivale in amore! –

Dopo esserci chiuse il portone alle spalle, attraversiamo di fretta il grande androne. Rallento la mia andatura vicino alla buca delle lettere per verificare che non ci sia nulla. Poi riprendo la corsa piazzandomi ultima dietro le mie compagne. Cominciamo a salire in fretta le scale. L’odore intenso di detersivo mi ferisce le narici. All’andata non avevo fatto caso a questo particolare. Come avevo supposto precedentemente, la signora delle pulizie deve essere venuta oggi, se no non si spiegherebbe l’odore di detersivo che impregna l’aria. È un po’ troppo forte e mi fa salire leggermente la nausea. Odio le scale. Ce ne sono troppe prima di raggiungere il nostro appartamento. Noi abitiamo al quarto piano. Avremmo potuto prendere l’ascensore, peccato però, che sia guasto in questo periodo. Sono certa che sono stati i due figli dei nostri vicini a romperlo. L’altro giorno, infatti, li ho scorti giocare con dei modellini di plastica che riproducevano dettagliatamente due dinosauri verde scuro dentro la cabina di metallo, non permettendo alle altre persone di utilizzare l’ascensore. Ovviamente li ho rimproverati a dovere, dato che per colpa loro sono stata costretta a farmi ben quattro rampe di scale, ma, dopo la mia sfuriata, non ho controllato se avevano abbandonato la loro postazione di gioco. Fatto sta che il giorno dopo questo avvenimento, l’ascensore è stato dichiarato non funzionante.

Mi asciugo in fretta alcune goccioline di sudore che mi si sono formate sulla fronte vicino alla radice dei capelli. Maledico mentalmente i due bambini e non solo loro, ma anche l’amministratore del condominio, il signor Gildart Clive. Come sempre, nonostante la situazione sia stata segnalata, il signor Clive non ha ancora provveduto a rimediare, fregandosene altamente. A volte, la sua svogliatezza, mi ricorda un po’ quella di Cana. Anche lei, spesso, assume la stessa espressione da strafottente del signor Clive. Per certi versi, l’amministratore mi fa un po’ pena. Sembra una persona piuttosto colta ed intelligente, ma che svolge un lavoro che non gli procura alcuna soddisfazione. Si mormora che abbia tantissimi soldi, nonostante vesta sempre in maniera molto umile. Abbastanza frequentemente, ho notato qualche piccolo foro mal rattoppato nei suoi abiti. Qualche volta l’ho incontrato nell’androne mentre camminava con la testa china, portandosi dietro la sua aria di malinconia. Non è sposato, eppure è un bell’uomo: alto, con un fisico piuttosto atletico ed imponente, con gli occhi scuri e i capelli lunghi fino alle spalle color castano chiaro. Porta sempre un po’ di barba, che gli da l’aspetto di una persona vissuta e matura. Il signor Clive, per me, rimane ancora un mistero. Non lo conosco molto bene, nonostante abiti nel piano sotto il nostro, al terzo. Spesso è fuori casa. Credo che svolga anche un altro lavoro oltre a quello di amministratore in questo ed in altri condomini. Forse lavora presso qualche grande azienda e questo potrebbe spiegare come mai viaggia molto spesso. Comunque sia, spero davvero che chiami qualcuno per far aggiustare l’ascensore. È anche nel suo interesse, dato che vive al terzo piano ed è, come noi, costretto a fare diverse rampe di scale.

Finalmente arriviamo davanti alla porta della nostra casa. Osservo i graffi sul legno chiaro che noi e i vari precedenti inquilini, abbiamo fatto. Con un sorriso mi riviene in mente di quella volta in cui, noi quattro eravamo tornate mezze ubriache da una festa e Levy era più euforica del solito. Dopo essersi scolata una semplice bottiglia di birra e la sua lucidità mentale aveva deciso di andare in letargo, la sua ragione le aveva fatto venire la malsana idea di indossare degli occhiali da sole, nonostante fosse notte inoltrata (o forse è meglio dire mattina, poiché erano circa le tre) e ci fosse parecchio buio. Appena le porte dell’ascensore si erano aperte, la nostra amica aveva cominciato a correre verso la porta di casa. Sfortuna volle che non riuscì a frenare la sua andatura, sbattendo conto il legno chiaro, provocando un graffio ben evidente sulla porta. Inutile dire che gli occhiali da sole comprati in una delle tante bancarelle dei venditori ambulanti si ruppero e dello spavento enorme che ci fece prendere quella notte. Grazie al cielo, lei non si fece nulla di grave. La mattina successiva non ricordava assolutamente nulla, però il livido scuro sopra il naso (che le rimase anche per un bel po’), in mezzo agli occhi, bastò per convincerla che non ci eravamo inventate tutto.

- Forza, Juvia, chiudi la porta – mi ordina con fare impetuoso Cana.

Cana-san è davvero antipatica, ma Juvia non ha altra scelta. Se vuole sbrigarsi a vedere Gray-sama deve evitare di sollevare questioni. Aww, Gray-sama, quanto me ne fai passare!

Così di malavoglia, ma speranzosa di poter vedere il mio amatissimo, infilo una mano nella mia enorme borsa, certa di poter trovare le chiavi senza l’ausilio degli occhi.

Tanto Juvia  le troverà subito...

Comincio a tastare la miriade di oggetti che ho messo dentro. Tra le mie mani percepisco alcune penne e monetine, il cellulare, il portafoglio...ma non riesco ad avvertire il freddo metallo delle chiavi. Una sensazione sgradevole sottoforma di brivido mi attraversa la schiena. Non sopporto la confusione e, tramite le mie dita che continuano a muoversi meccanicamente all’interno della borsa, sento che regna un tale caos. Continuo così per un paio di secondi, poi, seccata di non essere riuscita nella mia impresa apparentemente semplice, emetto un suono indicante il fatto che ho appena perso la pazienza. Con indolenza, afferro i manici della borsa, posizionando l’oggetto di fronte me. Tra le dita di sinistra tengo il manico sinistro e rispettivamente con quelle di destra stringo il destro. Concentro la mia attenzione sulle varie cose che ci sono dentro. Mentalmente prego ogni santo di questa terra di aiutarmi a trovare il mio mazzo di chiavi.

- Juvia ci stai mettendo tre anni per prendere le chiavi! – mi fa notare Lucy.

Perché dice questo a Juvia?! Juvia non è mica una scema! Lo sa perfettamente che ci sta mettendo un po’ troppo tempo per trovare le chiavi...Lucy-san sta diventando sempre più antipatica. Rivale in amore...grrr! Che rabbia!

Più innervosita continuo la mia ricerca, ma grazie ad un riflesso che mi colpisce gli occhi riesco, finalmente, a porre fine a questa dannata avventura. Ringrazio mentalmente il signor Clive per aver fatto aggiustare la scorsa settimana la lampadina rotta di questo pianerottolo. È stata proprio tramite quella che ho potuto scorgere il mio mazzo di chiavi. Vittoriosa, lo estraggo dalla borsa. Mi auto-compiaccio della mia bravura. La sensazione che sto provando è davvero piacevole. Sventolo le chiavi che producono il tipico suono tintinnante sotto gli occhi di Lucy che sbuffa spazientita.

Rivale in amore! Ti brucia che Juvia ha vinto questa sfida!

Ridacchio sotto i baffi, mostrando, come se fossero delle medaglie per il valore, gli oggetti metallici e trillanti anche a Cana e Levy.

- Sì, sì, Juvia. Complimenti per aver trovato uno stupido mazzo di chiavi. Adesso, però, smettila di fare questo teatro e chiudi la porta, dannazione! In questo modo non riuscirai mai a vedere il tuo “adorato” – rotea gli occhi Levy. Le sue parole mi colpiscono come un vento gelido in piena estate. Mi ero completamente dimenticata che sto perdendo un sacco di tempo prezioso!

Gray-sama! Juvia giura che arriverà il più presto possibile da te! È tutta colpa di quella biondina! È stata lei a fare dimenticare a Juvia di te, Gray-sama. Juvia non la deve sottovalutare. Sta utilizzando delle tecniche davvero avanzate per far perdere tempo a Juvia. Chissà come fa ad ingegnare questi piani davvero malvagi...scommetto che è stata lei a non far ricordare a Juvia di chiudere a chiave la porta. Non ti preoccupare, Gray-sama, Juvia arriverà presto tra le tue braccia!

Scattante come un felino, inserisco la chiave lucida nella toppa e la giro quattro volte. Alla velocità della luce, poso le chiavi nella borsa e mi precipito verso le scale. Comincio a scendere i gradini a tre a tre, rischiando ogni volta di perdere l’equilibrio, dato i tacchi a spillo davvero alti che indosso. Nel giro di pochissimi istanti distanzio le mie compagne che mi stanno seguendo.

- Ragazze, fate attenzione! – dice Lucy con voce alta per farsi sentire, poiché è l’ultima della fila.

- Perch...AAAAH! – grida Levy, perdendo l’equilibrio, finendo addosso a Cana che, prontamente si aggrappa alla ringhiera, frenando la caduta di Levy e la sua.

- Levy! Tutto bene? Non mi avete nemmeno fatto finire di parlare...comunque, credo che la signora delle pulizie abbia passato la cera. Fate attenzione – parla la biondina, soccorrendo la nostra amica.

Anche Juvia si era accorta che è stata passata la cera...lo hai capito dopo Juvia, biondina! Questo dimostra che Juvia è  più intelligente di te...

Mi fermo. L’urlo di Levy mi ha davvero fatto spaventare. Meno male che c’era Cana davanti! Volto la testa in direzione delle mie coinquiline e noto il pallore del viso di Levy.

- Sto bene! – ci rassicura la turchina, cercando di fare respiri profondi. Ricominciamo a correre, un po’ più lentamente. Uno dei problemi più grossi dei tacchi a spillo è l’equilibrio, anzi, mantenere l’equilibrio ed io e le mie coinquiline stiamo indossando dei tacchi piuttosto alti, tranne Cana, quindi il rischio di scivolare è parecchio elevato. Nessuna di noi quattro vuole ripetere l’esperienza appena provata da Levy. Poteva finire davvero male. Io cerco, comunque, di velocizzare. Voglio vedere Gray.

Dopo circa due minuti, ci ritroviamo per l’ennesima volta davanti al portone nero. Con molta fatica date l’imponente grandezza della lastra di ferro in confronto alla sua costituzione minuta, Levy chiude il portone. Ci dirigiamo con passo spedito verso la fermata dell'autobus. La Fairy Tail High School non è molto lontana dal nostro appartamento, ma posta ad una distanza tale che è pericolosa da percorrere da sole di sera. Quindi con le mie coinquiline avevamo deciso di prendere il bus.

La tipica suoneria del mio cellulare mi avverte che mi è appena arrivato un messaggio: il mio amico Gajeel mi ha risposto. Sblocco il display componendo la password e velocemente entro nella sezione “messaggi”. Rallento un po’ il passo per poter leggere il testo.

“Juvia, mi sono accordato con alcuni miei amici per dare a te e alle tue amiche un passaggio al ritorno. Non so però se staremo tutti nella stessa macchina. Tanta gente mi ha chiesto un passaggio, ma a te lo do volentieri. A dopo”.

Oddio, cosa intende per "Non so però se staremo tutti nella stessa macchina"?! Boh, che importa. Ciò che conta davvero è avere un passaggio per il ritorno, no?

- Levy-san, il mio amico Gajeel-kun mi ha risposto - comunico a Levy.

- Mmm, sì? Che ti ha detto? -

- Che abbiamo il passaggio! - decido di non dirle tutta la verità. Levy potrebbe anche non essere d'accordo e decidere di non partecipare al ballo e questo sarebbe un guaio. Io non voglio andarci da sola e, poi, dopo tutta quella fatica che abbiamo fatto per convincere Lucy a venire con noi sarebbe tutto inutile.

Dopo aver percorso quei pochi metri che separavano la nostra casa dalla fermata, i piedi cominciano a dolermi.

Questi stupidi tacchi! Colpa della fissa di Juvia per questi oggetti mostruosi con lo spillo. Saranno pure belli da indossare, ma Juvia rimpiange con tutta se stessa le sue meravigliose zeppe comode! Eppure lei sapeva a cosa sarebbe andata in contro mettendo questi aggeggi... Purtroppo Juvia non aveva molte altre alternative. Questo paio di scarpe si addice molto di più al suo abito e lei, sta sera, devo essere perfetta. Ah! Gray-sama, spero che tu riesca a notare Juvia! Magari ti ricordi pure di lei! Sarebbe una cosa fantastica! Già Juvia riesce ad immaginarti con lo smoking mentre le fai la proposta di matrimonio...aww! Gray-sama!

- Leggendo le informazioni scritte qui, l'autobus 117 dovrebbe passare tra dieci minuti - ci dice Levy.

Io, intanto, mi siedo sulla panchina verde accanto al palo dove sono affissi gli orari e i percorsi che compie l’autobus. Punto il mio sguardo sulle scarpe bianche e noto con sofferenza che mi si è formata una bollicina rossa nel punto esatto in cui la pelle sfrega con il cinturino. Credo proprio che questa sera farò fatica a stare in piedi. Probabilmente rimarrò per tutta la sera seduta e...

...No! per il bene di Gray-sama Juvia deve rimanere in piedi! Gray-sama ripagherà Juvia per l’immenso sforzo che sta facendo sposandola...aww! Gray-sama!

- Porca puttana! Siamo in netto ritardo e il bus non è ancora arrivato! - esclama Cana-san, gesticolando furente contro la teca di vetro dove sono affissi gli orari.

- Cana! Devi smettere di usare un linguaggio tanto scurrile e volgare! - ribatte immediatamente Levy, accanto a lei, lanciandole uno sguardo piuttosto irritato. Rimette apposto una ciocca azzurra che le è appena sfuggita dalla fascia arancione con cui costringe ai suoi capelli.

Quella fascia arancione Juvia l’ha già vista da qualche parte...

- Ma perché?! A Bacchus piace! -

- Piacerà pure al tuo Bacchus, ma non a me! Quindi, cortesemente, non dirle in mia presenza, non le sopporto! -

Comincio a temere che la situazione possa degenerare. Levy e Cana sono disposte una di fronte all’altra. Osservo la notevole differenza di altezza che c’è tra le due. Si guardano fisse negli occhi, scaraventandosi una miriade di insulti a livello telepatico. Le labbra arricciate di Levy assumono una espressione simile che caratterizza spesso il viso di Cana. L’aria sembra essersi riscaldata.

- Levy, siamo in un mondo libero! -

- Quanto odio le persone che usano la solita scusa del "siamo in un mondo libero" per fare ciò che vogliono – ribatte Levy gesticolando con le mani e avvicinandosi a Cana che sovrasta la sua figura minuta.

- Vuoi forse negare che siamo in un mondo libero? – noto una vena pulsare pericolosamente sulla tempia destra della castana.

- Guarda, nemmeno ti rispondo, Cana! Non riusciresti a capire - risponde con tono sprezzante la turchina, mettendosi in punta di piedi sui tacchi per cercare di arrivare alla stessa altezza della nostra amica.

- Vuoi forse insinuare che sono stupida?! Ma ti prego, illuminami, nanetta! -

- Come mi hai chiamata!? Ripetilo se hai il coraggio! -

- Con piacere, nanetta! – esclama Cana arrogante.

- Dannata megera, come osi!? – Levy corruga la fronte, spalancando gli occhi.

Finirà male...

Provo a distrarmi attorcigliando una ciocca di capelli blu intorno al mio indice destro, distogliendo lo sguardo dalle mie coinquiline. Voltando il viso incontro gli occhi nocciola di Lucy. Ci scambiamo un occhiata a metà tra la rassegnazione e il panico. Cana e Levy litigano spesso: sono l'una l'opposto dell'altra. Quando litigano creano sempre molto scompiglio. Hanno entrambe un carattere parecchio infiammabile. A volte non si parlano per settimane intere, ignorando completamente i tentativi miei e di Lucy per cercare di riappacificarle. Poi, inaspettatamente, fanno pace, dimenticandosi delle terribili discussioni che hanno creato. Bisticciano anche su argomenti futili. Lo scorso Dicembre, infatti, avevano litigato su dove posizionare l’albero di Natale. Si sono tenute il broncio a vicenda per tre intere settimane, evitandosi l’un l’altra. Il giorno della Vigilia di Natale, io e la biondina da quattro soldi eravamo uscite a fare compere e, una volta tornate a casa, le abbiamo trovate sorridenti e felici che si scambiavano i regali.

Cana-san e Levy-san sono parecchio strane...

Con un ulteriore sguardo che io e Lucy ci scambiamo, decidiamo telepaticamente di dare un taglio alla situazione. Non possono litigare proprio prima del ballo!

- Cana-san, chiedi immediatamente scusa a Levy-san! E pure tu Levy-san chiedi perdono. Juvia non vuole che le sue amiche discutano – intervengo con tono conciliante, alzandomi in piedi e mettendomi in mezzo alle due, poggiando una mano sulla spalla di Levy e l’altra su quella di Cana.

- Giusto. Levy-chan, Cana-chan, fate la pace – mi appoggia Lucy sorridendo e posizionandosi accanto a me. Odio quando parla in questo modo.

Con quella voce da bambinetta buona, gentile e innocente, Lucy-san fa innervosire davvero molto Juvia.

- Scherzi, Lucy? Io con quella megera non ci parlo. Io non offendo la gente come fa lei! - Levy indica con un dito Cana. Dal canto suo la “colpevole” si limita a sbuffare infastidita.

- Dai, ragazze! Sta sera c'è la festa! - prova di nuovo Lucy, ma con scarsi risultati.

Odiosa rivale in amore con quella vocetta infantile. Non riuscirai mai ad avere l’amatissimo di Juvia!

- Nanetta! -

- Megera! -

- Juvia non vuole che litighiate! -

- Ragazze, l'autobus! - grida Lucy-san.

Di scatto tutte ci giriamo, appena in tempo per veder sfrecciare davanti a noi il bus azzurro, il nostro mezzo di trasporto. Non riusciamo a scorgere il numero e rimaniamo paralizzate per un secondo, poi Levy urla:

- Inseguiamolo o Erza ci ucciderà definitivamente! -

Mosse dal terrore più che dalla voglia di arrivare puntuali, cominciamo a correre. È impossibile correre su dei trampoli come i tacchi, mantenendo l'equilibrio e, sfortunatamente, tutte noi tranne Cana, indossiamo questo tipo di scarpe.

Chissà perché Cana-san non indossa i tacchi. Ma che importa?! Con queste scarpe, Gray-sama noterà Juvia di sicuro!

Ignoro il dolore che sento ai piedi provocato dalla bollicina che mi si è formata. Il pensiero di Gray-sama mi porta in testa alle mie compagne. Questa è la mia serata e voglio vederlo il prima possibile! Quel autobus non può sfuggirmi! Riuscirò a salirci a qualunque costo. Quasi per magia riesco a mantenermi stabile sulle mie scarpe, cosa alquanto strana. Mi sorprendo della mia agilità, ma commetto diversi errori. Primo errore: la borsa. È troppo pesante ed ingombrante e correndo mi scivola dalla spalla, facendomi rallentare e perdere leggermente l'equilibrio. Secondo errore: le scarpe. Continuando a correre in precario equilibrio e focalizzando la mia attenzione sulla borsa, non noto una fessura tra i sampietrini che compongono la strada. Il tacco si infila nel piccolo foro e cado. Terzo errore: le mie amiche. Mi chiedo come mai vivo sotto lo stesso tetto di queste stupide. Infatti, continuano a correre, ma non riescono a frenare in tempo la loro andatura, finendomi addosso. Alla fine siamo tutte e quattro distese sulla strada. Quattro sceme.

No! No! No! Porca miseria! L’autobus!

- Mai più i tacchi - esclama Lucy, ansimando ancora, mettendosi in piedi ed esaminando un piccolo livido sotto il ginocchio.

- E adesso che facciamo? - domanda Levy, rialzandosi e togliendo la polvere dal vestito.

- Boh...nanetta sei tu quella che ha sempre le idee giuste al momento giusto...- dice Cana, aggiustandosi i capelli scompigliati per la corsa.

- Juvia vuole andare alla festa! – mi lamento, ancora per terra con la mano alzata verso la direzione che ha preso l’autobus prima di scomparire dietro la curva. Prego mentalmente di poter vedere all’orizzonte il bus blu fare marcia indietro per venirci a recuperare. Purtroppo non succederà mai.

Juvia ha perso il mezzo con cui andare alla festa e vedere Gray-sama! Come farà Juvia!

- Torniamo indietro, alla fermata. Forse passerà qualche altro bus - propone dubbiosa Levy, porgendomi una mano per aiutarmi a rimettermi in piedi.

Camminiamo in silenzio durante il breve tragitto. Io mi torturo una pellicina dell’indice destro. Sono nervosa. In questo momento vorrei uccidere l’autista dell’autobus che non si è nemmeno degnato di fermare il mezzo per farci salire.

Juvia è certa che l’uomo alla guida del bus ha visto lei e le sue amiche rincorrere l’autobus.

Serro la mandibola, producendo un piccolo rumore, dovuto all’aver sbattuto i denti l’uno contro l’altro piuttosto violentemente. Trattengo un gemito. Per sbaglio mi sono morsa la parete interna della bocca, provocandomi una piccola ferita. Un’espressione di disgusto appare sul mio volto: sento il gusto pungente del sangue che si mescola con quello di menta forte del dentifricio...non mi piace il sangue. Inghiotto un po’ di saliva per cambiare sapore, ma nulla. Solo dopo qualche secondo quel gusto tanto sgradevole comincia a scemare.

- Juvia, come mai ti porti dietro quella grande borsa? È fin troppo grande! - mi chiede dopo un po' Levy, sedendosi sulla panchina dove pochi attimi fa ero intenta a riposare i miei piedi.

Ops...

- Hai perso l'equilibrio proprio per colpa di quella borsa! - mi fa notare Cana.

Dannazione alla memoria ferrea e alla grande capacità di osservazione di Cana-san...

- Cosa ci hai messo dentro, Juvia? Sembra piuttosto pesante...- osserva Lucy costatando che in diversi punti del tessuto alcuni degli oggetti che ho messo dentro formano qualche rigonfiamento, creando delle grinze e ammaccando la splendida borsa di pelle bianca.

Maledetta Lucy-san! Perché hai dovuto evidenziare una cosa del genere?!

Rimango paralizzata davanti alle occhiate interrogative che mi rivolgono le mie coinquiline, analizzandomi dalla testa ai piedi.

Se Juvia dice loro la verità le faranno una ramanzina che durerà un'eternità e addio Gray-sama... Se, invece, lei dice una bugia le sue amiche non se la berranno. Meglio rimanere in silenzio.

-...-

- Juvia, rispondi! Cosa. Hai. Messo. Nella. Borsa? – domanda sospettosa Levy, scandendo le parole e alzandosi in piedi. Sudo freddo. Perché le mie amiche devono essere così dannatamente perspicaci?!

-...-

- Juvia! -

Cana porta un ciuffo di capelli dietro le orecchie...cattivo presagio. La castana muove un piede dopo l’altro, dirigendosi verso di me con fare minaccioso. Nessuna di noi quattro fiata. Nemmeno un cane o una macchina passano per interrompere questo silenzio assordante. Nessuno. Solo il diabolico rumore delle ballerine che la mia amica indossa spezza questa assenza di suoni. Ogni passo che fa coincide con un battito del mio cuore. Ormai è di davanti a me: cattivissimo presagio!!! Il mio coraggio, in questa situazione, viene meno. In questo momento vorrei essere risucchiata dall’asfalto e fondermi con esso. Mi va bene essere anche calpestate dalle ruote delle macchine: tutto è meglio che essere rimproverata o, peggio, essere sgamata dalla bevitrice del gruppo.

Okay, se Juvia tiene cara alla vita, le conviene parlare.

- Juvia vi mostrerà il contenuto della sua borsa! – esclamo, parlando alla velocità della luce, quasi urlando.

Juvia è salva!

Deglutisco amaramente. Sbatto le palpebre più volte. Muovo qualche passo per mettere un po’ di distanza da Cana. Sento il tessuto delle scarpe sfregare contro la bollicina che mi si è formata. Mi mordo il labbro inferiore.

Juvia è salva solo per il momento. Appena conosceranno la verità la uccideranno! Aiuto! Qualcuno salvi Juvia! Magari Gray-sama arriverà di corsa non appena sentirà la voce della sua carissima Juvia parlargli nella mente, chiedendogli di soccorrerla. Poi lui con una mossa stra-figa stenderà le coinquiline di Juvia ed infine lei, per ingraziarlo lo bacerà appassionatamente...aww! Gray-sama, aiuta Juvia!

Levy si schiarisce la gola, facendomi tornare alla realtà. Con sguardo rassegnato, lentamente, afferro i manici della borsa e la apro. Punto i miei occhi per terra, aspettando terrorizzata la sentenza.

- Juvia...- comincia Levy più arrabbiata che mai, mentre il tono della sua voce aumenta ad ogni parola che dice - vuoi spiegarmi perché cazzo c'è una macchina fotografica, una telecamera e tutta l'attrezzatura che serve ad un fotografo dentro questa fottuta borsa?! -

Io mi faccio piccola, piccola. Sento come se il sangue mi stesse defluendo dalle vene, come se qualcuno me lo stesse risucchiando goccia per goccia. Gli occhi cominciano a bruciarmi leggermente.

- Levy, hai detto due parolacce! Sono orgogliosa di te! - squittisce Cana euforica, tornando subito seria notando l’espressione torva della turchina.

- Non è il momento Cana. Levy sembra capace di ammazzare qualcuno...- sussurra Lucy.

I brividi mi percorrono la schiena e la bocca mi si è improvvisamente seccata. Tiro su col naso, focalizzando la mia attenzione sulla gomma rosa appiccicata sulla panchina. Mi impongo di non incontrare gli occhi furenti della nanetta.

- Juvia voleva immortalare il suo Gray-sama...- dico quasi senza un filo di voce. Credo che in questo momento qualcuno mi abbia tagliato le corde vocali, non permettendomi di parlare. Una sensazione di vuoto mi opprime lo stomaco e un nodo alla gola mi procura un tale dolore da farmi uscire una lacrima.

- Hai idea di quanti soldi hai speso per queste inutili sciocchezze? Forse non ti rendi conto che rischiamo di fare la fame tutte noi per colpa di questo tuo comportamento! Hai rubato i soldi per l'affitto! Sei una stupida! Mi hai davvero deluso, Juvia...- parla sprezzante Levy. Pronunciando queste parole è come se mi abbia appena sputato addosso. Piango. Non posso farci niente. È stato più forte di me. Non ero lucida mentre compravo questi attrezzi. Può sembrare irreale, stupido ed anche una scusa per giustificare un capriccio momentaneo, ma davvero, non ero in me. Il mio buon senso se n'era andato del tutto. Mi vergogno di me stessa.

Levy-san ha ragione. Juvia è una stupida. Una irresponsabile! Come le è potuta venire in mente di...rubare?! Rubare quei soldi che lei e le sue amiche hanno tanto faticato per ottenere?! Eppure non è riuscita a frenarsi.

- Juvia vi chiede perdono - mormoro anche se so che non è abbastanza. Trattengo ogni gemito di pianto. Le guance mi si sono arrossate, insieme alla punta del naso e alle orecchie. Mollemente mi porto una mano al viso, cercando di asciugarmi le lacrime che, copiose, continuano a sgorgare dai miei occhi blu.

Sono sempre stata una bambina viziata. Vivevo nel lusso e nello sfarzo più sfrenato. I miei genitori mi compravano tutto ciò che volevo. Appena vedevo qualcosa che mi piaceva nella vetrina di un negozio, loro prontamente me lo compravano. Non credo di aver mai ricevuto un “no” nella mia vita. Ero immersa nei soldi e nell’ambiente aristocratico fatto di false emozioni. Le cose futili che avevo, forse, erano l’unica cosa reale della mia vita. Non ricordo di aver mai visto i miei genitori farmi anche una sola carezza contente del vero affetto, o una parola di apprezzamento verso me e il mio nuovo vestito. Per molti anni quel tenore di vita a cui ero abituata, mi aveva fatto maturare l’idea che il mondo e le altre persone erano al mio servizio. È stato piuttosto traumatico scoprire che in realtà io ero e sono solamente un minuscolo individuo insignificante di questo mondo. Ho scoperto questa profonda verità nella maniera più dolorosa possibile.

I miei genitori avevano una azienda poco fuori dalla città in cui vivevo. Era piuttosto redditizia ed era quella che ci aveva permesso di vivere in mezzo al lusso. Durante gli ultimi tre anni quell’azienda ha cominciato ad avere un calo economico davvero molto drastico. A me non dissero nulla, ma di certo non ero stupida. Mi accorgevo che il vestito o la borsa che desideravo, arrivavano nella mia stanza con molto ritardo e questa era una cosa davvero strana. Poi, un pomeriggio, l’azienda dei miei genitori prese fuoco, bruciando tutto e uccidendo anche i miei. Per fortuna gli operai e i vari lavoratori non erano lì, dato che era un giorno di festa. La polizia ha archiviato il caso come suicidio. Probabilmente i miei genitori non riuscivano a sopportare il fatto che la nostra stabilità economica stava andando a rotoli. Ho pianto e sofferto molto. Non che fossi legata particolarmente ai miei, però, morendo mi sono ritrovata completamente sola.

Per evitare di finire all’orfanotrofio, i miei zii mi hanno preso in affido. Non ho potuto ottenere le ricchezze che si trovavano nella mia vecchia casa, poiché, dopo la morte dei miei sono venuta a sapere che avevamo un grosso debito con la banca. Dunque, i miei zii hanno dovuto vendere tutto per saldare il denaro dovuto. Per quanto più affettuosi dei miei genitori, i miei zii non si sono mai occupati realmente di me, poiché i non si possono permettere di mantenermi. Così, appena mi sono iscritta alla FTHS, mi sono trasferita da Lucy, Cana e Levy. Gli zii mi danno appena i soldi per comprare i libri per la scuola. Per il resto me la devo cavare da sola. Purtroppo il mio passato mi ha lasciato un marchio indelebile. Il mio carattere è completamente a brandelli. Ho cercato di diventare una persona migliore e più saggia. Ho provato ad imparare a comprare solo ciò che è davvero necessario. È stato difficile e, alla fine, pensavo di esserci riuscita tanto da essere additata come tirchia dalle mie amiche, ma a quanto pare non è così. In caso contrario sarei riuscita a trattenere il mio istinto di comprare qualunque cosa.

Juvia è ancora la stessa persona irresponsabile di tanto tempo fa. Non ha migliorato se stessa nemmeno di una virgola. Non credo che Levy-san e le altre riusciranno mai a perdonare il suo comportamento così avventato.

- Su, Levy, non essere così cattiva con Juvia - interviene Lucy, poggiando una mano sulla spalla della turchina, aggiungendo - in qualche modo ce la caveremo. Troveremo una soluzione insieme –

Il cuore mi fa un balzo nel petto. Guardo sorpresa quella biondina da quattro soldi che non riesco a sopportare. Forse l’ho giudicata un po’ troppo male...

- Sgrunt...e va bene! Non volevo fare la parte della cattiva. Volevo solo farle notare che ha sbagliato. Scusami, Juvia. Credo di aver esagerato – mi sorride la mia amica. Io scuoto la testa.

Cana, inaspettatamente, mi passa le dita sul volto asciugandomi le lacrime che imperterrite continuano a rigarmi le guance.

- Meno male che hai messo il mascara e l’eye-liner resistenti all’acqua – osserva divertita la castana.

Una sensazione dolce si impossessa del mio petto. È qualcosa che è impossibile da spiegare. Qualcosa che nemmeno i miei genitori hanno mai saputo trasmettermi. Non sapevo che si potesse provare un tepore del genere provocato da delle semplici parole o gesti.

Lucy-san, però, rimane sempre la rivale in amore di Juvia!

- Juvia vi vuole bene! – senza rendermi conto, mi escono spontanee queste parole. Mi sento capita e amata dalle mie amiche. Vorrei ringraziarle una ad una per l’affetto che mi danno e mi dimostrano ogni giorno. Lucy e Levy mi abbracciano, mentre Cana si limita a poggiarmi una mano sulla testa, scompigliandomi i capelli. Un rumore ci fa girare e vediamo un autobus blu fermarsi..

- Ragazze! È questo il 117! Quello di prima era un autobus sbagliato! - nota Levy, leggendo il numero affisso sul parabrezza del bus. L’autista ci fa un cenno col capo a cui Levy risponde con un pollice in su. Dopo poco le porte scorrevoli del mezzo si aprono. Mi sembra che sia appena accaduto un miracolo. Forse ho ancora qualche speranza di rivedere il mio amatissimo Gray-sama!

- Lucy, impara a leggere il numero del bus, prima di farci allarmare come prima e farci corre dietro un mezzo di trasporto che non era nemmeno il nostro! – la rimprovera Cana

- Saliamo! - dico, guardando le mie amiche.

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Hey! Come va gente?!

Scusate il mega ritardo che ho fatto, ma non ho avuto un attimo di tregua per poter correggere il capitolo [che si è nettamente allungato] ^^”. Tutta colpa della scuola! Già il primo giorno dal rientro delle vacanze il mio professore di Latino ha cominciato ad interrogare la classe sui verbi anomali...tanto per darvi un esempio della pazzia dei miei insegnanti. Secondo me, hanno passato le vacanze telefonandosi l’un l’altro, scambiandosi metodi di tortura per rendere la vita scolastica degli alunni un vero e proprio infermo.

SCUOLA SCHIFO. SCUOLA SCHIFO. SCUOLA SCHIFO.

Ma l’importante è essere riuscita nella mia impresa e pubblicare questo benedetto capitolo che mi ha fatto davvero sudare, no?! [vi scongiuro, perdonatemi! Mi scuso ancora per il ritardo]. Non pensate che sia tanto semplice correggere un capitolo! Avendo scritto questa storia circa quattro mesi fa, non appena la rileggo e la correggo, mi vengono sempre in mente nuove cose da aggiungere e...va a finire che perdo almeno quattro giorni per revisionarlo ed essere un po’ soddisfatta. È per questo che, questo terzo capitolo (non contando il prologo) è parecchio lungo [circa 16 pagine Word...wow!]. Non ho fatto altro che aggiungere e modificare. Di questo passo, ci metterò anni prima di pubblicare tutti i capitoli!!! Oddio! No. Devo velocizzarmi. Assolutamente. Prometto solennemente di imparare ad essere più rapida J!

Dunque...questo è il P.o.v. di Juvia. Credo che sia un po’ [tanto] OOC. È parecchio immatura come persona, ma imparerà ed essere più responsabile. Juvia, diciamo, che soffre della sindrome dello shopping compulsivo [chi ha visto “Love shopping”?!], però, di certo, a livelli più “normali”. Lei, semplicemente, non riesce a frenarsi dall’acquistare qualcosa, dovuta ad una cattiva educazione da parte dei suoi genitori. Apprezziamo il fatto che abbia tentato di migliorarsi ^^”. In questo capitolo ho accennato a Gajeel...che sarà alla festa insieme a chi? Traete voi le conclusioni...

Mmm cos’altro ho da dirvi? Ah...sì...nel prossimo capitolo (P.o.v. Levy) verrà introdotto un personaggio che molti di voi (anche io!) aspettavano. Sarà giusto un “leggero” [un po’ più di leggero] accenno. Poi al ballo compariranno i vari maschietti u.u...

Spero che, nonostante sia molto lungo questo capitolo, non vi abbia annoiato e nel caso in cui è successo fatemelo sapere nei commenti, provvederò a rimediare.

Allora, tanti saluti e alla pross...no! Aspettate! Ho dimenticato una cosa importantissima! La stanchezza gioca brutti scherzi...dunque: ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la storia e un ringraziamento speciale va a marythepotatogirl e Alexia1005 che hanno recensito il mio ultimo capitolo.

Adesso posso veramente salutare e scappare per andare a fare i compiti...[Scuola schifo].

Baci e abbracci a  tutti voi

DaisyChan

Ps: chi ha notato Gildart?! (scommetto tutti, ma okay ahahahah!) e dunque...dovrei indicare l’avvertenza spoiler per chi non ha finito di vedere l’arc di Tenroujima?

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 -P.O.V. Levy ***


Capitolo

4

P.o.v. Levy

Sono l'ultima a salire sul nostro mezzo di trasporto. Cammino per lo stretto corridoio dell'autobus pieno. È naturale che vi sia molta gente. Questo è l'orario in cui si è soliti tonare a casa, di conseguenza non c'è nessun posto a sedere.

Pazienza! Dovremmo rimanere alzate...

Ci facciamo largo tra la persone in piedi e ci fermiamo proprio davanti alla porta posta esattamente a metà del mezzo. Il bus riparte, sbalzandoci all'indietro e facendoci perdere momentaneamente l'equilibrio. Svelta agguanto la maniglia che pende dal soffitto.

- Qual è la nostra fermata? - mi chiede Lucy, tenendosi stretta al palo di ferro vicino.

- La seconda, Lu-chan -

Mi guardo intorno.

È proprio affollato questa sera...

C'è davvero molta gente: una mamma con un bambino, un signore di mezza età seduto accanto ad una vecchietta, una giovane donna con la fronte appoggiata al finestrino...c'è persino un ragazzo in smoking con un cappello blu da baseball!

Ormai in giro si vedono persone piuttosto strana...

Non mi piace la folla. Preferisco molto di più i posti tranquilli e sereni. Il mare, ad esempio, è uno dei luoghi che sopporto meno d’estate: troppa gente. Magari, se sei pure sfortunato, ti capita di avere come vicini di ombrellone una famiglia con dei bambini scalmanati che ti rompono le scatole chiedendoti come mai sei così bassa...a dir poco irritante! In quei momenti devo fare ricorso a tutto il mio buon senso per frenarmi dal picchiarli a sangue e a ridurli a poco più di un mucchietto di ossa. Oppure potrebbe capitarti un gran figo con un corpo stupendo e una bellezza da mozzare il fiato. Inizialmente ti rallegri della tua sorte, ma poi scopri che ha una fidanzata che sembra quasi una semidea e a quel punto ti redimi, rendendoti conto di non avere neanche un briciolo del suo fascino. Non che ci voglia chi sa chi per superarmi in bellezza...basta osservare le mie amiche! Una più bella dell’altra. Quella che viene sempre male nelle foto sono io. Le altre, anche se in posizioni naturali, vengono sempre bene. Io, a malapena, riesco a vedermi. A volte ci sono foto in cui di me appaiono solo i miei ciuffi di capelli turchini. La mia statura così minuta mi da non pochi problemi. E sono in momenti come questi che vorrei trovarmi in tutt’altro luogo.

Mi piace la montagna, con l'aria frizzantina che ti penetra dentro e ti diffonde pace in tutto il corpo. I ruscelli limpidi e freschi, i prati verdi e rigogliosi, la natura incontrastata dall'uomo, i fiori e i profumi così diversi dallo smog che regna sovrano nei centri urbani. La montagna è proprio bella! Con la mia famiglia spesso, in estate, affittavamo una casa ci trasferivamo lì per trascorrere qualche giornata lontana dal caldo asfissiante della città. Questo, ovviamente, prima che litigassi violentemente con mio padre e andassi via di casa. Quanto mi mancano quei luoghi...ormai non vado lì da molto tempo: circa due/tre anni. Mi sembra quasi di aver lasciato lì, tra quei meravigliosi paesaggi, una parte di me, quella, forse, più legata alla mia famiglia. La pace che regnava in quei luoghi rappresentava, quasi, il clima sereno che caratterizzava me e i miei genitori. Mi salgono le lacrime agli occhi al pensiero che quella quiete è andata al diavolo già da parecchio tempo. Eppure, se chiudo gli occhi riesco ancora ad immaginare quei posti...peccato però che ciò che vedo sia soltanto pura e semplice fantasia.

Continuo ad osservare i passeggeri dell'autobus. Di certo quello che cattura di più la mia attenzione è il ragazzo in smoking col cappellino. Occupa un posto proprio dietro Lucy con il polpaccio della gamba sinistra poggiato sopra la coscia destra. Non è seduto in maniera composta, dato che poggia solo le spalle e le scapole sullo schienale della sedia. È intento a scrivere sul cellulare e non presta attenzione a ciò che ha intorno. Sembra quasi che voglia nascondere qualcosa e cerca di non farsi notare. Ma è un tipo davvero troppo strano ed involontariamente riceve diversi sguardi da parte dei vari passeggeri. Anche la signora grassa, piuttosto bruttina, che gli è seduta accanto lo scruta attentamente. Insomma, chi non guarderebbe una persona che indossa un cappellino e uno smoking contemporaneamente?! Tutti. È impossibile non osservare un tipo del genere... A causa del berretto non riesco a capire di che colore ha i capelli. Di tanto in tanto si sistema rapidamente l’insolito copricapo in modo tale da non far sfuggire neanche una ciocca della sua chioma.

- Cana-san, perché non indossi dei tacchi? - chiede Juvia a Cana, distogliendo la mia attenzione dal ragazzo strambo.

- È vero! È piuttosto strano da parte tua, Cana - dice Lucy, sporgendosi verso la nostra coinquilina castana.

- Semplice, non trovavo le scarpe bianche...non avevo nessun'altro paio da abbinare con questo vestito al di fuori delle ballerine...sembro stupida, vero? – domanda, piuttosto abbattuta.

Quanto odio quelle persone che non riescono a capire che sono bellissime e non fanno che negare i complimenti degli altri. A volte credo che alcuni di loro simulano una falsa modestia, solo per il piacere di farsi smentire dalla gente.

- Scherzi?! Anzi, stai benissimo! A volte con alcuni tacchi sembravi un po'...ehm...imponente. Con queste, invece, sei perfetta - dico, cercando di evitare lo sguardo tagliente della castana. Mi mordo il labbro inferiore.

In alcune situazioni, i gusti di Cana sono davvero terribili. Troppo appariscenti e talvolta la fanno apparire grossolana. Invece, trovo che le ballerine le si addicono. È molto graziosa con quelle!

- Non so se devo prenderla come un complimento o meno...- mi guarda Cana, dubbiosa.

- Come un complimento, ovvio, no? - sorrido nervosa, ridacchiando.

Dio! Che paura! Perché non imparo a frenare un po' la lingua?!

- A Juvia non sembrava proprio un complimento...-

Possibile che Juvia debba dire sempre la cosa sbagliata nel momento sbagliato?! Ci azzecca di continuo! Mi chiedo spesso come faccia...

- Juvia stai un po' zitta! - le dico, fulminandola con gli occhi. Vedo Cana pronta a ribattere e mi preparo mentalmente a uno scontro, anche se mi pare insensato: le ho appena fatto un...ehm...mezzo-complimento. Che senso ha aggredire chi ti ha appena lodato?! Mah...ormai, con lei litighiamo sempre. Colpa della sua mania di dire ininterrottamente parolacce ed io non sopporto questo suo atteggiamento. In una proposizione semplice, costituita da soggetto e verbo, lei ha l’abilità di inserirci almeno cinque imprecazioni. È liberissima di fare ciò che più le piace e dirle con la frequenza che ritiene più opportuna, ma potrebbe benissimo limitarle, o addirittura non dirle, in mia presenza. È più forte di me. Ad ogni parolaccia che dice, mi sento avvampare e ribollire il sangue nelle vene e, senza quasi rendermene conto, mi ritrovo a discutere con la mia compagna.  

- A proposito di scarpe...Juvia! Sono molto belle le tue! – interviene la mia migliore amica, notando l’aria poco serena.

Lucy sei il mio nuovo idolo! Grazie per aver cambiato discorso!

- Già! Juvia spera che Gray-sama la noti! – esclama in estasi, mentre gli occhi le diventato quasi cuoriformi e abbracciando con foga, il palo di metallo a cui è aggrappata. A causa dei suoi movimenti piuttosto appariscenti, attira gli sguardi di alcuni passeggeri. Osservo come il ragazzo in smoking abbia alzato lo sguardo dal cellulare, sentendo il nome “Gray”, ma solo per una fazione di secondo. Poi, dopo aver scosso la testa lentamente, ritorna a focalizzare i suoi occhi sul display luminoso.

- Lo spero anch'io per te, Juvia...- dico a bassa voce. Come può pretendere che un ragazzo la noti per un semplice paio di scarpe?! O i maschi sono completamente stupidi, dei tali idioti che rimangono impressionati da una ragazza solo per il tipo di calzature che indossa, oppure Juvia è completamente fuori strada. Mi dispiace per lei, ma questa situazione non la riesco a vedere positivamente.

- Juvia...ma quelle...quelle...- balbetta Cana, indicando il meraviglioso paio bianco che sta indossando la blu.

- Si? - chiede innocente Juvia, allentando un po’ la presa con cui è avvinghiata al palo. Non vorrei essere nei panni del fantomatico “Gray-sama”. Questo ragazzo rischia di non riuscire più a respirare per la forte stretta con cui la mia amica lo intrappolerà.

Poveretto...

- Quelle...sono le mie scarpe! - ringhia la ragazza castana.

Qui si mette male... Possibile che Juvia non ne combini una giusta?! Signore, ti prego, aiutami tu! Dona un cervello a Juvia, per favore! Ti scongiuro, Signore, ascolta la mia preghiera...

- Ah...sono tue? – domanda la blu cadendo dalle nuvole. Io scuoto la testa rassegnata. Possibile che debba essere davvero così scema?! Ma perché vivo sotto lo stesso tetto di una completa idiota? Oddio, spero che non mi contagi con la sua mancanza di buon senso e di imprudenza.

- SI – asserisce serissima Cana, fulminando Juvia con lo sguardo. Riesco a percepire la scarica di energia che la castana manda alla blu telepaticamente.

- Ah...-

- Tutto quello che hai da dire è un semplice "Ah"?! – spalanca gli occhi la bevitrice del gruppo.

Hanno appena finito di litigare dopo il fatto dell’appartamento e già ricominciano...prevedo un tempo piuttosto burrascoso. Le nuvole si stanno addensando nella zona di Cana. Un lampo potrebbe essere scagliato contro quel’idiota di Juvia provocandole una morte istantanea.

- Ehm...Juvia le aveva viste in una stanza e le erano piaciute...-

- Juvia, sei stupida o cosa?! Almeno chiedi! Magari te le avrei anche prestate...-

- O forse no...- sussurra Lucy, pentendosi immediatamente di aver aperto bocca. Gli occhi della castana, adesso, stanno lampeggiando pericolosamente anche nella sua direzione.

Temo che un fulmine possa colpire in pieno pure Lucy...

- Zitta, tu! - dice Cana, arricciando appena il naso e dopo aver squadrato male la biondina per qualche secondo, si rivolge alla blu - Comunque, non è questo il punto. Il punto è, Juvia, che devi cominciare a renderti conto di chi hai intorno e a ragionare su ciò che fai, chiaro? Annuisci se hai capito -

- Sissignore! - risponde Juvia, muovendo meccanicamente il viso su e in giù - Juvia chiede scusa...- aggiunge la blu, continuando ad annuire. Noto che qualche passeggero sta osservando la scena divertito. Come al solito, queste due, devono sempre mettersi in mostra.

- Bene...- dice Cana, dando un leggero buffetto sulla guancia di Juvia - se davvero stupida, eh?! Pazienza...imparerai – sospira rassegnata.

Tutto qua?! Sono scioccata! Mi aspettavo una sfuriata degna del soprannome di Cana: "Cana la terribile!". Scommetto che se fossi stata io ad indossare le sue scarpe senza permesso, mi avrebbe fucilato all'istante. Bah...meglio così. A Juvia è solo stata risparmiata la vita per il momento...se ripenso al fatto che ha rubato i soldi dell’affitto la riempirei di botte qui, davanti a tutti. Ma ho deciso di rimandare a domani...godiamoci la serata tranquillamente.

- Piazza Albero di Ciliegio! - ci avverte una voce metallica. Mi sporgo per godermi meglio la vista della piazza, una delle più belle di Magnolia. Ho sempre vissuto a Magnolia, ma ogni volta che osservo anche solo da lontano questo bellissimo posto, il mio cuore perde un battito. Le maestose chiome rosa pallido regnano incontrastate sopra quest’ammasso squadrato di cemento che delinea la forma della piazza. Guardare questo luogo magico mi fa venire i brividi. Sembra di essere catapultati in un mondo parallelo. Questi alberi imponenti ti fanno sentire minuscolo in confronto alla bellezza e alla potenza di Madre Natura. Tutto sembra essersi fermato. Anche nell’autobus è calato il silenzio, per rispettare questo luogo che ha un non so che di sacro e mistico. Nel notare alcune bancarelle montate alla base dei tronchi possenti, vengo investita dai ricordi delle numerose volte in cui ho partecipato alla sagra del fiore di ciliegio, conosciuta anche come “Rainbow Sakuras”. Magnolia è molto famosa proprio per questo festival che si tiene ogni anno l’ultima settimana di Aprile, quando tutti i fiori sono sbocciati. L’ultimo giorno della sagra vengono nascoste tra la chiome degli alberi di ciliegio delle luci molto piccole di mille colori, che rendono la chioma rosa color arcobaleno. Mia madre mi raccontava da piccola che sono nata proprio il giorno in cui è sbocciato il primo ciliegio della grande piazza che sto osservando. Sono, per cui, da sempre molto legata a questi alberi. Fin da bambina alla fine della scuola giocavo con i miei compagni di classe tra i tronchi marrone scuro. La mia vecchia scuola elementare si trova proprio di fronte alla piazza, per cui era semplice attraversare la strada e arrivare in mezzo alle fronde color ciliegio.

Le immagini della mi infanzia mi rivengono in mente e mi scorrono davanti come se fosse un cortometraggio. Una fitta al cuore mi fa annebbiare un po’ la vista. Sono piena di nostalgia. Vorrei tornare indietro nel tempo e rimettere tutto apposto con mio padre...mi manca molto, sia lui che mia madre. Qualche volta mi chiedo se non sia stata io la causa che ha mandato all’aria e distrutto completamente la mia famiglia. Infatti, non appena sono andata via di casa, i miei genitori hanno divorziato. Io, teoricamente, dovrei essere stata affidata a mio padre, ma per il momento sono ancora molto arrabbiata con lui. Non so se faremo mai pace. Spero di sì, anche se, tutto non ritornerà mai come era prima. Non ho mai capito nemmeno perché mia madre lo ha lasciato. Okay, non andavano molto d’accordo, ma non ricordo dei litigi particolarmente violenti o frequenti. Anzi, pensavo che tra loro le cose non sarebbero mai cambiate. Non vedo mia madre da molto tempo. Non ho idea di dove sia, né se vive con un compagno o da sola. Ho il suo numero di telefono, ma non ho mai avuto il coraggio di chiamarla. Mi aspettavo che da un momento all’altro mi contattasse, ma ancora da quasi tre anni il mio cellulare non ha mai squillato con il suo numero raffigurato sul display. Di tanto in tanto, per le festività e per i miei compleanni, mi arriva una cartolina di auguri a cui non ho mai risposto, dato che non c’è scritto l’indirizzo del mittente. Forse dovrei chiamarla o inviarle un sms e mettere da parte il mio orgoglio. Anche se ho litigato con mio padre non sono mai riuscita ad accettare il fatto che lo abbia lasciato, così di punto in bianco, senza un motivo apparente. Mi dispiace tantissimo per lui. Credo stia soffrendo molto, ma non posso tornare indietro. Ho fatto la mia scelta.

Levy, concentrati sulla festa. Lascia perdere queste inutili e malinconici riflessioni. Tutto questo non ti porterà a nulla se non a rovinarti la serata.

Presto l'autobus comincia a frenare, spingendoci in avanti e distogliendomi dai miei pensieri particolarmente tristi e nostalgici. Questa volta, però, tutte noi siamo preparate e ci teniamo ben salde: chi alla maniglia, chi al palo di ferro. Per certi versi, vorrei che il bus rimanga fermo per sempre, per poter continuare ad osservare stupefatta questo meraviglioso spettacolo rosa. Non vedo l’ora che arrivi sabato prossimo, così inizierà il tanto atteso festival!

- Bene! La prossima fermata è la nostra! – urlo euforica alle mie compagne, rompendo quel silenzio magico che ancora persisteva all’interno del mezzo. Le occhiatacce delle persone che stavano ancora osservando la piazza mi colpiscono.

Le porte scorrevoli del mezzo di trasporto si aprono e numerosa gente comincia a scendere dal bus azzurro. Inutile dire che io e le mie amiche ci ritroviamo ad essere spintonata dalla folla e facciamo quasi fatica a rimanere in piedi e non essere trascinate da quel fiume umano. Non appena l’ultimo passeggero è sceso dall’autobus, mi giro e noto che il veicolo si è in parte svuotato e con immensa gioia constato che si sono liberati dei posti a sedere. Proprio nel mentre in cui sto per comunicare la notizia alle mie amiche, un’altra ondata di gente mi investe in pieno. Cominciano a salire sul mezzo tutte quelle persone che stavano aspettando alla fermata. Impotente, senza poter fare qualcosa se non continuare a tenermi ben salda alla maniglia che pende da soffitto, osservo che tutti i posti liberi sono stati immediatamente occupati. Ben presto le uniche a rimanere senza posto siamo noi quattro.

Noi e la nostra solita sfiga...

Si chiudono le porte automatiche e l'autobus riparte. Sono piuttosto irritata. I piedi cominciano a farmi male. Avrei proprio bisogno di sedermi e riposare i muscoli delle gambe. L’unica cosa che mi rende più felice è il fatto che ormai mancano pochi minuti e finalmente arriveremo alla nostra meta.

Prevedo una forte sfuriata da parte di Erza, ma non importa. Fin quando saremo tutte e quattro insieme, nulla potrà andare storto...o almeno condivideremo la stessa sorte.

Getto un'occhiata a Lucy sorridendole, ma mi blocco. I suoi grandi e bei occhi cioccolato stanno scrutando attentamente il vuoto. Osservo il suo viso. Un’espressione abbattuta e triste, completamente diversa dal solito sorriso radioso, incurva verso il basso le sue labbra fini. Sembra piuttosto pensierosa, come se ci fosse qualcosa che la turba interiormente. Noto la sua fronte corrugata, come se stesse cercando di trattenere le lacrime. Aguzzo lo sguardo e constato che alla base dell’occhio le si sono formate delle goccioline che non vedono l’ora di rigarle il viso, trattenute forzatamente dalla biondina. Inizialmente non le avevo notate. La luce dell’autobus fa sembrare i suoi occhi lucidi per riflesso.

- Lu-chan, che hai? – le chiedo, celando un po’ dell’angoscia che mi affligge. È raro vedere Lucy ridotta in questo stato. Deve soffrire molto.

Magari non si sente bene.

- Nulla, Levy-chan, non ti preoccupare...- mi risponde appena con voce spezzata, alzando gli occhi verso di me, come se si fosse accorta solo ora della mia presenza. Fa quasi fatica a parlare. Abbassa immediatamente lo sguardo.

Okay, la mia ansia sta crescendo a dismisura.

- Lucy, che succede? Ti senti male? – dico, avvicinando la mia faccia alla sua, costringendola a puntare le sue pupille sulle mie. Non sopporto quando sto parlando con qualcuno e quest’ultimo, o ultima, non mi fissa negli occhi.

Con le labbra serrate scuote la testa, facendo ballare i lisci capelli color del grano e puntando nuovamente lo sguardo nel nulla. Non ho idea di come comportarmi. Non so se arrabbiarmi con lei perché non mi dice cosa la sta affliggendo oppure entrare ancora di più in ansia.

E se svenisse da un momento all’altro?! No. Costringerò Lucy a parlare o con le buone o con le cattive.

- Lucy, sei praticamente sull'orlo delle lacrime, non può non essere successo nulla. Ora mi spieghi tutto, okay? – esclamò piuttosto esasperata.

-...-

- Lucy! -

-...okay...-

- Su! Che hai? – la sollecito. Credo che il motivo per cui sto insistendo sia principalmente per me stessa. Il vedere la mia migliore amica in questo modo mi fa stare davvero molto male. Vorrei aiutarla a superare qualsiasi cosa e vorrei che capisse che io per lei ci sono sempre. Sono disposta a fare qualunque cosa pur di vederla stare bene.

-...cosa farò quando vedrò Loki ed Aries insieme? - piagnucola la biondina. Traggo un sospiro di sollievo. Avevo temuto qualcosa di peggio, anche se i sentimenti delle persone non sono cose da prendere alla leggera. A volte possono fare più male di un “banale” dolore fisico, ma per certi versi è meglio così. Se stesse stata davvero male fisicamente, sarei entrata nel panico non sapendo cosa fare. Probabilmente avrei esagerato la situazione chiamando un’ambulanza e questa serata sarebbe stata un totale fiasco. Avevo intuito che il problema potesse essere questo. D’altronde la “ferita” che le ha inferto Loki è ancora aperta. Sarebbe presuntuoso da parte mia pretendere che le si richiuda semplicemente spiegandole il mio punto di vista che ha accettato quasi senza battere ciglio. La situazione si era risolta troppo semplicemente. Mancava qualcosa: la crisi. Ed ecco, adesso Lucy è nel bel mezzo di una crisi!

Devo accertarmi a che stadio è la crisi che l'affligge...

- Tu che cosa vorresti fare? - chiedo, piuttosto ansiosa e preoccupata.

Mi guarda sconcertata. I suoi occhi color nocciola sembrano più grandi a causa delle lacrime che cerca di trattenere.

- Non lo so! - mi risponde con la voce acuta, quasi spezzata.

Stadio acuto. Cronico. Okay, Lucy sta per avere una crisi isterica piuttosto violenta. Cosa posso fare?! Sono a corto di idee...

- Lucy, ascoltami, vuoi rovinarti una delle più belle serate che hai sempre sognato di vivere? - le dico la prima cosa, forse la più ovvia, che mi viene in mente.

-...no...- mormora.

- Non ho sentito, ripeti – asserisco, pronunciando con forza la parola “ripeti”.

- No! - dice più decisa, seguendo il mio ordine.

- E allora a questo problema non ci devi pensare più. Non è che per la felicità di qualcun'altro devi farti rovinare la tua di felicità. Se Loki ed Aries stanno bene insieme, buon per loro. Ma ora devi preoccuparti di te stessa! Devi pensare al modo migliore per divertirti sta sera! Adesso non c'è tempo per pensare a Loki e compagnia bella! Pensa a te, chiaro? -

Speriamo che basti! Oddio, povera Lucy! Immagino che sia veramente dura per lei, ma adesso la migliore soluzione è non pensarci.

Il vederla annuire convinta è davvero rassicurante. Probabilmente se fossi nella sua situazione sarei crollata completamente. Non sono forte quanto lei, non lo sono mai stata.

- Hai ragione, Levy-chan. Non c'è tempo! -

Perfetto! E anche questa è andata!

- Di cosa parlate? - ci chiedono Cana e Juvia che si avvicinano a noi.

- Nulla, nulla - dico sbrigativa. Non ho alcuna voglia di riprendere l'argomento. Lucy potrebbe ripiombare nella crisi!

Non so nemmeno io come sa riuscita a rassicurarla tanto facilmente. Dovrei rivalutare le mie abil...

Una curva un po' violenta ci sbalza all'indietro. Io, Cana e Juvia, afferriamo prontamente le maniglie e il palo di ferro, ma Lucy non fa in tempo. A causa della curva perde momentaneamente l’equilibrio, ma non riesce a riprendersi a causa dei tacchi che indossa. La vedo cadere quasi a rallentatore e sveltamente cerco di pensare ad un piano per agguantarla e risparmiarle un livido sul fondoschiena. Dopo aver scartato mille ipotesi tutto nella frazione di un secondo, concludo che in questa situazione non posso proprio fare nulla. Ad un tratto, qualcosa frena la sua caduta. Istintivamente chiudo gli occhi. Appena li riapro mi si presenta una scena piuttosto imbarazzante. Lucy si trova seduta sulle gambe di una persona che inizialmente non metto bene a fuoco. Il braccio destro dell’estraneo stringe Lucy all'altezza delle spalle, in modo che non possa cadere all'indietro e il braccio sinistro è avvolto intorno all'addome della biondina. Quella persona deve aver fulmineamente afferrato la mia migliore amica, evitando il suo impatto col suolo. Non appena i due si guardano negli occhi Lucy avvampa, mentre il suo salvatore si limita a sfoderare un sorriso a trentadue denti scintillante e disarmante. Poi riconosco l’individuo estraneo che ancora la stringe a sé: è il ragazzo strambo in smoking e cappellino! Assumo una espressione piuttosto sorpresa.

Chi lo avrebbe mai detto che avesse dei così buoni riflessi?! Io mai! Mi sembrava un tipo piuttosto stupido, di certo non capace di compiere certi gesti "eroici". E invece, mi sbagliavo!

- Sc-scusa! - balbetta Lucy, alzandosi istantaneamente, ancora incapace di spostare i suoi occhi da quelli dello sconosciuto.

- Non ti preoccupare! – le risponde il ragazzo, mettendosi in piedi anche lui. Noto la sua altezza e il suo fisico atletico.

Non male il corpo del ragazzo! Ora che lo guardo meglio ha un volto familiare. Chissà chi è...

- Ah! Gra...- ma Lucy viene interrotta dall'altoparlante che comunica l'arrivo alla FTSH, distraendola dal suo intento e quando ritorna a guardare la figura del ragazzo lui è già sparito.

Le porte si aprono e molta gente comincia a scendere.

Wow! Non sapevo che molti abitassero in questa zona. Forse avrò visto il tipo strambo perché abita anche lui in questo quartiere.

- Lucy! Cana! Juvia! Dobbiamo scendere! Su! Sbrigatevi! – le incito.

Sono la prima a toccare suolo, imitata subito dalle altre tre. Cominciamo a camminare verso la scuola.

- Oh! Non ho fatto in tempo a ringraziare quel ragazzo! – si lamenta Lucy.

- Fa niente, Lucy. Ora la nostra priorità è arrivare il prima possibile ed evitare di venir uccise da Erza – le ricordo.

- No, no! La nostra priorità è vedere Gray-sama! -

- Veramente la mia priorità è trovare Bacchus! -

- Ah, già! Questo era un ballo indirizzato soprattutto alle coppie...Loki ed Aries saranno felici – afferma la mia migliore amica, ripiombando nuovamente nella tristezza.

- Su! Lu-chan, non pensarci! – le dico, mentre le appoggio una mano sulla schiena. Cana e Juvia si rivolgono uno sguardo pieno di sensi di colpa.

- Già, Lucy-san! Pensa al matrimonio fra Juvia e Gray-sama! Non senti anche tu le campane che suonano a festa? – tenta di risollevarle il morale la blu, muovendo i fluenti capelli.

- Non ti sembra di correre un po', Juvia? Insomma, non vi conoscete nemmeno! - osserva Cana, cercando di farle comprendere come stanno veramente le cose.

- Oh! Sì, invece! Da due ore e qualcosa in più! –

Juvia è senza speranze...

- Direi che vi conoscete davvero da lungo tempo! - rido sarcastica.

Raggiungiamo in fretta il cancello della scuola che è socchiuso. Lo apro ed entriamo nell'edificio scolastico. Con passo spedito arriviamo all'entrata della palestra. Da dietro la porta sento la musica ad alto volume e risate di ragazzi.

Okay! Siamo arrivate fino a questo punto e non abbiamo ancora incontrato Erza! Questa sì che è una buona notizia! Magari si è scordata del nostro ritardo...

Sto per aprire quel pannello. Comincio ad assaporare il gusto della salvezza. Improvvisamente appare dal nulla, facendomi prendere un accidenti, lei, la rappresentante degli studenti. I suoi lunghi e rossi capelli ricadono sulle spalle. Un trucco leggero mette in evidenza i tratti del viso, di per sé graziosi. L'abito blu lungo la rende davvero bellissima. È impossibile non riconoscere la temibile e affascinante "Titania, la regina delle fate" (così chiamiamo Erza). E se Titania è arrabbiata, questo porta solo a grossi, ma davvero grossi, guai! Sposto il mio sguardo sulle sue guance rosse e so per certo che quel rossore non è dovuto al fard. Credo che io e le mie amiche abbiamo un piccolo problema... I suoi occhi lampeggiano per la rabbia. Riesco addirittura a sentire qualcosa che crepita dentro la rossa, come se stesse andando a fuoco. Sembra emanare un aura oscura, pronta ad incenerire qualunque cosa solo con lo sguardo. Un brivido mi percorre la schiena.

Forse se entriamo dentro la palestra con nonchalance non ci rimprovererà!

Deglutendo, poso la mano destra sulla maniglia e faccio una leggera pressione. Ma un'altra mano si posa sulla mia. Non ho bisogno di vedere a chi appartiene, lo so benissimo. Come una stupida rimango a fissare le nocca bianche dell’arto estraneo.

- Levy! Dammi una motivazione valida per scusare il vostro ritardo! – tuona la voce di Erza, facendomi sussultare.

- L'autobus è arrivato tardi - dico, mentre le mie ginocchia tremano abbassando lo sguardo.

Temo che possa capire che è una bugia...

- Proprio così, Erza! - mi soccorre Lucy, avvicinandosi a me e posando la sua mano su quella della rappresentante degli studenti.

- Sapete che siete in ritardo di mezz'ora circa, se non di più? – sottolinea freddamente Titania.

Annuiamo, sinceramente dispiaciute.

- Dovrò punirvi per questo! -. Trasaliamo tutte e quattro contemporaneamente. Lucy ritrae immediatamente la mano, come scottata.

Addio pomeriggi liberi dopo la scuola. Addio giornate dedicate solo al relax. Addio caro divano su cui ero solita ristorare le membra stanche. Addio ancora amati libri! Da oggi la mia vita sarà interamente dedicata a diventare la schiava personale di Erza!

- C-che tipo di punizione? - azzarda Cana.

- Qualcosa di indimenticabile, così la prossima volta arriverete puntuali! -

Rabbrividiamo.

Quanto odio i suoi metodi per far rispettare le regole scolastiche a scuola! Qualcuno mi dica chi l’ha eletta. Torno nel passato e lo uccido! Tutto il mondo ne sarà felice, perché in questo modo avrò evitato di far salire in carica la più grande causa dell'estinzione umana: Erza.

- Su, su! Erza, non esagerare! - dice una voce amabile e pacata. Da dietro le spalle della rossa compare una ragazza della nostra età, dai lunghi capelli bianchi. La sua figura sinuosa muove un passo dopo l’altro avvicinandosi a noi. Sembra quasi una apparizione angelica: un vero e proprio miracolo divino. Mirajane Strauss si contende il primato con Erza come ragazza più bella della scuola. Fa parte anche lei del consiglio studentesco. Sul suo conto si narra che quando era rappresentante degli studenti alle scuole medie, diffondesse il terrore. Era nota con il soprannome di "diavolessa". Adesso è una persona completamente diversa. Mirajane è dolce e gentile, disponibile sempre con tutti. Spesso litiga con Titania, o più che altro è Erza a litigare con lei. Mira per la maggior parte del tempo rimane in silenzio, cercando di mediare ogni cosa che compie la rossa.

Santa Mirajane, grazie di esistere!

- Lasciale partecipare alla festa, può capitare a tutti di arrivare in ritardo per un motivo o per un altro - continua l'albina con voce angelica. Erza sembra tentennare, ma uno sguardo molto eloquente di Mira le fa cambiare idea.

- E va bene! Ma solo per questa volta, ragazze -

Non perdo tempo e apro la porta. Vengo investita da musica House e impazzite luci colorate. L'opprimente odore di sudore mi ferisce le narici, smorzandomi il respiro. Mi coglie un leggero giramento di testa, ma mi riprendo subito ed entro nella stanza, imitata dalle mie amiche. Cana entra per ultima, chiudendosi il pannello alle spalle. Storciamo un po' il naso, ma siamo salve dalle grinfie della terribile Titania...o almeno per il momento.

- Bene, ragazze! Scateniamoci! - grida Cana per sovrastare l'alto volume della musica. Ovviamente, però, non riusciamo a sentirla comunque. Così la nostra amica è costretta a ripetere la frase più volte, perdendo di volta in volta l'entusiasmo iniziale di cui era dotata.

- Pensavo che fosse una di quelle feste stile americano...- mi urla delusa Lucy.

- Lu-chan, troveremo un modo per rendere piacevole la serata - le ribadisco fiduciosa, ma a stento riesco a rassicurare me stessa di ciò che dico. Non mi piace la folla e, di conseguenza, non mi piacciono questo genere di feste così confusionarie.

***NOTE DELL’AUTRICE***

Ciao a tutti!

Dopo una lunga assenza durata quasi un mese, o poco più, sono tornata! Beh, approfitto di questo giorno in cui non sto particolarmente bene per pubblicare il capitolo [in ritardassimo!]. Non ho scuse per giustificare la mia sparizione, se non che ho avuto un mese a dir poco terribile e pesante e ne seguiranno altri per problemi personali.

Ma torniamo al capitolo...lunghetto. Dopo 4 capitoli (o 5, se contiamo il prologo) finalmente le quattro protagoniste sono arrivate al ballo. È entrato in scena un personaggio maschile [ihihihih] che, ammetto, parteciperà alla festa. Chi ha già indovinato chi è il ragazzo strambo col cappellino?! Penso tutti, ma...shhh...lo scoprirete presto. È stato divertente pensarlo vestito in smoking e cappellino da baseball, ma, d’altronde, lui fa parte di Fairy Tail: tutto è possibile [anche vestirsi male è permesso].

Questo capitolo era anche un po’ dedicato al passato di Levy. Okay, è un po’ inverosimile che lei, non ancora diciottenne, abiti da sola, però...non fateci caso! Il suo passato presto si intreccerà anche col presente e vedrà l’entrata in scena di un altro personaggio [non si tratta di Gajeel, attenzione! Lui entrerà in scena tra due capitoli, per la gioia delle fan della GaLe] insolito. Di certo, ancora non si è capito molto sul perché Levy sia andata via di casa e soprattutto sul perché i suoi genitori abbiano divorziato [e non ho ancora scritto quel capitolo, ma...dettagli!], ma ci saranno presto i vari chiarimenti.

Detto questo, vi saluto e spero di pubblicare il capitolo 5 al più presto (come sempre già scritto, ma da revisionare)! Fatemi sapere se ci sono eventuali errori e se vi è piaciuto!

Kisses,

DaisyChan

Ps: ringrazio marythepotatogirl per la scorsa recensione e, ovviamente, tutti i lettori silenziosi che seguono la mia storia!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 -P.O.V. Cana ***


Capitolo

5

P.o.v. Cana

Siamo ancora bloccate davanti alla porta della palestra. Sul viso di tutte noi è dipinta una espressione allibita. La visione scioccante della quantità di gente presente nella stanza ci fa rimanere senza parole. Sembra di essere in una discoteca. La musica ad alto volume mi fa leggermente intorpidire i sensi, ma mi riprendo subito. Mi aspettavo di trovare ragazze con vestiti lunghi e pomposi, accompagnate dal loro cavaliere visibilmente annoiato, costretto a ballare un lento. Invece i vari “cavalieri” presenti nella palestra sembrano tutt’altro che annoiati! Noto alcuni di essi ballare piuttosto vistosamente cercando di attirare l’attenzione di qualche ragazza, ma si mettono soltanto in ridicolo. Trattengo un sorriso e sposto il mio sguardo altrove, alla ricerca di qualche viso famigliare da salutare. La mia attenzione si posa sui gruppetti di studenti posti lungo il perimetro della sala, che parlano animosamente tra di loro. Individuo la mia vicina di banco del secondo anno mentre sta pomiciando col suo fidanzato. Sembrava una tale suora all’epoca, tanto cercava di affermare il suo stile di vita casto e puro. Ricordo le continue critiche che mi rivolgeva. Credo che abbia cambiato opinione, dopo essere finita a letto col fidanzato che avevo l’anno scorso. In quel caso, però, non  mi era sembrata tanto casta e pura...o forse tra le righe della sua dottrina c’era scritto anche: “Soffiare il fidanzato alle proprie vicine di banco”. Deglutisco amaramente e tento di concentrarmi sulle altre persone presenti nella sala, ma non posso fare a meno di notare l’impegno che la ex-suora ci sta mettendo nel limonare con foga con il ragazzo che la tiene incastrata tra le sue braccia. Roteo gli occhi nel riconoscere il tipo in questione: è lo stesso bastardo che mi ha tradita. Mi impongo di dimenticare la scena e scorro lo sguardo sulla parete di legno dove quella puttana si sta appoggiando. Inizialmente non riesco a capire a quale oggetto appartenga quella parete di legno, ma alzando gli occhi noto che è stato montato un palcoscenico infondo alla palestra.

Hanno addirittura montato un palco! Devo rivalutare il consiglio studentesco: non è poi così male. Mi chiedo dove avranno trovato i soldi per finanziare la festa.

Mi costringo a far vertere i miei pensieri alle persone che sono sopra il palcoscenico e di ignorare i baci che i due stronzi si stanno scambiando alla base della struttura. Riconosco Warren Rackow nei panni di DJ e Max Alose che sta presentando i membri della squadra di basket e quelli della squadra di calcio della scuola. Faccio una smorfia nel notare la giacca viola fluorescente che Max sta indossando insieme ad un papillon giallo a pois.

Prima il ragazzo in smoking e cappellino da baseball nel autobus, ora Max vestito in questo modo bizzarro...mi chiedo come si fa ad avere di gusti così discutibili!

- Un applauso ai vincitori dei tornei interscolastici di quest’anno – esorta Max, stringendo un microfono con la mano sinistra e con la destra alza prima il braccio di Sting Eucliffe, capitano della squadra di calcio, e poi quello di Elfman Strauss, capitano della squadra di basket e fratello di Mirajane. L’acclamazione da parte degli alunni arriva calorosa, facendo apparire sorrisi di felicità e orgoglio sui volti dei componenti delle due squadre.

- E ora vi presento Vijeeter Ecor del corso F che ci mostrerà un ballo di sua invenzione. Fate un applauso al nostro Vijeeter! – urla il presentatore, mentre le due squadre scendono dal palcoscenico.

- Vijeeter?!- esclamo io, sorpresa, con gli occhi quasi fuori dalle orbite.

- Quel...Vijeeter?! – mi guarda Levy perplessa tanto quanto me.

Appare sul palco un ragazzo con un turbante blu sulla testa. Indossa una maglietta nera e dei pantaloni bordò morbidi che gli arrivano sotto il ginocchio. Sopra la maglietta nera ha della stoffa arancione che ricorda un po’ le fasce tipiche che indossavano i romani sopra una tunica, solo che questa è stata legata alla vita da un  tessuto blu, mentre l’orlo arancione ricade morbido. Rimango sbigottita nell’osservare l’abbigliamento strano del ragazzo e il mio stupore aumenta nel vederlo accennare qualche passo di danza, sbagliando completamente il tempo. Sembra una papera che annaspa nell’acqua. Scoppio a ridere a crepapelle, seguita da tutte le persone presenti nella sala, non appena Vijeeter saltella su un solo piede sul pavimento legnoso del palco, muovendo in sui e in giù le braccia aperte e producendo suoni strani.

- Vijeeter non cambia mai! – dico con voce strozzata dalle risate.

- Tu conosci quel tipo?! – mi chiede Lucy piegata in due, mentre si asciuga una lacrima dall’occhio destro.

- Sì ahahah! Era in classe con me e Levy al primo anno. Si è sempre creduto un grande ballerino e qualche volta ci intratteneva con le sue assurde danze – asserisco, puntando nuovamente gli occhi sul palco e rido ancora di più osservando Max rincorrere Vijeeter per farlo scendere. Dopo numerosi tentativi falliti, il presentatore riesce a riprendere in mano la situazione e presenta la canzone successiva, dedicandola a tutti i fidanzati.

Sentendo la parola “fidanzati” mi riviene in mente la mia dolce metà: Bacchus. Come un automa comincio a muovere la testa a destra e sinistra alla ricerca di qualcuno che identifichi la persona che ho in mente. Passo il successivo minuto a scrutare ogni singolo viso che mi passa sotto gli occhi. Saluto alcuni amici frettolosamente, riprendendo la ricerca, ma del mio ragazzo non c’è nessuna traccia. C’è troppo caos. Troppa gente. Troppe luci. Troppo rumore. Non riesco a concentrarmi...

Forse non è stata una buona idea fissare come luogo di incontro la palestra. La prossima volta mi faccio venire a prendere.

Nonostante il ballo sia aperto solo agli studenti dell’ultimo anno, la palestra è colma. Sarebbe stato impossibile far entrare tutti gli alunni della scuola in un unico ambiente. La FTHS conta davvero un gran numero di persone, quindi, per ovvie questioni, il ballo scolastico è riservato solo agli studenti uscenti dalla scuola.

Devo trovare Bacchus. Ma come posso riuscirci se a mala pena distinguo le mie amiche dagli altri?

- E adesso invito a salire sul palco Mirajane Strauss e Titania, le organiz...ouch! – guardo Max chinarsi a raccogliere l’oggetto che gli è caduto sul piede. – Scusatemi, mi è scivolato il cellulare...ehm...ah sì! Mirajane e Erza: le organizzatrici di questa meravigliosa festa! –

A quanto pare Max ed io abbiamo lo stesso smartphone...

Scrollo la testa.

Mi sono fatta distrarre nuovamente: il mio obbiettivo e trovare Bacchus. Non posso permettermi di perdere tempo adesso. Prima lo trovo e meglio è.

Per il nervosismo arriccio una ciocca di capelli castano scuro intorno al mio indice. È un comportamento che ho acquisito da mia madre. Funziona un po’ da antistress.

- ...e spero, caro Max, che tu tenga spento il tuo cellulare durante le lezioni, se no...- colgo una frase del discorso che Erza sta facendo al povero presentatore che sembra piuttosto intimorito. Non vorrei essere al suo posto. Tremo al pensiero che effettivamente io tengo accesso il mio cellulare durante l’orario scolastico...se Erza mi scoprisse sarebbero guai. La parola “cellulare” mi compare a caratteri cubitali nella mente.

Idea! Potrei provare a chiamare Bacchus!

Ringraziando mentalmente sia Max che Erza, estraggo felice il mio smartphone dalla borsetta. Accendo il display e compongo la password per sbloccare lo schermo. Un’imprecazione mi sfugge dalle labbra nel leggere la scritta “Pin errato”.

Errato? Ah, già! L’ho cambiato l’altro giorno...

Mi impongo di mantenere la calma e riscrivo il codice.

Questa volta è quello giusto.

Mi va di traverso la saliva nel veder riapparire la fastidiosa scritta sul display.

- Mi stai prendendo per il culo?! – sbotto irritata, dopo aver tossicchiato per una manciata di secondi. Noto di aver catturato lo sguardo di Lucy che è sorpresa nel vedermi urlacchiare contro l’apparecchio. Ci scambiamo un’espressione eloquente e io ritorno a focalizzare la mia attenzione sul cellulare. Con foga digito nuovamente la sequenza di numeri e prima di poggiare il mio indice sulla parola “Ok”, prego mentalmente il Signore, affinché la password inserita sia corretta.

- Cazzo! – esclamo, nel leggere che mi è rimasto solo un’altro tentativo per comporre correttamente il codice.

La mia data di compleanno non è, quella di Bacchus nemmeno, il giorno che ci siamo messi insieme non funziona...credo di essermi dimenticata la password, oppure qualcuno l’ha cambiata senza il mio consenso.

Guardo sottecchi le mie amiche. Socchiudo leggermente le palpebre, mentre cerco di pensare chi è il colpevole tra le tre. Lucy è intenta a seguire ciò che sta avvenendo sul palcoscenico, mentre Levy sta parlando con una sua amica. Mi fermo sul volto di Juvia e...

- Juvia! Per quale assurdo motivo ha modificato il mio codice di accesso, cazzo? – la aggredisco, senza nemmeno pensare. La blu mi guarda stranita.

- Quale codice di accesso, Cana-san? –

Fa la finta tonta, eh?! Mi vuole prendere in giro?

- Quello del cellulare -  rispondo secca, arricciando leggermente le labbra.

- Juvia non ha mai preso il tuo cellulare, Cana-san – asserisce la mia coinquilina, guardandomi fissa negli occhi. Le osservo le profonde iridi blu alla ricerca di qualche segno di bugia.

- Juvia, non mentirmi – continuo imperterrita, anche se mi sembra sincera.

- Juvia non sta mentendo – mi dice seria.

- E allora chi diavolo lo ha cam...- mi blocco, ma subito aggiungo nel sentire la voce della bassina del gruppo salutare calorosamente qualcuno – Levy! -

Dovevo capirlo subito che c’era sotto la nanetta!

 - ...Oh! non ti preoccupare, poi mi ridai il libro lunedì prossimo. Per il momento non mi serve e...- la turchina sembra ignorarmi completamente.

È stata certamente lei...

- Levy! – la richiamo, ma la mia amica non si volta ancora.

...a farmi questo dispetto!

- Levy, porca puttana, girati! – le grido, furiosa. Improvvisamente il viso della mia amica si volta a scrutarmi tagliente.

Sapevo che avrei ottenuto la sua attenzione dicendo una parolaccia! Le fanno sempre questo effetto.

- Che vuoi, Cana? – mi domanda con voce bassa e cavernosa, assottigliando lo sguardo.

- Hai cambiato la mia password, vero? – le chiedo inquisitoria e con tono sprezzante.

- No – voltandosi nuovamente verso la sua amica e ricominciando a parlare con lei.

- No? –

- No, Cana, non sono stata io – mi risponde senza guardarmi, roteando gli occhi e sbuffando infastidita.

- Sgrunt! E chi caz...-

- Non dire un’altra parolaccia che ti faccio dormire fuori casa sta notte – mi avverte la mia coinquilina turchina chiudendo gli occhi esasperata. Non ho il coraggio di ribattere. So perfettamente che Levy è capace di compiere un’azione del genere.

Ma chi può essere stato allora?

- Lucy! – chiamo l’ultima imputata.

 Questa volta sono sicura al 100% che sia lei.

- Sì? – mi risponde la biondina.

- Sei stata tu a modificare il codice per sbloccare lo schermo del mio cellulare? – le domando.

Non me lo sarei mai aspettato da lei...

- No – mi risponde sorridendomi innocente.

- Ma allora chi è il colpevole? – piagnucolo stanca e irritata.

- Se non sbaglio, l’altro giorno mi hai detto di aver cambiato la password – mi dice, cercando di fare mente locale.

- E? Ti ricordi quale ho impostato? – chiedo speranzosa.

- Ehm...no, però hai provato il numero dell’anno del primo vino che hai bevuto? L’altro giorno non hai fatto che raccontarmi aneddoti sulle prime bevute che hai fatto –

- Sei un genio! – le dico spalancando gli occhi e saltando di gioia.

Velocemente premo il bottone per l’accensione del display. Digito rapidamente la data che mi ha ricordato Lucy e...voilà!

- Grazie Lucy! –

- Di niente – ridacchia.

Comincio a comporre il numero del mio ragazzo. Quando, però, sto per poggiare il mio indice sulla scritta verde "chiama" mi fermo.

Con tutta questa confusione non sentirà mai il cellulare!

Rimango col cellulare in mano, pensando alla maniera più efficace di contattarlo.

- Ragazze! Juvia vuole farvi vedere Gray-sama! - grida Juvia, attirando la mia attenzione.

Scruto l’aspetto della mia amica, mettendo momentaneamente da parte il problema di come contattare Bacchus.

Devo dire che le mie scarpe si intonano perfettamente con il suo abito. Certo, quelle sono le MIE scarpe...le volevo indossare io per fare colpo su Bacchus e, invece, mi devo accontentare di un paio di ballerine. Pazienza, per questa sera lascerò correre. Dopo tutto, Juvia vuole fare colpo su un ragazzo ed io, in quanto sua amica, la devo aiutare con ogni mezzo...ciò include anche prestarle le mie scarpe. In ogni caso, sto divagando...devo trovare Bacchus.

- Cana! Tutto bene? Ti vedo piuttosto pensierosa... È successo qualcosa?  - mi chiede Lucy, notando il mio sguardo accigliato.

- Sì, sto bene. Sto solo pensando ad un modo per contattare il mio ragazzo...ma con questa confusione è inutile provare a rintracciarlo con il cellulare...-

- Prova lo stesso! Magari lo ha messo in vibrazione, oppure non è ancora arrivato...-

- Mmm...buona idea, Lucy. Farò un tentativo! -

Così prendo il cellulare, speranzosa. Ricompongo il numero di Bacchus e premo il tasto per inoltrare la chiamata.

Uno squillo. Un altro squillo. Un altro ancora...

Rimango in attesa che Bacchus risponda per almeno un minuto, poi spengo la chiamata.

- Non mi ha risposto...- dico sconsolata a Lucy.

- Ehm...magari riprova più tardi...perché intanto non cerchiamo di capire chi è il famoso "Gray-sama"? - propone la biondina.

- Lucy-san...- la chiama Juvia, con una voce piuttosto adirata.

- Si? -

- Come fai a conoscere il nome dell'amato di Juvia!? -

- Eh? - rimane sconcertata Lucy.

- Rispondi! - ordina la blu minacciosamente.

- M-ma...Juvia...i-io...- balbetta la bionda, non sapendo cosa dire.

- Confessa! Tu vuoi sottrarmi Gray-sama! – la addita la blu furibonda, cominciando a gesticolare.

- Io?! -

- Non fare l'innocente! Juvia sa che tu sei la sua rivale in amore, ma non permetterà mai a Lucy-san di mettersi con Gray-sama! – la voce stridula di Juvia riesce addirittura a superare il volume alto della musica.

Vedo Lucy tremare leggermente, innervosita dalla situazione. Evidentemente non sa come reagire. Fissa negli occhi la blu e le ripete più volte che non è assolutamente interessata a “Gray-sama”. Digrigna i denti e si morde freneticamente il labbro inferiore. Io sposto gli occhi da l’una all’altra, incapace di fare qualcosa. Levy guarda piuttosto stranita la scena. Ha la tipica faccia di una persona che non riesce a credere a ciò che vede e sente. È sbigottita. Guarda Juvia con la bocca semiaperta, totalmente sconcertata.

- Ehm...Juvia-chan, stai sentendo ciò che dici? – interviene la turchina, con ancora la stessa espressione stranita sul volto.

Juvia, perplessa dalla domanda che Levy le ha posto, annuisce.

- Sicura? -

Annuisce convinta, facendo fluttuare la chioma morbida blu.

- Bene, perché a me non sembra. Stai incolpando Lucy di conoscere il nome del tuo "amatissimo", quando ci hai detto tu come si chiama – afferma serissima Levy.

Juvia rimane di sasso. Sembra che il sangue le sia gelato nelle vene. La sua pelle è più pallida del solito, come se si fosse resa conto soltanto ora di qual è la verità.

Colpita ed affondata.

- Inoltre - continua imperterrita Levy, poggiando una mano sul fianco sinistro - oggi Lucy ha pianto per colpa di quel cogl...stupido di Loki. Come puoi credere che a Lucy piaccia questo Gray!? -

Lucy tira un sospiro di sollievo e ringrazia Levy.

Colpita ed affondata di nuovo! Wow! Levy riesce uccidere una persona solo con le parole...mai mettersi contro quella bassina! Ricordalo, Cana. È per il tuo bene! Sbaglio, o prima Levy stava per dire una parolaccia?

- Ah...già...Levy-san hai proprio ragione - constata Juvia, scendendo finalmente dalle nuvole. Ridacchia nervosamente, mentre incrocia le braccia, mettendo il evidenza il seno. Odia essere messa con le spalle al muro.

- Juvia, rifletti prima di parlare - l'ammonisce Levy con uno sguardo tagliente - comunque, ragazze, andiamo a prendere qualcosa da bere! –

Io e Lucy annuiamo alla proposta della nanetta e ci muoviamo seguendola, mentre lei si dirige verso un punto imprecisato in mezzo alla folla.

- Juvia sa che Lucy-san rimane la sua rivale in amore, anche se Levy-san ha cercato di dimostrarle il contrario...- sussurra Juvia flebilmente, ma non abbastanza da non farsi sentire da Levy.

- Hai detto qualcosa, Juvia? – si ferma di colpo la bassina, voltandosi di scatto per incontrare gli occhi della blu.

- No, nulla, Levy-san! – sorride quest’ultima per rassicurarla, muovendo la mano come per indicare che non era nulla di importante e di sorvolare.

Riprendiamo a camminare e ci facciamo strada a furia di gomitate tra la folla. Ci manteniamo l’una vicina all’altra, infilandoci nei pochi e momentanei spazi liberi fra una persona e l’altra. Afferro la mano di Lucy che è davanti a me, per non perderci. Tendo l’altra mano verso Juvia che chiude la fila, ma la blu non fa in tempo a prenderla che urta contro un ragazzo. Vedo annaspare la blu con le braccia per mantenersi in equilibrio e non cadere. Fortunatamente il ragazzo le agguanta la mano, facendola riprendere.

- J-Juvia si scusa – la mia amica abbassa la testa.

- Figurati, ma stai più attenta – l’ammonisce lo studente. Io non lo riesco a vedere bene in viso, ma sono certa che sia veramente carino. Noto la corporatura slanciata e muscolosa e i capelli corvini leggermente disordinati. Non appena il ragazzo se ne va, io e le altre ci avviciniamo alla nostra amica.

- Tutto bene Juvia? – le chiedo gridando per farmi sentire.

- Si – mi risponde. Riconosco nel suo tono della eccitazione. Le sue guance sono rosse e ha un sorriso ebete stampato sul volto. Ci guarda elettrizzata una ad una.

- Era Gray-sama! – urla esaltata.

- Davvero?! – domanda incredula Lucy, beccandosi uno sguardo storto dalla blu. Vedo Juvia muovere lentamente le labbra e comporre un “rivale in amore”, senza pronunciare suono. Levy e Lucy non sembrano farci caso e io preferisco non farglielo notare.

- Ma io non l’ho visto! - mugugna la turchina.

- Aww! Questo è un incontro voluto dal destino. I fili rossi che legano i nostri mignoli ci hanno fatto sbattere l’un l’altro. Dio vuole che io e lui ci sposiamo e...-

- Juvia urtare con la persona che ti piace non significa che siete destinati per stare insieme – le ricordo.

- Juvia non vede l’ora di invitarvi al suo matrimonio! –

- Hai ancora 17 anni! – esclama Lucy. Ancora una volta Juvia assottiglia lo sguardo nei confronti della biondina.

- Io voglio capire chi è questo “Gray-sama”. Uffa! Che peccato non averlo potuto vedere. Tu lo hai visto, Cana? È carino? –

- Purtroppo l’ho visto solo di spalle. Il fisico non mi sembra male...credo sia molto carino – rispondo a Levy, mentre scuoto la blu che sembra completamente immersa nei suoi sogni.

Riprendiamo a camminare in fila indiana. Questa volta tengo per mano sia Lucy che Juvia.

Ma quanto è lontano il luogo dove si prendono le bevande?

Spero davvero che non vendano solo bevande analcoliche. Magari con un po’ di fortuna posso trovare qualche bottiglia di birra sfuggita al controllo di Mira e di Erza. Quelle bevande senza alcol sono davvero brutte. Non mi piacciono per niente: sono solo robaccia. Se mai riuscirò a realizzare il mio sogno, ovvero quello di aprire un bar tutto per me, sarà bandita qualunque bevanda che non contenga almeno un po’ di alcol. Certo, sarà difficile aprire un bar tutto mio. Dovrò accumulare molti soldi prima di riuscirci. Bacchus mi ha proposto di aiutarmi economicamente, ma sinceramente voglio cavarmela da sola. Per raggiungere i miei obbiettivi non ho bisogno di nessun’altro se non me stessa.

Me la sono sempre cavata con le mie sole forze fin da bambina. Aver vissuto in un orfanatrofio per otto anni non è un’esperienza semplice. Vivere in quel luogo squallido è un’esperienza che ti segna per tutta la vita. Ancora sono incredula di come sia potuta uscire da lì. Ricordo perfettamente il giorno in cui ho assaporato la libertà. Avevo appena quattordici anni. Padre Brock, il direttore, dell’orfanotrofio, mi aveva convocato nel suo ufficio. Lui era l’unica persona a cui mi ero legata durante gli anni che trascorsi là dentro. L’ometto sulla settantina stava seduto dietro la squallida scrivania di legno. Come al suo solito sii lisciava la barba grigia e leggermente lunga. Constatai le molte rughe che gli invadevano il viso. Era invecchiato molto rispetto alla prima volta che lo avevo incontrato. Mi ha sempre trattato con affetto. Quel giorno, con molta calma e la tipica gentilezza dei suoi modi di fare, mi spiegò di essere stata adottata da una persona. Non mi disse il nome, né mi rivelò qualcosa in più del misterioso benefattore. Disse soltanto che mi voleva bene di un affetto sincero. Mi aveva lasciato solo una busta. Dentro di me esplosero mille emozioni tra ringraziamento, curiosità e diffidenza. Era strano che una persona sconosciuta mi avesse preso con sé. Provai a fare qualche domanda in più a padre Brock, ma lui mi rispose sempre in modo vago ed evasivo. Quella stessa sera raccolsi i miei pochi averi in una logora valigia, presa in prestito dall’orfanotrofio e me ne andai. Salutai tutti con garbo e con finta tristezza. Sinceramente non vedevo l’ora di andare via da quel luogo. L’unico per cui indugiai un po’ di più fu padre Brock, che mi rivolse le solite raccomandazioni e mi augurò “buona fortuna” per la mia nuova vita. Dentro il taxi lo vidi asciugarsi qualche lacrima e solo allora mi accorsi che stavo piangendo anche io. Mi sarebbe mancato quell’ometto un po’ buffo con lo sguardo gentile e affettuoso che mi aveva raccolto dopo la morte di mia madre Cornelia e mi aveva salvato dalla vita in mezzo alla strada.

Il taxi che mi aveva inviato l’oscuro benefattore si fermò davanti un condominio. Solo dopo aver scaricato la valigia dall’auto, aprii la busta che lo sconosciuto mi aveva inviato. Lessi con un po’ di fatica la lettera. Diceva che ero iscritta ad una scuola superiore vicino casa e che avrei abitato in quel condominio. Dentro la busta c’erano le chiavi e un po’ di denaro. Avrei dovuto occuparmi di tutto: fare il bucato, pulire casa, prepararmi da mangiare ect. Colui che mi aveva adottata mi aveva procurato un lavoro part-time e in questo modo avrei potuto guadagnare i soldi necessari per pagare l’affitto. Regolarmente mi avrebbe mandato dei soldi, in modo da poter arrotondare a fine mese. Insomma: ero stata adottata, ma avrei dovuto occuparmi di me stessa da sola. Alla fine della lettera c’era scritto un numero telefonico “da usare per l’emergenze”. Lo sconosciuto si firmava con le soli iniziali “G. C.”. In tutti questi quasi quattro anni non l’ho mia incontrato, né mai parlato. Le uniche nostre comunicazioni si limitano alle poche lettere che mi invia mensilmente. Avrei voluto ringraziarlo, scrivergli qualche cosa, ma l’indirizzo e il mittente non sono mai segnati. In qualche modo sento che questa persona mi voglia davvero bene e che vegli sempre su di me. è innegabile che da quella notte di quattro anni fa, la mia vita cominciò a riempirsi di colori. Conobbi nuova gente, feci amicizia, comprai vestiti carini e alla fine riuscii anche ad iscrivermi in una palestra. Poi dovetti mettere un annuncio poiché ero alla ricerca di alcune coinquiline, dato che la somma dell’affitto era aumentata e di conseguenza non riuscivo a far fronte a tutte le spese. I soldi del mio benefattore servivano a malapena per fare la spesa. Tutto sommato non mi dispiace la mia vita.

Finalmente arriviamo davanti quello che dovrebbe essere il bancone. L'oggetto in questione è un semplice tavolo piuttosto alto con una tovaglia bianca sopra. Di certo non è il tipico bancone a cui sono abituata io, ma per uno “stupido” ballo scolastico stile americano va più che bene.

Mi chiedo dove hanno rimediato un tavolo del genere: è davvero alto.

Dietro di esso c'erano tre studenti vestiti con un completo da cameriere, probabilmente preso in prestito dal club di teatro.

Hanno addirittura delle sedie e un piccolo frigorifero! Comincio a rivalutare il consiglio studentesco...

Delle quattro sedie, solo le ultime due sono libere, così mi siedo imitata da Levy. Lucy e Juvia rimangono in piedi.

- Ah! Avevo proprio bisogno di sedermi...i piedi mi fanno troppo male! - sorride la piccoletta.

- Fanno male pure a me! - squittisce Lucy, facendo trasparire la speranza che qualcuno dei due ragazzi seduti si alzi, cedendole il posto.

- Pazienza, Lucy. Dovrai aspettare parecchio - le dico, notando che nessuno dei due studenti aveva intenzione di lasciare il posto tanto facilmente. Entrambi la stavano ignorando vistosamente.

- Non esistono più i cavalieri di un tempo – esclama Levy ad alta voce per farsi sentire dal ragazzo che aveva accanto.

- Mi chiedo come hanno fatto a montare un bancone...la scuola ha una quantità di denaro da poter permettersi di comprare o anche affittare un tavolo del genere? Perché non impiegano quei soldi per prendere qualcosa che possa migliorare l'istituto! Ad esempio, potrebbero ristrutturare l'aula di informatica o la biblioteca! - riflette ad alta voce la biondina, cambiando discorso.

Effettivamente ha ragione...

- Inutile porsi queste domande, Lucy. Rimarranno senza risposta: sono dei veri e propri misteri. Comunque, se pensiamo che il capo del consiglio studentesco è Erza, allora tutto è possibile. Io non mi meraviglierei più di tanto - dice sbrigativa Levy.

...anche Levy ha ragione...

- Juvia vuole rivedere Gray-sama...- sospira la blu.

- Juvia sembri un disco che si è incantato e ripete sempre le stesse cose...- osservo, immaginando la mia amica come un disco in vinile  rotto. Accavallo le gambe e poggio sopra di esse la mia borsa.

- Ma se andassimo a ballare? - propone Lucy, visibilmente annoiata. Dopo aver pronunciato quelle parole, sembra ripensarci e la sua espressione si incupisce. Forse l’è venuto in mente che ballando la possibilità di incontrare Loki ed Aries insieme è più elevata.

Povera...Devo davvero uccidere quel dannato ragazzo. Non riesco a sopportare la vista del suo sguardo infelice.

- Scherzi, Lu-chan? Io ho troppo dolore ai piedi! – comincia a lamentarsi Levy, mostrando il piede sinistro all’amica bionda. Lucy si limita ad annuire, ma è già sprofondata nei suoi pensieri tristi.

- Lucy-san vuole cercare Gray-sama per farlo suo...- dice velenosa Juvia.

Prima di uccidere Loki, devo uccidere Juvia.

- Juvia, ti prego, smettila di farti strane idee! Io nemmeno lo conosco – si difende la bionda, stringendo i pugni.

Sospiro esasperata. Quando Juvia si fissa su una cosa diventa davvero insopportabile. All’improvviso vengo distratta da un odore particolare. Un odore che amo profondamente.

Oh! Cos'è questo profumo? Sembra...sembra...sembra alcol!

- Levy, lo senti anche tu? -

- Cosa, Cana? -

- Questo odore! – esclamo con fare ovvio, guardando speranzosa la mia amica seduta accanto a me. La vedo inspirare ed espirare profondamente e osservo il suo ventre mentre si gonfia e si comprime. Ripete l’operazione un paio di volte e alla fine scuote la testa.

- Io non sento nulla, a parte l'odore acre del sudore, ma l'esperta in alcolici sei tu...-

Forse tengono nascosto qualche alcolico...

Assottiglio lo sguardo, e comincio a scrutare tutto ciò che è dietro il bancone provvisorio. Mi muovo e aguzzo gli occhi per poter vedere meglio. Passo in rassegna ogni singola bottiglia dentro il frigorifero, ma solo bottiglie d’acqua tutte uguali, qualche succo di frutta e alcune bevande analcoliche mi invadono la visuale.

- Volete qualcosa da bere? - chiede una voce maschile e la livrea di cameriere si frappone proprio tra me e il frigo.  

- Io prendo una lattina di coca-cola...- dice sicura Levy, girandosi verso lo studente.

L’unico modo e chiedere...

- A me piacerebbe prendere un...- comincio senza alzare lo sguardo, ma non riesco a completare la frase.

- Un Frozen, dico bene?- indovina il cameriere-studente, nominando il nome del mio cocktail preferito.

Rimango scioccata e con la bocca ancora aperta bloccata nell’intento di completare la frase.

Come ha fatto ad indovinare? Solo poche persone sanno qual è il mio drink preferito...

Alzo i miei occhi di scatto e incontro quelli scuri del ragazzo.

Che sia...

Prima di poter dire qualcosa, il ragazzo blocca le mie labbra, premendo le sue contro le mie. Un bacio pieno di foga. Sono completamente allibita, ma riconosco quelle labbra.

Bacchus...?

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Wehilà!

Daisy è tornata con un nuovissimo capitolo! Ho avuto qualche problema negli ultimi tempi e non ho putito più aggiornare. Oggi ne ho approfittato dato che il medico mi ha proibito di uscire di casa per qualche giorno...eheheh!

Veniamo a noi. Questo è il capitolo 5, il secondo P.O.V. di Cana. Le quattro ragazze si ritrovano alla festa, ma non è ciò che si aspettavano. Sinceramente ero davvero indecisa se farle partecipare ad un ballo tipico americano (quelli che tutti sognano, che si vedono spesso nei film, dove la protagonista incontra il [super-figo] principe azzurro e vivono per sempre felici e contenti) oppure una serata tipica da discoteca. Mmm...diciamo che la festa dove sono finite è a metà. Mi sono un po’ ispirata alla festa di Natale di Toradora (ovviamente la situazione e il contesto sono completamente differenti, ma non mi dispiaceva l’idea di un palcoscenico e di un luogo dove servivano le bevande). Certo, l’idea del “bancone” è un po’ irreale, ma ricordiamoci che Erza è praticamente onnipotente e può, se vuole, ottenere tutto ciò che desidera [in altre parole: lo so che è impossibile, ma fregatevene].

Ne ho approfittato per inserire un po’ della storia passata di Cana e la presenza di Gray alla festa. Chi sarà il misterioso benefattore che ha adottato Cana? Acqua in bocca per chi ha capito.

I vari personaggi che ho nominato (Max Alose, Warren Rackow, Vijeeter Ecor e padre Brock) esistono sul serio nell’anime. Effettivamente pensavo di inventare altri personaggi, ma poi ho riflettuto che ci sono davvero molti personaggi nella saga, per cui si possono “utilizzare” proprio li stessi che Mashima ha creato.

Detto questo, mi dileguo.

Baci,

DaisyChan

Ps1: Ringrazio Alichan8 e Juvia 10 per le loro scorse recensioni, e ovviamente tutti i lettori silenziosi che seguono la mia storia.

Ps2: Dal prossimo capitolo entra in scena Gajeel!!

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 -P.O.V. Juvia ***


Capitolo

6

P.o.v. Juvia

Fisso Cana che si bacia col suo ragazzo. Io lo avevo riconosciuto fin da quando lo avevo visto da dietro il bancone. Sono così felice per lei!

Quanto sono carini!

- Bacchus! - dice Cana, guardando il ragazzo negli occhi.

- Non te lo aspettavi, vero? - sorride lui, mostrando una piccola fossetta sulla guancia sinistra.

- M-ma...c-come...p-perché? – balbetta la mia amica ancora molto sorpresa, cercando di formulare una domanda, alludendo alla sua livrea nera.

- Beh...io ho finito la scuola da un anno e quindi non potevo entrare liberamente, così mi sono finto membro dello staff come cameriere-

Cana scende dalla sedia e si appende al collo del fidanzato stringendolo con forza. A separarli c'è solo il bancone. Vederli così uniti mi fa sorridere e mi riempie il cuore pieno di gioia e calore. Quanto vorrei abbracciare Gray-sama, immergermi nel suo meraviglioso profumo e avvolgermi tra le sue braccia muscolose...

- Cana, mi strozzi così! - ride Bacchus con la faccia leggermente paonazza.

Li vedo quasi perdere l’equilibrio mentre Cana tenta con una mano di tirare in basso il vestito che indossa, dato che il tessuto si era leggermente accorciato. Dopo aver completato quella difficile operazione, la mia amica allenta la presa quel poco che le basta per guardare il ragazzo dritto negli occhi scuri.

- Ma allora sei stato tu a portare dell'alcol alla festa...ora si spiega l'odore che sentivo! -

- Sgamato – dice Bacchus falsamente dispiaciuto.

- Se ti scopre Erza, sei morto -

- Erza? -

- Sì, la presidentessa del consiglio studentesco -

- Oh! E che importa! Ci sei tu, qui, a difendermi – esclama il falso cameriere.

Velocemente la conversazione comincia a vertere verso l’argomento “Erza” e immediatamente interviene Levy per raccontare le più svariate leggende metropolitane che si sono create sul conto della rossa. Lucy, a tratti, prende parte della discussione, aggiungendo esperienze personali di dubbia autenticità che hanno vissuto delle sue certe amiche di una certa classe. Sinceramente non sono interessata a dire la mia. I miei pensieri sono fissi in unico e solo punto: Gray-sama. Da quando ho messo piede nella palestra non sono riuscita nemmeno una volta a trovarlo con lo sguardo. Il mio desiderio di riconoscere la sua figura è enorme, e si è fatto  sempre più grande e più famelico durante il percorso. Davvero, non riesco a spiegare il perché di questa mia ossessione. È vero che ho un carattere piuttosto, come dire...ehm...particolare, ma ciò non spiega questo assurdo impulso che mi sta logorando le viscere. Credo che se non lo vedo il prima possibile, mi sentirò molto male. Mi volto smaniosamente ad osservare la gente che balla nel tentativo di scorgere dei capelli corvini. Anche se conosco Gray-sama da relativamente poco tempo, so perfettamente com’è il suo aspetto fisico. D’altronde è impossibile non rimanerne impressionati e non essere assoggettati dal suo fascino. Il mio principe azzurro è alto, muscoloso e sopratutto bello. I suoi capelli e suoi occhi sono la cosa che più mi piace di lui: neri, con delle strane sfumature blu scuro. Io amo il blu, ma adoro soprattutto il blu profondo, quello che nonostante la sua apparente freddezza riesce a riscaldarti il cuore e a donarti tranquillità. Sono stata completamente presa da lui fin dalla prima volta che il mio sguardo si è posato sulla sua figura e mi sono immersa in quella serenità assoluta dei suoi occhi magnetici. Non so descrivere che sentimento intenso ho provato e che provo tutt’ora, ma so per certo che è qualcosa di assolutamente bellissimo. Sento come delle bollicine nello stomaco e che a mano a mano esplodono una dietro l’altra per sprigionare in me qualcosa di magnifico e stupefacente.

Con queste luci colorate sarà difficile riconoscerlo...se ci fosse un posto più alto la probabilità di riuscire a trovarlo salirebbero...

- Juvia vuole vedere Gary-sama – mi giro di colpo, interrompendo la conversazione.

- Questa è la centesima volta che sento la stessa frase, porca put...ehm...paletta! - esclama Levy-san, sbuffando intensamente e guardandomi storto. Cana fissa l’intellettuale del gruppo con orgoglio e soddisfazione, come se quella mezza imprecazione fermata prontamente fosse stata opera sua.

- Su, Levy-chan! Sai com'è fatta Juvia – tenta di calmarla la biondina.

- Sì, Lu-chan, ma a volte esagera – dice la turchina completamente spazientita.

Non riesco a capire qual è il fastidio che le sto dando. Ho solo voglia di vedere il ragazzo che mi piace, niente di più sano e normale che possa esistere al mondo. Non ho mica bestemmiato o detto qualcosa di particolarmente irritante!

- Ah! Comunque, questa è la tua Coca - dice Bacchus porgendo la lattina rossa a Levy.

- È congelata! – urlacchia la nanetta, poggiando immediatamente la Coca sul bancone, strusciando le mani una contro l’altro per riottenere il calore perso.

- Beh, l'abbiamo tenuta in frigo appositamente per tenerla fresca – si scusa il fidanzato di Cana, facendo spallucce.

- Capisco...-

Devo trovare un posto alto.

- Ragazze, Juvia vuole...- comincio mentre tento di esplicitare il mio obbiettivo, ma vengo interrotta.

- Vuole Gray-sama! Lo sappiamo, Juvia! – completa Levy, assottigliando lo sguardo nella mia direzione e muovendo eloquentemente una mano in segno di irritazione.

- No, Juvia non voleva dire questo. Juvia voleva chiedervi se conoscete un posto alto nella palestra – ribatto io, sottolineando ciò che effettivamente volevo dire e arricciando leggermente il naso. Levy rimane in silenzio, senza riuscire a controbattere.

- A che ti serve? - mi chiede Lucy.

- Da là sopra Juvia potrebbe osservare meglio le persone presenti e trovare più facilmente il suo amatissimo – paleso le mie intenzioni.

- Ah, ecco! Mi sembrava fin troppo strano che il tuo chiodo fisso non c’entrasse con la tua richiesta – esclama velenosa la mia amica turchina, come per dimostrare che anche in questo caso aveva ragione lei.

- Perché non vai sopra il palco? – mi suggerisce Bacchus.

Il fidanzato di Cana ha avuto un'intuizione a dir poco geniale!

- Potrebbe essere una buona idea! - urla soddisfatta Cana e aggiunge - Bacchus, non credevo che avessi un cervello! -

- Ehi! Così mi offendo! – la rimbecca il ragazzo.

- Grazie infinite, Bacchus-san – esclamo con reale gratitudine. Le possibilità si scorgere Gray-sama sono salite al 45%! E dopo che lo avrò rintracciato, scenderò dal palco e lo raggiungerò per poi fiondarmi tra le sue braccia. Allora lui mi riconoscerà e capirà che l’unica donna della sua vita sono io e nessun’altra (nemmeno Lucy-san) e mi chiederà di sposarlo.

Aww, Gray-samaaaaaa...!

- Figurati...ehm...Juvia – mi risponde allibito, notando la mia modalità di sognatrice ad occhi aperti.

Adesso che so da dove poter scorgere Gray-sama devo soltanto sbrigarmi a salire sul palco. Mi vergogno un po’ ad andarci da sola. Chiederò alle mie amiche di accompagnarmi. Inutile domandarlo a Cana dato che preferirà certamente stare con Bacchus-san. Lucy-san e Levy-san sicuramente verranno con me volentieri! Perfetto.

- Lucy-san, Levy-san, andiamo! – esclamo entusiasta, prendendo per mano Levy e cercando di farla alzare dalla sedia. Non bisogna perdere un minuto di più: ogni attimo è prezioso e potrei sprecare la mia opportunità di vedere il mio amatissimo. Questo non deve assolutamente succedere!

- Dove? – domanda Lucy.

Forse è meglio che venga solo Levy-san. Lucy-san potrebbe cogliere l’occasione di soffiarmi il mio amatissimo o fare in modo che io non lo riesca a incontrare.

- Io non mi muovo da qui - dice Levy, prendendo in mano la Coca e agitandola leggermente. È palese che la sua priorità in questo momento è di scolarsi il contenuto della lattina ancora chiusa. Corrugo leggermente la fronte componendo un’espressione pietosa col l’intento di supplicarla con lo sguardo.

- Juvia vuole andare sul palco – mi lamento.

- Io non vengo - ripete Levy-san, rimanendo impassibile di fronte alla mia faccia.

Ragazza senza cuore!

- Juvia non vuole andarci da sola! –

Dovrò accontentarmi di Lucy-san...

- Pazienza, Juvia. Se ci tieni così tanto non hai altra scelta. Non credo che Lu-chan abbia intenzione di accompagnarti – continua la turchina guardando fisso verso gli occhi nocciola della biondina.

- Lucy-san...- la prego con voce sottile.

Nel frattempo Levy comincia ad armeggiare con la lattina, cercando di sollevare la linguetta di metallo per aprirla, ma finisce solo per agitarla ulteriormente.

- Mi dispiace, Juvia, ma non mi va di venire – mi dice, sorridendomi per addolcire la situazione.

Guardo entrambe le mie due coinquiline con astio e ostilità. Come possono abbandonarmi in una momento del genere? Io non lo avrei mai fatto...o forse sì...

- Uff! E va bene...Juvia andrà da sola - dico con un tono di voce piuttosto alto e scontroso.

Finalmente Levy riesce a sollevare la linguetta. Produce un suono di gioia che subito si tramuta in un gemito di dolore, costatando che per effettuare l’operazione le si è rotta un'unghia. Okay, può sembrare una cosa insignificante, ma tutte le ragazze di questo mondo che portano le unghia lunghe sanno quanto sia doloroso. A giudicare dalla smorfia di sofferenza che Levy ha sul viso, si deve esser fatta piuttosto male.

- Juvia-chan, Lu-chan, guardate! – ci dice, mettendo su la tipica espressione di un bambino sull'orlo delle lacrime. L'unghia dell'indice destro è spezzata. Riesco addirittura a vedere la pelle rosata di sotto.

Ben le sta! Questa è una tipica manifestazione che il Karma esiste! Mai fare un torto ad una persona, perché in qualche modo quel torto si rifletterà su di te.

- Juvia? - dice il ragazzo vestito con abiti punk neri seduto accanto a Levy, voltandosi.

- Gajeel-kun!? - dico io riconoscendo il mio ex-compagno di classe.

Mi avvicino a lui che si alza dalla sedia e per poco non urta malamente Levy.

- Wow! Gajeel-kun hai superato di gran lunga Juvia! – noto, dato che mi supera di diversi centimetri in altezza.

- Già, gihgihgihgih! - sghignazza. Gajeel ha una strana risata.

Io e Gajeel-kun ci conosciamo dall'asilo. Nonostante lui provenie da una famiglia economicamente meno ricca della mia, abbiamo avuto modo di frequentarci e ci siamo legati subito. Siamo sempre stati insieme, ma quest'ultimo anno siamo capitati in classi diverse, per cui ci vediamo raramente. Di certo non mancano le occasioni in cui ci incontriamo, ma sono palesemente diminuite rispetto a prima. Questo mi dispiace molto. Lo considero il primo vero amico che io abbia mai avuto.

A causa del suo aspetto, sembra un bullo, ma non lo è. È alto e porta lunghi i capelli nero pece fino a metà schiena. Sinceramente non mi piacciono i maschi con i capelli lunghi, ma a lui stanno davvero bene. Gli occhi che hanno una forma allungata, sono di un rosso scarlatto intenso. Raramente si incontra gente con gli occhi vermigli. I lineamenti del viso sono piuttosto marchiati, ma ha anche tratti gentili e più fini. La sua corporatura piuttosto muscolosa lo rende un po' imponente. Gli piace fare palestra e soprattutto pesi. Indossa dei piercing sui due lati del naso. Mi sono sempre chiesta come sia riuscito a farli data la loro posizione. Altri, invece, delineano la forma delle sopracciglia. Due piercing si trovano allineati verticalmente sotto il labbro inferiore e ce ne sono altri tre per entrambi i lobi delle orecchie. Insomma, ha l'aspetto di un vero teppista. Non nascondo che gli piace provocare risse e a volte è irascibile, ma sa essere davvero dolce e gentile. Infatti, come antitesi del suo carattere ha un debole per i gatti. Quando l'ho saputo, gli ho regalato per il compleanno un gatto nero dal musetto bianco. Gajeel si è commosso e mi ha ringraziato un'infinità di volte. Si prende cura di Panther Lily, così lo ha chiamato, come se fosse un suo famigliare e non se ne separa mai. Se potesse lo porterebbe con sé anche a scuola.

Conosco molto bene anche suo padre, Metallicana, che lo ha cresciuto tutto da solo. Purtroppo la madre di Gajeel è morta durante il parto, ma nonostante questo lui è riuscito a cavarsela. È ancora qui, con un sorriso smagliante che spesso contagia le persone che ha vicino.

- Ragazze, questo è Gajeel Redfox, il ragazzo che ci darà un passaggio al ritorno - dico, distraendomi dai miei pensieri e presento le mie amiche: - Lei è Lucy Heartfilia, lei Cana Alberona ed, infine, lei è Levy McGarden -

- Buona sera a tutte - saluta Gajeel.

- Cana, ti posso portare io a casa. Ho la macchina, sono maggiorenne e ho pure la patente - sorride Bacchus, probabilmente diffidente del mio amico e geloso del fatto che la sua ragazza dovesse essere riaccompagnata da un altro.

- Perfetto, allora...Gajeel...ehm per me non c'è bisogno del  passaggio – dice immediatamente la mia amica, senza indugiare. Sicuramente non le dispiace poi così tanto passare ancora un po’ di tempo in compagnia del suo ragazzo.

Mi sto distraendo dal mio obbiettivo: trovare Gray-sama. Ora saluto e vado sul palco.

- Va bene, raga...- comincio, ma vengo interrotta da Bacchus.

- Qualcuno di voi vuole qualche alcolico? Ho portato qualche birretta e alcuni liquori - dice sussurrando complice.

- Ovviamente io! - esclama Cana.

- Bah...se mai riuscissi ad aprire questa lattina, una birra non andrebbe male - borbotta Levy che armeggia ancora con la Coca.

- Ma come? Un ragazzina come te che non sa nemmeno aprire una Coca pretende di avere una birra?! - dice allibito Gajeel con tono sarcastico e derisorio.

- Scusa? Io?! Una ragazzina!? Figuriamoci! - ridacchia Levy. Si vede da lontano un chilometro che le sua risata è più falsa del sangue finto usato nei film. Ci è rimasta male per quel “ragazzina”. La capisco. Spesso molti, a causa della sua bassa statura, la prendono per una ragazza delle scuole medie. Gajeel ha toccato un tasto piuttosto dolente.

Qui si mette male...

- Beh, è da un’eternità che tenti di aprire quella lattina di Coca-Cola e non ci sei ancora riuscita gihgihgihgih! Non riuscirai mai ad aprirla e questo dimostra che sei ancora una marmocchia e le marmocchie non possono prendere alcolici – rettifica il mio “caro” amico. Non sa in che guai si sta cacciando. Temo per la sua vita che potrebbe terminare da un momento all’altro.

- Ah, sì!? - esclama adirata la mia amica, scendendo dalla sedia e piazzandosi proprio di fronte a Gajeel, con sguardo lampeggiante. La differenza di altezza è davvero abissale. Gajeel è sul metro e ottanta, mentre Levy a stento raggiunge il metro e cinquanta: trenta centimetri di differenza.

- Lo vedremo! - continua con aria di sfida Levy.

- Vedremo cosa? - chiede ironico Gajeel piegando in avanti la schiena per mettere il proprio viso allo stesso livello di quello della mia coinquilina. Gajeel incrocia le braccia e la mia amica dai capelli turchini fa una smorfia, piuttosto infastidita. Solo pochissimo spazio separa i loro volti.

Gajeel-kun ma cosa stai combinando!?

Levy porta la lattina vicino al viso del ragazzo e comincia a fare pressione sulla leva di metallo per aprirla. Il cigolio che produce la mia amica è l’unica cosa che spezza il silenzio che si è creato tra di noi. Siamo tutti concentrati su loro due. Avvertiamo che sta per succedere improvvisamente qualcosa...

- Certo che sei proprio una nanet...- Gajeel viene interrotto da uno spruzzo di Coca che proviene dalla lattina appena aperta, che gli bagna il volto e anche i capelli.

Spalanco gli occhi che per poco non sono fuori dalle orbite. Vedo con la oda dell’occhio Lucy trasalire. Bacchus e Cana sono sconvolti e si stringono una mano. Nessuno di noi è capace di fiatare. Siamo come pietrificati e le nostre membra non riescono a muoversi. Nessuno di noi credeva che Levy fosse capace di un’azione del genere.

- Levy-chan...- esclama Lucy, senza terminare la frase appena iniziata.

- Oh! Ma guarda, sei tutto bagnato...- osserva ironica la nostra coinquilina dalle mille risorse, sorridendo trionfante. Scuote i capelli vittoriosa e incrocia le braccia, guardando Gajeel con sguardo beffardo. Per un momento sembra essere lei quella più alta tra i due.

- Brutta mocciosa... - dice Gajeel, scandendo parola dopo parola e mordendosi il labbro inferiore per  trattenersi. So perfettamente che il mio amico d’infanzia potrebbe scoppiare malamente e fare davvero paura. Se fosse stato un ragazzo e non una ragazza ad averlo bagnato, si sarebbe  sicuramente scagliato contro di lui e lo avrebbe pestato per benino. Lo osservo mentre prende un fazzoletto dal bancone per asciugarsi il viso.

- Come osi, buzzurro! – ribatte la mia amica, per nulla scossa dal tono velenoso che le ha rivolto Gajeel.

- Oso! Eccome se oso, moscerino! – si infuria ancora di più il bruno.

Devo essere sincera, credevo che Gajeel sbottasse di più. Sembra quasi che stia facendo attenzione alle parole che dice per non offendere troppo Levy, ma, nel contempo, controbattere adeguatamente. Ricordo molto bene le continue risse in cui si immischiava e i terribili insulti con cui colpiva l’avversario. È palese che non sta mettendo tutta la sua cattiveria e la sua meschinità.

- Rozzo! -

- Tavola da serf! -

- Tavola da serf? - chiede confusa Levy.

- Sì, sei piatta. Non hai un briciolo di seno! – esclama bastardo il mio amico.

Okay, adesso ha esagerato. Va bene punzecchiarla con l’altezza, ma perché ha toccato proprio l’argomento tette?!

- Sei proprio uno stronzo! – lo rimbecca Levy. Questa volta l’insulto della mia amica sembra essere diverso dagli altri. Ci ha messo dentro tutto il suo odio e tutta la sua tristezza. Vedo che le tremola leggermente il labbro inferiore e il suo respiro si è fatto più affannoso. Quasi le leggo i mille pensieri che le la passano veloci per la mente. Questo cambiamento di tono lo hanno notato anche Cana e Lucy che sembrano essere scattate come bombe ad orologeria. Noi tre conosciamo quanto Levy sia paranoica su quest’argomento e quanto si strugge per arrivare a stento ad una seconda. Gajeel non poteva saperlo, ma non era necessario essere così crudeli e senza filtri. Credo proprio di dover intervenire, ma non ho idea di come gestire la situazione. Solitamente sono io quella che litiga con gli altri, non quella che interviene per separarli ed evitare che entrambi, lasciandosi prendere dalla situazione, si facciano male a vicenda.

- Gajeel-kun, chiedi immediatamente scusa! – dico impulsivamente e con tono piuttosto autoritario.

Ho spesso delle discussioni piuttosto violente con Levy, ma questo non significa che non tenga a lei. Nessuno può trattarla in questo modo. Nessuno. Nemmeno se si tratta di Gajeel. Deve chiederle perdono ad ogni costo.

- Ma per cosa dovrei chiedere scusa, Juvia? È solo una bambina. Le crescerà prima o poi...giusto, pulce? – sghignazza ancora il mio amico, non capendo la gravità della situazione e ferendo ancora di più Levy che sussulta vistosamente.

- Senti un po’, bello mio, chi ti credi di essere per dire una cosa del genere?! – gli urla Cana avvicinandosi a lui, mentre Bacchus cerca di calmarla e ricordarle che non è il caso di innescare inutili risse con qualcuno.

- Non sono una bambina! – stringe le piccole mani Levy e alzando in alto il mento.

- Oh? Pretendi che ti creda, piccolina? Scommetto che ti sei infiltrata di nascosto qua dentro... forse non lo sai, ma questa festa è aperta solo per quelli dell'ultimo anno. Torna a casa: la tua mamma sarà preoccupata per te – continua a ridere Gajeel. Vedo con la coda dell’occhio Lucy che accenna qualche passo verso di lui, pronta ad intervenire.

Uno schiaffo. Lucy si ferma di botto. Il rumore della sberla rimbomba nell'aria, nonostante la musica sia alta. Un palmo rosso è stampato sul volto di Gajeel. Il mio amico ha gli occhi spalancati e fissi in quelli nocciola scuro di Levy. La turchina deglutisce amaramente. Scorgo delle lacrime depositate alla base dei suoi occhi che tenta di trattenere con tutte le sue forze. Trema vistosamente e dopo aver comunicato telepaticamente tutto il suo odio al mio amico, abbassa lo sguardo, incapace di muovere un muscolo. Rimaniamo in questo modo ancora per degli interminabili istanti. Lucy si avvicina a Levy e la avvolge con un braccio, guardando con astio Gajeel.

- Ti sta bene, Gajeel-kun – sussurro, ma con un tono di voce abbastanza alto in modo tale che solo lui possa sentirmi.

Sono davvero allibita. Gajeel non è un cattiva persona, anzi, è la persona migliore che conosco. Non mi ha mai insultata o detto qualcosa di spiacevole, sebbene abbia avuto diverse occasioni per farlo. Mi chiedo davvero il motivo per cui abbia attaccato Levy in questo modo. Cosa ci avrà guadagnato a ferirla?

 Spero faccia la cosa giusta...

Lo vedo guardarsi intorno e stringersi nelle spalle, senza sapere che cosa fare e cosa dire. Lucy abbraccia ancora Levy. Le sussurra di lasciar perdere e di andare a prendere una boccata d’aria.

Concordo con Lucy. Credo che sia la cosa migliore uscire dalla palestra. Metterò da parte momentaneamente Gray-sama e andrò con loro. Bisogna confortare Levy.

La turchina annuisce convinta e, senza posare alcuno sguardo sul mio amico, prende la borsetta poggiata sul tavolo e si volta per andarsene. Qui Gajeel sembra scattare come una molla. Con mio grande stupore le afferra una mano. Levy sussulta evidentemente sorpresa dal gesto. Si guardano negli occhi. Le guance del corvino si arrossano leggermente e sembra avere un attimo di esitazione.

- Scusa...- mormora, dopo alcuni istanti.

Non riesco a credere alle mie orecchie! Gajeel ha appena messo da parte il proprio orgoglio e ha chiesto scusa a qualcuno?! Non era mai successa una cosa del genere. Forse ha davvero compreso quanto l’ha ferita.

- Rimani comunque una nanerottola che di certo non può bere birra – aggiunge sarcastico, mollando immediatamente la presa e distogliendo lo sguardo.

Il solito Gajeel-kun... Dovevo aspettarmelo.

Levy posa di nuovo la borsa sul tavolo e muove due passi verso di lui. Per un brevissimo istante vedo un sorriso sul volto del mio ex-compagno di classe. Un sorriso diverso dagli altri. Un sorriso reale. Niente labbra tirate all'insù per fare il beffardo. Un sorriso e basta.

- Mi stai mettendo alla prova, buzzurro? -  ringhia la mia amica, nuovamente all’attacco

- Proprio così, gamberetto – ribatte lui, assottigliando lo sguardo con aria di sfida.

- Gamberetto? -

- Con quella fascia arancione sembri proprio un gamberetto, gihgihgih! – le risponde in maniera ovvia il mio amico.

Che sciocca risposta... non poteva semplicemente dire che è stata la prima cosa “carina” che potesse comunque assomigliare ad un insulto che gli è venuta in mente da dire?

- Continui ad offendermi, eh?! Bacchus, una birra! - ordina determinata Levy, sedendosi. Il mio amico la imita con un sorrisetto da sbruffone sul viso.

- Levy-chan, forse è meglio lasciar perdere? – le suggerisce dolcemente Lucy, ancora incapace di perdonare Gajeel per le cattiverie che ha rivolto alla nostra coinquilina.

- So quello che faccio, Lucy - poi si rivolge a me - Juvia-chan, prima avevo intenzione, una volta finita la Coca, di venire con te a cercare il tuo famoso “principe azzurro”. Adesso, però non posso più. Mi dispiace -

- Tranquilla, Levy-san. Juvia ci andrà da sola. Non c’è alcun problema –

A questo punto posso anche andarmene e ritornare al mio obiettivo: trovare il mio amatissimo! Lucy-san e Cana-san, vigileranno affinché la situazione non degeneri come prima. Aspettami Gray-sama, ti troverò in un battibaleno!

Così con gli occhi scintillanti e le mani che mi tremano per l’emozione, mi volto e comincio a farmi spazio tra la folla a furia di gomitate: impresa piuttosto ardua. Spero di incontrarlo al più presto. Awww...Gray-samaaaa!

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Hola!

Era da un bel po’ che non aggiornavo la storia! Perdonatemi per avervi lasciato in sospeso, ma ho avuto diverse complicazioni eheheheh! Tenterò di non farvi attendere molto per il prossimo capitolo (come sempre già scritto, ma solo da revisionare).

Finalmente è entrato in scena Gajeel! [Hip! Hip! Urrà!] Immediatamente Gajeel e Levy hanno fatto scintille, cominciando a punzecchiarsi a vicenda. Sottolineo il fatto che il buzzurro si è veramente trattenuto. A modo suo cercava solo di fare amicizia con Levy, ma alla fine dicendo qualche parola di troppo la situazione è degenerata. [Gajeel non ne combina mai una giusta!] Tuttavia è riuscito a “salvarsi” in calcio d’angolo, mettendo da parte l’orgoglio, anche se solo per una frazione di secondo, e chiedendo scusa a Levy, la quale lo perdona quasi subito (almeno nel suo cuore) [chissà perché...eheheh!]. Comunque, il loro rapporto avrà modo di svilupparsi nelle pagine seguenti (così come per tutti gli altri). Ho già in mente qualcosa di abbastanza carino per la GaLe  alla fine della festa, ma non svelo i dettagli.

Il prossimo capitolo l’ho diviso in due parti perché veniva un po’ troppo lungo (30 e più pagine Word per un solo capitolo mi sembra esagerato e rischio di appesantire troppo la storia...^^’).  Tra due capitoli entra in scena...no, non ve lo dico...lasciamo un po’ di suspense! [sono cattiva, lo so!]. Quello che vi svelo è che sarà Lucy a narrare le prossime due parti.

Ringrazio VaneFrancyforever, Alichan8 e Emmola02 che hanno recensito il capitolo 6 e, ovviamente, tutti i cari lettori silenziosi che seguono la mia storia.

Bye Bye!

DaisyChan

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Capitolo 8
*** Capitolo 7- P.O.V. Lucy (parte 1) ***


Capitolo

7

P.o.v. Lucy (parte 1)

Guardo le onde dei fluenti capelli blu che si creano ad ogni passo che la mia amica compie, allontanandosi sempre di più da me. Vorrei fermarla, ma mi impongo di trattenermi. Spero con tutto il cuore che cambi idea da un momento all’altro e decida di non lasciarmi sola.

Juvia, non mi abbandonare!

Ormai la sagoma della ragazza è diventata irriconoscibile tra la moltitudine di gente. Ho la sensazione che la serata non proseguirà bene. Probabilmente mi ritroverò definitivamente sola. Cana è giustamente presa da Bacchus. Non mi considererà per tutta la serata e quasi sicuramente sarò un peso per loro. È normale che tra fidanzati si tenda a preferire di stare insieme da soli. Se rimanessi con loro, sarei solo un terzo incomodo.

Sposto i miei occhi su Levy, la mia migliore amica. La vedo sorridere euforica e buttare la testa all’indietro. Ride senza controllo, coinvolgendo anche Gajeel, l’amico di Juvia. Ha cominciato a trangugiare una bottiglia di birra dopo l’altra, senza freni, presa dalla voglia di dimostrare al ragazzo di essere capace di reggere l’alcol. Che poi il vero alcol è altro...cioè, la birra contiene una percentuale alcolica nettamente inferiore alla Vodka, o al Jack Daniel’s, o alla Tequila. Credo che Levy diventerebbe istantaneamente ubriaca con un solo bicchiere di uno di questi superalcolici. È impossibile gestirla quando alza un po’ il gomito. Già noto la sua instabilità...spero che smetta presto di bere. Averla ammonita precedentemente non è servito a nulla. Quando si fissa su qualcosa nessuno potrà mai smuoverla da quell’idea.

- Ehi, gamberetto, non ti sembra che sia il caso di smetterla? – le suggerisce l’amico di Juvia.

- Ststo bbbbenoneeeee! – grida troppo euforica Levy, facendo fatica a comporre la frase.

Osservo che è davvero presa da Gajeel. In altre occasioni avrebbe lasciato perdere e mandato il ragazzo a quel paese, senza degnarlo di uno sguardo. Invece qualcosa sembra essere scattato in lei. Al contrario, non riesco a comprendere le intenzioni di questo tipo vestito in maniera eccessivamente punk. Non capisco qual è il suo obbiettivo. Perché accettare la sfida di una ragazza minuta, nonostante sappia perfettamente che ha già vinto dal principio? Ripenso al battibecco che hanno avuto i due. L’atteggiamento, le parole, le espressioni del ragazzo non mi piacciono per niente. Offendere in questo modo Levy...ma che diavolo di amici ha Juvia?! D’altronde Juvia è abbastanza strana. È generalmente fredda e ingenua, ma in alcune occasioni ha dimostrato un calore ed un'intelligenza al di fuori dall'immagine che ci si fa di lei. Mi preoccupo un po' per la sua nuova ossessione "Gray-sama!". Mi sembra eccessivamente presa dalla situazione. Non si conoscono per niente! È matematicamente impossibile che quel ragazzo si ricordi di lei. Non voglio essere pessimista, ma chi si ricorderebbe di una ragazza che hai accidentalmente urtato? Io, sinceramente, no. Non darei peso alla situazione e continuerei a vivere la mia vita, scordandomi di quella persona.

Prendo il cellulare e accendo lo schermo per controllare l'ora.

Sono le 22:08...la serata è ancora lunga...

Questa festa è completamente diversa dalle mie aspettative. Immaginavo un tipico ballo scolastico americano, invece sembra quasi di essere in una discoteca improvvisata. Per di più le musiche sono fastidiose. Il volume è troppo alto e il ritmo è sempre lo stesso, monotono e orrendo. Scorgo il Dj sul palco. Tiene una cuffia appoggiata all’orecchio e sposta le mani da un lato all’altro della consolle. Ha un sorriso stampato sul volto, mentre nota ballare quella miriade di persone al di sotto del palco seguendo il tempo e le melodie che propone. Non è per niente bravo. Avrebbero dovuto chiedere di interpretare questo ruolo a Sting Eucliffe della C o a Luxus Dreyar, il fidanzato di Mira. Sbuffo annoiata. A giudicare dalle facce dei vari studenti, sembrano tutti divertirsi un mondo. Forse il problema sono io... Questa sera non ho proprio voglia di fare nulla. Mi chiedo come sono riuscita a farmi convincere. Sarei dovuta rimanere a casa.

Che senso ha tutto questo?!

Mi sembra tutto falso, inutile e stupido. Mi sento fuori posto. Questa allegria, queste risate, questa baldoria non mi appartengono.  

Che ci faccio io qui?

Doveva essere una delle serate più belle di quest’anno e invece... inevitabilmente penso a lui. Perché non riesco a rilassarmi, ad evadere dai miei pensieri? Perché mi viene sempre in mente l’immagine della stessa persona?  

Dannazione!

Mossa quasi da una forza primordiale, mi guardo attorno alla ricerca di quella zazzera leonina dai riflessi arancioni. Il mio cuore spera così tanto di incontrarlo...

Smettila, Lucy!

Devo riuscire a dimenticarlo. Di certo non posso pretendere da me stessa di sotterrare i miei sentimenti in così poco tempo, però non voglio rovinarmi quest’ultimo anno di scuola per una storia d'amore che non posso ottenere. Loki non mi ama. Non lo farà mai. Questa è la realtà dei fatti.

Accettalo, Lucy! Accettalo!

Tutto questo fa male. Dentro di me avevo sempre saputo che Loki mi avrebbe vista sempre e solo come una semplice amica. Se avessi potuto evitare di innamorami di lui, lo avrei fatto. Ma come dice una famosa frase: “Al cuore non si comanda”.

Cosa ha Aries in più di me?

Aries, in poco tempo, è riuscita ad ottenere il cuore del mio migliore amico. Io ho miseramente fallito, nonostante lo conosca meglio delle mie tasche. Mi viene da piangere. Vorrei nascondermi in un angolino buio e cedere alle mie lacrime. Non resisto più.

Mi volto, ma improvvisamente Levy poggia violentemente la testa sul tavolo, provocando un suono forte, ma poco percettibile a causa della musica troppo alta. Mi avvicino di corsa a lei, imitata da Cana.

- Levy-chan, basta bere! –

Comincio ad entrare nel panico. Non la vedo dare segni di vita. Continuo a chiamarla,alzando di volta in volta la voce. Sono in ansia, respiro a fatica.

Non va bene...Non va bene...Non va bene...

La continuo a scrollare.- Levy, ti prego, rispondi! –

Cazzo. Cazzo. Cazzo.

Dovevo fermarla a tutti i costi. Non dovevo assolutamente permetterle di bere. Potrebbe finire in coma etilico. Le afferro il braccio sinistro e la scuoto per vederla in faccia e, a causa della mia foga, faccio cadere le due bottiglie di vetro  da 66 cl quasi del tutto vuote. Inspiro accidentalmente l’odore acre di birra che sale dai contenitori. Tiro ancora la mia migliore amica che sembra essere su un altro mondo, incosciente, mentre Cana le dà dei piccoli schiaffetti sulle guance. Bacchus, da dietro il bancone, toglie le due bottiglie e ci guarda, non sapendo cosa fare. Gli chiedo di darmi una pezza bagnata o un po’ di ghiaccio da mettere sulla fronte della mia migliore amica. Alzo lo sguardo e fisso Gajeel con astio. Se non fosse per lui Levy starebbe benissimo.

- È tutta colpa tua! – gli dico furibonda e fuori di me. Avverto il sangue ribollire nelle vene e un forte calore mi si spande in tutto il corpo. Sono certa che le mie guance e la punta delle mie orecchio siano visibilmente rosse.

Il metallaro inarca appena il sopracciglio nero pece, facendo brillare i vari piercing che ne delineano la forma.- Guarda che così le fai male –

Non capisco a che cosa si riferisce e quello sguardo da strafottente mi urta profondamente. Potrebbe sfuggirmi di mano il poco controllo che mi resta e mi impongo di mantenere la calma qualunque cosa succeda.

- Cosa? – gli chiedo il più gentilmente possibile, nascondendo l’accento sprezzante che impregna ogni lettera che mi esce dalla bocca.

Il ragazzo sposta lo sguardo sulla mia mano destra ed io, involontariamente, lo seguo con gli occhi. Mi ritrovo a fissare le nocche della mia mano quasi totalmente bianche e mi accorgo solo ora che stringo vigorosamente il polso sinistro della mia migliore amica. Allento immediatamente la presa, rilassando i muscoli delle dita. Torno a fissare gli occhi vermigli del metallaro e sento che la mia rabbia è aumentata vertiginosamente. Tutti i miei freni sono andati definitivamente a farsi fottere e preparo la mia lingua velenosa a comporre parole letali contro Gajeel. La stazza del ragazzo non mi fa per niente paura. È seduto con le gambe rivolte verso Levy e il gomito destro appoggiato sul tavolo. La testa è storta, retta dalla mano destra e quelle fessure rosse circondate da piercing mi scrutano, mentre la sua mano sinistra tiene una Ceres da 66 cl. Aspetta una mia mossa.

Come fa ad essere così calmo, mentre Levy è praticamente svenuta?

Riempio i polmoni di aria e mi preparo a parlare. Le vene delle mie tempie pulsano velocemente. Dischiudo leggermente le mie labbra colorate da un leggero rossetto rosso.

- La tua amica ama vincere, eh? –

Lo guardo e resto sorpesa. Cosa c'entra questa domanda in questo contesto?!

- Non credo che questo sia utile per risolvere la situazione –

Mi ignora. Rivolge il suo sguardo sui capelli mossi di Levy. Si avvicina lentamente a lei fin quando non sfiora con il mento i ciuffi turchini della mia migliore amica. Lo vedo fare dei piccoli respiri uno dietro l’altro. I muscoli della sua fronte sono leggermente corrugati e noto solo adesso che la sua mano sinistra trema leggermente, facendo oscillare la poca birra che sbatte contro le pareti di vetro della bottiglia. Sembra in tensione.

Allunga il collo verso l’orecchio di Levy. - Non hai ancora vinto, gamberetto –

Improvvisamente Levy mugugna. Cana l’aiuta a mettersi dritta. Io sono ancora incapace di lasciarle il polso. Bacchus mi porge una pezza bagnata che subito poggio sulla fronte della mia amica. Non so fino a che punto questo sia utile.

Cana, reggendo ancora Levy, si rivolge a Bacchus. – Amore, dalle un bicchiere d’acqua –

Ha avuto un’ottima idea! Ho letto su qualche rivista che l’acqua è utile per far passare la sbornia: aiuta a reidratare l’organismo e a ripristinare i liquidi perduti a causa dell’alcol. 

Bacchus frettolosamente riempie un bicchiere di plastica e lo porge a Levy che lo beve tutto d’un fiato. Vederla così attiva mi fa sentire meglio. Mi rilasso appena, ma non ancora a sufficienza. Potrebbe vomitare da un momento all’altro o, peggio, perdere nuovamente conoscenza.

Tolgo la pezza bagnata dalla fronte della mia amica. - Levy, ti va di andar a prendere una boccata di aria fresca? –

Non appena arriviamo a casa le farò una sfuriata che si ricorderà per il resto della vita. Non deve più accadere una cosa del genere.

Aspetto impaziente la risposta che probabilmente non arriverà mai. Levy, infatti, è del tutto concentrata a fissare un punto imprecisato sul tavolo. Forse non ha nemmeno ascoltato la mia proposta che, in realtà, celava un’imposizione. Le afferro il braccio e, decidendo di prendere il suo silenzio per un “Sì”, la tiro un po’ per farla alzare e portarla fuori. Improvvisamente, però, la mia migliore amica fa resistenza. Si libera dalla mia stretta e velocemente si volta per guardare le pupille incorniciate dall’iride rossa del tipo punk.

- Sono più forte io! - urla in maniera piuttosto acuta Levy a Gajeel con voce instabile, ignorandomi del tutto. Strabuzzo gli occhi.

Ha già bevuto due bottiglie da 66cl! Qui si mette male. Devo farla uscire da qua. La situazione sta degenerando.

- Ma se sei già ubriaca! –

Gajeel ride e appoggia la sua Ceres sul bancone. Lo osservo di bieco. Mi irrita davvero molto. I muscoli del suo volto sono contratti per formare un sorriso, ma la ruga che precedentemente mostrava sulla fronte non c’è più. Pare più rilassato.

Che si sia preoccupato per Levy?

Levy sbuffa. Porta la testa all’indietro e muove il viso di scatto. Fissa Bacchus che è rimasto con la bottiglia d’acqua in mano. - Un'altra birra! –

Sto per ribattere e intervenire, ma il metallaro mi precede.

- Ehi! Non esagerare! Tu non reggi bene l'alcol. Mi farai sentire in colpa per aver accettato una sfida che non potevi sostenere ed esserti ridotta in questo stato –. Colgo un po’ d’inquietudine nella sua voce.

Allora non è bravo soltanto con gli insulti: qualche volta sa ragionare e dire le parole giuste.

Le poso una mano sulla spalla. - Levy-chan, su, basta! Per sta sera hai bevuto abbastanza –

Si scrolla di dosso la mia mano e batte un pugno sul tavolo. - Zittaaaa, Lussccccy. Bacchus, dammi un'aaaltra bottiglia! –

Il ragazzo guarda Cana. - Dovrei dargliela? -

Cana incrocia il mio sguardo. - No. Assolutamente no. Non vedi in che stato si trova? Levy è astemia –. Poi mi sorride come per dire “Stai tranquilla, Lucy. Troveremo una soluzione”. Sono nell’ansia più totale. Non riuscire a far ragionare Levy in nessun modo mi sta mandando nel panico. Ho paura che possa farsi sul serio molto male e se succedesse non riuscirei mai a perdonarmelo.

Col cazzo che troviamo una soluzione. Se non ci sbrighiamo Levy comincerà a stare sul serio male!

Levy si sporge all’indietro con lo sgabello, tenendosi con le mani al bancone. Piega la testa verso la mia amica e le sorride, mentre i capelli turchini le vanno sugli occhi. Scoppia a ridere e  per poco non si soffoca. Il suo sguardo non lucido vaga dal viso della castana al mio. - Cannna, cazzzzzo, sto bbeneee

La mia ansia è aumentata. Devo assolutamente risolvere questa situazione. Mi avvicino alla mia amica e l’aiuto a rimettersi composta. - Levy siediti bene. Rischi di cadere se continui a stare in questa posizione –

Cana si allontana da Levy per guardarla meglio negli occhi - Esistono altri modi per dimostrare a questo ragazzo che sei tu la più forte –

Levy sembra illuminarsi. Per un attimo sembra essere tornata lucida. Solo per un attimo. Uno strano sorrisetto le vela le labbra rosso fragola. Scende dallo sgabello su cui è seduta e si muove instabilmente verso Gajeel che occupa il posto accanto. Gli arriva quasi addosso e, a causa della sbornia, è costretta ad appoggiare una mano sul banco per rimanere in equilibrio. Io stringo i pugni. Sono pronta ad intervenire. Quella smorfia che ancora le attraversa il viso non mi piace per niente. Rimango a guardare la scena appena qualche passo più indietro. Noto che nonostante l'amico di Juvia sia seduto, riesce ad essere sempre imponente e soprattutto più alto di Levy. La mia migliore amica si accorge di questa palese differenza e si mette in punta di piedi, rendendo il suo equilibrio ancora più precario. In questo modo riesce a raggiungere quasi la stessa altezza del ragazzo che la fissa interrogativo e dubbioso. Come me, è confuso e aspetta guardingo la prossima mossa di Levy. Lentamente il viso della turchina si avvicina sempre di più a quello di lui. Strabuzzo gli occhi, ma rimango ancora a fissarli.

Che diavolo ha intenzione di fare? Vuole forse...baciarlo?!

Ormai c'è pochissimo spazio tra i nasi dei due. Le guance del ragazzo si imporporano leggermente e subito allontana lo sguardo dagli occhi castani della mia amica.

- Ti ssffiddo a brasssccio di ferrrrro - gli soffia con voce suadente.

Vedo Gajeel allontanarsi un po’ dalla faccia di lei non appena l’alito della mia amica, impregnato dell'odore di alcol e menta, gli ferisce le narici. - Puzzi di birra...-

Levy sembra capire di essere un po’ troppo vicina al volto dell'amico di Juvia e arrossendo si allontana.

- Comunque, non vincerai! Come credi di battermi a braccio di ferro? -. Gajeel ride e contrae il muscolo del braccio destro per mostrare il bicipite scolpito.

Sposto il mio sguardo sul fisico del metallaro. Nonostante indossi una maglietta nera degli Ac/Dc, si distinguono molto bene i muscoli che delineano il suo corpo palestrato e atletico, gonfiandolo un po’. Tutto sommato il suo aspetto è gradevole. Di certo non è pompato come certi ragazzi che vanno in palestra solo per aumentare massa muscolare.

Levy non ha speranze di vittoria...

Accenno un sorriso. - Levy, forse è meglio lasciare perdere...-

Fa finta di non sentirmi. - Lo veeeedremooo! –

Comincio a scaldarmi un po’. Perché deve ignorarmi in questo modo?! Sembra come se questo ragazzo, conosciuto da appena qualche minuto, abbia risucchiato tutta la sua attenzione

- Accetto volentieri questa sfida inutile, gihgihgih! –

Getto uno sguardo disperato a Cana. Lei, di rimando, scuote la testa. Non si può far nulla se non stare a vedere come si evolverà questa situazione. Levy è veramente testarda.

Cana prende per mano il fidanzato e lo avvicina a sé. - Bacchus, perché non andiamo a fare un giro fuori? –

Mi si gela il sangue nelle vene.

- Volentieri! –

Cana, non penserai di abbandonarmi anche tu!? Rimani qui! Non lasciarmi da sola! Come farò a controllare Levy?!

Mi sorride affettuosamente, cosciente di stare per lasciarmi da sola a gestire la situazione. - Lucy, ti mando un messaggio non appena sto per ritornare. Il passaggio me lo dà Bacchus... Ci vediamo a casa! –. Io le sorrido inebetita, cercando le parole giuste per farla restare.

- M-ma...-

Mi schiocca un bacio sulla guancia sinistra - Ti affido Levy! Ciao! -. Prende per mano il fidanzato ed insieme si dirigono verso la porta della palestra, senza lasciarmi nemmeno il tempo di ribattere.

Incredibile! Mi ha veramente lasciata da sola! Cana non la passerà liscia, così come Juvia e Levy. Dov’è finito il “Questa sera ci divertiremo tutte insieme”?!

Intanto Levy sposta le bottiglie di birra e alcuni bicchieri dal tavolo per creare un po’ di spazio.

È davvero intenzionata a sfidare Gajeel?! Fa sul serio?

Sono piuttosto allibita. Decido di allontanarmi. Mi sono stancata di rimanere in piedi a guardare la mia migliore amica fare la stupida. La posso benissimo tenere sotto controllo da lontano. Tanto sono perfettamente cosciente che il mio ruolo per sta sera sarà “Fare da balia” a Levy. Mi avvicino al muro bianco segnato dalle impronte di alcune pallonate poco distante dal bancone e vi appoggio la schiena. Da questa posizione posso osservare tutta la stanza. Le luci ad intermittenza fanno sembrare i movimenti della gente discontinui. La sala ospita davvero moltissime persone. Scorgo un paio di coppiette abbracciate ed alcune che si scambiano baci non proprio appropriati in questo contesto.

Chissà se anche Loki ed Aries...No! Lucy, non devi pensarci! Pensa ad altro! Rifletti sulla scuola, oppure sulla tua vita, o sul gelato che prendi sempre al bar accanto al parco, o ancora sul palloncino rosso che volava solo nel cielo sta mattina...qualunque cosa! L'importante è che non sia su Loki. Ecco! Ci ho pensato di nuovo. Porca puttana! No...Lucy, non dire parolacce. Tu sei una persona pulita, casta e pura...le parolacce non si dicono, cazzo! Merda...ne ho pensata un'altra ed un'altra ancora...sono un caso disperato.

Provo a concentrare tutta la mia attenzione su Levy e Gajeel. La mia migliore amica ha poggiato il gomito destro sulla tovaglia bianca. Gajeel è piuttosto divertito. Nonostante la musica alta, riesco comunque a capire cosa si stanno dicendo.

- Guarda che così non si può giocare...dovresti essere di fronte a me - le fa notare l'amico di Juvia con fare ovvio.

- Uffaaaa! Quanti problemiii! - sbuffa irritata Levy e aggiunge - sposta la sedia, buzzzuzzurro! -

- Sempre gentile, eh? Perché non la sposti tu la sedia, gamberetto? –

Lo guarda inferocita e con gli occhi stretti. Prova pronunciare bene i vocaboli, ma a causa del troppo alcol ingerito fa molta fatica e a malapena si riescono a distinguere le varie parole. - Non ssssono un gammmmberetto! –

Gajeel la fissa sorridendo sornione. - Non si direbbe, gihgihgihgih! –

Levy alza la voce. Ha le guancia rosse e lo guarda con aria prepotente. - Idiota! Sposta la sedia! –

- Non ci penso nemmeno! -

La mia migliore amica si alza ed afferra la sedia, pronta a trasportarla dietro il bancone. - Gajeel, sei stupido. Devo fare tutto io! -

- Sei stata tu che mi hai sfidato e quindi adesso ti assumi le responsabilità -

La turchina si ferma e guarda stranita il ragazzo. Nonostante la sbronza che ha ancora addosso sembra essere un po’ lucida. - Che c'entra? Non è queszztione di responsabilità -

Lui scuote la testa, come per cercare di acquisire maggiore pazienza possibile. - Gamberetto, muoviti! Non ho voglia di aprire inutili discussioni –

- Guarda che io non apro nessuna discussione. Hai tirato tu fuori l'argomento. Io non ho fatto nulla. Prenditi tu le tue responsabilità! -

Gajeel ridacchia, ma poi aggiunge con voce più seria, cercando di nascondere una leggera irritazione - Gamberetto, stai rompendo le scatole. La finisci?! Sposta la sedia ora. Ho voglia di batterti immediatamente -

- Guarda che sei tu quello che sta rompendo le scatole! Tu e il tuo modo di fare così grezzo e rozzo! -

Non la finiranno mai di litigare...

Gajeel si alza e sposta la sedia dietro il bancone, ignorando le lamentele dei membri dello staff che si irrigidiscono immediatamente, notando la stazza imponente del ragazzo.  - Ho capito. Qui si fa mattina se non la sposto io la sedia. Gamberetto, sei proprio seccante, sai?! –

Si siede. – Bene, sei pronta a perdere? –

Levy si mette a ridere. È davvero ubriaca. - Guarda che quello che perderà sei tu! -

Gajeel, poggia il gomito destro sulla tovaglia e attende che Levy faccia altrettanto.

- Giochiamo da alzati! -

- Allora, perché cazzo mi hai fatto spostare la sedia? -

- Ehm...-

Scrolla la testa, facendo muovere i folti capelli corvini. - Non importa! Gamberetto, sbrighiamoci a fare questa partita, sto perdendo la pazienza. Ti avverto, però, che non ci andrò piano con te. Ti batterò entro due secondi -

- Io non ne sarei così sicuro...non ti sopravvalutare. Comunque, anche io darò il meglio di me. Su! Giochiamo -

Levy afferra la mano di Gajeel. I due cominciano a fare forza l'una contro l'altro, ma entrambi si accorgono che non si può giocare bene con la tovaglia.

- Gamberetto non si può fare una partita a braccio di ferro con la tovaglia di sotto -

Levy sbatte le palpebre velocemente. - Grrr! Toglila allora! Sempre problemi! -

- Non è colpa mia! -

Il ragazzo dai capelli neri solleva la tovaglia, lasciando, così, scoperto una parte del legno scuro del tavolo. Gajeel ignora gli sguardi furenti degli studenti dietro il bancone addetti a servire bibite di ogni genere agli invitati. Non osano ribattere. Non li biasimo. Nemmeno io riuscirei a dire qualcosa, soprattutto dopo aver osservato gli incredibili muscoli che l’amico di Juvia possiede e il fisico palestrato che lo rendono un gran figo.

Finalmente Levy e Gajeel si rimettono in posizione per giocare. Intrecciano le loro mani e cominciano a fare pressione. Sono piuttosto sorpresa da ciò che vedo. Per i primi tre secondi, le forze dei due si eguagliano. La faccia di Levy è paonazza e le sfuggono alcuni gemiti dovute allo sforzo.

Levy è incredibile! Io sarei stata sconfitta immediatamente. Forse sarà stato l’alcol ancora in circolo nelle sue vene a darle la capacità di tener testa a quella specie di mostro pompato.

Gajeel la guarda e resta sorpreso, non si aspettava che Levy riuscisse in qualche modo a tenergli testa. Rimane per un po’ in silenzio, osservandole i ciuffi sbarazzini di capelli che si muovono ad ogni gemito che emette. - Però! Niente male per un gamberetto! –

Un leggero sorriso di soddisfazione vela le labbra della mia migliore amica. Si distrae per un momento e Gajeel ne approfitta e contrae maggiormente il muscolo della mano destra prendendo il sopravvento. Così, con voce strozzata Levy  pronuncia un flebile: - Mi hai distratto appositamente! -

Levy prova a rimediare alla situazione, aumentando la presa al massimo delle sue forze, ma ormai è evidente il risultato. Inutili sono i mugugni e le smorfie di dolore che compaiono sul volto della turchina e in pochi istanti Gajeel vince.

Era scontato.

Entrambi sciolgono le loro mani e Levy scrolla il braccio destro indolenzito.

Lei sbuffa arrabbiata e ancora rossa in viso, ma in certo senso sento che è felice. - Sgrunt! Non è giusto! Dammi la rivincita! –

- Wow! Sono davvero sorpreso! Non pensavo che anche con la mia forza minima saresti comunque riuscita a non perdere subito. Sono colpito, stupefatto! -

Levy sorride orgogliosa. - E sarai ancora più sorpreso quando la prossima volta vincerò -

- Okay, rigiochiamo. Tanto non ho di meglio da fare -

Sono di nuovo con i gomiti destri poggiati fermamente sulla scura superficie lignea. Si guardano negli occhi e con le labbra tirate all’insù danno il via ad un nuovo incontro.

La situazione credo che procederà per le lunghe. Non c’è alcuna possibilità che Levy possa vincere e, sicuramente, testarda com’è, vorrà la rivincita.

Mi giro e guardo i vari ragazzi ballare a tempo su L'Amour Toujours di Gigi D’Agostino. Osservo in particolar modo un gruppo di cinque ragazzi della D che hanno preso in spalle un tipo minuto con gli occhiali e lo fanno saltare a ritmo di musica, cantando a squarcia gola. Il poveretto probabilmente non voleva essere sollevato e ora tenta in tutti i modi di scendere e di non perdere gli occhiali. Mi viene da ridere guardando la scena. Qui alla FTHS non ci si annoia mai. Forse il trasferirmi da Harujion a Magnolia è stata una delle scelte migliori della mia vita. Harujion è una di quelle cittadine vicino al mare, affollate solo d’estate. Conta davvero pochissimi abitanti e la noia regna sovrana tra le strade lastricate di sampietrini. Ci sono molto legata perché lì ho vissuto la mia infanzia, ma non mi manca veramente. Magnolia è davvero stupenda. Qui ho incontrato tantissime persone simpatiche ed eccezionali con le quali ho vissuto dei momenti indimenticabili. Levy, Cana, Juvia, Erza, Loki...potrei continuare la lista fino a raggiungere l’infinito. Certo, è faticoso conciliare lavoro e studio contemporaneamente, ma tutto sommato vedo più lati positivi che negativi di questa situazione. Ad Harujion, a parte la mia famiglia e mia sorella Michelle, non ho lasciato nessuno. Qui a Magnolia ho avuto la possibilità di ricominciare e di dare una svolta alla mia vita. Devo ringraziare Levy, perché senza di lei probabilmente non sarei qui. Lei mi ha spronato a cercare una casa in affitto e di andare a vivere insieme, dividendoci le spese. 

Levy vive lontano della sua famiglia già dal primo anno di liceo. I rapporti con i suoi non sono proprio dei migliori. Non mi ha mai raccontato molto, ma da quanto ho capito ha litigato con il padre. Ricordo che al primo anno abitava in una casa piccola e malandata. Era uno di quegli appartamenti antichi, con i mobili presi dal fondo della bottega di un rigattiere. L’ambiente era umido e buio e l’intonaco era scrostato. Levy faceva del proprio meglio per trasformare quel buco in una reggia. Si era data parecchio da fare e in qualche occasione le avevo addirittura dato una mano, ma la casa rimaneva orrenda. Sembrava rispecchiare l’orribile carattere del padrone di casa. Lo ricordo a malapena. Un ometto tarchiato, con l’espressione da ebete che sgranava gli occhi e tirava su le labbra facendo intravedere i denti gialli non appena qualche ragazza carina passava di fronte a lui. Ero disgustata da quell’individuo e ho provato a convincere la mia migliore amica a cercare un altro appartamento. Levy, però, non mi ascoltava. Rimaneva lì poiché l'affitto era basso e conveniente e lei non si poteva permettere di abitare in una casa migliore.

Poi però le cose cambiarono. Levy mi convinse a trasferirmi a Magnolia e cominciammo a cercare casa. Fortunatamente ci imbattemmo in un annuncio: una studentessa cercava due ragazze come coinquiline per dividere le spese. Io e Levy incuriosite andammo a visitare l’appartamento e ad aprirci la porta fu una ragazza dagli ondulati capelli marroni con un debole per l'alcol: Cana. Levy e Cana si conoscevano già e per me fu semplice fare amicizia con la castana. Le varie spese e il costo dell'affitto erano accessibili e la casa ci piacque. Non aveva niente a che fare con quella vecchia catapecchia sgangherata in cui viveva la migliore amica. Dopo meno di una settimana io e Levy ci trasferimmo. Qualche mese dopo iniziò la scuola e durante il primo periodo del secondo anno conobbi Juvia. Cercava casa e così le proposi di venire ad abitare con noi, dato che avevamo a disposizione una stanza libera. Dividere le spese in quattro sarebbe stato meno costoso e Juvia mi faceva simpatia. In questo modo diventammo tutte e quattro coinquiline.

Accendo il display del cellulare. Sono le 22:41.

Che serata noiosa! Devo ancora aspettare che si faccia mezzanotte prima di poter tornare a casa.

Mi annoio. Non ho assolutamente idea di che cosa fare per passare il tempo. Rimanere con la spalle appoggiate al muro ad osservare la gente investita da luci colorate non è una bella attività.

Il Dj mette Cupid Shuffle. Immediatamente si forma un ingorgo di persone sotto il palco che cominciano a ballare seguendo i passi di Erza e Mirajane che da sopra coordinano la massa. Accenno istintivamente anche io qualche movimento, ma subito dopo mi blocco.

Se andassi a ballare? Ma no! È fuori discussione. Ballare con chi, poi? No, mille volte meglio rimanere qui. Forse è meglio giocare a Ruzzle. Meno male che non ho cancellato quel gioco dal cellulare, nonostante la memoria sia completamente piena. Però non voglio stare in piedi. Devo cercare un posto dove sedermi.

Mi volto più e più volte alla ricerca di un spazio libero. Ci sono alcuni divanetti neri e qualche puff posizionati lungo il perimetro della stanza, ma sono tutti occupati. Comincio a farmi strada, urtando gente più o meno sconosciuta. Ogni tanto riconosco il volto di qualche studente, ma non mi fermo a salutare o a scambiare quattro chiacchiere. Nel mio continuo girovagare, scansare individui, venire sballottata tra la folla, noto la trave di legno che qualche volta ho usato durante la lezione di ginnastica. Mi dirigo verso quel pezzo di legno lucido con un sorriso ebete.

Beh, non sarà il massimo, ma è certamente più comoda di rimanere alzata.

Agli estremi della trave sono seduti alcuni ragazzi che parlano con altri in piedi. Il centro è completamente libero. Sembra lasciato apposta per me.

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Salve genteee! È Daisy che vi parla [mentre si sta sciogliendo a causa del caldo]!

Okay, non aggiorno da taaaaaantissimo, ma sono stata parecchio impegnata. L’importante è continuare ad aggiungere i capitoli di tanto in tanto, no?! [Sì, certo, ma non si può aggiornare una storia ogni due mesi!]. Lasciamo perdere, eheheheh...

Come detto già nella precedente N.d.A., ho dovuto dividere il P.o.v. di Lucy in due parti. È già abbastanza lungo questo capitolo (circa 13/14 pagine Word), immaginate quanto sarebbe diventato se avessi aggiunto anche l’altra parte.

Questo parte è dedicata principalmente alla GaLe (o Gajevy), infatti l’attenzione è puntata su di loro per la maggior parte del capitolo. La “fantastica” sbronza di Levy è tratta dalla mia esperienza personale [lo ammetto: sono astemia e non reggo nulla!]. Ma la sua sbornia non finisce qui. Quando riprenderò il P.o.v. di Levy ne succederanno delle belle.

Lucy è stata lasciata completamente sola. Cana va via con Bacchus, Levy che la ignora a causa di Gajeel e Juvia, invece, che va alla ricerca di  Gray...[amiche fantastiche e dove trovarle!]. Insomma, potete ben intuire che adesso tocca a Lucy incontrare qualcuno eheheheheh...

Comunque, ci tengo a sottolineare che Gajeel si è davvero preoccupato per Levy quando non dava praticamente segno di vita. Non l’ho evidenziato molto perché Lucy è prevenuta nei confronti del metallaro e quindi non ha fatto molto caso al vero stato d’animo di quest’ultimo. Insomma, guardando la situazione dall’esterno, chiunque sarebbe prevenuto nei confronti di un ragazzo che comincia a litigare offendendo pesantemente la propria migliore amica!

Breve anticipazione: il litigio tra Levy e la sua famiglia è piuttosto importante all’interno della storia e cela un bel segreto [che scoprirete solo leggendo]. Tutto ciò porterà alla comparsa di un personaggio (presente sia nell’anime che nel manga) inaspettato.  

Bene, bene, bene...mi sembra che non ho più nulla da dire!

Ringrazio calorosamente marythepotatogirl per la sua recensione (sempre entusiasmante ^^) e ci risentiamo al prossimo aggiornamento.

DaisyChan

Ps: Grazie mille a tutti i lettori silenziosi che seguono questa storia!! [Ah! Penso che sia abbastanza chiaro che le parole scritte in corsivo pronunciate da Levy non siano degli errori di battitura! Sono fatti apposta proprio per sottolineare il fatto che Levy è completamente andata, tanto da non riuscire nemmeno a parlare bene eheheheh! Bye]

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 -P.O.V. Lucy (parte 2) ***


Capitolo

8

P.o.v. Lucy (parte 2)

Tiro il vestito da sotto e mi siedo sulla trave di legno. È piuttosto bassa e il sentirmi di continuo in procinto di cadere, a causa del fatto che la trave è di larghezza molto piccola (ci entra a malapena un piede!), rende il posto scomodo sotto ogni punto di vista. Inoltre, il mio vestito attillato è abbastanza corto e il tessuto tende ad accorciarsi. Sedersi su una trave bassa, piccola e con un vestito corto non è per niente gradevole.

Ho il terrore che gli altri possano scorgere le mie mutandine, quindi unisco il più possibile le ginocchia. Cercare un altro posto su cui sedermi non se ne parla proprio. Non ce ne sono. Di rimanere in piedi nemmeno. I piedi mi fanno troppo male. Orribili tacchi.

Pazienza! Mi dovrò accontentare...

Che palle! È ancora presto prima che finisca questa dannata festa. Provo a sistemarmi al meglio sulla trave, appoggiando la schiena al muro bianco poco distante dall’attrezzo. Con le mai cerco di allungare di qualche centimetro l’orlo dell’abito, ma senza successo. Troppo corto. Se non sto attenta potrei mostrare a tutta la gente presente in questa sala le mie mutandine azzurre. Sbuffo infastidita dalla situazione. Non so come passare il tempo.

Da qui non riesco a vedere Gajeel e Levy. Probabilmente staranno ancora giocando a braccio di ferro. Non si saranno nemmeno accorti che mi sono allontanata. Saranno immersi nel loro mondo a parte. Credo che l’amico di Juvia abbia creato una piccola breccia nel cuore di Levy. È ancora presto per dirlo, ma il mio intuito non sbaglia quasi mai. D’altronde a Levy farebbe bene mettersi con qualcuno. Non è fidanzata da molto tempo. Gli ultimi due ragazzi che ha avuto erano, se non sbaglio, Jet e Droy. Ma la sua relazione con entrambi durò ben poco. Ora sono rimasti amici, anche se i due, ogni volta che si vedono, fanno a gara a chi attira di più l’attenzione della mia migliore amica. Levy non ci fa molto caso. Nonostante siano stati scaricati molto tempo fa, continuano ad essere follemente innamorati di lei.

Mi chiedo dove sia finita Juvia. È scomparsa in mezzo alla folla. Temo possa compiere qualche sciocchezza. È tipico di Juvia fare cose stupide e soprattutto avventate. Come le è venuto in mente di rubare i soldi dell’affitto per comprare l’attrezzatura necessaria per perseguitare quel povero ragazzo? Sembra di essere in un film. La immagino piuttosto bene calata nella parte della stalker. Quel ruolo le si addice. Direi che Juvia è una vera e propria ossessionata. Ogni giorno ha una nuova fissa. Per certi versi è ammirabile vedere quanto impegno ci mette per soddisfare le sue manie, ma per altri è davvero inquietante. Vedremo quanto durerà l’ossessione “Gray-sama”. Non voglio insinuare nulla, ma è stupido da parte sua innamorarsi di una persona che conosce appena, anzi che non conosce affatto. Non si sono nemmeno scambiati qualche parola! Juvia è davvero strana.

Fisso lo schermo del cellulare e inserisco la password del blocco schermo. In un istante riconosco la foto che ho impostato come sfondo del telefono: un selfie con le mie tre coinquiline durante un pigiama party. Sorrido nel ricordare quel momento. Era successo un po’ di tempo fa, forse sarà addirittura passato un anno. Non mi ricordo, ma le emozioni di quella sera sono rimaste indelebili nella mia memoria. Quella sera Levy e Cana avevano litigato, come al solito, io non stavo molto bene, poiché avevo appena avuto l’influenza, e Juvia si era appena lasciata con Bora. Insomma eravamo in crisi ognuna per conto proprio e io ne avevo abbastanza di sentire inutili parole, piagnistei e lamentele da parte delle mie amiche. Così, dopo essermi arrabbiata per benino anch’io con tutte e tre e averle rimproverate per l’inutile putiferio che stavano provocando, ho proposto loro di sederci sul divano a guardare le puntate di Grey’s Anatomy. L’idea è stata subito accolta con entusiasmo, ma prima che potessi rendermene conto, la situazione stava degenerando: ero completamente ubriaca. Cana, non si sa da dove, aveva uscito una quantità indefinita di bottiglie di vodka, beccandosi un rimprovero da parte della giudiziosa Levy che, dopo aver bevuto qualche sorso di troppo, si ritrovò a ballare in pigiama sul tavolo della cucina. Mi divertii tantissimo, almeno per la prima parte della serata. Della seconda ricordo poco e niente...non sono una gran bevitrice e l’alcol non lo reggo bene. Posso affermare con orgoglio di reggere l’alcol meglio di Levy (a lei basta una solo bottiglia di birra per crollare quasi del tutto), ma non posso superare Juvia né, tanto meno, Cana. Morale della storia: cosa sia successo dall’1:05 (ultima volta in cui avevo controllato l’orario) alle 5:30 per me rimane un mistero. Le conseguenze il giorno successivo furono disastrose. Appena sveglia un mal di testa allucinante venne a rovinarmi la giornata e quel giorno avevo pure un test di matematica. Presi, come volevasi dimostrare, una insufficienza e venni addirittura chiamata in privato dal mio professore, preoccupato per me, dato che avevo ulteriormente abbassato la mia media. Invece, Levy, ottenne quasi il punteggio massimo. Come abbia fatto per me rimane ancora un mistero, ma non dovrei stupirmi dato che si sta parlando di Levy, la secchiona della situazione, colei che arriva quasi sempre al top della classifica dei migliori studenti della scuola. Come fa a mettere tutte quelle nozioni e a ricordarle in quella piccola testolina? Io, a malapena, riesco a ricordarmi la lezione del giorno e po’ di quella precedente. Per carità, non voglio dire che vado male a scuola, ma di certo non brillo come la mia migliore amica. Sono nella media: né troppo scarsa, né troppo brava. Quella a rischio di bocciatura è Cana. Come al solito, lei non studia, ma questo non perché non sappia svolgere gli esercizi o non capisca le cose, semplicemente perché si annoia. Si secca a studiare. Prendere un libro, per lei, è faticoso quanto scalare il monte Fuji con i sui 3.776 m di altezza. È riuscita a salvarsi e passare l’anno sempre all’ultimo momento, qualificandosi prima nei suoi corsi di recupero, con un punteggio tale da superare addirittura il terzo più bravo di tutta la scuola. Insomma, un vero genio quasi quanto Levy. Juvia, invece, non eccelle quasi in niente e ogni anno per lei è dura. Passa sempre con punteggi medio–scarsi, i professori ci hanno rinunciato. Anche lei, come Cana, non prova alcun interesse nello studio. È troppo impegnata ad appagare le sue nuove ossessioni e mette lo studio in secondo piano, anzi, al terzo o addirittura al quarto. Eccelle sono nell’arte, materia per cui è portata in modo naturale. I dipinti che fa sono stupendi. Le auguro di avere successo, anche perché merita molto. Disegna in maniera eccezionale. Mi chiedo spesso il perché non abbia scelto una scuola più idonea alle sue abilità, ma non ha mai voluto rispondere alle mie domande ed io non ho insistito. Insomma, la vita è sua, sceglie lei i percorsi che più le aggradano.

Una cosa in cui io sono più brava rispetto alle mie coinquiline è cucinare. Non cucino chissà quali piatti raffinati, o particolarmente complessi, ma di certo sono mille volte meglio dei piatti salatissimi di Cana, o di quelli troppo dolci di Levy, oppure di quelli inesistenti (poiché si sono bruciati e disintegrati del tutto) di Juvia. In un modo o nell’altro, sono sempre io quella che cucina. Trovano sempre scuse per farmi mettere ai fornelli e preparare loro qualcosa. Questo talento l’ho ereditato da mia madre. I miei nonni materni possedevano un ristorante e mia madre, fin da piccola, stava spesso in cucina, così ha imparato qualche trucco del mestiere che ha successivamente insegnato a me. Mi piace cucinare, ma non eccessivamente. La mia ambizione, infatti, non rientra assolutamente nel settore culinario. Mi piacerebbe diventare una giornalista e magari entrare a far parte del team degli scrittori del mio magazine preferito: il “Sorcerer Magazine”. Sarebbe davvero bello realizzare il mio sogno! Infatti, uno dei club in cui mi sono iscritta e quello del giornale della scuola e sono attualmente il vice-direttore del club, ruolo di cui vado molto fiera. Amo andare in giro per la scuola e raccogliere qualche scoop da pubblicare. Me la cavo a scrivere articoli, infatti, ho una buona media in Giapponese e in Letteratura. Se non riuscissi a diventare una giornalista, mi piacerebbe diventare una scrittrice e magari pubblicare il mio romanzo. Certo, so benissimo che guadagnare scrivendo non è molto semplice... ho comunque intenzione di iscrivermi alla facoltà di Lettere e successivamente specializzarmi in giornalismo. Magari, un giorno, riuscirò a realizzare entrambi i miei desideri. Per il momento devo concentrami a passare l’anno con una media più o meno buona e riuscire a passare le selezioni per iscrivermi all’università.

Il mio sogno è più o meno collegato a quello di Levy. Anche lei desidera entrare nel mondo del giornalismo. Un giorno mi ha rivelato che le piacerebbe diventare il direttore di una rivista famosa...per realizzare il suo sogno il percorso è molto più tortuoso e difficile rispetto alla mio, che si limita semplicemente alla carriera di scrittrice/giornalista. In confronto alla sua, la mia ambizione sbiadisce e perde valore, ma a me non importa. Io riuscirò comunque a diventare ciò che spero.

Il desiderio di Cana, invece, è molto più semplice: le piacerebbe essere la padrona di un bar (che vende prevalentemente liquori). La vita di Cana gira sempre intorno all’alcol. A volte mi stupisco di questo suo pallino per le cose contenenti anche solo un goccio di alcol. Eppure, secondo me, diventando una semplice direttrice di bar, il suo talento sarebbe sprecato. È così intelligente, potrebbe cambiare le cose. La vedo molto bene nel ruolo di sindaco o di politico. Certo, la politica è molto sporca, ma lei, forse, potrebbe fare breccia in mezzo a tutta quella sporcizia. Beh, se il suo sogno le piace di certo io non sono nessuno per impedirle di realizzarlo.

Il sogno di Juvia...è difficile: lo cambia in continuazione. Al momento, se le chiedessimo qual è la sua ambizione, risponderebbe con fare ovvio ed enfatico un: - Il mio desiderio è essere la sposa di Gray-sama! – con tanto di occhi cuoriforme e sospiro da innamorata. Penso, però, che sceglierà un’accademia artistica. Una volta, curiosando nella sua stanza, ho notato un volantino dell’accademia d’arte di Magnolia: “Murakami Geijutsu Daigaku” (scuola d’arte Murakami). Prima o poi ci informerà della sua scelta.

Un languorino allo stomaco mi riporta alla realtà. Ho fame. L’ultima volta che ho mangiato è stata sta mattina per colazione. Non è da me saltare il pranzo, dato che amo mangiare, ma dopo la “Bellissima” scoperta che Loki si è fidanzato, mi si era chiuso lo stomaco.

Sbuffo, arrabbiata - Fantastico! E ora dove trovo qualcosa per mangiare?! –

Quando ho molta fame, mi viene mal di testa forte e poiché non mangio da un po’, il dolore alle tempie ha già fatto capolino. Mangiare implica alzarsi ed io di alzarmi non ho nessuna voglia. Di fretta apro la borsetta alla ricerca di un’aspirina che metto sempre in caso di emergenza. Almeno quella potrà aiutarmi un po’… ma la mia solita sfiga mi fa concludere che ho dimenticato di metterla nella borsetta.

Ho fame, ho mal di testa, ho dolore hai piedi e mi annoio... gran bella serata! Sul serio! Non poteva andare meglio.

Riprendo il cellulare, decisa a giocare a Ruzzle fino alla fine di questa tremenda serata. Allungo le gambe intorpidite a causa della posizione innaturale a cui sono costretta. Un formicolio mi aveva avvertito che mi si stavano addormentando. Non è necessario complicare ulteriormente la serata, aggiungendo alla mia lista di problemi anche le gambe indolenzite. Nel farlo, però, non mi accorgo di un ragazzo che si accingeva a passare e, non aspettandosi di ritrovarsi un ostacolo, perde l’equilibrio finendomi addosso.

- Ahi! –

Il ragazzo mi è finito proprio in un punto particolarmente doloroso se premuto forte: il seno. Ancora sorpresa avvampo nel sentire una stretta al mio seno sinistro e furibonda, senza pensarci due volte, tiro una sberla a quel perfetto sconosciuto, facendogli perdere ulteriormente l’equilibrio già instabile.

Come si permette il signorino di cadermi addosso e di palparmi addirittura?! Già lo odio questo pervertito! Di certo si tratterà di una persona perversa che non sa come attraccare con le ragazze e si limita a caderle addosso e tastare loro il seno per soddisfare i propri desideri maschili.

Nel precipitare, però, il ragazzo pensa bene di aggrapparsi al mio vestito e mi trascina nella caduta con lui. Ci ritroviamo, dunque in una posizione alquanto ambigua nello stretto spazio che distanzia la trave dal muro. Lui è sdraiato supino per terra con parte delle gambe ancora sulla trave. Io, invece, sono girata su un fianco sull’attrezzo e il mio busto è adagiato sopra il corpo dell’imbecille pervertito che mi è caduto addosso. Imbarazzata come non mai, rimango paralizzata per alcuni secondi con gli occhi completamente sbarrati.

Ma si può essere più scemi di questo ragazzo?!

Una strana sensazione di calore mi si spande per tutto il corpo e la fonte di questo tepore sembra essere proprio il ragazzo. Sembra un termosifone di quanto è caldo. Non so che fare. Non ho nessuna intenzione di riaprire gli occhi ancora chiusi. Sono troppo imbarazzata. Il mio corpo è premuto contro il suo, i nostri respiri sono in sincrono, i battiti cardiaci del mio cuore aumentano a dismisura. Inspiro il suo odore. Fa un buon profumo e mi sembra di aver già sentito questo odore, ma non riesco a ricordare dove.

Tutta colpa della mia solita sfiga! Non credo che esiste una sola ragazza più sfortunata di me. Non si è mai sentito di qualcuna che viene abbandonata dalle sue amiche, ha fame e mal di testa e, per giunta, tanto per coronare la situazione già abbastanza sgradevole, viene palpata da uno stupido ragazzo che nemmeno conosce per poi cadergli addosso. Almeno fa un buon profumo: segno che si lava ogni tanto.

A distrarmi dalla posizione in cui mi trovo è un leggero freschetto che coinvolge il mio sedere...sembra quasi come se fossi rimasta solo in mutande...

Oh, no! Non mi dire che mi si è spostato il vestito! Oddio! Cazzo. Cazzo. Cazzo. La mia vita da liceale è rovinata.

Rapidamente chiudo il più possibile le cosce e sposto il mio braccio destro per tastare fin dove arriva l’orlo del vestito e allungarlo il più possibile.

Non riuscirò più a mostrare il mio viso a scuola dalla vergogna...

Una voce maschile sbiascica da sotto di me. - Ehm...scusa...? –

Di nuovo quel ragazzo! Che vuole da me sta volta? Non si è nemmeno scusato per essermi caduto addosso!

Alzo gli occhi al cielo arrabbiata per essere stata distratta dalla mia operazione di vitale importanza. - Che vuoi? –. Non ho ancora capito se il vestito copre il mio sedere oppure no... Con il braccio sinistro, sbatto sul muro nel tentativo di togliermi i capelli davanti che per la caduta mi hanno coperto la visuale.

Con voce innocente, mandandomi in bestia completamente, il ragazzo continua.- Potresti gentilmente levarti da sopra di me? Grazie –.

Il giovincello pretende che io mi sposti, eh? E non mi ha ancora chiesto scusa! Ma vedi un po’ che maleducato pervertito imbecille!

Rivolgo il mio sguardo stizzito e acido a quel tipo. - Perché dovrei farlo? Spostati tu! –

- Beh...la posizione in cui ci troviamo, per colpa tua, è abbastanza ambigua ed inoltre io non posso spostarmi dato che sei tu quella che mi sta schiacciando! –

Avvampo nuovamente, ricordando improvvisamente sopra chi mi trovo. Mugolando qualche scusa mi rialzo, sedendomi bene sulla trave.

Aspetta, perché mi sto scusando io!?

Mentre mi rimetto a posto il vestito che si era accorciato, ma non credo in modo tale da mostrare il mio intimo a tutta la gente presente in palestra, osservo il’idiota rialzarsi e sistemarsi lo smoking. Per poco non scoppio a ridere nel vedere il colore bizzarro dei suoi capelli: rosa. Non li avevo mai visti di quel colore ad un ragazzo!

Forse è gay...

Il ragazzo nota le mie risatine soffocate. - Che hai da ridere? –

- I tuoi capelli –. La mia voce è strozzata a causa degli sbuffi divertiti che provo a trattenere.

- I miei...capelli? Ma cos...? – non completa la frase, perché un lampo gli attraversa lo sguardo. Sembra che si sia ricordato qualcosa di importante e istintivamente porta una mano ai ciuffi ribelli color petalo di ciliegio.

Fa un espressione davvero buffa che mi fa letteralmente scoppiare dalle risate. - Oddio! –

Si gira di scatto alla ricerca di qualcosa che successivamente afferra. Un capellino da baseball blu con visiera. Svelto se lo sistema, tentando di coprire le ciocche rosa. Dopo aver completato l’operazione, lo guardo e scoppio a ridere di nuovo. È ancora più buffo di prima! Cappellino da baseball e smoking! Si è mai visto un ragazzo vestito peggio di lui?!

Punta le sue iridi verde scuro, quasi nero, sulle mie cioccolato. - Perché ridi sta volta? –

Solo ora noto che è davvero un bel ragazzo. È di alta statura con un fisico snello, ma muscoloso che noto anche se è coperto da una giacca. A completare il tutto, rendendo il suo aspetto davvero particolare, sono proprio gli occhi di una tonalità bellissima: un verde molto scuro, simile al nero che a seconda della luce cambia diventando verde chiaro. Osservo anche una piccola cicatrice che ha sul collo. Deve essersi fatto davvero molto male, dato che gli è rimasto addirittura il segno.

Mi osserva perplesso. - Ehi! Pronto? Ci sei ancora? –

Torno alla realtà - Sì? –. Mi ero incantata osservando l’aspetto di questo tipo.

- Cosa avevi da ridere prima? –

- Prima quando? –

- Ma sei scema? Quando ho indossato il cappello! –

- Ah! Beh...non ho mai visto nessuno all’infuori di te indossare un capello da baseball con uno smoking – ridacchio e aggiungo – sei buffo –

- Sono costretto ad indossarlo...hai visto come sono combinati i miei capelli, no? Sono rosa! Mi prendono per frocio se cammino per strada, mostrando a tutti lo “splendido” colore di cui sono dotati –

Quindi non è gay...

Il mio sguardo vaga per terra, e noto con molta rabbia che il contenuto della mia borsa si trova sul pavimento. Scorgo un oggetto in bella vista a noi donne molto famigliare: un assorbente. Rapidamente comincio a raccattare le mie cose, nella speranza che nessuno si sia accorto di nulla.

Dannazione a questo ragazzo (tremendamente stupendo)! Ma cosa vado a pensare?!

Nel mentre che tento di raccogliere l’assorbente, mi blocca un - Che cosa è questo? – da parte del ragazzo che, più veloce di me, lo afferra, sottraendomi l’oggetto che più tentavo di nascondere.

- Dammelo! – ordino senza pensarci due volte.

Il rosato continua a guardare il rivestimento viola che ha in mano. Lo porta vicino alle narici e aspira profondamente. Intanto, io sento montare dentro di me un’ira furibonda insieme ad un imbarazzo che mi tinge di rosso le guance. Gli chiedo nuovamente di restituirmelo, ma lui non mi ascolta.

Mi guarda dubbioso. - Fa uno strano odore –

Io deglutisco amaramente e mi conficco le unghia nella carne, auto-imponendomi di stare calma e di non perdere le staffe.

Si può essere più stupidi?!

Sento che lentamente sto perdendo la mia lucidità mentale. Ora come ora potrei commettere un omicidio e dopo aver sgozzato per benino la mia vittima (che è appunto l’imbecille che ho di fronte) riderei di gusto senza farmi venire i sensi i colpa. D’altronde il mondo mi ringrazierebbe se compissi una tale azione, dato che lo liberei da una creatura tanto stupida.

Osservo sempre più furente il ragazzo che ha preso tra le dita la linguetta bianca per aprire l’assorbente. Con uno scatto felino mi alzo in piedi e afferro l’oggetto in questione tirandolo dalla mia parte. L’idiota, però, non molla la presa e ci ritroviamo a strattonare il “povero” assorbente ognuno dal proprio lato.

Assottiglio lo sguardo e quasi ringhio. - Lascialo! –

Il ragazzo ride divertito, mostrando i denti bianchi perfetti. - Non se ne parla nemmeno per sogno! –

Ho due possibilità per fargli mollare la presa. La prima è di mollarla io. In questo modo cadrà per terra, perdendo l’equilibrio, anche sel’assorbente lo avrebbe ancora lui in mano; dovrei, dunque, con un po’ di velocità strapparglielo dalle mani, mentre è seduto per terra (ma è un po’ difficile, considerando che è più forte di me, ha dei riflessi migliori dei miei ed, inoltre, non indossa questi stupidi tacchi che mi intralciano). La seconda, invece, sarebbe rivelargli che cosa è la bustina viola che ha in mano. Di solito, i maschi hanno una sorta di repulsione per queste cose, quindi sarebbe lui, di sua spontanea volontà a ridarmi l’oggetto.

Opto per la seconda opzione, molto più semplice ed efficace.

Lo guardo dritto negli occhi e allento un po’ la stretta, sicura che mollerà presto la presa. Gli sorrido. - Quello che hai in mano è un’assorbente –

Sussulta sorpreso e lascia immediatamente la presa. - Eh? –

Vittoria!

Mi guarda schifato. - Che schifo! Potevi dirmelo prima! Non lo avrei nemmeno toccato quella...quella...cosa! –

Ridacchiando, con fare innocente glielo sventolo davanti al viso disgustato. - Io te l’ho detto subito di ridarmelo, ma tu non hai voluto ascoltarmi. Non capisco perché ti schifi tanto! Mica è sporco! –. La sua faccia è bellissima! Quella smorfia di ribrezzo e repulsione che gli attraversa il volto è troppo divertente.

Si porta una mano sotto il mento, come se volesse registrare mentalmente l’immagine della bustina viola. - Quindi è questo il fantomatico assorbente...- 

- Eh?! Non avevi mai visto un’assorbente? –

- Ehm...No. Perche dovrei vedere un’assorbente? Non sono mica una femmina e non mi servono queste cose –

- Sì, però è strano...cioè avrai pur sempre una madre, o una zia, o una nonna, oppure una sorella, una cugina, un’amica, una fidanzata, o comunque una donna nella tua vita!  Li avrai visti almeno una volta, no? –

- No...non ho una madre, né una zia, né tanto meno una cugina o una sorella. Sono figlio unico, o almeno dovrei esserlo. Ormai non sono sicuro nemmeno di quello. Comunque, sì ho delle amiche e ho un ragazza, anzi avevo, dato che mi ha lasciato ieri, ma non ho mai visto un assorbente in vita mia –

Le parole che mi rivolge mi colpiscono. Se non ha una madre significa che gli è morta, oppure lo ha abbandonato. Il pensiero di non avere più una madre mi ferisce. Mi sento fortunata ad avere ancora la mia sana e vegeta, che mi vuole molto bene. Mi siedo sulla trave. - Okay...cioè non so cosa dire in questi casi, ma mi dispiace per tua madre, o per la fidanzata ti ha lasciato –

Scrolla la testa, come per dire “Figurati. Non ci faccio molto caso”. - Posso sedermi acconto a te? –

Gli sorrido. - Sì, certo –

In fondo sembra una brava persona, magari un è po’ bizzarro, ma simpatico.

- Comunque non preoccuparti, non è necessario che ti dispiaccia per me. Non ho mai visto i miei genitori, quindi per me non è doloroso. Mi ha cresciuto un amico dei miei: Igneel, che è improvvisamente scomparso...- noto che si incupisce e gli trema leggermente il labbro dopo aver pronunciato il nome del suo padre adottivo, sembra sull’orlo delle lacrime, ma continua - Non ho nessun’altro parente, almeno così pensavo fino all’altro giorno...e per il fatto della ragazza, sto cercando di superare la situazione, ma non sto particolarmente male –

- Oh...capisco...mi dispiace lo stesso –

Si gira di scatto, incrociando il mio sguardo, e si mette a ridere. - Non puoi dispiacerti per una persona che nemmeno conosci –

- In effetti...mi sei caduto addosso e non so nemmeno il tuo nome –

- Ehi! Ehi! È vero, ma prima mi sei caduta addosso tu. In questo modo siamo pari...-. Mi sorride ed io sento come una scossa elettrica scorrermi lungo la schiena.

Ha davvero un bel sorriso...ma cosa mi viene in mente?!

Corrugo la fronte. - A cosa ti stai riferendo, scusa? Questa è la prima volta che ti incontro e sei tu ad esser finito a peso morto su di me! –. Mi sforzo di fare mente locale. Non mi pare di averlo mai visto prima.

- Seconda – mi corregge e aggiunge – la prima è stata quasi un’ora fa, quando ti sei sbilanciata sull’autobus e sei arrivata su di me  -

In un istante mi riviene in mente il volto del mio salvatore e alla fine capisco che il ragazzo dell’autobus e il ragazzo che ho seduto accanto sono la stessa persona. Adesso capisco perché il suo odore così buono mi era familiare.

Gli sorrido. - Oh! Ma allora sei tu! Scusami per prima e grazie –

- Figurati! –

- Certo che hai una buona memoria, eh? Io mi sono addirittura scordata della persona che mi ha salvato, nonostante fosse vestito così male, tanto quanto te...cioè siete la stessa persona ahahaah! Che coincidenza rincontrarsi così! –

Mette il broncio che lo rende ancora più carino di quanto non lo sia. - Non sono vestito così male! -

- Toglimi una curiosità, come mai hai i capelli rosa? Non dirmi che sono naturali! –

Il ragazzo trasale e si fa più vicino a me e con fare concitato mi dice: - Non dirlo ad alta voce! Qualcuno potrebbe sentirti! –

Le mie guance si tingono nuovamente di rosso a causa della vicinanza del suo volto al mio. Di nuovo quella strana sensazione di caldo! Riesco addirittura a sentire il suo respiro infrangersi sulla mia spalla sinistra. È troppo vicino! - Con questa musica chi vuoi che ci senta? -.

Il mio cuore ha ripreso a battere forte. Forse soffro di tachicardia!?

Il suo profumo mi inebria la mente. È davvero un buon odore.

Lucy smettila di fantasticare! Torna al presente!

Decisa scuoto la testa, sotto lo sguardo stupito del ragazzo che mi chiede se sto bene, notando le mie guance rosse.

Improvvisamente mi guarda disgustato, allontanandosi immediatamente da me. - Aspetta! Non avrai il ciclo!? –

- Ma sei scemo? –

Gesticola e con fare teatrale muove le mani nel tipico gesto che si fa per dire a qualcuno di allontanarsi o di andare. - Non voglio che mi attacchi al tua acidità –

Io sbuffo un po’ divertita e un po’ amareggiata. - Smettila! E no, comunque non ho il ciclo –

- Sicura? –

- Sì –

- Al 100%? –

Annuisco. Mi fa esasperare questo idiota! Lui, intanto, torna vicino a me.

- Comunque ho questi capelli a causa di una scommessa. Con i miei amici avevamo scommesso che chi avrebe preso il voto più basso nell’ultimo test di matematica sarebbe andato a tingersi i capelli di rosso. Sfortuna volle che persi io e fui costretto a tingermeli, ma è successo un casino dal parrucchiere (che probabilmente era un incapace). E adesso mi ritrovo con questi capelli color chewingum. Il problema più grande è il fatto che non posso nemmeno farli tornare al mio colore naturale, perché ho scoperto che i miei capelli sono particolarmente deboli! Se facessi il trattamento per togliere il colore, li potrei anche perdere. Io ci tengo ai miei capelli! Non voglio rimanere calvo! –. Poggia i gomiti sulle ginocchia e mette le mani fra i capelli. Sembra davvero disperato. Guarda il pavimento nero della palestra.

Gli sorrido solidale e gli do’ una leggera pacca sulla schiena. - Ah! Tranquillo! Con un paio di lavate con lo shampoo vedrai che il colore andrà via...-

Si volta di scatto e per la terza volta mi fa sprofondare nelle sue iridi stupende. - Peccato che non sia così semplice! Non ho capito che tipo di tinta ha usato il parrucchiere, forse era un tipo sperimentale, ma potrei anche rimanere con i capelli rosa per il resto dei miei giorni! –

- Ah...-

Mi fa pena questo ragazzo. Poverino! Rimanere con i capelli rosa per il resto della vita è davvero bruttissimo, soprattutto perché è un maschio e un maschio con i capelli rosa non si è mai visto.

 - Coraggio, su! Stai tranquillo! Non stai poi così male in questo modo...-

Mette su un espressione strana come se fosse sull’orlo delle lacrime e al contempo contento per aver ricevuto un mezzo complimento sui suoi capellli. - Davvero? Non sembro gay? –

Mento spudoratamente. Mi fa troppa pena per dirgli la verità.- No, no. Assolutamente! Io non l'ho mai pensato –

Gongola contento. - Sei una brava persona! Non avrei mai pensato una cosa del genere su di te...–

Lo guardo storto. - Avevi dubbi?! –

Ora può anche morire. Me ne frego se mi fa pena. Dopo questa affermazione per me ha perso la stima che aveva precedentemente ottenuto. Può andare a quel paese. Ma cose da pazzi! Io?! Io sono una brava persona! Ma come gli viene in mente di dire una cosa del genere proprio a me! Bah! Che maleducato! E pensare che mi stava pure simpatico.

Aspetta qualche secondo prima di rispondermi. Mi guarda. Sento le sue pupille vedere dentro di me, come se mi scrutasse direttamente nell’animo. Mi sento quasi nuda, senza più un singolo indumento addosso. Rabbrividisco leggermente. Poi mi mostra i denti bianchissimi e mi sorride. - No, non avevo nessun dubbio. Si vede dai tuoi occhi che sei una brava persona –

Abbandono immediatamente l’idea della tortura e quasi mi sciolgo nel contemplare il sorriso che mi dedica. Mi fa davvero impazzire. Inietta dentro di me un mix di emozioni che esplodono facendomi venire i brividi. Qualcosa di veramente unico e di piacevole.

Non riesco più a sostenere il suo sguardo e imbarazzata per i pensieri particolarmente dolci che sto facendo su di lui, abbasso lo sguardo e sposto i capelli da un lato. - Ehm...grazie...anche tu non sei male...eliminando il fatto che non mi hai ancora chiesto scusa né per essermi caduto addosso né per avermi palpato il seno! –

- Quando mai ho fatto una cosa del genere? –

- Prima, stupido! E ti ho pure dato una sberla per ciò che hai fatto –

- Ah! Ecco perché mi hai colpito la faccia...non avevo capito...comunque scusa, non era mia intenzione, anche se ti ho palpata per colpa tua! Mi hai fatto lo sgambetto! –

Tiro giù i lembi delle mie labbra e mi imbroncio. - Ma quando mai! Io mi stavo solo stiracchiando e gambe! Sei tu che non mi hai visto. Forse hai bisogno di un paio di occhiali –

Lui mi fissa di nuovo. Un’altra scarica elettrica lungo la schiena. Non riesco a capire perché mi  sento così quando incrocia il mio sguardo. Mi sento una stupida. Riesce a mettermi a mio agio e poi successivamente a disagio in una frazione di secondo. Ma continuo a non capire perché mi da così fastidio essere guardata dai suoi occhi così buoni.

Di cosa ho paura?

Sento l’esigenza di distogliere lo sguardo e lo concentro sulle mie scarpe. Quella sensazione di esser scrutata nel profondo dell’anima svanisce in un attimo.

Il ragazzo scoppia improvvisamente a ridere. Io rimango allibita e lo guardo dubbiosa, non capendo il motivo della sua risata. Ma non riesco a resistere ancora per molto. La sua risata e troppo contagiosa e dopo pochi istanti comincio a ridere anche io. Rido così tanto che ad un certo punto mi comincia a far male lo stomaco e sono costretta a smettere.

- Sei simpatica! Quel broncio che avevi prima era troppo buffo! –

Il “sei simpatica” mi entra nel cuore. Perdo un piccolo battito e una strana sensazione mi si intrufola nello stomaco.

Gli sorrido, portandomi una ciocca di capelli biondi dietro le orecchie. - Grazie, anche tu sei simpatico –

Che strano. Adesso mi sento insolitamente a mio agio. Mi fa stare così bene, nonostante non ci siamo mai incontrati fino ad oggi. Mi sembra di conoscerlo da una vita. Mi ispira fiducia.

Oddio! Sembro Juvia che si innamora del primo ragazzo che incontra. Io non sono come lei, non credo nel “colpo di fulmine”...di una persona ci si innamora piano, piano, no? Eppure...perché sento una forte attrazione nei confronti di questo ragazzo di cui non so nemmeno il nome?!

Sono allibita.

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Weeee!

Questa volta ho aggiornato un po’ più presto del solito, nonostante io stia morendo letteralmente di sonno [ho dormito a malapena 5 ore]. Sinceramente questo è, finora, uno dei capitoli che mi è piaciuto di più da scrivere. Immaginare la scenetta dell’assorbente mi ha fatto davvero divertire. Volevo qualche sketch originale per l’incontro tra i due personaggi che meglio vedo assieme nell’intera storia di Fairy Tail.

Comunque...finalmente è entrato in scena Natsu con i suoi capelli rosa. Volevo dare una spiegazione logica per l’origine dei suoi capelli rosa [che anche se Natsu li copre con un capellino da baseball si vedono lo stesso, ma di meno] e così ho inventato l’idea della scommessa e del parrucchiere che sbaglia colore. Il tutto per rendere la situazione più realistica possibile. Anche se è abbastanza insolito vedere un ragazzo per strada camminare con i capelli rosa.

Mentre Natsu e Lucy parlano, facendo così conoscenza, emergono alcuni dettagli della vita attuale del rosato. I suoi genitori sono morti e Igneel lo ha cresciuto. Igneel è, però, recentemente scomparso (e la spiegazione di tutto questo arriverà andando avanti con la storia) ed è sbucato un altro personaggio (come sottolineato dalla frase “Sono figlio unico, o almeno dovrei esserlo. Ormai non sono sicuro nemmeno di quello”). Credo che quasi tutti avrete capito di chi si tratta ^^”. Evidenzio anche il fatto che Natsu si è lasciato da poco (e nel prossimo capitolo si scoprirà chi è l’ex ragazza del rosato).

Lucy comincia già a sentire una certa affinità col ragazzo appena incontrato [chissà perché eheheheh]. La biondina ha i suoi dubbi e non capisce perché rabbrividisce ad ogni sguardo che si scambiano, ma posso assicurare che presto tutte le sue incertezze svaniranno. Da notare che in questo capitolo Lucy non ha pensato a Loki nemmeno per un istante eheheheh!. [D’altronde questa fanfiction è una Nalu, quindi prima o poi Loki deve essere messo da parte].

Il prossimo P.o.v. sarà di Natsu [colpo di scena]. Avrei dovuto scrivere il P.o.v. di Levy, ma non potevo lasciare in sospeso l’incontro tra Natsu e Lucy. Successivamente l’attenzione si sposterà nuovamente alla Gale e ricomincerà il giro dei P.o.v.

Mi sembra di aver detto tutto, non mi resta che ringraziare Emmola02, Alichan8 e Marythepotatogirl per le loro recensioni [è bello avere delle persone che ti sostengono :’)! Grazie di cuore!!] e ovviamente tutti i lettori silenziosi che seguono questa fanfiction.

Bye bye!!

DaisyChan

Ps: I sogni per quanto riguarda la carriera delle protagoniste sono proprio quelli indicati da Mashima (tranne quello di Juvia, la cui unica ambizione è sposare Gray) con qualche piccolo ritocco.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 -P.O.V. Natsu ***


Capitolo

9

P.o.v. Natsu

Guardo quella ragazza di cui non conosco nemmeno il nome. Il suono della sua risata cristallina mi rimbomba nella testa. È davvero molto carina. Le luci colorate le passano a fasce attraverso i capelli. Sembrano tanti fili d’oro e sono talmente chiari da emanare quasi luce propria. Questa ragazza assomiglia un po’...ad una stella?

Ma cosa vado a pensare?!

Il suo profumo mi inebria la mente. È dolce, sa di buono. Chissà se è il suo profumo naturale? Sebbene siano due persone totalmente diverse, mi ricorda un po’ la mia fidanzata, anzi, la mia ex fidanzata: Lisanna. Non riesco ancora a capire perché mi abbia lasciato. Cosa mai avrò fatto di male per farla arrabbiare in quel modo? Forse sono stato un po’ freddo in questo ultimo periodo, ma mi sono successe un sacco di cose tutte in una volta…

La scomparsa di Igneel mi ha devastato e la comparsa di mio “fratello”, di cui prima non sapevo nemmeno l’esistenza, mi ha definitivamente distrutto. Non so come descrivere il mio stato d’animo. Sono triste, felice, deluso e arrabbiato contemporaneamente. Mi sento tradito da Lisanna. Quando mi aspettavo parole di conforto, lei ha rotto la nostra relazione che durava da quasi un anno.

Come pretende che io possa dimenticare ciò che c’è stato tra noi per 8 mesi con un semplice “Natsu tra noi è finita” ?!

Sono furibondo. Ieri non ho versato nemmeno una lacrima. Io non piango mai. Non ho mai pianto per nessun film drammatico, né per quando ricevevo qualche scappellotto da Igneel, né quando ricevevo qualche punizione piuttosto dura...io non piango. Non lo faccio da molto tempo ormai. Tutte le cose che mi hanno ferito mi hanno congelato le lacrime.

Eppure è da ieri sera, da quando ho finito di parlare con Lisanna, che sento una sensazione che mi opprime. Mi stringe il petto, mi fa annodare la gola e mi fa bruciare gli occhi. Io sono soltanto arrabbiato con Lisanna, vero? Sono arrabbiato, non triste o disperato. Non ho alcuna intenzione di versare una sola lacrima per lei...

Gray non fa che ridere di me. Dice che non c’è motivo di prendersela tanto per una come Lisanna. Ieri sera, con la sua camminata lenta, ma decisa, si è avvicinato e poi seduto sul ciglio del marciapiede vicino a me. Mi ha dato una pacca sulla spalla e siamo rimasti entrambi in silenzio a guardare le macchine che sfrecciavano sulla strada. Non gli avevo ancora raccontato nulla, ma aveva già capito cosa era successo. Forse si era accorto da un po’ che le cose tra me e lei non andavano più per il verso giusto. È proprio vero che mi conosce da molto tempo e mi capisce più di chiunque altro.

Per il momento dividiamo la stessa stanza. Da quando se ne è andato Igneel e la polizia ha sequestrato la casa per non si sa quale motivo, mi sono temporaneamente trasferito nel dormitorio maschile della scuola. In realtà non è proprio un dormitorio è soltanto un vecchio hotel il cui proprietario ha messo a disposizione per tutti gli studenti maschi che vivono a Magnolia.

Gray è il mio migliore amico, insieme a Gajeel. Siamo cresciuti tutti e tre insieme. Abbiamo frequentato le stesse scuole: elementari, medie e liceo. Siamo come fratelli. Odio ammetterlo, ma tengo moltissimo a loro due, anche se per colpa loro mi ritrovo con questi capelli rosa. E per questo li odio. Assolutamente sì. Li odio. Sono stati loro a consigliarmi quel parrucchiere, ed ecco cosa significa fidarsi dei tuoi amici.

- Vai da Cancer, Natsu. È il miglior parrucchiere per uomo di tutta Magnolia – mi avevano detto con quei sorrisini sornioni dipinti sui loro visi.

Sono stato uno stupido. Dovevo fidarmi del mio istinto e uscire immediatamente da quel locale subito dopo aver visto quell’ “uomo”, se si può chiamare così. Cancer...mi riviene in mente il suo viso. Quella carnagione paonazza, a causa della sua pelle troppo delicata che assume un insolito colore aranciato non appena si espone ai raggi del sole, doveva mettermi in allerta. Non ho ascoltato il mio sesto senso nemmeno quando ho notato i suoi capelli neri acconciati in tante treccine nere minuscole, e neanche quando, da dietro le lenti verdi (che colore bizzarro!) degli occhiali, mi guardava in modo strano.

Quel fare convinto di Gray e il sorriso di Gajeel mi hanno ingannato. Ero ancora in tempo per scappare anche quando un odore di bruciato si era sparso nell’aria nel salone. Ma niente, il mio orgoglio maschile mi impediva di alzarmi dalla sedia. Non volevo sembra il tipico cacasotto che se la fa addosso poiché non si era mai, prima di allora, sottoposto ad un trattamento del genere. Mi sono sempre limitato alla semplice richiesta “Taglia soltanto le punte”. Non ho mai tentato di cambiare il mio taglio, né tantomeno di tingerli. Sono un maschio, io! Non ho bisogno di queste cose.

Maledizione a me che ho accettato la sfida!

Sono circa due settimane che giro per la scuola nascondendo la mia zazzera rosa sotto il cappellino blu da baseball regalatomi da Igneel o con il cappello della felpa. Sono orrendo conciato così, lo so. Ma almeno non sono sottoposto alle continue prese in giro dei ragazzi a causa di questo colore rosa.

Inizialmente ero davvero disperato. Non ho parlato per due giorni interi né con Gray, né con Gajeel. Loro mi hanno chiesto perdono, ma mi ci è voluto un po’ per digerire la situazione. Insomma, avere per sempre i capelli rosa non è per niente piacevole. Per niente! Non posso contare nemmeno sulla ricrescita dei capelli. Rimarranno veramente rosa per tutta la mia vita.

Mi arrabbio ancora di più se penso che ho anche dovuto pagare Cancer...quel parrucchiere da quattro soldi! Se lo rivedo gli alzo le mani addosso! Faccio muay thai e sarà uno scherzo picchiare quello spilungone magro quasi più di uno stecchino. Ormai riesco a stendere sia Gajeel che Gray...anche se, in realtà, vengo steso pure io e le risse finiscono quasi sempre in parità.

A proposito di zuffe, l’altro giorno stavo rischiando l’espulsione! Meno male che il preside Makarov è stato comprensivo. Quel nonnetto! Gli dovrebbero costruire una statua! Basso, magrolino, con i baffi bianchi, nasconde una forza e un cuore immenso. Tutto il contrario di suo nipote Luxus! Lui è un anno più grande di me ed è già uscito dalla scuola. Lo conosco perché è il fidanzato di Mirajane, nonché sorella di Lisanna.

Luxus Dreyar, quanto lo odio!

In tutti questi anni non sono mai riuscito a prenderlo a pugni come si deve. Frequentiamo la stessa palestra e dalla prima volte che sono entrato lì non abbiamo fatto altro che sfidarci e prenderci a botte. In tutte le sfide che abbiamo fatto ho sempre perso. Mai una parità e mai una vittoria. Quello atterrato sono sempre stato io. Questa cosa mi fa salire i nervi. Odio essere il secondo. Io sono il primo in tutto. Il punto è che io frequento muay thai da circa tre/quattro anni, mentre lui praticamente da tutta la vita. È veramente fortissimo. Ultimamente, però, on ho potuto frequentare molto la palestra...i soldi mi servono se voglio campare. Non li posso, di certo, spendere per andare a lezione! Già il part-time in cui lavoro non mi paga un granché. Se spendessi tutti i miei risparmi, a quest’ora vivrei in mezzo alla strada. Condivido la stanza con Gray, ma dobbiamo entrambi lavorare se vogliamo arrivare a fine mese con ancora un tetto sulla testa. L’affitto di certo non si paga da solo!

Gray è sostanzialmente orfano come me, solo che c’è una differenza sostanziale tra la mia situazione e la sua. I miei genitori sono morti a causa di un incidente e non li ho mai conosciuti. Mentre per quanto riguarda Gray...beh sua madre è stata assassinata. Il killer, un certo Deliora, non è ancora stato catturato. Suo padre, invece, Silver Fullbuster, è a capo del dipartimento di polizia nella sezione omicidi. Da quando è successo il fatto, ha praticamente perso la ragione. Da allora non si occupa più del figlio e dedica anima e corpo per scovare l’assassino. Dunque, Gray vive da solo e deve mantenersi da solo. Questa situazione è così da almeno tre anni. Inutile dire che ha sofferto moltissimo, anche più di me.

Io mi ricordo sua madre, Mika Fullbuster. Era una bellissima donna ed è sempre stata gentile con me. La consideravo quasi una seconda mamma, dato che passavo molto tempo nella vecchia casa di Gray. Mi manca tanto, ma, ovviamente, mai quanto al mio migliore amico. È stata lei a regalarmi la sensazione di cosa significa avere una mamma. Le devo molto… 

- Ehi! – mi riscuote una voce femminile. La ragazza che ho di fronte sta reclamando la mia attenzione.

- Sì, scusa. Dicevi? –

Corruga leggermente la fronte, mettendo su un’espressione preoccupata. - Sei uno strano tipo. Tutt’un tratto ti sei rattristato. Stai bene? –

Ammicco verso di lei con fare malizioso. - Stai in pena per me? –

Ha degli occhi stupendi. Sono castani, ma a seconda della luce, il loro colore cambia d’intensità diventando anche chiarissimi, quasi verdi. A prima vista possono sembrano banali, ma dallo sguardo si vede che nasconde qualcosa di più profondo.

Si imbroncia. - Ah! Io cercavo di essere gentile e tu mi ringrazi con quel sorrisetto strafottente –

Ridacchio. - Mi scusi, principessina, non volevo farle mettere il broncio –

Nei suoi occhi si accende un lampo di rabbia, ma non ribatte.

Credo che il nomignolo che le ho appena affibbiato non le piaccia. Pazienza. Per sta sera sarà “Principessina”. Non conosco nemmeno il suo nome, la devo pur chiamare in qualche modo. Mi dovrà sopportare per un po’.

La guardo mentre appoggia la schiena al muro, assumendo una posizione innaturale.

Porta una mano sulla tempia, massaggiandola per alleviare il dolore. - Argh! Ho un mal di testa tremendo! –  

Fingo di allontanarmi e faccio una smorfia disgustata. - Ciclo? –

- Ti ho già detto che non ho il ciclo, stupido! –

È troppo carina quando si arrabbia. Fa un’espressione tutta strana e quegli occhi luccicano come cristalli. Sì, è decisamente una bella ragazza.

- Dai! Scherzo! –

- Idiota! –

- Perché te la prendi tanto? –

- Perché sei stupido –

Le sorrido, sottolineando ciò che è accaduto precedentemente. - Uno stupido che ti ha salvato sull’autobus, principessina –

- Non chiamarmi principessina e comunque ti ho già ringraziato per quello! – mi risponde di rimando, spostando qualche ciocca di capelli che ha davanti al viso e poi aggiunge – comunque il colore dei capelli si vede lo stesso anche se indossi un capellino. Il ros... –

- Lo so, lo so, ma almeno sono meno evidenti – la blocco. Non voglio che tutti sentano la tinta orribile dei miei capelli.

La osservo prendere il cellulare dalla borsetta e accenderne il display. Successivamente sbuffa spazientita.

- Che succede? – le chiedo.

- Nulla...solo che manca ancora un bel po’ prima che questa orribile festa termini –

- Orribile? –

- Sì...io non volevo venire, ma le mie amiche mi hanno costretto –

Io mi faccio più vicino a lei e poggio anch’io la schiena al muro. Non mi sfugge il leggero rossore che tinge le guance della principessina.

Metto le mani sotto la testa. - Se ti può consolare, anche i miei amici mi hanno costretto a partecipare a questa specie di discoteca improvvisata. Siamo nella stessa situazione –

Lei si allontana di qualche millimetro da me.

- Che fai?! Vuoi mettere distanza da me? –. Ridacchio nel vedere l’espressione di vergogna che le attraversa il volto.

La ragazza si siede composta sulla trave e punta lo sguardo sul pavimento della palestra.

Colta in flagrante!

- No! Che cosa vai a pensare! Ero solo scomoda e cercavo di mettermi meglio – esclama troppo velocemente.

Sta mentendo spudoratamente. Dunque, le dà fastidio la mia vicinanza, eh? Ahahah, principessina, non dovresti mostrare così chiaramente le tue debolezze. Qualcuno potrebbe approfittarne.

Decido di torturarla un po’, quindi mi avvicino tantissimo a lei, fino a quando le nostre due cosce non sono incollate l’una all’altra. La vedo trasalire.

È paonazza. - Che cosa fai, stupido?! –. Poggia le sue mani sul mio braccio e cerca di spingermi via, ma io sono più forte e gliele afferro entrambe. Lei si divincola, ma è tutto inutile. Sto ridendo come non mai. Quello sguardo da incavolata nera, quegli occhi cioccolato ridotti a due fessure, quella bocca rosa semiaperta e quei capelli biondi che svolazzano quasi avessero vita propria...non posso fare a meno di pensare che è assolutamente bellissima.

Non riesco a reprimere il mio desiderio di infastidirla. Che diavolo mi sta facendo questa ragazza?!

Ad un certo punto però, le forze della ragazza vengono meno, insieme al suo sorriso semi-divertito. Non mi rivolge più lo sguardo, sta osservando qualcosa altrove: un punto indefinito in mezzo a quella massa di gente.

- Principessina? – provo a chiamarla, ma non mi sente. È come se si sia appena isolata dal mondo e da tutti i suoi rumori. Deve essere successo qualcosa.

Forse sta male...

Inizio a preoccuparmi. Le lascio i polsi e mi sporgo un po’ di lato per cercare di guardarla meglio in viso. Dopo un paio di manovre, riesco finalmente ad osservarle il volto. Ha gli occhi spalancati, la bocca contratta in una smorfia di dolore, la punta del naso leggermente arrossata e i capelli biondi le ricadono morbidi sulle spalle, incorniciandole la faccia...la vedo deglutire amaramente e trattenere le lacrime.

Allarmato le prendo una delle sue mani e la stringo tra le mie. - Ehi! –

Nemmeno in questo modo riesco ad ottenere la sua attenzione. La sua mano è congelata e mi trasmette un brivido non appena la sfioro. Mi alzo in piedi e mi posiziono davanti a lei, abbassandomi sulle ginocchia.

- Cosa sta succedendo? – le sussurro, tenendo ancora la sua mano.

Finalmente il suo sguardo incontra i miei occhi. Sembra essersi appena risvegliata di trance. Le lacrime le sgorgano dagli occhi, copiose. Piange senza emettere alcun rumore. Sto andando in crisi. Che dovrei fare? Sono nella confusione più totale. Cerco di pensare il più velocemente possibile. Mi rivengono in mente tutti i film che ho visto e provo a ricordare che cosa si dovrebbe fare per consolare qualcuno, ma ho come un vuoto di memoria.

Fanculo!

Eppure qualcosa la devo fare, non posso rimanere fermo davanti a lei, senza muovere alcun muscolo, mentre le lacrime le rigano le guance. Decido di seguire il mio istinto e l’abbraccio. La stringo forte tra le mie braccia.

Cosa cazzo sto facendo?!

Per fortuna non riesce a vedere la mia espressione da pesce lesso in questo momento. Non è una cosa usuale per me abbracciare qualcuno. Temo, però, che le stia dando solo fastidio. A giudicare di come si è comportata prima non sopporta essere troppo a contatto con un'altra persona.

Forse dovrei lasciarla andare.

Sono quasi sul punto di sciogliere l’abbraccio, ma improvvisamente sento le sue braccia ricambiare la stretta. Comincia a singhiozzare, affondando il suo viso contro il mio petto. Il suo profumo buonissimo mi invade. Rimaniamo così per un po’ nel mio completo imbarazzo.

- Ehi! Mi stai facendo preoccupare. Mi dici cosa sta accadendo? Ti senti male? – le mormoro vicino all’orecchio. Lentamente sciolgo l’abbraccio per tornare a guardare i suoi occhi arrossati e la sua espressione sofferente. Una volta lasciata la presa, la ragazza prende la sua borsa e comincia a cercare qualcosa che poi si rivela essere un fazzolettino. Comincia ad asciugarsi le lacrime e tentare di calmarsi. Dopo un paio di secondi ha smesso di singhiozzare.

Le chiedo di nuovo cosa succede.

- Nulla – mi dice con voce rotta e priva di energia.

Quanto odio le ragazze che rispondono con un “nulla” quando è evidente che sta succedendo qualcosa! Mi irritano.

- Pensi davvero che io possa credere ad una simile scemenza? –

Lei si limita a guardarmi. Io alzo un sopracciglio, interrogativo.

Mi fissa sconfortata. - Guarda davanti a te. La coppia con la ragazza dal vestito rosso e i capelli rosa –

Esiste altra gente con i capelli rosa?! Wow!

Seguo le sue istruzioni e dopo aver aguzzato lo sguardo, riesco a scorgere una coppietta che si bacia, mentre ballano il lento che il dj ha messo.

Ma io il ragazzo lo conosco!

- Loki?! – domando allibito. – Da quanto stanno insieme quei due? Io non ne sapevo nulla! –

La biondina mi guarda sorpresa. - Come fai a conoscere Loki? –

- Eravamo compagni di classe alle medie. Non pensavo che si mettesse con quella ragazza. L’ho sempre visto accompagnato da un’altra: biondina, di media altezza e con gli occh...- mi blocco, mentre rivolgo il mio sguardo alla principessina.

Aspetta! Non mi dire che...?

- Eri tu? – non riesco a non domandare.

- Hm... –

Realizzo tutto.

- Mi dispiace...-

La principessina mi guarda. Prova sorridermi, come per dire “Ehi! Non preoccuparti, sto benone”, ma non le riesce molto bene. Sento il bisogno di dirle qualcosa.

- Tranquilla, su! Non ti abbattere! Scommetto che quella ragazza non vale manco la punta del tuo naso. Tu hai mille altre qualità che lei non ha e poi tu sei molto più bel...- comincio a parlare a raffica.

Mi interrompe e scuote la testa, facendomi capire che non vuole sentire ciò che avevo da dirle. - Me ne farò una ragione. Loki ha scelto lei. Aries avrà di certo qualcosa in più di me… –

Improvvisamente una rabbia mi investe. Non capisco il perché di questa improvvisa collera, ma non mi importa più di tanto. So solo che ho voglia di prendere a botte il ragazzo che sta facendo soffrire questa biondina, anche al costo di perdere un amico.

Deciso stringo i pugni. - Non è così! Ora vado a parlare con Loki –. Mi volto verso la coppietta che, ignara della situazione, continua a farsi coccole.

- No! –

Lei si alza in piedi e mi blocca da dietro. Potrei scrollarmela di dosso in un batter di ciglia, ma non lo faccio. Sento tremare il suo corpo attaccato al mio.

Voglio uccidere quel coglione!

- Non andarci a parlare, per favore – mi sussurra sconsolata.

Mi giro per guardare il volto di quella ragazza che intanto mi lascia libero.

- Non è il caso che i mi metta in mezzo alla loro relazione. Io non mi sono nemmeno mai dichiarata a Loki. Non ho alcuna pretesa su di lui. Qui, quella che sbaglia, sono io. Dovrei essere solo felice per loro, ma non ci riesco...-

Torna a rivolgere lo sguardo verso la punta dei suoi piedi. Il mio desiderio omicida è scemato del tutto.

- Sei troppo comprensiva, principessina, ma se non vuoi che ci vada a parlare, non lo farò. Le scelte sono le tue -

Accenna un sorriso. - Grazie –

Un brontolio di stomaco mi fa puntare gli occhi su di lei che arrossisce.

- Scusa – mormora, imporporandosi sempre di più.

- Hai fame? –

Annuisce. Così le afferro la mano e comincio a trascinarla in mezzo alla folla.

- Ehi! Che stai facendo? –

- Hai detto che hai fame, no? Beh, ti porto a mangiare qualcosa, principessina –

- E dove mi stai portando, di grazia? – mi chiede ironica, assumendo un tono da snob.

- Alle macchinette – le dico.

Queste idee geniali possono venire solo a me. A volte mi stupisco della mia intelligenza!

- Le macchinette! Wow! Meglio di un ristorante di lusso! – esclama sarcastica, trattenendo una risatina.

Rido. - Puoi dirlo forte! –

Mentre continuo a tenerla per mano e continuando a farmi largo tra la folla, scorgo la zazzera leonina di Loki. Immediatamente modifico leggermente il mio tragitto.

La biondina se ne accorge, ma non capisce immediatamente qual è la mia meta. - Che stai facendo?! Le macchinette sono dall’altra parte –

La ignoro. Continuo a camminare verso Loki e la ragazza dai capelli rosa. Una volta arrivati vicinissimo, la biondina improvvisamente si quieta e sussurra un - No -, cercando di divincolarsi. La mia stretta però è molto salda e continuo a stringerle forte la mano. Accelero il passo verso il mio amico e…SBAM! Io e la biondina gli arriviamo addosso. A causa della spinta Loki si è sbilanciato ed adesso è col sedere per terra. Io e la principessina ci dileguiamo immediatamente in mezzo alla folla.

Mi volto a guardarla dietro di me. Sta ridendo. - Sei un’idiota! –

La imito immediatamente. - Shh! Hai visto l’espressione assurda che aveva Loki? –

Ora mi rimprovererà, ma non importa. Ne è valsa la pena.

- In effetti… Ben gli sta! Ma, comunque, puoi lasciarmi il polso. So benissimo camminare da sola! –

Non ho nessuna intenzione di lasciarle la mano. Nessuna. - Nah...ti potresti e, soprattutto, devo tenerti d’occhio. Non vorrei rischiare che tu possa contagiare le persone presenti in questa stanza con la tua acidità. Questo è perché hai il ciclo! –

Ma cosa mi prende?!

- Ti ho già detto che non ho il ciclo! –

- Sì, certo, come no! – le sorrido. È troppo simpatica questa ragazza.

Intanto passiamo davanti al palco e ad un certo punto la biondina si blocca.

- Che succede?! –

- Juvia...- la guardo mormorare il nome di una ragazza.

Juvia?! E chi è?

Poi punto lo sguardo sul palco e noto una ragazza dai capelli blu che ha un microfono in mano. Due ragazzi che cercano di strapparglielo, ma la blu è molto più abile e riesce a non farselo sottrarre. Sembra stia cercando di dire qualcosa. Finalmente, porta il microfono vicino alle labbra che dischiude urlando un – GRAY-SAMAAAA! – che attraversa tutta la stanza, perforando i timpani di ogni singola persona nella palestra.

Chi è questa pazza?!

 

***NOTE DELL’AUTRICE***

Salveeeeeee!

Dopo tremila peripezie (tra cui il computer rotto), sono finalmente riuscita a pubblicare questo P.o.v. che, come vi avevo anticipato, è di Natsu. Preciso che in realtà è una sorta di capitolo bonus e che mi serviva per collegare le altre parti della storia. Natsu non dovrebbe (almeno per il momento) più narrare dal suo punto di vista.

In questo capitolo viene un po’ presentata la storia di Natsu e in parte quella di Gray. Ci saranno delle evoluzioni per quanto riguarda questi due personaggi e il loro “passato”. Ah! Mika Fullbuster è veramente la madre di Gray, sebbene non sia mai comparsa sul manga. Non ho voluto utilizzare il personaggio di Ur per questo ruolo, perché ho altri progetti per lei [anche se sono un po’ indecisa se farla entrare in scena oppure no…boh].

Natsu è già attratto da Lucy, ma non fraintendete! Non è già innamorato di lei [non ancora, almeno] è soltanto attratto. Ancora è presto e i due personaggi devono conoscersi meglio. Natsu era realmente molto imbarazzato mentre abbracciava la biondina.

Il fatto che Juvia sia spuntata all’ultimo non fa presagire niente di buono [ne combinerà un’altra delle sue! Ehehehe]. Il prossimo P.o.v. sarà di Levy e ci saranno dei piccoli avanzamenti per quanto riguarda la Gale ^^.

Bene! Un grosso “Grazie” va a Light90, Alichan8, Kyria mavro, Marythepotatogirl e Sissi1978 per i loro commenti e, ovviamente, ringrazio anche tutte le persone che seguono questa fanfiction!

Kisses

DaisyChan

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