Moulin Rouge

di micchan91
(/viewuser.php?uid=194336)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza dagli occhi azzurri ***
Capitolo 2: *** pazze idee ***
Capitolo 3: *** Ho il lavoro! ***
Capitolo 4: *** Ran ***
Capitolo 5: *** Il signor Kenichi ***
Capitolo 6: *** Orribili scoperte ***
Capitolo 7: *** Breccia nel muro ***
Capitolo 8: *** Infanzia ***
Capitolo 9: *** cap. 9 (ovvero non mi viene un titolo decente XD ) ***
Capitolo 10: *** Una brava donna ***
Capitolo 11: *** One day I'll fly away ***
Capitolo 12: *** Finalmente! ***
Capitolo 13: *** Scrittori, chi li capisce è bravo ***
Capitolo 14: *** Ubriacandosi ***
Capitolo 15: *** Bigliettino ***
Capitolo 16: *** Due settimane ***
Capitolo 17: *** Come what may ***
Capitolo 18: *** Muri ***
Capitolo 19: *** Your song ***
Capitolo 20: *** La prima ***
Capitolo 21: *** L'ultima occasione per fare l'eroe ***
Capitolo 22: *** Neve tinta di rosso ***
Capitolo 23: *** Nuovamente a casa ***
Capitolo 24: *** Solo io potevo averlo, gratis ***
Capitolo 25: *** Per sempre insieme Ran! E per sempre non include che tu te ne vada prima ***
Capitolo 26: *** like a virgin ***
Capitolo 27: *** Treno ***
Capitolo 28: *** Finalmente a casa ***
Capitolo 29: *** Prima tappa, farlo ingrassare ***
Capitolo 30: *** La cura! ***
Capitolo 31: *** Come what may! ***
Capitolo 32: *** Sette mesi dopo... ***
Capitolo 33: *** Città degli artisti, di nuovo ***
Capitolo 34: *** Grazie ***
Capitolo 35: *** La cosa più importante che tu possa imparare... ***



Capitolo 1
*** La ragazza dagli occhi azzurri ***


Dal piccolo fagotto di lenzuola sporche di sangue delle minuscole manine si tendevano verso l'alto, incapaci di afferrare l'oggetto desiderato mentre due paia di occhi lo osservavano apprensivi. Accanto al piccolo il corpo di una donna, esanime. Delle braccia forti e decise alzarono il piccolo, allontanandolo dal corpo e porgendolo alla donna ben vestita accanto alla porta.

< Non ce l'ha fatta > disse semplicemente il medico mentre un'infermiera copriva il viso della donna con un lenzuolo.

Altre due paia d'occhi adesso osservavano quel piccolo faccino tondo e roseo, ignaro del fatto che la donna che lo aveva messo al mondo aveva dato la vita per lui.

< Era la nostra migliore ballerina. Portava davvero tanti soldi > brontolò la donna che teneva in braccio il piccolo mentre l'uomo lo osservava attentamente.

< Non ci voleva un maschio...una femmina, quella si che ci sarebbe stata utile! > aggiunse stizzita mentre guardava la piccola creatura.

< Potremmo gettarlo nel vicolo qui dietro > propose alla fine, ma l'uomo le tolse il fagotto dalle braccia.

< Sua madre era bellissima...ho un' idea > disse semplicemente passando una mano tra i pochi capelli rosa del piccolo, che sorrise per quel gesto affettuoso, ignaro della vita che lo attendeva.

Il Moulin Rouge era uno dei locali più malfamati di tutto il paese, dietro la facciata esterna luminosa e ben curata si celavano i più grandi orrori. Sfruttamento, prostituzione, droga e contrabbando di ogni tipo serpeggiavano tra i tavoli rossi del locale. Donne e uomini vestiti solo con micro abiti portavano vassoi da una parte all'altra con sopra poggiati bicchieri, sostanze di vario tipo, cibo da quattro soldi o addirittura gioielli e ad intervalli regolari uno spettacolo intratteneva il pubblico pagante. Per tutti quei motivi Shindou Takuto, scrittore e sognatore di altri tempi, non riusciva proprio a capacitarsi di poter essere finito lì. Ancora gli rimbombavano nella testa le parole di suo padre mentre lo ammoniva sulla depravazione che girava in quella città, nella quale si era voluto trasferire per trovare l'ispirazione per il libro che stava scrivendo. "La città degli artisti", ecco come la chiamavano, ma fino a quel giorno lui non aveva fatto altro che vedere sesso, droga e divertimenti. Non che quelli non fossero spunti per il suo romanzo sia chiaro, ma lui e il suo animo puro faticavano ad integrarsi in quel mondo. Niente comunque che uno o due bicchieri dell'alcol meno forte del Moulin Rouge non potessero risolvere. Camminò lentamente tra i tavoli, aguzzando la vista per capire dove si fossero seduti i suoi nuovi amici e coinquilini, trovandoli tutti seduti attorno ad un grande tavolo sul quale stava gattonando una ragazza semi nuda, rovesciando senza problemi piatti e bicchieri. Si avviò rapidamente senza nemmeno lanciare uno sguardo al ragazzo sul palco che ballava avvinghiato ad un palo, oramai totamente svestito, e si sedette alla prima sedia libera che trovò al tavolo, rivolgendo subito un sorriso a Tsurugi.

< Hai fatto tardi > gli disse subito quello senza staccare gli occhi dal seno della ragazza.

< Si scusa, queste strade sono tutte uguali > ridacchiò Shindou in risposta, afferrando subito il bicchere ancora pieno sul tavolo che i suoi amici gli avevano fatto gentilmente trovare. Mandò giù il liquido amaro e bruciante tutto di un fiato con il desiderio di stordirsi al più presto e non sentirsi più così a disagio, voleva divertirsi, ma soprattutto voleva essere più simile a tutti quegli artisti che aveva incontrato fino ad oggi. Osservò con le lacrime agli occhi il fondo del bicchere e per un momento tutto girò, confondendo colori e luci, ma quando tornò alla normalità si sentiva alla grande, molto più sicuro di se, meno scioccato nell'avere un seno enorme davanti al viso. Sorrise soddisfatto e posò il bicchiere vuoto nell'unico punto del tavolo non occupato dal corpo della ragazza, poi si sporse oltre quella per salutare Kariya e Ryoma, che ricambiarono con un gesto della mano. La serata passò rapidamente come sempre e dalle nove di sera che erano si fecero in un soffio le due di notte. Il locale si riempiva mano mano che la notte arrivava, quella città sembrava non dormire mai. Shindou si era concesso in tutto due bicchieri, il primo non lo contava mai, per lui era come una sorta di preliminare che gli permetteva di iniziare la vera serata. Si stava divertendo parecchio con i suoi tre amici, scherzando su praticamente ogni cameriera o cameriere che passava, facendo scommesse sui vari clienti e osservando i vari spettacoli. Nessuno tra i fumi dell alcol si accorgeva dei segni sui polsi di tante ragazze, o delle righe oblique e arrossate sulle loro schiene, tantomeno notavano le loro lacrime o le loro facce tristi, nemmeno Shindou lo faceva, nessuno guardava mai realmente in faccia nessuno nella città degli artisti. Se un giorno qualcuno dovesse chiedere a Shindou di descrivere il suo coinquilino probabilmente non saprebbe rispondere e viceversa.

Erano ormai le tre di notte quando tutti si fecero attenti e trepidanti, come se stesse per arrivare la cosa più bella del mondo.

< Mh? Che succede? > chiese il castano, alzando lo sguardo dal suo piatto di salatini.

< Sta arrivando lei > rispose Kariya a mezza voce, da come l'aveva detto sembrava stesse per arrivare la donna più bella del mondo.

< Lei chi? > chiese curioso e l'amico ghignò.

< Ora la vedrai...e dopo di che non potrai più levartela dalla mente > disse.

< E pensa che non l'ha mai avuta nessuno...è l'unica non in vendita qui...o almeno, il suo prezzo è così alto che nessuno fino ad oggi è mai riuscito ad arrivare a lei > aggiunse Tsurugi e a quel punto la curiosità di Shindou era alle stelle. Chi era quella ragazza?

Quando le prime note della canzone si levarono dal palco nell'intero locale cadde il silenzio, non succedeva mai che stessero tutti zitti e quello donava alla situazione un qualcosa di surreale. Quando però anche una voce si aggiunse alla musica Shindou capì in un istante il perchè del sienzio. Era la voce più bella che lui avesse mai sentito, una voce androgina, a sentirla così non avrebbe mai scommesso se fosse di un ragazzo o di una ragazza, ma proprio per questo intrigava i sensi già offuscati dall alcol. Si mise comodo sulla sedia e si sporse in avanti quando vide comparire una gamba da dietro la pesante tenda rossa, aveva ai piedi delle scarpe con un tacco vertiginoso, tanto che si chiese come poteva un essere umano camminare con quelle cose ai piedi. I suoi pensieri vennero interrotti in un istante quando alla gamba seguì il corpo. Un corpo semplicemente mozzafiato. Non aveva nulla a che vedere con le donne che giravano per i tavoli, con i seni prosperosi in bella mostra e il viso coperto da chili di trucco. No...la ragazza che adesso era su quel palco era di una semplicità disarmante. Indossava un corsetto tempestato di diamanti che le fasciavano la vita stretta, il seno era quasi inesistente se non per quell'accenno dovuto molto probabilmente all imbottitura del corsetto, ma sul suo corpo un seno più grande avrebbe stonato, e chiunque posava lo sguardo sullo scollo a cuore sentiva i pantaloni farsi stretti. Sotto, una piccola gonna lasciava intravedere il sedere, ma sul davanti copriva fino all'inizio della coscia, facendo letteralmente impazzire tutti che volevano sicuramente vedere di più. Ma più di tutto era il viso, un viso che una volta visto cercava di riproporsi su ogni donna che si guardava, ma che molto probabilmente nessun altra sulla terra possedeva. Senza quasi trucco a coprirli o ad accentuarli due occhi enormi e azzurri scrutavano la folla nella penombra e ogni uomo sul quale si posavano si sentiva catturare. Le labbra piene, di un rosso acceso, si muovevano lentamente a ritmo con la canzone e le guance lievemente arrossate donavano al viso un tocco di pura meraviglia. La ragazza si muoveva sinuosa sul palco, non si spogliava, non si aggrappava a nessun palo, non faceva mosse volgari, si limitava a camminare ballando lentamente. Per dieci minuti tenne incantati tutti, nessuno si muoveva, nessuno parlava. Persino i camerieri non si spostavano per paura di coprire la visuale a qualche cliente e pagarne le conseguenze. Lentamente la musica iniziò a diminuire e la ragazza si fermò al centro del palco, osservando tutti i presenti, poi il suo sguardo incontrò quello di Shindou e il castano sentì che nessuna donna mai avrebbe potuto rubargli il cuore come aveva appena fatto quella ragazza sconosciuta. Fu solo per un istante che si guardarono, ma quell'istante per Shindou significò tutto, in un istante si era innamorato, poi lo sguardo si lei passò oltre e l'idillio era finito, ma il cuore non smetteva di battergli forte.

< Eih non farti venire strane idee, ci siamo passati tutti prima di te > rise Kariya notando il suo sguardo perso e innamorato. Shindou stava per rispondere con qualche battuta per minimizzare ed evitare di passare per uno che si innamorava così, senza nemmeno conoscere la persona che aveva di fronte, ma in quel momento lei sorrise e tutto in lui si infranse e si ricompose. Quel sorriso era uno dei sorrisi più belli e tristi che lui avesse mai visto, la stava guardando davvero e stava notando dietro allo sfarzo, dietro alle luci e all'atteggiamento allegro la profonda tristezza che quella ragazza serbava. Non fece comunque in tempo a fotografare quel sorriso nella sua testa che un'altra ragazza aveva preso già il suo posto, iniziando a sculettare sulle note di una canzone più allegra.

< E' sempre così, verso le tre di notte lei compare, canta, si fa desiderare e poi sparisce. Nessuno sa il suo nome, nessuno l'ha mai vista fuori di qui. In molti hanno provato a cercarla, ma non sono mai arrivati oltre quella porta > disse Nishiki indicando una porta con davanti un enorme buttafuori. Shindou però non stava praticamente ascoltando, era ancora rapito da ciò che aveva visto pochi minuti prima. In quell'istante capì una cosa...doveva assolutamente rivederla.

Doveva assolutamente trovare quella ragazza dal sorriso triste e scoprire chi era... salvarla...si, aveva decisamente trovato la storia per il suo libro...

 

 

Angolino dell'autice (risorta)

Hello <3 io so che ho tipo diecimila fict da finire...ma finchè non le passo al pc di casa non ci posso lavorare sopra ç_ç (pregate tutti che mi prendano la bambina all'asilo di modo che io abbia cinque minuti per sedermi e scrivere! )

Comunque questa storia mi è venuta in mente ascoltando il tango di roxanne ( sono fissata con Moulin Rouge in un modo che voi non avete idea) e continuava a ronzarmi così insistentemente in testa che alla fine ho dovuto trovare cinque minuti per mettermi e scriverla! Sono già a buon punto, quindi penso di fare aggiornamenti abbastanza veloci (Diana permettendo XD)

E..niente...spero che vi sia piaciuta, a presto ;)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** pazze idee ***


Nella stanza buia i lievi gemiti erano coperti dai forti grugniti soddisfatti dell'uomo. Le sue mani callose percorrevano senza sosta il corpo magro e sinuoso sopra di lui, tastando la pelle liscia e delicata, solo in quel momento deturpata da morsi e lividi, ma esclusivamente in punti che era possibile coprire. Per Ran era sempre la stessa storia, ogni rapporto era uguale all' altro. Gli era stato insegnato a recitare in tutto e anche nel sesso era così. Il mito della sua verginità era una cosa risaputa da molti e se un giorno qualcuno avesse pagato profumatamente per ottenerla Ran non si sarebbe mai dovuto tirare indietro, ma non si sarebbe nemmeno dovuto comportare come una delle tante prostitute che lavoravano nel Moulin Rouge. Così, ogni qual volta che lo desiderava, il suo patrigno lo addestrava, gli aveva imposto un modo di gemere, di comportarsi, lo aveva abituato a posizioni e torture di ogni genere così che chiunque lo avesse avuto sarebbe stato ripagato dei soldi spesi. In realtà nel corso degli anni ce n'erano stati di uomini che avrebbero potuto pagare, ma che appena scoperto che in realtà era un ragazzo avevano abbassato il prezzo minacciando di dirlo a tutti. Ovviamente i loro corpi stavano ancora marcendo nel vicolo sul retro.

Il rosa si morse forte il labbro per trattenere un urlo misto tra piacere e dolore e tirò la testa all'indietro, chiudendo gli occhi e pregando che finisse presto. Odiava quella vita, ma ogni desiderio di fuggire era superato dalla paura del mondo esterno. Fin dalla nascita gli era stato impedito di uscire, così tutto il suo mondo erano quelle poche stanze sopra il teatro e il palco sul quale si esibiva tutte le notti. Il resto del mondo per lui era formato dalla sua immaginazione, dalle chiacchere dei suoi "colleghi" e dalle menzogne dei suoi tutori.

Quando finalmente sentì un grugnito più forte e lo sentì venire dentro di lui scivolò via dalla sua presa, infilandosi velocemente una vestaglia per sottrarsi allo sguardo dell'uomo. Col tempo aveva iniziato ad odiare il suo corpo, forse se fosse stato veramente una donna tutto quello non sarebbe mai successo, in fondo nessuna delle donne che consceva era rinchiusa come lui. Si strinse meglio la stoffa attorno alla vita magra e lanciò uno sguardo all'uomo già addormentato profondamente, poi con un sospiro aprì la porta e a piedi nudi tornò rapidamente nella sua stanza.

Non riuscì a riposare bene nemmeno quella volta, ogni volta che lo addestravano sentiva male ovunque, ma poche ore dopo era già seduto davanti al suo specchio per prepararsi allo spettacolo. Si truccava e si vestiva da solo, odiava che qualcuno lo sguardasse o lo toccasse, lì quasi nessuno sapeva della sua identità e non c'era nemmeno pericolo che qualcuno la scoprisse vista la sorveglianza sempre presente. I pochi che avevano mai provato a toccarlo erano finiti molto male e questo aveva scoraggiato chiunque lavorasse lì dal provarci. Quando quella notte mise piede per la milionesima volta sul palco però non si accorse che due persone lo guardavano con aria diversa, seduti ai lati opposti del teatro. Da un lato Shindou lo fissava, cercando di imprimere nella sua mente quanti più dettagli possibile, cercando di capire cosa ci fosse dietro a quello sguardo triste e quale fosse la sua storia, ma dall'altra parte un uomo sembrava guardarlo in modo così famelico da far temere che gli sarebbe saltato addosso mentre stava cantando. Fu solo quest'ultimo uomo ad avvicinarsi alla porticina dove si metteva sempre il buttafuori e sussurrare qualcosa all'uomo per chiedere udienza, ottendendola poco dopo. Fu quello il momento in cui tutto iniziò ad andare a rotoli, anche se nessuno di loro ancora lo sapeva.

Pochi giorni dopo quella notte la città degli artisti iniziò a riempirsi di manifesti, sembravano comparsi da soli visto che nessuno aveva visto qualcuno appenderli. Fu uno di quei manifesti a far fermare Shindou così di scatto da rischiare che Kariya gli andasse addosso.

< Eih! Sta un po attento > brontolò l'azzurro, ma l'altro era talmente tanto preso da non prestargli attenzione. I suoi occhi scorrevano sulle scritte rapidamente e le sue pupille si dilatavano man mano che leggeva, come se ci fosse scritta la cosa più bella del mondo.

< Terra chiama Takuto? > ridacchiò a quel punto Ryoma.

< Ve l'avevo detto che non avrebbe dovuto berlo quel bicchiere! > sospirò Tsurugi.

< Ho trovato il modo! > esclamò in quel momento Shindou, voltandosi verso i suoi amici con un sorriso.

< Un modo per fare cosa? > chiese Kariya alzando un sopracciglio.

< Un modo per incontrarla! > rispose come se fosse una cosa ovvia e con un gesto secco strappò il manifesto dal muro per metterlo sotto il naso dei tre.

< Stanno cercando scrittori per un nuovo, grande spettacolo al Moulin Rouge! > esclamò al limite della felicità.

< E pensi davvero che potrebbero prendere te? > lo smontò subito Kariya.

< Il Moulin Rouge fa spettacoli a dir poco allucinanti, dove depravazione, nudità e sesso sono i temi principali! Tu sei un verginello che per vedere un seno da vicino deve essere ubriaco, cosa pensi di poter scrivere? > ridacchiò Tsurugi facendo sbuffare il castano.

< Qualcosa mi inventerò! > ribattè infilandosi il manifesto nel borzello che portava sempre con se, dove teneva penna e fogli per appuntarsi idee e storie. I suoi amici si misero a ridere e ripresero a camminare, ma la determinazione di Shindou non diminuì minimamente, tanto che appena tornato a casa si mise subito al lavoro, ma più le ore passavano, più capiva di non saper scrivere niente che andasse bene ad un teatro come il Moulin Rouge, Kariya e Tsurugi avevano ragione. Lui era un sognatore e scriveva storie d'amore, dove la bellezza e la bontà avevano sempre la meglio.

Lanciò l'ennesimo foglio accartocciato fuori dalla finestra e sospirò pesantemente, aveva terminato le idee e il suo morale era arrivato a terra. E fu uguale per i tre giorni successivi. Oramai si era convinto che il posto era già stato preso e che la sua occasione era sfumata, anche perchè per strada non si vedevano più i manifesti. Quando però ebbero di nuovo i soldi per andare al Moulin Rouge e vide l'enorme manifesto attaccato all'ingresso sentì di avere ancora una minima speranza. Passò le ore al tavolo, guardando i vari spettacolini che gli si presentavano davanti alla ricerca di idee, ma niente gli faceva scattare quella scintilla. Quando si fecero le tre e la ragazza misteriosa comparì puntuale come sempre ebbe un'idea, un'idea terribile che con ogni probabilità gli sarebbe costata un pestaggio se gli andava bene, ma non riuscì a trattenersi dal dirla ai suoi amici. Forse quelli erano anche più pazzi di lui, o forse erano semplicemente ubriachi persi, ma accettarono senza battere ciglio.

Attesero trepidanti il momento giusto, poi si alzarono quasi di scatto e Kariya, Tsurugi e Ryoma si avviarono verso il palco, cercando di salirci sopra per raggiungere una delle tante ragazze che si spogliava. Immediatamente il buttafuori insieme ad altri due uomini scattarono verso i tre e per soli pochi minuti la porta che dava sul retro restò incustodita. Quel tempo bastò però a Shindou per sgattaiolarci dentro, per sua fortuna era minuto e non dava nell'occhio. Si ritrovò in un corridoio stretto e poco illuminato e subito sentì il cuore iniziare a battere fortissimo, si era andato a mettere proprio in un bel guaio e non c'era possibilità di tornare indietro visto che molto probabilmente il buttafuori a quell'ora era tornato davanti alla porta. Non gli restava che andare avanti così poggiò una mano sul muro tempestato di brillantini e iniziò ad avanzare. Salì delle scale con le gambe che tremavano e davanti ad un bivio restò interdetto per qualche istante. Furono delle voci che si avvicinavano a spingerlo su una seconda rampa di scale. Arrivato in cima però si trovò poco distante da una donna che per fortuna gli stava dando le spalle. Shindou dovette tapparsi la bocca con le mani per non urlare e istintivamente aprì la prima porta che si trovò a fianco, infilandocisi dentro. Poggiò la fronte sul legno freddo e sospirò pesantemente, prendendosi un momento per riordinare le idee, ma quando si voltò per osservare la stanza per poco non gli cadde la mascella. Davanti a lui c'era la ragazza dai capelli rosa, indossava degli shorts molto corti e si stringeva le braccia attorno al seno per coprirselo. Aveva i capelli bagnati, quindi con molta probabilità era appena uscita dalla doccia, ma Shindou nonostante tutto non riusciva a staccare gli occhi dal viso, che struccato era ancora più bello nonostante l'espressione di puro sconcerto. Notò subito i polmoni di lei gonfiarsi, pronta ad urlare così che si affrettò ad alzare le mani.

< No non urlare! Non voglio farti del male! > esclamò subito e per fortuna lei lo ascoltò. Vide solo le sue mani scattare verso un asciugamano per poi buttarselo addosso, coprendosi.

< Io...credo di essere ubriaco e di aver avuto un'idea idiota! Il fatto è che vorrei tanto diventare io lo scrittore che cercano per lo spettacolo, ma non faccio che scrivere storie d'amore e sono sicuro che non andrebbero bene, così ho pensato che incontrandoti..o vedendo il retro mi sarebbe venuta l'ispirazione...idea idiota vero? > iniziò a parlare senza nemmeno prendere fiato mentre la ragazza davanti a lui lo fissava come se stesse guardando un fantasma, poi però il rumore della porta che si apriva alle spalle di Shindou fece irrigidire entrambi.

< Sono fottuto > soffiò semplicemente il castano, pronto a morire...

 

 

Angolino dell'autrice

Ciao! Come promesso l'aggiornamento è arrivato relativamente presto! Spero che anche questo secondo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere che ne pensate, baci <3

 

Ps, sto lavorando anche alle altre fict incomplete, ma sto andando lentamente siccome l'ispirazione (almeno per quelle) mi ha abbandonato ç_ç abbiate fede però!

 

Ps2 visto che me lo avete chiesto in tante, questa è la mia cucciola vestita da Endo <3

https://www.facebook.com/514370901942808/photos/pb.514370901942808.-2207520000.1460466450./1050437938336099/?type=3&theater

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ho il lavoro! ***


La rapidità con cui la ragazza si infilò sopra all'asciugamano una vestaglia stupì Shindou, ma non potè pensarci a lungo che si sentì afferrare saldamente per una spalla. Quando voltò il viso si ritrovò faccia a faccia con un uomo enorme. Le sue guance erano color porpora ed era palesemente furioso. Degluttì a vuoto per un paio di volte cercando rapidamente una scusa per giustificare la sua presenza lì, ma non gli veniva nulla. Si diede dell'idiota una decina di volte, era uno scrittore che non riusciva ad inventarsi una scusa decente, forse quella non era davvero la carriera che faceva per lui. Quando l'uomo parlò sentì una zaffata di alcol penetrargli nel naso e per un momento gli lacrimarono gli occhi.

< Cosa ci fai tu qui?! > gli urlò e Shindou boccheggiò per diversi istanti, se non fosse stato trattenuto per una spalla sarebbe già corso via a gambe levate.

< Padre, lasciatelo > sentì la voce melodiosa della ragazza più vicina ed effettivamente quando voltò lo sguardo notò che lei gli era di fianco. L'uomo la guardò con il volto sempre più paonazzo, ma quando lei gli sfiorò la mano con le dita la presa si allentò, ma senza staccarsi del tutto.

< Mi spieghi che ci fa un ragazzo in camera tua? > ringhiò contro di lei, ma la ragazza non sembrava minimamente spaventata.

< E' il nuovo scrittore per lo spettacolo, non ne siete stato informato? > disse e Shindou spalancò gli occhi per la sorpresa mentre sentiva la presa sulla sua spalla farsi nuovamente salda.

< Questo qui? Il nuovo scrittore? > chiese per niente convinto dalle parole di lei, ma Ran annuì piano.

< Certamente, perchè non esponi qualche idea a mio padre? > chiese lei guardando Shindou, che sentì di essere sul punto di svenire. Sentiva il cuore battergli forte nelle orecchie e sbiancò quando l'uomo gli lasciò la spalla per andare a chiudere la porta, bloccandogli l'unica via di fuga, per poi andare a sedersi su una poltrona. Accavallò la gamba e incrociò le braccia al petto.

< Sto aspettando > disse semplicemente, fissando il viso di Shindou che perdeva colore ogni secondo che passava.

< E' una storia particolare, quest'anno vorrei fare qualcosa di diverso dal solito > iniziò Ran sorridendo rassicurante a Shindou.

< Parla di una ragazza...> aggiunse, facendo cenno al castano di continuare. Shindou prese un lungo respiro per calmarsi, aveva una possibilità, tanto valeva giocarsela, fare scena muta non avrebbe giovato a nessuno.

< Parla di una ragazza innamorata > iniziò sicuro di se e vide l'uomo storcere lievemente il naso, ma continuò come se niente fosse.

< Una ragazza...anzi no...una prostituta...innamorata di un giovane cliente squattrinato...> continuò mentre le idee iniziavano ad arrivare a fiotti, lui le esaminava tutte mentalmente, cercando quelle migliori per stupire l'uomo.

< I due vivono una storia di amore e passione...nello spettacolo ci saranno molte scene erotiche e i costumi saranno tinti in rosso, il colore della passione > il castano parlava senza sosta oramai mentre tutta la scena gli si andava a formare nella mente.

< L' amore è una stupidaggine, sono solo i soldi che contano > gli disse l'uomo e questo bastò a Shindou per fargli venire in mente altre idee.

< Allora un giorno arrivò un uomo, un uomo molto ricco, che chiese la mano della ragazza vista la sua bellezza...> e per un istante si fermò a guardare quei bellissimi occhi azzurri che lo fissavano con curiosità.

< E comprò il suo amore con i soldi, riempiendola di regali e di vestiti...> stava andando contro ogni suo principio, ma voleva quel posto, lo voleva con tutto se stesso...

Appena l'uomo davanti a lui alzò una mano si fermò di scatto, aveva il fiatone per quanto aveva parlato fitto e veloce. Rimase in silenzio a fissare il volto grasso e paonazzo mentre mille pensieri gli affollavano la mente.

< Mh... > disse semplicemente quello alzandosi.

< Dovremo rivedere alcune cose, ma alla mia bellissima figlia sembra piacere la storia, quindi...sei assunto > disse e il castano si trattenne dal saltare e urlare di felicità, ma non riuscì ad impedirsi di sorridere come un ebete. Il sorriso gli sparì immediatamente dal viso quando quella montagna di uomo gli si avvicinò con aria minacciosa.

< Se ti vedo un'altra volta in camera di mia figlia, se provi anche solo a toccarla o a prendermi in giro farò in modo che tu non possa scrivere mai più in vita tua...intesi? > soffiò avvicinando il viso al suo e Shindou si affrettò ad annuire.

< S-Si...si signore > disse e quello sorrise soddisfatto.

< Starai qui finchè non avremo finito, potrai dormire nella stanza degli ospiti > disse accarezzando il viso alla figlia. A Shindou non sfuggì l'espressione di disgusto che si dipinse sul suo viso non appena le grosse mani callose di lui le sfiorarono la guancia, ma lei comunque sorrise al padre.

< Grazie > soffiò grata all'uomo mentre quello riapriva la porta, facendo cenno a Shindou di uscire.

< Va a casa a preparare le tue cose e presentati domani alle due in teatro > lo avvertì.

< Si signore > ripetè il castano, lanciando un ultima occhiata alla ragazza, adesso seduta sul letto, quasi rannicchiata su se stessa, che lo guardava con un espressione che non aveva davvero mai visto. L'uomo sbattè la porta e lanciò un'occhiata di ammonimento a Shindou, che si irrigidì e corse nuovamente giù per le scale, uscendo dal teatro poco dopo.

< Sei davvero ancora vivo? > ridacchiò Kariya non appena Shindou rimise piede nell'appartamento e quello ridacchiò.

< A quanto pare si...e ho anche il lavoro > gli disse e i tre coinquilini lo fissarono sbalorditi.

< Tu sei davvero un gran figlio di puttana lo sai? > rise Kariya, aveva un bel livido sullo zigomo, un bel regalo del buttafuori mentre anche Ryoma e Tsurugi si erano procurati un bel po di segni.

< Mi dispiace > disse notandoli, ma quelli alzarono le spalle.

< E' stato divertente > disse Ryoma.

< E ora ci devi un grandissimo favore > aggiunse Tsurugi.

< Tipo trovare un modo per farci andare a letto con quella bellissima ragazza delle tre di notte > disse Kariya, ma Shindou scosse la testa.

< Oh, no no, sono stato minacciato per bene se solo cerco di fare qualcosa con lei! > disse rabbrividendo al solo ricordo.

< Allora fa qualche foto di nascosto > ribattè l'azzurro e Shindou sospirò, in fondo gli doveva davvero un grande favore.

< Vedrò quello che posso fare > disse alla fine e i tre sorrisero soddisfatti.

< Almeno hai scoperto come si chiama? > gli chiese Ryoma e il castano spalancò gli occhi, scuotendo la testa. Non le aveva ne chiesto come si chiamava ne l'aveva ringraziata per avergli salvato la vita, però poi sorrise rilassato, avrebbe avuto tutto il tempo di ringraziarla il giorno seguente.

< No, ma lo scoprirò presto > disse crollando sul divano e chiudendo gli occhi. Il giorno dopo sarebbe iniziata una grande, grandissima avventura per lui...

 

 

Angolino dell'autrice

Questo capitolo è un po' più corto rispetto agli altri, ma se avessi continuato sarebbe diventato chilometrico prima di arrivare ad un punto buono per staccare XD

E insomma Shindou ha il lavoro...riuscirà finalmente a capire che quella che ha davanti non è una donna? Io non ci conterei troppo XD

Spero di aggiornare presto, intanto grazie a tutti per le recensioni e i messaggi che mi state mandando <3 e soprattutto grazie alle 98 persone che mi hanno messa tra i preferiti! (ho controllato prima e mi è preso un colpo!) insomma, grazie grazie grazie!!!!!

Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Ran ***


Ran si strinse meglio la vestaglia addosso e sospirò guardando fuori dalla finestra. Era una giornata particolarmente fredda, ma aveva i vetri spalancati e ci stava proprio davanti. Si strofinò piano la pelle per scaldarsi e farsi passare la pelle d'oca, poi chiuse i vetri e tirò lievemente le tende, andandosi a sedere di fronte alla specchiera e iniziando a pettinarsi. Il cuore non voleva battergli in modo normale da quella notte, da quando quel ragazzo con i capelli castani gli era piombato in camera. Si sentiva strano, stava provando emozioni che non aveva mai provato prima e alle quali non sapeva dare un nome. Passò la spazzola tra i lunghi capelli più e più volte cercando di rilassarsi, ma lo stomaco continuava a contrarsi dandogli una sensazione di nausea. Prese un lungo respiro e posò la spazzola, afferrando la matita per iniziare a truccarsi, aveva un' ora soltanto per prepararsi ed andare di sotto per iniziare le prove dello spettacolo, ma come sempre non ne aveva una gran voglia. Tracciò velocemente e con mano ferma una linea nera sopra entrambi gli occhi e per fortuna aveva allontanato la matita quando un colpo di tosse gli scosse il corpo. Dovette afferrare il bordo del tavolino per reggersi e si piegò totalmente in avanti, premendo sulla bocca una mano e serrando gli occhi. Quando finalmente l'accesso di tosse finì e si raddrizzò si osservò la mano e rabbrividì nel vederla sporca di sangue. Si alzò di scatto e si avvicinò al piccolo lavandino per lavarsi la mano accuratamente, ma quando tornò allo specchio notò di aver perso parecchio colore e a nulla servirono i chili di fondotinta, continuava a sembrare qualcuno sul punto di morire. Quando sentì di stare per scoppiare a piangere si alzò, distogliendo lo sguardo dallo specchio, e si vestì rapidamente, infilandosi qualcosa di abbastanza comodo e largo per poi scendere in teatro. Sentiva le gambe instabili, ma quando arrivò dagli altri tenne la schiena e la testa dritta, non mostrando a nessuno che stava male. Si guardò intorno per qualche istante, poi camminò spedito verso il padre e la madre intenti a parlare fittamente con una delle ballerine che a quanto pare era rimasta incinta. Non appena lo notarono si voltarono verso di lui e lo fissarono per qualche istante.

< Sembri un cadavere ambulante, ti sei truccata? > sbuffò sua madre e Ran annuì piano.

< Non sto molto bene > soffiò ed entrambi lo osservarono intensamente.

< Non ti ammalare, sai che non è un tuo diritto startene a letto > disse subito la donna e il rosa annuì.

< Certamente > disse semplicemente per poi andare a sedersi su una delle sedie, tornando a guardare le varie persone presenti nel teatro. Notò poco dopo il ragazzo dai capelli castani, stava parlando con il coreografo e con il costumista e gesticolava in maniera concitata. Subito Ran sentì nuovamente una strana sensazione all'altezza del petto e allo stomaco. Socchiuse la bocca e sospirò a disagio, avrebbe tanto voluto qualcuno con cui poterne parlare. Continuò a fissarlo a lungo, facendo scorrere lo sguardo su tutto il suo corpo quando ad un certo punto la fastidiosa sensazione si spostò al basso ventre. Spalancò gli occhi e sussultò quando sentì un principio di erezione e abbassò lo sguardo, iniziando a respirare velocemente. Si era eccitato...non si era mai eccitato con niente e con nessuno! Mugolò piano e alzò lo sguardo per vedere se qualcuno lo aveva notato, ma per fortuna tutti erano indaffarati e nessuno badava a lui. Chiuse gli occhi e prese un lungo respiro, pensando all'addestramento del padre e perdendo immediatamente l'eccitazione. Le lacrime però erano tornate prepotentemente a premere sugli occhi, oltre a stare male adesso era agitato e spaventato che qualcuno potesse aver scoperto qualcosa. Si strofinò il viso con le mani e si diede un lieve schiaffetto sulle guance per riprendere colore, poi si alzò, doveva assolutamente distrarsi.

Per sua fortuna vennero richiamati tutti per le varie spiegazioni. Ran si concentrò su un asse del pavimento totalmente scrostata per non giardare Shindou, ma già il semplice suono della sua voce lo faceva sentire sempre più strano. Non ascoltò nulla di ciò che stava dicendo, completamente concentrato a contare le righe del pavimento per non agitarsi. Dal suo canto Shindou non faceva che lanciare occhiate alla ragazza dei suoi sogni, trovandola sempre con lo sguardo basso. Si vedeva che aveva qualcosa che non andava, ma per quanto volesse andare a parlarle sapeva benissimo di non poterlo fare. Mentre lui e il coreografo stavano parlando nella stanza iniziarono a sentirsi dei lievi colpi di tosse, attutiti dalla mano di Ran. Inizialmente tutti li ignorarono, solo lievemente infastiditi, ma quando la tosse si fece insistente tutti si voltarono verso il rosa, che aveva le lacrime agli occhi per lo sforzo di trattenersi. Ran fece un gesto di scuse con la mano per poi alzarsi sulle gambe instabili e correre fuori. Una volta dietro le quinte venne raggiunto dalla madre, che lo squadrò dalla testa ai piedi per poi porgergli un bicchiere d'acqua che Ran bevette avidamente. Dovettero passare diversi secondi prima che riuscisse a stare meglio e subito, senza dire niente alla madre, tornò dagli altri. Si sedette su una sedia più comoda e chiuse gli occhi per rilassarsi. La voce di Shindou la cullava e nella sua mente si formavano le varie scene che il castano stava descrivendo, più parlava e più amava quel racconto, crogiolandosi nell'idea che forse un giorno anche lui avrebbe potuto amare ed essere amato. Quando la storia volse al termine riaprì gli occhi, si sentiva stanco come se avesse ballato per ore e gli occhi gli bruciavano, ma c'era da iniziare le prove così si alzò e si avvicinò al coreografo per ascoltare cosa doveva fare.

Le prime prove erano sempre le più estenuanti, i ballerini e le ballerine dovevano spostarsi continuamente. Il coreografo poi cambiava spesso idea così che tutti dovevano nuovamente ricordarsi altre battute, altri passi o altre posizioni. Ran si muoveva sul palco come in trance e si concentrava su qualsiasi cosa pur di impedire ai suoi occhi di slittare verso il castano, seduto proprio davanti al palco. Appena la voce del suo patrigno annunciò che per quel giorno le prove erano finite Ran corse via, sparendo dietro la solita porta che dava sul retro e Shindou non fece in tempo a raggiungerla che si era già chiusa in camera sua.

< Non sono riuscito nemmeno a ringraziarla > sospirò tra se e se mentre una donna dal seno prosperoso gli si avvicnava.

< Non badare a lei, fa sempre così. Evidentemente ha manie da star > gli disse e Shindou gli fece un lieve sorriso.

< Sai dirmi almeno il suo nome? > chiese poi, avrebbe preferito chiederlo direttamente alla ragazza, ma visto come stavano andando le cose non sapeva nemmeno se ci avrebbe mai parlato.

< Ran > rispose la donna e Shindou sorrise, una ragazza così bella aveva un nome che le si addiceva, e tra l'altro il giglio era il suo fiore preferito. Ridacchiò tra se e se e ringraziò la ragazza prima di prendere le sue valige e salire in quella che sarebbe stata la sua nuova stanza per qualche mese.

La stanza non era davvero niente di che, dieci volte più piccola di quella che aveva nella casa dei suoi genitori e almeno la metà di quella in cui abitava fino al giorno prima non aveva spazio che per un letto e un piccolo armadio. Poggiò la borsa sul letto e sospirò osservando la vernice scrostata del soffitto e il legno marcio delle finestre. Evidentemente al di la di tutto non se la passavano così bene economicamente...o forse i padroni erano semplicemente dei grandissimi taccagni. Evitò di pensare al padrone del Moulin Rouge e si concentrò sul mettere a posto le poche cose che aveva, poi si mise subito al lavoro con carta e penna per appuntarsi le varie idee e i vari cambiamenti che aveva apportato alla storia dopo aver parlato con il coreografo. Passò così quasi tutta la sera, poi verso le due e trenta di notte sentì la porta accanto alla sua stanza aprirsi e scattò in piedi. La stanza accanto alla sua era quella di Ran e, accorgendosi che ore fossero, immaginò che la ragazza doveva stare andando allo spettacolo. Le sue gambe si mossero quasi da sole e corse alla porta, spalancandola così forte che vide la ragazza sobbalzare, voltandosi di scatto verso di lui.I suoi grandi occhi azzurri lo fissavano spalancati e il petto si alzava e si abbassava rapidamente, stretto in un elaborato corsetto.

< B-Buona sera > disse Shindou, rendendosi improvvisamente conto di ciò che aveva fatto. Vide la ragazza rilassarsi un momento, per poi irrigidirsi di nuovo.

< Buona sera > sussurrò mordendosi impercettibilmente il labbro, il suo era un gesto dovuto al nervosismo, ma Shindou in quel momento lo trovò così erotico che dovette stringere forte lo stipite della porta per impedirsi di avvicinarsi a lei e toglierle il labbro dai denti per poi baciarla. Tutto il lei lo chiamava, gli urlava di prenderla, di possederla, di farla sua fino all'alba. Ma era anche più di questo, sentiva il desiderio di proteggerla, di scoprire cosa la facesse stare male...Mentre pensava a tutte queste cose lei si sistemò con un gesto secco la cerniera della gonna, gli fece un lieve gesto di saluto e gli diede le spalle per andarsene. A nulla servì concentrarsi sui suoi capelli, lo sguardo del castano scivolò inesorabilmente verso il basso, fissandosi sulle rotondità del sedere coperto solo in parte dalla gonna. Degluttì a vuoto e sbiancò quando notò che lei aveva voltato lievemente la testa e lo stava fissando, accorgendosi che lui le stava guardando il sedere. Subito fece due passi indietro e chiuse la porta, buttandosi poi sul letto e facendosi malissimo visto che non si era accorto di avere una bella erezione che gli premeva sui pantaloni. Si odiò in quel momento. Si sentiva come tutti gli altri uomini che la guardavano, desiderando il suo corpo e niente di più, ma in lei c'era altro, molto altro che aspettava soltanto di essere scoperto e lui lo sapeva, glielo leggeva negli occhi. Si ripromise che sarebbe diventato suo amico, che non le avrebbe più dato modo di pensare che anche lui come tutti voleva solo portarsela a letto, voleva diventare suo confidente, voleva essere colui che la consolava, che la aiutava a superare la vita...voleva che lo amasse...e voleva amarla...o forse già la amava. Poteva davvero esistere un colpo di fulmine così forte? Si disse di si, mentre la sua mano scivolava nei pantaloni per darsi un po' di sollievo. Si addormentò così, con le immagini di Ran che danzava solo per lui nella mente, pronto a tutto per conoscerla meglio e con uno dei suoi soliti piani idioti nella testa, irrelizzabile, impossibile...ma che a lui in qul momento sembrò la cosa migliore del mondo.

 

 

Angolino dell'autrice

Shindou pervertito! Povero Ran, le idee di Shindou sono pazze e lo metteranno a dura prova XD ma soprattutto metteranno a dura prova Shindou ). Spero che il capitolo vi sia piaciuto, baci <

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il signor Kenichi ***


La mano di Ran scorreva veloce sulla sua erezione, su e giù, su e giù. Sentiva di poter impazzire di piacere e le sue gambe tremavano convulsamente mentre per la prima volta il vita sua si stava dando piacere da solo. Era tornato in camera dopo aver ballato, ma per tutto il tempo aveva avuto in mente solo lo sguardo di Shindou che lo osservava allontanarsi. Sapeva riconoscere lo sguardo di qualcuno quando era eccitato, quando lo desiderava, ma in Shindou c'era qualcosa che non riusciva a capire, come se oltre a volerlo fisicamente volesse dell'altro. Il suo sguardo era così magnetico che per poco non era tornato indietro per baciarlo, per concedersi a lui. Sapeva di non poterlo fare, di non doverlo nemmeno pensare, ma il suo corpo si era teso come una corda verso lo scrittore. Strinse meglio il suo membro e mugolò quasi disperato, piegandosi in avanti e continuando a muovere la mano sempre più rapidamente. Quando chiudeva gli occhi si trovava davanti a Shindou, desiderava che lui in quel momento fosse lì, anche solo per osservarlo con quello sguardo, facendolo sentire speciale. All'improvviso spalancò gli occhi e la bocca, quasi urlando quando arrivò ad un orgasmo così intenso che lo fece tremare da capo a piedi. Venne per quasi un minuto buono, con tutto il corpo che si contraeva, le labbra serrate per evitare che qualcuno lo sentisse. Quando l'ultimo spasmo terminò prese un lungo respirò e si raddrizzò tremante, osservandosi la mano con aria incerta, davvero un solo sguardo poteva farti questo? Eppure doveva essere abituato a quegli sguardi pieni di desiderio. Si alzò e si infilò sotto la doccia, togliendosi rapidamente sudore e trucco, poi si infilò la vestaglia sopra il corpo nudo, ma poco prima che si potesse mettere a letto sentì bussare. Strinse in un gesto automatico la cintura attorno alla vita e si sistemò meglio i capelli, sperando di essere presentabile, quando si era osservato allo specchio prima aveva l'aria stravolta. Si infilò rapidamente le ciabatte con il tacco e si spostò i capelli da un lato per non farli sembrare spettinati, poi si avvicinò alla porta.

< Chi è ? > chiese con il cuore che batteva a mille, sperando che fosse Shindou e allo stesso tempo pregando che non fosse lui. Quando sentì la voce di suo padre sospirò piano, poi si stampò in faccia un sorriso ed aprì, trovandosi però davanti due persone e non suo padre da solo come aveva immaginato. Si mise subito le mani sui bordi della vestaglia e la chiuse meglio in un gesto pudico, gesto che a quanto pare compiacè molto entrambi gli uomini.

< Scusa l'ora, ma volevo presentarti colui che quest'anno renderà lo spettacolo un vero capolavoro. Sarà lui a darci i fondi per organizzare il più grande spettaccolo mai visto! > disse suo padre e Ran osservò l'uomo accanto a lui. I due uomini avevano più o meno la stessa età, ma mentre il padre era un grasso uomo, mezzo calvo e vestito in maniera eccentrica, l'altro era un uomo alto, magro e ben vestito. I baffetti si muovevano con la bocca come se avesse un tic e Ran non potè fare a meno di fissarli mentre stringeva la delicata stoffa della sua vestaglia con una mano. Iniziò a domandarsi se quell'uomo non avesse pagato per averlo, se quella stessa notte avrebbe dovuto concedersi a lui, forse era per quello che erano lì.

< Il signor Kenichi era così curioso di incontrarti che non poteva resistere fino a domani mattina > aggiunse suo padre lanciandole uno sguardo come per dirle di essere carino e subito Ran cambiò atteggiamento. Capì che quell'uomo aveva davvero pagato per lui, o comunque aveva tutta l'intenzione di farlo. Intanto aveva investito una grossa somma sul Moulin Rouge, il che significava solo una cosa, Ran era stato prenotato. Sentì le gambe tremargli mentre l'uomo lo guardava, cercando di penetrare con lo sguardo dentro un qualsiasi spiraglio della vestaglia e si chiese se sapesse che in realtà era un maschio. Mise da parte ogni domanda o preoccupazione e iniziò a recitare come gli stava espressamente ordinando il padre con lo sguardo. Sorrise seducente e lasciò la presa sulla vestaglia, lasciando che si aprisse morbida per mostrare il collo e la clavicola nuda.

< Nessun disturbo, dispiace a me non essere presentabile > disse con voce affabile, porgendo la mano all'uomo che subito gliela prese e gli baciò il palmo, solleticandogli la pelle con i baffetti. Dovette reprimere l'impulso di togliere la mano quando sentì la sua lingua bagnargli la pelle.

< Avete un profumo incantevole, si addice alla vostra bellezza > disse lui e Ran si affrettò a sorridere civettuolo come ogni volta che riceveva un complimento.

< Voi mi lusingate > disse a bassa voce, ritraendo la mano con un gesto lento. Quello sorrise soddisfatto.

< Sarà un vero piacere farvi diventare una stella, solo vedendovi sento che i soldi che ho investito su di voi sono soldi ben spesi. Non vedo l'ora di vedervi indossare i costumi di scena > sussurrò con aria vagamente eccitata e Ran ridacchiò.

< Sarà mia premura mostrarli prima a lei, mio signore > sapeva che gli uomini impazzivano quando li chiamava così e di fatti lo scintillio negli occhi dell'uomo glielo confermò subito.

< Bene...si, bene. Aspetterò con trepidazione di vederli > disse, persino la sua voce tradiva l'eccitazione, quella notte si sarebbe dato sicuramente da fare con qualche donna del Moulin Rouge. Ran continuò a sorridergli, poggiandosi lievemente all stipite della porta quando sentì le gambe farsi nuovamente instabili, ma quel gesto contribuì a far aprire ancora di più la sua vestaglia, scoprendo fin quasi sopra i petto. Vide distintamente il pomo d'adamo del signor Kenichi alzarsi e abbassarsi nel tentativo di degluttire a vuoto e i suoi pantaloni gonfiarsi. E più l'uomo aveva queste reazioni e più sul viso di suo padre si allargava un sorriso soddisfatto.

< Ora vi lascio riposare, avremo tutto il tempo per...approfondire la nostra nuova amicizia > disse alla fine l'uomo e Ran dovette sforzarsi per staccare il suo corpo dallo stipite.

< Buona notte signor Kenichi, buona notte padre. Passate una buona notte > disse con voce melodiosa, richiudendosi lievemente la vestaglia sul petto con un finto brivido di pudore.

< Buona notte > dissero i due uomini mentre Ran faceva un passo indietro per poi chiudere lentamente la porta. Attese qualche minuto fermo immobile davanti al legno scrostato della sua porta, poi fece girare la chiave e crollò in ginocchio, premendosi una mano sulla bocca e iniziando a piangere silenziosamente, adesso si che poteva dire che la sua vita faceva schifo.

 

 

Angolino dell'autrice

Capitolo cortino, ma se ci aggiungevo tutte le cose ce succedono dopo diventava chilometrico XD E insomma adesso è entrato in scena anche il caro signor Kenichi, che verrà sicuramente odiato da tutti voi XD Spero che il capitolo vi sia piaciuto, aggiornerò presto ;)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Orribili scoperte ***


I giorni passavano rapidi e confusi lì al Moulin Rouge, forse era per il fatto che non esistevano orari, si dormiva quando si poteva e si era perennemente esposti alla luce artificiale visto che non c'erano finestre, ci si trovava al buio solo nella propria stanza quando si doveva dormire. Ma più di tutto Shindou era stravolto dall'avere Ran così vicina ogni giorno, poterla vedere ballare tutte le notti da così vicino, poterla osservare mentre faceva le prove, senza riuscire a portare avanti il suo proposito di non guardare il suo corpo e sopattutto senza riuscire a portare avanti l'altro suo proposito di diventare suo amico, di avvicinarsi a lei per poterla conoscere.

< Allora? Che ne pensi? > la voce del costumista riportò l'attenzione del castano alla realtà, distogliendolo dalle gambe affusolate che la ragazza stava muovendo poco lontano da lui.

< B-Belli...mi piacciono > disse passando nuovamente lo sguardo sui primi abiti rosso fuoco confezionati dall'uomo, erano solo prove ma grazie al generoso contributo del signor Kenichi erano fatti con le migliore stoffe che si potessero trovare in giro.

Ran si stava sistemando un brillantino sul corsetto con aria distratta, sembrava non volerlo mai guardare e Shindou era convinto che si fosse offesa quando quella sera le aveva guardato il sedere e si era eccitato. In reatà il poverino stava facendo di tutto per non eccitarsi a sua volta, con quel micro abito si sarebbe notato e Shindou quella mattina era davvero sexy. Da quando era al Moulin Rouge la matrigna di Ran aveva provveduto a cambiargli il guardaroba, quello di prima secondo lei era troppo da santarellino e avrebbe fatto brutte figure a presentarsi con quelle scialbe camice, facendo fare di conseguenza brutta figura anche al Moulin Rouge, così adesso il castano aveva nuovi vestiti alla moda e adatti a quel genere di ambiente. Quella mattina in particolare aveva degli attillati pantaloni di pelle e una camicia tempestata di micro brillantini, lasciata aperta sul petto liscio e abbronzato, roba da attirare tutte le attenzioni delle ballerine del locale su di se. Di fatti Shindou era diventato in breve tempo un po la mascotte del gruppo, si era fatto ben volere con quella sua aria un po' ingenua e i suoi atteggiamenti umili, niente a che vedere con i vecchi scrittori che avevano messo in scena le precedenti commedie. Tutto questo a Shindou piaceva da morire, si sentiva finalmente parte integrante di quel gruppo, era diventato quasi come gli scrittori che tanto ammirava, ma c'era ancora qualcosa che non lo faceva sentire soddisfatto e quella cosa in realtà era un qualcuno, qualcuno che in quel momento pur di non guardarlo cercava di levare pelucchi inesistenti dal vestito. Sospirò piano, sorridendo grato al costumista mentre i ballerini tornavano a posizionarsi sul palco per provare nuovamene la scena con gli abiti. In quanto a Shindou andò a prendere posto come al solito in prima fila per osservare le scene e vedere se gli venivano in mente cambiamenti o miglioramenti. Era intento a spostarsi nervosamente sulla sedia per via di una scena parecchio spinta tra Ran e un uomo che interpretava il ricco che la stava comprando quando vide per la prima volta il signor Kenichi. Non era mai andato alle prove, ma quella mattina era comparso dalla porta d'ingresso e aveva lanciato una strana occhiata alla ragazza dai lunghi capelli rosa, ancora avvinghiata e gemente all uomo davanti a lei. Il suo improvviso battere le mani fece fermare tutti, i due si staccarono e Shindou, con lo sguardo ancora punatato su Ran, potè notare l'imbarazzo sul viso di lei, si vedeva che quel contatto la faceva stare male a differenza delle altre ragazze, forse era davvero vergine.

< Signor Kenichi! > fu nuovamente la voce di qualcuno, stavolta del padrone del Moulin Rouge, a strapparlo dai suoi pensieri. Si voltò di scatto verso le file più alte del teatro, notando subito l'uomo alto e ben vestito che si avvicinava. Tutto in lui emanava ricchezza, persino il portamento e lo guardo facevano intuire a chiunque lo guardasse che quell'uomo poteva comprare qualsiasi cosa, anche la tua stessa vita. Non gli piacque fin dal primo istante. Serrò i pugni mentre vide scattare contemporaneamente il padrone del Moulin Rouge e Ran verso di lui, senza però notare la mano dell'uomo poggiata sulla schiena della ragazza, costringendola a camminare.

< Una scena a dir poco sorprendente > il signor Kenichi però non sembrava soddisfatto, sembrava quasi geloso che Ran fosse toccata da qualcuno, tanto che lo sguardo che posò su di lei pochi istanti dopo fece rabbrividire entrambi i ragazzi. Ma nessun altro se ne accorse, tutti felici del suo arrivo e desiderosi di compiacerlo.

< Noto che vi sono anche arrivati i vestiti nuovi > puntualizzò e l'uomo davanti a lui sorrise teso, ricordandosi solo in quel momento della promessa di Ran fatta all'uomo.

< Sono solo gli abiti provvisori per vedere come ci si muove, quando i veri abiti saranno pronti sarà il primo a vederli! > si affrettò a dire, dando una piccola pacca a Ran per fargli capire che doveva intervenire. Lui subito si stampò in faccia un' aria da cucciolo e quasi fece il labbruccio.

< Vi siete offeso mio signore? > chiese a bassa voce, facendo spalancare gli occhi a Shindou nel vederla in un atteggiamento simile. Si voltò solo un momento per notare sulle facce degli altri ragazzi i vari sorrisetti maliziosi e divertiti.

< Ma no, certo che no mia cara > ribattè subito Kenichi, compiaciuto da quell'atteggiamento di sottomissione, allungando una mano per accarezzargli il viso. Ran si lasciò accarezzare e gli sorrise, poi si avvicinò di un passo.

< Le prometto che quando avrò il mio bellissimo abito verrò a faglielo vedere personalmente...in camera vostra > soffiò così piano da farsi sentire dall'uomo e tanto bastò per farlo calmare, eccitare e compiacere. Shindou osservava la scena con gli occhi sgranati, possibile che nessuno si accorgesse che lei stava recitando? Tutto in lei urlava che non voleva essere lì, che sarebbe voluta scappare. La posizione del suo corpo, il suo sguardo, le labbra serrate, era costretta a recitare! Si irrigidì e si alzò in piedi di scatto tenendo i pugni serrati, non voleva farlo davvero, ma il suo corpo si era mosso in automatico. Vide tutti voltarsi verso di lui, il padrone del Moulin Rouge gli scoccò un'occhiata severa per quel movimento brusco che aveva rotto il momento, il signor Kenichi lo osservò interrgativo, ma più di tutto Ran sgranò gli occhi come se fosse una bambina beccata a fare qualcosa che non doveva. Accadde tutto in una frazione di secondo, il signor Kenichi tentò di prenere la mano di Ran borbottando un "vi lascio tornare al vostro lavoro mia cara", ma lei la tolse di scatto come se la mano dell'uomo scottasse, pentendosene subito dopo. Quasi tutti trattenero il fiato per quel gesto tanto scortese e Ran si voltò di scatto verso di lui, cercando in tutti i modi di non guardare il padre che aveva assunto un'espressione furente.

< Io...perdonatemi ero sovrappensiero e mi avete spaventata > ridacchiò Ran porgendogli la mano nuovamente, cercando di bloccare il tremore per non mostrarsi spaventato. Come per farsi perdonare fece un passo avanti appena Kenichi le prese la mano con un sorriso teso e strofinò lievemente la gamba contro la sua.

< Si goda lo spettacolo > disse sentendolo rabbrividire per poi staccarsi e tornare verso il palco, serrando le labbra per non farle tremare convulsamente, ben consapevole di cosa lo avrebbe atteso dopo lo spettacolo di quella notte. Shindou si rimise lentamente a sedere, inebetito da tutto ciò che era successo e iniziando a capire realmente cosa si celava dietro a tutta quella finzione. Prese un lungo respiro e si sforzò di sorridere ai due uomini che lo stavano ossevando. Quelli gli rivolsero un cenno prima di sparire nuovamente dietro la porta che dava agli alloggi e subito Shindou tornò a guardare Ran, che si era seduta su una delle sedie, ignorando lo sguardo di tutti con un'espressione indecifrabile sul viso, solo il petto si abbassava e si alzava tremante e soprattutto rapido. Quella notte il castano la passò a scrivere, non per lo spettacolo o per il Moulin Rouge in geneale, scrisse per se stesso, per sfogarsi e per ricordarsi il vero motivo per cui era entrato lì dentro, aiutare quella ragazza, doveva attuare il suo piano e diventare suo amico al più presto, scoprire la sua storia ed offrirgliene una migliore. Senza nemmeno accorgersene il suo libro aveva iniziato a scriversi, stava scrivendo di lei e di lui stesso e per ore non staccò la penna dai fogli mentre le parole uscivano di getto. Fu solo quando, verso le quattro del mattino, sentì un gemito quasi disperato che alzò la testa dal foglio con aria accigliata. Posò la penna e riordinò i fogli sparsi sulla scrivania, stando attento a metterli in ordine. Mosse la testa per scrocchiare il collo indolenzito per le troppe ore passate chinato e rimase con l'orecchio teso, ma sentì solo la musica attutita di uno dei tanti spettacoli. Quando notò l'ora si disse che Ran doveva essere gia andata a letto, ma lui non aveva per niente sonno così si alzò e si stiracchiò, deciso a fare una scappatella di sotto, magari avrebbe viso i suoi inquilini che approfittavano ormai quasi tutte le sere degli ingressi omaggio che gli faceva avere. Sorrise divertito al ricordo della faccia dei ragazzi quando glieli aveva dati e si allungò per prendere la giacca in caso avesse deciso di uscire all'aria aperta. Tese nuovamente l'orecchio prima di aprire la porta, forse quel gemito era solo qualche ragazza appartata in una delle stanze, succedeva spesso, ma stranamente gli aveva fatto uno strano effetto. Quando nuovamente sentì il silenzio si disse che doveva essere stato il suo stato d'animo, così preso dal libro, a fargli sentire quel gemito come una richiesta d'aiuto così aprì la porta e uscì nel corridoio vuoto. Fece pochi passi verso le scale quando sentì un tonfo sordo provenire dalla porta in fondo al corridoio, la stanza da letto dei padroni del Moulin Rouge. Immediatamente si bloccò, quel tonfo non poteva che essere di un essere umano e si chiese se non fosse il caso di andare a vedere. Non poteva essere stato il padrone a produrre quel suono, il suo corpo cadendo avrebbe prodotto più rumore, ma magari qualcuno stava rifacendo la stanza e si era sentito male. Fece pochi passi verso la porta incerto, gli era stato vietato di entrare in qualsiasi altra stanza che non fosse a propria e se lì dentro ci fosse stato anche il padrone se la sarebbe vista brutta, ma davvero non riusciva a resistere alla curiosità. Fece altri due passi, poi altri tre e si fermò a pochi metri dalla porta.

< Serve aiuto? > chiese ad alta voce, magari se qualcuno avesse risposto di si si sarebbe precipitato dentro, ma non gli arrivò nessuna risposta. Alla fine sospirò e fece per andarsene, non voleva rischiarsi il posto o la pelle. Fece però solo pochi passi verso le scale che la porta si aprì di scatto e si richiuse pochi istanti dopo. Shindou prese un lungo respiro prima di voltarsi, sicuro di trovarsi davanti il padrone furioso per aver interrotto qualche suo strano gioco con la sua domanda, ma ciò che vide lo lasciò di ghiaccio.

Davanti a lui c'era Ran, poggiata mollemente alla porta di suo padre con addosso solo una corta vestaglia. Stava fissando il pavimento e ansimava pesantemente, era palese cosa fosse successo nella stanza. I polsi della ragazza erano rosso fuoco, probabilmente era stata legata, le sue cosce erano piene di lividi neri e violacei esattamente come gli avambracci, le gambe le tremavano e stava piangendo silenziosamente. Quando alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono la vide sgranarli, poi lei si raddrizzò cercando di mantenere un po' di contegno e come se niente fosse lo superò senza dire una parola, andando nella sua stanza. Shindou non riuscì a fare o a dire niente, sentiva la scia del profumo di lei mista all'odore del sangue, ma non riuscì a fare o dire nulla per fermarla, lasciò che si rinchiudesse a chiave nella sua stanza.

< Oddio > soffiò semplicemente quando la dura realtà gli venne sbattuta in faccia, doveva sbrigarsi, doveva davvero sbrigarsi.

 

 

Angolino dell'autrice

Goie dove siete? Mmmh...ancora lontane temo U_U ahahahah

Comunque ora Shindou inizia a capire un po' di più dove è andato a finire...chissà cosa farà!

Pubblicherò presto il seguito ;) baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Breccia nel muro ***


Shindou era rimasto nel corridoio per ore, fissando la porta del padrone del Moulin Rouge con rabbia, sapeva di non potergli fare nulla, ma nella sua fervida immaginazione era già entrato lì dentro e lo aveva pestato per bene. Aveva sentito distintamente Ran piangere nella sua stanza per diversi minuti e quando era rientrato finalmente nella sua stanza aveva poggiato l'orecchio sul muro che lo separava dalla stanza della ragazza, senza però sentire il minimo rumore. Non riuscì a chiudere occhio per ore, nella sua testa continuavano a mostrarsi le immagini di Ran, seminuda e con il corpo martoriato da una violenza, con quello sguardo carico di sofferenza. Quando sentì nuovamente la gente camminare in corridoio capì che si era fatto giorno inoltrato. Sospirò pesantemente e affondò il viso sul cuscino, avrebbe dovuto dirle qualcosa ieri sera, ma non gli erano uscite le parole di bocca. Sentiva che gli sarebbe andato a fuoco il cervello a furia di pensare ad un modo per salvarla, sapeva di non poter semplicemente andare da lei con fare eroico e dirle "vieni via con me", lei non avrebbe mai accettato e poi al di fuori di lì che vita avrebbe potuto dargli? Era solo uno scrittore squattrinato che si sostentava con quei pochi lavoretti che trovava e una piccola paga mensile da parte di suo padre, in più sarebbero dovuti scappare dalla città degli artisti...per andare dove? Se fosse tornato da suo padre con una prostituta lo avrebbe diseredato immediatamente e sarebbero finiti in strada, dove si sa, nessuno sopravvive a lungo. Strofinò violentemente il viso sulla grezza stoffa del cuscino, grattandosi il naso e arrossandoselo, poi si mise a fissare il muro, cercando quasi di vederci attraverso, chissà cosa stava facendo in quel momento la ragazza dei suoi sogni e chissà se lo stava odiando. Assorto così nei suoi pensieri finì per addormentarsi profondamente, finendo per fare strani sogni in cui Ran ballava per lui in un mare di sangue. Quando si svegliò si guardò attorno con aria confusa, si era svegliato di soprassalto per via di alcuni forti colpi alla porta. Si accorse pochi istanti dopo che stavano bussando così si tirò in piedi.

< S-Si? > chiese barcollando verso la porta, si sentiva stordito.

< Shindou si può sapere che stai facendo?! Le prove sono iniziate già da un'ora! > esclamò il coreografo e Shindou aprì la porta di scatto.

< Da un'ora?! Mi ero addormentato! > disse agitato, facendo sospirare il collega.

< Sbrigati a venire, il padrone oggi è già di cattivo umore, la seconda ballerina ha la febbre e anche Ran non si è vista > sospirò e Shindou sentì una morsa al petto.

< Perchè non è scesa? > chiese, ma quello alzò le spalle.

< Avrà le sue cose, capita ogni tanto che non si presenta alle prove, ma tanto stasera si esibirà, lo fa sempre, da dieci anni. Non ha mai saltato una serata > rispose e Shindou si mise a guardare la porta della ragazza, voleva bussare, ma sapeva di non poterlo fare.

< Andiamo > disse alla fine, avviandosi verso il teatro. Stavolta le prove furono davvero toste da sopportare, il padrone del locale era davvero furioso e non faceva che sbraitare contro tutto e tutti e il castano doveva trattenersi a forza per non rispondergli male. Quando lo vide colpire una ballerina con una cinghia strinse così forte i pugni da farsi sanguinare il palmo e prese un lungo respiro.

< Visto che avete quasi finito io andrei, ho da apportare le modifiche decise oggi > disse al coreografo, che annuì semplicemente con aria esasperata, osservando l'ennesimo ogetto di scena volare dall'altra parte del palco sotto la furia dell'uomo. Shindou si fiondò verso la porta e imboccò le scale, ora capiva perchè ogni anno cambiassero sceneggiatori, nessuno sano di mente per una paga del genere sarebbe tornato più di una volta lì. Fece le scale a due a due, salutando con dei lievi cenni del capo alcune ballerine seminude che andavano a prepararsi per la serata, una cosa positiva dello stare lì era che si stava fortificando, giorno e notte al Moulin Rouge lo avevano reso immune all'imbarazzo. Aveva visto di tutto in quelle poche settimane lì e poteva dire di aver visto qualunque parte anatomica esistente sia di un uomo che di una donna. A volte si odiava per aver aperto gli occhi ed aver guardato seriamente quella gente, perchè dove prima vedeva solo una donna in corsetto e perizoma che ballava adesso vedeva una donna ferita, triste e maltrattata, la sua vita non era più allegra come quella di prima, ma di una cosa era certo, meglio vivere nella realtà che in quell' orribile menzogna. Era anche intenzionato a far sapere a tutti la verità, una volta uscito da lì e portata via Ran avrebbe detto a tutti cosa succedeva in quel locale e probabilmente anche negli altri locali della zona. Percorse l'ormai familiare corridoio di corsa, ma si blccò davanti alla porta di Ran e la guardò per qualche istante, poi prese tutto il coraggio di cui era disposto e bussò. Inizialmente pensò che lei non fosse in camera o che stesse dormendo, poi sentì distintamente un fruscio delle coperte, quando non c'era la musica e la casa era silenziosa si poteva sentire il minimo rumore. Ascoltò i passi lievi di lei sul pavimento, zoppicava a differenza della sera precedente e quando aprì la porta sentiva ormai il cuore battergli forte nel petto.

< Padre io...> soffiò lei con aria colpevole, ma si bloccò notando che era stato Shindou a bussare e non suo padre come pensava.

< Oh > disse semplicemente. Non era truccata ed indossava un semplice vestito abbastanza largo da non mostrare il fisico. Strinse subito le mani al petto e abassò lo sguardo.

< Si? > chiese a disagio e il castano dovette stringere le mani dietro al schiena per impedirsi di abbracciarla o anche solo di sfiorarle la pelle. I lividi e i segni erano ancora ben visibili.

< Io....volevo solo sincerami di come stavi > disse Shindou e la vide sobbalzare lievemente, poi però la vide sorridere dolcemente, come se nessuno le avesse mai posto una domanda simile.

< Sto bene, grazie. Sono solo indisposta > sussurrò rialzando lievemente lo sguardo, Shindou notò che quando era scalza era poco più bassa di lui. Subito lui le sorrise.

< Bene, sono felice > disse, si era creato una sorta di tacito accordo tra i due, un accordo che prevedeva di non parlare della sera precedente.

< Senti, possiamo parlare? > le chiese alla fine lui, ma lei scosse subito la testa.

< Perdonami, sono molto stanca > disse a bassa voce ed effettivamente Shindou non aveva notato il pallore sul suo viso, sembrava stare davvero male.

< Hai bisogno di qualcosa? Posso farti portare un thè magari > le propose gentilmente, si era messo in testa di aiutarla e così sarebbe stato, non si lasciò scoraggiare nemmeno dal suo ennesimo rifiuto.

< Hai mangiato piuttosto? > le chiese e lei sospirò.

< Shindou, per favore...> si limitò a sussurrare, voleva essere lasciata in pace e questo lo capì subito.

< Ok, scusami. Qualsiasi cosa sono nell'altra stanza > le disse sorridendole dolcemente e lei annuì, sorridendogli debolmente.

< Grazie > soffiò poggiando una mano sulla porta per chiuderla, ma il castano non si spostava dalla soglia.

< Ti serve qualcos' altro? > chiese e si irrigidì quando Shindou gli afferrò la mano.

< Qualsiasi cosa io ci sono > le disse semplicemente, prendendole la mano con entrambe le sue. Non l'aveva mai toccata e lei aveva una pelle così liscia che la avrebbe accarezzata per ore, ma non era quello il momento.

< Qualsiasi cosa, davvero > ripetè e lei lo guardò intensamente negli occhi, poi gli fece il sorriso più triste che lui avesse mai visto in vita sua.

< Grazie, Shindou > si limitò a dirgli, poi tolse la mano dalla sua presa e chiuse a porta, costringendolo ad indietreggiare. Quando questa gli si chiuse davanti il castano aveva ancora la sensazione della mano di lei chiusa nella sua e se la osservò, poi la strinse a pugno, sempre più deciso ad aiutarla, aveva comunque fatto un passo avanti. Rientrò in stanza acceso di una nuova forza, lentamente si stava creando una breccia per arrivare a lei e non avrebbe smesso finchè quel muro non sarebbe caduto del tutto, mostrandogli la vera Ran.

 

 

Angolino dell'aurice

Sto aggiornando velocemente, non ve l'aspettavate eeeeh? Shindou sta partendo all'attacco e non si fermerà finchè Ran non sarà sua! Fino ad adesso ho scritto fino al capitolo quindici e di gioie ce ne sono state poche però XD

Comunque spero che vi sia piaciuto! A presto, baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Infanzia ***


Ran ricordava distintamente di non essersi sempre sentito diverso dagli altri. Quando era piccolo aveva il permesso di uscire dalla sua camera con maggiore libertà, a patto di non rivelare mai a nessuno che lui aveva "quella cosa" in mezzo alle gambe. Ricordava con terrore la minaccia dei suoi genitori.

< Se dici a qualcuno che hai quella cosa tra le gambe saremo costretti a darti via! Ti dovremo dare alla signora che passa qui tutte le mattine! > gli dicevano sempre e Ran badava bene di non dire nulla e quando era piccolo era tutto così facile. Giocava con le varie bambine nate lì da relazioni occasionali con i clienti, si lasciava docilmente truccare e pettinare dalle donne che lavoravano lì, che lo trattavano sempre molto amorevolmente, in fondo era la figlia de padroni. Crescendo però cresceva anche la curiosità nello scoprire il proprio corpo, a lui era vietato mostrarsi nudo o in mutande davanti alle altre, ma spesso, di nascosto, si alzavano la maglia a vicenda per mostrarsi il seno. Solo che a Ran il seno non cresceva come alle sue amiche, che all' età di dodici/tredici anni inziavano a sviluppare. Lui, vergognandosi troppo per fare domande ai suoi genitori si limitava a mentire, dicendo che anche a lei era venuto il ciclo, nonostante non sapesse nemmeno cosa fosse e sorrideva alle battute o ai nomignoli crudeli che gli affibiavano, sentendosi dire che nessuno l'avrebbe mai voluta perchè piatta come una tavola. Ran però non ci badava e manteneva il suo segreto gelosamente, a lui bastava non essere solo e di giocare con i maschi non se ne parlava nemmeno. All'età di quattordici anni però stavano facendo un gioco, non più tanto innocente, tra di loro. Le ragazzine si divertivano a baciarsi l'una con l'altra per allenarsi ed essere delle brave ballerine e prostitute e anche Ran, stretto nel suo bel vestitino verde, si stava baciando con quella che era la sua migliore amica. Ricordava distintamente che per la prima volta nella sua vita finì per eccitarsi e che quando la sua amica si attaccò al suo corpo lo sentì chiaramente. Non si toglierà mai dalla testa l' espressione scioccata di lei nel sentire l'erezione di quella che credeva la sua migliore amica che le premeva contro il ventre. Da quel giorno cambiò tutto, fece l'enorme errore di raccontarlo ai genitori e quella sera venne picchiato così forte che dovettero chiamare il dottore per rattoppare i vari squarci che suo padre gli aveva aperto sulla schiena con la cinghia, tutt'oggi aveva ancora le cicatrici di alcuni di quei segni. Quando si riprese da quella punizione la sua migliore amica e sua madre erano scomparse nel nulla, in qualche parte remota della sua testa Ran ricordava di aver visto i loro cadaveri buttati nel viicolo sul retro, ma l'aveva rimosso per non starci troppo male. Da quel giorno comunque gli fu impedito di uscire dalla sua stanza per andare a giocare, non poteva avere contatti con nessuno.

< Tutti gli uomini vogliono solo una cosa da te, una cosa che tu devi proteggere > gli ripeteva sempre sua madre e lui non capiva. Poi arrivarono gli addestramenti del padre, e fu allora che capì. Capì quale era il suo scopo nella vita, cosa volevano da lui tutte quelle persone e perchè fosse sempre stato diverso. Col tempo imparò a non avere più crisi isteriche e di pianto ogni qual volta che suo padre lo toccava a quel modo, si creò una barriera per tenere fuori la sofferenza, nonostante fosse davvero difficile. Si concentrava solo sul lavoro, ballando, allenandosi, resistendo al dolore ogni qual volta che veniva punito, maltrattato, torturato o stuprato. Per dieci anni ci era riuscito bene, aveva assunto un atteggiamento di superiorità, tenendo tutti lontani da se, piangendo solo rare volte quando era da solo nella sua stanza, nell'attesa che qualcuno comprasse il suo corpo. Le stesse bambine con cui aveva giocato per più di quattordici anni lo guardavano con odio, gelose del fatto che fosse la "bambina piatta che non si mostrava mai nuda" ad essere la stella del Moulin Rouge e non una di loro. Anche le donne che pettinavano amorevolmente la piccola e dolce bambina dai lunghi capelli rosa adesso non facevano che gettarci sopra veleno. Odio, tuttto ciò che riceveva Ran dalla vita era odio. Si crogiolava ogni tanto nel pensiero che agli uomini piaceva, rabbrividendo poi al solo pensiero che qualcuno di loro potesse scoprire cosa era veramente. Ogni qual volta che il corpo di qualche pretendente marciva nel viicolo sul retro si sentiva male, era morto perchè lui era maschio, se fosse stato femmina sarebbe stato tutto più facile...forse...forse si sarebbe dovuto buttare giù dalla torre con l'elefante che tanto adorava da bambino...

Ran si svegliò di soprassalto, tossendo violentemente appena si tirò dritto, finendo per crollare in avanti con le mani strette sul petto. Gli facevano ancora male i muscoli per la posizione innaturale che gli aveva fatto assumere suo padre per punirlo e gli spasmi dovuti alla tosse non lo aiutavano per niente.Strinse forte gli occhi sentendoli lacrimare e prese un bel respiro, poi si allungò per prendere un bicchere d' acqua, vagando con lo sguardo sulle coperte alla ricerca di sangue, che per fortuna non sembrava esserci. Bevette piano, poi rimise a posto il bicchiere sul comodino e si lasciò cadere mollemente sul morbido cuscino, sospirando piano. Non sognava la sua infanzia da molto tempo, ma da quando era arrivato quello Shindou non faceva che sogni strani, spesso erotici, a volte terribilmente simili ai suoi ricordi da farlo svegliare con un gran senso di nausea. Cercò di capire che ore fossero sentendo i rumori fouri dalla sua stanza, ma non sentiva nulla così decise di restare ancora a letto, godendosi quel senso di pace che si creava in quei brevi momenti di nullafacenza. Pochi minuti dopo qualcuno bussò alla sua stanza, ma Ran ci mise un po ad alzarsi e ad andare ad aprire, non aveva voglia di vedere nessuno. Quando aprì si trovò davanti suo padre, che la osservò per qualche istante con intensità.

< Non ti sarai ammalata spero > le disse e Ran si affrettò a scoutere la testa.

< No > soffiò nonostante sentiva la testa leggera e le gambe molli.

< Ti hanno sentito tossire spesso ultimamente > le disse ancora suo padre, ma lui alzò le spalle.

< Mi prude la gola, devono essere le nuove candele che avete comprato > mentì spudoratamente, consapevole di essere così bravo che non si sarebbe mai accorto della bugia, di fatti il padre sospirò.

< Provvederò a cambiarle > disse, continuando ad osservarlo con aria critica.

< Comunque vestiti e cerca di sembrare un po' più nel mondo dei vivi, sono arrivati i nuovi costumi e il signor Kenichi voule vederli > esclamò e a Ran si gelò il sangue nelle vene. Aveva promesso di mostrarglieli si, ma da soli, in camera dell'uomo. Alzò lo sguardo spaventato sul padre, domandandogli silenziosamente se fosse arrivato il momento.

< Non ha il permesso di possederti, il contratto prevede che sarai sua dopo lo spettacolo. Il signor Kenichi ha grandi progetti per te e per il Moulin Rouge > rispose l'uomo e il rosa si sentì morire, allora era vero, quell uomo orribile aveva comprato il suo corpo e soprattutto aveva intenzione di possederlo a lungo. Gli sfuggì un sospiro tremante e i suoi occhi si fecero lucidi, cosa che ovviamente non interessò minimamente all'uomo che aveva di fronte.

< Mi raccomando, ricorda gli insegnamenti che ti ho dato. Se farai la brava questo locale potrebbe diventare il più famoso del paese, ma soprattutto noi diventeremmo ricchissimi! > esclamò dandogli un buffetto sulla guancia.

< Ma lui sa che io sono un...? > soffiò Ran non finendo la frase.

< Mi raccomando, bacino lontano, ma se ti bacia o ti sfiora fino a qui..> si mise una mano sull'ombelico.

< Non fare resistenza, un assaggino gli ci vuole > disse senza rispondere alla domanda di Ran.

< Metti qualcosa di comodo, tanto dovrai indossare il costume di scena dopo > aggiunse prima di spingerlo dentro la stanza.

< Su su, non abbiamo tutto il giorno > esclamò prima di chiudere la porta, lasciando Ran da solo con i suoi pensieri e le sue paure.

 

 

Angolino dell'autrice

Continuo ad aggiornare rapidamente, mi stupisco di me stessa! XD

Comunque nei prossimi capitoli mi odierete, quindi preparatevi XD Spero che vi sia piaciuto il capitolo, baci baci 3

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** cap. 9 (ovvero non mi viene un titolo decente XD ) ***


Continuava ad osservarsi nello specchio con aria critica, ma anche ai suoi stessi occhi risultava estremamente erotica e dannatamente sexy. Odiava e amava quella cosa, sapeva che effetto faceva alla gente e non riusciva a decidere se compiacersene o provare ribrezzo.

< Visto? Non si noterebbe nemmeno con la lente d'ingrandimento che qui c' è qualcosa > disse compiaciuto il costumista, passando una mano davanti al basso ventre di Ran. Il costumista, assieme all'unico ballerino che aveva il permesso di toccare Ran mentre ballavano erano le uniche altre due persone a sapere della vera identità del ragazzo e forse erano le uniche due persone a volergli anche solo un po' bene, o forse era solo pena. Il padrone del locale sorrise soddisfatto così come fece Ran.

< Grazie, è davvero un bellissimo vestito > disse grato il rosa mentre quello gli sistemava lo scollo a cuore, aggiustando l'imbottitura e il trucco per accentuare il seno inesistente.

< Si, gli uomini faranno la fila per ossevare questo bel culetto > ridacchiò il padre, dandogli una lieve pacca sul sedere e contribuendo ad aumentare il senso di nausea nel ragazzo. Era agitatissimo all'idea che si sarebbe dovuto mostrare accondiscendente con il signor Kenichi, sapeva che non sarebbero arrivati fino in fondo, ma era certo che almeno un bacio avrbbe dovuto concederglielo. Prese un lungo respiro per calmarsi, ricordando a se stesso che era questo che poteva aspettarsi dalla vita e niente di più, anzi, sarebbe dovuto sentirsi grato che un uomo tanto ricco si fosse interessato a lui, così che avrebbe passato il resto della sua esistenza senza mai patire la fame. Si sistemò meglio un laccetto della scarpa che si era allargato, poi si raddrizzò.

< Sono pronto > disse al padre, che gli fece cenno di andare. Subito Ran uscì in corridoio, camminando sicuro su quei tacchi impossibili e stretto in un corsetto che non avrebbe fatto respirare nessuno. Sarebbe dovuto salire alla torre dell'elefante, il signor Kenichi aveva deciso di volerlo vedere lì, "vorrei ammirarti con dietro un bellissimo paesaggio", aveva detto, ma Ran sapeva che lì sopra non avrebbero avuto sicuramente nessuno a disturbarli, visto che nessuno aveva il permesso di salirci. Man mano che camminava acquistava sicurezza, convincendosi che quella era una benedizione per lui, non il contrario. Passò rapidamente la sua stanza, ma si bloccò quando notò quella dello scrittore aperta. Aspettò qualche istante per vedere se Shindou stesse uscendo, poi riprese a camminare lentamente, pregando che non fosse in camera o che non guardasse verso il corridoio. Si ripropose di non guardare dentro mentre passava, ma la sua testa si voltò quasi in automatico quando arrivò di fronte alla porta. Shindou era lì, seduto davanti alla scrivania con la sedia che dondolava mollemente e si stava mangiucchiando la penna con aria assorta. Ran notò che aveva le dita e i palmi sporchi d'inchiostro e per qualche motivo la cosa lo intrigò tantissimo, così tanto che rallentò fino quasi a fermarsi. Un breve istante più tardi Shindou voltò il viso verso la porta, forse infastidito dalla sua presenza, ma quando vide che era Ran spalancò gli occhi.

< Oh! Ran! > esclamò e fece per alzarsi, ma in realtà si spinse indietro con le gambe, finendo solo per fare un capitombolo all'indietro.

< Oddio, stai bene? > chiese subito il rosa, correndo ad aiutalo ad alzarsi, chinandosi in avanti per porgergli la mano.

Shindou si stava massaggiando la testa con gli occhi chiusi,ma quando lì aprì lo sguardo gli cadde immediatamente sulla bellissima scollatura a cuore tempestata di diamanti, ma soprattutto gli cadde su ciò che c'era sotto, sulla pelle nivea e leggermente brillantinata della ragazza. Sentì distintamente le sue guance andare a fuoco.

< Io...si...sto bene > soffiò afferrando la mano di lei, lasciandosi aiutare a rimettersi in piedi. Appena riprese stabilità sulle gambe fece scorrere lo sguardo sul vestito, particolare certo, ma non per questo inadatto a lei. Lasciava meno spazio all'immaginazione di qualsiasi altro vestito avesse mai indossato, praticamente si notava tutto, era coperta solo la zona del basso ventre e il seno, ma nemmeno troppo.

< E' il costume definitivo per la tua storia > disse Ran, che sentiva bruciare lo sguardo del castano su di se mentre nuovamente sentiva il corpo tendersi verso il compagno, desideroso di dargli ciò che voleva. Per trattenersi fece un passo indietro, facendo vagare lo sguardo sul pavimento, notando poco dopo la penna che era caduta al castano per via del capitombolo.

< Molto, molto bello > stava dicendo Shindou quando la vide chinarsi per raccogliere la sua penna. Fu come vedere la scena a rallentatore e più lei si chinava più i suoi pantaloni diventavano stretti. Quando gli porse la penna la prese come un trance.

< Ora devo andare, senza l'approvazione del signor Kenichi non possono iniziare a cucire anche gli altri > disse mordicchiandosi il labbro come era solito fare quando era nervoso e Shindou si limitò ad annuire, ben consapevole di avere una faccia da completo ebete.

< A..a dopo > soffò semplicemente mentre la ragazza si fiondava fuori dalla stanza, senza poter impedire che il castano le guardasse il sedere per l'ennesima volta.

Mentre saliva velocememte le scale per arrivare alla torre Ran sentiva il cuore battere a mille, ma sapeva che non era per il signor Kenichi, ma per Shindou. Si poggiò solo un momento al muro quando arrivò in cima e prese un lungo e profondo respiro, doveva restare lucido, un minimo errore gli sarebbe costato caro, non doveva pensare allo scrittore per niente al mondo, doveva solo pensare a fare bella figura e a comportarsi da brava vergine alle prime armi come gli aveva ordinato il padre. Si sistemò un momento , si schiaffò le mani sulle guance, poi si stampò sul viso un timido sorrido e bussò alla porta.

 

 

Angolino dell'autrice

Ultimo aggiornamento veloce, poi non so quando potrò rimettermi al pc ç_ç

Comunque ieri ho mollato la bambina a mia madre, mi sono seduta per 3 ore al pc e ho scritto dal capitolo 16 al capitolo 23! Mi ha fumato il cervello ma l'ho praticamente quasi finita XD Quindi niente, dovrò solo trovare tempo di sedermi al pc per postare i capitoli e terminarla! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Una brava donna ***


La risposta arrivò pochissimi istanti dopo. "Avanti", mai questa parola era sembrata a Ran tanto terribile e mai gli aveva fatto questo effetto. Posò una mano sulla maniglia e attese qualche secondo prima di aprire, entrando nella stanza a sguardo basso. Prima regola, non guardare mai negli occhi un uomo se non te lo chiede, lo fanno solo le puttane sfrontate. Sentì il signor Kenichi trattenere il fiato e si stampò un sorriso timido, ma soddisfatto.

< Siete incantevole mia cara > disse l'uomo avvicinandosi. Poco dopo gli mise una mano sotto al mento facendogli alzare il viso, invitandolo a guardarlo negli occhi.

< E i vostri occhi sono meravigliosi > soffiò e continuando a recitare Ran si lasciò sfuggire un risolino civettuolo.

< Voi mi lusingate mio signore > disse sorridendo per poi osservare l'uomo avvicinare il naso al suo collo, inspirando il suo odore e facendogli scendere un brivido lungo la schiena, stavolta reale.

< E noto con piacere che vi siete messa il profumo che vi ho regalato io > soffò inebriato.

< E' stato un dono così gradito...e ho pensato che poteva farvi piacere avermi con lo stesso profumo che ho nei vostri sogni > recitò, non ricordandosi più quante volte aveva detto frasi del genere al proprio padre.

< Bene > soffiò l'uomo, sfiorando solo per un momento la pelle nivea di Ran con le labbra per poi ritrarsi.

< Sfilate per me > disse e Ran gli sorrise divertito, allontanandosi da lui per tornare fino alla porta, sentendo chiaramente lo sguardo famelico di Kenichi su di se. Arrivato alla porta si voltò e gli rivolse un sorriso radioso, poi si mise a camminare verso di lui, muovendosi sinuoso e sicuro. Arrivò a pochi centimetri dal suo corpo e si chinò lievemente in avanti, mandandogli un bacio e facendogli l'occhiolino, ma senza risultare troppo sfacciato, fingendo di sentirsi in imbarazzo nel farlo anche se effettivamente non amava mostrarsi troppo agli altri. Tornò nuovamente verso la porta e si voltò, poggiandosi con la schiena sul legno e scoppiando in una risata cristallina, coprendosi il viso con le mani e arrossendo a comando.

< Guardate cosa mi fate fare > rise, vedendo l'uomo sorridere divertito.

< Siete così bella e il vestito è stupendo. Vi dona molto > disse compiaciuto.

< Posso dire allora al costumista di preparare anche gli altri? > ridacchiò mettendosi le mani sui fianchi.

< Certamente e portategli i miei complimenti > rispose e Ran sorrise felice, inchinandosi lievemente per ringraziarlo.

< Venite qui, ho un regalo per voi che sono sicuro starà benissimo con questo vestito > gli disse poi l'uomo e Ran sentì il cuore rimbombargli nelle orecchie mentre camminava piano verso di lui, ben consapevole di cosa sarebbe successo. "Un regalo per un regalo, se un uomo ti da qualcosa, tu devi sempre dare qualcosa in cambio e mi raccomando, pondera sempre cosa dare. Per un regalo piccolo non donare mai troppo", queste erano le parole che suo padre gli ripeteva mentre gli porgeva i doni, a volte piccoli, a volte grandi, facendogli decidere cosa dare in cambio, punendolo il più delle volte perchè sbagliava. Si chiese cosa avrebbe dovuto dargli in cambio in quel momento e cosa gli stesse per regalare l'uomo. Arrivò davanti a lui e quello gli prese delicatamente il braccio per poi avvicinarselo alle labbra, gli baciò il polso, poi gli allacciò un bellissimo braccialetto dall'aria tremendamente costosa e Ran lo osservò con aria ammirata, era davvero bellissimo. Socchiuse le labbra e lo rimirò per diversi istanti, nonostante non fosse un ragazzo frivolo e non gli fossero mai interessati i gioielli doveva ammettere che quello era davvero un bel regalo.

< E'...bellissimo > sussurrò alzando lo sguardo per ammirare i riflessi di luce che faceva sul muro, regalandogli il primo vero sorriso, il più bello di tutti. Kenichi lo guardò con aria compiaciuta.

< Sono felice che vi piaccia > disse e Ran abbassò lo sguardo su di lui, essendo seduto su una poltrona gli arrivava quasi all'altezza del collo. Degluttì piano e abbassò ancora lo sguardo per notare il rigonfiamento ben evidente dei pantaloni.

< Io, vorrei davvero ringraziarla > soffiò, ricordandosi perchè era lì, per compiacere il signor Kenichi e convincerlo che i suoi soldi erano spesi bene. Con aria tremante si chinò in avanti e poggiò le mani sulle sue gambe, avvicinando il loro volti. I suoi capelli lunghi andarono a solleticare il braccio dell uomo, che rabbrividì piano prima di catturare le labbra del ragazzino, che mugolò piano senza fingere, era davvero spaventato ed agitato per quella novità. Si baciarono a lungo e Ran dovette resistere all'impulso di tirarsi indietro mentre la lingua e i denti dell'uomo gli martoriavano la bocca. Mentre erano ancora attacati sentì le mani dell'uomo scivolargli sui fianchi, accarezzandogli la pelle lasciata nuda dal vestito, facendo nuovamente rabbrividire il ragazzo, non gli serviva a niente fingere in quel momento, o forse era il suo corpo a reagire quasi a memoria, fatto rimane che Ran potè spegnere totalmente i cervello mentre le mani di Kenichi esploravano il suo corpo, ma senza mai azzardarsi a scendere più giù dei fianchi, doveva esseere stato minacciato per bene. "Una donna non deve mai fare da bambola, deve compiacere il proprio uomo " le parole di suo padre gli passarono in testa mentre le labbra dell'uomo erano posizionate sul suo petto e gli stavano torturando la pelle, facendolo mugolare lievemente. Dopo qualche secondo di titubanza allungò la mano e gli sfiorò la coscia. Sentì l'uomo irrigidirsi e respirare un po' velocemente mentre la mano di Ran si spostava sulla sua cerniera e la abbassava. Tenne gli occhi chiusi per tutto il tempo mentre muoveva la mano lentamente o velocemente a seconda dei gemiti dell'uomo davanti a se, sapeva perfettamente come muoversi anche se ogni tanto fingeva di essere impacciato. Non ci volle comunque molto prima che l'uomo venisse sulla sua mano con un gemito alto e compiaciuto, sbragandosi poi sulla poltrona con aria quasi beata. Solo in quel momento Ran riaprì gli occhi e piantò uno sguardo carico d'ansia addosso al signore davanti a lui. Gli era piaciuto? Era soddisfatto? Suo padre l'avrebbe punito quella sera?

< Non avevi mai fatto nulla di simile? > chiese l'uomo e Ran si irrigidì lievemente.

< No, mai > rispose a mezza voce.

< Wow >soffiò semplicemente l'uomo, che sembrava aver dimenticato i suoi modi da gentiluomo, restando ancora sbragato sulla poltrona con la patta ancora aperta. Rimasero in silenzio per un po' mentre Ran si puliva la mano su un tovagliolo, voleva tirarsi meglio su il vestito per coprire il petto nudo pieno di segni rossi, ma non ne aveva il coraggio. Quando finalmente il signor Kenichi si rimise dritto e si ricompose si decise a farlo anche Ran, che si tirò rapidamente su il vestito e sorrise timidamente.

< Spero davvero accettiate il mio invito a cena > disse appena si furono ricomposti entrambi e Ran subito annuì.

< Ne sarei onorata > rispose tornando ad ammirare il braccialetto. Kenichi gli porse il braccio che lui subito prese con delicatezza, scendendo con lui. Fu solo quando si chiuse nella sua stanza,dopo le congratulazioni di suo padre, che tutto ciò che aveva fatto gli piombò addosso, facendolo sentire più sporco che mai.

 

 

Angolino dell'autrice

Zan zan zan zaaaan, Ran ha dovuto comportarsi da bravo bimbo e ha fatto ciò che doveva! Ho tipo solo cinque minuti per postare il capitolo quindi non mi dilungo troppo sulle postille XD Spero solo che vi sia piaciuto e di poter aggiornare presto! Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** One day I'll fly away ***


Nelle settimane successive Ran si vide poco e niente in giro, Shindou riusciva a vederlo solo alle prove e la sera, ma per il resto non si erano quasi più incontrati dopo quella sera, quando Shindou aveva realizzato solo dopo un po' cosa era andata a fare la ragazza con il loro benefattore. Da quel giorno di fatti erano anche diminuite le scene in cui Ran veniva toccata da qualsiasi persona sul palco, sembrava che qualsiasi cosa la sfiorasse non stesse bene al signor Kenichi, che subito metteva bocca e il povero scrittore era costretto a riscrivere tutto da capo. Per questo si stavano anche allungando i tempi per lo spettacolo, anche se la paga sarebbe rimasta esattamente la stessa. Restava comunque poco tempo al castano per poter trovare il modo di avvicinare la ragazza, che sembrava sempre più chiusa verso gli altri e sopratutto sempre più triste.

Erano nel bel mezzo delle prove quando vide Ran bloccarsi al centro del palco, portarsi una mano alla bocca e tossire, ignorata da tutti quelli che le erano vicini. Si preoccupò non poco nel notare che l'accesso di tosse non voleva passare e che sembrava parecchio sofferente, ma non fece in tempo ad alzarsi che il signor Kenichi lo precedette, avvicinandosi a lei con un bicchiere d'acqua e picchiettandole la mano sulla schiena. Vide lei sorridergli grata mentre prendeva il bicchiere, ma non gli sfuggì quel minucolo rivolo rosso che le colava dal labbro prima che si dissolvesse nell acqua. Si accigliò, preoccupandosi ancora di più, ma sapeva di non poter fare o dire niente, almeno non in quel momento. Fu la sera, verso le due di notte, che decise che era venuto il momento di parlarle così prese tutto il coraggio di cui era disposto e uscì dalla sua stanza, bussando alla porta accanto alla sua. Ran gli aprì pochi minuti più tardi, era truccata solo per metà e indossava un bustino con sotto degli shorts. Osservò Shindou con aria curiosa e le passò una strana luce negli occhi, fino a quel giorno era stato così concentrato su Kenichi e sulla commedia che non aveva davvero più pensato allo scrittore se non nei suoi sogni, ma solo nel ritrovarselo lì tutte le strane sensazioni tornarono prepotentemente a farsi sentire.

< Shindou... > sussurrò trandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli.

< Perdonami, mi sto vestendo > aggiunse subito dopo, non voleva parlare con lui, non voleva averlo vicino perchè ogni volta finiva per volerlo e la cosa lo faceva sentire troppo strano. Stavolta però Shindou non aveva intenzione di farsi chiudere fuori.

< Tu continua pure a truccarti, volevo parlati > le disse facendo dei passi avanti così da impedirgli di chiudere la porta e lasciarlo fuori. Il rosa lo fissò per diversi secondi, poi sospirò e si tolse da davanti.

< Chiudi la porta, se mio padre ti trova qui sei morto > disse e Shindou si affrettò a farlo, trattenendo sulla lingua tutto ciò che voleva dirle a proposito del padre e su quello che lui era certo le aveva fatto.

< Volevi parlarmi della commedia? So che il signor Kenichi ti sta facendo penare > disse Ran, tornando a sedersi sulla sedia davanti allo specchio per riprendere a truccarsi, dandodosi qualcosa per non pensare che era da solo nella stanza con l'unica persona che gli faceva perdere la testa. Shindou invece si avvicinò alla finestra, quella era l'unica stanza con una finestra e se ne stupì, non l' aveva mai notato. Notò anche una scala a chiocciola che partiva da una piccola rampa fuori dalla finestra e si chiese dove conducesse.

< Allora? > gli chiese Ran e lui tornò a guardarla, era così bella quando era concentrata a truccarsi.

< No, era qualcosa di un po più...personale > disse e vide Ran bloccare la matita a mezz'aria.

< Ah > disse semplicemente dopo qualche istante, tornando a truccarsi.

< Dimmi > lo spronò poi, ma Shindou aveva perso le parole, era andato da lei di getto, ma adesso che cosa le poteva dire? "ah sai, ho notato che tuo padre ti violenta" non era certo un bel modo di iniziare l'argomento.

< Tu sei felice? > gli venne da chiedere di getto e stavolta a mano di Ran crollò sul tavolino per il trucco, producendo un tonfo sordo per poi voltarsi verso Shindou, scrutandolo intensamente con un occhio truccato ed uno no. Non rispose, poi sospirò e tornò a truccarsi.

< Non dovresti interessarti degli affari altrui > disse prendendo a truccarsi l'altro occhio, ma a Shindou non era sfuggito che la sua mano adesso tremava lievemente. Si staccò dalla finestra e si avvicnò a lei, bloccandole la mano con delicatezza.

< Ran, io so...> disse e tanto bastò a gettare Ran nel panico più totale. Alzò lo sguardo su di lui con aria terrorizzata, lui sapeva? Sapeva cosa? Aveva scoperto che era un ragazzo? Sapeva il suo segreto? Come ci era riuscito?

Shindou si allarmò subito nel vedere quel terrore cieco nel suo sguardo e stava per dire qualcosa quando lei si alzò di scatto, indietreggiando per allontanarsi da lui.

< C-Cos'è che sai? > soffiò quando riuscì a parlare.

< Che non sei felice > rispose il castano e Ran si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, poggiandosi una mano sul petto, sentendo il cuore martellarglici contro.

< Shindou davvero, non dovresti occuparti delle cose altrui > soffiò, in pochi minuti quel ragazzo l'aveva distrutto, lo stava odiando e si stava odiando perchè sentiva di voler raccontare tutta la verità a lui per poi donargli tutto se stesso. Abbassò lo sguardo sul pavimento, cercando di far tornare i battiti regolari, poi però sentì quel familiare prurito sul fondo della gola e nessun trentativo di bloccarla impedì alla tosse di farlo piegare in avanti con una mano premuta sulla bocca. Subito Shindou si avvicinò a lei, si era quasi dimenticato degli accessi di tosse della ragazza, non poteva più contare sulle dita della mano quante notti l'aveva sentita tossire e aveva passato le ore con il fiato sospeso per sentire se stava bene. Le diede qualche colpo sulla schiena, ma la tosse non accennava a passare e il respiro di Ran si faceva sempre più corto.

< Che posso fare? > le chiese, ma lei fece un gesto con la mano per dirgli di andare via. Ovviamente Shindou non se ne sarebbe mai andato e gli rimase accanto finchè la tosse non passò da sola. Ran prese un lungo respiro, ringraziando mentalmente qualsiasi dio esistente per non aver tossito sangue, ma il suo fiato era rimasto comunque corto e non riusciva a respirare bene.

< Shindou per favore, va fuori, devo finire di prepararmi > sussurrò tornando con le gambe tremanti fino alla sedia, riprendendo a truccarsi malamente visto che la sua mano tremava ancora più di prima. Il castano rimase ad osservarla in silenzio e lo fece per tutto il tempo che lei ci mise a truccarsi.

< Devo vestirmi > le sentì dire dopo un po, adesso le sue mani e la sua voce tremavano un po' meno e lo stava guardando con aria quasi esasperata, ma nemmeno questo lo fece demordere. Fece qualche passo verso di lei.

< Ran, io voglio aiutarti > disse serio e la vide sospirare.

< Non ho bisogno di essere aiutata > ribattè, irrigidendosi quando il castano gli prese la mano.

< Si che ne hai bisogno! > le disse, ma lui tolse la mano di scatto.

< Ho detto no, ora fuori....ti prego > soffiò distogliendo lo sguardo, tutto di lei urlava il contrario, urlava a Shindou che voleva essere portata via, che voleva essere amata.

< No...io...io ti amo > disse senza pensarci e vide la ragazza sobbalzare per poi voltarsi lentamente verso di lui. Il suo sguardo sembrava carico di speranza, di una felicità che poteva forse solo sognarsi nelle notti più buie e questo fece sentire Shindou felice.

< Non dire sciocchezze > ridacchiò però alla fine, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

< L'amore è per gli stupidi > aggiunse avvicinandosi alla finestra, sentiva il cuore esplodergli nel petto, Shindou gli aveva detto l'unica parola che sperava di sentirsi dire nella sua vita, ma era ben consapevole che era inutile, che non si sarebbero mai potuti amare e che molto probabilmente gli aveva detto quelle parole solo per ottenere il suo corpo.

< Se mi vuoi parla con mio padre, è lui che fa il prezzo...anche se non credo potrai offrire più del signor Kenichi > esclamò senza guardarlo, ormai consapevole che non sarebbe più riuscito a smettere di tremare quella sera. Sentì distintamente il castano avvicinarsi al suo corpo e successivamente le braccia di questo circondarlo. Irrigidì tutti i muscoli, Shindou non era eccitato e quell'abbraccio non era possessivo, era un abbraccio che poteva solo donare sensazioni positive, sensazioni in cui Ran si lasciò andare per un momento. Chiuse gli occhi e sospirò piano, godendosi il tepore del corpo del ragazzo dietro di lui, poi però ricordò, ricordò le parole di suo padre, le punizioni, l'avvertimento di non far scoprire a nessuno la sua vera identità e sentì distintamente le mani di Shindou sulla sua pancia, così maledettamente vicine al suo bacino e all'unica cosa che lo rendeva diverso da tutte le donne che tanto invidiava. Immediatamente si staccò facendo due veloci passi avanti.

< Smettila! Ho detto esci! > quasi gridò con le lacrime agli occhi, quella era l'ennesima conferma che non poteva desiderare niente dalla sua vita. Shindou sospirò piano.

< Non volevo farti niente, era solo un abbraccio > le disse, l'aveva abbracciata d'stinto e per un momento gli era sembrato che la cosa l'avesse fatta rilassare, ora invece sembrava sull'orlo di una crisi isterica. Ran si voltò verso di lui con le guance arrossate e gli occhi lucidi.

< Ho detto esci! Devo vestirmi! > esclamò e Shindou sospirò nuovamente.

< Scusa, io...non volevo farti stare male > sussurrò con aria colpevole e Ran non resse più, quello sguardo così puro e semplice, il desiderio che aveva di gettarsi tra le sue braccia e baciarlo, l'amore intenso che provava per lui, fu tutto troppo. Scosse la testa e si fiondò su per le scale a chiocciola fuori dalla sua finestra, immergendosi nell'aria gelida della notte con addosso solo gli shorts e il corsetto.

< E-Eih! > esclamò Shindou correndole dietro. Fece le scale a chiocciola più velocemente che potè, anche se quei gradini erano maledettamente piccoli e rischiava di cadere in ogni istante. Arrivato in cima sbiancò alla vista di Ran in piedi sul cornicione con una mano stretta attorno ad una colonnina. Era una struttura a forma di elefante che oltre all'entrata dalla scala aveva anche un'altra porta. Non potè comunque guardarsi attorno più di tanto, completamente concentrato sulla ragazza.

< Ran? > provò a chiamarla, ma quella non si voltò verso di lui, stava fissando il vuoto. Da quel lato del Moulin Rouge erano abbastanza alti e un volo da quell'altezza non avrebbe risparmiato nessuno. Nel frattempo nella testa del rosa c'era solo pace, stare lì sopra in piedi gli donava un senso di tranquillità, non era la prima volta che si metteva lì in piedi su quel cornicione, osservando le persone sotto di lui e immaginando una vita diversa da quella che aveva, immaginandosi cosa sarebbe successo se si fosse veramente buttato. Solitamente però teneva saldamente la colonnina accanto a se, troppo terrorizzato dalla morte per buttarsi realmente, ma in quel momento la sua presa era molle, se si fosse sporto poco più in avanti non sarebbe riuscito a tenersi e sarebbe caduto. Sentiva solo distrattamente il castano chiamarlo e prese un lungo respiro, non sopportava più quella vita, non la sopportava più veramente. Chiuse gli occhi e lasciò che il vento gelido gli congelasse il viso e il corpo, donandogli quella bellissima sensazione di pace.

< One day I'll fly away....> soffiò cantando, era una delle canzoni scritte per la commedia di Shindou, che appena gli sentì pronunciare quelle parole restò immobile.

< Ran ti prego > disse facendo un passo verso di lei, sbiancando ancora di più quando le vide togliere la mano dalla colonnina.

< Fly...fly....away >

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ansia eeeeh?? XD Spero di poter aggiornare abbastanza presto con il prossimo capitolo, in questi giorni che il mio ragazzo è in ferie stiamo facendo un tour the force ( o come cribbio si scrive) perchè tipo tra un mese e mezzo ci sposiamo....e non abbiamo ancora finito di organizzare il novanta per cento delle cose XD

Comunque spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, bacini <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Finalmente! ***


Il castano si mosse più rapidamente di quanto credesse di poter mai fare, afferrò saldamente il braccio di Ran e la tirò verso di se, facendola sbilanciare all'indietro e non in avanti. Per evitare che si facesse male si mise sotto di lei, attutendo la caduta con il suo corpo e sbattendo la schiena sul pavimento duro e freddo. Rimasero così, fermi per qualche istante. Shindou stava respirando rapidamente per lo spevanto, Ran invece sembrava tranquillo, poggiato mollemente addosso al corpo del castano. Per fortuna i loro bacini non si toccavano così che il suo segreto era al sicuro anche se al momento non gli importava di nulla, che lo scoprisse pure, poi sarebbe stato libero, da cosa non lo sapeva, ma in quel momento non riusciva a ragionare tanto bene.

< S-Stai bene? > le chiese il castano dopo poco, afferrandogli le spalle per fargli alzare la testa.

< Benissimo > soffiò Ran in risposta, alzando lo sguardo su di lui, le sue guance erano bagnate dalle lacrime e osservò il castano con uno sguardo così intenso che il cuore di quest'ultimo prese a battere così rapidamente da far male. Rimasero così, attaccati l'uno all'altro per diversi istanti, poi il rosa si sporse in avanti, unendo le loro labbra. Quel bacio fu tutto per entrambi, per Shindou fu il suo primo bacio dato alla prima persona che aveva veramente amato, per Ran fu una liberazione, uno strappo alle regole ferree sotto le quali doveva sottostare da una vita, ma soprattutto fu un momento in cui entrambi si lasciarono andare all'amore, alla cosa più importante per qualsiasi persona sulla terra. Quel bacio fu diverso da tutti i baci che aveva dato Ran, un bacio tenero, a fior di labbra, ci misero anche la lingua, ma Shindou era così impacciato che non riuscì a diventare un bacio passionale nemmeno volendo. Ran gli morse piano il labbro inferiore per poi sospirare, facendo leva sulle braccia per tirarsi su, lasciando il castano ancora a terra con gli occhi spalancati e l'aria stravolta ma palesemente felice. Non potè dire nulla che dal piano di sotto sentirono bussare.

< Ran, è tardi! > li raggiunse la voce della madre e il rosa sembrò tornare rapidamente in se.

< Tu sta qui, esci dalla mia stanza solo dopo che sarò uscita io > disse per poi riprendere le scale senza aggiungere altro, lasciando Shindou lì a sorridere come un ebete verso il soffitto stellato. L'aveva baciata! Shindou Takuto aveva dato il suo primo bacio...e che bacio! I suoi coinquilini sarebbero morti d'invidia quando glielo avrebbe raccontato! Ridacchiò tra se e se senza riuscire ad impedirsi di sentirsi così eufrico, c'era riuscito, aveva aperto una piccola breccia nel suo cuore! Ascoltò a orecchio teso i movimenti nella stanza di Ran e quando le sentì chiudere la porta si alzò in piedi, scendendo piano le scale e tenendosi saldamente al corrimano siccome sentiva le gambe instabili. Uscì poi dalla stanza dopo aver controllato che non ci fosse nessuno in corridoio e scese in teatro, notando dietro le quinte Ran con il suo bel vestito, pronta per entrare in scena. Stavolta non dovette sforzarsi per non guardarle il sedere, ma si soffermò a guardare il profilo del suo volto, sorridendo innamorato, era così felice da non accorgersi del lieve ansimare della ragazza e del suo volto pallido. La guardò salire sul palco e avanzò, mettendosi dove poco prima era messa la ragazza, poggiandosi ad un asse di legno per osservarla. Per la prima volta da quando aveva messo piede lì si sentiva euforico e la guardava ballare con un largo sorriso stampato in faccia. Quella sera Ran aveva una bellissima canzone movimentata e la cantava sorridendo al pubblico, prima di qualsiasi grande spettacolo le musiche della ragazza si facevano un po' più audaci, giusto per far capire a chi non sarebbe venuto cosa si sarebbe perso, ovviamente chiunque poteva non si lasciava sfuggire il biglietto, tanto che già due settimane di serate erano tutte piene.

< Diamonds are the girl best friends > stava canticchiando tra se e se Shindou quando si sentì dare una pacca sulla spalla.

< Qualcuno è diventato uomo stasera? > ridacchiò il costumista affiancandolo e Shindou arrossì fino alla punta dei capelli, era così palese che fosse successo qualcosa?

< Io...no...cioè...si...insomma...> balbettò imbarazzato, facendo ridacchiare l'uomo.

< Tranquillo, eravamo sinceramente più stupiti che non fossi andato ancora a letto con nessuna > disse divertito e Shindou distolse lo sguardo, tornando a guardare Ran, chissà cosa avebbe detto se avesse scoperto che si era baciato con lei.

< Immagino non mi racconterai i dettagli > rise, i due dovevano alzare parecchio la voce per sentirsi l'un l'altro, la folla era letteralmente in delirio davanti a Ran. Shindou scosse subito la testa con aria imbarazzata e quello gli diede un'altra pacca sulla spalla, sorridendo.

< Sei il primo che non si vanta di queste cose > ridacchiò, poi però Shindou lo vide accigliarsi e notò solo distrattamente che sembrava esserci un silenzio strano, fatto di sussurri. Si voltò nuovamente verso il palco e spalancò gli occhi nel vedere Ran ferma al centro, con una mano premuta sul petto che ansimava pesantemente, aveva lasciato la canzone a metà. Le sue gambe stavano per muoversi da sole, ma il costumista lo precedette e corse sul palco, afferrando la ragazza un istante prima che questa svenisse. Shindou guardò con orrore Ran priva di sensi tra le braccia dell'uomo, sembrava mortalmente pallida e si diede dell'idiota per non averlo notato prima, lui che era sempre stato così attento a queste cose. Il padrone del Moulin Rouge gli passò rapidamente accanto, salendo sul palco ed esclamando,

< L'avete fatta scappare > con un finto labbruccio per poi annunciare un bel can can. In meno di mezzo secondo tutte quelle donne scosciate sul palco fecero dimenticare la scena di Ran a tutti i presenti. Nel frattempo Shindou corse dietro al costumista, seguito anche dai padroni del Moulin Rouge, lo portarono lontano dal palco e lo poggiarono su uno dei divanetti. Subito la madre gli avvicinò al naso una boccetta che teneva come ciondolo, evidentemente doveva usarla spesso con molte ballerine. Shindou sentiva il cuore in gola mentre pregava di vederle riaprire gli occhi.

< Devo avergli fatto il corsetto troppo stretto stavolta > gli disse il costumista per rassicurarlo e Shindou gli rivolse un sorriso tirato, tirando un sospiro di sollievo quando le vide riaprire gli occhi e sbatterli più volte.

< Che diamine hai fatto? > ringhiò subito il padre e Shindou fece un passo indietro per resistere alla tentazione di dargli un pugno, come poteva essere colpa di Ran se era svenuta sul palco? Lei lo guardò con aria persa e confusa, cercando di tirarsi su, ma ricadendo mollemente sul divanetto senza dire una parola. La donna la osservava con aria critica, poi con mani esperte iniziò ad allentare i lacci del corsetto, lanciando nello stesso tempo un'occhiata a Shindou.

< Io....vado > disse recependo subito il messaggio per poi allontanarsi nonostante fosse l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.

Ran dal suo canto si sentiva soffocare e aveva la mente annebbiata. Ricordava solo vagamente di essere salito sul palco e di aver iniziato a ballare e cantare, poi più niente. I suoi nervi avevano ceduto poco dopo il tentativo di suicidio, ma il suo corpo aveva continuato a muoversi come in automatico finchè non aveva esaurito le forze e aveva ceduto. Guardò sua madre, sforzandosi di tenere gli occhi aperti mentre lei finiva di allargare il corsetto, aiutandolo a respirare meglio.

< Portala in camera > disse al costumista, che subito lo prese in braccio e inziò a salire le scale, stupendosi di quanto poco pesasse quel ragazzo. Lo sentiva respirare piano contro il suo petto e provava una gran pena per lui, costretto a fare quella vita così assurda, ma era consapevole di poter fare davvero ben poco. Lo portò fino alla sua stanza e lo adagiò sulle coperte fresche.

< Va a prendere un po di thè > gli ordinò la donna e subito annuì, scendendo nuovamente per andare a prendergli il thè. Rimasto solo con i genitori a Ran fu permesso di liberarsi del tutto dei vestiti. Sua madre lo aiutò a sfilarsi la gonna e il corsetto, lasciandolo per qualche minuto nudo, poi gli mise una maglia semplice e un paio di pantalocini sotto l'occhio attento dell'uomo, che si torceva nervosamente le mani.

< Meno male che era quasi finito...> stava borbottando quando il costumista rientrò con il thè per Ran.

< Posalo qui ed esci > ordinò subito la donna e quello fece come era stato detto, osservando per un momento il viso pallido e sudato del ragazzo, capendo in un solo momento che non stava bene per niente. Appena la porta si richiuse la madre guardò intensamente Ran e gli prese il viso tra le mani, cercando di analizzarlo.

Shindou era in corridoio, diretto nella sua stanza, quando vide il medico uscire dalla stanza di Ran e parlare con i genitori di lei. Rallentò il passo, ma i tre non stavano parlando della ragazza come aveva sperato. Quando lo videro il padrone del Moulin Rouge si fece serio.

< Come procede di sotto? > chiese e Shindou lo guardò.

< Procede bene, nessuno è rimasto troppo sconvolto dalla cosa > disse innervosito e l'uomo sospirò.

< Meno male > disse guardando la moglie.

< Ran come sta? > chiese a quel punto il castano.

< Sta bene, le avevano solo stretto troppo il corsetto, uno sbaglio che può capitare, ma che non capiterà mai più > rispose tra i denti l'uomo e Shindou lo fissò, sembrava stare mentendo, ma non poteva ribattere.

< Beh, meno male > disse semplicemente sorridendo .

< Domani non verrà comunque alle prove > aggiunse la donna, facendo insospettire ancora di più Shindou.

< Io vado a dormire adesso > disse facendo un lieve inchino per salutare i tre, andandosene poi in camera sua, intenzionato ad uscirne poco dopo non appena i tre se ne fossero andati.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Una gioiaaaaaa!! Durata si e no...mezzo secondo XD però c'è stata! Non si può più dire che non ci sono gioie in questa fict! (godetevela tutta <3 )

Comunque a dispetto di quello che avevo detto sono felice di stare riuscendo a pubblicare rapidamente (questo vi fa capire che non sto facendo nemmeno una cosa delle tremila che mi mancano da fare per il matrimonio XD )

Comunque spero vi sia piaciuto il capitolo! Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Scrittori, chi li capisce è bravo ***


Shindou dovette aspettare a lungo prima di senitire un totale silenzio in corridoio, segno che tutti erano andati a dormire. Era rimasto per tutto il tempo seduto sul letto, con l'orecchio poggiato sul muro per captare qualsiasi rumore che potesse provenire dalla stanza di Ran, ma non aveva sentito nulla. Alla fine si alzò e uscì nel corridoio poco illuminato, poi sgattaiolò fino alla porta di Ran ed entrò senza bussare. La camera era buia, ma la luce della luna e dei locali dall'altro lato della strada permettevano di vedere chiaramente all'interno. Si avvicinò cautamente al letto e sorrise nel vederla dormire, era la prima volta che poteva vederla così. Stava dormendo a pancia in su, con una mano accanto al viso come se fosse una bambina e i capelli sotto di lei formavano una cornice bellissima per il viso, ora totalmente rilassato. Rimase incantato a guardarla finchè non gli fecero male gli occhi per il sonno e la stanchezza e solo allora, con uno sbadiglio, si decise ad andare a letto. Prima di uscire però si chinò lievemente su di lei e le sfiorò le labbra con le sue.

< Ti porterò via da qui > soffiò dolcemente.

< Ti amo > aggiunse e fece dietro font, tornando nella sua stanza e addormentandosi pochi istanti dopo, sognando una vita con la persona che più amava.

Per la prima volta in più di dieci anni la ragazza delle tre di notte non si esibì. Ran stava così male che non riusciva nemmeno ad alzare la testa dal letto e subito il padrone del Moulin Rouge aveva pensato ad ogni strategia possibile per non perdere i suoi preziosi clienti. Shindou notava il medico entrare ed uscire dal locale ed era riuscito a sentire solo che la ragazza aveva la febbre molto alta e lui sapeva che era colpa del fatto che era uscita all'aria gelida quella sera. Ogni volta che passava davanti alla porta della ragazza doveva resistere con tutte le sue forze alla tentazione di entrare, soprattutto quando la sentiva tossire violentemente, ma gli era stato vietato di vederla e riusciva a consolarsi solo pensando che anche a quell uomo schifoso che era il signor Kenichi era vietato vederla. Passò una settimana prima che Shindou potè rivederla, stava passando davanti alla sua porta pensando di trovarla chiusa come sempre, ma stavolta la trovò spalancata. Erano le quattro del pomeriggio, a quell'ora il Moulin Rouge era parecchio tranquillo perchè dopo le prove tutti si andavano a fare un giro o a riposare e il corridoio era vuoto. Ran era seduto sul suo letto con le coperte alzate fino al bacino per coprirsi dal freddo che entrava dalla finestra spalancata. Insieme a lui c'era l unico ballerino che conosceva la sua vera identità e Shindou sentì una fitta di gelosia nel vederlo. Ran sembrava rilassata e stava chiaccherando e ridendo lievemente con lui e il castano sentì che c'era qualcosa di sbagliato, che doveva essere lui quello nella stanza che la faceva ridere così si mosse senza quasi pensare e si avvicinò alla porta. I due lo notarono subito e il ragazzo, Taichi, se Shindou non ricodava male, gli sorrise.

< Eih, stavamo facendo cambiare un po' l'aria > esclamò allegro e Shindou si sforzò per ricambiare il sorriso, sapeva che non doveva essere geloso, ma lo era, eccome se lo era. Spostò subito lo sguardo sulla ragazza, che lo stava guardando intensamente e arrossì lievemente, non avevano avuto modo di parlare del bacio e la faccenda era rimasta in sospeso.

< Stai meglio? > le chiese per spezzare quel silenzio imbarazzante che era sceso nella stanza, odiava quel cambio di atmosfera così repentino, eppure fino a poco prima Ran sembrava così tranquilla.

< Si, meglio grazie > gli rispose quasi con dolcezza e gli sorrise e Shindou si trattenne dal saltare di gioia per quel semplice gesto. Pensò rapidamente ad una scusa per restare da solo con lei e guardò Taichi.

< Dovrei parlare con Ran di alcuni cambiamenti nella recita, ti dispiace? > chiese sorridendo affabile e quello scosse la testa.

< No affatto, vi lascio soli > disse avviandosi verso la porta, Shindou si spostò per farlo passare, ma quando questo gli passò vicino gli sentì sussurrare uno "sta attento a quello che fai" così basso che faticò quasi a sentirlo. Gli indrizzò uno sguardo perplesso, ma il ragazzo era già uscito. Shindou prese un lugo respiro, quelle parole gli avevano rimescolato lo stomaco in pochi secondi, ma niente in confronto all'agitazione che iniziò a provare quando rimase solo con Ran. Fece qualche passo nella stanza, chiudendosi distrattamente la porta dietro di se. Lei continuava a fissarlo intensamente e la vide sistemarsi meglio le coperte sulle gambe. Indossava una maglia poco attillata, ma nonostante tutto era parecchio sexy con le guance ancora lievemente arrossate dalla febbre e i capelli scompigliati, doveva essersi svegliata da poco.

< Allora...la recita si...> disse per distrarsi, ma lei ridacchiò.

< Avanti, lo sappiamo entrambi che non è della recita che vuoi parlare > disse con aria vagamente divertita e il castano si sentì avvampare fino alla punta dei capelli.

< Si, effettivamente hai ragione > mormorò abbassando lo sguardo.

< Ti tolgo subito dall'impaccio, è stato un errore baciarti, non ero in me > disse lei e lui tornò a guardarla.

< No! > esclamò così forte che la vide sobbalzare.

< Non è stato un errore! Io...io sono stato felicissimo di quel bacio e sono sicuro che anche tu volevi darmelo! > disse abbassando il tono di voce, non l'avrebbe mai messa nei casini. La vide sospirare piano per poi scuotere la testa.

< Io...capisco cosa provi, ma non si può. Molti uomini prima di te hanno pensato di amarmi, ma è un' illusione Shindou...io sono solo un' illusione, non mi conosci veramente > gli disse e Shindou sentì chiaramente tutta la sua sofferenza mentre diceva quelle parole nonostante per il rosa fosse quasi una liberazione poter dire ciò che pensava da tanto ad alta voce. La osservò per diversi secondi, adesso era lei che aveva abbassato la testa e si era messa a giocherellare con le coperte.

< Appunto per questo io voglio conoscerti > disse alla fine e le vide alzare la testa di scatto, guardandolo con gli occhi lievemente spalancati e un'espressione sorpresa che lo fece ridacchiare.

< Ti sembra tanto assurdo che qualcuno voglia conoscerti per come sei veramente? > chiese vagamente divertito e lei si morse il labbro inferiore come al solito, distogliendo nuovamente lo sguardo per puntarlo sulla finestra.

< E' la prima volta che qualcuno tenta questa strada solo per venire a letto con me > borbottò a mezza voce e Shindou sospirò divertito.

< Non lo sto facendo per venire a letto con te > disse sincero e lei tornò a guardarlo solo con la coda dell occhio.

< Abbiamo ancora un paio di settimane prima di salutarci... > iniziò sentendo una fitta al cuore al solo pensiero di tornare alla vita di prima lontano da lei.

< E ti prometto che terrò mani e labbra lontani...voglio solo...un po del tuo tempo per...non so, chiaccherare > aggiunse e la vide sempre più perplessa, ma alla fine sospirò e sorrise.

< Scrittori...chi li capisce è bravo > ridacchiò poggiando il mento sulla mano per tornare a guardarlo con un sorrisetto e a lui non era mai sembrata più bella di così.

< Quindi è un si? > chiese speranzoso e lei annuì piano.

< Si Shindou Takuto, ti regalerò il mio tempo...gratuitamente > ridacchiò in risposta.

 

 

Angolino del'autrice

Uuuh, qusto è il primo aggiornamenti che faccio da casa mia XD finalmente ho messo tutto sulla pennetta e l'ho trasferito sul mio pc (che accendo anche meno di quello che ho a casa dei miei genitori...ma sssh, dettagli XD )

Comunque adesso Ran gli ha dato praticamente il permesso di frequentarlo, chissà che accadrà :3

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, cercherò di aggiornare il più presto possibile ;)

Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Ubriacandosi ***


A Shindou sembrò di camminare sulle nuvole mentre tornava nella sua stanza, ci era riuscito, ci era finalmente riuscito. Ran gli aveva promesso il suo tempo, avrebbero chiaccherato, avrebbe conosciuto la sua storia e l'avrebbe fatta innamorare di lui tanto quanto lui era innamorato di lei. Senza riuscire a togliersi un' enorme sorriso dalle labbra si fiondò nella sua stanza e si lasciò crollare a pancia in sotto sul materasso, affondando il viso nel cuscino. Premette forte il viso contro la stoffa grezza, poi si voltò di scatto a pancia all'aria e lasciò che la risata che gli premeva in gola uscisse, accompagnandola con un urlo di felicità. Dall'altro lato del muro a Ran scappò una mezza risata appena lo sentì e lanciò un'occhiata dolce verso il muro che lo separava dalla camera dello scrittore, poi scosse la testa e si alzò, aveva davvero bisogno di sgranchire le gambe dopo la settimana di riposo forzato. Si sentiva un po' meglio nonostante gli bruciasse ancora il petto. Il medico l'aveva visitato più volte e l'espressione sul suo viso non gli era piaciuta per niente, ma ovviamente a lui non era stato detto nulla. Si era comuque sforzato di non tossire davanti all'uomo, non poteva permettersi che scoprissero che sputava sangue, ma ovviamente quello lo aveva scoperto e gli aveva dato delle pasticche per l'ulcera. Sbuffò ingoiandone una, non era raro che i membri del Moulin Rouge sputassero sangue, ma insieme alla tosse non si era mai visto, però per quanto ne sapeva Ran ne esistevano di malattie e modi di stare male nel mondo. Si affacciò un momento dalla finestra osservando le poche persone che camminavano per strada e si mise a fantasticare come al suo solito su una possibile vita fuori da lì, magari proprio al fianco del sexy scrittore. Chiuse gli occhi e per una volta si lasciò andare totalmente alla fantasia e lasciò che la sua mente vagasse fino ad andare a parare come spesso accadeva al sesso, a lui che si concedeva al castano fino a perdersi nei suoi occhi e nel suo corpo. Si lasciò sfuggire un sospiro tremante e la sua mano scivolò in automatico verso i pantaloni, insinuandosi dentro per darsi un po' di sollievo, da quando era arrivato Shindou gli succedeva spesso di doversi dare piacere da solo e la cosa lo sconvolgeva e gli piaceva allo stesso tempo. Si lasciò cadere sul letto e inarcò la schiena con un mugolio soddisfatto, non sentendo la porta.

< Bene bene, noto che stai meglio > ridacchiò suo padre e Ran sobbalzò e scattò in piedi, sfilando subito la mano dai pantaloni e guardandolo ansimante.

< P-padre... > soffiò osservandolo con orrore girare la chiave per chiudere la porta per poi sfilarla dalla toppa e infilarsela in tasca.

< Il signor Kenichi l'altro giorno mi ha parlato di cosa gli piace sai? Fa cose molto interessanti > ridacchiò malizioso mentre si avvicinava al figlio, che si trattenne dallo scappare via e strinse le coperte così forte da far sbiancare le nocche.

< Padre vi prego > riuscì solo a mormorare, gli faceva male tutto e non avrebbe sopportato un qualsiasi allenamento, ma quello sorrise divertito.

< Sbaglio o quando sono entrato ti stavi trastullando? Direi che stai più che bene > ridacchiò e Ran si morse il labbro, venendo spinto sul letto da una manata di suo padre. Lo osservò dal basso verso l'alto con aria supplicante, ma il suo corpo si mosse in automatico e mise le gambe nella posizione che gli era stata insegnata, piedi distanziati tra loro e ginocchia unite, così sembrerà che vuoi ma ti vergogni e sei spaventato. Iniziò a tremare lievemente senza fingere e chiuse gli occhi, reprimendo l'intinto di urlare quando sentì il peso di quell'enorme uomo poggiarsi sopra di lui, spezzandogli il fiato.

Quella notte, alle tre di notte, le urla del pubblico erano così alte che si riuscivano a sentire persino nei locali vicini . C'era il pienone e Shindou, seduto al tavolo con i suoi amici, osservava Ran ballare mezza nuda sul palco una canzone abbastanza popolare in quel periodo. Doveva sdebitarsi con il pubblico per non esserci stata per una settimana, così suo padre aveva ordinato che mostrasse molta più pelle di quanto gli uomini potessero chiedere. Erano coperti solo seno e bacino e Shindou la guardava con un'espressione indispettita e arrabbiata, odiava quell'uomo perchè sapeva come si sentiva la ragazza.

< Non ho mai visto nessuno avere stampata in faccia una totale disapprovazione quando c'è quella sul palco, soprattutto così nuda > rise Kariya quando lo spettacolo finì e Shindou si voltò verso di lui con aria stupita, si vedeva così tanto che non approvava?.

< Oh io...cioè sono solo preoccupato...è stata male e ha avuto la febbre e farla stare così nuda non mi sembra una grande idea > cercò di trovare una scusa plausibile, facendo scoppiare a ridere gli amici.

< Sei fantastico Takuto! Sei l'unico che potrebbe mai preoccuparsi di una cosa del genere! > esclamò Kyosuke con un sorrisetto.

< Ma almeno ci hai fatto qualcosa? > chiese subito Ryoma e Shindou avvampò.

< Ci siamo...baciati > soffiò, facendo subito cenno agli altri di non ripeterlo ad alta voce, osservando le loro facce stupite e soddisfatte. Subito gli arrivò una pacca sulla schiena.

< E bravo il nostro Takuto che zitto zitto se la porterà a letto prima di tornare a fare lo scapolo con noi! > rise Ryoma.

< Che invidia però, voglio farmela anche io! > esclamò Kariya e Shindou non riuscì ad impedirsi di lanciargli un'occhiata di fuoco, facendoli ridere ancora più forte.

< Qualcuno qui è geloso > rise nuovamente Kariya.

< Tranquillo, solo tu potresti riuscire ad averla gratis credo > gli disse Kyosuke.

< Però voglio tutti i dettagli se ci riesci mi raccomando! > aggiunse Kariya con un sorrisetto, passandogli un bicchiere bello pieno.

< Alle gioie del sesso! > esclamò alzando il bicchiere per brindare e Shindou sospirò divertito, battendo il bicchiere contro quello dell amico, tenendo per lui tutti i lunghi discorsi sull'amore e sulla bellezza che tanto non avrebbero capito, a lui bastava che li capisse Ran. Rimase a guardare qualche altro spettacolo, ma perso com'era nei suoi pensieri non si accorse degli altri cinque bicchieri bevuti, brindando con gli altri per ogni stupidaggine. Quando si congedò non riusciva quasi a stare in piedi e barcollò verso le scale ridendo come uno scemo. Fece le scale con la mano premuta saldamente sul muro e si incamminò per il lungo corridoio, zigzagando da una parte all'altra senza riuscire a tirare dritto. Era quasi arrivato alla sua stanza quando notò poco più avanti qualcuno, alzò un momento lo sguardo e notò che stava schiacciando un corpo tra se e il muro. Lo fissò per qualche istante, poi abbassò lo sguardo e continuò a camminare, se dovevano fare sesso in corridoio lui non voleva assistere, in più stava sicuramente per dare di stomaco e voleva raggiungere la sua stanza al più presto. Accelerò il passo, ma si bloccò quando sentì un "ti prego no" sussurrato disperatamente da una voce a lui troppo conosciuta.

< Ehi! > esclamò subito e osservò con orrore il ragazzo staccarsi lievemente dal muro, mostrando i volti di entrambi. Taichi aveva un'espressione a dir poco furiosa mentre Ran, schiacciata tra il muro e il corpo del compagno era terrorizzata e aveva gli occhi pieni di lacrime. Shindou non ci vide più, aveva in testa solo l'espressione di lei. Urlò furioso e saltò addosso al ragazzo, staccandolo da lei e buttandolo a terra. Era troppo ubriaco per sentire dolore quando gli arrivarono dritti e precisi diversi pugni in faccia, a cui lui rispose con altrettanti pugni. In molti erano usciti dalle stanze e avevano salito le scale per vedere cosa stava succedendo, ma nessuno interveniva.

< Che sta succedendo qui? > tuonò il padrone del Moulin Rouge uscendo in corridoio, attirato dal baccano, ma nemmeno la sua voce fermò i due ragazzi. All'uomo bastò comunque notare Ran ancora premuto contro il muro con la bretella del vestito strappata e un vistoso morso sul collo per comprendere. Percorse a grandi passi il corridoio e gli bastò una sola mano per staccare Shindou dal ragazzo, scaraventandolo poco lontano. Lo scrittore atterrò con il sedere a terra, non sentendo dolore nemmeno per quella botta. Si asciugò il sangue dal viso e guardò Taichi con pura rabbia.

< Bastardo non la devi toccare! > gli urlò e stava per rialzarsi, ma si fermò quando vide il padrone del locale mettersi faccia a faccia con il ragazzo.

< Come hai osato? > sibilò semplicemente e vide il ragazzo sbiancare.

< I-Io...> disse, ma non fece in tempo a dire altro che l'uomo urlò il nome di qualcuno. Poco dopo arrivò il buttafuori più grande e l'uomo gli lanciò addosso il ragazzo come se fosse una bambola.

< Ha toccato Ran, sai cosa fare > disse e quello si scrocchiò le dita con un ghigno soddisfatto.

< Lo so > disse trascinando via il ragazzo in lacrime.

Shindou rimase seduto, irrigidendosi quando vide l'uomo avvicinarsi a lui, ma si rilassò quando questo gli porse la mano.

< Grazie, ragazzo > disse tirandolo su per poi voltarsi verso le altre persone.

< Se volete vedere uno spettacolo scendete di sotto > ringhiò e tanto bastò a far disperdere tutti, rimasero solo lui, Shindou e Ran. Il castano si voltò subito verso la ragazza ancora poggiata al muro.

< S-Stai bene? > chiese allarmato e Ran si limitò ad annuire con le braccia strette ermeticamente contro il petto per evitare che il vestito gli calasse sul petto, lasciandolo scoperto.

< Il tuo viso > sussurrò poi quando si voltò verso di lui e Shindou si toccò la faccia, sentendo solo in quel momento il dolore dei vari pugni ricevuti.

< Non è niente > disse cercando di tenere un'aria da duro nello stesso momento in cui l'uomo chiamava la moglie ad alta voce. Quella uscì dalla stanza e si avvicinò, era così raro vederla in giro anche se era spesso dietro le quinte a tirare bene i lacci dei corsetti e a sistemare le gonne. Shindou la osservò nonostante la vedesse sfocata prima di venire trascinato in camera sua dall uomo. Non fece in tempo a voltarsi che Ran era sparita in camera con sua madre.

Si lasciò cadere seduto sul letto e trattenne un conato di vomito mentre il padrone del Moulin Rouge lo osservava dalla porta.

< Mando qualcuno a disinfettarti le ferite, aspetta qui > disse uscendo e Shindou si lasciò crollare sdraiato, aveva fatto a botte...e aveva pure vinto. Nonostante tutto si ritrovò a sorridere divertito, vivere era davvero divertente!

 

 

Angolino del'autrice

Si, è un aggiornamenteo, si è passato solo un goirno...ma io dovevo festeggiare in qualche modo e soprattutto sclerare....sclerare tanto. Voi l'avete visto il trailer del nuovo inazuma eleven??? Dico l'avete visto??????? L'AVETE VISTO DAVVERO? Io sto morendo....piangendo e ridendo allo stesso momento...ho già i miei love.....e ci sono Mamoru e gli altri....e Atsuya.....ATSUYA SANTISSIMI CAPPERI!!!!!!! io morirò, me lo sento....morirò male...ci sclererò finchè non avrò 90 anni con Inazuma eleven! E i nuovi personaggi sono così ciccini!!!!! Soprattutto quello con i capelli azzurri...io...muoi...gente è stato bello conoscervi!

Se non avete ancora visto il trailer vedetevelo....e sclerate con me....

In più ho anche finito di scrivere il cap 25....e c'è così tant fluff che mi sono uccisa da sola....ora la smetto e stacco....IL NUOVO INAZUMA ELEVEEEEEEEEEEN!!!! * fugge *

 

https://www.youtube.com/watch?v=kkF6g_RL7eE

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Bigliettino ***


Doveva essere svenuto perchè si sentì premere qualcosa di fresco sulla fronte e non aveva sentito entrare nessuno. Aprì gli occhi con un mugolio dolorante, adesso sì che il dolore lo sentiva.

< Non muoverti, starai peggio > gli disse la voce di Ran e Shindou spalancò gli occhi, puntandoli in quelli azzurri della ragazza china su di lui.

< Io...> disse, ma chiuse la bocca appena sentì un conato di vomito. Si sentì tirare delicatamente per un braccio e Ran lo aiutò a mettersi seduto, porgendogli un secchio nel caso dovesse vomitare.

< Hai vomitato sul vestito di mia madre, lei si è andata a cambiare > ridacchiò e Shindou si vergognò come mai in vita sua, non era mai arrivato ad ubriacarsi tanto da svenire.

< Ti sei divertito molto stasera > aggiunse lei, riprendendo a tamponargli lo zigomo ferito, facendolo mugolare ancora.

< Brucia un po > aggiunse poi soffiando sulla sua ferita e Shindou notò solo in quel momento la vicinanza dei loro visi e arrossì, iniziando a balbettare scuse su scuse. Lei ridacchiò piano.

< Sei proprio ubriaco > disse mettendogli una garza sulla ferita, poi puntò gli occhi sui suoi.

< Grazie comunque, per prima... > disse seria e a Shindou risultò molto difficile trattenersi dal baciarla visti i sensi offuscati dall' alcool ancora in circolo così si limitò ad annuire.

< Una cosa da nulla > disse con un sorrisetto, ma sentì distintamente il suo cuore esplodere quando le labbra di lei si poggiarono sulle sue in un bacio casto e puro. Le dischiuse piano e subito il rosa ne approfittò per rendere il bacio un po' più passionale, mordendogli delicatamente il labbro inferiore e leccandoglielo. Shindou temette di poter impazzire e si chiese più volte se non stesse sognando. Prese la mano di lei e intrecciò le loro dita, cercando di ricambiare il bacio come meglio poteva vista la sua inesperienza e soprattutto visto che la sua mente al momento non lavorava. Si staccarono giusto in tempo prima che rientrasse la madre di Ran con un vestito pulito. Shindou osservò con gli occhi lucidi e lo sguardo offuscato la donna che si avvicinava e toglieva dalle mani di Ran la cassetta del pronto soccorso. Soffocò un urlo di dolore quando questa gli tastò i lividi, il suo tocco era totamente diverso da quello di Ran, molto ma molto più delicato. Puntò lo sguardo sulla ragazza, notando solo in quel momento che era in camicia da notte e le sorrise.

< Va a dormire Ran > ordinò la donna e lei annuì.

< Buona notte madre, buona notte Shindou > disse avviandosi verso la porta. Nonostante la vista offuscata il castano però notò chiaramente sotto la trasparenza della camicia da notte il sedere della ragazza e la donna come avvertimento premette più forte il cotone sula ferita, facendolo soffiare di dolore e chiudere gli occhi, ma niente gli impedì di sorridere ancora. Ci vollero cinque minuti buoni alla padrona per curare tutte le ferite del castano, poi gli schiaffò in mano una pasticca.

< Prenditelo e mettiti a dormire > gli disse con il suo solito tono autoritario e Shindou non potè fare altro che annuire, gettarsi la pasticca in bocca e tornare a sdraiarsi. Poggiò il viso sul cuscino, trovando con non poche difficoltà una posizione che non gli facesse provare troppo dolore e guardò la donna uscire, chiudendosi la porta alle spalle. Sospirò e alzò un momento lo sguardo verso il muro prima di crollare nuovamente nel buio più totale.

Si svegliò nuovamente diverse ore dopo, ma non fu un gran bel risveglio, di fatti dovette alzarsi di corsa e correre al bagno, rimettendo tutto ciò che aveva nello stomaco. Premette le mani sudate contro il muro freddo e strinse gli occhi, sentendo stilettate di dolore partirgli dalla pancia e dai fianchi, esattamente da dove aveva ricevuto pugni e calci e anche il viso continuava a mandargli scosse di dolore. Attese che i conati finissero e prese un lungo respiro, poi si sciacquò il viso e se lo asciugò con delicatezza, si sentiva uno schifo. Si guardò allo specchio e rabbrividì nel vedere quei lividi violacei attorno alle ferite ancora aperte e gonfie, era ridotto prioprio male. Si chiese se anche Taichi fosse ridotto allo stesso modo, poi però realizzò che probabilmente a quel punto Taichi poteva essere anche morto, non aveva idea di cosa venisse fatto a chi toccava Ran. Rabbrividì violentemente a quel pensiero, anche lui rischiava grosso, davvero grosso. Però poi ripensò al bacio che gli aveva dato il giorno prima, alla fantastica sensazione che le sue labbra gli avevano dato e sentì che ne valeva davvero la pena. Si passò un dito sul labbro ferito e sorrise nonostante facesse male. Si sarebbe volentieri rimesso a letto e stava decidendo cosa fare quando sentì bussare alla porta.

< Avanti > disse sperando con tutto il cuore che fosse Ran, ma entrò solo il costumista che gli sorrise cordiale.

< Ho sentito cosa hai fatto ieri, è stato molto coraggioso da parte tua > gli disse e Shindou gli sorrise.

< Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque > disse, ma quello scosse la testa.

< Oh proprio no > rise porgendogli una tazza di thè fumante, che Shindou afferrò con aria grata, il suo stomaco ne aveva davvero bisogno. Si sedette sul letto iniziando a sorseggiarlo, alzando un sopracciglio quando vide il collega chiudere la porta con aria circospetta.

< Tutto ok? > chiese a mezza voce, ma quello gli sorrise.

< Tutto ok, devo solo darti una cosa e non vorrei che occhi indiscreti possano vedere > rispose tirando fuori dalla tasca un bigliettino.

< Me l'ha dato Ran per te > disse porgendoglielo.

< Tranquillo non l'ho letto > aggiunse mentre il castano lo osservava con aria curiosa.

< Grazie > disse semplicemente mentre la curiosità aumentava sempre di più.

< Ma lei dov'è? > chiese poco dopo.

< Con il signor Kenichi, una settimana senza la sua prima ballerina e sembrava stare dando di matto, l'ho sentito accusare il padrone di starla nascondendo e che stavano mentendo. Quell uomo sta fuori > ridacchiò e Shindou sospirò pesantemente, odiava quell'uomo con tutto se stesso, più del padrone del Moulin Rouge.

< Comunque...io non so cosa stiate facendo voi due però....state attenti ok? > aggiunse e Shindou lo guardò un momento negli occhi.

< Oh! Noi non stiamo facendo niente, davvero...voglio solo... > si bloccò, indeciso se quel ragazzo fosse o no degno di fiducia.

< Diventare suo amico > concluse con un sorriso, gli sembrava abbastanza affidabile e comunque non si era sbilanciato troppo. Il costumista gli sorrise dolcemente.

< Lo so, ma Ran si fa amare e in troppi sono pronti a tagliarti le mani solo per averla sfiorata > disse lasciando di stucco Shindou, che capì che quel ragazzo provava i suoi stessi sentimenti nei confronti della ragazza. Sentì la solita morsa della gelosia, ma la ricacciò indietro, quel ragazzo non era suo nemico, si vedeva. Gli sorrise dolcemente.

< Starò attento, va bene > disse tranquillo.

< Il padrone ha detto che puoi riposarti oggi, quindi prenditela pure con calma > gli disse riaprendo la porta e Shindou annuì.

< Va bene, grazie > disse guardandolo uscire, era bello avere un amico anche lì dentro, sentiva che di lui si poteva fidare. Appena la porta si richiuse posò la tazza sul tavolino accanto ai fogli, poi aprì il biglietto ed osservò la calligrafia della ragazza, sorridendo nel notare quanto fosse simile alla sua. Sul bigliettino non c'era scritto molto, solo un orario ed un posto.

< Sei e trenta all'elefante....ci sarò Ran > soffiò iniziando a ridacchiare, possibile che una stupidaggine come un bigliettino con pochissime parole potesse rendere una persona così maledettamente felice?

 

 

 

Angolino dell'autrice

Dai, tutti vi aspettavate un capitolo trangico...e invece c'è ancora l'ammmore per aria <3 Contateci ancora poco XD Spero che il capitlo vi sia piaciuto, baci baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Due settimane ***


 

Alle sei e trenta precise il castano stava salendo le scale a chiocciola che l'avrebbero condotto alla stanza a forma di elefante. Aveva iniziato a prepararsi quasi un'ora prima facendosi aiutare da due ballerine per coprire il più possibile i vari lividi sul viso, non voleva essere impresentabile. Strinse forte il corrimano per non cadere e fece gli ultimi gradini quasi di corsa tanto era impaziente di vedere Ran. Quando però arrivò su notò con tristezza che lei non era arrivata così si sedette su una poltroncina e si mise ad aspettare, guardandosi attorno. Ran lo raggiunse quasi un'ora dopo.

< Scusami, il signor Kenichi non mi lasciava più andare > gli disse sistemandosi la gonna dopo aver salito le scale e Shindou ingoiò amaro come sempre all'idea che la ragazza fosse stata con quell'uomo.

< Non fa niente > disse sorridendole mentre lei lo raggiungeva e si sedeva sulla poltrona accanto alla sua.

< Allora...vi siete divertiti? > chiese il castano senza pensarci e lei lo guardò quasi sconvolta per quella domanda.

< Cioè...non intendevo quello! > esclamò subito lo scrittore dandosi dell'idiota e Ran sospirò divertito.

< Abbiamo fatto una passeggiata nei giardini interni e abbiamo cenato lì > gli spiegò e Shindou riuscì solo a rivolgergli un sorriso tirato. Dopo quella frase tra loro cadde un silenzio che ad entrambi sembrò parecchio pesante. Ran accavallò una gamba e prese a giocherellare con una ciocca di capelli mentre nella testa di Shindou c'era il caos più totale. Sapeva di dover parlare, dire qualcosa di interessante o di divertente, ma non gli uscivano le parole di bocca.

< Emh...allora....> iniziò, bloccandosi nuovamente davanti allo sguardo intenso di lei. Anche Ran avebbe voluto parlare, ma sapeva che se avesse aperto bocca gli avrebbe detto la verità e non poteva permetterselo così si limitò a sorridergli lievemente.

< E' bello qui > esclamò alla fine Shindou guardandosi attorno, ma quando vide lo sguardo triste di Ran se ne pentì subito.

< Si...bello > mormorò semplicemente lui mentre gli tornavano in mente tutte le cose terribili che gli erano accadute in quella stanza, non per ultima la cena con il signor Kenichi, quando aveva dovuto compiacerlo.

< Sai quando abitavo con mio padre avevo sempre desiderato un balcone, ma la sua casa non ce l'aveva...ero sempre chiuso in casa > raccontò e vide lo sguardo di Ran accendersi, era una ragazza affamata di storie e Shindou lo capì subito così sorrise e senza più pensare si mise a raccontarle della sua vita. Ran lo osservava con aria estasiata, dalla posizione rigida in cui si era messo all'inizio si era messo comodo, con le gambe incrociate sulla poltrona e fissava il castano con gli occhi lievemente sgranati, immaginandosi la città e le sue meraviglie.

< Quindi tuo padre è ricco > disse alla fine e Shindou le sorrise divertito.

< Oh si parecchio. Ma non credere che lo sia anche io, non è tipo da passarmi la sua ricchezza, dice che me la devo guadagnare > rise e Ran gli rivolse un largo sorriso.

< E' fantastico > soffiò emozionato.

< Magari prima o poi ti porterò a fare un giro nella città di mio padre se vuoi > le disse sorridendole affabile, ma subito Ran distolse lo sguardo e si strofinò un braccio con aria assorta.

< Io...non posso uscire da qui > disse a mezza voce e stavolta fu Shindou a sgranare gli occhi. Non l'aveva mai vista uscire fuori dal Moulin rouge ma credeva che fosse solo perchè in quel periodo non stava bene.

< Mi vuoi dire che non sei mai uscita dal Moulin Rouge? > chiese sconvolto e la vide scuotere la testa.

< I miei genitori dicono che è molto pericoloso, se uscissi finirei per essere rapita o stuprata...gli uomini sono crudeli lì fuori > disse mordendosi il labbro inferiore e Shindou si trattene dal ribattere che anche lì dentro gli uomini erano crudeli, soprattutto suo padre che la violentava a quel modo.

< Tu...ti fidi dei tuoi genitori? > chiese quasi senza pensarci e Ran si voltò di scatto verso di lui.

< Sono i miei genitori > disse semplicemente con aria seria, Shindou aveva sentito spesso suo padre dire che le vittime di abusi si affezionavano ai loro aguzzini e lo stesso doveva valere per Ran. Sospirò pesantemente e lasciò cadere l'argomento, non voleva farla innervosire per niente al mondo.

Osservò Ran alzarsi e camminare fino al parapetto, temendo per un momento che ci risalisse sopra, ma lei si limitò a poggiarci i gomiti con uno sbuffo, osservando fuori. Dopo poco si alzò anche lui e la raggiunse, mettendosi al suo fianco. Notò che lo stava guardando con la coda dell'occhio e le sorrise dolcemente.

< Beato te > disse alla fine e Shindou alzò un sopracciglio.

< Perchè? > chiese curioso e lei sospirò con un lieve sorriso.

< Perchè puoi amare > rispose a voce tanto bassa che il castano ringraziò il silenzio del momento per essere riuscito a sentirla.

< Anche tu puoi amare > ribattè d'istinto, facendola scoppiare a ridere.

< Io non sono libera di fare niente, non ho nemmeno possesso del mio corpo Shindou > gli disse rimettendosi dritta, voltandosi e poggiando il sedere sul parapetto, guardando la stanza.

< E' questa la vita di una prostituta e la mia è ancora più diversa da quella delle altre > disse ancora senza guardarlo. Una parte di lui urlava di baciarlo, di permettergli di amarlo, ma dall'altra parte sapeva che se glielo avesse permesso avrebbe scoperto il suo segreto e quel punto gli avrebbe fatto schifo. Sospirò riprendendo a guardarlo con la coda dell'occhio, era stata davvero una cattiva idea permettergli di avere il suo tempo, standogli vicino non riusciva quasi più a ragionare per quanto gli piaceva. Shindou poi lo stava osservando con un'espressione così pura e limpida senza la minima traccia di malizia o di possessione e Ran si sentiva impazzire. Si staccò nuovamente dal parapetto e si mise a camminare per la stanza.

< Effettivamente non dovrei nemmeno essere qui a parlare con te. Se mio padre lo scopre saranno guai seri > aggiunse e Shindou sospirò pesantemente.

< Non mi interessa, io voglio essere tuo amico te l'ho detto, non mi importa del rischio > disse serio e Ran si lasciò ricadere mollemente sulla poltrona, era così testardo quando ci si metteva. Lo fissò negli occhi.

< Non vediamoci più mh? Tanto tra poco ci sarà il grande spettacolo e tu te ne andrai, tornerai alla tua vita ed io tornerò alla mia > gli disse, supplicandolo mentamente di accettare la cosa, se gli avesse chiesto di vedersi ancora Ran non avrebbe saputo dirgli di no. Shindou ovviamente raddrizzò la schiena e lo guardò serio.

< Appunto perchè manca poco...fa uno sforzo e sopportami > ridacchiò.

< Due settimane, due settimane sole in cui avrai un amico, poi sparirò e mi vedrai forse ogni tanto, seduto al tavolo a guardarti ballare > esclamò ed entrambi sentirono lo stomaco contrarsi a quella sola idea, ma nessuno dei due lo diede a vedere. Passarono dei minuti interminabili per il castano, che sentiva il cuore battere sempre più forte. Vide Ran alzarsi ancora, sembrava un'anima in pena con tutti quegli spostamenti. Si avvicinò al castano e gli si fermò davanti, a pochi centimetri dal suo corpo. Cercò di degluttire a vuoto mentre il rosa lo guardava intensamente negli occhi, poi si alzava lievemente sulle punte e premeva per la terza volta le labbra sulle sue.

Come ogni volta quel bacio era un'esplosione di sentimenti per entrambi, amavano baciarsi. Ran non ce l'aveva fatta a trattenersi nemmeno stavolta, voleva il castano, voleva il suo amore e amava sentirsi speciale come solo lui riusciva a farlo sentire.

< Due settimane soltanto > soffiò sulle sue labbra. Due settimane se le poteva anche concedere no? Due settimane fatte di baci, coccole e amore. Poi sarebbe stato del signor Kenichi, si sarebbe concesso a lui e sarebbe diventata la prima ballerina del Moulin Rouge, una vita passata nella menzogna e nella sofferenza, ma almeno due settimane di felicità poteva concedersele, se lo meritava.

< Due settimane > sentì dire a Shindou e sorrise sulle sue labbra, approfondendo il bacio.

 

 

Anfolino dell'autrice

Visto che una certa personcina mi manda messaggi minatori su whatsapp dicendomi di pubblicare in fretta mi sbrigo XD

Comunque ecco il loro incontro, adesso che Ran gli ha concesso due settimane che succederà?

Grazie mille a tutti quelli che continuano a commentare positivamente la fict, mi state allietando questo periodo di stress per il matrimonio XD

baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Come what may ***


Da quell'episodio all'elefante la vita di Shindou, già di per se abbastanza movimentata da quando lavorava lì al Moulin Rouge, era diventata più che caotica. Aveva solo due settimane per convincere Ran ad innamorarsi di lui, sapeva che lei non provava quel forte sentimento nei suoi confronti e che si stava solo lasciando andare, ma sapeva che da lì all'amore il passo è breve. E comunque doveva anche trovare un modo per portarla via da quel posto anche se la ragazza sembrava ormai rassegnata alla sua vita. La difficoltà per i due stava nell'incontrarsi per poter parlare, anche se oramai i loro incontri erano fatti di baci focosi per i quali poi entrambi passavano almeno dieci minuti chiusi nelle loro stanze a darsi piacere e sollievo. Capitava sempre più spesso che i due si incontrassero in corridoio e finissero per sbattersi al muro a vicenda, baciandosi solo per diversi istanti per poi staccarsi e continuare a camminare come se niente fosse. In tutto questo turbinio di emozioni Shindou notava poco che Ran teneva sempre il corpo distante dal suo, ma più il desiderio aumentava e più lo notava.

In quel momento erano alle prove, a due sole settimane dallo spettacolo non era ancora stato deciso tutto, c'erano ancora un bel po' di punti in sospeso e Shindou non faceva che fare modifiche per accontentare chiunque si mettesse in mezzo, che normalmente era il signor Kenichi. Shindou lo odiava così tanto che doveva sedersi lontano da lui per evitare che il suo corpo si muovesse da solo e gli tirasse un pugno, anche perchè per colpa di quell uomo molti suoi appuntamenti con Ran saltavano. Era possessivo come nessuno nei confronti di Ran, tanto che Shindou aveva dovuto tagliare quasi tutte le scene in cui veniva toccata e quando provavano le scene di sesso vedeva il signor Kenichi massacrarsi il labbro con i denti fino a farselo sanguinare. Se avesse scoperto che Shindou la baciava era sicuro che lo avrebbe ammazzato nel peggiore dei modi.

Sbuffò nervosamente quando la voce del signor Kenichi interruppe nuovamente le prove per andare da Ran, parlandole all'orecchio e toccandola davvero troppo per i gusti dello scrittore.

< Ah! Devo ancora farvi sentire una canzone! > esclamò all'improvviso Shindou quando non ce la fece più a vederli così attaccati e il signor Kenichi si staccò da Ran con aria indispettita.

< Non può aspettare? > brontolò e Shindou stava per rispondergli male quando Ran ridacchiò.

< Avanti mio signore, manca così poco allo spettacolo, meno di due settimane > disse guardando il castano con la coda dell'occhio, che le sorrise dolcemente. Per quanto i due pensavano di non farsi notare quasi tutti i colleghi di Ran avevano intuito qualcosa e non si risparmiavano dall'indirizzare occhiate divertite e maliziose ai due, che però le ignoravano. L'uomo sospirò pesantemente e baciò la mano di Ran, che come sempre dovette frenare l'impulso di toglierla per lo schifo. Gli sorrise mentre si allontanava e osservò Shindou avvicinarsi con la chitarra per poi sedersi sul bordo del palco. In realtà Shindou aveva deciso solo in quel momento di aggiungere quella canzone, lo aveva fatto solo per avere una scusa per allontanarli, però da una parte era felice perchè quella canzone era per Ran, l'aveva scritta pensando a lei.

< Questa è la canzone che il cliente squattinato canterà alla prostituta...per farle capire che nella vita non c'è niente di più bello che amare ed essere amati...e che qualsiasi cosa accada il suo amore non finirà mai > disse osservando intensamente Ran, che arrossì lievemente e gli sorrise, sentendo il cuore battergli forte, adorava quando lo scrittore diceva cose del genere. Si misero tutti comodi e Shindou dopo aver accordato meglio la chitarra iniziò a suonare, aveva imparato un po' a suonarla lì per poter accompagnare le sue canzoni senza dover spiegare a qualcuno cosa fare.

< Never knews I could feel like this....> le sue dita scorrevano leggere sulle corde e il suo sguardo era fisso su Ran mentre cantava, osservando i suoi occhi leggermente inumiditi dalle lacrime e il suo sorriso felice e fu grato ad ogni divinità esistente perchè gli era stata data la possibilità di renderla felice e di vederle fare quell'espressione.

< Come what may, I will love you until my dying day... > finì di cantare a voce bassa e sorrise agli sguardi ammirati di tutti.

< E' bellissima! > esclamò una delle ballerine mentre Ran si mordeva il labbro inferiore per impedirsi di sorridere troppo e distoglieva lo sguardo, ma la sua aria felice non sfuggì a Shindou. Posò la chitarra e sorrise a Ran, poi notò che nuovamente il signor Kenichi si stava facendo avanti e sbuffò.

< Ran ti andrebbe di provarla insieme dopo? E' un po difficile il testo così lo impari meglio > disse anticipando qualsiasi proposta stesse per fare l'uomo, che lo fissò furioso.

< Se il mio signore me lo permette...> rispose Ran guardando Kenichi, che si vedeva chiaramente che avrebbe detto di no e a Shindou si contorse lo stomaco per la rabbia, avrebbe preferito sentirle dire di si.

< Io voglio essere perfetta, voglio che il mio signore mi trovi meravigliosa per la prima > aggiunse e Shindou capì che quello che stava dicendo la ragazza serviva solo per ottenere di stare con Shindou senza però insospettire l'uomo e si ritrovò a sorridere, in fondo Ran fingeva solo, non era davvero felice di stare con quell'orribile uomo. Aspettò che Kenichi desse la risposta, che per fortuna fu positiva e così i due si videro poco dopo nella stanza di Ran. Si sedettero sul letto provando la canzone per un po', poi si misero a chiaccherare tra di loro, anche se la conversazione veniva interrotta ogni tanto da qualche lieve colpo di tosse di Ran, c'erano giorni in cui non gli dava quasi tregua quella tosse. Alla fine comunque finirono per baciarsi come ogni volta e stavolta Shindou tentò di avvicinare il corpo di Ran al suo, ma lei lo bloccò subito, allontanandosi quasi di scatto e guadandolo spavantata, Shindou aveva avvicinato parecchio la mano al suo bacino.

< Scusa, non volevo spaventarti > le disse notando gli occhi di Ran farsi più lucidi. Era terrorizzato dall'idea che scoprisse il suo segreto e non riusciva mai a godersi a pieno quei momenti. Scosse piano la testa e gli fece un lieve sorriso.

< No, scuami tu > soffiò, prendendo in mano il foglio con su scritto il testo della canzone, rimettendosi a rileggerlo per distrarsi.

< Ran, io davvero...non ho intenzione di venire a letto con te, volevo solo abbracciarti > ribattè Shindou e vide la mano della ragazza serrarsi sul foglio.

< Niente abbracci, per favore...è l'unica regola che c'è tra di noi...non voglio essere toccata > disse a mezza voce e Shindou sospirò, mettendosi a guardare fuori dalla finestra e chiedendosi cosa avesse potuto passare Ran per essere così terrorizzata da un gesto così bello come l'abbraccio. Si voltò per dirle qualcosa, ma lei si era alzata.

< E' meglio che vai adesso > gli disse e Shindou si alzò annuendo, aveva imparato a capire quando Ran voleva essere lasciata in pace e quando invece poteva restare con lei.

< Comunque la canzone...è bellissima > sussurrò lei mentre gli stava passando vicino e Shindou sorrise, fermandosi per guardarla.

< L'ho scritta per te...ogni volta che la canterai pensami > le disse e Ran lo guardò intensamente negli occhi, poi gli gettò le braccia al collo e riprese a baciarlo. Stavolta il castano non la scostrinse ad avvicinare il corpo al suo, ma si limitò a metterle le mani sotto le costole, accarezzandole piano la stoffa con i pollici. Erano ancora avvinghiati quando la porta della stanza si aprì e i due non fecero in tempo a staccarsi che il padrone del Moulin Rouge li notò. Shindou sbiancò considerevolmente e sentì Ran trattenere il fiato.

< Ah, padre > rise però alla fine lei.

< Ci hai spaventato...stavamo provando la scena finale! > aggiunse e Shindou si rilassò un secondo, ringraziando il cielo che almeno Ran avesse sempre la scusa pronta, lui era pessimo in quelle cose. Osservò l'uomo squadrarli, poi fece un cenno a Shindou di uscire. I castano si irrigidì subito e lanciò un'occhiata a Ran, non l' avrebbe violentata di nuovo vero? Ran però gli sorrise rassicurante, ben consapevole che se si fosse dimostrato spaventato Shindou avrebbe potuto fare qualcosa di stupido. Shindou la fissò per qualche istante, poi annuì e uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, ma poggiando l'orecchio sul legno con il cuore che batteva a mille, sperando di sentire qualcosa. Ran invece fece un sorriso all'uomo, mostrandosi sicuro di se, come se non fosse stato appena scoperto a fare l'unica cosa che non doveva. Si lasciò sfuggire un gemito però quando suo padre lo sbattè nuovamente sul letto e gli abbassò i pantaloni, penetrandolo con un dito e fissandolo con aria seria.

< Mh > disse semplicemente togliendo il dito, aveva costatato che Ran non aveva avuto rapporti, ma non lo convinceva ancora del tutto. Ran si rimise dritto e si rivestì con le mani tremanti.

< Ve l'ho detto padre, stavamo solo provando una scena > soffiò senza guardarlo e sentì l'uomo grugnire qualcosa.

< Io so cosa sta succedendo > disse alla fine e Ran lo osservò con la coda dell'occhio, sperando che non stesse per dire ciò che temeva.

< Ti sei innamorata, hai fatto la più grande cazzata della tua vita > disse e Ran si sentì crollare il mondo adosso. E adesso che avrebbe fatto?

 

 

Angolino dell'autrice

ZANZANZAAAAAAAAAN...ricomicia il mai na gioia siore e siori, prego prendete i pop corn e prendete posto, lo spettacolo ha inizio! XD IL papi li ha scoperti, morirà qualcuno? Qualcun altro perderà qualcosa? Io spoilero? Ovviamente no! (ok, smetto di sclerare).
Comunque preparatevi, i capitoli tragedia son tornati! XD

E sentitevi "come what may" nella versione del film di Moulin Rouge, è la mia seconda canzone preferita in assoluto!!!!!

Bacini a tutti, a presto <3

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Muri ***


Ran sentì l'aria mancargli, ma si costrinse a ridere alle parole del padre.

< Innamorata? Io? Non dire sciocchezze! > rise tentando di essere convincente, sentendo lo sguardo del padre fisso su di se, i suoi occhi dicevano che non gli credeva.

< E' solo un ragazzino infatuato, io lo sto assecondando un po' per divertirmi, niente di che...in fondo cosa potrebbe mai darmi? Lo manovro giusto un po' per farmi fare ciò che voglio nella commedia > aggiunse a voce abbastanza alta così che anche il castano lo sentì. Shindou sentì una fitta al cuore quando quelle parole gli arrivarono all'orecchio e strinse gli occhi, ripentendosi che stava mentendo solo per non far sospettare il padre del fatto che si erano baciati veramente, ma il dubbio ormai si era insinuato nella sua testa e sarebbe stato difficile mandarlo via.

< Stai rischiando grosso Ran, se il signor Kenichi scoprisse questa cosa sarebbe la fine! > esclamò e Ran si morse il labbro, suo padre aveva ragione, quella storia doveva finire per il bene di tutti, soprattutto di Shindou. Annuì subito.

< Si padre, non succederà mai più, anche perchè era la prima volta > disse serio, voltandosi per guardare il padre negli occhi, non avrebbe mai più permesso all'amore di mettersi nella sua vita, ci si stava troppo male poi quando si diventava consapevoli di non poterlo avere sempre. Strinse forte i pugni mentre suo padre lo fissava con un'espressione di rimprovero.

< Non lo uccido solo perchè è bravo > disse lui e Ran sentì lo stomaco contrarsi, così come anche lo scrittore fuori dalla porta sbiancò considerevolmente, aveva rischiato grosso. Si staccò dalla porta e barcollò fino alla sua stanza, desideroso in quel momento solo di nascondersi da quell'uomo, tanto non sembrava avere cattive intenzioni verso Ran. Si sedette sul letto e prese un lungo respiro, se non fosse stato bravo in quel momento sarebbe morto. Ripensò a Taichi e degluttì a vuoto, da quel giorno in poi avrebbero dovuto fare molta più attenzione, ma come? Sicuramente adesso sarebbero stati guardati a vista...lui non voleva rinunciare a Ran, non voleva! Strinse gli occhi e ci premette sopra i palmi delle mani, lasciandosi sfuggire un singhiozzo, il primo dopo anni. Iniziò a piangere pochi istanti dopo, pianse per se stesso, per Ran e per quell'amore impossibile, pianse per la sua debolezza e per la paura. Rimase immobile, piangendo per quella che a lui era sembrata un'eternità, senza sentire dall'altra parte del muro i mugolii disperati di Ran dopo che suo padre gli aveva fatto colpire il muro con la testa, picchiandolo con la cinghia mentre lo puniva per aver commesso l'errore di lasciarsi andare all'amore.

Quando uscì dalla sua stanza erano quasi le tre di notte, aveva gli occhi gonfi di pianto e si sentiva uno schifo, avanzò lentamente nel corridoio e quando vide il padrone del Moulin Rouge si bloccò terrorizzato, ma quello gli passò vicino senza dire nulla, sbrigandosi ad andare nella sua camera. Quando arrivò al palco Ran era già lì sopra che ballava, indossava un vestito abbastanza coprente e Shindou la osservò in silenzio, sentendo che il cuore stava per scoppiargli. Quando lei finì si spostò per farla passare e scendere dal palco, ma le afferrò subito un braccio quando vide che lei non era intenzionata a fermarsi.

< Possiamo parlare? > le chiese a mezza voce, ma lei strattonò il braccio.

< Non c'è niente di cui parlare > esclamò seria e Shindou si sentì morire, l'aveva persa di nuovo, dopo tutta la fatica che aveva fatto lei aveva nuovamente alzato un muro tra se e gli altri.

< Ran...ti prego > quasi la supplicò, ma lei riprese a camminare. In quel momento il castano provò una sensazione che non aveva mai provato nella sua vita, una sensazione che lo spaventò, ma che non potè ricacciare indietro. La seguì velocemente e salì le scale dietro di lei, poi una volta arrivati nel corridoio deserto le riprese il braccio e la costrinse a fermarsi, sbattendola contro il muro.

< Ora invece noi parliamo! > esclamò e lei spalancò gli occhi, guardandolo terrorizzato. Shindou strinse di più il suo polso e la guardò con rabbia.

< Non può essere tutto finito! Non può! > disse tra i denti, avvicinando pericolosamente il suo corpo a quello di Ran, che ne frattempo lo stava fissando spevantato. Quello non poteva essere il suo Shindou, quello era uno dei tanti uomini che avevano tentato di possederla, di violentarla.

< Ti prego smettila > soffiò prossimo al pianto e Shindou si bloccò, stava facendo esattamente come Taichi...era diventato il mostro che la violentava e usava la forza con lei! Le lasciò immediatamente il braccio e indietreggiò di qualche passo, osservando con gli occhi sgranati la ragazza davanti a se, notando solo in quel momento le guance rigate di lacrime e soprattutto i segni delle cinghiate, solo in parte coperti dal vestito. Si premette forte una mano sulla bocca e scosse la testa, riprendendo ad indietreggiare, poi si voltò e corse in camera. Come aveva potuto? Le aveva fatto male, l'aveva fatta soffrire mentre con tutta probabilità lei stava mantenendo quell'atteggiamento solo per tutelarlo, per non far credere a qualcuno che stavano davvero provando qualcosa l'uno per l'altra, perchè Ran lo amava, l'aveva capito solo ora, ma lei lo amava! Si piegò su se stesso, riprendendo a piangere forte, non sapeva cosa fare e non poteva chiedere consiglio a nessuno, sentiva che sarebbe impazzito molto presto. Passò tutta la notte così, cercando di calmarsi inutilmente e quando decise di mettersi a letto sentì bussare così si trascinò lentamente verso la porta, trovandosi davanti il costumista che lo fissò con una strana espressione.

< Wow, notte insonne? > chiese e Shindou si limitò ad annuire, non aveva voglia di parlare.

< Comunque volevo dirti che il padrone ha deciso che lo spettacolo verrà anticipato di una settimana > lo informò e Shindou spalancò gli occhi.

< C-Cosa?! > esclamò e quello alzò le spalle.

< Ha deciso così, ma non preoccuparti, è praticamente tutto deciso, sarà un successone! > gli disse, ma non era quello che preoccupava il castano, anticipare lo spettacolo di una settimana significava che lui avrebbe avuto solo altri cinque giorni da passare con Ran, cinque giorni per farsi perdonare e trovare un modo per farla andare via da quel posto. Si poggiò una mano sul petto e prese un lungo respiro, scuotendo poi la testa.

< No, non si può...io...> soffiò indietreggiando, il padrone del Moulin Rouge l'aveva fatto apposta! Quel bastardo voleva toglierselo dai piedi!

< Eih eih calma > sentì dire al costumista, ma lui scosse nuovamente la testa.

< Io devo salvare Ran > disse senza pensarci mentre la morsa al petto si faceva sepre più forte.

< Devo salvarla > ripetè, poi tutto si fece buio e lui non sentì nemmeno la botta alla testa che prese crollando sul pavimento freddo.

 

 

Angolino dell'autrice

Posso esordire nuovamente con un ZANZANZANZAAAAAAN? XD

I casini iniziano, Shindou si è precluso l'ultima possibilità di essere amato da Ran? E' già tanto che non sia stato ucciso sul momento, ma adesso sarà ancora più difficile per lui riabbattere il muro che Ran ha innalzato...Spero di non far morire nessuno di ansia visto che ogni volta mi dite che ci state morendo XD E comunque sono felicissiam che la storia vi stia prendendo e piacendo tanto (vi lovvo tutti <3 )

E comunque.....come fate a non conoscere il film di Moulin Rouge?????? VEDETEVELO! AMATELO! ADORATELO! È il mio film preferito in assoluto, lo so a memoria praticamente! Preparatevi quintali di fazzoletti prima, ma vedetevelo!!!! E' stato il mio sogno d'amore fin da quando ero piccina <3 (esclusa la parte finale XD )

E infine (poi la smetto, giuro) 102 persone mi hanno messa tra i preferiti...ed io ne approfitto dell'aggiornamento per ringraziarle, prima ho guardato e mi è preso un colpo <3

Grazie <3

A presto, baci baci <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Your song ***


Quando si risvegliò era ancora nella sua stanza, da solo. Aveva fatto un sogno stranissimo e aveva in mente una bellissima canzone. Si tirò su lentamente e si toccò la testa, sentendo un doloroso bernoccolo proprio dove stava toccando. Mugolò piano e si mise a sedere, piantando per bene i piedi per terra e sentendo lo stomaco brontolare furiosamente. Fece per alzarsi, ma in quel momento la potra si aprì ed entrò il costumista.

< Oh, ti se svegliato finalmente > gli disse e Shindou lo fissò confuso.

< Che è successo? > chiese e quello gli sorrise.

< Sei svenuto e hai battuto la testa così forte che sei rimasto senza sensi per quasi due giorni, eravamo tutti così preoccupati > gli disse e Shindou spalancò gli occhi.

< Due giorni?! > esclamò, vedendo il ragazzo annuire.

< Ran era così preoccupata che ha convinto il padre a chiamare un medico, che per fortuna ha detto che non c'erano traumi troppo gravi > gli disse e Shindou si sentì nuovamente morire, Ran si era preoccupata così tanto per lui dopo ciò che le aveva fatto.

< Dov'è lei adesso? Devo vederla > disse cercando di alzarsi, ma ricadde sul materasso con aria stordita.

< Prima mangia qualcosa e comunque Ran è con il signor Kenichi, sono due giorni che non fa che starle appiccicato...è così impaziente per il grande evento > ridacchiò.

< Grande evento? Che grande evento? > chiese subito Shindou.

< Non lo sai? Dopo la prima potrà possedere Ran, sarà la prima persona che potrà averla...e credo anche l'unica visti i progetti che ha per il Moulin Rouge > disse e Shindou sentì lo stomaco contrarsi così violentamente che per poco non diede di stomaco. La sua espressione doveva parlare per lui perchè vide il costumista sospirare.

< Shindou, posso essere franco con te? > chiese sedendosi sul bordo del letto e il castano annuì.

< Non ne vale la pena starci così male, ci sono segreti inconfessabili che non sai...finiresti solo per farti male continuando a inseguire il tuo amore per lei > gli disse e stavolta fu Shindou a sospirare.

< Io non ci riesco, la amo troppo > esclamò serio, ma quello scosse la testa.

< Esistono amori che non sono destinati a sbocciare, soprattutto in questo ambiente, fattene una ragione. Dopo la prima vattene da qui e trovati una brava ragazza che sappia renderti felice > gli disse, ma Shindou non voleva nessun'altra ragazza, lui voleva Ran. Aprì la bocca per dare fiato ai suoi pensieri, ma il ragazzo lo interruppe.

< So che stai per dire, lascia stare o finirai solo per marcire nella stradina qui dietro come tutti quelli che ci hanno provato prima di te. E' palese ciò che provi Shindou ed è palese che a lei fa piacere, che per la prima volta è felice di ricevere determinate attenzioni, ma il signor Kenichi è un uomo crudele e i padrone del locale lo è ancora di più, finiresti solo per farti uccidere e daresti così solo un'ulteriore sofferenza a Ran > disse con calma e Shindou prese un lungo respiro, cercando di farsi entrare in testa quelle parole nonostante il suo cuore volesse rifiutare quell'idea. Lui non era forte abbastanza per poter salvare Ran. Sospirò e cercò di rassegnarsi all'idea di una vita senza Ran, ma quando quella notte la rivide ballare sul palco non ce la fece, la amava troppo. Forse non prima dei tre giorni, forse ci avrebbe messo anni, ma l'avrebbe salvata, sarebbe stata sua.

Il giorno seguente si presentò alle prove con la chitarra in mano, sedendosi sul bordo del palco.

< Lo so che manca poco, ma vorrei che imparassi un' ultima canzone > disse al ragazzo che faceva il cliente squattrinato. Quello annuì e Shindou osservò Ran solo di sfuggita, era più pallida del solito e aveva gli occhi cerchiati di rosso, sentì il cuore stringersi a quella visione, ma cercò di non pensarci e si mise a suonare.

< It's a little bit funny, this feeling inside. I'm not one of those who can easily hide...> iniziò a cantare, sentendo immediatamente le lacrime premere sugli occhi per uscire, ma le ricacciò indietro, non doveva piangere, quella era la canzone che aveva sognato l'altra notte, il suo regalo per Ran.

It may be quite simple but now that it's done
I hope you don't mind
I hope you don't mind
That I put down in words
How wonderful life is while you're in the world... > alzò un momento lo sguardo, incontrando quello della ragazza e una lacrima sfuggì al suo controllo. Vide lei premersi una mano sulla bocca e distogliere gli occhi dai suoi, stava per piangere a sua volta. Chiuse gli occhi e finì la canzone, sentendo un silenzio ammirato intorno a se. Sorrise lievemente ai complimenti dei ballerini.

< Torno subito, devo stringermi nuovamente il corsetto che mi sta calando > sentì dire a Ran e la osservò correre fuori, sospirando piano e stringendo la chitarra tra le mani con lo sguardo basso.

Ran corse fino alla sua stanza con la scusa del corsetto e ci si chiuse dentro. Appena poggiò la schiena sul legno scoppiò a piangere, coprendosi il viso con le mani, si sentiva morire e quella canzone era l'ennesima prova di quanto lo amava, si sentiva orribile a tenerlo così lontano, ma si sentiva ancora peggio al'idea di farlo uccidere da suo padre per la sua stupidità. Si asciugò gli occhi e si calmò nel giro di pochi minuti per poi riscendere di sotto, evitando lo sguardo di Shindou con tutte le sue forze.

I pochi giorni che li separavano dalla prima dello spettacolo passarono così, senza che i due nemmeno si guardassero tanto soffrivano per un semplice sguardo. Ran comunque non aveva molto tempo di pensare a niente visto che il signor Kenichi gli girava sempre intorno mentre i suoi tocchi si facevano sempre più audaci man mano che il giorno in cui lo avrebbe posseduto si avvicinava. Tanto lui aveva spento nuovamente la testa, non permetteva più che nessun sentimento lo toccasse, andava avanti ad inerzia cercando di non crollare. Anche la tosse non gli dava quasi più tregua e sperava che non rovinasse lo spettacolo.

Entrambi stavano impazzendo, ma sapevano che oramai quella era la direzione che aveva preso la loro vita e loro non potevano fare altro che seguire la corrente.

 

 

Angolino dell'autrice

Sono sommersa da coni porta riso....aiuto! XD Ho fatto una pausa dopo 60 coni creati, le mani mi stanno andando in automatico oramai e ne ho approfittato per aggiornare un altro capitolo! Dai, l'inizio della fine si sta avvicinando! Un altro paio di capitoli strazianti e poi sarà tutto ammore, bontà e cuoricini (più o meno) XD

Spero vi sia piaciuto, ci sentiamo presto <3

Comunque sentitevi "your song" se non l'avete mai sentita...è semplicemente wow! Sia la versione di Elton John che quella del Moulin Rouge <3 è la mia canzone preferita in assoluto, chiunque me la dedicherà nella vita sarà amato da me per sempre <3 <3 <3

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** La prima ***


Quando la mattina della prima i due ragazzi si svegliarono sentirono entrambi un gran senso di nausea e la voglia di restare a letto. Si alzarono lentamente, iniziando a prepararsi con tranquillità. Quel giorno non ci sarebbero state prove così Shindou ne approfittò per uscire un po', doveva assolutamente distrarsi e non ce la faceva a restare dentro al Moulin Rouge. Si mise a vagare per le strade, guardando le varie persone che passavano ridendo e scherzando tra di loro e le invidiò tutte. Dopo quest'esperienza probabilmente sarebbe tornato da suo padre, non avrebbe retto la città degli artisti a lungo dopo quello che gli era successo...e poi facendo lo scrittore avrebbe guadagnato poco e niente e lui aveva bisogno di soldi, tanti soldi volevano dire più possibilità di savare Ran. Gli sarebbe bastato seguire le orme del padre e diventare medico e in qualche anno sarebbe stato così ricco da poter ritentare di salvare la ragazza. Strinse i pugni e ricacciò indietro le lacrime, cercando di non pensare a come si sarebbe sentito a stare lontano da Ran per tanti anni senza sapere niente di lei. Si fermò a prendere qualcosa da bere e scartò l'idea di tornare dai suoi coinquilini, loro lo avrebbero costretto a parlare e sarebbe crollato. Camminò a lungo, guardandosi attorno senza risucire a mettere niente nello stomaco. Rientrò solo quando iniziò a fare così freddo che era impossibile resistere con quel suo cappotto così leggero. Rientrò nel locale strofinandosi le mani e camminò lentamente tra le file dei tavoli, senza notare ed essere notato da Ran, che stava sul palco.

< Come what may...come what may, I will love you...> le sentì cantare ad alta voce e si bloccò, alzando lo sguardo verso di lei. Si sedette ad uno dei tavoli e restò immobile per non farsi notare, guardandola intensamente mentre cantava la loro canzone e sorrise, pensando che qualcosa di suo almeno le sarebbe rimasto. Stava per farle sentire che lui era lì quando lei si bloccò e prese a tossire, sputando sangue sul palco. Si alzò di scatto e corse da lei, non era normale sputare sangue a quel modo mentre si tossiva e per un momento ebbe il terrore che tra qualche anno lei non ci sarebbe stata più, che le rimaneva poco da vivere. Le corse vicino e lei lo guardò con aria sofferente e preoccupata.

< Shindou > soffiò, sembrava quasi una supplica e lui la abbracciò forte, stando attento a non avvicinare il bacino a lei per non spaventarla. Stavolta lei non si sottrasse all'abbraccio, anzi gli cinse la vita con le braccia e rimase ferma qualche istante.

< Grazie...per avermi amato > soffiò dopo poco e Shindou si morse forte il labbro per non piangere ancora.

< Gazie a te per avermelo concesso > soffiò in risposta e la vide sorridere, era così bella, si aspettò quasi che anche lei gli dicesse che lo amava, ma capì subito che non lo avrebbe mai detto ad alta voce, non se lo sarebbe mai potuto concedere. Si staccarono dopo poco e Ran pulì il sangue dal pavimento mentre Shindou si tratteneva dal dirle che doveva farsi vedere da qualcuno, probabilmente lei vedeva la morte come una liberazione, sperò solo di riuscire a tornare prima che succedesse qualcosa.

< Hai bisogno di aiuto per ripassare la parte? > chiese piano, ma lei scosse la testa.

< Devo andare a prepararmi...> disse guardandolo negli occhi.

< Stasera dovrò concedermi a lui > aggiunse e Shindou sentì le fitte di gelosia così forti che strinse i pugni per calmarsi.

< Si, lo so > soffiò e lei abbassò lo sguardo.

< Meglio così, vivere nell'incertezza di chi sarebbe stato a comprarmi era peggio > disse sospirando.

< E lui è ricco, starò bene > aggiunse e Shindou si costrinse ad annuire, voleva dirle addio come si doveva, ma non ci riuscì. Il suo corpo però si mosse da solo e la baciò. Lei mugolò nel bacio, ma anche stavolta non si ribellò e ricambiò dolcemente, poi lo staccò delicatamente da se.

< Addio > soffiò scappando via , scomparendo oltre la porta. Shindou strinse gli occhi e prese un lungo respiro, poi salì a sua volta e si andò a sedere sul suo letto, restando in attesa dell'inizio dello spettacolo senza pensare a nulla.

Il teatro era strapieno, c'era addirittura gente in piedi e tutti urlavano e strepitavano per l'inizio dello spettacolo. Shindou era in piedi dietro il palco, avebbe dovuto vedere lo spettacolo da davanti, ma c'era così tanta folla che non se la sentiva davvero di andare lì e mostrarsi. Si poggiò mollemente al muro e sospirò, osservando le varie ballerine correre da una parte all'altra e farsi tanti in bocca al lupo a vicenda. Venne spinto verso il cerchio di persone dal coreografo e sorrise a tutte quelle persone che bene o male erano diventate tutte sue amiche, ricevendo in cambio diversi sorrisi. Mise le mani su quelle degli altri, sorridendo tristemente quando vide la mano di Ran sopra la sua.

< Merda merda merda! > urlarono tutti insieme ridendo e si staccarono. Ran si mise vicino al palco, osservando il primo ballerino entrare poco dopo che la musica era iniziata. Cercò di imprimersi nella mente ogni suo lineamento, ogni sua espressione, ogni parte del suo corpo. La vide saltellare nervosamente da un piede all'altro prima di salire sul palco a sua volta, accolta da un boato di esclamazioni e di applausi. In quanti la desideravano? In quanti se la sognavano la notte? Shindou si sentiva rodere dalla gelosia, avrebbe voluto urlare al mondo che lei era sua, che solo lui la conoceva intimamente, che notava la sua tristezza. Ma la realtà era un'altra, la realtà era che lui il giorno dopo se ne sarebbe dovuto andare mentre nella stanza accanto alla sua quella notte Ran si sarebbe concessa a quell'uomo, che l'avrebbe avuta tutta per se come nella storia, se l'era comprata con i suoi soldi e la sua ricchezza. Strinse i pugni per l'ennesima volta e nonostante si sentisse fiero e felice che una sua creazione stava venendo inscenata in un teatro, tra l'altro il più famoso, sentiva che non sarebbe mai stato felice a pieno. Osservò intensamente i balli, ascoltò le canzoni che lui stesso aveva pensato guardando quegli occhi azzurri. Vide Ran avvinghiarsi al riccone, gemendo piano e concedendosi a lui e dovette distogliere lo sguardo più volte per evitare di vomitare, all'improvviso si pentì di non aver fatto trionfare l'amore, come se la storia si fosse riversata sulla realtà, non permettendogli di avere Ran. Forse quella era una punizione divina per essere andato contro ai suoi principi.

Nonostante tutti i pensieri che affollavano la testa del castano lo spettacolo fu un vero successo, la sua fine vene accolta da grida estasiate e Shindou venne spinto sul palco. Si ritrovò in un turbinio confuso di grida, pacche sulle spalle e risate e per un breve istante si scordò di tutto, ritrovandosi a ridere a sua volta, lasciando che mani sconosciute prendessero le sue per congratularsi . Si lasciò andare alle risate e alla felicità, ne aveva bisogno o il suo cuore sarebbe andato in mille pezzi. Mentre lui si concedeva il suo attimo di gloria Ran stava salendo le scale per andare incontro al suo destino con un sorriso stampato in faccia ma la morte nel cuore.

 

 

Angolino dell'autrice

Stanno arrivando, i due capitoli più "mai na gioia" sono qui alle porte...preparatevi gente!

Comunque sono arrivata a scrivere fino al capitolo 31 nonostante avessi detto che volevo farne massimo una trentina XD (non è ancora finita, ma ci sono quasi) e poi ci saranno i capitoli speciali <3

In tutto questo sono felicissima di stare convincendo tanta gente a vedersi il film, c'è chi addirittura si è comprato il dvd <3 E per chi avesse ancora dubbi dico solo...aprite questo link http://31.media.tumblr.com/3d2ed3e02032f72987faeb553703c90e/tumblr_mpm7ihFUfo1s4e8oro1_500.gif , poi correte a vedervi il film XD

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, bacioni <3

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** L'ultima occasione per fare l'eroe ***


Shindou si accorse solo poco più tardi dell'assenza di Ran e a niente servì ripetersi che non ci poteva fare nulla, il suo cuore prese a battere fortissimo e l'agitazione prese possesso del suo corpo. Si staccò dal gruppo di persone e corse di sopra, facendo le scale a due a due mentre il coreografo lo seguiva con lo sguardo. Corse a perdifiato fino alla stanza di Ran e spalancò la porta, fregandosene se dentro ci sarebbe già stato il signor Kenichi o suo padre. Trovò invece Ran da sola, con addosso qualcosa di così sexy che Shindou per un momento perse la testa. Aveva addosso un baby doll nero pieno di trasparenze e Ran lo guardò con gli occhi sgranati.

< Che ci fai qui? Va subito fuori! > esclamò spaventato, se lo avessero trovato lì sarebbe stata la fine. Shindou però scosse la testa testardamente.

< No! Non ti permetterò di farlo! > urlò e Ran corse a chiudere la porta.

< Non fare l'idiota, se Kenichi ti trova qui sei morto > disse tra i denti, ma Shindou la prese tra le braccia e la strinse a se.

< Ti prego Ran...io ti amo, non farmi questo > pigolò, ma lei lo spinse via, guardandolo con rabbia.

< "Non farmi questo"?! Pensi che mi piaccia l'idea? > esclamò arrabbiato, Shindou non poteva arrivare lì e farlo sentire peggio di quanto non stesse già.

< Devo salire adesso, vattene > sibilò quando sentì la voce del signor Kenichi al piano di sopra, stava arrivando nella stanza dell'elefante e se Ran non si fosse sbrigato sarebbe sceso per cercarlo e vedendo Shindou lo avrebbe ucciso all'istante. Dallo sguardo del castano però intuì che quel pazzo voleva sfidare l'uomo che l'aveva comprato e ci avrebbe rimesso la vita. Ran non poteva davvero permetterlo. Cercò un modo per mandarlo via, ma gli venne in mente solo la cosa più terribile che potesse fare. Prese un lungo respiro.

< Va via, io non ho bisogno di essere salvata, è quello che voglio > disse, sperando che il castano capisse e se ne andasse, ma Shindou fece due passi verso di lei.

< Non è vero! Tu vuoi essere salvata, io lo so! Possiamo scappare insieme ed essere felici! > esclamò e per un breve istante Ran si crogiolò in quell'idea, poi però sospirò pesantemente, suo padre li avrebbe cercati ovunque, avrebbe ucciso Shindou e l'avrebbe riportato a casa.

< Tu non sai proprio niente di me Shindou > disse a mezza voce.

< Si che ti conosco! Io ti amo! Ti amo e non mi importa di niente, mi sento impazzire alla sola idea che qualsiasi altro uomo ti tocchi! Voglio passare la mia vita con te, avere dei figli con te e renderti la donna più felice del mondo! > esclamò e Ran sentì una morsa tremenda allo stomaco.

< Non è possibile farlo > disse serio.

< Perchè no?! Ammettilo una buona volta che anche tu mi ami, che è questo quello che vuoi! > ribattè e Ran dovette prendere tutto il coaggio di cui era disposto.

< Non ti amo! Non mi sei mai interessato veramente e ti ho solo usato per divertirmi e trasgredire un po' le regole! > esclamò.

< Stai mentendo! > gridò Shindou che stava impazzendo sempre di più, Ran non poteva fargli questo, non poteva davero non amarlo.

< Dì che mi ami! > gridò ancora e Ran temette davvero che Kenichi li sentisse così fece diversi passi verso di lui e lo spinse, facendolo uscire dalla stanza.

< Io non posso amarti e non ti amerò mai! Non sono la ragazza che credi! > esclamò a denti stretti e quando Shindou fece per ribattere si slacciò al volo la parte sopra del baby doll, mostrando il petto piatto.

< Sono un ragazzo! Io sono un fottutissimo ragazzo! Quindi no, non posso essere la ragazza che cerchi! > esclamò sentendosi morire davanti all'espressione del castano, lo odiava adesso ed era quello che lui desiderava, ma la cosa gli fece malissimo. Una parte di lui aveva sperato con tutto il cuore che Shindou dicesse qualcosa di estremamente romantico come un "l'ho sempre saputo" oppure "e allora? Io ti amo ancora!" , ma ovviamente quello si limitò a fissarlo con aria persa. Ran si sbrigò a rimettersi bene il vestito e lo guardò con aria ferita.

< Quindi ora scusami, ma devo andare > soffiò trattenendo le lacrime e chiuse la porta, lasciando Shindou inebetito nel corridoio. Si lasciò andare qualche secondo alla disperazione, premendo le mani sul viso per poi passarsele tra i capelli, poi prese un profondo respiro e si disse che era meglio così, Shindou era vivo e avrebbe potuto rifarsi una vita, ripensando a quel ragazzo orrendo che lo aveva ingannato. Tossicchiò un momento e prese a salire le scale, dove trovò il signor Kenichi ad aspettarlo, cercò di stamparsi in faccia un sorriso, ma non ci riuscì. Avanzò verso di lui con aria da funerale e lasciò che gli prendesse la mano.

< Mia cara non dovete essere spaventata > gli disse e Ran gli sorrise debolmente.

< Oh, forse preferisci che ti dia del tu adesso? O che parli al maschile? > chiese e Ran lo guardò negli occhi, quindi lui sapeva! Si diede poi dello stupido, certo che sapeva, suo padre informava sempre i possibili compratori della sua vera identità. Si stampò in faccia un lieve sorriso.

< Chiamatemi come più preferite mio signore > disse semplicemente e quello gli baciò la mano.

< Sei così bello...ho sempre avuto un'attrazione verso i ragazzi belli e sono così felice di avere l'occasione di possedere una tale rarità > disse e Ran abbassò lo sguardo, si sentiva un ogetto in quel momento e l'unica cosa che desiderava era sentirsi nuovamente speciale, sentirsi come lo faceva sentire Shindou...Scosse la testa e cercò di togliersi lo scrittore dalla testa, anche Shindou si era schifato ora che sapeva il suo segreto mentre quest'uomo ne era felice, andava bene così.

< Vieni con me, la notte è lunga > gli disse Kenichi prendendolo per mano per portarlo verso il letto a baldacchino, ma quando erano quasi vicini Ran esitò e si fermò spaventato.

< Tranquillo, ci andrò piano stavolta > disse l'uomo, ottenendo solo che il terrore di Ran aumentasse parecchio.

< Io...> soffiò facendo mezzo passo indietro, non voleva...non voleva essere toccato da lui quella sera, stava troppo male. Ovviamente Kenichi lo afferrò saldamente per un polso per non permettergli di scappare.

< Suvvia, sono l'unico che accetterà mai il fatto che sei un ragazzo, rassegnati > ghignò e Ran lo guardò disperato, gli addestramenti del padre non lo avevano preparato affatto a quel terrore cieco che provava in quel momento. Per quanto gli potesse far male suo padre era sempre suo padre, ma quest'uomo...avrebbe potuto ucciderlo, avrebbe potuto fargli davvero tutto quello che voleva, anche tagliargli qualche arto o incatenarlo al letto per non permettergli di muoversi mai più. Gli occhi gli si gonfiarono di lacrime e per un momento desiderò aver accettato la proposta dello scrittore, desiderò essere in viaggio per scappare via da lì e non in quella stanza. Piantò i piedi quando si sentì tirare verso il letto, urlando spaventato, ma questo non fece che infervorare l'uomo, che riuscì a spingerlo sulle coperte profumate di nuovo. Ran indietreggiò sul letto a gattoni, pregando che qualcuno andasse veramente a salvarlo, ma nessuno l'avrebbe salvato, lui aveva cacciato via anche la sua ultima speranza.

 

Angolino dell'autrice

Ricordatevi il lieto fine! Ripetete con me "ci sarà il lieto fine, non devo insultare Micchan" XD

Coooomunque...il baka Shindou ha allegramente perso la sua occasione di fare l'eroe e ora se la prende in quel posto <3 Ne avrà un altra? (ovviamente no) Ran lo perdonerà? Chi morirà?

Aggiornerò presto promesso così non vi faccio stare troppo in ansia e in attesa XD

baci <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Neve tinta di rosso ***


Shindou continuava a darsi dell'idiota mentre cercava di buttare giù la porta della stanza di Ran a spallate. Lo sentiva urlare, tutti lo sentivano urlare, ma nessuno faceva niente. Aveva avuto l'opportunità di salvarlo, con una semplice frase avrebbe potuto convincerlo a farlo venire con se e invece era stato zitto, aveva tenuto quella sua maledetta bocca chiusa. Diede l'ennesima spallata, sentendo un dolore sordo alla spalla, ma continuò con ancora più forza. Ran aveva chiuso la porta a chiave ed era davvero difficile aprirla con la forza.

Ran era un ragazzo, una parte di lui l'aveva sempre saputo, intuendolo dai suoi atteggiamenti e da tutti quei segreti. Avrebbe dovuto dirglielo che non gli importava, maledizione se non gli importava! Era un ragazzo e allora? Lui mica lo amava per il suo corpo, lui lo amava perchè Ran era Ran! Amava il suo sguardo, i suoi occhi, i suoi atteggiamenti, il modo in cui si mordeva il labbro e quello in cui si spostava i capelli dietro l'orecchio, amava tutto di lui. Ringhiò frustrato e diede una'altra spallata, doveva raggiungerlo e dirglielo, in più quelle grida lo stavano facendo impazzire, Ran stava soffrendo, stava soffrendo parecchio. Al millesimo tentativo fallito urlò frustrato e diede un calcio alla porta con tutte le sue forze, finendo solo per farsi malissimo.

< Ran! > urlò disperato, non sapeva cosa fare. Quando gli sentì chiedere aiuto non ci vide più e riprese a dare spallate alla porta con talmente tanta forza che sentiva chiaramente le sue ossa scricchiolare.

< Shindou...> si sentì chiamare e si voltò ansimando verso la voce, trovandosi davanti il coreografo con un'espressione triste.

< Sta buono, avanti > disse, ma Shindou lo ignorò e riprese a tentare.

< E' impossibile da buttare giù, finirai solo per farti male > sospirò per poi avvicinarsi e bloccarlo.

< Lasciami! > urlò subito il castano dimenandosi.

< Lasciami subito, ha bisogno di aiuto! > eslamò mentre lo trascinava verso la sua stanza a forza, chiudendocelo dentro.

< Perchè? Perchè permettete che gli facciano questo? Perchè nessuno fa nulla? > gridò al ragazzo con rabbia.

< Questo è il nostro mondo Shindou, qui è sempre così. Qui le donne e gli uomini vengono sfruttati, malmenati, venduti e comprati e nessuno può farci niente > disse sospirando di nuovo, bloccando l'ennesimo tentativo di Shindou di tornare alla porta.

< Ti prego, non posso abbandonarlo....lui ha bisogno di me > singhiozzò.

< Lui? Ti ha detto il suo segreto? > chiese stupito e Shindou annuì.

< Si...tu lo sapevi già? > chiese e lui annuì a sua volta.

< Lo sapiamo solo io e i padroni del Moulin Rouge...lo sapeva anche Taichi, ma ora che lui non c'è più...> disse e Shindou scosse la testa, quella situazione era assurda!

< Perchè gli fanno questo? > soffiò, tappandosi le orecchie quando sentì un altro grido di Ran.

< Per soldi, qui si fa tutto per soldi > sospirò il costumista, alzando lo sguardo verso il soffitto mentre Shindou scuoteva la testa con aria disperata senza togliere le mani da sopra le orecchie.

< Fateli smettere....vi prego > singhiozzò, sentendo la mano del ragazzo sulla sua spalla.

< Va a farti un giro, è l'unica cosa che puoi fare > gli disse.

< E se vuoi salvarlo, fallo domani mattina, stanotte moriresti solo > aggiunse e Shindou lo guardò con aria disperata, ma sapeva che aveva ragione, appena quel bastardo avrebbe finito con Ran Shindou si sarebbe fatto avanti e l'avrebbe portato via anche a costo di portarselo sulle spalle. Si massaggiò la spalla dolorante a quel pensiero e si alzò, uscendo dalla stanza insieme al coreografo, ma non tornò a forzare la porta, tirò dritto per uscire in giardino.

< Grazie..> gli disse poco prima di separarsi e quello gli fece un mezzo sorriso.

< Spero che riuscirai a salvarlo in un modo o nell'altro, lui se lo merita davvero dopo tutta quella sofferenza > gli disse e Shindou annuì.

< Allora, addio > disse dandogli la mano, che il coreografo strinse forte.

< Addio > ripetè, domani Shindou sarebbe potuto morire o comunque sarebbe scomparso dalla circolazione, quindi addio era l'unica cosa da dire.

< E in bocca al lupo > aggiunse mentre il castano si allontanava.

Mentre Shindou si allontanava il coreografo tornò verso la stanza di Ran, tentando di ignorare le sue grida. Si infilò una mano in tasca e giocherellò con la chiave fredda, ripetendosi che non erano affari suoi e che ci avrebbe pensato lo scrittore il giorno dopo, ma le grida di Ran erano sempre più insistenti e terrificanti tanto che alla fine non ce la fece più, prese la chiave dalla tasca e la inflò nella toppa della porta, girando per aprire. Salì le scale di corsa e si trovò nella stanza dell'elefante, non ci era mai stato quindi non la conosceva, ma per fortuna nonostane le tende tirate si vedeva abbastanza. Lì le grida di Ran erano fortissime e sentì lo stomaco contrarsi quando vide il corpo esile di lui, legato in maniera innaturale al letto con quell'uomo addosso, che lo mordeva a sangue. Si mosse senza pensarci e afferrò una statuetta poco lontano, avvicinandosi al letto con il cuore in gola. Si posizionò dietro l'uomo e questo non fece in tempo a voltarsi che venne colpito dalla statua sulla tempia, crollando addosso a Ran che urlò di nuovo.

< Sssh tranquillo, tranquillo > gli disse iniziando a slegarlo con le mani tremanti mentre il rosa lo guardava con gli occhi sgranati. Lo aiutò a rivestirsi rapidamente e stavano per correre via quando l'uomo riprese i sensi e afferrò il coreografo per un braccio, guardandolo furioso.

< Ran scappa! > gli urlò subito lui appena vide che stava per andarlo ad aiutare e Ran lo guardò spevantato.

< Scappa > ripetè senza notare che Kenichi aveva tirato fuori una pistola. Ran osservò con orrore l'arma puntarsi alla tempia dell'unico suo amico per poi sparare. Urlò a pieni polmoni, guardando negli occhi l'uomo che lo stava guardando con aria assassina e il sangue che gli colava giù per la tempia. Le sue gambe si mossero da sole e corse giù per le scale, gridando nuovamente di dolore quando un proiettile lo raggiunse alla spalla, facendolo sbilanciare e cadere in avanti, rotolando gù dalle scale. Arrivato alla fine però si rialzò e riprese a correre, lasciando dietro di se una scia di sangue con la mano premuta sulla spalla. L'adrenalina gli permise di correre veloce nonostante tutto e schizzò nel teatro vuoto, spalancando la porta e fiondandosi nelll'aria gelida della notte. Si fermò solo un istante per decidere dove andare, poi prese la strada di destra e si fiondò in mezzo alla gente a testa bassa mentre dei lievi fiocchi di neve si posavano sul'asfalto, che Ran sporcava di rosso mano mano che avanzava.

 

 

Angolino dell'autrice

Ed ecco perchè vi dicevo di non affezionarvi troppo al coreografo ç_ç

Insomma, adesso il coreografo è morto (so che volevate che fosse Kenichi, ma niente, è ancora lì!), Shindou è a passeggiare e Ran è chissà dove...Ho aggiornato presto presto per non tenervi con il fiato sospeso, ma mi sa che qui ogni capitolo è così sorry XD (e ho aggiornato anche perchè qua mi arrivano i messaggi su whats app alle 4 del mattino per chiedermi aggiornamenti XD )

Spero di aggiornare altrettanto presto il prossimo, baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Nuovamente a casa ***


Shindou rientrò solo dopo poco, non riusciva ad allontanarsi troppo e per quanto facesse male voleva stare vicino a Ran per qualsiasi evenienza. Quando entrò però sentì un silenzio innaturale così affrettò il passo, pregando che non fosse successo nulla a Ran. Passò di corsa il corridoio, sbiancando nel vedere le gocce di sangue per terra e quando vide la porta aperta si fiondò dentro, trovandola vuota e silenziosa. Con il cuore in gola corse sulle scale, osservando la chiazza di sangue sul muro con orrore, ma niente lo preparò per ciò che vide una volta salito. Il coreografo era a terra, morto e con un buco in testa, c'era un lago di sangue e l'odore di ferro era nausante. Si premette una mano sulla bocca, sbiancando e temendo di svenire. Poi però si ricordò che in quella stanza c'erano Ran e Kenichi prima.

< Ran! > urlò guardandosi intorno, fiondandosi nuovamente giù per le scale dopo aver controllato che non si fosse nascosto da qualche parte. Corse seguendo le tracce di sangue, pregando con tutto se stesso di non trovarlo morto. Quel pazzo aveva dato di matto forse? Corse fino al teatro, ma si bloccò e si nascose nel vedere il padrone del Moulin Rouge insieme al signor Kenichi e ai vari body guard.

< Te l'ho detto, è entrato e mi ha colpito! > stava ringhiando Kenichi, premendosi un panno sulla testa.

< Poteva evitare di sparare anche a Ran almeno! L'avremmo comunque ritrovata > sbuffò il padre come se quell'uomo non avesse appena sparato al figlio. Shindou strinse forte i pugni e digrignò i denti, cercando un modo per passare e uscire senza essere visto.

< Comunque lo stanno cercando, tra poco lo riporteranno qui > aggiunse e a quel punto Shindou scattò, passando sotto i tavoli per non essere visto, e si fiondò fuori. Guardò a destra e a sinistra rapidamente, pregando di capire dove fosse andato e notò solo per puro miracolo una macchia di sangue quasi coperta dalla neve su un sasso. Corse subito in quella direzione, urlando il nome di Ran a squarciagola. Corse per parecchio, chiedendo a chiuque se avesse visto qualcuno con i capelli rosa e una ferita, ma tutti lo ignoravano come se avesse la peste. Odiò tutti gli artisti in quel momento. Poi una signora gli fece cenno di avvicinarsi e Shindou corse da lei con il fiatone, quella si limitò ad indicargli un viicolo dall'altra parte della strada e Shindou si voltò di scatto, notando in quel momento Ran, rannicchiato dietro a degli scatoloni. Sospirò sollevato e corse da lui dopo aver ringraziato la donna.

< Ran! > esclamò inginocchiandosi davanti a lui, stava piangendo e tremava tantissimo, probabilmene aveva anche molto freddo visto che indossava solo degli shorts e una t shirt. Si tolse immediatamente la sua giacca e gliela posò sulle spalle, rabbrividendo alla vista della ferita, ma appena lo toccò Ran prese ad urlare, cercando di allontanarlo.

< No! No Ran sono io! Sono io! > esclamò subito Shindou abbracciandolo forte e Ran si bloccò scoppiando in un pianto disperato.

< L'ha ucciso! Ommioddio l'ha ucciso, gli ha sparato! > urlò terrorizzato, stringendosi al castano come se ne valesse la sua vita. Shindou gli strinse meglio la giacca sulle spalle, poi si strappò una striscia di camicia e tentò goffamente di fermare il sangue.

< Dobbiamo muoverci da qui, ti stanno cercando > soffiò, ma Ran non gli rispose, rimase attaccato a lui tremando e piangendo. Subito lo prese in braccio e si fiondò nuovamente in strada. Correre adesso era difficile per via della neve più alta, ma lo scrittore non se ne preoccupò e corse più veloce che potè, dovendo cambiare strada più volte per evitare di essere visto dai body guard. Ci mise mezz'ora per arrivare alla sua vecchia casa, mezz'ora in cui temette che Ran gli morisse tra le braccia visto il sangue che stava perdendo. Entrò nel portone rotto e salì le scale di corsa, poi una volta arrivato davanti alla porta si mise a bussare come un matto, urlando i nomi dei suoi coinquilini. Gli aprì Kariya, che lo guardò perlesso.

< Sei diventato matto per caso? > borbottò, notando subito dopo Ran tra le sue braccia.

< Si, sei diventato matto > soffiò, scansandosi per farlo entrare.

< Ha bisogno di un medico, gli hanno sparato > disse isterico mentre lo poggiava sul suo vecchio letto per controllare le sue condizioni. Ran era sotto evidente stato di shock e perdeva colore ogni secondo che passava.

< Vado a chiamarlo > disse Kyosuke mentre gli altri due si avvicinavano.

< Che è successo? > chiesero e Shindou gli raccontò a grandi linee cosa era successo. Aspettò il medico con il cuore in gola, tentando di tranquillizzare Ran che continuava a piangere disperato continuando a ripetere "oh mio dio" come una cantilena. Cercò di bloccare i suoi tremori in ogni modo senza riuscirci e si sentì impotente quasi come quando cercava di buttare giù la porta. Quando arrivò il medico Shindou oramai era sull'orlo di una crisi di nervi e si fece da parte per farlo visitare, il medico fece uscire tutti e quando nuovamente sentì le grida del ragazzo Shindou si tappò forte le orecchie, non ce la faceva più a sentirlo stare male e doveva fare davvero male l'estrazione di una pallottola. Dopo poco per fortuna Ran perse i sensi, così che smise anche di gridare e il medico uscì dalla camera quasi un'ora dopo. Dette ai ragazzi alcune informazioni su cosa fare per evitare infezioni, poi dopo essere stato pagato con un bell'extra per tenere la bocca chiusa se qualcuno avesse chiesto qualcosa, se ne andò. Shindou si affacciò alla porta, osservando Ran sdraiato sul suo letto con la spalla fasciata e il petto scoperto. Poi sospirò e si voltò verso i suoi compagni, osservandoli come se li vedesse per la prima volta. Quelli stavano fissando il petto di Ran con una strana espressione.

< Venite con me > soffiò facendogli cenno di seguirlo in salotto. Si misero seduti attorno al grande tavolo scheggiato e Shindou si prese un momento per guardarsi intorno, quanto era passato dall'ultima volta che si era seduto lì con aria spensierata, bevendo e scherzando con i suoi amici? Grattò distrattemente con un'unghia un pezzo di legno, staccandolo definitivamente dal tavolo, e prese un lungo respiro, tornando a guardare i suoi coinquilini. Quelli lo stavano fissando con insistenza, desiderosi di avere spiegazioni così che Shindou inziò a raccontare, ma non iniziò dalla fine, prese a raccontare le cose fin dal giorno in cui era arrivato al Moulin Rouge e aveva incontrato Ran. I suoi amici lo ascoltavano in silenzio e solo quando finì si misero a commentare, ma senza fare battte come al loro solito.

< Quindi è un ragazzo > disse alla fine Kariya e Shindou annuì, passandosi le mani sul viso, ora che la tensione era scesa sentiva il corpo farsi quasi molle.

< Però è davvero un gran bel ragazzo > ridacchiò sempre il più basso del gruppo e Shindou gli sorrise lievemente.

< Si, lo è > disse.

< Ora cosa pensi di fare? > gli chiese Kyosuke, ma il castano non lo sapeva davvero.

< Per adesso lo terrò nascosto qui, ha bisogno di riprendersi e appena starà meglio penso che lo porterò in città da mio padre...ha bisogno di essere visto da un medico bravo, non stava bene nemmeno prima > sospirò piano, guardandoli tutti e tre negli occhi per cercare di capire se potesse restare lì senza problemi.

< Hai sempre pagato tu l'affitto, per me puoi fare quello che ti pare > esclamò Kariya alzando le spalle e anche gli altri due annuirono.

< E poi odiamo queste cose > aggiunse Ryoma e Shindou si alzò, sorridendo grato ai tre compagni.

< Grazie...ora vado a riposare un po' > disse avviandosi verso la sua stanza, lasciando i suoi amici a parlottare tra loro.

Shindou si chiuse la porta alle spalle e osservò la persona che amava dormire tranquillamente sotto l'effetto dei calmanti e si avvicinò al letto, sedendosi sul bordo per poi accarezzare i capelli rosa di Ran. Lo osservò a lungo, riuscendo a riconoscere molti tratti maschili che effettivamente avrebbero dovuto fargli capire fin da subito che quello che si trovava davanti era un ragazzo e non una ragazza. Percorse il suo viso con un dito, poi sospirò e si sdraiò al suo fianco, passando ad accarezzargli il braccio con delicatezza. L'ultimo pensiero che gli passò per la testa prima di addormentarsi fu che il suo libro era rimasto al Moulin Rouge...perduto per sempre.

 

 

Angolino dell'autrice

Iniziate a diventare minacciosi lo sapete? (mo cambio numero di telefono e nome su fb visti i continui messaggi "aggiorna" che mi arrivano XD ) Comunque ecco qui l'aggiornamento! Ora che è finito il momento ansia spero che mi farete arrivare al matrimonio senza uccidermi XD

Scherzi a parte (non scherzavo riguardo ai millemila messaggi però XD ) spero non ci siano errori, non ce la faccio a rileggerlo prima di pubblicare...ho sonno e voglio andare a letto e domani vorrei andare a donare il sangue (ergo morirò). Spero comunque vi sia piaciuto e che apprezzerete la leggerezza dei prossimi capitoli XD

Ora vado a ninna che non ce la faccio più...baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Solo io potevo averlo, gratis ***


Quando Shindou riaprì gli occhi non ricordò subito cosa fosse sucesso, sentì solo distrattamente la sensazione della pelle calda e liscia sotto la sua mano e di un petto che si alzava e si abbassava lentamente. Appena si ricordò che era Ran quello accanto a se scattò seduto e lo osservò intensamente. Ran dormiva ancora e sembrava abbastanza tranquillo così che Shindou si alzò dal letto lentamente per non svegliarlo e uscì dalla stanza dopo essersi assicurato che stesse bene. Trovò i suoi coinquilini intenti a cucinare.

< Eih, avete dormito parecchio > disse Ryoma e Shindou annuì distrattamente, andandosi a mettere accanto a Kariya per poi aprire il cassetto dove sapeva esserci il pane, tirandolo fuori per tagliarlo. Sembrava non essere passato nemmeno un momento da quando cucinavano tutti insieme, come se Shindou non fosse mai stato al Moulin Rouge, come se in quel momento Ran non stesse dormendo nella sua stanza con una ferita da arma da fuoco sulla spalla. Prese a tagliare il pane lentamente, facendo delle fette fine come piacevano a lui e per un attimo si sentì a casa. I quattro presero a chiaccherare, eleborando un piano per arrivare alla stazione senza essere scoperti e soprattutto chiedendosi come trovare i soldi per le medicine di Ran. Lo stipendio di Shindou per il suo ultimo lavoro sarebbe bastato e avanzato, peccato che il padrone del Moulin Rouge non l'aveva ancora pagato...avrebbe dovuto farlo quella mattina. Il castano sospirò piano e posò il cortello, grattandosi la nuca mentre faceva mentalmente due conti, tra il biglietto del treno, le medicine e dei vestiti nuovi ne servivano di soldi e la paga di suo padre era ancora lontana.

< In qualche modo faremo > disse alla fine, voltandosi quando i suoi compagni non lo degnarono di una risposta.

< Eih? > sbuffò, accorgendosi subito dopo che Ran era sveglio, in piedi sul ciglio della porta con addosso una maglia troppo grande per lui, probabilmente era di Ryoma, e li stava fissando.

< Ran > disse subito correndo da lui, accarezzandogli delicatamente un braccio.

< Come ti senti? > chiese dolcemente mentre lui lo osservava con aria confusa.

< Io...c-che è successo? > chiese, non ricordava quasi niente. Ricordava solo di essere stato violentato e poi solo il dolore. Improvvisamente gli tornò in mente Kenichi che uccideva il coreografo e spalancò gli occhi, premendosi immediatamenete le mani sulla bocca.

< E' morto...> soffiò con orrore e non si sottrasse all'abbraccio istintivo di Shindou, affondando anzi il viso sul suo petto per poi prendere un lungo respiro. Gli faceva male tutto, soprattutto la spalla costretta nella stretta fasciatura stava iniziando a mandargli scosse di dolore, ma non voleva nulla, voleva sentire dolore, era la sua giusta punizione. Non riuscì però a piangere, le lacrime non gli uscivano, forse le aveva versate tutte prima...

< E' tutta colpa mia...mi sarei dovuto buttare giù quando potevo > soffiò alla fine, più a se stesso che al suo compagno. In risposta Shindou serrò di più la presa sul suo corpo senza però dire nulla, sapeva che non c'erano parole per consolarlo, non in quel momento almeno. Gli accarezzò delicatamente la schiena, tastando con i polpastrelli ancora sporchi delle briciole di pane la fasciatura da sopra la maglietta.

< Ti amo > si sentì di dire dopo qualche minuto e sentì distintamente Ran irrigidirsi. Si spostò di qualche millimetro per permettergli di alzare il viso e appena incontrò i suoi meravigliosi occhi azzurri gli sorrise dolcemente.

< Ti amo > ripetè notando che sia gli occhi di Ran che i suoi si stavano riempiendo di lacrime.

< Io ti amo Ran, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre > disse sincero per poi chinarsi a baciarlo, bacio a cui Ran rispose dolcemente, attaccandosi totalmente al suo corpo per la prima volta. Rimasero avvinghiati per diversi istanti, poi si staccarono e si sorrisero lievemente. Si voltarono solo quando Kariya tossicchiò un momento per attirare la loro attenzione. Ran guardò i ragazzi con aria vagamente spaventata e disorientata, ma Shindou gli strinse la mano.

< Loro sono i miei coinquilini, ci aiuteranno > disse e il compagno gli sorrise piano, annuendo.

< Fame? > chiese a quel punto Kariya mostrandogli i piatti già pronti e fumanti sulla tavola e Ran guardò il tavolo per qualche secondo, poi annuì nuovamente. Shindou subito lo prese sottobraccio e lo fece avvicinare al tavolo, lo fece sedere e gli mise meglio il piatto sotto al naso, se aveva fame era buon segno no? Sorrise felice per tutto il tempo mentre Ran mangiava lentamente la sua zuppa usando il braccio sinistro visto che muovere il destro gli provocava delle fitte tremende. Mangiò quasi tutto senza dire una parola e a testa bassa, sentendo lo sguardo dei quattro ragazzi su di se e nonostante non fosse uno sguardo pieno di desiderio come quelli a cui era abituato si sentiva comunque a disagio.

Fu Kyosuke a spezzare il silenzio, mettendosi a chiaccherare della cosa più stupida che gli venisse in mente e dando il via ad uno dei loro soliti dibattiti, ma fu solo quando Ran senza riuscire a trattenersi si mise a ridere per una battuta di Kariya che tutti e quattro sorrisero felici, soprattutto Shindou. Il solo fatto che Ran avesse riso seppur lievemente li aveva fatti inorgoglire di se stessi, tanto che ripresero con ancora più foga. Il ballerino comunque non resistette molto seduto a tavola, il braccio gli faceva troppo male e la testa stava iniziando a girargli parecchio così che Shindou lo riaccompagnò a letto, dove dopo pochi minuti si riaddormentò sereno. Quando Shindou tornò dai suoi amici aveva un sorriso che gli andava da un orecchio all'altro.

< Ti odio > borbottò Kariya e Shindou ridacchiò.

< Perchè? > chiese allegro, quei pochi minuti che Ran era stato sveglio e con loro lo avevano reso così felice che niente lo avrebbe buttato giù.

< Perchè porti a casa una persona così carina e adorabile e te la cucchi tutta tu! > rispose l'azzurro e Shindou scoppiò a ridere.

< Mi dispiace davvero tanto Kariya, ma Ran è mio, me lo sono sudato parecchio. E poi...l'aveva detto Kyosuke, io sono l'unico che poteva riuscire ad averlo....gratis > rise afferrando il suo piatto e quello di Ran per portarli nel lavandino, ignorando i borbottii del suo amico che gli lanciava maledizioni.

Non smise di ridere nemmeno quando i suoi tre amici lo misero davanti al lavello con sapone e spugna per fargli lavare piatti e pentole, oramai era felice e nessuno gli avrebbe portato via quella felicità! Nessuno!

 

 

Angolino dell'autrice

Mi hanno mollato a casa sola soletta e ne ho approfittato per finire di scrivere la fict (che con il capitolo 35 può dirsi finalmente conclusa <3 ) e ho deciso di pubblicrae un altro capitolo ;) Spero vi sia piaciuto, ci sentiamo presto <3

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Per sempre insieme Ran! E per sempre non include che tu te ne vada prima ***


I primi giorni di permanenza nella nuova casa Ran li passò quasi sempre a dormire, aveva perso molto sangue e il dolore non gli dava tregua così che si difendeva dormendo per la maggior parte del tempo. Shindou aveva prelevato gli ultimi soldi che aveva per comprare le medicine che servivano per evitare infezioni e per lenirgli un po' il dolore. Gli stava sempre accanto e gli cambiava meticolosamente la fasciatura ogni sei ore, disinfettandogliela ogni volta. Non potendo uscire a cercare lavoro purtroppo doveva fare affidamento sui suoi coinquilini, che però si stavano rivelando delle persone d'oro e li stavano aiutando in ogni modo possibile.

Con il passare del tempo comunque Ran iniziò a stare meglio e nonostante non potesse sforzarsi più di tanto cercò di rendersi utile come poteva. Quella nuova vita senza regole, senza orari e soprattutto senza esibizioni e allenamenti lo aveva stordito inizialmente, ma man mano che si abituava gli piaceva sempre di più. I coinquilini di Shindou poi erano davvero adorabili con lui e non avevano potuto impedirsi di affezionarcisi, tanto che si sentiva viziato come mai in vita sua. Non faceva che ricevere dolcetti o caramelle da Kariya mentre Kyosuke gli portava dei libri e Ryoma cucinava le cose che più gli piacevano.

Si stava crogiolando in quel tepore che una famiglia ti da quando la tosse riprese a non dargli tregua. Gli succedeva spesso di svegliarsi la notte con degli spasmi così violenti che gli strappavano urla di dolore mentre rischiava di farsi saltare i punti alla ferita. Shindou era nuovamente preoccupato, Ran stava peggiorando di nuovo, prima della tosse sembrava stare così bene, dolore a parte, ma adesso era pallido e i suoi occhi erano di nuovo tristi. Non avevano soldi a sufficenza per richiamare il dottore, tanto che Shindou scrisse al padre, chiedendogli di mandargli i soldi per il treno per se e per un altra persona e che gli avebbe spiegato tutto al suo arrivo, ma che comunque gli serviva un medico molto bravo.

Erano passati due giorni da quando Shindou aveva spedito la lettera e per il nervosismo dell'attesa si stava letteralmente mangiando le mani. In quel momento c'era Kyosuke con Ran per cambiargli la fasciatura visto che le dita del castano erano piene di ferite e gli facevano male. Quando lo sentì tossire sospirò pesantemente e picchiettò il piede a terra con aria nervosa, sapeva che la lettera ci avrebbe messo un po' ad arrivare e la risposta ci avrebbe messo ancora di più a tornare da lui insieme ai soldi, ma l'attesa gli sembrava interminabile. Si costrinse comunque a sorridere quando vide Ran uscire dalla stanza, erano due giorni che non riusciva a stare molto in piedi quindi ogni volta che lo vedeva fuori dal letto ne era molto felice. Ran si andò a mettere nel suo punto preferito, la poltrona sotto la grande finestra che dava sulla strada e si mise a guardare fuori con aria assorta e rilassata e Shindou si perse un momento in quella visione. Il loro appartamento a differenza del Moulin Rouge era molto soleggiato visto che non aveva palazzi davanti e Ran era letteralmente inondato di luce, una visione quasi celestiale. Rimase ad osservarlo per un po', poi si alzò e si sedette sul bracciolo della poltrona, poggiando la mano sulla sua spalla e massaggiandogliela piano.

< Mi dispiace che tu sia costretto a stare in casa > disse, osservando la strada a sua volta e cercando di immaginare cosa passasse nella testa del compagno in quel momento, ma Ran sorrise.

< Va bene così, qui è bello > disse semplicemente e Shindou capì che non mentiva. L'inferno che aveva passato Ran era stato così atroce che anche se al momento era sempre in gabbia era felice per il semplice fatto che quella gabbia era più bella e soprattutto lì non c'era nessuno a fargli del male. Sospirò piano e salì ad accarezzargli i lunghi capelli rosa per poi mettersi a fargli una treccia con aria distratta, amava i suoi capelli.

< Temo che dovremo tagliarli > lo avvertì, avrebbero dovuto attraversare la città per raggiungere il treno e quella massa di capelli sarebbe stata impossibie da nascondere sotto un cappello.

< Non fa niente Shidou, non stare in pena > sospirò Ran, ma aveva un'aria così rilassata che Shindou gli credette nuovamente. Da un po' non si fidava più molto della sua capacità di capire Ran, aveva sempre paura che mentisse solo per non farlo stare male. Ma Ran non mentiva più da quando erano lì, non ne sentiva più il bisogno.

< Ricresceranno > disse Shindou facendoseli passare sulla mano per poi lasciarglieli ricadere sulla schiena con delicatezza e Ran sorrise felice.

< Non trovi anche tu che sia meraviglioso? > chiese dopo un po' e Shindou si sporse un po' verso la finestra per capire di cosa stesse parlando, senza trovare nulla che a lui sembrasse meraviglioso.

< Cosa Ran? > chiese allora, voltando il viso per guardare il suo compagno, che continuava a tenere lo sguardo puntato sulla strada come se fosse la cosa più bella dell'universo.

< Il mondo > rispose lui semplicemente e Shindou non riuscì a ribattere, il mondo non era meraviglioso per niente, era popolato da gente crudele e menefreghista, ma ovviamente non avrebbe dato voce ai suoi pensieri così si limitò a sorridergli.

< How wonderful life is while you're in the world > cantò a bassa voce con amore e Ran ridacchiò, voltando lo sguardo verso di lui. Ogni volta che lo guardava Shindou si sentiva catturare e non faceva che pensare a quanto fosse fortunato a poter essere l'unico che Ran guardava con così tanto amore, adesso che nessuno gli impediva di essere se stesso. Lo vide prendere fiato, poi si mise meglio e iniziò a cantare a sua volta, continuando la canzone di Shindou, la loro canzone. In pochi istanti la sua voce riempì la casa silenziosa e parte di quella stradina isolata, tanto che in molti alzarono il naso per vedere da chi provenisse quella voce meravigliosa, senza riuscire a vedere nessuno. Shindou chiuse gli occhi e poggiò la testa sullo schienale della poltrona per ascoltare meglio Ran, adesso che lo faceva per un suo piacere personale la sua voce era diventata se possibile ancora più bella. Non riuscì però a terminare una frase che prese a tossire piano, mettendosi una mano davanti alla bocca e fissando intensamente il sangue che la sporcava. Subito sospirò e se la pulì con un fazzoletto, poi sorrise a Shindou per non farlo preoccupare.

< Sto bene > disse, lo ripeteva ogni volta che finiva di tossire, ricevendo sia da Shindou che dagli altri coinquilini sempre lo stesso sguardo, uno sguardo che voleva dire "tu non stai bene per niente". Sospirò di nuovo e tornò a guardare fuori.

< Se dovessi morire...> iniziò, ma Shindou lo bloccò subito.

< Tu non morirai! > esclamò immediatamente terrorizzato alla sola idea di perderlo, non poteva perderlo dopo aver lotatto tanto, non sarebbe sopravvissuto alla sua perdita.

< Se dovessi morire tu diventa scrittore ok? Parla di noi > continuò Ran voltandosi per guardarlo intensamente negli occhi.

< Io diventerò scrittore, parlerò di noi...ma lo farò insieme a te! > ribattè subito il castano, prendendogli entrambe le mani con forza.

< Per sempre insieme Ran! E per sempre non include che tu te ne vada prima > gli disse facendolo ridacchiare piano, accarezzandogli le mani con i pollici.

< A volte Shindou il per sempre può durare un' istante > sussurrò per poi alzarsi sulle ginocchia , baciandolo dolcemente e zittendo qualsiasi sua risposta. Potè solo sentire il battito accelerato del cuore del castano battere contro il suo, pacato e tranquillo. Era pronto a scappare, era pronto alla morte, era pronto a tutto...

 

 

 

Angolino dell'autrice

Sabato è il compleanno della mia piccina e sabato dopo mi sposo gente...io sono supermegastraagitata! Vi posto questo capitolo perchè non credo che da domani io riesca a mettermi seduta la pc con tranquillità...ora mi ci sono messa perchè ho appena finito di fare 80 rose di carta fatte a mano con dentro una sorpresa ( una lecca lecca ) per gli invitati e ho il cervello che fuma...avevo bisogno di distrazione.,..ma a qualcuno interessa? Ovviamente no XD Quindi parlando della fict, adesso sono tutti amore e coccole <3 e dovete ringraziare non so quale buona stella, perchè nella mia idea iniziale il finale era che Ran moriva sul treno metre scappavano e Shindou pubblicava il libro dopo anni XD

Cooomunque, spero vi sia piaciuto anche questo capitolo, spero di aggiornare il più presto possibile, ma non vi prometto nulla prima del 10 XD

Bacioni <3

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** like a virgin ***


La risposta alla lettera arrivò dopo una settimana. Il padre di Shindou era stato molto generoso con i soldi e gli aveva incluso nella busta anche i due biglietti del treno, evidentemente era così felice di vederlo tornare a casa e lasciare la città degli artisti che non aveva perso tempo. Shindou strinse nella mano i due biglietti e si affrettò a nasconderli insieme ai soldi, tenendo fuori solo quelli che avrebbe dato a Kariya per mandarlo a comprare dei vestiti per Ran, le medicine che servivano per il viaggio e qualcosa da mangiare. Nascose la scatola nell'armadio e sorrise, poi diede i soldi all'amico e lo osservò uscire. Appena chiuse la porta di casa andò nella sua stanza, osservando Ran leggere il nuovo libro che gli aveva portato Ryoma, stava letteralmente divorando ogni libro che gli veniva portato nonostante spesso dovesse chiedere il significato di qualche parola dato che nessuno gli aveva insegnato a leggere e aveva imparato da solo nei pochi momenti liberi che aveva nella sua precedente vita.

< Abbiamo i soldi, domani partiamo > disse sulla soglia e Ran alzò lo sguardo dal libro, sorridendogli felice.

< E' una splendida notizia Shindou > disse, mettendo un segno al libro per poi chiuderlo. Lo posò delicatamente sul comodino, poi allargò le braccia verso di lui in una muta richiesta di un abbraccio. Da quando erano lì si erano baciati raramente e ancora più raramente si erano dati baci passionali, si limitavano a baci a fior di labbra, ma a Shindou stava bene così. Di abbracci comunque se ne davano tanti, Ran sembrava così bisognoso d'affetto e il castano non aveva problemi a donargli tutto quello che poteva. Anche stavolta corse da lui e si mise al suo fianco, cingendogli la vita con un braccio per tirarlo meglio a se.

< Suppongo che dovrò tagliare i capelli adesso > disse il rosa, poggiando la testa sulla sua spalla e chiudendo gli occhi per rilassarsi.

< Si, te li taglierà Ryoma appena torna a casa > rispose Shindou, andando in automatico ad accarezzare la lunga chioma rosa del ragazzo, facendoci passare le dita attraverso. Fece passare per tre volte le dita prima di notare il movimento lento di Ran che spostò il viso verso di lui, sorridendogli dolcemente.

< Non c'è nessuno in casa? > chiese a mezza voce e Shindou lo notò degluttire a vuoto e torcersi nervosamente le mani. Scosse piano la testa e pochi istanti dopo si ritrovò le labbra del suo ragazzo incollate alle proprie. Chiuse subito gli occhi e rispose al bacio, che però sembrava diverso dagli altri, sembava quasi bisognoso. Mugolò piano quando Ran gli morse piano il labbro inferiore e si spostò a cavalcioni su di lui...stavano per fare ciò che immaginava? Gli mise delicatamente le mani sui fianchi e gli alzò di poco la maglia, accarezzandogli la pelle liscia e Ran emise un miagolio sulle sue labbra che lo fece letteralmente impazzire. Prese coraggio e portò le mani un po' più su, accarezzando gli addominali di Ran, che si contrassero in un lieve spasmo sotto il suo tocco e poi ancora più su, fino a raggiungere il petto, una delle parti più sensibili del rosa. Shindou temeva di poter impazzire solo così mentre gli accarezzava e stuzzicava la pelle del petto e i capezzoli, inducendo Ran a strusciarsi su di lui con lievi gemiti. Non seppe quanto tempo passò così, riusciva a percepire solo il corpo del suo ragazzo sopra di lui, le loro erezioni che strusciavano l'una contro l'altra con movimenti sconnessi, sentiva solo la voce di Ran nell'orecchio e non risuciva a pensare a nient'altro. Fu solo quando sentì la mano del compagno posarsi sulla sua cintura dopo avergli tolto la maglia che si ricordò che il sesso si fa da nudi e non da vestiti! Alzò il bacino per farsi sfilare pantaloni e mutande, poi afferrò con le mani tremanti il bordo della maglia di Ran e la tirò via, mettendosi subito dopo ad armeggiare con la sua cintura senza riuscire ad aprirla per quanto era nervoso. Sentì Ran ridacchiare e si diede dell'idiota, chissà cosa stava pensando adesso di lui e per un momento temette che si togliesse da sopra il suo corpo dicendogli di lascia stare. Ran però posò semplicemente le mani su quelle di Shindou e gli sorrise dolcemente.

< Sta tranquillo ok? > gli disse piano nonostante anche il suo cuore stesse battendo a mille. Per quante volte l'avesse fatto, per quante volte si fosse ritrovato sopra suo padre per Ran quella era come la prima volta, la prima volta che nessuno lo costringeva, la prima volta che si sentiva in imbarazzo e con il cuore a mille, la prima volta che lo faceva per amore. Shindou poi era così dolce e tenero che si sentiva impazzire solo a guardarlo, con le guance tutte arrossate, gli occhi liquidi di piacere e di eccitazione e i capelli scompigliati. Il castano prese un lungo respiro, poi riprese a slacciare la cinta, riuscendoci stavolta. Bottone per bottone aprì i pantaloni di Ran e li fece calare giù per le cosce magre, poi fece altrettanto con i boxer, mordendosi il labbro per non fare versi davanti alla visione del corpo nudo del suo compagno, che era semplicemente divino. Si beò di quella visione per qualche istante, poi Ran gli accarezzò la pancia con i polpastrelli e a Shindou scappò un gemito mentre quelle iniziavano ad esplorare il suo corpo, scendendo sempre più in basso.

Non riuscì a trattenere i versi come si era prefissato, pensando che potesse sembrare quasi una scortesia nei confronti di Ran, ma le mani del compagno lo stavano facendo impazzire, quella si che era tutta un'altra cosa, altro che darsi piacere da soli! Chiuse gli occhi e inarcò un po' la schiena, continuando a ripetersi che doveva fare qualcosa, ma il suo corpo era immobilizzato dal piacere, che esplose ancora più forte quando alla mano si aggiunse la bocca del rosa. Non ci stava capendo più niente, riusciva solo a stringere le lenzuola con le mani per non tirare forte i capelli di Ran e fargli male mentre sentiva arrivare l'orgasmo, che stava trattenendo con tutte le sue forze finchè non sentì un lieve morso sulla punta che lo fece impazzire , facendolo arrivare all'orgasmo con un gemito forte e appagato. Rimase per qualche secondo immobile, cercando di riprendere coscenza di se e soprattutto fiato, poi alzò la testa e incontrò lo sguardo divertito e malizioso di Ran, che ritornò gattonando sul suo corpo, baciandolo delicatamente sulle labbra. Sentì le sue gambe stringersi attorno al suo bacino e nonostante avesse avuto uno degli orgasmi più intensi di tutta la sua vita non appena sentì l'erezione del compagno premere contro di lui e un "ti voglio" sussurrato al suo orecchio era nuovamente sull'attenti. Cinse la vita di Ran con le braccia, lasciando che fosse lui a dirigere il gioco, anche perchè sarebbe stato così impacciato che avrebbe sicuramente fatto brutta figura, ripromettendosi di essere più attivo e di imparare qualcosa per le volte successive. Degluttì a vuoto mentre sentiva Ran posizionarsi meglio su di lui e raddrizzare la schiena, iniziando a far scivolare Shindou dentro di se con diversi sospiri di piacere. Andare piano per Ran era un sogno, poter decidere lui quando era pronto e quando non faceva male era una cosa che non si era mai potuto concedere. Poggiò le mani sul petto di Shindou, sentendo il suo cuore che ci martellava contro e gli sorrise. Andò più veloce di quanto volesse, ma non voleva torturare troppo il compagno che si vedeva si stava trattenendo dall'alzare il bacino di scatto. Il primo movimento del ballerino fece gemere entrambi e man mano che gli affondi si facevano più rapidi il tono di voce dei due ragazzi si alzava sempre di più. Si guardarono negli occhi per tutto il tempo, non distogliendo lo sguardo nemmeno un secondo ed era tutto proprio come l'avevano sempre sognato.

< Takuto > soffiò Ran dopo un po' con amore e per Shindou fu troppo, sentirsi chiamare per nome con quel tono mentre tutto quel piacere lo pervadeva lo fece arrivare al secondo orgasmo, ancora più intenso del primo. Vide Ran chiudere gli occhi e sentì i muscoli delle sue gambe stringersi di più attorno al suo bacino mentre anche lui arrivava all'orgasmo con un mugolio eccitato e soddisfatto per poi crollargli sopra, nascondendo il viso sul suo collo.

< Ti amo > sussurrò senza aprire gli occhi, addormentandosi sfinito dopo poco.

Shindou non si addormentò invece, rimase a fissare il soffitto con il sorriso più ebete che potesse avere, accarezzando la schiena di Ran senza riuscire a smettere di ripensare a cosa avevano fatto...la sua prima volta...con Ran. Fu solo quando sentì la porta di casa aprirsi che si costrinse a scivolare via da sotto il corpo del compagno, rivestirsi e uscire fuori, stavolta pronto a raccontare qualcosa ai suoi amici.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Sono riuscita a trovare un momentino per mettermi al pc così da bearvi con la prima volta di questi due (non farli accppiare per 25 capitoli per me è stato un record gente!).

Spero che vi sia piaciuto, ci sentiamo presto! (scappo che ho ancora sei milioni di cose da fare, tra cui prendere la medicina visto che sono super raffreddata..sarà un bel matrimonio gente, con la sposa che ha il naso che gocciola e la voce da trans <3 XD )

Baci baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Treno ***


Non riusciva a smettere di fissarlo. Sapeva di stare esagerando, ma non riusciva davvero a smettere di guardarlo. Ran con i capelli corti era semplicemente meraviglioso. Da quando era uscito dalla stanza dopo che Ryoma gli aveva tagliato i capelli Shindou aveva perso la testa.

Ran si mise il capello con aria assorta, guardando gli occhi del compagno attraverso lo specchio e sorridendogli.

< Lo consumerai così > ridacchiò Kyosuke, costringendolo a distogliere lo sguardo, borbottando qualcosa a mezza voce. Si sentiva tornato alle prime volte che aveva visto la ragazza delle tre di notte, quando non riusciva a smettere di guardarla e i suoi amici lo deridevano, adesso però Ran era suo. Sorrise a quella consapevolezza e si abbottonò la giacca fino al collo per poi infilarsi a sua volta un cappello. Il piano era deciso ed erano tutti pronti quando sentirono bussare alla porta. Shindou e Ran si guardarono un momento con aria preoccupata prima di andare a nascondersi in stanza mentre Ryoma andava ad aprire. Si presero per mano e tesero l'orecchio, sbiancando quando sentirono l'ormai familiare voce del buttafuori del Moulin Rouge, li stavano cercando. Pochi istanti dopo erano già alla finestra insieme a Kyosuke e a Kariya, guardando di sotto e cercando una soluzione per andarsene, l'unica era arrivare fino alle scale antincendio pochi metri più in la, inutilizzate da anni ormai e per questo totalmente arrugginite.

< Avanti, sempre meglio che farsi ammazzare da quella montagna di muscoli > sussurrò Kariya, sporgendosi sul cornicione per poi iniziare a percorrerlo per qualche metro, arrivando illeso alla scala antincendio, facendo poi cenno agli altri di seguirlo. Ran strinse un momento la mano di Shindou, poi salì sul cornicione e il castano sentì distintamente il suo curore fermarsi. Si ricordò quando lo aveva salvato lì sulla torre dell'elefante e per un istante si chiese se non si volesse buttare di sotto, se fosse morto forse avrebbero lasciato in pace tutti. Per fortuna invece Ran si tenne saldamente premuto al muro scrostato e cercando di andare più rapidamente possibile raggiunse il compagno che si sporgeva per tirarlo sulla piattaforma. Subito dopo si issò Shindou con Tsurugi subito dietro e i due pecorsero il cornicione quasi di corsa siccome avevano sentito dei passi nel corridoio, senza pensare di poter fare un volo di parecchi metri e morire, in quel momento scappare era la loro priorità. Si gettarono sulla piattaforma e Shindou abbracciò Ran per un istante prima di correre giù dalle scale, inciampando di tanto in tanto e trovando spesso gradini mancanti. Rischiarono l'osso del collo più e più volte, ma alla fine riuscirono ad arrivare a terra e subito si confusero con la folla, nascondensodi agli occhi del'uomo che osservava fuori dalla finestra della stanza con aria furiosa mentre Ryoma ghignava soddisfatto. I quattro si imposero di non correre per non dare dell'occhio, camminavano come se stessero passeggiando. Kariya e Tsurugi chiaccheravano tra di loro del più e del meno per scacciare la tensione mentre Ran era totalmente addosso a Shindou, non era mai stato in mezzo alla folla e la cosa lo spevantava. Il castano lo sentiva ansimare per via della corsa e della paura e per tutto il tempo lo tenne stretto a se, sperando di riuscire ad infondergli quanta più sicurezza possibile. Nonostante la paura però notava i suoi bellissimi occhi azzurri divorare qualunque cosa si parasse sul loro cammino, cercando di immagazzinare quante più cose possibili, quelle per Ran erano tutte novità, la gente che camminava, i negozi stracolmi di merce colorata, i profumi e i suoni, erano tutte cose estranee al ballerino che nonostante la confusione trovava tutto così meraviglioso.

Camminarono seguendo le vie principali, tenendo gli occhi ben aperti per assicurarsi di non incontrare nessuno che potesse riconoscerli e per fortuna dovettero deviare solo due volte nel corso delle due ore di cammino. Quando finalmente arrivarono alla stazione si lasciarono sfuggire un sospiro di sollievo, la parte più difficile era terminata. Trovarono il loro binario e camminarono lungo i vagoni per trovare quello che aveva i posti prenotati per loro.

< Prima classe...wow > ridacchiò Kyosuke quando si fermarono ai primi vagoni, leggendo i numeri assegnati ai due ragazzi.

< Mio padre è ricco ricordi? > ridacchiò piano il castano, osservando i due amici con aria un po' malinconica. Ne avevano passate tante insieme e l'ultimo periodo era stato così caotico che non aveva avuto il tempo di ringraziarli a dovere o comunque di apprezzarli come meritavano. Non riuscì a dire niente, si limitò a staccarsi un momento da Ran e li attirò entrambi in un abbraccio.

< Si si, niente pianti per favore > borbottò Kariya picchiettandogli una mano sulla schiena.

< Grazie > soffiò semplicemente in risposta Shindou, stringendoli ancora più forte e i due sorrisero.

< Mandaci una bella ricompensa in denaro e stiamo apposto > rise l'azzurro, facendo ridacchiare Shindou.

< Stai tranquillo che lo farò > disse sincero, li avrebbe aiutati per quanto poteva, in fondo gli doveva la propria vita e soprattutto quella di Ran.

Pochi istanti dopo il treno fischiò e Kyosuke li aiutò a caricare i bagagli sulla carrozza.

< Allora, stateci bene...e mi raccomando scriveteci > disse osservandoli e i due gli sorrisero dolcemente.

< Grazie > disse anche Ran, chinandosi per dargli un bacio sulla guancia, poi si spostò per fare lo stesso con Kariya, che però gli mise la mano dietro la nuca e lo attirò in un bacio...sulla bocca...con la lingua. Shindou dovette ripetersi più e più volte che quello era un suo amico mentre Ran mugolava sorpreso e si staccava dal ragazzo pochi istanti dopo con le guance in fiamme, guardandolo sorridere contento.

< Ora mi ritengo soddisfatto > disse compiaciuto e Ran ridacchiò piano, lanciandogli un altro bacio da lontano mentre le porte del treno si chiudevano.

< Ciao > sussurrò Shindou senza che i due potessero sentirlo, prendendo la mano di Ran e stringendola forte mentre la stazione si allontanava, portandoli lontano dalla città degli artisti, lontano dal Moulin Rouge e lontano dalla vecchia sofferenza.

Ora ad attenderli c'era una nuova vita, una nuova vita che aspettava soltanto di essere vissuta e Shindou aveva intenzione di viverla appieno, sapeva che con Ran al suo fianco avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, anche ribaltare il mondo.

 

 

Angolino dell'autrice

Ci ho messo anche un pizzichino di RanMasa così sono tutti happy <3

Comunque gente, mi sono finalmente sposata ** Ero una bomboniera! Un'enorme meringa che camminava XD E' stato il secondo giorno più bello della mia vita <3 (visto che mi avete chiesto le foto in molti richiedetemele tramite messaggio privato e ve le mando ;) )

Comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto, baci baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Finalmente a casa ***


Erano tre ore che viaggiavano ormai, inizialmente i due erano rimasti seduti, rigidi come due statue e sobbalzando ogni volta che sentivano qualcuno passare per paura che li trovassero, poi con il passare del tempo si erano rilassati e ora erano comodamente seduti sulle poltrone con aria stanca, ma felice. Ran aveva anche riposato per un po', addormentandosi con la fronte poggiata al finestrino e le gambe rannicchiate contro il petto, ma adesso era sveglio e i suoi occhi continuavano a restare fissi sul paesaggio che stava iniziando a cambiare, trasformandosi da quello di campagna a quello di città. Shindou era un po' geloso del fatto che non fosse totalmente concentrato su di lui, ma sapeva che quelle per Ran erano tutte novità e alla fine si sentiva felicissimo che potesse vederle. Sorrise felice e allungò la mano per accarezzargli il viso, scostandogli una ciocca di capelli che era sfuggita da sotto il capello che il ragazzo non aveva voluto togliere. Ran sorrise senza guardarlo e si spostò di poco per stare più vicino al castano.

< Quanto manca? > sussurrò, aprendo un po' di più gli occhi per la sorpresa di vedere una fabbrica in lontananza.

< Poco, una mezz'ora credo > rispose Shindou, mettendosi ad accarezzare il braccio del compagno, per fortuna i signori che erano con loro erano scesi alla fermata prima e quindi si trovavano da soli.

< Pensi che a tuo padre piacerò? > chiese poi Ran, spiazzando totalmente Shindou con quella domanda.

< Ma certo, come potresti non piacere a qualcuno? > rispose subito con dolcezza.

< Cosa gli diremo? > chiese ancora e Shindou sospirò piano, aveva pensato a mille e più storie, ma non gliene piaceva nessuna.

< Credo che la verità sia la storia migliore > disse alla fine e Ran si strinse meglio a lui.

< Solo...tralasciamo gli stupri e il fatto che ero vestito da ragazza ok? > soffiò e Shindou lo circondò con le braccia, poggiando il mento sulla sua spalla.

< Sarai tu a decidere cosa dirgli > disse dolcemente e Ran sorrise.

< Va bene > soffiò mentre entravano definitivamente in città.

Mezz'ora più tardi erano in stazione, presero il loro piccolo bagaglio e scesero dal treno tenendosi per mano, lì Ran era ancora più spaventato e disorientato, la gente nelle strade della città degli artisti non era niente a confronto con la gente che c'era nella sola stazione. Shindou gli strinse meglio la mano e si mise a camminare verso l'uscita, bloccandosi all'improvviso pochi metri più avanti.

< Tutto ok? > chiese subito Ran allarmato, temendo che suo padre o il signor Kenichi li avesse seguiti e fosse lì. Shindou però si voltò e gli sorrise rassicurante.

< Va tutto bene, c'è mio padre > disse e vide Ran irrigidirsi per poi abbassare lo sguardo sul suo corpo, immediatamente preoccupato che mostrandosi così avrebbe fatto una cattiva impressione.

< Stai benissimo, vieni > gli disse dolcemente per poi avviarsi verso il padre, che appena lo vide sorrise benevolo e aprì le braccia.

< Figlio mio > disse felice mentre il castano si fermava a pochi passi da lui e gli sorrideva, lasciandosi poi abbracciare rapidamente.

< Padre > disse felice per poi fare cenno a Ran di avvicinarsi.

< Padre, lui è Ran, la persona di cui vi ho parlato > disse e Ran si inchinò, togliendosi poi rapidament il cappello temendo fosse maleducazione. Appena lo fece e rialzò la testa notò l'uomo guardarlo con una stranissima espressione e si preoccupò di aver sbagliato qualcosa o di essere troppo femminile. Strinse il cappello con le mani temendo di essere cacciato via o che l'uomo sarebbe diventato un altro padrone, un'altra persona da cui scappare, invece l'uomo lo sorprese e sorprese anche suo figlio.

< Ran...io conoscevo tua madre > disse e i due ragazzi lo fissarono sconcertati.

< Tu conoscevi sua madre?! > esclamò Shindou e suo padre sorrise.

< Non può che essere figlio suo, è la sua copia esatta > disse e Shindou aggrottò le sopracciglia.

< Ma non è vero, lui non somiglia per niente alla padrona del Moulin Rouge! > disse e l'uomo scosse la testa.

< Quella non era sua madre, sua madre è morta per farlo nascere > disse e Ran sentì girargli la testa per un istante, quelli non erano i suoi veri genitori? Non riuscì a dire nulla e si limitò a guardare l'uomo che aveva di fronte con aria confusa. Quello gli porse la mano.

< Andiamo, non è il luogo adatto per parlare di queste cose > disse per poi prendere i bagagli dei due, avviandosi fuori. Ran si strinse nuovamente al suo compagno, che lo osservava preoccupato in cerca di indizi per capire cosa stesse pensando, ma quando il ballerino lo guardò gli sorrise dolcemente, forse in parte sollevato da quella notizia. Uscirono dalla stazione e raggiunsero il parcheggio dove salirono sulla lussuosa macchina, mettendoci altri venti minuti prima di arrivare davanti all'enorme palazzo che conteneva anche l'appartamento del dottor Shindou. Salirono e quando entrarono in casa Ran rimase stupito dalla bellezza dell'appartamento, ogni dettaglio era curato nel minimo dettaglio ed era tutto perfettamente lucidato, poi la luce...le ampie finestre ne facevano entrare tantissima e il ragazzo si innamorò subito di quel posto, un posto che forse avrebbe potuto chiamare casa. I due Shindou lo lasciarono esplorare e il più piccolo sorrise felice nel vedere il compagno lì, nella sua casa, libero e felice.

< Andate a farvi una doccia, io dico alla cameriera di prepararvi qualcosa da mangiare > disse suo padre e Takuto annuì, avvicinandosi a Ran per fargli strada verso la sua stanza.

< Tipica stanza di uno scrittore > ridacchiò Ran una volta lì, passando una mano sulla scrivania di legno pregiato quasi completamente sommersa da fogli e libri per poi fare lo stesso con l'enorme libreria che copriva un'intera parete.

< Mi piace > aggiunse poi sorridendo mentre Shindou tirava fuori dall'armadio due vestiti più comodi per se e per Ran, per fortuna avevano lo stesso fisico.

< Vieni, andiamo a rinfrescarci, avrai tutto il tempo del mondo per guardarti intorno > disse sentendo come se si liberava di un peso mentre lo diceva, lì erano liberi. Ran annuì e lo seguì fino all'enorme bagno, ammirando anche quello.

< E tu con una casa così pensavi al balcone? > ridacchiò mentre si spogliava e Shindou sbuffò divertito.

< Quando ci vivi per tutta la vita non è così straordinaria > disse spogliandosi a sua volta, senza però riuscire ad impedirsi di fissare il corpo nudo del compagno. Ran era dimagrito ancora di più e le cicatrici spiccavano su quel corpo magro, soprattutto quella fattagli dal signor Kenichi, ma Takuto era certo che da quel giorno in poi sarebbe andata meglio, soprattutto perchè lo avrebbe fatto visitare prima da suo padre, poi da altri medici specialisti per guarirlo da quella tosse. Sorrise e si mise sotto al getto d'acqua calda insieme a Ran, dandogli un lieve bacio per poi aiutarlo ad insaponarsi, ripetendosi come un mantra che non doveva eccitarsi. Dal canto suo Ran era troppo sfinito e sovraccarico da tutte quelle novità che l'idea del sesso non lo sfiorava nemmeno.

Si lavarono in fretta e si vestirono per poi raggiungere il padre nel salottino, dove il tavolino era stato apparecchiato e riempito di cose buone da mangire. I due ragazzi si riempirono subito la bocca, nell'ultimo periodo avevano mangiato poco e male per mancanza di soldi e soprattutto per via dello stress. Mangiarono voracemente tutto quello che era stato preparato e quando finirono si sentivano entrambi meglio. Ran si sarebbe volentieri buttato a letto, ma c'erano cose molto più importanti. Alzò lo sguardo e dopo aver ringraziato il padre di Shindou per il cibo si fece serio, chiedendogli di sua madre.

Quella notte, invece di ballare, invece di esibirsi o di dormire Ran rimase sveglio, ascoltando come se fosse la cosa più bella del mondo la storia di sua madre e dell'uomo che aveva tentato di salvarla da quella vita tanti e tanti anni prima...

 

 

 

Angolino dell'autrice

zanzanzanzaaaaan e si scoprono gli altarini del dottore XD Comunque ho in mente di fare dei capitoli extra in cui metterò anche la loro storia <3
Ora i due sono sani e salvi (quasi), curiosi di sapere cosa faranno adesso ? :)

Aggiornerò presto, baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Prima tappa, farlo ingrassare ***


Per la prima volta in tutta la sua vita Ran aveva dormito benissimo, aveva poggiato la testa sul cuscino accanto a Shindou, si era coperto con le soffici coperte profumate ed aveva chiuso gli occhi, sprofondando in un sonno senza incubi. Quando si era svegliato il sole era alto nel cielo ed era solo, si tirò su con un mugolio e sbadigliò, stiracchiandosi lievemente. Sentiva una strana euforia premergli in fondo al petto e non era abituato a sentirsi così...così libero. Anche quando era a casa di Shindou, alla città degli artisti, aveva sempre paura che qualcuno lo potesse trovare, ma lì era certo di essere al sicuro ed era una sensazione che non aveva mai provato. Niente più regole, niente più dolore, niente più Moulin Rouge. Certo ci sarebbero state delle regole da rispettare anche lì, ma niente poteva essere peggio di quelle che gli aveva imposto il suo patrigno. Sorrise felice e affondò il viso sulle coperte, inspirando l'odore di bucato appena fatto, poi andò alla finestra e scostò le tende, lasciando entrare la luce. A giudicare dalla posizione del sole doveva aver dormito tutto il giorno e anche la notte successiva ed effettivamente si sentiva davvero tanto riposato. Senza smettere di sorridere uscì dalla stanza e si mise a cercare Shindou.

Il castano da parte sua si era svegliato solo poche ore prima ed era sgattaiolato fuori dal letto senza svegliare il compagno, stampandogli un bacio sulle labbra prima di uscire dalla stanza, andando sicuro nello studio di suo padre, trovandolo lì come sempre. Lo aveva stupito la sera prima con quel racconto, sapere che il padre era andato nella città degli artisti da giovane e che come lui si era invaghito di una ballerina del Moulin Rouge cercando poi di salvarla glielo aveva fatto guardare sotto una luce diversa. Lui adorava suo padre, era sempre stato una grande uomo e Shindou lo ammirava fin da quando era piccolo nonostante non volesse seguire le sue stesse passioni, cosa per cui l'uomo non gli aveva mai fatto pressioni. Sorrise nel vederlo chino alla scrivania come sempre, intento a studiare qualche manuale o a guardare qualche cartella di un paziente. Rimase sulla porta finchè quello non si accorse di lui, rivolgendogli un largo sorriso.

Quando Ran li trovò stavano parlando tra di loro, Shindou gli aveva spiegato i sintomi di Ran e la risposta che suo padre gli aveva dato non gli era piaciuta per niente.

< Tubercolosi > aveva risposto e il castano si era sentito morire.

< Ma..dalla tubercolosi non si guarisce > aveva risposto e suo padre lo aveva guardato in maniera eloquente. Shindou aveva subito scosso la testa.

< Non è possibile! Ci sarà qualcosa che possiamo fare! > aveva esclamato tentando di non urlare.

< Riguardo cosa? > chiese Ran dalla porta e Shindou si votò di scatto, guardando il compagno sulla porta che gli sorrideva felice e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Ran sembrava così bello, così pieno di vita in quel momento...lui non poteva morire! Si affrettò ad asciugarsi gli occhi e scosse la testa, costringendosi a sorridere.

< Nulla, stupidaggini > disse, Shindou Takuto con Ran accanto sentiva di poter ribaltare il mondo no? Ebbene, lo avrebbe ribaltato! Esisteva una cura per la tubercolosi e lui doveva solo trovarla!

< Sicuro? Sembri preoccupato > disse avvicinandosi e lui scosse di nuovo la testa.

< Non preoccuparti > disse dolcemente, voltandosi poi verso il padre per chiedergli con il solo sguardo di non dire nulla al compagno. Suo padre sospirò, ma lasciò al figlio la possibilità di decidere quando dire al ragazzo cosa aveva.

< Comunque oggi ti porterò da una mio collega, è un dottore molto bravo > disse a Ran che subito gli sorrise grato.

< State facendo davvero tanto per me > disse a bassa voce.

< Prendilo come un riscatto per non aver salvato tua madre. E poi mio figlio tiene a te, è mio dovere aiutarlo > disse e Shindou gli sorrise felice, suo padre era davvero un grande uomo.

< Prima però, controlliamo le ferite > disse facendo cenno a Ran di avvicinarsi, dedicandosi poi con meticolosità a pulirgli la ferita da arma da fuoco sulla sua spalla, ancora non del tutto guarita visto che non avevano molte medicine e garze lì all'altra città, per fortuna almeno non aveva fatto infezione.

Quel pomeriggio i tre si trovarono in uno dei migliori studi medici della città, con Ran seduto sul lettino senza la maglietta e un uomo corpulento dietro di lui che gli osservava le cicatrici con aria critica, non gli aveva toccato la fasciatura che aveva fatto il padre di Shindou e stava tastando la colonna vertebrale che sporgeva sotto al sottile strato di pelle del ballerino.

< Dovrà ingrassare di almeno una decina di chili prima di poter prendere un qualsiasi famaco > disse critico.

< Ci penserò io > ribattè subito Shindou, pronto a far mangiare Ran come un pozzo senza fondo, lo avrebbe fatto ingrassare nel giro di pochi giorni. Il ragazzo gli lanciò un'occhiata divertita, Shindou sembrava una mammina in ansia con il suo fare avanti e indietro nella stanza, ovviamente il castano aveva i suoi buoni motivi per preoccuparsi, ma non avrebbe mai dato a Ran ulteriori preoccupazioni. Suo padre aveva parlato con il collega prima di far entrare i due ragazzi e gli aveva spiegato la situazione, chiedendogli di non dire nulla al ragazzino e quello aveva acconsentito in nome dell'amicizia che li legava da anni. Il medico fece il giro del lettino e osservò il viso di Ran, sorridendo nel vederlo così bello, ma mantenendo un'aria professionale. Gli sentì i polmoni e lo fece tossire un paio di volte, poi mentre stava per staccare lo stetoscopio dal suo petto Ran tossì nuovamente, stavolta davvero e macchiò il camice dell'uomo davanti a lui con diverse goccioline di sangue.

< M-mi dispiace > soffiò senza fiato mentre gli veniva dato un fazzolettino.

< Non preoccuparti, ne ho altri puliti > rispose il medico, lanciando un'occhiata per niente rassicurante ai due Shindou. Takuto strinse forte i pugni e aiutò Ran a scendere dal lettino mentre l'uomo preparava le ricette con le medicine e le passava al collega, dandogli istruzioni su cosa fare.

Il rientro fu silenzioso e solo quando furono a casa Shidou sorrise a Ran.

< Andrà tutto bene > gli disse e subito il compagno sorrise a sua volta.

< Ne sono certo > disse nonostante tutto in lui sapeva di essere arrivato al limite, ma avrebbe resistito, stavolta Ran non era pronto alla morte, lui doveva vivere, doveva farlo per se stesso e per Shindou, doveva farlo perchè aveva visto quanto poteva essere bello il mondo e non voleva perderselo, doveva farlo perchè non poteva nemmeno immaginare un'eternità senza la persona che amava. Si sporse lievemente in avanti e baciò il castano.

< Per sempre insieme Shindou > sussurrò con amore e il compagno gli sorrise.

< Si, per sempre > ribattè per poi portarlo in cucina.

Prima tappa, farlo ingrassare di almeno dieci chili.

 

 

Angolino dell'autrice

Come promesso ho aggiornato velocemente :)

Per salvare Ran mi sto inventando un pochinino di cavolate...perdonatemi ma per me doveva già essere morto ahahhhah XD

Spero che vi sia piaciuto, a presto <3

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** La cura! ***


Farlo ingrassare era stato facile, Ran mangiava volentieri ed era talmente tanto denutrito che il suo corpo assorbiva qualsiasi cosa metteva in bocca. In più era bello poterlo portare a pranzo fuori, uscire con lui e mostrargli la città. Poi era iniziata la cura e Ran era nuovamente dimagrito. Le medicine erano pesanti per quel suo corpo tanto fragile e spesso dava di stomaco, ma nessuno dei due si arrendeva. Ran si sforzava di uscire di casa, di restare allegro, di prendere la medicina senza mostrare agli altri quanto lo faceva stare male. Shindou si sforzava di trovare piatti e dolci che gli piacessero tanto e lo invogliassero a mangiare, lo portava nei posti più belli senza farlo sforzare troppo e gli stava vicino nei momenti più bui. Suo padre li aiutava come poteva, iniettandogli dei calmanti quando gli accessi di tosse non gli davano tregua e cercando medicine alternative che non lo facessero stare così male. Una mattina Shindou era andato allo studio del padre, lì all'ospedale della città, per prendere le medicine che servivano al suo compagno. Era passato davanti ad una stanza dove molte persone erano chinate su provette e piattini pieni di sangue. Li aveva osservati con curiosità, sbirciando le formule scritte su una lavagna lì vicino.

< Noi creiamo nuove medicine e nuovi vaccini, grazie a noi si trovano cure per nuove malattie > gli aveva spiegato uno dei colleghi del padre e in quel momento Shindou si era illminato.

< Come per la tubercolosi? > aveva chiesto subito e si era sentito scoppiare di gioia quando quello aveva annuito.

< Quindi avete una cura per la tubercolosi? > aveva chiesto ancora e non riuscì a nascondere la delusione quando quello scosse la testa.

< Ancora no, ma ci stiamo lavorando > disse e il castano sospirò pesantemente, spiegando poi la situazione all'uomo, che colpito da tutta quella storia gli disse che se voleva c'era un farmaco sperimentale che non guariva, ma allungava un po' l'aspettativa di vita.

< Magari in quell'arco di tempo troveremo la cura > disse e Shindou lo ringraziò subito, correndo poi nello studio di suo padre per chiedergli un parere. Dopo ore ed ore di discussione decisero di provare, era davvero la loro unica alternativa. Mentre tornava a casa Shindou prese una decisione, una decisione molto ma molto importante per la sua vita e per quella di Ran, sarebbe diventato un medico e avrebbe inventato lui la cura per la tubercolosi! Per sua enorme fortuna in quell'epoca non bisognava studiare troppo per diventarlo e soprattutto se avevi un padre medico eri molto più avvantaggiato rispetto agli altri. Strinse forte la busta con dentro la medicina e tornò a casa, parlando della sua decisione a Ran che ovviamente ne fu subito felice.

< Quindi non avrò più un ragazzo scrittore, ma un ragazzo medico? > chiese accarezzandogli il braccio con delicatezza e Shindou annuì.

< Ma sta tranquillo, appena tu starai meglio mi rimetterò a scrivere il mio libro > disse sorridendo per poi baciarlo e Ran sorrise contro le sue labbra.

< Non vedo l'ora di leggerlo > soffiò, sperava solo che il suo corpo reggesse tanto quanto stava reggendo la sua mente.

I giorni passarono velocemente e i mesi si susseguirono l'uno dopo l'altro diventando anni. Shindou si divideva tra casa e lavoro, studiando come un matto e portandosi anche il lavoro a casa spesso e volentieri, mettendosi a lavorare o a studiare seduto accanto a Ran sul loro divano preferito. Aveva modificato più e più volte i dosaggi della medicina di Ran, cercando di farlo stare meglio e a volte ci era riuscito, altre volte no. C'erano stati giorni buoni e giorni in cui temeva che il suo ragazzo gli morisse tra le braccia per quanto stava male. Una volta aveva smesso di respirare e solo grazie all'intervento del padre aveva ripreso, Shindou non era riuscito a fare altro che urlare spaventato. Ogni giorno che passava Shindou era sempre più preoccupato di non riuscire a trovare una cura ed era grato a qualunque dio esistente per ogni giorno passato in più con Ran, che cercava di rendersi utile come poteva quando stava bene e anche quando stava male cercava di non infastidire. I due Shindou erano comunque sempre molto gentili e premurosi con lui e Ran non si era mai sentito così amato in vita sua.

In quel momento erano seduti sul divano, Ran a gambe incrociate con un libro poggiato sul ginocchio, Shindou con la gamba accavallata e i suoi appunti ben aperti sul tavolinetto di fronte a lui. Erano ore che li fissava e Ran gli teneva silenziosamente compagnia senza disturbarlo, sapeva che per lui era importante e nonostante il castano si fosse ostinato a non fargli sapere della tubercolosi Ran sapeva benissimo che aveva qualcosa di grave e che il suo ragazzo stava tentando di curarlo. Tossicchiò lievemente con la mano davanti alla bocca e girò la pagina per poi sobbalzare, facendo cadere il libro a terra, quando Shindou lanciò un urlo.

< Si! Ce l'ho! Ce l'ho! > esclamò alzandosi in piedi di scatto e Ran lo guardò con aria confusa e curiosa.

< Hai cosa Takuto? > chiese sorridendogli.

< La cura! Ho il rimedio per la tubercolosi! > disse senza pensarci e Ran lo guardò, sorridendogli quasi con aria grata.

< Finalmente mi hai detto cosa ho > rise piano e Shindou si bloccò, poi gli prese le mani e gliele strinse forte.

< Si, ma ora ho la cura > gli disse serio e si chinò in avanti, baciandolo con foga. Ran rispose al bacio e sorrise sulle sue labbra.

< Ti amo > soffiò semplicemente per poi guardarlo saltellare per la stanza. In quasi quattro anni era cambiato, si era fatto un uomo ed era diventato bellissimo con quei ricci che ricadevano ribelli sul viso, un uomo con l'aria da medico ma con l'anima da scrittore, con le mani sempre pulite finchè non tornava a casa e le macchiava inesorabilmente d'inchiostro per scarabocchiare i suoi appunti, con degli occhi gentili e pieni d'amore per chiunque. Ran sospirò e si sentì fortunato, aveva avuto il privilegio di amare e di essere amato da una persona così meravigliosa quale era Shindou Takuto. Sorrise felice quando si guardarono negli occhi e gli mandò un bacio. Anche Shindou fissò il suo Ran, era convinto che lontano dai riflettori e dal trucco brillantinoso il suo ragazzo avrebbe perso parte di quel fascino che faceva voltare tutti, ma non si era mai sbagliato tanto. Nonostante la malattia e la magrezza il ballerino era rimasto di una bellezza che toglieva il fiato, spesso quando passeggiavano in molti si voltavano per ammirarlo e Shindou non aveva ancora imparato a controllare del tutto la gelosia, anche se oramai era così raro che riuscissero ad uscire per via della debolezza che aumentava sempre di più. I suoi bellissimi occhi azzurri però erano sempre felici e accesi di tanta forza, era uno dei pochissimi casi che Shindou conoscesse che era sopravvissuto così tanto alla tisi, ed era certo che ce l'avrebbe fatta.

< Io vado all'ospedale! Devo iniziare subito a lavorarci! > disse e lo vide annuire.

< Ci vediamo dopo > gli disse dolcemente, chinandosi per raccogliere il libro da terra e riprendere a leggere. Il castano si fiondò di fuori e una volta all'ospedale mostrò i suoi studi agli altri che non si sprecarono in complimenti e si misero subito a lavorare con lui. L'euforia nella stanza era palpabile, Shindou era il più felice di tutti e lavorò ininterrottamente per ore, rifiutandosi anche di mangiare, stava avendo l'opportunità di salvare Ran, il suo sogno si stava avverando.

Notò solo distrattemente suo padre sulla porta parecchie ore dopo e sorrise.

< Ho la cura papà! > esclamò, ma nel sentire il silenzio da parte dell'uomo si fermò e si voltò verso di lui, sbiancando alla vista della sua espressione.

< Papà? Che succede? > chiese e lui sospirò.

< Ran è qui...stanza due...terapia intensiva > disse e Shindou sentì crollarsi il mondo addosso. Non adesso! Non adesso che era così vicino!

 

 

Angolino dell'autrice

Ma si, creiamo le cure così dal nulla...tutto normale XD Comunque....ansia eeeeh? Chi vi dice che Ran sopravviverà davvero e non farò uno dei miei finali tristi? Buhahahahahhahahahahahaha *le lanciano cortelli * umh...comunque non vi resta che aspettare il prossimo capitolo XD

Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Come what may! ***


Shindou si fiondò nella stanza, trovando il suo compagno steso sul letto con il respiratore attaccato e si sentì come quando era più piccolo, quando cercava di buttare giù a spallate una porta di legno chiusa a chiave, un'ostacolo insormontabile, solo che quella volta non ci sarebbe stato nessun coreografo ad aprire con la chiave, quella volta stava combattendo con la morte.

< Non è possibile, stava bene quando sono uscito! > esclamò disperato.

< Sono passate quasi dodici ore da quando sei uscito Takuto > gli disse suo padre mentre il castano prendeva la mano di Ran e la stringeva delicatamente.

< Ti prego Ran, ho la cura..resisti solo un altro po' > singhiozzò a mezza voce, poi si fece forza e si staccò dal suo corpo tornando a lavorare, doveva sbrigarsi!

Per tre giorni consecutivi lavorò giorno e notte non sentendo alcuno stimolo. La fame, il sonno, la stanchezza erano tutte sensazioni che non gli appartenevano, Shindou teneva la testa china sulla cura, ringhiando frustrato ogni qual volta che sbagliava e doveva ricominciare da capo. Tutti i suoi colleghi gli passavano accanto senza fare rumore, aiutandolo silenziosamente in quell'impresa quasi impossibile per cercare di aiutare a loro volta Ran, il ragazzo al quale si erano tutti affezionati. Nessuno riusciva a dimenticare quei bellissimi occhi azzurri sempre ridenti e nemmeno la bellissima voce del ragazzo che quando era ricoverato lì nei momenti più bui si metteva a cantare per allietare il lavoro dei medici e anche la degenza dei pazienti. Ogni medico faceva ciò che poteva nel suo piccolo, avvicinando gli strumenti al castano, gettando via rapidamente la cura sbagliata, portandogli di tanto in tanto qualcosa da bere o da mangiare per evitare di fargli avere un collasso e anche costringerlo a fermarsi un momento per andare in bagno. Anche il padre di Shindou si stava rendendo utile, tenendo in vita Ran con tutte le sue forze, strappandolo più volte alla morte e di tanto in tanto andava a rassicurare il figlio per dirgli che era ancora con loro e lo aspettava, omettendo sempre le sue reali condizioni. Fu solo la mattina del quarto giorno che Shindou gridò un "Si, eccola!", tenendo tra le mani una provetta piena di liquido come se fosse la cosa più preziosa del mondo. Non aveva tempo per fare ulteriori test, così si fiondò fuori dalla stanza per tornare in quella del suo ragazzo con il cuore in gola. Entrò aprendo la porta di scatto e fu grato ad ogni dio esistente nel trovarlo sveglio. Ran lo guardava con gli occhi socchiusi non riuscendo a tenerli totalmente aperti, ma nonostante la debolezza gli sorrise dolcemente. Non potendo parlare si limitò a comunicare con lui con lo sguardo, facendogli capire che era felice di vederlo, Shindou oramai era diventato bravissimo a capirlo senza che dicesse una parola viste le volte in cui il fiato di Ran era così scarso che non riusciva a parlare. Il castano si avvicinò rapidamente e si mise ad armeggiare con la flebo con le mani tremanti, riuscendo a sostituire la provetta della medicina alternativa con quella della cura. Si assicurò che scendesse bene e che l'ago fosse ben messo nel braccio del ballerino, poi continuando a stare in silenzio si mise a controllare i parametri vitali di Ran, perdendo un battito ogni volta che vedeva la pressione troppo bassa, la pelle troppo trasparente, gli occhi troppo vitrei o i battiti troppo lenti. Solo dopo qualche minuto Ran cercò di prendergli la mano per bloccarlo, riuscendo però solo a sfiorargliela. Shindou si bloccò immediatamente e lo guardò, stringendo forte la sua mano fredda.

< Starai bene > soffiò con le lacrime agli occhi e Ran gli sorrise grato, poi annuì, per niente intenzionato a lasciarsi andare. Shindou crollò sulla sedia accanto al letto senza lasciare la mano del compagno e poggiò la fronte sul materasso, improvvisamente tutta la stanchezza che avrebbe dovuto provare in quei tre giorni gli crollò addosso e il castano dovette fare uno sforzo enorme per non svenire. Si sentì accarezzare i capelli e alzò un momento lo sguardo, guardando suo padre che gli sorrideva dolcemente prima di uscire dalla stanza. Appena la porta si chiuse voltò nuovamente lo sguardo per osservare Ran, che aveva richiuso gli occhi e dormiva sereno con un lieve sorriso stampato sul volto. Sospirò piano e gli strinse meglio la mano.

< Come what may....come.....what....may....I....will love.....you > cantò a mezza voce prima che la sua voce si spezzasse in un singhiozzo. Affondò nuovamente il viso sul materasso e pianse per qualche minuto prima di crollare in un sonno senza sogni.

Quando riaprì gli occhi sentì come in lontananza diverse voci, sbattè un paio di volte le palpebre e si tirò su lentamente, notando subito diversi suoi colleghi intorno al letto di Ran. Immediatemente tornò presente a se stesso e per un istante ebbe il terrore che la cura non avesse funzionato e che lui, addormentandosi, non avesse sentito il respiro del suo fidanzato fermarsi, stavolta per sempre. Invece la prima voce che sentì lo stupì.

< Takuto > sussurrò Ran, sorridendogli dolcemente e Shindou premette una mano sulla bocca, iniziando a piangere nuovamente.

< Pericolo scampato > gli disse un suo collega con un grande sorriso.

< Ce l'abbiamo fatta Shindou, non sappiamo ancora se lo guarirà completamente, ma di sicuro questa formula ti strappa dalla morte! > aggiunse un altro, ma a Shindou non importava nulla di aver trovato una cura per la tubercolosi, potendo salvare così centinaia di persone, a lui importava di aver salvato Ran! L'aveva fatto, adesso l'aveva veramente salvato del tutto! Scoppiò a ridere tra le lacrime mentre suo padre gli dava i dati dei parametri vitali di Ran, che nella giornata e mezza in cui il castano aveva dormito erano tornati quasi normali, o per lo meno erano tornati normali per le condizioni in cui versava il ballerino, almeno non era più in pericolo di vita. Shindou si sporse in avanti e incontrò le labbra del suo ragazzo, baciandogliele e mordicchiandogliele, scoppiando di felicità quando vide che Ran aveva le forze necessarie per cingergli il collo con le braccia e stringerlo a se.

< Ti amo > singhiozzò guardandolo negli occhi, bagnandogli il viso con le sue lacrime, ma a Ran non infastidiva, anzi, piangeva di felicità a sua volta e rideva, nessuno dei due riusciva a smettere. I colleghi distolsero lo sguardo, ridacchiando imbarazzati nel vedere Shindou in quegli atteggiamenti, ma era tutti così felici per quel salvataggio e per la nuova scoperta che nessuno disse nulla, si stava aprendo una nuova strada nella medicina e tutti loro erano felici di farne parte.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Dai stavolta il pericolo è finito presto! Da qui in poi tutta la notte TakuRan e...no ok, evitiamo XD (giuro che non ho sonno alle 10.35 di sera....) Coooomunque, da qui in poi (imprevisti permettendo) penso aggiornerò ogni 3/4 giorni, oramai siamo arrivati alla fine (ç_ç) E niente, spero che vi sia piaciuto, tanti bacini a tutti <3

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Sette mesi dopo... ***


Ci vollero ben sette mesi perchè la terapia di Ran funzionasse del tutto, ma ogni settimana faceva progressi. Inizialmente aveva iniziato a sputare sempre meno sangue ogni qual volta che tossiva, poi aveva iniziato a tossire sempre meno e il suo fiato era sempre meno corto. Aveva più forze e anche grazie al fatto che non doveva più prendere quella medicina sperimentale si alzava ogni giorno dal letto senza che qualcuno dovesse svegliarlo o aiutarlo. I suoi capelli avevano iniziato ad allungarsi e non aveva più dovuto tagliarli perchè li vedeva sfibrati, i suoi occhi erano sempre più luminosi e la sua pelle finalmente iniziava a prendere un bel colore anche grazie alle lunghe passeggiate che si faceva insieme al castano o al padre di Shindou, o anche solo perchè era sempre e solo lui ad andare a fare la spesa quando c'era il mercato. Sembrava acceso di una nuova forza e finalmente poteva fare ciò che aveva sempre desiderato, vivere come aveva sempre sognato. La casa degli Shindou era tornata a splendere visto che Ran si alzava ogni mattina e la puliva da cima a fondo, facendo ciò che i due medici non avevano tempo di fare, poi per l'ora di pranzo usciva e portava da mangiare ad entrambi in ospedale, assicurandosi di avere sempre qualche prelibatezza sia per loro che per i colleghi che li assistevano in quella giornata. Se prima era benvoluto da tutti adesso era totalmente amato e adorato, non c'era nessuno che potesse volergli male e tutti si chiedevano come potesse un ragazzo con un passato tanto tormentato essere così buono e gentile.

Quella mattina comunque Ran aveva la sua ultima visita di controllo e stava camminando a braccetto con Shindou per dirigersi all'ospedale. Da quando il castano era diventato l'inventore della cura per la tubercolosi era visto come una specie di genio dell'ospedale e aveva molte più libertà rispetto a tanti altri medici della sua età, ma lui le sfruttava solo quando si trattava di uscire prima per stare con Ran o poterlo accompagnare alle visite, insomma, se non c'era Ran di mezzo il castano lavorava come tutti gli altri, ma appena quella zazzera rosa gli chiedeva un favore tirava fuori la carta tubercolosi e schizzava via. I due stavano passando per il parco, passando da lì allungavano di parecchio la strada, ma amavano quel posto e d'estate era la strada migliore da fare per via della frescura che l'ombra degli alberi donava a tutti.

< Quindi oggi vedremo se la tubercolosi è scomparsa del tutto giusto? > chiese Ran dolcemente mentre poggiava la tempia sulla spalla di Shindou, con il passare degli anni era diventato lui il più alto dei due, solo di qualche centimetro, ma non faceva che scherzare dicendo che la donna aveva superato l'uomo in altezza.

< Si, ma io già lo so che è scomparsa > rispose il castano, voltando lievemente la testa per stampargli un bacio sulla fronte, era così bello poter passeggiare tranquillamente con lui adesso che lo spettro della morte li aveva abbandonati. Ran sospirò felice e si strinse meglio a lui.

< Sapevo che eri una persona speciale Takuto > gli disse con amore e lui sorrise felice.

< Questo solo perchè ho incontrato te > ribattè e i due rimasero in silenzio per tutto il resto del tragitto, un silenzio sotto solo dal canticchiare allegro di Ran.

Quando arrivarono in ospedale fu come sempre un susseguirsi di saluti sia da parte dei dottori che da parte dei pazienti, tutti lì erano a conoscenza della loro identità e Ran sembrava felicissimo della cosa. Percorsero rapidamente il corridoio fino all'ufficio del padre ed entrarono, trovandoci dentro il dottor Shindou con un suo collega. Senza che nessuno gli desse istruzioni Ran si sedette sul lettino e iniziò a sbottonarsi la camicia con rapidità, dopo anni di visite sapeva perfettamente cosa doveva fare. Lasciò scivolare la stoffa sulle braccia e se la tolse, poi la poggiò sul lettino accanto a se e rimase in attesa, sorridendo a Shindou mentre il collega del padre lo visitava, sentendogli i polmoni e prelevandogli il sangue. Shindou fece scorrere lo sguardo sul corpo del fidanzato, era un' abitudine fissa la sua, ogni qual volta che si trovava davanti Ran nudo o mezzo nudo faceva scorrere lo sguardo su ogni centimentro di pelle trovandolo sempre bellissimo, ma ricordando a se stesso che ogni cicatrice ed ogni segno che c'era su quel corpo dovevano fargli da promemoria per far si che il suo scopo di vita fosse quello di renderlo felice, di non fargli mai più provare tanta tristezza o sofferenza come quella provata al Moulin Rouge. Sorrise quando sentì il medico dire che tutti i rumori strani che si sentivano prima quando gli auscolutava i polmoni erano spariti e fece l'occhiolino a Ran, che ridacchiò piano mentre si rivestiva.

< I risultati delle analisi arriveranno tra qualche ora, andate pure a casa, ve li porto io quando torno > disse il padre e Shindou annuì, facendo come gli aveva detto.

Passarono le ore di attesa facendo l'amore, un altro aspetto fantastico della guarigione di Ran era che potevano finalmente scatenarsi senza paura di una crisi e i due non avevano perso tempo, battezzando ogni angolo della casa ogni qual volta che erano soli. Quando tornò il padre Shindou schizzò fuori dal letto e si vestì, lasciando Ran ancora addormentato sotto il leggero lenzuolo di lino, e subito si fiondò all'ingresso.

< Allora? > chiese teso, ma appena l'uomo gli sorrise capì che aveno vinto.

< Non c'è più nessuna traccia di tisi nel suo sangue > esclamò e Shindou urlò felice, facendo un salto di gioia e abbracciando suo padre.

< Ce l'abbiamo fatta! > disse felice e quello annuì.

< Tu ce l'hai fatta Takuto. Sono così fiero di te > gli disse accarezzandogli la testa e il castano arrossì lievemente.

< Grazie papà > disse dolcemente, fino a quel giorno non si era mai fermato a pensare che alla fine aveva scelto la carriera che voleva seguire da piccolo, quando il suo unico eroe era suo padre e nessun altro e che probabilmente aveva reso l'uomo che aveva davanti davvero tanto felice.

< Ho un regalo per te > gli disse alla fine il medico dopo avergli dato la busta con i risultati e Shindou lo guardò curioso mentre quello tirava fuori dalla borsa un pacchetto.

< Cos'è? > chiese sorridendo e scartò la carta come se fosse un bambino piccolo che riceve un regalo a natale. Quando finì di scartarlo rimase ammutolito. Nelle mani stringeva un bellissimo quaderno con una copertina rigida, molto simile a quello che suo padre gli aveva regalato quando per la prima volta gli aveva confessato di voler fare lo scrittore. Lo strinse tra le mani e lo rigirò per qualche secondo per osservarlo, scoprendo anche una bellissima penna attaccata con un nastro alla copertina.

< Ti piace? > gli chiese e Shindou riuscì solo ad annuire, sentendo gli occhi farsi lucidi. Quanti anni era che non scriveva? Era stato così concentrato sullo studio e sul lavoro che aveva totalmente dimenticato la sua passione.

< E' bellissimo > sussurrò passando un dito sulla prima pagina bianca.

< E' questa la tua vera passione Takuto, ora che Ran è salvo puoi riprenderla in mano > si sentì dire a alzò lo sguardo sul padre, guardandolo con gratitudine.

< Grazie > soffiò semplicemente, venendo circondato dalle braccia del medico. Poggiò un momento il viso sul suo grande petto e inspirò il suo odore, tornando bambino per un momento.

< E' tempo di vivere la tua vita Takuto > gli disse dolcemente mentre si staccava e nella mano del castano scivolarono due biglietti del treno, che Shindou fissò per qualche istante prima di sorridere e annuire.

< Si papà > disse felice per poi andare in camera a svegliare Ran, suo padre aveva ragione, era tempo di vivere.

 

Angolino dell'autrice

Quanto amo il padre di Shindou in questa fit <3 è un vero peccato non averlo mai visto nell'anime :/

Comunque tre capitoli alla fine, stiamo per concludere gente! ( ç_ç )

Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Città degli artisti, di nuovo ***


E così, dopo quasi cinque anni dalla loro fuga, i due ragazzi erano nuovamente su un treno. Stavolta però niente cappelli calati sulla fronte, niente cuori a mille per la paura e niente occhi che schizzavano da una parte all'altra per vedere se qualcuno li stava seguendo. Stavolta erano entrambi sorridenti e pronti ad affrontare la loro nuova vita. Avevano deciso di viaggiare un po' prima di decidere dove fermarsi, Ran aveva voglia di girare il mondo, vedere tutto ciò che c'era da vedere e siccome potevano permetterselo avevano deciso di farlo. Avevano salutato il padre di Shindou con un po' di tristezza, lasciare quella casa e quell'uomo che per cinque anni era stato davvero un punto fermo per entrambi era stato difficile, ma lui aveva reso tutto molto facile con la sua felicità per quel loro viaggio.

I primi due anni li avevano passato all'estero, girando per paesi sconosciuti dove avevano incontrato tantissime persone interessanti e imparato molte cose. Il quaderno che gli aveva regalato il padre di Shindou si era riempito già nel primo mese e a quello ne erano susseguiti tanti altri, che Shindou spediva puntalmente a casa ogni qual volta li terminava per evitare che con il passare del tempo i suoi bagagli diventassero solo libri già scritti.L'unico che si portava sempre dietro era proprio quello che gli aveva regalato suo padre, con ancora attaccata la penna ormai consumata, dove dentro c'era scritto il suo libro intitolato "Moulin Rouge" che prima o poi avrebbe fatto editare e vendere, quando avrebbero avuto voglia di tornare a casa. In ogni posto dove andavano lasciavano sempre qualcosa di loro, Ran cantava per le persone in strada, Shindou aiutava qualcuno a guarire o staccava pezzi di carta per i bambini dopo averglici fatto sopra un bel disegno e la loro vita non poteva essere più perfetta.

Allo scadere del terzo anno stavano rientrando in patria con le valige che si erano man mano moltiplicate con il passare del tempo. Stavano rientrando da un paesino dell'India e il viaggio era stato lunghissimo. Ran era comodamente poggiato sul sedile del treno mentre guardava fuori, giocherellando con una ciocca di capelli che adesso gli arrivavano a metà schiena mentre Shindou era chino sul quaderno, la mano totalmente sporca d'inchiostro così come una guancia visto che si era grattato poco prima. Stava scrivendo un resoconto su ciò che aveva imparato dell'antica medicina indiana, desideroso di far conoscere a suo padre tutto ciò che poteva essergli utile. Tra una decina di ore sarebbero stati nuovamente a casa, si sarebbero fermati un po' dal padre e sarebbero ripartiti dopo aver deciso un'altra meta e aver fatto i vaccini necessari. Entrambi non vedevano l'ora di tornare per riabbracciare il medico. Ad un certo punto Shindou si sentì stringere delicatamente il braccio e alzò lo sguardo su Ran con aria interrogativa, smettendo di scrivere e chiedendosi se non avesse perso così tanto la cognizione del tempo da essere già arrivati, gli succedeva spesso. Il suo ragazzo però stava guardando fuori dal finestrino e Shindou si sporse un po', notando che poco più avanti la città degli artisti brulicava di gente come al solito, aspettando il treno che arrivava. Si irrigidì un momento e guardò l'espressione di Ran con aria preoccupata, ma il rosa sembrava più che altro pensieroso. Pochi istanti dopo si alzò e iniziò a tirare giù le valige.

< Scendiamo > disse semplicemente e il castano non fece obiezioni, lo aiutò a caricarsi in mano le valige e si avvicinarono allo sportello, poi appena questo si aprì scesero e si ritrovarono nella stazione. Shindou venne sbalzato indietro di anni e ripensò subito a quando, a soli diciassette anni, era sceso per la prima volta dal treno in quella stazione e si era sentito perso, con solo la voglia di risalire e ritornarsene a casa sua, al sicuro. Adesso quella stazione gli sembrava innoqua e nonostante ci fosse tanta gente non era niente a confronto alle folle alle quali era abituato. Misero tutte le loro valige su un carrello e Shindou attese che fosse Ran a decidere cosa fare. Il suo compagno era poggiato con i gomiti al carrello e il mento sulle mani e sembrava sempre più pensieroso, come se fosse indeciso anche lui se tornare sul treno e scappare o avanzare. Shindou rimase in silenzio ad ossevarlo mentre si tirava dietro l'orecchio una ciocca di capelli, scoprendo l'orecchino con la piuma che gli aveva donato un bambino dopo che Ran aveva cantato per lui. Il castano approfittò di quel momento per far scorrere lo sguardo sul compagno come faceva sempre, rallegrandosi dei muscoli che spiccavano sotto la maglia attillata e osservando gli sgargianti pantaloni indiani larghi, ma chiusi sulla caviglia, che potevano stare bene solo a qualcuno come Ran. Venne distratto poco dopo dal tintinnio della cavigliera con i sonagli che il compagno portava e lo vide muoversi.

< Se non mi sbaglio c'è un ostello poco lontano dalla stazione, poggiamo lì le valige > gli disse sorridendo e Shindou gli sorrise a sua volta, felice che stesse solo ragionando su dove stare piuttosto che sulla paura di incontrare i mostri che gli avevano quasi preso la vita molti anni prima. Camminarono tranquillamente fino all'ostello sgangherato e presero una stanza senza preoccuparsi delle condizioni disastrose in cui era, tanto avevano dormito in posti peggiori. Gettarono le valige sul letto con le molle cigolanti e riuscirono, immergendosi nella folla piena di artisti, quello a quanto pareva era ancora il fulcro dell'arte del paese. C'erano artisti di ogni tipo e i due si fermavano spesso per osservare dipinti, spettacoli di giocoleria o ragazzi che cantavano. Ran si sarebbe fermato volentieri con ognuno di loro, ma c'era qualcosa dentro di lui che glielo impediva. Passarono inconsciamente lontano dal Moulin Rouge e arrivarono alla vecchia casa di Shindou, restando ad osservarla da fuori e chiedensosi se i tre vecchi coinquilini del castano fossero ancora lì.

< Ma tu guarda...chi non muore si rivede > ridacchiò qualcuno dietro di loro e i due si voltarono di scatto, trovandosi davanti ad un paio di occhi dorati.

< Kariya! > esclamò subito Shindou e quello gli sorrise.

< L'inventore della cura della tubercolosi...ne hai fatta di strada > disse con un sorrisetto e Shindou sorrise, alzando le spalle.

< E' stato molti anni fa > disse come se niente fosse e Kariya alzò gli occhi al cielo.

< Il solito > sospirò divertito, ma non aggiunse altro che si ritrovò stretto tra le braccia del castano che lo strinse forte.

< Mi sei mancato tanto > disse sentendosi premere le mani contro il petto per essere allontanato e ridacchiò, il suo compagno non era cambiato per niente.

< Se proprio è fammi abbracciare da Ran no? > borbottò e Ran sorrise dolcemente, andando ad abbracciarlo.

< Dai salite > disse il ragazzo quando si staccarono.

< State ancora qui? > chiese Shindou sorridendo.

< E dove sennò? La gente non fa soldi come li fai tu > rise entrando nel portone, che se prima era rotto adesso proprio non c'era più. Shindou sorrise felice e prese la mano di Ran per poi seguirlo, un bel tuffo nel passato non gli dispiaceva davvero.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Cioè, ma voi ve lo siete immaginato Ran, ventiquattrenne, con i pantaloni indiani, la maglia attillata, l'orecchino e i capelli lunghi sciolti? Io si...e stavo sbavando quando l'ho scritto XD (ci devo assolutamente creare una fan art!)

Comunque il lieto fine sta avendo inizio <3 Adesso che sono nuovamente nella città degli artisti i due capiranno cosa fare della loro vita? Si vedrà <3

A presto, baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Grazie ***


La casa era esattamente come se la ricordava, forse solo un po' più piena di quadri e di carte sparse in giro, ma l'atmosfera era sempre uguale. Shindou era andato a prendere i loro bagagli all'ostello visto che i tre ex coinquilini li avevano invitati a restare. A loro si era aggiunto un altro artista, un attore di teatro sempre allegro e sorridente, Matsukaze Tenma, amante di Kariya. I tre sembravano aver raccontato spesso la storia di Ran e Shindou perchè Tenma sembrava già conoscerli prima ancora che loro si presentassero.

< Qui tutti conoscono la storia della ballerina del Moulin Rouge e dello scrittore > aveva ridacchiato Tsurugi.

< Temo che il mio libro sarà inutile allora > rise Shindou e Ran sorrise divertito.

< Credo che dal tuo punto di vista non la sappia nessuno la storia > ribattè il ballerino, Shindou gli aveva impedito di leggere il libro finchè non fosse stato pubblicato e il poverino erano anni che moriva di curiosità.

< Vedremo > disse alla fine il castano facendolo sospirare e alzare gli occhi al cielo con aria divertita. I cinque cenarono allegramente, lasciando che fosse Ran a cucinare come aveva chiesto nessuno si pentì di quella decisione.

< Allora...il Moulin Rouge...> iniziò Ran a mezza voce quando la sera si trovarono tutti in salotto, seduti attorno al grande tavolino per mangiare i dolcetti che Shindou aveva portato dall'India.

< E' fallito, senza la ballerina delle tre di notte era una comune casa chiusa con le solite noise ballerine, in un anno nessuno ci è andato più per la delusione ed ha chiuso i battenti > rispose Kariya e Ran sospirò giocherellando con l'orecchino con la piuma, non sapeva che emozioni provare. Shindou gli strinse subito la mano e gli sorrise rassicurante, sorriso al quale Ran rispose subito. Tsurugi raccontò che per settimane i tirapiedi del padrone del Moulin Rouge avevano perlustrato le strade giorno e notte, tornando spesso anche da loro, a nessuno era venuto in mente di cercarli fuori dalla città. Ran ascoltò in silenzio, poi sorrise lievemente e sospirò, un po' gli dispiaceva che avessero fallito e cercava di immaginare dove potessero essere in quel momento il suo patrigno e la sua matrigna, forse in qualche altra bettola, forse si erano trasferiti. Non chiese nulla del signor Kenichi, non voleva nemmeno nominarlo. Sospirò nuovamente e sorrise ai ragazzi che lo guardavano un po' preoccupati, cambiando argomento e chiedendogli delle loro vite. Rimasero quasi tutta la notte svegli a parlare di loro, dell'India e degli altri posti che Shindou e Ran avevano visitato e quando si misero a letto era quasi l'alba.

Il giorno seguente,quando i due fidanzati si svegliarono, la casa era vuota, erano andati tutti al lavoro. I due fecero colazione, poi decisero di uscire a loro volta e si misero a passeggiare per le strade della città degli artisti. Dopo pranzo Ran guardò negli occhi Shindou.

< Andiamoci > disse semplicemente e il castano intuì subito a cosa si riferiva. Annuì piano e dopo aver pagato il pranzo si diressero a passo lento fino alla strada che ospitava il Moulin Rouge. Quando lo videro rimasero entrambi fermi per qualche minuto a fissarlo. La facciata era totalmemente scrostata e mancava la M alla scritta Moulin. L'edificio stava cadendo a pezzi e l'entrata era sbarrata da diverse travi di legno così marce che a qualcuno era bastato dargli un calcio per buttarne giù qualcuna ed entrare. Shindou non aveva la minima intenzione di entrare, ma appena Ran si mosse lo seguì, infilandosi con lui dentro uno dei buchi nella porta, ritrovandosi a respirare il forte odore di chiuso e di muffa che proveniva dall'interno. Camminavano entrambi lentamente per paura di inciampare e poco dopo si ritrovarono nella grande sala dove Ran si esibiva tutte le notti. Shindou non sapeva cosa dire, voleva fare battute, voleva farlo ridere, ma non gli veniva nulla, sentiva solo un mucchio di sensazioni confuse e gli si stringeva il cuore ogni volta che posava lo sguardo sul palco. Anche Ran nella testa aveva un turbinio di pensieri e non sapeva esattamente come sentirsi. Si strinse le mani al petto e si lasciò inondare dai ricordi, poi si avvicinò al palco e ci salì sopra, voltandosi verso la platea ed osservando Shindou. Sorrise nel vederlo lì tra i tavoli ormai pieni di polvere e di muffa e si ricordò quando vide per la prima volta quello stesso ragazzino che lo fissava con aria persa e confusa mentre adesso lì davanti a se aveva un uomo abbronzato, sicuro di se e affermato nella vita, che lo stava guardando con intensità. Sorrise e gli mandò un bacio, lasciando poi vagare lo sguardo sul resto del teatro. Una volta lì era pieno di vita, colorato, ma era anche tutto pieno di sofferenza e sperò che quegli stessi ballerini che lavoravano con lui si fossero fatti un'altra vita lontano da lì, anche se sapeva che la cosa non era per niente possibile, sicuramente si trovavano tutti a fare la stessa vita di prima in un altro luogo, sempre se non erano già morti. Sospirò e alzò lo sguardo verso il soffitto, una parte di lui voleva salire nella stanza dell'elefante, ma rinunciò subito all'idea, oltre che pericoloso era sicuro che non avrebbe retto nel tornare nel posto dove il suo amico era stato ucciso da Kenichi. Fissò un breve momento il soffitto con intensità, poi chiuse gli occhi.

< Grazie > soffiò, sperando che ovunque fosse il costumista lo potesse sentire, non lo aveva mai ringraziato per avergli salvato la vita. Strinse gli occhi per fermare le lacrime e tornò a guardare Shindou, che non si era mosso di un millimetro, poi gli sorrise e fece un passo avanti, iniziando a cantare un inno alla libertà che aveva sentito in India. Shindou sorrise e lo ascoltò in silenzio. Mentre Ran stava ancora cantando però una figura si affacciò dalla porta e si mise a fissare il ragazzo sul palco. Shindou lo notò e si irrigidì e a Ran non sfuggì la cosa. Smise di cantare e seguì il suo sguardo, incontrando quello dell'uomo che un tempo chiamava padre. Rimasero immobili, occhi negli occhi. Il suo patrigno aveva perso peso e si era fatto crescere la barba, probabilmente viveva lì da solo da anni, nascondendosi nell'alcol e in chissà quali droghe. Shindou continuava a guardare prima Ran, poi l'uomo, indeciso su cosa fare, poi fece un passo avanti, ma si fermò quando vide Ran sorridere. Lo vide raddrizzare le spalle e prendere un atteggiamento fiero.

< Grazie anche a te > disse semplicemente per poi scendere dal palco con un balzo, passando accanto a Shindou per avviarsi all'uscita. Shindou lo guardò allontanarsi, poi si voltò nuovamente verso il padrone del Moulin Rouge che lo fissava con una strana espressione malinconica e non capì perchè Ran lo avesse ringraziato, non lo capì mai per tutto il resto della sua vita. Sospirò piano e corse dietro Ran, uscendo nuovamente alla luce del sole e trovandolo fermo davanti alla porta che guardava dritto davanti a se. Gli si affiancò e lo guardò con preoccupazione, il rosa stava piangendo, ma aveva comunque un sorriso stampato in faccia.

< Andiamo via, voglio tornare a casa...da tuo padre > disse, aveva finalmente detto addio al suo passato, a quel demone che volente o nolente lo aveva sempre accompagnato giorno e notte negli ultimi anni e ora si sentiva davvero libero.

< Si, torniamo a casa > ripetè Shindou iniziando a camminare.

 

 

 

Angolino dell'autrice

Ed ecco che Ran ha detto addio al passato, liberandosi finalmente del peso del Moulin Rouge. Sinceramente volevo far fare qualche fine tragica al signor Kenichi, ma poi mi sono detta che è meglio così. Il prossimo capitolo sarà l'ultimo ç_ç

Spero che vi sia piaciuto!

 

 

Ps, io dovete sapere che mi faccio viaggi mentali strani...e tanti li evito al mondo, ma questo devo condividerlo con voi XD Praticamente stavo sentendo la musica e mi sono imbattuta in questo...e la mia mente ha iniziato ad immaginare Ran al Moulin Rouge che la canta e la balla XD immaginatevelo tutti U_U

https://www.youtube.com/watch?v=E8-bMgDANEk

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** La cosa più importante che tu possa imparare... ***


Il mondo era bello, ma niente poteva paragonarsi a casa. Ran e Shindou avevano viaggiato fino ai loro ventinove anni, si erano visitati ogni posto che loro ritenevano interessante e si erano fatti un enorme bagaglio culturale che non li avrebbe mai abbandonati. Si erano fatti crescere i capelli, la loro pelle era abbronzata, le cicatrici di Ran erano scomparse quasi del tutto grazie a creme miracolose trovate qua e la nel mondo e i loro occhi avevano visto ogni tipo di bellezza esistente. Shindou aveva letto tutto ciò che era possibile leggere, trascrivendolo spesso sui suoi quaderni e Ran aveva imparato balli e canzoni che non esitava a ripetere ovunque stesse e a chiunque glielo chiedesse. A volte avevano viaggiato da soli e a volte in compagnia, ma mai si erano separati l'uno dall'altro.

In quel momento erano per la seconda volta in India, Ran si era totalmente innamorato di un paesino sperduto e avevano deciso che quella sarebbe stata la loro ultima meta prima di mettere radici, probabilmente vicino casa del dottor Shindou.

< Emozionato ? > ridacchiò una ragazza mentre acconciava i capelli di Ran, intrecciandoli con dei meravigliosi fiori bianchi e Ran sorrise felice, lì non c'erano specchi, ma sapeva che agli occhi di Shindou sarebbe sempre risultato meraviglioso, così come lo stesso valeva per lui.

< Solo un po' > rispose giocherallando con un fiore che aveva tra le mani, portandoselo al naso per sentirne il buonissimo odore mentre si lasciava coccolare dalle mani gentili della ragazza dietro di lui.

< Sei bellissimo Ran > si sentì dire e il suo sorriso si allargò.

< Me lo dici sempre, ogni giorno > ridacchiò alzando lo sguardo dal fiore per incontrare gli occhi del suo compagno, in piedi all'ingresso della casetta.

< Lo so, ma è la verità > rispose il castano, sistemandosi il suo bel vestito color panna.

< Sei bellissimo anche tu > gli disse Ran senza smettere di giocherellare con il fiore per poi passarlo alla ragazza, che glielo appuntò nei capelli dopo aver legato anche l'ultima ciocca di quella chioma ribelle che oramai gli arrivava al sedere.

< E comunque...non porta sfortuna vedere la sposa prima delle nozze? > ridacchiò con dolcezza, vedendo Shindou sorridere divertito.

< Non temo più la sfortuna > disse felice, allungando una mano verso il ragazzo seduto a terra che la afferrò per alzarsi, spolverandosi poi il vestito dalla polvere.

< E poi questo è un rito nuziale indiano, quindi non so le tradizioni quali siano > aggiunse facendo ridere Ran, che lo abbracciò forte e lo baciò delicatamente sulle labbra.

Quando uscirono dalla capanna chiusero un momento gli occhi, lasciandosi cullare dal tepore del sole di mezza giornata e dalla brezza calda che lì non mancava mai.

< Pronto? > soffiò Shindou e Ran annuì, poi camminarono insieme fino al luogo dove si sarebbe tenuta la loro piccola cerimonia privata, una cerimonia che avrebbe legato le loro anime per sempre, scambiandosi promesse d'amore eterne, ben consapevoli che non le avrebbero mai tradite...

Il caos della città li aveva storditi appena scesi dalla stazione, dopo aver viaggiato per piccoli paesi sperduti per quasi cinque anni i due non erano più abituati al viavai della gente indaffarata a lavorare o a vivere la propria vita, ma entrambi si risentirono a casa. Si presero qualche settimana per decidere, non volevano fare niente di affrettato e poi erano abituati ai loro ritmi lenti, tanto il dottor Shindou sembrava felicissimo di riaverli a casa, diceva sempre che la riempivano ogni volta che tornavano con i loro bagagli, i libri e sopratutto con i loro racconti e la voce di Ran quando cantava.

Videro diverse case in città, ma nessuna gli piaceva e diverse volte ragionarono se non fosse il caso di tornare a vivere in India, dove oramai erano abituati a stare. Fu solo quando presero il treno per girarsi le città nei dintorni che entrambi capirono cosa dovevano fare, e lo fecero, eccome se lo fecero...

Il libro di Shindou Takuto uscì quando il castano compì trent'anni. "Moulin Rouge", uno dei libri più venduti al mondo fece schizzare il ragazzo nei primi posti di tutte le classifiche in meno di un mese. Si mosse tutta la popolazione per chiedere più controllo nelle case chiuse, una volta aperti gli occhi su un argomento che oramai non poteva più essere nascosto tutti si indignavano e cercavano di fare qualcosa per quanto potevano e i governi non potevano che rispondere positivamente alla cosa per evitare rappresaglie. La storia del ragazzo costretto a vestirsi da ragazza, dell'amore meraviglioso tra lui e lo scrittore, delle violenze subite e del Moulin Rouge continuò a sentirsi ovunque e per molti anni, ci fecero film e rappresentazioni teatrali e in molti cercavano di rintracciare e contattare i due protagonisti della storia, ma chiunque bussasse alla porta della loro vecchia abitazione si trovava davanti solo un vecchio dottore che sorrideva con aria cordiale.

< Ran e Takuto? Loro sono in un sogno > rispondeva ogni volta, lasciando a chiunque chiedeva un misto di delusione e mistero, chiedendosi cosa volesse dire quell'uomo e dove fossero i due.

E loro due, lontano da tutte le ripercussioni che aveva scatenato quel libro, lontani dai curiosi, dai giornalisti, dalla gente che non faceva che domandarsi che fine avessero fatto stavano vivendo davvero in un sogno.

Si erano costruiti una casa abbastanza grande nella periferia della città degli artisti, trasferendosi lì sotto il cognome Kirino, così che nessuno li potesse raggiungere o riconoscere, solo poche persone sapevano della loro identità.

Avevano deciso di dedicare quei loro anni a venire ad una cosa che a Ran era sempre stata a cuore, salvavano i bambini abbandonati dalle prostitute nei vicoli e aiutavano chiunque volesse scappare da quella vita. E così, in quella casa sempre più piena di amore, di calore e soprattutto di voci che cantavano in coro la ballerina delle tre di notte e lo scrittore di altri tempi realizzarono il loro sogno, vivendo fino alla fine dei loro giorni felici, consapevoli del fatto che anche la vita peggiore può migliorare se solo si vuole e ricordando sempre che la cosa più importante che uno possa imparare è amare ed essere amato.

 

 

 

 

Angolino dell'autrice

Eeeeed è finita <3

L'ultima frase è una citazione del film..la mia preferita in assoluto <3 <3 <3

E niente, devo dire che questa è la fict che mi è piaciuta di più di tutte, ho amato scriverla, rileggerla e migliorarla, ma soprattutto ho amato condividerla con voi, ricevendo molte risposte positive e di questo sono felicissima.

Quindi grazie, grazie a chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e grazie alle mie 4 muse che hanno sempre commentato, mi avete sempre spronata ad anadre avanti (e soprattutto a sbrigarmi a pubblicare XD ). Grazie anche a chi mi ha contattata privatamente per farmi sapere quanto gradiva la storia...insomma...grazie a tutti <3

Ci saranno i capitoli extra più avanti, ma non avendoli ancora scritti non ve lo so dire...

E...oddio non voglio terminare l'angolo perchè poi sarà definitivamente finita ç_ç

Spero che il finale vi sia piaciuto, a presto e grazie ancora <3 <3 <3 <3

 

Visto che sembra che avete apprezzato l'altra cosa con you tube vi lascio con un altro mio flash XD Immaginatevi Shindou, al pianoforte, che suona e canta questa versione a mo di "finale della storia" o al loro matrimonio <3

https://www.youtube.com/watch?v=5wcDS5hpxnU&index=21&list=PLRv3gDQwqfcbvuw0sw8eSKaXChxSAEBcR

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3407628