Nel profondo

di nattini1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

Capitolo 1

 

 

[Saint Meinrad Archabbey, St. Meinrad, Indiana]

 

Dean è un tipo pratico, ama l'azione. Quindi non c'è da stupirsi che si senta fuori posto e frustrato, mentre ormai da oltre mezz'ora misura a grandi passi il pavimento di marmo della biblioteca del monastero di Saint Meinrad, dove il frate portinaio li ha condotti e li ha pregati di aspettare. E il fatto che Castiel, che ora sembra stare meglio e può aiutarli nella caccia, se ne stia seduto con la schiena rigida e le mani adagiate sulle ginocchia a seguire ogni suo spostamento con un appena percettibile movimento dei suoi bellissimi occhi blu non aiuta a farlo sentire rilassato. Chissà cosa ci sarà nella testolina del suo angioletto? Ha appena pensato che Castiel è il «suo» angioletto? E che i suoi occhi sono bellissimi? Seriamente!? Lui è fottutamente etero al cento per cento! È solo perché non ha dannatamente altro da fare.

Qualche giorno prima era arrivata una telefonata da un certo padre Michael, un vecchio conoscente di Bobby; si erano incontrati molti anni prima in seguito a una faccenda che aveva visto coinvolto un fantasma assetato di vendetta. Bobby gli aveva lasciato il suo numero in caso di necessità, numero a cui, ora che era morto, rispondevano i due fratelli. Il monaco era stato molto sul vago, ma aveva parlato di sparizioni di ragazze dal collegio religioso e si diceva certo che si trattasse di un caso per loro. Dean spera che non sia una colossale perdita di tempo, visto che dovrebbero occuparsi dell'Oscurità e passare il caso a qualche altro cacciatore; si tratta di un collegio religioso, è probabile che le ragazze siano scappate, e come dare loro torto? Per il momento, si sta davvero annoiando.

Era Sam quello che sguazzava allegramente nei libri. Lui non si sta per niente annoiando, anzi: ha preso un volume di storia del Rinascimento italiano dove si narra che la duchessa Lucrezia Borgia, prima di divenire la rispettata e amata consorte del duca Alfonso d'Este, avesse avuto un ruolo di primo piano negli intrighi del suo potente padre e dei suoi fratelli, spesso favorendo con i suoi matrimoni l’ascesa al potere di uno di loro. Aveva avuto almeno tre mariti e un numero infinitamente superiore di amanti presunti o reali, tutti morti in circostanze quantomeno sospette, se non palesemente violente. Si diceva che il veleno fosse il miglior amico della duchessa.

Sam alza gli occhi dal libro e scuote la testa: probabilmente la donna era stata più che altro una pedina nelle strategie della famiglia e alla corte del duca Alfonso non aveva avuto molto tempo per dedicarsi agli omicidi, visti gli otto figli che gli aveva partorito in quindici anni.

Una nota a piè di pagina dice che in tempi moderni un famoso birraio, venuto a conoscenza della storia, ha dato il nome della nobildonna alla birra artigianale che è il suo cavallo di battaglia; pare che la birra sia molto buona (e il veleno non è incluso!). Sam sorride tra sé e sé, pensando che a suo fratello sarebbe potuta davvero piacere una buona birra con il nome di una seduttrice e che, se qualche oste avesse conosciuto la fama di Dean, avrebbe dovuto produrre un'intera serie di birre (bionde, rosse e scure) intitolate a suo nome. Ultimamente però pare che suo fratello si sia preso una pausa dalle sue solite conquiste e il motivo non va cercato lontano: è sempre al suo fianco, anzi, sulla sua spalla! Prima o poi (molto, molto poi se continuano di questo passo) quei due si accorgeranno di come si cercano, di come si guardano, di come non si tratti solo di amicizia.

Un'eco di passi regolari interrompe i pensieri dei cacciatori e dell'angelo, una porta si apre e un monaco piuttosto anziano entra nella stanza.

«Perdonate l'attesa. Sono padre Michael, abbiamo parlato al telefono».

«Piacere di conoscerla di persona, padre. Io sono Sam Winchester, lui è mio fratello Dean – Dean fa un cenno del capo – e lui è Castiel» risponde gentilmente Sam.

Castiel gli porge la mano, lo fissa negli occhi e poi afferma: «La tua fede è sincera, ma temo che Dio ci abbia abbandonati».

Il vecchio monaco sembra un po' perplesso, ma sorride stringendogli la mano e risponde: «Beh, devo dire che sono piacevolmente sorpreso: il vostro collega Bobby era una delle persone più scortesi con cui abbia mai trattato, ma presumo che sotto quella scorza dura ci fosse del buono, visto che la sua missione è sempre stata aiutare gli altri. Veniamo a noi. Recentemente, sono scomparse tre ragazze dal nostro collegio, una ogni settimana, l'ultima tre giorni fa, quando vi ho chiamati. Erano tutte qui da anni, si trovavano bene. Sono state rapite dalle loro camere al terzo piano durante la notte. Le compagne vicine hanno sentito le grida, ma, quando hanno aperto le porte, le stanze erano vuote e le finestre spalancate».

«Come può sparire una ragazza dal terzo piano? Niente corde attaccate alla finestra? Nessun segno di impronte sul terreno circostante?» chiede Dean.

«Nessuna corda, nessuna impronta. Solo dei segni come di enormi graffi sul legno delle finestre. – risponde mesto l'anziano – C'è un'altra cosa… – e qui sembra che parlare al vecchio monaco costi un certo sforzo – Quattro giorni fa c'è stato un tentativo di rapire un'altra ragazza, Elisabeth. Ma lei si è salvata. Mi ha raccontato qualcosa di sconvolgente che mi ha spinto a chiamarvi…».

«Potremmo parlare con lei direttamente?» domanda Sam.

«Certamente. Immaginavo che lo avreste chiesto, vado a chiamarla».

Il padre abate esce e poco dopo ritorna accompagnato da una ragazza sui diciotto anni alta, con lucidi capelli nerissimi legati in uno stretto chignon e occhi azzurro chiaro, le mani strette insieme sotto il seno e un portamento da regina.

«Vi presento Elisabeth. Cara, questi signori sono dei detective privati che ho chiamato per cercare di trovare le tue compagne scomparse e per proteggere voi, vorrei che rispondessi alle loro domande».

«Deve essere difficile per te, ma noi vorremmo solo capire com'è andata. Cosa può dirci?» comincia Sam.

Se possibile la ragazza stringe ancora di più le mani, torcendole. Però poi comincia a parlare con una voce straordinariamente ferma: «Stavo dormendo, quando ho sentito la finestra aprirsi… mi sono svegliata e l'ho visto... un pipistrello gigante. Quel mostro mi ha guardato, ha esitato un momento, mi ha strappato il ciondolo a cuore che portavo al collo e poi è volato fuori dalla finestra. Ora immagino mi crederete pazza...».

«No, – la rassicura Dean – ti crediamo, abbiamo già visto qualcosa del genere. Ti posso chiedere di che materiale era il ciondolo?».

Le mani della ragazza si rilassano: «Era d'oro».

«Ho un'altra domanda – continua Dean – e ti assicuro che non devi sentirti giudicata in nessun modo. Studi in un collegio cattolico, ma metti in pratica tutto, ma proprio tutto quello che ti insegnano qui?».

La ragazza lo guarda incerta, senza capire.

Sam viene in aiuto di Dean: «Quello che mio fratello sta cercando di chiederti… magari il cuore che portavi al collo te l'ha regalato un ragazzo… Insomma, se sei mai stata con qualcuno?».

Il rossore che sale alle gote della ragazza è una risposta assolutamente esauriente.

Dean cerca di sollevarla dal suo imbarazzo: «Oh, non preoccuparti: quello che hai fatto ti ha salvata. E ricordati che la cosa più importante è che finché tutti si mettono il preservativo, andrà tutto bene».

Il monaco – che ha alzato gli occhi al cielo alle parole di Dean, trattenendosi a stento dal dirgli qualcosa – impiega parecchio tempo a congedare la ragazza, parlando fitto fitto con lei. I due cacciatori e Castiel colgono spezzoni di una conversazione che per Elisabeth non sembra essere molto piacevole: «La sessualità è quell’inclinazione che spinge una persona a farsi dono… le azioni che usano della sessualità esclusivamente in ordine alla libidine personale sono una perversione del significato stesso della sessualità…».

«Castiel, non azzardarti a concordare con lui!» soffia Dean nell'orecchio dell'angelo.

Sam, anche per evitare una pericolosa (per lui) discussione tra gli altri due sul tema sesso-amore, decide di approfittare di quei momenti per uno scambio di idee: ragazze giovani e presumibilmente vergini, segni di artigli, furto d'oro… tutti insieme vogliono dire solo una cosa: draghi.

Per ucciderli serve una spada forgiata con sangue di drago e loro ne hanno una, insomma, ne hanno un pezzo sufficientemente grande. L'habitat naturale dei draghi sono le grotte, o comunque posti caratterizzati da freddo e buio, quindi chiedono al padre abate se ci sono sotterranei, gallerie della metropolitana, fogne di grandi dimensioni.

«Ci sarebbero i sotterranei dell'abbazia… – risponde il monaco – Risalgono alle metà dell'Ottocento, quando il monastero è stato fondato. Venivano usati come depositi o cantine. Noi non li usiamo perché sono troppo umidi ed è facile perdersi là sotto. Domani potrei farvi accompagnare da fratello Diego, è entrato da poco nella nostra comunità e, avendo fatto studi di ingegneria, ha voluto esplorare i sotterranei per verificarne la stabilità strutturale; con lui come guida non vi perderete. Nel frattempo, potete alloggiare nella nostra foresteria, il minimo che possa fare è offrirvi vitto e alloggio».

 

NdA

Il monastero è reale, non ho idea se abbia una biblioteca o una foresteria, un collegio o dei sotterranei, io mi sono limitata a prenderne in prestito il nome.

Sono totalmente incapace di pubblicare una storia senza averla prima scritta tutta, quindi vi informo che è già completa, saranno tre capitoli e aggiornerò prestissimo. Mi riservo di fare modifiche in itinere, anche in base al feedback che questa storia avrà o ai vostri consigli.

Grazie a chi legge e, se potete, lasciatemi un commento, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate! L'unico parere che al momento ho ricevuto è quello di mio marito: «Sarebbe una bella storia, se non ci ficcassi dentro tutta quella roba romantica». Ma amo troppo la Destiel per non mettercela!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

Essere ospiti del monastero offre alcuni innegabili vantaggi: non devono usare carte di credito rubate per pagare l'eventuale motel e il cibo è assolutamente fantastico – magari potesse mangiare così tutti i giorni! –, ma non c'è la tv in camera e Dean può solo starsene sdraiato sul letto della camera che gli hanno assegnato, solo coi suoi pensieri. Non è una camera molto luminosa e c'è un letto singolo, ma le lenzuola sono fresche di bucato e sanno di sole, il profumo gli ricorda quello del suo lettino quando ancora sua madre era viva e stendeva le lenzuola nel loro giardino. Per quanto il ricordo sia felice, lo riempie di malinconia e allora cerca di concentrarsi sul caso.

Non ha davvero mai capito perché ai draghi interessino le vergini. Sul serio, chi vorrebbe una vergine? Lui preferisce le signore con esperienza! Beh, potrebbe ingannare il tempo immaginando qualcuna di queste signore, magari le due ragazze di un suo vecchio sogno, quella mora coi capelli corti vestita da diavoletto e la bionda con le ali d'angelo… chissà come sono davvero le ali di Castiel, la prima volta che si sono incontrati, ormai sono passati sette anni, ha potuto vederne l'ombra sulla parete e ha pensato che fossero magnifiche. Sarebbe bello poterle toccare, sfiorare con le dita il confine tra la pelle sella schiena dell'angelo e le piume… chissà se sono morbide… Oddio, l'ha fatto di nuovo, deve smetterla di pensare a Cas! Ma come può smettere, ne hanno passate davvero troppe insieme e negli anni ha imparato a temerlo, a fidarsi, a volerlo esattamente com'è, a considerarlo parte del suo mondo…

Un deciso bussare alla porta richiama la sua attenzione. Apre e si trova perso negli occhi blu di Castiel. Ok, ora deve riprendere il controllo. Si scosta per farlo entrare, richiude la porta e poi va a sedersi sul letto, il più lontano possibile da lui e dalla tentazione.

Come al solito l'angelo si limita a fissarlo con la testa leggermente inclinata da un lato, quindi è lui che comincia a parlare: «Come ti senti Cas? Ti sei ripreso del tutto?».

«Ora sto meglio, ma è stato come stare dentro a un frullatore impostato per fare una passata di pomodoro» risponde l'angelo.

Dean abbozza un sorriso: «E tu eri il pomodoro?».

«In questa similitudine sì. – lo sguardo dell'angelo si sofferma sui lividi sul volto del cacciatore; non sono più marcati come qualche giorno fa, ma le ombre scure segnano l'altrimenti perfetta bellezza dell'uomo davanti a lui – Dean, non ci sono parole...».

«Eri sotto l'effetto di un incantesimo. Me la sono cercata».

«Dean, posso guarirti».

«No, lascia stare. Quale parte della fottuta “me la sono cercata” non hai capito?».

Nel profondo, una parte di lui brama il tocco di Castiel, un'altra lo teme perché tutto tra loro due è cominciato con un tocco, con la mano dell'angelo che ha marchiato la sua spalla; il lieve dolore fisico che sente ora fa quasi da scudo a tutti quei sentimenti che si rifiuta di ammettere di provare ogni volta che l'angelo è con lui. Ha paura che un altro tocco infrangerebbe quello scudo. Castiel ha fatto tanto, troppo per lui e ancora si chiede se l'abbia davvero meritato. Ha rinunciato a un intero esercito di angeli, si è tirato dietro i leviatani per tutto il Purgatorio pur di tenerlo al sicuro, viene sempre quando lo chiama, è morto per lui non sa nemmeno più quante volte. Per questo lo rifiuta, non lo merita.

A Castiel il suo rifiuto fa male. La sofferenza di Dean gli fa male, perché sa di esserne la causa. Un tempo Castiel era devoto unicamente a suo Padre, Dio; ora la sua devozione (ma forse non è la parola più esatta) va a Dean e vorrebbe tanto farglielo capire senza essere rifiutato. Vorrebbe sentirlo vicino. Un tempo percepiva cosa fosse lo spazio personale (e Dean ha cercato di inculcarglielo a suon di urli tipo: «Perché stai sempre attaccato al mio culo?»), ora, dopo tanti anni e un'esperienza da essere umano, ne ha un'idea piuttosto precisa e vuole disperatamente e consapevolmente invaderlo; per questo è lì in quel momento.

Ma è sempre così: se è Dean ad avere bisogno lo allontana, per poi prendersi cura dell'angelo in ogni frangente. Cas ha incise a fuoco nella mente le parole che il cacciatore gli ha detto: «Noi siamo una famiglia, ho bisogno di te»; conosce la reticenza di Dean, sa quanto sia difficile per lui esternare i propri sentimenti. Il fatto che gli abbia detto che è parte di ciò che ha di più prezioso, la famiglia, che gli confessi espressamente di aver bisogno di lui… è come se gli avesse consegnato una parte di sé che aveva sempre tenuto nascosta.

Cas ricorda come gli abbia avvolto con tenerezza una coperta attorno al corpo quando sono tornati nel bunker mentre era ancora sotto l'effetto dell'incantesimo di Rowena e tremava tanto da non riuscire a stare in piedi.

Come dovrebbe fare per ricreare una situazione simile? Forse potrebbe chiedere consiglio a Sam… Poi gli viene in mente una cosa che gli ha detto Dean tanto tempo prima: «Quando noi vogliamo una cosa con tutte le nostre forze, mentiamo».

Perché non provare? Così si avvicina al cacciatore e la sua voce roca è quasi un sussurro: «Dean, in effetti non credo di stare proprio bene, sai. Mi sembra di sentire ancora freddo…».

Prima che Dean prenda coscienza quello che sta dicendo il suo angioletto, qualcun altro bussa alla porta. Dean ringrazia il cielo di avere una buona scusa per non processare mentalmente l'ultima frase, lascia Castiel accanto al letto e si affaccia sulla porta. L'inaspettato visitatore è una ragazza sui diciotto anni con lunghi capelli castani, avvolta in una vestaglia azzurra.

«Mi chiamo Rachel. – esordisce la sconosciuta – La mia amica Elisabeth mi ha raccontato quello che le avete detto. Che il mostro non l'ha presa solo perché lei… lei… è stata con il suo ragazzo. È così?».

Dean è piuttosto sorpreso da una domanda così diretta, ma conferma con un cenno del capo; non ha idea di dove la ragazza voglia andare a parare.

«Ecco, lei ha detto che siete qui per proteggerci e io ho molta paura che quel mostro ritorni e mi sentirei più sicura se potessi restare qui con te stanotte» la ragazza lo dice tutto d'un fiato e il modo in cui solleva gli occhi mentre lo dice non lascia troppo spazio all'immaginazione.

Son of a bitch! No, no, no! Questa è una pessima idea!

Il sesso con qualunque ragazza abbia mai avuto è sempre stato splendido, ma certe volte l'ha fatto star male: la metà delle volte era ubriaco, portava una sconosciuta da qualche parte e poi c'era il teatrino della mattina «Sono stato bene, ma abbiamo avuto stanotte a cosa ci serve domani». E poi qui si tratta di una ragazzina, una che è probabilmente appena maggiorenne e poi, dannazione, sono in un convento! Il monaco gli potrà perdonare una battuta, ma questo non resterebbe senza conseguenze.

Sente sulla schiena lo sguardo di Castiel: è certo che lo stia fulminando. E poi non è solo una sensazione immaginaria, si rende conto che Castiel ha percorso in un paio di falcate la distanza che li separava e ora è esattamente dietro di lui. L'angelo spalanca del tutto la porta e si rivolge alla ragazza: «Credevo che questo fosse un collegio, non un covo di perdizione».

Dietro l'azzurro dei suoi occhi brilla una luce terrificante, quella luce che fa intuire che l'apparente ingenuità e il dolce aspetto celano l'animo di un guerriero. La povera ragazza scappa via terrorizzata, con malcelata soddisfazione di Castiel e, da parte di Dean, un sollievo che non si sarebbe aspettato.

Ora i due uomini sono occhi negli occhi, con i loro volti a pochi centimetri di distanza; Castiel sbatte la porta e resta immobile. Dean conosce quello sguardo: lo stesso che gli aveva lanciato prima che lo chiudessero nella panic room, quando voleva dire sì a Michele. E il brivido che gli era sceso lungo la schiena in quel momento non aveva avuto nulla a che fare con la paura. E glielo aveva pure detto (e lui sa che non era uno scherzo): «Con l'ultima persona che mi ha guardato così, ci ho fatto sesso!». E poco dopo si era ritrovato in quel vicolo, mentre Castiel lo afferrava per il bavero e lo sbatteva prima contro un muro e poi contro quello opposto, pervaso da una furia incontenibile. Dio, era davvero incazzato quella volta! Ma poi il pugno chiuso aveva smesso di colpire, si era aperto e lo aveva sfiorato con un lieve tocco, quasi una carezza, e l'angelo l'aveva riportato a casa di Bobby sorreggendolo per la vita.

E adesso sono di nuovo a un punto di non ritorno, a un niente di distanza e non può assolutamente negare il calore che sente diffondersi al basso ventre e poi concentrarsi più giù. Basta negare. «Non avevi detto di avere freddo, Cas?» gli chiede. Poi, sorprendendo per primo se stesso, porta una mano dietro la nuca di Castiel e con l'altra lo attira a sé. La rabbia dell'angelo svanisce, inclina la testa in quel modo così familiare un po' sorpreso, un po' pieno di aspettativa e questo fa del tutto cedere Dean che lo stringe e lo bacia.

È un bacio subito pieno di desiderio, le labbra si schiudono e si assaporano in una danza, in un vorticare di passioni. Castiel si stacca un istante solo per spingere Dean contro la porta e prendere nuovamente possesso delle sue labbra.

Per Dean è una sensazione bellissima: le mani dell'angelo che percorrono la parte delle braccia lasciata scoperta dalla maglietta e gli fanno venire la pelle d'oca. E poi quelle stesse mani sfiorano il suo petto sotto la stoffa, indugiano sulla pancia e, decise, gli sbottonano i pantaloni. Vorrebbe dirgli qualcosa, ma è davvero difficile trovare le parole per esprimere i propri pensieri e sentimenti perché il sangue sta lasciando il cervello per affluire altrove.

Ha voglia, tanta voglia di mettere le mani dappertutto sul corpo di Castiel, quindi non perde tempo e gli slaccia la cintura, gli fa scivolare via i pantaloni, mentre l'angelo simultaneamente si libera del trench e della giacca. Senza smettere di baciarsi, indietreggiano fino al letto, lasciando sul pavimento scarpe, calze, pantaloni e boxer scalciati tutto attorno. Inciampano in qualcosa, non sanno davvero in cosa, e si ritrovano ridendo stesi sul letto, Castiel con la schiena contro il materasso e Dean tra le sue braccia.

Ora il desiderio del cacciatore è più intenso di qualsiasi altra cosa, sente il bisogno di avere l'angelo tutto per sé. Per la sua mente passa tutta una serie di pensieri incoerenti: «Quanto può essere diverso tra due uomini rispetto a tra un uomo e una donna? Un cazzo! (Appunto!)» o «Dio, se voleva dire di no l'avrebbe detto, si sarebbe capito!» o «Dovrei dirgli quello che provo?».

E no, non c'è bisogno di parole perché Castiel sa di essere amato, lo sa da quella volta in Purgatorio quando Dean si è rifiutato di andarsene senza di lui; per questo gli lascia fare tutto ciò che vuole e lo asseconda offrendosi a lui, aprendosi a lui. Sarà anche inesperto e ingenuo, ma sa come funziona questa cosa.

Dean vuole sentire il calore attorno a sé e, sapendo che quello che stringe è il corpo di un angelo, più forte e resistente di quello umano, non si fa il minimo problema ad assecondare il suo istinto di spingere sempre di più, incoraggiato dai gemiti di piacere che riceve in risposta ai suoi movimenti.

Tiene il busto sollevato, i loro bacini incollati, lo guarda negli occhi e ci trova il piacere che desidera dargli. Si ferma per un ennesimo bacio, poi ricomincia con le spinte e, quando poco dopo raggiunge il limite, gli crolla addosso nascondendo il viso nell'incavo della spalla con due ultime spinte più lunghe e violente. Si abbandona completamente sul corpo di Castiel, lo sente agitarsi ancora qualche secondo e lo sente venire tra di loro.

Se lo stringe forte tra le braccia: non vuole che lui si rivesta, lo lasci solo nel letto e torni in camera sua. Non vuole solo stanotte, vuole tutte le notti che verranno e anche tutti i giorni. Gli sorride e gli scompiglia i capelli dicendogli: «Tutto ok?».

Castiel gli sfiora la guancia con il dorso della mano: «Quello che ho fatto… era corretto?».

Gli occhi di Dean brillano: «Molto!».

«Bene, allora sì, tutto ok!» si rilassa l'angelo.

«E ora cosa succederà?» chiede Dean con un filo di paura.

E negli occhi di Castiel si accende un luccichio che non gli ha mai visto prima: «Ancora questo, spero!».

Questa volta si prendono tutto il tempo per togliere anche maglietta e camicia, per toccarsi, per sentire tutto l'uno dell'altro. Le mani, le labbra sono ovunque, assaporano ogni centimetro della pelle nuda, indugiano tracciando il contorno del tatuaggio sul petto di Dean, di quello sul fianco sinistro di Castiel. Non c'è l'urgenza di prima, si muovono all'unisono, spingendo e accogliendosi vicendevolmente senza sosta, raggiungendo quel dolce punto e tutto semplicemente cresce, i gemiti e il piacere aumentano fino a che esplodono di nuovo.

Ancora ansimando, con un sorriso estatico, Dean sussurra all'orecchio di Castiel: «Ma non avevi detto che credevi che questo non fosse un luogo di perdizione?». La risata che esce dalle labbra dell'angelo scalda il cuore del cacciatore, che si china a raccogliere tra le sue labbra quel suono cristallino lasciandogli in cambio due parole dolcissime perché ormai si è spinto troppo avanti, troppo nel profondo del loro rapporto per non lasciarle emergere: «Ti amo».

«Credo che sia consuetudine degli umani rispondere “anch'io”, ma tu lo sapevi già che ti amo, vero Dean?».

Dean sapeva che la sua vita era tutt'altro che perfetta, che lui non era perfetto, che non avrebbe mai smesso di commettere errori e di cercare di salvare il mondo; inevitabilmente, le lotte, le fatiche, il dolore non se ne sarebbero andati del tutto. Ma in quel momento aveva finalmente capito che non era solo e che, anche se la sua avventura terrena prima o poi si sarebbe conclusa con un inevitabile finale, non ci sarebbe mai stata una fine per quell'amore.

 

 

 

NdA

 

Com'è andato il mio primo tentativo di coniugare romanticismo ed erotismo? Dopo sette anni che si conoscono finalmente Dean cede!

Ho lasciato in inglese l'esclamazione preferita di Dean, secondo me rende meglio.

Penso ve ne siate accorti, ma alcune battute sono volutamente riprese da vari episodi.
Forse dovrei cominciare a trovare titoli un po' più fantasiosi per i capitoli...

Grazie a chi legge!

Se avete tempo e voglia, lasciatemi un commento!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Col senno di poi, Sam avrebbe preferito che quei due ci mettessero più tempo a capire i reciproci sentimenti perché la loro «dichiarazione» era stata un po' troppo rumorosa per i suoi gusti e, nonostante fosse a due porte di distanza dalla camera di Dean, un cuscino sulle orecchie non gli aveva impedito di coglierne il senso generale. La prossima volta che Dean l'avrebbe preso in giro dicendo che Sam Winchester urla quando fa sesso, avrebbe avuto molto materiale per controbattere.

Il mattino dopo a colazione Sam, seduto davanti al fratello, riesce a mantenere i buoni propositi che aveva formulato nella mente la sera prima e non dice nulla a Castiel e Dean, ma non riesce a tenere la bocca completamente chiusa: le sue labbra proprio non ne vogliono sapere di star sigillate e si schiudono in un ampio sorriso compiaciuto. In risposta Dean presta molta più attenzione del dovuto alla propria tazza di latte e cereali e Castiel si permette uno sguardo complice e un timido sfiorare con la mano quella del suo… amico? Compagno? Amante? Amore? Dean è tutto questo, qualsiasi etichetta sarebbe riduttiva.

Padre Michael li raggiunge accompagnato da un altro monaco apparentemente sulla quarantina, con un fisico robusto e l'aria sicura di sé; non sembra affatto contento di incontrarli.

«Vi presento fratello Diego, il monaco di cui vi avevo parlato, vi scorterà nei sotterranei. Gli ho raccontato che cosa ha visto la povera Elisabeth e di che genere di attività vi occupate». Sembra soppesare un momento una decisione e aggiunge: «Vi pregherei di mantenere un comportamento consono al luogo e di soppesare le parole, se mai vi doveste trovare ancora a parlare con le nostre studentesse».

Dean spera ardentemente che si riferisca solo alla frase sui preservativi che si è lasciato sfuggire e che il casino che hanno fatto non sia uscito dalle mura della foresteria.

Castiel non può fare a meno di pensare che fratello Diego non gli ispiri per nulla fiducia, lo trova un po' inquietante mentre con fare altero li conduce lungo corridoi dell'abbazia, attraverso stanze, fino a una porta pesante. Dietro quella si snoda verso il basso un'ampia scala di pietra che porta giù nel profondo, nel buio. Una volta che l'hanno percorsa interamente, si fermano alla base e Castiel impugna la sua lama angelica, Dean una pistola e Sam tira fuori dalla sacca delle armi, che teneva a tracolla, quello che resta della spada forgiata con sangue di drago. Alla vista dell'arma, fratello Diego fa un salto indietro visibilmente spaventato.

«Non si preoccupi, fratello – gli dice Sam – non so quanto padre Michael le abbia detto a proposito del nostro lavoro, ma le assicuro che questa è solo per i mostri. Sarebbe meglio che anche lei avesse qualcosa» e porge una spranga al monaco.

Fratello Diego la accetta e la soppesa, poi lancia uno sguardo cattivo alla spada e parla per la prima volta e, anche se la sua voce tradisce ancora parecchia inquietudine, il tono rispecchia l'alterigia del comportamento: «Sono consapevole del fatto che stiate cercando qualcosa di soprannaturale e sono certo che sia meglio tenermi a distanza da quella cosa pericolosa».

È una fortuna che siano in compagnia di fratello Diego che li guida, perché là sotto è tutto un labirinto di stanze umide e corridoi e l'oscurità regna sovrana; l'unica luce è quella che proviene dalle torce che tutti e quattro tengono in mano. Persino l'aria sembra più densa. Il silenzio viene appena intaccato dal suono ovattato dei loro passi sul pavimento coperto da uno spesso strato di polvere accumulato in chissà quante decine di anni.

Il monaco si muove con una certa sicurezza e li conduce sempre più nel profondo dei sotterranei. Dean si guarda intono con attenzione illuminando ogni angolo del pavimento: si ricorda bene che i draghi custodiscono dei tesori e non gli dispiacerebbe affatto trovare dell'oro. All'improvviso, con il suo piede sente una lastra del pavimento che sembra in equilibrio precario; ha appena il tempo di mettersi in allerta che con un click la lastra sotto di lui si apre, rivelando una botola. Riesce per un pelo ad afferrarsi al bordo. Castiel accorre e lo aiuta a issarsi sul pavimento.

Fratello Diego sembra molto colpito.

«Sto bene fratello, non si preoccupi. – dice Dean – Meno male che lei non ha messo il piede su quella botola».

Dopo una buona mezz'ora che continuano ad avanzare, Sam ha la sensazione che stiano girando intorno… Possibile che i sotterranei siano così grandi?

Ora si trovano in un corridoio dal soffitto particolarmente alto. Fratello Diego sembra stanco dal tanto camminare e si appoggia alla parete.

Se non ci fosse così tanto silenzio non se ne sarebbero resi conto: uno schiocco, come di una corda che si spezza, seguito da un sibilo. Castiel fa appena in tempo a scansarsi che un blocco di pietra cade dove prima si trovava lui.

Riprendono ad avanzare e finalmente arrivano sulla soglia di una stanza più ampia che riporta segni di una recente presenza ed è pervasa da una fioca luce naturale: ci sono parecchie impronte sulla polvere del pavimento e c'è una specie di camino che si apre verso l'alto nel mezzo del soffitto della stanza, in corrispondenza del quale nel pavimento è scavato un buco circolare. Probabilmente si tratta di un vecchio pozzo, anche perché una corrente d'aria accarezza i loro volti.

Dal buco nel pavimento si sentono provenire dei lamenti. Dean e Castiel si affrettano a sporgersi oltre il bordo. Hanno appena il tempo di cogliere tre o quattro metri sotto di loro i volti terrorizzati di tre ragazze, che fratello Diego li segue rapido e li spinge vigorosamente giù.

Tra le grida delle ragazze, che si vedono cadere addosso i pesanti corpi di due uomini, e le imprecazioni di Dean, il monaco si volta verso Sam, che era rimasto in retroguardia a controllare che non fossero attaccati alle spalle, e, con un sorriso maligno, allunga una mano improvvisamente rovente per afferrare il viso del cacciatore.

Un drago! Certo che si è scelto una bella copertura per poter rapire tutte le vergini che vuole: si è finto un monaco in un collegio religioso! E tutti gli incidenti che sono capitati… era lui che cercava di farli cadere in trappola!

Sam si allontana in fretta dalla portata del mostro, muovendosi di lato, stando attento a non finire con le spalle al muro.

Anche se l'ha già brandita, l'impugnatura a forma di croce della spada occidentale non è familiare nella sua mano, più avvezza a maneggiare pugnali o pistole. Ma alza la lama in modo meno maldestro di quello che credeva possibile, cerca di bilanciarsi, leva in alto il braccio per deviare il colpo della spranga che cala su di lui e completa il movimento con una mezza giravolta per non farsi toccare dalla amano infuocata.

La miglior difesa è l'attacco, quindi raccoglie tutte le proprie forze e si lancia contro il drago, prendendo davvero troppo slancio; il mostro si scansa con disinvoltura e gli sferra un colpo al fianco.

Il colpo l'avrebbe centrato, ma la goffaggine del momento lo salva, facendolo finire disteso prima che la spranga lo raggiunga.

Avendo spazio per alzarsi, riesce a rimettersi in piedi in un istante, appena in tempo per deviare con il braccio sinistro la barra di ferro e piantare la spada nel ventre del mostro. La lama apre uno squarcio infuocato nella carne e il corpo del drago viene percorso da una specie di corrente elettrica che accende per un momento i suoi occhi e poi li spegne per sempre, consumando la vita dall'interno.

Solo allora Sam si rende conto del dolore lancinante al braccio e vede che è piegato in una strana angolazione: è sicuramente rotto.

Si affaccia al bordo del pozzo e guarda in basso. Due ragazze singhiozzano abbracciate e la terza sta disperatamente cercando di scuotere le spalle di Dean, che non la degna della minima attenzione perché è troppo preso dallo stringere tra le braccia il corpo esanime di Castiel mentre chiama più volte il suo nome. Apparentemente, l'angelo è riuscito a non ferirsi e a non ferire nessuno con la lama angelica, ma cadendo sembra aver battuto la testa perché un rivolo di sangue scende dalla sua fronte.

Appena vedono la luce della torcia puntare verso di loro tutte le ragazze si mettono a urlare verso Sam, agitando le braccia e chiedendo aiuto. Anche Dean si riscuote e grida verso di lui: «Sam, devi tirarci fuori! Questo stupido ha cercato di farmi da scudo mentre cadevamo e si è ferito!».

Sam cerca di imporre la calma: «Ragazze, state tranquille, vi tireremo fuori. Dean, ho un braccio rotto. Se ce la fai a far salire una delle ragazze sulle tue spalle, forse riesco ad allungare il braccio buono e a tirarla fuori».

Dean adagia con dolcezza Castiel a terra e appoggia le braccia al muro incitando una delle ragazze a salire sulle sue spalle. Una di loro riesce a issarci sulle spalle di Dean e ad afferrare la mano che Sam le tende. Per quanto lei si puntelli coi piedi sul muro, tirarla su con un braccio solo è un'impresa; ancora più difficile è convincerla a staccarsi da lui, visto che appena fuori gli si è buttata addosso e l'ha stretto come un boa constrictor, ma poi, con l'aiuto di lei, far uscire le altre due non è così complicato.

Ancora con il respiro affannato per lo sforzo, Sam chiede alle ragazze se il mostro fosse solo o se ce ne fossero altri. Rassicurato sul fatto che fosse solo, dice al fratello: «Dean, ora andiamo a cercare una corda. Torno il prima possibile».

«Prendi anche la mia torcia e vai – risponde Dean –, io sto qui con Cas».

I passi di Sam e delle ragazze si allontanano, Dean immagina che impiegheranno molto tempo a trovare la strada e a fare ritorno. Con pazienza si siede ad aspettare e con dolcezza accarezza la fronte di Castiel e continua a chiamarlo.

Dopo un tempo che sembra infinito, l'angelo dà segno di riprendersi: comincia ad agitarsi leggermente, a cercare di portare le mani alla testa, sussurra «Dean…» e poi, finalmente, riapre gli occhi.

Il cacciatore tira un gran sospiro di sollievo, non è mai stato così felice di vedere gli occhi del suo angelo, ma poi si adombra subito e lo assale con rabbia: «Che cavolo avevi in testa? Come ti è saltato in mente di buttarti sotto di me?».

«Dean, ti prego non urlare, ho mal di testa» risponde Castiel con un sorriso un po' tirato.

Dean lo stringe e gli lascia un bacio sui capelli, mentre sente gli occhi pizzicare: «Non farmi mai più preoccupare così!».

«Mi piace che ti preoccupi per me, Dean…» sussurra al suo orecchio Castiel, poi sposta leggermente la testa per incontrare i sui occhi e schiude le labbra in un invito.

Dean lo accontenta, lasciandogli soffici baci a fior di labbra: un bacio che ha in sé ancora un po' di preoccupazione, un altro che esprime dolcezza, un altro pieno di tenerezza, uno gentile e uno pervaso da aspettativa e desiderio e poi si ferma perché sa che il suo angelo è ferito; ma ha sottovalutato i suoi tempi di recupero e il suo entusiasmo. Castiel gli butta le braccia al collo e si appropria della sua bocca, schiudendogliela a forza con la propria lingua.

Da quando Metatron gli ha donato la propria conoscenza, cioè tutto ciò che ha letto e visto, ogni tanto una goccia di quest'immenso oceano di sapere emerge nella mente di Castiel e ora gli torna in mente una poesia amorosa di un poeta latino:

«Tu dammi mille baci, e quindi cento,

poi dammene altri mille, e quindi cento,

quindi mille continui, e quindi cento

E quando poi saranno mille e mille

nasconderemo il loro vero numero

che non getti il malocchio l'invidioso

per un numero di baci così alto».

Castiel sorride a Dean e perde il conto di quante volte le loro labbra si sono incontrate.

 

***

 

Castiel impiega meno tempo a riprendersi e a trasportare se stesso e Dean fuori grazie ai suoi poteri, di quanto ne serva a Sam per trovare la via d'uscita. A onor del vero, Sam avrebbe fatto prima se le tre ragazze avessero smesso ogni tanto di ripetere: «No, dobbiamo andare da quella parte!» o «Di qua ci siamo già passate» o «Sei sicuro che sia la direzione giusta?» o «Oddio, moriremo qui dentro!». Nel loro girovagare, a un certo punto la luce di una torcia punta su un cumulo d'oro per terra. Una delle ragazze riconosce sulla cima della pila il ciondolo a forma di cuore della loro compagna e lo prende per restituirlo. Sam, invece, raccoglie il resto e lo mette nella sacca.

Usciti dai sotterranei e ricongiuntisi con Dean e Castiel, Sam si fa subito curare il braccio dall'angelo, le ragazze riabbracciano le loro amiche e il padre abate, anche se sembra parecchio sconvolto dalla rivelazione di chi fosse in realtà fratello Diego, non la finisce più di ringraziare i cacciatori.

Purtroppo per i cacciatori, le ragazze scelgono proprio quel momento per restituire il ciondolo alla legittima proprietaria e raccontano di come Sam abbia preso il resto del tesoro. Lo sguardo del padre abate è quanto di più candido possa esserci quando si rivolge a Sam tendendo le mani: «Oh, che pensiero gentile e caritatevole. La nostra chiesa e i suoi poveri hanno sempre delle necessità. Ne faremo buon uso». Sam si sente moralmente in trappola e si costringe a ignorare lo sguardo disperato di Dean e a consegnare l'oro del drago al monaco.

I due fratelli e Castiel declinano la rinnovata offerta di ospitalità, sia perché sono piuttosto offesi di essere stati privati dell'oro che sentono di meritare, sia perché sarebbe difficile spiegare alle forze dell'ordine cosa ci fanno lì e come si sono svolti i fatti, sia perché due di loro non hanno nessuna intenzione di mantenere un comportamento «consono al luogo».

Arrivati al motel più vicino, Sam si presenta alla receptionist e chiede a voce molto alta perché sentano anche gli altri due: «Vorremmo due camere per stanotte, una singola e una doppia, possibilmente non vicine» e prende le chiavi della sua.

«Almeno non sono necessarie delle spiegazioni» borbotta Dean, osservando le spalle di suo fratello innegabilmente scosse da delle risatine non proprio trattenute. Poi aggiunge a voce più alta: «Che ne dite, potremmo mangiare qualcosa in quel locale qui di fianco che abbiamo visto passando?».

Gli altri due approvano e dopo poco sono seduti a un tavolo con davanti un paio di hamburger e un'insalata della casa.

«Però quel monaco poteva risparmiarsi le “necessità della chiesa”! Dopo quello che abbiamo fatto!» si lamenta Dean ancora con la bocca piena.

«Beh, diciamo che ho pensato anche alle nostre necessità e ho trattenuto qualcosa…» gli rivela Sam e tira fuori dal taschino della camicia un grosso anello sormontato da un rubino. «Potremmo venderlo o, se preferisci, potresti regalarlo a Castiel». No decisamente Sam non ce la fa, deve prenderli in giro almeno un po'!

«Lo venderemo, non si intona con i suoi occhi» risponde suo fratello tra l'arrabbiato e l'imbarazzato.

In quel momento, la cameriera porta loro il conto e lo dà direttamente in mano a Dean ammiccando sensualmente. Il cacciatore non può fare a meno di notare che dietro lo scontrino ci sono un nome e un numero di telefono. Alza gli occhi a incontrare quelli già belligeranti di Castiel, che non si è lasciato sfuggire né l'atteggiamento della cameriera, né la scritta. Beh, sorride Dean tra sé mentre prontamente accartoccia lo scontrino, se la gelosia fa al suo angioletto (e stavolta può pensare a ragione e con gioia che è «suo») l'effetto della sera precedente, anche questa notte si prospetta molto interessante per entrambi!

 

 

NdA


Siamo alla fine, grazie a chi mi ha accompagnata in questa piccola avventura, a chi ha letto e a chi ha commentato!

Per la storia mi sono ispirata a una maglietta con su scritto: «Riprendetevi il Principe azzurro, io voglio Sam Winchester»; ho una SEGRETA cotta per lui, quindi doveva essere lui il cavaliere senza macchia che sconfiggeva il drago! Dopo essermi documentata su come si descrive un combattimento (la mia massima esperienza risale alle botte che ci davamo da piccoli io e mio fratello), questo è il risultato; spero abbia ritmo e sia verosimile. Piaciuta la rivelazione di chi era il drago?

Mio marito mi ha detto che, se reputo adatta alla parte romantica una frase come «Castiel gli butta le braccia al collo e si appropria della sua bocca, schiudendogliela a forza con la propria lingua», allora rivaluterà il romanticismo!

Cas geloso mi fa morire, non ho resistito e l'ho inserito di nuovo!

 

 

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