Mortalità

di Lil_Meyer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VI ***
Capitolo 7: *** VII ***
Capitolo 8: *** VIII ***



Capitolo 1
*** I ***


Emerge gradatamente da un lungo sonno senza sogni, e la prima sensazione che colpisce i suoi sensi annebbiati è il silenzio profondo che lo circonda, rotto solo dagli strilli delle sterne marine. Apre lentamente gli occhi per trovarsi in un ampio letto, in una stanza illuminata dal sole del tardo pomeriggio, che entra a fiotti da una vetrata che dà sul mare. Con il sole anche la calda brezza marina irrompe nella stanza, portandogli il profumo salmastro dell'oceano. Il panorama è di estrema pace, ma è una smorfia di disappunto, e non di piacere, quella che torce le labbra del ragazzo. In quel risveglio avverte qualcosa di assolutamente sbagliato.

Si rizza a sedere, abbassando gli occhi sul suo corpo nudo. È sempre stato orgoglioso del suo aspetto, della carnagione immacolata, delle proporzioni perfette, del fisico dai muscoli allungati, da nuotatore. Ma adesso anche in quello c'è qualcosa che non riconosce. Per la prima volta in vita sua si sente scoordinato. Apre e chiude lentamente la mano destra, e le dita affusolate, eleganti, sembra che gli rispondano con un ritardo immenso.

Frustrato, si alza dal letto avvolgendosi il lenzuolo attorno alle spalle, e quel semplice gesto gli fa avvertire fitte di dolore ovunque. Stringe i denti e si trascina fino ad un tavolino, attirato dallo schermo acceso di un computer olografico che vi giace sopra.

Lo guarda confuso, sentendosi sempre più impacciato e smarrito. Sta cominciando a capire cosa non va in lui e, anche se cerca di combatterla, sa che non potrà tenere a lungo a bada la paura.

Dopo qualche secondo passato a fissare inutilmente lo schermo, un volto vi appare, e la sola immagine gli fa venire voglia di schiantare il computer con tutte le sue forze. Ma si trattiene. Se Tiera Erde si è scomodato a venire a parlargli, forse è il caso di ascoltarlo.

Tiera non sorride, ma annuisce leggermente.

“Ti sei svegliato, finalmente.”

“Dove sono?” riesce a sussurrare.

“Sulla Terra, nella villa che fu di Wang Liu Mei. Abbiamo recuperato la capsula di sicurezza, espulsa dopo che il tuo Gundam è saltato in aria, intatta. Dentro c'eri tu, inconscio ma vivo.”

“Perché mi avete salvato? Non ha senso.”

Lo sguardo di Tieria si indurisce. “Perché dovrai imparare.”

Il ragazzo è senza parole. “Cosa?”

“Come ti dissi durante la battaglia, nei piani di Aeolia noi non dovevamo regnare sul genere umano come implacabili dei, ma guidarli allo conquista dello spazio come compagni e mentori. È stato uno sbaglio tenerti lontano dagli uomini, in una torre di vetro che ha solo nutrito la tua vanità e la tua megalomania. Mentre io sono stato costretto a vivere con loro, a imparare da loro...”

“Credi che io non li conosca?” gli sibila il ragazzo, nonostante faccia fatica a respirare. “Sono come dei bambini malvagi, che godono nelle sofferenze altrui.”

“Tu, credi di essere diverso?” lo interrompe Tieria.

“Tutto quello che ho fatto era per il piano, non per il mio piacere.”

“Non ho dubbi su questo, altrimenti ti avrei lasciato a morire nello spazio. Il tuo unico, è più grande peccato, è l'orgoglio, non la crudeltà gratuita. Per questo la tua punizione ti servirà di lezione.”

“Quale... punizione?” boccheggia.

“Tu, Ribbons Almark, d'ora in poi vivrai come un essere umano. Le nanomacchine che ti impedivano di invecchiare sono state disattivate, e non potrai più collegarti a Veda. Dovrai imparare a cavartela da solo, come è successo a me quando tu mi ha escluso da Veda.”

Ribbons scuote la testa terrorizzato. “No... uccidimi piuttosto...”

Lo sguardo di Tieria è triste. “No. Non servirebbe né a te né a me. Sei un ottimo pilota, e ti concedo di restare nei Celestial Being e servire il piano di Aeolia Schenberg così come eri stato progettato a fare. Ritieniti fortunato, Ribbons Almark.”

Il collegamento si chiude, e all'ex-Innovator non rimane altro da fare che fissare lo schermo stordito.

“Fottiti, bastardo” esplode colpendo con un pugno il computer mandandolo in mille pezzi. Il dolore alla mano arriva improvviso e lo fa accasciare al suolo, anche se, più che il dolore fisico, è il terrore per quello che lo aspetta che gli mozza il respiro. Lui, un essere umano. Inammissibile.
È così sconvolto che non sente nemmeno la porta aprirsi dietro di lui.

@@@

Per lunghi minuti Sumeragi Lee Noriega rimane appoggiata allo stipite, a fissare il ragazzo piegato a terra. Lo vede stringersi una mano al petto. Forse è il caso che gli mandi un medico. Dovendo tornare sulla Terra per il suo periodo di decompressione è stata scelta lei per tenere d'occhio Ribbons. Tra tutti Veda, attraverso Tieria, ha decretato che lei è la persona più adatta, ma Sumeragi non è affatto certa che la compagnia di un ex-alcolista possa giovare ad un ex-Innovator. Ma forse, la donna realizza sorridendo, Veda ha più senso dell'umorismo di quello che tutti pensano.

A corto di parole, richiude la porta scuotendo la testa. Il ragazzo a terra è la creatura più bella che lei abbia mai visto, ma il volto tormentato, rigato di lacrime, e il sangue che gli filtra tra le dita serrate le stringe il cuore.

Perfettamente consapevole dei crimini di Ribbons Almark, Sumeragi Lee Noriega realizza che, probabilmente, Lucifero scacciato da Paradiso non doveva avere un aspetto tanto diverso.

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Capitolo 2
*** II ***


Sono solo passati dieci giorni da quando l’hanno recuperato, ma già Ribbons le sembra diverso. Ha in qualche modo perso l’aria intoccabile, inavvicinabile, che aveva quando l'hanno estratto dalla capsula, e dimostra anche qualche anno in più. Sumeragi lo trova molto più rassicurante così, anche se non si azzarda certo a dirglielo in faccia. Non è un fascio di muscoli, ma il dottore l'ha informata che il corpo ingegnerizzato del giovane ha riflessi ed una forza superiore a quella dei normali esseri umani. Come era stato anche per Tieria. Non è il caso di sfidare la sua fortuna, ma qualcosa gli deve pure dire. Da quando si è svegliato Ribbons passa i suoi giorni stravaccato su una sedia a sdraio a fissare il mare, senza muovere un muscolo o fare niente altro. Gli ololibri che lei gli ha portato non sono stati aperti, e il computer nuovo che gli ha fatto trovare in camera ha immediatamente trovato la strada della finestra.

Lo scruta al di là della vetrata. Lei non ha mai avuto figli, ma con lui ha la netta sensazione di trovarsi di fronte ad un adolescente capriccioso. È snervante e inconcludente, e presto Sumeragi dovrà tornare nello spazio. Nei piani di Tieria, Ribbons avrebbe dovuto seguirla, Setsuna è d'accordo a prendere con loro l'ex-Innovator, ma Sumeragi non è affatto certa che il giovane dai capelli acquamarina sia pronto ad un passo del genere. Forse, si chiede, Veda ha sottovalutato cosa ha voluto dire la sconfitta per Ribbons.

Si morde sovrappensiero le labbra carnose. Se è per quello, né la mente dietro i Celestial Being né Tieria Erde hanno nemmeno preso in considerazione i sentimenti dell'equipaggio. Feldt e gli altri sono sbiancati alla notizia, e Lyle ha minacciato di picchiarlo non appena se lo troverà davanti.

Sumeragi si alza sospirando profondamente. Non ha idea di come faranno a fidarsi di Ribbons in battaglia, ma da parte sua lei prova solo una grandissima pena per lui. Gli errori del giovane li conosce benissimo.

Scende sulla terrazza e cammina fino a trovarsi a fianco della sdraio. Il cappuccio della felpa calato sul capo, Ribbons non alza nemmeno in capo per dar segno che si è accorto della sua presenza.

“Quanti anni hai?” gli chiede Sumeragi, senza ottenere nessun'altra risposta se non un astioso “vattene”.

“Avanti, non è una domanda difficile” lo stuzzica lei.

“Diciassette.”

La donna storce il naso. “Non la tua età apparente. Quanti anni fa sei nato?”

Stavolta è un silenzio più lungo quello che accoglie la sua domanda, ma alla fine Ribbons mormora un soffocato “ventisette.”**

“Eh... solo due meno di me, di certo li porti meglio tu.”

Lo scruta di soppiatto per vedere se la sua battuta ha sortito qualche effetto ma le labbra del giovane, l'unica cosa che riesce a vedere del suo viso, sono ancora tirate in una smorfia amara.

Imperturbabile, Sumeragi continua. “In ogni caso, non ti pare di essere fin troppo grande per scene di questo tipo? Ti rendi conto che, se il tuo coinvolgimento con gli A-LAWS venisse rivelato al mondo, i capi della Federazione si metterebbero in fila per avere la tua testa? Invece sei qui, in un posto bellissimo, e ti è stata offerta la possibilità di fare ammenda per i tuoi crimini.”

“Siete pazzi. Come potete perdonare uno come me?”

Sumeragi si irrigidisce. “Nessuno ti ha perdonato, Ribbons Almark. Tu sei colpevole di aver distorto il piano di Aeolia, e di avere causato la morte di migliaia di persone. Ma, avendoti ritrovato vivo, ucciderti non ci avrebbe fatto guadagnare nulla.”

“Tutte palle...”

“Forse. Come è vero che è stata dura fermare Lyle, che voleva strangolarti per quello che hai fatto ad Anew. Ma Tieria ha insistito. Nessuno tra di noi ti farà del male” gli dice, incrociando mentalmente le dita.

Un altro, lungo silenzio si frappone tra loro, e alla fine Ribbons esplode. “Quel bastardo, lui sapeva benissimo a cosa mi stava condannando.”

“Stai esagerando.”

“Perché? Perché preferirei una condanna a morte subito che spegnermi lentamente come voi? Perché senza poter accedere a Veda io mi sento morire comunque?”

Sumeragi non è sorpresa dal tono amaro e cinico nelle parole del giovane. Per niente. Si gira quindi sui tacchi, e rientra in casa passando dalla cucina a prendere un bottiglia di whiskey.

Quando rientra sulla terrazza Ribbons non si è mosso dalla sua posizione. Lei gli si avvicina, posandogli accanto la bottiglia.

“Ti senti inutile. Tutto quello che hai fatto finora ti sembra gettato al vento. Non capisci perché il destino si sia accanito contro di te, che eri destinato a grandi cose. Nonostante tutto sei ancora convinto di essere nel giusto. Sono gli altri gli stupidi e gli sbagliati, eppure sei tu quello che si è preso tutto il biasimo. Quello che sei diventato ti schifa, e vorresti cancellare la tua esistenza senza senso.”

Per la prima volta, Ribbons alza impercettibilmente la testa, senza però guardarla.

“È psicologia da due soldi, Ribbons Almark. Ma sono le stesse cose che una cara amica disse a me quando mi trovai nella tua stessa situazione. Il mio peccato d'orgoglio mi fece perdere amici, e l'uomo che amavo. Non me lo sono mai perdonata, ma ho imparato ad accettarmi. Come Tieria ha imparato ad accettare i suoi errori, e a vivere come un fallace mortale. Dovrai farlo anche tu. Il mondo non ti perdonerà mai, ma tu puoi, devi perdonare te stesso.”

Sumeragi indica la bottiglia. “Quello è il mio metodo quando mi sento come te adesso. Se non ti va, e davvero preferisci alzare bandiera bianca subito, non credere che sarò io a fermarti.”

Estrae dalla tasca una pistola, e la posa vicino alla bottiglia. “A te la scelta.”

La stratega dei Celestial Being se ne va, cominciando a capire perché Veda ha spedito proprio lei ad accudire Ribbons. Loro due non potrebbero essere più radicalmente diversi, eppure così simili.

@@@

Non è così stupido da non capire che quella donna gli ha detto solo la pura verità. Anche se non gli importa assolutamente nulla. Lei è brillante, per essere un'umana, ma a lui non serve il suo conforto. Niente potrà mai ridargli il contatto con l'unica entità che dava davvero un senso alla sua vita.

“Veda” sussurra adocchiando l'arma che Sumeragi gli ha lasciato.

Dopo il suo risveglio, per anni si era odiato. Non voleva essere il burattino di Aeolia, mandato a badare ad esseri che disprezzava. L’unica sua gioia era pilotare il Gundam, ed abbattere nemici fin troppo facili da spezzare. Fino a quando non aveva visto l’ammirazione che sfociava nell’idolatria, e così il suo futuro, negli occhi del giovane Setsuna.

“Tutte cazzate…” mormora afferrando la pistola. Proprio il ragazzo che aveva salvato, e poi Tieria, l’hanno messo di fronte alla dura realtà. Lui non è per niente il dio che pretendeva d’essere, ma non può in ogni caso accettare il suo destino. L’idea di dover davvero vivere come un mortale, lontano dall’universalità di Veda, lo repelle.

Il metallo della canna è freddo contro la sua gola. Potrebbe uscirne così, semplicemente, ma esita. Non ha mai avuto paura della morte, certo di poter clonare all’infinito il suo corpo mortale, ma adesso non è la stessa cosa. Finalmente riesce a capire il terrore, tutto umano, nei confronti della morte. Perché non da essa sa che non ci sarà ritorno. Né, ne è convinto, dall’altra parte ci sarà qualcosa ad attenderlo.

Allontana la pistola e la posa cautamente. Non se ne può andare così. Per quanto odi la sua vita, Tiera Erde l’ha incastrato in essa ed è l’unica che gli rimane. Dubita di avere mai detestato qualcuno quanto il Meister dai capelli viola.

“Piccolo, sporco bastardo. Ti sei vendicato per bene di quello che ti ho fatto. Ma non è mai stato nelle mie intenzioni distruggerti. Se tu avessi voluto, io ti avrei riaccolto subito tra noi.”

Afferra la bottiglia con astio. Nella sua mente può vedere ridere Tieria, sulla cui immagine si sovrappone il sorriso beffardo di Regene Regetta.

“È tutta colpa tua, dei tuoi intrighi e della tua gelosia” sibila all'indirizzo del clone di Tieria, portandosi alla labbra la bottiglia. Il primo sorso è acre, e gli fa inumidire gli occhi. Ha sbagliato su tutta la linea, non ci può fare nulla, ma realizza di non volere morire. Forse, l’unica via d’uscita è quella che Sumeragi gli ha proposto. I sorsi successivi gli sembrano quasi dolci.




** Da nessuna parte è purtroppo, finora specificata l'età di Ribbons Almark. L'ho dedotta io, probabilmente sbagliando, da ciò che si trova online.

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Capitolo 3
*** III ***


Innanzitutto un grazie a Releuse83 per la recensione! Mi ha fatto davvero piacere! Anch'io sono una stra appassionata di Gundam 00, ed è stato proprio questo amore fulminante a spingermi a pubblicare qualcosa per la prima volta.
Lo so, Sumeragi e Ribbons sono un pairing un po' peculiare, anche se io non riesco a realmente a considerarli come una coppia, nonostante nella mia storia... beh, vedrai che succede (non ho messo certi avvertimenti per niente). ;) Sono due acerrimi nemici ma, a parte quello, rimangono due persone estremamente intelligenti che avrei voluto nella serie vedere almeno una volta insieme. Se si fossero parlati cosa si sarebbero detti? Lei avrebbe cercato di convincerlo che stava sbagliando, perché anche lei c'era passata? Chissà, non mi hanno accontentata, per cui cercherò di rimediare qui. Grazie per la lettura Rel!


@@@



Ci avrebbe scommesso che non si sarebbe fatto saltare le cervella. Nel corso degli anni Sumeragi Lee Noriega ha imparato a giudicare quelli che ha davanti, e Ribbons Almark gli sembra troppo pieno di sé, anche in quel momento, per considerare un’uscita di scena di quel genere. Per quanto per lui possa essere difficile accettarsi, passato il momento di sconforto lei è certa che tornerà ad essere l’arrogante bastardo di sempre.

“Ma io non te lo posso permettere, sono qui per questo.”

Sorride facendo tintinnare il fondo del bicchiere contro la bottiglia di vino che si è concessa. Dopo svariati giorni in compagnia dell’ex-Innovator, ha deciso che ne aveva il diritto.

Ne assapora un sorso, facendo languidamente passare la lingua sulle labbra.

“Ribbons Almark…” sussurra.

Odia vedere la gente in quello stato, anche se lui si merita ogni secondo di quella miseria. Sorride, pensando al momento nel quale l’hanno estratto dalla capsula.

Aveva già avuto modo di notare, in Tieria, in Anew, e nel suo gemello, quanto gli Innovator fossero stati progettati per sembrare angeli tra gli uomini, ma è rimasta comunque stupefatta davanti ai lineamenti eterei di Ribbons. Le è tuttora difficile riconciliare quel viso con la mente contorta e presuntuosa che sa che c'è dietro. L'uomo che ha creato gli A-LAWS, e il Memento Mori.

“Un fottuto omicida di massa. Ma se fossi nata così, e con quei poteri, forse avrei guardato i mortali allo stesso modo. Dall’alto in basso. Anzi, l'ho fatto, senza avere nessuna delle sue doti superiori” borbotta portandosi di nuovo il bicchiere alle labbra. Il liquido le incendia la gola. Trova esilarante che debba essere proprio lei a tirarlo fuori da quella miseria.

“Sarà perché ti capisco benissimo, Ribbons Almark” esclama all’improvviso, ad alta voce, mettendosi a sogghignare da sola.

“È consolante, Sumeragi Lee Noriega.”

La voce di lui la sorprende. Alza la testa trovandolo nel vano della porta, che non aveva sentito aprirsi.

Ha in mano la bottiglia, scolata per metà, e gli occhi leggermente lucidi sono ancora ostili.

Lei alza il suo bicchiere mimando un brindisi. Sa di essere leggermente ubriaca, ma se lui s’è bevuto tutto quel wiskey, deve di certo esserlo più di lei.

Però non c’è esitazione nei passi del giovane quando si avvicina, prendendo una sedia e accomodandosi al suo stesso tavolo. Vi posa la bottiglia sopra e gira su di lei due inquietanti occhi viola.

“Come fate? Io non capisco…”

“A…?”

“Vivere sapendo che le vostre vite sono destinate a finire nel nulla.”

Sumeragi sorride di sbieco. “È questo pensiero che ti attanaglia, Ribbons? Non ho una risposta che va bene per tutti. Ognuno reagisce in un modo diverso, ma suppongo che ben pochi ci pensano, fino a quando non arriva il momento. Per me, almeno, è così.”

Dalla piega che prendono le labbra del giovane, la donna capisce che non ha fornito una risposta molto convincente. “Ognuno cerca di vivere al meglio la propria vita, per quanto è possibile. I migliori, mettono a disposizione se stessi per gli altri, per far avanzare il genere umano. Per essere di aiuto a tutti.”

Sumeragi distoglie gli occhi. “Almeno, è così per Setsuna, e anche Tieria cercava di fare lo stesso.”

“Ed è così anche per te, Sumeragi Lee Noriega?”
Lo guarda sorpresa, e un po’ stupita per la domanda. “Io cerco solo di riparare agli sbagli che ho commesso quando ero più giovane e troppo sicura di me. Tutto qui. Tu dovresti fare lo stesso.”

Ribbons sorride sarcastico. “L’unico sbaglio che ho commesso è stato non distruggere Tieria Erde e Regene Regetta quando ne ho avuto la possibilità.”

“Allora sei destinato a ricadere negli stessi errori, fino a quando non ti ucciderai con le tue mani, stavolta in modo davvero definitivo, però.”
Avrebbe voluto suonare dura, ma tutto l’alcool che si è ingurgitata la fa uscire le parole solo amare. Che lui pensi cosi, lo ritiene un terribile spreco. Incoraggiata dal suo silenzio, decide di dirglielo.

“Sei brillante, ma stai buttando via i tuoi doni. Setsuna te l’ha dimostrato, la via del progresso è nella comprensione del prossimo, non nel dominio. Non ti è bastato perdere tutto quello che avevi, e saltare in aria insieme al tuo Gundam per capirlo? Prima ti renderai conto che la cosa più sana per te è scendere da quel maledetto piedistallo, meglio sarà.”

Per un secondo pensa di aver esagerato, ma lo sguardo di Ribbons diventa improvvisamente divertito.

"Nessun umano mi farà mai cambiare idea. Io sono meglio di tutti voi" le ripete.

Sumeragi sbuffa, allungando il proprio bicchiere per toccare leggermente la bottiglia che Ribbons ha davanti. "Ne sei davvero convinto o sei troppo ubriaco per realizzare di avere detto una cazzata?"

"Sto benissimo."

"Nessuno sta benissimo dopo mezza bottiglia di wiskey."

Lei, di certo, si sente la testa molto leggera.

"Il mio corpo metabolizza l'alcool molto più velocemente del tuo."

La frase, detta nel modo più serio possibile, la fa scoppiare a ridere.

"Ah, è in questo sei meglio da noi? Sei fortunato, ragazzo."

Incredibilmente, anche Ribbons si mette a ridere con lei, un suono argentino che la sorprende. Non sembra molto pericoloso, adesso, né il cinico manipolatore che Tieria e Setsuna le hanno descritto. Non lo deve sottovalutare ma, appoggiando il mento sul palmo della mano, Sumeragi è consapevole dell'impossibilità di staccargli gli occhi di dosso.

Lo sguardo di lui si fissa su di lei, e sembra sfidarla, con la bella bocca piegata in un ghigno sarcastico, che la donna non riesce a non replicare.

La tensione tra loro è calata e risalita in qualcosa di diverso, qualcosa che lei non provava da molto tempo, condita da un vago nervosismo e da brividi lungo la schiena.

“E sei meglio di noi anche in altro?” gli chiede sapendo di stare flirtando con lui senza ritegno.

Se Ribbons è sorpreso non lo dà a vedere. Anzi, il suo sorriso diventa ancora più seducente.

“In tutto quello che ti viene in mente. Però te lo concedo, il suggerimento sull’alcool era prezioso, anche se non capisco a cosa stai mirando, analista strategico.”
Sumeragi è una donna adulta, e sa riconoscere benissimo quando un uomo la desidera. E Ribbons non sta facendo assolutamente niente per nasconderlo. La sua sicurezza la intriga, come la sua ambiguità. Ed è certa che lui conosca benissimo il gioco che stanno giocando. Quello che non immagina è che è lei ad avere il coltello dalla parte del manico.

Sei troppo vulnerabile in questo momento. E forse pensi che seducendomi ti lascerò scappare, o chissà cos’altro. Invece sono io che ho trovato una falla nelle tue difese.’

Distoglie un secondo gli occhi. Il sole è appena calato e la stanza è in penombra. Il resto del personale della villa, medico, cuoco e guardie, hanno l'ordine di non disturbarla. È come se fossero completamente soli. Per un attimo si sente colpevole.

È così facile capirlo. Avevano ragione i Meister, senza Veda gli Innovator sono come dei ragazzini capricciosi e infantili, che pensano che il mondo sia pronto a cascare ai loro piedi. E Ribbons è il peggiore di tutti.’

Però è talmente bello che sa che non rimpiangerà affatto questa parte della missione. Sorride, fissandolo di nuovo mentre scivola giù dallo sgabello.

D’altronde, non credo che Veda se ne avrà a male se mi diverto un po’. Dopotutto lo faccio per il Piano!’

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Capitolo 4
*** IV ***


Non riesco a crederci di avere ricevuto così tanti commenti positivi!! Grazie a tutti!!

In particolare ringrazio Atlantislux che si è gentilmente offerta di farmi da betareader per questo capitolo, e di dare un’occhiata ai precedenti. Scusatemi, ci sono un sacco di ripetizioni! Le sono grata anche per le interessanti chiacchierate via email che mi hanno chiarito un po’ meglio le interazioni tra i vari personaggi, e per qualche preziosa fonte che mi ha suggerito e che mi sta aiutando molto. Perché non ho mai preteso che questa fanfic fosse aderente al canon, però mi piacerebbe che non fosse totalmente OOC e assurda!
Cara Rel, grazie per essere ancora qui! :D Purtroppo però in questa storia Marie e Alle non faranno nessuna apparizione, ma ho intenzione di scrivere anche su di loro. Mi intrigano molto, soprattutto le loro controparti Soma e Halle.
Hanako_chan, spero di non averti delusa ;) Anch’io credo che Ribbons sia un partner migliore per lei di Billy, anzi, che dico? Chiunque è un partner migliore per lei! Per non dire che Sumeragi è talmente incredibile che non c’è un uomo davvero degno che riesca a vedere al suo fianco, con la sola eccezione di Lasse. Forse :)

In sostanza, sono così contenta che questa storia vi piaccia! Grazie ragazze, grazie ^^


@@@



Le labbra di Ribbons sono morbide, perfette come tutto il resto, e il suo bacio è quello di una persona che sa quello che vuole. Sumeragi tenta di dimenticare che il suo aspetto è ancora, comunque, quello di un ragazzo, e con le mani gli sfiora il corpo snello e androgino. Anche le carezze di lui, sulla sua schiena, sui suoi fianchi e sul suo seno non sono quelle di un principiante, e la sorprendono un po' per quanto le sente possessive. Un gemito le sfugge quando le labbra del giovane le si posano sulla gola, dove le depositano baci umidi e insistenti. Si lascia togliere la maglietta, e gli sfila velocemente la sua. Un altro bacio, profondo e passionale, poi si guardano negli occhi. Non è certa di riuscire ad arrivare fino al letto. Dieci metri di corridoio le sembrano un'eternità che non riuscirà mai ad attraversare in quello stato. Finiranno a farlo nel corridoio, e pur nello stordimento del momento sa che non è il caso con tutta quella gente per casa. Così si mette a sedere sul bordo del tavolo, e si alza la gonna. Sente le mani di lui tremare leggermente quando gliele posa sulle cosce, allargandole le gambe.

Sumeragi gli scocca un sorriso di incoraggiamento. Per quanto Ribbons le sembri esperto, lei riesce chiaramente a vedere nei suoi occhi un leggero nervosismo, che le suscita un improvviso moto di dolcezza. Gli fa scivolare le mani attorno alle spalle, baciandolo mentre lui la penetra lentamente, allacciandogli le gambe intorno alla schiena.

Reclina la testa e profondi, rauchi gemiti le sfuggono dalle labbra semi aperte. Non ha mai provato vergogna ad ammettere che fare sesso un po' alticcia è sempre stato il massimo, e l'alcool che ha in corpo amplifica tutto quello che sta provando fino a portarla velocemente ad un orgasmo esplosivo.

Urla stringendosi al suo partner, sentendolo venire qualche secondo dopo di lei. Il pensiero la fa sorridere, e le conferma una supposizione che le era balenata in testa durante quei giorni passati insieme all'ex-Innovator.

Dopo qualche secondo, Ribbons si scioglie dalla sua stretta e si allontana velocemente da lei. Immagina quello che lui può aver pensato e, sapendolo, non riesce a non sorridere. Per quanto le sia piaciuto fare sesso con lui, sente improvvisamente il desiderio di fargli del male.

Per questo, quando finalmente riesce a ricomporsi e a mettersi a sedere, sistemandosi la gonna, gli getta una lunga occhiata obliqua, un po’ divertita.

Il giovane è sprofondato su un divano lì accanto, e tiene la testa china tra le mani.

"Non era la prima volta, vero?" gli chiede.

"Certo che no."

"Chi?"

Non le risponde, come sempre quando vuole fare l’offeso, e lei continua.

"Perché l'hai fatto? L'attrazione sessuale nell'uomo è data primariamente da un istinto riproduttivo, ma non è il vostro caso."

"Non prendermi in giro, sai benissimo anche tu che il sesso può essere usato per tanti fini."

"Quindi in passato l'hai fatto quando ti conveniva?"

"Le persone si lasciano più facilmente manipolare se sono innamorate, o se gli concedi quello che desiderano."

"Anche stavolta?" si azzarda a chiedergli con un sorriso sonnolento, anche se lui continua a tenere gli occhi chiusi senza guardarla.
“No. Perché non c’è niente che tu mi possa dare. Sei solo un altro dei burattini di Aeolia Schemberg.”

“E allora perché l’ha fatto? Non hai spiegazioni, vero? Ne vuoi una? È perché ti sei sentito attratto da me. Come Anew con Lyle. Pensaci, non è strano che esseri come voi siano stati creati con queste esigenze?”

Solo a quel punto Ribbons alza gli occhi su di lei, decisamente ostili. "Non di certo. Quello che è successo è solo una risposta chimica. E i nostri corpi reagiscono allo stesso modo perché siamo stati progettati per confonderci con voi" le risponde, suonando chiaramente seccato.

"Sì, creati a nostra immagine e somiglianza. Per vivere tra di noi" gli ripete lei.

Lo vede irrigidirsi ancora di più. Parole del genere devono avere per forza toccato un nervo scoperto, ma vuole dirgli adesso quello che pensa.

"Voi non siete mai stati diversi da noi. Condividiamo la stessa biologia, gli stessi stimoli e le stesse imperfezioni. Non ti sarà poi così difficile vivere come un essere umano. Perché tu non sei mai stato niente di troppo differente."

"No. Aeolia ci aveva progettati per essere migliori di voi" la interrompe il giovane.

"Siete più intelligenti della media, ma ci sono umani più brillanti. E come hai visto tutte le tue doti non sono valse a nulla contro Setsuna, un essere umano."

"Ti sbagli. Lui è diventato qualcosa di molto diverso."

Sumeragi sorride. "Qualcosa che tu non sei stato concepito per eguagliare. Voi siete stati creati apposta perché i mortali vi superassero. Dovresti essere fiero di lui. Mentre tu, senza il supporto di Veda, non sei diverso da me, o da chiunque altro su questo pianeta."

Stavolta un lampo di puro odio passa nello sguardo di Ribbons.

"No" le risponde convinto, e quella semplice replica le fa allargare il sorriso ancora di più. Prima o poi sa che se ne dovrà fare una ragione.

Ma per il momento l’ex-Innovator si alza bruscamente, per poi uscire dalla stanza senza nemmeno degnarla di una seconda occhiata.

Sumeragi annuisce sagacemente. Aveva dei dubbi, ma adesso può essere certa che sarà anche quella una missione perfettamente riuscita.

@@@


L’acqua della doccia che gli scorre addosso non riesce a cancellare il disgusto per sé stesso, e per quanto debole è diventato.

Sumeragi l’ha incastrato perfettamente, portando allo scoperto una vulnerabilità che non aveva mai supposto di avere. Perché, a differenza di tutte le altre volte, questa sa di avere fatto sesso con lei senza nessun secondo fine. Voleva quella donna, semplicemente e così intensamente come non gli era mai capitato prima, quando poteva decidere cosa il suo corpo dovesse provare o meno, mentre adesso gli sembra di essere un burattino in balia dei propri ormoni.

“È assurdo” mormora. Non se ne può andare da lì, Sumeragi l’ha avvertito che le guardie hanno l’ordine di sparare a vista, ma trova intollerabile l’idea di essere costantemente pedinato da lei. Anche se la donna è l’unica abitante della casa che sembra tollerare la sua compagnia. Gli altri lo sfuggono, o semplicemente fanno finta di non vederlo.

Gira la manopola del rubinetto con un gesto secco, appoggiando la fronte alla parete della doccia e restando lì a sentire le gocce d’acqua che gli scivolano addosso.

“Bene, adesso comincio anche a soffrire la solitudine…” mormora con una smorfia irritata. Non vuole sentirsi così, ma non riesce più a ricordare come fare perché non succeda.

“Asciugati, o ti prenderai una polmonite.”

La voce di Sumeragi lo scuote dai propri pensieri. Apre gli occhi, trovandosela davanti con un telo in mano.

“Non posso neanche farmi una doccia in pace?”

“Non dopo avermi mollata in quel modo.”
“Te lo sei cercato.”

“Smettila di fare la primadonna stizzita, devi imparare ad accettare le opinioni degli altri, anche se non ti piacciono.”

“E tu smettila di farmi ogni volta la predica.”

Sumeragi sorride. “Non posso, te le meriti. A volte vorrei addirittura picchiarti per quello che hai fatto.”

“Mi chiedo cosa ti stia fermando.”
Non riesce a capirla. Non riesce a capire più niente, e la risposta successiva della donna lo spiazza ancora di più.

“Il pensiero che forse come essere umano potrai riparare a tutto il male che hai fatto al mondo, e anche ai miei amici.”

“Il tuo ottimismo e la tua compassione mi disgustano.”

Il sorriso della donna improvvisamente si spegne. Sumeragi si avvicina a lui, e gli accarezza una guancia con il dorso delle dita. Sembrerebbe un gesto amorevole, ma gli occhi nocciola sono duri e distaccati.

“Non è compassione, come te lo devo fare capire? Tu morirai comunque, tra molti anni se avrai cura di te, ma succederà. Perderai la tua bellezza, ti ammalerai e conoscerai il dolore di ferite che non guariscono al tuo volere. A volte ti sembrerà che la tua vita sia completamente inutile, e di essere solo, in un mondo che non ti capisce. Quel senso di vuoto e di solitudine che stai provando adesso è la norma per noi, che non abbiamo computer di backup o onde quantistiche per sincronizzare i nostri pensieri. Ci farai l’abitudine, Ribbons Almark. E quando ti sentirai così, vorrei che tu pensassi a tutti quelli che hai ucciso, che scambierebbero volentieri il loro posto con il tuo, perché non hanno mai avuto nessuna possibilità di scegliere.”
“Loro sono morti per mano di altri umani. Perché voi siete esseri disgustosi che amate la guerra più di quanto amiate la vita” le dice d’istinto, e lo schiaffo gli arriva prima ancora di riuscire a capire cosa stia succedendo.

Stupefatto e oltraggiato, perché nessun umano aveva mai osato tanto, si porta una mano al volto fissando Sumeragi, che esibisce un’aria schiettamente furibonda. Però, quando gli parla, la voce della donna è bassa e tormentata.

“Io avevo un’amica. Si chiamava Christina Sierra. Aveva tutta la vita davanti, e un ragazzo che l’adorava anche se lei non lo sapeva. È morta con lui a bordo della Ptolemy, durante l’ultimo attacco congiunto delle forze terrestri. Un attacco che tu hai istigato.”

“E quindi? Lei sapeva cosa avrebbe rischiato quando si è arruolata nei Celestial Being.”

“Tutti lo sapevamo. Ciò non toglie che il dolore che la loro perdita ci causò fu immenso. Vedi, Ribbons, questa è un’altra cosa che tu non capisci di noi, o che non vuoi capire. A differenza degli Innovator, gli esseri umani sono unici e irripetibili, e ogni singola esistenza è preziosa per quelli che gli vogliono bene.”

“E questo cos’avrebbe a che fare con quello che mi hai detto prima?”

“Che tu non hai nessun diritto di giudicarci, perché non hai la minima idea di quello che siamo, di quello che proviamo l’un l’altro, e del valore della vita. Ma l’imparerai a tue spese, e allora scoprirai di aver commesso dei terribili errori, per tutta la tua esistenza. È questa la punizione che Veda ha deciso per te, Ribbons Almark.”

Non sa se è per quello che Sumeragi ha appena detto o perché bagnato fradicio, ma d’improvviso si sente strano. Come se gli mancasse l’aria. Non può accettare il suo destino, non può assolutamente.

“Non voglio” sibila, e il volto serio di Sumeragi si ingentilisce con un sorriso.

“Hai paura?”

“No di certo!”

“E allora perché stai tremando?”

“Eh?”

Ribbons si guarda le mani, notando con orrore che lei ha ragione. Il suo sguardo sconvolto ritorna su Sumeragi, aspettandosi che l’umana lo derida, invece gli sembra solo triste.

Senza più parlare, la donna si avvicina e gli sistema il telo attorno alle spalle. I loro corpi si sfiorino, e Ribbons non tenta nemmeno di resistere quando le braccia della donna lo cingono.

“Perché? Tu dovresti odiarmi…” le chiede con un filo di voce.

“Lo so, ma purtroppo questa è un’altra cosa che scoprirai di noi. È sempre più facile detestare la mano che ha affondato il coltello, piuttosto che la mente che l’ha armata. Sì, siamo davvero esseri contraddittori” ammette la donna con un sussurro. “Temo imparerai a esserlo anche tu.”

Ribbons Almark vorrebbe andarsene, fuggire da quel posto e da lei, ma chiude invece gli occhi, odiandosi ancora di più per non riuscire a staccarsi dal conforto di quell’abbraccio.

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Capitolo 5
*** V ***


Innanzitutto mi scuso con tutti i lettori, l'aggiornamento sta volta è stato decisamente in ritardo ma, scusatemi, questo capitolo era un po' più difficile del solito ç_ç
Lo dedico ad Hanako, lei sa il perché ^^ E grazie ad Atlantislux per le correzioni e l'ispirazione.


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“Non credo di capire perché tu ci odi così tanto.”

“Sei una donna intelligente, dovresti arrivarci da sola.”
“Mi piacerebbe sentirlo da te.”

“Non ho voglia di parlarne.”

“Peccato, mi piace la tua voce.”

Rannicchiata sul divano, Sumeragi si guadagna un’occhiata astiosa da Ribbons, seduto rigidamente accanto a lei. Gli sorride placida, silenziosamente esultando per quel vago sorriso che ha visto sbocciare sulle labbra del giovane. L’eccessiva fiducia in se stesso e la vanità sono stati i fattori che hanno contribuito alla sua sconfitta, Sumeragi Lee Noriega lo sa benissimo, e sa anche che Ribbons, malgrado pensi lo stesso degli umani, non ha imparato assolutamente nulla da essa. Per questo gli piace giocare con lui su un piano più personale, perfettamente consapevole che non può che essere lei la vincitrice.

Si sporge abbassando la voce.
“Avanti, ieri sera non abbiamo finito quel discorso…” insiste, sfiorandogli quasi casualmente il braccio con la punta delle dita. “Non che non abbia apprezzato l’interruzione.”
Il sorriso di Ribbons si spegne sostituito da un’ulteriore occhiata sprezzante. Ma almeno non fa nemmeno finta di allontanarsi da lei.
“Gli esseri umani sono patetici egoisti, e capiscono un solo linguaggio, quello della forza. Lo devi ammettere anche tu, altrimenti non avresti appoggiato il piano di Aeolia.”
“Sì, la prima parte del piano era di unificare il mondo tramite interventi armati, ma era cosa ben diversa dai massacri indiscriminati che hanno compiuto gli A-Laws dietro ordine tuo o dei tuoi lacchè.”
“Dettagli…"

“Non proprio. Ci sono migliaia di morti di differenza tra le tue tattiche e le nostre.”
“Che comunque hanno funzionato egregiamente. Unendo il mondo esattamente come voleva il piano.”
“Trascuri un punto fondamentale: il piano prevedeva di unificare il mondo nella consapevolezza, non nel terrore, per salpare verso il cosmo senza portaci dietro i nostri conflitti.”
“Non funzionerà mai…” aggiunge Ribbons a bassa voce, guardando fisso lo schermo televisivo acceso davanti a loro. I canali scorrono in successione ipnotica, e troppo veloci perché Sumeragi riesca a afferrare niente più di qualche immagine.
“Sei deciso a non darci nessuna speranza?”
“Non dopo tutto quello che ho visto.”

La donna scuote leggermente la testa, ha carpito un brandello di notizia che parla di un efferato omicidio familiare. “Non hai tutti i torti. Ma…”

“Non mi importa della massa. Lo so che è nella vostra natura violenta far male ai vostri simili” la interrompe lui. “Ma anche tra i vostri leader, non ce n’è nemmeno che non sia un arrogante parassita assetato di potere. Mi avete tolto di mezzo ma, dagli tempo, nelle loro mani il tuo prezioso mondo sarà ridotto ad un campo di battaglia prima che tu te ne accorga.”

“Pensavi di essere quindi migliore di loro?”
“Di certo di tutti quelli che ho incontrato.”
Sumeragi sospira pesantemente, appoggiandosi due dita alla fronte.
“E non ti è mai sovvenuto che forse hai avuto a che fare con le persone sbagliate, e che sei stato tu ad attirarle, con la promessa di dargli tutto quello che volevano?”

Con soddisfazione lo vede aggrottare leggermente le sopracciglia, mentre si gira verso di lei di sbieco.

“E, comunque” Sumeragi continua. “Sei tu alla fine che li hai usati e gettati via.”
“Sì, ed è stato davvero piacevole” le risponde.

“Fammi indovinare, stai pensando in particolare ad Alejandro Corner e Wang Liu Mei, vero?”
Ribbons annuisce.
“Stupidi idioti. Pensavano che gli avrei dato un mondo da dominare, e la vita eterna su un piatto d’argento, solo perché erano bravi a manipolare il prossimo o ad aprire le gambe abbastanza in fretta… un po’ come te, adesso che ci penso” Ribbons aggiunge con un sogghigno cattivo.
Sumeragi non riesce a non scoppiare a ridere. Si aspettava l’insulto, è solo stupita che sia arrivato così tardi.
Lo guarda, e capisce che in quel momento si sta giocando tutta la sua credibilità con lui. Ringrazia le sue abilità di analista strategico, che le hanno fatto preparare una risposta da molte ore.
“Quello che è successo ieri sera ti brucia così tanto da arrivare a paragonare me a Liu Mei? Veniva a letto con te perché tu eri l’incarnazione di quello che più ardentemente desiderava, e il suo corpo era l’unica merce di scambio che aveva, suppongo. Ma Alejandro Corner? Cosa ti sei lasciato fare per fargli credere di essere totalmente ai suoi servigi?”

Con estrema soddisfazione vede Ribbons sbarrare per un attimo gli occhi, un moto di sorpresa che il giovane non è riuscito a nascondere e che gli rivela di lui molto più di tutto quello che gli ha detto fino a quel momento.
“Mi fai pena” lei aggiunge abbassando la voce. “Povera creatura da laboratorio concepita solo per seguire un programma. E che ha cercato di liberarsi abbassandosi a concedere qualunque cosa, anche il suo stesso corpo, a quelli che pensava che la potessero aiutare.”

“No” sibila Ribbons incattivito, adesso girato completamente verso di lei, il bel viso alterato da una smorfia di rabbia. “Io ero comunque sempre in controllo.”

“Pensavi. Invece era tutto inutile, perché non avevi comunque modo di torcere il piano completamente a tuo favore, troppe variabili ti sfuggivano. E, forse, dentro di te sapevi che un Dio non avrebbe dovuto aver bisogno di spingersi così in basso. Né di mettere a ferro e fuoco un mondo che in teoria avrebbe dovuto unire.”
Sumeragi sente le mani di Ribbons chiudersi intorno al suo collo, ma non fa nulla per difendersi, e lascia che lui la spinga supina sul divano. Si rende conto che dovrebbe preoccuparsi, ma la rassicura la pressione inesistente sulla sua carotide, e l’espressione negli occhi di Ribbons, stravolta piuttosto che furibonda.
“Tu non sai di cosa stai parlando. Tu non sai niente di me” le sibila.

“So abbastanza per riuscire a compatirti invece che ad odiarti come dovrei” Sumeragi gli risponde.
“Non voglio la tua insulsa pietà.”
Lei riesce a ridere, nonostante la situazione. “Allora chiudi gli occhi se non ti piace. Non è quello che facevi anche con Corner? Te l’ho detto perché ti commisero, perché con tutti i doni che ti sono stati concessi sei stato capace di dare al mondo solo sofferenza. Ricavandone in cambio altrettanta e la rovina di tutto quello in cui credevi. Odiarti a questo punto, Ribbons, sarebbe solo ridondante e crudele quanto prendere a calci un moribondo.”
Il giovane sopra di lei si irrigidisce, socchiudendo la bocca come per dire qualcosa, ma Sumeragi non gliene lascia il tempo.

Gli afferra la maglietta tirandolo verso di lei, delicatamente, e non è stupita quando non sente nessuna resistenza da parte sua. Le loro labbra si uniscono in un bacio dolce e rassicurante, molto diverso da quelli che si sono scambiati la sera prima. Sumeragi gli accarezza la schiena, sentendolo rilassarsi immediatamente sotto il suo tocco.
Sta già pensando che farebbe meglio a sfilarsi la gonna prima di gualcirla irrimediabilmente quando sente il braccialetto che porta al polso vibrare con decisione. Anche Ribbons lo sente, e si stacca da lei confuso.

“Mi stanno convocando a rapporto” gli mormora guardandolo negli occhi. “Rimani qui, tornerò presto.”

Lui si scosta senza una parola, sembrando quasi sotto shock. È un atteggiamento che Sumeragi sta cominciando a trovare intollerabile.

Per questo, quando si alza, gli passa accanto e gli appoggia una mano gentilmente su una spalla. C’è ancora una cosa che gli deve far notare.

“Non devi aver paura di quello che provi, né di me. Io non desidero nulla da te, se non che tu ti riprenda la tua vita senza fare più del male agli altri… e a te stesso. Mentre sono via chieditelo, ti prego, se quello che abbiamo fatto ieri, o il bacio di prima, erano come quelli che ricevevi da Corner o dalla Wang.”

Se ne va senza guardarlo, sperando di avergli dato qualcosa su cui meditare.



@@@


“Signorina Sumeragi, qual è il problema?”

“Sai, non posso dire che non mi faccia nessun effetto vedere la tua faccia sullo schermo, sapendo che il tuo corpo non esiste più.”

L’immagine olografica di Tieria Erde sorride a Sumeragi.
“Potrei anche presentarmi come uno schermo pieno di numeri, come in quel vecchio film, o… non so, vuoi scegliere tu il mio aspetto?”
Sumeragi abbassa la testa facendo un cenno stanco con la mano. “Lascia perdere, non mi infastidisce vedere la tua faccia.”

In realtà, la turba nel profondo, facendole ricordare che non vedrà mai più in carne ed ossa il Meister dai capelli viola, a meno che Tieria non ceda alla tentazione di clonare il proprio corpo. Ma la donna sa che non succederà mai.
Si schiarisce la voce, prendendo un sorso d’acqua prima di parlare. Questa volta il suo rapporto sarà complesso.

“Posso confermarti che Ribbons ha sicuramente dei grandi margini di miglioramento, tuttavia, credo che alcune sue… rigidità, siano patologiche.”

Spia il volto di Tieria senza scoprirvi nulla, e allora continua con un cenno.

“È un sociopatico fatto e finito, per la sua incapacità di conformarsi alle norme sociali, e per la mancanza totale di rimorso. Non è pentito di quello che ha fatto, perché lui crede tuttora di essere stato nel giusto. Odia essere contraddetto, ed è totalmente insensibile ai bisogni e diritti di altri. Chiaramente, perché lui si sente superiore a tutto e a tutti.”

“Questo è quello che succede a creare esseri biologicamente perfetti. Messi a contatto con i terrestri, come poteva Aeolia Schemberg credere che si sarebbero accontentati di essere gli occhi e le orecchie di Veda?”

Nel suo tono Sumeragi avverte un certo dolore, e una smorfia increspa le sue labbra. “Stai parlando anche di te stesso?”
“Sì. Non ricordavo il mio passato, ma mi ritenevo un eletto solo per il fatto di essere un Gundam Meister e di poter accedere a Veda.”

Tieria abbassa lo sguardo. “Anch’io avrei potuto essere come lui, se fossi rimasto con loro. Tutti gli Innovator la pensavano allo stesso modo, eccetto Anew Returner.”

“Perché lei aveva vissuto con noi, lei era come te.”

“Sì, ma non ha avuto la possibilità di cambiare. L’avrebbe fatto… l’aveva già fatto, quando ancora non sapeva la sua vera natura.”

Sumeragi stringe i pugni e la rabbia la assale. Come ogni volta se pensa alla povera, sfortunata ragazza di Lyle.

“È buffo. Se tu cancellassi tutte le memorie di Ribbons il problema non sussisterebbe.”
“Già. Ma non voglio. Lui deve capire e soffrire per le sue stupide scelta. Gli altri sono stati semplicemente traviati da lui, e si possono limitare a ripagare il mondo dai disastri che hanno causato…”
“Gli altri?”

Tieria annuisce. “I compagni di Ribbons. Ma non ti preoccupare, non è un problema di tua competenza.”

“Non proprio. Me lo hai affidato dicendomi che era l’unico sopravvissuto. Che è successo agli altri Innovator?” gli chiede con una punta di rabbia. Sia Tieria che Veda non devono certo rendere conto a lei dei loro piani, ma si sente in diritto di sapere almeno quello che sta succedendo.

“Stai tranquilla. Mi occuperò io di loro. La loro indipendenza è limitata, sono semplicemente tornati a fare quello che erano stati progettati per essere.”
“Cioè?”

Per qualche strano motivo, le cose appena dette da Tieria le sembrano leggermente rivoltanti.

Lo vede sollevare una mano. “I ruoli dei vari modelli erano chiari nel piano di Aeolia. C’era quello dei supersoldati, Bring e Divine, quello dei diplomatici e facilitatori, come avrebbero dovuto essere Anew e il suo gemello Revive, poi quello di coloro che avrebbero dovuto accertarsi che il piano fosse seguito…”

“Chi?”

“Il mio modello, e quello di Regene Regetta.”
“E Ribbons? Cosa avrebbero dovuto fare quelli come lui?”

“Strateghi e i consiglieri per i politici umani.”
Sumeragi deve trattenere una risata. Non trova per niente sorprendente che Ribbons sia finito a fare quello che ha fatto, considerato il suo pattern mentale. A tal proposito c’è una cosa importante che deve suggerire a Tieria, ma una domanda le sovviene e non riesce a trattenerla.

“Quindi, Anew è viva?”

“In un certo senso. Ma non ritengo auspicabile che lei e Lyle si rivedano. In ogni caso, i suoi banchi di memoria sono stati alterati, come in tutti i suoi fratelli. Lei non ricorda nulla di lui.”
Sumeragi stringe i pugni per quello che le sembra una crudeltà gratuita. “Perché?”
“Per Lyle. Lei non è un essere umano, credi che potrebbero condurre una vita normale, insieme? Lui piangerà la sua perdita per qualche mese, ma con il tempo la dimenticherà.”

“Perché dici che non è umana, quindi Ribbons…” Sumeragi gli chiede, confusa.

Tieria scuote la testa. “Lui è un caso diverso. Per loro ho clonato nuovi corpi. Ma lui è l’unico degli Innovator che avrà il privilegio di invecchiare e morire come un umano.”

L’aria condizionata non è alta, ma Sumeragi si sente leggermente rabbrividire. Quello che Tiera ha appena detto, l’accento crudele dato alla parola ‘privilegio’, non sembra uscito dalla sua bocca, ma da quella di qualcun altro molto più smaliziato e cinico. Anche se, da un certo punto di vista, trova che il castigo inflitto a Ribbons sia decisamente significativo.
Per questo china il capo, tentando di scacciare il pensiero straziante della dolce Anew viva da qualche parte, senza nessuno ricordo dell’evento più importante della sua breve vita mortale.
“Sì, ti capisco. Non avrei potuto trovare punizione più adatta per lui. Però, le mie osservazioni sul campo mi spingono a darti un suggerimento. Anche alla luce di quello che mi hai rivelato riguardo al modello di Ribbons.”

“Dimmi.”

“È un narcisista egocentrico. Se lo chiudi nell’abitacolo di un Gundam, solo con se stesso e con le mani sulla più potente macchina da guerra nella storia dell’umanità, saremo daccapo.”

“Ci avevo pensato, in effetti. Qual è la strategia migliore, quindi?”

Sumeragi si mette un pugno sotto al mento. “Deve vivere qui, sulla Terra, insieme ad altri esseri umani. Deve provare sulla propria pelle cosa significa avere un’unica vita a disposizione, e cercare di dargli il maggior senso possibile. D’altronde, non credo che ti sia impossibile controllarlo.”

Tieria annuisce leggermente. “No, anzi. Ho inserito una nanocapsula esplosiva nel suo cervello. Se cercherà in qualche modo di tradirci, lo ucciderò.”
Un altro brivido scuote la donna, pur rendendosi conto dell’efficacia del sistema di sicurezza.
“E lui non lo sa, immagino.”
“No, voglio che faccia le sue scelte in totale libertà. Quanto al suo futuro, quello che mi hai detto è sensato. Lasciami un paio di giorni per raccogliere i dati ed elaborare un piano. In effetti, ci potrebbe essere molto più utile qui che come pilota di Gundam.”
La donna sorride, e si sta già preparando a salutare Tieria quando lo vede inclinare il capo di lato, scoccandole un’occhiata incuriosita.
“Un’ultima cosa, signorina Sumeragi, ritieni davvero necessario che il tuo coinvolgimento sia così… personale?”
Presa in contropiede, la stratega arrossisce. Si era dimenticata delle telecamere installate ovunque, che Tieria può controllare.

“Sì” riesce comunque a rispondere senza esitazione. “Non ha mai avuto relazioni normali con nessuno, gli vorrei far capire cosa si prova. E poi, lo sai, l’ho già fatto un’altra volta. Non ho vergogna o timore di usare le mie arti femminili per raggiungere il fine che il piano di Aeolia ci ha indicato.”
Se Tieria è stupito la sua immagine olografica non lo dà a vedere. Fa solo un cenno con la testa.

“Fai come vuoi, mi fido di te. Ma stai attenta. L’hai già fatto una volta, ma Ribbons Almark non è come Billy Katagiri.”

Tiera interrompe la comunicazione senza aggiungere altro, in un modo quasi brutale che la sorprende un po’. Insieme all’ultima battuta di Tieria altri pensieri, quasi inevitabili, la assalgono mentre abbandona l’angusto ufficio: se lei fallirà nel convincere Ribbons a seguire di sua spontanea volontà i dettami di Veda e di Tieria, lavorando per gli esseri umani invece che per se stesso, l’esplosivo che ha in testa lo ucciderà.

Sumeragi sa che non dovrebbe. Sa che Tieria non gliel’ha detto perché lei si senta in qualche modo responsabile, ma la donna non può fare a meno di essere angosciata dall’eventualità di un fallimento del genere. Non quando ha giurato che non avrebbe più perduto nessuno di quelli affidati a lei.



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Ribbons si è dovuto rifugiare sulla terrazza antistante il mare, perché improvvisamente si era sentito soffocare davanti a quello schermo che trasmetteva spizzichi di programmi insopportabili. L’aria fresca dell’oceano gli scompiglia leggermente i capelli, e gli sembra l’esperienza più bella che ha vissuto quel giorno. Solo un mese prima non avrebbe mai gioito per un motivo così banale, adesso invece lo disturba quasi che qualcosa di così semplice possa scalfire la bolla di apatia che lo circonda. Si sente ancora sconnesso dalla realtà, ma rispetto a quando si è risvegliato almeno non percepisce più il suo corpo come estraneo e apatico, anche se ha ancora delle reazioni che lo sconcertano.

“Sei qui…” lo raggiunge una voce, come a completare quello a cui stava pensando.

Si gira e Sumeragi Lee Noriega è davanti a lui, con un vestito viola che le accarezza le forme, i capelli che si muovono dolcemente nella brezza, e la mano alzata per schermarsi gli occhi dal sole del primo pomeriggio.

“Dovresti toglierti da lì, con la tua pelle chiara ti prenderai una bella scottatura” gli dice, e alle sue orecchie il tono della donna suona diverso dal solito, sicuro e leggermente sarcastico.

Ribbons non riesce a comprenderla.

Non ha dubbi che sia stato Tiera a mandarla, ma le cose che gli dice suonano come se davvero lei si stia genuinamente preoccupando per lui, in un modo che, essendo lei sua nemica giurata, Ribbons trova inconcepibile.

“Smettila” le dice freddamente. “Hai forse il complesso della crocerossina? Io non ho bisogno di essere aiutato da quelli che hanno contribuito a rendermi uno schifoso mortale.”
Si gira dandole ostinatamente le spalle. “No, tu non sei come quella sciocca di Wang” le chiarisce. “Probabilmente sei in quella ristretta cerchia di umani che possono aspirare ad essere delle guide per gli altri idioti. Rallegratene. Ma non mi convincerai mai che chiunque di voi è un miglior esecutore del piano di Aeolia rispetto al sottoscritto.”

La donna lo raggiunge alla balconata, e appoggia la mano accanto alla sua, quasi sfiorandolo.

“Forse no, ma devi capire. Ti eri lasciato accecare dal tuo orgoglio, e hai finito per sprecare tutto quello che di buono potevi fare per il mondo. Ma ti è stata offerta una seconda opportunità, non buttare via anche questa.”
“Come se potessi fare qualcosa così.”

Si scambiano un’occhiata, e Sumeragi gli sorride. “Chi è l’idiota, adesso? Sei giovane, intelligente, hai tutta la vita davanti a te…”

“Brevissima” gli puntualizza lui.

“E allora non perdere tempo in recriminazioni che non ti porteranno da nessuna parte.”
“Sei insopportabile, donna” le dice senza cattiveria. “Sai, comincio a trovare la tua insistenza nel convincermi di quanto è bello vivere per così pochi anni quasi comica.”

“Lo è, perché è proprio il pensiero che il nostro tempo è limitato che ci spinge a vivere al massimo quello che ci viene dato.”
Ribbons abbassa gli occhi sulla sua mano, e scopre che Sumeragi gliel’ha presa senza che lui se ne accorgesse. Contrariamente al solito la mano della donna è fredda, e lui gliela stringe sovrappensiero. Allo stesso modo, quando lei gli appoggia il capo sulla spalla, la abbraccia senza che la cosa lo infastidisca più di tanto.

Sente le sue labbra sfiorargli un orecchio.

“Che ne dici? Perché continuare a compiangersi e litigare? Io trovo bellissimo farlo nel bel mezzo del pomeriggio, quando il sole fuori è troppo forte per dedicarsi a qualunque altra cosa.”
Ribbons annuisce. Non ha niente da perdere e, mentre da un lato Sumeragi continua a essere un vero mistero, dall’altra ha capito che la donna non è affatto come Wang Liu Mei, e la sua compagnia è un’altra delle cose che comincia a rendergli tollerabile la sua nuova vita.



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Sumeragi Lee Noriega non riesce a sorridere, guardando il giovane rannicchiato contro di lei. Ribbons non è il migliore degli amanti che ha avuto, ma il fatto che il suo corpo sia progettato per generare il miglior rendimento ha compensato la cosa in un modo che l’ha più che soddisfatta. Aveva immaginato che dopo si sarebbe alzato e l’avrebbe lasciata, invece si è addormentato tra le sue braccia. È talmente in pace che il suo viso senza età gli sembra quello di un bambino.

Gli sfiora la fronte con un bacio leggero.

“Veda ha saputo scandagliare molto a fondo il mio cuore. E Tiera ha detto davvero la cosa giusta, tu non sei affatto come Billy” sussurra nel buio della stanza.

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Capitolo 6
*** VI ***


Ringrazio Atlantislux per tutte le informazioni sugli Innovator che mi ha passato. Ho una mia teoria su di loro, praticamente quello che Sumeragi e Ribbons si dicono in questo capitolo. Non so, da quello che si trova in giro sembrerebbe che siano stati creati per "quel" preciso motivo. Almeno credo ;)


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Ribbons ha paura. Ed è irritato perché questo. E nonostante la rabbia che prova a volte, quando il risentimento verso Tieria, Setsuna, e tutti i Celestial Being, esplode in silenziose vampate di odio, la paura non smette mai di tormentarlo. Non vuole invecchiare e, di certo, non vuole morire. Soprattutto, l’idea di essere stato degradato, di nuovo, a niente più che un’altra pedina nel piano, minaccia seriamente di farlo impazzire. Ha abbandonato il suo ruolo di Gundam Meister proprio dopo aver scoperto che, secondo il piano di Aeolia Schemberg, lui avrebbe dovuto essere distrutto una volta assolto il compito di unificare il mondo; e per questo la mortalità che Veda gli ha imposto, al termine di una breve vita passata a lavorare per gli esseri umani, è una crudele ironia assolutamente inaccettabile. Si mette una mano sugli occhi. Tutto quello che ha fatto non ha cambiato di una virgola il suo destino, e può maledire i Celestial Being se adesso è ridotto in quel modo; loro, e la donna sdraiata al suo fianco.

Si volta ad osservarla, il pallido corpo debolmente illuminato dalla luce della luna.

Malgrado tutto non gli dispiace la sua compagnia perché, come è stato sul campo di battaglia, anche nelle loro discussioni Sumeragi è un’avversaria astuta e colta, che difficilmente lui riesce a mettere in difficoltà. Lei, invece, è sempre capace di far concludere i loro litigi in camera di letto, o su uno dei tanti divani della villa, circostanza che oramai non lo infastidisce più.

All’inizio si era stupito che lei non avesse minimamente paura di addormentarsi accanto a lui, o di lasciarsi andare in quel modo. È talmente indifesa che potrebbe toglierla di mezzo in un istante. Ma non cambierebbe nulla per lui. Anzi, solo quando è con Sumeragi riesce a dimenticare per un po’ la paura e il rancore.

Ribbons allunga una mano per accarezzarle delicatamente una spalla, e la donna sorride remota, girandosi a sfiorargli la mano con la faccia, come una grossa gatta disturbata nel sonno.

Fa caldo, e il lenzuolo le si è avvolto intorno ai fianchi, lasciandole scoperti i generosi seni. È più bassa di lui, e formosa. Molto più morbida di quanto lo sia mai stata Wang Liu Mei, e molto più amabile di Alejandro Corner, gli unici due amanti regolari che lui abbia mai avuto… e sfruttato. Ma non riesce a concepire di poter fare lo stesso con Sumeragi. È più scaltra di entrambi, ma è anche più gentile. Dopo averlo fatto, avvolto dal soffice abbraccio della donna, Ribbons non si sente annoiato, come gli succedeva con Liu Mei, e nemmeno infastidito, com’era con Alejandro. Al contrario di loro Sumeragi lo tocca quasi con rispetto, non gli graffia la schiena e non gli lascia nemmeno sul corpo quelli orridi lividi bluastri che piacevano così tanto ad Alejandro. Che lo chiamava “angelo”, ma lo considerava una sua proprietà, e ci teneva che Ribbons non se ne scordasse mai. Soprattutto quando si guardava allo specchio.

L’ex-Innovator si avvicina a Sumeragi fino a sentire il calore del suo corpo. La donna è l’esca che Veda gli ha lanciato, lui lo sa benissimo, ma abboccare è in quel momento la cosa che lo inquieta di meno, e che riesce a deliziarlo di più.

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In città fa un po’ più caldo che sul promontorio dov’è appollaiata la villa della famiglia Wang, nonostante il verde degli alberi che punteggiano qua e là i viali assolati. I palazzi di vetro si riflettono nel mare, che a sua volta si specchia sulle loro superfici, creando un effetto curioso e affascinante per i turisti da fotografare. Anche se l’attrazione principale della città, nonché la sua principale fonte di reddito, è l’immenso ascensore orbitale che si staglia in lontananza; il pilastro di vetro e carbonio si alza dalla superficie del mare e si perde nel cielo, e nemmeno aguzzando la vista si riesce a vederne la fine. Mentre la città è l’ultimo avamposto terrestre prima dell’ascensore, e da lì transitano passeggeri e merci diretti nello spazio o di ritorno.

Accoccolata sulla comoda poltrona di un bar antistante l’oceano, Sumeragi osserva pigramente le persone intorno a lei, che parlano delle esperienze che hanno fatto lassù o di quelle che pensano che avranno. Molti sono solo annoiati lavoratori che rientrano o partono dai rispettivi viaggi di lavoro, ma molti sono turisti, esaltati dalla prospettiva di un soggiorno nello spazio. Sumeragi sorride alle loro conversazioni. Una volta era stata anche lei così, e pensava di trovare lassù tra le stelle la sua ragione di vita e la risposta a tutti i suoi problemi.

Ha spedito Ribbons a prendere da bere, e lo guarda ritornare con i due bicchieri in mano, agilmente schivando le sedie e qualche bambino lasciato libero di correre tra i tavoli.

Le teste che si girano a guardarlo ammirate sono decisamente troppe per una creatura che, da quello che le ha raccontato Tieria, nelle intenzioni di Aeolia Schemberg doveva confondersi con gli esseri umani. Ma Sumeragi è acutamente consapevole, fissandolo mentre si siede al suo tavolo, che non esiste al mondo essere umano così perfettamente proporzionato, simmetrico, e senza il minimo difetto fisico. Considerato quello che riesce a suscitare in lei solo fissandolo, in quei giorni la donna tante volte ha avuto il dubbio atroce che il fine dell’esistenza di simili esseri non fosse affatto quello di essere solo gli occhi e le orecchie di Veda tra gli umani.

Intercetta un’occhiata un po’ troppo insistente proveniente da uno dei tavoli vicini e, intrecciando le dita a quelle di Ribbons, scocca alla proprietaria uno sguardo omicida. Che la fa sentire una stupida subito dopo. Non può certo pretendere che con un aspetto come quello la gente non lo fissi.

Imbarazzata abbassa gli occhi sul suo drink, un frappé alla fragola corretto con una generosa dose di gin.

“Forse” azzarda con la voce roca. “Dovresti pensare di tingerti i capelli di biondo” suggerisce a Ribbons, che non sembra essersi accorto di nulla.
“E perché?”

“Attiri un po’ troppo l’attenzione così.”

Lui le risponde con una leggera alzata di spalle. “Non è un mio problema. Forse questo colore mi è stato dato apposta.”

Ecco, Sumeragi sorride di sbieco, non avrebbe potuto dirlo più chiaramente. Identici in tutto agli umani, ma fatti in modo che per loro fosse impossibile confondersi totalmente con il resto del genere umano.

Sorbisce un po’ del suo frappé, stringendo quelle dita affusolate e pallide, che ama così tanto sentire sul proprio corpo.

“Il piano è stato crudele con voi. Come pensava Aeolia che avreste potuto credere di essere totalmente umani, con questo aspetto e questi colori?”

“Te lo sto ripetendo da giorni. Perché forse non dovevamo.”
“È stupido, allora. Se vi aveva progettato per essere spie, la vostra immagine avrebbe dovuto essere quanto meno più ordinaria.”

Ribbons le lascia la mano, per chiudere le dita attorno al suo bicchiere pieno di ghiaccio e di un liquido chiaro. Acqua, vodka, gin? Sumeragi non riesce a stabilirlo.

“Credi che io non me lo sia mai chiesto? Ma, d’altronde, le unità operative sul campo sono leggermente diverse, più… umane. Solo io e quelli destinati ad essere gli originali Celestial Being eravamo così. È normale che io abbia pensato di essere diverso, e migliore di voi. Anche Tiera l’ha fatto, che te l’abbia detto o no.”

“Dall’atteggiamento si capiva cosa pensava di noi. Quindi, tu e quelli che hai mandato contro di noi come piloti di A-Laws sareste stati, secondo il piano, i piloti dei Gundam? Anche Anew?”
“No, non lei, il suo gemello. Lei era una femmina, inadatta per combattere” Ribbons le risponde scuotendo la testa.

Sumeragi si trattiene dal fargli notare che pure Revive come pilota non era chissà che, perché tutto il discorso le sembra che manchi di senso logico.

“E quindi? Come mai il piano originario è stato alterato? Perché Veda ha designato degli umani al vostro posto?”
Lo sguardo di Ribbons si fa sfuggente, e il giovane si appoggia il mento sulla mano stretta a pugno, fissando non più lei ma il mare.
“Colpa mia. Io ho tradito. Sono scappato. Tieria era già stato generato, e fu mandato tra voi al mio posto, gli altri invece furono sostituiti da semplici mortali.”
La rivelazione coglie Sumeragi in contropiede.

“Perché?” chiede, non aspettandosi una risposta chiara. Che invece ottiene.

“Non volevo essere solo un ingranaggio nel piano, da mettere da parte una volta assolto il mio compito.”

“Perché tu sapevi quale sarebbe stato il tuo destino?”
“Mi è sempre stato chiaro. Per questo, dopo la mia ribellione, le memorie di Tieria furono alterate, in modo che non ce ne fosse più traccia. Lui avrebbe dovuto comportarsi come stabilito, come un buon robottino ben programmato.”
Devono essere passati molti anni, ma Sumeragi può ancora cogliere nella voce di Ribbons l’odio feroce verso il suo creatore.

“Che crudeltà” mormora a bassa voce la donna. “Dirti la verità e darti contemporaneamente il libero arbitrio di scegliere di rimanere consapevolmente a farti distruggere.”

Ribbons non risponde, ma toglie la cannuccia dal bicchiere bevendo un lungo sorso direttamente da esso. Lo vede arricciare il naso, un gesto che le provoca un istintivo moto di affetto. Sovrappensiero, allunga una mano per accarezzargli le dita che ancora stringono il bicchiere. Sono davvero fredde.

“Allora dovresti sentirti fortunato. Adesso sei libero di decidere quello che vuoi per te, e quello che fare della tua nuova vita.”
“Non proprio. Dovrò sempre lavorare per voi, no? A fare esattamente quello che ero stato creato per fare, senza nemmeno il supporto di Veda.”
Sumeragi sospira. L’assenso di Tieria al cambiamento di strategia era arrivato qualche giorno prima, ma aveva deciso di attendere l’ultimo momento per rivelarlo a Ribbons.
“Non è esatto. C’è un cambiamento nei piani.”

La sua voce suona strana anche a lei e, di certo, quando Ribbons si gira verso di lei un’espressione curiosamente offesa campeggia sul suo volto.

“In che senso?”

“Domani tornerò da sola nello spazio, tu rimarrai qui.”

Lo guarda sbattere le palpebre, sorpreso. Quanto a lei, anche combattendo con tutte le sue forze sente la propria fermezza vacillare, mentre nello stomaco le sboccia, inaspettatamente, un groviglio di ansia.

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Capitolo 7
*** VII ***


Quasi finito! Ecco a voi il penultimo capitolo :)


@@@



“No.”

Sumeragi sa riconoscere un diniego convinto quanto ne sente uno. E quello che è appena uscito dalla bocca di Ribbons non è affatto uno di quei “sì” travestiti da no.

L’analista strategico dei Celestial Being si porta alla labbra il bicchiere, finendo in un sorso il suo frappé e nascondendo con il gesto una smorfia preoccupata.

“Non puoi dire no prima di aver ascoltato quello che ho da dirti.”
“Non mi importa, te lo puoi scordare che io rimanga sulla Terra.”

Poi il giovane fa la cosa che Sumeragi teme di più: senza nemmeno guardarla, si alza e se ne va.

A lei non rimane altro da fare che seguirlo, tra le risatine degli avventori che probabilmente li credono una coppia. Normalmente Sumeragi non vi avrebbe dato peso, ma adesso quelle occhiate ironiche la fanno innervosire ancora di più.

Non ha idea di come funzioni la nanocapsula che Ribbons ha in testa, e dubita che esploda per così poco, ma non vuole rischiare.

Per questo lo rincorre fuori dal locale, lanciando i soldi per la consumazione a un divertito cameriere, e blocca l’ex-Innovator per un braccio. L’occhiata che ne guadagna è velenosa, come non ne vedeva da un po’. Ma non la spaventa.

“Vieni, parliamone in un posto più tranquillo.”

 

Ribbons la segue, senza troppa convinzione e evitando accuratamente di guardarla negli occhi. Non lasciandogli il braccio Sumeragi lo porta sul vecchio molo, una costruzione turistica che ha resistito negli anni, dove Ribbons si volta ostinatamente a fissare l’ascensore orbitale in lontananza, come se rappresentasse per lui una sorta di simulacro. Forse, Sumeragi pensa, è davvero così. Dopotutto, quello è l’unica via che può farlo tornare nello spazio.

“Ascoltami” gli dice pacata. “Tu sei un ottimo pilota…”

“Dì pure il migliore” la interrompe lui.

“Come vuoi. Il migliore. Ma in questo momento è da un’altra parte che ci servi, in un paese nel quale abbiamo bisogno di piazzare un agente ai più alti livelli governativi. E non può essere uno qualunque.”

“Che paese?” si degna di domandarle Ribbons.

“L’Azadistan.”

“Avete bisogno di qualcuno che faccia da balia a Marina Ismail?”

Un pallido sorriso increspa le labbra di Sumeragi. Anche lei ha pensato la stessa cosa, quando Tieria le ha comunicato l’oggetto della missione.

“È giovane, lei e il suo regno. Ha dimostrato carisma, ma è una posizione difficile. Il suo regno riveste un’importanza strategica nell’area, perché è il garante della stabilità di tutta quella zona. I paesi attorno lo guardano come un esempio da seguire e, dato che è lì che le tensioni mondiali si accumulano e rischiano di esplodere, è vitale che Marina Ismail sappia gestire la situazione. Per Veda la missione è di importanza capitale.”

Il giovane si gira verso di lei, mettendosi a sedere sul parapetto del molo, e rispondendole con un sorrisetto ironico. “Forse non ti è chiaro, ma sono stato molto più bravo a far scoppiare guerre, che mantenere la pace.”

“Lo so. Ma ci vuole abilità anche in quello. E non credo che l’uomo che ha creato gli A-Laws sotto il naso della Federazione non riesca in un compito così facile come consigliare la Principessa Ismail su che alleati scegliersi.”
Sorridendo sorniona, Sumeragi gli appoggia le mani sulle ginocchia, sporgendosi leggermente verso di lui. “Sei bravo a far fare agli altri quello che vuoi, con o senza il supporto di Veda, tanto quanto sei abile a pilotare un Gundam. E poi, non l’hai detto tu che i leader umani sono stupidi parassiti? Stare a contatto con lei ti dimostrerà che non tutti sono così, perché Marina è diversa, e crede nella confronto reciproco e nella tolleranza. Forse imparerai qualcosa da lei.”

“Da quella sciocca idealista? Ne dubito” lui le risponde afferrandola per le spalle, non rudemente ma nemmeno troppo delicatamente.

L’ansia che l’ha assalita piano piano recede. Ribbons non è così stupido da non aver capito che quello di recarsi in Azadistan non era un invito ma un ordine preciso. Ma non sembra essersi convinto.
Avvicina le labbra alle sue, sfiorandogliele. “Questo è solo l’inizio. Forse ti saranno affidate altre missioni sulla Terra, ma stai certo che prima o poi riavrai il comando di un Gundam.”

Sente le mani di Ribbons spostarsi dalle spalle alla schiena nuda.
“Perché non ora? Lo sai che di tutti i vostri piloti solo io sono alla pari con Setsuna” le sussurra lui.

Un basso gemito le sfugge, quasi non può credere che sta davvero facendo le fusa strusciandosi in pubblico contro un uomo che, nella migliore delle ipotesi, si meriterebbe da lei solo una pallottola in testa. Ma oramai sa che non si può più tirare indietro; perché ha deciso molto tempo prima di mettere in gioco tutta sé stessa, abbastanza letteralmente, per farlo passare dalla loro parte. E, anche se non vi avrebbe mai scommesso all’inizio, la sua tattica sta funzionando.

Adesso, serve solo la ciliegina sulla torta.

Si stacca da Ribbons leggermente, per guardarlo bene negli occhi. Vuole essere certa dell’effetto che avranno le sue parole su di lui.

“No. È troppo presto. Gli altri Meister non ti accetteranno mai. E poi…” deglutisce, sentendo la voce tremare. L’effetto le piace, anche se non si aspettava che il suo corpo la tradisse così. “Non puoi chiedermi di mandarti in battaglia, ora. Prima di rischiare la tua vita voglio essere certa che… che tu sopravviva.”
Ribbons aggrotta le sopracciglia, perplesso. Ma la sua espressione si spiana quasi immediatamente in un sorrisetto compiaciuto, che lei non si aspettava.

La attira di nuovo contro di sé, e questa volta le mani del giovane si infilano direttamente sotto le spalline del suo vestito. Gliene fa scivolare delicatamente una lungo la spalla, accarezzandole il lobo dell’orecchio con le labbra.

“Questo non me l’aspettavo, Sumeragi Lee Noriega. Però è… piacevole. Tu sei piacevole. Non cambierò mai idea sui tuoi simili, ma tu… tu sei diversa. Tu avresti le potenzialità per essere una di noi.”

La voce di Ribbons è suadente, carezzevole alle sue orecchie. Invitante. E la sua presa su di lei è salda. I baci leggeri che le posa sul collo sono quelli di un amante che conosce perfettamente il corpo di lei e quello che vuole.

Il cervello di Sumeragi riconosce il pericolo, ma il suo corpo di rifiuta di cooperare. Sta così bene tra quelle braccia.

“Angelo” la donna sussurra. “Demone tentatore. È questo il tuo potere? Tu convinci la gente a fare quello che vuoi?”

“Quello che voglio io? Affatto. Ordine. Pulizia. Sicurezza. Erano i loro desideri. Io gli ho solo dato i mezzi per ottenerli. Che i nostri fini coincidessero è stata una pura fatalità.”
“E cosa pensi che io voglia, in questo momento?” gli chiede lei nascondendo il volto nell’incavo del suo collo.
“Non so. Ma so quello che voglio io. Voglio andarmene. Lontano da qui, da tutti.”
“Pensi che i Celestial Being te lo lasceranno fare?”
“Perché no? Io non ho più nessun potere, nessuno modo di accedere a Veda o di fare del male ai tuoi amici. Io ne ho uccisi tanti, non vi farei un favore se scomparissi dalla vostra vista?”

La voce ammaliante ha un attimo di pausa. Sumeragi quasi si aspetta quello che verrà dopo.

“E poi, vorrei che tu venissi con me.”

La donna prende un profondo respiro. Sì. La sua intuizione era giusta. Ma quell’invito le fa paura lo stesso. E solo adesso capisce il vero potere che Ribbons Almark esercitava sulla gente.

Si allontana da lui, e lo guarda intensamente negli occhi viola.
Una vita nuova. Lontana dalle guerre e dai dolori. Dalla paura di fare ancora un errore o di veder morire i suoi amici.

Sumeragi sorride. Non scaltra. Non soddisfatta di sé per aver previsto la mossa di Ribbons. Solo stanca.
“Egoista” gli sussurra, e vede i suoi occhi stringersi leggermente. “Non puoi farlo. Non puoi tecnicamente, credimi, perché Veda ti ritroverebbe ovunque. Ma, anche se ne fossi in grado, non potresti allo stesso modo sfuggire dai…”

“Lutti che ho arrecato?” la interrompe lui con una smorfia. La spinge via, piuttosto rudente, e le dà le spalle ritornando a fissare l’ascensore orbitale. “Ti ho già detto che non me ne importa nulla degli umani morti. Assolutamente nulla. Io rifarei tutto quello che ho fatto.”

La voce di Ribbons è carica di astio adesso, ma lei riprende come se lui non l’avesse interrotta.
“Dicevo, che tu non potrai mai fuggire dai tuoi errori. Quelli che hanno compromesso tutto quello che eri, che potevi essere, e quello che credevi di poter diventare. I tuoi sbagli ti perseguiteranno per sempre se non cercherai di porvi rimedio. Per sempre” ripete. E si accorge di avere la gola serrata e le lacrime agli occhi. “In ogni caso, non potrai mai dimenticarteli.”

La voglia di piangere che l’ha assalita è per lui o per sé stessa? Non lo sa, e spossata affianca Ribbons, appoggiandosi pesantemente al parapetto. Si appoggia la testa tra braccia incrociate, come se pesasse troppo per il suo collo sottile.

È assolutamente immobile, e così rimane per interminabili minuti, che passa a chiedersi se ce la farà, o se dovrà cercare un modo per sbarazzarsi del corpo dell’ex-Innovator.

Ha quasi perso le speranze quando sente finalmente la voce di Ribbons.
“Che senso ha, vivere solo per rimediare i propri errori?” le chiede. Il tono è ancora teso, ma senza traccia di antagonismo.
“Non si vive solo per quello” lei gli risponde, sorridendo lievemente. Deve aver sentito Tieria fare quella stessa domanda a Neil, migliaia di anni prima. È proprio vero che gli Innovator sono stati creati tutti uguali.
“E allora per cosa? Quel è lo scopo al quale dedicate le vostre brevi vite?”

Sumeragi gira verso di lui la testa, il minimo necessario per lanciargli un’occhiata di sbieco.
“Gli otto miliardi di persone che vivono sulla Terra ti darebbero otto miliardi di risposte diverse. Alcuni vivono per la fama, il potere o i soldi. Altri per migliorare il mondo, o per fare del bene al prossimo. Alcuni, vivono per fare felici quelli che amano.”
Ribbons piega la testa di lato, guardandola come se la soppesasse, come se cercasse di decifrare un enigma per lui irrisolvibile.
“Credo di aver capito...” alla fine le concede, e dal suo tono è chiarissimo che non è così, ma è sempre un passo avanti rispetto alla chiusura ermetica che il giovane ha esibito fino a quel momento.

Sumeragi si solleva, lentamente, quasi come a non voler rompere l’incanto di quelle parole che si aspettava da giorni, e nemmeno un sorriso di trionfo affiora sul suo viso. Ma, dentro di lei, è così soddisfatta che vorrebbe cantare.

“Bene” azzarda. “Se le domande filosofiche sono finite che ne dici di andare a fare un giro? Comincia a fare caldo qui.”
“Vuoi tornare alla villa?”

“No. Il tuo volo per l’Azadistan è domani, come il treno che mi riporterà in orbita. Non ho voglia di rivedere la villa di Liu Mei, per cui rimarremo qui. Solo io e te e nessuna noiosa guardia in giro.”

Stavolta Ribbons non dà adito di voler continuare con le sue obiezioni.

“Proseguirai con i tuoi sermoni?” però le chiede.
Sumeragi sorride, assaporando la vittoria dopo tanti litigi. “Preferisco lo shopping. Ti servirà un nuovo guardaroba per l’Azadistan.”

“... e?”

La domanda monosillabica è carica di tanti di quei significati che Sumeragi fatica a sceglierne uno. D’istinto socchiude gli occhi, facendo un tentativo che le sembra l’equivalente di buttarsi nel vuoto.
“Per stanotte ho prenotato un delizioso albergo vicino all’aeroporto. Per una volta potremo stare insieme senza essere sotto gli occhi delle telecamere. Non è interessante come programma?” azzarda.
Curiosamente, Ribbons la squadra un istante, per poi girarsi a guardare di nuovo l’ascensore orbitale. Quando l’attenzione del giovane ritorna su di lei i suoi occhi hanno un’espressione sofferta.

Ha sempre fatto lei la prima mossa, ma questa volta è lui che le mette un braccio attorno alla vita.

“Uhm, va bene, è… interessante.”
La stretta non è particolarmente naturale, e Ribbons sembra fare una fatica impressionante a guardarla in faccia, ma Sumeragi è soddisfatta. Il suo maestro le diceva sempre che la vittoria si ottiene per il tramite di piccoli, ma significativi risultati.

Si allunga a sfiorargli la guancia con le labbra.

“Allora andiamo.”

@@@


È tutto il pomeriggio che la osserva.

Come se fossero le scene di un film, Ribbons guarda Sumeragi mentre commenta divertita gli abiti che vede, quelli che riesce a fargli provare, e si stupisce quasi di non avvertire dentro di sé mai un momento di noia, o di stizza. Nemmeno quando lei gli infila un'orribile polo rosa che cozza drammaticamente con il colore dei suoi capelli, ma che la donna gli fa comprare con una scusa degna della sua straordinaria capacità strategica.

Ribbons la segue, un po’ frastornato, senza riuscire a togliersi di testa una delle tante cose che lei gli ha detto, o che si è lasciata sfuggire. Non può “tecnicamente” fuggire. Sumeragi è stata chiarissima, e per lui quello significa solo che se lo facesse probabilmente non sopravvivrebbe.
Però, mente si lascia trascinare nell’ennesima boutique, si accorge che, fino a quando sarà con lei, quella è la cosa lo preoccupa di meno.

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Capitolo 8
*** VIII ***


Ed ecco finalmente l'ultimo capitolo! Ringrazio Atlantislux per i consigli e le correzioni, e tutti quelli che sono passati a leggere questa storia. Arrivederci! :)


@@@



Sumeragi non crede che in città vi sia un posto più affollato e caotico del locale aeroporto. Almeno alla stazione di partenza dei treni orbitali la massa si muove in due sole ed opposte direzioni, quando invece nel gigantesco atrio dell’aeroporto le persone si spostano come neutroni impazziti, lungo traiettorie che conoscono solo loro. Per una mente precisa come la sua tutto quel caos è un’offesa ai sensi e, soprattutto, alla logica. Non vede l’ora di andarsene, di tornare nell’asettica perfezione dello spazio.

Se lei stessa si sente soffocare, può solo remotamente capire cosa può provare Ribbons Almark.
Lancia un’occhiata al giovane che le cammina a fianco. L’ex-Innovator tiene la testa bassa come a volere evitare di incrociare, anche per sbaglio, lo sguardo di qualcuno. Ogni tanto, casualmente, le loro mani si sfiorano senza che nessuno dei due si azzardi a prendere quella dell’altro.

Raggiungono in fretta la zona del check-in e una rapida scorsa al tabellone delle partenze rivela a Sumeragi di avere solo ancora qualche minuto da passare insieme. Non che abbiano molto da dirsi. L’ha informato la notte prima di tutti i dettagli della missione, per poi fare il possibile per non farsi dimenticare tanto presto. Sa che rimpiangerà quelle notti passate con lui, ma l’aveva messo in conto anche prima di cominciare. Usare il suo corpo per ottenere la fiducia delle persone è sempre stata un’arma a doppio taglio, anche se quella infelicità che già sente dentro è la cosa che, dopo, l’aiuta tutte le volte a non provare disgusto per sé stessa.

Sospira, sentendo gli occhi di Ribbons su di lei.
“Il nostro agente ti sta aspettando all’imbarco. Ti consegnerà il palmare con il quale rimarrai sempre in contatto con noi. Esegui gli ordini e tutto andrà perfettamente. Sarà una missione semplice.”
“Se è così perché non ci mandate qualcun’altro?”

“Scherzi? È il tuo test, nessuno te lo ruberà!”

Fa finta di non vedere l’espressione scocciata di Ribbons.

“E se non lo passo?”

“L’hai già fatto, in realtà.”

Fa un paio di passi prima di accorgersi che l’ex-Innovator non è più accanto a lei. Si gira e lo trova fermo con le braccia conserte, e l’espressione infastidita è diventata torva.
“L’hai fatto solo perché te l’hanno ordinato, vero?”
Sumeragi scuote le spalle. Si era aspettata quelle parole.

“Che frase scontata. Ma sei stato bravo, di solito mi viene rivolta questa accusa dopo due giorni.”
Ribbons, che ha alzato un sopracciglio alla parola “solito”, addolcisce di un poco lo sguardo ostile.

“Lo so che era scontata. Ma speravo fossi abbastanza sincera da dirmi la verità.”

“E perché dovrei essere sincera con l’uomo che ha ingannato tutto il mondo?” lei gli risponde, sorridendo innocentemente.
“Perché non ti costa niente esserlo. Avanti, non vi abbandonerò per questo. Non potrei in ogni caso, vero?”
Ribbons ha assunto un’aria intrigante, come un ragazzino davanti ad un complicato problema di matematica. La sua curiosità clinica la fa sorridere, e la fa avvicinare a lui per afferrargli la mano. Le dita di Ribbons si intrecciano così perfettamente alle sue… le mancheranno.

“L’ho fatto perché era l’unico modo che conoscevi per avvicinarti agli umani, per renderli tuoi. Il solo terreno sul quale, sorprendentemente, tu e le tue vittime avevate un qualche tipo di scambio. Ti ho voluto mostrare che non solo per vendetta, sete di dominio o lussuria del potere, gli esseri umani vanno a letto insieme.” Sumeragi sorride di sbieco. “Lo facciamo anche per confortarci a vicenda, per conoscerci, e per… perché ci va di rendere felice qualcuno.”
L’occhiata che le lancia Ribbons è perplessa.

“E tu… l’hai fatto… per…?”
“Forse per me stessa” ammette Sumeragi, scuotendo la testa facendo ondeggiare i folti capelli castani. “Perché mi ricordavi una persona che, tanto tempo fa, per eccesso di orgoglio commise il peggior errore della sua vita. Quella persona avrebbe tanto voluto che qualcuno le stesse vicino, le parlasse e la tenesse stretta la notte, come io ho fatto con te.”
Ribbons la guarda quasi con disprezzo, però le sue parole smentiscono la sua espressione altera. “E… quella persona… ha rimediato ai suoi sbagli?” le chiede lentamente.

“Ci prova. Ogni giorno della sua vita. Sa che non ha l’eternità davanti per farlo, e questo la sprona a dare sempre il meglio di sé” Sumeragi gli risponde, tendendo gli occhi fissi in quelli viola del giovane. Una volta quelle parole l’avrebbero fatta piangere, adesso invece si sente solo stanca, e vorrebbe essere già nello spazio, lontano da quel pianeta dalla gravità troppo alta.

Chiude gli occhi e, dopo un attimo, sente le braccia di Ribbons attorno al corpo.
“Dare il meglio di sé… che frase scontata…” le sussurra appoggiandole le labbra alla fronte. Sumeragi sorride nonostante le parole del giovane, perché quell’abbraccio è tutto quello di cui ha bisogno in quel momento.

La gente passa e qualcuno getta un’occhiata all’insolita coppia. Una bella donna dal corpo sinuoso stretta ad un giovane avvenente dai capelli tinti di verde. I passanti non possono fare a meno di ammirarli, inconsapevoli di essere invece loro i fortunati; quelli che hanno una casa, una lavoro normale, e una famiglia dalla quale tornare. Cose che i due che tanto invidiano non avranno mai.

@@@


Sumeragi appoggia la testa al contro il sedile del treno, sentendo contro il petto la lieve accelerazione che le segnala la partenza. Dentro di lei si agitano nostalgia e speranza, e una leggera ilarità che le fa girare la testa.

È felice perché presto rivedrà i suoi amici. E perché tutto è andato perfettamente. È convinta che Ribbons abbia imparato la lezione, ed è certa che è talmente spaventato dall’idea di morire che non li tradirà. Ha fatto bene a lasciarsi scappare che non c’è modo per lui di fuggire. Così non si metterà in testa idee strane.

Lo squillo del comunicatore la scuote dai suoi pensieri, e guardando lo schermo un messaggio la avverte che c’è una chiamata in arrivo da un certo Isaac Newton. Sumeragi si permette un lieve sorrisetto di scherno. È così da Tieria trovarsi un alias tanto pretenzioso.
Il volto che compare è serio e composto.

“Hai fatto un buon lavoro, signorina Sumeragi” la saluta lui, inclinando leggermente la testa.

“Solo il tempo ce lo dirà. Spero che vada comunque tutto bene, l’Azadistan è una regione fondamentale per noi.”

“Ti tranquillizzo, e vorrei che facessi lo stesso con Setsuna, so quanto ci tiene a Marina Ismail; gli agenti che ho spedito sul posto sono già operativi e addestrati a far sì che nulla dovrà accadere in quell’area. Ci manca solo un coordinatore, e sono certo che Ribbons assolverà perfettamente al suo compito. Sa di non avere una seconda opportunità.”

Sumeragi apre la bocca ma Tieria la anticipa alzando la mano. “Non ti preoccupare per lui. Non è stupido, ed è consapevole di non avere nessuno modo di riacquistare il suo status di Innovator. Credo che passerà la vita a maledire sé stesso e me, anche se, tutto considerato, potrebbe essere che prima o poi arrivi a tollerare gli esseri umani... come ho fatto io.”

Gli occhi del Gundam Meister non mostrano nulla se non il solito sguardo neutro che ha da quando la sua coscienza si è fusa con Veda, ma le sue parole suonano vagamente rammaricate alla donna. Lei, interpretando le sue parole come rimpianto per averli lasciati, sorride a Tieria.

“Tollerare? Tu hai fatto anche di più. Hai combattuto con noi fino a sacrificare il tuo stesso corpo.”

“Non sarebbe mai successo se non avessi avuto qualcuno vicino che mi ha fatto capire dove stavo sbagliando, e il valore della vita umana.”

A Sumeragi sembra che lo sguardo di Tieria diventi affilato. “Non so, magari succederà lo stesso anche a lui, quando conoscerà qualcuno di davvero importante…”

Nonostante l’euforia del momento la stratega dei Celestial Being avverte una fitta alla bocca dello stomaco. Se l’aspettava, ma è dolorosa lo stesso.

Tieria deve essersi accorto che la sua espressione è mutata, perché continua in tono un po’ più duro.

“Non farlo, signorina Sumeragi. La tua tattica è stata brillante, ma adesso non cadere nell’errore di sentire la sua mancanza. Sappiamo tutti e due quello che può fare, e tu non hai idea di quello che aveva in serbo per gli esseri umani, se fosse riuscito nel suo intento di stravolgere il piano di Aeolia. Ribbons non prova nessuna compassione, pietà o rimorso, l’hai detto anche tu. Potrebbe essere che impari in futuro ma, per ora, non farti ingannare dal suo fascino.”

Lei scuote la testa. “Ti assicuro che Ribbons è stato ben poco affascinante in questo mese, e non mi mancherà affatto, è stato solo lavoro.”

Deve essere suonata convincente, perché vede Tieria annuire soddisfatto.

“Molto bene, sapevo di potermi fidare di te. Sai, un giorno potremmo davvero aver bisogno delle abilità di pilota di Ribbons, e non vorrei che...”

“Che io mi facessi influenzare da considerazioni personali?” lo interrompe lei. “Ti assicuro che non succederà.”

Tieria annuisce di nuovo. “Ne sono lieto. Ci aggiorniamo allora una volta che sarai tornata a bordo.”
Lei lo saluta con un cenno della mano, fissando lo schermo divenuto nero.

“Tieria Erde” sussurra. “Ho vissuto mentendo per buona parte della mia vita, è fin troppo facile ingannare uno come te, che è stato in mezzo a noi solo per una manciata di anni. Ribbons Almark mi mancherà eccome, ma ne renderò conto solo alla mia coscienza.”

Chiude gli occhi, e ritorna ad appoggiarsi comodamente contro lo schienale della poltrona.

“Arrivederci...” sussurra a nessuno in particolare.

@@@


Ribbons scocca un’occhiata infastidita all’agente dei Celestial Being che l’ha appena rimproverato per l’ennesimo bicchiere di vodka che ha ordinato. Era salito a bordo con la ferma intenzione di non entrare in conflitto con lei ma la donna, dai lineamenti severi e dalla figura asciutta e nervosa, sembra averlo preso immediatamente in antipatia.

“Punk alcolizzato...” la sente sussurrare mentre si gira a pigiare nervosamente i tasti di un palmare e, in tutta risposta, Ribbons si scola il quarto bicchiere di fila in un sorso. Come farà a sopportare quella strega non ne ha idea, e ad un tratto si accorge che i suoi pensieri stanno drammaticamente virando verso Sumeragi Lee Noriega. La sua compagnia era di certo migliore.

Si alza di scatto, ricevendo un’ulteriore occhiata oltraggiata.

“Vado in bagno” dice alla donna allontanandosi senza attendere la sua risposta.

Si chiude la porta alle spalle con uno scatto, appoggiandosi pesantemente contro e voltando la testa verso lo specchio.

Nelle ultime settimane ha tentato di non osservarsi troppo, cercando in quel mondo di non notare i cambiamenti nel suo fisico. Che oramai non può più negare.

Ha acquistato qualche centimetro in altezza e qualche chilo di peso, e la sua pelle, che è sempre stata immacolata, adesso è leggermente dorata. Non può dire di trovare la trasformazione sgradevole, tutt’altro, ma di certo non ha più l’aria da etereo adolescente. Sembra invece un atletico studente americano in viaggio di piacere nei mari del sud. Si passa una mano tra i capelli, che qualche giorno prima Sumeragi l’ha convinto a tagliare in un’acconciatura più corta e sfrangiata della sua solita.

“Mi ha detto che sembro un surfista... che idee balorde che le vengono sempre in mente.”

Ribbons sbatte le palpebre, sorpreso dallo sguardo che ha visto riflesso nello specchio. Non è possibile che quell’espressione così affettuosa gli appartenga veramente.

Chiude gli occhi, appoggiando la testa contro la porta del bagno. Si deve arrendere all’evidenza di non riuscire a pensare ad altro che a lei, al suo corpo e alle sue stupide battute. “Forse perché non ho altro a cui pensare.”

“Arrivederci...” mormora stancamente, pensando che dopotutto un quinto bicchiere di vodka non gli farà chissà che male.

@@@ Fine @@@


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